XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di mercoledì 19 novembre 2008

TESTO AGGIORNATO AL 5 FEBBRAIO 2009

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 19 novembre 2008.

Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Berlusconi, Bindi, Bonaiuti, Bongiorno, Boniver, Bosi, Bossi, Brambilla, Brancher, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Buttiglione, Caparini, Carfagna, Casero, Centemero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Corsini, Cossiga, Cota, Craxi, Crimi, Crosetto, Cuomo, De Camillis, Di Biagio, Di Caterina, Donadi, Fitto, Fontana Gregorio, Frattini, Fugatti, Gelmini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Guzzanti, La Malfa, La Russa, Leone, Lo Monte, Lucà, Lulli, Lupi, Malgeri, Mantovano, Maran, Maroni, Martini, Antonio Martino, Mazzocchi, Melchiorre, Meloni, Menia, Miccichè, Molgora, Negro, Palumbo, Pescante, Prestigiacomo, Rainieri, Ravetto, Razzi, Rigoni, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Paolo Russo, Scajola, Soro, Stefani, Tortoli, Tremonti, Urso, Vito, Volontè.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Berlusconi, Bindi, Bonaiuti, Bongiorno, Bosi, Bossi, Brambilla, Brancher, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Buttiglione, Caparini, Carfagna, Casero, Centemero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Corsini, Cossiga, Cota, Craxi, Crimi, Crosetto, Cuomo, Di Biagio, Di Caterina, Donadi, Fitto, Fontana Gregorio, Frattini, Fugatti, Gelmini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Malfa, La Russa, Leone, Lombardo, Lo Monte, Lucà, Lulli, Lupi, Malgeri, Mantovano, Maran, Maroni, Martini, Antonio Martino, Mazzocchi, Melchiorre, Meloni, Menia, Miccichè, Molgora, Negro, Pescante, Prestigiacomo, Rainieri, Ravetto, Razzi, Rigoni, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Paolo Russo, Scajola, Soro, Stefani, Tortoli, Tremonti, Urso, Vito, Volontè.

Annunzio di proposte di legge.

In data 18 novembre 2008 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
IANNACCONE ed altri: «Istituzione del Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza» (1913);
CAPITANIO SANTOLINI: «Modifica della denominazione e delle competenze della Commissione parlamentare per l'infanzia, di cui all'articolo 1 della legge 23 dicembre 1997, n. 451» (1914);
DI PIETRO ed altri: «Nuove disposizioni in materia di risoluzione dei conflitti di interessi, di incandidabilità e ineleggibilità alle cariche di deputato, di senatore, di sindaco nei comuni con popolazione superiore a quindicimila abitanti e di presidente della provincia, nonché di disciplina dello svolgimento delle campagne elettorali. Delega al Governo per l'emanazionedi norme in materia di conflitti di interessi degli amministratori locali» (1915);
GIULIO MARINI: «Modifica all'articolo 19 della legge 29 dicembre 1993, n. 580, in materia di ordinamento del personale delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura» (1916);
MARAN ed altri: «Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla lotta contro la tratta di esseri umani, adottata a Varsavia il 16 maggio 2005» (1917);
MARAN ed altri: «Istituzione della Commissione italiana per la promozione e la tutela dei diritti umani, in attuazione della risoluzione n. 48/134 adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 20 dicembre 1993» (1918);
CASINI ed altri: «Disposizioni per il riconoscimento di un ulteriore indennizzo ai cittadini, agli enti e alle società italiani titolari di beni, diritti e interessi perduti a seguito di provvedimenti emanati dalle autorità libiche» (1919).

Saranno stampate e distribuite.

Adesione di un deputato a una proposta di legge.

La proposta di legge MIGLIORI e GOZI: «Norme in materia di difesa civica e istituzione del Difensore civico nazionale» (1382) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Graziano.

Ritiro di una sottoscrizione ad una proposta di legge.

Il deputato CORSINI ha comunicato di ritirare la propria sottoscrizione alla proposta di legge:
BARANI ed altri: «Istituzione dell'Ordine del Tricolore e adeguamento dei trattamenti pensionistici di guerra» (1360).

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

II Commissione (Giustizia):
BIANCONI ed altri: «Modifiche agli articoli 358 e 415-bis del codice di procedura penale, in materia di indagini del pubblico ministero» (1689) Parere della I Commissione;
MANTINI: «Modifica dell'articolo 140-bis del codice del consumo, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206, in materia di azione risarcitoria collettiva, a tutela dei diritti dei consumatori e degli utenti» (1824) Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), X (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento) e XIV.

IV Commissione (Difesa):
CIRIELLI: «Modifiche all'articolo 9 della legge 23 agosto 2004, n. 226, in materia di incentivi per favorire il reclutamento di personale volontario nelle zone tipiche di reclutamento alpino» (1897) Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, X e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

VII Commissione (Cultura):
GIANCARLO GIORGETTI e CAPARINI: «Disposizioni in materia di impianti sportivi» (1255) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VIII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
ZAZZERA: «Misure per il sostegno dello spettacolo dal vivo» (1610) Pareredelle Commissioni I, III, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), X, XI, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Annunzio di sentenze della Corte costituzionale.

La Corte costituzionale ha depositato in cancelleria le seguenti sentenze che, ai sensi dell'articolo 108, comma 1, del regolamento, sono inviate alle sottoindicate Commissioni permanenti per materia, nonché alla I Commissione (Affari costituzionali), se non già assegnate alla stessa in sede primaria:
sentenza n. 354 del 22-31 ottobre 2008 (doc. VII, n. 141) con la quale:
dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 3, comma 5, della legge 23 ottobre 1985, n. 595 (Norme per la programmazione sanitaria e per il piano sanitario triennale 1986-1988), come integrato dagli articoli 2 e 7 del decreto ministeriale 3 novembre 1989 e dall'articolo 2 del decreto ministeriale 13 maggio 1993, sollevata, in riferimento agli articoli 3 e 32 della Costituzione, dalla Corte di cassazione:
alla XII Commissione (Affari sociali);

sentenza n. 355 del 22-31 ottobre 2008 (doc. VII, n. 142) con la quale:
dichiara inammissibile il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sollevato, nei confronti della Camera dei deputati, dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Milano:
alla I Commissione (Affari costituzionali);

sentenza n. 356 del 22-31 ottobre 2008 (doc. VII, n. 143) con la quale:
dichiara la manifesta inammissibilità delle questioni di legittimità costituzionale dell'articolo 10 della legge 27 dicembre 2002, n. 289 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato - Legge finanziaria 2003), come modificato dall'articolo 5-bis, comma 1, lettera e), del decreto-legge 24 dicembre 2002, n. 282 (Disposizioni urgenti in materia di adempimenti comunitari e fiscali, di riscossione e di procedure di contabilità), convertito, con modificazioni, dall'articolo 1, comma 1, della legge 21 febbraio 2003, n. 27, sollevate in riferimento all'articolo 111 della Costituzione, nonché, limitatamente agli anni d'imposta 2000 e 2001, agli articoli 3, 24 e 97 della Costituzione, dalla commissione tributaria provinciale di Frosinone; dichiara la manifesta inammissibilità della questione di legittimità costituzionale del medesimo articolo 10 della legge n. 289 del 2002, sollevata, in riferimento agli articoli 3 e 24 della Costituzione, dalla commissione tributaria provinciale di Cosenza; dichiara non fondate le questioni di legittimità costituzionale del medesimo articolo 10 della legge n. 289 del 2002, sollevate, con riguardo agli anni d'imposta 1998 e 1999, in riferimento agli articoli 3, 24 e 97 della Costituzione, dalla commissione tributaria provinciale di Frosinone; dichiara non fondate le questioni di legittimità costituzionale del medesimo articolo 10 della legge n. 289 del 2002, sollevate, in riferimento all'articolo 97 della Costituzione, dalla commissione tributaria provinciale di Cosenza:
alla VI Commissione (Finanze);

sentenza n. 362 del 3-7 novembre 2008 (doc. VII, n. 145) con la quale:
dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 55, della legge 23 agosto 2004, n. 243 (Norme in materia pensionistica e deleghe al Governo nel settore della previdenza pubblica, per il sostegno alla previdenza complementare e all'occupazione stabile e per il riordino degli enti di previdenza ed assistenza obbligatoria), sollevata,in riferimento agli articoli 3, 102 e 111 della Costituzione, dalla Corte di cassazione:
alla XI Commissione (Lavoro);

sentenza n. 372 del 5-14 novembre 2008 (doc. VII, n. 150) con la quale:
dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale della legge della regione Campania 22 giugno 2007, n. 7 (Disposizioni per la valorizzazione, la promozione ed il commercio della carne di bufalo campano), sollevata, in riferimento agli articoli 97 e 117, primo comma, della Costituzione, dal Presidente del Consiglio dei ministri:
alla XIII Commissione (Agricoltura);

sentenza n. 373 del 5-14 novembre 2008 (doc. VII, n. 151) con la quale:
dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 10, comma 1, lettera c), del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917 (Approvazione del testo unico delle imposte sui redditi), sollevata, in riferimento all'articolo 3 della Costituzione, dalla commissione tributaria provinciale di Novara:
alla VI Commissione (Finanze).

La Corte costituzionale ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 30, secondo comma, della legge 11 marzo 1953, n. 87, copia delle seguenti sentenze che, ai sensi dell'articolo 108, comma 1, del regolamento, sono inviate alle sottoindicate Commissioni competenti per materia, nonché alla I Commissione (Affari costituzionali), se non già assegnate alla stessa in sede primaria:
con lettera in data 7 novembre 2008, sentenza n. 361 del 3-7 novembre 2008 (doc. VII, n. 144), con la quale:
dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 15, comma 3, della legge della regione Calabria 11 agosto 2004, n. 18 (Provvedimento generale recante norme di tipo ordinamentale e finanziario collegato alla manovra di assestamento di bilancio per l'anno 2004 ai sensi dell'articolo 3, comma 4, della legge regionale 4 febbraio 2002, n. 8):
alla XII Commissione (Affari sociali);

con lettera in data 14 novembre 2008, sentenza n. 368 del 5-14 novembre 2008 (doc. VII, n. 146), con la quale:
dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 1 della legge della regione Friuli-Venezia Giulia 2 ottobre 2007, n. 24 (Attuazione dell'articolo 24, paragrafo 6, dell'Accordo relativo agli aspetti dei diritti di proprietà intellettuale attinenti al commercio-Accordo TRIPs):
alla XIII Commissione (Agricoltura);

con lettera in data 14 novembre 2008, sentenza n. 369 del 5-14 novembre 2008 (doc. VII, n. 147 ), con la quale:
dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 45, comma 4, della legge della regione Lombardia 16 luglio 2007, n. 15 (Testo unico delle leggi regionali in materia di turismo):
alla X Commissione (Attività produttive);

con lettera in data 14 novembre 2008, sentenza n. 370 del 5-14 novembre 2008 (doc. VII, n. 148), con la quale:
dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 3, comma 1, della legge della regione Molise 5 maggio 2006, n. 5 (Disciplina delle funzioni amministrative in materia di demanio marittimo e di zone di mare territoriale), e dell'articolo 12, comma 6, della legge della regione Molise 27 settembre 2006, n. 28 (Norme in materia di opere relative a linee ed impianti elettrici fino a 150.000 volt):
alla VI Commissione (Finanze);

con lettera in data 14 novembre 2008, sentenza n. 371 del 5-14 novembre 2008 (doc. VII, n. 149), con la quale:
dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 4, della legge 3 agosto 2007, n. 120 (Disposizioni in materia di attività libero-professionale intramuraria e altre norme in materia sanitaria), limitatamente alla parola «vincolante»;
dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 6, della medesima legge n. 120 del 2007;
dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 7, della medesima legge n. 120 del 2007, limitatamente alle parole «In caso di mancato adempimento degli obblighi a carico delle regioni e delle Province autonome di cui al presente comma, è precluso l'accesso ai finanziamenti a carico dello Stato integrativi rispetto ai livelli di cui all'accordo sancito l'8 agosto 2001 dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 207 del 6 settembre 2001. Il Governo esercita i poteri sostitutivi in caso di inadempimento da parte delle regioni o delle Province autonome, ai sensi e secondo la procedura di cui all'articolo 8 della legge 5 giugno 2003, n. 131, anche con riferimento alla destituzione di cui al primo periodo del presente comma»;
dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 10, della medesima legge n. 120 del 2007, limitatamente alle parole «e comunque non oltre il termine di cui al comma 2, primo periodo»;
dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 11, della medesima legge n. 120 del 2007;
dichiara inammissibile la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 1 della medesima legge n. 120 del 2007, promossa dalla regione Lombardia in riferimento ai principi di ragionevolezza (articolo 3 della Costituzione) e buon andamento (articolo 97 della Costituzione);
dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 1 della medesima legge n. 120 del 2007, promossa dalla regione Lombardia in riferimento al principio di leale collaborazione (articolo 120 della Costituzione);
dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 5, della medesima legge n. 120 del 2007, promossa dalla provincia autonoma di Trento in riferimento agli articoli 8, numero 1), 9, numero 10), e 16 del decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1972, n. 670 (Approvazione del testo unico delle leggi costituzionali concernenti lo statuto speciale per il Trentino-Alto Adige), nonché in riferimento al decreto del Presidente della Repubblica 28 marzo 1975, n. 474 (Norme di attuazione dello statuto per la regione Trentino-Alto Adige in materia di igiene e sanità), al decreto del Presidente della Repubblica 26 gennaio 1980, n. 197 (Norme di attuazione dello statuto speciale per il Trentino-Alto Adige concernenti integrazioni alle norme di attuazione in materia di igiene e sanità approvate con decreto del Presidente della Repubblica 28 marzo 1975, n. 474), all'articolo 8 del decreto del Presidente della Repubblica 19 novembre 1987, n. 526 (Estensione alla regione Trentino-Alto Adige ed alle Province autonome di Trento e Bolzano delle disposizioni del decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616), ed agli articoli 2 e 4 del decreto legislativo 16 marzo 1992, n. 266 (Norme di attuazione dello statuto speciale per il Trentino-Alto Adige concernenti il rapporto tra atti legislativi statali e leggi regionali e provinciali, nonché la potestà statale di indirizzo e coordinamento), nonché agli articoli 117, 118 e 120 della Costituzione in connessione con l'articolo 10 della legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3 (Modifiche al Titolo V della parte seconda della Costituzione);
dichiara non fondate le questioni di legittimità costituzionale dell'articolo 1, commi 1, 2, 3, 5, 8, 9, 12, 13 e 14 della medesima legge n. 120 del 2007, promossa dalla regione Lombardia, in riferimentoagli articoli 117, terzo e quarto comma, e 118 della Costituzione:
alla XII Commissione (Affari sociali).

Trasmissione dalla Corte dei conti.

La Corte dei conti - sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato - con lettera in data 17 novembre 2008, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 3, comma 6, della legge 14 gennaio 1994, n. 20, la deliberazione n. 24 del 2008, emessa dalla sezione stessa nell'adunanza del 4 novembre 2008, e la relativa relazione concernente «Risultati e costi del condono, del concordato e delle sanatorie fiscali».

Questa documentazione è trasmessa alla V Commissione (Bilancio) e alla VI Commissione (Finanze).

Trasmissione dal ministro degli affari esteri.

Il ministro degli affari esteri, con lettera in data 15 novembre 2008, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 14, comma 1, della legge 11 agosto 2003, n. 231, la relazione - predisposta congiuntamente con il Ministero della difesa - sulla partecipazione italiana alle operazioni internazionali in corso, relativa al periodo dal 1o gennaio al 30 giugno 2008 (doc. LXX, n. 2).

Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla III Commissione (Affari esteri) e alla IV Commissione (Difesa).

Annunzio di progetti di atti comunitari e dell'Unione europea.

Il ministro per le politiche europee, con lettera in data 18 novembre 2008, ha trasmesso, ai sensi degli articoli 3 e 19 della legge 4 febbraio 2005, n. 11, progetti di atti comunitari e dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.

Tali atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Comunicazione di nomine ministeriali.

La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettere in data 14 novembre 2008, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 19, comma 9, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, le seguenti comunicazioni, relative al conferimento, ai sensi dei commi 4, 5-bis, 6 e 10 del medesimo articolo 19, di incarichi di livello dirigenziale generale, che sono trasmesse alla I Commissione (Affari costituzionali), nonché alle Commissioni sottoindicate:

alla V Commissione (Bilancio) i seguenti incarichi nell'ambito del Ministero dell'economia e delle finanze:
al dottor Giuseppe Imparato, l'incarico di direttore della direzione centrale per la logistica e gli approvvigionamenti nell'ambito del dipartimento dell'amministrazione generale, del personale e dei servizi;
alla dottoressa Antonella Manno, l'incarico di direttore della direzione centrale per le politiche del personale nell'ambito del dipartimento dell'amministrazione generale, del personale e dei servizi;
al dottor Alessandro Rivera, l'incarico di direttore della direzione IV, sistema bancario e finanziario, affari legali, nell'ambito del dipartimento del tesoro;
al dottor Stefano Scalera, l'incarico di direttore della direzione VIII, valorizzazione dell'attivo e del patrimonio dello Stato, nell'ambito del dipartimento del tesoro;
alla dottoressa Valeria Vaccaro, l'incarico di svolgimento di attività di studio e ricerca per coadiuvare il capo del dipartimento dell'amministrazione generale, del personale e dei servizi;

alla VI Commissione (Finanze) i seguenti incarichi nell'ambito del Ministero dell'economia e delle finanze:
al dottor Enrico Martino, l'incarico di direttore della direzione relazioni internazionali nell'ambito del dipartimento delle finanze;
al dottor Paolo Puglisi, l'incarico di direttore della direzione legislazione tributaria nell'ambito del dipartimento delle finanze;
alla dottoressa Anna Ruocco, l'incarico previsto dall'articolo 14, comma 4, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 gennaio 2008, n. 43, nell'ambito del dipartimento delle finanze;
alla dottoressa Concettina Ciminiello, l'incarico di consulenza, studio e ricerca per l'esercizio delle funzioni di coordinamento con il dipartimento dell'amministrazione generale, del personale e dei servizi nell'ambito del dipartimento delle finanze;

alla VII Commissione (Cultura) i seguenti incarichi nell'ambito del Ministero per i beni e le attività culturali:
all'architetto Pio Baldi, l'incarico di svolgimento di attività di consulenza, studio e ricerca;
al dottor Salvatore Nastasi, l'incarico di direttore della direzione generale per lo spettacolo dal vivo;
all'architetto Antonia Pasqua Recchia, l'incarico di reggente della direzione generale per gli archivi;

alla XII Commissione (Affari sociali) i seguenti incarichi nell'ambito del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali:
alla dottoressa Concetta Mirisola, l'incarico di direttore della segreteria generale del Consiglio superiore di sanità;
al dottor Fabrizio Oleari, gli incarichi di direttore della direzione generale della prevenzione sanitaria e di reggente del segretariato nazionale della valutazione del rischio alimentare;

alla XIII Commissione (Agricoltura) il seguente incarico:
al dottor Mario Basili, l'incarico di componente effettivo, con funzioni di presidente, del collegio dei revisori dei conti dell'Agenzia per le erogazioni in agricoltura.

Richiesta di un parere parlamentare su atti del Governo.

Il ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 18 novembre
2008, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1, comma 2, della legge 14 novembre 1995, n. 481, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recante definizione dei criteri di privatizzazione e delle modalità di dismissione della partecipazione detenuta indirettamente dal Ministero dell'economia e delle finanze nel capitale di Tirrenia di Navigazione Spa (50).

Tale richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del regolamento, alla IX Commissione (Trasporti), che dovrà esprimere il prescritto parere entro il 9 dicembre 2008.

Atti di controllo e di indirizzo.

Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

DISEGNO DI LEGGE: S. 1038 - CONVERSIONE IN LEGGE, CON MODIFICAZIONI, DEL DECRETO-LEGGE 22 SETTEMBRE 2008, N. 147, RECANTE DISPOSIZIONI URGENTI PER ASSICURARE LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA MISSIONE DI VIGILANZA DELL'UNIONE EUROPEA IN GEORGIA (APPROVATO DAL SENATO) (A.C. 1802)

A.C. 1802 - Articolo unico

ARTICOLO UNICO DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

1. Il decreto-legge 22 settembre 2008, n. 147, recante disposizioni urgenti per assicurare la partecipazione italiana alla missione di vigilanza dell'Unione europea in Georgia, è convertito in legge con le modificazioni riportate in allegato alla presente legge.
2. Restano validi gli atti e i provvedimenti adottati e sono fatti salvi gli effetti prodottisi ed i rapporti giuridici sorti sulla base del decreto-legge 29 settembre 2008, n. 150.
3. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

ARTICOLI DEL DECRETO-LEGGE NEL TESTO DEL GOVERNO

Articolo 1.
(Partecipazione di personale delle Forze armate).

1. È autorizzata, a decorrere dal 21 settembre 2008 e fino al 31 dicembre 2008, la spesa di euro 2.058.424 per la partecipazione di personale, mezzi e materiali delle Forze armate alla missione di vigilanza dell'Unione europea in Georgia, denominata: «EUMM Georgia», di cui all'azione comune 2008/736/ PESC del Consiglio, del 15 settembre 2008.
2. Alla missione di cui al comma 1 si applicano l'articolo 4, commi 1, lettera a), 2, 4, 6 e 10, e gli articoli 5 e 6 del decreto-legge 31 gennaio 2008, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 marzo 2008, n. 45.

Articolo 2.
(Partecipazione di personale civile).

1. È autorizzata, per l'anno 2008, la spesa di euro 86.955 per la partecipazione di personale civile alla missione di vigilanza dell'Unione europea in Georgia, denominata: «EUMM Georgia», di cui all'azione comune 2008/736/PESC del Consiglio, del 15 settembre 2008.
2. È autorizzata, per l'anno 2008, la spesa di euro 30.000 per l'acquisto di equipaggiamenti e strumenti di comunicazione per il personale civile che partecipa alla missione di cui al comma 1.
3. È autorizzata, per l'anno 2008, la spesa di euro 28.325 per la partecipazione di un funzionario diplomatico italiano presso l'Ufficio del rappresentante speciale dell'Unione europea in Georgia, il cui trattamento economico è stabilito sulla base dei criteri di cui all'articolo 2, comma 7, del decreto-legge 31 gennaio 2008, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 marzo 2008, n. 45.
4. È autorizzata la spesa di euro 1.600.000, per l'anno 2008, per la partecipazione italiana alle iniziative umanitarie nell'ambito della Conferenza internazionale dei donatori.

Articolo 3.
(Copertura finanziaria).

1. Agli oneri derivanti dall'attuazione del presente decreto, pari complessivamente a euro 3.803.704 per l'anno 2008, si provvede:
a) quanto a euro 86.955, a valere sull'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 2, comma 8, del decreto-legge 31 gennaio 2008, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 marzo 2008, n. 45;
b) quanto a euro 2.116.749, mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1, comma 1240, della legge 27 dicembre 2006, n. 296;
c) quanto a euro 1.600.000, a valere sull'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 2, comma 3, del decreto-legge 31 gennaio 2008, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 marzo 2008, n. 45.

2. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

Articolo 4.
(Entrata in vigore).

1. Il presente decreto entra in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana e sarà presentato alle Camere per la conversione in legge.

