XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di giovedì 23 ottobre 2008

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 23 ottobre 2008.

Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Berlusconi, Bindi, Bonaiuti, Bossi, Brancher, Brunetta, Buonfiglio, Buttiglione, Carfagna, Casero, Cirielli, Colucci, Cossiga, Cota, Craxi, Crimi, Crosetto, Donadi, Fitto, Frattini, Gelmini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giro, La Russa, Leone, Lupi, Mantovano, Maroni, Martini, Mazzocchi, Meloni, Menia, Miccichè, Migliori, Molgora, Pescante, Prestigiacomo, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Soro, Stefani, Stucchi, Tremonti, Urso, Vegas, Vito.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

Albonetti, Alessandri, Alfano Angelino, Berlusconi, Bindi, Bonaiuti, Bossi, Brancher, Brunetta, Buonfiglio, Buttiglione, Carfagna, Casero, Cirielli, Colucci, Cossiga, Cota, Craxi, Crimi, Crosseto, Donadi, Fitto, Frattini, Gelmini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giro, La Russa, Leone, Lupi, Mantovano, Maroni, Martini, Mazzocchi, Meloni, Menia, Micciché, Migliori, Molgora, Pescante, Prestigiacomo, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Soro, Stefani, Stucchi, Tremonti, Urso, Vegas, Vito.

Annunzio di proposte di legge.

In data 22 ottobre 2008 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
GAROFANI ed altri: «Legge quadro sulla partecipazione italiana a missioni internazionali» (1820);
NICCO ed altri: «Disciplina della navigazione fluviale su imbarcazioni pneumatiche prive di motore» (1821);
PELINO: «Modifica del comma 123 dell'articolo 3 della legge 24 dicembre 2007, n. 244, in materia di collocamento obbligatorio dei figli o del coniuge superstiti delle vittime di infortuni sul lavoro o per servizio e dei grandi invalidi» (1822);
CARLUCCI: «Disposizioni in materia di raccolta, coltivazione e commercio dei tartufi» (1823).

Saranno stampate e distribuite.

Adesione di deputati a proposte di legge.

La proposta di legge CASTAGNETTI ed altri: «Disposizioni per l'attuazione dell'articolo 49 della Costituzione in materia di democrazia interna dei partiti» (506) è stata successivamente sottoscritta dai deputati Marco Carra, Dal Moro e Rosato.
La proposta di legge PISICCHIO: «Disciplina dell'attività dei partiti politici» (853) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Di Pietro.
La proposta di legge VENTUCCI ed altri: «Nuove disposizioni sulla corresponsione di indennizzi a cittadini, enti e imprese italiane per i beni, diritti e interessi perduti in territori già soggetti allasovranità italiana e all'estero» (1222) è stata successivamente sottoscritta dai deputati Ciccioli, Giulio Marini e Sbai.
La proposta di legge OPPI ed altri: «Disposizioni per l'ammissione dei soggetti fabici all'impiego nelle Forze armate e di polizia» (1444) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Bosi.
La proposta di legge LUCIANO ROSSI ed altri: «Istituzione di un fondo per il credito in favore degli italiani all'estero per lo sviluppo del commercio e dell'artigianato per l'incremento delle esportazioni» (1540) è stata successivamente sottoscritta dai deputati Lehner, Nola e Massimo Parisi.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

I Commissione (Affari costituzionali):
GOLFO ed altri: «Istituzione dell'Autorità garante della parità delle donne e degli uomini nell'accesso ai massimi livelli per l'esercizio delle funzioni pubbliche o di funzioni comunque connesse a interessi pubblici spettanti allo Stato e agli altri enti pubblici» (1253) Parere delle Commissioni II, V, XI e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE PECORELLA: «Modifica dell'articolo 112 della Costituzione, concernente le funzioni del pubblico ministero, l'organizzazione delle procure della Repubblica e l'esercizio dell'azione penale» (1745) Parere della II Commissione.

VIII Commissione (Ambiente):
PILI ed altri: «Disposizioni in materia di classificazione delle aree protette e di partecipazione dei comuni agli interventi di tutela e di valorizzazione dell'ambiente e del territorio» (1402) Parere delle Commissioni I, V, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissioni dal ministro per i rapporti con il Parlamento.

Il ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 21 ottobre 2008, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 59, comma 6, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, la relazione concernente l'esito delle verifiche degli effetti sul piano occupazionale degli interventi attuati a carico del Fondo a gestione bilaterale per la riorganizzazione ed il risanamento della Società Ferrovie dello Stato Spa, relativa all'anno 2007 (doc. CLXXXI, n. 1).

Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla IX Commissione (Trasporti) e alla XI Commissione (Lavoro).
Il ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 21 ottobre 2008, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 12, comma 1, del decreto legislativo 25 febbraio 1999, n. 66, concernente «Istituzione dell'Agenzia nazionale per la sicurezza del volo e modifiche al codice della navigazione, in attuazione della direttiva 94/56/CE del Consiglio, del 21 novembre 1994», le relazioni di inchiesta relative agli incidenti occorsi ai seguenti aeromobili:
Piatus PC-6/B2-H4, marche HB-FLI, all'aeroporto di Casale Monferrato (Alessandria), in data 8 aprile 2007;
Eurocopter EC 120B, marche I-TECH, nel comune di Todi (Perugia), in data 12 agosto 2001;
Socata TB 10, marche HB-EYZ, nel comune di Osiglia (Savona), in data 22 giugno 2001;
Jodel D 140 C, marche F-PIXX, sul ghiacciaio di Tsa de Tsan, nel comune di Bionaz (Aosta), in data 21 luglio 2005.

Questa documentazione è trasmessa alla IX Commissione (Trasporti).

Annunzio di progetti di atti comunitari e dell'Unione europea.

Il ministro per le politiche europee, con lettera in data 21 ottobre 2008, ha trasmesso, ai sensi degli articoli 3 e 19 della legge 4 febbraio 2005, n. 11, progetti di atti comunitari e dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.

Tali atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Trasmissione dall'Assemblea parlamentare dell'organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa.

Il segretario generale dell'Assemblea parlamentare dell'Organizzazione per la sicurezza e la coperazione in Europa (OSCE) ha trasmesso, in data 24 luglio 2008, il testo della Dichiarazione di Astana e delle risoluzioni approvate nel corso della XVII sessione annuale svoltasi ad Astana (Kazakistan) dal 29 giugno al 3 luglio 2008. Tali documenti sono assegnati, a norma dell'articolo 125, comma 1, del regolamento, alle sottoindicate Commissioni permanenti nonché, per il parere, alla III Commissione (Affari esteri) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) se ad esse non già assegnati in sede primaria:
dichiarazione di Astana (doc. XII-quinquies, n. 1) - alla III Commissione (Affari esteri);
risoluzione sulla trasparenza e l'ulteriore riforma dell'OSCE: rafforzamento della partecipazione parlamentare all'organizzazione (doc. XII-quinquies, n. 2) - alla III Commissione (Affari esteri);
risoluzione sul divieto delle munizioni a grappolo negli Stati partecipanti dell'area OSCE (doc. XII-quinquies, n. 3) - alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e IV (Difesa);
risoluzione sulla cibersicurezza e la cibercriminalità (doc. XII-quinquies, n. 4) - alla II Commissione (Giustizia);
risoluzione sul clima di sicurezza in Georgia (doc. XII-quinquies, n. 5) - alla III Commissione (Affari esteri);
risoluzione sull'Afghanistan (doc. XII-quinquies, n. 6) - alla III Commissione (Affari esteri);
risoluzione su un area di libero scambio mediterranea (doc. XII-quinquies, n. 7) - alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e X (Attività produttive);
risoluzione sull'espansione del commercio tra l'America del Nord e l'Europa (doc. XII-quinquies, n. 8) - alla X Commissione (Attività produttive);
risoluzione sulla gestione delle risorse idriche nell'area OSCE (doc. XII-quinquies, n. 9) - alla VIII Commissione (Ambiente);
risoluzione sull'incoraggiamento della trasparenza nelle industrie estrattive (doc. XII-quinquies, n. 10) - alla X Commissione (Attività produttive);
risoluzione sul trasporto aereo illecito di armi leggere e di piccolo calibro e delle relative munizioni (doc. XII-quinquies, n. 11) - alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e IV (Difesa);
risoluzione su Cernobyl (doc. XII-quinquies, n. 12) - alla VIII Commissione (Ambiente);
risoluzione sulla sollecitazione dell'adozione dell'impegno del club di Parigi riguardante i «Fondi avvoltoio» (doc. XII-quinquies, n. 13) - alla VI Commissione (Finanze);
risoluzione sulla lotta allo sfruttamento sessuale dei bambini (doc. XIIquinquies, n. 14) -alle Commissioni riunite II (Giustizia) e XII (Affari sociali);
risoluzione sulla violenza nei confronti delle donne (doc. XII-quinquies, n. 15) - alle Commissioni riunite II (Giustizia) e XII (Affari sociali);
risoluzione sul riconoscimento dei contributi economici, culturali, politici e sociali dei migranti (doc. XII-quinquies, n. 16) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
risoluzione sulla lotta all'antisemitismo, soprattutto alle sue manifestazioni nei media e nel mondo accademico (doc. XII-quinquies, n. 17) - alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e VII (Cultura);
risoluzione sull'Holomodor del 1932-1933 in Ucraina (doc. XII-quinquies, n. 18) - alla III Commissione (Affari esteri);
risoluzione sul rafforzamento delle iniziative di lotta a tutte le forme di tratta di esseri umani e sull'affrontare le particolari esigenze dei minori vittime della tratta (doc. XII-quinquies, n. 19) - alle Commissioni riunite II (Giustizia) e XII (Affari sociali);
risoluzione sulle missioni di osservazione (doc. XII-quinquies, n. 20) - alla III Commissione (Affari esteri).

