XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di lunedì 24 novembre 2008

TESTO AGGIORNATO AL 25 NOVEMBRE 2008

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
la crisi finanziaria ha ormai assunto una dimensione di particolare gravità e si sta ripercuotendo sull'economia reale e sulle condizioni di vita degli individui e delle famiglie;
l'economia globale presenta caratteri di forte interdipendenza e pertanto le conseguenze della crisi si trasmettono rapidamente da un Paese all'altro e richiedono politiche coerenti e concordate a livello mondiale;
nello scenario che si va delineando, spetterà soprattutto ai Paesi del G8 di esercitare un'azione di leadership. All'Italia, che si appresta ad assumere la presidenza del G8 per il 2009 e ospiterà il prossimo vertice dei Capi di Stato e di Governo, incombe una particolare responsabilità. Occorrerà dimostrare capacità di indicare soluzioni percorribili ed efficaci, che tengano conto della mutata realtà degli equilibri economici mondiali e, quindi, della necessità di coinvolgere più che in passato i nuovi protagonisti della globalizzazione e le grandi economie emergenti, quali Cina, India, Brasile, Messico, Sudafrica ed Egitto;
un approccio inclusivo, oltre a riflettere le mutate realtà economiche, avrà il vantaggio di ampliare le aree di convergenza e promuovere una più chiara assunzione di responsabilità non solo da parte dei Paesi industrializzati, ma anche di quelli emergenti;
gli sviluppi della crisi finanziaria hanno evidenziato la necessità di una profonda revisione della governance globale sulla base di regole che garantiscano trasparenza e responsabilità, collaborazione tra le autorità di regolazione dei mercati sul piano nazionale e regionale, integrità dei mercati finanziari, revisione del ruolo delle istituzioni finanziarie internazionali;
l'adozione di misure di sostegno all'economia reale diventa urgente per difendere l'occupazione e le imprese, che rischiano di non potere accedere al credito e di vedere quindi pregiudicate le loro prospettive di sviluppo e in alcuni casi minacciata la loro stessa sopravvivenza;
in una prospettiva di recessione delle economie avanzate e di sensibile riduzione dei tassi di crescita dell'economia mondiale, diventa particolarmente urgente portare a conclusione i negoziati del Doha round sul commercio internazionale promossi dall'Organizzazione mondiale del commercio;
la stesse dimensioni globali dell'economia rendono indispensabile l'adozione di principi di sostenibilità. Le risorse del pianeta sono limitate ed è necessario amministrarle in un'ottica che, senza pregiudicare le prospettive di sviluppo economico e di benessere delle popolazioni, tenga conto non solo degli interessi della generazione presente, ma anche di quelli delle generazioni future;
il problema del cambiamento climatico presenta carattere di urgenza. Il negoziato delle Nazioni Unite entra in una fase cruciale in preparazione della conferenza di Copenaghen del dicembre 2009, che dovrebbe segnare un momento fondamentale per l'adozione di misure universalmente condivise da applicare dopo la scadenza degli obblighi derivanti dal protocollo di Kyoto dopo il 2012;
sicurezza ed efficienza energetica sono elementi essenziali per uno sviluppo sostenibile, sia per le economie avanzate che per quelle emergenti e per quelle in via di sviluppo. Occorre promuovere innovazione, nuove tecnologie inclusa quella nucleare, energie rinnovabili ed un equilibrato mix di fonti energetiche;

il deterioramento della situazione economica mondiale rischia di colpire in misura più accentuata le economie dei Paesi in via di sviluppo e, in particolare, di quelli più vulnerabili alla contrazione del commercio internazionale e alla restrizione delle condizioni per l'accesso al credito sui mercati finanziari internazionali;
in queste condizioni diventa più pressante la necessità di adottare tutte le misure indispensabili per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del millennio concordati nell'ambito delle Nazioni Unite e che attengono a diritti fondamentali, quali la salute, l'istruzione, l'alimentazione;
l'instabilità dei prezzi agricoli mondiali negli ultimi mesi e l'aumento del numero delle persone malnutrite a livello mondiale mostrano la drammatica attualità della sfida della sicurezza alimentare. Il G8 ha già dedicato una particolare attenzione a questo tema e ha promosso un rafforzamento del polo romano agroalimentare delle Nazioni Unite. È ora necessario continuare l'azione di impulso di cui l'Italia si è fatta promotrice;
la comunità internazionale resta tuttora impegnata da grandi sfide globali relative alla sicurezza, alla lotta al terrorismo e al crimine organizzato. Sempre più evidente appare il legame tra il terrorismo e i grandi network della criminalità. È, quindi, necessario un approccio globale che guardi alla complessità di tale fenomeno e ne affronti alla radice le cause;
altra questione strategica è certamente quella della lotta alla proliferazione delle armi di distruzione di massa, della sicurezza e del disarmo, anche in vista della conferenza di riesame del trattato di non proliferazione nucleare prevista per il 2010. Su questo argomento alcuni autorevoli esponenti politici di differente estrazione hanno firmato il 24 luglio 2008 un appello pubblico bipartisan, per intraprendere un percorso che conduca all'eliminazione delle armi nucleari;
il G8, a partire dal vertice di Sea Island del 2004, ha dedicato un'attenzione particolare al mantenimento della pace nelle aree post-conflitto. Il problema è tuttora prioritario, in particolare per l'Africa,

impegna il Governo:

ad assicurare, a fronte delle ripercussioni della crisi finanziaria, un'efficace leadership del G8 nell'adozione di misure per sostenere l'economia reale, la produzione e l'occupazione;
a promuovere una riforma dell'architettura finanziaria internazionale che prevenga e contribuisca ad impedire il ripetersi di crisi analoghe a quella attuale, basata su regole trasparenti, obiettivi e strumenti adeguati ad un'economia globalizzata, efficaci meccanismi di sorveglianza e capacità di reazione rapida rispetto ad eventuali situazioni di emergenza;
a rilanciare i negoziati del Doha round in seno all'Organizzazione mondiale del commercio, per giungere ad un accordo ambizioso e equilibrato, e, in tale ambito, a porre maggiore attenzione alla tutela delle produzioni coperte da marchi di origine e al sostegno dei processi di produzione tradizionali a fronte di tentativi di imitazione e di falsificazione;
a proporre formule innovative di maggiore coinvolgimento e responsabilizzazione delle principali economie emergenti nella gestione della globalizzazione, le quali formule dovranno ispirarsi a criteri di inclusività, che, salvaguardando il ruolo centrale e propulsivo del G8, riconoscano l'opportunità di ampliare il quadro di condivisione nella definizione di strategie e di politiche economiche;
ad affrontare con misure concrete le grandi sfide globali e, in particolare, quelle attinenti al cambiamento climatico, alla lotta alla povertà, alla sicurezza alimentare, a un uso sostenibile delle risorse naturali;
a sostenere, in relazione al cambiamento climatico, il processo negoziale delle Nazioni Unite, anche in vista del

post-Kyoto, per giungere ad un accordo che coinvolga, con responsabilità differenziate, tutti i Paesi e, in particolare, quelli le cui economie incidono maggiormente sulle emissioni di gas a effetto serra, utilizzando a tal fine tutti i formati negoziali suscettibili di concorrere ad una positiva conclusione, quali il Major Economies Meeting (MBM), che riunisce insieme ai G8 alcune delle principali economie emergenti;
a mantenere alto l'impegno del G8 sui temi dell'energia, sotto il profilo dell'accesso, della disponibilità e della sicurezza energetica;
a promuovere su scala globale una convergenza delle politiche (economiche, finanziarie, ambientali, energetiche, alimentari) su principi di sostenibilità e uso razionale e responsabile delle risorse;
ad incoraggiare una visione inclusiva della globalizzazione, mirata a combattere l'emarginazione e a favorire la creazione di condizioni idonee allo sviluppo anche nei Paesi più poveri, favorendo a tal fine un ampio ricorso ai molteplici attori e strumenti in grado di generare sviluppo, incentivando, quindi, in aggiunta all'aiuto pubblico, gli investimenti privati, le collaborazioni tra settore pubblico e settore privato, i meccanismi di finanziamento innovativo (come quelli attivati per la ricerca e la distribuzione di vaccini), le iniziative delle autonomie locali (regioni, province, comuni), l'impegno della società civile (organizzazioni non governative, fondazioni ed altri), in modo da convergere verso un rinnovato impegno globale per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del millennio;
a sollecitare un'accentuata attenzione del G8 su alcune criticità dello sviluppo, tra cui, innanzitutto, quella di una sufficiente disponibilità di acqua, in quanto la carenza di risorse idriche costituisce una fonte potenziale di conflitti e al tempo stesso un grave ostacolo allo sviluppo economico e sociale di molti Paesi, dando così attuazione alle decisioni del vertice di Toyako e rilanciando il piano di azione di Evian del G8;
a perseguire l'obiettivo della sicurezza alimentare su scala globale, sostenendo le iniziative promosse dal Segretario Generale delle Nazioni Unite (come la Task Force di alto livello), la Global Partnership per l'agricoltura e l'alimentazione, il rafforzamento e la migliore efficienza delle istituzioni delle Nazioni Unite preposte alla sicurezza alimentare;
a ribadire l'impegno del G8 nel campo della sanità, dove importanti risultati sono stati già raggiunti nella lotta alle malattie infettive e, in particolare all'aids, continuando a sostenere il rafforzamento dei sistemi sanitari e dei sistemi educativi nei Paesi in via di sviluppo, nel quadro delle grandi iniziative lanciate dalle Nazioni Unite e dallo stesso G8;
a riaffermare, sul fronte della lotta al terrorismo, un livello prioritario di attenzione, promuovendo un più forte coordinamento delle attività già poste in essere dal G8, da altri Paesi e da organizzazioni internazionali (innanzitutto le Nazioni Unite) impegnate su tale fronte;
a rafforzare la lotta al crimine organizzato, con un impegno particolare contro il crimine finanziario, il traffico di esseri umani e quello di stupefacenti, nel decennale dell'avvio dei negoziati della convenzione delle Nazioni Unite contro il crimine organizzato (convenzione di Palermo);
ad adoperarsi, insieme ai partner del G8, per il rafforzamento del regime generale di non proliferazione delle armi di distruzione di massa, incentrato sui pertinenti trattati, primo fra questi il trattato di non proliferazione nucleare in vista della conferenza di riesame del 2010;
a promuovere il rapido avvio di un negoziato su un trattato sull'interruzione della produzione di materiale fissile a scopi esplosivi (FMCT), superando la fase di stallo alla conferenza del disarmo di Ginevra, a sostenere l'universalizzazione del protocollo aggiuntivo dell'Aiea e ad adoperarsi per favorire l'entrata in vigore del trattato che proibisce gli esperimenti nucleari (CTBT);

a mantenere elevata l'attenzione sulla stabilizzazione delle aree di crisi, in particolare per le situazioni post-conflitto, attraverso il sostegno alle organizzazioni internazionali (Nazioni Unite) e regionali (Unione Africana) e il rafforzamento delle capacità locali, per fare fronte alle situazioni di crisi, con particolare riferimento all'area che include Afghanistan e Pakistan, alla regione dell'Asia centrale e al Medio Oriente.
(1-00066)
«Cicchitto, Cota, Lo Monte, Pianetta, Dozzo, Iannaccone, Antonione, Zacchera, Baldelli, Picchi, Boniver, Di Biagio».

La Camera,
premesso che:
il prossimo vertice annuale del G8 si svolgerà, nel 2009, nel nostro Paese. L'Italia sarà quindi chiamata a presiederlo, assumendosi le responsabilità di contribuire in maniera determinante a fissarne l'agenda;
la prima riunione dei Grandi (la genesi del G8 nella sua attuale configurazione) si ebbe nel 1975, a Rambouilet, in Francia. Non è superfluo ricordare che anche quella riunione si svolse nel contesto di una crisi mondiale di enorme portata, quella petrolifera, e che i requisiti per la partecipazione al tavolo erano sia economici sia politici. Vi parteciparono, infatti, le principali potenze economiche, caratterizzate, però, da un sistema istituzionale liberal-democratico: Stati Uniti, Germania, Gran Bretagna, Francia, Giappone e Italia. A queste si aggiunse l'anno successivo il Canada e solo nel 1994, dopo il crollo del muro di Berlino, la Russia;
il G8 si è caratterizzato come momento capace di adattarsi ed estendersi a seconda delle necessità;
nei Paesi del G8 vive all'incirca il 13 per cento della popolazione mondiale, ma vi ha origine quasi il 60 per cento del prodotto interno lordo planetario (World Development Report 2007 della Banca Mondiale); 7 degli 8 Paesi membri sono ai primi dieci posti per prodotto interno lordo nominale. Appaiono però evidenti alcuni aspetti sui quali è necessario soffermarsi. Non è presente nel G8 la Cina, la cui economia ha un peso specifico evidentemente superiore a quello di Canada, Italia, Francia e Regno Unito, e le sue potenzialità appaiono certamente non inferiori a quelle degli stessi Stati Uniti; sono poi assenti Paesi come la Spagna o il Brasile, che vantano forza economica maggiore della Russia;
è necessaria dunque una riforma dei criteri di ammissione al circolo dei Grandi: è una riflessione che inevitabilmente coincide con l'indicazione di quali saranno le linee di sviluppo che si vogliono dare alla nuova politica globale;
la necessità di indicare criteri di un governo mondiale più efficace ed adatto ai tempi non si può limitare ad appelli di principio generale. La democratizzazione dei processi decisionali su scala mondiale è un momento particolarmente delicato; l'allargamento dei soggetti coinvolti non può avvenire senza un'attenta riflessione sui criteri che lo possono determinare: lo stesso multilateralismo, spesso invocato, è una necessità reale che deve essere però, se veramente la si ha a cuore, concretamente ed attentamente costruita;
da un lato è possibile pensare di «democraticizzare» i processi decisionali mondiali, allargando il numero dei soggetti coinvolti, solo attraverso un processo graduale e l'affermazione di principi fondamentali condivisi. Il carattere democratico dei soggetti partecipanti deve essere una delle condizioni di base condivise. Dall'altro, si deve acquisire la consapevolezza che proprio la compartecipazione ai processi decisionali può essere una delle molle per la diffusione non solo del metodo, ma anche della cultura e dei valori democratici a Paesi attualmente estranei a tali valori;
in una fase tanto delicata, non può mancare la responsabile riflessione sui limiti stessi dell'espansione del metodo

democratico, a particolari dimensioni geopolitiche. Realtà come quella cinese o indiana appaiono essere più simili alla dimensione di sub-continente che alla dimensione nazionale;
inevitabilmente, l'affermazione del metodo democratico appare, in casi come quello cinese, particolarmente complessa. La storia politica cinese ci ha consegnato uno Stato totalitario e oppressivo, con un apparato pubblico molto rigido e centralizzato, mentre quella economica - da circa quindici anni - presenta una crescita tanto massiccia, aperta alla tecnologia e veloce, quanto sregolata e costosa in termini sociali e ambientali. Al momento, gli sforzi di democratizzazione su impulso esterno sono ancora molto incerti e condizionati (gli effetti di apertura - piuttosto scarsi - delle ultime Olimpiadi ne sono la riprova);
il caso indiano è sì diverso, ma per certi aspetti analogo: l'esistenza di una democrazia parlamentare consolidata non è ancora garanzia del superamento di sacche d'integralismo e di scontro religioso, dell'affermazione di un principio di uguale opportunità per tutte le classi sociali (pur sussistendo una robusta classe media), di una lotta alla povertà e al lavoro minorile condotte con determinazione e di una sicura politica di tutela ambientale;
in definitiva, non si può evitare la domanda circa le difficoltà e le incertezze dell'estensione della partecipazione democratica ai processi decisionali globali a realtà geo-politiche in cui mancano alcuni requisiti di democrazia sociale, su cui invece si basa la coesione sociale in Occidente, specie in Europa;
i medesimi interrogativi devono essere affrontati con riguardo alla necessità oramai inevitabile di riformare i meccanismi di rappresentanza e funzionamento delle grandi organizzazioni internazionali, come in primo luogo le Nazioni Unite;
è fondamentale, nella nuova realtà che si va delineando, che l'Unione europea ponga con forza la propria nuova idea di Stato nazionale. L'idea basilare delle grandi personalità europee, da Robert Schumann ad Adenauer, da De Gasperi ad Altiero Spinelli, fino a Mitterand, Kohl, Delors e Prodi, è stata quella della cessione di sovranità a un soggetto sovra-nazionale, che potesse affrontare i problemi che si pongono su base globale con la dovuta visione d'insieme. Il progressivo allargamento, la tendenziale affiliazione al primo pilastro di Maastricht delle materie incluse negli altri due (politica estera e di difesa comune e politiche di giustizia e affari interni), l'introduzione della moneta unica e dell'accentramento in sede comunitaria della politica monetaria sono tutti elementi di un faticoso processo di unità e di condivisione dei destini dei popoli che offrono un esempio valevole su scala globale, nella tensione a forgiare un concetto di «cittadinanza mondiale»;
d'altronde, proprio l'attualità economico-finanziaria di queste settimane conferma l'impellente necessità di affrontare su scala mondiale i dilemmi economici e sociali del mondo: anche i più euroscettici oggi riconoscono che, se non fosse stato per l'iniziativa concreta di Gordon Brown, Sarkozy e Merkel, forse i mercati europei starebbero certo peggio di come stanno attualmente;
tutto ciò, come è noto, non disconosce che vi sono degli ambiti in cui al contrario è più opportuno che il Governo sia il più possibile minuto e cucito indosso alle popolazioni locali, secondo la saggia massima del principio di sussidiarietà, per la quale il Governo è tanto più democratico quanto più è vicino ai cittadini, e quindi l'ente superiore non deve fare nulla che non possa - alle medesime condizioni di costo e di beneficio - fare quello inferiore. Si tratta del secolare tema del federalismo, con cui da 230 anni si confrontano anche gli Stati Uniti, con esiti sempre nuovi ma spesso controversi;
la nuova distribuzione del potere economico non determina da sola l'affermazione di un nuovo governo globale del

mondo: una riforma democratica della governance necessita anche di criteri quali l'affermazione del carattere democratico di ogni singolo attore del nuovo multilateralismo o, comunque, la concreta e comprovata volontà di ottenerlo;
in questo quadro è necessario stabilire alcune priorità qualificanti;
tra queste, occorre anzitutto perseguire una politica coerente e comune per regolamentare e governare i flussi migratori. Tali flussi sono sostanzialmente inarrestabili, almeno fino a quando non si procederà ad una redistribuzione, non solo della ricchezza, quanto delle risorse e, soprattutto, delle capacità di gestirle, processo che si prospetta inevitabilmente lungo. Non si possono, quindi, continuare a considerare i fenomeni migratori come emergenze temporanee: sono, invece, destinati a caratterizzare la nuova realtà globale. Abbiamo la necessità di acquisire la matura consapevolezza che non si può procedere alla globalizzazione finanziaria ed economica senza accettare quella umana, politica e culturale;
in secondo luogo appare necessario ricalibrare e correggere la tensione identitaria nazionale. Le aspirazioni nazionalistiche, come la storia d'Europa insegna, possono provocare pretese strumentali che, a loro volta, in alcune aree possono diventare motivo di forte instabilità politica e generare conflitti dalla difficile e spesso drammatica risoluzione;
in terzo luogo, è necessario affermare una politica comune di salvaguardia dell'ambiente, che punti in primo luogo allo sviluppo del risparmio energetico ed all'utilizzo di energia alternativa meno inquinante. È fondamentale diffondere la consapevolezza che sul fronte ambientale si gioca la partita della sopravvivenza del pianeta e che tale partita coinvolge anche i comportamenti individuali di ogni singolo cittadino, arbitro davvero, in questo caso, del suo destino. Sul terreno ambientale del resto si è giocata una significativa parte della campagna presidenziale americana: Barack Obama ha vinto proprio, e anche, sulla piattaforma del going green, vale a dire di efficiente uso delle risorse energetiche, sulla creazione di posti di lavoro nei settori ad alta propensione eco-compatibile, sul riciclaggio dei materiali e sul contenimento delle emissioni-serra. Su questo terreno - è importante osservare - lo stesso McCain ha perso non perché fosse contrario a queste istanze, ma perché non ha spinto su di esse abbastanza. Lo stesso governatore della California, Schwarzenegger, propugna una linea molto avanzata in fatto di tutela dell'aria e delle risorse naturali;
in quarto luogo, è necessario delineare una serie di interventi comuni per combattere la povertà nel mondo, non più solo attraverso una serie ripetuta di interventi assistenzialistici ed aiuti umanitari, ma anche attraverso la diffusione delle conoscenze e delle capacità necessarie a gestire e sviluppare le risorse. Una campagna mondiale di emancipazione dell'individuo;
in quinto luogo, è doveroso individuare le risorse che si devono considerare nella gestione globale del pianeta patrimonio comune dell'umanità. Tra queste certamente deve esserci l'acqua, rispetto alla quale si deve procedere a definire metodi di gestione accurati condivisi e diffusi. L'obiettivo deve essere quello evitare sprechi inaccettabili, garantire sempre l'accesso e evitare qualsiasi concentrazione nella gestione della risorsa;
è poi evidente come si debba superare l'affermazione di un sistema basato sull'economia finanziaria, restituendo la giusta centralità all'economia reale. Soprattutto a vantaggio dei Paesi più poveri. In questo senso vanno costruite comunque nuove regole e nuovi controlli per garantire la trasparenza dei mercati finanziari ed evitare quelle distorsioni speculative che hanno scatenato la crisi attuale;
bisogna, infine, in vista della revisione del trattato di non proliferazione, rilanciare l'impegno al disarmo nucleare, facendo del mancato ricorso agli armamenti

nucleari uno dei principi qualificanti fondamentali per la partecipazione ai processi decisionali collettivi,

impegna il Governo

ad inserire all'attenzione del prossimo G8, programmato all'Isola della Maddalena in Sardegna nel luglio 2009, come punti fondamentali nell'agenda dei lavori:
a) l'adozione di una nuova Bretton Woods, cioè la riorganizzazione del sistema monetario e finanziario internazionale, ormai in crisi e a rischio di collasso;
b) l'assunzione di politiche comuni in tema di governo dei flussi migratori;
c) la definizione di criteri riconoscibili e condivisibili per la legittimazione, in sede internazionale, delle rivendicazioni nazionali;
d) l'adozione piena e incondizionata da parte del Governo nazionale italiano dell'Action Plan europeo sull'ambiente, come illustrato dal Commissario europeo all'ambiente, Stavros Dimas, per cui i Governi dell'Unione europea si concentreranno nel prossimo quinquennio su quattro priorità: cambiamento climatico; natura e biodiversità; ambiente e salute; risorse naturali e rifiuti;
e) il rilancio dei principi di Kyoto, con la sollecitazione degli Usa ad aderire al relativo trattato, e l'indicazione delle misure che si intendono adottare per superare l'attuale sistema economico-finanziario basato fondamentalmente sul petrolio;
f) l'individuazione degli interventi necessari per combattere nel breve e medio periodo la povertà nel mondo;
g) l'affermazione del principio della pubblicità dell'acqua come bene comune patrimonio dell'umanità;
h) l'individuazione di interventi concreti per delineare nuove regole e controlli per la gestione dei mercati finanziari;
i) l'impegno comune al disarmo nucleare, facendone uno dei principi selettivi per la partecipazione agli organismi collettivi;
l) la definizione di un processo comune e delle sue condizioni minime necessarie, che, anche attraverso la partecipazione ai momenti di decisione globale e agli organismi a questa deputati, sia in grado di promuovere la diffusione della cultura e del metodo democratico in ogni singolo attore partecipante al governo della nuova realtà mondiale e dunque il possibile superamento dello stesso G8, con il suo eventuale allargamento a nuovi attori e partecipanti.
(1-00067)
«Evangelisti, Donadi, Borghesi, Barbato, Cambursano, Cimadoro, Di Giuseppe, Favia, Aniello Formisano, Giulietti, Messina, Misiti, Mura, Monai, Leoluca Orlando, Paladini, Palagiano, Palomba, Pisicchio, Porcino, Porfidia, Razzi, Rota, Scilipoti, Zazzera».

La Camera,
premesso che:
il prossimo G8, che si terrà in Italia nel 2009, costituisce un'ulteriore utile occasione per definire un percorso e individuare criteri condivisi per la definizione di una nuova governance mondiale;
in tale circostanza, la prima per il nuovo Presidente degli Stati Uniti, potranno essere riaffrontate con maggior decisione le questioni rimaste sul tavolo della riunione del 2008: la lotta ai cambiamenti climatici, la crisi alimentare, la stabilità finanziaria, la lotta al terrorismo e alla proliferazione nucleare e gli aiuti ai Paesi in via di sviluppo;
il vertice della Maddalena costituirà anche l'occasione per rafforzare l'impegno a raggiungere entro il 2015 gli obiettivi di sviluppo del millennio delle Nazioni Unite;

pur riconoscendo che i cambiamenti climatici sono una delle grandi sfide globali della nostra era, l'opposizione dei Paesi emergenti, guidati da Cina e India, alla proposta degli otto Paesi più industrializzati di ridurre del 50 per cento le emissioni nocive entro il 2050 per combattere l'effetto serra, ha prodotto un generico impegno, senza cifre e date precise come, invece, ci si attendeva;
nel corso del G8 del 2008 è stata espressa una «profonda preoccupazione» per il fatto che l'Iran continui a non adempiere ai suoi obblighi internazionali sul problema del nucleare;
nel 2007 la spesa per le importazioni alimentari nei Paesi in via di sviluppo è aumentata del 25 per cento, a fronte di un aumento dei prezzi alimentari senza precedenti. Negli ultimi due anni il prezzo del mais è raddoppiato, mentre il frumento ha raggiunto il prezzo più alto degli ultimi 28 anni;
l'aumento dei prezzi alimentari è dovuto sia alla crescita della classe media in Cina e in India, che ha aumento la domanda di proteine animali e quindi la richiesta di grandi quantità di cereali, che al massiccio impiego di prodotti alimentari per la produzione di biocarburanti;
sempre nel 2007 gli aiuti esteri da parte dei Paesi ricchi hanno registrato una flessione dell'8,4 per cento rispetto al 2006. Per i prossimi tre anni le nazioni sviluppate dovrebbero aumentare del 35 per cento i loro budget per gli aiuti umanitari, solo per far fronte agli impegni presi nel 2005;
l'attuale architettura globale è risultata ininfluente ed inefficace ad affrontare la crisi internazionale dei mercati finanziari che stiamo vivendo;
il caos finanziario attuale rappresenta il naturale corollario di una sequenza di bancarotte e fallimenti che avrebbero dovuto mettere in guardia la autorità bancarie e finanziarie dei singoli Paesi sui rischi che si stavano correndo, in primis gli Stati Uniti (bolla di internet, che ha bruciato oltre 3 mila miliardi di dollari nel 2000; bolla dei subprime, con cartolarizzazioni dei mutui residenziali con prodotti derivati sempre più rischiosi e lontani dai mutui originari);
l'eccezionale gravità della crisi ha evidenziato la fragilità di un sistema che è ancora ancorato agli accordi di Bretton Woods del 1944 e che ha spinto alcuni autorevoli esponenti politici, quali il Presidente francese Sarkozy, il Primo ministro britannico Brown e il Presidente tedesco Horst Köhler, ex direttore del Fondo monetario internazionale, a invocare una conferenza per tracciare i contorni di un nuovo sistema finanziario globale;
la decisione della Federal Reserve di finanziare quattro Paesi emergenti (Messico, Brasile, Sud Corea e Singapore) con 30 miliardi di dollari ciascuno è un altro segno che la crisi è globale e che questi Paesi sono essenziali per l'equilibrio mondiale, per cui ogni tentativo di realizzare un nuovo ordine, una nuova governance mondiale non potrà avere buon fine senza la loro presenza, anche se questo potrebbe rendere più difficile il negoziato e più lunga la sua conclusione per le evidenti contrapposizioni di interessi;
come dichiarato da Strauss-Kahn, direttore del Fondo monetario internazionale, nel corso del Comitato dei ministri di alcune settimane fa, al Fondo spetta il ruolo di «trarre le necessarie lezioni di politica economica dalla crisi in corso ed indicare le raccomandazioni per ristabilire la fiducia e la stabilità»;
in tale ottica, il comitato interministeriale del Fondo monetario internazionale potrebbe costituire il luogo deputato in cui i Governi discutano dell'agenda finanziaria internazionale, concordino azioni collettive, verifichino l'andamento delle economie ed esercitino pressioni reciproche;
sin dal 1994, con il crollo del dollaro sullo yen, erano forti e presenti le preoccupazioni sulla stabilità e sul ruolo degli speculatori nei mercati valutari in

mancanza di strumenti efficaci e controlli sulle loro operazioni finanziarie e sui comportamenti dei vari attori della vita economica (le agenzie di certificazioni di bilancio, di rating, di consulenza, di collocamento di azioni e obbligazioni ed altri), ma non si adottarono provvedimenti conseguenti;
la mancata chiusura degli accordi sugli scambi multilaterali del Doha round crea ulteriori preoccupazioni sul futuro dell'economia internazionale, in presenza della contemporaneità della crisi finanziaria;
sono sempre maggiori le critiche all'operato della Banca mondiale in tema di scarsa trasparenza, di insufficiente consultazione della società civile, di mancato rispetto delle norme socio-ambientali ed applicazione di un modello di sviluppo esclusivamente basato sul mercato,

impegna il Governo:

a promuovere l'allargamento del G8 ai Paesi emergenti, operando per ottenere il consenso anche dei membri dell'organizzazione meno inclini alla necessità di aperture multilaterali;
a prevedere, sollecitando anche i Paesi membri del G8 in tal senso, un maggior impegno finanziario per rafforzare la capacità del World Food Program di effettuare distribuzioni alimentari generali e altri interventi a fronte della crescente crisi alimentarle mondiale;
ad attuare ogni utile iniziativa volta a favorire la ripresa del tavolo del Doha round, aperto da sette anni, al fine di realizzare una compiuta apertura dei mercati e un libero sistema di accordi di scambio multilaterali, quale garanzia di pace e di tutela dei Paesi più deboli e quale volano per sostenere la domanda aggregata mondiale;
a rispettare gli obiettivi fissati dal Consiglio europeo nel marzo 2007, che prevedono, per il 2020, il risparmio nei consumi energetici del 20 per cento rispetto alle proiezioni tendenziali, il soddisfacimento del 20 per cento dei consumi energetici con fonti energetiche rinnovabili e la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra di almeno il 20 per cento rispetto al 1990;
in vista della prossima convenzione di Copenaghen del novembre 2009, che dovrà delineare il post-Kyoto, a farsi promotore di una forte azione diretta ad una più grande mobilitazione di risorse finanziarie sia nazionali che internazionali, per perseguire con determinatezza la lotta alla riduzione dei gas nocivi;
a perseverare nella ricerca di una «soluzione diplomatica» del problema dell'Iran, invitando Teheran ad agire «in modo responsabile e costruttivo»;
ad intraprendere ogni utile azione volta al perseguimento degli 8 obiettivi di sviluppo del millennio, in particolare per realizzare un sistema commerciale e finanziario che sia fondato su regole certe, prevedibili e non discriminatorie, tenendo conto dei bisogni dei Paesi meno sviluppati;
ad affrontare, con un approccio maggiormente incisivo, il problema del debito dei Paesi in via di sviluppo, al fine di renderlo sostenibile nel lungo termine, sollecitando l'eliminazione da parte dei Paesi più restii dei dazi e dei vincoli di quantità per le esportazioni, oltre alla cancellazione del debito bilaterale, e a prevedere una maggiore assistenza allo sviluppo per quei Paesi impegnati nella riduzione della povertà;
a sollecitare l'adozione di un nuovo sistema di regole per gli operatori dei mercati finanziari, così come ha ripetutamente suggerito il Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, limitando la creatività nella finanza, imponendo regole più severe, più trasparenti e procedendo ad una ricognizione e ad un miglioramento degli strumenti di sorveglianza;
a recuperare e valorizzare il ruolo del Fondo monetario internazionale, quale soggetto attivo non di vigilanza (con i

conseguenti poteri amministrativi) ma di sorveglianza multilaterale sulle posizioni di credito e debito dei Paesi aderenti, in particolare di quelli più deboli, segnalando tempestivamente gli eventuali rischi;
a promuovere, conseguentemente, anche una radicale riforma della Banca mondiale, allo scopo di metterla nelle condizioni di svolgere il ruolo di motore dello sviluppo dei Paesi più poveri;
a rafforzare l'azione diretta a restituire un sereno clima di fiducia nel mercato ai risparmiatori, affinché tornino ad investire nell'economia reale.
(1-00068)
«Vietti, Buttiglione, Pezzotta, Volontè, Galletti, Occhiuto, Rao, Ciccanti, Compagnon, Naro».

Risoluzioni in Commissione:

La VI Commissione,
premesso che:
la presenza della criminalità organizzata è uno dei principali ostacoli allo sviluppo del Mezzogiorno;
lo Stato sostiene e incoraggia l'attività delle associazioni antiracket, aggiungendo all'azione di tutela della sicurezza personale svolta dall'associazionismo antiracket una garanzia fondamentale per chi decida di opporsi al racket: la sicurezza economica;
il Parlamento ha adottato, nell'arco dell'ultimo decennio, una serie di norme basate sul principio di risarcire tutti coloro che abbiano subito danni a causa di attività estorsive, per aver deciso di collaborare con le istituzioni per combattere il racket o di smettere di pagare il «pizzo»;
primo strumento per l'attuazione di tale principio è l'istituzione del Fondo di solidarietà per le vittime del racket (poi unificato con quello per le vittime dell'usura), grazie al quale chi ha subito, per essersi opposto agli estorsori, danni alla persona o alla propria impresa può ricevere, a titolo di risarcimento, un'elargizione che gli consenta di riprendere l'attività;
la volontà di garantire sicurezza economica a chi denuncia il racket è all'origine di una misura di agevolazione fiscale introdotta dalla giunta comunale di Vittoria (Ragusa);
il regolamento sui tributi del comune di Vittoria (Ragusa) prevede, infatti, agevolazioni nei tributi locali per tutti gli imprenditori, commercianti, artigiani o liberi professionisti che forniscano all'autorità giudiziaria informazioni inerenti il racket delle estorsioni o l'usura;
il contributo è concesso a condizione che la vittima abbia fornito all'autorità giudiziaria, tramite notizia di reato, denuncia o querela, elementi decisivi per la ricostruzione dei fatti e per l'individuazione o la cattura degli autori delle richieste estorsive;
la misura introdotta dal comune di Vittoria rappresenta un aiuto concreto ai cittadini vittime della criminalità organizzata;
anche la Regione Siciliana si sta orientando in tale direzione, tanto che la bozza di legge antiracket della Commissione regionale antimafia prevede la creazione di «Zone franche per la legalità» e il pagamento delle imposte sui redditi, dell'IRAP, dell'ICI e dei contributi previdenziali in favore degli imprenditori che denunciano richieste estorsive o richieste provenienti dalla criminalità organizzata, cui sia seguita una richiesta di rinvio a giudizio;
oltre alla valenza in termini di contrasto alla criminalità l'effetto di questa misura si amplifica proprio in quelle aree del Mezzogiorno assediate dal problema della povertà, della disoccupazione e della illegalità dove la mancanza di sicurezza compromette le prospettive di sviluppo;
tale misura rappresenta, in linea con gli obiettivi del quadro strategico nazionale

un rafforzamento delle condizioni di legalità necessarie alla riduzione della persistente sottoutilizzazione di risorse del Mezzogiorno,

impegna il Governo

a favorire ed incentivare gli enti locali ad adottare misure quali quelle del comune di Vittoria ponendo in essere, nell'ambito della propria iniziativa legislativa, una normativa premiante per gli enti locali che adottino tali misure e che, almeno in parte, li ristorino dalle minori entrate.
(7-00085)
«Causi, Fluvi».

