XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 118 di mercoledì 21 gennaio 2009

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 10.

GIUSEPPE FALLICA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bongiorno, Brugger, Cirielli, Donadi, Gregorio Fontana, Lo Monte, Lucà, Martini, Migliavacca, Palumbo, Rigoni, Soro, Stefani, Urso, Vitali e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

In morte dell'onorevole Vincenzo Buonocore.

PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Vincenzo Buonocore, già membro della Camera dei deputati nella X legislatura.
La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

TINO IANNUZZI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TINO IANNUZZI. Signor Presidente, il professore avvocato Vincenzo Buonocore è stata una figura autorevole di giurista, di cattedratico, di uomo di studio, di parlamentare, di gentiluomo d'altri tempi, un autentico gigante del diritto commerciale e del diritto privato, con una marea di pubblicazioni scientifiche e giuridiche, nove monografie, soprattutto sui temi dell'impresa e della cooperazione, sedici opere in collaborazione, oltre duecentocinquanta scritti.
La sua carriera universitaria e accademica di studioso è stata scolpita nel conferimento del titolo di professore emerito nel 2007, nel premio Feltrinelli da parte dell'Accademia nazionale dei lincei nel 2005, nella poderosissima raccolta di scritti in onore, che sono il risultato del contributo di riflessione di ben duecentoquattro cattedratici e studiosi di ogni ateneo italiano. È stato preside della facoltà di giurisprudenza a Salerno, a Cagliari e a Perugia, rettore dell'università di Salerno, presidente della conferenza permanente dei rettori. È stato parlamentare, deputato della Democrazia Cristiana, nel corso della X legislatura, segnalandosi per l'acutezza e la capacità di incidere nel percorso legislativo, soprattutto sui temi della disciplina dei mezzi d'informazione, della scuola e dell'università. È stato un maestro vero, soprattutto per il suo rapporto realmente sacro con gli studenti, alla cui formazione e alla cui crescita ha dedicato ogni energia.
Il suo ingegno è stato vivacissimo sino agli ultimi giorni, tant'è vero che fondamentali sono stati, da ultimo, i suoi contributiPag. 2 per orientare e proiettare il diritto commerciale verso lo studio del rapporto delicatissimo tra etica e impresa, etica e mercato, etica ed economia, un tema straordinariamente attuale, viste le tante vicende drammatiche che caratterizzano i processi economici nel villaggio globale. È stato per me un maestro vero di impegno civile e di vita. Ha onorato, con tutto il suo percorso, il Parlamento, le istituzioni, il Paese, l'università italiana e il mondo della cultura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista, fatto a Bengasi il 30 agosto 2008 (A.C. 2041-A) (ore 10,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista, fatto a Bengasi il 30 agosto 2008.
Ricordo che nella seduta di ieri è stato accantonato l'emendamento del Governo 3.7000 ed è stato da ultimo esaminato l'emendamento Mecacci 3.4594.
Avverto che la V Commissione (bilancio) ha espresso l'ulteriore prescritto parere.

(Ripresa esame dell'articolo 3 - A.C. 2041-A)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2041-A).
Avverto che la Commissione di merito ha presentato i subemendamenti 0.3.7000.100 e 0.3.7000.101, che sono in distribuzione e che sono finalizzati a recepire due condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, contenute nel parere espresso dalla Commissione bilancio sull'emendamento del Governo 3.7000.
Chiedo al relatore, onorevole Pianetta, se intenda riprendere l'esame del provvedimento a partire dall'emendamento del Governo 3.7000, accantonato nella seduta di ieri, e dei relativi subemendamenti, ovvero proponga di proseguire dapprima nell'esame degli altri emendamenti riferiti all'articolo 3.

ENRICO PIANETTA, Relatore. Signor Presidente, ritengo che sia opportuno continuare ad esaminare gli emendamenti relativi all'articolo 3 ed affrontare, prima di arrivare alla votazione dell'articolo 3, l'emendamento del Governo e i relativi subemendamenti.

PRESIDENTE. Procederemo secondo i suoi desiderata.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,10).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà alle 10,30.

La seduta, sospesa alle 10,10, è ripresa alle 10,35.

Si riprende la discussione del disegno di legge n. 2041-A.

(Ripresa esame dell'articolo 3 - A.C. 2041-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Mecacci 3.5667 a pagina 4 del fascicolo.Pag. 3
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà per 15 secondi.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, voglio aprire questa discussione, cogliendo l'occasione per rispondere alle dichiarazioni espresse ieri dell'ambasciatore libico sulla presenza, o meno, di collaborazione con la marina russa in Libia; lo farò nel prossimo intervento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, con la firma di questo Trattato siamo già sotto ricatto libico, tant'è che, per accelerare la ratifica, sta aumentando il flusso di immigrati che arrivano in Italia: nel 2008 sono giunte a Lampedusa circa 30 mila persone, praticamente il doppio rispetto all'anno scorso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, chiedo ancora alla Presidenza di questa Aula, e a tutti gruppi parlamentari, di rispondere al messaggio che ci è stato inviato ieri da Amnesty International, che chiede di essere ricevuta prima del voto finale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, almeno nell'Unione europea quando si stipulano accordi con i Paesi dittatoriali viene prevista la clausola democratica: i fondi sono condizionati ad acquisire nuove libertà per i cittadini di quei Paesi. Qui stiamo semplicemente firmando un assegno in bianco ad un dittatore e alla sua corte.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Renato Farina. Ne ha facoltà.

RENATO FARINA. Signor Presidente, preannunzio l'espressione del mio voto contrario su questo emendamento e mi permetto di esprimere le ragioni di questa posizione, allargando il discorso ad altri emendamenti e ad altre posizioni espresse in quest'Aula, sia pure posizioni nobili. In quest'Aula si è fatto appello alla coscienza di uomini liberi per dire di «no» al Trattato di amicizia con la Libia. La tesi è: in Libia si violano i diritti umani, vi è una dittatura, dunque, non è possibile stringere un Trattato di amicizia. Può esserci sì un Trattato, ma non di amicizia, perché l'amicizia si dà solo a chi condivide le due, o tre cose senza cui non vale la pena di essere uomini. Non esiste relativismo che tenga sui diritti umani. A questa visione, che si fa credere essere pura e incontaminata - e lo è -, è connesso un giudizio molto pesante, e in fondo tragico, sulla realpolitik alla cui filosofia cinica, e bara, si attribuisce il merito, ed il demerito dell'accordo. Realpolitik, ovvero badare solo ai propri interessi sulla pelle della povera gente che verrebbe schiacciata dall'amicizia dichiarata tra gli Stati. Questa posizione è affascinante e ha senz'altro delle buone ragioni; cattura l'immaginazione dei cavalieri dell'ideale. Ma io credo che il patto di amicizia con la Libia obbedisca a delle ragioni di necessità storiche, e perfino morali, in vista del miglioramento dello Stato dei diritti e dei doveri umani nei nostri rispettivi Paesi. Ho parlato di rispettivi Paesi, non per equiparare la nostra democrazia al sistema politico-dittatoriale di Tripoli. Questo accordo aiuta non solo, e non tanto, gli interessi, ma la possibilità di incontro tra popoli e persone; aiuterà il loro cambiamento, il nostro, e migliorerà la natura dei rispettivi Stati. Tra Paesi vicini non vi sono alternative tra lo stato di inimicizia e lo stato di amicizia; non esiste lo stato di indifferenza. È sempre stato così, ed oggi ancora di più. Vivere in uno stato di tensione, protratto nei decenni, comporta Pag. 4il rischio di degenerazioni continue e la possibilità permanente di conflitto. Non starò qui a teorizzare le buone ragioni che inducono, dal punto di vista storico e persino degli interessi materiali, a dire di «sì» a questo Trattato, ma mi rifaccio a quanto detto in quest'Aula dal Governo, dal relatore onorevole Pianetta, e anche dall'onorevole presidente D'Alema.
A me preme dire che questo accordo, con tutti i limiti di un accordo tra Stati che appartengono a tradizioni e civiltà diverse, consente una contaminazione reciproca. Solo delle presenze umane, associative, istituzionali diverse possono consentire la maturazione di novità nella vita delle nazioni e cambiare il corso delle cose. L'alternativa al Trattato di amicizia è l'inimicizia. Una persona può dire: meglio l'inimicizia che una dichiarazione di amicizia che eviti di dire tutta la verità. Mi permetto di dire agli amici dell'UdC - in particolare al presidente Buttiglione - che forse uno Stato che consente di fatto la libertà di aborto come il nostro non è uno Stato che possa insegnare molto agli altri Stati (Applausi del deputato Polledri). Ma questo so che non è un discorso alla moda, e oramai i diritti umani sono diventati un elastico nelle mani di chi comanda i flussi dell'informazione e cerca di dare forma al sentimento di tutto il mondo. Ci dimentichiamo di una cosa. Riconoscendo che in questo regime vige la libertà di religione e vigono altri diritti (intendo nel regime del colonnello Gheddafi), diamo modo a chi è compresso nella sua fede di appellarsi a noi e al mondo esattamente sulla base di queste affermazioni.
Il Trattato di Helsinki, firmato da Breznev, fu considerato a quel tempo una menzogna e una ipocrisia perché nulla di quanto vi era affermato rispetto alle libertà era poi praticato a Mosca e dintorni.

PRESIDENTE. Deve concludere.

RENATO FARINA. Però accettare quel Trattato fu un'arma nelle mani dei dissidenti. Così pensiamo rispetto alla nostra firma, a quella della Libia in ordine a questo Trattato. Questa firma comporta di fatto la fuoriuscita della Libia da un fronte impermeabile e contrapposto a quello occidentale. Tutto questo andava spezzato proprio in continuità con la politica di Moro, Andreotti, Cossiga e Craxi, che hanno contraddistinto - piaccia o «no» - la storia di questa nostra Repubblica. Il realismo politico allora non è il piegare la schiena dinanzi agli arroganti e chiudere gli occhi davanti alla violenza ma il modo di impedire che un popolo possa essere ostaggio eterno di una ideologia dittatoriale dentro una stanza chiusa. Per questo motivo, voto contro l'emendamento in esame e sono a favore di questo Trattato, senza tenere gli occhi chiusi ma consapevole dei limiti inevitabili delle cose umane ma anche della bontà di questo tentativo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, ancora una volta intervengo per domandarmi come possano i nostri colleghi del centrodestra in questa Assemblea ratificare un Trattato che prevede (cito le parole del relatore): la collaborazione nel settore della difesa, prevedendo la finalizzazione di specifici accordi relativi allo scambio di informazioni militari, per non parlare degli scambi con le aziende che sono attive nel settore militare. Ma è possibile che non ci si renda conto della gravità...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Colombo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Amico. Ne ha facoltà.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, vorrei ricordare ai colleghi anche hanno sottolineato i problemi del rispetto dei diritti umani in Libia che questo Trattato, all'articolo 6, dice testualmente: «Le parti, di comune accordo, agiscono conformemente alle rispettive legislazioni, agli Pag. 5obiettivi e ai principi della Carta delle Nazioni unite e della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo».
Quindi, noi con questo Trattato, sotto l'aspetto dei diritti umani, stiamo raggiungendo un risultato straordinario, perché abbiamo fatto firmare direttamente a Gheddafi - è lui che ha firmato questo Trattato, in persona - che rispetterà i diritti umani e i principi della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Ritengo che il nostro Paese con questo Trattato, sotto l'aspetto dei diritti umani, abbia raggiunto un risultato importante, e non è possibile continuare a sottolineare le violazioni dei diritti umani quando noi abbiamo raggiunto un risultato di questo tipo. In futuro vedremo se Gheddafi rispetterà o «no» questo Trattato. Ma dovete considerare che, se lui non rispetterà la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, noi potremo impugnare il Trattato, e quindi vi sarà uno strumento ancora più forte nelle nostre mani per fargli rispettare i diritti umani.
Rinvio al mittente tutte le accuse che ci sono state rivolte da ieri sotto l'aspetto della tutela dei diritti umani, per il fatto che staremmo per stipulare un accordo con qualcuno che non li rispetta. Stiamo facendo un accordo con il leader di un Paese che ha firmato di suo pugno questo Trattato, dichiarando che rispetterà la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Quindi, dico ai colleghi che, con il loro atteggiamento ostruzionistico, continuano a ripetere queste affermazioni, di inventarsi qualcos'altro ma di non continuare a parlare dei diritti umani perché sbagliano.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mecacci 3.5667, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 437
Votanti 294
Astenuti 143
Maggioranza 148
Hanno votato
62
Hanno votato
no 232).

Prendo atto che i deputati Lulli, Contento e Corsaro hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario, che il deputato Farinone ha segnalato che avrebbe voluto astenersi e che i deputati Poli e Favia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mecacci 3.5518, a pagina 28 del fascicolo degli emendamenti n. 2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, oltre che dei diritti umani, parliamo anche della difesa. Il 1o novembre scorso il quotidiano russo Kommersant ha scritto che la Libia è pronta ad ospitare una base militare navale russa. La presenza militare russa, spiega Kommersant, sarà una garanzia di non aggressione...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Mecacci.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, sto per dire all'onorevole Renato Farina che la contaminazione reciproca con un dittatore non è qualcosa che possa essere iscritta a questo Parlamento e al nostro Paese, che ha altre tradizioni, altri tipi di contaminazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.

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FURIO COLOMBO. Signor Presidente, con molta grazia l'onorevole D'Amico invita ad inventarsi qualche altra cosa che non siano i diritti umani. Noi continueremo ad insistere su questo elemento fondamentale. In tutto il Trattato non c'è niente che permetta l'impugnazione del Trattato di cui lui ci parla. C'è soltanto l'impegno a pagare 200 milioni di dollari ogni anno (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, c'è da restare allibiti all'obiezione prima sollevata da un collega sui diritti umani in Libia. Sono quarant'anni che vengono violati sistematicamente i diritti umani dei cittadini libici e la Libia è classificata tra i peggiori Paesi per le organizzazioni...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, tutta questa fiducia nei confronti del dittatore libico mi sorprende, visti i patti non rispettati e stipulati anche recentemente come quello del 2007.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mecacci 3.5518, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 449
Votanti 306
Astenuti 143
Maggioranza 154
Hanno votato
66
Hanno votato
no 240).

Prendo atto che i deputati Zampa, Mogherini Rebesani e Tremaglia hanno segnalato che avrebbero voluto astenersi, che il deputato Beccalossi ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Favia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mecacci 3.5378.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, riguardo alla presenza militare russa in Libia Kommersant afferma che sarà una garanzia di non aggressione contro la Libia da parte degli Stati Uniti che non hanno fretta di abbracciare il colonnello Gheddafi, nonostante i diversi gesti di riconciliazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, non è un Trattato di amicizia con la Libia e con i libici, non è un Trattato di amicizia con i cittadini, ma è un Trattato di amicizia con il dittatore e la sua Corte.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Non è un caso che Berlusconi, amico del liberale Putin, anche a proposito di Gheddafi ha detto che è un leader di libertà. Intendiamoci su che cosa vogliamo dire con libertà.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

Pag. 7

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, continuo a rivolgere la domanda alla mia parte politica, al gruppo parlamentare del Partito Democratico: che cosa rispondete all'ARCI, ad Amnesty International, alle Chiese evangeliche, ai Medici senza frontiere, a Save the children che chiedono di incontrarvi?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, sono debitore di una risposta all'onorevole Farina, il cui intelletto usualmente lucido è un po' ottenebrato dalla passione politica. Se posso difendere la libertà religiosa in Libia, insieme ai radicali che sono miei avversari sul tema dell'aborto, lo faccio e poi darò battaglia ai radicali sul tema dell'aborto con chi sarà d'accordo con me su quella questione. Il fatto che l'Italia abbia la grave colpa di ammettere, tollerare e difendere l'aborto, non vuol dire che dove troviamo consenso per difendere altri diritti umani non dobbiamo usare questo consenso fino in fondo. Mi pare un elemento elementare di logica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nirenstein. Ne ha facoltà.

FIAMMA NIRENSTEIN. Signor Presidente, nel corso di questa lunga fase di votazione è cresciuto dentro di me un atteggiamento che è senz'altro positivo nei confronti del mio gruppo, ma che tuttavia mi ha portato ad astenermi su tutte le varie votazioni sugli emendamenti e così seguiterò a fare fino al voto finale del provvedimento in esame (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).
È una posizione che non è assolutamente in polemica col mio gruppo, perché comprendo l'impegno e la responsabilità del Governo rispetto ad un Paese che, al di là delle vicende connesse al passato coloniale, rappresenta un partner finanziario importante per molte imprese italiane e potrebbe svolgere un ruolo strategico nel contrasto al fenomeno dell'immigrazione clandestina nel nostro Paese; quindi, vi vedo un gesto di ottimismo politico. Tuttavia, qua intervengono gli elementi legati alla mia coscienza ed al modo in cui leggo una realtà, quella di Gheddafi, che da molti anni studio e di cui mi sono occupata largamente.
La mia astensione testimonia due fatti: testimonia uno scetticismo nei confronti dell'interlocutore, più che un nostro errore. Sono molto scettica nei confronti di un interlocutore che durante l'ultima guerra in Medio Oriente ha invitato i guerrieri ad andare a distruggere Israele (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico), che negli anni ha cacciato gli ebrei dal suo Paese, fino a che non è esistita più neanche una sola sinagoga, che ha perseguitato i dissidenti in ogni modo e che nel passato, anche se vi sono stati sviluppi e cambiamenti, ha praticato il terrore.
Il secondo elemento è costituito dal fatto che sull'ottimismo della volontà talvolta sovrasta il pessimismo della moral clarity, cioè penso che la chiarezza morale a volte ci imponga delle scelte, che vanno in parte anche contro il nostro desiderio di far bene, che è certamente quello che sta facendo il mio gruppo in questo momento. Quello che penso è che laddove vi è qualcosa di buono, là vi è o si sviluppa la democrazia. Lego il mio concetto di bene nella politica al concetto di sviluppo della democrazia, quindi benché io speri che questi rapporti internazionali, che si creeranno certamente con l'Italia, possano spingere, come diceva il collega Farina, in direzione positiva, tuttavia, non scorgendone per ora gli elementi, non posso che dichiarare la mia fedeltà al mio gruppo e ciò nonostante astenermi rispetto al voto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, nel ringraziarla per avermi dato la parola, intervengo per manifestarle il mio sconcertoPag. 8 nel vedere tanti voti a favore senza alcuna motivazione: è come se non vi fosse niente da dire. Da questa parte dell'aula ho ascoltato le dichiarazioni dell'onorevole D'Alema, ineccepibili dal punto di vista della forma del trattato, ma non ho sentito nessuno parlare a nome degli schiavi che saranno abbandonati nel deserto, a nome degli schiavi che saranno abbandonati in mare!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Adornato. Ne ha facoltà.

FERDINANDO ADORNATO. Signor Presidente, intervengo semplicemente per ringraziare la collega Nirenstein della sua dichiarazione.
Come lei ricorderà, ieri il Presidente Casini ed io stesso avevamo fatto un appello a fare prevalere le ragioni delle idee che si hanno, rispetto ai vincoli di schieramento, anche perché i trattati non sono sacri. I trattati sono cose importantissime, ma dipende poi come sono scritti, perché un trattato con un dittatore si può fare, ma dipende da ciò che c'è scritto dentro. Dunque, i contenuti del trattato in esame prevalgono sull'idea del rapporto di amicizia con la Libia, che per noi è fuori discussione.
Poiché le voci, anche dissidenti, che conosco quasi una per una, erano, però, molto silenti (e questo mi stupiva molto da parte dei colleghi del Popolo della Libertà, di cui ho molta stima), vorrei ringraziare l'onorevole Nirenstein per il suo atto. Come lei stessa ha affermato, infatti, non si tratta di un atto contro il suo gruppo, ma semplicemente di un atto compiuto in nome di ciò che questo Parlamento dovrebbe fare: che ciascuno di noi rappresenti, senza vincoli di mandato, i motivi e le idee per i quali è stato eletto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mecacci 3.5378, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 473
Votanti 320
Astenuti 153
Maggioranza 161
Hanno votato
74
Hanno votato
no 246).

Prendo atto che i deputati Simeone, Mussolini e Abrignani hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che i deputati Oliverio e Mastromauro hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere il voto e che avrebbero voluto astenersi.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mecacci 3.5098.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, spero che, oltre alla collega Nirenstein, che ringrazio, anche qualche collega della Commissione difesa appartenente alla maggioranza prenda la parola. Kommersant scrive, infatti, che l'11 ottobre scorso, navi da guerra russe in rotta verso il Venezuela per partecipare a manovre nello scorso novembre, hanno fatto scalo a Tripoli per rifornirsi...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Mecacci.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, il dittatore libico, del quale adesso abbiamo anche l'onore di avere una firma, e che siamo certi manterrà i patti, è lo stesso che ha sottoscritto con imprenditori italiani affari per miliardi che...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Maurizio Turco.Pag. 9
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, il leader di libertà, Gheddafi, questo autunno ci ha mandato 7.660 clandestini immigrati, mentre nello stesso periodo del 2007 arrivarono 1.320 persone. La Lega Nord non ha niente di dire su questo?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, continuo a rivolgermi alla mia parte politica, perché alcune notizie, che ho letto su l'Unità riportano quanto segue: a Cufra, in Libia, stupri, torture...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bernardini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, come nel film «Cassandra crossing», siamo una locomotiva, un treno, che sta correndo velocissimo verso il terribile traguardo della ratifica del Trattato in esame, senza discuterlo, senza entrare nelle questioni che sono state dette, senza tener conto delle obiezioni e, in particolare, di quelle che mettono in pericolo la vita e i diritti di coloro che presuntivamente...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Colombo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mecacci 3.5098, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 477
Votanti 325
Astenuti 152
Maggioranza 163
Hanno votato
74
Hanno votato
no 251).

Prendo atto che il deputato Tenaglia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario, e che i deputati Porta, Reguzzoni, Mastromauro e Capodicasa hanno segnalato che avrebbero voluto astenersi.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mecacci 3.5028.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, leggerò un passo dell'intervento del nuovo Presidente americano, Barack Obama, quando ieri si è rivolto ai leader del mondo islamico: a coloro che si aggrappano al potere, grazie alla corruzione, all'inganno e alla repressione del dissenso diciamo: sappiate che siete dalla parte sbagliata della storia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, il Trattato in esame vincola l'Italia a non concedere l'uso delle basi militari presenti sul nostro territorio, che sia finalizzato ad attacchi militari contro la Libia. Questo è in palese contrasto con quelli che sono gli impegni...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Maurizio Turco.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

Pag. 10

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, al leader di libertà Gheddafi stiamo dando cinque miliardi di dollari, in cambio di appalti affidati a imprese italiane e di capitali all'ex colonia, che affluiscono in Piazza Affari per sostenere le imprese del nostro Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, è il caso di sottolineare che tutto questo, e cioè la ratifica di questo Trattato, avviene senza alcun dibattito sul sistema pubblico radiotelevisivo e, pertanto, gli italiani non ne sanno alcunché.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, continuo ad invocare una cosa che dovrebbe essere tipica di un Parlamento, e che, invece, non lo è. Si potrebbe sentire, da destra, una voce persuasiva, che ci dica perché dovremmo votare a favore della ratifica di questo Trattato (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? Si potrebbe sentire, da sinistra, una voce persuasiva, che entri nell'aspetto umano di questo Trattato, oltre che nel suo costo immenso, per dirci perché?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lehner. Ne ha facoltà.

GIANCARLO LEHNER. Signor Presidente, un politico inglese estremamente autorevole, parlo di Benjamin Disraeli, una volta scrisse: «Quando la coscienza confligge con la volontà del proprio partito, la persona dabbene, purtroppo, è costretta a scegliere il proprio partito e non la propria coscienza.» È il mio caso. Io voterò contro, concordemente con il mio gruppo, anche se ammetto di nutrire parecchi dubbi. In particolar modo, ho il dubbio che Gheddafi ci abbia preso in giro (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Unione di Centro e Partito Democratico), perché si è verificato un aumento spropositato di sbarchi sulle coste della Sicilia. Questo Trattato era stato immaginato anche come un freno e un filtro a questi sbarchi. Lo ripeto, voterò no, fedele a Disraeli, ma la mia coscienza vota sì (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Unione di Centro e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Cera. Ne ha facoltà.

ANGELO CERA. Signor Presidente, voglio dire al collega Lehner che io al mio partito voglio concedere del tempo, anche un po' di quello che dovrei dedicare alla famiglia, ma la coscienza (mi perdoni, onorevole Lehner) non la regalo al partito, ma la tengo per me, perché la coscienza è qualcosa che ci si porta dentro e si tiene e a cui si risponde del silenzio delle proprie azioni.

PRESIDENTE. Avverto che il gruppo dell'Unione di Centro ha esaurito anche i tempi aggiuntivi concessi dalla Presidenza.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, chissà perché, ascoltando il collega Lehner mi veniva in mente un passo della liturgia della messa per San Tommaso Moro (non la liturgia cattolica, ma quella anglicana): Fedele servitore del re, ma, prima di tutto, di Dio e della coscienza.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mecacci 3.5028 , non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 11
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 478
Votanti 321
Astenuti 157
Maggioranza 161
Hanno votato
78
Hanno votato
no 243).

Prendo atto che il deputato Giacomoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario; che il deputato Favia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Rampi ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mecacci 3.4958.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, il nuovo Presidente americano Barack Obama continuava ieri dicendo «siamo disposti a tendere la mano se sarete disposti a sciogliere il pugno». Noi stiamo tendendo non la mano, ma il braccio e il corpo a Gheddafi senza che abbia...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Mecacci.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, si diceva che con questo accordo il dittatore si è impegnato a delle aperture verso i diritti umani: ma perché non gli avete chiesto di ratificare la Convenzione delle Nazioni Unite per i diritti dei rifugiati...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Turco.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, in realtà permettiamo a questo regime anche di entrare nel salotto buono della finanza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Comprereste una macchina usata da quell'uomo? Stiamo firmando un trattato di amicizia che svende i diritti umani.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, si sarebbe potuto immaginare che per attrarre il voto dell'opposizione e della sinistra di questa Assemblea, il Trattato avrebbe parlato di modo di monitorare le condizioni dei campi di cosiddetta accoglienza, che in Libia sono campi di sterminio. Tutti i diritti di coloro che vengono presi nelle reti di questa sorveglianza monitorata da società...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Colombo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ieri abbiamo ascoltato attentamente questo argomento posto all'ordine del giorno da parte del Governo e abbiamo sentito anche un gruppo di parlamentari, che sono all'interno del Partito Democratico e che rappresentano la componente radicale, i quali hanno portato all'attenzione di tutto il Parlamento alcune situazioni delicatissime che conoscevamo, ma che a qualcuno sfuggivano.
Sulla base di questa riflessione e all'interno di questo Parlamento - si chiama «Parlamento» proprio per parlare - è opportuno discutere, parlare e confrontarsi. Quando - e ciò si verifica spesso - dalla parte della maggioranza c'è la voglia di frenare o di non far parlare, si verifica un fatto gravissimo.
Sappiamo tutti, per averlo letto, come questo non sia un Trattato di amicizia ma quasi di sostegno alla nazione della Libia Pag. 12e al suo leader: vale a dire, non facciamo altro che dare dei contributi. Per sostenere che cosa? Forse, alcune lobbies trasversali che devono investire, a proprio profitto e a discapito dei cittadini sia italiani sia libici. Trattato di amicizia: che cosa significa? Trattato di amicizia significa che due Parti vorrebbero, sono o diventeranno amiche ma nessuna di loro chiede contributi per far sì che il Trattato sia ratificato.
Un altro fatto importante sul quale dovremmo riflettere è il seguente (in momenti delicati, all'interno di quest'Aula, sentivo parlarne qualche leader di partiti che sono presenti da vent'anni sulla scena politica): è importante che, all'interno di questo Trattato, ci sia un passaggio fondamentale. Si tratta della previsione di una retribuzione per coloro i quali sono stati danneggiati negli anni passati, quando le imprese italiane vennero espulse dal Governo libico. Il Governo libico, quando ha mandato via questi operatori economici, che cosa ha dato loro? Niente. Li ha mandati via e ha trattenuto, nel proprio Stato, tutti i loro beni.
Che cosa c'azzecca, allora, qual è il limite, il confronto o l'equilibrio tra quello che si dice oggi e quello che si è sostenuto e fatto, ieri, da parte di un Governo, vale a dire il Governo libico? Dobbiamo quindi riflettere attentamente, grazie alla libertà del gruppo di parlamentari che hanno la forza di sostenere questa battaglia e di far riflettere coloro i quali in questo momento avessero ancora dei dubbi nel non sostenere la ratifica di questo Trattato: esso non è stipulato nell'interesse dei cittadini libici o italiani; piuttosto esso è nell'interesse di una lobby trasversale che deve andare ad operare all'interno di un Governo e di un Paese, la Libia, per interessi personali. Ecco quanto oggi si potrebbe verificare e si intravede. Riflettiamo su queste cifre: 5 miliardi di dollari, ben 5 miliardi di dollari! Quante sono le persone che stanno male e quante difficoltà abbiamo all'interno di questa Italia? Noi, oggi, con le nostra difficoltà, ci permettiamo il lusso di dare 5 miliardi di dollari ad un Paese che ci ha trattato male, che continua a trattare male e che non rispetta i diritti dell'essere umano. Non vogliamo riflettere, non vogliamo parlare, non vogliamo discutere di questi argomenti, vogliamo tenere gli occhi chiusi. Perché? Perché all'interno di questo Parlamento non esiste la libertà del parlamentare di esprimersi: ognuno deve votare come un capo decide. E se la decisione dovesse essere sbagliata? Non ha nessuna importanza: dobbiamo votare, punto e basta.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

DOMENICO SCILIPOTI. È dunque opportuno che si rifletta e che ogni parlamentare prenda coscienza, a destra, a sinistra e al centro, che questo non è un Trattato stipulato nell'interesse dei cittadini italiani o libici ma di alcune lobbies che passano sopra le nostre teste. Dobbiamo pertanto riflettere attentamente, prendere coscienza e ribellarci a un modo di gestire la vita pubblica che non è al servizio della collettività ma soltanto del padrone e questo è un fatto gravissimo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Argentin. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, vorrei intervenire a titolo personale per dire semplicemente che sono ormai due giorni che votiamo questi emendamenti ed io sto votando a favore perché sono convinta che, anche se l'intervento del collega D'Alema ha un senso politico (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico), non dobbiamo mai dimenticare che, pur essendo riformisti, dobbiamo essere dei riformisti di sinistra e per me la sinistra vuol dire anche ricordarsi dei più deboli piuttosto che cercare di ottemperare ai bisogni dei potenti (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sarubbi. Ne ha facoltà.

Pag. 13

ANDREA SARUBBI. Signor Presidente, vorrei intervenire a titolo personale per ringraziare i colleghi radicali per la battaglia di civiltà che stanno portando avanti in quest'Aula e per ricordare a tutti che non stiamo votando soltanto un accordo di politica estera, ma stiamo incidendo sulla politica economica italiana. Stiamo destinando 200 milioni di euro l'anno in un momento in cui la lotta alla povertà in Italia è coperta solo dallo 0,1 per cento del PIL.
Stiamo pertanto facendo una scelta e vorrei che questa scelta fosse ben chiara, come spiegherò più tardi nelle dichiarazioni di voto finale (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mecacci 3.4958, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 488
Votanti 324
Astenuti 164
Maggioranza 163
Hanno votato
76
Hanno votato
no 248).

Prendo atto che i deputati Rota, Vietti e Zinzi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Tenaglia ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mecacci 3.4818.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maran. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO MARAN. Signor Presidente, in questi giorni non abbiamo taciuto, per lo più nella disattenzione generale, i punti di possibile criticità del provvedimento come anche degli interventi specifici. Prova ne sia che l'emendamento sugli indennizzi è stato respinto in Commissione con il parere contrario del Governo e verrà riproposto tra pochi minuti. Mi riferisco innanzitutto alla questione della compatibilità con l'articolo 5 del Trattato Nato sul quale abbiamo depositato uno specifico ordine del giorno ed anche alla questione della copertura finanziaria sollevata da parecchie Commissioni tra le quali anche la Commissione finanze.
Inoltre, non abbiamo taciuto l'impressione che, a fronte di uno Stato denunciato più volte da organizzazioni che si occupano dei diritti dell'uomo per le pratiche lesive di questi diritti, quali la tortura e la mancanza di garanzie processuali, si potesse ottenere qualcosa di più in occasione della stipula di un accordo bilaterale. L'Italia forse poteva cercare di ottenere maggiori garanzie sul fronte di un rispetto maggiore dei diritti fondamentali e sul fronte delle garanzie istituzionali che caratterizzano i sistemi compiutamente democratici.
Non c'è dubbio che dovremmo forse complimentarci con i diplomatici libici per i risultati che hanno ottenuto, in quanto i punti di contenzioso residui nella trattativa di un negoziato che si è sviluppato in un lunghissimo arco di tempo risultano risolti a favore della Libia, a loro favore.
Non c'è dubbio che si poteva fare meglio e che noi abbiamo l'ambizione di ritenere che avremmo potuto fare meglio, ma resto dell'opinione che un rinvio apparirebbe alla controparte un atto incomprensibile, un atto di comprensibile ostilità e che sarebbe un errore sottovalutare il trattato di amicizia, partenariato e cooperazione firmato da Italia e Libia. L'accordo è rilevante (ne parleremo in occasione delle dichiarazioni di voto finale e ne abbiamo parlato nella discussione sulle linee generali) per l'entità economica, la valenza politica, il profilo ideale (e su ciò tornerò più rapidamente), le conseguenze ed anche i rischi sul fronte dei flussi migratori africani.
L'intesa, infatti, ha ragioni molto pragmatiche che illustreremo ma, come ha Pag. 14sottolineato il Presidente del Consiglio Berlusconi, intende riconoscere - e su questo varrebbe la pena concentrarsi - i danni inflitti dal nostro Paese alla Libia durante l'occupazione che si protrasse dal 1911 al 1943.
La domanda è molto semplice: è giusto chiudere il contenzioso tra l'Italia e la Libia per i danni di guerra? Credo di sì e credo che sia un dovere morale per il nostro Paese.
Si tratta di un'ammissione di responsabilità accompagnata, una volta tanto, da esplicite scuse, un'ammissione che è moralmente rilevante al di là delle dispute storiografiche sull'entità dei crimini commessi e dei dibattiti sulla responsabilità che i Paesi mantengono per gli atti compiuti da regimi passati.
Uno storico come Del Boca ha ricordato che il colonialismo italiano è costato alla Libia centomila morti quando i suoi abitanti erano ottocentomila; ciò vuol dire che un libico su otto è stato ucciso per difendere il proprio Paese.
L'Italia è davvero consapevole del proprio passato coloniale? Basterebbe considerare che lo sminamento previsto non è un atto simbolico e ancora oggi, non allora, ma oggi cinquanta persone muoiono, ogni anno, saltando sulle mine italiane. Queste vittime non contano? Non parlano alla nostra coscienza? E perché?
La ratifica in esame è il punto d'arrivo di una lunga vicenda che ha visto impegnati diversi Governi del Paese. Alla base di questa progressiva normalizzazione delle relazioni bilaterali e dell'intensificazione dei rapporti politici ed economici vi è stata l'accettazione, da parte libica, dell'autorità della comunità internazionale sul caso Lockerbie e, quindi, la fine del regime sanzionatorio dell'ONU. Questo è un processo che l'Italia ha accompagnato e favorito in questi anni. Naturalmente, si tratta di un processo che è stato favorito da molti leader del mondo libero che hanno fatto, in questi anni, la fila per le loro multinazionali per il metano e per il petrolio di Tripoli, al punto che Gheddafi è diventato uno degli interlocutori degli Stati Uniti in quell'area sia come potenziale modello per le altre nazioni su tutte le questioni della proliferazione atomica, sia come argine al fondamentalismo.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ALESSANDRO MARAN. Concludo con un'ultima considerazione, signor Presidente. Si tratta di un processo che noi abbiamo favorito e che ha un illustre precedente, a proposito di contenzioso storico, quello della Jugoslavia di Tito, un dittatore comunista che non avevo molto rispetto per i diritti umani. Quanti allora salutarono con soddisfazione la fine del contenzioso storico con un Paese guidato da una dittatura in nome della pace, della convenienza economica e della stabilizzazione dell'area - allora la Jugoslavia faceva parte dei Paesi non allineati -, forse oggi dovrebbero togliersi di dosso le magliette con le insegne di chi vuole esportare la democrazia, anche perché il nostro Paese allora pagò i propri debiti con i pegni degli esuli istriani e dalmati, la maggior parte dei quale non ha ricevuto ancora alcun aiuto (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, credo che le questioni che ha sollevato il collega Maran non siano dettagli, a differenza di quello che ha dichiarato il presidente D'Alema in quest'Aula, e non comprendo perché il gruppo del Partito Democratico voti a favore di questo Trattato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, la chiusura di un contenzioso storico tenendo fuori tutti quei cittadini italiani che hanno maturato, nel corso degli anni, dei crediti miliardari nei confronti del dittatore non è la chiusura di un contenzioso ma ...

Pag. 15

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Turco.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, fra le nefandezze di questo Trattato vi è il fatto che in fondo è una partita di giro. Infatti, si prevede lo stanziamento di 5 miliardi di dollari in cambio di appalti ad aziende italiane, tra cui Impregilo, sotto inchiesta a Napoli per i disastri dei rifiuti campani.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, intervengo per ricordare che non dieci anni fa, ma il 29 dicembre del 2007 la Libia ha firmato un Trattato con l'Italia per contrastare l'immigrazione ...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bernardini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, finalmente una voce e certamente non posso dire di non stimarla e di sentirla vicina, quella dell'onorevole Maran, che ha cercato di proporre delle risposte e di dare delle indicazioni. Tuttavia, questo è un Trattato militare, è un Trattato militare! Esso non ha niente di umano, costa moltissimo e pesa esclusivamente sulle spalle dei...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Colombo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mussolini. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, non mi addentrerò nelle tante questioni che possono interessare questo Trattato, ma voglio limitarmi soltanto al fatto che attualmente a Lampedusa - può dirlo il prefetto Morcone che noi, membri della Commissione parlamentare per l'infanzia, conosciamo molto bene - vi sono 1.850 clandestini a fronte di una capienza di 400 persone che possono arrivare a Lampedusa. Partono tutti dalla Libia. È stata messa in ginocchio la regione Sicilia e tutti i comuni vicini. Non solo non mi asterrò ma esprimerò voto contrario (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico). Gheddafi cosa ci dà in cambio? Prima ci facesse vedere i cammelli e poi pagheremo. Finora non ci ha fatto vedere nessun cammello ma solo clandestini e io esprimerò voto contrario.
Arrivano bambini che ingoiano carburante e muoiono nei nostri mari grazie a questi accordi che non valgono niente. Voterò contro. Mi spiace andare contro il Governo, ma c'è anche una coscienza dopo tutto quello che abbiamo visto in Commissione infanzia. Ci facesse vedere questi cammelli Gheddafi (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, non sono stupito per il silenzio della maggioranza, la quale vuole risparmiare i tempi parlamentari e un po' ha la tendenza a pensare che il Parlamento in fondo sia un passaggio inutile che ostacola l'azione del Governo (meglio se non ci fosse), ma sono stupito dal silenzio del Partito Democratico che dovrebbe pur dire qualcosa su una vicenda che ha una tale portata e che tocca i principi fondamentali...

PRESIDENTE. La prego onorevole Buttiglione, concluda.

ROCCO BUTTIGLIONE. ...della difesa dei diritti umani.

PRESIDENTE. Avverto che il gruppo dell'Italia dei Valori ha esaurito i tempi a Pag. 16sua disposizione. La Presidenza, tuttavia, concede a tale gruppo, analogamente a quanto già fatto per altri gruppi, un tempo aggiuntivo pari ad un terzo di quello originariamente previsto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, l'intervento dell'onorevole Mussolini sintetizza la situazione e il rapporto vero esistenti tra Italia e Libia. Altro che accordi! Gli accordi sono stati già fatti e sono stati abbondantemente disattesi. Da siciliano vedo l'isola di Lampedusa interamente bloccata per gli sbarchi clandestini che nessuno dall'altra sponda, dalla Libia, garantisce che non avvengano, in piena violazione dei diritti umani.
Cosa fa l'Italia e cosa propone questo Governo? Di fare un Trattato di amicizia, un Trattato economico, un Trattato con cui l'Italia si sveglia una mattina, pensa che vadano risarciti i danni dopo sessant'anni e soltanto alla Libia (non pensando agli interessi invece degli italiani che li vantano) e di stanziare circa 5 miliardi di euro in vent'anni per la Libia. Altro che amicizia, questo è un grande regalo, ed è un regalo indiretto.
È un regalo e vogliamo sapere quali sono le ditte italiane che vanno a lavorare in Libia. Quali sono le società? Sono sempre le stesse o sono cambiate? Questo è il vero problema. Tutto questo avviene in palese violazione dei diritti umani. Parliamo di un Paese che non garantisce l'uomo e la sua dignità, parliamo di un Paese guidato da un dittatore che solo grazie agli interessi economici non è più un dittatore, ma è diventato una persona per bene che può investire liberamente in Italia.
Abbiamo visto speculazioni di tutti i tipi, incursioni periodiche della Libia che non sono militari, ma è come se lo fossero. Si tratta di incursioni economiche in Italia che riguardano i settori più disparati e che sono servite soltanto per garantire vantaggi economici alla Libia e non alle popolazioni libiche, a cui va totalmente la nostra solidarietà per le sofferenze che patiscono, ma al contrario direttamente al proprio comandante e dittatore.
A questo punto non si può parlare di politica estera. Spiace che leader del Partito Democratico abbiano parlato nei loro interventi di questione meramente di politica estera. Qui si parla di economia, di finanziare Paesi che mettono in discussione la dignità umana. Non si tratta di politica, ma di economia: finanziamo chi non ci dà garanzie. Questo dovrebbe pretendere il Governo italiano: basta con gli sbarchi e con le garanzie sugli investimenti a chi fa incursioni periodiche e mette seriamente in discussione l'uomo e la sua dignità.
Con questi Paesi, a mio modo di vedere, non è possibile fare accordi di amicizia. Dobbiamo parlare di questioni economiche, ma prima facciamoci dare tutte le garanzie (Applausi di deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico ).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, con questo Trattato non si limitano gli sbarchi dei clandestini, ma si incentivano. Abbiamo suggerito a Marocco, Tunisia e Algeria che se ci mandano i clandestini noi paghiamo 5 miliardi di dollari.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mecacci 3.4818, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 490
Votanti 330
Astenuti 160
Maggioranza 166
Hanno votato
73
Hanno votato
no 257).Pag. 17

Prendo atto che i deputati Sisto e Ventura hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere il voto e che i deputati Monai e Delfino hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole. Prendo atto che i deputati Siliquini e Torrisi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mecacci 3.4670.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, intervengo per tornare ai rapporti tra la Russia e la Libia. Sempre il quotidiano russo Kommersant, ha scritto a fine ottobre che la Libia si è impegnata ad acquistare armi russe, manifestando interesse per carri armati da combattimento T90, a caccia Su-30 e sistemi di missili terra-aria Tor-M1.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 11,25)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, nel momento in cui si tagliano di oltre il 50 per cento i fondi per la cooperazione internazionale con i paesi in via di sviluppo, diamo 200 milioni di dollari all'anno per vent'anni al dittatore che grazie ad un'oculata politica...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Maurizio Turco.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, che sia una vantaggiosa partita di giro per alcune imprese italiane lo dimostra il fatto che Confindustria non ha battuto un colpo in difesa degli esuli italiani della Libia, che sono in gran parte imprenditori, rispetto ai quali mi auguro che ci sia (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Zamparutti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, lo dico soprattutto ai rappresentanti del Governo. Nel 2008 sulle coste italiane sono sbarcati 36.900 immigrati disperati e sono il 75 per cento in più rispetto...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Bernardini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, vorrei ricordare quante volte alle Nazioni Unite si pone il problema, nella remissione del debito dei paesi africani, della corruzione di quei Governi e del come i soldi che vengono bonificati non arrivino mai al popolo. Immaginate quanto di questi miliardi, dei quali l'Italia si priva adesso, arriverà al popolo libico!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, in questo caso voterò a favore, ma credo che su questioni come queste bisogna analizzare bene i testi. Personalmente trovo alcune proposte emendative che saranno esaminate successivamente, anche presentate da parte del gruppo del Partito Democratico, condivisibili e fondate, così come trovo alcune delle ragioni qui espresse dagli onorevoli Maran ed Evangelisti elementi di riflessione che non possono essere aggirati. Lo dico perché questi temi sono complessi e delicati, ma allo stesso tempo ritengo un errore - mi Pag. 18rivolgo all'Assemblea - manifestare talvolta fastidio, perché le battaglie qui fatte dalla componente dei radicali (e poi condivise da altri) non sono né strumentali, né momentanee. Sono state poste sulla Cina (tra grande indifferenza), su Cuba, sul Tibet, su numerosi altri Paesi del mondo.
Mi rivolgo a lei, signor Presidente, perché in questi giorni - come sa - non è funzionante la Commissione di vigilanza RAI. Quest'Assemblea all'unanimità in tempi non sospetti approvò un ordine del giorno per chiedere un programma televisivo dedicato alla lesione dei diritti umani, chiedendo di monitorare in modo permanente queste lesioni, di portarle a conoscenza della pubblica opinione, di non rendere clandestini questi grandi temi dei diritti violati, a prescindere dalle opportunità o talvolta dagli opportunismi. È un tema che è stato posto con grande passione. In questa sede la componente radicale ha più volte richiamato l'attenzione sull'assenza di informazione in queste ore sulla discussione che si svolge in Assemblea.
Si può essere d'accordo o meno. Tuttavia, signor Presidente, concludo così: se un centesimo del tempo dedicato al delitto di Perugia, di cui sappiamo tutto (anche lo spostamento degli sgabelli), venisse dedicato a grandi temi civili, forse tutti discuteremo con più serietà e serenità (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori, Unione di Centro e di deputati del Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pezzotta. Ne ha facoltà.

