XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 83 di martedì 11 novembre 2008

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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 10,05.

EMILIA GRAZIA DE BIASI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Brancher, Buonfiglio, Caparini, Cicchitto, Cirielli, Conte, Cossiga, Cota, Gibelli, Giro, Lamorte, Lo Monte, Martini, Meloni, Migliavacca, Roccella, Romani, Soro, Stefani, Urso e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2009) (A.C. 1713) (ore 10,10).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2009).
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali ed hanno avuto luogo le repliche.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati al seguito dell'esame è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

(Esame degli articoli - A.C. 1713)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge.
Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere, che è distribuito in fotocopia (Vedi l'allegato A - A.C. 1713).
Avverto, altresì, che è in distribuzione la versione corretta del subemendamento Franzoso 0.2.203.1.
Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
Constando il testo di soli tre articoli, al fine di consentire una più ampia valutazione delle questioni poste dal provvedimento, la Presidenza ha ritenuto di ammettere alla discussione ed al voto un numero maggiore di emendamenti, pari al triplo di quelli che sarebbero consentiti.
A tal fine, il gruppo Italia dei Valori e il gruppo Misto (per le componenti politiche del Movimento per l'Autonomia e delle Minoranze linguistiche) sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.Pag. 2
Avverto che nel fascicolo degli emendamenti relativi al disegno di legge finanziaria sono riportati solo gli emendamenti dichiarati ammissibili in Commissione bilancio nel corso dell'esame in sede referente, ivi respinti e nuovamente presentati ai fini dell'esame del provvedimento in Assemblea.
Non sono pubblicati gli emendamenti che riproducono proposte emendative già dichiarate inammissibili in Commissione, ovvero quelle ritirate o decadute per assenza del presentatore, nonché quelle non previamente presentate nel corso dell'esame in sede referente, non essendo stato modificato il testo da parte della Commissione.
Avverto che nella riunione di ieri il Comitato dei nove ha preso atto che, nel corso dell'esame in sede referente, per un errore materiale, la presidenza della Commissione non ha dichiarato l'inammissibilità di alcune proposte emendative identiche o sostanzialmente identiche ad altre con riferimento alle quali l'inammissibilità è stata dichiarata o per estraneità di materia, alla luce dei criteri enunciati nella seduta del 28 ottobre 2008, ovvero per carenza della compensazione.
Si tratta, in particolare, dei seguenti emendamenti o articoli aggiuntivi: Zucchi 2.11 (ex 2.392), in materia di calcolo del reddito imponibile delle imprese che operano nel settore della pesca, identico all'emendamento 2.7 della XIII Commissione già dichiarato inammissibile per carenza di compensazione; Buttiglione 2.64 e 2.65 (ex 2.341 e 2.342), sul trattamento economico del personale della carriera prefettizia, analoghi all'emendamento Galati 2.45, già dichiarato inammissibile per estraneità di materia; Vannucci 2.012 (ex 2.0142), relativo alla programmazione della pressione fiscale, identico all'articolo aggiuntivo Borghesi 2.0143, già dichiarato inammissibile per estraneità di materia.
La Presidenza, verificata la sostanziale identità delle predette proposte emendative rispetto a quelle dichiarate inammissibili nel corso dell'esame in sede referente, e dunque, a seconda dei casi, la loro estraneità rispetto alla materia che forma oggetto del provvedimento, ovvero la loro carenza di compensazione, non può che ritenerle del pari inammissibili e, come tali, non porle in votazione.
Con riferimento all'emendamento Milo 2.85 (ex 2.513), volto a introdurre misure fiscali finalizzate al rilancio di specifici settori dell'economia attraverso crediti di imposta, osservo che esso è stato esaminato, posto in votazione e respinto nel corso dell'esame in sede referente, nella seduta del 5 novembre 2008. Nella stessa seduta, il presidente della V Commissione ne ha successivamente affermato, a seguito di una più attenta valutazione, l'inammissibilità per estraneità di materia, in quanto, come risulta dai criteri di ammissibilità enunciati nella seduta del 28 ottobre 2008 della stessa Commissione, in base ai quali sono stati dichiarati inammissibili numerosi analoghi emendamenti, l'introduzione prevista dall'emendamento di misure fiscali indirizzate al sostegno e al rilancio di specifici settori dell'economia attraverso il meccanismo del credito di imposta, risulta in contrasto con i limiti di contenuto del disegno di legge finanziaria come definiti dal combinato disposto dell'articolo 11 della legge n. 468 del 1978 e del comma 1-bis dell'articolo 1 del decreto-legge n. 112 del 2008.
La Presidenza, anche a seguito di una specifica richiesta formulata dagli onorevoli Lo Monte e Milo, ne ha consentito, su un piano meramente formale, ai sensi dell'articolo 121, comma 4, del Regolamento, la ripresentazione per l'esame in Assemblea, riservandosi comunque di vagliarne l'ammissibilità.
Alla luce di tale vaglio, la Presidenza non può che confermare la valutazione di inammissibilità dell'emendamento Milo 2.85 pronunciata, sia pure tardivamente, dalla presidenza della V Commissione, per estraneità di materia, alla luce dei criteri di ammissibilità adottati in sede referente, che hanno condotto a dichiarare l'inammissibilità di tutti gli emendamenti recanti la previsione di crediti di imposta.
La Presidenza non ritiene altresì ammissibili, per carenza o inidoneità della copertura, i seguenti subemendamenti:Pag. 3Marchi 0.2.201.2; Galletti 0.2.201.7; Della Vedova 0.2.201.8; Bitonci 0.2.201.13; Galletti 0.2.202.2 e Rubinato 0.2.201.9, che riproducono peraltro il contenuto di proposte emendative già dichiarate inammissibili in Commissione per estraneità di materia.
La Presidenza si riserva di valutare l'ammissibilità del subemendamento Marchi 0.2.201.3 nonché di eventuali riformulazioni del medesimo sotto il profilo della copertura finanziaria.
La Presidenza non porrà inoltre in votazione i seguenti subemendamenti, in quanto non riferibili all'emendamento principale: Misiani 0.2.201.4, che dispone la trasmissione alle Camere dei dati relativi al monitoraggio sul patto di stabilità; Rubinato 0.2.201.6, che, abrogando il comma 22 dell'articolo 77-bis del decreto-legge n. 112 del 2008, prevede che le misure poste in essere in ottemperanza a sanzioni possano concorrere al raggiungimento degli obiettivi del patto di stabilità.
Quanto infine ai subemendamenti Rubinato 0.2.201.16 e Bitonci 0.2.201.17, rilevo che gli stessi, pur riproducendo il contenuto di analoghe proposte emendative presentate nel corso dell'esame in sede referente ed in quella sede dichiarate ammissibili, non risultano tuttavia riferibili al testo dell'emendamento 2.201 della Commissione e per tale ragione non verranno posti in votazione.
Ha chiesto di parlare il Ministro dell'economia e delle finanze, Giulio Tremonti. Ne ha facoltà.

GIULIO TREMONTI, Ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'azione di politica economica del Governo si è sviluppata e si sta sviluppando, in questi sei mesi, su tre piani: sul piano della stabilizzazione triennale del bilancio pubblico; sul piano della tutela del risparmio; sul piano del sostegno alle imprese e alle famiglie. È stato, ed è, uno sviluppo basato su una visione di insieme che noi valutiamo sistematica ed organica. Forse vi è qualche asimmetria informativa: vi è una parte che ritiene di aver visto tutto giusto e da subito, mentre noi non avremmo visto tutto giusto e da subito, e vi è una parte che ritiene che sia stato visto abbastanza giusto, ma non fatto tutto il possibile. Ci permettiamo di manifestare un qualche dissenso rispetto a questo criterio di valutazione.
La legge finanziaria per il triennio è basata sul presupposto di una crisi in arrivo e in intensificazione. Già in quest'Aula abbiamo fatto notare, in tante forme, quanto sia stata ragionevole la scelta di anticipare la finanziaria e di stabilizzarla su tre anni rispetto a una crisi in arrivo. Lo scenario di una crisi con la finanziaria aperta, forse, sarebbe stato avverso al Paese. Lo spirito con cui stiamo ora qui votando e valutando la finanziaria è uno spirito costruttivo che, mi pare, in qualche modo, anticipa e traguarda quella che potrebbe essere, per la prossima sessione di bilancio, una corretta sessione di bilancio, come se già noi, qui, stessimo realizzando una riforma della legge di bilancio e finanziaria.
È in questa logica che il Governo ha non solo fatto propri contributi importanti venuti dalla discussione in Commissione, ma ha anche fatto propri, nei limiti della compatibilità, alcuni elementi di proposta provenienti dall'opposizione. In particolare, mi riferisco alla clausola di restituzione fiscale sul 2009, basata sul principio di precauzione dell'effettiva disponibilità di risorse oltre quelle stimate e sulle procedure di definizione del contratto del pubblico impiego.
Sul secondo piano, quello del risparmio, il Governo ha agito con il decreto-legge n. 155 del 2008, attualmente in discussione in questo ramo del Parlamento. È un provvedimento già illustrato in quest'Aula, basato sul criterio della tutela del risparmio come bene costituzionale. È stato notato: è un provvedimento a favore delle banche. È assolutamente l'opposto: è un provvedimento a favore del risparmio nel caso che le banche non integrino, in pieno, il principio e il criterio costituzionale che identifica, nel risparmio popolare, un bene pubblico. È stato detto alternativamente: avete dato i soldi alle banche, oppure: non c'è un euro. SonoPag. 4sbagliate entrambe le prospettazioni. Ripeto: non è un finanziamento alle banche ma è, semplicemente, una garanzia per il risparmio. È vero che le banche non prendono un euro, ma proprio per il fatto che noi assumiamo che il presidio, la precauzione e la prevenzione siano l'essenza stessa di quel provvedimento.
Il terzo piano è quello del sostegno all'economia. Io credo che sia stata non sufficientemente valutata la parte della legge finanziaria relativa all'economia reale, come se la legge finanziaria e il decreto-legge n. 112 del 2008 fossero relativi solo ai conti pubblici. In realtà non è così. Nel decreto e nei collegati c'è una notevole serie di provvedimenti, ordinati in una logica di riforma strutturale e riferiti all'economia reale: dalla concentrazione dei fondi europei, alla banda larga, alla riforma del processo civile, a un ampio catalogo di semplificazioni, fino al nucleare. Mi permetto di far notare che se non è un intervento di modernizzazione del reparto produttivo e dell'economia reale il nucleare, allora noi abbiamo qualche difficoltà a capire cosa sono gli interventi per l'economia reale.
In ogni caso riteniamo, ed era ben previsto, che sia necessario e possibile andare un po' oltre quei provvedimenti. È stato fatto notare, da più parti, anche in questa sede, nei giorni scorsi, che è troppo tardi. Mi permetto di far notare che non è troppo tardi, è il tempo giusto. Come il provvedimento sul risparmio è stato adottato in coerenza con le scelte di politica fatte dai nostri partner europei, così sarà per il provvedimento che stiamo studiando a sostegno dell'economia reale e delle famiglie.
La data di riferimento è quella dell'Ecofin, la data di riferimento è quella dell'Eurogruppo, che si sono tenuti al principio della settimana scorsa. È da allora che i Governi europei hanno acquisito dei dati condivisi di economia reale e di struttura dei bilanci. Senza la condivisione di quei dati non sarebbe stato possibile fare scelte di politica economica, e non è un limite del Governo italiano: nessun Governo europeo ha adottato provvedimenti finora perché tutti hanno aspettato il passaggio dell'Eurogruppo e dell'Ecofin.
Solo a partire dalla metà della settimana scorsa sono stati annunciati pacchetti, interventi, blocchi di provvedimenti nei Paesi europei più significativi, ed è esattamente quello che faremo noi: non sarebbe stato opportuno, saggio, ragionevole agire in anticipo e in assenza di dati condivisi.
I dati definiti e condivisi in sede europea vedono, per il nostro Paese, una proiezione di deficit per il 2008 al 2,5 per cento, per il 2009 al 2,6 e per il 2010 al 2,1; per la Francia un deficit del 3 per cento per il 2008, del 3,5 per il 2009 e del 3,8 nel 2010; per l'Inghilterra un deficit del 4,2 per il 2008, del 5,6 per il 2009 e del 6,5 per il 2010; per la Spagna un deficit dell'1,6 per il 2008, del 2,9 per il 2009 e del 3,2 per il 2010. Per la Germania, invece, un deficit pari a zero, e quindi il pareggio di bilancio, per il 2008, lo 0,2, quindi un lieve deficit, per il 2009, lo 0,5 per il 2010.
I differenziali di deficit sono funzioni dei differenziali di politiche fatte in questi anni nei vari Paesi e sono la proiezione sul futuro. Per l'area dell'euro la media del deficit è 1,3 per il 2008, 1,8 per il 2009 e 2 per cento per il 2010. Molti Paesi sono in area di deficit eccessivo; in base a questi dati non è questa l'ipotesi avanzata per l'Italia (ripeto: il 2,5, il 2,6, il 2,1; sono tutti valori sotto il 3 per cento).
Le scelte di politica economica non dipendono solo dai deficit previsti; naturalmente questi sono numeri di previsione e di proiezione, e in tempi caratterizzati da un'altissima variabilità dell'economia e degli andamenti dell'economia anche le previsioni e le proiezioni hanno un valore relativamente poco significativo, o non significativo come era anni fa. La grandezza per noi più significativa, comunque, non è quella rappresentata dal deficit, ma dal debito, essendo quest'ultimo la variabile critica più particolare per il nostro Paese.
Mi permetto, inoltre, di far notare un dato che è meno critico del debito italiano,Pag. 5ed è la crescita: per anni l'Italia è cresciuta meno degli altri Paesi, nella proiezione dal 2008 in avanti è caduto il differenziale di crescita dell'Italia. Evidentemente sono anni di crescita negativa, ma è rimosso - come era in periodi di crescita positiva, così non lo è più in un periodo di crescita negativa - il differenziale di crescita.
Alla base di questo dato nuovo vi è, probabilmente, l'evidenza in ordine al fatto che la crescita di molti Paesi, nostri competitori o, comunque, comparati con noi, era finanziata dal debito privato ed era quest'ultimo e i plusvalori immobiliari che determinavano quel differenziale del PIL, più ampio negli altri Paesi e più ridotto nel nostro. Venuto meno il differenziale costituito da un eccesso di debito privato e di plusvalori immobiliari, i nostri dati si sono, in prospettiva, allineati rispetto a quelli degli altri Paesi. Immagino l'obiezione, a questo punto, che sarà avanzata: essi si sono allineati su un'ipotesi di non crescita - è vero - ma, comunque, si sono allineati. Si tratta di un dato che è oggetto di forte attenzione politica e tecnica negli altri Paesi. In questa sede immagino che sarà oggetto di attenzione polemica ma, in realtà, è un dato su cui possiamo riflettere con prospettive di fiducia per il nostro Paese.
In base a questi dati e ai margini che possiamo assumere, fermo comunque il nostro impegno a non violare gli impegni assunti in sede di applicazione del Patto di stabilità e di crescita e ferma la fondamentale attenzione che riserviamo al debito pubblico italiano, pensiamo che sia possibile varare un provvedimento di sostegno all'economia, alle imprese e alle famiglie, che non alteri i saldi di finanza pubblica: un provvedimento che sarà organizzato - non è ancora definito nei contenuti specifici - su alcune linee essenziali; la prima linea essenziale è quella della domanda pubblica.
Infatti, nutriamo la forte convinzione che la crescita dipenda soprattutto dalla domanda pubblica, in particolare dalla domanda pubblica europea: tale considerazione ci riporta alle proposte presentate dal Governo italiano nel semestre di Presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea nel 2003, circa l'emissione di eurobond per finanziare le infrastrutture europee e circa l'alternativa, sempre presentata dal Governo italiano e non eliminata (o non considerata come la precedente), di utilizzare la Banca europea degli investimenti, in rete con le Casse depositi e prestiti, per finanziare la domanda pubblica europea.
In Italia si prevede, nei prossimi giorni, lo sblocco da parte del CIPE di uno stock di investimenti di circa 16 miliardi di euro, un meccanismo di strutturazione delle tariffe che faccia ripartire gli investimenti per le autostrade (subordinando, una volta tanto, le tariffe all'effettività degli investimenti e non l'una variabile indipendente dall'altra: anche questa misura è in grado di mobilitare una massa di investimenti molto elevata) e l'utilizzo, attivo e non passivo, della Cassa depositi e prestiti, a partire dal piano casa.
Inoltre, stiamo studiando provvedimenti a favore delle imprese, a partire dal loro finanziamento. Credo sia fondamentale chiarire che non abbiamo la minima intenzione di aiutare le banche, pur avendo la massima attenzione al finanziamento alle imprese. Se un meccanismo sarà attivato, si tratterà di un canale di finanziamento rivolto alle imprese, non alle banche. Si tratterà di un fondo finalizzato alle imprese, seppur passando attraverso le banche.
Il funzionamento di quel meccanismo sarà monitorato e segnalato all'attenzione del Parlamento, secondo le scadenze che riterremo in questa sede ragionevoli. Fondamentalmente, dovrà essere il sistema bancario a chiedere e il Parlamento a disporre, attraverso l'adozione di una norma che sarà assolutamente bipartisan, in grado di assicurare la massima trasparenza e la subordinazione dell'acquisizione dei fondi all'applicazione, da parte delle banche, di un codice etico.
Altri provvedimenti, come l'IVA di cassa, che facevano parte del nostro programma, sono in fase di studio e sono subordinati naturalmente all'approvazionePag. 6europea, che pure riteniamo ragionevolmente accessibile, insieme ad altri provvedimenti che stiamo studiando.
Per quanto riguarda il capitale sociale o umano, già nella legge finanziaria, con un emendamento, è potenziato il Fondo degli ammortizzatori sociali ed intendiamo integrare con altri fondi gli strumenti di assistenza in un anno che non si prevede positivo.
Per quanto riguarda le famiglie, stiamo studiando provvedimenti che riducano, nei limiti del possibile, lo stress, l'angoscia e le difficoltà causate dalla crisi economica. Lo faremo - lo ripeto - non «a deficit» o sfondando i criteri di deficit, perché sarebbe in questi termini una soluzione non solo illusoria, ma perversa, perché il conto, in termini di maggiore interesse, sarebbe ancora girato alle fasce più deboli della popolazione. Quello che possiamo dire è che faremo tutto il possibile e nel modo più giusto possibile.
Per finire, sappiamo bene che c'è la crisi: forse lo sappiamo perché l'avevamo prevista, certamente lo sappiamo perché l'abbiamo considerata nel programma e abbiamo seguito la tempistica possibile e corretta in perfetto allineamento con gli altri Paesi europei; tuttavia, se sappiamo che c'è la crisi, non siamo quelli che fanno il tifo per la crisi. Noi, comunque, siamo convinti del fatto che si deve avere, nella prospettiva, anche un elemento di speranza e abbiamo speranza perché abbiamo fiducia, fiducia nella saggezza delle famiglie italiane, fiducia nella forza dei nostri lavoratori e dei nostri imprenditori (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Darò ora la parola ad un rappresentante per gruppo per non più di dieci minuti.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ventura. Ne ha facoltà.

MICHELE VENTURA. Signor Presidente, signor Ministro, se mi consente, oltre all'esposizione che ha fatto in quest'Aula, mi riferirò anche ad un'intervista che è stata pubblicata non più di due giorni fa e che per la verità è ricca di suggestioni e per questo cercherò di tenerne conto.
Lei, in questa intervista, parla di un new deal globale e fa un accostamento tra il Presidente degli Stati Uniti eletto e l'imperatore Adriano.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 10,40)

MICHELE VENTURA. In qualche modo, lei lascia intendere che le risposte non possono essere viste che su scala internazionale. Sul new deal globale non abbiamo molto da obiettare, nel senso che è del tutto evidente - le riunioni internazionali che ci sono state in questi giorni lo confermano, da quella in Brasile alle prossime previste - che ci vorrà anche il concorso dei grandi Paesi emergenti, oltre ai tradizionali Paesi del G8, per organizzare una risposta alla crisi grave che incombe sul tutto il Paese.
Signor Ministro, in primo luogo vorrei dirle che questa disputa ad appropriarsi di Barack Obama non mi ha appassionato e, tuttavia, vorrei riferirmi ad un elemento che mi sembra di differenza sostanziale fra quello che è accaduto negli Stati Uniti e quello che sta accadendo da noi.
Tutti i commentatori hanno scritto che con quella elezione gli Stati Uniti hanno dato una risposta da società aperta, inclusiva, vitale e democratica. Ho trovato che il riconoscimento più significativo ad Obama sia venuto dalle parole di McCain, l'avversario sconfitto, quando ha detto: la ringrazio perché ha coinvolto ceti e gruppi che si sentivano esclusi. Una frase come questa ha bisogno del massimo della inclusione.
Qui si conferma il fatto di ciò che Krugman aveva delineato, ovvero il crearsi di un blocco progressista in una società dove l'individualismo è certo forte, signor Ministro, ma è forte anche la società civile ed è forte quell'articolazione di società civile.
Colleghi, vorrei che riflettessimo su di noi. Qui si è cercato in qualche modo diPag. 7dare una risposta da parte di settori dell'attuale maggioranza basata su un individualismo populista in una società corporativizzata e questa riflessione va fatta anche osservando, ad esempio, quello che sta accadendo per le vicende di Alitalia: coloro che stanno bloccando Alitalia non sono figli nostri, ma di quella idea di corporativizzazione che risponde alla stessa logica con la quale negli anni scorsi avevamo visto molti marciare alla testa dei tassisti che si muovevano contro principi di liberalizzazione! Questa è la verità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Signor Ministro, va rimosso questo ostacolo di un'idea di una società corporativizzata, bloccata, dove si ragiona per piccoli gruppi. Questa è la differenza sostanziale che viene da quel voto. Dov'è l'elemento che può sembrare estraneo alla discussione che facciamo questa mattina, anche se in realtà non lo è? Non si possono costruire società nuove che accettano le sfide quando sono basate su separazioni, ghettizzazioni e paure. Occorre il contrario, ovvero la capacità di riprendere un cammino che sia in grado di dare risposte positive alle istanze che avvertono i cittadini.
Signor Ministro, non ho nessuna difficoltà a dire che la risposta che dobbiamo cercare sta in meccanismi di trasparenza e di democrazia: questo aspetto emerge dal voto degli Stati Uniti e, in momenti di crisi, non è scontato. Alle famiglie in difficoltà con i mutui, agli imprenditori in difficoltà per il credito e per ordinativi che se ne vanno, a lavoratori alle prese con il posto di lavoro e con il reddito per arrivare alla fine del mese dobbiamo tutti far sentire la vicinanza delle istituzioni e di tutti noi. Noi comunque la nostra vicinanza la faremo sentire e non è solo un fatto di un partito o di un gruppo, ma un'esigenza che attiene alla democrazia in senso generale.
Signor Presidente, tutti i Paesi si stanno muovendo per questa crisi: la Cina ha annunciato un grande intervento; nell'incontro tra Bush e Obama, quest'ultimo ha chiesto al Presidente uscente un intervento immediato, senza aspettare l'insediamento, un intervento cospicuo come quello che riguarda famiglie e imprese, per non attendere il 20 gennaio.
Lei ha annunciato questa mattina una serie di misure; direi, colleghi della maggioranza, che la discussione che stiamo facendo sulla legge finanziaria è marginale, parziale e sostanzialmente inutile. È la conferma di quanto abbiamo detto nel corso di questi giorni, infatti noi avevamo proposto di cambiare la struttura della legge finanziaria.
Continuo a pensare che sarebbe stato giusto dare immediatamente una risposta in direzione di stipendi, salari e pensioni, in direzione dei mutui a tutela dei risparmiatori (ma su questo ci saranno dei provvedimenti presentati alle Camere) e per le piccole e medie imprese, perché ciò che sta andando in sofferenza drammaticamente è l'economia reale ed è molto difficile dire a chi oggi soffre: aspettate, vedremo. Un segnale di fiducia va dato subito, dobbiamo fare in modo che emerga subito, e i nostri emendamenti spingevano in questa direzione, perché ci fosse questo aspetto per creare un clima di fiducia.
Ministro Tremonti, dalla sua intervista dell'altro giorno ho tratto una qualche spiegazione. In un quadro di estrema preoccupazione, lei a un certo punto ha fatto un'analogia con i video game, con mostri che si presentano ad ondate: si sconfigge il primo mostro, il secondo, il terzo e poi arriva il mostro dei mostri, il super mostro, ossia i derivati. Lei sostiene che è molto difficile sapere che cosa accadrà.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MICHELE VENTURA. Sto concludendo, Signor Presidente. A un certo punto il giornalista le chiede: e il Presidente del Consiglio, che si mostra ottimista? Lei risponde che Berlusconi, essendo un ottimista, è oltre. Questo «oltre» per noi è un fatto preoccupante, che cosa vuol dire? Che è già nel paradiso, nel sogno e non si occupa di quello che sta accadendo? Significa che l'incendio lo debbonoPag. 8spegnere altri mentre lui sta tranquillamente pescando sulle rive di un fiume azzurro in un paesaggio fiorito? È molto preoccupante.
Infine, mi lasci dire una cosa. Voi fate continuamente richiamo al patto di stabilità e ai conti. Noi lo apprezziamo, essendo stati oggetto di una campagna durissima nei mesi scorsi per aver detto che volevamo i conti in ordine. Le consiglio un atto di modestia: quando le capiterà di incontrare il suo predecessore Padoa-Schioppa gli batta sulla spalla e gli dica: professore, aveva capito prima di me l'importanza di tenere i conti pubblici in ordine (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i professori della scuola media «Lucio Lombardo Radice» di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, è un privilegio stamani poter interloquire alla sua presenza e di questo credo che il Parlamento la ringrazi. Se c'è un elemento da evidenziare è che in queste settimane avremmo voluto trovare il modo come Parlamento di partecipare in maniera più intensa in una fase straordinaria, con la crisi economica e finanziaria che sta attanagliando il mondo.
Lei ha annunciato una serie di misure e ha fatto riferimento ad una sorta di asimmetria informativa. Per il vero, ho avuto l'impressione che lei, in queste settimane, abbia potuto utilizzare una grande capacità di fuoco sul terreno dell'informazione, che ha fatto apparire, soprattutto ai più disattenti, che lei avesse visto tutto fin dall'inizio (e che avesse visto giusto).
Non ho avuto, molto modestamente, l'impressione che le cose siano andate così e non ho bisogno neppure di ricordare le polemiche sul «Ministro della finanza creativa». Vorrei ricordare, però, che, già nel 2001, la legge finanziaria che lei aveva presentato il 28 dicembre consentiva ai comuni italiani di utilizzare strumenti di finanza derivata e oggi ci sono due grandi comuni, quello di Milano e quello di Torino, che hanno una struttura del debito che per più di un terzo è collocato con gli strumenti derivati.
C'è da aggiungere che lei si è occupato molto di cartolarizzazioni, ossia di tecniche con le quali si ponevano fuori dal bilancio questioni che, invece, sarebbero dovute essere collocate al suo interno. Ciò ha ridotto la propensione alla valutazione dei rischi e mi fa affermare che lei non ha visto giusto, come molti di noi. Se scende sul terreno concreto del confronto parlamentare, si renderà conto che questo, forse, è il modo migliore con il quale si può affrontare un dialogo istituzionale, cosa che non abbiamo visto fare.
L'estate scorsa, quando ancora la crisi non appariva in tutta la sua portata, abbiamo dovuto assistere ad una serie di iniziative roboanti, dall'accordo ABI-Governo sui mutui - con i mutuatari che, in verità, non hanno apprezzato, perché meno dell'1 per cento dei cittadini interessati vi ha aderito (ciò significa che non era un buon accordo, perché teneva conto più dell'interesse delle banche che degli interessi dei mutuatari) - alla questione della Robin Hood tax, ossia di una tassazione che avrebbe dovuto prendere ai ricchi per dare ai poveri, utilizzando gli extraprofitti delle banche e dei petrolieri. Adesso si parla di cose molto diverse: si sta studiando come entrare, anche se attraverso la forma delle obbligazioni (come hanno fatto i francesi), nel capitale delle banche. C'è molta strada fra la situazione che è stata avviata dalla Robin Hood tax e quella che si trova ad affrontare oggi. Lo stesso discorso vale per i petrolieri.
Io ho valutato molto positivamente il modo in cui lei si è raccordato a livello comunitario e ho considerato che la sua valutazione della forza dell'ombrello europeo fosse importante, essendo molto diversa anche dalle accentuazioni critiche che, in un passato non molto lontano, ho sentito formulare da lei in ordine all'Europa,Pag. 9che sarebbe stata spesso più matrigna che madre. Riconosco che il fatto di riferirsi all'Europa come ad una realtà istituzionale che ci può consentire di rispondere con grande efficacia sia un punto importante e un arrivo nel quale ritengo che chi, come noi, è europeista da sempre - se non altro per radici e per tradizione - non può non apprezzare con tutto il cuore.
Quando lei, però, fa riferimento al sostegno all'economia reale e, soprattutto, al tema delle famiglie, ancora non si è visto nulla. Tra l'altro, mi permetto di ricordare che lei non ha saputo resistere alla pressione del Capo del Governo in ordine ai suoi impegni elettorali. C'era da affrontare il nodo dell'ICI, che bisognava abolire. Che ragione c'era di abolirla? In realtà siete stati imprevidenti: avete compiuto una scelta che vi ha consumato risorse che oggi avreste potuto utilizzare per affrontare il nodo del sostegno, specie dei più deboli. Questo, però, lei fatica a riconoscerlo, perché, siccome era un vostro impegno elettorale, dovevate per forza farlo (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori).
Adesso lei ha in mente quest'idea delle banche, ma non la coltiva in maniera molto puntuale e precisa. Ancora stamani ha avuto un atteggiamento poco chiaro, sostenendo che in realtà voi vorreste finanziare le imprese attraverso il sostegno alle banche.
Ciò significa che la capitalizzazione impropria che si vorrebbe attuare con lo strumento delle obbligazioni serve per fare cosa? Per orientare le banche ad aprire il credito nei confronti delle imprese. Guardi che questa non è un'operazione trasparente e non mi piace.
Va chiarito, inoltre, il rapporto tra Parlamento e Governo, in quanto questa non è un'operazione che può essere messa in capo al Governo. Lei ha accennato a delle intenzioni bipartisan di cui io non ho traccia e percezione. Se avesse proposto la costituzione di un Comitato parlamentare per il controllo delle partecipazioni, un Comitato ristrettissimo di otto membri affidato all'opposizione, lei sarebbe credibile sotto questo profilo.
Se lei pensa, invece, di realizzare questa operazione per indurre i banchieri italiani, messi sotto controllo, ad aprire il credito nei confronti delle imprese, allora si tratta di un'operazione di potere che non mi convince. Poiché le banche italiane si trovano all'interno del sistema economico e poiché, attraverso il controllo che esse hanno delle grandi imprese indebitate, hanno le mani anche sui giornali, lei realizza un'operazione di potere che non mi convince (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori)!
Lei ovviamente fa cose molto più importanti di quelle che faccio io, quindi è giusto che lei stia al telefono mentre io parlo. Ciò non conferma nient'altro che un suo atteggiamento, ovvero che lei è arrogante e non ha nessuna disponibilità a confrontarsi sulle questioni reali. Quindi, lei faccia pure (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori)!

GIULIO TREMONTI, Ministro dell'economia e delle finanze. Ero al telefono con il Presidente della Camera.

BRUNO TABACCI. Faccia pure, tanto lo so che è un modo per esibirsi e per sottolineare che lei rispetto a noi realizza delle cose importanti. Ne prendo atto e la cosa non mi piace neanche un po'.
Lei sa che quando ho avuto modo di convenire con le sue iniziative l'ho sempre fatto a viso aperto, anche quando in questo Parlamento erano in pochi a sostenerlo. Ma l'idea che lei pretenda sempre di avere ragione non mi convince. Si può dissentire anche nel rispetto parlamentare e si può avere rispetto anche per gli interlocutori politici che siedono all'opposizione senza che ciò comporti un giudizio sul piano personale. Mi permetta di dire che questa è una considerazione di carattere parlamentare e, per quel che mi riguarda, è bene che lei le tenga presente almeno per il futuro.Pag. 10
Quindi, spero che lei abbia capito ciò che le ho voluto dire con l'indicazione del Comitato parlamentare e del controllo delle partecipazioni dello Stato in riferimento al sostegno alle banche, che dovrebbe rappresentare la premessa per sostenere le imprese.
Noi siamo pronti anche a collaborare su questi argomenti come credo gran parte dell'opposizione, ma vorremmo che lo si facesse in modo molto trasparente. Altrimenti, mi viene da ricordare che lei già nel 2001 non fu fortunato e non è fortunato neanche stavolta, lo riconosco. Tuttavia, delle due l'una: o vi mettete d'accordo con la fortuna, oppure tornate a cercare un rapporto di tipo parlamentare schietto, concreto e rispettoso delle rappresentanze presenti nel Paese.
Diversamente, i cicli politici possono anche mutare e allora se le cose andranno male - perché a dicembre purtroppo molte famiglie non mangeranno neanche il panettone, perché le questioni sono molto delicate e il rischio di passare da una crisi finanziaria a una crisi reale è molto forte - vi troverete soli a gestire e a rispondere su questi aspetti. Non vi basterà dire che tutto quello che è accaduto, è accaduto a causa dei due anni del Governo Prodi, perché appare una difesa ridicola.
Sono stato all'opposizione del Governo Prodi, ma non accetto sul piano della lealtà istituzionale che si continui a dire che la colpa di tutto ciò che è accaduto era legato al Governo Prodi (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico)! Tra l'altro, lei in quei due anni da questi banchi ha pronunciato dei discorsi di grande corrosività nei confronti del Presidente Prodi ed evidentemente se lo poteva permettere per i suoi rapporti personali. Tuttavia, quella risposta non è sufficiente e quella critica non è più adeguata. Lei, infatti, siede tra questi banchi da parecchi anni ed è un «continuista» nella responsabilità del Governo e della politica economica del Paese. Ciò può rappresentare anche una garanzia, ma quando le cose vanno male determina delle conseguenze inevitabili.
Allora, sul terreno politico o lei apre un dialogo sincero, reale (e non mi pare che vi siano le condizioni da come si è comportato questa mattina), o altrimenti ne pagherà per intero tutte le conseguenze (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, signor Ministro, ho trovato il suo intervento reticente ed evasivo. Ciò dimostra come, in realtà, il Governo sia in ritardo nell'affrontare questo problema e lo stia facendo con idee non chiare, forse perché ancora non concordate all'interno di questa maggioranza, e senza il coraggio necessario ad affrontare la situazione attuale.
Lei dice, e ha continuato a dire, come risulterà dal resoconto del suo intervento: «stiamo studiando», «stiamo facendo», «faremo tutto il possibile nel modo giusto», e troverà che lei ha quasi sempre parlato al futuro. Questo non è il tempo di parlare al futuro, è il tempo di parlare al passato: «abbiamo fatto », o al massimo al presente: «facciamo», perché la realtà che dobbiamo affrontare è qui, non è dietro l'angolo, non è futura, e già in essere ed è difficilissima e pesantissima.
Lei afferma che nessun altro Paese ha fatto qualcosa, ma tutti hanno annunciato delle misure precise e destinate ad affrontare la crisi; le ho citate ieri nel mio intervento nel corso dell'esame del bilancio.
Prendiamo, ad esempio, la Francia: ha già deciso lo stanziamento alle piccole e medie imprese di 22 miliardi di euro; l'abolizione della taxe professionelle sulle attività produttive (una specie di IRAP o qualcosa di simile) perlomeno per i nuovi investimenti; 400 milioni di euro per favorire l'industria; 5 miliardi di euro agli enti locali; 175 miliardi di investimenti in tre anni nelle infrastrutture; 330 mila nuovi contratti di lavoro sovvenzionati per il 2009, per attenuare la disoccupazione.Pag. 11
Guardiamo cosa ha fatto la Spagna: 40 miliardi di euro e 100 miliardi di euro per la liquidità del sistema creditizio; una moratoria di due anni sul 50 per cento delle ipoteche sulla casa per i disoccupati con famiglia; deduzioni per l'acquisto della casa per chi ha un reddito fino a 33 mila euro; allargamento da quattro a sei anni delle deduzioni per l'acquisto di una casa con il conto risparmio; deduzione di contributi fino a 1.500 euro all'anno per chi assume a tempo indeterminato disoccupati con famiglia; nessun versamento di contributi per chi assume nei settori hi-tech; aumento della capitalizzazione del sussidio di disoccupazione per chi vuole svolgere un'attività in proprio; nuovi investimenti nella formazione.
Anche la Germania è intervenuta fortemente: crediti a tassi di interesse agevolati per le imprese con investimenti di 15 miliardi di euro; regole più favorevoli per il calcolo degli ammortamenti; sussidi fiscali per chi ristruttura abitazioni in senso ecologico; deduzione per il lavoro casalingo da 600 a 1.200 euro all'anno; crediti federali ai comuni per 3 miliardi per nuovi investimenti in infrastrutture.
Stiamo parlando di tre partner europei, che sono anche tre competitor nostri, che forse non le hanno ancora realizzate, ma hanno annunciato queste misure precise. Questo era il momento, non mi si dica che ci sono altri momenti perché questo era il momento, quello della discussione sul disegno di legge finanziaria che, così come la stiamo esaminando, è una specie di oggetto inesistente perché basata su dati macroeconomici irreali che sono completamente cambiati e sui quali il Governo e il Ministro non hanno sentito il bisogno di intervenire.
Ma torniamo al fatto che questo Governo parla al futuro. Mi risulta che in Commissione finanze oggi il Governo abbia annunciato che non ci saranno emendamenti del Governo ai due disegni di legge che rimarranno così come sono stati presentati: ma allora di cosa discutiamo, considerando che in quei provvedimenti si affronta solo il tema della ricapitalizzazione delle banche e non si parla minimamente, invece, degli interventi a difesa dei risparmiatori, delle imprese e del credito alle piccole e medie imprese?
Signor Ministro, noi dell'Italia dei Valori abbiamo depositato oggi un progetto di legge che illustreremo in conferenza stampa, in cui prevediamo interventi specifici per i risparmiatori che sono i più colpiti da questa crisi, soprattutto di fronte a banche che non hanno fatto il loro dovere e rispetto alle quali voi non vi sentite neppure di fare ciò che hanno fatto negli Stati Uniti, condizionando gli aiuti alla riduzione degli emolumenti dei consiglieri di amministrazione e dei manager e ad una moratoria sulle stock option che sono una delle concause di questa crisi.
Eppure non vi è nulla di tutto questo. In Commissione finanze avete preannunciato che non presenterete emendamenti rispetto a quegli interventi. Noi, invece, nel nostro disegno di legge, abbiamo presentato, non solo questi vincoli, ma una moratoria sulle stock option, un'anticipazione della class action, che potrebbe permettere di colpire comportamenti anomali da parte delle banche, un intervento sui conti «patti chiari», che dovevano essere la soluzione di molti problemi per i risparmiatori e che, invece, in molti casi, si sono rivelati una trappola con la quale hanno perso il loro investimento, una moratoria e un'ammissione alla portabilità anche per chi non ha pagato qualche rata di mutuo (ci sono tante famiglie che non ce l'hanno fatta, perché voi non siete intervenuti minimamente neanche sul loro potere d'acquisto).
Anche con riferimento a questo disegno di legge finanziaria, abbiamo presentato delle proposte non solo con una norma di indirizzo per il futuro, che forse sarà accolta oggi dal Governo, ma anche per la restituzione del fiscal drag, prevista in una norma di legge che state disattendendo.
Allora, signor Ministro, il nostro giudizio sul suo intervento non può che essere negativo, perché - lo ribadisco - stiamo ancora aspettando. Probabilmente lei sta facendo un future o un derivato sugli interventi del Governo, ma vorremmo saperlo ora. Siamo pronti a fare il nostroPag. 12dovere per dire agli italiani quello che va fatto per affrontare realmente la crisi dell'economia reale (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Vorrei rivolgere anche a nome dell'Assemblea un saluto agli studenti e ai docenti del liceo statale Ferrari di Este in provincia di Padova, che sono in visita alla Camera (Applausi).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,07).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame degli articoli - A.C. 1713)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, signor Ministro dell'economia e delle finanze, ho ascoltato con molta attenzione le considerazioni che lei ha svolto in quest'Aula, che integrano la comunicazione che, qualche settimana fa, lei aveva fatto sulle misure decise a livello europeo e internazionale, di fronte alla grande crisi finanziaria in corso.
Su molte delle cose che lei ha detto sono pienamente d'accordo e sono anche convinto che il Governo italiano abbia scelto una posizione molto saggia nella partecipazione alle varie istanze internazionali, che si sono occupate in queste settimane dei problemi della crisi finanziaria e dei suoi riflessi sull'economia reale.
Mi pare di poter dire che la scelta che il Governo italiano ha fatto, che lei ha essenzialmente delineato questa mattina, circa la nostra posizione su questo complesso di problemi, riflette un duplice atteggiamento assunto nell'ambito di queste organizzazioni. Da un lato, vi è quello di sostenere e favorire, nella misura maggiore possibile, azioni capaci di rispondere alla crisi nella quale noi siamo: sostegno a iniziative comuni dell'Europa e dei grandi Paesi industriali avanzati, per fissare non solo nuove regole, ma anche linee di intervento.
Quindi, in un certo senso, ci siamo collocati tra i Paesi che chiedono maggiore attivismo, attività e iniziativa, ma, d'altro canto (anche su questo sono d'accordo con lei e con il Governo), vi è la prudenza nel presentare la posizione italiana, sapendo che sul nostro Paese pesa da sempre il sospetto di una conduzione finanziaria non particolarmente severa e responsabile.
Vi è, quindi, l'impossibilità di prendere delle iniziative che denotino, da parte nostra, il desiderio di tornare a vecchie e cattive abitudini dalle quali, forse, tendiamo finalmente ad allontanarci.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIORGIO LA MALFA. Mi scusi, signor Presidente, ma lei mi avrebbe dovuto dire quanto tempo avevo a disposizione, io mi sarei attenuto alle sue indicazioni.

PRESIDENTE. Onorevole La Malfa, un parlamentare della sua esperienza sa che chi fa parte di una componente del gruppo Misto ha tre minuti a disposizione per svolgere il suo intervento.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, mi dica, allora, quanto tempo ho ancora a disposizione. Ritenevo di avere a disposizione dieci minuti, come il Presidente Fini mi sembrava avesse affermato. Comunque, per concludere il mio intervento mi bastano anche trenta secondi.

PRESIDENTE. Onorevole La Malfa, le concedo volentieri un altro minuto.

Pag. 13

GIORGIO LA MALFA. Mi scusi molto, signor Presidente, lei sa che io sono molto attento a questo aspetto, avrei impostato il discorso in maniera molto più breve.
Ministro Tremonti, vi sono due punti su cui vorrei richiamare, con grande brevità, l'attenzione del Governo. Il primo è che non sono d'accordo con il modo con cui lei ha presentato i termini del rapporto con le banche italiane. Colgo un pericolo - non ho il tempo di spiegarlo - in questa impostazione che afferma che le banche avranno sì il sostegno, ma nella misura in cui faranno questo o quello, e non faranno mancare il credito all'economia. A me pare molto pericoloso impostare i problemi in questi termini, è una forma di dirigismo bancario peggiore di quella che avverrebbe se sottoscrivessimo delle azioni del sistema bancario in difficoltà. Vorrei, quindi, approfondire questo aspetto.
Il secondo, signor Ministro, è che la consolazione che gli altri Paesi dell'euro crescano poco come l'Italia, non può farci dimenticare le ragioni per le quali il nostro Paese cresce così poco da quindici anni. Su questo, chiedo che il Governo predisponga un piano dell'Italia, prima di un piano dell'Europa e del mondo. Si tratta di un problema italiano che dobbiamo saper affrontare per identificare le ragioni della bassa crescita, come possono essere state le alte aliquote fiscali e altri problemi di questo genere. Chiedo che il Governo ci fornisca un documento su cui il Parlamento possa riflettere.
Signor Presidente, mi scuso ancora per aver, senza saperlo, abusato del suo tempo e di quello della Camera.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro dell'economia delle finanze, il Parlamento oggi non è il suk al quale eravamo abituati in periodo di finanziaria, dove tutti presentavano gli emendamenti più disparati senza un nesso logico, senza una precisa linea politica, soltanto per creare ulteriori sacche di assistenzialismo di fine anno; nuovi clientes da agganciare al proprio carro elettorale. In molti usavano il tesserino parlamentare come un bancomat, a proprio piacimento. Tutto questo avveniva mentre il debito pubblico cresceva, come quel malato all'ultimo stadio che, invece di prendere la medicina, prende il veleno.
Oggi - lo constatiamo favorevolmente - la musica è cambiata. Le linee essenziali dell'azione di bilancio sono state decise nel DPEF ed attuate con il decreto legge n. 112 del 2008, attraverso un piano triennale di stabilizzazione della finanza pubblica. La finalità sottesa è stata quella di fornire una maggiore certezza nella pianificazione delle risorse disponibili, quella che fino a oggi è mancata. Si arriva così a questa nuova impostazione, con la situazione economica e finanziaria nota a tutti, con un ribasso della stima di crescita del PIL, con un debito pubblico che è il terzo più alto del mondo e che ci impedisce di fare altro debito pubblico (come ad esempio fanno gli Stati Uniti) e mentre intorno a noi, fuori dai nostri confini, vanno in malora i colossi bancari, alcuni Stati, e molte famiglie sono costrette a cambiare radicalmente vita. In queste condizioni non si può far altro che tagliare gli sprechi per liberare risorse per le cose necessarie, e fare riforme strutturali. Quanto alle riforme strutturali, vi è il federalismo fiscale in discussione e su questo non si può più giocare.
Non possiamo far finta che il Paese reale, il nord soprattutto, non esista e che la politica possa andare avanti con i riti bizantini. Una nuova bicamerale non serve (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), provocherebbe altri costi e altre lungaggini. Abbiamo già il Parlamento, le Commissioni, la Commissione bicamerale per le questioni regionali. Servono fatti e non pennacchi. Quanto a liberare le risorse per le cose necessarie, abbiamo lavorato in Commissione, in particolare hanno lavorato il presidente Giorgetti e i nostri parlamentari, per i comuni perché il Patto di stabilità spesso è una camicia di forza e prima del federalismo gli enti locali devono poter sopravvivere. Abbiamo lavorato perché se c'è uno stato di emergenzaPag. 14le somme ricevute a questo titolo devono poter essere spese. Se entrano i soldi per l'alienazione di immobili non possono rimanere in cassa. Se abbiamo dei comuni virtuosi non possono essere penalizzati, cioè trattati peggio di quelli che hanno sforato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
La Lega ha lavorato per le aziende in crisi, e ciò vuol dire più risorse per la cassa integrazione e per il sistema aeroportuale. Non c'è solo Alitalia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), con tutti i soldi che sono stati dati e con tutti i disagi che oggi si creano ai cittadini. C'è l'indotto dei sistemi aeroportuali (Malpensa ed altri), sono anche loro lavoratori. Risorse e proroga della cassa integrazione straordinaria: questa è stata la richiesta che la Lega ha portato avanti e che è stata inserita negli emendamenti presentati. La politica economica, signor Ministro, è oggi più che mai importante. Ci sono scelte strategiche da fare e la sinistra, che oggi è opposizione, ha indubbiamente un ruolo, la sinistra, quella sinistra che oggi guarda all'America ma prima ne bruciava le bandiere (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico - Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Ma una cosa vorrei dire all'onorevole Veltroni, che oggi non è presente in Aula e che chiede tanto di poter fare i dibattiti parlamentari e di poter interloquire con il Ministro e con il Presidente del Consiglio. Vorrei chiedergli di fare un patto: se Obama, tanto citato come esempio...

FURIO COLOMBO. Non lo nominare neanche!

ROBERTO COTA. Se Obama dovesse varare...

FURIO COLOMBO. Non ci provare! Non ci provare!

MATTEO BRIGANDÌ. Buffone!

ROBERTO COTA. Chiedo scusa Presidente, vorrei terminare. Se Obama, tanto citato come esempio, dovesse varare misure antiglobalizzazione...

FURIO COLOMBO. Non sai neanche di cosa parli!

PRESIDENTE. Onorevole Colombo!

ROBERTO COTA. Misure antiglobalizzazione, come i dazi, a protezione dei prodotti americani, cioè quello (Commenti)...

PRESIDENTE. Per cortesia colleghi, fate terminare l'onorevole Cota.

ROBERTO COTA. No, non sono i colleghi, è un collega noto a tutti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Cota, la prego di terminare l'intervento.

ROBERTO COTA. Si tratta di un collega noto a tutti, che evidentemente ha dei problemi, però non possono...

PRESIDENTE. Onorevole Cota, per cortesia...

FURIO COLOMBO. Siete voi che avete problemi con la comunità internazionale!

MATTEO BRIGANDÌ. Buffone!

PRESIDENTE. Onorevole Colombo, per favore...

ROBERTO COTA. Se Obama, tanto citato come esempio, dovesse varare misure antiglobalizzazione, come i dazi, a protezione dei prodotti americani, cioè quello che ha sempre detto Bossi anticipando i tempi, lei onorevole Veltroni, che oggi non c'è...

EMANUELE FIANO. Presidente, guardi, la Lega sta importunando l'onorevole Colombo. Che ci fai lì? Torna al tuo gruppo!

PRESIDENTE. Colleghi per cortesia. Onorevole Cota, l'onorevole Veltroni non c'è, quindi è inutile che lei continui ad invocarlo.

Pag. 15

ROBERTO COTA. Presidente, io capisco che l'intolleranza sia la regola che segue l'onorevole Colombo dall'inizio di questa legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) e capisco che lui abbia dei problemi con l'esercizio della democrazia...

PRESIDENTE. Onorevole Cota, concluda il suo intervento.

ROBERTO COTA. Chiedo scusa. Lei deve consentirmi di concludere l'intervento senza essere interrotto.

PRESIDENTE. Va bene, onorevole Cota, le faccio presente che tutti la stanno ascoltando, quindi può concludere.

ROBERTO COTA. Se Obama, tanto citato come esempio, dovesse varare misure antiglobalizzazione, a protezione dei prodotti americani, come i dazi, cioè quello che ha sempre affermato Bossi anticipando i tempi, lei, onorevole Veltroni e colleghi della sinistra, vi impegnate a sostenere Obama anche in quest'Aula e non soltanto ad affiggere i manifesti per prendervi i meriti di una vittoria che certamente non avete? La coerenza e la serietà vi imporrebbero di farlo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cicchitto. Ne ha facoltà.

FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, vorrei ringraziare innanzitutto il Ministro Giulio Tremonti per averci esposto un quadro organico della politica economica del Governo, ma anche l'onorevole Ventura per essersi misurato con la proposta del Governo in termini dialettici e, insieme, aperti ad un confronto positivo. Quest'ultimo non può non partire da un dato, vale a dire che le due formule di politica economica, che gli amici della sinistra hanno avanzato nella precedente legislatura e che avanzano oggi, non funzionano. Quella avanzata nella precedente legislatura si fondava sulla formula «più fisco più spesa pubblica» e abbiamo osservato che quest'endiadi ha portato quel Governo al fallimento.
Ma nella situazione internazionale nella quale ci troviamo e nella situazione specifica del debito pubblico italiano, non funziona neppure la formula che voi avete avanzato nel dibattito su questo bilancio e su questa legge finanziaria, nella quale avete assunto comunque un termine dialettico e costruttivo. Tuttavia nemmeno l'ipotesi «meno fisco e più spesa pubblica» funziona. Infatti, ciò implicherebbe una operazione in deficit che l'economista Stiglitz suggerisce a Obama ma la situazione americana - se mi consentite - è leggermente diversa da quella italiana per la ragione di fondo che veniva ricordata dal Ministro dell'economia e delle finanze. Purtroppo, come diceva Marx, i fatti hanno la testa dura e i fatti sono rappresentati dalla questione del nostro debito: mentre il debito di altri Paesi europei è al 60-70 per cento del PIL, noi abbiamo un debito superiore al 100 per cento del PIL e vediamo già sin d'ora che i nostri BOT, CCT e BTP perdono colpi rispetto ai titoli tedeschi. Siamo in una situazione nella quale il peggioramento rispetto ai titoli tedeschi è ritornato ad essere quello del 1997.
Pertanto - voglio ricordare - non si poteva non compiere la manovra complessiva che questo Governo ha fatto, vale a dire un intervento shock sul taglio della spesa pubblica ed una semplificazione del meccanismo della legge finanziaria che apre un altro ragionamento anche di carattere istituzionale.
Ma voi immaginate, colleghi, se avessimo fatto - mi rivolgo in primo luogo all'onorevole Ventura che ha una grande esperienza in materia di leggi finanziarie - la stessa legge finanziaria e lo stesso meccanismo di legge finanziaria degli anni passati? L'ultimo treno per Yuma che passava ogni anno, al quale si dovevano agganciare sia gli interessi di forze sociali consistenti sia tutte le lobby di questo Paese: vi immaginate se questa operazionePag. 16l'avessimo dovuta fare tra luglio, settembre, ottobre, novembre e in presenza di questa crisi internazionale?
Se avessimo fatto un'operazione di questo tipo, ci saremmo trovati in una situazione difficilissima ed il merito del Governo è stato quello di aver fatto un'operazione shock, in cui ha interrotto ciò (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Il merito del Governo è di aver fatto ciò sulla base di un'analisi preoccupata: il collega Ventura ricordava Padoa Schioppa, ma ricordo anche la campagna elettorale che ha fatto il Presidente Berlusconi e gli interventi, il libro La paura e la speranza e poi la riflessione fatta dal Ministro Tremonti, che concentrava l'attenzione sul fatto che percepivamo una situazione di crisi. La percepivamo magari in termini non così precisi come poi si è verificata, ma l'abbiamo percepita e per questo abbiamo giocato in anticipo con questo taglio della spesa pubblica. Poi, sappiamo tutti che quando si opera sulla spesa pubblica vi sono elementi di difficoltà, ma la demagogia sui tagli che state facendo è contraddittoria con la stessa analisi che fate sulla gravità della situazione economica (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Devo dire, onestamente, che quando il Ministro Tremonti è venuto in quest'aula per impostare la manovra finanziaria del luglio scorso, abbiamo sentito il dileggio fatto da uno dei più grandi economisti del secolo passato e di quello attuale, secondo soltanto a Keynes: è evidente che mi riferisco al professor Bersani, che oggi ci dà molte lezioni, ma che tenne per sé la sua scienza infusa quando era al Governo precedente, che ebbe invece quell'esito disastroso; se avesse dato quei consigli a quel Governo, forse le cose nel Governo Prodi sarebbero andate in modo un po' diverso (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico - Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Ma detto ciò, abbiamo comunque accompagnato - questo è presente nella relazione dell'onorevole Giudice e nella relazione dell'onorevole Moroni - quella operazione dura sul taglio della spesa pubblica, l'abbiamo accompagnata con i collegati che riguardano l'internazionalizzazione delle imprese, l'energia nucleare, il lavoro ed abbiamo affrontato quello che potevamo affrontare anche in questa discussione sul bilancio e sulla legge finanziaria. Siamo arrivati a punti di approdo anche in un confronto positivo con alcune vostre proposte ragionevoli, che riguardano sia il nodo dell'eventuale utilizzazione di risorse che derivassero da un surplus di finanza pubblica, sia la ridefinizione del Patto di stabilità, sia la sistemazione del nodo del FAS, che interessa in modo così profondo e giustificato specialmente i nostri colleghi del Mezzogiorno, sia la sistemazione del comma 35, sia la specificità delle forze dell'ordine, che ottengono anche una loro valorizzazione economica. Ebbene, questi ed altri punti hanno dimostrato un confronto parlamentare reale sui temi della legge finanziaria ed una nostra disponibilità anche a cogliere elementi interessanti presenti nella linea che l'opposizione più ragionevole ha presentato in questo confronto.
Ma ecco che l'elemento di novità oggi emerso in questo dibattito è il ragionamento conclusivo che ha fatto il Ministro dell'economia e delle finanze, quando ha detto che noi, la maggioranza ed il Governo, proprio perché abbiamo fatto questa operazione di taglio della spesa pubblica e quindi non facendo l'operazione in deficit, ci misuriamo con i nodi dell'economia reale con provvedimenti specifici ed anche con questa riflessione che è stata fatta sulle banche, di cui non capisco la contestazione fatta dall'amico Giorgio La Malfa. Infatti, non vi è dubbio che dobbiamo garantire al sistema bancario le «spalle coperte», ma nello stesso tempo mi sembra assolutamente giustificato e rigoroso quello che ha detto il Ministro, cioè di chiedere alle banche, una volta che si coprono loro le spalle, anche di dare il loro contributo all'economia reale del Paese.
Quindi, mi sembra che il ragionamento che la maggioranza e il Governo presentano in quest'Aula sia un ragionamento che si completa per quanto riguarda l'operazione di chi si misura sia con i nodiPag. 17della difficoltà del quadro economico internazionale (che hanno richiesto il citato intervento sulla spesa pubblica), sia con il nodo che riguarda un intervento in positivo sull'economia reale.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

FABRIZIO CICCHITTO. Vorrei concludere sottoponendo alla nostra riflessione un dato. Si parla, giustamente, di riforme costituzionali, che attengono ai nodi relativi al maggior potere del Premier, alla riduzione dei parlamentari, al superamento del bicameralismo. A mio avviso, è organica a questo ragionamento anche una riforma dei Regolamenti parlamentari, in cui si dia più velocità al Governo e più efficienza all'opposizione. A coronamento di questo ragionamento, volto a dare più efficienza al sistema, dovremmo inserire, finalmente, una riforma della legge n. 468 del 1978. Abbiamo realizzato, di fatto, questa riforma, ed è necessario farlo realmente, perché si tratta di un ricordo del passato che dobbiamo superare, rispetto alla gravità dei problemi e alla velocità richiesta dalle decisioni parlamentari.
Concludo dicendo che è possibile sviluppare questo dibattito nei termini sereni di un confronto fra ipotesi diverse di politica economica fra maggioranza e opposizione, con una maggioranza che si è dimostrata non chiusa a proposte interessanti dell'opposizione e ad un confronto parlamentare positivo, che tenga conto della gravità straordinaria della situazione che stiamo vivendo in questo mondo attraversato da una crisi così profonda e da un'imprevedibilità, addirittura quotidiana, di avvenimenti, che attengono sia all'economia, sia alla storia culturale, sia a quella politica (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Avverto che, prima della seduta, sono stati ritirati dai presentatori gli emendamenti Di Biagio 2.138 e Peluffo Tab. F. 4.

FURIO COLOMBO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

FURIO COLOMBO. Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, vorrei intervenire per chiarire ai colleghi il mio comportamento di poco fa, che ha incontrato anche un po' della sua riprovazione.
In primo luogo, mi sono ispirato al «modello Castelli», e cioè esattamente a ciò che il senatore Castelli ha fatto per venti mesi in Senato, senza interruzione, per tutto il tempo interrompendo chiunque e intervenendo in qualunque discussione. Come si sa, il senatore Castelli non è un uomo di cultura universale, ma interveniva su tutto con rabbia, passione e violenza (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Pertanto, ho usato il «modello Castelli», che, del resto, era anche il «modello Calderoli», che non semplificava proprio nulla, ma interveniva, qualche volta anche spiritosamente, a disturbare tutto il lavoro di venti mesi del Parlamento. Quindi, ho una buona scuola che mi viene dal personale della Lega.
In secondo luogo, è intollerabile per chi ha vissuto una vita dalla parte dell'America...

VINCENZO PISO. Tornaci!

FURIO COLOMBO. ...e nella cultura americana, testimoniandola e diffondendola in questo Paese, sentir dire da parte di questi che appartengono solo alla parte razzista e xenofoba di quel Paese, che, purtroppo, ha una componente razzista e xenofoba (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania), di aver bruciato le bandiere prima di elogiare Obama. Ciò significa negare una vita. Pertanto, è ragionevole che queste cose si facciano ed è ragionevole che si intervenga. Esistono provocazioni che richiedono la moralità dell'intervento.Pag. 18
In terzo luogo - signor Presidente, le rubo ancora un minuto - ascoltare Cota che giudica Obama, è come sentire un geometra che dice: a quell'Einstein gliela faccio vedere io!