La VII Commissione,
premesso che:
la collina del Pincio, per il suo valore paesaggistico, ambientale e architettonico costituisce un patrimonio indisponibile per la città di Roma;
la grande terrazza, con la sua tipica sistemazione ottocentesca dovuta a Valadier, non solo rappresenta il ruolo di belvedere sulla città eterna ma, con il suo fascino, è considerata uno dei luoghi più belli del mondo;
a seguito di approfonditi studi e verifiche sul progetto che prevedeva la realizzazione di un parcheggio all'interno dell'area in questione, l'amministrazione comunale ha deciso, in data 11 settembre, di revocare le autorizzazioni all'attuale progetto e di indicare una nuova allocazione;
questo risultato è stato ottenuto anche grazie all'impegno di numerose associazioni, tra cui «Italia Nostra», le quali hanno contribuito in maniera decisiva a preservare l'identità della città, tutelando uno dei suoi luoghi più suggestivi;
l'area di Villa Borghese versa, tuttavia, in un grave stato di abbandono e di degrado, sia dal punto di vista ambientale che relativamente allo stato di conservazione delle statue, delle fontane e dei diversi reperti artistici ed archeologici presenti;
è quanto mai urgente che tutte le istituzioni interessate, ciascuna per le proprie competenze, procedano agli adempimenti necessari per la riqualificazione dell'intera area;
i lavori dovrebbero prevedere prioritariamente:
a) il ripristino e la valorizzazione della pavimentazione del Pincio, attraverso un'opera in grado di seguire i criteri tradizionali delle pavimentazioni storiche;
b) la sistemazione, attraverso un lavoro di riordino, di tutte le fontane, molte delle quali a secco;
c) la riparazione delle balaustre divelte, dando di nuovo un volto a statue «decapitate» o menomate di arti;
d) la pulizia dell'intera area, bonificando laddove vi sia la presenza di bottiglie rotte, plastica, rifiuti di ogni genere, giacigli notturni per senzatetto;
e) il recupero dell'antico giardino che, alto 34 metri su piazza del Popolo, quasi non esiste più,

impegna il Governo

ad assumere, nell'ambito delle proprie competenze, misure urgenti volte a riqualificare e valorizzare l'intera area del Pincio affinché, dopo decenni di abbandono, possa nuovamente tornare alla sua originale bellezza e a disposizione dei cittadini.
(7-00086) «Rampelli».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:

La sottoscritta chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere - premesso che:
da ultimo, con l'atto ispettivo n. 4-00543 del 3 luglio 2008, l'interpellante, nel denunziare la gravità della situazione in merito ai rifiuti in Calabria, ha chiesto di conoscere le definizioni del Governo nazionale su tale stato;
già in quella data l'interpellante ha chiesto al Presidente del Consiglio dei ministri di non decretare una proroga del Commissario delegato per l'emergenza ambientale nella Regione Calabria, considerato che tale incarico, iniziato il 12 settembre 1997, dopo oltre 10 anni non aveva portato alla soluzione dello stato emergenziale del settore, nonostante gli ingenti finanziamenti elargiti per la soluzione;
a tutt'oggi non è dato conoscere come e per il raggiungimento di quali obiettivi siano stati spesi i milioni di euro inviati in Calabria per sopperire alla gravità della situazione ambientale;
il preoccupante resoconto fatto, nel febbraio 2007, dal Prefetto Antonio Ruggiero, che in data 3 gennaio 2007 aveva già chiuso la sua breve esperienza di delegato per l'emergenza in Calabria ha delineato il quadro della drammaticità;
nonostante ciò e nonostante la Regione Calabria non avesse ancora, mostrando notevole incuria, elaborato un piano di rifiuti utile per l'intero territorio, il Governo nazionale ha decretato un ulteriore, quanto inutile ad avviso dell'interrogante, proroga dell'Ufficio del Commissario per l'emergenza ambientale della Regione Calabria;
purtroppo, come d'altra parte era prevedibile, nulla è stato fatto nel settore ed oggi il Presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero, osa solo «battere cassa» al Governo centrale e chiedere interventi «straordinari» per sopperire all'emergenza rifiuti in quella Regione;
la Calabria, in tema di rifiuti, sta per cadere in condizioni peggiori di quelle vissute nei mesi scorsi dalla Campania;
le discariche in funzione, non più di una decina per l'intera Regione, sono decisamente insufficienti a far fronte alla domanda di smaltimento; nell'intero territorio regionale c'è un solo termovalorizzatore che riceve tutto il «cdr» prodotto; molte società titolate alla raccolta dei rifiuti risultano o fallite o al collasso; la raccolta differenziata è attuata solo in pochi Comuni, laddove le relative amministrazioni sono riuscite tenacemente ad imporla; le 5 ATO non risultano adeguatamente organizzate;
l'Assessore regionale all'ambiente ha persino dichiarato che la Regione Calabria non ha neppure «una visione d'insieme perché fin ora c'è stata una grave superficialità»; il che ad avviso dell'interpellante evidenzia che l'amministrazione regionale non ha alcuna chiara programmazione per gli interventi urgenti e necessari nel settore;
l'emergenza rifiuti è esplosa a Cosenza, ma è prossima a divenire emergenziale nell'intero territorio regionale;
nei giorni scorsi, considerato l'esaurimento di alcuni siti di stoccaggio, i Sindaci dei Comuni della provincia di Reggio Calabria hanno chiesto urgenti ed adeguate soluzioni funzionali per garantire la salute dei cittadini -:
quali soluzioni concrete il Governo intenda assumere per sopperire alla situazione emergenziale dei rifiuti in Calabria, prima che tale Regione assuma la situazione

identica a quella che, nei mesi scorsi, è stata costretta a vivere la Regione Campania.
(2-00231) «Angela Napoli».

Interrogazioni a risposta scritta:

BARBARO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il doping rappresenta una delle più preoccupanti e dilaganti pratiche nel mondo sportivo, già responsabile di decessi e gravi patologie;
è noto infatti che anche nello sport dilettantistico è stato accertato l'utilizzo di sostanze anche molto pericolose per migliorare le prestazioni;
da un punto di vista educativo quindi la lotta al doping è un obiettivo prioritario non solo per garantire la regolarità delle competizioni sportive ma anche e soprattutto per tutelare la salute di tutti gli atleti professionisti o semplici amatori;
che il doping sia un disvalore deve quindi essere considerato come un fatto acquisito per la cultura giuridica e sportiva nazionale;
tuttavia recentemente sulle principali reti televisive italiane circola uno spot pubblicitario di un prodotto per capelli;
in tale spot, evidentemente al fine di attirare l'attenzione del telespettatore, viene più volte utilizzato il termine doping;
l'utilizzo del termine doping viene volutamente associato ad un effetto positivo per chi sceglie di utilizzare il prodotto pubblicizzato;
lo Stato e le istituzioni sportive nazionali da anni, con estrema difficoltà, attuano iniziative finalizzate a combattere la diffusione del doping e diffondere una cultura sportiva sana e scevra da comportamenti che possano alterarne il valore sociale e salutistico -:
quali iniziative intenda assumere o abbia assunto al fine di promuovere, anche mediante apposite campagne informative o pubblicitarie, la lotta al doping segnalandone la pericolosità e i rischi per la salute.
(4-01705)

LABOCCETTA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il consigliere comunale di Napoli Andrea Santoro il giorno 5 novembre 2008, intervenendo nel corso di una seduta del civico consesso, sollevava gravi dubbi sull'operato del Sindaco di Napoli pro tempore, Rosa Russo Iervolino, come Commissario delegato ex O.P.C.M. n. 3566 del 5 marzo 2007, e del soggetto attuatore per le opere e gli interventi di competenza del comune di Napoli nella persona dell'onorevole Luigi Massa, attuale Direttore generale del comune di Napoli;
in particolare il consigliere Santoro faceva riferimento ai comportamenti del Commissario delegato e del soggetto attuatore relativamente alla totale assenza di risultati per quanto attiene alla realizzazione di parcheggi ed alla confusione che hanno creato alcuni decreti commissariali;
il decreto commissariale n. 48 del 10 luglio 2008 dava la possibilità ai proponenti di parcheggi della II e III annualità, già deliberati dal Consiglio comunale ed ai proponenti della IV annualità, di poter optare per un iter commissariale alternativo a quello ordinario, a cui restavano invece legate le proposte della I annualità; inoltre il Commissario delegato invitava a manifestare questa volontà anche a soggetti che avevano presentato progetti nella IV annualità già esclusi perché già assegnati nelle annualità precedenti;
a seguito della scarsa adesione alle procedure commissariali, probabilmente viste con diffidenza dai proponenti di

interventi già deliberati dal Consiglio comunale perché avrebbero comportato un azzeramento del lavoro istruttorio già svolto e soprattutto per il timore di veder azzerata la propria titolarità sui progetti in favore di altri attori subentrati successivamente, il Commissario delegato emanava il decreto commissariale n. 120 del 30 ottobre 2008 con cui di fatto azzerava le procedure ordinarie costringendo tutti ad accettare la via commissariale;
in linea con questa attività, il soggetto attuatore indiceva una serie di conferenze di servizi per valutare nuovi progetti nonostante questi ricadessero in area già oggetto di assegnazione di precedenti annualità, come nel caso di piazza Muzii e piazza Leonardo, con un inutile dispendio di risorse ed energie e con l'avvio di contenziosi e diffide da parte dei titolari dei progetti già assegnati;
l'attività del Commissario delegato e del soggetto attuatore erano già state oggetto di critiche da parte del consigliere regionale Pietro Diodato e dei consiglieri comunali Andrea Santoro e Claudio Renzullo il 22 settembre 2008, in occasione della presentazione del piano elaborato da ACEN e Camera di commercio contenente otto studi di fattibilità di altrettanti parcheggi dislocati in via Giustiniano, viale Kennedy, via Leopardi, via Parrillo, via Vespucci, via Parisi, via Santa Maria del Pozzo e piazza Mercato. In quella occasione i Consiglieri dimostrarono che quelle aree, già inserite nel Piano urbano parcheggi studiato e consegnato nel lontano 1998 dall'Università Federico II e che individuava tutte le aree utilizzabili per parcheggi, risultavano tra quelle giudicate di scarso interesse e quindi dichiarate non prioritarie. Di queste, in particolare due, viale Kennedy e via Leopardi, erano state addirittura escluse. La prima perché l'area era stata restituita al proprietario ICE Snei in seguito ad una sentenza del giudice amministrativo. La seconda perché rientrava negli interventi già previsti dalla variante per l'area occidentale di Napoli;
ancora prima, il 6 agosto 2008, gli stessi consiglieri regionali e comunali Diodato, Santoro e Renzullo avevano indetto una conferenza stampa per segnalare grosse anomalie per la gara indetta dal Commissario delegato per l'affidamento dell'appalto per la realizzazione «chiavi in mano» di un sistema integrato di controllo e gestione del traffico nel territorio del comune di Napoli, del valore di 13 milioni di euro;
tra le anomalie segnalate vi era innanzi tutto la scadenza, fissata per i primi di settembre, che avrebbe costretto i partecipanti a lavorare in pieno agosto per realizzare un progetto di enorme portata. Ma ancora di più preoccupavano i criteri con cui erano state selezionate le 13 ditte, visto che la gara non era stata pubblica ma riservata attraverso lettera d'invito. Solo una minima parte di quelle 13 aziende offriva tra i propri servizi il sistema integrato richiesto nel capitolato di gara. Tra queste solo due operavano su Napoli attraverso sedi distaccate: la Mizar e la Self-Sime. Quest'ultima aveva già lavorato con il comune per la gestione dei semafori, rapporto finito in modo burrascoso quando l'amministrazione comunale volle poi passare i semafori a Napolipark. I consiglieri Diodato, Santoro e Renzullo temevano una scarsa partecipazione alla gara. Cosa che puntualmente è avvenuta;
per la gara sono giunte infatti soltanto due offerte. La prima di un'ATI composta dalla Mizar ed altri, la seconda dalla Self-Sime. La suddetta gara è ancora in corso nella fase di valutazione delle offerte;
nel corso di quella conferenza stampa fu posta l'attenzione sull'intera attività della struttura commissariale, composta da 42 persone - di cui 32 interne all'amministrazione comunale e 10 assunti di recente attraverso bando pubblico - e sui relativi costi della struttura stessa. Ad esempio, dei 13 milioni di euro della gara in corso ben 261 mila sono destinati dal capitolato di gara proprio alle spese della struttura commissariale. Appare utile evidenziare che dei 32 fra dirigenti, funzionari e dipendenti comunali

il Commissario delegato ha effettuato scelte che, per quanto legittime, sono di difficile interpretazione. Nella struttura commissariale è presente ad esempio il Dirigente dei cimiteri ma non il Dirigente del servizio parcheggi;
in data 19 novembre 2008, sulla stampa cittadina apparivano diversi articoli in cui si citava la volontà del Sindaco Iervolino di chiedere una proroga dei poteri speciali ai sensi dell'O.P.C.M. n. 3566 del 5 marzo 2007 -:
se sia nelle intenzioni del Presidente del Consiglio dei ministri prorogare i poteri speciali al Sindaco di Napoli quale Commissario delegato ai sensi dell'O.P.C.M. n. 3566 del 5 marzo 2007 o se piuttosto non sia il caso di rispettare la naturale scadenza del 31 dicembre 2008, avviando al contempo un'attenta opera per verificare se la costosa attività del Commissario delegato abbia prodotto una qualsiasi forma di beneficio per la città di Napoli.
(4-01709)

TAGLIALATELA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in data 19 novembre 2008 con un'ampia e dettagliata inchiesta giornalistica dal titolo «Quella lobby all'ombra del Vesuvio» firmata da Claudio Gatti e pubblicata sul quotidiano Il Sole 24 Ore è stato svelato quello che appare come un torbido intreccio politico, economico ed affaristico che si celerebbe dietro l'attività di un manipolo di avvocati e commercialisti i cui studi professionali sono tutti ubicati in via Guglielmo Melisurgo, 4 a Napoli;
secondo la suddetta inchiesta molti dei più importanti affari economici che hanno riguardato Napoli e la Campania negli ultimi anni, dall'edilizia alla cartolarizzazione dei crediti sanitari curata dalla Spa regionale So.Re.Sa., dalla nascita della Banca del Sud alle consulenze elargite dal commissariato straordinario ai rifiuti, hanno visto come protagonisti soprattutto quattro professionisti: l'avvocato Enrico Soprano, l'avvocato Andrea Abbamonte ed i dottori commercialisti Antonio Tuccillo e Luigi Soprano;
questi stessi professionisti a Napoli ed in Campania hanno avuto e continuano ad avere moltissimi incarichi di consulenza presso gli Enti locali, le società partecipate dalle amministrazioni pubbliche, le Aziende sanitarie, le Aziende ospedaliere, eccetera. In un caso, addirittura, uno dei professionisti è stato fino a circa 10 mesi fa assessore regionale al personale nella giunta Bassolino. In un altro caso, quello dell'avvocato Soprano, è notorio il suo ruolo di consulente giuridico strategico del governatore campano;
si è dinanzi ad un evidente quanto macroscopico conflitto di interessi, alla luce anche del fatto che tutti i menzionati professionisti hanno un rapporto privilegiato, per amicizia o legame professionale, con l'attuale Presidente della Regione, onorevole Antonio Bassolino;
numerose società immobiliari e molte imprese di costruzioni edili hanno la sede legale proprio in Via Guglielmo Melisurgo 4 a Napoli e secondo l'inchiesta giornalistica de Il Sole 24 Ore in un caso, quello della società denominata Tuccillo Costruzioni, ci sono stati problemi con la certificazione antimafia a tal punto che detta impresa ha perso un appalto pubblico;
personaggi inquietanti vengono chiamati in causa dall'inchiesta giornalistica perché oltre ad aver avuto un ruolo nell'ambito di delicate operazioni finanziarie condotte nel 2004 e nel 2006 dalla Regione Campania attraverso anche la Spa So.Re.Sa. ed al fine di ripianare il devastante debito sanitario, si sono ritrovati coinvolti nella nota inchiesta giudiziaria denominata «Why Not» compiuta dalla Procura di Catanzaro che ha svelato ulteriori intrecci politici, economici ed affaristici con protagonisti massoni,

esponenti di società segrete, esponenti dei servizi di sicurezza, faccendieri ed imprenditori;
secondo uno specifico colloquio avvenuto anni fa ed agli atti della suddetta inchiesta giudiziaria, come fedelmente riportato dal quotidiano Il Sole 24 Ore, appare cruciale e decisivo sia il ruolo sia la funzione proprio degli studi professionali, degli avvocati e dei commercialisti di Via Guglielmo Melisurgo 4 a Napoli e specificamente in relazione alla recente nascita della Banca del Sud;
secondo il resoconto di stampa appare agghiacciante il particolare che vede il faccendiere Omar Scafuro investito di un ruolo delicatissimo nell'ambito della cartolarizzazione So.Re.Sa. con la sua società, Carrington & Cross, che ha visto riconoscersi un ristoro economico di 18 milioni di euro per la certificazione dei crediti. Ristoro ritenuto tre volte superiore alla norma. Il dottor Scafuro peraltro fin dal '99 era balzato agli onori della cronaca per il maldestro tentativo di acquistare con fidejussioni false una squadra di calcio. Non a caso era stato costretto a dimettersi dalla società di revisione contabile Arthur Andersen per la scarsa professionalità e credibilità;
appare altresì inquietante la presenza con la propria sede legale in via Guglielmo Melisurgo 4 a Napoli della società denominata Pentar, fondo di private equity che fa diretto riferimento alla famiglia Romiti che con l'impresa Impregilo, come è noto, è finita al centro delle scandalose vicende dell'affaire rifiuti in Campania;
non a caso sia i vertici di Impregilo che alcuni esponenti della famiglia Romiti così come il governatore Antonio Bassolino ed il suo consulente giuridico più importante, l'avvocato Enrico Soprano, sono sottoposti ad indagini della Procura della Repubblica di Napoli che ipotizza sia reati di natura ambientale che di truffa aggravata e peculato ai danni della Pubblica Amministrazione -:
quali provvedimenti si intendano assumere per verificare se le vicende descritte da Il Sole 24 Ore corrispondano al vero, se le persone indagate per reati contro la Pubblica Amministrazione continuino a svolgere attività per conto della Regione Campania ed il commissariato di governo all'emergenza rifiuti ed, in caso positivo, se detti comportamenti possano prefigurare ipotesi di gravi violazioni di legge, e quindi giustificare l'attivazione delle procedure di cui all'articolo 126 della Costituzione.
(4-01714)

...

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:

ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
rispondendo alla interrogazione del sottoscritto interrogante del 12 novembre 2007 n. 4-05597 il Governo annunciava che avrebbe sottoposto al parere del Consiglio di Stato la questione dall'interrogante sollevata, ovvero i criteri di emissione gratuita del passaporto a quei lavoratori italiani migranti più o meno «manuali» nello svolgere le proprie attività -:
se sia stata effettivamente avviata tale procedura per l'ottenimento di un parere probante sulla questione e se sia giunta risposta;
in caso positivo, quali siano state le conclusioni del Consiglio di Stato;
in caso negativo, se si intenda procedere o meno a questa richiesta con ogni opportuna sollecitudine.
(4-01701)

TESTO AGGIORNATO AL 5 GENNAIO 2009

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MISITI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
gli organi di stampa hanno diffuso nelle ultime settimane allarmanti notizie sulla presenza in 18 siti, dove si è costruito, di scorie senza alcun trattamento provenienti direttamente dall'ex stabilimento della Pertusola Sud e dall'Ilva di Taranto. Si stima che circa 450 mila tonnellate di materiale giacciono nel sottosuolo della provincia di Crotone;
secondo l'indagine della Procura di Crotone, il contenuto dei materiali occultati risulta essere comprensivo di arsenico, cadmio, piombo e scorie di zinco, sostanze ad alto potenziale cancerogeno che, invece di essere stoccate in strutture protette e opportunamente controllate, sono state utilizzate per realizzare edifici adibiti ad alloggi popolari, scuole e centri commerciali nonché opere stradali. L'uso fraudolento delle sostanze predette, rischia di inquinare le falde acquifere e il mare. L'indagine, evidenzia inoltre, che la pavimentazione di una banchina del porto di Crotone risulta realizzata con materiali provenienti dall'ex stabilimento industriale su menzionato -:
quali iniziative, i Ministri interrogati intendano adottare per:
a) verificare la reale presenza delle sostanze inquinanti nel sottosuolo e nell'aria, e gli eventuali effetti provocati sulle falde acquifere e nel mare;
b) scongiurare il diffondersi di malattie e di avviare una ricerca su danni ai cittadini, di scongiurare un allarme sociale in un territorio già afflitto da gravi problemi socio-economici;
c) bonificare e riqualificare tutto il territorio degli ex stabilimenti industriali dismessi e abbandonati;
d) conoscere i reali termini degli accordi sottoscritti tra il Ministero dell'ambiente e la società di bonifica Syndial, controllata del gruppo E.N.I., dopo la risoluzione consensuale del contratto con la società Fisia Italimpianti, del gruppo Impregilo, demandata in un primo momento dall'Ufficio del commissario delegato per l'emergenza ambientale in Calabria ad occuparsi della bonifica delle ex aree industriali del crotonese.
(5-00644)

SIRAGUSA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
l'interrogante richiama in premessa l'interrogazione a risposta in Commissione 5-00287 presentata il 30 luglio 2008, seduta n. 45 avente per oggetto l'impiego del petcoke, come combustibile, nella cementeria Italcementi Spa di Isola delle Femmine;
alcune fotografie scattate il 12 agosto 2008 documentano l'escavazione e il trasporto del petcoke su autocarri in condizione di assoluta insicurezza;
in data 1o ottobre 2008, alcuni residenti di Isola delle Femmine presentano un esposto alle autorità locali per denunciare «la presenza nell'aria di un odore tipico delle sostanze contenenti zolfo, nonché di polvere nera zolfo, nonché di polvere nera finissima che si deposita in superficie soprattutto nelle zone adiacenti allo stabilimento industriale Italcementi. Tale fenomeno - si legge nell'esposto - si è intensificato soprattutto a partire dal mese di agosto protraendosi a tutt'oggi».
la Italcementi produce cemento utilizzando sostanze inerti che vengono lavorate in forni ad altissima temperatura fatti funzionare con combustibile solido o liquido;

il 24 ottobre 2008 il Sindaco di Palermo, con ordinanza n. 322 vieta il trasporto del petcoke all'interno del territorio urbano con «autocarri a cassone aperto anche se coperti da telone» consentendo il transito soltanto ai «mezzi in grado di assicurare la perfetta tenuta onde scongiurare il rilascio, anche in caso di evento accidentale, di materiale tossico in ambiente»;
nella stessa ordinanza si legge inoltre che «questo tipo di combustibile comprende anche sostanze che, se inalate - scrive il dirigente del servizio ambiente del Comune, Attilio Carioti - possono causare il cancro alle vie respiratorie»;
il 3 novembre 2008 alcuni Consiglieri comunali di Isola delle Femmine presentano una «Mozione sul transito di camion che trasportano petcoke all'interno del territorio comunale di Isola delle Femmine» con la quale si chiede al Sindaco di emettere analogo provvedimento a quello emesso dal primo cittadino di Palermo;
nella sopra citata mozione si rileva inoltre che «presso lo stabilimento Italcementi di Isola delle Femmine viene utilizzato il petcoke come combustibile principale con consumi medi dell'ordine di 180 tonnellate giornaliere (dato desunto dal verbale sopralluogo ARPA del 18 agosto 2008);
la mozione viene votata e approvata in data 13 novembre;
alcune associazioni ambientaliste e di cittadini presentano ricorso al TAR avverso al provvedimento di concessione dell'utilizzo del petcoke -:
se non intenda intervenire con opportune verifiche, anche alla luce di quanto sopra illustrato, al fine di stabilire le cause dell'emissione di polvere nera di zolfo nelle zone adiacenti la Italcementi a tutela della salute dei cittadini;
se non intenda altresì verificare quali accorgimenti siano stati adottati dalla Italcementi e se gli stessi siano o meno sufficienti a garantire sicurezza ai lavoratori e agli abitanti che vivono nelle immediate vicinanze del plesso industriale;
se siano stati adottati tutti gli accorgimenti necessari al fine di monitorare quantitativamente e qualitativamente le esalazioni che fuoriescono dai punti di emissione e che impatto abbiano gli stessi per l'ambiente circostante ed in particolare quali conseguenze possano provocare per la salute pubblica;
se vengano rispettate le normative relative alla sicurezza degli impianti e se le emissioni vengano o meno monitorate con regolarità e, in particolare, se intenda verificare da dove partano i carichi e quale sia il percorso che seguono.
(5-00652)

...

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:

ANNA TERESA FORMISANO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
gli operai degli impianti AGIP di Castrocielo (Frosinone) sono in sciopero ormai da un mese;
la protesta è sfociata, nella giornata del 20 novembre scorso, nel blocco dell'area di servizio dell'autostrada A1, per denunciare la decisione della società Fratelli Marsilli, proprietaria dell'impianto, di licenziare 14 operai sui 25 in forza attualmente;
i blocchi sono stati rimossi solo dopo che il Prefetto di Frosinone ha convocato gli operai per lunedì prossimo;
la Regione Lazio ha, dal canto suo, garantito la disponibilità del ricorso agli ammortizzatori sociali a partire da gennaio 2009 al fine di evitare il licenziamento -:
se non ritengano opportuno convocare in tempi rapidi le parti, alla presenza anche di un rappresentante della società

Eni, al fine di avviare un tavolo di concertazione che conduca ad una soluzione indolore, evitando in tal modo la perdita del posto di lavoro dei lavoratori interessati.
(3-00248)

Interrogazione a risposta in Commissione:

FUGATTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in materia di oli lubrificanti non destinati alla vendita o all'uso come carburanti o combustibili per riscaldamento si è espressa la Corte di Giustizia delle Comunità europee con la sentenza C-437/01 del 25 settembre 2003;
nella sentenza la Corte dichiara la illegittimità dell'articolo 62, comma 1 del decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504 che sottoponeva ad accise anche tali tipi di oli, in contrasto con la normativa comunitaria. Tale articolo tuttavia è stato soppresso dall'articolo 6 del decreto-legge n. 452 del 2001, decreto che contestualmente, all'articolo 7 ha istituito una nuova imposta, denominata «contributo di riciclaggio e di risanamento ambientale»;
la sentenza C-437/01 ha però osservato (punti 21 e seguenti) l'illegittimità anche di questa fattispecie, in quanto ha ad oggetto gli stessi oli lubrificanti precedentemente gravati dall'imposta di consumo, e quindi ha prolungato, sotto altra forma, la soppressa imposta di consumo;
si scontano peraltro ritardi anche nella predisposizione degli atti amministrativi necessari alla definizione delle modalità di riscossione quantificazione del contributo ambientale di cui all'articolo 7 del decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, creando una situazione di incertezza tra gli operatori -:
se alla luce di quanto affermato nella sentenza C-437/01 della Corte di Giustizia delle Comunità europee del 25 settembre 2003, punti 21 e seguenti, non si ritenga opportuno, per prevenire eventuali nuovi ricorsi alla Corte contro lo Stato italiano, sopprimere il contributo di riciclaggio e di risanamento ambientale di cui all'articolo 7 del decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504.
(5-00646)

Interrogazioni a risposta scritta:

ROSATO, STRIZZOLO e MARAN. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 74, comma 1, lettera a) del decreto-legge n. 112 del 2008 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008 prevede la riduzione degli assetti organizzativi anche delle agenzie fiscali, prevedendo in particolare che, entro il 30 novembre del 2008, si predisponga un piano di ridimensionamento che riduca, rispettivamente, il 20 per cento degli uffici dirigenziali generali ed il 15 per cento degli uffici dirigenziali non generali;
dal punto di vista degli effetti pratici, per l'Agenzia delle dogane dovrà essere predisposto un programma comprendente il taglio di 5/6 uffici di dirigente generale e di 44 uffici di dirigente non generale;
eccetto una posizione dirigenziale generale presso la struttura centrale, già di fatto tagliata in quanto non più occupata dopo il recente pensionamento del titolare, le altre cinque posizioni di dirigente generale da tagliare si teme possono riguardare le Direzioni regionali che da 15 scenderebbero a 10, tramite accorpamenti, con un'automatica riduzione delle posizioni dirigenziali non generali da esse dipendenti;
in tale prospettiva, una delle Direzioni regionali fortemente a rischio è quella del Friuli-Venezia Giulia, per la quale è verosimilmente ipotizzabile un accorpamento con la contermine Direzione per il Veneto;
nella Regione Friuli-Venezia Giulia, a dicembre del 2007 si è conclusa una riorganizzazione che ha visto la riduzione da 8 a 4 degli uffici territoriali dirigenziali,

con la chiusura dell'ufficio di Tarvisio, con l'accorpamento a Gorizia di quello di Monfalcone, con l'Ufficio tecnico di finanza di Udine confluito nell'Ufficio delle dogane di Udine ed il Laboratorio chimico delle dogane di Trieste anch'esso confluito nell'Ufficio delle dogane di Trieste;
la decisione di procedere a un accorpamento della Direzione regionale del Friuli-Venezia Giulia è contraddittoria sia rispetto all'andamento dei traffici «a dogana» della regione, che è in continua crescita, sia rispetto alle ipotesi di assegnazione di ulteriori nuove funzioni alle Regioni a statuto speciale previste dal disegno di legge in materia di federalismo fiscale approvato recentemente dal Consiglio dei ministri;
la sottrazione della Direzione regionale significherebbe per la Regione Friuli-Venezia Giulia non solo la perdita del posto di lavoro per circa 80 persone e la conseguente necessità di ricollocarle, ma anche il venir meno delle risorse materiali rappresentate dal budget gestito, ammontante a circa 5 milioni di euro;
prevedibili e gravi, inoltre, le ripercussioni sulla immediatezza delle decisioni amministrative fondamentali, quali ad esempio le autorizzazioni alle procedure doganali semplificate, ai depositi e magazzini nelle aree di punto franco, ai depositi doganali e alle accise, il coordinamento delle attività di verifica sul territorio, le decisioni sui ricorsi;
i progetti di maggiore importanza, che interessano particolarmente Trieste e l'operatività dei suoi punti franchi, quali ad esempio il neonato progetto CARGO, sarebbero fortemente compromessi da un accorpamento, in quanto non solo il centro decisionale si allontanerebbe di centinaia di chilometri, ma potrebbe andare a far capo a una Direzione regionale dalla quale dipendono porti direttamente competitori di quello di Trieste;
non sarebbe risparmiato un effetto diretto sull'indotto - quali ad esempio agenzie marittime e case di spedizioni - che si troverebbe necessitato a dirottare almeno parte della capacità operativa (e degli addetti) verso i nuovi centri decisionali -:
se il Ministro dell'economia e delle finanze intenda, per evitare che la Regione Friuli-Venezia Giulia subisca dal ridimensionamento del sistema delle agenzie fiscali una penalizzazione sproporzionata, adempiere alle modifiche richieste dalla legge 133/08 disponendo che alle 5 Direzioni regionali minori sia sovraordinato un dirigente non generale, in tal modo soddisfacendo al dettato normativo e al contempo garantendo gli attuali servizi agli utenti, imprenditori e cittadini, che, al contrario sarebbero danneggiati dalla ridotta e/o malagevole operatività delle strutture.
(4-01698)

GRAZIANO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
a seguito della avvenuta abrogazione del comma 2, lettera b), dell'articolo 51 del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, recante «Approvazione del testo unico delle imposte sui redditi», anche le erogazioni liberali operate in favore dei dipendenti in occasione di ricorrenze e festività, sono ormai assoggettabili all'Irpef;
nel novero delle stesse, la circolare n. 326/E del 1997 aveva ricompreso, sia pure a certe condizioni, i regali di matrimonio erogati a titolo meramente liberale ai dipendenti, oltre che i pacchi dono, anche sotto forma di voucher, in occasione di festività quali il Natale;
alla luce del disposto dell'articolo 100, comma 1, del richiamato decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986, «Le spese relative ad opere o servizi utilizzabili dalla generalità dei dipendenti o categorie di dipendenti volontariamente sostenute per specifiche finalità di educazione, istruzione, ricreazione, assistenza sociale e sanitaria o culto, sono deducibili per un ammontare complessivo non superiore

al 5 per mille dell'ammontare delle spese per prestazioni di lavoro dipendente risultante dalla dichiarazione dei redditi -:
se tra le iniziative ivi rientranti possano essere ricompresi anche i regali di matrimonio dati a dipendenti e i pacchi dono suindicati, vista la loro natura latamente assistenziale, a condizione che gli stessi siano di valore congruo e che la loro assegnazione non comporti discriminazione tra i lavoratori, ferma restando la loro derivazione da mera liberalità del datore di lavoro.
(4-01704)

GRANATA, FRASSINETTI, MIGLIORI e LAURA MOLTENI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'Istituto per il credito sportivo (ICS) è stato oggetto di verifiche ispettive da parte di Banca d'Italia dal 10 ottobre 2006 al 1o febbraio 2007;
il Governo Prodi ha sostituito in data 3 maggio 2007 il Consiglio di amministrazione dell'ICS nominato dal precedente Governo Berlusconi avvalendosi della finanziaria 2007, (articolo 1, comma 1297, legge 27 dicembre 2006, n. 296, modificato dall'articolo 11-sexies del decreto-legge 8 febbraio 2007, n. 8, convertito dalla legge 4 aprile 2007, n. 41) prevedendo una serie di interventi sull'assetto dell'ICS stesso;
in data 27 aprile 2007 la Banca d'Italia ha aperto un procedimento sanzionatorio per violazioni al testo unico bancario (disciplinato dall'ex articolo 145 del decreto legislativo 1o settembre 1983, n. 385) nei confronti dei precedenti amministratori e dell'Ente credito sportivo;
in data 8 novembre 2007 la Banca d'Italia ha ritenuto di non dare seguito all'iter sanzionatorio nei confronti dei precedenti amministratori del Credito sportivo -:
come mai alla data odierna, novembre 2008, non risulti ancora che la Banca d'Italia abbia ritirato le limitazioni/sanzioni operative sull'ente disposte ai sensi dell'articolo 53, comma 3, lettera d), del decreto legislativo 385/93;
come mai l'ente stesso abbia continuato ad utilizzare il fondo pubblico (fondo contributi sugli interessi) come strumento di tesoreria aziendale a scapito delle esigenze di economicità di gestione del fondo stesso, malgrado la stessa Banca d'Italia avesse ammonito l'ente a non più utilizzare lo stesso a tali fini.
(4-01706)

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

II Commissione:

LO PRESTI e COSTA. - Al Ministro della Giustizia. - Per sapere - premesso che:
con nota del 18 novembre 2008, l'ufficio III della Direzione generale della giustizia civile - Dipartimento per gli uffici di giustizia ha chiesto alle Casse di previdenza privata di conoscere le dotazioni organiche dei singoli enti ai fini della applicazione dell'articolo 26 (taglia enti) del decreto-legge n. 11 del 2008 che prevede la soppressione di tutti gli enti pubblici non economici inseriti nel conto consolidato dello Stato che abbiano una dotazione organica inferiore alle 50 unità e la cui sopravvivenza non sia prevista da apposito decreto interministeriale;
la richiesta appare non conforme allo spirito della legge perché non tiene conto della specificità delle competenze, della funzione e, in particolare, dello scopo degli enti in questione - assicurare la congrua pensione ai propri iscritti - che non potrebbe essere altrimenti assolto da una soppressione o ipotetica confluenza in non meglio precisati e previsti, diversi «contenitori»;

la situazione che verrebbe a determinarsi per alcune Casse più piccole sarebbe paradossale e balzana;
migliaia di persone rischierebbero di non avere più garanzia nella erogazione della prestazione previdenziale;
peraltro, l'ufficio non ha tenuto conto del fatto che le Casse di previdenza e di assistenza sono associazioni di diritto privato ai sensi del decreto legislativo n. 509 del 1994 e il loro inserimento nel conto economico consolidato dello Stato rileva, esclusivamente, ai fini delle esigenze di contabilità pubblica della Unione Europea e non ha alcun effetto costitutivo in ordine alla natura giuridica degli enti medesimi -:
quali provvedimenti e utili iniziative intenda adottare per garantire la continuità amministrativa degli enti previdenziali privati che abbiano in organico meno di 50 dipendenti.
(5-00649)

RAO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
ha suscitato notevole clamore una notizia riportata ieri da Il Corriere della sera e da la Repubblica, secondo cui, stando a una denuncia arrivata dal Gazzettino, nel tribunale di Venezia cancellieri e operatori tecnico-amministrativi sono costretti a provvedere a proprie spese perfino agli strumenti essenziali di igiene personale;
ben più gravi sono le altre disfunzioni che si segnalano nel palazzo di giustizia: c'è infatti scarsità di carta per le fotocopie negli uffici del giudice di pace, di macchine e di benzina;
il Ministero della giustizia, inoltre, ha bloccato i pagamenti delle indennità da procedimento speciale per i viceprocuratori onorari che normalmente coprono i tre quarti delle udienze e garantiscono lo svolgimento dei processi per direttissima;
gli organici sono scoperti fino al 40 per cento per quanta riguarda il personale amministrativo e i magistrati sono il 30 per cento in meno di quanti dovrebbero essere -:
quali urgenti misure intenda adottare, al fine di risolvere una situazione a dir poco drammatica che rischia di compromettere seriamente l'efficienza della macchina giudiziaria di un'intera provincia.
(5-00650)

