XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 36 di mercoledì 16 luglio 2008

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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 9,05.

GREGORIO FONTANA, Segretario, legge il processo verbale della seduta dell'11 luglio 2008.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Aprea, Bindi, Bonaiuti, Brambilla, Brancher, Brugger, Brunetta, Caparini, Carfagna, Casero, Conte, Cosentino, Cossiga, Cota, Crimi, Crosetto, Donadi, Fitto, Gelmini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Leone, Lo Monte, Lusetti, Mantovano, Maroni, Martini, Mazzocchi, Meloni, Menia, Pescante, Prestigiacomo, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Scajola, Soro, Stefani, Stucchi, Tremonti, Urso, Vegas e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Discussione di documenti in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione di documenti in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione.
Ricordo che per l'esame di ciascun documento è assegnato un tempo di cinque minuti per gruppo (dieci minuti per il gruppo di appartenenza del deputato interessato). A questo tempo si aggiungono cinque minuti per il relatore, cinque minuti per richiami al Regolamento e dieci minuti per interventi a titolo personale.

(Esame - Doc. IV-quater, n. 1)

PRESIDENTE. Passiamo alla discussione del seguente documento: Relazione della Giunta per le autorizzazioni sull'applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento civile nei confronti del deputato Bossi (Doc. IV-quater, n.1).
La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse dall'onorevole Bossi nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare il relatore, onorevole Gava.

FABIO GAVA, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, come ricordato, la Giunta riferisce su una domanda di Pag. 2deliberazione in materia di insindacabilità avanzata dall'onorevole Bossi ancora nella XIII legislatura e mantenuta all'ordine del giorno anche dalle legislature XIV e XV. Il procedimento trae origine da alcune dichiarazioni che l'onorevole Bossi, all'indomani delle elezioni politiche del 2001, aveva manifestato in alcune interviste a la Padania e ad altri giornali. Le frasi sono riportate nella relazione cui rimando. In pratica, l'onorevole Bossi con queste dichiarazioni fa riferimento al fatto che la sentenza - pronunciata da poco e che riguardava una sua condanna per vilipendio alla bandiera - fosse riferita al reato d'opinione previsto dal codice Rocco e, quindi, tutto sommato ad un reato che non doveva più essere tenuto in considerazione dalla magistratura, che, a suo dire, avrebbe dovuto occuparsi di altre più importanti questioni rispetto ad un reato di opinione.
A seguito di tali dichiarazioni, la dottoressa Braggion, giudice estensore della sentenza medesima, con atto di citazione civile dell'8 giugno 2003, ha promosso una causa di risarcimento danni per diffamazione nei confronti dell'onorevole Bossi. Nel corso della XIV legislatura, l'onorevole Bossi domandò, nel luglio 2003, che la Camera si pronunciasse sull'attinenza delle sue funzioni parlamentari rispetto alle riportate dichiarazioni. La domanda di deliberazione è stata esaminata in varie sedute della Giunta per le autorizzazioni a procedere nel corso della XIV legislatura e, all'inizio del 2004, la Giunta medesima presentò alla Presidenza della Camera una proposta di applicazione dell'insindacabilità di cui articolo 68, primo comma, della Costituzione. L'Assemblea però non ha mai preso in esame la proposta.
Nel frattempo, nel 1999, l'onorevole Bossi era diventato parlamentare europeo e aveva presentato anche al Parlamento europeo una richiesta affinché tale Parlamento si pronunciasse nel senso che le frasi ritenute offensive dalla dottoressa Braggion nelle varie interviste rientrassero nelle sue funzioni di membro del Parlamento europeo.
Per inciso, è necessario sottolineare che tale iniziativa in realtà si sovrapponeva a quella avanzata dalla Camera dei deputati, ponendo in quel momento il problema se una stessa condotta in via di principio potesse essere qualificata come manifestazione al contempo di due diverse funzioni.
Tale tematica comunque si è risolta ormai alla radice con la legge n. 78 del 2004 la quale, com'è noto, ha stabilito la totale incompatibilità tra il mandato europeo e quello nazionale.
Il Presidente del Parlamento europeo ha attribuito alla competente commissione giuridica la relazione in ordine a questi due fatti, che sono stati trattati separatamente perché attenevano anche a periodi diversi. La commissione per entrambi ha concluso, proponendo al plenum di riconoscere in queste dichiarazioni dell'onorevole Bossi l'esercizio delle sue funzioni di parlamentare europeo.
Il Parlamento europeo, nel suo plenum, il 22 aprile 2004, ha però approvato la proposta relativa alle interviste rilasciate agli altri giornali diversi da la Padania, mentre ha rigettato quella relativa a la Padania.
Nel frattempo, il tribunale di Brescia ha concluso il giudizio di primo grado, rigettando la domanda risarcitoria promossa dalla dottoressa Braggion, la quale interponeva appello. La Corte di appello di Brescia, in data 20 febbraio 2008, ha accolto l'appello, modificando quindi in peius la sentenza di primo grado per quanto riguarda le dichiarazioni apparse sul quotidiano la Padania. Pertanto, rivive oggi nell'onorevole Bossi l'interesse ad una deliberazione della Giunta e della Camera.
Deve essere ricordato, a questo riguardo, che l'onorevole Umberto Bossi ha usato espressioni di critica vibrata nei confronti della dottoressa Braggion nel pieno di un clima politico rovente, successivo alle elezioni politiche del 2001. La condanna per vilipendio della bandiera poteva, quindi, a suo modo di vedere, legittimamente essere considerata come un indiretto attacco alle posizioni federalistiche sostenute dalla Lega Nord.Pag. 3
Il vincolo che lega questa reazione alle posizioni parlamentari della Lega Nord, così come è stabilito anche dalla Corte costituzionale...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FABIO GAVA, Relatore. ... si rinviene quindi non solo nelle battaglie per il federalismo, sostenute da quel movimento, ma anche in altre dichiarazioni rese sempre nel corso, ad esempio, della XIII legislatura.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Gava: ha superato ampiamente il tempo a sua disposizione.

FABIO GAVA, Relatore. Mi avvio alla conclusione, signor Presidente. Mi scuso ma il caso era piuttosto lungo anche nelle sua articolazione.

PRESIDENTE. Onorevole Gava, lo capisco, ma il tempo a disposizione è sempre quello, indipendentemente dal fatto che il caso sia complesso o meno.

FABIO GAVA, Relatore. Concludo, sostenendo che la Giunta a larga maggioranza ha proposto di riconoscere nelle dichiarazioni rese in questa intervista l'insindacabilità per l'esercizio delle funzioni di parlamentare da parte dell'onorevole Bossi. La ringrazio, signor Presidente.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,15).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame - Doc. IV-quater, n. 1)

PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.
Constato l'assenza dell'onorevole Brigandì, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ria. Ne ha facoltà.

LORENZO RIA. Signor Presidente, intervengo solo per una brevissima dichiarazione di voto. I componenti del Partito Democratico nella Giunta per le autorizzazioni hanno condiviso, sia pure con l'astensione di un collega, l'impostazione e le conclusioni del relatore, perché ritengono che le affermazioni dell'onorevole Bossi siano state rese nell'ambito dell'attività politica dell'onorevole Bossi, o comunque che siano da mettere in relazione ad essa, poiché costui più volte ha espresso posizioni critiche nei confronti della magistratura, con riferimento ai fatti specifici che sono oggetto del nostro esame. Le dichiarazioni vanno poi considerate nel contesto del clima politico successivo alle elezioni del 2001.
Pertanto il Partito Democratico voterà a favore dell'insindacabilità delle dichiarazioni rese dall'onorevole Bossi.

PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico. Per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta che riprenderà alle 9,35.

La seduta, sospesa alle 9,20, è ripresa alle 9,35.

(Votazione - Doc. IV-quater, n. 1)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-quater, n. 1, concernono opinioni espresse dall'onorevole Bossi nell'esercizio Pag. 4delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
(Segue la votazione).

Prego i colleghi di raggiungere i loro posti sollecitamente.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 399
Votanti 380
Astenuti 19
Maggioranza 191
Hanno votato
380).
Prendo atto che i deputati Nizzi, Abrignani, Simeoni, Volontè, Adornato, Traversa, Biancofiore, Scandroglio, Siracusa, Mattesini, Pezzotta, Laura Molteni e Portas hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Esame - Doc. IV-ter, n. 1/A)

PRESIDENTE. Passiamo alla discussione del seguente documento:
Relazione della Giunta per le autorizzazioni su una richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del senatore Sandro Bondi, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-ter, n. 1/A).
La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse dal senatore Sandro Bondi, deputato all'epoca dei fatti, nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare il relatore, onorevole Belcastro, al quale ricordo che ha cinque minuti di tempo a disposizione.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Relatore, Signor Presidente, onorevoli colleghi, la Giunta riferisce su una richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità parlamentare ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, trasmessa alla Camera dei deputati dall'ufficio del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Lucca ai sensi dell'articolo 3, comma 4, della legge n. 140 del 2003, nell'ambito di un procedimento penale (il n. 6098/05 RGNR - n. 5510/05 RG GIP), a carico del deputato Sandro Bondi.
Si tratta di una domanda mantenuta all'ordine del giorno dalla scorsa legislatura. La Giunta ne ha svolto l'esame nella seduta del 4 giugno 2008. Il senatore Bondi, ritualmente invitato a intervenire, non ha potuto avvalersi di tale facoltà per ragioni legate al suo ufficio di Ministro. La Giunta, a maggioranza, ha deliberato di proporre all'Assemblea di decidere nel senso che ai fatti oggetto del procedimento si applichi l'articolo 68, primo comma, della Costituzione. Il Collegio a ciò si è determinato sulla base dei motivi già esposti nella relazione predisposta nella scorsa legislatura, che si trova qui allegata.
In buona sostanza, la Giunta in carica ha ritenuto che non sia possibile discernere l'attività politica dell'onorevole Bondi, all'epoca deputato, da quella parlamentare. Nella fattispecie, su alcuni giornali erano state pubblicate dichiarazioni in cui il sindaco di Lucca veniva redarguito e quindi, all'interno del partito di Forza Italia, si iniziava un procedimento disciplinare promosso dall'onorevole Bondi, giacché il sindaco stesso aveva offeso gravemente la dignità di una delle più alte cariche dello Stato, nella fattispecie il senatore Pera, all'epoca Presidente del Senato.
Per tali motivi, la Giunta ha ritenuto che quello posto in essere dal deputato Bondi fosse non solo un atto legittimo, ma addirittura un atto dovuto da parte di un parlamentare che difendeva una delle più alte cariche dello Stato.

PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ria. Ne ha facoltà.

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LORENZO RIA. Signor Presidente, preannunzio l'astensione del Partito Democratico, perché, se è vero che si tratta di una vicenda tutta interna al Partito di Forza Italia, è anche vero che la polemica ha assunto i caratteri della polemica politico-parlamentare, perché investe la seconda carica dello Stato. Secondo noi, però, ci muoviamo in una zona in cui è difficile stabilire se l'attività politica di carattere generale si sia concretizzata in una funzione parlamentare. Per tale motivo, così come abbiamo già fatto in Giunta per le autorizzazioni, ci asteniamo anche in Assemblea.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paniz. Ne ha facoltà.

MAURIZIO PANIZ. Signor Presidente, intervengo solo per preannunziare il voto in conformità alla proposta della Giunta da parte del Popolo della Libertà. Siamo fermamente convinti che l'intervento dell'onorevole Bondi sia ampiamente giustificato. È un intervento espresso in ambito squisitamente politico, che merita, quindi, la copertura dell'articolo 68 della Costituzione.

(Votazione - Doc. IV-ter, n. 1-A)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-ter, n. 1-A, concernono opinioni espresse dal senatore Bondi, deputato all'epoca dei fatti, nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 433
Votanti 261
Astenuti 172
Maggioranza 131
Hanno votato
258
Hanno votato
no 3).

Prendo atto che la deputata De Girolamo ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole e che il deputato Portas ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame del Doc. IV-quater, n. 2)

PRESIDENTE. Passiamo alla discussione del seguente documento: Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta relativa all'applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del senatore Morri, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-quater, n. 2).
La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse dal senatore Morri, deputato all'epoca dei fatti, nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare il relatore, onorevole Aniello Formisano.

ANIELLO FORMISANO, Relatore. Signor Presidente, colleghi, la Giunta riferisce su una domanda di deliberazione in materia d'insindacabilità avanzata dal collega Morri, deputato all'epoca dei fatti, in relazione a un procedimento penale pendente innanzi al tribunale di Milano. Il procedimento trae origine da una querela sporta da Angelo Maria Petroni, all'epoca membro del consiglio di amministrazione della RAI, in relazione ad un articolo pubblicato su Il Sole 24 ore, o a stralci di articolo, intitolato «Cda Rai in stallo: bocciate le nomine volute da Cappon».
L'istanza dell'ex deputato Morri, già presentata nella XV legislatura, era stata presa in esame dalla precedente Giunta, nelle sedute dei 16 gennaio e del 6 febbraio 2007.
Il senatore Morri, allora deputato, come da Regolamento, decise di comparire innanzi alla Giunta e, nella seduta del 6 Pag. 6febbraio 2007, controdedusse su quanto richiesto dal querelante, precisando, tra l'altro, che le frasi riportate non erano tratte da una vera e propria intervista, ma da una conferenza stampa. In buona sostanza, si trattava di una selezione di frasi da un discorso più complesso.
Reiterando l'opinione, oggetto della contestazione, che il Ministro dell'economia e delle finanze fosse nel pieno diritto di rimuovere il consigliere RAI di designazione ministeriale, l'onorevole Morri aveva sottolineato di essere intervenuto più volte in proposito in sede di Commissione di vigilanza, seppure in date successive a quella dell'articolo.
La Giunta per le autorizzazioni, nella presente legislatura, ha esaminato l'istanza nella seduta del 25 giugno 2008. L'interessato, ha ritenuto di non essere presente, essendo la pratica già stata sufficientemente istruita nella precedente legislatura.
Da più membri della Giunta è stato osservato che le espressioni usate dal Morri appaiono perfettamente civili nella forma e nella sostanza, tanto che risulta veramente difficile individuare in esse una forma di diffamazione. Al contrario, si può ritenere in generale di essere di fronte a un caso di legittimo esercizio del diritto di critica politica, tutelato dall'articolo 21 della Costituzione a favore non soltanto dei parlamentari.
Oltre alla riscontrata mancanza di parole offensive, epiteti o accuse degradanti dell'onore, presso la Giunta si è anche osservato che la censura politica all'attività e alla gestione di un'azienda pubblica sembra appartenere pacificamente all'esercizio della funzione parlamentare, tanto più che, in effetti, le osservazioni di Fabrizio Morri sono sembrate essere rivolte più all'operato dell'intero consiglio di amministrazione, in quanto organo collegiale, che specificamente a quello del querelante.
Essendo, peraltro, quest'ultimo membro designato dal Ministro dell'economia e delle finanze, la sollecitazione critica nei confronti proprio del Ministro dell'economia e delle finanze si inserisce precipuamente nell'attività ispettiva e di controllo del Parlamento sul Governo. È per questi motivi signor Presidente, onorevoli colleghi, che la Giunta, all'unanimità, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione e dell'articolo 3, primo comma, della legge n. 140 del 2003, propone all'Assemblea di dichiarare che i fatti oggetto del procedimento in questione concernono opinioni espresse da un membro del Parlamento nell'esercizio delle sue funzioni.

PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paniz. Ne ha facoltà.

MAURIZIO PANIZ. Signor Presidente, preannuncio il voto favorevole del gruppo del Popolo della Libertà alla proposta del relatore, a conferma del fatto che le nostre decisioni non sono condizionate dall'appartenenza di un parlamentare ad un gruppo piuttosto che ad un altro. Per noi l'insindacabilità costituisce un diritto sovrano indipendentemente dal «colore» di chi ne è beneficiario.

(Votazione - Doc IV-quater, n. 2)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-quater, n. 2 concernono opinioni espresse dal senatore Morri, deputato all'epoca dei fatti, nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 467
Votanti 465
Astenuti 2
Maggioranza 233
Hanno votato
465).

Prendo atto che i deputati Pionati e Favia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

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Seguito della discussione del disegno di legge: S. 692 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 92, recante misure urgenti in materia di sicurezza pubblica (Approvato dal Senato) (A.C. 1366) (ore 9,50).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 92, recante misure urgenti in materia di sicurezza pubblica.
Ricordo che nella seduta di ieri è stato approvato l'emendamento Dis. 1.1 del Governo interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 92 del 2008, sull'approvazione del quale, senza subemendamenti e articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione fiducia.
Ricordo, inoltre, che secondo quanto convenuto nella Conferenza dei presidenti di gruppo del 14 luglio 2008, alle ore 12 si passerà alle dichiarazioni di voto finali, per le quali potrà prendere la parola un rappresentante per ciascun gruppo e per le componenti politiche del gruppo Misto. Al termine delle dichiarazioni di voto, si procederà alla votazione finale.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1366)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 1366).

Avverto che, dopo l'illustrazione degli ordini del giorno e il parere del Governo su di essi, avranno luogo le votazioni, previo svolgimento delle dichiarazioni di voto.
L'onorevole Zaccaria ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1366/21.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, il mio ordine del giorno n. 9/1366/21 concerne una questione di rilievo che riveste una importanza di carattere generale. Vorrei segnalare, pertanto, questo problema da un lato al Governo, come è naturale attraverso strumenti di questo tipo, e dall'altro anche a quei settori della maggioranza che certamente sono più sensibili sul tema dei diritti fondamentali (mentre non lo segnalerò all'opposizione dato che su questo punto avevamo già presentato delle proposte emendative che sono state travolte dalla posizione della questione fiducia). Anche se posto solo alla fine del nostro dibattito - non è stato possibile fare altrimenti - si tratta di un problema fondamentale che riguarda l'equiparazione sommaria che viene realizzata tra due figure fondamentali, per il diritto costituzionale e per il diritto comunitario quali quelle dei cittadini stranieri e comunitari. Agli articoli 235 e 312 del codice penale viene inserita, infatti, una norma pericolosa che equipara, dal punto di vista dell'allontanamento o dell'espulsione, i cittadini comunitari agli stranieri. La Corte di giustizia delle Comunità europee ha, però, sostanzialmente affermato in maniera molto esplicita che l'adozione di una normativa interna che stabilisca cause di espulsione automatica dei cittadini comunitari a seguito della commissione di reati è incompatibile con il diritto comunitario.
In altre parole, applicare la misura di sicurezza dell'allontanamento dal nostro Paese per i cittadini comunitari per il solo fatto della commissione di un reato contrasta con la direttiva comunitaria; è una cosa che non si può fare, lo ha detto esplicitamente la Corte di giustizia delle Comunità europee. Questo è un punto molto delicato perché sappiamo che quando si introducono norme di questo genere in violazione di norme comunitarie si va incontro certamente a delle sanzioni. È già successo con il Parlamento europeo, che ha richiamato in maniera molto vistosa l'Italia per quanto riguarda la pratica relativa alle impronte ai bambini rom. In quel caso è intervenuto il Parlamento europeo, mentre in questo caso si andrebbe sostanzialmente incontro ad una Pag. 8procedura di infrazione certa da parte della Commissione e della Corte. Questo tipo di problema è stato segnalato in tutti i documenti e in tutte le schede che sono a disposizione dei membri delle Commissioni, quindi si tratta di un errore - mi permetta, Presidente - di grammatica dal punto di vista istituzionale. Non dico solo che tutto ciò contrasta con i principi costituzionali (dato che questo argomento in questa sede non sembra ormai un argomento di grande peso). Dirò invece che il contrasto con l'ordinamento comunitario può avere conseguenze molto pesanti.
Vorrei segnalare ora un argomento che prenderemo in considerazione subito dopo, durante l'esame del decreto fiscale. Il decreto fiscale apparentemente non c'entra niente ma i colleghi che stanno esaminando tale provvedimento avranno notato che all'articolo 37, comma 2, dello stesso decreto vi è una disposizione del tutto eccentrica che, modificando il Testo unico sull'immigrazione equipara in peggio i cittadini comunitari agli stranieri. La formulazione assai bizzarra da punto di vista tecnico, così dispone: "il presente Testo unico non si applica ai cittadini degli Stati membri dell'Unione europea salvo quanto previsto dalle norme di attuazione dell'ordinamento comunitario". Questa anomalia è stata segnalata in sede di discussione nella Commissione affari costituzionali e dal Comitato per la legislazione. Siamo in presenza di una norma chiaramente contrastante con il principio di uguaglianza e con la ragionevolezza che in quel principio è contenuta. Che cosa c'entra con un decreto fiscale l'inserimento di una norma in cui si modifica il testo unico sull'immigrazione? Si tratta di una norma assolutamente estranea. In questo modo si mette sostanzialmente in discussione lo stesso intervento di natura economica, perché porre una norma restrittiva con riferimento ai comunitari in materia economico-fiscale è argomento del tutto eterogeneo. Anche questo è un errore vistoso e questa volta sarà la Corte costituzionale a sindacarlo. In questo caso la conclusione qual è? Che vi è un errore nel decreto sulla sicurezza: ma potrebbe essere sfuggito? Ho dei dubbi. Vi è un errore ancora più grave nel decreto fiscale. Dunque, siamo di fronte ad una pericolosa regressione, una marcia indietro, sulla tutela dei diritti fondamentali. Il nostro Paese era all'avanguardia in questo campo perché sosteneva i diritti degli stranieri e tendeva ad omologarli ai diritti dei cittadini. Era del tutto pacifico invece che i cittadini comunitari avessero tutti i diritti dei cittadini con l'eccezione dei diritti politici.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ROBERTO ZACCARIA. La conclusione è molto semplice: o si tratta di un errore e allora si deve cercare di rimediare; se invece non è un errore ma una scelta politica, si tratta di una pericolosa marcia indietro del nostro Paese sulla tutela dei diritti fondamentali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Dal Lago ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1366/34.

MANUELA DAL LAGO. Signor Presidente, rinuncio al mio intervento.

PRESIDENTE. Sta bene. L'onorevole Tenaglia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1366/25.

LANFRANCO TENAGLIA. Signor Presidente il mio ordine del giorno n. 9/1366/25 reca l'impegno al Governo di valutare l'opportunità di istituire l'ufficio del processo. È una normativa molto attesa nella scorsa legislatura dal personale dell'amministrazione giudiziaria e da tutti gli operatori della giustizia (magistrati e avvocati) e che durante tale legislatura era arrivata alla soglia dell'esame da parte dell'Assemblea, in questo ramo del Parlamento, dopo una grande condivisione in Commissione. Crediamo che questo rappresenti uno degli interventi prioritari per ridare efficienza alla macchina della giustizia. Nelle sue comunicazioni alla ComPag. 9missione giustizia il Ministro della giustizia, Angelino Alfano, aveva condiviso queste valutazioni, quindi crediamo che il Governo possa condividere pienamente questo impegno per far sì che la giustizia abbia un'organizzazione moderna, efficiente e finalmente in grado di rispondere alle esigenze di lavoro e alle condizioni di migliore effettuazione del servizio sia delle cancellerie sia del personale giudiziario sia del personale della magistratura sia degli avvocati.
Detto questo, signor Presidente, vorrei esprimere alcune considerazioni su un'altra questione che ha impegnato il dibattito più fuori dalle sedi parlamentari che dentro il Parlamento, dal momento che, su questo punto, è stato completamente «strozzato» dalla posizione della questione di fiducia.
Mi riferisco all'emendamento Dis. 1.1 del Governo, che ha sostituito l'originario emendamento presentato dai senatori Berselli e Vizzini sulla cosiddetta norma «bloccaprocessi» o «salva Premier».
La norma, che è stata inserita in sostituzione di quella, è certamente un passo avanti nel quadro di una visione di limitazione del danno. Ma anche in un'ottica di tal genere, la norma, che di qui a poco approverete definitivamente, contiene gravi problemi e potrebbe comportare ricadute notevoli sull'organizzazione giudiziaria. Abbiamo, a tale proposito, presentato emendamenti che, naturalmente, neanche sono stati presi in considerazione dalla maggioranza.
Vorrei evidenziare alcuni punti di grave crisi di questa norma. Ritengo che sia necessario dare un giudizio netto sulla finalità della norma: è connotata dal tentativo di continuare a mascherare l'unica funzione della norma precedente. Il novellato articolo 132-bis delle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale, di cui al decreto legislativo 28 luglio 1989 n. 271, stabilisce che nella formazione dei ruoli di udienza e nella trattazione dei processi è assicurata la priorità assoluta ai processi analiticamente elencati dalla disposizione. La lettera di quest'ultima non consente dubbi: la formazione del ruolo deve avvenire secondo la prescrizione imperativa della norma, che individua una priorità assoluta. Tale priorità è indicata anche in ordine decrescente. Voi conferite ai capi degli uffici un potere enorme nella fissazione di questa priorità, senza specificare qual è la natura del provvedimento che il capo dell'ufficio dovrà adottare. Quindi, si tratta di un provvedimento senza sindacato. Parlate tanto di voler limitare le prerogative, le facoltà, l'ambito di valutazione discrezionale dei magistrati e conferite ai capi degli uffici un potere assoluto e non controllabile proprio su un punto fondamentale. La norma in questione contiene un'indicazione che comporta un'applicazione a regime.
Ma vorrei porvi alcune domande: sul piano della politica criminale, quale finalità effettiva persegue prevedere che i delitti commessi in violazione delle norme in materia di circolazione stradale siano collocati al secondo posto tra quelli di priorità assoluta?

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Tenaglia.

LANFRANCO TENAGLIA. Sono forse più gravi di altri reati, quali i reati contro la pubblica amministrazione o i reati ambientali? Si tratta di prescrizioni vincolanti.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Tenaglia.

LANFRANCO TENAGLIA. Signor Presidente, ho già terminato i dieci minuti?

PRESIDENTE. Onorevole Tenaglia, lei ha a disposizione cinque minuti.

LANFRANCO TENAGLIA. Cinque minuti? Allora, signor Presidente, concludo chiedendo alla Presidenza che autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

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PRESIDENTE. Onorevole Tenaglia, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Constato l'assenza dell'onorevole Mura, che aveva chiesto di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1366/47: s'intende che vi abbia rinunziato.
L'onorevole Tassone ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1366/54.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, svolgerò brevissime considerazioni. Con il mio ordine del giorno n. 9/1366/54 intendo richiamare l'attenzione del Governo su alcune vicende che abbiamo già discusso, affrontato, perlustrato e scandagliato nelle Commissioni e in quest'Assemblea, anche attraverso tutte le iniziative che si sono consumate nel corso del tempo. Trattiamo del problema degli immigrati extracomunitari, del problema della riammissione e dei rapporti con quei Paesi da dove provengono tali immigrati.
Sappiamo che nel tempo vi è stata una serie di tentativi volti a stabilire rapporti con le nazioni dalle quali provengono questi immigrati, anche al fine di una loro riammissione e di un contrasto ad operazioni criminose, che vedono questi gommoni attraversare il mare, con tutti i rischi e pericoli di cui certamente siamo consapevoli e abbiamo contezza, soprattutto in questi giorni.
Allora, vorrei capire se il Governo assumerà qualche iniziativa ulteriore, visto e considerato che con la Libia si erano stabiliti rapporti ed erano state definite anche soluzioni; ma la Libia è venuta meno rispetto agli impegni che aveva assunto con il nostro Governo.
Vi sono anche altre iniziative da svolgere, non ultima quella che, a mio avviso, dovrebbe spronare l'Europa a realizzare una politica seria, coordinata ed unitaria rispetto ad una problematica che ha sfondi umanitari, economici e che certamente determina, giorno per giorno, contraccolpi sul piano sociale.
Era questo il senso e il significato del mio ordine del giorno: una richiesta e un commento da parte del Governo.
Abbiamo detto in Commissione e anche in Assemblea, in occasione della discussione sulle linee generali del provvedimento in esame, che il tema dell'immigrazione è un tema anche e soprattutto di politica estera e di raccordo, a livello europeo, anche con questi Paesi rivieraschi.
Voglio ricordare che, a suo tempo, provenivano dai Balcani, anche e soprattutto dall'Albania, operazioni criminose in grande stile.
Fu cercato un accordo e si tentò di stabilire un equilibrio con quei Paesi.
Qualcosa si è mosso, certamente ancora il fenomeno non è stato spento, ma vi è un tema ancora in piedi e ritengo che non sia soltanto un dato che riguarda un Ministero, ma il Governo nel suo complesso e, in particolare, il Ministero degli affari esteri.

PRESIDENTE. L'onorevole Montagnoli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1366/33.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Signor Presidente, con l'ordine del giorno in esame si vuole impegnare il Governo a dare una risposta rispetto al tema della sicurezza.
Sappiamo quanto sia attuale la discussione sul tema della sicurezza e conosciamo anche le difficoltà, in molti casi, dei mezzi e degli equipaggiamenti delle nostre forze dell'ordine.
Sicuramente l'impegno del Governo è notevole e il tema della sicurezza ha visto soprattutto il movimento Lega Nord alzare la voce nell'ultima campagna elettorale, per dare risposte ai cittadini.
L'esperienza che io ho maturato, anche da sindaco, è che in molti casi vi sono difficoltà di mezzi. Allora, l'amministrazione ha cercato di dare risposte soprattutto nell'ambito sociale anche con altri interventi, mancando le risorse.
Con l'ordine del giorno in esame vi è la volontà di dare una risposta, anche quella della sponsorizzazione, a chi tutti i giorni lavora sul territorio e non ha i mezzi.
Ho avuto occasione di parlare anche con chi tutti i giorni è sul territorio e vi Pag. 11lavora: cito l'esperienza della polizia provinciale di Verona, che si trova in città ad avere mezzi obsoleti, mentre nelle autostrade, dove ci sono mezzi finanziati dall'ente concedente, dispongono di mezzi nuovi.
Pertanto, penso che la volontà sia quella di dare risposte ai cittadini. Abbiamo sicuramente visto l'impegno del Governo e del nostro Ministro Maroni, anche in tema di risorse: dobbiamo fare un passo avanti.
Siamo consapevoli delle esigenze di bilancio, che sono sicuramente ristrette, però anche in questo caso si può fare di necessità virtù e formulare una proposta nuova.
Ciò che conta per noi è risolvere i problemi dei cittadini: ci chiedono sicurezza.
Il Governo sta mettendo a disposizione il personale, ma abbiamo bisogno dei mezzi, perché in molti casi non abbiamo le autovetture, non abbiamo i giubbotti antiproiettile, precisamente non possiamo fornire il vestiario a chi è sul campo.
Ciò che conta per noi è arrivare a risolvere la problematica. Sicuramente notiamo l'impegno del Governo e cerchiamo con l'ordine del giorno in esame di dare una risposta, per far sì che tutti coloro che sono tutti i giorni impegnati a favore della nostra sicurezza siano messi nelle condizioni di svolgere il loro lavoro nel migliore dei modi.
Penso che possiamo veramente dare una risposta, anche con l'aiuto di apporti privati. Sappiamo, infatti - vale per questo settore, come per molti altri - che lo Stato vuole utilizzarli in questo mandato, ricorrendo al project financing: è possibile, quindi, realizzare opere pubbliche, ma anche intervenire in altri settori. Se vi è la disponibilità dei privati, accettiamola: riusciremo così a risolvere le esigenze dei cittadini.

PRESIDENTE. L'onorevole Compagnon ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1366/50.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, intervengo per illustrare il mio ordine del giorno, che non è un ordine del giorno qualsiasi: pur apparendo abbastanza semplice, esso tocca il tema del rapporto fra sicurezza e lavoro (e ciò che potrebbe migliorare). Disponiamo di dati molto precisi, che dimostrano che nel 2007 soltanto seimila lavoratori stranieri sono potuti entrare regolarmente nel nostro Paese. Tale cifra appare totalmente sproporzionata a fronte delle oltre 700 mila domande spedite dai datori di lavoro (quindi, da realtà che hanno bisogno di collaboratori e di manodopera).
Pertanto, il mio ordine del giorno n. 9/1366/50 non fa altro che chiedere di impegnare il Governo a prevedere risorse aggiuntive da destinare alla rete consolare, che sicuramente è messa in una condizione di difficoltà, rispetto all'enorme richiesta di persone che vogliono regolarmente e seriamente entrare nel nostro Paese.
L'ordine del giorno in oggetto impegna, altresì, il Governo a dotare, soprattutto, le direzioni provinciali del lavoro di strumenti più idonei ed incisivi, atti ad accelerare le procedure di verifica dei requisiti richiesti per il rilascio dei nulla osta al lavoro.
L'ordine del giorno a mia firma entra in un aspetto più complesso, cioè quello del rapporto con la necessità di manodopera e quello che le attività produttive (e non solo) richiedono quotidianamente. Nel nostro Paese, vi è una situazione che ha dimostrato, da tempo, che vi è bisogno di un numero, anche elevato, di persone che entrino nel nostro Paese, per continuare quella che, da sempre, è la linea della nostra attività produttiva. Si pensi, inoltre, alla questione del sociale, delle badanti e delle necessità che ha un Paese come il nostro, che indubbiamente sta sempre più invecchiando e sempre più ha il dovere di assistere le persone più bisognose. È una società a cui si devono dare risposte precise.
In tale contesto, entra il discorso degli extracomunitari irregolari, della sicurezza e di tutto quello che avviene (ne abbiamo discusso - purtroppo poco - in relazione al decreto-legge in oggetto, e per questo mi Pag. 12scuso; anche in merito a ciò dirò qualcosa). Almeno in questa situazione, per le persone che intendono entrare seriamente nel nostro Paese e che hanno voglia di lavorare, troviamo i mezzi necessari per fare in modo che ciò avvenga in tempi brevi e nei numeri più alti possibili. La volontà d'ingresso serio nel nostro Paese c'è: tante, tantissime persone - come è avvenuto negli anni passati, quando i nostri emigranti andavano a cercare lavoro - vogliono entrare seriamente.
Tuttavia, non deve passare in secondo piano - vorrei ora svolgere una riflessione politica - il modo in cui discutiamo di questi argomenti e il motivo per il quale siamo costretti a discutere in poco tempo, attraverso gli ordini del giorno, di situazioni delicate. Il continuo ricorso alla fiducia, anche su situazioni e proposte come questa, è veramente avvilente e ci riduce a discutere, qualche minuto, di situazioni estremamente delicate. Se continuiamo ad andare avanti così - come Parlamento, ma per quanto ci riguarda, come forza politica che ha già dimostrato, anche su questi provvedimenti, di essere seria e costruttiva - non potremo dare quel contributo necessario a migliorare i provvedimenti che vengono presentati.
Rischiamo veramente di continuare sulla china della passata legislatura, quando chi vi parla, il nostro partito, insieme a coloro che adesso governano, hanno denunciato per due anni questo comportamento, questo metodo che sviliva il Parlamento.