A.C. 1802 - Modificazioni

MODIFICAZIONI APPORTATE DAL SENATO

Dopo l'articolo 2 è inserito il seguente:
«Art. 2-bis. - (Partecipazione italiana a missioni internazionali). - 1. È autorizzata, a decorrere dal 1o ottobre 2008 e fino al 31 dicembre 2008, la spesa di euro 112.542.774 per la proroga della partecipazione del contingente militare italiano alla missione delle Nazioni Unite in Libano denominata United Nations Interim Force in Lebanon (UNIFIL), compreso l'impiego del gruppo navale European Maritime Force (EUROMARFOR), di cui all'articolo 3, comma 1, del decreto-legge 31 gennaio 2008, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 marzo 2008, n. 45. Al personale si applica l'articolo 4, commi 1, lettera a), e 2, del decreto-legge n. 8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 45 del 2008.
2. È autorizzata, a decorrere dal 1o ottobre 2008 e fino al 31 dicembre 2008, la spesa di euro 9.668.523 per la proroga della partecipazione di personale militare alla missione dell'Unione europea in Bosnia-Erzegovina, denominata ALTHEA, nel cui ambito opera la missione denominata Integrated Police Unit (IPU), di cui all'articolo 3, comma 5, del decreto-legge n. 8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 45 del 2008. Al personale si applica l'articolo 4, commi 1, lettera a), e 2, del decreto-legge n. 8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 45 del 2008.
3. È autorizzata, a decorrere dal 1o ottobre 2008 e fino al 31 dicembre 2008, la spesa di euro 8.310.451 per la proroga della partecipazione di personale militare alla missione dell'Unione europea nella Repubblica del Chad e nella Repubblica Centrafricana, denominata EUFOR Tchad/ RCA,di cui all'articolo 3, comma 9, del decreto-legge n. 8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 45 del 2008. Al personale si applica l'articolo 4, commi 1, lettere a) e d), e 2, del decreto-legge n. 8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 45 del 2008 e la diaria è calcolata, per l'intero anno 2008, con riferimento a quella prevista per la Repubblica democratica del Congo.
4. È autorizzata, a decorrere dal 1o settembre 2008 e fino al 31 dicembre 2008, la spesa di euro 99.999 per la partecipazione di personale militare alla missione di osservatori militari dell'OSCE in Georgia. Al personale si applica l'articolo 4, commi 1, lettera a), e 2, del decreto-legge n. 8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 45 del 2008.
5. È autorizzata, per l'anno 2008, l'ulteriore spesa di euro 417.102 per la partecipazione di personale militare impiegato in Iraq in attività di consulenza, formazione e addestramento delle Forze armate e di polizia irachene, di cui all'articolo 2, comma 10, del decreto-legge n. 8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 45 del 2008.
6. È autorizzata, per l'anno 2008, l'ulteriore spesa di euro 12.373.484 per la partecipazione di personale militare alle missioni in Afghanistan, denominate International Security Assistance Force (ISAF) ed EUPOL AFGHANISTAN, di cui all'articolo 3, comma 2, del decreto-legge n. 8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 45 del 2008.
7. È autorizzata, per l'anno 2008, l'ulteriore spesa di euro 1.384.978 per la partecipazione italiana alle missioni nei Balcani, di cui all'articolo 3, comma 4, del decreto-legge n. 8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 45 del 2008.
8. È autorizzata, a decorrere dal 1o ottobre 2008 e fino al 31 dicembre 2008, la spesa di euro 1.516.046 per la proroga della partecipazione di personale del Corpo della guardia di finanza alla missione in Libia, in esecuzione dell'accordo di cooperazione tra il Governo italiano e il Governo libico per fronteggiare il fenomeno dell'immigrazione clandestina e della tratta degli esseri umani, siglato in data 29 dicembre 2007, di cui all'articolo 3, comma 20, del decreto-legge n. 8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 45 del 2008. Al personale si applica l'articolo 4, comma 3, del decreto-legge n. 8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 45 del 2008.
9. È autorizzata, a decorrere dal 1o ottobre 2008 e fino al 31 dicembre 2008, la spesa di euro 121.387 per la proroga della partecipazione di personale del Corpo della guardia di finanza alla missione delle Nazioni Unite in Haiti, denominata United Nations Stabilization Mission in Haiti (MINUSTAH), di cui all'articolo 3, comma 24, del decreto-legge n. 8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 45 del 2008. Al personale si applica l'articolo 4, commi 1, lettera a), e 2, del decreto-legge n. 8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 45 del 2008.
10. È autorizzata, per l'anno 2008, la spesa di euro 1.300.000 per interventi di sicurezza e di tutela del personale italiano operante in Iraq presso l'Unità di sostegno alla ricostruzione a Nassiriya.
11. Si applicano l'articolo 4, commi da 4 a 8 e 10, e gli articoli 5 e 6 del decreto-legge n. 8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 45 del 2008.
12. All'articolo 4, comma 9, del decreto-legge n. 8 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 45 del 2008, dopo le parole: "Arma dei carabinieri" sono inserite le seguenti: "e del Corpo della guardia di finanza"».

All'articolo 3:

al comma 1:
nell'alinea, le parole:
«pari complessivamente a euro 3.803.704» sono sostituite dalle seguenti: «escluso l'articolo 2-bis, comma 12, pari complessivamente a euro 151.538.448»;
la lettera b) è sostituita dalla seguente:
«b)
quanto a euro 89.984.391, mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1, comma 1240, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, come rifinanziata dall'articolo 63, comma 1, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133»;

dopo la lettera c) sono aggiunte le seguenti:
«c-bis)
quanto a euro 5.176.102, mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 3, comma 8, del decreto-legge 31 gennaio 2008, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 marzo 2008, n. 45;
c-ter) quanto a euro 13.257.000, mediante utilizzo del Fondo per interventi strutturali di politica economica, di cui all'articolo 10, comma 5, del decreto-legge 29 novembre 2004, n. 282, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2004, n. 307;
c-quater) quanto a euro 20.800.000, mediante riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 5, comma 4, del decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 luglio 2008, n. 126, come integrata dal decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133;
c-quinquies) quanto a euro 20.634.000, mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2008-2010, nell'ambito del programma "Fondi di riserva e speciali" della missione "Fondi da ripartire" dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2008, allo scopo parzialmente utilizzando i seguenti accantonamenti:
Ministero dell'economia e delle finanze 1.155.000;
Ministero della giustizia 706.000;
Ministero degli affari esteri 11.478.000;
Ministero della pubblica istruzione 2.457.000;
Ministero dell'interno 815.000;
Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali 130.000;
Ministero per i beni e le attività culturali 1.618.000;
Ministero della salute 449.000;
Ministero dei trasporti 841.000;
Ministero dell'università e della ricerca 985.000»;

dopo il comma 1 sono inseriti i seguenti:
«1-bis. All'onere derivante dall'attuazione dell'articolo 2-bis, comma 12, valutato in euro 15.358 per l'anno 2008, in euro 15.014 per l'anno 2009 ed in euro 37.508 a decorrere dall'anno 2010, si provvede, per l'anno 2008, mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1, comma 1240, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, come rifinanziata dall'articolo 63, comma 1, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, e, a decorrere dall'anno 2009, mediante corrispondente riduzione della dotazione organica del Fondo per interventi strutturali di politica economica, di cui all'articolo 10, comma 5, del decreto-legge 29 novembre 2004, n. 282, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2004, n. 307, come integrato dal decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133.
1-ter. Il Ministro dell'economia e delle finanze provvede al monitoraggio degli oneri di cui al comma 1-bis, anche ai fini dell'adozione dei provvedimenti correttividi cui all'articolo 11-ter, comma 7, della legge 5 agosto 1978, n. 468, e successive modificazioni, ovvero delle misure correttive da assumere ai sensi dell'articolo 11, comma 3, lettera i-quater), della medesima legge. Gli eventuali decreti emanati ai sensi dell'articolo 7, secondo comma, numero 2), della legge n. 468 del 1978, prima dell'entrata in vigore dei provvedimenti o delle misure di cui al periodo precedente, sono tempestivamente trasmessi alle Camere, corredati da apposite relazioni illustrative».

Nel titolo sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «nonché la proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali per l'anno 2008».

A.C. 1802 - Proposta emendativa

PROPOSTA EMENDATIVA RIFERITA ALL'ARTICOLO 2 DEL DECRETO-LEGGE

(Non è compresa quella dichiarata inammissibile).

ART. 2-bis.
(Partecipazione italiana a missioni internazionali).

Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
1-bis. È stanziata, per l'anno 2008, la somma di euro 300.000 per iniziative di sensibilizzazione e formazione della popolazione libanese in relazione al pericolo rappresentato dal munizionamento inesploso con particolare riferimento al sub-munizionamento antipersona disperso da bombe a grappolo.

Conseguentemente, all'articolo 3:
alinea, sostituire le parole:
euro 151.538.448 con le seguenti: euro 151.838.448;
dopo la lettera
c-quinquies), aggiungere la seguente:
c-sexies)
quanto a euro 300.000 mediante corrispondente riduzione, per l'anno 2008, delle risorse iscritte nel Fondo di cui all'articolo 60, comma 8-bis, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133.
2-bis. 1. Maran, Narducci, Corsini, Tempestini, Barbi, Compagnon, Gianni Farina.

A.C. 1802 - Ordini del giorno

ORDINI DEL GIORNO

La Camera,
premesso che:
va ricordata l'importanza delle missioni svolte all'estero dalle Forze armate italiane nei diversi scenari dove è necessaria la loro presenza;
questa presenza è da sempre stata impostata al rispetto delle tradizioni e delle realtà locali e volta alla difesa o ri-acquisizione della democrazia e delle libertà fondamentali in quei Paesi dove situazioni di guerra o di crisi le abbiano compromesse;
il concetto di libertà è esteso anche al campo religioso, giusto quanto previsto e ribadito dalla nostra Costituzione repubblicana;
in alcuni Paesi di religione islamica, e segnatamente in Afghanistan, vi sono state recenti e gravi discriminazioni nei confronti dei non islamici e atti di violenza nei confronti dei cristiani, culminati anche con l'omicidio di una volontariainglese nei giorni scorsi solo per motivazioni religiose,

impegna il Governo

a compiere ogni pressione diplomatica sul governo afghano per ricordare che la significativa e importante presenza italiana di aiuto e supporto alle legittime autorità di questo Paese è condizionata al rispetto della pluralità delle fedi e delle religioni e che, conseguentemente:
ogni atto di intolleranza o, peggio, di violenza nei confronti di non musulmani deve essere severamente considerato e ciò deve valere sia per i cittadini afghani che per i cooperanti stranieri presenti nel Paese;
anche ai componenti dei nostri contingenti, nel dovuto, assoluto rispetto per la religione locale, deve essere pertanto concesso di seguire la propria religione cristiana se liberamente lo desiderano le singole persone ed ad essi deve essere fornita adeguata assistenza religiosa, se richiesta.
9/1802/1. Zacchera, Renato Farina, Malgieri, Volontè, Garagnani, Gioacchino Alfano.

La Camera,
premesso che:
il provvedimento al nostro esame reca, all'articolo 2-bis, la proroga, dal 1o ottobre al 31 dicembre 2008, della partecipazione del personale delle Forze armate e di polizia alle missioni internazionali UNIFIL, Althea, EUFOR TCHAD/RCA, MINUSTAH e alla missione in Libia per le quali il decreto-legge 31 gennaio 2008, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 marzo 2008, n. 45, aveva previsto la scadenza al 30 settembre 2008; autorizza, inoltre, la partecipazione alla missione dell'OSCE in Georgia e le ulteriori spese sopravvenute nell'ambito delle missioni in Afghanistan, Mediterraneo e Kosovo e delle attività in Iraq già finanziate per il 2008 dal medesimo decreto-legge;
in particolare, il comma 6 dell'articolo 2-bis autorizza per l'anno 2008 l'ulteriore spesa di 12.373.484 euro per la partecipazione del personale militare italiano alle missioni in Afghanistan denominate ISAF, a conduzione NATO, ed EUPOL Afghanistan, missione di polizia condotta dall'UE, da ultimo rifinanziate dall'articolo 3, comma 2, del citato decreto-legge n. 8 del 2008 a tutto il 2008;
il suddetto rifinanziamento è inteso ad assicurare la partecipazione di 40 carabinieri nell'ambito in attività di addestramento in favore della polizia afghana e a rafforzare la componente aerea di ISAF mediante lo schieramento di quattro Tornado con relativo supporto logistico e di personale, per complessivi 120 militari;
l'impiego di quattro Tornado, in Afghanistan, in luogo di aerei senza pilota, veri e propri strumenti da combattimento, anche in considerazione del peggioramento della situazione del Paese, potrebbe rappresentare un precedente significativo per le future decisioni in materia bellica con l'assunzione di nuovi rischi per i nostri soldati, e tale da prospettare una violazione dei principi costituzionali;
il primo passo formale dei Ministri degli affari esteri e della difesa, in Parlamento, durante l'esposizione delle linee programmatiche, ha di fatto preannunciato un maggiore coinvolgimento in Afghanistan con il rafforzamento della componente aerea, l'impiego di quaranta ufficiali addestratori dei carabinieri e soprattutto con la limitazione dei caveat;
nello specifico, la maggiore flessibilità nell'impiego del nostro contingente in Afghanistan significa che per specifiche operazioni, l'ISAF può chiedere all'Italia un dispiegamento dei nostri militari e il tempo per la risposta scende da 72 a 6 ore;
preoccupanti episodi di violenza, sempre più numerosi nei territori in questione, e le azioni di combattimento, in cuisono stati coinvolti anche i nostri soldati, compromettono la caratteristica peculiare della nostra partecipazione alla missione e cioè quella di peace keeping e di nation building,

impegna il Governo:

ad attivarsi nelle sedi opportune affinché la missione in Afghanistan, nel pieno rispetto dell'articolo 11 della Costituzione, resti una missione di pace, di costruzione, di sostegno alla popolazione e la maggiore flessibilità dell'impiego del contingente italiano sia comunque inserita in un contesto limitato nello spazio e nel tempo;
ad operare, pertanto, una seria riflessione sull'opportunità di rivedere i caveat, anche in linea con quanto emerso in sede di esame parlamentare del provvedimento in oggetto.
9/1802/2. Evangelisti, Leoluca Orlando, Di Pietro, Donadi, Borghesi, Barbato, Cambursano, Cimadoro, Costantini, Di Giuseppe, Favia, Aniello Formisano, Giulietti, Messina, Misiti, Monai, Mura, Paladini, Palagiano, Palomba, Piffari, Pisicchio, Porcino, Porfidia, Razzi, Rota, Scilipoti, Zazzera.

La Camera,
premesso che:
il provvedimento al nostro esame consente, agli articoli 1 e 2, la partecipazione di 40 osservatori italiani alla missione EUMM in Georgia ed autorizza la presenza italiana alla conferenza dei donatori per la Georgia, prevista nella seconda metà di ottobre;
la missione europea di vigilanza in Georgia, istituita con atto del Consiglio europeo il 15 settembre ultimo scorso, si è resa necessaria a seguito del conflitto aperto esploso in Georgia nel mese di agosto, per garantire la pace e la stabilità nel Paese;
abbiamo appreso con stupore e disappunto la presa di posizione del Presidente del Consiglio dei Ministri del nostro Paese sulla genesi del conflitto tra Federazione russa e Repubblica georgiana, una visione arbitraria degli accadimenti e delle ragioni delle ostilità che smentisce quanto formalmente provato e sancito da osservatori internazionali e dal Consiglio europeo;
si deve senz'altro riconoscere l'impegno dell'Unione europea per una soluzione duratura e pacifica del conflitto e rilevare che l'accordo in sei punti ottenuto il 12 agosto 2008 sulla base degli sforzi di mediazione dell'UE, integrato dall'accordo sulla sua attuazione raggiunto l'8 settembre 2008, resta la base del processo di stabilizzazione;
l'Unione europea è intervenuta tempestivamente elaborando, con il coinvolgimento attivo dell'Italia, le grandi linee di una strategia di stabilizzazione che è stata formalmente sancita nel Consiglio europeo straordinario del 1o settembre scorso;
il rispetto della sovranità ed integrità territoriale della Georgia deve essere considerato obiettivo qualificante del rispetto e ripristino della legalità internazionale;
la Georgia ha affermato in varie occasioni il proprio intento di voler entrare a far parte dell'Unione europea;
sin dal gennaio 2004, dal giorno del suo insediamento, il Presidente Saakashvili ha ricordato che la Georgia è, si considera e vuole essere considerata un paese europeo, e ha sottolineato tale posizione innalzando su un pennone del palco presidenziale la bandiera europea accanto alla bandiera georgiana;
è indiscutibile l'importanza della Georgia, in quanto rotta di transito alternativa rispetto alla Russia, ai fini del miglioramento della sicurezza energetica dell'Unione europea;
il coinvolgimento della Georgia nel processo di integrazione europea, e comunque da subito nel processo di integrazione euro-mediterraneo, costituisce via efficace per uscire dalla logica dei blocchi contrapposti e dalla identificazione del Paese caucasico in chiave soltanto di strategia militare,

impegna il Governo:

ad attivarsi affinché, anche facendo leva sul senso di responsabilità dei Paesi dell'Unione, la Georgia non sia più considerata un mero territorio militare da utilizzare per interessi internazionali strategici, militari ed energetici;
ad evitare che tale riduzione a mero territorio militare venga esasperata dall'ingresso nella Nato senza essere preceduto o accompagnato dal riconoscimento della dignità istituzionale internazionale di Stato europeo;
a farsi promotore, nelle sedi opportune e nelle forme più incisive possibili, di iniziative volte a rafforzare l'azione di integrazione della Georgia nell'Unione europea, non apparendo sufficienti gli interventi connessi alle politiche di vicinato.
9/1802/3. Leoluca Orlando, Evangelisti, Di Pietro, Donadi, Borghesi, Barbato, Cambursano, Cimadoro, Costantini, Di Giuseppe, Favia, Aniello Formisano, Giulietti, Messina, Misiti, Monai, Mura, Paladini, Palagiano, Palomba, Piffari, Pisicchio, Porcino, Porfidia, Razzi, Rota, Scilipoti, Zazzera.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 1, comma 2, prevede che al personale militare che partecipa alla missione di vigilanza dell'Unione europea in Georgia l'indennità di missione sia corrisposta nella misura del 98 per cento della diaria giornaliera;
l'autorizzazione di spesa relativa alla missione, prevista dal comma 1 dello stesso articolo 1, è comprensiva delle risorse riferite alle spese di vitto e alloggio del personale previste a carico della difesa, secondo quanto evidenziato dalla relazione tecnica (circa 70 euro al giorno a persona, per un totale, fino al 31 dicembre 2008, di euro 257.040);
è stata segnalata l'impossibilità di fornire vitto e alloggio gratuiti a tutto il personale impiegato nella missione a causa dell'impossibilità di reperire nelle varie località di impiego alloggiamenti adeguati alle esigenze igienico-sanitarie e di sicurezza del medesimo personale,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative affinché al personale militare impiegato nella missione di vigilanza dell'Unione europea in Georgia la diaria giornaliera sia corrisposta nella misura intera incrementata del 30 per cento se non usufruisce di vitto e alloggio gratuiti.
9/1802/4. De Angelis, Fallica, Brigandì.

La Camera,
premesso che:
nel corso dell'ultimo esercizio finanziario le esigenze connesse al finanziamento delle operazioni militari internazionali condotte dalle Forze Armate hanno di fatto superato il limite previsto di un miliardo di euro;
si giudica impraticabile, stanti le obiettive condizioni della finanza pubblica, le esigenze di risanamento ed i fattori di rischio economico-finanziario determinati dalla crisi internazionale, un aumento delle dotazioni del Fondo per le missioni di pace;
la politica di disordinata moltiplicazione degli impegni contratti sui più disparati teatri abbia contribuito a generare tensioni sul Fondo appositamente creato per sostenere le missioni di pace all'estero delle Forze Armate del nostro Paese;
da tale notevole esposizione internazionale dello strumento militare italiano non sono derivati sempre adeguati ritorni politici e d'immagine per il nostro Paese;
si auspica, conseguentemente, una correzione di questa politica che riduca il numero dei teatri in cui sono impegnate le nostre Forze Armate, concentrando gli sforzi su quelli ritenuti politicamente prioritari alla luce degli interessi del Paese e riducendo parallelamente quelli in atto in Stati o regioni di minor rilevanza o dove la situazione politica sia cambiata nell'ultimo anno, come Kosovo e Libano,

impegna il Governo

a razionalizzare senza variazioni di spese, la distribuzione dei contingenti militari italiani operanti all'estero, eliminando gli apporti di natura simbolica, riducendo i distaccamenti impegnati in aree dove cambi di situazione politica abbiano reso superfluo l'impiego di numeri significativi di unità italiane e parallelamente potenziando i presidi inviati in Paesi dove si ritiene siano tuttora in gioco interessi rilevanti dal punto di vista della sicurezza nazionale.
9/1802/7. Fava, Crosio, Chiappori, Gidoni, Pirovano, D'amico, Laura Molteni, Pini, Reguzzoni.

La Camera,
premesso che:
nel corso dell'ultimo esercizio finanziario le esigenze connesse al finanziamento delle operazioni militari internazionali condotte dalle Forze Armate hanno di fatto superato il limite previsto di un miliardo di euro;
si giudica di difficile praticabilità, stanti le obiettive condizioni della finanza pubblica, le esigenze di risanamento ed i fattori di rischio economico-finanziario determinati dalla crisi internazionale, un aumento delle dotazioni del Fondo per le missioni di pace;
la politica di disordinata moltiplicazione degli impegni contratti sui più disparati teatri abbia contribuito a generare tensioni sul Fondo appositamente creato per sostenere le missioni di pace all'estero delle Forze Armate del nostro Paese;
da tale notevole esposizione internazionale dello strumento militare italiano non sono derivati sempre adeguati ritorni politici e d'immagine per il nostro Paese;
si auspica, conseguentemente, una correzione di questa politica che riduca il numero dei teatri in cui sono impegnate le nostre Forze Armate, concentrando gli sforzi su quelli ritenuti politicamente prioritari alla luce degli interessi del Paese e riducendo parallelamente quelli in atto in Stati o regioni di minor rilevanza o dove la situazione politica sia cambiata nell'ultimo anno, come Kosovo e Libano,

impegna il Governo

a razionalizzare la distribuzione dei contingenti militari italiani operanti all'estero, eliminando gli apporti di natura simbolica, riducendo i distaccamenti impegnati in aree dove cambi di situazione politica abbiano reso superfluo l'impiego di numeri significativi di unità italiane e parallelamente potenziando i presidi inviati in Paesi dove si ritiene siano tuttora in gioco interessi rilevanti dal punto di vista della sicurezza nazionale.
9/1802/7. (Testo modificato nel corso della seduta). Fava, Crosio, Chiappori, Gidoni, Pirovano, D'amico, Laura Molteni, Pini, Reguzzoni.