Annunzio di provvedimenti concernenti amministrazioni locali.

Il Ministero dell'interno, con lettere in data 20 ottobre 2008, ai sensi dell'articolo 141, comma 6, del testo unico delle leggi sull`ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, ha dato comunicazione dei decreti del Presidente della Repubblica di scioglimento dei consigli comunali di Macerata Feltria (Pesaro-Urbino), Mileto (Vibo Valentia), Costa Serina (Bergamo), Scopa (Vercelli), Castell'Arquato (Piacenza), Trivento (Campobasso), Villar Dora (Torino), Vignole Borbera (Alessandria) e Cittanova (Reggio Calabria).

Questa documentazione è depositata presso il Servizio per i Testi normativi a disposizione degli onorevoli deputati.

Atti di controllo e di indirizzo.

Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B  al resoconto della seduta odierna.

Annunzio di risposte scritte ad interrogazioni.

Sono pervenute alla Presidenza dai competenti Ministeri risposte scritte ad interrogazioni. Sono pubblicate nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

INTERPELLANZE URGENTI

A)

Tempi e modalità di attuazione dell'accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica francese relativo alla gestione unificata del tunnel di Tenda e alla costruzione di un nuovo tunnel - 2-00140

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri delle infrastrutture e dei trasporti e dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
con legge 4 agosto 2008, n. 136 è stato ratificato in via definitiva l'accordo, fatto a Parigi il 12 marzo 2007, tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica francese, relativo all'attuazione di una gestione unificata del tunnel di Tenda e alla costruzione di un nuovo tunnel;
tale accordo prevede, tra l'altro, una gestione unificata del nuovo tunnel di Tenda e delega alla parte italiana la realizzazione del tunnel nonché delle vie di accesso;
tale infrastruttura, che collega la provincia di Cuneo con il limitrofo dipartimento francese delle Alpi Marittime, oltre che con il Ponente Ligure e che attualmente è del tutto inadeguata alle esigenze di sicurezza e mobilità delle regioni interessate, riveste una forte valenza economica e turistico-commerciale;
l'Anas, committente delegata alla realizzazione dell'opera per conto dei due Stati, si era impegnata a predisporre ed approvare i documenti per l'appalto, aggiornando contestualmente il programma definitivo per la conferenza intergovernativa che si doveva svolgere a fine settembre 2008 a Parigi;
il quadro economico-finanziario dell'opera, determinato nel 2006, prevedeva una spesa per un importo netto complessivo di 141,201 milioni di euro, dei quali 82,391 milioni, pari al 58,35 per cento, a carico dell'Italia: tale somma trova copertura per 54 milioni sulla legge n. 311 del 2004 (legge finanziaria per il 2005), successivamente integrata con 28,391 milioni nel contratto di programma 2007-2011;
l'Anas, come previsto dall'articolo 22 dell'accordo internazionale, ha provveduto a rideterminare gli importi sia in relazione alla rivalutazione dei prezzi che alle prescrizioni intervenute durante le fasi autorizzative: con il risultato che l'importo complessivo è lievitato a 213,8 milioni di euro, di cui 124,75 milioni per la parte italiana (42,36 milioni in più rispetto alle somme ad oggi stanziate). Questa evenienza è ampiamente contemplata nel citato articolo 22 del Trattato, che conferma i coefficienti di ripartizione dei costi tra i due Paesi (58,35 e 41,65 per cento, rispettivamente per l'Italia e per la Francia) anche in caso di aggiornamento di prezzi;
la seduta della conferenza intergovernativa prevista a Parigi per il 22 settembre 2008 è stata rinviata e risulterebbe che la responsabilità di tale rinvio faccia carico al Governo italiano, con evidente caduta di credibilità e di immagine dell'Italia in costante ritardo sulle decisioni operative relative alla costruzione di queste infrastrutture;
tale rinvio interrompe il percorso virtuoso avviato in questa nuova legislatura con la sollecita ratifica da parte del Parlamento italiano dell'accordo con la Francia e determina un ulteriore grave slittamento dell'iter di appalto dei lavori;
con l'ordine del giorno n. 9/1557/1 presentato dal primo firmatario del presente atto, il Governo si impegnava ad assicurare una puntuale e tempestiva attuazione dell'accordo in oggetto e a promuovere un effettivo monitoraggio sui tempi e modalità di costruzione di questa infrastruttura -:
quali siano le ragioni che hanno portato al rinvio della conferenza intergovernativa prevista per il 22 settembre 2008 a Parigi, rinvio che appare ingiustificato considerato l'attivo lavoro che la delegazione italiana ha da sempre svolto;
se siano stati adottati i necessari provvedimenti per garantire la piena disponibilità delle risorse finanziarie di spettanza italiana, lievitate, come già detto in premessa, di 42,36 milioni in più rispetto alle somme disponibili;
se, in attuazione all'ordine del giorno n. 9/1557/1 citato in premessa e accolto dal Governo, sia stata predisposta una prima puntuale informazione sull'attuazione dell'accordo in oggetto, nonché il cronoprogramma dell'iter tecnico amministrativo per l'affidamento dei lavori.
(2-00140) «Delfino, Vietti».
(25 settembre 2008)

B)

Problematiche relative alla vendita della Nuovi Cantieri Apuania s.p.a. - 2-00175

