XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 14/5/2008

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:

GALLETTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la stagione turistica è alle porte, migliaia di aziende stagionali stanno per aprire e sono alla ricerca di forza lavoro;
le aziende con attività stagionale nelle località a valenza turistica e balneare, oggi più che mai, sono soggette ad una mutevolezza dei flussi turistici, su determinati giorni della settimana e determinati periodi mensili, incertezza che a sua volta si accentua anche per il fattore climatico;
questi fattori, sul lato della domanda nell'attuale mercato turistico impongono alle imprese stagionali sul lato dell'offerta, una flessibilità anche sul mercato del lavoro; la stessa flessibilità vale per i periodi di maggior lavoro durante l'anno, si pensi alle fiere o ai congressi;
la legge n. 247 del 24 dicembre 2007 e le successive circolari, hanno posto dei limiti e dei divieti alle assunzioni da parte delle aziende che operano a livello stagionale -:
se il Governo intenda ripristinare i contratti a chiamata, già previsti dalla cosiddetta legge Biagi, e di consentire l'assunzione con contratto di apprendistato ai giovani che hanno compiuto 18 anni impiegati nelle aziende stagionali;
se intenda sottrarre al vincolo temporale massimo di 36 mesi di cui all'articolo 5, comma 4-bis, della legge n. 247 del 24 dicembre 2007, i rapporti a tempo determinato, per le attività a carattere annuale che in determinati periodi dell'anno sono soggette ad incrementi di attività lavorativa;
se, infine, intenda semplificare la disciplina amministrativa della risoluzione del rapporto di lavoro, e superare le procedure di cui l'articolo 7, della legge n. 300 del 1970, nel caso in cui il lavoratore si assenti ingiustificatamente.
(4-00109)

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

CIRIELLI. - Al ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto si evince dagli organi di informazione, sembrerebbe che il Sindaco di Roccadaspide, comune sito in provincia di Salerno, abbia più volte ravvisato e denunciato presunte anomalie e sprechi di danaro pubblico nel corso della gestione del servizio idrico da parte della società ASIS S.p.a., ente facente parte dell'A.T.O. 4 Sele;
tra le presunte anomalie denunciate dal Sindaco di Roccadaspide, rientrano anche quelle relative all'esistenza di « ... ben cinque società di gestione del servizio idrico quando la legge nazionale e quella regionale prevedono che dall'anno 2004 una sola società avrebbe dovuto gestire il servizio idrico integrato nella città di Salerno e a sud della provincia ... »;
sembrerebbe che il Sindaco di Roccadaspide, nel corso dell'assemblea dell'ASIS s.p.a del giorno 29 aprile 2008, abbia contestato al Presidente della ASIS S.p.a ed ai sette amministratori i presunti eccessivi emolumenti percepiti nonché la presunta indebita appropriazione di 62 mila euro, successivamente restituita a seguito di denunce dello stesso Sindaco;

secondo quanto si evince da un comunicato stampa, pare che il Sindaco di Roccadaspide « ... rappresentato tutte le contestazioni e le denunce relative alla cattiva gestione societaria, evidenziando lo spreco di danaro, gli elevati emolumenti degli amministratori e la carenza assoluta di programmazione e di intervento volte a garantire la normale erogazione del servizio ...»;
sembrerebbe che, nel corso della discussione sul bilancio della società ASIS S.p.a, il Sindaco di Roccadaspide abbia richiesto, senza ricevere alcuna risposta da parte degli amministratori della ASIS S.p.a, chiarimenti in merito alle assunzioni effettuate, ai contributi elargiti, alle consulenze impiegate ed all'entità dei crediti non ancora riscossi;
secondo quanto denunciato dal Sindaco di Roccadaspide, sembrerebbe che i predetti crediti non riscossi dalla ASIS S.p.a. ammontino ad oltre 12 milioni di euro, cinque dei quali sarebbero vantati nei confronti della «Salerno Sistemi S.p.a.», società compartecipata dal comune di Salerno, la quale, sebbene fatturi regolarmente il servizio di erogazione dell'acqua ai cittadini salernitani, non provvederebbe a versare le somme percepite nelle casse della ASIS S.p.a dalla quale si approvvigiona;
secondo quanto testualmente affermato dal Sindaco di Roccadaspide sembrerebbe che « ... la società SIIS s.c.a.r.l., che si è caricata interamente la gestione del depuratore di Salerno, il quale produce debiti enormi, ha accumulato un deficit di oltre 14 milioni di euro in soli tre anni di gestione ... Gli sprechi sono enormi e il C.D.A. continua a rifiutarsi di fornire ogni informazione. Il Presidente Fiore è incompatibile a ricoprire il ruolo di presidente in quanto assessore del comune di Salerno ... »;
secondo quanto affermato dal Sindaco di Roccadaspide, pare che, paradossalmente ed inspiegabilmente, proprio la Salerno Sistemi S.p.a. abbia sospeso la fornitura di acqua, causa morosità, alla stessa ASIS S.p.a;
da quanto si evince dagli organi di stampa sembrerebbe che il Sindaco di Roccadaspide abbia denunciato agli organi giurisdizionali competenti le presunte anomalie descritte in premessa -:
se siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se gli stessi corrispondono al vero;
se siano state avviate indagini in merito e quanto rappresentato in premessa e quali iniziative di propria competenza intendano adottare;
se risulti al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, anche sulla base delle relazioni periodiche inviate dall'autorità d'ambito ai sensi dell'articolo 152, comma 4 del decreto legislativo n. 152 del 2006, quali siano le motivazioni che causano la perdurante esistenza di cinque gestori del servizio idrico integrato nella A.T.O. 4 in Campania, contrariamente a quanto previsto dalla parte III del decreto legislativo n. 152 del 2006, norme in materia ambientale, che disponeva l'istituzione di un gestore unico.
(4-00114)

...

DIFESA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della difesa, per sapere - premesso che:
il territorio jonico, dopo le crisi politiche e finanziarie che hanno caratterizzato il suo impianto amministrativo, vive giorni difficili a causa dell'incerto futuro di una delle realtà produttive più antiche espresse in questa area: l'Arsenale Militare di Taranto;
l'industria arsenalizia tarantina, stabilimento di straordinaria importanza per la Marina Militare Italiana e per il Paese, con 2.000 dipendenti addetti tra personale

civile e militare e 400 lavoratori dell'indotto, vive ormai da anni, infatti, difficoltà di gestione che si ripercuotono sull'efficienza dell'apparato organizzativo e sull'incapacità di garantire un autentico piano di rilancio dello stabilimento militare in grado di assicurare occupazione e una pianificazione industriale a lungo termine;
i tanti problemi infrastrutturali e di sicurezza sono stati decretati dall'Autorità giudiziaria attraverso le «prescrizioni» per adeguare alle norme alcuni degli impianti;
la traduzione di tale impasse è emblematicamente rappresentata dallo stallo dei lavori di ammodernamento previsti per l'Arsenale anche in presenza di risorse finanziarie di investimento già impegnate sia per l'ammodernamento che per la messa in sicurezza;
i lavori di ammodernamento dell'Arsenale e la sua messa a norma potrebbero ulteriormente compromettere la vita dello stesso Arsenale di Taranto, viste le dichiarazioni enunciate dallo stesso direttore di stabilimento preoccupato per altri conseguenti provvedimenti che potrebbero essere assunti dalla Direzione provinciale del Lavoro e dall'Autorità Giudiziaria dopo le, più recenti, prescrizioni al bacino in muratura «B. Brin» con un sommergibile al suo interno;
il blocco delle attività ipotizzato dalla Direzione potrebbe causare altre spiacevoli ripercussioni, come ad esempio il dirottamento in altre strutture arsenalizie italiane dei lavori sul naviglio da assegnare a Taranto (Programma Lavori E.F.2008: 26 milioni di euro - 13 per unità navali e 13 per la messa a norma del bacino galleggiante GO52) o lo slittamento dell'assegnazione degli stessi lavori in attesa dello sblocco della messa a norma;
il frazionamento delle competenze nell'ambito della Organizzazione della Difesa e la complessità delle procedure non consente la celerità degli interventi che la situazione richiede; si auspica l'istituzione di una Autorità o Commissario delegato che possa snellire le procedure e l'iter dei lavori, provvedendo all'attuazione del programma di opere già messo a punto dai competenti organi del Ministero della difesa Commissario delegato;
grandi sono le preoccupazioni della Comunità Jonica, già rappresentate dalle manifestazioni di protesta civile messe in atto dai lavoratori statali e metalmeccanici, dall'intervento del Prefetto di Taranto che ha interessato del problema la Presidenza del Consiglio dei ministri e i Ministeri della difesa, del lavoro e degli interni: dall'ordine del giorno deliberato ad unanimità dal Consiglio Comunale e Provinciale di Taranto in seduta congiunta il 12 maggio ultimo scorso, sottoscritto dal sindaco di Brindisi, dai sindaci della Provincia di Taranto, dai parlamentari ionici, dai Consiglieri regionali del territorio e dalle organizzazioni provinciali degli industriali e del lavoro -:
se intenda attivare procedure atte ad evitare il blocco delle lavorazioni all'interno dell'Arsenale di Taranto;
se intenda attivare misure straordinarie quali la nomina di un commissario delegato o una autorità, per lo snellimento del complesso iter dei lavori di adeguamento strutturale dell'Arsenale Militare Marittimo di Taranto;
se ritenga di dover confermare l'impegno assunto dal Tavolo Istituzionale per Taranto per il rilancio dell'Arsenale Militare Marittimo di Taranto, rimarcandone il ruolo pubblico e la centralità operativa dell'intera Area Industriale della Difesa.
(2-00005) «Vico, Franzoso, Boccia, Patarino, Ventucci, Bordo, Carlucci, Bellanova, Pisicchio, Vitali, Zazzera, Distaso, Minniti, Laganà Fortugno, Grassi, Di Cagno Abbrescia, Fucci, Cicu, Gaglione, Servodio, Ria, Capano, Pescante, Sbai, Lazzari, Martella, Lulli, Concia,

Ceccacci Rubino, Mistrello Destro, Savino, Rosso, Ginefra, Losacco, Biasotti, Sisto, Pelino, Mastromauro, Codurelli, Ghizzoni, Bernardo, Lorenzin, Dell'Elce, Federico Testa».