La Camera,
premesso che:
il fondo per il finanziamento della partecipazione italiana a missioni internazionali, di cui all'articolo 1, comma 1240, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, prevede,per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009, lo stanziamento di 1 miliardo di euro;
l'articolo 63, comma 1, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, ha incrementato le dotazioni del citato fondo, per l'anno 2008, di 90 milioni di euro;
la spesa effettiva sostenuta per la partecipazione a missioni internazionali, derivante dall'attuazione delle disposizioni del decreto-legge 31 gennaio 2008, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 marzo 2008, n. 45, e dei decreti-legge 22 settembre 2008, n. 147, e 29 settembre 2008, n. 150, ammonterà complessivamente, per l'anno 2008, a circa 1.165 milioni di euro, di cui circa 1.015 milioni di euro per le missioni delle Forze armate;
in base ai dati forniti dalle relazioni tecniche allegate ai citati provvedimenti, nella quantificazione degli oneri derivanti dalle relative disposizioni sono comprese le spese di personale e di funzionamento, mentre non vengono computate le spese correlate alla maggiore usura dei mezzi e ai necessari interventi di ricondizionamento degli stessi al termine delle missioni;
in conseguenza della riduzione degli stanziamenti di bilancio del Ministero della difesa determinata dalle misure di contenimento della spesa adottate dal Governo, non sarà più possibile, come sino ad oggi avvenuto, attingere al bilancio ordinario della Difesa per far fronte alle spese correlate alle missioni non coperte dalle risorse di volta in volta apprestate dai provvedimenti legislativi di finanziamento, stimate dallo Stato maggiore della difesa in circa 350 milioni di euro l'anno,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative volte ad incrementare la dotazione del fondo per le missioni internazionali per l'anno 2009, in modo da assicurare la copertura integrale del costo complessivo reale derivante dalla partecipazione delle Forze armate alle missioni stesse.
9/1802/8. Cirielli, Cicu, Fallica, De Angelis, Giulio Marini, Speciale, Mazzoni.

La Camera,
premesso che,
la sfida per la costruzione della democrazia in Afganistan rappresenta un terreno cruciale su cui da tempo ha investito l'intera comunità internazionale al fine di liberare il popolo afgano dal regime integralista dei talebani e dalla condizione di schiavitù indotta dalla terribile connessione tra i signori della guerra e i trafficanti e raffinatori di oppio, sfida il cui fallimento avrebbe gravissime ripercussioni non solo sulla popolazione locale, ma anche sul mantenimento della pace e della stabilità dell'area;
proprio per la rilevanza assunta da questo impegno internazionale, e a fronte del progressivo deteriorarsi delle condizioni di sicurezza sul teatro afgano, si va discutendo da tempo, anche in ambito internazionale, della necessità di potenziare, accanto all'azione militare, una forte iniziativa di ricostruzione economica e di democratic institutional building, al fine di costruire un Afghanistan prospero e democratico, che possa contribuire ad una maggior stabilizzazione della vasta regione dell'Asia meridionale;
d'altra parte, anche le recenti dichiarazioni di Carleton-Smith, comandante del contingente inglese in Afghanistan, e di Robert Gates, sottosegretario alla Difesa Usa, hanno avviato una profonda riflessione sui caratteri della missione, sottolineando la necessità di un dialogo politico e di un'iniziativa di riconciliazione nazionale gestita da Kabul, nonché, come ha sottolineato il generale Petraeus, di conseguire progressi economici e politici;
nei primi otto mesi del 2008 si è registrato un ulteriore aumento degli attacchitalebani contro civili e militari che hanno raggiunto il più alto livello dalla caduta del regime talibano nel 2001;
in particolare l'Alto commissario dell'ONU per i diritti umani ha denunciato, dall'inizio dell'anno, un aumento delle vittime civili pari al 40 per cento rispetto ai primi mesi del 2007, mentre i frequenti «danni collaterali» - dovuti in particolare alla modalità operativa dell'azione militare di «Enduring freedom» - minano la credibilità della missione internazionale e il consenso presso la popolazione locale nei confronti delle forze internazionali e dello stesso governo afgano;
già nel dibattito svoltosi nella scorsa legislatura alla Camera, e raccolto in un ordine del giorno approvato dalla stessa, era stata richiamata l'importanza del «Rapporto sulla dottrina europea sulla sicurezza umana», redatto su incarico dell'Alto rappresentante per la Politica estera e la sicurezza comune, Xavier Solana, nel quale si indicava come una moderna concezione della sicurezza collettiva non possa prescindere dall'obiettivo primario della tutela dei civili - da considerarsi priorità sulla sconfitta dell'avversario - da cui consegue l'inaccettabilità della logica dei «danni collaterali» e la necessità di ridurre al minimo la perdita di qualsiasi vita umana;
tali valutazioni, rafforzate anche dalla preoccupazione espressa dall'Alto Commissario per i diritti umani dell'ONU - che ha chiesto maggior trasparenza delle procedure per stabilire la responsabilità negli incidenti che provocano decessi civili e l'avvio di un meccanismo per il risarcimento dei sopravvissuti e delle famiglie delle vittime - appaiono ormai in parte condivise dagli stessi partner internazionali, e da ampi settori degli stessi Stati Uniti e rafforzano la necessità di assumere modelli omogenei e coerenti con cui le truppe internazionali operano nel corso delle azioni militari e nel rapporto con la popolazione;
tra i punti di maggior criticità, va considerata la scarsità di risorse finanziarie allocate per lo sviluppo locale del Paese (solo 57 dollari di aiuti pro-capite a fronte dei 679 versati alla Bosnia e dei 233 versati a Timor Est, nei primi due anni dopo l'intervento armato), destinate anche alla ricostruzione o alla riconversione dei terreni una volta coltivati a oppio, risorsa principale di finanziamento delle milizie talebane e dei signori della guerra;
è da valutarsi positivamente l'avvio da parte del governo Karzai di un dialogo politico con quanti sono disponibili ad accettare la costituzione e la democrazia afghana, abbandonando la lotta armata ed accettando le istituzioni legittimamente elette, sulla base della condivisione dei principi democratici, dello stato di diritto e dei diritti umani;
l'instabilità politica e civile in Pakistan appare ogni giorno più preoccupante, rendendo indifferibile una soluzione della crisi afgana in un contesto regionale più ampio: gli scontri tra miliziani, forze della coalizione ed esercito afgano che hanno avuto luogo in questo Paese confinante rischiano infatti di provocare ulteriori tensioni che si riverberano in seno al fragile quadro sociale e istituzionale afgano, influenzato dalle vicende del vicino Pakistan e storicamente collegato all'Iran, indispensabile interlocutore regionale, nonché esposto nelle aree settentrionali alle tensioni interne tra etnie pashtun, uzbeche e tagiche,

impegna il Governo:

ad adottare ogni iniziativa utile volta a rafforzare il ruolo e il coinvolgimento della Nazioni Unite nella gestione della cooperazione, ricostruzione e possibile riconciliazione nazionale in Afghanstan, al fine di destinare maggiori e consistenti risorse finanziarie allo sviluppo locale, volte a sostenere, da un lato, la possibile riconversione da parte dei contadini locali dei campi coltivati ad oppio, e dall'altro a garantire la protezione dei civili anche attraverso la soddisfazione dei loro diritti primari, quali l'educazione, la salute, l'accesso all'acqua e al cibo;
ad adottare ogni iniziativa utile, anche nelle opportune sedi internazionali, volta al rafforzamento del sistema dell'amministrazione della giustizia locale e all'unificazione del percorso formativo dei giudici, nel quadro del ripristino dei diritti umani fondamentali, alla realizzazione di programmi in sostegno delle donne afgane e per la promozione dei loro diritti e, più in generale, a favorire progetti di cooperazione che stimolino i diversi settori della società civile afgana, per una ricostruzione del Paese non solo materiale, ma anche morale e sociale;
a sostenere, in occasione delle elezioni presidenziali previste per il prossimo anno, l'introduzione di meccanismi atti a garantire lo svolgimento di un procedimento elettorale trasparente e democratico, al fine di favorire un governo afgano legittimato e forte;
ad adottare ogni iniziativa utile, nelle opportune sedi internazionali, affinché, anche attraverso una maggior cooperazione con il governo afghano, la pianificazione e la conduzione delle missioni internazionali in Afghanistan siano improntate ad un nuovo concetto di sicurezza umana che ponga la tutela dei civili e la riduzione dei «danni collaterali» e delle vittime tra gli obiettivi prioritari;
a promuovere con forza il processo di afganizzazione della sicurezza dell'area, aumentando le risorse disponibili all'addestramento dell'esercito e della polizia locale, e sostenendo lo sforzo intrapreso dal governo locale per combattere la corruzione, anche attraverso l'invio di forze italiane specializzate;
a sostenere nelle sedi internazionali un approccio regionale alla questione Afghanistan, coinvolgendo a pieno tutti i Paesi dell'area dell'Asia meridionale così da giungere in tempi brevi alla convocazione di una conferenza di pace della regione, in cui valorizzare il ruolo di mediazione del nostro paese e dell'Unione europea.
9/1802/9. Fassino, Sereni, Maran, Villecco Calipari, Vernetti, La Forgia, Corsini, Rugghia, Barbi, Garofani, Tempestini, Recchia, Narducci, Rosato, Pistelli, Fedi, Porta, Lovelli.

La Camera,
premesso che:
nel luglio del 2007 veniva approvata all'unanimità dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite la risoluzione n. 1769 sulla situazione nella regione del Darfur, con la quale si disponeva l'invio di una forza di peacekeeping (UNAMID) pari a 26,000 caschi blu, quale impegno principale di protezione da parte della Comunità internazionale della popolazione locale;
si stima che dal febbraio 2003 in questa provincia nel Nord-Ovest del Sudan, dove gruppi ribelli nati in difesa degli interessi delle comunità locali e milizie arabe si scontrano per il controllo del territorio, siano morte tra le 300.000 e le 400.000 persone, mentre gli sfollati o rifugiati fuggiti in altre aree del Paese o negli stati confinanti sarebbero oltre 2 milioni;
le milizie janjaweed, tristemente note per la loro ferocia nei confronti delle popolazioni locali e supportate da bombardamenti aerei coordinati dal governo sudanese, continuano a terrorizzare la popolazione del Darfur, devastandone i villaggi e seminando morte e distruzione, mentre il Governo sudanese, nonostante le rassicurazioni ribadite più volte in sede Onu, continua a mettere in atto un ostruzionismo ormai palese per rallentare il dispiegamento della forza di pace;
ad oggi, la United Nations/African Union Mission in Darfur, autorizzata dalla risoluzione 1769, non ha ancora dispiegato interamente il contingente di 26.000 uomini previsti, non è stato fornito al contingente l'equipaggiamento necessario atener fede al proprio mandato e, soprattutto, mancano ancora 18 elicotteri di medio carico per il trasporto rapido dei caschi blu, richiesti più volte dal segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon, senza i quali verrebbe compromessa la capacità della forza internazionale di pace di rispondere velocemente agli eventi e di proteggere i civili in un'area grande quattro volte l'Italia,

impegna il Governo:

ad attivarsi quanto prima presso i membri del Consiglio di sicurezza affinché si garantiscano tutte le risorse necessarie a dare integralmente attuazione quanto prima alla risoluzione n. 1769, sia per quanto riguarda il dispiegamento dei caschi blu e del loro equipaggiamento necessario, sia per quel che riguarda l'invio dei 18 elicotteri a medio carico richiesti a più riprese dal segretario generale Ban Ki Moon;
a reperire le risorse necessarie per consentire l'invio da parte dell'Italia, a partire dal prossimo decreto di rifinanziamento delle missioni internazionali che verrà presentato presumibilmente nel mese di gennaio, di alcuni elicotteri, dotati delle caratteristiche necessarie per la perlustrazione dell'area in conflitto, quale contributo italiano alla missione UNAMID.
9/1802/10. Vernetti, Nirenstein, Giulietti, Reguzzoni, Binetti, Mecacci, Zacchera, Zaccaria.

La Camera,
premesso che:
nel luglio del 2007 veniva approvata all'unanimità dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite la risoluzione n. 1769 sulla situazione nella regione del Darfur, con la quale si disponeva l'invio di una forza di peacekeeping (UNAMID) pari a 26,000 caschi blu, quale impegno principale di protezione da parte della Comunità internazionale della popolazione locale;
si stima che dal febbraio 2003 in questa provincia nel Nord-Ovest del Sudan, dove gruppi ribelli nati in difesa degli interessi delle comunità locali e milizie arabe si scontrano per il controllo del territorio, siano morte tra le 300.000 e le 400.000 persone, mentre gli sfollati o rifugiati fuggiti in altre aree del Paese o negli stati confinanti sarebbero oltre 2 milioni;
le milizie janjaweed, tristemente note per la loro ferocia nei confronti delle popolazioni locali e supportate da bombardamenti aerei coordinati dal governo sudanese, continuano a terrorizzare la popolazione del Darfur, devastandone i villaggi e seminando morte e distruzione, mentre il Governo sudanese, nonostante le rassicurazioni ribadite più volte in sede Onu, continua a mettere in atto un ostruzionismo ormai palese per rallentare il dispiegamento della forza di pace;
ad oggi, la United Nations/African Union Mission in Darfur, autorizzata dalla risoluzione 1769, non ha ancora dispiegato interamente il contingente di 26.000 uomini previsti, non è stato fornito al contingente l'equipaggiamento necessario a tener fede al proprio mandato e, soprattutto, mancano ancora 18 elicotteri di medio carico per il trasporto rapido dei caschi blu, richiesti più volte dal segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon, senza i quali verrebbe compromessa la capacità della forza internazionale di pace di rispondere velocemente agli eventi e di proteggere i civili in un'area grande quattro volte l'Italia,

impegna il Governo:

ad attivarsi quanto prima presso i membri del Consiglio di sicurezza affinché si garantiscano tutte le risorse necessarie a dare integralmente attuazione quanto prima alla risoluzione n. 1769, sia per quanto riguarda il dispiegamento dei caschi blu e del loro equipaggiamento necessario, sia per quel che riguarda l'invio dei 18 elicotteri a medio carico richiesti a più riprese dal segretario generale Ban Ki Moon;
a valutare la possibilità di reperire le risorse necessarie per consentire l'invio da parte dell'Italia, a partire dal prossimo decreto di rifinanziamento delle missioni internazionali che verrà presentato presumibilmente nel mese di gennaio, di alcuni mezzi, dotati delle caratteristiche necessarie per la perlustrazione dell'area in conflitto, quale possibile contributo italiano alla missione UNAMID.
9/1802/10. (Testo modificato nel corso della seduta). Vernetti, Nirenstein, Giulietti, Reguzzoni, Binetti, Mecacci, Zacchera, Zaccaria.

La Camera,
premesso che:
il 21 maggio scorso è stato sottoscritto a Doha, capitale del Qatar, un accordo per stabilizzare il Libano da parte delle forze che attengono alla maggioranza parlamentare e quelle dell'opposizione al termine di sei giorni di intense trattative promosse dalla Lega araba e tale accordo, seppur efficace per consentire l'elezione del Presidente della Repubblica Michel Suleiman, non ha del tutto contribuito alla cessazione delle ostilità armate, specie nella parte Nord del Paese, consegnando un potere di veto pressoché permanente nelle mani della fazione parlamentare di Hezbollah fino alle prossime elezioni politiche;
con la risoluzione 1701 dell'11 agosto 2006 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha previsto il potenziamento del contingente militare di UNIFIL con lo scopo di:
monitorare la cessazione delle ostilità (permanente);
accompagnare e sostenere le Lebanese Armed Forces (LAF) nel loro rischieramento nel Sud del paese, comprendendo la Blue Line, non appena Israele ritiri le sue Forze armata dal Libano;
coordinare il ritiro delle Israel Defense Forces dai territori libanesi occupati ed il ridispiegamento delle LAF negli stessi territori una volta lasciati dagli israeliani;
estendere la propria assistenza per aiutare ad assicurare un corridoio umanitario alla popolazione civile ed ai volontari nonché assicurare il rientro in sicurezza degli sfollati;
assistere le LAF nel progredire verso la stabilizzazione delle aree;
rapporti politici ed economici da sempre legano l'Italia al Libano e l'Italia ha rivestito un ruolo centrale nella convocazione della Conferenza di Roma sul Libano nell'agosto 2006, che ha avviato, tra le altre cose, una serie di progetti volti alla ricostruzione del Paese;
sono condivisibili le preoccupazioni che, da più parti, sono spesso giunte circa l'operato e l'efficacia della Missione UNIFIL2 relativamente all'interdizione del traffico di armi provenienti dalla Siria o dalla costa;
congratulandosi col comando militare italiano in loco e il coordinamento dell'intera missione presso il Dipartimento delle missioni di pace (DPKO) di New York;
anche in Libano non può esserci una pace duratura senza la ricerca di una giustizia giusta e indipendente;
il 30 maggio 2007, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, con la risoluzione 1757, ha creato un tribunale speciale per il Libano per assicurare alla giustizia i responsabili dell'omicidio dell'ex premier libanese Rafik Hariri e tale tribunale dovrà avviare dei processi sulla base delle indagini portate avanti nei due anni precedenti da parte di una commissione indipendente di indagine che ha ampliato lo scopo delle proprie ricerche a oltre una dozzina di omicidi politici,

impegna il Governo

a rafforzare il proprio sostegno politico ed economico al tribunale speciale per ilLibano e a contribuire a che l'impegno della comunità internazionale in Libano evolva da una presenza militare o ricostruzione di infrastrutture ad un esplicito sostegno alle riforme democratiche necessarie a rendere il Paese una democrazia costituzionale basata sul diritto di cittadinanza e non l'appartenenza etnica o religiosa.
9/1802/11. Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Zamparutti, Maurizio Turco.

La Camera,
premesso che:
la collaborazione tra l'Italia e la Libia in materia di contrasto all'immigrazione clandestina continua senza che alcuna condizione venga posta dall'Italia in materia di rispetto dei diritti umani. La Libia, infatti, non ha ancora ratificato la Convenzione sullo status dei rifugiati, non ha una procedura per il riconoscimento del diritto di asilo e si macchia ogni anno di gravi violazioni dei diritti dei rifugiati e dei migranti, tra cui la detenzione arbitraria e le violenze contro i migranti detenuti, comprese le donne;
il 29 dicembre 2007 è stato stipulato un accordo bilaterale tra Italia e Libia che prevede il pattugliamento marittimo congiunto attraverso un nucleo operativo italo-libico a comando libico, per mezzo di sei navi della Guardia di finanza fornite dall'Italia, senza che venga chiarito cosa debba accadere alle persone, migranti e rifugiati, respinte in mare dalle unità navali;
sono ampiamente documentate le violazioni dei diritti umani perpetrate nei confronti dei migranti dal parte del Governo libico, come hanno dimostrato alcuni scontri recenti nella città di Kufra, e come ha ampiamente testimoniato il documentario «Kufra» vincitore del Salina Doc Festival;
il Trattato di amicizia e partnerariato firmato dal Presidente del Consiglio italiano Berlusconi con il leader libico, colonnello Gheddafi, lo scorso 30 agosto a Bengasi, non prevede nessuna clausola relativa al rispetto dei diritti umani in Libia, come accade invece in tutti gli accordi di cooperazione stipulati con i Paesi terzi dall'Unione Europea;
il decreto di rifinanziamento delle missioni internazionali prevede la continuazione della collaborazione della Guardia di finanza con le autorità di Tripoli, nel monitoraggio e controllo dell'immigrazione proveniente dalla Libia,

impegna il Governo

a subordinare la continuazione della collaborazione in materia di immigrazione con le autorità libiche all'instaurazione di un monitoraggio indipendente da parte delle Nazioni Unite e di organizzazioni non governative internazionali sul rispetto dei diritti umani fondamentali dei migranti, per ottenere la possibilità di riconoscere ai migranti da parte del Governo libico lo status di rifugiato o di rifugiato politico.
9/1802/12. Zamparutti, Mecacci, Bernardini, Maurizio Turco, Farina Coscioni.

La Camera,
premesso che:
il conflitto russo-georgiano scoppiato lo scorso agosto ha ulteriormente aggravato la situazione della sicurezza e del rispetto dei diritti umani in una regione di importanza strategica per l'Europa e per i suoi rapporti con il continente asiatico;
è un grave errore la decisione di ricorrere alle armi per risolvere un conflitto politico e in particolare si ritiene inaccettabile e sproporzionata la reazione militare della Federazione russa;
è un grave errore, come ha anche ribadito il Consiglio europeo dello scorso 1o settembre, il riconoscimento unilaterale da parte della Federazione russa dell'Ossezia del Sud e dell'Abkhazia;
si ritiene altresì inaccettabile che il personale di monitoraggio dell'Unione Europea già presente in territorio georgiano non possa monitorare con piena indipendenza e sicurezza le zone dell'Abkhazia e dell'Ossezia del Sud,

impegna il Governo:

ad attivarsi con la Federazione russa per ottenere che l'azione di monitoraggio della missione UE sulla situazione nelle zone colpite dal conflitto possa avvenire su tutto il territorio georgiano, comprese le regioni dell'Abkhazia e dell'Ossezia del Sud, pena l'inutilità e la parzialità di tale missione, di cui è parte un ampio contingente italiano;
a promuovere al più presto l'avvio di una Commissione di inchiesta indipendente internazionale che ricostruisca in modo dettagliato le cause e i passi che hanno determinato lo scoppio del conflitto armato tra la Georgia e la Federazione russa lo scorso agosto.
9/1802/13. Beltrandi, Mecacci, Bernardini, Zamparutti, Maurizio Turco, Farina Coscioni.

La Camera,
premesso che:
condizione per la stabilizzazione dell'Afghanistan è il raggiungimento di adeguati livelli di sicurezza per la popolazione attraverso il controllo del territorio e un livello di sufficiente sviluppo economico e di promozione sociale tale da migliorare sensibilmente le condizioni di vita delle popolazioni;
per ottenere tali risultati - come peraltro previsto dalle risoluzioni delle Nazioni Unite in materia - assume rilevanza la definizione di un'efficace strategia di riconversione delle coltivazioni illegali di oppio che alimentano una condizione di ricattabilità dei contadini afgani da parte dei mercanti di droga e dei cosiddetti «signori della guerra» che utilizzano i rilevanti proventi del traffico illegale per i propri fini;
tale strategia non può però consistere nel perseguimento delle pratiche di eradicazione così come intese sino ad oggi in quanto, come affermato anche in sede ONU, nell'introduzione all'Afghan Opium Survey 2008 UNODC, del direttore Antonio Costa: «l'eradicazione è stata inefficiente in termini di risultati ma molto costosa in termini di vite umane»;
non sono infatti riscontrabili allo stato significativi risultati determinati dall'attuazione di tali politiche, essendo invece ben noti i numerosi effetti negativi - compreso un aumento della produzione illegale di oppio in Afghanistan - decisamente stigmatizzati dai numerosi rapporti redatti persino in ambito Nazioni Unite,

impegna il Governo

a sostenere, nelle sedi internazionali competenti, ogni iniziativa volta ad individuare un'efficace strategia di contrasto alla coltivazione e al commercio illegali di oppio, anche attraverso eventuali programmi di riconversione delle colture illecite di oppio in Afghanistan in colture legali ai fini dell'utilizzazione dell'oppio medesimo per le terapie del dolore, come proposto anche dall'autorevole International Council on Security and Development, nel Rapporto Poppy for Medicine del giugno 2007.
9/1802/14. Maurizio Turco, Mecacci, Bernardini, Zamparutti, Farina Coscioni.

