XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 12 novembre 2008

TESTO AGGIORNATO AL 21 LUGLIO 2010

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
si osserva con crescente preoccupazione l'evolversi della crisi in atto nella provincia orientale del Congo nota come Kivu settentrionale, dove si sta sviluppando una nuova fase del conflitto regionale in atto da quindici anni tra milizie hutu e tutsi, le une sostenute dal Governo centrale di Kinshasa, le altre da formazioni ribelli variamente collegate a soggetti politico-militari operanti nel confinante Ruanda;
è da sottolineare l'inefficacia dimostrata finora dalla missione Onu nota come Monuc, che pure dispone di oltre 16.500 effettivi, ma che risulta paralizzata dal fatto di essere distribuita male sul terreno ed essere composta in larga misura da unità provenienti da Paesi che si concepiscono come rivali, come India, Pakistan e Bangladesh;
vanno apprezzati gli sforzi fatti nell'ambito dell'Unione Africana e dalle organizzazioni internazionali subcontinentali africane per pervenire ad una composizione della crisi;
si rileva altresì l'attivismo dimostrato in Africa centrale dalle diplomazie di Francia e Gran Bretagna;
si evidenzia come, a dispetto dell'orientamento negativo finora espresso dall'Unione europea, siano comunque affiorate proposte tendenti all'allestimento di una forza europea di rapido intervento, da inviare nel Kivu settentrionale allo scopo di aprire dei corridoi umanitari per soccorrere le popolazioni civili vittime delle violenze e degli scontri e, se possibile, stabilizzare il fronte e facilitare il raggiungimento di un cessate il fuoco;
la nuova crisi politico-militare in atto in Africa centrale, secondo i sottoscrittori del presente atto di indirizzo, è suscettibile di alimentare nuove pressioni migratorie verso la parte settentrionale del Continente ed oltre, anche verso l'Europa meridionale,

impegna il Governo

a prendere parte attiva agli sforzi della diplomazia internazionale volti a fermare i massacri in atto nel Kivu settentrionale, anche in vista di un eventuale intervento promosso dai Paesi dell'Unione europea, all'interno ovvero all'esterno della cornice comunitaria.
(1-00059)
«Fava, Cota, Luciano Dussin, Dal Lago, Reguzzoni, Alessandri, Allasia, Bitonci, Bonino, Brigandì, Buonanno, Callegari, Caparini, Chiappori, Comaroli, Consiglio, Crosio, D'Amico, Dozzo, Guido Dussin, Fedriga, Fogliato, Follegot, Forcolin, Fugatti, Gibelli, Gidoni, Giancarlo Giorgetti, Goisis, Grimoldi, Lanzarin, Lussana, Maccanti, Laura Molteni, Nicola Molteni, Montagnoli, Munerato, Negro, Paolini, Pastore, Pini, Pirovano, Polledri, Rainieri, Rivolta, Rondini, Salvini, Simonetti, Stefani, Stucchi, Togni, Torazzi, Vanalli, Volpi».

La Camera,
premesso che:
l'esigenza di intendere il conflitto di interessi come un valore appare ormai universalmente acquisita;
negli ultimi anni, anzi lustri, il dibattito politico si è accentrato su tale tema riferendosi essenzialmente alla posizione del Presidente del Consiglio;

la ragionevolezza è basata non tanto sull'ipotesi dell'abuso della funzione esercitata, quanto quale risposta all'esigenza che l'esercizio di poteri pubblici anche semplicemente non appaia intersecarsi con interessi privati e/o comunque diversi;
se questo criterio è valido per il Governo, per i parlamentari, addirittura per i consiglieri locali con l'esaustiva lista di incompatibilità ed ineleggibilità non può non essere preso in considerazione il riferimento al terzo potere;
sarebbe sgradevole elencare tutta una serie di provvedimenti giurisdizionali che appaiono di parte ai firmatari del presente atto di indirizzo, basti guardare alla media degli importi dei risarcimenti del danno quando la persona offesa è un magistrato, anche perché siamo convinti che nella maggioranza dei casi non vi è intenzione partigiana nel decidere;
ma, in ogni caso, a prescindere dalla reale partigianeria nel decidere, non c'è il minimo dubbio che il cittadino abbia diritto ad una giurisdizione che sia ed appaia giusta;
è di palmare evidenza che quando il giudice o l'inquirente sono colleghi della parte o dell'inquisito certamente non appare ai sottoscrittori del presente atto esservi giustizia super partes,

impegna il Governo

ad adottare iniziative normative di riforma costituzionale, per l'istituzione di organi giudiziari specializzati che giudichino in via esclusiva quando la parte, o una delle parti appartenga alla magistratura, e siano composti da appartenenti ad altro potere.
(1-00060)
«Brigandì, Stefani, Nicola Molteni, Allasia, Fava, Goisis, Grimoldi, Lehner, Ventucci, Consiglio, Vanalli, Caparini, Crosio, Comaroli, Consolo, Stucchi».

Risoluzioni in Commissione:

La XI e la XII Commissione,
premesso che:
lo scorso 25 luglio il ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, ha presentato al Consiglio dei Ministri il cosiddetto «Libro Verde» sul futuro del modello sociale, dal titolo «La vita buona nella società attiva», aprendo una consultazione pubblica per un periodo di tre mesi, al fine di pervenire al superamento della «vecchia logica assistenziale e paternalistica»;
come preannunciato dallo stesso Ministro in audizione in Parlamento sulle linee del suo dicastero, (...) sul modello degli analoghi strumenti utilizzati dalla Commissione europea, il «Libro verde» è uno strumento per definizione aperto, che parte da alcune premesse e rivolge agli interlocutori alcuni interrogativi per raccogliere opinioni e cercare alla fine di costruire un modello compiuto (...). Nella prefazione, si legge che il documento intende proporre «una visione del futuro del nostro modello sociale nella prospettiva della vita buona nella società attiva ed intende sollecitare un diffuso confronto su:
le disfunzioni, gli sprechi e i costi del modello attuale;
la principale sfida politica e cioè la transizione verso un nuovo modello che accompagni le persone lungo l'intero ciclo di vita attraverso il binomio opportunità-responsabilità;
un modello di governance che garantisca la sostenibilità finanziaria e attribuisca a un rinnovato e autorevole livello centrale di governo compiti di regia e indirizzo, affidando, invece, alle istituzioni locali e ai corpi intermedi, secondo i principi di sussidiarietà, responsabilità e differenziazione, l'erogazione dei servizi in funzione di standard qualitativi e livelli essenziali delle prestazioni;

gli obiettivi strategici dei prossimi anni per giungere - attraverso un costante esercizio di benchmarking con le migliori esperienze internazionali e in coerenza con le linee guida comunitarie - a un sistema di protezione sociale universale, selettivo e personalizzato che misuri su giovani, donne e disabili, in termini di vera parità di opportunità, l'efficacia delle politiche;
le possibili linee guida sui pilastri del sistema e una ipotesi di grandi programmi (quali natalità; famiglia; formazione e occupabilità; prevenzione per la salute)»;
il documento, nel ribadire che la nostra spesa sociale si colloca «leggermente al di sopra della media dei Paesi OCSE», evidenza come la sua composizione sia fortemente squilibrata a favore della spesa previdenziale, che incide per il 66,7 per cento, a fronte di quella sanitaria, che rappresenta il 24 per cento, e di quella assistenziale, pari all'8,1 per cento;
la spesa per la salute - si legge nel Libro - risulta dunque essere oggettivamente penalizzata dal peso eccessivo della spesa pensionistica (in termini di incidenza sul PIL assorbe il 6,8 per cento, inferiore alla media europea pari al 7 per cento), mentre desta preoccupazione la sua dinamica tendenziale, giacché è in aumento la domanda qualitativa e quantitativa e, in assenza di politiche correttive e di riequilibrio, si ipotizza che nel 2050 la spesa sanitaria possa più che raddoppiare;
la bassa natalità, l'invecchiamento - cui si accompagna un aumento delle patologie (e l'Italia è uno dei paesi con la più alta percentuale di anziani), ed una maggiore incidenza della disabilità - e l'affacciarsi di nuove pandemie implicano ineviabilmente un cambiamento nelle priorità del sistema sanitario italiano;
come emerge dal Libro, sono ben 13 le Regioni che segnalano un disavanzo (l'85 per cento dello stesso si concentra in Lazio, Campania e Sicilia) e l'attuale criterio di spesa posto alla base del riparto del Fondo Sanitario nazionale risulta sempre più intollerabile e insostenibile per gli equilibri di finanza pubblica, ma soprattutto per i cittadini che vivono nelle Regioni maggiormente efficienti;
l'attuazione del federalismo fiscale implica, inoltre, il riconoscimento in capo alle Regioni di più ampi margini di manovra anche sotto il profilo delle entrate derivanti dall'applicazione e riscossione dei ticket. Ad oggi, il sistema delle compartecipazioni appare assolutamente caotico, giacché a fronte della regionalizzazione dei ticket sui farmaci, la determinazione del ticket sulla diagnostica e la specialistica continua a dipendere fortemente dal livello centrale, situazione questa che sicuramente non favorisce un effettivo governo della spesa a livello regionale. Un esempio lampante del paradosso di fondo che informa l'intero sistema delle compartecipazioni lo si desume dall'ultima vicenda del ticket di 10 euro a ricetta introdotto dalla legge finanziaria 2007 sulle prestazioni sanitarie diagnostiche e di specialistica ambulatoriale. Tale ticket, infatti, ha rischiato di produrre delle distorsioni nel sistema delle compartecipazioni al Servizio Sanitario Nazionale che non solo si traducono nella disaffezione dei cittadini nei confronti del sistema pubblico, ma che oltretutto rischiano di compromettere l'equilibrio economico delle stesse Regioni;
si concorda con l'affermazione contenuta nel documento secondo cui il nostro sistema di Welfare non deve essere smantellato, né tantomeno la spesa sociale tagliata, bensì questa deve essere «governata» e «riorientata», in modo tale da rendere l'intero sistema sostenibile da un punto di vista finanziario ed anche più equo ed efficiente, capace di contrastare la denatalità incoraggiando nuove nascite, favorire l'ingresso immediato dei giovani nel mondo del lavoro, abbattere le barriere, osteggiare le discriminazioni, combattere la povertà,

impegnano il Governo:

a valorizzare l'autonomia e la responsabilità delle Regioni nel governo

della sanità, contemplando nuove misure a carattere preventivo ed eventualmente anche sostitutivo volte a garantire che la copertura degli eventuali disavanzi gestionali maturati a livello regionale sia realizzata esclusivamente con il ricorso a misure regionali di contenimento delle spese o di ristrutturazione del servizio, escludendo tassativamente qualsiasi intervento statale di ripiano di tali disavanzi;
ad abbandonare il tradizionale meccanismo di finanziamento del SSN basato sul riparto tra le Regioni di risorse che, pur qualificate come «proprie» delle Regioni, continuano ad essere nazionali nella loro definizione e nella loro disciplina attribuendo a ciascuna Regione la titolarità delle entrate necessarie a finanziare il servizio, fermo il fondo perequativo previsto dallo stesso articolo 119 della Costituzione;
a stabilire il concorso all'osservanza del patto di stabilità per le Regioni introducendo a favore degli enti più virtuosi e meno virtuosi di un sistema rispettivamente premiante e sanzionatorio;
a fare riferimento, in luogo del finanziamento della spesa storica, ai costi corrispondenti ad una media buona amministrazione (costi standard) prevedendo un'effettiva autonomia di entrata e di spesa delle autonomie locali con l'istituzione di tributi di cui le amministrazioni regionali e locali potranno determinare autonomamente i contenuti, nella cornice e nei limiti fissati dalle leggi;
a correlare il prelievo fiscale al beneficio connesso alle funzioni esercitate sul territorio in modo da favorire la corrispondenza tra responsabilità finanziaria e amministrativa al fine di consentire la continenza e la responsabilità nell'imposizione di tributi propri;
a riconoscere in capo alle Regioni più ampi margini di manovra anche sotto il profilo delle entrate derivanti dall'applicazione e riscossione dei ticket superando la situazione di disordine normativo che ad oggi regola il sistema delle compartecipazioni attraverso un riordino complessivo della materia, orientato nel senso della progressiva regionalizzazione di questo importante - ma anche delicato - strumento di responsabilizzazione nell'accesso alle prestazioni;
a perseguire tra i suoi obiettivi primari, in un'ottica di politica economico-finanziaria lungimirante ed effettivamente interessata ai bisogni dei cittadini, la rimodulazione del sistema di rapporti pubblico-privato, al fine di promuovere un'effettiva omogeneità di diritti e doveri tra tutti i suoi erogatori;
a garantire la trasparenza delle diverse capacità fiscali per abitante in modo da rendere evidente i diversi flussi finanziari tra le componenti della Repubblica;
ad adottare misure propedeutiche al potenziamento del sistema dei controlli rivolte a tutti gli operatori, pubblici e privati, del sistema, sia sotto il profilo fiscale-contabile, sia dal punto di vista della qualità delle prestazioni, con l'intento di prevenire eventuali errori sanitari;
al fine di perseguire l'obiettivo di un forte innalzamento del tasso di occupazione soprattutto delle cosiddetto «fasce deboli», ad individuare nuove misure fiscali e contributive che aiutino a conciliare le esigenze lavorative con quelle familiari, per agevolare l'inserimento e la permanenza della donna nel mondo professionale, nonché favoriscano la partecipazione dei lavoratori più anziani cosiddetto a rischio di esclusione sociale (over 50);
a proseguire, nell'ambito della riforma degli ammortizzatori sociali, nella politica di superamento della logica di puro assistenzialismo e mera sussidiarietà promuovendo misure che incoraggino i lavoratori interessati nel processo di reinserimento lavorativo, ed al contempo a prevedere misure atte a contrastare l'abuso di un ricorso improprio agli strumenti di sostegno al reddito;
a completare il processo di riforma del sistema previdenziale, iniziato nel 1992 con la Riforma Amato e proseguito a

tappe con successive modifiche ed integrazioni - Riforma Dini (1995), Riforma Prodi (1997), Riforma Maroni (2004) -, attuando la separazione contabile tra previdenza ed assistenza ed eliminando la criticità dell'evasione contributiva;
a prorogare l'intervento di cui all'articolo 80 del decreto-legge n. 112 del 2008 convertito con modificazioni con legge n. 133 del 2008 relativamente al piano di verifica delle invalidità civili anche negli anni successivi, adottando misure di contrasto al fenomeno dei cosiddetti «falsi invalidi» e procedendo negli accertamenti a partire da quelle Regioni in cui la percentuale è superiore alla media nazionale;
a fare coincidere il soggetto erogatore col soggetto concessore della prestazione di invalidità civile introducendo un sistema sanzionatorio nei confronti dei responsabili degli abusi e/o dello sforamento i parametri nazionali.
(7-00072)
«Caparini, Fedriga, Munerato, Bonino, Laura Molteni, Rondini, Lussana».