Interrogazione a risposta in Commissione:

BERNARDINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
con decreto ministeriale del 27 febbraio 2008 è stato indetto il concorso a 500 posti per magistrato ordinario, il primo che, sulla base di quanto stabilito dalla legge 30 luglio 2007, n. 111, configura l'accesso alla Magistratura quale concorso di secondo grado;
dopo appena cinque giorni dalla nomina, il Presidente e alcuni membri della Commissione esaminatrice si dimettono per problemi di incompatibilità e vengono prontamente sostituiti;
le prove scritte relative al predetto concorso hanno inizio a Milano il 19 novembre 2008;
come di consueto, due giorni prima della prova scritta, si è svolta la procedura di consegna da parte dei candidati dei codici e delle leggi che, previa attenta e scrupolosa verifica della Commissione esaminatrice, potranno essere consultati durante la tre giorni del concorso;
sulla base delle testimonianze di alcuni candidati riportate dagli organi di stampa (fra gli altri, La Repubblica ed il Corriere della Sera), sui banchi di molti aspiranti magistrati sarebbero stati rinvenuti codici commentati, enciclopedie giuridiche, manuali di Fiandaca Musco e del Bianca, il tutto contrariamente a quanto stabilito dall'articolo 7 del regio decreto n. 1860 del 1925, il quale vieta tassativamente di introdurre nel luogo d'esame codici commentati e testi tipo manuali;

i predetti volumi pare riportassero il timbro tondo del Ministero della giustizia, il che fa ragionevolmente presumere che gli stessi, previo controllo, siano stati restituiti proprio dai componenti della commissione esaminatrice ai candidati che li avevano portati;
nonostante le rimostranze, giuste e legittime, di moltissimi candidati per quanto accaduto, la commissione d'esame, invece di sospendere il concorso come da molti richiesto e/o di espellere quei partecipanti trovati in possesso dei codici e manuali «proibiti», decideva di far tornare tutti ai propri posti e, previo ricontrollo approssimativo dei testi in possesso degli aspiranti magistrati, dava inizio con notevole ritardo (ore 14) alla prova scritta;
sempre sulla base di quanto riportato dagli organi di stampa, i fatti e le circostanze di cui sopra sarebbero stati denunciati presso la competente Procura della Repubblica;
la nuova legge 30 luglio 2007, n. 111, tra i requisiti necessari per partecipare al concorso da uditore giudiziario, richiede, tra gli altri titoli, che il candidato, oltre ad essere laureato, sia dipendente statale con almeno cinque anni di anzianità o avvocato iscritto all'albo, ciò che finisce inevitabilmente per escludere dal bando di concorso tutti coloro che, pur idonei alla professione di avvocato, hanno lasciato l'albo per incompatibilità in quanto vincitori di concorso pubblico e, tuttavia, non hanno ancora maturato in seno alla qualifica cinque anni di servizio;
il 22 ottobre 2008 il Tribunale Amministrativo del Lazio, su ricorso di alcuni avvocati, sollevava, con ordinanza, questione di legittimità costituzionale proprio della legge n. 111 del 2007 nella parte in cui non permette agli avvocati dipendenti statali con meno di cinque anni di servizio di partecipare al bando di concorso per aspiranti magistrati -:
se quanto esposto in premessa corrisponda al vero;
quali provvedimenti il Ministro in indirizzo intenda assumere per garantire la piena legittimità di un esame che - se possibile, in misura superiore ad altri - deve caratterizzarsi per trasparenza e rispetto delle regole;
se abbia avviato un'indagine amministrativa interna, finalizzata ad accertare le responsabilità dell'accaduto, e in caso positivo che cosa abbia accertato;
se non ritenga doveroso annullare e ripetere la prova scritta dell'esame medesimo svoltasi a Milano il giorno 19 novembre 2008, indipendentemente dalle eventuali indagini e decisioni che vorrà assumere la magistratura;
se e quali provvedimenti il Governo intenda adottare al fine di modificare la legge 30 luglio 2007, n. 111, nella parte in cui prevede l'esclusione dal bando di concorso per l'accesso in magistratura di tutti quegli avvocati non iscritti all'albo perché dipendenti statali, i quali non abbiano ancora maturato i cinque anni di anzianità nel pubblico impiego.
(5-00654)

Interrogazione a risposta scritta:

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
con ordinanza n. 1234/2006 del 27 ottobre 2006, il Tribunale di Sorveglianza di Reggio Calabria ha richiesto ai Comuni di Gioia Tauro e Rosarno se intendevano accettare, e in quale forma, la proposta di risarcimento del danno in forma alternativa richiesta da Piromalli Gioacchino;
Gioacchino Piromalli (classe '69) di Gioia Tauro appartenente alla nota cosca Piromalli, tra le più potenti della 'ndrangheta calabrese, aveva chiesto di essere riabilitato dalla condanna di cui alla sentenza della Corte di Appello di Reggio Calabria del 13 aprile 2001 per i reati di cui agli articoli 56, 81, 629 del codice penale, 7 della legge n. 203 del 1991, 10 della legge n. 497 del 1974 e 416-bis del codice penale;

i Comuni di Rosarno e Gioia Tauro avevano instaurato un giudizio civile, chiedendo la condanna dei responsabili delle condotte delittuose al pagamento della somma, a titolo risarcimento danni, di 10 milioni di euro in favore di ciascuna delle parti offese;
nell'ordinanza in questione il Magistrato di Sorveglianza di Reggio Calabria fa riferimento sia alla «prova effettiva e costante di buona condotta» del Gioacchino Piromalli, quanto, e ciò appare gravissimo all'interrogante, al riferimento delle condizioni reddituali dello stesso, definite con «l'impossibilità di adempiere alla obbligazione nei confronti delle parti offese»;
Gioacchino Piromalli è stato tratto in arresto a metà ottobre del 2008 in seguito all'operazione «Cento Anni di Storia», per il delitto di cui agli articoli 110, 112 n. 2, 56-323 1o e 2o comma del codice penale, 7 del decreto-legge n. 152 del 1991; nella stessa operazione sono stati tratti in arresto i due sindaci dei Comuni di Gioia Tauro e Rosarno;
sempre lo stesso Tribunale di Sorveglianza di Reggio Calabria, nello scorso mese di ottobre 2008 ha rimesso in libertà il boss Antonino Iamonte di Melito Porto Salvo, detenuto dal febbraio 2007, già condannato nel processo «Rose Rose» ed implicato nell'operazione «Ramo Spezzato», il cui processo è in fase di celebrazione davanti alla II Sezione Penale del Tribunale di Reggio Calabria;
il boss Antonino Iamonte deve rispondere di 416-bis, estorsione, trasferimento fraudolento di valori in capo a prestanome di beni mobili, immobili e società operanti nel settore della macellazione delle carni oltre che di commercializzazione di carni nocive, false attestazioni e soppressione di certificati -:
se non ritenga necessario ed urgente avviare un'adeguata indagine presso il Tribunale di Sorveglianza di Reggio Calabria per accertare l'eventuale sussistenza di condotte apprezzabili disciplinarmente;
quali misure di carattere generale e quali iniziative di carattere normativo intenda assumere per garantire la certezza della pena e porre i Tribunali di Sorveglianza nelle condizioni di non poter accogliere con estrema facilità le istanze presentate dai difensori dei vari boss mafiosi.
(4-01712)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:

MONTAGNOLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
a causa della ormai cronica insufficienza di personale della MCTC di Vicenza, le richieste di esame per le patenti di categoria A e B vengono evase solo per il 20-25 per cento della domanda complessiva;
attualmente le persone che prestano servizio in Motorizzazione sono 38, di cui 5 part-time a fronte di una quantità di lavoro che ne richiederebbe almeno 70;
è assolutamente necessario andare fino in fondo ad un'emergenza, quella della cronica mancanza di esaminatori messi a disposizione dagli uffici della locale MTCT, che dà alla provincia di Vicenza la «maglia nera» in Veneto, e non solo, per i tempi di attesa necessari ad ottenere la patente di guida;
in tutto il resto d'Italia e del Veneto mediamente ci si impiega un mese e mezzo, massimo due per diventare neopatentati mentre a Vicenza bisogna aspettare almeno quattro mesi, con il rischio di dover rinnovare il foglio rosa, che comporta un ulteriore aggravio di spesa per i giovani e, giocoforza, per le loro famiglie;
il Direttore Vitelli ha assicurato che manderà rinforzi da altre sedi e questo già è una buona notizia, ma gli operatori e gli utenti vicentini si aspettano molto di più,

chiedono che l'organico dell'ufficio di Vicenza, che tra l'altro sta già dando il massimo, sia completato;
le possibilità di integrazione del personale sembrerebbero esserci, perché quattro dipendenti ministeriali dell'aeroporto Dal Molin di Vicenza hanno chiesto di andare in mobilità alla Motorizzazione provinciale. Nonostante i recenti provvedimenti del Governo, che dovrebbero facilitare gli spostamenti da situazioni di esubero a uffici sguarniti, pare invece che queste domande di mobilità si siano perse nel nulla;
da inizio 2008 Vicenza è fortemente in affanno per quanto riguarda l'emissione di nuove patenti di guida, con una necessità di almeno di 360 sedute al mese, che significa circa 2.100 esami, mentre alla fine se ne ottengono, nel migliore dei casi, 180 e spesso anche 120;
se fosse fatta una media, fino ad oggi sono state evase poco più del 30 per cento delle nostre richieste. Il che significa che ogni mese la lista di attesa si allunga di un migliaio di persone, che devono aspettare mesi prima di sostenere la prova. Una situazione che è diventata oramai ingestibile, con le autoscuole tra «l'incudine» di uffici pubblici che a livello centrale non danno risposte e il «martello» dei giovani e dei loro genitori arrabbiati per questa situazione;
ad aggravare il tutto a dicembre scade la proroga all'entrata in vigore del provvedimento che vieterà ai neopatentati di guidare, per almeno un anno, automobili di potenza superiore a 50 Kw/t, impedendo, in molti casi, l'utilizzo dell'auto di famiglia a questi ragazzi (superano, infatti, questa soglia, tante vetture di uso comune);
lo scorso anno l'emergenza fu tamponata, grazie all'intervento della struttura regionale (il S.I.I.T. Veneto), con gli straordinari di esaminatori provenienti da altre MCTC del Veneto, tra l'altro pagati dalle autoscuole. Un provvedimento che, però, non è stato rinnovato nel 2008, facendo precipitare ancor più una situazione già critica -:
se il Ministro interrogato, essendo a conoscenza della situazione, ed in attesa di un provvedimento definitivo non intenda predisporre immediatamente una soluzione momentanea del problema esami che potrebbe consistere nell'invio a Vicenza di personale proveniente da altre province che non hanno particolari problemi.
(3-00247)

Interrogazione a risposta in Commissione:

IANNUZZI e D'ANTONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il progetto di ammodernamento e messa in sicurezza della Autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria costituisce una priorità di assoluta valenza strategica nella politica infrastrutturale del Paese; il progetto è stato articolato in sette maxi-lotti, che hanno accorpato ed assorbito più lotti del progetto ordinario;
lo svolgimento dei lavori nei predetti sette maxi-lotti nella passata legislatura ha registrato avanzamenti significativi, che, tuttavia, vanno ulteriormente potenziati e sviluppati con l'accelerazione dei lavori;
il Governo Prodi si è trovato nella necessità di reperire ingenti finanziamenti per l'esecuzione integrale del progetto;
in questa direzione con la legge finanziaria per l'anno 2007 è stato soppresso il Fondo centrale di garanzia per le Autostrade e Ferrovie Metropolitane, con il conseguente subingresso dell'ANAS nella gestione del patrimonio e nei relativi rapporti e con la destinazione di tutte le risorse così reperite proprio al completamento del progetto dell'Autostrada Salerno-Reggio Calabria;
è stata questa una scelta assai positiva e di grande significato per completare il progetto dell'A3;

i lavori del primo maxi-lotto (Sicignano degli Alburni-Atena Lucana) sono stati oramai ultimati;
sono iniziate in modo consistente le opere nel quinto mega-lotto (Gioia Tauro-Scilla); è stato finalmente stipulato il contratto di appalto con la ditta aggiudicatrice per il secondo maxi-lotto (Padula-Buonabitacolo-Lauria nord) i cui lavori debbono subito iniziare;
senza dubbio la super priorità nel campo delle infrastrutture è costituita dalla Salerno-Reggio Calabria, la più rilevante opera pubblica nel Mezzogiorno e con una funzione nazionale preminente;
proprio per accelerare lo svolgimento dei lavori e degli appalti lungo l'autostrada A3, occorre continuare ad avere come l'interrogante ha già puntualmente e costantemente sollecitato in sede parlamentare nelle XIV e XV Legislatura, un quadro dettagliato dei finanziamenti e dei cantieri e dello stato effettivo nei lavori nei singoli maxi-lotti e nei diversi lotti; questo quadro è necessario per poter procedere con serietà ed efficienza, con la precisa cognizione delle questioni esistenti e degli interventi urgenti, anche al fine di svolgere una azione parlamentare di monitoraggio di stimolo e di impulso la più forte ed attenta possibile -:
quale sia la situazione generale dei finanziamenti tenuto conto che il finanziamento integrale di tutto il progetto occorrono almeno 2,5 miliardi di euro, dei quali è necessaria ed urgente la completa acquisizione;
quale sia la situazione aggiornata dei lavori, delle progettazioni e dei finanziamenti nei sette maxi-lotti;
quale sia lo stato dei lavori nei singoli e ulteriori lotti, specificando il grado, e la percentuale di avanzamento delle opere e dei cantieri, attraverso il quadro preciso ed aggiornato lotto per lotto;
quale sia la scadenza prevista per le ultimazione di tutti i maxi-lotti e dei lotti ordinari e per la consegna delle intere opere.
(5-00647)

Interrogazione a risposta scritta:

TOCCAFONDI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'interrogante apprende da notizie di stampa che Roberto Aiello dirigente delle FS alla stazione di Lucca, vive dal 1997 con la famiglia nell'alloggio delle Ferrovie alla stazione di Tassignano (Lucca) «vinto» per concorso;
sempre da notizie di stampa si apprende che nel 1996 il dottor Aiello, è stato trasferito da Reggio Calabria alla stazione di Livorno e, successivamente a questo trasferimento, ha partecipato al bando per l'assegnazione degli alloggi per i dipendenti delle ferrovie;
dagli articoli di stampa che riportano il fatto, si apprende che essendo arrivato al 9o posto su 670 concorrenti in Toscana, l'Aiello era vincitore dell'alloggio, che però non gli è mai stato ufficialmente consegnato;
a distanza di un anno, nel settembre 1997 Roberto Aiello, non avendo ricevuto alcuna risposta, occupa abusivamente l'alloggio delle FS alla stazione di Tassignano, che gli era stato destinato dalla graduatoria;
l'accordo tra sindacati e FS del 2 aprile 1998 stabilisce che, per gli alloggi occupati abusivamente, è possibile regolarizzare l'occupazione se esiste un accordo sul recupero dei canoni arretrati;
nell'ottobre 1999, il signor Roberto Aiello viene citato in giudizio dalle FS per occupazione abusiva dell'alloggio. Il Giudice di Lucca respinge però il ricorso perché tardivo;
nel 2004 RFI cita nuovamente in giudizio il signor Aiello per occupazione abusiva di un alloggio destinato ai dipendenti delle Ferrovie, prerogativa che però

appartiene al signor Aiello in quanto dirigente delle FS e vincitore di quello stesso alloggio mai consegnato;
durante lo svolgimento della causa, che è ancora in corso, il Giudice chiede di poter prendere visione dell'originale di un documento del 1998 che, qualificherebbe l'alloggio di Tassignano libero e assegnabile, documento che le FS non troverebbero più;
l'interrogante oggi, apprende dalla stampa che FS nega al signor Aiello il bonus di 49mila euro per il pre-pensionamento -:
se quanto appreso dalla stampa corrisponda al vero e se il Governo sia a conoscenza di tali fatti;
quali iniziative intenda intraprendere il Governo al fine di chiarire la posizione del signor Roberto Aiello e di RFI.
(4-01710)

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INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:

LORENZIN. - Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'anoressia è un disturbo alimentare che si manifesta in un'alterazione del rapporto tra corpo e cibo ossessivo, tale da provocare il rifiuto totale di alimentazione;
mercoledì 19 novembre il quotidiano Libero ha pubblicato i risultati di un'inchiesta relativa alla diffusione del fenomeno dell'anoressia on line, che ha messo in evidenza il preoccupante aumento negli ultimi anni di siti internet pro-anoressia;
in questi siti, per lo più blog e forum, milioni di adolescenti vengono ogni giorno stimolati a scegliere l'anoressia come modello di vita, con tanto di suggerimenti e consigli, come ad esempio l'uso di diuretici o il vomito indotto, fino ad arrivare all'astinenza dal cibo;
una ricerca condotta dall'Università di Torino sui disordini alimentari e internet, ha evidenziato una correlazione diretta tra l'aumento dei casi di anoressia e l'amplificarsi del fenomeno dei siti pro-anoressia;
in Italia sono più di 300 mila i siti che esaltano il modello anoressico e il 47 per cento di questi risulta visitato frequentemente;
secondo l'ultimo rapporto Eurispes, in Italia, oltre 2 milioni di ragazzi e ragazze, tra i 12 e i 25 anni, soffrono di anoressia; con una media di 6 nuovi casi ogni 100.000 abitanti -:
se il Governo non ritenga opportuno adottare immediatamente dei provvedimenti per impedire che l'utilizzo di internet diventi un mezzo d'istigazione a comportamenti che mettono a serio rischio la salute psico-fisica di milioni di ragazzi in età evolutiva, provvedimenti quali: un monitoraggio costante della rete e il lancio di campagne educative atte a combattere l'anoressia.
(5-00651)

Interrogazione a risposta scritta:

LOLLI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la «Lycos Italia s.r.l.», operativa dal 18 agosto 2003, indirizzo web http://chat.lycos.it/, è una società che ha la sua sede a Milano e che ha per oggetto sociale la «gestione portale web con servizi annessi alle reti telematiche quali banner, sms, chat line, e-mail, mailing list e newsgroup»;
tra i servizi gestiti dalla «Lycos Italia», sicuramente la chat è quello più utilizzato, ed essa è probabilmente una di quelle più frequentate in Italia per numero di utenti tenendo altresì conto dell'integrazione di tale servizio «Lycos» con il portale Yahoo;

la chat va intesa come uno spazio virtuale nel quale è possibile conoscere gli utenti iscritti al portale che hanno la possibilità di dialogare tramite personal computer in tempo reale ed in forma assolutamente anonima;
ogni chat è caratterizzata da differenti tratti peculiari quali, a parte l'anonimato, la possibilità di assumere degli pseudonimi, detti nickname, che consentono di essere riconosciuti dagli utenti con i quali si instaura un rapporto;
la chat di «Lycos Italia» è stata pensata come una nave completa di «ponti», cioè aggregati di stanze tematiche o generaliste oppure «cabine», cioè stanze di discussione libera create dai singoli utenti;
«Lycos Italia» assicura che la sua chat è gestita da alcuni utenti detti «moderatori» che si impegnano a fare rispettare le regole e che sono selezionati mediante un esame che può essere sostenuto solo dopo aver raggiunto una certa anzianità da utente che nel gergo della chat è detto «rango»;
da circa tre anni alcuni utenti della chat «Lycos Italia» mediante il sito http://www.moderati2.altervista.org/ hanno avviato una protesta nei confronti di quelle che sono ritenute ingiuste esclusioni da parte dei moderatori, nel gergo della chat appellato «ban», per ragioni estranee alla violazione dei regolamenti vigenti all'interno della chat stessa;
le violazioni commesse dai moderatori della chat Lycos, tra cui specifici episodi di razzismo, xenofobia, apologia del fascismo, sono state oggetto di attenzione mediatica da parte del quotidiano Il Tirreno;
inoltre, nel corso della suddetta campagna di protesta, alla quale si è affiancato dal mese di giugno del 2008 un blog il cui dominio è http://misfattilycos.blog.espresso.repubblica.it/misfatti_in_lycos_chat/, è emerso che i minori - frequentatori numerosi ed assidui della suddetta chat, la quale ha stanze a loro espressamente dedicate - non godrebbero di tutela consona alla loro condizione, nonostante venga dichiarata come una chat moderata e familiare;
l'associazione antipedofilia «La caramella buona» dopo aver verificato la fondatezza di varie segnalazioni è intervenuta con un esposto alla magistratura, affinché la stessa verifichi se sovente soggetti maggiorenni, utilizzando nickname ai quali è connessa una mendace identità anagrafica da minori, frequentino stanze a questi riservate;
è stata scoperta una chat ove si approda dal sito «Piccole trasgressioni» (vedi file clipboard), sito dove l'attuale responsabile (timoniere) della chat della «Lycos Italia» invia senza alcun motivo foto di transessuali con espliciti riferimenti ad atti sessuali;
inoltre è essenziale indicare che dopo le denunce dei fatti citati sono nati in quattro mesi 10 blog, di cui in seguito alcuni sono stati chiusi su intervento dei webmaster o della Polizia postale, a scopo diffamatorio dei blog o dei soggetti che avevano avviato critiche pubbliche alla gestione della chat e presentato denunce specifiche;
si è verificata in più occasioni la violazione della privacy di più soggetti attuata proprio attraverso blog ed è cominciato un vero e proprio linciaggio mediatico nei confronti di alcuni utenti (come è verificabile da diverse denunce) con spamming e insulti -:
se i Ministri siano informati dei fatti e quali atti di vigilanza e controllo siano stati attivati, o si intendano attivare per prevenire le ipotesi di reato sopra descritte nella chat di «Lycos Italia» nonché di altre consimili e per denunziare queste ed eventuali altre ipotesi di reato all'autorità giudiziaria.
(4-01711)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

SIRAGUSA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in data 6 novembre 2008 il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca e il Ministro dell'economia e delle finanze hanno deciso di far slittare, a data da destinarsi, il tavolo delle trattative concordato il 22 ottobre 2008 con le federazioni nazionali lavoratori settore imprese di pulizia;
oggetto delle trattative è la situazione critica che coinvolge circa 14.000 lavoratori (ex LSU) delle attività di pulizia nelle scuole che rischiano di perdere il posto di lavoro;
nonostante le denunce delle Organizzazioni sindacali e due incontri avvenuti con i rappresentanti del MIUR e gli impegni assunti da questi ultimi, ad oggi non si è ancora stabilita la quantità di risorse da destinare alle attività di pulizia nelle scuole al fine di verificare la loro congruità rispetto alle norme e agli accordi vigenti per il loro finanziamento;
il finanziamento delle suddette attività e quindi dei lavoratori interessati, è previsto da diversi interventi normativi: decreto legislativo n. 81 del 2000, decreto ministeriale n. 65 del 2001, direttiva MIUR n. 92 del 2005, che attraverso le disposizioni nelle varie finanziarie, prevedono costi e relative risorse per il loro mantenimento -:
se non intendano, considerato l'imminente rischio occupazionale sopra illustrato, fornire con urgenza chiarimenti e certezze per tali lavoratori circa la garanzia della continuità e della congruità dei finanziamenti previsti dalle attuali disposizioni normative;
se non intendano altresì, a tal fine, riconvocare con tempestività un tavolo di confronto.
(5-00645)

ANTONINO RUSSO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la Giunta della Provincia autonoma di Trento in data 14 novembre 2008 con reg. delib. n. 3025, prot. n. 23 - 2008, ha approvato il bando e i moduli relativi «ai termini, modalità e documentazione per le domande di inserimento nelle graduatorie provinciali» per il quadriennio 2009-2013, ai sensi del regolamento attuativo della legge provinciale n. 5 del 2006, approvato con decreto del Presidente della provincia 28 dicembre 2006, n. 27-80/Leg., come modificato dall'articolo 53, comma 4, lettera b) della legge provinciale 12 settembre 2008 n. 16, che introduce il comma 2-bis all'articolo 92: «A partire dall'anno scolastico 2009-2010 gli iscritti nelle graduatorie ad esaurimento previste dall'articolo 1, comma 605, lettera c), della legge 27 dicembre 2006, n. 296, che chiedono l'inserimento nelle graduatorie provinciali per titoli sono inseriti nelle medesime in posizione subordinata a tutte le fasce»;
il protocollo d'intesa fra la Provincia autonoma di Trento e il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, sottoscritto in data 1o marzo 2005, relativo alla «Formazione delle graduatorie permanenti e di istituto del personale docente con contratto di lavoro a tempo determinato», ai sensi del sopra richiamato articolo 2 del decreto del Presidente della Repubblica n. 405 del 1988, è vincolante per l'emanazione del regolamento citato;
il decreto legge 1o settembre 2008, n. 137, recante disposizioni urgenti in materia di istruzione e università convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169, all'articolo 5-bis «Disposizioni in materia di graduatorie ad esaurimento» dispone: 1. Nei termini e con le modalità fissati nel provvedimento di aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento

da disporre per il biennio 200912010, ai sensi dell'articolo 1, commi 605, lettera c), e 607, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e successive modificazioni, i docenti che hanno frequentato i corsi del IX ciclo presso le scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario (SSIS) o i corsi biennali abilitanti di secondo livello ad indirizzo didattico (COBASLID), attivati nell'anno accademico 2007/2008, e hanno conseguito il titolo abilitante sono iscritti, a domanda, nelle predette graduatorie e sono collocati nella posizione spettante in base ai punteggi attribuiti ai titoli posseduti.
2. Analogamente sono iscritti, a domanda, nelle predette graduatorie e sono collocati nella posizione spettante in base ai punteggi attribuiti ai titoli posseduti i docenti che hanno frequentato il primo corso biennale di secondo livello finalizzato alla formazione dei docenti di educazione musicale delle classi di concorso 31/A e 32/A e di strumento musicale nella scuola media della classe di concorso 77/A e hanno conseguito la relativa abilitazione.
3. Possono inoltre chiedere l'iscrizione con riserva nelle suddette graduatorie coloro che si sono iscritti nell'anno accademico 2007/2008 al corso di laurea in scienze della formazione primaria e ai corsi quadriennali di didattica della musica; la riserva è sciolta all'atto del conseguimento dell'abilitazione relativa al corso di laurea e ai corsi quadriennali sopra indicati e la collocazione in graduatoria è disposta sulla base dei punteggi attribuiti ai titoli posseduti»;
il suddetto bando all'articolo 13 afferma che «L'aspirante all'inserimento nelle graduatorie provinciali per titoli presenta domanda al Servizio per la gestione delle risorse umane della scuola e della formazione - Ufficio concorsi, assunzioni e contenzioso - Via Gilli 3 - 38100 Trento, utilizzando gli appositi modelli allegati, che fanno parte integrante di questa deliberazione (allegati 1 e 2), entro il termine perentorio di 30 giorni a decorrere dalla data di pubblicazione della deliberazione stessa sul Bollettino Ufficiale della Regione Autonoma Trentino-Alto Adige», non consentendo ai docenti che conseguiranno l'abilitazione nella provincia autonoma di Trento e in tutto il Territorio nazionale nella prima sessione utile del corrente anno accademico presso le SSIS, le facoltà di Scienze della formazione primaria, i conservatori, d'inserirsi nelle graduatorie provinciali di Trento, così come a coloro che conseguiranno per la prima volta l'abilitazione nella classe 77/A -:
se nel rispetto del decreto del Presidente della Repubblica 405/88, del decreto legislativo 433/96, del decreto legislativo 346/2003 e della normativa citata sia stato rispettato il protocollo d'intesa tra il MIUR e la Provincia autonoma di Trento, in particolare, se i termini di scadenza previsti dal bando e le modifiche non violino disposizioni recate da normative statali aventi forza di legge, ovvero, se il Ministro dell'istruzione, dell'Università e della Ricerca sia stato interpellato o sentito prima dell'emanazione delle nuove norme approvate dalla Giunta provinciale e dopo l'approvazione della nuova normativa statale riguardante le graduatorie ad esaurimento;
quali provvedimenti di propria competenza il Ministro interrogato intenda disporre per garantire l'inserimento nelle graduatone della provincia autonoma di Trento ai docenti che si abiliteranno nel corrente anno accademico nella sessione primaverile o estiva, e il trasferimento nella provincia autonoma di Trento senza alcuna penalizzazione ai docenti già inseriti nella graduatoria ad esaurimento nazionale.
(5-00648)

CAPARINI, GOISIS, GRIMOLDI, FUGATTI e VOLPI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in base all'articolo 7 del decreto legislativo 5 giugno 1998, n. 204, gli stanziamenti da destinare agli enti di ricerca sono determinati con un'unica autorizzazione di spesa e affluiscono al Fondo

ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca finanziati dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Tale Fondo è ripartito annualmente dal Ministro con propri decreti, previo parere delle Commissioni parlamentari competenti;
dalla proposta di ripartizione del suddetto Fondo per l'esercizio finanziario 2008 inviata dal Ministro competente ai Presidenti delle Camere il 14 novembre 2008, risulta che l'Ente italiano della montagna (EIM), per il secondo anno consecutivo, è stato escluso dai beneficiari delle risorse da ripartire;
la legge finanziaria per il 2007 (legge 27 dicembre 2006, n. 296) nell'istituire l'Ente italiano della montagna (EIM), in sostituzione del già esistente Istituto nazionale della montagna (IMONT), aveva previsto che tale nuovo Ente ne ereditasse il patrimonio, i beni mobili, le attrezzature e il personale («... è soppresso l'Istituto Nazionale della Montagna (IMONT). I suoi impegni e funzioni, il patrimonio, i beni mobili, le attrezzature in dotazione e l'attuale dotazione organica sono trasferiti all'EIM», articolo 1, comma 1280) e che al suo funzionamento si provvedesse in parte con le risorse disponili da trasferire su apposito capitolo alla Presidenza del Consiglio dei ministri, «nella misura assegnata all'IMONT» (articolo 1, comma 1282);
la non chiara formulazione del comma 1282 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2007 («risorse disponibili...nella misura assegnata all'IMONT») nonostante taluni affidamenti del Ministro pro tempore onorevole Fabio Mussi (cfr. nota prot. GAB. 12173 del 23 ottobre 2007), ha impedito al nascente EIM di ottenere una quota del Fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, anno 2007;
il decreto ministeriale 6 dicembre 2007, n. 1967, con cui veniva ripartito il suddetto Fondo non contemplava l'IMONT/EIM tra gli enti destinatari delle risorse, mentre fino all'anno precedente l'Istituto, in base al comma 1 dell'articolo 7 del citato decreto legislativo n. 204 del 1998, risultava finanziato (a partire dal 1o gennaio 1999) dal Fondo ordinario per gli enti di ricerca con una quota pari a 4.755.581,52 euro;
l'esclusione dell'IMONT/EIM dagli enti destinatari delle risorse avveniva nonostante la raccomandazione della VII Commissione Cultura della Camera la quale, nel proprio parere dell'8 novembre 2007 - rilevata l'esigenza di non penalizzare l'IMONT, al quale devono essere riconosciute adeguate risorse anche per il 2007 - alla condizione n. 6), invitava il Governo ad assegnare all'EIM «risorse nei limiti di quelle già previste per l'ordinario funzionamento dell'Istituto Nazionale della Montagna, secondo le disposizioni dell'articolo 1, comma 1282, della legge finanziaria 2006»;
per far fronte al mancato trasferimento di risorse e per evitare la paralisi del funzionamento dell'EIM, il legislatore, con l'articolo 2, comma 45 della legge finanziaria per il 2008 (legge 24 dicembre 2007, n. 244), interpretava il comma 1282 dell'articolo 1 della precedente finanziaria chiarendo che all'EIM dovessero essere attribuite tutte le risorse già attribuite all'IMONT («tutte quelle complessivamente già attribuite all'IMONT al 1o gennaio 2007»);
nonostante la nota della Ragioneria generale dello Stato del 15 ottobre 2008, indirizzata alla Corte dei conti, al Presidente del Collegio dei revisori dei Conti e al Dipartimento per gli affari regionali, in cui si evidenzia il mancato trasferimento nell'esercizio 2007 delle somme previste a titolo di contributo di funzionamento da parte dello Stato all'EIM, non si è provveduto al trasferimento delle risorse in favore dell'Ente;
l'EIM, oltre il 15 dicembre 2008, non sarà più in grado di fronteggiare gli oneri di gestione per esaurimento dei fondi disponibili -:
se il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca intenda riconoscere

le somme rispondenti ad impegni onerosi pregressi che spettano di diritto all'EIM e giungere ad una soluzione condivisa che consenta la piena operatività risolvendo nel tempo più breve possibile il problema del trasferimento delle risorse finanziarie.
(5-00653)

TESTO AGGIORNATO AL 3 DICEMBRE 2008

...

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
il 26 settembre 2008 la società Telecom Italia Media spa, quotata in Borsa e controllata da Telecom Italia, nelle persone dell'amministratore delegato e del direttore della testata giornalistica Tg La7, ha avviato una procedura di licenziamento collettivo per 25 giornalisti dello stesso Tg La7, facendo riferimento alla legge n. 223 del 1991;
la procedura è tesa a colpire esclusivamente 25 dei circa 90 giornalisti del telegiornale, che rappresentano solo il 10 per cento dei dipendenti del gruppo Telecom Italia Media;
la presunta necessità di licenziare 25 giornalisti è argomentata dai sunnominati dirigenti esclusivamente con le perdite di bilancio patite negli ultimi anni dal gruppo Telecom Italia Media nel suo complesso;
nel documento con cui è stata aperta la procedura si sostiene altresì:
a) che i conti della rete televisiva La7 sono in peggioramento nel corso del 2008 esclusivamente a causa della contrazione del mercato pubblicitario e della decisione dell'azienda di investire maggiormente in programmi di intrattenimento e sport per aumentare l'audience;
b) che i programmi realizzati dalle testate giornalistiche di La7 hanno conseguito nel corso del 2007 un risultato negativo pari a circa 20 milioni di euro;
nel corso del confronto sindacale previsto dalla stessa legge n. 223 del 1991 i rappresentanti del gruppo Telecom Italia Media si sono espressamente rifiutati di fornire ai rappresentanti dei lavoratori informazioni essenziali per capire il significato dei licenziamenti e in particolare: quali sono i programmi giornalistici considerati nel conteggio che porta a dichiarare la perdita di 20 milioni; quali sono in dettaglio i costi e i ricavi attribuiti alla testata per arrivare al saldo finale di 20 milioni di euro;
la rete televisiva La7 (che secondo gli stessi vertici aziendali, come riportato nelle stesse relazioni di bilancio, si qualifica per la quantità e la qualità dei programmi di informazione), manda regolarmente in onda programmi giornalistici realizzati con ampio ricorso a lavoro giornalistico definito «abusivo» dai vertici della Fnsi (Federazione nazionale della stampa italiana), ovvero realizzati da decine di figure professionali inquadrate con contratti atipici (collaboratori a progetto, interinali, collaborazioni a partita iva, eccetera), sia direttamente da Telecom Italia Media (per i programmi Omnibus, Omnibus Week End, Otto e mezzo, L'Infedele) sia indirettamente, attraverso società di produzione esterne, a titolo esemplificativo la società Magnolia per il programma Exit, la società H24 per il programma Istantanea, la società Endemol (appartenente al gruppo Mediaset) per il programma Le invasioni barbariche, la società Wilder per il programma Tetris, il gruppo Class per il programma Linea mercati;
sempre a titolo esemplificativo, i rappresentanti sindacali dei giornalisti hanno rilevato, non smentiti, come il programma Exit costi a La7 circa 200 mila euro a puntata, quanto la Rai spende per Annozero di Michele Santoro; e come il programma Lineamercati - due appuntamenti

giornalieri da circa un minuto e mezzo ciascuno (il primo all'apertura dei mercati al mattino, il secondo dopo l'una di notte) in cui un addetto della televisione concorrente Cfn-Cnbc, in collegamento audio-video, riferisce dell'andamento dei mercati borsistici, costi circa mille euro al minuto, per un montante annuale equivalente al costo di almeno sei giornalisti;
sono rimaste senza alcun riscontro le richieste di informazioni e chiarimenti da parte dei rappresentanti sindacali dei giornalisti (rivolte sia al tavolo di confronto sindacale per la procedura di licenziamento collettivo, sia al presidente di Telecom Italia Media, sia all'azionista di controllo, nella persona dell'amministratore delegato di Telecom Italia Franco Bernabè) sulla logica industriale di appaltare a società esterne, a costi molto alti e spesso ingiustificati, programmi di informazione tranquillamente realizzabili dai giornalisti dipendenti;
peraltro gli stessi dirigenti di Telecom Media e La7-TgLa7 argomentano nel documento di apertura della procedura di licenziamento collettivo, a sostegno della volontà di ridurre l'organico redazionale, che la redazione del Tg5 avrebbe una produttività superiore del 30 per cento rispetto a quella della redazione del Tg La7;
occorre far luce sui contorni preoccupanti della vicenda e fermare il grave attacco ai diritti dei lavoratori portato avanti dal gruppo Telecom Italia;
ad avviso degli interroganti in questa vicenda si ravvisano: a) la volontà del gruppo Telecom Italia di stravolgere, attraverso la politica dei fatti compiuti, le basi stesse del diritto del lavoro, puntando a un utilizzo della legge 223 del 1991 per licenziare dei dipendenti senza dichiarare in quale strategia di rilancio aziendale sia inquadrata l'operazione, senza collegare i licenziamenti ad alcuna riduzione della produzione, ma anzi affiancandoli a ripetute dichiarazioni ufficiali secondo le quali i programmi d'informazione restano essenziali per La7 e sono destinati a ulteriore sviluppo; b) la volontà del gruppo Telecom Italia di utilizzare la legge 223 del 1991 per aprire la strada a modificazioni sostanziali del mercato del lavoro giornalistico, allargando l'area del lavoro precario e sottopagato, quando non del tutto irregolare, e restringendo l'area del regolare lavoro dipendente normato dalla legge istitutiva dell'Ordine dei giornalisti e dal contratto collettivo nazionale del lavoro giornalistico -:
quali iniziative il Governo intenda assumere per tutelare i diritti dei lavoratori e i livelli occupazionali.
(2-00232)
«Farinone, Giorgio Merlo, Sereni, Bressa, Bersani, Damiano».