La Camera,
premesso che:
dall'inizio del conflitto in Afghanistan nel 2001 si è registrato, in particolare negli ultimi anni, un costante aumento delle morti nella popolazione civile a seguito dell'aggravarsi del conflittoin varie regioni del Paese e in particolare nella zona sud che confina con il Pakistan;
la costruzione di un regime democratico in Afganistan è legata indissolubilmente all'affermazione della pace attraverso la giustizia e alla creazione di istituzioni responsabili delle loro azioni di fronte a una popolazione martoriata da decenni di guerre e conflitti e vessata dai «signori della guerra»;
il numero delle morti civili è triplicato dal 2006 al 2007 e, per quanto riguarda i primi mesi del 2008, si va confermando un trend di aumento delle vittime;
l'Alto Commissario ONU per i diritti umani stima in 1445 le vittime civili nel periodo compreso tra il 1o gennaio e il 31 agosto 2008, un numero che rappresenta un aumento del 39 per cento rispetto allo stesso periodo del 2007;
la maggioranza delle morti che colpiscono la popolazione civile è da attribuirsi all'aumento degli attacchi suicidi da parte dei talebani e degli altri gruppi che si oppongono al Governo Karzai e, al tempo stesso, a un notevoleaumento degli attacchi aerei da parte delle forze armate ISAF e NATO nel corso degli ultimi due anni;
il Presidente Karzai ha più volte stigmatizzato e denunciato gli attacchi condotti dalla NATO e dall'ISAF che hanno colpito la popolazione civile, dichiarando ad esempio lo scorso aprile al New York Times che le morti civili «mettono seriamente a rischio i nostri sforzi per avere una campagna efficace contro il terrorismo»;
il Presidente Karzai ha più volte aperto delle indagini sugli attacchi militari condotti dalle forze alleate e dall'esercito afgano che hanno causato morti civili e, per quanto di sua competenza, ha ad esempio deposto due responsabili dell'esercito afgano dopo l'uccisione di molte decine di civili lo scorso 22 agosto;
i responsabili delle operazioni militari della NATO e dell'ISAF hanno più volte minimizzato o negato responsabilità per l'uccisione di vittime civili a seguito di scontri armati;
il Rapporto commissionato dall'Unione europea «Una dottrina europea per la sicurezza umana» considera la protezione dei civili nei conflitti armati una condizione essenziale e irrinunciabile per il successo delle operazioni militari che si prefiggono la costruzione di una società aperta e democratica;
occorre che i responsabili delle forze NATO e ISAF comunichino immediatamente all'opinione pubblica afgana e internazionale l'avvio di indagini indipendenti in caso di nuovi attacchi militari che colpiscano la popolazione civile afgana, quale strumento necessario a riacquistare la fiducia dei cittadini afgani nei confronti di un'operazione che dura da oltre 7 anni e che non è destinata a finire presto,

impegna il Governo

ad agire in tutte le sedi competenti, a partire dal Consiglio Nato, per ottenere che i massimi responsabili delle operazioni militari condotte in Afganistan esercitino il massimo controllo possibile per evitare il coinvolgimento della popolazione civile nel conflitto e provvedano come regola, laddove siano occorsi o occorrano incidenti con vittime civili, alla sospensione immediata dei responsabili di tali operazioni, in attesa del compimento di indagini sui fatti che coinvolgano, oltre al Governo afgano, anche le agenzie delle Nazioni Unite presenti in Afganistan.
9/1802/15. Mecacci, Bernardini, Zamparutti, Maurizio Turco, Farina Coscioni, Beltrandi.

La Camera,
premesso che:
il processo di globalizzazione in atto negli ultimi anni sta vivendo una faseparticolarmente delicata, inevitabilmente legata a cambiamenti che potranno rivelarsi nei prossimi mesi molto profondi, in primo luogo il cambiamento della presidenza statunitense;
in questo momento appare particolarmente importante che l'Europa rafforzi presenza e capacità di intervento sullo scenario internazionale ed è contemporaneamente decisivo che ogni singolo Paese sappia assumersi le proprio responsabilità all'interno del nuovo scenario internazionale in via di formazione;
da anni si sta discutendo sulle modalità e sulle necessità legate all'estensione dei cosiddetto «modello occidentale" ad aree geografiche culturalmente differenti. Tale estensione non può e non deve essere considerata in termini di affermazione di un modello unico, né tantomeno può considerarsi come fase di un neo-colonialismo; esiste il dovere della responsabilità e questo deve sostenere l'impegno internazionale dei Paesi occidentali mossi nel tentativo di estendere quanto più possibile i confini dei principi che sostengono i modelli di democrazia occidentale;
uno degli strumenti principali per l'affermazione di un »mondo migliore" è sicuramente il dialogo, il quale deve necessariamente esser posto a base della cooperazione internazionale. In questo senso la sola presenza militare è insufficiente; in particolare in aree geografiche contraddistinte dalla presenza di culture millenarie è fondamentale investire sullo sviluppo della cooperazione come strumento di scambio culturale e di arricchimento reciproco;
il ruolo di Paesi come l'Italia diventa tanto più cruciale proprio in momenti come questo, in cui la diplomazia ha il dovere di evitare un continuo ricorso alla presenza militare che da sola rischia di essere percepita dalle popolazioni locali come forza essenzialmente estranea ed ostile,

impegna il Governo:

ad adottare le opportune iniziative volte ad aumentare l'impegno del nostro Paese per lo sviluppo di programmi di cooperazione internazionale, nonché per assistere le organizzazioni non governative che si occupano di progetti internazionali sia con un maggiore sostegno a livello economico che avvalendosene come strumento strutturale della nostra azione diplomatica;
a sostenere economicamente in maniera adeguata quelle organizzazioni che si occupano di supportare i coltivatori afghani che vengono invitati a sostituire le coltivazioni di oppio con coltivazioni legali di prodotti alimentari.
9/1802/16. Porfidia.

La Camera,
premesso che:
l'urgenza e la necessità della missione di vigilanza decisa dal Consiglio europeo rientra nel quadro della Politica estera e di sicurezza comune;
l'Unione europea tuttavia, nella fase preventiva del «conflitto dei cinque giorni» in Georgia, ha evidenziando una carenza di iniziativa nella prevenzione dei conflitti in un'area cruciale per la nostra sicurezza, operando attivamente solo successivamente, nella gestione post-bellica, ai fini della stabilizzazione dell'area;
il nostro Paese si è contraddistinto per il contributo concreto fornito alle popolazioni georgiane rifugiate e in difficoltà, come sottolineato da una recente delegazione georgiana;
il Presidente del Consiglio dei ministri, attraverso dichiarazioni recentemente rese sulla base di informazioni incomplete, ha deciso quale fosse la «verità» e l'esatta dinamica delle vicende che hanno portato al conflitto tra la Federazione russa e la Repubblica georgiana;

è necessario prendere atto della volontà del Governo georgiano di entrare a far parte dell'Unione europea;
è necessario rinnovare la nostra solidarietà nei confronti del popolo georgiano, che sta ancora soffrendo per le conseguenze derivanti dal conflitto,

impegna il Governo:

ad adottare ogni utile iniziativa volta ad agevolare la volontà più volte espressa dal Governo della Repubblica della Georgia di far parte dell'Unione europea;
ad agevolare l'intesa per far entrare al più presto la Repubblica georgiana nella Nato;
a rafforzare l'impegno dell'Italia in favore delle popolazioni georgiane sfollate.
9/1802/17. Libè, Vietti, Compagnon, Adornato, Galletti.

La Camera,
premesso che:
il provvedimento in esame avrebbe in prima battuta l'obiettivo di prorogare al 31 dicembre 2008 alcune delle missioni finanziate solo fino al 30 settembre 2008, mentre il decreto-legge vero e proprio di rifinanziamento delle missioni è atteso per gennaio; tuttavia, rispetto ad alcuni paesi, viene previsto un rafforzamento di uomini e mezzi in relazione a missioni che già erano finanziate fino al 31 dicembre 2008;
le disposizioni recentemente adottate con la manovra finanziaria comportano una riduzione di fondi destinati al reclutamento dei volontari, con la conseguenza immediata di costringere a prolungare la permanenza o la frequenza di impieghi fuori area delle unità impegnate nelle missioni internazionali, determinando un aumento delle condizioni di stress psicologico proprio delle situazioni di peace-keeping, soprattutto laddove i fattori ambientali e il contesto operativo sono molto pesanti;
l'articolo 2-bis, comma 1, in particolare, proroga la partecipazione del contingente militare italiano alla missione delle Nazioni Unite in Libano denominata United Nations Interim Force in Lebanon (UNIFIL) che è operativo in Libano dall'agosto 2006 con il compito, fissato dalla risoluzione dell'ONU, di costituire una forza di interposizione per mantenere la pace;
la missione è in atto da tempo e l'attività si svolge in condizioni ambientali difficili che richiedono il massimo di attenzione e di vigilanza; appare urgente un maggior coinvolgimento del Parlamento in relazione ad una approfondita conoscenza circa l'andamento della missione,

impegna il Governo

a presentare quanto prima al Parlamento una dettagliata relazione che, con particolare riferimento alla missione UNIFIL in Libano, abbia ad oggetto l'andamento complessivo della missione e gli sviluppi in relazione al raggiungimento degli obiettivi prefissati e alla durata programmata delle operazioni, e che sia comprensiva di elementi conoscitivi sulle dotazioni, le attività, i mezzi impiegati e sulle condizioni d'impiego del personale impegnato nella missione.
9/1802/18. Rugghia, La Forgia, Recchia, Vernetti, Villecco Calipari, Duilio.

La Camera,
premesso che:
il provvedimento in esame avrebbe in prima battuta l'obiettivo di prorogare al 31 dicembre 2008 alcune delle missioni finanziate solo fino al 30 settembre 2008, mentre il decreto-legge vero e proprio di rifinanziamento delle missioni è atteso per gennaio; tuttavia, rispetto ad alcuni paesi, viene previsto un rafforzamento di uomini e mezzi in relazione a missioni che già erano finanziate fino al 31 dicembre 2008;
le disposizioni recentemente adottate con la manovra finanziaria comportano una riduzione di fondi destinati al reclutamento dei volontari, con la conseguenza immediata di costringere a prolungare la permanenza o la frequenza di impieghi fuori area delle unità impegnate nelle missioni internazionali, determinando un aumento delle condizioni di stress psicologico proprio delle situazioni di peace-keeping, soprattutto laddove i fattori ambientali e il contesto operativo sono molto pesanti;
l'articolo 2-bis, comma 1, in particolare, proroga la partecipazione del contingente militare italiano alla missione delle Nazioni Unite in Libano denominata United Nations Interim Force in Lebanon (UNIFIL) che è operativo in Libano dall'agosto 2006 con il compito, fissato dalla risoluzione dell'ONU, di costituire una forza di interposizione per mantenere la pace;
la missione è in atto da tempo e l'attività si svolge in condizioni ambientali difficili che richiedono il massimo di attenzione e di vigilanza; appare urgente un maggior coinvolgimento del Parlamento in relazione ad una approfondita conoscenza circa l'andamento della missione,

impegna il Governo

a riferire in Parlamento, nell'ambito della relazione semestrale prevista dall'articolo 14 della legge 11 agosto 2003, n. 231, sull'andamento della missione UNIFIL in Libano, fornendo elementi conoscitivi sulle dotazioni, le attività, i mezzi impiegati e sulle condizioni d'impiego del personale impegnato nella missione.
9/1802/18. (Testo modificato nel corso della seduta). Rugghia, La Forgia, Recchia, Vernetti, Villecco Calipari, Duilio.

La Camera,
premesso che:
negli ultimi mesi, nella provincia orientale del Congo si è verificata una pericolosa recrudescenza del conflitto regionale, in atto già da almeno 15 anni, tra milizie hutu e tutsi, che sta provocando una nuova drammatica emergenza umanitaria;
nonostante, infatti, la tregua concordata, notizie a mezzo stampa riportano dichiarazioni del portavoce ONU circa un abbandono da parte dell'esercito delle proprie posizioni, mentre risulta che la stessa popolazione in fuga dai combattimenti abbia chiesto riparo presso la sede locale delle Nazioni Unite;
la missione della Organizzazione delle Nazioni Unite (Monuc), allo stato attuale, appare insufficiente a garantire un ripristino delle condizioni di sicurezza e assistenza della popolazione locale, mentre oltre un milione e mezzo di profughi si trovano isolati e impossibilitati ad ottenere le condizioni minime di assistenza come l'accesso all'acqua potabile, al cibo e agli altri beni di prima necessità;
l'articolo 2, comma 1, del decreto-legge 31 gennaio 2008, n. 8, convetiti, con modificazioni, dalla legge 13 marzo 2008, n. 45, da rifinanziarsi il prossimo gennaio, autorizzava la spesa di 120.000 euro per la realizzazione di interventi a sostegno del processo di pace e di rafforzamento della sicurezza nella Repubblica democratica del Congo, ad integrazione degli stanziamenti già assegnati per l'anno 2008 per l'attuazione della legge 6 febbraio 1992, n. 180,

impegna il Governo

ad adottare ulteriori iniziative normative volte a stanziare quanto prima un incremento delle risorse necessarie a fronteggiare la grave crisi umanitaria in atto nella regione e ad adottare ogni iniziativa utile, nelle opportune sedi internazionali, atta a rilanciare un'iniziativa diplomatica che, coinvolgendo tutti gli attori regionali, possa portare quanto prima ad una soluzione politica dei conflitti in atto.
9/1802/19. Rosato, Touadi, Tempestini, Barbi, Lovelli, Brigandì.

La Camera,
premesso che:
negli ultimi mesi, nella provincia orientale del Congo si è verificata una pericolosa recrudescenza del conflitto regionale, in atto già da almeno 15 anni, tra milizie hutu e tutsi, che sta provocando una nuova drammatica emergenza umanitaria;
nonostante, infatti, la tregua concordata, notizie a mezzo stampa riportano dichiarazioni del portavoce ONU circa un abbandono da parte dell'esercito delle proprie posizioni, mentre risulta che la stessa popolazione in fuga dai combattimenti abbia chiesto riparo presso la sede locale delle Nazioni Unite;
la missione della Organizzazione delle Nazioni Unite (Monuc), allo stato attuale, appare insufficiente a garantire un ripristino delle condizioni di sicurezza e assistenza della popolazione locale, mentre oltre un milione e mezzo di profughi si trovano isolati e impossibilitati ad ottenere le condizioni minime di assistenza come l'accesso all'acqua potabile, al cibo e agli altri beni di prima necessità;
l'articolo 2, comma 1, del decreto-legge 31 gennaio 2008, n. 8, convetiti, con modificazioni, dalla legge 13 marzo 2008, n. 45, da rifinanziarsi il prossimo gennaio, autorizzava la spesa di 120.000 euro per la realizzazione di interventi a sostegno del processo di pace e di rafforzamento della sicurezza nella Repubblica democratica del Congo, ad integrazione degli stanziamenti già assegnati per l'anno 2008 per l'attuazione della legge 6 febbraio 1992, n. 180,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative utili volte a stanziare quanto prima risorse adeguate a fronteggiare la grave crisi umanitaria in atto nella regione e ad adottare ogni iniziativa utile, nelle opportune sedi internazionali, atta a rilanciare un'iniziativa diplomatica che, coinvolgendo tutti gli attori regionali, possa portare quanto prima ad una soluzione politica dei conflitti in atto.
9/1802/19. (Testo modificato nel corso della seduta). Rosato, Touadi, Tempestini, Barbi, Lovelli, Brigandì.

La Camera,
premesso che:
il Fondo per il finanziamento della partecipazione italiana alle missioni internazionali, istituito con la legge n. 296 del 2006 e dotato di un miliardo di euro per gli anni 2007, 2008 e 2009, si è rivelato insufficiente a far fronte alle necessità insorte nel corso degli anni per mantenere il giusto livello di efficienza e impegno per le Forze armate in missione all'estero, essendo stato da ultimo incrementato con 90 milioni di euro per l'anno in corso;
le risorse del Fondo vengono integrate dagli stanziamenti in bilancio del Ministero della difesa in quanto necessari, al termine della missione, alla manutenzione, alla riparazione e al ricondizionamento dei mezzi utilizzati e non conteggiate ai fini della quantificazione degli oneri relativi alle missioni internazionali;
a fronte dei tagli drastici previsti al bilancio del Ministero della difesa, che già renderanno difficoltoso il mantenimento dell'operatività dello strumento militare e lo stesso livello di addestramento degli uomini, non sarà più possibile recuperare ulteriori risorse dal bilancio ordinario della difesa;
è necessario assicurare il massimo dell'efficienza ai mezzi schierati nelle missioni internazionali e la massima sicurezza agli uomini impiegati, senza che situazioni di ristrettezza finanziaria determinino minore attenzione a questi profili,

impegna il Governo

ad adottare i provvedimenti necessari affinché il Fondo per le missioni sia dotato di risorse sufficienti alla regolare conduzionedelle missioni internazionali e comprenda gli stanziamenti necessari alla manutenzione dei mezzi e alla fornitura delle dotazioni utili all'espletamento delle missioni e necessarie alla massima sicurezza dei nostri soldati.
9/1802/20. Villecco Calipari, Rosato, Rugghia, Recchia, La Forgia.

La Camera,
premesso che:
il Fondo per il finanziamento della partecipazione italiana alle missioni internazionali, istituito con la legge n. 296 del 2006 e dotato di un miliardo di euro per gli anni 2007, 2008 e 2009, si è rivelato insufficiente a far fronte alle necessità insorte nel corso degli anni per mantenere il giusto livello di efficienza e impegno per le Forze armate in missione all'estero, essendo stato da ultimo incrementato con 90 milioni di euro per l'anno in corso;
le risorse del Fondo vengono integrate dagli stanziamenti in bilancio del Ministero della difesa in quanto necessari, al termine della missione, alla manutenzione, alla riparazione e al ricondizionamento dei mezzi utilizzati e non conteggiate ai fini della quantificazione degli oneri relativi alle missioni internazionali;
a fronte dei tagli drastici previsti al bilancio del Ministero della difesa, che già renderanno difficoltoso il mantenimento dell'operatività dello strumento militare e lo stesso livello di addestramento degli uomini, non sarà più possibile recuperare ulteriori risorse dal bilancio ordinario della difesa;
è necessario assicurare il massimo dell'efficienza ai mezzi schierati nelle missioni internazionali e la massima sicurezza agli uomini impiegati, senza che situazioni di ristrettezza finanziaria determinino minore attenzione a questi profili,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative necessarie affinché il Fondo per le missioni sia dotato di risorse sufficienti alla regolare conduzione delle missioni internazionali e comprenda gli stanziamenti necessari alla manutenzione dei mezzi e alla fornitura delle dotazioni utili all'espletamento delle missioni e necessarie alla massima sicurezza dei nostri soldati.
9/1802/20. (Testo modificato nel corso della seduta). Villecco Calipari, Rosato, Rugghia, Recchia, La Forgia.

La Camera,
premesso che:
il comma 7 dell'articolo 2-bis del provvedimento in esame autorizza per l'anno 2008 la spesa di 1.384.978 euro per la partecipazione italiana alle missioni internazionali nei Balcani e, come si evince dalla relazione illustrativa del disegno di legge di conversione presentato al Senato, il rifinanziamento attuale è connesso principalmente all'assunzione da parte del comando italiano della missione NATO in Kosovo (Kfor), istituita nel 1999, allo scopo di attuare e far rispettare gli accordi per il cessate il fuoco, di fornire assistenza umanitaria e supporto per il ristabilimento delle istituzioni civili, agevolando il processo di pace e stabilità;
il Kosovo, assieme ai Balcani nel loro complesso, rappresentano da sempre un'area cruciale e di importanza strategica, per l'Europa in generale, e per l'Italia in particolare, e nonostante gli indubbi progressi sul piano economico e sociale dalla cessazione delle ostilità sino ad oggi, la situazione politica resta fragile e instabile, ancora lontana da una stabilizzazione in via definitiva, come dimostrato anche dalla recente esplosione la scorsa settimana della sede dell'International Civilian Office a Pristina;
la stessa missione approvata dall'Unione europea, denominata Eulex, non è ancora partita, stante il permanere di disaccordi tra le parti coinvolte e l'opposizione serba, e potrebbe essere parzialmente dispiegata a dicembre nelle zone abitate dalla sola popolazione albanese e solo in un secondo momento, a seguito di un accordo con la parte serba, all'intero Paese;
la situazione intorno a Mitrovica ha subito una nuova escalation, con incidenti con frequenza giornaliera, mentre gli stessi media locali sembrano prospettare la possibile rinascita di scontri etnici e di posizioni radicali e nazionaliste, che destabilizzerebbero nuovamente in maniera pericolosa il complicato mosaico dei Balcani,

impegna il Governo

a mantenere inalterato il contributo italiano alla missione Kfor, adottando ogni iniziativa utile nelle opportune sedi internazionali che possa favorire il raggiungimento di un accordo tra la parte serba e quella kossovara al fine di poter utilmente dispiegare la missione Eulex e di progredire efficacemente nella direzione di una stabilizzazione dell'area.
9/1802/21. Recchia, Vernetti, La Forgia, Narducci.

La Camera,
premesso che:
il comma 7 dell'articolo 2-bis del provvedimento in esame autorizza per l'anno 2008 la spesa di 1.384.978 euro per la partecipazione italiana alle missioni internazionali nei Balcani e, come si evince dalla relazione illustrativa del disegno di legge di conversione presentato al Senato, il rifinanziamento attuale è connesso principalmente all'assunzione da parte del comando italiano della missione NATO in Kosovo (Kfor), istituita nel 1999, allo scopo di attuare e far rispettare gli accordi per il cessate il fuoco, di fornire assistenza umanitaria e supporto per il ristabilimento delle istituzioni civili, agevolando il processo di pace e stabilità;
il Kosovo, assieme ai Balcani nel loro complesso, rappresentano da sempre un'area cruciale e di importanza strategica, per l'Europa in generale, e per l'Italia in particolare, e nonostante gli indubbi progressi sul piano economico e sociale dalla cessazione delle ostilità sino ad oggi, la situazione politica resta fragile e instabile, ancora lontana da una stabilizzazione in via definitiva, come dimostrato anche dalla recente esplosione la scorsa settimana della sede dell'International Civilian Office a Pristina;
la stessa missione approvata dall'Unione europea, denominata Eulex, non è ancora partita, stante il permanere di disaccordi tra le parti coinvolte e l'opposizione serba, e potrebbe essere parzialmente dispiegata a dicembre nelle zone abitate dalla sola popolazione albanese e solo in un secondo momento, a seguito di un accordo con la parte serba, all'intero Paese;
la situazione intorno a Mitrovica ha subito una nuova escalation, con incidenti con frequenza giornaliera, mentre gli stessi media locali sembrano prospettare la possibile rinascita di scontri etnici e di posizioni radicali e nazionaliste, che destabilizzerebbero nuovamente in maniera pericolosa il complicato mosaico dei Balcani,

impegna il Governo

a mantenere inalterato il supporto e a valutare la possibilità di confermare l'attuale contributo italiano alla missione Kfor, adottando ogni iniziativa utile nelle opportune sedi internazionali che possa favorire il raggiungimento di un accordo tra la parte serba e quella kossovara al fine di poter utilmente dispiegare la missione Eulex e di progredire efficacemente nella direzione di una stabilizzazione dell'area.
9/1802/21. (Testo modificato nel corso della seduta). Recchia, Vernetti, La Forgia, Narducci.