PRESIDENTE. Onorevole Compagnon, la prego di concludere.

ANGELO COMPAGNON. Concludo, signor Presidente, dicendo che mi auguro che il percorso non si fermi con il provvedimento in esame, anche se ho qualche dubbio che non sarà proprio così (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. L'onorevole Cavallaro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1366/14.

MARIO CAVALLARO. Signor Presidente, l'ordine del giorno da me presentato, che riscuote il consenso del mio gruppo, fa riferimento a uno dei temi essenziali in materia di sicurezza che è stato pressoché dimenticato nella predisposizione di strumenti pur dichiarati urgenti. Si tratta del tema delle strutture carcerarie, della loro efficacia ed efficienza nel nostro Paese e della loro attitudine a risolvere i problemi non solo della custodia fisica dei detenuti, ma anche dell'attuazione del principio contenuto nell'articolo 27 della Costituzione, che vuole che la pena svolga anche una funzione rieducativa.
In entrambe tali direzioni, il nostro sistema carcerario è assolutamente inadeguato e sono anni che, nonostante le affermazioni in senso contrario, non si riesce a dare un principio di soluzione organica al problema.
Nelle scorse legislature fu approvato un piano straordinario di edilizia carceraria che prevedeva la realizzazione di 21 nuovi istituti penitenziari, posto appena agli inizi di questo programma e poi, praticamente, cessato per difetto di adeguate risorse finanziarie.
Nel precedente Governo Berlusconi, come l'ordine del giorno ricorda, era stata ipotizzata l'utilizzazione di strumenti di finanza di progetto e, in particolare, si era ipotizzato che, attraverso una combinazione dell'istituto del leasing e l'utilizzazione della legge obiettivo, si sarebbe riusciti a realizzare un progetto adeguato di edilizia carceraria, anche attraverso la costituzione di una società ad hoc denominata Dike Aedifica che avrebbe dovuto operare proprio in questo settore. Non solo tutto ciò non è stato ottenuto, ma, in realtà, la citata società è stata posta in liquidazione nel 2007 senza che avesse realizzato alcunché, senza che fosse stata sostituita da uno strumento alternativo adeguato e senza che, per altra via, si realizzasse il programma di edilizia carceraria.
Ricordo, fra l'altro, che le strutture carcerarie non solo dovrebbero essere adeguate a garantire una presenza di circa Pag. 13sessantamila unità, ma dovrebbero anche essere articolate in modo da consentire una detenzione differenziata a seconda della gravità delle pene e, soprattutto, a seconda del fatto che si tratti di detenuti chiamati a scontare una pena definitiva o che, invece, siano in attesa di giudizio.
Inoltre, come richiama l'ordine del giorno, sarebbe essenziale che le strutture carcerarie, oltre a garantire condizioni di civiltà, fossero anche in grado di consentire le attività rieducative, in particolare il lavoro; rilevante anche sotto il profilo economico (è, infatti, utilizzato per ripagare le spese di custodia e di detenzione), esso sarebbe essenziale ai fini di un sistema carcerario moderno ed efficiente e degno di una grande democrazia, ma anche degno della finalità di garantire la sicurezza che presiede al sistema carcerario.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 10,15)

MARIO CAVALLARO. Nulla di tutto questo è stato previsto. Abbiamo individuato la dichiarazione generica che anche in sede di atto di indirizzo il Ministro Alfano aveva indicato nella trattazione di tale questione, ma abbiamo verificato che, ad esempio, nel testo in esame - che è stato presentato con grande enfasi come testo emergenziale - nulla viene detto sull'argomento.
Peggio ancora, nulla è stato previsto negli atti finanziari generali, in particolare nel DPEF e nell'Allegato infrastrutture, cosicché (non si tratta solo di una questione polemica, ma è un'amara considerazione) uno dei punti cardine della tutela della sicurezza dei cittadini, vale a dire la custodia sicura in carcere di coloro che delinquono, non è né realizzato, né si danno indicazioni atte a ritenere che in breve tempo ciò possa accadere.
Conseguentemente, raccomando l'approvazione di questo ordine del giorno e, soprattutto, raccomando che il Governo tenga conto di questo indirizzo, che ci pare molto più pregnante delle iniziative propagandistiche, che non danno, poi, sostanza alle iniziative che dobbiamo compiere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Cota ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1366/35.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, il nostro ordine del giorno n. 9/1366/35 si muove nel solco dell'attribuzione di più poteri ai sindaci in materia di ordine pubblico ed è il completamento ideale anche delle disposizioni contenute nel decreto-legge che approveremo questa mattina.
In particolare, riteniamo che i sindaci debbano avere anche la possibilità di disporre il fermo di polizia per ventiquattro ore, prorogabili di altre ventiquattro ore dal magistrato, non soltanto al fine di procedere all'identificazione dei sospetti, ma, altresì, per ragioni di sicurezza e di ordine pubblico.
Ovviamente, per fare questo, è necessario un provvedimento legislativo, che, peraltro, è già stato annunciato in occasione del Consiglio dei ministri del 21 maggio 2008. Chiediamo al Governo di andare avanti su questa linea, di andare in questa direzione, che è sempre stata la direzione della Lega. Infatti, come tutti sanno, riteniamo che ci debba essere un progressivo trasferimento di competenze dallo Stato al territorio in tema di ordine pubblico e di interesse locale.
In particolare, riteniamo che i sindaci siano le figure più adatte per gestire queste nuove competenze, perché sono quelli che conoscono meglio di tutti il territorio e hanno, quindi, la possibilità di svolgere un'azione efficace di controllo del territorio, visto non come controllo di polizia, ma come assistenza ai cittadini.

PRESIDENTE. L'onorevole Picierno ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1366/10.

PINA PICIERNO. Signor Presidente, la provincia di Caserta, da cui provengo, è nota anche alle cronache nazionali per la Pag. 14presenza subdola e invasiva della criminalità organizzata e per l'altissimo livello di infiltrazione, anche nelle istituzioni.
La mia regione, purtroppo, ha un triste primato: guida la classifica dei comuni sciolti per infiltrazione camorristica. Lo voglio ricordare in questa sede, perché, per noi, parlare di sicurezza significa parlare soprattutto di questo.
In quell'angolo di Italia è in corso un vero e proprio attacco allo Stato e ai cittadini perbene, che in quella regione lavorano, studiano e vivono nella piena trasparenza e nella piena legalità.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, occorre, però, assolutamente non lasciarli soli. Non molto tempo fa, nel corso di un'iniziativa pubblica, in cui il Partito Democratico sensibilizzava alla lotta alla camorra, una signora, una cittadina di un comune tristemente noto alle cronache anche nazionali, si è avvicinata a noi e ci ha detto: «Grazie, perché oggi ci sentiamo meno soli».
Credo che la politica, il nostro lavoro quotidiano, il nostro lavoro nelle Commissioni, le nostre discussioni in quest'Aula non hanno granché senso, se non sanno cogliere la dignità e la forza di quella richiesta di aiuto e non sanno offrire, in maniera rapida, una risposta ad essa.
La risposta è muovere una guerra senza quartiere alla camorra e a tutta la criminalità organizzata. Sappiamo che la camorra la si colpisce, innanzitutto, impoverendola, tagliando il circolo vizioso che la alimenta, e sappiamo anche che tra i principali proventi di cui la camorra si serve ci sono quelli derivanti dalla partecipazione delle sue società a gare di appalto pubbliche.
Ed è per questo che il Partito Democratico, con l'ordine del giorno n. 9/1366/10, chiede di istituire una stazione unica appaltante per garantire il massimo controllo e la piena trasparenza delle procedure. Del resto a questa proposta, durante un incontro fra una delegazione del nostro Governo ombra e il Ministro Maroni, lo stesso Ministro Maroni si era detto favorevole. Credo che accogliere l'ordine del giorno in esame sarebbe un fatto importante per i cittadini casertani, per la Campania e per quanti nel Paese si battono per la legalità e per la democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Vanalli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1366/36.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, l'ordine del giorno al nostro esame è stato presentato per riportare l'attenzione sul tema dei ricongiungimenti familiari. Il decreto legislativo n. 286 del 1998 prevede che lo straniero possa chiedere il ricongiungimento dei familiari, presentando allo sportello unico per l'immigrazione un'apposita domanda di nullaosta, corredata di tutta la necessaria documentazione. La richiesta viene esaminata e si arriva all'accoglimento della domanda oppure al respingimento, se la stessa non è accoglibile. Il comma 8 dell'articolo 29 prevede però il meccanismo del silenzio assenso: se entro novanta giorni dalla presentazione di questa richiesta gli uffici non sono in grado di esaminarla, e quindi di accoglierla oppure respingerla, la stessa si intende accolta. Capita spesso che gli uffici siano intasati di lavoro, manchi personale e non sempre si riesca ad esaminare queste richieste; di fatto si lasciano decorrere i termini, e abbiamo dei ricongiungimenti che non avrebbero titolo di essere accolti.
Per questo motivo si vorrebbe invitare il Governo a considerare l'opportunità di eliminare questo meccanismo di silenzio assenso, obbligando gli uffici ad esaminare tutte le richieste, ad accogliere quelle che sono accoglibili e a respingere le altre. Si vuole in questo modo dare il senso di un maggior controllo del nostro territorio, di un accoglimento in modo più serio degli stranieri che ne fanno richiesta e, quindi, di una verifica più seria e puntigliosa di tutta la documentazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'onorevole Samperi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1366/20.

Pag. 15

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, il decreto-legge che stiamo convertendo reca misure urgenti in materia di sicurezza pubblica. Il tema, naturalmente, è estremamente complesso, e se lo si vuole affrontare in modo adeguato occorre approfondire, senza tralasciarne alcuno, tutti gli aspetti relativi anche alla dimensione sociale del fenomeno, all'integrazione, al rispetto generalizzato delle regole.
Non può dimenticarsi, ad esempio, che nel nostro Paese è dilagante la piaga del lavoro nero e dello sfruttamento della manodopera extracomunitaria, fenomeno aggravato dalla ripresa del caporalato, soprattutto nei settori dell'edilizia e dell'agricoltura. Si è in presenza di una vera e propria economia sommersa, che genera enormi profitti, distorce la concorrenza e alimenta una malavita particolarmente violenta, che controlla oltre 300 mila persone. La Commissione europea già dal 2007 ha presentato una proposta di direttiva, che introduce sanzioni contro i datori di lavoro che impiegano cittadini di Paesi terzi soggiornanti illegalmente dell'Unione europea e invita gli Stati membri a prevedere anche nuove fattispecie di reati penali.
La proposta mira ad introdurre un forte deterrente all'utilizzo di manodopera irregolare. Sostenere azioni di contrasto del lavoro nero, prevedere rimedi allo sfruttamento di manodopera, con particolare attenzione a quella extracomunitaria clandestina, significa evitare uno dei principali fattori di attrazione per gli immigrati clandestini, che è quello di trovare lavoro, comunque e in ogni caso, nel nostro Paese. Dunque qualsiasi inasprimento di sanzioni, qualsiasi regola, anche la più dura, se non si combatte alla radice il fenomeno della maggiore attrazione per popolazioni che si spostano in cerca di lavoro e di cibo, diventerebbe inutile, e ugualmente renderebbe inutile qualsiasi azione, anche più dura, di contrasto.
E invece potrebbe essere molto più semplice eliminare alla radice uno dei fattori di grande attrazione per gli immigrati clandestini, cioè proprio la certezza di trovare un lavoro nel nostro Paese, anche se sfruttato e sottopagato. Questo ordine del giorno va dunque nel senso di un impegno ad affrontare la questione dello sfruttamento del lavoro nero, il che sarebbe un grande deterrente contro l'immigrazione clandestina.

PRESIDENTE. L'onorevole Luciano Dussin ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1366/37.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, la legge sull'immigrazione prevede per le richieste di ricongiungimento familiare la sussistenza di precisi requisiti in termini di capacità di reddito da parte degli interessati. Tali requisiti impongono, in particolare, il possesso di un reddito non inferiore all'assegno sociale per il ricongiungimento di un singolo familiare, al doppio per due o tre familiari e al triplo per quattro o più. Proprio in questi giorni, la I Commissione ha formulato un'osservazione sul decreto di attuazione della direttiva 2003/86/CE del Consiglio, relativa al diritto al ricongiungimento familiare. In particolare, si ritengono palesemente insufficienti i parametri di reddito previsti per l'accoglimento delle richieste e si teme un aggravio dei costi di integrazione dei familiari beneficiari di un provvedimento di ricongiungimento familiare a carico della fiscalità generale, come peraltro già sta ampiamente avvenendo. Questo ordine del giorno, dunque, impegna il Governo ad assumere le iniziative legislative necessarie alla rideterminazione dei parametri di reddito da considerare come requisito necessario per l'ammissione al beneficio del ricongiungimento familiare.

PRESIDENTE. L'onorevole Ferranti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1366/24.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, l'ordine del giorno in esame cerca di riportare l'azione di Governo ad un indirizzo di concretezza e alle problematiche effettive del servizio giustizia. Speravamo fosse finita la stagione degli attacchi alla magistratura e delle leggi e Pag. 16delle riforme ad personam, ma purtroppo non è stato così: per ora, a fronte dei proclami programmatici del Ministro, abbiamo assistito a interventi settoriali e contraddittori, che da un lato ingolfano ancor di più il servizio giustizia e dall'altro incidono e hanno inciso sfrontatamente sui principi costituzionali, ordinamentali e organizzativi, senza affrontate la realtà delle problematiche, senza affrontare i veri nodi della giustizia, la cui soluzione passa certamente - oltre che per altri aspetti importanti - attraverso il corretto riconoscimento delle professionalità del personale dell'amministrazione giudiziaria, il cui sviluppo di carriera è rimasto bloccato dal 2001, nonché attraverso un rafforzamento del personale stesso, con qualifiche adeguate ai tempi di oggi. Tutto questo deve avvenire attraverso qualificati concorsi dall'esterno. Invece, finora abbiamo solo visto tagli sempre più profondi: tagli alle risorse economiche, tagli alle esigenze di giustizia.
Sentiamo parlare di riforma della giustizia: dopo che si è tentato in ogni modo di approvare le riforme che facevano comodo a una persona, strozzando ogni dibattito parlamentare, oggi udiamo il Ministro annunciare nuove riforme della giustizia. Ci auguriamo che non si vogliano fare nuovamente riforme contro i magistrati e che invece, anche per il servizio giustizia, si voglia dare una risposta ai cittadini in termini di efficienza, non disgiunta dalla qualità e dal rispetto della legalità per tutti.

PRESIDENTE. L'onorevole Chiappori ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1366/38.

GIACOMO CHIAPPORI. Signor Presidente, questo ordine del giorno si ripropone di richiamare l'attenzione su un problema che da anni in questo Paese sembra dimenticato, quello dell'isola di Lampedusa, la porta di quei traghettatori che qualcuno in questo Parlamento forse difende, o con i quali comunque solidarizza, a mio giudizio per una falsa ipocrisia. Questa piccola isola è diventata la porta di entrata di clandestini e tutti i giorni, ogni volta di più, registriamo sbarchi, soprattutto nella stagione estiva.
Sottopongo pertanto all'attenzione dell'Aula il fatto che, per un concetto mio personale, in base al quale l'uomo non può assolutamente globalizzare l'uomo, dobbiamo difendere l'isola di Lampedusa; e da questo momento, io intendo difenderla anche nei confronti del nostro Paese, che è troppo permissivo, e ha fatto sì che da noi possa arrivare di tutto e di più.
Capisco il dramma di queste persone, ma come mai arrivano sempre da noi? La Spagna si è difesa, ha creato delle barriere, ma se oggi noi ne volessimo creare delle altre ecco che i Ministri spagnoli comincerebbero a dire che non si fa così, che bisogna essere umani, che bisogna riceverli, perché hanno paura che il flusso si diriga di nuovo verso casa loro. Lampedusa, di fronte a questi eterni sbarchi, ha un problema serio non solo di accoglienza, ma proprio di infrastrutture (ad esempio l'acqua); quanto al turismo, che è sempre stato il fiore all'occhiello dell'isola, se oggi andate a vedere cosa sta succedendo vi rendete conto che la situazione non è più sostenibile.
Con l'ordine del giorno al nostro esame chiedo al Ministro - che ben sa quali sono, ad esempio, i limiti delle acque territoriali - di cercare di fermare questa gente, o di pattugliare in maniera tale che si possa controllarla anche da quei satelliti che dovrebbero dare il punto esatto di partenza di questa gente. Chiedo proprio al Ministro di fare un'ampia riflessione, cercando anche di reperire aiuti in un quadro europeo (perché questa gente viene da noi, ma poi potrebbe anche andare da altre parti).
Occorre una vera e propria salvaguardia, perché non credo che si possa lasciare a nessuno - a questa gente, a questi Caronte - la possibilità di traghettare nel nostro Paese persone clandestine alle quali chiederei anche, in un primo momento, di avere un riferimento sanitario, un passaporto sanitario. Lampedusa vive infatti, in prima linea, anche un problema che potrebbe essere oggi grave: la tubercolosi non Pag. 17è una cosa da poco, si assiste ad una sua recrudescenza, e ciò deriva anche da un cattivo controllo dei clandestini in entrata (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'onorevole Capano ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1366/23.

CINZIA CAPANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, il mio ordine del giorno impegna il Governo ad adottare iniziative volte all'accelerazione ed alla razionalizzazione dei procedimenti mediante l'adozione del processo telematico. Questo ordine del giorno ripropone, tutto sommato, l'impegno che il Ministro Alfano aveva già assunto illustrando le sue linee programmatiche presso la Commissione giustizia. Allora annunziò, oltre a questo, anche l'imminente aumento delle risorse, maggiori investimenti, nonché la volontà di portare a compimento i progetti di riforma in itinere.
Tra questi, lo stesso Ministro attribuì particolare rilevanza agli interventi di informatizzazione necessari per la costituzione dell'ufficio del processo e per l'attivazione, su tutto il Paese, del processo telematico (che adesso è attivo solo in alcune sedi giudiziarie in via di sperimentazione), e definì il processo telematico un elemento di substrato imprescindibile di ogni attività connessa alla giustizia, dal sistema delle notifiche al registro delle notizie di reato, alla fase esecutiva ed alla sorveglianza, dall'avviso di cancelleria alla produzione di atti, in particolare per quanto riguarda la gestione del contenzioso del diritto civile e del lavoro.
Questo ordine del giorno ripropone esattamente tali linee di intervento sull'informatizzazione. Fu proprio il Ministro a ritenere questi interventi, preannunciati nelle sue linee programmatiche, coerenti con quanto previsto nel decreto-legge e nel disegno di legge in materia di sicurezza. In realtà, però, questo decreto-legge dedica all'organizzazione giudiziaria gli articoli 2-bis e 2-ter, in cui però è contenuto un intervento non organico, volto esclusivamente a celare quella materia del contendere già risolta con il provvedimento del lodo Alfano.
Non vi è dubbio, comunque, che se le linee programmatiche del Ministro continuano ad essere quelle che ha illustrato, questo ordine del giorno non può che trovare l'accoglimento del Governo. Ciò servirebbe anche a porre in qualche modo rimedio a quella incoerenza già manifestata nel Governo rispetto alle linee del Ministro quando si è trattato di allocare le risorse. Abbiamo cominciato subito, già con il decreto-legge sull'ICI, a privare la giustizia di 20 milioni di euro nel 2008 e di 30 milioni di euro nel 2010. Poi continuiamo con i tagli previsti dalla manovra economica, che tra il 2009 e il 2011 prevedono tagli dal 20 sino al 40 per cento.
Certamente questo non renderà facile un intervento per l'informatizzazione, per il processo telematico e per l'attivazione dell'ufficio del processo. Tuttavia, ne va della coerenza del Ministro con le sue linee programmatiche. Pertanto, confido nell'accoglimento di questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. L'onorevole Lussana ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1366/39.

CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, intervengo brevemente per far soffermare l'attenzione del Governo su questo ordine del giorno che, nell'ottica prevista da questo decreto-legge sicurezza e nell'intenzione di incentivare la leale collaborazione tra Stato e comuni per il contrasto della criminalità e, in modo particolare, dei fenomeni dell'immigrazione clandestina, chiede che siano escluse dal patto di stabilità le spese che i comuni sostengono per la sicurezza, in modo particolare per i sistemi di videosorveglianza e anche per le risorse umane.
Riteniamo che i sindaci siano il primo interlocutore dei cittadini quando si parla di sicurezza e che, quindi, essi debbano essere messi in condizione di poter dare le Pag. 18risposte ai cittadini per un maggior controllo del territorio. Sappiamo, purtroppo, che, in attesa del federalismo fiscale, i bilanci dei nostri comuni conferiscono poche risorse a disposizione dei sindaci. Non riteniamo però che sia giusto prevedere ulteriori limitazioni e, quindi, chiediamo al Governo un impegno a tutela dei nostri amministratori locali, affinché possano sostenere le spese per la sicurezza, e che tali spese vengano escluse dal patto di stabilità.

PRESIDENTE. L'onorevole Concia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1366/26.

ANNA PAOLA CONCIA. Signor Presidente, sono mesi che sentiamo parlare di emergenza sicurezza, e vedo che per il Governo sicurezza significa dare un giro di vite contro i cittadini extracomunitari, inasprire le sanzioni previste dal codice della strada e dare potere ai sindaci. Leggendo il decreto-legge del Governo, sembra che la sola emergenza sociale in questo nostro Paese sia rappresentata dagli extracomunitari e da chi guida in stato di ebbrezza o sotto l'effetto di droghe. Non è venuto in mente a chi ha presentato questo decreto-legge di verificare attraverso le indagini dell'ISTAT se vi fossero altre priorità relative alla sicurezza? Non è venuto in mente a coloro che hanno ispirato questo decreto di lavorare sul fronte della prevenzione, oltre che su quello della repressione? Credo che una furia abbia annebbiato ancora una volta l'idea del legislatore, tanto da concentrare l'attenzione sulla razza del presunto delinquente o sulle condizioni psicofisiche di chi guida l'automobile ubriaco o drogato, piuttosto che sui soggetti che subiscono le violenze.
Mi riferisco all'aberrante mancanza in questo vostro «pacchetto sicurezza» delle norme contro lo stalking, un fenomeno subdolo e minaccioso, proprio perché difficilmente individuabile. Non è ancora entrato nel linguaggio comune, ma leggendo i dati dell'ISTAT la sua percezione è paragonabile all'emergenza sociale. In Italia - ci riferisce l'ISTAT - oltre due milioni di donne hanno subito questo genere di violenza che si sviluppa soprattutto per la fine di una relazione. Nel 68 per cento dei casi l'aguzzino è l'ex partner. La persecuzione più diffusa è quando lui vuole a tutti i costi parlare con lei e invece lei non ne vuole sapere: il 61,6 per cento ha chiesto ripetutamente appuntamenti alla donna per incontrarla; il 57 per cento l'ha aspettata fuori casa, davanti a scuola o fuori dal lavoro; il 55 per cento le ha inviato messaggi, telefonate, e-mail, lettere o regali indesiderati; il 40 per cento l'ha seguita o spiata.
È evidente che questo fenomeno ha a che vedere con le relazioni tra gli uomini e le donne nella nostra società; saper affrontare questo problema ci dice quanto una società abbia a cuore la libertà femminile, perché noi donne dobbiamo poter vivere libere dalla violenza. Pertanto perché non si è scelto di affrontarlo ora? Lo dico anche alle donne parlamentari del centrodestra: perché non avete voluto dare un segnale alle donne italiane? Il mondo civile ha norme sullo stalking, mentre la legge italiana (tanto per cambiare) è indietro. Polizia e carabinieri conoscono benissimo lo stalking, ma non hanno mezzi per la prevenzione, per evitare che dalle molestie si arrivi a reati più gravi, come il dramma di tante donne uccise.
Il problema è, ancora una volta, di volontà politica, ma è anche di irresponsabilità politica. Tutti noi dobbiamo mostrare senso di responsabilità, abbiamo il dovere di farlo senza «se» e senza «ma», pensando al bene della nostra collettività. Considerato che voi non avete voluto inserire la norma nel decreto-legge sulla sicurezza, l'ordine del giorno che abbiamo presentato impegna il Governo a valutare la possibilità di porre in essere adeguati ed efficaci strumenti normativi e finanziari che permettano di mettere in campo norme, mezzi finanziari e risorse umane idonei a prevenire e a contrastare la violenza sulle donne, promuovendo una cultura fondata sul rispetto e sulla libertà di genere in tutti gli ambiti sociali.
Con questo ordine del giorno vi invitiamo a pensare al bene della collettività, Pag. 19perché la vita delle donne italiane ha a che fare con esso, e a quel bene prezioso che è la piena valorizzazione umana. Le società del future hanno a cuore questo, e questa è la società che noi vogliamo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Pirovano ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1366/40.

ETTORE PIROVANO. Signor Presidente, colleghi, rappresentanti del Governo, i sindaci si sono accorti da tempo che il nostro codice civile presenta una lacuna incredibile, ma ciò si giustifica per il fatto che risale al 1942. Allora si è previsto che affinché uno straniero ottenga le pubblicazioni di matrimonio sia sufficiente che si rechi presso il proprio consolato, che si faccia rilasciare la certificazione che è di stato libero e che si chiama veramente come dice di chiamarsi. Successivamente si richiede che lo straniero vada in prefettura dove un dipendente, che non gli chiede neanche chi sia, né se sia clandestino o regolarmente presente in Italia, mette un timbro e fa diventare valevole per la Repubblica italiana questa certificazione dell'ambasciata o del consolato del Congo, dello Zimbabwe, dell'Algeria, del Marocco o della Albania. Con questo documento il sindaco oggi è obbligato a procedere alle pubblicazioni e a sposare una giovane marocchina con un italiano di ottant'anni, che si è lasciato abbindolare. Come i giornali hanno abbondantemente dimostrato per decine di migliaia di casi, si creano così delle tragedie dal punto di vista familiare e sociale.
Soprattutto, si consente ad un clandestino in soli due anni di poter chiedere ed ottenere la cittadinanza italiana quando uno straniero regolare deve attendere dieci anni.
Chiediamo al Governo di trovare velocemente una soluzione, ponendo fine a questo altissimo senso di ingiustizia nei confronti dei nostri concittadini e degli stranieri regolari che auspichiamo vengano a lavorare nel nostro territorio.
Chiediamo, inoltre, che per ottenere le pubblicazioni di matrimonio - cosa che molti sindaci del nord oggi non fanno, andando contro il codice civile e quindi subendo potenziali ripercussioni da parte dei prefetti - lo straniero abbia un documento che attesti la sua regolare presenza sul territorio. Non pretendiamo il permesso di soggiorno, ma almeno un visto turistico che implica un documento d'identità e un timbro messo alla frontiera dalla polizia di frontiera.
Quindi, sollecitiamo il Governo nel prossimo disegno di legge (che raccoglierà altre nostre richieste) ad eliminare finalmente questo buco presente nel codice civile del 1942, dove sicuramente non poteva essere previsto il concetto di straniero regolare e di straniero irregolare, perché pare che ai tempi dell'Asse gli irregolari fossero solamente gli italiani, i giapponesi e i tedeschi.
Vogliamo fare in modo che questo grande vulnus (come viene definito in quest'Aula) e questa grande fregatura per i nostri cittadini siano eliminate. Ringrazio lei, signor Presidente, e il rappresentante del Governo che sicuramente ci ascolta ed esaudirà le nostre richieste (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'onorevole Melis ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1366/32.

GUIDO MELIS. Signor Presidente, ieri alla sala del refettorio presso la Camera si è tenuto un importante incontro promosso dalle associazioni dei rumeni in Italia, al quale hanno partecipato esponenti del Partito Democratico e del Popolo della Libertà. Si è trattato di un incontro che, per quanto riguarda la nostra partecipazione, ha avuto carattere bipartisan e dal quale sono emerse alcune linee guida e riflessioni che, in parte, hanno dettato l'ordine del giorno in esame. Mi auguro, quindi, che possa essere accolto dal Governo anche per la sua natura così condivisa.
Il tema fondamentale è come si possa promuovere e sviluppare una politica più Pag. 20inclusiva e di maggiore integrazione verso quella che costituisce la principale comunità straniera nel nostro Paese. Si tratta di una componente comunitaria e non extracomunitaria che, quindi, anche alla luce delle direttive europee meriterebbe, anzi avrebbe meritato perché ormai parliamo al passato, che il decreto-legge le avesse riconosciuto una serie di particolari garanzie, le quali, invece, nel decreto-legge non sono previste così come abbiamo più volte sottolineato.
L'ordine del giorno fa riferimento alle politiche di pura repressione, di censimento anche nei conforti della comunità rom. In particolare, mi associo alle belle parole dette ieri dall'onorevole Colombo e ritengo che la comunità rom rappresenti una componente importante della componente di nazionalità rumena (si tratta, infatti, di due realtà diverse come è stato sottolineato ieri). Era presente il rappresentante dell'Opera nomadi, il quale giustamente ha insistito molto sui diritti dei rom. Ebbene, penso che se si accogliesse il mio ordine del giorno si potrebbe rilanciare una politica in chiave inclusiva verso queste componenti fondamentali.
L'ordine del giorno presenta anche un punto più concreto che vorrei richiamare in maniera esplicita e particolare. L'ordine del giorno, infatti, nella sua parte finale prevede che, seguendo l'esempio spagnolo, si renda veramente effettivo il diritto di voto dei cittadini rumeni alle elezioni amministrative e a quelle europee, inviando direttamente a casa, come è previsto per gli elettori italiani, la tessera elettorale.
Sembra una sciocchezza, ma ritengo che il fatto che ogni volta che si deve votare questi cittadini europei siano costretti a lunghe file, all'iscrizione nelle liste elettorali aggiunte e a tutti i disagi che, come sappiamo, comporta una gestione che purtroppo resta ancora burocratica in molti comuni d'Italia, costituisce una delle ragioni per le quali gran parte di queste comunità non vota alle elezioni amministrative e alle altre alle quali ha diritto di votare.
Ritengo che in questa maniera, abbattendo l'ostacolo, si potrebbe raggiungere un risultato politico molto importante, perché - in particolare, mi rivolgo ai colleghi della maggioranza - queste politiche di inclusione avranno un risultato positivo soltanto se siamo capaci di ragionare davvero in termini di cittadinanza europea e di integrazione piena e di uscire da una logica meramente repressiva.

PRESIDENTE. L'onorevole Rossomando ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1366/17.

ANNA ROSSOMANDO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con il mio ordine del giorno n. 9/1366/17 chiediamo di impegnare il Governo ad individuare misure efficaci ed effettivamente idonee ad attuare i provvedimenti di espulsione, garantendo comunque l'accertamento in concreto della pericolosità sociale dello straniero.
Mi sembra che due questioni siano rilevanti e da sottolineare. È vero che, con il provvedimento in esame - che tenderebbe a contrastare la criminalità e a garantire la sicurezza dei cittadini - sono stati ripresi molti contenuti ed opzioni messi in campo nella precedente legislatura. È anche vero, però, che sono state inserite norme e provvedimenti in senso assolutamente opposto. In particolar modo, in ordine alle disposizioni sullo stato dello straniero (riguardanti, per un verso, l'espulsione e, per l'altro, l'inserimento dell'aggravante dello stato di clandestinità), riteniamo che esse non siano utili ed efficaci e siano da contrastare sotto due profili, uno di principio - già illustrato nell'intervento dell'onorevole Zaccaria - e uno di utilità e di efficacia. Tale profilo di utilità ed efficacia mette in rilievo che la gran parte delle norme inserite sul punto, in realtà, non aggiungono nulla e non colmano alcun vuoto legislativo sul tema fondamentale, quello dell'effettiva esecuzione delle espulsioni e del contrasto sul territorio dei fenomeni di criminalità.
In sostanza, vi è una grave lacuna, che richiama alle responsabilità della politica e Pag. 21del Governo, che riguarda il fatto che la sicurezza è una questione sostanzialmente molto pratica e territoriale, nel senso di adeguamento delle misure alle situazioni del territorio e all'istanza del territorio. Su questo aspetto non vi è assolutamente alcun intervento e pertanto l'impianto della normativa introdotta non produce alcun risultato in termini di effettività del contrasto ai fenomeni che si vorrebbero contrastare.
La seconda questione riguarda la mancanza assoluta di ancoramento ad un giudizio di pericolosità sociale, sia per quanto riguarda la questione delle espulsioni, sia per quanto riguarda la cosiddetta aggravante. Bisogna ribadire ancora una volta non soltanto l'illiberalità di queste disposizioni e la loro assoluta inefficacia sotto il profilo pratico, ma anche - rispondendo all'intervento dell'onorevole Bocchino in sede di discussione - che, se si vuole dialogare sui principi e sulle norme che attuiamo e mettiamo in campo in Parlamento, certamente non lo si fa con gentili concessioni, passando dal reato all'aggravante. Sarebbe stato molto utile, certo, che il Parlamento potesse discutere, perché avremmo avuto occasione di confrontarci su queste declamate opposizioni tra giustizialismo e cultura liberale: mi sarebbe piaciuto molto verificare questa cultura liberale, della quale uno dei principi fondamentali riguarda il fatto che non vi può essere un giudizio di pericolosità presunta e che prescinde dall'individualità del singolo soggetto e non vi possono essere criteri oggettivi di giudizio.
Pertanto, con questo ordine del giorno, noi tutti intendiamo anzitutto richiamare il Governo alle responsabilità della politica, che sono quelle di rispondere ai problemi in concreto, alle questioni e alle istanze dei cittadini. Per questo motivo, insistiamo per l'accoglimento dell'ordine del giorno n. 9/1366/17 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Gianni Farina ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1366/15.