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
il cantiere navale di Marina di Carrara fu realizzato nel 1941 per la costruzione di piccole imbarcazioni per il trasporto merci. In seguito ai bombardamenti intercorsi durante la seconda guerra mondiale, il cantiere venne quasi totalmente distrutto. Fu ricostruito negli anni seguenti e, tra gli anni '50 e '60, assunse un peso sempre più importante tanto per l'area territoriale quanto per l'intero Paese, acquisendo non solo dimensioni notevoli ma soprattutto attrezzature avanzate che permisero un salto di qualità nella produzione navale giungendo alla costruzione di navi dell'ordine di 20 mila tonnellate. Un ulteriore potenziamento delle attrezzature nel 1966, permise poi di giungere in poco più di dieci anni a realizzare circa 100 unità navali di varia tipologia;
nel 1973 la Nuovi Cantieri Apuania s.p.a. rileva tutto il cantiere dotandolo di un ampio bacino e implementandolo delle attrezzature e del know how necessario per giungere alla costruzione di navi fino a 50 mila tonnellate;
nel corso degli anni la Nuovi Cantieri Apuania s.p.a. ha proseguito la realizzazione di navi superando i differenti momenti di crisi, provenienti da flessioni del mercato navalmeccanico e dalle varie crisi economiche susseguitesi negli anni. Dal 2004, però, la Nuovi Cantieri Apuania s.p.a. è giunta ad un primo assestamento societario e finanziario che vedeva nell'allora società Sviluppo Italia s.p.a., nel ministero dell'economia e delle finanze, e nel Monte dei Paschi di Siena i suoi tre detentori di capitale azionario;
ad oggi, la Nuovi Cantieri Apuania s.p.a. è a tutti gli effetti una società stabile sotto ogni punto di vista che vede l'84,6 per cento delle azioni detenute dall'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo di impresa s.p.a.; il 9,45 per cento detenuto da Fintecna s.p.a. e il 5,95 per cento da Monte dei Paschi di Siena capital service s.p.a. Un pacchetto azionario che ammonta ad un valore pari a 14 milioni e mezzo di euro;
la Nuovi Cantieri Apuania s.p.a., oltre ad essere oggi una realtà in piena crescita che ha riassorbito in poco meno di cinque anni il 70 per cento del proprio deficit, rappresenta una società di importanzastrategica tanto per il territorio apuano e toscano, con i suoi 200 lavoratori diretti e gli oltre 800 dell'indotto, quanto per l'intero Paese che avrebbe in essa un valido supporto per la realizzazione del progetto europeo «autostrade del mare» che anche il Ministro Matteoli, in una intervista pubblicata su La Nazione del 21 settembre 2008, ha dichiarato di voler sviluppare;
la legge finanziaria per il 2007, n. 296, licenziata nel dicembre 2006, prevedeva che la società Sviluppo Italia s.p.a. assumesse la denominazione di «Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo di impresa s.p.a.» e che entro la data del 30 giugno 2007 la stessa società cedesse le società da essa controllate e partecipate. A seguito del successivo decreto legge cosiddetto «milleproroghe», il termine di cessione delle società controllate è stato rimandato alla legge finanziaria per il 2008, n. 244, licenziata nel dicembre 2007, e ulteriormente prorogato al giugno 2008;
secondo le prescrizioni previste nella manovra economica l'agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo Sviluppo di Impresa s.p.a. ha pubblicato l'«invito a manifestare interesse per l'acquisto del 100 per cento della Nuovi Cantieri Apuania s.p.a.», al fine di «individuare uno o più soggetti che siano interessati all'acquisizione dell'intero pacchetto azionario». La procedura, conclusasi il 4 agosto 2008, ha registrato la presenza di otto soggetti potenzialmente interessati all'acquisto della società di Marina di Carrara. Ad oggi, risulta che Invitalia e Meliorbanca stiano valutando le otto manifestazioni di interesse;
dopo mesi di colloqui e analisi approfondite sulla realtà della Nuovi Cantieri Apuania s.p.a. da parte della regione Toscana, della provincia di Massa Carrara, del comune di Carrara, della Fiom-Cigl, Fim-Cisl e Uilm-Uil è stata registrata una assoluta comunità d'intenti tra gli interessati che prevede l'acquisizione da parte di Fincantieri dell'intera società, onde evitare la privatizzazione e il rischio di riconversione che farebbe abbandonare o ridurre drasticamente la produzione navalmeccanica a favore di quella da diporto, con il conseguente taglio del numero di lavoratori diretti e di quelli d'indotto;
in seguito alla richiesta mossa dai rappresentanti territoriali e sindacali per l'avvio di un tavolo di negoziato, dal ministero dello sviluppo economico è giunta la disponibilità di incontrarli in data 26 settembre 2008;
con non poche perplessità, data l'assenza non solo del titolare del ministero dello sviluppo economico ma anche dei relativi sottosegretari, in quella data i rappresentanti nazionali di Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uilm-Uil, quelli territoriali di Massa e Carrara, le rappresentanze sindacali unitarie della Nuovi Cantieri Apuania s.p.a., il sindaco di Carrara, il presidente della provincia di Massa e Carrara, l'assessore al bilancio della regione Toscana e il primo firmatario della presente interpellanza hanno incontrato il dott. Gianpietro Castano coordinatore dell'ufficio ministeriale «imprese in crisi» -:
se il Ministro interpellato, vista la sua assenza, sia dettagliatamente ed esaustivamente a conoscenza del caso Nuovi Cantieri Apuania s.p.a., se sia a conoscenza delle importanti implicazioni in termini economici ed umani che la vendita comporterebbe e delle concrete potenzialità della Nuovi Cantieri Apuania s.p.a., se conosca la realtà e gli obiettivi degli otto soggetti interessati all'acquisto della società e, in tal caso, quali interventi ritenga opportuno operare al fine di evitare il depauperamento in termini industriali, economici, occupazionali e umani dell'intero territorio apuano e toscano.
(2-00175)
«Evangelisti, Di Giuseppe, Donadi, Borghesi, Rota, Monai, Ria, Fluvi, Velo, Paladini, Porfidia, Mariani, Fontanelli, Nannicini, Mattesini, Braga, Rigoni, Favia, Misiti, Gianni Farina, Bosi, Ventura, Colombo, Pezzotta, Delfino, Cimadoro, Concia, Argentin, Scarpetti, Sani».
(14 ottobre 2008)

C)

Chiarimenti sul comportamento della polizia municipale di Parma in merito alla vicenda della giovane nigeriana fermata nell'ambito di un'operazione di contrasto della prostituzione - 2-00166

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
il giorno 8 agosto 2008 veniva pubblicata dai maggiori quotidiani italiani la fotografia di una giovane prostituta nigeriana, fermata a Parma dopo un'operazione volta al contrasto della prostituzione, stesa a terra sul pavimento della cella di sicurezza del comando della polizia municipale di Parma, mezza nuda e sporca di polvere;
la pubblicazione della foto fece nascere il sospetto che la donna fosse stata oggetto di violenze da parte dei vigili parmensi, con ciò arrecando grave pregiudizio alla città di Parma che ha rischiato di essere bollata come «razzista»;
sulla Gazzetta di Parma e su altri quotidiani e agenzie di stampa è stato pubblicato fedelmente e integralmente un verbale di interrogatorio della questura di Parma dal quale emerge una versione dei fatti totalmente differente;
dal citato verbale emergerebbero le dichiarazioni di un'altra prostituta, di nazionalità uruguaiana, che non solo ha confermato di non aver visto alcun maltrattamento nei confronti della donna nigeriana, ma di essere stata contattata da un giornalista che le avrebbe chiesto di modificare la sua deposizione -:
di quali elementi disponga in relazione alla vicenda descritta in premessa e se intenda fornire una ricostruzione dei fatti corretta e veritiera sulla base delle informazioni in possesso delle forze dell'ordine.
(2-00166) «Libè, Galletti, Vietti».
(7 ottobre 2008)

D)

Problematiche relative alla individuazione della località degli Altipiani di Arcinazzo quale sito per l'istituzione di un centro di accoglienza per extracomunitari, ed eventuale individuazione di siti alternativi - 2-00172