Interrogazioni a risposta scritta:

SCILIPOTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'accumulo di elementi tossici nell'organismo umano causa intossicazione cronica;
questi elementi una volta penetrati nell'organismo umano vi rimangono per sempre, poiché il nostro corpo può eliminarne solo piccole quantità ogni giorno;
non esiste una modica quantità giornaliera di elementi e sostanze tossiche tollerate dall'organismo umano. Una volta accumulate, giorno dopo giorno, nulla può evitare che l'uomo si ammali seriamente di patologie croniche degenerative invalidanti, o addirittura mortali, a seconda di quali organi del corpo siano interessati dall'accumulo, a seconda degli elementi accumulati, a seconda del fatto se il soggetto sia più o meno allergico ai metalli, a seconda della costituzione dell'apparato immunitario di ogni persona;
tali elementi tossici non sono presenti solo nell'aria, ma spesso riescono ad introdursi nel fisico per contatto o inalazione nei luoghi di lavoro, attraverso le otturazioni in amalgama, mangiando cibi

cucinati o lasciati in recipienti a facile rilascio di agenti tossici, attraverso alcuni farmaci, tramite le condutture dell'acqua, i mobili, le pareti, la casa in genere, o manipolando detersivi per pulizia in genere, attraverso prodotti per l'igiene personale, profumi, eccetera;
nell'organismo umano si calcola che avvengano circa 100.000 reazioni chimiche al secondo; tali reazioni sono controllate da particolari molecole proteiche biocatalizzatrici chiamate enzimi, le quali per funzionare adeguatamente richiedono la presenza di determinati minerali;
se i minerali sono carenti, o se si registra la presenza di minerali tossici, la funzione enzimatica viene disturbata o si estingue, causando gravi danni all'organismo;
non entrare in contatto con metalli e sostanze tossiche oggigiorno è praticamente impossibile, ma eseguendo regolarmente analisi e test di controllo, si può evitare il loro accumulo;
una delle principali fonti d'intossicazione cronica da mercurio è l'emissione ininterrotta di vapori di mercurio da parte delle amalgame dentali, poiché tale elemento evapora a temperatura corporea, come dimostrato con filmati da studiosi di tutto il mondo. In più qualsiasi lega metallica introdotta in bocca e/o nel corpo, basata su legami con l'ossigeno, sono pericolose in quanto l'ossigeno (potente ossidante) permette ai metalli della lega il rilascio di ioni che sicuramente interferiscono con le reazioni biochimiche dell'organismo;
l'amalgama dentale, al contrario di qualsiasi farmaco che va sempre testato e sperimentato, è stata imposta alla popolazione tutta, senza essere mai stata sottoposta a test e sperimentazione, senza mai valutare se fosse a rischio di emissioni tossiche, come invece recentemente vari studi dimostrano ampiamente;
è prassi per i dentisti operare le otturazioni ai denti con amalgame al mercurio e rimuoverle trapanandole, senza alcuna protezione né per loro stessi, né per il paziente;
la prassi invece dovrebbe essere quella di effettuare una rimozione in protocollo protetto, in ogni struttura pubblica e privata per evitare danni alla salute delle persone e dei dentisti. In più l'ossidazione dell'amalgama dentale, rende possibile il sopraggiungere di infezioni, non sono rare quelle a carico delle vie urinarie;
respirare polveri e vapori di mercurio e microparticelle di amalgama formata da metalli tossici, causa facilmente un'intossicazione acuta con conseguenze anche gravi, specialmente in soggetti allergici ai metalli;
i materiali alternativi all'amalgama, in commercio oggigiorno, sono molto affidabili e resistenti;
il tiomersale è un composto che contiene il 49,6 per cento in peso di mercurio, ed è contenuto nei vaccini per adulti, bambini ed animali anche da macello;
tutte le confezioni di vaccini contenenti tale conservante dovevano essere ritirate dal commercio entro il 30 giugno 2003, poiché dichiarate fuorilegge, ma il tutto è stato rimandato ad entro il 2007 ed i vaccini equivalenti sono stati semplicemente affiancati nella vendita;
l'insidia arriva al momento dell'acquisto in farmacia, dove il prodotto al tiomersale arriva con un prezzo al pubblico quasi dimezzato rispetto ai prodotti equivalenti senza mercurio;
in più la cittadinanza non è mai stata informata sulla differenza che intercorre tra i due vaccini e sulla pericolosità specialmente per i bambini, della somministrazione di quelli contenenti tiomersale, quindi praticamente nessuno fa richiesta di vaccini equivalenti senza mercurio,

neanche per le vaccinazioni obbligatorie dei neonati, che possono andare incontro a gravi patologie -:
se il Ministro non ritenga opportuno intervenire, adottando le necessarie iniziative affinché:
a) siano introdotti nel sistema diagnostico sanitario italiano laboratori, in numero sufficiente in ogni regione, in grado di effettuare analisi e test tossicologici mirati per la ricerca di sostanze e metalli tossici e sia data alla cittadinanza italiana tutta la possibilità pagando un ticket di fare analisi e test tossicologici in ogni ospedale italiano, per ricercare sostanze e metalli tossici che possono entrare nel corpo tramite le fonti più svariate e che sono la causa di gravi disturbi, anche soprattutto come forma di prevenzione alle malattie affinché sia data altresì la possibilità di fare ogni test e analisi per la ricerca di allergie, intolleranze e parassiti in ogni ospedale italiano pagando un ticket, sia a scopo diagnostico che di prevenzione, erogando anche le cure per la disintossicazione e il riequilibrio degli oligoelementi nell'organismo dietro ticket sanitario e non più a pagamento;
b) siano bandite le amalgame dentali e dichiarate fuorilegge, perché sono tossiche ed estremamente pericolose per la salute umana e per l'ambiente, al contrario dei materiali alternativi che lo sono in forma molto minore, unica soluzione finché la tecnologia e la ricerca non faranno nuove scoperte;
c) vengano date disposizioni precise e assunte iniziative, anche normative, per obbligare i dentisti ad imparare ed attuare la tecnica di rimozione in protocollo protetto, prediligendo la tecnica di rimozione tramite aspirazione intera dell'amalgama (non produce emissione di vapori e polveri tossiche) e ricostruzione della corolla dentale che viene inevitabilmente sacrificata durante tale pratica ed affinché nelle strutture pubbliche e convenzionate la rimozione protetta venga effettuata dietro pagamento di ticket, come per le altre prestazioni dentistiche;
d) siano vietati il commercio e la somministrazione di vaccini al tiomersale per adulti, bambini e animali specialmente da macello e non solo domestici.
(4-01699)

CICCANTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
come si è appreso dal settimanale Espresso n. 45 del 13 novembre 2008, «virus dei fondi pensione», alcuni enti previdenziali sono stati pesantemente coinvolti dalla crisi finanziaria che ha coinvolto alcune grandi banche d'affari americane;
generalmente le Casse di Previdenza sono considerati clienti professionali dalle Banche estere ai fini della Normativa MIFID Markets in Financial Instrument Directive;
ai sensi di questa normativa il cliente può essere classificato dall'intermediario che presta nei suoi confronti servizi ed attività di investimento come «cliente a dettaglio», oppure come «cliente professionale»;
a ciascuna di tali categorie corrisponde una regolamentazione ed un livello di protezione parzialmente differente rispetto alle altre;
un cliente professionale è un cliente che possiede l'esperienza, le conoscenze e la competenza necessarie per prendere consapevolmente le proprie decisioni in materia di investimenti e per valutare correttamente i rischi che assume;
la classificazione di cliente professionale comporta un minore livello di tutela rispetto alla normativa prevista per i clienti al dettaglio;
nei confronti dei clienti professionali gli intermediari non sono tenuti all'osservanza dei seguenti obblighi:
a) obbligo di osservare determinate condizioni di correttezza e trasparenza

nelle informazioni, comprese le comunicazioni pubblicitarie o promozionali, fornite dal cliente;
b) obbligo di informare i clienti sull'intermediario stesso e sui servizi svolti;
c) obbligo di fornire in tempo utile informazioni sui termini degli accordi contrattuali da concludere e sui relativi servizi di investimento ivi disciplinati;
d) obbligo di fornire informazioni su alcune misure adottate per la salvaguardia degli strumenti finanziari e dei fondi della clientela;
e) obbligo di fornire informazioni sui costi ed oneri gravanti sul cliente per la prestazione dei servizi e delle attività svolte;
f) obbligo di fornire le informazioni di cui ai precedenti punti 4 e 5 in tempo utile prima della prestazione del servizio interessato;
g) obbligo di concludere per iscritto i contratti con il cliente per la prestazione di servizi di investimento diversi dalla consulenza;
h) obbligo di fornire ai clienti informazioni sugli ordini eseguiti per loro conto entro un termine massimo;
i) obbligo di rendicontare entro periodi prefissati i risultati della gestione di portafogli e di includere determinate informazioni nella rendicontazione periodica, nonché altri obblighi aggiuntivi riguardanti le singole operazioni di gestione e le operazioni con passività potenziali;
le Casse Previdenziali ENASARCO, EPPI, ENPACL, EPAP negli anni scorsi avevano sottoscritto le obbligazioni cosiddette «a capitale garantito» emesse da Antrhacite, in un veicolo creato ad hoc alle Cayman. L'investimento complessivo sfiorava il miliardo di euro, solo che la garanzia del rimborso era prestata dalla Lehman Brothers, la celebre banca d'affari statunitense fallita a metà settembre;
sempre nello stesso articolo si legge che la sola garanzia del capitale poteva costare 1,5 per cento oltre le commissioni indirette generate dai fondi Hedge sottostanti;
utilizzando i dati forniti dall'articolo, è evidente che la Lehman Brothers avendo collocato un miliardo di euro per la sola garanzia del capitale si ritiene che sia stato incassato almeno 150 milioni di euro -:
in merito ai «Costi ed altri oneri finanziari connessi al servizio», come siano state classificate le Banche che hanno lavorato con le Casse di Previdenza;
se le commissioni della Lehman Brothers siano state assoggettate alle imposte italiane o londinesi;
se le commissioni indirette generate dai fondi Hedge di Anthracite sono state assoggettate alle imposte italiane o delle Isole Cayman (noto paradiso fiscale);
se non si ritenga di predisporre opportune restrizioni per gli Enti di Previdenza che vietino loro di richiedere la classificazione di cliente «Professionali» affinché possano avere evidenza dei costi e maggiore tutela sugli investimenti.
(4-01700)

LOLLI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 4 marzo 2005 è stata inaugurata a Sant'Egidio alla Vibrata (Teramo) la sede della Teramo Innovazione S.p.a., società a capitale e gestione interamente pubblica promossa dalla regione Abruzzo e partecipata dal Consorzio industriale della provincia di Teramo e dal Parco scientifico e tecnologico d'Abruzzo;
gli scopi iniziali della Teramo Innovazione S.p.a. erano quelli di stabilizzare il personale in precedenza impegnato in lavori socialmente utili e già impegnati negli enti locali della Val Vibrata, nei restanti enti della provincia di Teramo e

della regione Abruzzo, man mano che la società stessa fosse riuscita ad acquisire anche incarichi e commesse sia con l'affidamento diretto di servizi pubblici in house da parte di enti locali che con l'aggiudicazione di gare;
nella legge finanziaria regionale d'Abruzzo, legge regionale 15/2004, la regione Abruzzo, aveva previsto interventi per la stabilizzazione dei lavoratori e delle lavoratrici ex LSU, LSU e svantaggiati d'Abruzzo, stanziando inizialmente 3 milioni di euro (poi diventati 2 milioni di euro con la legge regionale 41/2004);
nel 2007 il Governo nella persona del Sottosegretario al Ministero del lavoro Rosa Rinaldi ha stipulato una convenzione - Prot. Min. Lav. n. 14/0013587 del 12 dicembre 2007 - con la regione Abruzzo, rappresentata dall'Assessore al lavoro Fabbiani, che concedeva risorse economiche dell'ammontare di 500.000 euro per ulteriori misure di politiche attive del lavoro destinate agli ex LSU, LSU e svantaggiati della Val Vibrata, della provincia di Teramo e d'Abruzzo, in precedenza regionalizzati, per la cifra di 38.000 euro per ogni LSU regionalizzato abruzzese. Va considerato che lo stanziamento di 60 milioni di euro mediante convenzione tra il ministero del lavoro e la regione Calabria è consistentemente superiore a questa cifra e che per ogni LSU campano vengono spesi 60.000 euro tramite convenzione dello stesso Ministero del lavoro nel mese di ottobre 2008 con la regione Campania per la stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili direttamente presso enti locali campani e/o mediante società strumentali delle stesse istituzioni;
i lavoratori e le lavoratrici ex LSU, LSU svantaggiati della Val Vibrata, della provincia di Teramo e d'Abruzzo a distanza di oltre 3 anni dall'inaugurazione della sede locale della società pubblica che doveva assumerli Teramo Innovazione S.p.a. (oggi Innovazione S.p.a.) temono che dopo i pur ingenti ma a tutt'oggi insufficienti fondi, la loro mancata stabilizzazione, lo stato di precarietà in cui vivono da anni possa acuirsi maggiormente data la situazione economica e finanziaria internazionale, nazionale, regionale e locale -:
se il Governo sia a conoscenza dei suddetti fatti;
se il Governo intenda intervenire, anche con ulteriori nuove convenzioni e/o strumenti straordinari per favorire la stabilizzazione dei regionalizzati lavoratori ex LSU, LSU e svantaggiati della Val Vibrata, della provincia di Teramo e d'Abruzzo, almeno come si è fatto di recente con la regione Calabria e la regione Campania;
se il Governo intenda aprire con le rappresentanze dei lavoratori, la regione Abruzzo e gli altri soggetti coinvolti un tavolo di confronto al fine di individuare le soluzioni più appropriate per il problema, atteso che sarebbe socialmente inaccettabile non dare pari opportunità ed un futuro lavorativo agli ex LSU, LSU e svantaggiati d'Abruzzo coinvolti.
(4-01702)

CONCIA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto denunciato ieri agli organi di stampa da Arcigay, risulta che nel nostro paese si tengono corsi volti a guarire dall'omosessualità;
secondo la stessa associazione, tali corsi applicano le cosiddette «teorie riparative» ideate dal professor Joseph Nicolosi;
il fatto denunciato è riportato da un video reperibile al seguente indirizzo internet: http://www.arcigay.it/corsi-chiesa-per-guarire-gay-vergogna;
sulla rete internet è possibile visitare diversi siti che millantano la possibilità di curare l'omosessualità, definendola «depravazione», «perversione», «anormale»: www.agapo.net, http://narth.com, www.lwitatia.com, www.gruppolot.it; http://omosessualitaeidentita.btogspot.com/search/«label»/Terapia%20riparativa;

l'uso delle «teorie riparative» è stato oggetto nel dicembre scorso di una accurata indagine giornalistica del quotidiano Liberazione, a cura del giornalista Davide Varì: questi, per ben sei mesi ha frequentato (50 euro a seduta) un equipe di psicologi e uno psichiatra cattolico Tonino Cantelmi, dimostrando inequivocabilmente che, in aperta violazione dell'ordine deontologico, alcuni psicologi sottopongono i propri pazienti a terapie riparative;
l'Associazione Americana degli Psichiatri (APA) ha cancellato l'omosessualità dall'elenco delle patologie fin dal 1973;
l'Assemblea Generale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, nella riunione plenaria del 17 Maggio 1990 ha depennato l'omosessualità dall'elenco delle malattie mentali, definendola una «variabile normale del comportamento umano»;
il presidente dell'Ordine degli Psicologi Giuseppe Luigi Palma ha preso le distanze da tali teorie riparative, affermando (cfr. quotidiano Liberazione del 9 gennaio 2008) che: «lo psicologo non può prestarsi ad alcuna "terapia riparativa" dell'orientamento sessuale di una persona»;
il codice deontologico degli psicologi, infatti, «nell'esercizio della professione, lo psicologo rispetta la dignità, il diritto alla riservatezza, all'autodeterminazione ed all'autonomia di coloro che si avvalgono delle sue prestazioni; ne rispetta opinioni e credenze, astenendosi dall'imporre il suo sistema di valori; non opera discriminazioni in base a religione, etnia, nazionalità, estrazione sociale, stato socio/economico, sesso di appartenenza, orientamento sessuale, disabilità»;
è di tutta evidenza che, non essendo l'omosessualità una malattia, ogni tentativo di curare gli omosessuali rappresenta una grave violazione del codice deontologico ed è evidentemente destinato a diffondere ed alimentare il pregiudizio e l'odio omofobico, abusando della credulità popolare -:
quali iniziative intenda adottare il Governo perché vengano rispettati i codici deontologici anche da quei medici e da quegli psicologi che sottopongono i propri pazienti omosessuali a improbabili tentativi di guarigione;
quali provvedimenti intenda adottare il Governo per porre fine alla diffusione di false notizie in ordine alla possibilità di guarire dalla omosessualità, che possono abusare della credulità popolare, inducendo i cittadini a credere che l'omosessualità.
(4-01707)

BERRETTA e ANTONINO RUSSO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in data 19 aprile 2004 80 persone vengono assunte con contratto interinale dalla società Adecco S.p.A. per conto di Acroservizi S.r.l. e successivamente in data 1o marzo 2005 gli stessi «interinali» vengono assunti dalla stessa Acroservizi S.r.l. con diverse tipologie contrattuali relative alle differenti fasce di età dei lavoratori vale a dire: 23 unità a tempo determinato, 27 unità con contratto di apprendistato e 17 con contratto di inserimento;
nel febbraio 2006 Omnia Service Center s.r.l. prende in affitto per 6 anni (rinnovabili tacitamente di anno in anno) Acroservizi. E tra agosto e dicembre dello stesso anno i vertici di Omnia, anche per le pressioni delle associazioni sindacali, stabilizzano i dipendenti in oggetto anche grazie agli sgravi fiscali previsti dalla regione Sicilia per le assunzioni;
di conseguenza vengono assunti con contratto a tempo indeterminato, in data 31 agosto 2006 dalla società Omnia Service center s.r.l., i dipendenti con contratto di apprendistato e quelli con contratto di inserimento mentre ai dipendenti con contratto

a tempo determinato viene trasformato il contratto con un tempo indeterminato in data 31 dicembre 2006;
nell'agosto 2005 vengono assunti da Acroservizi S.r.l. 33 lavoratori a progetto (LAP) che vengono stabilizzati a maggio 2007, sempre da Omnia, grazie alla direttiva dell'allora Ministro del lavoro Cesare Damiano;
il 13 novembre 2008, data in cui l'azienda Omnia ha comunicato il licenziamento in tronco, previsto per il 31 dicembre 2008, per circa 100 lavoratori che gestiscono le attività di assistenza tecnica, vendita inbound e rgetention e per il 31 gennaio 2009 per i lavoratori della front line. Causa di tutto il mancato rinnovo della commessa da parte di Wind Telecomunicazioni S.p.A -:
quali iniziative intenda adottare, nell'ambito delle sue competenze, al fine di prevedere forme di tutela per i lavoratori in questione;
se non ritenga di dover attivare tutte le iniziative opportune, nell'ambito delle sue competenze, al fine di scongiurare la perdita di posti di lavoro, soprattutto in una regione, quale quella siciliana, dove si registra un tasso di disoccupazione superiore alla media nazionale.
(4-01708)

DONADI, DI PIETRO, EVANGELISTI, BORGHESI, BARBATO, CAMBURSANO, CIMADORO, COSTANTINI, DI GIUSEPPE, FAVIA, ANIELLO FORMISANO, GIULIETTI, MESSINA, MISITI, MONAI, MURA, LEOLUCA ORLANDO, PALADINI, PALAGIANO, PALOMBA, PIFFARI, PISICCHIO, PORCINO, PORFIDIA, RAZZI, ROTA, SCILIPOTI e ZAZZERA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
venticinque giornalisti della redazione de La 7 sono stati licenziati senza sapere perché, e 12 contratti a termine sono stati cancellati;
l'azienda ha applicato una procedura che non pare rispettare il dettato legislativo, sembra decisamente infondata e non fornisce trasparenza impedendo al sindacato di avviare una vera trattativa;
La 7 da sempre costituisce una voce affidabile ed obiettiva all'interno del complesso panorama della comunicazione e dell'informazione nel nostro Paese;
ogni volta che un organo di informazione riduce la sua attività, la democrazia subisce una ferita poiché una informazione libera e critica è essenziale per la vita civile, sociale e democratica;
il licenziamento di 25 giornalisti non può passare nel silenzio e nell'indifferenza, si tratta della difesa di posti di lavoro ma anche della difesa della qualità e pluralità dell'informazione, finora sempre garantita dalla grande professionalità di tutti i giornalisti de La 7;
un'operazione di questo tipo appare ancor più inaccettabile, specialmente in un momento delicato come quello che l'Italia sta attraversando, in cui i mezzi di informazione giocano e dovranno giocare un ruolo sempre più centrale nella società, nelle coscienze e nelle opinioni dei cittadini;
questa vicenda rischia di stravolgere, attraverso la politica dei fatti compiuti, le basi stesse del diritto del lavoro, puntando ad un utilizzo della legge sulla cassa integrazione per licenziare dei dipendenti senza spiegare quale sia l'eventuale piano strategico dell'azienda, pur non essendoci alcuna riduzione della produzione;
La 7 manda in onda programmi giornalistici forniti in appalto a società di produzione con una spesa esorbitante, ricorrendo a personale inquadrato in modo non corretto rispetto alle normative del lavoro;
non si spiega perché non venga utilizzato il personale interno per le trasmissioni in appalto;
è necessario fare chiarezza sulla preoccupante vicenda e arginare il pericolo

di un grave attacco ai diritti dei lavoratori e alla libera informazione nel nostro Paese -:
quali iniziative intenda assumere il Governo a tutela dei lavoratori.
(4-01713)

TESTO AGGIORNATO AL 4 DICEMBRE 2008

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

TOMMASO FOTI e NOLA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere quante cause di contestazione di richiesta di contributo consortile abbiano in corso i Consorzi di bonifica italiani e a quanto assommino le spese dagli stessi sopportate nell'anno 2007 per difendersi in giudizio.
(5-00643)

Interrogazione a risposta scritta:

BARBARESCHI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'autorità portuale di Olbia-Golfo Aranci-Porto Torres si è fatta interprete delle gravi difficoltà segnalate dalle imprese del Nord-ovest della Sardegna operanti nel settore dell'importazione, trasformazione, confezionamento e commercializzazione di fertilizzanti per l'agricoltura (cereali e mangimi);
dal momento che lo scalo di porto Torres non è incluso tra i punti di entrata riconosciuti per vegetali e derivati dall'allegato VIII al decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 214, recante attuazione della direttiva 2002/89/CE concernente le misure di protezione contro l'introduzione e la diffusione nella Comunità di organismi nocivi ai vegetali o ai prodotti vegetali, tali imprese si vedono infatti costrette ad operare presso le altre dogane della Sardegna, con sensibili danni economici in termini di tempi di percorrenza e consumi di carburante-:
se non intenda adottare tempestivamente le iniziative necessarie per attivare la procedura di modifica con decreto ministeriale del citato allegato VIII, includendo la dogana portuale di Porto Torres tra quelle in elenco.
(4-01703)

...

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazioni a risposta in Commissione:

LANZILLOTTA. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
il Ministro della pubblica amministrazione ha messo al centro della sua azione di governo la lotta contro l'assenteismo e a tal fine ha promosso una massiccia campagna di comunicazione e ha adottato alcune controverse misure legislative;
sono altresì stati vantati eccezionali risultati di riduzione dell'assenteismo ma i relativi dati sono stati contestati nella loro attendibilità dal sito lavoce.info;
successivamente, sul sito del Dipartimento della funzione pubblica a è stato comunicato che i dati forniti sono stati rilevati ed elaborati «in elaborazione con l'ISTAT» -:
quale siano, anche allo scopo di porre fine a polemiche non fondate su dati di fatto, in modo completo ed esauriente criteri e metodologie utilizzati dall'ISTAT per rilevare, classificare e comparare i dati sull'assenteismo nelle amministrazioni pubbliche a partire dal mese di giugno sino ad oggi;

se, per i mesi a venire, non intenda informare periodicamente il Parlamento circa l'esito dell'attività di monitoraggio del fenomeno per i diversi settori e livelli dell'amministrazione esplicitando di volta e volta modalità di definizione del campione, modalità di rilevazione e criteri di comparazione dei dati.
(5-00655)

LANZILLOTTA. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
la legge finanziaria per il 2009 ha opportunamente stanziato 800 milioni di euro per completare la rete a banda larga e tale importante infrastruttura intanto segnerà per il Paese un salto in termini di crescita e di competitività in quanto supporterà la diffusione dell'uso delle nuove tecnologie da parte di cittadini e di imprese;
va sottolineato quindi che, affinché ciò avvenga, un ruolo essenziale lo dovrà svolgere la pubblica amministrazione cui spetta di modificare la modalità di produzione e di offerta dei servizi e che ciò richiede un impegno di investimenti, di trasformazione dei modelli organizzativi e di coordinamento tra le amministrazioni dello Stato e tra i diversi livelli territoriali di governo;
si rileva che, al di là degli annunci, l'innovazione sembra scomparsa dall'agenda del Governo;
in attesa che venga illustrato in modo puntuale e concreto un piano di azione, si chiede almeno di sapere cosa sia avvenuto di una serie di iniziative in corso che possono essere sviluppate ma certo non azzerate se non si vuole ogni volta ricominciare da zero -:
quale sia lo stato di attuazione di una serie di iniziative finalizzate al sostegno e alla diffusione di servizi on line, in particolare a che punto siano i bandi ALI (Alleanze locali per l'innovazione) per 15 milioni e RIUSO per 60 milioni, per i quali risulta che da tempo le commissioni aggiudicatici hanno concluso i lavori senza però che i progetti vincitori siano stati finanziati e avviati;
che fine abbiano fatto le azioni previste dal programma Elisa con cui sono stati avviati progetti che avrebbero poi dovuto costituire dei prototipi da replicare in altre situazioni territoriali agendo quindi da moltiplicatore a livello territoriale;
a che punto sia il progetto CIE (carta d'identità elettronica), di cui nessuno pare più occuparsi e che tuttavia rimane uno strumento chiave per realizzare l'accessibilità universale e l'interoperabilità dei servizi forniti dalle pubbliche amministrazioni a tutti i livelli;
che fine abbiano fatto i due tavoli di coordinamento istituiti nell'ambito del Ministero della pubblica amministrazione e innovazione e del Ministero affari regionali e autonomie locali per assicurare una forte e costante cooperazione di tutti i soggetti istituzionali e imprenditoriali nello sviluppo della digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni;
se il Governo non ritenga che il rallentamento o l'azzeramento dei progetti e delle iniziative nel settore dell'innovazione tecnologica non condizioni irreparabilmente ogni politica finalizzata ad un aumento della produttività e della qualità delle pubbliche amministrazioni.
(5-00656)

...

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

La risoluzione in Commissione Guzzanti ed altri n. 7-00047, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 1o ottobre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Fucci.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Lanzarin n. 5-00294 del 31 luglio 2008.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo (ex articolo 134, comma secondo, del Regolamento).

Interrogazione a risposta scritta Tommaso Foti n. 4-01277 dell'8 ottobre 2008 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-00643.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

BERTOLINI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in Italia è nata una catena di negozi, sotto la denominazione «Alkemico», che commercia e promuove sostanze stupefacenti, kit per sniffare, semi per piantare marijuana e skunk, boccette di etere e popper da inalare, oltre a libri che inducono all'uso di droghe;
il primo negozio Alkemico è stato aperto nel 2003 a Riccione, seguito a breve dall'apertura delle filiali di Milano, Bologna, Urbino, Trieste e Rimini. I titolari hanno poi attivato un sito (www.alkemico.com), estremamente dettagliato, che sponsorizza e invoglia i ragazzi a comperare via internet le sostanze che sono accuratamente catalogate in base agli scopi: ci sono le sex drugs, le droghe da sballo, le droghe da sballo in relax, gli psichedelici e le sostanze per le discoteche;
il sito propone anche la vendita di accessori da sniffo per la cocaina, gli oggetti per fumare la cannabis e la marijuana, gli strumenti per la coltivazione in casa dei semi e delle spore di droga, i bilancini di precisione per preparare le dosi;
ogni articolo è corredato da una descrizione, spesso scritta, che utilizza termini tipici del gergo giovanile e i prezzi dei prodotti sono estremamente competitivi e convenienti;
il negozio di Rimini, l'ultimo nato, è stato aperto di fronte ad un istituto scolastico medio superiore frequentato da giovanissimi ed è a due passi dalle discoteche della riviera romagnola frequentate da migliaia di ragazzi -:
se i Ministri siano a conoscenza dell'esistenza di questi pericolosissimi drugs shop;
se non ritengano necessario assumere iniziative volte alla chiusura di questi negozi che, in palese contrasto con la legge, promuovono la cultura dello sballo, vendono droghe illegali e propongono prodotti per il consumo delle sostanze stupefacenti più pesanti come la cocaina;
se non ritengano che, sussistano i presupposti per richiedere alla magistratura l'immediato oscuramento del sito www.alkemico.com senza pregiudizio di eventuali misure cautelari urgenti a cura della Polizia postale e delle comunicazioni;
se al Governo consti come sia stato possibile aprire questa catena di negozi e come i gestori riescano a vendere sostanze in palese contrasto con le norme vigenti in materia nel nostro Paese.
(4-00449)

Risposta. - Si risponde all'interrogazione parlamentare in esame, a seguito di delega della Presidenza del Consiglio dei ministri, anche sulla base dei dati forniti dal ministero dell'interno.
La catena di negozi operanti in
franchising sotto la denominazione «Alkemico» è

presente nelle città di Bologna, Latina, Milano, Riccione, Rimini, Urbino e Trieste.
Il marchio «Alkemico» e la catena commerciale vengono gestiti dalla «International Brand Agency» (IBA), con sede nella Repubblica di San Marino, ove è ubicato un magazzino centrale.
I negozi in questione, noti anche come
smart-shops (presenti in diverse nazioni europee da circa quindici anni), vendono sostanze non contemplate dalle Tabelle di cui agli articoli, 13 e 14 del decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, che proibiscono l'uso delle sostanze stupefacenti o psicotrope.
Detti esercizi possiedono un tipico assortimento di prodotti, in genere di origine vegetale, che, seppur non soggetti a controllo di legge, per le loro proprietà psicoattive risultano in grado di produrre effetti stimolanti simili a quelli della cocaina: fra essi l'amanita muscaria (contenente i principi attivi muscimolo, acido ibotenico e muscazone), la calea (contenente il principio attivo calassina) ed il kratom (contenente il principio attivo mitraginina).
Vengono altresì commercializzati dei prodotti, definiti in gergo
poppers, che, se inalati, producono un notevole effetto vasodilatatore (c.d. «flash energizzante») e sono in vendita anche supporti del tipo «narghilè» ed alcuni tipi di pipa utilizzati per fumare derivati della cannabis.
Nei confronti degli esercizi commerciali «Alkernico» sono state effettuate numerose verifiche a Bologna, Rimini e Riccione, dove peraltro non sono state rilevate irregolarità di tipo penale o amministrativo.
La merce in vendita è costituita da abbigliamento, oggettistica da arredo, bevande energetiche ed integratori alimentari, kit per la coltivazione in casa di piante, semi da collezione, spore da collezione, kit per il fumo, kit «da sniffo», bilancini di precisione, profumatori d'ambiente e libri.
Durante i controlli sono stati prelevati vari campioni di prodotti posti in vendita, per i quali il già citato ministero ha comunicato che è in attesa di conoscere gli esiti analitici da parte del consulente tecnico nominato dall'Autorità giudiziaria.
Allo stato, oltre alla verifica dell'eventuale presenza di principi attivi o di sostanze incluse nelle tabelle di cui al decreto del Presidente della repubblica n. 309/90, è in corso la verifica della regolarità della vendita dei preparati rispetto alle norme dettate dal decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206 «Codice del consumo, a norma dell'articolo 7 della legge 29 luglio 2003, n. 229».
Presso i punti vendita di Rimini e Riccione sono state cautelativamente sequestrate alcune decine di
poppers (24 confezioni contenenti nitrito di isoamile 98 per cento e 33 confezioni contenenti nitrito di isopropile 98 per cento) ed è stato prelevato un campione contenente nitrito di isopropile, destinato ad analisi chimiche e tossicologiche.
Ulteriori accertamenti sono in corso presso le sedi produttive dei prodotti commercializzati all'intenso dei citati punti vendita, ubicate a Torino, Milano, Cremona e Treviso.
A seguito dei controlli effettuati presso il negozio «Alkemico» di Latina, il titolare dell'esercizio è stato deferito all'autorità giudiziaria per aver posto in vendita fertilizzanti privi delle indicazioni sulla loro pericolosità e sui quali sono in corso accertamenti al fine di individuare il fabbricante e/o l'importatore in ambito comunitario.
In esito all'ispezione effettuata dalla squadra mobile e da personale della Polizia scientifica presso l'esercizio «Alkemico» di Milano, sono state sequestrate confezioni di prodotti cosmetici e di altri prodotti, privi nell'etichetta delle necessarie indicazioni in lingua italiana o con indicazioni fuorvianti sull'uso e sulle finalità dei prodotti.
Peraltro, nessun reato è stato contestato al titolare del negozio, in quanto non è stata rilevata la presenza di sostanze stupefacenti o psicotrope; la merce posta in vendita risultava legale e commerciabile.
Per quanto riguarda il negozio «Alkemico Wonder Shop» di Trieste, in data 11 aprile 2008, il Nucleo NAS di Udine ha eseguito, congiuntamente con personale dell'Azienda sanitaria locale, un'ispezione igienico, sanitaria.