SAVINO PEZZOTTA. Signor Presidente, voterò contro questo Trattato per un semplice motivo e per una semplice ragione, che riguarda il fatto che il Trattato non tiene conto e non dà garanzie per quanto riguarda i rifugiati e richiedenti asilo. Richiamerei l'attenzione sul fatto che tale questione ha anche degli aspetti di ordine costituzionale, perché il nostro Paese è portato dal punto di vista della Costituzione a garantire il diritto di asilo per le persone che sfuggono dai loro Paesi per ragioni di persecuzioni politica, religiosa e di altro motivo. Per questi motivi voterò contro (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, nel valutare questo Trattato non credo che si debba fare riferimento, come diceva prima l'onorevole Lehner, ad un contrasto tra una posizione di partito e una posizione di coscienza. Il problema che si pone con questo Trattato, e con altri Trattati che possiamo esaminare, è quello di un contrasto inevitabile nella vita politica dei Paesi e degli Stati fra le ragioni di Stato e le ragioni di coscienza o i principi di fondo del diritto.
Io credo che in Aula la maggior parte dei colleghi, di centrodestra e di centrosinistra, conoscono il regime libico come un regime che attenta ai diritti umani: non è che questa consapevolezza non c'è in tutti noi. Ma molti di noi, ed io stesso, comprendiamo che la ragione degli Stati può imporre di fare degli accordi anche con dei regimi dittatoriali, se questi accordi possono dare dei risultati o consentire degli sviluppi, e così via.

CLAUDIO D'AMICO. Tempo!

GIORGIO LA MALFA. Il punto del Parlamento, onorevoli colleghi, per cui è importante che ci siano delle voci che sollevano delle riserve, dei dubbi e che voteranno contro o si asterranno, è che mentre i Governi debbono pensare soprattutto alle ragioni degli Stati, i Parlamenti debbono tenere alta la bandiera dei principi e dei diritti umani.
Quindi, quanti di noi non voteranno a favore mandano un messaggio importante al regime del colonnello Gheddafi, quello che l'Italia può fare accordi con il suo regime, ma non lo scambia per un regime di democrazia e di libertà che non è. Questa è la ragione per cui è importante Pag. 19che ci siano 50 o 100 voti di questo Parlamento contrari a questo Trattato (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberal Democratici-Repubblicani e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, intervengo solo per chiarire un equivoco: noi non siamo contrari ad un Trattato con la Libia, siamo contrari a questo Trattato con la Libia (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico). Un Trattato fatto in ginocchio davanti ad un dittatore: a un dittatore si parla guardandolo negli occhi e non dicendo cose false, non dandogli una patente di democrazia. Certo, i commerci hanno le loro ragioni, ma esse non devono confliggere con quelle della coscienza e nemmeno prevalere su di esse.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mecacci 3.4670, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 486
Votanti 326
Astenuti 160
Maggioranza 164
Hanno votato
78
Hanno votato
no 248).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Mecacci 3.4710.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, mi rivolgo sempre ai colleghi della Commissione difesa perché il quotidiano russo Kommersant, sempre in quell'articolo, dice che la proposta che Gheddafi farà alla Russia di istituire una base militare a Bengasi mira ad attenuare il malcontento del Cremlino causato dal non rispetto da parte della Libia dei suoi accordi con la Russia.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Mecacci.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, circa 200 milioni di euro l'anno per chiedere al dittatore Gheddafi di fare il poliziotto nel Mediterraneo. Saranno centinaia di migliaia coloro che continueranno a morire, ma noi avremo la coscienza pulita perché non li vedremo, non dovremo farcene carico, non dovremo pagare il prezzo di quel sangue.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Turco.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, parliamo dell'importanza della Libia come perno nella diversificazione dell'acquisizione di gas, ma stiamo facendo entrare Gazprom nello sfruttamento dei giacimenti libici in partnership con Eni: questo è...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Zamparutti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, esiste un diritto dei cittadini italiani completamente e continuamente violato: Pag. 20quello di essere informati. Noi chiediamo un dibattito pubblico sul voto di questo Trattato e sulla sua ratifica.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bernardini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, per fortuna abbiamo la testimonianza costante, continua e appassionata dei deputati radicali eletti nel PD, per fortuna ci sono persone come l'onorevole Sarubbi e l'onorevole Giulietti che dicono queste cose, altrimenti da questa parte dell'Aula ci sarebbe un silenzio che continuo a non sapermi spiegare.
Per fortuna le cose che vanno affermate in quest'Aula sono state dette dall'onorevole La Malfa, dall'onorevole Buttiglione (Applausi di deputati del gruppo Unione di Centro) e persino - non avrei mai pensato di arrivare a questo punto - dall'onorevole Mussolini, alla quale devo tributare un mio piccolo omaggio per le questioni che ha saputo porre. Altrimenti ci sarebbe il silenzio perché quello che ha detto l'onorevole Buttiglione è sacrosanto: non è un Trattato... (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Colombo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, voglio ringraziare gli onorevoli radicali perché hanno risvegliato gli animi. Dal canto mio, mi chiedo come sia possibile stringere un patto di amicizia con un dittatore, perché Gheddafi è un dittatore. Oltretutto, gli offriamo anche 5 miliardi di dollari e anche questo pone una riflessione a noi italiani: quale rispetto dei diritti umani, quale libertà, di quale pace si discute se andiamo a trattare con una persona che non conosce neanche questi termini?
Mi associo poi a quanto ha affermato l'onorevole Mussolini perché la questione degli sbarchi di Lampedusa è seria. Noi cosa facciamo di contro? Stringiamo la mano a Gheddafi e gli diciamo che è bravo perché fa fuggire la sua gente dalla sua terra.
Inoltre, mi pongo anche un'altra domanda. L'articolo 20 del Trattato prevede che le parti: «si impegnano altresì ad agevolare la realizzazione di un forte ed ampio partenariato industriale nel settore della difesa e delle industrie militari»: cosa significa? In cosa consiste questo forte ed ampio partenariato nel settore della difesa? Chi ce lo spiega, o per lo meno, chi potrebbe spiegarcelo?

PRESIDENTE. Avverto che il gruppo dell'Italia dei Valori ha esaurito anche gli ulteriori tempi aggiuntivi concessi dalla Presidenza.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mecacci 3.4710, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 487
Votanti 322
Astenuti 165
Maggioranza 162
Hanno votato
75
Hanno votato
no 247).

Prendo atto che i deputati Realacci e Misiti hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto astenersi e che il deputato Rota ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mecacci 3.5738.Pag. 21
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, nel nostro Paese vi è un consenso da parte di tutte le organizzazioni che si occupano dei diritti umani sulla situazione presente in Libia; inoltre, vi è anche un consenso sul fatto che questo Trattato non fa nulla per cercare di migliorare la situazione in quel Paese. È per questo che noi...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Mecacci. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, non esiste al mondo Trattato tra un Paese democratico e uno dittatoriale che non preveda una clausola democratica, che condizioni quel Trattato e quel denaro al rispetto dei diritti umani fondamentali nei confronti dei cittadini libici...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Turco. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, questo Trattato dimostra che ormai la politica estera e quella degli affari raggiunge l'apice con Berlusconi, ma non riguarda solo lui, e che non c'è più progettualità democratica nell'interesse dei cittadini italiani.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, non solo non c'è informazione su questo Trattato, ma accade anche che il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, sia censurato. Lo spiegherò nei prossimi quindici secondi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, intervengo per pagare un piccolo debito di riconoscenza parlamentare nei confronti dell'onorevole Nirenstein e di ciò che lei ha dichiarato e di cui fino a questo momento non avevo tenuto conto.
Inoltre, vorrei ricordare che ancora nessuno ci spiega cosa faranno le società italiane per monitorare quella linea nel deserto, quel confine che non esiste, quel punto in cui sono coinvolti interessi francesi e di altri Paesi della NATO.

STEFANO STEFANI. L'hai già detto!

FURIO COLOMBO. Pertanto, chiedo vivamente e appassionatamente a coloro che si occupano... (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Colombo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, intervengo solo per ricordare che qualche tempo fa anch'io ho fatto il Ministro e sono andato in giro per il mondo a stipulare accordi con delle dittature. Bisogna distinguere i commerci dalle questioni dei principi e dei diritti e, se possibile, mettere i commerci a servizio della difesa dei diritti. Questa volta abbiamo fatto il contrario, abbiamo dato una patente (Applausi di deputati del gruppo Unione di Centro)...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Buttiglione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mecacci 3.5738, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 22

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 492
Votanti 333
Astenuti 159
Maggioranza 167
Hanno votato
80
Hanno votato
no 253).

Prendo atto che i deputati Portas, Brandolini e Santagata hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto astenersi e che il deputato Stasi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mecacci 3.5714.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, noi siamo l'unico Paese al mondo che ha stipulato un Accordo per la lotta all'immigrazione clandestina con la Libia che non offre garanzie sul rispetto da parte di quel Paese della Convenzione ONU sui rifugiati e sul diritto d'asilo. Questo è contro la legalità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, c'è una clausola non scritta nel Trattato ed è quella che consentirà nei prossimi anni al dittatore Gheddafi di chiedere l'aumento, ovvero di riprendere ad inviare i clandestini che riterrà utili...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, l'incredibile appello che Berlusconi ha rivolto ai cittadini italiani ad acquistare azioni ENI intanto è stato raccolto dal «leader di libertà» Gheddafi che investirà (si parla di un 10 per cento) in ENI.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, protesto per la censura di cui è stato oggetto il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, nel momento in cui ha detto «sì» all'ingresso di Israele nell'Unione europea tre giorni fa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, intervengo solo per complimentarmi con l'onorevole Mussolini per il coraggio dimostrato in questo momento e per sottolineare il gelo silenzioso della Lega Nord. Qui stiamo dando armi, riconoscimento politico e soldi ad un Paese islamico di cui la Lega Nord ha sempre subito le ritorsioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stracquadanio. Ne ha facoltà.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Signor Presidente, da quando è iniziato questo dibattito il collega Colombo sollecita chi voterà favorevolmente al Trattato ad esprimere il motivo. Mi assumo volentieri questo compito alla condizione che si smetta di dire (come ha fatto prima nel dibattito il collega Scilipoti) che noi votiamo perché subiamo ordini e perché siamo stati tutti nominati. Vorrei ricordare, infatti, che tutti in quest'Aula sono stati eletti con il medesimo sistema di voto ed il medesimo sistema di selezione da parte dei loro partiti.
Eliminata la polemica sulla legittimità di essere presenti in Aula (che uguale è per tutti) aggiungo solo alcune cose. Quando si è intensificato il traffico di Pag. 23clandestini dall'Africa verso la Sicilia e passavano tutti dalla Libia, si è detto all'unisono nella cultura e nella politica italiana che si doveva stipulare un trattato con Gheddafi altrimenti non se ne poteva venire fuori e che si doveva fare come si era fatto con l'Albania perché in quel modo si era interrotto definitivamente il traffico da quel Paese.
Nel momento in cui si fa ciò, lo si fa con gli interlocutori che ci sono. Personalmente non ricordo di aver visto analoga mobilitazione di coscienze nel momento in cui il dittatore Gheddafi è diventato all'epoca socio della principale azienda manifatturiera italiana; anzi, da tutte le parti si salutò l'iniezione di capitali freschi che finalmente arrivavano in quella azienda e consentivano di mantenere lauti stipendi ai manager ovunque questi fossero collocati nel mondo.
Signor Presidente, ciò detto, io non ho colto la battaglia condotta da parte dei colleghi radicali, perché, se si dice che non si tratta mai con i dittatori, allora ci si dovrebbe spiegare perché, prima dell'avvio della guerra del Golfo, ci si chiedesse di convincere Saddam Hussein ad andare in esilio volontariamente, dicendo che non vi sarebbe stata alcuna ritorsione nel caso in cui non lo avesse fatto. Gli stessi colleghi radicali, invece, nel 1990 avevano sostenuto in quest'Aula la partecipazione dell'azione italiana all'operazione Desert storm.
Quindi, se dovessimo seguire come criterio quello per il quale non si discute con i dittatori, la prima decisione che dovremmo assumere è l'uscita dell'Italia dall'ONU, laddove la maggior parte dei Paesi ad essa aderenti sono a regime dittatoriale (Applausi del deputato Renato Farina). L'ONU, invece, viene presentata da coloro i quali contestano questo Trattato come la panacea dei mali del mondo e come il tutore dei diritti umani, per i quali si ricordano le Convenzioni che nel Trattato non sarebbero applicate.
Signor Presidente, la politica, anche la realpolitik, richiede adesione ai Trattati.
Alla collega Mussolini, che ha affermato di volere prima vedere il comportamento di Gheddafi rispetto ai clandestini, dico solo che è evidente che, fino a quando il Trattato non sarà operativo, l'arma di pressione del dittatore Gheddafi sarà quella di spedirci a frotte i clandestini: è la sua arma di pressione su questo Parlamento! Esserne consapevoli, avendo scelto la strada che abbiamo scelto per l'Albania, vuole dire soltanto questo: facciamo rapidamente in modo che, una volta ratificato il Trattato e dopo aver adempiuto alle obbligazioni che in esso abbiamo assunto (e che abbiamo liberamente assunto, anche in virtù di quella cultura della decolonizzazione che è stata portata ad esempio ed a modello della compensazione democratica rispetto al colonialismo autoritario dell'Europa e dell'Occidente), potremo pretendere di bloccare quel flusso e anche il rispetto dei diritti umani che nel Trattato sono richiamati.
Colleghi, finché noi, però, abbaiamo alla luna, accadrà quello che ci è successo negli anni Ottanta con l'Albania, fino a quando la risolutezza del Governo permise di prendere una decisione autoritaria (il Governo, infatti, prese i barconi pieni di clandestini nel porto di Bari e li riportò, manu militari, nei porti albanesi).
Signor Presidente, non possiamo fare finta di niente e fare le anime belle in questo Parlamento. È per queste ragioni che votiamo, non perché ce lo dice il partito o in nome di Israele, ma per convinzione che si tratta anche con i dittatori, laddove si debbano ottenere risultati proficui per la democrazia e per la nostra civiltà: trattiamo con quegli stessi dittatori che sono stati accolti in questo Paese come grandi investitori nei momenti di difficoltà economica (Applausi del deputato Renato Farina).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, siamo perfettamente d'accordo che con i dittatori si parla stando in piedi e non in ginocchio e regolando in modo ragionevole i reciproci interessi, non vendendoPag. 24 i propri valori (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, ricordo soltanto che Fathi El Jahmi è detenuto di coscienza dal 2004 in una località sconosciuta in Libia, perché ha criticato Gheddafi e dal 2006 la famiglia non lo può incontrare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maran. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO MARAN. Signor Presidente, intervengo su una questione, che forse è quella più scottante all'interno del Trattato, ossia quella dell'immigrazione. Su questo argomento siamo intervenuti molte volte e abbiamo presentato anche due emendamenti all'articolo 2, che il Governo, a nostro avviso, ha fatto male a non accettare. Il tema più scottante è quello dell'immigrazione verso le nostre coste di migliaia di persone, vittime in gran parte di una tratta senza scrupoli, in merito alla quale si è sempre sospettato, anche con qualche fondamento, che lo stesso Gheddafi stringesse o allentasse la morsa per convincere le nostre autorità a chiudere il contenzioso.
Le ultime tragedie nel canale di Sicilia, con decine di annegati, non possono che far salutare positivamente l'avvio del già concordato pattugliamento congiunto delle rotte interessate, proprio per scoraggiare le partenze (naturalmente, si auspica che ciò avvenga per evitare altri naufragi senza soccorso).
Ricordo un'affermazione del Presidente Berlusconi, che ha sostenuto che combatteremo insieme contro i mercanti di schiavi.
Credo che sia verosimile che, incassato il successo diplomatico indubbio ed ottenuto il risarcimento, il Governo libico si impegnerà nel contrasto degli scafisti criminali. Ciò che desta interrogativi - è questo il punto che avevamo cercato di sollevare - sono le modalità con cui il giro di vite verrà compiuto. Questa è la vera domanda. Il flusso di coloro che cercano fortuna in Europa è destinato a crescere ed è molto ampio. Dall'Africa subsahariana giungono sulle coste meridionali del Mediterraneo e da lì tentano, comunque, una traversata avventurosa.
Se non potranno salpare, quale sarà il loro destino in Libia? Saranno espulsi o rimpatriati in modi rispettosi rispetto ai minimi standard umanitari? Queste sono le domande che abbiamo posto. Alle frontiere del sud come verranno bloccati o respinti? Non vorremmo che le vittime del mare si trasformassero, nel silenzio e lontano da ogni sguardo, in vittime del deserto. Anche per questo il Governo farebbe bene e avrebbe fatto meglio a sostenere le nostre proposte ed a porsi queste domande. Anche per questo, la pratica degli accordi bilaterali dovrebbe essere estesa dall'Unione europea a tutti gli Stati rivieraschi, con un aumento della cooperazione allo sviluppo, che il Governo fa male a non finanziare in misura adeguata, per dare corpo ad una politica davvero solidale ed efficace, che cerchi di governare il fenomeno degli spostamenti di massa dovuti alla povertà.
Queste sono questioni che, in parte, non hanno a che vedere con il Trattato stipulato, ma soprattutto con il nostro atteggiamento, cioè con le modalità applicative del Trattato, che il Governo e il Parlamento decideranno di assumere. Proprio per questo, varrebbe la pena di svolgere una riflessione ulteriore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Adornato. Ne ha facoltà.

FERDINANDO ADORNATO. Signor Presidente, onorevole Stracquadanio, lei sa la stima che ho per lei, ma forse non si è reso conto di aver detto, rispondendo all'onorevole Mussolini, una cosa precisa quanto, secondo me, grave, cioè che, mentre il Parlamento italiano discute di questo Trattato, subisce, nello stesso tempo, un Pag. 25ricatto da parte di Gheddafi, che manda gli immigrati sulle nostre coste, affinché questo Trattato venga concluso. Non le pare...

PRESIDENTE. Onorevole Adornato, la ringrazio.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Razzi. Ne ha facoltà.

ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, intervengo solo per ricordare al collega del Popolo della Libertà che gli italiani all'estero - io sono uno di quelli - sono stati eletti con le preferenze e non nominati (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, intervengo per dire grazie all'onorevole Maran, per le sue affermazioni. Finalmente, sono uscite delle parole importanti da questa parte. Vorrei anche ricordargli, però, che il voto favorevole su questo Trattato sarà una pietra tombale sui diritti di quei dannati della terra, che sono in realtà il contenzioso di queste centinaia di milioni di dollari. Il fatto è proprio questo: si dice di voler combattere i mercanti di carne umana e si combatte...

PRESIDENTE. Onorevole Colombo, la ringrazio.
Saluto gli alunni e gli insegnanti della scuola elementare di Pessano con Bornago, in provincia di Milano, che stanno assistendo ai nostri lavori, accompagnati dal loro sindaco e da altri rappresentanti dell'amministrazione (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rao. Ne ha facoltà.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, intervengo per completare il ragionamento del collega Adornato. Non mi convincono le argomentazioni dell'onorevole Stracquadanio, perché non siamo convinti che, dopo la ratifica del Trattato, si fermino gli sbarchi organizzati dei clandestini che vengono dalla Libia in Italia. Ma anche se ciò fosse vero, significherebbe che non stiamo siglando un Trattato, ma subendo un ricatto (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Buttiglione chiede di nuovo la parola, ma non posso concedergliela, poiché è già intervenuto sull'emendamento in esame.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mecacci 3.5714, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 487
Votanti 322
Astenuti 165
Maggioranza 162
Hanno votato
75
Hanno votato
no 247).

Prendo atto che la deputata Sbrollini ha segnalato che avrebbe voluto astenersi, che i deputati Berardi, Lainati e Siliquini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che i deputati Nunzio Francesco Testa e De Poli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mecacci 3.5699, a pagina 176 del fascicolo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, mi chiedo sinceramente come si possa paragonare l'Albania alla Libia. L'Albania non ha mai sponsorizzato il terrorismo Pag. 26internazionale e non ha mai chiesto la distruzione dello Stato di Israele, onorevole Stracquadanio (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, noi non siamo qui per difendere le nostre coscienze. Vorrei ricordare all'onorevole Stracquadanio che siamo qui per difendere i diritti dei cittadini libici contro gli interessi...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Maurizio Turco.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, intervengo sulla pregiudiziale agli accordi commerciali, ai fondi sovrani: queste sono convenienze, ma non al prezzo di una convinzione perché non si può consentire il diritto, come prevede l'articolo 2, che un dittatore possa sviluppare, liberamente, il proprio sistema politico (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, facciamo attenzione perché i nostri centri di accoglienza, quelli che stanno in Sicilia, assomigliano sempre di più a quelli libici. Andate a visitare, - ve lo propongo - come ho fatto io, il centro di Cassibile. Se ci andavate due mesi fa, trovavate gli immigrati con i numeri addosso, come nei campi di concentramento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, l'accordo con l'Albania - io diedi una mano a realizzarlo - fu stipulato con un Governo liberamente eletto dal popolo, in un Paese democratico (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati del gruppo Partito Democratico).

IVAN ROTA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori, i lavori di un Governo che, in questi mesi, ci sta abituando a fornire regali ad amici.

STEFANO STEFANI. Non è sull'ordine dei lavori!

IVAN ROTA. Quello che fa specie è constatare che gli amici degli amici stanno diventando amici e mi riferisco anche a coloro i quali, fino a qualche mese fa, vedevano nella Libia un nemico da combattere. Voglio ricordare ai miei colleghi della Lega che...

PRESIDENTE. Grazie onorevole Rota.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, vorrei ricordare che questo è un Trattato militare di integrazione militare, di collaborazione militare, di scambi di informazioni militari; non l'abbiamo mai fatto con un Paese non democratico. Nella storia italiana di questa Repubblica, dopo il 1945, non abbiamo mai fatto un Trattato di alleanze e di integrazione militare con un...

PRESIDENTE. Grazie onorevole Colombo.
Passiamo ai voti
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mecacci 3.5699, non accettato dalla Commissione né dal Governo.Pag. 27
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 485
Votanti 329
Astenuti 156
Maggioranza 165
Hanno votato
77
Hanno votato
no 252).

Prendo atto che i deputati Delfino, Poli, Nunzio Francesco Testa e De Poli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che i deputati Berardi e Lainati hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mecacci 3.5684, a pagina 179 del fascicolo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, mi voglio rivolgere alla Presidenza della Camera per sapere se ha dato risposta a questa lettera delle ONG che chiedono un incontro con tutti i gruppi, e con la Presidenza, prima di procedere alla votazione finale. Chiedo di sapere se la Presidenza intenda rispondere a queste richieste che provengono da organizzazioni come Amnesty International, l'ARCI e molte altre.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, questo Trattato è palesemente contrario a tutte le pronunce dell'Unione europea, sia del Consiglio dei ministri, sia della Commissione europea, sia del Parlamento europeo. È evidente che viola anche la stessa legalità costituzionale del nostro Paese...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Maurizio Turco.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, è inquietante quello che ha detto il collega Giorgio Stracquadanio se penso che nel 2008 sono giunte a Lampedusa 30 mila persone, il doppio rispetto all'anno scorso. Noi, quindi, ratifichiamo il fatto che ci prestiamo a questo ricatto (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, ricordavo prima che gli sbarchi in Sicilia sono aumentati nel 2008 del 75 per cento. Avevamo firmato un Trattato anche allora, che fine ha fatto (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, il Trattato con l'Albania ha funzionato bene, le barche di disperati, invece di partire dalla costa albanese, hanno cominciato a partire dalla Turchia, da Adana, e dalla Siria. Abbiamo bloccato anche quel cammino, ma sono andati in Libia. Blocchiamo quello libico? Partiranno da qualche altra parte: ci vuole una conferenza mediterranea.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, gli slogan dei colleghi hanno fatto presa nel popolo del nord quando si parlava di essere contro il Governo libico. Voglio vedere con quali argomentazioni diremo al popolo del nord che stiamo dando armi, Pag. 28riconoscimento internazionale e soldi, proprio alla Libia che è stata combattuta fino all'altro ieri (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Enzo Carra. Ne ha facoltà.

ENZO CARRA. Signor Presidente, non vorrei che passasse il messaggio di un dibattito nel quale ci si scontra tra idealisti e cinici, perché ci sono delle ragioni del cuore che la ragione, spesso, non conosce.
In questo senso, con questo Trattato, per lo meno chiudiamo una vicenda coloniale che non è certo la pagina più esaltante della nostra storia, e mi sembra che già soltanto questo rappresenti un grande punto di approdo.
Ho sentito rammentare anche dai colleghi radicali - dai quali dissento - il discorso di ieri di Obama che, secondo me, presenta un aspetto di interesse anche per noi nel dibattito di stamattina. Mi riferisco a quando Obama afferma che bisogna trovare, con il mondo musulmano, una nuova via per il futuro, una via fatta di interessi reciproci. Dunque, penso che anche in questioni come queste gli interessi vi siano e debbano essere difesi, con la schiena dritta, come noi credo stiamo facendo, non so se al meglio con questo Trattato. Lo avrebbe fatto meglio un Governo di centrosinistra, certamente, però accettiamo questo punto di approdo. Lo dobbiamo fare con l'onestà intellettuale e non con la malafede che spesso contraddistingue alcuni contraddittori in questo dibattito.
In questa discussione non ho mai sentito parlare nessuno di interesse nazionale, che è qualcosa di più di un interesse concreto, spicciolo. Io credo che l'interesse nazionale in questo caso c'entri, e c'entri eccome, e non soltanto per le risorse energetiche. Vogliamo fare i conti? Vogliamo parlarne? Vogliamo farne a meno? Vogliamo far finta che non esistano? Ciò non soltanto perché quei 5 miliardi di dollari, che sembrano maledetti e che sembrano veramente il denaro del demonio, probabilmente andranno in gran parte a ditte italiane. Fa male questo? Dobbiamo dolercene? Ci deve dispiacere molto perché quei soldi non vanno a ditte straniere? Ditemi: forse sbaglio? Sì, lo so, forse è meglio qualche lobby straniera (perché vi sono anche alcune lobby straniere oltre a quelle italiane al mondo, soprattutto in certi affari che non sono così aperti e alla portata di tutte le società).
Ho sentito parlare di monitoraggio dei confini del deserto. Ci dispiace che lo facciano delle società italiane? Preferiamo che lo facciano delle società inglesi, tedesche o americane? Facciamo pure, per carità. Doliamoci anche di questo. Non ci sono soltanto interessi italiani - lo ripeto - in ballo in questa vicenda.
Infine, non vogliamo guardare alla storia, in particolare a quella del colonialismo, alla storia dei nostri rapporti così difficili con la Libia? Guardiamo allora alla geografia. Fino a prova contraria si tratta di un nostro vicino, è un'altra sponda del nostro mare la Libia e sarà sempre meglio avere un buon vicinato e un'amicizia piuttosto che un'inimicizia, una situazione di comprensione reciproca, anche per quello che riguarda i diritti umani, anche per quello che riguarda i sistemi elettorali che stanno tanto a cuore ai nostri costituzionalisti. Ebbene, anche per questo, credo che sarà meglio avere un Trattato di amicizia piuttosto che un trattato d'inimicizia, soprattutto con quel mondo nel quale, almeno in questo, con il Trattato in esame, entriamo da protagonisti e - lo ripeto - con la schiena dritta (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pezzotta. Ne ha facoltà.

SAVINO PEZZOTTA. Signor Presidente, sono d'accordo sul fatto che bisogna guardare agli interessi nazionali, e credo che l'elemento che noi stiamo ponendo è assolutamente di questo tipo, ma gli interessi nazionali devono tener conto anche dei Pag. 29cittadini italiani, che hanno dovuto abbandonare la Libia e che da tempo non trovano la soluzione ai loro problemi. Credo che questo sia un ragionamento...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Pezzotta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, ho sentito dal mio gruppo l'onorevole Enzo Carra esprimersi con ragioni gli realpolitik che a confronto fanno apparire l'onorevole Stracquadanio un membro di «Nessuno tocchi Caino».

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Lo sono!

FURIO COLOMBO. Sono stupito e disorientato anche perché...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Colombo.

FURIO COLOMBO. Presidente, ma il collega ha parlato per venti minuti!

STEFANO STEFANI. Ma lei non ha il tempo!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Antonio Martino. Ne ha facoltà.

ANTONIO MARTINO. Signor Presidente, ho molto esitato prima di chiedere la parola perché mi trovo preso tra la comprensione per le ragioni che hanno indotto il nostro Governo a stipulare questo Trattato, la ragion di Stato per usare la felice espressione del collega La Malfa, e le ragioni della coscienza. Ora a me sembra che il primo dovere di uno Stato sia quello di tutelare la dignità del Paese e questo Trattato offende la dignità dell'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Italia dei Valori e di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Partito Democratico). Ritengo altresì che gli amici che per essere tali debbano essere acquistati non valgano molto come amici (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Italia dei Valori e di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Partito Democratico). Infine vorrei permettermi di far notare all'autorevole collega della sinistra testé intervenuto che, invece di chiederci dove andranno quei 5 miliardi di dollari, sarebbe più opportuno chiederci da dove vengono quei 5 miliardi di dollari: vengono, caro collega, da tasche italiane, vengono sottratti a scopi utili per il nostro Paese e la nostra economia e vanno a finanziare un dittatore che non merita nessuna considerazione (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Italia dei Valori e di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Guzzanti. Ne ha facoltà.

PAOLO GUZZANTI. Signor Presidente, anch'io intervengo in uno stato di grandissimo disagio di fronte a questo Trattato e anch'io sono combattuto tra una questione di lealtà nei confronti del gruppo cui appartengo e la mia coscienza. Devo dire che anche questa volta è bene che la mia coscienza abbia il sopravvento, come è già accaduto di fronte alle questioni che riguardano la Russia. Ricordo che, quando da parte del Presidente Berlusconi vi fu il primo approccio con il leader Gheddafi, chiesi dalle colonne de Il Giornale che la Libia finalmente facesse chiarezza sulle pagine oscure della nostra storia, della storia italiana, che riguardano il terrorismo di origine libica. Mi riferisco alla strage dei dissidenti del 1980, anche alla questione di Ustica rimasta sospesa dopo che la Libia ha riconosciuto la propria responsabilità per la strage di Lockerbie (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico), per la quale ha versato un compenso in moneta per le vittime dell'aereo civile che è stato fatto saltare in aria dai terroristi libici. Tutto quello che sta accadendo adesso a me sembra pretestuoso e puzza di olio e di petrolio e non Pag. 30di questioni né umane né umanitarie. Ritengo che tutto ciò che sta accadendo sia completamente estraneo anche agli interessi nazionali di cui si è parlato perché, come diceva giustamente l'onorevole Buttiglione, se il problema fosse - e non è - soltanto quello di tamponare e fermare l'immigrazione clandestina, allora bisognerebbe fare una grande conferenza mediterranea. Per il momento stiamo pagando un regime e un dittatore per avere in cambio dei dubitabili vantaggi che sono incerti dal punto di vista economico ma sono certissimi dal punto di vista della lesione morale. Pertanto preannunzio sin d'ora la mia astensione (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati del gruppo Partito Democratico).

MARINA SERENI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARINA SERENI. Signor Presidente, mi rivolgo ai rappresentanti del Governo perché mi pare siamo di fronte a fatti nuovi. Abbiamo spiegato con grande chiarezza con gli interventi prima dell'onorevole D'Alema, in seguito dell'onorevole Maran e molti altri, qual è la posizione e l'atteggiamento che abbiamo tenuto in Commissione e poi qui in Aula circa il Trattato in oggetto. Non abbiamo nascosto gli elementi di criticità con i quali ci apprestavamo e ci apprestiamo ad esprimere un parere favorevole alla ratifica di questo Trattato. Abbiamo indicato anche responsabilmente le ragioni per le quali avremmo assunto e pensiamo di assumere questa responsabilità.
Tuttavia, vorrei far notare che in questo dibattito, progressivamente, esponenti non di secondo piano della maggioranza, oltre che esponenti del gruppo del Partito Democratico - in particolar modo la delegazione radicale - hanno sollevato questioni di una certa rilevanza, nell'assoluto silenzio del Governo. Credo che il Governo, a questo punto, debba apprezzare la situazione e valutare, come minimo, di rivolgersi a quest'aula e di spiegare, di chiarire e di rispondere alle domande che importanti pezzi dell'aula hanno rivolto. In qualche modo, se ne ha la possibilità, è compito del Governo fugare i dubbi, chiarire e spiegare quali sono i contenuti effettivi del trattato in esame e quali sono, eventualmente, le ragioni per cui ci si chiede oggi di ratificarlo. Altrimenti, mi pare difficile chiedere al Parlamento e in questo caso all'opposizione, anche ad un'opposizione molto responsabile come quella del Partito Democratico, di rimanere qui imperterrita a subire questa discussione, nell'assordante silenzio del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, mi pare che l'intervento dell'onorevole Sereni rappresenti una novità importante in questo dibattito ed io mi associo, a nome del mio gruppo, al suo invito pressante, affinché il Governo esca dal silenzio assordante in cui si è rinchiuso, prenda atto delle ragioni di perplessità, delle riserve di merito forti che sono via via emerse e che si stanno diffondendo in tutti i gruppi, sia nell'opposizione che fin dall'inizio ha manifestato le sue perplessità, sia nell'opposizione che inizialmente era più favorevole, sia nella maggioranza (abbiamo appena sentito autorevoli esponenti del Popolo della Libertà, tra cui un ex Ministro degli affari esteri, affermare che il trattato in esame è inaccettabile).
Credo che di fronte a ciò sia bene che il Governo dica cosa pensa, risponda alle perplessità, se può, oppure chieda un rinvio del provvedimento in esame in Commissione, perché forse la Commissione è il luogo in cui più opportunamente possono Pag. 31essere fatte queste valutazioni e questi approfondimenti. Credo che ciò che non è accettabile, signor Presidente, è il fatto che i continui un dibattito in cui i parlamentari accrescono vicendevolmente le reciproche difficoltà e perplessità, senza nessuna interlocuzione e nessuna risposta dai banchi del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

ITALO BOCCHINO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, intervengo anche in riferimento a quanto detto dalla collega Sereni e dal collega Vietti. Ci troviamo sicuramente ad affrontare un argomento spinoso e delicato, però credo che all'interno di questo emiciclo tutti sappiamo - e forse su ciò non vale la pena di mettersi a fare il gioco, che comunque fa parte anche della nostra quotidianità, delle differenziazioni politiche - che quella dei rapporti Italia-Libia è una vicenda molto complessa, che andava assolutamente affrontata quanto prima. Il Governo in carica l'ha affrontata sottoscrivendo un trattato con la Libia, che oggi è sottoposto all'attenzione del Parlamento.
Comprendo le perplessità: comprendo le perplessità dell'opposizione, che sono perplessità politiche a prescindere e perplessità di merito, e comprendo le perplessità di singoli parlamentari all'interno della maggioranza e all'interno dell'opposizione, che nutrono dubbi rispetto alla cultura di provenienza, rispetto alla religione di provenienza, rispetto a tutta una serie di questioni che i rapporti con un Paese complesso - lo definisco così e nel termine complesso inserisco tutto - possono generare in una situazione del genere.
Tuttavia, questo non deve far venir meno il vero compito che dobbiamo avere nel momento in cui ci atteggiamo a legislatori, cioè quello di renderci conto qual è l'interesse prioritario del Paese, della nazione e dello Stato. Oggi ci troviamo a dover affrontare la questione della Libia per tre ragioni. Innanzitutto, vi è la grande ragione storica. Ve lo dice chi proviene da una parte politica, che ha maturato la necessità, negli anni, di affrontare e chiudere le incomprensioni tra l'Italia e la Libia.
In secondo luogo, vi è il problema enorme del contrasto all'immigrazione clandestina che, purtroppo, non funziona fin quando non avremo un trattato forte con la Libia e non saremo messi in condizioni di cooperare per il controllo del mare che ci divide dalla Libia e che genera quel meccanismo di immigrazione clandestina che, poi, genera tutte le questioni che conosciamo: l'allarme sociale, il rischio della mancanza di integrazione e di rispetto totale nei confronti, invece, degli immigrati regolari, il problema dell'aumento dei reati che l'immigrazione clandestina produce per sua natura (come riportano le statistiche).
In terzo luogo, vi è il problema (lo abbiamo affrontato ieri) di dare un segnale al mondo arabo. Dobbiamo fare attenzione: ci troviamo in un momento di tale delicatezza in Medio Oriente, che sarebbe un errore se non vi fosse, invece, grande capacità di ascolto e di interlocuzione del nostro Paese, che è un pontile all'interno del mar Mediterraneo, nei confronti di quei Paesi arabi che affacciano sul mar Mediterraneo e che possono essere luoghi dove delle scintille possono far scoppiare conflitti che ci vedrebbero, quanto meno, vicini di casa.
Pertanto, i distinguo dei singoli e dell'opposizione non possono non tener conto della ragion di Stato, della ragione per cui l'Italia deve portare avanti questa interlocuzione con la Libia. Ecco perché, se chiedete al Governo un intervento volto a fornire precisazioni rispetto a delle questioni poste, mi associo, pregando il sottosegretario Mantica di chiarire le eventuali questioni che sono state poste. Ma se la richiesta che il Governo muto parli e si esprima deve essere uno strumento, nella speranza, come potrebbe accadere all'interno dell'opposizione, di far lievitare gli eventuali dissensi dei singoli, noi non ci Pag. 32stiamo, perché siamo coscienti e convinti della scelta fatta dal nostro Governo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ITALO BOCCHINO. Tutto si può dire a questo Governo, tranne di non essere amico degli Stati Uniti e d'Israele. Tuttavia, il nostro Governo ha fatto una scelta, che ha trovato d'accordo molti di voi - anche voi - come scelta (in gran parte, di merito), che ha l'obiettivo di tutelare l'Italia e di rendere più serene le relazioni tra noi ed i nostri dirimpettai nel Mediterraneo. Non ci stiamo a chi cerca di speculare sulle questioni di coscienza dei singoli, che esistono, e che meritano grande rispetto e grande attenzione al nostro interno. Non ci stiamo! Difendiamo l'operato del nostro Governo, lo facciamo come dovere per la maggioranza e per la bontà delle finalità di questo Trattato.
Se volete dei chiarimenti, il Governo è lì a vostra disposizione per fornirli, ma se pensate di far leva sulle questioni di coscienza, per mettere in dubbio la bontà delle scelte del nostro Governo, non troverete la sponda da parte della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, le chiedo un intervento, forse anomalo, sull'ordine dei lavori.
Non è che il Governo, onorevole Colombo, è fatto di androidi che non rispondono. Stiamo discutendo gli emendamenti, su di essi si è aperta una vicenda molto più complessa e, cioè, un dibattito generale. Normalmente, il Governo, come è intervenuto in sede di discussione generale, interviene nel proseguo del dibattito; interverrò, ovviamente, quando verrà presentata la proposta emendativa della Commissione che riguarda gli esuli.
Il Governo è disponibilissimo a rispondere, anche perché il sottoscritto, sottosegretario Mantica, ha avuto la ventura nella sua vita e per cinque anni di avere la delega per la Libia, quindi conosce perfettamente l'argomento. Mi rimetto alla volontà delle Camere. Seguendo l'ordine dei lavori e avendo un minimo di esperienza parlamentare, credo di dover intervenire nel momento in cui verrà presentata la proposta emendativa della Commissione - ovviamente dichiarando l'appoggio del Governo e motivandolo - e per replicare agli interventi. Se l'Assemblea ritiene che il Governo debba intervenire a metà di una discussione sugli emendamenti con una discussione di carattere generale, il Governo manifesta la propria disponibilità.

FURIO COLOMBO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, mi pare che siamo entrati in una fase più interessante e più umana, ma anche più adeguata alle funzioni del Parlamento. Mi pare che il momento di passaggio sia stato segnato dall'intervento dell'onorevole Sereni cui sono grato, ma vorrei ricordare all'onorevole Sereni che ho un nome, quindi sarei stato contento se quando ha ringraziato i radicali si fosse ricordata che io ho partecipato a questo stesso impegno (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Succede anche a voi dalla vostra parte, quindi non è qualcosa di così ridicolo. Sono un po' meravigliato, ma d'altro canto l'onorevole Sereni non è in Aula in questo momento, quindi l'invito andrà perduto per la seconda volta.
Se mi permette ancora un istante, signor Presidente, sono sicuro che l'onorevole Enzo Carra non volesse essere insultante quando ha parlato della malafede che spesso contraddice chi si oppone, che è una frase profondamente antidemocratica.Pag. 33 Posso dargli un suggerimento amichevole? È ancora in tempo a chiedere che sia cancellata dal resoconto stenografico.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, credo che le sollecitazioni che sono venute dalla collega Sereni e poi dal sottoscritto non fossero volte a farci rispondere dal Governo che può replicare alla fine del dibattito: con tutto il rispetto verso il sottosegretario, questo lo sapevamo da noi. Forse i suggerimenti venuti dall'opposizione erano di natura diversa, signor sottosegretario; lo stato del dibattito è tale per cui le perplessità che man mano vanno montando e che contagiano esponenti trasversali di questa Camera al di là delle loro appartenenze, richiedono probabilmente delle puntualizzazioni qui e ora. Che lei ci annunci che parlerà sull'emendamento a favore degli indennizzi ai profughi ci riempie di soddisfazione, ma non è questo il punto. Lei ha sentito nel corso del dibattito che le perplessità sono ben più ampie e non riguardano soltanto gli indennizzi ai profughi, ma riguardano i punti portanti di questo accordo, la natura di questo accordo e lo squilibrio di questo accordo che sempre più emerge con una natura non di patto bilaterale internazionale, ma con la natura di ricatto. È su questo che qui e ora vogliamo sapere cosa pensa il Governo, cosa dice e cosa replica, non vogliamo la formale replica di fine dibattito.

ANTONELLO SORO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONELLO SORO. Signor Presidente, naturalmente avremmo apprezzato da parte del rappresentante del Governo una più puntuale replica, non rivolta a noi.

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Mi scusi, ma non sono il Presidente della Camera!

ANTONELLO SORO. Il gruppo del Partito Democratico ha espresso in Commissione e ha ribadito attraverso il nostro capogruppo in Commissione, l'onorevole Maran, le ragioni per le quali votiamo a favore della ratifica di questo trattato. Ricordo che l'insieme di questo trattato appartiene a una lunga tradizione della politica internazionale italiana volta sempre a ricercare politiche di inclusione nella rete dei rapporti internazionali e a favorire l'ingresso dentro la più larga comunità internazionale di Paesi che per molto tempo ne sono stati fuori.
Questo trattato è stato avviato e, sostanzialmente, scritto all'interno di una esperienza di Governo che ha preceduto quello attuale.
Di esso hanno fatto parte molte personalità che, in questo momento, hanno espresso qualche perplessità. Del Governo attuale fanno parte forze politiche che hanno, anch'esse, in qualche occasione, espresso perplessità. Una cosa sono le perplessità, altra cosa sono le questioni di coscienza o l'auspicio che un trattato sia capace di promuovere un avanzamento nel riconoscimento dei diritti all'interno dei Paesi con i quali stipuliamo trattati. Ma la ratifica di un trattato internazionale, per una forza politica seria, è un atto di coerenza e noi votiamo, in questa sede, così come avremmo votato se fossimo stati al Governo. Questo appartiene ad una logica che non abbiamo inventato in questa occasione e per questo provvedimento.
Per queste ragioni, confermiamo l'indicazione espressa ieri dall'onorevole D'Alema e confermata, oggi, dall'onorevole Maran.