GIANNI FARINA. Signor Presidente, la premessa dell'ordine del giorno è il seguente: «non vi è sicurezza dei cittadini se non vi è un efficiente servizio giustizia in grado di assicurare che coloro che commettono reati siano condannati in modo definitivo nel rispetto delle garanzie previste dalle leggi e dalla Costituzione».
Il servizio giustizia è un nodo strategico ed essenziale nel contesto di una società ormai profondamente cambiata. È cambiata nel pensare, nell'agire, nello spostarsi all'interno di una singola nazione, nel contesto unitario europeo e - direi - quasi mondiale.
Milioni di cittadine e di cittadini di altre nazionalità, culture e tradizioni, a noi spesso incomprensibili, hanno storie che meritano e impongono apprendimento, approcci nuovi e innovativi rispetto una realtà in perpetua trasformazione. Per non parlare dei tanti cittadini dell'Unione europea, che hanno il diritto di vivere una vita di pari dignità sul territorio della Repubblica, come sancito dagli articoli 47, 48, 49 e 50, capitolo 6, della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea.
Si tratta di diritti che, sebbene incisi nel marmo, non hanno alcun valore se restano di fatto lettera morta, se non pongono il principio dell'accesso alla giustizia e delle garanzie per una buona giustizia, che sia celere, giusta ed equa per ogni cittadino dimorante nel nostro Paese, dal carattere pubblico del processo sino alle misure, perché siano assicurati indipendenza ed imparzialità del giudice, nonché il diritto ad essere giudicato e punito con equità.
I tagli al bilancio del Ministero della giustizia, oltre il 30 per cento in media nel triennio 2009-2011, sono prima di tutto un atto di miopia politica. I fondi sono drammaticamente insufficienti rispetto alle più elementari esigenze di una moderna democrazia europea, che è ricca di nazioni ove la giustizia funziona e ha permesso a migliaia di nostri cittadini di essere giudicati e perseguiti equamente, nel merito e nel metodo.
Fate attenzione in questa vostra ossessiva insistenza, perché anche i cittadini Pag. 22comunitari possono e devono essere giudicati, ma come sono stati e sono giudicati i milioni di nostri cittadini, nel tanto di bene e nel poco di male che compiono nel contesto unitario europeo.
Bisogna apprendere, in definitiva, la lezione di Max Frisch: abbiamo accolto braccia di lavoro, dimenticando l'anima, i sentimenti e le aspettative che accompagnavano così oneste braccia di lavoro.
Erano italiani e la giustizia dei governi federali, del passato e dell'oggi, è giustizia a difesa delle minoranze, dei singoli e umili cittadini, dei discriminati e degli oppressi.
Quale reclutamento, quale formazione, quale attrazione può assicurare uno Stato responsabile di atti che inducono al disimpegno, all'abbandono del campo, in totale contraddizione con i messaggi propagandistici e rassicuranti mass-mediatici?
La società è cambiata, è multietnica, multiculturale, ricca e, allo stesso tempo, complessa. È la nuova società fondata sull'assioma dei diritti e dei doveri.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GIANNI FARINA. In conclusione, una tale società va governata con provvedimenti all'altezza e quelli sulla giustizia rappresentano l'ape regina di una società delle solidarietà e delle convivenze. Con questo ordine del giorno vogliamo impegnare il Governo ad invertire la rotta, a fornire un segnale forte, maturo e consapevole per ottenere risorse all'altezza di una nazione moderna e solidale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Vaccaro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1366/22.

GUGLIELMO VACCARO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con il mio ordine del giorno n. 9/1366/22 chiediamo al Parlamento di impegnare il Governo per un'effettiva azione di completamento del processo di informatizzazione del nostro sistema giudiziario. Anche in un clima di confronto aspro e serrato, che il Governo e la maggioranza hanno creato, resta, dunque, da parte nostra un atteggiamento responsabile e costruttivo come dimostra questo ordine del giorno che punta ad impegnare il Governo a porre una maggiore attenzione e disponibilità sul merito dei problemi del nostro sistema giudiziario. Siamo fortemente preoccupati per i ritardi e le difficoltà del sistema giustizia e lo affermiamo in questa Aula con una forte preoccupazione anche rispetto ai rimedi che il Governo sta approntando per superare le endemiche inefficienze del sistema. Pensiamo all'ultimo mese, alla kafkiana gestione del cosiddetto decreto sicurezza, alla previsione all'articolo 60, comma 1, del decreto-legge n. 112 del 2008, con tagli lineari pesantissimi alle spese del Ministero della giustizia. In soli trenta giorni gli effetti positivi del clima di fiducia nato grazie ai lodevoli impegni assunti urbi et orbi dal Ministro Alfano si sono dileguati.
Oggi abbiamo una stagione diversa, difficile, lontane sono le speranze di collaborazione per celebrare insieme un passo importante verso le riforme del sistema giudiziario. Sappiamo tutti che se avessimo impiegato questi ultimi trenta giorni a lavorare con il Ministro Alfano secondo il suo programma anche questo ordine del giorno sarebbe stato, molto probabilmente, materia di una legge condivisa e saremmo stati così tutti più sereni nel rapportarci alle responsabilità - che abbiamo - di legislatori in un Paese in cui il sistema giudiziario, al di là dei meritori sforzi di tutto il personale, è al collasso. Avremmo potuto lavorare su questi temi, ad esempio, discutendo la proposta di legge che il nostro gruppo fin dallo scorso 4 giugno ha presentato sul tema della modernizzazione del sistema giudiziario. Ad iniziativa dei deputati Tenaglia, Veltroni e Ferranti, e sottoscritta da tutti i colleghi della Commissione giustizia, la nostra proposta di legge oltre a prevedere una delega al Governo per una serie di iniziative riformatrici di grande attualità, laddove approvata, avrebbe avviato altresì un concreto Pag. 23salto di qualità dell'informatizzazione dei procedimenti, nella notificazione e nell'esecuzione degli atti, consentendo altresì la registrazione telematica dei provvedimenti giudiziari; si tratta di provvedimenti tutti utili a promuovere l'efficienza dei servizi della giustizia.
Signor Ministro, cari colleghi, non vi sfugge che la piena funzionalità della riorganizzazione del nostro sistema giudiziario, ancor più in regime di risorse scarse, richiede un forte impulso in direzione dell'utilizzo di forme di comunicazione e gestione informatica e telematica. L'informatizzazione si regge, come noto, su principi attuativi che nell'arco di pochi anni contemplano risparmi tali da pareggiare gli investimenti necessari e che a regime potrebbero aiutare il sistema giudiziario a contribuire all'azione di razionalizzazione e contenimento della spesa, aumentando significativamente l'efficienza del sistema stesso. Per cominciare a realizzare queste cose chiediamo al Ministro di stralciare da stasera questa previsione iniqua di tagli lineari alle risorse destinate al Ministero della giustizia. Speriamo e crediamo che sia più opportuna per questo tipo di attività una seria politica di spending review, che potrebbe portare altrettanti risparmi ma molti più risultati.
Al CSM prima, e in questa Camera poi, il Ministro Alfano ha dichiarato che occorre intervenire soprattutto sulle risorse e sulle struttura proseguendo in particolare nell'opera di informatizzazione e ricercando forme alternative di risoluzione delle controversie. Lei, signor Ministro, persuadendo molti di noi era andato anche oltre inserendo tra le linee programmatiche per le riforme da attuare alla guida del suo Dicastero l'esigenza di prestare massima attenzione alle giustizia civile e al suo nesso con la competitività del Paese, annunciando altresì un tocco di managerialità in più e - udite, udite! - prospettando l'informatizzazione del sistema e la creazione di un ufficio del processo, che comprenderà un ufficio statistico per monitorare i tempi processuali.
Purtroppo proseguendo di questo passo - signor Ministro - e a meno di significative inversioni di tendenza, nell'ufficio statistico per monitorare i tempi processuali da lei immaginato anziché moderni sistemi informatici troveremo dei vecchi pallottolieri. Basteranno quelle poche palline colorate per monitorare l'avanzamento del sistema giustizia in Italia! Faccia presto. Faccia in modo che qualcosa cambi. Faccia seguire alle buone intenzioni i fatti. Diversamente - come sappiamo - la strada è segnata e purtroppo il sistema di giustizia rimarrà nella palude in cui si trova (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. L'onorevole Vignali ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1366/5.

RAFFAELLO VIGNALI. Signor Presidente, l'ordine del giorno che ho presentato chiede al Governo di provvedere alla regolarizzazione di tutte le badanti, di quelle collaboratrici domestiche extracomunitarie, che dimostrino di essere nell'area di Schengen, o nel nostro Paese, da almeno un anno dall'entrata in vigore del decreto-legge, attraverso il visto di ingresso apposto su un documento personale, che assistano persone totalmente invalide, anche se in possesso di un passaporto nel frattempo scaduto. Questo ordine del giorno chiede anche che il Governo provveda in modo tale che per l'assunzione di queste badanti vi siano modalità semplificate, anche per quanto riguarda l'aspetto della contribuzione. L'ordine del giorno è mirato al fatto di tener presente che si tratta di persone che sono in questo Paese per lavorare, non per delinquere, e che sono qui a svolgere un reale servizio di welfare alle nostre famiglie, soprattutto in un contesto in cui aumentano le malattie cronico-degenerative, per le quali le badanti rappresentano una nuova forma di assistenza, una nuova forma di sussidiarietà.
Si tratta, tra l'altro, di occupazione prevalentemente femminile, e mi riferisco non alle badanti, ma anche ai figli o ai familiari di queste persone assistite. Infatti Pag. 24le figlie di queste persone si trovano rimossa una delle barriere che impedisce alle donne di entrare nel mercato del lavoro. Quindi, poi non possiamo lamentarci che vi sia un basso tasso di occupazione femminile quando poi non aiutiamo le famiglie a risolvere i problemi e ad eliminare queste barriere.
Si tratta altresì di una forma di welfare community, di risposta ai bisogni delle famiglie dal basso, alle quali le famiglie hanno provveduto autonomamente. È quindi una forma di welfare community che non grava sul bilancio pubblico. Credo che se il Governo non provvede in questa direzione da una parte si crei un forte disagio alle famiglie (le famiglie in carne ed ossa, non quelle delle statistiche). In secondo luogo, se non si provvede in tal senso, aumenteranno pesantemente i costi della sanità perché la via sarà l'ospedalizzazione. In terzo luogo, si riduce uno spazio reale di sussidiarietà. Quindi invito il Governo a tenere conto delle esternalità negative del mancato accoglimento di questo ordine del giorno (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. L'onorevole Rao ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Vietti n. 9/1366/52, di cui è cofirmatario.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, come è noto, l'UdC si asterrà sul voto finale del provvedimento in esame, ma a nostro giudizio restano diversi dubbi sul cosiddetto decreto sicurezza, che conserva luci ed ombre, molte delle quali - mi riferisco alle ombre - a nostro parere potevano essere dissipate attraverso una serena valutazione e una discussione più approfondita dei nostri emendamenti, che, come sempre, hanno riguardato il merito e non sono stati di natura ostruzionistica, e se fossero stati accolti avrebbero migliorato questo provvedimento (non solo secondo il nostro parere), ma il dibattito «strozzato» sulla fiducia non ce lo ha consentito.
Allora, speriamo che accogliendo i nostri ordini del giorno, il Governo si impegni nei successivi provvedimenti a farsi carico delle nostre osservazioni sempre attente agli interessi dei cittadini.
Onorevole sottosegretario Caliendo, avete cambiato opportunamente l'articolo relativo al cosiddetto «bloccaprocessi». Di conseguenza, ora, i presidenti dei tribunali possono gestire e scegliere, secondo un loro ordine di priorità, i procedimenti da affrontare. Tuttavia, non avendo operato sulla prescrizione, dopo il rinvio non superiore a diciotto mesi, il problema rischia di restare soltanto rinviato e, quindi, si riproporrà, per così dire, come la polvere nascosta sotto il tappeto, rischiando di aggravare la drammatica situazione in cui versa la giustizia italiana e che ormai è sotto gli occhi di tutti.
Entrando brevemente nello specifico, secondo i dati forniti dal procuratore capo di Torino, per le contravvenzioni la prescrizione matura prima ancora che il procedimento esca dagli uffici della procura; invece, per i delitti, il tempo complessivo di celebrazione non appare inferiore a sei anni, molto vicino a quello previsto per la prescrizione della maggior parte dei reati. La produzione di fascicoli pronti per il dibattimento è sovrabbondante rispetto alla possibilità di smaltimento da parte del tribunale. Stiamo parliamo di Torino, ma quel tribunale fotografa uno status quo facilmente rinvenibile presso le altre procure italiane. Infatti, risulta che siano almeno dieci milioni i processi pendenti in tutta Italia. Forse questa situazione è dovuta anche all'eccessiva frammentazione e proliferazione di riti e modelli processuali che caratterizza il nostro sistema civile e penale e sui quali aspettiamo di valutare le proposte di riforma annunciate dal Ministro Alfano e che sicuramente terranno conto delle anomalie sopracitate, sottolineate anche da autorevoli esponenti del Partito Democratico: penso all'intervista di questa mattina del presidente Violante.
L'esempio del distretto di Torino, premiato dall'Unione europea per i tempi veloci di lavoro, dimostra che le cose possono cambiare, se si inizia a lavorare seriamente per smaltire gli arretrati. Per questo motivo chiediamo che il Governo si Pag. 25impegni a intraprendere ogni utile iniziativa volta a smaltire l'arretrato pendente dei processi civili e penali in Italia.

PRESIDENTE. L'onorevole D'Antona ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1366/27.

OLGA D'ANTONA. Signor Presidente, il disegno di legge in esame si occupa di materie quali la sicurezza, l'ordine pubblico e il diritto penale, per contrastare e prevenire la criminalità organizzata. La filosofia che guida il disegno di legge mira all'inasprimento delle sanzioni senza, in realtà - e a mio avviso - prevedere adeguate misure che consentano di realizzare un'effettiva prevenzione ed un'efficace sicurezza per i cittadini.
In modo particolare, mi voglio soffermare su un aspetto che sembra essere paradossalmente in contrasto con questa linea. Mi riferisco al giudizio abbreviato, un rito alternativo al procedimento penale ordinario, che permette all'imputato di rinunciare al dibattimento e, quindi, consente che l'acquisizione delle prove, nella dialettica tra le parti, avvenga utilizzando gli atti contenuti nel fascicolo del pubblico ministero.
In realtà, tale rito premia fortemente l'imputato che, chiedendo di essere giudicato immediatamente, in caso di condanna, beneficia addirittura della riduzione di un terzo della pena. La natura di questo rito è stata modificata profondamente, per non dire addirittura snaturata, dalla cosiddetta riforma Carotti, ossia dalla legge 16 dicembre 1999, n. 479, e successivamente ancora con il decreto-legge 24 novembre 2000, n. 341. Questi due provvedimenti, in realtà, hanno reso disinvolto nei fatti il ricorso al rito abbreviato, anche in caso di reati molto gravi. Mi riferisco a casi per i quali il nostro codice prevede l'ergastolo.
Se, da un lato, collegare la riduzione della pena a questo tipo di rito appare plausibile, per rendere più veloce e più snella la gravata giustizia italiana, dall'altro lato non pare accettabile per quei reati per i quali, per la loro gravità e per l'allarme sociale che generano, il nostro codice prevede la pena dell'ergastolo e per i quali infatti il legislatore aveva previsto, appunto, la pena di cui all'articolo 22 del codice penale, nel rispetto dei principi di legalità, proporzionalità e inderogabilità. Quindi, appare incomprensibile e ingiustificato riconoscere una riduzione di pena così rilevante.
Con l'ordine del giorno in esame chiediamo al Governo di impegnarsi nel proporre, nell'ambito dell'iniziativa legislativa propria, una disciplina del rito abbreviato quanto più possibile in linea con la sua originaria previsione e funzione, escludendo la possibilità di ricorrervi per i reati che prevedono la pena dell'ergastolo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Galletti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1366/53.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, l'ordine del giorno in esame tende ad agevolare il compito degli enti locali.
Col cosiddetto decreto sicurezza, sottoposto alla nostra attenzione, diamo più compiti ai sindaci delle città in tema di sicurezza. Maggiori funzioni comportano anche maggiori oneri. I problemi che derivano dal provvedimento in esame sono due: il primo è quello delle risorse. È chiaro che se definiamo più funzioni per gli enti locali, dobbiamo accompagnare tali funzioni anche con maggiori trasferimenti verso gli enti locali, e questo è il primo tema sensibile.
Ma ve ne è un altro, che l'ordine del giorno in esame affronta, e che è costituito dal rispetto del patto di stabilità. Tutti sappiamo che uno dei problemi degli enti locali è anche quello di poter utilizzare le risorse che hanno disposizione, nel senso che, sempre di più, lo Stato centrale riversa sui comuni limiti derivanti dal patto di stabilità molto restrittivi, al fine di contenere la spesa degli enti locali stessi.
Allora, diventa indispensabile, se vogliamo veramente che queste funzioni vengano svolte effettivamente sul territorio, Pag. 26che le spese inerenti la sicurezza vengano escluse dal patto di stabilità, almeno le nuove funzioni che trasferiamo ai comuni, altrimenti rischiamo di realizzare un provvedimento fittizio.
Con l'ordine del giorno in esame impegniamo il Governo a valutare l'opportunità di escludere dal patto di stabilità le risorse che verranno spese sul territorio, a fronte delle nuove funzioni che gli enti locali - e i sindaci in particolare - dovranno svolgere. Ritengo e riteniamo che ciò sia molto importante, perché se così non fosse diventerebbe inutile quanto stiamo facendo, perché comunque i comuni non sarebbero in grado di poter spendere le risorse sul proprio territorio.

PRESIDENTE. L'onorevole Cuomo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1366/6.

ANTONIO CUOMO. Signor Presidente, spendo solo poche battute per illustrare l'ordine del giorno in esame, che nella forma appare anche semplice, ma a mio giudizio di grande attualità nella sostanza e anche molto sentito da parte dei cittadini del posto.
Mi riferisco al tentativo, che rivolgo nei confronti del Governo, di potenziare il commissariato di Pisticci, un territorio del sud, nella provincia di Matera, che tra l'altro è crocevia di tre regioni importanti del Mezzogiorno d'Italia: la Puglia, la Basilicata e la Calabria. Infatti, si tratta di una fase importante e delicata, così come avviene su tutto il territorio nazionale.
Potenziare quel commissariato significa dare più certezza al territorio che, anche se con grandi difficoltà, in questo momento è in una fase di sviluppo e di crescita, sia dal punto di vista industriale ma, soprattutto, dal punto di vista turistico.
Pertanto, cerco di convincervi - e con questo mio piccolo intervento cerco di attirare l'attenzione del Governo - affinché, anche se con piccoli sforzi, si dia un segnale in quel territorio volto a potenziare l'organico, ma anche la struttura di quel commissariato. In questo modo, si darà un segno positivo d'attenzione da parte del Governo, rispetto ad una disciplina e ad un territorio che, in questo momento, ha bisogno di un'attenzione particolare.

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, con il collega Caliendo abbiamo diviso l'espressione dei pareri in base alle competenze. Pertanto, mi occuperò della parte d'interesse del Ministero dell'interno.
A proposito dell'ordine del giorno Castiello n. 9/1366/2, il Governo propone di suddividere il dispositivo in tre parti. Il Governo accetta la prima parte in termini generici, ossia quella che impegna il Governo a valutare la possibilità...

PRESIDENTE. Mi scusi, per comodità di tutti ed anche per i colleghi, sarebbe utile, pur avendo diviso l'espressione dei pareri, che il sottosegretario Caliendo esprima il parere sull'ordine del giorno Garagnani n. 9/1366/1, e che si proceda di seguito. Altrimenti, non capiamo assolutamente nulla, né la Presidenza né, tanto meno, i colleghi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Prego, sottosegretario Caliendo.

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il Governo è disponibile ad accettare l'ordine del giorno Garagnani n. 9/1366/1, a condizione che il dispositivo sia riformulato sostituendo le parole: «ad adottare tempestivamente ulteriori», con le parole: «a valutare la possibilità di adottare misure». Se viene accettata questa riformulazione...

PRESIDENTE. Onorevole Caliendo, in questo momento siamo nella fase di espressione dei pareri. È necessario ora Pag. 27passare al successivo ordine del giorno Castiello n. 9/1366/2. Prego, sottosegretario Mantovano.

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, come dicevo, il Governo propone di dividere il dispositivo dell'ordine del giorno Castiello n. 9/1366/2 in tre parti. Per quanto riguarda la prima, si propone di inserire, dopo le parole «impegna il Governo» le seguenti: «a valutare la possibilità di escludere le spese per la sicurezza dal Patto di stabilità». Nella stessa direzione vanno anche altri ordini del giorno successivi, come gli ordini del giorno Lussana n. 9/1366/39 e Galletti n. 9/1366/53.
La seconda parte del dispositivo, invece, concerne l'istituzione del poliziotto di quartiere nei comuni con più di 50 mila abitanti. Poiché tale figura già esiste nei comuni con più di 30 mila abitanti, su questa parte del dispositivo il Governo formula un invito al ritiro.
Infine, il Governo propone di riformulare l'ultima parte del dispositivo, in modo che l'impegno del Governo sia volto: «a valutare forme agevolate di accesso all'abitazione per gli appartenenti alle Forze di polizia».

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, poiché il sottosegretario ha annunciato che potrebbe esservi il ritiro di una parte del dispositivo in oggetto, è necessario, comunque, procedere per parti separate, perché credo sia complicato ritirare cinque righe di un ordine del giorno.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Giachetti, se il proponente, onorevole Castiello, accetta la riformulazione proposta dal Governo, che prevede il ritiro di una parte del dispositivo dell'ordine del giorno in oggetto, a quel punto si andrà nella direzione proposta dal Governo e accettata dal presentatore.
Prego il Governo di esprimere il parere sull'ordine del giorno Sbai n. 9/1366/3.

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Il Governo formula un invito al ritiro dell'ordine ordine del giorno Sbai n. 9/1366/3, così come dell'ordine del giorno Vignali n. 9/1366/5.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Prima c'è l'ordine del giorno Migliori n. 9/1366/4!

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Chiedo scusa, ma poiché si tratta della stessa materia, mi permetto di esprimere lo stesso parere. Come dicevo, gli ordini del giorno Sbai n. 9/1366/3 e Vignali n. 9/1366/5 affrontano la stessa questione, che è molto seria ma, rispetto alla quale, il Governo formula un invito al ritiro, annunciando una futura riflessione, altrimenti il parere è contrario.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Migliori n. 9/1366/4, a condizione che il dispositivo venga riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo a valutare la possibilità di una proroga dei contratti con scadenza 2008, che già comportino un minore onere per lo Stato».
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Cuomo n. 9/1366/6, così come per quelli che seguono, vorrei dire che è difficile individuare con un ordine del giorno un fatto così preciso e che deve conoscere un iter molto articolato quale l'istituzione di un commissariato di polizia. Il Governo sul suddetto ordine del giorno, propone una riformulazione del dispositivo nei seguenti termini: «impegna il Governo a rendere adeguati gli standard di sicurezza nel comune di Pisticci». Lo stesso vale per gli ordini del giorno Burtone n. 9/1366/7, relativamente al territorio di Catania, e Gaglione n. 9/1366/8 per il territorio della regione Puglia.
Quanto all'ordine del giorno Graziano n. 9/1366/9, il Governo accetta il primo capoverso del dispositivo, mentre per quanto riguarda il secondo capoverso fa presente che un rafforzamento c'è già stato operativamente con l'apertura, tra Pag. 28l'altro, di un ufficio di squadra mobile proprio nel territorio di Casal di Principe e di Castelvolturno.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Picierno n. 9/1366/10.
Per quanto concerne l'ordine del giorno Laratta n. 9/1366/11, poiché la valutazione deve seguire a una discussione molto ampia, il Governo propone che il dispositivo sia riformulato nei seguenti termini: «impegna il Governo a valutare adeguate iniziative al fine di garantire l'efficace gestione dei beni confiscati e una loro riutilizzazione sociale ed economica».
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Amici n. 9/366/12.
Accetta, invece, l'ordine del giorno Lo Moro n. 9/1366/13.
Sull'ordine del giorno Cavallaro n. 9/1366/14 si esprimerà il collega Caliendo.

PRESIDENTE. Prego, sottosegretario Caliendo.

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. L'ordine del giorno Cavallaro n. 9/1366/14 non è accettato dal Governo, non per come è formulato, ma perché comporta una serie di valutazioni sulle possibilità concrete - e non solo finanziarie - della realizzazione delle nuove carceri e perché, nella seconda parte, specifica gli elementi e le attività che il Governo deve considerare per la costruzione delle carceri.
L'ordine del giorno Gianni Farina n. 9//1366/15, invece, è accettato, a condizione che il dispositivo venga così riformulato: «impegna il Governo a considerare l'opportunità di immediate iniziative volte a restituire al bilancio del Ministero della giustizia le risorse "tagliate"».

PRESIDENTE. Sottosegretario Mantovano, prego.

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, l'ordine del giorno Naccarato n. 9/1366/16 è accettato dal Governo a condizione che venga eliminata la parte conclusiva del dispositivo: «in tutti i comuni capoluogo di provincia»; in tal caso, il dispositivo sarebbe così riformulato: «impegna il Governo a promuovere, ove possibile, la stipula dei patti per la sicurezza». L'ordine del giorno propone di sottoscrivere i patti in ogni provincia, il problema è che, oltre a sottoscriverli, poi occorre applicarli.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Rossomando n. 9/1366/17.
Accetta, invece, l'ordine del giorno Velo n. 9/1366/18.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Bordo n. 9/1366/19, il Governo accetta solo il dispositivo, a condizione che si eliminino le ultime parole da: «come ad esempio» fino alla fine.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Samperi n. 9/1366/20, purché si elimini la parte motiva ed il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo ad adoperarsi, attraverso l'esercizio della propria iniziativa legislativa, per contrastare il dilagante e vergognoso fenomeno dello sfruttamento del lavoro dei clandestini».
Quanto propone l'ordine del giorno Zaccaria n. 9/1366/21 è oggetto in questo momento di approfondimento da parte della I Commissione della Camera e della I Commissione del Senato in sede di recepimento della direttiva n. 38 del 2004. Il Governo, pertanto, non lo accetta.
Sull'ordine del giorno Vaccaro n. 9/1366/22 interverrà il collega Caliendo.

PRESIDENTE. Prego, sottosegretario Caliendo.

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Il Governo accetta l'ordine del giorno Vaccaro n. 9/1366/22.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Capano n. 9/1366/23, il Governo non lo accetta, in parte perché è contenuto già, sia pure con una formulazione diversa, nell'ordine del giorno Vaccaro n. 9/1366/22 e in parte perché vi è una specificazione che rende impossibile accettarlo.
Sull'ordine del giorno n. 9/1366/24...

Pag. 29

PRESIDENTE. Mi scusi, signor sottosegretario, deve avere la cortesia di dire anche il nome del presentatore.

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Il parere è contrario sull'ordine del giorno Ferranti n. 9/1366/24, ma può essere accolto solo come raccomandazione, dal momento che si tratta di una valutazione delle conseguenze dei provvedimenti adottati e approvati, anche in questi giorni, dal Parlamento in materia economica; si tratta di valutarne le conseguenze sotto il profilo della nuova organizzazione dell'amministrazione giudiziaria.

PRESIDENTE. Signor sottosegretario, mi sembra di capire che l'ordine del giorno Ferranti n. 9/1366/24 è accolto come raccomandazione, e il parere è favorevole, non contrario.

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. È così. Il parere è contrario, invece, sull'ordine del giorno Tenaglia n. 9/1366/25, dal momento che viene indicata già una scelta in relazione all'ufficio per il processo che contraddice quanto abbiamo detto sull'ordine del giorno precedente, che tiene conto della necessità di effettuare una valutazione.

PRESIDENTE. Prego, sottosegretario Mantovano.

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il parere è contrario sull'ordine del giorno Concia n. 9/1366/26. Il presidente della Commissione giustizia può attestare che di questo si sta parlando in sede di Commissione, nell'ambito del disegno di legge sullo stalking.

PRESIDENTE. Prego, sottosegretario Caliendo.

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il Governo non accetta l'ordine del giorno D'Antona n. 9/1366/27, dal momento che si tratta di una modifica al rito abbreviato, che è stata introdotta da poco; si vogliono, quindi, evitare modifiche settoriali.

PRESIDENTE. Prego, sottosegretario Mantovano.

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il Governo formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Brugger n. 9/1366/28, perché si tratta di una norma penale sostanziale; è evidente, quindi, che non ha effetto retroattivo.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Zeller n. 9/1366/29, mentre, per quanto concerne l'ordine del giorno Ricardo Antonio Merlo n. 9/1366/30, c'è un invito al ritiro, perché, dalla lettura della norma, il reato è a consumazione istantanea; non vi è, quindi, il rischio paventato dall'ordine del giorno.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Nicco n. 9/1366/31, in questo momento se ne sta trattando in sede di parere legislativo nelle commissioni competenti; il Governo, quindi, non lo accetta.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Melis n. 9/1366/32, esso viene accettato fino alle parole: «70 mila persone», contenute nella parte dispositiva; tutto il resto dovrebbe essere eliminato.
Sull'ordine del giorno Montagnoli n. 9/1366/33 vi è una proposta di riformulazione, che è stata sottoposta prima al proponente, che punta a rendere più precisa la compatibilità di quanto si chiede con la legge finanziaria. Se permette, signor Presidente, evito di leggerla, perché il proponente ne è già al corrente.
Sull'ordine del giorno Dal Lago n. 9/1366/34 vi è una proposta di riformulazione del dispositivo nei seguenti termini: «impegna il Governo a valutare più attivamente l'uso dello strumento militare», lasciando immutato quello che segue.
Sull'ordine del giorno del presidente Cota n. 9/1366/35 vi è una proposta di riformulazione, che è stata concordata con il presentatore.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Vanalli n. 9/1366/36, si tratta di qualcosa Pag. 30che è già stato accolto nella discussione nella I Commissione della Camera a proposito del recepimento della direttiva comunitaria. Il parere è favorevole; si tratta, però, di un ordine del giorno superfluo, perché si è già andati in questa direzione.
Il Governo esprime identico parere sull'ordine del giorno Luciano Dussin n. 9/1366/37: se ne è discusso in sede di I Commissione della Camera, e quindi la riformulazione dovrebbe essere nel senso del parere formulato dalla relatrice in sede di recepimento della direttiva.

PRESIDENTE. Mi scusi, deve dire come il Governo intende la riformulazione.

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Il Governo propone di riformulare così il dispositivo: «impegna il Governo ad assumere le iniziative legislative necessarie alla rideterminazione dei parametri di reddito da considerare requisito necessario per l'ammissione al beneficio del ricongiungimento»; tutta la parte seguente viene eliminata.

PRESIDENTE. Mi scusi ancora, dovrebbe avere la cortesia di precisare la riformulazione dell'ordine del giorno Montagnoli n. 9/1366/33.

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Sì, signor Presidente. Il terzo capoverso della parte motiva va sostituito con il seguente: «constatata l'esigenza di rendere sempre più efficienti gli equipaggiamenti in dotazione alle Forze di polizia». Il dispositivo va riformulato in questi termini: «impegna il Governo a intraprendere tutte le iniziative atte ad assicurare un adeguato equipaggiamento delle Forze di polizia, anche attraverso programmi di incremento dei servizi di polizia, con la stipula di convenzioni con regioni ed enti locali che prevedano la contribuzione anche strumentale delle regioni ed enti locali ai sensi dell'articolo 1, comma 439, della legge n. 296 del 27 dicembre 2006».
Signor Presidente, mi ricorda dove siamo arrivati?

PRESIDENTE. Siamo arrivati all'ordine del giorno Chiappori n. 9/1366/38.

