XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di venerdì 5 settembre 2008

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:

SPOSETTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la commissione ministeriale, istituita presso il Ministero dei trasporti nel mese di novembre 2007, dopo aver condotto una attenta analisi comparata dei siti aeroportuali proposti, con una propria relazione intitolata «Ampliamento del Sistema aeroportuale laziale» ha individuato nella città di Viterbo la sede per il terzo scalo aeroportuale laziale;
il 31 gennaio 2008 veniva firmato presso la sede del Ministero dei trasporti, l'atto di intesa programmatica tra il Ministro dei trasporti e il Presidente della Regione Lazio il quale individuava Viterbo quale sede aeroportuale aperta al traffico civile commerciale;
le parti firmatarie si impegnavano, nell'ambito delle rispettive competenze a promuovere le attività necessarie alla delocalizzazione del traffico aereo attualmente gravitante sull'aeroporto di Ciampino promuovendo procedure e attività idonee per realizzare nuove infrastrutture, nonché per il reperimento degli strumenti finanziari;
nella stessa occasione il Ministro dichiarava l'impegno ad avviare entro tempi certi la fase attuativa attraverso la convocazione, unitamente al Presidente della Regione Lazio, della conferenza dei servizi;
l'articolo 18 della legge n. 31 del 2008, ha formalizzato la possibilità di concedere direttamente ad Aeroporti di Roma la gestione del nuovo scalo;
con interrogazione presentata e ancora non discussa nello scorso mese di giugno presso la Commissione Trasporti l'interrogante chiedeva al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti quali iniziative stesse assumendo al fine di garantire entro tempi certi la realizzazione dello scalo aeroportuale nella città di Viterbo;
il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega al Turismo, onorevole Brambilla in un articolo apparso sul quotidiano il Messaggero del 31 agosto 2008 in ordine alle iniziative di rilancio dell'offerta turistica nel nostro Paese dichiarava tra le altre cose che l'ipotesi del terzo scalo aeroportuale Viterbese risultava al momento impraticabile;
il Commissario europeo ai trasporti, onorevole Antonio Tajani, sempre nei giorni scorsi ha dichiarato che le affermazioni critiche e personali dell'onorevole Brambilla «non potranno incidere sulle scelte compiute dal Governo italiano e che lo scalo aeroportuale di Viterbo sarà realizzato come da programma»;
a distanza di otto mesi dalla firma dell'intesa programmatica nessun atto concreto e conseguente a quanto deciso in quella sede è stato ancora compiuto dal Governo;
le numerose dichiarazioni che si sono succedute in queste settimane nel dimostrare l'improvvisazione del Governo nell'affrontare tale situazione hanno fatto crescere considerevolmente la preoccupazione in seno alle amministrazioni pubbliche coinvolte nella futura realizzazione dello scalo aeroportuale -:
quali iniziative il Governo e direttamente il Presidente del Consiglio intendano assumere, stante la completa difformità di vedute dei rappresentanti di Governo stesso, per indicare una volta per tutte ed in via definitiva l'orientamento, i progetti ed i tempi circa la realizzazione del terzo scalo aeroportuale laziale.
(3-00121)

Interrogazioni a risposta scritta:

SCILIPOTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la società Posteitaliane Spa, a causa di una gestione - secondo l'interrogante quantomeno discutibile - effettuata da parte dei suoi amministratori in carica pro-tempore, riguardante il ricorso all'assunzione di lavoratori cosiddetti turnisti, secondo una prassi diventata consueta e avallata per anni dagli stessi sindacati, si è venuta a trovare in gravi difficoltà economiche, costringendo il Governo all'adozione di provvedimenti d'urgenza il cui profilo di costituzionalità è fortemente dubbio;
i provvedimenti adottati dal Governo con la conversione in legge del decreto-legge n. 112 del 2008, e segnatamente all'articolo 21, destano allarme sociale e contribuiranno ad innalzare le soglie di disoccupazione, ponendo in gravi difficoltà non meno di 14.000 famiglie, tante sono le cause civili pendenti nei confronti della Società Poste Italiane Spa, intentate dai cosiddetti lavoratori precari che rivendicano la regolarizzazione del rapporto di lavoro e la sua trasformazione a tempo indeterminato;
la linea di condotta adottata dagli amministratori di Poste italiane Spa nel consentire le assunzioni sopra ricordate, ha determinato oggi, e sta determinando, un grave danno economico alla società Poste italiane Spa, i cui unici azionisti sono il Ministero dell'economia e delle finanze e la cassa depositi e prestiti, cioè lo Stato;
la responsabilità di tale situazione di Poste italiane Spa, oggettivamente di difficile soluzione, non può coinvolgere solo ed esclusivamente i lavoratori ma deve veder richiamati alle loro responsabilità gli amministratori che li hanno assunti in maniera non conforme alle normative vigenti;
altre società a prevalente capitale pubblico, il cui azionista di riferimento è il Ministero dell'economia e delle finanze, si trovano nella medesima condizione di Poste italiane -:
se il Ministro interrogato non intenda promuovere, ed in caso contrario ne specifichi le motivazioni, l'azione di responsabilità ai sensi degli articoli 2393 e seguenti del codice civile, nei confronti degli amministratori in carica pro-tempore della Società Poste Italiane Spa;
se il Ministro interrogato non intenda verificare, ed in caso contrario specificarne le motivazioni, ove fosse intervenuta la decorrenza dei termini per l'esercizio delle azioni di responsabilità di cui all'articolo 2393 e seguenti del Codice civile, le eventuali ulteriori responsabilità civili degli organi di vigilanza e controllo nel caso in cui non fossero intervenuti secondo i compiti di legge.
(4-00972)

IANNACCONE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani avviata nella città di Avellino da alcune settimane appare caotica ed improduttiva e, contemporaneamente, sta arrecando notevoli disagi alla cittadinanza nonostante l'impegno e la scrupolosità del coinvolgimento di questi all'iniziativa;
in tale contesto le dimissioni dalla carica di Presidente del consorzio Cosmari «Avellino 1» del sindaco del Comune di Solfora, avvenuta alcuni giorni fa, stanno determinando nell'azienda una evidente crisi gestionale ed amministrativa;
il Presidente dimissionario è stato oggetto di atti intimidatori e un camion del Comune di Solfora è stato incendiato, azioni che lasciano presumere l'intervento della criminalità organizzata interessata agli affari connessi alla gestione dei rifiuti;
i cittadini irpini e campani continuano a pagare prezzi elevati a causa della gestione inefficiente di quei consorzi che

dovrebbero con efficienza ed efficacia adempiere unicamente ai loro compiti istituzionali mentre spesso sono strumento di azioni clientelari;
è necessario, a detta dell'interrogante, prendere atto del fallimento sostanziale del Consiglio di amministrazione del Consorzio Cosmari «Avellino 1» e procedere in tempi brevi al commissariamento del citato consorzio, così come già avvenuto per altri -:
se non ritenga opportuno e necessario procedere al commissariamento del Consorzio Cosmari «Avellino 1» e quali ulteriori provvedimenti intenda adottare per evitare che i cittadini irpini e campani continuino a subire ed pagare prezzi elevati a causa della gestione inefficiente di consorzi che - a parere dell'interrogante - eludono i loro compiti istituzionali.
(4-00984)

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta in Commissione:

TOMMASO FOTI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
risulta pronunciata nel mese di agosto la condanna - in primo grado - a dieci anni di reclusione dei connazionali Angelo Falcone e Simone Nobile tratti in arresto dalle autorità di polizia indiane il 10 marzo 2007, a Mandi (Stato dell'Himachal Pradesh) con l'accusa di detenzione di sostanze stupefacenti finalizzata allo spaccio;
è il caso di ricordare il fatto che i due connazionali - che alloggiavano presso una famiglia indiana (quella del signor Deepak Sharma), giusta l'usanza di quei luoghi - sono stati tratti in arresto con parte dei componenti della famiglia medesima e successivamente indotti dalla polizia locale a sottoscrivere, in assenza di un interprete, dichiarazioni ufficiali in lingua hindi - lingua ovviamente sconosciuta ai due connazionali - utilissime per l'elevazione dei capi d'imputazione e della successiva condanna;
la vicenda appare meritevole di ogni e possibile passo da parte dell'autorità diplomatica italiana nei confronti di quell'indiana, attese le scarse garanzie offerte ai due connazionali in occasione della formulazione dell'accusa e anche durante il dibattimento-:
se si ritenga possibile richiedere, anche a fronte della sola condanna di primo grado, la espulsione dall'India dei sopraddetti connazionali, con l'impegno che sconteranno in Italia la pena, quando confermata nell'ultimo grado di giudizio previsto dalle leggi dell'India;
se, in subordine, si ritenga di potere prospettare all'autorità di quel Paese uno scambio di detenuti, il che consentirebbe comunque il rientro dei nostri due connazionali, seppure sottoposti alla carcerazione;
quali eventuali iniziative intenda assumere affinché Angelo Falcone e Simone Nobili, sempre proclamatisi innocenti rispetto alle accuse loro mosse, possano far rientro in Italia.
(5-00326)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

VERINI e TRAPPOLINO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il lago Trasimeno è, con una superficie di 128 chilometri quadrati, il quarto tra i laghi italiani, con un eccezionale valore ambientale ed economico;
secondo i dati rilevati, in questi giorni, dai tecnici del servizio difesa e gestione idraulica della Provincia di Perugia, dall'idrometro di San Savino (Perugia), risulta che il bacino del Lago Trasimeno si

trova a -154 centimetri sullo zero idrometrico contro i -150 del rilevamento effettuato nella settimana precedente;
nello stesso periodo dello scorso anno il livello dell'acqua del Lago Trasimeno segnava -120 centimetri sullo zero idrometrico (34 centimetri in più dell'attuale) mentre alla stessa data del 2006 era a -84 centimetri (70 in più di oggi);
dall'inizio dell'anno il livello è sceso di 17 centimetri, nei primi giorni di gennaio 2008 era infatti attestato sui -137 centimetri;
secondo studi effettuati, il Lago Trasimeno, per essere in linea con lo zero idrometrico necessita di 750 - 800 millimetri di pioggia annui e negli ultimi due anni ne sono caduti 420-450 l'anno, che appare come un dato in fase di stabilizzazione;
Regione, Provincia, Comuni e Comunità montana, in questi anni, hanno prodotto significativi interventi finanziari e di manutenzione -:
quali iniziative intenda intraprendere perchè siano predisposti tutti gli strumenti necessari affinché il livello dell'acqua del Lago Trasimeno rientri nei limiti della normalità e perché si avvii, e si renda permanente, un tavolo di confronto e di cooperazione tra Governo, Regione ed Enti locali per superare la fase emergenziale e per dare alla questione Trasimeno quella centralità che merita, come del resto accade per altri rilevanti bacini lacustri del nostro Paese.
(4-00978)

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DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

STUCCHI. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
sul litorale di Marola, località sita nel Golfo di La Spezia, esiste un arsenale militare sin dal 1862;
tale arsenale, per la parte interessante Marola, oggi pressoché in disuso, ma un tempo utilizzato come base navale militare fino agli anni '90, ovvero fino alla fine della guerra fredda, vive ora una inarrestabile, lenta e drammatica decadenza;
attualmente nella parte di arsenale insistente su Marola sono visibili capannoni e altri immobili in completo stato d'abbandono e fatiscenza: tali strutture negli anni sono state utilizzate anche come discariche e aree di stoccaggio di rifiuti pericolosi e di dubbia provenienza, infatti nel campo di ferro dell'arsenale sono stati trovati - come hanno narrato anche le cronache dei quotidiani locali - rifiuti radioattivi a bassa e media intensità, tali da rappresentare una possibile «bomba ecologica» non soggetta a controllo;
grande desiderio della comunità di Marola è quello di riappropriarsi del territorio, che a suo tempo ha dovuto cedere alla Marina militare, per poter accedere direttamente alla costa -:
se non ritengano necessario procedere con urgenza al ridimensionamento della superficie oggi occupata dall'arsenale militare di La Spezia, procedendo allo smantellamento e alla dismissione dell'intera parte del complesso posta su Marola, bonificandone opportunamente le aree, affinché possa essere riutilizzata per progetti volti a migliorare la vita della comunità spezzina di Marola e delle adiacenti località;
se intendano cedere l'area di Marola, oggi occupata dell'arsenale, al Comune di La Spezia, per garantirne una piena fruizione pubblica;
se non giudichino opportuno avviare una nuova fase di discussione e di concertazione con la cittadinanza per confrontarsi sul futuro del territorio in premessa.
(4-00985)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:

TOMMASO FOTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
a seguito della richiesta inviatagli dai competenti uffici del Ministero dell'economia e delle finanze con nota di protocollo 55215, riferita alla posizione 51070/KX, Coronica Ottaviano (nato a Korenizi - Croazia - il 3 maggio 1928 e residente a Caorso, in provincia di Piacenza, in Via Ottone Mondello 11) con nota del 4 settembre 2007 inviava agli stessi tutta la documentazione richiesta, ivi compreso il rapporto delle TODT dalle quali risulta la sottoposizione dello stesso alla sorveglianza continua e sistematica delle SS, con conseguenti perquisizioni personali;
nonostante l'invio della predetta documentazione, il Coronica Ottaviano più nulla ha saputo dello stato della pratica che lo riguarda, contraddistinta - come detto - dalla posizione 51070/KZ;
che cosa osti alla definizione della pratica in questione e i motivi per i quali al Coronica Ottaviano non sia stata più data alcuna informazione sullo stato della stessa.
(4-00976)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:

CONCIA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riferito dalla stampa, due anni fa un giovane mafioso recluso nell'Istituto di Pena di Catania, Piazza Lanza, sarebbe stato violentato da altri otto mafiosi, perché ritenuto omosessuale; secondo le stesse fonti, che riportano le parole dell'avvocato difensore della vittima dello stupro, a questi sarebbero stati applicati otto punti di sutura, date le lacerazioni intime riportate;
dalle medesime fonti, si è appreso che il Garante dei detenuti della Regione Sicilia avrebbe smentito che lo stupro ai danni del giovane mafioso sia mai avvenuto;
secondo dati forniti dall'Arcigay, a questo genere di violenza sarebbero sottoposti assai di frequente omosessuali e transessuali reclusi negli istituti di pena del nostro Paese -:
se quanto denunciato corrisponda al vero e se alcuna informazione sia giunta al Governo;
se il Governo intenda comunicare alla Camera documenti o notizie o abbia preso o stia per prendere alcun provvedimento su quanto innanzi;
quali siano i sistemi adottati nelle carceri italiane per prevenire le violenze omofobiche ai danni dei detenuti omo e transessuali e per tutelare l'incolumità e la salute di questi, ivi inclusi - a titolo esemplificativo e non esaustivo - corsi di formazione del personale di custodia al rispetto delle diversità sessuali e/o interventi educativi degli stessi detenuti sul medesimo tema.
(3-00119)

Interrogazione a risposta in Commissione:

CASSINELLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il Carcere di Marassi (Genova) nei giorni scorsi è stato teatro di un tentativo di evasione, tre risse ed un tentativo di suicidio nel giro di poche ore;
il numero dei detenuti è in costante aumento ed è ampiamente superiore a quello che la struttura è in grado di accogliere;

il numero degli Agenti di Polizia Penitenziaria impiegati attualmente è di 220 a fronte di una previsione in pianta organica di 450 unità -:
quali iniziative intenda il Governo intraprendere per prevenire ulteriori episodi analoghi a quelli verificatisi e per mettere in sicurezza la struttura del carcere di Marassi che si trova in una zona altamente popolata della città.
(5-00323)

Interrogazioni a risposta scritta:

BERNARDINI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, ZAMPARUTTI e MECACCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in previsione delle visite che i Radicali Italiani hanno organizzato il giorno di ferragosto in alcuni istituti penitenziari, sono stati inviati, nei giorni precedenti, questionari ai Direttori delle carceri per conoscere, nel dettaglio, lo stato in cui versano gli Istituti;
in particolare, per quel che riguarda la presenza degli agenti di polizia penitenziaria, si registra la seguente situazione al 14 agosto 2008:
1. Casa circondariale di Brissogne (Aosta): a fronte di una pianta organica che prevede 187 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 155, con una carenza di 32 unità;
2. Casa circondariale di Torino (Lorusso e Cutugno): a fronte di una pianta organica che prevede 1.009 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 828, con una carenza di 181 unità;
3. Istituto penale minorile di Torino F. Aporti: a fronte di una pianta organica che prevede 63 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 52, con una carenza di 11 unità;
4. Casa di reclusione di Saluzzo: a fronte di una pianta organica che prevede 252 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 190, con una carenza di 62 unità ma, come evidenziato nella nota inviata dal Direttore, dottor Giuseppe Forte, nelle unità assegnate sono inserite anche quelle «distaccate» in altre sedi per 24 unità;
5. Casa circondariale di Ivrea: a fronte di una pianta organica che prevede 241 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 181, con una carenza di 60 unità;
6. Casa circondariale di Asti: a fronte di una pianta organica che prevede 240 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 178, con una carenza di 62 unità;
7. Casa di reclusione di Alessandria «San Michele»: a fronte di una pianta organica che prevede 264 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 216, con una carenza di 48 unità;
8. Casa circondariale di Alessandria: a fronte di una pianta organica che prevede 166 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 132, con una carenza di 34 unità;
9. Casa circondariale di Novara: a fronte di una pianta organica che prevede 240 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 210, con una carenza di 30 unità;
10. Casa circondariale di Biella: a fronte di una pianta organica che prevede 195 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 181, con una carenza di 14 unità;
11. Casa circondariale di Verbania: a fronte di una pianta organica che prevede 54 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 49, con una carenza di 5 unità;
12. Casa circondariale di Como: a fronte di una pianta organica che prevede 308 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 259, con una carenza di 49 unità;
13. Casa circondariale di Lodi: a fronte di una pianta organica che prevede

43 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 52, con un esubero di 9 unità;
14. Casa circondariale di Cremona: a fronte di una pianta organica che prevede 195 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 171, con una carenza di 24 unità;
15. Casa circondariale di Voghera: a fronte di una pianta organica che prevede 187 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 172, con una carenza di 15 unità;
16. Casa circondariale di Sondrio: a fronte di una pianta organica che prevede 28 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 34, con un esubero di 6 unità;
17. Casa circondariale di Pordenone: a fronte di una pianta organica che prevede 59 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 49, con una carenza di 10 unità;
18. Casa circondariale di Trieste: a fronte di una pianta organica che prevede 159 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 132, con una carenza di 27 unità;
19. Casa circondariale di Udine: a fronte di una pianta organica che prevede 147 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 128, con una carenza di 19 unità;
20. Casa circondariale di Tolmezzo (Udine): a fronte di una pianta organica che prevede 232 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 218, con una carenza di 14 unità;
21. Casa circondariale di Belluno: a fronte di una pianta organica che prevede 132 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 112, con una carenza di 20 unità;
22. Casa di reclusione di Padova: a fronte di una pianta organica che prevede 431 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 326, con una carenza di 105 unità;
23. Casa circondariale di Padova: a fronte di una pianta organica che prevede 170 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 157, con una carenza di 13 unità ma, come evidenziato nella nota inviata dalla Direttrice, dottoressa Antonella Reale, nelle unità assegnate sono inserite anche quelle «distaccate» in altre sedi (provveditorati, istituti, UEPE, DAP, Fiamme azzurre, eccetera) per oltre 25 unità;
24. Istituto penale per i minorenni di Treviso: a fronte di una pianta organica che prevede 36 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 27, con una carenza di 9 unità;
25. Casa circondariale di Venezia: a fronte di una pianta organica che prevede 168 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 140, con una carenza di 28 unità;
26. Casa di reclusione per donne di Venezia: a fronte di una pianta organica che prevede 82 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 93, con un esubero di 11 unità;
27. Casa circondariale di Vicenza: a fronte di una pianta organica che prevede 191 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 160, con una carenza di 31 unità;
28. Casa di reclusione di Castelfranco Emilia: a fronte di una pianta organica che prevede 59 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 48, con una carenza di 11 unità;
29. Casa circondariale di Ferrara: assegnati tanti agenti quanto ne sono previsti nella pianta organica (179);
30. Casa circondariale di Ravenna: a fronte di una pianta organica che prevede 72 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 62, con una carenza di 10 unità;

31. Casa di reclusione di Parma: a fronte di una pianta organica che prevede 479 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 391, con una carenza di 88 unità;
32. Casa circondariale di Pisa: a fronte di una pianta organica che prevede 254 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 216, con una carenza di 38 unità;
33. Casa circondariale di Livorno: a fronte di una pianta organica che prevede 305 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 261, con una carenza di 44 unità;
34. Casa circondariale di Firenze Sollicciano: a fronte di una pianta organica che prevede 692 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 629, con una carenza di 63 unità oltre al fatto che, come evidenziato dal Direttore, dottor Oreste Cacurri, nelle unità assegnate sono inserite anche quelle «distaccate» in altre sedi per ben 138 unità;
35. Istituto penale per minorenni - Firenze: a fronte di una pianta organica che prevede 41 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 33, con una carenza di 8 unità;
36. Casa circondariale femminile di Empoli (Firenze): a fronte di una pianta organica che prevede 33 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 34, con un apparente esubero di 1 unità ma, come evidenzia la Dottoressa Margherita Michelini che ha compilato il questionario, con 9 unità distaccate in altre sedi;
37. Casa di reclusione di San Gimignano (Siena): a fronte di una pianta organica che prevede 236 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 186, con una carenza di 50 unità;
38. Casa circondariale di Pistoia: a fronte di una pianta organica che prevede 79 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 61, con una carenza di 18 unità;
39. Casa di reclusione di Volterra: a fronte di una pianta organica che prevede 111 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 73, con una carenza di 38 unità;
40. Casa di reclusione di Fossombrone (Pesaro Urbino): a fronte di una pianta organica che prevede 127 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 118, con una carenza di 9 unità;
41. Casa circondariale di Camerino (Macerata): a fronte di una pianta organica che prevede 36 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 28, con una carenza di 8 unità;
42. Casa circondariale di Terni: a fronte di una pianta organica che prevede 218 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 176, con una carenza di 42 unità;
43. Casa circondariale di Roma - Regina Coeli: a fronte di una pianta organica che prevede 606 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 482, con una carenza di 124 unità;
44. Casa di reclusione di Roma - Rebibbia: a fronte di una pianta organica che prevede 276 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 194, con una carenza di 82 unità;
45. Casa circondariale direzione III di Roma - Rebibbia: a fronte di una pianta organica che prevede 85 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 67, con una carenza di 18 unità;
46. Istituto penale per minori di Roma «Casal del Marmo»: a fronte di una pianta organica che prevede 80 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 53, con una carenza di 27 unità;
47. Casa circondariale di Cassino: a fronte di una pianta organica che prevede 134 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 162, con un esubero di 28 unità;
48. Casa circondariale di Viterbo: a fronte di una pianta organica che prevede

540 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 358, con una carenza di 182 unità;
49. Casa circondariale - L'Aquila: a fronte di una pianta organica che prevede 247 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 207, con una carenza di 40 unità;
50. Casa di reclusione di Sulmona (L'Aquila): a fronte di una pianta organica che prevede 346 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 289, con una carenza di 57 unità;
51. Casa circondariale di Campobasso: a fronte di una pianta organica che prevede 113 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 202, con un esubero di 89 unità;
52. Casa circondariale di Avellino: a fronte di una pianta organica che prevede 350 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 316, con una carenza di 34 unità;
53. Casa circondariale di Ariano Irpino (Avellino) - nuovo complesso: a fronte di una pianta organica che prevede 190 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 171, con una carenza di 19 unità;
54. Casa circondariale di Secondigliano (Napoli): a fronte di una pianta organica che prevede 1.370 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 1.384, con un esubero di 14 unità;
55. Ospedale psichiatrico giudiziario di Napoli: a fronte di una pianta organica che prevede 118 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 99, con una carenza di 19 unità;
56. Istituto penale per minori di Nisida (Napoli) a fronte di una pianta organica che prevede 76 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 62, con una carenza di 14 unità;
57. Casa circondariale e di reclusione di Carinola (Caserta): a fronte di una pianta organica che prevede 250 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 254, con un esubero di 4 unità;
58. Casa circondariale di Benevento: a fronte di una pianta organica che prevede 319 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 321, con un esubero di 2 unità;
59. Casa circondariale di Salerno: a fronte di una pianta organica che prevede 289 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 263, con una carenza di 26 unità;
60. Casa circondariale di Vallo della Lucania (Salerno): a fronte di una pianta organica che prevede 41 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 35, con una carenza di 6 unità;
61. Casa circondariale di Napoli Poggioreale: a fronte di una pianta organica che prevede 946 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 854, con una carenza di 92 unità;
62. Casa di reclusione di Turi (Bari) a fronte di una pianta organica che prevede 117 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 107, con una carenza di 10 unità;
63. Casa circondariale di Lucera (Foggia): a fronte di una pianta organica che prevede 105 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 128, con un esubero di 23 unità;
64. Casa circondariale di San Severo (Foggia): a fronte di una pianta organica che prevede 77 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 58, con una carenza di 19 unità;
65. Casa circondariale di Lecce: a fronte di una pianta organica che prevede 763 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 755, con una carenza di 8 unità;
66. Casa circondariale di Taranto «Carmelo Magli»: a fronte di una pianta organica che prevede 357 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 322, con una carenza di 35 unità;

67. Istituto penale per minori di Catanzaro «Silvio Paternostro»: a fronte di una pianta organica che prevede 32 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 28, con una carenza di 4 unità;
68. Casa circondariale di Cosenza: a fronte di una pianta organica che prevede 198 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 208, con un esubero di 10 unità;
69. Casa circondariale di Agrigento: a fronte di una pianta organica che prevede 245 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 327, con un esubero di 82 unità;
70. Casa circondariale di Piazza Armerina (Enna): a fronte di una pianta organica che prevede 41 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 49, con un esubero di 8 unità;
71. Casa circondariale di Enna: a fronte di una pianta organica che prevede 123 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 131, con un esubero di 8 unità;
72. Ospedale psichiatrico giudiziario Barcellona Pozzo di Gotto (Messina): a fronte di una pianta organica che prevede 129 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 130, con un esubero di 1 unità;
73. Casa circondariale di Catania «Piazza Lanza»: a fronte di una pianta organica che prevede 465 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 346, con una carenza di 119 unità;
74. Istituto penale per i minorenni di Acireale (Catania): a fronte di una pianta organica che prevede 27 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 19, con una carenza di 8 unità;
75. Casa circondariale di Palermo «Ucciardone»: a fronte di una pianta organica che prevede 530 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 462, con una carenza di 68 unità ma, come evidenziato nella nota inviata dal Direttore, dottor Maurizio Veneziano, nelle unità assegnate sono inserite anche quelle «distaccate» in altre sedi per 105 unità;
76. Casa circondariale di Alghero (Sassari): a fronte di una pianta organica che prevede 92 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 85, con una carenza di 7 unità;
77. Casa circondariale di Iglesias: a fronte di una pianta organica che prevede 52 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 47, con una carenza di 5 unità;
78. Istituto penale per i minorenni di Quartucciu (Catania): a fronte di una pianta organica che prevede 47 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 34, con una carenza di 13 unità;
79. Casa circondariale di Cagliari: a fronte di una pianta organica che prevede 267 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 244, con una carenza di 23 unità;
80. Casa circondariale di Macomer (Nuoro): a fronte di una pianta organica che prevede 66 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati assegnati 61, con una carenza di 5 unità;
in particolare, dunque, negli 80 istituti penitenziari sopra elencati, a fronte di una pianta organica che prevede 18.509 agenti di polizia penitenziaria, ne sono stati effettivamente assegnati 16.411 cioè 2.098 in meno di quanti ne servirebbero, pari all'11,3 per cento;
la carenza di agenti di polizia penitenziaria si fa sentire soprattutto nel nord e centro Italia dove, a fronte di una pianta organica che prevede 10.714 agenti, ne sono stati effettivamente assegnati 8.909 con un deficit di 1.815 agenti, pari al 16,8 per cento; al Sud e nelle Isole, invece, a fronte di una pianta organica che prevede 7.795 agenti, ne sono stati effettivamente assegnati 7.502 con un deficit di 293 agenti, pari al 3,7 per cento;
inoltre, come hanno sottolineato rispondendo al questionario alcuni Direttori,

degli agenti assegnati, solo una parte sono effettivamente in servizio perché diverse unità sono distaccate presso altri istituti, provveditorati, UEPE, DAP, Fiamme azzurre, eccetera;
la carenza di organico sottopone gli agenti a turni stressanti con molte ore di straordinario e questa situazione, nonostante la grande professionalità acquisita negli anni dal corpo della Polizia penitenziaria, si ripercuote sulla vivibilità negli istituti di pena dove, spesso, gli agenti sono costretti a far fronte alla custodia di un numero elevatissimo di detenuti il che comporta inevitabilmente - soprattutto nelle carceri più sovraffollate - non solo una drastica riduzione dei tempi di socializzazione, ma anche la difficoltà concreta di intervento nei casi di tensioni fra i detenuti, o di episodi di autolesionismo o di tentato suicidio;
quanto agli straordinari, nel corso delle visite effettuate nel giorno di ferragosto, ci è stato riferito che le ore extra orario sono retribuite con cifre che variano dai 6 ai 9 euro all'ora, cifre che ormai non vengono più corrisposte nemmeno per i lavori meno qualificati;
rendere congruo il numero degli agenti contribuirebbe a rendere più sicure e vivibili le nostre carceri sia per i detenuti che per gli agenti stessi, dando maggiori possibilità di reinserimento sociale ai detenuti, secondo il principio costituzionale per il quale «le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato» -:
se sia a conoscenza di quanto descritto in premessa e se intende rendere pubblico il numero degli agenti di Polizia penitenziaria previsti in pianta organica, di quelli assegnati nei singoli istituti e di quelli effettivamente presenti di cui, al momento, non si dispone dei dati;
a che cosa sia dovuta la differenza di carenza di organico fra nord-centro Italia e sud ed isole;
in che modo intenda intervenire per coprire la ormai cronica carenza di organico degli agenti di Polizia penitenziaria su tutto il territorio nazionale e per adeguare la retribuzione degli straordinari da loro effettuati.
(4-00964)

BERNARDINI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, ZAMPARUTTI e MECACCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in previsione delle visite che i Radicali Italiani hanno organizzato il giorno di ferragosto in alcuni istituti penitenziari, sono stati inviati, nei giorni precedenti, questionari ai Direttori delle carceri per conoscere, nel dettaglio, lo stato in cui versano gli Istituti;
in particolare, per quel che riguarda la presenza degli educatori, si registra la seguente situazione al 14 agosto 2008:
Casa circondariale di Brissogne (AO): a fronte di una pianta organica che prevede 6 educatori, ne sono stati assegnati 2;
Casa circondariale di Torino (Lorusso e Cutugno): a fronte di una pianta organica che prevede 20 educatori, ne sono stati assegnati 13;
Istituto penale minorile di Torino F. Aporti: a fronte di una pianta organica che prevede 12 educatori, ne sono stati assegnati 5;
Casa di reclusione di Saluzzo: a fronte di una pianta organica che prevede 10 educatori, ne sono stati assegnati 7;
Casa Circondariale di Ivrea: a fronte di una pianta organica che prevede 6 educatori, ne sono stati assegnati 4;
Casa circondariale di Asti: a fronte di una pianta organica che prevede 5 educatori, ne sono stati assegnati 2;
Casa di reclusione di Alessandria «San Michele»: a fronte di una pianta organica che prevede 11 educatori, ne sono stati assegnati 4;

Casa circondariale di Como: a fronte di una pianta organica che prevede 8 educatori, ne sono stati assegnati 4;
Casa circondariale di Lodi: a fronte di una pianta organica che prevede 3 educatori, ne è stato assegnato 1;
Casa circondariale di Vigevano: a fronte di una pianta organica che prevede 6 educatori, ne sono stati assegnati 2;
Casa circondariale di Voghera: a fronte di una pianta organica che prevede 6 educatori, ne è stato assegnato 1;
Casa circondariale di Trento: a fronte di una pianta organica che prevede 4 educatori, ne sono stati assegnati 2;
Casa circondariale di Trieste: a fronte di una pianta organica che prevede 6 educatori, ne è stato assegnato 1;
Casa di reclusione di Padova: a fronte di una pianta organica che prevede 13 educatori, ne sono stati assegnati 6;
Istituto penale per i minorenni di Treviso: a fronte di una pianta organica che prevede 11 educatori, ne sono stati assegnati 3;
Casa circondariale di Venezia: a fronte di una pianta organica che prevede 4 educatori, ne sono stati assegnati 2;
Casa di reclusione per donne di Venezia: a fronte di una pianta organica che prevede 4 educatori, ne è stato assegnato 1;
Casa circondariale di Vicenza: a fronte di una pianta organica che prevede 6 educatori, ne sono stati assegnati 3;
Casa di reclusione di Castelfranco Emilia: a fronte di una pianta organica che prevede 3 educatori ne è stato assegnato 1;
Casa circondariale di Ferrara: a fronte di una pianta organica che prevede 9 educatori, ne sono stati assegnati 3;
Casa circondariale di Ravenna: a fronte di una pianta organica che prevede 3 educatori, ne è stato assegnato 1;
Casa di reclusione di Parma: a fronte di una pianta organica che prevede 9 educatori, ne sono stati assegnati 3;
Casa circondariale di Sollicciano: dove la pianta organica è coperta, con i 9 educatori assegnati;
Casa di reclusione di san Gimignano (SI): a fronte di una pianta organica che prevede 5 educatori, ne sono stati assegnati 2;
Casa di Reclusione di Volterra: a fronte di una pianta organica che prevede 4 educatori, ne sono stati assegnati 2;
Casa di reclusione di Fossombrone (PU): a fronte di una pianta organica che prevede 7 educatori, ne sono stati assegnati 2;
Casa di reclusione di Sulmona (AQ): a fronte di una pianta organica che prevede 8 educatori, ne sono stati assegnati 4;
Istituto penale per minori di Roma «Casal del Marmo»: a fronte di una pianta organica che prevede 13 educatori, ne sono stati assegnati 9;
Casa circondariale di Cassino: a fronte di una pianta organica che prevede 5 educatori, ne sono stati assegnati 3;
Casa circondariale di Secondigliano (NA): a fronte di una pianta organica che prevede 18 educatori, ne sono stati assegnati 5;
Casa circondariale di Carinola (CE): a fronte di una pianta organica che prevede 4 educatori, ne sono stati assegnati 2;
Casa circondariale di Benevento: a fronte di una pianta organica che prevede 9 educatori, ne sono stati assegnati 4;
Casa circondariale di Salerno: a fronte di una pianta organica che prevede 8 educatori, ne sono stati assegnati 4;
Casa circondariale di Napoli Poggioreale: a fronte di una pianta organica che prevede 28 educatori, ne sono stati assegnati 6;