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
da qualche giorno oltre 100 extracomunitari originari di vari stati africani sono ospitati in località Altipiani di Arcinazzo, segnatamente nel centro di accoglienza allestito presso l'Hotel «Il Caminetto» di Trevi nel Lazio (Frosinone);
la struttura - fino a pochi giorni fa un albergo - è situata proprio nel centro della località turistica e, a quanto è dato di sapere, è gestita in regime di convenzione dalla Arciconfraternita del Santissimo Sacramento e di San Trifone, con sede in Roma, piazza S. Giovanni in Laterano. La convenzione vedrebbe coinvolti, a diverso titolo, il ministero dell'interno ed il comune di Trevi nel Lazio, nel cui territorio ricade una parte della località degli Altipiani di Arcinazzo;
secondo quanto si apprende gli ospiti dovrebbero risiedere stabilmente all'interno della predetta struttura alberghiera per circa 3 mesi, in attesa del riconoscimento dello status di rifugiati politici;
il numero degli ospiti extracomunitari ha quasi raddoppiato la popolazione residente;
i residenti della zona non hanno ricevuto alcuna preventiva comunicazione dell'apertura del centro di accoglienza né alcuna adeguata informazione intorno ai rifugiati, né risulta che la questione sia stata previamente discussa all'interno del consiglio comunale di Trevi nel Lazio. Inoltre dell'istituzione del centro non èriscontrabile notizia sul sito del ministero dell'interno;
secondo quanto è dato di ricostruire in termini normativi agli interpellanti, l'intervento potrebbe essere stato adottato nel quadro dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 settembre 2008 che consente al Capo del dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del ministero dell'interno, anche avvalendosi dei prefetti territorialmente competenti, di adottare tutti gli interventi necessari all'allestimento, all'ampliamento della disponibilità ricettiva, al miglioramento e alla manutenzione dei centri di accoglienza per richiedenti asilo di cui all'articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica 16 settembre 2004, n. 303 (articolo 1);
gli Altipiani di Arcinazzo - conosciuti come la Svizzera del centro Italia - sono una ridente località turistica situata tra la provincia di Roma e quella di Frosinone, le cui caratteristiche principali sono la bellezza del paesaggio ed il carattere incontaminato dell'ambiente. Tali caratteristiche hanno condotto negli anni allo sviluppo, nella località, di un vero e proprio centro abitato, composto in prevalenza di seconde case (ville, villini e appartamenti), ma con una presenza stabile di residenti (circa due-trecento). Tutta l'economia della zona ruota attorno al turismo, soprattutto estivo (d'estate gli abitanti arrivano a 25.000);
l'apertura del centro ha provocato una mobilitazione generale e massiccia sia da parte della popolazione residente sia da parte delle centinaia di proprietari di seconde case su tutto il comprensorio montano. Tale mobilitazione non è rivolta evidentemente contro le singole persone degli immigrati, che giungono in Italia da situazioni di indubbio disagio e sofferenza, e che come tali meritano aiuto e comprensione, ma contro una scelta illogica di politica del territorio che penalizza drammaticamente - soprattutto per le proporzioni dell'iniziativa - una piccola realtà a spiccata vocazione turistica come quella degli Altipiani di Arcinazzo;
tali circostanze impongono, a tutela delle popolazioni interessate, alcuni chiarimenti urgenti e richiedono, ad avviso degli interpellanti, un'ulteriore ed approfondita riflessione da parte delle autorità competenti - che, auspicabilmente, conduca ad un ripensamento della scelta - con particolare riferimento alle seguenti questioni: a) le conseguenze sull'economia e sul turismo; b) l'adeguatezza e l'idoneità delle strutture di accoglienza; c) la necessità di un adeguato coinvolgimento di tutti i comuni interessati; d) la sicurezza degli abitanti e delle abitazioni; e) l'impatto sulla struttura demografica del territorio:
a) le conseguenze sull'economia e sul turismo. Ad avviso degli interpellanti, appare assolutamente contrario a qualsiasi logica di sviluppo collocare un centro di accoglienza per extracomunitari, a maggior ragione se di queste dimensioni, al centro di una località che trae la sua principale se non unica fonte di sussistenza dal turismo. Sarebbe, infatti, fatte le debite proporzioni, come collocare un centro di questo genere al centro di Cortina d'Ampezzo o di Taormina. Non può non sfuggire, infatti, che un centro di accoglienza siffatto rappresenta oggettivamente un disincentivo per turisti e vacanzieri e dunque indebolisce drammaticamente il tessuto socio economico locale. Ciò senza contare i riflessi sui prezzi delle case: già nei primi giorni di apertura del centro di accoglienza molti proprietari di «seconde case» hanno manifestato l'intenzione di voler lasciare per sempre il centro di villeggiatura;
b) l'adeguatezza e l'idoneità delle strutture di accoglienza. Il soggiorno all'interno della struttura ricettiva per un numero così elevato di persone e per un periodo di tempo significativo richiede che gli standards di sicurezza e di igiene del centro di accoglienza siano perfettamente conformi alle leggi e a tutta la normativa prevista in materia. La struttura in premessa, invece, secondo quanto riferito dai residenti degli Altipiani di Arcinazzo, da diversi anni non subirebbe interventi né di tipo strutturale, né alcun tipo di adeguamentoper quanto attiene alle norme sulla sicurezza. Ad avviso degli interpellanti la permanenza nel centro di accoglienza deve invece essere garantita nelle più ampie forme di tutela sia dal punto di vista igienico-sanitario sia dal punto di vista delle norme sulla sicurezza e ciò non solo a garanzia dei cittadini extracomunitari ma anche degli operatori che lavorano e lavoreranno all'interno della struttura;
c) la necessità di un adeguato coinvolgimento di tutti i comuni interessati. Dal punto di vista amministrativo il territorio della località - che si sviluppa, senza soluzioni di continuità, in un vasto pianoro circondato dai monti dell'Appennino - ricade nei confini di tre comuni, uno della provincia di Roma (Arcinazzo Romano) e due della provincia di Frosinone (Trevi nel Lazio e Piglio), i cui nuclei urbani principali sono tutti e tre a distanza di alcuni chilometri dalla località turistica. I confini tra i tre comuni, all'interno dell'abitato degli Altipiani non sono minimamente percepibili, in quanto coincidono con semplici strade urbane. Alla luce di tale organizzazione territoriale il centro di accoglienza si situa lontano dal nucleo principale del comune che nominalmente lo ospita e al centro di un abitato che insiste nel territorio di altri due comuni che non hanno minimamente partecipato alla decisione e ne subiranno tuttavia tutte le possibili conseguenze negative, in particolare quella relativa alla sicura riduzione del flusso turistico. Non si può dunque ignorare - e non possono ignorarlo le competenti prefetture - che, al di là del dato formale, per il quale l'albergo interessato si situa nel perimetro del comune di Trevi, la sua trasformazione in centro di accoglienza impatta almeno nelle stesse dimensioni sulla popolazione residente e sul territorio di altri due comuni, i quali sono pertanto almeno altrettanto legittimati ad interloquire nella decisione;
d) la sicurezza degli abitanti e delle abitazioni. Non si può escludere che tra gli immigrati ospitati dal centro, visto il numero elevato degli stessi, possano figurare persone dedite alla delinquenza. Al riguardo va sottolineato che nell'abitato degli Altipiani di Arcinazzo non sussiste alcun presidio delle forze dell'ordine. Inoltre il carattere diffuso e rarefatto degli insediamenti (ville e villette mono o plurifamiliari, relativamente distanti tra loro) e spesso non abitate per la gran parte dell'anno rendono comunque difficile un adeguato controllo del territorio e possono favorire fenomeni di occupazione abusiva o di danneggiamento.
e) l'impatto sulla struttura demografica del territorio interessato. Secondo quanto è dato di apprendere, il soggiorno di questi cittadini extracomunitari agli Altipiani di Arcinazzo, avrebbe, almeno nelle intenzioni dei responsabili del ministero dell'interno, sia uno scopo umanitario, visto che questi immigrati hanno chiesto il riconoscimento dello status di rifugiati politici, sia uno scopo di inserimento nel tessuto sociale locale. Ebbene il centro - con una popolazione di circa 150 immigrati - impatta su un abitato con una popolazione stabile di circa due-trecento persone, alterando fortemente l'equilibrio demografico e sociale del territorio. Considerando oltretutto che sembrerebbe doverci essere un ricambio del gruppo di immigrati ogni tre mesi, questo significa che dovrebbe transitare in una comunità stabile di queste dimensioni un flusso di 600 persone l'anno;
preme a tal riguardo sottolineare come la legislazione vigente in tema di immigrazione, con riferimento ad istituti parzialmente diversi ma rivolti a soddisfare la medesima finalità, quali i centri di accoglienza comunali, laddove consente agli enti locali, ai sensi dell'articolo 1-sexies del decreto-legge 30 dicembre 1989, n. 416, di prestare servizi finalizzati all'accoglienza dei richiedenti asilo e alla tutela dei rifugiati e degli stranieri, fissa precisi parametri relativi alla proporzione tra la popolazione locale residente e il numero di immigrati da accogliere;
in particolare il decreto del Ministro dell'interno del 22 luglio 2008, emanato inattuazione della predetta norma di legge, stabilisce (articolo 5, comma 2) che «la ricettività dei servizi di accoglienza destinati alle categorie ordinarie e vulnerabili, (...), non deve essere inferiore a quindici posti né superiore a: a) quindici posti per i servizi degli enti locali, singoli o consorziati, con popolazione complessiva fino a 5.000 abitanti; b) venticinque posti per i servizi degli enti locali, singoli o consorziati, con una popolazione complessiva tra 5.001 e 40.000 abitanti; c) cinquanta posti per i servizi degli enti locali, singoli o consorziati, con una popolazione complessiva tra 40.001 e 250.000 abitanti; d) cinquanta posti per i servizi degli enti locali, singoli o consorziati, nel cui territorio è presente un centro di cui all'articolo 20 del decreto procedure e all'articolo 12 della legge 6 marzo 1998 n. 40; e) cento posti per i servizi degli enti locali, singoli o consorziati, con una popolazione complessiva tra 250.001 e 1.000.000 abitanti; f) centocinquanta posti nel caso di enti locali, singoli o consorziati, con una popolazione complessiva tra 1.000.001 e 2.000.000 abitanti; g) duecentocinquanta posti per i servizi degli enti locali, singoli o consorziati, con una popolazione superiore a 2.000.001 abitanti»;
i centri di accoglienza del tipo di quello che sembrerebbe essere stato istituito negli Altipiani di Arcinazzo in questione (centri di accoglienza per richiedenti asilo) attualmente esistenti, come risulta dal sito del ministero dell'interno, sono situati in comuni di grandi dimensioni, senza spiccata vocazione turistica e certamente con una adeguata proporzione tra popolazione residente ed immigrati: si tratta, infatti, dei comuni di Caltanissetta (96 posti), Crotone (256 posti), Foggia (198 posti), Gorizia (150 posti), Milano (20 posti), Trapani (60 posti): tutti non paragonabili ai piccoli comuni di Trevi nel Lazio, Piglio e Arcinazzo Romano, su cui insiste la località degli Altipiani di Arcinazzo;
tutto ciò è coerente con la ratio delle norme sopra richiamate, che è quella - dettata anche dal buon senso - di accogliere persone immigrate bisognose senza sopraffare la popolazione locale. Tale logica e tale ragionevolezza non sembrano essere state seguite nel caso di specie -:
in base a quali motivazioni sia stata scelta la località degli Altipiani di Arcinazzo quale sito per il centro di accoglienza per extracomunitari e quale sia stato il procedimento amministrativo adottato per pervenire a tale decisione;
per quale motivo non si sia ritenuto opportuno informare e formare la popolazione residente relativamente alla nuova realtà che rappresenta una novità assoluta nel contesto sociale e culturale della zona e perché non siano stati interpellati gli altri due comuni (Arcinazzo Romano e Piglio) nel cui territorio - nei termini descritti in premessa - ricade l'abitato degli Altipiani di Arcinazzo;
se siano stati garantiti contributi di qualsiasi natura o importo al comune di Trevi, se siano state stipulate convenzioni e quali ne siano i termini;
quali siano i tempi di permanenza del centro di accoglienza nel territorio degli Altipiani di Arcinazzo e se sia vero che gli ospiti della struttura siano destinati ad avvicendarsi di tre mesi in tre mesi facendo sì che nell'arco di un anno transitino nell'abitato circa 600 immigrati;
se ed in che modo sia stato valutato l'impatto dell'operazione sull'economia del territorio ed il particolare sul turismo, che ne costituisce la principale risorsa;
se e quali valutazioni siano state effettuate relativamente all'impatto dell'iniziativa sulla popolazione stabilmente residente;
se e quali valutazioni siano state effettuate in ordine alla sicurezza degli abitanti e degli immobili e quali misure si intendano comunque adottare per tutelare i medesimi;
se e quali valutazioni siano state fatte in ordine alla adeguatezza della strutturaalberghiera destinata ad ospitare il centro e se non ritenga comunque necessario e urgente predisporre tutti gli accertamenti necessari per verificare se il centro di accoglienza «Il Caminetto» sito nel comune di Trevi nel Lazio (Frosinone) sia in regola con tutte le norme igienico-sanitarie, e sulla sicurezza; in ogni caso se sia stato osservato per la struttura ogni altro adempimento di legge necessario ad ospitare i cittadini extracomunitari;
se siano stati sentiti i competenti consigli territoriali per l'immigrazione, istituiti con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 18 dicembre 1999 e, in caso positivo quali siano state le loro valutazioni;
se la normativa vigente in materia di accoglienza degli immigrati e le relative direttive non impongano di distribuirli su tutto il territorio nazionale affinché le conseguenze di tale accoglienza ricadano, per quanto possibile, sulle comunità ospitanti in misura «proporzionale» alle proprie capacità di recezione e si distribuisca pertanto l'onere di tale accoglienza in modo equo sul territorio nazionale, senza pertanto caricare eccessivamente alcune località, di fatto «sacrificandole»;
se e come gli uffici competenti - che hanno individuato la località degli Altipiani di Arcinazzo per l'istituzione di un centro di accoglienza delle dimensioni sopra descritte - abbiano tenuto conto di queste esigenze di equità e di buon senso nelle loro determinazioni;
se, alla luce di tutti gli elementi esposti, non si ritenga di dover individuare sedi alternative per non compromettere in modo irreversibile l'economia e l'equilibrio demografico dell'intero comprensorio montano degli Altipiani di Arcinazzo.
(2-00172)
«Iannarilli, Cesa, Moffa, Lorenzin, Mariarosaria Rossi, Pili, Porcu, Simeoni, Proietti Cosimi, Piso, De Nichilo Rizzoli, Martinelli, Ceccacci Rubino, Carlucci, De Poli, Naro, Ciocchetti, Dionisi, Pionati, Cera, Compagnon, Rao, Mannucci, Conte, Iapicca, Vella, Giulio Marini, Castiello, Ventucci, Nizzi, Anna Teresa Formisano».
(9 ottobre 2008)