Il controllo, disposto dalla competente procura della Repubblica, a seguito della intossicazione subita da un cliente che aveva ingerito funghi del tipo «Amanita Muscaria», ha evidenziato che erano in vendita, oltre a pacchettini di plastica contenenti la suddetta sostanza, anche bustine di thé con illustrazioni di sporofore appartenenti alla stessa specie e confezioni riportanti l'indicazione
«cannabis tea fly».
La merce rinvenuta è stata sequestrata, il titolare dell'esercizio è stato segnalato all'autorità giudiziaria in quanto ritenuto responsabile di commercio di sostanze alimentari nocive e di detenzione, per la vendita, di sostanze alimentari nocive.
Relativamente al sito internet www.alkemico.com, esso risulta di proprietà della «International Brand Agency» (IBA); la registrazione dell'indirizzo
web è stata effettuata tramite la società americana «GoDaddy.com», mentre la società «PianetaItalia.com» S.r.l. di Rimini è incaricata della manutenzione del sito.
Nell'ambito della attività istituzionale di prevenzione e repressione dei reati perpetrati sulla rete internet, il Servizio di polizia postale e delle comunicazioni effettua un continuo monitoraggio e coordinamento delle attività investigative in materia di traffico di sostanze stupefacenti, nonché di vendita di semi e attrezzature per la coltivazione di cannabis e/o marijuana nel territorio italiano.
È emerso, infatti, che esistono diversi siti
web (registrati in paesi stranieri, prevalentemente in Olanda e in altri Stati del nord Europa, alcuni con traduzione in lingua italiana), per la vendita on-line di semi di cannabis e di altre piante, nonché delle attrezzature necessarie per la relativa coltivazione.
Per il sito già citato, il ministero dell'interno ha segnalato che sono tuttora in corso accertamenti finalizzati all'individuazione di elementi che possano configurare ipotesi di reato, commessi tramite la rete informatica.

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali: Francesca Martini.

CASTAGNETTI e MARCHI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il Governo presieduto dell'onorevole Romano Prodi, con il decreto-legge n. 159 del 2007, aveva stanziato un consistente finanziamento a favore di bandi regionali per il ripristino di alloggi pubblici attualmente sfitti in modo da accrescere la disponibilità di edilizia, residenziale pubblica per le fasce più deboli;
l'ammontare assegnato alla provincia di Reggio Emilia era di circa 5 milioni di
euro, cifra che consentiva il recupero di 217 alloggi nei comuni con maggiore difficoltà abitativa;
a lavori ufficialmente avviati il Governo Berlusconi ha trasferito finanziamenti garantiti da quello precedente di cui all'articolo 21 del decreto-legge n. 159 del 2007 sul fondo del piano casa di cui all'articolo 11 del decreto-legge n. 112 del 2008. In questo modo gli interventi rischiano di essere interrotti perché privi della necessaria copertura finanziariaria -:
quali iniziative il Governo abbia già assunto o intenda assumere per garantire l'adeguato supporto finanziario e per assicurare l'esecuzione dei lavori disposti in esecuzione del predetto decreto-legge n. 159 del 2007.
(4-00831)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione indicata in esame, delegata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri a questo ministero in data 17 settembre 2008; si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Come è noto, l'articolo 11, comma 12, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 ha disposto, tra l'altro, che le risorse pari a 550 milioni di euro, già destinate dal decreto legge 1o ottobre 2007, n. 159 al programma straordinario per il ripristino di alloggi pubblici attualmente sfitti, siano utilizzate per l'attuazione degli interventi individuati nel «Piano Casa» di cui al medesimo articolo 11 «ad eccezione di quelle già iscritte nei bilanci degli enti destinatari e impegnate».
Ciò comporta che le proposte di intervento che potranno essere eventualmente

ammesse a finanziamento sono esclusivamente quelle inoltrate ai provveditorati interregionali, per l'acquisizione del previsto parere di congruità, entro la data di entrata in vigore del citato decreto legge n. 112/2008 e che ricadano nell'eccezione di cui al comma 12 soprarichiamato.
Al fine di valutare la portata, anche in termini finanziari, dell'eccezione di cui al comma 12 introdotta dal decreto legge n. 112/2008, anche al fine di salvaguardare le iniziative che presentano un elevato grado di fattibilità tecnico-amministrativa e finanziaria, il ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha richiesto ai soggetti interessati di produrre gli atti amministrativi attestanti l'avvenuta iscrizione e l'impegno dei fondi di che trattasi ferma restando, allo stato attuale, la necessità di effettuare ulteriori approfondimenti sull'applicazione dell'eccezione in argomento.
Il ministero, in considerazione della forte emergenza abitativa che si riscontra in molte aree del Paese, si è attivato per dare immediata attuazione al «Piano nazionale di edilizia abitativa» di cui all'articolo 11 del decreto-legge n. 112/2008.
In tal senso è stata predisposta una bozza del nuovo «Piano Casa» che dovrà essere approvato con apposito Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, previa delibera del Cipe, d'intesa con la Conferenza unificata.
I contenuti del Piano Casa, al cui interno possono essere previsti anche interventi destinati all'incremento del patrimonio di edilizia residenziale pubblica, sono stati oggetto di una prima informativa al Cipe effettuata nel mese di settembre 2008.
Si sta quindi, adesso, procedendo a concludere il procedimento di concertazione previsto che vede coinvolti le Regioni e gli enti locali.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

CIMADORO, PIFFARI e ROTA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare della recedente legislatura, con suo decreto del 17 ottobre 2007, n. 184, stabiliva «criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone speciali di conservazione (ZSC) e a Zone di protezione speciale (ZPS)»;
tale decreto contiene norme che non sono in linea con le disposizioni europee e che travalicano quanto disposto dalle predette norme in materia e che tale decreto necessita, quindi, di urgenti modifiche. Nel decreto 184 sono, infatti, presenti evidenti criticità che andrebbero rimosse, poiché esso:
a) vieta l'utilizzo dei pallini di piombo mentre è opportuno prevedere la possibilità di usare i pallini nichelati per la caccia nelle zone umide, per: salvaguardare gli uccelli acquatici dal saturnismo, malattia che si contrae ingerendo il piombo; evitare di produrre un numero notevolmente più elevato di animali feriti, data la resa balistica notevolmente inferiore dei pallini d'acciaio rispetto a quelli di piombo nonché a quelli nichelati;
b) sono previste restrizioni temporali all'attività venatoria, anche relativamente alle specie non ricomprese nell'Allegato I della Direttiva CEE 409/79 (oggetto della tutela da parte della UE);
c) non consente l'applicazione del regime di deroga alle specie oggetto della tutela da parte delle direttive comunitarie;
d) non consente l'attività di allenamento ed addestramento cani, che al contrario deve essere, soprattutto in tali aree, favorita e ben regolamentato in quanto costituisce una risorsa ed una necessità per il miglioramento del patrimonio cinotecnico italiano. Le restrizioni all'attività cinofila non sono ricomprese nell'allegato I della direttiva CEE 409/79 (oggetto della tutela da parte della Ue e non sono richieste dalle direttive comunitarie;
e) vieta ai titolari di appostamento la possibilità di poter accedere con i

propri mezzi motorizzati ai luoghi dove sono collocati gli appostamenti -:
se, tenuto conto di quanto indicato in premessa, il Ministro intenda procedere ad una urgente revisione del decreto n. 184 del 17 ottobre 2007.
(4-00821)

Risposta. - In merito a quanto indicato nell'atto di sindacato ispettivo di cui all'oggetto, con il quale si chiede un'urgente revisione del decreto ministeriale n. 184 del 17 ottobre 2007, si rappresenta quanto segue.
Il decreto di cui trattasi, recante «Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone speciali di conservazione (ZSC) e a Zone di protezione speciale (ZPS)», pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale n. 258 del 6 novembre 2007, è stato adottato a seguito della procedura d'infrazione comunitaria 2006/2131, avviata dalla Comunità europea e attualmente all'esame della Corte di Giustizia, dove si eccepivano evidenti carenze nell'azione di protezione dei siti denominati: «Zone di protezione speciale» (ZPS) presenti sul territorio nazionale, in relazione a quanto indicato dagli articoli 2 e 4 della direttiva 79/409 CEE, concernente la conservazione degli uccelli selvatici.
A seguito dell'emanazione del decreto ministeriale, numerose sono state le istanze trasmesse dalle associazioni venatorie manifestando l'opportunità di rivedere alcune delle disposizioni contenute nel decreto, considerate eccessivamente restrittive per l'attività di caccia rispetto alla stessa disciplina comunitaria.
In particolare, le associazioni venatorie pongono in evidenza il manifestarsi di fenomeni speculativi in relazione al munizionamento ed allo stesso armamento, causato dall'anticipazione del divieto di utilizzo di pallini di piombo per l'attività venatoria nelle aree protette; contestata è, altresì, l'estensione del divieto di caccia a specie non espressamente tutelate dalla direttiva comunitaria. Altrettanto critiche sono le considerazioni all'individuazione dei periodi concessi per l'attività venatoria, alle restrizioni poste all'attività di addestramento dei cani da punta e da riporto e al divieto di utilizzare mezzi motorizzati per raggiungere gli appostamenti.
L'opportunità di introdurre alcune modifiche al decreto ministeriale in parola, è stata anche manifestata in Parlamento con la presentazione in Commissione ambiente ed in Commissione agricoltura della Camera dei Deputati della risoluzione n. 7-00025 in data 11 luglio 2008, da parte dell'Onorevole Tommaso Foti, sottoscritta anche da altri rappresentanti dell'attuale maggioranza.
Pertanto, il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (MATTM), ha ritenuto di avviare un'attenta verifica delle disposizioni contenute dal decreto ministeriale in parola, allo scopo di valutare l'opportunità di introdurre modificazioni all'attuale impianto del decreto.
In considerazione della documentazione e dei pareri agli atti dell'istruttoria, si è pervenuti alle determinazioni che di seguito si riferiscono.
In particolare, sulla scorta di quanto riferito in proposito dall'ISPRA e con riferimento ai contenuti dell'Accordo AEWA cui l'Italia ha aderito nel 2006, non sembra compatibile con gli impegni assunti dall'Italia in sede internazionale introdurre deroghe al divieto di utilizzazione di pallini di piombo per la caccia nelle zone umide; peraltro, in considerazione dei tempi necessari per l'approntamento delle scorte del munizionamento consentito ed allo scopo precipuo di evitare speculazioni; appare congruo prevedere il divieto di utilizzare pallini di piombo a partire dalla stagione venatoria 2009/2010, apportando le necessarie modifiche all'articolo 2, comma 4, lettera
i) ed all'articolo 5, comma 1, lettera d) del decreto.
Riguardo alle modifiche richieste in relazione alle specie oggetto di tutela, non si ritiene opportuno introdurre alcuna modifica, se non per quanto riguarda la disposizione prevista dall'articolo 5, comma 1, lettera
g), consentendo esclusivamente un prelievo venatorio sostenibile, da valutare caso per caso e previo monitoraggio e verifica dello stato di conservazione, limitatamente alla pernice bianca.


Con riguardo alla materia dell'addestramento dei cani, si ritiene invece opportuno abrogare il riferimento all'articolo 3, comma 1 del decreto, consentendo di valutare caso per caso anche nuove zone ove sia possibile procedere all'attività di addestramento.
Infine, diversamente da quanto previsto dal più volte citato decreto, si è valutata positivamente l'opportunità di autorizzare i titolari di appostamenti fissi ad accedervi con mezzi motorizzati nel corso della stagione venatoria.
Ciò detto, al fine di dare attuazione alle modifiche sopra esposte, il Ministero ha predisposto uno schema di decreto ministeriale attualmente all'esame della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, di imminente adozione.

Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.

CIOCCHETTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il Signor Luca D'Achille, assistente capo della polizia penitenziaria a Velletri, ed ivi in servizio presso la casa circondariale, è stato candidato nella lista «Moderati per Velletri» alle ultime elezioni amministrative;
l'articolo 81, secondo comma, della legge 121/81 e l'articolo 53 del decreto del Presidente della Repubblica 335/82 prevedono che gli appartenenti alle forze di polizia candidati ad elezioni politiche od amministrative sono posti in aspettativa dal momento della candidatura e per tutta la durata della campagna elettorale, e comunque non possono prestare servizio nell'ambito della circoscrizione nella quale si sono presentati come candidati per un periodo di tre anni dalla data delle elezioni;
tuttavia, la direzione della casa circondariale di Velletri e il Provveditorato regionale del Lazio degli Istituti di prevenzione e pena non hanno comunicato la candidatura del D'Achille, nonostante ne fossero, quanto meno in via di fatto, a conoscenza, agli organi superiori, con il risultato che l'assistente capo risulta tutt'oggi in servizio presso il carcere di Velletri -:
se non ritenga opportuno verificare i fatti suesposti al fine di accertare se la direzione della casa circondariale di Velletri e il Provveditorato regionale del Lazio abbiano omesso di comunicare la candidatura di Luca D'Achille agli organi superiori, in difformità dalle previsioni della legge 121/81 sia il decreto del Presidente della Repubblica 335/82, e quali ne siano le ragioni.
(4-00190)

Risposta. - In risposta all'interrogazione in esame, si rappresenta che, secondo quanto riferito dal dipartimento per l'amministrazione penitenziaria, l'assistente Luca D'Achille, in servizio presso la casa circondariale di Velletri, si era candidato alle elezioni amministrative senza averne dato notizia alla direzione di appartenenza.
Alla luce di ciò, il competente Ufficio del DAP, in applicazione delle disposizioni di cui agli articoli 81 della legge 121/81 e 53 del decreto del Presidente della Repubblica 335/82, con nota del 7 luglio 2008 ha avviato la procedura di trasferimento dell'assistente D'Achille dalla casa circondariale di Velletri ad altra sede, per la durata del mandato amministrativo.

Il Ministro della giustizia: Angelino Alfano.

DIMA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
le Ferrovie della Calabria s.r.l., con oltre mille dipendenti, gestiscono gran parte del trasporto ferroviario e pubblico locale nel territorio calabrese;
il 17 giugno 2008, il sindacato autonomo Fast-Ferrovie ha indetto ed effettuato una prima protesta dei lavoratori delle Ferrovie della Calabria s.r.l. a sostegno

della vertenza sindacale in tema di fabbisogni, logistica e ferie nonché di sicurezza sul lavoro per i dipendenti e per i cittadini che utilizzano i mezzi di trasporto della suddetta società;
secondo fonti sindacali, le adesioni a questa prima protesta sarebbero state così massicce da provocare la soppressione delle corse di cinque treni a rilevanza interprovinciale, sui sei previsti per la giornata del 17 giugno 2008, e l'astensione dal lavoro, in alcuni impianti delle Ferrovie della Calabria s.r.l., di circa l'80 per cento dei dipendenti, a dimostrazione del malessere evidente esistente tra le maestranze che chiedono maggiore attenzione verso le problematiche del settore, nell'interesse della stessa Società e dell'intera collettività;
lo stesso sindacato autonomo Fast-Ferrovie avrebbe già preannunciato un secondo sciopero di 24 ore per il mese di luglio, nel caso in cui il management delle Ferrovie della Calabria s.r.l. continuasse a mostrare la chiusura più completa nei confronti dei contenuti della vertenza sindacale, non portando a soluzione i problemi evidenziati dagli stessi lavoratori;
la società Ferrovie della Calabria non riconoscerebbe l'organizzazione sindacale Fast-Ferrovie perché non è firmataria di accordi nazionali e/o aziendali nell'ambito della contrattazione collettiva del settore Autoferrotranvieri e, pertanto, avrebbe dichiarato l'illegittimità dello sciopero proclamato, nonostante l'invito rivolto alla dirigenza della Società dalla Prefettura di Catanzaro, con nota n. prot. 31825/08/Gab del 5 giugno 2008, e dalla Commissione di Garanzia sull'attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali, con delibera n. pos. 30944 prot. n. 1220/RU del 13 giugno 2008, ad espletare almeno le procedure di raffreddamento sulla vertenza aperta da Fast-Ferrovie per stemperare la tensione tra i lavoratori e con il sindacato;
il servizio fornito dalle Ferrovie della Calabria s.r.l., secondo quanto risulta all'interrogante, sarebbe carente non solo sotto il profilo dell'affidabilità dei mezzi impiegati ma anche e soprattutto sotto quello della capacità di garantire un trasporto degno di questo nome all'utenza, tanto è vero che il piano di esercizio sarebbe impostato sui turni di servizio del personale anziché sulle reali esigenze dei viaggiatori;
le cause di questo declino, secondo quanto risulta all'interrogante, dovrebbero essere individuate nell'incapacità dell'azienda di garantire l'attuazione di una seria politica di risanamento e di ottimizzazione delle risorse, evitando il continuo ricorso al sistema delle consulenze esterne o all'assegnazione della manutenzione dei mezzi aziendali a ditte private, tanto da provocare, di conseguenza, il depauperamento delle professionalità interne;
le politiche aziendali sembrerebbero non essere in grado di risollevare le sorti delle Ferrovie della Calabria tanto da assistere al continuo ridimensionamento dei servizi esistenti, ad un lento e progressivo deterioramento delle strutture, ad una eccessiva frammentazione del settore autoservizi, ad una continua perdita di posti di lavoro ed a tanti trasferimenti d'ufficio verso sedi più strategiche;
queste politiche aziendali, poi, penalizzerebbero ulteriormente il territorio della provincia di Cosenza non solo sotto il profilo della qualità del servizio di trasporto effettuato ma anche e soprattutto sotto quello della gestione del personale e del suo patrimonio come nel caso della dismissione delle officine di Vaglio Lise e del trasferimento di parte del personale a Soveria Mannelli, dove non vi sono né officine né deposito -:
quali iniziative intendano intraprendere i Ministri interrogati per stemperare un clima di contrapposizione dannoso per la corretta gestione dei rapporti tra azienda e sindacato e per garantire un positivo rilancio della suddetta azienda.
(4-00852)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Nel mese di aprile del corrente anno l'organizzazione sindacale FAST Ferrovie-CONFSAL, nel comunicare l'avvenuta costituzione della rappresentanza sindacale regionale, chiedeva l'accreditamento che Ferrovie della Calabria Srl non concedeva in considerazione del fatto che la suddetta organizzazione sindacale non risulta firmataria di accordi nazionali e/o aziendali nell'ambito della contrattazione collettiva del settore autoferrotranviario al quale, come è noto, appartiene la Società Ferrovie della Calabria.
La Commissione di garanzia, intervenuta sulla questione, ha ritenuto che le procedure di raffreddamento e conciliazione vadano comunque espletate tenuto conto che, ai sensi dell'articolo 2 della Regolamentazione provvisoria delle prestazioni indispensabili nel trasporto pubblico locale, queste «non producono alcun effetto ai fini della titolarità negoziale delle organizzazioni sindacali partecipanti, alle procedure stesse».
La società Ferrovie della Calabria, pur non considerando appropriato al caso di specie quanto esposto dalla Commissione di garanzia, per non contravvenire alle sollecitazioni fatte da quest'ultima procedeva alla convocazione dell'organizzazione sindacale FAST che non riteneva di prendere parte all'incontro.
Si porta poi a conoscenza che i dipendenti che hanno aderito allo sciopero del 17 luglio 2008 sono stati solo quattro appartenenti al personale viaggiante (3 macchinisti ed 1 capo treno), su un organico aziendale di 965 unità.
In relazione alle ulteriori questioni si precisa quanto segue.
Gli attuali amministratori di Ferrovie della Calabria con il piano industriale in corso di esecuzione, peraltro elaborato in attuazione di apposito indirizzo dell'azionista Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, hanno dovuto far fronte a notevoli criticità e porre in essere talune iniziative al fine del risanamento, miglioramento ed efficientamento della Azienda necessarie a garantirne lo sviluppo e la conseguente competitività sul mercato soprattutto in vista dell'affidamento dei servizi tramite procedure ad evidenza pubblica.
I principali fattori critici aziendali erano rappresentati dall'obsolescenza dei rotabili, sia ferroviari che automobilistici, dagli elevati costi della manutenzione dei mezzi nonché del personale.
In tale contesto il risanamento del ramo automobilistico ha visto il rinnovo del parco aziendale attraverso l'entrata in servizio di oltre 120 nuovi moderni autobus Euro 5, cablati e dotati di telemetria.
Tale rinnovo del parco autobus, passando da un'età media di 12 anni e con il 58 per cento di autobus più vecchi di 15 anni ad una età media di 5 anni, ha determinato di per sé una riduzione dei costi di manutenzione da sola però non sufficiente a fare rientrare gli stessi in parametri di efficienza. Per porre rimedio alla forte diseconomia della manutenzione sì è dovuto procedere all'affidamento mediante gara pubblica dell'attività di manutenzione sulla base di costi chilometrici per le attività di manutenzione vera e propria e di costi certi per tutte le altre (liquidi e carrozzeria) con conseguente eliminazione dei costi indiretti della struttura (pulizia, vigilanza, smaltimento rifiuti, riscaldamento, energia elettrica, manutenzione immobili e officine), sia in termini di officina che di magazzini.
I suddetti provvedimenti che hanno portato la manutenzione da un costo iniziale, al netto del costo del personale, di 0,49 euro a 0,24 euro non hanno peraltro determinato alcuna perdita di posti di lavoro in quanto il relativo personale in parte è in corso di riqualificazione per lo svolgimento di funzioni di verifica e controllo dell'attività dei terzi o di guida e, per la parte restante è stato assegnato ai centri della manutenzione ferroviaria che non è stata esternalizzata. Le relative officine, tra cui quelle di Vaglio Lise, sono state invece potenziate in termini di attrezzature, personale e qualificazione consentendo così di coniugare l'efficientamento con l'economicità di gestione senza ricorrere ad alcun trasferimento di sede di alcun dipendente.


Per quanto attiene il ramo ferroviario, è appena il caso di sottolineare che nonostante siano in corso investimenti corposi, per il parco rotabile, per l'infrastruttura e per l'efficientamento e la sicurezza dell'esercizio, tutti gli interventi già avviati hanno tempi di progettazione e realizzazione molto più lunghi. Basti pensare che il rinnovo del parco rotabile con l'acquisto di 15 treni, iniziato sin dalla fine del 2006 vedrà solo a giugno 2009 la messa in servizio dei primi treni.
Infine, si porta a conoscenza che il suddetto risanamento aziendale non ha in alcun modo inciso sul personale al quale non è stato decurtato né il trattamento economico né il posto di lavoro.
Difatti il costo del personale è stato ridimensionato mediante ben altri accorgimenti tecnici, quali la riformulazione dei turni di servizio, la revisione delle residenze, nonché attraverso la rivisitazione della struttura retributiva con l'accorpamento, e non la eliminazione o diminuzione, delle voci secondarie in una unica voce.
La società precisa che grazie alle economie realizzate ha proceduto anche all'assunzione di ben 70 operatori di esercizio.
Da ultimo si da conto del fatto che il 14 luglio 2008 in seduta pubblica, cui hanno partecipato i massimi vertici del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, della regione Calabria e il Collegio dei Sindaci presieduto da un autorevole componente della Corte dei Conti, si è dato formalmente atto del completo risanamento economico e finanziario e del parziale risanamento strutturale che ha tempi oggettivamente più lunghi.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
il 18 settembre 2008 è stata data notizia della firma da parte del Ministero della salute e della Federazione italiana medici pediatri di un «Protocollo di intesa per la prevenzione della circoncisione rituale clandestina»;
tale Protocollo è volto esclusivamente alla protezione dei bambini dalla pratica della circoncisione rituale maschile, effettuata al di fuori dell'ambito medico ospedaliero o in assenza di garanzie medico sanitarie per la salute dei bambini;
tale Protocollo impegna, al suo primo punto, i pediatri di famiglia della Fimp «ad informarsi sull'orientamento religioso della famiglia del neonato, o del bambino, e sulla possibile intenzione di voler accedere alla pratica della circoncisione»;
nel dare notizia agli organi di informazione della firma di tale Protocollo, il Presidente della FIMP, dottor Giuseppe Mele, e la Sottosegretaria onorevole Francesca Martini si sono riferiti impropriamente anche al fenomeno della «circoncisione femminile» e della pratica delle mutilazioni genitali femminili, riportando il dato della presenza sul territorio italiano di «30.000 bambine infibulate»;
secondo quanto riportato dalle «Linee guida destinate alle figure professionali che operano con le comunità di immigrati provenienti da Paesi dove sono effettuate le pratiche di mutilazione genitale femminile per realizzare una attività di prevenzione, assistenza e riabilitazione delle donne e delle bambine già sottoposte a tali pratiche» emanate dal Ministero della salute (decreto ministeriale 17 dicembre 2007), la quantificazione del fenomeno in Italia è difficile, ma la stima orientativa delle potenziali vittime di mutilazioni genitali femminili è, nella previsione più negativa, di circa 800 bambine;
il Ministro per le pari opportunità Mara Carfagna ha dichiarato il 18 settembre stesso quanto segue: «La Federazione italiana dei medici pediatri denuncia l'esistenza di 30.000 bambine infibulate in Italia. La cifra è davvero impressionante. Mi associo all'allarme e alla preoccupazione espressi dall'onorevole Sbai. Sarà

mia cura portare all'attenzione del Governo l'esistenza massiccia di questa pratica e lavorare per modificare la legge al fine di impedire o comunque considerevolmente diminuire il numero di minorenni sottoposte ad una simile barbarie. La differenza di cultura e religione non deve tramutarsi in fenomeni di tolleranza della violenza e del sopruso verso persone che non sono libere di determinarsi e di scegliere»;
la legge 9 gennaio 2006, n. 7, avente ad oggetto «Disposizioni concernenti la prevenzione e il divieto delle pratiche di mutilazione genitale femminile», internazionalmente riconosciuta come una delle migliori leggi in materia di prevenzione e contrasto delle mutilazioni genitali femminili, prevede lo stanziamento di fondi annuali volti all'attuazione di specifiche azioni di prevenzione a livello nazionale ed internazionale, nonché sanzioni per coloro che effettuano la pratica sia sul territorio italiano che all'estero;
la pratica delle mutilazioni genitali femminili non ha alcun fondamento di ordine religioso ma ha solo origine tradizionale e ancestrale ed è attuata egualmente in 28 Paesi dell'Africa da famiglie di tutti gli orientamenti religiosi, siano essi musulmani, cristiani o animisti;
l'Organizzazione mondiale della sanità, le agenzie dell'ONU, quali l'UNICEF e l'UNFPA, insieme alle organizzazioni africane e internazionali che da anni lottano per l'abbandono delle mutilazioni genitali femminili, raccomandano con fermezza di non accomunare la pratica della circoncisione a quella delle mutilazioni genitali femminili, perché tra esse vi sono profonde differenze sostanziali sia dal punto di vista storico-culturale che dal punto di vista delle conseguenze psico-fisiche;
le mutilazioni genitali femminili sono da considerarsi una violazione dei diritti umani, civili e politici della persona e sotto il profilo penale integrano un'ipotesi specifica del reato di lesioni personali, espressamente prevista dall'articolo 583-bis del codice penale e punita con la reclusione da quattro a dodici anni -:
secondo quali criteri e in base a quali rilevazioni la Federazione italiani dei medici pediatri riferisca il dato di 30.000 bambine infibulate presenti sul territorio italiano;
quali siano le ragioni su cui si fonda la richiesta di conoscere l'orientamento religioso delle famiglie di immigrati, dal momento che essa contrasta con il diritto individuale di professare liberamente la propria fede religiosa, garantito dall'articolo 19 della Costituzione;
in base a quale criterio scientifico il Ministero della salute, nella brochure informativa appena pubblicata, ha equiparato le due pratiche tradizionali - la circoncisione maschile e le mutilazioni genitali femminili - che non condividono né origini né soprattutto conseguenze psico-fisiche;
quali siano le strategie per il contrasto e la prevenzione delle mutilazioni genitali previste, in conformità alla legge 9 gennaio 2006, n. 7, dal Ministero della salute e dal Ministero per le pari opportunità per l'anno 2008 e quali azioni intenda attuare il Governo per rafforzare i meccanismi di prevenzione e di informazione previsti dalla medesima legge.
(4-01113)

Risposta. - Si risponde all'interrogazione in esame, a seguito di delega della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Il Comitato nazionale di bioetica (CNB) ha individuato, secondo la letteratura scientifica più accreditata, 4 categorie di circoncisione:
circoncisione terapeutica (in caso di fumosi o parafimosi);
circoncisione profilattica (ad esempio nel caso in cui si temano infezioni del tratto urinario in età infantile);
circoncisione rituale (tipica della cultura ebraica ed islamica);


circoncisione per altri motivi (solitamente riconducibili a fattori estetici).

Con lo stesso termine possono intendersi, nel soggetto femminile, tutte quelle pratiche definite come mutilazioni genitali femminili (mgf) che hanno come effetto la mutilazione irreversibile del corpo femminile e l'alterazione dell'identità psicofisica e sessuale delle bambine e delle donne. Per questo a differenza della circoncisione maschile, che non è invalidante, tali pratiche sono proibite.
Già nel Parere del CNB del 28 settembre 1998, le pratiche di mutilazioni genitali femminili sono state ritenute eticamente inammissibili e pertanto da contrastare con determinazione, anche con l'introduzione di specifiche norme di carattere penale.
Nel parere, peraltro, viene richiamata la Convenzione internazionale dei diritti del fanciullo, che all'articolo 24, comma 3, impone agli Stati, di adottare tutte le misure idonee ad abolire le pratiche tradizionali pregiudizievoli per la salute dei minori.
Nel nostro Paese, la legge 9 gennaio 2006, n. 7, «Disposizioni concernenti la prevenzione e il divieto delle pratiche di mutilazione genitale femminile», ha introdotto le misure necessarie per contrastare e reprimere le pratiche di mutilazione genitale femminile quali violazioni dei diritti fondamentali all'integrità della persona e alla salute delle donne e delle bambine.
Inoltre, sono state previste specifiche risorse finanziarie utili a realizzare attività di prevenzione, assistenza e riabilitazione.
In particolare:
la realizzazione, con il coinvolgimento delle organizzazioni con esperienza in questo settore e delle comunità interessate, di campagne d'informazione, con l'obiettivo di diffondere la conoscenza dei diritti fondamentali della persona e del divieto vigente in Italia;
la formazione del personale sanitario e socio-sanitario, necessaria ad affrontare tutti i problemi sanitari che sono connessi a tale pratica, anche con la definizione di linee guida specifiche;
la realizzazione di programmi di aggiornamento per gli insegnanti delle scuole dell'obbligo, avvalendosi anche di figure di riconosciuta esperienza nel campo della mediazione culturale;
la realizzazione di progetti di formazione e informazione presso le popolazioni locali, in accordo con i Governi interessati.

Nella stessa legge, le misure preventive precedono in maniera significativa le misure punitive, in considerazione del fatto che una prevenzione efficace contribuisce a rendere inutili le misure di repressione.
Tali misure hanno previsto l'inserimento nel codice penale dell'articolo 583-
bis (pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili); sono state inasprite le sanzioni per chi le provoca, in particolare prevedendo la detenzione da 4 a 12 anni per chi pratica le mutilazioni, in assenza di esigenze terapeutiche e con lo scopo di modificare le funzioni sessuali della vittima l'aumento della pena di un terzo quando la vittima è una persona minore, e la possibilità di punire l'autore anche quando l'intervento è eseguito all'estero su cittadina italiana o straniera residente in Italia.
Una aggravante è prevista poi per il personale medico, con la radiazione dall'albo e la sospensione dell'esercizio della professione.
Così come previsto dalla legge già citata, il Ministero della salute ha emanato in data 9 marzo 2008 le Linee guida destinate alle figure professionali sanitarie nonché alle altre figure professionali che operano con le comunità di immigrati provenienti da Paesi dove sono effettuate le suddette pratiche.
Inoltre è stata effettuata una «Ricognizione sui servizi offerti a livello regionale a donne e bambine sottoposte, a pratiche di mutilazione genitale femminile (mgf), il cui
database è pubblicato sul sito istituzionale nell'area tematica dedicata alla salute della donna.
Inoltre, è necessario promuovere presso i punti nascita, i consultori e i pediatri di base un adeguato monitoraggio che preveda iniziative di informazione e sensibilizzazione dei genitori, dirette alle etnie culturalmente orientate verso queste pratiche, al

fine di contrastare adeguatamente sia la circoncisione rituale praticata illegalmente sia le mutilazioni genitali femminili, con l'inevitabile pericolo per la salute di soggetti particolarmente indifesi, come, purtroppo, è stato messo in luce da alcuni recenti tragici avvenimenti.
A tale scopo è prevista la diffusione di opuscoli multilingue che conterranno le informazioni sui rischi connessi all'esercizio di queste pratiche rituali e le indicazioni delle strutture sanitarie dove possono comunque essere praticate, nel pieno rispetto della vigente normativa e delle indispensabili condizioni igienico sanitarie.
Si fa presente che, nello specifico, la
brochure di recente pubblicazione, ha inteso evidenziare che sia la circoncisione clandestina sia le mutilazioni genitali femminili costituiscono violazione di uno dei diritti umani fondamentali, quale quello del diritto alla salute, in quanto per entrambe le pratiche non esistono motivazioni né etiche né sanitarie.
In merito a quanto previsto dal Protocollo, citato nell'interrogazione in esame, circa l'impegno dei pediatri di famiglia ad informarsi sull'orientamento religioso della famiglia del bambino, si precisa che la conoscenza di tale orientamento rappresenta esclusivamente una possibilità ulteriore per il medico per una corretta ed efficace attività assistenziale.
Per quanto riguarda la vigente legislazione sanitaria concernente i servizi e le prestazioni erogate su tutto il territorio nazionale, individuati in base a principi di necessità, appropriatezza ed efficacia, l'allegato 2A del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 29 novembre 2001, in linea con quanto sostenuto dal Comitato nazionale di bioetica, indica al comma
b), la «circoncisione rituale maschile» tra le «prestazioni totalmente escluse dai LEA».
Gli ospedali pubblici sono tenuti comunque a praticare tutti gli interventi diagnostici e terapeutici utili a fini di tutela della salute, particolarmente in condizioni di urgenza, con l'obbligo quindi di intervenire per ovviare a esiti nefasti di interventi di circoncisione, comunque e dovunque praticati.
In alcune realtà sanitarie regionali (Piemonte, Liguria, Friuli Venezia Giulia), sono stati previsti specifici stanziamenti di risorse economiche a favore di progetti destinati ad interventi gratuiti di circoncisione da effettuarsi su bambini figli di immigrati residenti che ne facciano richiesta. Queste iniziative sono comunque volte alla tutela dell'infanzia e alla riduzione del danno, allo scopo di scongiurare le drammatiche conseguenze del «fai da te».
Non può non essere segnalata la rilevanza di una adeguata formazione degli operatori sanitari che operano nelle strutture interessate, dal personale medico (pediatra, ostetrico-ginecologo, neonatologo, chirurgo», eccetera) ad ogni altro operatore sanitario (ostetriche, infermiere, psicologi).
Determinante è anche la formazione delle figure professionali (mediatori/trici culturali, assistenti sociali, volontariato) che operano con le comunità di immigrati provenienti dai Paesi con tali tradizioni, così come in un contesto complessivo di formazione/informazione assume un ruolo importante quello svolto dagli operatori della scuola (insegnanti, responsabili della formazione e dell'educazione alla salute).
Peraltro, se l'accettazione del carattere multietnico della società italiana attuale non prescinde da un attento e doveroso rispetto nei confronti di tutti gli aspetti religiosi e culturali specifici di ciascun popolo, è anche doveroso che le diverse culture religiose e i singoli gruppi etnici debbano accettare i valori e le norme, in particolare quelle espressamente indicate nel testo della nostra Costituzione, che regolano la vita della società di cui sono ospiti temporanei o soggetti ormai integrati.
Si conferma, pertanto, che questa Amministrazione ha predisposto con la Federazione italiana dei medici pediatri un Protocollo d'intesa finalizzato alla maggiore tutela della salute dei bambini che, per la loro appartenenza religiosa o etnica, possono essere potenziali soggetti passivi di tali pratiche.
L'accordo prevede un monitoraggio del fenomeno attraverso una adeguata informazione da svolgersi nei punti nascita, negli ambulatori dei pediatri ed in ogni altra

struttura interessata, con la promozione di campagne di comunicazione e di attività di counselling alle famiglie che manifestino una propensione per l'intervento.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali: Francesca Martini.