La IX Commissione,
premesso che:
con provvedimenti recentemente approvati dal Parlamento sono state previste nuove norme concernenti i rapporti contrattuali con enti e società concessionarie in campo ferroviario e autostradale e precisamente;
il decreto-legge n. 59 del 2008, convertito in legge n. 101 del 6 giugno 2008, ha disposto il rinnovo della convenzione tra Autostrade per l'Italia spa e la società ANAS spa, per la gestione della rete autostradale in concessione alla stessa, con conseguente obbligo di realizzare interventi di manutenzione straordinaria e di rinnovo delle infrastrutture, grazie al nuovo meccanismo tariffario e alla durata trentennale della convenzione stessa;
l'articolo 12 del decreto-legge n. 112 del 2008 convertito in legge 6 agosto 2008 n. 133, ha riattivato i rapporti convenzionali stipulati da TAV s.p.a. con i contraenti generali in data 15 ottobre 1991 e in data 16 marzo 1992, prevedendone la prosecuzione, senza soluzione di continuità, con RFI s.p.a., per la realizzazione di linee AV/AC, fra i quali rientra la linea AV/AC Genova-Milano «terzo valico dei Giovi»;
l'Allegato 1 «Programma delle infrastrutture strategiche» del Documento di programmazione economica e finanziaria 2009-2013 ha individuato gli assi viari e ferroviari che compongono i corridoi infrastrutturali europei in territorio italiano, tra cui il corridoio 24 Genova-Rotterdam, ed ha elencato una serie di opere da finanziare nel triennio 2009-2011 compresa la linea AV/AC Genova-Milano;
in tale documento si prevede inoltre la costituzione di «società di corridoio» per ottimizzare al massimo i vantaggi prodotti dai vari «corridoi comunitari plurimodali», evidenziando la collocazione strategica della «piattaforma logistica del Nord Ovest» costituita dal sistema portuale ligure e dalle aree retroportuali piemontesi, sul cui territorio è già operativa una società logistica appositamente costituita da regioni, istituzioni ed enti locali liguri e piemontesi (SLALA) ed è stato sottoscritto un accordo di programma istituzionale, con la partecipazione di RFI e Autorità portuali liguri per la valorizzazione dell'HUB ferroviario di Alessandria;
il Governo, ha accolto come raccomandazione l'ordine del giorno 9/1386/193 in data 23 luglio 2008 concernente le osservazioni della Regione Piemonte in merito all'asse viario «Genova-Milano (A7), ammodernamento tracciato fra Genova e Serravalle Scrivia» con l'impegno a realizzare gli indispensabili interventi di manutenzione straordinaria e modifica del tracciato in particolare «nel tratto oltre appennino e nell'attraversamento di Serravalle Scrivia»;

il Governo ha successivamente accolto con parere favorevole l'ordine del giorno 9/1386-B/6 in data 5 agosto 2008 che impegnava il Governo stesso:
«a dare piena attuazione agli interventi infrastrutturali individuati dal DPEF 2009-2013 per gli assi viari e ferroviari del Corridoio 24 Genova-Rotterdam, con particolare riferimento alla Valle Scrivia ligure e piemontese e ai collegamenti ferroviari e autostradali fra Genova e Milano e Genova e Torino, individuando le risorse finanziarie necessarie,
a verificare le convenzioni in atto fra ANAS spa e Autostrade per l'Italia spa e il Contratto di Programma vigente fra Stato ed RFI, per rendere operativi gli interventi già previsti nell'ambito del Corridoio 24 e per puntualizzare gli investimenti necessari sulla rete autostradale A7 e sulle linee ferroviarie storiche Genova-Torino e Genova-Milano, sulla base delle indicazioni già espresse dalla Camera dei deputati e dei protocolli d'intesa sottoscritti con gli enti locali; a verificare le condizioni di fattibilità del progetto definitivo, approvato con delibera del CIPE pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 25 agosto 2006, della linea AV/AC Genova-Milano «terzo valico dei Giovi», sotto il profilo dei costi e della sua effettiva copertura finanziaria, della rispondenza dello stesso alle osservazioni a suo tempo formulate dalle regioni e degli enti locali e delle modalità di realizzazione conseguenti alla riattivazione della convenzione col Contraente generale»;
recenti episodi di cronaca hanno riproposto la situazione di criticità nei collegamenti ferroviari e autostradali fra la Liguria e il Piemonte sull'asse Genova-Milano e Genova-Torino, con particolare riferimento alla saturazione del traffico su gomma nel «nodo» di Genova, che risulterà ulteriormente aggravata dalla chiusura per manutenzione della galleria Monte Galletto sulla A7, tra i caselli di Genova Ovest e Bolzaneto, mentre i servizi ferroviari per i pendolari fra le due regioni conoscono difficoltà continue denunciate dalle Associazioni dei pendolari e dalle stesse Regioni interessate;
ritenuto che non possano ulteriormente procrastinati gli interventi programmati e puntualmente indicati negli ordini del giorno e nei documenti sopra richiamati,

impegna il Governo

a dare attuazione agli impegni assunti con il parere favorevole espresso sull'ordine del giorno 9/1386-B/6 in data 5 agosto 2008 e in particolare:
ad attivarsi nei confronti di Autostrade per l'Italia spa affinché metta in atto le attività progettuali e gli investimenti conseguenti per garantire i necessari interventi di manutenzione straordinaria e modifica del tracciato dell'autostrada A7 nel tratto oltreappenninico fino a Serravalle Scrivia, verificando in questa località la possibile integrazione dei progetti sulla rete autostradale con quelli per la circonvallazione dell'abitato attualmente allo studio da parte di Regione Piemonte, Provincia di Alessandria ed Enti locali;
ad attivarsi nei confronti di RFI spa perché dia seguito agli impegni contenuti nei protocolli d'intesa con gli enti locali per la permeabilità della linea storica Genova-Torino sottoscritti in data 19 dicembre 2005 e puntualmente specificati dalla IX Commissione in sede di parere al Contratto di Programma 2007-2011 fra Stato ed RFI, tra cui il raddoppio della Novi Ligure-Tortona e il quadruplicamento della Tortona-Voghera;
a verificare le modalità attuative, sotto il profilo dei costi e della copertura finanziaria, alla luce delle nuove disposizioni introdotte dall'articolo 12 del decreto-legge n. 112 del 2008 convertito in legge n. 133 del 2008, della linea AV/AC Genova-Milano «terzo valico dei Giovi», tenendo conto delle prescrizioni contenute nella delibera CIPE del 6 aprile 2006 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 25 agosto 2006;

a promuovere la costituzione di una società di corridoio che valorizzi, nell'ambito della piattaforma logistica del Nord Ovest, i programmi di infrastrutture, retroporti e impianti ferroviari e intermodali che si stanno realizzando sul territorio.
(7-00070)
«Lovelli, Meta, Barbi, Damiano, Fiorio, Giorgio Merlo, Rampi, Tullo, Velo».

La X Commissione,
premesso che:
il settore orafo-argentiero-gioielliero, che rappresenta da sempre uno dei comparti manifatturieri trainanti nella promozione del Made in Italy, si concentra in alcuni distretti di punta: Arezzo, Vicenza, Valenza Po, Napoli per l'oreficeria e la gioielleria in oro; Padova, Firenze e Palermo per l'argenteria (circa 10.600 unità produttive e 60.000 addetti in tutta Italia, filiera distributiva di 24.000 punti vendita in Italia, oltre all'indotto composto di sistemi fieristici, assicurazioni, sistemi di sicurezza, trasporto valori, eccetera);
il settore orafo è paradigmatico dell'organizzazione produttiva di questo comparto: in sole tre province, Arezzo, Vicenza ed Alessandria, sedi dei principali distretti, si concentra quasi il 75 per cento delle aziende esportatrici nazionali (tale settore rappresenta solo ad Arezzo il 14 per cento degli addetti ed oltre il 31 per cento del fatturato);
i principali mercati della domanda sono, nell'ordine, Emirati Arabi, USA, Turchia, Francia, Regno Unito, Spagna, Hong-Kong, Panama, Germania ed Australia;
il mercato degli oggetti preziosi vive oggi una prolungata fase di crisi, nei mercati internazionali si sono prodotti grandi cambiamenti ed il nostro Paese, che sembrava leader indiscusso del settore orafo, ha dovuto sperimentare il lato amaro della globalizzazione. Nel 2001 in Italia sono state lavorate 437,7 tonnellate d'oro nel 2006 solo 217,9 tonnellate (- 219,8 tonnellate); nel 2001 l'oro lavorato in Italia sul totale mondiale era il 15,8 per cento, nel 2006 solo il 9,6 per cento;
le principali contraddizioni sono esplose dal 2003 ed il loro teatro principale è stato il mercato americano; la débâcle subita nel corso dell'ultimo triennio ha origine nel fatto che mentre le importazioni americane crescevano, le vendite italiane subivano una pesantissima flessione pari al 37,2 per cento. In questo periodo l'Italia è stata superata e doppiata dalle Cina e dall'India ed affiancata dalla Thailandia e se si tiene conto che il mercato statunitense è il principale sbocco della produzione nazionale (assorbe tuttora il 20 per cento dell'export), si ha una dimensione delle difficoltà in atto;
all'inizio degli anni '90 la posizione dell'industria italiana era molto solida nel panorama internazionale e l'Italia, che si aggiudicava con largo margine il primato della produzione, rappresentava l'unica realtà, tra i paesi di una certa consistenza in termini di offerta, capace di piazzare sui mercati esteri il grosso della produzione;
erano tre i fattori di protezione dalla concorrenza dei Paesi emergenti: la limitata incidenza del costo del lavoro sul prezzo finale del prodotto a causa dell'elevato valore della materia prima; il primato indiscusso in fatto di stile e tecnologia; l'organizzazione finanziaria a supporto dell'approvvigionamento del metallo;
a partire dalla seconda metà dello scorso decennio la situazione è rapidamente mutata e sono intervenuti fattori nuovi sia sul fronte del mercato che su quello della produzione, la domanda dei Paesi sviluppati ha infatti seguito un andamento disomogeneo, che ha penalizzato fortemente molti Paesi europei, Germania ed Italia su tutti, insieme al Giappone ed ha concentrato i fenomeni di crescita in Gran Bretagna e nel mercato a più elevato tassi di competizione, gli USA;
sul lato dell'offerta c'è stata una forte diffusione di tecnologia ed un deciso

salto organizzativo dei concorrenti che ha inciso notevolmente sia sull'efficienza che sulla qualità della produzione; il risultato per il nostro Paese è la perdita della leadership mondiale dei quantitativi prodotti a vantaggio dell'India e nel 2006 anche della Cina;
il deterioramento della competitività è stato indotto anche dagli andamenti valutari: il significativo apprezzamento dell'euro sul dollaro, rafforzando così l'effetto penalizzante dei dazi doganali, tra l'altro calcolati sul valore degli oggetti preziosi al lordo della materia prima, avvantaggiando in tal modo i concorrenti asiatici;
a seguito delle vicende dei mercati internazionali il settore dell'oreficeria è stato investito da un uragano, basti pensare al calo della produzione e dell'export, nonché al crollo dei mercati come ad esempio quello statunitense;
siamo di fronte ad un fenomeno strutturale e occorrono interventi urgenti e coordinati per salvaguardare e non disperdere un patrimonio di conoscenze produttive, tecnologiche e commerciali faticosamente accumulate nel tempo, oltre che per salvaguardare i livelli occupazionali;
è necessario intervenire con urgenza costituendo un «tavolo interministeriale» per il settore dei metalli preziosi, sulla falsariga dell'analogo organismo esistente per il comparto tessile, abbigliamento e calzature, attivo dal 1998, e della ceramica;
al fine di salvaguardare il made in Italy è opportuno introdurre nel nostro Paese e più in generale in Europa una legislazione che tuteli l'origine dei beni orafo-argentieri garantendo a quelli interamente realizzati in Italia la tutela d'origine e l'apposizione del marchio made in Italy;
dev'essere a tal fine modificato l'articolo 5, comma 1, del decreto legislativo 22 maggio 1999, n. 251, laddove stabilisce che: «1. Gli oggetti in metallo prezioso legalmente prodotti e commercializzati nei Paesi membri dell'Unione europea o dello spazio economico europeo, per essere posti in commercio sul territorio della Repubblica, sono esentati dall'obbligo di recare il marchio di identificazione dell'importatore a condizione che rechino l'indicazione del titolo in millesimi e del marchio di responsabilità previsto dalla normativa del Paese di provenienza, o, in sostituzione di quest'ultimo, di una punzonatura avente un contenuto informativo equivalente a quello del marchio prescritto dal presente decreto e comprensibile per il consumatore finale»;
in conseguenza della predetta norma accade che l'apposizione di marchi di responsabilità non sia sufficiente per porre il consumatore finale in una condizione di tutela, perché non lo informa in maniera comprensibile ed evidente, sul fatto che quell'oggetto, sul quale viene apposto il marchio di identificazione dell'importatore, proviene da paesi extra-CEE (è il caso ad esempio di manufatti provenienti dalla Cina);
sarebbe opportuno intervenire sostituendo la dicitura «marchio di responsabilità» con «marcatura identificante il paese di produzione» in modo da garantire in maniera semplice ed immediata l'informazione circa la provenienza degli oggetti importati extraCEE e marchiati con il marchio di identificazione italiano;
deve altresì essere rafforzata l'attività di controllo, la lotta alla contraffazione e la tutela del consumatore e della leale concorrenza, rafforzando la sorveglianza sul mercato attraverso le Camere di commercio come previsto dalla legge n. 251 del 1999, lungo tutta la filiera distributiva e presso gli importatori;
deve essere rafforzato altresì il monitoraggio doganale finalizzato ad avviare una attenta azione di controllo dei prodotti in entrata sul territorio sia comunitario che nazionale per contrastare i fenomeni di contraffazione dei marchi e dei gioielli made in Italy, nonché di prodotti non a titolo o non conformi alle normative

nazionali ed europee come quelle concernenti il contenuto di nichel nei prodotti;
è necessario prevedere un incentivo per il recupero dei preziosi in possesso dei privati, si stima infatti che ogni famiglia italiana possieda mediamente circa 50 grammi di oggetti in materiale prezioso per un totale di circa 1.250.000 chili, molti dei quali non più utilizzati perché erosi dal tempo o fuori moda;
con la regolamentazione del recupero di tali monili, il privato potrebbe rivolgersi al gioielliere per depositare gli oggetti inutilizzati in cambio di nuovi e il gioielliere potrebbe così disporre di metallo da consegnare alle imprese orafe per essere reimmesso nel ciclo produttivo;
in tal modo si potrebbero recuperare gioielli per smaltire le sostanze oggi riconosciute come tossiche (nichel, cadmio, eccetera) contenute negli stessi, regolarizzare il recupero dei metalli affidati oggi per la maggior parte ai negozi «compro-vendo oro», creare un canale alternativo di approvvigionamento della materia prima per le imprese di produzione e dare impulso al consumo, offrendo ai privati una strada privilegiata per l'acquisto di nuovi gioielli;
nel processo di recupero dell'oro usato da parte dei dettaglianti, sarebbe utile e possibile disciplinare in modo specifico la creazione di un «borsino dell'oro usato» da pubblicarsi sui maggiori quotidiani nazionali, come già avviene per i diamanti, al fine di informare il privato sull'esatta valutazione del valore dei propri beni prima di procedere all'acquisto di prodotti nuovi, legando il valore di ciò che è in suo possesso alla quotazione attuale dell'oro puro ed evitando le attuali basse valutazioni dell'oro vecchio,

impegna il Governo:

a costituire un tavolo interministeriale che semplifichi e renda stabile il rapporto con le imprese interessate, le loro associazioni e gli enti locali per superare il rischio di dispersione delle politiche di settore, attraverso la concertazione e maggiori poteri di iniziativa;
a salvaguardare il made in Italy, attivandosi affinché esso assuma effettivamente il valore di certificazione di qualità nel settore orafo-argentiero-gioielliero, supportando tali azioni sia dal punto di vista economico, organizzativo, legislativo e impegnandosi a livello europeo per difendere le produzioni italiane, con un monitoraggio doganale specifico e aumentando le attività di controllo, lotta alla contraffazione e tutela del consumatore;
a favorire «il recupero» dei preziosi in possesso di privati attraverso l'acquisizione dell'oro vecchio da parte degli orefici, finalizzata al recupero del medesimo a fini produttivi, allo smaltimento di eventuali sostanze tossiche, alla quotazione ufficiale dell'oro vecchio attraverso la creazione di un «borsino dell'oro usato».
(7-00071)
«Calearo Ciman, Mattesini, Lulli, Sbrollini, Lovelli, Nannicini, Mazzarella, Iannuzzi, D'Antoni».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
con decreto legislativo 3 novembre 2005, n. 241, recante «Norme di attuazione dello Statuto speciale della Regione siciliana, recante attuazione dell'articolo 37 dello Statuto e simmetrico trasferimento di competenze», emanato viste le determinazioni della Commissione paritetica

prevista dell'articolo 43 dello Statuto della Regione siciliana, si dà finalmente attuazione all'articolo 37 dello Statuto speciale della Regione siciliana che recita testualmente: «Per le imprese industriali e commerciali, che hanno la sede centrale fuori dal territorio della Regione, ma che in essa hanno stabilimenti ed impianti, nell'accertamento dei redditi viene determinata la quota di reddito da attribuire agli stabilimenti ed impianti medesimi. L'imposta relativa a detta quota compete alla Regione ed è riscossa dagli organi di riscossione della medesima»;
lo Statuto siciliano è stato approvato conregio decreto legislativo n. 455 del 15 maggio 1946 ed è stato convertito in legge costituzionale, dalla legge cost. 26 febbraio 1948, n. 2;
con sentenza della Corte costituzionale n. 145/2008 è stato chiarito tra l'altro, con riferimento al comma 661 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, (legge finanziaria 2007), che con il «criterio di simmetria», in caso di trasferimento dallo Stato alla Regione del gettito di imposta sono trasferite «simmetricamente» solo le competenze in ordine alla riscossione di tale imposta. «Infatti, l'articolo 1 del decreto legislativo n. 241 del 2005, nel dare attuazione all'articolo 37 dello Statuto, si limita a disporre che, con riferimento all'imposta relativa alle quote del reddito da attribuire agli stabilimenti ed impianti siti nel territorio della Regione siciliana di imprese industriali e commerciali aventi la sede centrale fuori da tale territorio, «sono trasferite alla Regione», «simmetricamente» al trasferimento del gettito di tale imposta, anche le «competenze» previste dallo Statuto sino ad ora esercitate dallo Stato», e, cioè esclusivamente le competenze in ordine alla riscossione di tale imposta»;
a distanza di tre anni dall'emanazione del predetto decreto legislativo non ne è stata data attuazione pratica in quanto non è stato emanato il decreto dirigenziale del Ministero dell'economia e delle finanze che, d'intesa con l'Assessorato regionale del bilancio e delle finanze della Regione siciliana, deve determinare le modalità applicative del provvedimento, come espressamente indicato nel comma 2 dell'articolo medesimo -:
quali siano le ragioni di tale ritardo ed in quali tempi, auspicabilmente brevi, si intenda procedere alla definizione delle modalità applicative in conformità a quanto disposto dal decreto legislativo n. 241/2005, che rappresenta il soddisfacimento di un diritto della Regione siciliana, che per troppo tempo è stato disatteso.
(2-00223)
«La Loggia, Lo Presti, Fallica, De Girolamo, Laffranco, Mussolini, Giudice, Vincenzo Antonio Fontana, Giammanco, Antonino Foti, Germanà, Gibiino, Di Biagio, Torrisi, Marinello, Cicu, Scapagnini, Scalia, Palumbo, Pagano, Briguglio, Garofalo, Minardo, Commercio, Latteri, Milo, Lo Monte, Lombardo, Belcastro, Iannaccone, Sardelli».

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:

MONAI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Friuli Venezia Giulia, la Carinzia e la Slovenia potrebbero ospitare congiuntamente l'evento sportivo internazionale dei Campionati mondiali di sci alpino del 2017;
il neo governatore della Carinzia Gerhard Dörfler ha annunciato di voler ufficialmente proporre la suddetta candidatura di Tarvisio, Bad Kleinkirchheim e Kranjska Gora ai mondiali di Schladming del 2013;

un analogo progetto era stato messo a punto già in passato, con la duplice candidatura olimpica di Tarvisio 2002 e Klagenfurt 2006 sotto l'egida «Senza confini», ma mantiene tutto il suo fascino evocativo di una terra che, dopo vicende storiche laceranti che hanno attraversato i secoli, unisce in pace in un'Unione europea allargata i tre ceppi linguistici europei, il latino, il germanico e lo slavo;
al valore simbolico di una manifestazione sportiva «Senza Confini», conseguirebbero indubbi benefici da un punto di vista economico, turistico e ricettivo;
le gare del Campionato mondiale potrebbero essere ben ripartite in maniera equa tra le tre regioni, sfruttando le peculiarità sportive di ognuna delle località invernali: a Kranjska Gora lo slalom, il super G femminile e la discesa maschile a Bad Kleinkirchheim, il super G maschile e la discesa femminile a Tarvisio -:
se intenda attivarsi nel modo più proficuo e tempestivo a sostegno di questa iniziativa sportiva, promuovendo gli opportuni contatti con la Regione Friuli Venezia Giulia e con gli Stati ed Enti competenti per una solida candidatura «Senza Confini» ai Campionati mondiali di sci alpino del 2017.
(4-01605)

TESTO AGGIORNATO AL 20 GENNAIO 2009

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

CAPARINI e CENTEMERO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la Circolare del 2 ottobre 2008 n. 231 del Ministero per i Beni e le Attività Culturali «Pubblicazione graduatoria di merito del Concorso pubblico per titoli ed esami a 10 posti di dirigente Archeologo» è stato pubblicato il Decreto Dirigenziale, a firma del Direttore Generale per l'organizzazione, l'innovazione, la formazione, la qualificazione professionale e le relazioni sindacali, architetto Antonia Pasqua Recchia, che dichiara i 10 vincitori del concorso di dirigente Archeologo;
nelle more del concorso, che ha visto una netta prevalenza tra i vincitori, di funzionari del Nord Italia (5 su dieci), le cinque regioni settentrionali (Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto e Friuli) e la Calabria, che erano vacanti e rette ad interim dai Soprintendenti delle regioni vicine, nell'aprile 2008 sono state affidate inopinatamente dal Ministero a funzionari della Regione Sicilia con contratti triennali predisposti dai Direttori Regionali;
il Concorso per 10 dirigenti Archeologi fu bandito nel marzo 2007 per coprire i posti di Soprintendente archeologo resi vacanti dalla primavera del 2006 coperti da reggenti, situazione cui il Ministero aveva cercato di porre rimedio affidando degli incarichi ad interim a professori d'Università di seconda fascia. I primi provvedimenti ad interim furono gli incarichi per la Soprintendenza della Basilicata e per le due della Sardegna (che con l'occasione, da due che erano - Cagliari e Sassari - furono unificate in una con sede a Sassari), decisione contestata dal personale direttivo del Ministero in quanto, seppure in presenza di un alto numero di posti vacanti, non si provvedeva a bandire il concorso per dirigente Archeologo da tempo preannunciato e si utilizzavano persone esterne all'Amministrazione e non strettamente competenti per il ruolo tecnico-scientifico e amministrativo di Soprintendente; ancor più dopo aver tolto l'incarico di reggenza a funzionari interni che a volte lo avevano svolto per anni;
alla luce di questo, il Ministero, pur mantenendo le due nomine universitarie già fatte, nella primavera/estate 2006 affidò le restanti regioni ad interim ai pochi Soprintendenti archeologi di ruolo che si dichiararono disponibili, in attesa che venisse bandito ed espletato il concorso per dirigenti, ad assumersi l'onere: al Soprintendente dell'Emilia Romagna fu data ad interim la Lombardia; alla Sovrintendente della Toscana il Friuli; alla Sovrintendente

del Piemonte, la Liguria; al Sovrintendente di Pompei la Calabria, al Sovrintendente delle Marche il Veneto, al Sovrintendente della Puglia il Molise eccetera e successive variazioni (ad esempio la Soprintendente del Piemonte, divenuta nel frattempo Sovrintendente del Lazio, si trovò per un certo periodo ad avere le tre regioni Lazio, Piemonte e Liguria; la direttrice dell'ICCD continuò ad avere ad interim l'Umbria). A parte la copertura delle missioni, ai soprintendenti venne corrisposto per questo incarico aggiuntivo un esiguo corrispettivo mensile;
nel marzo 2007, con gli interim come sopra descritti, fu bandito (DD 1o marzo 2007 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale IV serie speciale-concorsi ed esami - del 9 marzo 2007) e ribandito, a seguito di ricorso per patenti errori (DD 18 maggio 2007, pubblicato su G.U. IV serie speciale concorsi ed esami - del 25 maggio 2007), il Concorso per titoli ed esami per dirigente Archeologo per 10 posti che a quel momento risultavano vacanti (e temporaneamente coperte ad interim);
il Concorso per dirigente archeologo, articolato in due prove scritte, due temi, e nell'esame orale, oltre alla valutazione dei titoli, si svolse a Roma nei giorni 25 e 26 ottobre 2007 (gli scritti); l'esito delle prove e la valutazione dei titoli fu comunicata i primi di luglio 2008, gli orali si svolsero tra 18 e 23 settembre 2008; il decreto con l'elenco dei vincitori, come detto, è del 2 ottobre 2008 (Circolare MiBAC 2 ottobre 2008 n. 231, allegata). Per inciso, dei 139 partecipanti, superarono gli scritti e furono ammessi all'orale 29 concorrenti; di questi hanno superato definitivamente la prova i 18 (10 vincitori e 8 idonei) di cui al DD della Circolare n. 231;
nelle more del concorso (inverno 2007-2008) i Soprintendenti di ruolo che avevano l'interim delle regioni vicine fecero notare al MiBAC la difficoltà di reggere contemporaneamente in modo efficace due uffici, sollecitando la conclusione del Concorso;
il MiBAC pertanto avanzò di nuovo un bando rivolto a professori universitari, questa volta anche di I fascia, ed a Dirigenti di Enti locali, regionali e comunali, per incarichi temporanei di intenim e stabilì che nelle varie regioni una Commissione, formata dal Direttore Regionale e da due Soprintendenti, avrebbe valutato le richieste. Richieste che ci furono, da parte di pochi professori universitari e, tra gli altri, da quattro archeologi della Regione Sicilia che in quanto dipendenti regionali e pur svolgendo funzioni equiparabili a quelle dei funzionari ministeriali (cura di una provincia o di un museo) godevano del ruolo di dirigente. Le Commissioni regionali di fatto non poterono espletare la scelta dei nuovi soprintendenti ad interim perché il Ministero, il giorno prima della caduta del governo, decise di «risolvere» la situazione delle regioni del Nord e della Calabria con la chiamata dei funzionari siciliani, nonostante che alcuni dei Soprintendenti ad interim in carica si fossero dichiarati disponibili a mantenere l'interim fino ad espletamento del concorso per i nuovi dirigenti (tra quelli che per scritto manifestarono la loro disponibilità e senso dello Stato a mantenere l'interim fino a conclusione del concorso ci furono, ad esempio, il dr Malnati Soprintendente dell'Emilia Romagna con interim in Lombardia e la dr. F. Lo Schiavo, Soprintendente della Toscana, con interim del Friuli);
il risultato fu che a metà aprile 2008 i seguenti quattro dirigenti della Regione Sicilia assunsero l'incarico di Soprintendente con contratto triennale, rispettivamente: dr.ssa Bacci la Soprintendenza del Piemonte e ad interim quella della Liguria; il dr. Spigo (per inciso, marito della predetta), la Soprintendenza della Lombardia; la dr. Mastelloni la Soprintendenza del Veneto e, ad interim, del Friuli; la dr. Greco la Soprintendenza della Calabria;
nell'estate 2008, a Concorso per dirigente archeologo ormai avviato a conclusione in quanto era già fissato il calendario, a settembre, della prova orale, la Soprintendente nominata in Veneto e con interim in Friuli fu rimossa dalle due regioni, ma, avendo firmato un contratto

triennale, rimase in carico al MiBAC che le affidò a fine settembre 2008 la direzione del Museo d'Arte Orientale di Roma;
al suo posto in Friuli il Ministro nominò contestualmente Soprintendente il dr. L. Fozzati, il funzionario della Soprintendenza per i Beni archeologici del Veneto;
il dr. Spigo, Soprintendente della Lombardia, nell'ottobre 2008 ebbe anche l'interim del Veneto;
a conclusione di questa girandola di nomine, cui, come indicano le date, non è estraneo anche l'attuale governo che ha ereditato una situazione già prefissata e l'ha in certi casi portata avanti, le regioni attualmente (al novembre 2008) disponibili per i 10 vincitori del Concorso per dirigenti archeologi sono: Liguria e Veneto (coperte oggi dagli interim dei dirigenti della Regione Sicilia), Umbria, Ostia, Abruzzo, Molise, Basilicata, Sardegna;
contro l'esito del Concorso per dirigenti archeologi alcuni dei bocciati hanno presentato ricorso al TAR del Lazio: uno dei punti del ricorso è che la commissione d'esame non sarebbe a norma di legge. I ricorsi saranno esaminati dal TAR il 16 dicembre 2008. Ne potrebbe anche derivare una sospensiva. Un ricorso ulteriore riguarda anche due vincitori di merito (i nn. 9 e 10) che per una riserva di legge non espressamente richiesta sono stati sostituiti dagli idonei all'11o e 15o posto, come spiegato nella Circolare 2 ottobre 2008 n. 231;
a concorso bandito e in espletamento, il MiBAC ha cambiato le carte in tavola, nominando soggetti che non hanno sostenuto concorsi per dirigente, chiamati da altre Amministrazioni; nulla contro le persone che per quanto consta, nello specifico caso, a chi scrive sono di grande qualità, ma la scelta ministeriale appare quanto meno contradditoria;
il MiBAC riconosce ai dirigenti della Regione Sicilia, attualmente in comando dal loro Assessorato regionale, lo stesso trattamento economico di cui godono i Soprintendenti -:
se il ministro sia al corrente dei fatti segnalati dall'interrogante e quali iniziative intenda intraprendere al fine di non penalizzare i vincitori del concorso oggetto dell'atto di sindacato ispettivo.
(5-00598)

Interrogazioni a risposta scritta:

MARAN, STRIZZOLO e ROSATO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
recentemente il ministero per i beni e le attività culturali, per il tramite della Direzione generale per il bilancio e la programmazione economica, la promozione, la qualità e la standardizzazione delle procedure-Servizio II, ha proceduto alla rimodulazione dei fondi assegnati alle singole direzioni regionali;
tale operazione ha comportato l'azzeramento dei fondi relativi ai progetti già finanziati per il Friuli-Venezia Giulia, che risulta - con tutta evidenza - la regione più penalizzata, per un importo pari ad un terzo dell'ammontare dell'intera manovra;
al contrario di tutte le altre Regioni, che hanno visto confermati i fondi Lotto 2007-2009 in una percentuale media del 54 per cento, il Friuli-Venezia Giulia ha subito la cancellazione totale degli stanziamenti già approvati;
non è stata prevista, come per le altre Regioni, una riassegnazione parziale dei fondi revocati, la Direzione regionale ha richiesto il rifinanziamento di alcuni interventi per i quali si era già conclusa la fase di progettazione, alla quale non si è dato seguito alla luce delle indicazioni di astensione dall'avvio delle procedure di evidenza pubblica;
gli interventi per i quali la Direzione regionale ha richiesto il rifinanziamento hanno come oggetto il restauro del Duomo di S. Annunziata a Cividale, lo scavo archeologico e restauro del Foro romano di

Aquileia e la manutenzione del complesso museale, il restauro e l'adeguamento del Palazzo Economo e il completamento dei Musei civici di storia ed arte di Trieste, il restauro e musealizzazione del relitto «Julia Felix» del Museo nazionale di archeologia subacquea di Grado, il restauro del castello di Miramare, eccetera -:
quali iniziative intenda assumere il Ministro per riequilibrare uno scenario che, se confermato, rischia di compromettere seriamente il concreto esercizio della tutela e della valorizzazione del patrimonio culturale della Regione Friuli-Venezia Giulia.
(4-01598)

CESARE MARINI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la responsabile della Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici dottoressa Caterina Greco, ha definito una nuova organizzazione degli uffici territoriali, concordata con le organizzazioni sindacali aziendali;
la rimodulazione riguarda l'articolazione territoriale degli otto uffici periferici dai quali dipendono i musei archeologici nazionali esistenti nel territorio;
dalla riorganizzazione viene, secondo l'interrogante, penalizzato, inspiegabilmente, l'Ufficio territoriale di Sibari che subisce un forte ridimensionamento delle competenze mentre vengono ampliate le sedi di Scalea, Crotone e Roccelletta di Borgia;
la città capoluogo di Cosenza viene, secondo l'interrogante cervelloticamente, accorpata all'Ufficio di Roccelletta di Borgia in provincia di Catanzaro;
la decisione della Direzione regionale misconosce la storia e l'importanza dei siti archeologici per la manifesta per l'interrogante sottovalutazione dell'importanza di Sibari;
la vasta area che va dalla media valle del Crati e abbraccia l'intera pianura di Sibari e i primi contrafforti del Pollino e della Sila Greca contiene siti e reperti della Magna Grecia per cui sarebbe stato del tutto logico un rafforzamento dell'Ufficio territoriale;
l'Ufficio scavi di Sibari fu istituito nel 1970 e storicamente è la prima sede periferica della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria;
con l'istituzione del Parco Archeologico, comprendente le tre città sovrapposte di Sybaris, Thurii e Copia, nacque il polo maggiore della provincia di Cosenza, diretto da un funzionario archeologo che cura dal 1970 la tutela dei beni archeologici rinvenuti nelle campagne di scavi effettuate nella provincia con esclusione dei venticinque comuni del Tirreno;
nel quarantennio di attività l'Ufficio Scavi di Sibari ha avuto importanti collaborazioni scientifiche con Università e Istituti italiani ed esteri, quali: Istituto Archeologico Germanico, Ecole Francaise di Roma, Università Sorbona di Parigi, Università di Lille, Università di Groningen, Università della Calabria, Università Mediterranea di Reggio Calabria, Università di Bari, Istituto Universitario Orientale di Napoli, Scuola Archeologica Italiana di Atene, Università di Berna e Ginevra, Centre Saint Bernard di Napoli, Scuola di alta formazione in Archeologia e Architettura della città classica, Università la Sapienza di Roma e Università di Patrasso;
il ridimensionamento dell'Ufficio di Sibari manifesta secondo l'interrogante incomprensione per l'importanza del patrimonio archeologico di Sibari, nel passato giustamente ritenuto di immenso valore culturale e storico;
l'importanza dell'area aveva consigliato la costituzione di un Ufficio composto da settantuno dipendenti in possesso di diversi profili professionali, quali addetti alla vigilanza e alla manutenzione, assistenti tecnico-scientifici, restauratori, archivisti, bibliotecari, geometri, assistenti e funzionari amministrativi;

la procedura adottata dalla dottoressa Greco, fondata sull'accordo con la RSU, ha fatto sorgere alcuni dubbi sulla legittimità dell'atto, probabilmente inficiato dalla incompetenza per materia delle Organizzazioni Sindacali Aziendali -:
quali iniziative intenda prendere il Ministro interrogato per ripristinare le competenze territoriali esercitate dal 1970 dall'Ufficio Territoriale Scavi di Sibari;
se non ritenga opportuno potenziare l'Ufficio Territoriale di Sibari favorendo una nuova e più incisiva campagna di scavi.
(4-01600)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:

CATANOSO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 289 del 2002 ha promosso la disciplina delle definizioni agevolate, un provvedimento di clemenza destinato a sollevare le condizioni di sofferenza in cui versano tante modeste imprese italiane, quelle cosiddette «api operaie» sottocapitalizzate ma fonte primaria di occupazione;
al condono previsto da quella norma aderì la quasi totalità delle imprese, quantunque una buona parte di esse versasse in condizione di precarietà monetaria;
la parte meno abbiente e sottocapitalizzata di questa imprenditoria, appunto, ha versato le prime rate del condono e, poi, ha motivatamente dovuto sospendere i pagamenti;
il condono, pur nella finalità precipua della clemenza, ha un contenuto procedurale rigido in quanto esigeva il pagamento dell'intero importo risultante dall'istanza presentata dall'impresa beneficiaria entro il termine perentorio stabilito dalla legge;
la concentrazione dei versamenti dovuti ha determinato, nella dinamica finanziaria dell'azienda, un autentico prelievo coattivo che ha inciso, in modo irreversibile, sul circolante dell'azienda;
le conseguenze dell'incompleto pagamento dell'importo di quanto riportato nell'istanza promossa dal contribuente sono, nella fattispecie di condono ex articolo 9-bis, gravissime poiché l'istante decade dal godimento delle agevolazioni previste, nonostante abbia versato buona parte dell'ammontare;
l'Agenzia delle entrate, rilevato l'incompleto pagamento dell'ammontare del condono, notifica all'impresa debitrice l'atto di diniego delle agevolazioni previste dal comma 1, articolo 9-bis, della norma in questione il che comporta il ripristino delle condizioni di sofferenza tributaria e pertanto l'obbligo di corrispondere le imposte originariamente dovute, più l'intero importo delle sanzioni e gli interessi decorrenti dalla data dell'obbligazione;
a giudizio dell'interrogante si tratta di una vessatoria richiesta di sanzioni inique e soffocanti, oltre che degli interessi -:
quali provvedimenti intenda adottare il Ministro interrogato affinché alle imprese che hanno aderito al condono disposto ex lege n. 289 del 2002 e che hanno eseguito il pagamento delle prime rate, venga data la possibilità di pagare il debito d'imposta residuo senza l'applicazione di sanzioni ma maggiorato degli interessi.
(4-01610)

BORGHESI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in data 2 maggio 2008 un contribuente della provincia di Padova chiedeva al proprio Comune di residenza il rimborso dell'addizionale comunale IRPEF per gli anni 2002 e 2005;
in data 27 maggio 2008 lo stesso Comune comunicava al contribuente che si

trovava costretto a sospendere il procedimento fino alla data di pubblicazione del Decreto Ministeriale previsto dall'articolo 1 del decreto legislativo n. 360 del 28 settembre 1998 con il quale saranno definite le modalità operative con le quali i Comuni dovranno adempiere a questa previsione normativa;
l'interessato in data 28 luglio 2008 richiedeva lo stesso rimborso all'Agenzia delle Entrate di Roma la quale rispondeva in data 4 settembre 2008 che tali rimborsi saranno erogati successivamente all'emanazione del decreto attuativo previsto dall'articolo 1, comma 8, del decreto legislativo 29 settembre 1998, n. 360 con il quale verranno stabilite le modalità e la competenza all'effettuazione del rimborso;
la stessa richiesta è stata fatta anche al Garante del contribuente per il Veneto il quale rispondeva in data 2 ottobre 2008 che quanto esposto non era di sua competenza e che avrebbe evidenziato nella relazione che è tenuto a fare al competente Ministro, la necessità di emanare rapidamente tale decreto finalizzato alla modalità operativa -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra riportati e se non ritenga ad oltre 10 anni dall'entrata in vigore del decreto legislativo n. 360 del 28 settembre 1998 di dover provvedere con urgenza all'emanazione del decreto attuativo in questione al fine di rendere possibile il rimborso ai contribuenti che ne hanno pieno diritto.
(4-01611)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:

SALVINI, LUSSANA, REGUZZONI e CONSIGLIO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
presso i 225 istituti penitenziari dislocati sul territorio del Paese prestano servizio circa 42mila agenti di Polizia Penitenziaria, che costituiscono la quarta forza di polizia e svolgono una funzione cui sono connaturati responsabilità e rischio, derivanti dal contatto quotidiano con oltre 57mila detenuti presenti;
sono note le situazioni e i disagi che riguardano il personale di Polizia penitenziaria;
le gravi condizioni di lavoro e i problemi che affliggono il Corpo sembrano essere senza prospettive, al punto che non sembra più prorogabile un adeguato intervento per risolverli;
anche il personale in servizio presso la casa di reclusione di Opera, che costituisce la maggiore tra le carceri italiane, risulta inadeguato per l'elevato numero di detenuti presenti nell'istituto;
sarebbe necessario procedere quantomeno ad un aumento dell'organico, come da tempo richiesto soprattutto da parte degli istituti penitenziari con maggiore sovraffollamento -:
quali siano i dati aggiornati sul sovraffollamento delle infrastrutture penitenziarie sia a livello nazionale, sia suddiviso per regione, dove sia evidenziato il numero di detenuti presenti e il numero di agenti di polizia penitenziaria presso ciascun istituto penitenziario;
se il Ministro non ritenga che il raffronto percentuale tra unità di personale penitenziario e numero di detenuti presenti possa servire nell'immediato ad attuare misure tese a sopperire alle carenze di personale penitenziario in quelle regioni dove il rapporto tra presenze e personale in servizio appare maggiormente sbilanciato.
(3-00229)

Interrogazione a risposta scritta:

DIMA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 4 novembre 2008, il Provveditorato regionale della Calabria del Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria ha disposto,

con provvedimento immediatamente esecutivo, il rientro in sede di dieci unità del personale della Polizia penitenziaria, precedentemente distaccate presso la Casa di reclusione di Rossano (Cosenza) dalla Casa di reclusione di Cosenza, in seguito alla chiusura di quest'ultima dovuta all'esecuzione di lavori di ristrutturazione iniziati diversi anni addietro;
questo provvedimento aggraverebbe ulteriormente il problema della carenza della dotazione organica della Polizia penitenziaria in servizio presso la Casa di reclusione di Rossano perché la stessa dotazione organica, ad oggi, non è mai stata rideterminata né adeguata alle reali esigenze di servizio e priverebbe la struttura penitenziaria della professionalità, esperienza e competenza acquisita, in tutti questi anni, da personale che ha saputo affrontare e risolvere le tante problematiche esistenti in un contesto difficile come quello carceraria;
il cosiddetto «decreto Fassino» ha fissato in 90 unità tale organico, proprio in un periodo in cui, però, questo istituto non era ancora entrato in funzione;
nel corso degli anni non è stato apportato nessun rilevante adeguamento all'aliquota degli operatori di Polizia penitenziaria in servizio, nonostante la trasformazione della struttura in oggetto da Casa circondariale a Casa di reclusione con il cambiamento conseguente della tipologia dei detenuti ivi presenti;
il reparto di Polizia penitenziaria si compone complessivamente di 140 agenti di cui dieci distaccati dalla Casa di reclusione di Cosenza, che dovrebbero immediatamente rientrare nelle sede originaria, undici distaccati da altre sedi penitenziarie della regione, quattro distaccati presso altre sedi penitenziarie ed uno in missione presso altro istituto;
questo numero è assolutamente esiguo a fronte di una popolazione carceraria non solo numerosa ma anche caratterizzata dalla presenza di detenuti condannati alla pena dell'ergastolo ed appartenenti ad alcune tra le più agguerrite consorterie criminali presenti sul territorio nazionale;
nonostante questa evidente carenza di organico, il personale della Polizia penitenziaria ha sempre svolto la propria attività lavorativa con alto senso di responsabilità e professionalità, accettando di effettuare prestazioni straordinarie oltre i normali limiti, con l'articolazione, seppure consensuale, di doppi ed anche tripli turni di lavoro (12/18 ore al giorno) pur di garantire gli standard minimi di sicurezza interna o di assicurare i servizi di traduzione;
la media pro capite delle ore di lavoro straordinario effettuate dagli agenti di Polizia penitenziaria impiegati al nucleo traduzioni e piantonamenti è di circa 80/90 al mese;
si è registrato tempo addietro, un tentativo di evasione immediatamente sedato dallo stesso personale di Polizia penitenziaria;
sono numerose le attività trattamentali che coinvolgono i detenuti al fine di creare giusti momenti di socializzazione e di inserimento lavorativo;
queste iniziative sono garantite dal personale penitenziario che nelle ore diurne presta la propria attività in altri settori dell'istituto mentre in quelle pomeridiane vigila sulla popolazione detenuta interessata dalle attività di reinserimento sociale ed assicura la giusta tutela ai numerosi volontari esterni impegnati in questi progetti di recupero;
questa situazione lavorativa molto complessa, che rasenta la vera e propria emergenza, è causa di malumore tra il personale della Polizia penitenziaria che, molto spesso, è costretto a rinunciare a riposi e congedi -:
quali iniziative il Ministro della giustizia intenda intraprendere per assicurare l'immediata revoca del provvedimento di rientro, alla Casa di reclusione di Cosenza, delle dieci unità di Polizia penitenziaria distaccate presso la Casa di reclusione di

Rossano; la proroga dei distacchi delle unità di Polizia penitenziaria, in forza agli istituti penitenziari di Castrovillari, Paola, Crotone e Reggio Calabria, che sono già in servizio presso la Casa di reclusione di Rossano; la sanatoria con modifica dei provvedimenti di distacco in trasferimento definitivo; l'assegnazione di almeno trenta unità di Polizia penitenziaria da attingere alla graduatorie dell'interpello nazionale del 2007 (ruolo Ispettori, Sovrintendenti ed agenti/assistenti).
(4-01603)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:

OCCHIUTO, TASSONE, VIETTI e RAO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato da un articolo del Corriere della Sera dell'11 novembre 2008, a Reggio Calabria sono terminati già dal 2005 i lavori per la costruzione di un nuovo penitenziario finora mai utilizzato e costato più di novanta milioni di euro;
la struttura, pronta ad ospitare fino a trecento reclusi, è dotata di muri di cinta, torrette di sorveglianza, confortevoli celle larghe anche trenta metri quadri, moderne telecamere a circuito chiuso, scrivanie e computer per gli uffici amministrativi;
mentre la maggior parte degli istituti italiani è sul punto di esplodere a causa del sovraffollamento, il carcere di Arghillà rimane vuoto a causa della mancanza di una strada di accesso: esiste infatti solo un tortuoso sentiero asfaltato che passa tra i vigneti della zona, ritenuto non idoneo per il trasporto dei detenuti dall'amministrazione penitenziaria;
mancano fondi per realizzare non solo l'allacciamento che dovrebbe collegare il penitenziario alla tangenziale e dunque allo svincolo della Salerno-Reggio Calabria, ma anche l'impianto di raccolta acque;
nonostante sia stato nominato il 1o dicembre 2006 un Commissario straordinario per il completamento dei lavori, il problema non è stato risolto;
quello di Arghillà non è solo un carcere necessario ma, in considerazione dei 200 posti di lavoro che offrirebbe una volta in funzione, può rappresentare un'opera utile anche a favorire la crescita dell'occupazione del contesto territoriale dove sorge -:
quali utili ed urgenti iniziative intendano intraprendere, al fine di risolvere definitivamente la questione segnalata.
(3-00228)