E)

Iniziative in relazione a ripetuti episodi di violenza e persecuzione nei confronti dei cristiani nel mondo - 2-00151

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
la persecuzione dei cristiani si allarga a macchia d'olio nel mondo e il numero dei martiri continua a crescere;
l'India, con i numerosi attentati, con le distruzioni, con i saccheggi, con le recenti esplosioni di violenza contro le comunità cristiane, è a parere degli interpellanti l'epicentro di questa globalizzazione dell'odio anticristiano che ha investito già la Turchia, l'Iraq, l'Indonesia, l'Algeria, ed altri Paesi;
l'Occidente è irretito in una silenziosa ambiguità; tutte le associazioni per i diritti umani e per le libertà religiose tacciono imbarazzate;
il vento della scristianizzazione soffia con violenza fino a trasformare la dilagante «cristianofobia» in una drammatica esigenza di ingerenza umanitaria urgente -:
se il Governo, alla luce di tali riflessioni, non ritenga necessario ribadire con forza, nelle sedi opportune, anche comunitarie, la posizione dell'Italia in assoluta difesa dei diritti della libertà religiosa.
(2-00151)
«Di Virgilio, La Loggia, Bocchino, Bruno, Boniver, Landolfi, Lupi, Bertolini, Abelli, Gioacchino Alfano, Barani,Barbareschi, Bergamini, Bernini Bovicelli, Bocciardo, Calabria, Calgaro, Carlucci, Catone, Cazzola, Ceccacci Rubino, Ciccioli, Cristaldi, D'Ippolito Vitale, De Camillis, De Luca, De Nichilo Rizzoli, Di Cagno Abbrescia, Distaso, Renato Farina, Frassinetti, Fucci, Garagnani, Garofalo, Gava, Germanà, Giammanco, Golfo, Iannarilli, Laffranco, Lisi, Lorenzin, Marinello, Giulio Marini, Marsilio, Mistrello Destro, Moffa, Mondello, Mussolini, Angela Napoli, Pagano, Palmieri, Paroli, Patarino, Pelino, Pianetta, Pugliese, Repetti, Mariarosaria Rossi, Rosso, Sammarco, Savino, Scapagnini, Scelli, Simeoni, Speciale, Stasi, Tortoli, Valducci, Vella, Vignali, Zorzato».
(1o ottobre 2008)

F)

Interventi per destinare un congruo numero di volontari ai progetti e alle esigenze dell'Ente nazionale per la protezione e l'assistenza dei sordi - 2-00183