...

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:

CAPARINI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il comma 78 dell'articolo 1 della legge 23 dicembre 2005, n. 266, recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2006), pubblicata nella Gazzetta ufficiale n. 302 del 29 dicembre 2005 - Supplemento ordinario n. 211, ha autorizzato un contributo annuale di 200 milioni di euro per quindici anni a decorrere dall'anno 2007 per interventi infrastrutturali;
all'interno di tale stanziamento, sono autorizzati i seguenti finanziamenti:
a) interventi di realizzazione delle opere strategiche di preminente interesse nazionale di cui alla legge 21 dicembre 2001, n. 443;
b) interventi di realizzazione del programma nazionale degli interventi nel settore idrico relativamente alla prosecuzione degli interventi infrastrutturali di cui all'articolo 141, commi 1 e 3, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, nella misura del 25 per cento delle risorse disponibili;
c) potenziamento del passante di Mestre e dei collegamenti dello stesso con i capoluoghi di provincia interessati in una misura non inferiore all'1 per cento delle risorse disponibili;
d) circonvallazione orbitale (GRAP) prevista nell'intesa generale quadro sottoscritta il 24 ottobre 2003 tra Governo e regione Veneto e correlata alle opere del passante autostradale di Mestre di cui alla tabella 1 del Programma di infrastrutture strategiche allegato al Documento di programmazione economico-finanziaria 2006-2009, in una misura non inferiore allo 0,5 per cento delle risorse disponibili;
e) realizzazione delle opere di cui al «sistema pedemontano lombardo, tangenziali di Como e di Varese», in una misura non inferiore al 2 per cento delle risorse disponibili;
f) completamento del «sistema accessibilità Valcamonica, strada statale 42 - del Tonale e della Mendola», in una misura non inferiore allo 0,5 per cento delle risorse disponibili;
g) realizzazione delle opere di cui al «sistema accessibilità della Valtellina», per un importo pari a 13 milioni di euro annui per quindici anni;
h) consolidamento, manutenzione straordinaria e potenziamento delle opere e delle infrastrutture portuali di competenza di autorità portuali di recente istituzione e comunque successiva al 30 giugno 2003, per un importo pari a 10 milioni di euro annui per ciascuno degli anni 2006, 2007 e 2008;
i) interazione del passante di Mestre, variante di Martellago e Mirano, di cui alla tabella 1 del Programma di infrastrutture strategiche allegato al Documento di programmazione economico-finanziaria 2006-2009, in una misura non inferiore al 2 per cento delle risorse disponibili;
l) realizzazione del tratto Lazio-Campania del corridoio tirrenico, viabilità accessoria della pedemontana di Formia, in una misura non inferiore all'1 per cento delle risorse disponibili;
m) realizzazione delle opere di ammodernamento della strada statale 12, con collegamento alla strada provinciale 450, per un importo di 1 milione di euro annui per quindici anni, a favore dell'ANAS;

n) opere complementari all'autostrada Asti-Cuneo e al miglioramento della viabilità di adduzione e circonvallazione di Alba, in una misura pari all'1,5 per cento delle risorse disponibili a favore delle province di Asti e di Cuneo rispettivamente nella misura di un terzo e di due terzi del contributo medesimo;
o) interventi per il restauro e la sicurezza di musei, archivi e biblioteche di interesse storico, artistico e culturale per un importo di 4 milioni di euro per quindici anni, nonchè gli interventi di restauro della Domus Aurea;
in particolare l'ANAS per la lettera f) ha provveduto ad impegnare la cifra per il 2006 mentre per la lettera g) ha impegnato l'intero importo stanziato -:
quali siano la procedura e le modalità di utilizzo delle risorse finanziarie disposte dal comma 78 dell'articolo 1 della legge 23 dicembre 2005, n. 266.
(5-00016)

Interrogazione a risposta scritta:

BORDO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
diverse associazioni di consumatori, organizzazioni sindacali e Amministrazioni comunali della Provincia di Foggia hanno formalmente elevato, attraverso lettere agli organi preposti e comunicati alla stampa, la propria protesta nei confronti della Direzione di Filiale di Foggia di Poste Italiane;
secondo fonti sindacali, negli ultimi 10 anni, in provincia di Foggia il personale addetto alle funzioni di sportello è diminuito del 25 per cento a fronte di un costante e progressivo aumento dei servizi offerti al pubblico;
da ultimo, la segreteria generale territoriale del SLP-CISL ha denunciato il costante ricorso al lavoro straordinario, spesso non retribuito, per fare fronte alle conclamate carenze di organico, e il mancato rispetto dell'accordo aziendale che prevedeva l'immissione in ruolo di 40 unità-:
quali iniziative il Governo intenda assumere per rimuovere le cause che impediscono l'organizzazione e la fornitura di un servizio adeguato alla finalità del pubblico interesse da parte di una società che, di fatto e pur essendo privatizzata, opera in regime di monopolio.
(4-00112)

...

GIUSTIZIA

Interpellanza:

La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi è stato revocato il regime del 41-bis al boss della 'ndrangheta, Franco Perna, ed al suo braccio destro, Gianfranco Ruà;
il boss Franco Perna, che nell'importante processo «Missing», in corso di svolgimento a Cosenza, risponde di ben 12 omicidi di mafia, risulta già condannato all'ergastolo in via definitiva per omicidio;
anche Gianfranco Ruà, uomo di vertice dell'omonimo clan Perna-Ruà, sempre implicato nel processo «Missing», ha avuto revocato il regime del 41-bis, applicatogli solo nel dicembre del 2007;
negli ultimi due anni all'interrogante è apparsa un po' troppo facilitata la revoca del regime del carcere duro, in particolare, per indiscussi criminali appartenenti a note famiglie mafiose che imperversano prepotentemente sul territorio calabrese;
sempre negli ultimi mesi del corrente anno i calabresi sono stati costretti a registrare le scarcerazione di noti «personaggi» della 'ndrangheta, per scadenza dei termini di custodia cautelare;

ed ancora, sempre i calabresi sono stati costretti a registrare che il Tribunale del riesame di Catanzaro si è espresso contro l'ordinanza della Corte d'appello con la quale veniva disposta la sospensione dei termini di custodia cautelare in carcere di Diego Mancuso, esponente di spicco dell'omonima cosca di Limbadi e ritenuto dagli inquirenti a capo di una delle tre articolazioni del clan;
si assiste, peraltro, sempre da parte di noti boss della 'ndrangheta, all'uso sconsiderato del «patteggiamento in appello», dopo la sentenza di condanna di primo grado per associazione mafiosa -:
se non ritenga necessario ed urgente far effettuare un attento monitoraggio sull'effettiva applicazione del regime del 41-bis e sulle revoche di tale regime per i noti boss della criminalità organizzata, da parte dei Tribunali di sorveglianza;
se non ritenga, altresì, di dover avviare un'azione di monitoraggio ispettivo per verificare le cause che sono alla base delle preoccupanti e numerose «scarcerazioni facili», molte volte anche dovute ad inspiegabili «cavilli giudiziari»;
quali misure di carattere generale e quali iniziative di carattere normativo si intendano assumere per contrastare efficacemente la criminalità organizzata ed, in particolare, per assicurare un maggiore rigore nell'utilizzo delle misure della carcerazione preventiva nei confronti della criminalità organizzata e la certezza della pena rendendo altresì più restrittivi i criteri per la fruizione dei benefici carcerari per gli appartenenti ed affiliati alle cosche mafiose.
(2-00006) «Angela Napoli».

Interrogazione a risposta scritta:

MISIANI, FERRARI, SANGA e CORSINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 2 maggio 2008 sono stati scarcerati per decorrenza dei termini di custodia cautelare i quattro kosovari ritenuti autori di quattro colpi in villa, due dei quali avvenuti a Credaro e a Cologno;
i quattro, insieme a un romeno, erano stati arrestati un anno fa al casello autostradale di Rovato (Brescia) mentre fuggivano dopo un assalto: stavano ritornando nella loro base in Franciacorta dopo aver rapinato una coppia di baristi nella loro villa a Lonato (Brescia). Secondo gli inquirenti i cinque sarebbero responsabili di altri tre colpi tra Brescia e Bergamo. La notte tra il 25 e il 26 aprile 2007 a Coccaglio (Brescia), la notte successiva a Credano (Bergamo) e quella tra il 28 e il 29 aprile a Cologno al Serio (Bergamo);
la Procura di Brescia in un anno di inchiesta non ha chiesto il rinvio a giudizio per i kosovari, né la proroga delle indagini e così, a un anno esatto dal loro arresto, il gip ha firmato la scarcerazione;
mentre il cittadino romeno ha patteggiato la pena, i kosovari si trovavano ancora in cella in attesa di giudizio. Di questi, uno è stato arrestato e portato in carcere, mentre l'altro è in caserma in attesa del provvedimento di custodia cautelare chiesto al gip dalla Procura. È invece ricercato quello che sin dai giorni scorsi si era reso irreperibile. Il quarto rapinatore è sempre sottoposto all'obbligo di dimora e costantemente monitorato dai carabinieri;
il procuratore capo di Brescia, Giancarlo Tarquini, secondo quanto riportato dagli organi di informazione ha definito «inammissibile» quanto è accaduto -:
se il Ministro non ritenga opportuno assumere le iniziative ispettive necessarie ai fini dell'esercizio di tutti i poteri di sua competenza in relazione ai fatti sopra riportati.
(4-00113)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

LOVELLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
i sindaci di Tortona e Novi Ligure (provincia di Alessandria) hanno recentemente preso posizione in merito alla funzionalità della linea ferroviaria Genova-Milano, sia in rapporto alle esigenze dei numerosi utenti pendolari, sia in relazione agli insediamenti produttivi, logistici e commerciali della Valle Scrivia e alle correlate esigenze di trasporto di merci e passeggeri, oggi incanalate prevalentemente su modalità di trasporto su gomma;
l'esigenza di potenziare i collegamenti ferroviari da Genova verso il Piemonte (anche sulla linea Genova-Torino) e la Lombardia e viceversa è oggetto di continue sollecitazioni da parte delle associazioni dei pendolari e sono in discussione varie soluzioni infrastrutturali, tra cui il raddoppio della Novi-Tortona e il quadruplicamento della Tortona-Voghera, già richiesti dalla IX Commissione in data 17 ottobre 2007 in occasione del parere sul contratto di programma 2007-2011 fra Stato ed RFI, aggiornato nel 2008, mentre si stanno concretizzando interventi sugli impianti ferroviari come la realizzazione dell'hub di Alessandria e il terminal presso l'interporto di Rivalta Scrivia;
è urgente pertanto che vengano affrontate le decisioni conseguenti sia per quanto «riguarda la qualità e la frequenza delle corse e delle fermate degli intercity e degli interregionali nel nuovo orario ferroviario che interessa queste linee, sia per quanto riguarda il potenziamento delle stazioni e delle linee ferroviarie interessate -:
come si stiano concretizzando gli interventi previsti dal contratto di programma Stato - Rfi 2007-2011 in relazione alle linee Genova - Milano e Genova-Torino nei tratti che interessano i Comuni di Novi Ligure e Tortona con particolare riferimento alle «opere per la permeabilità della linea storica Torino-Genova» previste negli accordi di programma sul terzo valico, al «raddoppio della tratta Novi Ligure-Tortona e al quadruplicamento della tratta Tortona-Voghera» e alla programmazione degli investimenti sugli scali ferroviari del Piemonte e se il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti intenda attenersi agli indirizzi contenuti nel parere della IX Commissione nella XV Legislatura;
come si intenda rispondere alle sollecitazioni dei Comuni in merito al potenziamento nel nuovo orario ferroviario dei servizi, delle corse e delle fermate che interessano le due stazioni.
(5-00021)

CAPARINI e GUIDO DUSSIN. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la V Commissione e la VIII Commissione hanno espresso parere favorevole agli schemi di convenzione unica contabile tra l'Anas s.p.a. e le concessionarie Pedemontana lombarda, Bre.Be.Mi. e Asti-Cuneo;
la Corte dei conti ha successivamente approvato gli schemi di convenzione;
dalla convenzione unica per l'affidamento in project financing della progettazione, costruzione e gestione del collegamento autostradale Brescia-Bergamo-Milano si evince che i costi dell'opera sono lievitati dagli originari 860 milioni di euro a 1.514 milioni di euro, cifra inferiore al limite di spesa di 1.580 milioni di euro stabilito con delibera CIPE n. 93 del 2005 e confermato con delibera n. 142 del 2005;
il Governo in carica aveva assicurato che la realizzazione dell'opera non comporta extracosti superiori al limite del 50 per cento del capitolato iniziale;
il Governo aveva inoltre sostenuto che «tenendo conto dell'incremento dei costi di realizzazione...e per gli oneri

relativi ai sovraccosti occorrerà assicurare l'equilibrio del piano economico-finanziario della concessione» per mezzo di una «proroga del termine di scadenza della concessione, incrementi delle tariffe di pedaggio, adeguamento del valore di rinnovo alla scadenza della concessione»;
il Ministro in carica Di Pietro aveva dichiarato di aver «accolto le istanze di Bre.Be.Mi s.p.a» promettendo l'inserimento in Finanziaria 2008 di un importo necessario al pagamento degli extracosti derivanti dall'affiancamento della nuova autostrada Brescia-Bergamo-Milano con i binari dell'alta velocità sull'asse Milano-Venezia;
il presidente della Provincia di Brescia Alberto Cavalli ha dichiarato che «il Ministro s'è impegnato a reperire 175 milioni di euro necessari all'interno della finanziaria 2008, di prossima approvazione... In sostanza, se Di Pietro non avesse offerto questa soluzione il progetto della Direttissima avrebbe sofferto di uno sfasamento dei finanziamenti incompatibile con l'attuale business plan» -:
quali siano, anche sulla base degli atti depositati presso il ministero, l'entità del finanziamento nonché le modalità e i tempi di erogazione del medesimo al fine di addivenire alla tempestiva espletazione delle procedure di appalto.
(5-00023)

TESTO AGGIORNATO AL 20 APRILE 2009

...

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:

CIOCCHETTI e ANNA TERESA FORMISANO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto emerge da una indagine elaborata dall'Osservatorio tecnico e scientifico per la sicurezza e la legalità della Regione Lazio, presentata al Forum della Pubblica Amministrazione, sul territorio laziale sarebbero attive dalle sessanta alle sessantasette organizzazioni criminali, con circa trecento affiliati;
nello specifico, sarebbero circa venticinque le cosche appartenenti alla `ndrganheta, diciassette alla camorra, quattordici a cosa nostra e due alla sacra corona unita;
tali organizzazioni opererebbero principalmente, oltre che nel campo del traffico di armi, dei stupefacenti, dell'usura e della prostituzione, nei settori dello smaltimento dei rifiuti, la distribuzione di prodotti agricoli, nell'edilizia, nel settore turistico, della ristorazione e della sanità;
nonostante il tessuto amministrativo, politico e produttivo abbia mostrato una buona tenuta, in una cinquantina dei 378 comuni laziali risulterebbe esserci attività della criminalità organizzata;
secondo il rapporto dell'Osservatorio, oltre a quella organizzata, il territorio laziale sarebbe anche oggetto di azioni criminose da parte di organizzazioni di clan malavitosi cinesi, romeni, nigeriani e russi che convivono e fanno affari insieme attraverso una sorta di «camera di composizione dei conflitti» che svolge il ruolo di cabina di regia;
già nella scorsa Legislatura era stato sollevato in più riprese dall'interrogante questa problematica con alcuni atti di sindacato ispettivo -:
se, tra le priorità del pacchetto sicurezza più volte annunciato, non ritenga di tener conto della pesante situazione sopra descritta, assicurando le risorse necessarie per perseguire con maggior intensità la lotta alla criminalità nella Regione Lazio che sta minando la fiducia nello Stato da parte dei cittadini e degli operatori economici, sempre più oggetto delle attenzioni della piccola e grande criminalità.
(3-00002)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CAPARINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il comma 494 dell'articolo 2 della legge n. 266 del 2005 prevede che «A decorrere dal 1o gennaio 2006 sono sospesi i trasferimenti erariali per le funzioni amministrative trasferite in attuazione della legge 15 marzo 1997, n. 59, con riferimento a quegli enti che già fruiscono dell'integrale finanziamento a carico del bilancio dello Stato per le medesime funzioni. A valere sulle risorse derivanti dall'attuazione del presente comma, i trasferimenti erariali in favore dei comuni delle province confinanti con quelle di Trento e di Bolzano sono incrementati di 10 milioni di euro»;
in assenza di alcuna specifica modalità di riparto, il contributo è stato attribuito a favore dei singoli comuni secondo il criterio generale in materia, vale a dire per il 90 per cento in proporzione alla popolazione residente per il restante 10 per cento in proporzione al territorio. Il mandato di pagamento è stato emesso dai competenti Uffici del Ministero interrogato in data 13 dicembre 2006 ed i contributi sono stati già accreditati sui conti di tesoreria dei singoli comuni. Successivamente l'articolo 1, comma 709, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (finanziaria 2007), ha parzialmente rettificato la disposizione di cui trattasi, prevedendo che - a decorrere dal 2007 - il 40 per cento dei contributi complessivi (4 milioni su 10 milioni) siano attribuiti ai soli comuni confinanti con il territorio delle province di Trento e di Bolzano;
a seguito della citata modifica apportata dalla legge finanziaria 2007, il Ministero dell'interno ha individuato i comuni realmente confinanti con le province di Trento e di Bolzano ed ha così proceduto alla ripartizione dell'importo di 4 milioni di euro;
sulla base di alcune segnalazioni sono state effettuate delle verifiche, dalle quali è emerso che nell'elenco dei «comuni confinanti» erano stati inclusi alcuni enti non in possesso di tale requisito e, di contro, esclusi altri aventi diritto;
successivamente, a seguito dell'accertamento di non corrette attribuzioni del precedente riparto, con apposito comunicato pubblicato in data 11 aprile 2007 sul sito internet «finanzalocale.interno.it» è stato reso noto che ... «sono state verificate e corrette le maggiori attribuzioni spettanti ai comuni delle province confinanti con quelle autonome di Trento e Bolzano ai sensi del richiamato articolo 1, comma 709 della legge n. 296 del 2006»;
il Sottosegretario di Stato per l'interno Francesco Bonato nella seduta del 14 maggio 2007 rispondendo all'interrogazione Caparini 4-01845 ha confermato che il riparto delle somme è realizzato con un criterio che non tiene conto del volere del legislatore che intendeva creare un ammortizzatore economico per quei comuni confinanti con la provincia autonoma di Trento -:
se il Ministro intenda rispettare il principio affermato dal legislatore inteso a favorire i comuni confinanti con le regioni autonome penalizzati dalle differenti condizioni economiche e dalle maggiori risorse che l'autonomia speciale consente.
(5-00012)

CAPARINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la provincia di Brescia è composta da 206 Comuni e una popolazione di superiore a 1.200.000 persone con la presenza immigrati regolari e clandestini di gran lunga superiore alla media lombarda;
una ricerca per Legautonomie e per il Sole 24 Ore ha evidenziato il posizionamento di Brescia alla penultima posizione nella classifica italiana per rapporto abitanti/operatori di Polizia potendo contare in media su un agente di polizia di stato ogni 535 abitanti;

il quotidiano Il Sole 24 Ore (5 novembre 2007) elaborando i dati StaDel-Sdi forniti dal Ministero dell'interno ha pubblicato una dettagliata tabella dei reati registrati lo scorso anno nei 103 capoluoghi di provincia e le relative variazioni percentuali rispetto al 2005;
si evince che l'allarme sicurezza interessa tutte le realtà geografiche del Paese, con un'incidenza particolare di furti in abitazione e di borseggi soprattutto nel Nord Italia. A Brescia, rispetto al 2005-2006, si registra un incremento di tutti i reati comuni e in particolare: +57,1 per cento di omicidi, +16,4 per cento di furti in abitazione, +7,4 per cento di borseggi e scippi e +5,3 per cento di rapine;
la Questura di Brescia ha recentemente ottenuto 30 posti in organico in regime di aggregazione a fronte di una richiesta di 50 posti, comunque ben al di sotto di quanto previsto dall'articolo 7 del decreto ministeriale del 16 marzo 1989 per i Reparti di Polizia della provincia di Brescia;
il rapporto Caritas-Migrantes certifica che gli immigrati che vivono regolarmente nel nostro paese sono 3.035.000. L'incidenza sulla popolazione italiana è del 5,2 per cento, un immigrato ogni 20 italiani (1 ogni 16 al nord, 1 ogni 15 al centro). La Lombardia accoglie da sola quasi un quarto del numero complessivo. Al Nord si trova il 59,2 per cento degli stranieri, al centro il 27 per cento e nel meridione il 13,5 per cento. Le province con il più alto tasso di incidenza della popolazione straniera sono Prato (12,6 per cento), Brescia (10,2 per cento con oltre 170.000 immigrati), Roma (9,2 per cento), Pordenone (9,4 per cento), Reggio Emilia (9,3 per cento), Treviso (8,9 per cento), Firenze (8,7 per cento), Modena (8,6 per cento), Macerata e Trieste (8,1 per cento);
ad oggi la popolazione carceraria della casa circondariale «Canton Mombello» di Brescia registra 366 detenuti di cui 244 stranieri, in particolare dal 1o gennaio al 31 ottobre 2007 su 2.491 ingressi il 70 per cento sono risultate essere detenzioni in applicazione della legge Bossi-Fini sull'immigrazione;
l'Ufficio Immigrazione di Brescia che conta soltanto 40 addetti ha subito un carico di lavoro crescente in questi anni malgrado il recente tentativo di ripartizione del lavoro tra Comune e Questura;
sofferenze d'organico vengono lamentate anche dagli Uffici che si occupano di Polizia Giudiziaria e di prevenzione dei reati come la Squadra Mobile, la Digos e la Squadra Volante e così pure la Polizia Scientifica che da qualche tempo denuncia scarsezza di personale e carichi di lavoro arretrato;
la provincia di Brescia ha il primato per incidenti stradali mortali;
la Polstrada risulta sott'organico di 33 persone e dispone di soli 18 veicoli contro i 50 previsti, tra questi 11 con un chilometraggio superiore ai 250.000 chilometri;
la carenza d'organico colpisce direttamente anche la Polizia Ferroviaria (-27 per cento rispetto l'organico previsto) mentre per la Polizia Postale e delle Telecomunicazioni il disavanzo numerico rispetto a quello previsto ammonta addirittura al 78 per cento;
il Commissariato di Polizia di Stato di Desenzano del Garda, ufficio decentrato importante per la sua dislocazione sul territorio e unico in tutta la provincia raccogliendo 31 Comuni, soffre per la scarsità d'organico e l'insufficienza dei mezzi a disposizione, con una Squadra Volante che fa uso di autovetture obsolete e riciclate dalla Questura ed una Squadra Investigativa costretta ad utilizzare una sola e vecchia auto per giunta priva dell'apparato radio;
all'interno dell'importante aeroporto Montichiari la situazione del Posto di Polizia conta una forza complessiva di 17

persone, tra queste viene impiegato un solo Operatore a sorvegliare lo Scalo nelle ore notturne -:
quali interventi intenda adottare per arginare l'evidente ondata di criminalità nel territorio di Brescia e, a tal fine, se non ritenga, di fronte alle cifre succitate, di intervenire dotando il personale di pubblica sicurezza di un incremento di unità operative e di mezzi adeguati a fronteggiare l'allarme criminalità;
quali azioni intenda intraprendere affinché le forze di Polizia di Brescia possano svolgere con maggiore incisività e produttività un adeguato controllo sul territorio anche attraverso la creazione di una Sala Operativa Unica Interforze;
se il Ministro intenda adeguare alle odierne esigenze di sicurezza l'ormai datato decreto ministeriale del 16 marzo 1989.
(5-00014)

CAPARINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 28 agosto del 2007 due pluripregiudicati entrarono in azione al distributore di benzina della Q8 di Castenedolo, in provincia di Brescia, riducendo in fin di vita un malcapitato cliente;
la Faib - Federazione autonoma italiana benzinai - denunciò fermamente l'ennesimo episodio a danno di un distributore e chiese un incontro con le istituzioni per contenere il fenomeno delle aggressioni e ridurre i rischi dei gestori e dei loro clienti;
il Prefetto di Brescia, Francesco Paolo Tronca, al seguito dell'incontro con la Faib promise maggiore impegno, sia sul fronte della prevenzione, che del contrasto e individuò nell'utilizzo delle carte di credito e dei bancomat, nell'installazione di telecamere a circuito chiuso, e nel potenziamento dei controlli, la possibile soluzione al problema;
«In queste settimane - come già annunciò l'indomani dell'incontro in Broletto con le Forze dell'ordine e i rappresentanti di categoria - l'attenzione si è rivolta anche a favorire l'utilizzo di bancomat e carte di credito per ridurre la circolazione di carta moneta presso i benzinai. In questa prospettiva - recita il comunicato della prefettura di Brescia - sono in fase di attuazione iniziative con alcuni istituti bancari per alleggerire sostanzialmente i costi delle commissioni, nonché procedure che consentiranno alle stazioni di rifornimento di disporre di apparecchiature idonee all'utilizzo di carte magnetiche». La strategia della prefettura prevede un potenziamento dei servizi di controllo del territorio. «Lo stesso che il prefetto - conclude la nota della prefettura - ha disposto in sede di Comitato provinciale dell'Ordine e della sicurezza pubblica affidando il compito alle Forze di polizia e ai corpi delle Polizie municipali» (Giornale di Brescia 2 ottobre 2007) -:
quali siano le iniziative intraprese sia sul fronte della prevenzione che del contrasto delle aggressioni nelle stazioni di distribuzione e pompaggio di benzina anche a fronte delle iniziative comunicate ufficialmente della prefettura di Brescia.
(5-00019)

Interrogazioni a risposta scritta:

CAPARINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il primo marzo 2007 al programma Box in onda su «Tele Color», nota emittente con sede a Cremona, Carlo Corradini, un 63enne di Piacenza si è presentato al programma come «turista sessuale», ammettendo di avere avuto anche rapporti con una dodicenne, «che però dimostrava più anni»;
a contrastare le tesi del signor Corradini, il presidente della Prometeo onlus «lotta alla pedofilia» Massimiliano Frassi che dopo aver dato un quadro esaustivo del problema del turismo sessuale, si è dichiarato «costernato davanti al fatto che oggi le vittime si sentono sempre meno tutelate e si devono nascondere, mentre

chi fa del male esce impunemente allo scoperto» auspicando un intervento delle forze dell'ordine, sottolineando come in Italia esista una legge che ci permette di «arrestare gli italiani che compiono atti di turismo sessuale a danno di minori»;
sono pienamente condivisibili la costernazione, l'allarme e la richiesta di un tempestivo intervento di repressione esternate dal presidente Massimiliano Frassi in presenza di quella che a tutti gli effetti è apologia di reato -:
se il Ministro sia a conoscenza di tale fatto e quali provvedimenti intenda assumere.
(4-00106)

RAMPI, FIORIO, LOVELLI, BARBI, DAMIANO, BOCCUZZI, BOBBA e GIORGIO MERLO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
a Novara, la notte tra sabato 10 e domenica 11 maggio, secondo quanto ricostruito dalla Questura che conduce le indagini, tre persone in moto con il volto coperto dai caschi hanno lanciato quattro bottiglie molotov contro il campo nomadi di via Fermi, nella zona industriale, abitato da una quindicina di famiglie, di origine polacca;
gli ordigni, fabbricati con bottiglie di birra e strofinacci utilizzati come miccia, sono stati lanciati all'interno del campo;
tre delle bottiglie molotov si sono schiantate contro un container, un'altra è finita fuori dalla recinzione vicino ad un cassonetto;
l'esplosione ha svegliato gli abitanti del campo, una settantina di persone abbastanza integrate nel tessuto sociale urbano, tra i quali moltissimi bambini, la gran parte dei quali scolarizzati;
mentre alcuni degli abitanti del campo si sono precipitati a spegnere le fiamme, altri avvertivano la Polizia e i Vigili del fuoco;
l'intervento dei nomadi stessi e il terreno bagnato hanno facilitato l'intervento della polizia, che è arrivata sul posto con due volanti, e dei vigili del fuoco;
se il terreno non fosse stato bagnato per la pioggia caduta quella notte avrebbe potuto essere una vera e propria strage, perché le fiamme avrebbero potuto far incendiare i fili elettrici scoperti che sono disseminati nel campo a far scoppiare le bombole che si trovano a fianco di ogni roulotte per l'alimentazione e il riscaldamento;
l'esplosione avrebbe, tra l'altro, potuto coinvolgere anche le case e le fabbriche vicino al campo;
la politica della sicurezza necessita, in uno Stato di diritto e in un Paese moderno, di serietà, equilibrio e rigore;
ad avviso degli interroganti il clima che si sta venendo a creare nel Paese nei confronti delle popolazioni nomadi sta, di fatto, alimentando paure e sentimenti di odio che stanno in qualche modo legittimando azioni violente e razziste-:
quali iniziative il Governo intenda adottare al fine di garantire la tutela di queste comunità anche a supporto dell'azione, quotidiana e difficile, dei Sindaci e delle comunità locali.
(4-00115)

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:

BORDO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'accesso alla qualifica di insegnante di sostegno, con la conseguente iscrizione nelle graduatorie e gli elenchi previsti dalla normativa in materia, è previsto possa avvenire attraverso la frequenza di corsi regionali SSIS, della durata di 800 ore;
il corso organizzato dalla SSIS Puglia per l'anno accademico 2006-2007 è stato

avviato con particolare ritardo, al punto che il bando è stato pubblicato a dicembre del 2006 ed i corsi veri e propri sono iniziati a settembre del 2007;
il mancato avvio del corso ha impedito l'applicazione dell'istituto dell'iscrizione con riserva, attivabile legittimamente all'inizio dell'anno accademico solo quando il corso SSIS è iniziato;
in ragione della citata previsione normativa, una parte dei corsisti non ha fatto domanda di inclusione con la cosiddetta riserva nelle graduatorie ad esaurimento, perché consapevoli che il corso sarebbe terminato ben oltre il 30 giugno 2008 e, dunque, oltre il limite di validità della riserva stessa così come esplicitamente indicato dalle norme in materia;
costoro, che hanno agito secondo il dettato normativo, conseguiranno il titolo e la qualifica di personale specializzato al pari di quanti hanno - illegittimamente - effettuato l'iscrizione con riserva, ma si vedranno riconosciuta la qualifica solo a partire dall'anno scolastico 2009-2010 -:
se, anche allo scopo di evitare sostanziali discriminazioni tra aspiranti insegnanti con inevitabili conseguenze sul piano giudiziario, il Governo intenda valutare l'opportunità di procedere ad una sanatoria amministrativa che consenta a tutti i partecipanti alla SSIS Puglia Sostegno 800 ore - a.a. 2006-2007 di utilizzare il titolo conseguito già per l'anno scolastico 2008-2009.
(4-00110)

TESTO AGGIORNATO AL 28 MAGGIO 2008

...