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, c'era anche lei al Governo, come Pag. 34c'ero io, e lei mi è testimone che in Consiglio dei Ministri non si è mai discusso di questo testo. Quel che noi contestiamo non è che si stringa l'accordo con la Libia ma che lo si faccia con un testo scritto in questo modo. Invito quindi il Partito Democratico a riflettere su questo: una cosa è fare l'accordo con la Libia, altra cosa è farlo su questo testo che prevede il riconoscimento politico di un regime terroristico, prevede 5 miliardi di dollari che regaliamo e prevede altresì questa possibilità di fare affari alle spalle dei cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del gruppo Partito Democratico).

CARMELO BRIGUGLIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARMELO BRIGUGLIO. Signor Presidente, sono molto meravigliato dell'andamento di questo dibattito che è estremamente serio e che fa registrare alcune operazioni stupefacenti di scambio delle parti. La politica estera di un Paese è una questione seria, che non si può restringere agli schieramenti nell'ambito di una legislatura, di questa legislatura in particolare. Parliamo dell'interesse nazionale e di una questione che ha attraversato gli ultimi decenni della politica italiana interna ed estera. Non possiamo assumere atteggiamenti di tipo strumentale in relazione ad una questione che viene da molto lontano e che dobbiamo affrontare con grande serietà ed equilibrio. Serietà ed equilibrio che, in molti interventi - salvo quelli che sono dettati da questioni di coscienza - non ho ravvisato.
Dobbiamo metterci d'accordo: c'è una questione quasi culturale che è quella della cosiddetta teoria dell'esportazione della democrazia nei Paesi che non sono democratici. Non si può dire in alcune questioni e in alcuna occasioni che si tratta di un approccio assolutamente illogico, da respingere e poi, in occasioni come questa - parliamo di un trattato internazionale - assumere una posizione del tutto opposta. Parliamoci molto chiaramente: non è che i Paesi arabi, la Cina e, per quanto mi riguarda, la stessa Russia e tanti altri Paesi che hanno con noi stipulato trattati internazionali (che sono passati in pochi minuti, senza discussione e senza alcuna particolare obiezione in quest'Aula), siano Paesi a democrazia avanzata mentre la Libia non lo è. Questo non è l'approccio giusto quando si dibatte in termini di politica estera, quando, cioè, la nostra stella polare deve essere l'interesse nazionale.
C'è un interesse nazionale che riguarda le attività di natura strategica, economica e anche culturale e direi anche la chiusura di una partita storica (e mi rivolgo anche alla collega, onorevole Mussolini) tra il nostro Paese e la Libia che oggi può essere sancita con un approccio assolutamente bipartisan rispetto al quale dobbiamo assumerci delle responsabilità anche in relazione al discorso di spessore storico che ha fatto il nuovo Presidente degli Stati Uniti.
Per tale motivo ritengo che ciascuno debba rivendicare la propria cultura, le proprie condizioni, ma anche la propria coerenza. Credo, quindi che il gruppo parlamentare Popolo della Libertà farà bene a votare a favore della ratifica di questo trattato nel quale ci sono dei riferimenti precisi alla tutela dei diritti umani, questione che si solleva sempre in tutte le latitudini politiche e culturali.
Ecco perché credo che il Parlamento in questo momento debba comportarsi ed affrontare tale questione complessivamente con maturità (che è vitale ed importante da un punto di vista politico, culturale, ma anche storico per l'Italia) ed essere all'altezza del compito, cosa che richiedono non soltanto i cittadini, ma anche gli osservatori fuori di qui (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

GIANPAOLO DOZZO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 35

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, noi del gruppo della Lega Nord Padania apprezziamo la coerenza del Partito Democratico. L'intervento dell'onorevole Soro ha fatto chiarezza su una serie di dibattiti, ma devo complimentarmi anche per la coerenza che ha sempre tenuto durante i lavori della Commissione e in questi lavori dell'Assemblea.
Ciò che non capisco, invece, signor Presidente, visto quello che è successo in Commissione e quello che sta accadendo in Aula, è l'incoerenza di altri partiti politici.
Infatti, se rivediamo quello che si è detto e come si è votato in Commissione, a parte la posizione della componente radicale del gruppo Partito Democratico, sembrava che l'unico problema fosse l'indennizzo dei cittadini espulsi dalla Libia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Questo era il nocciolo della questione!
In questi due giorni, con un ritmo sempre più crescente, abbiamo sentito, per esempio, che l'ex Ministro Di Pietro non avrebbe mai visto questa tipologia di testo del trattato. Mi chiedo come mai l'ex Ministro D'Alema (e non ho alcun dubbio per non credergli), sia in Commissione affari esteri sia qui in Assemblea abbia ripetuto più volte: «Guardate che questo trattato lo abbiamo portato fin quasi alla soglia della firma!». Queste sono state le parole dell'ex Ministro D'Alema e pertanto mi chiedo: ex Ministro di Pietro, lei dov'era? Gliel'hanno fatta di nuovo sotto il naso?
Per non parlare della posizione del gruppo Unione di Centro. Ho ascoltato il collega Vietti dire di rinviare il provvedimento in Commissione in quanto luogo deputato a discutere e rivedere le posizioni. Andiamo a rivedere quanto affermato dal gruppo Unione di Centro in Commissione: anche loro hanno dato un parere di astensione benevola sapendo che esisteva il problema degli indennizzi degli ex cittadini residenti in Libia.
Ho la netta sensazione che a qualche partito politico, a due in maniera particolare, poco importa di questo trattato: altre sono le considerazioni o le azioni volte a inserire un'ulteriore cuneo in situazioni politiche interne alla minoranza (per l'Italia dei Valori) oppure relative alla situazione più generale, per quanto riguarda l'Unione di Centro.
Concludo, signor Presidente. Apprezzo gli interventi dell'onorevole ex Ministro Buttiglione, che ho sentito da sempre paladino dei diritti civili, però, egregio collega, i diritti umani vanno salvaguardati a 360 gradi, e mi rivolgo anche ai colleghi radicali.
È inutile stipulare accordi commerciali e dire di «sì» ad accordi commerciali con la Cina, la Libia e le altre dittature del mondo e poi alzare una serie di steccati per quanto riguarda altre questioni. Per coerenza, si dovrebbe dire al signor Gheddafi, al dittatore Gheddafi, «per cortesia, chiudi subito i rubinetti del gas, perché noi non vogliamo più il gas da te!». Questa è la coerenza che dovrebbe esserci.
Pertanto, il gruppo della Lega Nord sarà coerente con le votazioni e con le posizioni che abbiamo sempre tenuto sia in Commissione sia in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, evito di rispondere su questioni che francamente ritengo del tutto irrilevanti o pretestuose. Invece, vorrei rivolgere alla Presidenza una proposta concreta e avanzare una richiesta. A mio avviso, onorevole collega che mi hai preceduto ...

PAOLA GOISIS. Si chiama Dozzo!

GIANPAOLO DOZZO. Dozzo! Visto che sono qui da cinque anni pensavo che mi conoscessi!

PIER FERDINANDO CASINI. ... onorevole Dozzo, la ringrazio. Certamente, essendo di spalle non riuscivo a identificarla.Pag. 36 Il problema non è che questo dibattito è strumentale, ma è esattamente l'inverso. Siete talmente abituati a ritenere inutile il dibattito in Parlamento che siete infastiditi del fatto che si stia mezza giornata a discutere di un trattato internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro). Ma voglio dire di più alla Presidenza; questo dibattito, a partire dalle parole alte dell'ex Ministro Martino e di tanti altri, sia di maggioranza sia di opposizione, dimostra che vi è ancora qualcuno, in quest'Aula, che ha interesse a non essere espropriato del diritto-dovere del Parlamento di discutere anche dei trattati internazionali.
Pertanto, chiedo alla Presidenza di concedere un supplemento di tempi ...

STEFANO STEFANI. Ancora?

PIER FERDINANDO CASINI. ... perché, tanto, nella giornata di oggi la questione sarà, in un modo o nell'altro, risolta dal Parlamento e credo che il contingentamento dei tempi dato sia del tutto inadeguato (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico), in senso negativo, a corrispondere alla necessità di discussione che vi è in Parlamento.
Per inciso, conosciamo benissimo le motivazioni per cui è stato portato all'esame dell'Assemblea questo trattato internazionale. Si tratta dell'idea che il flusso di clandestini, che viene dalla Libia, si fermi. Tuttavia, sappiamo tutti quali sono state le risposte concrete che la Libia ha dato a questo trattato, con un afflusso di clandestini che mai è stato pari a quello degli ultimi mesi (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Italia dei Valori e di deputati del gruppo Partito Democratico).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, mi volevo riagganciare alle parole del presidente Casini, per quanto riguarda il ruolo del Parlamento. Credo che, indipendentemente da quello che sarà l'esito della discussione e delle votazioni, noi oggi, tutti insieme (almeno una parte grande dell'Assemblea), abbiamo scritto una pagina importante della democrazia parlamentare, perché il dibattito è cresciuto, si è alimentato e siamo tutti venuti a conoscenza di fatti che stavano dietro questo Trattato e che molti di noi non conoscevano.
È cresciuta l'attenzione, la sensibilità e non vi è stato un atteggiamento strumentale o meramente ostruzionistico. Il tentativo è stato quello di discutere, nel merito, di un problema e di affrontarlo e di sviscerarlo.
Capisco le difficoltà dell'onorevole Dozzo che deve tornare in Padania, quella che lui chiama la Padania ...

STEFANO STEFANI. Quella che è la Padania!

FABIO EVANGELISTI. ... a spiegare ai suoi elettori perché diamo 5 miliardi di dollari a Gheddafi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, non ho nessuna difficoltà!

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, lei ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori!

FABIO EVANGELISTI. Sto per concludere il mio intervento sull'ordine dei lavori, signor Presidente.
Stavo dicendo che vi era stata una richiesta ben precisa da parte dell'onorevole Sereni e noi siamo qui ancora a discutere di essa.
Vuole il Governo provare a fare chiarezza e a togliere i dubbi che intorno a questo trattato ci sono? Signora Presidente, è vero che altri Governi prima di questo avevano lavorato alla stesura del trattato, ma poi è arrivato Berlusconi che ha detto che avremmo avuto meno clandestini, più petrolio e più gas. Per far Pag. 37questo non ha badato a spese e, per l'appunto, ha «scialacquato» 5 miliardi di dollari.
Di questo si deve discutere, questa è la differenza rispetto al passato e su questo il Governo non può trincerarsi dietro - chiedo scusa, signor sottosegretario - l'intervento del senatore Mantica. Il Governo nelle sue espressioni più autorevoli deve togliere i dubbi all'Aula, a quella parte che voterà a favore ed anche a quella che voterà contro questo trattato (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Il Governo deciderà quello che ritiene e, ovviamente, nel momento in cui lo riterrà più opportuno. Intanto, volevo rassicurare il presidente Casini che la Presidenza è stata informata della sua richiesta e aspettiamo una decisione del Presidente.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cavallaro. Ne ha facoltà. Le ricordo che al momento per gli interventi a titolo personale sono riservati quindici secondi.

MARIO CAVALLARO. Signor Presidente, intervengo soltanto per riferire al Presidente e ai colleghi dell'Aula che, avendo in più occasioni votato gli emendamenti che sono stati proposti, ritengo che l'esame di questo provvedimento sia uno dei casi in cui comprensibilmente vi è un contrasto tra ragioni della coscienza individuale del parlamentare e senso politico collettivo, e sono orgoglioso di far parte di un partito come il Partito Democratico che tutela e comprende le ragioni del dissenso individuale ed è per questo che continuerò a farlo e non certo per un dissenso politico verso la linea generale del mio partito.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mecacci 3.5684, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 482
Votanti 332
Astenuti 150
Maggioranza 167
Hanno votato
81
Hanno votato
no 251).

Prendo atto che il deputato Ria ha segnalato che avrebbe voluto astenersi e che il deputato De Poli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mecacci 3.5669.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, purtroppo ho soltanto quindici secondi, però voglio chiedere se corrisponda all'interesse nazionale del nostro Paese stipulare un trattato che è in contraddizione con il Patto Atlantico. L'articolo 4 di questo Trattato impegna l'Italia a non agire contro la Libia, anche se questa dovesse attaccare un Paese membro della Nato. Se questo corrisponde all'interesse nazionale del nostro Paese, significa che l'interesse nazionale è cambiato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, onorevole Bocchino, noi non ci rivolgiamo alle coscienze, ma alla politica. Le chiediamo di mantenere anche in quest'Aula la posizione del Partito Popolare Europeo nel Parlamento europeo, di condizionare agli sviluppi democratici il denaro che viene versato alle...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

Pag. 38

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, vi informo e informo anche chi ha convenienze (più che convinzioni) che in Libia non c'è nessuna Costituzione, c'è una proclamazione fatta dopo il colpo militare del 1969 e nel 1967 c'è una dichiarazione di istituzione dell'autorità...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, con riferimento ai dubbi del Ministro Maroni: dopo l'accordo siglato in agosto sono proseguiti gli sbarchi con un flusso insolito, fatto solo di malati, bambini e donne incinte.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Carra e l'onorevole Bocchino per aver messo al centro la questione dell'interesse nazionale. È proprio questo il problema: tra interesse nazionale e diritti umani, secondo questo Governo, non c'è nessun rapporto? E se esiste un rapporto, qual è (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati del gruppo Partito Democratico)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, la ringrazio anche per l'azione pedagogica che svolge spiegando le ragioni del suo comportamento. Ho ascoltato due importanti interventi del mio gruppo: quello dell'onorevole Sereni e quello dell'onorevole Soro. L'onorevole Sereni ha posto un serio problema di metodo nel lavoro in questa Assemblea e nella libertà parlamentare della discussione che vogliamo avere. L'onorevole Soro ha asfaltato il percorso...

PRESIDENTE. Onorevole Colombo, le ho già concesso più tempo di quello che dovrei.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mecacci 3.5669, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 494
Votanti 339
Astenuti 155
Maggioranza 170
Hanno votato
82
Hanno votato
no 257).

Prendo atto che i deputati Benamati, De Pasquale e De Torre hanno segnalato che avrebbero voluto astenersi e che i deputati De Poli e Zinzi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mecacci 3.5739.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, Amnesty International, l'ARCI e la Federazione delle chiese evangeliche hanno chiesto ai rappresentanti di tutti i gruppi politici di poterli incontrare prima della votazione finale. Chiederei ai responsabili dei gruppi se intendano rispondere a questa richiesta che è stata fatta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, non poniamo questioni di coscienza, ma di legalità. Quali sono le ragioni per le quali in questo Trattato internazionale non vi è Pag. 39la clausola democratica applicata dall'Unione europea in tutti i trattati tra l'Unione e i paesi dittatoriali...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, il problema è che la ragione di Stato è animata solo da convenienze e non da convinzioni!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, il collega Carra ha parlato di questo Trattato usando l'espressione «un grande punto d'approdo». Chiediamolo a coloro che sono sepolti nel Mediterraneo, grazie ai patti non rispettati da Gheddafi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mecacci 3.5739, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 496
Votanti 334
Astenuti 162
Maggioranza 168
Hanno votato
79
Hanno votato
no 255).

Prendo atto che i deputati Nunzio Francesco Testa e Paladini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mecacci 3.5783.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, nell'interesse internazionale di un Paese che ha la Presidenza del G8 (cioè il club dei paesi democratici più industrializzati) rientra la promozione dei diritti umani. Perché ve lo dimenticate? Perché pensate solo agli affari?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signora Presidente, suggerisco di fare una telefonata al Vicepresidente della Commissione europea, l'onorevole Tajani, e spiegargli che in questi anni al Parlamento europeo ha sbagliato tutto insieme al Partito Popolare Europeo. Era una vostra bandiera! Era una vostra bandiera!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, se si volesse davvero controllare il fenomeno dell'immigrazione clandestina in Italia non si manderebbero gommoni, piuttosto che elicotteri, ma si instaurerebbe un sistema di controllo satellitare per evitare che il Mediterraneo...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, visto che non possiamo intervenire sull'ordine dei lavori, utilizzo il tempo a disposizione per la dichiarazione di voto per ringraziare il collega Martino per il bell'intervento che ha svolto. Debbo dire che mi piacerebbe averlo nella nostra delegazione (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 40

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, intervengo per completare la frase che stavo dicendo e che è sembrata irriguardosa nei confronti del capogruppo Soro. Stavo dicendo che ha asfaltato un percorso accidentato, del quale invece ci importava moltissimo raccogliere i singoli accidenti e i singoli incidenti ai quali l'onorevole Sereni aveva fatto riferimento. All'onorevole Sereni ricorderei che ho un nome e mi piacerebbe che lo ricordasse quando parla di queste cose. Per il resto mi dispiace se l'onorevole Soro...

PRESIDENTE. Onorevole Colombo, proseguirà nel prossimo intervento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, mi sembra chiaro che il dibattito ha cambiato oggetto. Qui stiamo discutendo della politica estera italiana. C'era una domanda compressa di discussione sulla politica estera. Oggi finalmente ne parliamo. Che rapporto c'è tra interesse nazionale e diritti umani? Ma anche: che rapporto c'è tra interesse nazionale italiano e difesa del diritto dello Stato di Israele...

PRESIDENTE. Grazie onorevole Buttiglione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, con questa Convenzione noi diamo soldi, armi e riconoscimento politico ad una nazione che non riconosce i diritti umani e mette a rischio, con il partenariato militare che sarà stipulato, i nostri rapporti con la NATO.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mecacci 3.5783, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 493
Votanti 335
Astenuti 158
Maggioranza 168
Hanno votato
79
Hanno votato
no 256).

Prendo atto che i deputati Nizzi e Moffa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mecacci 3.6237.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, l'11 ottobre scorso la marina russa ha fatto scalo a Bengasi, in Libia, mentre andava a fare un'esercitazione militare con l'altro dittatore dell'America latina, Chavez. Nessuno dei colleghi della Commissione difesa ha niente da dire rispetto a questo?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, la clausola democratica è condizione essenziale di tutti i Trattati europei. Ricordo che abbiamo sottoscritto il Trattato europeo e abbiamo il dovere di rispettarlo...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Turco. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

Pag. 41

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, come in tutte le dittature le informazioni sulle condanne a morte e sulle esecuzioni sono raramente riportate in Libia. Ma Nessuno tocchi Caino ha delle notizie a riguardo.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Zamparutti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, a proposito dei dubbi di Maroni dobbiamo dire che egli si è rivolto anche al Ministro Frattini per avere assicurazioni che Gheddafi manterrà i suoi impegni. Evidentemente il Ministro dell'interno non si fida molto.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bernardini. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, i 3.600 milioni di euro che noi daremo alla Libia per compiere dei lavori (anche di più per la verità) verranno attribuiti con procedure di appalto europeo? Chi deciderà della destinazione di questi denari (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico)?
Siamo consapevoli...

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mecacci 3.6237, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 494
Votanti 340
Astenuti 154
Maggioranza 171
Hanno votato
81
Hanno votato
no 259).

Prendo atto che il deputato Siliquini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che i deputati Naro, Siragusa e De Poli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mecacci 3.5828.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, questo Trattato non chiude nessun contenzioso, né storico né politico, con la Libia e ne aprirà di nuovi, aprirà questioni all'interno dell'Unione europea la quale non potrà accettare questo tipo di lotta all'immigrazione clandestina. È un Trattato che contraddice i fondamenti su cui si fonda la nostra Costituzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, questo vuol dire che il nostro Paese aprirà in seno all'Unione europea la questione di una nuova generazione di Trattati che non condizioneranno più alla clausola democratica gli accordi con i Paesi dittatoriali. È questo che vorremmo sapere...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Turco. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, il 16 febbraio 2008 due cittadini ghanesi sono stati fucilati in Libia presso il centro di riabilitazione di Kofiya: erano Kojo Blankson e Samuel Ayi Ayitey.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Zamparutti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

Pag. 42

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, Gheddafi ha alzato la posta con gli sbarchi dei clandestini e noi oggi stiamo firmando la resa dell'Italia.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bernardini. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, ci rendiamo conto del potere di corruzione che hanno 3.600 milioni di euro che possono essere assegnati senza passare attraverso procedure di appalto ad evidenza pubblica? Un potere di corruzione anche all'interno del nostro Paese, anche verso la politica italiana.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mecacci 3.5828, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 483
Votanti 330
Astenuti 153
Maggioranza 166
Hanno votato
78
Hanno votato
no 252).

Prendo atto che il deputato Ciccanti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Berretta ha segnalato che non è riuscito ad esprimere il voto e che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mecacci 3.6167.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, è vero che gli Stati Uniti hanno avviato relazioni con la Libia anche dal punto di vista commerciale, ma cari colleghi non vedrete mai un Trattato firmato dagli Stati Uniti che mette in discussione il Patto atlantico. Il Patto atlantico viene messo in discussione dal Trattato che l'Italia, primo Paese occidentale, stipula con il regime di Gheddafi.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Mecacci. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, già in passato la Libia ha avuto soldi dal Governo italiano per impedire l'approdo degli immigrati clandestini.
Questo è il prezzo di quegli accordi e quindi questo sarà il prezzo dei nuovi accordi. Rispetto a ciò noi non possiamo...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Maurizio Turco.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, il 28 gennaio 2008 altri due cittadini ghanesi sono stati giustiziati in Libia: erano Charles Ansah e Asare Bediako.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, come ricordava prima il collega Maurizio Turco, questo Accordo sarà fatto oggetto dell'aprire o del chiudere il rubinetto degli sbarchi in Italia, e così noi saremo soggetti a tutto questo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, il collega Buttiglione ha insistito sul «maxi appalto». In effetti, devo dire che Pag. 43questo è uno dei punti più opachi dell'intero Trattato; la democrazia si esporta anche con il rispetto minimo delle regole degli affari. Non possiamo garantire un'immunità né paradisi per le nostre imprese, sia che finanzino la nuova Alitalia e poi abbiano all'estero i ritorni, sia che non lo facciano.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mecacci 3.6167, non accettato dalla Commissione né dal Governo. e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 478
Votanti 327
Astenuti 151
Maggioranza 164
Hanno votato
78
Hanno votato
no 249).

Prendo atto che i deputati Nizzi e La Loggia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che il deputato Colombo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mecacci 3.5918.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, io insisto perché vi sono alcune organizzazioni italiane molto importanti che hanno chiesto alla Presidenza della Camera e a tutti i gruppi politici di poter avere un incontro prima della votazione finale. Possibile che il silenzio sia l'unica risposta che si possa dare?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, anch'io insisto nel ricordare che stiamo violando non solo la nostra legalità, ma la legalità dell'Unione europea, della quale siamo partecipanti a pieno titolo; abbiamo quindi dei diritti, ma anche tanti doveri...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Maurizio Turco.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, il 24 gennaio 2008 le autorità libiche hanno giustiziato Emad Abdul Wahed, cittadino egiziano, insieme ad un altro cittadino della Libia di cui non è noto il nome.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, gli immigrati che da tutta l'Africa nera arrivano in Libia lo fanno spesso a piedi e poi sostano negli spaventosi campi dello Stato di Gheddafi, come testimoniato dal prefetto Mori.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mecacci 3.5918, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 482
Votanti 331
Astenuti 151
Maggioranza 166
Hanno votato
76
Hanno votato
no 255).

Prendo atto che i deputati Velo e Realacci hanno segnalato che avrebbero volutoPag. 44 astenersi, che i deputati Gianni Farina, Colombo, Razzi e Paladini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Di Virgilio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che i deputati Nunzio Francesco Testa e De Poli hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mecacci 3.6097.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, la Libia è leader dell'antisemitismo internazionale; insieme all'Iran, è il Paese che si batte di più in sede ONU per delegittimare l'esistenza dello Stato d'Israele e in passato non ha mancato di compiere anche atti di terrorismo contro gli ebrei e contro lo Stato di Israele. Perché dalla maggioranza non si leva alcuna presa di posizione contro queste...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Mecacci.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, anche la Convenzione europea dei diritti dell'uomo e la convenzione di Ginevra vengono violate attraverso questo accordo di amicizia. Questa è un'amicizia che costerà cara e di cui dovremo dare conto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, stiamo dando 5 miliardi di dollari a un Paese in cui la corruzione è così diffusa nell'ambito pubblico e privato che la Libia è al 131o posto su 180 per indice di trasparenza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, è stato il dipartimento di Stato americano, nel rapporto del 2007 sui diritti umani, a parlarci delle torture che avvengono in Libia e nei campi che ospitano i migranti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tempestini. Ne ha facoltà.

FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, intervengo perché non condivido tutti questi epigrammi con i quali gli amici radicali ci stanno tentando di convincere del fatto che esiste una strada diversa da quella che il Governo (e lo stesso Partito Democratico responsabilmente) sta seguendo e che è in linea con la tradizione della politica estera italiana della costruzione attraverso il dialogo e attraverso gli strumenti negoziali per superare le difficoltà che nel bacino del Mediterraneo, purtroppo, sono quotidianamente presenti.
L'idea che bisogna evitare, anche da questo punto di vista, un po' di retorica sui diritti umani mi ha portato a leggervi questa notizia dell'Ansa di stamattina, nella quale si dice che la Fondazione Gheddafi è diventata il primo ente civile libico ad essere riconosciuto dalle Nazioni Unite come organizzazione non governativa e a darne l'annuncio è stato Brian Gleeson, coordinatore dell'ufficio delle Nazioni Unite in Libia. Nel congratularsi con il figlio del colonnello Gheddafi, il presidente della Fondazione e i responsabili del programma di sviluppo delle Nazioni Unite in Libia fanno sapere che questo nuovo ruolo faciliterà i rapporti e amplierà le opportunità di partnership della Libia con le Nazioni Unite. La Fondazione Gheddafi ha già all'attivo una serie di programmi congiunti con le Nazioni Unite, tra i quali spiccano il progetto per lo sminamento in Libia, alcuni progetti per combattere l'AIDS e un recente studio per la pulizia e la valorizzazione del territorio di Sabrata.Pag. 45
Approfitto dell'occasione per dire a coloro che non hanno avuto l'opportunità di sottolinearlo che la Libia attualmente presiede il Comitato dell'ONU per i diritti umani. Questo aspetto va sottolineato, perché così si ha un quadro chiaro del contesto in cui lavoriamo e in cui questo dibattito si sta sviluppando. Abbiamo fatto un buon lavoro in Commissione e in sede di discussione generale, ponendovi al centro (lo dico per tutto il Parlamento) alcuni emendamenti. Principalmente lo voglio dire perché i fatti hanno una loro durezza. Abbiamo presentato un emendamento che pone una questione semplice, ovvero un monitoraggio delle attività attraverso le quali si espliciterà il Trattato tra Libia ed Italia.
Coloro che hanno formulato tanti epigrammi mi consentano di dire che questa è la strada giusta per verificare nel tempo se questo sforzo di responsabilità politica che l'Italia ha messo in campo nel corso di questi anni per correggere la tendenza che si è determinata con il regime libico (ma che - ripeto - è un modo per affrontare la questione del Mediterraneo) è stato giusto e per verificare, inoltre, se questa tendenza a lavorare sulla diplomazia e sui rapporti per far crescere giorno dopo giorno soluzioni migliori è la strada giusta. Questo è un punto sul quale torneremo.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

FRANCESCO TEMPESTINI. Concludo, signor Presidente. Non ci sarebbe stato bisogno di tutta questa discussione: al Governo non chiediamo di rispondere con epigrammi ad altri epigrammi e non gli chiediamo di fare ricorso alle notizie di agenzia, che ho letto solo per dimostrare la vanità di un certo modo di procedere.
Abbiamo chiesto semplicemente al Governo - non è il solo caso, perché questo è il modo con il quale esso affronta i rapporti con l'opposizione - di aprire su questioni di buonsenso (come quelle esaminate in un Trattato come questo, delicato e importante) con una risposta positiva. Purtroppo... (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Tempestini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti, al quale ricordo ciò che ha 15 secondi di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intervengo in merito a quanto affermato dall'onorevole Tempestini. Vi sono tante contraddizioni in seno all'ONU: la Libia, presidente del Comitato per i diritti umani, è pari a Dracula, presidente dell'AVIS (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del gruppo Partito Democratico).
Non può essere questo che dà la patente di legittimità. Noi stiamo discutendo di una questione molto più seria, perché se parliamo soltanto dei diritti umani dobbiamo chiudere la discussione: stiamo parlando dei contenuti di un accordo che è stato per lunghi anni portato avanti e che, in fondo, è stato svenduto. Questo è il tema.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, sono stupito e disorientato dall'astio che esplode all'interno di questo gruppo mentre si discute di Gheddafi e di questo Trattato. Rimpiango le discussioni sulla procreazione assistita e sul testamento biologico, perché veramente vi è un asprezza...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, secondo l'articolo 2 del Trattato i contraenti rispettano «il diritto di ciascuna delle parti di scegliere e sviluppare liberamente il proprio sistema politico, sociale, economico e culturale». In tutta la stampa libica ciò verrà interpretato così: l'Italia riconosce che il sistema sociale, politico, economico e culturale presente in Pag. 46Libia è un sistema democratico e conforme ai diritti umani. C'era bisogno di scrivere questa frase (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati del gruppo Partito Democratico)?

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mecacci 3.6097, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 475
Votanti 322
Astenuti 153
Maggioranza 162
Hanno votato
74
Hanno votato
no 248).

Prendo atto che il deputato Maran ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi; che il deputato Giacomoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che i deputati Nunzio Francesco Testa e De Poli hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mecacci 3.5958, a pagina 247 del fascicolo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, al collega Tempestini dico che è vergognoso che le Nazioni Unite facciano i complimenti al figlio di Gheddafi per la sua Fondazione, mentre in Libia vi sono migliaia di dissidenti politici e il capo di quel Governo incita alla lotta per la distruzione dello Stato di Israele. Questa è una vergogna per le Nazioni Unite, non qualcosa da rivendicare (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, è anche una vergogna che in questo Parlamento si abbia una posizione e poi, in sede di Consiglio d'Europa e di Parlamento europeo, se ne abbia un'altra completamente diversa. Questi sono gli epigrammi che dovremmo scrivere nella vostra storia!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, quando la Svizzera ha arrestato Hannibal Gheddafi, figlio del colonnello, il colonnello Gheddafi ha ritirato dalle banche svizzere 7 miliardi di euro, che probabilmente stanno arrivando in Italia. Difendiamo i figli di Gheddafi (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, poiché il collega Tempestini si è lamentato dei nostri epigrammi, la prego, nei nostri prossimi interventi, di avvertirci quando mancano due secondi al termine, in modo tale che riusciamo ad essere più precisi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, sono meravigliato dell'uso stesso, da parte dell'onorevole Tempestini, della parola Pag. 47«epigrammi» per indicare gli emendamenti presentati da colleghi del suo gruppo.
Mi domando, in questo momento, quanti elettori del PD si saranno riconosciuti, oggi, nelle parole dell'onorevole Tempestini oppure in quelle dell'onorevole Martino (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, dopo aver sentito tanta dialettica importante all'interno di quest'Aula e dopo avere ascoltato anche il vice capogruppo della maggioranza (che invitava il Governo in modo cordiale - non lo dico per amore di polemica - ad intervenire, a chiarire, a prendere una posizione e a partecipare al dibattito), pensavo e speravo che da parte del Governo vi fosse un atto di responsabilità...

PRESIDENTE. Onorevole Scilipoti, la ringrazio.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mecacci 3.5958, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 473
Votanti 321
Astenuti 152
Maggioranza 161
Hanno votato
75
Hanno votato
no 246).

Prendo atto che i deputati Moffa e De Nichilo Rizzoli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario; che i deputati Nunzio Francesco Testa e De Poli hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che i deputati Mazzarella, Mattesini e Siliquini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole. Prendo altresì atto che i deputati Vaccaro e Velo hanno segnalato che avrebbero voluto astenersi.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mecacci 3.6013 a pagine 265.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, vi è qualcuno in quest'Aula che ci possa rileggere le riserve che il regime libico ha posto all'articolo 2, sulla non discriminazione delle donne, e spiegare perché sono state accettate?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, vorrei ricordare al collega Tempestini che la Libia è presidente del comitato organizzatore della Conferenza mondiale di Durban contro il razzismo e, in tale qualità, sta promuovendo l'identificazione del sionismo con il razzismo. Questo è il regime di Gheddafi, del quale vogliamo essere amici!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, se questo Trattato sarà ratificato, come sarà ratificato, secondo me, è semplicemente perché i cittadini italiani non sanno quello che stiamo facendo in quest'Aula.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, il collega Tempestini ha parlato dell'emendamento presentato dal Partito DemocraticoPag. 48 sul monitoraggio. Vedo che c'è un problema: prima ha fatto una dichiarazione di voto a favore di tutto il Trattato, mentre poi discuterà di questo emendamento, con l'intervento di D'Alema.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Farina Coscioni. Ne ha facoltà.

MARIA ANTONIETTA FARINA COSCIONI. Signor Presidente, in sintesi, offrire risorse economiche e collaborazione in materia di immigrazione ad un regime come quello di Gheddafi significa rendere complice il nostro Paese di violenze e violazioni dei diritti umani.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, l'articolo 4 del Trattato dice che l'Italia non permetterà l'uso del proprio territorio in qualsiasi atto ostile contro la Libia. Siamo consapevoli del fatto che per la Libia l'opposizione democratica è un atto ostile? Sappiamo che il Governo fascista considerava atti ostili quelli della concentrazione antifascista a Parigi?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, non è di consolazione che nel dibattito emerga qualche dubbio in più, perché ciò non è sufficiente per respingere una convenzione che dà un riconoscimento politico, troppi soldi, armi e un partenariato militare che rischia di metterci...

PRESIDENTE. Onorevole Favia, la ringrazio.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, è già stato notato dai colleghi radicali il curioso silenzio dei media. Per le televisioni ed i giornali questo dibattito non sta avvenendo. Se i media ne parlassero, la vicenda, così come si sta svolgendo, sarebbe drammaticamente clamorosa: da una parte, vi sono il Partito Democratico e il Popolo della Libertà, uniti nella lotta, dall'altra, l'Italia dei Valori e l'Unione di Centro, che per fortuna rappresenta alcune di queste posizioni, con l'onorevole Martino e poi l'onorevole Mussolini.

GIUSEPPE CONSOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, intervengo telegraficamente solo per chiedere alla sua cortesia di rendere possibile la lettura dei risultati delle singole votazioni, perché le luci si accendono e si spengono, ma in questo modo non è possibile. Le chiedo se possa dare disposizioni agli uffici, per poterci regolare di conseguenza.

PRESIDENTE. Onorevole Consolo, gli uffici hanno ascoltato la sua richiesta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, qualcuno in quest'Aula si è meravigliato dell'atteggiamento tenuto dall'UdC su questo trattato, dicendo anche che forse abbiamo cambiato idea.
L'UdC non ha cambiato idea, ha fatto una cosa molto semplice: ha solo letto, attentamente, questo trattato. Da questa lettura si evidenzia una cosa molto seria: si offende la dignità del Paese, vi è una sudditanza nei confronti di Gheddafi e, soprattutto, con questo trattato metteremo in difficoltà il nostro Paese. La nostra posizione è molto seria; è una posizione nell'interesse del Paese non perché abbiamo cambiato idea, ma perché abbiamo letto, attentamente, questo cattivo trattato Pag. 49con la Libia (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mecacci 3.6013, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 469
Votanti 316
Astenuti 153
Maggioranza 159
Hanno votato
79
Hanno votato
no 237).

Prendo atto che il deputato Vaccaro ha segnalato che non è riuscito a votare, che il deputato Scilipoti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che la deputata Velo ha segnalato che avrebbe voluto astenersi. Prendo altresì atto che il deputato Scandroglio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Prima di passare alla votazione dell'articolo 3, dobbiamo esaminare l'emendamento 3.7000 del Governo, accantonato nella seduta di ieri, e i relativi subemendamenti.
Invito, pertanto, il relatore ad esprimere il parere sull'emendamento 3.7000 del Governo e sui relativi subemendamenti.

ENRICO PIANETTA. Relatore. Signor Presidente, La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 3.7000 del Governo.
Per quanto riguarda i subemendamenti 0.3.7000.100 e 0.3.7000.101, la Commissione ne raccomanda l'approvazione, avendo recepito le due condizioni espresse dalla Commissione bilancio. La prima è quella che richiede di sostituire, nella parte consequenziale, all'articolo 3-bis, comma 3, le parole: «dalla Commissione interministeriale amministrativa di cui all'articolo 4 della legge 6 dicembre 71 n. 1066» con le seguenti: «con carattere di priorità dalla Commissione interministeriale di cui all'articolo 2, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 14 maggio 2007 n. 114». La Commissione pertanto raccomanda l'approvazione del suo subemendamento 0.3.7000.100.
Per coinvolgere il Parlamento è stato richiesto, inoltre, di aggiungere, nella parte consequenziale, all'articolo 3-bis, comma 5, dopo le parole: «con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze» le seguenti: «da emanarsi previo parere delle Commissioni parlamentari permanenti competenti per materia e per i profili finanziari». La Commissione pertanto raccomanda l'approvazione del suo subemendamento 0.3.7000.101.

PRESIDENTE. La Commissione, quindi, esprime parere favorevole sull'emendamento 3.7000 del Governo, raccomandando l'approvazione dei suoi subemendamenti 0.3.7000.100 e 0.3.7000.101. Esprime, inoltre, parere contrario su tutti gli altri subemendamenti?

ENRICO PIANETTA. Relatore. Sì, signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario su tutti gli altri subemendamenti perché sono già, di fatto, previsti in questo emendamento del Governo.

PRESIDENTE. Il Governo?

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, credo di dover chiedere alla sua cortesia, e a quella dei colleghi, di approfittare dell'espressione di questo parere, per fornire una serie di risposte alle molte domande che sono state poste durante questa ampia discussione. Per non urtare la suscettibilità del Parlamento, chiedo alla sua cortesia di sapere se si prevede che quest'Aula possa lavorare ancora per una Pag. 50decina di minuti, o se lei ritiene che io debba svolgere il mio intervento alla ripresa pomeridiana della seduta.

PRESIDENTE. Onorevole sottosegretario, penso di interpretare - se così non fosse, i gruppi manifesteranno eventualmente il loro parere discorde - la convinzione di tutti che sarebbe cosa buona approfittare di questo momento per ascoltarla, e successivamente sospendere i lavori dell'Assemblea che riprenderanno con le votazioni alle ore 16.
Colgo, altresì, l'occasione per comunicare che il Presidente ha concesso un ampliamento dei tempi per gli interventi a titolo personale di circa un minuto (con la preghiera, naturalmente, di farne un uso a fini costruttivi per la nostra discussione, così come è avvenuto fino adesso). Siccome l'onorevole sottosegretario sta per intervenire, il fatto che vi sia tutto questo allontanamento dall'Aula, non depone a favore delle richieste che sono state rivolte al Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico e Unione di Centro).
Chiedo all'onorevole sottosegretario di esprimere in primo luogo i pareri.