FARINONE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in data 31 luglio 2007 il Ministro delle infrastrutture, On. Antonio Di Pietro, la Regione Lombardia, la Provincia e il Comune di Milano siglavano un Protocollo di Intesa, relativo allo sviluppo del sistema metropolitano milanese, nel quale si contemplavano gli impegni economici e procedurali del Governo, al fine di realizzare le diverse infrastrutture necessarie al trasporto pubblico;
in detta intesa vi era, tra le altre, il progetto preliminare del prolungamento della Linea M2 della metropolitana di Milano-Cologno Nord-Vimercate, che riguarda quasi 11 chilometri di linea, sei stazioni, da Cologno Nord a Vimercate, che andrebbero a collegare Concorezzo, Agrate, Carugate e Brugherio a Milano;
il decreto-legge 1° ottobre 2007, n. 159, recante «Interventi urgenti in materia economico-finanziaria, per lo sviluppo e l'equità sociale», convertito in legge 29 novembre 2007, n. 222, recante Conversione in legge, con modificazioni pubblicata nella Gazzetta ufficiale n. 279 del 30 novembre 2007 - Supplemento Ordinario n. 249/L, all'articolo 7, autorizza la spesa di 150 milioni di euro per la realizzazione delle tratte della metropolitana di Milano, tra cui la M2, e il successivo riconoscimento delle priorità dello sviluppo del sistema ferroviario metropolitano;
detta legge è un collegato alla legge finanziaria 2008;
in data 5 novembre 2007 viene siglato l'Atto Integrativo al Protocollo del 31 luglio 2007, ad opera degli stessi attori, che puntualizzava alcuni aspetti e riconfermava gli intenti;
il prolungamento della M2 a Vimercate, come anche il prolungamento della M3 San Donato-Paullo, sono parte integrante dell'Accordo di Programma relativo alla realizzazione della Tangenziale Est esterna di Milano, accordo sottoscritto sempre il 5 novembre 2007, tra il ministero delle infrastrutture, la Regione Lombardia, le Province di Lodi e di Milano, l'ANAS, la CAL S.p.A. e i Comuni interessati;
il 21 dicembre 2007, il CIPE, Comitato interministeriale per la programmazione economica, provvedeva ad approvare, con prescrizioni, il progetto preliminare del prolungamento della «Linea M2 della metropolitana di Milano-Cologno Nord-Virnercate», la cui progettazione definitiva è finanziata, per l'importo di 6 Milioni di euro, a carico dei fondi stanziati dall'articolo 7, comma 3, del decreto-legge n. 159 del 2007, convertito dalla legge n. 222 del 2007;
il DPEF relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2009-2013, approvato definitivamente in data 9 luglio 2008, nell'Allegato I, relativo al Programma delle Infrastrutture, a pag. 56, contempla tra le opere parzialmente finanziate, da avviare entro il 2013, la linea metropolitana di Milano M2, Prolungamento Cologno Nord-Vimercate;
il distretto industriale Hi-tech con sede a Vimercate, si caratterizza per un forte pendolarismo al contrario, ovvero con passeggeri in arrivo da Milano;
l'intervento interessa un settore dell'area metropolitana milanese in cui si registra uno squilibrio modale particolarmente accentuato tra trasporto pubblico e privato;
tale infrastruttura consentirebbe un miglioramento generalizzato dell'offerta di servizio pubblico lungo la direttrice radiale

considerata, in termini di capacità, frequenza e velocità commerciale, e permetterà una conseguente riduzione del carico veicolare lungo le arterie stradali di forza del quadrante nord-est dell'area metropolitana milanese, in particolare lungo la tratta settentrionale della tangenziale est;
il prolungamento della M2 a Vimercate, collegherà importanti poli attrattori di mobilità, tra i quali il Centro direzionale Colleoni ad Agrate Brianza, il centro Torri Bianche e il futuro ospedale in costruzione a Vimercate;
i principali standard geometrici del tracciato, che ha una lunghezza di 10,8 km con 6 stazioni (Brugherio, Carugate, Agrate Colleoni, Concorezzo, Vimercate Torri Bianche, Virnercate), riprendono ovviamente quelli della linea M2 già in esercizio;
l'83 per cento della tratta è in sotterraneo, la parte rimanente in trincea e/o rilevato;
i tempi medi di percorrenza della Tangenziale Est hanno raggiunto livelli inaccettabili, ore in caso di difficoltà all'ordine del giorno per fare poche decine di chilometri;
tale assenza di strutture scoraggia gli investimenti sul territorio di nuove aziende, soprattutto straniere;
Milano sarà al centro del palcoscenico internazionale in sede dell'importante manifestazione Expò 2015 e appare inverosimile che le istituzioni tutte, locali e centrali, non investano sulla risoluzione dei terribili problemi di inquinamento e di traffico della zona, che hanno un impatto economico rilevante e che impediscono lo sviluppo dell'area;
proprio nell'atteso appuntamento con l'Expò 2015, questi ritardi rischiano di mostrare Milano come una città occupata da cantieri non finiti, o, peggio, con le stesse infrastrutture di oggi, del tutto inadeguate a sostenere la portata dell'evento internazionale;
i problemi di traffico e di inquinamento del milanese possono essere risolti solo con una forte rete di collegamenti pubblici integrati fra loro;
il prolungamento della Linea 2 della metrò da Cologno a Vimercate è essenziale al fine di riqualificare l'area esistente, in modo da migliorare la qualità della vita di migliaia di persone -:
come i destinatari in indirizzo ritengano opportuno intervenire, al fine di preservare quanto fatto per la messa in atto del progetto della tratta metropolitana in oggetto e di proseguire l'iter al fine della sua realizzazione;
se gli stessi intendano confermare la scelta approvata dal CIPE e la previsione contenuta nell'Allegato Infrastrutture del DPEF relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2009-2013, impegnandosi concretamente con i cittadini della Brianza Est e dell'intera area metropolitana milanese, che attendono l'opera da circa 25 anni, per garantire nei tempi previsti la realizzazione di detta infrastruttura.
(4-01109)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Con nota n. 509 del 28 novembre 2007 l'
ex Ministero delle infrastrutture ha richiesto al Dicastero dei trasporti il parere tecnico economico sui progetti preliminari del prolungamento della linea M2 della metropolitana di Milano tratta Cologno nord-Vimercate e del prolungamento della Linea M3 della metropolitana di Milano tratta San Donato-Paullo.
A seguito di tale richiesta il Ministero dei trasporti ha provveduto ad effettuare l'istruttoria al fine di acquisire il parere della competente Commissione interministeriale
ex lege 1042 del 1969, ai sensi dell'articolo 165 del decreto legislativo 163 del 2006, che si è espressa in merito nella seduta del 20 dicembre 2007.
In tale ambito, per entrambi i prolungamenti, evidenziandosi una coerenza progettuale con le linee già attualmente in

esercizio nel territorio milanese e prevedendo costi di realizzazione sostanzialmente in linea con altre infrastrutture similari, sono stati formulati pareri di massima sulla globalità degli interventi con riserva, in relazione anche al livello progettuale presentato, di esperire le opportune verifiche in sede di progettazione definitiva.
Tuttavia, la suddetta Commissione, pur valutando positivamente la realizzazione di un impianto fisso sul territorio, al fine di incrementare il trasposto su ferro e conseguentemente decongestionare il trasporto su gomma sia pubblico che privato, ha rilevato che nell'ambito specifico degli interventi i dati trasportistici, le frequenze ipotizzate soprattutto per la linea M2 e le distanze interstazionali sono più assimilabili ad un sistema ferroviario piuttosto che metropolitano. Ne consegue che i costi di costruzione risultano esorbitanti rispetto alla conurbazione servita sia per quanto riguarda le infrastrutture previste per buona parte in sotterraneo (circa l'80 per cento per il prolungamento M2 e il 55 per cento per il prolungamento M3) sia per quanto riguarda la tecnologia di sistema che necessariamente deve uniformarsi alle linee già in esercizio.
Conseguentemente, in merito alla valenza trasportistica delle opere ed ai risultati delle analisi costi/benefici la Commissione ha evidenziato, in entrambi i casi, che gli interventi dovranno essere valutati nel contesto delle necessità prioritarie di infrastrutture di trasporto su ferro sia nell'ambito territoriale della regione Lombardia e della provincia di Milano sia in quello più ampio delle priorità nazionali ai fini della ripartizione delle risorse economiche.
Pertanto, la suddetta Commissione ha ritenuto opportuna una rivisitazione progettuale di sistema e di soluzioni tecniche, evidenziando le altre iniziative di sviluppo del territorio in atto o in progettazione che potrebbero addurre ai prolungamenti una maggiore domanda di trasporto con l'obiettivo anche di contenere i costi di realizzazione.
Il 20 dicembre 2007 sono stati trasmessi al Ministero delle infrastrutture i pareri della Commissione interministeriale ed il CIPE si è espresso sui progetti in esame nella seduta del 21 dicembre 2007.
In tale consesso, il progetto preliminare della linea M2 Cologno nord-Vimercate è stato approvato con prescrizioni ed è stato finanziato il progetto definitivo per l'importo di 6 milioni di euro, a carico dai fondi stanziati dall'articolo 7, comma 3 del decreto-legge n. 159 del 2007, convertito dalla legge n. 222 del 2007. Anche per la linea M3 San Donato-Paullo, il progetto preliminare è stato approvato e la progettazione definitiva è stata finanziata per l'importo di 8,6 milioni di euro, a carico dei fondi stanziati dall'articolo 7, comma 3 del decreto-legge n. 159 del 2007, convertito dalla legge n. 222 del 2007.
Si evidenzia che la Corte dei Conti con delibera n. 9/2008/P, inerente le determinazioni assunte dal CIPE con delibera n. 142 del 2007 del 9 novembre 2007 in merito all'approvazione del progetto preliminare del «prolungamento della linea M3 San Donato Paullo», ha rimandato le iniziative da intraprendere ad una fase successiva all'aggiornamento del quadro programmatorio delle infrastrutture strategiche mediante apposita delibera CIPE.
Allo stato attuale, per quanto di competenza, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti conferma i pareri espressi in sede di Commissione interministeriale sulle metropolitane (legge 142 del 1969 e legge 211 del 1992) nella seduta del 20 dicembre 2007, evidenziando che gli stessi non sono comunque ostativi in linea generale alla realizzazione di opere finalizzate al potenziamento del sistema di trasporto pubblico nell'area metropolitana milanese ma orientano verso scelte di maggior efficacia.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

HOLZMANN. - Al Ministro per le pari opportunità, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il precedente Ministro per le pari opportunità aveva annunciato la presentazione di un disegno di legge sull'argomento

che non risulta mai pervenuto alla commissione relativa -:
quali siano le ragioni per le quali non sia ammesso l'arruolamento di donne all'interno del Corpo militare della Croce Rossa;
se e quali eventuali iniziative abbia in animo di adottare il Ministro per eliminare tale disuguaglianza, considerata la presenza femminile ormai in tutte le Forze Armate;
qualora sia in studio detta ipotesi, quali siano i termini e i tempi del succitato arruolamento.
(4-00650)

Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, concernente il divieto di arruolamento delle donne all'interno del Corpo militare della Croce Rossa italiana, questo, ministero, acquisiti gli opportuni elementi informativi da parte del ministero della difesa, rappresenta quanto segue.
Il Corpo militare della Croce rossa italiana, in quanto corpo ausiliario delle forze armate, ha un ordinamento autonomo e specifico, così come sottolineato dalla Corte costituzionale con l'ordinanza n. 273, datata 24/30 giugno 1999.
Ne consegue, pertanto, che mantiene piena attualità il regio decreto n. 484 del 1936, recante norme per disciplinare lo stato giuridico, il reclutamento, l'avanzamento ed il trattamento economico ed amministrativo del personale della Croce rossa italiana, il quale costituisce disciplina speciale rispetto alla legislazione delle forze armate.
In ordine all'arruolamento del personale femminile nel Corpo militare della Croce rossa italiana, si è espresso anche il Consiglio di Stato, sez. III, il quale, con parere dell'11 ottobre 2005, ha escluso la possibilità di recepire il contenuto della legge n. 380 del 1999, concernente il reclutamento su base volontaria del personale militare femminile nelle forze armate e nelle forze di polizia dello Stato, mediante l'interpretazione estensiva dell'articolo 5 del regio decreto n. 484 del 1936, senza la necessaria revisione della normativa legislative vigente.
Infatti, l'alto consesso ha osservato che il personale militare della Croce rossa italiana è personale non dello Stato bensì di un ente dotato di personalità di diritto pubblico, così come riconosciuto dall'articolo 7 del decreto-legge 20 settembre 1995, n. 390, convertito con legge 20 novembre 1995, n. 490.
Proprio per la natura giuridica del Corpo, esso è regolato da autonoma normativa legislativa e regolamentare. Pertanto, l'arruolamento nel Corpo militare della Croce rossa italiana rimane disciplinato dall'articolo 5 del citato regio decreto 484 del 1936, il quale prevede che l'iscrizione nei ruoli dei corpo abbia luogo in forza della posizione degli interessati nei confronti degli obblighi militari in aggiunta al possesso di ulteriori specifici requisiti.
Preso atto di quanto sopra, si segnala che, in data 22 maggio 2008, è stato assegnato alla IV Commissione permanente (Difesa) della Camera dei deputati, il progetto di legge n. 298, di iniziativa parlamentare, recante la «Delega al Governo per l'adozione di disposizioni volte a disciplinare il reclutamento delle cittadine italiane nel Corpo militare della Croce rossa italiana», il quale prevede la possibilità per le cittadine italiane che abbiano determinati requisiti di partecipare ai concorsi per il reclutamento nel Corpo militare della Croce rossa italiana e di cui si auspica una rapida approvazione. Lo stesso ministero della difesa, a tale proposito, afferma che, qualora interpellati sul progetto di legge menzionato, esprimeranno un parere favorevole.

Il Ministro per le pari opportunità: Maria Rosaria Carfagna.

IANNARILLI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il Ministero della salute, con ordinanza del 12 aprile 2008 recante «Misure sanitarie di eradicazione della malattia vescicolare del suino e di sorveglianza della peste suina classica», ha individuato un piano di eradicazione per la malattia vescicolare del suino fondato sul rilevamento

dell'eventuale circolazione del virus della malattia vescicolare del suino nella popolazione suina nazionale;
tale ordinanza definisce «stalla di sosta» sia l'azienda di un commerciante autorizzata ai sensi dell'articolo 17 del decreto del Presidente della Repubblica n. 320 del 1954, sia le aziende che indipendentemente dall'orientamento produttivo, effettuano un avvicendamento di animali assimilabile alla stalla di sosta;
in base al piano di sorveglianza «i suini introdotti nelle stalle di sosta hanno come esclusiva e diretta destinazione il macello»;
il piano ha, di fatto, determinato un taglio alla ormai consolidata attività commerciale dei suini con gravi ripercussioni di carattere economico per le piccole aziende -:
se il Ministro interrogato non ritenga necessario e urgente mettere in atto ogni possibile soluzione atta a scongiurare la crisi di tutto il settore anche attraverso un'opportuna revisione dell'ordinanza de quo;
se non si ritenga opportuno considerare la possibilità di incentivare i conduttori delle «stalle di sosta» a trasformare la propria attività commerciale alla stregua del cosiddetto «sito 2» per lo svezzamento e il magronaggio dei suini.
(4-00802)

Risposta. - Con riferimento a quanto premesso nell'interrogazione in esame, si precisa che la malattia vescicolare del suino, malattia presente in Italia da molti anni, determina notevoli problemi al settore suinicolo, dovuti in particolare alle restrizioni alla movimentazione degli animali ed alle restrizioni sulle esportazioni di prodotti a base di carne suina, in particolare verso i Paesi terzi.
Deve precisarsi, inoltre, che i suddetti Paesi richiedono sempre maggiori garanzie per scongiurare l'eventuale introduzione della malattia vescicolare del suino sui propri territori.
La persistenza di tale malattia in Italia è correlata soprattutto a specifiche attività produttive/commerciali che insistono sul nostro territorio, in particolare le stalle di sosta; poiché queste stalle si sono dimostrate un punto nodale per la persistenza e la diffusione della malattia vescicolare in Italia, specialmente in determinate realtà zootecniche, la Commissione europea ha richiesto l'applicazione di misure di profilassi più rigide nei confronti di tali strutture, quale condizione per l'approvazione finanziaria del piano nazionale di eradicazione.
Pertanto, le attività di sorveglianza e vigilanza presso le stalle di sosta sono state implementate, e a tal fine, tra l'altro, è stata emanata l'ordinanza ministeriale 12 aprile 2008 che rende operativo il piano di eradicazione approvato dalla Commissione europea con la decisione 2007/782/CE del 30 novembre 2007.
Il Ministero sta predisponendo le relative linee guida interpretative dell'ordinanza, con l'obiettivo di definire con maggior precisione le varie tipologie produttive, incluse anche le strutture che commercializzano suini «da vita», con l'indicazione delle corrette attività di sorveglianza e vigilanza a cui dovranno sottoporsi.
Le linee guida, che comporteranno, di fatto, una modifica del piano di eradicazione della malattia vescicolare del suino, già approvato per l'anno 2008 ed in corso di approvazione per l'anno 2009, saranno inviate alla Commissione europea per l'approvazione, nel rispetto dei limiti posti dalla legislazione comunitaria.
Al riguardo, si precisa che sono in corso riunioni con i rappresentanti delle Regioni e delle associazioni di categoria, al fine di risolvere le problematiche correlate all'applicazione della suddetta ordinanza ed in particolare quelle inerenti le stalle di sosta, fatta salva comunque l'approvazione definitiva da parte dell'organo comunitario.

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali: Francesca Martini.

LO MONTE e BRUGGER. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il 1° luglio 2008, con avviso pubblico depositato anche all'albo pretorio dei comuni interessati, la Snam Rete Gas Spa ha presentato al Ministero dell'Ambiente ed al Ministero dei Beni Culturali istanza di pronuncia di compatibilità ambientale per il progetto denominato «Iniziativa Sealine Tirrenica», nell'ambito del quale intende realizzare, in frazione Marina del comune di Monforte San Giorgio (Messina), una Centrale di compressione del gas da 50 Mw;
la stessa società avrebbe individuato nell'area interessata, pari a circa 25 ettari di terreno, uno snodo strategico per il potenziamento dell'importazione di gas naturale dal nord Africa (Algeria) fino alla Campania. Dall'insediamento industriale di Monforte, infatti, è prevista, per il trasporto del gas naturale, una condotta sottomarina da 245 Km fino a Policastro Bussentino, nello specchio di mare antistante la Sicilia, la Calabria, la Basilicata e la Campania;
l'opera di per sé è sicuramente utile, ma, come tutte le infrastrutture a sostegno dello sviluppo, non deve concorrere allo sviluppo disordinato, al degrado ambientale, alla trasformazione violenta del territorio, e la sua allocazione rientra nella più grande questione della pianificazione delle opere strategiche per le quali è necessaria l'individuazione ordinata dei siti strategici;
il Presidente dell'Associazione T.A.T-Sicilia sede di Milazzo Dott. Giovanni Marafioti, associazione che ha fra i suoi scopi, la tutela dell'ambiente e dei territorio, soprattutto quelli ad alta qualità di rischio per inquinamento atmosferico, ha inviato il 29 agosto 2008, al Ministro interpellato ed all'Assessorato Provinciale al Territorio le sue osservazioni al documento «Studio Impatto Ambientale» elaborato dalla Snam Rete Gas, rilevando che: «Il territorio interessato dagli interventi descritti nel documento citato in oggetto presenta un quadro molto complesso determinato da un uso disordinato e fortemente degradato, oltre alla contiguità con l'Area ad alto rischio di crisi ambientale a suo tempo decretata e dove siamo ancora in attesa dei risultati della indagine epidemiologica commessa dalla Regione Sicilia alla O.M.S. A miglior intelligenza si ricorda che il decreto si rese necessario per il rilevante incremento di decessi per neoplasie e numerosi casi di malattie croniche respiratorie, la O.M.S. venne coinvolta quando si verificò anche un caso di sclerosi multipla amiotrofica laterale. Tutti casi generati da un ambiente malato, per effetto dei veleni immessi in atmosfera dalle industrie pesanti della zona, e quasi nulla sappiamo dello stato del suolo e sottosuolo. Un alto degrado fisico generato da un incontrollato e disordinato sviluppo, più occasionale che pianificato, e quello che è peggio che tutto ciò è altamente visibile e percettibile al più semplice dei cittadini, tranne ad un certo potere che figurativamente soccombe al ricatto occupazionale. In tale sintetico quadro si intende inserire una infrastruttura tecnologica che secondo mio sommesso parere è fortemente impattiva ed accresce ulteriormente il degrado fisico e limita ulteriormente altre forme di sviluppo socio economico nonchè quelle di tipo culturale»;
sempre tra le osservazioni del Dott. Marafioti si legge testualmente che: «L'opera genera una compromissione territoriale irreversibile, producendo ulteriori emissioni in atmosfera, oltre a quelle immesse dalla centrale di San Filippo del Mela, dalla Raffineria di Milazzo e di altre attività di cui ogni giorno si percepiscono i miasmi.» e si conclude che:
a) la centrale di compressione non è a zero emissioni e produce forti alterazioni ambientali con ulteriore grave squilibrio territoriale;
b) non è garantita la protezione dei sistemi urbanizzati in caso di eventi negativi;

c) l'intervento limita ulteriormente altre forme di sviluppo, condannando la intera zona a destinazione prettamente industriale in un momento in cui la evoluzione socio economico spinge verso lo sviluppo di qualità turistica;
d) l'opera è stata valutata su un impatto territoriale ridotto, l'impatto deve essere esteso su scala provinciale;
e) non vengono espresse le forme di garanzie reali sulla sicurezza, sulla non nocività e sulla non pericolosità.»;
il sito scelto per la localizzazione della centrale di compressione di gas naturale (Monforte S. Giorgio - Sicilia) ricade in area costiero-alluvionale, in prossimità di importanti infrastrutture viarie e aree urbane, ma soprattutto confina sul lato occidentale con la fiumara Niceto, a rischio di esondazione, mentre sul perimetro settentrionale si posiziona a poche centinaia di metri da un tratto di litorale ad elevato rischio per erosione costiera;
le valutazione e le analisi di pericolosità idraulica del sito non risultano, secondo gli interpellanti, adeguatamente approfondite e non tengono conto che fenomeni di rotture arginali si sono verificati in passato a monte del sito con esondazione nel settore di destra idraulica della fiumara Niceto, in corrispondenza del sito in esame e fino all'abitato di Monforte Marina;
il 27 agosto 2008 la provincia regionale ha portato all'attenzione del titolare del procedimento di valutazione di impatto ambientale (il Ministero dell'Ambiente) le seguenti osservazioni: «Le valutazioni e le analisi sull'andamento della superficie piezometrica della falda freatica nel settore costiero ove insisterebbe l'opera sono carenti, basate su informazioni e dati probabilmente errati (come riconosciuto dallo stesso redattore dello studio ambientale)», «Rispetto al quadro vegetazionale si ritiene che vadano adeguatamente approfondite le interferenze tra l'opera in progetto, l'occupazione del sito e la vegetazione delle aree umide e delle fiumare e in particolare la presenza dell'associazione LotoHelichrysetum italici e Senecioni-Helichrysetum italici, anche per la presenza di Senecio gibbosus, specie endemica del messinese», «Riguardo agli aspetti di inserimento ambientale e paesaggistico, infine, si segnala che il sito ricade entro 500 m dalla battigia, al confine del sito di interesse nazionale "area industriale di Milazzo" con le relative problematiche di inquinamento e di impatto sull'ambiente»;
invero l'insediamento della centrale contrasta, sotto un altro aspetto, con la programmazione degli strumenti urbanistici generali, territoriali e di settore degli enti interessati al governo del territorio. Inoltre compromette lo sviluppo economico-sociale connesso a scelte attuabili e sostenibili, per implementare l'occupazione e spoglierebbe gli enti locali dell'autonomia di programmazione volta al migliore conseguimento del pubblico interesse;
il Consiglio Comunale di Manforte San Giorgio, nel ribadire «che le scelte sul proprio territorio appartengono in modo prioritario ai cittadini e ai loro organi rappresentativi», ha dato mandato la sindaco Dott. Nino Romanzo di formalizzare entro i termini previsti davanti alle autorità competenti, in primo luogo il Ministero dell'ambiente chiamato a pronunciarsi sulla V.I.A (valutazione impatto ambientale), le opportune osservazioni, ed inoltre, di coinvolgere tutte le associazioni ambientaliste, i comitati spontanei e le collettività socialmente interessate al fine di sensibilizzare le forze politiche sui gravi danni che deriverebbero dalla eventuale realizzazione del progetto Snam;
in ordine alla procedibilità dell'istanza di compatibilità ambientale presentata al ministero competente dalla «Snam Rete Gas Spa» il Sindaco di Monforte San Giorgio, nell'esperire il suddetto mandato, eccepisce che: «L'articolo 21, del Decreto Legislativo n. 4 del 2008 "Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152,

recante norme in materia ambientale", in stretta correlazione con i precedenti articoli 19 e 20, al fine di addivenire all'indispensabile contemperamento sostanziale dei rispettivi interessi del soggetto proponente e degli Enti necessariamente coinvolti dall'iniziativa, disciplina le modalità per la conseguente elaborazione bilanciata dello studio d'impatto ambientale. In tale contesto normativo, un ruolo fondamentale ha la fase di consultazione in cui l'Autorità competente si pronuncia sulle condizioni per l'elaborazione del progetto e dello studio d'impatto ambientale, esamina le principali alternative, compresa l'alternativa zero, verifica, con riferimento alla localizzazione, l'esistenza di eventuali elementi di incompatibilità. La stessa Autorità in carenza di tali elementi indica le condizioni per ottenere, in fase di presentazione del progetto Definitivo, i necessari atti di consenso. Nella fattispecie la mancata attivazione di tale procedura, da parte del proponente "Snam Rete Gas Spa" ha precluso l'informazione ed il necessario confronto con le Amministrazioni interessate, generando la redazione di uno Studio d'Impatto Ambientale unilaterale, incompleto, astruso dal contesto territoriale ed economico-sociale su cui l'opera incide, in totale dispregio ai principi costituzionali su cui si fonda l'autonomia degli Enti Locali»;
d'altra parte gli stessi studi effettuati dalla Snam, benché non sia stato possibile partecipare nella fase di analisi dei dati, per le carenze procedimentali sopra segnalate, evidenziano che l'impatto in termini di immissioni e di asservimento del territorio, seppure astrattamente compatibili con i «limiti massimi previsti per le zone industriali», sono del tutto inaccettabili ove si tenga conto della vocazione agricolo-turistica del territorio e dell'aggravio insostenibile che tali impianti provocano sulle zone interessate; riguardo alle ripercussioni che l'impatto del progetto avrebbe sul versante economico-sociale si precisa che esso comprometterebbe irrimediabilmente la vocazione turistica del territorio che per quattro mesi all'anno costituisce elemento di principale sostentamento dell'economia locale e per la quale sono stati effettuati e sono programmati interventi di sviluppo e sostegno, con afflussi di villeggianti che interessano il lido in misura considerevole, oltre all'indotto, costituito da una rete d'iniziative commerciali e finanziarie dedicate alle attività economiche suddette, che operano in stretta correlazione e che costituiscono il tessuto connettivo sul quale si sostiene la Frazione Marina di Monforte San Giorgio;
inoltre, sempre sull'area interessata dall'iniziativa, è programmata la realizzazione di una struttura turistica alberghiera, proposta dalla Società Marina di Monforte S.r.l., consistente nella previsione di un villaggio turistico e di un albergo con i quali si prevede d'implementare ulteriormente l'occupazione fino a 673 unità direttamente impiegate (oltre l'incremento derivante per l'indotto). L'area localizzata per la realizzazione di tale struttura interesserebbe una vasta porzione della stessa zona successivamente individuata dalla Snam Rete Gas per l'impianto della centrale di compressione, tale da costituire un'inconciliabile sovrapposizione;
l'Assessorato all'Industria della Regione Siciliana ha convocato per l'8 ottobre 2008, i Sindaci dei comuni interessati ed i rappresentanti di «Snam Rete Gas Spa» a partecipare ad un tavolo tecnico ove verranno poste sul tappeto le problematiche legate al progetto ed eventuali e possibili ipotesi risolutive partecipate e condivise -:
se alla luce delle suddette osservazioni, anche con riferimento alle carenze e violazioni delle disposizioni in materia di partecipazione e trasparenza del procedimento amministrativo rilevate dagli interpellanti, anche ritenendo che le stesse incidono sulla procedibilità stessa dell'istanza prodotta dalla Snam, non ritenga di dover respingere il progetto, esprimendo, ai sensi dell'articolo 15 del decreto legislativo n. 4 del 2008, parere negativo.
(4-01324)

Risposta. - In merito a quanto indicato nell'atto di sindacato ispettivo in esame, riguardante l'istanza di pronuncia di compatibilità ambientale per il progetto denominato «Iniziativa Sealine Tirrenica», presentata dalla Spa SNAM RETE GAS, nell'ambito del quale si intende realizzare in frazione Marina del comune di Monforte San Giorgio, in provincia di Messina, una centrale di compressione del gas si rappresenta quanto segue.
L'opera in questione, che consentirebbe il potenziamento delle infrastrutture esistenti di importazione di gas naturale dal Nord Africa, ha origine nella regione Sicilia, in corrispondenza dell'esistente metanodotto «Montalbano-Messina in comune di San Pier Niceto (Messina) e si collega all'esistente metanodotto «Montesano-Buccino» nella regione Campania, in comune di Padula (Salerno).
Essa è costituita dai seguenti tratti:
«Metanodotto San Pier Niceto-Monforte San Giorgio» DN 1200 (48"), della lunghezza di 3,38 km circa;
Centrale di compressione gas di Manforte San Giorgio;
Sealine Monforte San Giorgio-Poli castro Bussentino», costituito da due condotte sottomarine DN 800 (32"), della lunghezza di 245 km circa;
Metanodotto policastro Bussentino-Padula «DN 1200 (48"), della lunghezza di 35,47 km circa;
l'istanza di cui trattasi è stata presentata in data 26 giugno 2008 e le pubblicazioni relative all'annuncio sui quotidiani dell'avvenuta attivazione della procedura di valutazione di impatto ambientale (VIA) ai sensi dell'articolo 24 del decreto legislativo n. 4 del 2008, risultano effettuate nella stessa data su
La Repubblica, quotidiano a diffusione nazionale, e sul Giornale di Sicilia, quotidiano a diffusione locale.
A seguito della verifica di procedibilità dell'istanza, la Direzione salvaguardia ambientale del ministero dell'ambiente, competente per materia, in data 17 luglio 2008, ha trasmesso la documentazione di rito alla Commissione tecnica VIA/VAS per le valutazioni dell'impatto ambientale al fine dell'avvio dell'istruttoria tecnica, dandone contestualmente avviso a tutte le amministrazioni interessate. L'istruttoria, allo stato, è ancora in corso.
Nell'evidenziare sin da ora la particolare complessità dell'istruttoria, dovuta sia all'estensione dell'intervento che coinvolge il territorio di ben quattro regioni, di cui una a statuto speciale (Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia), sia agli specifici impatti che da un primo esame appaiono estremamente differenziati, qualora la documentazione trasmessa ai fini della pronuncia di compatibilità ambientale fosse giudicata carente dalla competente commissione tecnica, verrà fatta formale richiesta di integrazione alla Snam Rete Gas Spa.
Naturalmente, anche tutte le osservazioni pervenute ai sensi dell'articolo 24, comma 4, del decreto legislativo 152 del 2006, come modificato dal decreto legislativo n. 4 del 2008, sono trasmesse alla Commissione tecnica per le valutazioni del caso nell'ambito dell'istruttoria.
Con riferimento al fatto che non sia stata attivata la procedura di cui all'articolo 21 del decreto legislativo n. 152 del 2006, come modificato dal decreto legislativo n. 4 del 2008 «Definizioni dei contenuti dello studio di impatto ambientale», si rappresenta che è facoltà esclusiva del proponente l'opera richiedere o meno l'attivazione di una fase preliminare di consultazione.
In particolare, per quanto attiene alla ipotizzata realizzazione della «Centrale di compressione» ubicata in comune di Monforte San Giorgio (Messina), sarà cura della commissione tecnica, valutare nel corso dell'istruttoria, con estrema attenzione, anche gli aspetti connessi alla vocazione turistica del territorio, con le implicazioni di carattere economico-sociale evidenziate nell'interpellanza parlamentare.

Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.

MANCUSO, FAENZI, MANNUCCI, GIAMMANCO, FRASSINETTI, BECCALOSSI, PAOLO RUSSO, SARUBBI e DE CORATO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi a Ginevra il Comitato Permanente della Convenzione Internazionale di Fauna e Flora a rischio estinzione (CITES) si è riunito per autorizzare la vendita di oltre 100 tonnellate di avorio ricavato dalle zanne degli elefanti;
la CITES è stata sottoscritta da 173 Paesi del mondo ed il Comitato Permanente è composto da esperti governativi che periodicamente si riuniscono per valutare il rischio di estinzione delle varie specie e che compilano aggiornate graduatorie;
dopo 19 anni di divieto, il Comitato Permanente che vigila sulle specie a rischio di estinzione, si è riunito su spinta del governo cinese;
negli anni '80 la popolazione degli elefanti scese da 1,3 milioni a 600.000 unità e conseguentemente la CITES vietò il commercio internazionale dell'avorio -:
se il Governo intenda impegnarsi, al fine di evitare una nuova strage di elefanti, con provvedimenti che garantiscano la definitiva messa al bando dell'avorio nel nostro Paese e nell'ambito della Comunità europea.
(4-00791)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si fa presente che il Comitato permanente CITES, riunitosi a Ginevra il mese di luglio 2008, nel fornire una guida di tipo politico al Segretariato CITES sull'applicazione della Convenzione, porta avanti, tra le altre attività, compiti assegnati in sede di Conferenza delle Parti.
All'interno del Comitato permanente sono rappresentate le sei aree geografiche: Africa, Asia, Europa, Nord America, Centro e Sud America e Oceania. Per l'area europea i rappresentanti sono il Regno Unito, la Bulgaria e l'Islanda, mentre l'Italia, in qualità di membro supplente, ha diritto di voto solo in assenza della Bulgaria, caso mai verificatosi durante la riunione del Comitato di luglio 2008. In aggiunta, sono membri di diritto del Comitato il governo depositario (Svizzera), il paese che ha ospitato, l'ultima Conferenza delle parti (Paesi Bassi) e il paese che ospiterà la prossima Conferenza delle parti (Qatar).
Su mandato della Conferenza delle parti, il Comitato permanente doveva esprimersi sulla possibilità di includere la Cina quale
partner autorizzato all'acquisto, in una unica soluzione, degli stock di avorio presenti in quattro paesi dell'Africa australe (Botswana, Sud Africa, Zambia e Zimbabwe).
Tali
stock, verificati dal Segretariato CITES, provengono, nella gran parte, dalle zanne prelevate da esemplari deceduti per cause naturali e possono essere venduti solo ai paesi che ne fanno richiesta e che dimostrino di aver posto in essere misure di controllo del commercio interno, tali da limitare al massimo quello illegale. Inoltre, del materiale acquistato non ne è permessa l'esportazione, essendone consentito il solo commercio interno.
Fino al luglio, il solo
partner commerciale designato all'acquisto dell'avorio era il Giappone, mentre per la Cina la decisione era stata rimandata in quanto le misure di controllo proposte e applicate non avevano soddisfatto né il Segretariato, nè la comunità internazionale.
Ad un anno di distanza, la situazione sotto tale punto di vista è sembrata nettamente migliorata e, quindi, il Comitato permanente ha approvato, a maggioranza, la designazione della Cina quale acquirente autorizzato per gli
stock di cui trattasi.
Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.