GIANCARLO GIORGETTI. Ma cosa stai dicendo? Ma come ti permetti?

MAURIZIO BIANCONI. Basta! Piantala!

FURIO COLOMBO. Vi è una tale sproporzione e una tale miseria nel suo discorso, che provoca per forza una reazione. Se, poi, quella reazione è più o meno condivisa dai miei colleghi, questo lo dovranno decidere loro.
Di certo, con la Lega Nord siamo in presenza di un partito secessionista che ha infiltrato le istituzioni italiane e questo Parlamento (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania) e che sta parlando d'altro e non di Italia, e non parla dell'America a nome dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, credo che sia sbagliato fare queste repliche in questa fase perché doveva essere un richiamo al Regolamento, ma l'onorevole Colombo fa il «furbetto» e si inserisce in questo modo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà)...

PRESIDENTE. Capita a tutti, qualche volta...

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. No, non capita a tutti e non deve capitare, soprattutto a chi fa le leggi e dovrebbe essere il primo a rispettarle. Intervengo a norma del Regolamento sugli insulti che l'onorevole Colombo, prima fuori microfono - poi anche durante tutto il suo intervento - ha lanciato nei confronti dell'onorevole Cota (a cui non voglio, ovviamente, in questa sede replicare); poi ha detto che noi saremmo razzisti e xenofobi. Ebbene, ai sensi del Regolamento, chiedo un Giurì d'onore, perché mi sento insultato dal comportamento dell'onorevole Colombo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà)!
Infine, informo l'onorevole Colombo che è ignorante in questa materia, perché ignora che l'America ha i dazi, ad esempio sul cotone, da tanti e tanti anni, forse da qualche centinaio di anni, e li ha tuttora.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 1713)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1713).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GASPARE GIUDICE, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, raccogliendo i suggerimenti e i contenuti degli emendamenti Nannicini 1.1 e Messina 1.2, la Commissione ha presentato l'emendamento 1.200, che leggo testualmente, non essendo contenuto nel fascicolo: «Le maggiori disponibilità di finanza pubblica che si realizzassero nel 2009 rispetto alle previsioni del documento di programmazione economico-finanziaria 2009-2013, al fine di fronteggiare la diminuzione della domanda interna e le gravi conseguenze della crisi economica internazionale sul credito alle imprese e alle famiglie, sono destinate alla riduzione della pressione fiscale nei confronti delle famiglie con figli e dei percettori di reddito medio-basso, con priorità per i lavoratori dipendenti e pensionati.»
La Commissione raccomanda, pertanto, l'approvazione del suo emendamento 1.200 e, di conseguenza, invita al ritiro degli emendamenti Nannicini 1.1 e Messina 1.2.

Pag. 19

PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Nannicini se acceda all'invito al ritiro del suo emendamento 1.1, formulato dal relatore.

ROLANDO NANNICINI. Signor Presidente, condivido la riformulazione proposta dal relatore. Tuttavia suggerirei, dopo le parole: «Le maggiori disponibilità di finanza pubblica che si realizzassero nel 2009 rispetto alle previsioni del documento di programmazione economico-finanziaria 2009-2013, al fine di fronteggiare la diminuzione della domanda interna», di espungere le seguenti parole: «e le gravi conseguenze della crisi economica internazionale sul credito alle imprese e alle famiglie», in quanto il mio emendamento 1.1 prevedeva anche la linea del credito e il sostegno alla piccola e media impresa a rifinanziamento del Confidi. Mi sembra che queste cose non riguardino la finalità che condividiamo, ossia quella relativa alle famiglie con i figli e ai percettori di reddito medio-basso, con priorità per i lavoratori dipendenti e pensionati. Ricordo a tutti noi che per quanto riguarda il lavoro dipendente, essenzialmente delle imprese private, in Italia, secondo alcuni studi OCSE, nel periodo dal 1999 al 2006 vi è stato un incremento del 12 per cento: non ha ripreso nemmeno l'inflazione.
Pertanto, questo è uno spirito che ci dovrà portare a lavorare seriamente: non è legato all'articolo 1, comma 4, della stesura originaria della manovra finanziaria, ma ha una formulazione molto più larga e più attenta. Se dovessero cambiare i parametri, la priorità è quella della coesione sociale e del tema del reddito delle famiglie italiane e del reddito medio-basso. Pertanto, sono d'accordo con la riformulazione proposta dal relatore, a condizione che vengano eliminate le parole citate, che riguardavano, nella stesura iniziale, le imprese e il credito.

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore concorda sulla proposta di riformulazione suggerita dall'onorevole Nannicini. Prendo altresì atto che i presentatori dell'emendamento Nannicini 1.1 accedono all'invito al ritiro. E il Governo?

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, l'emendamento 1.200 della Commissione, così riformulato, con l'espunzione delle parole citate, mi sembra assolutamente condivisibile. È ovvio che l'intendimento del Governo è, ove ci fossero risorse eccedenti (vedremo se ce ne saranno, date le circostanze), quello di destinarle principalmente alle famiglie più povere, allo scopo di sostenere i consumi. La riformulazione dell'emendamento è quindi assolutamente condivisibile, e le parole citate dall'onorevole Nannicini possono essere espunte. Il Governo esprime pertanto parere favorevole.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Messina 1.2, formulato dal relatore.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, ritireremo il nostro emendamento. Volevo tuttavia aggiungere che la nostra formulazione era leggermente diversa, nel senso che faceva riferimento, per primi, ai lavoratori dipendenti e ai pensionati con reddito medio-basso. Riteniamo infatti che costoro, più di qualunque altro tipo di percipiente di reddito, stiano pagando l'erosione che l'inflazione ha generato in questi ultimi anni. Avremmo, pertanto, preferito che fosse puntualmente individuata tale categoria. Comunque, dal momento che è sancito il principio della priorità, accediamo all'invito formulato e ritiriamo l'emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.200 della Commissione, accettato dal Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, si tratta di una norma di indirizzo: tutte le risorse che si renderanno disponibili nel 2009, in più rispetto a quelle previste nel bilancio, saranno finalizzate ad interventi a favore delle famiglie conPag. 20figli e ai percettori di reddito medio-basso, con priorità per i pensionati e i lavoratori dipendenti.
Siamo parzialmente soddisfatti di questo emendamento. È stata recepita in Commissione una nostra proposta, che non c'era negli emendamenti Nannicini 1.1 e Messina 1.2, e abbiamo inserito nel testo la priorità per le famiglie con figli. Ritengo che si tratti di un grande passo in avanti: per la prima volta, in un provvedimento, si fa riferimento, in maniera prioritaria, alle famiglie con figli.
Siamo però soltanto parzialmente soddisfatti, perché avremmo voluto che le famiglie con figli venissero privilegiate già nella legge finanziaria, e ciò non accade: se voi leggete l'intero testo delle leggi finanziaria e di bilancio, che abbiamo discusso ieri, vi rendete conto che la parola famiglia non compare mai. Avremmo voluto che lì ci fossero interventi a favore delle famiglie.
Prendiamo atto, tuttavia, dello sforzo e dell'individuazione di una priorità per il 2009. Vorrei solo che ciò non rimanesse scritto sulla carta, ma che ci fosse il rispetto forte dell'emendamento che voteremo tra breve e dell'articolo cui esso si riferisce. Le famiglie, infatti, fanno fatica ad arrivare a fine mese, ed è nostro dovere intervenire prioritariamente su di esse.

PRESIDENTE. Prima di passare ai voti, do lettura dell'emendamento 1.200 della Commissione nella nuova formulazione: «Le maggiori disponibilità di finanza pubblica che si realizzassero nel 2009 rispetto alle previsioni del documento di programmazione economico-finanziaria 2009-2013, al fine di fronteggiare la diminuzione della domanda interna, sono destinate alla riduzione della pressione fiscale nei confronti delle famiglie con figli e dei percettori di reddito medio-basso, con priorità per i lavoratori dipendenti e i pensionati».
Passiamo ai voti.
Avverto che è stata richiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.200 della Commissione, nella nuova formulazione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 467
Votanti 466
Astenuti 1
Maggioranza 234
Hanno votato
466).

Prendo atto che i deputati De Girolamo, Porcu, Brigandì e Reguzzoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 474
Votanti 467
Astenuti 7
Maggioranza 234
Hanno votato
256
Hanno votato
no 211).

Prendo atto che i deputati Angela Napoli, Porcu e Brigandì hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 1713)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1713).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Misiani. Ne ha facoltà.

Pag. 21

ANTONIO MISIANI. Signor Presidente, affrontiamo la discussione parlamentare del disegno di legge finanziaria in una fase del tutto straordinaria, come hanno ricordato il Ministro ed altri colleghi che sono intervenuti. Si tratta di una fase segnata dal crollo dei mercati finanziari, prima, e da una vera e propria recessione economica, oggi.
L'Italia, il nostro Paese, attraversa questa fase con le sue peculiarità economiche e sociali: da una parte, il nostro sistema bancario, che si è dimostrato negli ultimi due mesi più sano e più solido di quello di altri Paesi rispetto a quanto accaduto in altre economie avanzate - e questo va riconosciuto - e dall'altra la nostra economia che da dieci anni, non da oggi, è la meno dinamica della zona euro e che oggi, come attestano tutte le previsioni degli organismi internazionali, è l'economia colpita più duramente dalla recessione. Secondo le stime del Fondo monetario internazionale già nel 2008 siamo a crescita negativa del prodotto interno lordo, e la situazione peggiorerà l'anno prossimo. Infine, la società italiana. Vorrei ricordare i contenuti di un recente rapporto OCSE: la società italiana entra nella recessione economica partendo dal sesto posto nella triste classifica di chi, tra i Paesi avanzati, ha il gap più alto tra ricchi e poveri. Siamo il Paese in cui la mobilità sociale è più bassa, in cui il welfare è meno capace di altri di attenuare le disparità sociali.
Se questo è il punto di partenza - il sistema bancario, l'economia e la società - in Italia più che altrove la politica economica deve occuparsi non solo di Wall Street, non solo della finanza, ma anche e soprattutto di Main Street, delle condizioni reali e concrete delle imprese e delle famiglie. Questa è la priorità di cui ci dobbiamo occupare in questa fase nel nostro Paese.
Noi del gruppo del Partito Democratico abbiamo condiviso il piano europeo di stabilizzazione finanziaria e la sua trasposizione italiana, pur con le nostre proposte e con i nostri emendamenti in discussione alla Camera, ma abbiamo rilevato e continuiamo a rilevare una grande assenza nelle scelte di questo Governo: l'assenza dell'economia reale, delle condizioni delle imprese e delle famiglie, fino ad oggi perlomeno.
Il disegno di legge finanziaria che stiamo discutendo non ha fatto altro che confermare la politica economica definita con il decreto n. 112 del 2008. Quelle scelte noi le avevamo criticate già tre mesi fa e oggi credo che tutti, almeno tra chi siede nei banchi dell'opposizione, siamo d'accordo che quella politica economica è manifestamente inadeguata e controproducente in una fase di recessione come quella che attraversiamo. Infatti è una politica economica che aumenta le tasse ad un livello superiore a quello che voi, per primi, avevate giudicato insostenibile e che riduce gli investimenti pubblici, quando questi servirebbero a rilanciare l'economia. Quella politica economica taglia la spesa corrente, ma lo fa senza mettere in campo le riforme strutturali che servirebbero per ridurre permanentemente il livello della spesa primaria corrente.
Basta guardare le missioni di spesa nel bilancio dello Stato per capire la qualità, negativa a nostro giudizio, della politica economica messa in campo. Le maggiori riduzioni di spesa nel triennio 2009-2011 si registrano in 5 missioni di spesa: istruzione scolastica, competitività e sviluppo delle imprese, diritto alla mobilità, infrastrutture pubbliche e logistiche, sviluppo e riequilibrio territoriale. Facciamo queste scelte, tagliamo questi settori mentre gli altri Paesi europei mettono in campo 296 miliardi di euro per sostenere le imprese e le famiglie; facciamo queste scelte mentre il nuovo Governo americano annuncia un piano di 200 miliardi di dollari per sostenere l'economia reale.
Gli altri Paesi mettono in campo risorse per le imprese e le famiglie, noi, finora, abbiamo fatto l'esatto contrario, voi avete fatto l'esatto contrario: avete tagliato le risorse destinate al sapere, alle infrastrutture, alle imprese, agli enti locali, e cioè ai punti chiave per la competitività del sistema Paese, che è un tema che non scompare, anzi, nella nuova fase economica.Pag. 22Voi avete lasciato invariato il carico fiscale sulle famiglie in una fase in cui i consumi stanno letteralmente crollando.
Allora, signor Ministro, l'originalità spesso è un pregio per chi fa politica e per chi governa un Paese, ma, me lo lasci dire, su questi temi l'originalità è un dato decisamente negativo. Vorremmo che anche il Governo italiano, anche il nostro Paese si incamminasse sulla strada del rilancio dell'economia reale come da tempo stanno facendo le altre economie avanzate, e i nostri emendamenti vanno esattamente in questa direzione.
Siamo nella peggiore recessione da vent'anni. Questo è il dato che dobbiamo mettere in cima alle nostre preoccupazioni e vi è una sola scelta che non ci possiamo permettere: l'immobilismo, il non fare nulla e il non mettere in campo interventi.
Il Ministro, oggi, ha annunciato una serie di misure. È un primo passo che va sicuramente nella giusta direzione, ma permetteteci di dire che egli, per il momento, ha parlato di studio di misure. Si tratta di annunci di misure. Chiediamo, invece, che si passi dalle parole ai fatti e lo si faccia rapidamente.
Abbiamo proposto, come Partito Democratico, una manovra anticiclica di mezzo punto di PIL e riteniamo - lo ribadiamo in questa sede - che vi siano gli spazi, nella finanza pubblica, per andare in questa direzione, perché il risanamento è solido. Anche le previsioni per l'anno prossimo degli istituti di ricerca certificano che, nonostante la recessione, il livello deficit-PIL è al di sotto del 3 per cento. Il Patto europeo di stabilità e crescita prevede i margini di flessibilità che conosciamo, in una condizione di recessione, e il tasso di riferimento della BCE è stato ridotto di un punto percentuale e questo, a regime, vuol dire miliardi di euro che risparmieremo sul pagamento degli interessi per il debito pubblico.
Se allora questo spazio esiste, la prima emergenza che sottolineiamo è quella di rifinanziare gli ammortizzatori sociali. Vi è tutta una parte del mercato del lavoro che è costituita da giovani precari e da chi lavora con contratto a progetto o con contratto a termine, che in queste ore sono lasciati a casa a migliaia dalle imprese che chiudono, anche nelle zone economicamente più solide del Paese. Questa parte del mondo del lavoro, oggi, non è coperta dalla cassa integrazione e dagli ammortizzatori sociali e a loro devono andare, innanzitutto, le nostre preoccupazioni.
Chiediamo che si dia una mano alle famiglie indebitate. I mutui a tasso variabile sono agganciati all'Euribor e continuiamo a vivere una situazione di anomalia nei mercati finanziari. I tassi della BCE diminuiscono, ma i tassi dei mutui scendono meno di quello che sarebbe necessario e la rinegoziazione, varata in estate dal Governo, si è dimostrata un fallimento, perché sono pochissimi i mutuatari che ne hanno usufruito. Pertanto, questo tema rimane aperto.
Vi è la questione dell'abbassamento della pressione fiscale sulle imprese, ma soprattutto sulle famiglie, sui lavoratori e sui pensionati e a tal proposito salutiamo sicuramente con favore l'approvazione dell'emendamento della Commissione che riprende, riformulandolo, l'emendamento Nannicini 1.1. Inoltre, vi è il tema delle infrastrutture, che poniamo anche con alcuni emendamenti.
Signor Ministro, gli eurobond sono un'idea che condividiamo da tempo (era un vecchio cavallo di battaglia di Jacques Delors, ai tempi del Libro bianco sull'Europa). Figuriamoci se non siamo d'accordo su un'azione coordinata europea sul tema delle infrastrutture!
Il punto è che sono necessarie risorse nazionali da subito su almeno due temi, il primo dei quali è il Mezzogiorno. Dobbiamo restituire al Mezzogiorno quanto è stato tolto e scippato - mi si permetta il termine - in ordine alle infrastrutture per la Sicilia e per la Calabria al fine di finanziare l'abolizione dell'ICI sulla prima casa. Dobbiamo reperire 3 miliardi di euro per l'Expo 2015 e dobbiamo trovarli con soldi nostri, altrimenti saremo veramente costretti ad inventarci le lotterie per l'Expo 2015, come è stato già proposto dalla Lega Nord.Pag. 23
Infine, ma non si tratta certo dell'ultimo tema per ordine di importanza, dobbiamo sostenere le piccole e medie imprese, che sono l'anello forte della nostra economia, ma debole in questa crisi economica, perché legate a filo doppio, come è noto, al sistema bancario e soffrono il credit crunch molto più di altri elementi del nostro sistema produttivo.
In conclusione, signor Presidente, questi sono i temi chiave delle proposte emendative del Partito Democratico. Ci aspettiamo che il Governo le valuti in modo aperto e senza pregiudizi, come è già avvenuto - lo riconosciamo - sull'emendamento all'articolo 1.
Siamo in una fase straordinariamente difficile - lo ribadisco - così come hanno sottolineato il Ministro e tanti altri colleghi. Mi permetto di dire, signor Ministro Tremonti, che in Italia non abbiamo bisogno di Adriano o di Giulio Cesare. Più modestamente, ma molto più concretamente, il Paese rivolge alla classe politica una richiesta precisa: di esprimere, a maggior ragione in questo frangente, il massimo senso di responsabilità. Sta a tutti noi - lo dico con il massimo spirito costruttivo - dimostrarci all'altezza di queste aspettative e di una fase critica che dobbiamo saper affrontare a testa alta guardando, comunque, con fiducia al nostro futuro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cesario. Ne ha facoltà.

BRUNO CESARIO. Signor Presidente, onorevole Ministro, abbiamo assistito, in questi giorni, in Commissione a uno spettacolo sicuramente non edificante, perché abbiamo vissuto momenti sconcertanti in cui l'opposizione veniva messa in un cantuccio e il Governo, in maniera arrogante, pensava di prendere tempo senza discutere su alcunché.
Come parlamentare mi sento mortificato; abbiamo passato serate a perdere tempo perché non dovevamo provocare una reazione del Governo che mettesse in difficoltà gli stessi deputati della maggioranza. L'onorevole Giudice, in Commissione, ha detto che era meglio non modificare il testo, altrimenti sarebbe stata posta la questione di fiducia. Questo era il clima che abbiamo vissuto e questo l'atteggiamento, mentre quando c'era il Governo precedente, anche in Commissione bilancio, si invocavano le prerogative dell'opposizione e si chiedeva di rispettare le prerogative del Parlamento.
Quella richiesta viene disattesa adesso. Siete al Governo e state facendo esattamente il contrario: state mettendo sotto i piedi la nostra dignità, la dignità di chi esercita un ruolo fondamentale per questo Paese, ma penso anche la vostra dignità, perché state mettendo sotto i piedi anche il vostro agire e il vostro comportamento istituzionale.
Non so come chiamare questa legge finanziaria: «mini finanziaria» o «finanziaria mignon» perché già a luglio, dal decreto-legge n. 112 del 2008, sapevamo che l'iter si sarebbe svolto in questo modo. Avete iniziato una politica di tagli indiscriminata, rimangiandovi tutto ciò che avete detto in campagna elettorale. Avete vinto le elezioni anche sulla riduzione delle tasse, su una risposta ai lavoratori, sulla possibilità di una serie di occasioni di lavoro a tutti e avete chiesto in maniera forte il voto per il cambiamento.
Abbiamo visto che cambiamento! La gente lo sta capendo: abbiamo avuto il primo segnale dalle elezioni di ieri e state ben certi che il vento cambierà, al di là dei sondaggi e al di là di quello che pensate. L'Italia che è scesa in piazza il 25 ottobre è un segnale importante, l'Italia che è scesa in piazza con la scuola è un segnale importante. Non sottovalutate questi comportamenti, non sottovalutate ciò che pensa la gente! Noi siamo il paese reale, benché voi non lo pensiate.
Quello che abbiamo visto è sotto gli occhi di tutti. Si parlava di un'Italia più sicura: i dati sui furti, sugli omicidi, sui reati sono sicuramente in aumento e vediamo ciò che avete prodotto sulla sicurezza. Io parlo di Napoli (la mia città) e, benché ci siano stati interventi di molti deputati sull'argomento, la realizzazionePag. 24della cittadella della polizia, che serviva a creare un polo forte in una città che ha bisogno di maggiore sicurezza, è stata depennata. Hanno cancellato completamente la possibilità di un finanziamento da utilizzare attraverso l'Inail e adesso non se ne parla proprio di riproporla.
Vediamo ciò che è accaduto con i militari: 3 mila militari dotati di buona volontà sicuramente non hanno risolto il problema della sicurezza, ma è stata utilizzata solo la facciata di scenografie cinematografiche per far vedere che era arrivato l'esercito.
Un altro argomento che voglio trattare è quello relativo al Mezzogiorno. Questo Governo (i titoli de la Padania parlano chiari, basta leggerli al mattino) fa ottenere molti risultati a favore del nord contro il sud. Siete riusciti anche a far arrabbiare l'MpA.
Abbiamo visto l'atteggiamento di criticità, che ha avuto il Movimento per l'Autonomia e vorremmo ancora più coraggio. Infatti, molte volte hanno messo in evidenza quello che diciamo da sempre: questo è un Governo contro il Mezzogiorno, che lo ha subito penalizzato con l'ICI, sottraendo risorse per le infrastrutture in Calabria e in Sicilia, per passare poi questa mattina con un emendamento sui Fondi per le aree sottosviluppate (FAS), senza indicare con precisione quali siano tali aree, quindi, anche quelle che non sono del Mezzogiorno, attribuendo l'85 per cento.
Assistiamo ad una politica penalizzante continua nei confronti del Mezzogiorno e ne siamo stanchi. Abbiamo visto gli interventi sul credito di imposta per le aziende del Mezzogiorno. Ho parlato con molti imprenditori, ho fatto riunioni e ho riscontrato che sono rimasti delusi dalla politica di questo Governo, dal momento che si aspettavano molto di più. Ovviamente, anche se inconsciamente lo pensate e vorreste fare qualcosa, non lo potete fare, perché la vostra azione è limitata, non vi potete muovere. Questo è ciò che è stato ascoltato anche in Commissione e la gente deve sapere cosa sta accadendo e il comportamento tenuto verso il Mezzogiorno.
Scenderemo in piazza e lo spiegheremo alla gente. Non sottovalutate la situazione, perché sui territori ci saremo e incalzeremo con questa comunicazione reale che non è quella che pensate di dare, ossia che tutto va bene. Non va bene nulla, la gente non arriva a fine mese, è in difficoltà. I provvedimenti ideali per questo cambiamento non sono una tessera dei punti che serve a vincere qualche premio. Si tratta di una iniziativa che è già fallita in partenza e che, oltretutto, avete riportato a 25 milioni di euro. È poco utilizzata e rappresenta il primo fallimento vero.
Quindi, non votiamo queste «bellezze» che avete posto alla nostra attenzione, queste forme comunicative che non ci danno alcuna risposta reale. Avete impoverito di più il Paese, avete tolto anche la speranza. Ho fatto una riunione con i precari della scuola e ho visto nei loro occhi, nella disperazione di chi - non potendo più fare il precario, dopo aver vinto due concorsi e avere atteso vent'anni - è dovuto andare in mezzo alla strada a fare la cameriera (con tutto il rispetto per chi fa questo lavoro), mortificandosi e facendolo anche di nascosto, non avendo più la speranza perché siete stati capaci di togliergli anche quella.
Quindi, lotteremo con tutte le forze per la scuola, per la speranza dei cittadini e dei giovani che vanno per le strade a manifestare, al di là delle appartenenze, senza avere la benché minima paura di essere aggrediti da un Governo che pensa che con lo stato di polizia si possano risolvere i problemi o tacere le reali verità. Vogliamo che i nostri giovani combattano per i loro diritti e manifestino il loro pensiero con le forme lecite di democrazia. Questo sicuramente non li fermerà!
Una riduzione delle risorse per l'università di tale portata consentirà non più il modello americano che invocate, ma un modello italiano veramente allucinante, che possiamo definire alla napoletana pezzottato: un'università che si dovrebbe mantenere sulle fondazioni, ma ciò non avverràPag. 25perché chi investirà come accade in America? Chi investirà sulle università italiane, in una fase di difficoltà delle imprese e delle aziende? Chi investirà in modo così forte per dare sostentamento all'università?
Quindi, tutti i campi in cui intervenite puntualmente vengono delusi. Abbiamo la possibilità anche di dare una svolta forte, dal momento che questa opposizione - posso testimoniarlo, essendo stato onorato di far parte della Commissione bilancio per la prima volta - viene puntualmente mortificata.
Il Ministro Tremonti - al quale non interessa proprio quello che diciamo, perché, oltre che con il telefonino, parla con i deputati e non è mai venuto a discutere in Commissione sull'argomento - ha il dovere di intervenire sulla situazione economica del Paese, non con la demagogia che prima invocava e che invocava anche il capogruppo Cicchitto, ma con i fatti perché il Paese reale è in difficoltà. Questi tagli indiscriminati non hanno la benché minima qualità: si è voluto riformare la scuola con il grembiule e il maestro unico, pensando che fossero tutto. La riforma della scuola, però, è necessaria e va fatta ascoltando le parti sociali, la gente, le mamme, gli alunni: così si fanno le riforme che modificano il tessuto sociale del nostro Paese e la sua cultura, non con i tagli. Si è pensato di modificare la scuola con il grembiulino, con meno soldi e con il maestro unico: questa è la grande riforma che voi fate, senza rendervi conto del danno sostanziale che si sta arrecando al nostro Paese.
Con questi pochi emendamenti che abbiamo presentato in Aula chiediamo un atto di coraggio, in particolare ai deputati del sud, su alcune proposte emendative che devono servire non a far vincere l'opposizione o la maggioranza, ma a far andare avanti il nostro Paese e i territori più disagiati, secondo un principio di solidarietà autentica e non con una prevaricazione arrogante che porta il Governo a non ascoltare chi legittimamente protesta, pensando di potercela fare da solo. Andiamo avanti, vediamo se il Governo riesce a governare da solo senza ascoltare nessuno. Ricordate che la maggioranza può cambiare: voi siete certi della vostra forza, ma negli anni la maggioranza potrà cambiare e potrete passare all'opposizione e in quel caso dovrete difendere ciò che noi stiamo difendendo ora.
Concludo il mio intervento rivolgendo un appello alla rappresentanza istituzionale di cui faccio parte: i parlamentari, non solo del Partito Democratico, ma di tutto il Parlamento, lavorino intensamente su questa legge finanziaria, perché non c'è mai stata finanziaria più drammatica di questa. Il momento è difficile e chiediamo un'attenzione straordinaria, non un atto di ordinaria amministrazione, per i nostri cittadini: i cittadini hanno bisogno di risposte concrete, perché non arrivano a fine mese, e non basta un impegno generico sulla redistribuzione e sulla riduzione della pressione fiscale quando ci saranno maggiori entrate. Noi vogliamo un intervento immediato, perché vorremmo far trascorrere un Natale migliore ai tanti cittadini che, purtroppo, forse vivranno un Natale peggiore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gatti. Ne ha facoltà.

MARIA GRAZIA GATTI. Signor Presidente, preliminarmente vorrei ringraziare il Ministro che è presente ai nostri lavori e che è intervenuto, sottolineando il fatto che la sorpresa di trovarlo fra noi significa che viene troppo poco e che soprattutto è molto particolare che un Ministro non sia presente nel corso della discussione di un provvedimento come la legge finanziaria all'interno della Commissione competente.
Penso che questo tipo di relazione tra Governo e Parlamento andrà, prima o poi, chiarito. Voglio però ringraziare il Ministro per essere qui oggi e voglio considerarlo positivamente come un segnale della volontà di modificare l'atteggiamento; lo spero veramente, anche perché la situazione in cui ci troviamo è molto grave.
Ieri sono stati resi noti i dati di settembre relativi alla produzione industriale:Pag. 262,1 in meno su base mensile, 5,7 in meno su base annua, con i settori di pelli e calzature a meno 19,3; legno e prodotti del legno a meno 13,2; mezzi di trasporto - sappiamo cosa questo significhi nel nostro Paese - a meno 12,8; apparecchiature elettriche meno 9,7.
Si conferma il sovrapporsi di una crisi del mercato interno, già presente nei mesi scorsi, alle prime conseguenze della crisi finanziaria globale. In effetti, noi avevamo una situazione difficile nel nostro Paese, che ha un alto debito pubblico, una crescita inferiore a quella degli altri Paesi europei, espliciti problemi di competitività e necessità di ammodernare il suo sistema produttivo e amministrativo: su tutto questo si è abbattuta la tempesta finanziaria.
I dati di ieri ci dicono che il segno positivo si registra solo per energia, acqua e gas, ovvero per i beni essenziali; è negativo, invece, per tutti i beni strumentali: ciò significa che si fermano gli investimenti. È contro questo andamento che una finanziaria adeguata dovrebbe dispiegare gli interventi: questa finanziaria, invece, non lo fa. Ci sarebbe bisogno di interventi importanti e rapidi, ma in questa finanziaria non ce ne sono.
Stiamo ancora aspettando, invece, l'aumento del fondo della cassa integrazione in deroga, più volte annunciato: sarà questa la volta buona? Sembra che ci sia un emendamento della Commissione, e io, a questo punto, voglio sperare che si arrivi almeno ad un fondo di 600 milioni di euro, anche se sappiamo che, seppure il fondo arriverà a 600 milioni, sarà comunque insufficiente. Infatti, ora è chiaro che, oltre ad interventi tampone, di cui c'è bisogno, occorrono interventi più strutturali, ad esempio sugli ammortizzatori sociali.
Chi è intervenuto prima di me l'ha già richiamato, però noi sappiamo che oltre ai lavoratori in cassa integrazione - sottolineo, a tal proposito, che nei mesi di agosto e settembre è aumentata del 53 per cento fra tutti i lavoratori e fra gli impiegati del 113 per cento - c'è una schiera invisibile di difficile rilevazione, in quanto non ci sono le tabelle INPS per loro, di lavoratori con contratti atipici che perdono il lavoro perché non si rinnovano i contratti a termine o perché si sospendono i contratti di collaborazione. Questi lavoratori sono scoperti completamente per quanto riguarda il sostegno al reddito fra un lavoro e l'altro e con la crisi in atto il periodo di non lavoro può essere molto lungo. Sappiamo che molti di questi lavoratori sono donne ed è in queste fasce che si rilevano le forme in crescita di povertà femminile ed infantile; inoltre, ci sono molte famiglie monogenitoriali, composte da donne, che svolgono lavori atipici, e bambini.
Come dicevo, non ci sono le tabelle INPS che li segnalano, vi sono però alcuni casi di cui si ha notizia: 55 contratti a termine non rinnovati alla Magneti Marelli di Crevalcore, 100 alla Bonfigli e alla Micron di Avezzano, e le stime parlano di centinaia di migliaia di lavoratori in queste condizioni.
Questo è uno degli elementi critici. Riguardo all'altro, mi chiedo cosa succederà ai lavoratori immigrati che stanno perdendo il lavoro e mi chiedo se riusciranno con il permesso di sei mesi (quello previsto dalla cosiddetta Bossi-Fini per cercare un impiego) a trovare un posto di lavoro che permetta loro di restare in Italia. Io ho il sospetto di no, e in questo caso cosa si vuol fare? Li si condanna alla clandestinità, si espellono? Si tratta di lavoratori e lavoratrici che partecipano in modo significativo alla produzione del PIL nel nostro Paese. So che esistono sensibilità diffuse su questo problema, sarebbe il caso di poterle mettere a frutto, anche perché ci troviamo di fronte a un Libro verde sul welfare che accenna solo una volta agli immigrati e ne parla per eventuali problemi sanitari legati alla loro presenza: è questo l'unico atto concreto che io conosco.
Quindi, c'è bisogno di riorganizzare, riformare e rendere più inclusivo il sistema degli ammortizzatori sociali. Credo che questo processo, però, non possa essere risolto affidando alla bilateralità la gestione del sistema degli ammortizzatori sociali; gli enti bilaterali non sono presenti su tutto il Paese, lo sono solo in un'areaPag. 27molto particolare e non possiamo pensare di affidare a loro gli ammortizzatori sociali se non per settori limitati e per prestazioni molto particolari. Infatti, c'è un evidente rischio di corporativizzazione del sistema di sostegno al lavoro. Del resto, non ritengo che oggi, un sistema basato su fondi e forme assicurative di vario tipo troverebbe qualche ostacolo ad essere riproposto. Questo sistema ha mostrato tutta la sua fragilità ed inadeguatezza.
Forse, invece è arrivato il tempo di esercitare la delega per la revisione degli ammortizzatori prevista dalla legge n. 247 del 2007, ai commi 28 e 29, rispettando i criteri direttivi e i principi contenuti nella delega. Questa manovra è blindata e non contiene le misure che chiediamo da mesi e che diventano sempre più urgenti: aumentare il potere d'acquisto dei salari e delle pensioni detassandoli, rilanciare gli investimenti pubblici ed intervenire da una parte per garantire il risparmio e, dall'altra, per sostenere le aziende in una situazione finanziaria così grave.
Per quanto riguarda la Commissione lavoro e le parti di sua competenza, rilevo due ordini di problemi su cui abbiamo presentato diversi emendamenti che speriamo siano accolti. Il primo ordine di problemi coinvolge i commi 25 e 26 in cui vi è un tentativo molto chiaro di scaricare sulla contribuzione pensionistica dei lavoratori dipendenti e autonomi una parte della spesa di natura assistenziale. Si torna indietro rispetto alle indicazioni contenute nella legge n. 88 del 1989 che, nella prospettiva di una separazione tra previdenza ed assistenza, istituiva la GIAS (Gestione degli interventi assistenziali e di sostegno alle gestioni previdenziali), ovvero il fondo per la gestione dell'assistenza, il cui finanziamento era posto progressivamente a carico dello Stato. In questo modo si riconosceva che l'assistenza è compito dell'intera collettività e che deve essere garantita, quindi, dalla fiscalità generale.
Già l'onorevole Santagata è intervenuto su tale aspetto in discussione sulle linee generali; vorrei sottolineare solo che i conti dell'INPS sono in attivo e, grazie all'aumento del contributo dei lavoratori autonomi e dipendenti, sono stati messi in sicurezza. Non vorrei che fra qualche giorno e tra qualche tempo il Governo venisse a parlarci della necessità di aumentare l'età pensionabile e di rivedere i coefficienti, perché i fondi sono utilizzati in modo improprio.
L'altro ordine di problemi riguarda i commi dal 27 al 35 dell'articolo 2, in cui si fissano le risorse (che noi consideriamo insufficienti) per i rinnovi contrattuali del pubblico impiego. Nel comma 32 si affronta la corresponsione dei trattamenti accessori, prevedendo solo che tali compensi siano erogati in base alla qualità, alla produttività e alla capacità innovativa della prestazione, senza prevedere il coinvolgimento e il confronto con le organizzazioni sindacali e le rappresentanze dei lavoratori e senza fissare metodi per determinare e misurare i parametri.
Inoltre, nel comma 35 (che mi sembra il più delicato) al primo periodo si stabilisce che dalla data di presentazione della legge finanziaria decorrono le trattative per il rinnovo contrattuale: non dall'entrata in vigore della legge finanziaria, ma dalla sua presentazione. Cari colleghi, è come dire che il Parlamento non ha alcuna possibilità di intervento e di modifica delle disposizioni contenute nel disegno di legge finanziaria. Si decide a prescindere dal Parlamento e dal suo operare.
Inoltre, nel secondo periodo si prevede che, dall'entrata in vigore della legge finanziaria, le somme previste possono essere erogate anche mediante atti unilaterali per un ammontare non superiore al 90 per cento del tasso di inflazione programmata per ciascuno degli anni del biennio. Ciò significa avere un formidabile strumento di pressione nei confronti delle controparti sindacali durante la trattativa, lasciando alla contrattazione solo il 10 per cento, ovvero una cifra irrisoria che umilia la rappresentatività delle forze sociali. Tuttavia, ciò conviene?
Su tutti questi punti abbiamo presentato emendamenti che saranno illustrati di volta in volta e che speriamo siano accolti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ria. Ne ha facoltà.

LORENZO RIA. Signor Presidente, credo che la discussione parlamentare sul disegno di legge finanziaria per l'anno 2009 avrà almeno un merito, quello di rendere chiara ed evidente - mi auguro alla gran parte degli italiani - l'arrogante forzatura delle regole fondamentali della democrazia operata da questa maggioranza che si muove come se non dovesse rendere conto a nessuno.
Sino ad oggi, la maggioranza di centrodestra ha avuto gioco facile a giustificare le proprie innumerevoli richieste di ricorso al voto di fiducia con l'emergenza sociale, con la presunta volontà di scontro espressa dall'opposizione parlamentare e con il gran numero di emendamenti da essa presentati.
Oggi, cari colleghi, l'emergenza economico-sociale è addirittura moltiplicata rispetto ad appena un mese fa. Le opposizioni si sono fatte carico della drammatica situazione del Paese e hanno individuato pochissimi specifici emendamenti per porre in campo un'azione di contenimento della crisi.
Dinanzi a tanta disponibilità, qual è la reazione del Governo? Qualsiasi Governo al mondo che si rispetti avrebbe perlomeno dato atto della disponibilità delle opposizioni, evidenziando il suo cambio di passo e sottolineando la nuova disponibilità ad affrontare, senza contrapposizioni, le emergenze sociali. Qualsiasi Governo, appunto, ma non questo, che, non potendo, nella sua nuova situazione, appigliarsi al benché minimo pretesto, ha addirittura attivato in Commissione bilancio, con la propria maggioranza e con lo stesso relatore, un'autentica azione di ostruzionismo.
In Commissione bilancio, la discussione sul disegno di legge finanziaria si è arenata per l'implosione - per ironia della sorte uso un termine assai caro al Presidente del Consiglio - della maggioranza di centrodestra. È avvenuto che la maggioranza non se la sia sentita di condividere con noi un approfondimento, sia pure di alcuni, pochi, temi sensibili sui quali trovare un'intesa.
Noi proponiamo il tema del sostegno al reddito, le regole del patto di stabilità interno, più realistiche previsioni degli ammortizzatori sociali, misure di sostegno per il Mezzogiorno, risorse più definite e procedure più dinamiche per far fronte ai problemi della casa. Non abbiamo chiesto maggiori risorse, perché addirittura, con umiltà, abbiamo accettato di stare dentro ai saldi che erano stati fissati a luglio.
L'ostruzionismo della maggioranza, ma, ancora di più, le sue tensioni - e forse anche la paura del confronto con noi sui temi reali delle emergenze sociali - hanno fatto saltare tutto. È stato semplice, a quel punto, temere che quell'ostruzionismo fosse il pretesto fornito dalla stessa maggioranza per motivare in qualche modo l'ennesimo voto di fiducia. Sappiamo com'è andata, con un richiamo del Presidente della Camera che è un vero e proprio altolà ed ha pochi precedenti nella vita della nostra Repubblica, in cui ora, necessariamente, il Governo e la maggioranza si devono confrontare con noi. Questo è un fatto che noi consideriamo positivo, ma che deve stimolare tutti ad uscire dalle proprie trincee per far sì che ci misuriamo nel merito sui problemi reali.
Del resto, è impossibile ritenere che le questioni relative al patto di stabilità interno e le misure per gli ammortizzatori sociali, di sostegno al reddito e per il Mezzogiorno non interessino anche alla maggioranza, oltre che alle minoranze. Anche la maggioranza, del resto, si sarà resa conto che, mentre a luglio avete tanto osannato la social card - quella che noi abbiamo definito l'umiliante tessera dei poveri -, oggi accade che la legge finanziaria per il 2009 non mette a disposizione le risorse che occorrono.
Lo stesso accade, nonostante l'enfasi di luglio, per la detassazione degli straordinari. Ma ci stiamo rendendo conto che tutto il lavoro svolto da questo Parlamento negli ultimi quattro o cinque mesi, in questa legislatura, si sta riducendo ad un esercizio di puro illusionismo? Mi pesa dirlo, cari colleghi della maggioranza, maPag. 29i fatti dimostrano che è così. Penso, però, che questa finanziaria possa rappresentare un'occasione di recupero di un proficuo rapporto tra maggioranza e opposizione.
La drammaticità dei problemi è il presupposto del nuovo inizio che noi chiediamo. Il metodo del confronto leale che proponiamo è lo strumento, forse l'unico, che potrà assicurare buoni risultati e consentire un minimo di coesione sociale. Una coesione che può essere messa in crisi non solo da forme di protesta irresponsabili, quali quelle di queste ore, rispetto alle quali rivendichiamo il pieno rispetto delle leggi e dei diritti degli utenti, ma anche da emergenze sociali vere e profonde, rispetto alle quali non avremo i mezzi e gli strumenti per limitare i danni.
Se domani dovessimo trovarci senza risorse per gli ammortizzatori sociali, dinanzi ad una crisi che non risparmia nessuno, noi dell'opposizione non potremo stare con il Governo, ma dovremo restare con chi ha perduto ogni prospettiva di sicurezza.
Intravedo un altro rischio egualmente grave e pericoloso, ossia quello che la maggioranza e il Governo operino un atto di forza ancora più subdolo, respingendo ogni nostra proposta migliorativa di intesa su pochi temi, sostanzialmente approvando la finanziaria per il 2009 così come il Governo l'ha proposta.
In quel caso, è evidente che il Governo si riserva di presentare esso stesso, magari sotto Natale, una serie di piccole misure elargitorie, che rechino un momentaneo quanto effimero sollievo alle famiglie stremate e ai redditi ormai depauperati. Questo sarebbe - concludo Signor Presidente - il gioco delle tre carte e darebbe la prova di un Governo che non sa misurarsi con la grandezza e la profondità dei problemi, che non sa affrontarli con una logica complessiva di sviluppo, che non conosce le regole fondamentali del confronto e della democrazia, che riduce tutto a colpi di scena populistici e senza prospettiva.
I prossimi giorni, le prossime ore, ci sveleranno la vera pasta di cui sono fatti questa maggioranza e questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, il collega Cicchitto prima ha affermato che il gioco che il Partito Democratico, l'opposizione, sta facendo è un gioco classico: chiedere fondi per tutto e, in qualche maniera, non farsi carico delle responsabilità generali. In parte è vero, ed è questo il lavoro dell'opposizione.
Però, francamente, collega Cicchitto, lo dico anche al Ministro Tremonti, a me pare che le linee che abbiamo indicato siano abbastanza chiare. Chiediamo che ci sia un investimento prioritario in questa fase in due direzioni: il sostegno al reddito delle fasce più in difficoltà (salari bassi, pensioni, famiglie) e, al tempo stesso, un investimento volto a mettere in sicurezza il sistema delle piccole e medie imprese e ad individuare gli investimenti che ci consentano di guardare con fiducia al futuro.
Siccome non ritengo che dall'altra parte ci siano soltanto dei «matti» o delle persone che non hanno il senso di quello che accade nel Paese, penso che l'idea del Ministro Tremonti, che i tempi bui devono ancora venire, e che verranno più avanti, non giustifichi il fatto che questa manovra finanziaria, realizzata prima dell'estate, vada considerata come una cosa non seria e che qualche aggiustamento - come rilevava il collega Ria - vada fatto alla vigilia di Natale e, soprattutto, nell'anno prossimo. Questa idea ci fa correre forti rischi perché nel frattempo il tessuto sociale del Paese si potrebbe strappare, la nostra economia potrebbe finire in forte difficoltà, e potremmo non mettere in moto quegli anticorpi necessari per affrontare un periodo di difficoltà sicuramente non breve. Da questo punto di vista, senza togliere nulla al confronto, anche aspro, che vi è stato tra di noi, su molti punti della manovra del Governo, nel corso di questi mesi (a cominciare dalla vicenda della scuola), vi invitiamo a prendere inPag. 30seria considerazione - so bene che verranno bocciate ugualmente, ma lo dico a futura memoria - quella serie di proposte emendative che riguardano l'utilizzo della chiave del risparmio energetico, dell'utilizzo razionale dell'energia per rendere più competitiva la nostra economia, per dare sollievo alle famiglie, alle imprese, per affrontare alcune delle questioni più gravi che abbiamo davanti. Segnalo, in particolar modo, gli emendamenti che riguardano la messa in ordine del nostro patrimonio edilizio. Abbiamo delle case costruite male, che consumano molta energia e che, quindi, rappresentano per le nostre famiglie anche una elevata tassa indiretta legata allo spreco, ai consumi di energia e alle emissioni di CO2. Vi è un provvedimento varato nella passata legislatura, con il consenso della maggioranza e dell'opposizione, che prevedeva uno sgravio fiscale del 55 per cento per le famiglie che avessero messo in atto delle misure volte all'utilizzo delle migliori tecnologie per coibentare le case, per il risparmio energetico, per le fonti rinnovabili. Questo provvedimento - ne parlava ieri Il Sole 24 Ore - ha ottenuto degli effetti ingenti e importanti, nonostante sia un provvedimento che per molti aspetti potrebbe essere migliorato, sia sul piano dell'estensione, sia delle procedure burocratiche previste. Lo hanno utilizzato 230 mila famiglie, ha messo in moto un volano di affari superiore ai 3 miliardi di euro, e ha permesso di ripagare lo sgravio fiscale previsto, in larga parte, attraverso l'emersione del sommerso e l'attivazione di una nuova economia. Un'economia - è bene ricordarlo - che, come l'ANCE ci ha più volte ricordato, è legata nell'edilizia a un sistema di piccole e medie imprese, che si qualificano realizzando queste misure e che seguono quanto realizzato in altri Paesi europei. Noi abbiamo delle case costruite molto male, con l'unica eccezione, forse, del Trentino-Alto Adige, dove gli standard edilizi sono migliori.
Questo provvedimento, come altri, consente alle nostre famiglie di risparmiare una notevole quantità di risorse. Tra una casa ben costruita, che utilizza le migliori apparecchiature per l'illuminazione degli elettrodomestici, e una casa costruita male, vi è una differenza di spesa annua di circa mille euro a famiglia. È un contributo notevole, più di quello che sarebbe necessario assicurare e che noi chiediamo di garantire fin dalla prossima tredicesima per un sollievo alle fasce più basse. Alla stessa categoria di investimenti di stimolo della nostra economia appartengono i provvedimenti di estensione degli sgravi fiscali per quanto riguarda gli elettrodomestici «bianchi». Voi sapete che sul fronte dei beni durevoli vi sarà un problema molto serio. Peraltro, il nostro Paese è leader europeo negli elettrodomestici «bianchi»; molte di queste aziende sono in crisi. Nuovamente, il giornale economico più autorevole del nostro Paese ci fa pervenire, proprio da quella componente del mondo industriale, una richiesta che è nell'interesse di tutti: favoriamo l'innovazione, la ricerca, difendiamo gli standard più elevati che ha il nostro Paese, favoriamo gli elettrodomestici a più basso consumo.
Il Ministro Tremonti nel passato aveva parlato, nei suoi libri, anche di questo ma vorremmo che ne parlasse anche nei provvedimenti. C'è una sfida sull'innovazione, sulla tecnologia e sulla competitività che aiuta oggi la forza della nostra economia e anche il reddito delle imprese e dei lavoratori. Vedo che è molto di moda citare Obama, nel centrosinistra un po' di più a ragione, ma anche nel centrodestra, anche se è chiaro che l'America rappresenta una situazione ben diversa. Voi avete sentito le parole di Obama nel suo discorso dopo la vittoria. Ha detto in poche parole quali ritiene siano le frontiere più importanti per il suo Paese: due guerre; un pianeta da salvare; la più grave crisi economica che si sia mai vista. Non sono sfide semplici. Noi sappiamo che fare i conti con la sfida economica non sarà semplice per il nostro Paese, un Paese indebitato che però ha una grande forza nella tenuta dei territori, nella tenuta delle comunità, in un sistema di piccole e medie imprese che è molto meno finanziarizzato di quello di altri Paesi, e anche in unPag. 31sistema di famiglie e di proprietà che è molto meno indebitato di quello di altri Paesi. A questo sistema noi oggi dobbiamo dare un segnale chiaro. Per esempio, nelle proposte avanzate dalla nuova amministrazione americana vi è un investimento molto forte nelle direzioni che noi oggi proponiamo: si parla di 150 miliardi di dollari sul risparmio energetico e sulle fonti rinnovabili, volti a creare 5 milioni di posti di lavoro. È chiaro che questo non risolve i problemi della crisi perché la crisi è molto complessa (finora probabilmente non ne abbiamo neanche colto tutte le implicazioni), ma ciò fa capire che vi è un'idea di Paese, l'idea di un Paese coraggioso che affronta i problemi aperti, sapendo che vi è però una speranza per il futuro. Noi sappiamo, anche nei momenti di conflitto più aspro che ci dividono e ci divideranno, che l'Italia poi alla fine ce la fa assieme. C'è un proverbio africano che dice: se vuoi andare veloce vai da solo, se vuoi andare lontano vai insieme agli altri. Noi sappiamo che il nostro Paese ce la può fare se si muove assieme.
A voi chiediamo di non essere chiusi dentro i vostri schemi. Sono certo che una parte delle misure che noi oggi proponiamo, e che sono proposte da larga parte del nostro sistema industriale, dovranno essere prese in considerazione anche dal Governo, però bisogna farlo per tempo. Se verrà fatto troppo tardi potremmo non creare quegli anticorpi, che sono fatti anche di fiducia, di speranza e di scommessa sul futuro, che sono indispensabili alle imprese e ai cittadini, alle famiglie come alle comunità. Per questo vi chiediamo di prendere in seria considerazione questi emendamenti. Non credo che li approverete, ma indicano con chiarezza una direzione. Vorremmo che il Governo la prendesse in considerazione anziché giocare sempre sulla difensiva, in retroguardia, ed essere il fanalino di coda dell'Europa in queste direzioni, perché questo non è degno di un grande Paese come l'Italia è e deve essere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
ANTONIO LEONE (ore 12,35)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Duilio. Ne ha facoltà.

LINO DUILIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, anch'io saluto con piacere la presenza del Ministro in Aula, presenza che interpreto evidentemente come un gesto doveroso. Anzi, aggiungo che avrei gradito che questa presenza fosse stata anticipata già in Commissione, dando anche alla Commissione la dignità di una discussione che superasse la situazione un poco surreale che abbiamo vissuto (lo dico senza accentuazioni critiche fuori posto).
Per venire alla sostanza della nostra discussione, senza soffermarmi evidentemente su aspetti che riterrei puramente strumentali, credo che la presenza del Ministro debba essere salutata con soddisfazione perché dobbiamo essere tutti consapevoli, maggioranza e opposizione, che, per quanto si debba riformare in modo significativo la legge di contabilità e la sessione di bilancio, comunque la sessione di bilancio dovrà continuare a rappresentare il momento in cui il Parlamento ridiventa il luogo di una vera e seria discussione pubblica sulla situazione economica del nostro Paese e soprattutto sulle prospettive che si vogliono dare all'economia e alla finanza del nostro Paese attraverso linee programmatiche che declinino i concetti stesi all'interno del Documento di programmazione economico-finanziaria.
Riguardo a tale questione, mi permetto anche di dire al signor Ministro che noi, sia pure in occasioni ancora non sanzionate formalmente, abbiamo convenuto sull'opportunità di procedere ad una riforma della legislazione di contabilità nel nostro Paese e della legge finanziaria e siamo consapevoli del fatto che ci troviamo in mezzo al guado, se così si può dire. Vale a dire che siamo passati dalla legge finanziaria ipertrofica, che tutti abbiamo denunciato, con uno spettacolo che ha vistoPag. 32il Parlamento certamente non essere additabile come la migliore situazione di legislazione possibile all'interno del Paese, ad una situazione esattamente opposta. Siamo passati, cioè, dalla legge finanziaria ipertrofica alla decretazione a raffica, per così dire, senza che vi sia la possibilità di avere un quadro di insieme dei provvedimenti adottati.
Ritengo infatti - forse il Ministro lo saprà, non so se l'ottimo sottosegretario lo saprà - che certamente la maggioranza di noi e io per primo, non ha una visione di insieme dei provvedimenti che oramai sono in circolo, oltre che in circolazione, considerato che i decreti-legge si replicano ormai quasi quotidianamente e non consentono di avere un quadro organico che dia l'idea della linea sulla quale procediamo a governare i processi economici e finanziari del nostro Paese.
Peraltro, di fronte alla situazione surreale di cui prima parlavo, verificatasi in Commissione, oramai ci troviamo di fronte alla modifica in via di fatto della Costituzione. Anche in relazione alla potestà emendativa dei deputati, gli emendamenti si sono ormai ridotti al lumicino rispetto a quelli in numero eccessivo presentati negli anni precedenti. Tuttavia anche i pochissimi emendamenti che sono presentati, sia da parte della maggioranza sia da parte dell'opposizione, sono destinati ad un triste epilogo nel senso che, se presentati dall'opposizione, in sostanza vengono respinti tutti, mentre se presentati dalla maggioranza, anche quelli che riflettono le materie sulle quali può esservi una comune opinione, vengono ritirati per evitare l'imbarazzo che debbano essere accolti da parte del Governo.
Di fatto si sta operando una modifica sostanziale della possibilità di emendare i provvedimenti in Parlamento: ciò la dice lunga sulla necessità di dover arrivare ad approvare in tempi brevi una riforma organica della legislazione contabile che restituisca al Parlamento e, quindi, anche ai parlamentari la possibilità di incidere sui processi che ci troviamo a governare.
Peraltro, mi permetto di dire al Ministro - che è intrattenuto da qualche collega e quindi non è in grado di ascoltare il discorso come sempre succede in quest'Aula - che, forse, anche sul piano estetico sarebbe preferibile che in Commissione ci trovassimo a vivere una situazione in cui lo stesso rappresentante del Governo, peraltro ottimo - lo dico senza retorica perché ho stima del sottosegretario Vegas - avesse una maggiore autonomia: non possiamo trovarci nella situazione in cui il sottosegretario oggi esprime un parere e poi, domani, a seguito - immagino - di qualche opera persuasiva o moral suasion, come si dice in modo più elegante, debba modificare il parere che aveva espresso il giorno prima.
Dobbiamo restituire al Parlamento, sia in Commissione, in particolare in Commissione bilancio, sia in Assemblea la dignità che gli è propria, come dicevo poc'anzi, facendo sì che torni ad essere, il Parlamento, il luogo eminente di discussione pubblica sulle linee di Governo dei processi economici.
Su queste linee, signor Ministro, spero sempre - l'ho già detto al sottosegretario - che capiti una qualche occasione in cui, in modo costruttivo e, quindi, in termini non solo di pars destruens ma anche di pars construens, riusciamo a cogliere i pensieri, se ne abbiamo alcuni, rispetto a quelli che chiamiamo sempre i nodi strutturali del nostro Paese.
Signor Ministro, mi riferisco in particolare al tema della crescita: lei sa che noi abbiamo una situazione in cui ormai da circa tre lustri i tassi di crescita della nostra economia sono rachitici. Abbiamo bisogno di crescere, come ha detto qualche suo predecessore, con tassi intorno al 3 per cento medio l'anno e cresciamo invece, quando cresciamo, attorno all'1 per cento o qualcosa di più. Questo problema credo sia il principale del nostro Paese.
Quindi, spero che capiti qualche occasione in sessione di bilancio e forse tale questione meriterebbe addirittura una sessione parlamentare ad hoc: deve essere il problema a cui ci dedichiamo eminentemente, perché se non risolviamo il problema della crescita - esprimo un concetto che è banale, ma drammatico alPag. 33tempo stesso - non usciremo dalla situazione in cui ci troviamo e non riusciremo a risolvere i problemi gravi di iniquità che esistono nel nostro Paese.
Dentro questo orizzonte di necessità di affrontare il problema della crescita, si legano le questioni più contingenti che siamo chiamati oggi ad affrontare ed anche su questo chiedo al Ministro (sempre intrattenuto dalla simpatica collega che gli ha consentito di ascoltare il 10 per cento delle cose che ho detto) qual è la linea su cui noi (ho ascoltato ciò che ha detto stamani il Ministro) riteniamo di agire affinché si vada oltre la contingenza. In altre parole: se abbiamo oggi un rischio di recessione nel nostro Paese - infatti la nostra economia è caratterizzata dal fatto che reagiamo sempre più velocemente degli altri Paesi quando le cose vanno male all'estero e reagiamo invece più lentamente quando le cose vanno bene all'estero - se è vero che siamo alla vigilia di una situazione recessiva che vedrà l'anno prossimo avere un tasso di crescita attorno allo zero di nuovo, se abbiamo questa situazione, quali sono le linee attorno alle quali possiamo confrontarci un po' più strutturalmente?
Per esempio, per quanto riguarda la domanda, sono convinto (anche se forse magari mi sbaglio) che in tema di ammortizzatori sociali sia assolutamente inadeguata la cifra che stiamo stanziando per le prevedibili ripercussioni sull'economia reale della crisi, che potranno lasciare a casa molti lavoratori, comportando così evidentemente un'ulteriore riduzione della capacità di consumo del nostro Paese. Siamo sicuri che basti la cifra - io ritengo che sia un poco risibile - che pure è stata stanziata per affrontare questa prevedibile situazione, oppure è errata questa previsione (so che il Ministro si picca di osservare che ha fatto previsioni che si sono puntualmente avverate). Resta ferma la battuta che il Ministro conosce, secondo la quale le previsioni sono molto difficili, soprattutto quando riguardano il futuro. Però tutti dicono che saremo in recessione, quindi mi chiedo se è ritenuta adeguata questa cifra in materia di ammortizzatori sociali, rispetto alle possibili ripercussioni che vi saranno sull'economia reale e quindi per fronteggiare la situazione di molti lavoratori che resteranno probabilmente senza un posto di lavoro.
Concludo rapidamente: sempre su questo versante della domanda credo che bisogna fare qualcosa per quanto riguarda il tema casa, sia relativamente al discorso mutui, cioè alle rate che arrivano a scadenza e che le famiglie non potranno pagare, sia per quanto riguarda il discorso degli affitti. Questo pacchetto (uso tale termine perché devo concludere: mi riferisco al tema della disoccupazione prevedibile, al tema della casa ed al tema dei redditi più bassi) credo richiederebbe non solo misure finanziarie, ma anche geometrie disegnate che ci consentano di confrontarci in questa sede.
Mi avvio alla conclusione: so bene che, come dice un proverbio - spero di non essere sacrilego - «senza soldi non si cantano messe», quindi per fare alcune cose occorrono le risorse, ma su questo interviene un discorso che non posso sviluppare e su cui pure mi piacerebbe confrontarmi in questa sede, e cioè sia sul versante entrate (che aumentino al punto tale da consentire di abbassare la pressione fiscale, ma nella misura in cui le entrate crescono perché pagano anche coloro che oggi non pagano) sia sul versante spese, laddove il taglio, signor Ministro, è un concetto diverso dalla potatura. Credo che dobbiamo potare senza rischiare di tagliare alla radice l'albero, quindi intervenendo sul complesso della spesa da abbassare, ma senza procedere in modo lineare, alla cieca, perché rischiamo di produrre effetti che sono poi l'eterogenesi dei fini, come dicono i sociologi.
Insomma, concludo chiedendo - e spero che accada - che vi sia qualche occasione in cui organicamente e con spirito costruttivo, come veniva evocato anche nella discussione stamani, nell'introduzione che ha fatto il Ministro, ci si possa confrontare per consentire al nostro Paese di uscire dalla situazione in cui ci troviamo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rubinato. Ne ha facoltà.