La Camera,
premesso che:
la crisi nell'area caucasica che ha coinvolto le province georgiane dell'Ossezia del sud e dell'Abkazia ha rappresentato l'esplosione di conflitti e contrasti mai sopiti che rendono quella regione, di grande rilievo strategico e geoeconomico, una nuova area di forte instabilità politica proprio ai confini dell'Europa;
accanto alla vicenda georgiana rimane preoccupante anche la questione del Nagorno-Karabach, enclave armena, sostanzialmente indipendente all'interno del territorio dell'Azerbaijan nonché quella di alcune province russe, a partire dalla Cecenia;
l'attenzione europea all'area caucasica è andata crescendo negli ultimi anni, pur rimanendo assolutamente insufficiente quanto ad efficacia e determinazione almeno fino allo scoppio della crisi di questa estate;
la questione dell'ancoraggio all'Europa di alcune nazioni dell'area caucasica e il rafforzamento, in generale, dei vincoli politici ed economici dell'Unione con tutta la regione sono oramai all'ordine del giorno e hanno dato luogo a diverse iniziative in questi mesi volte a rafforzare tale prospettiva, sicuramente da privilegiare rispetto all'idea di declinare i problemi dell'area semplicemente rafforzando e allargando i contrapposti sistemi di alleanze militari e di sicurezza;
in questo quadro, la missione europea EUMM Georgia rappresenta un riconoscimento del nuovo ruolo europeo nell'area e insieme una sfida per affermare, coerentemente con i valori democratici europei, i principi del diritto internazionale, il rifiuto della forza quale strumento di soluzione delle controversie, l'integrità dei confini e il rispetto della sovranità nazionale nonché la tutela dei diritti dell'uomo, in special modo, delle minoranze;
il primo appuntamento a Ginevra tra le delegazioni russa, georgiana e delle due province proclamatesi indipendenti, previsto dal piano europeo di pace per affrontare i temi legati alla sicurezza e al rispetto dei diritti dell'uomo nella zona di crisi non hanno sortito buoni risultati, avendo evitato le delegazioni perfino di sedersi tutte allo stesso tavolo,

impegna il Governo

a sostenere gli sforzi internazionali e dell'Unione europea:
affinché nel prossimo round dei colloqui di Ginevra, previsto in questi giorni e copresieduto proprio da UE, Osce e Nazioni Unite, siano affrontati in particolar modo il tema delle condizioni di sicurezza dei civili, il ritorno dei rifugiati alle loro case, i diritti umani e la non discriminazione nei confronti delle varie etnie nella regione;
per ripristinare una situazione di sicurezza per le popolazioni che contemperi il rispetto del principio dell'integrità territoriale della Georgia tanto con le istanze di autonomia e di autogoverno quanto con l'assoluta garanzia dei diritti delle minoranze.
9/1802/22. Tempestini, La Forgia, Gozi, Villecco Calipari, Recchia, Narducci, Vernetti, Tempestini.

La Camera,
premesso che:
con gli accordi di Doha del maggio 2008, firmati da tutte le forze politiche, si è chiusa per il Libano una lunga crisi istituzionale e si è potuto colmare il vuoto di potere al vertice dello Stato eleggendo l'ex generale Michel Suleyman alla Presidenza della Repubblica;
segnali positivi per la stabilizzazione del «Paese dei cedri» sono giunti anche dalla formazione del secondo governo Siniora di unità nazionale e dal raggiunto accordo su una nuova leggeelettorale con la quale si potrebbe andare a votare, nel prossimo anno, per il rinnovo dell'Assemblea parlamentare;
tuttavia la strada da percorrere è ancora lunga per una stabilizzazione della situazione a causa del permanere di nodi ancora irrisolti sia interni (il disarmo delle milizie scitte e la reintegrazione nell'esercito regolare libanese, la crescita dell'influenza Hezbollah e le posizioni politiche che il «Partito di Dio» porta avanti, la tensione nei campi di profughi palestinesi e i tentativi di infiltrazione di componenti qaediste e salafite, i conflitti tra sunniti e alawiti) sia relativi alla sicurezza regionale (lo stallo sulla situazione delle fattorie di Sheba'a tra Israele, Siria e Libano e l'azione di «controllo» dell'aviazione israeliana nei cieli libanesi non coerente con la risoluzione 1701 dell'Onu);
la missione Unifil 2, in cui particolare rilievo e prestigio ha il contributo italiano, rimane una presenza imprescindibile per la funzione di peacekeeping lungo la linea del fiume Litani, per il mantenimento di condizioni minime di sicurezza e per la pacificazione del Libano meridionale, mandato assegnato fino all'agosto del 2009 dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite;
i tagli drastici al bilancio della Difesa potrebbero rendere difficile il mantenimento dei nostri impegni internazionali in tutti i teatri che ci vedono attualmente coinvolti con uomini e donne delle nostre Forze armate,

impegna il Governo

a mantenere inalterato il contributo italiano alla missione Unifil 2, sia relativamente al livello e alla qualità delle forze impegnate, sia al sostegno politico e diplomatico alla missione, anzi rafforzando i profili di coinvolgimento del nostro Paese nelle funzioni di «democracy building» e di rinsaldamento dello stato di diritto in Libano.
9/1802/23. La Forgia, Gozi, Villecco Calipari, Vernetti, Corsini, Recchia, Narducci.

La Camera,
premesso che:
con gli accordi di Doha del maggio 2008, firmati da tutte le forze politiche, si è chiusa per il Libano una lunga crisi istituzionale e si è potuto colmare il vuoto di potere al vertice dello Stato eleggendo l'ex generale Michel Suleyman alla Presidenza della Repubblica;
segnali positivi per la stabilizzazione del «Paese dei cedri» sono giunti anche dalla formazione del secondo governo Siniora di unità nazionale e dal raggiunto accordo su una nuova legge elettorale con la quale si potrebbe andare a votare, nel prossimo anno, per il rinnovo dell'Assemblea parlamentare;
tuttavia la strada da percorrere è ancora lunga per una stabilizzazione della situazione a causa del permanere di nodi ancora irrisolti sia interni (il disarmo delle milizie scitte e la reintegrazione nell'esercito regolare libanese, la crescita dell'influenza Hezbollah e le posizioni politiche che il «Partito di Dio» porta avanti, la tensione nei campi di profughi palestinesi e i tentativi di infiltrazione di componenti qaediste e salafite, i conflitti tra sunniti e alawiti) sia relativi alla sicurezza regionale (lo stallo sulla situazione delle fattorie di Sheba'a tra Israele, Siria e Libano e l'azione di «controllo» dell'aviazione israeliana nei cieli libanesi non coerente con la risoluzione 1701 dell'Onu);
la missione Unifil 2, in cui particolare rilievo e prestigio ha il contributo italiano, rimane una presenza imprescindibile per la funzione di peacekeeping lungo la linea del fiume Litani, per il mantenimento di condizioni minime di sicurezza e per la pacificazione del Libano meridionale, mandato assegnato fino all'agosto del 2009 dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite;
i tagli drastici al bilancio della Difesa potrebbero rendere difficile il mantenimento dei nostri impegni internazionaliin tutti i teatri che ci vedono attualmente coinvolti con uomini e donne delle nostre Forze armate,

impegna il Governo

a mantenere inalterato il supporto e a valutare la possibilità di confermare il contributo italiano alla missione Unifil 2, sia relativamente al livello e alla qualità delle forze impegnate, sia al sostegno politico e diplomatico alla missione, anzi rafforzando i profili di coinvolgimento del nostro Paese nelle funzioni di «democracy building» e di rinsaldamento dello stato di diritto in Libano.
9/1802/23. (Testo modificato nel corso della seduta). La Forgia, Gozi, Villecco Calipari, Vernetti, Corsini, Recchia, Narducci.

La Camera,
premesso che:
nell'ambito della politica europea di sicurezza e difesa (PESD) sono attualmente attive missioni internazionali di grande rilievo, in particolare in Bosnia, Transnistria, Iraq, Congo e Ciad, Afghanistan e Georgia;
progressivamente l'interoperatività dei reparti, i meccanismi decisionali delle missioni, la gestione politica delle stesse si va affinando e conferma il ruolo prezioso che l'Ue, per la cultura ispirata ai principi della «sicurezza umana» e per la preparazione peculiare delle Forze armate che i singoli Stati mettono a disposizione, può giocare nelle aree di crisi;
la necessità di un'azione comune europea e di uno stretto coordinamento delle politiche estere è stato reso ancora più evidente dal nuovo esplodere di una crisi grave e preoccupante quale quella nel Caucaso di questa estate;
la prospettiva di una «Politica comune di difesa» sempre più stretta che integri i profili dell'acquisto coordinato dei materiali d'arma, della ricerca e dello sviluppo, e soprattutto della formazione di unità militari da dispiegare in modo tempestivo ed efficace sui diversi scenari di crisi che lo richiedano, diventa prioritaria nel futuro e nella costruzione di un'Europa attore globale,

impegna il Governo

a promuovere, nelle sedi comunitarie, il rafforzamento delle missioni internazionali Pesd, la loro maggiore dotazione in termini di uomini e di mezzi e, più in generale, ad esplorare la possibilità di costituire cooperazioni rafforzate in questo campo tra gli Stati disponibili, al fine di accelerare la costruzione di una vera Europa della difesa.
9/1802/24. Gozi, La Forgia, Villecco Calipari, Garofani, Recchia, Narducci.

La Camera,
premesso che:
nell'ambito dell'ultima relazione presentata dai Ministri degli affari esteri, della difesa e dello sviluppo economico sullo stato di attuazione della legge 29 ottobre 1997, n. 374, recante norme per la messa al bando delle mine antipersona, è stato messo in rilievo come la Convenzione di Ottawa rappresenti un successo in relazione ai 156 Paesi che vi hanno aderito, ai 42 milioni di mine complessivamente distrutte (di cui oltre 7 milioni da parte italiana) e al dimezzamento del numero delle vittime nell'ultimo quinquennio;
la relazione ha messo altresì in evidenza le ulteriori sfide da perseguire, quale quella dell'esistenza di oltre 160 milioni di mine tuttora in possesso di Paesi che non sono parte della Convenzione e di attori non statuali, la distruzione degli arsenali esistenti e soprattutto lo sminamento delle aree contaminate;
nonostante l'importante contributo tradizionalmente fornito dall'Italia all'attuazione della Convenzione, le esigenze di contenimento della spesa hanno portato,con i provvedimenti approvati in occasione dell'ultima manovra economica, a tagli indiscriminati alle amministrazioni statali, senza garantire una minima efficienza delle stesse; ciò ha significato per il Ministero degli affari esteri uno stanziamento complessivo di poco più di 2 miliardi di euro, il che ha reso particolarmente difficoltosa persino l'attività ordinaria della Farnesina;
particolarmente preoccupante è stato, poi, il totale azzeramento delle risorse previste per i Fondi per lo sminamento umanitario, un disimpegno italiano che stride con il recente richiamo del Papa che ha rivolto un appello a bandire armi particolarmente crudeli, comprese le cosiddette cluster bomb, e la sottoscrizione a Dublino da parte di oltre 100 Paesi dell'accordo internazionale per la messa al bando delle mine anti-persona;
tali provvedimenti hanno messo a rischio il contributo italiano allo sminamento di aree ancora contaminate come l'Afghanistan, dove il numero delle vittime civili resta rilevante e costituisce un serio ostacolo allo sviluppo di un Paese socialmente ed economicamente logorato da lunghissimi anni di guerra sul suo territorio, mentre ancora insufficienti sono le iniziative di informazione e sensibilizzazione della popolazione locale, con particolare riferimento ai bambini che, attratti da quelle sub-munizioni deposte sul terreno che hanno la parvenza di giocattoli, sono tra i soggetti particolarmente esposti,

impegna il Governo

ad adottare ulteriori iniziative normative volte a ripristinare quanto prima gli stanziamenti necessari a rifinanziare la legge 7 marzo 2001, n. 58, concernente il contributo italiano al Fondo per lo sminamento umanitario, promuovendo altresì iniziative di sensibilizzazione e formazione della popolazione afgana e programmi specifici destinati ai bambini in relazione al pericolo rappresentato dal munizionamento inesploso, con particolare riferimento al sub-munizionamento antipersona disperso da bombe a grappolo.
9/1802/25. Narducci, Recchia, Barbi, Farinone, Porta, Corsini, Lovelli, Bossa.

La Camera,
premesso che:
nell'ambito dell'ultima relazione presentata dai Ministri degli affari esteri, della difesa e dello sviluppo economico sullo stato di attuazione della legge 29 ottobre 1997, n. 374, recante norme per la messa al bando delle mine antipersona, è stato messo in rilievo come la Convenzione di Ottawa rappresenti un successo in relazione ai 156 Paesi che vi hanno aderito, ai 42 milioni di mine complessivamente distrutte (di cui oltre 7 milioni da parte italiana) e al dimezzamento del numero delle vittime nell'ultimo quinquennio;
la relazione ha messo altresì in evidenza le ulteriori sfide da perseguire, quale quella dell'esistenza di oltre 160 milioni di mine tuttora in possesso di Paesi che non sono parte della Convenzione e di attori non statuali, la distruzione degli arsenali esistenti e soprattutto lo sminamento delle aree contaminate;
nonostante l'importante contributo tradizionalmente fornito dall'Italia all'attuazione della Convenzione, le esigenze di contenimento della spesa hanno portato, con i provvedimenti approvati in occasione dell'ultima manovra economica, a tagli indiscriminati alle amministrazioni statali, senza garantire una minima efficienza delle stesse; ciò ha significato per il Ministero degli affari esteri uno stanziamento complessivo di poco più di 2 miliardi di euro, il che ha reso particolarmente difficoltosa persino l'attività ordinaria della Farnesina;
particolarmente preoccupante è stato, poi, il totale azzeramento delle risorse previste per i Fondi per lo sminamento umanitario, un disimpegno italianoche stride con il recente richiamo del Papa che ha rivolto un appello a bandire armi particolarmente crudeli, comprese le cosiddette cluster bomb, e la sottoscrizione a Dublino da parte di oltre 100 Paesi dell'accordo internazionale per la messa al bando delle mine anti-persona;
tali provvedimenti hanno messo a rischio il contributo italiano allo sminamento di aree ancora contaminate come l'Afghanistan, dove il numero delle vittime civili resta rilevante e costituisce un serio ostacolo allo sviluppo di un Paese socialmente ed economicamente logorato da lunghissimi anni di guerra sul suo territorio, mentre ancora insufficienti sono le iniziative di informazione e sensibilizzazione della popolazione locale, con particolare riferimento ai bambini che, attratti da quelle sub-munizioni deposte sul terreno che hanno la parvenza di giocattoli, sono tra i soggetti particolarmente esposti,

impegna il Governo

ad adottare le iniziative utili a ripristinare il contributo italiano al Fondo per lo sminamento umanitario, promuovendo altresì iniziative di sensibilizzazione e formazione di tutta la popolazione locale, nonché programmi di mine risk education destinati ai bambini, in relazione al pericolo rappresentato dal munizionamento inesploso con particolare riferimento al sub-munizionamento antipersona disperso da bombe a grappolo.
9/1802/25. (Testo modificato nel corso della seduta). Narducci, Recchia, Barbi, Farinone, Porta, Corsini, Lovelli, Bossa.

La Camera,
premesso che:
nell'ambito dell'ultima relazione presentata dai Ministri degli affari esteri, della difesa e dello sviluppo economico sullo stato di attuazione della legge 29 ottobre 1997, n. 374, recante norme per la messa al bando delle mine antipersona, è stato messo in rilievo come la Convenzione di Ottawa rappresenti un successo in relazione ai 156 Paesi che vi hanno aderito, ai 42 milioni di mine complessivamente distrutte (di cui oltre 7 milioni da parte italiana) e al dimezzamento del numero delle vittime nell'ultimo quinquennio;
la relazione ha messo altresì in evidenza le ulteriori sfide da perseguire, quale quella dell'esistenza di oltre 160 milioni di mine tuttora in possesso di Paesi che non sono parte della Convenzione e di attori non statuali, la distruzione degli arsenali esistenti e soprattutto lo sminamento delle aree contaminate;
nonostante l'importante contributo tradizionalmente fornito dall'Italia all'attuazione della Convenzione, le esigenze di contenimento della spesa hanno portato, con i provvedimenti approvati in occasione dell'ultima manovra economica, a tagli indiscriminati alle amministrazioni statali, senza garantire una minima efficienza delle stesse; ciò ha significato per il Ministero degli affari esteri uno stanziamento complessivo di poco più di 2 miliardi di euro, il che ha reso particolarmente difficoltosa persino l'attività ordinaria della Farnesina;
particolarmente preoccupante è stato, poi, il totale azzeramento delle risorse previste per i Fondi per lo sminamento umanitario, un disimpegno italiano che stride con il recente richiamo del Papa che ha rivolto un appello a bandire armi particolarmente crudeli, comprese le cosiddette cluster bomb, e la sottoscrizione a Dublino da parte di oltre 100 Paesi dell'accordo internazionale per la messa al bando delle mine anti-persona;
tali provvedimenti hanno messo a rischio il contributo italiano allo sminamento di aree ancora contaminate come la Bosnia-Erzegovina, dove il numero delle vittime civili resta rilevante e costituisce un serio ostacolo allo sviluppo di un Paese ancora politicamente e socialmente instabile, mentre ancora insufficienti sono le iniziative di informazione e sensibilizzazione della popolazione locale, con particolare riferimento ai bambini che, attrattida quelle submunizioni deposte sul terreno che hanno la parvenza di giocattoli, sono tra i soggetti particolarmente esposti,

impegna il Governo

ad adottare ulteriori iniziative normative volte a ripristinare quanto prima gli stanziamenti necessari a rifinanziare la legge 7 marzo 2001, n. 58, concernente il contributo italiano al Fondo per lo sminamento umanitario, promuovendo altresì iniziative di sensibilizzazione e formazione della popolazione locale e programmi specifici destinati ai bambini in relazione al pericolo rappresentato dal munizionamento inesploso, con particolare riferimento al sub-munizionamento antipersona disperso da bombe a grappolo.
9/1802/26. Barbi, Corsini, La Forgia, Sereni, Recchia, Tempestini, Bossa.

La Camera,
premesso che:
nell'ambito dell'ultima relazione presentata dai Ministri degli affari esteri, della difesa e dello sviluppo economico sullo stato di attuazione della legge 29 ottobre 1997, n. 374, recante norme per la messa al bando delle mine antipersona, è stato messo in rilievo come la Convenzione di Ottawa rappresenti un successo in relazione ai 156 Paesi che vi hanno aderito, ai 42 milioni di mine complessivamente distrutte (di cui oltre 7 milioni da parte italiana) e al dimezzamento del numero delle vittime nell'ultimo quinquennio;
la relazione ha messo altresì in evidenza le ulteriori sfide da perseguire, quale quella dell'esistenza di oltre 160 milioni di mine tuttora in possesso di Paesi che non sono parte della Convenzione e di attori non statuali, la distruzione degli arsenali esistenti e soprattutto lo sminamento delle aree contaminate;
nonostante l'importante contributo tradizionalmente fornito dall'Italia all'attuazione della Convenzione, le esigenze di contenimento della spesa hanno portato, con i provvedimenti approvati in occasione dell'ultima manovra economica, a tagli indiscriminati alle amministrazioni statali, senza garantire una minima efficienza delle stesse; ciò ha significato per il Ministero degli affari esteri uno stanziamento complessivo di poco più di 2 miliardi di euro, il che ha reso particolarmente difficoltosa persino l'attività ordinaria della Farnesina;
particolarmente preoccupante è stato, poi, il totale azzeramento delle risorse previste per i Fondi per lo sminamento umanitario, un disimpegno italiano che stride con il recente richiamo del Papa che ha rivolto un appello a bandire armi particolarmente crudeli, comprese le cosiddette cluster bomb, e la sottoscrizione a Dublino da parte di oltre 100 Paesi dell'accordo internazionale per la messa al bando delle mine anti-persona;
tali provvedimenti hanno messo a rischio il contributo italiano allo sminamento di aree ancora contaminate come la Bosnia-Erzegovina, dove il numero delle vittime civili resta rilevante e costituisce un serio ostacolo allo sviluppo di un Paese ancora politicamente e socialmente instabile, mentre ancora insufficienti sono le iniziative di informazione e sensibilizzazione della popolazione locale, con particolare riferimento ai bambini che, attratti da quelle submunizioni deposte sul terreno che hanno la parvenza di giocattoli, sono tra i soggetti particolarmente esposti,

impegna il Governo

ad adottare le iniziative utili a ripristinare il contributo italiano al Fondo per lo sminamento umanitario, promuovendo altresì iniziative di sensibilizzazione e formazione di tutta la popolazione locale, nonché programmi di mine risk education destinati ai bambini, in relazione al pericolo rappresentato dal munizionamentoinesploso con particolare riferimento al sub-munizionamento antipersona disperso da bombe a grappolo.
9/1802/26. (Testo modificato nel corso della seduta). Barbi, Corsini, La Forgia, Sereni, Recchia, Tempestini, Bossa.

La Camera,
premesso che:
nell'ambito dell'ultima relazione presentata dai Ministri degli affari esteri, della difesa e dello sviluppo economico sullo stato di attuazione della legge 29 ottobre 1997, n. 374, recante norme per la messa al bando delle mine antipersona, è stato messo in rilievo come la Convenzione di Ottawa rappresenti un successo in relazione ai 156 Paesi che vi hanno aderito, ai 42 milioni di mine complessivamente distrutte (di cui oltre 7 milioni da parte italiana) e al dimezzamento del numero delle vittime nell'ultimo quinquennio;
la relazione ha messo altresì in evidenza le ulteriori sfide da perseguire, quale quella dell'esistenza di oltre 160 milioni di mine tuttora in possesso di Paesi che non sono parte della Convenzione e di attori non statuali, la distruzione degli arsenali esistenti e soprattutto lo sminamento delle aree contaminate;
nonostante l'importante contributo tradizionalmente fornito dall'Italia all'attuazione della Convenzione, le esigenze di contenimento della spesa hanno portato, con i provvedimenti approvati in occasione dell'ultima manovra economica, a tagli indiscriminati alle amministrazioni statali, senza garantire una minima efficienza delle stesse; ciò ha significato per il Ministero degli affari esteri uno stanziamento complessivo di poco più di 2 miliardi di euro, il che ha reso particolarmente difficoltosa persino l'attività ordinaria della Farnesina;
particolarmente preoccupante è stato, poi, il totale azzeramento delle risorse previste per i Fondi per lo sminamento umanitario, un disimpegno italiano che stride con il recente richiamo del Papa che ha rivolto un appello a bandire armi particolarmente crudeli, comprese le cosiddette cluster bomb, e la sottoscrizione a Dublino da parte di oltre 100 Paesi dell'accordo internazionale per la messa al bando delle mine anti-persona;
tali provvedimenti hanno messo a rischio il contributo italiano allo sminamento di aree ancora contaminate come il Libano, dove il numero delle vittime civili resta rilevante e costituisce un serio ostacolo allo sviluppo di un Paese ancora socialmente ed economicamente instabile, mentre ancora insufficienti sono le iniziative di informazione e sensibilizzazione della popolazione locale, con particolare riferimento ai bambini che, attratti da quelle sub-munizioni deposte sul terreno che hanno la parvenza di giocattoli, sono tra i soggetti particolarmente esposti,

impegna il Governo

ad adottare ulteriori iniziative normative volte a ripristinare quanto prima gli stanziamenti necessari a rifinanziare la legge 7 marzo 2001, n. 58, concernente il contributo italiano al Fondo per lo sminamento umanitario, promuovendo altresì iniziative di sensibilizzazione e formazione della popolazione libanese e programmi specifici destinati ai bambini in relazione al pericolo rappresentato dal munizionamento inesploso, con particolare riferimento al sub-munizionamento antipersona disperso da bombe a grappolo.
9/1802/27. Garofani, Recchia, La Forgia, Tempestini, Villecco Calipari, Bossa.