MURA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
a seguito della rottura di 1 dei 4 cavi Enel di una nuova linea sottomarina ad

alta tensione non in possesso delle necessarie autorizzazioni presso lo stabilimento balneare «Bagno Vito», località Lacco Ameno, è stato riscontrato dall'Agenzia regionale di protezione ambientale della regione Campania (ARPAC) (prelievo del 19 luglio 2007 rapporto di prova n. 200704583-001) la presenza di inquinanti PCB totali rilevata è pari a 0,112 mg/L, 186 (centoottantasei) volte superiori al valore di 0,0006 mg/L previsto come standard di qualità ambientale per le acque superficiali dal decreto ministeriale 367/03, Tab 1-10;
all'interno del cavo c'era un canale riempito di olio in pressione, con una sezione di 18 millimetri. La rottura del cavo ha causato la dispersione in mare nell'area marina protetta «Regno di Nettuno» (A.M.P.) di almeno 52 tonnellate di olio fluido contenente policlorobifenili (di seguito PCB);
l'Arpac ha certificato con nota n. 1074 del 19 ottobre 2007 che essendo trascorso del tempo dall'incidente, i PCB hanno ridotto il loro carico inquinante in acqua a seguito delle mareggiate;
i PCB sono inquinanti inseriti anche nella tabella 1/B del decreto legislativo 156/06 al punto 11 con obbligo di segnalazione al Ministero dell'ambiente;
negli organismi marini i valori di PCB aumentano in maniera esponenziale rispetto alla concentrazione rinvenuta nelle acque;
il PCB è sostanza non biodegradabile e lipoaffine, capace di spostarsi lentamente nel mare dove trova l'aiuto delle correnti andando così a depositarsi e accumularsi nei fondali marini e negli organismi viventi delle zone prospicienti a quella interessata dalla perdita;
i PCB sono considerati per la loro tossicità nei confronti dell'uomo, tra gli inquinanti più pericolosi poiché la loro stabilità ai diversi attacchi chimici li rende difficilmente degradabili acuendo l'effetto di bioaccumulazione negli organismi viventi;
i PCB sono inclusi (protocollo UN/CEE di Stoccolma, maggio 2001) nei cosiddetti POPs (persistent organic pollutants) composti organici persistenti, bioaccumulabili, che permangono lungo la battigia assorbiti dalla sabbia e risalgono, soprattutto attraverso i prodotti ittici, la catena alimentare all'uomo;
i PCB hanno rilevanti effetti tossici, quali bruciori agli occhi e dermatiti e provocano danni a medio e lungo termine al sistema immunitario, alla tiroide e al fegato;
nonostante il gravissimo episodio e l'entità del disastro ambientale, denunciati dalla data del 14 giugno 2007, ad oggi non pare vi sia stato alcun iter di programmazione per la bonifica della zona a tutela della salute pubblica, consentendo al contrario, la balneazione e regolari attività di pesca;
gli impianti di cavi sottomarini, della tratta Cuma-Lacco Ameno, sono «a tenuta» mediante olio. Fisicamente, se si registra un abbassamento di pressione dell'olio, significa che c'è una perdita nel tratto sottomarino, pertanto nelle stazioni situate ai capi dei cavi si pompa altro olio, per consentire sia di salvare il cavo ad alta tensione da un eventuale contatto con l'acqua sia di individuare il punto in mare con della fuoruscita di olio. Risulta all'interrogante che così è avvenuto anche a Lacco Ameno, dove è stato continuamente pompato nuovo olio nei cavi dalla stazione di Lacco Ameno;
le caratteristiche dei cavi unipolari utilizzati nella tratta Cuma-Lacco Ameno ad alta tensione, non consentono l'utilizzo di olio dielettrico normale in quanto le alte tensioni provocano in questo olio fenomeni di ionizzazioni corrosive e progressiva carbonizzazione del dielettrico. Per questi motivi viene usato olio fluido il cui contenuto di PCB è stato dichiarato dall'Enel e dalla Prefettura di Napoli nella risposta scritta all'atto del Senato nel fascicolo 139 all'interrogazione 4-05441 presentata dal senatore Boco, nella scorsa

legislatura, sia alla Commissione europea nel ricorso 2003/5243;
il disastro ambientale di Ischia è aggravato dall'età dei cavi. Si tratta infatti di conduttori risalenti al 1987 (commessa 404/87). All'epoca i limiti di legge vigenti di tolleranza di PCB erano decisamente più alti rispetto ad oggi. Solo l'anno dopo, nel 1988, sarebbe stata vietata l'immissione sul mercato di PCB;
la posa dei cavi viene fatta dall'Enel nel 1992, quindi già con la legge dell'88 in vigore. Si tratta quindi, ad avviso dell'interrogante, di cavi palesemente irregolari. L'operazione di posa in opera terminò il 26 novembre 1992, quando i cavi giunsero a Ischia, occupando 69.000 metri quadri del demanio marittimo, senza che risulti alcuna concessione alla posa e al mantenimento dei cavi stessi;
esiste invece una concessione ex post per la posa e il mantenimento dei cavi sottomarini indicata dal numero 133/94 del 14 giugno 1994 valida per il solo periodo 31 ottobre 1992-31 dicembre 1993. Come ricorda l'avvocato Cocozza, per conto del Comune di Casamicciola Terme, «l'Enel non è in possesso dell'autorizzazione all'esercizio della linea elettrica Cuma-Lacco Ameno o di un decreto regionale di autorizzazione». Osservando gli atti esistenti risulta che l'unica autorizzazione regionale rilasciata in favore dell'Enel, DPGR 3651 dell'11 aprile 1994, limita la costruzione e l'esercizio di una linea elettrica a 150.000 volt in cavo sotterraneo, e non sottomarino, e una cabina primaria all'aperto e non coperta come invece realizzata dall'Enel, decreto regionale che a distanza di oltre 14 anni ad oggi, non ha consentito neanche l'esproprio dei terreni di proprietà della Curia su cui è stata costruita la stazione primaria di Lacco Ameno. Terreni ancora nel titolo di proprietà della Curia che non li reclama;
i predetti cavi non assicurano e non hanno mai assicurato l'alimentazione dell'isola d'Ischia (in realtà attualmente l'isola d'Ischia è regolarmente alimentata con 5 cavi sottomarini a MT (non ad olio fluido) per complessivi 75MW provenienti dalla stazione di Foce Vecchia 60/30/20, inserita ad anello e con doppi sistemi di alimentazione con le stazioni di Patria 380/150 KV, Cuma 150/20 KV, Pozzuoli 220/60 KV, che giungono alle stazioni MT 30/10KV di Ischia e Forio anche esse ad anello e con doppi sistemi di alimentazione: servizio + riserva);
quanto è accaduto nello scorso mese di luglio 2007, nei mari di Ischia è il secondo incidente sui medesimi cavi. Il precedente è avvenuto nell'aprile 2000 e la Capitaneria di Porto solo ad intervento completato da parte della Pirelli cavi emise l'ordinanza n. 51/2000 e non fu attivato nessun controllo per la fuoriuscita di olio contenente PCB;
i recenti incidenti del luglio 2007 ai 3 trasformatori ad alta tensione a Barcellona, in Spagna, sostengono in maniera inequivocabile a quali potenziali rischi sarebbe esposto il centro abitato di Lacco Ameno, l'attiguo ospedale e la scuola media comunale, per la presenza di una stazione primaria di trasformazione e la relativa produzione di diossina;
l'Enel non ha mai dichiarato al comune di Lacco Ameno o meglio alla regione Campania titolare del potere amministrativo di autorizzazione, la messa in esercizio di questa nuova linea a 150.000 volt sottomarina e inquinante;
nella nota del comune di Lacco Ameno n. 16147 del 6 dicembre 2007 indirizzata all'ASL NA2 - Dipartimento di prevenzione Ischia si denuncia l'inquinamento da PCB dei litorali di Casamicciola e Lacco Ameno;
nella nuova legislazione si fissano i livelli massimi per i PCB negli animali, perciò va presa in considerazione la presenza di un impianto di stabulazione di tonni in località Carruggio intorno all'isola di Procida -:
se i Ministri interrogati non ritengano necessario che vengano attivati ad horas, i controlli dei prodotti ittici provenienti

dalle zone di mare intorno all'isola d'Ischia finalizzato alla ricerca di PCB (policlorobifenili), IPA (idrocarburi policromatici) e alchil benzeni lineari, e la conseguente rimozione dei cavi ad olio fluido;
se non ritengano urgente sollecitare le istanze di competenza territoriale, ASL compresa, al fine di porre atto a tutti gli accertamenti necessari alla tutela della salute della cittadinanza, in quanto a tutt'oggi non risulta esistere alcun provvedimento relativo all'interdizione alla balneazione, al divieto di pesca, alla sorveglianza di un impianto di stabulazione di tonni in località Carrugio, intorno all'isola di Procida, al piano di bonifica della zona, alla tutela dell'area protetta «Regno di Nettuno».
(4-00226)

Risposta. - In merito a quanto indicato nell'atto di sindacato ispettivo in esame, riguardante la rottura, in data 14 giugno 2007, a causa di ignoti, in località Fundera, dei cavi elettrici ad alta tensione dell'Enel S.p.a., relativi al collegamento sottomarino Cuma-Lacco Ameno, con la conseguente fuoriuscita in mare di olio, contenente PCB policlorofenili e si chiede di conoscere quali atti questo ministero intenda intraprendere per la messa in sicurezza di emergenza e per la bonifica dell'ambiente marino, ai sensi dell'articolo 240 del decreto legislativo n. 152 del 2006, si rappresenta quanto segue.
Con nota del 12 luglio 2007, il comune di Lacco Ameno, nel trasmettere la segnalazione di presunto danno ambientale a seguito della fuoriuscita di olio, promuoveva accertamenti e verifiche, ai fine di valutare l'opportunità di adottare eventuali provvedimenti a tutela della salute e dell'incolumità pubblica.
In data 24 settembre 2007 l'Agenzia regionale protezione ambientale Campania
(ARPAC), servizio territoriale del dipartimento provinciale di Napoli, comunicava che, a seguito del campionamento di acqua di mare, le analisi evidenziavano livelli di concentrazione di PCB totali superiori ai valori prestabiliti, quali standard di qualità ambientale per le acque superficiali.
A seguito di ciò, il 7 novembre 2007, la direzione generale qualità della vita di questo ministero, competente per materia, richiedeva alla prefettura di Napoli, ufficio territoriale del Governo, dandone conoscenza all'Enel S.p.A., se la società avesse messo in opera entro le ventiquattrore le misure necessarie di prevenzione e ne avesse data immediata comunicazione, ai sensi dell'articolo n. 304, comma 2, del decreto legislativo n. 152 del 2006.
L'Enel S.p.A., con nota del 28 novembre 2007, rappresentava che i cavi ad alta tensione del collegamento Cuma-Lacco Ameno contengono fluido isolante a base di alchilati lineari che, secondo studi condotti da laboratori pubblici, non risulta essere né tossico, né nocivo, ma biodegradabile per evaporazione; specificava, inoltre, che la rottura dei cavi sottomarini, che ha determinato la fuoriuscita di olio PCB in mare, era stata causata da ignoti, e che, pertanto, ad avviso della società, non sussistevano i termini per l'applicazione dei disposti di cui all'articolo 304, comma 2, del decreto legislativo n. 152 del 2006.
A seguito del consiglio comunale, riunitosi l'11 dicembre 2007, il Sindaco del comune di Lacco Ameno, in relazione alla questione, inoltrava un esposto alla Procura della Repubblica presso il tribunale di Napoli.
Con nota, poi, del 15 gennaio 2008, la predetta Direzione generale richiedeva all'ARPAC, dandone conoscenza alla Prefettura di Napoli ed all'Enel SpA copia del verbale di sopralluogo effettuato in data 19 luglio 2007 nel sito, al fine di acquisire informazioni circa lo stato dei luoghi.
Successivamente, in data 24 gennaio 2008, la società Enel SpA informava la prefettura di Napoli e gli enti territoriali, nonché l'ARPAC e questo Ministero, dell'avvenuta riparazione del cavo elettrico che ha determinato la fuoriuscita di olio PCB e confermava, a seguito di ulteriori analisi, l'assenza assoluta di qualsiasi contaminante assimilabile ai policlorobifenili (PCB).
Tale assenza si evidenziava anche dal rapporto ARPAC trasmesso in data 12 febbraio 2008, secondo il quale il campione di acqua di mare presentava valori di concentrazione

di PCB inferiori al limite di rilevabilità del metodo di analisi; non si escludeva, però, la possibilità che il PCB, rilevato in precedenza con il primo campionamento, si potesse essere depositato sui sedimenti di fondo. Infatti, a parere dell'Istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare (ICRAM) i PCB sono inclusi tra i cosiddetti POPs (Persistent Organic Pollutants) e considerati nocivi per l'ambiente e per la salute umana e inseriti, quali inquinanti, anche al punto 11 dell'allegato 1 della tabella 1/B, parte terza, del decreto legislativo n. 152 del 2006, con obbligo di segnalazione al Ministero dell'Ambiente.
Tali oli hanno una scarsa solubilità in acqua e, quando versati in mare, in breve tempo, non sono più rintracciabili in campioni di acqua superficiale, mentre sono assorbiti dal particolato sospeso, si accumulano nei sedimenti ed entrano nelle reti trofiche. Lo stesso Istituto ritiene necessaria ed urgente l'elaborazione di un piano di caratterizzazione, volto ad ottenere dati adeguati a valutare esigenze e modalità di messa in sicurezza e bonifica dell'area in questione.
Il 4 giugno 2008, presso la Prefettura di Napoli, alla presenza degli enti territoriali competenti, dell'ARPAC, nonché della capitaneria di porto di Ischia, della protezione civile, del dipartimento prevenzione dell'ASL Na2 e dell'Enel SpA si è tenuta una riunione sull'adozione delle opportune operazioni di caratterizzazione e bonifica dei luoghi; con la predetta si è convenuto sull'opportunità di effettuare un prelievo di olio contenuto nei cavi Enel, non interessati dall'incidente del giugno 2007.
L'Istituto superiore per la sanità con nota del 28 luglio 2008, in risposta ad una richiesta di parere di questo Ministero, ha segnalato la necessità di effettuare ulteriori indagini comprendenti campionamenti sui sedimenti e sugli organismi acquatici.
Il caso è costantemente monitorato dagli enti territoriali competenti, nonché dalla prefettura di Napoli, dall'ARPAC, dalla Capitaneria di Porto di Ischia, dal dipartimento prevenzione dell'ASL Na2 e dall'ENEL SpA al fine di adottare le opportune operazioni di caratterizzazione e bonifica dei luoghi.
A seguito di diversi sopralluoghi con conseguente campionamento di fluido presso la cabina di trasformazione della Enel Distribuzione SpA, l'ARPAC, in data 1o agosto 2008, ha trasmesso il Rapporto di prova ed il verbale di campionamento emesso dal Centro regionale siti contaminati, dai quali risulta che il liquido in esame non contiene PCB in quantità significativa.
Anche il Dipartimento delle scienze biologiche dell'Università Federico II di Napoli ha eseguito accertamenti analitici disposti dalla provincia di Napoli nel comune di Lacco Ameno, località Fundera-Bagno Vito; tale dipartimento ha evidenziato che i valori rilevati, relativamente ai sedimenti ed all'acqua prelevati, rientrano nei limiti di legge.
Tutta la vicenda, comunque, è attentamente monitorata dalla competente direzione di questo ministero che, al fine di trovare la miglior soluzione possibile per la risoluzione delle problematiche, è in attesa di ricevere da parte degli enti territoriali i relativi aggiornamenti.
Da ultimo, si rappresenta che l'intera questione è oggetto anche di un reclamo comunitario, caso 4111 del 2008, attualmente all'esame della Commissione europea.

Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.

MURA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il Ministro degli affari esteri onorevole Franco Frattini, come riportato da molteplici fonti di stampa e come confermato da lui stesso in diverse interviste anche televisive ha trascorso le sue ferie estive alle Maldive;
durante il periodo di ferie del Ministro degli affari esteri è scoppiata, in data

8 agosto, la guerra che ha contrapposto gli Stati di Russia e Georgia;
il Ministro degli affari esteri ha ritenuto non necessario interrompere il suo periodo di ferie per partecipare di persona alla riunione dei Ministri degli esteri dell'Unione europea svoltasi a Bruxelles in data 13 agosto e che aveva all'ordine del giorno la crisi russo-georgiana, affidando la rappresentanza del governo italiano al Sottosegretario di Stato onorevole Enzo Scotti -:
se il ministro degli Affari Esteri, onorevole Franco Frattini, nei viaggi di andata e/o di ritorno dalle Maldive, in occasione delle sue ferie estive, abbia utilizzato un aereo di Stato, per la precisione un Falcon appartenente al 31° stormo dell'Aeronautica Militare.
(4-01293)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo parlamentare in oggetto, si fa presente quanto segue.
Il Ministro degli affari esteri ha concluso la propria missione di rappresentanza del Governo italiano ai Giochi Olimpici di Pechino nella mattinata di sabato 9 agosto.
Nel pomeriggio dello stesso giorno si è imbarcato - ovviamente a proprie spese - su un volo di linea della compagnia Emirates diretto a Doha e da qui, con un secondo volo della medesima compagnia aerea, ha proseguito per Male, dove ha iniziato un periodo di soggiorno il 10 agosto.
Dal 10 al 17 agosto, il Ministro degli affari esteri ha partecipato a 18 colloqui, comprensivi di
conference-call, con i Paesi membri del G7 mantenendo inoltre - in ciascuno dei 7 giorni di permanenza fuori dall'Italia - contatto costante con il Presidente del Consiglio dei ministri e con le altre autorità italiane interessate allo sviluppo della crisi georgiana. Non appena decisa la convocazione a Bruxelles di una riunione ministeriale NATO per il 19 agosto, il Ministro ha deciso di rientrare in Italia.
Ancora una volta, prenotato un volo di linea sui posti disponibili per il giorno successivo, si è imbarcato il 18 agosto su un volo Emirates diretto ad Abu Dhabi. Qui, nel tardo pomeriggio, considerata l'inesistenza di voli disponibili per Roma, è stato raggiunto da un volo speciale dell'Aeronautica militare che ha reso possibile l'arrivo in tarda serata a destinazione, e dunque la presenza, il mattino successivo 19 agosto, alle ore 10.00, a Bruxelles per la riunione della Nato.
Da quanto sopra esposto si evince che nessun utilizzo di velivoli di Stato è stato fatto dal Ministro degli affari esteri per le proprie ferie estive; ferie per le quali, tra l'altro, era stato acquistato un biglietto di ritorno per il 22 agosto, che si è dovuto lasciare inutilizzato a causa del rientro anticipato in Italia il 17 agosto 2008.

Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Elio Vito.

MUSSOLINI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
a seguito della rottura di 1 dei 4 cavi Enel di una nuova linea sottomarina ad alta tensione non in possesso delle necessarie autorizzazioni presso lo stabilimento balneare «Bagno Vito», località Lacco Ameno, è stato riscontrato dall'Agenzia regionale di protezione ambientale della regione Campania (ARPAC) (prelievo del 19 luglio 2007 rapporto di prova n. 200704583-001) che la presenza di inquinanti PCB totali rilevata è pari a 0,112 mg/L, 186 (centoottantasei) volte superiori al valore di 0,0006 mg/L previsto come standard di qualità ambientale per le acque superficiali dal decreto ministeriale 367/03, Tab 1-10;
all'interno del cavo c'era un canale riempito di olio in pressione, con una sezione di 18 millimetri. La rottura del cavo ha causato la dispersione in mare nell'area marina protetta «Regno di Nettuno» (A.M.P.) di almeno 52 tonnellate di olio fluido contenente policlorobifenili (di seguito PCB);

l'Arpac ha certificato con nota n. 1074 del 19 ottobre 2007 che essendo trascorso del tempo dall'incidente, i PCB hanno ridotto il loro carico inquinante in acqua a seguito delle mareggiate;
i PCB sono inquinanti inseriti anche nella tabella 1/B del decreto legislativo n. 156 del 2006 al punto 11 con obbligo di segnalazione al Ministero dell'ambiente;
negli organismi marini i valori di PCB aumentano in maniera esponenziale rispetto alla concentrazione rinvenuta nelle acque;
il PCB è sostanza non biodegradabile e lipoaffine, capace di spostarsi lentamente nel mare dove trova l'aiuto delle correnti andando così a depositarsi e accumularsi nei fondali marini e negli organismi viventi delle zone prospicienti a quella interessata dalla perdita;
i PCB sono considerati per la loro tossicità nei confronti dell'uomo, tra gli inquinanti più pericolosi poiché la loro stabilità ai diversi attacchi chimici li rende difficilmente degradabili acuendo l'effetto di bioaccumulazione negli organismi viventi;
i PCB sono inclusi (protocollo UN/CEE di Stoccolma, maggio 2001) nei cosiddetti POPs (persistent organic pollutants) composti organici persistenti, bioaccumulabili, che permangono lungo la battigia assorbiti dalla sabbia e risalgono, soprattutto attraverso i prodotti ittici, la catena alimentare all'uomo;
i PCB hanno rilevanti effetti tossici, quali bruciori agli occhi e dermatiti e provocano danni a medio e lungo termine al sistema immunitario, alla tiroide e al fegato;
nonostante il gravissimo episodio e l'entità del disastro ambientale, denunciati, dalla data del 14 giugno 2007, ad oggi non pare vi sia stato alcun iter di programmazione per la bonifica della zona a tutela della salute pubblica, consentendo al contrario, la balneazione e regolari attività di pesca;
gli impianti di cavi sottomarini, della tratta Cuma-Lacco Ameno, sono "a tenuta" mediante olio. Fisicamente, se si registra un abbassamento di pressione dell'olio, significa che c'è una perdita nel tratto sottomarino, pertanto nelle stazioni situate ai capi dei cavi si pompa altro olio, per consentire sia di salvare il cavo ad alta tensione da un'eventuale contatto con l'acqua sia di individuare il punto in mare con della fuoruscita di olio. Risulta all'interrogazione che così è avvenuto anche a Lacco Ameno, dove è stato continuamente pompato nuovo olio nei cavi dalla stazione di Lacco Ameno;
le caratteristiche dei cavi unipalari utilizzati nella tratta Cuma-Lacco Ameno ad alta tensione, non consentono l'utilizzo di olio dielettrico normale in quanto le alte tensioni provocano in questo olio fenomeni di ionizzazioni corrosive e progressiva carbonizzazione del dielettrico. Per questi motivi viene usato olio fluido il cui contenuto di PCB è stato dichiarato dall'Enel e dalla Prefettura di Napoli nella risposta scritta all'atto del Senato nel fascicolo 139 all'interrogazione 4-05441 presentata dal senatore Boco, nella scorsa legislatura, sia alla Commissione europea nel ricorso 2003/5243;
il disastro ambientale di Ischia è aggravato dall'età dei cavi. Si tratta infatti di conduttori risalenti al 1987, (commessa 404/87). All'epoca i limiti di legge vigenti di tolleranza di PCB erano decisamente più alti rispetto ad oggi. Salo l'anno dopo, nel 1988, sarebbe stata vietata l'immissione sul mercato di PCB;
la posa dei cavi viene fatta dall'Enel nel 1992, quindi già con la legge dell'88 in vigore. Si tratta quindi, ad avviso dell'interrogante, di cavi palesemente irregolari. L'operazione di posa in opera terminò il 26 novembre 1992, quando i cavi giunsero a Ischia, occupando 69.000 metri quadri del demanio marittimo, senza che risulti alcuna concessione alla posa e al mantenimento dei cavi stessi;
esiste invece una concessione ex post per la posa e il mantenimento dei cavi

sottomarini indicata dal numero 133/94 del 14 giugno 1994 valida per il solo periodo 31 ottobre 1992-31 dicembre 1993. Come ricorda l'avvocato Cocozza, per conto del Comune di Casamicciola Terme, "l'Enel non è in possesso dell'autorizzazione all'esercizio della linea elettrica Cuma-Lacco Ameno o di un decreto regionale di autorizzazione". Osservando gli atti esistenti risulta che l'unica autorizzazione regionale rilasciata in favore dell'Enel, DPGR 3651 dell'11 aprile 1994, limita la costruzione e l'esercizio di una linea elettrica a 150.000 volt in cavo sotterraneo, e non sottomarino, e una cabina primaria all'aperto e non coperta come invece realizzata dall'Enel, decreto regionale che a distanza di oltre 14 anni ad oggi, non ha consentito neanche l'esproprio dei terreni di proprietà della Curia su cui è stata costruita la stazione primaria di Lacco Ameno. Terreni ancora nel titolo di proprietà della Curia che non li reclama;
i predetti cavi non assicurano e non hanno mai assicurato l'alimentazione dell'isola d'Ischia, (in realtà attualmente l'isola d'Ischia è regolarmente alimentata con 5 cavi sottomarini a MT (non ad olio fluido) per complessivi 75MW provenienti dalla stazione di Foce Vecchia 60/30/20, inserita ad anello e con doppi sistemi di alimentazione con le stazioni di Patria 380/150 KV, Cuma 150/20 KV, KV, Pozzuoli 220/60 KV, che giungono alle stazioni MT 30/10KV di Ischia e Forio anche esse ad anello e con doppi sistemi di alimentazione: servizio + riserva);
quanto è accaduto nello scorso mese di luglio 2007, nei mari di Ischia è il secondo incidente sui medesimi cavi. Il precedente è avvenuto nell'aprile 2000 e la Capitaneria di Porto solo ad intervento completato da parte della Pirelli cavi emise l'ordinanza n. 51/2000 e non fu attivato nessun controllo per la fuoriuscita di olio contenente PCB;
i recenti incidenti del luglio 2007 ai 3 trasformatori ad alta tensione a Barcellona, in Spagna, sostengono in maniera inequivocabile a quali potenziali rischi sarebbe esposto il centro abitato di Lacco Ameno, l'attiguo ospedale e la scuola media comunale, per la presenza di una stazione primaria di trasformazione e la relativa produzione di diossina;
l'Enel non ha mai dichiarato al comune di Lacco Ameno o meglio alla regione Campania titolare del potere amministrativo di autorizzazione, la messa in esercizio di questa nuova linea a 150.000 volt sottomarina e inquinante;
nella nota del comune di Lacco Ameno n. 16147 del 6 dicembre 2007 indirizzata all'ASL NA2 - Dipartimento di prevenzione Ischia si denuncia l'inquinamento da PCB dei litorali di Casamicciola e Lacco Ameno;
nella nuova legislazione si fissano i livelli massimi per i PCB negli animali, perciò va presa in considerazione la presenza di un impianto di stabulazione di tonni in località Carruggio intorno all'isola di Procida -:
se i Ministri interrogati non ritengano necessario che vengano attivati ad horas i controlli dei prodotti ittici provenienti dalle zone di mare intorno all'isola d'Ischia finalizzato alla ricerca di PCB (policlorobifenili), IPA (idrocarburi policromatici) e alchil benzeni lineari, e la conseguente rimozione dei cavi ad olio fluido;
se non ritengano urgente sollecitare le istanze di competenza territoriale, ASL compresa, al fine di porre atto a tutti gli accertamenti necessari alla tutela della salute della cittadinanza, in quanto a tutt'oggi non risulta esistere alcun provvedimento relativo all'interdizione alla balneazione, al divieto di pesca, alla sorveglianza di un impianto di stabulazione di tonni in località Carrugio, intorno all'isola di Procida, al piano di bonifica della zona, alla tutela dell'area protetta «Regno di Nettuno».
(4-00213)

Risposta. - In merito a quanto indicato nell'atto di sindacato ispettivo in esame,

riguardante la rottura, in data 14 giugno 2007, a causa di ignoti, in località Fundera, dei cavi elettrici ad alta tensione dell'Enel Spa relativi al collegamento sottomarino Cuma-Lacco Ameno, con la conseguente fuoriuscita in mare di olio, contenente PCB policlorofenili e si chiede di conoscere quali atti questo ministero intenda intraprendere per la messa in sicurezza di emergenza e per la bonifica dell'ambiente marino, ai sensi dell'articolo 240 del decreto legislativo n. 152 del 2006, si rappresenta quanto segue.
Con nota del 12 luglio 2007, il comune di Lacco Ameno, nel trasmettere la segnalazione di presunto danno ambientale a seguito della fuoriuscita di olio, promuoveva accertamenti e verifiche, al fine di valutare l'opportunità di adottare eventuali provvedimenti a tutela della salute e dell'incolumità pubblica.
In data 24 settembre 2007, l'Agenzia regionale protezione ambientale Campania (ARPAC); servizio territoriale del dipartimento provinciale di Napoli, comunicava che, a seguito del campionamento di acqua di mare, le analisi evidenziavano livelli di concentrazione di PCB totali superiori ai valori prestabiliti, quali standard di qualità ambientale per le acque superficiali.
A seguito di ciò, il 7 novembre 2007, la direzione generale qualità della vita di questo ministero, competente per materia, richiedeva alla prefettura di Napoli, ufficio territoriale del Governo, dandone conoscenza all'Enel SpA, se la società avesse messo in opera entro le ventiquattrore le misure necessarie di prevenzione e ne avesse data immediata comunicazione, ai sensi dell'articolo 304, comma 2, del decreto legislativo n. 152 del 2006.
L'Enel SpA con nota del 28 novembre 2007, rappresentava che i cavi ad alta tensione del collegamento Cuma-Lacco Ameno contengono fluido isolante a base di alchilati lineari che, secondo studi condotti da laboratori pubblici, non risulta essere né tossico, né nocivo, ma biodegradabile per evaporazione; specificava, inoltre, che la rottura dei cavi sottomarini, che ha determinato la fuoriuscita di olio PCB in mare, era stata causata da ignoti, e che, pertanto, ad avviso della società, non sussistevano i termini per l'applicazione dei disposti di cui all'articolo 304, comma 2, del decreto legislativo n. 152 del 2006.
A seguito del consiglio comunale, riunitosi l'11 dicembre 2007, il Sindaco del Comune di Lacco Ameno, in relazione alla questione, inoltrava un esposto alla Procura della Repubblica presso il tribunale di Napoli.
Con nota, poi, del 15 gennaio 2008, la predetta Direzione generale richiedeva all'ARPAC, dandone conoscenza alla Prefettura di Napoli ed all'Enel SpA, copia del verbale di sopralluogo effettuato in data 19 luglio 2007 nel sito, al fine di acquisire informazioni circa lo stato dei luoghi.
Successivamente, in data 24 gennaio 2008, la società Enel SpA informava la prefettura di Napoli e gli enti territoriali, nonché l'ARPAC e questo ministero, dell'avvenuta riparazione del cavo elettrico che ha determinato la fuoriuscita di olio PCB e confermava, a seguito di ulteriori analisi, l'assenza assoluta di qualsiasi contaminante assimilabile ai policlorobifenili (PCB).
Tale assenza si evidenziava anche dal rapporto ARPAC trasmesso in data 12 febbraio 2008, secondo il quale il campione di acqua di mare presentava valori di concentrazione di PCB inferiori ai limite di rilevabilità del metodo di analisi; non si escludeva, però, la possibilità che il PCB, rilevato in precedenza con il primo campionamento, si potesse essere depositato sui sedimenti di fondo. Infatti, a parere dell'Istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare (ICRAM) i PCB sono inclusi tra i cosiddetti POPs (
Persistent Organic Pollutants) e considerati nocivi per l'ambiente e per la salute umana e inseriti, quali inquinanti, anche al punto 11 dell'allegato 1 della tabella 1/B, parte terza, del decreto legislativo n. 152 del 2006, con obbligo di segnalazione al ministero dell'ambiente.
Tali oli hanno una scarsa solubilità in acqua e, quando versati in mare, in breve tempo, non sono più rintracciabili in campioni di acqua superficiale, mentre sono assorbiti dal particolato sospeso, si accumulano nei sedimenti ed entrano nelle reti

trofiche. Lo stesso Istituto ritiene necessario ed urgente l'elaborazione di un piano di caratterizzazione, volto ad ottenere dati adeguati a valutare esigenze e modalità di messa in sicurezza e bonifica dell'area in questione.
Il 4 giugno 2008, presso la Prefettura di Napoli, alla presenza degli enti territoriali competenti, dell'ARPAC, nonché della Capitaneria di porto di Ischia, della protezione civile, del dipartimento prevenzione dell'Asl Na2 e dell'Enel SpA si è tenuta una riunione sull'adozione delle opportune operazioni di caratterizzazione e bonifica dei luoghi; con la predetta si è convenuto sull'opportunità di effettuare un prelievo di olio contenuto nei cavi Enel, non interessati dall'incidente del giugno 2007.
L'Istituto superiore per la sanità con nota del 28 luglio 2008, in risposta ad una richiesta di parere di questo Ministero, ha segnalato la necessità di effettuare ulteriori indagini comprendenti campionamenti sui sedimenti e sugli organismi acquatici.
Il caso è costantemente monitorato dagli enti territoriali competenti, nonché dalla prefettura di Napoli, dall'ARPAC, dalla Capitaneria di porto di Ischia, dal dipartimento prevenzione dell'Asl Na2 e dall'ENEL SpA al fine di adottare le opportune operazioni di caratterizzazione e bonifica dei luoghi.
A seguito di diversi sopralluoghi con conseguente campionamento di fluido presso la cabina di trasformazione della Enel Distribuzione S.p.a., l'ARPAC, in data 1o agosto 2008 ha trasmesso il Rapporto di prova ed il verbale di campionamento emesso dal Centro regionale siti contaminati, dai quali risulta che il liquido in esame non contiene PCB in quantità significativa.
Anche il Dipartimento delle scienze biologiche dell'Università Federico II di Napoli ha eseguito accertamenti analitici disposti dalla provincia di Napoli nel comune di Lacco Ameno, località Fundera-Bagno Vito; tale dipartimento ha evidenziato che i valori rilevati, relativamente ai sedimenti ed all'acqua prelevati, rientrano nei limiti di legge.
Tutta la vicenda, comunque, è attentamente monitorata dalla competente direzione di questo ministero che, al fine di trovare la miglior soluzione possibile per la risoluzione delle problematiche, è in attesa di ricevere da parte degli enti territoriali i relativi aggiornamenti.
Da ultimo, si rappresenta che l'intera questione è oggetto anche di un reclamo comunitario, caso 4111 del 2008, attualmente all'esame della Commissione europea.

Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.

PEZZOTTA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
alla fine di agosto 2008, il Presidente del Consiglio ha firmato un Trattato di amicizia, partnership e cooperazione tra l'Italia e la Libia;
tale Trattato, secondo il comunicato della Presidenza del Consiglio del 29 agosto, prevede, tra l'altro, "un rafforzamento della collaborazione... nella lotta... alle organizzazioni che sfruttano l'immigrazione clandestina";
la stragrande maggioranza dei cittadini stranieri sbarcati nel 2008 sulle coste dell'Italia meridionale, sono partiti dalle coste libiche;
già nella precedente missione del Presidente del Consiglio in Libia il 27 giugno 2008 è stata messa in evidenza la necessità di attuare l'accordo italo-libico del 29 dicembre 2007 sul pattugliamento marittimo congiunto -:
se intenda rendere noti i dettagli del Trattato, innanzitutto in quanto alle modalità previste per la lotta alle organizzazioni che sfruttano l'immigrazione clandestina;
se, nel frattempo, l'accordo sul pattugliamento marittimo congiunto sia stato effettivamente attuato;

se intenda rendere note le garanzie fornite dal Governo libico in quanto al trattamento, in conformità con gli standard internazionali, dei cittadini stranieri, inclusi coloro che necessitano di protezione internazionale, respinti in territorio libico a conseguenza del pattugliamento marittimo congiunto e della lotta contro l'immigrazione clandestina.
(4-01002)

Risposta. - Il Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra Italia e Libia, firmato a Bengasi il 30 agosto 2008, è destinato a rappresentare il quadro giuridico di riferimento per lo sviluppo del rapporto bilaterale italo-libico.
Il Ministro degli esteri Frattini (che ha illustrato i punti fondamentali del Trattato in un
question time al Senato e in un'audizione alla Commissione finanze sempre del Senato), adempiendo ad un impegno preso in sede parlamentare, ha trasmesso il 16 ottobre 2008 il testo dell'Accordo ai Presidenti delle due Camere.
È stato inoltre tempestivamente avviato il concerto tra le varie Amministrazioni coinvolte per il disegno di Legge di ratifica del Trattato, che il Governo intende approvare e presentare in Parlamento in tempi rapidi.
All'articolo 19 del Trattato è prevista l'intensificazione della collaborazione in tema di lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata, al traffico di stupefacenti e all'immigrazione clandestina, con un richiamo all'Accordo firmato a Roma il 13 dicembre 2000 ed un esplicito riferimento alle successive intese tecniche, tra cui in particolare, per quanto concerne la lotta all'immigrazione clandestina, i Protocolli di cooperazione firmati a Tripoli il 29 dicembre 2007. Queste intese, siglate per parte italiana dal Ministro dell'interno e dal Capo della Polizia, prevedono, oltre ad attività di addestramento, formazione e da assistenza tecnica a beneficio delle Forze dell'ordine libiche, la cessione di mezzi navali italiani alla Libia e l'effettuazione di pattugliamenti marittimi congiunti. Tali pattugliamenti congiunti non sono stati finora resi operativi.
Nell'ambito del nuovo quadro di collaborazione marcato dalla firma del Trattato, ci si attende pertanto che Tripoli si impegni con maggiore efficacia nell'applicazione dei Protocolli del dicembre 2007.
Sempre in tema di lotta all'immigrazione clandestina, allo stesso articolo 19 le due parti si impegnano a promuovere la realizzazione di un sistema di controllo delle frontiere terrestri libiche, da affidare a società italiane in possesso delle necessarie competenze tecnologiche. Il Governo italiano sosterrà il 50 per cento dei costi, mentre per il restante 50 per cento Italia e Libia chiederanno all'Unione Europea di farsene carico, tenuto conto delle intese a suo tempo intervenute tra la Grande Giamahiria e la Commissione europea.
Le due Parti si impegnano, inoltre, a collaborare per la definizione di iniziative, sia bilaterali sia in ambito regionale, per prevenire il fenomeno dell'immigrazione clandestina nei Paesi di origine dei flussi migratori.
Riguardo, infine, al trattamento dei cittadini stranieri, si segnala che all'articolo 6 del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione, concernente il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, le parti si impegnano ad agire conformemente agli obiettivi e ai principi della Carta delle Nazioni Unite e della Dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo. Si tratta, evidentemente, di una previsione di carattere generale, come ampio e generale è lo spettro di applicazione del Trattato. Tale riferimento impegna comunque la controparte libica al rispetto di norme e standard internazionali, anche con riferimento ai cittadini stranieri che necessitino di protezione internazionale, come indicato nel testo dell'interrogazione.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Stefania Gabriella Anastasia Craxi.