SIMONETTA RUBINATO. Signor Presidente, signor Ministro dell'economia e delle finanze, onorevoli colleghi, intervengo in sede di discussione sul complesso delle proposte emendative all'articolo 2 per evidenziare la circostanza che la maggioranza e lo stesso Governo hanno dovuto prendere atto, sia pure parzialmente e, a nostro avviso, ancora in modo insoddisfacente, di come questo completamento della manovra estiva sia inadeguato ad affrontare l'attuale situazione economica del Paese. L'articolo 2, infatti, si occupa di proroghe fiscali, di misure per l'agricoltura e per l'autotrasporto, di gestioni previdenziali, di risorse destinate ai rinnovi contrattuali e di miglioramenti retributivi per il personale statale in regime di diritto pubblico. Tuttavia, nel corso dell'esame degli emendamenti, ci troveremo a discutere di numerose proposte emendative, presentate anche dalla Commissione, che riguardano il Patto di stabilità, che è completamente assente dalla proposta di legge finanziaria arrivata in quest'Aula. Questa è una prima, sia pure molto parziale, ammissione di come la manovra debba fare i conti con un mondo che da questa estate ad oggi è profondamente cambiato.
Chi mi ha preceduto ha già parlato della necessità di assumere misure urgenti e straordinarie a favore delle famiglie, delle imprese e dei lavoratori, soprattutto quelli più in crisi in questo momento. Lo tsunami della crisi finanziaria è già arrivato sulle coste dell'economia reale, e con questo il Governo dovrà fare i conti. A mio avviso, quello che si consuma nella discussione di questa legge finanziaria e di questa manovra sul bilancio è un breve rinvio, è un prendere tempo. Tuttavia, i conti con la realtà dovranno essere presto fatti, anche sulla scia delle decisioni che saranno prese in sede europea, in cui lo stesso Patto di stabilità e di crescita è già stato dichiarato che vada riveduto in considerazione delle circostanze eccezionali che attraversa l'economia reale. Il premio Nobel Samuelson ha addirittura detto: dimenticatevelo il Patto di stabilità, il mondo è in recessione. Non c'è un problema di inflazione in questo momento da affrontare, ma di vera e propria sopravvivenza di famiglie, di lavoratori e di imprese.
Da questo punto di vista, i risultati che abbiamo ottenuto sul fronte del miglioramento della manovra economica rispetto al comparto delle autonomie locali sono stati, in qualche misura, rilevanti, rispetto a come si erano presentate, all'inizio, le intenzioni del Governo e della maggioranza, ma, comunque, sono tuttora insoddisfacenti.
Vorrei svolgere un discorso più generale, dando voce a tanti amministratori locali di comuni e di province, che vorrei iniziassero a costituire, anche per il Governo e per il Ministro dell'economia e delle finanze, non un peso, ma una risorsa per questo Paese. Forse non ce ne siamo ancora accorti, ma gli amministratori locali, eletti direttamente dai cittadini e non nominati in liste bloccate, sono coloro che gestiscono lo sportello della pubblica amministrazione nei confronti dei cittadini. Nei momenti di difficoltà sui territori, la prima porta a cui vanno a bussare le famiglie, le fasce più deboli della popolazione e, in qualche modo, anche le piccole e le microimprese, è proprio quella dell'ente locale.
Iniziamo a riflettere, perché veramente, da questo punto di vista, si sono succeduti i Governi, ma sostanzialmente non siamo riusciti a fare un buon lavoro, su come questa Repubblica sia articolata - lo prevede la Costituzione - in più livelli, compreso quello delle autonomie locali. Cominciamo a costruire un vero patto con gli enti locali. La parola «patto» parte dal presupposto e dal concetto che vi sia una pari dignità tra le articolazioni della Repubblica. La parola «patto» implica che vi siano degli interlocutori che si confrontano.
Il Governo potrà rispondere che il Patto di stabilità e di crescita interno è discusso con l'ANCI, però non è esattamente così: vi sono le regioni a statutoPag. 35speciale e le province autonome di Trento e di Bolzano che hanno la possibilità di contrattare con il Governo, ogni anno, gli obiettivi di risanamento della finanza pubblica, che si portano a casa come un compitino da svolgere diligentemente. Tuttavia, la maggior parte degli enti locali vive in altre regioni, che non hanno la possibilità di contrattare il Patto di stabilità sulla base della loro specificità.
A mio avviso, questa è una grave disparità che si consuma non tanto a danno dei sindaci e degli amministratori, ma a danno dei cittadini, delle imprese e dei territori. Infatti, vi sono territori virtuosi che, attraverso la costruzione di un vero e proprio patto di stabilità contrattato su base regionale e territoriale, potrebbero portarsi a casa, sì, una parte del risanamento da realizzare, ma proporzionato, per esempio, alla loro responsabilità o meno nell'avere contribuito al disavanzo dello Stato italiano.
Pertanto, anche in questa manovra finanziaria che andiamo a discutere si perde un'altra occasione. Questo è il Governo che ha vinto le elezioni anche sulla promessa della realizzazione del federalismo: nei mesi scorsi si è parlato molto di federalismo fiscale, ma il federalismo fiscale è l'autonomia finanziaria che ha da venire, mentre invece il Patto di stabilità e di crescita interno è l'autonomia finanziaria che c'è. E per l'ennesima volta, nonostante di questa maggioranza faccia parte importante un movimento territoriale come quello della Lega, l'autonomia finanziaria che c'è, per gli enti locali, è ulteriormente ridotta. I tagli sono giganteschi e si rifletteranno sicuramente sui servizi ai cittadini e sulle opere pubbliche che possono essere realizzate.
Ancora una volta non si mette mano all'entità dei trasferimenti statali, che non sono assolutamente commisurati alla popolazione, in crescita o in diminuzione, dei comuni. Faccio qualche esempio concreto: ho incontrato i sindaci di Ladispoli e di Cerveteri, i quali hanno avuto quasi un raddoppio della loro popolazione negli ultimi anni, perché molti abitanti di Roma, per i problemi del costo della vita, si spostano fuori dalla città. Ebbene, i trasferimenti erariali continuano ad essere versati alla città di Roma, mentre questi sindaci, che hanno 20 mila abitanti in più, continuano a ricevere esattamente gli stessi trasferimenti, anzi questi vengono tagliati perché ogni anno si devono migliorare gli obiettivi, e continuano a ricevere perennemente di meno.
Com'è possibile garantire i diritti ai cittadini? I comuni costruiscono le scuole, le mettono in sicurezza. Una recente indagine ha certificato che solo una scuola su tre, in questo Paese, è conforme alle normative approvate da questo Parlamento sulla sicurezza. Come pensiamo che possano, gli enti locali, con manovre vessatorie di questo tipo, provvedere alla sicurezza dei bambini che frequentano i nostri edifici scolastici? Come possiamo pensare di dare risposte in termini di sicurezza stradale, se vi sono comuni che dovranno rinunciare a realizzare piste ciclabili? Addirittura conosco situazioni di comuni che non sanno come fare ad ampliare i cimiteri, per rispettare questo Patto di stabilità: evidentemente, dobbiamo mettere un tetto anche alla possibilità di lasciare questo mondo.
Pertanto, nei provvedimenti che andrà ad approvare e al di là della discussione sul federalismo fiscale, invito il Governo a considerare che potrà sicuramente realizzare misure di sostegno alle famiglie, servizi alle fasce sociali più deboli e incentivare gli investimenti in sede locale a vantaggio dell'economia reale e delle imprese in difficoltà, anche attraverso un maggiore riconoscimento dell'autonomia vera di tanti enti locali che usano bene e con responsabilità risorse che i cittadini mettono a loro disposizione.
So che quello che riusciremo a fare in quest'Aula è poco, ma è comunque qualcosa. Abbiamo aperto una breccia, e la breccia è quella che gli enti locali, in determinate condizioni, potranno usare le loro disponibilità di cassa per pagare le imprese fornitrici per gli investimenti in opere pubbliche già realizzate. Ebbene, credo che questa breccia, che mi auguro si comincerà ad aprire in quest'Aula, dovràPag. 36essere portata fino in fondo. Gli impegni già assunti dalle pubbliche amministrazioni, gli appalti già sottoscritti e realizzati, i mutui già accesi vanno onorati, e non è questione di debito pubblico o meno.
Si tratta, infatti, anche di salvaguardare gli enti locali da possibili danni erariali derivanti dall'inadempimento dei loro oneri contrattuali. Credo che nessun patto di stabilità e di crescita possa implicare che questo obiettivo non vada perseguito. La possibilità per la pubblica amministrazione di onorare i propri debiti verso i fornitori, può essere la prima misura in favore delle imprese in crisi e dell'economia reale: mettendo, finalmente, le risorse ferme nelle tesorerie comunali, in circolo nell'economia reale, si consentirebbe alle piccole e medie imprese di pagare i contributi ai loro dipendenti e di non ritrovarsi in condizioni di irregolarità contributiva perché l'ente non li paga e, in tale condizione di irregolarità, di essere sanzionati dallo Stato centrale nonché penalizzati nella successiva aggiudicazione degli appalti.
Credo che sia compito del Parlamento - di ogni Parlamento, di ogni maggioranza - correggere conseguenze così paradossali nell'applicazione di regole burocratiche che non consentono assolutamente a questo Paese di assumere ora, con urgenza, le misure che ci sono indispensabili e necessarie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 13)

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GASPARE GIUDICE, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario su tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 2, ad eccezione di quelli che menzionerò.
Per quanto concerne il comma 35, inviterei al ritiro...

PRESIDENTE. Mi scusi, la inviterei ad esprimere il parere su ciascun emendamento.

GASPARE GIUDICE, Relatore per la maggioranza. La Commissione esprime parere contrario su tutti gli emendamenti dall'emendamento Sani 2.1 all'emendamento Cambursano 2.73. Il parere è altresì contrario sull'emendamento Poli 2.75.
La Commissione formula un invito al ritiro degli emendamenti Damiano 2.76, 2.77, 2.78, Paladini 2.80 e Damiano 2.81, in quanto la Commissione, raccogliendo indicazione anche dagli emendamenti dell'onorevole Damiano, ha presentato, d'intesa con il Governo, l'emendamento 2.205, del quale raccomanda l'approvazione. La Commissione raccomanda altresì l'approvazione del suo emendamento 2.200, in materia di ammortizzatori sociali.
La Commissione esprime invece parere contrario sul subemendamento De Poli 0.2.202.3.

PRESIDENTE. Mi scusi, qual è il parere sull'emendamento 2.206 della Commissione?

GASPARE GIUDICE, Relatore per la maggioranza. La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 2.206.
La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 2.202, identico all'emendamento Nicco 2.83, sul quale esprime parere favorevole.
La Commissione esprime parere contrario sulle proposte emendative dall'emendamento Vannucci 2.84 al subemendamento Marchi 0.2.201.2.
Per quanto riguarda il subemendamento Marchi 0.2.201.3, questo viene di fatto assorbito dal subemendamento 0.2.201.202 (nuova formulazione) della Commissione mentre il subemendamento Misiani 0.2.201.4 risulta sostanzialmente assorbito dall'emendamento 2.206 (nuova formulazione) della Commissione, sul quale abbiamo già espresso il parere.
Il parere della Commissione è contrario sui subemendamenti Rubinato 0.2.201.14,Pag. 370.2.201.15 e 0.2.201.10, mentre raccomanda l'approvazione del suo subemendamento 0.2.201.200.
La Commissine raccomanda altresì l'approvazione del suo emendamento 2.201.
La Commissione esprime parere favorevole sul subemendamento Franzoso 0.2.203.1 e raccomanda l'approvazione del suo emendamento 2.203.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole relatore. Il parere del Governo?

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è sostanzialmente conforme a quello espresso dal relatore, salvo alcune precisazioni. Il Governo non esprime parere contrario, ma invita al ritiro dell'emendamento Contento 2.26. Faccio presente all'onorevole Contento che la sua proposta emendativa riguarda un tema di interesse, ma che probabilmente dovrà essere trattato in altra sede, perché qui non ci sono spazi per modifiche di carattere fiscale.
Per quanto riguarda gli emendamenti Damiano 2.78 e 2.81, il Governo è favorevole alla formulazione proposta dalla Commissione nell'emendamento 2.205, mentre per quanto concerne le proposte emendative relative al Patto di stabilità, e quindi i subemendamenti riferiti all'emendamento 2.201 della Commissione, faccio innanzitutto presente che il meccanismo previsto per il Patto di stabilità tende, in qualche modo, a distribuire l'entità della manovra anche sugli enti locali. Sotto questo profilo risulta difficile accettare modifiche che varino l'importo complessivo della manovra, perché il modo in cui si è ragionato è stato il seguente: posto che debba essere redatta una manovra di una certa percentuale per perseguire la stabilità della finanza pubblica, questa va equamente ripartita sui diversi livelli di Governo in quota proporzionale rispetto alle spese di ciascuno.
Quindi, sotto questo aspetto, risulta difficile modificare l'entità della manovra con riferimento a regioni ed enti locali. Pertanto quelle proposte emendative che modificano l'entità della manovra ad avviso del Governo non sono condivisibili.

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Vegas, rischiamo di non capirci. La pregherei di esprimere un parere contrario o favorevole sulle singole proposte emendative che sono state presentate e su cui si è espresso il relatore, non di commentarle perché per me e, credo, per tutti i colleghi è impossibile seguire quello che lei sta dicendo.

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, tuttavia esprimere un parere tout court favorevole o contrario qualche volta lascia l'Aula...

PRESIDENTE. Onorevole Vegas, è un dovere che lei ha.

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Certo, ma qualche precisazione sul motivo per cui esprimo parere favorevole o contrario forse è utile.

PRESIDENTE. La precisazione è certamente utile e anche gradita, ma soltanto dopo che ha espresso il parere favorevole o contrario o tutt'al più dopo che si è rimesso all'Assemblea perché chi, come me, deve indire poi la votazione su una proposta emendativa annunciando il parere della Commissione e del Governo ha il diritto di capire il parere di quest'ultimo.

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Certo, signor Presidente, infatti le dicevo questo per affermare che il Governo concorda con il parere espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Ha visto che ci siamo riusciti? Quindi il parere è conforme?

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il parere è conforme, con alcune precisazioni. Rispetto al parere favorevole che il relatorePag. 38ha espresso sulla proposta emendativa che riformulava l'emendamento Rubinato 2.201.10 (la proposta emendativa 0.2.201.200), il Governo deve precisare che l'esclusione e la «nettizzazione» delle spese per incrementi del contratto del personale probabilmente sono onerosi e quindi, allo stato, il Governo non esprime un parere favorevole, ed invita al ritiro di questa proposta emendativa.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Vegas, lei sta parlando del subemendamento 0.2.201.200 della Commissione?

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Si, signor Presidente.

PRESIDENTE. Il parere del Governo è contrario?

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. Tra l'altro, faccio presente che nella parte relativa alla copertura finanziaria, che però è stata abbandonata, vi erano alcune incongruità rispetto al problema in generale. Pertanto, ribadisco che il Governo esprime parere contrario.
Successivamente, sull'emendamento 2.201 della Commissione faccio presente che sarebbe opportuno che venisse introdotta una modifica, perché al capoverso 35-ter dovrebbero essere aggiunte alcune parole. Onde evitare che vi siano degli squilibri, si dovrebbe precisare che «conseguentemente, all'articolo 1, comma 703, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, capoversi a) e b), sono aggiunti, infine, i seguenti periodi: "in caso di insufficienza del predetto importo, il contributo è proporzionalmente ridotto"», in modo da evitare che vi possano essere squilibri dal punto di vista della copertura finanziaria.
Il Governo, inoltre, esprime parere favorevole sul subemendamento Franzoso 0.2.203.1, nel testo corretto.

GASPARE GIUDICE, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GASPARE GIUDICE, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, per quanto riguarda la proposta del Governo di aggiungere al capoverso 35-ter dell'emendamento della Commissione 2.201 le parole: «conseguentemente all'articolo 1, comma 703, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, ai capoversi a) e b) aggiungere, infine, il seguente periodo: in caso di insufficienza del predetto importo il contributo è proporzionalmente ridotto», il relatore e la Commissione condividono quanto espresso dal Governo.
Inoltre, invito il Governo, prima di procedere alla votazione del subemendamento 0.2.201.200 della Commissione (su cui il Governo ha espresso parere contrario), a rivalutare il proprio parere, poiché tale subemendamento faceva parte di un complesso di disposizioni condivise dall'intera Commissione.

PRESIDENTE. Sta bene.
Quando passeremo alla votazione del subemendamento 0.2.201.200 della Commissione verificheremo il parere del Governo.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Sani 2.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sani. Ne ha facoltà.

LUCA SANI. Signor Presidente, con l'emendamento in esame si chiede di stralciare dal computo del Patto di stabilità (poi con la conseguente rimodulazione), le somme destinate alla ripresa delle attività delle imprese agricole, pur comprendendo le precisazioni che poco fa ci ha rivolto il sottosegretario Vegas. Questo perché, nello specifico, si tratta degli indennizzi destinati alle aziende agricole che hanno subito o potranno subire, nei prossimi anni, danni per effetto di eventi calamitosi.
Sappiamo che, purtroppo, eventi atmosferici eccezionali, negli ultimi anni, accadono con sempre maggior frequenza anche per effetto dei mutamenti climatici. Ciò, oltre alle problematiche generali che questi eventi causano in tante aree delPag. 39Paese, mettono, in particolar modo, in serie difficoltà l'intero tessuto produttivo dell'agricoltura. Pertanto, con l'emendamento in esame non si chiedono risorse aggiuntive, anche se vi è un problema reale, di cui parlerò in seguito, legato alle risorse del Fondo di solidarietà nazionale, ma si chiede, appunto, di sbloccare risorse che altrimenti, per effetto del Patto, rimangono, talvolta per anni, nelle casse di regioni e province.
Sappiamo che molte aziende, a seguito di eventi atmosferici straordinari, vedono compromessa non solo la produzione di un anno o il proprio patrimonio aziendale, ma anche la capacità stessa di operare per i danni subiti dalle strutture e dalle attrezzature ed hanno bisogno della liquidazione degli indennizzi per i danni in tempi molto più rapidi di quelli che ordinariamente, anche per effetto del Patto stesso, si registrano.
Quindi - lo ripeto - non si tratta di aggiungere risorse, ma solo di determinare la possibilità di agire con più speditezza e capacità di risposta per ripristinare l'attività di molte aziende rispetto a situazioni di emergenza che interessano un gran numero di aziende agricole e che già scontano gli effetti della crisi in atto. Per questo, chiedo alla Commissione e al Governo di rivedere il proprio parere. È chiaro che con l'eventuale accoglimento di questo emendamento si consentirebbe la gestione delle risorse stanziate per il Fondo di solidarietà nazionale con le leggi finanziarie degli anni scorsi e non ancora impegnate.
Per il futuro esprimiamo anche un'altra grande preoccupazione, che in qualche modo è paradossale anche rispetto al contenuto di questo emendamento, e cioè che ad oggi sul Fondo nazionale di solidarietà le risorse a disposizione sono pari a zero. Infatti, si sente dire della volontà di recuperare una manciata di milioni, mentre il capitolo negli anni scorsi era di 220 milioni di euro e non c'è alcuno stanziamento da parte del disegno di legge finanziaria che stiamo discutendo.
Come Partito Democratico tenteremo di recuperare attraverso uno specifico emendamento risorse per il Fondo di solidarietà nazionale, ma ad oggi le risorse stanziate dal Governo e dalla maggioranza non esistono. Questo significa mettere in ginocchio l'intero sistema agricolo del Paese.
Oggi la maggioranza parla di sostegno alle imprese, ma se non c'è un impegno specifico sul Fondo di solidarietà nazionale, è chiaro che il sostegno alle imprese in agricoltura è escluso dai programmi di questa maggioranza e del Governo.
Inoltre, ieri la collega Mariani ricordava il taglio agli interventi per far fronte al dissesto idrogeologico del Paese.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

LUCA SANI. Ebbene, penso che il combinato disposto tra l'assenza di risorse sul Fondo di solidarietà nazionale e l'assenza di risorse per far fronte al dissesto idrogeologico del Paese, sommato ai tagli che l'agricoltura ha già subito con il decreto-legge n. 112 del 2008, lascia dire con assoluta tranquillità che per l'agricoltura italiana non sarà soltanto un modo di dire quello che continuerà a piovere sul bagnato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sani 2.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 503
Votanti 496
Astenuti 7
Maggioranza 249
Hanno votato
226
Hanno votato
no 270).

Prendo atto che i deputati Boccuzzi e Poli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.Pag. 40
Passiamo alla votazione dell'emendamento Meta 2.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonavitacola. Ne ha facoltà.

FULVIO BONAVITACOLA. Signor Presidente, in attesa di un viaggio verso il futuro sui temi del federalismo fiscale che somiglia, al momento, più a un viaggio verso l'ignoto, vorremmo rimanere un momento nel presente e magari uscire da qualche residuo preistorico con questo emendamento. Colgo l'occasione naturalmente della presenza del Ministro Tremonti in Aula per evidenziare un fatto paradossale: il Ministero dell'economia è un Ministero vigilante sulle autorità portuali, nomina i componenti del collegio dei revisori e controlla i bilanci e approva gli atti fondamentali di questi enti. Ebbene, è pacifico che i canoni che vengono percepiti dall'autorità portuale in relazione alle concessioni d'uso dei beni demaniali non debbano essere considerati dei corrispettivi equiparabili a una rendita fondiaria e, quindi, in quanto tali non assoggettabili ad imposte dirette (IRES e IRAP).
L'Agenzia delle entrate, con l'ausilio della guardia di finanza, in questi anni si è invece prodigata in una serie di accertamenti a catena che hanno gettato lo sconcerto e hanno determinato una grave incertezza nella programmazione della vita di questi enti. Si tratta della pretesa che i canoni relativi alle concessioni demaniali dapprima dovessero essere assoggettati ad IVA (è stata necessaria la legge finanziaria del 2007 per chiarire che non era giusto).
Successivamente vi è stato un intervento ulteriore, con cui si è disposto che questi introiti siano assoggettabili a rendita fondiaria e, quindi, alle imposte dirette.
Signor Ministro, ha capito che qui non se la cava in 11 minuti e, quindi, si sta organizzando. Credo occorra in ogni caso dare delle indicazioni chiare e precise perché, se solo per un attimo immaginassimo l'applicazione generalizzata di questo principio, gran parte dei bilanci delle autorità portuali italiane chiuderebbero in disavanzo e, per espressa previsione della legge n. 84 del 1994, tali enti dovrebbero essere sciolti.
Rispetto a questa prospettiva è facile immaginare che bisognerebbe organizzare un Fondo di ripianamento di questi bilanci per evitare una conseguenza così paradossale, peraltro in un momento nel quale il tema delle infrastrutture e della portualità ha una valenza cruciale sui temi dello sviluppo dell'economia e dei traffici della cosiddetta economia globale. Ci si rende, quindi, conto che sarebbe qualcosa di assolutamente vizioso e paradossale e credo che tutti pensiamo che dividersi tra cose giuste e sbagliate è ragionevole e che è importante evitare cose inutili, e questa sarebbe assolutamente tale.
Con questo emendamento, proponiamo di chiarire una volta per sempre all'Agenzia delle entrate - se il Ministro vuole anticipare questo chiarimento con una circolare farebbe cosa gradita e giusta - che le autorità portuali non sono più un'azienda commerciale ante legge n. 84 del 1994, ma un ente istituzionale di regolazione delle attività nei porti, hanno attribuzioni istituzionali, perseguono fini istituzionali e, quindi, i canoni possono essere equiparabili ad una tassa e non certo ad un fitto alla stregua di qualsiasi operazione commerciale.
Con questo emendamento, intendiamo porre fine ad un accanimento che ha messo in discussione la programmazione dei bilanci di questi enti in un momento molto delicato. Ci auguriamo che da parte del Governo possa esservi un ripensamento, perché certamente si tratta di un emendamento volto ad una chiarificazione di interesse generale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Meta 2.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 41
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 495
Votanti 489
Astenuti 6
Maggioranza 245
Hanno votato
225
Hanno votato
no 264).

Prendo atto che i deputati Minniti e Farinone hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ruvolo 2.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ruvolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, l'emendamento da noi proposto ha una sola finalità: eliminare la disparità di trattamento in atto che esiste tra gli sgravi a favore della pesca mediterranea rispetto a quella costiera.
Riteniamo che si tratti di un emendamento di buon senso che non provoca grandi numeri in termini di spesa perché non richiede risorse finanziarie significative. Esso determinerebbe l'uniformità nel godimento degli sgravi fiscali, dal momento che non si capisce quale differenza possa passare tra la pesca mediterranea e quella costiera. Peraltro, sottolineo che questo emendamento è stato anche sostenuto da colleghi della maggioranza e non vedo la ragione per la quale il Governo abbia espresso parere contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ruvolo 2.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Onorevole Ruvolo, la prego di non votare anche per il suo collega.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 490
Votanti 487
Astenuti 3
Maggioranza 244
Hanno votato
225
Hanno votato
no 262).

Prendo atto che il deputato Nunzio Francesco Testa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Meta 2.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Velo. Ne ha facoltà.

SILVIA VELO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'articolo 2, comma 2, del disegno di legge in discussione, prevede la proroga dei benefici fiscali e contributivi per la gente di mare, limitatamente ai lavoratori adibiti alla pesca marittima, sia lagunare sia nelle acque interne, ed esclude, a differenza di quanto fa la legge finanziaria vigente, i lavoratori marittimi adibiti al servizio di cabotaggio con le isole minori.
Con questo emendamento proponiamo invece di estendere di nuovo questi benefici ai lavoratori che erogano servizi di cabotaggio marittimo per il collegamento con le isole minori, nella misura dell'80 per cento. Come dicevo, questa misura esiste nella finanziaria vigente e va in scadenza il 31 dicembre 2008.
Si tratta di una misura - vorrei richiamare l'attenzione su questo aspetto - indispensabile per garantire il diritto fondamentale alla mobilità, un diritto costituzionalmente riconosciuto, che diventa ancora più rilevante quando l'unico mezzo di trasporto possibile è quello tramite via mare e quando questo collegamento si riferisce a tratte meno frequentate, soprattutto nella stagione invernale, perché si tratta delle tratte di collegamento fra la terraferma e le isole minori: l'Arcipelago toscano, le isole Tremiti, le isole Eolie, le isole campane, eccetera.Pag. 42
Senza questo sostegno fondamentale si mette a rischio la continuità territoriale con questi luoghi del Paese che sono già disagiati per la loro collocazione fisica e per la distanza da molti servizi essenziali; privi di questo sostegno, si troverebbero impossibilitati anche a raggiungere la terraferma.
Fra l'altro, questo provvedimento risulta ancora più necessario a fronte dei tagli che la finanziaria ha previsto per il sostegno al trasporto pubblico marittimo. Dei 240 milioni necessari per il 2009, la legge finanziaria ne prevede 156, cioè 83 milioni in meno.
In questi giorni in Commissione trasporti stiamo effettuando delle audizioni sulla privatizzazione di Tirrenia: i sindacati, Tirrenia e le regioni ci segnalano che, a fronte di queste previsioni, molte linee verranno tagliate. Questo mancato sostegno fiscale è un ulteriore colpo a questo tipo di trasporto pubblico che - lo ripeto - per le isole risulta l'unico possibile.
Vale la pena poi ricordare che un emendamento analogo era stato proposto in Commissione anche da alcuni deputati della maggioranza, a dimostrazione del buonsenso e dell'utilità di questo emendamento e dei motivi per cui è stato presentato. Per questi motivi, per dare una risposta ai cittadini delle isole minori e per garantire il loro diritto alla mobilità, chiedo al Governo di tenere in considerazione questa proposta emendativa e all'Aula di dare un voto favorevole all'emendamento Meta 2.6 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Meta 2.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 497
Votanti 493
Astenuti 4
Maggioranza 247
Hanno votato
228
Hanno votato
no 265).

Prendo atto che la deputata Siragusa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole, e che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Meta 2.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Velo. Ne ha facoltà.

SILVIA VELO. Signor Presidente, l'emendamento Meta 2.7 è analogo al precedente, si pone gli stessi obiettivi, riducendo le cifre necessarie. Il precedente emendamento prevedeva uno sgravio fiscale fino al 80 per cento, questo prevede uno sgravio del 50 per cento, tenendo conto di una minore necessità di risorse, ma le motivazioni sono esattamente identiche.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Meta 2.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 499
Votanti 496
Astenuti 3
Maggioranza 249
Hanno votato
232
Hanno votato
no 264).

Prendo atto che il deputato Distaso ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ruvolo 2.8.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ruvolo. Ne ha facoltà.

Pag. 43

GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, l'emendamento 2.8 è volto ad assicurare sgravi fiscali e previdenziali anche ai marittimi extracomunitari, che finora sono stati esclusi da questi provvedimenti, ma oggi non vi è dubbio che rappresentano una risorsa fondamentale per il mantenimento della marineria e del sistema pesca. Non comprendo davvero le ragioni per le quali si è voluto dire ancora una volta «no».
Peraltro, esisteva già un ordine del giorno condiviso dal Governo che dava la possibilità di pianificare questo argomento molto rilevante per la pesca italiana, quindi vi era l'impegno del Governo in tal senso.
Dunque, è davvero singolare non poter dare pari opportunità agli extracomunitari che questo Governo tratta in maniera assai diversa dalle logiche della tenuta complessiva di una coalizione politica che deve sempre discriminare gli altri.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zucchi. Ne ha facoltà.

ANGELO ZUCCHI. Signor Presidente, intervengo solo per dire che sottoscrivo l'emendamento Ruvolo 2.8.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ruvolo 2.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 493
Votanti 478
Astenuti 15
Maggioranza 240
Hanno votato
211
Hanno votato
no 267).

Prendo atto che le deputate Argentin e Anna Teresa Formisano hanno segnalato che non sono riuscite a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cuomo 2.10.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cuomo. Ne ha facoltà.

ANTONIO CUOMO. Signor Presidente, intervengo su questo emendamento che, pur nella semplicità dell'esposizione, a mio giudizio, contiene un aspetto importante, cioè mette in condizione anche altri settori, come quello della pesca e dell'acquacoltura, di usufruire dell'applicazione del decreto del Presidente della Repubblica n. 642 del 1972.
Chiediamo questa possibilità perché per noi è incomprensibile pensare che il Governo presti poca attenzione al comparto della pesca, come affermava prima il collega dell'UdC, pur sapendo che il nostro Paese ha più di 3 mila chilometri di costa e che la pesca rappresenta, alla pari dell'agricoltura, un settore trainante e potenzialmente di grande prospettiva.
Quindi, la nostra è una riflessione semplice, ma che pone attenzione all'intero sistema industriale e produttivo del Paese.
Su questo aspetto aggiungo che prima, frugando tra gli appunti dell'amico Cuperlo, mi è saltata agli occhi, nella rassegna stampa di qualche giorno fa, la notizia che viviamo un momento drammatico nel nostro Paese: per la prima volta nella storia democratica dell'Italia, la cassa integrazione del sistema industriale si aggira intorno al 70 per cento, cioè a una soglia mai raggiunta, neanche negli anni bui di Tangentopoli. Pertanto, invito il Governo, attraverso il Presidente e il sottosegretario, a porre un'attenzione in più a questi problemi.
Noi, come opposizione, abbiamo il dovere di segnalarvi, di consigliarvi e di rappresentare queste esigenze; purtroppo, non abbiamo la forza dei numeri per poter modificare e migliorare questa finanziaria che, tra l'altro, mi sembra scialba, senza anima e senza speranza.
Perciò, invito tutti i colleghi ad approfondire la questione e i colleghi di maggioranza a essere più disposti a considerare i nostri emendamenti con attenzione, perché sicuramente tali emendamenti migliorerannoPag. 44la vostra finanziaria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cuomo 2.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 503
Votanti 502
Astenuti 1
Maggioranza 252
Hanno votato
236
Hanno votato
no 266).

Prendo atto che le deputate Argentin e Anna Teresa Formisano hanno segnalato che non sono riuscite a votare.
Ricordo che l'emendamento Zucchi 2.11 è inammissibile.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ruvolo 2.12.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ruvolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, questo emendamento, che peraltro è molto chiaro, rinvia al 2009 l'applicazione della norma che fa riferimento al 2006. Si tratta di applicare il regime forfetario per l'agricoltura al regime della pesca.
Tante volte questo Governo si è espresso in tal senso per dare aiuto al settore della pesca e non abbiamo visto nulla. Non vi è stata, infatti, nessuna risposta sull'aumento dei carburanti, né su tutto quello che era stato in pompa magna annunciato da questo Governo.
Adesso il Governo ci chiede solo l'applicazione di una norma varata dal Governo Berlusconi 2001-2006 e cito il Ministro Alemanno che è stato il portatore di questa iniziativa e di questo testo di legge.
Oggi si vuole, ancora una volta, non comprendere la ragione per cui voi ancora dite di no. Tuttavia, è davvero sconcertante assistere a questo «no» assoluto su questioni che voi in quella maggioranza avete votato (e anche io), e vedere che non date applicazione a quello che era stato da voi e da noi voluto e oggi regolarmente rigettato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Servodio. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA SERVODIO. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento sottolineando le giuste motivazioni del collega Ruvolo.
Equiparare il settore della pesca all'agricoltura mi sembra un impegno che tante volte in Commissione anche i colleghi della maggioranza e il sottosegretario all'agricoltura si sono impegnati a sostenere.
Quindi, invito il Governo a rivedere il suo parere sull'emendamento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ruvolo 2.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 497
Votanti 494
Astenuti 3
Maggioranza 248
Hanno votato
234
Hanno votato
no 260).

Prendo atto che le deputate Argentin e Anna Teresa Formisano hanno segnalato che non sono riuscite a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ghizzoni 2.13.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ghizzoni. Ne ha facoltà.

Pag. 45

MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, l'emendamento che ho presentato prevede che siano esenti dall'imposta sul reddito delle persone fisiche le somme erogate a titolo di borsa di studio a supporto della mobilità studentesca, in particolare nell'ambito dei programmi europei Lifelong Learning Programme, ovvero il programma sull'apprendimento permanente, ed Erasmus Mundus. Preciso che il programma Lifelong Learning 2009 è stato bandito recentemente e prevede un budget, da parte di Bruxelles, di ben 961 milioni di euro.
L'Eurostudent, un'indagine che sarà presentata domani e relativa alle condizioni di vita e di studio degli universitari in Italia, fa emergere alcune indicazioni per noi molto interessanti. Tra i dati anticipati dalla stampa emerge, ad esempio, chiaramente la percentuale risibile, ovvero solo il 5,9 per cento, degli studenti che possono recarsi oltre confine per affrontare un'importante esperienza di formazione professionale e di istruzione superiore.
Eurostudent, in sintonia con altre fonti statistiche (come AlmaLaurea, Erasmus Student Network ed Eurydice), fotografa, quindi, gli studenti universitari italiani come «stanziali». Se gli universitari vanno raramente all'estero per studiare o per fare formazione, più in generale scelgono sedi di atenei vicine alla città di residenza per ovvie difficoltà economiche. Insomma, non si rinuncia ad investire in formazione, ma si scelgono soluzioni compatibili con le contenute disponibilità economiche personali e familiari.
Eppure, una strategia di sviluppo del sistema universitario non può prescindere dal sostenere la mobilità degli studenti, in particolare l'internazionalizzazione degli studi, che consente agli universitari di acquisire maggiori competenze e conoscenze: tra queste la capacità di agire e di interagire in un contesto scientifico e culturale diverso da quello abituale e le competenze linguistiche. Sappiamo, ad esempio, che solo il 13 per cento degli studenti universitari ha conoscenze in due lingue straniere. Naturalmente, si tratta di competenze e conoscenze richieste ed apprezzate anche dal mondo del lavoro.
Credo che sia interessante ricordare che tutti i Paesi europei stanno investendo rispetto all'Italia maggiori risorse sulla mobilità degli studenti. Due esempi per tutti: il Presidente Zapatero ha promesso una somma molto ingente da investire in questa missione (si parla di molti miliardi di euro) e il Ministro per l'università francese, Valérie Pécresse, a fronte del fatto che la mobilità studentesca è uno dei tre temi chiave individuati dalla Presidenza francese dell'Unione europea, ha affermato che il Governo Sarkozy investirà in questo senso, aumentando le somme erogate con le borse di studio e sviluppando il sistema degli alloggi e dei servizi per gli studenti in mobilità.
Inoltre, anche se non va molto di moda in questi giorni parlare di processi internazionali, è bene ricordare all'Assemblea che tanto la Commissione europea quanto il processo di Bologna hanno affermato che la mobilità studentesca debba essere al centro delle politiche dell'alta formazione.
Dal momento che il Governo italiano non sta mettendo in campo alcuna risorsa finalizzata ad ottemperare a quest'impegno e che si sono letteralmente perse le tracce del progetto «Diamogli credito» del Governo Prodi, per consentire ai giovani meritevoli l'accesso al credito vantaggioso finalizzato al pagamento delle rette universitarie e dei viaggi di studio, il Governo cerchi di garantire che le poche risorse oggi disponibili non siano sottoposte a tassazione.
Del resto, rispetto allo scenario di recessione e di crisi del sistema produttivo, una delle risorse a disposizione delle imprese italiane potrebbe essere quella di avvalersi di competenze qualificate, maturate anche con esperienze di formazione all'estero. In particolare, il piano Lifelong learning offre la possibilità di fare esperienze all'estero, non solo a studenti e neolaureati, ma anche a coloro che già sono inseriti nel mondo del lavoro e vogliono approfittare di un'occasione per migliorare le proprie conoscenze e capacità e a quanti sono in cerca di occupazionePag. 46o che, purtroppo, l'hanno persa. Incentivare tali esperienze, rendendole economicamente più favorevoli, è una necessità per il nostro Paese.
Per concludere, signor Presidente, le statistiche che ho già richiamato dimostrano che la mobilità oltre frontiera è ancora un privilegio che solo gli studenti in condizione agiata possono permettersi. Al contrario, essa dovrebbe essere un diritto accessibile a tutti. Per invertire questa tendenza, occorre massimizzare le risorse messe a disposizione, anche attraverso sgravi fiscali.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MANUELA GHIZZONI. Concludo, signor Presidente. Peraltro, i due programmi che ho citato utilizzano risorse europee e, come tali, non dovrebbero essere decurtati da balzelli italiani.
Inoltre, includere nella detassazione anche le risorse messe in campo dalle singole università significherebbe dare un messaggio forte di indirizzo e permetterebbe di sostenere un intervento mirato nei confronti degli atenei, che sono atenei virtuosi. Credo, pertanto, che sarebbe opportuno un ripensamento del Governo e del relatore sull'espresso parere sfavorevole...

PRESIDENTE. Onorevole Ghizzoni, il tempo a sua disposizione è terminato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo per chiedere di sottoscrivere l'emendamento Ghizzoni 2.13, perché ritengo realmente che una delle modalità che può aiutarci ad uscire dalla crisi sia anche una maggiore internazionalizzazione dei nostri studenti. Ritengo che l'emendamento in esame vada in quel senso.
La collega ricordava - e lo ricordavo io stesso stamattina, intervenendo dopo il Ministro Tremonti - che alcuni Paesi nostri concorrenti hanno specificamente individuato nell'investimento in formazione uno degli strumenti per uscire dalla crisi di fronte alla quale ci troviamo.
Penso, quindi, che sia veramente inaccettabile che il Governo non dia risposte neppure su tematiche che fondamentalmente hanno costi pressoché irrilevanti. Dicevo al Ministro Tremonti che forse stiamo aspettando un suo nuovo future, un derivato sul modo in cui dovremmo affrontare la crisi al futuro. Il Ministro ha parlato al futuro e oggi è il momento di parlare al passato o al presente, ossia di ciò che si è fatto o di ciò che si fa, non di ciò che faremo.
Anche l'emendamento Ghizzoni 2.13 è un modo per dare, quanto meno, un segnale che vogliamo uscire dalla crisi investendo in cultura, in formazione e in ricerca. L'ISTAT ci ha comunicato ieri una riduzione del 5,7 per cento della produzione, che si aggiunge al dato, pari a meno 2,1, del mese precedente: si registra, pertanto, un livello medio trimestrale di caduta della produzione pari al 2,1 per cento, che darà luogo, come riflesso, a una riduzione del PIL, che costituisce un'altra tragedia. Stiamo parlando di una manovra finanziaria che si basa sui dati privi di qualunque riscontro rispetto alla realtà.
Gli istituti specializzati prevedono una caduta dello 0,3 per cento del prodotto interno lordo già dal trimestre scorso e un'ulteriore riduzione dello 0,3 per cento nel prossimo trimestre.
Da questa situazione anche gli industriali sostengono che si potrà uscire attraverso il supporto alle imprese, gli aiuti alle famiglie e un piano per le infrastrutture. Noi qui continuiamo a parlare del niente, perché tutte le proposte che vanno verso un aumento del potere di acquisto delle famiglie, verso un supporto fiscale e creditizio alle imprese e verso le infrastrutture, vengono sonoramente e regolarmente bocciate, una ad una, da questo Governo e da questa maggioranza.
Voglio ricordare che, guardando i dati settoriali di caduta della produzione, i cali più marcati hanno riguardato il settore pelli e calzature (meno 19 per cento), legno e prodotti del legno (meno 13 per cento), mezzi di trasporto (meno 13 perPag. 47cento, che però è una media, perché per gli autoveicoli la riduzione è pari al 26 per cento), apparecchi elettrici (meno 10 per cento). Quindi, siamo di fronte a quel tipo di industria che, purtroppo, è la prevalente nel nostro Paese, atteso che l'industria hi-tech è molto limitata.
L'altro dato fornito ieri dal dipartimento delle finanze ci dice che le entrate tributarie, erariali, nei primi nove mesi dell'anno sono in realtà aumentate del 2,3 per cento, ma su questo mi riservo di intervenire. Mi limito a dire che, da un lato, abbiamo la caduta della produzione e c'è bisogno di investire, ma, dall'altro, diciamo «no» anche ad un emendamento come questo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ghizzoni 2.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Onorevole Zacchera, almeno voti da seduto, se decide di votare per il suo collega, perché qui anche un cieco la vede.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 474
Votanti 473
Astenuti 1
Maggioranza 237
Hanno votato
222
Hanno votato
no 251).

Prendo atto che il deputato Corsini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole, che la deputata Rivolta ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario e che le deputate Argentin e Anna Teresa Formisano hanno segnalto che non sono riuscite a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rubinato 2.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 484
Votanti 482
Astenuti 2
Maggioranza 242
Hanno votato
220
Hanno votato
no 262).

Prendo atto che le deputate Zampa e Villecco Calipari hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole e che le deputate Argentin e Anna Teresa Formisano hanno segnalato che non sono riuscite a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Brugger 2.16, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 484
Votanti 483
Astenuti 1
Maggioranza 242
Hanno votato
226
Hanno votato
no 257).

Prendo atto che il deputato Nizzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che le deputate Argentin e Anna Teresa Formisano hanno segnalato che non sono riuscite a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Capitanio Santolini 2.17.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, questo emendamento vorrebbe andare incontro alle esigenze delle famiglie, che sono le grandi dimenticate di questa finanziaria, per sostenere la loro necessità di mandare i figli agli asili nido.
Ricordo che in questa finanziaria - l'ho già detto in sede di discussione sulle linee generali - la parola famiglia non c'è, non è scritta, proprio non esiste dal punto di vista dell'italiano. Pertanto, questiPag. 48emendamenti cercano, in qualche modo, di ovviare a questa grave dimenticanza del Governo e di andare verso le logiche che aiutano le famiglie che hanno dei figli.
Ricordo all'Aula - sicuramente sono tutti informati - che una donna su cinque è costretta a lasciare il lavoro dopo il primo figlio, cosa che non avviene praticamente in nessun Paese europeo. Allora, non si può invocare l'Europa quando fa comodo e dimenticarla quando è scomoda.
Se le donne lasciano il lavoro all'arrivo del primo figlio, vuol dire che la conciliazione dei tempi del lavoro e della famiglia, in Italia, è impossibile. Non si prevede praticamente nulla, né nei contratti di lavoro, né nelle iniziative private, né da parte dello Stato, per cercare di sostenere questa fatica dei genitori quando mettono al mondo felicemente, ma faticosamente, un figlio. Si dovrebbe aumentare l'importo detraibile per le spese sostenute dai genitori per gli asili. Ricordo che molti genitori sono costretti a portare i bambini negli asili perché - lo ripeto - non vi è conciliazione. Si tratta di spese ingenti perché l'offerta degli asili nei confronti delle famiglie è certamente inferiore alla domanda; le famiglie sono costrette a sborsare cifre non indifferenti. Si tratta di avviare a soluzione un problema - lo sottolineerò anche nell'illustrazione del mio prossimo emendamento -, di sostenere i compiti delle famiglie nel crescere ed educare i figli e, anche, di conciliare i loro impegni lavorativi. In definitiva, si tratta di mettere le coppie in condizione di scegliere se rimanere a casa per un po' di tempo o se avere dei sostegni dallo Stato per iscrivere i figli agli asili nido. Mi sembrerebbe, quindi, una norma di buon senso e lo Stato dovrebbe trovare delle risorse per affrontare questo tema.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 2.17, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 475
Votanti 472
Astenuti 3
Maggioranza 237
Hanno votato
223
Hanno votato
no 249).

Prendo atto che le deputate Argentin e Anna Teresa Formisano hanno segnalato che non sono riuscite a votare.
Prendo altresì atto che i deputati Velo, Bachelet e De Poli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che la deputata Golfo ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto votare contro.
In ragione della convocazione per le ore 14 delle Commissioni, sospendo qui l'esame del provvedimento, che riprenderà alle ore 15,30.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 13,50).

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Signor Presidente, in queste ore, un clochard lotta per la vita presso il Centro ustionati dell'ospedale di Padova. È stato bruciato con una tanica di benzina, gli è stato appiccato il fuoco questa notte. Io le chiedo che il Governo venga a riferire in Aula, perché questo fatto è di inaudita gravità ed avviene dopo che, in questa settimana, una forza politica della maggioranza, la Lega, ha proposto di fare una sorta di elenco dei barboni (Commenti dei deputati dei gruppo Lega Nord Padania).

GIOVANNI FAVA. Basta! Finitela!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego!
Onorevole Miotto, prosegua.

Pag. 49

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Onorevoli colleghi, siete al Governo e avete il dovere di contrastare la povertà. Se non contrastate la povertà, il risultato è che vengono aggrediti i poveri; questo è ciò che succede. Poiché gli stanziamenti del Fondo sociale sono stati ridotti, la povertà non viene aggredita e il risultato è che vengono aggrediti i poveri; questo è il punto. Dovreste porvi il problema (Una voce dai banchi del gruppo della Lega Nord Padania: «infame!»)

GIOVANNI FAVA. Dimettiti, vergogna!

LUCA RODOLFO PAOLINI. Basta, finiscila!

PRESIDENTE. Onorevole Paolini, la prego di acquietarsi. Prego, concluda onorevole Miotto.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Signor Presidente, non bisogna mai cedere, in questi casi, alla tentazione dello stigma, perché è pericoloso. La scorciatoia della via sanzionatoria porta a questi risultati ed allora le chiedo che il Governo venga a riferire su questo fatto gravissimo, perché nel nostro Paese anche ai poveri deve essere riservata la dignità di persone, come è doveroso e giusto (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori).

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, prendo la parola per sollecitare la risposta ad una interpellanza che ho presentato il 29 settembre scorso sull'omicidio di Walter Tobagi. Ho già sollecitato, in quest'Aula, una risposta perché ho fatto delle affermazioni gravi in quella interpellanza, sulle quali ancora non c'è alcun segnale da parte del Governo. Tra l'altro, mi risulta che in base all'articolo 137 del Regolamento, trascorse due settimane dalla loro presentazione, le interpellanze sono poste senz'altro all'ordine del giorno della seduta del primo lunedì successivo. Quindi, sollecito una risposta a questa interpellanza ed anche una risposta ad una interrogazione che ho presentato, sulla vicenda di un bambino rumeno, Gratian Gruia, che in virtù di una sentenza del tribunale dei minori di Roma, che non appare adeguatamente motivata, è stato rimpatriato in Romania ed è questo un caso gravissimo su cui mi auguro davvero che il Ministro degli affari esteri (che già dalla stampa ha dato alcuni segnali di interesse) ma in particolare il Ministro della giustizia possano quanto prima venire a riferire.

SAVINO PEZZOTTA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SAVINO PEZZOTTA. Signor Presidente, io confesso lo sconcerto rispetto a quello che sta avvenendo. Credo che l'aggressione verbale e le intolleranze verbali che si verificano in quest'Aula siano inconcepibili per questa Assemblea (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico). Io richiedo un suo intervento, perché diventa pericoloso esprimere le proprie opinioni perché si è aggrediti in un certo modo, che è incompatibile con il ruolo e la funzione che noi qui rivestiamo. Il fatto che poi nel nostro Paese stiano avvenendo fatti incresciosi è sotto gli occhi di tutti. Le leggo quello che scrive il giornale della mia provincia. Io non so chi ne rappresenti la causa ma io credo che noi dobbiamo avere un occhio di attenzione e moderare i modi e i nostri linguaggi. È scritto su questo giornale, che non è un giornale estremista: ragazzo immigrato costretto a spogliarsi sul bus. Che cosa è successo a Bergamo? Lo riporta L'Eco di Bergamo: un controllore ha fatto spogliare una ragazzo straniero, calzini compresi, e poi ha aggiunto che doveva togliersi anche le mutande perché cercava chi aveva rubato un telefonino; non avendo trovato chi ha rubato il telefonino, dopo aver fatto spogliare l'immigrato -Pag. 50lo riporta sempre il giornale - pare che gli abbia tolto 70 euro, dandoli alla ragazza che era stata derubata. Io non voglio dire di chi è la colpa. Dico che c'è una situazione (che continua ad aumentare) di intolleranza e di indistinzione che noi dobbiamo cercare, come persone impegnate, di bloccare con il nostro linguaggio e con i nostri comportamenti perché così non si può andare avanti (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori).

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, credo anch'io che debbano essere evitate intolleranze verbali. Credo che la cultura del federalismo sia una cultura della tolleranza e dell'unione e non - qualcuno di voi non lo ha mai capito - una cultura razzista, xenofoba e intollerante. In questa Aula, Presidente Fini, noi oggi abbiamo subito aggressioni verbali di tutti i tipi. Io ho chiesto l'istituzione di un Giurì d'onore, di una Commissione, perché mi sento accusato ingiustamente e credo che sia lesa l'onorabilità di tutti i componenti del nostro gruppo, la mia sicuramente, e quindi chiedo che sia reso conto di questa situazione. Però mi fa specie che parlamentari di lungo corso, come quelli che sono intervenuti, persone che hanno rivestito in questo Paese cariche importanti, si prestino a commentare in questa sede degli articoli di giornale, associandoli a quello che è un programma di Governo. Noi ci siamo presentati alle elezioni...

ROBERTO RAO. Non è stato fatto!

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Poi dicono che non si può parlare.

PRESIDENTE. Continui, onorevole Reguzzoni. Le faccio soltanto notare rispettosamente che l'onorevole Pezzotta non ha associato il fatto ad alcun programma.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. No, è stato fatto in due interventi. Sono stati svolti due interventi in cui è stata paragonata la richiesta di compilare un elenco dei barboni, che questo movimento ha avanzato, con fatti di cronaca anche molto gravi per i quali esprimiamo solidarietà. Inoltre, si è proseguito un linciaggio morale, leggendo articoli di giornale e associando in questo modo a noi un'immagine che questo nostro movimento non ha e non vuole vedere.
Ci siamo presentati portando un'esigenza di sicurezza che rivendichiamo con forza, anche in questo caso perché i nostri cittadini e tutti gli abitanti di questo Paese, compresi anche i barboni, hanno il diritto di essere sicuri a casa loro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

LUCA RODOLFO PAOLINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, volevo brevemente replicare ai due colleghi che sono intervenuti. Il tema è sempre il fatto che viene compiuto l'accostamento fazioso e strisciante di qualunque episodio di criminalità di determinate persone con la Lega. Questo non va bene. Mi chiedo: se questi signori non avessero la Lega, di cosa parlerebbero? Infatti non c'è un solo intervento dell'onorevole Colombo che non sia in qualche modo riferito con accento fazioso alla Lega.
Ricordo a tutti che un episodio criminale è commesso da criminali che vanno in galera. Ricordo a tutti, infine, che, di tanti procedimenti pendenti che il gruppo della Lega Nord Padania ha a suo carico, non ne ha nessuno o pochissimi per fatti di violenza, ma solo per reati di opinione. E non può dire altrettanto la parte politica che tanto si ritiene superiore a tutti e che dalle sue fila ha partorito schiere di assassini che sono stati persino portati in posti molto, molto importanti.

Pag. 51

DONATA LENZI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATA LENZI. Signor Presidente, questa battuta finale conferma le nostre preoccupazioni, espresse dall'onorevole Pezzotta. Pur pensando diversamente e nonostante il contesto di lotta politica a cui dovremmo essere tutti abituati - anche chi come me, per la cronaca, è in Parlamento da tre anni, l'onorevole Miotto, che è qui da pochi mesi ma già è stata inserita nell'elenco di quelli con lungo percorso, l'onorevole Pezzotta anche lui arrivato da poco - ci aspettavamo di trovare un clima nel quale, pur sapendo che le opinioni sono diverse, si potesse in ogni caso intervenire nel merito delle questioni e fare lotta politica senza essere definiti assassini.
Mi permetto di dire che verificherò gli atti: forse l'ho ascoltata soltanto io, che pure sono molto distante da dove era seduta l'onorevole Miotto, ma ho sentito un insulto bello e buono da parte di chi poi si alza e chiede giurì di onore per divergenze di opinione (Commenti dei deputati dei gruppo Lega Nord Padania). Gli insulti in quest'Aula sono sottoposti a procedure previste dal Regolamento. È stabilita una responsabilità del Presidente a intervenire in quel senso. La criminalizzazione delle opinioni diverse e, com'è stato fatto adesso, dell'opposizione è il segno che non si sa cos'è la base della democrazia, che è rispetto e spazio di mobilità e di intervento per l'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

MATTEO BRIGANDÌ. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, devo rinunciare all'inizio di un pasto e tutti sanno quanto mi sia caro, perché devo spendere qualche parola per spiegare alcuni fatti estremamente elementari. Siamo qui, uno spicchio di Parlamento, e stamattina le parole più tranquille che ci siamo sentiti dire sono: xenofobi e razzisti. È evidente che non ci fa piacere. Sicuramente, all'interno dei nostri partiti, c'è gente più accesa e gente più pacifica, gente ignorante e gente colta, gente di tutti i tipi. Tuttavia altrettanto sicuramente ci predisponiamo con tranquillità a partecipare a un dibattito politico e ad esporre le nostre opinioni in maniera calma e serena. Non mi pare, signor Presidente, che vi sia stato un inizio da parte nostra. È altrettanto evidente che siamo stati interrotti con insulti pesanti al punto che io stavo per replicare, ma sono stato fermato dal mio capogruppo, perché avevo intenzione di replicare in maniera altrettanto pesante, proprio per evitare risse e affermare un meccanismo di calma. Abbiamo un'idea politica, che può essere giusta o sbagliata e che presentiamo sul mercato dei voti, raffrontandoci con gli elettori e venendo in questa sede per aprire un dibattito sereno, che non significa sentirsi insultare tutte le volte.
Proprio persone del vostro partito si sono alzate a dire: «Attenzione, c'è uno che è stato eletto che è nero: impari quel partito lì». È come se io mi alzassi e dicessi: «Attenzione, onorevole Colombo, vi è una legge contro i pedofili» e mi sedessi. Sarebbe felice l'onorevole Colombo, a sentire un'affermazione di questo tipo? Sicuramente l'onorevole Fini, come ha fatto, non può dire che si può costituire un giurì d'onore per verificare se vi è o meno una legge contro i pedofili, ma non siamo mica cretini, proprio perché siamo del nord: capiamo perfettamente ciò che si vuol dire e qui siamo stati insultati. Così come siamo stati insultati nel veder costatare un fatto pacifico, cioè dire che è opportuno che ogni persona che abita nel nostro Paese abbia un nome, un cognome ed un'identità, con un fatto riguardante un poveraccio, a cui ci associamo nella solidarietà, che è stato bruciato. Ce ne dispiaciamo anche noi ed anche noi chiediamo che il Governo venga a riferire, ma è una cosa diversa dal dire: «È stato bruciato, è colpa di quelli lì!». Quindi, perPag. 52favore, con tranquillità e con serenità, tutti quanti procediamo in un dibattito senza che vi siano meccanismi di insulti reciproci (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

JEAN LEONARD TOUADI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

JEAN LEONARD TOUADI. Signor Presidente, penso che le parole che sono state dette stamani dai colleghi della Lega Nord e da altri colleghi ancora ci devono far riflettere sul paradigma della sicurezza, che sta diventando un paradigma centrale della nostra vita politica ed anche delle politiche di questa maggioranza. Il paradigma della sicurezza contiene, tra molte altre cose, questo accostamento costante tra la criminalità e l'immigrazione. È incontestabile che vi siano immigrati che delinquono e costoro devono essere puniti secondo le procedure civili e penali: non possiamo mica creare un percorso giuridico, una specie di riserva giuridica, per cittadini stranieri che delinquono. Devono essere puniti col massimo della severità: semmai si pone per loro, ma anche per gli italiani, il problema della certezza della pena.
Però il paradigma della sicurezza rischia di sedimentare nell'opinione pubblica ed anche nella classe politica, a mio avviso, quella specie di senso comune perverso, lo chiamo così, per cui si associa automaticamente il marginale, il debole, con una specie di criminalità potenziale o reale. Penso che in realtà non dobbiamo confondere i registri dei problemi sociali con quelli della sicurezza: problemi sociali vanno affrontati con approcci sociali e soluzioni sociali. Se confondiamo questi due registri, rischiamo davvero di non essere in grado di dare risposte: in un periodo di precarizzazione, di fragilizzazione dell'economia e di frantumazione dei legami sociali, rischiamo di essere fuorvianti nel dare ai problemi della socialità, ai problemi sociali, risposte di sicurezza.
Una società deve essere in grado di risolvere le sfide che pone la sua contemporaneità e quella delle nuove povertà è una grande sfida, che dobbiamo affrontare senza scorciatoie, perché la scorciatoia del paradigma della sicurezza ci porta fuori strada (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

CLAUDIO D'AMICO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Dopo il suo intervento sospenderò la seduta, perché mi sembra che il dibattito sia stato sufficiente. Prego, onorevole D'Amico.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, devo ricordare, a seguito di quello che è stato detto in precedenza anche dal collega Reguzzoni, che l'onorevole Colombo già in passato ha insultato gratuitamente la Lega Nord. Ricordo che nella discussione a seguito di quella mozione sulle cosiddette classi-ponte, credo due settimane fa, l'onorevole Colombo prese la parola ed insultò non solo il gruppo della Lega Nord e la relatrice di quella mozione, ma anche i Ministri della Lega Nord che compongono in questo momento il Governo. Quindi, è ormai diventato un fatto costante che l'onorevole Colombo continui ad insultare il nostro gruppo ed i nostri appartenenti.
In secondo luogo, volevo rispondere anche all'onorevole Pezzotta, che ha ricordato un fatto accaduto. Infatti, a me sembra che stia diventando ormai ricorrente, da parte del centrosinistra, ricordare in Aula fatti che accadono nel Paese, ma sempre in una direzione: quando viene toccato un extracomunitario.
Non si ricorda mai quando succede qualcosa ad un cittadino italiano. Pertanto, a mio avviso, qui vi sono due pesi e due misure, perché sembra che se succede qualcosa ad un italiano deve essere dimenticato (non è niente, tanto è uno di questo Paese), ma se succede qualcosa all'immigrato, guai, attenzione, l'immigrato è intoccabile! No, signori: gli immigrati non sono intoccabili, anzi se uno ruba viene perseguito. Può darsi che quell'agente,Pag. 53quella persona abbia utilizzato più del potere che doveva avere. Va bene, però non possiamo stigmatizzare ogni giorno questi accadimenti, perché ciò succede anche agli altri cittadini che non sono gli extracomunitari. Tuttavia, voi in Aula sistematicamente, ogni volta che ne capita una ad un immigrato, lo ricordate. È sbagliato, perché dà una percezione sbagliata. Non è così: non è vero che tutti i giorni i poliziotti e le persone in divisa se la prendono con gli immigrati: no, non è così!
E non deve passare questa linea, perché i nostri uomini, i nostri poliziotti, i nostri militari e i nostri carabinieri lavorano in modo molto serio. Bisogna finirla di dire che qualcuno fa delle prevaricazioni nei confronti degli immigrati perché sono immigrati. Può capitare una prevaricazione, ma può capitare all'immigrato, come al cittadino di questo Paese. E se adesso ne capitano tante agli immigrati è perché ce ne sono tanti, anzi, ce ne sono troppi e, dunque, vengono sempre di più coinvolti in episodi, ma non vi è alcun tipo di discriminazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

Per un richiamo al Regolamento (ore 14,13).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, non intendo intervenire nel merito di una discussione per la quale le chiedo soltanto quanto segue: la ringrazio per il modo in cui ha tenuto l'ordine e la discussione oggi, tuttavia quando, a fine seduta, i colleghi intervengono non per discutere, ma sull'ordine dei lavori, non costituisca un precedente il fatto che si interviene nel merito e, rispetto alle questioni poste da un collega, si apre un dibattito, perché altrimenti si riaprono discussioni su argomenti assai importanti, come quello che adesso i colleghi hanno sottolineato, che devono essere affrontati in altri ambiti ed in altri momenti del dibattito parlamentare.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Quartiani, condivido lo spirito delle sue osservazioni. È, altresì, evidente che è a discrezione del Presidente valutare l'opportunità o meno di dar corso agli interventi. Se mi è consentito - affinché resti agli atti - mi auguro, e mi rivolgo a tutti i colleghi, che sia vicino il giorno in cui in ogni deputato riterrà doveroso intervenire ogniqualvolta venga leso il diritto di una persona umana, quale che sia il colore della pelle, la cittadinanza o la religione. Quello sarà un momento positivo per tutti i gruppi, nessun escluso (Applausi).
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15,30.