Interrogazione a risposta in Commissione:

RUGGHIA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con la procedura di amministrazione straordinaria della società Alitalia, decretata dal Presidente del Consiglio che ha nominato il professor Augusto Fantozzi come commissario straordinario, si è determinata una situazione paradossale e di estrema gravità a carico delle imprese fornitrici del gruppo Alitalia (Alitalia Servizi SpA, Alitalia Airport Spa, Alitalia Export SpA e Volare SpA);
la finalità della procedura è quella di assicurare la conservazione del patrimonio produttivo e la prosecuzione dell'attività imprenditoriale di Alitalia, ma determina, da parte dei fornitori creditori l'impossibilità di avviare e proseguire azioni esecutive ovvero l'impossibilità di esigere la riscossione dei propri crediti;
la prospettiva per i creditori è quella di arrivare in tempi molto lunghi ad un concordato per il riconoscimento di una piccola parte degli importi dovuti;

mentre si è determinata un'ampia attenzione mediatica nei confronti di dipendenti e risparmiatori Alitalia, per le aziende fornitrici si prefigura la chiusura delle loro attività con la conseguente perdita del posto di lavoro per centinaia di dipendenti;
le imprese dell'indotto sono esposte anche per l'anticipazione dell'IVA sulle fatture insolute di Alitalia, compagnia di proprietà dello Stato, senza la possibilità di recuperarla prima della chiusura delle vertenze giudiziarie;
in data 9 ottobre 2008 si è costituito il comitato per la tutela dei diritti delle aziende fornitrici di Alitalia con lo scopo di salvaguardare la sopravvivenza delle imprese coinvolte e i livelli occupazionali, attraverso la riscossione dei crediti esistenti e inesigibili con le società del gruppo Alitalia -:
quali iniziative intenda assumere per assicurare le imprese creditrici sul pagamento delle forniture prestate, garantendo per ora almeno il parziale pagamento del debito delle società del gruppo Alitalia sottoposte all'amministrazione straordinaria e per estendere al gruppo Alitalia il regime di IVA sospesa così come già previsto per le pubbliche amministrazioni.
(5-00596)

Interrogazioni a risposta scritta:

CESARE MARINI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il Ministro dei trasporti del precedente Governo, nel mese di febbraio del corrente anno, ha emanato un decreto per una manifestazione di interesse finalizzata alla istituzione di una linea merci via mare Corigliano Calabro-Catania;
la manifestazione di interesse prevedeva un contributo per tre anni al fine di incentivare la nuova via del mare;
alla manifestazione di interesse hanno partecipato sei armatori, mentre alla successiva gara per l'aggiudicazione del servizio non hanno inteso concorrere le sei imprese;
la tratta marina che si vuole istituire può decongestionare il traffico pesante della Salerno-Reggio Calabria e al tempo stesso è coerente con il programma di realizzazione delle autostrade del mare;
l'utilizzazione della via marina per i trasporti è una prospettiva importante da perseguire per ampliare il sistema intermodale esistente e completare la rete infrastrutturale del Mezzogiorno in previsione della creazione dell'area di libero scambio nel Mediterraneo;
l'esistenza di una rete portuale lungo le direttrici Tirreno, Mediterraneo, Jonio, attualmente del tutto sotto-utilizzata, rappresenta un'opportunità da valorizzare;
in particolare, il porto di Corigliano, con la sua area di circa duecento ettari riservati alle attività di stoccaggio e in grado di fornire tutti i servizi essenziali, è una infrastruttura rilevante che, per la posizione geografica, la sua dimensione, l'economia dell'area circostante, i tre agglomerati industriali prossimi, può guidare lo sviluppo dell'area jonica cosentina se venisse promossa una politica coerente di valorizzazione -:
se sia vero che la mancata partecipazione alla gara delle società che si erano dichiarate interessate sia dovuto alla revoca del contributo dirottato ad altre finalità;
quali iniziative intenda prendere il Ministro interrogato per attuare il disegno di realizzare le autostrade del mare, ad iniziare dalla linea Corigliano-Catania.
(4-01599)

SALVINI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
a partire dall'autunno 2007 le carrozze revampizzate (ristrutturazione estesa

a 1.500 carrozze e curata da Ansaldobreda e Corifer) cominciano ad essere inserite nelle composizioni dei treni degli Intercity plus Genova-Milano;
le nuove carrozze sono subito bocciate: i pendolari stimano che lo spazio per i viaggiatori sia diminuito del 28 per cento, mentre sia aumentata del 300 per cento la rumorosità. I nodi vengono al pettine con i primi caldi, perché le bocchette di aerazione non funzionano, la puzza delle frenate filtra negli abitacoli, i finestrini sono troppo piccoli e, soprattutto, l'aria condizionata non si sente;
lo stress tra i viaggiatori costretti ogni giorno ad oltre 3 ore di treno aumenta in modo esponenziale; alcuni di loro addirittura presentano certificati che dimostrano il peggioramento delle loro patologie. Parte la campagna del comitato Genova-Milano che, per settimane, martella Trenitalia;
i risultati alla fine ci sono e le carrozze scomode vengono ritirate;
alla fine dello scorso maggio i pendolari della linea Genova-Milano cominciano a fare i conti con il caldo e la scomodità delle carrozze Es City;
il 19 giugno la newsletter del comitato Genova-Milano (la voce di 1.200 pendolari) titolava così: «Le carrozze piombate di Moretti: tentata strage di 600 pendolari»;
a Genova l'eco della reazione di Trenitalia Spa al contenuto di quella (e di altre) newsletter è arrivata qualche giorno fa, quando i pendolari hanno scoperto di essere stati querelati per diffamazione a mezzo stampa dall'amministratore delegato di Fs, Mauro Moretti;
il leader dei pendolari a settembre ha scritto una lettera di scusa a Moretti e all'amministratore delegato di Trenitalia, Vincenzo Soprano, scuse peraltro non accettate da Trenitalia e da Fs;
gran parte del mondo politico e della società civile, pur stigmatizzando i toni e le parole utilizzate dal comitato dei pendolari, è sgomenta per la reazione da parte dei vertici dell'azienda e chiede il ritiro della querela -:
se non intendano effettuare un'operazione di moral suasion presso i vertici di Trenitalia e di FS, affinché ritirino la querela presentata agli esponenti del Comitato Pendolari ligure (tra cui uno risulta addirittura estraneo alla vicenda) al fine di evitare che al disagio che i lavoratori e gli studenti patiscono si aggiunga la beffa di una richiesta di danni.
(4-01601)

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INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:

MIGLIOLI, GHIZZONI e LEVI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella giornata di ieri si è costituito al comando provinciale dei Carabinieri di Modena Vincenzo Cuomo, definito dalla stampa «boss della camorra napoletana perdente» condannato in via definitiva a 14 anni di carcere ufficialmente residente a Bergamo ma «nascosto presso alcuni conoscenti della provincia di Modena, forse più per sfuggire ai propri nemici che alla giustizia»: come si apprende dagli organi di informazione locali;
è questo solo l'ultimo di un lungo elenco di episodi: raid incendiari ai danni di diverse ditte di Modena e provincia, denuncia delle associazioni di categoria di infiltrazioni delle organizzazioni delittuose nel mercato dei pubblici esercizi che testimoniano e confermano la penetrazione della criminalità organizzata in provincia di Modena;
nella relazione che la Direzione investigativa antimafia (DIA) ha consegnato al Parlamento sull'attività del primo semestre 2008 si legge: «Modena, Reggio Emilia e Parma stanno assorbendo proiezioni camorristiche legate soprattutto al cartello di Casal di Principe. "I tentacoli

dei casalesi in origine limitati al supporto logistico ai latitanti si sono col tempo allargati al controllo di parte del tessuto economico"»;
il Procuratore capo della Repubblica di Modena dottor Zincani, da poco insediato, ha sottolineato come il fenomeno richieda la massima collaborazione di associazioni di categorie e nel contempo ha richiesto al Ministero di investire in organici e mezzi dell'apparato giudiziario investigativo;
anche i sindacati delle Forze di Polizia in diverse occasioni nel denunciare l'aumento di fenomeni malavitosi hanno sottolineato la carenza di mezzi al personale che sarà accentuata nei prossimi mesi a causa dei tagli operati dal Governo sulle voci di bilancio per le politiche della sicurezza -:
quali misure il Ministro interrogato intenda porre in essere al fine di contrastare il preoccupante fenomeno di infiltrazione della criminalità organizzata nel tessuto economico e produttivo della provincia di Modena, come evidenziato nelle relazioni citate in premessa, e garantire alle Forze dell'Ordine e alla Magistratura personale e mezzi adeguati.
(4-01604)

FRANZOSO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
Taranto è una città in cui per oltre vent'anni la criminalità organizzata ha imposto le sue regole, con centinaia di omicidi e gravi atti anche contro le istituzioni e nella quale lo stesso sindaco, per sua ammissione, avrebbe sempre con sé un'arma per legittima difesa;
risulta all'interrogante che vi siano forti tensioni all'interno del corpo di polizia municipale, fortemente accentuate negli ultimi mesi, anche a seguito di alcune disposizioni del sindaco quali il ritiro della pistola di ordinanza che costringe i dipendenti del comando a prestare servizio in borghese e disarmati;
le tensioni sarebbero dovute anche ad un insieme di ulteriori decisioni assunte a seguito dell'insediamento del nuovo consiglio comunale del 2007, che di fatto sembrano poter incidere negativamente sull'effettiva possibilità di svolgere un servizio fondamentale anche per il mantenimento dell'ordine pubblico e per la sicurezza dei cittadini;
si segnala, tra l'altro, dal punto di vista organizzativo e di dotazione, che la polizia municipale del comune di Taranto è pesantemente penalizzata per la totale dismissione delle motociclette, per la mancata fornitura delle uniformi, per la totale assenza delle visite mediche previste per legge;
l'amministrazione del comune di Taranto, con atti ad avviso dell'interrogante unilaterali e non motivati, avrebbe poi sospeso al solo corpo di polizia municipale l'erogazione dell'indennità di maggiori prestazioni prevista dall'articolo 40 del decreto legislativo n.165 del 2001 e dal codice civile in materia di rapporto di lavoro, decisione su cui le organizzazioni sindacali hanno intrapreso una vertenza che è tuttora irrisolta -:
di quali elementi disponga sulla vicenda segnalata in premessa e se non ritenga opportuno adottare iniziative, per quanto di sua competenza, in particolare sulla base del decreto ministeriale 4 marzo 1987, n. 145, al fine di assicurare il mantenimento dell'ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini.
(4-01612)

TESTO AGGIORNATO AL 3 DICEMBRE 2008

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CENTEMERO, FRASSINETTI, GARAGNANI, CARLUCCI e BARBIERI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il Piano Programmatico di attuazione dell'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008 convertito dalla legge 133/08,

nella parte relativa alla «Revisione degli ordinamenti» e più specificamente in relazione alla «Revisione dei quadri orario nei diversi ordini di scuola», per quanto concerne l'orario obbligatorio delle lezioni nei licei classici, linguistici, scientifici e delle scienze umane sarà pari ad un massimo di 30 ore settimanali con conseguente revisione dei quadri orario previsti dagli allegati del decreto legislativo n. 226 del 17 ottobre 2005;
il decreto legislativo n. 226 per quanto concerne l'insegnamento della lingua e della cultura latina negli allegati relativi ai Licei prevede:
liceo classico - I anno: 132 (4 ore settimanali); II anno: 132; III anno: 132; IV anno: 132; V anno: 132;
liceo scientifico - I anno: 99 (3 ore settimanali); II anno: 99; III anno: 66 (2 ore settimanali); IV anno: 66; V anno: /;
liceo linguistico - I anno: 99 (3 ore settimanali); II anno: 99; III anno: /; IV anno: /; V anno: /;
liceo scienze umane - I anno: 99 (3 ore settimanali); II anno: 99; III anno: 66 (2 ore settimanali); IV anno: 66; V anno: /;
con un insegnamento, dunque, ripartito su due bienni o un biennio, ad esclusione del Liceo Classico;
la lingua e la cultura latina, insieme a quella greca, costituiscono le radici e le fondamenta della nostra lingua e la base della letteratura e della cultura occidentale, avendo un'importanza imprescindibile per molte discipline, dal diritto, all'architettura, alla medicina;
la lingua e la cultura latina hanno un alto valore formativo in quanto:
la sintassi, estremamente razionale, insegna a ragionare e a conoscere ed usare appropriatamente il linguaggio e la lingua italiana;
è una palestra mentale, grazie all'esercizio delle funzioni logiche, sintattiche e grammaticali, che stimolano anche la capacità di studiare materie scientifiche ed in particolare la matematica;
lo studio della lingua e della cultura latina richiede un quinquennio per essere completo ed è poco produttivo ai fini dell'acquisizione di competenze solide e formative dello studio delle discipline, interrompere al quarto anno lo studio;
lo studio della lingua e della cultura latina, e classica in generale, risponde alle seguenti finalità:
1) stabilire un rapporto corretto e costruttivo con il passato nel senso di:
trovare, nella scoperta dell'appartenenza ad una tradizione, una delle risposte alla domanda sul significato e l'origine del proprio esistere;
cogliere il passato in modo oggettivo, con coscienza storica, servendosi degli strumenti adatti;
riflettere sugli aspetti e i valori di esso che hanno influito sulla nostra cultura e su quelli attualmente validi;
misurare la distanza da esso e individuare nelle differenze che ci distinguono da quelle culture (alterità), il manifestarsi dell'evoluzione legata allo sviluppo storico e dell'irripetibile unicità di tempi, situazioni, esistenze (modernità);
2) acquisire un'educazione linguistica nel senso di:
riflettere sulle strutture di una lingua, confrontarle, verificarle nella loro applicazione;
comprendere e costruire un linguaggio non elementare;
sviluppare una migliore comprensione formale dell'italiano;
3) sviluppare la capacità di sintesi, in quanto si affronta la conoscenza della cultura latina nelle sua espressione differenziata, ma anche in rapporto con altre culture; ciò è finalizzato a costruire l'abitudine ad un approccio ai problemi il più possibile globale;

4) sviluppare la capacità di analisi: il contatto con la civiltà latina avviene attraverso lo studio della storia letteraria, ma soprattutto attraverso la lettura dei testi classici; tale approccio educa ad un lavoro scientifico, preciso, non superficiale con un testo scritto;
5) acquisire un atteggiamento critico: l'approccio alle civiltà latina, e classica, attraverso l'esame della manifestazione letteraria porta lo studente a considerare il testo letterario, l'opera d'arte e, più in generale, ogni espressione della creatività umana come uno stimolo ed un appello alla propria capacità di giudizio, da esercitare in modo non arbitrario e superficiale -:
se il Ministro intenda mantenere lo studio del latino come previsto dall'attuale ordinamento per il quinquennio dei licei, prevedendo, pertanto, rispetto agli allegati del Decreto legislativo n. 226/2005, lo studio del latino anche nella classe terminale del Liceo Scientifico e delle Scienze Umane al fine di rendere completo e formativo il percorso di studi delle discipline classiche e del latino.
(5-00597)