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
Credo che il dibattito che si è svolto in questa Aula, e che ha raggiunto anche livelli di alta espressione parlamentare, abbia affrontato indirettamente - perché con grande chiarezza non è mai emerso, ma lo era nello spirito del dibattito - la vera essenza del problema.
Questo è un Trattato di amicizia che chiude o vorrebbe chiudere una inimicizia che dura dal 1911. In altre parole, non è un Trattato di amicizia voluto dal Governo italiano per rafforzare l'amicizia con la Libia; è un Trattato che si fa con il Governo libico, dopo una vicenda di rapporti bilaterali che, secondo un giudizio del Governo libico, hanno avuto inizio nel 1911. Voglio ricordare ad esempio che lo sminamento chiesto dal Governo libico riguarda le spiagge sulla costa, e ciò si è realizzato nel 1911 dopo lo sbarco. Vi è un discorso di fondo che risale, per essere esatti, al 1996 (il Ministro degli affari esteri allora era il Ministro Dini) quando si cominciò a chiedere una normalizzazione dei rapporti tra i nostri due Paesi, e il Governo libico pose la questione del riconoscimento dei danni morali e materiali e di una chiusura che dovesse essere fatta da parte del Governo italiano, riconoscendo le colpe sostanziali italiane in tutta la storia coloniale (1911-1945). Quindi, non si tratta di un accordo voluto e cercato per le lobby delle multinazionali, o per il gas dell'ENI: è un accordo che si è determinato in 15 anni di colloqui e di dibattiti. Tanto è vero che non è che vi siano opere infrastrutture casuali. L'opera infrastrutturale più grande, il cui prezzo, o il cui costo, rappresenta tre miliardi di dollari sui cinque miliardi complessivi, è la famosa strada litoranea che dovrà congiungere la Tunisia all'Egitto, e che il Governo libico chiede (ha chiesto a noi, ha chiesto al Governo Prodi, ha chiesto al precedente Governo Berlusconi, ha chiesto ai precedenti Governi D'Alema e Prodi) di considerare come un omaggio del Governo italiano al popolo libico, a sanatoria di un'antica questione.
Devo anche dire che in questo dibattito ci si è dimenticati che attorno ad un problema prettamente economico vi sono, vi sono stati e sono ancora in corso, problemi che riguardano, per così dire, la pietas, cioè la realtà di alcuni drammatici fatti che sono intervenuti. Ne cito solo due che io mi auguro il Parlamento possa segnare, ma che non sono in questo trattato, ma solo per spiegare come faticosamente in questi 15 anni si è cercato di affrontare il problema.
Il Governo libico ad esempio chiede da anni un monumento alle isole Tremiti per ricordare la deportazione dei libici del 1913 e del 1914, così come il Governo italiano ha ottenuto peraltro dal Governo libico la ristrutturazione del cimitero civile di Tripoli, che evidentemente, abbandonato dopo il 1970, rappresentava situazioni che, a giudizio del Governo italiano, Pag. 51quelle «sì», offendevano la dignità dell'Esecutivo italiano. Quindi, questo Trattato deve inserirsi in un dibattito che riguarda il 1911, se vogliamo il 1945 (ma secondo il Governo libico riguarda tutto il periodo quindi, grossomodo, almeno cent'anni visto che siamo arrivati al 2009) e io credo che il dibattito se sia giusto o non sia giusto che l'Italia riconosca le sue colpe di stampo coloniale dal 1911 al 1945, e se queste colpe siano tramutabili in una cifra, rappresenti una parte legittima della discussione, perché la scelta del Governo è quella rappresentata nell'accordo ed evidentemente su questa scelta possono esservi opinioni profondamente diverse.
A proposito di questo trattato di amicizia, di questo cercare di chiudere il passato o comunque di sanare una storia senza più ripercorrere tali vicende, voglio ricordare che ancora oggi in Libia vi è la giornata della cacciata degli italiani come festa nazionale. Pertanto, quando affrontiamo questo argomento cerchiamo di rimuovere alcune condizioni.
Voglio ricordare che la Libia non concede visti anche per motivi turistici ai cittadini italiani nati in Libia. Quindi, voglio dire che vi sono attorno a queste vicende una serie di esigenze di normalizzazione dei rapporti tra il Governo italiano ed il Governo libico che potremmo dire si consolidano sul riconoscimento di colpe e di errori del passato coloniale (lo ripeto: da «Tripoli, bel suol d'amore» nel 1911 fino al 1945) che il Governo libico ha posto come condizione.
D'altronde, devo dire che qualcuno potrebbe obiettare che con il Governo libico comunque abbiamo avuto rapporti bilaterali anche in costanza di inimicizia. A questo proposito l'onorevole Buttiglione ha citato molto spesso vicende che hanno riguardato i rapporti tra l'Italia e la Libia. Vorrei ricordare all'onorevole Buttiglione che è perfettamente tutto vero quanto da lui è stato ricordato ma che sui rapporti con la Libia in quel tempo vi sono anche atti parlamentari che dicono che i rapporti non erano tutti così lineari e trasparenti come appare da questo dibattito.
Vorrei soltanto ricordare al Parlamento «Argo 16» e le vicende collegate per dire che il passato è certamente complicato anche nei rapporti tra i governi democratici e il Governo libico. Agli amici radicali devo anche dire che posso perfino condividere alcune posizioni nei confronti del personaggio, colonnello Gheddafi. Vorrei soltanto ricordare che questi è al Governo da quarant'anni: pertanto, credo che vi siano state molteplici occasioni in questi quarant'anni e non soltanto oggi in quest'Aula per poter manifestare alcune espressioni di grande commento critico nei confronti di Gheddafi che sono state qualche volta - consentitemi l'espressione forse un po' forte, ma che insomma vuole anche giustificare il fatto che questo dibattito è arrivato sin qui - anche un po' pretestuose.
Questo è il tema dell'argomento del dibattito: a questo si lega l'amicizia, si legano i cinque miliardi di dollari e la modalità particolare con cui i 5 miliardi sono spesi. Onorevole Buttiglione, non sono previste le gare europee: se si decide che devono essere assegnati i lavori alle imprese italiane, perché questo è l'accordo di amicizia, è ovvio che non ci sarà una gara europea, così come è scritto nel documento che questi cinque miliardi verranno gestiti dalla parte italiana e quindi non hanno ragione di essere tutte le questioni sulla corruzione, sul regime libico e così via.
Ribadisco che sono gestiti dalla parte italiana i 5 miliardi, la specifica tecnica, cioè quali opere infrastrutturali realizzare ma soprattutto dove deve passare la strada litoranea e in che modo. Ricordo - ma lo ricordo incidentalmente - che in Libia esiste già una strada litoranea che ai tempi si chiamava via Balbia. Si chiede di sapere se si ripete quel percorso o se ne stabilisce un altro. C'è una commissione tecnica mista che deciderà quali sono le opere e c'è un impegno del Governo libico a chiedere gratuitamente i terreni a coloro che faranno le opere. Vale a dire che, proprio nello spirito con cui è nata questa cifra e questo importo, si sono stabilite alcune modalità che non sono normali - ce ne Pag. 52rendiamo perfettamente conto - in un trattato internazionale. Si tratta di un accordo tra due Paesi che decidono anzitutto di riconoscere colpe, lo dico tra virgolette, di un passato, di trasformare queste colpe in un importo e di concordare che questo importo non è una donazione in denaro ma una donazione in strutture ed infrastrutture che possono servire al popolo libico.
Su questo ritengo che tutti coloro che si sono interessati all'argomento, a partire dal Presidente Dini, potrebbero dire che sono state tentate tante strade: quella di ospedali di eccellenza per la cura delle malattie mediterranee, quella di scuole di alta formazione, quella di fattorie nel deserto vale a dire tante opportunità che sono state via via respinte sino a concordare o trovare spazio su questa strada. È stato anche precisato che comunque questa strada non può costare più di tre miliardi di dollari: evidentemente nel senso che, qualora costasse di più, per tre miliardi fa parte di questa cifra della donazione italiana, mentre la parte eccedente verrà sostenuta dal Governo libico. Questa è la parte che riguarda il passato ma che dà anche origine a questo Trattato di amicizia presentato in questa sede non come una ratifica di un accordo internazionale normale. Quindi tutti coloro che hanno vissuto il dibattito come se si trattasse di una ratifica di un trattato internazionale sulla doppia imposizione fiscale non hanno compreso le ragioni storiche, politiche e sociali che sono alla base di questo accordo.
Ripeto: si può discutere il principio, l'entità dell'accordo - e ovviamente il Parlamento in questo senso è sovrano - e la scelta che ha fatto il Governo (che devo dire ho sentito condivisa anche da qualche o da molti esponenti dell'opposizione, forse perché hanno vissuto in maniera concreta questa vicenda), ma questo è lo spirito.
A questo si aggiunge altro, ma sono derivati, e anche qui vorrei entrare nello specifico dell'argomento. Vi è un'altra parte su cui ho visto che l'Unione di Centro e soprattutto il presidente Casini hanno molto insistito e hanno ripreso tale argomento i colleghi radicali: i primi articoli della convenzione in esame, nel riconoscere l'amicizia tra i due popoli, hanno sostanzialmente detto che ognuno a casa propria però fa i propri affari.
Riguardo al fatto che si dice che si riconosce la Giamahiria libica, vorrei che voi, che siete così bravi in democrazia - mi rivolgo ai colleghi radicali - andaste a fare un dibattito alla Giamahiria libica: scoprireste che, secondo i principi delle Libretto Verde di Gheddafi, la Giamahiria è ritenuta la più alta forma di democrazia, proprio perché esistono assemblee locali, esistono partecipazioni dirette, esiste una grande capitale nuova della Libia, nella quale il Parlamento ha 6 mila posti a sedere, perché tanti sono i rappresentanti del popolo libico che partecipano al dibattito politico.
Dire che ognuno, nell'ambito delle proprie realtà, rispetta quello che gli altri hanno deciso di fare, non credo che sia un fatto che va a legittimare o riconoscere, anche perché poi ci dobbiamo decidere: capisco che l'ONU è una coperta che si tira a seconda delle convenzioni, ma vi sono casi in cui in Parlamento, soprattutto da parte dell'opposizione, l'ONU è questo ente taumaturgico che assolve tutto e dà patenti di democrazia a tutti. L'ONU è un organismo che è quello che è, formato dagli enti e dagli Stati che sono quelli che sono.
La Libia è presidente della Commissione per i diritti umani non perché l'ONU l'abbia voluto ma perché, come sanno gli esperti di organizzazioni ONU, per i meccanismi, per regione e per Paese, che guidano le nomine alla presidenza di alcune Commissioni, è capitato alla Libia essere presidente della Commissione per i diritti umani, nell'ambito delle regole ONU (che evidentemente forse anche a nostro giudizio andrebbero riformate, ma che tali sono perché l'ONU tale è).
Questa parte di riconoscimento reciproco è semplicemente la presa d'atto di due amici, che si siedono ad un tavolo e riconoscono, l'uno e l'altro, che ognuno a casa sua è legittimato a fare e a comportarsi Pag. 53come meglio crede (poi arriveremo alla questione dei diritti umani, comunque).
Per quanto riguarda un aspetto che è stato più volte sollevato e che concerne il problema NATO e i nostri rapporti internazionali, voglio ricordare che esiste un passaggio, all'interno dell'articolo 4, che recita: «(...) rispetto dei principi della legalità internazionale (...)». Questo è stato voluto dal Governo italiano; secondo noi, e anche secondo la NATO, che non si è alterata per l'accordo in esame, questo è il concetto che ci consente di salvaguardare tutti gli obblighi che abbiamo assunto non solo con la NATO, evidentemente, ma anche in sede internazionale autonomamente.
Detto ciò, l'altra parte su cui si è molto discusso riguarda l'immigrazione, che è un tema molto più delicato di come l'ho ascoltato raccontare qui, in termini di migliaia di persone che attraversano il Canale di Sicilia e arrivano a Lampedusa.
In primo luogo, la Libia non è un Paese da cui partono emigranti libici: è ormai un Paese di transito. Le statistiche dicono che dalla Libia arrivano moltissimi eritrei e moltissimi somali. Onorevole Colombo, diversamente da lei ho avuto la fortuna e l'orgoglio di stare molto tempo in Libia, di conoscere il Niger, il Ciad e i percorsi delle piste nel deserto che portano alla Libia: sono molto più trafficate di quanto voi non possiate immaginare. Infatti, i problemi non nascono in Libia: nascono molto prima. Forse sarebbe importante che qualcuno di voi facesse un viaggio ad Agadez, dove peraltro arrivano anche gli aerei, per vedere cosa sono ormai le piste nel deserto, per vedere che non ci sono più carovane di cammelli, ma autoarticolati che trasportano anche 400 persone alla volta, per vedere che i famosi Tuareg, gli uomini azzurri del deserto, sono alla guida di questi camion, per vedere che questi poveretti - veramente i derelitti della terra - sono rapinati molto prima e sono distrutti ancora molto prima di arrivare in Libia.
Questo non per assolvere il Governo libico, ma per dire che la problematica è molto, molto più complessa di quanto si possa immaginare. Credo - mi rivolgo anche agli amici della Lega Nord - che bisognerebbe capire perché un giovane somalo faccia 1.500 chilometri a piedi nel deserto del Sudan e del basso Egitto per attraversare il deserto della Cirenaica, il deserto Bianco e l'Acacus e arrivare ai porti della Libia. Forse, bisognerebbe iniziare ad entrare nelle ragioni degli altri e capire cosa preme alle porte della Libia.
Pertanto, sono necessari due interventi. Il primo, per rispondere alla domanda angosciante con cui ci si chiede quali siano le società italiane che, con il 50 per cento del nostro contributo, vanno a operare controlli. Uno dei primi problemi che pone la Libia è il controllo dei suoi confini, che non sono come quelli di Chiasso o di Bordighera, ma sono molto complicati: non esistono, perché sono nel mezzo del Sahara, del deserto. Vi informo, inoltre, che alla fine di dicembre, anche alla presenza dell'Unione europea, è stato tenuto un incontro a Tripoli, a livello tecnico, proprio per definire cosa significhi il controllo dei confini. Faccio riferimento all'Unione europea, perché ricordo che il 50 per cento della spesa per il controllo dei confini, effettuato con alti sistemi tecnologici, è finanziato - o dovrebbe essere finanziato - dall'Unione europea. Ciò significa affidarsi ad una società - non mi dica quale sia e cosa faccia, perché non lo so - che, credo, usi sistemi radar e laser e sistemi di controllo satellitare e aereo, per avere sotto controllo i confini da cui affluiscono migliaia e migliaia di derelitti della terra verso la Libia.
Per dare ragione all'onorevole Colombo, vorrei aggiungere che nel deserto, molto più che nel Canale di Lampedusa, avvengono drammi paurosi, perché, spesso, per sfuggire al controllo delle pattuglie nigerine e libiche, gli autotreni abbandonano le piste del deserto e vanno direttamente all'interno degli uadi. Purtroppo capita, molto spesso, che si perdano nell'immensità del deserto libico, causando decine e decine di morti.
Il controllo, quindi, è un aiuto che diamo al Governo libico, di fronte ad un flusso di queste dimensioni, che non è motivato da un cambiamento di posto di lavoro né dal miglioramento delle proprie Pag. 54condizioni di vita, per guadagnare o comprare un telefonino in più, bensì dalla ragione della sopravvivenza, che spinge questa gente ad attraversare i deserti. Pertanto, credo che una delle prime misure doverose che deve essere realizzata sia quella di controllare, regolare e prevenire i flussi. Una misura fondamentale che consente alle autorità di gestire un fenomeno, che certamente non è solo un fenomeno di polizia e di repressione.
Per quanto riguarda l'immigrazione, gli accordi che abbiamo convenuto, ci consentono di entrare nelle acque libiche, di avere pattuglie guardacoste in comune, di poter donare, in parte, e vendere alla Libia elicotteri per il controllo delle coste. Anche le coste libiche, infatti, sono molto lunghe e, se le guardate, tranne in alcune piccole zone, esse non sono abitate e non vi sono città. Questo coordinamento, peraltro, è esattamente la ripetizione di accordi bilaterali che abbiamo con la Tunisia; di accordi che, per altri versi, abbiamo con l'Egitto (come il controllo del Canale di Suez) e che, molto meno, abbiamo con il Marocco. In quest'ultimo caso, infatti, per problemi, credo, geografici assolutamente comprensibili, dal Marocco è preferibile andare in Spagna, considerata anche la distanza tra Ceuta e Melilla e il territorio marocchino che è attorno. Pertanto, potremmo fare il confronto, forse, con la Tunisia.
L'unica differenza, prima che qualcun altro rivolga un'obiezione, è che, nello sforzo di aiutare la Libia in questa sua evoluzione tecnologica dal punto di vista militare del controllo delle coste, abbiamo donato dei pattugliatori, mentre nel caso della Tunisia, abbiamo dato economicamente molto meno. Anche ciò potrebbe essere oggetto di valutazione, ma questo è l'accordo abbiamo raggiunto. Ed è in quel senso, onorevole Colombo, che si inserisce quanto lei ha più volte, qui in quest'Aula, urlato: che si tratti, cioè di un accordo militare.
Onorevole Colombo, se vendo dieci elicotteri consegue la formazione degli elicotteristi e consegue la manutenzione degli elicotteri che si può fare autonomamente o si può fare aprendo una società e addestrando il personale libico. Nella vendita del materiale militare, cioè, non c'è solo la cessione del bene, ma c'è un sistema intorno al bene - soprattutto quando esso è costituito da una grande parte elettronica - che apre uno scambio di informazioni e di notizie quale quelle che abbiamo indicato nel presente accordo.
Vi è poi una terza parte che va oltre gli immigrati, che è quella relativa al partenariato bilaterale. Una volta chiuso il passato, normalizzati i rapporti e chiarito come agire nella lotta all'immigrazione clandestina (a cui non attribuiamo un potere taumaturgico: non credo che da domani mattina si fermeranno tutti i motoscafi, ma con cui ci auguriamo di regolare, di controllare, di diminuire e di gestire questi flussi) vi è la parte di un normale rapporto tra i due Stati che viene dopo che essi hanno consolidato la loro amicizia.
Veniamo ora all'emendamento presentato dal Governo che, onestamente, raccoglie proposte emendative presentate alla Camera dall'onorevole Casini, dall'onorevole Marsilio e dall'onorevole Mecacci, che ringrazio. Vorrei illustrare come si è sviluppato questo ragionamento, anche affinché sia consentito al senatore Alfredo Mantica di Alleanza Nazionale (che però è entrato per la prima volta in questo Parlamento con la Fiamma del Movimento Sociale Italiano) di dire che è orgoglioso che tutti si siano accorti che esistono gli esuli italiani dalla Libia. Non credo che prima di questo dibattito parlamentare la «signora Ortu» fosse molto conosciuta in questa Assemblea: forse lo era dall'onorevole Casini, io la conosco da più di 15 anni e ho frequentato molte volte anche le assemblee degli esuli dalla Libia. Qual era stato l'orientamento del Governo nella discussione nel Consiglio dei Ministri? Informo la Camera che, approvando questa proposta emendativa del Governo, compiamo uno strappo rispetto alla vicenda parlamentare. Non è mai accaduto che nella ratifica di un accordo internazionale si siano inseriti argomenti che non Pag. 55fossero semplicemente la ratifica dell'accordo. In Consiglio dei Ministri si è molto dibattuto di questo e non è un caso che alla Camera e al Senato (guarda caso, il giorno dopo il Consiglio dei Ministri) siano stati presentati due disegni di legge - anche qui, casualmente firmati dal senatore Ramponi di Alleanza Nazionale e dall'onorevole Italo Bocchino di Alleanza Nazionale - perché il Governo aveva...

FABIO EVANGELISTI. Ma lei è un rappresentante del Governo o di Alleanza Nazionale?

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. No, scusate, sto semplicemente dicendo...

PRESIDENTE. Colleghi, avrete modo di replicare al sottosegretario e agli esponenti di Alleanza Nazionale.

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Volevo solo dire che il Governo aveva convenuto con i firmatari del disegno di legge e aveva già parlato con i presidenti di Commissione perché avremmo accettato che esso fosse esaminato dalla competente Commissione in sede legislativa; seguendo un iter parlamentare accelerato e una corsia preferenziale, saremmo arrivati (certamente non nei tempi a cui arriviamo con questo emendamento) a lanciare un segnale e ad avviare a conclusione un problema che riguarda gli esuli dalla Libia.
Il Parlamento nella sua centralità - che noi rispettiamo - ha insistito. Siamo tutti coscienti che stiamo inserendo un emendamento nel provvedimento di ratifica di un accordo internazionale ed è la prima volta che ciò accade; il Governo si augura che non sia frequente, altrimenti ogni volta che procediamo alla ratifica di un trattato internazionale possiamo sempre...

MATTEO MECACCI. Basta negoziare meglio.

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Anche qui, io sto parlando della ratifica di un trattato internazionale.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, facciamo terminare il sottosegretario.

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Spesso (lo dico con grande cortesia ai colleghi) vedo che si dibatte e si chiede di modificare l'accordo. Il disegno di legge di ratifica è semplicemente costituito da un articolo 1, un articolo 2 e da un articolo 3 che dicono qual è il documento, altrimenti ogni volta sarebbe possibile sollevare un problema con l'Albania, con la Russia o con la Moldova. Il disegno di legge è quello, prevede soltanto la ratifica.
Ripeto, tuttavia, nulla osta, nulla quaestio, se questo emendamento che il Governo presenta, peraltro raccogliendo, devo dire, le indicazioni delle proposte emendative che erano state presentate dai colleghi parlamentari, viene inserito nell'accordo anche perché, come ho detto prima, è una ratifica di un accordo internazionale sui generis. Pertanto, in qualche modo, credo si possa riconoscere che c'è una pertinenza tra la chiusura di un passato che riguarda i rapporti con la Libia e anche un riconoscimento che, in quel passato, c'è un prezzo che hanno pagato, purtroppo, 35 mila italiani espulsi dalla Libia nel 1970.
Il Governo, nel dichiarare nuovamente di essere consenziente con la posizione espressa dal relatore, conferma che l'emendamento, che è del Governo, ha evidentemente il consenso dell'esecutivo, così come le modifiche che sono state proposte dalla V Commissione (Bilancio). Il Governo, comunque, è sempre qua a disposizione anche per eventuali repliche. Mi auguro di avere, in parte, risposto alle molte questioni che erano state sollevate (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Come preannunciato, il seguito dell'esame del provvedimento, compreso l'eventuale dibattito a seguito delle dichiarazioni del Governo, riprenderà nella parte pomeridiana della seduta alle ore 16.Pag. 56
Ricordo che alle 15 è previsto lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

Sull'ordine dei lavori (ore 13,45).

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Signor Presidente, in queste ore, il Governo, attraverso il sottosegretario Giovanardi, ha annunciato una cosa finalmente positiva e cioè che nel 2008 si è registrato un aumento consistente delle adozioni internazionali, pari al 16 per cento in più rispetto all'anno precedente. Il sottosegretario ha accompagnato questo fatto, che è molto positivo, con una sua valutazione che ritengo - in maniera altrettanto chiara ed esplicita - di condividere. Ammette il Governo che questo avviene perché si sono intrattenuti rapporti bilaterali positivi con i Paesi di provenienza dei bambini e aggiunge il sottosegretario che tutto questo è frutto di un lungo lavoro diplomatico.
Poiché ciò si registra come risultato del 2008, se le affermazioni hanno un senso, è indiscutibile il fatto che questo lavoro sia stato realizzato precedentemente e sarebbe stato più corretto riconoscere che ciò è avvenuto perché nei due anni che stanno alle spalle di questo Governo e cioè durante il Governo Prodi, c'è stata un'iniziativa consistente, decisa, ferma e rilevante in questo campo. È stata data centralità al tema della famiglia istituendo innanzitutto il Ministero della famiglia ma poi è stato affidato al Ministro di quel Governo che, in questo momento, casualmente, presiede l'Assemblea, il Ministro Bindi, il compito di seguire questo delicatissimo settore. Sono stati necessari interventi significativi per allargare l'area di accordo con i Paesi di provenienza dei bambini, sono stati risolti problemi procedurali, rapporti che c'erano tra gli enti e alcuni dei Paesi con i quali erano già state siglate le convenzioni. Sono stati aumentati i finanziamenti alle famiglie che intendono adottare i bambini, è stato migliorato il rapporto, in maniera significativa, con gli enti che operano in questi Paesi. Ebbene, tutto questo complesso lavoro, dà i primi frutti: a distanza di due anni, i dati ci dicono che le adozioni sono aumentate. Cito per ultima, proprio perché è interessante, l'indagine presentata dal sottosegretario. Essa rileva che il secondo Paese rispetto al quale sono aumentate le adozioni è la Russia: l'intesa con la Russia è stata perfezionata proprio nelle prime settimane dell'anno 2008. Credo poi che il Governo abbia semplicemente siglato il protocollo ma i bambini sono già arrivati perché gli enti, nel frattempo, si sono attrezzati per tutte le procedure necessarie.
Ebbene, rilevo due questioni, signor Presidente. In primo luogo, nel sottolineare l'importanza di questo dato, riferito al 2008, gli enti affermano una cosa importante e dicono che un forte incremento è avvenuto rispetto ad un numero di pratiche in Paesi che non hanno ratificato la Convenzione dell'Aja, luoghi dove la certificazione dello stato di abbandono dei minori appare poco trasparente. Su questo punto credo che sia opportuno essere sempre rigorosi.
Noi sappiamo che la Cai lo è, però tutto questo - e a tal proposito ne approfitto per svolgere la mia seconda osservazione - fa registrare un importante capovolgimento delle ragioni per le quali, nel nostro Paese, abbiamo sempre visto che vi è una qualche difficoltà per incentivare e ampliare le adozioni internazionali che, invece, vedono ora il nostro Paese al terzo posto nel mondo. L'affermazione che vedo viene confutata, finalmente, è quella che lo stesso sottosegretario Giovanardi ha rilasciato nel luglio del 2008, quando in sede di audizione presso la XII Commissione aveva affermato che le difficoltà potevano essere ascritte alla complessità delle procedure che riguardano i tribunali dei minorenni e le assistenti sociali, procedure che sono molto complesse. Ebbene, a distanzaPag. 57 di sei mesi noto che queste affermazioni trovano una risposta che va in tutt'altra direzione.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Sto per terminare, signor Presidente. Non è la complessità delle procedure che va rimossa (la complessità delle procedure è segno, invece, di rigore in questo campo) ma sono, appunto, i rapporti bilaterali con gli altri Paesi che erano già stati utilmente avviati che vanno coltivati.
Mi auguro che il Governo attuale voglia proseguire in questo settore, non già come afferma il Ministro Giovanardi, per dare a tante famiglie un bambino (è vero anche questo) ma innanzitutto - io dico - per dare a tanti bambini una famiglia, perché ciò viene prima dell'esigenza, per le famiglie, di avere un bambino (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per le questioni regionali il senatore Alfonso Mascitelli in sostituzione del senatore Giuseppe Astore, dimissionario.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 13,55, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per i rapporti con il Parlamento, il Ministro dell'interno ed il Ministro per l'attuazione del programma di Governo.

(Iniziative per il rispetto degli accordi internazionali in materia di estradizione - n. 3-00320)

PRESIDENTE. L'onorevole Mura ha facoltà di illustrare per un minuto l'interrogazione Donadi n. 3-00320, concernente iniziative per il rispetto degli accordi internazionali in materia di estradizione (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

SILVANA MURA. Signor Presidente, signor Ministro, il 13 gennaio scorso il Governo brasiliano ha negato l'estradizione in Italia all'ex terrorista Cesare Battisti, riconoscendogli lo status di rifugiato politico. Si tratta di una decisione gravissima, che offende la Repubblica italiana, i suoi cittadini e soprattutto oltraggia le vittime degli anni di piombo e i loro parenti. Cesare Battisti è un criminale condannato all'ergastolo per gli omicidi di quattro persone. Alcuni di questi omicidi sono stati compiuti a scopo di rapina.
La mancata estradizione di Cesare Battisti non è però l'unico schiaffo subito dal nostro Paese, dal momento che nella scorsa estate il Presidente francese Sarkozy ha bloccato l'estradizione della brigatista rossa Marina Petrella, anche lei condannata all'ergastolo per il rapimento di Aldo Moro, per l'omicidio di un agente di polizia e per vari altri reati.
Signor Ministro, l'Italia dei Valori le chiede che cosa ha fatto fino ad ora e che cosa farà il Governo sotto il profilo giuridico-diplomatico per far sì che questi due criminali scontino finalmente la pena che li attende in Italia.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, voglio Pag. 58rassicurare l'onorevole Mura, gli onorevoli interroganti e tutto il Parlamento che il Governo intende perseguire quella assunzione di responsabilità e di iniziativa al fine di ottenere l'estradizione delle persone che sono state richiamate.
In particolare, per quanto riguarda da ultimo il caso di Marina Petrella - dopo verrò a quello di Cesare Battisti - il Governo ha fatto tutto il possibile sia sul piano politico che su quello giuridico per addivenire ad una positiva conclusione del procedimento di estradizione riguardante Marina Petrella. Solo ragioni umanitarie hanno indotto da ultimo il Governo francese a ritirare il provvedimento di estradizione che - come noto - era stato già concesso accogliendo la richiesta del nostro Paese e il Presidente Sarkozy, come ricordava l'onorevole Mura, nel ricevere i familiari delle vittime del terrorismo, ha dovuto ribadire l'eccezionalità del provvedimento umanitario adottato e che, come tale, non sarà suscettibile di ripetizione, prendendo così definitivamente atto delle ragioni addotte dal nostro Governo che avevano portato ad una politica di maggiore collaborazione con il Governo francese a partire dal 2002, che aveva visto conseguire la concessione dell'estradizione di altre persone che si erano rese reperibili in Francia.
Per quanto riguarda Cesare Battisti, anche in questo caso il Governo ha compiuto numerosi passi ai più alti e a tutti i livelli presso le autorità brasiliane intesi ad ottenerne l'estradizione. Rispetto alla decisione che da ultimo è stata assunta, il Governo condivide pienamente il sentimento di stupore e profondo rammarico espresso dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al Presidente brasiliano Lula, all'indomani della decisione del Ministro della giustizia brasiliano. Tali espressioni di analogo sentimento di rammarico sono d'altra parte state rivolte dallo stesso Presidente di questa Camera, l'onorevole Fini, al Presidente della Camera dei deputati brasiliana e anche tali parole sono pienamente condivise dal nostro Governo, che - non appena pervenuta notizia della decisione del Ministro della giustizia brasiliana - ha convocato l'ambasciatore brasiliano.
In tale occasione gli ha sottolineato - a nome del Presidente del Consiglio Berlusconi - il rammarico e la sorpresa del Governo italiano per questa decisione inattesa da parte di un Paese tradizionalmente amico. Si tratta di un cittadino italiano, come lei ha ricordato, la cui responsabilità è stata definitivamente riconosciuta in tutti i gradi di giudizio con sentenze in Italia e in Francia e anche con pronunce della Corte europea dei diritti umani.
Il Governo in questa sede intende auspicare che siano create le condizioni di un rigoroso rispetto evidentemente delle procedure interne brasiliane per rivedere la decisione assunta, che attiene ad un problema di giustizia.

PRESIDENTE. Ministro Vito, deve concludere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Concludo, signor Presidente, dicendo che a tal fine sono allo studio e stanno per essere assunte una serie di iniziative sulla vicenda, con la predisposizione di tutti i ricorsi possibili dall'ordinamento internazionale che saranno assunti di concerto dal Ministro della giustizia e dal Ministro degli affari esteri, compresa la possibilità di effettuare un intervento presso la Corte suprema brasiliana al fine di rivedere la decisione del Ministro della giustizia brasiliano.
Naturalmente il Governo fornirà puntualmente le tempestive informazioni al Parlamento rispetto ai passi che saranno formalmente adottati e alle reazioni che si avranno in Brasile.

PRESIDENTE. L'onorevole Mura ha facoltà di replicare.

SILVANA MURA. Signor Presidente, Ministro, la ringrazio per la risposta anche se non mi posso ritenere soddisfatta. Casi come quelli di Cesare Battisti e Marina Petrella sono gravemente irriguardosi da Pag. 59parte di altri Stati, come appunto il Brasile e la Francia, nei confronti del diritto dello Stato italiano a vedere applicate le proprie leggi. Sono soprattutto uno schiaffo alle vittime e ai superstiti della stagione del terrorismo che ha insanguinato per anni l'Italia.
Cesare Battisti e Marina Petrella: stiamo parlando di persone che hanno le mani sporche di sangue, persone che hanno ucciso, hanno rapito, hanno commesso attentati; non hanno pagato però il loro conto con la giustizia. Grazie all'asilo che la Francia ha concesso per anni ai terroristi italiani, queste persone hanno avuto l'occasione di rifarsi una vita; peccato che la stessa occasione non l'abbiano potuta avere le persone che sono state uccise o che portano ancora sul corpo i segni di quella folle violenza. In particolare è inaccettabile che il Brasile abbia voluto considerare Cesare Battisti un perseguitato politico, sostenendo che l'Italia non sarebbe in grado di tutelarne la sicurezza fisica.
Signor Ministro, il Presidente del Consiglio ama dipingersi come statista autorevole molto ascoltato in campo internazionale. Solo due giorni fa ha messo a disposizione della comunità internazionale il suo progetto, ovvero il famoso piano Marshall, per risolvere niente meno che la crisi tra Israele e la Palestina. Ma le chiedo, quale credibilità può avere il Premier di un Governo che non riesce a farsi riconsegnare un criminale come Cesare Battisti, riconosciuto come tale - come lei ha giustamente ricordato - anche dalla Corte europea per i diritti dell'uomo?
Gli anni di piombo sono stati una pagina nera della nostra storia che ha prodotto 2.712 attentati, 351 morti, 768 feriti, una violenza criminale per la quale i responsabili devono scontare le loro pene. Purtroppo, in molti casi non è così.
Signor Ministro, cosa debbono pensare oggi i parenti delle vittime di Battisti e della Petrella o i parenti dei morti della strage di Bologna quando apprendono che Mambro e Fioravanti collaborano con il comune di Roma? A queste domande un Governo, se è serio, deve dare delle risposte (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Iniziative in relazione a recenti episodi che hanno visto coinvolti manifestanti appartenenti a centri sociali a Milano - n. 3-00321)

PRESIDENTE. L'onorevole De Corato ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cicchitto n. 3-00321, concernente iniziative in relazione a recenti episodi che hanno visto coinvolti manifestanti appartenenti a centri sociali a Milano (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

RICCARDO DE CORATO. Signor Presidente, signor Ministro, a Milano - come lei sa - il 21 dicembre scorso dei ragazzi incappucciati del centro sociale «La Pergola» bloccano il traffico, stendono uno striscione in via De Castillia con la scritta «Alexis vive, sbirri maledetti» e incendiano alcuni copertoni nella stessa via dove ha sede il centro sociale.
Il 3 gennaio 2009 aderenti agli stessi centri sociali, infiltrati in un corteo di islamici pro Hamas, sfondano i cordoni delle forze dell'ordine, incitano all'odio contro Israele e pilotano senza autorizzazione il corteo in piazza Duomo, con preghiera finale - come lei sa - verso la Mecca. Il 12 gennaio 2009 sempre gli stessi aderenti ai centri sociali, tra cui «La Panetteria okkupata», «Il Cantiere» e «La Pergola» (li cito ma lei, attraverso la questura di Milano, credo che li conosca bene), si scontrano con le forze dell'ordine per impedire una manifestazione pro Israele al teatro Strehler di Milano.
Le chiedo: questi sono tutti centri sociali che hanno occupato stabili pubblici e privati, che da decenni fomentano violenze e disordini; quando il Ministero dell'interno li disattiverà? Chiedo al Ministro in quali modi intenda procedere.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Roberto Maroni, ha facoltà di rispondere.

Pag. 60

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, in ordine ai fatti segnalati dall'interrogante la polizia ha presentato un rapporto all'autorità giudiziaria che è stata dettagliatamente informata, per gli aspetti di rilevanza penale, circa il coinvolgimento di appartenenti ai centri sociali milanesi in alcune recenti manifestazioni, quelle indicate dall'interrogante, che sono state effettuate a partire dal 21 dicembre dello scorso anno.
L'autorità giudiziaria quindi ha la responsabilità di intervenire nei casi in cui si ravvisino, come noi abbiamo segnalato, dei comportamenti in violazione della legge.
Nella città di Milano alcuni gruppi che sono considerati, o che sono da considerare, gruppi isolati, riconducibili alle frange anarchico insurrezionaliste tentano ancora di strumentalizzare i tradizionali temi di aggregazione per queste manifestazioni, come la questione palestinese e l'odio verso le forze di polizia, per cercare di recuperare visibilità. Le forze dell'ordine garantiscono in questi contesti non sempre facili il diritto di riunione e di manifestazione, ma nel rispetto della legalità; gli eventuali illeciti sono sempre denunciati e le manifestazioni che comportano situazioni di illegalità sono monitorate con ogni mezzo. L'atteggiamento delle forze dell'ordine è quello di prevenire comportamenti illegali; naturalmente, non sempre ciò è possibile ma lo sforzo e l'azione delle forze dell'ordine in questa direzione è assolutamente efficace.
Inoltre, per la prevenzione degli episodi di violenza politica, le forze di polizia dispongono ogni misura, volta per volta diretta ad assicurare un capillare controllo del territorio e a intensificare i servizi di informazione per il monitoraggio costante dell'attività dei gruppi politici più estremisti.
Riguardo al caso citato delle occupazioni di immobili, nell'ipotesi di occupazione consolidata di un immobile le forze dell'ordine eseguono uno sgombero, come l'interrogante sa, su richiesta dei proprietari e in esecuzione del provvedimento di sequestro preventivo emesso dall'autorità giudiziaria spesso con il concorso, come è avvenuto e avviene a Milano, del comune. Nel corso del 2008, infatti, sono stati effettuati tre sgomberi, in accordo con il comune di Milano: uno ha riguardato l'area industriale Fornace, dove si erano insediati trenta aderenti al collettivo «Officina disobbediente» legata al movimento Giovani comunisti della periferia milanese, un altro nell'area industriale Foa Boccaccia, occupata dei centri sociali autogestiti e il terzo nell'Approdo Caronte occupato dai «punkabbestia».

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Per meglio regolamentare queste manifestazioni, assicurando il diritto di manifestare, ma anche il diritto dei cittadini a fruire pacificamente degli spazi della propria città, ho predisposto una direttiva che sarà emanata nei prossimi giorni a tutti i prefetti perché fatti come quelli denunciati dall'interrogante, e in particolare le manifestazioni davanti al Duomo di Milano, non abbiano più a ripetersi.

PRESIDENTE. L'onorevole De Corato ha facoltà di replicare.

RICCARDO DE CORATO. Signor Presidente, ringrazio il Ministro della risposta. Per la questione relativa alle manifestazioni, prendo atto che, come ha riferito il Ministro, la questura ha segnalato i fatti alla magistratura alla quale spetta di agire. Mi auguro, dunque, che i dossier che la DIGOS ha inviato alla procura della Repubblica di Milano vedano qualche ulteriore sviluppo.
L'altra questione è l'occupazione degli immobili. Signor Ministro, lei ha citato tre sgomberi, che effettivamente sono stati eseguiti, ma Milano ha decine di immobili occupati abusivamente da vari centri sociali e le querele da parte sia degli enti privati sia di quelli pubblici o le richieste di sgombero sono sui tavoli del prefetto e del questore di Milano da qualche anno. Mi auguro che in base a quanto lei ha Pag. 61affermato, facendo riferimento ai tre sgomberi eseguiti nel 2008, si proceda nel 2009 con altrettanta celerità, magari con un numero superiore di sgomberi perché, se procediamo di tre in tre, ne parleremo ancora per una ventina d'anni.
Credo che non possiamo sopportare nella città di Milano la presenza di veri e propri centri che la procura della Repubblica ha segnalato come contigui al terrorismo; faccio riferimento all'inchiesta sulle Brigate rosse di Padova, considerato che alcuni di questi centri sono contigui a quell'area. Quindi non sono solo anarco-insurrezionalisti, ma sono contigui all'area del terrorismo.
Pertanto, ringrazio il Ministro per avere predisposto la direttiva in base alla quale, se ho capito bene, davanti al Duomo di Milano non dovrebbero esserci altre manifestazioni del genere ...

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Non solo davanti al Duomo di Milano!

RICCARDO DE CORATO.... non solo davanti al Duomo di Milano, ma spero davanti a tutte le basiliche del nostro Paese.
Mi auguro e auspico che vi sia una direttiva di accelerazione di sgomberi di immobili di questi centri sociali (all'interno dei quali in alcuni casi si svolgono attività paraterroristiche) rispetto a quelli che sono stati adottati nel 2008.

(Iniziative in relazione all'incremento dei reati commessi da minorenni, con particolare riferimento al fenomeno della diffusione delle armi da taglio - n. 3-00322)

PRESIDENTE. L'onorevole Rao ha facoltà di illustrare l'interrogazione Vietti n. 3-00322, concernente iniziative in relazione all'incremento dei reati commessi da minorenni, con particolare riferimento al fenomeno della diffusione delle armi da taglio (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, signor Ministro dopo i fatti di luglio in Emilia-Romagna i quotidiani del 19 gennaio scorso, in particolare Il Messaggero e La Stampa, hanno dato conto di un notevole aumento in Italia dei reati violenti commessi da minorenni organizzati nelle cosiddette baby gang. Lei sicuramente conosce bene i dati: ogni anno sono circa 40 mila le azione fuori legge compiute da ragazzini, di cui 10 mila riguardano lesioni personali, atti di vandalismo e danni. Il 15 per cento degli adolescenti che commette un reato ha meno di quattordici anni.
Già questa estate insieme ai colleghi Libè e Galletti avevo chiesto al Governo, senza aver ricevuto risposta, di intervenire sul fenomeno della diffusione delle armi da taglio. Nonostante la legge preveda l'arresto dai tre ai diciotto mesi per chiunque venga trovato in possesso di una lama più lunga di quattro dita senza giustificato motivo (e mi chiedo quale possa essere un motivo che giustifichi di girare con una lama di cinque centimetri), risulta impressionante il numero di adolescenti che girano armati di coltello a scuola, nei bar e nelle discoteche. Molti sostengono per difesa personale (e già sarebbe grave), ma purtroppo spesso lo fanno per intimidire i propri coetanei.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ROBERTO RAO. Concludo, signor Presidente. Chiediamo al Governo cosa intenda fare a titolo di prevenzione: se una campagna di formazione, se intenda intensificare i controlli dentro e fuori gli istituti scolastici e se intenda adottare, di concerto con il Ministro della giustizia e in linea con gli altri Paesi europei, opportune misure e sanzionare con pene adeguate la pericolosità di questo porto d'armi abusivo.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Roberto Maroni, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, non c'è dubbio che il fenomeno della devianza minorile Pag. 62che spesso si manifesta attraverso il bullismo o la formazione di bande giovanili desta un forte allarme. Ai fattori sociali, economici e culturali da cui scaturisce la devianza tradizionale si è aggiunta inoltre una forma di disagio relazionale che incentiva la formazione di gruppi con comportamenti antisociali. Tra gli strumenti più comuni utilizzati dai giovani (anche per la loro facile reperibilità) rientrano le armi da taglio.
Ricordo che la legislazione italiana distingue le armi proprie da punta e da taglio (ovvero quelle naturalmente destinate all'offesa alla persona) da quelle improprie il cui naturale impiego non è l'offesa pur essendo idonee a ciò. Questa è la legge. Per l'acquisto e la detenzione delle armi proprie sono necessarie le autorizzazioni di polizia, mentre l'impiego di quelle improprie è consentito laddove le circostanze di tempo e di luogo ne giustifichino la presenza.
È il caso probabilmente di intervenire e io do la disponibilità a nome del Governo nel disegno di legge sulla sicurezza (in corso di approvazione al Senato per poi giungere alla Camera) ad approfondire questo tema visto che ha una notevole rilevanza.
Infatti, anche se il fenomeno è difficilmente monitorabile nei suoi dati complessivi, dai dati in possesso della polizia emerge che nel 2006 sono stati segnalati ben 30.334 minori autori di delitti, mentre nel 2007 il dato è attestato a 30.906 con un aumento minimo (l'1,8 per cento), ma comunque il dato è in ogni caso rilevante. Nel 2008 è stata evidenziata una flessione che ci fa ben sperare, ma ci induce comunque a mantenere alta l'attenzione perché sono appena sotto i 30 mila i casi dei minori autori di delitti. Gli eventi si riferiscono a tutto il territorio nazionale, ma in particolare riguardano le grandi città come Torino, Milano, Roma e Napoli.
In ordine alle iniziative in atto per contenere questo fenomeno, in occasione della campagna di prevenzione del bullismo nelle scuole, il Ministero dell'interno ha assicurato la partecipazione di operatori della polizia di Stato a specifici incontri presso gli istituti didattici o presso gli uffici di polizia. Negli ambienti scolastici sono stati adottati provvedimenti disciplinari più rigidi per rispondere ai fatti più gravi. Dal mese di gennaio 2008 nell'ambito di un progetto europeo è in atto una collaborazione tra il Dipartimento della giustizia minorile e la Polizia di Stato finalizzata ad individuare i fattori di rischio ambientali, sociali e familiari.
Ricordo, infine, che lo scorso 1o agosto il Governo ha approvato un disegno di legge, presentato dal Ministro per le politiche per i giovani, con norme in materia di riconoscimento e sostegno alle comunità giovanili, con l'intento, appunto, di contrastare ogni forma di discriminazione e violenza.
Concludo rinnovando la disponibilità del Governo a discutere di quali interventi, anche di carattere normativo, effettuare per contrastare in modo sempre più efficace questo fenomeno.

PRESIDENTE. L'onorevole Rao ha facoltà di replicare.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, ringrazio particolarmente il Ministro Maroni per la sensibilità dimostrata e per la disponibilità ad intervenire su questo tema, assolutamente senza pregiudizi. Trentamila casi, come abbiamo detto, sono moltissimi: forse molti non sono stati neppure denunciati e la questione, quindi, è ancora più grave.
Ovviamente, la soluzione a un fenomeno così complesso non può essere univoca: bisognerà confrontarsi in Parlamento. Noi abbiamo alcune proposte, come quella di un forte inasprimento delle pene per chi viene trovato in possesso di coltelli in luogo pubblico e la revisione del limite di quattro dita per i coltelli (perché un coltello di queste dimensioni può fare molto male).
Ci chiediamo anche chi mai, nella vita di tutti i giorni, per andare a scuola o per passare una serata in discoteca o nei pub, abbia bisogno di uscire con un coltello, anche se fosse da cucina.
Parliamo di sicurezza e schieriamo i militari nelle piazze, ma allora perché non Pag. 63realizziamo un maggiore controllo sulla detenzione delle armi da taglio e non intensifichiamo i controlli anche all'ingresso delle scuole - come lei mi ha detto che state facendo, in qualche modo -, nei giardini pubblici, nelle sale giochi, nei bar?
Infine (è un altro argomento che lei ha toccato, signor Ministro), bisogna contrastare la facilità di reperimento di queste armi da taglio, ormai simile a quella degli Stati Uniti d'America, dove i giovani entrano in possesso delle armi da fuoco, con le conseguenze che conosciamo tutti.
Per evitare ciò, forse un primo passo potrebbe essere - lo proporremo - la restrizione delle possibilità di vendita, oggi affidata molto alla discrezione dei negozianti, addirittura nelle edicole e, ovviamente, la responsabilizzazione degli adulti, nel caso dei giovani che possono uscire di casa portando con sé un coltello.
Mi auguro che su tale aspetto si possano trovare convergenze in Parlamento, perché sono certo che il Governo e la maggioranza abbiano ben presente questo problema e abbiamo a cuore la sicurezza, almeno quanto noi.

(Iniziative in merito alla situazione produttiva degli stabilimenti FIAT ubicati nel sud Italia - n. 3-00323)

PRESIDENTE. L'onorevole Iannaccone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00323, concernente iniziative in merito alla situazione produttiva degli stabilimenti FIAT ubicati nel sud Italia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, signor Ministro, la crisi finanziaria ha avuto gravi effetti sull'economia reale dell'Italia, come dimostrato dal forte calo della produzione industriale che ha colpito soprattutto il settore auto.
La FIAT, per questo motivo, sta facendo un massiccio ricorso alla cassa integrazione e i contratti a termine non saranno rinnovati. In modo particolare, sembra che la FIAT abbia intenzione di produrre la nuova linea di motori in alluminio non nello stabilimento di Pratola Serra, in provincia di Avellino (pregiudicando in maniera grave il futuro di quello stabilimento e i relativi livelli occupazionali), ma in Austria.
Le chiediamo di sapere quali iniziative il Governo intenda assumere al fine di verificare la situazione produttiva degli stabilimenti FIAT nel sud e, in modo particolare, dello stabilimento di Pratola Serra e se non intenda subordinare gli aiuti al settore auto al mantenimento dei livelli occupazionali.

PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, Gianfranco Rotondi, ha facoltà di rispondere.