La seduta, sospesa alle 14,15, è ripresa alle 15,35.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Brancher, Brunetta, Caparini, Cicchitto, Cirielli, Conte, Cota, Lo Monte, Lusetti, Pescante, Romani, Soro, Tremonti e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo 2 - A.C. 1713)

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato da ultimoPag. 54respinto l'emendamento Capitanio Santolini 2.17.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo, se è possibile, per domandare alla Presidenza di verificare che le Commissioni permanenti che sono state convocate, siano state effettivamente sconvocate o abbiano terminato i loro lavori per consentire ai colleghi di partecipare alla seduta, dal momento che questa è una seduta particolarmente importante sulla legge finanziaria.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Baldelli, provvederemo immediatamente, anche in relazione al fatto che oggi si è insediata la Commissione antimafia.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Capitanio Santolini 2.19.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, questo emendamento è assolutamente in linea con quello precedente. Il problema di fondo, infatti, è quello del sostegno alle famiglie e, soprattutto, alle famiglie con figli. Si parla molto in questo periodo, e anche giustamente, della crisi economica che ha investito tutti i Paesi - non solo quelli industrializzati, ma tutti i Paesi in generale - e si afferma da più parti, giustamente, che va sostenuto il consumo delle famiglie, in modo da riavviare il volano dell'economia. Noto che il rappresentante del Governo è assente, o sbaglio?

PRESIDENTE. No, il sottosegretario Vegas è presente, si era allontanato un attimo dal banco del Governo.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Dunque, il problema di fondo è di riuscire a sostenere il consumo delle famiglie, mettendole in condizione di spendere e aumentando in questo modo gli assegni familiari e tutto quello che significa un sostegno al loro reddito. Pertanto, vi sono detrazioni, vi sono assegni familiari: il discorso è quello di avviare un percorso virtuoso che consenta alle famiglie di spendere e, quindi, in qualche modo, di affrontare i propri bisogni dovuti ai figli.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, intervengo per dire che certamente l'emendamento Capitanio Santolini 2.19 pone un problema importante di cui il Governo e questa maggioranza si stanno facendo carico. D'altra parte, l'intervento di questa mattina in Aula del Ministro Tremonti è già stato esaustivo rispetto al percorso che, in materia di bilancio e di norma finanziaria e collegati, questo Governo ha attivato sin dall'avvio della legislatura con i vari decreti-legge che si sono succeduti. Soprattutto, questa mattina, il Ministro Tremonti ha ben spiegato quella che sarà la prossima evoluzione della legiferazione del Governo in materia di interventi a sostegno del reddito e delle famiglie.
Mi piace richiamare, in questa sede, la continuità degli interventi che, a far data dal decreto-legge n. 93 del 2008, proseguendo con il decreto-legge n. 112 del 2008 e con il disegno di legge A.C. 1441, questo Governo ha già messo a disposizione delle famiglie, a partire dall'abolizione dell'ICI sulla prima casa, a seguire con il provvedimento che ha detassato gli straordinari (consentendo alle famiglie di beneficiare di un maggiore apporto sostanziale) e, ancora, con la cancellazione dell'odioso divieto di cumulo del reddito da pensione con i redditi da lavoro dipendente. Tale ultimo divieto ha, di fatto, impedito, da un lato, per lungo periodo, ad alcune persone e famiglie di poter disporre di una maggiore capacità reddituale, dall'altro, ha sostanzialmente indotto una formazione continua di lavoro nero: molto spesso, infatti, abbiamo avuto testimonianzaPag. 55di lavoratori in pensione che, pur essendo in condizione di attività, continuavano a produrre lavoro sommerso che, quindi, non poteva essere sottoposto a tassazione.
Abbiamo approvato il provvedimento sulla rinegoziabilità dei mutui che ha consentito, in una fase di grande crisi finanziaria nazionale e internazionale, che ancora stiamo vivendo, come ha ricordato il Ministro Tremonti questa mattina, a molte famiglie di garantire la possibilità di mantenere gli impegni assunti con il sistema bancario.
Voglio ancora ricordare gli interventi in tema di scolarità ed in particolare la possibilità riconosciuta ad ogni famiglia di accedere in rete, per la prima volta, ai testi di studio per i propri figli, quindi la possibilità di poterne disporre con un minore aggravio di spesa.
Ricordo, ancora, la possibilità riconosciuta dal famoso decreto-legge del Ministro Gelmini del blocco temporale dei libri di testo per cui, per un certo numero di esercizi, gli stessi libri possono essere mantenuti ed eventualmente trasmessi ai vari componenti del nucleo familiare.
Pertanto, i temi che sono alla base e che hanno mosso i sottoscrittori di questo emendamento sono argomenti che questo Governo e questa maggioranza hanno ben a cuore.
Inoltre, sin nella formulazione del programma politico del centrodestra, è stato fortemente individuato come uno degli obiettivi del quale speriamo di potere, in breve giungere alla definizione, il cosiddetto «quoziente familiare» ovvero la possibilità di applicare un regime di tassazione che tenga in considerazione il numero di persone mantenute dalla formazione dello stesso reddito...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Sto per concludere signor Presidente. Ciò, in modo da garantire non solo maggiore equità sociale, ma anche di arrivare al riconoscimento di quelle caratteristiche che sono previste all'interno dell'emendamento in esame.
In questo senso e nella logica che ha spiegato il Ministro questa mattina riteniamo che gli argomenti in oggetto possano essere meglio trattati nel corso dei prossimi provvedimenti del Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà, per un minuto.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, intervengo soltanto per dire che a me sembra - anche alla luce dell'intervento del collega che mi ha preceduto - che non ci sia consapevolezza delle difficoltà della famiglia. Il suo intervento, caro collega, elenca una serie di provvidenze che avrebbero dovuto cambiare la realtà della famiglia, ma non è così. Non solo non è così, ma alcuni provvedimenti come quello relativo alla scuola, determinano grandissima preoccupazione.
Io mi auguro che i tagli non incidano sulle fasce deboli, sull'inserimento di persone con disabilità nella scuola, eccetera. Ho, quindi, voluto sottolineare che occorre assumere, oggi, gli impegni per la famiglia, e non rimandarli a domani. Pertanto, è tempo di votare e di dare consistenza alle proprie affermazioni a favore delle famiglie con figli.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO SIMONETTI. Signor Presidente anch'io, così come è stato già ricordato, penso che questa maggioranza abbia dato spazio alle politiche tese al rilancio dell'economia e che, di fatto, queste, anche se non inserite nel disegno di legge finanziaria... scusi, signor Presidente, ma con il brusio dell'Aula non riesco a svolgere il mio intervento!

PRESIDENTE. Ottenere proprio un silenzio religioso è un po' difficile, onorevole Simonetti. Prego i colleghi di consentirePag. 56all'onorevole Simonetti di svolgere il suo intervento e di ascoltarlo. Prego, onorevole Simonetti.

ROBERTO SIMONETTI. Grazie, signor Presidente. Ricordo, quindi, all'Assemblea che questa manovra finanziaria si basa essenzialmente sulla riduzione delle spese e non sull'aumento della tassazione e che ciò può essere sicuramente paragonato ad un aiuto alle famiglie che sono sempre e comunque l'obiettivo di questa maggioranza.
Ricordo, altresì, che con il disegno di legge finanziaria in esame sono state messe a regime norme di agevolazione fiscale importanti per i contribuenti e le famiglie: per esempio, la detrazione delle imposte, a fini IRPEF, per le rette di frequenza degli asili nido.
Per le famiglie è importante anche la riduzione delle accise sul gasolio e sul GPL per il riscaldamento nelle zone montane e nelle frazioni dei comuni ricadenti nella zona climatica E parzialmente non metanizzata. Tale disposizione è molto utile soprattutto per le famiglie del nord che hanno la disavventura di dover accendere il riscaldamento d'inverno, a differenza di altre realtà d'Italia, anche qui a Roma, dove, benché fuori faccia veramente caldo, all'interno si accende comunque il riscaldamento.
Voglio, pertanto, affermare che non ci si è mai dimenticati delle politiche a favore della famiglia: queste sono state inserite in altri provvedimenti già votati e, come annunciato oggi dal Ministro Tremonti, saranno prese in considerazione anche con ulteriori provvedimenti per il rilancio economico della nostra nazione soprattutto, speriamo, per il rilancio economico dei distretti industriali del nord.
Ricordo, infatti, il provvedimento A.C. 1441-ter con il quale si è data una nuova possibilità alle imprese per l'internazionalizzazione dei nostri prodotti. Si è data disponibilità per nuove tematiche legate ai distretti e soprattutto per una nuova politica energetica che riuscirà a far sì che le famiglie abbiano minori spese per la gestione quotidiana del focolare domestico.
Quindi, penso che l'emendamento in oggetto meriti attenzione, ma certamente anche un voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Avverto che è stato ritirato dal presentatore l'emendamento Marchioni 2.53.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 2.19, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Guardi lì!

PRESIDENTE. Ciascuno voti per sé!

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 420
Maggioranza 211
Hanno votato
189
Hanno votato
no 231).

Prendo atto che i deputati Occhiuto, Cera e De Poli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che la deputata Anna Teresa Formisano ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Vannucci 2.20.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vannucci. Ne ha facoltà.

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente onorevoli colleghi, signor sottosegretario Vegas, con questo emendamento abbiamo la possibilità di cominciare la seduta pomeridiana, non voglio dire in bellezza perché non sarà possibile, ma con qualche speranza di migliorare questo provvedimento che è parziale, insufficiente e inadeguato.
L'emendamento al nostro esame, infatti, è uno dei pochi rimasti in vita ed è stato sottoscritto da colleghi di opposizione e di maggioranza; quindi, è unPag. 57emendamento bipartisan. Esso è rivolto ai lavoratori transfrontalieri verso Paesi che non hanno regolato, con il nostro Paese, la doppia imposizione fiscale.
Di fatto i Paesi che confinano con l'Italia e che non hanno questo accordo di cooperazione sono due: la Repubblica di San Marino e il Principato di Monaco. Ogni giorno dall'Italia partono seimila lavoratori verso la Repubblica di San Marino ed altrettanti verso il Principato di Monaco che vedono una doppia imposizione dei loro redditi, da parte del sostituto d'imposta nel Paese dove lavorano e poi in Italia con la denuncia dei redditi.
Abbiamo provveduto dagli anni Novanta a riconoscere a questi lavoratori una franchigia che è però di 8 mila euro e, quindi, non copre i dati della doppia imposizione. Con l'emendamento in esame proponiamo di aumentare la franchigia, che è ferma dagli anni Novanta, a 9 mila euro. Credo che con il tempo che è passato questo innalzamento non copra gli effettivi aumenti di costo, ma sia un pur parziale riconoscimento.
Devo dire ai colleghi che non devono preoccuparsi troppo: se questa norma venisse introdotta, non sovvertirebbe il provvedimento, perché il costo è limitatissimo (3 milioni e 300 mila euro) e, fra l'altro, è un costo presunto, non effettivo e la stima che abbiamo fatto è assolutamente prudenziale.
Quindi, chiedo a tutta l'Aula un voto favorevole che sani un'ingiustizia che da anni si perpetra nel nostro Paese, e rivolgo questo appello soprattutto ai colleghi di maggioranza che con me hanno sottoscritto l'emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vannucci 2.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 466
Votanti 464
Astenuti 2
Maggioranza 233
Hanno votato
221
Hanno votato
no 243).

Prendo atto che la deputata Anna Teresa Formisano ha segnalato che non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Galletti 2.25, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 474
Maggioranza 238
Hanno votato
222
Hanno votato
no 252).

Prendo atto che i deputati Occhiuto e Anna Teresa Formisano hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere il voto.
Passiamo all'emendamento Contento 2.26.
Chiedo all'onorevole Contento se acceda all'invito al ritiro del suo emendamento 2.26 formulato dal Governo.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, aderisco all'invito che il sottosegretario mi ha rivolto per ritirare i miei emendamenti 2.26 e 2.27 che sono in questo momento al nostro esame, ribadendo come la questione sotto il profilo tecnico-tributario sia comunque rilevante perché riguarda decine di istituzioni private che svolgono la loro opera in campo sociale che potrebbero trarre vantaggio qualora le norme oggi vigenti fossero più chiare.
Sostituirò, quindi, questi due emendamenti con un dettagliato ordine del giorno che impegna il Governo a valutare la possibilità di raggiungere lo stesso risultato attraverso un'interpretazione (qualora questa estensivamente fosse possibile) o, in subordine, che impegna il medesimo a valutare la possibilità di inserire in unoPag. 58dei prossimi provvedimenti di natura tributaria una disposizione che vada nel senso indicato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, data la rilevanza del tema - non è un caso che il proponente, l'onorevole Contento, pur decidendo di ritirare l'emendamento a fronte di una richiesta che gli è pervenuta dal Governo, intenda presentare un ordine del giorno, il che significa che egli stesso considera questo un tema di una certa rilevanza - penso che forse possiamo mettere ugualmente l'Aula nelle condizioni di votarlo e, in questo caso, il gruppo del Partito Democratico lo fa proprio.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, si riferisce ad entrambi gli emendamenti Contento 2.26 e 2.27?

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 2.26, ritirato dal presentatore e fatto proprio dal gruppo Partito Democratico, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 478
Votanti 476
Astenuti 2
Maggioranza 239
Hanno votato
225
Hanno votato
no 251).

Prendo atto che i deputati Anna Teresa Formisano e Occhiuto hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che il deputato Graziano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 2.27, ritirato dal presentatore e fatto proprio dal gruppo Partito Democratico, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 475
Maggioranza 238
Hanno votato
224
Hanno votato
no 251).

Prendo atto che i deputati Anna Teresa Formisano e Occhiuto hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che la deputata Concia ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Galletti 2.28 e Rubinato 2.29, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 466
Votanti 465
Astenuti 1
Maggioranza 233
Hanno votato
218
Hanno votato
no 247).

Prendo atto che il deputato Occhiuto ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Borghesi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.Pag. 59
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Froner 2.36, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 478
Votanti 476
Astenuti 2
Maggioranza 239
Hanno votato
223
Hanno votato
no 253).

Prendo atto che il deputato Occhiuto ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Nicco 2.38. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicco. Ne ha facoltà.

ROBERTO ROLANDO NICCO. Signor Presidente, questa legge finanziaria, al comma 12 dell'articolo 2, ha finalmente positivamente reso stabili le agevolazioni fiscali per il gasolio e per il gas da petrolio liquefatto nelle zone montane. Riteniamo che analoga misura debba riguardare il gas naturale, come era avvenuto a partire dalla legge finanziaria per il 2001 fino al decreto legislativo n. 26 del 2007, che invece non riconosce più le specifiche agevolazioni in passato previste per le province nelle quali il 70 per cento dei comuni ricade nella zona climatica F.
Con la proposta emendativa in esame proponiamo di intervenire sul decreto legislativo n. 26 del 2007 per ripristinare il regime differenziato anche per il gas naturale. Si tratta di una misura che era stata proposta anche dai colleghi della maggioranza. Ne chiediamo l'approvazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, come ha detto giustamente il collega Nicco, questo emendamento riguarda la possibilità di estendere quanto già previsto dalla legge finanziaria, vale a dire una riduzione delle accise per quei comuni e frazioni montani costretti, date le condizioni climatiche, ad un notevole utilizzo del gas per riscaldare case, aziende e luoghi in cui la comunità esercita la possibilità di dare servizi per i propri cittadini; utilizzano il gas e altri materiali per il riscaldamento, da biomasse ad altre fonti, dovendo sopportare un costo esoso. Si tratta di una misura di solidarietà nei confronti di quelle popolazioni montane che permanendovi svolgono un ruolo importante nel nostro Paese, sia dal punto di vista delle abitazioni, sia dal punto di vista delle attività produttive e di quelle che consentono al territorio di essere messo in sicurezza.
Credo che sia opportuno, e pertanto aggiungo la mia firma all'emendamento Nicco 2.38, far presente ai colleghi che si tratta di una norma che generalmente in tutte le leggi finanziarie è stata reiterata. Ringrazio naturalmente il Governo per aver reso stabile la norma che consente la diminuzione delle accise per quanto riguarda il riscaldamento da gasolio, ma ci sono intere frazioni montane e comuni montani in tutta Italia, nelle Alpi e nell'Appennino, nelle regioni insulari della Sardegna e della Sicilia, che necessitano di un intervento per quanto riguarda anche le diminuzione delle accise sul gas naturale.
Da questo punto di vista, credo che l'Aula possa adottare un importante intervento per queste popolazioni, anzi chiederei al relatore e al Governo di cambiare, se possibile, la posizione assunta di contrarietà e semmai di rimettersi alla volontà dell'Aula.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, a me pare che l'intervento del collegaPag. 60Quartiani e quello del collega della Lega Nord prima, che aveva enunciato tra i vari provvedimenti a favore delle famiglie anche quello della diminuzione delle accise per il riscaldamento, debbano trovare proprio su questo emendamento, che sottoscrivo, una condizione non solo di solidarietà ma anche di equità e di perequazione, anche perché sappiamo che la diffusione dell'utilizzo del gas naturale ha rappresentato una politica più ampia di tipo ambientale, che era stata sollecitata.
Pertanto, anche noi sollecitiamo il relatore e il Governo a tenere conto della cultura che si è diffusa sulla materia ambientale e di un atteggiamento reale e concreto nei confronti delle famiglie e delle comunità che sopportano maggiori spese. Quindi, per questo concetto, che potremmo riassumere in termini di perequazione tra i vari utilizzi dei mezzi per il riscaldamento, anche questo emendamento va proprio nella logica di non trattare i cittadini in modo difforme.
Per questo motivo noi, naturalmente, voteremo a favore dell'emendamento Nicco 2.38 e auspichiamo che il Governo voglia dare il suo assenso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, ringrazio il collega Nicco che sapevo essere giustamente molto attento ai problemi della montagna, per aver formulato questo emendamento, ma altrettanta attenzione la richiedo al Governo, ai relatori e alla maggioranza tutta: se si vuole passare dalle parole ai fatti, cioè avere davvero una concreta attenzione per i pochi o tanti che siano (ma, ahimè, sempre meno) abitanti dei comuni in zone di montagna e non incentivare l'abbandono, che già è troppo alto, non possiamo che votare a favore di questo emendamento. Anche noi, quindi, chiediamo con forza l'attenzione di tutta l'Aula perché si possa dare una risposta, anche se minima, a questi abitanti che già si trovano in forte difficoltà economica.
Per questo motivo sottoscrivo l'emendamento Nicco 2.38 e invito a votare a favore dello stesso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zacchera. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, volevo soltanto rimettere la questione all'attenzione del Governo perché in altre legislature, in anni passati, ero stato uno di quelli che era riuscito ad ottenere dal Governo l'applicazione di questa accisa in riduzione per i territori montani.
Ribadisco questa necessità, rimettendomi al Governo, per due motivi. In primo luogo, perché in questi anni molti comuni montani hanno compiuto investimenti consistenti per dotare anche le frazioni lontane dal centro del collegamento con il gas, anche a fini ecologici. In secondo luogo, perché quest'anno l'aumento del gas è particolarmente significativo per le note vicende petrolifere. Quindi, mi sembrerebbe importante riconsiderare il parere espresso riguardo a questo emendamento, anche perché l'accisa non va a colpire soltanto le abitazioni, ma anche le imprese che lavorano in montagna che, a mio avviso, saranno particolarmente colpite questo inverno dall'aumento del costo dei carburanti, e quindi del riscaldamento (penso, ad esempio, alle attività turistiche).
Quindi, se il Governo può rimettersi all'Aula, non mi pare sia uno stravolgimento della finanziaria, tenuto anche conto che, essendo aumentato il prezzo, indirettamente è anche aumentata l'accisa che lo Stato percepisce.

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, forse occorre una spiegazione: il comma 12 dell'attuale articolo 2 già prevede le agevolazioni, come nel passato,Pag. 61per il riscaldamento; questo emendamento propone un'ulteriore agevolazione che, nell'attuale situazione finanziaria, è un po' complicata. Quindi, io mi accontenterei di quella che è già prevista e che non viene diminuita.

PRESIDENTE. Quindi, se ho bene inteso, il parere del Governo sull'emendamento Nicco 2.38, che è stato sottoscritto anche dagli onorevoli Cambursano e Quartiani, non cambia.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nicco 2.38, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 490
Votanti 486
Astenuti 4
Maggioranza 244
Hanno votato
229
Hanno votato
no 257).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rubinato 2.40, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 487
Votanti 486
Astenuti 1
Maggioranza 244
Hanno votato
226
Hanno votato
no 260).

Prendo atto che la deputata Ferranti ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lo Monte 2.43.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Monte. Ne ha facoltà.

CARMELO LO MONTE. Signor Presidente, intervengo per spiegare brevemente, come tutti i colleghi parlamentari sapranno, che la Sicilia con le sue cinque raffinerie, tre nella provincia di Siracusa (Augusta, Melilli e Priolo), una nella provincia di Messina (Milazzo) e una nella provincia di Caltanissetta (Gela) fornisce un importante contributo alla lavorazione del greggio per l'intero territorio nazionale, raffinando circa il 42 per cento del totale del greggio lavorato in Italia.
L'emendamento in esame non ha la pretesa di suscitare commiserazione, compassione o, come qualcuno nella settimana scorsa in Aula ebbe a dire, meridionalismo che ormai deve stare alle nostre spalle. Consentitemi di dire, colleghi parlamentari, in particolare del Mezzogiorno, che questo emendamento vuole evitare un paradosso. Infatti, oltre alle regioni di confine, come il Trentino-Alto Adige e il Friuli-Venezia Giulia, che già godono di questa riduzione sulle accise, abbiamo scoperto paradossalmente che l'unica regione che non gode di questa riduzione è proprio la Sicilia. Anche le regioni a statuto ordinario godono già di una riduzione delle accise, invece nella regione Sicilia - siccome noi siciliani siamo stati sempre all'avanguardia in quanto a generosità - abbiamo applicato l'articolo 36 dello statuto della regione Sicilia. Caro onorevole D'Antoni, tale articolo prevede che le tasse delle aziende di produzione si pagano allo Stato e noi ne abbiamo dato piena attuazione. Solo che lo Stato, a sua volta, non ha dato applicazione all'articolo 37 dello statuto, il quale prevede che le imprese di produzione, anche se non hanno la sede locale nella regione, debbono versare le tasse nella regione in cui producono.
Quindi, cari amici, si tratta di mettere fine ad una grande discriminazione e di ristabilire a favore dei siciliani un vantaggioPag. 62che obiettivamente non risolve il tutto, ma che è già un segnale. Vorrei che il Governo rivedesse il suo parere su questo emendamento, perché rappresenta un indice e un segnale di quanto questo Governo abbia a cuore le regioni del Mezzogiorno d'Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la questione sollevata dall'emendamento 2.43 a prima firma Lo Monte è fondata, peraltro conosciuta e della stessa più volte ci siamo occupati in quest'Aula. Tra l'altro ricordo, in proposito, che vi è un ordine del giorno sottoscritto da parlamentari siciliani e a prima firma Giudice, peraltro accolto dal Governo, che tratta l'intera questione. Questo emendamento appartiene sicuramente alla specie degli emendamenti di buonsenso su questioni condivisibili. A dire la verità, anche l'emendamento Rubinato 2.40 era di assoluto buonsenso.
Ma per fermarci allo specifico dell'emendamento Lo Monte 2.43, sono dell'idea che l'insieme di questi problemi si risolva dando piena attuazione agli articoli 36, 37 e 38 dello statuto della regione Sicilia, così come finora non è stato bene fatto e così come esistono impegni in tal senso del passato Governo Berlusconi, del passato Governo Prodi e speriamo dell'attuale Governo.
Tuttavia, visto l'assoluto e rilevante impatto dell'emendamento (si parla di 700 milioni di euro per gli anni 2009, 2010 e 2011), ci dobbiamo rendere assolutamente conto che l'emendamento in esame non è compatibile con le condizioni attuali dell'economia in generale e di questa finanziaria (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Pertanto, caro collega Lo Monte - il Presidente mi perdonerà se mi rivolgo personalmente a lei - proprio nell'interesse della Sicilia e dei siciliani e proprio nell'interesse della questione che, ripeto, è assolutamente fondata, un emendamento di questo genere non deve essere portato in questi termini all'attenzione dell'Aula, perché altrimenti afferirebbe al genere delle questioni assolutamente demagogiche (Commenti del deputato Lo Monte).
Pertanto invito i presentatori dell'emendamento Lo Monte 2.43 a ritirarlo e a presentare un ordine del giorno di contenuto analogo, che personalmente sono anche pronto a sottoscrivere, ritengo unitamente ai parlamentari siciliani e meridionali del PdL.
Affrontiamo nel complesso le questioni degli articoli 36, 37 e 38 dello statuto e risolviamo in maniera contrattuale, come è giusto che sia, le questioni tra la Sicilia e il resto del Paese.
Pertanto, signor Presidente, invito, come ho già detto, i presentatori di questo emendamento a ritirarlo e a trasfonderne il contenuto in un apposito ordine del giorno (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania-Commenti dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ruvolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento 2.43, presentato dall'onorevole Lo Monte e per confermare, ancora una volta, qual è la volontà manifesta di questo Governo e di questa maggioranza: mettere all'angolo il Mezzogiorno, e la Sicilia in particolare.
Vorrei ricordare al collega e amico Marinello che questo emendamento, peraltro, era stato sostenuto nelle precedenti legislature a forza e con determinazione da parte di tutti i colleghi siciliani. Detto questo, ritengo, semmai ce ne fosse bisogno, che ancora una volta si vuole mettere in evidenza questa discriminante forte esistente tra le aree del nord e il Mezzogiorno, e la Sicilia in particolare.
Non è possibile che un sottosegretario di questo Governo, l'onorevole Miccichè, venga a dichiarare in Sicilia, pubblicamente,Pag. 63che è contro questo Governo, questa manovra e il federalismo proposto dalla Lega, e poi qui, in religioso silenzio, i colleghi della maggioranza sostengono cose diverse da quelle che, in effetti, i loro leader promettono in Sicilia.
Voto, quindi, convintamente a favore di questo emendamento e lo sottoscrivo in piena coscienza (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Misto-Movimento per l'Autonomia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lo Monte 2.43, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 499
Votanti 492
Astenuti 7
Maggioranza 247
Hanno votato
236
Hanno votato
no 256).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Motta 2.50. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Motta. Ne ha facoltà.

CARMEN MOTTA. Signor Presidente, tenterò di motivare perché bisogna, o sarebbe opportuno e necessario, che l'Aula esprimesse un voto favorevole sul mio emendamento 2.50, e anticipo anche il senso del mio emendamento 2.52.
Questi emendamenti si propongono di modificare l'articolo 1, comma 20, della legge n. 244 del 2007, la legge finanziaria per il 2008, con un duplice obiettivo: prorogare gli sgravi fiscali a tutto il 2011 - la finanziaria per il 2008 lo prevede, invece, fino al 2010 - per tutta una serie di interventi per aumentare l'efficacia energetica e la riqualificazione energetica sugli edifici.
Preciso che questo sgravio consiste in una detrazione dall'imposta lorda per una quota pari al 55 per cento degli importi rimasti a carico del contribuente. Preciso che si sta parlando, oltre che di efficienza energetica degli edifici, di installazione dei pannelli solari per la produzione di acqua calda per usi domestici e industriali e di interventi di sostituzione di impianti di climatizzazione invernale.
Oltre a questi interventi, proponiamo che vi siano sgravi fiscali anche per l'acquisto di prodotti per uso domestico, come frigoriferi e surgelatori ad alta efficienza energetica e per l'installazione di motori ad elevata efficienza di produzione elettrica e variatori di velocità. Per queste due ultime fattispecie preciso che si parla di una detrazione per una quota pari al 20 per cento. Secondo obiettivo di questi emendamenti: chiediamo di estendere questo sgravio anche a prodotti quali lavatrici e lavastoviglie, sempre ad alta efficienza energetica.
Significherebbe consentire a quei consumatori che sostengono spese per acquistare tali prodotti di avere sgravi dal 1o gennaio 2009 al 31 dicembre 2011. Perché presentiamo queste richieste emendative? Come aveva già anticipato l'onorevole Realacci, intervenendo sul complesso degli emendamenti, due anni di detrazioni fiscali al 55 per cento concesse ai contribuenti hanno dimostrato che questi interventi, che hanno reso maggiormente positivi quelli già prodotti dalla legge finanziaria 2007, prorogati con la finanziaria 2008, danno un bilancio assolutamente positivo. E lo confermano articoli di giornali economici nazionali, di cui più importante è il Il Sole 24 Ore, che ha dedicato a ciò ampio spazio nella giornata di ieri e di oggi. Si parla di 230 mila domande presentate dai contribuenti, per interventi agevolati per un valore complessivo di 3,3 miliardi e detrazioni per circa 1,8 miliardi: sono dati ufficiali che provengono dall'ENEA. E guardate che sono domande, colleghi, in crescita proprio ad esempio per i pannelli solari, nonostante la crisi economica in corso e le difficoltà delle aziende.Pag. 64
Se accolti favorevolmente, gli emendamenti in esame raggiungeranno un duplice obiettivo e, in primo luogo, di accrescere la tutela, la salvaguardia dell'ambiente, e sappiamo quanto questo tema sia oggi all'attenzione del nostro Paese, dell'Europa per gli obiettivi di contenimento delle emissioni di gas serra e di migliore efficienza sul piano energetico. Un dato per tutti a sostegno di quanto sto affermando: gli interventi realizzati con gli sgravi di cui dicevo poc'anzi hanno permesso di ridurre di 190 mila tonnellate...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

CARMEN MOTTA. Signor Presidente, ancora un attimo! Di ridurre, dicevo, di 190 mila tonnellate le emissioni di anidride carbonica, il più pericoloso tra i gas inquinanti.
Il secondo obiettivo riguarda l'ambito economico: secondo gli imprenditori di questo settore, occorre un intervento pubblico, non con risorse a pioggia, bensì da un lato defiscalizzando le imprese che investono in progetti innovativi, e dall'altro proseguendo negli incentivi ai consumatori che scelgono prodotti compatibili con l'ambiente a basso consumo energetico.
Ritengo che tali emendamenti, condivisibili e coerenti con quanto ha sostenuto anche in Aula stamattina lo stesso Ministro Tremonti, vadano in due direzioni: sostegno alle imprese, attenzione all'ambiente. Il loro non accoglimento sarebbe incomprensibile e contraddittorio. Sono risorse che avranno un ritorno, perché si aumenta la tenuta delle imprese che hanno come obiettivo quello di avere sviluppo in questi ambiti e si dà un sostegno concreto al consumo interno: esattamente, mi sembra, due misure di cui il Paese ha estremo bisogno.
Mi aspetto un voto favorevole, per coerenza con quanto sostenuto dal Ministro Tremonti questa mattina e con quanto detto anche nei giorni scorsi da altri ministri di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Motta 2.50, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 490
Maggioranza 246
Hanno votato
227
Hanno votato
no 263).

Prendo atto che il deputato Leoluca Orlando ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mariani 2.51.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mariani. Ne ha facoltà.

RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, anche l'emendamento in esame fa riferimento a una proroga del termine per la detraibilità delle spese di ristrutturazione edilizia, che erano appunto destinate al risparmio energetico. Il Governo precedente è stato l'unico Governo negli ultimi anni che si è occupato di questi temi, provando ad individuare delle misure concrete, su cui chi mi ha preceduto ha fornito anche dati, grazie ai quali è facile misurare l'efficienza e la potenzialità molto grande che comportano.
Con l'emendamento Mariani 2.51 chiediamo di poter prorogare fino al 2011 un provvedimento che ha avuto risultati molto importanti dal punto di vista delle imprese, ma soprattutto del risparmio che ha comportato ai cittadini italiani nell'efficientamento delle loro abitazioni.
Signor Presidente, più volte abbiamo provato a dire, anche nella discussione in Commissione, che per due motivi importanti - uno quello, appunto, dell'efficientamento energetico e della riduzione delle emissioni di gas serra, l'altro quello di venire incontro alle esigenze delle famiglie italiane e delle imprese - fosse necessarioPag. 65indicare misure che potessero, al passo con le predisposizioni e le innovazioni che molti dei Paesi del nostro continente hanno avviato, dar luogo a nuove proposte. Oggi, il Governo continua a produrre anche materiale informativo che fa riferimento ad una misura importantissima introdotta dal Governo Prodi con la legge finanziaria per il 2007 (che ha poi avuto il suo effetto benefico anche per il 2008), ma nei provvedimenti adottati sino ad ora non ha introdotto niente di nuovo, che possa non solo dare il senso di una continuità, ma anche rappresentare un maggior punto di riferimento nell'indirizzo del potenziamento di quelle misure che facciano progredire molto più velocemente le imprese nella direzione delle energie rinnovabili.
Di tutto questo non si è parlato neanche poche settimane fa, nella discussione che ha concentrato il nostro lavoro soprattutto sul tema dell'energia nucleare; sono state indicate alcune misure che tendono a centralizzare e a controllare anche il sistema differenziato delle regioni e dei territori a livello nazionale, ma non si è, con precisione ed anche con lungimiranza, indicata una via che noi ritenevamo costituisse una risposta alle esigenze di categorie economiche - le piccole e medie imprese - che, come è stato ribadito più volte questa mattina, necessitavano anche di aiuti in tale direzione.
D'altronde, tutto ciò che è stato inserito nel disegno di legge finanziaria dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (che pure ha una parte importante in questa discussione) non è stato altro che il rifinanziamento, con finanze ridotte però, dei programmi e delle missioni che già esistevano dalle passate legislature.
Abbiamo così assistito al taglio di circa il 30 per cento del programma sulla prevenzione e la riduzione dell'inquinamento e, soprattutto, del capitolo che faceva riferimento ai fondi per l'efficientamento energetico e ai fondi di rotazione per l'individuazione di misure e progetti per le energie rinnovabili.
Insomma, stiamo ancora attendendo che vengano formulate proposte concrete: noi abbiamo provato a presentarle e questi emendamenti rappresentano dei segnali (ve ne erano e ve ne saranno di altri), ma vorremmo che da parte del Governo si potesse, anche soltanto nell'accoglimento del differimento di una data, fornire un'indicazione a favore di una misura strutturale che, sicuramente, troverebbe ascolto in un mondo molto ampio di imprese che, dovendo investire nonché programmare su un termine più lungo di quello dell'anno successivo implicato dalla legge finanziaria, potrebbero avvantaggiarsi di tali meccanismi.
D'altronde, il risparmio che è stato realizzato anche rispetto alle emissioni di gas serra è un fatto che deve essere più volte ribadito (spesso parliamo delle misure senza conoscere fino in fondo il beneficio da esse recato per l'ambiente e per la nostra salute). Il rapporto dell'ENEA, da più colleghi citato questa mattina, riporta infatti oltre al guadagno per le famiglie in termini di detrazioni fiscali (1,8 miliardi), anche le 196 mila tonnellate di CO2 in meno che da tali misure sono risultate fino ad oggi in questi due anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baretta. Ne ha facoltà, per un minuto.

PIER PAOLO BARETTA. Signor Presidente, intendo apporre la mia firma all'emendamento Mariani 2.51, perché il tema della casa è stato affrontato durante i lavori della Commissione ed è stato considerato un tema molto importante sul quale ci si aspettava, da parte del Governo e della maggioranza, una disponibilità maggiore di quella che poi si è rivelata nel corso della discussione.
Questo emendamento, come ha detto poco fa la collega Mariani, non solo affronta il tema della casa, ma lo affronta in una chiave innovativa che tiene conto anche delle esigenze di innovazione tecnologica presenti nel Paese. Per tali ragioni,Pag. 66non solo sottoscrivo l'emendamento ma chiedo al Governo di prendere in considerazione il fatto che con esso si chiede un allungamento del periodo di una disponibilità che c'è già.
Non siamo di fronte, quindi, ad un tema che rappresenta un ostacolo rispetto alla filosofia complessiva che è in discussione.
In questo senso, mi sembrerebbe un segnale serio, davvero ragionevole, che il Governo e il relatore prendessero in considerazione l'approvazione di questo emendamento, che ha queste particolari caratteristiche assolutamente interessanti sia per il tema, sia per le modalità.

PRESIDENTE. Onorevole Baretta, le chiedo scusa per averle concesso solo un minuto, non ricordandomi che lei è il relatore di minoranza e che, quindi, può utilizzare i tempi previsti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presiedente, anche io chiedo di poter aggiungere la mia firma all'emendamento Mariani 2.51. Proprio ieri - se non ricordo male - Il Sole 24 Ore dava conto di quali sono stati, negli anni passati, i risultati dei provvedimenti varati con il Governo Prodi che sono andati nella direzione di contenere la dispersione energetica delle nostre abitazioni. Sappiamo che abbiamo un patrimonio molto vecchio, vetusto, con una dispersione molto alta del calore.
Con ogni intervento che va nella direzione di contenere questa dispersione, non solo si garantisce un vantaggio personale, individuale, della famiglia che interviene nella ristrutturazione finalizzata a questo scopo, ma si va anche nella direzione di un minore inquinamento e sappiamo quanto oggi il nostro Paese abbia bisogno di simili iniziative.
Pertanto, l'invito che anche io rivolgo al Governo, al relatore e alla maggioranza, è quello di avere una particolare attenzione a questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mariani 2.51, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 495
Votanti 493
Astenuti 2
Maggioranza 247
Hanno votato
233
Hanno votato
no 260).

Prendo atto che il deputato Occhiuto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Motta 2.52.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, si tratta del terzo degli emendamenti che i deputati del gruppo del Partito Democratico della Commissione ambiente hanno presentato, tesi a conseguire - come hanno già detto, innanzitutto l'onorevole Ermete Realacci, e successivamente le colleghe Mariani e Motta - una serie di obiettivi. Rispetto a questi emendamenti troviamo, ancora una volta, una nettissima chiusura da parte del Governo. Le prime due proposte emendative sono state già respinte e su quest'ultima registriamo, ancora una volta, un parere contrario, che speriamo possa essere rivisto. Sono emendamenti che, se approvati, avrebbero un effetto positivo sull'ambiente, sulla politica energetica, sul mondo dell'industria e sulla famiglia. Non capiamo, quindi, perché respingiate sempre queste proposte.
In questo caso, chiediamo di incentivare la sostituzione di apparecchiature energivore con elettrodomestici meno inquinanti, lavatrici e lavastoviglie costruitePag. 67con tecnologie più avanzate. Non chiediamo altro, se non di estendere temporalmente i vantaggi e i benefici che già il Governo precedente aveva previsto.
Ecco perché non capiamo, e perché non ci convince la rappresentazione che questo Governo ha dato - mi rivolgo al Ministro Tremonti -, per esempio, ai cambiamenti climatici, affermando che le esigenze del rispetto dell'ambiente (considerate nel programma cosiddetto venti, venti venti, propugnato dall'Unione europea) non possono essere seguite dal nostro Paese perché in contrasto con le esigenze dell'industria, con il mondo dell'impresa.
Questo è uno di quegli emendamenti che dimostra che non è così. È un classico esempio che va verso l'introduzione di misure di risparmio energetico, di efficienza energetica, e non solo non colpisce l'industria italiana, ma la favorisce. È stato già richiamato l'articolo de Il Sole 24 Ore da cui emerge che Confindustria, gli stessi comuni, le famiglie, chiedono l'approvazione di questo emendamento.
Se c'è una cosa che non possiamo accettare è questa rappresentazione falsata, che peraltro corrisponde a una svolta culturale pericolosa (dovrei dire retrograda), di politiche ambientali contrastanti con le politiche industriali. Così non è. Basta saperle fare le politiche industriali, e in questo caso producono positività anche su quelle ambientali.
Proponiamo dunque un emendamento come gli altri due, assolutamente utile all'ambiente, alle imprese e alle famiglie. Nel piano casa in discussione non vi è una misura di questo tipo. Non vi è una misura in grado di tenere insieme queste esigenze, quelle del mondo dell'industria, della famiglia e dell'ambiente. Ecco perché siamo preoccupati da questa ostinata resistenza ad ogni proposta migliorativa che il gruppo del Partito Democratico può avanzare e sta avanzando. Siamo preoccupati perché, Presidente, ci convinciamo sempre di più che questo Governo abbia in spregio le politiche ambientali (ogni giorno ne abbiamo una riprova).
Inoltre dobbiamo assistere al fatto - è quanto accade per questo emendamento e per i due precedenti - che non solo si hanno in spregio le politiche ambientali e non le si pongono al centro della propria politica (basti vedere cosa si è fatto nel DPEF, cosa si sta facendo nel disegno di legge finanziaria e i tagli richiamati dalla collega Mariani), ma si hanno in spregio anche le politiche dell'impresa, quell'impresa che chiede di sviluppare tecnologie pulite, che chiede aiuto perché queste tecnologie siano sviluppate, che vuole fare profitto e contemporaneamente non vuole determinare danni all'ambiente, all'ecosistema anche e solo attraverso l'aumento delle emissioni.
Ecco perché ancora una volta io spero che il relatore e il Governo - altrimenti mi affido all'Aula - vogliano avere un sussulto di razionalità. Si tratta di un emendamento che fa bene a tutti e respingerlo farà male a tutti ed al Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo per apporre la mia firma a questo emendamento che ritengo assolutamente giustificato e sul quale invito la maggioranza e anche il Governo a fare le necessarie riflessioni, tanto più che ieri il Dipartimento delle finanze ha diffuso i dati sulle entrate erariali e probabilmente, in un modo non del tutto aspettato, nei primi nove mesi del 2008 scopriamo che le entrate erariali sono cresciute del 2,3 per cento. Certamente ciò è dovuto più alle imposte dirette, che sono cresciute circa del 5 per cento, mentre c'è un calo del 1,1 per cento delle indirette.
Tra le imposte dirette è l'IRPEF che determina la maggiore crescita ed in particolare si tratta di un effetto sui prelievi dei lavoratori dipendenti, ma in parte riguarda anche i lavoratori autonomi tra i quali si registra comunque una crescita di oltre il 6 per cento. C'è un calo in qualche modo scontato dell'IRES del 5 per cento, e tra le imposte indirette vi è un leggero aumento dell'IVA, mentre calano abbastanzaPag. 68fortemente (quasi il 7 per cento) le imposte di registro e l'imposta sulla fabbricazione degli oli minerali.
Questo fatto dovrebbe far riflettere perché sistematicamente ci troviamo di fronte ad un Governo che nega qualunque intervento - anche quello in esame che è un intervento molto positivo che potrebbe in prospettiva avere persino delle ricadute positive anche sulle entrate erariali -, ad un Governo che è totalmente sordo alle proposte che vengono da parte dell'opposizione. Certamente mi piacerebbe che il Dipartimento delle finanze dicesse qualcosa sulla lotta all'evasione fiscale, ma di questo non si parla o si parla poco.
Sotto questo aspetto, ritengo che i raffronti rispetto al passato ci darebbero segnali diversi. L'intervento compiuto da questo Governo, non appena entrato in carica, sulla riduzione della tracciabilità dei pagamenti ha portato all'eliminazione dell'unico metodo che poteva consentire agli investigatori fiscali di scoprire quelle società che emettono fatture false; mi riferisco all'elenco clienti e fornitori che è stato eliminato. Certamente, poiché uno dei prossimi Tremonti futures dovrebbe essere quello di cui si parla (o perlomeno il Presidente del Consiglio dichiara che si sta studiando), cioè un pagamento dell'IVA rapportato agli incassi effettivi o qualche forma similare, certamente mi chiedo come si possa immaginare che in futuro sia emanato un provvedimento di questo genere, senza un controllo molto stretto sulla fatturazione e, quindi, sugli elenchi clienti e fornitori che dovranno per forza, in ipotesi di un provvedimento di questo tipo, essere reintrodotti.
Ciò che chiediamo al Ministro dell'economia è un rapporto sulla lotta all'evasione fiscale durante questi mesi di Governo Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, intervengo a titolo personale sull'emendamento 2.45 a mia prima firma non considerato per mancanza della copertura da parte del Governo. Capisco probabilmente che il Ministro sia più informato di me e sicuramente più attento di me all'economia nazionale. Ritengo che uno dei motori e dei volani che producono e offrono produttività a tutto il Paese sia l'edilizia, il mattone.
In questi momenti così delicati, durante i quali il risparmio è qualcosa di vago, le banche non danno più la sicurezza e la certezza all'utente, ritengo che dare vigore a questo mercato offra ai nostri contribuenti e soprattutto al nostro utente la possibilità di un risparmio e di un rilancio di un mercato immobiliare e del mattone e della casa che è fortemente in crisi.

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Cimadoro.

GABRIELE CIMADORO. Tutti sappiamo come è questo mercato. Abbiamo proposto la riduzione delle due aliquote della prima e seconda casa con riferimento alle disposizioni relative all'imposta di registro: rispettivamente dal 7 al 3 e dal 3 all'1 per cento. Ritengo che sia una proposta incentivante che offra qualche altra possibilità ad un mercato letteralmente in crisi e fermo su tutto il territorio nazionale. Non so se c'è la copertura: non l'ho sentito dal Ministro né dal sottosegretario. Non so per quale ragione non sia stato considerato (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, come delegazione radicale del Partito Democratico, sosteniamo questo come abbiamo sostenuto gli altri emendamenti sull'efficienza energetica, che a nostro avviso costituisce il settore da cui, nel breve periodo, possono derivare i maggiori benefici tanto per l'ambiente quanto per l'economia del nostro Paese da un puntoPag. 69di vista occupazionale e produttivo, tant'è che questo è l'ambito in cui godiamo di importanti eccellenze, in particolare proprio nel settore della produzione degli elettrodomestici.
Sono a conoscenza del fatto che anche Confindustria sta insistendo molto nei confronti del Governo affinché faccia dell'efficienza energetica una sua priorità. Mi auguro che questo ambito non venga abbandonato e che anche l'emendamento Motta 2.52 possa essere approvato, altrimenti davvero si delineerebbe un quadro grave: l'uscita dal settore della ricerca e dello sviluppo, perché sono stati ridotti gli stanziamenti in quest'ambito così come in quello della mobilità alternativa, quando invece il settore dell'ambiente e dell'efficienza energetica può consentire al nostro Paese di recuperare molto in ambito economico e ambientale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Motta 2.52, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 506
Votanti 503
Astenuti 3
Maggioranza 252
Hanno votato
236
Hanno votato
no 267).

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Damiano 2.57.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gnecchi. Ne ha facoltà.

MARIALUISA GNECCHI. Signor Presidente e onorevoli colleghi, chiediamo la soppressione della lettera a) del comma 25 dell'articolo 2 del provvedimento in esame. Al riguardo, voglio far presente che la lettera a) riguarda gli oneri derivanti dalla rideterminazione dei livelli di reddito e degli importi annuali dell'assegno per il nucleo familiare, con riferimento a quelli con entrambi i genitori ed almeno un figlio minore, in cui non siano presenti componenti inabili, nonché ai nuclei familiari con un solo genitore ed almeno un figlio minore. Purtroppo, pensare di eliminare dalla fiscalità generale, e quindi dagli oneri a carico dello Stato, questa parte di assegni al nucleo familiare ci riporta proprio ad una situazione di confusione tra le spese previdenziali e le spese assistenziali.
Vorrei ricordare che è stata una grande conquista del mondo del lavoro e dell'INPS, che aveva una forte gestione sindacale, quella di riuscire ad ottenere l'articolo 37 della legge n. 88 del 1989, che aveva creato il Fondo di gestione degli interventi assistenziali e di sostegno alle gestioni previdenziali, ponendo a carico dello Stato - come è giusto che sia - tutte le prestazioni assistenziali.
Bisogna ricordare in ordine a questo aspetto che l'Istituto nazionale per la previdenza sociale è nato per garantire le pensioni dei lavoratori e delle lavoratrici. È una funzione ovviamente previdenziale, che negli anni ha visto aumentare tutta una serie di competenze e prestazioni. Il sistema pensionistico ed il Fondo adeguamento pensioni sono ancora fondi attivi, ma i suddetti si mantengono tali se si riesce a conservare la separazione con tutti gli oneri che non devono essere a carico della previdenza. Vorrei ricordare che tante città italiane hanno immobili, classici e molto riconoscibili, da reddito fatti dall'Inps e poi anche dall'Inail proprio come stabili da reddito, con i quali si dovevano far rendere i soldi dei lavoratori e delle lavoratrici, per poter poi pagare le pensioni. Quegli immobili ci fanno ricordare come si siano creati i fondi pensione e come si debba mantenere questo spirito e questa funzione. È gravissimo che in questa manovra finanziaria si voglia tornare indietro, ancor prima della legge n. 88 del 1989 (quindi indietro di vent'anni), per creare confusione fra le gestioni previdenziali ed assistenziali e rischiare poi di tornare a dire che bisognaPag. 70intervenire ancora sulle pensioni per ridurle, perché le gestioni previdenziali non riescono a reggerle. Se si sa - dobbiamo ricordarlo - che si vive sempre più a lungo e che si percepisce la pensione per un numero di anni maggiore e, quindi, si ha diritto a pensioni dignitose che permettano di vivere, la prima attenzione che dobbiamo porre è quella di essere trasparenti, ossia di avere gestioni previdenziali trasparenti e separate dall'assistenza.
Il sistema previdenziale ed il sistema sociale sono la carta di identità di uno Stato e quindi chiediamo la soppressione della lettera a), che tende a ricreare una commistione che non può far bene né al Paese, né all'INPS, né agli assegni familiari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Damiano 2.57, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).
(Presenti e votanti 512
Maggioranza 257
Hanno votato
243
Hanno votato
no 269).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Damiano 2.58.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gnecchi. Ne ha facoltà.

MARIALUISA GNECCHI. Signor Presidente, anche la lettera b), del comma 25 in esame, che si riferisce all'articolo 1, comma 1.167 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, posta così, forse, non fa chiarezza e non spiega esattamente di cosa si tratti. Anche con l'emendamento Damiano 2.58 si tenta di spostare gli oneri derivanti dall'introduzione a regime degli incrementi relativi alla durata e alla misura dell'indennità ordinaria di disoccupazione con requisiti normali, disposti dall'articolo 13, comma 2, lettera a), del decreto-legge n. 35 del 2005 (articolo 1, comma 1.167, della legge n. 296 del 2006).
Anche questa è una situazione nella quale si torna a far confusione tra le situazioni effettivamente di tipo previdenziale (di gestione INPS ordinaria) e le situazioni nelle quali la fiscalità generale deve ovviamente intervenire. Soprattutto, preme anche sottolineare che il comma 25, all'inizio della sua formulazione, fa riferimento in modo esplicito all'innalzamento delle aliquote contributive pensionistiche per il finanziamento delle gestioni speciali presso l'INPS dei lavoratori dipendenti, dei lavoratori artigiani e dei lavoratori commercianti. Queste aliquote contributive per il finanziamento delle gestioni speciali pensionistiche sono state il frutto del Protocollo del 23 luglio 2007 in materia di previdenza, lavoro e competitività, per favorire l'equità e la crescita sostenibili. È evidente, che questo elenco di lettere sposta i citati finanziamenti dalla gestione, che era stata, appunto, pensata come gestione attraverso un sostegno della fiscalità generale e, quindi, attraverso un sostegno in termini di copertura di denaro (e, quindi, finanziaria), legata a questo. Si prevede di porre tali finanziamenti totalmente a carico dell'INPS, sottolineando, soprattutto che gli oneri che permettono di poterli mettere a carico dell'INPS sono il frutto del Protocollo del welfare e, quindi, di un accordo sindacale, ci sembra veramente grave.
Pertanto, questo articolo, nella sua interezza, determina una confusione di fondo tra assistenza e prestazioni previdenziali. La lettera a) del comma 25, che chiedevamo di sopprimere (l'Assemblea ha respinto l'emendamento che ne preveda la soppressione), riguardava gli assegni familiari; la lettera b) riguarda l'indennità ordinaria di disoccupazione con requisiti normali, che rappresenta, comunque, una forma di sostegno, ma non di contribuzione e, quindi, di prestazionePag. 71totalmente previdenziale. Pertanto, chiediamo la soppressione anche della lettera b) del comma 25.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Damiano 2.58, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Colleghi, per cortesia, ognuno voti per sé.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 494
Votanti 493
Astenuti 1
Maggioranza 247
Hanno votato
239
Hanno votato
no 254).

Prendo atto che i deputati Di Pietro, Donadi e Graziano hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto esprimere voto favorevole. Passiamo alla votazione dell'emendamento Damiano 2.59.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gnecchi. Ne ha facoltà.

MARIALUISA GNECCHI. Signor Presidente, anche per quanto riguarda la lettera d), vogliamo veramente che si capisca a che cosa si fa riferimento. La lettera d) elimina - come ho detto - dalla gestione per gli interventi assistenziali e di sostegno alle gestioni previdenziali (GIAS) l'elevazione della durata temporale e della percentuale di commisurazione alla retribuzione dell'indennità ordinaria di disoccupazione (anche in questo caso si riferisce all'articolo 1, comma 25, della legge 24 dicembre 2007, n. 247). Pertanto, ci teniamo a sottolineare nuovamente che anche questa è una parte che era frutto del Protocollo del 23 luglio 2007 sulla previdenza.
Vale forse la pena di ricordare che questo famoso articolo 37 della legge n. 88 del 1989 prevedeva in modo molto esplicito la progressiva separazione tra previdenza e assistenza, e la correlativa assunzione, a carico dello Stato, delle spese relative a quest'ultima. Il finanziamento della gestione è posto progressivamente a carico del bilancio dello Stato. L'articolo 37 poneva, a carico di questa gestione per gli interventi assistenziali e di sostegno alle gestioni previdenziali (GIAS), una quota parte delle pensioni erogate dal Fondo pensioni lavoratori dipendenti, dalla gestione dei lavoratori autonomi e dalle gestioni speciali minatori e dell'EMPAS, per tutto quello che riguardava, appunto, le parti da definire più precisamente in termini di assistenza.
È evidente, quindi, che, in questo articolo, continuare a riporre a totale carico dell'INPS, riducendo i trasferimenti dallo Stato all'INPS, è cosa quanto mai grave. Ricordiamo, inoltre, anche pensando a come molti fondi siano nati, che, per esempio, la Cassa unica assegni familiari (CUAF) è nata nel 1934 per coprire la perdita del potere d'acquisto dei lavoratori in occasione della riduzione dell'orario di lavoro.
È evidente che andavano sostenute le famiglie e, quindi, si è inventato l'assegno familiare per coprire questa perdita di retribuzione legata alle minori ore di lavoro. Forse, se ci ricordassimo e ripensassimo a come si è costruito il sistema di sicurezza sociale in questo Paese e, in particolare, a come si sono costruiti il Fondo adeguamento pensioni e le altre prestazioni gestite poi dall'INPS, vi sarebbero una maggiore sensibilità ed attenzione a tutte queste forme. Si potrebbe, così, capire in modo molto più chiaro cosa possa essere messo a carico della previdenza sociale e cosa possa e debba essere messo a carico della fiscalità generale e, quindi, dell'assistenza.
Molti di noi hanno una grande passione per il lavoro, per la sicurezza sociale, per la previdenza, anche in considerazione di tutto quello che si è originato dai rapporti di lavoro, nonché dal movimento dei lavoratoriPag. 72e delle lavoratrici: forse, se ripartissimo da questo, una maggiore sensibilità di quest'Aula su questi temi non permetterebbe di determinare un arretramento su norme che erano state norme di grande conquista sociale.
Chiediamo, quindi, la soppressione anche di questa lettera d) (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cazzola. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per ricordare ai colleghi alcune cifre incontestabili: le entrate dell'INPS sono, per circa 125 miliardi di euro, dovute alla contribuzione sociale e, per 74-75 miliardi di euro circa, sono dovute a trasferimenti a carico allo Stato, per prestazioni che la legge mette a carico dello Stato, di cui 34 miliardi di euro circa sono attribuiti ad oneri pensionistici, quindi a coperture della spesa pensionistica erogata dall'INPS.
Ci sono diverse gestioni, tra cui una relativa agli interventi assistenziali: se andassimo a verificare la natura delle prestazioni dalle medesime erogate, ci accorgeremmo che, al di là di una classificazione da manuale, lo Stato fa fronte, con propri stanziamenti, a quello cui l'INPS, negli anni passati, non è stato in grado di provvedere con le proprie entrate contributive. Potrei ricordare, a titolo di esempio, che il Fondo dei ferrovieri dello Stato, che eroga pensioni, riceve ogni anno 3,5 miliardi di trasferimenti: si tratta di risorse tratte dalla fiscalità generale. Potrei altresì ricordare che una parte di pensioni, sicuramente previdenziali, della gestione dei coltivatori diretti, sono anch'esse finanziate dallo Stato.
Il problema è che il Governo Prodi ha aumentato per circa 6 miliardi di euro la contribuzione sociale su tutto il mondo del lavoro, dipendente, autonomo e parasubordinato. Non si capisce perché, in una situazione nella quale lo Stato fa fatica a produrre e versare risorse che non servono, il Ministro Tremonti dovrebbe mantenere gli stessi trasferimenti sociali per assicurare degli avanzi - a questo punto finti - all'ente di previdenza. Infatti, il medesimo ente oggi ha una serie di avanzi, importanti e positivi, che derivano tuttavia da un incremento dei contributi rispetto al quale mi sembra ragionevole che, in una situazione difficoltà, si riducano i trasferimenti dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PIER PAOLO BARETTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER PAOLO BARETTA. Signor Presidente, vorrei chiarire al collega Cazzola che questo ragionamento andrebbe affrontato per l'insieme degli enti previdenziali. Vorrei ricordargli che, nel caso dell' INAIL, per esempio, si verifica un fatto assolutamente anomalo, non dal punto di vista delle casse dello Stato ma dei contributi: un avanzo che si consolida di anno in anno viene, per regole non stabilite da questo Governo ma precedentemente, incamerato dal bilancio dello Stato senza nemmeno una corresponsione di interessi all'altezza delle normali condizioni bancarie. È pertanto chiaro che, se abbiamo una situazione nella quale esiste una trattenuta di risorse positive, che potrebbero essere impiegate, tra l'altro, in attività assistenziale (e sappiamo che di questo tema se ne è discusso e non voglio, in questo momento, entrare nel merito), con lo stesso ragionamento bisogna altresì porsi il seguente problema: un conto è ragionare sui trasferimenti, altra cosa è discutere del vecchio e annoso tema della separazione tra assistenza e previdenza. Sappiamo, infatti, che le due cose, sommandosi, nonostante tutte le diverse opinioni sul punto, determinano una situazione nella quale l'aggravio dei costi previdenziali - che è sicuramente notevole rispetto alla media europea - nella valutazione di calcolo, sommandosi ai dati relativi all'assistenza (ne conveniamo sicuramente), va, in buona parte, a carico della fiscalità generale. Proprio il collega Cazzola, all'inizioPag. 73della legislatura, ha presentato un disegno di legge che affronta il tema complessivo della questione previdenziale soprattutto inerente alla discussione sulle pensioni. Non vedo la ragione per la quale, in questo momento, il Governo debba affrontare questa materia attraverso una riduzione dei trasferimenti, in una situazione nella quale non è ancora chiaro il quadro complessivo. Affidiamoci a quella discussione per poter trovare la quadratura del cerchio. Farlo adesso mi sembra, francamente, sbagliato soprattutto perché quegli enti previdenziali ricoprono, comunque, un ruolo e molto spesso sono zone e ambiti di grande efficienza della pubblica amministrazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Damiano 2.59, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 517
Votanti 516
Astenuti 1
Maggioranza 259
Hanno votato
247
Hanno votato
no 269).