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CONTENTO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
alcuni organi di stampa hanno segnalato un significativo aumento del numero dei provvedimenti relativi alla concessione dell'assegno sociale emessi a favore di ultrasessantacinquenni stranieri;
in diversi casi, l'esito positivo delle domande avrebbe favorito persone entrate in Italia grazie all'accoglimento di istanze di ricongiungimento familiare;
secondo l'opinione del Presidente di «Città futura», riportata sul quotidiano Il Gazzettino dello scorso 15 marzo 2008, l'ottenimento del beneficio sarebbe frutto, in diversi casi, di veri e propri espedienti posti in atto dai familiari del soggetto ricongiunto i quali, dopo averlo ottenuto grazie alla dichiarata capacità economica, fanno in modo che quest'ultimo richieda il beneficio dell'assegno sociale invocando la mancanza di mezzi di sostentamento;
sempre secondo detta denuncia, ottenuto l'assegno sociale, l'interessato rilascerebbe poi una delega per la riscossione degli importi al familiare, il quale provvederebbe direttamente in tal senso anche dopo il ritorno del beneficiario al Paese d'origine-:
quali controlli risultino disposti o si intenda disporre al fine di verificare la situazione esistente;
quali interventi, anche sul piano normativo, siano allo studio per scongiurare il verificarsi delle ipotesi denunciate circa l'ottenimento dell'assegno sociale,
a quali uffici faccia carico la responsabilità del procedimento relativo alla concessione dell'assegno e sulla base di quali accertamenti vengano svolti attualmente i controlli.
(5-00020)

CAPARINI, FEDRIGA e MUNERATO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'attività della società «Acciaieria di Darfo SpA» era imperniata su due comparti: acciaieria e laminatoio. L'attività di acciaieria è stata sospesa (per crisi di settore) nell'agosto 1981 mentre è proseguita l'attività di laminazione;

nella produzione d'acciaio con il metodo del forno elettrico abbinato a colata continua, tipico delle «miniacciaierie» molto diffuse in quegli anni nel bresciano, la materia di partenza è il rottame di ferro che, introdotto nel forno, viene portato allo stato di fusione a seguito di contatto con elettrodi ad alto voltaggio. Successivamente, l'acciaio liquido dal forno viene versato in un idoneo contenitore (siviera) e pertanto in colata continua dove viene fatto colare in paniere e di seguito raffreddato sotto forma di bollette (blocchi d'acciaio di sezione da 120x120 mm e lunghezza variabile da 3 a 6 metri);
nel reparto di produzione dell'acciaio l'impiego di amianto o prodotti a base di amianto era previsto per il rivestimento di siviere e paniere (recipienti per il contenimento dell'acciaio liquido) per freni/frizione di cesoie di taglio, per rivestimento/isolamento di cabine gru, per protezione di cavi e tubazioni del forno e negli indumenti (guanti, grembiuli e ghette) di protezione individuale;
nel reparto di laminazione destinato alla produzione di tondino in acciaio per cemento armato, impiegato normalmente nell'edilizia, il processo partiva dalle billette d'acciaio, prodotte nell'acciaieria, che venivano portate a temperatura di laminazione nel forno di riscaldo; successivamente, sfornate ad una ad una, le billette seguivano un ciclo automatizzato che le riduceva di sezione gradualmente fino ad ottenere delle barre del diametro desiderato (da 6 a 24 mm) che venivano depositate su una placca di raffreddamento o avvolte in spire su delle selle di raffreddamento;
nel laminatoio l'impiego di prodotti a base d'amianto avveniva con pannelli di dimensioni circa 100x100 cm per il rivestimento/isolamento del forno di riscaldo, in particolare per la copertura del forno, per rivestimento/isolamento di cabine di comando, per freni/frizione cesoie di taglio, guarnizioni e ferodi e negli indumenti (guanti grembiuli e ghette) di protezione personale. Tutti i cinque capannoni del laminatoio, per una superficie di circa 16.000 mq, avevano copertura in «eternit» che ha subito, nel corso degli anni, numerosi rifacimenti a causa di danneggiamenti per il calore e per gli agenti atmosferici. Lo smantellamento definitivo di tale copertura è avvenuto, regolarmente autorizzato, nel 1999;
i dipendenti dell'«Acciaieria Di Darfo S.p.a.»: Feller Silvano, Sorelli Vittorino, Fedriga Aldo, Chiudinelli Silvano, Rebaioli Paolo, Alghisi Sergio, Milesi Luigi, Marioli Germano, Antonioli Nerio, Bonomi Bortolo, Pedersoli Faustino, Zendrini Antonio, Pedersoli Bettino, Pedersoli Vincenzo, Pelamatti Lino, Gheza Giacomo, Sala Franco, Mai Elio, Bettinelli Achille, Domenighini Isidoro, Inversini Camillo nel 2002 hanno presentato la domanda per l'accesso ai benefici previdenziali di cui all'articolo 13, comma 8, della legge 27 marzo 1992, n. 257;
il beneficio previdenziale di cui all'articolo 13, comma 8, della legge 27 marzo 1992, n. 257, fa salvi i diritti acquisiti per i lavoratori che abbiano già maturato, alla data di entrata in vigore del decreto n. 269 del 2003, il diritto al trattamento pensionistico anche in base ai benefici previdenziali di cui all'articolo 13, comma 8, della legge 27 marzo 1992, n. 257, nonché per coloro che alla data di entrata in vigore del decreto-legge, fruiscano dei trattamenti di mobilità, ovvero che abbiano definito la risoluzione del rapporto di lavoro in relazione alla domanda di pensionamento. Pertanto, l'esposizione ultradecennale all'amianto continua a dar luogo al riconoscimento del beneficio pensionistico consistente nella moltiplicazione del periodo di esposizione per il coefficiente 1,5, sia ai fini del conseguimento del diritto a pensione sia ai fini della determinazione del relativo importo nei confronti dei seguenti soggetti: a) lavoratori che alla data del 2 ottobre 2003 avevano perfezionato i requisiti contribuitivi ed anagrafici previsti per il diritto al trattamento pensionistico anche in base al beneficio di cui al comma 8 dell'articolo 13 della citata legge n. 27 marzo 1992,

n. 257. Ai fini del perfezionamento di tali requisiti non rileva né la data di presentazione della domanda di pensione né la decorrenza da attribuire al trattamento pensionistico; b) i lavoratori che alla data del 2 ottobre 2003 fruivano dei trattamenti di mobilità; c) i lavoratori che alla data del 2 ottobre 2003 avevano definito la risoluzione del rapporto di lavoro in relazione alla domanda di pensionamento;
ai fini della liquidazione delle predette pensioni le certificazioni rilasciate dall'INAIL sono da considerarsi utili a prescindere dalla data di rilascio delle stesse -:
quale sia il giudizio del Ministro interrogato sulla vicenda in parola;
se lo stesso Ministro intenda intervenire, per quanto di propria competenza, nei confronti della situazione evidenziata in premessa, con proprie iniziative normative o amministrative.
(5-00022)

Interrogazione a risposta scritta:

FARINONE. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la Costituzione, all'articolo 1, sancisce che «L'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro.», contemplando all'articolo 4 il diritto-dovere al lavoro da parte del cittadino e, allo stesso tempo, all'articolo 32 stabilisce che «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo...», riconoscendo la salute come un interesse superiore a cui lo Stato tende, il quale non può essere sacrificato nello svolgimento dell'attività lavorativa;
il lavoro, secondo il dettato costituzionale, è espressione della personalità umana e non può prescindere dalla sicurezza, dalla salute e dal rispetto della persona, quali peculiarità del diritto al lavoro;
secondo quanto emerso nel corso della «Giornata mondiale per la sicurezza sul lavoro», il 28 aprile 2008 a Milano, ogni giorno nel mondo, 6 mila lavoratori muoiono in seguito a incidenti e malattie legate al lavoro. Complessivamente, ogni anno, sono 2 milioni e 200 mila le morti bianche. Una strage che, sottolinea il rapporto, costa il 4 per cento al Pil mondiale, venti volte di più di quanto speso in tutto per l'aiuto allo sviluppo, senza considerare che ogni anno 270 milioni di lavoratori rimangono feriti e 160 milioni si ammalano a causa delle pessime condizioni di lavoro;
i dati disponibili mostrano una correlazione diretta tra tassi di irregolarità del lavoro e frequenza degli infortuni sul lavoro, sia nel confronto tra le nazioni, sia nel confronto tra le regioni del nostro Paese;
in Italia, secondo il rapporto dell'Anmil, Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro, la diminuzione delle morti sul lavoro è stata solo del 25,49 per cento, rispetto a quello di Paesi come la Germania (meno 48,3 per cento) o la Spagna (meno 33,64 per cento), guadagnando così un triste primato europeo;
lo Stato italiano per sostenere e riabilitare le persone che subiscono infortuni gravi sul lavoro spende, secondo gli stessi dati dell'INAIL, quasi 45,5 miliardi di euro, pari a circa il 3,21 per cento del Pil;
secondo il rapporto INAIL, in Italia, nel 2007, sono morte 1.260 persone sul lavoro a fronte dei 1.341 decessi dell'anno precedente, mentre gli infortuni gravi sono stati 913.500 e la regione che registra il maggior numero assoluto di «morti bianche» continua ad essere la Lombardia, seguita da Veneto, Campania e Lazio;
ad ogni infortunio, l'Inail riconosce un indennizzo diverso a seconda della gravità della inabilità del lavoratore e della lavoratrice e che ogni anno da 30 a 33 mila sono gli infortuni e le malattie professionali per i quali l'Istituto riconosce un risarcimento economico, una tantum, con liquidazione in capitale; sono circa 7 - 8.000 coloro ai quali è riconosciuta una