La Camera,
premesso che:
nell'ambito dell'ultima relazione presentata dai Ministri degli affari esteri, della difesa e dello sviluppo economico sullo stato di attuazione della legge 29 ottobre 1997, n. 374, recante norme per la messa al bando delle mine antipersona, è stato messo in rilievo come la Convenzionedi Ottawa rappresenti un successo in relazione ai 156 Paesi che vi hanno aderito, ai 42 milioni di mine complessivamente distrutte (di cui oltre 7 milioni da parte italiana) e al dimezzamento del numero delle vittime nell'ultimo quinquennio;
la relazione ha messo altresì in evidenza le ulteriori sfide da perseguire, quale quella dell'esistenza di oltre 160 milioni di mine tuttora in possesso di Paesi che non sono parte della Convenzione e di attori non statuali, la distruzione degli arsenali esistenti e soprattutto lo sminamento delle aree contaminate;
nonostante l'importante contributo tradizionalmente fornito dall'Italia all'attuazione della Convenzione, le esigenze di contenimento della spesa hanno portato, con i provvedimenti approvati in occasione dell'ultima manovra economica, a tagli indiscriminati alle amministrazioni statali, senza garantire una minima efficienza delle stesse; ciò ha significato per il Ministero degli affari esteri uno stanziamento complessivo di poco più di 2 miliardi di euro, il che ha reso particolarmente difficoltosa persino l'attività ordinaria della Farnesina;
particolarmente preoccupante è stato, poi, il totale azzeramento delle risorse previste per i Fondi per lo sminamento umanitario, un disimpegno italiano che stride con il recente richiamo del Papa che ha rivolto un appello a bandire armi particolarmente crudeli, comprese le cosiddette cluster bomb, e la sottoscrizione a Dublino da parte di oltre 100 Paesi dell'accordo internazionale per la messa al bando delle mine anti-persona;
tali provvedimenti hanno messo a rischio il contributo italiano allo sminamento di aree ancora contaminate come il Libano, dove il numero delle vittime civili resta rilevante e costituisce un serio ostacolo allo sviluppo di un Paese ancora socialmente ed economicamente instabile, mentre ancora insufficienti sono le iniziative di informazione e sensibilizzazione della popolazione locale, con particolare riferimento ai bambini che, attratti da quelle sub-munizioni deposte sul terreno che hanno la parvenza di giocattoli, sono tra i soggetti particolarmente esposti,

impegna il Governo

ad adottare le iniziative utili a ripristinare il contributo italiano al Fondo per lo sminamento umanitario, promuovendo altresì iniziative di sensibilizzazione e formazione di tutta la popolazione locale, nonché programmi di mine risk education destinati ai bambini, in relazione al pericolo rappresentato dal munizionamento inesploso con particolare riferimento al sub-munizionamento antipersona disperso da bombe a grappolo.
9/1802/27. (Testo modificato nel corso della seduta). Garofani, Recchia, La Forgia, Tempestini, Villecco Calipari, Bossa.

La Camera,
premesso che:
nell'ambito dell'ultima relazione presentata dai Ministri degli affari esteri, della difesa e dello sviluppo economico sullo stato di attuazione della legge 29 ottobre 1997, n. 374, recante norme per la messa al bando delle mine antipersona, è stato messo in rilievo come la Convenzione di Ottawa rappresenti un successo in relazione ai 156 paesi che vi hanno aderito, ai 42 milioni di mine complessivamente distrutte (di cui oltre 7 milioni da parte italiana) e al dimezzamento del numero delle vittime nell'ultimo quinquennio;
la relazione ha messo altresì in evidenza le ulteriori sfide da perseguire quale quella dell'esistenza di oltre 160 milioni di mine tuttora in possesso di Paesi che non sono parte della Convenzione e di attori non statuali, la distruzione degli arsenali esistenti e soprattutto lo sminamento delle aree contaminate;
nonostante l'importante contributo tradizionalmente fornito dall'Italia all'attuazione della Convenzione, le esigenze dicontenimento della spesa hanno portato - con i provvedimenti approvati in occasione dell'ultima manovra economica - a tagli indiscriminati alle amministrazioni statali, senza garantire una minima efficienza delle stesse, che per il Ministero degli affari esteri ha significato uno stanziamento complessivo oggi di poco più di 2 miliardi di euro, che ha reso particolarmente difficoltosa persino l'attività ordinaria della Farnesina;
particolarmente preoccupante è stato, poi, il totale azzeramento delle risorse previste per i Fondi per lo sminamento umanitario, un disimpegno italiano che stride con il recente richiamo del Papa che ha rivolto un appello a bandire armi particolarmente crudeli ed indiscriminate, comprese le cosiddette cluster bomb, e la sottoscrizione a Dublino da parte di oltre 107 paesi dell'accordo internazionale per la messa al bando delle mine anti-persona tra cui l'Italia;
l'Italia il 3 dicembre prossimo firmerà la Convezione di Oslo per la messa al bando delle munizioni cluster alla cui elaborazione ha partecipato attivamente e che è stata sostenuta da un ordine del giorno (G1) votato all'unanimità in Senato il 28 maggio 2008;
che il Fondo per lo sminamento umanitario è stato istituito con le seguenti finalità; campagne di educazione preventiva sulla presenza delle mine e di riduzione del rischio; censimento, mappatura, demarcazione e bonifica di campi minati; assistenza alle vittime, ivi incluse la riabilitazione psicofisica e la reintegrazione socio-economica; ricostruzione e sviluppo delle comunità che convivono con la presenza di mine; sostegno all'acquisizione e trasferimento di tecnologie per lo sminamento; formazione di operatori locali in grado di condurre autonomamente programmi di sminamento; sensibilizzazione contro l'uso delle mine terrestri e in favore dell'adesione alla totale messa al bando delle mine;
il fatto che il Fondo per lo sminamento umanitario (legge 58/2001) risponde a chiari criteri, linee guida e parametri che sono i pilastri delle Convenzioni citate fa sì che i fondi in questione siano strettamente correlati a priorità umanitarie permettendone la continuità dell'azione e della programmazione,
400 milioni di persone vivono oggi in aree inquinate da munizioni cluster;
ogni anno si registrano migliaia di nuove vittime di mine e ordigni inesplosi, l'85 per cento delle quali sono civili e il 20 per cento bambini;
tali provvedimenti hanno messo a rischio il contributo italiano allo sminamento di aree ancora contaminate come in Kossovo, dove il numero delle vittime civili resta rilevante e costituisce un serio ostacolo allo sviluppo di un paese ancora politicamente e socialmente instabile, mentre ancora insufficienti sono le iniziative di informazione e sensibilizzazione della popolazione locale, con particolare riferimento ai bambini che - attratti da quelle sub munizioni deposte sul terreno che hanno la parvenza dì giocattoli - sono tra i soggetti particolarmente esposti,

impegna il Governo

ad adottare le iniziative utili a ripristinare il contributo italiano al Fondo per lo sminamento umanitario, promuovendo altresì iniziative di sensibilizzazione e formazione di tutta la popolazione locale, tanto serba quanto kossovara, e programmi di mine risk education destinati ai bambini, in relazione al pericolo rappresentato dal munizionamento inesploso con particolare riferimento al sub-munizionamento antipersona disperso da bombe a grappolo.
9/1802/28. Sarubbi, Barbi, Corsini, La Forgia, Sereni, Recchia, Tempestini, Bossa.

La Camera,
premesso che:
nell'ambito dell'ultima relazione presentata dai Ministri degli affari esteri, della difesa e dello sviluppo economico sullo stato di attuazione della legge 29 ottobre 1997, n. 374, recante norme per la messa al bando delle mine antipersona, è stato messo in rilievo come la Convenzione di Ottawa rappresenti un successo in relazione ai 156 paesi che vi hanno aderito, ai 42 milioni di mine complessivamente distrutte (di cui oltre 7 milioni da parte italiana) e al dimezzamento del numero delle vittime nell'ultimo quinquennio;
la relazione ha messo altresì in evidenza le ulteriori sfide da perseguire quale quella dell'esistenza di oltre 160 milioni di mine tuttora in possesso di Paesi che non sono parte della Convenzione e di attori non statuali, la distruzione degli arsenali esistenti e soprattutto lo sminamento delle aree contaminate;
nonostante l'importante contributo tradizionalmente fornito dall'Italia all'attuazione della Convenzione, le esigenze di contenimento della spesa hanno portato - con i provvedimenti approvati in occasione dell'ultima manovra economica - a tagli indiscriminati alle amministrazioni statali, senza garantire una minima efficienza delle stesse, che per il Ministero degli affari esteri ha significato uno stanziamento complessivo oggi di poco più di 2 miliardi di euro, che ha reso particolarmente difficoltosa persino l'attività ordinaria della Farnesina;
particolarmente preoccupante è stato, poi, il totale azzeramento delle risorse previste per i Fondi per lo sminamento umanitario, un disimpegno italiano che stride con il recente richiamo del Papa che ha rivolto un appello a bandire armi particolarmente crudeli ed indiscriminate, comprese le cosiddette cluster bomb, e la sottoscrizione a Dublino da parte di oltre 107 paesi dell'accordo internazionale per la messa al bando delle mine anti-persona tra cui l'Italia;
l'Italia il 3 dicembre prossimo firmerà la Convezione di Oslo per la messa al bando delle munizioni cluster alla cui elaborazione ha partecipato attivamente e che è stata sostenuta da un ordine del giorno (G1) votato all'unanimità in Senato il 28 maggio 2008;
che il Fondo per lo sminamento umanitario è stato istituito con le seguenti finalità; campagne di educazione preventiva sulla presenza delle mine e di riduzione del rischio; censimento, mappatura, demarcazione e bonifica di campi minati; assistenza alle vittime, ivi incluse la riabilitazione psicofisica e la reintegrazione socio-economica; ricostruzione e sviluppo delle comunità che convivono con la presenza di mine; sostegno all'acquisizione e trasferimento di tecnologie per lo sminamento; formazione di operatori locali in grado di condurre autonomamente programmi di sminamento; sensibilizzazione contro l'uso delle mine terrestri e in favore dell'adesione alla totale messa al bando delle mine;
il fatto che il Fondo per lo sminamento umanitario (legge 58/2001) risponde a chiari criteri, linee guida e parametri che sono i pilastri delle Convenzioni citate fa sì che i fondi in questione siano strettamente correlati a priorità umanitarie permettendone la continuità dell'azione e della programmazione,
400 milioni di persone vivono oggi in aree inquinate da munizioni cluster;
ogni anno si registrano migliaia di nuove vittime di mine e ordigni inesplosi, l'85 per cento delle quali sono civili e il 20 per cento bambini;
tali provvedimenti hanno messo a rischio il contributo italiano allo sminamento di aree ancora contaminate come in Kossovo, dove il numero delle vittime civili resta rilevante e costituisce un serio ostacolo allo sviluppo di un paese ancora politicamente e socialmente instabile, mentre ancora insufficienti sono le iniziative di informazione e sensibilizzazione della popolazione locale, con particolareriferimento ai bambini che - attratti da quelle sub munizioni deposte sul terreno che hanno la parvenza dì giocattoli - sono tra i soggetti particolarmente esposti,

impegna il Governo

ad adottare le iniziative utili a ripristinare il contributo italiano al Fondo per lo sminamento umanitario, promuovendo altresì iniziative di sensibilizzazione e formazione di tutta la popolazione locale, nonché programmi di mine risk education destinati ai bambini, in relazione al pericolo rappresentato dal munizionamento inesploso con particolare riferimento al sub-munizionamento antipersona disperso da bombe a grappolo.
9/1802/28. (Testo modificato nel corso della seduta). Sarubbi, Barbi, Corsini, La Forgia, Sereni, Recchia, Tempestini, Bossa.

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

Tempi di erogazione dei finanziamenti di competenza del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali a favore degli enti di formazione professionale - 3-00235

VIETTI, CESA, DELFINO, POLI, VOLONTÈ, COMPAGNON, CICCANTI e NARO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il comma 4-bis dell'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008, nel modificare l'articolo 1 della legge n. 296 del 2006, dispone che: «L'obbligo di istruzione si assolve anche nei percorsi di istruzione e formazione professionale di cui al capo III del decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 226, e, sino alla completa messa a regime delle disposizioni ivi contenute, anche nei percorsi sperimentali di istruzione e formazione professionale di cui al comma 624 del presente articolo»;
gli enti di formazione professionale hanno giudicato positivamente la precisazione introdotta dal provvedimento, perché in primo luogo dà continuità ai percorsi sperimentali di istruzione e formazione professionale, in secondo luogo perché sancisce il principio di poter assolvere l'obbligo di istruzione non solo nel sistema scolastico, ma anche in quello formativo, ed infine perché pone la scelta della formazione professionale non più come un ripiego dopo un fallimento scolastico;
al finanziamento della formazione professionale contribuiscono il ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, il ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali e le regioni;
dall'esame della situazione dei finanziamenti relativi agli anni 2007 e 2008, tuttavia, emerge che il ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali deve ancora erogare 400 milioni di euro, mentre nel disegno di legge finanziaria per il 2009 non sono stati appostati i 200 milioni per il 2009;
tale situazione mette in forte crisi gli enti di formazione professionale, la cui presenza è fortemente a rischio, soprattutto in quelle regioni dove la formazione professionale è un «sistema»;
la sperimentazione dei percorsi triennali, iniziata nel 2003 con appena 25.347 allievi, nel 2006 contava già 109.933 allievi, una cifra che sarebbe stata certamente superiore se fossero stati confermati i finanziamenti degli anni passati (rapporto Isfol 2007) -:
se non ritenga di provvedere in tempi rapidi all'erogazione dei finanziamenti sopra citati, al fine di evitare il danno già in essere per un progetto che ha raccolto unanimi consensi e la cui perdita significherebbe sia privare i giovani di un'opportunità di inserimento rapido nel mondo del lavoro dopo aver ottenuto una qualifica professionale, sia sopprimere un importante strumento di contrasto alla dispersione scolastica.(3-00235)
(18 novembre 2008)

Misure per sostenere - in caso di licenziamento o mancato rinnovo dei contratti - il reddito dei cosiddetti lavoratori atipici a favorirne i percorsi di reinserimento occupazionale - 3-00236

DAMIANO, SERENI, BRESSA, BELLANOVA, BERRETTA, BOBBA, BOCCUZZI, CODURELLI, GATTI, GNECCHI, LETTA, MADIA, MATTESINI, MIGLIOLI, MOSCA, RAMPI, SANTAGATA e SCHIRRU. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la crisi finanziaria internazionale sta producendo pesanti conseguenze sull'economia reale, con una caduta della domanda globale e conseguenti cali della produzione industriale;
negli ultimi mesi si è registrato un elevato ricorso alla cassa integrazione. Secondo gli ultimi dati resi noti dall'Inps, nell'ultimo anno la cassa integrazione ordinaria è cresciuta di oltre il 68 per cento, sfiorando il picco dell'80 per cento tra gli operai, mentre, tra agosto e settembre 2008, il ricorso alla cassa integrazione ordinaria è aumentato del 53 per cento e solo tra gli impiegati si è registrato un aumento del 113 per cento;
come ricordato in questi giorni da autorevoli commentatori, tra l'ampia platea di lavoratori colpiti dai primi provvedimenti conseguenti al richiamato calo delle produzioni, si evidenzia la condizione dei cosiddetti lavoratori atipici, ovvero coloro che sono i primi ad essere espulsi dal ciclo produttivo e che risultano completamente privi di qualsiasi forma di tutela sociale;
pur in un contesto economico del tutto differente, nella XV legislatura il Governo assunse il tema di una nuova disciplina degli ammortizzatori sociali che migliorò la tutela attraverso un primo stanziamento di 700 milioni di euro l'anno e, con la legge di attuazione del protocollo del 23 luglio 2007, previde una specifica delega legislativa, volta, tra l'altro, a conseguire la graduale armonizzazione dei trattamenti di disoccupazione e la creazione di un unico strumento di sostegno del reddito e di reinserimento lavorativo, senza distinzione di qualifica, appartenenza settoriale, dimensione di impresa e tipologia di contratto di lavoro;
il termine per l'esercizio di tale delega scade il 31 dicembre 2008, mentre a tutt'oggi il Governo non ha ritenuto di doverla esercitare - limitandosi a prevederne una proroga in un provvedimento ancora all'esame dell'altro ramo del Parlamento -, né risulta abbia emanato altra misura che si faccia carico della condizione dei lavoratori con contratti atipici, espulsi dal mercato del lavoro;
tali lavoratori si trovano così a dover affrontare la crisi senza alcuna forma di tutela collettiva -:
quali urgenti misure intenda adottare, già ad iniziare dai più volte annunciati provvedimenti per contrastare gli effetti delle crisi internazionale, per sostenere - in caso di licenziamento o mancato rinnovo dei contratti - il reddito dei lavoratori atipici e favorirne i percorsi di reinserimento occupazionale.(3-00236)
(18 novembre 2008)

Orientamenti del Governo in merito ad iniziative in materia di diritti civili, con particolare riferimento al testamento biologico - 3-00237

MURA. - Al Ministro per i rapporti con il Parlamento. - Per sapere - premesso che:
dopo un lungo ed estenuante iter burocratico, che a tratti ha assunto, purtroppo, anche tinte grottesche, il «caso» di Eluana Englaro è giunto al suo epilogo;
il rispetto per il dolore avrebbe dovuto consigliare la pacatezza e la moderazione, indurci anche al silenzio, si è invece dato vita ad un dibattito mediatico ed inevitabilmente ideologico;
il riconoscimento della capacità di compiere scelte responsabili è presupposto fondamentale che sostiene il «patto sociale» tra il cittadino e lo Stato: in questo patto, inteso come cessione di sovranità di ogni singolo contraente verso la collettività, matura l'origine dello Stato moderno;
in una democrazia liberale il riconoscimento della capacità del cittadino di compiere scelte responsabili diviene diritto: lo Stato è chiamato a regolare in maniera meno invasiva possibile l'esercizio dei diritti civili, di quei diritti, cioè, connaturati alla sfera più intima e personale dei cittadini;
sull'affermazione e la regolamentazione dei diritti civili nel nostro Paese si avverte un silenzio imbarazzante: manca una legge sul testamento biologico, ne manca una per le cosiddette «coppie di fatto» e ne abbiamo una particolarmente arretrata sulla fecondazione assistita, generata da un'impostazione così vincolante da apparire in contraddizione con quella cultura di Stato liberale a cui invece questo Governo si richiama retoricamente;
negli ultimi giorni, dopo la sentenza della Corte di cassazione sul caso di Eluana, si sono ripetuti gli appelli per una legge che disciplini il testamento biologico -:
quali siano gli impegni, anche legislativi, che questo Governo intende assumersi per regolamentare, in particolare, il testamento biologico e, più in generale, i diversi aspetti e le diverse questioni inerenti all'affermazione nel nostro Paese di una legislazione adeguata dei diritti civili, intesi come legittimi spazi di libertà e autodeterminazione dei cittadini.(3-00237)
(18 novembre 2008)

Iniziative per l'assunzione dei rimanenti idonei del concorso per esami a 443 posti di ufficiale giudiziario C1 bandito nel 2002 - 3-00238

BELCASTRO. - Al Ministro della giustizia- Per sapere - premesso che:
nel novembre 2002 è stato bandito un concorso distrettuale per 443 posti di ufficiale giudiziario. Nel settembre 2003 sono state espletate le due prove scritte, tra febbraio e giugno 2004 si sono ultimate le prove orali. Sono risultati 443 vincitori e circa 750 idonei;
nel mese di luglio 2008 sopraggiungeva l'autorizzazione all'assunzione solo per 102 vincitori, che a fine luglio 2008 diventavano 154 ed a settembre 2008 248;
la legge n. 311 del 2004 (legge finanziaria per il 2005), all'articolo 1, comma 97, stabilisce che «nell'ambito delle procedure e nei limiti di autorizzazione all'assunzione di cui al comma 96 è prioritariamente considerata l'immissione in servizio: (...) c) per la copertura delle vacanze organiche nei ruoli degli ufficiali giudiziari C1 e nei ruoli dei cancellieri C1 dell'amministrazione giudiziaria, dei vincitori e degli idonei al concorso pubblico per la copertura di 443 posti di ufficiale giudiziario C1, pubblicato nella Gazzetta ufficiale, 4a serie speciale, n. 98, del 13 dicembre 2002»;
la suddetta previsione permette di coprire le forti carenze delle piante organiche del ministero della giustizia (pari a più di un terzo rispetto a quelle previste con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 dicembre 2002);
in data 27 luglio 2005, il Governo accoglieva l'impegno previsto dall'ordine delgiorno n. 9/6016/11 dell'onorevole Dell'Anna, con il quale si chiedeva di reperire le risorse necessarie ad assumere i restanti vincitori e tutti gli idonei al concorso a 443 posti di ufficiali giudiziari C1;
il 3 agosto 2005 il Consiglio dei ministri autorizzava l'assunzione di 350 ufficiali giudiziari C1 (quindi, tutti i restanti 185 vincitori e 165 idonei);
in data 1o settembre 2006, con protocollo 100/c-174, veniva disposto da parte del ministero della giustizia un interpello straordinario per la copertura di posti vacanti nella figura professionale C1 di cancellieri e si procedeva all'assunzione di 99 cancellieri da attingere dalla graduatoria distrettuale del concorso pubblico ad esame di 443 posti di ufficiali giudiziari, che avrebbero, quindi, preso servizio in data 1o dicembre 2006, utilizzando in tal modo il personale idoneo anche nella figura professionale di cancelliere;
il 16 novembre 2007 veniva emanato un decreto interministeriale del Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione e del Ministro dell'economia e delle finanze, con il quale si autorizzava per l'anno 2007 l'assunzione di un contingente di personale presso i ministeri, le agenzie, gli enti pubblici non economici, il comparto sicurezza, gli enti di ricerca, pari a complessive 4.497 unità, di cui 2.135 vincitori ed idonei di concorsi pubblici e 2.362 vincitori delle progressioni verticali riservate al personale già in servizio ed il cui onere di spesa è stato calcolato sul differenziale stipendiale, per un onere complessivo pari a circa 9 milioni di euro per l'anno 2007 ed a circa 84 milioni di euro a decorrere dall'anno 2008;
in base all'allegata tabella dei contingenti assegnati a ciascuna amministrazione ed ente del suddetto decreto, al ministero della giustizia venivano assegnate 274 autorizzazioni, di cui 230 cancellieri C1 da attingere alle graduatorie formatesi dall'esplicazione del detto concorso per esami a 443 posti di ufficiale giudiziario;
tra il 25 febbraio ed il 31 maggio 2008, si è dato luogo all'assunzione di un contingente di personale idoneo, attingendo alle graduatorie distrettuali di 230 cancellieri C1;
a tutt'oggi rimangono da assumere 100 vincitori del suddetto concorso;
numerose interrogazioni parlamentari hanno evidenziato le gravi carenze dell'organico, lo stallo della macchina della giustizia e l'appesantimento delle procedure burocratiche, soprattutto negli uffici e nelle cancellerie del Sud: tutti fattori che hanno determinato l'allarmante fase di crisi che attraversa l'amministrazione giudiziaria;
ai fini dell'attuazione della «riforma giustizia», il ministero della giustizia è tenuto a prendere decisioni concrete e particolari in relazione al personale da assumere, così come disposto dall'articolo 39, comma 3-ter, della legge n. 449 del 1997 (legge finanziaria per il 1998);
alla luce di quanto esposto è palese l'esigenza oramai indifferibile di procedere all'assunzione dei rimanenti 100 idonei del concorso in oggetto -:
quali iniziative abbia intenzione di adottare al fine di dare seguito alle assunzioni dei rimanenti idonei del concorso per esami a 443 posti di ufficiale giudiziario C1, pubblicato nella Gazzetta ufficiale, 4a serie speciale, n. 98, del 13 dicembre 2002, anche in ottemperanza alle precedenti leggi finanziarie esposte in premessa, seguendo le modalità di assorbimento del personale risultato idoneo nell'ambito distrettuale o interdistrettuale, anche utilizzando le graduatorie distrettuali degli idonei tra le regioni confinanti privi di idonei e con gravi carenze di organico.(3-00238)
(18 novembre 2008)