Prendo atto che il deputato Donadi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Damiano 2.60.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gnecchi. Ne ha facoltà.

MARIALUISA GNECCHI. Signor Presidente, apprezzo e stimo il collega Cazzola e ovviamente la pensiamo allo stesso modo sul fatto che ci sia assolutamente la necessità di capire quali siano i bilanci della previdenza e quelli dell'assistenza. Peraltro, l'onorevole Cazzola è stato uno dei tanti che ha sicuramente contribuito a «conquistare» l'articolo 37 della legge n. 88 del 1989 che avviava questa separazione.
L'articolo 2, comma 25, lettera f) in esame elimina la rideterminazione degli assegni per il nucleo familiare: i nuclei familiari con almeno un componente inabile al lavoro ed ai nuclei familiari orfanili, ossia quelli in cui siano deceduti entrambi i genitori. Sfido chiunque a pensare che sostenere ragazzi ai quali siano morti entrambi i genitori sia un compito di tipo previdenziale in termini di assistenza così come viene posto.
È sicuramente previdenziale la parte che riguarda la quota spettante ai superstiti della pensione maturata dai due eventuali danti causa (quella è sicuramente la parte previdenziale), altre prestazioni rientrano nel sostegno al reddito per giovani orfani, che non rientrano di sicuro in una parte previdenziale, ma sono di tipo assistenziale.
Faccio di nuovo presente al collega Cazzola che la previsione, nel Protocollo del welfare, di una contribuzione in più, aggiuntiva, un aumento dell'aliquota contributiva sulle gestioni dei lavoratori, artigiani e commercianti, doveva essere un finanziamento per erogare pensioni più giuste, e, quindi, per aumentare la misura delle stesse.
Se in effetti si continua ad affermare che il costo del lavoro è troppo alto ed è tale per le imprese, allora è evidente che andrebbe fatta semmai una riflessione, relativamente alle maggiori entrate dell'INPS in termini previdenziali, sugli eventuali abbassamenti del costo del lavoro, e non approfittare di un Protocollo del welfare per rimettere a carico dell'INPS quello che invece faticosamente si era spostato. Ciò significa veramente utilizzare il protocollo, firmato dalle parti sociali, per far risparmiare le casse dello Stato impropriamente e soprattutto a carico dell'ente previdenziale che ha, come primo compito, quello di gestire prestazioni per lavoratori e lavoratrici di carattere previdenziale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 74

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Damiano 2.60, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 509
Votanti 508
Astenuti 1
Maggioranza 255
Hanno votato
244
Hanno votato
no 264).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Damiano 2.61.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Codurelli. Ne ha facoltà.

LUCIA CODURELLI. Signor Presidente, intervengo per chiedere al Governo e al relatore un ripensamento in quanto l'emendamento Damiano 2.61 è per il bene della nostra pubblica amministrazione; quella pubblica amministrazione che certamente va migliorata e resa più un rispondente ai bisogni di oggi, ma alla quale occorre riconoscere che offre molti servizi e tanti anche alle classi più disagiate.
Sempre più i lavoratori e le lavoratrici sono chiamati a far fronte all'emarginazione, al disagio sociale e all'emergenza di tutti i giorni. Le lavoratrici, proprio le lavoratrici del pubblico impiego, oggi sono quelle più incerte rispetto al loro orario di lavoro. Vi è molto part-time, che è messo in discussione proprio dal collegato alla finanziaria, Atto Camera 1441-quater, provvedimento che sembra di un altro Governo viste le linee programmatiche esposte dalla Ministra per le pari opportunità in cui si indica più part-time, più lavoro, più servizi per le donne; promesse assolutamente non suffragate dagli interventi.
Noi, invece, siamo per incrementare la produttività del lavoro, ma gli stanziamenti previsti per i rinnovi contrattuali del pubblico impiego li riteniamo sottodimensionati in relazione alle esigenze di tale comparto, come prima enunciato, e alla necessità di salvaguardare il potere d'acquisto degli stipendi di fronte al crescente carovita. L'aver fissato l'inflazione programmatica a quel livello, vuol dire oggi non essere in grado di recuperare l'inflazione da parte dei nuovi contratti. Chiediamo, pertanto, di aumentare le risorse per il 2008 da 1560 milioni a duemila, proprio per avere una qualità dell'occupazione migliore, riconoscendo che occorre partire dalla direzione generale che sappia e si dimostri in grado di guidare la pubblica amministrazione nell'efficienza. Il nostro Paese non ha bisogno di enunciazioni demagogiche del Ministro, che non fa altro che aggravare il tutto, sparando nel mucchio e penalizzando soprattutto chi è in situazioni particolari di difficoltà e di precarietà.
Un aumento delle risorse significa, dunque, riconoscere la funzione strategica che la pubblica amministrazione deve avere. La sfida a cui siamo chiamati non è solamente economica, ma prima di tutto progettuale e culturale del nostro Paese, e vediamo che solo attraverso una scommessa a tutto campo si può e si deve riprendere. Infatti, non è il business dei servizi privati, che abbiamo visto negli ultimi anni, che risponde alla centralità della persona, alla non autosufficienza sempre più in aumento. Per avere un welfare inclusivo si passa soprattutto attraverso funzioni pubbliche sempre più competenti; dunque attraverso un riconoscimento vero contro la campagna propagandistica contro il pubblico impiego, operata semplicemente al fine di porre le premesse per attuare una mera operazione di risparmio e di riequilibrio dei conti.
Noi siamo, invece, per un'amministrazione che produca meglio e di più, migliorando l'organizzazione senza umiliarla impoverendo i pubblici dipendenti attraverso la riduzione delle risorse come previstoPag. 75in questo provvedimento. Mi appello all'Assemblea affinché questo emendamento venga accolto proprio per il bene del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Damiano 2.61, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Colleghi, ognuno voti per sé, per cortesia, da una parte e dall'altra.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 497
Votanti 496
Astenuti 1
Maggioranza 249
Hanno votato
240
Hanno votato
no 256).

Prendo atto che i deputati Lorenzin, Sisto, Biasotti e Cazzola hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Garofani 2.62.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Villecco Calipari. Ne ha facoltà.

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Signor Presidente, mi rivolgo alla maggioranza da cui, fin dall'inizio della legislatura, ho sentito esprimere buoni sentimenti nei confronti del comparto sicurezza e difesa, per esplicitare e spiegare i motivi di questo emendamento. Faccio un passo indietro e ricordo, per l'appunto, a questa maggioranza che con la legge finanziaria approvata dal Governo di centrosinistra per i rinnovi contrattuali del comparto sicurezza e difesa sono stati stanziati un miliardo e 30 milioni di euro, più 200 milioni sulla specificità.
Oggi questo Governo, all'articolo 2, comma 28, riserva al comparto sicurezza e difesa 586 milioni di euro e neanche un euro a favore della specificità.
Tutto questo nonostante voi maggioranza abbiate votato con l'atto Camera n. 1441-quater quel famoso articolo 39-bis che anche l'onorevole Cicchitto stamattina ha ricordato, vale a dire la famosa specificità delle funzioni svolte da poliziotti e da militari ai fini del trattamento economico pensionistico e previdenziale. A conti fatti, cifre alla mano, il centrosinistra quindi aveva messo a disposizione di questo personale esattamente il doppio di quello che sta mettendo sul tavolo dei rinnovi contrattuali il centrodestra: 1.200 milioni del Governo Prodi contro 586 del Governo Berlusconi.
Il nostro emendamento quindi - e mi rivolgo ai colleghi della maggioranza ai quali credo questo comparto stia molto a cuore - intende riequilibrare questa situazione cercando di portarla il più possibile vicina a quegli stanziamenti che avevamo garantito come Governo. In sostanza stiamo dimostrando che la nostra attenzione ai rinnovi contrattuali del personale delle forze dell'ordine, ad ordinamento civile e militare, e di quello delle Forze armate non dipende dalla nostra posizione in Parlamento. Le risorse stanziate dal centrodestra non sono solo la metà in valore assoluto ma, tenendo conto che l'inflazione è più che raddoppiata, valgono in termini di capacità di garanzia del potere d'acquisto degli stipendi dei militari dei poliziotti ancora di meno.
Inoltre, ad aggravare la situazione si aggiunge il successivo comma 35 nel quale si toglie ai procedimenti di contrattazione e concertazione la competenza a stabilire i rinnovi contrattuali. Si prevede, infatti, che il Governo possa erogare con atto unilaterale fino al 90 per cento delle risorse disponibili. Questa disposizione avrà un impatto tremendo sui rinnovi contrattuali perché metterà tutti i sindacati nella condizione di discutere con una pistola puntata alla tempia. Di fronte a questa nuova realtà il secondo comma che era stato approvato di quel famoso articoloPag. 7639-bis (per sei volte scritto), nel quale si afferma la partecipazione delle COCER alla concertazione, quale rappresentante del personale e quindi con maggiore autonomia rispetto agli stati maggiori, rischia di apparire una beffa. Mi spiego molto più chiaramente, con una mano si dice al COCER «avrai più autonomia», e con l'altra si dice «però sul 90 per cento di quei soldi il Governo può decidere da solo».
L'approccio quindi che questo Governo ha avuto nei confronti delle forze di polizia e delle Forze armate - volendo fare «un bilancio» di quanto è avvenuto in questo scorcio di legislatura - è il segno di una mera propaganda, perché sul piano dei contenuti che direttamente incidono sulla qualità del lavoro e della vita di 500 mila addetti contrattualizzati di questo comparto, tutte le risorse sono state tagliate. Le risorse per il ripianamento degli organici, i fondi per l'ammodernamento e il funzionamento, le risorse per l'esercizio e quelle per i rinnovi dei contratti: hanno tutti il segno meno.
A questa maggioranza che ha approvato e voluto quell'articolo 39-bis dico: attenzione ad una specificità senza risorse. In Commissione bilancio il relatore ha presentato un emendamento che stanzia 15 milioni di euro per le Forze armate e 15 per le forze di polizia. Mi permetto di dirgli che si tratta di risorse assolutamente inadeguate, sono briciole. Consideri che diviso per quel numero di addetti siamo a meno di tre euro a testa. Si tratta quindi dell'ennesimo tentativo di dare una copertura che non ha un senso, perché la specificità è un'altra cosa. Se infatti si vuole fare sul serio è necessario uno stanziamento come quello che noi proponiamo in questo emendamento. Occorre inoltre definire anche una procedura, il modo con cui si rendono questi stanziamenti iniziali certi e continui, prevedendo una loro rivalutazione nel tempo, in accordo con le parti sociali.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Quindi una risposta immediata e parziale, ma anche una risposta strategica. Chiediamo quindi a voi della maggioranza, dato che vi abbiamo sentito parlare sempre con molta attenzione sul comparto sicurezza e difesa, di votare con noi questo emendamento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, innanzitutto vorrei sottoscrivere anch'io questo emendamento, aggiungendo dunque ad esso la mia firma.
Agli onorevoli colleghi vorrei dire che effettivamente, pochi giorni fa, abbiamo approvato la specificità per le forze dell'ordine, le Forze armate e i corpi di polizia, una specificità che ha visto le Commissioni, e in modo particolare quest'Aula, cambiare più volte il provvedimento per cercare un accordo ma, soprattutto, ha visto più volte l'Assemblea impegnata a finanziare questa specificità. Credo che lo stanziamento, invece, di 680 milioni di euro, quindi di 300 milioni di euro in meno, per la valorizzazione della specificità delle funzioni svolte abbia un vero significato. Se si vuole dare un vero riconoscimento alla specificità delle forze di polizia e delle Forze armate bisogna non fare le nozze con i fichi secchi, ma aggiungere una somma rilevante per cercare di dare soluzione a questo problema.
Credo che oggi l'Aula, attraverso il voto, possa dimostrare quale sia veramente l'interesse per queste categorie, che dapprima hanno visto l'intervento normativo e legislativo che ha riconosciuto la loro specificità, e poi vedono che la stessa viene loro tolta senza un adeguato finanziamento che non supporterebbe l'aspetto normativo.
Quindi, ritengo che oggi sia importante aggiungere questa somma di 300 milioni di euro che può essere determinante, anzi è determinante, e che sia interessante capire cosa faranno i colleghi della maggioranza dopo che hanno venduto la specificità come una conquista, e poi, di fatto, non impiegano una lira per portarla avanti.Pag. 77
Oggi, di fronte a tutti gli italiani, ma soprattutto anche alle forze dell'ordine, sarà la prova del nove, perché una specificità senza soldi è come le nozze con i fichi secchi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ascierto. Ne ha facoltà.

FILIPPO ASCIERTO. Caro Presidente, ci troviamo di fronte alla solita questione: meglio poco o niente? Io sono dell'avviso che sia meglio poco, subito e anche immediato. Capisco gli amici, di cui nutro anche stima, del centrosinistra che si sentono in difficoltà perché non sono riusciti a dare la specificità alle forze dell'ordine nel breve lasso di tempo che li ha visti governare, ma la realtà è che noi abbiamo mantenuto un impegno con le forze dell'ordine riguardo alla specificità, che è la differenza tra il pubblico impiego e chi svolge un servizio fatto di sacrifici, di disagio e di responsabilità.
È vero che mancava una copertura alla specificità, ma questo è l'inizio di un percorso; quello che abbiamo previsto oggi nel disegno di legge finanziaria, in termini di fondi per la specificità, è qualcosa che inizia proprio ad avviare questo percorso, a differenza del nulla che vi era prima.
Gli amici del centrosinistra si sono tanto vantati dei loro stanziamenti, ma dovrebbero spiegare alle forze dell'ordine e ai militari come mai questi grandi stanziamenti hanno prodotto 6 euro di aumento sul loro stipendio! Colleghi, appena avremo ripianato i buchi che ci avete lasciato (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), tutto quello che riusciremo a fare in più sarà impiegato per gli stipendi delle forze dell'ordine e per la sicurezza di questo Paese.
Intanto, per un singolo anno lo stanziamento di oltre 500 milioni di euro è in linea con l'inflazione e la previsione del 3 per cento. È chiaro che bisogna fare di più, caro sottosegretario. Se al Senato riusciamo a trovare ulteriori risorse sarebbe opportuno utilizzarle per gli stipendi delle forze dell'ordine e delle Forze armate (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vietti. Ne ha facoltà.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, l'ANSA poco fa ha dato notizia che il Ministro Brunetta ha chiesto il ritiro dell'emendamento sul riordino delle carriere delle forze di polizia e delle Forze armate, presentato dalla maggioranza alla riforma della pubblica amministrazione nell'atto Camera 1441-quater-A, annunciando la presentazione di un disegno di legge ad hoc. L'Agenzia prosegue dicendo che lo ha comunicato lo stesso Ministro Brunetta, sottolineando che l'obiettivo è rinviato ad altra sede e che il disegno di legge sarà finanziato e quant'altro.
Allora, chiedo al Ministro di darci conferma o meno di questa informazione, anche se fino a prova contraria l'ANSA è un'agenzia di una certa serietà. È vero che in quest'Aula noi abbiamo passato tre giorni a discutere intorno alla delega al Governo sul riordino delle forze di polizia, prima non avendola prevista, poi con gli emendamenti, alla fine votandola con sospensioni dei lavori dell'Aula e con riunioni del Comitato dei nove e della Commissione. Alla fine, il nostro gruppo, ad esempio, ha votato a favore della delega, pure essendo all'opposizione e dando una «fiducia» al Governo per scrivere i decreti delegati. Se poi apprendiamo che il Ministro Brunetta, appena il provvedimento finisce di essere esaminato alla Camera ed è trasmesso al Senato, ha intenzione di ritirare la norma, promettendo che verrà inserita in un emendamento futuro, credo che siano in discussione non solo il merito della questione, ma anche la stessa correttezza dei rapporti tra il Governo e il Parlamento e, in particolare, di quest'Aula.
Chiederei, quindi, al Ministro Brunetta di tranquillizzarci su questo aspetto, perché altrimenti credo che tutto il dibattito che stiamo svolgendo sul finanziamento o meno di quella norma sia completamentePag. 78inutile, se ne frattempo la norma viene «sfilata» al Senato.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo non intende intervenire.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Minniti. Ne ha facoltà.

MARCO MINNITI. Signor Presidente, l'onorevole Ascierto è fin troppo informato e attento per non sapere che la specificità in esame è stata introdotta nell'ordinamento italiano con una legge dello Stato dell'aprile del 2000, quando al Governo vi era il centrosinistra. Ricordo che la sua parte politica si astenne sull'introduzione della specificità, dicendo che i finanziamenti erano troppo pochi. Vorrei e potrei citarle le parole che lei stesso, onorevole Ascierto, ha detto in quest'Aula, essendo lei parlamentare anche in quella circostanza.
L'unica differenza che vi è e che il Parlamento e il Paese devono sapere, onorevole Ascierto, è che mentre noi per la specificità abbiamo messo 200 milioni di euro nell'ultima legge finanziaria, voi avete messo 15 milioni di euro. Questa è l'unica differenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! La legge c'era già prima e noi abbiamo messo di più.
Vorrei anche ricordarle che nell'ultimo contratto, il Governo Prodi, così tanto bistrattato, aveva messo un miliardo di euro e quella cifra, a mio avviso, era addirittura insufficiente. Voi mettete esattamente la metà proprio perché volete stare attenti e volete prestare attenzione alle forze di polizia e alle Forze armate del nostro Paese. Alla bella faccia delle tante promesse mai mantenute (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei sapere se lei ha notato la scenetta che si è verificata e se questo, secondo lei, è un modo serio di comportarsi nei confronti del Parlamento, a prescindere dal fatto che parliamo di maggioranza o di opposizione.
Il Ministro Brunetta, dopo che il Ministro Vito ha dato ampi segnali che non si doveva parlare, ritenendo che questi sono fatti privati tra lui e qualcun altro, si è alzato, è andato a dare spiegazioni private, dopo che il tema è stato posto a tutta l'Aula dall'onorevole Vietti, come d'altra parte, privatamente, si occupa dei fatti suoi, stando perennemente al telefono in quest'Aula (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Noi ci troviamo in una situazione nella quale il Ministro Brunetta ritiene di non rispondere alle questioni che vengono poste e che sono evidenti, di non rispondere a quello che viene da lui detto e che viene riportato dalle agenzie di stampa, ma c'è un rapporto personale e privato tra lui e alcuni deputati, per i quali la sua funzione qui dentro non è quella di onorare e rispettare tutti i parlamentari di maggioranza e di opposizione, ma di risolvere alcune questioni personali con questo o quell'altro parlamentare.
Vorrei sapere, signor Presidente, se, quando parliamo di censure, questa non è una censura a un comportamento di qualcuno che qui dentro dovrebbe avere almeno il buon gusto di rispettare tutti quanti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, credo che su questa faccenda dell'equiparazione e della specificità delle Forze armate e delle forze dell'ordine davvero il Governo dovrebbe pronunciare una parola di chiarimento, perché vi sono stati vari dibattiti e vari incontri: è stata riconosciuta, sul piano teorico, questa specificità, ma non c'è una corrispondenza nell'impegno di spesa per il trattamento economico.Pag. 79
Non si capisce che cosa sta accadendo. Questo è un punto importante, per noi importantissimo: la difesa del ruolo delle Forze armate e delle forze dell'ordine, anche perché la loro specificità non è un'invenzione teorica o un privilegio, ma è un'effettiva diversa condizione nello svolgimento del loro servizio. Non è paragonabile, anche per come è conformata la retribuzione...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FRANCESCO BOSI. ....a quella degli impiegati civili dello Stato. Qui ci sono diverse, vere e sostanziali specificità, alle quali devono corrispondere altrettanti impegni formali di spesa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, insistiamo con il Ministro Brunetta a voler cortesemente fare il chiarimento richiesto, anche perché, nel corso del dibattito sull'atto Camera 1441-quater-A, più volte era stata discussa non solo la norma attinente alla specificità, ma anche la necessità di garantire le risorse perché questa norma, e poi una delega specifica del Governo, venisse ad essere effettivamente messa in essere. Questo non è!
Noi siamo d'accordo su tutte le critiche che sono venute sulla carenza delle risorse oggi previste. Stante il vincolo triennale di questi provvedimenti che stiamo discutendo, riteniamo che una parola di chiarezza al riguardo sarebbe utile non solo e non tanto al rispetto del rapporto tra Governo e Parlamento, ma costituirebbe anche una parola di conforto, e forte, verso le Forze armate e le forze di polizia.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Ministro Brunetta insiste nel non chiedere di intervenire.
Passiamo ai voti.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Mussolini, che c'è?

ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, lei non mi dà mai la parola e, quando me la dà, dice «onorevole Mussolini, che c'è?». Mi scusi, dato che rappresenta tutti, non può fare, come si dice, la controscena.
Quando lei stimola il Ministro Brunetta a intervenire - a parte che può decidere liberamente, visto che Giachetti, non essendo di primo pelo, sa che così si riapre il dibattito, e quindi non è che si può impedire a un Ministro di parlare con altri colleghi - non può fare delle facce, come a dire «ecco, non sta intervenendo».
Lei non lo può fare! Si limiti a dire: vuole intervenire? Sì, no! Non faccia la controscena, signor Presidente (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

ANDREA LULLI. Ma cosa dici!

PRESIDENTE. Onorevole Mussolini, non è previsto che i Presidenti abbiano la maschera (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fassino. Ne ha facoltà.

PIERO FASSINO. Mi rivolgo al Ministro Brunetta, che sa che ho verso di lui sentimenti di stima e di apprezzamento, che non ho mancato anche di manifestare pubblicamente. E proprio in virtù di un rapporto anche personale che non è viziato da pregiudizio, mi permetto di consigliare di tenere in conto le sollecitazioni che vengono dall'Aula, perché un Ministro prima di tutto risponde al Parlamento del mandato che è chiamato a esercitare; e credo sarebbe un atto di saggezza, di rispetto e di positiva relazione nei confronti di tutti colleghi, nei confronti del Parlamento se il Ministro avesse la saggezza di prendere la parola e di dare le spiegazioni necessarie. Lo consiglio vivamente,Pag. 80proprio per quei rapporti di civiltà che vengono invocati ogni giorno e che invece spesso nei comportamenti non si ritrovano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Non penso che sia una questione politica, penso che sia una questione di buon funzionamento dell'Aula. Alcuni giorni fa abbiamo approvato un provvedimento, l'atto Camera 1441-quater-A, che aveva a un certo punto una copertura anomala, perché si affermava che si riconosceva la specificità delle Forze armate ma la copertura sarebbe stata trovata in un secondo momento. Oggi alcuni parlamentari dell'opposizione propongono un emendamento per «coprire» quella norma; nello stesso momento veniamo a sapere che forse si può credere che il Ministro Brunetta abbia richiesto il ritiro di essa nell'altro ramo del Parlamento. Se vogliamo andare avanti nell'esame di un provvedimento complesso come la legge finanziaria nella chiarezza e nel rispetto tra opposizione e maggioranza, a mio parere questa risposta è dovuta: è dovuta perché ciò permette a tutti di sapere se ancora parliamo di un provvedimento valido o meno. Non riesco a capire questa impuntatura, che non fa altro che mettere in discussione i rapporti fra opposizione e maggioranza, che davvero sul provvedimento in esame fino ad oggi sono stati buoni, sia in Commissione che in Aula. Proseguiamo così, dando una risposta ad una domanda che può essere positiva o negativa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, non vorrei sollevare una questione: ne sono già state ripetutamente sollevate anche in Aula. Qui si affronta un problema delicato: noi della Commissione affari costituzionali stiamo anche provvedendo a convertire, e approvare quindi, il provvedimento che riguarda il contrasto alla criminalità. Ritengo che il Ministro Brunetta doveva intervenire non soltanto per un fatto di correttezza parlamentare, me lo lasci dire avendo consumato molti anni in Aula, ma per recuperare anche un argomento e tranquillizzare il Parlamento rispetto a quelli che sono gli obiettivi e per chiarire qual è la volontà da parte del Governo rispetto a un dato che riguarda la specificità delle Forze armate e delle forze di polizia. Ciò ovviamente non per allungare i nostri lavori, ma per renderli funzionali rispetto ad una scadenza importante qual è la manovra di bilancio. Ritengo che questa sia non soltanto una sollecitazione polemica, ma una sollecitazione che dovrebbe riguardare tutta l'Aula e il rapporto di correttezza tra Governo e il Parlamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, poiché ci accingiamo a votare l'emendamento Garofani 2.62 nel quale si dice che bisogna aumentare ed incrementare di 300 milioni lo stanziamento per quanto riguarda la specificità, voglio ricordare a molti colleghi più anziani di quest'Aula che la Camera, già alla fine della XIV legislatura, approvò un provvedimento di riordino delle carriere che poi si arrestò al Senato, proprio alla fine della legislatura, e sul quale si era registrata la convergenza di Alleanza nazionale, Forza Italia e UdC (la Lega invece si differenziò, e dunque quel provvedimento rimase fermo al Senato e non ebbe seguito).
Esso prevedeva una copertura di un miliardo e 200 milioni, mentre adesso 400 milioni di quello stanziamento per il 2004 sono stati, in qualche modo, rintracciati.
Signor Presidente, vorrei capire se oggi dobbiamo approvare l'emendamento Garofani 2.62, oppure so che il Ministro Brunetta non interferirà sulla materia.

Pag. 81

PRESIDENTE. Abbiamo capito, onorevole Ciccanti, anche il Ministro ha capito perfettamente.

AMEDEO CICCANTI. Il Governo deve dire all'Aula, per correttezza, come stanno le cose!

PRESIDENTE. Onorevole Ciccanti, la prego di terminare.

AMEDEO CICCANTI. Chiediamo solo questo, in nome della trasparenza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, credo che sia veramente inaudito che l'Assemblea si accinga a votare un emendamento come quello al nostro esame e che, di fronte al dubbio se sia stato o meno ritirato presso l'altro ramo del Parlamento il provvedimento di cui parliamo, nessuno del Governo dia una risposta! Posso anche impegnarmi - e lo faccio a nome del mio gruppo - a non intervenire successivamente, ma credo che abbiamo il diritto di sapere se tale questione sia vera o no. Non vuole rispondere il Ministro Brunetta? Risponda il Ministro Tremonti, ma qualcuno ci dica qualcosa (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI. Signor Presidente, non era nostra intenzione intervenire perché non volevamo approfittare di un errore palese in cui era caduto un collega stimabile dell'opposizione.
La dichiarazione riferita al Ministro Brunetta riguarda un provvedimento relativo al riordino delle carriere, tema che oggi viene affrontato con una proposta di legge ad hoc in questo ramo del Parlamento. Abbiamo votato la scorsa settimana la specificità delle forze di polizia: si tratta completamente di un'altra cosa! Pertanto, in termini di educazione e di galanteria il Ministro Brunetta si era avvicinato al gruppo dell'UdC per far comprendere una gaffe (chiamiamola così) e cercavamo di sopire la polemica; ma purtroppo non è stato così, perché colleghi in aula hanno voluto continuare nel fraintendimento.
Avendo preso la parola mi consenta di replicare solo un attimo al collega Minniti, perché lui è troppo esperto della materia per non sapere che è vero che l'allora Governo di sinistra, su richiesta dell'onorevole Frattini di Forza Italia, propose ed approvò la specificità delle forze di polizia, voce contrattuale, ma noi la specificità l'abbiamo «normativizzata», è diventata legge: questo è il grande risultato politico (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, volevo ringraziare il «portavoce» dell'onorevole Brunetta (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori) che ci ha evidenziato quello che evidentemente la galanteria, di cui quest'Aula ha potuto apprezzare ripetutamente dall'inizio della legislatura il comportamento dell'onorevole Brunetta, non è riuscita a farci avere.
Vorrei dire però all'onorevole Mussolini, con molta pacatezza ed anche con grande rispetto, che il fatto che si faccia parte da tanto tempo di quest'Aula e magari si sia navigati non necessariamente porta a non dire delle sciocchezze.
Questo dibattito è contingentato, onorevole Mussolini, quindi qualunque dibattito riapra il Ministro Brunetta è previsto un determinato numero di ore che noi impiegheremo per affermare le nostre ragioni e vorrà dire che sottrarremo questo tempo ad altre ragioni. Il fatto è che il Ministro Brunetta non risponde perché, nonostante ciò che ha detto il suo «portavoce», la realtà è esattamente come essaPag. 82viene dimostrata dai fatti e serve ad ingannare i tanti in buona fede, come l'onorevole Ascierto, che convintamente voteranno in un modo e poi si troveranno ad affrontare una situazione diversa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Vietti, lei chiede di intervenire di nuovo, ma le ricordo che ha già preso la parola. La prego, non mi metta (Commenti di deputati del Popolo della Libertà)... A che titolo chiede la parola?

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Sull'ordine dei lavori, signor Presidente.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà (Commenti di deputati del Popolo della Libertà). Colleghi, per cortesia abbiate pazienza!

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Un po' di tolleranza!
Signor Presidente, credo che ci siano delle questioni che vengono prima dei rapporti politici: i rapporti di correttezza personale e istituzionale. Non entro in polemica con l'onorevole Santelli, che ha dato l'«interpretazione autentica» del pensiero del Ministro Brunetta, se la mia fosse, o meno, una domanda pertinente. Era una domanda, e se la risposta, come afferma il «portavoce» dell'onorevole Brunetta, era che si trattava di una richiesta che riguardava un altro provvedimento, credo che ragioni di elementare buona educazione, prima che di correttezza istituzionale, avrebbero indotto il Ministro a rispondermi.
Non si tratta, onorevole Santelli, di una gaffe, ma di una domanda che non dava per scontrata una risposta. Se la risposta era così banale, francamente continua ad essere incomprensibile perché il Ministro non la potesse pronunciare da sé, ma avesse bisogno del «tutore» (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garofani 2.62, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Prego gli onorevoli colleghi, di tutti e due gli schieramenti, di votare ognuno per sé.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 496
Votanti 492
Astenuti 4
Maggioranza 247
Hanno votato
229
Hanno votato
no 263).

Prendo atto che i deputati Siragusa e Vannucci hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Damiano 2.63.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Codurelli. Ne ha facoltà.

LUCIA CODURELLI. Signor Presidente, credo che la discussione appena terminata sull'emendamento Garofani 2.62 coinvolga, in pratica, anche il merito di questo emendamento. Si tratta, infatti, dello stesso articolo e delle stesse risorse in più che chiediamo per le Forze armate, per le forze di polizia, e così via. Chiediamo un'aggiunta di 150 milioni di euro, per gli anni 2009, 2010 e 2011, per il miglioramento economico del rimanente personale della pubblica amministrazione.
Oggi, alla luce della discussione svolta poco fa in Aula, dobbiamo assolutamente rispondere e garantire la sicurezza di tutti cittadini attraverso quelle forze che devono essere riconosciute da un punto di vista economico, garantendo loro una dignità, un riconoscimento professionale, per non farle sottostare a dei ricatti inPag. 83conseguenza dei quali ne potrebbe risentire tutta la sicurezza del Paese. Atti ed episodi di questi giorni non ci possono lasciare tranquilli. Ecco perché crediamo che, da questo punto di vista, occorrano più risorse, risposte concrete e non proclami.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 17,45)

LUCIA CODURELLI. Ecco perché chiediamo un'aggiunta per questi prossimi tre anni. Consideriamo che il trattamento economico accessorio dei pubblici dipendenti dovrebbe essere corrisposto in base alla qualità, alla produttività, alla capacità innovativa della prestazione lavorativa. Non vediamo affatto adeguati strumenti di misurazione del merito, non essendo, tra l'altro, specificati i soggetti che dovrebbero eseguire tale valutazione. In mancanza di tutto ciò - che ci auguriamo si realizzi al più presto - chiediamo, per i motivi già espressi sia nel precedente, sia nell'attuale emendamento, che questo proposta emendativa venga accolta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, vorrei far osservare che il provvedimento sul riordino delle carriere «incagliato» al Senato aveva previsto uno stanziamento di un miliardo e 200 milioni di euro, mentre dalla legge finanziaria vengono assegnati soltanto 400 milioni; si capisce bene come si tratti di una «norma manifesto».
Per quanto riguarda la specificità vengono assegnati 30 milioni a fronte di un'esigenza che, secondo relazioni tecniche sul punto fatte in altre circostanze, comportano uno stanziamento di 300 milioni. Ognuno tragga le conseguenze in ordine agli impegni assunti dal Governo nei confronti delle Forze armate e delle forze dell'ordine che sono un'autentica presa in giro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, veramente mi meraviglio a sentire membri di questo Parlamento dire: meglio poco che niente. Dopo che si è svolta una campagna elettorale sulla sicurezza, faccio notare che con questi soldi al massimo distribuiamo due euro a testa per ogni rappresentante delle forze dell'ordine. Capisco che non tutti seguono questa materia e possono avere una conoscenza di questa materia. Capisco che c'è chi non distingue riordino delle carriere dalla specificità, perché il tema del riordino delle carriere in questi giorni è discusso in Commissione e più gruppi hanno presentato una proposta di legge in materia, quindi è chiaro che vi è una differenza tra specificità e riordino delle carriere. Ma non so come dei rappresentanti che comunque fanno parte anche di istituzioni (e sono stati in corpi prestigiosi come l'Arma) possano dire «meglio poco che niente», appartenendo - lo ripeto - naturalmente a quella istituzione.
Sinceramente non so come si possa dire che per la sicurezza - un tema così importante - sia meglio poco che niente, e diventa veramente difficile capire in questa Aula che cosa si voglia. Lo dico soprattutto considerato che nella campagna elettorale il tema dibattuto è stato quello della sicurezza, un tema importante che poi, invece, si vede come si vuole evidenziare quello che non è il rapporto di specificità ma di professionalità. Mi riferisco ad un rapporto di formazione, un rapporto all'interno delle forze dell'ordine.
Noi vogliamo dare una specificità alle nostre forze dell'ordine, e credo che neanche in Cile, senza offesa per il Cile, si possa dire che si danno due euro a persona all'interno della procedura di individuazione della specificità delle forze dell'ordine.
Vorrei dire un'altra cosa. Le forze dell'ordine - caro Ministro che non risponde, e su questo argomento le è stata rivoltaPag. 84un'interrogazione a risposta immediata, ma a lei sicuramente non interessa - ancora aspettano 200 milioni della coda contrattuale, che riguardano gli straordinari, le mense e quant'altro. Siccome non glieli avete ancora dati e siete molto bravi nel togliere, nel mettere, nel girare, nel fare norme e contronorme, vi faccio notare che prima avviate la specificità ma dite che la realizzerete fra sei mesi, poi questa specificità (che dite di fare fra sei mesi) non la finanziate, dopodiché date due euro a testa per ogni appartenente alle forze dell'ordine, con - lo ripeto - la coda contrattuale che non è stata ancora pagata.
Nel futuro verificherò - vi seguirò giorno per giorno, passo per passo - quello che state facendo, perché che anche se qualche illustre rappresentante ci vuol far capire che c'è un errore, qua non c'è nessun errore e la gente capisce bene la differenza tra riordino delle carriere e specificità, e tutti lo possono capire in questa Aula.
Avete messo - fate i conti - due euro a testa, a persona (è quello che conta), per temi che riguardano proprio la specificità: si tratta della funzionalità e della formazione; sono tutte quelle differenze che contraddistinguono il pubblico impiego dalle forze dell'ordine in riferimento a questo tema specifico. Quindi vi pregherei di riflettere, di non dare consigli e di non dire che sono stati fatti degli errori. Ribadisco il concetto: oggi qua, come sempre, si fanno le nozze con i fichi secchi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Damiano 2.63, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 508
Votanti 503
Astenuti 5
Maggioranza 252
Hanno votato
236
Hanno votato
no 267).

Prendo atto che la deputata Velo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Meta 2.66.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lovelli. Ne ha facoltà.

MARIO LOVELLI. Signor Presidente, non è un caso che questa discussione avvenga nel pieno di una mobilitazione dei lavoratori del settore dei trasporti che, invece, solo per caso si va a sommare allo stato di agitazione che riguarda il trasporto aereo, in particolare Alitalia.
Si tratta di due questioni distinte ed è opportuno ricordarlo. Quanto sta avvenendo negli aeroporti ha assunto risvolti inaccettabili anche sotto il profilo del codice di regolamentazione degli scioperi nei servizi di pubblico interesse, pur in presenza di una gestione approssimativa e sbagliata di tutta la vicenda di cui il Governo e CAI portano responsabilità precise, alle quali non possono sfuggire ricorrendo e minacciando la militarizzazione.
Nel caso, invece, del contratto dei trasporti siamo in presenza non solo di una superficiale sottovalutazione delle problematiche del contratto, ma anche di una impreparazione del Governo di fronte ad una piattaforma contrattuale nota da tempo, con un contratto scaduto da quasi un anno e con uno sciopero previsto già a settembre e procrastinato per ben due volte per favorire la possibilità di aprire una trattativa risolutiva ed evitare disagi e difficoltà ai cittadini utenti.
Non possiamo scoprire la drammaticità dei problemi del trasporto pubblico locale solo in situazioni di emergenza, come lo sciopero di lunedì scorso, o per le disfunzioni quotidianamente denunciate dalle associazioni dei pendolari. Peraltro, inPag. 85mancanza di interventi adeguati che riguardino le garanzie per lo svolgimento del servizio universale di competenza regionale e statale e che supportino investimenti sulle infrastrutture e sul materiale rotabile, i servizi ferroviari sono destinati ad essere depotenziati come ancora ieri ha dichiarato l'amministratore delegato di Ferrovie Spa.
Dunque, noi pensiamo che sia urgente che il Governo convochi un tavolo di concertazione non solo per affrontare i nodi contrattuali aperti ma per affrontare la sofferenza di un sistema, quello del trasporto pubblico locale, che è essenziale per i cittadini e lavoratori. Non voglio a questo punto entrare nel merito della questione del contratto unico della mobilità, su cui le parti, quando inizierà una trattativa reale, potranno trovare le soluzioni più adeguate. Ma certamente uno sforzo va fatto, anche di carattere finanziario, e qui sta il senso del nostro emendamento per favorire una soluzione positiva che premi la produttività, uniformi diritti, doveri e condizioni di lavoro e sia finalizzata ad elevare la qualità del servizio di trasporto locale per tutti i cittadini.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Meta 2.66, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 505
Votanti 501
Astenuti 4
Maggioranza 251
Hanno votato
234
Hanno votato
no 267).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Damiano 2.69.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rampi. Ne ha facoltà.

ELISABETTA RAMPI. Signor Presidente, l'emendamento Damiano 2.69, presentato dal gruppo del Partito Democratico della Commissione lavoro, riguarda il trattamento accessorio dei dipendenti della pubblica amministrazione.
Siamo favorevoli alla destinazione di risorse finanziarie che privilegino la qualità, la produttività, la capacità innovativa delle prestazioni, anche per i pubblici dipendenti e non solo per i lavoratori di alcune ditte private. Dobbiamo dire, ad onor del vero, che le aziende che finora hanno utilizzato questo strumento per premiare il merito ne hanno visto i benefici solo quando gli obiettivi e i criteri di erogazione erano condivisi dai lavoratori.
Diversamente, come dimostra la storia dei superminimi individuali, si ottiene l'esatto contrario: la demotivazione della stragrande maggioranza dei dipendenti, le divisioni interne, il nepotismo. Per questo, occorre valorizzare la contrattazione integrativa, anche nella pubblica amministrazione, settore strategico, in cui appare indispensabile il pieno coinvolgimento di tutti gli attori coinvolti: dirigenti, quadri, maestranze, rappresentanti dei lavoratori. L'esclusione di uno solo di questi soggetti porta fatalmente al fallimento di ogni operazione volta a migliorare il servizio reso ai cittadini, perché di questo si tratta. Ciò è particolarmente vero in una macchina complessa come l'apparato pubblico, in cui non sempre vi sono indicatori standard della produttività e dove occorre assolutamente evitare di ragionare su schemi di pura discrezionalità.
La contrattazione integrativa è uno strumento importante, se ben gestito dalle amministrazioni interessate, quindi se sono definiti in modo chiaro obiettivi e modalità della contrattazione. Ciò per molti versi non è avvenuto in questi anni, ma la responsabilità non attiene certo ai lavoratori: attiene innanzitutto ai Governi ed è l'azione di Governo la prima a dover essere messa in discussione. Non basta affermare genericamente: «Premiamo i meritevoli» per ottenere risultati, perché, per come oggi è organizzata la pubblica amministrazione, il rischio è quello diPag. 86veder premiati i più acquiescenti ed i meno innovatori, proprio l'esatto opposto di ciò che si vorrebbe ottenere.
Vogliamo dunque, con l'emendamento in esame, ribadire che la contrattazione integrativa è uno strumento importante e deve essere considerato un valore, perché la motivazione passa attraverso il coinvolgimento, così come la condivisione degli obiettivi per il raggiungimento del risultato. Non saranno certo valutazioni unilaterali a migliorare la produttività, tanto meno il servizio reso ai cittadini. Per questo, a nome del gruppo del Partito Democratico, chiedo al Governo di accettare il nostro emendamento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Damiano 2.69, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 507
Votanti 502
Astenuti 5
Maggioranza 252
Hanno votato
231
Hanno votato
no 271).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Porcino 2.70.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, l'emendamento in esame da noi proposto è molto chiaro: riteniamo opportuno che si consideri, all'interno della contrattazione, l'organizzazione sindacale. Al di là di un diritto delle organizzazioni sindacali che rappresentano i lavoratori e che hanno un interesse specifico nella contrattazione, giudichiamo assolutamente importante che le prestazioni lavorative debbano essere fatte, previa intesa con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale solo per aggiungere a ciò che ha detto il collega che vi è un emendamento della Commissione che sostituisce a queste parole «previa intesa» il concetto di «sentite». È evidente che non è equivalente la formula: fra «sentite» e «intesa» vi è un mare, per cui chiediamo la votazione di questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Porcino 2.70, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 504
Votanti 497
Astenuti 7
Maggioranza 249
Hanno votato
224
Hanno votato
no 273).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Saluto gli studenti del Liceo scientifico Archimede di Acireale, in provincia di Catania, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune, in occasione di una giornata di formazione (Applausi).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Damiano 2.71.Pag. 87
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rampi. Ne ha facoltà.

ELISABETTA RAMPI. Signor Presidente, questo emendamento completa il nostro precedente, chiarendo chi sono i soggetti primi della contrattazione. Le organizzazioni sindacali nel nostro Paese hanno una storia consolidata per la difesa dei diritti collettivi ed individuali delle lavoratrici e dei lavoratori, per la difesa dei valori della libertà e della democrazia, a tutela delle istituzioni democratiche, come hanno dimostrato negli anni bui del terrorismo di tutte le matrici, pagando anche spesso di persona. Le organizzazioni sindacali hanno nel nostro Paese una storia di assunzione di responsabilità, come hanno dimostrato, ad esempio, all'inizio degli anni Novanta, assumendosi un pesante carico, nel momento di massima crisi economico-finanziaria, con lo strumento degli accordi interconfederali e come dimostrano, ogni giorno, nonostante i tentativi di creare divisioni. Per questo motivo, appare necessario inserire nel testo un preciso richiamo all'intesa con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative su base nazionale, perché solo queste sono in grado di assicurare una visione globale e non corporativa, operando per il bene comune.
Questo Governo sembra essere infastidito da tutte le sedi di confronto. Noi pensiamo che questo sia determinato da un'oggettiva incapacità gestionale e da una visione troppo miope dei rapporti sociali. Occorre superare al più presto questo atteggiamento e recuperare il valore del confronto, inteso anche come prevenzione dei conflitti e delle tensioni sociali che, se ignorate, possono poi degenerare. La macchina dello Stato, colleghi, è evidentemente ingolfata, come dimostra anche l'insoddisfazione della maggior parte dei cittadini italiani. Ripensarla è un dovere, ma farlo in solitudine e, poi, pretendere di calare dall'alto nuove forme organizzative e sistemi premianti è un grave errore. Per questo crediamo che le organizzazioni sindacali debbano essere coinvolte e la contrattazione di secondo livello è uno degli strumenti principe per individuare i veri criteri su cui si basa la produttività nei vari comparti e premiare veramente i meritevoli.
Chiediamo, quindi, di votare a favore del nostro emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Antoni. Ne ha facoltà.

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma all'emendamento Damiano 2.71 e per spiegare al Governo e all'Aula che, se come sostiene il Governo, la pubblica amministrazione vuole puntare sulla meritocrazia, sulla produttività e sull'efficienza dell'insieme del Paese, l'unica strada è la contrattazione. Non ce n'è un'altra. Quindi, pensare che tutto questo si possa realizzare in termini unilaterali, con azioni di esempio anche nel settore privato, se è fatto dal settore pubblico, significa tornare all'Ottocento e, cioè, significa non aver fatto i conti con il secolo scorso e le sue conquiste. State facendo un grande errore e non date una mano alla trattativa che è in corso tra le parti sociali, proprio per valorizzare la contrattazione di secondo livello. Il Parlamento e il Governo devono contribuire. In questo modo, affossate quella trattativa, rendetevene conto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Damiano 2.71, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 509
Votanti 503
Astenuti 6
Maggioranza 252
Hanno votato
238
Hanno votato
no 265).Pag. 88

Prendo atto che il deputato Nunzio Francesco Testa ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cambursano 2.73.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, il comma 34 dell'articolo 2 prevede che possa essere devoluta al finanziamento della contrattazione integrativa delle amministrazioni pubbliche una quota parte delle risorse derivanti dai risparmi aggiuntivi rispetto a quelli considerati ai fini del miglioramento dei saldi di finanza pubblica.
Con la presente proposta emendativa, la 2.73, vogliamo aggiungere a tali risorse per la contrattazione collettiva il cinquanta per cento dei risparmi sui consumi intermedi, che comunque rappresentano una cifra consistente (oltre 700 milioni). L'obiettivo della nostra proposta è esattamente il seguente: condividiamo (ovviamente soltanto in alcuni passaggi) la politica che il ministro Brunetta ha portato avanti per garantire maggiori efficienza ed efficacia alla pubblica amministrazione, ma tale risultato non può essere raggiunto soltanto con la politica del bastone e lei stesso, Ministro Brunetta, lo ha detto più volte. Occorre usare anche un po' la carota che, in questo senso, è quella di destinare delle risorse aggiuntive alla contrattazione collettiva, che ovviamente deve essere gestita con le organizzazioni sindacali e - auspicabilmente - nel modo migliore, vale a dire rendendo più efficace e assicurando maggiore produttività alla pubblica amministrazione. Credo che su questo vi debba essere davvero un'attenzione generale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cambursano 2.73, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 503
Votanti 497
Astenuti 6
Maggioranza 249
Hanno votato
229
Hanno votato
no 268).

Prendo atto che i deputati Portas e Favia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Poli 2.75.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Poli. Ne ha facoltà.

NEDO LORENZO POLI. Signor Presidente, credo che dopo gli interventi che ci hanno preceduto su questo problema ci sia poco da aggiungere. Dispiace perché il Governo aveva accolto un nostro ordine del giorno in tal senso in occasione dell'approvazione della legge di conversione 6 agosto 2008 n. 133, per cercare, se non come impegno, ma a titolo di raccomandazione, la soluzione di tale problema, ma ad oggi esso ancora non è stato risolto.
La nostra richiesta di non estendere all'INPS, all'INPDAP e all'INAIL le disposizioni contenute nel comma 2 dell'articolo 67 della legge di conversione 6 agosto 2008 n. 133 ha lo scopo di salvaguardare i livelli di produzione programmati da questi istituti per il 2009 volti al consolidamento di progetti che assicurano l'efficienza e la qualità delle prestazioni erogate in un'ottica di miglioramento continuo e di crescita verso un modello di pubblica amministrazione che sia sempre più in grado di rispondere alle esigenze della collettività, come raccomanda il Ministro Brunetta. In proposito, occorre sottolineare che questi enti già da alcuni anni (per l'esattezza dal 1990) hanno legato l'erogazione dei trattamenti accessori a criteri di produttività collettiva, così come indicato al punto b) dell'articolo 45 del decreto legislativoPag. 89n. 165 del 2001, collegando l'effettiva erogazione del trattamento all'apporto individuale del singolo dipendente.
Questi enti hanno, inoltre, completato il percorso di riordino e potenziamento dei meccanismi dei controlli interni previsti dal decreto legislativo n. 286 del 1999 e, per quanto ci interessa, hanno già provveduto, con riferimento alla dirigenza, all'adozione di un sistema di valutazione quale presupposto al configurarsi di ipotesi di responsabilità dirigenziale in caso di risultati negativi dell'attività amministrativa e della gestione o di mancato raggiungimento degli obiettivi valutati con sistemi e garanzie previste dalle normative vigenti.
La soluzione proposta non contrasta con le finalità di contenimento della spesa pubblica, in quanto i risparmi connessi con il comma 5, articolo 67, della legge di conversione 6 agosto 2008 n. 133 sarebbero comunque garantiti e incrementati con ulteriori risparmi aggiuntivi per i bilanci degli enti, mentre i risparmi di cui al comma 4 del suddetto articolo potrebbero essere compensati con aumenti dei livelli di efficienza e produttività già previsti nei processi di programmazione elaborati da questi ultimi istituti per l'anno 2009.
Dopo che il Ministro Brunetta ha pubblicizzato la presenza di fannulloni nella pubblica amministrazione e lo sperpero di soldi che vengono erogati senza alcuna contrattazione integrativa con le parti, non capiamo le ragioni del Governo a proposito dei provvedimenti assunti, anche perché questi enti sono già organizzati da anni e svolgono il proprio lavoro con grande efficienza, portando alto il livello del servizio su tutto il territorio nazionale.
Con questo provvedimento, contravveniamo alle indicazioni che il Governo dà nel senso di rafforzare le buste-paga. Abbiamo infatti ridotto del 30 per cento l'importo degli stipendi per il 2009 per questi dipendenti (si tratta di circa 50 mila dipendenti della pubblica amministrazione). Consideriamo pertanto i danni che si reca, in tal modo, all'efficienza di questi enti. Si dovrebbe preoccupare anche il Ministro del lavoro rispetto al risultato della sinergia degli enti che dovranno risparmiare importi pari alle cifre indicate nelle leggi di bilancio e finanziaria. Come se non fosse successo nulla, qui non si discute, non si risponde e non si prende atto che, con questo provvedimento, metteremo ancora in difficoltà 50 mila dipendenti che dovranno comunque pagare gli impegni eventualmente presi per pagare mutui e mantenere le loro famiglie. Costoro si vedranno ridotti mediamente gli stipendi per il 2009 del 30 per cento, pur assolvendo a quei compiti di efficienza e modernità che il Ministro Brunetta ritiene che gli enti pubblici debbano adempiere. Ritengo pertanto che questa non risposta del Governo su un tema così importante non passerà inosservata di fronte agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Poli 2.75, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 512
Votanti 505
Astenuti 7
Maggioranza 253
Hanno votato
235
Hanno votato
no 270).

GASPARE GIUDICE, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GASPARE GIUDICE, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, adesso dobbiamo passare all'esame di una serie di emendamenti relativi al comma 35 dell'articolo 2 che, come ho premesso in occasione dell'espressione del parere sul medesimoPag. 90articolo, hanno trovato un momento di sintesi nell'emendamento 2.205 della Commissione: quest'ultimo, che non è inserito nel fascicolo degli emendamenti, ha raccolto una serie di riflessioni ed anche di proposte emendative dell'opposizione. Darei quindi lettura dell'emendamento 2.205 della Commissione, invitando i presentatori a ritirare gli emendamenti Damiano 2.76, 2.77, 2.78 e 2.81 e Paladini 2.80: al comma 35, secondo periodo sostituire le parole «anche mediante atti unilaterali» con le seguenti «sentite le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative». Conseguentemente sopprimere il terzo periodo. Questo è l'emendamento 2.205 e la Commissione ne raccomanda l'approvazione.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro degli emendamenti Damiano 2.76, 2.77, 2.78 e 2.81, formulato dal relatore.

CESARE DAMIANO. Signor Presidente, avremmo voluto, su questo punto, un'affermazione più perentoria per quanto riguarda il ruolo della contrattazione, vale a dire la formula canonica dell'intesa con le organizzazioni sindacali. Devo tuttavia dire che l'accoglimento di questa riformulazione, che tiene conto del parere dell'opposizione, più volte espresso, fa compiere un passo avanti. Anche perché, in tutta franchezza, la formula precedente, che viene soppressa, e che il Governo aveva proposto, la quale contemplava l'erogazione degli aumenti contrattuali nel pubblico impiego anche mediante atti unilaterali, era una formula grave, sotto il profilo del principio: essa metteva infatti in discussione la stessa possibilità di contrattazione per quanto riguarda il contratto del pubblico impiego.
Quindi, pur con le riserve che derivano da un compromesso, ritengo che questa riformulazione ottenuta anche grazie alle pressioni che abbiamo esercitato, sicuramente sgombra il campo da un equivoco molto pesante che avrebbe ricondotto la contrattazione del pubblico impiego sotto la minaccia della possibilità di atti unilaterali. Per questo accetto la formulazione di compromesso e di conseguenza ritiro gli emendamenti a mia prima firma.

PRESIDENTE. Prendo atto, pertanto, che gli emendamenti Damiano 2.76, 2.77, 2.78 e 2.81 sono stati ritirati.
Passiamo all'emendamento Paladini 2.80. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, quanto affermato dall'onorevole Damiano lo condivido in pieno. Anche noi avevamo presentato questo emendamento perché, al di là delle belle parole dette in quest'Aula, il fatto che la norma preveda benefici per la pubblica amministrazione che possano essere erogati anche mediante atti unilaterali e non con la concertazione o con le intese tra le organizzazioni dei lavoratori, era di una gravità inaudita.
Questo riguarda anche il comparto sicurezza, le forze dell'ordine, i lavoratori, il pubblico impiego: ecco quello che voi intendete in ordine al rispetto delle rappresentanze sindacali, comprese quelle del comparto di sicurezza e delle forze dell'ordine! Se non avessimo cercato di concertare questo aspetto si sarebbe verificato, per la prima volta nella storia della Repubblica, che la pubblica amministrazione non avrebbe mai più potuto avere la contrattazione, ma soprattutto, lasciando perdere la concertazione, si sarebbe arrivati al grossolano e grave atto di interagire, in questi ambiti, con atti unilaterali.
Il secondo punto prevedeva anche che l'importo da erogare non poteva superare il 90 per cento del tasso di inflazione programmata per ciascuno degli anni del biennio di riferimento. Avremmo voluto il tasso di inflazione reale e non quello programmato, tuttavia associandomi a quanto affermato dall'onorevole Damiano, anch'io ritiro l'emendamento a mia prima firma per cercare di ottenere, se non un'intesa, almeno l'eliminazione, per le organizzazioni sindacali, di questo grave elemento qual è appunto l'atto unilaterale (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

Pag. 91

PRESIDENTE. Dunque, onorevole Paladini ritira il suo emendamento 2.80?

GIOVANNI PALADINI. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene. Quindi, riepilogando, gli emendamenti ritirati sono: Damiano 2.76, 2.77, 2.78 e 2.81, e Paladini 2.80.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.205 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 504
Votanti 499
Astenuti 5
Maggioranza 250
Hanno votato
497
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che i deputati Gaglione e Scilipoti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.200 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Martella. Ne ha facoltà.

ANDREA MARTELLA. Signor Presidente, il nostro gruppo voterà a favore di questo emendamento della Commissione perché raccoglie, almeno in parte, le nostre proposte e si muove verso un allargamento degli ammortizzatori sociali e disciplina in maniera più ampia il tema della cassa integrazione che è un tema assolutamente centrale viste le situazioni di crisi economica e occupazionale che sempre più stanno caratterizzando il nostro Paese.
Oggi, signor Presidente, a proposito di crisi occupazionali e di forte impatto sociale, è stata una giornata drammatica per il trasporto aereo, con una situazione che è precipitata nel caos in molti aeroporti e con un disagio fortissimo per i cittadini italiani e stranieri e per i molti utenti delle linee e delle rotte Alitalia.
Abbiamo detto da ieri, subito, e lo abbiamo ripetuto nella giornata di oggi, che non abbiamo condiviso queste forme di lotta e gli scioperi che sono stati proclamati sostenendo che queste iniziative, dalle quali peraltro hanno preso distanza tutte le organizzazioni sindacali, andavano nel senso di creare una situazione di maggiore difficoltà e di maggiore disagio anche per gli stessi lavoratori, oltre che per i cittadini. Tuttavia, signor Presidente, questa situazione è il frutto di un'operazione nata male e gestita male dal Governo di centrodestra. Vorrei tanto in questa occasione rivolgermi al Ministro Tremonti, che è presente in Aula, sta ascoltando il nostro dibattito e mi auguro vorrà dare delle risposte chiare rispetto a quanto sta succedendo sulla complessa vicenda Alitalia.
Signor Ministro, ci avete detto, in più di una occasione, che la questione era risolta. Lei ha detto che avevate risolto la questione dei rifiuti a Napoli e anche la questione Alitalia. Quello che è avvenuto in questi giorni ci dimostra che non è così e che lei, ancora una volta, non ha detto la verità come avrebbe dovuto fare. La verità è che su Alitalia si è deciso di fare un'operazione politica e si è deciso di mettere in campo una distorsione delle regole, delle nostre leggi, della concorrenza, sfidando anche la comunità internazionale e l'Unione europea. Tutto questo è avvenuto sulle spalle dei cittadini che di questa operazione stanno pagando un forte prezzo come contribuenti, visto che su di essi vengono scaricati i principali debiti e tutto il pregresso che riguarda Alitalia e che oggi vengono penalizzati come utenti dal momento, anche a causa degli scioperi avvenuti e di quelli dichiarati, che vedono fortemente penalizzata la propria possibilità di muoversi.
Signor Ministro, è del tutto evidente che le responsabilità sono principalmentePag. 92del Governo e quando ce ne sono state altre le abbiamo indicate anche in un certo corporativismo sindacale.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANDREA MARTELLA. È del tutto evidente - concludo, signor Presidente - che il Governo ha delle responsabilità fortissime, prima per aver scelto di non andare fino in fondo sull'operazione Air France e poi per aver condotto la trattativa in forme sbagliate, autoritarie, con diktat e ultimatum anche in queste ore. Non gettate ulteriore benzina sul fuoco: non è possibile risolvere questa cosa per via giudiziaria nelle aule dei tribunali o con l'uso della forza, come avete detto per altre circostanze.
Signor Ministro, ci dica - ce lo faccia dire anche dal Presidente del Consiglio, tra una carineria e l'altra - come intendete risolvere questa situazione, come intendete riprendere un filo di dialogo e come è possibile che questa situazione complessa finalmente si concluda nell'interesse degli utenti, dei cittadini, dell'immagine del nostro Paese e dei lavoratori che stanno pagando un prezzo molto forte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, anche noi voteremo a favore di questo emendamento perché conferisce maggiori risorse, delle quali c'è evidentemente bisogno nelle difficoltà in cui si imbattono in questo momento il nostro Paese e le imprese del nostro Paese. Devo dire, però, con riferimento all'iter del provvedimento, che inizialmente la proposta del Governo si fermava al comma 35-bis. Oggi l'emendamento della Commissione 2.200 comprende anche un comma 35-ter, che nasce da un emendamento proposto dalla Lega Nord, che era a sé stante, ed è stato incorporato all'interno dell'articolo 2.
Essendo stato proposto dalla Lega Nord, lo potremmo anche etichettare come «emendamento Malpensa», perché immagino vada a riferirsi a possibili problematiche che interesseranno o potrebbero interessare Malpensa.
Voglio però sottolineare due aspetti, uno di carattere tecnico, però pregherei il relatore Giudice, se presente in Aula, il Governo e anche il presidente della Commissione bilancio di prestare un attimo di attenzione, perché si tratta di un fatto tecnico.
Si parla di società di gestione aeroportuale e società da queste derivate. Non so se sia stato ben stato valutato il concetto di società derivata, perché dal punto di vista societario io conosco società controllate, società collegate, società partecipate, mentre mi giunge nuovo il termine società derivata. Bisognerebbe stare attenti ad usare un termine innovativo di cui non si conosce il campo di applicazione. Vorrei invitare il Governo e il relatore a riflettere su questo aspetto.
Circa il finanziamento di questa norma non so se tutta l'Aula ha presente che le risorse...