GIANFRANCO ROTONDI, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, il settore auto, che comprende, oltre all'industria, la subfornitura, la componentistica e la rete di distribuzione, rappresenta, per la nostra economia, un settore strategico, incidendo per l'11,4 per cento del PIL nazionale, con un fatturato pari a 165 miliardi di euro e 400 mila addetti.
Lo scorso 16 gennaio si è svolta a Bruxelles una riunione ministeriale sulla situazione nel settore, in cui è stata esaminata la situazione nei Paesi più interessati dalla crisi. È evidente che le politiche di sostegno al settore dell'auto devono essere previste nel quadro di un'armonizzazione comunitaria, per evitare che interventi nazionali confusi determinino squilibri sul mercato interno e disparità di trattamento tra le imprese dell'Unione.
Tale posizione è stata annunciata dal Governo italiano, che ha sottolineato la necessità di definire, a livello europeo, un piano di interventi a favore del settore.
Si è affermata anche la necessità che le procedure necessarie per accedere ai finanziamenti BEI siano snelle, prevedano percentuali di finanziamento nell'ordine del 75 per cento e assicurino la flessibilità in termini di garanzie richieste.
È utile, comunque, ricordare che, negli ultimi anni, è già stata attuata una politica Pag. 64di sostegno al settore, promuovendo il ricambio del parco automobilistico e investimenti in ricerca ed innovazione. Sono da sottolineare anche gli strumenti per la contrattazione programmata.
Per quanto riguarda più specificamente il quesito sulla FIAT e le notizie diffuse dalla stampa sul trasferimento in Austria delle produzioni di motori effettuate nello stabilimento di Pratola Serra in Campania, le rispondo, onorevole Iannaccone, con una buona notizia: la società FIAT ha smentito formalmente questa informazione ed ha escluso l'intenzione di trasferire produzioni in Austria, ove peraltro non esistono stabilimenti di proprietà di aziende del gruppo.
Sarà cura del Governo, in particolare del Ministro dello sviluppo economico, verificare, nelle prossime ore, l'auspicato collegamento tra gli incentivi per i siti ubicati nel sud d'Italia con la garanzia assoluta al mantenimento dei posti di lavoro da parte dell'azienda. Per questo Governo le due circostanze camminano di pari passo.
Per concludere, si può affermare che viene prestata da parte dell'Esecutivo la massima attenzione alla situazione dei diversi siti produttivi della FIAT, la cui evoluzione rappresenta un settore strategico per la nostra economia.
In questo quadro, apprezziamo profondamente l'accordo con Chrysler, che rappresenta un segnale di vitalità del settore. Sarà, quindi, compito dell'Esecutivo favorire la promozione dei presupposti per il superamento dell'attuale crisi, anche attraverso misure tempestive ed efficaci.

PRESIDENTE. L'onorevole Iannaccone ha facoltà di replicare.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, signor Ministro, come lei ha sottolineato, la FIAT è un pezzo importante, se non il più importante dell'apparato produttivo italiano. Se il Governo ha fatto ogni sforzo per garantire all'Italia il mantenimento della compagnia aerea di bandiera, altrettanto occorre fare per la FIAT. Un Paese che non salvaguarda pezzi importanti della propria storia produttiva ed economica non è in grado di costruire il proprio futuro. Molti stabilimenti FIAT sono situati nel sud e garantiscono importanti livelli occupazionali.
Per questo il Movimento per l'Autonomia chiede al Governo un'attenzione ed un impegno particolare, come lei ci ha comunicato, per evitare che la crisi del settore auto abbia ricadute negative nel Mezzogiorno.
È evidente che gli aiuti a favore dell'auto, in un contesto europeo, dovranno avere il presupposto di salvaguardare i livelli occupazionali e garantire gli standard di produzione, in modo particolare la produzione di prodotti innovativi come i motori in alluminio. Apprendiamo da lei che i vertici FIAT hanno smentito, nella maniera più categorica, che questa importante produzione verrà trasferita in altri Paesi.
Dichiarandomi soddisfatto per la sua risposta a nome del Governo, signor Ministro, invito comunque lei, il Governo e il Ministro per sviluppo economico a vigilare con estrema attenzione ed a sollecitare l'Unione europea ad intervenire, così come già ha sollecitato l'Italia a sostegno del settore auto.

(Iniziative per assicurare la piena e rapida operatività della social card ed elementi in ordine alla diffusione e all'efficacia di questo strumento nelle diverse aree del Paese - n. 3-00324)

PRESIDENTE. L'onorevole Bragantini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cota n. 3-00324, concernente iniziative per assicurare la piena e rapida operatività della social card ed elementi in ordine alla diffusione e all'efficacia di questo strumento nelle diverse aree del Paese (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, onorevole Ministro, premesso che è stata istituita la cosiddetta social card; che numerosi organi di stampa, tra cui il Pag. 65quotidiano L'Arena di Verona, nei giorni scorsi hanno riportato la notizia di molti utenti che, al momento di pagare, hanno riscontrato che la card era vuota (non risultavano, cioè, accreditate le somme stabilite); che, dai dati pubblicati sul quotidiano la Repubblica e ripresi da Libero, ad oggi sono state distribuite circa 580 mila tessere, di cui il 16,8 per cento nelle regioni del nord e l'83,2 per cento nelle regioni del centro-sud; che risulta, quindi, una forte penalizzazione delle regioni del nord rispetto a quelle del sud, conseguenza del fatto che non è stato preso in considerazione il diverso potere di acquisto nelle diverse aree del Paese (a fronte, infatti, del 37,3 per cento di famiglie in condizioni disagiate che risiedono al nord, solo il 16,8 per cento delle carte prepagate sono state finora distribuite nelle medesime regioni); che la mancanza di dati ufficiali definitivi sulla distribuzione della social card non consente di delineare un quadro chiaro sulla reale diffusione ed efficacia di questo strumento nelle diverse aree del Paese, vorrei sapere quali iniziative il Governo abbia assunto o intenda assumere per assicurare una piena e rapida operatività delle carte prepagate, superando i segnalati disguidi, per i quali migliaia di cittadini italiani beneficiari...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MATTEO BRAGANTINI. ...della social card non hanno potuto utilizzare le somme a loro destinate.

PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, Gianfranco Rotondi, ha facoltà di rispondere.

GIANFRANCO ROTONDI, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, il numero di carte acquisti distribuite a seguito delle domande presentate nel mese di dicembre ammonta complessivamente ad oltre 580 mila. Di queste, risultano caricate e regolarmente funzionanti circa 420 mila, pari al 73 per cento delle richieste presentate.
Due sono le cause della mancata distribuzione dei 120 euro previsti sul restante 27 per cento delle carte: il non possesso dei requisiti richiesti e le irregolarità rilevate tra i dati forniti dagli interessati e quelli presenti nelle banche dati.
Oltre 147 mila domande sono risultate non rispondenti ai requisiti reddituali previsti; per le rimanenti 9 mila istanze, per errori o incompletezze, non è stato ancora possibile procedere alla verifica dei requisiti. Le domande sono esaminate entro le 24 ore successive alla loro presentazione e, verificato il possesso dei requisiti, le carte sono caricate entro i due giorni lavorativi seguenti.
Dal 1o gennaio 2009 prosegue la presentazione delle domande da parte dei cittadini che maturano i requisiti necessari; quindi, bimestralmente, da febbraio, potranno ricevere l'accreditamento dei 40 euro mensili, se in possesso dei requisiti stabiliti.
In ordine alla distribuzione territoriale delle carte acquisti, il 15 gennaio l'INPS ha diffuso i dati riepilogativi per regione e provincia. In ogni caso, evidenzio sommariamente i numeri complessivi del totale delle richieste ricevute ed il numero di ricariche effettuate.
I dati per regione sono i seguenti: in Abruzzo il numero totale richieste flusso è 11.551 e le ricariche effettuate sono state 8 mila; in Basilicata oltre 6 mila richieste e oltre 4 mila ricariche effettuate; in Calabria oltre 42 mila richieste e circa 30 mila ricariche effettuate; in Campania oltre 140 mila richieste e 100.840 ricariche effettuate; in Emilia Romagna 13 mila richieste e 10 mila ricariche effettuate; in Friuli circa 4 mila richieste e 3 mila ricariche effettuate; nel Lazio 51.966 richieste e quasi 37 mila ricariche effettuate; in Liguria 9 mila richieste e circa 7 mila ricariche effettuate; in Lombardia 29.200 richieste e 22.203 ricariche effettuate; nelle Marche circa 6 mila richieste e circa 5 mila ricariche effettuate; in Molise 3 mila richieste e 2 mila ricariche effettuate; in Piemonte 19 mila richieste e 14.800 ricariche effettuate; in Puglia 57 mila richieste e circa 42 mila ricariche effettuate;Pag. 66 in Sardegna 17 mila richieste e circa 12 mila ricariche effettuate; in Sicilia 129 mila richieste e 95 mila ricariche effettuate; in Toscana 16 mila richieste e 12 mila ricariche effettuate; in Trentino 1.600 richieste e 1.100 ricariche effettuate; in Umbria 3.700 richieste e oltre 2.700 ricariche effettuate; in Veneto 16.600 richieste e 12.500 ricariche effettuate.

PRESIDENTE. La prego di concludere.
È naturale che le differenze di reddito delle aree del nord (sono il motore principale del Paese) fanno sì che ci siano state differenziazioni tra le richieste del nord e del sud. La carta acquisti è comunque solo uno degli strumenti che questo Governo ha approntato per alleviare la realtà delle classi più indigenti.

PRESIDENTE. L'onorevole Bragantini ha facoltà di replicare.

MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, per quanto riguarda le card che non sono state caricate, inviterei il Governo a verificare di non dare le card ai cittadini se non hanno i requisiti, perché si crea, a mio avviso, un grandissimo disagio da parte di persone anziane, che presumono di avere un diritto in quanto hanno una card che, invece, non viene caricata. Troviamo, dunque, una soluzione a questa problematica.
Per quanto riguarda la distribuzione territoriale, a parte che i dati sono disaggregati per regione, vorrei invitare il Governo, magari con altri strumenti, a valutare il potere di acquisto dei cittadini, perché è vero che c'è più reddito nelle zone del nord di questo Stato, però è anche vero che il costo della vita (e finalmente ci sono anche degli indici e dei dati statistici che lo confermano) è molto, molto più alto, sia per quanto riguarda gli affitti sia per quanto riguarda la spesa alimentare.
Troviamo, dunque, una soluzione in futuro che vada incontro veramente alle esigenze di tutti i cittadini. Per il resto, mi riservo di dare una risposta positiva per le prossime iniziative del Governo, anche se questa è già una risposta che va in questo senso (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Problematiche relative all'acquisizione di un pacchetto azionario della società CAI-Alitalia da parte di Air France - n. 3-00325)

PRESIDENTE. L'onorevole Martella ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lanzillotta n. 3-00325, concernente problematiche relative all'acquisizione di un pacchetto azionario della società CAI-Alitalia da parte di Air France (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

ANDREA MARTELLA. Signor Presidente, signor Ministro, la conclusione della vicenda Alitalia è uno scandalo nazionale: ad un gruppo di imprenditori è stata concessa la possibilità di fare un affare, ai cittadini italiani sono stati scaricati quasi 4 miliardi di debiti. Oggi la compagnia è stata svenduta ai francesi e abbiamo una compagnia più piccola, con meno voli, meno servizi, minor concorrenza, tariffe più alte, migliaia di posti di lavoro in meno a Fiumicino come a Malpensa.
In tutta la vicenda vi sono parecchi punti oscuri, penso che ne discuteremo ancora, ma una cosa è chiara: Air France entro breve acquisirà il controllo della compagnia, e ad oggi si può configurare chiaramente un danno alle casse dello Stato e un indebito arricchimento da parte dei soci privati. Infatti, Air France ha pagato ai soci privati un prezzo maggiorato del 14 per cento, circa 40 milioni di euro in più, rispetto a quanto i soci privati abbiano pagato alle casse dello Stato. Oggi vorremmo da lei una risposta precisa su questo, e cioè capire quali iniziative il Governo intenda assumere per scongiurare l'indebito arricchimento possibile e per scongiurare il possibile danno erariale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, Gianfranco Rotondi, ha facoltà di rispondere.

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GIANFRANCO ROTONDI, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, com'è noto, il Ministro dello sviluppo economico ha autorizzato l'esecuzione del programma di cessione di beni e contratti - di cui al decreto legislativo n. 270 del 1999 - predisposto dal commissario straordinario, avvocato Fantozzi, per la società Alitalia in amministrazione straordinaria.
Con il medesimo provvedimento il commissario è stato autorizzato ad accettare l'offerta formalizzata, in seguito a serrata trattativa, il 19 novembre scorso dalla società CAI per l'acquisto del complesso di beni relativi alle attività di volo facenti capo alle predette società del gruppo Alitalia. Da tale contratto risulta l'obbligo delle società acquirenti di proseguire l'attività di volo per un biennio, in coerenza con il piano industriale articolato nell'arco di un quinquennio.
Si evidenzia che la cessione è stata autorizzata dal Ministero dello sviluppo economico al corrispettivo di 1.052 milioni di euro; la valutazione peritale effettuata da Leonardo Spa è pari alla stessa cifra circa, e l'advisor finanziario del commissario straordinario Rothschild Spa, impiegando una metodologia di valutazione analoga, aveva individuato per i medesimi un valore di 931 milioni di euro.
Su disposizione della Commissione europea l'intero procedimento di vendita è stato sottoposto ad ulteriore verifica per vigilare sul rispetto della decisione e degli impegni assunti. Il 12 novembre il Presidente del Consiglio ha provveduto alla nomina individuando quali componenti il signor Andreas M. Haak ed il dottor Michael Dietrich, coadiuvati, quale consulente, dal signor Peter Weiling, tutti dello studio con sede in Düsseldorf (Repubblica Federale di Germania).
Si può dunque affermare che la conformità della vendita alle condizioni di mercato è confermata da tutte le valutazioni e verifiche di tre esperti di provata professionalità, indipendenza e standing internazionale e svolta nell'ambito di un procedimento portato alla piena conoscenza della Commissione europea.
Si precisa che l'offerta CAI si fonda espressamente su una prospettiva di integrazione con tre realtà individuate in Lufthansa, Air France e British Airways; l'annuncio del presidente CAI circa l'intervenuto accordo con Air France si pone pertanto in coerenza con l'offerta a suo tempo presentata, e non già in contrasto con la medesima.
Si ritiene al riguardo di sottolineare come le modifiche introdotte alla cosiddetta legge Marzano con il recente decreto-legge n. 134 del 2008 abbiano significativamente modificato il sistema delle vendite dei complessi aziendali, introducendo per le imprese operanti nel settore dei servizi pubblici essenziali la possibilità di cessione di beni e contratti.
La disciplina attinente al settore dei servizi pubblici essenziali risulta finalizzata alla necessità di garantire la prosecuzione del servizio pubblico.

PRESIDENTE. Onorevole Ministro, deve concludere.

GIANFRANCO ROTONDI, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Tale obbligo di prosecuzione delle attività, oggetto altresì di obbligazione contrattuale, configura un divieto di cessione, di liquidazione e di disgregazione dei beni, ma non ulteriori oneri da parte delle autorità pubbliche.

PRESIDENTE. Grazie, Ministro. L'onorevole Lanzillotta ha facoltà di replicare.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Ministro, siamo non insoddisfatti, ma insoddisfattissimi della sua risposta. Mi auguro, almeno, che non si produrrà per l'erario l'ulteriore danno dovuto al pagamento degli esimi consulenti che lei ha così autorevolmente citato e che sono stati smentiti nel giro di due settimane, visto che la loro valutazione è stata spazzata via da un operatore di mercato come Air France, che ha ritenuto che il 25 per cento che si è limitata per il momento ad acquistare valesse almeno il 14 per cento in più di quanto avevano pagato i soci privati, avendo il controllo della società.Pag. 68
Oggi lei ci ha confermato, caro Ministro, che il Governo in questi mesi non ha fatto che mentire agli italiani. L'ultima menzogna è quella sul prezzo pagato da CAI, che appariva congruo a valutatori forse non del tutto indipendenti.
Ha mentito, signor Presidente, il Ministro Tremonti quando il 27 agosto ha dichiarato che avrebbe protetto i 40 mila risparmiatori, azionisti e obbligazionisti di Alitalia che invece hanno potuto constatare che dal 26 gennaio il titolo sarà cancellato (e sarà vero quanto il commissario Fantozzi ha onestamente riconosciuto, e cioè che i loro titoli saranno carta straccia); ha mentito quando ha dichiarato che la compagnia rimarrà italiana, perché il presidente di CAI Colaninno ha detto che tale situazione durerà per quattro anni, ma che poi c'è l'accordo per cedere ad Air France; ha mentito quando ha dichiarato che le tariffe non sarebbero aumentate, visto che il suo collega, sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, senatore Castelli, ieri si è dichiarato scandalizzato dalla circostanza che, a causa del fatto che l'Antitrust non può intervenire, si paghino 328 euro per andare da Roma a Milano in un'ora in cui l'aereo non lo prende nessuno.
Ma sono, caro Ministro, lacrime di coccodrillo perché questa operazione di svendita la pagheranno i contribuenti, la pagheranno i risparmiatori, la pagheranno gli utenti: mi auguro che ci sia un giudice a Berlino che la farà pagare anche a voi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16 con immediate votazioni.

La seduta, sospesa alle 15,45, è ripresa alle 16,05.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Brugger, Donadi, Lo Monte, Melchiorre, Rotondi, Soro, Stefani e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione del disegno di legge n. 2041-A.

(Ripresa esame dell'articolo 3 - A.C. 2041-A).

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta, il relatore ed il rappresentante del Governo hanno da ultimo espresso i pareri sull'emendamento del Governo 3.7000 e sui relativi subemendamenti.

PAOLO CORSINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

PAOLO CORSINI. Signor Presidente, sull'emendamento del Governo 3.7000.

PRESIDENTE. Onorevole Corsini, si passerà prima alla votazione dei sette subemendamenti presentati all'emendamento del Governo 3.7000, successivamente potrà intervenire sull'emendamento stesso.
Passiamo alla votazione del subemendamento Casini 0.3.7000.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, è del tutto evidente che, parlando di subemendamenti, si faccia riferimento ad un emendamento.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, sta chiarendo la richiesta del collega?

Pag. 69

FABIO EVANGELISTI. No, sto chiarendo a me stesso, signor Presidente. Non vi è dubbio che l'emendamento sia, se pur presentato dal Governo, il frutto del lavoro che ha portato il Parlamento, nelle sue varie componenti, con l'azione dell'opposizione e con il consenso delle forze di maggioranza, ad avere un testo che corregge l'impostazione originaria del Governo stesso. Ho ascoltato con attenzione l'intervento del sottosegretario Mantica, che già in Commissione, nel Comitato dei nove, aveva avuto modo di chiarire la sua posizione, ma sono anche convinto che si tratti di una situazione sui generis. Non è usuale, non è normale, non è nella prassi consueta (addirittura si è usata l'espressione: «non sta nell'estetica legislativa») che in un atto di recepimento di un trattato internazionale si introduca una norma che attiene agli impegni diretti del nostro Paese verso i propri concittadini. Quello che voglio sottolineare è che noi siamo sostanzialmente d'accordo con i contenuti dell'emendamento del Governo, però come gruppo dell'Italia dei Valori abbiamo presentato due subemendamenti a mia prima firma (i subemendamenti 0.3.7000.5 e 0.3.7000.6), con i quali chiediamo un diverso recupero delle risorse necessarie per gli indennizzi di 50 milioni di euro all'anno previsti per quelli che una volta definivamo i profughi dalla Libia, ovvero coloro che nel 1970 furono cacciati dalla nuova realtà libica. Ci tengo a sottolinearlo perché davvero quello che noi abbiamo contestato...

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, deve concludere.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, allora chiederò successivamente di intervenire di nuovo per esprimere il mio pensiero.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti il tempo a disposizione del suo gruppo è terminato.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, sarò brevissimo, mi faccia completare il ragionamento, tanto dobbiamo aspettare l'arrivo degli altri colleghi.
Quanto noi abbiamo cercato di contestare, di far capire, il senso profondo della contestazione che muovevamo a questo provvedimento, certamente riguardava l'attenzione assoluta al tema diritti umani e alle relazioni tra questi due Stati; ma, soprattutto, fin dall'inizio, abbiamo contestato il fatto che questo provvedimento costerà all'Italia 5 miliardi di dollari, seppur ripartiti nell'arco dei venti anni, e per far questo si carica l'ENI, di fatto, di un 4 per cento sugli utili.
L'ENI non è un istituto di beneficenza. Recupererà questi soldi con le bollette a carico dei cittadini. Noi diciamo: almeno per quanto riguarda gli indennizzi, invece di prendere questi soldi dalle tasche dei cittadini andiamoli a prendere dal rimborso elettorale che è riconosciuto ai partiti eletti nel 2006 anche per gli anni in cui non saranno più presenti in Parlamento.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, consideriamo il suo intervento come dichiarazione di voto a nome del suo gruppo sul primo subemendamento in esame.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corsini. Ne ha facoltà.

PAOLO CORSINI. Signor Presidente, avevo rinunciato al mio intervento per una sorta di clausola di stile, ma visto che lei ha avvalorato l'interpretazione data dal collega Evangelisti allora, a questo punto, ritengo opportuno intervenire. Credo che innanzitutto si debba raccontare, non dico la storia, ma almeno la cronaca di questo emendamento, perché noi rivendichiamo al nostra merito se c'è stata questa riconsiderazione (questo ripensamento, questa resipiscenza) da parte del Governo della quale prendiamo positivamente atto. Infatti, in realtà in Commissione era stato presentato un emendamento - va detto per onor del vero - dagli onorevoli Marsilio, Zacchera e Rampelli, i quali poi sostanzialmente avevano rinunciato prevedendo la valutazione contraria da parte del rappresentante del Governo, così com'è stato «bocciato» l'emendamento dell'onorevole Galletti dell'Unione di Centro. Quindi, soltanto in relazione alla circostanzaPag. 70 che l'emendamento è stato fatto nostro, il Governo è stato spinto ad una riconsiderazione. Del resto, la scelta che viene compiuta costituisce, a mio avviso, una sorta di riparazione ex post ad una vicenda di orrori, di nefandezze e di crimini che fra il 1911 e il 1945 sono stati perpetrati dal nostro Paese, prima dal Governo liberaldemocratico e poi dallo Stato fascista. Credo che ciò debba essere detto anche alla luce delle risultanze di una ricerca storica cui Angelo Del Boca e Nicola Labanca hanno portato contributi assolutamente veritieri e persino sconcertanti. Poi c'è la storia, invece, dei soprusi e delle vessazioni che lo Stato libico ha perpetrato ai danni degli italiani: sequestro di immobili di proprietà, di imprese, mancato rispetto di contratti, confisca di averi, debiti non pagati, e un cumulo di sofferenze morali e materiali che certamente esigono una riparazione. Del resto, giace agli atti una proposta di legge che il mio gruppo parlamentare da tempo ha depositato, che in qualche misura trova in questa sede un assenso e una piena giustificazione. Resta tuttavia un interrogativo aperto. Sarebbe interessante conoscere quali sono gli orientamenti del Governo in quanto qui si apre una strada che certamente giudichiamo virtuosa in relazione ad un tema che anche il collega, onorevole Maran, questa mattina ha sollevato, e cioè la riparazione rispetto alle offese e ai torti che hanno subito gli italiani in relazione alla questione istriano-dalmata. Credo che anche questo tema debba essere ripreso; ritengo che anche su questo piano si debba verificare la volontà del Governo e la volontà delle Assemblee parlamentari di procedere ad una produzione legislativa che faccia riparazione a torti subiti e a vicende che in qualche misura rimandano ad una storia di sofferenze quale quella subita dagli italiani in Libia nel secondo dopoguerra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zacchera Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, mi è dispiaciuto che, un po' presa per fame, la gran parte dell'Assemblea si sia assentata, giustamente o comprensibilmente, verso le 13,30 e non abbia ascoltato quanto ci ha detto il sottosegretario Mantica in un intervento che mi è sembrato estremamente incisivo e, considerando la sua esperienza in cose africane, si capiva che parlava una persona che conosce fino in fondo l'argomento. L'ho apprezzato molto perché, a mio avviso, il sottosegretario è stato capace di mettere a fuoco il problema che stiamo affrontando in questo momento, con particolare riferimento all'emendamento e ai relativi subemendamenti che tra poco voteremo.
In questi giorni la discussione si è concentrata molto sulla domanda se quello in esame sia un brutto o un bel provvedimento, dimenticando che si tratta di una ratifica e che per essere ratificato prevede un contratto tra due parti: quando si contratta tra due parti, non sempre la soluzione finale può essere soddisfacente o, comunque, da condividere totalmente.
Esprimo pubblicamente molto scetticismo sul perché e sul come si sia arrivati a questa conclusione. Prendo però atto che, conservando sostanzialmente l'ossatura di un accordo che era già stato negoziato dal precedente Governo e da quelli precedenti - non dimentichiamolo questo, perché è la verità -, si è arrivati ad un compromesso, un costoso compromesso, che però, se entrerà in vigore, a quel punto risolverebbe o potrebbe finalmente risolvere un contenzioso con la Libia, che si porta avanti dal 1970 e, in qualche maniera, anche da prima.
Dunque, a questo punto, preso atto che queste sono le carte in tavola, perché questo è quanto è stato sottoscritto, penso che l'Assemblea non abbia tenuto conto a sufficienza di un aspetto fondamentale, e cioè che si tratta di un accordo le cui previsioni spiegano i loro effetti negli anni. In altre parole, quando si osserva che costa 5 miliardi di dollari, ci si dimentica però di dire che, se tra sei mesi o un anno Gheddafi non avrà ottemperato agli impegniPag. 71 presi, evidentemente l'Italia non continuerà a rispettare il trattato, in quanto la controparte non l'avrà osservato.
Questa, secondo me, è una «polizza di assicurazione» estremamente importante, perché ci garantisce che noi diamo poco a poco qualcosa, vedendo nel contempo se la controparte libica è in buona o in cattiva fede.
Se mi chiedete se mi è simpatico Gheddafi, vi rispondo di no. Se mi chiedete se ritengo che Gheddafi rispetterà nel proprio Paese quelle norme per la cui salvaguardia la Libia presiede un organismo di livello mondiale (mi riferisco al Comitato dei diritti umani), vi rispondo di no. Però, è altrettanto vero che se noi vogliamo disporre - «carta canta!» - di uno strumento che blocchi Gheddafi, per evitare che continui a fare determinate cose, dobbiamo approvare questa ratifica; altrimenti, infatti, Gheddafi avrà sempre la possibilità di obiettare che, non essendo intervenute le ratifiche, non è obbligato a rispettare il trattato.
Questa mi sembra un'evidenza che non possiamo dimenticare ed è per questo che possiamo anche dirlo: obtorto collo - il trattato in esame deve, a mio avviso, essere ratificato e messo in esecuzione, vedendo se la Libia poi si comporterà in modo intelligente oppure no.
In questo senso, le precedenti parole del sottosegretario Mantica hanno chiarito tutta la vicenda e chi voleva capire - ma l'80 per cento dei componenti l'Assemblea se ne è andato - ha potuto comprendere l'assoluta buona fede di un Governo che, alla fine, ha il coraggio di prendere decisioni, anche se alcune sono sicuramente contestabili e in qualche misura criticabili.
Venendo comunque alla proposta emendativa in esame, esprimo una particolare soddisfazione, perché il testo è sostanzialmente quello che il sottoscritto aveva presentato in Commissione affari esteri, che eravamo stati invitati a ritirare e che abbiamo trasformato in un ordine del giorno, che altri hanno sottoscritto successivamente. Tale testo mostra come, anche nel caso del riconoscimento dei danni ai nostri connazionali, l'attuale Governo affronta, risolve e chiude la questione. In questo senso, non si può che essere favorevoli, perché almeno abbiamo messo un punto finale su una questione assolutamente da chiudere, anche umanamente, anche perché più passa il tempo e più è difficile che gli interessati riescano ad avere ciò che devono avere, perché sono passati ormai trentotto anni e sovente anche i crediti italiani sono difficili da valutare e da documentare.
Quindi - e concludo -, apprezzo la proposta emendativa in esame, spero che l'Assemblea lo approvi - non ho dubbi su questo - e apprezzo soprattutto che il Governo, pur in una materia ostica, antipatica, riguardante rapporti difficili con un Paese che per molti versi è discutibile, metta a questo punto la Libia davanti alle proprie responsabilità. Poi, se la Libia non rispetta le proprie responsabilità e non rispetta i trattati, sarà dovere di questo Parlamento e di questo Governo intervenire in maniera adeguata.
Perciò, penso che oggi dobbiamo approvare la proposta emendativa in esame, apprezzandola e, come ha detto prima il collega Corsini...

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.

MARCO ZACCHERA. Ho concluso. Mi auguro che nello stesso modo e con la stessa unità di misura si tenga conto anche degli interessi italiani in altre parti del mondo, a cominciare dalla Venezia Giulia e dalla Dalmazia, dove vi sono situazioni ancora più antiche e anche qui non risolte dai precedenti Governi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, quanto tempo ho?

PRESIDENTE. Lei interviene a titolo personale: il tempo è il solito.

Pag. 72

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, ho ascoltato con interesse quanto ha voluto dirci il sottosegretario Mantica e lo apprezzo, perché sono le osservazioni di un esperto e di una persona che conosce molto bene ciò che ha detto. In quest'Aula, questo è insolito ed è stato molto utile.
Il problema è che il sottosegretario ci ha mostrato la situazione, come accade durante un viaggio, quando ti fanno vedere bene, con competenza, la carta geografica del luogo in cui stai andando e dici: Dio, che brutta carta! Questo è ciò che emerge. Egli ci spiega bene che, nel provvedimento in esame, non vi sono garanzie per quegli appalti misteriosi che aziende italiane misteriose devono ottenere per sorvegliare i confini. Ci garantisce, da competente e da conoscitore del luogo, che non si conoscono quelle frontiere e non dà alcuna garanzia per i disperati del mondo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.

PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, vorrei fare una precisazione in merito all'emendamento 3.7000 del Governo, al quale sono stati presentati subemendamenti. Si tratta di un emendamento che sembra ampiamente condiviso e che il Governo ha presentato su spunto degli amici dell'Unione di Centro. Tuttavia, ci tengo a fare una precisazione di carattere storico e ad onore dei fatti. Abbiamo ascoltato tutti l'intervento dell'onorevole Casini, quando ha presentato il subemendamento in esame. Vorrei ricordare agli amici dell'Unione di Centro, in quanto rappresentanti del centro ed eredi della Democrazia Cristiana, che sono anche i maggiori responsabili del fatto che, dopo sessant'anni, il problema degli esuli e dei rimpatriati non è ancora stato risolto. Questo, per onor del vero, va riconosciuto e ricordato, a memoria storica, soprattutto vostra (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). È troppo comodo aver governato per sessant'anni e, poi, quando si è all'opposizione, presentare una proposta emendativa opportunistica e venire qui a fare i salvatori della patria! Questo vi va ricordato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Un'ultima questione. Ho ascoltato un intervento, sempre di un esponente dell'Unione di Centro, che parlava di coscienze: vorrei ricordarvi che le coscienze non si lavano, dopo sessant'anni di pannicelli caldi, con un emendamento presentato quando si è all'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, non vorrei che idee assai confuse sulla storia del nostro Paese portassero l'onorevole collega che mi ha preceduto ad attribuire alla Democrazia Cristiana la responsabilità dei danni coloniali che dobbiamo riparare (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
Ritengo anche ridicolo continuare una querelle che non mi interessa, perché ho sentito dal sottosegretario Mantica un intervento serio, responsabile e costruttivo. Anzi, vorrei cogliere l'occasione per dire all'onorevole Mantica che, in quest'Aula, nonostante vi siano diverse posizioni, di maggioranza e di opposizione, noi la stimiamo per la sua serietà, il suo impegno e la sua competenza nell'adempiere ad un ruolo importante al servizio della nazione (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Popolo della Libertà). Questo, naturalmente, non significa che non possiamo avere idee diverse, ma significa che apprezziamo anche lo scrupolo con cui ha seguito questi nostri interventi e l'intervento che lei ha fatto.
Dunque, onorevoli colleghi, non ci permettiamo di eccepire sull'ordinamento interno del Paese libico. Naturalmente, potete immaginare quanto siamo distanti da quel sistema politico e dalle sue connotazioni, ma nessuno di noi è così sprovveduto da pensare che i trattati internazionali si facciano solo con Paesi omogenei sotto il profilo politico e geopolitico.
Qui non stiamo discutendo - e vorrei precisarlo di nuovo - l'opportunità di un Pag. 73trattato di amicizia italo-libico, su cui esprimiamo la nostra solidarietà. È giusto, altresì, ricordare che diversi Governi, con altre connotazioni politiche, hanno lavorato per arrivare a questa soluzione.
Il problema è che noi riteniamo - è questo il senso della nostra critica - sproporzionata la forza che si è messa in campo con il disegno di legge in esame e con l'accordo in oggetto e il risultato che finiremo per ottenere. Tanto per essere chiari: apprezzo il sottosegretario Mantica, quando dice: non ci aspettiamo che gli sbarchi si fermino per questo Trattato.
Voglio aggiungere qualcosa di più: temo che le cose continueranno esattamente come sono oggi e non perché aprioristicamente sono contro questo trattato, ma perché sono convinto che la storia delle relazioni bilaterali ci dimostra come questo trattato, come questo rapporto italo-libico e come la riparazione dei danni coloniali sono stati strumentalmente usati dal regime libico per finalità di politica interna che chiaramente nulla hanno a che fare con la volontà seria di controllare le coste, di prevenire gli sbarchi dei clandestini e quant'altro. Se la Lega è convinta, invece, del significato taumaturgico di questo trattato, vedremo fra qualche mese se abbiamo ragione noi o se - come mi auguro - avranno ragione loro, perché se così fosse, sarei il primo ad esserne contento.
Il sottosegretario ha parlato di modalità che non sono normali nei rapporti internazionali: ha ragione e noi questo lo abbiamo rilevato in diverse circostanze. Ma veniamo al punto. Ci troviamo adesso all'approvazione o meno di un subemendamento; stiamo parlando della riparazione dei danni per coloro che furono espulsi dalla Libia. Onorevoli colleghi del Popolo della Libertà, onorevole Zacchera (io la stimo profondamente), non facciamo questa guerra stucchevole delle primogeniture, perché qui nessuno di noi ha voluto introdurre questo dato cercando un esclusivismo nel rapporto con gli esuli. Tra gli esuli, giustamente, come in ogni categoria, c'è chi vota (la maggior parte, probabilmente) a destra, chi a sinistra e chi al centro. Votino quello che vogliono. Noi stiamo facendo un altro discorso: stiamo compiendo un atto di riparazione rispetto a cittadini come noi che sono stati privati dei loro beni e cacciati in modo vergognoso da un Paese; approviamo un trattato e ci poniamo il problema di come riparare nel nome di questi concittadini.
Il Governo ha presentato un emendamento: è importante, ma a nostro avviso non è sufficiente, poiché limita il contributo a 50 milioni di euro in tre anni, mentre voi sapete che la riparazione dei danni subiti dai connazionali ammonta a una cifra assolutamente diversa da 150 milioni.
Onorevole Mantica, la ringrazio e ringrazio il Governo per esserci venuto incontro, credo che sia un fatto positivo e lo riconosco lealmente, ma secondo noi non è sufficiente, senza l'approvazione dei nostri subemendamenti, a modificare un atteggiamento negativo in ordine alla ratifica di questo trattato. Per questo motivo e con molta lealtà, la ringrazio per quello che avete fatto, penso però che il Popolo della Libertà dovrebbe fare un gesto ulteriore votando i nostri subemendamenti; in quel caso - e solo in quel caso - voteremo per questo trattato (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, noi della delegazione radicale giudichiamo la presentazione da parte del Governo di questo emendamento un dato positivo. Riteniamo che quanto prevede il trattato, che affida la questione a futuri scambi di lettere accordi informali tra il Governo italiano e quello libico, non rappresenti una garanzia per i cittadini italiani che avevano diritto (riconosciuto anche da corti internazionali e dallo stesso Governo libico) a ricevere indennizzi. Abbiamo posto tale questione fin dall'inizio in Commissione, abbiamo presentato queste seimila proposte emendative anche per porre all'attenzione del Parlamento questa vicenda Pag. 74e insieme alle associazioni degli espulsi dalla Libia ieri abbiamo manifestato davanti a questo Parlamento.
Abbiamo ottenuto un risultato (50 milioni di euro per tre anni), ma non è abbastanza. Questi cittadini vantano crediti che possono essere stimati intorno ai 600 milioni di euro. Avevamo presentato proposte emendative che prevedevano 300 milioni di euro e il Governo ne propone 150. Credo che, a fronte di un impegno pari a 5 miliardi di dollari per 20 anni, questo non sia sufficiente, che sia qualcosa che va contro gli interesse del nostro Paese e che ci mette a rischio della possibilità di ottenere qualsiasi cosa dal Governo libico; per questo motivo, abbiamo presentato una serie di subemendamenti per ripristinare quanto avevamo richiesto in Commissione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, volevo ringraziare anch'io il sottosegretario Mantica per la chiarezza espositiva ed anche per l'onestà con la quale ci ha rappresentato la fotografia di questo accordo cosiddetto di amicizia, che sarà molto utile in vista delle prossime iniziative politiche.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, è importante che, nella lotta degli eredi dell'ex collettività italiana a Tripoli, che si battono da 28 anni per ottenere una legge sempre rinviata per mancanza di fondi, oggi si possa trovare, per costoro, una dignitosa soluzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, quello che chiediamo, come radicali, è un atto di giustizia ed equità anche per le imprese che sono state espulse. Riteniamo, pertanto, che questo sub-emendamento, seppure importante, sia insufficiente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, anch'io esprimo apprezzamento verso questa rinnovata sensibilità nei confronti dei nostri connazionali che sono stati le vittime sacrificali della dittatura libica negli anni Settanta e che, da tanti anni, lamentano una disattenzione da parte del Governo italiano.
Adesso, grazie ad una corale sollecitazione che è venuta dalle opposizioni e anche dell'Italia dei Valori, in Commissione, il Governo ha adottato questo diverso profilo di intervento. C'è da augurarsi che anche altri esuli (penso a giuliani, istriani, fiumani e dalmati) i quali da tempo aspettano una qualche tutela da parte dello Stato italiano, trovino, da parte del Governo e di quest'Aula, un'analoga sensibilità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, il nostro giudizio su questi subemendamenti che puntano ad aumentare la cifra stanziata è positivo. Noi voteremo pertanto a favore dell'emendamento del Governo e dei subemendamenti.
Naturalmente, ciò non cambia il giudizio complessivo sul Trattato, che è appunto un giudizio sul Trattato stesso e non su un atto di giustizia doveroso che, perlomeno, questa volta la Camera porterà a compimento. Non cambia il giudizio. Mi ha anzi sorpreso qualche parola dell'onorevole Casini, che lasciava intendere che, se ci fosse stato l'accoglimento del subemendamento sugli indennizzi, il gruppo dell'UdC avrebbe potuto modificare il suo Pag. 75giudizio sul Trattato. Il nostro giudizio rimarrà quello che ho già annunziato, ovvero l'astensione dal voto finale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO. Signor Presidente, in relazione a questo provvedimento che, come i colleghi hanno avuto voluto sottolineare, tante criticità contiene, ma che ha un significato profondo in senso di politica estera, vorrei ricordare la criticità rappresentata dal fatto che l'Istria, come la Dalmazia, non ha il petrolio e, dal momento che non hanno il petrolio, purtroppo, nell'ultima finanziaria sono stati tagliati 30 milioni di euro di risarcimenti loro destinati per gli esuli.
Il collega Antonione ha presentato un ordine del giorno che, anch'io, insieme ad altri colleghi del Friuli-Venezia Giulia, ho sottoscritto. Esso impegna il Governo a dare un giusto riconoscimento per quei beni abbandonati che sono stati il costo della Seconda guerra mondiale, che ha pagato l'Italia e che sono andati tutti sulle spalle dei cittadini italiani dell'Istria e della Dalmazia. A questo vorremmo, però, far seguire un impegno concreto: che il Governo, al di là del petrolio che in Istria e in Dalmazia manca, trovi le modalità per portare a compimento l'impegno politico assunto dall'attuale maggioranza ma anche dalle precedenti. Tale impegno ancora vincola questo Paese nei confronti di quella gente che, oggi, leggendo le notizie sul giusto riconoscimento agli esuli della Libia di quanto loro spettante, soffrirà ancora di più a causa della disattenzione che questo Paese dimostra nei loro confronti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Casini 0.3.7000.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 481
Votanti 324
Astenuti 157
Maggioranza 163
Hanno votato
82
Hanno votato
no 242).

Prendo atto che i deputati Monai e Di Pietro hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Polidori ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.3.7000.100 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 490
Votanti 436
Astenuti 54
Maggioranza 219
Hanno votato
434
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che i deputati Calearo Ciman, Baldelli, Villecco Calipari, Crosio e Paglia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole, che il deputato Simeoni ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Bragantini ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione del subemendamento Evangelisti 0.3.7000.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, vorrei precisare nuovamente - adesso che l'aula si è riempita - il senso Pag. 76del nostro subemendamento. Infatti, siamo d'accordo con l'emendamento del Governo, che restituisce ai profughi italiani il giusto indennizzo. I soldi, anziché andarli a prendere nelle tasche degli italiani, li prendiamo dai rimborsi elettorali dovuti per le elezioni del 2006, nonostante che nel 2008 si siano rinnovati sia la Camera che il Senato. Questo è il senso del nostro subemendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Evangelisti 0.3.7000.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 495
Votanti 320
Astenuti 175
Maggioranza 161
Hanno votato
65
Hanno votato
no 255).

Prendo atto che il deputato Baldelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione del subemendamento Mecacci 0.3.7000.1
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, con questo subemendamento vogliamo ripristinare quanto avevamo proposto e votato anche in Commissione, cioè un indennizzo pari a 300 milioni di euro e non ai 150 che propone il Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, è chiaro che deve essere un indennizzo equo, altrimenti ci troveremmo di fronte a delle situazioni discriminatorie. Non sappiamo nemmeno da chi verranno poi attuate queste scelte, rispetto ai diversi soggetti che dovrebbero averne diritto nello stesso modo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, se vogliamo davvero chiudere il contenzioso per i beni confiscati da Gheddafi agli italiani, credo che la soluzione debba essere equa e che, quindi, debba essere votato questo subemendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, voglio ribadire che questa nostra impostazione è anche per le imprese che sono state espulse, anche in anni recenti, dalla Libia e che hanno diritto ad un indennizzo per il danno subito.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, con tutto il rispetto vorrei dire all'onorevole Zacchera - se il Presidente mi permette di rivolgermi ad un collega - che non è vero e che non risulta dal testo del Trattato che l'Italia abbia diritto di sottrarsi ai propri impegni ventennali di versamento se ci sono delle inadempienze da qualche parte. Qualunque contratto - conoscete quelli editoriali, giornalistici e di altro tipo - prevede la clausola di risoluzione. In questo caso, non vi è nessuna clausola di risoluzione. Quindi, se la Libia non mantiene le promesse oppure immaginate se cambia la sua politica bizzarramentePag. 77 e in modo inaccettabile, dobbiamo continuare i nostri pagamenti. A questo ci obbliga il Trattato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Mecacci 0.3.7000.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 497
Votanti 325
Astenuti 172
Maggioranza 163
Hanno votato
74
Hanno votato
no 251).