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Il Governo accetta l'ordine del giorno Chiappori n. 9/1366/38, purché il dispositivo venga così riformulato: «impegna il Governo ad adottare misure idonee a fronteggiare il problema del continuo sbarco di immigrati clandestini sull'isola di Lampedusa»; tutto il resto viene eliminato.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Lussana n. 9/1366/39. Sull'ordine del giorno Pirovano n. 9/1366/40, si propone una riformulazione in termini più generali, perché così come esso è formulato contrasta con l'articolo 116 del codice civile, e quindi impegna il Governo ad affrontare il problema posto dall'ordine del giorno in sede di discussione del disegno di legge sulla sicurezza, nel quale già si affronta la questione della cittadinanza per gli extracomunitari, evitando quindi acquisizioni strumentali.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Evangelisti n. 9/1366/41, a condizione che si elimini la parte motiva e resti solo il dispositivo.
Sull'ordine del giorno Scilipoti n. 9/1366/42 il Governo formula un invito al ritiro, perché quanto si chiede è già previsto dal 2002. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Donadi n. 9/1366/43, perché il disegno di legge sulla sicurezza in discussione in questo momento al Senato già contiene un adeguamento alla direttiva europea e sui centri di identificazione o di espulsione vi sono linee guida già dal 2003.
Il Governo formula un invito al ritiro sull'ordine del giorno Borghesi n. 9/1366/44, perché di questa materia si occupa il decreto-legge n. 112 del 2008 in questo momento all'esame del Parlamento. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Costantini n. 9/1366/45, mentre il parere del Governo sull'ordine del giorno Palomba n. 9/1366/46 verrà espresso dal collega Caliendo.

Pag. 31

PRESIDENTE. Prego, sottosegretario Caliendo.

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Palomba n. 9/1366/46; tra l'altro, rilevo che è di dubbia ammissibilità, dal momento che si vorrebbe impegnare il Governo a non porre in essere azioni che contrastano con i principi della Costituzione. Il Governo non accetta, inoltre, l'ordine del giorno Mura n. 9/1366/47, perché contrasta con tutto il dibattito sul decreto sicurezza che si è svolto in questi giorni.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, qual è stato il parere sul mio ordine del giorno n. 9/1366/44?

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, sul suo ordine del giorno n. 9/1366/44 il Governo ha espresso sostanzialmente un parere contrario. Prego, sottosegretario Mantovano.

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. A proposito dell'ordine del giorno Leoluca Orlando n. 9/1366/48, il Governo propone che si elimini la parte motiva, mantenendo il dispositivo. Il Governo propone, inoltre, che l'ordine del giorno Narducci n. 9/1366/49, venga riformulato sostituendo la parola «tempestivamente» con le seguenti: «in sede di decreto ministeriale di attuazione del presente decreto-legge».
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Compagnon n. 9/1366/50.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Rao n. 9/1366/51, a condizione che esso sia riformulato nel senso di sopprimere la parte motiva nonché, nel dispositivo, le parole da «, come peraltro» fino alla fine.

PRESIDENTE. Mi perdoni, signor sottosegretario: può ripetere il parere sull'ordine del giorno Narducci n. 9/1366/49?

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Il Governo accetta l'ordine del giorno Narducci n. 9/1366/49, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di sostituire le parole «impegna il governo a chiarire tempestivamente» con le seguenti: «impegna il Governo a chiarire, in sede di decreto ministeriale di attuazione del presente decreto-legge,».

PRESIDENTE. La ringrazio. Prego, sottosegretario Caliendo.

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Il Governo accetta l'ordine del giorno Vietti n. 9/1366/52.

PRESIDENTE. Prego, sottosegretario Mantovano.

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Il Governo accetta l'ordine del giorno Galletti n. 9/1366/53; accetta l'ordine del giorno Tassone n. 9/1366/54, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di sopprimere le parole «con maggior impegno»; formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Volontè n. 9/1366/55, altrimenti non lo accetta, perché la norma cui si fa riferimento è norma speciale rispetto a quella contenuta nel decreto-legge in esame, dunque le due disposizioni coesistono.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Biancofiore n. 9/1366/56, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di sostituire le parole «impegna il Governo ad adottare tempestivamente, anche in altro provvedimento, norme che» con le seguenti: «impegna il Governo a valutare l'adozione di norme che»; accetta l'ordine del giorno Pizzolante n. 9/1366/57; non accetta l'ordine del giorno Maurizio Turco n. 9/1366/58; accetta l'ordine del giorno Marinello n. 9/1366/59.
Quanto all'ordine del giorno Carlucci n. 9/1366/60, desidero sottolineare che quanto viene richiesto è già previsto; si potrebbe comunque proporre una riformulazione, nel senso di sostituire il dispositivo con il seguente: «impegna il Governo alla puntuale applicazione delle norme che Pag. 32fanno procedere all'espulsione degli extracomunitari che commerciano merce contraffatta».

PRESIDENTE. Prego, sottosegretario Caliendo.

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Il Governo accetta l'ordine del giorno Mario Pepe (PdL) n. 9/1366/61, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di sostituire le parole «impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative normative» con le seguenti: «impegna il Governo a valutare la possibilità di adozione di opportune iniziative normative».

PRESIDENTE. Prego, sottosegretario Mantovano.

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Il Governo accetta l'ordine del giorno Cirielli n. 9/1366/62, a condizione che esso sia riformulato nel senso di sopprimere la parte motiva e che il dispositivo sia riformulato come segue: «impegna il Governo a valutare la posizione di coloro che sono risultati idonei nei concorsi per le Forze di polizia ai fini della loro assunzione».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Tommaso Foti n. 9/1366/63, a condizione che il dispositivo sia riformulato come segue: «impegna il Governo a valutare la disponibilità, su richiesta dei locatori, della forza pubblica per lo sgombero di immobili sublocati senza autorizzazione».

PRESIDENTE. La ringrazio, signor sottosegretario. Le debbo chiedere la cortesia di esporre la riformulazione, concordata con il presentatore, dell'ordine del giorno Cota n. 9/1366/35, accettato purché riformulato.

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. La riformulazione è la seguente: «Visti i poteri conferiti ai sindaci dall'articolo 6 del decreto-legge n. 92 del 2008, con particolare riferimento a quelli in materia di sicurezza urbana e incolumità pubblica; visto il rafforzato coinvolgimento della polizia municipale nei piani coordinati di controllo del territorio unitamente alla previsione di un più efficace raccordo operativo fra la stessa polizia municipale e le forze dell'ordine; impegna il Governo a valutare la possibilità di incrementare gli interventi già previsti nel presente decreto anche nel provvedimento di riordino della polizia municipale annunciato in occasione del Consiglio dei ministri del 21 maggio 2008, per affidare al personale appartenente a tale Corpo le attribuzioni necessarie all'esercizio dei nuovi poteri conferiti ai sindaci dal provvedimento normativo di cui in premessa».

PRESIDENTE. La ringrazio. Sottosegretario Caliendo, le chiedo una precisazione: l'ordine del giorno Vietti n. 9/1366/52 è accettato?

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Prendo atto che l'onorevole Garagnani accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1366/1, accettato dal Governo.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno Castiello n. 9/1366/2.

GIUSEPPINA CASTIELLO. Signor Presidente, in relazione alla seconda parte volevo impegnare il Governo al fatto che, in realtà, il poliziotto di quartiere come figura esiste, ma chiaramente si tratta di un impegno, nel senso che il Governo - e quindi il Ministro - debbono accelerare le procedure perché, di fatto, il poliziotto di quartiere non c'è nei comuni con popolazione superiore ai 50 mila abitanti. La mia proposta va dunque in questo senso, e per questo non credo essa debba essere stralciata dall'ordine del giorno. Per il resto accetto la riformulazione.

Pag. 33

PRESIDENTE. Prendo atto che il sottosegretario Mantovano concorda con la precisazione dell'onorevole Castiello, e quindi l'ordine del giorno è da intendersi accettato, con la riformulazione e con la precisazione dell'onorevole Castiello. Prendo atto che quest'ultima non insiste per la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Sbai n. 9/1366/3, non accettato dal Governo...
Scusate, revoco l'indizione della votazione sull'ordine del giorno Sbai n. 9/1366/3, per il quale c'è un invito al ritiro. Chiedo scusa, onorevole Sbai, e prendo atto che accede all'invito al ritiro.
Prendo altresì atto che l'onorevole Migliori accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1366/4, accettato dal Governo. Passiamo all'ordine del giorno Vignali n. 9/1366/5, per il quale c'è un invito al ritiro.

ERMETE REALACCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, rispetto ovviamente la decisione del collega Vignali, ma volevo solo dire al Governo che l'ordine del giorno Vignali n. 9/1366/5, che riguarda la regolarizzazione delle badanti, va incontro al buonsenso comune di milioni di italiani, che sanno che il problema della clandestinità delle badanti è un problema ridicolo, che alla fine rende poco credibile anche l'applicazione del diritto e della legge. Si tratta di una questione che tutti incrociamo quotidianamente nella nostra vita, e francamente chiedo se fosse almeno possibile accoglierlo come raccomandazione, perché mi sembra come chiudere gli occhi rispetto ad una realtà importante per centinaia di migliaia di famiglie italiane.

PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Vignali se acceda all'invito al ritiro del suo ordine giorno n. 9/1366/5.

RAFFAELLO VIGNALI. Signor Presidente, mi affido alla sensibilità del Governo, e in particolare del sottosegretario Mantovano. Accetto quindi di ritirare il mio ordine del giorno n. 9/1366/5, perché capisco che non è il voto di un ordine del giorno che risolve un problema che comunque resta ed è grave. Chiedo altresì al Governo di valutare se possa essere almeno accolto come raccomandazione.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'ordine del giorno Vignali n. 9/1366/5 è stato ritirato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Cuomo n. 9/1366/6, Burtone n. 9/1366/7, Gaglione n. 9/1366/8 e Graziano n. 9/1366/9, accettati dal Governo.
Prendo altresì atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Picierno n. 9/1366/10, accettato dal Governo, e che l'onorevole Laratta accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1366/11, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Amici n. 9/1366/12, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Amici n. 9/1366/12, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 549
Votanti 547
Astenuti 2
Maggioranza 274
Hanno votato
263
Hanno votato
no 284).Pag. 34

Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione del suo ordine del giorno Lo Moro n. 9/1366/13, accettato dal Governo.
Prendo altresì atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cavallaro n. 9/1366/14, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cavallaro n. 9/1366/14, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 537
Votanti 536
Astenuti 1
Maggioranza 269
Hanno votato
253
Hanno votato
no 283).

Prendo atto che il deputato Mazzuca ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Gianni Farina n. 9/1366/15 e Naccarato n. 9/1366/16, accettati dal Governo.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Rossomando n. 9/1366/17, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rossomando n. 9/1366/17, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 544
Votanti 542
Astenuti 2
Maggioranza 272
Hanno votato
256
Hanno votato
no 286).

Prendo atto che il deputato Calearo Ciman ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Velo n. 9/1366/18, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Bordo n. 9/1366/19 e Samperi n. 9/1366/20 accettati dal Governo limitatamente al dispositivo.
Prendo atto che l'onorevole Zaccaria insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1366/21, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Zaccaria n. 9/1366/21, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 548
Votanti 546
Astenuti 2
Maggioranza 274
Hanno votato
256
Hanno votato
no 290).

Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Vaccaro n. 9/1366/22, accettato dal Governo. Pag. 35
Prendo atto che l'onorevole Capano insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1366/23, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Capano n. 9/1366/23, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 556
Votanti 555
Astenuti 1
Maggioranza 278
Hanno votato
261
Hanno votato
no 294).

Prendo atto che l'onorevole Ferranti non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1366/24, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che l'onorevole Tenaglia insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1366/25, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Tenaglia n. 9/1366/25, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 551
Votanti 550
Astenuti 1
Maggioranza 276
Hanno votato
259
Hanno votato
no 291).

Chiedo all'onorevole Concia se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1366/26, sul quale il Governo ha formulato un invito al ritiro.

ANNA PAOLA CONCIA. Signor Presidente, insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Concia n. 9/1366/26, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 555
Votanti 550
Astenuti 5
Maggioranza 276
Hanno votato
239
Hanno votato
no 311).

Prendo atto che l'onorevole D'Antona insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1366/27, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno D'Antona n. 9/1366/27, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 552
Votanti 522
Astenuti 30
Maggioranza 262
Hanno votato
228
Hanno votato
no 294).

Prendo atto che il deputato Distaso ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che l'onorevole Brugger insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1366/28, sul quale il Governo ha formulato un invito al ritiro.Pag. 36
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Brugger n. 9/1366/28, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 549
Votanti 548
Astenuti 1
Maggioranza 275
Hanno votato
262
Hanno votato
no 286).

Prendo atto che l'onorevole Zeller insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1366/29.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Zeller n. 9/1366/29, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 418
Maggioranza 210
Hanno votato
191
Hanno votato
no 227).

Prendo atto che il deputato Occhiutto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che l'onorevole Ricardo Antonio Merlo insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1366/30, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ricardo Antonio Merlo n. 9/1366/30, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 553
Votanti 552
Astenuti 1
Maggioranza 277
Hanno votato
259
Hanno votato
no 293).

Prendo atto che l'ordine del giorno Nicco n. 9/1366/31, non accettato dal Governo, è stato ritirato.
Onorevole Melis, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1366/32, accettato dal Governo, a condizione che sia riformulato?

GUIDO MELIS. Signor Presidente, intervengo solo per una battuta. Accetto la riformulazione e non insisto per la votazione, ma con rammarico. Infatti, nella parte finale di questo ordine del giorno si diceva una di quelle cose che i parlamentari degli inizi del Novecento chiamavano le piccole riforme che si possono fare subito e senza costi. Si trattava, infatti, di eliminare le liste aggiunte e consentire ai cittadini rumeni di ricevere la tessera elettorale a casa: una misura pratica e semplice per aumentare la partecipazione alle elezioni. Mi rammarico che il Governo non abbia accettato questa parte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Montagnoli n. 9/1366/33 e Dal Lago n. 9/1366/34, accettati dal Governo.
Chiedo all'onorevole Cota se accetti la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/1366/35.

ROBERTO COTA. Onorevole sottosegretario, lei propone la riformulazione del dispositivo, ma vorrei capirne la ragione.Pag. 37
Signor Presidente, leggo quello che ho capito: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di incrementare gli interventi già previsti nel presente decreto anche attraverso l'inserimento nel provvedimento di riordino della polizia municipale, annunciato in occasione del Consiglio dei ministri del 21 maggio 2008, di disposizioni che consentano ai sindaci di esercitare la facoltà di disporre il fermo di polizia per ventiquattro ore, prorogabili di altre ventiquattro dal magistrato, non soltanto al fine di procedere all'identificazione dei sospetti, ma altresì per ragioni di sicurezza e di ordine pubblico». Signor sottosegretario, è corretto?

PRESIDENTE. Prego, sottosegretario Mantovano.

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. No, signor Presidente, in questi termini conclusivi no. Lo è nei termini letti precedentemente.

ROBERTO GIACHETTI. Ci dice quali sono i termini?

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. «...a valutare la possibilità di incrementare gli interventi già previsti nel presente decreto anche nel provvedimento di riordino della polizia municipale, annunciato in occasione del Consiglio dei ministri del 21 maggio 2008, per affidare al personale appartenente a tale corpo le attribuzioni necessarie all'esercizio dei nuovi poteri conferiti ai sindaci nel provvedimento normativo di cui in premessa». Non si parla del fermo amministrativo.

PRESIDENTE. Onorevole Cota, accetta la riformulazione?

ROBERTO COTA. Sì, signor Presidente, e non insisto per la votazione, perché sostanzialmente il testo riformulato non dice cose diverse, anche se non è molto chiaro, era più chiaro il nostro (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro).

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Vanalli n. 9/1366/36, accettato dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Luciano Dussin accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1366/37, accettato dal Governo.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno Chiappori n. 9/1366/38.

GIACOMO CHIAPPORI. Sì, signor Presidente, e non insisto per la votazione. Vorrei ringraziare il Governo, perché così si dimostra la vera volontà dell'Esecutivo di fronteggiare e limitare gli sbarchi, perché l'assistenza che abbiamo è sufficiente, se limitiamo gli sbarchi non ne occorre di più. Questo ordine del giorno mi pare rafforzativo.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Lussana n. 9/1366/39, accettato dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Pirovano accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1366/40, accettato dal Governo. Prendo altresì atto che l'onorevole Evangelisti accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1366/41, accettato dal Governo.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Scilipoti n. 9/1366/42.

DOMENICO SCILIPOTI. No, signor Presidente, non accedo all'invito al ritiro e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 38

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, ritengo che accogliere il mio ordine del giorno almeno come raccomandazione sarebbe importante, perché esso impegna il Governo a prendere in considerazione l'opportunità di introdurre misure finalizzate a rendere effettivamente attuabile l'identificazione dei cittadini extracomunitari non solo come deterrente all'immigrazione clandestina, ma anche al fine di favorire il processo di integrazione di chi nel nostro Paese vuole vivere e lavorare. Le stime ricordano che la popolazione straniera in Italia che è entrata legalmente nel nostro territorio è del 75 per cento; soltanto il 25 per cento proviene da sbarchi clandestini e da ingressi via terra (il 15 per cento via terra e il 10 per cento con sbarchi clandestini). Ritengo pertanto che il mio ordine del giorno possa essere accolto almeno come raccomandazione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Sottosegretario Mantovano?

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, non si può accettare ciò che è già previsto dalla legge. Chi desidera entrare regolarmente in Italia viene sottoposto ai rilievi fotodattiloscopici; chi entra con visto turistico e poi resta irregolarmente non può essere sottoposto a questi rilievi, in base a una direttiva europea; chi entra clandestinamente e poi viene intercettato viene sottoposto a rilievi fotodattiloscopici. Quindi il quadro è concluso, cosa dovremmo fare di più?

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Scilipoti n. 9/1366/42, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 549
Votanti 334
Astenuti 215
Maggioranza 168
Hanno votato
45
Hanno votato
no 289).

Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Donadi n. 9/1366/43.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Donadi n. 9/1366/43, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 554
Votanti 541
Astenuti 13
Maggioranza 271
Hanno votato
244
Hanno votato
no 297).

Prendo atto che il deputato Papa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/1366/44.

ANTONIO BORGHESI. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, francamente sono un po' stupito, e vorrei invitare il Governo a riconsiderare il parere. Con questo ordine del giorno noi chiedevamo che venisse verificato nella Conferenza unificata l'ammontare delle somme necessarie per adempiere alle Pag. 39nuove funzioni in materia di sicurezza urbana affidate ai sindaci.
Affidiamo ai sindaci nuovi compiti, però a mio avviso è sbagliato, soprattutto nel momento in cui prevediamo di togliere risorse agli enti locali (come stiamo facendo con la manovra economica che arriverà in Aula oggi), immaginare di non dare nessuna risorsa ai sindaci per le nuove funzioni attribuite. Se è un problema l'espressione: «da trasferire ai comuni» potremo semplicemente riformulare l'ordine del giorno, in modo da permettere semplicemente una valutazione delle risorse che potrebbero servire ai comuni e ai sindaci in questa prima fase, senza prevedere o richiedere il trasferimento delle somme stesse. A mio avviso, è ragionevole l'idea di una valutazione in tal senso.

PRESIDENTE. Ricordo che l'onorevole Borghesi è intervenuto per dichiarazione di voto sull'ordine del giorno n. 9/1366/44. Lo ricordo agli altri colleghi.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Borghesi n. 9/1366/44, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 559
Votanti 522
Astenuti 37
Maggioranza 262
Hanno votato
221
Hanno votato
no 301).

Prendo atto che la deputata Golfo ha segnalato che non è riuscita a votare.
Prendo atto che l'onorevole Costantini insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1366/45, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Costantini n. 9/1366/45 non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 537
Votanti 502
Astenuti 35
Maggioranza 252
Hanno votato
213
Hanno votato
no 289).

Prendo atto che i deputati Mura, Graziano e Antonino Foti hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che il deputato Distaso ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Chiedo all'onorevole Palomba se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1366/46, non accettato dal Governo.

FEDERICO PALOMBA. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, ho presentato questo ordine del giorno in maniera provocatoria, nel senso che era teso a provocare una risposta del Governo su un tema di straordinaria importanza, quale quello dell'esercizio obbligatorio dell'azione penale. La premessa parte dalla formulazione degli articoli 2-bis e 2-ter del provvedimento in esame, nel senso che in essi sono date delle direttive alla magistratura su quali tipologie di provvedimenti devono essere oggetto di esercizio e di proseguimento dell'azione penale. Queste direttive vengono date con eccessiva rigidità, che determinerebbe, nelle ipotesi di variazione, la necessità di un'ulteriore legge, che si profila Pag. 40come un grimaldello per scardinare il principio costituzionale dell'obbligatorietà dell'azione penale.
Dunque, ho chiesto al Governo di impegnarsi ad evitare qualunque azione che possa rappresentare un'interferenza del potere esecutivo nella giurisdizione, ivi compresi gli interventi volti a ledere il principio dell'esercizio obbligatorio dell'azione penale. Il sottosegretario Caliendo mi ha risposto che una disposizione in tal senso avrebbe dovuto essere dichiarata inammissibile, perché mai il Governo farebbe qualcosa che è contrario alla Costituzione.
La mia domanda, però, era un'altra. Chiedevo, infatti, al Governo di impegnarsi ad evitare anche proposte di riforma normativa e legislativa che tendano a impedire, modificare o, comunque, stravolgere il principio dell'obbligatorietà dell'azione penale. Credo che avessi il diritto di saperlo, così come il Parlamento, in quanto sono ricorrenti le voci relative al fatto il Governo intenderebbe proporre al Parlamento radicali modifiche costituzionali a questo principio. Ciò preoccuperebbe moltissimo il Parlamento e anche l'opinione pubblica, la quale vuole la giustizia esercitata da un potere autonomo e indipendente e non condizionata dal potere politico.
La mia interpretazione è che, se il Governo si è pronunciato in maniera contraria rispetto al mio ordine del giorno, evidentemente ha intenzione di porre in essere azioni volte a ledere, modificare o stravolgere il principio costituzionale dell'esercizio obbligatorio dell'azione penale. Ne prendiamo atto e chiediamo agli spiriti liberi del Parlamento di votare a favore dell'ordine del giorno in esame.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Palomba n. 9/1366/46, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 543
Votanti 508
Astenuti 35
Maggioranza 255
Hanno votato
211
Hanno votato
no 297).

Prendo atto che i deputati De Poli e Nunzio Francesco Testa hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che il deputato Calderisi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che l'onorevole Mura insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1366/47, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mura n. 9/1366/47, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 551
Votanti 513
Astenuti 38
Maggioranza 257
Hanno votato
214
Hanno votato
no 299).

Prendo atto che il deputato Calderisi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Messina ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che l'onorevole Leoluca Orlando accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1366/48, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo Pag. 41e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Narducci n. 9/1366/49 accettato dal Governo.
Prendo altresì atto che l'onorevole Compagnon insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1366/50, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Compagnon n. 9/1366/50, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 559
Votanti 557
Astenuti 2
Maggioranza 279
Hanno votato
263
Hanno votato
no 294).

Passiamo all'ordine del giorno Rao n. 9/1366/51, accettato dal Governo, purché riformulato.

FRANCESCO BOSI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, chiedo alla Presidenza di sottoscrivere l'ordine del giorno Rao n. 9/1366/51. Abbiamo preso atto del parere del Governo, favorevole non all'intero dispositivo ma solo ad una parte dello stesso. Così riformulato, l'ordine del giorno in esame può apparire di scarso significato. In realtà, l'ordine del giorno, nella premessa, affronta la questione dell'utilizzo dell'esercito e dei militari nell'ambito dell'iniziativa volta a rafforzare la sicurezza nel nostro Paese. Deve essere chiaro che, da parte nostra, non vi è alcuna riserva al fatto che le Forze armate siano impiegate, in certi contesti e a certe condizioni, anche in funzione di ordine pubblico. Questo è importante e anche positivo, ma ci ha spinti a questa formulazione la preoccupazione che l'iniziativa dell'utilizzo delle Forze armate non sia un pretesto per non mobilitare e non dare efficienza alle forze di polizia, perché poi eventualmente interviene l'esercito. Credo che ciò non sia corretto: è giusto, in momenti difficili di emergenza, utilizzare anche l'apporto potenziale delle Forze armate, però chiediamo che ciò non elimini la responsabilità di mantenere efficienza alle Forze di polizia nel nostro Paese. Ecco il motivo per il quale votiamo a favore di questo ordine del giorno e chiediamo che esso sia posto in votazione e che questa dichiarazione rimanga agli atti.

PRESIDENTE. Onorevole Rao, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/1366/51?

ROBERTO RAO. Sì, signor Presidente, e insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rao n. 9/1366/51, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 527
Votanti 517
Astenuti 10
Maggioranza 259
Hanno votato
493
Hanno votato
no 24).

Prendo atto che i deputati Laboccetta, Fiano e Lehner hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Toto ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Vietti n. 9/1366/52 e Galletti n. 9/1366/53 accettati dal Governo.

Pag. 42

ANNA TERESA FORMISANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, vorrei esprimere soddisfazione per il parere favorevole espresso dal Governo, perché ancora una volta si è tenuto conto delle esigenze dei comuni.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Tassone accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1366/54, accettato dal Governo.
Prendo altresì atto che l'onorevole Volontè insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1366/55, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Volontè n. 9/1366/55, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 566
Votanti 554
Astenuti 12
Maggioranza 278
Hanno votato
261
Hanno votato
no 293).

Prendo atto che l'onorevole Biancofiore accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1366/56, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Pizzolante n. 9/1366/57 accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Maurizio Turco n. 9/1366/58, non accettato dal Governo.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Maurizio Turco n. 9/1366/58, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 560
Votanti 556
Astenuti 4
Maggioranza 279
Hanno votato
260
Hanno votato
no 296).

Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Marinello n. 9/1366/59, accettato dal Governo.
Onorevole Carlucci, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/1366/60?

GABRIELLA CARLUCCI. Signor Presidente, naturalmente accetto la riformulazione, ma mi piacerebbe poter inserire anche la pubblicità, affinché si sappia che questa norma esiste e che la reiterazione del reato permette l'espulsione immediata anche di immigrati che hanno un regolare permesso di soggiorno. Infatti, sappiamo molto bene che la vendita di merce contraffatta crea un danno all'economia reale, mentre determina un guadagno per i trafficanti e per quelli che riducono in schiavitù gli extracomunitari che vengono in Italia. Quindi, accetto la riformulazione, ma chiedo se si può aggiungere anche: dare amplia pubblicità a questa norma.

PRESIDENTE. Il Governo?

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. La norma c'è e speriamo che i giornali ne diano conto.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Carlucci accetta la riformulazione e Pag. 43non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1366/60 accettato dal Governo.
Onorevole Mario Pepe (PdL), accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/1366/61?

MARIO PEPE (PdL). Signor Presidente, questo ordine del giorno è volto a stroncare il traffico di minori all'interno dei campi nomadi, dove l'infanzia è negata con crudeltà e spesso i bambini si trovano in mani diverse da quelle dei propri genitori. Accetto la riformulazione e ringrazio il Governo, con l'invito a fare presto (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Prendo atto dunque che l'onorevole Mario Pepe (PdL) accetta la riformulazione e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1366/61 accettato dal Governo.
Prendo altresì atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Cirielli n. 9/1366/62, accettato dal Governo limitatamente al dispositivo.

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

MARIO TASSONE. Intervengo sull'ordine del giorno Cirielli n. 9/1366/62 in quanto cofirmatario.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, anche noi accettiamo la riformulazione con una sollecitazione al Governo, che si accompagna ovviamente a questa nostra disponibilità, affinché risolva il problema degli idonei a un concorso per commissario della polizia di Stato, che si trascina da moltissimi anni.
Visto e considerato che il Governo ha risposto positivamente anche ad interrogazioni sullo stesso argomento, mi auguro che questo atto di indirizzo parlamentare possa essere tenuto nella massima considerazione e non resti una pura indicazione superflua ed eventuale.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Tommaso Foti n. 9/1366/63, accettato dal Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1366)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ricordo che, secondo quanto convenuto nella Conferenza dei presidenti di gruppo del 14 luglio 2008, in questa fase, potrà prendere la parola un rappresentante per ciascun gruppo e delle componenti del gruppo Misto e che al termine delle dichiarazione di voto, alle ore 13 circa, si procederà alla votazione finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nicco. Ne ha facoltà.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 12,15)