ROBERTO GIACHETTI. Presidente, ma il rappresentante del Governo dove crede di stare, al mare?

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, si rivolga alla Presidenza.

ROBERTO GIACHETTI. Almeno l'educazione!

PRESIDENTE. Prego, onorevole Borghesi.

ANTONIO BORGHESI. ...necessarie a coprire questo intervento, chiamiamolo «Malpensa» poi vedremo, sono reperite a carico delle altre società aeroportuali. Non so se la società che gestisce l'aeroporto di Venezia, ad esempio, sa che dal 1o gennaio il costo del lavoro crescerà. Non so se la società di gestione dell'aeroporto di Verona sa che dal 1o gennaio il suo costo del lavoro crescerà. Non so se la società diPag. 93gestione dell'aeroporto di Bergamo sa che dal 1o gennaio il costo del lavoro che dovrà sostenere crescerà. In altri termini, a finanziare questo intervento, con un aumento dei loro costi, sono società che in qualche caso hanno già più di un problema.
Pertanto esprimiamo queste riserve, desideriamo che restino agli atti, anche se - come ho detto all'inizio - voteremo a favore dell'emendamento in esame. Inviterei davvero però il relatore e il Governo a riflettere sul termine di società derivata.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.200 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 491
Votanti 486
Astenuti 5
Maggioranza 244
Hanno votato
483
Hanno votato
no 3).

Prendo atto che i deputati Torrisi, Baldelli e Ria hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.206 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 490
Votanti 486
Astenuti 4
Maggioranza 244
Hanno votato
486).

Prendo atto che i deputati Galletti e Ria hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione del subemendamento De Poli 0.2.202.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, credo che si debba riflettere un attimo su questa proposta emendativa, soprattutto per quanto riguarda gli impegni degli enti locali in ordine alle spese di assistenza dal momento che, attraverso i tagli che si verificano nel settore della sanità e delle USL, tanto l'assistenza di base tanto quella sanitaria ricevono da parte delle realtà locali delle forti contrazioni. Gli enti locali, i comuni in modo particolare, sul fronte dei bisogni e delle risposte da dare ad essi, si trovano davvero in gravi difficoltà. Se noi riuscissimo, così come si prevede con questa proposta emendativa, a sottrarre dalla contabilizzazione gli oneri che derivano dal Patto di stabilità, le amministrazioni locali avrebbero la possibilità di far fronte, perlomeno in parte, ai bisogni di natura sociale e sanitaria della popolazione.
Se questo non avverrà, nel combinato disposto del contemporaneo taglio alle unità sanitarie locali da parte delle regioni...

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, onorevole Tremonti, per cortesia...

FRANCESCO BOSI. ...per le minore rimesse al settore, andremo incontro davvero ad una fase difficile nella quale non è più possibile soccorrere coloro che hanno particolari bisogni sociali.
Chiedo, quindi, all'Aula che vi sia una attenzione, una sensibilità nel prendere in considerazione quanto proposto dalla proposta emendativa. Chiedo, altresì, di poter aggiungere su di essa anche la mia firma.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento De Poli 0.2.202.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 94

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 502
Votanti 495
Astenuti 7
Maggioranza 248
Hanno votato
230
Hanno votato
no 265).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.202 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, credo che il Governo e l'Aula siano sufficientemente consapevoli della rigidità dei bilanci comunali. Noi ci troviamo nella condizione per cui diversi comuni, pur avendo il bilancio in regola sotto il profilo del rispetto dei parametri, per la congerie di norme che si sono accavallate sul tema della finanza locale, si trovano oggi nell'impossibilità di spendere le risorse che autonomamente hanno amministrato con oculatezza e sono a disposizione nel proprio bilancio.
Pertanto, il valore delle nostre proposte emendative, come quella su cui precedentemente è intervenuto il collega Bosi, sta nel richiedere un allentamento almeno su quei temi di precipua competenza degli enti locali, o attribuiti ad una competenza che gli stessi enti locali stanno affrontando in termini nuovi. Con essa si intende sottolineare una questione fondamentale, qual è la sicurezza dei cittadini, al fine di attivare una serie di strumenti e di misure che offrano una risposta ad un tema così importante.
La proposta emendamentiva si muoveva nella prospettiva di garantire alle amministrazioni locali quell'autonomia che sempre, maggioranza e opposizione, dicono di voler portare all'attenzione del Governo e del Parlamento e che, invece, oggi noi, con i provvedimenti finanziari, non solo di questa legislatura ma anche di quelle passate, rischiamo assolutamente di mortificare. Per questo motivo ne condividevamo il contenuto, in quanto essa si muoveva nella direzione di andare incontro al valore dell'autonomia che è fondamentale per le nostre comunità locali.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.202 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 501
Votanti 498
Astenuti 3
Maggioranza 250
Hanno votato
478
Hanno votato
no 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vannucci 2.84, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 507
Votanti 501
Astenuti 6
Maggioranza 251
Hanno votato
231
Hanno votato
no 270).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Cambursano 2.86.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, la disposizione presente in questo emendamento sostituisce per il triennioPag. 952009-2011 le disposizioni del decreto-legge n. 69 del 1989 sul recupero del drenaggio fiscale. Questa misura serve a rimpinguare i redditi di lavoro e di pensione e per stimolare i consumi interni per una somma cospicua pari a 3 miliardi e 300 milioni di euro. Si agisce su detrazioni per carichi familiari e per la produzione del reddito. Così come è anche previsto il pagamento tramite l'INPS dell'incremento per gli incapienti, parziali o totali che siano.
Allora, Presidente, Ministro Tremonti che non vedo in quest'Aula e Ministro Brunetta, credo che per quanto riguarda il gruppo dell'Italia dei Valori questo rappresenti sicuramente l'emendamento più significativo, con cui si vuole dare una risposta, così come stanno facendo altri Paesi sia dell'Unione europea, sia fuori dall'Unione europea stessa, per stimolare la ripresa, la crescita e la produzione. Vogliamo intervenire facendo rispettare una norma che spesso e volentieri è stata disattesa proprio dai Governi di centrodestra succedutisi nel tempo.
Credo che aver quantificato un'inflazione programmata, che sta esattamente alla soglia di quanto previsto dal recupero del drenaggio fiscale, sia stata una scelta precisa. Ciò significa che noi fotografiamo un'inflazione programmata a tale livello in modo da non riconoscere il differenziale che vi è tra quello programmato e quello reale che, come è evidente a tutti, pur se in leggero calo rispetto alle punte dei mesi precedenti, è sicuramente ancora ben al di là e al di sopra del tasso programmato.
A luglio abbiamo discusso e approvato risoluzioni, ovviamente diverse, sul Documento di programmazione economica e finanziaria e nella nostra risoluzione avevamo inserito la questione del recupero del drenaggio fiscale. Allora era stato detto che non potevamo intervenire perché il differenziale è tutto dovuto alla speculazione fatta sui costi dell'energia delle materie prime sia petrolifere, sia alimentari.
Ormai le cose non stanno più così, Presidente. Sappiamo che il prezzo del petrolio alla fonte si è più che dimezzato rispetto ai 149 euro del mese di luglio. Allora si immaginava, se fosse stata vera quell'asserzione, che tutto il differenziale fosse caduto e precipitato in un colpo solo. Invece non è così ed ecco la necessità.
Se vogliamo rilanciare per davvero i consumi non prevediamo altre formule magiche come leggiamo sui giornali, ma attuiamo semplicemente delle leggi esistenti e diamo corpo e vita a quello che da tempo i lavoratori e i pensionati si aspettano. Chiediamo alla maggioranza e al Governo un voto favorevole su questo emendamento e naturalmente anche a tutta l'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). ..posso parlare o devo chiedere il permesso ai colleghi?

PRESIDENTE. Prego, onorevole Borghesi, prosegua.

ANTONIO BORGHESI. Siccome durante l'intervento dell'onorevole Cambursano qualcuno ha domandato perché non lo avevamo fatto noi, vorrei precisare una questione significativa e consistente rispetto a questa domanda. Evidentemente, quando si interviene sulla curva delle aliquote in modo comunque da raggiungere l'effetto di migliorare la situazione rispetto a quella precedente, di fatto si attua anche una misura di fiscal drag.
È per questo che in passato tutti i Governi di destra, di sinistra, di centrodestra o di centrosinistra, quando intervenivano comunque nel senso di aumentare, attraverso la leva fiscale, il potere di acquisto dei contribuenti, hanno ritenuto di poter non applicare la norma, ma in questo caso, siccome non c'è un centesimo per loro, la norma va applicata.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 96
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Barbato 2.86, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 498
Votanti 473
Astenuti 25
Maggioranza 237
Hanno votato
214
Hanno votato
no 259).

Prendo atto che il deputato Realacci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che i deputati Speciale e Vincenzo Antonio Fontana hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Messina 2.87 e Lo Monte 2.88. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, parlare di sud, in quest'Aula, è diventato quasi imbarazzante; parlare di Mezzogiorno, altrettanto.
Si sono riuniti, qualche giorno fa, i «governatori» delle regioni del sud, indipendentemente dal colore politico, e non hanno potuto fare altro che evidenziare una sottrazione forte al sud delle risorse che erano state ad esso destinate.
Dall'inizio di questa legislatura, sono stati sottratti 11 miliardi di euro al sud per infrastrutture, nel silenzio generale e senza che nessuno abbia fatto qualcosa per ripristinarli. Avevamo sperato che il relatore, uomo del sud, quando si sentivano elencare i pareri, desse un parere favorevole della Commissione, nel tentativo di ripristinare e risaldare qualcosa che era stato sottratto. Questo Governo non fa altro che garantire gli interessi del nord; questo Governo garantisce soltanto amministrazioni amiche, distorcendo dalle finalità previste i fondi destinati alle aree sottoutilizzate.
Mi riferisco, per esempio, all'episodio del comune di Catania, dove, a fronte di un risarcimento per inefficienza, si sono tolti fondi, ma, dall'altra parte, non si è attribuita alcuna responsabilità. Non è questo che il sud vuole; al contrario, il sud vuole che venga attribuita responsabilità a chi sbaglia, ma, di contro, non vengano sottratti fondi alle regioni che devono utilizzarli.
Parliamo di federalismo fiscale: ma di cosa stiamo discutendo? Di un federalismo solidale o di un federalismo che sottragga al sud per dare al nord? Noi non lo condividiamo ed è questo il motivo dell'emendamento in esame, nel tentativo di ripristinare un po' il maltolto, per fare in modo che il sud possa riprendere in parte quello che gli è stato sottratto: un miliardo e 100 milioni di euro, da rimettere negli stanziamenti FAS per il 2009, il 2010 e il 2011.
Il sud non vuole assolutamente soccombere né vuole essere assistito da un Governo che lo assiste e lo assiste male, ma vuole che nessuno sottragga i fondi che, invece, dalla legge erano stati destinati. È inutile dire, dopo guerre sul decreto-legge n. 112 del 2008, che l'85 per cento degli stanziamenti FAS va al sud, se poi togliamo gli stanziamenti FAS alla fine, al sud non diamo assolutamente niente.
Il Ministro Calderoli, nel parlare di federalismo fiscale, ha inserito un nuovo meccanismo, che noi condividiamo: la tracciabilità dell'imposta. Anche su questo, vogliamo intervenire; al sud vogliamo sapere esattamente dove vanno a finire le tasse pagate al sud, che invece, secondo noi, vengono investite da un'altra parte.
Ben venga la tracciabilità dell'imposta, ma, dall'altra parte, che le risorse rimangano a chi deve spendere questi soldi. Anche la finanziaria ragionieristica del Ministro Tremonti, che ha tagliato prima e poi è intervenuta, è una finanziaria che non ha idee e non ha progetti, priva di obiettivi; è una finanziaria, come nel caso della scuola, che non ha fatto altro chePag. 97individuare dei soldi da togliere e ha stabilito successivamente, così, in maniera assolutamente arbitraria, da dove toglierli. È una finanziaria senza progettualità!
Prima bisogna individuare gli sprechi e poi fare i tagli, non invertire i termini della questione. Non bastano i tornelli, ma occorre individuare chi spreca e chi è responsabile degli sprechi, e a quel punto punire chi ha sprecato, ma, dall'altra parte, non penalizzare chi, al contrario, ha cercato di portare avanti le cose.
Cerchiamo quindi con l'emendamento in esame - e faccio appello a tutti parlamentari del sud: c'è l'MpA che sta facendo una battaglia, c'è un emendamento simile, praticamente analogo in questo senso - di fare quadrato...

PRESIDENTE. Deve concludere.

IGNAZIO MESSINA. ...perché rispetto all'indifferenza, anzi all'abuso di questo Governo, bisogna mettere un paletto per fare in modo di poter rigarantire uno sviluppo sano al nostro Meridione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Burtone. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, prendo la parola per esprimere il voto favorevole del Partito Democratico. È un emendamento che noi condividiamo: è utile infatti a compensare le iniziative corsare del Governo sui Fondi per le aree sottoutilizzate. L'emendamento persegue la riduzione del danno: non continuare a permettere al Governo Berlusconi il trasferimento di risorse destinate per il sud, a favore del nord.
Diciamolo con franchezza: l'emendamento nasce da una sostanziale sfiducia nei confronti del Governo, che a più riprese ha penalizzato, con le sue azioni, il Mezzogiorno. A manifestare perplessità e contrarietà nei confronti del Governo non è solo l'opposizione, ma anche, come dimostrano i firmatari dell'emendamento, un partito presente nella coalizione, l'MpA. Siamo ben lontani dalla stagione in cui gli esponenti dell'MpA declamavano l'importanza dell'alleanza di centrodestra, le grandi opportunità per il sud. I primi negativi segnali si sono visti con la manovra finanziaria varata dal Governo prima della pausa estiva: la sottrazione, il furto delle risorse per le infrastrutture per la Sicilia e la Calabria per finanziare l'abolizione dell'ICI per la prima casa è stato il più grave, anche se non il solo, atto consumato nei confronti delle comunità interessate. Voglio ricordare che proprio subito dopo quella decisione, la Sicilia in modo particolare fu inondata dagli organi di stampa che fiancheggiano il centrodestra di un fiume straripante di dichiarazioni. Il più prolifico fu proprio il leader dell'MpA. Ho qui uno dei testi di quelle agenzie, lo voglio leggere puntualmente.
Il presidente Lombardo diceva: «È vero, per il ripristino dei fondi utilizzati per la copertura dell'ICI il Movimento per l'Autonomia, minacciando di non votare la fiducia al Governo, ha ottenuto un impegno d'onore da parte del Premier Silvio Berlusconi e dei suoi Ministri; ma questo ci basta, perché riteniamo che Berlusconi, così come ha mantenuto l'impegno con gli elettori con l'abolizione dell'ICI, manterrà anche l'impegno che consentirà a Sicilia e Calabria di ammodernare le strade provinciali e di realizzare le infrastrutture di cui hanno bisogno». Nel provvedimento in esame, colleghi, non c'è traccia di quegli importanti fondi: questo impegno d'onore quando sarà mantenuto? Quanto tempo dovranno aspettare i siciliani e i calabresi, depredati di risorse importanti per lo sviluppo delle infrastrutture, per vedere il risarcimento del furto subito?
Poniamo queste domande con fermezza al Governo, ma le rivolgiamo anche al leader dell'MpA, ai colleghi firmatari dell'emendamento, per evidenziare che è facile fare dichiarazioni, battere la strada del partito di lotta e di Governo, più difficile è mantenere gli impegni che con superficialità l'MpA declama, ma che conPag. 98grande amarezza non riesce a realizzare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Belcastro. Ne ha facoltà.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, solo qualche battuta per rispondere, se vogliamo con amarezza, a quanto hanno sostenuto i due colleghi che mi hanno preceduto. Purtroppo spogliare il sud è diventato uno sport nazionale.
Ci auguriamo che questo Governo, del quale facciamo parte, non continui a fare ciò che ha iniziato a fare violentemente il Governo che ci ha preceduto (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia e del deputato Santelli).
Sotto questo profilo ho piacere che in questo momento si sia insieme a parlare finalmente di sud, ma in altre circostanze, quando il Movimento per l'Autonomia non c'era, di sud se ne parlava poco, e qualora se ne parlava i problemi del sud sono sempre, e comunque, stati calpestati.
Con questo emendamento, in ogni caso, intendiamo ripristinare una piccola parte degli stanziamenti sottratti da questo Governo al FAS (il Fondo per le aree sottoutilizzate). Proponiamo infatti che il suddetto Fondo venga rimpinguato per un miliardo e 100 milioni di euro. Nel corso della presente legislatura il Governo ha sottratto al FAS non 11, ma 13 miliardi 365 milioni e 200 mila euro, senza contare che nel decreto-legge su ricerca ed università vengono prelevati altri fondi (a questi vanno aggiunti i quasi tre miliardi sottratti al sud con interventi ordinari). Si tratta, ad oggi, di una politica predatoria nei confronti del Mezzogiorno, che non possiamo più tollerare. Si continuano a tagliare al sud fondi indispensabili per lo sviluppo che dovevano servire all'attuazione dell'articolo 119 della Costituzione, che stabilisce la destinazione di risorse aggiuntive dello Stato per promuovere gli squilibri economici e sociali (e questo lo dico agli amici della Lega, che rispetto per le loro battaglie a favore dei loro territori, ma che devono comprendere che anche i nostri territori hanno bisogno).

PRESIDENTE. Onorevole Belcastro, la invito a concludere.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. In questi mesi è stato fatto esattamente il contrario, facendo pagare al Mezzogiorno il prezzo della crisi economica nonché ogni provvedimento di tipo sociale, come l'ICI: un vero e proprio fiume di denaro sta risalendo il nostro Paese dal sud verso il nord, togliendo il diritto all'uguaglianza tra le diverse aree e, soprattutto, sottraendo al sud il diritto alle pari opportunità

PRESIDENTE. Onorevole Belcastro, deve concludere.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Ministro Tremonti, mi rivolgo a lei: o si determina un chiaro e netto cambiamento di rotta, o l'MpA non sarà in grado di sostenere i provvedimenti che verranno sottoposti al voto del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Antoni. Ne ha facoltà.

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Signor Presidente, annuncio il mio voto favorevole e ricordo all'onorevole Sardelli che lui stesso si è smentito: il Governo Prodi aveva stanziato per coprire sette anni con il FAS, compresi i fondi europei, 64 miliardi di euro, mentre ad oggi questo Governo ne ha tagliati, come ha detto lei, onorevole Sardelli, tredici!
Altro che differenza, prima se ne parlava ed ora non se ne parla: prima se ne parlava e si stanziavano i soldi, oggi non se ne parla e i soldi vengono sottratti! Fino a quando non vi convincerete che con questa maggioranza non avete nulla a che vedere, perché questa è una maggioranza antimeridionale, fate un errore per voi ePag. 99per gli interessi che rappresentate. Rendetevi conto che il problema non è del sud, ma è del nord: se non puntiamo ad uno sviluppo equilibrato questo Paese non ha futuro.

PRESIDENTE. Onorevole D'Antoni, deve concludere.

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Questa è la vera condizione, e questo Parlamento se ne deve rendere conto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, sono stanco in verità di ascoltare, ogni volta che in discussione è un emendamento che riguardi il FAS o il Mezzogiorno, un dibattito che rischia di essere stucchevole perché rischia di sembrare il dibattito di chi rivendica benefici per un territorio piuttosto che per un altro. Sono stanco di dibattiti del genere, pur provenendo da sud, perché il problema del Mezzogiorno non riguarda le regioni del sud.
Quando si difendono i FAS, che sono destinati allo sviluppo di alcune aree, si difende la possibilità di intervenire affinché l'intero Paese si sviluppi.
Il governatore Draghi affermava, qualche mese fa, che se vi è una parte del Paese che può far crescere il PIL complessivo, quella è il Mezzogiorno. Invece, in questa Assemblea, spesso si assiste a un dibattito stantio che non riesce a sintonizzarsi su quelle che sono le vere necessità del nostro Paese. Altri Stati, altre nazioni, come ad esempio la Germania, negli anni passati, hanno investito, trasferendo risorse dalle regioni forti verso quelle più deboli, e così facendo hanno creato uno sviluppo del quale anche le regioni più forti si sono avvantaggiate; voi questo non lo comprendete.
Non voglio fare il leghista al contrario, ma vorrei che fosse consolidata nell'opinione pubblica nazionale, ma soprattutto nell'opinione dei dirigenti politici di questa Assemblea, l'idea che far crescere il sud non significa fare un piacere o l'elemosina a quei cittadini del sud che hanno pagato spesso per i ritardi e le inefficienze dei loro gruppi dirigenti e che non meritano di pagare ancora. Far crescere il sud, significa investire sulla possibilità di rendere l'intero Paese più forte, capace di correre con due gambe che hanno la stessa lunghezza, in un'economia ormai globale dove si misura la velocità di crescita del prodotto interno lordo. Non credo che l'Italia abbia questa possibilità se una gamba continua ad essere più lunga, se alcuni territori continuano ad intendere la spesa pubblica come l'esercizio egoistico di diritti che non sono in possesso solo di alcuni, ma appartengono all'intera comunità nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, non vorrei ripetere le affermazioni svolte dall'onorevole Occhiuto, ma vorrei fare, semplicemente, una battuta in merito alle cose che ho ascoltato. Più volte quando vi sono provvedimenti di questa natura, recuperiamo in quest'Aula il tema del Mezzogiorno. Ritengo che sia giunto il tempo di abbandonare una certa letteratura e una certa cultura che sanno di stantio, di puro rivendicazionismo. Bisogna capire che questo problema e questo tema vanno affrontati con uno spirito nazionale. Bisogna capire perché molte risorse non sono utilizzate in alcune regioni del Mezzogiorno e perché ci sono state anche delle gestioni certamente non esaltanti.
Se vogliamo affrontare i temi del Mezzogiorno, se vogliamo fare un servizio forte e serio nei confronti di quelle popolazioni, dobbiamo affrontare questi problemi in termini politici, con grande disponibilità anche a cogliere le disfunzioni che avvengono al suo interno. Al di là di questo, si tratta di una semplice demagogia che non fa, ovviamente, le fortune delPag. 100Mezzogiorno, così come la demagogia non ha fatto le fortune di questo nostro Paese (Applausi di deputati dei gruppi Unione di Centro e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente vorrei dire ai colleghi dell'MpA e dell'opposizione, che si preparano a votare a favore di questi identici emendamenti, che non rendono un buon servizio al Mezzogiorno pensando che la soluzione del suo problema siano degli emendamenti alla legge finanziaria, per ottenere un aumento di fondi. Se si vuole discutere lo stato della questione meridionale sarebbe bene chiedere al Governo di svolgere un dibattito serio sul problema e fare il punto della situazione (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Pensare che il problema del Mezzogiorno possa essere avviato a soluzione attraverso finanziamenti, che come giustamente ha affermato l'onorevole Tassone sono molto spesso parte della corruzione che accompagna la vita pubblica del Mezzogiorno, è un'illusione che offende il meridionalismo di questo Paese. Per questo motivo questi identici emendamenti devono essere respinti, perché per il Mezzogiorno deve essere chiesta una politica e non una politica di mance.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Taglialatela. Ne ha facoltà.

MARCELLO TAGLIALATELA. Signor Presidente, non penso che l'attenzione nei confronti del Mezzogiorno possa essere giudicata sulla base dei finanziamenti. Penso che viceversa una politica a favore del Mezzogiorno debba essere giudicata sulla base dei progetti strategici che vengono messi in campo. Noi abbiamo una triste realtà che facciamo finta di dimenticare. Tutte le regioni meridionali - siamo alla fine del 2008 - non sono ancora state in grado di spendere i soldi che hanno a disposizione per i fondi europei dal 2000 al 2006 (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Quindi, non vi è un problema di quantità di risorse ma di qualità di spesa.
Io sono convinto che il Governo nazionale faccia bene ad assumere un impegno che riguarda la realizzazione di progetti strategici che non siano interventi a pioggia così come sono stati fino ad oggi realizzati. È facile fare i meridionalisti sulla base dei conteggi economici; è più difficile, ma certamente più serio, farlo guardando ai risultati.
Nelle regioni meridionali, nonostante la cospicua massa di denaro arrivata in questi anni, il prodotto interno lordo è diminuito, in particolare in Campania, ed è stato certamente al di sotto di quello delle altre regioni italiane. Questo non dipende dalla quantità delle risorse che - ripeto - c'erano e non sono state spese, ma dalla qualità degli interventi e dalla strategicità attraverso la quale gli interventi vengono realizzati. Per questo motivo rivolgo un invito ai colleghi del Movimento per l'Autonomia: non è questo il modo serio per affrontare i temi del Mezzogiorno (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cera. Ne ha facoltà.

ANGELO CERA. Signor Presidente, mi chiedo se una elezione comoda, comoda di tanti parlamentari meridionali, cioè scelti, possa mettere nella condizione di stare zitti chi vede giorno per giorno tanti nostri giovani partire dal Meridione, dalle nostre regioni e non ritornare più. Mi riferisco soprattutto ai tanti amici pugliesi che in queste ore, insieme a noi, stanno vedendo ciò che sta succedendo qui in Parlamento, i quali se ne stanno zitti senza aprire per niente bocca.
Mi chiedo fino a quale punto si possa continuare a riscaldare il banco senza alzare la voce, quanto meno con una protesta, una protesta civile che dovrebbe venire soprattutto da chi ha sempre parlato in nome e per conto della Puglia.

Pag. 101

PRESIDENTE. Deve concludere onorevole.

ANGELO CERA. Credo che vi sia un solo momento di riflessione, nel quale noi dovremmo...

PRESIDENTE. Onorevole Cera, lei ha esaurito il tempo a sua disposizione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Graziano. Ne ha facoltà.

STEFANO GRAZIANO. Signor Presidente, intervengo solo per rispondere all'onorevole Taglialatela. Vorrei sapere qual è il suo modo di affrontare la questione del Mezzogiorno. Inoltre, vorrei dire all'onorevole La Malfa che se lui sarà in grado di far iscrivere all'ordine del giorno di questa Assemblea la questione del Mezzogiorno, io sarò favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lo Monte. Ne ha facoltà.

CARMELO LO MONTE. Signor Presidente, intervengo brevemente per dire all'onorevole Burtone e all'onorevole Messina che la pratica di utilizzare i FAS come «bancomat» del Governo è stata iniziata e dispiegata prima dal Governo Prodi. Detto questo, voglio richiamare l'attenzione di coloro i quali ci invitano ad aprire dibattiti e discussioni sul Mezzogiorno sul fatto che l'utilizzo dei FAS in questo modo compromette l'utilizzo degli ulteriori fondi comunitari alle regioni dell'obiettivo 1.
Voglio ricordare che la legge istitutiva dei fondi per le aree sottoutilizzate serviva proprio a spendere bene i fondi del piano strategico, i fondi dell'Unione europea. Quindi un utilizzo diverso rischia di compromettere gli altri fondi dell'Unione europea.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Boccia. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, intervengo semplicemente per ricordare ai colleghi di maggioranza, soprattutto a quelli del Mezzogiorno, che non si sta parlando delle politiche per il Mezzogiorno o delle politiche di sviluppo territoriale per il Mezzogiorno, semplicemente perché non sono state indicate nel DPEF, non sono state mai indicate nei decreti-legge approvati in estate, compresa l'anticipazione della manovra finanziaria di questa estate, e non sono oggetto di questo disegno di legge finanziaria.
Si sta semplicemente parlando delle risorse sottratte alla programmazione elaborata ventiquattro mesi fa, rispetto alle quali il Governo è chiamato a rispondere al Parlamento sui motivi della sottrazione di 7,9 miliardi dalla dotazione legata al Ministero per lo sviluppo economico...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Boccia.

FRANCESCO BOCCIA. Concludo, signor Presidente: dotazione che rientrava dentro la voce riequilibrio per lo sviluppo territoriale e sui motivi del taglio delle risorse alle quali hanno fatto riferimento i miei colleghi e che di fatto non saranno ripristinate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Iannuzzi. Ne ha facoltà.

TINO IANNUZZI. Signor Presidente, ci battiamo con determinazione per ripristinare le risorse a favore del Mezzogiorno nella consapevolezza che si tratta di una grande questione di interesse nazionale. Ma vorremmo sapere dal Popolo della Libertà, con grande franchezza, quale politica utile può esserci per il Mezzogiorno se dall'inizio della legislatura è stata disposta soltanto una pioggia di tagli, di sottrazioni, il continuo saccheggio delle risorse per il FAS in base alla legislazione vigente all'inizio di questa esperienza di Governo. I soldi non sono tutto? Certamente, tuttavia senza risorse finanziarie,Pag. 102cari colleghi, non si possono realizzare infrastrutture, investimenti produttivi, interventi sulla città e sull'ambiente.
E allora dite, al di là della demagogia, al di là della retorica vuota, che per il Mezzogiorno le uniche parole usate sono parole di mortificazione e di penalizzazione al di fuori di qualunque respiro territoriale e nazionale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Messina 2.87 e lo Monte 2.88, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 503
Votanti 501
Astenuti 2
Maggioranza 251
Hanno votato
232
Hanno votato
no 269).

Prendo atto che la deputata Bossa ha segnalato di essersi astenuta mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Evangelisti 2.91.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, capisco che siamo tutti stanchi ma mi permetto di richiamare la sua attenzione, quella dei rappresentanti del Governo e quella dei colleghi di ogni parte dell'emiciclo su un tema che non è da assalto alla diligenza. È un tema che riguarda l'immagine dell'Italia nel mondo: sto parlando dei fondi della cooperazione allo sviluppo, l'aiuto pubblico allo sviluppo dei Paesi.
Nella Tabella C, infatti, si trovano stanziati 321 milioni di euro pari a meno della metà, ovvero il 56 per cento in meno, di quanto previsto per il 2008 nella scorsa legge finanziaria che era di oltre 700 milioni. Si immagini, per avere un termine di paragone, che le ONG italiane quest'anno hanno raccolto privatamente fondi di solidarietà per oltre 400 milioni. Quindi nel nostro Paese l'aiuto pubblico allo sviluppo sarebbe inferiore a quello dei privati.
Non voglio perdere molto tempo per sottolineare questo aspetto, tuttavia ci tengo a richiamare un intervento nell'aprile del 2002, in occasione della Conferenza internazionale sull'e-government, tenutasi a Palermo, nel corso della quale il Presidente Berlusconi aveva ribadito la necessità che gli aiuti dell'Italia ai Paesi in via di sviluppo passassero dallo 0,13 per cento del PIL all'1 per cento del PIL.
Poiché non dobbiamo manifestare soltanto buone intenzioni a parole ma dobbiamo suffragarle con i fatti, mi permetto di evidenziare che, stando così le cose, per il 2009 stanziamo 321 milioni pari allo 0,19 per cento, per il 2010, 333 milioni pari allo 0,19 per cento e, per il 2011, 215 milioni pari allo 0,12 per cento, ovvero saremmo quelli che in Europa contribuiscono di meno allo sviluppo. Poiché la cooperazione allo sviluppo è anche l'azione con cui si possono concretamente aiutare i Paesi tributari dei flussi migratori verso di noi, invito il Governo e la Commissione a rivedere il proprio parere e invito tutti i colleghi a votare a favore dell'emendamento in oggetto che stanzia 150 milioni in più.
Sarebbe soltanto un segnale di attenzione: non si sciuperebbero le casse dello Stato in questo modo, ma si eviterebbe una brutta figura all'Italia nel mondo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baretta. Ne ha facoltà.

PIER PAOLO BARETTA. Signor Presidente, intervengo per appoggiare l'emendamento in esame. Durante tutto il dibattitoPag. 103sulla manovra finanziaria, ma anche in altre occasioni in queste settimane, molti deputati di parti politiche, non soltanto dell'opposizione per la verità, hanno sostenuto l'importanza che il nostro Paese mantenga un profilo elevato rispetto alla cooperazione internazionale. Sono state adesso illustrate dal collega le motivazioni che hanno portato lui ed altri colleghi a proporre l'emendamento in esame, il cui senso va oltre la proposta specifica. Penso che sia assolutamente serio e ragionevole che il Governo rifletta sull'emendamento in esame e sulla necessità di non farlo cadere. Siamo di fronte non ad un capitolo di spesa nel senso tradizionale, ma ad un impegno coerente con l'intera linea che il nostro Paese, indipendentemente dai Governi che lo hanno guidato, ha mantenuto nel corso di molti anni.
In un momento di difficoltà internazionale, in un momento nel quale si lavora per mantenere il più possibile bassa la tensione e per favorire lo sviluppo, dare un segnale per il quale l'Italia si colloca come un fanalino di coda per quanto riguarda la cooperazione internazionale è un errore che sarebbe bene evitare (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, intervengo per apporre la mia firma all'emendamento in esame e per sottolineare che siamo ormai a poche settimane dall'inizio della Presidenza del G8 da parte del Governo italiano. Il Presidente Berlusconi nel 2001, quando vi era l'altra presidenza del G8, fece dell'obiettivo della lotta alla povertà ed alla pandemia un obiettivo del suo Governo. Da quell'anno, ma anche con i Governi di centrosinistra, l'Italia è nel mondo - nel mondo dei grandi del G8, dove vogliamo sederci - il Paese che contribuisce meno alla cooperazione ed allo sviluppo. Abbiamo visto in queste settimane un Presidente del Consiglio molto attivo nel rivendicare un ruolo di guida a livello internazionale presentarsi al tavolo del G8 con il Paese che meno contribuisce alla lotta alla povertà nel mondo; è un biglietto da visita che l'Italia non merita.
È un problema che abbiamo avuto anche con i precedenti Governi, quindi non va visto come una questione di contrapposizione tra maggioranza e opposizione, ma se vi è davvero da tagliare, non si tagli sull'immagine del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, sulla base delle motivazioni dell'onorevole Baretta, che ha parlato come relatore di minoranza, e dell'onorevole Mecacci, vorrei aggiungere la mia firma ed annunciare il voto favorevole all'emendamento in esame da parte del gruppo del Partito Democratico.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Evangelisti 2.91, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 504
Votanti 494
Astenuti 10
Maggioranza 248
Hanno votato
229
Hanno votato
no 265).

Prendo atto che il deputato Porfidia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Borghesi 2.93.Pag. 104
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente e onorevoli colleghi, è interessantissimo il dibattito in quest'Aula, perché porta all'attenzione il grande lavoro della maggioranza, del Governo e dell'opposizione. Un'opposizione è una minoranza che cerca di dare contributi, ma molte volte non viene né ascoltata né spesso ne viene percepito il messaggio, che vorrebbe essere un messaggio di dialogo serio e nell'interesse del Paese.
L'emendamento che ora porto all'attenzione del Governo - e che credo sarà bocciato, come tutti - riguarda un fondo per aumentare le politiche della famiglia. Ma prima voglio soffermarmi anche su alcuni fatti importanti che in questi giorni ed in questi mesi si sono consumati. Si sono consumati fatti a mio giudizio veramente importanti, perché esiste una maggioranza che molte volte sostiene cose che non stanno né in cielo né in terra. Perché dico questo?
Dico questo, perché quando si parla dei Fondi FAS, lo si fa in modo particolare e si cerca di dare delle giustificazioni, ma poi ci si accorge che, in questo momento, amministratori che hanno amministrato - e che amministrano - chiedono 140 milioni di euro per Catania, dove questi soldi sono stati sperperati inutilmente in ballerine brasiliane: si tratta di soldi sperperati senza alcun criterio. Questo significa che chi parla, molte volte, non conosce la realtà o, addirittura, è un imbroglione (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Pregherei i colleghi di farmi parlare e, poi, di intervenire. Abbiate la bontà e l'educazione di far parlare il collega che sta intervenendo.

MATTEO BRIGANDÌ. Terrone!

DOMENICO SCILIPOTI. Affermo questo con molta serenità e tranquillità. È stato fatto un imbroglio per quanto riguarda le risorse messe a disposizione in seguito all'aumento dell'addizionale comunale sui diritti di imbarco. In altri termini nella legge finanziaria per il 2004, la legge 24 dicembre 2003, n. 350, si prevedeva un euro di tassa aeroportuale, ma nel 2005 ne veniva aggiunta un'altra; o meglio, con una proroga la si portava da uno a due euro, arrivando, quindi a tre euro; infine, in sede di Commissione trasporti, fu portata, addirittura, a quattro euro. Si tratta di una tassa che i cittadini, che utilizzano come mezzo l'aereo e che devono pagare per ogni biglietto quattro euro, non comprendono. Non si capisce perché questi soldi non abbiano alcun significato, se non in termini relativi. All'interno di questa Camera - l'ho detto più volte e lo ribadisco ora - dai conti e dai dati dell'ENAC è emerso che in Italia vi sono stati 135 milioni di passeggeri che hanno viaggiato, prendendo gli aerei dagli aeroporti italiani. Il 50 per cento di questi, circa 70 milioni, era in partenza: moltiplicando questi passeggeri per tre euro si ottiene una somma di 210 milioni di euro annui che sono incamerati ed incassati dal Governo per essere utilizzati - a suo dire - per la cassa integrazione. Tuttavia, per la cassa integrazione è previsto un importo di 160 milioni di euro complessivi: in altri termini, si incassano 210 milioni e se ne consumano 160. Gli altri soldi dove vanno a finire?

PRESIDENTE. Onorevole Scilipoti, deve concludere.

DOMENICO SCILIPOTI. Vi è un'altra questione importante e mi accingo a concludere. Vorrei ricordare tutte le accise sul carburante che sono state applicate dai Governi passati e dai Governi attuali: si parte dalla guerra di Abissinia, per continuare con la crisi del Canale di Suez, con il disastro del paese del Longarone, col terremoto del Belice, del Friuli, dell'Irpinia, del Libano e per continuare con la Bosnia e con la questione degli autotranvieri. (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Cari onorevoli, che vi accingete a fare confusione, ciò significa che siete degli emeriti imbroglioni!

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Scilipoti.Pag. 105
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 2.93, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 488
Votanti 475
Astenuti 13
Maggioranza 238
Hanno votato
217
Hanno votato
no 258).

Prendo atto che la deputata Anna Teresa Formisano ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cambursano 2.95.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con questo emendamento di pochi milioni di euro (di 20 milioni di euro l'anno) si vuole rifinanziare un decreto del Presidente della Repubblica, che stabiliva un piano generale sugli acquedotti. La questione dell'acqua è sempre stata vista come un problema di qualcun altro - come un problema del Medio Oriente, dell'Africa, del centro Africa o del nord Africa - con guerre scatenate fra Stati, perché viene a mancare il minimo fabbisogno anche per il consumo umano. In realtà, questo problema dell'acqua lo viviamo anche sulla nostra pelle: vi è un 35 per cento di risorse sprecate in una rete acquedottistica che è un colabrodo.
Il problema peggiore, però, è che per il settanta per cento ciò si verifica nella rete acquedottistica del sud. Abbiamo emanato una serie di provvedimenti legislativi attraverso i quali, con un passo avanti e uno indietro, il legislatore ha cercato comunque di stimolare la ricerca di risorse sul territorio. Lo Stato, però, si era impegnato già dal 1994 a trovare le risorse per mettere un freno all'apertura di buchi negli acquedotti. In realtà, ci siamo dimenticati di questo aspetto e in termini di risorse spendiamo molto di più, perché in alcuni casi dobbiamo sottostare a dei commercianti, i famosi «autobottisti», che in certe aree del nostro territorio vendono l'acqua molto più cara del petrolio.
Personalmente, ricordo un'immagine televisiva cara al Presidente del Consiglio quando, circa sei o sette anni fa, inaugurava un certo intervento in Sicilia e, aprendo una saracinesca, disse: con questa tubazione comincia l'era della risoluzione del problema idrico. In realtà tale problema esiste ancora e peggiora di anno in anno; anzi, la questione della manutenzione della rete, passando in mano ai privati in termini di project financing o, comunque, di finanziamenti «a fantasia», spesso viene abbandonata la manutenzione dei tubi che stanno sottoterra e non che si vedono e si pensa a scremare sull'utile e a far chiudere i bilanci in attivo. Questo è stato l'input negli ultimi anni. Reinserire su questi capitoli questi 20 milioni l'anno vorrebbe dire rimarcare la presenza dello Stato a garanzia dell'efficienza della rete idrica nazionale.
Vi è poi una questione legata al controllo del dissesto idrogeologico, perché una cattiva rete idrica dal punto di vista idrogeologico crea seri danni anche al territorio. Anche in questo campo da qualche anno abbiamo abbandonato interventi di bonifica e di recupero del territorio. Questo fa sì che, in realtà, si spendano molti più soldi di quelli che andremo a spendere nei prossimi anni.
Viste le dimensioni delle risorse, invito tutti a riprendere in mano l'impegno dello Stato nel ristrutturare la rete idrica anche in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cambursano 2.95, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 106

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 486
Votanti 477
Astenuti 9
Maggioranza 239
Hanno votato
224
Hanno votato
no 253).

Prendo atto che i deputati Galletti e Zampa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che la deputata D'Ippolito Vitale ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bucchino 2.96.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bucchino. Ne ha facoltà.

GINO BUCCHINO. Signor Presidente, con l'emendamento in discussione si intende estendere alle unità immobiliari possedute in Italia da cittadini italiani non residenti nel territorio dello Stato l'abolizione dell'ICI prevista dal decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93.
Come si ricorderà, il suddetto decreto-legge prevede all'articolo 1 la totale esenzione dell'imposta comunale sugli immobili e si applica a tutte le abitazioni principali così come definite dalla legge n. 504 del 1992. La legge 504, però, non disciplina le unità immobiliari possedute in Italia da cittadini italiani non residenti nel territorio dello Stato, né nella lista delle esenzioni previste dal decreto-legge sono contemplate le unità immobiliari degli italiani residenti all'estero.
Lo stesso decreto-legge ha addirittura abrogato l'ulteriore detrazione introdotta dal Governo Prodi che era stata estesa anche ai residenti all'estero e che aveva praticamente esonerato la stragrande maggioranza dei nostri connazionali dal pagamento dell'ICI. Il risultato concreto dell'applicazione della normativa introdotta con il decreto-legge n. 93 è che gli italiani all'estero, nostri concittadini, saranno gli unici cittadini italiani che non usufruiranno dell'esenzione dal pagamento dell'ICI, senza nemmeno poter usufruire (e questa è una beffa) della ulteriore detrazione fino a duecento euro prevista dal disegno di legge finanziaria per il 2008.
Si tratta di una penalizzazione ingiustificabile, dal punto di vista umano ma soprattutto dal punto di vista normativo. Noi riteniamo infatti che l'esenzione totale dall'ICI debba essere estesa anche ai cittadini italiani residenti all'estero, proprietari di unità immobiliari che erano state equiparate dalla legge del 24 marzo 1993, n. 75, alle abitazioni principali dei cittadini italiani residenti in Italia. Mi permetto, signor Presidente, sommessamente, di far notare - dico sommessamente per non far fare brutta figura alla maggioranza - che la legge n. 75 del 1993, tuttora è in vigore e non può esser quindi abrogata dal decreto n. 93 del 2008, in esame. Pertanto, anche i cittadini italiani residenti all'estero hanno pieno diritto all'esenzione totale dal pagamento dell'ICI. Immagino e soprattutto spero che l'attuale Governo e la maggioranza parlamentare non abbiano voluto fare un torto agli italiani all'estero, quei pochi nostri connazionali che ancora posseggono una casetta non locata in Italia, spesso ereditata e appartenuta, nella maggior parte dei casi, ai genitori e ai nonni quando sono emigrati. Ritengo piuttosto che, più semplicemente, si sia trattato di una disattenzione o dimenticanza e questo, a maggior ragione, proprio non è accettabile. Gli italiani all'estero sono italiani come noi e hanno, per legge, anche in questo caso specifico, gli stessi diritti degli italiani che vivono in Italia. Spero condividiate questa affermazione, che sui diritti non si fanno, non si propongono e non si accettano sconti. E poi di quale entità sarebbe il gettito dell'ICI dall'estero? Quale danno ne verrebbe all'erario? L'attuazione del decreto in esame ha determinato una minore entrata, in Italia, con l'eliminazione dell'ICI, di una cifra enorme, per un totale non inferiore a tre miliardi di euro.Pag. 107L'eventuale esenzione dal pagamento dell'ICI per gli italiani all'estero comporterebbe solo un minore introito per l'erario pari a poco più di cinque milioni di euro. Si tratta di una cifra irrisoria, se paragonata ai tre miliardi di euro. Rivolgo un invito al Governo a rivedere il proprio parere su questo emendamento. Si riparerebbe, così, un torto nei confronti di nostri connazionali, si recupererebbe una disattenzione di legge...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GINO BUCCHINO. Ci guadagnerebbe, una volta tanto, il riconoscimento di tutti gli italiani che vivono all'estero e che hanno contribuito - e continuano a farlo - a rendere grande la nostra Italia nel mondo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bucchino 2.96, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 497
Votanti 486
Astenuti 11
Maggioranza 244
Hanno votato
229
Hanno votato
no 257).

Prendo atto che il deputato Galletti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Bosi ha segnalato che si è astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Borghesi 2.101.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente... (Commenti dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, i suggerimenti che il nostro gruppo dà al Governo non sempre comportano aumenti o reperimento di risorse ma in molti casi - li troveremo e ne discuteremo anche nel prosieguo - si tratta di proposte emendative che procurano risorse. Ci si aspetta pertanto che, da parte del Governo e del relatore, vi sia una assoluta accettazione: nel momento in cui il Ministro Tremonti ci viene a dire che non si può toccare nulla, perché, altrimenti, salta il quadro della finanza pubblica e del bilancio dello Stato, riesce difficile comprendere che quando si avanza una proposta che fa aumentare le risorse, ci si trovi ancora di fronte a questo muro. Cosa chiediamo con questa proposta emendativa? Chiediamo che si cancelli una norma che è stata introdotta nel decreto-legge 25 giugno 2008 n. 112, in particolare, il comma 3-quater dell'articolo 13 del medesimo decreto-legge. Che cosa prevede quella disposizione? Abbiamo fatto una battaglia, quando eravamo nella maggioranza - e l'avevamo anche vinta - perché fosse abolita quella inimmaginabile legge che è nota sotto il nome di «legge mancia», inventata dal precedente Governo Berlusconi, che nel 2005 è costata allo Stato italiano e ai contribuenti più di 400 milioni di euro.
Questi sono stati dispersi in incredibili rivoli di denaro pubblico, destinato certamente a degli interventi che, presi singolarmente, possono essere accettabili, ma non hanno un minimo di logica per il momento che stiamo vivendo, di grave situazione dei conti pubblici con riferimento ai quali abbiamo l'obbligo di concentrare le risorse.
Il Governo ha preteso di concentrare le risorse dell'Unione europea perché riteneva che altrimenti venissero disperse in tanti interventi meno significativi e la stessa cosa è capitata con questa legge.
Abbiamo proposto e ottenuto dalla nostra maggioranza, con l'ultima legge finanziaria, che questa legge fosse abrogata, ora arriva la nuova maggioranza ed il GovernoPag. 108Berlusconi e questa legge ricompare, non ancora con i 400 milioni di euro del 2005, ma si parte con una settantina di milioni di euro.
Abbiamo sentito, in questa giornata di discussione ed in quella di ieri, quanto sia necessario intervenire a favore della famiglia, delle classi deboli e dei redditi dei pensionati e quanto sia necessario intervenire per fronteggiare una situazione difficile, per far crescere i consumi...

PRESIDENTE. Onorevole, deve concludere.

ANTONIO BORGHESI. ...per stimolare la crescita dei consumi. Mi ha detto qualcosa, signor Presidente?

PRESIDENTE. Si deve avviare alla conclusione, onorevole Borghesi.

ANTONIO BORGHESI. Non ho cinque minuti?

PRESIDENTE. Sono quasi trascorsi!

ANTONIO BORGHESI. Benissimo, se sono quasi trascorsi, ribadisco che riteniamo inaccettabile che si gettino, si distribuiscano 70 milioni di risorse pubbliche in piccoli interventi microsettoriali. Pensiamo che, ad esempio, questi fondi potrebbero essere destinati - ne parlerà anche un mio collega in seguito - all'edilizia penitenziaria, a cui avete tolto risorse in un momento in cui, dopo l'incredibile vicenda dell'indulto approvato in quest'Aula, le carceri sono di nuovo piene.
Il Ministro Di Pietro aveva fatto alcuni investimenti sull'edilizia penitenziaria e voi, come primo esempio di intervento, avete tolto quelle risorse.

PRESIDENTE. È terminato il tempo onorevole.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Duilio. Ne ha facoltà.

LINO DUILIO. Signor Presidente, come atto di correttezza e di trasparenza nei riguardi dei colleghi del gruppo dell'Italia dei Valori voglio dire che voterò contro questo emendamento, così come voterò contro gli emendamenti Borghesi 2.103, e Di Pietro 2.104 e 2.105 perché non condivido le motivazioni sottese alla presentazione degli stessi e non tanto per quanto riguarda le finalità cui sarebbero destinate le risorse risparmiate. Esse fanno riferimento ad aspetti già citati e anche, in parte, a quelli che saranno citati successivamente come, per esempio, il terremoto del Molise. Vorrei solo ricordare che ci sono stati anche altri terremoti oltre a quello del Molise, se la mettiamo sul piano degli interventi a favore dei territori colpiti da eventi sismici.
Comunque, non è tanto per queste finalità (perché sappiamo bene che esistono molte esigenze nel nostro Paese ed il problema è recuperare risorse che possano essere destinate a finalità che tutti condividiamo), ma perché penso che, dietro al ragionamento che ha portato alla presentazione di questi emendamenti, sia sottesa una valutazione che personalmente non ritengo condivisibile. Ciò intanto perché, sul piano oggettivo, se teniamo conto della situazione attuale, ci troviamo in un contesto in cui la legge finanziaria è stata deprivata della possibilità emendativa anche con riferimento ad interventi che riguardano singole specifiche esigenze del territorio. A tali esigenze si deve dedicare, e credo che non sia affatto uno scandalo, il parlamentare che rappresenta il territorio.
Vorrei anche ricordare che basta guardare l'esperienza di altri Paesi: anche nei mitici Stati Uniti (e non credo ci si debba scandalizzare) come ha osservato qualcuno, ci si dedica a tutelare le esigenze della rosa del Kentucky, se vogliamo nobilitare la nostra discussione.
Ciò che più mi porta a votare contro questi emendamenti è quanto colgo nelle parole usate dal collega Borghesi sul gettare risorse per tener conto di esigenze che sono sparse sul territorio, «micro», e così via. Caro collega Borghesi, aggiustare il tetto di una comunità di handicappati in cui piove nella sala da pranzo, piuttosto che soddisfare altre esigenze oggettive,Pag. 109vere e reali, credo sia una valorizzazione della responsabilità del lavoro del parlamentare, il quale si deve assumere questa responsabilità in modo chiaro e trasparente. Se si vuole muovere una critica, lo si faccia relativamente alle procedure, affinché siano le più trasparenti possibili, ma non relativamente al merito che impegna, come dicevo, il riconoscimento di bisogni concreti e non astratti che esistono sul territorio.
Se non si fosse convinti di queste cose, forse varrebbe la pena fare qualche passeggiata sul territorio e andare ad incrociare, per l'appunto, quelle realtà cui tali risorse sono destinate. Non sono andate a finire nel nulla, ma anzi a soddisfare esigenze di persone che finalmente hanno avuto la possibilità, con l'attuale situazione di finanza pubblica, di avere qualche piccola risorsa (per l'ente locale, piuttosto che per le ONLUS), tutte spese relative a finalità di investimenti.
Pertanto, credo, lo ripeto, che dobbiamo uscire dalla logica della categoria della «legge mancia» (magari il mio intervento ispirerà qualche ennesimo intervento su qualche giornale che potrà portare ulteriore ludibrio all'attività del Parlamento e dei parlamentari). Assumiamoci la responsabilità, una volta tanto, di dire che il parlamentare fa bene il suo dovere se conosce il territorio, se è a contatto con la gente, se conosce i bisogni, solo allora è in grado di censire i bisogni e di fornire per essi una qualche soluzione, destinando risorse - perché no? - anche piccole, che molte volte risolvono problemi vitali per i bisogni dei cittadini del nostro Paese (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico, Popolo della Libertà e Lega Nord Padania ).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 2.101, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 498
Votanti 472
Astenuti 26
Maggioranza 237
Hanno votato
179
Hanno votato
no 293).

Prendo atto che il deputato Baldelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che i deputati Duilio e Sereni hanno segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbero voluto esprimere voto contrario. Prendo altresì atto che i deputati Paladini e Cimadoro hanno segnalato di aver votato contro mentre avrebbero voluto votare a favore.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Pietro 2.106, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 492
Votanti 454
Astenuti 38
Maggioranza 228
Hanno votato
19
Hanno votato
no 435).

Prendo atto che i deputati Di Pietro, Piffari, Zazzera, Paladini e Porfidia hanno segnalato di aver votato contro mentre avrebbero voluto esprimere voto favorevole; che il deputato Borghesi ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Porcino ha segnalato di essersi astenuto mentre avrebbe voluto votare a favore.
Sospendiamo ora l'esame del provvedimento per passare alla discussione sulle linee generali dei disegni di legge di conversionePag. 110all'ordine del giorno. Il seguito dell'esame del disegno di legge finanziaria avrà luogo nella seduta di domani.
Preannuncio ai colleghi che l'inizio della seduta di domani è previsto per le 9,30.
Sospendo la seduta per cinque minuti per consentire alla Commissione di prendere posto e ai colleghi che lo desiderano di lasciare l'Aula.

La seduta, sospesa alle 19,40, è ripresa alle 19,50.

Discussione del disegno di legge: S 1038 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 settembre 2008, n. 147, recante disposizioni urgenti per assicurare la partecipazione italiana alla missione di vigilanza dell'Unione europea in Georgia (Approvato dal Senato) (A.C. 1802).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 settembre 2008, n. 147, recante disposizioni urgenti per assicurare la partecipazione italiana alla missione di vigilanza dell'Unione europea in Georgia.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 1802)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari Partito Democratico e Italia dei Valori ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto, altresì, che le Commissioni III (Affari esteri) e IV (Difesa) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
Il relatore, presidente della Commissione affari esteri, onorevole Stefani, ha facoltà di svolgere la relazione.

STEFANO STEFANI, Relatore per la III Commissione. Signor Presidente, a seguito delle modifiche introdotte dal Senato il provvedimento riunisce le disposizioni relative alla partecipazione civile e militare alla Missione europea in Georgia e quelle, originariamente introdotte in altro decreto-legge, volte ad assicurare la proroga, dal 1o ottobre al 31 dicembre 2008, della partecipazione del personale delle Forze armate e di polizia alle missioni internazionali in Libano, Bosnia, Ciad e Repubblica Centrafricana, Haiti e Libia. Autorizza altresì la partecipazione alla missione dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione europea (OSCE) sempre in Georgia e le ulteriori spese sopravvenute nell'ambito delle missioni in Afghanistan e Kosovo e delle attività in Iraq già finanziate per il 2008 dal precedente decreto-legge n. 8 del 2008. Il provvedimento assume un valore peculiare perché incide significativamente sulla nostra capacità di concorrere alla determinazione della politica estera e della politica di difesa dell'Unione europea.
Per quanto attiene alla Georgia, il «conflitto dei cinque giorni» tra Mosca e Tbilisi ha evidenziato, infatti, la persistente inadeguatezza dell'Unione europea nella prevenzione dei conflitti in un'area cruciale per la sicurezza del Paese. Dopo essere mancata nella fase preventiva del conflitto, l'Unione europea ha però dimostrato una notevole coesione interna nell'intera gestione post-bellica, operando attivamente per la stabilizzazione dell'area: confido inoltre che la situazione in Georgia non si limiti al solo monitoraggio ma possa presto qualificarsi - attraverso un preciso mandato delle Nazioni Unite - come una vera e propria missione di peacekeeping.
Il rischio è che si affermi come fatto compiuto, e mi pare che siamo su questa strada, l'indipendenza dell'Abkhazia e dell'Ossezia. L'Italia - come è stato possibile puntualmente verificare nelle audizioni parlamentari del Ministro Frattini del 26 agosto e del 14 ottobre scorsi - ha contribuito attivamente non soltanto alla definizione di una chiara e coerente posizionePag. 111europea sulla crisi georgiana, ma anche in termini di aiuto concreto alle popolazioni georgiane. Infatti, l'Italia è stata uno dei primi Paesi a concorrere con aiuti abbastanza sostanziosi alla Georgia.
La missione europea in Georgia consta di 352 persone, di cui 200 osservatori. Vi contribuiscono 22 Stati membri dell'Unione europea su 27. Il nostro Paese partecipa con 40 osservatori ed è - dopo la Francia - il secondo Paese per uomini e mezzi impiegati. Il quartier generale è posto a Tbilisi, con uffici regionali. La durata prevista della missione è di 12 mesi, con un budget di 35 milioni di euro dal bilancio comunitario. Il capo della missione è il tedesco Hansjörg Haber nominato il 17 settembre 2008.
Il recente Consiglio europeo del 16 ottobre scorso ha espresso la propria soddisfazione per il ritiro russo ed ha valutato positivamente l'avvio, a Ginevra, delle discussioni internazionali che - sotto gli auspici dell'UE, delle Nazioni unite e dell'OSCE - si occuperanno delle disposizioni relative alla sicurezza e alla stabilità della regione.
Al riguardo, ritengo che la Federazione Russa non possa non rendersi conto delle conseguenze che un suo atteggiamento negativo necessariamente comporterebbe sul piano delle sue relazioni complessive con l'Unione europea nell'ambito delle quali, come è noto, è all'esame il rinvio dell'accordo di partenariato strategico per l'imminente Vertice di Nizza. Proprio oggi ho avuto un incontro conviviale con l'ambasciatore russo che ha sottolineato e ribadito che la Russia intende assolutamente presentarsi al Vertice di Nizza con disponibilità massima ad ascoltare gli eventuali suggerimenti dell'Unione europea.
Il provvedimento al nostro esame costituisce, pertanto, uno strumento necessario per garantire, attraverso le opportune risorse finanziarie, la partecipazione italiana a questa importante iniziativa nel quadro della politica estera e di sicurezza comune.
Per quel che riguarda invece le altre missioni, le disposizioni relative alla partecipazione del nostro Paese alle altre missioni internazionali, pur avendo carattere meramente integrativo, offrono l'occasione per una riflessione sul rilevante impegno italiano nel mondo: l'Italia - va ricordato - è attualmente presente all'estero con più di 8 mila unità militari e ha stanziando oltre un miliardo di euro per finanziare tali missioni, dislocate in venti Stati. In ogni teatro di crisi, pur in presenza di elementi di tensione, i militari italiani svolgono una funzione essenziale - voglio sottolineare «essenziale» - per il mantenimento della pace e della sicurezza. La nostra presenza si qualifica anche per le forti iniziative collaterali come l'assistenza civile, la promozione dello sviluppo e l'aiuto umanitario.
Vengo ora alle specifiche missioni. Per l'Afghanistan il provvedimento autorizza per l'anno 2008 un'ulteriore spesa per la partecipazione del personale militare italiano alle missioni denominate International Security Assistance Force (ISAF), a conduzione NATO, ed European Police Afghanistan (EUPOL), missione di polizia condotta dall'Unione europea, da ultimo rifinanziate dal decreto-legge n. 8 del 2008. Il rifinanziamento è inteso ad assicurare la partecipazione di quaranta carabinieri nell'ambito di attività di addestramento in favore della polizia afghana e a rafforzare la componente aerea ISAF mediante lo schieramento di quattro aerei Tornado con relativo supporto logistico e di personale, per complessivi 120 unità. Non si possono dimenticare, nel contesto afghano, i gravi problemi connessi all'insorgenza territoriale di gruppi che sono collegati al terrorismo e che si avvalgono dei proventi dei traffici della droga e della sua coltivazione. La situazione è complicata dalla crisi alimentare, dall'aumento della criminalità, dal venir meno degli assetti tradizionali della società e dall'alto numero di vittime civili, come ha già evidenziato il relatore per la IV Commissione, onorevole Cicu, con numeri e cifre esatte. Le elezioni presidenziali del prossimo anno restano perciò un'incognita, ma anche un essenziale banco di prova.Pag. 112
In questo quadro le responsabilità italiane saranno ulteriormente accresciute durante la nostra presidenza del G8 nel 2009, attraverso lo svolgimento di una conferenza di stabilizzazione per l'Afghanistan e il Pakistan, come recentemente annunciato dal Ministro degli affari esteri Frattini. Se oggi è possibile avanzare questa proposta, lo si deve all'autorevolezza acquistata dal contingente italiano nella missione International Security Assistance Force (ISAF).
Per quanto riguarda la situazione in Libano, larga parte delle risorse finanziarie poste a disposizione da questo decreto-legge è concentrata sulla partecipazione del contingente italiano alla missione delle Nazioni Unite in Libano (UNIFIL): si tratta di 112.542.774 euro finalizzati a prorogare la presenza dei nostri militari in coerenza con quanto disposto dalla risoluzione n. 1832 del 2008 delle Nazioni Unite.
La firma degli accordi di Doha del maggio scorso ha aperto alcuni spiragli di speranza, in primo luogo per una pacificazione interna del Libano e in secondo luogo affinché tale conciliazione avesse un eco anche al di fuori dei confini del Paese dei cedri, portando un clima quantomeno di temporanea e parziale calma.
In ordine ai Balcani va ricordato che il rifinanziamento introdotto dal decreto-legge in esame è connesso in particolare all'assunzione del comando da parte dell'Italia della missione in Kosovo, con relativo supporto logistico ed operativo. Noi già dal 1o settembre del 2005 al 1o settembre del 2006 abbiamo esercitato questo comando. Il provvedimento rifinanzia, inoltre, la nostra partecipazione alla missione europea EULEX (European union rule of law mission in Kosovo), nella consapevolezza che la credibilità della politica europea di sicurezza e di difesa si misuri attraverso gli ambiziosi obiettivi che questa missione saprà conseguire. Ma il dispiegamento della missione europea è purtroppo in ritardo rispetto ai piani. Dovrebbe entrare in funzione e sostituire in toto la missione delle Nazioni Unite entro i primi mesi del prossimo anno.
Sono convinto che la stabilizzazione dei Balcani occidentali passi attraverso una piena integrazione europea della Serbia, un Paese che è chiamato storicamente ha svolgere un ruolo decisivo nell'area. Dobbiamo, quindi, guardare con particolare attenzione al fatto che l'Assemblea generale delle Nazioni Unite abbia recentemente approvato una risoluzione serba che chiede di far valutare la legittimità della dichiarazione unilaterale di indipendenza del Kosovo alla Corte internazionale di giustizia de L'Aja. Credo che tutti abbiano capito l'importanza di questo risultato che valorizza la posizione di equilibrio e di fermezza assunta da Belgrado che ha scelto di difendere la propria integrità territoriale facendo ricorso alle armi della diplomazia e del diritto internazionale.
In ordine alla Bosnia, l'Unione europea sta lavorando per assumersi il prossimo anno anche le responsabilità ora gestite dall'ONU, si tratta però di fare i conti con il rilancio dei rispettivi movimenti nazionalistici molto forti nell'area.
In ordine all'Africa, le tre missioni minori soltanto per l'entità della partecipazione italiana e non certo comunque per la gravità della situazione, mi limito a richiamarle: Ciad e Repubblica Centrafricana, la crisi del Darfur, la cui missione, cosiddetta ibrida, dell'ONU e dell'Unione africana stenta ancora a dispiegarsi completamente. L'impegno europeo in Africa è destinato ad accrescersi come dimostra la nuova missione antipirateria prevista in Somalia in affiancamento a quella della NATO e che ha avuto il via dalle autorità locali proprio in questi giorni. Da più parti è ipotizzata una missione nella Repubblica Democratica del Congo con l'affiancamento a quella dell'ONU anche se per il momento non è stata formalizzata nessuna decisione. Inoltre va ricordato che le risorse che abbiamo stanziato sono già di gran lunga superiori a quelle di altri Paesi.
Sottolineo, infine, l'opportunità della disposizione che proroga la partecipazione del Corpo della guardia di finanza nellaPag. 113missione in Libia prevista in esecuzione dell'accordo di cooperazione siglato tra il Governo italiano e quello libico.
In conclusione, l'impegno dell'Italia nelle missioni internazionali di stabilizzazione costituisce un elemento essenziale e in continua crescita della politica estera italiana, poiché da esso dipendono, sempre di più, la proiezione internazionale del nostro Paese, la sicurezza dei cittadini e la possibilità dello sviluppo economico e sociale globale.
Così com'è accaduto, peraltro, nell'altro ramo del Parlamento, nelle Commissioni riunite affari esteri e difesa della Camera si è registrata l'unanimità dei consensi su questo provvedimento, a testimonianza del prevalere di un'attitudine condivisa, al di là degli schieramenti partitici, di fronte alle grandi sfide di politica internazionale che deve affrontare e che affronta il nostro Paese.