Prendo atto che il deputato Dal Moro ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo alla votazione del subemendamento Mecacci 0.3.7000.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, anche con questo subemendamento miriamo ad aumentare i soldi destinati agli indennizzi: invece di 300 milioni di euro, adesso ne proponiamo 250. Credo sia una misura necessaria rispetto ai crediti di queste persone. Spero che ci sia un minimo di disponibilità del Governo ad impegnarsi su questa cifra.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, anche l'università di Tripoli è stata costruita da un imprenditore italiano che aspetta da vent'anni di vedere riconosciuto il proprio onorario. Naturalmente questo al Governo non interessa. Cerchiamo in qualche modo di porre riparo a queste dimenticanze.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, il contenzioso per i beni confiscati è sempre stato rinviato con la scusa della mancanza di fondi, mentre ci apprestiamo a dare Gheddafi 5 miliardi di euro. Credo sia il minimo riconoscere ai nostri esuli almeno 250 milioni di euro

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, il nostro pensiero va alle decine di imprenditori che ieri hanno manifestato davanti a Montecitorio e che da anni chiedono giustizia inascoltati.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Mecacci 0.3.7000.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 500
Votanti 332
Astenuti 168
Maggioranza 167
Hanno votato
80
Hanno votato
no 252).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Mecacci 0.3.7000.3.Pag. 78
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, anche con questo subemendamento vogliamo ricordare al Governo che l'impegno che è stato preso con la sua presentazione copre solo parzialmente i crediti vantati dagli esuli e dagli espulsi dalla Libia. Vogliamo metterlo ai voti per rendere chiaro che si dovrà tornare su tale questione nei prossimi anni e nei prossimi mesi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, vorremmo anche capire quali saranno i criteri di ripartizione, visto che non vi è un equo riconoscimento degli indennizzi che sono dovuti a queste persone.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, mentre aziende, come Impregilo, vincono commesse importanti in Libia, credo che in questo momento si debba riconoscere agli esuli un adeguato indennizzo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, a questo punto c'è da aspettarsi che qualcosa possa cambiare al Senato e che non ci si limiti a questi stanziamenti così insufficienti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, sono sempre esclusi - non se ne parla neanche più - gli italiani ebrei linciati, le famiglie perseguitate, spossessate e cacciate nel 1946, 1947 e 1948. Si dirà che era prima del periodo di Gheddafi, certo, ma anche il 1911 italiano era prima del periodo di cui stiamo parlando adesso, e grandi misfatti sono avvenuti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Mecacci 0.3.7000.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 507
Votanti 331
Astenuti 176
Maggioranza 166
Hanno votato
75
Hanno votato
no 256).

Prendo atto che i deputati Portas e Mazzarella hanno segnalato che avrebbero voluto astenersi e che il deputato Antonino Foti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione del subemendamento Mecacci 0.3.7000.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, si tratta di un subemendamento che si rende necessario perché è insufficiente quanto previsto dal Governo, ma soprattutto è insufficiente quanto è scritto in questo trattato, dove non c'è nessun impegno da parte del Governo libico, che è debitore nei confronti dei cittadini italiani, nel rimborsare quanto dovuto. Di nuovo i contribuenti italiani si trovano a dover far Pag. 79fronte ad un mancato impegno del Governo nel riuscire ad ottenere quanto era dovuto dal Governo libico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, prima o poi dovremo capire perché 5 miliardi per Gheddafi si trovano e appena 150 milioni per le vittime italiane di Gheddafi non si trovano. Ci aspettavamo e ci aspettiamo da parte del Governo che vi sia un ripensamento rispetto a questa iniqua distribuzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, si favoriscono aziende come Impregilo, sotto inchiesta a Napoli per i disastri dei rifiuti in Campania, azienda che costruirà università e alberghi in Libia con Gheddafi, il quale entrerà nel capitale della società. È doveroso riconoscere...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Zamparutti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, a questo punto, lo ripeto, il nostro appello va ai senatori, al Senato della Repubblica, perché lo stanziamento venga adeguato e magari - questo è il mio sogno - perché si facciano pagare a Gheddafi i debiti che ha nei confronti dell'Italia.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Mecacci 0.3.7000.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 505
Votanti 337
Astenuti 168
Maggioranza 169
Hanno votato
81
Hanno votato
no 256).

Passiamo alla votazione del subemendamento Evangelisti 0.3.7000.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, con l'emendamento del Governo vengono stanziati fondi a favore degli esuli della Libia, a parziale rimborso dei danni subiti a seguito dell'espulsione dal Paese.
Vorrei ricordare al Governo e a tutta l'Aula la situazione analoga, se non peggiore, verificatasi per gli esuli fiumani, istriani e dalmati, con la consapevolezza che non possono esistere esuli di serie A e di serie B, né possono esistere tragedie di serie A e di serie B (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Sono convinto che il Governo vorrà impegnarsi, considerata anche la sensibilità dimostrata sull'argomento, al fine di risolvere l'annosa questione che vede ancora di difficile realizzazione gli indennizzi per gli esuli citati, ossia gli istriani, i fiumani e i dalmati. Quindi, mi auguro che il Governo voglia proseguire in questa direzione, anche per la delicatezza del tema che ho affrontato, e sono sicuro che troverà l'appoggio dell'Aula intera (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, vorrei anticipare che in questo mondo globale entro alcuni mesi cominceremo a sapere cosa accade davvero nel deserto Pag. 80monitorato anche da noi e nella zona libica a pattugliamento misto. Quando sapremo queste cose suggerisco ai colleghi del «corteo Gheddafi» di prepararsi qualche risposta per gli italiani.

PRESIDENTE. Saluto il gruppo dei giovani del Rotaract di Firenze, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà, per quindici secondi.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, naturalmente noi sosteniamo questo subemendamento e lo riteniamo fortemente etico: piuttosto che mettere le mani nelle tasche degli italiani per attingere dei fondi, crediamo sia meglio che, una volta tanto, siamo noi a mettere le mani nelle nostre tasche.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, è tutta la giornata che siamo qui anche noi e cerchiamo di far capire che quello che è avvenuto, e avverrà, ha una difficoltà anche di linguaggio, nel parlare e nell'interpretare, anche perché vedo che quest'Aula è sorda, non capisce...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Paladini. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, chiediamo che questo Parlamento in un momento di difficoltà dia il buon esempio non attingendo i fondi necessari dalle tasche dei cittadini, ma da quello che questo Parlamento ha destinato a se stesso per il finanziamento ai partiti dal 2006 in poi, per la parte rimanente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, vorrei ribadire il concetto che è stato espresso dall'onorevole Rota: c'è una legge che prevede che anche per i tre anni successivi al momento in cui la legislatura cessa, come nel 2006, i partiti continuano a ricevere il finanziamento. Noi chiediamo che quei fondi vengano devoluti per questa causa che è più nobile ...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Porcino. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, basta mettere le mani nelle tasche degli italiani, per una volta mettiamole nelle tasche dei partiti che prendono i soldi due volte o che continuano a prendere i soldi pur non essendo presenti in Parlamento...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Favia. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, l'Italia è in una crisi economica preoccupante, allora cerchiamo di non mettere le mani in tasca agli italiani per la copertura dei fondi destinati a questo Trattato, togliamo i fondi ai partiti e vedrete che tutti gli italiani...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Di Giuseppe. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nel 2006 la legislatura si è interrotta dopo due anni: che senso ha continuare a erogare dei contributi, che non sono nemmeno utili, per legge...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Scilipoti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.

Pag. 81

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, in un momento di crisi non possiamo chiedere sacrifici ai cittadini, facciamo noi dei sacrifici: mettiamo le mani nelle nostre tasche e finanziamo anche ciò che è giusto finanziare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, intervengo ancora per ribadire che il Governo deve smettere di togliere dalle tasche dei poveri per dare ai ricchi. Chiediamo che se questo accordo deve esserci, non deve essere a carico dei cittadini italiani.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, in un momento di crisi internazionale non possiamo permetterci il lusso di pensare agli altri Paesi. Non possiamo pensare alla Libia, non possiamo mandare i carabinieri a Gaza, ma dobbiamo tutelare la sicurezza dei cittadini italiani, dei campani e dei napoletani. Mandiamo, quindi, i carabinieri a Casal di Principe e a Scampia (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, già in Commissione bilancio ho sostenuto la bontà di questo subemendamento. È davvero vergognoso che i partiti difendano la casta. Vi è un'opportunità: cogliamola e diciamo almeno una volta basta a questa strumentalizzazione!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, vogliamo ribadire che siamo assolutamente d'accordo con l'emendamento presentato dal Governo sulla spinta venuta dall'Aula del Parlamento. Quindi, siamo a favore degli indennizzi per gli italiani espulsi dalla Libia quarant'anni fa.
Il tema che abbiamo posto e che ancora sottoponiamo alla vostra attenzione, e sul quale chiedo un sussulto di attenzione, è il seguente: anziché andare ulteriormente ad inasprire la bolletta energetica (e quindi far pagare gli utenti dell'ENI e delle altre sue consociate) facciamo uno sforzo, rinunciamo ad una parte dei rimborsi elettorali previsti per le elezioni del 2006, visto che il Parlamento è stato rinnovato nel 2008. Quindi, votate questo subemendamento e riducete la pressione fiscale nei confronti degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, intervengo per dire che votiamo a favore di questo subemendamento dell'Italia dei Valori, in quanto lo riteniamo valido ed importante in un momento di difficoltà come questo. Voglio anche aggiungere che è importante che il Governo tenga conto nei futuri trattati degli esuli istriani e dalmati, come già richiamato da alcuni colleghi, perché quanto è in atto in quest'Aula in termini di dibattito e di sensibilità credo debba essere mantenuto anche in futuro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, sono rimasto colpito dalle parole dei colleghi dell'Italia dei Valori e anche da questo incalzare, giustamente, i partiti che fanno parte della casta e che difendono la casta nel cercare di restituire credibilità alla politica. Vorrei dire a loro Pag. 82e a tutti quanti che non so dove erano quando questo provvedimento è stato predisposto e votato.
Vorrei suggerire che se a causa della casta (che divide i partiti e che vede i partiti coinvolti in questo momento) perdessero questa preziosa occasione, si possono sempre fare delle donazioni. Aspetto di vedere, ad esempio, i colleghi dell'Italia dei Valori destinare i soldi del finanziamento pubblico a tante associazioni umanitarie che lavorano per difendere i diritti dei cittadini. Aspetto di vedere quale sarà l'associazione che l'Italia dei Valori sceglierà per il prossimo anno (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Unione di Centro).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Evangelisti 0.3.7000.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 490
Votanti 327
Astenuti 163
Maggioranza 164
Hanno votato
54
Hanno votato
no 273).

Prendo atto che i deputati Pini e Brigandì hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.3.7000.101 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 502
Votanti 472
Astenuti 30
Maggioranza 237
Hanno votato
472).

Prendo atto che i deputati Zaccaria e Antonino Foti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.7000 del Governo nel testo subemendato, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 513
Votanti 479
Astenuti 34
Maggioranza 240
Hanno votato
478
Hanno votato
no 1).

Avverto che, a seguito dell'approvazione dell'emendamento del Governo 3.7000, risultano assorbiti gli articoli aggiuntivi Mecacci 3.02 e 3.011, Casini 3.010 e Marsilio 3.01.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo 3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, vi è una storia dei trattati e una storia dei governi, e vi è poi una storia della gente piccola: 25 mila italiani, oggi il sottosegretario parlava di 35 mila, espulsi dalla Libia. Credo che l'Aula non voglia dimenticare questa storia, perché dimenticheremmo noi stessi e perderemmo un pezzo di umanità.
La Lega ha presentato proposte di legge per il rimborso e per il riconoscimento. La Lega è un partito legato alla terra e la terra, a volte, si mescola con il sangue, con il sudore e con le lacrime, che sono quelle lacrime che noi - come sicuramente altri Pag. 83- vediamo quando andiamo ai congressi dell'AIRL: si tratta di lacrime di nostalgia per una terra lontana. Si tratta di cittadini italiani, molte volte nati in quella terra d'Africa: c'è tanto amore nei confronti di questa terra, c'è amore e c'è poesia. Ancora oggi, dopo trent'anni, si tengono gare di poesia che si chiamano «sabbie». Il voto che abbiamo espresso è il riconoscimento di una tragedia e di un dramma. Non vi erano colonizzatori negli anni Settanta.
La storia dei trattati, dei grandi e dei governi ci ricorda che c'era già un Trattato nel 1956 che, all'articolo 9, garantiva la continuità della permanenza e della proprietà. È arrivato poi Gheddafi negli anni Settanta che, con il decreto del 21 luglio 1970, ha dato tempo fino al 15 ottobre, che viene definito la «giornata della vendetta». Credo che sia vergognosa, da parte di questo regime, l'istituzione della giornata della vendetta. Non dobbiamo inoltre dimenticare - come hanno ricordato ieri sera la collega Nirenstein e anche altri colleghi - i 40 mila ebrei espulsi da quella terra, perché essi erano nati in quella terra ed erano figli di quella terra.
Negli anni Settanta - lo dico ai democristiani dell'epoca - il Governo avrebbe potuto denunciare le violazioni o chiedere l'arbitrato, previsto dall'articolo 17: non l'ha fatto. Noi abbiamo stanziato 150 milioni di euro: forse non saranno sufficienti, onorevole Casini, per risanare quella ferita, ma noi sappiamo che, in qualche modo, abbiamo riconosciuto un pezzo di dolore e di solidarietà. Ora, il prossimo passo di questo Governo dovrebbe essere quello di ottenere che il colonnello Gheddafi chieda veramente scusa alle persone espulse che ha fatto soffrire (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intervengo in dichiarazione di voto sull'articolo 3. Abbiamo apprezzato lo sforzo corale che ci ha permesso di migliorare questo passaggio. Resta il fatto che qui si parla di addizionale dell'imposta sul reddito delle società: mi riferisco all'ENI, che rincarerà la bolletta energetica sui cittadini, che saranno chiamati a pagare non soltanto gli indennizzi giusti agli italiani, ma anche 5 miliardi di dollari al regime di Gheddafi. Intervengo, però, anche per rispondere all'intervento del caro amico e collega del Partito Democratico, onorevole Roberto Giachetti: mi sembra che gli sia sfuggito il pane nella demagogia. Se vogliamo inzuppare il pane nella demagogia, lo possiamo fare: siamo capaci tutti, caro Giachetti.

ROBERTO GIACHETTI. Ce ne siamo accorti!

FABIO EVANGELISTI. Tu non puoi dire che, siccome abbiamo rubato tutti...

PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza, onorevole Evangelisti.

FABIO EVANGELISTI. ...siccome voi non volete la refurtiva, donatela. Noi facciamo quello che vogliamo della refurtiva, diciamo che non bisogna rubare. Il tema è questo: c'è un doppio rimborso ...

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, il tempo a sua disposizione è terminato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, intervengo per preannunziare il voto contrario della delegazione radicale, perché riteniamo questo articolo, come tutto il Trattato, inadeguato a tutelare gli interessi del nostro Paese e degli italiani che sono stati espulsi dalla Libia.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Pag. 84

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 506
Votanti 437
Astenuti 69
Maggioranza 219
Hanno votato
411
Hanno votato
no 26).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Mecacci 3.03. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, dopo aver presentato tanti emendamenti che rimettevano in discussione il significato e l'approvazione di questo Trattato, questa la definirei una proposta emendativa minimalista. Ci apprestiamo a costruire un'autostrada sulle coste libiche e chiediamo che nella commissione mista paritetica, da parte italiana, si preveda la presenza di un esperto in materia ambientale e di un esperto in materie culturali, quanto meno per non fare più danni di quelli che stiamo facendo con l'approvazione di questo Trattato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, noi voteremo a favore di questo articolo aggiuntivo, però vorrei anche completare il ragionamento che ho accennato prima. Siccome il doppio rimborso elettorale è una vergogna (lo sappiamo tutti), non si può dire a noi di rinunciarvi. Sappiamo anche che 630 deputati sono troppi, ma non potete dire al gruppo dell'Italia dei Valori di dimettersi.
Lo so che a qualcuno piacerebbe, ma non funziona così. Allora, non si può dire, caro Giachetti, donate il di più. Il di più...

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, lei non può continuare in questo dialogo. Inviti l'onorevole Giachetti a pranzo o a cena, ma non può continuare così.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, ha ragione. Raccolgo il suo invito e mi rivolgo a lei. Non sì può chiedere ad una sola forza politica di farsi carico di ciò. Noi abbiamo proposto un emendamento, che è stato bocciato. Ognuno si assume la responsabilità dei propri atti, però un gruppo soltanto non può farsi carico di questo. Lo ripeto: c'è stato un emendamento che è stato respinto, perché non si era d'accordo. Peccato che poco prima - lo voglio dire in quest'Aula - il Partito Democratico non abbia votato a favore dell'emendamento dell'Unione di Centro, che probabilmente avrebbe...

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, la ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei chiarire meglio il mio al pensiero. Io non ho chiesto nulla a nessuno. Da alcuni minuti, sto ascoltando la voce di esponenti di un gruppo parlamentare, che percepisce, come tutti gli altri gruppi parlamentari, il finanziamento pubblico, a seguito di una legge approvata da questo Parlamento, che non mi convince, ma avendola votata, come tanti altri qui dentro, ora la difendo.
Infatti, non è che, siccome si alza la leva contro la casta, noi adesso facciamo finta di essere più puliti degli altri. Vorrei semplicemente dire che io non ho chiesto nulla a nessuno. Forse chiedo quello che l'onorevole Evangelisti imputa a me, cioè di usare un po' meno demagogia.
Vorrei dire all'onorevole Evangelisti, visto che i precedenti fanno anche giurisprudenza, che ci sono dei precedenti. I radicali, nel 1976, restituirono una parte del finanziamento pubblico alle associazioni delle vittime del terrorismo. È un'opportunità che allora fu colta. Se si è veramente convinti che quei soldi sono una vergogna e un furto, e si perde l'occasione con un emendamento, si ha praticamente la possibilità di dimostrare che ciò di cui si parla non è semplice demagogia (Applausi dei deputati dei gruppi Pag. 85Partito Democratico, Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Unione di Centro).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Mecacci 3.03, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 504
Votanti 331
Astenuti 173
Maggioranza 166
Hanno votato
80
Hanno votato
no 251).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 2041-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 2041-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, noi voteremo contro questo articolo 4, perché la copertura finanziaria - lo abbiamo detto fino a sgolarci - non ci convince.
Anche se potessimo, noi, piccolo gruppo di questa composizione parlamentare, alla fine, siccome si parla di donazioni, e le donazioni sono elargizioni liberali, ci sia almeno concesso di lasciar fare a noi e di far decidere a noi come meglio utilizzare il maltolto ai cittadini.
In questo non abbiamo bisogno di lezioni da chicchessia e non abbiamo avuto bisogno neanche...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Evangelisti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, questa copertura finanziaria introduce nell'ordinamento italiano una nuova tassa, che possiamo chiamare Gheddafi tax. Dopo la Robin Hood tax, la porno tax, la mago tax, introduciamo anche la Gheddafi tax. Attenzione, che questa copertura è falsa, perché è impossibile per chiunque fare un piano industriale a 28 anni. È impossibile sapere quale sarà il patrimonio netto dell'ENI nel 2030; solo il Mago Otelma ci potrebbe aiutare in questa impresa impossibile (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
Ma vi dico un'altra cosa: così facendo, escludiamo la possibilità di fare la riforma dei servizi pubblici locali in Italia, perché stiamo dicendo che l'ENI rimarrà in regime di monopolio fino al 2030 e non verrà mai fatta la separazione tra reti e gestione, che voi avete messo nel vostro programma di Governo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Galletti.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 518
Votanti 491
Astenuti 27
Maggioranza 246
Hanno votato
429
Hanno votato
no 62).

Prendo atto che il deputato Paladini ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario e che il deputato Colombo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

Pag. 86

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 2041-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A - A.C. 2041-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intervengo semplicemente per preannunciare il voto contrario dell'Italia dei Valori, pur sapendo che, ovviamente, non possiamo in linea di principio essere contro il principio per cui la presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.
Ma siccome, ovviamente, nel tempo che è trascorso, qualche passaggio è saltato, a proposto di copertura volevo un'altra volta sottolineare il passaggio per cui l'addizionale che abbiamo appena votato non è dovuta per gli esercizi in perdita. Il collega Galletti, poco fa, ricordava che questo è un piano fino al 2028; ci sarà da ridere negli anni in cui l'ENI dovesse avere una piccola crisi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 522
Votanti 465
Astenuti 57
Maggioranza 233
Hanno votato
431
Hanno votato
no 34).

Prendo atto che il deputato Rao ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi e che la deputata De Micheli ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto astenersi.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2041-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 2041-A).
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi dell'articolo 89 del Regolamento, l'ordine del giorno Antonione n. 9/2041/6, concernente misure a tutela degli esuli istriani e dalmati, in quanto relativo a materia estranea rispetto al contenuto del provvedimento.
Peraltro, trattandosi di un disegno di legge di ratifica di un Trattato internazionale, gli strumenti di indirizzo presentati devono necessariamente attenere alla materia oggetto del Trattato stesso ovvero del relativo disegno di legge di ratifica.

ROBERTO ANTONIONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO ANTONIONE. Signor Presidente, ovviamente mi rimetto alla decisione della Presidenza, come è del tutto evidente. Voglio, però, fare alcune osservazioni: l'emendamento che il Governo ha presentato e che verteva sulla questione degli esuli dalla Libia è un emendamento che abbiamo votato, condiviso ed apprezzato.
Avremmo voluto anche noi poter chiudere definitivamente questa partita; così, purtroppo, non è potuto essere. Ma come è stato accolto quell'emendamento, che bene ha fatto il sottosegretario Mantica a definire inusuale, quando si discute di un Trattato internazionale, analogamente avrei pensato che potesse essere, in qualche modo, considerato dalla Presidenza un ordine del giorno su un tema affine.
Così non è stato, ma mi si consenta di dire che gli esuli fiumani, giuliani e dalmati non erano dei colonizzatori: vivevano Pag. 87nelle loro terre, nelle loro case e nelle loro abitazioni, e hanno lasciato tutto, tombe comprese. Con quei beni, il nostro Paese, in grande misura, ha pagato i danni di guerra.
Non si tratta quindi di un riconoscimento morale, come morale è il riconoscimento che oggi abbiamo sancito nei confronti degli esuli libici: si tratta di un riconoscimento materiale. Purtroppo questo non è avvenuto. Mi sono particolarmente dispiaciuto, è una sofferenza ulteriore che infliggiamo a queste persone, 350 mila, che da molto più tempo aspettano giustizia. Mi auguro che la sensibilità che l'Aula ha dimostrato nei confronti degli esuli libici trovi altrettanta attenzione nella sede competente, che a questo punto sarà la Commissione affari esteri, preannunciando da parte mia che questo ordine del giorno verrà ritirato e il suo contenuto verrà trasfuso in un provvedimento che consenta alla Commissione di esaminare questa vertenza.
Vorrei anche ringraziare i colleghi di altri gruppi parlamentari, anche dell'opposizione, che hanno voluto sottoscrivere questo ordine del giorno, cosa che di conseguenza credo diventi un buon auspicio affinché questo diventi poi un impegno cogente del Parlamento nei confronti di chi oggi subisce un ulteriore sopruso.

PRESIDENTE. Onorevole Antonione, la ringrazio per la precisazione. Debbo, solo per correttezza, dirle che purtroppo, essendosi pronunziata la Presidenza sull'ammissibilità, il ritiro è sostanziale e non formale.

ANTONINO LO PRESTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, il mio, più che un intervento sull'ordine dei lavori, è sul costo dei nostri lavori. Sarò telegrafico, e mi spiego immediatamente. Abbiamo esaminato qualcosa come 6 mila emendamenti, anche se ovviamente poi le votazioni sono state ridotte, ma abbiamo prodotto 1.057 pagine, per 750 volumi, per un totale di 79 mila pagine col primo volume di emendamenti, ed altre 20 mila pagine col secondo volume di emendamenti. Ho fatto un breve calcolo: siamo arrivati a qualche cosa come 4 mila chili di carta; oltre ovviamente all'inchiostro che è stato sprecato, ma mi hanno spiegato che è poca cosa. Non voglio entrare nel merito degli emendamenti che sono stati presentati, anche se essi hanno introdotto un dibattito interessante ed elevato; ma per carità, non vi pare, cari colleghi, che stiamo esagerando? Che tutta questa mole di lavoro così impressionante, di cui abbiamo caricato gli uffici, sia stata sottratta a cose molto più importanti? Si poteva limitare il dibattito, signor Presidente, a un numero congruo di emendamenti, che spiegassero le ragioni dell'opposizione che è stata mossa al provvedimento in esame.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ANTONINO LO PRESTI. Però, signor Presidente, francamente stiamo travalicando ogni limite: se qualcuno ha affermato che appena un minuto di collegamento a Internet provoca non so quante emissioni di CO2, pensate a quanto abbiamo contribuito, oltre a gravare sul bilancio della Camera, ai costi in termini ambientali.
Signor Presidente, concludo con una proposta, la prenda come provocazione, la prenda come proposta seria: occorrerebbe che fossero i gruppi o i singoli parlamentari ad assumersi il costo enorme di queste produzioni inutili.

PRESIDENTE. Le ho dato la parola: comprenderà però che c'è un'estraneità, rispetto ai lavori.

RITA BERNARDINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, mi perdoni: lei ha fatto parlare due minuti il collega che ha detto che stiamo sprecandoPag. 88 denaro pubblico. Mi chiedo dove fosse il collega quando noi proponevamo di abolire la carta e di fare tutto in Internet: dove stava? Che quegli ordini del giorno ce li siamo votati tutti da soli noi radicali (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico)?

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati?

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Saglia n. 9/2041/1; peraltro indica all'onorevole Saglia l'opportunità di modificare il dispositivo, sostituendo alle parole «nel pieno rispetto della normativa vigente» le parole «nel pieno rispetto dell'accordo», perché di questo stiamo parlando.
Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno n. 9/2041/2, avente quale primo ed unico firmatario l'onorevole Zacchera, ma invita l'onorevole Zacchera a riconsiderare il dispositivo nel senso di sopprimere le parole: «e dai nostri connazionali», dal momento che stiamo parlando specificatamente dei crediti concernenti le imprese. A questo proposito, poiché sono stati sollevati parecchi dubbi e obiezioni, ricordo che esiste da tempo un comitato crediti che è assolutamente informato della situazione dei crediti avanzati dalle imprese italiane per circa 620 milioni, e ci auguriamo che questo Accordo sblocchi la procedura del comitato.
Il Governo, invece, non accetta l'ordine del giorno Mecacci n. 9/2041/3, mentre, con riferimento all'ordine del giorno Ruben n. 9/2041/4, il Governo non solo lo accetta, ma ringrazia l'onorevole Ruben per la sua presentazione: se infatti la burocrazia, o quanto meno le date e la cronaca impedivano a noi - riguardando problemi avvenuti dal 1970 in poi - di affrontare questo argomento, tale ordine del giorno consente al Governo italiano di poter approfondire con le autorità libiche i problemi inerenti i cittadini italiani di origine ebraica che erano stati espulsi soprattutto, ma non vorrei sbagliare, nel 1967. Il parere del Governo sull'ordine del giorno Ruben n. 9/2041/4 è dunque convintamente favorevole.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Maran n. 9/2041/5. Mi sia consentito, onorevole Presidente, anche se l'ordine del giorno Antonione n. 9/2041/6 è stato dichiarato inammissibile, dire al collega Antonione, a nome del Governo, che il 5 febbraio avverrà il primo incontro del tavolo di coordinamento con gli esuli fiumani e dalmati.
Questo problema sta molto a cuore al Governo e, in particolare, al sottosegretario che parla. Posso esprimere in questa sede un impegno personale sul problema che è emerso oggi chiaramente (e che non vorrei si trasformasse in una guerra tra poveri, perché ciò non deve accadere), ricordando soprattutto, come bene ha fatto l'onorevole Antonione, che da lì non furono cacciati perché erano apparsi trenta anni prima, ma che erano terre abitate da quelle genti da alcune migliaia di anni, dai tempi dell'impero di Roma. Voglio ricordare in questa sede il senso e il significato della difesa, ancora oggi, della italianità di quelle terre: non si tratta quindi di un dovere morale, ma di un dovere materiale di questo Governo (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà). Per quanto mi riguarda, l'impegno è esattamente uguale a quello relativo agli espulsi dalla Libia.
Il Governo, inoltre, non accetta l'ordine del giorno Bernardini n. 9/2041/7, mentre per quanto riguarda l'ultimo ordine del giorno, n. 9/2041/8, a prima firma dell'onorevole Calvisi, a nome del Governo ne capisco lo spirito e la ratio. Peraltro, sono abituato a rispondere quando gli impegni possono essere assunti: gli impegni presuppongono che vi sia dalla controparte, perché io li possa assumere, un atteggiamento accondiscendente. Dunque, come Governo, credo di poterlo accogliere come raccomandazione, dal momento che solleva un problema certamente sentito sul quale questo Parlamento ha dimostrato una particolare sensibilità. Quindi, se i colleghi Calvisi e Maran convengono, il Pag. 89Governo accoglie come raccomandazione il loro ordine del giorno n. 9/2041/8.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Saglia n. 9/2041/1, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zacchera n. 9/2041/2, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo se il presentatore insista per la votazione dell'ordine del giorno Mecacci n. 9/2041/3, non accettato dal Governo.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, non capisco davvero la ragione del parere contrario del Governo su questo ordine del giorno di cui voglio leggere il dispositivo all'Aula: «impegna il Governo a istituire un sistema di monitoraggio satellitare sulle rotte marine esistenti tra la Libia e l'Italia per seguire le navi provenienti dalla Libia ed impedire l'abbandono in mare dei migranti da parte delle organizzazioni criminali che gestiscono questo traffico illegale». Quali sono le ragioni, onorevole sottosegretario, per esprimere un parere contrario a un impegno politico che mira a tutelare le vite di centinaia di migliaia di persone? Anche oggi, non lontano da Lampedusa, vi sono stati ventisei morti, ventisei persone abbandonate in mare dalla criminalità organizzata, mentre vi sono sistemi satellitari che possono impedire queste tragedie. Francamente, non capisco la ragione per la quale il Governo non si voglia impegnare a cercare di salvare delle vite umane.

PRESIDENTE. Onorevole Mecacci, dunque, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2041/3, non accettato dal Governo?

MATTEO MECACCI. Sì, Signor Presidente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, nel suo intervento poco fa, l'onorevole Zacchera, ha giustamente richiamato l'intervento del sottosegretario Mantica svolto durante quella che potremmo definire la pausa pranzo, lamentando che non tutti avessero potuto seguire, con attenzione, l'intervento del sottosegretario. Chi parla si è sforzato di ascoltare con attenzione l'onorevole sottosegretario. In un pieno tentativo non pienamente riuscito - me lo permetta, senatore Mantica - di rispondere all'onorevole Colombo a proposito delle società italiane che dovranno monitorare i confini terrestri tra la Libia e il Ciad, lei ha fatto riferimento a sistemi...

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, deve concludere.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, ma per il mio intervento in dichiarazione di voto sull'ordine del giorno ho a disposizione cinque minuti.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, il tempo a sua disposizione è esaurito.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, siccome il tema è interessante, e non è assolutamente strumentale, mi avvio a concludere. Il sottosegretario, poiché aveva affermato che il controllo delle frontiere terrestri della Libia veniva assicurato anche attraverso sistemi satellitari, di radar e quant'altro, mi deve dire perché ha espresso un parere contrario al controllo della frontiera di acqua, di mare, fra l'Italia e la Libia, mentre siamo disponibili ad impegnare le risorse delle società italiane sulle frontiere di terra. Se mi spiegherà tutto ciò, io voterò come indica il Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Mecacci Pag. 90n. 9/2041/3. Intervengo anche a nome del gruppo dell'Unione di Centro. Come già affermato dall'onorevole Evangelisti che ci ha preceduto, ci sembra veramente strano che il Governo non accetti un ordine del giorno, normale, serio ed opportuno, sul monitoraggio satellitare sulla rotta delle navi che partono dalla Libia. Per cui ritengo che questa sia l'ennesima dimostrazione di una mancanza di volontà di affrontare seriamente questo problema.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, anche io mi permetto di invitare cortesemente il Governo a riconsiderare il parere espresso su questo ordine del giorno, che non riguarda la ratifica, ma affronta uno dei temi che sono stati discussi in queste ore molto approfonditamente ovvero la tragedia dei clandestini. Ritengo che questo ordine del giorno, forse con un dispositivo meno cogente, con una riformulazione che preveda l'impegno a «valutare» l'istituzione di un sistema di monitoraggio (perché poi vi saranno anche questioni tecniche da affrontare) - signor sottosegretario, la prego cortesemente di un po' di attenzione -, non presenti alcun elemento tale da considerarlo irricevibile, anzi, penso che il Governo su questo debba impegnarsi e comunque voterò a favore (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, anzitutto, le chiedo di aggiungere la mia firma a questo ordine del giorno (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).
In secondo luogo vorrei manifestare l'interesse del gruppo del Partito Democratico a votare favorevolmente su questo ordine del giorno, anche per il semplice motivo - è una considerazione che rivolgo al Governo - che di fronte alle reiterate richieste e agli interventi del Ministro dell'interno sulle vicende che riguardano particolarmente gli sbarchi a Lampedusa e in Sicilia (che provengono dalla costa libica) non si capisce per quale motivo lo stesso Governo neghi la possibilità di un voto favorevole e di un accoglimento nei confronti di un ordine del giorno tutto sommato in linea proprio con le esigenze poste persino dal Ministro dell'interno.

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, cercherò di essere ancora più chiaro, comunicando che dodici giorni fa c'è stato un incontro tra le autorità italiane, maltesi, cipriote e greche su questo problema. Poiché l'ordine del giorno si riferisce a rotte tra la Libia e l'Italia mi auguro che nessuno pensi che le rotte siano dirette dalla Libia all'Italia. Mi auguro che nessuno non sia informato circa le navi madri da cui vengono caricati i gommoni, e mi auguro che qualcuno si renda conto che, se dobbiamo monitorare, non si tratta di monitorare i confini con la Libia ma di entrare in discussione con altri partner dell'Unione europea. Inoltre, vi è il fatto che un impegno di Governo a questo livello implica qualche tipo di spesa di cui non abbiamo ancora parlato.
Se si vuole mantenere l'ordine del giorno, il Governo ritiene che accettarlo non costerebbe assolutamente nulla, ma mi sembra coerente e corretto - in un dibattito in cui, pur con grande fatica, abbiamo comunque chiarito molti punti con grande senso di responsabilità da tutte le parti - informare l'Assemblea che il controllo, via radar o attraverso sistemi elettronici, delle rotte dall'Italia alla Libia apre un contenzioso con i Paesi europei. È un problema da discutere in sede europea quando potremo controllare le rotte dall'Italia alla Libia attraverso sistemi satellitari, perché altrimenti - credo che qualcunoPag. 91 lo sappia - i problemi, ad esempio con la Repubblica maltese, sarebbero molto delicati rappresentando appunto una delle questioni riguardo alle rotte dell'immigrazione dall'Italia alla Libia. Se voi volete - lo ripeto -, accolgo come raccomandazione l'ordine del giorno in esame, per aprire un dibattito e per avere un appoggio del Parlamento nello svolgimento dell'attuale dialogo in corso con gli altri Paesi europei; altrimenti, seriamente devo dire che in questo momento il Governo non può accogliere questo ordine del giorno così come è formulato.

PRESIDENTE. Onorevole Mecacci, c'è stata una proposta di mediazione.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, non ho capito la mediazione.

PRESIDENTE. Il Governo accoglie come raccomandazione il suo ordine del giorno n. 9/2041/3.

MATTEO MECACCI. Signor sottosegretario, io dico soltanto che se il monitoraggio satellitare pone all'Italia dei problemi nei rapporti con gli altri Paesi della regione appartenenti all'Unione europea, mi spiega come non possa porre tali problemi il pattugliamento congiunto con le navi libiche? In altre parole, che tipo di controllo andiamo ad effettuare noi? Questo è un tipo di controllo che è possibile realizzare, in quanto dal punto di vista tecnico e scientifico si possono monitorare le rotte, e che vi sia un impegno chiaro del Governo in questa direzione mi sembrerebbe il minimo che si possa garantire in un momento in cui l'Esecutivo si attiva nel contrasto all'immigrazione clandestina, tutelando i diritti degli emigrati.

PRESIDENTE. Onorevole Mecacci, insiste dunque per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2041/3, accolto come raccomandazione dal Governo?

MATTEO MECACCI. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, vorrei aggiungere la mia firma a questo ordine del giorno. Sinceramente trovo difficili da accettare le spiegazioni che l'ottimo sottosegretario ci ha qui esposto. Trovo anzi che le sue dichiarazioni aprano uno spazio di preoccupazione sull'impossibilità di mettere in atto quanto meno ciò che ha esposto l'onorevole Mecacci con il suo intervento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, mi risulta difficile - mi riferisco all'intervento del rappresentante del Governo - comprendere come un ordine del giorno (un atto di indirizzo del Parlamento) possa aprire un contenzioso nei confronti dell'Italia da parte di altri Paesi. È chiaro che l'ordine del giorno può essere anche formulato in maniera differente, tuttavia accoglierlo come raccomandazione sarebbe semplicemente mettere la testa sotto la sabbia.
Dunque non si capisce perché il Governo, se sostanzialmente è in grado di accoglierlo come raccomandazione, insieme agli altri Ministri degli esteri e agli altri Ministri dell'interno degli altri Paesi europei costieri e rivieraschi, non possa mettere in atto un'iniziativa che vada nella direzione che sollecita l'ordine del giorno in esame. Quindi, il Governo, anziché accoglierlo come raccomandazione, potrebbe accettarlo purché riformulato nel senso di contemplare il fatto che l'iniziativa alla cui adozione il Parlamento sollecita il Governo debba essere presa di comune accordo con gli altri Paesi interessati e l'Europa: l'ordine del giorno in esame, così riformulato, potrebbe avere un proprio senso e sarebbe anche un atto di indirizzo responsabile del Parlamento verso il Governo italiano.

Pag. 92

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri Signor Presidente, poiché il Parlamento insiste credo che si possa trovare una via d'uscita se viene accettata la seguente riformulazione del dispositivo, che propongo: «impegna il Governo a verificare la possibilità di istituire un sistema di monitoraggio satellitare, in accordo con i partner europei, sulle rotte marine esistenti tra la Libia e l'Italia per seguire le navi provenienti dalla Libia ed impedire l'abbandono in mare dei migranti da parte delle organizzazioni criminali che gestiscono questo traffico illegale».

PRESIDENTE. Onorevole Mecacci, accetta la riformulazione proposta del suo ordine del giorno n. 9/2041/3, accettato dal Governo purché riformulato?

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, accetto la riformulazione e non insisto per la votazione.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Se il suo intervento riguarda l'ordine del giorno in esame, poiché non viene posto in votazione, le richieste di intervento sono tamquam non esset.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, volevo soltanto chiedere di aggiungere in calce all'ordine del giorno in esame le firme dei componenti del gruppo dell'Italia dei Valori, dall'onorevole di Pietro fino ad Evangelisti.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Ruben n. 9/2041/4, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Maran n. 9/2041/5, accettato dal Governo.
Ricordo che l'ordine del giorno Antonione n. 9/2041/6 è inammissibile.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2041/7, non accettato dal Governo.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, mi preoccupa e mi insospettisce il «no» che il Governo ha espresso sull'ordine del giorno in esame, perché si tratta di poche parole: chiediamo semplicemente che il Governo garantisca il monitoraggio internazionale dell'agenzia dell'ONU per i rifugiati e delle organizzazioni non governative internazionali dei centri di detenzione degli immigrati in Libia.
Perché mi insospettisce, sottosegretario Mantica? Perché lei prima ha pronunciato la seguente frase: per fare queste cose ci vuole la disponibilità dall'altra parte. Noi, i nostri dubbi su Gheddafi, li abbiamo avuti fin dal primo momento. Dunque, se Gheddafi dovesse dire di non mettere gli occhi e di non entrate nei centri, il Governo italiano sarebbe d'accordo? Eppure abbiamo elencato le torture e gli stupri che vengono fatti in quei centri.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 17,35)

RITA BERNARDINI. Quindi, mi meraviglia e mi insospettisce anche il fatto che abbiate dichiarato che sui diritti umani avete detto parole chiare al dittatore libico.

PRESIDENTE. Dunque, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2041/7, non accettato dal Governo.

RITA BERNARDINI. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione.

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri Onorevole Bernardini,Pag. 93 pochi minuti fa vi è stata una polemica perché l'ONU ha riconosciuto il grande lavoro della Fondazione Gheddafi. Mi avete risposto con considerazioni in ordine all'ente ONU. Vi ricordo che la Libia fa parte dell'ONU: l'UNHCR non ha bisogno di alcuna autorizzazione in un Paese dell'ONU, trattando con un Paese dell'ONU.
Non vedo che ruolo possa avere il Governo italiano verso un'organizzazione dell'ONU e verso un altro Paese dell'ONU: vedete voi. Voglio dire: è chiaro che lei, rispetto a Gheddafi, ha opinioni diverse da quelle del Governo, sono legittime, ma ciò non può obbligare il Governo a mobilitare un'agenzia dell'ONU per fare un lavoro che può benissimo fare in un Paese aderente all'ONU e pare che la Fondazione Gheddafi stia aiutando molto il lavoro dell'ONU.

PRESIDENTE. Onorevole Bernardini, il Governo non modifica il parere espresso.
Onorevole Bernardini, conferma di voler insistere per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2041/7?

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, a parte rilevare la stima immensa che l'onorevole Mantica ha del dittatore Gheddafi, noi chiediamo non solo il monitoraggio dell'agenzia dell'ONU per i diritti dei rifugiati, ma anche quella di altre organizzazioni internazionali. Pertanto, ci dica se non vuole aiutare questo Paese sulla strada del rispetto dei diritti umani, perché si tratta anche di aiutare il popolo libico. Si parla tanto di Libia, ma mai dei diritti umani del popolo libico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, signor sottosegretario, credo che l'ordine del giorno in esame ponga una questione che, anche in questo caso, non inerisce direttamente alla ratifica del Trattato in oggetto, ma affronta un tema di cui, giustamente, si è molto discusso, cioè le condizioni dei centri di detenzione degli immigrati in Libia.
Non voglio sostituirmi a nessuno, ma credo che, come nel caso precedente, una formulazione differente del dispositivo, in cui si impegni il Governo italiano ad operare in sede bilaterale con le autorità libiche, affinché sia assicurato il monitoraggio dell'UNHCR e delle altre ONG (una proposta che diremmo, e diciamo, per i centri di permanenza degli extracomunitari in Italia) testimoni un impegno dell'Italia, del Parlamento e, quindi, del Governo, sulla questione specifica delle condizioni in cui si trovano le persone in quei centri. Credo che ciò non tolga nulla, ma segnali semplicemente, con una certa energia, visto un possibile ampio consenso parlamentare, l'attenzione dell'Italia su questo tema. Questo senza inserire un dispositivo cogente, ma - lo ripeto - chiedendo al Governo di «valutare in sede bilaterale la possibilità di».

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, anche io sono meravigliato come l'onorevole Bernardini, ma, a differenza dell'onorevole Bernardini, non penso che vi sia chissà quale sospetto da svelare. Questo, forse, è anche un po' il frutto della stanchezza e della difficoltà di andare avanti nei nostri lavori in relazione ad un provvedimento che ci ha impegnato molto.
Vorrei rivolgere un appello al Governo. Mi sembra di aver capito che uno degli argomenti sui quali, bene o male, avevamo raggiunto un accordo, era che la forza di resistere a determinate ombre che ci sono apparse in questo Trattato fosse anche quella - come ha detto lo stesso onorevole che ha parlato in precedenza - di garantire un monitoraggio. In altri termini, stiamo dando fiducia, in qualche modo, alla possibilità che le cose funzionino correttamente nel rispetto del testo del Trattato, ma garantiamo un monitoraggio ed una supervisione. Pag. 94
Signor sottosegretario, signor Ministro Vito, prima, con grande buonsenso, su sollecitazione dell'onorevole Quartiani, siamo riusciti a trovare una formulazione di un certo tipo. Ora ritengo che si debba ugualmente evitare di arrivare ad un voto su questo ordine del giorno che sostanzialmente raccoglie un'idea abbastanza condivisa (quella di fare in modo che vi sia un monitoraggio sugli impegni che si sono presi con il Trattato oggetto di ratifica) e «bocciarlo» semplicemente perché, magari, la formulazione burocratica non è perfettamente attinente.
Penso - questo, ovviamente, lo valuteranno il Governo e anche l'onorevole Bernardini - che recuperare le esigenze di un monitoraggio, che questo avvenga attraverso una decisione che può esser assunta in sede ONU e, quindi, che l'Italia si faccia parte attiva affinché in sede ONU (e solo in quella sede) venga presa una decisione del genere, non sia una cosa così rivoluzionaria, tale da rompere i nostri canoni di giusta capacità diplomatica. Credo che coinvolgere le organizzazioni non governative, che sono quelle - lo sappiamo, signor Ministro e signor sottosegretario - che, spesso e volentieri, suppliscono al lavoro delle istituzioni, laddove le istituzioni non arrivano, nel supporto, nell'aiuto e nel monitoraggio, anche delle condizioni umane, sia qualcosa che rispetta, probabilmente, anche le migliori intenzioni che hanno avuto coloro che hanno redatto questo Trattato, che lo hanno firmato e portato all'attenzione del Parlamento.
Pertanto, se fosse possibile, suggerirei un'ulteriore riflessione, per verificare se sia possibile, come credo, proporre una riformulazione ed accogliere anche l'ordine del giorno Bernardini n. 9/2041/7.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intervengo per richiamare l'attenzione del sottosegretario Mantica - dal quale molto mi divide, ma francamente non ho alcuna difficoltà a riconoscergli una grande attenzione e un grande rispetto per il Parlamento e per il dibattito che si è svolto - affinché si faccia lo sforzo che veniva poco fa richiamato. Capisco che possa essere difficile per il Governo italiano garantire il monitoraggio internazionale dell'UNHCR, ma forse un sollecito, una sensibilizzazione credo che il Governo se la possa permettere, anche perché questo (a differenza del monitoraggio) è sicuramente a costo zero. Mi permetta di fare questo richiamo, signor sottosegretario: visto che prima una delle preoccupazioni poteva essere rappresentata dai costi, in questo caso non vi sarebbe alcun costo aggiuntivo.