Iniziative del Governo per limitare o sospendere l'arrivo in Italia di nuovi lavoratori stranieri, in considerazione dell'impossibilità di assorbire nuova manodopera per effetto della crisi economica in atto - 3-00239

COTA, LUCIANO DUSSIN, DAL LAGO, REGUZZONI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BRIGANDÌ, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOGLIATO, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIBELLI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, LUSSANA, MACCANTI, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MONTAGNOLI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SALVINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa si apprende che tra pochi giorni verrà adottato il decreto flussi per il 2008, che prevederà 170 mila ingressi, quanti previsti per il 2007, con alcune importanti novità;
in particolare, una quota consistente di questi ingressi dovrebbe essere riservata alle cosiddette «badanti» e si dovrebbero utilizzare le domande già presentate in occasione del decreto flussi per il 2007;
appare, ad avviso degli interroganti, apprezzabile, oltre che il contenimento dei nuovi ingressi e la razionale utilizzazione delle pratiche già avviate, l'introduzione di un criterio più stringente per le domande presentate da datori di lavoro stranieri, che dovranno essere muniti della carta di soggiorno, in modo da evitare domande presentate da finti datori di lavoro titolari di permessi di breve durata;
la situazione di crisi economica a livello europeo e mondiale, che sta investendo, seppure con effetti sinora meno drammatici che altrove, anche l'Italia, impone, tuttavia, di assumere atteggiamenti responsabili per evitare riflessi pesanti sull'occupazione;
in questo quadro la Lega Nord ha avanzato la proposta di una moratoria di due anni sui flussi di ingresso degli extracomunitari, proprio in considerazione della necessità di salvaguardare i lavoratori italiani e gli stessi lavoratori stranieri, che potrebbero rimanere senza lavoro per effetto della crisi economica;
la moratoria proposta è assimilabile a quella adottata dall'Unione europea nel 2004, quando ci fu l'allargamento dell'Unione europea ad altri dieci Paesi e si decise di avviare un opportuno monitoraggio prima di consentire una completa mobilità dei lavoratori;
anche dal mondo del lavoro e del sindacato si sono levate voci a favore di questa moratoria proposta dalla Lega Nord: a fronte delle dichiarazioni del segretario generale della Cgil Epifani, che chiede un ampliamento dei flussi, si registra, infatti, la richiesta del segretario della Cgil di Treviso Paolino Barbiero, che sarà formalizzata giovedì 20 novembre 2008 al «tavolo» sui problemi del lavoro convocato dalla provincia, di bloccare i flussi di ingresso dei lavoratori stranieri -:
quali iniziative il Governo intenda assumere al fine di limitare o sospendere l'arrivo in Italia di nuovi lavoratori stranieri, in considerazione dell'impossibilità di assorbimento di nuova manodopera per effetto della crisi economica in atto.(3-00239)
(18 novembre 2008)

Iniziative per garantire la sicurezza dei cittadini e la legalità con riferimento alle azioni delittuose e alle intimidazioni della criminalità organizzata - 3-00240

CICCHITTO, BOCCHINO e LA LOGGIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
le gravi intimidazioni perpetrate dalla mafia nei confronti del presidentedegli industriali della provincia di Agrigento, nonché vice presidente di Confindustria Sicilia, Giuseppe Catanzaro, fortemente impegnato nel contrasto delle organizzazioni mafiose e, in particolare, contro la pratica delle estorsioni, destano viva preoccupazione ed inquietudine;
la lotta delle forze dell'ordine e della magistratura contro le organizzazioni mafiose, che ha indubbiamente conseguito successi importantissimi, deve essere portata avanti con rinnovato vigore, al fine di rimuovere pratiche delinquenziali ancora diffuse, come quella delle estorsioni nei confronti di imprenditori e commercianti, che, oltre ad essere del tutto inaccettabili, costituiscono una remora grave allo sviluppo economico della regione Sicilia -:
quali iniziative siano state adottate e si intendano adottare per garantire la sicurezza dei cittadini e la legalità nei confronti delle azioni delittuose e delle intimidazioni della malavita organizzata, sia in Sicilia, sia in tutto il territorio nazionale, per infliggere un colpo definitivo alla mafia.(3-00240)
(18 novembre 2008)

MOZIONI VELTRONI ED ALTRI N. 1-00057, STRACQUADANIO ED ALTRI N. 1-00062, CASINI ED ALTRI N. 1-00063 ED EVANGELISTI ED ALTRI N. 1-00064 CONCERNENTI DETRAZIONI FISCALI PER I REDDITI DA LAVORO DIPENDENTE E DA PENSIONE E MISURE DI FINANZA PUBBLICA PER LA RIDUZIONE DELLA PRESSIONE FISCALE SULLE FAMIGLIE E A FAVORE DELLE PERSONE CHE PERDONO IL LAVORO

Mozioni

La Camera,
premesso che:
si sta vivendo una fase di emergenza che dall'economia finanziaria, data la dimensione e la diffusione dei soggetti coinvolti, si sta rapidamente estendendo all'economia reale, attivando un circolo vizioso dal quale ancora non si vede via d'uscita. La mancanza di fiducia si sta espandendo: le imprese cominciano ad avvertire la stretta creditizia, i piani di investimento sono tagliati, i consumi ristagnano e probabilmente si indeboliranno ulteriormente. Vi sono tutte le premesse per una rapida e consistente caduta della domanda aggregata;
per l'area euro lo scenario è segnato da un azzeramento della crescita nel 2009. In Italia la crescita del prodotto interno lordo nel 2009 sarà probabilmente negativa, per la prima volta da anni, con stime che oscillano tra 0,1 per cento (Fondo monetario internazionale) e 0,8 (Ref), perché il nostro Paese si è trovato ad essere travolto dalla bufera finanziaria mondiale mentre già stava sperimentando un rallentamento ciclico: gli indicatori congiunturali riferiti ai periodi precedenti la crisi segnalavano una crescita già compromessa su cui si vanno ad innestare gli effetti dello sfavorevole scenario internazionale;
uno snodo sarà rappresentato dalla modesta, se non negativa, evoluzione del reddito disponibile delle famiglie, influenzata non solo dall'insufficiente dinamica di salari, stipendi e pensioni, ma anche dall'automatico aumento dell'imposta personale connesso al «drenaggio fiscale» e dal rischio che molte persone, nei prossimi mesi, perdano il loro posto di lavoro e non vengano compensate da un'adeguata copertura sociale ed assicurativa, a causa della incompletezza del nostro sistema di welfare nei confronti di alcuni settori produttivi, così come di alcune tipologie di contratto di lavoro;
uno snodo altrettanto importante è il rischio di contrazioni nella disponibilità di credito, soprattutto a carico delle piccole e medie imprese e delle imprese del Mezzogiorno, le quali hanno perduto, con la manovra finanziaria triennale dell'estate 2008, lo strumento del credito d'imposta automatico sui nuovi investimenti;
intanto l'inflazione tendenziale è superiore alla media europea: essa non è ascrivibile né alla domanda interna, né alle retribuzioni e, quindi, si scarica sui redditi medi e bassi. L'Istituto nazionale di statistica stima che l'indice nazionale deiprezzi al consumo per l'intera collettività, relativo al mese di ottobre 2008, presenti una variazione di + 3,5 per cento rispetto allo stesso mese dell'anno precedente;
malgrado il Governo abbia riconosciuto che l'Italia si trova in una fase di emergenza economica (tanto da rivedere al ribasso le stime di crescita del prodotto interno lordo per il 2008 e per i prossimi anni), la nota di aggiornamento al documento di programmazione economico-finanziaria mantiene sostanzialmente inalterati gli obiettivi rispetto al documento di programmazione economico-finanziaria di giugno 2008, fingendo che nulla sia accaduto negli ultimi mesi, ad esempio confermando un obiettivo di inflazione programmata all'1,5 per cento per il 2009 e così scaricando, attraverso i rinnovi contrattuali, soltanto sui lavoratori l'onere degli aggiustamenti;
sempre la nota di aggiornamento mantiene per tutto il periodo di previsione un livello molto elevato di pressione fiscale, che solo a partire dal 2012 scenderà sotto il 43 per cento, con una ricomposizione del gettito che vede aumentare le entrate da imposte dirette e diminuire quelle da imposte indirette, accentuando così una storica distorsione strutturale del sistema fiscale italiano al confronto con quello degli altri Paesi dell'Unione europea. L'aumento del gettito derivante dalle imposte dirette prefigura un ulteriore appesantimento del carico gravante sui redditi da lavoro e da pensione, già duramente colpiti dall'aumento dell'inflazione dei mesi passati, accentuando l'effetto depressivo della strategia economica del Governo;
il disegno di legge finanziaria per il 2009 è coerente con la politica economica sin qui seguita dal Governo e, pertanto, non contiene misure a sostegno della crescita, mentre sarebbe necessario rivedere la scelta di concentrare tutta l'azione economico-finanziaria nel decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, che poggiava su una dinamica del prodotto interno lordo decisamente migliore, seppur modesta (+0,9 per cento nel 2009 rivisto poi a +0,5 per cento nella nota di aggiornamento), predisponendo ulteriori interventi legislativi che contrastino la fase di recessione economica in atto;
recentemente le autorità europee hanno annunciato uno sforzo comune per fermare la crisi finanziaria. Nelle circostanze attuali, tuttavia, non è scontato che la politica monetaria da sola riesca a contrastare la caduta della domanda aggregata. Se la stretta creditizia e la mancanza di fiducia riducono la spesa per investimenti e consumi, l'onere di sostenere l'economia dovrà coinvolgere anche la politica fiscale;
in generale, in Europa e negli Stati Uniti si apriranno spazi all'operare degli stabilizzatori automatici o a politiche fiscali di segno espansivo. Tali politiche stanno già tornando in campo, ma in modo ancora non coordinato (si veda la decisione della Francia di rinviare la scadenza per il pareggio di bilancio). È, invece, indispensabile il coordinamento delle politiche di bilancio anticicliche per sostenere il potere d'acquisto delle famiglie e la crescita. Alcuni spazi si sono aperti già con il Consiglio Ecofin del 7 ottobre 2008, che ha stabilito che l'applicazione del patto di stabilità e crescita debba riflettere le attuali circostanze eccezionali, in conformità alle disposizioni del patto stesso;
a Bruxelles, dati i problemi presenti in tutti i Paesi membri, vi sono le condizioni per procedere sul percorso di coordinamento delle politiche di bilancio finalizzato ad un intervento concertato e contestuale di riduzione delle imposte, che darebbe un immediato sostegno alla domanda interna e alla crescita e avrebbe effetti moltiplicativi significativi, considerato il livello di integrazione tra i Paesi, poiché ciascuno di essi vende oltre la metà delle proprie esportazioni ad un altro Paese membro. L'intervento non comprometterebbe gli obiettivi di bilancio di medio periodo, in quanto stimolerebbe crescitae gettito e non sarebbe alternativo ad altre proposte in campo, orientate a sostenere la spesa in conto capitale, ed è l'unico in grado di produrre effetti nel breve periodo;
data la necessità di un intervento diffuso a livello europeo, come esattamente usare la politica fiscale per sostenere la domanda dipende dalle circostanze di ogni Paese. È possibile migliorare il rapporto deficit/prodotto interno lordo, puntando ad innalzare, con la politica di bilancio, il denominatore (prodotto interno lordo), mentre ostinarsi sul numeratore potrebbe rivelarsi controproducente attraverso un inasprimento degli effetti depressivi. Nel nostro Paese occorrerebbe allentare la pressione fiscale, soprattutto sui redditi da lavoro e da pensione medio-bassi, cioè quelli che più subiscono il costo della recessione, e che, allo stesso tempo, se sostenuti, renderebbero la manovra più efficace, perché i bassi redditi hanno una propensione al consumo elevata;
sarebbe necessario, inoltre, individuare e attuare subito misure volte a sostenere il reddito degli «incapienti», cioè di coloro che hanno un reddito così basso da non poter beneficiare da una riduzione dell'imposta sul reddito perché sono esenti;
sarebbe necessario, e oltremodo urgente, estendere in modo universale la copertura assicurativa dal rischio di disoccupazione, per evitare che l'incalzare della crisi e l'aumento della disoccupazione si ripercuota in modo drammatico sulle condizioni sociali di vasti strati di famiglie e, quindi, sulla loro capacità di consumo;
queste misure hanno il vantaggio di agire su entrambi i lati, della domanda e dell'offerta: incrementano la domanda, perché sono rivolti alle famiglie con la più alta propensione al consumo, e incrementano l'offerta, perché inducono le persone a lavorare di più senza aumentare il costo del lavoro per le imprese. E poiché queste misure potrebbero ridurre l'economia sommersa, avrebbero effetti limitati sul bilancio dello Stato;
senza intervenire su tali nodi, le previsioni di pareggio di bilancio pubblico al 2011 rimarranno sulla carta. Anzi, si rischia di innescare un circolo vizioso tra misure depressive e minori entrate per i bilanci pubblici,

impegna il Governo:

a sollecitare i partner dell'eurogruppo a varare una politica di bilancio coordinata ed adeguata alle condizioni del ciclo, finalizzata alla realizzazione di un intervento concertato e contestuale di riduzione della pressione fiscale sulle famiglie in tutti i Paesi membri;
coerentemente, a rimodulare il percorso di raggiungimento del pareggio del bilancio delle pubbliche amministrazioni, destinando le risorse liberate a misure di sostegno della domanda interna;
ad attuare tali misure mediante la riduzione delle imposte gravanti sui redditi da lavoro e da pensione, da realizzarsi innalzando le detrazioni fiscali, un incentivo finanziario riconosciuto in modo automatico, in grado di raggiungere una vasta platea di cittadini, per un importo medio di 400 euro annui;
qualora la detrazione sia di ammontare superiore all'imposta dovuta, a riconoscere un credito di ammontare pari alla quota di detrazione che non ha trovato capienza nella imposta stessa;
a riconoscere la detrazione già nel 2008, attraverso la corresponsione dello sgravio in un'unica soluzione in corrispondenza del pagamento della tredicesima mensilità;
ad utilizzare i margini resi disponibili dalla rimodulazione degli aggregati a medio termine di finanza pubblica per coprire adeguatamente l'estensione, anche soltanto transitoria e straordinaria, della protezione sociale a sostegno delle persone che perdono il lavoro.
(1-00057)
«Veltroni, Soro, Sereni, Bressa, Baretta, Fluvi, Bersani, Franceschini, Damiano, Letta,Ventura, Giachetti, Quartiani, Agostini, Albonetti, Amici, Argentin, Bachelet, Barbi, Bellanova, Benamati, Berretta, Bindi, Binetti, Bobba, Bocci, Boccia, Boccuzzi, Boffa, Bonavitacola, Bordo, Bossa, Braga, Brandolini, Bratti, Bucchino, Burtone, Calearo Ciman, Calgaro, Calvisi, Capano, Capodicasa, Cardinale, Carella, Enzo Carra, Marco Carra, Castagnetti, Causi, Cavallaro, Ceccuzzi, Cenni, Cesario, Ciriello, Codurelli, Colaninno, Colombo, Concia, Corsini, Coscia, Cuomo, Cuperlo, Dal Moro, D'Alema, D'Antona, D'Antoni, De Biasi, De Micheli, De Pasquale, De Torre, D'Incecco, Duilio, Esposito, Fadda, Gianni Farina, Farinone, Fassino, Fedi, Ferranti, Ferrari, Fiano, Fiorio, Fioroni, Fogliardi, Fontanelli, Froner, Gaglione, Garavini, Garofani, Gasbarra, Gatti, Genovese, Gentiloni Silveri, Ghizzoni, Giacomelli, Ginefra, Ginoble, Giovanelli, Gnecchi, Gozi, Grassi, Graziano, Iannuzzi, La Forgia, Laganà Fortugno, Lanzillotta, Laratta, Lenzi, Levi, Lo Moro, Lolli, Losacco, Lovelli, Lucà, Lulli, Luongo, Lusetti, Madia, Mantini, Maran, Marantelli, Marchi, Marchignoli, Marchioni, Margiotta, Mariani, Cesare Marini, Marrocu, Martella, Pierdomenico Martino, Mastromauro, Mattesini, Mazzarella, Melandri, Melis, Giorgio Merlo, Merloni, Meta, Migliavacca, Miglioli, Minniti, Miotto, Misiani, Mogherini Rebesani, Morassut, Mosca, Mosella, Motta, Murer, Naccarato, Nannicini, Narducci, Nicolais, Oliverio, Andrea Orlando, Arturo Mario Luigi Parisi, Pedoto, Peluffo, Mario Pepe (PD), Pes, Piccolo, Picierno, Pistelli, Pizzetti, Pollastrini, Pompili, Porta, Portas, Rampi, Realacci, Recchia, Ria, Rigoni, Rosato, Rossa, Rossomando, Rubinato, Rugghia, Antonino Russo, Samperi, Sanga, Sani, Santagata, Sarubbi, Sbrollini, Scarpetti, Schirru, Servodio, Siragusa, Sposetti, Strizzolo, Tempestini, Tenaglia, Federico Testa, Tidei, Tocci, Touadi, Trappolino, Tullo, Livia Turco, Vaccaro, Vannucci, Vassallo, Velo, Verini, Vernetti, Vico, Villecco Calipari, Viola, Zaccaria, Zampa, Zucchi, Zunino».
(5 novembre 2008)

La Camera,
premesso che:
dovranno essere adottati provvedimenti sulla base delle conclusioni del vertice G20 di Washington del 15 novembre 2008, di quelle dell'Ecofin del 4 novembre 2008 e dell'Eurogruppo del 3 novembre 2008, in cui - tra l'altro - è stata confermata una proiezione di deficit, che, nonostante la crisi finanziaria internazionale, vede l'Italia registrare dati migliori di Francia, Inghilterra e Spagna, delle conclusioni dell'Ecofin del 7 ottobre 2008 e dell'Eurogruppo del 6 ottobre 2008 e di quelle del G7 di Washington dell'11 ottobre 2008;
il Fondo monetario internazionale, nel rapporto semestrale World economic outlook dell'8 ottobre 2008, prevede per l'economia mondiale una fase di grave rallentamento della crescita e, in particolare, una crescita dell'economia della zona euro intorno all'1,3 per cento nel 2008, destinata a frenare ulteriormente nel 2009, fermandosi allo 0,2 per cento;
gli effetti della crisi economica avranno riflessi sul tasso di variazione del prodotto interno lordo;
devono essere considerate le indicazioni contenute nel libro verde sulla spesa pubblica del 6 settembre 2007, realizzato dalla commissione tecnica sulla finanza pubblica istituita dal Ministro dell'economia e delle finanze pro tempore, professor Tommaso Padoa Schioppa;
devono essere confermati gli obiettivi di finanza pubblica per il triennio 2009-2011 e di «messa in sicurezza» del bilancio dello Stato, approvati dal Parlamento attraverso la conversione in legge del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, operata dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, recante «Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria», contenente la programmazione triennale tesa al raggiungimento del pareggio di bilancio entro l'esercizio 2011 e con la conseguente opportunità - a decorrere dal 2012 - di generare un avanzo in grado di avviare la graduale riduzione dell'indebitamento pubblico;
deve essere ribadito il valore strategico - ai fini dell'implementazione in Italia della cosiddetta «strategia di Lisbona», adottata dall'Unione europea nel Consiglio europeo di Lisbona del marzo 2000 e volta a «fare dell'Unione europea l'economia più competitiva del mondo» - delle misure adottate con l'approvazione dei disegni di legge collegati alla legge finanziaria e derivanti dallo stralcio del disegno di legge n. 1441 presentato dal Governo alla Camera dei deputati il 2 luglio 2008, recante «Misure per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria»;
devono essere confermati gli obiettivi fondamentali di politica economica indicati nel documento di programmazione economico-finanziaria 2009-2013, e cioè:
a) ridurre il costo complessivo dello Stato, invertendo la tendenza storica al suo aumento, senza «mettere le mani nelle tasche» dei cittadini con nuove tasse a loro carico e senza ridurre i servizi e le garanzie sociali essenziali, operando sulla riduzione della spesa pubblica e sui tagli agli sprechi nella pubblica amministrazione in tutte le sue emanazioni centrali e periferiche;
b) rendere più efficace l'azione della pubblica amministrazione, in base all'idea essenziale che non sono i cittadini al servizio dello Stato, ma lo Stato al servizio dei cittadini, per raggiungere il risultato di uno Stato che rende di più e costa di meno, in un nuovo modello istituzionale basato sul federalismo e sulla conseguente maggiore responsabilizzazione di tutti i livelli di governo di fronte ai cittadini;
c) ridurre il peso burocratico che grava sulla vita dei cittadini, liberandoli dalla ragnatela della burocrazia superflua, aumentando corrispondentemente il loro senso di fiducia nello Stato a vantaggio del tempo libero e di quello lavorativo;
d) spingere l'apparato economico verso lo sviluppo, rimuovendo vincoli ed agendo sulla sburocratizzazione e semplificazione, introducendo meccanismi di fiscalità di vantaggio per favorire investimenti nelle aree meridionali, concentrando ed applicando la forza della pubblica amministrazione sui punti che sono essenziali, in combinazione con l'azione delle imprese, realizzando forme concrete di sussidiarietà orizzontale e verticale, anche per raggiungere la migliore efficienza ed efficacia dei servizi di pubblica utilità;
l'importante azione intrapresa dal Governo, con i provvedimenti collegati alla legge finanziaria, è tesa alla liberalizzazione del sistema economico, alla differenziazione delle fonti di energia, al fine di ridurre il gap esistente tra l'Italia e i suoiconcorrenti e rendere più attraente il sistema economico agli investimenti esteri, anche mediante un rafforzamento del sistema della certezza del diritto, in primo luogo attraverso la riforma del processo civile;
l'indifferibile conversione in legge dei decreti-legge, recanti «Misure urgenti per garantire la stabilità del sistema creditizio e la continuità nell'erogazione del credito alle imprese» e «Ulteriori misure urgenti per garantire la stabilità del sistema creditizio», già in corso di approvazione, avrà l'effetto primario - senza previsione immediata di costi per lo Stato - di fornire al sistema creditizio idonee garanzie che impediscano di tradurre gli effetti della crisi finanziaria in una restrizione dei livelli di credito erogati al sistema di imprese, che - a sua volta - metterebbe a rischio migliaia di posti di lavoro garantiti dalla vasta rete di imprese di medio-piccole dimensioni, scarsamente patrimonializzate e bisognose del ricorso al credito bancario;
la positiva conclusione del negoziato per i rinnovi contrattuali del pubblico impiego determinerà, nelle prossime settimane, un miglioramento del potere d'acquisto delle famiglie dei lavoratori della pubblica amministrazione;
in tale quadro di risposta alla crisi economica e finanziaria, insieme agli interventi di sostegno a lavoratori e famiglie, lo sviluppo della rete infrastrutturale ed il sostegno al tessuto imprenditoriale assumono un ruolo strategico per la crescita,