PRESIDENTE. Il relatore per la IV Commissione, onorevole Cicu, ha facoltà di svolgere la relazione.

SALVATORE CICU, Relatore per la IV Commissione. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, per quanto riguarda l'esposizione dell'articolato e per quanto concerne l'analisi dettagliata delle diverse missioni, preannunzio l'intenzione di lasciare agli atti il testo scritto e naturalmente condivido in pieno le valutazioni fatte dal relatore della Commissione affari esteri, il presidente Stefani.
Invece, vorrei soffermarmi e sottoporre all'attenzione dei colleghi tre aspetti, fondamentalmente. Essi riguardano i profili finanziari delle disposizioni recate dal presente provvedimento, la situazione del nostro contingente italiano in Afghanistan e alcune riflessioni di politica legislativa.
Per quanto riguarda i profili finanziari, voglio segnalare che, in base ai dati forniti dalla relazione tecnica allegata, nella quantificazione degli oneri derivanti dalle disposizioni in esame, come di prassi, non appaiono computate le spese derivanti dall'usura dei mezzi e dalle conseguenti spese di manutenzione. A tale proposito, ritengo opportuno ricordare le osservazioni recentemente svolte in Commissione difesa dal Ministro La Russa in occasione dell'esame del disegno di legge finanziaria per il 2009.
In tale circostanza, il Ministro della difesa ha avuto modo di sottolineare come occorra riflettere sulla necessità e sull'opportunità di incrementare la dotazione del Fondo per la partecipazione alle missioni internazionali, che attualmente consente di coprire soltanto le spese del personale e di funzionamento, ma non la super-usura dei mezzi e la revisione dell'alternanza, di cui abbiamo bisogno continuamente.
Occorre, quindi, un maggior livello manutentivo e sicuramente un maggior numero di revisioni. Fino ad ora le risorse mancanti sono state attinte, come sappiamo, dagli ordinari stanziamenti di bilancio, ma, data la riduzione degli stanziamenti di bilancio del Ministero della difesa, dovuta alle misure di contenimento delle spese adottate dal Governo, è assolutamente prioritario ed indispensabile, quale misura correttiva, introdurre il concetto di costo volto a coprire tutti gli interventi correlati all'approntamento pre-missione e al ricondizionamento post-missione, dovendosi, in alternativa, procedere ad un eventuale ripensamento degli impegni delle nostre Forze armate nelle missioni all'estero.
Questo lo dico anche perché la Commissione difesa, nell'esprimere il proprio parere sul richiamato disegno di legge finanziaria per il 2009, ha previsto una specifica condizione, volta ad incrementare la dotazione del Fondo per la partecipazione alle missioni internazionali in modo da assicurare la copertura integrale del costo derivante dagli impegni internazionali delle Forze armate.
Per quanto concerne, invece, le riflessioni che attengono alla politica legislativa, desidero sottolineare che nel nostro ordinamento non è stato ancora introdotto un complesso organico di disposizioni sul trattamento economico del personale impegnato in missioni internazionali né sui molteplici e peculiari profili amministrativi che caratterizzano le missioni stesse; siPag. 114tratta di aspetti che vengono disciplinati di volta in volta nell'ambito dei singoli provvedimenti legislativi con cui si dispone periodicamente il finanziamento per le nostre missioni.
Si tratta di disposizioni che per loro natura hanno un'efficacia limitata nel tempo, e vengono reiterate rispetto alle situazioni di cui ci occupiamo anche stasera; ma ciò comporta sicuramente un rallentamento, e soprattutto una confusione rispetto ai testi citati e un'incertezza circa la possibilità della loro applicazione, che riguarda una disposizione che dovrebbe invece dare garanzie e tutela al fatto che le nostre missioni abbiano dei fondi di copertura che devono essere efficaci, devono essere idonei e devono essere adeguati a quello che i nostri militari svolgono nei teatri di guerra e di pace.
E infine, per quanto riguarda la situazione del contingente italiano in Afghanistan, il presidente Stefani ha approfondito tale aspetto e l'ha fatto in maniera importante. Credo però che non dobbiamo sottacerci il fatto che - non a detta solo del sottoscritto, ma in base alla competenza di chi ha vissuto per decenni l'esperienza nei teatri operativi all'estero - ci sia forse in Afghanistan la necessità di incrementare il numero di nostri soldati. Può suonare strano, può apparire strano questo tipo di ragionamento, questa richiesta, ma se vogliamo effettivamente realizzare una condizione idonea a fronteggiare quanto sta avvenendo in Afghanistan non possiamo sottrarci a questo tipo di confronto.
La necessità nasce da alcuni banali ed elementari rilievi. Abbiamo purtroppo assistito a quegli attentati, che drammaticamente poi sono stati «trasferiti» nel nostro Paese con la morte di alcuni nostri soldati, e sappiamo che le cause di tali attentati sono soprattutto da ricercarsi nel fatto che il nostro esercito sta costruendo a Farah una base piuttosto ampia, in cui arriveranno da Kabul 500-600 soldati incaricati di controllare il territorio, da sempre zona privilegiata dei talebani; nell'allentamento dei controlli nella zona di frontiera con il Pakistan, dove i talebani possono preparare i loro colpi con molta più tranquillità; e infine nell'avvicinarsi dell'inverno, che già è in essere, che spinge i talebani ad aumentare la portata e l'intensità degli attacchi prima di ritirarsi nei villaggi amici. Credo che ci sia quindi, come richiesta centrale, l'importanza del controllo del territorio dal punto di vista strategico, per garantire il quale appare necessario non tanto cambiare le attuali regole di ingaggio che sono sufficienti, bensì rafforzare in maniera strategica la nostra presenza. Naturalmente questo non basta, naturalmente non basta parlare di presenza militare, ma occorre anche e soprattutto adottare un approccio onnicomprensivo, che tenga conto delle esigenze anche della popolazione civile, soprattutto della popolazione civile, che è capace di innescare un circolo virtuoso di sviluppo e sicurezza che rappresenta la vera sfida per la comunità internazionale.
Prioritari devono essere i programmi per la lotta alla povertà e alla corruzione, in cui i progressi sappiamo che sono stati debolissimi e sono esigui. Appare prioritario anche l'impegno internazionale a favore dello sviluppo agricolo, specie alla luce della crisi alimentare mondiale e dell'effetto positivo che questa ha avuto sulla conversione della coltivazione di papavero in grano. Sfruttando la congiuntura, infatti, è possibile dare al Paese l'autosufficienza alimentare, cercando contemporaneamente di neutralizzare o perlomeno marginalizzare l'influenza del traffico di droga che mi sembra sia invece dilagante: parlando di cifre che attengono alla coltivazione e al contrabbando dell'oppio, essa rappresenta circa il 60 per cento dell'economia nazionale e il 90 per cento della produzione totale del mondo.
È quindi evidente che queste occasioni devono anche e soprattutto servire per un approfondimento, per una valutazione relativi alla necessità di far viaggiare la politica militare con la politica di una strategia di cooperazione internazionale e di un'attenzione che non può essere più superficiale. E non possiamo più semplicemente trasferire solo un «numero» di soldati, senza poi sostenerli con tutto ciòPag. 115di cui hanno bisogno. Credo pertanto che, trattandosi di un rifinanziamento, vada immediatamente approvato, perché sappiamo che siamo già in ritardo e che i nostri militari hanno bisogno di questi fondi, ma soprattutto di una garanzia e di una tutela giuridica da realizzarsi attraverso queste norme.
Quello tuttavia cui dobbiamo puntare di più e meglio è una valutazione globale per ripensare al nostro sistema del modello delle Forze armate, sicuramente cercando di capire quale può essere il più idoneo ed il più efficace rispetto alla situazione che viviamo.
Vi ringrazio e concludo naturalmente ricordando che domani ci sarà la commemorazione dei morti di Nassiriya. Credo che quel momento abbia, seppur in maniera drammatica, unito tutto il nostro Paese e quel popolo silente che lì si era recato.
Io l'ho vissuto anche andando sul luogo in quel momento, alcuni giorni dopo, e lo ricordo come se fosse ora: non posso dimenticare quella tragedia, ma non posso neanche dimenticare il sentimento di un popolo che ha accompagnato quel tipo di percorso, un percorso a cui non eravamo abituati e a cui non vogliamo essere abituati (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia relazione.

PRESIDENTE. Onorevole Cicu, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire in sede di replica.
È iscritto a parlare l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, anzitutto condivido pienamente sia le valutazioni tecniche e politiche del collega presidente della Commissione esteri, onorevole Stefani, sia soprattutto le valutazioni di carattere politico espresse dal relatore per la Commissione difesa.
Voglio ovviamente approfittare di questa occasione per calcare la mano, se mi è consentito il termine, ma anche della riflessione del Governo, proprio prendendo spunto da ciò che ha detto il collega, onorevole Cicu.
Onorevole Cossiga, autorevole componente del Governo, onestamente, dopo una serie di valutazioni espresse innanzitutto dal Ministro della difesa nell'audizione in Commissione in occasione dell'esame del disegno di legge finanziaria (quando di questo si è discusso nella IV Commissione) e dopo la seduta delle Commissione riunite III e IV che abbiamo tenuto qualche giorno fa e le valutazioni espresse dai nostri colleghi, in particolare dal collega Cicu, non si può tacere la situazione che si è venuta complessivamente a creare per le nostre Forze armate a seguito dei tagli che sono stati effettuati con il decreto n. 112 del 2008 (tagli che in linea strategica, rispetto agli obiettivi di economia e di finanza pubblica che si vogliono perseguire, si possono anche condividere, ma che rendono palese soprattutto la difficoltà che i nostri militari possono nel prosieguo affrontare proprio nell'ambito delle operazioni internazionali).
Il Ministro ha riferito in Commissione che gli attuali fondi non sono sufficienti a conservare tutte le missioni o, quanto meno, a garantirne l'efficienza. Chiaramente, anche dopo le parole dell'onorevole Cicu non posso, allo stesso tempo, non porre l'attenzione su un aspetto centrale che si collega all'aspetto finanziario, che è quello della sicurezza. Certamente l'efficienza di queste missioni rappresenta un impegno centrale del Governo: siamo impegnati a livello internazionale per garantire la pace, la sicurezza, la stabilità e credo profondamente nella valenza di queste missioni, ma abbiamo un obbligo morale rispetto alla sicurezza dei nostri militari impegnati.
Una sicurezza che dipende dall'efficienza dei mezzi, dall'addestramento e dalla capacità ovviamente di essere in grado di utilizzare mezzi che hanno un'alta tecnologia, dalla sicurezza e dalla tranquillità che la padronanza di ciò comporta,Pag. 116e soprattutto dalle situazioni di guerra insorgente che ormai i nostri militari sono chiamati ad affrontare in Afghanistan. Voglio dirlo senza polemiche, anche nei confronti dei colleghi dell'opposizione: questa missione negli ultimi anni ha subito, di converso, una situazione di carattere politico per l'Italia che ne ha mantenuto l'equivoco, ma oggi questo equivoco non può assolutamente essere più sottaciuto.
Sappiamo tutti che l'incremento di oltre il 30 per cento degli attentati e delle perdite delle forze della coalizione, per fortuna, per capacità, per esperienza e, certamente, anche per la tecnologia dei nostri mezzi, non riguarda l'Italia, ma è evidente che nel 2009, come tutti si aspettano, vi sarà un aumento vertiginoso dell'attività militare dei talebani.
Questo decreto-legge, come hanno saggiamente voluto i Ministri degli affari esteri e dalla difesa, riallinea e fa scadere tutte le missioni dal punto di vista finanziario al 31 dicembre: è l'occasione giusta per una forte riflessione e un'assunzione di responsabilità ben precisa da parte del Governo nella sua interezza e del Parlamento che chiaramente controlla, dà impulso ed autorizza questa attività specifica dell'Esecutivo. Si tratta di missioni che si muovono nell'ambito di accordi internazionali, secondo i dettami delle Nazioni Unite, con una piena copertura costituzionale e che, comunque, espongono i nostri militari a una situazione di guerra guerreggiata.
Abbiamo bisogno di un impegno finanziario adeguato per garantire i migliori mezzi tecnologici che la nostra industria della difesa è in grado di assicurare per il massimo della sicurezza per i nostri militari, e questa occasione vi sarà a gennaio o febbraio, dopo l'approvazione logica, rapida, e credo all'unanimità di questo decreto-legge, quando si dovranno rifinanziare queste missioni. Il miliardo di euro stanziato in precedenza non è, notoriamente, sufficiente, già in una situazione ordinaria, sicuramente non lo sarà in Afghanistan per quello che ci aspettiamo di affrontare. Gli osservatori tecnici affermano che, date le distanze, persino il nostro dispositivo in Libano è più combat di quello in Afghanistan; questo paradosso è insostenibile e sono certo il Governo, e soprattutto il Ministero della difesa, saprà affrontare la situazione con serietà e responsabilità nel prossimo decreto di finanziamento per l'anno 2009. Da questo punto di vista il Parlamento sarà vigile che il proprio dovere venga fatto dal Governo e dalle istituzioni fino in fondo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, il mio intervento sarà brevissimo, perché mi trovo d'accordo con quanto espresso nelle pregevoli relazioni svolte dal presidente della Commissione esteri e da quello della Commissione difesa. Siamo tutti consapevoli che le missioni all'estero costituiscono uno strumento essenziale per misurare le ambizioni di politica estera del nostro Paese e vogliamo che queste missioni siano lo specchio dell'Italia migliore, dell'Italia che, anche a costo di sacrifici, sa intervenire sul proscenio delle grandi vicende internazionali per contrastare quei fenomeni degenerativi che hanno originato le crisi internazionali, che hanno richiesto l'intervento dei nostri militari.
Della questione delle risorse - mi rivolgo al rappresentante del Governo - hanno parlato i colleghi che mi hanno preceduto, in ultimo il presidente della Commissione difesa, onorevole Cirielli. Tale questione deve, una volta per tutte, trovare un punto di approdo perché non possiamo continuamente parlare di risorse che non esistono e nello stesso tempo non assumere iniziative che consentano la stabilizzazione del ruolo delle nostre Forze armate nelle missioni all'estero e, più in generale, del ruolo stesso delle nostre Forze armate. A questo punto occorre, è necessario e indispensabile che vengano individuate delle priorità.
Non credo vi siano altri Paesi importanti come l'Italia sotto il profilo dellaPag. 117tradizione della politica estera e della forza industriale, i quali per le Forze armate spendano (mi riferisco a quest'anno) abbondantemente sotto l'1 per cento del PIL. Non vi è alcun altro Paese in tale condizione. Noi abbiamo contratto liberamente impegni in sede internazionale in ambito UE, in ambito NATO ed in quello delle Nazioni unite. Dobbiamo onorare questi impegni e ciò deve avvenire anche per quanto riguarda gli accordi bilaterali con i molti Paesi ai quali l'Italia offre assistenza militare. Allora, colleghi, o questi impegni li vogliamo mantenere o non li vogliamo mantenere, ma una volta per tutte dobbiamo parlare un linguaggio chiaro e certo. Infatti, soprattutto le Forze armate, una struttura con una caratura organizzativa sicuramente incontrovertibile e incontestabile, hanno bisogno di certezze e di chiarezza. Questo è un appello che noi rivolgiamo mentre preannunciamo che voteremo a favore su questo «pacchetto» e sulle missioni all'estero che autorizza. Sono anche d'accordo su quella sottolineatura che hanno fatto tanto il presidente della Commissione affari esteri quanto il relatore per la IV Commissione, onorevole Cicu, sulla questione afghana, e, avviandomi alla conclusione del mio intervento, osservo che lì è stata lanciata ed è in essere una sfida alla credibilità del mondo occidentale, della Nato e di quanti fanno parte di questi organismi internazionali. Noi non possiamo perdere questa sfida, altrimenti la credibilità della Nato e dei Paesi che danno il loro apporto a questa organizzazione (organizzazione di difesa, di politica estera, ma anche di carattere militare) verrebbe meno.
Quindi non possiamo scherzare e io credo che l'Italia - non importa, onorevole Cicu, la questione dell'incremento degli organici - debba essere presente con gli stessi doveri degli altri Paesi. La questione dei caveat è ancora un elemento di ambiguità. Tutte le volte che sono intervenuto in questa Aula sono sempre stato contro la questione dei caveat perché noi dobbiamo intervenire in quei teatri così difficili e rischiosi allo stesso modo in cui lo fanno gli altri Paesi che insieme a noi si trovano nell'ambito delle Nazioni unite. Ci sono deliberati e subdeliberati: io sono vicepresidente della Commissione difesa dell'Assemblea parlamentare NATO e tutte le volte che ci riuniamo c'è questo invito al superamento dei caveat, non ultima una dichiarazione del neoeletto Presidente degli Stati Uniti che è tornato su questo punto.
Quindi, non possiamo, noi, distinguerci, stare in forme diverse o più defilate. Non è una questione di organico, ma è una questione, principalmente, di regole di comportamento. È una questione di attrezzature perché davvero noi dobbiamo vincere questa sfida, ma la dobbiamo vincere senza mettere a repentaglio la sicurezza dei nostri uomini, ma assicurando loro il massimo delle garanzie in una missione che serve a soccorrere le popolazioni che oggi vivono una condizione difficile, nella quale la saldatura fra la suggestione dei talebani e le sofferenze della popolazione stessa può diventare un fatto dirompente. Non è solo dunque una questione militare ma è anche una questione di solidarietà che deve essere prestata anche da parte del nostro Paese nei confronti di quelle popolazioni.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Tempestini. Ne ha facoltà.

FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, il Partito Democratico naturalmente esprimerà il proprio voto favorevole al rifinanziamento di queste missioni, accompagnando la dichiarazione con una sollecitazione molto forte al Governo, affinché intorno al contenuto di queste missioni si possa al più presto avviare una riflessione che sia al contempo di carattere generale e della quale ho ascoltato questa sera alcuni echi sul versante delle politiche della difesa e, inoltre, sul versante dei singoli teatri nei quali sono impegnate le nostre Forze armate.
Vengo alla prima riflessione: per ciò che riguarda il versante della difesa ho ascoltato tutte considerazioni interessanti che non posso non condividere. Non posso non condividere le affermazioni che fannoPag. 118riferimento al tema della sicurezza che deve essere garantita ai nostri militari impegnati.
Ho ascoltato considerazioni che riguardano la necessità di una sollecita definizione di ciò che fa parte di un nuovo aggiornato modello nazionale di difesa, per quanto riguarda il ruolo che hanno ormai le missioni militari nel contesto del modello militare di difesa.
Dunque, sussistono tutta una serie di questioni sulle quali, credo non solo in questa sede, sollecitiamo il Governo affinché metta in atto questa riflessione, suo compito e suo primario dovere, nei confronti del Parlamento. Naturalmente, come già stiamo facendo e continueremo a fare, forniremo il nostro contributo di idee e di proposte politiche.
Chiediamo anche che il Governo ben cominci a formulare una riflessione di carattere generale, coinvolgendo il Parlamento, rispetto all'altra questione sul versante della politica internazionale del nostro Paese. Le missioni sono parte importante della nostra politica estera. Sono collocate nel cuore delle grandi crisi internazionali e, in questo contesto, dobbiamo anzitutto guardare il mondo per ciò che va evolvendo.
Dobbiamo, cioè, sapere che quanto più la delicatezza delle nostre missioni è tale tanto più tale delicatezza corrisponde con scenari geopolitici di politica internazionale in rapido movimento. Tra questi naturalmente non si può non considerare per primo l'Afghanistan, ma anche tutta la vicenda dei Balcani: l'estate alle nostre spalle ci ha insegnato di quali accelerazioni pericolose la politica internazionale ai nostri confini di casa può abituarci e renderci partecipi.
Da questo punto di vista partiamo da novità anche positive in questo contesto: sono convinto che tra le novità con le quali la riflessione si dovrà misurare vi sia certamente l'elezione di un nuovo Presidente americano, il quale nei suoi speech programmatici e nelle sue impostazioni di carattere generale ci ha indicato un segnale chiaro, vale a dire quello di una più forte attenzione, di una più forte considerazione della positività del dialogo e del confronto internazionale in un mondo nel quale, come ben sappiamo, nel corso degli anni, queste capacità e queste riserve di dialogo e di confronto si erano pericolosamente ridotte e assottigliate.
Non voglio dire di più, perché naturalmente questo è il tema di altre riflessioni da svolgere in altre occasioni, ma certo queste novità anche positive le mettiamo nel conto. Le mettiamo anzitutto nel conto della riflessione che dobbiamo svolgere anzitutto rispetto alla questione afghana. Ho sentito l'onorevole Cicu porre il tema di una maggiore presenza militare, motivando tale richiesta dal punto di vista di precise esigenze di carattere organizzativo, per così dire, interne cioè allo sviluppo della missione.
Anche in questo caso si tratta di una discussione che potremmo fare più agevolmente in altre sedi, in sede di Commissione, ma non vi è alcuna pregiudiziale.
Vi è però una pregiudiziale politica di carattere più generale: oggi la questione afghana ha bisogno di una riflessione di portata più generale, con la quale il Parlamento si deve misurare. Lo dico perché la questione afghana ha fatto emergere, nel corso di questi ultimi mesi, pressanti e pericolose questioni di sicurezza. Le esigenze di sicurezza sono aumentate ed a queste esigenze di sicurezza del teatro afghano non si risponde puramente e semplicemente con il rafforzamento - ed io dico anche con un miglioramento qualitativo - del meccanismo militare, ma si risponde affrontando i nodi politici, che sono sostanzialmente tre, per essere molto sintetici.
Il primo - e probabilmente il più importante - è quello che riguarda un'iniziativa che va sviluppata, presa e fortemente gestita dalla comunità internazionale e che riguarda il teatro regionale nel quale questa guerra si sta combattendo. Appare sempre più evidente che il teatro regionale e i confini regionali dell'Afghanistan costituiscono sempre di più un punto sul quale si devono esercitare le diplomazie: come sanno gli addetti ai lavori, ma come sa anche l'opinione pubblicaPag. 119più accorta, il cambio di regime e del Presidente nel Pakistan è emblematico delle potenzialità che possono determinarsi da un cambiamento delle condizioni ai confini. Naturalmente, l'instabilità dell'Afghanistan può trasformarsi in una superiore instabilità del Pakistan.
È una materia rovente, ma che dobbiamo tenere presente, come dobbiamo tener presente in questo contesto la questione iraniana, che gioca una partita doppia, per un verso di sostegno e di alimentazione di alcune frange del terrorismo e naturalmente, per altro verso, una partita che tiene sempre presente che uno degli obiettivi principali dell'Iran in quel contesto è evitare il contagio afghano. Tutto ciò, all'interno di una grande voglia di protagonismo dell'Iran.
Ma la questione del teatro regionale è molto importante, come è importante, in questo momento, allargare quello slogan secondo il quale bisogna colpire menti e cuori. Credo che oggi, nella situazione afghana - ce lo ricordava bene il nostro rappresentante dell'Unione europea in Afghanistan, pochi giorni fa, nella sua audizione alla Commissione esteri della Camera - a quel binomio «menti e cuori» dobbiamo aggiungere il termine «pancia», perché oggi la situazione dell'Afghanistan è una situazione di estrema povertà, di carestie e quindi dobbiamo sapere che quella guerra si vince, come sappiamo, utilizzando gli strumenti della convinzione, del convincimento politico e del convincimento umano. È una grande battaglia di comunicazione vera, ma si deve oggi anche misurare con le questioni dell'emergenza.
La terza grande questione che abbiamo in Afghanistan è che siamo alla vigilia delle elezioni, di fronte quindi ad un passaggio delicatissimo, perché quel passaggio può condizionare molto l'assetto dell'Afghanistan, può condizionare molto quella che può essere la possibile questione sullo sfondo, la cosiddetta soluzione politica, per la quale credo che il Governo italiano, come tutti i Governi dell'Unione europea, si stia attivando, con la necessaria ragionevolezza e con la necessaria prudenza, considerandolo parte di un ragionamento che riguarda la stabilizzazione dell'Afghanistan.
Penso che su tutto ciò il Governo abbia oggi il dovere di una riflessione che renda partecipe il Parlamento e nella quale il Parlamento possa essere protagonista. Infatti, le questioni che riguardano la missione in Afghanistan ormai hanno bisogno di questo: di una riflessione di tipo nuovo, che deve essere messa in campo al più presto dal Governo italiano e la nostra sarà una sollecitazione ferma per procedere in questa direzione.
Voglio rapidamente parlare dell'altro aspetto: voglio dedicare pochi secondi alla questione dei Balcani.
Anche in questo caso, ci auguriamo che la nuova Presidenza degli Stati Uniti ci dia una chiave per rimontare rispetto ad una situazione di grande difficoltà, che si è determinata nel corso degli ultimi mesi e degli ultimi anni. Ho letto con molta attenzione e con qualche soddisfazione le parole prudenti con cui, in una telefonata con il Presidente polacco, il neopresidente americano ha trattato la questione dei missili da installare in Polonia da parte degli Stati Uniti. È un segnale piccolo, ma importante.
Penso che l'Europa, si sia mossa nel modo giusto, tanto ieri nei Balcani, quanto oggi in Georgia. Penso che se voglia continuare una politica non di equilibrismo, ma una politica che parta da un forte sentimento e da un forte senso di alleanza con gli Stati Uniti e che se, al tempo stesso, voglia giocare la sua partita in Europa nei confronti, anzitutto, della Russia, ebbene l'Europa possa giocare questa partita, naturalmente a condizione che da parte degli Stati Uniti vi sia una vera partnership che riscopra il valore del confronto e del dialogo nei confronti della Russia. I segnali non sono negativi, li abbiamo colti in questi giorni (ed anche in queste ore), a proposito della ripresa del rapporto delle discussioni sulla questione del partenariato con la Russia; li cogliamo - lo ripeto - nell'atteggiamento nuovoPag. 120della Presidenza Obama e li dobbiamo implementare con l'azione dell'Unione europea in Georgia e nel Kosovo.
Da questo punto di vista, sono d'accordo con il presidente Stefani a proposito della necessità che per il Kosovo si lavori per una sempre più forte integrazione della Serbia in un processo, che non può essere condotto e che non può produrre strappi. Nello stesso senso, e con lo stesso senso di responsabilità, dobbiamo fare in modo che le questioni relative all'Abkhazia e alle enclave delle minoranze in Georgia vengano sottratte alla politica degli ukaze e alla politica degli imperativi, per tornare - ci auguriamo - a Ginevra, al centro del dibattito e del confronto.
Questo è un atto di responsabilità, che noi chiediamo alla Russia e al Governo Medvedev. È un atto che dobbiamo saper accompagnare con un ruolo forte ed una forte capacità dell'Unione europea di stare nel teatro del Balcani con un protagonismo reale e, naturalmente, in collegamento con la nuova Presidenza degli Stati Uniti. Ci auguriamo che quest'ultima possa dare segnali nel senso di non voler riaprire uno scenario di guerra fredda, ma di voler affrontare quel contesto molto complesso che sono i Balcani, con uno spirito nuovo di cui quel territorio ha certamente bisogno.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Porfidia. Ne ha facoltà.

AMERICO PORFIDIA. Signor Presidente, cercherò di essere breve. Per quanto riguarda il provvedimento in discussione, concentrerò l'attenzione soprattutto su due riflessioni. In premessa vorrei dire - e ci tengo a ribadirlo - che l'Italia dei Valori ha sempre esplicitato il suo pensiero: le missioni internazionali sono degli elementi importanti per la nostra nazione, soprattutto quando diventano missioni di pace e di cooperazione con gli altri popoli, ferma restando, però, la sicurezza dei nostri militari. In relazione a questo aspetto, penso che tutte le forze politiche siano concordi.
La prima riflessione che vorrei svolgere è la seguente. Per quanto riguarda alcune missioni, le disposizioni del provvedimento in oggetto rappresentano solamente un prolungamento delle missioni stesse. Vi è un'adesione da parte di tutte le forze politiche, affinché la missione UNIFIL, la missione «Altea» in Bosnia, la missione europea nella Repubblica del Ciad, quella nella Repubblica centro-africana e quelle della guardia di finanza ad Haiti e in Libia continuino nelle modalità previste dal Governo.
Vorremmo, però, svolgere una riflessione - così come già abbiamo fatto più volte in altre occasioni durante i lavori della Commissione difesa - sulla missione in Afghanistan. A tal proposito, abbiamo fatto notare (per la verità questo è stato anche l'oggetto di una mia interrogazione della quale, devo dire, non sono rimasto molto soddisfatto) che l'invio di mezzi, quali i Tornado, certamente rappresenta per il Governo un cambio di strategia, che però il Governo non vuole esplicitare. È vero che il Governo è dubbioso su questo punto, ma se veramente i Tornado servono solamente per un'azione di perlustrazione e di ricognizione, perché non utilizzare altri mezzi che abbiano queste particolari caratteristiche e che siano economicamente più utili e più economici? Nella risposta si è ribadito che i Tornado devono essere utilizzati solo per le ricognizioni. Dall'altra parte, però, questa sera ho ascoltato con molta attenzione il collega Cicu, che sostiene (ed è forse la prima volta che lo sento dire) che addirittura vi è la necessità di aumentare il numero degli uomini in Afghanistan. Il Governo mi permetta, allora, di dire che qualcosa non quadra se, da una parte, ci viene detto che devono essere inviati i Tornado e, dall'altra, ci viene detto che è necessario un aumento di uomini. È vero che quelle popolazioni hanno maggiormente bisogno di un aiuto da questo punto di vista, ma l'aumento di uomini deve essere sempre accompagnato da mezzi che vadano nella direzione della missione che l'Italia si è prefissata.
Tra l'altro, qualcuno ha fatto riferimento all'orientamento del nuovo Presidente degli Stati Uniti: non mi sembra chePag. 121sia un orientamento che non vada in questa direzione, anzi, Obama ha fatto chiaramente capire che proseguirà l'impegno degli Stati Uniti in Afghanistan, ma mi sembra di aver capito che sarà un orientamento diverso rispetto a quello seguito fino ad ora dal Presidente Bush.
L'altra mia riflessione riguarda, invece, l'impegno finanziario. Vedo un controsenso in tutto quello che sta accadendo: stiamo discutendo il disegno di legge finanziaria e se, da una parte, vi è la necessità di mandare più uomini in missione in Afghanistan, dall'altra, vedo che il Governo, attraverso il disegno di legge finanziaria, sta limitando notevolmente le risorse finanziarie destinate alla difesa e tutto ciò avrà un netto riflesso anche sulle missioni internazionali.
Voglio citare soltanto alcuni numeri: è prevista una riduzione del quattro per cento per quanto riguarda l'intero comparto della difesa, pari a 838 milioni per il 2009. Vogliamo parlare della funzione della difesa? Per l'anno 2009 è previsto un decremento di 1.068 milioni di euro, pari al sette per cento in meno rispetto alle 2008, con grave penalizzazione soprattutto per la professionalizzazione del personale della difesa. Si prevede che nel 2012, rispetto alle 182 mila unità del 2008, si arriverà a 141 mila unità. Voglio allora chiedere al Governo e al collega Cicu: come facciamo ad inviare un maggior numero di militari in Afghanistan, quando ne sono previsti quarantamila in meno rispetto alle decisioni iniziali assunte dall'Italia per quanto riguarda la difesa? Nel settore dell'esercizio è prevista una riduzione del 29,1 per cento, senza parlare degli investimenti. Vi è un chiaro controsenso in tutto quello che il Governo sta facendo, a trecento sessanta gradi, e se (come ha affermato il presidente Cirielli) vi è una copertura della nostra Costituzione, devo dire però che certamente non vi è una copertura finanziaria rispetto a quello che il Governo sta realizzando. Se il Governo italiano ha assunto un impegno ben chiaro, probabilmente con gli Stati Uniti, come fatto personale tra il nostro Presidente e l'ex Presidente degli Stati Uniti, non è giusto che si adotti un cambio di rotta su una strategia di politica estera così importante senza aprire un dialogo ed una riflessione in Parlamento.
L'Italia dei Valori voterà, quindi, a favore sulla conversione di questo decreto-legge per la salvaguardia della pace nei Paesi interessati, fermo restando, però, il nostro invito, rivolto al Governo, a salvaguardare la sicurezza dei nostri militari. È vero che gli impegni che abbiamo assunto sono sacri e dobbiamo mantenerli, ma d'altra parte vale molto di più la vita del nostro contingente militare.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Picchi. Ne ha facoltà.

GUGLIELMO PICCHI. Signor Presidente, cercherò di essere breve. Nel ribadire il pieno appoggio al disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 147 del 2008 e quindi il pieno supporto alle missioni internazionali cui l'Italia sta partecipando, vorrei «toccare» due punti contenuti nel provvedimento. Da una parte desidero sottolineare l'importanza che la situazione in Georgia riveste per l'OSCE: si tratta di un'organizzazione che ha la fortuna di avere, all'interno della sua Assemblea parlamentare, rappresentanti degli Stati Uniti, della Russia e anche dello Stato del Vaticano. Pertanto si è creata l'occasione per dare nuova vita alla missione OSCE in Georgia che, già in corso lì da molto tempo, era tuttavia trascurata. Desidero sottolineare l'importanza che ha l'Assemblea parlamentare dell'OSCE - della quale peraltro faccio parte - non solo per l'attività di monitoraggio dei procedimenti elettorali nei vari Paesi ma anche per il ruolo che, più in generale, può svolgere in vari teatri di crisi.
Il secondo punto che vorrei «toccare» è la missione UNIFIL, nata nell'agosto del 2006 per iniziativa del precedente Governo. Si tratta di una missione che assorbe una quantità di risorse molto ingenti se si considera che l'autorizzazione alla proroga di tre mesi costerà 112 milioni di euro, per un importo annuo pari a 450 milioni di euro. Tale missione schiera ePag. 122impegna le nostre Forze armate in maniera consistente sia per la quantità di uomini che vengono coinvolti sia dal punto di vista dei mezzi. Credo che sia opportuno dare uno spunto al Governo per cominciare a ripensare non tanto la missione in quanto tale, ma la partecipazione italiana alla medesima. Chiedo se si possa cominciare a redigere una road map per mantenere, sì, una presenza italiana in Libano, ma inferiore dal punto di vista dell'impegno economico. Infatti, le perplessità che già avevamo evidenziato a suo tempo e che avevamo esternato in quest'Aula, rimangono valide. Le truppe italiane nell'ambito della missione UNIFIL svolgono una funzione di interposizione tra Israele e le milizie di Hezbollah che sono sempre presenti nel sud del Paese e che hanno avuto l'occasione di riarmarsi in questo periodo. Pertanto è necessaria la presenza italiana come forza di interposizione tra gli Hezbollah e Israele; tuttavia, crediamo che un numero inferiore di militari possa essere sufficiente a raggiungere l'obiettivo di rappresentare un deterrente per ogni tipo di azione militare in quel territorio.
Concludo pertanto ribadendo che il decreto-legge in esame ha tutto il nostro sostegno. Riteniamo però che il Governo possa farsi carico di rivitalizzare il ruolo dell'OSCE in tanti teatri internazionali, perché essa può essere uno strumento più agile e snello delle Nazioni Unite; d'altro canto, intendiamo offrire uno spunto di riflessione sulla presenza quantitativa, e non tanto sul merito della presenza stessa, dell'Italia nel teatro libanese.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole La Forgia. Ne ha facoltà.

ANTONIO LA FORGIA. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi l'onorevole Tempestini ha già dichiarato l'intenzione di voto del gruppo del Partito Democratico e prendo anch'io le mosse da questa premessa per dire che proprio questa premessa, cioè il voto favorevole sul disegno di legge di conversione che stiamo esaminando, consente di svolgere una discussione più franca. È chiaro che la discussione non riguarda il se delle missioni, ma il come, il modo, la loro efficacia, la loro intenzione, la strategia entro cui devono essere considerate, o noi riteniamo debbano essere considerate, e le modalità con le quali riteniamo debbano essere indirizzate.
Naturalmente il provvedimento che stiamo esaminando ha un respiro temporale molto limitato: vi saranno altre e anche forse più opportune occasioni per svolgere considerazioni di carattere più approfondito e insieme più complessivo attorno a questi temi, ma vorrei toccare anch'io molto rapidamente due o tre questioni.
La prima riguarda il tema sollevato che mi viene suggerito precisamente dall'ultimo intervento. La mia adesione all'iniziativa italiana e dell'Unione europea in Georgia è particolarmente rafforzata da considerazioni potrei dire opposte, ma dirò complementari rispetto a quelle svolte nell'intervento che mi ha preceduto.
Sono portato a leggere il senso e l'intenzione della missione in Georgia sulla scorta del senso e dell'intenzione precisamente della missione UNIFIL.
Le situazioni sono naturalmente molto diverse, ma, per quanto riguarda la Georgia, si tratta di un punto delicatissimo, siamo forse nella condizione di intervenire, non tanto tempestivamente quanto sarebbe stato necessario ed opportuno, ma con una certa tempestività; nella situazione libanese, invece, siamo intervenuti nel contesto di un confronto, di un contrasto, di un combattimento endemico, ma l'intervento che abbiamo promosso e di cui siamo stati protagonisti ha consentito di evitare che si salisse un gradino ulteriore nella escalation di quel conflitto.
Quindi, leggo entrambe le iniziative, quella che riguarda la Georgia e quella che riguardò, due anni e qualche mese fa, la nostra partecipazione, la nostra promozione dell'intervento in Libano, molto positivamente, unite sotto il segno di una assunzione di responsabilità dell'Unione europea che è indispensabile nel contestoPag. 123delle relazioni internazionali, dei conflitti internazionali nei quali siamo costretti a vivere e a muoverci.
Intendo dire, per non portarla alle lunghe ed utilizzando anche le considerazioni svolte un attimo fa dall'onorevole Tempestini, che si tratta di insistere nel promuovere un approccio multilaterale all'intervento nelle diverse aree del mondo protagoniste di tensioni e di conflitti, ma al tempo stesso, proprio in quanto si vuole e si lavora nella prospettiva di un intervento multilaterale, occorre corrispondentemente assumersi tutte le responsabilità che una simile intenzione comporta.
La seconda osservazione che vorrei fare riguarda il contesto afghano che, indubbiamente, è quello che forse è maggiormente delicato, almeno in questo momento. Lo «tocco» con una certa franchezza, anche perché vi sono stati aspetti dell'intervento dell'onorevole relatore per la Commissione difesa, onorevole Cicu e, ancor più, nell'intervento del presidente della Commissione difesa, che non mi hanno convinto del tutto.
La situazione in Afghanistan manifesta e produce molti segnali di preoccupazione e ciò costituisce il punto di partenza comune delle considerazioni che voglio svolgere sugli argomenti portati dagli onorevoli Cicu e Cirielli. Le perdite NATO hanno raggiunto un livello drammaticamente significativo: 232 militari nel corso del 2007 e purtroppo i caduti nel corso del 2008 minacciano di non essere significativamente inferiori a quella cifra.
Il rappresentante speciale dell'ONU in Afghanistan ha segnalato, in un'audizione presso il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, un incrudimento degli scontri armati e degli attentati, quantificandolo addirittura nella misura del 40 per cento tra periodi omologhi del 2008 e del 2007. Per farla breve, si ha la sensazione - questo almeno è il mio convincimento - di un doppio movimento in atto nel teatro afgano.
Da una parte, anche ISAF, e ISAF nei rapporti con Enduring Freedom, sposta l'iniziativa sull'obiettivo del controllo militare sul territorio; dall'altra, nel contempo, da più parti, anche all'interno, e autorevolmente, dei Paesi che hanno dato vita a Enduring Freedom, vengono segnali espliciti di dubbio sulla possibilità che la soluzione alla questione afghana possa essere segnatamente di tipo militare: viceversa, vi è la segnalazione del fatto che occorre irrobustire e rendere più efficace la capacità di iniziativa sul terreno politico, diplomatico, economico e sociale per tentare di avviare a soluzione, uscendo da una situazione di stallo, la crisi afghana e recuperare il senso dell'intervento (in particolare quello NATO, del quale noi siamo parte integrante in quel territorio e presso quella nazione).
Pertanto, come già detto dall'onorevole Tempestini (quindi, lo posso ribadire molto rapidamente), è per me assolutamente inscindibile il consenso pieno all'approvazione del provvedimento che stiamo esaminando con la sottolineatura della necessità di un impegno forte del Governo e del nostro Paese nel quadro dell'Alleanza e dell'Unione, nella ricerca della promozione e della produzione di un approccio e di una strategia più efficaci per affrontare e risolvere il contesto afgano, tanto più di fronte a quelle difficoltà che indiscutibilmente, come tutti gli osservatori hanno segnalato, stanno crescendo anche in relazione all'appuntamento elettorale che si viene avvicinando.
Detto questo vorrei svolgere un'ultima osservazione su un altro tema trattato dal relatore Cicu. L'onorevole Cicu ha svolto una considerazione assolutamente ragionevole: assumendo come presupposti impliciti delle sue valutazioni i tagli consistenti alle disponibilità dell'amministrazione della difesa, ha ipotizzato l'opzione di un collegamento stretto tra i costi e il finanziamento della missione in quanto tale con i costi delle misure di approntamento, che precedono le missioni, e quindi i costi e il finanziamento delle misure di ricondizionamento che seguono le missioni. Se queste considerazioni le dobbiamo intendere come volte a maneggiare un momento particolarmente difficile dal punto di vista delle risorse disponibili, possono anche essere condivise come considerazionePag. 124efficaci, anche se forse eccessivamente pragmatiche. Non possono essere però una linea, un ipotesi di lungo periodo. Detto in maniera schematica, non sono affatto convinto, anzi sono convinto del contrario, che questa triade: approntamento per missione, missione e ricondizionamento post-missione, possa risolvere il problema quasi disegnando un sottoinsieme dell'apparato di difesa del nostro Paese, quello impegnato nelle missioni all'estero; seppure allargandone i confini fino a comprenderne l'approntamento e il ricondizionamento, come ha detto l'onorevole Cicu, rendendo le risorse e i dispositivi di intervento internazionale in qualche modo separati o separabili dall'impianto complessivo del nostro apparato di difesa.
Sul piano del lungo periodo non credo che questa sia una strada praticabile. Credo che questo sottoinsieme non sia definibile efficacemente; purtroppo nessuno di noi può illudersi di vedere nell'orizzonte temporale breve una fuoriuscita generale sul pianeta dalle condizioni di conflitto e di tensione che richiedono, al fine del perseguimento della pace, anche l'utilizzazione di dispositivi di forza. E non possiamo pensare che questo possa essere perseguito senza mettere in condizione l'intero sistema della difesa di fronteggiare e perseguire i propri compiti.
Sempre tenendo a mente, e finiscono davvero, che di tutti i comparti dello Stato gli apparati di difesa sono quelli totalmente esposti, fatemelo dire in termini un po' impropri e forzosi, alla competizione internazionale; sono inseriti in dispositivi internazionali, devono soddisfare standard internazionali e, a differenza di altri apparati dello Stato che hanno potuto lucrare qualche vantaggio e qualche pigrizia dall'essere sottratti alla competizione e al confronto internazionale, gli apparati di difesa a questo confronto e a questa competizione sono integralmente esposti.
Noi abbiamo a tal punto a cuore le esigenze e le necessità di alimentazione di un efficace apparato di difesa per il nostro Paese che ci siamo permessi - questa veramente è l'ultima considerazione che voglio fare - di segnalare al Governo, con un emendamento, concernente precisamente questo disegno di legge di conversione, che sarebbe stato assai più opportuno non reperire i fondi necessari all'alimentazione e al supporto delle decisioni adottate nei due decreti, che stiamo simultaneamente convertendo, dai già martoriati bilanci dell'istruzione e dell'università.
La nostra intenzione - tant'è vero che la questione la cito soltanto, ma non la ripropongo in Aula - era precisamente quella di avere la sensibilità politica di proteggere le risorse da destinare agli apparati di difesa della nostra nazione, per mantenerli al riparo da facili polemiche o da cattive comprensioni delle intenzioni reali e del senso reale della funzione che questi apparati devono soddisfare e a cui sono finalizzati.
Concludo, ripetendo ciò che ho detto, sia pure molto rapidamente, un attimo fa: questo disegno di legge di conversione ha una sua determinazione limitata; ribadisco la considerazione, che implicitamente è anche una richiesta, svolta dall'onorevole Tempestini di avere rapidamente l'occasione e il modo di svolgere una riflessione più complessiva e generale e, soprattutto, più approfondita sulle modalità e sul senso delle nostre missioni, non sul se perché - lo ripeto - su quello il nostro consenso è pieno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pianetta. Ne ha facoltà.

ENRICO PIANETTA. Signor Presidente, mi limito a svolgere solo alcune considerazioni, perché chiederò l'autorizzazione alla pubblicazione del testo del mio intervento.
Per quanto riguarda la Georgia, il Governo italiano ha svolto un'intelligente e fattiva operazione, soprattutto se ricordiamo il momento così delicato dell'agosto scorso: mantenere i rapporti con la Federazione russa è, infatti, importante e strategico per tutti gli elementi e gli scenari internazionali. Quindi, ciò rappresenta inPag. 125qualche misura la continuazione dello spirito che aleggiava e che si è messo in atto in occasione dell'iniziativa di Pratica di Mare.
Per quanto riguarda l'Afghanistan, che è la situazione più problematica e difficile, un insuccesso dell'azione internazionale in quella zona, al di là delle implicazioni regionali con il Pakistan, rappresenterebbe il sorgere di un'area di grande perturbazione internazionale e anche, come è stato detto, un colpo mortale per l'Alleanza atlantica. Forse l'impegno internazionale è stato insufficiente e, allora, dobbiamo impostare e rinnovare gli impegni logistici, operativi, umanitari e di formazione in quel martoriato Paese (penso anche alla questione dell'oppio).
Infine, riguardo al Libano, l'intervento internazionale è stato importante per salvaguardare la sicurezza di Israele ma, al tempo stesso, non è riuscita, per le modalità operative, a bloccare la potenzialità offensiva degli Hezbollah. Per la salvaguardia della nostra credibilità e dei nostri impegni internazionali, credo che sia necessario valutare l'opportunità di una graduale rimodulazione del nostro impegno perché soltanto così saremo in grado di salvaguardare l'attività del nostro personale militare e civile, che fa tanto onore, che svolge con dedizione, professionalità e anche sacrificio. Come è stato detto anche dal Governo, qui mi corre l'obbligo di ricordare e di onorare i nostri caduti di Nassiriya (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Signor Presidente, come preannunziato, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Pianetta, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
È iscritto a parlare l'onorevole Reguzzoni. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, intervengo rapidamente, pertanto non sto qui a riprendere i concetti già espressi dai colleghi e dal presidente Stefani nella sua relazione. Senz'altro mi associo ai complimenti che sono d'obbligo al Governo per la posizione diplomatica assunta riguardo ai fatti della Georgia, che ha dimostrato, al di là delle facili polemiche giornalistiche, una grande capacità di mediazione e di lungimiranza da parte del Presidente del Consiglio e del nostro Ministro degli esteri.
Mi associo anche alla relazione del presidente Stefani circa i numeri e l'importanza del nostro impegno in chiave internazionale e sicuramente anche per i passaggi che evidenziavano l'importanza dell'attenzione alla quantificazione degli uomini, dei mezzi e delle sostanze, ma anche dei mezzi fisici. Vorrei ricordare che si tratta di mezzi che la nostra industria fornisce in maniera importante e che costituiscono la punta d'orgoglio. Mi dispiace che non sia presente l'onorevole Colombo, il quale è sempre molto attento a sottolineare le politiche estere: ricordo che il Presidente Obama viaggerà con un elicottero prodotto a Samarate, a Cascina Costa, da una azienda varesina e del nostro Paese. Abbiamo a pochi chilometri da lì un'altra azienda che produce i più evoluti sistemi di addestramento e la più evoluta macchina in termini di addestratori che è l'Aermacchi. Questo per citare due esempi circa l'importanza dei mezzi che mettiamo a disposizione, oltre che delle risorse finanziarie e degli uomini.
Si tratta di uno sforzo importante che la Lega sostiene, appoggia e sempre appoggerà, in quanto è uno sforzo teso a portare dei valori e dei principi nel mondo, principi di cooperazione e di amicizia. Insegnare (se è possibile) o comunque manifestare e testimoniare una presenza per la democrazia, per l'uguaglianza nei confronti della legge e per la libertà, e chi, come noi, che ci crede, anche di sussidiarietà e di federalismo. Si tratta certo anche di un impegno importante dal punto di vista religioso.
Concludo il mio intervento e non me ne vorranno i colleghi se faccio una piccola chiosa con un intervento che potrebbe essere svolto a fine seduta. In termini diPag. 126importanza dell'impegno che svolgiamo come Paese volevo ricordare anche quello che svolgiamo attraverso il personale civile e non solo militare in termini di volontariato, di cooperazione allo sviluppo e di organizzazioni non governative. In questo mi associo all'appello della Farnesina lanciato poche ore fa per il silenzio stampa sul rapimento delle due suore avvenuto proprio ieri da parte di estremisti islamici in Somalia.
Non chiederò al Governo di darci novità, proprio perché rispetto la volontà del silenzio stampa. Tuttavia Maria Teresa Oliviero e Caterina Giraudo sappiano - e credo di poter parlare a nome di tutti i colleghi - che il Parlamento è vicino a loro e tutti siamo vicini alle loro famiglie. Il Governo sta facendo e farà tutto quanto il possibile. Sottosegretario, in tal senso avrà l'appoggio assolutamente importante del nostro gruppo. Fate davvero tutto ciò che è possibile fare. Lo faremo, lo sappiano le famiglie di suor Maria Teresa e di suor Rinuccia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche dei relatori e del Governo - A.C. 1802)

PRESIDENTE. Prendo atto che i relatori rinunciano alla replica.
Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

GIUSEPPE COSSIGA, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, il Governo innanzitutto ringrazia i relatori per i loro interventi che il Governo condivide in toto e in cui si riconosce. In particolare, a nome del Ministro della difesa devo ringraziare l'onorevole Cicu che ha voluto illustrare e sollevare alcuni aspetti di particolare importanza. Come è noto le missioni internazionali sono ormai da molti anni strumento centrale della politica estera del nostro Paese e all'interno di questa politica estera al Ministero della difesa è demandato a fornire e a impiegare lo strumento centrale, ovvero le Forze armate.
Come è noto i provvedimenti cosiddetti di rifinanziamento (e non di autorizzazione) delle missioni servono a coprire gli oneri specifici relativi alle missioni. Esistono, tuttavia, problemi di copertura, ad esempio, degli oneri aggiuntivi legati al maggiore impiego dei mezzi e non programmati in sede di programmazione generale della difesa, ed altre tematiche affrontate direttamente dal bilancio della difesa in relazione alle due priorità centrali dell'azione del Ministero. Queste priorità sono naturalmente la sicurezza dei contingenti all'estero e l'efficacia dello strumento operativo: due pilastri che non possono essere visti in maniera distinta.
È quindi evidente che, come è accaduto peraltro negli anni passati, un'eventuale non completa copertura di tutti gli oneri con i provvedimenti di finanziamento induce ulteriori stress sul bilancio del Ministero della difesa e obbliga a provvedervi a scapito di altre esigenze.
Poiché il Governo auspica un'approvazione rapida e condivisa di questo provvedimento, devo anche dichiarare il nostro apprezzamento per gli interventi che hanno svolto gli esponenti dell'opposizione, di cui apprezziamo la pacatezza e la significatività anche come contributo, anche quando, magari, in alcuni casi, si arrampicano su valutazioni di carattere operativo sulle quali il Governo ritiene di avere già fornito tutte le informazioni e le indicazioni utili in sede di Commissione e sulle quali preferisco non aggiungere altro.

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 20 ottobre 2008, n. 158, recante misure urgenti per contenere il disagio abitativo di particolari categorie sociali (A.C. 1813-A) (ore 21,25).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: ConversionePag. 127in legge del decreto-legge 20 ottobre 2008, n. 158, recante misure urgenti per contenere il disagio abitativo di particolari categorie sociali.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 1813-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare Partito Democratico ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto, altresì, che la VIII Commissione (Ambiente) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Gibiino, ha facoltà di svolgere la relazione.

VINCENZO GIBIINO, Relatore Signor Presidente, la VIII Commissione propone all'Assemblea l'approvazione del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 158 del 2008, recante misure urgenti per alcune categorie sociali che si trovano in una condizione di disagio abitativo e limitatamente ad alcune porzioni del territorio.
Ricordo che ci troviamo in un momento congiunturale particolarmente difficile, non solo per il nostro mercato interno, ma per il mercato internazionale, e, dai dati del Ministero dell'interno, le aree particolarmente a rischio sono soprattutto quelle metropolitane. La materia è già stata trattata in precedenza, nelle legislature XIV e XV; da ultimo, si segnalano la legge n. 9 del 2007 e la successiva legge n. 31 del 2008, che ha portato la proroga della sospensione sino al 15 ottobre ultimo scorso. Si segnala che la legge n. 9 del 2007, in precedenza, si è legata ad un piano strutturale per combattere e risolvere il problema del disagio abitativo in Italia. In tal misura, anche questo decreto-legge si lega al nuovo piano-casa in forza della legge n. 133 dell'agosto di quest'anno. Il periodo prevede una sospensione sino al 30 giugno 2009 e le aree interessate sono le aree metropolitane da Milano sino a Catania (sono le 14 aree metropolitane); a ciò si aggiungono i comuni confinanti con tali aree metropolitane, che, però, abbiano abitanti superiori ai diecimila. I destinatari sono coloro i quali si trovano in una situazione di sfratto per finita locazione, che abbiano un reddito annuo inferiore ai 27 mila euro e siano persone ultrasessantacinquenni o portatori di handicap, comunque con figli fiscalmente a carico.
Vorrei sottolineare che in Commissione sono stati presentati due emendamenti: uno, primo firmatario Mariani, approvato all'unanimità, che ha modificato il decreto-legge in parola con il comma 1-bis e prevede che i bandi per la concessione dei contributi integrativi per il pagamento dei canoni a valere sul fondo nazionale siano emanati annualmente entro il 30 settembre. Un successivo emendamento, a mia firma, approvato all'unanimità, che costituisce il comma 1-ter, prevede la non applicabilità del decreto-legge ai provvedimenti per i quali vi sia uno sfratto per finita locazione, che il locatore abbia esercitato ex articolo 3 della legge n. 431 del 1998.
Al comma 2, il decreto-legge disciplina e facilita i conduttori con le autodichiarazioni presso i tribunali competenti e, contemporaneamente, compendia la compressione del diritto della proprietà dei proprietari degli immobili, consentendo un aumento del canone del 20 per cento e la non cumulabilità del reddito derivante da fabbricati sulla propria dichiarazione IRPEF.
Il comma 3 poi prevede le misure per la copertura finanziaria a valere sul fondo per interventi strutturali di politica economica.
Il comma 4 consente al Ministro dell'economia e delle finanze di poter monitorare medio tempore sino al 30 giugno 2009.
Un altro emendamento, a firma Piffari ed altri, approvato all'unanimità, prevede che laddove si utilizzino le graduatorie per l'edilizia ERP relativamente a questi soggetti, oggetto di sfratto per finita locazione,Pag. 128bisogna fare riferimento comunque alla data di registrazione del contratto e ad una raccomandata con ricevuta di ritorno regolarmente spedita.
Due parole sul Piano casa, cui si collega strutturalmente il decreto-legge in esame, che diventa oggi, dopo anni di abbandono e disattenzione sul disagio abitativo da parte dei Governi che si sono susseguiti, una rivoluzione copernicana, perché abbraccia nuove fasce sociali, mirando agli anziani, agli immigrati regolari con più di dieci anni di permanenza in Italia, alle giovani coppie e alle famiglie monoreddito. Aumentano i soggetti attuatori del Piano casa, non più semplicemente comuni e IACP, ma entrano a farne parte a pieno titolo cooperative e soggetti privati, ed entra una materia, quella della defiscalizzazione, della finanza di progetto, della premialità dei diritti edificatori, delle operazioni di concambio, che certamente potrà abbattere soprattutto il costo delle aree edificabili e consentire di porre sul mercato immobili a più basso costo. Mi preme segnalare che il Piano casa interviene in un momento in cui, da un'analisi fatta, negli ultimi due anni sono state date risposte in costruzione di appena 5 mila alloggi, a fronte di una richiesta di 650 mila abitazioni.
Dal punto di vista tecnico, il lavoro della Commissione ha ricevuto pareri positivi da parte delle Commissioni di settore e del Comitato per la legislazione; la I Commissione è poi intervenuta sull'emendamento a prima firma Piffari, che è stato opportunamente rimodulato, e quindi nuovamente votato ed approvato.
Mi preme altresì segnalare la necessità, compatibilmente con le ragioni fiscali per il Governo, di voler in qualche misura prendere in considerazione un'estensione del provvedimento solo alle aree e alle condizioni di particolare disagio abitativo, magari valutate da una terza figura come potrebbe essere il rappresentante del Governo sul territorio, ossia il prefetto, non per questo comprimendo il diritto di proprietà dei legittimi proprietari degli immobili.
Ancora una nota sul clima del lavoro che ha contraddistinto la VIII Commissione, che ha dimostrato maturità, grande senso di responsabilità e una grande attenzione a questo tema sociale.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna di considerazioni integrative del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Gibiino, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.