rendita. A questa platea si aggiungano i circa 60/65.000 casi di infortunio che, stando sotto la soglia del 5 per cento del danno, non ricevono nulla (dati Istituto Nazionale Confederale di Assistenza);
la Lombardia è uno dei quattro motori europei per ciò che concerne il settore industriale, vantando non solo il primato di produttività, ma anche di eccellenza per la qualità del lavoro;
i tragici eventi, al pari degli altri, verificatisi recentemente a Cornate D'Adda e Agrate, hanno scosso in modo particolare la comunità brianzola, fiore all'occhiello dell'imprenditoria italiana con una impresa ogni undici abitanti, lasciando sgomento e sfiducia tra le stesse imprese, i lavoratori e le loro famiglie;
la legge 123/07 contempla l'assunzione di ispettori del lavoro per garantire la sicurezza, ma soprattutto la prevenzione degli infortuni e in ossequio al dettato legislativo, la lettera d) del comma 346, dell'articolo 1 della legge finanziaria 2008 stanzia 1 milione di euro per l'anno 2008, 8 milioni di euro per l'anno 2009 e 16 milioni di euro per l'anno 2010, ai fini dell'assunzione nel ruolo degli Ispettori del lavoro;
l'articolo 1 comma 1187, della Finanziaria 2007, istituiva il Fondo di sostegno per le famiglie delle vittime di gravi infortuni sul lavoro, il quale è stato incrementato di 2,5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009 e di 10 milioni di euro a decorrere dal 2010, (articolo 2 comma 534), grazie alla legge finanziaria 2008;
il Governo Prodi ha varato il decreto attuativo delle norme sulla sicurezza del lavoro, con anticipo rispetto alla scadenza prevista dalla legge 123/07, al fine di salvaguardare la salute dei lavoratori e delle loro famiglie, attraverso misure di prevenzione e inasprimento delle pene;
è stato peraltro anche osservato come una misura assai efficace per il potenziamento dell'attività ispettiva, a costo zero per lo Stato ed esperibile senza necessità di interventi legislativi, consista nel trasferimento di impiegati, sottoutilizzati in altri comparti delle amministrazioni statali o regionali, affinché possano essere utilizzati come assistenti alle dipendenze degli ispettori delle Asl e/o degli ispettorati del lavoro per lo svolgimento di mansioni d'ordine;
il Ministro del Lavoro uscente, Cesare Damiano, aveva ribadito la necessità e l'intenzione del Governo di aumentare le ispezioni sul lavoro puntando nel 2008 a passare da 70 mila a 250 mila controlli nelle aziende;
nonostante la legge 123/07 e il T.U. sulla sicurezza del lavoro, i tristi fatti di cronaca dimostrano purtroppo il permanere di una carente cultura della sicurezza sul lavoro, della formazione, dell'informazione e infine anche della stessa della certezza della pena -:
come i ministri in indirizzo intendano garantire la rigorosa applicazione della legge vigente, soprattutto riguardo alla prevenzione e ai controlli presso le aziende;
quali misure organizzative di mobilità tra amministrazioni e comparti, i ministri stessi intendano adottare per la migliore valorizzazione delle risorse disponibili in organico, al fine del potenziamento delle funzioni ispettive contro il lavoro irregolare e in particolare la disapplicazione o cattiva applicazione della normativa sulla prevenzione;
come gli stessi ministri intendano promuovere la cultura della sicurezza e della prevenzione;
se e come gli stessi ministri intendano garantire un'adeguata tutela in termini di risarcimento del danno alla vittima dell'infortunio del lavoro e alla sua famiglia e in modo da realizzare soglie per l'indennizzo meno alte, la rivalutazione dell'indennità economica e il riconoscimento delle malattie da lavoro meno macchinoso e difficile;

quali misure ritengano opportuno porre in essere affinché i tempi della giustizia siano congrui nel rispetto delle vittime, delle loro famiglie, dei lavoratori e delle stesse imprese.
(4-00108)

...

POLITICHE AGRICOLE E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:

MARCO CARRA e ZUCCHI. - Al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'8 maggio 2008 si è interrotta, a Milano, la trattativa sul prezzo del latte tra le organizzazioni di categoria (Coldiretti, Confagricoltura, CIA) e Assolatte;
le organizzazioni di categoria hanno responsabilmente cercato di contenere la spirale inflattiva e gli effetti negativi sui consumatori non richiedendo aumenti, ma una stabilità della media del prezzo percepito sulla base dell'accordo scaduto nel marzo scorso;
Assolatte si è attestata su posizioni rigide, trascurando i costi di produzione delle imprese agricole e la concreta aspettativa dei consumatori -:
quali iniziative intenda assumere per favorire la ricerca di un accordo tra le parti tale da non mortificare gli interessi dei produttori e dei consumatori.
(4-00107)

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CAPARINI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'industria tessile italiana sta attraversando una fase di gravissima crisi dovuta, in massima parte, alla concorrenza sleale dei paesi asiatici. Oltre il 70 per cento circa della produzione mondiale di contraffazioni proviene dal sud-est asiatico: Cina, Corea, Thailandia e Taiwan. Il 30 per cento circa della produzione mondiale di contraffazioni proviene dal bacino mediterraneo dove il nostro paese detiene il triste primato seguito da Spagna, Turchia e Marocco;
il fenomeno della contraffazione si presenta come un insieme complesso di violazioni a leggi, norme e regolamenti, vincoli contrattuali che regolano i diritti di proprietà intellettuale e di sfruttamento commerciale dei prodotti di ogni genere;
contraffazione ed importazioni parallele costituiscono un giro d'affari enorme ed in continuo sviluppo che alimenta, spesso senza saperlo, un'industria criminale che sfrutta questo mercato per reinvestire nel traffico di droga e nello sfruttamento della prostituzione;
il fenomeno ha raggiunto le dimensioni allarmanti in quanto l'industria della contraffazione vale, in termini di produzione sommersa, il 25 per cento del Pil e sottrae quattro milioni di lavoratori al mercato regolare (Il Sole 24 Ore, 17 novembre 2005). Nella classifica delle vendite di merci contraffatte spiccano gli articoli di abbigliamento (72 per cento), gli accessori (14 per cento), i dvd, i cd e le videocassette (4 per cento). L'area di Napoli, l'hinterland milanese e la provincia di Prato sono i principali centri di produzione del falso italiano;
i danni prodotti dalla contraffazione sono molteplici, i nocumenti all'erario e alle aziende sono enormi: ogni anno 12 mila posti di lavoro scompaiono solo in Italia e sottrae alle imprese manifatturiere 6 miliardi di euro in evasione Iva. Sono stimati in 250 mila i posti di lavoro persi negli ultimi 10 anni a livello mondiale, a causa della contraffazione, di cui 120 mila circa nella sola Unione europea;
è stato stimato che il giro d'affari di questo fenomeno si attesta oltre i 100

miliardi di dollari l'anno in tutto il mondo pari al 5-6 per cento dell'intero commercio mondiale;
il fenomeno della contraffazione indebolisce la posizione di mercato dei legittimi produttori, mette a rischio il settore della distribuzione autorizzata, inganna i consumatori e abbassa gli standard di qualità con un rischio notevole per la sicurezza in quanto vengono immessi sul mercato articoli potenzialmente pericolosi;
il preoccupante fenomeno colpisce indistintamente le aziende titolari di grandi marchi come le piccole aziende, che trovano nel prodotto contraffatto un temibile concorrente, per non parlare del fatto che dietro al commercio di questi prodotti si nascondono reati gravi, come lo sfruttamento minorile, le vendite senza licenza, l'evasione fiscale;
spesso accade che le aziende italiane intraprendano azione di risarcimento del danno per la contraffazione subita, ma la stessa non ha esito alcuno o nel peggiore dei casi non è nemmeno possibile intraprendere un'azione legale poiché, per l'ordinamento cinese la società che per prima deposita il marchio ne è titolare;
un altro paradosso è rappresentato dal fatto che spesso le imprese italiane che vorrebbero registrare il proprio marchio si trovano nell'impossibilità di farlo perché questo è già stato registrato in maniera abusiva ed illegale da società estere;
la contraffazione consiste nell'apposizione da parte delle imprese truffatrici di false indicazioni di provenienza, nell'imitazione del prodotto o del suo imballo;
l'industria della contraffazione in Cina ha un giro d'affari di oltre 16 miliardi di dollari l'anno, che costa alle aziende occidentali decine e decine di miliardi di dollari di mancate vendite;
molte aziende si preoccupano, altresì, del calo di immagine dovuto all'immissione sul mercato di imitazioni di pessima qualità dei loro prodotti;
diverse fonti confermano, che si tratta di un fenomeno in espansione, che, invece, è più incentrato sulla realizzazione e sulla vendita di beni di largo consumo;
l'enormità e la capillarità delle attività di contraffazione in Cina rendono vani anche gli sforzi più cospicui delle singole imprese, tutto ciò a causa dell'insufficiente legislazione cinese in tema di marchi e brevetti;
la Confartigianato sulla base di un sondaggio condotto su un campione di 1.500 realtà made in Italy ha stilato una classifica dei motivi della crisi che sta minacciando le piccole e medie aziende: dalla concorrenza dei prodotti a basso prezzo (indicato dal 51,5 per cento degli imprenditori), alla delocalizzazione in paesi a basso costo di manodopera (14,5 per cento), alla copiatura di brevetti e marchi, al mancato rispetto delle direttive internazionali (7 per cento). La risposta delle piccole e medie imprese è che il 34,4 per cento non ritiene di dover attuare alcun cambiamento nelle proprie politiche imprenditoriali, il 31,7 per cento intende puntare sulla diversificazione del prodotto, il 14,9 per cento sulla ricerca di nuovi mercati e il 7,9 per cento pensa di ridurre la produzione;
il Ministero del commercio cinese ha dichiarato che la Cina avrà nel 2007 il 31,4 per cento del mercato tessile europeo, quota che riguarderà le dieci categorie di prodotti contemplate nei recenti accordi con l'Unione europea. Nel 2004, la quota cinese sugli stessi prodotti era del 12,4 per cento. Secondo le ultime statistiche, le esportazioni del tessile cinese verso l'Ue sono aumentate nel primo semestre 2005 del 130 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, per una cifra complessiva di 8,65 miliardi di dollari (Ansa, 22 agosto 2005);
il Governo con la finanziaria per il 2004 è intervenuto a difesa dei prodotti italiani ed europei, preoccupato del confronto