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, posso anche immaginare una riformulazione (che non so se possa essere accettata); devo dire, però, che certamente non è possibile impegnare il Governo a garantire per l'attività delle ONG internazionali: qui possiamo limitarci alle strutture dell'ONU. Vorrei ricordare ai colleghi che spesso, soprattutto in giro per il mondo africano, le ONG private internazionali, a seconda dei Paesi in cui operano, hanno le loro problematiche.
Se ci limitiamo all'Agenzia per i rifugiati (l'UNHCR), potremmo impegnare il Governo a operare in sede ONU (quindi, a New York) affinché l'UNHCR, cioè l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, svolga con grande attenzione il suo compito di monitoraggio nei centri degli immigrati in Libia.
Peraltro, vorrei dire ai colleghi che esiste un problema che non è stato sollevato. In Libia ci sono più di due milioni di immigrati, quindi il problema non è rappresentato soltanto dai centri di immigrazione. È una realtà drammatica che riguarda la Libia il fatto che questa - purtroppo per noi - confina con Paesi ancora più poveri, per cui lavorare nelle Pag. 95fattorie del deserto può apparire un grande risultato rispetto alla miseria da cui si proviene. Il presente ordine del giorno, quindi, resta comunque limitato a una piccolissima area rappresentata dai centri di immigrazione: resta scoperto un problema molto più vasto che riguarda la presenza di immigrati in Libia, su cui però, francamente, non mi pare che il Governo italiano possa esercitare alcuna pressione o alcun monitoraggio.

PRESIDENTE. Onorevole Bernardini, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/2041/7?

RITA BERNARDINI. No, signor Presidente, e posso spiegare il motivo per cui non accetto la riformulazione del Governo. Operare semplicemente in sede ONU significa non voler chiedere alla Libia di ratificare, finalmente (cosa che non ha fatto finora), la risoluzione ONU sui rifugiati. È questo il problema. Con questo Trattato ci leghiamo alla Libia senza chiedere nulla in cambio sui diritti umani. Sarà piccola la zona, signor sottosegretario, ma è grande e profondo il dolore e lo scempio di vite umane che in quella zona viene perpetrato.

PRESIDENTE. Onorevole Bernardini, insiste per la votazione?

RITA BERNARDINI. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, chiedo di sottoscrivere l'ordine del giorno della collega Bernardini; inoltre vorrei fare una piccola riflessione su una questione che credo sia passata sotto tono.
Ho sentito dire da un collega parlamentare che si consuma molta carta per gli emendamenti e per gli ordini del giorno. Da una parte, abbiamo un Governo che pone la questione di fiducia e ci dice di non parlare, dall'altra parte, abbiamo dei parlamentari che ci invitano a non consumare carta e a non presentare ordini del giorno ed emendamenti: cosa dovrebbe fare questo Parlamento? Si chiama Parlamento per parlare, per discutere e per ampliare. Spero che la posizione assunta da quel collega sia soltanto una posizione personale espressa in un momento di grande confusione.
Se, infatti, dovesse corrispondere veramente alla convinzione della maggioranza e del Governo che non si deve consumare carta né si può parlare, tale posizione rivelerebbe un momento difficile e di grande gravità; saremmo ai limiti di un sistema dittatoriale, un sistema nel quale qualcuno dice che non si può parlare o che non si può intervenire.
Colleghi, dobbiamo ringraziare la componente del PD costituita dai radicali che, insieme all'onorevole Colombo e a tanti altri, ha sostenuto un dibattito non soltanto verbale ma anche presentando emendamenti e ordini del giorno, allo scopo di far riflettere il Governo e i parlamentari affinché prendessero decisioni nell'interesse dei cittadini libici e italiani.

MATTEO BRIGANDÌ. Terrone!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, intervengo per annunciare il mio voto favorevole su questo ordine del giorno, ma anche per dire che la risposta del Governo credo chiarisca molte cose. Abbiamo detto in questo dibattito che non c'è nessun impegno da parte del Governo a chiedere il rispetto dei diritti umani. La volontà del Governo di non agire nei confronti di quello libico affinché ratifichi una convenzione internazionale (che è stata ratificata da quasi tutti i Paesi membri dell'ONU) testimonia che si intende stipulare un Trattato mettendo completamente da parte il rispetto degli immigrati, ai quali si Pag. 96vuol fare la guerra invece che alla organizzazioni clandestine che si dice di voler fermare.
Credo che questa presa di posizione del Governo possa far riflettere anche tutti i gruppi che intendono votare a favore di questo ordine del giorno e tutti i colleghi, perché il Governo italiano si accinge a stipulare un Trattato per contrastare l'immigrazione clandestina, tenendo l'ONU e le organizzazioni che difendono i diritti umani fuori dalla porta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, mi rivolgo alla sensibilità della sottosegretario Mantica. Se l'ordine del giorno in esame verrà posto in votazione, io voterò a favore. Tuttavia, il lungo dibattito che qui si è svolto con toni, a volte, ovviamente anche forzati, fa capire che c'è una richiesta - credo e spero - condivisa.
Stiamo stipulando un Trattato con un Paese difficile: lo abbiamo sempre fatto ed è chiaro che non facciamo accordi soltanto con Paesi democratici. Abbiamo ratificato trattati stipulati con Paesi che avevano regimi molto complicati. Dobbiamo fare tutto il possibile, però, perché non ci sia alcuna ombra di dubbio sul fatto che lasciamo intatte pratiche, atteggiamenti e comportamenti di quel Paese che vanno a incidere pesantemente sulla vita delle persone. Esattamente come l'ordine del giorno precedente parla di uno scandalo che affligge tutta l'Europa - il fatto, cioè, che migliaia di persone muoiono in mare mentre cercano di arrivare in una terra che, per loro, è il segno della speranza -, alla stessa maniera dobbiamo fare il possibile, benché non riusciremo a risolvere tutto, per evitare che si pensi che si è demandato a un regime dittatoriale un compito da attuare anche con mezzi sporchi.
Nelle frasi più belle che sono state pronunciate ieri dal neo-Presidente degli Stati Uniti, Obama, ce n'è una che credo valga anche per noi: non ci può essere contrasto tra la difesa dei valori che sono la base della nostra Costituzione e la difesa degli interessi del Paese. Penso che questo principio valga anche per noi ed è per questo che la prego, signor sottosegretario, di trovare una soluzione che consenta di accogliere il senso e lo spirito di questo ordine del giorno. Altrimenti, il mio voto sarà ovviamente favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente - lo aveva già anticipato il collega Giachetti -, è evidente che l'orientamento del gruppo del Partito Democratico è favorevole a questo ordine del giorno.
Credo tuttavia che sarebbe opportuno, così come abbiamo fatto in altri momenti di questa discussione, cercare di trovare un senso di unità nazionale e di azione comune di tutti i rappresentanti dell'Italia in sede internazionale, affinché si possano promuovere iniziative utili - anche in questo caso, nella vicenda specifica di cui parla l'ordine del giorno - a ridurre il danno in situazioni che, forse, non solo soggettivamente ma anche oggettivamente, si vengono a determinare soprattutto nei confini dell'Africa del nord e, nella fattispecie, della Libia.
A me sembra che, in merito alla riformulazione del Governo, se l'ho sentita bene (c'era un po' di trambusto e magari il Governo potrebbe ripeterla), ci sia stato un cambiamento di opinione e cioè che, a fronte di un rifiuto, sia emersa una disponibilità ad accogliere l'ordine del giorno, ove riformulato.
Credo che, se la riformulazione va nel senso di una iniziativa per promuovere in sede internazionale ONU presso l'UNHCR da parte del Governo un intervento che preveda il monitoraggio delle frontiere per la lotta all'immigrazione clandestina, da questo punto di vista l'ordine del giorno possa essere in qualche modo accettato dal Governo e approvato dall'Assemblea. Magari, si potrebbe inserire un ulteriore riferimento alla vicenda delle organizzazioni Pag. 97non governative, non tanto perché queste debbano svolgere un ruolo di monitoraggio, quanto invece perché vengano considerate da parte del Governo in termini di supporto per il ruolo umanitario che possono avere nelle zone di frontiera e specificamente date. Quindi, in questo caso ci sarebbe un atteggiamento positivo anche da parte del Partito Democratico.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, il problema è che la riformulazione proposta dal Governo non è stata accettata dalla presentatrice dell'ordine del giorno. Quindi, l'ordine del giorno viene messo in votazione così come è stato presentato. Mi pare evidente.
Onorevole Bernardini, ho capito bene?

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, confermo quanto da lei detto, dal momento che vorremmo che si ponessero delle condizioni al Governo libico.

PRESIDENTE. Sottosegretario Mantica, conferma?

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, confermo che se vogliamo un ordine del giorno condiviso, ma anche realistico, occorre fare alcune valutazioni. Ringrazio anche il collega Quartiani per lo sforzo, che però non è stato completo, dal momento che mi aspettavo una sua proposta di riformulazione, anche come suggerimento al Governo, in modo da trovare una strada.
Vi sono due questioni che il Governo pone come dirimenti, poi per il resto possiamo riformulare tutto. Non credo che in questa sede si possano citare organizzazioni non governative internazionali, anche perché ce ne sono alcune centinaia e vorrei capire quali sono, se è Amnesty International o perché non è Human Rights Watch, Médecins Sans Frontières ovvero Terre des Hommes. Quindi, mi pare una dizione generica e che non rappresenta assolutamente nulla.
L'impegno del Governo potrebbe essere quello di operare nelle sedi internazionali, ampliando la platea rispetto a quelle dell'ONU e, facendo anche riferimento all'ordine del giorno precedente, comprendendo l'Unione europea. Si è dimenticato, infatti, che le frontiere dell'Italia verso la Libia sono anche le frontiere dell'Europa e dall'area Schengen e, quindi, prevediamo un maggior impegno dell'Unione europea, come d'altronde abbiamo fatto laddove abbiamo parlato di monitoraggio dei confini verso sud della Libia. Quindi, se l'impegno è di operare nelle sedi internazionali, compresa l'Unione europea, perché forme di monitoraggio svolte da agenzie internazionali dell'ONU possano verificare o in qualche modo controllare i centri di immigrazione presenti in Libia, una riformulazione in questo senso, pur essendo abbastanza problematica (poiché non riesco a trovare una dizione migliore), mi sembra possa essere accolta dal Governo.
Se l'onorevole Bernardini, invece, vuole che si scriva che il Governo italiano si impegna ad operare perché le strutture internazionali scelte dal Governo italiano si trasferiscano Libia a controllare la Libia, evidentemente il Governo seriamente può affermare che non può accettare l'impegno.
Chiedo all'onorevole Bernardini un minimo di comprensione, se vogliamo procedere con lo stesso stile che mi pare stia chiudendo il dibattito in aula. Infatti, cerco di capire le ragioni della battaglia svolta dalla componente radicale, ma - poiché gli ordini del giorno impegnano il Governo e non i privati - occorre anche tenere conto del ruolo e dei rapporti fra gli Stati.

PRESIDENTE. Onorevole Bernardini?

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, so di deludere probabilmente il sottosegretario e l'onorevole Quartiani per la mia presa di posizione però, visto che stiamo per votare qualcosa di molto impegnativo, patti chiari e amicizia lunga. Nei patti chiari ci deve essere, a nostro avviso, che la Libia sottoscriva e ratifichi la Convenzione ONU per i diritti dei rifugiati, cosa che ancora non ha fatto. Bisogna agire in Pag. 98quella direzione (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non accetta la riformulazione proposta dal Governo ed insiste per la votazione dell'ordine del giorno Bernardini n. 9/2041/7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, apprezzo lo sforzo del sottosegretario Mantica e anche del collega Quartiani, ma era indubbio che la collega Bernardini volesse insistere per la votazione di questo ordine del giorno.
Voglio però sollevare qui una questione di ammissibilità di questo ordine del giorno, perché non so come abbiano fatto gli uffici ad ammettere un ordine del giorno dove si impegna il Governo a garantire un monitoraggio di forze, di associazioni e ONG con cui il Governo non ha nulla a che fare: il Governo non può prendersi nessun impegno. Mi chiedo come abbiano fatto il Presidente della Camera e gli uffici preposti ad ammettere questo ordine del giorno, perché si tratta di un precedente non da poco.
Prima non era stato considerato ammissibile un ordine del giorno circa la questione degli esuli dalmati, istriani e quant'altro, e non vedo come sia stato possibile considerare ammissibile questo ordine del giorno. È una questione che rimetto alla Presidenza di questa Camera.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bernardini n. 9/2041/7, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 508
Votanti 485
Astenuti 23
Maggioranza 243
Hanno votato
227
Hanno votato
no 258).

Prendo atto che il deputato Dima ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che i deputati Mannino e Bellanova hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Calvisi n. 9/2041/8, accolto dal Governo come raccomandazione.

GIULIO CALVISI. Signor Presidente, anche questo ordine del giorno tocca il tema dei diritti dei rifugiati, dei profughi e dei richiedenti asilo. A mio giudizio è stato sbagliato da parte del Governo bocciare l'ordine del giorno dell'onorevole Bernardini e, pertanto, sono indotto ad accettare l'accoglimento come raccomandazione formulato prima dal sottosegretario Mantica.
Avremmo preferito naturalmente un accoglimento integrale dell'ordine del giorno, tuttavia l'accettiamo perché altrimenti ci sarebbe una bocciatura del Parlamento di un dispositivo che parla dell'attività del Governo italiano per la protezione dei rifugiati e dei richiedenti asilo, alla quale noi siamo vincolati dalla Convenzione di Ginevra, dal diritto internazionale riconosciuto dal nostro Paese e dalle organizzazioni internazionali di cui facciamo parte e dalla nostra Costituzione.
Il sottosegretario Mantica ha detto che è una questione importante e lo ha ribadito adesso cercando di dare una riformulazione anche all'ordine del giorno dell'onorevole Bernardini.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIULIO CALVISI. Ho già esaurito il tempo?

PRESIDENTE. Sì, onorevole Calvisi, anche perché deve solo dire se insiste o Pag. 99meno per la votazione. Se non chiede di votare, non può intervenire nuovamente. O è accolto come raccomandazione o chiede il voto.

GIULIO CALVISI. Io chiederei al sottosegretario, alla luce della bocciatura del precedente ordine del giorno su cui il Governo ha dato la disponibilità ad una riformulazione, se può andare oltre l'accoglimento come raccomandazione e accettarlo integralmente. Sarebbe brutto per il nostro Parlamento...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Calvisi, abbiamo capito.
Signor sottosegretario, riesce ad andare fino all'accettazione o si ferma alla raccomandazione? Basta un «sì» o un «no».

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, ribadisco l'accoglimento come raccomandazione.

PRESIDENTE. Onorevole Calvisi, insiste per la votazione?

GIULIO CALVISI. No, signor Presidente, non insisto.

PRESIDENTE. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2041-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zeller. Ne ha facoltà, per tre minuti.

KARL ZELLER. Signor Presidente, noi, come rappresentanti delle Minoranze linguistiche, riteniamo che sia molto importante che l'Italia assuma dopo il Comunicato congiunto del 1998, anche con fatti concreti, le proprie responsabilità storiche per i crimini di guerra commessi tra il 1911 e il 1932 in Libia. Secondo gli storici furono oltre 20 mila i libici uccisi dalle truppe italiane, soprattutto in azioni condotte contro la popolazione civile, quasi sempre in seguito a verdetti emessi dai tribunali speciali e immediatamente eseguiti. La repressione è culminata con la deportazione e con lo sterminio delle tribù del Gebel cirenaico del 1930, che ha interessato 100 mila persone, fatte morire di sete e di fame.

PRESIDENTE. Colleghi, vi invito a fare un po' di silenzio, per cortesia.

KARL ZELLER. Sarebbe auspicabile, a nostro parere, che analoghe scuse e riparazioni venissero offerte anche all'Etiopia, dove le truppe italiane hanno commesso atrocità inaudite in una vera e autentica guerra di distruzione con l'utilizzo di bombe a gas, ossia iprite e arsine, il cui impiego è stato autorizzato da Mussolini in persona. Anche a seguito di fucilazioni sommarie di civili, sono state uccise oltre 30 mila persone. Analoghe considerazioni possono essere svolte per i crimini di guerra commessi dal regime fascista in Slovenia e Croazia, dove almeno 20 mila persone furono internate in campi di concentramento.
Benché la repressione delle minoranze alloglotte in Italia, vale a dire gli sloveni, i tedeschi e i ladini, non è avvenuta con atrocità pari a quelle descritte, il regime fascista ha lasciato comunque anche lì tante vittime, ad esempio in seguito a provvedimenti di confino per chi contravveniva a divieti di insegnamento della lingua autoctona o per chi era anche soltanto sospettato di voler opporsi alla politica di assimilazione. Se il Governo italiano si scusasse per tali atti e crimini sarebbe anche più credibile la legittima richiesta nei confronti degli Stati interessati di indennizzare i cittadini italiani espulsi dopo la fine della Seconda guerra mondiale, che si sono visti confiscare i propri beni.
Non siamo, quindi, contro il presente Accordo internazionale con la Libia, anzi lo auspichiamo; crediamo, però, che l'Accordo, nella forma proposta, implichi una Pag. 100legittimazione del regime non proprio democratico del colonnello Gheddafi, il che non può trovare il nostro favore. Annuncio pertanto la nostra astensione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze linguistiche).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà, per tre minuti.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il dibattito che si è svolto sulla ratifica del Trattato con la Libia è stato molto importante, ha messo in luce molti aspetti di questo Accordo e della situazione internazionale dei rapporti ad esso sottesi.
Naturalmente ci rendiamo conto, nella nostra tradizione politica di repubblicani, del valore che assume per un Governo la sottoscrizione di un trattato e del fatto che, in un certo senso, la firma del Governo in qualche modo impegna il Parlamento, specialmente nel caso di un Trattato che è stato discusso - lo ha ricordato l'onorevole D'Alema - da Governi di diverso orientamento politico, che hanno condotto le trattative per lunghi anni. Quindi, nell'esprimere le nostre riserve, che abbiamo già manifestato e che ci condurranno, come sto per annunciare, all'astensione, noi non sottovalutiamo il significato di un trattato e l'importanza che i Governi abbiano dal Parlamento il consenso nel momento in cui appongono la firma dello Stato italiano a un accordo internazionale.
Tuttavia, signor Presidente - lo dico con molta rapidità per lo scarso tempo che ho a disposizione - vi sono alcuni articoli di questo Trattato che ci hanno francamente sorpreso e colpito negativamente: mi riferisco all'articolo 2, ma soprattutto all'articolo 4, che tocca il problema delle alleanze internazionali del nostro Paese, in un modo che certamente è inconsueto. Noi dovremmo garantire il non uso del territorio italiano nel caso in cui la Libia fosse coinvolta in uno scontro militare, magari con un Paese della NATO.
C'è qualche cosa di negativo nel modo in cui i Governi hanno sottoscritto questo trattato, e non possiamo sottovalutarlo. Ma vi è un altro problema, ovvero il Paese con cui noi raggiungiamo questo accordo. Onorevoli colleghi, abbiamo il dovere di dire che quando il Governo di un Paese democratico come l'Italia conclude un trattato con un Paese di ordinamento non democratico la cautela è necessaria ed indispensabile. La Libia è un Paese che ha invocato la guerra santa nei confronti di una democrazia come Israele, ancora in questi giorni; è un Paese nel quale vi è un problema sui diritti civili e umani, come gli amici radicali, l'onorevole Colombo ed altri hanno giustamente sottolineato.
Rappresentante del Governo, ci domandiamo se in questo momento sia giusto, per una democrazia come l'Italia, convalidare un regime come quello del colonnello Gheddafi. Per queste ragioni, onorevoli colleghi, non vorremmo che un Trattato così roboante, come quello che abbiamo sottoscritto, consolidasse un regime non democratico. Questa è la ragione per la quale non possiamo andare al di là di un'astensione, che esprimeremo sulla ratifica di questo Trattato (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberal Democratici-Repubblicani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà, per dieci minuti.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, prima di illustrare le ragioni del voto contrario che l'Italia dei Valori esprimerà sulla ratifica di questo Trattato, vorrei sottolineare un aspetto preliminare che per noi è molto importante e che temo rischi di sfuggire nella passione che ha portato oggi, a mio avviso, ad un importante dibattito parlamentare.
La premessa che vorrei ribadire con grande chiarezza è che l'Italia dei Valori è assolutamente convinta della necessità per il nostro Paese di portare avanti con forza e con determinazione una politica di relazioni mediterranee, anzi una politica di relazioni euro-mediterranee, che sia forte, chiara, che ci dia un ruolo, che l'Italia per tradizione ha sempre svolto in passato, di Pag. 101attore e di protagonista di primo piano delle politiche, delle valutazioni di natura economica e sociale, del confronto tra le diverse culture, religioni e storie dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo.
Anzi, se qualcosa dobbiamo rimproverare, o meglio se qualcosa deve venire da parte nostra come stimolo all'attuale Governo, è che, forse, in una delle partite fondamentali che in questi mesi si sta giocando proprio sullo scacchiere del Mediterraneo (ovvero il riaccendersi del conflitto tra Israele e i palestinesi), siamo stati troppo silenziosi, forse è mancato un nostro ruolo di traino, forse è mancata da parte dell'Italia la capacità di spendere posizioni chiare, forti e anche (mi permetto di dire) equilibrate.
Non abbiamo dubbi che con la Libia debbano essere stipulati trattati di amicizia e di collaborazione, che mettano una volte per tutte la parola fine, e una parola anche di riabilitazione, da parte dell'Italia, dal periodo di occupazione coloniale che sicuramente, sono convinto, nessuno in quest'Aula (a prescindere dalle argomentazioni che il dibattito di oggi ha portato) ricorda con simpatia o considera come una pagina bella ed importante della nostra storia. Si tratta, infatti, di una pagina fatta di sopraffazione, di delitti, di crimini contro l'umanità, ed è una pagina che ci lascia un debito nei confronti del popolo libico.
Non rinneghiamo affatto, anzi rivendichiamo con orgoglio il lavoro che i Governi italiani stanno portando avanti da più di un decennio per chiudere questa partita con la Libia. Crediamo anche che nonostante il Governo libico sia per noi in modo chiaro ed inequivoco un Governo antidemocratico, forse a maggior ragione con Governi antidemocratici si debbono saper fare trattati internazionali, se servono a tenere questi Paesi e ad avvicinarli sempre più ad un'area di democrazia, di confronto politico e di pace, anziché di guerra, di scontro politico e talora di violenza fisica.
Ciò detto, ed illustrate le ragioni per le quali, originariamente, il nostro gruppo si era orientato verso un'astensione, ci è parso chiaro, però, nello svolgersi di questo dibattito, che alcune clausole contenute in questo specifico Trattato sono per noi assolutamente inaccettabili e sono una macchia che non ci consente, con un'astensione, di coprire e avallare, anche se implicitamente e involontariamente, quelle che per noi sono, da un lato, lesioni dell'interesse nazionale italiano e, dall'altro, scelte discutibili, se non profondamente sbagliate.
Diciamo «no», quindi, non all'idea di un trattato (anzi, rivendichiamo con orgoglio anche l'azione del Governo Prodi in questo senso), ma diciamo «no» a questo Trattato, «no» a un Trattato sbagliato, con il quale l'Italia ha rinunciato ai propri diritti e a proprie legittime pretese e, in sostanza, ha calato la guardia su tutto, senza ottenere nulla. Diciamo «no», innanzitutto, ad una clamorosa quanto inutile bugia che in questo Trattato è contenuta: non c'era nessun bisogno, non aggiungeva nulla ai rapporti di amicizia tra l'Italia e le Libia il fatto di dover specificare, mentendo, che in Libia si rispettano i diritti umani e c'è un Governo democratico. Questo non appartiene al trattato che Italia e Libia dovevano stipulare, questa non è la verità, questa è una resa rispetto a valori importanti.
Siamo ancora di più sbigottiti dal contenuto dell'articolo 20. Il sottosegretario ha affermato che possiamo portare avanti una collaborazione anche nel settore della difesa, ma (giusto per spiegargli come si impiegano le motovedette per vigilare lungo le coste) la spiegazione del sottosegretario non ci convince. All'articolo 20 si dice che le parti si impegnano ad agevolare la realizzazione di un forte ed ampio (ampio, non riferito alle motovedette) partenariato industriale nel settore della difesa e dell'industria militare. Questo trattato sigla quello che per noi è un abominio politico e culturale. Noi andiamo a riarmare un Paese antidemocratico (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori), e non lo facciamo dandogli le motovedette per pattugliare le coste, ma dandogli, in Pag. 102modo ampio ed esteso, tecnologie e conoscenze militari (per farne cosa non lo sappiamo).
Da ultimo, l'Italia, in questo trattato, aveva, al di là del debito morale, un interesse nazionale chiaro e preciso, quello di pretendere che, perlomeno, la Libia assumesse impegni chiari, incontrovertibili e non più negoziabili a frenare quel flusso di disperati che, al ritmo di decine di migliaia all'anno, partono dalle loro coste per sbarcare sulle nostre. Da questo punto di vista, abbiamo letteralmente «calato le braghe» (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). L'unica previsione che si stabilisce, all'articolo 19, e l'unico vero provvedimento concreto è la richiesta da parte del Governo italiano che siano rispettati i protocolli di cooperazione firmati a Tripoli dal Governo Prodi. Ma come? Li abbiamo firmati noi! Finché c'eravamo noi, la Libia ci rispettava; oggi date loro 5 miliardi di dollari perché rispettino quello che già rispettavano prima! Ma che accordo è questo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)? Avete svenduto l'interesse del nostro Paese!
In conclusione, sempre in tema di controllo dell'immigrazione, l'altra previsione è quella secondo la quale controlleremo - ce lo spiegava il sottosegretario - con i satelliti i confini nelle zone desertiche della Libia. Ma davvero pensiamo di controllarli con i satelliti (e che poi qualcuno vada a fermare il camion con 40 immigrati) o stiamo facendo un regalo alla Libia a fini militari, perché ci siano informazioni militari sui suoi confini da utilizzare nei rapporti politici della Libia con i Paesi confinanti?
Credo che questo sia lo scopo dell'Accordo, e non quello di tutelare l'Italia dalla marea di flussi di disperati che la Libia, con bieco cinismo, da decenni, utilizza come strumento di pressione verso i Paesi europei, per fare i suoi comodi economici. Queste sono le ragioni per le quali questo trattato per noi non è sottoscrivibile.
Infine, rivolgo un appello, un invito, davvero con serenità e con moderazione, al collega Giachetti, il quale ha detto una cosa che trovo assolutamente rispettabile: ha detto di non essere d'accordo con un'iniziativa che Italia dei Valori ripropone oggi per l'ennesima volta, quella di utilizzare qualcosa che noi assolutamente non vogliamo, cioè il doppio rimborso per le elezioni politiche ai partiti, per un fine a nostro avviso importante. Lo riproporremo altre mille volte da qui alla fine della legislatura, perché noi vogliamo che questo doppio finanziamento venga abolito. Dunque, vengo all'accorato appello che rivolgo all'onorevole Giachetti, pur rispettando le sue motivazioni. È un invito alla cautela: io auguro al Partito Democratico, fra cinque anni, di vincere le elezioni da solo con il 51 per cento dei voti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori), ma ricordate che, se per un caso della sorte, ci dovremo ripresentare uniti, noi non solo vi chiederemo, come condizione per l'alleanza, di abolire il doppio finanziamento, ma anche tante altre cose, tante altre riduzioni dei costi della politica, che per noi sono una spesa non tollerabile per il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Adornato. Ne ha facoltà, per dieci minuti.

FERDINANDO ADORNATO. Signor Presidente, vi è stato finalmente un importante e utile dibattito parlamentare. Noi dell'Unione di Centro siamo soddisfatti di aver contribuito a crearlo, grazie all'emendamento del presidente Casini. Tuttavia, non possiamo non rimarcare, come una cosa che ci sorprende, il fatto che il primo voto del Popolo della Libertà e del Partito Democratico insieme, cioè il primo voto di unità nazionale, non avvenga sulle grandi riforme di cui il Paese sente il bisogno, ma per dare un aiuto al colonnello Gheddafi (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e del deputato Guzzanti). Questo non può che sorprenderci. La nostra posizione è molto semplice: noi siamo per un trattato con la Libia, siamo contro questo Trattato con la Libia. Noi nutriamo una profonda amicizia Pag. 103per il popolo libico, ma - ci consentirete, colleghi - abbiamo un'amicizia ancora più forte con il popolo italiano.
Riteniamo che questo Trattato tradisca l'identità della politica estera del nostro popolo. Non pretendevamo che Berlusconi entrasse nella tenda di Gheddafi con lo spirito che animava Oriana Fallaci, ma non pensavamo che ci entrasse in ginocchio, considerando Gheddafi un amico del cuore, al quale dire sempre di sì. Noi non facciamo un discorso ideologico, ma concreto e pragmatico, sui termini di questo trattato, su cinque punti: la sua efficacia nella lotta all'immigrazione clandestina; la sensibilità offesa nella tutela dei diritti umani; un aspetto abbastanza inedito relativo alle nostre alleanze internazionali; una questione legata allo sperpero del denaro pubblico in un momento di crisi; infine, la questione chiave, ossia la giustizia storica rispetto ai nostri concittadini che sono stati espulsi dalla Libia.
Per quanto riguarda il primo punto (l'efficacia nei confronti della clandestinità), il sottosegretario lo ha riconosciuto, ma non prendiamoci in giro, almeno in quest'Aula: non solo lo sbarco di immigrati dalla Libia non è cessato in questi giorni, ma non cesserà, perché dietro c'è un'organizzazione criminale, che guadagna 24 milioni di euro all'anno, alla quale non sappiamo se il regime di Tripoli sia estraneo.
Vorremmo rivolgerci agli amici della Lega, poiché anche loro ci hanno sorpreso in questa circostanza. Voi che avete un atteggiamento così duro, troppo duro forse, nei confronti dell'immigrazione, soprattutto di tipo islamico, vi accorgete che state regalando 5 miliardi di dollari a Gheddafi, nella speranza di contribuire a non avere questa immigrazione? In realtà, il duro e forte popolo padano si sta facendo fare un vero e proprio raggiro dal colonnello Gheddafi, che continuerà a far sbarcare immigrati islamici nelle nostre terre (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
Il secondo aspetto riguarda la sensibilità sui diritti umani. Anche qui stiamo ai fatti, lo abbiamo già letto in questi giorni.
Esse rispettano - dice il Trattato, all'articolo 2 - altresì il diritto di ciascuna delle Parti di scegliere e sviluppare liberamente il proprio sistema politico, sociale, economico e culturale. C'era bisogno di scrivere queste righe? In genere, i Paesi occidentali chiedono, in cambio dei rapporti commerciali, una contropartita sui diritti umani.
Qui sta avvenendo il contrario: voi, per fare un giusto rapporto commerciale, state dicendo che non ci occuperemo dei diritti umani e che rinunciamo a porre una questione al riguardo. Ma ci rendiamo conto di questo? Neanche alla Cina, neanche a un grande Paese come la Cina questo è consentito! Perché dobbiamo consentirlo alla Libia?
Terzo problema: si tratta dell'articolo più contestato, quello che afferma che noi ci impegniamo a non utilizzare il nostro territorio per atti ostili nei confronti della controparte libica. Se si aggiunge che vi è uno scambio di informazioni militari, questo articolo configura come un trattato di cooperazione militare, ripeto, di cooperazione militare, con la Libia. Ma, signori e signore del Governo e della maggioranza, siamo ancora o no nella NATO? Dobbiamo rispettare o no il Patto dell'Alleanza Atlantica? Sarà un esempio di scuola, ma sapete che con quei Paesi e con i dittatori non si può certo scommettere per trent'anni. Se la Libia, facciamo un'ipotesi di scuola, attaccasse un Paese occidentale noi, secondo questo trattato, non dovremmo dare il nostro territorio, non dovremmo dare la nostra amicizia a un Paese occidentale, così come prevede il trattato della NATO? Ma ci rendiamo conto di quello che c'è scritto? Quindi, non un trattato con la Libia, ma questo trattato con la Libia, che è scritto con i piedi, rappresenta una politica che non corrisponde all'identità del popolo italiano.
Infine, le opere: 200 milioni di euro l'anno per 20 anni. Non insisto su questo, lo hanno già detto il presidente Casini e l'onorevole Galletti: questi sono soldi che finiranno sulle bollette degli italiani! Lo vogliamo dire al Paese, mentre firmiamo Pag. 104questo trattato, o no? Finiranno sulle bollette degli italiani! A questo punto, ci auguriamo che questi cinque miliardi di dollari, onorevole Mantica, glieli diate con la social card, così a Gheddafi non arriverà proprio nulla (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Italia dei Valori). E chi vigilerà su queste opere? Come controlleremmo i soldi che sono dei contribuenti italiani? Vabbeh, è chiaro!
Arriviamo all'ultimo punto: abbiamo apprezzato - lo ha già detto il presidente Casini - non solo il discorso dell'onorevole Mantica, che ha mostrato un grande rispetto per il Parlamento, fatto inedito da parte di questo Governo in questo primo scorcio di legislatura. Grazie, dunque, davvero, di rispettare il nostro dibattito e grazie anche per esserci venuti incontro, per essere venuti incontro all'emendamento del presidente Casini, perché, piuttosto che niente, è meglio piuttosto. Quindi, i 150 milioni, ovviamente, anche se non sono una cifra che soddisfa ed è esaustiva, sono meglio di niente. Ma noi, lei lo capisce, stiamo facendo una battaglia non per guadagnare due voti, perché di questo non si tratta, ma stiamo facendo una battaglia di principio.
Non vogliamo dire a quelle persone che lei conosce bene, la signora Ortu e quanti altri sono stati là fuori, che noi questa battaglia la tradiamo. Accettiamo questo compromesso come unica cosa possibile ora, ma vogliamo continuare la battaglia, perché siano risarciti fino in fondo i nostri connazionali che sono stati espulsi nel 1970 e la cui confisca dei beni è inaudita (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro). Perciò voteremo contro, nonostante il passo avanti che lei ha fatto: per tenere alta questa battaglia, anche nel futuro. Ma, visto che abbiamo evocato la signora Ortu, perché non le diamo la parola? Io, tramite il mio intervento, vorrei dargliela.
Sono sue parole: mi sono molto dispiaciuta che il Presidente del Consiglio Berlusconi, nella conferenza stampa di presentazione del nuovo trattato di amicizia con la Libia, si sia vantato della sua politica estera, dedicando molto spazio all'accordo con la Libia, ma non abbia voluto spendere nemmeno una parola per rassicurare i rimpatriati, i quali, per 40 anni, hanno atteso che l'intesa internazionale ponesse fine anche al contenzioso derivato dalla confisca dei loro beni. Ci saremmo aspettati dal Premier in persona una risposta concreta alle nostre istanze; ce la saremmo davvero aspettata, ma noi - conclude la signora Ortu - non abbiamo, come Gheddafi, clandestini con cui minacciare l'Italia. Sono parole amare, che vogliamo riportare, per dire, però, anche alla signora Ortu, che non hanno i clandestini con cui minacciare l'Italia, ma hanno i deputati, e non solo quelli dell'UdC, come si è visto, che continuano a difendere la loro battaglia e continueranno ancora.
Infine, mi permetta, signor Presidente, un'ultima osservazione, che ho già fatto intervenendo, ma alla quale vogliamo che il Governo presti davvero attenzione. Non è la prima volta che la poniamo in questa legislatura, sottosegretario Mantica. Mi ascolti, mi ascolti un attimo, la prego.

PRESIDENTE. Sarebbe bene non distrarre il sottosegretario Mantica, mentre si stanno facendo dichiarazioni di voto.

FERDINANDO ADORNATO. Mi ascolti un attimo, perché non è la prima volta che la poniamo: abbiamo già fatto questa osservazione, anche dispiacendoci di doverla fare, quando il Presidente Berlusconi rilasciò quelle dichiarazioni in merito a Putin e allo scudo che gli americani proponevano. Poi ci fu una rettifica, come al solito, ma noi ponemmo una questione: siamo sicuri che la nostra politica estera continui davvero a reggersi sui pilastri di fondo che l'hanno caratterizzata storicamente? Oggi riponiamo questa questione, perché a noi sembra che riceviamo grandi consensi e pacche sulle spalle da gente come Vladimir Putin e il colonnello Gheddafi, ma lentamente si stia verificando un isolamento dell'Italia nel consesso europeo e nel consesso internazionale, ivi compresi gli Stati Uniti d'America. È un rischio che paventiamo, ma vorremmo che le vostre Pag. 105orecchie fossero vigili e aperte, perché è un rischio che vediamo concretamente davanti a noi. Guai a noi se questo succedesse! Il mondo sta cambiando, l'elezione di Obama lo dimostra; il rischio che corre l'Italia è di muoversi con grande generosità nei confronti di Paesi che sono dittature, e di perdere progressivamente il grande legame storico con la NATO, con l'Alleanza Atlantica e con gli Stati Uniti, che è il vero pilastro della pace e della libertà del nostro pianeta (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, oggi ratifichiamo un trattato che forse detiene il record della più lunga gestazione, in relazione alla nostra storia della diplomazia. Porre un sigillo sulla cooperazione con la Libia dopo negoziati che hanno coinvolto diversi Governi, senza mai giungere ad un punto conclusivo deve essere giustamente registrato come un ulteriore passo avanti nella collaborazione tra i due Paesi.
Come in ogni accordo internazionale, signor Presidente, ci si muove in un'arena in cui valgono delle regole e, dunque, il risultato e gli effetti positivi saranno determinati dalla volontà dei due contraenti. Sappiamo che la controparte libica è particolare; tante volte si è sfiorato un accordo per poi arenarsi su clausole su rinvii e, di fatto, sul nulla. Con questo Accordo, per il nostro Paese è stato fatto un passo necessario, anche se non facile e la sua ratifica, a questo punto, non può più essere rallentata. Gli arrivi dei clandestini dalle coste libiche sono quantificati in diverse migliaia e quindi le rotte di quelle «carrette del mare» che sono in mano ad organizzazioni criminali articolate e molto forti, tutto ciò occorre stroncarlo e quindi occorre avere la determinazione di far cessare questa vera e propria tratta degli schiavi. Bisogna affrontare questa questione, signor Presidente con la massima serietà e con la massima urgenza, come stiamo facendo, mantenendola ai primissimi posti dell'azione del Governo e qui mi consenta, signor Presidente, di ringraziare, per il lavoro e per l'impegno, il nostro ministro Maroni, che in questo brevissimo arco temporale ha messo insieme tutta una serie di strumenti veramente efficaci per il contrasto all'immigrazione clandestina (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
È su questa linea che vogliamo e dobbiamo leggere l'accordo con la Libia, appunto firmato l'estate scorsa, forse l'atto internazionale più importante firmato dal Presidente Berlusconi. Fermare le rotte dei trafficanti in alto mare si è rilevato uno sforzo alle volte vano, perché il senso morale e il diritto internazionale impongono il soccorso di natanti in difficoltà e pongono le vite umane al primo posto. Mi chiedo, signor Presidente, se tutti i paesi rivieraschi applichino questi principi con tanta prodigalità quanto ha fatto l'Italia, altrimenti penso che avremo gli stessi arrivi sulle coste di Malta e su quelle spagnole, mentre purtroppo i numeri smentiscono il tutto.
Quindi, è innegabile che l'unica soluzione efficace debba agire sul fronte delle partenze, del pattugliamento delle coste libiche, per poi appunto arrivare a una fattiva collaborazione con le autorità locali. Va ricordato che alcuni Paesi del Maghreb che hanno negoziato accordi di riammissione con i Paesi europei hanno saputo trasformare l'immigrazione clandestina in uno strumento di negoziato per ottenere anche alcuni vantaggi economici e, alla lunga, questo percorso si è dimostrato producente. Infatti, la rotta dalla Tunisia si è sostanzialmente interrotta dopo gli accordi del 1998, così è stato per il Marocco verso la Spagna.
Inoltre bisogna ricordare, signor Presidente, che con questo Accordo per la prima volta si è pattuito che l'Europa non ci lasci più soli, come Paese più esposto nel Mediterraneo, ma che contribuisca e ci affianchi nelle misure di controllo e di contrasto. Pag. 106
Il sistema di monitoraggio e controllo delle coste libiche previsto dall'Accordo comporterà anche un trasferimento di tecnologia e sarà - come tutti hanno ricordato - metà a carico dell'Italia e metà a carico dell'Unione europea. Comunque, non è solamente una questione di soldi: da anni chiediamo che l'Europa ci sostenga e ci aiuti sul fronte dell'immigrazione, ma fino ad oggi avevamo l'impressione che Bruxelles fosse invece molto attiva solamente nella produzione di direttive sui diritti degli emigrati e sull'allargamento delle frontiere.
Con questo Trattato l'Europa ha iniziato a voltare pagina e quindi a capire l'importanza di un aiuto in termini sia economici, sia di sostegno morale al nostro Paese. Speriamo che il ruolo comunitario richiamato nel presente trattato costituisca l'inizio di questa presa di coscienza. Il trattato vuole inoltre segnare e mettere la parola fine anche sulla vicenda coloniale e sulle decennali rivendicazioni del colonnello libico. Un risarcimento di tale portata è probabilmente unico nel suo genere, ma unica è anche la situazione libica e la visione del suo Capo di Stato e di Governo. Avremmo voluto vedere scritta e controfirmata una clausola esplicita in cui si stabilisse, senza dubbio alcuno, che con i risarcimenti pattuiti la ferita coloniale venisse considerata sanata dall'una e dall'altra parte e che nulla più fosse dovuto in futuro.
Signor Presidente, in conclusione ci attendiamo che la ratifica di questo trattato comporti appunto una svolta significativa nell'atteggiamento libico verso i trafficanti di immigrati che operano nel territorio libico, e che vi sia un maggior controllo da parte del colonnello Gheddafi. Sappiamo anche che su questa partita dell'immigrazione si gioca tanto della credibilità del Governo nei confronti dei cittadini che ci hanno votato. Signor Presidente, esprimeremo un voto favorevole sul disegno di legge di ratifica di questo trattato, ma mi sorprendono, come ho già detto nel mio intervento di questa mattina, le virate che in questi giorni sono state compiute da altri partiti che in Commissione avevano invece espresso voti differenti da quelli espressi in Aula. Per carità, cambiare parere è democratico e in democrazia tutti possono cambiare parere, però vorrei capire quale fosse il trattato ottimale sul quale, ad esempio, l'UdC avrebbe potuto apporre la propria firma (e vorrei capirlo anche da parte di chi in Commissione ha posto indicazioni ben precise).
A tal proposito, signor Presidente, ringrazio il Governo per l'emendamento che ha formulato, relativo al risarcimento dei cittadini che sono stati cacciati dalla Libia. Ringrazio dunque, lo ripeto, il Governo perché suo era l'emendamento (tanto per essere chiari, non mi risulta che fosse di altri). Ringrazio naturalmente il Governo anche per la disponibilità che ha dimostrato, e che dimostrerà, nei confronti di tutti quei cittadini, e mi riferisco ai cittadini istriani e dalmati che appunto attendono ancora i risarcimenti dovuti.
In conclusione, signor Presidente, mi auguro che il percorso del disegno di legge di ratifica del presente trattato possa essere veloce anche al Senato e che alla fine si giunga alla deliberazione conclusiva, perché ciò potrà permetterci di realizzare tutta una serie di azioni volte al contrasto di quella emigrazione clandestina che in questo momento sta invadendo i nostri territori. Grazie per l'attenzione, signor Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maran. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO MARAN. Signor Presidente, onorevoli colleghi, come abbiamo detto, la ratifica in esame è il punto di arrivo di una lunga vicenda politica che ha visto impegnati diversi Governi del Paese. L'Italia ha favorito la progressiva normalizzazione delle relazioni bilaterali, e l'intensificazione dei rapporti politici ed economici con la Libia, dopo l'accettazione, da parte della Libia, dell'autorità della comunità internazionale sul caso Lockerbie, e quindi con la fine del regime sanzionatorioPag. 107 dell'ONU. L'Italia ha accompagnato, e favorito, questo processo, scommettendo, ancora una volta, sulla forza civilizzatrice del diritto internazionale, sulla possibilità che l'aumento dell'interdipendenza determini un cambiamento nelle relazioni tra Stati ex nemici, e determini l'avanzare della società civile internazionale.
Come ha affermato ieri il Presidente Obama, rivolto al mondo musulmano, noi cerchiamo una nuova strada per andare avanti sulla base di interessi e rispetto reciproci. Non per caso Gheddafi è diventato uno degli interlocutori degli Stati Uniti in quell'area, sia come potenziale modello per le altre nazioni tentate dalla proliferazione atomica, sia come argine al fondamentalismo islamico e al terrorismo. Come ricordato questa mattina, a proposito di contenzioso storico, vi è un precedente storico nel nostro Paese, ed è quello della Jugoslavia di Tito (un dittatore comunista, per niente rispettoso dei diritti umani). Quanti allora salutarono con soddisfazione la fine di quel contenzioso storico con un Paese guidato da una dittatura (con il trattato di Osimo del 1975), quanti accettarono, nel nome della pace e della sicurezza in Europa, in nome di valutazione geopolitiche, perché la Jugoslavia si collocava tra i Paesi non allineati, in nome di considerazioni economiche, la fine del contenzioso, forse oggi dovrebbero - ne ho visti alcuni - togliersi di dosso la maglietta con le insegne di chi vuole esportare la democrazia. Intanto, perché come abbiamo visto questo non funziona, e poi perché il nostro Paese pagò allora i danni di guerra, con i beni degli esuli istriani e dalmati, la maggior parte dei quali non ha ancora ricevuto alcun indennizzo. Noi non abbiamo taciuto i punti di possibile criticità del provvedimento. Abbiamo a lungo dibattuto, anche in seno alla Commissione, la questione della compatibilità con l'articolo 5 del trattato NATO, che oggi è rispettato dall'Assemblea con l'accoglimento di un ordine del giorno a nostra firma, e la questione della copertura finanziaria, di un onere finanziario eccessivo. Né abbiamo taciuto l'impressione che, a fronte di uno Stato denunciato più volte da organizzazioni che si occupano di diritti dell'uomo per pratiche profondamente lesive di questi diritti (come la tortura e la mancanza di garanzie processuali), si potesse ottenere qualcosa di più, il nostro Paese potesse ottenere qualcosa di più in occasione della stipula di un accordo bilaterale. L'Italia poteva, forse, cercare di ottenere maggiori garanzie sul fronte di un maggior rispetto dei diritti fondamentali e sul fronte della garanzie istituzionali che caratterizzano i sistemi compiutamente democratici.
Non vi è dubbio che molti dei punti del lungo contenzioso oggi risultano risolti a favore della Libia. Non vi è dubbio che si potesse fare di meglio e che noi, ho l'ambizione di dirlo, ci siamo impegnati per fare meglio. Rilevo che il punto più scottante, sul quale vale la pena di svolgere delle osservazioni, e sul quale ci siamo soffermati tutti, è quello sull'immigrazione verso le nostre coste di migliaia di persone, vittime in gran parte di una tratta senza scrupoli, sulla quale si è sempre sospettato che lo stesso Gheddafi, stringesse o allentasse la morsa in ragione di una pressione nei confronti delle nostre autorità. Le ultima tragedie nel Canale di Sicilia con decine, e decine, di annegati non possono che far salutare positivamente l'avvio del già concordato pattugliamento congiunto delle rotte interessate, per scoraggiare le partenze e - auspico - anche per evitare altri naufragi senza soccorso.
Berlusconi ha detto: combatteremmo insieme contro i mercanti di schiavi. È verosimile che incassato il successo diplomatico, e ottenuto il risarcimento, il Governo libico si impegnerà nel contrasto degli scafisti criminali, ma resta la domanda sulle modalità con cui il giro di vite verrà compiuto, sulle quali ci siamo a lungo interrogati. Il flusso di coloro che cercano fortuna in Europa è ampio e destinato a crescere. Dall'Africa subsahariana questi ultimi giungono sulle coste meridionali del Mediterraneo e da lì tentano comunque l'avventurosa attraversata. Se non potranno salpare quale sarà Pag. 108- questa è la domanda che abbiamo più volte posto - il loro destino in Libia? Saranno espulsi, o saranno rimpatriati in modi rispettosi dei minimi standard umanitari? Alle frontiere meridionali come verranno bloccati, come verranno respinti?
Noi non vorremmo che le vittime del mare si trasformassero, nel silenzio e lontano da ogni sguardo, nelle vittime del deserto. Qui basterebbe poco, forse basterebbe fare in modo che osservatori italiani avessero accesso a tutte le zone critiche, basterebbe insistere su quel monitoraggio che abbiamo a lungo richiesto. Dico anche però che sarebbe un errore sottovalutare il Trattato di amicizia, di partenariato e di cooperazione firmato da Italia e Libia. L'accordo è rilevante per l'entità economica, per la valenza politica. Ho sottolineato anche un profilo ideale che riguarda il risarcimento e le conseguenze ed i rischi sul fronte dei flussi migratori africani. L'intesa ha molte ragioni pragmatiche ma vuole anche riconoscere i drammi inflitti alla Libia. Su questo ci siamo poco soffermati. Si tratta di drammi inflitti durante l'occupazione che si protrasse dal 1911 al 1943, quando fummo sconfitti dagli inglesi. Qui vale la pena di dire che è giusto chiudere il contenzioso per i danni di guerra, e che è per l'Italia un dovere morale perché si tratta di un'ammissione di responsabilità, moralmente rilevante al di là delle dispute storiografiche sull'entità dei crimini commessi durante la colonizzazione e dei dibattiti sulle responsabilità che i Paesi mantengono per gli atti dei regime passati. Ci sono, come dicevo, anche ragioni molto pragmatiche che hanno spinto il Governo a chiudere quarant'anni di malintesi con il regime del colonnello Gheddafi. L'accordo ha una convenienza economica per il nostro Paese. Fa parte di una strategia di diversificazione dei nostri rifornimenti energetici che sono affidati, finora, a non molti Paesi che non hanno caratteristiche molto diverse dalla Libia per quello che riguarda la tutela dei diritti umani.
Il Trattato consolida il quadro delle relazioni economiche non solo per l'immensa portata del partenariato energetico, che costituisce uno dei pilastri della diversificazione del nostro approvvigionamento, e potrà ulteriormente svilupparsi per l'estensione delle ricerche dell'ENI, ma ha anche una grande rilevanza per le opportunità di mercato che saranno offerte alle nostre imprese. Consolida le relazioni culturali con la Libia (tenete conto che è l'unico Paese di quell'area in cui si continua a parlare l'italiano) e allarga la presenza italiana nel mondo arabo. Certo per quel Paese è un contributo alla fine dell'isolamento in cui si è trovato e la promessa di realizzare quella regione economica afro-mediterranea che finora è esistita soltanto sulla carta, una regione di cui anche noi potremmo beneficiare. La scelta - dicevo - è quella di scommettere sull'incivilimento che può derivare dal diritto internazionale. Dal punto di vista internazionale, lo Stato non è soltanto un Governo, è un territorio popolato con un Governo nazionale e una società. In altre parole, è un Paese, e la nostra scommessa è quella che l'aumento dell'interdipendenza determini un cambiamento non soltanto nelle relazioni tra gli Stati ma anche nelle relazioni interne a quello Stato, determini, in altre parole, l'avanzare della società civile internazionale. Perché l'uso della forza perde importanza mentre ne acquista il diritto internazionale come quadro di riferimento per regolamentare quegli alti livelli di interdipendenza. Per queste ragioni, noi raccomandiamo l'approvazione del provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Antonione. Ne ha facoltà.