REGUZZONI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Comune di Uboldo è interessato da oltre 11 mesi da una gestione commissariale,

conseguente all'annullamento delle elezioni amministrative svoltesi nel maggio 2007;
le consultazioni elettorali per l'elezione del Sindaco e del Consiglio comunale di Uboldo, celebratesi nel maggio 2007, sono infatti state impugnate per presunti errori formali nella presentazione delle liste depositate dalle coalizioni di centro-destra e centro-sinistra;
la rilevazione di vizi di forma da parte della Commissione del Ministero dell'interno in sede di verifica della regolarità delle liste elettorali ha infatti comportato l'esclusione di alcune liste dalla consultazione elettorale; successivamente, tali vizi sono stati ritenuti insussistenti ai fini dell'esclusione;
a seguito della vittoria della Lista Civica Uboldo al Centro nella consultazione elettorale del maggio 2007, sono stati sollevati alcuni ricorsi in sede giudiziaria aventi ad oggetto la regolarità delle elezioni;
in pendenza dei suddetti ricorsi, il 9 ottobre sono state annullate dal TAR in primo grado di giudizio le elezioni del maggio 2007;
conseguentemente, il 25 ottobre 2007 è stato commissariato il Comune di Uboldo;
il Consiglio di Stato avrebbe dovuto pronunciarsi sulla questione nell'udienza del 26 febbraio 2008; il rinvio dell'udienza al 24 giugno ha tuttavia determinato l'impossibilità per il Comune di Uboldo di partecipare alle elezioni amministrative indette nell'aprile 2008;
ai sensi dell'articolo 5, comma 4, del decreto-legge 27 febbraio 2008, n. 30, con cui sono state indette le ultime elezioni politiche ed amministrative, "I comuni sciolti ai sensi dell'articolo 143 del testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, sono inseriti nel turno elettorale di cui al comma 1, qualora il periodo di durata della gestione commissariale si concluda entro il termine antecedente a quello fissato per la votazione";
l'impossibilità di ricomprendere il Comune di Uboldo nella suddetta previsione ha comportato la prosecuzione della gestione commissariale, che è destinata a protrarsi fino all'indizione di nuove elezioni amministrative;
tale situazione, che sta fortemente penalizzando la regolarità nella gestione politico-amministrativa del Comune di Uboldo, sembra essersi verificata senza una diretta responsabilità da parte delle forze politiche coinvolte;
qualora la gestione commissariale perdurasse fino alle prossime elezioni dell'aprile 2009, si determinerebbe una evidente alterazione del principio democratico-rappresentativo che informa il funzionamento di tutti gli enti territoriali -:
se il Ministro dell'interno non ritenga opportuno intervenire tempestivamente adottando i dovuti provvedimenti affinché sia offerta al Comune di Uboldo la possibilità di interrompere la gestione commissariale e di procedere a nuove consultazioni elettorali, senza dover attendere la scadenza elettorale del prossimo aprile-maggio 2009.
(4-00720)

Risposta. - Come noto, le liste denominate «Il centro sinistra di Uboldo» e «Il centro destra» sono state escluse dalle elezioni comunali di Uboldo (Varese), svoltesi nei giorni 27 e 28 maggio 2007, per effetto delle deliberazioni adottate dalla quarta sottocommissione elettorale circondariale di Busto Arsizio.
Avverso tale esclusione i presentatori di entrambe le liste hanno proposto ricorso al Tribunale amministrativo regionale competente, chiedendo la sospensione delle richiamate deliberazioni. Successivamente, con sentenza n. 6159 del 2007, depositata il 23 ottobre 2007, il Tribunale amministrativo regionale per la Lombardia di Milano - IV Sezione, ha accolto il ricorso proposto, ai sensi dell'articolo 83/II del decreto del Presidente della Repubblica n. 570 del 1960, dai rappresentanti della lista «Il Centrosinistra

per Uboldo», che era stata esclusa dalle consultazioni, e, per l'effetto, ha annullato le impugnate elezioni e ordinato la rinnovazione delle operazioni elettorali nel comune di Uboldo.
In conseguenza di tale decisione, il Prefetto di Varese ha dovuto provvedere alla nomina di un commissario prefettizio, ai sensi dell'articolo 85 del citato Decreto del presidente della repubblica per assicurare l'amministrazione dell'Ente nelle more del rinnovo delle elezioni.
Nel caso di Uboldo, poiché il Consiglio di Stato, con dispositivo di sentenza del 24 giugno 2008, ha respinto l'appello proposto contro la citata sentenza del TAR Lombardia, le consultazioni per il rinnovo degli organi elettivi del predetto comune potranno essere inserite nel turno ordinario della primavera 2009, qualora la predetto decisione, che non risulta ancora depositata per esteso, abbia conseguito, entro il termine del 24 febbraio 2009, la prescritta definitività.
Pur comprendendo l'esigenza di favorire quanto più possibile la rapida ricostituzione degli organi di governo democraticamente eletti, si rammenta in proposito la legge 7 giugno 1991, n. 182 (articoli 1, 2 e 3) che ha introdotto il turno annuale di elezioni stabilendo che le elezioni amministrative provinciali e comunali, si svolgano in una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno, previsione che, nell'abolire la tornata elettorale autunnale sostituendola con un unico turno annuale, ha inteso così realizzare delle positive economie sui costi economici e amministrativi per la gestione dell'intero procedimento elettorale.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michelino Davico.

SCILIPOTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
ogni alimento può rivelare molte informazioni sul suo contenuto e viene decifrato attraverso dei codici sulle etichette;
coloranti, antiossidanti, conservanti, emulsionanti, sono sostanze aggiunte volontariamente ad un prodotto al fine di assicurarne la conservazione o di migliorarne alcune caratteristiche;
i coloranti ad esempio sono sostanze che conferiscono colore ad un alimento o che ne restituiscono la colorazione originaria, come l'E 123 o l'E 127 comunemente usati per gomme da masticare, gelati, cibi e bevande. Negli Stati Uniti sono stati ritirati dal commercio perché sospettati di provocare tumori alla tiroide e allergie;
molti di questi sono stati vietati anche in Australia per la possibilità di effetti collaterali come asma, insonnia, irritabilità e orticaria nei bambini;
in Europa secondo una direttiva del 30 giugno 1994 da un'indagine effettuata dal Comitato scientifico per l'alimentazione la vendita di prodotti contenenti questo tipo di coloranti è ancora ammessa in quanto "assolutamente sicuri";
ai fini della presente direttiva, la preparazione dei coloranti, viene effettuata da prodotti alimentari e altri materiali di base di origine naturale, e vengono abilitati al commercio e al consumo nonostante ottenuti mediante un procedimento di estrazione selettiva dei pigmenti in relazione ad una lavorazione fisica e/o chimica;
sempre secondo la suddetta direttiva, vengono esclusi come sostanze coloranti, diversi altri prodotti alimentari essiccati o concentrati e gli aromi dotati di un effetto colorante secondario, quali la paprica, la curcuma e lo zafferano, incorporati durante la lavorazione di prodotti alimentari per le loro proprietà aromatiche, di sapidità o nutritive e ancora sono escluse tutte le sostanze usate per colorare le parti esterne dei prodotti alimentari non destinate ad essere consumate, quali i rivestimenti non commestibili di formaggi o l'involucro non commestibile degli insaccati;
da una statistica risulta che ogni anno insieme al normale cibo, ingeriamo circa 12 Kg di sostanze chimiche che

costringono fegato e reni ad un super lavoro per eliminarli;
senza considerare poi i pesticidi, ne esistono in commercio ben 35 tipi, che secondo l'agenzia americana per la protezione dell'ambiente (EPA) sono considerati cancerogeni e che vengono venduti ed utilizzati tranquillamente -:
se il Signor Ministro intenda assumere iniziative affinché sia dedicata al problema maggiore attenzione di quanto ne abbia avuto fino ad oggi;
quali misure intenda adottare per migliorare la situazione e salvaguardare la salute dei nostri cittadini.
(4-00350)

Risposta. - Con riferimento a quanto segnalato nell'interrogazione in esame, si precisa che per il settore degli additivi alimentari, comprese le sostanze coloranti, disciplinato con normativa di livello comunitario, è attualmente previsto che tali sostanze debbano essere esplicitamente autorizzate a livello europeo, prima di poter essere utilizzati negli alimenti, a seguito di una valutazione di sicurezza dell'impiego proposto.
La legislazione comunitaria prevede una direttiva «quadro», concernente gli additivi in generale, e tre direttive specifiche, relative a tre diverse categorie di additivi (sostanze coloranti, edulcoranti e altri additivi alimentari); le direttive contengono l'elenco degli additivi autorizzati e le condizioni di impiego.
In questo settore vige, pertanto, il principio della cosiddetta «lista positiva», per cui si possono utilizzare soltanto gli additivi in essa elencati, ed esclusivamente per i prodotti alimentari indicati ed alle dosi fissate.
In Italia, il settore è regolato dalle disposizioni di cui al Decreto del Ministro della salute 27 febbraio 1996, n. 209, concernente la disciplina degli additivi alimentari consentiti nella preparazione e per la conservazione delle sostanze alimentari, in attuazione di direttive comunitarie.
Il Decreto è stato oggetto di modifiche normative a seguito dell'evoluzione della legislazione comunitaria, da ultimo con il Decreto del Ministro della salute 27 febbraio 2008.
Per quanto riguarda la valutazione di sicurezza degli additivi alimentari, la quale come già precisato è la fase preliminare dell'autorizzazione comunitaria, essa viene effettuata dal Comitato scientifico per l'alimentazione umana, ora Autorità europea per la sicurezza alimentare (FFSA), i cui obiettivi fondamentali sono:
effettuare le valutazioni circa la sicurezza dei nuovi additivi alimentari prima che ne venga autorizzato l'impiego nell'UE;
corrispondere a specifiche richieste «ad hoc» della Commissione europea in merito alla revisione di taluni additivi alimentari, alla luce di nuove informazioni scientifiche e/o dell'evolversi delle circostanze;
provvedere ad una rivalutazione sistematica di tutti gli additivi alimentari autorizzati sul territorio comunitario.

Il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali partecipa ai lavori della Commissione europea per la predisposizione ed adozione delle direttive sugli additivi, avvalendosi del supporto tecnico dell'Istituto superiore di sanità e del Consiglio superiore di Sanità.
In merito all'attività di controllo ministeriale essa viene direttamente svolta tramite i propri uffici periferici (Uffici di sanità marittima aerea e frontaliera USMAF e Posti di ispezione frontaliera PIF). Inoltre il Ministero indirizza e coordina le attività di controllo ufficiale in collaborazione con gli Assessorati regionali alla sanità, avvalendosi, se necessario, del Comando Carabinieri per la tutela della salute (NAS); tali attività comprendono la verifica dei requisiti di purezza degli additivi, della presenza degli additivi negli alimenti e del rispetto dei requisiti di etichettatura.
Si precisa, inoltre, che questa Amministrazione trasmette annualmente al Parlamento la Relazione su «Vigilanza e controllo degli alimenti e delle bevande», compresi gli additivi alimentari; l'ultima (anno 2007) è disponibile sul sito istituzionale del Ministero.


Si sottolinea che le problematiche emergenti nel settore degli additivi sono attualmente oggetto di indagini specifiche, quale, ad esempio, la ricerca della presenza di benzene nelle bevande analcoliche, sulla quale si è recentemente concluso un piano di monitoraggio nel nostro Paese, effettuato in collaborazione con l'Istituto superiore di sanità; il piano ha condotto ad orientare l'utilizzo di alcuni additivi nella produzione di bevande e ad intervenire in sede comunitaria al fine di verificare gli effetti dell'utilizzo di alcuni di essi.

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali: Francesca Martini.

SCILIPOTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il sistema trasporti è il perno fondamentale per lo sviluppo economico e sociale di un Paese moderno. È grazie ad esso, infatti, che i cittadini hanno la possibilità di incontrare differenti realtà locali, nazionali ed internazionali;
è sempre grazie al sistema trasporti che i giovani hanno la possibilità di formarsi sotto il duplice profilo, accademico ed umano, attraverso la frequenza di università molto distanti da casa che permette loro di viaggiare incontrando persone e realtà differenti dal quotidiano;
è ancora grazie al sistema dei trasporti che è possibile sviluppare sempre al meglio la rete dei commerci locali, nazionali ed internazionali, incrementandosi quotidianamente l'interscambio economico tra le diverse parti del Paese;
quanto detto farebbe ritenere che un Paese moderno ed evoluto quale l'Italia, considerate le peculiarità geografiche del Suo territorio, abbia una rete di trasporti adeguata;
in realtà, la già storicamente difficile situazione dei trasporti in Italia è andata peggiorando negli ultimi mesi, andando ad interessare tutti i settori: aereo, crisi Alitalia; ferroviario, tagli di numerosi collegamenti nazionali; stradali, dissesti lungo tutta la rete, specialmente al sud;
è infatti il sud Italia che paga lo scotto più alto di una vetusta quanto inadeguata rete di trasporti, ferroviaria e stradale, in particolare. Sono la Sicilia e Calabria che scontano i disagi di scelte secondo l'interrogante scellerate della dirigenza delle società del Gruppo Ferrovie dello Stato;
di recente, infatti, la società Bluvia, Gruppo FS, ha ridotto i collegamenti veloci sullo Stretto di Messina. Tali collegamenti, assicurando il trasporto di treni e passeggeri tra Messina e Villa San Giovanni/Reggio Calabria, garantiscono la minima mobilità ai cittadini siciliani, costretti a notevoli disagi per l'attraversamento marittimo;
attualmente questa situazione sta creando un forte disagio alle collettività locali, ai turisti e a quanti decidono di raggiungere l'isola in treno. La riduzione delle corse infatti significa lunghe attese all'imbarco dei treni, con conseguente forte ritardo sull'orario di arrivo;
famiglie, anziani, lavoratori, turisti sono tutti costretti a dover attendere il turno di imbarco del proprio treno su vagoni con aria condizionata spenta a causa della sosta per la scomposizione del treno per l'ingresso sul traghetto, con temperature che superano abbondantemente i 30 gradi anche nelle ore serali;
la riduzione delle corse attualmente in atto rischia però, nell'ottica dei tagli ai costi di gestione di RFI, di essere solo prodromica ad una decisione molto più drastica da parte della società: la graduale cancellazione del servizio di attraversamento marittimo operato da Bluvia sullo Stretto di Messina;
tale disservizio significherebbe per gli utenti siciliani di Trenitalia, l'impossibilità di poter arrivare con il treno fino alla propria stazione di destinazione in Sicilia, e dover quindi scendere dalla carrozza a

Villa San Giovanni per traghettare a piedi e poter, quindi, finalmente, risalire su un nuovo treno che, da Messina, li porti alle varie destinazioni siciliane;
tale scenario produrrebbe una vera e propria catastrofe per la società e l'economia siciliane: le persone anziane e le famiglie con bambini sarebbero di fatto tagliate fuori dall'utilizzo del treno come mezzo di locomozione, con aggravio dei costi derivante dalla scelta dell'unica opzione di trasporto disponibile, l'aereo. Il commercio da e per la Sicilia subirebbe dei danni incalcolabili, a causa dell'aggravio di costi incalcolabile derivante, per le merci trasportate in treno, dalla necessità di dover ricorrere ad un sistema di trasporto combinato treno-gommato-nave-treno;
da quanto sopra è dunque evidente la necessità, per i collegamenti da e per la Sicilia, di un intervento delle società competenti volto ad incrementare il numero delle corse e non a diminuirne la frequenza, al solo fine di salvaguardare i bilanci di RFI, il tutto a scapito della mobilità e dell'economia siciliane -:
se il Ministro non ritenga che la rete dei collegamenti marittimi e ferroviari tra la Sicilia e la Calabria, meriti più attenzione e risorse di quante ne abbia avute fino ad oggi e quali iniziative intenda assumere a questo scopo;
quali misure intenda adottare, ed in che tempi e modi, per migliorare la situazione e favorire, di conseguenza, l'economia ed il livello di produttività dell'isola.
(4-00597)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
In merito al servizio di attraversamento marittimo operato da Bluvia si fa presente che non ci sono state riduzioni dei collegamenti che assicurano il trasporto di treni e passeggeri tra Messina e Villa San Giovanni.
Ferrovie dello Stato SpA fa difatti conoscere che la notizia di una «graduale cancellazione del servizio di attraversamento marittimo operato da Bluvia sullo Stretto di Messina» non corrisponde alla volontà aziendale.
Si segnala, per contro, che la società Rete ferroviaria italiana sta effettuando l'acquisto di una nuova nave che entro il 2010 entrerà in servizio sullo stretto di Messina.
L'esercizio ferroviario tra Messina e Villa San Giovanni continua, pertanto, ad essere effettuato con n. 5 navi a 4 binari (rispettivamente Villa, Scilla, Rosalia, Iginia e Sibari), delle quali, in base all'attuale esigenza di Trenitalia, n. 3 navi sono in esercizio continuativo per 24 ore al giorno per 7 giorni a settimana e n. 2 navi sono di riserva o ai lavori di manutenzione.
Si può segnalare che il servizio di traghettamento di passeggeri fra Messina e Reggio Calabria, utilizza temporaneamente uno solo dei due mezzi normalmente disponibili per effettuare l'annuale manutenzione alle due unità veloci che comporta l'invio delle stesse presso un bacino di carenaggio per circa 30 giorni per ciascun mezzo. Pertanto, per il periodo tra il 7 luglio ed il 15 settembre si sono dovute ridurre le corse giornaliere da 26 nei due sensi a 16.
La minore frequenza delle corse è comunque integrata con il traghettamento tra Messina e Villa San Giovanni l'utilizzo dei treni in servizio locale da Melito Porto Salvo a Rosarno di recente aumentati con l'istituzione del servizio denominato «Tamburello».
La scelta del periodo estivo per l'effettuazione della manutenzione è dovuto al fatto che questo è il periodo di minore utilizzo del servizio. Infatti il pendolarismo nel mese di agosto diminuisce drasticamente passando da una media di circa 2000 passaggi giornalieri a meno della metà subendo una ulteriore flessione in agosto.
Giova ricordare inoltre che il servizio veloce passeggeri sulla relazione Messina-Reggio Calabria genera delle perdite economiche di difficile sostenibilità.
Tale servizio, infatti, non essendo compreso nell'Atto di Concessione fra Ministero dei trasporti e la Società rete ferroviaria

italiana (decreto 138 T del 31 ottobre 2000), non è oggetto di contributo statale. Il disavanzo è ulteriormente peggiorato negli ultimi mesi a causa del notevole incremento del prezzo del carburante che rappresenta una voce di costo rilevante per l'esercizio navale.
Tuttavia, nonostante le perdite esposte in premessa, Bluvia ha continuato ad assicurare il servizio marittimo anche in considerazione della prospettata gara pubblica che avrebbe consentito di realizzare la cosiddetta «metropolitana del mare» per la quale erano stati previsti contributi economici pubblici, che avrebbero consentito di effettuare il collegamento fra le due sponde dello Stretto quantomeno a pareggio di bilancio.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

TOCCAFONDI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 3 marzo 1999, tramite l'istituto della Conferenza dei Servizi indetta dal Ministro dei trasporti, è stato approvato il progetto relativo al Nodo di Firenze compreso nella linea ferroviaria Milano-Napoli;
le conclusioni dell'iter istruttorio avviato nella suddetta Conferenza dei Servizi sono state recepite dall'Accordo Procedimentale firmato il 3 marzo 1999 tra il Ministero dell'ambiente, Ministero dei trasporti, Ferrovie dello Stato S.p.A., T.A.V. S.p.A., regione Toscana, provincia di Firenze e comune di Firenze avente ad oggetto gli impegni e le procedure operative per la realizzazione delle opere necessarie alla realizzazione del "Nodo di Firenze", con particolare riferimento alla compatibilità ambientale delle opere nella fase costruttiva ed in quella di esercizio;
l'assessore comunale all'urbanistica del comune di Firenze architetto Biagi ad interrogazione comunale n. 192/08 ha risposto che "il bando dell'appalto integrato RFI prevedeva che fosse immediatamente eseguita la realizzazione della progettazione esecutiva dello scavalco e del sottoattraversamento con stazione, mentre per la realizzazione di quest'ultimo era riservata all'appaltante la facoltà di avvio fino ad un anno dalla data di affidamento. Tale clausola non rappresenta un'indiscrezione in quanto essendo contenuta in un bando di gara di tipo "europeo", ha avuto una pubblicizzazione di tipo internazionale ed è stata pubblicata anche sul Bollettino Ufficiale della Comunità Europea";
l'assessore comunale rispondeva altresì che "sono state date assicurazioni che entro il corrente anno saranno affidati i lavori per la realizzazione della stazione";
in base agli accordi sottoscritti dall'allora sindaco di Firenze Mario Primicerio, nel 1999 il cantiere relativo al passante e alla stazione AV avrebbe avuto una durata di almeno 9 anni, così come si evince dall'allegato n. 1 "programma attività";
l'Alta Velocità Milano-Napoli risulta per tratti già operativa e per altri in fase di avanzata realizzazione, tanto che la tratta Milano-Bologna aprirà entro 200 giorni, mentre per il nodo fiorentino i lavori risultino ancora da iniziare;
già alcuni treni attualmente non fermano a Firenze, o non fermano alla stazione Firenze SMN, e che l'apertura dell'intera tratta AV, con esclusione del nodo fiorentino, rende concreto il rischio che Firenze sia sempre meno considerata una stazione di fermata -:
quando partiranno i lavori del nodo fiorentino, scavalco, sottoattraversamento e nuova stazione;
quanti anni serviranno per il completamento dell'opera;
dove fermeranno, durante il periodo dei lavori, i treni ad alta velocità a Firenze;
se esista il rischio che Firenze, in particolare Firenze SMN, non siano più

stazioni di fermata dei treni ad Alta Velocità della tratta Milano-Napoli.
(4-00188)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
In merito a quanto rappresentato nell'atto parlamentare in oggetto si fa presente che i primi lavori per l'inserimento della linea AV/AC nel Nodo di Firenze sono stati avviati nel 2001 ed hanno previsto complessi interventi di adeguamento degli impianti ferroviari esistenti sull'intero corridoio Castello-Rifredi-Campo di Marte; in particolare le stazioni di Firenze Castello e Campo di Marte sono state predisposte per ricevere l'inserimento dei due nuovi binari AV/AC.
I lavori di realizzazione del Nodo AV/AC di Firenze (scavalco, passante e stazione) sono stati affidati a Contraente generale il 21 maggio 2007 e il relativo dispositivo contrattuale ha fissato i tempi, i costi e le modalità di realizzazione.
In particolare il cosiddetto «scavalco» tra le stazioni di Firenze Castello e Firenze Rifredi sarà attivato nel 2010, mentre il «passante» e la «stazione» AV in galleria saranno ultimati entro il 2014. L'appalto ammonta a circa 704 milioni di euro, tenendo conto del ribasso di circa il 25 per cento conseguito in fase di gara.
La modalità di realizzazione delle gallerie per il «passante» ferroviario è prevista mediante lo scavo meccanizzato (frese), mentre per la stazione AV è previsto lo scavo di tipo tradizionale.
I materiali di risulta degli scavi saranno allontanati per mezzo di convogli ferroviari, senza alcun impatto sulla viabilità urbana.
Sono in corso, dal mese di luglio 2007, le attività di progettazione esecutiva dell'intero intervento e le attività di cantiere del primo lotto, cosiddetto «scavalco», relativamente ai primi lavori per la risoluzione delle interferenze con i sottoservizi, la bonifica ambientale e l'archeologica.
Per dare concreta attuazione alla realizzazione dei lavori occorre conseguire il parere positivo dell'Osservatorio ambientale del nodo AV/AC di Firenze, attualmente decaduto dall'incarico, sul progetto esecutivo ambientale di cantierizzazione delle opere.
Pertanto, a valle di tale adempimento (previsto da parte della nuova commissione da nominare con decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare), sarà possibile rendere operativo il Contraente generale per la successiva fase di realizzazione degli «scavalchi» nonché per l'affidamento delle attività propedeutiche e di realizzazione del «passante AV/AC e della nuova stazione», attività entrambe previste in avvio entro l'anno.
La realizzazione delle opere, in prevalenza previste in sotterraneo, è stata pianificata in modo da garantire, in ogni fase di lavoro, l'operatività delle linee di attraversamento del nodo e della stazione di Santa Maria Novella e, pertanto, si conferma che i treni manterranno la fermata di Firenze.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
Gratian Gruia, un bambino di origini rumene nato il 21 marzo 2005, il 25 maggio 2007 è stato trovato in condizioni terribili dalla Squadra Mobile di Roma, perché seviziato dal padre e abbandonato dalla madre;
i genitori sono stati processati per i gravi maltrattamenti commessi e, quindi, condannati con sentenza passata in giudicato;
Gratian Gruia è stato collocato nella casa famiglia "La Valle dei fiori" di via di Valle Aurelia a Roma e il caso assegnato alla dottoressa Simonetta Matone come Pubblico Ministero del Tribunale dei Minori, che il 28 maggio 2008 ha chiesto la decadenza dalla potestà genitoriale di padre e madre (Procedimento numero 1839/2007 A.C.). In effetti, entrambi sono stati dichiarati decaduti dalla potestà genitoriale per i gravi maltrattamenti commessi;

è stato poi aperto su richiesta del Pubblico Ministero dinanzi al Tribunale per i minorenni di Roma il procedimento per la declaratoria dello stato di abbandono del piccolo Gratian;
nel corso del giudizio dinanzi al Tribunale di Roma si è costituita la Romania, chiedendo la riconsegna del piccolo. La dottoressa Matone, come pubblico ministero, ha espresso parere contrario, ma ha dovuto abbandonare il caso a causa del suo trasferimento;
l'8 luglio 2008, il Tribunale dei Minori ha accolto la richiesta di rimpatrio e, con una sentenza che, agli interroganti appare non adeguatamente motivata, disposto "la consegna del minore alle autorità rumene per il rimpatrio assistito del minore";
il 27 ottobre 2008, il piccolo Gratian, disperato dal giorno prima e dopo aver vomitato tutta la notte implorando di essere lasciato nella casa famiglia "La Valle dei fiori" dove è cresciuto, è stato portato in Ambasciata ed è partito per la Romania con dei funzionari rumeni e con un'operatrice della casa famiglia;
solo l'intervento in extremis del capo della segreteria del sindaco di Roma Gianni Alemanno ha consentito il pagamento del biglietto aereo per l'operatrice italiana, pagamento precedentemente rifiutato dal direttore del V Dipartimento del Comune di Roma;
arrivato a Bucarest, il piccolo Gratian sarebbe stato portato via da una persona di sesso maschile, che non parlava italiano, nonostante piangesse a dirotto e si attaccasse con tutte le sue forze alla donna italiana, la quale è stata lasciata sola in aeroporto, non le è stata fornita alcuna assistenza e dopo la notte trascorsa lì ha fatto rientro in Italia;
il bambino non conosce una parola di rumeno ed è attaccatissimo alle persone della Casa Famiglia, con cui è cresciuto;
in base all'articolo 3 della Convenzione Onu sui Diritti del Fanciullo, "In tutte le decisioni relative ai fanciulli, di competenza sia delle istituzioni pubbliche o private di assistenza sociale, dei tribunali, delle autorità amministrative o degli organi legislativi, l'interesse superiore del fanciullo deve essere una considerazione preminente" -:
se corrisponda al vero quanto esposto in premessa;
se il rimpatrio di Gratian Gruia sia avvenuto nel rispetto di tutte le Convenzioni Internazionali a difesa dei minori e dei diritti umani e della stessa sentenza del Tribunale dei minori che ha disposto "la consegna del minore alle autorità rumene per il rimpatrio assistito del minore";
se non si possa considerare abnorme l'aver disposto, la consegna di un bambino di soli tre anni e mezzo, senza in alcun modo esplicitamente prevedere quali siano le procedure più idonee da adottare al fine di evitare gravissimi e irreversibili traumi per il medesimo;
per quale motivo non è stato, ad esempio, consentito agli operatori della casa famiglia di accompagnare Gratian in Romania e di aiutarlo ad "acclimatarsi" nel nuovo ambiente, come accade in tutti i paesi civili del mondo quando si procede ad una adozione internazionale, cioè non strappando mai un bambino dal suo ambiente, ma procedendo per gradi e favorendo, attraverso il soggiorno delle coppie adottive nel paese di residenza, la conoscenza da parte del bambino del nuovo ambiente in cui si troverà a vivere;
in quale condizioni si trovi attualmente il minore - in particolare, a chi sia stato affidato, in quale struttura è accolto e quale tipo di cura o trattamento gli è assicurata - e se tali condizioni corrispondono pienamente al sistema di tutele stabilite dalla Convenzione Onu sui Diritti del Fanciullo, in particolare quelle volte a consentire il suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale e sociale;
se il Ministro della giustizia non intenda adottare le iniziative di sua competenza,

al fine dell'eventuale esercizio dell'azione disciplinare.
(4-01499)

Risposta. - La vicenda segnalata dall'interrogante riveste un'importanza particolare per il Governo. E questo per almeno due ordini di ragioni. La prima è di carattere umanitario, dato che la vicenda coinvolge un minore di soli tre anni. Un essere fragile e ancora in formazione, che ha avuto finora un'esistenza particolarmente dura e a tratti drammatica e che perciò richiede, come e più dei suoi coetanei, particolari attenzioni.
La seconda è di carattere più generale - anche se questo è uno di quei casi in cui i processi «macroscopici» passano in secondo piano di fronte all'importanza umana del caso individuale - dato che la vicenda del piccolo Gratian costituisce un importante banco di prova, per l'Accordo bilaterale che Italia e Romania hanno firmato il 9 giugno 2008. L'Accordo è finalizzato alla creazione di un sistema di collaborazione fra i due Stati che consenta un più efficace e rapido intervento a tutela dei minori privi di assistenza e prevede una serie di meccanismi di raccordo che fanno capo, sul versante italiano, all'Organismo centrale di raccordo, per la protezione dei minori comunitari, stabilito presso il ministero dell'interno.
Il piccolo Gratian è stato gravemente maltrattato dal padre rumeno (per questo condannato dalla giustizia italiana) ed abbandonato dalla madre. II bambino è stato perciò affidato ad un ente specializzato in materia, che lo ha assistito e ha presentato istanza di adozione presso il tribunale per i minorenni di Roma. Lo stesso tribunale, alla luce delle richieste avanzate dal Governo rumeno, ha deciso, l'8 luglio 2008, di disporre il rimpatrio del minore ed ha affidato le formalità del caso al Consolato rumeno in Roma. Questa decisione del tribunale competente non ha fatto oggetto di interventi, iniziative o informative di carattere amministrativo o parlamentare. In particolare, nessun intervento è stato predisposto, - nelle forme prescritte dall'ordinamento - per contestare la decisione giudiziaria, unico ed esclusivo titolo che ha giustificato, ed anzi, imposto, il rimpatrio del minore.
II minore è quindi stato accompagnato a Bucarest il 27 ottobre 2008 da personale rumeno e, come era stato preventivamente concordato con le autorità rumene, da un'assistente sociale italiana. Da parte italiana avevamo insistito per questa presenza proprio per tranquillizzare il bambino, il quale comprende solo la nostra lingua. Al suo arrivo all'aeroporto, Gratian è stato però preso in consegna da un funzionario rumeno, che non avrebbe dato la possibilità all'assistente sociale italiana di fornire alcuna collaborazione.
Venuto a conoscenza della vicenda, grazie a notizie apparse sugli organi di informazione, il Ministro Frattini ha scritto al Ministro degli esteri rumeno, Comanescu, per ricevere chiarimenti sulla vicenda e ha dato istruzioni al nostro Ambasciatore a Bucarest di compiere, per parte sua, passi formali presso le autorità rumene per avere assicurazioni sulla sorte del piccolo Gratian.
Sulla base di queste istruzioni, il nostro Ambasciatore a Bucarest ha subito chiesto un incontro con il Ministro degli esteri rumeno Comanescu. Il nostro rappresentante ha sottolineato al Ministro la grande attenzione con cui in Italia si segue il caso, per i suoi risvolti umani e per il suo carattere di «
test case» dei meccanismi di collaborazione bilaterale istituiti con l'accordo dello scorso luglio. A tal proposito, ha chiesto che venga data la possibilità ad esperti italiani di rendere visita al minore e che venga presa in considerazione l'ipotesi di trasferire il piccolo Gratian, che al momento conosce soltanto la nostra lingua, in una struttura sociale italiana operante in Romania. Il Ministro Comanescu si è impegnato, per parte sua, a contattare i Viceministri Gheorghiu, che ha la delega per i romeni all'estero, e Neagu, che ha quella per i diritti dei minori, per valutare con loro il da farsi.
Parallelamente, il nostro Ambasciatore ha effettuato passi formali anche presso i due Viceministri interessati. Il Viceministro

Gheorghiu, in particolare, ha assicurato che la Romania si ispira, in tutta la vicenda, ad uno spirito di completa collaborazione. A conferma di ciò, ha portato il fatto che le autorità rumene abbiano acconsentito all'accompagnamento del minore in Romania da parte di un'assistente sociale italiana, per attenuare al massimo i contraccolpi derivanti dall'improvviso rimpatrio, malgrado il giudice italiano avesse disposto la semplice consegna del minore al Consolato rumeno in Roma. Il Viceministro Gheorghiu ha inoltre assicurato che il piccolo Gratian si trova ora in un'adeguata struttura di accoglienza nella città di Caras Severin, sede del tutore naturale secondo la legge rumena, e sarebbe costantemente assistito.
Ricordando come la richiesta rispondesse ad esplicite e formali istruzioni del Ministro degli esteri, On. Frattini, il nostro Ambasciatore a Bucarest ha chiesto al Viceministro Gheorghiu di tenerlo aggiornato sulla situazione del piccolo, considerata sia la tenera età del minore, che lo rende particolarmente esposto a possibili traumi psicologici dovuti al rimpatrio, sia l'esigenza di sperimentare ed affinare gli innovativi meccanismi di cooperazione previsti dall'Accordo bilaterale sopra menzionato. Anche in questo caso, il nostro Ambasciatore ha poi formulato la duplice richiesta che venga data la possibilità ad esperti italiani di rendere visita al minore e che venga presa in considerazione l'ipotesi di trasferire il piccolo Gratian in una struttura sociale italiana operante in Romania.
Analoghe istanze sono state presentate al Viceministro Neagu e al Segretario generale dell'Autorità nazionale per la protezione dei diritti del fanciullo, signora Bodgan. Quest'ultima ha ricordato che in questi ultimi mesi sono intercorsi contatti continui tra l'Autorità rumena responsabile della protezione dei minori, la Direzione gerenerale di assistenza sociale di Caras Severin ed il tribunale per i minori di Roma, in merito alla sistemazione di Gratian. La signora Bodgan si è inoltre impegnata a fornire alla controparte italiana la massima collaborazione e tutte le informazioni del caso sul futuro inserimento del minore.
L'auspicio, fortissimo, è che le strutture che lo accoglieranno, siano esse italiane o rumene, assicurino al piccolo Gratian quella serenità e quelle possibilità di crescita che la vita, finora, gli ha negato. Per questo il Governo, attraverso la nostra Ambasciata a Bucarest, continuerà a seguire l'inserimento del piccolo Gratian offrendo alle autorità rumene, nello spirito dell'accordo firmato il 18 giugno 2008, tutta l'
expertise e le risorse di cui il nostro Paese dispone.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Enzo Scotti.