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
la sordità è spesso definita come handicap invisibile poiché ci si accorge che una persona è sorda, in genere, solo al momento di comunicare; inoltre, è una disabilità la cui gravità è fortemente sottovalutata per le conseguenze che ha sul bambino sordo, dal momento che se insorge nei primi anni di vita, nei quali si struttura il linguaggio, impedisce il naturale apprendimento della lingua parlata/scritta, cui si arriva solo mediante un complesso percorso educativo e logopedico;
per poter far fronte alle numerose richieste delle famiglie di quanti si trovano in situazione di necessità rispetto alle famiglie con figli «normodotati», l'Ente nazionale per la protezione e l'assistenza dei sordi necessita di personale motivato e specializzato;
la normativa in vigore sul servizio civile, negli ultimi anni, ha penalizzato fortemente la progettazione sociale e i sordi italiani, che negli ultimi due anni non si sono visti approvare alcun progetto e, quindi, assegnare alcun volontario;
inoltre, l'innalzamento - dal 2 per cento al 4 per cento - per l'anno 2008 della quota da destinare ai progetti concernenti l'accompagnamento dei grandi invalidi e ciechi civili ha, di fatto, contribuito a ridurre il numero dei volontari da destinare ad altre tipologie di servizi -:
se non ritengano necessario verificare la possibilità di prevedere un congruo numero di volontari da destinare, come più volte richiesto, ai progetti e alle esigenze dell'Ente nazionale per la protezione e l'assistenza dei sordi, che grazie agli ex obiettori di coscienza ha potuto offrire ed offre un valido supporto ai quei cittadini colpiti da una disabilità che non dà loro la possibilità di una piena e completa integrazione sociale.
(2-00183)
«Buttiglione, Vietti, Volontè, Compagnon, Ciccanti, Naro, Libè».
(21 ottobre 2008)

G)

Iniziative per la valorizzazione del ruolo della Svimez - 2-00157

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
la Svimez - associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno - costituita in Roma il 2 dicembre 1946, ha per statuto lo scopo di promuovere, nellospirito di una efficiente solidarietà nazionale e con una visione unitaria, lo studio delle condizioni economiche del Mezzogiorno d'Italia, al fine di proporre concreti programmi di azione e di opere intesi a creare e a sviluppare le attività industriali più rispondenti alle esigenze accertate;
l'attività della Svimez si sviluppa su due linee fondamentali. La prima è costituita dall'analisi sistematica e articolata della struttura e dell'evoluzione dell'economia del Mezzogiorno e dello stato di attuazione delle politiche di sviluppo. La seconda linea di attività è costituita dalla realizzazione di iniziative di ricerca sui vari aspetti del problema meridionale, finalizzate sia ad esigenze conoscitive ed analitiche sia alla definizione di elementi e criteri utili ai fini dell'orientamento degli interventi di politica economica regionale e nazionale;
la Svimez ha per statuto lo scopo di promuovere lo studio delle condizioni economiche del Mezzogiorno d'Italia, al fine di proporre concreti programmi di azione e di opere intesi a creare e a sviluppare le attività industriali;
l'origine della Svimez coincide con il sorgere del nuovo meridionalismo, in seguito ad una riflessione sistematica sulla questione meridionale che si svolge all'interno dell'Iri a partire dal 1938, sotto l'impulso del presidente Alberto Beneduce e del direttore generale Donato Menichella. Tra i soci fondatori vi fu il Banco di Napoli;
la costituzione dell'associazione ha luogo il 2 dicembre 1946 a Roma. Il gruppo originario comprende Donato Menichella, Pasquale Saraceno, Francesco Giordani e Rodolfo Morandi, all'epoca Ministro dell'industria;
da oltre 60 anni la Svimez svolge un importante ruolo culturale e di politica economica con serietà ed indipendenza di giudizio riconosciute da tutte le parti politiche e dalla cultura italiana;
il sodalizio offre con le proprie analisi all'attività di definizione e implementazione delle politiche di sviluppo condotte dal Governo e dalle regioni, nonché con riferimento ai contributi tecnici e politici offerti negli ultimi mesi al dibattito sui termini dell'attuazione del «federalismo fiscale»;
l'associazione svolge in via prevalente attività di analisi e ricerca economica, di cui viene data documentazione alla Corte dei conti, che indirizza annualmente al Parlamento una relazione di approfondito controllo e giudizio sulla sua gestione finanziaria;
l'associazione pubblica ogni anno un rapporto sul Mezzogiorno riferito all'anno precedente;
negli ultimi anni si è verificato il taglio ai precedenti finanziamenti alla Svimez, che in particolare è stato di 273.000 euro nel 2008 sotto forma di «accantonamento reso non disponibile»;
il finanziamento alla Svimez concorre principalmente a coprire gli oneri, difficilmente comprimibili, derivanti dal pagamento degli stipendi al personale e delle collaborazioni specialistiche connesse all'attività scientifica e statistica di ricerca e di documentazione -:
se non ritenga che il ruolo della Svimez sia fondamentale per quanto esposto in premessa e quali iniziative intenda assumere per valorizzarlo ulteriormente, consentendo all'associazione di proseguire, con costante qualità ed autorevolezza, la propria attività.
(2-00157)
«Vico, D'Antoni, Bellanova, Pierdomenico Martino, Burtone, Capano, Calvisi, Bossa, Schirru, Margiotta, Garofani, Gasbarra, Servodio, Ria, Mastromauro, Ginefra, Genovese, Pollastrini, Concia, Luongo, Boffa, Cesario, Farinone, Graziano, Bordo, Cuperlo, Iannuzzi, Lo Moro, Ginoble, Grassi, Losacco, Zunino, Nannicini, Sarubbi, Farina Coscioni, Boccia, Peluffo, Portas, Mosca, Livia Turco, Binetti, Gaglione, Lulli, Federico Testa, Misiani, Vassallo, Amici, Benamati, Marantelli».
(2 ottobre 2008)

H)

Iniziative relative agli effetti del riordino della disciplina del trattamento economico accessorio con riguardo ai dipendenti dell'Inps - 2-00147

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
l'articolo 67, comma 2, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni dalla legge n. 133 del 6 agosto 2008, prevede per l'anno 2009 che, nelle more di un generale riordino della materia concernente la disciplina del trattamento economico accessorio, ai sensi dell'articolo 45 del decreto legislativo n.165 del 2001, rivolta a definire una più stretta correlazione di tali trattamenti alle maggiori prestazioni lavorative e allo svolgimento di attività di rilevanza istituzionale che richiedono particolare impegno e responsabilità, tutte le disposizioni speciali di cui all'allegato B, che prevedono risorse aggiuntive a favore dei fondi per il finanziamento della contrattazione integrativa delle amministrazioni statali, sono disapplicate;
tra le amministrazioni destinatarie di tale previsione vi è l'Istituto nazionale della previdenza sociale, per il quale sulla base dell'articolo 18 della legge 9 marzo 1989, n. 88, (richiamato nel sopracitato allegato B) sono previsti compensi incentivanti la produttività, mediante una quota non superiore allo 0,10 per cento delle entrate indicate nel bilancio di previsione dell'Istituto per finanziare progetti speciali finalizzati, principalmente, alla realizzazione di programmi per la lotta e il recupero delle omissioni ed evasioni contributive e per l'erogazione delle prestazioni corrisposte dall'Istituto;
l'Istituto, fin dal 1983, primo tra le altre pubbliche amministrazioni, ha realizzato e applicato sistemi di misurazione della produttività;
attraverso la contrattazione collettiva sono stati stabiliti criteri per la corresponsione dei compensi incentivanti la produttività stessa, subordinati al raggiungimento di obiettivi programmati;
la corresponsione dei trattamenti in questione è avvenuta non «a pioggia» bensì sulla base di parametri che tengono conto dell'apporto individuale al raggiungimento degli obiettivi stessi;
i progetti speciali di cui al citato articolo 18 della legge 9 marzo 1989, n. 88, hanno consentito il raggiungimento degli anzidetti obiettivi, in tempi sempre più brevi, nonostante la limitata disponibilità di risorse umane, determinata dal blocco del turn over previsto da varie leggi finanziarie, e gli accresciuti adempimenti posti a carico dell'ente con varie disposizioni di legge;
le finalità che si intendono perseguire con il riordino della materia concernente la disciplina del trattamento accessorio nelle pubbliche amministrazioni sono state già da anni realizzate all'Inps;
il provvedimento ha creato viva apprensione tra i lavoratori dell'Istituto, che hanno deliberato iniziative di protesta e di lotta che potrebbero comportare pesanti ricadute sulla funzionalità dell'ente, con conseguenti ritardi nell'erogazione di prestazioni di servizi di primaria necessità, nonché sulla riscossione dei contributi;
nella seduta del 23 luglio 2008 il Governo ha accolto l'ordine del giorno n. 9/1386/152, con il quale si è impegnato a valutare gli effetti applicativi della norma citata in premessa, allo scopo di adottare ulteriori iniziative normative per porre in essere misure volte a non penalizzare i lavoratori dell'Inps, sottraendorisorse loro destinate finalizzate al raggiungimento di obiettivi di produttività -:
quali iniziative, alla luce del citato ordine del giorno, intenda adottare per tenere conto della specificità della realtà produttiva dell'Inps, in considerazione sia dei sistemi di misurazione della produttività già presenti, che dei risultati raggiunti in termini di qualità e quantità dei servizi offerti ai cittadini, al fine di individuare idonee misure compensative delle risorse non utilizzabili nel 2009.
(2-00147)
«Poli, Ruggeri, Adornato, Bosi, Buttiglione, Capitanio Santolini, Cera, Cesa, Ciccanti, Ciocchetti, Compagnon, De Poli, Dionisi, Drago, Anna Teresa Formisano, Galletti, Mannino, Naro, Occhiuto, Oppi, Pezzotta, Pionati, Pisacane, Rao, Romano, Ruvolo, Tassone, Nunzio Francesco Testa, Volontè, Zinzi, Delfino».
(30 settembre 2008)