Casa circondariale di Lucera (FG): a fronte di una pianta organica che prevede 3 educatori, ne è stato assegnato 1;
Casa circondariale di Lecce: a fronte di una pianta organica che prevede 14 educatori ne sono stati assegnati 7;
Casa circondariale di Taranto «Carmelo Magli»: a fronte di una pianta organica che prevede 9 educatori ne sono stati assegnati 5;
Istituto penale per minori di Catanzaro «Silvio Paternostro»: a fronte di una pianta organica che prevede 8 educatori, ne sono stati assegnati 5;
Casa circondariale di Cosenza: a fronte di una pianta organica che prevede 6 educatori, ne sono stati assegnati 2;
Casa circondariale di Agrigento: a fronte di una pianta organica che prevede 8 educatori, ne sono stati assegnati 6;
Istituto penale per i minorenni di Acireale (CT): a fronte di una pianta organica che prevede 7 educatori, ne sono stati assegnati 4;
Casa circondariale di Palermo «Ucciardone»: a fronte di una pianta organica che prevede 8 educatori, ne sono stati assegnati 5;
Casa circondariale di Alghero (SS): a fronte di una pianta organica che prevede 7 educatori, ne sono stati assegnati 5;
Istituto penale per i minorenni di Quartucciu (CA): a fronte di una pianta organica che prevede 11 educatori, ne sono stati assegnati 6;
Casa circondariale di Cagliari: a fronte di una pianta organica che prevede 9 educatori, ne sono stati assegnati 4;
in particolare, dunque, nei 45 istituti penitenziari sopra elencati, a fronte di una pianta organica che prevede 373 educatori, ne sono stati effettivamente assegnati 168, cioè il 45 per cento di quanti ne servirebbero;
nel 2003 e precisamente con PDG 21 novembre 2003 venne bandito un concorso pubblico per esami per la copertura di 397 posti nell'area C, posizione economica C1, profilo professionale di educatore pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 30 del 16 aprile 2004;
dopo un lunghissimo iter procedurale, durato ben quattro anni, il suddetto concorso si è concluso il 13 giugno 2008;
è evidente come ulteriori ritardi nella chiamata in servizio dei vincitori del concorso da un lato lederebbero le legittime aspettative di quanti attendono delle risposte per poter programmare in maniera più compiuta il proprio futuro e dall'altro striderebbero con l'attuazione della Costituzione, del Regolamento penitenziario e mortificherebbero la richiesta di sicurezza della società;
l'articolo 27, comma 2, della Costituzione afferma che «le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato»;
l'articolo 82 del Regolamento penitenziario, assegna agli educatori un ruolo essenziale per il trattamento rieducativo dei detenuti;
è dimostrato che negli istituti penitenziari ove si attuino programmi di reinserimento per i detenuti il fenomeno della recidiva si riduce drasticamente elevando così concretamente la sicurezza dei cittadini-:
se sia a conoscenza di quanto descritto in premessa e se intenda rendere pubblico il numero degli educatori previsti in pianta organica e di quelli assegnati nei singoli istituti di cui, al momento, non si dispone dei dati;
in che modo intenda intervenire per attuare il principio costituzionale del recupero sociale delle persone detenute e in quali tempi intenda chiamare in servizio i vincitori e gli idonei del concorso sopra citato per coprire l'organico attualmente fortemente carente.
(4-00965)

LAZZARI, FRANZOSO, FUCCI, DI CAGNO ABBRESCIA e DISTASO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nelle scorse settimane la Corte d'Assise di Foggia, nel corso del dibattimento del processo per la cosiddetta «faida del Gargano» ha disposto la scarcerazione di numerosi imputati accusati di molti omicidi per decorrenza dei termini di custodia cautelare;
tale grave decisione è conseguenza del ritardo che il dibattimento ha accumulato per la trascrizione di una mole ingentissima di intercettazioni delle quali la Procura della Repubblica di Bari ha richiesto la trascrizione e che gli otto periti nominati dalla Corte d'assise, in un anno, non sono riusciti a realizzare;
siffatto epilogo era agevolmente prevedibile e lo stesso Presidente della Corte d'assise aveva sollecitato il pubblico ministero a ridurre il numero di intercettazioni da trascrivere, ma anche tale invito era rimasto disatteso;
la condotta della Procura della Repubblica di Bari evidenzia una carenza di diligenza nella conduzione delle investigazioni, attraverso la mancata considerazione dei tempi necessari a portare a termine in materia efficace le indagini per le quali sono state impegnate tra l'altro ingenti risorse finanziarie;
risulta agli interroganti che, anche per altri aspetti e vicende, la gestione economica della Procura della Repubblica di Bari non sembra essere improntata ad oculato e trasparente impiego delle risorse finanziarie, ed in particolare si sono riscontrati episodi nei quali, con riguardo alla doverosa rotazione dei professionisti officiati degli incarichi di consulenza, risulterebbe che le consulenze di maggiore valore economico siano state conferite sempre alle stesse persone e le liquidazioni delle competenze spettanti ai consulenti non sarebbero state improntate a criteri di attenta valutazione delle richieste ma si sarebbero attestate verso l'accettazione di quelle prospettate dai professionisti, pur in presenza di elementi di fatto che ne avrebbero indicato l'esorbitanza;
occorrerebbe inoltre accertare l'entità delle spese sostenute per le intercettazioni telefoniche (non solo sotto il profilo dei costi riconosciuti agli operatori telefonici, ma soprattutto per quanto concerne il noleggio e la gestione delle necessarie apparecchiature tecnologiche, acquisite senza un'attenta verifica delle diverse offerte correnti sul mercato);
tali aspetti dell'attività giudiziaria esulano dalla sfera di intangibile autonomia della magistratura nell'esercizio della sua alta funzione, ma si configurano piuttosto come precipua attività amministrativa di gestione di risorse pubbliche e sulla quale pertanto incombono precisi e vincolanti obblighi pubblicistici;
pertanto secondo gli interroganti, per i profili sopra indicati, andrebbero assunte iniziative ispettive volte ad accertare se le situazioni denunciate in premessa integrino gli estremi di una responsabilità contabile da segnalare alla Corte dei Conti -:
se non ritenga necessario disporre accertamenti per verificare la correttezza e la regolarità della gestione finanziaria della Procura della Repubblica di Bari.
(4-00966)

BERTOLINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in data 8 luglio 2008 è stato catturato a Pescara Michelangelo D'Agostino responsabile dell'omicidio, per futili motivi, di un pensionato 64enne;
l'assassino è un camorrista 53enne, noto alle forze dell'ordine, sin dal 1983, per aver commesso 15 omicidi efferati in soli tre mesi, membro della «nuova camorra organizzata» dall'inizio degli anni ottanta, soprannominato «il killer dei 100 giorni»;

dopo aver abbandonato l'affiliazione alla camorra, entra a far parte dei collaboratori di giustizia, e nel 1986 è tra i testimoni che accusano Enzo Tortora di far parte del clan di Cutolo, salvo poi rinnegare e dichiarare di non aver letto i documenti che aveva firmato e tornare in carcere;
nel 1997 ottiene la semilibertà, come collaboratore di giustizia, nonostante le sue dichiarazioni gravissime in cui definiva i propri omicidi «un gioco»;
abusando dello stato di semilibertà si rende autore di due rapine a mano armata in Piemonte e del sequestro di una madre e del figlio neonato, presi come ostaggi, durante uno scontro a fuoco con i Carabinieri;
durante l'ennesima detenzione, ottiene permessi premio che utilizza per commettere altre rapine;
nel 2005 ottiene una licenza lavorativa e nel marzo 2008 si trasferisce dalla Casa Lavoro di Castelfranco Emilia (Modena) a Pescara dove svolge la mansione di guardiano di un parco giochi per conto di una cooperativa sociale, senza essere sottoposto ad alcun controllo;
tale licenza gli viene concessa dal Magistrato di sorveglianza di Modena, che ha dichiarato di aver emesso il provvedimento, confidando nella volontà espressa da D'Agostino di reinserirsi nella società;
nei primi giorni di luglio, approfittando del regime di «semilibertà», concessogli dal Magistrato di Sorveglianza di Modena, è evaso dal Carcere di Modena un tunisino di 34 anni, detenuto per spaccio di droga;
in data 25 luglio Alfonso Cacciapuoti, elemento di primo piano del clan camorristico dei Casalesi, è stato arrestato per aver violato le disposizioni relative alla licenza di riadattamento sociale, anche questa concessa dal Giudice di sorveglianza di Modena;
nei primi giorni del mese di luglio, il Segretario regionale dell'Emilia Romagna del sindacato di Polizia Consap aveva denunciato, sugli organi di informazione locale, una prassi ormai consolidata da parte dell'ufficio del Magistrato di sorveglianza di Modena di rilasciare a pregiudicati clandestini, in alternativa al carcere, l'obbligo di dimora, pur essendo chiaro che i clandestini una dimora non l'hanno;
stessa cosa per la concessione degli arresti domiciliari sempre a pregiudicati stranieri; o addirittura la concessione di permessi premio di alcune ore da trascorrere «presso il centro cittadino», come se questo fosse un luogo definito e quindi facilmente controllabile;
tutti questi episodi sopralencati fanno emergere molti interrogativi in merito ai criteri utilizzati per le valutazioni operate dall'Ufficio di Sorveglianza di Modena;
tali prassi ormai consolidate, da molti Uffici di Magistrati di Sorveglianza d'Italia, rischiano di vanificare l'operato delle Forze dell'Ordine, rendendo sempre più una chimera nel nostro Paese il principio della «certezza della pena» -:
se il Ministro sia a conoscenza di quanto sopra riportato;
se vi siano ulteriori e nuove circostanze di cui ritenga opportuno mettere al corrente la Camera dei deputati;
se non intenda adottare iniziative ispettive ai fini dell'esercizio del potere di sua competenza;
se non ritenga che le valutazioni in merito alla possibilità di concedere benefici di legge debbano essere sottoposte a criteri più rigidi di quelli attualmente utilizzati e quali iniziative normative intenda assumere in proposito;
se non intenda procedere rapidamente ad una revisione della legge «Gozzini» e di tutte le norme che prevedono sconti di pena, licenze per motivi di lavoro e permessi premiali per i condannati, soprattutto quando si tratta di pericolosi recidivi.
(4-00973)

BERNARDINI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano Il Messaggero del 12 agosto 2008, nella sua edizione abruzzese, a pagina 42 riporta la notizia della morte di un detenuto iracheno che aveva condotto un lungo sciopero della fame;
l'agenzia Ansa del 12 agosto in una nota titolata «Carceri: detenuto iracheno muore per sciopero fame in abruzzo», informa che il detenuto si chiamava Alì Juburi, aveva 40 anni, ed era stato condannato dal Tribunale di Milano a 1 anno e tre mesi per tentata rapina;
diversamente, Il Messaggero, nell'edizione sopra citata, afferma che A.J. aveva 42 anni ed era stato condannato a tre anni di reclusione per aver rubato un cellulare;
secondo ambedue le fonti di informazione citate (Il Messaggero e l'Ansa) il detenuto iracheno aveva intrapreso lo sciopero della fame perché riteneva ingiusta la condanna inflitta dal Tribunale di Milano;
trasferito da Milano al Carcere dell'Aquila, Alì Juburi - considerato nell'ambiente carcerario un detenuto tranquillo - veniva sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio presso l'ospedale «San Salvatore»;
nonostante il trattamento deciso con provvedimento del Sindaco, secondo quanto riportato da Il Messaggero e dall'Ansa, le condizioni di salute di Alì Juburi, sono peggiorate negli ultimi giorni tanto che nella mattinata dell'11 agosto i medici ne constatavano il decesso -:
dal punto di vista processuale quali siano stati i reati imputati ad Alì Juburi e di quale entità sia stata la condanna inflitta al cittadino iracheno;
se risulti che sia stato rispettato il suo diritto di difesa e se abbia avuto la necessaria intermediazione linguistica nel corso del procedimento;
in che modo, dal momento in cui intraprendeva lo sciopero della fame, Alì Juburi, sia stato seguito dai sanitari dal punto di vista fisico e psicologico;
se, con l'aggravarsi delle condizioni fisiche, sia stato prestato il soccorso necessario che avrebbe potuto evitarne il decesso;
quali iniziative siano state intraprese per stabilire un contatto con i familiari iracheni.
(4-00974)

BERNARDINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il cittadino Luca Pilia, età 31 anni, da oltre 16 mesi è trattenuto nel carcere Buoncammino di Cagliari in regime di custodia cautelare, in attesa di giudizio;
lo stesso, sta attuando, dal 22 luglio 2008, uno sciopero della fame;
l'onorevole Maria Grazia Caligaris, membro del Consiglio della Regione Sardegna, componente della Commissione diritti civili, come da ella stessa dichiarato alla stampa, in data 26 agosto 2008 si è recata in visita presso l'istituto di pena sopra nominato, dove ha potuto personalmente constatare che le condizioni fisiche e psichiche del Pilia, a seguito della prolungata e ingiustificata detenzione e del digiuno da questi protratto, sono ormai da giudicarsi incompatibili con la permanenza in carcere e tanto gravi da suscitare ragionevoli timori per la sua vita;
va anche considerato che nel mese di agosto 2008, un altro detenuto, l'iracheno Alì Juburi, a seguito di uno sciopero della fame durato oltre 3 mesi, è deceduto nel carcere dell'Aquila -:
se il Ministro della giustizia non intenda verificare le condizioni di detenzione del sopra citato Luca Pilia e sollecitare l'amministrazione penitenziaria affinché - ferme restando le competenze della magistratura di sorveglianza - sia urgentemente disposta un'adeguata vigilanza medica.
(4-00991)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

TOMMASO FOTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere:
se, con riferimento al progetto di adeguamento dello svincolo autostradale di Castel San Giovanni (Piacenza) sulla strada provinciale della Val Tidone predisposto da S.A.T.A.P. Spa, l'Anas abbia approvato, secondo i tempi della convenzione in essere, il progetto definitivo e quello esecutivo relativo all'intervento o quali ragioni lo abbiano impedito.
(5-00331)

TOMMASO FOTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
risultano oltremodo critiche le condizioni in cui versa la strada statale 45 di Val Trebbia, nel tratto della provincia di Piacenza compreso fra Perino e San Salvatore, soprattutto per quanto riguarda la manutenzione stradale: in particolare all'ingresso della galleria Barberino (da Perino) si registra il cedimento progressivo dell'asfalto per metà della carreggiata che vanifica le ripetute asfaltature, mentre appare necessaria la sistemazione dei giunti dei viadotti da Perino a Bobbio;
il tratto di strada Perino-San Salvatore presenta altresì numerose situazioni di pericolo per chi lo percorre a causa della omessa esecuzione d'interventi oggi non più procrastinabili. In modo particolare, si manifesta come urgentissima priorità la sistemazione dell'impianto semaforico posizionato nei pressi del Ponte Vecchio, conosciuto come Gobbo, ormai da dodici mesi spento e soggetto a numerosi attraversamenti, sia diurni che notturni, essendo punto di collegamento tra un luogo turistico ed un locale pubblico frequentatissimo da giovani e meno giovani; così pure risulta indifferibile un adeguato intervento volto a ristabilire il funzionamento dell'impianto d'illuminazione dell'intera circonvallazione ed ingresso di via Aldo Moro, nel Comune di Bobbio;
sono altresì fino a oggi risultati vani i solleciti rivolti all'Anas dal sindaco di Bobbio (Piacenza) per ottenere la pulizia del bordo strada per lo scolo della acqua piovana dall'altezza della curva precedente il primo ingresso in detto Comune (ove è collocata la statua di San Colombano) a tutto il tratto della circonvallazione;
le gallerie «Barberino» e «San Salvatore», oltre ad essere scarsamente illuminate, risultano soggette ad infiltrazioni d'acqua che d'inverno si trasformano in ghiaccio, particolarmente pericolose attesa la periodica caduta delle stesse;
adeguati solleciti per l'esecuzione dei lavori sopra indicati risultano essere stati indirizzati al compartimento Anas competente anche da parte della Prefettura di Piacenza -:
se e quali urgenti iniziative intenda assumere al riguardo, considerato anche l'elevato numero di incidenti stradali che interessano l'intera asta della statale 45 di Val Trebbia, in particolare nel tratto di strada in premessa indicato.
(5-00332)

Interrogazioni a risposta scritta:

CERONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il decreto del 13 marzo 2002, del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti stabilisce che le catene da neve devono essere conformi alle norme di unificazione, tabella CUNA NC 178-01 o, in alternativa, a equivalenti norme in vigore negli Stati membri dell'Unione Europea;
quindi la normativa italiana non è vincolante ma strettamente legata alle normative europee che sono completamente diversificate tra i vari Paesi membri;

la funzione delle catene da neve è quella di essere un dispositivo di emergenza per aderenza su neve e su ghiaccio e deve essere adattabile a tutti i tipi di pneumatici;
l'articolo 6, comma 4, lettera E, del decreto legislativo n. 285 del 1992, prevede che in caso di neve l'ente proprietario della strada, con ordinanza motivata, può prescrivere che i veicoli siano muniti, in alternativa «di mezzi antisdrucciolevoli... per la marcia sulla neve o sul ghiaccio»;
questo concetto dei mezzi antisdrucciolevoli è confermato dalla lettera della Direzione Generale della Motorizzazione protocollo 612/2005 del 31 marzo 2005;
il concetto di alternativo del mezzo antisdrucciolevole và di per sé ad inficiare la catena metallica quale unico strumento possibile;
i dispositivi antisdrucciolevoli in materiale plastico non danneggiano alcun organo in movimento;
il materiale di cui questi dispositivi sono costituiti, è resistente all'usura e allo stesso tempo elastico;
i suddetti dispositivi non danneggiano i cerchi in lega, non rovinano le fasce quando montati su cerchi tradizionali;
il loro utilizzo consente un netto risparmio per l'utente e quindi un automatico maggiore rispetto della sicurezza stradale;
il Ministro dell'interno dipartimento della Pubblica Sicurezza in data 14 maggio 2003, con nota n. 300/A/2/41655/105/1/2 ha scritto ai compartimenti della Polizia Stradale inviando una copia della nota del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 31 marzo 2003, con prot. 286/MOT 1 dove si legge «sulla base delle osservazioni pervenute dalla Commissione» si conferma che ai fini «di preservare l'utente italiano» e l'utente straniero, il regime sanzionatorio non è comunque mai applicabile perché creerebbe «disparità tra i cittadini italiani ed agli altri cittadini delle Unione europea che circolano in Italia»;
il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti con nota prot. n. 612/05 del 31 marzo 2005 conferma il concetto di alternativa sottolineando inoltre che non essendovi chiarezza nel codice della strada nulla osta all'uso di strumenti antisdrucciolo al di là del materiale con il quale vengono prodotti-:
se non intenda chiarire che, sia per l'adeguamento a norme dissimili in Comunità Europea, sia ai fini della sicurezza stradale, si debbano considerare strumenti atti al mancato scivolamento su neve e su ghiaccio sia quelli in materiali ferrosi sia quelli in materiali diversi, e quali iniziative intendano assumere al riguardo.
(4-00970)

TOMMASO FOTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
è stato recentemente completato l'intervento afferente l'interconnessione delle autostrade A1-A21, con modifiche viabilistiche evidenti soprattutto al casello di Piacenza Sud, il cui svincolo in uscita dall'autostrada A1 verso la città e la tangenziale sud è tuttora in condizioni di fortissimo degrado e incuria, con rifiuti sparsi ovunque lungo il ciglio stradale e anche sulla corsia chiusa al traffico, erbe infestanti a ridosso della strada e nelle zone circostanti lo svincolo che hanno ormai acquisito le caratteristiche della giungla, manto stradale assai sconnesso con presenza di crepe e buche e sommari rappezzi, indicazioni a mezzo di cartelli del tutto carenti al bivio della tangenziale, con indicazioni mal posizionate soprattutto per quanto riguarda le direzioni fiera e stadio -:
se non intenda sollecitare gli enti proprietari ad un intervento radicale e risolutivo per ovviare alla situazione più

sopra rappresentata e ciò anche ai fini di maggiormente soddisfare i requisiti della sicurezza stradale.
(4-00977)

...

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:

MOTTA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nei giorni compresi tra l'11 e il 13 agosto 2008, i principali quotidiani nazionali e locali hanno diffuso la fotografia di una giovane nigeriana riversa sul pavimento di una camera di sicurezza del comando della polizia municipale di Parma, in uno stato di abbandono e in condizioni incompatibili con il rispetto della dignità della persona;
secondo quanto si apprende dagli organi di informazione, la donna sarebbe stata condotta negli uffici della polizia municipale nell'ambito di un'operazione di contrasto alla prostituzione, al fine di adempiere al fermo di identificazione. Tuttavia, come può evincersi dalle notizie riportate dalla stampa e dalla stessa fotografia, le modalità di svolgimento delle operazioni di identificazione destano profonda perplessità anche nell'opinione pubblica, richiamando l'attenzione degli esponenti istituzionali e del Garante dei detenuti del Lazio, il quale ha definito assi grave l'episodio in questione. Ha destato inoltre perplessità la circostanza, riferita dalla stampa, secondo cui l'operazione della polizia sarebbe avvenuta alla presenza di giornalisti, fotografi e dell'Assessore alla sicurezza del Comune di Parma, con il rischio quindi di una spettacolarizzazione di tale attività e della violazione del diritto alla riservatezza delle persone coinvolte nei provvedimenti restrittivi della libertà personale;
l'episodio ha visto l'intervento del Presidente del Senato che ha sollecitato chiarimenti alle autorità locali;
le modalità attuative delle operazioni svolte dalla polizia municipale di Parma hanno indotto peraltro la Procura della Repubblica competente ad aprire un'indagine per accertare eventuali responsabilità in ordine al trattamento della giovane nigeriana, valutando se esso possa integrare estremi di reato;
a prescindere dal profilo relativo ad eventuali responsabilità penali, sulle quali spetta all'autorità giudiziaria fare piena luce, l'episodio verificatosi ai danni di questa giovane donna solleva la più ampia questione del rispetto della dignità, della riservatezza e della stessa incolumità delle persone soggette a misure limitative della libertà personale o comunque ad operazioni di identificazione di competenza della polizia giudiziaria. Inoltre, l'estensione - operata dal decreto-legge 92 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 125 del 2008 - dei poteri della polizia locale e l'attribuzione ai sindaci della potestà di emanare ordinanze in materia di sicurezza urbana, anche in deroga alle norme di legge vigenti, evidenziano la necessità di una formazione specifica degli operatori tenuti a gestire attività di estrema delicatezza quali quelle incidenti sulla sfera delle libertà della persona, sottolineando altresì l'esigenza di un maggiore coordinamento tra ordinanze locali in materia di sicurezza urbana e gestione delle attività a tutela della pubblica sicurezza -:
se i Ministri interrogati non ritengano opportuno, ciascuno nell'ambito delle proprie attribuzioni, fornire ulteriori informazioni e chiarimenti in ordine alle dinamiche dell'episodio in premessa;
quali provvedimenti e iniziative i Ministri intendano assumere al fine di garantire il rispetto della dignità, della riservatezza e della incolumità delle persone sottoposte a misure limitative della libertà personale o comunque coinvolte in attività,

anche di natura identificativa, di iniziativa della polizia giudiziaria o dell'autorità di pubblica sicurezza;
se i Ministri interrogati non ritengano opportuno adottare iniziative e provvedimenti idonei a garantire un maggior coordinamento delle attività di competenza della polizia locale con la sfera di attribuzioni dell'autorità di pubblica sicurezza e della polizia giudiziaria, verificando altresì che l'esercizio del potere di ordinanza da parte dei sindaci avvenga nel rispetto dei principi generali dell'ordinamento e non interferisca quindi sulla sfera di diritti e libertà della persona costituzionalmente tutelati.
(3-00122)

Interrogazioni a risposta scritta:

TOMMASO FOTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nei giorni 9 e 10 agosto 2008 l'effettuazione di un rave party ha trasformato gli argini del Po di Guastalla (Reggio Emilia) in un'isola - ovviamente non autorizzata - dello sballo, con conseguente devastazione ambientale e scia di sangue, quest'ultima dovuta ad un incidente stradale che ha visto travolto dall'auto che ospitava 5 giovani torinesi provenienti dalla detta manifestazione un giovane di 28 anni alla guida di uno scooter;
anche per il vice sindaco di Guastalla «qualcuno dovrà rispondere di ciò che è avvenuto» (Corriere della Sera, 11 agosto 2008, pagina 19);
risulterebbe che ad un'ordinanza di sgombro dell'area occupata non sia stato dato seguito alcuno al fine di evitare scontri con i partecipanti all'iniziativa non autorizzata, anche in ragione dell'insufficiente numero di tutori dell'ordine pubblico in servizio in quei giorni -:
se e quali indagini siano state compiute per risalire agli organizzatori dell'evento e all'individuazione dei partecipanti;
se e quali provvedimenti siano derivati dall'auspicabile svolgimento delle sopraddette indagini.
(4-00975)

MANCUSO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Comune di Trecate (Novara) ha registrato un incremento dei propri residenti molto elevato, basti considerare che la popolazione è passata da 16.915 dell'ultimo censimento del 2001 a 19.461 di oggi, iscritta nei registri ufficiali del servizio anagrafico;
gli extracomunitari ed i neocomunitari presenti sono oggi 2.132 e rappresentano circa l'11 per cento della popolazione residente;
la situazione socio-economica del territorio, decorosa fino agli anni '90, è andata appesantendosi durante gli ultimi anni;
l'incremento demografico dovuto in parte rilevante all'arrivo di extracomunitari e neocomunitari ed il fatto di essere geograficamente al confine con la Lombardia, che origina un forte flusso di pendolarismo, hanno generato nell'ultimo decennio una progressiva crescita del senso di insicurezza da parte dei residenti;
l'amministrazione avverte e condivide fortemente da tempo la necessità, sempre più urgente e sollecitata dai cittadini, di una presenza di forze dell'ordine concretamente più rilevante rispetto alla situazione attuale;
il territorio è presidiato dall'Arma dei Carabinieri con una stazione; l'immobile è di proprietà comunale ed è oggi dotato di un organico di circa 14 elementi che svolgono le competenze proprie dell'Arma anche nei comuni limitrofi di Cerano e Sozzago (Comuni che contano rispettivamente 6.838 e 1.028 residenti);
l'attuale caserma è assolutamente insufficiente a soddisfare una maggior presenza di Carabinieri su Trecate, Cerano e

Sozzago, resa ormai indispensabile dalle mutate condizioni inerenti la sicurezza ed il controllo del territorio;
l'amministrazione comunale di Trecate, per garantire la massima copertura di agenti nell'attuale sede, ha finanziato e garantito un alloggio privato al Comandante della locale stazione e contemporaneamente eseguito concreti lavori di miglioria dell'immobile;
la disponibilità e l'attenzione riservata al problema di Trecate dal Comando provinciale dell'Arma ha consentito di migliorare le presenze, pur in comprensibili momenti di carenza di organico dell'Arma, che da circa un anno e mezzo, ha raggiunto le 14 unità (con un incremento di 2 unità);
queste misure temporanee, tuttavia, non soddisfano le esigenze del territorio e della popolazione dei comuni citati che, giustamente, sollecitano la presenza di un organico di Carabinieri corrispondente alle reali necessità del territorio (stimate in circa 25 elementi in totale) -:
se il Governo ritenga di andare incontro alle necessità della comunità trecatese (e conseguentemente dei comuni viciniori) con la costruzione di una nuova caserma, tenuto conto che l'amministrazione comunale trecatese ha già individuato un'area di sua proprietà sulla quale edificarla ed è disponibile a valutare percorsi finanziari da intraprendere per affiancarsi alla finanza statale;
se il Governo ritenga, in subordine, di realizzare un Commissariato di Polizia Statale.
(4-00983)

CATANOSO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 28 dicembre del 2004 è stato bandito nella Gazzetta ufficiale - IVa Serie Speciale Concorsi ed esami, n. 103, un concorso per la copertura di 28 posti nel profilo professionale di Direttore antincendio nel Corpo nazionale dei Vigili del fuoco;
il ruolo del Direttore antincendio è essenziale all'espletamento dell'importante funzione di prevenzione degli infortuni e degli incendi sui posti di lavoro e l'ormai cronica carenza di personale dei Vigili del fuoco aggrava l'espletamento di questa importante funzione istituzionale;
ai 28 posti messi a concorso ed assunti nel 2006 si sono aggiunte altre 20 unità assunte dalla graduatoria degli idonei;
l'articolo 46 del decreto legislativo n. 81 del 9 aprile 2008 ha istituito i Nuclei specialistici regionali, ma i fondi ed i provvedimenti di attuazione sono ancora insufficienti;
la carenza di personale sia logistico-operativo che direttivo ha raggiunto livelli preoccupanti la cui copertura non può più essere rimandata ulteriormente ed, infatti, nel mese di giugno del 2008 è stata autorizzata l'assunzione di altre 30 unità che verranno chiamate in base alla ripartizione per titoli e funzioni -:
quali saranno i tempi e le modalità per l'assunzione di questo nuovo contingente necessario al Corpo nazionale dei Vigili del fuoco e quali gli indirizzi finalizzati alla completa assunzione del personale giudicato idoneo.
(4-00987)

LOLLI, MELANDRI e CONCIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge 8, febbraio 2007, n. 8, varato dal Governo Prodi e recante «misure urgenti per la prevenzione e la repressione dei fenomeni di violenza connessi a competizioni calcistiche» convertito, con modificazioni, dalla legge 4 aprile 2007, n. 41 prevedeva:
a) interventi in relazione alle norme di sicurezza all'interno dello stadio con applicazione e sviluppo delle cosiddette norme Pisanu sino a quel momento mai fatte rispettare;

b) inasprimento delle pene relative ad atti violenti fuori e dentro gli stadi, con significative modifiche alla legge n. 401 del 1989;
c) promozione di iniziative permanenti di rapporto e confronto con le tifoserie (a la costituzione di un tavolo per gli stadi.
con l'approvazione di tale decreto venne deciso di «chiudere le porte» degli stadi che non si fossero adeguati alle norme (telecamere, tornelli, eccetera), venne deferita la paternità delle decisioni all'Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive e non più ai Prefetti, vennero inoltre previste restrizioni nella vendita dei biglietti, limitazioni e regole per le trasferte, aumentati di pene e definizioni di reati;
l'Osservatorio nazionale per le manifestazioni sportive si è più volte riunito nel corso dell'anno calcistico 2007-2008 decidendo su trasferte di tifoserie, dispute di partite a porte chiuse, definizione di livelli di pericolosità di incontri e promuovendo incontri di formazione e seminariali anche in relazione al progetto steward;
la legge 4 aprile 2007, n. 41, conteneva inoltre il divieto per le società sportive di sovvenzionare (anche con organizzazione di trasferte, biglietti, eccetera) tutti i soggetti colpiti dai divieti e prescrizioni della ex legge n. 401 del 1989; parallelamente l'allora Ministero delle politiche giovanili e attività sportive prevedeva la possibilità per le società sportive di stipulare con le associazioni riconosciute, «aventi tra le finalità statutarie la promozione e la divulgazione dei valori e dei principi della cultura sportiva e della non violenza della pacifica convivenza, come sanciti dalla Carta olimpica, contratti e convenzioni in forma scritta aventi ad oggetto progetti di interesse comune per la realizzazione delle predette finalità statutarie» (articolo 8, comma 4 del decreto convertito);
in questa stessa ottica il Ministero delle politiche giovanili e delle attività sportive aveva anche emanato un bando, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il giorno 8 febbraio 2008, rivolto proprio al sostegno di progetti promossi all'interno dello stadio da gruppi e organizzazioni volte a costruire o consolidare esperienze aventi una concezione pacifica, nonviolenta e antirazzista del «tifo»;
la decisione di promuovere la presenza degli steward all'interno degli stadi si è concretizzata con il decreto 8 agosto 2007 pubblicato sulla Gazzetta ufficiale n. 195 del 23 agosto 2007. Tale decreto prevedeva le disposizioni per la selezione del personale, gli obblighi per le società sportive, le modalità di svolgimento del servizio, la formazione degli operatori;
in relazione ai fatti avvenuti domenica 31 agosto 2008 ai margini della partita Roma-Napoli, in quale sede e per quali motivazioni sia stato deciso di permettere la trasferta dei tifosi del Napoli a Roma -:
quale funzione riconosca il Ministro all'Osservatorio nazionale per le manifestazioni sportive le cui funzioni e competenze sono state ampliate dalla legge 4 aprile 2007, n. 41;
se e come intenda il Ministro dell'interno utilizzare gli strumenti previsti dalla legge attualmente in vigore che, se applicata seriamente, rappresenta un importante dispositivo per la prevenzione della violenza collegata alle manifestazioni sportive;
poiché la legge 4 aprile 2007, n. 41, prevedeva un intervento di tipo repressivo ma giustamente anche un impegno per il sostegno a chi negli stadi vuole costruire una esperienza di tifo organizzato non violenta, pacifica e antirazzista, quale fine abbia fatto il bando emanato l'8 febbraio 2008 dall'allora Ministero per le politiche giovanili e le attività sportive per il quale i tantissimi soggetti interessati hanno inviato i loro progetti ma non hanno più avuto notizie o contatti;
se il Parlamento verrà informato con dati e le notizie della situazione relativa

all'introduzione degli steward negli stadi, ai loro progetti di formazione e al loro reclutamento;
se sia intenzione di questo Governo investire e rilanciare il Tavolo per l'impiantistica sportiva previsto dalla legge 4 aprile 2007, n. 41, ed istituito dal precedente Governo, con il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati e con l'obiettivo di affrontare il tema della promozione di modelli di stadi e grandi palazzetti pensati per essere più moderni, più fruibili e più sicuri per tutti i cittadini.
(4-00989)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta scritta:

BERTOLINI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso:
il problema dell'immigrazione e dell'eccessivo numero di stranieri presenti sul nostro territorio, causato anche dalle politiche lassiste e solo in apparenza solidali dei Governi di sinistra, provocano difficoltà, malessere e ingiustizie quotidiane a danno dei cittadini italiani;
un esempio chiaro delle dannose conseguenze di queste politiche multiculturali è la realtà dell'Istituto scolastico comprensivo di Luzzara, in provincia di Reggio Emilia, frequentato da 770 ragazzi di cui 280 sono stranieri;
nella scuola materna dello stesso Istituto si è manifestata all'inizio dell'anno scolastico 2008-2009 una situazione limite: su 38 bambini solo 7 sono italiani; questa realtà costringe i bambini italiani non solo a rispettare i tempi di apprendimento della maggioranza dei bambini stranieri, che dovendo imparare una nuova lingua sono molto più lenti, ma anche ad essere relegati in isolamento per alcune ore al giorno per evitare che disimparino la lingua italiana;
il collegio docenti del circolo didattico di competenza, nella riunione di inizio anno, avvenuta in data 2 settembre 2008, ha deciso di risolvere il problema con la semplice assunzione di una maestra di sostegno, che dovrebbe prestare maggiore attenzione al gruppo minoritario di alunni italiani;
le pericolose politiche a favore di una immigrazione incontrollata, che da anni vengono portate avanti dalle amministrazioni locali, provinciali e regionale in Emilia-Romagna, hanno causato la discriminazione dei bambini italiani, che oggi si sentono stranieri all'interno delle scuole e tra qualche anno si sentiranno tali anche all'interno della loro Patria -:
se il Ministro sia a conoscenza di quanto ricordato;
se vi siano ulteriori e nuove circostanze di cui ritenga opportuno mettere al corrente la Camera dei Deputati;
se esistano sul territorio italiano altre realtà come quella di Luzzara (Reggio-Emilia);
se intenda intervenire per far rispettare il diritto all'istruzione dei bambini italiani all'interno delle scuole pubbliche;
come intenda attivarsi per attuare una vera integrazione all'interno della scuola, che si basi sulla conoscenza e condivisione da parte degli stranieri della lingua, della cultura e delle tradizioni italiane, non invece su quelle di altri Paesi;
se intenda raccordarsi con le amministrazioni locali della Regione Emilia-Romagna, per garantire una distribuzione più equa ed omogenea dei bambini stranieri all'interno delle classi e delle scuole, per evitare che si verifichi una forma di «discriminazione» nei confronti degli studenti italiani;
se intenda prevedere percorsi di inserimento nelle scuole riservati agli alunni stranieri, con l'obiettivo di tutelare gli scolari italiani e permettere un funzionamento migliore e più efficace della scuola.
(4-00979)