impegna il Governo:

ad adottare ogni iniziativa in coerenza e unità d'intenti e d'azione con gli indirizzi espressi dall'Unione europea;
ad adottare tempestivamente i provvedimenti necessari ad attuare in Italia le decisioni comuni assunte in sede G20, Ecofin e Eurogruppo;
a dare rapida attuazione alle misure di sostegno al reddito dei meno abbienti, già approvate dal Parlamento, con particolare riferimento alla social card, per sostenere, in particolare, le famiglie numerose e quelle con disabili e anziani non autosufficienti;
a tradurre in proposte operative e condivise - conclusa la consultazione in atto - le indicazioni del libro verde sul futuro del modello sociale, predisposto dal Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali;
a rendere permanenti le misure di salvaguardia del potere di acquisto delle famiglie previste nel decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93, contenente «Disposizioni urgenti per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie», convertito, con modificazioni, dalla legge 24 luglio 2008, n. 126, con particolare riferimento alla soppressione dell'ici sulle prime abitazioni e alle agevolazioni fiscali per il lavoro straordinario e altre componenti del reddito da lavoro dipendente correlate ad aumenti di produttività;
a predisporre un provvedimento comprendente misure necessarie e urgenti di sostegno alle famiglie e alle imprese, con l'obbiettivo di incrementare la crescita del prodotto interno lordo, fermi restando gli obiettivi di finanza pubblica;
a valutare, nella predisposizione di tale provvedimento, l'opportunità dell'adozione di alcune misure a favore delle imprese, quali:
a) disciplina dell'iva per cassa e rimborsi iva in tempi certi e accelerati;
b) nuove procedure di pagamento dei fornitori della pubblica amministrazione che garantiscano tempi certi e accelerati;
c) parziale riduzione dell'irap, con priorità sulla base imponibile relativa al costo del lavoro, alla quale fare fronte attraverso un'equivalente riduzione dei sussidi alle imprese;
d) nuove misure di detassazione del reddito d'impresa e di lavoro autonomo reinvestito;
e) sterilizzazione degli studi di settore nei prossimi anni, ovvero rendere gli studi di settore fiscalmente equi ed efficaci, attraverso una rappresentazione reale delle condizioni economiche e finanziarie del Paese, tenuto conto che l'impatto dei nuovi studi sta diventando eccessivamente oneroso per i contribuenti: infatti, il numero dei soggetti non congrui è passato dal 15 per cento per l'anno fiscale 2006 all'attuale 50 per cento per l'anno fiscale 2007 e si stima che l'impatto della crisi economica in atto comporterà la non congruità al 70 per cento dei casi, con un insostenibile «shock fiscale» per le piccole e medie imprese, che rappresentano la spina dorsale della nostra struttura produttiva;
a valutare, nella predisposizione di tale provvedimento, l'opportunità dell'adozione di misure a favore delle famiglie, quali:
a) misure che tengano conto - ferme restando le indicazioni contenute nel documento di programmazione economico-finanziaria circa il tasso di inflazione programmato - di quanto potrà emergere dal tavolo del negoziato interconfederale per la definizione dei parametri a cui riferire il recupero del potere d'acquisto delle retribuzioni e delle pensioni;
b) misure di rafforzamento del sistema degli ammortizzatori sociali, da realizzare anche potenziando l'impegno diretto delle parti sociali negli enti bilaterali; in tale ambito vanno valutati interventi specifici a favore delle forme di lavoro flessibile;
c) negoziazione con la grande distribuzione e con le principali categorie rappresentative degli esercenti commerciali per raggiungere accordi di contenimento e stabilizzazione dei prezzi di generi di prima necessità, come già realizzato in passato;
d) specifiche deduzioni fiscali a favore delle famiglie con figli;
e) incremento del maggiore potere d'acquisto realizzato attraverso la social card in favore degli anziani che costituiscono un nucleo familiare composto da una sola persona;
f) ulteriori strumenti a disposizione dei cittadini per la rinegoziazione di mutui immobiliari;
g) misure per allineare la velocità di variazione dell'andamento dei prezzi al consumo dei combustibili per autotrazione in relazione alla variazione del prezzo delle materie prime;
h) accelerazione dell'implementazione del «piano casa», previsto dall'articolo 11 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, attraverso la presentazione del previsto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri alla conferenza unificata;
a sollecitare l'Unione europea a predisporre strumenti finanziari adeguati a rendere più efficiente la raccolta dei capitali necessari alla realizzazione in tempi rapidi delle reti infrastrutturali europee;
a dare rapida attuazione alle delibere del Comitato interministeriale per la programmazione economica, concernenti la realizzazione dei progetti infrastrutturali già deliberati, in particolare nelle aree al Nord e al Sud del Paese, dove la carenza di infrastrutture costituisce un freno allo sviluppo e alla crescita;
ad assumere, attraverso il Comitato interministeriale per la programmazione economica, le necessarie delibere per la realizzazione delle infrastrutture previste nei diversi documenti di finanza pubblica e negli atti di indirizzo parlamentari già approvati.
(1-00062)
«Stracquadanio, Caparini, Iannaccone, Corsaro, Cazzola, Baldelli, Zorzato, Gava, Maria Rosaria Rossi, Mistrello Destro».
(17 novembre 2008)

La Camera,
premesso che:
la recessione economica mondiale, innescata dalla bolla immobiliare americana e dalla crescita del costo delle materie prime, si è ulteriormente aggravata nell'ultimo trimestre con la crisi bancaria apertasi con il fallimento della società Lehman Brothers;
il prodotto interno lordo italiano nel terzo trimestre del 2008 è calato dello 0,5 per cento rispetto al trimestre precedente e dello 0,9 per cento rispetto al terzo trimestre 2007, decretando la recessione tecnica del nostro Paese, in quanto è il secondo trimestre consecutivo che si registra il prodotto interno lordo in calo congiunturale;
l'Istat ha fornito contestualmente anche il quadro di riferimento internazionale, segnalando come la frenata italiana sia più brusca di quella di molte altre economie. Nel terzo trimestre 2008 il prodotto interno lordo è diminuito in termini congiunturali dello 0,1 per cento negli Stati Uniti, dello 0,5 per cento nel Regno Unito e in Germania. In termini tendenziali, il prodotto interno lordo è cresciuto dello 0,8 per cento negli Stati Uniti e in Germania e dello 0,3 per cento nel Regno Unito;
la legge finanziaria per il 2009, approvata in prima lettura il 13 novembre 2008 dalla Camera dei deputati, traendo origine dal decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, è una finanziaria che non affronta i nuovi problemi emersi dopo la tempesta finanziaria ed economica che ha colpito il nostro Paese;
con la manovra licenziata dalla Camera dei deputati ci si limita a descrivere un Paese in condizioni di normalità, che rende operativi i tagli lineari sulla scuola, sull'università, sui comuni, sulla sicurezza decisi a luglio 2008, senza prevedere alcuna misura di sviluppo e di sostegno alle famiglie e alle imprese;
nel 2007 i poveri in Italia (12,8 per cento dell'intera popolazione) erano 7 milioni 542 mila, mentre le famiglie povere raggiungevano quota 2 milioni 653 mila (11,1 per cento di quelle residenti sul territorio);
tra mutui ipotecari, rette scolastiche ed universitarie e le rate per l'acquisto di beni mobili (arredamento, auto ed altro) le famiglie italiane risultano fortemente indebitate e tale disagio è confermato dal boom dei pignoramenti registrato in questi ultimi mesi;
è illusorio, seppur auspicabile, secondo quanto recita un articolo del disegno di legge finanziaria per il 2009, destinare alle famiglie le maggiori risorse che saranno disponibili nel corso del 2009, quando da tutti gli analisti è stato lanciato l'allarme del rischio di passare nel 2009 dalla recessione alla depressione;
il mondo delle imprese, in particolare quelle del Sud, è in evidente sofferenza: nei primi 9 mesi del 2008 hanno chiuso 336.846 aziende. Il saldo, dato dalla differenza tra iscritte e cessate, è stato pari a -13.184, mentre nel 2006 il saldo era, addirittura, pari a + 46.875. A livello territoriale, sono le regioni del Sud a pagare il prezzo più alto, mentre per quanto riguarda i settori tiene ancora l'artigianato, ma peggiora drammaticamente il commercio, soprattutto i negozi di vicinato schiacciati dalla concorrenza dei grandi centri commerciali e dalla poca propensione al consumo delle famiglie italiane, con una perdita di posti di lavoro stimabili in 100.000 unità (studio Cgia di Mestre);
dai dati Istat emerge che la produzione industriale a settembre 2008 è diminuita dello 0,4 per cento rispetto a settembre 2007 e del 2,1 per cento rispetto ad agosto 2008, mentre l'indice della produzione corretto per giorni lavorativi ha registrato un calo tendenziale del 5,7 per cento;
il Bollettino della Banca d'Italia registra, per il 2009, segnali di ridimensionamento dei piani di investimento nel settore industriale;
in un periodo di recessione è fondamentale alimentare il flusso dei prestiti alle imprese e alle famiglie da parte delle banche, evitando, grazie all'intervento dello Stato, una stretta sul credito, mentre l'indice delle condizioni di accesso al credito, che segnava un andamento negativo di -17,9 al 15 ottobre 2008, è passato a -29 alla fine dello stesso mese;
non è solo la Banca d'Italia a segnalare l'esistenza di un credit crunch: secondo l'osservatorio del Cna, infatti, sono aumentate le revoche delle richieste di affidamento, accompagnate da un crollo della disponibilità del credito, oltre ad un raddoppio dei tempi per le pratiche;
in attesa che venga adottato un nuovo sistema di governo della finanza mondiale, che faccia tesoro dell'esperienza recente, e che i provvedimenti finanziari vengano concertati, giustamente, a livello europeo, gli interventi per sostenere lo sviluppo economico devono essere tarati in base alle specificità del nostro Paese e, soprattutto, devono essere di sistema e non ridotti a qualche intervento tampone per questo o quel settore;
è necessario prevedere, dunque, interventi che abbiano sia un impatto congiunturale che di sistema, dando ossigeno all'economia reale per il breve periodo e cercando di sfruttare l'occasione per misure strutturali che intervengano sulla competitività del sistema Paese;
per favorire la crescita è necessario, quindi, intervenire utilizzando la leva monetaria, con un ribasso dei tassi di interesse, ed impiegando quella della spesa pubblica unita ad un calo della pressione fiscale;
per farsi promotrice della ripresa dell'area euro e per evitare che i deficit pubblici dei Paesi membri aumentino comunque per effetto della crisi, l'Unione europea dovrebbe adottare criteri più flessibili in merito all'applicazione dei parametri previsti dal Trattato di Maastricht, ferma restando l'esigenza del loro rispetto;
gli accordi di Washington tra i leader dei Paesi del G20 per il rilancio dell'economia mondiale prevedono un piano con misure coordinate per la ripresa economica mondiale: l'Italia si è impegnata a mettere in campo 80 miliardi di euro, pari a 5 punti di prodotto interno lordo,

impegna il Governo:

a realizzare una riqualificazione della spesa «sostenibile», evitando cioè che interventi drastici di contenimento della spesa taglino indistintamente tutti i capitoli del bilancio dello Stato, mettendo in crisi tutto il sistema senza salvaguardare i settori strategici e più sensibili della pubblica amministrazione (scuola, università, sicurezza, ricerca ed altri);
a prevedere un grande piano di opere pubbliche per dotare il Paese di un moderno sistema infrastrutturale, utilizzando la leva della spesa pubblica per finanziare la ripresa;
ad adottare misure fiscali agevolative nei confronti delle piccole e medie imprese, che premino il reinvestimento degli utili in ricerca e innovazione, sviluppo sostenibile e risparmio energetico, in investimenti produttivi e per incrementare l'occupazione;
ad adottare provvedimenti che estendano la rete di protezione dei sussidi di disoccupazione, soprattutto per i lavoratori precari, e ad attivare percorsi di riqualificazione e reimpiego di lavoratrici e lavoratori che hanno perso il posto di lavoro, al fine di sostenere la domanda aggregata in questo ciclo;
per le imprese del Sud, a prevedere una fiscalità di vantaggio, anche attraverso la trasformazione dei finanziamenti a fondo perduto con il meccanismo del «credito d'imposta»;
a rafforzare il ruolo dei confidi, ampliandone le capacità di credito e garanzia, al fine di sostenere le piccole e medie imprese, facilitandone l'accesso al credito;
ad introdurre quale misura per assicurare maggiore liquidità alle aziende, il principio di cassa rispetto a quello di competenza, permettendo, cioè, alle imprese la possibilità di liquidare l'iva all'erario solo dopo aver ricevuto il pagamento del corrispettivo, previa verifica della sua accessibilità secondo le normative europee vigenti;
ad adottare interventi tempestivi e concreti in favore delle famiglie italiane, soprattutto quelle con figli, anche valutando l'opportunità di reintrodurre il sistema delle deduzioni fiscali in luogo dell'attuale sistema delle detrazioni, al fine di realizzare un fisco più equo e a misura delle famiglie italiane con carichi familiari.
(1-00063)
«Casini, Vietti, Galletti, Occhiuto, Volontè, Ciccanti, Compagnon, Naro».
(17 novembre 2008)

La Camera,
premesso che:
la crisi finanziaria che abbiamo di fronte ed i suoi effetti, che inevitabilmente nei mesi prossimi si manifesteranno nel nostro Paese con maggiore forza di quanto non sia accaduto finora, impongono l'acquisizione definitiva della consapevolezza che la cosiddetta globalizzazione non è un'astrazione teorica, ma al contrario ha effetti reali e concrete e le sue dinamiche si ripercuotono nella vita quotidiana delle popolazioni coinvolte;
non è possibile pensare al funzionamento del nostro sistema Paese nella stessa ottica di 10 o 15 anni fa: vanno aggiornati i principi, gli strumenti e le regole con cui governare la realtà; l'idea che la dimensione nazionale sia ancora l'unica dalla quale analizzare e declinare la realtà è un errore che potrebbe provocare danni irreparabili;
dalla crisi finanziaria, i cui primi effetti si sono manifestati negli Stati Uniti, e non poteva essere altrimenti, in quanto propaggine più avanzata del sistema economico-finanziario occidentale, si è rapidamente passati ad una crisi economica generalizzata;
l'Europa come entità politica ed economica non può riuscire a mettere al riparo le economie nazionali dei singoli aderenti; una sua maggiore coesione lo avrebbe permesso, ma spesso si sono evidenziate insofferenze acute nei confronti dei vincoli, che una maggiore coesione europea avrebbe imposto ed impone. Proprio il nostro Paese, con i Governi di centro-destra che lo hanno guidato negli ultimi anni, ha manifestato, a più riprese, la sua insofferenza, facendola diventare un tratto distintivo dei medesimi Governi;
all'immediata vigilia del G20 di Washington si è appreso che una delle proposte del nostro Paese sarà quella di prevedere la creazione di controlli più adeguati, uniformi e più «responsabili di tutto il mondo della finanza»;
nel frattempo proprio in Italia un Governo di centro-destra ha proceduto prima a depenalizzare il falso in bilancio ed ora il centro-destra ha proposto al Parlamento specifiche norme definite «salva manager», scegliendo, quindi, ancora una volta la strada della deregolamentazione e dell'abbassamento del livello dei controlli;
è necessario individuare strumenti comuni e coerenti con le nuove realtà sovranazionali, le uniche che possono proteggere i singoli Stati dagli inevitabili effetti di una realtà globale economica, finanziaria e politica, molto più vasta di quella tradizionale; l'adesione a tali realtà non può essere opportunistica ed a corrente alternata, ma responsabilmente convinta;
è necessario accettare il rigore dei vincoli e dei controlli di natura comunitaria ed internazionale, che non possono non regolare i mercati finanziari e la realtà economica, ed è fondamentale studiarne di nuovi e più adeguati;
il nostro Paese registra da anni una difficoltà economica e produttiva divenuta strutturale; la crisi finanziaria si ripercuote, quindi, su un sistema già in sofferenza per la caduta della crescita e dei consumi. Nei prossimi mesi è alto il rischio della perdita di numerosi posti di lavoro, come conseguenza diretta della perdita di fiducia complessiva; diverse aziende, in particolare le piccole e le medie, stanno contraendo la portata dei loro investimenti: è evidente la possibilità di una diminuzione notevole della disponibilità di credito, l'inflazione continua a rimanere da mesi su livelli non più sostenibili ed il suo lieve calo nelle ultime settimane è dovuto agli effetti della recessione;
la nota di aggiornamento al documento di programmazione economico-finanziaria conferma l'obiettivo di inflazione programmata all'1,7 per cento, lasciando che il peso di questa differenza ricada esclusivamente sui lavoratori, che devono fronteggiare un livello di pressione fiscale ancora particolarmente elevato, superiore cioè al 43 per cento, in un sistema complessivo nel quale aumentano le imposte dirette e diminuiscono quelle indirette, distorsione tipica del nostro sistema fiscale. Proprio il carico delle imposte dirette aumenta le difficoltà dei redditi da lavoro e delle pensioni;
appare fondamentale, per sostenere il sistema nel suo complesso, rilanciare i consumi e non pare possibile ottenere tale risultato attraverso esclusivamente l'intervento pubblico, in un contesto nel quale il deficit pubblico, secondo fonti governative, rischia di superare il 3 per cento;
l'abbattimento delle imposte sul lavoro è diventato uno degli obiettivi ribaditi continuamente, ma senza però provvedere a bloccare la crescita della spesa pubblica non si potranno diminuire le tasse sui redditi; il cuneo fiscale non può essere lo strumento principale su cui agire per ottenere tale risultato, poiché una parte fondamentale del cuneo è rappresentato dai contributi previdenziali, che tagliati condannerebbero molti lavoratori italiani a pensioni più basse; tra l'altro, l'unica componente cresciuta dello stipendio dei lavoratori italiani è quella dei contributi previdenziali, anche per i lavoratori subordinati;
bisogna investire per far crescere la produttività del lavoro; senza un suo sensibile aumento, non appare possibile ottenere la crescita delle retribuzioni, mentre è inevitabile intervenire per affermare una redistribuzione coerente dei redditi a favore del lavoro dipendente;
la disuguaglianza dei redditi è cresciuta molto più velocemente della disuguaglianza dei consumi. Le famiglie reagiscono in modo diverso a variazioni permanenti o temporanee dei redditi, poiché cercano di mantenere un livello di consumo stabile nel corso del tempo, mentre risparmio e indebitamento attutiscono le variazioni del reddito da un mese all'altro o da un anno all'altro;
la disuguaglianza dei redditi in Italia è fortemente aumentata nel corso degli ultimi venticinque anni, tanto da porre il nostro Paese tra i più disuguali tra quelli appartenenti all'area dell'Ocse;
è necessario riflettere sulla possibilità e sulla reale convenienza di utilizzare la leva fiscale come unico strumento a sostegno del reddito da lavoro dipendente; tale riflessione non può, però, annullare la consapevolezza della necessità di interventi specifici finalizzati alla detassazione dei redditi da lavoro e delle pensioni medio-basse;
non si può dimenticare il peso sul sistema dei redditi del cosiddetto fiscal drag. Nel nostro Paese, negli anni '70-'80 si è proceduto alla restituzione del fiscal drag con il ricorso al credito d'imposta. Nel 1989 si scelse, invece, la strada della rivalutazione automatica dei limiti degli scaglioni e delle detrazioni a partire dal 1o gennaio 1990; dal 1993 l'eliminazione del drenaggio fiscale ha riguardato solo le detrazioni e non più le aliquote. Nel corso degli anni '90 le leggi finanziarie hannopiù volte sospeso la restituzione del fiscal drag, utilizzando, però, le maggiori entrate fiscali per l'aumento degli assegni al nucleo familiare. La legge finanziaria del centro-sinistra per l'anno 2001 ha sospeso la restituzione del fiscal drag per il 2001, riassorbendola nella riduzione percentuale delle aliquote irpef;
pur essendo un obbligo di legge, dal 2002 in poi il Ministro Tremonti, basandosi su un'interpretazione, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, capziosa e infondata della legge finanziaria per il 2001, ha ritenuto abrogata qualsiasi normativa in materia di fiscal drag;
alcuni economisti hanno calcolato un incremento del gettito per l'anno 2008, dovuto al fenomeno del fiscal drag, pari a circa 3,7 miliardi di euro, quasi la metà dell'incremento totale di gettito previsto per l'irpef;
è altrettanto necessario riflettere sull'opportunità di intervenire con misure finalizzate a regolamentare in maniera coerente il mercato del lavoro, affermando un livello adeguato di sicurezza per i lavoratori. In particolare, appare necessario intervenire a favore delle giovani generazioni, principali protagoniste dell'espansione degli investimenti e dei consumi; in questa ottica appare utile investire sull'attivazione dei necessari ammortizzatori sociali, ripartendo da quelli previsti nel libro bianco di Marco Biagi, ad oggi rimasti inapplicati,

impegna il Governo:

ad assumere le opportune iniziative per ridurre le forme precarie nei rapporti di lavoro;
a introdurre i necessari ammortizzatori sociali, a carattere universalistico, come quelli delineati nella «riforma Biagi»;
ad assumere le opportune iniziative per restituire il drenaggio fiscale alle categorie a reddito medio-basso, a partire dai pensionati più poveri;
a intervenire per sostenere il rilancio dei consumi, anche, ma non solo, attraverso l'intervento pubblico, ed in tale prospettiva, ad introdurre già nel 2008, con la corresponsione della tredicesima mensilità, un'adeguata forma di detassazione capace di aumentare il potere d'acquisto dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, già a partire dal mese di dicembre 2008.
(1-00064)
«Evangelisti, Donadi, Borghesi, Cambursano, Paladini, Porcino, Messina».
(17 novembre 2008)