MARIO MANTOVANI, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Il Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Dionisi. Ne ha facoltà.

ARMANDO DIONISI. Signor Presidente, alcune brevi considerazioni, anche considerata l'ora abbastanza tarda, per discutere un provvedimento presentato dal Governo che non intende dare ulteriore differimento ai termini di esecuzione degli sfratti, ma si lega all'attuazione di un piano di emergenza abitativa nel nostro Paese con l'attuazione del decreto-legge n. 112 del 2008.
Signor sottosegretario, ho provocatoriamente presentato un emendamento che tende a dilazionare il tempo della scadenza degli sfratti dalla 30 giugno al 31 dicembre, perché con questo modo di procedere, di proroga in proroga, in un settore delicato soprattutto per le categorie sociali di cui stiamo parlando, non riusciremo, soprattutto nelle 12 grandi aree urbane del Paese, a dare risposte tranquillizzanti. Non credo che metteremo in piedi entro il 30 giugno i finanziamenti del Piano casa previsti dal decreto-legge n. 112 del 2008.
Scontiamo in questo Paese una difficoltà enorme di famiglie che purtroppo non solo hanno la finita locazione, ma anche l'impossibilità a volte di pagare l'affitto (e sono anch'esse sotto sfratto). Abbiamo bisogno di conoscere quantoPag. 129prima la situazione e, dal momento che il decreto-legge n. 112 del 2008 ha stanziato dei finanziamenti, vorremmo capire quale risposta positiva il Governo intenda dare al tema dell'emergenza abitativa.
Abbiamo individuato quali sono sicuramente - lo ricordava il relatore - le categorie sociali oggi più a rischio: si tratta delle giovani coppie, degli anziani, di particolari famiglie con disagio abitativo, ma soprattutto vi rientrano anche gli studenti fuori sede. Si è escluso dai provvedimenti i capoluogo di provincia (in particolare, credo che sia la provincia di Siena ad essere esclusa da questo provvedimento), ma - ne parlavamo con il relatore - quello è un tema che riguarda soprattutto gli studenti fuori sede e che vorrei approfondire. Questa è infatti un'altra grande risposta che bisogna dare nelle grandi aree urbane, perché in questi anni purtroppo non c'è stata una politica ed un'attenzione rispetto alla casa.
Quando si parla di aiutare le famiglie, credo che questo oggi sia il primo tema: il lavoro è importantissimo, ma immaginate il dramma di una famiglia che è sotto sfratto oppure non ha un'abitazione! La risposta deve essere molto articolata e non può essere solo quella di uscire.
Oggi per il dramma che nel Paese si vive nelle grandi aree urbane la risposta non può essere che una risposta positiva per rilanciare l'edilizia residenziale pubblica, che da troppi anni non trova un'adeguata risposta: oggi c'è gente che non è in grado di pagare un affitto di mercato né di contrarre un mutuo per acquistare la casa (e viviamo ogni giorno anche il dramma di chi ha comprato la casa con grandi difficoltà per l'esplosione verificatasi nel settore dei mutui immobiliari). Questo provvedimento deve quindi assolutamente trovare una risposta adeguata e collegata al piano casa che invitiamo il Governo a presentare quanto prima. Si dice: proroghiamo fino al 30 giugno, ma immaginiamo forse di riuscire a mettere in piedi, prima del 30 giugno, la costruzione di case da dare in affitto a prezzo concordato? Credo che non riusciremo a farlo.
Approfitto, anche se brevemente, dell'occasione, signor sottosegretario Mantovani, ma occorre che vi sia un'attenzione particolare soprattutto con riguardo alle procedure: esistono, infatti, anche fondi che derivano da vecchi stanziamenti dell'ex Gescal in alcune regioni che non trovano una risposta adeguata per la costruzione - e mi avvio alla conclusione, signor Presidente - perché le procedure, anche dal punto di vista procedimentale ed urbanistico, sono talmente complesse che spesso non si riesce ad utilizzare anche i soldi disponibili esistenti. Immaginate, rispetto a questo tema, la situazione delle grandi città: Roma ha bisogno di 30 mila alloggi, ma non ci sono nel piano regolatore le aree previste per l'edilizia sociale (questo è un altro grande tema che voglio sottolineare).
Per concludere - avremo poi modo, magari sui singoli emendamenti, di tornare nel corso della discussione -, ho presentato un emendamento per indicare al Governo l'esistenza di questa grande emergenza del Paese, che è la questione della casa. Si è legato questo provvedimento, fissando il termine del 30 giugno, ai provvedimenti sulla casa, ma credo che dovremo tornare di nuovo, il 30 giugno del 2009, a concedere un'ulteriore proroga. Per questa ragione provocatoriamente sono contrario, in sostanza, a prorogare gli sfratti (anche perché poi c'è un diritto del proprietario che magari qualche volta ha dei figli da mandare in quella abitazione): si tratta di un tema estremamente complicato e complesso, ma se non diamo una risposta adeguata all'emergenza presente in alcune aree del Paese, poi non possiamo continuare di proroga in proroga. Stabiliamo una proroga, che sia l'ultima, al 31 dicembre ed il Governo sia capace di fornire una risposta alle tante emergenze sociali presenti in questo settore.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Mastromauro. Ne ha facoltà.

MARGHERITA ANGELA MASTROMAURO. Signor Presidente, in via preliminare, vorrei sottolineare chi sono i destinatariPag. 130di questo provvedimento: le famiglie con un reddito annuo lordo inferiore ai 27 mila euro che hanno nel proprio nucleo familiare persone anziane, ultrasessantacinquenni, malati terminali o handicappati. Si tratta, quindi, di individui e nuclei familiari che non sono in grado di accedere alla locazione di alloggi nel libero mercato. Stiamo discutendo di un provvedimento che dovrebbe servire, in qualche modo, a tamponare, a dare una risposta provvisoria al problema del disagio abitativo che questi soggetti, naturalmente, vivono in attesa che si realizzino interventi strutturali come quelli previsti dal tanto atteso piano casa. È un provvedimento che affronta il problema del disagio abitativo, che si era già aggravato nella attuale congiuntura economica recessiva, riguardando famiglie svantaggiate da redditi particolarmente bassi e situazioni familiari difficili. Dai dati forniti dalla SUNIA, infatti, negli anni dal 2000 al 2006, vi è stata una nuova tendenza all'aumento degli sfratti che sono passati da 39.406 a 44.897. Ebbene, rispetto ad un'emergenza sociale di questa portata, questo Governo ha prodotto un decreto-legge che, a dispetto delle buone intenzioni espresse nella relazione illustrativa, limita in misura consistente i destinatari del provvedimento, circoscrivendoli alle categorie indicate in precedenza, limita l'ambito di applicazione ai soli comuni capoluogo di 14 aree metropolitane, ai comuni ad alta tensione abitativa con essi confinanti e limita la proroga ai soli casi di finita locazione. In concreto, che cosa accade? Accade che, ad esempio, in una regione come la mia, la Puglia, di 71 comuni ad alta tensione abitativa, così come individuati nella delibera del CIPE del 2003, solo 11 saranno garantiti da questo provvedimento, contro ben 60 cancellati (tra questi figurano grandi comuni come Foggia, Taranto, Brindisi, Lecce, Barletta e Andria). Rispetto a questa eccezione, da me già sollevata in Commissione al sottosegretario Mantovani, egli ha dichiarato che su un totale di sfratti stimati a 2.689, oggetto del provvedimento, ne sarebbero garantiti 2.458 e, quindi, rimarrebbero da liberare soltanto 230 unità (con riferimento alla Puglia rimarranno esclusi solo cinque sfratti a Bari, tre a Brindisi, dieci a Foggia, sette a Taranto, nessuno a Lecce). A parte i dubbi, da me già espressi circa i numeri indicati dal Ministero, presi dalle prefetture che ricevono tardivamente le comunicazioni dai tribunali, e ammettendo che questi numeri siano attendibili, sorge, comunque, spontanea la domanda: che senso ha escludere 230 unità in tutta Italia? Perché? Per ragioni di bilancio? Credo che questo Governo non può ragionevolmente regolare l'abolizione dell'ICI a chi non ne ha bisogno, o accollarsi i debiti miliardari di Alitalia, e poi lesinare vergognosamente su un'emergenza che coinvolge soggetti deboli e in grave difficoltà. Per questo abbiamo insistito nel presentare l'emendamento che prevede l'ampliamento della platea dei comuni ad alta tensione abitativa indicati dal CIPE. Ci auguriamo che il Governo voglia rivedere la sua posizione intransigente.
Vi è un secondo limite di questo provvedimento che vale la pena sottolineare. Con questo provvedimento il Governo ha deciso di aiutare solo le famiglie che saranno costrette ad abbandonare la casa nella quale hanno vissuto perché il locatore si rifiuta di rinnovare il contratto. Ebbene, come emerge dai dati del SUNIA, l'aumento vertiginoso degli sfratti negli ultimi anni riguarda, invece, gli sfratti proprio per morosità.
Infatti, su 43.394 sfratti nel 2007 ben 33.559 sono per morosità, mentre solo 9.166 sono per finita locazione. Dunque, a nostro parere, il Governo avrebbe dovuto tener conto di questi dati e avrebbe dovuto responsabilmente proteggere, in questo momento di difficoltà, coloro i quali non riescono a pagare il canone di affitto, accollandosi temporaneamente l'onere di tale canone e ovviamente non arrecando danno ai locatori. Grazie a queste limitazioni che cosa accadrà? Che - sempre per parlare della mia regione, della Puglia - ben 2 mila famiglie rimarranno per strada nei prossimi mesi, come denunciato sullaPag. 131stampa dall'assessore regionale all'assetto del territorio, dal SUNIA regionale e dall'ANCI.
È per queste ragioni che il nostro giudizio complessivo su questo decreto-legge non può che essere negativo. Ancora una volta questo Governo ha prodotto frettolosamente un decreto-legge e non tiene adeguatamente conto della reale situazione e dimensione del problema degli sfratti. Si tratta di un Governo che non consulta mai preventivamente le categorie interessate e poi si trova innanzi a sommovimenti di piazza non privi di conseguenze.
Vorrei ricordare infine, signor Presidente, che al comma 1 dell'articolo 1 del decreto-legge in esame si precisa che la finalità del provvedimento di sospensione degli sfratti è quella di ridurre il disagio abitativo in attesa della realizzazione degli interventi previsti dal Piano nazionale di edilizia abitativa. Ebbene, sappiamo tutti che la realizzazione del piano casa è bloccata dal contenzioso con le regioni che noi avevamo preannunciato nella discussione in Aula e in Commissione sull'articolo 11 del decreto-legge n. 112 del 2008, un contenzioso che si potrà risolvere solo se questo Governo riconoscerà l'attribuzione dei fondi alle regioni virtuose che avevano già programmato e deliberato ma non impegnato, come dice la prima bozza del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, la destinazione di quei fondi per l'edilizia sociale che erano stati stanziati ex decreto-legge n. 159 del 2007. Quindi, concludo invitando il Governo a sbloccare con urgenza tali fondi e a dirimere le questioni con le regioni onde evitare che ancora nel 2009 ci si ritrovi a discutere di una nuova sospensione degli sfratti e con ulteriori inaccettabili limitazioni in funzione di presunti vincoli di bilancio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, con questo decreto-legge credo che con tranquillità possiamo dire che non stiamo affrontando l'emergenza casa con un taglio di destra o un taglio di sinistra. Si tratta di una reale situazione di emergenza e qui effettivamente un decreto-legge serve. Vi è il rischio però di sottovalutare una serie di eventi. Mi riferisco intanto a una crisi, la crisi finanziaria ed economica che ha messo in difficoltà famiglie che pensavano di aver programmato l'acquisto della casa (quindi, attraverso dei mutui) e che a causa del sovraccarico di interessi e di ulteriori spese familiari in realtà oggi si trovano a perdere l'abitazione. C'è, nello stesso tempo, un aumento di domande che non trovano risposta. Si tratta di un aumento che proviene dai nuovi nuclei monofamiliari. Faccio un esempio con un dato certo: solo in Lombardia abbiamo 25 mila divorzi l'anno e credo che in Italia siano superiori ai 100 mila. Queste situazioni fanno arrivare domande di singoli o di singoli con prole nei comuni, e non è facile dare risposte a queste esigenze.
Abbiamo ceduto un patrimonio immobiliare di edilizia economico-popolare alla vendita, al mercato, e di fatto ci è venuta a mancare una disponibilità di appartamenti per questo tipo di esigenze. Si è fatto - qui devo un po' dissentire dal relatore - in questi due anni un piano casa concreto, magari non era tutto ciò che serviva (anzi sicuramente), ma era concreto, che ha attivato regioni, province e comuni attraverso accordi quadro, accordi di programma, che hanno permesso di partire con iniziative concrete. Non voglio fare l'egoista ma riprendo l'esempio della Lombardia.
Nei prossimi giorni, a metà novembre, sarà emanato un bando per assegnare, con un finanziamento di 60 milioni di euro, un migliaio di appartamenti: non sono sufficienti rispetto alle necessità, considerata la densità di questa esigenza nelle città capoluogo, nelle grandi città. Non si tratta solo delle quindici metropoli con l'hinterland confinanti con paesi con più di diecimila abitanti, purtroppo è un'esigenza di parecchi comuni.Pag. 132
Bisogna assolutamente attivarsi prestando attenzione a queste esigenze e alla capacità di risposta da parte dei comuni e delle regioni. È necessario inventarsi un piano casa che preveda, nel giro di un anno, ventimila nuovi appartamenti (piano casa con fantasia perché a volte la fantasia produce anche cose buone), partendo dal principio che bisogna azzerare tutto ciò che è già in corso sul territorio in regioni di destra e regioni di sinistra. Per usare un'immagine, prendendo ad esempio la casa, arriviamo al castello, al telaio di una casa e, se non ci piace più, la distruggiamo, risparmiando perché non abbiamo fatto ancora tutte le divisorie, i tavolati e le rifiniture e non abbiamo comprato gli arredi e partendo con qualcosa di nuovo. Rispetto al decreto-legge che prevedeva i sessanta giorni, tutto questo di fatto non è previsto.
Provocatoriamente abbiamo proposto un emendamento per rinviare di due anni questo piano casa ma vorremmo che, invece, regioni e Stato, e Governo, in questo caso, dessero una risposta efficiente di maturità: anzitutto il Governo rispondendo alle esigenze della regione di attivare le risorse che già avevano di fatto inquadrato e programmato e, quindi, in modo da far sì che gli stessi comuni stanziassero qualcosa di loro, che i privati ci mettessero qualcosa di loro.
Vi sono politiche per gli studenti fuori sede, già richiamate in precedenza. Noi in Italia abbiamo questo problema ma di fatto gli studenti si muovono in tutta l'Europa e quindi c'è bisogno di una tipologia di abitazioni per questi nuclei di famiglie o di nuove famiglie, che si allontanano dalla casa principale e sono costretti a soccombere ad un mercato del nero che costa parecchio e, a volte, è anche quasi al di fuori delle norme di igiene e di salubrità.
Vi è un'esigenza di sostenere iniziative, sempre promosse dai comuni, affinché non ricostruiscano casermoni-ghetto dove, in quell'area, vengono relegati tutti coloro che hanno situazioni di disagio economico ma le nuove abitazioni siano distribuite su interventi anche di valorizzazione delle città, come molte città stanno prevedendo. Per portare ancora un esempio, vorrei che con i soldi, i miliardi di euro che arrivano per finanziare Expo 2015 in Lombardia, fosse stanziato anche qualcosa per questa finalità e non solo per le torri «sbirlenghe», che sono belle da vedere e saranno anche attrattive per turisti nei prossimi anni ma sicuramente a breve non sono proprio quello di cui noi abbiamo bisogno.
Sappiamo che in parte ci è stato prestato ascolto. Rivolgiamo l'invito al Governo, nei prossimi giorni, a prestare ancora attenzione ad una serie di emendamenti, proposte nonché ordini del giorno che le opposizioni hanno presentato per dovere ma - credetemi - tanti esponenti della maggioranza avrebbero voluto sottoscriverli e rappresentare queste esigenze presenti nelle loro città, dove ricoprono la carica di amministratori.
Pertanto continueremo il nostro lavoro e spero che vi sia nei prossimi giorni ancora volontà di prestarci ascolto e di poter modificare in senso positivo questo provvedimento che effettivamente richiama all'emergenza.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA. Signor Presidente, solo un intervento molto breve a completamento di quanto è già stato ampiamente illustrato dai colleghi, per mettere in evidenza come all'interno del lavoro svolto in Commissione ed anche nel testo degli emendamenti che discuteremo nelle prossime sedute, abbiamo voluto e chiesto che il Governo riflettesse in modo particolare su due questioni: la prima strettamente legata all'oggetto di questo provvedimento e, quindi, l'ambito di applicazione delle misure contenute nel decreto sfratti e, in modo particolare, l'ambito geografico e, quindi, le città e le realtà territoriali interessate.
Crediamo che questa sia una priorità per diversi motivi, perché i dati che - credo correttamente - ci sono stati forniti dal sottosegretario riprendono però una quantificazione esatta dei decreti perPag. 133sfratti avvenuti nel 2007, ma poi per la definizione di quelli che rimarrebbero in qualche modo esclusi dall'attuale configurazione del provvedimento si fa riferimento e ci si basa su valutazioni, su stime fatte in via prudenziale. È una quantificazione che, come abbiamo potuto verificare, non corrisponde in maniera perfetta e non si sovrappone esattamente alle reali dimensioni del fenomeno.
Vorremmo poi sottolineare il fatto che con questa impostazione si rischia veramente, lasciando fuori ed escludendo molti capoluoghi di provincia ed i comuni ad alta tensione abitativa individuati con delibera CIPE del 2003, di escludere una serie di città, magari non strettamente confinanti ma limitrofe alle aree metropolitane, che chiaramente sono riconosciute come realtà ad alta problematicità dal punto di vista abitativo (cito brevemente il comune di Cinisello Balsamo, il padovano, il veronese, Legnano, Busto Arsizio, Gallarate); realtà che non riguardano solo le regioni del nord, ma anche diverse aree limitrofe a grandi città del sud e del centro. Questo è uno degli aspetti.
L'altra questione, ben sottolineata anche dalla collega Mastromauro, si riferisce invece alle categorie sociali e quindi all'eventualità e all'invito, che in qualche modo rivolgiamo al Governo, di mostrare un'attenzione maggiore rispetto al problema della morosità, che in questi ultimi anni ha raggiunto davvero dimensioni considerevoli e che temiamo possa aggravarsi ancora di più, in presenza di una crisi economica della portata di quella che stiamo vivendo.
Questa considerazione ci impone anche di allargare lo sguardo e di estenderlo all'altro provvedimento non in discussione questa sera: mi riferisco al piano casa, di cui purtroppo questo Parlamento avrà poche occasioni di discussione. Siamo in attesa del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, già in ritardo rispetto ai tempi stabiliti nel decreto-legge n. 112 del 2008. Crediamo che, rispetto all'impostazione di quel piano casa, sia ancora possibile introdurre elementi di aggiustamento e di correzione. È riconosciuto da più parti che una delle maggiori emergenze che riguardano il settore abitativo attualmente nel nostro Paese è quella relativa al mercato della locazione e degli affitti. Crediamo che sia il caso di rivedere anche alcune scelte di fondo e di impostazione del piano casa così come ci è stato presentato. Se, come ci ricordava il relatore, negli ultimi due anni sono stati costruiti solo 5.000 alloggi, a fronte di un fabbisogno di 650.000 alloggi per categorie sociali in difficoltà, ci chiediamo quale senso abbia vendere ed alienare il patrimonio di edilizia residenziale pubblica per reperire risorse da investire in un piano casa che sappiamo essere rivolto prioritariamente ad abitazioni di prima casa, quindi ad una categoria sociale che sicuramente manifesta esigenze legittime, ma che è adiacente rispetto a quella del disagio grave, che invece abbiamo visto rappresentare un'emergenza nell'attuale situazione del nostro Paese. Per questo motivo avremo modo poi di approfondire la discussione in sede di esame degli emendamenti.
Valutiamo positivamente, in qualche modo, i segnali di disponibilità che si sono manifestati e che si sono anche in qualche modo esplicitati stasera nell'intervento del relatore, ma crediamo che vi siano ancora dei margini, affinché questo Parlamento possa introdurre, nel decreto-legge che verrà appunto convertito in legge nei prossimi giorni, alcuni elementi di miglioramento e di maggior adesione all'attuale situazione nazionale.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 1813-A)

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore ed il rappresentante del Governo rinunziano alla replica.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Pag. 134

Annunzio della elezione del Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere.

PRESIDENTE. Comunico che la Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, ha proceduto nella seduta odierna all'elezione del proprio presidente. È risultato eletto il senatore Beppe Pisanu.

Affidamento dei poteri attribuiti dal Regolamento nell'ambito dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, il presidente del gruppo parlamentare Italia dei Valori ha reso noto che l'esercizio dei poteri attribuiti, in caso di assenza o impedimento del presidente, secondo quanto previsto dall'articolo 15, comma 2, del Regolamento della Camera, è stato affidato al deputato Fabio Evangelisti, vicepresidente vicario, e al deputato Antonio Borghesi, vicepresidente.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 12 novembre 2008, alle 9,30:

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2009) (1713).
- Relatori: Giudice, per la maggioranza; Baretta, di minoranza.

2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2009 e bilancio pluriennale per il triennio 2009-2011 (1714).
Nota di variazioni al bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2009 e bilancio pluriennale per il triennio 2009-2011.
- Relatori: Moroni, per la maggioranza; Baretta, di minoranza.

3. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1038 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 settembre 2008, n. 147, recante disposizioni urgenti per assicurare la partecipazione italiana alla missione di vigilanza dell'Unione europea in Georgia (Approvato dal Senato) (1802).
- Relatori: Stefani, per la III Commissione e Cicu, per la IV Commissione.

4. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 20 ottobre 2008, n. 158, recante misure urgenti per contenere il disagio abitativo di particolari categorie sociali (1813-A).
- Relatore: Gibiino.

La seduta termina alle 21,55.

TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE DEL DEPUTATO SALVATORE CICU IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 1802

SALVATORE CICU, Relatore per la IV Commissione. Nel condividere preliminarmente le considerazioni svolte dal relatore per la Commissione affari esteri, sugli aspetti più strettamente attinenti alla politica estera del nostro paese e sulla posizione assunta dal Governo italiano in ordine alla crisi in Georgia, desidero soffermarmi in particolare sugli aspetti diPag. 135competenza della Commissione difesa che riguardano principalmente l'impiego delle Forze armate nelle missioni internazionali.
Per quanto concerne, in particolare, le disposizioni riguardanti la missione internazionale in Georgia, ricordo che esse sono finalizzate a consentire, per l'anno 2008, la partecipazione dl personale delle Forze armate e di personale civile alla missione di vigilanza dell'Unione europea in Georgia, denominata, EUMM (European Union Monitoring Mission) Georgia, nonché a prevedere il contributo italiano alle iniziative umanitarie a favore della Georgia nell'ambito della Conferenza internazionale dei donatori.
Per quanto attiene alla catena di comando, ricordo che l'azione comune 2008/736/PESC del Consiglio, del 15 settembre 2008 affida al Comitato politico e di sicurezza (COPS) - il Comitato politico e di sicurezza (COPS) rappresenta l'attore principale nel processo decisionale relativo a PESC (Politica Estera e di Sicurezza Comune) e PESD (Politica Europea di Sicurezza e Difesa) ed, in stretto contatto con il Segretario Generale/Alto Rappresentante per la PESC, contribuisce a delineare le linee guida dell'UE approvate dal Consiglio per tali settori. È composto di rappresentanti nazionali a livello di alti funzionari/ambasciatori. Al COPS possono essere delegati dal Consiglio i poteri necessari ad assicurare il controllo politico e la direzione strategica delle operazioni PESD -, sotto la responsabilità del Consiglio, il controllo politico e la direzione strategica della missione. Il comandante civile, in qualità di comandante dell'EUMM a livello strategico, impartisce istruzioni al Capo missione, il quale a sua volta esercita il comando della missione a livello di teatro operativo e risponde direttamente al comandante civile della missione. L'Italia contribuirà alla missione con un contingente di 40 osservatori, di cui trentasei militari e quattro civili.
Al riguardo l'articolo 1, comma 1, autorizza la spesa di euro 2.058.424, per la partecipazione di personale, mezzi e materiali delle Forze armate alla citata missione di vigilanza dell'Unione europea, per il periodo che va dal 21 settembre, data di partenza del primo nucleo di personale, al 31 dicembre 2008. L'autorizzazione di spesa comprende gli oneri riferiti al trattamento di missione e assicurativo del personale e quelli concernenti l'approntamento, il dispiegamento e il funzionamento di nove veicoli militari terrestri e degli strumenti di telecomunicazione necessari.
Per la disciplina della partecipazione del personale delle Forze armate alla missione, il presente provvedimento rinvia alle disposizioni del decreto-legge 31 gennaio 2008, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 marzo 2008, n. 45, recante le disposizioni relative alla proroga, per l'anno 2008, delle missioni internazionali. In particolare, sono richiamate le disposizioni riguardanti l'indennità di missione (articolo 4, commi 1 e 2), l'indennità di impiego operativo (articolo 4, comma 4), la valutazione del servizio prestato nelle missioni internazionali ai fini dell'avanzamento degli ufficiali al grado superiore (articolo 4, comma 6), le disposizioni in materia penale (articolo 5), le disposizioni in materia contabile (articolo 6). Sempre con riferimento alla missione di vigilanza in Georgia, ricordo, infine, che l'articolo 2 disciplina la partecipazione di personale civile alla missione di vigilanza.
Per quanto riguarda le disposizioni dell'articolo 2-bis relative ad altre missioni internazionali, esse prorogano fino al 31 dicembre 2008 le missioni per le quali il decreto-legge n. 8 del 2008 aveva autorizzato la spesa per la partecipazione del personale delle Forze armate e di polizia fino al 30 settembre 2008. Si tratta, in particolare, delle missioni internazionali UNIFIL, Althea, EUFOR/Tchad/RCA, Minustah e alla missione della Guardia di finanza in Libia, di cui si dirà in seguito.
Lo stesso provvedimento in conversione, inoltre, ha autorizzato la partecipazione alla missione dell'OSCE in Georgia e le ulteriori spese sopravvenute nell'ambito delle missioni in Afghanistan, Mediterraneo e Kosovo e delle attività in Iraq già finanziate per il 2008 dal medesimo decreto-legge. In generale, tale interventoPag. 136legislativo è volto ad assicurare la copertura finanziaria dei nuovi e maggiori oneri derivanti dalle missioni sopra menzionate, nonché ad adattare, alle particolari esigenze operative connesse con tali missioni, la disciplina riguardante il personale e le procedure per l'acquisizione di beni e servizi.
In particolare il comma 1, autorizza dal 1o ottobre al 31 dicembre 2008 la spesa di 112.542.774 euro per la proroga della partecipazione del contingente militare italiano alla missione UNIFIL condotta dall'ONU in Libano, da ultimo rifinanziata ai sensi dell'articolo 3, comma 1, del citato decreto-legge n. 8 del 2008 in coerenza con il mandato dell' ONU disposto dalla risoluzione 1773 (2007), anch'esso prorogato ai sensi della risoluzione 1832 del Consiglio di sicurezza dell'ONU il 27 agosto 2008.
Il comma 2 autorizza dal 1o ottobre al 31 dicembre 2008 la spesa di 9.668.523 euro per la proroga della partecipazione del personale militare italiano alla missione PESD condotta dall'Unione europea in Bosnia-Erzegovina, denominata Althea, ed alla missione IPU (Integrated Police Unit) che opera nell'ambito della stessa, da ultimo rifinanziata ai sensi dell'articolo 3, comma 5 del decreto-legge n. 8 del 2008.
Il comma 3 autorizza dal 1 o ottobre al 31 dicembre 2008 la spesa di 8.310.451 euro per la proroga della partecipazione del personale militare italiano alla missione PESD condotta dall'Unione europea in Ciad e nella Repubblica Centrafricana denominata EUFOR TCHAD/RCA da ultimo rifinanziata ai sensi dell'articolo 3, comma 9 del decreto-legge n. 8 del 2008.
Il comma 4 autorizza dal l o settembre al 31 dicembre 2008 la spesa di 99.999 euro per la proroga della partecipazione del personale militare italiano alla missione di osservatori militari condotta dall'OSCE in Georgia, in relazione alla decisione n. 861 del 19 agosto 2008 con cui il Consiglio permanente dell'OSCE ha disposto per almeno sei mesi l'aumento fino a 100 unità degli osservatori militari di cui 20 da mobilitare immediatamente nelle aree contigue all'Ossezia del Sud. L'Italia contribuisce con l'invio di 5 osservatori.
Il comma 5 autorizza per l'anno 2008 l'ulteriore spesa di 417.102 euro per la partecipazione del personale militare italiano alle attività di consulenza, formazione, addestramento del personale delle Forze armate e di polizia irachene da ultimo rifinanziata dall'articolo 2, comma 10 del decreto-legge n. 8 del 2008 a tutto il 2008 per una spesa di 8.157.821 euro. Si tratta delle attività svolte nell'ambito della missione NATO Training Mission Iraq. I1 rifinanziamento è inteso ad assicurare la partecipazione di 16 Carabinieri per le attività di addestramento della Iraqi National Police.
Il comma 6 autorizza per l'anno 2008 l'ulteriore spesa di 12.373.484 euro per la partecipazione del personale militare italiano alle missioni in Afghanistan denominate ISAF, a conduzione NATO, e della missione di polizia condotta dall'Unione europea denominata EUPOL Afghanistan, da ultimo rifinanziata dall'articolo 3, comma 2 del decreto-legge n. 8 del 2008 a tutto l'anno in corso. Il rifinanziamento è inteso ad assicurare la partecipazione di quaranta carabinieri in attività di addestramenti o in favore della polizia afgana e a rafforzare la componente aerea di ISAF, mediante lo schieramento di quattro Tornado con relativo supporto logistico e di personale.
Il comma 7 autorizza per l'anno 2008 la spesa di 1.384.878 euro per la partecipazione italiana alle missioni internazionali nei Balcani: Multinational Specialized Unit (MSU), in Kosovo; Joint Enterprise, nell'area balcanica; Albania 2, in Albania; Criminal Intelligente Unit (CIU), in Kosovo; Union Police Team (EUPT), in Kosovo; missione PESD dell'Unione europea in Kosovo. Il rifinanziamento attuale è connesso in particolare all'assunzione del comando da parte dell'Italia della missione NATO in Kosovo, con relativo supporto logistico-operativo e l'invio di due elicotteri aggiuntivi AB 205 e di quattro mezzi militari terrestri.
Il comma 8 autorizza dal l o ottobre al 31 dicembre 2008 la spesa di 1.516.046Pag. 137euro per la proroga della partecipazione del Corpo della Guardia di finanza alla missione in Libia in esecuzione dell'accordo di cooperazione tra il Governo italiano e il Governo libico siglato, in data 29 dicembre 2007, per fronteggiare il fenomeno dell'immigrazione clandestina e della tratta degli esseri umani. Anche la partecipazione del Corpo della Guardia di finanza alla missione in Libia era infatti autorizzata fino al 30 settembre 2008 dall'articolo 3, comma 20 del decreto-legge n. 8 del 2008. Al personale impiegato nella missione viene corrisposto il trattamento economico di cui alla legge 8 luglio 1961, n. 642, calcolando l'indennità speciale nella misura del 50 per cento dell'assegno di lungo servizio all'estero e non applicando la riduzione del 20 per cento, di cui al citato articolo 28, comma 1, del decreto-legge n. 223 del 2006, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 248 del 2006, come già previsto per la medesima missione nel periodo 1o gennaio-30 settembre 2008.
Il comma 9 autorizza dal 1o ottobre al 31 dicembre 2008 la spesa di 1.516.046 euro per la proroga della Mission in Haiti (MINUSTAH), di cui alla risoluzione 1780 (2007), adottata dal Consiglio di sicurezza dell'ONU il 15 ottobre 2007 delle Nazioni unite in Haiti, da ultimo rifinanziata ai sensi dell'articolo 3, comma 24 del decreto-legge n. 8 del 2008. La missione ha il compito di assistere il Governo haitiano nelle attività di ristrutturazione e riforma della polizia haitiana secondo standard democratici.
Il comma 10 autorizza per l'anno 2008 la spesa di 1.300.000 euro per interventi di sicurezza e di tutela del personale italiano operante in Iraq presso l'Unità di sostegno alla ricostruzione a Nassiriya. Si tratta di assicurare un servizio di sicurezza e di scorta al contingente di esperti italiani riuniti in PRT (Provincial Reconstruction Team) all'interno della base USA di Tallil. Giacché gli accordi con i responsabili della base non prevedevano tale aspetto, si è reso necessario provvedere alla stipula del contratto che si avvia a scadenza al 31 dicembre 2008 e che ora si intende rinnovare prima della scadenza affinché il servizio di sicurezza destinato al personale italiano si svolga senza soluzione di continuità.
Il comma 11 prevede che alle missioni di cui ai precedenti commi si applichino una serie di disposizioni del citato decreto-legge n. 8 del 2008, e precisamente l'articolo 4, commi 4-8 (in materia di corresponsione di indennità, valutazione del servizio prestato nel quadro delle missioni internazionali ai fini di avanzamento, facoltà di proroga del periodo di ferma dei volontari in ferma prefissata) e comma 10 (rinvio a specifiche disposizioni, di carattere molto eterogeneo, del decreto-legge n. 451 del 2001), e gli articoli 5 (in materia di giurisdizione e condizioni di procedibilità per i reati commessi dallo straniero nei territori nei quali si svolgono le missioni) e 6, relativo al regime di contabilità.
Segnalo, altresì, che il comma 12 estende la previsione dell'attribuzione della promozione al grado superiore con decorrenza dal giorno precedente la cessazione dal servizio, anche agli effetti economici, ai militari della Guardia di finanza deceduti o divenuti permanentemente inidonei al servizio per ferite, lesioni o malattie riportate in servizio durante l'impiego in attività operative o addestrative. Tale beneficio è riconosciuto subordinatamente al parere favorevole della competente commissione d'avanzamento, che tiene conto delle circostanze nelle quali si è determinato l'evento.
L'articolo 3, infine, reca la clausola di copertura finanziaria degli oneri derivanti dalle missioni internazionali di cui al presente provvedimento - ad esclusione delle misure previste dal comma 12 dell'articolo 2-bis in precedenza esaminato - pari a circa 151 milioni e 538 mila euro.
In conclusione, desidero sottoporre all'attenzione dei colleghi alcune osservazioni concernenti i profili finanziari delle disposizioni recate dal presente provvedimento, la situazione del contingente italiano in Afghanistan e alcune riflessioni di politica legislativa.
Per quanto riguarda i profili finanziari, segnalo che in base ai dati forniti dallaPag. 138relazione tecnica allegata al provvedimento in esame, nella quantificazione degli oneri derivanti dalle disposizioni, come di prassi, non appaiono computate le spese derivanti dall'usura dei mezzi e le conseguenti spese di manutenzione. A tale proposito, ritengo opportuno ricordare le osservazioni recentemente svolte in Commissione difesa dal Ministro La Russa in occasione dell'esame del disegno di legge finanziaria per il 2009. In tale circostanza, il Ministro della difesa ha avuto modo di sottolineare come occorra riflettere sulla possibilità di un incremento della dotazione del Fondo per la partecipazione alle missioni internazionali che attualmente consente di coprire soltanto le spese di personale e di funzionamento, ma non la super usura dei mezzi, che necessitano quindi di un maggior numero di revisioni e di un maggior livello manutentivo. Fino ad ora le risorse mancanti sono state attinte dagli ordinari stanziamenti di bilancio, ma data la riduzione degli stanziamenti di bilancio del Ministero della difesa dovuta alle misure di contenimento della spesa adottate dal Governo, è indispensabile, quale prima misura correttiva, introdurre il concetto di costo volto a coprire tutti gli interventi correlati dall'approntamento premissione e al ricondizionamento post missione, dovendosi in alternativa procedere ad un eventuale ripensamento degli impegni delle nostre Forze armate nelle missioni attualmente in corso. Con riferimento a tale aspetto, ricordo che la Commissione Difesa, nell'esprimere il proprio parere sul richiamato disegno di legge per la finanziaria 2009 ha previsto una specifica condizione volta ad incrementare la dotazione del Fondo missioni internazionali, in modo da assicurare la copertura integrale del costo derivante dagli impegni internazionali delle Forze armate.
Per quanto concerne le riflessioni di politica legislativa, desidero sottolineare che nel nostro ordinamento non è stato ancora introdotto un complesso organico di disposizioni sul trattamento economico e normativo del personale impegnato in missioni internazionali né sui molteplici e peculiari profili amministrativi che caratterizzano le missioni stesse, aspetti che vengono disciplinati, di volta in volta, nell'ambito dei singoli provvedimenti legislativi con cui si dispone periodicamente il finanziamento delle missioni internazionali. Si tratta di disposizioni che per loro natura hanno un'efficacia limitata nel tempo e necessitano pertanto di essere continuamente reiterate. Ciò comporta, da un lato, un'ipertrofia dei testi dei citati provvedimenti e, dall'altro, il rischio di difetti di coordinamento normativo e di incertezza circa le disposizioni applicabili nei diversi teatri operativi. Auspico, pertanto, che venga calendarizzata al più presto la proposta di legge n. 1213 del presidente Cirielli che affronta questi profili.
Infine, per quanto riguarda la situazione del contingente italiano in Afghanistan, vorrei in particolare porre l'attenzione sui recenti attentati di cui è stato oggetto recentemente il nostro contingente, secondo la valutazione di alcuni esperti della situazione.
Le cause di tali attentati sono da ricercarsi nel fatto che il nostro esercito sta costruendo a Farah una base piuttosto ampia dove arriveranno da Kabul 5-600 soldati, incaricati di controllare il territorio da sempre zona privilegiata dai talebani, dall'allentamento dei controlli nella zona di frontiera con il Pakistan, dove i talebani possono preparare i loro colpi con molta più tranquillità, e, infine, dall'avvicinarsi dell'inverno che spinge i talebani ad aumentare la portata e l'intensità degli attacchi prima di ritirarsi nei villaggi amici. Si evidenzia l'importanza del controllo del territorio dal punto di vista strategico per garantire il quale appare necessario non tanto cambiare le attuali regole d'ingaggio, considerate sufficienti a garantire la sicurezza dei nostri militari, quanto piuttosto aumentare le forze militari sul posto. Su tali valutazioni, a mio avviso, è necessario avviare una riflessione approfondita, anche in vista del prossimo decreto di rifinanziamento delle missioni internazionali, che il Governo presenterà, come di consueto, alla fine dell'anno.Pag. 139
Occorre in ogni caso adottare un approccio onnicomprensivo che tenga conto delle esigenze militari e di quelle della popolazione civile capace di innescare un circolo virtuoso di sviluppo e sicurezza che rappresenta la vera sfida per la comunità internazionale in Afghanistan. Prioritari devono essere i programmi per la lotta alla povertà e alla corruzione dove i progressi sono stati esigui.
Appare prioritario anche l'impegno internazionale a favore dello sviluppo agricolo specie alla luce della crisi alimentare mondiale e dell'effetto positivo che questa ha avuto sulla conversione delle coltivazioni di papavero in grano.
Sfruttando la presente congiuntura infatti è possibile simultaneamente dare al paese l'autosufficienza alimentare, neutralizzare o perlomeno marginalizzare l'influenza del traffico di droga sulle istituzioni e assestare un forte colpo alla giungla talebana foraggiata dal narcotraffico (la coltivazione e il contrabbando dell'oppio rappresentano circa il 60 per cento dell'economia nazionale e il 93 per cento della produzione totale nel mondo).

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO ENRICO PIANETTA IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 1802

ENRICO PIANETTA. Il provvedimento al nostro esame finanzia la partecipazione italiana con personale militare e civile a missioni internazionali in zone e teatri particolarmente complessi. Una partecipazione atta a contribuire e a ridurre tensioni o conflitti e quindi a ripristinare o sviluppare condizioni di pace e sviluppo dei popoli.
Un'azione strategica e meritoria: per questo il ringraziamento va a tutto il nostro personale - uomini e donne - che con impegno e professionalità svolgono la partecipazione del nostro paese.
In Georgia la presenza di trentasei militari e quattro civili nell'ambito della missione di vigilanza dell'Unione europea fa seguito ad una intelligente e tempestiva azione politica svolta dal Governo italiano e dal ministro Frattini quando la crisi nello scorso mese di agosto aveva assunto momenti di tensione e pericolo per la stabilità internazionale.
È fondamentale non lasciare che i rapporti con la Federazione russa si allentino e addirittura si divarichino fino alla contrapposizione.
Questo non solo per motivi di opportunità economica ed energetica ma anche direi soprattutto per motivi politici negli scenari più delicati, siano essi i Balcani, ma pure il Medio Oriente ed anche lo scenario afgano.
Il Governo italiano si è ispirato anche in questa occasione allo spirito ed agli obiettivi di Pratica di Mare che fu una grande e significativa azione immaginata e realizzata dal Governo Berlusconi.
Ho citato il teatro afgano, certamente il più problematico, e nel quale il nostro impegno, con questo provvedimento, vede l'ulteriore presenza di quaranta carabinieri con funzioni di addestramento è problematico: le parole e il confermato e possibilmente incrementato impegno espresso dal Presidente eletto negli Stati Uniti d'America lo attestano.
Situazione precaria come ci ha ampiamente illustrato l'ambasciatore Sequi che ha rappresentato con impegno e competenza l'Italia a Kabul e che abbiamo sentito in Commissione affari esteri lo scorso giovedì nella sua nuova qualità di rappresentante dell'Unione europea in Afghanistan.
Le speranze successive alle elezioni del Parlamento afgano di quattro anni fa si sono affievolite e l'azione degli insorgenti si sta espandendo.
In questo scenario si deve prendere in considerazione tutta la realtà di quella regione ed in particolare la instabilità pakistana. Un insuccesso dell'azione internazionale per portare l'Afghanistan verso condizioni di stabilità e sviluppo determinerebbe una area di profonda perturbazione internazionale e anche un colpo mortale per l'Alleanza atlantica. L'impegnoPag. 140della comunità internazionale forse è stato insufficiente se comparato ad interventi effettuati in altri paesi.
Dobbiamo dunque impostare e rinnovare gli impegni logistici, operativi, umanitari e di formazione in questo paese.
Penso anche alla coltivazione dell'oppio che oltre ad essere un flagello dei giovani, anche dei nostri giovani, è strumento di finanziamento per l'azione degli insorgenti: e la produzione dell'oppio è aumentata. Ma non si può pensare ad una possibilità di successo se non c'è la collaborazione della Russia! Anche per questo è meritoria la nostra posizione.
L'impegno economico più consistente di questo provvedimento è per il Libano: la partecipazione del contingente militare italiano alla missione UNIFIL condotta dall'ONU (ottobre/dicembre) determina una spesa di oltre 112 milioni di euro.
È stato ed è un intervento che ha salvaguardato la sicurezza dello Stato di Israele ma che non ha impedito e non poteva impedire per le modalità operative il ripristino delle potenzialità offensive degli hezbollah.
Credo che in ambito internazionale si dovrà prendere atto e valutare tutta questa situazione. Anche noi dobbiamo salvaguardare la nostra credibilità e affidabilità internazionale e onorare gli impegni presi pur avendo l'avvertenza di poter valutare l'opportunità di una graduale rimodulazione delle priorità.
Credo che sia saggio affrontare questo tema per rendere ancora più credibile ed efficace il nostro impegno internazionale che per la professionalità e l'impegno e anche il sacrificio dei nostri militari e civili è universalmente apprezzato.
È il sacrificio dei militari e civili caduti a Nassiriya che voglio ricordare ed onorare.

TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE DEL DEPUTATO VINCENZO GIBIINO IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 1813-A

VINCENZO GIBIINO, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la VIII Commissione propone all'Assemblea l'approvazione del provvedimento in esame, che reca misure urgenti per contenere il disagio abitativo di alcune particolari categorie sociali e prevede una applicazione limitata ad alcune porzioni del territorio nazionale.
Il provvedimento è di particolare rilievo ed è diretto a consentire il «passaggio da casa a casa» da parte di una categoria di conduttori di immobili adibiti ad uso abitativo in un momento congiunturale economico particolarmente delicato che impone scelte di governo commisurate e legate all'andamento non solo del mercato italiano ma internazionale.
Il disagio abitativo dalle ultime rilevazioni del Ministero dell'Interno si appalesa maggiormente nelle aree metropolitane laddove la carenza di alloggi pubblici a canone calmierato determina per le famiglie a basso reddito, che conducono un immobile in locazione una condizione di difficoltà economica che può degenerare anche in difficoltà di corretto inserimento sociale.
La materia è già stata oggetto di attenzione da parte dei Governi precedenti e segnatamente nelle legislature XIV e XV. Da ultimo è intervenuta la legge n. 9 del 2007 che, nel prevedere la proroga delle procedure di sfratto (sino al 15 ottobre 2007), ha legato una simile disposizione anche a provvedimenti di natura strutturale diretti ad affrontare l'emergenza abitativa attraverso l'avvio di un programma nazionale di edilizia residenziale pubblica e pluriennale agevolata e sovvenzionata. Ancora, con la legge n. 31 del 2008 - articolo 22-ter - si è previsto che l'esecuzione dei provvedimenti di rilascio per finita locazione degli immobili in parola venisse sospesa fino al 15 ottobre 2008. Il decreto-legge n. 158 interviene nella medesima materia e con simili modalità, ancorché leghi la parte degli interventi strutturali sul disagio abitativo al recente «Piano Casa», ex legge n. 133 del 2008 (articolo 11).
Il decreto-legge in esame, all'articolo 1, comma 1, sospende per un periodo di oltre otto mesi, e cioè sino al giugno 2009, laPag. 141procedura esecutiva di sfratto limitatamente ai comuni capoluogo delle quattordici aree metropolitane (Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Bari, Napoli, Palermo, Messina, Catania, Cagliari, Trieste) ed ai comuni ad alta tensione abitativa confinanti con gli stessi e con popolazione superiore ai diecimila abitanti. La sospensione riguarda i conduttori che si trovino nelle condizioni previste dalla citata legge n. 9 del 2007 e che abbiano i seguenti requisiti: reddito annuo lordo complessivo familiare non superiore a 27 mila euro; essere o avere nel proprio nucleo familiare persone ultrasessantacinquenni, malati terminali o portatori di handicap con invalidità superiore al 66 per cento, purché non in possesso di altra abitazione adeguata al nucleo familiare nella regione di residenza; avere, nel proprio nucleo familiare, figli fiscalmente a carico. Al comma 1, si collega la finalità del provvedimento congiunturale alla necessità di ridurre il disagio abitativo in attesa della piena attuazione del «Piano casa» 2008 attraverso l'adozione (ex articolo 11 della legge n. 133 del 2008) del previsto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri.
Nel corso dell'esame in Commissione sono stati introdotti due commi aggiuntivi: il comma 1-bis (emendamento 1.6 Mariani e altri, approvato all'unanimità) ha previsto - mediante una modifica al comma 8 dell'articolo 11 della legge 9 dicembre 1998, n. 431 (Disciplina delle locazioni e del rilascio degli immobili ad uso abitativo) - che i bandi per la concessione dei contributi integrativi per il pagamento dei canoni a valere sul Fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione siano emanati annualmente entro il 30 settembre; il comma 1-ter (emendamento 1.23 del relatore, approvato all'unanimità) ha inoltre stabilito che la sospensione dei provvedimenti di rilascio non comprenda i provvedimenti esecutivi disposti a seguito di disdetta del contratto da parte del locatore nei casi previsti dall'articolo 3 della predetta legge n. 431 del 1998. Cito, a titolo di esempio, i casi in cui vi sia l'intenzione del locatore di destinare l'immobile ad uso abitativo, commerciale, artigianale o professionale proprio o dei parenti entro il secondo grado; l'intenzione di destinare l'immobile all'esercizio di attività dirette a perseguire finalità pubbliche, sociali, culturali o di culto qualora sia offerto al conduttore altro immobile idoneo; la piena disponibilità del conduttore di un alloggio libero nello stesso comune; il grave danneggiamento dell'edificio in cui si trova l'immobile.
Ed ancora, il comma 2 del suddetto articolo 1 del decreto in esame dispone che sono prorogati alla scadenza del termine del 30 giugno 2009 le disposizioni generali della legge n. 9 del 2007 (articolo 1, commi, 2,4,5 e 6) ed i benefici fiscali (articolo 2): si tratta dell'autocertificazione da parte dei conduttori della sussistenza dei requisiti da depositare presso il Tribunale competente ove è in corso la procedura di rilascio dell'immobile; della corresponsione al locatore della maggiorazione del 20 per cento del canone di locazione mensile; della decadenza dal beneficio della sospensione in caso di morosità del conduttore. Le agevolazioni fiscali a favore dei proprietari di immobili consistono nella non cumulabilità dei redditi da fabbricati (ex articoli 37 e 90 del testo unico delle imposte sui redditi) nella formazione del reddito imponibile e nella possibilità dei comuni di ridurre o escludere il pagamento ICI.
Il comma 3 dell'articolo 1 del decreto reca le misure per la copertura finanziaria del provvedimento, che avverranno con riduzione delle autorizzazioni di spesa del Fondo per interventi strutturali di politica economica.
Il comma 4 dell'articolo 1 consente al Ministero dell'economia di monitorare le spese, anche al fine di potere intervenire con provvedimento correttivi.
Nel corso dell'esame in Commissione è stato inoltre approvato l'articolo 1-bis (emendamento 1.05 Piffari e altri, approvatoPag. 142all'unanimità), che introduce l'obbligo, ai fini della valutazione per le graduatorie di edilizia residenziale pubblica, che i provvedimenti giudiziari di rilascio per finita locazione riportino i dati relativi alla registrazione del contratto e alla lettera di disdetta della locazione.
Il decreto-legge n. 158, anche se di portata limitata alla sospensione sino al 30 giugno 2009, rinvia al nuovo «Piano casa», al fine di attuare una politica di intervento strutturale ed evidenzia maggiormente la condizione emergenziale in cui versa il settore.
Il «Piano casa», varato con il decreto-legge n. 112 del 2008, convertito con legge n. 133 del 2008, intende intervenire ed anticipare la risoluzione di problemi connessi all'attuale, ma anche futuro, disagio abitativo in cui si trovano e si troveranno alcune categorie sociali che prima erano toccate solo marginalmente da simili problemi.
Gli eventi congiunturali economici di ottobre in qualche misura confermano la bontà del Piano e contestualmente ne accentuano il bisogno di concreta e veloce attuazione. In questo senso, colgo l'occasione per esprimere il mio auspicio e quello di tutta la Commissione, affinché il Governo e gli enti locali trovino un punto di equilibrio rispetto alla questione dei fondi del precedente decreto-legge n. 159 del 2007, utilizzati dal decreto-legge n. 112 del 2008 anche per finanziare il nuovo Piano casa, evitando di penalizzare gli enti che finora si sono dimostrati più virtuosi e consentendo in tal modo l'emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del Piano casa.
Ricordo che tale Piano allarga lo spettro di azione (coinvolgendo quindi non solo le famiglie in condizioni economiche meno abbienti), anche ai nuclei familiari a basso reddito monoparentali o monoreddito, giovani coppie, anziani, studenti fuori sede, soggetti sottoposti a procedure di rilascio esecutive e immigrati regolari. Si ampliano i soggetti attuatori consentendo, oltre alla presenza del pubblico, anche l'ingresso di cooperative e dei privati investitori con l'utilizzo della finanza di progetto, interventi premiali di diritti edificatori, defiscalizzazione del settore ed altro. Si interviene anche attraverso la valorizzazione delle aree comunali e demaniali che potranno essere utilmente destinate al comparto, al fine di abbattere i costi iniziali di acquisto del terreno.
In materia, va comunque considerata ancora la necessità di monitorare il settore delle fasce più deboli, per le quali nell'ultimo biennio si sono costruiti appena 5.000 alloggi a fronte di una richiesta di circa 650.000. Per le esigenze di tale categoria, alla quale lo Stato risponde con edilizia residenziale pubblica a canone sociale, si dovrà nel prosieguo prestare particolare attenzione, magari attraverso una razionalizzazione, un riordino ed un rilancio degli Enti preposti all'attuazione.
Prima di concludere la mia relazione, vorrei soffermarmi sui pareri espressi dalle Commissioni di settore e dal Comitato per la legislazione, segnalando che tali organi si sono espressi favorevolmente; in particolare, la I Commissione ha espresso una osservazione riguardante l'articolo aggiuntivo approvato nel corso dell'esame nella Commissione di merito, che è stata accolta dalla Commissione con una riformulazione dell'articolo nel senso indicato dalla I Commissione.
Segnalo infine che la Commissione Bilancio esprimerà il proprio parere direttamente all'Assemblea.
Da ultimo, in ossequio al dibattito avvenuto in Commissione, invito a valutare l'estensione del provvedimento ad un numero maggiore di comuni, includendovi i comuni a più alta tensione abitativa, a partire dai comuni capoluogo di provincia.
In proposito, pur valutando i maggiori oneri aggiuntivi, con l'aiuto del Governo, si sottolinea la portata sociale del provvedimento, che viene a cadere in un momento di particolare emergenza per le fasce più deboli del Paese a seguito dellaPag. 143grave crisi economico-finanziaria di questi giorni.
Concludo affermando che i lavori della Commissione hanno evidenziato, a mio avviso, un rinnovato e maturo interesse su un tema sensibile che coinvolge oggi non solo le aree marginali ma anche le fasce più ampie della nostra società; settori per i quali necessita da parte di tutti uno sforzo comune per recuperare la carenza di interventi strutturali di programmazione a medio e lungo termine.
Il clima di lavoro che si è creato nel corso del dibattito in Commissione spero rimanga tale anche nello svolgimento dei lavori dell'Assemblea.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. ddl 1713 - em. 1.200 rif. 467 466 1 234 466 58 Appr.
2 Nom. articolo 1 474 467 7 234 256 211 57 Appr.
3 Nom. em. 2.1 503 496 7 249 226 270 57 Resp.
4 Nom. em. 2.2 495 489 6 245 225 264 56 Resp.
5 Nom. em. 2.5 490 487 3 244 225 262 56 Resp.
6 Nom. em. 2.6 497 493 4 247 228 265 56 Resp.
7 Nom. em. 2.7 499 496 3 249 232 264 56 Resp.
8 Nom. em. 2.8 493 478 15 240 211 267 56 Resp.
9 Nom. em. 2.10 503 502 1 252 236 266 56 Resp.
10 Nom. em. 2.12 497 494 3 248 234 260 56 Resp.
11 Nom. em. 2.13 474 473 1 237 222 251 56 Resp.
12 Nom. em. 2.15 484 482 2 242 220 262 56 Resp.
13 Nom. em. 2.16 484 483 1 242 226 257 56 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 2.17 475 472 3 237 223 249 56 Resp.
15 Nom. em. 2.19 420 420 211 189 231 66 Resp.
16 Nom. em. 2.20 466 464 2 233 221 243 64 Resp.
17 Nom. em. 2.25 474 474 238 222 252 63 Resp.
18 Nom. em. 2.26 478 476 2 239 225 251 62 Resp.
19 Nom. em. 2.27 475 475 238 224 251 62 Resp.
20 Nom. em. 2.28, 2.29 466 465 1 233 218 247 62 Resp.
21 Nom. em. 2.36 478 476 2 239 223 253 62 Resp.
22 Nom. em. 2.38 490 486 4 244 229 257 59 Resp.
23 Nom. em. 2.40 487 486 1 244 226 260 59 Resp.
24 Nom. em. 2.43 499 492 7 247 236 256 57 Resp.
25 Nom. em. 2.50 490 490 246 227 263 57 Resp.
26 Nom. em. 2.51 495 493 2 247 233 260 55 Resp.
INDICE ELENCO N. 3 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 2.52 506 503 3 252 236 267 55 Resp.
28 Nom. em. 2.57 512 512 257 243 269 55 Resp.
29 Nom. em. 2.58 494 493 1 247 239 254 56 Resp.
30 Nom. em. 2.59 517 516 1 259 247 269 53 Resp.
31 Nom. em. 2.60 509 508 1 255 244 264 52 Resp.
32 Nom. em. 2.61 497 496 1 249 240 256 52 Resp.
33 Nom. em. 2.62 496 492 4 247 229 263 48 Resp.
34 Nom. em. 2.63 508 503 5 252 236 267 49 Resp.
35 Nom. em. 2.66 505 501 4 251 234 267 49 Resp.
36 Nom. em. 2.69 507 502 5 252 231 271 49 Resp.
37 Nom. em. 2.70 504 497 7 249 224 273 49 Resp.
38 Nom. em. 2.71 509 503 6 252 238 265 49 Resp.
39 Nom. em. 2.73 503 497 6 249 229 268 49 Resp.
INDICE ELENCO N. 4 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. em. 2.75 512 505 7 253 235 270 49 Resp.
41 Nom. em. 2.205 504 499 5 250 497 2 49 Appr.
42 Nom. em. 2.200 491 486 5 244 483 3 49 Appr.
43 Nom. em. 2.206 490 486 4 244 486 48 Appr.
44 Nom. subem. 0.2.202.3 502 495 7 248 230 265 48 Resp.
45 Nom. em. 2.202 501 498 3 250 478 20 48 Appr.
46 Nom. em. 2.84 507 501 6 251 231 270 48 Resp.
47 Nom. em. 2.86 498 473 25 237 214 259 48 Resp.
48 Nom. em. 2.87, 2.88 503 501 2 251 232 269 48 Resp.
49 Nom. em. 2.91 504 494 10 248 229 265 48 Resp.
50 Nom. em. 2.93 488 475 13 238 217 258 48 Resp.
51 Nom. em. 2.95 486 477 9 239 224 253 48 Resp.
52 Nom. em. 2.96 497 486 11 244 229 257 48 Resp.
INDICE ELENCO N. 5 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 54)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nom. em. 2.101 498 472 26 237 179 293 48 Resp.
54 Nom. em. 2.106 492 454 38 228 19 435 48 Resp.