CATANOSO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 64 del decreto-legge n. 112 così come convertito con la legge 6 agosto 2008 n. 133, al comma 3 dispone che: «il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentita la Conferenza Unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1977, n. 281 e previo parere delle commissioni parlamentari competenti per materia e per le conseguenze di carattere finanziario, predispone, entro quarantacinque giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, un piano programmatico di interventi volti ad una maggiore razionalizzazione dell'utilizzo delle risorse umane e strumentali disponibili, che conferiscano una maggiore efficacia ed efficienza al sistema scolastico»;
al comma 4 la norma in questione prevede che: «per l'adozione del piano di cui al comma 3, su proposta del Ministro dell'istruzione, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze sentita la Conferenza Unificata..., vengano emanati entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore del decreto in esame, uno o più regolamenti con i quali si proceda «ad una revisione dell'attuale assetto ordinamentale, organizzativo e didattico del sistema scolastico, attenendosi ai seguenti criteri»: a) razionalizzazione ed accorpamento delle classi di concorso, per una maggiore flessibilità nell'impiego dei docenti, b) ridefinizione dei curricoli vigenti nei diversi ordini di scuola anche attraverso la razionalizzazione dei piani di studio e dei relativi quadri orari, con particolare riferimento agli istituti tecnici e professionali»;
allo stato attuale la qualità dell'insegnamento delle discipline scientifiche non è in condizioni di eccellenza. Per quanto riguarda la Chimica, a giudizio dell'interrogante e del Consiglio Nazionale dei Chimici, ciò deriva dal fatto che questa disciplina viene affidata in troppi casi non ai docenti laureati in Chimica, Chimica Industriale o Chimica e Tecnologia Farmaceutica, (afferenti alla Classe di Concorso A013) ma ai docenti «di scienze» della Classe di Concorso A060 o altre classi, per la quasi totalità privi della connotazione culturale necessaria per un efficace e corretto insegnamento delle materie chimiche;
in una Nazione tecnologicamente avanzata quale è l'Italia, lo studio della Chimica è sorgente di sviluppo umano e di progresso, e sta alla base di importantissime e strategiche attività produttive, fondamentali nell'economia mondiale del futuro;
la Chimica è necessaria base e fondamento sia per lo studio delle scienze naturali e biologiche che per lo studio, conoscenza e manipolazione dei materiali ed è un necessario strumento di conoscenza di importanti e non più sottovalutabili problematiche ambientali, energetiche, di igiene e sicurezza, sia nel lavoro che nella vita di tutti i giorni. La diffusa ignoranza in materia di discipline chimiche lascia spazio all'affermazione di improvvisati ed interessati profeti di sventure che trovano facile esca nelle paure dei cittadini privi delle necessarie conoscenze scientifiche;
i docenti laureati in Chimica, Chimica Industriale e Chimica e Tecnologia Farmaceutiche della Classe di Concorso A013, che hanno in media nel loro curriculum di studi oltre 20 esami di discipline chimiche, molti dei quali laboratoriali, oltre ad una tesi sperimentale di un anno, sono in grado ed in numero sufficiente a garantire l'insegnamento della chimica in condizioni di sicurezza e di serena rappresentazione della verità scientifica;
anche a causa di ciò vi è un notevole calo del numero di iscritti alle facoltà scientifiche in generale, ed ai corsi di laurea in chimica in particolare -:
se il ministro interrogato, in sede di stesura del piano programmatico di interventi

e di predisposizione dei regolamenti attuativi da parte del Ministero dell'istruzione, intenda effettuare la paventata riduzione oraria riguardante l'area scientifica, già finora troppo sottovalutata e per niente valorizzata, contrariamente all'orientamento del resto della Comunità Europea come dimostrano i disastrosi risultati in campo scientifico evidenziati dal rapporto Ocse-Pisa;
se il ministro interrogato intenda disporre che l'insegnamento della chimica come materia a sé stante, laboratoriale e non opzionale, avvenga a partire dal primo biennio di tutte le scuole secondarie superiori, che venga affidato a docenti in possesso della necessaria formazione professionale ed accademica e cioè laureati in Chimica, Chimica Industriale o in CTF e che vengano evitati controproducenti accorpamenti tra distinte e diverse discipline scientifiche.
(4-00986)

TESTO AGGIORNATO AL 1o GIUGNO 2010

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MANCUSO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
notizie di stampa riferiscono che nel mese di agosto a Porto Empedocle (Agrigento) alcuni delinquenti, pare minori, hanno torturato un cane randagio con la finalità di ucciderlo, ma non essendo riusciti lo hanno sotterrato ancora vivo, benché agonizzante;
nonostante numerosi testimoni abbiano assistito alle sevizie nessuno ha chiamato le forze dell'ordine;
una signora nota per il suo amore per gli animali e Presidente di un'associazione animalista locale è accorsa sul posto, ha dissotterrato il cane, che era ancora vivo, e lo ha portato da un medico veterinario, ma il cane è morto sul tavolo da visita -:
se siano state avviate indagini per punire i responsabili e quali misure intenda adottare il Governo per evitare che in futuro episodi di tal ferocia, indegni di un Paese civile, possano ancora verificarsi.
(5-00327)

MANCUSO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
si ricevono segnalazioni che l'A.S.L. CE/2 da almeno 8 mesi non riconosce alcuna retribuzione ai medici veterinari convenzionati;
a questi professionisti è stata richiesta una prestazione professionale per fronteggiare l'emergenza brucellosi esistente in quel territorio;
questi professionisti svolgono, secondo scienza e coscienza, una funzione importante e preziosa di tutela della salute umana attraverso i controlli effettuati in ambito zootecnico;
non può costituire alibi la consapevolezza della grave crisi finanziaria che la Regione Campania sta attraversando e che analoghe situazioni si verifichino anche presso altre AA.SS.LL. della stessa Regione -:
quali provvedimenti intenda adottare il Governo - nell'ambito del piano di rientro del deficit sanitario - per garantire che i professionisti citati in premessa vengano retribuiti, al pari dei loro colleghi legati alle AA.SS.LL. da contratti di lavoro a tempo indeterminato all'interno delle piante organiche, per superare questa assurda discriminazione che umilia nella vita quotidiana di valenti professionisti sanitari, responsabili di un delicato segmento della sicurezza alimentare.
(5-00329)

MANCUSO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
notizie giornalistiche (del 13 agosto 2008) riferiscono che alle ore 21 del 9 agosto 2008 presso il locale pubblico «Billionaire» di Porto Cervo è stato impedito di entrare ad un giovane disabile di origine campana che si trovava là in vacanza;
tra le motivazioni addotte dal personale di sicurezza ci sarebbe quella della mancanza di strutture, attrezzature, percorsi, che possano consentire ad un disabile di muoversi all'interno del locale in oggetto -:
se il Governo intenda verificare, per il tramite degli Enti preposti, la sussistenza di tutti i requisiti richiesti per l'esercizio delle attività commerciali e ludico-ricreative che ivi si svolgono;
se il Governo intenda verificare se i fatti descritti in premessa configurino comportamenti discriminatori nei confronti di un disabile.
(5-00330)

Interrogazioni a risposta scritta:

POLLEDRI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 18 maggio 2006 un presidio di lavoratori precari della Croce Rossa Italiana (CRI) ha manifestato davanti alla sede del Governo a Palazzo Chigi; è dal 9 maggio 2006, infatti, che si stanno organizzando manifestazioni, occupando diverse sedi della CRI in tutto il Paese;
i lavoratori della CRI di Piacenza non hanno potuto partecipare alla manifestazione, perché impegnati in compiti gravosi ed inderogabili, quali l'attività per il servizio 118, nonché il trasporto di bambini affetti da gravi patologie e perciò bisognosi di terapie giornaliere;
le categorie del pubblico impiego di Cgil, Cisl, Uil e gli autonomi del Sinodi Cri lamentano ritardi nei pagamenti dei compensi: su 18 dipendenti, 8 sono precari, ed inoltre questi lavoratori aspettano ancora gli arretrati dovuti nel 2002 per la progressione di livello contrattuale, gli incentivi a saldo del 2005, oltre al biennio economico e gli accessori;
il Presidente del Consiglio Berlusconi, nel vedere questi lavoratori protestare davanti alla sede del Governo, ha prestato loro attenzione, avvicinandosi al presidio e chiedendo loro di inviargli un dossier sulla situazione lamentata, al fine di poter trovare una soluzione;
negli ultimi due anni quanto illustrato non è mutato e risulta ancora attuale -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza del problema e quali iniziative si intendano intraprendere per garantire al più presto l'adempimento degli impegni assunti in precedenza con tutte le organizzazioni sindacali e fino ad oggi ignorati;
in particolare, che cosa si intenda fare per la soluzione dei problemi relativi al precariato, con il rinnovo delle scadenze contrattuali fissate per il momento al 31 dicembre 2006, alla corresponsione delle spettanze economiche al personale dipendente, oltre alla definizione delle strategie dell'ente e alla riorganizzazione dei servizi, eventualmente anche attraverso l'adozione di un regolamento d'organizzazione ed un progetto di attività per delega.
(4-00967)

POLLEDRI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
con il decreto legislativo 12 maggio 1995, n. 196, è stata attuata la delega contenuta nell'articolo 3 della legge 6 marzo 1992, n. 216, in materia di ruoli, modifica alle norme di reclutamento, stato ed avanzamento del personale non direttivo delle forze armate;
la nuova disciplina legislativa è stata subito applicata alle forze armate, non anche dall'amministrazione della Croce

Rossa Italiana (CRI) per il personale del corpo militare CRI in servizio, a dispetto di quanto sancito dal regio decreto 10 febbraio 1936, n. 484, modificato con legge 25 luglio 1941, n. 883, e successive modificazioni, che detta la corrispondenza tra i gradi del personale militare CRI e quello dell'Esercito;
in netta contraddizione con quanto stabilito dal decreto legislativo n. 196 del 1995, in data 31 dicembre 1995 l'allora Commissario straordinario CRI Maria Pia Garavaglia, con apposita ordinanza, bloccava infatti i possibili esami di avanzamento di grado previsti dalle succitate leggi;
solo nel 2000 la CRI ha permesso che tali avanzamenti fossero in parte ripresi, ma limitatamente a quella parte di personale di assistenza il cui grado non era superiore al grado di sergente maggiore; tale situazione, escludendo la possibilità di avanzamento ai ruoli di maresciallo per il personale che ne aveva maturato il diritto, come invece previsto dal decreto legislativo n. 196, ha introdotto palesi discriminazioni e disparità tra il personale;
in ottemperanza a quanto disposto dalla legislazione vigente, gli stipendi, gli assegni e le indennità varie corrisposte al personale militare CRI sono stabiliti, per ciascun grado, in analogia a quanto praticato per il personale militare e delle amministrazioni statali e si intendono modificati in relazione alle variazioni stabilite per le forze armate;
solo nel 2003 l'amministrazione CRI, con ordinanza commissariale n. 898 del 21 maggio 2003 ha esteso, in quanto applicabile, il trattamento economico previsto per il personale militare non direttivo delle forze armate, a tutto il personale militare non direttivo del corpo militare CRI, limitatamente però a quello in servizio continuativo in tale data;
la conformità a tale disciplina è stata successivamente confermata con determinazione del Direttore generale n. 234 del 12 novembre 2004, la quale ha ribadito che detto trattamento economico doveva essere esteso a tutto il personale non direttivo del corpo militare CRI in servizio continuativo;
con l'ordinanza commissariale n. 213 del 21 aprile 2005 è stata successivamente autorizzata l'adozione delle insegne di grado per il personale militare non direttivo in servizio continuativo del corpo militare della CRI, come già previsto per la parte economica con determinazione del Direttore generale n. 234 del 12 novembre 2004 limitatamente al personale che a quelle date risultava essere in servizio continuativo; tale situazione ha prodotto un'ulteriore discriminazione tra il personale in servizio e quello che, pur iscritto nei ruoli del corpo militare CRI, era transitato nei ruoli civili;
tale retroattività è infatti stata riconosciuta e corrisposta al personale attualmente in servizio come militare CRI (personale in servizio continuativo), che ne ha beneficiato pienamente sia come riconoscimento delle insegne di grado, sia in termini economici;
da tale beneficio non possono essere esclusi coloro che hanno maturato tale diritto nel momento in cui la legge avrebbe dovuto essere applicata, da parte della CRI, agli appartenenti del corpo militare CRI, ovvero tutto il personale che è transitato nei ruoli civili in data 30 dicembre 1999;
in questo transito, tale personale non ha ricevuto il riconoscimento, come dipendente civile dell'ente, né del livello acquisito come militare né, tanto meno, del relativo stipendio percepito, perdendo, contestualmente, in buona parte addirittura due posizioni retributive;
nel corso del 2005, sono stati da ultimo riaperti i quadri di avanzamento anche per i ruoli di maresciallo, ma la CRI ha previsto che il requisito di partecipazione a tale avanzamento sia limitato al personale che risulta in servizio nell'anno 2000, escludendo pertanto tutti quei militari

che dal 1995 al 1999 hanno prestato servizio continuativamente come militari;
negli ultimi due anni quanto illustrato non è mutato e risulta ancora attuale -:
quali provvedimenti i Ministri interrogati intendano adottare al fine di porre tempestivamente fine alla situazione che all'interrogante appare discriminatoria riportata in premessa, che rischia di ledere i diritti acquisti del personale militare CRI, oggi in congedo, in seguito al transito dello stesso nei ruoli del personale civile in data 30 dicembre 1999.
(4-00968)

POLLEDRI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Croce Rossa Italiana sta attraversando ormai da tempo una situazione di disordine organizzativo e funzionale, che si traduce, in particolare, nella mancata corresponsione degli arretrati salariali ai dipendenti, nonché nella mancata stabilizzazione di migliaia di precari;
il problema degli arretrati, in particolare, è sorto a seguito dell'ispezione disposta dal 18 maggio al 31 luglio 2006 nei confronti del Comitato centrale CRI - dietro tardiva segnalazione del Collegio dei revisori della CRI e dell'ex Direttore generale CRI Tommaso Longhi - dal Ministero dell'economia e delle finanze;
l'ispezione, in particolare, ha evidenziato in relazione agli esercizi contabili dal 2002 al 2005 una gestione non corretta degli stanziamenti, in quanto il salario accessorio dei dipendenti sarebbe stato finanziato quanto a 6 milioni di euro a valere su somme non destinabili a tale scopo, bensì destinate alla spesa per i passaggi all'interno dell'ente;
in una riunione svoltasi presso il Ministero della salute il 21 dicembre 2006, i rappresentanti del Ministero della salute, del Ministero dell'economia e delle finanze, della Presidenza del Consiglio dei ministri e della Croce Rossa italiana hanno convenuto sulla possibilità di recuperare il predetto importo tramite corrispondente decurtazione dei fondi relativi agli anni 2005 e seguenti;
in un successivo incontro con le organizzazioni sindacali, l'amministrazione della CRI avrebbe palesato l'intenzione di procedere nei confronti dei lavoratori CRI al recupero delle somme da questi indebitamente percepite, evitando di effettuare i passaggi di qualifica previsti dal contratto integrativo 2001;
nel frattempo, i lavoratori a tempo indeterminato della CRI non hanno ancora ricevuto parte consistente del salario accessorio relativo all'anno 2005 e l'intero salario accessorio relativo al 2006; inoltre, a distanza di circa sei anni, non è stata data attuazione alle disposizioni sugli avanzamenti di carriera previsti dal contratto integrativo 2001, applicativo del CCNL 1998-2001;
il mancato riconoscimento di parte delle retribuzioni dovute ha costretto molti dipendenti a procedere per vie legali contro l'amministrazione della CRI;
altrettanto problematica è la situazione relativa alla mancata stabilizzazione dei lavoratori con contratto di lavoro precario, che rappresentano circa il 75 per cento della forza lavoro impiegata presso la CRI;
nel complesso, tale problematica coinvolge oltre 2.500 lavoratori precari, di cui alcuni con oltre 10 anni di precariato;
in relazione a tale problematica, la CRI sembra aver di recente negato la possibilità di una stabilizzazione dei precari, anche se tali lavoratori svolgono servizi pubblici essenziali come quello di emergenza territoriale 118, la raccolta delle donazioni di sangue, eccetera;
numerose manifestazioni di protesta sono state organizzate dai lavoratori della CRI per protestare contro le problematiche salariali e contrattuali di cui sopra; tali proteste non hanno, tuttavia, contribuito a risolvere la situazione, né a sollecitare

l'amministrazione della CRI ad attivare un tavolo permanente di concertazione con le associazioni sindacali ed i rappresentanti dei Ministeri competenti;
negli ultimi due anni quanto illustrato non è mutato e risulta ancora attuale -:
quali provvedimenti o misure il Ministro interrogato intenda adottare per consentire ai lavoratori della Croce Rossa italiana di ottenere soddisfazione rispetto ai diritti retributivi maturati e più effettive garanzie circa la stabilizzazione dei contratti di lavoro precario, nel caso attivando un Tavolo permanente di discussione con i responsabili dell'amministrazione della CRI e le associazioni sindacali maggiormente rappresentative.
(4-00969)

GRIMOLDI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il decreto ministeriale 7 settembre 1976, (pubbl. in Gazzetta Ufficiale n. 54 del 23 febbraio 1978) dispone testualmente «Il massofisioterapista è in grado di svolgere tutte le terapie di massaggio e di fisioterapia in ausilio all'opera dei medici sia nel libero esercizio della professione sia nell'impiego in enti pubblici e privati, nell'ambito delle disposizioni di legge. Pertanto esegue tutte le tecniche del massaggio e della fisioterapia sull'ammalato»;
l'articolo 1 della legge n. 403 del 1971, prevede «La professione sanitaria di massaggiatore e massofisioterapista è esercitabile soltanto dai massaggiatori e massofisioterapisti diplomati da una scuola di massaggio e massofisioterapia statale o autorizzata con decreto del Ministro per la sanità, sia che lavorino alle dipendenze di enti ospedalieri e di istituti privati, sia che esercitino la professione autonomamente»;
nel territorio nazionale diverse scuole, al termine di un ciclo di studi biennale, hanno rilasciato un diploma di «Massofisioterapista» ai sensi dell'articolo 1 della legge n. 403 del 19 maggio 1971, norma che ha istituito l'allora «professione sanitaria ausiliaria» di massaggiatore e massofisioterapista «esercitabile soltanto dai massaggiatori e massofisioterapisti diplomati da una scuola di massaggio e massofisioterapia statale o autorizzata con decreto del Ministro per la sanità, sia che lavorino alle dipendenza di enti ospedalieri e di istituti privati, sia che esercitino la professione autonomamente»;
a norma della legge-quadro sulla formazione professionale, legge n. 845 del 1978, rientra nella competenza regionale l'attuazione delle iniziative formative dirette alla acquisizione di «specifiche competenze professionali» per coloro che siano in possesso del diploma di scuola secondaria superiore;
l'articolo 1, primo comma della legge n. 42 del 26 febbraio 1999, («Disposizioni in materia di professioni sanitarie») ha stabilito che «La denominazione di «professione sanitaria ausiliaria» nonché in ogni altra disposizione di legge, è sostituita dalla denominazione «professione sanitaria» (la qualifica di professione sanitaria ausiliaria era stata espressamente riconosciuta ai massaggiatori e massofisioterapisti ciechi dalla precedente legge n. 1098 del 1940);
soltanto nel 2006, a seguito dell'entrata in vigore delle leggi n. 43 del 1° febbraio 2006, e legge n. 27 del 3 febbraio 2006, è stata posta (articolo 1, legge n. 43 del 2006 ed articolo 4-quater legge n. 27 del 2006) la necessità del titolo abilitante rilasciato dallo Stato (ossia il diploma universitario) per l'esercizio delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetrica, riabilitative, tecnico-sanitarie e della prevenzione;
la norma di chiusura della medesimalegge n. 43 del 2006, l'articolo 7, è chiara nell'affermare «Alle professioni sanitarie infermieristiche, ostetrica, riabilitative, tecnico-sanitarie e della prevenzione già riconosciute alla data di entrata in vigore della presente legge» - e quindi

anche ai massofisioterapisti - «continuano ad applicarsi le disposizioni contenute nelle rispettive fonti di riconoscimento, salvo quanto previsto dalla presente legge»;
l'articolo 4 della precitata legge n. 42 del 1999, ha stabilito l'equipollenza, ai fini (tra l'altro) dell'esercizio professionale, tra i diplomi e gli attestati conseguiti in base alla precedente normativa, che avevano permesso (l'iscrizione ai relativi albi professionali) l'attività professionale, sia autonomamente svolta che in regime di lavoro dipendente, ed i diplomi universitari istituiti con il decreto legislativo n. 502 del 1992, (collegato si veda la Sentenza del Consiglio di Stato n. 5225/2007 - la quale sancisce definitivamente l'equipollenza del titolo di massofisioterapista a quello del fisioterapista, purchè la formazione sia stata triennale);
con la sentenza n. 1919 del 2007 il Tar Lombardia, in data 19 aprile 2007, ha, tra l'altro, incontestabilmente riconosciuto che:
a) i titolari degli abilitanti diplomi professionali di massofisioterapista, conseguiti al termine del ciclo di studi istituito ai sensi della precedente normativa e fino al biennio scolastico 2004/2006 incluso, sono legittimati a svolgere la loro attività professionale sia in forma autonoma che subordinata;
b) essendo la categoria in una fase transitoria ad esaurimento, la disciplina normativa applicabile è quella di cui alle rispettive fonti di riconoscimento (legge n.403 del 1971 - Professione Sanitaria);
c) l'espressione in via di esaurimento, utilizzata dal Legislatore, evidenzia una fase di transizione non ancora esaurita, ove possono senz'altro trovare ancora spazio i corsi disciplinati dalla precedente normativa, aggiungo, riconducibili alle professioni sanitarie;
con la sentenza n. 5225 del 2007 il Consiglio di Stato, in data 12 giugno 2007, pur negando l'equipollenza automatica ai massofisioterapisti biennali, ha, tra l'altro, incontestabilmente riconosciuto che: «essendo impossibile predicare l'equipollenza al diploma universitario di fisioterapista (conseguito al termine di un ciclo di studi) di titoli pregressi i quali pur avendo carattere abilitante sono comunque espressivi di una formazione professionale meno approfondito». Non è possibile, come invece sostenuto dal Tar, introdurre criteri discretivi diversi da quello riferito alla durata del corso attesa la gran varietà dei percorsi formativi posti in essere in sede regionale, in assenza di una regolamentazione unificante a carattere nazionale. Non essendo però intervenuto un provvedimento di individuazione della figura del massofisioterapista come una di quelle da riordinare, la relativa professione è rimasta configurata nei termini del vecchio ordinamento, con conseguente conservazione dei relativi corsi di formazione» - quindi almeno fino all'anno 2006, anno di pubblicazionedella legge n. 43 del 2006, la quale all'articolo 1, definisce professione sanitaria laddove gli operatori sono in possesso di un titolo abilitante universitario (fino a quella data nulla si diceva);
le Regioni si trovano attualmente in una situazione di stallo, non riuscendo ad esprimere una soluzione univoca al problema del riconoscimento della validità dei titoli rilasciati a coloro che hanno conseguito il diploma dal 1999 fino all'ultimo biennio corsuale 2004/2006 -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare al fine di fornire definitiva soluzione al problema dell'applicazione del principio dell'equivalenza dei titoli (che oggi si rende improrogabile dopo l'esito della Sentenza del Consiglio di Stato n. 5225/2007), come previsto dal secondo comma dell'articolo 4 della legge n. 42 del 26 febbraio 1999, per tutti i massofisioterapisti, in possesso del relativo titolo professionale abilitante ai sensi della legge n. 403 del 1971, rilasciato fino all'ultima edizione corsuale 2004/2006, ai fini dell'esercizio professionale e dell'accesso alla formazione post-base normativamente previsti.
(4-00971)

MANCUSO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nell'ultimo anno oltre un centinaio di cani sono stati avvelenati nel territorio comunale di Campagnano di Roma;
nella strada Monte Gemini dello stesso comune almeno 50 cani sono stati avvelenati negli ultimi anni -:
se siano state avviate indagini per assicurare alla giustizia l'autore di questa assurda mattanza, che è indegna di un Paese civile e che ha arrecato ingenti danni morali, oltre che intellettuali, agli sfortunati possessori dei cani uccisi;
se il Governo intenda intervenire, ai sensi del decreto ministeriale 23 marzo 2007, per prevenire con maggiore efficacia il ripetersi di simili reati.
(4-00980)

MANCUSO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nel corso dei mesi estivi si sono verificati episodi intimidatori, di aggressione e di minaccia, di chiaro stampo criminale, ai danni di medici veterinari impegnati ad attendere ai propri compiti istituzionali, di controllo e di tutela della sanità pubblica. Uno solo di questi atti criminali basterebbe a suscitare la pronta reazione delle istituzioni democratiche;
ai primi di luglio, il Capo dipartimento di prevenzione dell'azienda sanitaria di Vibo Valentía è stato aggredito e picchiato da due persone mentre si trovava nel suo ufficio. L'aggressione è stata posta dagli inquirenti in relazione al provvedimento amministrativo adottato dalla vittima nei confronti di una azienda zootecnica;
pochi giorni dopo, un nuovo gravissimo atto criminale ha colpito un medico veterinario dell'azienda sanitaria di Catanzaro: sono stati esplosi alcuni colpi di pistola contro il portone della sua casa di campagna a Chiaravalle Centrale, già oggetto in passato di numerosi atti intimidatori;
la Presidente dell'ordine dei medici veterinari di Crotone è stata vittima, ai primi di agosto, di una aggressione durante l'espletamento del servizio quale veterinario convenzionato presso l'Azienda sanitaria di Crotone;
nello stesso mese, a Ragusa è stata date alle fiamme da ignoti la casa di un medico veterinario della asl 7 di Ragusa, professionista impegnato nei servizi di prevenzione sanitaria degli allevamenti. La natura dolosa dell'incendio e il movente sarebbe da ricercare nell'attività professionale del veterinario e negli interessi di qualche settore della zootecnia locale ad impedire trattamenti e controlli sanitari;
l'associazione e il sindacato di categoria hanno subito manifestato solidarietà e sdegno. L'Associazione nazionale medici veterinari italiani ha anche chiesto un pubblico pronunciamento al Sottosegretario con delega alla veterinaria. L'Ordine professionale ha reagito valutando la possibilità di costituirsi parte civile; secondo la FNOVI, infatti, questo tipo di aggressioni travalica la sfera personale del danneggiato e si concretizza in una vera e propria minaccia al ruolo istituzionale svolto dal medico veterinario a tutela della salute pubblica;
ad eccezione del Prefetto di Catanzaro, nessuna autorità del Governo, ed in particolare del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, è intervenuta pubblicamente con chiare parole di condanna dei crimini e di solidarietà verso professionisti impegnati ad applicare le leggi sanitarie -:
se il Governo intenda esprimere pubblica condanna verso i gravi episodi verificatisi ai danni dei medici veterinari e dell'autorità che essi rappresentano;
se il Governo intenda esprimere pubblica solidarietà nei confronti delle vittime e della Categoria medico veterinaria così gravemente offesa;

se il Governo intenda adottare opportuni provvedimenti per accertare i fatti qui esposti e ripristinare le condizioni per l'esercizio di una missione di pubblica tutela in condizioni di sicurezza e di legalità.
(4-00981)

MANCUSO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nel Comune di Butera (Caltanissetta) si svolge una festa raccapricciante che si basa sullo sgozzamento di oche in pubblico;
si tratta di una festa profondamente diseducativa per organizzatori e pubblico e non può bastare il richiamo alle tradizioni a giustificare comportamenti violenti su creature viventi e senzienti;
sono particolarmente gravi sui bambini le conseguenze dell'avere assistito a spettacoli violenti e feroci nei confronti di animali -:
quali provvedimenti e iniziative intenda adottare il Governo affinché venga rispettata la normativa che vieta manifestazioni che producono strazio e sevizie su animali viventi, con l'aggravante che vengono eseguite in pubblico durante la festa patronale.
(4-00982)

FEDRIGA e STUCCHI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il comma 3 dell'articolo 35 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, riconosce ai cittadini stranieri privi di valido titolo di soggiorno il diritto di accedere in tutte le strutture pubbliche e private accreditate alle seguenti prestazioni sanitarie: (a) Cure urgenti o comunque essenziali. (b) Interventi di medicina preventiva e prestazioni di cura correlate;
nell'ambito delle «cure urgenti» sono ricomprese tutte le cure che non possono essere differite senza pericolo per la vita o danno per la salute della persona; nelle «cure essenziali» sono invece incluse le prestazioni sanitarie, diagnostiche e terapeutiche relative a patologie non pericolose nell'immediato e nel breve termine ma che nel tempo potrebbero determinare maggior danno alla salute o rischi per la vita;
nell'ambito degli interventi di medicina preventiva e prestazioni di cura correlate, l'articolo 35 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, stabilisce che agli stranieri irregolarmente residenti nel territorio nazionale sono garantiti:
a) la tutela della salute del minore (fino al compimento del 18o anno d'età);
b) le vaccinazioni secondo la normativa e nell'ambito di interventi di campagne di prevenzione collettiva autorizzati dalle Regioni;
c) gli interventi di profilassi internazionale;
d) la profilassi, la diagnosi e la cura delle malattie infettive ed eventuale bonifica dei relativi focolai;
l'accesso alle prestazioni di cui al sopracitato articolo 35 del decreto legislativo n. 286 del 1998 è previsto, di regola, con oneri a carico dell'assistito;
solo qualora lo straniero versi in condizioni di indigenza (la quale sia documentata con autocertificazione), gli oneri delle prestazioni ospedaliere urgenti o comunque essenziali, per malattia od infortunio, erogate tramite pronto soccorso, in regime di ricovero, compreso quello diurno, od in via ambulatoriale (inclusi i ticket non corrisposti) sono posti interamente a carico del Ministero dell'interno, attraverso le competenti Prefetture. Gli oneri relativi agli interventi di medicina preventiva sono invece posti a carico della Regione territorialmente competente;
l'articolo 35 prevede anche la tutela sociale della gravidanza e della maternità; per le donne in gravidanza fino al 6o mese di età del bambino, le questure rilasciano infatti un permesso di soggiorno sulla base

del quale si provvede all'iscrizione al Servizio sanitario nazionale di madre e bambino;
allo straniero irregolare ed indigente viene assegnato dalla struttura erogante, il codice regionale a sigla STP (straniero temporaneamente presente). La registrazione dello straniero mediante il codice STP deve essere necessariamente effettuata da tutte le strutture che erogano le prestazioni sanitarie previste dall'articolo 35 del T.U. ai soli fini della rendicontazione e della richiesta di rimborso degli oneri per le prestazioni;
il codice STP ha una durata semestrale alla scadenza della quale è necessario procedere al rinnovo o ad una nuova assegnazione. L'identificazione del cittadino straniero mediante codice STP non dà diritto all'iscrizione al Servizio sanitario nazionale e non è assolutamente ad essa equiparabile;
ai sensi del comma 5 dell'articolo 35 del T.U. l'accesso alle strutture sanitarie da parte dello straniero non in regola non deve comportare alcun tipo di segnalazione alle autorità di P.S., salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto a parità di condizioni con il cittadino italiano;
negli ultimi giorni, è stato approvato nella commissione sanità del Consiglio regionale della Regione Puglia un emendamento della Giunta al piano regionale della salute, che prevede il riconoscimento del diritto al medico di base e del diritto all'assistenza sanitaria gratuita per tutti i cittadini stranieri, anche per coloro che non hanno il permesso di soggiorno;
l'emendamento è stato giustificato dai proponenti quale misura finalizzata a garantire un diritto, quello alla salute, che deve essere esercitato dagli uomini e dalle donne di qualunque razza, di qualunque cittadinanza, in qualunque condizione soggettiva si trovino;
per rendere operativo l'impegno programmatico, la Giunta regionale ha già predisposto un accordo con i medici di medicina generale che consentirà la presa in carico da parte del servizio sanitario regionale dei lavoratori e dei cittadini migranti, indipendentemente dalla loro condizione soggettiva di persone che abbiano un regolare permesso di soggiorno o che siano in una condizione di clandestinità;
la misura programmatica approvata dalla Regione Puglia deve evidentemente essere inquadrata nell'ambito dei livelli ulteriori di assistenza sanitaria che ciascuna Regione può scegliere di erogare, con oneri a carico del rispettivo bilancio;
sotto il profilo degli oneri finanziari, i proponenti hanno giustificato l'emendamento affermando che la presa in carico organica del cittadino emigrato, anche quello non regolare, è destinata a ridurre nel lungo periodo gli oneri assistenziali a carico del Servizio sanitario nazionale;
la presa in carico come «assistiti permanenti» dal servizio sanitario regionale degli stranieri privi di titolo valido di soggiorno contrasta tuttavia con la loro condizione oggettiva di irregolarità, giacché non vi è alcuna certezza che tali soggetti restino sul territorio regionale e nazionale in maniera «permanente»;
lo straniero irregolare - per definizione - è privo di residenza anagrafica, el'estensione del diritto all'assistenza sanitaria a tutti gli stranieri riguarderà solo ed esclusivamente il territorio regionale pugliese; ci si domanda in base a quali criteri la Regione Puglia intenda individuare i cittadini stranieri che - in virtù della presenza di un legame con il territorio regionale - possono avere accesso a tale assistenza sanitaria;
ferma restando l'esigenza di garantire a tutti i cittadini le prestazioni urgenti ed essenziali, il riconoscimento di un diritto all'assistenza sanitaria gratuita «in via permanente» anche agli stranieri irregolari si pone in evidente contraddizione con le misure di contrasto alle condizioni di

ingresso e soggiorno irregolare nel territorio nazionale approvate negli ultimi mesi;
in particolare, si segnala la disposizione di cui all'articolo 5, comma 1, del decreto legge 23 maggio 2008, n. 92, come modificato in sede di conversione, che stabilisce che: «Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque a titolo oneroso, al fine di trarre ingiusto profitto, dà alloggio ad uno straniero, privo di titolo di soggiorno in un immobile di cui abbia disponibilità, ovvero lo cede allo stesso, anche in locazione, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni»;
nel disegno di legge governativo AS 733 (attualmente all'esame delle Commissioni congiunte I e II del Senato), all'articolo 9, comma 1, è inoltre previsto che «Salvo che il fatto costituisca più grave reato, lo straniero che fa ingresso nel territorio dello Stato in violazione delle disposizioni del presente testo unico è punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni» -:
se il Ministro interrogato abbia formulato o intenda formulare il proprio parere sullo schema di piano sanitario della regione Puglia, ai sensi dell'articolo 1 del decreto legislativo n. 502 del 1992, tenendo conto prioritariamente della necessità di verificare la sostenibilità finanziaria dell'impegno programmatico volto a riconoscere a tutti gli stranieri irregolari il diritto all'assistenza sanitaria gratuita, anche al di là delle prestazioni di cui all'articolo 35 del decreto legislativo n. 286 del 1998, con l'intento di prevenire eventuali disavanzi sanitari regionali;
se il Ministro interrogato non intenda opportuno promuovere in seno alla Conferenza Stato-regioni un accordo sul tema dell'assistenza sanitaria agli stranieri irregolari, al fine di prevenire future iniziative regionali in contrasto con i più recenti interventi normativi nazionali sulla disciplina delle condizioni di ingresso e soggiorno sul territorio nazionale.
(4-00990)

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

MANCUSO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
milioni di italiani hanno guardato con preoccupazione il mare prima di immergersi per bagni frigeranti a causa della presenza massiccia di meduse;
questa vera e propria invasione è passata nel volgere di pochi anni da un ciclo ogni 10/12 anni ad una frequenza annuale;
la causa della massiccia presenza di meduse va ricercata nella mala gestio della risorsa marina da parte dell'uomo; infatti la scomparsa di predatori di meduse quali tonni, pescespada, tartarughe ha fatto aumentare il numero delle prede meduse;
questa situazione rischia di aggravarsi con conseguenze dirette (urticazioni della pelle dei bagnanti) ed indirette (la diminuzione della biodiversità nel Mar Mediterraneo) -:
se il Governo intenda intraprendere studi approfonditi miranti ad un'attenta osservazione su tutte le coste italiane, anche attraverso la prestigiosa C.I.E.S.M. (Commissione per lo studio del Mediterraneo), sostenuta da 2000 ricercatori e che ha sede nel Principato di Monaco.
(5-00328)