SIRAGUSA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la costituzione della Repubblica italiana cita le università e le accademie quali istituti di alta cultura (articolo 33), dunque paritetiche sul piano del valore delle competenze disciplinari;
la legge n. 734, del 6 luglio 1912, il decreto legislativo luogotenenziale n. 1852, del 5 maggio 1918, il regio decreto del 4 maggio 1925, n. 653, il regio decreto-legge n. 214, del 7 gennaio 1926, il regio decreto 11 dicembre 1930, n. 1945, la legge n. 812, del 22 maggio 1939, la legge n. 262 del 2 marzo 1963; l'ordinanza ministeriale del 28 marzo 1985 chiariscono che i Conservatori di musica statali, al pari dell'Accademia per le belle arti, nonché dell'Accademia per l'arte drammatica, sono da considerarsi pienamente accademie a indirizzo musicale ovvero luoghi, al pari delle accademie sopra citate e delle università, destinati a produrre alta cultura;
la legge 21 dicembre 1999, n. 508, (in Gazzetta Ufficiale 4 gennaio 2000, n. 2) prevede la riforma delle accademie di belle arti, dell'Accademia nazionale di danza, dell'Accademia Nazionale di arte drammatica, degli istituti superiori per le industrie artistiche, dei conservatori di musica e degli istituti musicali pareggiati;
la legge 22 novembre 2002, n. 268 (articolo 6, comma 3-bis, lettera c) decreta la parificazione dei diplomi di conservatorio di musica alle lauree triennali di I livello ai fini dell'accesso ai pubblici concorsi e postula l'istituzione di un biennio specialistico al quale si accede tramite concorso ovvero esame di ammissione, per il conseguimento del diploma accademico di II livello;
il decreto ministeriale 8 gennaio 2004, prot. n. 1/AFAM/2004, introduce la possibilità di introdurre il diploma di secondo livello nei conservatori di musica e istituti musicali pareggiati;
il decreto ministeriale 5 maggio 2004, pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 196 del 21 agosto 2004, decreta l'equiparazione dei diplomi di laurea secondo il vecchio ordinamento alle nuove classi delle lauree specialistiche ai fini della partecipazione ai concorsi pubblici;
i conservatori statali, di fatto e di diritto accademie di musica, come gli istituti di alta cultura, hanno conferito diplomi relativamente a singole discipline e gli eventuali studi successivi sono stati considerati studi accademici con valore di titolo artistico e non di titolo di studio;
le attuali norme ledono diritti acquisiti, declassando i diplomi accademici rilasciati fino ad oggi dai conservatori in quanto gli stessi hanno fornito, in relazione al proprio ambito formativo e nei termini del decreto del Ministro dell'università e della ricerca scientifica n. 509, del 3 novembre 1999, articolo 3, comma 5; ribaditi dallo schema di regolamento concernente

«ordinamenti didattici delle istituzioni dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica», non soltanto una «adeguata padronanza di metodi e contenuti scientifici generali, con l'acquisizione di specifiche conoscenze professionali» ma anche un «livello avanzato per l'esercizio di attività di elevata qualificazione in ambiti specifici»;
tali norme creano disparità di trattamento tra corsi di studio diversi, poiché, attraverso il decreto ministeriale 5 maggio 2004 (Gazzetta Ufficiale n. 196 del 21 agosto 2004) tutte le lauree quadriennali conseguite presso le università italiane, sono state equiparate alle leauree di II livello, l'anomalia, quindi, è rimasta solo negli studi musicali, per i quali i possessori di un diploma accademico di secondo livello rilasciato dai conservatori di musica dopo aver compiuto ulteriori due anni di studio, dovrebbero ottenere la parificazione alle lauree specialistiche (LS) di secondo livello -:
se non ritenga opportuno intervenire, con un provvedimento ad hoc, affinché, analogamente a quanto disposto per i diplomi di laurea attraverso il decreto ministeriale 5 maggio 2004 (Gazzetta Ufficiale n. 196 del 21 agosto 2004), i diplomi accademici di secondo livello rilasciati dai conservatori di musica e dagli istituti musicali pareggiati in base all'ordinamento vigente, siano parificati, ai fini dell'accesso ai pubblici concorsi, alle lauree specialistiche di secondo livello, in analogia a quanto stabilito per i diplomi di laurea conseguiti con il vecchio ordinamento (decreto ministeriale 5 maggio 2004);
se non ritenga altresì opportuno provvedere affinché venga stabilita la stampa delle pergamene dei diplomi accademici di secondo livello a sostituzione del certificato rilasciato dai conservatori.
(5-00599)

Interrogazioni a risposta scritta:

SPECIALE. -Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
i residenti, i genitori degli alunni, i cittadini del comprensorio di San Martino in Colle si sono organizzati in comitato ed hanno indetto una raccolta firme al fine di scongiurare la chiusura definitiva della scuola media locale del paese;
le famiglie degli alunni, siccome la scuola sorge in una zona soggetta a movimenti tellurici, in passato e a più riprese sono intervenute direttamente ed a proprie spese in difesa dell'Istituto;
sono state monitorate dai tecnici del Comune e dai Vigili del Fuoco delle lesioni strutturali che richiedono un intervento profondo di ristrutturazione;
la scuola, in seguito ad un ordinanza emanata del Sindaco di Perugia, è stata chiusa;
per finanziare i lavori di ristrutturazione possono essere utilizzati dei fondi residuali ancora aperti destinati alle strutture pubbliche accantonati nel periodo del terremoto del 1996 ma lo stanziamento è fermo da anni al Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE) -:
se il Ministro della pubblica istruzione sia al corrente della situazione e non ritenga opportuno attivarsi, insieme agli altri enti interessati facendosi carico della soluzione del problema per evitare che il destino della scuola media segni definitivamente il patrimonio sociale ed identitario della comunità di San Martino in Colle.
(4-01607)

BITONCI e GOISIS. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
una serie di inchieste giornalistiche svolte dal bisettimanale di Novara Tribuna Novarese hanno sollevato il velo su un sistema, organizzato da un gruppo di professori universitari specializzati in ginecologia che avrebbe il suo punto di riferimento nel Prof. Antonio Ambrosini, illustre cattedratico direttore della Clinica di

ginecologia e ostetricia dell'Università di Padova, per «governare» i concorsi universitari in tale settore disciplinare;
il sistema adottato dal citato gruppo sarebbe stato quello di organizzare la nomina dei commissari di esame, attraverso una serie di pressioni sui medici delle rispettive facoltà aventi il diritto di voto;
al di là dell'eventuale rilevanza penale delle pratiche segnalate, sulla quale sta indagando la Procura della Repubblica di Novara, è tuttavia evidente la grave distorsione della selezione dei docenti universitari che da esse deriva, se si considera che, sempre secondo la citata inchiesta giornalistica, è emerso che diversi professori universitari del gruppo del Professor Ambrosini sono stati poi nominati commissari alle prove di esame in diverse università e in un caso addirittura risulta che i Commissari d'esame provenissero tutti dalla medesima facoltà di Padova -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti illustrati, se non ritenga di avviare un'indagine conoscitiva sugli specifici fatti denunciati dalla stampa e quali iniziative intenda assumere per modificare un sistema concorsuale che evidentemente consente simili distorsioni.
(4-01613)

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, il Ministro degli affari esteri, il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
soprattutto tra l'inizio degli anni '50 e la fine degli anni '70 l'industria e l'artigianato, in particolare l'edilizia, hanno utilizzato intensamente materiali contenenti amianto; si possono citare, a titolo di esempio, l'uso di tali materiali isolanti per tubi e caldaie, coibentanti per soffitti e pareti, oppure per la copertura di edifici abitativi e industriali, che contenevano amianto;
l'amianto rappresenta da tempo un'emergenza sanitaria ed ambientale destinata a protrarsi nel tempo, sia sotto il profilo sanitario e della prevenzione, sia sotto il profilo ambientale, in particolare relativamente allo smaltimento dei milioni di tonnellate di materiali contenenti amianto sparsi in tutta l'Europa. L'Italia, in particolare con la Conferenza Nazionale sull'amianto organizzata a Monfalcone nel mese di novembre 2004, ha riconosciuto i pericoli per la salute dei cittadini e per l'ambiente, impegnandosi ad eliminare l'amianto in modo pieno e definitivo in un arco di tempo di 10 anni;
poche settimane fa, il pubblico ministero Raffaele Guariniello ha chiuso la megainchiesta sulla Eternit - la multinazionale svizzera dell'amianto operante negli stabilimenti di Casal Monferrato, Cavagnolo, Rubiera e Bagnoli - chiedendo il rinvio a giudizio per disastro doloso e omissione volontaria di misure antinfortunistiche dei vertici dell'azienda, lo svizzero Stephan Schmidheiny e il barone belga Jean Louis Marie Ghislain;
gli stabilimenti di Casale Monferrato e di Cavagnolo sono tristemente noti in tutto il mondo in considerazione del lunghissimo periodo di attività della Eternit, che per ottanta anni vi ha prodotto manufatti in cemento-amianto. Un opuscolo informativo edito dall'Istituto Superiore della Sanità stima che a Casale Monferrato e zona limitrofa, in un decennio, gli «osservati» sono stati 24 volte in più degli «attesi». Inoltre, in questa località i morti per malattie provocate dall'amianto si contano più numerosi tra i cittadini che mai hanno avuto a che fare con lo stabilimento Eternit (compresi i familiari degli ex dipendenti) che trai i lavoratori in esso occupati;
il titolare della Eternit Stephan Schmidheiny, dopo la succitata richiesta di

rinvio a giudizio, ha «lanciato», attraverso i propri legali, un'offerta di indennizzo individuale alle parti civili, vale a dire ai familiari delle vittime, consistente in alcune decine di milioni da dividere tra coloro che avevano lavorato all'Eternit dal 1973 al 1986. L'offerta appare ingannevole oltre che irrisoria se si considera che la sola bonifica delle aree interessate di Casale è costata finora allo Stato italiano oltre 50 milioni di euro;
l'inchiesta giudiziaria sulla Eternit di Casale Monferrato, ha richiamato all'attualità l'analoga inchiesta promossa contro i fratelli Schmidheiny dai parenti dei lavoratori morti per essere stati esposti all'amianto nella fabbrica Eternit di Niederurnen, nel Cantone Glarus. Al riguardo si deve considerare che il pubblico ministero Guariniello aveva aperto una inchiesta anche contro la Eternit in Svizzera per tutelare i diritti dei cittadini italiani ex-emigrati e loro parenti, che per vari anni hanno lavorato alle dipendenze dello stabilimento glaronese di Niederurnen. Il procedimento penale in Svizzera contro la Eternit SpA di Niederurnen/GL è stato sospeso, avendo il Tribunale Federale elvetico, l'11 agosto scorso, dichiarate prescritte le eventuali responsabilità dell'azienda (la produzione era cessata nel 1994);
il dibattito sulle malattie professionali causate dai materiali contenenti amianto prodotti nello stabilimento Eternit di Niederurnen/GL hanno indotto la SUVA (l'istituto nazionale svizzero assicurazione infortuni, paragonabile all'Inail italiano) ad agire anche verso i lavoratori italiani ex-emigrati in Svizzera colpiti da esposizione all'amianto. In particolare la SUVA, a partire da un convegno organizzato in Svizzera nel mese di maggio 2006, si è adoperata affinché anche i lavoratori italiani rimpatriati ricevessero le pertinenti informazioni sulle prestazioni assicurative loro spettanti per le malattie professionali contratte a causa dell'esposizione all'amianto durante il periodo lavorativo in Svizzera. Occorre ricordare che già 6 mesi dopo la comparsa del mesotelioma la SUVA versa, a titolo di anticipo, la metà dell'indennità e dopo altri 12 mesi gli interessati hanno diritto all'intera indennità;
a oltre due anni dal già citato convegno tenuto a Lugano, il numero di richieste pervenuto alla SUVA da parte di lavoratori italiani ex-emigrati è piuttosto esiguo, ciò che potrebbe essere messo in rapporto con l'assenza di una campagna d'informazione condotta in Italia. Giova sottolineare, al riguardo, che soltanto nello stabilimento Eternit di Niederurnen/GL hanno lavorato moltissimi cittadini italiani. I vertici aziendali della Eternit hanno sempre impedito, invocando le norme della legge sulla privacy, di acquisire i nominativi e la provenienza dei lavoratori italiani occupati negli anni nel proprio stabilimento -:
come intendano tutelare i diritti dei lavoratori italiani, nonché dei parenti dei lavoratori deceduti, che negli anni sono stati esposti all'amianto negli stabilimenti Eternit di Casale Monferrato, Cavagnolo, Rubiera e Bagnoli, posto che l'offerta di accordo extragiudiziale lanciata dai vertici della Eternit potrebbe indurre alcune parti lese ad accettare la proposta e uscire dal processo intentato dall'Associazione dei familiari delle vittime di Casale Monferrato, anche tenendo conto che sul piano processuale difficilmente i colpevoli di un reato protrattosi per decenni saranno processati in fretta, occorrendo molto tempo per notificare a ognuna delle parti lese, malati di mesotelioma e familiari delle vittime, gli atti previsti dalla legge;
in relazione agli stabilimenti Eternit in Italia, in particolare di Casal Monferrato, Cavagnolo, Rubiera e Bagnoli, quanti esposti-denunce siano stati archiviati, quanti siano ancora pendenti, quanti conclusi con passaggio del fascicolo al giudice per il giudizio e quanti si siano conclusi con sentenze di primo o secondo grado ovvero divenute definitive;
se considerano necessario facilitare l'accesso alle prestazioni dovute da assicurazioni sociali ed enti previdenziali di

Paesi stranieri - in particolare della SUVA svizzera - ai cittadini italiani che hanno svolto mansioni lavorative in fabbriche e strutture di detti Paesi, organizzando a tal fine una reale campagna d'informazione con il coinvolgimento dei comuni, da attuarsi attraverso il raccordo con gli enti previdenziali dei Paesi predetti, l'assistenza dei patronati e l'accesso ad uno sportello centrale dell'INAIL all'uopo predisposto.
(2-00222)
«Narducci, Bobba, Fedi, Strizzolo, Bossa, Scarpetti, Sbrollini, Federico Testa, Calearo Ciman, Sposetti, Servodio, Cesare Marini, Zunino, Fadda, Sani, Damiano, Letta, Grassi, Calgaro, De Biasi, Bucchino, Bratti, La Malfa, Cuperlo, D'Incecco, De Micheli, Ricardo Antonio Merlo, Brugger, Nicco, D'antoni, Giorgio Merlo, Arturo Mario Luigi Parisi, Braga, D'Antona, Morassut, Margiotta, Marchioni, Marchignoli, Marantelli, Garavini, Di Biagio, De Torre, Zucchi, Zeller, Boffa, Dal Moro, Farinone, Fassino, Franceschini, Gatti, Gnecchi, Lo Moro, Maran, Mariani, Miotto, Pollastrini, Pompili, Rossomando, Sarubbi, Livia Turco».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:

DI VIRGILIO e BARANI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
i medici iscritti alle scuole di specializzazione sono soggetti ad una doppia contribuzione previdenziale obbligatoria: la cosiddetta «quota A» a favore dell'Enpam, l'ente di categoria - come previsto dall'articolo 21 del Decreto legislativo del Capo Provvisorio dello Stato n. 233 del 13 settembre 1946, ratificato dalla legge 17 aprile 1956, n. 561 e successivamente confermato dall'articolo 1, comma 3, del decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509 -, e quella presso la gestione separata dell'Inps come da contratto (1/3 a carico degli specializzandi e 2/3 a carico dell'Università) - come previsto dall'articolo 2, commi 26-33, della legge 8 agosto 1995, n. 335, (cosiddetta riforma Dini), per la tutela obbligatoria di quelle categorie di lavoratori cosiddetti parasubordinati ovvero per professione abituale, ancorché non esclusiva, attività di lavoro autonomo, prevedendo aliquote ridotte per i soggetti già iscritti ad altre forme di previdenza obbligatoria;
il predetto obbligo di contribuzione a favore della gestione separata Inps è stato introdotto, per i medici specializzandi, a decorrere dall'anno accademico 2006-2007, ai sensi dell'articolo 1, comma 300, della legge finanziaria per il 2006 (legge n. 266 del 2005), modificando in modo sostanziale il comma 2 dell'articolo 41 del decreto legislativo n. 368 del 1999, e aprendo la questione dell'importo dell'aliquota contributiva da applicare;
in attesa di pronuncia del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, infatti, l'Inps, con nota n. 29642 del 7 dicembre 2007, facendo riferimento alla normativa generale della Gestione separata, si era orientata per l'applicazione dell'aliquota ridotta per i medici, già iscritti all'Enpam, frequentanti le scuole di specializzazione presso le università;
con nota del 10 settembre 2008 è intervenuto il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, che ha chiarito che la disposizione del citato comma 300 si configura come norma speciale rispetto alla disciplina generale recata dall'articolo 45 della legge n. 326 del 2003, e, pertanto, per i medici in formazione specialistica deve essere utilizzata sempre l'aliquota piena;
conseguentemente, l'Inps, con circolare n. 88 del 1o ottobre 2008, nel fornire

chiarimenti a seguito del parere ministeriale, illustrava le aliquote da prendere in considerazione ed invitava le università ad effettuare i relativi versamenti integrativi qualora avessero utilizzato, per il calcolo dei contributi versati, l'aliquota ridotta;
con nota prot. n. 2115 del 22 ottobre 2008 il Consiglio Universitario Nazionale ha inviato al MIUR una mozione in cui si chiede ai rettori delle Università Italiane di non applicare quanto previsto dalla circolare INPS n. 88 del 1o ottobre 2008 in attesa dei chiarimenti richiesti al Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali;
è indubbio che per i medici in formazione specialistica, qualunque possa essere la tutela previdenziale derivante da una successiva attività professionale, comunque avranno una copertura garantita dall'iscrizione obbligatoria all'Enpam e, dunque, potranno determinarsi criticità per la valorizzazione della contribuzione versata, solo per un breve periodo, alla gestione separata Inps, se non addirittura il rischio di una perdita dei contributi versati -:
se il Ministro intenda adoperarsi fattivamente per tutelare le figure dei medici specializzandi, attraverso l'introduzione di specifiche misure di sostegno, anche risolvendo la questione previdenziale di cui in premessa.
(5-00600)

NUNZIO FRANCESCO TESTA, DE POLI e OPPI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
giovani poco più che adolescenti vengono assoldati da un'organizzazione che in Campania e in particolare a Napoli e provincia gestisce un traffico internazionale di farmaci con il Nord Europa, l'Africa e l'Albania;
i farmaci, per lo più destinati alla cura dell'apparato cardiocircolatorio ed epatico, tutti particolarmente costosi e appartenenti alla classe A per i quali è previsto il rimborso dell'intero prezzo da parte del Servizio sanitario nazionale, vengono richiesti alle farmacie esibendo ricette false, intestate a persone decedute o inesistenti;
le prescrizioni dei farmaci provengono anche da ricettari autentici rubati alle asl oppure ai medici di famiglia e compilate con software contraffatti che riproducono timbri e firma di dottori spesso inesistenti;
solo una piccola parte di queste ricette fantasma viene scoperta dalle asl regionali, che bloccano il rimborso del farmaco da parte del Servizio sanitario nazionale (Ssn) e lo fanno ricadere per l'intero costo sul farmacista, costringendolo a sostenere spese anche per migliaia di euro l'anno;
lo scorso 15 ottobre è stata accolta con sentenza, la richiesta di una farmacia del quartiere Vomero di Napoli per il rimborso da parte della asl Na1 dell'intera somma che era addebitata per avere consegnato medicinali dietro ricette fasulle;
la sentenza condanna la asl per non essere stata capace di vigilare sui propri ricettari, con pagamento dell'intero costo dei farmaci, degli interessi e delle spese processuali, prospettiva che in un ordine di conseguenze future potrebbe essere devastante per il Ssn;
la guardia di finanza ha sequestrato un mese fa oltre 16 mila confezioni di farmaci per un valore di 400 mila euro scoperti all'interno di un camion e di una abitazione trasformata in magazzino a Pontecagnano Faiano (Salerno) -:
quali iniziative urgenti intenda adottare per impedire il perpetuarsi di truffe quali quella sopraddetta ai danni del Servizio sanitario nazionale e dei farmacisti che ignari accettano la falsa ricetta medica e consegnano i prodotti.
(5-00601)

Interrogazioni a risposta scritta:

MATTESINI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la scoperta di essere affetti da insufficienza renale con conseguente necessità di effettuare un trattamento dialitico per rimanere in vita, rappresenta sicuramente un momento veramente difficile nella vita di qualsiasi persona;
l'emodialisi rappresenta un trattamento che svolge il ruolo dei reni nel depurare il sangue dalle scorie e dai fluidi extracorporei del sangue;
ciascuna seduta dialitica ha una durata che va, generalmente, dalle tre alle quattro ore, in alcuni casi può essere anche maggiore per tre volte alla settimana;
la normativa italiana stabilisce un periodo massimo di malattia indennizzabile pari a 180 giorni di calendario all'interno dell'anno solare, restando esclusi da tale computo i periodi di astensione dal lavoro per maternità sia obbligatoria che facoltativa, le assenze causate da infortunio sul lavoro, quelle da malattia professionale, tubercolare ed i periodi di malattia causata da responsabilità di terzi per i quali l'INPS abbia esperito, con esito positivo anche parziale, l'azione surrogatoria;
il lavoratore sottoposto al trattamento di dialisi ha diritto all'indennità di malattia per le giornate di assenza dal lavoro coincidenti con l'effettuazione del trattamento, ma qualora, durante il trattamento emodialico, subentri una nuova malattia, si sospende l'indennizzo del trattamento emodialico e si indennizza la nuova malattia come evento a sé stante;
l'INPS con una sua circolare, la n. 136 del 2003, «Prestazioni economiche di malattia e di maternità. Cure Termali. Questioni varie», ha precisato che tra le malattie a «ciclo ricorrente» per le quali è consentita l'emissione di un'unica certificazione del curante che ne attesti la necessità, è ricompressa l'emodialisi, stabilendo altresì però, che ai fini del periodo massimo di malattia indennizzabile, pari ai 180 giorni di calendario nell'anno solare, le giornate di trattamento emodialico nonché quelle delle eventuali malattie sopravvenute devono essere sommate -:
se il Governo non ritenga necessario adottare le opportune misure per porre rimedio a tale situazione, che penalizza i lavoratori sottoposti a trattamento di dialisi, tenuto conto che si tratta di una patologia progressiva, riconoscendo anche a tale categoria, l'esclusione dal computo del periodo massimo di malattia indennizzabile pari a 180 giorni di calendario all'interno dell'anno solare.
(4-01597)

BORGHESI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
un lavoratore autonomo con riconosciuta invalidità civile del 75 per cento dell'Asl di Taranto dopo due anni di lungaggini burocratiche è ancora in attesa di percepire dall'INPS l'assegno mensile di euro 247,00;
in data 29 maggio 2008, il cittadino riceveva notizia che la questione sarebbe stata sottoposta all'attenzione del Ministro Sacconi, ma ad oggi non ha ricevuto alcun riscontro;
inoltre non avendo potuto versare antecedentemente alla riconosciuta invalidità tre anni di contributi INPS non ha diritto alla pensione anticipata nonostante abbia trenta anni di contributi di contributi Inps (legge 222 del 1984);
tale legge nei riguardi dei lavoratori autonomi e subordinati è penalizzante in quanto pur essendo riconosciuti invalidi al 75 per cento restano esclusi dal riconoscimento della pensione di inabilità per una normativa discutibile -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra riportati e se non ritenga di dover intervenire al fine di garantire la percezione tempestiva dell'assegno mensile in premessa;

come intenda agire per eliminare la penalizzazione di cui alla legge n. 222 del 1984 nei confronti dei lavoratori autonomi e subordinati.
(4-01609)

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
per porre ordine nella gestione delle saline di Margherita di Savoia, il tribunale di Trani, con decreto del 14 ottobre 2008, ha disposto la revoca degli amministratori e sindaci della Salapia Sale spa e ha nominato un amministratore giudiziario con il compito di revocare gli amministratori e i sindaci dell'Atisale spa (società controllata dalla Salapia Spa), di intervenire nell'assemblea dell'Atisale perché deliberi l'azione di responsabilità in danno di amministratori e sindaci, di proporre analoga azione nei confronti di amministratori e sindaci della Salapia Spa e, all'esito, di convocare anche l'assemblea di quest'ultima per il rinnovo degli organi amministrativi e sindacali;
il provvedimento del tribunale è stato emanato in seguito alla constatazione delle irregolarità amministrative e gestionali commesse dal consiglio di amministrazione e dai sindaci delle due società a seguito di ricorso proposto da alcuni soci;
il tribunale aveva infatti verificato che la gestione della società non era trasparente perché venivano applicate, dagli amministratori soci di maggioranza in danno degli altri soci, delle tariffe più alte per la raccolta e il trasporto del sale rispetto a quelle applicate dalle altre saline, come Sant'Antioco, pur appartenendo alla stessa società;
lo stato di fatto prodottosi e accertato dal tribunale di Trani inciderà principalmente sulle famiglie dei lavoratori della salina, alcuni dei quali sono a rischio di licenziamento;
le saline di Margherita di Savoia, che risalgono all'epoca dei Romani, sono le più grandi d'Europa, e si trovano in una «zona umida» di ricchissimo valore ambientale, dotata anche di fonti termali le quali, grazie al clima favorevole, potrebbero essere aperte per tutto l'anno, talché vi sarebbero valori storici, paesaggistici, ambientali tali da poter fare del luogo, se ben gestito, un vero polo di attrazione turistica: una loro corretta gestione, attenta a tali elementi, avrebbe potuto, ma ancora potrebbe, essere volano di sviluppo per l'intera area circostante, la quale invece è già gravata da una seria crisi occupazionale e imprenditoriale -:
come il Governo valuti la situazione che si è venuta a creare nella zona di Margherita di Savoia a causa della crisi della salina più grande d'Europa e quali misure di propria competenza intenda adottare per garantire l'occupazione e il reddito dei lavoratori delle saline evitando pesanti ricadute sociali in una zona con alto tasso di disoccupazione.
(2-00224)
«Carlucci, Aracri, Cicu, Iannarilli, Centemero, Aprea, Tommaso Foti, Pianetta, Fallica, Ghiglia, Vella, Palmieri, Pili, Mussolini, Marinello, Migliori, De Angelis, Giulio Marini, Di Cagno Abbrescia, Minardo, Speciale, Mazzoni, Moles, Lainati, Barba, Ascierto, Bertolini, Nirenstein, Lunardi, Angeli, Iapicca, Guzzanti, Gioacchino Alfano, Traversa, Biancofiore, Di Centa, Vessa, Soglia, Di Caterina, Landolfi, Mondello, Mannucci, Cosenza, Jannone, Marsilio, Osvaldo Napoli, Paroli, Perina, Pizzolante, Rampelli, Repetti, Santelli, Vitali, Tortoli, D'Ippolito Vitale, Divella».

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
le società ex concessionarie di Poste Italiane hanno svolto con professionalità per anni il servizio di recapito di raccomandate ed assicurate sulla base di contratti di appalto in regime di proroga;
tali contratti hanno costituito uno strumento adatto a consentire una graduale transizione dal sistema delle concessioni alla integrale liberalizzazione del mercato postale, salvaguardando l'integrità delle aziende esistenti;
Poste Italiane, in data 6 marzo 2008, ha preferito non prorogare gli accordi in essere con operatori privati già titolari di concessioni, così come previsto dall'articolo 2 comma 303 della legge n. 244 del 2007 al fine di migliorare il servizio postale, ed ha indetto procedura con chiamata da Albo, di cui all'articolo 232 del decreto legislativo n. 163 del 2006 per l'aggiudicazione di accordi quadro ai sensi dell'articolo 222 del decreto legislativo n. 163 del 2006 aventi ad oggetto il servizio di distribuzione e raccolta di corrispondenza e posta non indirizzata ed espletamento di servizi ausiliari, estendendo la chiamata anche a soggetti ulteriori e diversi rispetto agli operatori già concessionari;
la cooperativa Act di contrada Colle delle Api di Campobasso, costituitasi il 30 ottobre 2006 nell'ambito delle attività svolte dall'imprenditore Carlo D'Angelo si è aggiudicata la gara per i comuni di Busto Arsizio e Gallarate, oltre alla città di Como e ad alcuni quartieri di Milano;
l'attività di distribuzione, raccolta e recapito di corrispondenza e posta non indirizzata sembrerebbe non essere menzionata nell'oggetto sociale della cooperativa di Carlo D'Angelo;
il titolare della cooperativa di cui sopra svolge dal 1990 attività imprenditoriali relative alle pulizie, all'autotrasporto merci per conto terzi, alla disinfezione e derattizzazione, alla raccolta e smaltimento rifiuti, alla distribuzione di bevande per le mense scolastiche, contando 125 dipendenti e una lunga serie di esperienze e competenze;
le società ex concessionarie hanno ritenuto illegittima la lettera d'invito di Poste Italiane relativa alla procedura indetta da Poste Italiane, a causa dell'indeterminatezza dell'oggetto contrattuale, dell'inidonea remuneratività dei costi di servizio, del contrasto con la normativa comunitaria e per questo hanno ritenuto di impugnare il provvedimento di indizione della procedura davanti al T.A.R. per il Lazio;
la risoluzione del Parlamento n. 7-00062 del 28 novembre 2006, definendo la strategia industriale di Poste Italiane carente sia nei rapporti con le aziende sia in rapporto alla liberalizzazione, ha suggerito la proroga dei contratti in essere in attesa di un tavolo di concertazione fra le parti interessate;
la procedura indetta da Poste Italiane si è orientata verso la liberalizzazione del mercato postale anziché verso la proroga dei contratti in essere e sembra reiterare un comportamento già assunto dalla medesima società nel 2007 e debitamente censurato dall'Autorità garante per la concorrenza;
alcune società ex concessionarie, considerando i criteri di aggiudicazione della gara d'appalto orientati più verso le offerte ad elevato ribasso che alla professionalità e all'esperienza nel settore, hanno inoltrato un ricorso straordinario al Capo dello Stato denunciando l'abuso di posizione dominante da parte di Poste Italiane che ha di fatto privilegiato le aziende di maggiori dimensioni ed estromesso le piccole ex concessionarie;
in data 22 luglio 2008, la Confederazione nazionale dell'artigianato e delle piccola e media impresa ha inviato una lettera al Sottosegretario Paolo Romani

nella quale esprimeva l'auspicio di una prossima riapertura di un tavolo di concertazione in merito alla situazione del settore postale, già iniziato nella scorsa legislatura ed interrotto a causa dell'evoluzione politica, per predisporre interventi risolutivi nel settore postale -:
se il Ministro sia a conoscenza dei requisiti, anche professionali, in possesso delle società vincitrici della procedura con chiamata da Albo indetta dalla società Poste Italiane nei diversi comuni italiani e se valuti tali requisiti idonei allo svolgimento di un compito così importante come quello relativo ai servizi postali;
se non ritenga opportuno procedere a delle verifiche relativamente alla regolarità della chiamata da Albo indetta dalla società Poste Italiane;
nell'ottica di una progressiva liberalizzazione del mercato postale, se il Ministro non ritenga opportuno attivarsi con le parti interessate al fine di trovare un accordo e migliorare i servizi postali resi alla cittadinanza.
(4-01602)