I)

Iniziative in relazione alla crisi aziendale della Antonio Merloni s.p.a. di Fa briano, con particolare riferimento alla tutela dei livelli occupazionali - 2-00173

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
le origini delle industrie Merloni risalgono quasi all'inizio del ventesimo secolo, siamo negli anni '30. Nel 1954 nasce la società Co.Me.Sa., con la quale inizia la produzione di bombole per gpl. Nel 1966 nasce la prima linea di elettrodomestici con il marchio Ariston. Due anni più tardi Antonio, uno dei quattro figli di Aristide, fonda Ar.Do. (Arredamento Domestico), società destinata alla produzione di lavatrici per conto terzi, con sede nello stabilimento «Santa Maria», a Fabriano;
nel 1970, alla morte del fondatore Aristide, iniziano ristrutturazioni e cambiamenti all'interno della compagnia, che nel 1974 si divide in due gruppi distinti: Merloni elettrodomestici gestita da tre dei fratelli, e Icem, detenuta al 100 per cento da Antonio Merloni. Quest'ultima si fonde prima con Co.Me.Sa., diventando nel 1976 leader mondiale nella produzione di bombole per gpl, poi con Ar.Do., assumendo nel 1989 il nome Antonio Merloni s.r.l.;
il gruppo si specializza nella produzione del bianco per conto terzi: frigoriferi, congelatori e lavastoviglie (presso lo stabilimento di Galfana, in Umbria); lavatrici a carica frontale e lavasciuga (nella sede produttiva di «S. Maria») e lavatrici a carica dall'alto e asciugatori (stabilimento del «Maragone», Fabriano);
negli anni '90 si delineano le strategie che porteranno la compagnia agli attuali livelli dimensionali e produttivi: l'azienda cambia la propria ragione sociale e si trasforma in Antonio Merloni s.p.a. (1990) e avvia il processo di «europeizzazione», con l'acquisizione di società commerciali in Spagna (Newpol), Olanda (Frenko), Inghilterra (Servis Ltd). Anche le sedi produttive si moltiplicano: nel 1995 Antonio Merloni s.p.a. acquisisce la società Tecnogas s.p.a., oggi azienda leader sul mercato italiano per la produzione e commercializzazione, con marchio proprio, di forni e cucine. Con quest'investimento nel mondo della cottura la gamma di prodotti offerti dall'azienda si completa;
nel 2000 Antonio Merloni s.p.a. acquisisce il gruppo Asko, leader nella commercializzazione di elettrodomestici alto di gamma nel nord Europa. Il gruppo possiede filiali anche negli Stati uniti e in Australia e marchi che consentono di posizionare il prodotto offerto nel segmento alto del mercato;
nel 2002 l'Antonio Merloni s.p.a. raggiunge il quinto posto in Europa nella produzione di elettrodomestici. Per adeguarsi alle nuove esigenze del mercato e alla crescente competitività nel 2005 l'azienda avvia un importante progetto diripensamento strategico ed organizzativo della società creando una struttura di marketing centralizzata. L'obiettivo dell'Antonio Merloni s.p.a. è consolidarsi sui vari mercati affermando la presenza dello storico marchio Ardo, già ben posizionato a livello internazionale e ora pronto a conquistare il mercato italiano;
siamo di fronte ad una delle aziende storiche del panorama imprenditoriale italiano, uno di quelli che può essere definito un patrimonio nazionale;
attualmente l'azienda di Antonio Merloni occupa, nel bacino Fabriano - Sassoferrato - Gaifana circa 3000 operai ed opera nel terzismo;
l'azienda è in crisi da tempo, ma, nell'ultimo periodo la situazione è precipitata e non è ancora stato presentato un piano industriale (fortemente richiesto dai sindacati dal mese di luglio 2008), mentre gli stabilimenti vengono chiusi;
oggi ci sono 1000 persone in cassa integrazione;
gli stabilimenti di Fabriano (Santa Maria e Marangone) producono a giorni alterni;
è una grande crisi finanziaria che si sta ripercuotendo in maniera drammatica nel tessuto sociale di Fabriano e delle regione tutta. Oltre all'azienda Antonio Merloni s.p.a. è interessato un indotto su cui si basa l'economia locale;
la società fabrianese e marchigiana ha vissuto su questa economia: a Fabriano e nell'hinterland non sono mai esistiti problemi occupazionali ed è una terra che ha accolto lavoratori da tutta Italia, soprattutto dalle regioni del Sud;
un operaio di terzo livello (la maggior parte degli operai) percepisce uno stipendio che varia dai 950 ai 1100 euro al mese con un massimale di anzianità che non va mai oltre i 1200 euro. La mobilità e la cassa integrazione garantiscono una mensilità di 720 euro al mese. Le famiglie vivono di questo lavoro;
il 1o ottobre 2008 era stato convocato un incontro tra i rappresentanti dell'azienda i Presidenti delle regioni Marche, Umbria, Emilia-Romagna con il Ministro Scajola, incontro rinviato su richiesta del consiglio di amministrazione dell'azienda;
non si comprendono le ragioni di tale rinvio che, se potrebbe garantire l'azienda, non garantisce di certo i lavoratori che sono da tempo in una situazione inaccettabile;
a quanto si apprende Mediobanca, advisor dell'azienda, avrebbe trovato 3-4 potenziali investitori;
attualmente appaiono possibili due ipotesi: la prima è quella di un concordato preventivo, vale a dire la negoziazione con i fornitori per il pagamento del debito. Ipotesi che, però, non pare garantire i lavoratori, perché in questo caso la priorità dell'azienda sarebbe fare cassa. Il concordato prevede la cassa integrazione fino al 16 gennaio 2010, poi la mobilità;
l'altra ipotesi, fortemente richiesta anche dai governatori delle Marche e dell'Umbria, sarebbe l'applicazione della «legge Marzano», capace di garantire benefici a sostegno dei lavoratori;
la regione Marche ha chiesto al Governo anche di rafforzare la tutela per i lavoratori dell'indotto con la previsione di un fondo adeguato di ammortizzatori sociali in deroga per le esigenze delle piccole imprese del distretto che andrebbe ad aggiungersi a quello già operante ed attivato dalla regione -:
quali strumenti intenda adottare, ed in quali tempi, per arrivare ad una soluzione che garantisca non solo gli interessi dell'azienda ma anche quelli dei lavoratori, in particolare salvaguardando i livelli occupazionali dell'azienda, e se in questa logica non ritenga opportuno attivarsi affinché possa essere applicata alla fattispecie così come richiesto da più parti la «legge Marzano».
(2-00173) «Di Pietro, Donadi, Favia».
(9 ottobre 2008)

L)

Misure per garantire adeguate risorse finanziarie per l'anno 2008 e per gli anni successivi per i programmi di edilizia sanitaria - 2-00177