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:

ANNA TERESA FORMISANO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
sono oltre cinque mesi e mezzo che i dipendenti della Bioprogress di Anagni

(Frosinone), attendono di essere pagati mentre quelli in cassa integrazione non ricevono la relativa indennità, con tutti i disagi familiari conseguenti a tale situazione;
la produzione dello stabilimento si è arrestato da tempo a seguito di alcuni fermi ordinati dall'AIFA, l'agenzia ministeriale del farmaco, che ha riscontrato alcune anomalie nel corso di alcuni controlli di routine;
attualmente si sta lavorando per eliminare le anomalie rilevate dai controlli ma non è dato di sapere quando l'AIFA effettuerà il nuovo controllo per consentire la ripresa della produzione;
nelle more di questi controlli la situazione delle famiglie interessate, già preoccupante dal punto di vista economico, potrebbe degenerare -:
quali urgenti iniziative intenda adottare per far fronte a quanto descritto in premessa, una situazione che sta minando la serenità economica e psicologica delle ottanta famiglie coinvolte per fatti indipendenti dalle loro volontà.
(3-00120)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CAPARINI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
già da alcuni mesi nel Comune di Cedegolo si verificano disservizi nel recapito postale oggetto di ripetuti solleciti effettuati dall'amministrazione comunale alle Poste Spa;
a decorrere da lunedì 27 novembre 2007, una disposizione delle Poste Spa di Brescia ha costretto i portalettere designati a recapitare la corrispondenza ordinaria e speciale a Cedegolo a partire dall'Ufficio Postale di Cevo (distante 10 chilometri e posto a quota 1100 metri sul livello del mare) anziché da quello locale. Ciò comporta, evidentemente, notevoli ritardi nell'arrivo a Cedegolo della corrispondenza, soprattutto nei mesi invernali quando le precipitazioni (spesso nevose) rendono quantomeno disagevole il tragitto, allungandone di molto i tempi;
il sindaco del Comune, Pierluigi Mottinelli, nella sua qualità di primo cittadino ha sollevato il problema dinnanzi all'autorità prefettizia di Brescia chiedendo di ripristinare ogni azione utile tesa a garantire il regolare servizio di consegna della corrispondenza nonché di farsi portavoce presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, il Ministero dell'interno e il dipartimento delle comunicazioni del grave disagio che sta colpendo l'intera popolazione oltre ad aver sollecitato l'intervento dell'Anci;
il disservizio, imputabile solo a Poste italiane consentirebbe all'amministrazione comunale di richiedere all'autorità giudiziaria la verifica di eventuali comportamenti penalmente rilevanti e i danni connessi alla suesposta inefficienza subiti dai privati cittadini, dal comune stesso e dalle aziende del territorio;
in una lettera al Direttore del Giornale di Brescia a seguito di un articolo apparso il 23 maggio un funzionario delle Poste Spa affermava testualmente che «la consegna della corrispondenza in provincia di Brescia è attualmente regolare». A tale lettera, pubblicata sul quotidiano, non è seguita alcuna risposta da parte di Poste italiane. Anzi, se possibile la situazione è andata ancora peggiorando: nell'ennesimo colloquio telefonico avvenuto in data 27 giugno, il nuovo referente indicato da Poste italiane di Brescia per la questione, ha minimizzato i disservizi, sostenendo che il recapito della corrispondenza avveniva nei tempi previsti dall'ente, e cioè «entro la giornata»;
è indubbio e palese che una situazione del genere crea notevolissimi disagi, in primis a tutta la popolazione (cui la corrispondenza arriva nella tarda mattinata - primo pomeriggio) sia agli uffici comunali, che si vedono costretti ad andare a ritirare la corrispondenza non prima delle 11,00 - 11,30, il che comporta

notevoli problemi per l'ufficio protocollo del comune di Cedegolo, soprattutto in presenza di posta speciale (ad esempio raccomandate relative a gare d'appalto, eccetera);
dall'ultima settimana di luglio, la situazione, se possibile, è peggiorata: il turn-over dei postini in occasione delle ferie estive ha fatto sì che, siccome i sostituti sono poco pratici nello smistamento, i recapiti sono ancor più lenti;
la consegna della corrispondenza è un servizio primario alla popolazione, tutt'ora indispensabile nonostante l'avvento delle nuove tecnologie, -:
se il Governo sia a conoscenza dell'attuale disservizio e quali misure intenda avviare per accertare e prendere atto della gravità della situazione;
quali siano i metodi da utilizzare per tutelare i diritti fondamentali dei cittadini, accertando gli inadempimenti ed imponendo il rispetto degli obblighi derivanti dall'atto di concessione del servizio universale e l'assolvimento di quelli assunti per l'ottenimento di licenze ed autorizzazioni ed eventualmente per provvedere al rimborso delle spese sostenute a causa della mancata o tardiva consegna delle missive, così come previsto dalla Carta della Qualità di Poste Italiane per gli invii soggetti a tracciatura e al risarcimento dei danni a coloro che ne hanno subiti;
quali iniziative intenda adottare nei confronti di Poste italiane per porre fine all'intollerabile disservizio e quali eventuali misure il Governo, anche in veste di azionista di Poste italiane, possa intraprendere a tutela del grave e prolungato nocumento causato ai cittadini tutti.
(5-00324)

AMICI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in Italia non esiste un piano nazionale delle frequenze e la normativa in materia di radiotelevisioni (cosiddetta Legge Gasparri) ed il sistema di assegnazione delle frequenze, è stato ritenuto dalla Corte europea contrario alle norme comunitarie perché viola i principi di obiettività, trasparenza e non discriminazione;
le telestreet sono micro emittenti televisive che trasmettono il segnale televisivo, in una ristretta area di copertura, occupando il «cono d'ombra» delle frequenze televisive principali, senza però creare alcun disturbo alla corretta ricezione dei canali tradizionali;
le attività di trasmissione vengono solitamente promosse da associazioni, gruppi di persone o singoli cittadini che utilizzano lo strumento televisivo a fini di utilità sociale e aggregativa, senza scopo di lucro e senza far ricorso a spot pubblicitari, con il solo fine di promuovere dal basso un informazione partecipata;
il Gip del Tribunale di Ancona con ordinanza del 1o marzo 2005 ha deciso per il proscioglimento in istruttoria della Disco Volante Telestreet, chiusa con sigilli del Ministero delle telecomunicazioni, per reato di esercizio di trasmissione abusiva in assenza di autorizzazione o concessione, motivando che trattandosi di emittente televisiva a cortissimo raggio, deve ritenersi esente da autorizzazione o concessione, in quanto trasmette sfruttando un cono d'ombra nello spettro delle frequenze, senza creare alcuna interferenza ad altre emittenti o segnali;
recentemente il Tribunale di Gaeta ha emesso un'ordinanza per il caso Telemonteorlando, telestreet che dal 2001 diffonde interrottamente le attività culturali e le notizie del territorio del Comune di Gaeta sul canale 42 UHF, che non veniva utilizzato da nessun'altra emittente, ordinando alla società Gtv-Cps di Pomezia, che vantava una presunta autorizzazione ministeriale sul canale medesimo, il reintegro immediato della frequenza televisiva 42 UHF all'Associazione Tmo e l'eliminazione di ogni interferenza;
oggi operano nel Paese centinaia di telestreet e il fenomeno, che va sempre più diffondendosi, necessita di una regolamentazione

per evitare che le autorità preposte intervengano per far chiudere tali emittenti, creando situazioni di disagio e anche di limitazione delle possibilità di espressione -:
se e quali iniziative intenda intraprendere al fine di garantire il sereno esercizio del diritto alla libertà di pensiero e di informazione, in linea con l'articolo 21 della Costituzione e con la normativa comunitaria e, in particolare, se e quali iniziative intenda adottare al fine di colmare il vuoto legislativo in materia e affinché si evitino altri casi come quelli sopraccitati, volte a stabilire i criteri con cui concedere le autorizzazioni e far sì che le frequenze libere in ambito locale risultanti dalle zone d'ombra nell'irradiazione di segnali televisivi possano essere utilizzati, su base non interferenziale da associazioni senza fini di lucro che abbiano le caratteristiche di fornitori di contenuti audiovisivi.
(5-00325)

Interrogazioni a risposta scritta:

MOGHERINI REBESANI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il 14 luglio 2008 è nato «RAI 4», nuovo canale del digitale terrestre della RAI, rivolto in particolare alle giovani generazioni, con l'obiettivo di aprire la programmazione del servizio televisivo ad un pubblico legato alle nuove tecnologie, offrendo nuovi spazi di intrattenimento, informazione e creatività fruibili da tutti;
«RAI 4» è trasmesso esclusivamente sul Digitale Terrestre, canale 19, attraverso il Multiplex Rai A;
sin dai primi giorni di programmazione, sono emerse difficoltà di ricezione, che non consentono la visione del canale nel territorio della città di Verona;
a seguito di numerose proteste da parte di cittadini veronesi, la Società «Raiway» - proprietaria della rete di trasmissione e diffusione del segnale RAI - ha informato che a causa di problemi che impediscono l'accesso alla stazione di Verona Torricelle, il digitale terrestre Multiplex Rai A diffuso dall'impianto, pur funzionando regolarmente, non può essere predisposto per trasmettere il nuovo canale RAI 4;
a causa di questa difficoltà, il nuovo canale RAI non è ricevibile al momento in numerosi comuni delle province di Verona, Mantova, Rovigo, Padova e Vicenza, oltre che in alcune aree delle province di Modena, Ferrara e Reggio Emilia;
la stessa società comunica che non è possibile prevedere in quanto tempo sarà possibile dare soluzione ai problemi di diffusione del canale tv -:
quali impedimenti sussistono per la realizzazione di un intervento presso la stazione di Verona Torricelle e in che tempi possono essere rimossi, affinché sia consentita la trasmissione del nuovo canale RAI 4 anche nei comuni ad oggi ancora non raggiunti;
se non ritenga di dover adottare tutte le iniziative utili verso la RAI affinché il servizio pubblico venga assicurato su tutto il territorio nazionale, tanto più nel caso di nuove esperienze come quella di RAI 4, che nascono proprio con l'ambizione di ampliare l'offerta culturale e la platea di fruitori della televisione pubblica italiana.
(4-00988)

...

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta scritta Stucchi n. 4-00919 del 5 agosto 2008.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTARISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

BARBARO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
ripetuti incidenti sono avvenuti nel corso del campionato di calcio di serie A e nei campionati disputati dalle categorie minori;
nonostante la costituzione nel giugno del 1999 dell'Osservatorio nazionale per le manifestazioni sportive, nessun freno è stato posto alla violenza negli stadi;
la gravità dei fatti avvenuti domenica all'interno ed al di fuori degli stadi di Parma e Catania, dove si disputavano le gare Parma-Inter e Catania-Roma, sono evidente conseguenza di una carente organizzazione e supervisione degli eventi sportivi sopraccitati;
l'istituzione dell'Osservatorio nazionale per le manifestazioni sportive non ha prodotto, in probabile corresponsabilità con altri organi preposti al controllo ed alla sicurezza dei partecipanti (che siano essi spettatori, commentatori, protagonisti, e addetti allo stesso mantenimento dell'ordine pubblico), degli eventi stessi, risultati coerenti con le finalità per le quali è stato costituito -:
in quale misura l'Osservatorio nazionale per le manifestazioni sportive gravi sulla spesa pubblica;
se il Ministro interrogato, a fronte del fallimento oggettivo dell'Osservatorio nazionale per le manifestazioni sportive, non ritenga opportuno assumere iniziative normative volte ad ottenerne lo scioglimento immediato.
(4-00149)

Risposta. - L'Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive è un organo di consulenza tecnica per l'attuazione delle disposizioni e misure in materia di prevenzione e contrasto della violenza in occasione di manifestazioni sportive.
Sorto nel 1999 a seguito di un accordo tra Ministero dell'interno e Ministero per le attività culturali, è stato regolamentato dalla legge n. 210 del 17 ottobre 2005, di conversione del decreto-legge n. 162 del 2005, che ne ha stabilito funzioni e compiti, da esercitare in collaborazione con le forze dell'ordine e gli altri organi che interagiscono per assicurare il normale svolgimento delle manifestazioni sportive e, in particolare, degli incontri di calcio.
L'organismo definisce le strategie generali per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni di violenza negli stadi; a tal fine, svolge attività di monitoraggio e di accertamento dello stato di sicurezza degli impianti sportivi. Tale stato viene misurato attraverso una scala cosiddetta di rischi, una sorta di «termometro» di valutazione delle partite di calcio, secondo un coefficiente di rischio che va da 0 a 3 e in base a parametri quali la sicurezza dell'impianto sportivo, i rapporti tra le tifoserie, i precedenti incontri e l'importanza sportiva della gara.
Le attività di analisi e consulenza svolte dall'Osservatorio hanno consentito di individuare strategie organizzative e di sicurezza degli eventi agonistici - condivise, peraltro, dagli organi istituzionali e sportivi in esso rappresentati - grazie alle quali, anche

nella stagione calcistica 2007-2008, sono stati registrati positivi risultati nella prevenzione e nel contrasto degli episodi di violenza perpetrati nello specifico settore. Ciò, in particolare, è quanto si evince dal raffronto tra dati statistici dei campionati di serie «A», «B» e «C» relativi alla stagione calcistica 2007/2008 e quelli relativi al campionato 2006/2007.
Dal 1o agosto 2007 al 16 giugno 2008 gli incontri nei quali si sono registrati feriti sono risultati in decremento del 10,4 per cento rispetto al corrispondente periodo della precedente stagione calcistica, col 24,8 per cento di feriti in meno fra i tifosi e 93 per cento di feriti in meno tra gli operatori delle Forze di polizia. I «tifosi» denunciati in stato di arresto sono diminuiti del 29,4 per cento, quelli deferiti in stato di libertà del 13 per cento. Anche il numero complessivo degli operatori di polizia impegnati in occasione di incontri di calcio è diminuito del 6,6 per cento, con evidenti positivi riflessi sia di ordine economico - anche per la riduzione, ancora più sensibile, (15,5 per cento), del numero delle unità di rinforzo impiegate - sia, in generale, sotto il profilo dell'operatività delle Forze di polizia negli altri settori istituzionali. Da sottolineare è, altresì, il dato relativo agli interventi nel corso dei quali si è fatto ricorso all'uso di artifizi lacrimogeni, passati da 34 a 10. Nel corso della stagione 2007/2008, sono stati notificati 1.516 provvedimenti di divieto di accesso ai luoghi di svolgimento delle competizioni sportive ad altrettanti tifosi resisi responsabili di episodi violenti in occasione di incontri di calcio.
Si segnala, infine, che, fra i 102.209
steward professionisti impiegati dalle società sportive, dal 1o marzo 2008, nei compiti previsti dalla normativa vigente, soltanto 38 sono rimasti contusi nel corso dello svolgimento dei servizi specifici.
È, dunque, evidente l'importanza e la centralità dell'organismo in parola per l'organizzazione del pacifico svolgimento delle competizioni sportive e per la tutela dell'ordine pubblico all'interno degli impianti deputati a ospitarle. Relativamente al quesito formulato dall'interrogante, si precisa che al funzionamento dell'Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive - ai sensi del decreto-legge n. 162 del 2005, convertito con modificazioni dalla legge n. 210 del 2005 - si provvede nei limiti delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Detto organismo, infatti, non gestisce capitoli di bilancio, né dispone di personale proprio, essendo incardinato presso l'Ufficio ordine pubblico del Dipartimento della pubblica sicurezza.
Ciò premesso, per quanto riguarda, in particolare, l'episodio segnalato dall'interrogante in relazione all'incontro di calcio Catania-Roma, valevole per il campionato italiano di serie «A» 2007/08, il divieto di accesso imposto alla tifoseria ospite è stato integralmente rispettato, non essendo stata registrata alcuna presenza di sostenitori della Roma sia all'interno che all'esterno dello Stadio.
In ordine al danneggiamento del pullman adibito al trasporto della squadra romanista e, specificamente all'effrazione del finestrino sinistro della cabina del conducente, esso è stato determinato dal gesto di un singolo tifoso non appartenente a nessun gruppo organizzato. Il responsabile del gesto è stato identificato dalla locale Digos e nei suo confronti è stato adottato il provvedimento amministrativo di Daspo (Divieto di Accedere a manifestazioni Sportive) per la durata di anni 5, e la denuncia all'Autorità giudiziaria per il reato di danneggiamento aggravato.
Per quanto riguarda, invece, la patita aggressione a bordo di un taxi subita dai tre giornalisti delle testate
La Repubblica e Il Romanista, si precisa che essa è accaduta fuori della struttura sportiva e dall'area presidiata dalle forze dell'ordine e che anche questa azione è stata condotta da un gruppo di tifosi locali e si è svolta in maniera imprevedibile, fortunatamente senza esiti negativi per le persone. In ogni caso, entrambi gli episodi non hanno in alcun modo determinato momenti di criticità per l'ordine e la sicurezza pubblica.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

BENAMATI, BELTRANDI, VASSALLO, ZAMPA, LENZI e LA FORGIA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nell'allegato G, denominato "Infrastrutture prioritarie", di cui all'Allegato relativo al "Programma delle infrastrutture" del Documento di Programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2008-2011 viene indicato il "nodo ferrostradale" di Casalecchio di Reno;
l'opera riveste un'importanza strategica nazionale poiché il comune di Casalecchio di Reno in provincia di Bologna è lo snodo di congiunzione tra l'A1 e l'A14 e l'imbocco del sistema Tangenziale di Bologna, è attraversato quindi dal traffico proveniente da sud e da Firenze e diretto o verso nord (Modena, il Brennero, Milano) o verso Bologna e la costa Adriatica. È lo snodo delle comunicazioni autostradali tra il nord e il sud del Paese e cerniera del Corridoio Europeo 1 Berlino Palermo;
il progetto stradale consiste in un tratto di variante della strada statale n. 64 "Porrettana" con un tracciato di circa 4 chilometri dei quali 2,8 chilometri sono in zona urbana e circa 990 metri sono in galleria, mentre il progetto ferroviario segue il progetto stradale in parallelo per 1,3 chilometri anch'esso in galleria per superare il passaggio a livello della centrale via Marconi e realizzare la Stazione Casalecchio di Reno Centro interrata;
la maggior parte del tracciato è previsto in trincea per ridurre l'impatto dell'opera sull'area più fortemente urbanizzata ed il progetto prevede inoltre la realizzazione di uno svincolo Casalecchio di Reno sud nella zona denominata Faianello;
il progetto preliminare è stato approvato con delibera CIPE n. 81 del 29 marzo 2006, nell'ambito delle procedure della legge obiettivo, e ha un costo previsto di 147,36 milioni di euro di cui 48,86 milioni di euro a carico di RFI;
nella primavera 2006 sono iniziati a Casalecchio di Reno i lavori per la realizzazione della terza corsia dell'A1 che dureranno 3 anni e avranno un notevole impatto sulla vivibilità e sulla viabilità del territorio comunale;
contemporaneamente nel marzo 2007 è stato ultimato e non ancora preso in carico da Anas il tratto Cinque Cerri-Borgonuovo nord nel Comune di Sasso Marconi della nuova strada statale Porrettana;
si verificherà quindi il paradosso di un'opera realizzata a monte e a valle dell'abitato di Casalecchio di Reno con le prevedibili conseguenze negative sulla viabilità locale trasformata in un vero e proprio imbuto. I circa 28.000 veicoli che giornalmente attraversano il comune sulla strada statale 64 Porrettana si riverseranno senza più ostacoli sulla viabilità ordinaria dopo l'uscita di Borgonuovo nord con prevedibili ingorghi e blocchi della circolazione, i quali saranno accentuati dalla presenza per almeno 3 anni dei cantieri della terza corsia dell'A1 che restringeranno il sottopasso della strada statale 64 Porrettana sotto l'autostrada;
a questo fine risulta indispensabile aprire un casello autostradale provvisorio di sola entrata a Borgonuovo di Sasso Marconi per mitigare gli effetti negativi della situazione che si sta determinando, per il quale Autostrade per l'Italia ha espresso la sua disponibilità e il 5 ottobre 2007, e l'Anas ha dato parere favorevole alla realizzazione del casello provvisorio;
nell'aprile 2008 il tavolo tecnico istituito presso la Regione Emilia-Romagna ha terminato i propri lavori per la predisposizione del progetto definitivo che ora attende l'approvazione da parte del CIPE nella prima seduta utile al fine di rendere concretamente realizzabile l'opera;
in seguito ad un incontro che si è tenuto al Ministero delle infrastrutture sull'intera strada statale Porrettana con i rappresentanti delle regioni interessate Emilia-Romagna e Toscana il 3 ottobre

2007 il Ministro delle infrastrutture Antonio Di Pietro ha inserito la realizzazione della componente stradale di competenza del nodo ferrostradale di Casalecchio di Reno nello schema di Convenzione Unica tra Anas e Autostrade per l'Italia del 12 ottobre 2007;
in base allo schema di Convenzione Unica al termine degli iter autorizzativi Anas potrà richiedere ad Autostrade per l'Italia l'inserimento di tale opera tra gli impegni di investimento, previa stipula di una convenzione per la realizzazione dell'intervento, con uno specifico piano di convalida per la copertura economica e finanziaria dell'intervento;
nel tratto montano la strada statale n. 64 Porrettana è interessata da un intervento di variante nel tratto Silla-Marano suddiviso in due stralci già interamente finanziati. Per lo stralcio 2 da Ca' dei Ladri a Marano l'Anas ha affidato l'8 novembre 2006 i lavori ad appalto integrato e allo stato è in corso di elaborazione il progetto esecutivo, mentre per lo stralcio 1 da Silla a Ca' dei Ladri il contratto di appalto dei lavori, già affidati ed iniziati, è stato risolto per inadempienza dell'impresa esecutrice;
nel medesimo incontro del 3 ottobre 2007, si è dato mandato ad Anas di riassegnare i lavori del primo stralcio nel più breve tempo possibile alla ditta che si è aggiudicata la realizzazione dei lavori del secondo stralcio;
l'apertura del nuovo casello autostradale Crespellano sulla tratta dell'A1 tra Bologna e Modena fa parte dei lavori in via di completamento per la riqualificazione degli svincoli, la sistemazione ambientale della tangenziale di Bologna e la terza corsia dinamica dell'autostrada citati nell'allegato infrastrutturale al DPEF 2008-2011;
l'apertura del casello riverserà nuovo traffico sulla viabilità ordinaria di quella zona destinata ad essere ulteriormente congestionata se non si provvederà a completare celermente la nuova strada provinciale Bazzanese realizzando il tratto compreso tra Ponte Ronca di Zola Predosa e Bazzano del costo previsto di 40 milioni di euro. Anche gli interventi relativi alla nuova Bazzanese sono stati inseriti nello schema di Convenzione Unica tra Anas ed Autostrade per l'Italia;
l'allegato infrastrutturale al DPEF 2008-2011, infine, cita il nodo di Rastignano per la realizzazione del quale si sta completando la procedura per la messa a punto del progetto definitivo e restano da reperire circa 50 milioni di euro che nel 2005 il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Pietro Lunardi si era impegnato a individuare nell'ambito dei finanziamenti della legge obiettivo previsti dalle leggi finanziarie annuali;
al nodo di Rastignano è collegato anche il completamento della complanare Est da San Lazzaro di Savena a Osteria Grande, di cui restano da realizzare il lotto 2 (lato nord Croce dell'Idice-San Lazzaro) e il lotto 3 (lato Sud Ozzano dell'Emilia-Osteria Grande e lato nord Osteria Grande Croce dell'Idice) per i quali il soggetto attuatore è Anas. Nei piani finanziari di Anas il finanziamento dell'intera opera è previsto per il 2011, mentre la Provincia è disponibile a farsi carico del progetto preliminare e propone che il finanziamento dell'opera sia anticipata al 2009 -:
quali iniziative intenda assumere il Governo per realizzare il complesso del programma di interventi di cui in premessa e, in particolare, per giungere alla firma della Convenzione Unica tra Anas e Autostrade per l'Italia secondo lo schema già predisposto dal Ministro delle infrastrutture del 12 ottobre 2007.
(4-00122)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Il nodo ferrostradale di Casalecchio di Reno è stato inserito tra le opere strategiche di preminente interesse nazionale di cui alla delibera CIPE n. 121 del 2001 nel contratto

di programma ANAS Spa 2007-2011 tra gli «ulteriori interventi di legge obiettivo», nonché nel documento di programmazione economica-finanziaria 2008-2011.
Il nodo riguarda la realizzazione di un'ulteriore variante all'attuale tracciato della strada statale 64 Porrettana, con un itinerario esterno alla perimetrazione del centro abitato del comune di Casalecchio, che si sviluppa per circa quattro chilometri.
Nelle more della realizzazione del tratto di strada statale 64 Porrettana nel comune di Casalecchio si è convenuto di realizzare un casello autostradale provvisorio di sola entrata in direzione nord, al fine di ridurre il percorso del traffico locale verso Bologna e, al contempo, di utilizzare quanto più possibile il tratto della nuova Porrettana già realizzato nell'ambito dei lavori della variante di valico.
Pertanto, in seguito a precise disposizioni impartite dall'ANAS, la società concessionaria ha assunto l'impegno di costruire il nuovo accesso autostradale. Il relativo progetto è attualmente in fase di istruttoria da parte degli enti che devono rilasciare il parere di competenza nell'ambito della Conferenza di servizi.
Le opere stradali costituenti il nodo ferrostradale di Casalecchio, inclusi gli interventi relativi alla nuova Bazzanese, sono state inserite nello schema di convenzione unica, redatto ai sensi dell'articolo 2, commi 82 e seguenti, del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2006, n. 286, e successive modifiche ed integrazioni. Il suddetto schema è stato firmato in data 12 ottobre 2007 dall'ANAS Spa e dalla società Autostrade per l'Italia Spa. In tale schema di convenzione unica è stato inserito l'obbligo, per la società concessionaria, di sviluppare la progettazione del potenziamento di alcune tratte autostradali, tra le quali il nodo stradale di Casalecchio.
Con l'articolo 8-
duodecies della legge 101 del 2008 recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee, si dispone l'approvazione degli schemi di convenzioni già siglati con le diverse società concessionarie autostradali tra cui quello con Autostrade per l'Italia; si potrà così dare avvio a tutte le opere previste nel suddetto atto convenzionale, tra cui il nodo di Casalecchio di Reno.
Infine, in merito agli interventi sulla strada statale 64 interessanti la variante da Silla a Marano da Silla a Cà dei Ladri-stralcio 1, si riferisce che, a seguito della risoluzione del contratto per inadempienza, ANAS sta procedendo alla progettazione esecutiva dei lavori non eseguiti ai fini di un nuovo appalto. Relativamente allo stralcio 2 da Cà dei Ladri a Marano, in data 1o luglio 2008 il Consiglio di amministrazione di ANAS ha approvato il relativo progetto esecutivo redatto dall'appaltatore.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

BERNARDINI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
fonti di stampa del 2 aprile 2008, riferiscono che per il Silp, il sindacato di polizia della Cgil che si è riunito a Palermo per la conferenza di organizzazione, il poliziotto di quartiere è diventato "un notaio dell'illegalità, costretto com'è ad assistere quotidianamente a violazioni di norme commesse da chi parcheggia le auto in quarta fila o dai commercianti abusivi che vendono agli angoli delle strade";
il segretario nazionale del Silp, Federico Schillaci, chiede al Governo di fare un passo indietro "per togliere questo servizio alla polizia di Stato e assegnarlo alla polizia municipale, cui dovrebbe spettare anche il controllo su lavavetri eposteggiatori abusivi, che non rappresentano un problema di ordine pubblico" -:
se sia a conoscenza dei fatti, se essi corrispondano a realtà e, in questo caso, quali iniziative urgenti intenda assumere per un utilizzo maggiormente efficiente delle forze dell'ordine.
(4-00048)

Risposta. - Il servizio del «Poliziotto e del Carabiniere di quartiere» mira ad assicurare una presenza visibile delle Forze di polizia, fornendo una risposta concreta ed appropriata alla crescente domanda di sicurezza.
Tale servizio è stato introdotto nella realtà operativa nazionale a partire dal 2002, allorché si è dato avvio ad un processo di graduale inserimento dei poliziotti e dei carabinieri di quartiere sul territorio nazionale, modulandone la distribuzione e l'impiego in base alle esigenze locali.
L'iniziativa, dopo una prima fase sperimentale che ha interessato ventotto città, è stata ampliata a tutti i capoluoghi di provincia e a novantacinque comuni non capoluogo, per un totale di settecentottantacinque quartieri.
Attualmente - i dati sono aggiornati al mese di giugno - risultano impegnati nel progetto tremilasettecentouno operatori appartenenti alla polizia di Stato ed all'Arma dei carabinieri; entro l'anno saranno assegnate altre duecentonovantasei unità, che consentiranno di avviare il servizio in altri nove comuni ed in altri cinquanta quartieri delle città capoluogo di provincia.
L'attività del «Poliziotto e del Carabiniere di quartiere», costantemente monitorata dal Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno, ha consentito di ottenere risultati soddisfacenti sia sotto il profilo della prevenzione sia sotto il profilo della repressione dei reati in tutte le aree urbane interessate.
Relativamente alle osservazioni formulate, secondo le fonti di stampa menzionate dall'interrogante, dal segretario nazionale del «S.I.L.P. per la C.G.I.L.» in occasione di una conferenza tenuta a Palermo, gli operatori impegnati nel servizio, per fornire il massimo apporto di efficienza, sono pienamente inseriti nelle comunità locali, delle quali vivono le dinamiche e conoscono ogni peculiarità, in funzione delle esigenze di sicurezza e della percezione che di essa hanno i cittadini.
Il servizio del «Poliziotto e del Carabiniere di quartiere» è al momento prezioso. Non è dunque condivisibile l'ipotesi che la competenza all'effettuazione di tale servizio sia trasferita dalle Forze di polizia a competenza generale ai Corpi di polizia municipale, dovendosi invece ritenere che le diverse professionalità messe in campo per l'esercizio di tale settore operativo debbano considerarsi fra loro complementari e non alternative.
Non è, peraltro, casuale che nel contesto di alcuni patti per la sicurezza sottoscritti dai prefetti e dai sindaci sia stata prevista la promozione di efficaci forme di coordinamento fra le attività dei poliziotti, dei carabinieri e dei vigili di quartiere in un'ottica di potenziamento e di valorizzazione della polizia di prossimità.
Inoltre, nel più ampio quadro di misure volte a rendere più sicura la vita quotidiana dei cittadini, sono state inserite precise norme per affidare più poteri ai Sindaci in materia di sicurezza sia nel decreto-legge n. 92 del 23 maggio 2008, convertito in legge dal Parlamento il 23 luglio 2008 sia nel disegno di legge attualmente all'esame del Senato.
Con queste norme più stringenti verrebbe assicurato un più efficace controllo del territorio al fine di prevenire e reprimere tempestivamente quelle manifestazioni di illegalità diffusa che ormai quotidianamente disturbano la normale convivenza civile.
Mi riferisco, in particolare, alle norme che riguardano l'accattonaggio, l'uso di alcol e stupefacenti, il commercio di prodotti e merci contraffatte, sino all'obbligo di denuncia per chi subisce un'estorsione.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

BORGHESI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il 4 gennaio 2007 si è tenuto a Lazise (Provincia di Verona) un convegno avente per tema "Governo del territorio per un turismo sostenibile", a cura del locale circolo di Legambiente "Terre del Garda Associazione Ambientalista";

nel corso del medesimo si è tra l'altro evidenziato che da oltre trent'anni la sponda orientale del Lago di Garda in comune di Lazise, a sud del capoluogo per una lunghezza di circa sette chilometri, è occupata da alcuni campeggi;
a norma delle leggi e dei regolamenti vigenti esiste una fascia di rispetto che dalla riva del lago penetra per 100 metri verso l'interno ed in detta fascia vige divieto assoluto di edificazione di volumi mobili e fissi;
dagli anni '50 questa fascia è occupata da costruzioni e strutture di servizio funzionali per le attività dei campeggi;
nel tempo l'ente locale (comune di Lazise) ha adottato alcune varianti urbanistiche nel tentativo di adeguare la realtà esistente alle leggi regionali e nazionali che nel frattempo si sono succedute;
allo stato attuale dette strutture risultano:
insistere ancora con manufatti nell'area di salvaguardia (100 metri dalla battigia);
svolgere attività economica in aree che ai sensi della norma vigente risulterebbero parco pubblico;
impedire di fatto l'accesso alla riva e la fruizione del lago alla popolazione residente e ai turisti non ospitati nelle loro strutture;
nel corso del convegno uno dei relatori ha segnalato che vi sono in detta fascia una decina di campeggi, di cui uno di proprietà comunale;
quello comunale risulterebbe denunciare un reddito imponibile pari a circa il 50 per cento degli incassi, mentre per quelli gestiti da privati tale percentuale scenderebbe mediamente al 10 per cento;
ciò appare in contrasto con la nota e generale convinzione di una minore efficienza e produttività della gestione pubblica rispetto a quella privata -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra riportati;
se non ritengano di voler verificare lo stato di diritto di dette aree ai sensi delle leggi nazionali in materia di urbanistica e turismo, ed in particolare con riferimento alla disciplina sulle autorizzazioni paesaggistiche recata dal codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui agli articoli 143 e 146 del decreto legislativo n. 42 del 2004;
quali azioni intendano intraprendere al fine di assicurare che anche nelle aree e nei settori di attività indicati in premessa sia verificata la reale capacità contributiva dei soggetti citati, anche al fine di un corretto prelievo tributario.
(4-00268)

Risposta. - Con l'interrogazione in esame, l'interrogante rileva che i campeggi di proprietà privata che occupano la sponda orientale del Lago di Garda, collocata nell'ambito territoriale del comune di Lazise (Verona), dichiarerebbero redditi esigui.
Al riguardo, l'interrogante assume che tra i campeggi che insistono nella predetta area, quelli di proprietà comunale dichiarerebbero un reddito imponibile pari a circa il 50 per cento degli incassi. Gli altri, gestiti da privati, invece, dichiarerebbero un reddito imponibile pari al 10 per cento degli incassi. Ciò si porrebbe in contrasto con quanto emerge dall'esperienza empirica in base alla quale la gestione privata sarebbe caratterizzata da una maggiore efficienza e produttività rispetto a quella pubblica.
In merito, l'Agenzia delle entrate ha comunicato di aver compiuto una verifica sui dati fiscali - così come risultanti dal sistema dell'anagrafe tributaria - relativi ai campeggi aventi sede nella regione Veneto e in particolare su quelli presenti nel territorio del comune di Lazise (Verona), per i periodi d'imposta 2004, 2005 e 2006.
Al riguardo, è risultato che, specificatamente per il periodo d'imposta 2005, sono state presentate nella regione Veneto, dai soggetti esercenti attività di campeggio (codice

attività 55220), n. 161 dichiarazioni con un volume d'affari complessivo ai fini IVA di euro 163.558.175,00, ricavi dichiarati pari a euro 176.206.824,00, e redditi dichiarati per il complessivo ammontare di euro 24.542.747,00 con un conseguente quoziente di redditività sui ricavi calcolato pari al 13,92 per cento ed un reddito medio regionale dichiarato dalla categoria pari ad euro 162.535,00.
È stato, inoltre, precisato che la suddetta percentuale di redditività media regionale del 13,92 per cento varia notevolmente da soggetto a soggetto in ragione della diversa tipologia di campeggi a cui si riferisce (campeggi al mare con stagione più lunga, campeggi di montagna, campeggi ai laghi, campeggi alla periferia della città). Per la provincia di Verona la redditività media del 2005 si attesta sul 18 per cento ed il reddito medio dichiarato risulta pari ad euro 171.934,00.
L'Agenzia delle entrate ha altresì provveduto ad assumere informazioni presso gli Uffici amministrativi del comune di Lazise (Verona), che hanno evidenziato come lo stesso non presenti dichiarazione dei redditi e che l'attività di campeggio viene dichiarata solo ai fini IVA nell'intercalare n. 6 della dichiarazione stessa.
Pertanto, non risultando dalla contabilità comunale l'eventuale imponibile riferibile alla conduzione del campeggio, non è stato possibile confrontare i dati esposti nell'intercalare IVA del Comune con quelli esposti nelle dichiarazioni fiscali presentate dai soggetti privati che gestiscono i campeggi individuati nella suddetta zona geografica.
L'Agenzia delle entrate ha, inoltre, provveduto a segnalare le posizioni relative al comune di Lazise, all'Ufficio di Caprino Veronese (Verona) competente per territorio e alla locale Tenenza della Guardia di Finanza di Bardolino (Verona), per la realizzazione di un'attività di controllo diretta o in collaborazione con la Guardia di Finanza, in particolare sui soggetti a minore redditività dichiarata.

Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Daniele Molgora.

BORGHESI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 22 e 23 settembre 2007, a Verona si sono svolti in Arena due concerti del cantante Zucchero;
a causa del tutto esaurito molti spettatori provenienti da tutta Italia hanno dovuto lasciare le loro autovetture parcheggiate lontane dal centro ed hanno dovuto percorrere a piedi o con mezzi pubblici il residuo percorso per arrivare sul luogo del concerto;
uno spettatore di Bolzano, che assume il ruolo di testimone oculare, che si trovava in Piazza Bra davanti all'ingresso dell'anfiteatro, asserisce di aver notato arrivare una macchina blu (Lancia con targa civile del servizio di Stato) a sirene spiegate e lampeggiante acceso che si portava molto vicina agli ingressi;
con un certo stupore egli vedeva scendere dalla medesima una famiglia, mentre l'autovettura restava sul posto con l'autista alla guida;
ancora più stupito riconosceva nel capo famiglia un ex vicequestore di Bolzano;
dalla gradinata laterale in cui lo spettatore bolzanino si trovava poteva altresì notare che l'ex vicequestore e la famiglia prendevano posto in prima fila;
al termine della cerimonia ed uscito dall'Arena notava che l'autovettura con a bordo la famiglia ripartiva sempre a sirene spiegate e con lampeggiante acceso, fendendo la folla -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra riportati;
se non ritenga di dover disporre un'indagine interna per appurare esattamente quanto avvenuto ed individuare il nome del funzionario in questione, peraltro facilmente identificabile;
se non ritenga che, ove accertati, questi fatti siano particolarmente gravi in un momento in cui gli sprechi della pubblica

amministrazione suscitano una giusta e comprensibile ondata di sdegno popolare;
se non ritenga che il comportamento del funzionario, ove accertato, comporti una sua punizione esemplare fino al suo licenziamento, nonché, ove se ne rilevassero i presupposti, un rapporto dettagliato alla competente Procura della Repubblica e della Corte dei conti per i provvedimenti del caso;
se non ritenga di dover altresì accertare a quale titolo il funzionario in questione con tutta la sua famiglia abbia fruito dei costosi posti di prima fila;
se non ritenga di dover dare disposizioni più precise e rendere operativi controlli più stringenti sull'utilizzo delle automobili di servizio da parte dei funzionari di Questure e Prefetture di tutta Italia.
(4-00271)

Risposta. - Sui fatti di cui all'interrogazione in oggetto, sono state acquisite notizie dalla questura di Verona e dalla questura di Bolzano.
La questura di Verona ha comunicato che dagli accertamenti svolti è emerso che nessun «vice questore» o «ex-vice questore di Bolzano» fosse presente, in occasione degli spettacoli del 22 e 23 settembre 2007 all'Arena di Verona.
La questura di Bolzano ha comunicato, invece, che l'unica autovettura «Lancia» in dotazione a quell'ufficio di polizia non risulta essere stata utilizzata per Verona nei giorni 22 e 23 settembre 2007 e che per quelle date non è stato predisposto alcun servizio di scorta, tutela o accompagnamento di personalità.
L'impiego degli autoveicoli di servizio comporta la compilazione di un «foglio di servizio», recante le disposizioni impartite al conducente, e di «un foglio di uscita automezzi», nel quale sono riportate le informazioni concernenti l'utilizzo del veicolo e, in particolare, l'orario di uscita e di rientro, l'itinerario, i chilometri percorsi e l'indicazione dell'esigenza di servizio sottesa alla movimentazione.
Quanto all'uso dei dispositivi acustici e luminosi supplementari di allarme, il Ministero dell'interno - che, peraltro, ha redatto al proposito apposita circolare - non ha mai consentito eccezioni alla regola generale posta dall'articolo 177 del Codice della strada che ne consente l'utilizzo, esclusivamente, per l'espletamento di servizi urgenti di istituto, pena l'applicazione di una sanzione amministrativa.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

BRANDOLINI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
in tutta Italia, nella Regione Emilia Romagna ed in particolare nel territorio delle province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini, da alcuni anni e in modo sempre più intenso vengono rilevate scie chimiche (chemtrails), rilasciate da aerei militari non meglio identificati;
diversamente dagli aerei civili, i quali su rotte predeterminate rilasciano scie di condensazione, le scie chimiche riscontrate sono di natura gelatinosa e vengono nebulizzate da aerei che volano a bassa quota e sono irrorate nell'aria attraverso sistemi di distribuzione ben visibili con normali cannocchiali;
non possono essere normali scie di condensazione in quanto nella maggior parte dei casi rilevati non sono presenti le condizioni per la formazione di scie di condensa, le quali sono dalla NASA così definite: 71 per cento di umidità, temperatura di -40° C e dunque una quota di volo non inferiore agli 8.000 metri alle latitudini italiane;
da denunce di cittadini, alcune dirette anche alle autorità giudiziarie, emerge che da tali scie chimiche derivino conseguenze pericolose sulla salute dei cittadini; il CNR nel 2005 e ricercatori

indipendenti hanno rilevato, nelle analisi effettuate su campioni di pioggia coincidenti con il rilascio delle scie chimiche e su piante bagnate da questa pioggia, una concentrazione al di sopra della norma di sostanze chimiche come quarzo, ossido di titanio, alluminio, sali di bario, sicuramente pericolose per la salute e, secondo alcune fonti, anche cancerogene;
alle numerose interrogazioni parlamentari presentate, anche di recente, ai dicasteri competenti, non sono mai arrivate risposte chiare, convincenti ed esaustive e tale silenzio ha rafforzato il convincimento che si tratti di fenomeni da tenere nascosti perché pericolosi;
i numerosi esposti presentati alle Procure della Repubblica da diversi cittadini singoli, o associati, supportati da una documentazione imponente sul tema, sono stati, ad oggi a quanto risulta all'interrogante completamente ignorati -:
se il fenomeno sia oggetto di rilevazione o di studio, per la parte di competenza di ciascun dicastero, direttamente o attraverso ricerche affidate a soggetti specializzati;
se siano in possesso dei dicasteri interessati, ciascuno per la propria parte di competenza, dati o ipotesi che possono in qualche modo far luce sul fenomeno;
se il Ministro della difesa sia in possesso di elementi raccolti direttamente o indirettamente sul fenomeno sopra descritto ed in particolare:
a) congrue informazioni riguardo alle sostanze chimiche che vengono irrorate nell'aria e al loro grado di inquinamento e pericolosità per la salute pubblica;
b) quali circostanze e significato abbiano i voli aerei che rilasciano queste scie chimiche e per quali ragioni vengano eseguiti con tali caratteristiche di rotta (al di fuori delle rotte ordinarie) e di quota;
c) chi autorizzi e con quali obiettivi la manipolazione climatica attualmente in atto attraverso le operazioni di aerosol clandestine, visto che leggi internazionali vietano tali interventi sui fenomeni meteorologici e climatici.
(4-00280)

Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, concernente la presenza nello spazio aereo, soprattutto nei cieli dell'Emilia Romagna, di scie persistenti di natura indeterminata, effettuate le dovute ricerche è emerso quanto segue.
Tali scie, comunemente definite in inglese
condensation trails, sono prodotte dagli scarichi degli aerei o dalla turbolenza prodotta dalle ali. Sono formate essenzialmente da acqua in forma di cristalli di ghiaccio.
Gruppi di osservazione, talvolta, hanno riportato un comportamento apparentemente anomalo di alcune scie rispetto a quelle comuni. Tali fenomeni sono definiti
scie chimiche (in inglese chemtrails) e sono attribuiti al rilascio da parte degli aerei di sostanze chimiche che ne deformano l'aspetto.
Sul meccanismo fisico di formazione, è utile premettere che la troposfera è la parte bassa dell'atmosfera dove è contenuta gran parte dell'aria e dove avviene la quasi totalità delle attività umane, inclusa quasi tutta la navigazione aerea.
La troposfera è alta tra i circa 6 chilometri (nelle zone polari) e i circa 16 chilometri nelle zone equatoriali; nella sua parte più alta le temperature medie sono comprese tra 50 oC e 70 oC e il contenuto di vapor d'acqua è molto basso. In questa zona si osserva comunemente la formazione di nuvolosità naturale, tecnicamente definita nuvolosità alta, appartenente alle famiglie dei cirri o dei cirrostrati. Tali nuvole sono costituite da cristalli di ghiaccio e la loro forma ed evoluzione è dovuta alle condizioni meteorologiche.
Gli scarichi degli aerei contengono un piccola quantità di vapor d'acqua che si mescola a quello già presente nell'aria e, spesso, forma cristalli di ghiaccio che appaiono, appunto, come lunghe scie bianche associate agli aerei. In letteratura è possibile trovare parecchi studi sulla forma, sulla durata e sulle condizioni meteorologiche associate.

La probabilità di formazione delle scie è tanto più alta quanto più è bassa la temperatura e quanto più è alta l'umidità relativa dell'aria alla quota di volo dell'aereo. Pertanto le scie sono più comuni d'inverno e sono normalmente associate ad aerei ad alta quota.
Tali scie possono durare da qualche minuto a qualche ora (in alcuni casi anche parecchie ore) prima di dissolversi. In alcuni casi le scie restano compatte in altri casi si allargano e coprono porzioni consistenti di cielo. In altri casi, infine, l'interazione di numerose scie porta alla formazione di vere e proprie nuvole alte.
Come per le nuvole alte, la forma e l'evoluzione delle scie di condensazione è data dalle condizioni meteorologiche in quota, tanto che alcuni tecnici e ricercatori hanno proposto di utilizzarle come uno strumento meteorologico operativo.
Anche il tipo di combustibile ed il tipo di motore dell'aereo svolgono un ruolo importante. In particolare, alcuni suggeriscono che il tasso di zolfo nel combustibile possa giocare un ruolo importante.
La densità delle scie di condensazione è funzione delle condizioni meteorologiche, ma è ovviamente funzione della densità del traffico aereo. La porzione media di cielo coperta dalle scie, dunque, è più elevata sopra la parte occidentale Stati Uniti e sopra l'Europa occidentale, rispetto ad altre parti del Pianeta.
A livello planetario si osserva che le scie coprono in media lo 0,1 per cento del cielo; in alcune parti del pianeta, però, esse arrivano a coprire il 20 per cento. Alcuni ricercatori hanno evidenziato che nel corso dei decenni l'aumento del traffico aereo ha portato ad un aumento della copertura nuvolosa alta nelle zone maggiormente interessate. Tutti gli studi, però, sono a scala globale o sugli Stati Uniti.
Sin dagli anni settanta è stato studiato il possibile effetto sul clima di tale fenomeno, considerato che la nuvolosità naturale ha un effetto ben noto sulle temperature superficiali. Durante il giorno, infatti, la copertura nuvolosa riduce l'irraggiamento nel visibile e, dunque, riduce la temperatura superficiale; di notte, invece, la copertura rallenta il raffreddamento notturno e, dunque, aumenta le temperature superficiali. L'effetto netto della nuvolosità, dunque, è quello di ridurre l'escursione termica.
Gli studi condotti sembrano indicare un aumento della nuvolosità alta ed una riduzione dell'escursione termica nelle zone maggiormente interessate dal traffico aereo, come ad esempio la parte orientale degli Stati Uniti. Occorre tuttavia rimarcare che l'intero problema è ancora in fase di studio ed occorre esaminarlo con maggior attenzione prima di trarre delle conclusioni. Questo tipo di precauzione, poi, è particolarmente importante considerata la grande attenzione dell'opinione pubblica riguardo ai cambiamenti climatici.
Sebbene l'argomento abbia destato l'attenzione di numerosi siti specialistici, non esiste una definizione esatta di
scia chimica (o chemtrail). Solitamente esse vengono descritte come più consistenti, più persistenti e spesso più basse di quelle comuni. Tali scie, inoltre, vengono notate in porzioni di cielo diverse dalle normali aerovie ed in molti casi sono state associate ad aerei militari. Altre osservazioni, infine, parlano di scie che si intersecano e spesso si espandono sino a formare della nuvolosità analoga alla nuvolosità alta di tipo naturale.
Trattandosi di una descrizione soggettiva non è possibile applicarla in maniera universale e, infatti, gli stessi siti specialistici riportano solo osservazioni sparse da parte di singoli o di gruppi di osservatori, solitamente corredati da fotografie.
Una seconda caratteristica attribuita alle scie chimiche, da cui appunto il nome, è la presenza di alcuni composti chimici rilasciati intenzionalmente dagli aerei che ne modificano le caratteristiche. In generale si parla di bario, di alluminio o di altri metalli pesanti, tuttavia non è stato possibile reperire analisi chimiche delle scie né dirette né indirette.
Come prova indiretta, generalmente si fa riferimento ad un'analisi chimica dei terreno condotta in una località dell'Alberta (Canada) dopo un episodio di presunte scie chimiche che ha riscontrato una concentrazione anomala di bario ed alluminio nel

terreno. Per poterlo associare alle scie, però, occorrerebbe in primo luogo valutare attentamente le condizioni meteorologiche dell'episodio citato, poiché dei sali rilasciati in atmosfera da aerei che viaggiano ad alta quota hanno una buona probabilità di disperdersi molto lontano rispetto alla verticale del punto di rilascio.
Le osservazioni sono iniziate nella seconda metà degli anni 1990 e dei gruppi di osservazione si sono formati anche sul territorio nazionale.
I siti, sia nazionali che internazionali, riportano una crescita progressiva del fenomeno. Non esistono osservazioni precedenti che permettano di valutare se il fenomeno esistesse prima degli anni 1990 e non è possibile valutare se l'aumento delle osservazioni sia un effetto dell'aumento della densità degli osservatori o di un aumento della frequenza del fenomeno.
I siti specialistici ed il materiale in esso contenuto parlano di effetti sulla salute umana ed elencano un insieme di disturbi conseguenti ad episodi di scie. Gli effetti riportati sono tosse secca persistente, malessere respiratorio e intestinale, polmonite, affaticamento, letargia, capogiro, disorientamento, forte emicrania, dolori muscolari e alle giunture, epitassi, diarrea, feci sanguinolente, depressione, ansietà, incontinenza e tic nervosi. Altri, invece, mettono in relazione le scie chimiche colla diffusione di epidemie come il morbo della mucca pazza, la SARS e l'influenza aviaria.
Non sono stati trovati studi epidemiologici sul fenomeno.
Un secondo filone di materiale ritiene che le scie chimiche possano modificare il clima. Alcuni, infatti, ritengono che il bario rilasciato possa in qualche modo ridurre la precipitazione ed essere responsabile di recenti episodi di siccità. Altri riconducono il fenomeno ad altri tentativi di modificare il clima.
Sebbene esistano teorie scientifiche che prevedano la modifica del clima, si ritiene che gli elementi riportati sui siti specialistici siano troppo poco precisi per poter supportare queste affermazioni.
I siti specialistici sospettano che le scie chimiche siano esperimenti militari con vari scopi, generalmente in controllo del clima o altre forme di guerra non convenzionale.
A supporto di queste osservazioni si riportano due documenti pubblici, reperibili su
internet: lo studio Air Force 2025 ed il materiale relativo all'antenna HAARP.
Lo studio Air Force 2025 è uno studio commissionato dallo Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare USA nel 1996 sugli scenari futuri di guerra che prevede, tra l'altro, il controllo del tempo atmosferico come elemento strategico.
L'antenna del centro HAARP (situato in Alaska), invece, ha come scopo lo studio delle onde a bassissima frequenza dell'alta atmosfera. La potenzialità di questa antenna come strumento per ridurre l'intensità di tornado ed uragani è stata studiata alla fine degli anni 1990 e la tecnica è stata brevettata dal Centro Studi Eastlund.
Alcuni sostengono che il bario delle scie chimiche sia necessario proprio per rilevare le onde emesse da tale antenna.
Non è stato possibile trovare legami fra questi due documenti e le scie chimiche.
Oltre al materiale dei sostenitori delle scie chimiche, sul
web è possibile trovare molto materiale di ricercatori, associazioni ed enti che riportano posizioni fortemente critiche.
In genere, si afferma che le scie chimiche non siano altro che comuni scie di condensazione il cui aspetto anomalo è dato dalle particolari condizioni meteorologiche. In genere si tratta di ricercatori che hanno studiate a lungo le scie di condensazione e dalle quali si evince chiaramente che possono comportarsi anche come le presunte scie chimiche.
Le altre critiche, invece, riportano il problema sul piano metodologico, economico e del buon senso, come ad esempio:
1. questi fenomeni peculiari sono osservati più spesso di quanto non avvenisse in passato perché è cresciuta l'attenzione e la preoccupazione da parte dei gruppi di osservatori;
2. se si trattasse di un tentativo massiccio di modificare il clima come quello ipotizzato, sarebbe necessario uno sforzo

enorme in termini di mezzi, incompatibile colle attività di qualunque aviazione militare;
3. se fosse uno sforzo per avvelenare la popolazione sarebbe molto più efficace, economico e discreto avvelenare direttamente le riserve d'acqua o gli acquedotti, invece di diffonderlo tramite aereo da altissime quote.

Dall'esame della letteratura scientifica internazionale e del contenuto dei siti web. specialistici non è possibile confermare l'esistenza delle scie chimiche. I siti specialistici degli osservatori delle scie chimiche, in particolare, risultano carenti dal punto di vista scientifico.
Si possono, tuttavia, fare le seguenti considerazioni:
1. l'interpretazione più plausibile del fenomeno è che i presunti episodi di scie chimiche siano in realtà comuni scie di condensazione che sono durate più a lungo ed hanno assunto forma peculiare per effetto delle condizioni meteorologiche;
2. non si può escludere che, assieme alle condizioni meteorologiche, anche il combustibile ed il tipo di motore degli aerei possano concorrere a produrre scie di condensazione dall'aspetto peculiare. Solo ulteriori e complessi studi, che coinvolgano gli operatori del trasporto aereo civile e militare e gli enti preposti al loro controllo, potrebbero eventualmente dare una risposta definitiva;
3. da circa tre decenni la comunità scientifica sta studiando la possibilità che le comuni scie di condensazione possano influenzare il clima delle zone maggiormente interessate dal traffico aereo. Nonostante siano stati ottenuti interessanti risultati, non sono però definitivi.

Da molti anni esistono teorie che prevedono la possibilità di controllare il clima; tuttavia, nell'unico caso oggetto di una lunga e ben documentata sperimentazione, cioè l'inseminazione delle nubi per la stimolazione delle piogge, i risultati sono ancora controversi dopo 60 anni di esperimenti. È pertanto prematuro ritenere che altre tecniche, come ad esempio l'uso del bario per ridurre la precipitazione o l'uso dell'antenna HAARP, possano essere considerate efficaci ed affidabili senza aver condotto una lunga e attenta sperimentazione. In entrambi i casi, non sono state trovate chiare informazioni che permettano di legare una sperimentazione in tal senso alle scie di condensazione.
Va in ogni caso sottolineato che non sussiste alcun elemento per ipotizzare una qualsiasi specificità dei fenomeni di scia per i cieli dell'Emilia Romagna.

Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.

CAPARINI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
gli Ispettorati Regionali del Ministero delle Comunicazioni sono 16 organi tecnici, presenti a livello regionale, con i quali il ministero esplica un adeguato servizio di monitoraggio e controllo delle frequenze radio, il rilascio di autorizzazioni e licenze per stazioni radio a uso dilettantistico e amatoriale (Cb e radioamatore) e professionale, il rilascio di licenze per apparati ricetrasmittenti installati a bordo di imbarcazioni (compresi i Vhf e gli Epirb), eventuali collaudi e ispezioni periodiche, rilascio di patenti per radiotelefonista;
la razionalità e l'efficienza dell'Ispettorato Territoriale Lombardia del Ministero delle Comunicazioni è ridotta a causa della vacanza dei funzionari dirigenti e a causa della mancanza di fondi che non consente quindi di inviare i tecnici per i sopralluoghi con il conseguente blocco delle pratiche -:
come il Ministro intenda ripristinare la piena funzionalità dell'Ispettorato Territoriale Lombardia del Ministero.
(4-00163)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame e sulla base degli elementi

forniti dalla Direzione generale competente, si comunica quanto segue.
L'Amministrazione dell'
ex Ministero delle comunicazioni già dal novembre del 2005 è stata autorizzata a bandire una serie di concorsi pubblici per la copertura di posti disponibili di diverse figure professionali, tra le quali anche quella per n. 7 dirigenti, uno dei quali da destinare alla direzione dell'Ispettorato territoriale per la Lombardia.
A conclusione di tale ultimo concorso, la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha autorizzato per il 2008 l'assunzione di 3 dei 7 vincitori, senza la possibilità di attribuire alcun vincitore all'Ispettorato territoriale Lombardia, in quanto il vincitore della sede di Milano si è classificato al sesto posto della graduatoria.
Per quanto riguarda le assunzioni relativa all'anno 2008 deve essere ancora avviata la richiesta di autorizzazione alla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione Pubblica - ed all'I.G.O.P. della Ragioneria Generale dello Stato.
Occorre comunque evidenziare che la direzione dell'Ispettorato in questione è stata affidata
ad interim ad altro dirigente e che, successivamente, si è provveduto a conferire a funzionari con qualifica di C3S l'istituto della «reggenza» di detta struttura territoriale. Attualmente la responsabilità dell'Ispettorato Lombardia è affidata ad un funzionario C3S, il quale assicura l'ordinaria amministrazione e la continuità dell'azione amministrativa.
Si segnala, infine, che le ripetute riduzioni operate sugli stanziamenti di bilancio negli ultimi esercizi finanziari, hanno notevolmente ridotto le risorse economiche necessarie per consentire una regolare gestione degli Ispettorati territoriali.
A seguito della imminente riorganizzazione di questo Ministero, potranno essere adottate le opportune azioni amministrative, per ripristinare la funzionalità degli Uffici.

Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico: Paolo Romani.

CARLUCCI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la Franzoni Filati, gruppo industriale operante nel settore tessile, ha posto in cassa integrazione i dipendenti dello stabilimento situato nel Comune di Trani in vista di una probabile cessazione definitiva della produzione;
tale decisione ha posto in una gravissima situazione tutti i lavoratori interessati e le loro famiglie nonché le numerose piccole e medie imprese che operano con l'azienda tessile attraverso l'indotto, in considerazione anche che l'elevato livello di disoccupazione in cui versa la Regione Puglia, come del resto la maggior parte delle Regioni del Mezzogiorno, non consentono adeguate alternative di occupazione;
la delocalizzazione dell'attività produttiva inoltre, ha accentuato la crisi aziendale, nonostante fossero state investite ingenti risorse finanziarie provenienti da finanziamenti europei a fondo perduto per progetti d'innovazione d'impresa, convincoli temporali -:
quali iniziative intenda intraprendere al fine di salvaguardare l'intera pianta organica occupazionale della Franzoni Filati di Trani;
se non ritenga urgente ed opportuno avviare un tavolo di confronto con i vertici aziendali e le parti sociali al fine di determinare in tempi brevi un rilancio industriale dell'azienda tessile in grado di tutelare i livelli occupazionali.
(4-00208)

Risposta. - Come è noto, la società Franzoni, nel corso dell'incontro svolto presso il ministero dello sviluppo economico il 5 settembre 2007, ha confermato la propria volontà di procedere alla chiusura del sito di Trani motivando tale decisione con l'andamento negativo del mercato e con la crescente concorrenza dei Paesi terzi. Inoltre, ha espresso la volontà di concentrare la produzione di filati nel sito di Esine

(Brescia) allo scopo di conseguire un contenimento dei costi e un incremento della produttività.
Successivamente, la società ha manifestato la propria disponibilità a concorrere, anche con investimenti propri, alla realizzazione di un progetto di riconversione totale e di riutilizzazione dell'area in attività commerciali e di servizi.
Il ministero dello sviluppo economico, che da tempo segue gli sviluppi del processo di ristrutturazione e diversificazione avviato a valle della cessazione delle attività dello stabilimento di Trani, alla fine dello scorso mese di giugno, ha avuto notizia dalla regione Puglia che la società Franzoni avrebbe presentato, a breve, un progetto, predisposto con nuovi
partners locali e nazionali, che dovrebbe permettere la rioccupazione dei lavoratori della Filatura di Trani. Tale requisito è considerato indispensabile dalla Regione per il cambiamento di destinazione d'uso dell'area.
Inoltre, la regione ha precisato che realizzazione di tale progetto è condizionato dal proprio parere. Infatti, la stessa dovrà valutare e verificare l'inserimento del progetto con i propri piani di insediamento.
Ciò stante, si sono svolti nelle ultime settimane numerosi incontri tra i rappresentanti della società, gli assessorati interessati della regione Puglia (Lavoro e Sviluppo economico) e le OO.SS.
Questi incontri hanno avuto sia lo scopo di esaminare la possibilità di ottenere la CIGS in deroga fino al 31 dicembre 2008, considerato che la CIGS scade il prossimo 16 settembre, al fine di consentire l'esame dei piani di riconversione in un contesto di minore tensione tra i lavoratori, sia lo scopo di presentare l'imprenditore nonché il piano industriale e occupazionale delle nuove attività che egli intende realizzare nel sito della
ex Filatura di Trani.
Risulta che l'accordo per la CIGS in deroga sarà presto stipulato. Per quanto riguarda, invece, il progetto di riconversione vi è l'impegno di tutte le parti coinvolte per accelerarne l'approvazione definitiva che consentirà al nuovo imprenditore di dare avvio anche alla fase che porterà alla riassunzione dei lavoratori della Filatura di Trani.
Il ministero dello sviluppo economico continuerà a monitorare, con grande attenzione, l'evoluzione della vicenda al fine di consentirne la positiva conclusione nell'interesse dell'economia locale.

Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico: Ugo Martinat.

CICCANTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
con una recente pronuncia, la Corte di Cassazione ha stabilito la possibilità di risarcimento di danni a favore degli eredi di persone per le quali sia stata accertata la morte da cancro per fumo;
la notizia, pubblicata sui giornali, ha consentito la mobilitazione delle associazioni dei consumatori per il riconoscimento della estensione di tale diritto ad una platea più ampia di situazioni soggettive;
tra le associazioni, quella del CODACONS ha pubblicamente appalesato l'intenzione di promuovere centinaia di cause (cfr. Messaggero 6 novembre 2007);
i bellicosi propositi di azioni giudiziarie - destinate a chiamare in causa numerose aziende - potrebbero essere rafforzati dalla legge sulla class action, che ha dato la possibilità alle associazioni di consumatori di attivare una serie di azioni collettive di tutela dei consumatori;
lo Stato agevola e favorisce la formazione delle associazioni di consumatori, elargendo notevoli contributi finanziari;
le associazioni, le quali fruiscono dei contributi statali, pur proclamando la tutela dei diritti del consumatore ottengono, dalle aziende giudiziariamente perseguite, risarcimenti per miliardi di cui è dato ignorare la destinazione, che non torna ai consumatori, posto che le associazioni si

definiscono onlus e non dovrebbero avere scopo di lucro;
è opportuno evitare incontrollate elargizioni di danaro pubblico da parte dello Stato e della Comunità Europea e di non procurare strumentalmente nocumento all'economia nazionale; nella XV Legislatura la presente interrogazione è stata presentata al Senato (Atto Senato n. 4-03211 del 12 dicembre 2007) rivolta al Ministro dello sviluppo economico, ma essa non ha ricevuto risposta-:
se le associazioni hanno titolo ad essere riconosciute anche quando rilasciano interviste come quella del Presidente del CODACONS al settimanale Espresso del 15 aprile 2004, nel corso della quale faceva esplicita ammissione di avere intimorito la SIP, conseguendo centinaia di milioni a copertura della parcella dei legali ed altri miliardi in titoli di borsa (non è precisato a favore di chi), nulla potendo rivendicare i consumatori per essere i loro diritti prescritti;
se siano consone allo spirito informatore della tutela dei consumatori, le affermazioni rese nell'intervista, quali: "io faccio un esposto, il magistrato apre un'inchiesta, i giornali lo scrivono e il gioco è fatto" nonché l'altra".. noi dichiariamo 32.000 soci perché ce li impone la legge per stare nel Consiglio Nazionale del Ministero (...) che il CNCU è una scatola per dare soldi (...) e che i soci sono tutti fasulli, ma non solo i nostri, lo abbiamo scritto al Ministro", in particolare con riferimento all'erogazione di finanziamenti pubblici alle citate associazioni perché le dette associazioni di consumatori - che per loro stessa ammissione non hanno titolo - vengano ammesse alle elargizioni loro fatte;
perché il Ministero competente, che ha perfino fatto un'ispezione, come si legge nell'intervista, non abbia adottato alcuna iniziativa ed ha sorvolato sulla denunciata carenza dei presupposti (numero dei soci, mancanza di sedi, mancanza di democraticità);
perché codesto Ministero, alle richieste di un cittadino per l'accesso alla documentazione giustificativa della legittimazione delle associazioni, abbia opposto ogni tipo di rifiuto, in palese violazione della legge sulla trasparenza amministrativa, creando il sospetto di indulgenze o coperture verso qualcuna di queste associazioni finanziate con contributi pubblici;
se non ritenga di dare la massima pubblicità e trasparenza dei finanziamenti pubblici, ovvero altre agevolazioni pubbliche in natura alle Associazioni di consumatori, agli stessi consumatori e cittadini, non solo quando essi lo richiedono esplicitamente, ma anche di spontanea iniziativa di codesto Ministero, attraverso il sito Web del Ministero, oppure subordinando la erogazione dei contributi pubblici all'obbligo di trasparenza dei bilanci e delle attività svolte sul medesimo sito Web, con opportune precisazioni.
(4-00500)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame si rappresenta quanto segue.
L'iscrizione nell'elenco delle associazioni dei consumatori e degli utenti rappresentative a livello nazionale di cui all'articolo 137 del Codice del Consumo decreto legislativo n. 206 del 2005), tenuto dalla Direzione generale per la concorrenza ed i consumatori del Ministero dello sviluppo economico, trova la sua fonte originaria nell'articolo 5 della legge 30 luglio 1998, n. 281. La stessa legge demandava le modalità attuative all'emanazione di un apposito decreto. Successivamente, quindi, con il decreto ministeriale 19 gennaio 1999, n. 20, pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale, n. 29 del 5 febbraio 1999, sono state fissate, tra l'altro, le prescrizioni e le procedure per la presentazione della documentazione comprovante il possesso dei requisiti per l'iscrizione stabiliti dalla legge.
L'associazione Codacons, al pari di altre 15, è iscritta all'elenco di cui all'articolo 137 del codice del consumo, dall'anno 2000, quale associazione di consumatori ed utenti rappresentativa a livello nazionale, sulla base dei requisiti prescritti dalla richiamata normativa.

Nell'ambito delle verifiche di detti requisiti, nel febbraio 2002, l'Amministrazione ha avviato una serie di controlli sul corretto adempimento degli obblighi previsti sia dalla ex legge n. 281 del 1998 che dal citato decreto ministeriale n. 20 del 1999 a carico delle Associazioni di consumatori: obblighi certificati dai responsabili delle Associazioni medesime, in base a quanto prescritto dalle norme di riferimento, mediante dichiarazioni sostitutive dell'atto di notorietà.
L'ispezione presso Codacons ha richiesto ulteriori approfondimenti che hanno comportato l'iscrizione con riserva dell'Associazione nell'elenco. Le procedure relative allo scioglimento della riserva per l'iscrizione nel medesimo elenco, sono risultate positive e quindi non hanno dato luogo alla revoca dell'iscrizione.
Avuto riguardo ai contributi previsti per iniziative a vantaggio dei consumatori promosse dalle Associazioni, si fa presente che detti contributi sono eventuali, in quanto definiti sulla base di linee di intervento individuate annualmente e, gli stessi, sono attribuiti, in base a procedure trasparenti nella forma di finanziamento a titolo di rimborso - o partecipazione al rimborso - delle spese sostenute per la realizzazione di specifici progetti tematici, i quali sono soggetti a rendicontazione ed analiticamente verificati dall'Amministrazione: non si tratta quindi di liberalità, né di generici contributi al funzionamento delle associazioni.
Inoltre, la destinazione delle risorse derivanti dalle sanzioni Antitrust di cui all'articolo 148 della legge n. 388 del 2000, è previamente sottoposta al parere delle Commissioni parlamentari, cui peraltro va resa a consuntivo una dettagliata relazione sull'utilizzo delle risorse medesime: ciò a conferma della massima trasparenza delle procedure.
In merito alle richieste da parte dell'interrogante, di dare massima pubblicità e trasparenza ai finanziamenti pubblici, si evidenzia che detti finanziamenti sono regolati da procedure cui viene data massima diffusione, mediante pubblicazione sulla
Gazzetta Ufficiale, oltre che sul sito ministeriale.
Per quanto concerne le richieste di accesso si richiama l'attenzione che le stesse sono regolate dalla procedura prevista dalla legge sulla trasparenza amministrativa n. 241 del 1990 e successive modificazioni, sulla base della dimostrazione di un interesse puntuale e concreto del richiedente stesso.
In ogni caso questa amministrazione si è già attivata per migliorare la propria azione di controllo, nonché per predisporre forme di una più adeguata comunicazione.
Al riguardo, dall'inizio dell'anno è stato disposto un programma periodico di controllo, a cadenza mensile, da effettuarsi presso le sedici Associazioni dei consumatori iscritte all'elenco di cui all'articolo 137 del Codice del consumo, in ordine alla verifica dei requisiti richiesti per l'iscrizione. Tale programma di controllo è stato avviato, con le prime verifiche, nel mese di marzo 2008 ed è tuttora in corso di espletamento.
Infine, allo stesso modo, è allo studio di questa Amministrazione, ai fini di una analisi comparativa volta anche alla possibile divulgazione dei risultati, la predisposizione di criteri di omogeneizzazione della redazione dei bilanci delle Associazioni medesime, in considerazione del fatto che al momento non sono tenute, in base alla normativa vigente, alla redazione e all'approvazione secondo un modello univoco.

Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico: Ugo Martinat.

CICCANTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il 21 gennaio 2008 il Ministro dello sviluppo economico allora in carica è stato in visita ad Ascoli Piceno ed ha constatato che in una parte della provincia è in atto una grave crisi occupazionale a causa della chiusura di alcune importanti aziende di piccola e media dimensione;

a seguito di incontri con le organizzazioni sindacali dei lavoratori e datori di lavoro, il Vice Presidente della Regione Marche ed il Sottosegretario agli affari regionali che lo hanno accompagnato hanno dichiarato alla stampa locale: "Ci saranno proposte concrete come la ricerca di capitali stranieri e la possibilità di arrivare ad una "zona franca" fiscale per il piceno";
il Sottosegretario agli affari regionali ha assicurato di voler discutere al CIPE l'inserimento del piceno tra le "zone franche";
nella XV Legislatura la presente interrogazione è stata presentata al Senato (Atto Senato n. 4-03408 del 26 febbraio 2008) rivolta al Ministro dello sviluppo economico, ma essa non ha ricevuto risposta -:
quali iniziative siano state definite tra Governo nazionale e la Regione Marche per far fronte alla grave crisi occupazionale del Piceno e quale nuova programmazione di infrastrutture sia stata prevista per lo sviluppo del territorio della Vallata del Tronto;
se il piceno abbia le caratteristiche per rientrare nell'elenco delle "zone franche" di prossima valutazione del CIPE e quali proposte siano conseguentemente allo studio per un positivo esito dell'iniziativa;
se siano state approntate utili iniziative per la realizzazione di un polo tecnologico nell'area industriale della SGL Carbon.
(4-00528)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, si fa presente quanto segue.
L'interrogante si chiede se la zona del Piceno abbia le caratteristiche per poter rientrare nell'elenco delle «zone franche urbane» di prossima valutazione del CIPE.
Al riguardo occorre precisare, sulla base degli elementi forniti dal competente Dipartimento per le politiche di sviluppo e coesione, che:
in attuazione del comma 342 dell'articolo 1 della legge n. 296 del 2000, così come modificato dall'articolo 33, comma 563 della legge n. 244 del 2007 (Finanziaria per il 2008), il CIPE, con la deliberazione n. 5 del 30 gennaio 2008, ha fissato i diversi criteri, per l'allocazione delle risorse e l'identificazione, la perimetrazione e la selezione delle zone franche urbane, sulla base di parametri socio-economici volti ad assicurare il raggiungimento delle finalità previste dalla norma;
inoltre, i medesimi parametri sono volti a garantire il rispetto del vincolo di bilancio imposto dallo stanziamento di 50 milioni di euro per ciascuna delle annualità 2008 e 2009, stabilito dalla legge finanziaria per il 2007.

Detti parametri sono finalizzati ad una misurazione oggettiva del grado di esclusione e disagio socio-economico delle aree interessate.
Il CIPE al fine di perseguire, con maggiore efficacia, gli obiettivi stabiliti dalla norma (lotta al disagio socio-occupazionale nelle aree urbane) e tenuto conto del vincolo delle limitate risorse disponibili, ha ritenuto opportuno stabilire alcune condizioni di ammissibilità alle proposte progettuali per le zone franche urbane.
In particolare, si precisa, sulla base dei dati ISTAT 2006, che le proposte progettuali per le ZFU saranno ritenute ammissibili qualora presentate da singoli comuni con più di 25 mila abitanti, e localizzati in un sistema locale del lavoro caratterizzato da un tasso di disoccupazione superiore alla media nazionale (anche questo rilevato sulla base dei dati ISTAT del 2005).
Si riterranno pertanto, nella prossima fase istruttoria, ricevibili tutte le proposte progettuali che, elaborate dalle amministrazioni comunali soddisferanno detti requisiti di ammissibilità. Le Regioni, provvederanno pertanto a trasmettere le proposte di zona franca urbana di interesse prioritario al Ministero dello sviluppo economico che ne valuterà l'ammissibilità, sempre sulla base dei predetti criteri.

Occorre, inoltre, tenere presente che, nella citata delibera del CIPE, e tenuto conto delle risorse a disposizione e dell'ampiezza demografica media delle proposte progettuali, è stato disposto che il numero delle ZFU ammesse a finanziamento in fase di prima attuazione non sarà superiore a 18 e che le stesse dovranno essere distribuite sul territorio in modo che, in nessuna Regione, se ne possano avere di norma più di tre. Il sistema delineato costituisce, pertanto, una forma di prima attuazione e sperimentazione degli effetti perseguiti dalla norma.
Pertanto la ricevibilità di specifiche ed eventuali proposte di ZFU relative all'area del Piceno rimane subordinata al possesso dei requisiti previsti, nel rispetto dei criteri elencati, e pertanto non viene preclusa la possibilità di un inserimento nell'elencazione anche nelle fasi successive alla prima applicazione.

Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico: Ugo Martinat.

CONCIA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il giorno 17 aprile, un gruppo di facinorosi si è introdotto all'interno del circolo di cultura omosessuale Mario Mieli, mettendo a soqquadro parte dei locali al grido di "fr...! fr...!" e "viva il duce";
precedentemente, il giorno 18 febbraio, lo storico bar gay di Roma Coming Out, da anni luogo di ritrovo di persone lesbiche, gay e trans è stato assaltato da ignoti che, nel corso della notte, durante l'orario di chiusura, hanno provocato un incendio all'interno dei locali e gravi danni alla struttura;
al contrario di quanto avviene in altri stati europei, nel nostro ordinamento non esistono disposizioni che sanzionino in maniera esplicita chi commette violenza verbale o fisica verso le persone lesbiche, gay e trans -:
in attesa che il nostro paese - così come avviene in molti altri stati europei e del mondo - si doti finalmente di specifiche ed efficaci norme antiomofobia e antitransfobia, per far fronte a tale situazione e al clima di insicurezza alimentato da alcuni settori della società verso le persone omosessuali, quali misure concrete intenda adottare a tutela dell'integrità e della sicurezza delle persone lesbiche, gay e trans e dei loro luoghi di ritrovo e rappresentanza, anche attraverso specifiche azioni socio-culturali e formative rivolte, ad esempio, nei confronti del personale delle forze dell'ordine e, più in generale, delle pubbliche amministrazioni.
(4-00081)

Risposta. - Le Forze di polizia vigilano sul piano della prevenzione e del contrasto di eventi discriminatori e, nell'espletamento dei propri compiti, mantengono un comportamento improntato a correttezza e imparzialità nei confronti di tutti i cittadini. Per questo esse dispongono e rivedono periodicamente, in sede di coordinamento tecnico, le misure per assicurare un più capillare controllo del territorio con priorità ai servizi di sorveglianza per la tutela degli obiettivi maggiormente esposti, così come di quei singoli esponenti ritenuti a rischio di episodi di intolleranza, intensificando il monitoraggio delle attività degli esponenti di movimenti intolleranti.
Va constatato che, senza sminuire la gravità dell'accaduto, le aggressioni cui fa riferimento l'interrogante in parola non richiedono attività preparatorie e hanno rapidità di esecuzione, quindi risultano difficilmente prevedibili. Altrettanto evidente è che la prevenzione di tali accadimenti non può essere delegata esclusivamente all'attività di polizia (il tema di questo tipo di violenza è, come è noto, seguito dal Ministero delle pari opportunità).
Quanto agli episodi richiamati dall'interrogante, il 17 aprile 2008 alcuni soci del circolo «Mario Mieli», sito a Roma in via Efeso 2, hanno segnalato alle Forze dell'ordine che, intorno alle ore 17,30 di quel

pomeriggio, circa dieci giovani, presumibilmente fra i venti ed i venticinque anni di età, si erano presentati all'entrata del circolo stesso, urlando frasi offensive nei confronti dei presenti. Durante l'irruzione, peraltro, non vi sono state aggressioni fisiche, né danneggiamenti a locali o al mobilio.
L'attività investigativa avviata dalla Questura di Roma non ha consentito di raccogliere elementi utili per identificare i responsabili, per la mancanza di indicazioni precise da parte dei soci ed in considerazione del fatto che nell'area interessata non erano installati impianti di videosorveglianza.
Conseguentemente, sono stati effettuati servizi di riservata sorveglianza nei pressi della sede del circolo, anche nelle ore serali, con controlli nei luoghi di ritrovo della zona ove si registra la presenza di giovani abituali frequentatori. In occasione di tali servizi - nel corso dei quali si è proceduto ad identificare alcune persone - non è stata riscontrata la presenza di soggetti noti per la loro militanza negli ambienti della destra extraparlamentare, né sono stati acquisiti altri utili elementi.
L'altro episodio, avvenuto nella notte fra il 18 ed il 19 febbraio 2008, riguarda l'attentato incendiario perpetrato in danno del locale «Coming out», sito a Roma in via San Giovanni 2: gli operatori di polizia intervenuti sul posto hanno constatato la rottura della vetrina esterna dell'esercizio e l'incendio di alcune parti dell'arredo interno.
I sopralluoghi effettuati hanno evidenziato, anche in questo caso, la mancanza di sistemi di videosorveglianza che potessero agevolare l'identificazione dei responsabili dell'episodio delittuoso, cui, peraltro, non hanno assistito testimoni.
Il Questore di Roma ha riferito che in passato si erano registrate numerose lamentele da parte di residenti nel quartiere dove ha sede il locale a causa degli schiamazzi provenienti dall'esercizio, protratti sino a tarda notte.
Non si può escludere, quindi, che l'attentato sia riconducibile ad una forma di reazione di taluni abitanti della zona nei confronti di comportamenti perturbatori della quiete pubblica. Peraltro, l'atto vandalico non risulta essere stato oggetto di alcuna rivendicazione. È ovvio che, quand'anche fosse questa la ragione dell'accaduto, essa non giustificherebbe le condotte tenute dagli autori dei fatti in questione.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

CONTENTO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da vario tempo lungo la strada statale n. 251 della Valcellina (Pordenone) e in quella veneta "del Fadalto" si registra un aumento esponenziale di sinistri che vedono coinvolte motociclette;
il fenomeno, che assume contorni preoccupanti soprattutto nei week end, pare dovuto al sempre crescente numero di motociclisti che decide di mettere alla prova la propria abilità alla guida lungo i tornanti dei due assi viari di montagna;
il recente inizio della bella stagione preoccupa le amministrazioni locali, impegnate sul fronte della prevenzione ma dotate di mezzi e competenze insufficienti per fronteggiare una situazione così vasta e complessa;
in questo senso, alcuni amministratori delle due aree interessate al fenomeno hanno chiesto alle forze dell'ordine maggiori controlli preventivi e repressivi, nell'ottica di evitare altre tragedie della strada che ledono gravemente anche il buon nome turistico delle zone interessate;
ciò che preoccupa di più è che, anche secondo la stampa locale, in zona si consumerebbero delle autentiche gare di velocità non autorizzate, alcune delle quali sul filo dei 180 km/h;
vi sarebbero dei siti internet nei quali queste gare clandestine verrebbero pubblicizzate, se non addirittura organizzate;
si rende, pertanto, necessaria quanto urgente un'azione di questo Governo volta a chiarire i reali contorni del fenomeno, anche mediante l'oscuramento di eventuali

siti internet che pubblicizzino o promuovano simili iniziative -:
quali dati abbiano a propria disposizione circa l'effettiva entità e gravità del fenomeno denunciato in narrativa e consistente nell'aumento di incidenti stradali che coinvolgono motociclisti lungo la strada statale n. 251 della Valcellina (Pordenone) e in quella veneta "del Fadalto";
se sia possibile ipotizzare che, dietro un tal numero di sinistri, si nasconda effettivamente anche lo spettro di gare clandestine;
se siano a conoscenza dell'effettiva esistenza di siti internet nei quali le gare clandestine di moto in Valcellina e nel Fadalto vengano in qualsiasi modo agevolate o incentivate;
se e quali interventi intendano concordare con le forze dell'ordine e, in particolare, con la Polizia stradale e con la Polizia postale, per sradicare il fenomeno in parola, le cui conseguenze, anche in termini di costi sociali e di vite umane perdute, sono sotto gli occhi di tutti.
(4-00105)

Risposta. - La ex strada statale n. 251 «della Val di Zoldo e della Val Cellina», divenuta strada regionale dal 1o gennaio 2008, corre prevalentemente in Veneto, ma attraversa il Friuli-Venezia Giulia in provincia di Pordenone, con un percorso che, nella Val Cellina, è montano e ricco di curve.
Nel tratto friulano l'arteria, da alcuni anni inserita, per le caratteristiche paesaggistiche dell'itinerario, fra i percorsi consigliati agli appassionati di motociclismo, è generalmente interessata da un traffico veicolare ridotto, prevalentemente di natura locale, che registra significativi incrementi nei fine settimana ed in occasione delle vacanze estive.
Il Prefetto di Pordenone ha comunicato che, pur non potendo escludersi che in alcuni tratti della strada, ove la carreggiata è più larga, alcuni motociclisti raggiungano con il loro mezzo elevate velocità, ponendo a repentaglio la propria e l'altrui incolumità, non è mai stato trovato riscontro all'ipotesi dello svolgimento di competizioni clandestine: i pochi casi evidenziatisi, infatti, sono risultati circoscritti a singole persone che, senza alcuna organizzazione preventiva, provavano a sfidarsi a bordo dei rispettivi mezzi.
Nel corso del 2007 nel tratto stradale della Valcellina sono stati rilevati dodici incidenti con feriti, senza alcun deceduto, mentre nei primi cinque mesi dei 2008 si è verificato un solo sinistro con feriti.
Sulle iniziative di prevenzione, lo stesso Prefetto ha disposto l'intensificazione dei controlli da parte dell'Arma dei carabinieri, con particolare riferimento ai tratti stradali a rischio di comportamenti pericolosi o scorretti. La Polizia stradale, in aggiunta alle ordinarie attività di istituto, ha effettuato, soprattutto nei fine settimana, numerosi servizi mirati, in occasione dei quali non sono emerse violazioni dei limiti di velocità, né sono stati riscontrati casi di conducenti sorpresi in condizioni di alterazione delle condizioni psico-fisiche.
Controlli volti a scoraggiare comportamenti sconsiderati da parte di motociclisti sono stati altresì effettuati dalle polizie municipali dei comuni di Claut, Cimolais, Erto e Casso, Barcis e Montereale Valcellina. Nella provincia di Belluno il fenomeno degli incidenti che vedono coinvolti conducenti di motocicli lungo la strada statale n. 51 «di Alemagna» è oggetto di attenzione da parte delle autorità provinciali di pubblica sicurezza e delle Forze di polizia. La Prefettura di Belluno ha affrontato la problematica sin dal 2005, in occasione di una seduta del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica dedicata all'argomento, nel corso della quale fu rilevato che alcuni conducenti di motocicli, per la maggior parte provenienti dalla confinante provincia di Treviso, tenevano comportamenti pericolosi per la sicurezza stradale a causa della velocità particolarmente elevata.
Si convenne, pertanto, di effettuare controlli mirati nelle giornate prefestive e festive, protratti sino al termine della stagione estiva, quando il fenomeno si riduce. Detti controlli, proseguiti anche nel 2006, sono

stati inseriti, nel corso del 2007, nella ordinaria attività di vigilanza stradale, tuttora attiva, anche se la problematica appare meno rilevante che in passato, a conferma della validità e dell'incisività dei servizi svolti. Anche per Belluno non è mai stato trovato riscontro all'ipotesi dello svolgimento di gare di velocità.
Relativamente alla segnalazione della organizzazione, tramite la rete
internet, di gare clandestine di velocità fra motociclisti lungo le menzionate arterie, dal monitoraggio dei siti web che si riferiscono allo svolgimento di competizioni automobilistiche e motociclistiche effettuato dalla Polizia postale e delle comunicazioni non è emerso alcun riscontro specifico. Anche i Prefetti di Pordenone e Belluno hanno riferito che nulla risulta circa siti che pubblicizzino o promuovano gare clandestine sulla rete internet.
Quanto, infine, all'impegno del Governo per fronteggiare i pericoli per la pubblica e privata incolumità derivanti da comportamenti illeciti dei conducenti di autoveicoli e motocicli, si richiamano le disposizioni introdotte con l'articolo 4 del decreto-legge n. 92 del 2008, che ha modificato il codice della strada, con norme più severe per coloro i quali siano sorpresi alla guida sotto l'effetto di alcool o sostanze stupefacenti, prevedendosi, oltre all'inasprimento delle pene, anche il sequestro e la confisca del mezzo.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

FOGLIARDI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella notte di giovedì primo maggio, a Verona, Nicola Tommasoli, un giovane di ventinove anni, è stato selvaggiamente picchiato per futili motivi da cinque violenti teppisti e dopo essere stato ricoverato in ospedale in condizione disperate è infine deceduto in data 5 maggio alle ore 18,00;
il quattro maggio, un giovane di vent'anni - proveniente dal mondo dell'estrema destra naziskin secondo quanto segnalato dai servizi d'informazione - si è costituito e ha confessato la propria partecipazione al grave episodio, altri due giovani sono stati fermati dalla Digos della questura di Verona e, interrogati nella notte del quattro maggio, avrebbero ammesso le loro responsabilità, mentre sono attualmente ricercati gli altri due corresponsabili, sembra, fuggiti all'estero;
l'episodio non appare un caso isolato, ma segue ad altri fatti della medesima gravità, effettuati da parte di noti gruppi di estremisti di destra, presenti nel territorio veronese, che si muovono in un clima di intolleranza e di odio verso i più deboli, e in una sottocultura di violenza e prepotenza -:
se il Ministro interrogato ritenga sufficiente il recente potenziamento di forze dell'ordine attuato in territorio veronese e quali ulteriori provvedimenti intenda adottare affinché fatti di tale gravita non si verifichino nuovamente in futuro, e sia disincentivato in ogni modo il ritorno di un clima di violenza politica e di insicurezza per i cittadini;
quali iniziative urgenti intenda assumere per garantire che i gruppi di appartenenza, apparentemente nella legalità ma che nei fatti ripropongono un clima di violenza, odio e razzismo, siano definitivamente sciolti.
(4-00079)

Risposta. - Il 1o maggio 2008, alle ore 2 circa, a Verona, cinque giovani hanno avvicinato tre loro coetanei apostrofando con disprezzo uno di essi. Dal rifiuto opposto alla richiesta di ottenere una sigaretta è scaturita una lite provocata dai cinque, sfociata in un'aggressione fisica che ha determinato lesioni gravissime a uno degli assaliti, deceduto il 5 maggio.
Nell'immediatezza dei fatti, sono intervenuti sul posto i militari del Comando provinciale dell'Arma dei carabinieri di Verona, che hanno proceduto alle prime indagini, riferendo alla Procura della Repubblica che, in seguito, ha incaricato la Digos di Verona di concorrere alle attività investigative volte all'individuazione dei responsabili del gravissimo episodio.

L'impegno profuso dagli investigatori ha consentito, il 3 maggio, di identificare tre dei cinque aggressori. Si è così accertato che essi, in passato, si erano resi responsabili di atti di violenza in occasione di gare disputate dalla squadra di calcio dell'«Hellas Verona», con conseguente sottoposizione a procedimento penale, oltre che al divieto di accesso ai luoghi di svolgimento delle manifestazioni sportive.
L'efficacia dell'azione investigativa condotta dalle Forze di polizia ha fatto sì che, il 4 maggio, uno dei sospettati si costituisse negli uffici della Digos di Verona. Ammesse le sue responsabilità, il giovane è stato ristretto presso la locale casa circondariale.
Nella tarda serata del 5 maggio gli altri due responsabili dell'episodio delittuoso, localizzati a Londra, hanno fatto rientro in Italia, all'aeroporto di Orio al Serio, dove si sono consegnati al personale della questura di Verona; anche costoro, dopo avere ammesso le loro responsabilità, sono stati ristretti in carcere.
Lo stesso 5 maggio, le indagini hanno consentito di identificare gli ultimi due responsabili dell'omicidio, uno dei quali è risultato frequentare gli ambienti
ultras della tifoseria dell'«Hellas Verona», mentre l'altro non aveva alcun precedente. Entrambi, interrogati in Questura dal pubblico ministero titolare delle indagini, hanno ammesso le loro responsabilità e sono stati condotti alla casa circondariale.
L'aggressione del 1o maggio è stato l'ultimo di una serie di analoghi episodi criminali. Già in passato le Forze di polizia avevano deferito all'Autorità giudiziaria diciassette persone responsabili di reiterate aggressioni nei confronti di giovani che trascorrevano le serate nel centro storico.
A seguito dell'omicidio, il prefetto di Verona ha presieduto, l'8 maggio scorso, una riunione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, con la partecipazione del sindaco e del Presidente del consiglio comunale, richiamando la necessità di attenuare i toni polemici che potrebbero alimentare conflittualità. A livello di prevenzione, in sede di riunione tecnica di coordinamento delle Forze di polizia, è stato concordato di imprimere un forte impulso all'attività di controllo del territorio con il concorso della polizia municipale, intensificando, altresì, l'attività info-investigativa verso i luoghi di aggregazione giovanili.
Relativamente alla richiesta su possibili iniziative volte allo scioglimento dei gruppi di appartenenza degli indagati - nel precisare che, ai sensi del decreto-legge n. 122 del 1993, convertito con modificazioni dalla legge n. 205 del 1993, simili provvedimenti possono essere adottati soltanto laddove una sentenza penale irrevocabile abbia accertato che l'attività di tali movimenti abbia favorito la commissione di reati specifici - si conferma che, allo stato, tutte le risultanze investigative accreditano l'ipotesi che l'aggressione perpetrata a Verona il 1o maggio scorso sia un episodio privo di contenuti politici e men che meno razzisti.
Relativamente al potenziamento degli organici delle Forze di polizia presenti a Verona, si precisa che in questura prestano servizio 396 appartenenti ai ruoli operativi della polizia di Stato, rispetto alle 433 unità previste in organico. Contribuiscono, peraltro, alla funzionalità degli uffici 24 appartenenti ai ruoli tecnici della polizia di Stato e 75 appartenenti all'amministrazione civile dell'interno.
Nel maggio scorso è stata disposta l'assegnazione di 24 operatori agli uffici della polizia di Stato ubicati nella provincia di Verona.
Il comando provinciale dell'Arma dei carabinieri opera nel capoluogo Veneto con un reparto operativo, una compagnia e tre stazioni, con una forza effettiva di 204 militari rispetto alle 184 unità previste in organico, mentre la Guardia di finanza dispone di 461 unità, 11 delle quali assegnate nel 2007.
Tale dispositivo potrà essere sensibilmente potenziato man mano che si renderanno disponibili le unità di personale la cui assunzione è stata recentemente autorizzata dal Governo (1.472 appartenenti alla polizia di Stato, 1.386 appartenenti all'Arma dei carabinieri, 1.096 appartenenti alla Guardia di finanza).

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

FRANZOSO e PATARINO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella notte del 20 maggio 2008, le due auto del Sindaco di Castellaneta (Taranto), Italo D'Alessandro, parcheggiate nei pressi della sua abitazione venivano date alle fiamme;
sull'attentato che, secondo quanto accertato dai Vigili del fuoco, sarebbe di natura dolosa, stanno ora indagando i Carabinieri e gli agenti della Digos di Taranto;
il 13 maggio 2008 furono trovate, sui tettucci delle auto dello stesso Sindaco, due bottiglie contenenti liquido infiammabile;
a Castellaneta, negli ultimi due anni, si sono verificati numerosi attentati e atti criminosi, ai danni del Consigliere Comunale Annibale Cassano e altri esponenti politici locali;
se non si individuano immediatamente i colpevoli degli attentati si rischia di giungere al culmine dell'emergenza democratica -:
quali misure intenda adottare affinché sia tutelata l'incolumità dei pubblici amministratori, oltre a quella di tutti i cittadini, ripristinando quella serenità indispensabile e necessaria per poter svolgere le funzioni istituzionali e nel rispetto della civile convivenza.
(4-00160)

Risposta. - Tra gli obiettivi perseguiti dal Ministero dell'interno riveste particolare importanza quello volto a garantire l'effettività del principio autonomistico riconosciuto, a livello costituzionale, a favore degli enti territoriali. Tale principio si estrinseca nel riconoscimento di diverse forme di autonomia: normativa, organizzativa, negoziale, finanziaria e politica.
Quest'ultima, in particolare - da intendersi, come possibilità di determinare autonomamente le proprie finalità nonché le modalità per il loro raggiungimento, in armonia con i principi fondamentali del nostro ordinamento giuridico - non può assolutamente prescindere dalle esigenze e dagli interessi della comunità rispetto alla quale l'ente locale costituisce ente esponenziale.
Ciò comporta la necessità di garantire il corretto funzionamento degli organi rappresentativi delle comunità locali, impedendo ogni circostanza che possa inficiare il principio di buon andamento, imparzialità e trasparenza dell'azione amministrativa e assicurando, nel contempo, la libera determinazione degli amministratori locali nell'espletamento delle attività politiche e amministrative cui sono deputati per legge.
Tali presupposti costituiscono condizione primaria per garantire il regolare funzionamento dei servizi e delle funzioni dell'ente. Proprio le esigenze di rafforzamento della difesa degli organismi dell'ente locale - da aggressioni o da tentativi di condizionamento o di intimidazione diretti a ledere il corretto esercizio dei loro mandati - costituiscono oggetto dell'attenzione e dell'impegno del Ministero dell'interno.
A tal fine, si è cercato di individuare strumenti idonei a impedire che la fase successiva al procedimento di selezione democratica dei rappresentanti delle comunità territoriali subisca alterazioni a opera di fattori esterni, volti a limitare o a ostacolare la libertà di azione nonché la formazione ed espressione della volontà politica degli amministratori.
In particolare, il Dipartimento della Pubblica sicurezza ha provveduto a diramare direttive affinché le sedi dei partiti e dei movimenti politici, le sedi delle organizzazioni sindacali e quelle delle istituzioni locali - tutte esposte a rischio di atti di violenza o di intolleranza di matrice politica vengano tenute nella debità considerazione nell'ambito dei piani di controllo coordinato del territorio, da aggiornare e rimodulare periodicamente, in relazione alle mutevoli esigenze del contesto sociale in cui le stesse si trovano a operare. Tali piani, secondo le prescrizioni del dipartimento, devono, altresì, riservare attenzione ai profili relativi alla sicurezza personale degli amministratori locali e a quella dei loro familiari, sempre più spesso oggetto di intimidazioni e minacce.

Riguardo alla situazione del comune di Castellaneta - cui fa riferimento l'interrogante essa è ben presente al Ministero dell'interno, e viene seguita costantemente nei suoi sviluppi, al fine di assicurare agli amministratori comunali e all'ente locale, nel suo complesso, la serenità necessaria per potere operare nel pubblico interesse.
I due gravi episodi richiamati nel testo dell'interrogazione - e avvenuti nei giorni 13 aprile e 20 maggio 2008 - sono stati posti in essere ai danni del sindaco di Castellaneta, Italo D'Alissandro, e del suo coniuge, signora Francesca Lodovico. In particolare - secondo quanto riferito dalla prefettura e dalla questura di Taranto - il 13 aprile 2008 vi è stato il rinvenimento, sul parabrezza dell'autovettura (una Lancia K) del sindaco e su quello della vettura (Peugeot 207) di proprietà della moglie, di due bottiglie di plastica contenenti gasolio nonché di due pezzi di stoffa utilizzati come inneschi rudimentali, parzialmente bruciati; il 14 maggio 2008 invece, i suddetti autoveicoli - parcheggiati sulla pubblica via nei pressi dell'abitazione del Sindaco - sono stati incendiati.
L'attività d'indagine, avviata al riguardo, ha consentito di ricondurre tali eventi al medesimo contesto nel quale nei mesi precedenti, sempre a Castellaneta, erano maturati episodi di danneggiamento in danno di amministratori appartenenti alla maggioranza politica di centro-destra. In particolare: nel corso del 2007, il consigliere di maggioranza Annibale Cassano ha, più volte subito, il taglio degli pneumatici della propria autovettura; stessa sorte è toccata, il 31 marzo 2008, alle automobili dei consiglieri di maggioranza Francesco Venere e Giuseppe Rochira e di una cognata di quest'ultimo; nel novembre 2007 l'assessore all'Agricoltura, ai Lavori pubblici e all'Arredo urbano Luigi Fiorito, ha prima subito l'incendio doloso dell'autovettura e poi, due settimane dopo, ricevuto una lettera anonima dal contenuto minaccioso.
Su tutti questi episodi sono in corso indagini condotte dalla Compagnia carabinieri di Castellaneta, coadiuvata dal Nucleo investigativo provinciale e dal Reparto investigazioni scientifiche di Roma (che in occasione del danneggiamento del 20 maggio ha espletato rilievi tecnici e repertato materiali utili al prosieguo delle indagini), nonché, per quanto riguarda il più recente episodio - quello del 20 maggio 2008 - dalla Digos di Taranto.
Nel rispetto delle competenze dell'autorità giudiziaria e delle esigenze di riservatezza d'indagine, appare, opportuno, allo stato, rinviare alle conclusioni dell'inchiesta le definitive valutazioni sul caso.
Per quanto riguarda i riflessi degli episodi richiamati sull'ordine e sulla sicurezza pubblica e le conseguenti iniziative sul piano della prevenzione, gli atti d'intimidazione sopra descritti hanno formato oggetto di approfondito esame nel corso di riunioni tecniche di coordinamento delle forze di polizia, convocate presso la Prefettura di Taranto.
Durante tali incontri - sempre alla luce di quanto comunicato dalla Prefettura - il Sindaco D'Alessandro, interpellato sui fatti accaduti, avrebbe riferito che, a suo parere, le azioni intimidatorie rivolte a lui e alla sua parte politica, sarebbero addebitabili a «soggetti che intendono minare il clima di rinnovamento nonché di pacifico e costruttivo confronto che la nuova amministrazione ha voluto instaurare»; il primo cittadino avrebbe anche riferito di una campagna denigratoria condotta nei suoi confronti attraverso azioni di volantinaggio e lettere anonime inviate alle maggiori autorità provinciali.
La grave situazione fino a ora rappresentata è stata oggetto di valutazione anche in sede di Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica; in particolare, al termine di una delle riunioni a tal fine tenute, è stata assunta la determinazione di attivare la misura della vigilanza generica radiocollegata sia all'abitazione del Sindaco sia al municipio; è stato, altresì, disposto il rafforzamento delle attività di vigilanza e prevenzione generale nella zona interessata e stabilito servizi straordinari di controllo del territorio al cui espletamento concorrono gli equipaggi del Reparto prevenzione crimine di Bari.
Le accennate misure saranno oggetto di costante monitoraggio e di periodica rivisitazione

da parte di questo Ministero che provvederà a verificarne l'idoneità e rimodulare, se necessario, i dispositivi in modo più aderente alle effettive necessità e agli eventuali sviluppi delle indagini.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

FRANZOSO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da circa un anno la città e la provincia di Taranto, sia nel versante orientale che in quello occidentale, sono interessate da una sempre più pericolosa recrudescenza della malavita organizzata con reiterati attentati e messaggi intimidatori di varia natura anche ad amministratori pubblici;
nei giorni scorsi, nel Comune di Lizzano (Taranto), è avvenuto un omicidio in perfetto stile mafioso;
identici e reiterati episodi criminosi sono anche avvenuti nella città di Taranto dove, sempre qualche giorno fa, è deceduto un ex collaboratore di giustizia precedentemente ferito a colpi di pistola mentre usciva dalla sua abitazione. Episodio assai grave che potrebbe anche significare l'inizio di una nuova guerra della malavita organizzata;
la stessa città di Taranto, oltre che dalle attività della criminalità organizzata, è colpita anche da un elevato numero di reati, soprattutto di rapine e furti di ogni genere, per i quali si è diffuso tra i cittadini e i commercianti un alto allarme sociale con conseguente percezione di insicurezza e sfiducia nelle istituzioni;
dai vari comitati per l'ordine e la sicurezza pubblica, appositamente convocati, non si è avuta alcuna soluzione concreta ma solamente generiche assicurazioni circa l'esiguità del numero dei reati commessi che invece, come documentato da una recente statistica del quotidiano Il Sole 24 Ore, sono aumentati notevolmente;
secondo il succitato quotidiano, che ha utilizzato dati forniti dal ministero dell'interno, nell'anno 2007 rispetto al 2006, nella provincia di Taranto si è avuto un aumento del 46,3 per cento di rapine in banche e negozi, dell'8,4 per cento di truffe, del 14 per cento di furti d'auto e del 10 per cento di furti in appartamenti. Per contro, a fronte di tali aumenti, si è registrata una diminuzione delle persone arrestate pari al 4,8 per cento -:
quali provvedimenti intenda adottare per riportare sicurezza e tranquillità tra i cittadini della provincia di Taranto, quanto mai allarmati per la propria incolumità a causa degli episodi criminosi che giornalmente si verificano in tutto il territorio e che hanno raggiunto un livello massimo di allarme sociale.
(4-00348)

Risposta. - Secondo le informazioni raccolte dalle autorità provinciali di pubblica sicurezza, si conferma che nella città e nella provincia di Taranto si sono recentemente verificati episodi delittuosi di particolare gravità, alcuni dei quali in ambito familiare, che hanno suscitato l'allarme dei cittadini, preoccupati dal pericolo, evidenziato anche da una parte della stampa locale, di una recrudescenza della criminalità organizzata.
Prefetto e Questore hanno, però, smentito che tale recrudescenza sia in atto, precisando che le forze di polizia mantengono elevati i livelli di attenzione e che, grazie ad una efficace azione di prevenzione, il quadro dei sodalizi criminali tarantini si presenta tuttora disorganico, con attività illegali prevalentemente circoscritte al traffico delle sostanze stupefacenti. Detta circostanza risulta confermata dalla Direzione investigativa antimafia.
In merito agli eventi delittuosi riportati nell'atto di sindacato ispettivo parlamentare, le indagini relative agli atti intimidatori nei confronti di amministratori locali e di operatori nel settore agricolo, edile e commerciale - concretizzatisi nelle tipiche forme del danneggiamento di proprietà e nell'invio di lettere minatorie - non hanno evidenziato legami tra gli autori dei reati ed

organizzazioni criminali della zona. Detti episodi hanno formato oggetto di approfondita analisi nell'ambito del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, con la partecipazione degli amministratori dei comuni interessati. Con riguardo ai due omicidi menzionati dall'interrogante, le autorità provinciali di pubblica sicurezza, sulla base delle attuali risultanze investigative, hanno escluso collegamenti tra gli eventi delittuosi; tanto meno ha avuto riscontro l'ipotesi dell'avvio di una «guerra» tra sodalizi criminali.
Nel periodo giugno 2007-maggio 2008 emerge, in rapporto all'analogo periodo del precedente anno, un aumento del 19 per cento delle rapine (dato comunque sensibilmente più contenuto rispetto al 46,3 per cento riportato nella rilevazione fornita dal quotidiano), una diminuzione pari a circa il 3 per cento del numero complessivo dei delitti ed una riduzione di circa il 4 per cento dei furti (anche se è confermato l'incremento dei furti di autovetture). I riscontri risultano ulteriormente favorevoli se riferiti al solo capoluogo, dove il numero complessivo dei delitti è diminuito dell'8,28 per cento. Quanto alla lamentata diminuzione delle persone arrestate nell'intera provincia, il Questore di Taranto ha evidenziato che, effettivamente, tale numero è sceso di 212 unità, tuttavia, ha precisato, per una corretta valutazione dell'impegno profuso dalle forze di polizia nell'azione di prevenzione generale e di contrasto della criminalità, che sono tuttora al vaglio dell'autorità giudiziaria 284 richieste di adozione di provvedimenti cautelari avanzate (il dato si riferisce alla sola polizia di Stato) sin dal 2006, nei confronti di altrettanti individui ritenuti penalmente responsabili di vari reati.
Il dispositivo di sicurezza a presidio del territorio provinciale è costituito da 878 operatori della polizia di Stato e da 706 militari dell'Arma dei carabinieri. A questi si aggiungono 891 militari della Guardia di finanza che, anche se con prevalenti compiti di polizia economica e finanziaria, concorrono all'esecuzione dei piani coordinati di controllo del territorio.
Il rapporto numerico delle forze di polizia rispetto alla popolazione residente è pari ad un operatore ogni 234 abitanti e risulta più favorevole sia alla media regionale (1/277), sia a quella nazionale (1/262).