di questi con la concorrenza sleale dei Paesi orientali ipotizzando l'introduzione di dazi a difesa dei prodotti made in Italy -:
quali iniziative siano allo studio al fine di tutelare la merce prodotta dalle aziende italiane nel rispetto della normativa vigente;
quali misure finalizzate al controllo della liceità della filiera di provenienza della merce prodotta nei paesi orientali e venduta nel mercato italiano siano allo studio;
se il Ministro intenda adottare idonee iniziative, anche di natura normativa, al fine di fronteggiare la concorrenza sleale subita dai prodotti del tessile-abbigliamento da parte dei produttori extra UE che invadono il nostro mercato con una crescente quantità di beni contraffatti in spregio a qualsiasi normativa sui brevetti.
(5-00013)

CAPARINI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la Libera associazione nazionale a difesa del consumatore, è una nuova realtà associativa di utenti e consumatori il cui scopo è quello di operare su tutto il territorio dell'Unione europea per informare, assistere, tutelare e difendere i diritti e gli interessi individuali e collettivi dei consumatori di beni e degli utenti dei servizi;
con decreto del Ministero delle attività produttive del 19 maggio 2004 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 139 del 2004 l'associazione è stata dichiarata rappresentativa a livello nazionale e iscritta al C.N.C.U. Consiglio nazionale consumatori e utenti. Dal 9 febbraio 2004 è iscritta nell'elenco delle associazioni di consumatori e utenti della regione Lombardia ai sensi della legge regionale 3 giugno 2003, n. 6;
la casa del consumatore da circa due anni, a differenza delle altre associazioni di consumatori iscritte al C.N.C.U., non è invitata in nessun programma televisivo o radiofonico della concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo;
quanto sopra nonostante il parere espresso dall'Ufficio legale Rai il 16 marzo 2005 prot. 03211 con il quale sostanzialmente si riconosceva una sorta di par condicio tra le associazioni dei consumatori iscritte al C.N.C.U.;
l'associazione Casa del consumatore ha più volte segnalato alla Rai, al presidente, ai membri del consiglio di amministrazione ed al direttore generale tale discriminazione e, ad oggi, l'associazione è ancora esclusa da qualsivoglia programma televisivo o radiofonico -:
se il Consiglio nazionale degli utenti e dei consumatori non intenda attivarsi presso la Rai affinché sia garantito un effettivo pluralismo nella rappresentatività delle associazioni riconosciute.
(5-00015)

CAPARINI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la ex Ocean, oggi Brandt-Italia, azienda attiva nella produzione di elettrodomestici, di Verolanuova, in provincia di Brescia, ha attraversato una serie di difficoltà e passaggi di proprietà;
il Ministro delle attività produttive, poi dello sviluppo economico, ha istituito appositi tavoli di crisi per seguire le vicende aziendali;
la Ocean spa ha ceduto alla israeliana Elco-Brandt, nel corso del 2003, il ramo d'azienda di Verolanuova per la produzione di elettrodomestici per il freddo con impegno a proseguire l'attività e a mantenere i livelli occupazionali per un biennio, in conformità alla normativa che disciplina le cessioni di complessi aziendali facenti capo ad imprese assoggettate alla procedura di amministrazione straordinaria (articolo 63 del decreto legislativo n. 270 del 1999);

l'obbligo biennale è scaduto nel febbraio del 2005 e, pertanto, le successive iniziative assunte dalla proprietà, dalla vendita dello stabilimento di Verolanuova al gruppo spagnolo Fagor fino alle attuali iniziative industriali, sono avvenute del tutto al di fuori del controllo della procedura di amministrazione straordinaria pertanto la procedura non ha, allo stato, alcuno strumento per poter sindacare e contrastare tali iniziative;
i commissari, nell'imminenza dello scadere del predetto biennio di obbligo imprenditoriale, avevano avviato un'azione di risarcimento danni nei confronti della acquirente Elco-Brandt la quale aveva a sua volta promosso un giudizio arbitrale teso a far valere la nullità del contratto di licenza marchi (in particolare quello San Giorgio) collegato al contratto di compravendita del complesso aziendale di Verolanuova. Tale azione è tuttora pendente. Nell'ambito di tale periodo, il ricorso alla riduzione dell'orario di lavoro ha consentito la completa salvaguardia dei livelli occupazionali;
la concessione di sgravi contributivi per 9 milioni di euro sulla quale pende l'impugnazione da parte della Commissione europea, condiziona pesantemente gli interessi della procedura di amministrazione straordinaria sotto il profilo della tutela dei creditori della medesima. Infatti, la Commissione europea ha concluso il procedimento di infrazione in senso sfavorevole al Governo italiano, mentre pende attualmente l'impugnativa di Elco avverso tale decisione. Peraltro, al momento dell'apertura della procedura di infrazione da parte dalla Commissione europea, l'acquirente Elco ha chiesto ed ottenuto il congelamento dell'ultima rata di prezzo della compravendita, per un importo di 5 milioni di euro. Tale accantonamento, a suo tempo disposto dal competente giudice delegato, è tuttora in essere e, pertanto, ove il contenzioso comunitario dovesse concludersi con una conferma della citata decisione sfavorevole, sarebbe certamente elevato il rischio per la procedura di non incassare il saldo del corrispettivo della vendita;
il 13 aprile 2005 tra l'azienda, le RSU e le organizzazioni sindacali è stato sottoscritto un verbale di accordo relativo all'avvio di un progetto industriale al quale fu associato l'utilizzo, con decorrenza 2 maggio 2005, del contratto di solidarietà di tipo «difensivo» (ai sensi del combinato disposto dell'articolo 1 del decreto-legge 30 ottobre 1984, n. 726, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 863 del 1984 e dell'articolo 5 del decreto-legge 24 maggio 1999, n. 148, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 luglio 1993, n. 236, nonché del decreto ministeriale 20 agosto 2002, n. 31445 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 270 del 18 novembre 2002). Detto contratto, di durata biennale, riferito ad un massimo di 614 unità lavorative ha previsto una riduzione dell'orario di lavoro del 27 per cento, pari a circa 11 ore settimanali. Con decreto del Ministero del lavoro dell'11 luglio 2005 è stato autorizzato l'intervento della CIGS a sostegno del differenziale di reddito per il periodo 2 maggio 2005-30 aprile 2006. Dalle informazioni acquisite dal Ministero del lavoro si segnala che il giorno 11 maggio 2006 tra le parti aziendali e sindacali e i rappresentanti del Ministero si è svolta una riunione in cui si è giunti alla determinazione di proseguire l'attività del sito produttivo di Verolanuova sulla base di un piano industriale diretto al raggiungimento dell'equilibrio economico-gestionale che sarà avviato nel corso del 2007. In tale sede l'azienda ha rappresentato la necessità che nelle more della definizione del piano si debba procedere al rinnovo del contratto di solidarietà fino ad aprile 2007;

il 13 luglio 2006 l'azienda ha richiesto la concessione di CIGS, ovvero integrazione salariale, a seguito del contratto di solidarietà per il periodo 2 maggio 2005-30 aprile 2007, con allegato il verbale di accordo del 13 giugno 2006 stipulato tra

l'azienda e le oganizzazioni sindacali nell'ambito del quale l'esubero di 180 unità verrebbe totalmente riassorbito dalla proroga del contratto di solidarietà fino all'aprile 2007 -:
quali iniziative intenda assumere il Ministero per salvaguardare l'occupazione nello stabilimento citato in premessa.
(5-00017)

CAPARINI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il bando attraverso cui verrebbero assegnate in parte gratuitamente e in parte per mezzo di un'asta, le frequenze disponibili alle tv nazionali minori (con copertura inferiore all'80 per cento del territorio), presentato il 14 novembre 2007 dal Ministro delle comunicazioni in carica, Paolo Gentiloni, mina le certezze acquisite in oltre trent'anni di attività dalle imprese televisive e discrimina l'emittenza locale;
i presupposti su cui si basa il provvedimento conseguente a una decisione del TAR del dicembre 2006, non impugnata dal Ministero, conseguente al ricorso presentato da Rete A, estende i suoi effetti a tutti i soggetti nazionali, peraltro con effetto retroattivo al 15 novembre 2006;
le 108 frequenze analogiche da assegnare sono presenti nella lista degli assignments attribuiti dalla conferenza di Ginevra 2006 all'Italia per il digitale e le frequenze già coordinate - nonché quelle coordinabili, pure oggetto dell'assegnazione - sono un bene assai scarso e prezioso e in misura largamente insufficiente per garantire gli attuali operatori presenti sul mercato;
è oltremodo grave che negli elenchi delle frequenze da assegnare siano ricompresi ben 16 canali già coordinati e 2 coordinabili in Sardegna: ciò rende di fatto impossibile la già difficile e onerosa pianificazione delle frequenze in digitale nella regione che l'Autorità si accinge a predisporre;
ad avviso dell'interrogante l'esclusione delle emittenti locali oltre che incostituzionale e discriminatoria è immotivata e colpisce la parte più debole del nostro sistema televisivo ed è ancora più grave in quanto, oltre che all'assegnazione gratuita delle frequenze, alle tv locali si preclude anche la possibilità di partecipare all'asta di quelle di maggiore valenza in vista della conversione al digitale;
viene privilegiata solo una parte dei soggetti del sistema, le tv nazionali con copertura insufficiente, penalizzando quelle imprese che negli anni hanno dovuto investire nell'acquisto di frequenze per ampliare o migliorare la ricezione del proprio segnale;
in riferimento al bando per l'assegnazione delle frequenze alle tv nazionali minori, presentato il 14 novembre 2007 dal Ministro in carica delle comunicazioni, Paolo Gentiloni, il Presidente dell'Associazione Tv locali, Maurizio Giunco, ha dichiarato che: «È incredibile che in un bando anomalo, con cui si intendono assegnare a soggetti televisivi con copertura insufficiente frequenze analogiche già coordinate a Ginevra (e quindi preziosissime nella prospettiva del digitale), vengano inopinatamente estromesse le tv locali, pur essendo queste pienamente legittimate dalla normativa alla base della decisione del Ministero delle comunicazioni. Grave è il fatto che tali emittenti vengano escluse non solo dall'assegnazione gratuita (che indigna chi negli anni ha investito per garantirsi adeguata presenza sul mercato), ma anche dalla semplice possibilità di partecipare alla gara pubblica. Si tratta di un bando discriminatorio, palesemente distorsivo del mercato e incostituzionale, che la dice lunga sull'attenzione di questo Ministero verso l'emittenza televisiva locale. Contro tale ingiustizia, perpetrata tra l'altro con una procedura assolutamente anomala, l'Associazione Tv locali FRT intende assumere ogni opportuna iniziativa, anche in sede giudiziale» -:
se il Ministro intenda rivedere i criteri di assegnazione delle frequenze analogiche