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
l'articolo 20 della legge 11 marzo 1988, n. 67, ha autorizzato un programma pluriennale di investimenti in edilizia e tecnologie sanitarie per complessivi euro 17.575.028.276,02 volto alla riqualificazione del patrimonio edilizio e tecnologico pubblico e alla realizzazione di residenze sanitarie assistenziali. Per la copertura del programma le leggi finanziarie prevedono annualmente le risorse a graduale copertura dell'intero programma;
il programma finanziario è stato poi integrato per consentire il potenziamento dei programmi nel settore della radioterapia, nell'ambito dei programmi di edilizia sanitaria, con la legge finanziaria per il 2000, che ha autorizzato la spesa di ulteriori euro 15.493.706,98, ripartiti con decreto ministeriale 28 dicembre 2001;
ulteriore integrazione è stata apportata con la legge finanziaria per il 2001 che ha incrementato le risorse di euro 2.065.827.596,36, di cui euro 826.143.140,92 ripartiti con decreto ministeriale 8 giugno 2001 per la libera professione intramoenia. La somma residua, pari ad euro 1.239.684.455,44, è stata ripartita alle regioni con delibera Cipe del 2 agosto 2002, n. 65;
la legge finanziaria per il 2007, all'articolo 1, comma 796, lettera n), ha elevato a complessivi 20 miliardi di euro la dotazione di risorse per il citato programma pluriennale di interventi, rendendo disponibili nel triennio successivo ulteriori euro 2.424.971.723,98. La legge finanziaria per il 2008, all'articolo 1, comma 279, ha disposto un ulteriore incremento di 3 miliardi di euro;
complessivamente il programma, ex articolo 20, con la legge finanziaria per il 2008 è stato portato quindi a quota 23 miliardi di euro;
relativamente agli ulteriori finanziamenti apportati con le ultime leggi finanziarie, in via attuativa si è provveduto:
a) a definire un'intesa in conferenza Stato-regioni (su proposta del Ministro della salute) per l'utilizzo dei 2,475 miliardi di euro (anno 2007) disponendo il riparto tra la regioni di 2,430 miliardi di euro, e riservando i rimanenti 45 milioni di euro per interventi urgenti da proporsi da parte del Ministro della salute. L'intesa è stata trasfusa nella delibera Cipe del 25 gennaio 2008, n. 4;
b) a definire un'intesa in conferenza Stato-regioni (su proposta del Ministro della salute) per il riparto dei 45 milioni di euro di cui sopra tra alcune strutture sanitarie di rilievo nazionale. L'intesa è stata trasfusa nella delibera Cipe del 2 aprile 2008, n. 58;
c) a definire un'intesa in conferenza Stato-regioni (su proposta del Ministro della salute) per il riparto tra le regioni dei 3 miliardi di euro (anno 2008). L'intesa è stata trasfusa in una proposta di deliberazione;
il programma pluriennale di investimenti riguarda sia le regioni e le province autonome che gli enti (Irccs, Izs, policlinici universitari a gestione diretta, ospedali classificati e Iss) di cui all'articolo 4, comma 15, della legge n. 412 del 1991, e successive modificazioni;
la legge finanziaria per l'anno 2008 aveva previsto una disponibilità complessiva per la stipula di accordi di programma con le regioni per euro 1.600.000.000 (iscritta in bilancio sul capitolo di competenza del ministero dell'economia e delle finanze). Tale somma, ai sensi della legge n. 133 del2008, sarebbe stata ridotta di euro 1.019.747.000,00, diminuendo le risorse a disposizione (iscritte in bilancio) ad euro 403.246.286,07. Questa sarebbe, dunque, la somma che per l'anno in corso le regioni e gli altri enti avrebbero a disposizione, a fronte dei 6.775 miliardi di euro (di cui 5.475 miliardi di euro derivanti dalle finanziarie 2007-2008 ed euro 1.300 miliardi derivanti da finanziarie precedenti) disponibili per il programma di investimenti e non ancora iscritti in bilancio sul capitolo del ministero dell'economia e delle finanze e quindi non utilizzabili per investimenti strutturali e tecnologici in sanità -:
quali misure ed iniziative economiche il Governo intenda assumere affinché le risorse finanziarie per l'anno 2008 e per gli anni successivi per i programmi d'edilizia sanitaria siano sufficienti affinché le regioni possano stipulare gli accordi di programma.
(2-00177)
«Livia Turco, Lenzi, Sbrollini, Grassi, Burtone, Murer, Binetti, Miotto, D'Incecco, Argentin, Zampa, Viola, Villecco Calipari, Calgaro, Zaccaria, Sposetti, Bellanova, Naccarato, Letta, Bossa, Mosella, Froner, Lulli, Federico Testa, Gozi, Schirru, Ghizzoni, Sani, Fassino, Coscia, Rampi, Rossa, Nannicini, Lovelli, Marrocu, Baretta, Capano, Velo, Madia, Albonetti, Bindi, Damiano, D'Antona, De Torre, Giovanelli, Gnecchi, Cuomo, Levi, Lucà, Maran, Martella, Merloni, Miglioli, Andrea Orlando, Arturo Mario Luigi Parisi, Pedoto, Pistelli, Pompili, Rossomando, Samperi, Vannucci, Verini, Zucchi, Mastromauro, Servodio, Graziano».
(14 ottobre 2008)

M)

Intendimenti del Governo in merito alla mancata estradizione dalla Francia dell'ex terrorista Marina Petrella - 2-00176

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
Marina Petrella, membro della direzione della colonna romana delle Brigate rosse, guidata da Barbara Balzerani fu condannata nel processo Moro-ter, in quanto coinvolta nel rapimento di Aldo Moro;
la Petrella è stata successivamente condannata dalla Corte d'assise di Roma, il 6 marzo 1992, all'ergastolo per l'omicidio di un agente di polizia, per tentato sequestro e tentato omicidio, sequestro di un magistrato, per rapina a mano armata e per vari attentati;
negli anni '90 la Petrella, si rifugiò in Francia, dopo la sentenza del processo Moro-ter, in virtù della cosidetta «dottrina Mitterrand»;
un decreto del governo francese del 3 giugno 2008, facendo seguito alla formale richiesta fatta nel 2002 dall'allora Ministro della giustizia Castelli, aveva autorizzato l'estradizione di Marina Petrella verso l'Italia, ma ora apprendiamo, prima da dichiarazioni rilasciate alla stampa dall'avvocato della stessa Petrella successivamente confermate direttamente dall'Eliseo, che il Presidente Sarkozy ha deciso di non dare applicazione al decreto e di negare, dunque, l'estradizione in virtù della «clausola umanitaria» prevista dalla convenzione sull'estradizione franco-italiana del 1957, a causa delle condizioni di salute della donna;
riteniamo che, nel rispetto delle convenzioni internazionali in tema di diritti umani, delle quali, tra l'altro, l'Italia è sempre stata strenua sostenitrice (il nostro è infatti un Paese da anni in prima linea per l'abolizione della pena di morte nelmondo) la decisione della Francia sia gravemente irriguardosa del diritto dello Stato italiano a vedere applicate le proprie leggi, oltre che fortemente lesiva dei diritti delle vittime e dei superstiti del terrorismo ad ottenere, quantomeno, un minimo rispetto delle sentenze;
le autorità francesi non possono inoltre, a nostro avviso, ignorare l'ampiezza delle garanzie offerte dalla legge penale e penitenziaria italiana a favore dei condannati in gravi condizioni di salute, compresi i condannati all'ergastolo, come la Petrella -:
se il Ministro interpellato non ritenga che il Presidente Sarkozy, negando l'estradizione dell'ex terrorista Marina Petrella, abbia compiuto un'azione irrispettosa delle prerogative del nostro Stato in materia giudiziaria, in evidente contrasto con l'indirizzo di necessaria collaborazione tra gli Stati in materia giudiziaria, fondato sul principio del reciproco riconoscimento delle sentenze penali;
quali passi il Governo abbia intenzione di compiere e se non ritenga di dover manifestare una formale protesta nei confronti del Governo francese riguardo al grave ripensamento sul decreto che disponeva l'estradizione di Marina Petrella.
(2-00176)
«Soro, D'Antona, Rossa, Rubinato».
(14 ottobre 2008)