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

GRAZIANO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Prefetto di Cremona emanava un provvedimento con il quale veniva interdetto nel palazzotto locale, in occasione dell'incontro di basket Vanoli Soresina - Pepsi JuveCaserta del 23 maggio 2008, l'accesso dei tifosi casertani, secondo quanto è stato possibile apprendere, con la motivazione della mancata esistenza di una tribuna per il tifo ospite nell'impianto;
risulta essere stato consentito l'accesso di tifosi ospiti fino all'incontro precedente a quello indicato;
i tifosi casertani non sono mai stati coinvolti, nelle più recenti circostanze, in alcun episodio di violenza o di intemperanza;
l'episodio, configuratosi agli occhi dei più come discriminante nei confronti di una tifoseria sempre attenta alle esigenze dell'ospitalità, è stato avvertito dalla comunità casertana come un atto di disparità e di diseguaglianza e di ulteriore penalizzazione indifferenziata di quanto espresso dal Meridione -:
quali siano stati gli elementi incontrovertibili che hanno condotto il Prefetto di Cremona ad emanare il provvedimento di divieto;
quali iniziative di propria competenza il ministero intenda adottare per assicurare il regolare svolgimento dei prossimi incontri della fase finale del campionato di basket di A2 e la legittima espressione del tifo in campo ospite.
(4-00222)

Risposta. - Con nota inviata al prefetto il 19 maggio 2008, il questore di Cremona segnalava che l'incontro di basket tra la «Vanoli Soresina» e la «Pepsi Juve Caserta» (partita di semifinale dei play off per la promozione di una delle due squadre alla serie A1), in programma il 23 maggio successivo a Cremona, avrebbe potuto generare pericolo per l'ordine pubblico a causa di alcune problematiche di carattere infrastrutturale dell'impianto sportivo, destinato ad ospitare l'incontro. Il palazzetto dello sport di Cremona, avente natura polifunzionale, non è ancora dotato di un settore ospiti delimitato in maniera netta e precisa, in quanto il progetto del comune, finalizzato alla realizzazione del settore, non era ancora operativo. Le due opposte tifoserie si sarebbero, dunque, trovate a diretto contatto sugli spalti, con evidenti pericoli per la sicurezza degli spettatori. Per tale motivo, l'incontro sportivo veniva considerato «a rischio».
Alla luce di quanto sopra, il prefetto di Cremona, in data 20 maggio 2008, convocava una riunione di coordinamento interforze finalizzata non a discriminare o penalizzare la tifoseria ospite, ma, esclusivamente, a predisporre l'adozione di misure che assicurassero il sereno svolgimento della manifestazione, a tutela dell'ordine pubblico.
Al termine di tale riunione, su conforme avviso di tutti i rappresentati provinciali delle forze di polizia, il Prefetto di Cremona adottava, ai sensi dell'articolo 2 del Testo Unico Leggi Pubblica Sicurezza, il provvedimento interdittivo cui fa riferimento l'interrogante, tenuto conto delle carenze infrastrutturali del palazzetto dello sport, della prevista massiccia partecipazione di tifosi casertani alla delicata partita, della impossibilità di allocare la tifoseria ospite in un adeguato settore del palazzetto - con conseguente promiscuità tra le due tifoserie - nonché della concomitanza, nella stessa giornata di domenica 25 maggio, dell'incontro di calcio Cremonese-Foggia, anch'esso oggetto di particolare attenzione per quanto concerne la programmazione dei servizi di ordine pubblico.
Il provvedimento di divieto è stato condiviso dall'Osservatorio nazionale per le manifestazioni sportive che, con determinazione del 21 maggio, ha segnalato l'opportunità di stabilire la chiusura del settore destinato ad accogliere la tifoseria ospite, precludendo la vendita dei biglietti.
Si segnala, inoltre, che la Questura di Cremona ha riferito di non aver ritenuto di dover proporre le medesime misure in occasione degli incontri precedentemente svoltisi nello stesso palazzetto, in quanto la limitata consistenza delle altre tifoserie ospiti - quasi mai superiore alle cinquanta unità - ne ha sempre consentito il facile isolamento in un settore circoscritto dell'impianto sportivo e il conseguente agevole controllo.
Si precisa, infine, che analoghe misure erano state adottate, recentemente, anche per tutti gli incontri sportivi di
basket - compresi quelli disputati dalla Pepsi Juve Caserta contro la Vanoli Soresina - svoltisi proprio nella città di Caserta, poiché anche quel palazzetto dello sport risultava in fase di realizzazione strutturale e pertanto era inagibile.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

LO MONTE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
circa 470 passeggeri del Traghetto Toscana della società Tirrenia in partenza da Cagliari e con destinazione Palermo sono stati abbandonati a se stessi per circa 24 ore in condizioni disumane all'interno del traghetto in avaria con lamiere arroventate senza avere ricevuto alcuna assistenza;
i passeggeri hanno dovuto addirittura pagare di tasca propria il pasto consumato mentre erano costretti alla sosta forzata;
54 passeggeri hanno presentato un esposto alle forze dell'ordine con il quale hanno denunciato la violazione della Carta europea dei servizi per il passeggero;

i passeggeri sono giunti a Palermo dopo 36 ore solo la mattina di lunedì 7 luglio;
la compagnia Tirrenia è una società da tempo in liquidazione e il decreto-legge 112/2008 prevede che sia ceduta gratuitamente alla Regione Sicilia, una scelta unilaterale che è stata contestata dalla citata regione;
la vicenda dei 470 passeggeri e del trasferimento della compagnia Tirrenia alla Regione Sicilia è emblematica della mancanza di un raccordo permanente ed efficace tra il Governo e la Regione Sicilia;
è indifferibile intraprendere iniziative allo scopo di evitare il ripetersi di fatti come quelli accaduti ai passeggeri della Tirrenia;
a giudizio dell'interrogante occorre riconsiderare il meccanismo di passaggio delle linee infraregionali della Società Tirrenia dallo Stato alle Regioni che, operato in modo meccanicistico, non produrrebbe altro effetto che quello di scaricare tutte le problematiche sulle Regioni stesse, determinando un concetto di federalismo che ostacola lo sviluppo delle Regioni -:
quali iniziative intenda adottare per evitare che si ripetano vicende quali quelle segnalate in premessa e se non ritenga necessario istituire una struttura efficace di raccordo permanente tra il Governo e le Regioni per risolvere in modo realmente federalista i problemi che si vengono a determinare.
(4-00572)

Risposta. - In relazione all'interrogazione in esame ed in particolare all'avaria occorsa lo scorso 4 luglio alla motonave Toscana della società TIRRENIA di navigazione, da elementi acquisiti dalla Società, immediatamente dopo l'avvenimento, risulta quanto segue.
La nave Toscana è arrivata a Cagliari alle ore 13,30 di venerdì 4 luglio proveniente da Napoli. Durante la traversata si erano manifestati problemi agli scarichi delle acque nere che risultavano ostruiti; in conseguenza di ciò, per la mancanza del vuoto nelle linee non erano utilizzabili i locali igiene.
In porto sono immediatamente iniziati i lavori di smontaggio delle linee ostruite da corpi estranei e da indumenti e lo smontaggio delle pompe del vuoto.
Nel frattempo, i circa 500 passeggeri, in attesa di imbarco dalle ore 18.00, essendo la partenza della nave prevista per le ore 19.00, sono stati informati del problema ed avviati attraverso un servizio navetta alla stazione marittima.
Alle ore 23.00, ripristinata la quasi totalità dei servizi igiene ma essendo ancora in corso le attività per il completamento dei lavori, i passeggeri sono stati imbarcati.
Durante le operazioni di approntamento del motore per la partenza, si è subito registrato un allarme di basso isolamento del motore elettrico della pompa di lubrificazione del riduttore e si è constatato che il motore elettrico era in avaria.
Si evidenzia che detto dispositivo risulta vitale per il funzionamento in sicurezza dell'apparato di propulsione, in quanto, in caso di avaria della pompa principale, lo stesso garantisce comunque la lubrificazione del motore. È stato prelevato dal magazzino di bordo un motore che è stato montato solo dopo lavori, effettuati in officina, per la modifica della configurazione di accoppiamento. È stato possibile ultimare il lavoro solamente verso le ore 14.00 di sabato 5 luglio. Il motore è stato rimontato e provato con la supervisione del personale tecnico del locale Ufficio RINA che, esperite le prove di funzionamento, alle ore 15,30 circa, ha provveduto al rilascio della certificazione attestante il ripristino delle condizioni di classe, permettendo quindi la partenza della nave alle ore 16.30.
Quanto sopra esposto è stato puntualmente confermato dalla Sezione sicurezza della navigazione della Capitaneria di porto di Cagliari, con nota prot. 10.02.49/348/37348/SN del 7 luglio 2008.
Per quanto concerne il rapporto con i passeggeri la Società ha dichiarato che durante il protrarsi dei lavori, su iniziativa della Società, è stata richiesta all'Autorità

portuale, la riapertura della Stazione marittima dove i passeggeri hanno trovato ricovero sino alle ore 23.00. Nella stazione erano operativi i servizi di ristoro ed igiene.
Imbarcati poi sulla nave, dopo le ore 23.00, i passeggeri sono stati informati prima che la prevista partenza era alle ore 24.00 e poi verificatosi l'avaria al motore elettrico, delle problematiche che non permettevano l'immediata partenza.
A decorrere dal mattino di sabato 5 luglio sono state offerte gratuitamente colazioni, pasti e bevande.
Verso le ore 4.00 di sabato 5 luglio sono state sbarcate le auto di quei passeggeri che hanno deciso di non intraprendere il viaggio.
Verso le ore 7.30 i passeggeri sono stati informati che la Società avrebbe messo a disposizione un pullman per il trasferimento ad Olbia di coloro che avessero accettato l'opzione del viaggio Olbia/Civitavecchia/Palermo. Una sola famiglia, con auto al seguito, ha accettato l'alternativa proposta.
Infine alle ore 10.00 di sabato i passeggeri venivano informati della prevista partenza alle ore 16.00.
Per quanto concerne le cause che hanno dato origine a tali disservizi la Società evidenzia che è cattiva abitudine di alcuni passeggeri, in particolare sulle linee di partenza e/o arrivo a Cagliari, gettare nel w.c. bicchieri di carta, indumenti, asciugamani e, in genere, corpi estranei che otturano le tubazioni.
Poiché il sistema funziona in aspirazione ovvero sotto vuoto, le pompe non riescono a creare il vuoto e l'impianto va in avaria. (Si ricorda che sulla stessa tratta, nel mese di agosto del 2007, una nave tipo strada "Flaminia" ha avuto gli stessi problemi e sono state rinvenute nelle linee asciugamani, lenzuola ed indumenti tanto che la Società procedette con una denuncia contro ignoti per sabotaggio).
In relazione a quanto affermato nell'interrogazione circa il presunto stato di liquidazione della società Tirrenia e la sua cessione gratuita di detta società alla Regione Siciliana, si chiarisce che la Tirrenia è operante, in convenzione con lo Stato sino al 31 dicembre del corrente anno e che non risulta alcuna procedura di liquidazione in atto.
Inoltre il decreto-legge 112 del 2008 ha previsto il passaggio gratuito alla Regione Siciliana solo della Siremar (Sicilia regionale marittima) e non anche della capogruppo Tirrenia.
Per quanto riguarda la lamentata mancanza di un raccordo permanente ed efficace tra il Governo e la Regione Siciliana e la richiesta di riconsiderare il meccanismo di passaggio alle Regioni dei collegamenti marittimi locali, previsto nel decreto-legge 112 del 2008, si fa presente che in tal senso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti sta già operando avendo dato proprio recentemente avvio ad appositi contatti con le Regioni interessate.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

MIGLIORI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'ammodernamento complessivo della strada statale n. 67 in provincia di Firenze risulta indispensabile sia per la sicurezza del notevole traffico veicolare che per garantire vivibilità ai diversi centri abitati lungo tale via di comunicazione;
soprattutto per quanto concerne il tratto San Francesco-Dicomano si è da tempo in attesa della progettazione definitiva che l'Anas ha incaricato di svolgere alla Provincia di Firenze previa specifica stipula di accordo -:
quali siano i motivi dei ritardi che la Provincia di Firenze sta accumulando in merito, a quanto corrisponda la cifra che Anas ha devoluto in merito alla Provincia di Firenze, quali iniziative urgenti si intendano assumere in merito onde concretizzare celermente una indispensabile modernizzazione della rete viaria Toscana.
(4-00317)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione indicata in oggetto, si forniscono i seguenti elementi di risposta forniti da ANAS SpA.
La Provincia di Firenze, in forza della Convenzione stipulata in data 4 marzo 1998 tra la medesima, la regione Toscana e l'ANAS, sta predisponendo il progetto preliminare del tratto della nuova strada statale no 67 «Tosco-Romagnola» da San Francesco, in prossimità di Pontassieve, a Dicomano con la supervisione tecnica di ANAS.
Si segnala, innanzitutto, che l'intervento, seppure inserito nel primo programma delle infrastrutture prioritarie previsto dalla legge obiettivo, non è stato incluso nel programma ANAS 2007/2011 definito d'accordo con le Regioni.
In base alla Convenzione sono a carico di Provincia e Regione le spese di progettazione mentre le spese per indagini geologiche, geognostiche e idrogeologiche sono a carico di ANAS che, in data 14 febbraio 2005, ha corrisposto a tale titolo alla Provincia di Firenze la somma di euro 402.114,40.
Allo stato attuale, sono in corso le attività e gli incontri con gli enti locali per definire e concordare la localizzazione e le soluzioni progettuali di dettaglio della nuova infrastruttura. Si evidenzia che gli enti locali non sono tuttora pervenuti ad un accordo sulle diverse soluzioni progettuali.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

MIGLIORI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
con la finanziaria 2007, legge 27 dicembre 2006, è stato introdotto il concetto di "stabilizzazione" previsto al comma 519, dell'articolo 1, che così recita: "Per l'anno 2007 una quota pari al 20 per cento del fondo di cui al comma 513 è destinata alla stabilizzazione a domanda del personale non dirigenziale in servizio a tempo determinato da almeno tre anni, anche non continuativi, o che consegua tale requisito in virtù di contratti stipulati anteriormente alla data del 29 settembre 2006 o che sia stato in servizio per almeno tre anni, anche non continuativi, nel quinquennio anteriore alla data di entrata in vigore della presente legge, che ne faccia istanza, purché sia stato assunto mediante procedure selettive di natura concorsuale o previste da norme di legge. Alle iniziative di stabilizzazione del personale assunto a tempo determinato mediante procedure diverse si provvede previo espletamento di prove selettive. Le amministrazioni continuano ad avvalersi del personale di cui al presente comma, e prioritariamente del personale di cui all'articolo 23, comma 1, del decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215 e successive modificazioni, in servizio al 31 dicembre 2006, nelle more della conclusione delle procedure di stabilizzazione, le assunzioni di cui al presente comma sono autorizzate secondo le modalità di cui all'articolo 39, comma 3-ter, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni";
il personale, di cui all'articolo 23, comma 1, del decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, di cui prioritariamente bisogna avvalersi per l'iniziativa di stabilizzazione, è costituito dagli Ufficiali in ferma Prefissata;
in data 4 gennaio 2007, l'Ufficio Legislativo del Ministero della Difesa, mettendo in indirizzo lo Stato Maggiore dell'Esercito, Marina, Aeronautica ed il Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri, ha diramato una lettera con la quale richiamava l'attenzione sulle disposizioni di più diretto interesse della Difesa prodotte dall'articolo unico della suddetta legge, precisando ed evidenziando l'applicabilità del comma 519;
alla data odierna solo l'Arma dei Carabinieri ha applicato questa legge, mentre le altre Forze Armate, tra cui l'Esercito, si sono rifiutate nell'applicazione, senza dare, a quanto consta all'interrogante, valido motivo;
oltretutto la copertura finanziaria è assicurata mediante una riserva del 20

per cento dello specifico "fondo" costituito dalla legge n. 311/04, finanziaria 2005, per le assunzioni in deroga al blocco del turn-over nel triennio 2005-2007 -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda promuovere per far sì di applicare la normativa citata al personale di tutte le Forze Armate, così come già peraltro applicata per il personale dell'Arma dei Carabinieri.
(4-00575)

Risposta. - La delicata e complessa questione dell'esclusione degli Ufficiali in ferma prefissata (UFP) delle Forze Armate dalle previsioni in materia di stabilizzazione del personale precario, di cui all'articolo 1, comma 519 della legge 27 dicembre 2006 n. 296, (legge finanziaria per il 2007), è stata oggetto di un intenso e lungo dibattito parlamentare, nonché di un ampio contenzioso giurisdizionale, sviluppatosi in relazione agli ambiti applicativi di tali norme.
Le disposizioni speciali in materia di «stabilizzazione» dettate dalla predetta «legge finanziaria per il 2007», derogando al principio del concorso pubblico come modalità di accesso all'impiego nelle pubbliche amministrazioni, hanno segnato significativamente la normativa sul reclutamento ordinario del personale nelle amministrazioni pubbliche, determinando, come è noto, una forte aspettativa in capo agli interessati.
La
ratio di tali previsioni normative è, sostanzialmente, quella di porre rimedio alle situazioni irregolari determinatesi come effetto dell'utilizzo del lavoro flessibile per esigenze permanenti legate al fabbisogno ordinario, in quanto si tratta di situazioni ritenute poco compatibili con i principi che sono alla base dell'organizzazione e del funzionamento della Pubblica Amministrazione.
È noto, infatti, che tali disposizioni sono rivolte al «precariato storico», che si è prodotto in ambito pubblico a seguito dei numerosi provvedimenti di proroga dei rapporti di lavoro a tempo determinato che le pubbliche amministrazioni, ad eccezione della Difesa, hanno adottato, a causa dei reiterati blocchi delle assunzioni.
È peraltro anche noto che, a differenza della Difesa, tali amministrazioni, impossibilitate per un lungo periodo ad assumere personale a tempo indeterminato in numero sufficiente ad assolvere i loro compiti istituzionali, in ragione del predetto blocco (legge n. 311 del 2004 - legge finanziaria per il 2005), hanno dovuto ricorrere al «precariato», per soddisfare le esigenze di personale non altrimenti assumibile in servizio.
Questo non è il caso delle Forze Armate che, esentate da tale norma di blocco, hanno continuato ad assumere con regolarità il proprio personale con rapporto di impiego a tempo sia indeterminato sia determinato.
Con riguardo a quest'ultima tipologia di rapporto di impiego, si rileva che il personale delle Forze Armate reclutato con ferma di durata prefissata, tra cui gli UFP, non può essere considerato «precario», poiché le ferme a termine di breve periodo contratte dal personale militare volontario attengono ad un regime normalizzato per legge, nel quale la temporaneità è strutturale e riconosciuta normativamente, in quanto funzionale alle peculiari esigenze istituzionali della Difesa.
La normativa sulla trasformazione delle Forze Armate conseguente alla sospensione del servizio obbligatorio di leva (legge 14 novembre 2000, n. 331 e discendente decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215 e legge 23 agosto 2004, n. 226) ha previsto, infatti, un organico complessivo di 190.000 unità, basato su un nucleo di personale in servizio permanente (ufficiali, sottufficiali, sergenti e truppa) integrato da una componente in servizio a tempo determinato, composta da ufficiali e volontari di truppa in ferma prefissata.
La previsione di tale composizione mista (personale in servizio permanente e personale con rapporto di impiego a tempo determinato), rappresenta una scelta strutturale di fondo, dettata dall'esigenza di disporre, per periodi predeterminati e limitati di tempo, di personale giovane, idoneo ad espletare incarichi ad elevata connotazione operativa, che richiedono un adeguato profilo psico-fisico-attitudinale correlato ai

compiti istituzionali, con particolare riferimento alle missioni operative.
Con riguardo agli ufficiali in ferma prefissata (UFP), le Forze Armate possono provvedere al reclutamento di tale categoria di personale, ai sensi dell'articolo 21 del decreto legislativo n. 215 del 2001, ove sussistano e siano previamente apprezzate specifiche e mirate esigenze connesse alla contingente carenza di professionalità nei rispettivi ruoli ovvero alla necessità di fronteggiare particolari esigenze operative.
Il carattere temporaneo costituisce, quindi, il connotato essenziale del rapporto di impiego degli UFP così come di quello dei volontari di truppa in ferma prefissata.
L'inapplicabilità delle disposizioni sulla stabilizzazione agli UFP dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica, pur in presenza del richiamo operato dal citato comma 519 all'articolo 23 comma 1 del decreto legislativo n. 215 del 2001, viene confermata, sotto il profilo normativo, dalla circostanza che lo stesso comma 519 prevede che le stabilizzazioni siano finanziate con una percentuale delle risorse del fondo per le assunzioni in deroga, fondo dal cui utilizzo le Forze Armate sono escluse, non vigendo per esse il blocco delle assunzioni disposto dalla «legge finanziaria per il 2005» (articolo 1 comma 95 della legge n. 311 del 2004).
Diversamente, il citato comma 519 è applicabile agli UFP dell'Arma dei Carabinieri, in quanto quest'ultima partecipa alla ripartizione del suddetto fondo.
Dette conclusioni sono conformi all'ormai consolidato indirizzo giurisprudenziale in materia, ancora di recente ribadito -
ex plurimis - dal Consiglio di Stato, Sezione Quarta, con le decisioni n. 2194 e n. 2195, entrambe del 12 maggio 2008.
L'Alto Consesso, in tali occasioni, ha precisato - tra l'altro - che le Forze Armate «.... non possono accedere alle quote di fondo di cui al comma 96 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2004, n. 311 (legge finanziaria per il 2005) perché non direttamente contemplate dagli stanziamenti per la stabilizzazione previsti dalla legge finanziaria per il 2007 e ciò perché la legge finanziaria per il 2005 (comma 95), nel porre il divieto di procedere ad assunzioni di personale a tempo indeterminato, ha fatto salve le assunzioni connesse con la professionalizzazione delle Forze Armate di cui alla legge 14 novembre 2000, n. 331, al decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, ed alla legge 23 agosto 2004, n. 226».
Tale interpretazione trova altresì conferma nei principi enunciati dalla circolare n. 5 del 2008 del 18 aprile 2008 adottata dalla Funzione Pubblica, allo scopo di fornire sostanzialmente linee di indirizzo univoche per favorire un'applicazione uniforme delle disposizioni speciali in materia di stabilizzazione, che si ritiene opportuno richiamare in proposito.
Con tale circolare viene precisato, infatti, che le disposizioni in materia di stabilizzazione non sono applicabili ai rapporti di lavoro in regime di diritto pubblico, di cui all'articolo 3 del decreto legislativo n. 165 del 2001, salvo diversa esplicita previsione del legislatore, in quanto essi trovano la loro disciplina in disposizioni speciali, quali quelle previste per il reclutamento delle Forze Armate, inserite il più delle volte in un sistema complesso di reclutamento ordinario strutturato per rispondere ad esigenze organizzative, di tipo gestionale e funzionale, nonché a percorsi razionali di sviluppo di carriera.
Infatti, proprio uno degli aspetti che sono stati oggetto di ampio approfondimento e che rivestono notevole rilevanza per le molteplici implicazioni, è quello relativo alle conseguenze che deriverebbero dall'eventuale immissione degli UFP nel servizio permanente.
Un'eventuale immissione
sic et simpliciter nel servizio permanente di tale fattispecie di personale avrebbe sicure ripercussioni sulle dinamiche dei reclutamenti ordinari, in quanto inciderebbe sia sulla alimentazione dei ruoli normali e dei ruoli speciali, sia sulle progressioni di carriera degli Ufficiali dei predetti ruoli.
A tal riguardo, infatti, la normativa vigente in materia di reclutamento del personale militare rappresenta un insieme complesso ed organico di previsioni strettamente interconnesse che danno vita ad un sistema perfettamente calibrato di bacini

comunicanti e autocompensanti, in cui ad un incremento del personale di una categoria deve corrispondere necessariamente un decremento di un'altra categoria.
D'altro canto, le dinamiche dei reclutamenti del personale militare sono state concepite coerentemente con le disposizioni della citata normativa di settore sulla trasformazione dello strumento militare conseguente alla sospensione del servizio obbligatorio di leva.
Infine, un ulteriore principio posto in risalto dalla richiamata circolare, che si ritiene importante porre in evidenza, è quello secondo il quale le norme sulla stabilizzazione dettano un percorso per un reclutamento speciale che le amministrazioni possono porre in essere, come per tutti i reclutamenti, solo in ragione del loro effettivo fabbisogno e compatibilmente con le risorse finanziarie a disposizione.

Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.

MISIANI, SANGA, STUCCHI e GREGORIO FONTANA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
nel quartiere di Zingonia, in comune di Verdellino (Bergamo), è sita la caserma dei Carabinieri, in posizione mediana rispetto ai comuni di Boltiere, Ciserano e lo stesso Verdellino;
nei 3 comuni la presenza di cittadini extracomunitari, iscritti all'anagrafe, risulta essere del 15 per cento in rapporto alla popolazione ivi residente, mentre nel quartiere di Zingonia ammonta ad oltre il 50 per cento dei 5.000 residenti della zona;
in tempi recenti, a causa dell'aumentato degrado urbano e sociale della zona, dovuto a questioni di diffusa illegalità, per lo più legate al problema della prostituzione e della droga, le cui degenerazioni sfociano spesse volte in risse e scontri fra bande rivali di cittadini extracomunitari o comunitari dell'est Europa, sono aumentati anche gli sforzi delle forze dell'ordine per fornire una adeguata sicurezza dei propri cittadini e del territorio;
questi aumentati fatti criminosi portano all'esigenza di un ampliamento dell'attuale caserma di Verdellino, mediante la realizzazione di una tenenza dei Carabinieri in luogo dell'attuale stazione; l'edificio, che attualmente ospita la caserma, e la zona circostante lo stesso, sono di proprietà del comune di Verdellino il quale si è reso disponibile ad assumersi gli oneri finanziari, insieme ai comuni di Boltiere e Ciserano, con i quali ha stipulato un protocollo d'intesa, per i necessari interventi ampliativi -:
se, a fronte di questo preoccupante aumento di fenomeni di criminalità nella zona, non ravvisi la necessità di dare il proprio contributo, di uomini e risorse finanziarie, per poter mettere i comuni sopra citati nelle condizioni di ampliare la caserma di Verdellino, istituendo una tenenza dei Carabinieri, al fine di fornire quel necessario e quanto mai opportuno sostegno all'azione di controllo dell'ordine pubblico svolto anche dalle amministrazioni comunali interessate.
(4-00157)

Risposta. - In via preliminare, pare opportuno porre in risalto come l'Arma dei Carabinieri abbia sempre posto notevole e costante attenzione nel perseguimento di un dispositivo territoriale efficiente ed adeguato per l'assolvimento dei propri compiti istituzionali, tra cui quello della tutela della sicurezza dei cittadini e del territorio.
Nel merito, il Comando generale dell'Arma ha definito un programma di elevazione delle stazioni a tenenze che ha consentito, per il momento, di istituire 44 nuove tenenze e d'individuare, sulla base di rilevanti presupposti socio-operativi, un elenco di altri possibili presidi, ampliabile solo in presenza di particolari esigenze.
In tale quadro, la richiamata stazione di Zingonia (Bergamo), nell'ambito di una recente manovra di razionalizzazione del dispositivo territoriale, non è stata considerata per eventuali potenziamenti organici, ma è stata oggetto esclusivamente di una perequazione tra i vari ruoli, modificando il rapporto numerico degli ispettori, dei sovrintendenti e degli appuntati.

La Provincia di Bergamo, invece, ha beneficiato, nell'ultimo triennio, di un potenziamento organico di 14 unità, due delle quali destinate a potenziare l'aliquota operativa della Compagnia di Treviglio (competente sul territorio della citata stazione) e, nel contesto della richiamata recente manovra di razionalizazione, di un ulteriore incremento di 7 unità.
In conclusione, anche in considerazione dell'esigua disponibilità di riserve organiche, che impone una gestione delle risorse improntata a criteri di estrema selettività in ambito nazionale, il Comando generale dell'Arma non ha rilevato, per il momento, i presupposti per procedere, così come auspicato, all'inserimento del presidio in parola tra quelli da elevare a tenenza.

Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.

ANGELA NAPOLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
in data 11 dicembre 2007 il Consiglio dei ministri ha dichiarato lo stato di emergenza socio-economico-sanitaria nel territorio della regione Calabria;
lo scorso mese di aprile 2008, dall'indagine conoscitiva fatta da una Commissione ministeriale è emerso un quadro allarmante della sanità calabrese;
la Corte dei conti ha "bocciato la sanità calabrese", richiamando "ritardi nell'adozione degli atti di indirizzo regionale" ed il continuo cambio dei manager delle aziende, con le "procedure di nomina e di rimozione non sempre legate alla valutazione dei risultati conseguiti, ma piuttosto a dinamiche politico-istituzionali";
dallo scorso mese di marzo 2008 è in atto il commissariamento dell'Azienda sanitaria provinciale n. 5 di Reggio Calabria, sciolta per accertate forme di condizionamento da parte della criminalità organizzata ed uno dei tre commissari, nominati dal ministero dell'interno, non si è mai insediato;
il rapporto della citata Commissione ministeriale parla di metodologia dell'insufficienza elevata a sistema, dove uno degli attori è il governo regionale calabrese;
nonostante queste premesse il Consiglio regionale della Calabria, lo scorso 29 maggio 2008, ha votato, nella legge finanziaria regionale per il 2008 (legge regionale n. 5 del 2008), l'articolo 31, il cui comma 1 prevede il commissariamento unilaterale dell'azienda ospedaliera universitaria "Mater Domini" di Catanzaro e conferisce al nominando commissario il compito di procedere alla riorganizzazione dell'azienda medesima;
secondo il citato articolo 31 della finanziaria regionale calabrese si sostiene che l'urgente necessità del commissariamento è basata sull'ipotesi dell'integrazione azienda ospedaliera Pugliese - Ciaccio/azienda ospedaliero - universitaria "Mater Domini" prevista nella proposta di piano sanitario regionale, non ancora approvata dal Consiglio della Calabria;
il contenuto del citato comma 1 dell'articolo 31 lede l'autonomia dell'Università degli studi "Magna Graecia" di Catanzaro e viola quanto previsto dall'articolo 5, commi 6 e 7 del vigente protocollo d'intesa Regione-Università;
la stessa Corte costituzionale, con sentenza n. 233 del 2006, si è espressa chiaramente riconfermando l'obbligo d'intesa fra regione Calabria ed Università "Magna Graecia" prevista per la nomina o revoca del direttore generale -:
se non ritenga necessario ed urgente impugnare l'articolo 31 della legge finanziaria regionale della Calabria, al fine sia di garantire la prescritta autonomia dell'Università "Magna Graecia" di Catanzaro, sia di impedire che il Consiglio e la Giunta regionali calabresi si continuino ad appropriare di commissariamenti, quasi sempre unilaterali, che vengono spesso gestiti solo per scopi e nomine politiche.
(4-00509)

Risposta. - In riferimento all'atto parlamentare di sindacato ispettivo indicato in oggetto si rappresenta quanto segue.
La Regione Calabria, con legge n. 15 del 2008, recante «Provvedimento generale di tipo ordinamentale e finanziario (collegato alla manovra di finanza regionale per l'anno 2008 ai sensi dell'articolo 3, comma 4, della legge regionale 4 febbraio 2002, n. 8)», ha previsto all'articolo 51 il commissariamento dell'Azienda ospedaliera universitaria Mater Domini, conferendo al nominando commissario il compito di procedere alla riorganizzazione, dell'Azienda medesima, nel rispetto delle disposizioni del decreto legislativo n. 517 del 1999.
Al riguardo, si fa presente, che in nessuna parte del Protocollo tra Regione ed Università (delibera Giunta Regionale n. 799 del 2004) prevista l'intesa tra Giunta e Rettore per la nomina di un Commissario e che la norma in esame non fa che autorizzare il commissariamento per la riorganizzazione dell'Azienda, nel pieno rispetto del decreto legislativo 21 dicembre 1999, n. 517.
Pertanto, non solo tale intesa non è prevista come necessaria dal decreto legislativo n. 517 del 1999 ma il commissariamento costituisce il mezzo idoneo per il superamento di situazioni di stallo, dovute proprio al mancato perfezionarsi di un'intesa.
Si osserva, infine, che nell'ordinamento regionale, il potere di commissariare le Aziende ospedaliere e sanitarie, nessuna esclusa (quindi anche quelle miste), è attribuito alla Giunta Regionale dall'articolo 20, comma 3, della legge regionale n. 29 del 2002, come modificato dall'articolo 7 della legge regionale n. 39 del 2002, non oggetto di alcuna contestazione governativa.
In considerazione di ciò il Governo, nella riunione del Consiglio dei Ministri n. 12 del 25 luglio 2008, ha deliberato di non impugnare la legge regionale n. 15 del 2008.

Il Ministro per i rapporti con le regioni: Raffaele Fitto.

PALADINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
a tutti i militari volontari in ferma breve i quali abbiano portato a compimento i tre anni di servizio senza note di demerito viene da sempre garantito l'incorporamento nelle forze di Polizia ad ordinamento civile e militare nonché nel corpo nazionale dei vigili del fuoco;
a causa della carenza di organico sempre crescente nel corpo nazionale dei vigili del fuoco, di recente il Ministero dell'interno ha richiesto al Ministero della Difesa l'inserimento non solo delle unità vincitrici di concorso ma anche di quelle unità che risultano fuori da qualsiasi graduatoria concorsuale;
in tal modo è stata data attuazione a quanto disposto dalle leggi vigenti in materia che prevedono chiaramente come il 40 per cento delle assunzioni debbano essere riservate al personale proveniente dalla carriera militare volontaria;
tutto il contingente VFB dei vigili del fuoco è stato peraltro sottoposto, fra gennaio e ottobre del 2007, alle visite mediche specialistiche previste dall'articolo 10, comma 3 del decreto del Presidente della Repubblica n. 332 del 1997, atte a confermare il mantenimento dei prescritti requisiti psico-fisici;
la legge finanziaria per il 2007 aveva previsto l'assunzione, per le dotazioni organiche dei vigili del fuoco, di 600 unità cui, nel luglio 2007, sono stati aggiunti i primi 52 classificati VFB del 5° Concorso - 3° bando;
restano esclusi 36 VFB del 5° corso - 3° bando e ulteriori 36 VFB del 6° corso - 3° bando, nonostante si tratti di persone che hanno comunque prestato servizio per 3 anni lontano dalle rispettive famiglie, assumendo ruoli e funzioni delicate e spesso pericolose e che sono state ritenute idonee al servizio;
c'è da aggiungere che a fine luglio 2007 il Ministro dell'interno ha firmato il decreto di stabilizzazione del precariato

(vigili discontinui) che stabilisce come requisito minimo l'aver prestato almeno 120 giorni di servizio;
per i VFB però tale condizione non è realizzabile dal momento che, pur essendo gran parte delle unità del 5° e 6° concorso iscritte nei quadri vigili discontinui, nel periodo della ferma breve non è loro consentito prestare servizio da vigile discontinuo -:
quale siano gli intendimenti del Governo circa i fatti descritti in premessa e quali provvedimenti il Governo intenda adottare allo scopo di porre fine ad una situazione di palese ed ingiustificata disparità di trattamento, consentendo così ai militari volontari che abbiano terminato il periodo di ferma senza alcun demerito e che siano stati dichiarati idonei dalla commissione sanitaria competente, di entrare a far parte integrante del corpo nazionale vigili del fuoco.
(4-00490)

Risposta. - L'articolo 3, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica 2 settembre 1997 n. 332 prevedeva, in attuazione della legge n. 537 del 1993, che l'accesso alle carriere iniziali delle Forze di Polizia, ad ordinamento militare e civile e delle Amministrazioni (compresa quella dei Vigili del fuoco) fosse riservato ai volontari in ferma breve che ne facessero richiesta e che avessero prestato servizio senza demerito per almeno tre anni nelle Forze Armate, nel limite delle vacanze di organico e in relazione a percentuali che variavano per ogni Amministrazione interessata (per il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco era pari al 35 per cento delle vacanze).
In applicazione della citata normativa, si è provveduto a comunicare al Ministero della difesa la programmazione per gli anni 2005-2009, inerente i posti disponibili per Vigile del fuoco e, successivamente, sono stati banditi da quel Dicastero i relativi concorsi.
In particolare, si è proceduto all'assunzione, in data 16 luglio 2007, di 52 volontari in ferma breve, vincitori del concorso relativo al V bando indetto dal Ministero della difesa (programmazione 2007), che hanno optato per l'immissione nel Corpo nazionale dei vigili del Fuoco.
Per definire la copertura di tutti i posti disponibili, a suo tempo comunicati al Ministero della difesa, si sta procedendo all'assunzione, per l'anno 2008, dei 60 volontari in forma breve del concorso relativo al VI bando e nel 2009 saranno, infine, assunti altri 7 vincitori arruolati con il VII bando.
A partire dal prossimo anno non si utilizzerà più tale tipo di procedura per l'assunzione nel Corpo nazionale dei Vigili del fuoco di volontari in forma breve, atteso che l'articolo 5, comma 2, del decreto legislativo 217 del 2005, recante il nuovo ordinamento del Corpo nazionale, ha stabilito l'obbligo per l'Amministrazione di riservare il 45 per cento dei posti disponibili ai volontari delle Forze Armate, esclusivamente nell'ambito dei concorsi pubblici banditi dalla stessa Amministrazione.
Pertanto, in base a tale normativa non risulta possibile assumere idonei di altre procedure concorsuali, seppur antecedenti alla data di entrata in vigore della normativa medesima.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Nitto Francesco Palma.