VICO, BELLANOVA, SERVODIO, LOSACCO, BOCCIA, RIA, GRASSI, MASTROMAURO, GINEFRA, BORDO, CONCIA e GAGLIONE. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la legge 27 dicembre 2006, n. 296, (legge finanziaria per il 2007), ha disposto, all'articolo 1, comma 461, la dismissione delle partecipazioni non strategiche dell'agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa Spa (ex «Sviluppo Italia») e, per quanto riguarda le società regionali, ha previsto che la dismissione possa avvenire anche tramite la loro cessione alle regioni. La stessa disposizione ha fissato al 30 giugno 2008 il termine finale per il riordino delle partecipazioni della capogruppo; termine differito più volte, da ultimo al 31 dicembre 2008 (legge n. 31 del 2008 e legge n. 129 del 2008);
il decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248 (cosiddetto decreto milleproroghe), all'articolo 28, prevedeva che al fine di salvaguardare l'equilibrio economico e finanziario delle società regionali, le società regionali continuassero a svolgere le attività previste dai contratti di servizio con l'Agenzia nazionale in materia di autoimpiego e autoimprenditorialità (di cui al decreto legislativo n. 185 del 2000), vigenti all'atto del loro trasferimento alle regioni, fino al subentro di queste ultime nell'esercizio delle funzioni svolte dalla suddetta Agenzia in relazione a tali interventi;
per garantire la continuità nell'esercizio delle funzioni, l'articolo 28 disponeva, infine, che il Ministro dello sviluppo economico, con decreto di natura non regolamentare, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, d'intesa con la Conferenza permanente tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, definisse le modalità, i termini e le procedure per il graduale subentro delle regioni nelle funzioni svolte in materia di autoimpiego e autoimprenditorialità, che dovrà completarsi entro il 31 dicembre 2010;
ad oggi, il piano di riordino delle società regionali controllate dalla capogruppo è in una fase di stallo, in attesa di un provvedimento che definisca il passaggio degli strumenti, delle funzioni e delle risorse alle regioni;
il Presidente della Conferenza Stato-regioni e delle province autonome con lettera del 15 maggio 2008 indirizzata al Ministro dello sviluppo economico, onorevole Scajola, rilevava le difficoltà di diverse regioni a recepire le formulazioni del ministero relativamente agli aspetti di natura istituzionale e finanziaria criticando nel metodo e nel merito l'impianto proposto e invitando il Ministro a riavviare il confronto con le regioni al fine di individuare un chiaro percorso per mantenere in tutte le regioni del Mezzogiorno l'operatività degli strumenti per l'autoimpiego e l'autoimprenditorialità;
nelle more del suddetto provvedimento, l'amministratore delegato di Invitalia

(ex Sviluppo Italia) ha proceduto alla liquidazione di diverse società regionali (Sviluppo Italia Calabria, Sviluppo Italia Sardegna il 23 settembre 2008) operanti nel Mezzogiorno con la messa in mobilità e successivo licenziamento di centinaia di lavoratori e con il venir meno di importanti strumenti per l'occupazione (come le forme di autoimpiego, previste dal decreto legislativo n. 185 del 2000) in quelle regioni;
il processo di ristrutturazione della ex Sviluppo Italia oggi Invitalia, ha avuto ed ha ancora come unico obbiettivo la cancellazione delle strutture operanti nelle sedi regionali del mezzogiorno e la salvaguardia della struttura centrale, con compiti, funzioni e risorse che dovevano essere trasferiti alle regioni;
va sottolineata la gravità degli atti unilaterali posti in essere dalla società Invitalia (ex Sviluppo Italia) nei confronti della società regionale Sviluppo Italia Puglia, la quale si è vista esautorata del processo di valutazione degli strumenti di cui al decreto legislativo n. 185 del 2000 e, al contempo, continua a subire la riduzione del proprio organico nonostante gli ottimi risultati economico-finanziari conseguiti ed il contenimento degli organici perseguito in questi anni, organici che contano trentadue dipendenti su tre sedi (Bari, Taranto, Casarano) - oltre a ventidue contratti di lavoro interinale - che potrebbero continuare a gestire gli strumenti di politica attiva del lavoro e rappresentare un presidio efficace per le azioni di sviluppo poste in essere dal governo;
la Regione Puglia, con lettera prot. n. 01/09406 del 23 ottobre 2008 inviata dalla presidenza della Regione Puglia all'amministratore delegato di Invitalia ha richiesto che l'organico della società Sviluppo Italia Puglia sia confermato in 65 unità lavorative - con reintegro di ulteriori 8 lavoratori interinali - fino alla data del 31 dicembre 2008 nelle more della definizione del passaggio di proprietà da Invitalia alla Regione Puglia;
Invitalia, in risposta alla lettera summenzionata, ha invece confermato solo 22 lavoratori interinali limitandone la proroga alla data del 30 novembre 2008 e creando ulteriori disservizi alla società regionale e conseguentemente all'intero territorio della Regione Puglia;
nella stessa Regione Puglia sono presenti due incubatori (Taranto e Casarano) più altri due in start-up a Bari e Manfredonia e che queste importanti infrastrutture per lo start-up imprenditoriale (cosiddetto incubatore d'impresa) per la quale sono state spese svariate decine di milioni di euro di soldi pubblici e che a tutt'oggi attendono importanti lavori di manutenzione straordinaria e di ripristino degli organici per essere messi compiutamente al servizio delle imprese e del territorio pugliese;
al di là della nuova configurazione giuridica di Sviluppo Italia diventata Invitalia, il mancato trasferimento di risorse alle regioni con gli strumenti previsti dal decreto legislativo 185 del 2000, titolo I e II (fondi per il lavoro autonomo e l'autoimprenditorialità) impedisce alle regioni di farsi carico dei problemi del personale, mediante anche collocazioni in enti, agenzie o società a partecipazione regionale (in Puglia tali risorse permetterebbero il salvataggio di 65 posti di lavoro, non presentando la struttura problemi registrati in altre regioni del mezzogiorno, ma permettendo di salvaguardare importanti e qualificate professionalità e competenze) -:
se sia al corrente dei fatti esposti in premessa e, in particolare, della gravità degli atti unilaterali posti in essere dalla società Invitalia (ex Sviluppo Italia) nei confronti delle società regionali;
quali provvedimenti intenda adottare al fine di garantire, anche per le regioni del Mezzogiorno, l'operatività degli strumenti di politiche attive del lavoro, che oggi rischiano di scomparire in tali realtà territoriali.
(4-01606)

BORGHESI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il settore della somministrazione alimenti e bevande assiste ad una ulteriore esposizione di bar e ristoranti interni ai circoli privati. I riflessi sul mercato ufficiale si possono indicare in 20 mila aziende che entrano nell'anticamera della chiusura;
i redditi provenienti da società partecipate dalle no profit distribuiti sotto forma di dividendi non concorrono alla formazione del reddito e dunque sono esenti;
tra di essi rientra l'attività di somministrazione di alimenti e bevande svolta dagli oltre 38 mila circoli privati che operano oggi nel nostro Paese;
uno studio dell'Istituto per la ricerca sociale (IRS) svolto per conto dell'Università cattolica del Sacro Cuore dal titolo «Senza scopo di lucro» pone in evidenza che le entrate private dei circoli provengono per il 73 per cento dalla vendita di beni e servizi e soltanto per il 10 per cento dalle quote associative;
il regime fiscale agevolato per l'attività di somministrazione all'interno dei circoli ha sempre trovato legittimazione in almeno due pre-requisiti:
a) che i circoli svolgessero prevalente attività sociale e culturale;
b) che i circoli rispettassero una serie di vincoli in grado di evitare sconfinamenti nell'attività «pubblica» propria dei pubblici esercizi (bar, ristoranti, discoteche, eccetera) -:
a) quali siano i motivi per i quali il regolamento di esecuzione della legge n. 287 del 1991 sui pubblici esercizi che avrebbe dovuto essere emanato all'inizio del 1992, e che già dal 1995 è stato approvato dal Consiglio di Stato non sia stato ancora emanato;
b) quali siano le ragioni per le quali delle tre deleghe previste dalla finanziaria del 1997 (regolamentazione enti non commerciali - disciplina fiscale ONLUS - Autorità di controllo), non si sia data attuazione a quella sull'Autorità;
se dagli atti depositati risulti:
c) per quali motivi sia stata prevista la totale detassazione delle somministrazioni nei circoli, mentre la commissione Zamagni che era stata incaricata di predisporre il decreto legislativo sulle attività no profit non aveva assolutamente contemplato simili agevolazioni;
d) per quali ragioni nell'approvazione del decreto legislativo il Governo non abbia tenuto conto dei seguenti aspetti problematici e delle richieste avanzati dalla Commissione dei Trenta nella formulazione del parere sul decreto legislativo:
a) assenza di un controllo preventivo di legittimità relativo alla sussistenza dei requisiti richiesti per potere istituire le ONLUS»;
b) preoccupazione che «il possibile inquinamento del settore no profit da parte di organizzazioni speculative camuffate da ONLUS, non solo provocherebbe concorrenza sleale, distorsione del mercato e caduta di gettito per l'Erario, ma anche un effetto boomerang in termini di immagine e credibilità nei confronti delle stesse ONLUS regolari e trasparenti»;
c) «tempestiva costituzione, dell'organismo di controllo sugli enti non commerciali e sulle ONLUS, onde poter assicurare, attraverso strutture fortemente decentrate, una adeguata vigilanza sulla permanenza e sussistenza dei requisiti previsti»;
d) «previsione di un decreto o circolare regolamentare del ministero delle finanze, d'accordo con quello dell'industria e commercio, che stabilisca il rispetto di modalità nell'esercizio dell'attività di ristorazione e di organizzazione di viaggi e turismo per evitare che le disposizioni di detassazione delle somministrazioni negli spacci dei circoli conducano ad

alterazioni della concorrenza. In particolare il decreto o la circolare dovrebbero regolare, per quanto concerne l'attività di somministrazione in regime non commerciale, l'identificazione di un rapporto tra gli spazi destinati alla somministrazione e quelli destinati all'attività istituzionale»;
quali siano le ragioni per le quali per aprire un esercizio di somministrazione aperto al pubblico si devono osservare le norme edilizie e sulla destinazione d'uso, mentre gli spacci dei circoli sono liberi da detti vincoli;
se non ritenga di fare ulteriori indagini al fine del recupero della conseguente elusione/evasione fiscale e come intenda procedere al fine di limitare questa forma di concorrenza sleale.
(4-01608)

...

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

L'interpellanza urgente Fava e altri n. 2-00214, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 novembre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Dal Lago.

Apposizione di firme ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Livia Turco n. 5-00392, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 1° ottobre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Miotto, Murer, Sbrollini, Lenzi, D'Incecco, Grassi.

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in Commissione Frassinetti n. 7-00069, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 79 del 5 novembre 2008.

La VII Commissione,
premesso che:
nel corso dell'esame della Manovra economica dell'estate del 2008, in data 23 luglio sono stati accolti dal Governo gli ordini del giorno 9/1386/82 e 9/13867/233 Stucchi, Jannone, Napoli, riguardanti la prosecuzione del progetto SHARE (Station at High Altitude for Research on the Envinronment), realizzato sotto l'egida dell'Agenzia per l'ambiente delle Nazioni Unite (UNEP) e curato dal CNR tramite il Comitato Ev-K2-CNR;
SHARE è promosso e attuato dall'organizzazione Ev-K2-CNR in collaborazione con enti di ricerca italiani e internazionali, in accordo con l'agenzia per l'ambiente delle Nazioni Unite-UNEP;
SHARE risponde alle esigenze espresse dagli Enti Internazionali/Intergovernativi che si occupano di adattamento ai cambiamenti climatici e ricerca ambientale, tra cui le Nazioni Unite, in particolare l'UNEP e l'UNFCCC, il WMO, l'IGBP ed il GEO, la partnership interistituzionale voluta dal G8 per la promozione delle osservazioni terrestri a sostegno dei decisori. SHARE è già incluso nei programmi promossi dai succitati Enti, tra cui ABC, GAW, IGAC, GEWX/CEOP, ed altri, come AERONET (NASA) e EUSAAR (UE);
SHARE, attuato sul territorio nazionale, in misura di una stazione per Regione, oltre che fornire, come auspicato dall'UNEP, importanti dati alle reti che si occupano di clima e trasporto degli inquinanti atmosferici nell'area mediterranea e a livello internazionale, potrà avere una ricaduta in termini concreti nelle risposte che gli enti nazionali e regionali saranno chiamati a fornire, in vista dell'adozione della Direttiva 2008/50/CE relativa alla: «qualità dell'aria ambiente e per un'aria più pulita in Europa», in tema di monitoraggio climatico e ambientale delle aree extraurbane e rurali, ivi comprese quelle montane che rappresentano il 40 per cento del territorio italiano, fornendo in tal modo ulteriori significativi dati a supporto delle politiche nazionali;

SHARE rappresenta anche un contributo allo sviluppo tecnologico industriale competitivo, nel settore degli strumenti e applicazioni tecnologiche innovative a basso consumo energetico e per l'acquisizione e la trasmissione di dati da aree remote;
SHARE-Everest rappresenta una delle attività di punta della celebrazione dell'Anno Internazionale del Pianeta Terra proclamato dalle Nazioni Unite, e ha ottenuto, oltre all'Alto Patronato, anche il plauso per l'attività svolta e l'incoraggiamento per un suo potenziamento da parte del Presidente della Repubblica italiana e del Presidente dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. SHARE è stato cooptato recentemente nel progetto GEO promosso dal G8, nonché citato positivamente nelle recenti dichiarazioni del Ministro degli affari esteri in tema di collaborazione scientifica internazionale sui cambiamenti climatici. Significativo peraltro il suo inserimento da parte del comune di Milano tra progetti per l'Expo 2015,

impegna il Governo

a valorizzare ed incentivare lo sviluppo del progetto SHARE in ambito nazionale ed internazionale, anche in vista degli impegni italiani in tema ambientale per il prossimo G8 ed in previsione dell'Expo 2015, tenendo conto del contributo straordinario assegnato al CNR e da destinare alla predetta iniziativa.
(7-00069)
«Frassinetti, Aprea, Granata, Barbaro, Caldoro, Goisis, Grimoldi, Lolli».