ROBERTO ROLANDO NICCO. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, tra i diritti fondamentali di ogni cittadino c'è o dovrebbe esserci quello della sicurezza personale e dei propri beni.
È una questione che non dipende solo dall'agire della grande criminalità o di quelle organizzazioni, dalla mafia alla camorra, che controllano storicamente intere parti del territorio del Paese. Vi è un diverso livello di insicurezza, frutto di una diffusa microcriminalità, che inquieta non meno il cittadino e impedisce una vita serena e normale: ciò significa per una donna poter salire su un treno anche di notte senza ansia e per un anziano, anche in un villaggio isolato di montagna, non doversi barricare in casa la sera.Pag. 44
Ne abbiamo discusso in quest'Aula nel luglio 2006, quando una singolare maggioranza trasversale, scomodando emotivamente anche le parole del Pontefice, per nascondere presumibilmente situazioni di tutt'altra natura, ci propose quell'indulto sul quale abbiamo votato contro, nella convinzione, in noi rafforzatasi proprio a seguito dei frutti perversi di quella infelice decisione del Parlamento, che solo la certezza della pena costituisca un vero e sicuro deterrente contro la criminalità.
È una certezza che oggi è resa vana da un sistema giudiziario che porta di fatto, come è stato autorevolmente affermato, alla quasi inevitabile prescrizione.
Quindi, di questo forse dovremmo in primo luogo discutere: della prescrizione e della esasperante lunghezza dei processi.
Non è ammissibile che per un procedimento penale vi sia una giacenza media in appello di 681 giorni e per una causa civile di 1.405; questo non è da Paese civile. Ciò non toglie che intanto, in attesa di una radicale riforma del sistema giudiziario che anche noi auspichiamo, ab imis nel senso ora indicato di una maggiore efficienza del sistema e non certo per mettere il bavaglio ai magistrati, siano necessarie misure che vadano effettivamente verso il rafforzamento e talvolta il ristabilimento di una condizione di normale sicurezza del cittadino. Tali misure sarebbero quanto mai necessarie e urgenti e non possono che trovare il nostro consenso.
Nel merito esprimiamo, tuttavia, perplessità e riserve su alcune questioni.
I recenti dati statistici ci dicono che un terzo dei reati violenti, in particolare il 39 per cento dei casi di violenza sessuale e il 36 per cento degli omicidi, è compiuto da stranieri per lo più clandestini. Un'attenzione particolare va quindi, evidentemente, posta su questo terreno. Ci pare riduttivo l'accomunare meccanicamente, come è stato fatto spesso nel dibattito in questi mesi, le due questioni della sicurezza e dell'immigrazione e pensare di risolvere la prima con un semplice giro di vite sulla seconda.
La questione immigrazione va affrontata nel suo complesso, non certo solo come un problema di ordine pubblico, ricordandoci sempre che l'Italia è un Paese di migranti per eccellenza sia verso l'esterno che al suo interno, così come lo è la mia Valle d'Aosta in cui sono poche le famiglie che non abbiano avuto genitori, nonni e bisnonni, che non siano andati all'estero, dalla Francia al Brasile, alla ricerca di condizioni di vita migliori. Più di altri Paesi, perciò, dovremmo essere sensibili a questo tipo di problematica. In secondo luogo, dovremmo prendere atto che settori importanti della nostra vita economica e sociale dipendono ormai dal lavoro degli immigrati e non si tratta solo da badanti: quanti alpeggi della Valle d'Aosta sarebbero deserti e abbandonati senza nordafricani, rumeni o albanesi? Quanti ristoranti di Trastevere sarebbero in difficoltà senza quel tipo di manodopera? Si tratta di immigrati che sappiamo, a volte, essere irregolari o con situazioni precarie come capita ad alcuni nepalesi che stagionalmente operano nei rifugi alpini. Una questione essenziale da affrontare crediamo sia dunque quella di far emergere e regolarizzare questa parte di realtà, di prenderne onestamente atto e di non chiudere gli occhi; sarebbe la promessa indispensabile per poter distinguere chi è qui per lavorare da chi lo è per delinquere. Realizzato ciò, certamente poi si tratterà di essere inflessibili con chi è qui per delinquere e di avere a disposizione gli strumenti necessari per combatterli.
Il problema principale stava, e sta, nell'identificazione certa di chi deve essere rimpatriato. Non vi è niente di più deleterio di norme palesemente eludibili e inapplicabili che sono fonte unicamente di frustrazione per chi deve applicarle così come lo sono state molte norme in vigore in questi anni. È ridicolo usare uomini e risorse per produrre atti di espulsione che non hanno avuto, nella maggior parte dei casi, alcun effetto, che sono pura carta straccia, oppure accompagnare nei CPT chi, decorsi i termini, ne era puntualmente liberato. Essenziali sono, evidentemente, Pag. 45su questa complessa e delicata questione, sia un'azione sinergica e coordinata a livello europeo, nel quadro della direttiva rimpatri recentemente approvata dal Parlamento europeo, sia, in particolare, l'estensione e il potenziamento degli accordi con i Paesi di provenienza senza la cui collaborazione il rimpatrio rimane una pura chimera.
Ci pare, inoltre, assai poco convincente l'uso delle Forze armate per il controllo del territorio che richiama inevitabilmente alla mente situazioni e regimi che sono stati, e sono, all'opposto della nostra concezione di democrazia. Si tratta di una iniziativa tanto appariscente quanto poco produttiva. Meglio puntare allora sulla specifica professionalità propria dei corpi a ciò espressamente deputati, come la polizia e i carabinieri, liberandoli piuttosto dalle troppe incombenze inutili di rappresentanza a partire - è un piccolo, ma potrebbe esser un significativo esempio - dall'anacronistico saluto ai deputati all'ingresso della Camera e fornendogli i mezzi necessari per svolgere pienamente il loro compito.
Palesemente nulla aveva a che vedere con tutto ciò, e con la condivisibile richiesta dei cittadini, l'introduzione nel decreto-legge in esame dell'articolo 2-ter, cosiddetto «bloccaprocessi», vicenda che assieme al cosiddetto «lodo Alfano» ha fatto scrivere una pagina non propriamente memorabile dell'inizio di questa XVI legislatura, che sembrava invece nata e avviata sotto tutt'altri auspici. Mi riferisco, come già detto, all'articolo 2-ter, la cui modifica ha rappresentato, anche per la componente delle Minoranze linguistiche del gruppo Misto, la condicio sine qua non per una più serena valutazione del provvedimento nei suoi specifici contenuti e per l'espressione di un voto che sarà di astensione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, spieghiamo al Parlamento e all'opinione pubblica perché noi dell'Italia dei Valori voteremo inesorabilmente «no» su questo provvedimento. Per il 50 per cento esso è frutto di un'appropriazione indebita: appropriazione perché questo Governo, maldestramente per giunta, ha recepito disposizioni positive elaborate nella precedente legislatura; ma indebita perché la maggioranza lo ha irrimediabilmente contaminato con l'altro 50 per cento di questo provvedimento, che è frutto di un indigesto impasto di falsificazioni e di incostituzionalità.
Avete fatto diventare questo provvedimento sulla sicurezza un decreto-legge sull'insicurezza, perché da una parte gridate alla lotta contro la criminalità, dall'altra dite ai giudici di non procedere per quegli stessi reati sui quali è fondata la sicurezza per i cittadini. Ancora più grande è l'insicurezza se si considera che, nella manovra finanziaria che state realizzando, con l'altra mano - evidentemente una non guarda l'altra - avete disposto dei tagli clamorosi e terrificanti a settori importanti come quello dei tribunali, della polizia, e prevedete tagli drastici alle forze dell'ordine. Se questa è sicurezza allora voi avete la capacità straordinaria di mentire ma anche di cambiare il senso alle parole. Ma questo non è l'unico inganno, non è l'unica falsificazione che avete perpetrato voi della maggioranza dall'inizio della legislatura fino a questi due provvedimenti, raggiungendo in tre mesi dei record negativi mai visti (e speriamo che non si debbano mai più vedere). Avete fatto strage della decretazione d'urgenza. In decreti-legge usciti in un modo dalla firma del Capo dello Stato avete poi inserito surrettiziamente elementi necessari per realizzare gli affari del capo. Illustro alcuni esempi. Per adempiere a disposizioni della Comunità europea il vostro capo ha preteso l'inserimento dell'emendamento che contraddice la decisione della giustizia europea per salvare una rete televisiva, sua. Avete ribaltato il decreto-legge sull'Alitalia trasformandolo in un esborso dello Stato e quindi anche di tutti i contribuenti italiani compresi quelli padani, tutto per dare la società di Pag. 46bandiera a qualche amico del Presidente del Consiglio ripulita dai debiti e dagli esuberi, e tutto a carico sempre dei contribuenti italiani, compresi quelli padani. Ma vi siete superati in questi ultimi due provvedimenti: il decreto-legge sull'insicurezza e l'indecente disegno di legge per l'immunità alle alte cariche dello Stato. Avete posto in essere un balletto sconcio, prima attraverso la presentazione dell'emendamento per sospendere il processo a carico di Silvio Berlusconi insieme ad altri 100 mila. Vi abbiamo duramente contestato che si trattava di un provvedimento salva-persona. Avete spergiurato che era nell'interesse generale e che sospendere i processi era un balsamo per la sicurezza dei cittadini. Avete risolto il problema con l'immunità alle alte cariche dello Stato con il quale travolgevate nelle disgrazie giudiziarie del Primo Ministro le altre tre più alte cariche dello Stato, quasi che avessero anche esse i giudici alle calcagna. In uno scambio immondo sul quale avete inchiodato il Parlamento, avete allora tolto l'emendamento «bloccaprocessi», sostituendolo con due articoli nei quali vi sono molti, troppi frutti avvelenati. Usate un grimaldello, anzi un piede di porco, per scardinare il principio dell'esercizio obbligatorio dell'azione penale. Ammettete il patteggiamento in fase ulteriore rispetto a quella già prevista, a tutto vantaggio del teste Mills per estrometterlo dal processo, naturalmente sempre quello a carico di Silvio Berlusconi.
Introducete un'amnistia surrettizia. L'onorevole Di Pietro ha dimostrato, ieri, che questo beneficio occulto può dare vantaggi per reati punibili fino a nove anni di reclusione. Prevedete un'incivile aggravante di status per i clandestini. E vorreste che noi ingurgitassimo questa pozione avvelenata, alla cui base sta l'imbroglio? Non ci piegherete, tanto più che per compiere questo misfatto avete piegato le regole a vostro vantaggio, interpretato il Regolamento ad usum Delphini, espropriato il Parlamento, lasciando solo sette ore di tempo per l'esame in Commissione della legge-disastro Alfano, un pericolosissimo precedente. Speriamo che non ve ne siano altri, altrimenti sarebbe meglio chiudere il Parlamento. Vi siete rimbalzati la responsabilità di questa decisione, tra Presidente della Camera e presidenti delle Commissioni giustizia e affari costituzionali. Quando vi ho incalzato per chiedervi di spiegare di chi fosse la responsabilità di questa grave torsione delle prerogative parlamentari, onestamente la presidente Bongiorno ha detto che si era trattato di una decisione politica attribuibile alla maggioranza. Ci avete così confermato quello che già sapevamo: la maggioranza vincola e travolge tutti, compresi i Presidenti delle Camere e delle Commissioni, cioè delle istituzioni di garanzia. Ma noi sappiamo che la maggioranza è un solo nome: Silvio Berlusconi, che tutto decide per tutti, per i Presidenti e per i parlamentari da lui nominati. Benché non sia mai presente, egli ha occupato ugualmente il Parlamento, azzerandone le funzioni di controllo dell'Esecutivo e, in questo modo, due poteri su tre sono comandati dal capo dell'Esecutivo. Ma evidentemente, per lui, non c'è due senza tre. Ora vuole occupare anche la giustizia e ha minacciato fuoco e fiamme contro i giudici, anzi contro certi giudici e pubblici ministeri. Ma quali? Quelli che decide lui ovviamente! Non gli interessa la causa di lavoro per un qualsiasi cittadino o il processo per rapina in danno della vecchietta. Se il lavoratore stenta ad avere giustizia, se il rapinatore si avvia a beneficiare della prescrizione perché alla giustizia non vengono forniti mezzi per lavorare, a lui non interessa. Quali sarebbero, dunque, i processi che non vanno? Sono quelli che riguardano lui o qualche suo sodale, ascrivibile ad un certo sottobosco politico. Il suo disegno e la sua aspirazione sarebbero quelli di riservare a se stesso un potere di veto e di controllo, una supervisione di certi processi che a lui interessano, in modo che la giustizia che conta, quella contro i crimini legati alla funzione politica e alla violazione dei doveri di fedeltà verso lo Stato o contro i crimini economici e finanziari, sia bloccata e, quella di «serie B» vada come deve andare, anche a ramengo. Sarà un argomento in più per sparare a zero Pag. 47contro la giustizia e non per impegnarsi a migliorarla. Quindi, un unico capo di tutto: dell'Esecutivo, del Parlamento, della giustizia, potere sovrano che neanche in tante monarchie è dato riscontrare. Ma il punto è questo: l'indipendenza della magistratura da ogni altro potere dello Stato è un bene per i cittadini. Il controllo di legalità è essenziale nello Stato di diritto, non un privilegio dei magistrati. Per questo Italia dei Valori combatte senza «se» e senza «ma», combatte contro questi gravi provvedimenti e si appresta a farlo sulla annunciata normalizzazione della magistratura, sulla riforma del CSM, sulla distinzione delle carriere, sull'abolizione dell'esercizio obbligatorio dell'azione penale, sul ripristino dell'immunità della casta politica e via stravolgendo.
Noi dell'Italia dei Valori avvertiamo tutti, maggioranza ed opposizioni: sui principi costituzionali non c'è trattativa. Sulla normalizzazione della magistratura e della giustizia non c'è e non ci può essere dialogo: non apriamo alcuna ipotesi possibilista e non accetteremo di sederci ad alcun tavolo di trattativa. Non abbiamo mai creduto al dialogo di chi vuole solo comandare e sottrarsi ai controlli previsti dalla Costituzione per tutti. Non siamo disposti ad accertare, sotto alcuna forma, che la politica pervada anche la magistratura. So che i cittadini preferiscono una giustizia magari poco efficiente ma esercitata da magistrati indipendenti piuttosto che una giustizia esercitata o controllata o condizionata da esponenti della politica di turno, cui viene attribuita la natura dell'opportunità piuttosto che della rigorosa applicazione della legge. Tale opportunità comprende il «fare favore» agli amici o stroncare i nemici, criteri che sarebbero la negazione della giustizia. Il Presidente del Consiglio ha detto che i magistrati sono sovversivi e sono una metastasi. Ma vi chiedo: è sovversivo chi applica la legge o chi vuole stravolgere la Costituzione? Sono metastasi le cellule di un corpo sano o quelle che in esso si insinuano per distruggerlo? Per questa ragione probabilmente, Silvio Berlusconi, dando quella definizione, si ispirava a se stesso, guardandosi allo specchio (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vietti. Ne ha facoltà.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente e signori del Governo... distratti...

PRESIDENTE. Pregherei gli onorevoli rappresentanti del Governo di prestare attenzione.
Prego, onorevole Vietti.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Io sto ascoltando!

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Non dubito che il Ministro Maroni riesca a fare due cose insieme.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Anche tre!

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Anche tre, forse, ma gli consiglio di non esagerare.
Avremmo preferito poter votare liberamente il provvedimento in esame, in un confronto parlamentare aperto, che si fosse avvalso dei contributi anche emendativi della maggioranza e dell'opposizione.
Si tratta di un provvedimento che contiene molti aspetti condivisibili, che non abbiamo difficoltà a riconoscere come positivi: l'estensione dei riti direttissimo e immediato, le modifiche al codice della strada, le competenze agli enti locali in materia di sicurezza, le misure di prevenzione antimafia, le norme sulle cessioni di immobili, che pure avremmo voluto migliorare con i nostri emendamenti.
Il Governo ha preferito affermare il proprio primato sulla maggioranza e sul Parlamento, subordinando ancora una volta tutto al codice binario dello schieramento: o di qua, o di là.Pag. 48
E noi, ancora una volta, diciamo «no» a questa pretesa di inquadramento coatto, a questa pretesa di inserimento in uno schematismo rozzo e rigido, e scegliamo di marcare la nostra differenza e la nostra autonomia.
Formulerò tre rilievi critici, signor Presidente e colleghi: in primo luogo, il tema della sicurezza.
La sicurezza certamente è tema importante, ma proprio perché è importante è seria. Allora, mentre condividiamo la scelta del Governo di dare priorità alle misure in materia di sicurezza, ci permettiamo di ricordare al Governo e alla maggioranza che la sicurezza si fa con la prevenzione e con una reale ed efficace repressione. La prevenzione manca in questa strategia del Governo, perché la prevenzione chi la fa? Non la fanno le leggi soltanto, ma la fanno le leggi e le risorse per le forze dell'ordine, e mentre oggi stiamo varando questi provvedimenti, contemporaneamente il Governo ha tolto le risorse per le forze dell'ordine. Vogliamo dire che non le ha tolte? Le ha ridotte. Vogliamo dire che non le ha ridotte? Non le ha aumentate. Le forze dell'ordine sono in una condizione di grande difficoltà, di grande carenza di mezzi e di uomini. Allora la prevenzione è monca, e se la prevenzione è monca, la sicurezza è già indebolita.
Ma neanche sul fronte della repressione, per ora, troviamo nei provvedimenti del Governo - certo non in quello sottoposto ora alla nostra attenzione - qualcosa di efficace, dal punto di vista della certezza della pena. Vedete, colleghi, cerchiamo di non farci prendere dall'illusione, che poi diventa un alibi, che basti aumentare le fattispecie di reato e le pene per i reati che vi sono già, per risolvere il problema della sicurezza. Queste restano grida manzoniane, se non c'è la prevenzione e se poi non c'e la repressione, cioè la certezza della pena. Allora, credo che dobbiamo dichiarare chiusa la campagna elettorale, cessare la stagione degli slogan, non pensare che si devono pagare semplicemente delle cambiali sottoscritte in campagna elettorale, ma dare al tema della sicurezza risposte serie.
Seconda osservazione critica: l'aggravante di immigrazione clandestina. Abbiamo detto fin da subito che eravamo contrari. È un modo surrettizio per anticipare quel reato di immigrazione clandestina, che Governo e maggioranza avevano annunciato in modo roboante e che poi non sono riusciti - anche per le divergenze interne - a tradurre in norma. Di ciò siamo contenti, ma immaginare di aumentare le pene solo a causa dello status del soggetto è una forzatura inaccettabile. L'immigrato clandestino, finché non si introdurrà il reato, è in una condizione di pura violazione amministrativa.
Immaginare che chi si trova in una condizione di violazione amministrativa, per ciò solo abbia un'aggravante e, nel caso, compia un reato è un controsenso. Abbiamo affermato - e non possiamo che ribadirlo qui oggi - che far diventare reato l'immigrazione clandestina rischia soltanto d'intasare il circuito giudiziario e le carceri che, peraltro, avete deciso di non costruire, perché il taglio delle risorse colpisce non solo le forze di polizia, ma anche l'edilizia carceraria e, dunque, anche questa rischia di rimanere una pura dichiarazione di principio.
Noi siamo perché si perseguano i singoli atti criminali, contro gli italiani, contro gli stranieri, contro i rom, contro i comunitari, contro gli extracomunitari, ma contro chi viene riconosciuto colpevole soggettivamente di aver compiuto un atto illecito. Abbiamo l'impressione che dietro quest'aggravante vi sia un approccio molto semplificatorio del problema dell'immigrazione clandestina. L'immigrazione clandestina è un problema serio e, proprio perchè tale, è complesso: coinvolge il tema dell'accoglienza, dell'integrazione delle forze lavoro nelle nostre famiglie e nelle nostre imprese; coinvolge il tema dell'integrazione delle culture diverse, della collaborazione con i Paesi di origine per fissare i flussi e per definire gli allontanamenti e il tema dell'effettività delle espulsioni. Tutta questa complessità non si Pag. 49può risolvere con la bacchetta magica dell'aggravante per l'immigrazione clandestina.
Terza ed ultima osservazione critica: il «bloccaprocessi». Nell'iter legislativo, con una forzatura evidente, un emendamento estraneo per materia, introdotto al Senato, bloccava in modo generalizzato i processi per quegli stessi fatti per cui nel decreto-legge era stato previsto un aumento di pena. La contraddizione è talmente clamorosa che non vale neppure la pena sottolinearla. Era un intervento devastante, perché rischiava di minare alla base il già vacillante sistema giudiziario italiano. Siamo orgogliosi - politicamente lo affermo come Unione di Centro - che, grazie anche alla nostra azione politica, il cosiddetto emendamento «bloccaprocessi» sia stato riformulato e sia stata abbandonata la prospettiva dissennata di bloccare decine di migliaia, se non centomila, processi. Certo, siamo contenti che, rispetto alla minaccia di bruciare la casa perché non si riusciva a portar via un mobile, grazie anche alla nostra ragionevolezza, abbiamo detto, pur avendo molti dubbi sulla legittimità di chi pretendeva di portar via quel mobile, che, comunque, lo si portasse via, purché non bruciasse la casa. Vi è anche un bilanciamento degli interessi in ballo e, quindi, la riduzione del danno l'abbiamo applicata.
Tuttavia, vorrei dire al Governo e alla maggioranza: attenzione, con gli emendamenti che avete riformulato, fate dei magistrati - cioè di quel corpo che volete ridimensionare, che quotidianamente dite di voler rimettere in riga e rispetto al quale dite di volere evitare le invasioni di campo - gli arbitri della priorità dell'azione penale. Date ai magistrati la discrezionalità assoluta nello scegliere quali processi celebrare e quali non celebrare. Paradossalmente, voi che volevate contenere e limitare lo strapotere dei magistrati, gliene avete consegnato uno grandissimo, con una straordinaria eterogenesi dei fini. Ciò senza risolvere il problema del cumulo dell'arretrato perché, dopo che avremo rinviato per 18 mesi questi processi, ci ritroveremo sulle spalle il macigno dell'arretrato, aggravato dalle sopravvenienze e a quel punto, forse, ci direte cosa intendete fare. In altre parole, dopo aver messo in sicurezza Berlusconi, ci direte anche come intendete mettere in sicurezza gli imputati che vogliono far accertare la loro innocenza o le parti lese penalizzate dai reati.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Concludo. In questa vostra operazione ci sono le impronte digitali di quello che avete fatto, perché candidamente avete confessato che avete eliminato il «blocca processi» perché avete ottenuto il lodo Alfano. Bene, allora noi vi vogliamo riconoscere questo atteggiamento collaborativo, così si direbbe, dell'imputato, cioè la confessione: avete confessato che avete tolto il «blocca processi» perché avete avuto il lodo Alfano. Bene, allora noi, anziché prendervi le impronte digitali, che sarebbero la dimostrazione di un'inclinazione alla recidiva...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI... siamo disponibili a riconoscervi le attenuanti generiche, e per questo ci asteniamo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, c'era la necessità e l'urgenza di intervenire con norme serie per la sicurezza dei cittadini ed è stato fatto in tempi da record, anche e soprattutto per ricordare a chi viene nel nostro Paese che ci sono dei diritti e dei doveri da rispettare.
Vale la pena velocemente ricordare alcune di queste disposizioni. C'è l'aggravante di clandestinità, saranno aumentate le pene per chi delinque ed è clandestino nel nostro Paese, ma a breve seguirà un disegno di legge che introdurrà il reato di clandestinità, peraltro già diffuso nell'Unione Pag. 50europea. Sembra che la gran parte dei cittadini italiani siano a favore di queste due disposizioni e, a questo punto, chi si schiera contro è da considerarsi un dissociato dalla realtà e dai sentimenti dei cittadini stessi.
Sulle espulsioni è giusto ricordare che il giudice ordinerà il rimpatrio di tutti gli stranieri condannati a pene superiori ai due anni; fino ad ora era previsto per le condanne a pene superiori ai dieci, quindi si agevola anche questa disposizione. Il giudice potrà incriminare anche chi trasgredisce all'ordine di espulsione e di allontanamento, e la pena sarà da uno a quattro anni. Sarà innalzata anche la pena per chi dichiara false generalità ad un pubblico ufficiale: il massimo della pena passa da tre a sei anni.
Nei centri di identificazione e di espulsione il trattenimento passerà dai 2 ai 18 mesi, un periodo che è senz'altro indispensabile per riconoscere chi deve essere espulso. Sugli affitti ricordiamo che è previsto il carcere da sei mesi a tre anni per chi, a titolo oneroso, al fine di trarre un ingiusto profitto, affitti un immobile a persone straniere clandestine.
Sui processi molto si è detto, ma è giusto ricordare cosa accadrà. Erano gli stessi magistrati a chiedere dopo l'indulto (che non è stato votato dalla Lega Nord) di non continuare a perdere tempo con processi inutili: ora potranno evitarli. Il rito direttissimo, le attenuanti e il patteggiamento: anche queste voci garantiranno procedure molto più veloci e snelle perché è stato ampliato il numero dei reati per i quali non viene concessa la sospensione della pena detentiva; si tratta di reati quali atti osceni, violenza sessuale, furto, spaccio di droga; delitti per i quali sono aumentate le pene se compiuti da clandestini. Ci sarà il rito direttissimo per l'imputato quando l'arresto è in flagranza e anche il divieto di patteggiamento in appello. Tutte norme sacrosante e attese da tempo che si concretizzano in queste ore. Per quanto riguarda la merce contraffatta ci sarà la distruzione della stessa fatta in tempi reali.
Sull'uso dell'esercito ci sono state molte critiche, però è stato autorizzato l'impiego di tremila soldati nelle grandi città. I soldati affiancheranno le forze di polizia nel controllo del territorio per servizi di vigilanza su siti e obiettivi sensibili, e per perlustrazioni e pattugliamenti. È previsto l'ergastolo per chi uccide un agente, sono previsti poteri speciali per sindaci e prefetti.
Finalmente i primi cittadini potranno adottare provvedimenti contingibili ed urgenti per prevenire o eliminare i gravi pericoli che minacciano l'incolumità pubblica e la sicurezza urbana.
Ci sarà maggiore interazione nelle funzioni coordinate tra polizia municipale, polizia provinciale ed altri. Per quanto riguarda la repressione dei reati mafiosi, è giusto ricordare l'inserimento di alcune norme sulla confisca dei beni di origine mafiosa; è lì che temono di più di essere colpiti ed è in questa direzione che andremo a colpire.
Ci sono anche norme sulla sicurezza stradale, invocate per porre fine a tutti gli incidenti provocati da chi guida in stato di ebbrezza, ma, soprattutto, anche da chi guida sotto l'effetto di sostanze stupefacenti: si aumentano di molto le pene ed è prevista la confisca del veicolo.
A tutte queste cose aggiungiamo due decreti legislativi appena approvati; uno di essi concerne i ricongiungimenti familiari e prevede anche l'uso della verifica del DNA (ricordiamoci, infatti, che concediamo i ricongiungimenti familiari a cittadini di Paesi che non sanno neanche cos'è l'ufficio anagrafico). Andiamo a porre anche rimedio ai ricongiungimenti senza i redditi minimi garantiti; spese, queste, che finiscono sulla collettività e mettono a repentaglio gli stessi bilanci dei comuni.
C'è la famosa ordinanza sulle impronte digitali; anche in questo caso, ho visto su certi siti Internet dei maggiori quotidiani italiani che ben sette o otto cittadini sono a favore di questa ordinanza, perché va a tutela dei minori! Finché non avremo l'identità certa dei minori, non sapremo Pag. 51mai se sono frutto di acquisti, di tratte di esseri umani, se quelli sono i loro genitori o meno.
Anche ieri abbiamo sentito autorevoli parlamentari del Partito Democratico - ma sono arrivati applausi anche da esponenti dell'Italia dei Valori - che contrastavano questa misura. Ebbene, se sette o otto cittadini italiani sono a favore di questa norma, anche questo vuol dire dissociarsi dalla realtà e dai sentimenti dei nostri cittadini.
Seguirà a breve, entro settembre o ottobre, la riforma della giustizia: ci sono progetti di legge in essere, già depositati, volti a stroncare definitivamente le brutture della legge Gozzini, che regala ad ampie mani benefici e riduzioni di pena ai delinquenti.
Si rivedrà la legge Simeone-Saraceni, che dava in affidamento, negli ultimi tre anni di reclusione, i delinquenti alle assistenti sociali. Si tratta del più grande regalo che si poteva fare alle bande di albanesi e di rumeni che vengono a rubare in casa nostra: invece che finire nelle patrie galere, finivano sotto la tutela delle assistenti sociali!
Si tratta di un insieme di normative, proposte in tempi record, lo ripeto. È da tre mesi che questo Governo è in essere con la sua maggioranza, e queste sono risposte. Le risposte non sono, invece, arrivate negli ultimi due anni del Governo precedente; allora per tutta la legislatura abbiamo sentito parlare dei Dico, dei matrimoni gay, delle adozioni dei bambini da parte degli omosessuali e così via. Tutte cose assolutamente fuori della realtà!
Sono sbagli che continuano ad essere commessi, perché, se leggiamo le proposte di legge depositate dai parlamentari del Partito Democratico veltroniano, i titoli sono molto chiari: voto agli immigrati; concessione della cittadinanza agli stranieri senza che siano trascorsi dieci anni di permanenza nel nostro territorio, ma dopo cinque; libertà religiosa, per bypassare le intese parlamentari e concedere gli stessi diritti all'Islam.
Stiamo facendo cose serie, attese dei cittadini, che rispettano i nostri programmi elettorali; dall'altra parte, si continua a sbagliare e ad essere lontani anni luce dalle vere necessità.
Nel territorio governato dal PD di Veltroni si continua a sbagliare clamorosamente e ad essere lontani anni luce dai sentimenti dei nostri cittadini: Cacciari spende tre milioni di euro per attrezzare i campi nomadi; Zanonato, a Padova, spende soldi pubblici per costruire la moschea; Chiamparino, a Torino, propone le stanze del buco, dove i nostri giovani possono andare a rovinarsi la vita, per ripararsi dai danni della società.
Cofferati, allontana i campi nomadi, però dopo li sistema nelle poche case popolari che ci sono a Bologna, destinate ai nostri anziani e alle coppie giovani che devono mettere su famiglia. A questo punto mille volte meglio il sindaco di Napoli Jervolino, perché almeno le proprie immondizie le lascia in piazza in bella vista per tutti, non ha bisogno di nasconderle, mentre gli altri, facendo quello che stanno facendo,...

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

LUCIANO DUSSIN. Ho già concluso. Essi cercano anche, dicevo, di ergersi a sceriffi della comunità che governano. Quindi, in termini di sicurezza arrivano risposte chiare. A brevissimo metteremo mano al funzionamento della giustizia, e cambieremo anche la Costituzione per la parte relativa al Consiglio superiore della magistratura, perché così com'è essa garantisce poteri che in nessun altro Paese d'Europa sono garantiti a un organo che controlla se stesso. Concluso questo passaggio...

PRESIDENTE. La invito nuovamente a concludere.

LUCIANO DUSSIN. ...finalmente il Parlamento potrà legiferare senza bisogno di avere qualcuno che un istante dopo non applica le leggi o addirittura le boccia contro il volere dei nostri cittadini elettori (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Amici. Ne ha facoltà.

SESA AMICI. Signor Presidente, non avremmo avuto nessuna difficoltà ad affrontare il tema della sicurezza se questa fosse stata assunta come una vera priorità per ricostruire un rapporto di fiducia fra i cittadini e lo Stato, fra i cittadini e le sue articolazioni statuali, se questo fosse stato sul serio il tema in discussione.
Invece, noi abbiamo assistito a un'impostazione della questione della sicurezza come fossimo di fronte ad un dato tipicamente emergenziale. Non avremmo avuto nessuna difficoltà a discutere della sicurezza se si fosse messo al centro del dibattito un nuovo modello di distribuzione delle forze dell'ordine sul territorio, per il suo controllo, se avessimo discusso di complementarietà tra le varie forze dell'ordine (sono ben cinque quelle nazionali), se avessimo discusso di complementarietà anche con la polizia municipale, nel quadro rinnovato di un patto tra cittadini, relativo alla loro capacità di stare nel territorio.
Anche su questo tema non ci avete permesso una discussione da affrontare in termini costruttivi, perché avete piegato, con il decreto-legge in esame, la questione della sicurezza, Ministro Maroni, non a un'eguaglianza - come lei ha detto al collega Marco Minniti nell'audizione - ma a una vera equiparazione fra sicurezza, illegalità ed emigrazione.
Credo che basterebbe rileggere gli atti della discussione generale, per accorgersi che voi avete voluto mandare segnali; molti colleghi della maggioranza hanno iniziato i loro interventi affermando che era ora di mandare segnali. Credo, Ministro Maroni, che lei abbia un'altra ambizione: ha l'ambizione di governare, e non basta, per governare, mandare segnali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Quelli vanno bene in una campagna elettorale, colgono gli aspetti particolari, le emozioni e le paure; ma quando si governa si deve avere l'esercizio della responsabilità del governare, e anche la fatica del governare. E governare le questioni legate all'immigrazione è cosa assai complessa: richiede capacità di analisi, richiede soprattutto che di fronte a un tema così difficile, nessuno possa mai immaginare che basterà un decreto-legge, scritto anche con urgenza, per mettere fine a un insopprimibile desiderio, che non è il desiderio di spostarsi da un pezzo di mondo ad un altro, ma la spinta propulsiva di un mondo che - lo ricordo ai colleghi dell'Aula - per oltre la metà della popolazione vive in condizioni di povertà. Ed è una spinta, quindi, che significa desiderio di migliorare, scappare dalle guerre, scappare da realtà che a volte sembrano vivere nel disordine sociale.
La sicurezza, dunque, è questione sulla quale noi avremmo voluto avere la possibilità di confrontarci nel merito, Ministro Maroni. L'avremmo voluto fare, e voi portate una grande responsabilità: per giorni questa discussione è stata viziata artatamente, per un desiderio individuale e ancora una volta «proprietario» della politica, dall'aver messo dentro il decreto-legge in esame gli aspetti relativi al «blocca processi».
Ne avete pagato le conseguenze nel corso di una discussione che oggi tentate di recuperare attraverso l'emendamento sostitutivo del «bloccaprocessi», ma con il quale ancora una volta non date risposte e piuttosto utilizzate una scorciatoia.
Signor Ministro, colleghi della maggioranza, nella scorsa legislatura il Partito Democratico affrontò le questioni della sicurezza nell'ottica di due elementi fondamentali che appartengono alla cultura giuridica e generale delle forze che lo compongono: due elementi imprescindibili per affrontare la questione della sicurezza nell'ambito di una situazione complessa come quella attuale. Anzitutto, noi ci troviamo di fronte ad una società, quella italiana ma anche quella europea, che è oggi segnata da profonde inquietudini, paure, egoismi: una società in cui la frammentazione rompe anche i livelli di coesione sociale fra cittadini italiani. Queste Pag. 53non sono categorie sociologiche: è solo il ritratto di una società che è privata della certezza sul proprio futuro.
Proprio per questo, la sicurezza che essa oggi richiede è certamente quella dell'incolumità personale, ma è anche quella di un futuro di occupazione, stabilità, crescita, nel quale non si debba fare i conti ogni giorno con un declino che a volte fa perdere la coscienza di sé come popolo e come società. Inoltre, il nostro approccio al problema della sicurezza muoveva dalla visione delle questioni dell'immigrazione come tratto peculiare della nostra storia e della nostra cultura politica.
Ministro Maroni, lei oggi ci costringe a discutere di queste tematiche in maniera frammentata, poiché a questo decreto-legge si aggiungono ben sei altri provvedimenti: sarebbe stato utile esaminarli tutti insieme, poiché questi provvedimenti rivelano una cultura, la vostra, che affronta la questione dell'immigrazione continuando a contrapporvi la paura di ciò che è diverso e non si conosce. Noi avremmo, invece, voluto discutere di severità della pena, di serio contrasto all'immigrazione clandestina, e via dicendo: ma questi provvedimenti, in ogni politica di sicurezza seria, devono accompagnarsi a vere politiche di inclusione. Voi, invece, state commettendo l'errore tragico di ipotizzare che, nelle questioni dell'immigrazione, il vaso buono, cioè l'immigrazione regolare, debba essere mischiato con l'immigrazione clandestina.
In proposito, avete citato varie volte il prefetto Manganelli. Certamente il prefetto Manganelli ha dato una fotografia esatta dei reati e della loro articolazione geografica, ma egli ha anche ricordato che occorre un'idea nuova della sicurezza del territorio: la presenza delle forze dell'ordine sul territorio rappresenta, infatti, la risposta ad una nuova domanda di sicurezza da parte dei cittadini che non riguarda semplicemente il fatto di occuparsi del reato, ma richiede una presenza che tranquillizzi proprio perché ci troviamo nel contesto, che descrivevo prima, di una società che vive solitudine e paure.
A tutto questo, non si può rispondere, quando si governa, che per portare maggiore contrasto all'immigrazione clandestina, occorre introdurre l'aggravante di clandestinità: quella aggravante serve, infatti, solo come immagine, e mostra la ferocia di una classe politica che pensa di combattere il problema sul serio, ma che rivela invece una cultura in cui le regole della nostra storia giuridica vengono cambiate al punto che la condizione soggettiva di essere straniero, e temporaneamente di essere clandestino, diviene un reato. Si tratta di un atto non solo inumano, ma di una gravità inaudita: al cittadino straniero che si presenta in questo Paese non vengono riconosciute le caratteristiche fondamentali di essere cittadino e di essere persona. In questo emerge una concezione sbagliata che è stata costruita nel tempo e che vede l'immigrazione come buona quando è una risorsa per mandare avanti i settori della nostra economia, ma che invece, quando si richiede alla politica e al Governo di attivare politiche pubbliche di inclusione e di integrazione vera, fa scattare il meccanismo che vede lo straniero in quanto tale come un nemico.
Un Paese come il nostro, Ministro Maroni e colleghi della maggioranza, non può perdere mai la memoria di sé. Non molti anni fa è uscito un libro a firma di Gian Antonio Stella, «L'orda», nel quale si ricordano con grande capacità i verbali redatti dai nostri consolati di fronte ai cittadini italiani che si recavano all'estero: verbali che facevano fotografie che rivelavano la medesima idea che voi state immettendo nella cultura di questo decreto-legge.
Era la Francia, la nobilissima ed europeissima Francia, che, negli anni della grande immigrazione, si rivolgeva agli italiani dicendoci: vengono a sottrarci lavoro, abitano in tuguri, bisogna rimandarli tutti alle frontiere, spariamogli, blocchiamoli. Era l'idea di una società - quella europea - che, proprio perché non fondava più la certezza nella sua capacità, si chiudeva a riccio nelle paure. Quando le società si chiudono non è mai un bene, perché dentro quella chiusura c'è semplicemente Pag. 54il prevalere di una logica che non riconosce nell'altro sicuramente un diverso, che deve sottostare a regole e certezze, ma che è un diverso con cui poter convivere.
Noi abbiamo un problema, quello della convivenza, ed avere innalzato le pene dando la discrezionalità, non attivando gli elementi di prevenzione, non dando l'idea di come si possa governare un processo così complesso come l'immigrazione, ci fa dire che avete sprecato un'ennesima occasione.
Ma l'occasione l'avete sprecata anche per un altro motivo: in questo testo avete cercato di dare più potere ai sindaci, ma avete semplicemente ripreso ed articolato alcune delle proposte, e le avete talmente irretite da aggettivi, per cui il potere del sindaco diventa tale solo se è un modo preventivo con cui ne discute con i prefetti.