consentendo alle emittenti locali di partecipare all'assegnazione gratuita ovvero alla gara pubblica.
(5-00018)

Interrogazioni a risposta scritta:

MISIANI e SANGA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nella notte tra il 27 e il 28 febbraio 2008 lo stabilimento Bonduelle Italia Srl di San Paolo d'Argon (Bergamo) è stato devastato da un incendio che ha causato danni ingenti (valutati in circa 10 milioni di euro);
il 30 aprile 2008 l'azienda, ribadendo la propria indisponibilità ad avviare una richiesta di cassa integrazione straordinaria, ha esplicitato di chiedere la cassa integrazione ordinaria per i 140 lavoratori fino al 31 maggio prossimo, avviando a seguire la procedura di mobilità per i 50 lavoratori indicati come in esubero;
i 90 lavoratori destinati a rimanere in organico verrebbero ricollocati nel nuovo sito provvisorio di Lallio (Bergamo), mentre ai 50 in esubero, invece, resterebbe la possibilità (ma per 30) di un ricollocamento nello stabilimento campano di Battipaglia (Salerno);
la vicenda della Bonduelle non è legata ad una crisi aziendale (nel suo complesso, il Gruppo Bonduelle nei primi sei mesi dell'anno fiscale 2007/2008 ha registrato un +25,3 per cento del fatturato e +12 per cento degli utili netti) ma meramente all'incendio dello stabilimento -:
se i Ministri del lavoro, della salute e delle politiche sociali e dello sviluppo economico non ritengano opportuno intervenire per garantire la tutela dei lavoratori considerati «in esubero» dalla Bonduelle Italia Srl.
(4-00111)

CAPARINI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel territorio della Valle di Scalve, Valle Camonica e Sebino, in 33 bacini idroelettrici sono raccolti 110.257.000 metri cubi di acqua per una potenza di 1.693.690 kW che sono concausa del dissesto idrogeologico che sta assumendo aspetti allarmanti come segnalato dalle interrogazioni a prima firma Caparini n. 4-00963, n. 5-00642, n. 4-12975, n. 4-13033 e n. 4-13453 nella XIII legislatura. La produzione idroelettrica nell'area è ripartita tra Enel e aziende autoproduttrici (Edison e Veneta esercizi elettrici srl Darfo). Gli impianti Enel sono: 1) Cedegolo, anno di costruzione 1910, invasi 44.000 metri cubi, potenza 16.000 kW; 2) Niardo-Breno, 1911, fluente, 1.150; 3) Pisogne-Gratacasolo, 1952, 10.000 mc., 4.000 kW; 4) Cappellino Valsaviore, 1921, fluente, 8.600 kW; 5) Lanico-Malegno, 1950, 14.000 mc., 6.000 kW; 6) Lanico-Malegno (Colle Oca), 1920, 14.000 mc., 2.500 kW; 7) Forno Allione, 1922, 6.000 mc., 8.520 kW; 8) Paisco, 1924, 8.000 mc., 8.300 kW; 9) Mazzunno Angolo, 1926, fluente, 3.000 kW; 10) Salamo Valsaviore, 1937, 33.000.000 mc., 4.500 kW; 11) Lozio, 1953, fluente, 1.100 kW; 12) Povo, 58.000 mc., 4.000 kW; 13) Valbona, 1942, 25.000 mc., 3.000 kW; 14) Ceto, 1954, 22.000 mc., 7.000 kW; 15) Braone, 1947, fluente, 1.000 kW; 16) Pantano d'Avio, 1951, 14.860.000 mc., 13.000 kW; 17) S. Fiorano-Sellero, 1973, 37.000.000 mc., 568.000 kW; 18) Sellero, 1973, 600.000 mc., 4.000 kW; 19) Edolo, 1980, 24.600 mc., 1.000.000 kW. Gli impianti Edison sono: 1) Sonico-Edolo, 1928, 47.000 kW; 2) Cedegolo, 1951, 73.000 kW; 3) Cividate, 1942, 53.000 kW; per una potenza totale di 173.200 kW. Esistono inoltre numerosi impianti di produzione di proprietà dei comuni e di aziende private;
lo sfruttamento massiccio delle risorse idriche in questa area è da far

risalire al primo dopoguerra quando il basso costo della manodopera e le garanzie di alto profitto favorirono l'investimento di aziende e società private in questo settore. Oggi come allora, ci troviamo di fronte ad un complesso sistema di produzione e distribuzione che è stato solo parzialmente omogeneizzato dalla nazionalizzazione del settore elettrico e che mantiene grosse contraddizioni nell'utilizzo del territorio, nella sicurezza, nei vincoli ambientali, nella vivibilità e nello sfruttamento intensivo delle risorse. Le centrali idroelettriche non inquinano l'ambiente con rilasci nocivi, non producono alcun tipo di scorie e non sono causa di inquinamento termico, ma è fondamentale osservare come l'utilizzo di tale risorsa energetica rinnovabile diventi nociva se sfruttata indiscriminatamente senza prestare la necessaria attenzione al contesto antropologico e nel rispetto dell'ambiente. Una conseguenza dell'impegno italiano nel nucleare fu quella di costruire impianti idroelettrici con elevate potenze, come quelli di Edolo e San Fiorano, aventi la funzione di assorbire l'elevata e costante produzione di energia elettrica prodotta dalle centrali nucleari. Energia necessaria per il pompaggio di questi mega impianti che oggi viene acquistata all'estero. Questo complesso sistema viene ora gestito da strutture sempre più accentrate e, conseguentemente alla politica energetica intrapresa, lo sfruttamento integrale delle acque per produrre elettricità configura sempre di più un sistema antitetico alle esigenze del territorio e della collettività;
il trattamento artificiale di una così rilevante massa d'acqua necessaria per la produzione di energia idroelettrica costituisce, di fatto, un potenziale rischio per l'incolumità della popolazione di tale area. L'indiscriminato sfruttamento delle risorse idriche e la massiccia presenza delle linee per la distribuzione di alta e media tensione, sono concausa del dissesto idrogeologico dell'area segnalato con le interrogazioni a prima firma Caparini n. 4-06049 e n. 4-09152 della XIII legislatura e Caparini n. 3-01168 della XIV legislatura rivolte al Ministro dell'interno come con incarico per il coordinamento della protezione civile e al Ministro dell'ambiente. L'installazione di apparecchiature automatiche per il monitoraggio delle dighe, con la conseguente soppressione del personale di guardiania che va a sommarsi allo smantellamento delle squadre idrocivili di manutenzione per le dighe, canali e prese, creano grossi problemi di garanzia della sicurezza. La scelta dell'Enel di spostare il posto di telecomando da San Fiorano a Bergamo, avviene in un momento in cui l'area in oggetto è flagellata da fenomeni climatici di grave entità. Questi episodi imporrebbero una maggiore attenzione al controllo del flusso idrico, sia per prevenire le alluvioni prodotte da grandi precipitazioni, sia per regolare il rilascio delle acque nei periodi di siccità, sia per motivi di sicurezza. Argomentazioni che in passato non hanno trovato il necessario recepimento e sono state causa di disastri come quelli avvenuti in Valtellina o in Valle Camonica;
all'interrogante risulta che esistono fondati motivi per ritenere che per alcuni bacini di contenimento non siano stati ottemperati gli obblighi di legge per i collaudi statici delle opere di sbarramento. Tale stato di fatto, se confermato, sarebbe motivo di reale pericolo per l'incolumità delle persone che vivono quel territorio. Per esempio il bacino Enel sito nel comune di Ardenno, in provincia di Sondrio, principale causa dell'allagamento della Selvetta durante l'alluvione del 1987, non sarebbe stato collaudato -:
se i bacini di accumulo del servizio idroelettrico di competenza statale in provincia di Brescia e di Sondrio siano stati collaudati e quindi possano fornire le necessarie garanzie alla popolazione per quanto riguarda l'aspetto strutturale e, eventualmente, quali siano quelli collaudati e quelli ancora da collaudare;
quanti siano gli impianti di produzione di proprietà dei comuni e di aziende private, la potenza, la data di realizzazione dell'opera e la capienza dei relativi bacini;

quale sia la data di collaudo per ogni singolo bacino, la data di inizio, la durata della concessione per l'utilizzo delle risorse idriche a favore delle aziende presenti sul territorio della Valle Camonica, Valle di Scalve e Sebino;
quali provvedimenti si intendano assumere al fine di risolvere ed eliminare le situazioni di pericolo segnalate in questa come nelle precedenti interrogazioni sopracitate.
(4-00116)