ANTONIO PEPE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il giorno 24 luglio 2007 il Gargano ed in particolare la zona compresa tra Peschici e Vieste è stata oggetto di un incendio che ha avuto effetti devastanti sull'intero territorio del promontorio dauno;
le zone interessate della calamità sono tra le più belle e ricche dell'intera Regione da un punto di vista ambientale e paesaggistico e sono costituite da secolari foreste che declinano verso il mare fino a diventare vegetazione tipicamente mediterranea intervallata da spiagge e rocce;
l'attività economica prevalente della zona garganica è il turismo, un settore che

vede impiegati migliaia di addetti e si articola in infrastrutture di grande pregio quali numerosi alberghi, camping, residence e strutture ricettive prevalentemente localizzate nei dintorni di Peschici e di Vieste;
l'intera zona interessata dall'incendio è parte del Parco Nazionale del Gargano, una istituzione molto apprezzata dai cittadini residenti e dai turisti per la sua azione in difesa del territorio e della salvaguardia della fauna e della flora locale;
encomiabile è stata la popolazione locale che con generosità materiale e d'animo ha fronteggiato la emergenza, mitigandone gli effetti dannosi, attingendo alle risorse proprie, dando sostegno agli oltre 4.000 tra sfollati, turisti in fuga ed a quanti in questa grave situazione avevano perso beni ed averi;
altrettanto importante è stato il lavoro dei pompieri, delle guardie forestali e dei volontari nell'immane sforzo di contenere l'avanzata del fuoco, e nei giorni successivi ai fatti, dei magistrati del Tribunale di Lucera che hanno in pochi giorni iniziato le indagini per scoprire cause ed esecutori materiali di un gesto che non trova qualificazioni -:
se non ritenga di poter avviare la procedura per la concessione del riconoscimento delle alte onoreficienze al valore o al merito civile per il comune di Peschici, esempio di civico senso di solidarietà.
(4-00339)

Risposta. - In ordine alla richiesta formulata dall'interrogante, si fa presente che il competente Dipartimento per gli Affari interni e territoriali di questo Ministero, il 21 gennaio scorso, a seguito della richiesta del Sindaco di Peschici, ha avviato l'istruttoria per l'eventuale conferimento di una onorificenza al merito civile, per il contributo offerto dalla popolazione alle operazioni di soccorso durante il vasto incendio verificatosi il 24 luglio del 2007.
Non appena la suddetta istruttoria si sarà conclusa, la proposta sarà sottoposta all'esame della competente Commissione al valore e al merito civile.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michelino Davico.

PES, CALVISI, FADDA, MARROCU, MELIS e SCHIRRU. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in data 11 aprile 2008, il Ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni e il Presidente della Regione Autonoma della Sardegna Renato Soru hanno sottoscritto l'Accordo per lo sviluppo di un'infrastruttura di rete a larga banda sul territorio della regione Sardegna;
l'accordo, finanziato dal Ministero per 22 milioni di euro e dalla Regione per 14 milione (derivanti da assegnazioni statali di cui alle Delibere CIPE 20/2004 e 3/2006) prevedeva l'attuazione di due interventi, il cui completamento avrebbe consentito il definitivo superamento del cosiddetto digital divide in tutto il territorio regionale;
il primo intervento, attuato con i fondi regionali, è stato già avviato, nelle more della stipulazione dell'Accordo, mediante l'indizione di una gara d'appalto per la realizzazione di un'infrastruttura in fibra ottica che collega tutti i comuni della Sardegna con popolazione superiore ai 1.500 abitanti attualmente sprovvisti (circa 70), tutte le aree produttive sovracomunali e tutti i presidi ospedalieri;
la gara si è conclusa nel mese di aprile 2008 e il contratto d'appalto è stato firmato il 21 maggio 2008, i tempi di realizzazione previsti sono di 18 mesi a partire dalla firma del contratto;
il secondo intervento, da attuarsi con i fondi ministeriali per mezzo della società pubblica di scopo Infratel Italia S.p.A., prevede l'estensione dell'infrastruttura in

fibra ottica anche ai comuni sotto i 1.500 abitanti;
l'articolo 6, comma 1, lettera a) dell'Accordo di programma, specifica che i fondi ministeriali (22 milioni) saranno attinti da quelli assegnati da Leggi Finanziarie e delibere Cipe per la realizzazione del programma banda larga, per il tramite della società Infratel;
a tale proposito, l'articolo 2, comma 299, della legge n. 244/2007 (finanziaria 2008) ha disposto che "al fine di sostenere nuovi processi di realizzazione delle infrastrutture per la larga banda sul territorio nazionale, le risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate (...) destinate al finanziamento degli interventi attuativi del Programma per lo sviluppo della larga banda nel Mezzogiorno da parte del Ministero delle comunicazioni per il tramite della Società infrastrutture e telecomunicazioni per l'Italia S.p.A. (Infratel Italia), (...) sono incrementate di 50 milioni di euro per l'anno 2008";
l'articolo 5 del decreto-legge n. 93 del 2008 ("Disposizioni urgenti per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie"), al comma 1, ha individuato, mediante rinvio ad un elenco allegato, le riduzioni alle autorizzazioni di spesa per il 2008 necessarie per la copertura finanziaria del decreto medesimo. Tra queste, l'elenco menziona esplicitamente l'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 2, comma 299, della legge 244/2007 sopra citato, disponendo una riduzione di 50 milioni di euro;
tale riduzione impedisce, almeno per il 2008, l'attuazione dell'Accordo di programma in oggetto, che verrà a trovarsi privo di copertura per quanto concerne l'intervento finanziato con i fondi ministeriali;
il taglio dei fondi a disposizione porterà quindi un grave danno per i Comuni dell'isola più svantaggiati e meno densamente abitati, che non potranno godere della presenza di un'infrastruttura così importante per lo sviluppo dei propri territori -:
come e quando il Ministro interrogato intenda garantire i fondi ministeriali di cui al comma 299 della legge n. 244/2007.
(4-00363)

Risposta. - L'Accordo di programma dell'11 aprile 2008, stipulato tra l'ex Ministro delle comunicazioni e la Regione Sardegna, per il potenziamento delle dotazioni infrastrutturali per la banda larga, mira all'abbattimento del digital divide, al potenziamento dei servizi resi dalla pubblica amministrazione ai cittadini sardi, nonché all'offerta di nuovi strumenti di sviluppo alle imprese sul territorio.
Il citato Accordo di programma prevede, inoltre, all'articolo 6, comma 1 lettera A, che gli interventi siano finanziati dal Ministero delle comunicazioni «a valere sui fondi ad esso assegnati dal CIPE e da leggi finanziarie dello Stato, ferme restando le effettive disponibilità economiche previste dagli stessi nello stato di bilancio del Ministero».
A tale proposito, si precisa che le risorse destinate al finanziamento del programma banda larga prendono origine sia da stanziamenti annuali del CIPE, ai sensi dell'articolo 61, legge 289 del 2002, che prevede l'istituzione del cosiddetto fondo FAS (Fondo Aree Sottosviluppate), sia da stanziamenti legati alle leggi finanziarie.
In particolare, per quanto attiene, ai fondi derivanti da delibere CIPE, con le delibere n. 35 del 2005, n. 1 del 2006 e n. 3 del 2006 sono stati stanziati complessivamente euro 175.000.000, che sebbene non siano ancora stati trasferiti sul competente capitolo di bilancio del Ministero (capitolo 7230) sono comunque destinati al finanziamento di interventi infrastrutturali per la banda larga.
Quindi, indipendentemente, dalla ulteriore dotazione di risorse provenienti dalla legge finanziaria n. 244 del 2007 e, prescindendo dal taglio di euro 50.000.000 sopravvenuto in seguito al decreto-legge 27 maggio 2008 n. 93, la copertura finanziaria relativa all'Accordo di programma sopra citato non è da considerarsi compromessa,

non solo per quanto riguarda l'accordo firmato con la Regione autonoma Sardegna ma anche in relazione gli accordi di programma firmati con altre Ragioni (Emilia Romagna, Liguria, Lazio, Umbria e Marche) che richiedono interventi del Ministero per un ammontare complessivo pari a euro 89.000.000.
Al riguardo, occorre, inoltre, evidenziare che nella seduta del 26 giugno scorso la Camera dei deputati ha approvato un ordine giorno (AC 1185 A) che impegna il Governo ad assicurare la piena attuazione degli accordi di programma già stipulati tra il Ministero delle comunicazioni e alcune regioni, con particolare riferimento a quello stipulato con la Regione Sardegna; nonché ad assicurare l'attuazione degli accordi eventualmente in corso di stipulazione con altre regioni del Mezzogiorno.
A fronte, dunque, della necessità di perseguire un contenimento della spesa pubblica, il Governo ha ben presente la rilevanza della tematica e intende perseguire risolutamente l'obiettivo dello sviluppo delle reti di comunicazione di nuova generazione.
Prova concreta di tale intendimento è l'articolo 2 del recente decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, che interviene in materia di installazioni di reti ed impianti di comunicazione elettronica in fibra ottica, prevedendo una procedura amministrativa semplificata attraverso dichiarazione di inizio attività (DIA), al fine, appunto, di conseguire l'obiettivo della diffusione della banda larga sull'intero territorio nazionale.

Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico: Paolo Romani.

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nella giornata di lunedì 18 febbraio 2008, a Savignano Irpino, le forze dell'ordine, in seguito alle proteste dei cittadini nei cui territori si cerca di insediare una discarica, si sono scontrati con la popolazione locale riunitasi per manifestare contro tale decisione;
in conseguenza degli scontri ci sono stati dodici feriti fra manifestanti, poliziotti, un cronista e due vigili del fuoco;
la protesta popolare degli abitanti di Savignano Irpino è stata causata dalla marcia indietro fatta dal Commissario De Gennaro sulla discarica di Ariano Irpino, in località Difesa Grande, originariamente individuata per lo stoccaggio dei rifiuti;
lo staff del commissario straordinario, aveva individuato erroneamente la discarica già esistente di Difesa Grande, soggetta a sequestro giudiziario dal 2003, dopo nove anni di attività;
tale discarica è risultata ricolma, inavvicinabile, inquinata a causa dello stoccaggio di rifiuti tossici, e si è quindi deciso di costruirne una nuova, a circa tre chilometri di distanza, nella località di Savignano Irpino, già sofferente a causa della situazione descritta;
il giorno successivo, il prefetto di Avellino, Ennio Blasco, ha confermato che la discarica di contrada Pustarza a Savignano Irpino si farà. Ma ha anche proposto, riferiscono membri del Comitato di tutela del territorio di Savignano Irpino, "un baratto". Il prefetto avrebbe, infatti, detto che "la provincia lascerebbe stare il sito di contrada Pustarza in cambio di quello in contrada Ischia". Una discarica per un'altra discarica. Anche se, avvertono dal Comitato, "l'ex commissario straordinario e prefetto, Alessandro Pansa, l'aveva dichiarata inidonea". Ma, il problema per il Comitato rimane: "La discarica è sempre nel comune di Savignano Irpino è lontana soltanto due chilometri dall'altra" -:
se siano a conoscenza dei fatti narrati;
se, ed eventualmente quali, provvedimenti intendano prendere per accertare

se il comportamento tenuto dalle forze dell'ordine sia stato proporzionato a quanto effettivamente richiesto dalla situazione in atto e per dare soluzione al gravissimo rischio ambientale a cui è sottoposta la popolazione di Savignano Irpino.
(4-00044)

Risposta. - Il Commissario delegato per il superamento dell'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella Regione Campania - nominato con decreto del Presidente del Consiglio onorevole Romano Prodi in data 11 gennaio 2008, nell'ambito dell'attuazione del piano per il superamento della situazione di grave emergenza - con ordinanza del 21 gennaio, disponeva la requisizione del sito di discarica in località «Difesa Grande» del comune di Ariano Irpino, per lo sversamento dei rifiuti fino ad esaurimento della volumetria e, comunque, non oltre il 30 aprile 2008.
Il 29 gennaio 2008 l'amministrazione comunale di Ariano Irpino organizzava, contro tale decisione, una manifestazione di protesta alla quale partecipavano anche i Sindaci dei comuni limitrofi, il vicario del vescovo di Ariano e circa settemila persone.
La manifestazione aveva luogo in maniera del tutto pacifica e senza conseguenze o turbative per l'ordine e la sicurezza pubblica. Successivamente, in data 14 febbraio, il Commissario delegato con una nuova ordinanza annullava la precedente, disponendo, nel contempo, la restituzione delle aree requisite. Tale provvedimento si rendeva necessario anche in considerazione del fatto che i tempi occorrenti per l'attivazione della predetta discarica non coincidevano con quelli dettati dalla grave situazione emergenziale esistente nella regione Campania.
Il Commissario delegato, quindi, in attuazione dell'articolo 1, comma 1, della legge n. 87 del 5 luglio 2007 - che prevede, tra l'altro, l'individuazione di un sito per la discarica nel comune di Savignano Irpino - con ordinanza n. 72, in data 8 febbraio 2008, disponeva l'occupazione d'urgenza delle aree site alla località «Pustarza» del sopraindicato comune, in quanto ritenute idonee alla realizzazione dell'impianto. Con successive ordinanze del mese di marzo, venivano approvati sia il progetto definitivo sia quello esecutivo.
Anche tale decisione del Commissario incontrava, tuttavia, la forte opposizione della popolazione residente, sostenuta dagli amministratori dei comuni dell'area interessata nonché dai comitati e dalle associazioni ambientaliste e antidiscarica, che organizzavano per il 16 febbraio 2008 una manifestazione contro la realizzazione della struttura.
Alla protesta partecipavano il sindaco di Savignano Irpino, i sindaci dei comuni limitrofi e di alcuni comuni ricadenti nella vicina provincia di Foggia e circa tremila persone intervenute con mezzi agricoli, autobus ed autovetture private. Nella stessa mattinata del 16 febbraio si registravano difficoltà nello svolgimento dei lavori di realizzazione dell'impianto in questione. In particolare, i tecnici dell'Arpa (Agenzia regionale protezione ambientale) Campania, incaricati di avviare le operazioni di carotaggio - propedeutiche all'esecuzione dell'opera - erano costretti a sospendere l'attività, a causa della vivace protesta e dell'atteggiamento minaccioso di taluni manifestanti.
A seguito di ciò, nel pomeriggio del giorno 16 si teneva presso la Prefettura di Avellino, su richiesta di alcuni Sindaci, una delicata riunione tecnico-operativa nel corso della quale il Prefetto confermava l'ineludibilità di procedere alle attività tecniche presso la località «Pustarza», invitava i presenti a desistere da comportamenti riottosi e manifestava, nel contempo, la propria disponibilità ad ascoltare, anche successivamente, le comunità locali per problemi collegati alla realizzazione dell'opera.
Ciò nonostante, nelle prime ore della mattinata del giorno 18 febbraio scorso, in prossimità del sito individuato per la realizzazione dell'impianto, si radunavano circa trecento manifestanti che ostruivano la strada di accesso all'area interessata con balle di fieno - date poi alle fiamme - allo scopo di impedire la marcia degli automezzi tecnici dell'Arpa Campania, incaricati di proseguire le verifiche tecniche interrotte il

precedente 16 febbraio. I manifestanti si rendevano, altresì, responsabili di un fitto lancio di pietre e oggetti nei confronti delle forze dell'ordine.
Al fine di contrastare la resistenza posta in essere dai dimostranti e consentire l'avvio delle operazioni tecniche, le forze dell'ordine, che presidiavano il sito, effettuavano cariche di alleggerimento con l'utilizzo di lacrimogeni. In tale circostanza, rimanevano contusi cinque appartenenti alle forze di polizia, cinque manifestanti ed un giornalista dell'emittente televisiva «Canale 58».
Grazie all'azione di contenimento delle forze dell'ordine, i tecnici dell'Arpa potevano raggiungere il sito dando inizio ai lavori programmati.
Ulteriori disordini si verificavano, nella stessa giornata, alle ore 19,00 circa, nei pressi dello svincolo autostradale di Grottaminarda: una quarantina di manifestanti, accompagnati da un
cameraman di una rete televisiva locale, aggredivano, improvvisamente, alcuni operatori del IV Reparto mobile della polizia di Stato che facevano rientro presso la sede di Napoli.
In tale contesto, rimanevano feriti 9 agenti e 8 manifestanti ed è stato danneggiato un automezzo del citato reparto.
Gli eventi del 18 febbraio scorso sono stati documentati, nelle fasi più concitate, attraverso riprese video effettuate da personale della Polizia scientifica al fine di identificare gli autori dei gravi gesti e deferirli alla competente Procura della Repubblica. I filmati comprovano la difficile situazione in cui gli operatori di polizia hanno dovuto espletare i servizi di ordine pubblico e attestano, altresì, che la loro azione, in ogni momento ispirata a criteri di equilibrio e prudenza, si è concretizzata nell'adozione di sperimentati moduli operativi finalizzati ad una razionale strategia di contenimento e, per quanto possibile nelle difficili circostanze, di isolamento delle frange più violente.
Inoltre, nella tarda serata del medesimo giorno il Prefetto di Avellino ha incontrato gli amministratori comunali del territorio interessato ai quali ha ribadito l'assoluta necessità della prosecuzione delle attività tecniche programmate dall'Arpa; il rappresentante dello Stato sul territorio ha, inoltre, invitato gli stessi a riflettere in ordine alle responsabilità dei singoli autori e alla rilevanza penale delle azioni violente.
Con riferimento, poi, all'affermazione contenuta nell'atto di sindacato ispettivo secondo la quale il prefetto avrebbe proposto «un baratto» del sito di contrada Pustarza con quello in contrada Ischia, si precisa che la notizia risulta priva di fondamento e della stessa non vi è traccia nemmeno nei verbali delle riunioni svolte presso la prefettura il 16 e il 18 febbraio scorsi.
Infine, a livello normativo, la realizzazione della discarica in località Pustarza, nel comune di Savignano Irpino è espressamente prevista dall'articolo 9 del decreto-legge n. 90 del 2008, convertito in legge n. 123 del 14 luglio 2008, che - nel pieno rispetto delle disposizioni comunitarie di settore e al fine di assicurare lo smaltimento dei rifiuti giacenti presso gli impianti di selezione e trattamento dei rifiuti urbani nonché presso siti di stoccaggio provvisorio - individua i siti da destinare a discarica in alcuni comuni della regione Campania.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
è a tutt'oggi presente sul sito della Polizia di Stato il seguente comunicato stampa:
"15 settembre 2004 - Accordo tra Ministero dell'interno - Dipartimento di P.S. e il Gruppo Telecom Italia per la protezione da attacchi informatici dei sistemi informativi che gestiscono l'infrastruttura nazionale di telecomunicazione.
La Polizia Postale e delle Comunicazioni, insieme con Telecom Italia, svilupperà un apposito piano di prevenzione.
Il Capo della Polizia - Direttore Generale della Pubblica Sicurezza - Prefetto

Giovanni De Gennaro e il Presidente del Gruppo Telecom Italia, Marco Tronchetti Provera, hanno sottoscritto oggi, presso il Dipartimento della Pubblica Sicurezza, un accordo per migliorare la prevenzione dei crimini informatici a danno delle infrastrutture tecnologiche di telecomunicazione.
Alla firma erano presenti: il Prefetto Antonio Manganelli, Vice Direttore Generale della P.S. con funzioni Vicarie, il Prefetto Pasquale Piscitelli, Direttore Centrale per la Polizia Stradale, Ferroviaria delle Comunicazioni e per i Reparti Speciali della Polizia di Stato, il Direttore del Servizio Polizia Postale delle Comunicazioni dottor Domenico Vulpiani; per Telecom Italia, il dottor Giuliano Tavaroli, Security - Group Senior Vice President.
L'intesa, di durata triennale, si pone l'obiettivo di sviluppare tutte le forme di collaborazione utili a prevenire attacchi contro i sistemi informatici e telematici delle telecomunicazioni di rete fissa gestiti da Telecom Italia.
La gestione delle telecomunicazioni di rete fissa operative sul territorio nazionale, infatti, avviene soprattutto mediante il supporto dei sistemi informatici di Telecom Italia, che pertanto sono da ritenersi strategici per la tutela del traffico telematico, sviluppato dalle più importanti aziende nazionali e dalle istituzioni pubbliche attraverso le infrastrutture di telecomunicazioni del Paese.
Per questo motivo è stato deciso di realizzare, attraverso adeguati canali di collaborazione, coordinamento e comunicazione, un sistema di protezione finalizzato all'individuazione delle minacce nei confronti di queste infrastrutture.
L'obiettivo è quello di elevare i livelli di protezione e rendere più facilmente identificabili le cause di eventuali attacchi.
In questa ottica, il Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni e Telecom Italia hanno anche previsto la possibilità di sviluppare insieme attività di formazione e addestramento sulle nuove tipologie di attacchi e sulle nuove tecnologie a difesa delle infrastrutture informatiche.
L'accordo - che si aggiunge a quelli già sottoscritti con Ferrovie dello Stato S.p.A., con l'ACI (Automobile Club Italia), con GRTN (Gestore Rete Trasmissione Nazionale), con la RAI (Radio Televisione Italiana), con SNAM Rete Gas e con A.B.I. (Associazione Bancaria Italiana) - rappresenta un ulteriore ed importante passo in avanti del Dipartimento di P.S. nella costruzione di un progetto globale di protezione delle infrastrutture informatiche critiche per la sicurezza e la prosperità del Paese. Tale progetto è parte integrante delle strategie del Ministro dell'Interno in difesa della sicurezza nazionale.
In questo contesto, nuovi analoghi accordi bilaterali saranno presto stipulati tra il Dipartimento della P.S. e gli altri enti istituzionali o aziende che gestiscono infrastrutture critiche.
Presso la Polizia Postale e delle Comunicazioni è ormai in fase avanzata la realizzazione del "Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezionedelle Infrastrutture Critiche", che sarà in collegamento costante con analoghi organismi di altri Paesi, con provider e gestori nazionali ed internazionali di internet. Il centro fungerà, inoltre, da centrale di coordinamento informativo e investigativo per gli operatori delle strutture territoriali della Polizia Postale e delle Comunicazioni addetti alla prevenzione e alla repressione dei crimini informatici" -:
se il testo dell'accordo sia pubblico e dove sia reperibile e, in caso contrario, per quale motivo non lo sia;
se abbia comportato oneri per lo Stato e, in caso affermativo, quale sia l'ammontare e da quale fondo siano stati impegnati;
se detta intesa sia tuttora valida e cosa intenda fare alla scadenza della stessa prevista per il settembre prossimo;
se abbia rilevato da parte di Telecom Italia SpA, suoi dirigenti o dipendenti, l'utilizzo fraudolento di dati sensibili degli utenti privati e istituzionali, quali il traffico, i testi delle mail, le conversazioni telefoniche;

se e quali iniziative la Polizia di Stato e le altre istituzioni preposte alla difesa dello Stato abbiano messo in atto per prevenire, controllare e contrastare eventuali abusi da parte di Telecom Italia SpA, suoi dirigenti o dipendenti, nell'utilizzare illegalmente o impropriamente dati sensibili degli utenti privati e istituzionali, quali il traffico, i testi delle mail, le conversazioni telefoniche;
chi siano attualmente gli interlocutori della Polizia di Stato al posto dei signori Marco Tronchetti Provera e Giuliano Tavaroli.
(4-00057)

Risposta. - Il 15 settembre 2004 è stata stipulata con Telecom Italia S.p.a. la «convenzione per la realizzazione di circuiti di collaborazione finalizzati all'implementazione di misure di protezione per le infrastrutture critiche di telecomunicazione», secondo quanto previsto dall'articolo 39 della legge 16 gennaio 2003, n. 3 (Disposizioni ordinamentali in materia di Pubblica Amministrazione) e in ossequio alla direttiva generale di questo Ministero per l'attività amministrativa e la gestione per l'anno 2004, con la quale si prevedeva di aumentare la sicurezza di sistemi di comunicazione anche mediante convenzioni con i soggetti interessati.
Tale convenzione rappresenta anche il passaggio necessario per dare piena attuazione alla direttiva generale del 2003 di questo Ministero con la quale si individuavano, tra gli obiettivi operativi della politica e della sicurezza pubblica, «il contrasto alla criminalità informatica per la prevenzione di attacchi informatici a sistemi informativi e della diffusione di
virus in aziende e nella pubblica amministrazione, nonché l'aumento della sicurezza delle infrastrutture, anche mediante forme di partenariato con soggetti pubblici o privati».
Questo tipo di collaborazione trova conforto nelle iniziative che in campo internazionale tendono alla promozione di
partnership pubblico privato finalizzate alla individuazione degli strumenti più efficaci ai fini della protezione delle infrastrutture strategiche di rilievo transnazionale.
Il testo del documento non è pubblico a causa della sensibilità dei suoi contenuti, ricompresi nella strategia nazionale di prevenzione e contrasto dei crimini informatici e, in particolare, di quelli che colpiscono le infrastrutture critiche informatizzate italiane.
L'atto è stato sottoscritto in tre originali, due dei quali custoditi presso il Dipartimento della pubblica sicurezza ed uno presso l'azienda. La convenzione citata dagli interroganti non comporta oneri. Peraltro, ai sensi dell'articolo 4 della stessa, la Telecom si è impegnata a corrispondere, qualora sostenuti, i relativi costi aggiuntivi a questa amministrazione.
L'accordo, come già detto, verte sulla prevenzione e repressione dei crimini informatici ai danni delle infrastrutture critiche informatiche di «Telecom Italia S.p.A.», e non prevede alcuna funzione di
auditing, estranea ai compiti istituzionali di qualsiasi forza di polizia. Conseguentemente, esso non può costituire uno strumento utile per evidenziare eventuali comportamenti illeciti posti in essere dai dirigenti e dai dipendenti dell'azienda contraente. Inoltre, visto il carattere operativo della collaborazione, non è previsto alcun canale di comunicazione diretto ed esclusivo con i vertici amministrativi dell'azienda, atteso che gli interlocutori degli operatori del servizio di Polizia postale e delle comunicazioni, in ambito Telecom italia s.p.a., sono da individuare tra i responsabili degli organismi tecnici di volta in volta interessati, in relazione al verificarsi di singoli eventi o emergenze.
La convenzione, scaduta il 14 settembre 2007, è in corso di rinnovo, alla luce delle previsioni dell'articolo 7-
bis della legge n. 155 del 2005 e del decreto del Ministro dell'interno in data 9 gennaio 2008, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 30 aprile 2008 recante l'individuazione delle infrastrutture critiche informatiche di interesse nazionale.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
è tuttora in vigore il Trattato contenuto nei patti Lateranensi sottoscritti l'11 febbraio 1929 tra il cardinale Segretario di Stato Pietro Gasparri per conto della Santa Sede e Benito Mussolini, capo del Fascismo, come primo ministro italiano;
l'articolo 17 del Trattato stabilisce che "le retribuzioni, di qualsiasi natura, dovute dalla Santa Sede, dagli altri enti centrali della Chiesa Cattolica e dagli enti gestiti direttamente dalla Santa Sede anche fuori di Roma, a dignitari, impiegati e salariati, anche non stabili, saranno nel territorio italiano esenti, a decorrere dal 1° gennaio 1929, da qualsiasi tributo tanto verso lo Stato quanto verso ogni altro ente";
la legge nazionale ha dato attuazione a tale norma, da ultimo, con l'articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 601, il quale dispone, che "Le retribuzioni di qualsiasi natura, le pensioni e le indennità di fine rapporto, corrisposte dalla Santa Sede, dagli altri enti centrali della Chiesa cattolica e dagli enti gestiti direttamente dalla Santa Sede ai propri dignitari, impiegati e salariati, ancorché noti stabili, sono esenti dall'lrpef". Disposizione che si applica al personale religioso e ai dipendenti "civili" della Santa Sede (nonché dagli altri enti centrali della Chiesa Cattolica e dagli enti gestiti direttamente dalla Santa Sede anche fuori di Roma) -:
se al Governo risulti quante siano le retribuzioni di qualsiasi natura, le pensioni e le indennità di fine rapporto, corrisposte dalla Santa Sede, dagli altri enti centrali della Chiesa cattolica e dagli enti gestiti direttamente dalla Santa Sede ai propri dignitari, impiegati e salariati, ancorché non stabili, che sarebbero soggetti alla disciplina sull'Irpef in assenza della predetta esenzione e a quanto ammonti il mancato introito per le casse dello Stato negli anni 2003, 2004 e 2005.
(4-00071)

Risposta. - L'articolo 17 del Trattato tra la Santa Sede e l'Italia, firmato l'11 febbraio 1929, stabilisce che le retribuzioni di qualsiasi natura dovute dalla Santa Sede, dagli enti centrali della Chiesa cattolica e dagli altri enti gestiti direttamente dalla Santa Sede, sono esenti, nel territorio italiano, da qualsiasi tributo verso lo Stato ed ogni altro ente.
Tale disciplina, come è ben noto, è volta a regolare i rapporti tra due distinte sovranità, in ossequio ai principi costituzionali e del diritto internazionale.
In esecuzione della normativa patrizia il Ministro delle finanze
pro tempore adottò una circolare (n. 4570 del 22 aprile 1930) al fine di richiamare l'attenzione delle competenti autorità sull'obbligo di dare prontamente, anche nei riguardi delle imposte dirette, piena e completa attuazione delle clausole del Trattato e del Concordato.
Particolare attenzione è dedicata nella Circolare all'articolo 17 del Trattato.
Dopo aver dato chiarimenti in merito agli enti centrali della Chiesa cattolica ed agli enti che sono gestiti direttamente dalla Santa Sede, precisa che, in conseguenza di questa esenzione oggettiva dei redditi di cui all'articolo 17 del Trattato, tanto se il percipiente sia cittadino italiano, quanto sia cittadino della Città del Vaticano ovvero di altra nazionalità, non possono essere applicate imposte dovute allo Stato, a Province, Comuni e ad altri enti pubblici e sindacali autorizzati ad applicare addizionali o tributi autonomi, in conseguenza di redditi mobiliari.
Senonché, le Alte Parti contraenti, nel formulare l'articolo 17 del Trattato, intesero convenire che le retribuzioni di qualsiasi natura, dovute dalla Santa Sede, dagli altri enti centrali della Chiesa cattolica e dagli enti gestiti dalla Santa sede anche fuori di Roma, a dignitari, impiegati e salariati, anche non stabili, fossero sottratti a qualsiasi accertamento ai fini tributari da parte delle autorità finanziarie dello Stato e degli altri enti autorizzati ad imporre tributi.
Come segnalato nella Sua stessa interrogazione, la disposizione dell'articolo 17

del Trattato è riportata all'articolo 3 del decreto legislativo 29 settembre 1973, n. 601, nell'ambito del titolo I, dedicato alle Agevolazioni di carattere soggettivo.
Quanto alle richieste relative all'ammontare delle retribuzioni, delle pensioni e delle indennità di fine rapporto corrisposti dalla Santa Sede, dagli altri enti centrali della Chiesa cattolica e dagli enti gestiti direttamente dalla Santa Sede ai propri dignitari, impiegati e salariati, ancorché non stabili, si fa presente che la separazione degli ordini propri dello Stato e della Santa Sede, sancita dall'articolo 7 della Costituzione, e i principi generali degli Accordi del 1929 non consentono allo Stato di ingerirsi nelle questioni pertinenti alla indipendenza e sovranità della Santa Sede.

Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Elio Vito.

ZACCHERA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
vengono sequestrati in Piemonte numerosi documenti falsi da parte delle Forze dell'Ordine, soprattutto passaporti emessi da nazioni dell'Est europeo recentemente facenti parti dell'Unione europea ed utilizzati da persone non in regola con le leggi relative al soggiorno degli stranieri in Italia -:
se quanto sopra corrisponda a verità, quanti siano i documenti contraffatti oggetto di sequestro e di quali paesi, se il fenomeno sia effettivamente in aumento e in questo caso quali provvedimenti siano stati intrapresi per ridurre od eliminare il fenomeno o quali iniziative si ritengano opportune.
(4-00120)

Risposta. - La questione dei sequestri di documenti falsi operati nel Piemonte a carico di immigrati appare di entità contenuta. Premesso che i cittadini stranieri rintracciati in posizione irregolare sul territorio della regione sono stati 6.461 nel corso del 2007 e 2.282 dal 1o gennaio al 15 maggio 2008, dai dati in possesso del Dipartimento della pubblica sicurezza risultano sequestrati, nel periodo fra il 1o gennaio 2005 ed il 31 maggio 2008, 640 documenti falsi, in larga parte passaporti, ma anche patenti di guida, permessi di soggiorno e carte di identità.
Tali documenti erano riferibili a vari Paesi, non soltanto extracomunitari (Norvegia, Croazia, Albania, Macedonia, Moldavia, Ucraina, Tunisia, Marocco, Senegal, Qatar, Iraq), ma anche appartenenti all'Unione Europea (Belgio, Danimarca, Francia, Grecia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Portogallo, Regno Unito, Romania, Slovenia, Spagna, Ungheria). È stata inoltre sequestrata una patente di guida italiana in uso ad un cittadino straniero.
Anche in occasione dei controlli sui documenti d'identità falsi effettuati dal Servizio per la cooperazione internazionale di polizia del Dipartimento della pubblica sicurezza su richiesta delle forze di polizia nazionali o dei collaterali organismi di polizia esteri non sono emersi, al momento, elementi di riscontro all'ipotesi di un particolare incremento del fenomeno in Piemonte. Risulta soltanto che nella regione sono in corso indagini, avviate a seguito di segnalazioni pervenute da talune rappresentanze diplomatiche di Paesi esteri, volte a verificare l'operatività di una organizzazione criminale, composta da cittadini italiani e stranieri, dedita al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.
Secondo le notizie acquisite, detto sodalizio fornirebbe, dietro compenso, documenti falsi necessari per ottenere il rilascio del visto di ingresso nel nostro Paese. Sulla vicenda sono però ancora in corso approfondimenti.
Quanto alle iniziative per contrastare il fenomeno dell'uso di documenti falsi, premesso che l'adozione del permesso di soggiorno elettronico, estesa a tutte le Questure italiane dal mese di dicembre del 2006, ha permesso di elevare il livello di sicurezza dei documenti di soggiorno rilasciati nel nostro paese, annualmente vengono svolti corsi di formazione ed aggiornamento nel settore del falso documentale.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.