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Amici.

SESA AMICI. Complimenti, avete dato ai sindaci il potere di far diventare reato la mancanza di semplice iscrizione anagrafica!

PRESIDENTE. Onorevole Amici, deve concludere!

SESA AMICI. Guardate, voi non volete sindaci che abbiano potere; volete dei sindaci che in questi mesi avranno un unico compito, quello di segnalare gli immigrati clandestini senza attivare le politiche che renderebbero le loro città più tranquille e più sicure (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà. Avverto che dopo l'intervento dell'onorevole Santelli procederemo alla votazione. Prego, onorevole Santelli.

JOLE SANTELLI. Signor Presidente, colleghi, rappresentanti del Governo, il gruppo del Popolo della Libertà voterà con convinzione questo provvedimento, che contiene un complesso di misure efficaci in risposta ad emergenze fortemente avvertite dai cittadini e che affronta, con determinazione e coerenza politica, una serie di problematiche da troppo tempo in attesa di soluzione.
Voteremo con convinzione il provvedimento al nostro esame perché non è vero che confondiamo il problema sicurezza con il problema immigrazione, ma siamo consapevoli che un terzo - anzi il 34 per cento - dei reati compiuti in questo Paese è commesso da immigrati clandestini. Siamo, altresì, consapevoli che il 40 per cento dei furti e delle rapine, degli stupri e dei furti d'auto, è compiuto da immigrati clandestini, e che il 30 per cento degli omicidi ed il 70 per cento dei borseggi è compiuto da immigrati clandestini. Quindi, se è vero che i due temi debbono rimanere differenti, è vero pure che in molta parte essi si sovrappongono.
Voteremo con convinzione questo provvedimento, perché esso contiene norme in materia di immigrazione che tracciano una linea chiara contro chi illegalmente soggiorna nel nostro Paese al fine di delinquere e puniscono chi altera e contribuisce ad alterare la propria identità per scomparire dall'anagrafe nazionale; esso contiene, inoltre, norme chiare contro chi nel nostro Paese sfrutta i clandestini, dando loro alloggio in nero oppure sfruttandoli con un lavoro in nero.
Voteremo con convinzione questo provvedimento, perché esso traccia linee essenziali in materia di raccordo tra sicurezza e giustizia. Finalmente si potrà così evitare quello che purtroppo accade naturalmente, e cioè che i giudici approfittino troppo spesso di una norma, come quella delle attenuanti generiche date per incensuratezza, per mandar libere persone che hanno compiuto reati efferati, e potremo ristorare le nostre forze dell'ordine, le quali troppo spesso vedono le persone arrestate in flagranza immediatamente rimesse in libertà, costringendo, al contrario, il sistema giustizia ad un giudizio per direttissima nei confronti di tutti coloro Pag. 55che vengono arrestati in flagranza o nel caso in cui la confessione sia stata resa nell'interrogatorio.
Finalmente si potrà evitare la sospensione della pena nei confronti di coloro i quali commettono reati gravissimi come il furto aggravato o il furto in abitazione. Troppo spesso persone che hanno denunciato coloro i quali hanno compiuto i reati il giorno successivo si ritrovano sotto casa le persone arrestate.
Queste sono risposte immediate, efficaci e non certo propagandistiche, che la gente potrà comprendere immediatamente. Altrettanto importanti, per ciò che riguarda il raccordo tra sicurezza e giustizia, sono le norme contenute negli articoli 2-bis e 2-ter, famigerate in quest'Aula perché, al contrario, utilizzate strumentalmente, ma che mirano soltanto ad una giustizia più immediata e ad evitare che, dinanzi alle scrivanie piene di carte, i magistrati dicano sempre che non vi è il tempo per procedere con immediatezza per quanto accaduto ieri o avantieri, in quanto occupati con quanto accaduto dieci anni fa e che sarà prescritto tra sei mesi.
Queste sono le risposte che i cittadini italiani aspettano, ad esempio in materia di circolazione stradale, al fine di evitare stragi che troppo spesso insanguinano le nostre strade, a causa di coloro i quali guidano in stato di ebbrezza o sotto l'effetto di sostanze stupefacenti. Spesso dopo gli incidenti, in prima pagina sui giornali o come prima notizia ai telegiornali, si assiste a famiglie e cittadini sgomenti, quando gli stessi autori sono liberati il giorno dopo e la magistratura dice che non vi è una legge che consente di tenerli dentro.
Queste sono risposte che i cittadini aspettano, così come quelle concernenti una diversa concezione - è forse uno dei principali tratti che ci dispiace che il Partito Democratico, che ne aveva fatto una sua bandiera, non abbia colto fino in fondo - della sicurezza urbana, dove si può avere una vera e propria sinergia istituzionale fra polizia nazionale e polizie locali, fra Ministero dell'interno e sindaci, con una rappresentanza effettiva di chi rappresenta la comunità cittadina e con un concetto di sicurezza cui partecipano tutti, ciascuno per la propria funzione.
Quindi, signor Ministro, non solo poteri ai sindaci, ma soprattutto responsabilità di chi governa, a qualsiasi livello. È una necessità di dialogo istituzionale fra chi a vari livelli comunque rappresenta lo Stato e una funzione pubblica. Questo è forse il dato che più sgomenta per il voto contrario di una parte di questo Parlamento: con il provvedimento in esame si completa una legislazione antimafia oramai ferma al 1992 e quel disegno di legislazione immaginato da Giovanni Falcone, che prevedeva la sua apoteosi nell'aggressione ai patrimoni mafiosi. Onorevoli colleghi del centrosinistra, l'antimafia non si predica, ma si pratica, non si fa nei i cortei ma si fa in Parlamento, e questa sarà la nostra bandiera, quando troppo spesso le accuse sono destituite di ogni fondamento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!
È per questo che voteremo con convinzione il provvedimento in esame e che, oggettivamente, non riusciamo a capire il perché di un voto contrario in quest'Aula. Non riusciamo a capirlo, in quanto il Governo in tutto l'iter presso il Senato ha accettato una serie di emendamenti proposti dall'opposizione. Non riusciamo a capirlo, perché quando si parla di sicurezza e giustizia è inutile predicare il dialogo, se poi quando si arriva alle azioni concrete si dice semplicemente che si sarebbe voluto parlare di più: i cittadini non si aspettano che parliamo di più, ma si aspettano da questo Parlamento che finalmente vengano fatte delle cose. Non ci sono manifesti, non ci sono segnali in questo provvedimento, ci sono norme effettive e reali.
Per questo ci dispiace veramente che alcune forze politiche non abbiano compreso il messaggio, diversamente da altre che, per la verità, hanno avuto un atteggiamento diverso su questo tema, e mi riferisco all'Unione di Centro. Ci dispiace, perché con questo provvedimento - che, ripeto, votiamo con consapevolezza e Pag. 56orgoglio - crediamo di contribuire a un'Italia più sicura e più giusta (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 1366)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1366)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 1366, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 692 - «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 92, recante misure urgenti in materia di sicurezza pubblica.» (Approvato dal Senato) (1366):

Presenti 572
Votanti 537
Astenuti 35
Maggioranza 269
Hanno votato
303
Hanno votato
no 234
(La Camera approva - Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania si levano in piedi - Vedi votazioni).

Seguito della discussione delle mozioni Vietti ed altri n. 1-00011, Lussana ed altri n. 1-00025, Donadi ed altri n. 1-00026, Bindi ed altri n. 1-00027 e Taglialatela ed altri n. 1-00028 sull'introduzione nel sistema fiscale di misure a favore dei nuclei familiari, in relazione alla petizione popolare firmata da oltre un milione di cittadini (ore 13,15).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Vietti ed altri n. 1-00011 (Nuova formulazione), Lussana ed altri n. 1-00025, Donadi ed altri n. 1-00026, Bindi ed altri n. 1-00027 e Taglialatela ed altri n. 1-00028 sull'introduzione nel sistema fiscale di misure a favore dei nuclei familiari, in relazione alla petizione popolare firmata da oltre un milione di cittadini (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali delle mozioni presentate ed è intervenuto il rappresentante del Governo.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri.
Signor Presidente ....

PRESIDENTE. Pregherei i colleghi di fare un po' di silenzio, di prestare attenzione e di consentire all'onorevole Giovanardi di esprimere il parere del Governo sulle mozioni. Prego, onorevole Giovanardi, prosegua.

CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Pag. 57Presidente, in via preliminare, il Governo esprime apprezzamento per il fatto che in tutte le mozioni presentate vi sia una particolare attenzione al problema della famiglia, e, in particolare, anche all'indicazione di politiche fiscali che possano irrobustire questo organismo indispensabile per la nostra società. È evidente che sugli strumenti per arrivare a conseguire questo obiettivo, e anche su alcune valutazioni che vengono svolte nelle premesse agli impegni rivolti al Governo, vi sono delle divergenze che rendono impossibile per il Governo esprimere un parere favorevole su alcune mozioni presentate e, in particolare, sulla mozione Donadi ed altri n. 1-00026, che dà un giudizio totalmente e irreversibilmente negativo su ciò che, invece, per noi, alla luce delle motivazioni che hanno portato i gruppi a presentare le mozioni, rappresenta un fatto positivo. Mi riferisco alla petizione popolare, presentata da più di un milione di persone e dal Forum delle famiglie al Capo dello Stato, e da questi trasmessa alle Camere per essere sottoposta al giudizio del Parlamento, che indica nelle deduzioni e nel quoziente familiare l'obiettivo da raggiungere per un'equa politica fiscale per le famiglie. Il giudizio totalmente negativo che la mozione dell'onorevole Donadi dà di questa petizione popolare, evidentemente fa sì che il Governo, che invece aderisce a quegli orientamenti, non possa far altro che esprimere un parere contrario.
In maniera un po' più sfumata, lo stesso discorso vale per la mozione che ha come prima firmataria l'onorevole Bindi, nelle cui premesse vi sono alcune considerazioni interessanti e condivisibili, ma la divergenza rimane sugli strumenti operativi. Anche in questa mozione viene espresso un giudizio negativo su una cosa che invece per noi è molto importante, vale a dire le politiche universalistiche rispetto alle famiglie che hanno figli.
È necessario riconoscere come valore sociale il fatto di avere dei figli, che deve portare a dedurre dal reddito tutto ciò che è speso in direzione della crescita della famiglia e a politiche demografiche che rispondano alla denatalità e all'invecchiamento della popolazione. La dote fiscale è una proposta interessante, ed è chiaro che bisognerà svolgere un ragionamento complesso e articolato sugli assegni familiari, sulle detrazioni e sulle deduzioni. Tuttavia, la strada indicata dal gruppo del Partito Democratico non è condivisa dal Governo che, quindi, anche in questo caso non può esprimere un giudizio positivo.
Viceversa, vi è un giudizio positivo del Governo per le altre tre mozioni, presentate dall'onorevole Vietti, dall'onorevole Taglialatela e dall'onorevole Lussana, in quanto sostanzialmente tutte e tre le mozioni condividono i contenuti della petizione popolare, sia pure in prospettiva, in quanto tutti sappiamo che vi è una questione di compatibilità di risorse per arrivare all'obiettivo condiviso delle deduzioni e del quoziente familiare.
Il Governo, dunque, non accetta le mozioni Donadi e altri n. 1-00026 e Bindi e altri n. 1-00027, mentre accetta le mozioni Vietti ed altri n. 1-00011, Lussana ed altri n. 1-00025 e Taglialatela ed altri n. 1-00028.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lussana. Ne ha facoltà.

CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, interverrò brevemente per accontentare i colleghi, tuttavia ritengo che il dibattito non debba essere svilito a causa dell'imminenza del pranzo, anche perché stiamo parlando di un tema molto importante.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 13,20)

CAROLINA LUSSANA. Uno dei principi cardine che da sempre, infatti, ispira la linea politica e programmatica della Lega Nord è la protezione, la valorizzazione Pag. 58e lo sviluppo dei nuclei familiari, coerentemente con una visione della famiglia intesa come il pilastro su cui si fondano le comunità locali, il sistema educativo, le strutture di produzione dei redditi e il contenimento delle forme di disagio sociale. Ecco perché riteniamo importante il dibattito e abbiamo presentato una nostra mozione, non certo per un'esercitazione accademica - ho sentito utilizzare questo termine, a mio avviso ingeneroso, da parte di qualche collega dell'opposizione nella giornata di ieri - ma per ribadire, come Lega Nord, che per noi la lotta al carovita e il sostegno alle famiglie, in modo particolare alle famiglie numerose, costituisce una priorità.
Per questo motivo chiediamo al Governo sia un preciso impegno per adottare in tempi brevi misure dirette al sostegno della natalità e della famiglia, sia che nell'agenda dei lavori parlamentari sia data una corsia preferenziale alle proposte di legge, anche di iniziativa popolare, che intervengono in materia. Non possiamo rimanere sordi a quanto ci viene segnalato al di fuori delle Aule parlamentari e alle richieste della società civile e del Forum delle famiglie.
L'esigenza di intervenire e di legiferare è stata, peraltro, condivisa e posta con forza anche dal Presidente della Repubblica, il quale chiede espressamente che in tempi rapidi si affrontino i temi delle politiche della famiglia. Conosciamo, e lo abbiamo sentito anche nel dibattito svoltosi ieri, la triste fotografia, purtroppo, che l'ISTAT ci fornisce, in modo veramente impietoso, in ordine alla situazione delle famiglie italiane. Vi è il 14,6 delle famiglie italiane che fatica ad arrivare a fine mese e, dunque, la quarta settimana, purtroppo, rappresenta un incubo per queste famiglie. Il 28,4 delle famiglie italiane dichiara che non sarebbe in grado di far fronte ad una spesa imprevista, seppur minima, quantificabile in 600 euro. Il 66 per cento delle famiglie italiane non riesce a risparmiare a causa del carovita. Aggiungiamo il fatto che, purtroppo, vi è stato chiaramente un aumento anche dei costi e delle spese che gravano sulle famiglie: le spese per i trasporti e l'energia sono aumentate dal 21 al 27 per cento, e anche le spese per la casa sono aumentate. Ciò comprende anche la problematica seria del mutuo e dell'affitto, che il Governo ha cercato di affrontare nella manovra economica.
Le famiglie italiane, però, oggi sono in crisi non solo per ragioni di carattere economico. L'ISTAT, ancora in modo severamente impietoso, ci fotografa un'Italia sempre più vecchia, afflitta dalla piaga della denatalità. Siamo al penultimo posto in Europa per crescita demografica, appena davanti alla Spagna e, se ultimamente vi è stata un'inversione di tendenza, questa è dovuta per la stragrande maggioranza alla fertilità delle coppie extracomunitarie. Il dato: 1,26 è il numero medio dei figli per donna, uno dei più bassi in Europa. In Francia, per fare un paragone con un Paese a noi vicino, il numero medio di figli per donna è pari al 2,5. Tale dato è da correlarsi a quello sull'occupazione femminile: anche su questo l'Italia, con un tasso del 46,3 per cento, si trova ben distante dall'obiettivo di Lisbona del 2010, ma anche largamente al di sotto dell'obiettivo intermedio, fissato al 57 per cento per il 2005.
Mi fa piacere che in Aula sia presente anche il Ministro per le pari opportunità, perché questi dati, fra l'altro, distano di gran lunga da quelli degli altri Stati europei, dove a un più alto tasso di occupazione femminile corrisponde un più alto tasso di natalità. Si tratta, pertanto, di un elemento sul quale dovremo seriamente ragionare per portare avanti politiche serie di pari opportunità e di conciliazione tra la vita lavorativa e il ruolo di una donna all'interno della famiglia. La crescita direttamente proporzionale tra tasso di occupazione femminile e tasso di natalità dimostra che il benessere, la crescita economica incide fortemente sull'incremento demografico. Se le donne hanno la possibilità di lavorare e vi è più benessere, si fanno più figli. Lo ribadisco con una certa enfasi, perché ho ancora in mente un dato che abbiamo esaminato e preso in considerazione nella scorsa legislatura, esplicitato nel corso di un'indagine sulla Pag. 59famiglia svolta dalla Commissione Affari sociali della Camera. Da quell'indagine era emerso il dato, a mio giudizio, drammatico e vergognoso, che il 60 per cento delle coppie italiane rinuncia ad avere un figlio in più e lo fa essenzialmente per ragioni di tipo economico. Si tratta di un dato drammatico, di cui si parla poco, che purtroppo limita il desiderio nobile dei nostri giovani di assumersi una responsabilità, di contrarre matrimonio e di avere figli. Questo deve essere un dato sul quale riflettere e necessariamente intervenire.
C'è da dire che, soprattutto in passato - sono ancora freschi gli echi polemici della scorsa legislatura -, la famiglia è stata attaccata fortemente anche sul piano ideologico. Ricordo all'ex Ministro Bindi - che ho sentito ieri intervenire su questo tema - che abbiamo perso tempo in divisioni ideologiche su che cosa si debba intendere per famiglia, sulla confusione fra quanto previsto dagli articoli 29, 30 e 31 della nostra Costituzione e il doveroso riconoscimento di diritti individuali per coppie che non hanno contratto matrimonio. Questa divisione ideologica, che ha portato avanti un attacco alla famiglia, si è anche esplicitata nella relazione, formulata a seguito dell'indagine conoscitiva portata avanti nella scorsa legislatura, nella quale, fra le varie forme di famiglia, il Governo precedente aveva annoverato anche i single. Lo affermo con estrema chiarezza, per esprimere la posizione della Lega Nord, da sempre coerente: date le risorse economiche a nostra disposizione e considerato che dobbiamo compiere delle scelte, riteniamo che esse debbano essere indirizzate nell'alveo della nostra Costituzione e, quindi, nei confronti di quelle famiglie che, contraendo matrimonio, assumono reciproci doveri fra di loro e sono beneficiarie di diritti e di una tutela rafforzata da parte dello Stato.
Per quanto riguarda la nostra espressione di voto, preannunzio chiaramente il nostro voto favorevole sulla mozione che abbiamo presentato, la n. 1-00025, che reca la mia prima firma, la quale chiede - lo chiediamo anche alla Presidenza della Camera - che si discuta immediatamente di un'iniziativa di legge che non tratti la famiglia in via estemporanea o con interventi spot. Della situazione delle famiglie italiane ci siamo occupati anche con questa manovra finanziaria e non condivido le critiche che sono state avanzate dall'opposizione.
Parlare di un abbassamento del carovita vuol dire, ad esempio, essere riusciti ad azzerare l'ICI sulla prima casa, che è molto importante anche per la formazione di nuove famiglie. Sui mutui, come ho già detto, vi è la possibilità di una rinegoziazione degli stessi. Quindi, anche in quest'ambito sono stati adottati interventi considerevoli. È chiaro, però, che non sono interventi sufficienti. Dobbiamo avere il coraggio di imparare dai Paesi europei a noi vicini. Cito ancora la Francia, dove veramente è stata fatta una politica che ha posto la famiglia...

PRESIDENTE. Onorevole Lussana, devo invitarla a concludere.

CAROLINA LUSSANA. ...al centro delle scelte del Governo. Allora, chiediamo - e concludo - che vi sia la calendarizzazione di una legge sulla famiglia. Preannunzio, quindi, il nostro voto favorevole sulla mozione da noi proposta, sulla mozione presentata dall'UdC, Vietti ed altri n. 1-00011 (Nuova formulazione) e su quella dei colleghi del PdL, Taglialatela ed altri n. 1-00028.
Non condividiamo, invece, la mozione dell'Italia dei Valori, Donadi ed altri n. 1-00026, perché critica fortemente l'introduzione del coefficiente familiare che, secondo noi, è importante per introdurre una tassazione fiscale che non sia solo orizzontale, ma anche verticale. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Mi scusi, l'argomento è importante e nella discussione sulle linee generali di ieri il mio gruppo non ha sfruttato i ventotto minuti a sua disposizione (Commenti).
Volevo anche dire che si tiene conto dei figli. Quindi, finalmente le famiglie più numerose pagano meno tasse. Dovremmo fare lo stesso ragionamento anche per il pagamento dei costi dei servizi, che incidono direttamente sulle famiglie...

Pag. 60

PRESIDENTE. Onorevole Lussana, deve concludere.

CAROLINA LUSSANA. Da ultimo, preannunzio un voto contrario sulla mozione del Partito Democratico, Bindi ed altri 1-00027. Dico all'onorevole Bindi (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) che non si può dire adesso che il Governo Prodi ha fatto molto per la famiglia e che noi non abbiamo fatto niente, quando lei stessa, da Ministro, si è lamentata perché la famiglia era la «Cenerentola» per quanto riguardava gli interventi del suo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Lussana, la prego di rivolgersi alla Presidenza.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, sarò breve. Il nostro gruppo ha chiesto di calendarizzare questa nostra mozione e quelle sul tema delle misure fiscali a favore dei nuclei familiari. L'avevamo chiesto dall'inizio del mese, perché ritenevamo e continuiamo a ritenere che i diversi impegni presi dal Governo - tutti assolutamente sinceri - a favore di una diversa fiscalità nei confronti delle famiglie potessero, anzi secondo noi dovessero, trovare un primo segnale di concreta attuazione nel DPEF e in questa anticipazione - sostanzialmente in questa valutazione - della manovra economica del Governo, che voteremo nei prossimi giorni.
Durante la campagna elettorale e poi nell'incontro tra Silvio Berlusconi, il Capo del Governo italiano, ed il Santo Padre (il 6 giugno 2008), si è ribadita l'assoluta priorità degli impegni del Governo a favore della famiglia.
Qualche settimana prima, il Capo dello Stato e anche il sottosegretario Giovanardi, in occasione della giornata mondiale della Famiglia del 2008, ribadirono lo stesso impegno, fino al quoziente familiare, con riferimento a una serie di politiche attive per rilanciare il fulcro della società italiana, ossia la famiglia.
Ritenevamo, cioè, che queste importanti affermazioni - tutt'altra cosa rispetto ai dibattiti che si sono svolti in quest'Aula del Parlamento negli ultimi trentasei mesi - trovassero un appiglio e un inizio concreto a partire dal piano triennale del DPEF e dalla manovra economica, su cui questa mattina si sono conclusi i lavori in Commissione.
Purtroppo dati importanti e significativi, una svolta culturale di attenzione non hanno trovato seguito nella manovra economica. Vi è stato un passo in avanti, ma solamente a parole. Noi temiamo che tutto ciò non possa portare alla soluzione di quei problemi concreti che colpiscono le famiglie italiane da trent'anni, anche se non è colpa di nessuno degli attuali protagonisti della vita politica italiana o di gran parte di loro. Poteva essere una grande occasione prevedere qualche miliardo euro nel DPEF in questa direzione ma il quoziente familiare costa 15 miliardi di euro e nel DPEF non vi è né una lira, né un euro. È difficile immaginare che questa misura, su cui si è impegnato il Governo e sulla quale noi abbiamo una problematicità costruttiva, possa essere introdotta a partire dal 2011: mi sembra complicato immaginare che l'evoluzione della situazione economica del nostro Paese, anche a fronte delle dichiarazioni di ieri del bollettino e del Governatore della Banca d'Italia così come di altri istituti internazionali, ci possa consentire, dopo un triennio di appostamenti di bilancio uguali a zero, di avere un biennio di appostamenti di bilancio pari a 15 miliardi di euro.
La valutazione positiva che si è fatta da parte dell'Esecutivo e di molte forze politiche in ordine all'iniziativa «per un fisco a misura di famiglia» (che rappresenta l'oggetto della nostra mozione, nata grazie all'impegno del Family day, come ricordava Savino Pezzotta che ne fu uno dei portavoce, e all'impegno negli ultimi quindici anni del Forum delle famiglie, come ha ricordato l'allora presidente e oggi autorevole parlamentare Capitanio Santolini) è da noi non solo condivisa ma vorremmo che fosse condivisa dalla più Pag. 61ampia parte del Parlamento e dalla Presidenza del Consiglio, come lo è da parte del sottosegretario Giovanardi, e che grazie a questa condivisione possa essere ricompresa nei provvedimenti concreti ed economici di questo Esecutivo. Paradossalmente questa mozione, che avrebbe potuto nell'intenzione dei presentatori essere discussa prima dell'approvazione del DPEF, cade in un momento particolare: il DPEF è stato votato, ma il Governo sta ancora oggi lavorando per un testo riassuntivo di tutta la manovra economica sul quale probabilmente porrà la fiducia. Non è repentino, quindi, discutere oggi di queste mozioni perché ancora vi è la possibilità che, nelle prossime ore, qualcosa di concreto vada nelle tasche delle famiglie italiane, operando almeno in una prima fase una sorta di sanatoria, come anticipazione delle buone intenzioni che, anche durante la campagna elettorale, sono state espresse. È per questo che abbiamo riformulato il dispositivo della mozione che prima si riferiva a un impegno nel DPEF e che oggi chiede al Governo - ringrazio il sottosegretario Giovanardi per aver espresso su questo parere favorevole - di inserire tra gli obiettivi prioritari dell'Esecutivo la proposta contenuta nel testo della petizione firmata da più di un milione e mezzo di persone «per un fisco a misura di famiglia». Penso che anche l'approvazione di queste mozioni possa e debba dare la forza alla Presidenza del Consiglio, rappresentata dal sottosegretario Giovanardi, di uscire dalle buone intenzioni, rivolgendosi direttamente al Ministro dell'economia e delle finanze che sta definendo gli ultimi dettagli dell'emendamento interamente sostitutivo del decreto sulla manovra economica. Anche se ciò non avvenisse, non vi sarà, comunque, una perdita di tempo da parte del Parlamento ma certamente si avrà un primo passo falso da parte della Presidenza del Consiglio sulla sua reale volontà, espressa a più voci, in più occasioni e in più incontri autorevolissimi, di legiferare a favore della famiglia.
Detto questo non possiamo che aggiungere che, al di là di come andrà la votazione di oggi e purtroppo al di là delle reali intenzioni che avrà il Ministro dell'economia e delle finanze di inserire concretamente le misure a favore di un fisco equo sia sul piano orizzontale sia sul piano verticale nel confronti dei nuclei familiari (la società naturale fondata sul matrimonio di un uomo di una donna), la discussione di oggi avrà comunque un valore significativo. Perché? Perché dal mese di ottobre in poi, e entro il 31 dicembre di questo anno, vi sarà una piccola o una grande - io temo - ulteriore manovra economica. Allora, se non sarà possibile in queste ore introdurre efficacemente dei primi passi in favore di un fisco equo nei confronti delle famiglie vi sarà un secondo tempo, ma sarà l'ultimo tempo. Sarà l'ultimo tempo, perché - mi è stato suggerito da un autorevole professore universitario in queste ore - la teoria di Keynes aveva uno scopo: lo Stato deve introdurre misure davanti ai poveri disoccupati e alle famiglie dei poveracci, perché non arriveranno nel lungo periodo. Questa è la condizione delle famiglie italiane oggi, non domani o dopodomani. Oggi si è aggravata non perché c'è Silvio Berlusconi, Giulio Tremonti o Carlo Giovanardi, ma perché negli ultimi trenta anni abbiamo fatto finta che le famiglie comunque ce la facessero. Non è più così.
Nel breve e nel medio periodo noi rischiamo, senza un intervento che equilibri e che renda giusto il fisco nei confronti delle famiglie, che queste ultime scompaiano e si distruggano. Allora l'urgenza di intervenire oggi in questa discussione e di votare favorevolmente - come noi chiediamo - nei confronti della nostra mozione, Vietti ed altri n. 1-00011 (Nuova formulazione), e anche di quelle che valorizzano la petizione del Forum delle famiglie, va nella direzione duplice di intervenire subito nei confronti di questa manovra e di intervenire subito (cioè nei prossimi mesi prima del 31 dicembre) per risolvere questo problema. Diversamente non vi sarà bisogno di prendere ad esempio Keynes e nemmeno la critica al mercatismo di Guido Rossi e di Giulio Tremonti. Basterà prendere atto di una situazione, Pag. 62senza però - ve lo chiedo cortesemente - riempirci la bocca di lotta alla povertà, di lotta a favore della natalità e di fisco equo...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, concludo con l'auspicio che l'impegno che affidiamo al Governo oggi trovi concreta attuazione fin dalla riscrittura del maxiemendamento che si sta realizzando in queste ore (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, già ieri era stato facile mettere in evidenza, soltanto leggendo il testo delle mozioni presentate, le contraddizioni che si agitano all'interno della maggioranza, soprattutto leggendo la mozione presentata dall'onorevole Lussana e quella presentata dall'onorevole Taglialatela. Che poi queste contraddizioni siano risolte in maniera che, una volta, avremmo definito, non del tutto positivamente, democristiana, ne abbiamo avuto conferma stamattina quando il sottosegretario Giovanardi ha espresso un parere favorevole sulle mozioni Vietti ed altri n. 1-00011 (Nuova formulazione), Lussana ed altri n. 1-00025 e Taglialatela ed altri 1-00028, che di fatto nega, con il riferimento al Documento di programmazione economico-finanziaria, quello che è il contenuto della mozione Vietti e della mozione Lussana.
Per quanto ci riguarda, abbiamo presentato, portando enorme rispetto al milione di cittadini che hanno sottoscritto in occasione del Family day la petizione rivolta al Presidente della Repubblica e al Parlamento, perché si affrontasse il tema del quoziente familiare, la nostra mozione che è quella più corretta dal punto di vista propriamente istituzionale rispetto alle questioni poste.
Pertanto, noi intendiamo sottolineare con forza in questa dichiarazione di voto che prima di tutto ci vuole coerenza tra le parole dette, i programmi presentati agli elettori e le politiche concrete attuate dal Governo. Questa maggioranza aveva detto che sarebbe partita proprio dal quoziente familiare e i documenti che stiamo discutendo in queste ore in quest'aula parlamentare e nelle Commissioni vanno in tutt'altra direzione.
Il Presidente del Consiglio, in particolare, si era molto impegnato nei primi mesi di Governo in questa direzione. In seguito abbiamo visto com'è andata a finire. Anzitutto la cura dei propri interessi personali e, quindi, abbiamo dovuto discutere di giustizia, di immunità per lo stesso Presidente del Consiglio, di impronte da prendere ai bambini rom. Ma per i problemi reali del Paese e della famiglia, ancora non si è visto niente.
Lo scorso anno, il 12 maggio, lo stesso Berlusconi aveva partecipato al Family day quando serviva per acquisire consensi e voti. Ora è passata la festa: non solo non ci sono agevolazioni, a partire da quelle fiscali, per le famiglie più bisognose di aiuto ma nel Documento di programmazione economico-finanziaria non vi è alcuna traccia delle promesse di riduzione della pressione fiscale assunte in campagna elettorale dal Popolo della Libertà, anche spingendo lo sguardo oltre il 2013.
Ricordiamo che quando l'attuale maggioranza era all'opposizione aveva stigmatizzato l'aumento della pressione fiscale degli ultimi due anni, peraltro realizzata in gran parte con la lotta all'evasione fiscale. Oggi questo aumento viene volentieri incassato dal Governo, senza colpo ferire, senza neanche spendere una parola di ringraziamento nei confronti di chi ha lavorato duramente per migliorare di molto quella che il DPEF chiama la perequazione tributaria, lasciando nel contempo inalterata la pressione fiscale al 42,9 per cento anche se negli impegni presi in campagna elettorale il Governo si era preso il solenne impegno di abbassarla sotto il 40 per cento.Pag. 63
Nel 2009 è previsto un aumento delle entrate di 6,5 miliardi di euro. Non a caso la pressione fiscale per l'anno prossimo salirà dal 42,6 per cento al 43 per cento. La stessa Robin Hood tax sugli extraprofitti delle banche e delle aziende petrolifere rivela che nei due settori c'è scarsa concorrenza e in più è assai probabile che maggiori oneri fiscali saranno scaricati sugli utenti finali. Quindi, l'operazione di rinvio e di presumibile svuotamento della class action è sintomatica di come si intenda affrontare, in realtà, la difesa dei consumatori.
D'altronde, solo 260 milioni dei 5 miliardi attesi dalla cosiddetta Robin Hood tax andranno ai più poveri. Mentre ci vorrebbe ben altro per sostenere i redditi dei ceti popolari, a dimostrazione del fatto, se ce ne fosse stato bisogno, che il vero Robin Hood abita nella foresta di Sherwood e non certo nel palazzo del principe, come il nostro Tremonti.
In conclusione, su questo punto, l'azione del Governo e le scelte concrete vanno nella direzione opposta a quella indicata nel Family day. Non serve a niente, oggi, votare una mozione in tal senso: è pura ipocrisia perché le famiglie, tutte le nostre famiglie, non ce la fanno e vanno aiutate concretamente e il nostro è il Paese in Europa con la redistribuzione del reddito e della ricchezza tra le più sperequate. Aumenta rispetto allo scorso anno la percentuale di famiglie che acquista generi alimentari, pane, pasta, carne, pesce, frutta presso gli hard discount, dall'8,6 per cento al 9,7 per cento. Ben il 60 per cento delle famiglie dichiara di avere limitato l'acquisto di prodotti di abbigliamento e calzature e di aver scelto prodotti di qualità inferiore rispetto al 2006. Il 50 per cento dei nuclei familiari vive con meno di 1.900 euro al mese. Il 15 per cento delle famiglie non arriva alla quarta settimana. Il 6,2 per cento ritiene di non potersi permettere un'alimentazione adeguata; il 10,4 per cento ha un insufficiente riscaldamento per l'abitazione.
Terzo punto: sono le donne che subiscono più di tutti le attuali difficoltà della situazione che ho cercato di descrivere. La conciliazione, infatti, del ruolo di lavoratrice e di madre rappresenta per le donne di oggi una delle sfide più complesse.
Le donne ritrovano sulle spalle le stesse responsabilità dell'uomo fuori casa e un carico ben più gravoso nella vita familiare: cura dei figli e della casa, accudimento di anziani ammalati e disabili. Per conciliare le esigenze del lavoro con le responsabilità familiari, le donne difficilmente nel nostro Paese possono contare sulle strutture pubbliche.
Quarto punto: gli interventi possono far regredire la condizione della donna o aiutare a progredirla. Per questo abbiamo di fronte due strade: o rinchiudere di nuovo le donne tra le pareti domestiche per supplire alle carenze del nostro welfare, carenze accentuate dai tagli alla spesa sociale previsti nella manovra del Governo e, a nostro avviso, anche dalle proposte fiscali relative al quoziente familiare oppure sostenere le donne, aiutare le famiglie, cambiare radicalmente anche la cultura maschile per una maggiore condivisione dei carichi e delle responsabilità familiari su piano di parità, fornendo adeguati servizi per l'infanzia, per gli anziani non autosufficienti, agevolando chi assume lavoratrici.
Quinto punto: non servono impegni generici, ma atti concreti, che abbiamo già indicato nella nostra mozione. Li ricordo velocemente: incrementare in maniera significativa le detrazioni per i carichi fiscali ed in particolare per i figli minori; restituire il drenaggio fiscale, in particolare ai contribuenti con più basso reddito; sostenere, anche con agevolazioni fiscali, l'assunzione delle lavoratrici; avviare un piano pluriennale per l'apertura di asili nido e, infine, incrementare le risorse a disposizione del Fondo per le non autosufficienze.
Per questo motivo e per un elemento politico di attenzione, preannuncio che, come gruppo dell'Italia dei Valori, voteremo di conseguenza a favore - ovviamente - della nostra mozione Donadi ed Pag. 64altri n. 1-00026, ma anche di quella presentata dall'onorevole Bindi ed altri n. 1-00027.
Ci asterremo sulla mozione presentata dal collega Vietti ed altri n. 1-00011, mentre voteremo contro le mozioni Lussana ed altri n. 1-00025 e Taglialatela ed altri n. 1-00028 (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sereni. Ne ha facoltà.

MARINA SERENI. Signor Presidente, «Alle famiglie con due figli l'inflazione toglie 130 euro al mese», «Sei famiglie su dieci devono cambiare menù», «Economia ferma», «Allarme consumi e prezzi»: questi sono soltanto alcuni dei titoli dei giornali di oggi, a commento del bollettino trimestrale della Banca d'Italia, che ci conferma la gravità della situazione economica e sociale del Paese.
I toni allarmati che ci giungono da tutti i centri di ricerca ed istituti economici sulla crescita, si aggiungono ai dati dell'ultimo rapporto ISTAT, che in questo dibattito sono stati ampiamente richiamati. Non citerò quei numeri, troppi numeri ci siamo detti in quest'Aula e in queste ore, per dire cose semplici: le famiglie si sono impoverite, si stanno indebitando sempre di più, non riescono a vivere dignitosamente. Ciò accade soprattutto se sono famiglie monoreddito, se hanno più di un figlio, se vivono al sud, se hanno al proprio interno una persona malata o bisognosa di assistenza.
Prima di tutto consentitemi di affermare qui che di fronte a questi dati - che tutti, e in primis alcuni esponenti della maggioranza, abbiamo citato nel dibattito - si conferma però, ancora di più, il nostro giudizio sulla totale inadeguatezza dell'azione fin qui sviluppata dal Governo. Stiamo contemporaneamente esaminando la manovra finanziaria: non v'è traccia, in essa, di misure di sollievo per la famiglia, non v'è traccia di misure per le famiglie che vivono di un solo salario o di un solo stipendio, non v'è traccia di una politica per la ripresa dei consumi e della nostra economia. Ancora di meno, consentitemelo, vi è traccia di un disegno di una politica complessiva a sostegno delle famiglie.
Politiche per le famiglie: sì, noi pensiamo - e lo abbiamo dimostrato, per quanto abbiamo potuto, dal Governo e lo pensiamo anche oggi che siamo all'opposizione - che la famiglia sia un nucleo fondamentale della vita della nostra società e pensiamo che meriti delle politiche apposite. Ma politiche per le famiglie significa molte cose: significa lavoro femminile, occupazione femminile, ingresso pieno delle donne nel mercato del lavoro, servizi per l'infanzia, asili nido, servizi e risorse per la non autosufficienza, congedi parentali, sostegno ad una genitorialità piena di padri e madri, una buona politica per la casa e non quel bluff che avete fatto trasportando i nostri soldi su un piano-casa che ha come unico pregio di estromettere comuni e regioni. Dunque, non solo la leva fiscale.
Diciamoci qui, affrontando l'esame di queste mozioni, che se il Parlamento dovrà misurarsi con i temi sollevati dal Forum per le famiglie e dalle associazioni che hanno promosso il Family day, dobbiamo pensare a politiche complessive per le famiglie, che consentano appunto alle famiglie stesse di vivere meglio e di dedicarsi con più serenità alla cura dei figli e al loro ruolo sociale.
Non solo leva fiscale, ma, certo, anche leva fiscale. La nostra proposta è nota. Nella Conferenza nazionale per le famiglie della scorsa legislatura, tenutasi a Firenze nel maggio 2007, avevamo identificato una misura fiscale a sostegno delle famiglie: la dote fiscale per il figli. Si tratta di un sostegno universalistico alle famiglie per i figli da zero a diciotto anni, indipendente dalla condizione lavorativa dei genitori, tanto più consistente quanto più numerosa è la famiglia, risolvendo così anche, a monte, il problema dell'incapienza, cioè di quelle famiglie che si trovano sotto la soglia del pagamento dell'IRPEF. Una dote finalizzata a far crescere i figli e ad Pag. 65educarli, che avrebbe riassorbito assegni per il nucleo familiare e detrazioni IRPEF per i figli a carico.
Questa è la nostra proposta, che a noi sembra efficace, che sembra rispondere alla sollecitazione che viene da quella petizione che tante persone hanno firmato dal titolo: «Un fisco a misura di famiglia» e che sembra rispondere all'appello e alla sollecitazione del Presidente Napolitano. Ho ascoltato il Sottosegretario Giovanardi: apprezziamo l'apprezzamento - si potrebbe dire - anche per i contenuti delle nostre mozioni, su cui il Governo dà, comunque, parere non favorevole. Prendiamo atto che lo strumento scelto da questa maggioranza e da questo Governo è un altro: è il cosiddetto quoziente familiare. Era scritto, peraltro, nel programma elettorale. Bene, vi sfidiamo: vi aspettiamo alla prova dei fatti. Fin qui avete dato segnali diversi con la manovra finanziaria e, prima, con il DPEF. Vi sfidiamo ad essere coerenti con la vostra impostazione: non è la nostra, non siamo ideologicamente contrari al quoziente familiare.
Abbiamo posto in questo dibattito, con l'intervento del collega Causi, della collega Bindi e del collega Vico, le nostre opinioni. Siamo disponibili a discutere anche del quoziente familiare, ma vi abbiamo espresso due considerazioni: attenzione, perché il quoziente familiare premia di più le famiglie a reddito medio-alto, rispetto a quelle con redditi medi e bassi. Il bambino dalla famiglia ricca costa più, vale più del bambino della famiglia povera: non va bene. In secondo luogo, attenzione, perché in Francia, il Paese che voi tutti avete citato, ad un alleggerimento del fisco su quel versante, corrisponde un sistema fiscale assai diverso, che ha altre punte di perequazione ed altri strumenti, tra cui alcuni come la tassa patrimoniale e l'IRAP locale, che avete molto spesso criticato.
Attenzione: in un sistema di rilettura complessiva della fiscalità, siamo disponibili a discutere, ovviamente, del quoziente familiare. Vi segnaliamo - come ha fatto il collega Pezzotta nel suo intervento - che non si può esportare lo strumento del quoziente familiare, innestandolo all'interno di un altro sistema fiscale. Vi sfidiamo, perché siamo interessati davvero ad avere uno strumento fiscale a sostegno delle politiche familiari. Vi sfidiamo a non fermarvi alla leva del fisco. Aspettiamo fiduciosi, anche se l'inizio di questa legislatura, certo, non fa ben sperare per l'attenzione alle condizioni materiali di vita delle famiglie e, soprattutto, delle famiglie numerose con redditi più bassi.
Per queste ragioni, voteremo a favore, oltre che della nostra mozione Bindi ed altri n. 1-00027, della mozione presentata dall'Italia dei Valori. Ci asteniamo sulla mozione a prima firma dell'onorevole Vietti, mentre voteremo contro le mozioni presentate dai gruppi di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI. Signor Presidente, è comprensibile che il «turbo-avvio» del Governo abbia potuto confondere i colleghi dell'opposizione. Tanti provvedimenti importanti in poche settimane possono effettivamente dare l'impressione che il Governo Berlusconi sia in carica da ormai cinque anni.
Se così fosse le critiche che avete rivolto a noi ed al Governo sarebbero almeno in parte motivate, ma non è così. Ricordo a voi e a tutti noi, compresi i promotori della petizione e le centinaia di migliaia di cittadini che l'hanno firmata (molti dei quali siedono nei banchi del PdL) che il Governo Berlusconi in realtà è al lavoro da meno di due mesi, cioè solamente dal 21 maggio di quest'anno. È dunque del tutto sbagliato, ingiusto e controproducente valutare la politica familiare del Governo come se fossimo nel maggio del 2013, anziché a metà luglio del 2008, soprattutto se, come molti di voi hanno detto, avete davvero a cuore il bene della famiglia.
Ciò premesso signor Presidente, credo che chi ha cuore la famiglia deve in primo Pag. 66luogo avere a cuore la verità, e la verità e la realtà ci dicono che molti dei provvedimenti di questo «turbo-avvio» del Governo sono stati provvedimenti volti a proteggere la famiglia, a cercare di metterla al riparo per quanto possibile dalla crisi che sta colpendo l'Italia e l'intero Occidente. L'abolizione totale dell'ICI, il blocco delle imposte addizionali degli enti locali, l'accordo con le banche per la rinegoziazione dei mutui, il piano casa: questi sono provvedimenti concreti concepiti proprio per tutelare la famiglia in questo tempo di emergenza. Lo stesso dicasi per la social card finanziata con la Robin Hood tax, per l'assenza di nuovi ticket sulla sanità nel cosiddetto decreto economico, per la detassazione degli straordinari e dei premi di produzione, e anche per il cosiddetto decreto sicurezza che abbiamo appena approvato. Sono tutti provvedimenti che puntano a tutelare la famiglia in una situazione di grande e immediata difficoltà.
Abbiamo cercato di dare una prima risposta alle maggiori tasse e alle maggiori spese che le famiglie hanno dovuto affrontare in questi ultimi due anni, per colpa certamente della congiuntura economica avversa, ma sicuramente anche per colpa delle scelte sbagliate del Governo Prodi, prima fra tutte l'abolizione del sistema delle deduzioni in vigore dal 2005 per tornare al sistema delle detrazioni familiari.
Detto questo per amore di verità, signor Presidente e colleghi, noi abbiamo il dovere di dare risposta alla petizione a favore di un fisco a misura di famiglia, e questa risposta la daremo. Il Governo si è impegnato a farlo nell'arco della legislatura e manterrà l'impegno. Lo vincola adesso il patto elettorale, lo vincola la risoluzione sul DPEF approvata la scorsa settimana che impegna a destinare alla famiglia le risorse che emergeranno dalla nostra politica economica. In proposito voglio sottolineare che il DPEF, colleghi dell'opposizione, non esaurisce la politica del Governo; esso e la manovra economica collegata sono le precondizioni non solo per rispettare gli impegni con l'Europa, ma anche per riorganizzare la spesa pubblica recuperando risorse da investire per lo sviluppo del Paese e della famiglia. Il DPEF è dunque un primo tempo necessario per affrontare la congiuntura sfavorevole, rimediare ai guasti del Governo Prodi, approntare le condizioni per far ripartire l'Italia e in primo luogo la famiglia.
Inoltre, conferma tutto ciò il fatto che la maggioranza e il Governo hanno approvato in quest'Aula due settimane fa un ordine del giorno presentato al decreto-legge sull'ICI e sulla detassazione degli straordinari che impegna il Governo a rimodulare nel 2009 la detassazione in base al numero dei componenti la famiglia. Si tratta di un impegno passato inosservato, ma che testimonia due cose: in primo luogo la volontà di mantenere l'impegno di arrivare al quoziente familiare, in secondo luogo un'impostazione culturale di metodo tale per cui si affrontano i singoli provvedimenti nell'ottica del quoziente familiare. Credo che questa impostazione culturale sia importante da sottolineare.
Concludo, signor Presidente, con un'ultima riflessione: la nostra politica, la politica fatta dal Governo Berlusconi dal 2001 al 2006, con il raddoppio delle detrazioni per i figli nel 2002, con il bonus bebè nel 2004, 2005 e 2006, con l'introduzione del sistema delle deduzioni familiari dal 2005 e con i primi provvedimenti di questa legislatura, che ho poc'anzi ricordato, è costituita da fatti che parlano di più e meglio delle parole.
Invito, per questo motivo, i promotori della petizione e i firmatari a ricordare, invece, quanto hanno dovuto patire durante il Governo Prodi, al punto tale che hanno sentito l'urgenza e la necessità, un anno fa, di convocare una manifestazione di piazza proprio per difendere la famiglia dagli attacchi di quel Governo.
La realtà e la memoria, signor Presidente, come lei sa bene, battono la propaganda, sempre.
Per tutti questi motivi, confermo l'impegno del Popolo della Libertà e dell'intera Pag. 67maggioranza a lavorare per la famiglia; lo faremo con chiunque vorrà farlo insieme a noi in quest'Aula e fuori di essa.
Concludo confermando il voto favorevole del Popolo della Libertà sulla mozione Taglialatela ed altri n. 1-00028 (e ringrazio il collega Taglialatela per averla presentata), sulla mozione Lussana ed altri n. 1-00025, sulla mozione Vietti ed altri n. 1-00011 (Nuova formulazione) e, ovviamente, il nostro voto contrario sulle due mozioni delle altre componenti della minoranza (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vietti ed altri n. 1-00011 (Nuova formulazione), accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 488
Votanti 290
Astenuti 198
Maggioranza 146
Hanno votato
288
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che i deputati Pionati e Bernini Bovicelli hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che il deputato Lehner ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lussana ed altri n. 1-00025, accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 498
Votanti 492
Astenuti 6
Maggioranza 247
Hanno votato
282
Hanno votato
no 210).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Donadi ed altri n. 1-00026, non accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 497
Votanti 480
Astenuti 17
Maggioranza 241
Hanno votato
199
Hanno votato
no 281).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bindi ed altri n. 1-00027, non accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 499
Votanti 469
Astenuti 30
Maggioranza 235
Hanno votato
218
Hanno votato
no 251).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Taglialatela ed altri n. 1-00028, accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 68
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 499
Votanti 497
Astenuti 2
Maggioranza 249
Hanno votato
281
Hanno votato
no 216).

Prendo atto che il deputato Razzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Sospendo la seduta che riprenderà alle 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 14,05, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dell'interno, il Ministro per i rapporti con il Parlamento e il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.

(Orientamenti del Ministro dell'interno in merito all'ipotesi di abolizione delle province - n. 3-00087)

PRESIDENTE. L'onorevole Ciocchetti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Vietti n. 3-00087, concernente orientamenti del Ministro dell'interno in merito all'ipotesi di abolizione delle province (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

LUCIANO CIOCCHETTI. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica.

PRESIDENTE. Onorevole Ciocchetti, anche considerata la ripresa televisiva diretta, sarebbe utile, per la comprensione di quanti ci stanno ascoltando, che lei illustrasse l'interrogazione per un minuto.

LUCIANO CIOCCHETTI. Signor Presidente, l'argomento è talmente chiaro e lo ha già sinteticamente illustrato lei sicché avrei preferito ascoltare la risposta del Ministro sulla questione. In ogni caso, nel corso della campagna elettorale, il presidente Berlusconi ha annunciato più volte - vi è una lunga sequela di dichiarazioni, oltre che il programma del PdL - l'impegno ad eliminare le province, ritenute enti inutili e fonte di sprechi. Il Ministro dell'interno, il 14 luglio scorso, ha invece affermato che le province «sono importanti e non saranno abolite, ma dovranno avere più potere e per questo metteremo mano agli enti intermedi». Credo che si ponga una questione circa la diversa posizione all'interno del Governo: ecco perché abbiamo chiesto di avere contezza della questione.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Ciocchetti anche per la sua disponibilità.
Il Ministro dell'interno, Roberto Maroni, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, non vi è alcuna contraddizione. Il programma di Governo è chiaro e parla di abolizione delle province inutili. Quali sono le province inutili? Sono quelle delle nove aree metropolitane individuate dalla legge. Esse saranno sostituite dalle aree e dalle città metropolitane: a questo fine, stiamo lavorando al codice delle autonomie, riprendendo il disegno di legge approvato dal precedente Governo, di iniziativa del Ministro Amato e del Ministro Lanzillotta, che prevede l'applicazione di quanto stabilito dalla Costituzione, cioè la realizzazione delle aree e delle città metropolitane (che - come ho detto - sono nove). È evidente che le province che insistono in quelle nove realtà saranno abolite e sostituite dalle città e dalle aree metropolitane, Pag. 69secondo gli accordi che stiamo definendo d'intesa con le comunità interessate, con l'UPI e con l'ANCI.
Per le altre province, il programma di Governo non afferma che esse debbano essere abolite. Ciò per un motivo molto semplice; esse svolgono infatti funzioni assolutamente importanti e anzi insostituibili nei confronti dei piccoli comuni, che non avrebbero altra possibilità per ottenere servizi, infrastrutture, manutenzione delle scuole, eccetera. Tutte cose che senza le province non si potrebbero avere. Semmai, il ruolo della provincia in quanto ente democratico e democraticamente eletto deve essere rafforzato, eliminando invece - questa è la mia intenzione e l'indirizzo che porrò nel codice delle autonomie (che presenterò all'approvazione del Consiglio dei ministri nel mese di settembre) - tutti quegli enti intermedi tra comune e provincia che sono spesso una duplicazione di livelli di governo e una complicazione della gestione del territorio. Dunque: competenze chiare assegnate comuni; competenze chiare assegnate alle province; eliminazione di tutto ciò che vi è fra comune e provincia e che serve purtroppo solo a complicare la vita dei cittadini.

PRESIDENTE. L'onorevole Ciocchetti ha facoltà di replicare.

LUCIANO CIOCCHETTI. Signor Presidente, dalle elezioni ad oggi vi deve essere sicuramente stato un cambio di linea, almeno rispetto a quanto abbiamo ascoltato oggi dal Ministro. Se leggiamo tutta una serie di dichiarazioni del Presidente del Consiglio, ma anche del Presidente della Camera, che non citerò per non portarlo all'interno dell'agone politico e delle scelte di Governo, emerge più volte che Berlusconi dichiara che le province vanno eliminate tutte, che sono inutili e che costituiscono solo un costo per i cittadini.
Silvio Berlusconi ribadiva il suo progetto di abolizione delle province, un'abolizione che, a suo giudizio, deve riguardare tutti questi enti locali, non solo quelli delle città metropolitane. Anzi, egli faceva polemica con il programma che aveva presentato il Partito Democratico che prevedeva soltanto, invece, l'abolizione delle province nelle aree delle grandi città metropolitane.
C'è un cambiamento di linea e credo che, con la presentazione di questa nostra interrogazione a risposta immediata, abbiamo consentito di fatto un chiarimento su una questione che, in qualche modo, era stata presentata invece come una grande scelta per ridurre veramente i costi della politica. Ma tali riduzioni non si realizzano tagliando di cento od ottanta euro i gettoni ai consiglieri comunali, ma si ottengono rivedendo complessivamente l'assetto istituzionale del governo delle nostre città e dei nostri territori.
È chiaro che il tema dei servizi che le province oggi offrono non è un tema che in qualche modo riguarda l'annullamento di quei servizi.

PRESIDENTE. Onorevole Ciocchetti, la invito a concludere.

LUCIANO CIOCCHETTI. Si tratterebbe, piuttosto, di ripartirli tra i comuni e le regioni in un percorso corretto che sia in grado di dare delle risposte, certamente anche con l'individuazione e finalmente l'approvazione, dal 1990 ad oggi, delle città metropolitane, che possono svolgere una funzione di governo di area vasta nelle grandi realtà urbane.

PRESIDENTE. Grazie onorevole Ciocchetti, ma deve concludere.

LUCIANO CIOCCHETTI. Riteniamo davvero - e concludo - che questo sia un tema importante sul quale dobbiamo tornare per chiarire meglio quali siano le posizioni definitive su cui il Parlamento deve potersi esprimere. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

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(Stato delle trattative con i Paesi rivieraschi del Mediterraneo in relazione alla questione dei flussi migratori illegali diretti verso l'Italia - n. 3-00088)

PRESIDENTE. L'onorevole Volpi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cota n. 3-00088, concernente lo stato delle trattative con i Paesi rivieraschi del Mediterraneo in relazione alla questione dei flussi migratori illegali diretti verso l'Italia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

RAFFAELE VOLPI. Onorevole Ministro, anzitutto ci complimentiamo per l'approvazione pochi minuti fa, da parte di quest'Aula, del pacchetto sicurezza (che rappresenta quindi già un passo avanti verso le esigenze dei cittadini). Siamo però costretti a chiederle ancora un impegno sull'immigrazione clandestina, in particolare considerando la situazione che in questi giorni ha riguardato ancora l'isola di Lampedusa con punte di sbarchi e di intercettazioni in mare che hanno portato il centro di accoglienza a registrare fino a 1.300 presenze. Rispetto a ciò - e quindi rispetto alle politiche di contrasto all'immigrazione clandestina - chiediamo di conoscere lo stato di avanzamento delle trattative con i Paesi rivieraschi che ci sembra uno dei pochi modi per poter contenere questa immigrazione. Vorremmo inoltre sapere quali sono i rapporti, il coordinamento e le forme di iniziativa intraprese tra il nostro Paese e l'agenzia europea Frontex sul tema delle politiche di sicurezza, sapendo anche che tale agenzia europea è sicuramente destinataria di molti fondi che arrivano da tutti i Paesi della Comunità.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Roberto Maroni, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. L'immigrazione clandestina che arriva a Lampedusa è la più evidente - quella che ha l'onore o il disonore delle prime pagine dei giornali -, anche se non è in termini assoluti la più numerosa in Italia. Nell'ultimo semestre, peraltro, gli arrivi a Lampedusa sono aumentati. Al 30 giugno sono risultati 9.342, mentre la struttura del centro di prima accoglienza di Lampedusa ha una ricettività ordinaria di 381 posti elevabile a 762 in caso di necessità.
Attualmente, sono presenti nel centro 1005 persone. La situazione, come lei diceva, può essere affrontata solo sulla base di accordi con i Paesi rivieraschi o i Paesi da cui provengono maggiormente i flussi di immigrazione. Attualmente, l'Italia ha intese bilaterali con trenta Stati (quattordici di questi si affacciano sul Mediterraneo) e sono in corso negoziati per altri quattordici accordi tra cui quelli con Libano, Siria, Turchia, Ghana, Niger e Senegal (che sono i Paesi che, da questo punto di vista, ci interessano di più).
Ma l'accordo più importante è quello con la Libia, perché dalla Libia arriva il maggior flusso di clandestini di varia nazionalità. Con la Libia l'accordo c'è - è stato siglato nel dicembre dello scorso anno - e prevede l'utilizzo di sei navi per effettuare il pattugliamento all'interno delle acque territoriali libiche: noi abbiamo le navi pronte, abbiamo gli equipaggi pronti, l'accordo è stato firmato e gli accordi attuativi tecnici sono stati firmati.
Lo scorso 27 giugno il Presidente del Consiglio, Berlusconi, ha incontrato il leader libico Gheddafi per ottenere il via libera che purtroppo non è ancora arrivato. Dobbiamo insistere perché la Libia consenta finalmente l'attuazione di un accordo che il Governo libico ha firmato con quello italiano. In tale modo risolveremmo definitivamente la questione dell'immigrazione clandestina su Lampedusa.
Frontex è un'agenzia europea e rappresenta una buona iniziativa. Tuttavia, devo dire che non è molto efficace nel Mediterraneo mentre lo è stata molto di più nell'Atlantico in ordine all'immigrazione dal Marocco. Ho posto la questione all'ultimo Consiglio dei Ministri europei perché si tratta di un'agenzia molto costosa, onerosa, che però non garantisce, in termini di risultati, la prestazione che vorremmo e Pag. 71desideriamo. Ma questa è la strada, quella indicata: accordi bilaterali, accordi con gli stati e Frontex. Mi auguro che l'Unione europea e la Presidenza francese sappiano insistere in tale direzione perché gli accordi sono l'unico modo per porre fine all'immigrazione clandestina.

PRESIDENTE. L'onorevole Volpi ha facoltà di replicare.

RAFFAELE VOLPI. Onorevole Ministro, la sua risposta è sicuramente soddisfacente. Ci permettiamo di svolgere due considerazioni su ciò che lei ha affermato. Innanzitutto, l'azione verso l'Europa. L'Europa deve diventare consapevole, con le sue istituzioni, che la frontiera a sud del nostro Paese è la frontiera a sud d'Europa e pertanto non possiamo immaginare un'Europa che si disimpegna rispetto a tale problema.
La seconda, invece, è di più largo respiro e riguarda il suo approccio in ordine alla problematica dell'immigrazione. Sicuramente, si tratta di un approccio di livello strategico perché sia il rapporto con le istituzioni europee, sia quello con i Paesi alla ricerca di contatti bilaterali significa che vogliamo risolvere il problema guardando al medio e al lungo termine e perciò in maniera molto concreta e non basandoci solo sulla contingenza.
Onorevole Ministro, indubbiamente ci ha dato soddisfazione con la sua risposta. Noi la invitiamo a continuare su tale strada con la serena fermezza che fino ad ora ha contraddistinto la sua azione di Governo e le posso assicurare che, oltre al nostro gruppo Lega Nord, dalla sua parte ci sono tutti i cittadini padani e tutti i cittadini italiani onesti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Iniziative per un equilibrato rapporto tra Governo e Parlamento - n. 3-00089)

PRESIDENTE. L'onorevole Evangelisti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00089, concernente iniziative per un equilibrato rapporto tra Governo e Parlamento (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, noi abbiamo presentato l'interrogazione a risposta immediata in esame perché come Italia dei Valori siamo preoccupati per l'attività legislativa del Parlamento che ci sembra vieppiù sacrificata dall'iniziativa legislativa del Governo che procede, tra l'altro, a colpi di fiducia. Ne abbiamo appena parlato poco fa in Conferenza dei capigruppo. Basta ricordare il voto di fiducia della scorsa settimana, quello della settimana in corso e un altro, già preannunciato, in ordine alla manovra economica e finanziaria.
Si tratta, per lo più, da parte del Governo di leggi ad personam, «leggi pernacchio», «leggi vergogna», dolo piuttosto che lodo, norme «salva Premier» e via dicendo. Queste, tra l'altro, sono solo una minima parte delle etichette che giustamente sono state assegnate ai provvedimenti voluti da questa maggioranza e dal suo datore di lavoro, l'amministratore delegato Silvio Berlusconi. Perciò affermiamo - lo facciamo dinanzi al Paese - che state espropriando l'Aula di Montecitorio.
Poco fa l'onorevole Volpi ha parlato del cosiddetto «decreto-legge sicurezza». Mi riservo di esporre in fase di replica cosa ne penso, ma siamo di fronte ad un decreto-legge che potremmo ribattezzare «decreto via libera alla criminalità».

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, non si può negare che il decreto-legge, come strumento normativo di natura eccezionale utilizzabile solo in casi straordinari di necessità e urgenza, abbia visto, nelle ultime legislature, un largo uso.
D'altra parte, la significativa presenza della decretazione d'urgenza è ormai un sintomo costante, onorevole Evangelisti, di Pag. 72tutte le legislature più recenti, come emerge dal raffronto dei dati dalla XIII legislatura alla XIV alla XV sino ad arrivare alla legislatura in corso.
Anzi, è un sintomo anche dell'avvio di legislatura, un ricorso particolarmente frequente alla procedura d'urgenza, proprio per fare fronte alla necessità di risolvere ed affrontare i problemi che non hanno trovato risposta dai precedenti Governi.
È il caso della necessità che il Governo Berlusconi ha dovuto affrontare per avviare a soluzione i problemi dell'emergenza rifiuti in Campania e l'emergenza sicurezza (per la quale si è fatto ricorso alla decretazione di urgenza) oltre all'esigenza di abolire l'ICI, la cui rata di pagamento era in scadenza.
D'altra parte, se si raffronta l'attività in questi primi mesi del Governo Berlusconi con quella del Governo precedente, emerge che il Governo Berlusconi ha fatto ricorso a dieci decreti-legge, di cui un numero minore è stato portato alla conversione da parte delle Camere, a fronte di quattordici disegni di legge. Il Governo Prodi, nello stesso periodo, aveva adottato, invece, sei decreti-legge e cinque disegni di legge. Era stato fatto, nello stesso periodo, un ricorso maggiore al voto di fiducia, ma soprattutto, onorevole Evangelisti, in un quadro corretto di collaborazione tra Governo, maggioranza e Parlamento, l'ampio ricorso per ragioni obiettive alla decretazione d'urgenza, pur minore di quello della legislatura precedente, non ha leso i diritti dell'opposizione e della minoranza parlamentare per quanto attiene al calendario dei lavori. Emerge, dai dati pubblici della Camera, infatti, che è stata non solo rispettata la quota prevista dai Regolamenti parlamentari, ma che tale quota è addirittura superiore al 30 per cento.
Non vi è stata, quindi, alcuna lesione delle prerogative parlamentari. Pertanto, comunque il Governo conviene che se si realizzasse, nel corretto rapporto di collaborazione tra maggioranza, opposizione e Governo, quel regime di riconoscimento che l'indirizzo politico è fondato sul consenso, si potrebbe fare un minore ricorso a procedure che comunque riducono l'attività legislativa delle Camere. Inoltre, l'attività parlamentare può essere improntata a una procedura dialettica fra maggioranza e opposizione che è in grado di raggiungere risultati positivi quando è fondata su un atteggiamento di sostanziale collaborazione, quanto meno nel diritto del Governo di affrontare temi essenziali per il Paese.

PRESIDENTE. L'onorevole Evangelisti ha facoltà di replicare.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, ringrazio il Ministro Vito per la sua risposta. Onorevole Vito, lei è stato tanti anni sui banchi dell'opposizione; i precedenti che lei deprecava sempre sono tuttora deprecabili e, nonostante, i toni garbati che lei ha voluto utilizzare per rispondere, non dimentichi che lei gode, insieme al suo Governo, della maggioranza più ampia che la storia repubblicana ricordi.
Allora non può venire qui e riproporsi esattamente come si propone il suo Presidente del Consiglio che dice: «sì al il dialogo, se si fa come dico io». Noi dell'Italia dei Valori, così come spero qualsiasi altra formazione politica responsabile, non possiamo che opporci. Non cadiamo in tentazione od ammiccamenti: non abbiamo alcuna difficoltà ad affrontare a muso duro i diktat, gli aut aut e i colpi di spugna da qualunque parte vengano.
Però, volevo tornare un attimo al fatto che poco fa è stata illustrata un'interrogazione rivolta al Ministro Maroni nella quale si esaltava il decreto-legge sulla sicurezza che è stato imposto grazie all'ennesima furbata, all'ennesimo coupe de theatre, a quella che forse è stata la peggiore e più irresponsabile azione della maggioranza che ha preferito imporre al Parlamento e al Paese un preciso e becero ricatto: o accettare il «lodo Alfano» oppure, pur di salvare Berlusconi, sarebbero stati bloccati 100 mila processi.
Ora, qualcuno forse si congratula, come abbiamo sentito, perché non siamo più di fronte ad un provvedimento «blocca processi», Pag. 73ma la realtà è che ora siamo di fronte ad un decreto-legge che potremmo ribattezzare «decreto-legge via libera alla criminalità», aggravato dal fatto che il ministro Tremonti, che domani verrà qui in Aula ad annunciarlo, ha tagliato tre miliardi di euro per quanto riguarda le dotazioni alle forze di polizia e di sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Sicurezza, qualità ed efficienza del servizio di trasporto ferroviario e di quello marittimo da e per il Mezzogiorno e le isole - n. 3-00090)

PRESIDENTE. L'onorevole Commercio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00090 concernente sicurezza, qualità ed efficienza del servizio di trasporto ferroviario e di quello marittimo da e per il Mezzogiorno e le isole (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Signor Presidente, onorevole Ministro, interveniamo per sottolineare e denunciare ancora una volta l'inadeguatezza del sistema trasporto su ferro sia in ambito locale che nazionale.
Intervengo per ribadire, inoltre, che un sistema di trasporto su ferro, efficiente, integrato, sicuro e sostenibile costituisce la condizione essenziale per assicurare servizi logistici e di trasporti che siano funzionali allo sviluppo del Paese, nonché per denunciare lo stato di degrado divenuto intollerabile in cui versano treni, stazioni e reti. È improcrastinabile, onorevole Ministro, completare, qualificare e potenziare la rete ferroviaria, riducendo il divario in termini di ammodernamento tra nord e sud.

PRESIDENTE. Onorevole Commercio, la prego di concludere.

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Anche per queste ragioni, chiediamo di avviare azioni concrete per accertare l'effettiva rispondenza del servizio a standard adeguati di trasporto ferroviario e marittimo da e per il sud del Paese e quali provvedimenti urgenti intenda adottare al fine di garantire servizi competitivi, efficienti e sicuri.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, l'interrogazione dell'onorevole Commercio pone una serie di questioni concernenti le infrastrutture ferroviarie e la qualità dei collegamenti marittimi nella regione Sicilia. Per quanto riguarda i collegamenti su ferro, il Governo sta portando avanti una politica di infrastrutture su scala nazionale che vede nel terminale siciliano dell'asse nord-sud uno dei punti nevralgici. L'asse europeo detto «corridoio 1» collegherà Berlino proprio con Palermo ed assume un'importanza primaria. In tale prospettiva è stato già avanzato il progetto di costruzione del ponte sullo stretto di Messina, che fungerà da anello di congiunzione tra il continente e l'isola, comportando naturalmente anche un sistema stradale e ferroviario che porterà finalmente la Sicilia a disporre di una rete di infrastrutture moderna.
Nel contratto di programma con la Rete ferroviaria italiana è stato già stanziato un capitolo di 3,5 miliardi di euro per diversi interventi in Sicilia. Cito i principali: raddoppio della Palermo-Messina, il nodo di Palermo, la tratta Palermo-Agrigento e la tratta Catania-Siracusa, raddoppio della linea Messina-Siracusa nella tratta tra Catania Ognina e Catania centrale, il completamento dell'itinerario Messina-Catania, la metroferrovia Messina-Giampilieri e il nuovo collegamento Palermo-Catania. Oltre queste opere per le quali è già previsto lo stanziamento di 3,5 miliardi di euro, sono previsti stanziamenti per ulteriori opere da realizzare per l'importo complessivo di quasi 16 miliardi di euro.
Per quanto attiene poi ai servizi marittimi, altro tema oggetto dell'interrogazione, Pag. 74nell'ambito dei compiti di vigilanza del Governo sulla società di navigazione del gruppo Tirrenia, che esercita il collegamento con le isole maggiori e minori in regime di convenzione con lo Stato, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha avuto particolare attenzione al rispetto degli standard di sicurezza ed ha posto in essere un sistema di monitoraggio sulla qualità e l'efficienza dei servizi del trasporto marittimo nel rispetto della carta dei servizi.
Si conclude, quindi, assicurando all'onorevole Commercio che il Governo è conscio del deficit di infrastrutture che grava sulla regione Sicilia ed è assolutamente intenzionato a portare a completamento il piano di ammodernamento interrotto dal precedente Governo, al fine di assicurare un livello adeguato dei servizi dei trasporti in Sicilia.

PRESIDENTE. L'onorevole Commercio ha facoltà di replicare.

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Onorevole Ministro, mi dichiaro soddisfatto della sua risposta, soprattutto per il programma di intervento a completamento dell'asse viario su ferro, che interessa in particolare la regione Sicilia. Mi permetto soltanto di ricordarle che vi è un progetto in stato avanzato che riguarda l'alta velocità Napoli-Bari e le sottolineo l'esigenza di completare il programma di interventi.

(Misure per contenere la crescita del costo della benzina e del gasolio e per prevenire ulteriori aumenti dei prezzi dei carburanti per autotrazione - n. 3-00091)

PRESIDENTE. L'onorevole Letta ha facoltà di illustrare l'interrogazione Soro n. 3-00091, concernente misure per contenere la crescita del costo della benzina e del gasolio e per prevenire ulteriori aumenti dei prezzi dei carburanti per autotrazione, (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

ENRICO LETTA. Signor Presidente, signor Ministro, gli allarmi per la situazione dell'economia del nostro Paese si moltiplicano di giorno in giorno: il potere di acquisto delle famiglie è in crisi, il prezzo del petrolio è in crescita e il prezzo delle materie prime lo segue. Tutto ciò impatta sulla vita dei consumatori italiani in modo rilevante. La crescita dell'inflazione è contestuale con la crescita zero dell'economia.
Questo è il motivo della nostra attenzione sul prezzo del petrolio e su quello dei carburanti, e sul loro peso per le persone e per le famiglie. Su questi temi si interrogano le forze politiche, il Parlamento e dovrebbe interrogarsi il Governo. Per questo noi chiediamo un impegno straordinario per dare risposte.
Si possono fare tanti discorsi su questo punto, io mi fermo su una sola cifra e chiedo quindi conto al Ministro di questa cifra. L'inflazione reale è al 3,8 per cento, mentre il Governo mette l'inflazione programmata all'1,7. La domanda è semplice: perché signor Ministro? Come spiegare agli italiani questa differenza e, soprattutto, chi la pagherà questa differenza?

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, per rispondere e affrontare le questioni alle quali ha fatto riferimento l'onorevole Letta illustrando l'interrogazione a prima firma del presidente Soro, il Governo ha recentemente adottato il decreto-legge n. 112 che reca disposizioni urgenti per lo sviluppo economico. All'articolo 9 sono previste anche norme per la sterilizzazione dell'IVA sugli aumenti petroliferi, che produrranno benefici per coloro che subiscono l'impatto immediato conseguente all'aumento dei costi del carburante. Inoltre, il decreto-legge ha anche apportato delle modifiche alla legge finanziaria per il 2008 varata dal Governo Prodi, in particolare laddove prevedeva le condizioni in base alle quali il Governo poteva emanare un decreto con cui determinare una riduzione Pag. 75delle accise sui prodotti energetici. Il nostro decreto-legge recentemente varato, invece, ha previsto che il Governo adotta un decreto per la riduzione delle accise sui prodotti energetici.
Il Governo, inoltre, ha studiato e proposto con la complessiva manovra fiscale un pacchetto di norme per gli autotrasportatori che consentono la copertura dell'aumento dei costi, misure a sostegno dell'autotrasporto, della pesca e dell'agricoltura, interventi indiretti per il settore della pesca, tutti finalizzati a ridurre l'aumento dei costi delle attività dovuto all'aumento dei costi dei carburanti.
Altri interventi, infine, sono stati stanziati per portare ad una riduzione del costo industriale dei carburanti ed anche ad una maggiore efficienza nei consumi finali dei prodotti petroliferi.
Il Governo intende agire con decisione sulla razionalizzazione dei consumi anche nel settore dei trasporti. Un primo passaggio già effettuato è consistito nell'emanazione del decreto legislativo n. 115 sui servizi energetici, nei quali l'efficacia del meccanismo di sostegno all'efficienza energetica è stata estesa al risparmio di carburante.
Il Governo è anche impegnato a ricercare ulteriori modalità di razionalizzazione dei consumi, anche con il dialogo con le regioni e gli enti locali. Un'altra misura rilevante, signor Presidente, per contenere il prezzo dei carburanti, in continuità con le iniziative alle quali ho fatto riferimento, è la liberalizzazione della rete di distribuzione, proposta dal Governo con emendamenti al citato decreto-legge n. 112, che interviene anche sulla censure che la Commissione europea aveva fatto sulla libertà di stabilimento al precedente Governo. Questa proposta del Governo Berlusconi ha ricevuto un pieno apprezzamento in sede comunitaria.
Infine, circa l'andamento dei prezzi dei carburanti ed il loro costante monitoraggio previsto dal Ministro dello sviluppo economico, onorevole Scajola, sono stati recentemente avviati i lavori del tavolo petrolifero aprendo una fase nuova di dialogo con le parti economiche e sociali interessate. In questa sede è stata annunciata da parte del Governo anche la costituzione di un nuovo apposito gruppo di lavoro riguardante anche le metodologie per la rilevazione dei prezzi di carburante.

PRESIDENTE. L'onorevole Letta ha facoltà di replicare.

ENRICO LETTA. Signor Presidente, devo esprimere intanto una profonda delusione. Lei, Ministro Vito, ha fatto riferimento ai precedenti della scorsa legislatura. Le faccio notare che nella scorsa legislatura il Presidente del Consiglio ed i Ministri economici sono sempre venuti al question time per rispondere di fronte al Parlamento e di fronte alle persone che lo seguono in televisione, cosa che in questa legislatura non è ancora avvenuto. Non voglio mancare di riguardo alla sua persona, ma il fatto che la risposta su questi temi sia data dal Ministro dei rapporti con il Parlamento e che l'assenza del Presidente del Consiglio e dei Ministri economici perduri, rappresenta per noi un fatto che va sicuramente rimarcato.
Ma la delusione è duplice, perché sul tema della benzina e del petrolio la risposta più convincente è stata quella del Governatore della Banca d'Italia Draghi quando ha detto: attenzione, perché su tutti questi temi l'effetto più probabile è che la «Robin tax» finisca per scaricare l'aumento delle tasse sui consumatori finali.
Proprio perché lei ha citato il tema dell'autotrasporto, le faccio notare che su questo settore avete deciso di utilizzare l'indice dell'inflazione. Perché due pesi e due misure? E le famiglie italiane? L'inflazione reale oggi è al 3,8 per cento, mentre avete fissato all'1,7 per cento l'inflazione programmata, che rappresenta il vero potere del Governo.
Le faccio notare, signor Ministro, che nella storia del nostro Paese, da quando è inserito il concetto di inflazione programmata, non c'è mai stato uno scarto così forte, dall'1,7 per cento dell'«inflazione finta», che voi dite esistere nel Paese, al 3,8 dell'inflazione vera. È più del doppio. Pag. 76La gente vive con l'inflazione reale, non con l'«inflazione finta». In sostanza, la vostra ricetta - siccome questo è il centro di tutto - è la contrazione del salario del lavoratore dipendente.
Signor Ministro, la crisi è grave e non è solo italiana. Ci aspettiamo altre risposte, ma soprattutto altre risposte hanno diritto di aspettarsele gli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

(Iniziative per accelerare l'esame di rilevanti progetti infrastrutturali da parte della Commissione per le valutazioni dell'impatto ambientale (cosiddetta Commissione VIA) - n. 3-00092)

PRESIDENTE. L'onorevole Tortoli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cicchitto n. 3-00092, concernente iniziative per accelerare l'esame di rilevanti progetti infrastrutturali da parte della Commissione per le valutazioni dell'impatto ambientale (cosiddetta Commissione VIA), (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

ROBERTO TORTOLI. Signor Presidente, onorevole Ministro, questa nostra interrogazione vuole portare alla sua attenzione un problema cronico del suo Dicastero, che si è andato aggravando in questi ultimi anni.
Mi riferisco al problema della valutazione di impatto ambientale e delle relative autorizzazioni, che il Ministero dell'ambiente deve dare per legge ad una lunga serie di opere di interesse nazionale. Risulta essere lungo l'elenco di autorizzazioni VIA bloccate o inevase.
Il problema non è a lei imputabile, onorevole Ministro, ma certamente lei non si può esimere dall'affrontarlo con decisione, perché è strategico per il nostro Paese. Ci aspettiamo che lei metta velocemente mano al funzionamento della Commissione VIA, individui le cause dei ritardi e avvii le azioni necessarie.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Stefania Prestigiacomo, ha facoltà di rispondere.

STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, ringrazio il collega, onorevole Tortoli, per aver posto l'attenzione su un tema così importante per lo sviluppo del Paese e per l'ambiente. Come è noto, la Commissione VIA è composta per legge da esperti, che devono esprimere un parere di valutazione sull'impatto ambientale delle principali infrastrutture e degli insediamenti produttivi del Paese. È, quindi, importante - direi essenziale - che produca pareri in tempi certi o prescrizioni che diano la possibilità a chi ha programmato un investimento, sia esso pubblico o privato, di operare con standard temporali europei.
Ciò purtroppo non è accaduto nel nostro Paese. La situazione che ho trovato, come lei denunciava nell'interrogazione, è quella di un pesantissimo arretrato, che definirei scandaloso per un Paese che ha bisogno di infrastrutture e di ammodernare il proprio sistema produttivo.
L'inattività della Commissione VIA ha di fatto paralizzato la realizzazione di opere fondamentali per lo sviluppo del Paese. Sono ben centocinquantanove le pratiche che ho trovato ferme, che attendono una valutazione. Alcune sono in lista d'attesa da tre anni, e questo dice tutto. Settantuno sono i pareri che la Commissione ha esitato, ma pochissimi sono quelli conclusi del tutto, con la firma del decreto da parte del Ministro. Altri sono in attesa di parere da parte degli enti locali. Quindi, strade, autostrade, porti, dighe, centrali per la produzione di energia (alcune anche di energie rinnovabili, che farebbero tanto bene all'ambiente), metanodotti, opere simbolo, come il passaggio di Mestre e alcuni lotti della Salerno-Reggio Calabria sono in attesa di essere esaminati.
A fronte di questa situazione, il Governo ha ritenuto di dover intervenire urgentemente. Abbiamo inserito nella legge speciale sui rifiuti della Campania una parte dedicata alla riorganizzazione della Commissione VIA. Abbiamo operato Pag. 77una riduzione dei componenti, da sessanta a cinquanta, realizzando anche un risparmio della spesa.
Abbiamo modificato alcune delle regole di funzionamento della Commissione in modo tale che si possa procedere più celermente alla valutazione di questi progetti. Il 23 giugno è stato firmato il decreto della nuova VIA e l'11 luglio si sono insediati i nuovi commissari. In due mesi dall'inizio della sua attività, il Governo è intervenuto con una profonda revisione della Commissione con l'obiettivo di avere un organismo con maggiori professionalità, che esamini i progetti con il giusto rigore ma che sia più snello e operativo.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Abbiamo anche istituito una task force che dovrà assistere la Commissione con l'obiettivo di azzerare la pesante situazione ereditata entro la fine di quest'anno. Metteremo mano anche alle norme relative alla VIA attraverso un disegno di legge delega che è già in preparazione e che riguarda la semplificazione...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. ...del codice ambientale, perché in Italia molte norme e direttive europee sono state recepite con un appesantimento.

PRESIDENTE. L'onorevole Tortoli ha facoltà di replicare.

ROBERTO TORTOLI. Signor Ministro la ringrazio per la risposta. Il quadro che lei ha descritto è più allarmante di quello che mi aspettavo ma devo sottolineare come in maniera pronta il suo Ministero si è messo al lavoro per affrontare questo tema che è indubbiamente delicato. Noi non abbandoniamo e non vogliamo non sottolineare l'importanza dell'attenzione riguardo alle problematiche ambientali e della salute umana, ma non dobbiamo nemmeno nasconderci di fronte alla necessità di affrontare in maniera seria e con nuove tecnologie il problema dello sviluppo del nostro Paese.
Il tempo non può esser oggi una variabile indipendente; il tempo è denaro, il tempo è tiranno e ancora più tiranno lo diventa per il mondo imprenditoriale quando la pubblica amministrazione cerca di fermarlo. Oggi la gente e il mondo imprenditoriale si aspettano che la pubblica amministrazione acquisti efficienza e si aspettano da parte del Governo risposte certe che diano certezza di diritto e di investimenti agli operatori; la ringrazio per il suo intervento che soddisfa le mie richieste (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Angelino Alfano, Aprea, Bonaiuti, Brancher, Brunetta, Caparini, Carfagna, Casero, Colucci, Cosentino, Cossiga, Cota, Crimi, Donadi, Fitto, Gelmini, Gibelli, Lo Monte, Mantovano, Maroni, Martini, Mazzocchi, Meloni, Menia, Molgora, Pescante, Roccella, Romani, Soro, Stucchi, Vegas e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori (ore 15,40).

ANTONIO BOCCUZZI. Chiedo di parlare.

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PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BOCCUZZI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi ricorre un anno dal grave incidente avvenuto al Molino di Cordero di Fossano, in provincia di Cuneo, che causava la morte di cinque persone, di cinque quarantenni, giovani mariti e padri di famiglia, saltati in aria in un torrido pomeriggio di luglio in un mulino che da mezzo secolo produce farina. La Costituzione sancisce all'articolo 1 che: «L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro», contempla all'articolo 4 il diritto-dovere al lavoro da parte del cittadino e allo stesso tempo stabilisce all'articolo 32 che: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo», riconoscendo la salute come un interesse superiore cui lo Stato tende e che non può essere sacrificato nello svolgimento dell'attività lavorativa.
Il lavoro secondo il dettato costituzionale è espressione della personalità umana e non può prescindere dalla sicurezza, dalla salute e dal rispetto della persona quali peculiarità del diritto al lavoro. Come dicevo, in seguito all'esplosione al Molino di Cordero, l'azienda della famiglia Cordero, la cui sorte è stata pregiudicata dall'ingente danno economico provocato dall'incidente e dal conseguente fermo produttivo, dichiarava il fallimento.
Le famiglie delle vittime difficilmente riceveranno l'integrale risarcimento dei danni morali e materiali subiti. Oggi accanto al ricordo, per non dimenticare il 16 luglio 2007, vogliamo sollecitare lo sblocco del Fondo di sostegni per le famiglie delle vittime di gravi infortuni sul lavoro ed invitare il Ministero a seguire una direzione e a comunicarci come intende intervenire al fine di rimediare allo stato di solitudine ed abbandono nel quale le famiglie delle vittime del mulino di Cordero sono state lasciate. Infine volevo chiedere a lei, signor Presidente, il consenso perché anche quest'Aula abbia la possibilità di dedicare un minuto di silenzio a Valerio Anchino, Marino Barale, Antonio Cavicchioli, Massimiliano Manuello e Mario Ricca.

PRESIDENTE. Onorevole Boccuzzi, terremo presente la sua richiesta in occasione di una seduta della Camera in cui la presenza in Aula sia maggiore.

Nuova convocazione della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi per la sua costituzione.

PRESIDENTE. Comunico che, nella seduta di giovedì 10 luglio 2008, la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi non ha potuto procedere alla propria costituzione. D'intesa con il Presidente del Senato, la predetta Commissione è stata pertanto nuovamente convocata per mercoledì 23 luglio 2008, alle ore 14, nella sede di Palazzo del Seminario.

Nuova convocazione della Delegazione presso l'Assemblea parlamentare della NATO per la sua costituzione.

PRESIDENTE. Comunico che, nella seduta di giovedì 10 luglio 2008, la Delegazione presso l'Assemblea parlamentare della NATO non ha potuto procedere alla propria costituzione. D'intesa con il Presidente del Senato, la predetta Delegazione è stata pertanto nuovamente convocata per mercoledì 23 luglio 2008, alle ore 14, presso il Senato della Repubblica.

Sull'ordine dei lavori (ore 15,42).

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato stabilito che la discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1386 - Conversione in legge del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la Pag. 79competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria (da inviare al Senato - scadenza: 24 agosto 2008) avrà luogo domani, giovedì 17 luglio, a partire dalle ore 10, con prosecuzione pomeridiana e notturna, e nella giornata di venerdì 18 luglio, fino alla conclusione della medesima.
Il termine per le iscrizioni a parlare nella discussione sulle linee generali è fissato alle ore 9 di domani; il termine per la presentazione degli emendamenti al decreto-legge è fissato alle ore 10 di domani.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 17 luglio 2008, alle 10:

Discussione del disegno di legge (per la discussione sulle linee generali):
Conversione in legge del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria (1386-A).
- Relatori: Zorzato, per la V Commissione e Jannone, per la VI Commissione.

La seduta termina alle 15,45.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO LANFRANCO TENAGLIA IN SEDE DI ILLUSTRAZIONE DEL SUO ORDINE DEL GIORNO N. 25 PRESENTATO AL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 1366

LANFRANCO TENAGLIA. Le due norme si caratterizzano, in quanto: la prima, modificando l'articolo 132-bis delle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale costituisce una norma «a regime», che pone una nuova regola per la formazione dei ruoli di udienza e per la trattazione dei processi, mediante l'integrazione di quella introdotta nel 2000, anche questa mediante decretazione d'urgenza; la seconda costituisce, invece, una norma «transitoria», complementare rispetto alla prima. La disposizione mira, infatti, ad agevolare il conseguimento dello scopo fissato dalla prima, in relazione ai processi pendenti e con esclusivo riguardo a quelli ai quali è applicabile l'indulto.
Dunque, una volta esauriti i processi relativi a questi ultimi reati (i soli per i quali possono essere individuati criteri e modalità del rinvio) la norma esaurirà la sua efficacia. Se così è, come è reso chiaro dal testo delle norme, potrebbe dubitarsi che qualcuno abbia letto ed interpretato entrambe le norme in base ai più elementari principi di ermeneutica e di tecnica normativa.
È chiaro infatti che, se ciò fosse accaduto, gli autori dell'emendamento avrebbero dovuto avvedersi che la seconda delle due norme è inconferente, comunque incongrua, rispetto allo scopo fissato dalla prima; irragionevolmente dissonante rispetto alla prima quanto alla disciplina del provvedimento «organizzativo» del dirigente dell'ufficio giudicante; ad uno stesso tempo, lacunosa nella disciplina dei criteri e del procedimento di rinvio e, tuttavia, assolutamente eccedente, rischiando di aprire ad una sorta di controllo del Consiglio superiore della magistratura su profili che esulano dall'amministrazione della giurisdizione ed incidono direttamente sull'esercizio della giurisdizione.
Peraltro, siccome della profonda cultura giuridica di chi ha redatto l'emendamento non è possibile dubitare, è evidente che questi è rimasto vittima della necessità di non cancellare tout court la norma salvaprocessi - ora che non ha più ragion d'essere -, nel tentativo, evidentemente vano e di impossibile riuscita, di continuare a mascherare la sua unica funzione, ormai a tutti chiara, e di ottenere il consenso distratto di una parte degli addetti ai lavori. Questo giudizio è imposto dalle considerazioni che seguono.Pag. 80
Il novellato articolo 132-bis stabilisce che, nella formazione dei ruoli di udienza e nella trattazione dei processi, «è assicurata la priorità assoluta» ai processi analiticamente elencati dalla norma.
La lettera della disposizione non consente dubbi: la formazione del ruolo deve avvenire seguendo la prescrizione imperativa della norma che, individuando analiticamente i processi che hanno appunto la «priorità assoluta», non lascia margini di scelta.
Inoltre, la sua formulazione è tale da porre anche una gradazione all'interno dei processi che essa individua, in correlazione con l'indicazione decrescente nella stessa posta.
Se così è - come è -, quali sono i «provvedimenti organizzativi» che dovranno essere adottati dai dirigenti degli uffici ? Nessuno.
I dirigenti dovranno semplicemente fissare i ruoli d'udienza, avendo cura (meglio, l'obbligo) di porre sempre al primo posto i processi individuati dalla norma. Per tutti gli altri, non riconducibili a quelli dalla stessa elencati, non è possibile identificare e porre criteri, poiché la seconda delle norme non è una norma «a regime».
Se, invece, per «provvedimenti organizzativi» si intende qualcosa d'altro dalla formazione del ruolo, che involge l'organizzazione ed il numero delle udienze, la distribuzione dei processi tra le sezioni ed i collegi, la norma è assolutamente lacunosa e non può essere approvata nel testo proposto, in difetto di una integrazione, la quale preveda che deve trattarsi di provvedimento da adottare mediante la procedura tabellare, che quindi, necessariamente, richiede il coinvolgimento dei presidenti delle sezioni in sede di formulazione delle relative proposte, nonché del Consiglio giudiziario, nella composizione allargata - trattandosi appunto di provvedimenti organizzativi, sui quali anche la componente forense deve essere coinvolta - e, infine, il controllo del Consiglio superiore della magistratura.
Peraltro, l'elencazione operata dalla disposizione lascia davvero perplessi, proprio in quanto si tratta di una norma «a regime».
Occorre infatti chiedersi: sul piano della politica criminale, è ragionevole che, a regime, i reati concernenti la violazione di norme in materia di circolazione stradale, siano collocati nella lettera b), e cioè al secondo posto tra quelli da trattare con «priorità assoluta»?
I casi, sicuramente patologici, di scarcerazione degli imputati per decorrenza termini, non sono affatto cagionati dalla mancata preferenza per la trattazione dei relativi processi. Dunque, è davvero necessaria una previsione quale quella della lettera c), già contenuta nel testo attualmente vigente della norma, comunque, notoriamente, applicata in ogni grado, privilegiando sempre i processi con detenuti? Qual è, poi, il senso della necessità di una «priorità assoluta» per il processo relativo a reato commesso da colui che è detenuto, ma per altro reato, se tra gli stessi non v'è connessione? Ed è ragionevole una valutazione di gravità e pericolosità che prescinde da ogni accertamento, in ordine al tipo di reato, peraltro formulata prima ancora di ogni giudizio di colpevolezza?
Analoghe considerazioni valgono per la lettera d), che potrebbe conservare un minimo senso soltanto per la parte in cui dispone che la priorità resta ferma anche nel caso in cui la misura cautelare abbia esaurito la sua efficacia, ovvero sia stata revocata. Senonché, proprio la circostanza della revoca potrebbe influire sul giudizio di «priorità», soprattutto in quanto il relativo giudizio va svolto in relazione ai carichi dell'ufficio ed alla tipologia dei reati oggetto dei processi pendenti.
Qual è il senso della lettera f), posto che, per la loro disciplina, soprattutto per i reati suscettibili di giudizio direttissimo, è ovvia ed insita in sé la rapida trattazione, che avviene sempre con «priorità assoluta»?
Relativamente alla seconda norma, va anzitutto osservato che, essendo il suo unico scopo quello «di assicurare la rapida definizione dei processi pendenti alla Pag. 81data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, per i quali è prevista la trattazione prioritaria», ne risulta chiara l'inutilità e, comunque, la sovrabbondanza. Al riguardo occorre, infatti, considerare: i processi indicati in quest'ultima norma devono essere fissati, sempre e comunque, con «priorità assoluta»; dopo di questi vi è un magma di processi, in relazione ai quali, ed all'interno dei quali, non è prevista, né è possibile, l'identificazione di criteri di priorità.
Dunque, una volta data priorità assoluta ai processi dell'articolo 132-bis, questi devono essere trattati sempre prima di ogni altro; non v'è perciò ragione di identificare quali altri, non riconducibili a questi, debbano essere rinviati, in quanto, in ogni caso, essi vanno posposti, indipendentemente dalla data del reato e da ogni altra circostanza.
L'unica possibilità è, quindi, che tra i processi con «priorità assoluta» ve ne siano alcuni ai quali è applicabile l'indulto; soltanto per questi, non dovrebbe operare la regola della priorità.
Se così è, più semplicemente, senza incorrere nei guasti che innanzi si indicano, sarebbe stato allora sufficiente formulare la norma transitoria in questi termini: «I dirigenti degli uffici giudicanti, nell'adottare i provvedimenti del comma 2 dell'articolo 132-bis delle disposizioni di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale, possono tuttavia rinviare i processi indicati nel comma 1 per reati commessi fino al 2 maggio 2006 in ordine ai quali ricorrono le condizioni per l'applicazione dell'indulto, ai sensi della legge 31 luglio 2006, n. 241».
La considerazione svolta dà ragione dell'inutilità di un'attività di ricognizione e rinvio dei processi, se questa deve essere strumentale soltanto ad assicurare la trattazione di quelli che già godono - e godranno, anche «a regime» - della «priorità assoluta», pure in difetto di provvedimenti di rinvio di altri processi.
È ben strano che coloro che affermano di avere quale stella polare le «magnifiche sorti e progressive» dell'aziendalismo e dell'imprenditoria privata, si affatichino nell'incrementare vuoti adempimenti burocratici e nel fissare regole oscure ed inutili, ignorando che ogni organizzazione per potere funzionare efficacemente ha bisogno di regole meditate e stabili - perciò logicamente, oltre che giuridicamente, insuscettibili di essere poste con decretazione d'urgenza - chiare e precise e che, soprattutto, siano davvero imprescindibili per conseguire un dato scopo.
Tuttavia, forse non c'è nulla di strano e deve darsi atto della capacità di creare confusione, nel tentativo di stornare l'attenzione dell'opinione pubblica dal reale oggetto del decreto (ormai, altrimenti conseguito) e di catturare il consenso degli addetti ai lavori che, anche per il caldo e la stanchezza che coglie tutti alla fine di un anno di lavoro, possono smarrire la lucidità necessaria a comprendere il vero senso della seconda delle due norme.
Ebbene, si tratta di una norma destinata a costituire un mero specchietto per le allodole, che attribuisce ai magistrati poteri e responsabilità inutili, chiamandoli ad un'attività assolutamente inutile, disciplinata in modo lacunoso e confuso che rischia, peraltro, di porre le basi per una alterazione dello stesso Consiglio superiore della magistratura e del Ministro della giustizia. Dell'inutilità della norma si è detto, in quanto strumentale soltanto a garantire una «priorità assoluta» ad alcuni processi, già sufficientemente assicurata dal novellato articolo 132-bis.
Tuttavia, la norma è confusa ed imprecisa nelle parti in cui: non specifica cosa debba intendersi per «processi pendenti» (comma 1). Fa riferimento ai «dirigenti degli uffici», senza specificare il ruolo ed i compiti dei presidenti di sezione (comma 1), dai quali non può invece prescindersi; stabilisce che i dirigenti «possono individuare», prefigurando una discrezionalità che non ha ragione d'essere; nella parte finale del comma 1, indica parametri che, da un canto, appaiono assolutamente vaghi, disancorati come sono dalla specificazione dei principi di valutazione della gravità ed offensività Pag. 82dei reati (i limiti edittali della pena? L'allarme sociale che, nell'attuale momento storico, alcuni reati destano più di altri?); dall'altro, richiedono una valutazione prognostica concernente il merito dello sviluppo del processo; dall'altro ancora, valorizzano l'interesse della persona offesa, che non risulta di agevole ponderazione, alla luce della corsia preferenziale realizzata con il comma 5; indica un provvedimento incidente sulla organizzazione adottato al di fuori della procedura tabellare, senza peraltro il concorso dei presidenti di sezione, ciò che è davvero inconcepibile nei grandi tribunali; stabilisce la comunicazione dei provvedimenti al Consiglio superiore della magistratura ed al Ministro della giustizia, al di fuori della procedura tabellare e senza chiarire con la precisione necessaria l'oggetto della valutazione ed i poteri attribuiti all'uno ed all'altro, non comprendendosi se si tratti di provvedimenti di amministrazione della giurisdizione (ed allora va rispettata la procedura tabellare, con tutte le conseguenze che ne derivano, in termini di poteri del Consiglio superiore della magistratura ovvero di provvedimenti relativi all'esercizio della giurisdizione. In questo secondo caso, occorre allora chiarire il senso dell'intervento del Consiglio superiore della magistratura e se si stiano ponendo le basi per l'introduzione di poteri di gestione della politica criminale da parte dei dirigenti degli uffici e del Consiglio superiore della magistratura
Sono temi di estremo interesse, che andranno approfonditi ed in relazione ai quali è, tuttavia, manifesta l'insussistenza dei presupposti di necessità ed urgenza.
In ogni caso, si tratta di profili assolutamente inutili, in quanto inseriti in una norma che, per quanto sopra esposto, non ha nessuna ragione d'essere, in vista di assicurare una priorità di trattazione a processi, che è garantita a sufficienza dalla prima delle due norme in esame; perniciosi, poiché rischiano soltanto di provocare un inutile dispendio di attività, prefigurando per i magistrati inutili poteri e responsabilità e ponendo le basi per una alterazione dei principi che governano la gestione degli affari giudiziari.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Doc. IV-quater, n. 1 399 380 19 191 380 46 Appr.
2 Nom. Doc. IV-ter, n. 1/A 433 261 172 131 258 3 44 Appr.
3 Nom. Doc. IV-quater, n. 2 467 465 2 233 465 44 Appr.
4 Nom. Ddl 1366 - odg 9/1366/12 549 547 2 274 263 284 36 Resp.
5 Nom. odg 9/1366/14 537 536 1 269 253 283 36 Resp.
6 Nom. odg 9/1366/17 544 542 2 272 256 286 36 Resp.
7 Nom. odg 9/1366/21 548 546 2 274 256 290 34 Resp.
8 Nom. odg 9/1366/23 556 555 1 278 261 294 34 Resp.
9 Nom. odg 9/1366/25 551 550 1 276 259 291 34 Resp.
10 Nom. odg 9/1366/26 555 550 5 276 239 311 34 Resp.
11 Nom. odg 9/1366/27 552 522 30 262 228 294 34 Resp.
12 Nom. odg 9/1366/28 549 548 1 275 262 286 34 Resp.
13 Nom. odg 9/1366/29 418 418 210 191 227 34 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. odg 9/1366/30 553 552 1 277 259 293 34 Resp.
15 Nom. odg 9/1366/42 549 334 215 168 45 289 33 Resp.
16 Nom. odg 9/1366/43 554 541 13 271 244 297 32 Resp.
17 Nom. odg 9/1366/44 559 522 37 262 221 301 32 Resp.
18 Nom. odg 9/1366/45 537 502 35 252 213 289 32 Resp.
19 Nom. odg 9/1366/46 543 508 35 255 211 297 30 Resp.
20 Nom. odg 9/1366/47 551 513 38 257 214 299 30 Resp.
21 Nom. odg 9/1366/50 559 557 2 279 263 294 30 Resp.
22 Nom. odg 9/1366/51 527 517 10 259 493 24 29 Appr.
23 Nom. odg 9/1366/55 566 554 12 278 261 293 28 Resp.
24 Nom. odg 9/1366/58 560 556 4 279 260 296 28 Resp.
25 Nom. Ddl 1366 - voto finale 572 537 35 269 303 234 27 Appr.
26 Nom. Moz. Vietti ed a. n. 1-11 n.f. 488 290 198 146 288 2 26 Appr.
INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 30
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. Moz. Lussana ed a. n. 1-25 498 492 6 247 282 210 26 Appr.
28 Nom. Moz. Donadi ed a. n. 1-26 497 480 17 241 199 281 26 Resp.
29 Nom. Moz. Bindi ed a. n. 1-27 499 469 30 235 218 251 26 Resp.
30 Nom. Moz. Taglialatela ed a. n. 1-28 499 497 2 249 281 216 26 Appr.