ROBERTO ANTONIONE. Signor Presidente, il trattato di pace e di cooperazione con la Libia chiude un contenzioso che dura da tanto tempo con un Paese che per noi è un Paese strategico. È strategico per quel che riguarda l'interesse politico, la nostra sicurezza e la nostra strategia legata allo sviluppo energetico. Sono state Pag. 109dette molte cose, fatte molte critiche, alcune delle quali obiettivamente sostenute da argomenti articolati e anche, per certi aspetti, condivisibili ma in generale si è un po' affrontato questo trattato con un equivoco di fondo. In qualche modo la questione sui diritti dell'uomo, la salvaguardia dei diritti dell'uomo (che obiettivamente è una battaglia che il Partito Radicale da sempre porta avanti ma che trova anche altre forze politiche - il Popolo delle libertà e indubbiamente anche altri gruppi politici - a sostenerla) è un argomento che fa presa.
Tuttavia, se fosse questa la discriminante nel consentire al nostro Paese di sottoscrivere trattati internazionali, cari amici, oggi dovremmo mettere in discussione tanti altri trattati, con tanti altri Paesi. Quindi, è del tutto evidente che non può essere questo l'argomento dirimente: è un argomento importante, un argomento che va considerato, ma proprio per quel che dirò dopo credo che il trattato in esame venga anche incontro a queste esigenze.
Dobbiamo chiederci quindi: è interesse strategico nazionale sottoscrivere un trattato di amicizia e di cooperazione con la Libia o non lo è? Per rispondere a questa domanda credo che sarebbe già sufficiente ricordare - e lo hanno fatto in molti - come la volontà di avere un accordo con la Libia non nasca oggi, ma sia stata portata avanti da molti Governi diversi, da molte maggioranze diverse, perché evidentemente il comune sentire è quello che ci spinge a credere che un rapporto di dialogo, di cooperazione e di amicizia con la Libia convenga al nostro Paese.
Anche la storia stessa dello sviluppo della Libia all'interno delle relazioni internazionali ci spingerebbe a dire che un accordo di cooperazione e di amicizia è molto più utile: è del tutto evidente che la Libia - che fino a non moltissimo tempo fa veniva considerata uno dei Paesi più pericolosi, uno dei Paesi considerati «canaglia», un Paese con il quale non si potevano addirittura avere relazioni diplomatiche - ha subito una trasformazione positiva. Certo, rispetto ai nostri parametri non possiamo considerare la Libia un Paese democratico, ma è del tutto evidente che un progresso è stato fatto e se questo progresso è stato fatto, credo che dobbiamo incentivarlo. Lo ha detto bene il mio collega Renato Farina stamani: l'alternativa al trattato di amicizia non possiamo che considerarla come un rapporto di inimicizia.
Dunque, siccome i vicini non li scegliamo noi, ma la storia e la geografia sono lì a testimoniare che questi sono i nostri vicini, tutti gli sforzi che dobbiamo fare sono proprio in questa direzione, cioè per favorire un rapporto di cooperazione, di collaborazione e di amicizia.
Andiamo a chiudere un contenzioso storico, che ci ha visto protagonisti in negativo di una colonizzazione e finalmente riconosciamo apertamente che quella è stata una pagina negativa per il nostro Paese. Quindi, anche da questo punto di vista, quando si trova poi la possibilità di stendere un rapporto di cooperazione non si può dimenticare una vicenda di tale natura.
Quindi, è certamente interesse del nostro Paese e del nostro Parlamento sottoscrivere e approvare il trattato internazionale in esame. Le ragioni sono semplicissime: la prima di tutte è una ragione di geopolitica, una ragione che ci consente di dire che la Libia è un Paese strategico proprio in una battaglia comune, che ha avuto un passato che andava in un'altra direzione. Alcune dichiarazioni possono non piacerci, ma l'atteggiamento è sempre più costruttivo e quindi va incentivato.
La seconda ragione - l'ho già detto - è di natura economica: come possiamo pensare di non avere un rapporto importante e privilegiato con un Paese che è fonte per noi indispensabile sul piano energetico? È del tutto evidente che un rapporto di questa natura non può che vederci impegnati nel trovare un accordo.
Infine, il tema della sicurezza: nessuno può dire - come è stato detto in quest'Aula - che il trattato in esame non risolverà il problema dell'immigrazione clandestina. Noi, d'altra parte, non possiamo neanche dire che da domani non vi Pag. 110saranno più immigrati clandestini. Ma voglio fare una riflessione che in qualche modo si lega ad una vicenda precedente e ad un'esperienza positiva che il nostro Paese ha già fatto con l'Albania: per poter risolvere un problema di questo tipo è indispensabile fare un accordo con i Paesi di transito e con i Paesi di provenienza. Per fare un accordo con questi Paesi bisogna avere un rapporto di amicizia e quindi è del tutto evidente che, se vogliamo in qualche modo affrontare il tema dell'immigrazione clandestina proveniente dalla Libia cercando di dare una risposta positiva a questo fenomeno, l'unica strada che abbiamo di fronte è quella di un rapporto di dialogo, di confronto, di cooperazione e di amicizia con la Libia.
Questa è la strada. L'alternativa è quella di subire un'immigrazione clandestina che, come sapete, è in mano a delle bande di persone senza alcuno scrupolo, che mietono - là sì - vittime e quant'altro, con tutte le lesioni possibili e immaginabili di diritti umani, piuttosto che di altra natura.
Infine, credo che, anche sul piano politico, a parte la battaglia dei radicali, della quale diamo atto (è una battaglia che i radicali, con coerenza, portano avanti e, quindi, anche in questa occasione, hanno voluto proseguire questo loro impegno), voglio sottolineare l'aspetto che, a mio modo di vedere, va considerato più positivo. È un atteggiamento responsabile - lo dico con grande piacere - quello del Partito Democratico, che, volendo, avrebbe anche potuto approfittare di alcune situazioni interne alla maggioranza per cercare di trovare qualche crepa. Viceversa, il capogruppo ed altri autorevoli membri, come anche l'ultimo intervento dell'onorevole Maran, capogruppo in Commissione affari esteri, hanno voluto significare come, in questa occasione, quantomeno, l'interesse nazionale prevale anche rispetto all'interesse di parte. Quindi, devo dire che va riconosciuto al Partito Democratico un atteggiamento di grande responsabilità.
Nel concludere questo mio intervento, mi sia consentito di svolgere qualche riflessione su chi, anche all'interno della maggioranza, ha voluto prendere le distanze, con un atteggiamento che, indubbiamente, non giudico sul piano morale, perché obiettivamente ognuno è libero di rispondere alla propria coscienza, tuttavia una riflessione politica mi permetto di farla.
Se oggi non ratificassimo questo trattato, se il Parlamento oggi esprimesse un voto di astensione o un voto negativo e, quindi, in qualche modo, non vi fosse la possibilità da parte nostra di condividere l'azione del Governo, secondo voi, cosa dovrebbe fare il Presidente del Consiglio dei ministri? L'unica strada davanti al Presidente del Consiglio dei ministri, che si è impegnato pubblicamente con la sottoscrizione di questo trattato, in nome e per conto del nostro Paese, sarebbe quella di dare le dimissioni. Pertanto, cari amici e colleghi, coloro che oggi, all'interno della maggioranza, non si riconoscono in questo provvedimento, non danno un giudizio relativo alla loro coscienza - mi sia consentito - ma danno un giudizio di tipo politico. Questo è un voto che, in qualche modo, va paragonato a un voto di fiducia, perché il provvedimento ha una valenza politica straordinaria (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico). Invito anche coloro che hanno motivazioni comprensibili sul piano personale a valutare quali potrebbero essere le conseguenze politiche, se tutti dovessero ritenere che in politica estera ognuno fosse libero di seguire il proprio pensiero. Così non è. Dobbiamo condividere e apprezzare quanto ha fatto il nostro Governo e sostenerlo con questo voto. È ciò ci accingiamo a fare convintamente, ringraziando anche la Presidenza per gli sforzi che ha fatto per mantenere il dibattito civile in quest'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mecacci, che ha a disposizione quattro minuti. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signora Presidente, voglio iniziare il mio intervento Pag. 111ringraziando tutti i colleghi, a partire da quelli del gruppo dell'Italia dei Valori e dell'Unione di Centro, che si sono uniti al nostro ostruzionismo parlamentare e alla nostra opposizione. Vorrei, altresì, ringraziare quei deputati, membri del gruppo del Partito Democratico ed anche del gruppo del Popolo della Libertà, che hanno sostenuto la nostra battaglia. È una battaglia che abbiamo condotto con piena convinzione, perché non vogliamo contribuire a scrivere quella che riteniamo essere una brutta pagina della politica estera del nostro Paese.
Nel corso di questi primi mesi di Governo, abbiamo assistito, purtroppo, ad un Presidente del Consiglio che ha condotto, in politica estera, delle relazioni molto pericolose con alcuni Paesi, che sono al centro delle violazioni dei diritti umani in tutto il mondo, ma che sono anche al centro del mercato energetico mondiale: dalla Russia di Vladimir Putin, al Kazakistan, fino ad oggi, che ci troviamo a discutere delle Libia. Ritengo che questa sia una politica estera spericolata. Non si tratta di decisioni relative alla politica estera che riguardano, ad esempio, la questione delle missioni internazionali (che discuteremo subito dopo questo provvedimento), che necessitano anche di un sostegno bipartisan da questo Parlamento. Qui si tratta di iniziative personali del Presidente del Consiglio dei ministri italiano, che riguardano, probabilmente, anche dei forti interessi economici dei gruppi di potere di questo Paese che, a partire dall'ENI (come da tanti altri gruppi di potere), cercano di condizionare la nostra politica estera.
Ci troviamo, quindi, a prendere una decisione che cambia l'asse centrale della politica estera del nostro Paese. Intratteniamo relazioni di amicizia e di sostegno politico con dei regimi che sono fuori dalle alleanze tradizionali del nostro Paese, dalla Russia di Putin alla Libia di Gheddafi. Lo ripeto, non è un caso che a guidare queste trattative e in avanscoperta sia andato spesso il direttore generale dell'ENI, che ha contratti per centinaia e centinaia di miliardi di euro con questi Paesi dove non vi sono imprese private che gestiscono le risorse energetiche, ma è lo stesso Governo che stabilisce a chi concedere le risorse.
Il presente trattato impegna il nostro Governo, a livello di diritto internazionale, anche in contrasto con gli impegni che abbiamo sottoscritto da decenni con il Trattato Nato. È stato citato l'interesse degli Stati Uniti a instaurare relazioni con il regime di Gheddafi, ma sfido chiunque a dimostrare in quest'Aula che la nuova amministrazione americana possa sottoscrivere un trattato che mette in discussione l'articolo 5 del Trattato Nato, il quale obbliga tutti gli Stati membri dell'organizzazione all'autodifesa collettiva e all'intervento, quindi, contro i Paesi che dovessero attaccare un membro dell'organizzazione medesima.
Ma questo trattato fa ancora di più, perché attribuisce cinque miliardi di dollari in venti anni a un regime come quello di Gheddafi, senza alcuna garanzia che questi soldi non vengano usati per continuare ad alimentare un regime che viola i diritti umani in molti aspetti del suo lavoro.
Ci troviamo anche di fronte ad un trattato che impegna il Governo a sostenere uno sforzo economico che contraddice tutti gli impegni assunti a livello internazionale nell'ambito della cooperazione internazionale. Questo lo voglio sottolineare, perché l'Italia si trova in questo momento ad avere la Presidenza del G8, cioè del club dei Paesi occidentali e democratici più industrializzati, un club di Paesi che nel corso di questi ultimi anni si è fatto promotore della lotta alla povertà, della lotta alle pandemie, della lotta all'AIDS. Tutti questi Paesi, compresi il nostro Ministro dell'economia e il nostro Presidente del Consiglio, hanno preso l'impegno di anticipare le risorse e di aumentarle fino ad arrivare allo 0,7 del PIL del nostro Paese. Oggi ci troviamo ad avere lo 0,09 del prodotto interno lordo che è destinato alla cooperazione internazionale: siamo il fanalino di coda del G8 e siamo anche il Paese che oggi si impegna a dare 200 milioni di euro al regime di Gheddafi.

Pag. 112

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Mecacci.

MATTEO MECACCI. Concludo, signora Presidente, con la questione dell'immigrazione clandestina. Credo che le risposte che sono venute dal Governo non ci facciano ben sperare su quella che sarà la sorte delle migliaia di immigrati che non vengono dalla Libia in quanto cittadini libici, provenendo invece da zone di guerra, dal Darfur, dal Ciad e da tutta l'Africa e cercano speranza (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico). Ci apprestiamo ad avere un pattugliamento al di fuori di tutte le regole internazionali; mi rivolgo ai colleghi del gruppo del Partito Democratico, insieme ai quali nella scorsa legislatura abbiamo condotto una battaglia di principio all'interno delle Nazioni Unite sulla moratoria della pena di morte: noi vogliamo continuare su quella strada, ma oggi non vi possiamo seguire e votiamo contro questo trattato (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, esprimo a titolo personale la mia posizione di astensione dal voto sul trattato. Ben conosciamo i vincoli stretti della politica estera e, personalmente, apprezzo le ragioni politiche di fondo espresse sia dal presidente D'Alema, sia dal sottosegretario Mantica a nome del Governo: la chiusura del debito storico derivante dalla guerra coloniale, la ragione strategica del partenariato energetico con la Libia (che è fondamentale) e l'importanza del coinvolgimento della Libia nella cooperazione per la sicurezza e nel controllo della immigrazione irregolare.

STEFANO STEFANI. Viva Fassino!

PIERLUIGI MANTINI. Questo Trattato, però, dà soluzioni molto discutibili, e in parte sbagliate, a tali giuste questioni: vi è un eccesso di legittimazione democratica di un regime antidemocratico che calpesta i diritti civili; vi è un finanziamento di 5 miliardi assolutamente oscuro per un'opera che durante il Governo Prodi costava 1,8 miliardi e oggi vi è un impegno di 5 miliardi, questione gestita in modo affaristico, più che con trasparenza, laddove invece l'impegno per la democrazia è fatta anche di regole sull'esecuzione dei lavori all'estero, è bene non dimenticarlo.
Vi è naturalmente una tassa ENI che finirà, anch'essa, posta in modo assolutamente irrituale ed oscuro, per gravare sui contribuenti italiani.
Sono ragioni più che consistenti per confermare un voto costruttivo sulla politica estera, come è necessario, ma fortemente critico sulla proposta fattaci dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sarubbi. Ne ha facoltà.

ANDREA SARUBBI. Signor Presidente, mi limiterò a dire che voterò contro perché, oltre a nutrire dubbi sull'affidabilità della Libia in materia di diritti umani, percepisco questo provvedimento soprattutto come un provvedimento inopportuno di politica economica che, in un momento di crisi profonda per le famiglie, ci costa 200 milioni di euro per venti anni.
Ci dice il Governo che faremo lavorare in Libia le imprese italiane. Mi chiedo quante imprese riusciremmo a far lavorare in Italia con 4 miliardi di euro e quale piano si potrebbe fare per il turismo, ad esempio, rilanciando il sud.
Ecco perché, pur comprendendo le ragioni del mio partito che - voglio sottolinearlo - ringrazio di cuore per la libertà di dissenso che ha lasciato a molti di noi, mi trovo costretto a votare contro questo trattato che il colonnello Gheddafi apprezzerà tantissimo, ma i cittadini italiani - ne sono certo - molto meno (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce Pag. 113al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Sarubbi, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, più che in dissenso con il mio partito, vivo nell'impressione che il mio partito sia in dissenso con sé stesso o, almeno, che una parte delle cose che ha detto siano in dissenso con ciò che abbiamo detto ai nostri elettori.
Questo terribile trattato che stiamo per votare, che non è affatto, come ha detto l'onorevole Antonione dimenticando tutte le altre obiezioni che aveva ascoltato e inventandosi solo le sue, il contrario di un trattato di amicizia ovvero un trattato di inimicizia: è veramente, in questo caso, un'espressione alquanto modesta di intelligenza politica. Mi dispiace, ma è così. Meglio sarebbe stato dire, in luogo di quanto è stato detto qui, che, invece di questo trattato, se ne poteva avere un altro, ed è questo che noi avremmo voluto (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).
Questo trattato è fuori dalla Costituzione, perché non garantisce minimamente i diritti degli individui; è fuori dalla Convenzione di Ginevra perché mette allo scoperto e non consente il diritto di asilo; è fuori della Carta dei diritti dell'uomo, perché espone soltanto e, con la dicitura di perseguitare i mercanti di schiavi, perseguita soltanto gli schiavi. Siamo fuori dall'Europa, perché non è vero - come ci è stato detto - che l'Europa, a un certo punto, diventerà partner di questa vicenda: l'Europa non se lo sogna neanche. Nessuno vuole avere un ruolo in una storia così terribile.
Sono un po' triste per il fatto che l'onorevole Maran non ha voluto cogliere nessuna delle ragioni che pure ha ascoltato qui, uomo intelligente e preparato su tali questioni, ed è andato dritto come la famosa locomotiva in Cassandra crossing, senza guida, lungo i binari, ad una grandissima velocità. Oggi dobbiamo votare questo «trattato-ricatto», con un ricattatore che rinnoverà il ricatto perché restano vive entrambe le questioni, quella degli immigrati e quella del petrolio...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Colombo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, con questo voto decidiamo molte questioni, geopolitiche, economiche, finanziarie e militari, solo per citare le più importanti. Lo facciamo in nome di un principio, quello contenuto nell'articolo 2 del Trattato, che riconosce al colonnello Gheddafi il diritto a sviluppare liberamente il suo sistema politico, senza porre alcuna condizione nel segno del mutamento, così come il dibattito ha dimostrato.
Per questo motivo il voto favorevole a questo trattato è un voto al consolidamento del regime del colonnello Gheddafi ed è anche un voto al consolidamento nel nostro Paese di un regime illiberale, a scapito dei diritti civili, politici ed economici, con una posizione dell'ENI sempre più monopolista...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Zamparutti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, in questo dibattito sono intervenuti due ex Ministri degli esteri, Massimo D'Alema e Antonio Martino. Il primo ha fatto una dichiarazione di voto incondizionata, già all'inizio del dibattito, definendo un «di più» i nostri emendamenti. Il secondo ha detto che il primo dovere di uno Stato è tutelare la dignità del Paese e che questo Trattato offende la dignità dell'Italia. Gli amici che per essere tali - ha detto Martino - debbono essere comprati, non Pag. 114valgono molto come amici. Noi radicali ci sentiamo al fianco del liberale Antonio Martino e invitiamo Walter Veltroni per il futuro del Partito Democratico a pensare a uomini come Antonio Martino, piuttosto che a uomini come Massimo D'Alema (Commenti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, credo che l'onorevole Antonione abbia davvero ragione quando dice che questo è un voto politico, al quale non ci si può appellare con la coscienza. Noi voteremo contro questo provvedimento perché chiediamo che ci siano le ragioni politiche per dire «sì» alla democrazia e «no» alla dittatura. Siamo per politiche per lo sviluppo e la democratizzazione, anche della Libia, nell'interesse dei cittadini libici.
Ci avete presentato un trattato di amicizia con il quale volete cristallizzare la dittatura. Noi non possiamo votare...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Turco.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Argentin. Ne ha facoltà, per un minuto.

ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, un minuto è anche troppo per dire che il mio voto sarà di astensione, non per contraddire il mio Partito, bensì perché ho molta paura - non le nego - per il popolo italiano di dover fare i conti con questo Governo. È per questo che mi asterrò, non essendo convinta di come verrà gestito il trattato.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare il presidente della III Commissione, onorevole Stefani. Ne ha facoltà.

STEFANO STEFANI, Presidente della III Commissione. Signor Presidente, dopo due giorni di intenso lavoro, che hanno visto anche momenti abbastanza delicati e concitati, ho il dovere di ringraziare i due relatori, l'onorevole Antonione in Commissione e l'onorevole Pianetta qui in Assemblea. Ho il dovere di ringraziare per questo ampio dibattito tutti i colleghi della Commissione, per il lavoro svolto sia in Commissione sia in Assemblea. Mi complimento, in modo particolare, con il collega Mecacci per la tenacia, ma lui è giovane e può farlo.
Infine, ultimo ma non ultimo, ringrazio il Governo, nella figura del sottosegretario Mantica, che è sempre stato qui presente da ieri. Inoltre, ringrazio gli uffici, senza i quali non si sarebbe riusciti a portare a termine il lavoro che abbiamo svolto. Ovviamente, ringrazio anche la Presidenza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Coordinamento formale - A.C. 2041-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2041-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2041-A, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Ratifica ed esecuzione del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Pag. 115Repubblica italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista, fatto a Bengasi il 30 agosto 2008» (2041-A):

Presenti 513
Votanti 476
Astenuti 37
Maggioranza 239
Hanno votato 413
Hanno votato no 63
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Sull'ordine dei lavori (ore 19,10).

MARINA SERENI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARINA SERENI. Signor Presidente, poche ore fa il Presidente Fini è stato contestato all'università «La Sapienza» di Roma da alcuni studenti, che hanno usato parole e modalità di contestazione che a noi non piacciono. Vogliamo cogliere l'occasione di questo momento per esprimere la nostra solidarietà, come è già stato fatto dagli esponenti del nostro partito, al Presidente Fini. Al tempo stesso ci permettiamo di dire che sono le parole dello stesso Presidente Fini, quando dice: «non mi sconvolgono queste contestazioni», a porre l'accento sulla necessità di mantenere vigile e attenta nelle istituzioni la possibilità del dissenso.
A noi non sono piaciute altre espressioni che dalla maggioranza sono venute, che anziché fermarsi alla solidarietà al Presidente Fini, hanno usato parole a nostro avviso inconcepibili e troppo forti nei confronti di quei contestatori, di quegli studenti. Pensiamo che l'università debba e possa rimanere un luogo aperto di confronto, dove una personalità pubblica può anche essere contestata. Vogliamo comunque esprimere la nostra solidarietà al Presidente della Camera (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per esprimere anch'io, a nome del mio gruppo parlamentare, la solidarietà al Presidente Fini. D'altronde, questo episodio, che non può avere alcuna giustificazione da parte nostra, ha purtroppo dei precedenti. Ricordo altri Presidenti della Camera contestati in altre circostanze: penso per esempio alla manifestazione del 2 agosto in ricordo della strage di Bologna, dove inopinatamente fu contestato l'allora Presidente della Camera, ma penso anche a quello che è capitato nella legislatura passata al Presidente Bertinotti.
Sappiamo che il Presidente Fini è un uomo temprato e certamente queste contestazioni non lo toccheranno più di tanto, ma il nostro gruppo gli esprime un'affettuosa solidarietà (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Popolo della Libertà).

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, già il capogruppo Cicchitto e il vicecapogruppo Bocchino hanno espresso, attraverso dichiarazioni ai giornali, la solidarietà al Presidente Fini. Riteniamo a nome del gruppo del Popolo della Libertà di doverla esprimere anche in quest'Aula.
Come ricordava giustamente il Presidente Casini già in passato - nella scorsa legislatura al Presidente Bertinotti - sono accaduti episodi di contestazione: abbiamo espresso anche allora la solidarietà al Presidente della Camera.
Crediamo però che non si debba avere troppa tolleranza nei confronti degli intolleranti che con manifestazioni di questo genere vogliono impedire dibattiti politici o comunque interventi di alte personalità dello Stato. Ricordiamo che «La Sapienza» è stato il luogo dove addirittura è Pag. 116stato impedito al Santo Padre di intervenire. Crediamo che questi episodi debbano essere censurati in maniera forte e chiara dal punto di vista politico (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Unione di Centro). Esprimiamo la nostra solidarietà al Presidente Fini e ringraziamo i gruppi del Partito Democratico e dell'Unione di Centro per avere fatto altrettanto.
Crediamo che, a maggior ragione in uno Stato democratico, non solo i Presidenti delle Camere, ma tutte le alte personalità che l'università, un luogo di cultura, invita per tenere lezioni o interventi, debbano potersi esprimere nella piena legittimazione e senza subire contestazioni e aggressioni di stampo antidemocratico (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

MANUELA DAL LAGO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MANUELA DAL LAGO. Signor Presidente, anche a nome del gruppo della Lega Nord Padania va la piena solidarietà al Presidente Fini per quanto successo.
Ci spiace dover intervenire, ogni tanto, in questo Parlamento per esprimere solidarietà nei riguardi di politici o di altre persone perché contestati in un luogo, «La Sapienza», che dovrebbe essere solamente luogo di cultura, di insegnamento e di dibattito. Ci spiace dover constatare come all'interno di questa università, invece di insegnare la democrazia e la cultura, si insegni solamente l'intolleranza.
Nell'esprimere quindi la nostra solidarietà, condividiamo con gli amici del PdL la necessità di manifestare, al contempo, anche una forte contestazione nei riguardi di tutti quegli universitari che non permettono la libera espressione di parola all'interno degli atenei (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

FRANCESCO NUCARA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, anche i Repubblicani esprimono piena e convinta solidarietà al Presidente Fini, ma vi è qualcosa che va al di là della solidarietà allorquando in un luogo che dev'essere luogo di cultura e di sapere, si contesta in maniera violenta chi vuole parlare, indipendentemente dal contenuto di ciò che si intende affermare. Nei luoghi dove si insegna la cultura e il sapere bisognerebbe evitarlo. Quindi, la censura nei confronti dei ragazzi che contestano il Presidente Fini deve andare al di là della solidarietà piena e convinta, che esprimiamo al Presidente della Camera.

ARTURO IANNACCONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, anche il Movimento per l'Autonomia esprime solidarietà al Presidente Fini. Purtroppo, le contestazioni a «La Sapienza» di rappresentanti delle istituzioni sono diventate un fatto abituale. Dobbiamo anche sottolineare che, troppo spesso, questi contestatori hanno coperture politiche, a volte palesi, a volte occulte.
Quindi, il Parlamento non solo deve esprimere una solidarietà dovuta e non formale al Presidente Fini, ma deve interrogarsi fino in fondo sul se i comportamenti delle forze politiche saranno coerenti e, conseguentemente, se impediranno, contesteranno e contrasteranno questi episodi che, giustamente, noi condanniamo in quest'Aula.

PRESIDENTE. Ringrazio tutti i colleghi intervenuti. Consentitemi, pur riconoscendomi nella solidarietà espressa dalla vicecapogruppo del mio gruppo, di aggiungere come Vicepresidente anche la mia solidarietà personale al Presidente Fini (Applausi Pag. 117dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Lega Nord Padania e Unione di Centro).

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, intervengo per associarmi, a nome del Governo, alla solidarietà che tutti i gruppi (credo anche l'Italia dei Valori) hanno espresso al Presidente della Camera.
Naturalmente, come diceva l'onorevole Sereni, la libertà di manifestazione e di contestazione è un valore della nostra democrazia e lo stesso Presidente Fini è persona troppo esperta e intelligente per non averlo riconosciuto. Credo però, onorevole Sereni, che accanto alla giusta libertà di manifestazione e di contestazione, vada sempre premessa e anteposta la libertà di espressione e che la libertà di espressione politica da parte delle istituzioni e degli esponenti pubblici all'interno delle università debba essere ancora di più garantita e non soppressa.
Per tale ragione ritengo che il dibattito, seppur breve, che si è svolto questa sera rappresenti un momento importante per il nostro Parlamento e costituisca anche un segnale che viene dato all'intero Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Colleghi, secondo le intese intercorse tra i gruppi, i nostri lavori dovrebbero procedere con il seguito della discussione del disegno di legge n. 2047-A, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali.
Lo svolgimento dei successivi punti all'ordine del giorno, in maniera particolare le mozioni, avrà luogo nel corso della prossima settimana. Nella seduta di domani, a partire dalle ore 15, avrà luogo lo svolgimento delle interpellanze urgenti.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2008 n. 209, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali (A.C. 2047-A) (ore 19,25).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2008 n. 209, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali.
Ricordo che nella seduta del 20 gennaio 2009 si è conclusa la discussione sulle linee generali e i relatori e il rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 2047-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 2047-A), nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni (Vedi l'allegato A - A.C. 2047-A).
Ricordo che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 2047-A).
Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni (Vedi l'allegato A - A.C. 2047-A).
Avverto che le Commissioni hanno presentato gli emendamenti 5.100, 5.101 e 5.102, che sono in distribuzione e con riferimento ai quali non sono stati presentati subemendamenti.
Avverto, inoltre, che prima dell'inizio della seduta sono stati ritirati l'emendamento Cicu 4.6 e l'articolo aggiuntivo Cicu 4.01.
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

Pag. 118

MARIO TASSONE. Signor Presidente, svolgo brevemente qualche valutazione sugli emendamenti, e quindi sullo sforzo da parte del nostro gruppo e dei colleghi di dare maggiore ricchezza e, soprattutto, migliorare il testo. Noi ci troviamo, ancora una volta, ad esaminare un provvedimento di proroga per quanto riguarda le missioni all'estero. Ho seguito con molta attenzione anche il dibattito svoltosi in Aula, ma soprattutto le proposte e le indicazioni, emerse in termini anche stringenti e puntuali. In verità anche in quest'occasione, quando ci troviamo in presenza della proroga delle missioni all'estero (non solo in questa legislatura, ma anche in quelle passate), si è manifestata l'esigenza di dare una maggiore certezza per il finanziamento delle missioni stesse. Anche in quest'occasione si è parlato di un fondo che possa avere garanzia di continuità.
Ritengo, tuttavia, che questo provvedimento non deve essere visto semplicemente come un dato di finanziamento, ma dovrebbe rappresentare anche l'occasione per ripercorrere, dando la possibilità di svolgere delle valutazioni complessive, le strategie di politica internazionale del nostro Paese, visto e considerato che la nostra presenza di peace force e peacekeeping è un momento di riferimento della nostra politica estera sullo scacchiere internazionale. La nostra presenza certamente è volta ad assicurare pace, a portare un contributo di grande solidarietà tra popolazioni travagliate e, soprattutto, squassate da guerre intestine e da sconvolgimenti drammatici e trancianti, che certamente vedono vittime molte popolazioni ed enormi territori in una situazione di grande precarietà e di grande disagio.
Non vi è dubbio che tutto ciò dovrebbe imporre anche al Parlamento una valutazione complessiva. È vero che noi abbiamo testè licenziato un provvedimento, sul trattato tra la Libia e l'Italia, attraverso una serie di valutazioni e di approfondimenti che quest'Aula ha avuto la possibilità di fare. Tuttavia, su alcuni aspetti considerazioni ulteriori dovrebbero essere svolte rispetto ad una situazione di carattere politico generale in Afghanistan, in Libano, in tutto il Golfo Persico (dove è presente anche il nostro Paese e, soprattutto, sono presenti le nostre Forze armate) e anche in Libia, dove sono presenti dei finanzieri che dovrebbero avere il ruolo di contrastare l'immigrazione clandestina (non mi riferisco ovviamente ai finanzieri, ma abbiamo visto i risultati che abbiamo avuto in termini complessivi).
Signor Presidente, dobbiamo pur svolgere una valutazione di fondo e mi vorrei rivolgere al sottosegretario per la difesa, in quanto questa dovrebbe rappresentare anche l'occasione per svolgere una forte riflessione sullo strumento della difesa. Diminuiscono, infatti, i fondi per la difesa e siamo arrivati allo 0,7 rispetto all'1,5 che ci chiede la NATO per rendere affidabile il nostro sistema difensivo all'interno dello scacchiere internazionale.
Tempo fa è stato predisposto un progetto, un piano, un disegno relativo a un nuovo modello di difesa. Siamo passati dal servizio di leva al servizio di professionisti, ma certamente vanno sempre più a diminuire, come sosteneva ieri sera l'onorevole Bosi, gli sforzi economici per dare concretezza e contenuti all'addestramento del sistema difensivo del nostro Paese. Sono stanziate poche risorse per quanto riguarda la formazione, l'addestramento e le ore di navigazione aerea e marittima. Credo che tutto questo renda sempre più pericolosa la nostra azione di presenza anche a livello dello scacchiere internazionale.
Signor Presidente, dovrebbe essere svolta una valutazione su tale aspetto, perché, se ci riduciamo semplicemente a prorogare alla fine di giugno il finanziamento delle nostre missioni all'estero, certamente dovremmo avere ben presente il quadro di politica internazionale, ma soprattutto, con riferimento a tutto ciò, l'affidabilità dello strumento della difesa nel nostro Paese.
Ritengo che questo debba essere lo sforzo che dobbiamo effettuare: capire quali sono le prospettive in Afghanistan, in Libano ed anche nei Balcani. Vi sono missioni dimenticate: dovremmo avere contezza di come si articolino i rapporti Pag. 119diplomatici tra l'Italia e queste nazioni, di quale sia lo sforzo che sta compiendo l'Unione europea e di quale sia il ruolo dell'ONU. Ho valutazioni e convincimenti, forse, tutti di carattere personale, ma certamente l'Unione europea esiste poco ed è disarticolata, anche considerato che in questo momento il semestre di Presidenza spetta ad un Capo di Stato che certamente europeista non è, come il presidente ceco. Ritengo che questo sia il dato sul quale dovremmo confrontarci.
Non vorrei che quest'Aula avesse esaurito tutto il discorso sulla politica internazionale semplicemente con un approfondimento, molto intenso, che si è svolto sul trattato tra Libia e Italia. Mi auguro che vi siano altre grandi occasioni. Ritengo che quest'Aula si sia imposta, anche nel passato, per il grande dibattito di politica internazionale, su cui, come abbiamo visto, vi sono anche agganci in riferimento alla politica economica.
Ritengo che questo sia l'aspetto, il dato oggi preminente: se non fosse questo, ci fermeremmo semplicemente ad un adempimento burocratico. Non è così, ma certamente ritengo che le affermazioni che ieri, in sede di discussione sulle linee generali, ha pronunciato l'onorevole Bosi, del mio gruppo, stiano ad indicare un percorso; nel contempo, però, questa mia valutazione rappresenta una sollecitazione perché, in questo Parlamento, i Ministeri della difesa e degli esteri diano contezza delle nostre missioni e del nostro impegno. Certamente va dato atto alle nostre Forze armate e ai nostri soldati di questo grande impegno, di questa grande solidarietà e di questo grande modo di essere. Ovviamente bisogna capire quali siano i grandi pericoli che vi sono in alcuni scacchieri come l'Afghanistan.
Per questo motivo, il Parlamento dovrebbe essere messo in condizione non di compiere un atto burocratico di gestione rituale, ma, soprattutto, di avere una grande presa di coscienza rispetto al presente e alle prospettive delle nostre Forze armate e, soprattutto, al futuro della nostra azione politica nello scacchiere internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, ci troviamo di fronte ad un atto che, dopo due giorni impegnativi come quelli che abbiamo trascorso, probabilmente non riceverà tutta l'attenzione che meriterebbe. Non riceverà sicuramente tutta l'attenzione che, negli anni passati, era dedicata ogni qualvolta si dovevano prorogare e rifinanziare le nostre missioni internazionali all'estero, missioni di pace, sempre e comunque, nelle nostre intenzioni e nelle nostre valutazioni. È un'altra stagione politica e tante cose sono cambiate, ma non è cambiato lo scenario internazionale. Anzi, se qualche anno fa avevamo drammaticamente a cuore ed eravamo preoccupati per la situazione in Iraq, in Afghanistan, nel Kosovo, nel complesso dei Balcani, oggi, in queste ultime ore e settimane, la situazione internazionale ha conosciuto nuove drammatiche fiammate. Mi riferisco, soprattutto, alla realtà che si è determinata a Gaza e nel Medio Oriente e a tutti i problemi che, comunque, in queste ore e in questi giorni, abbiamo affrontato.
Mi preme, quindi, richiamare l'attenzione sua, signora Presidente, e dei colleghi parlamentari, sul fatto che siamo arrivati ancora una volta in Aula con un provvedimento che, grazie all'azione dei parlamentari e al lavoro delle Commissioni, uscirà senz'altro migliorato rispetto a come era giunto trasmesso dal Governo. Mi riferisco al fatto che poco fa è stato licenziato un provvedimento diverso da quello che era stato trasmesso alle Aule parlamentari, e da qui stasera uscirà un provvedimento diverso da quello che è stato presentato, perché il Governo, nel presentare il decreto-legge di rifinanziamento delle iniziative volte ad assicurare in Afghanistan, in Iraq, in Libano, in Sudan, Somalia e in altri Paesi il miglioramento delle condizioni di vita dei popoli Pag. 120e dei rifugiati, nonché il sostegno alla ricostruzione civile, si era dimenticato - usiamo questo eufemismo - di assegnare i fondi destinati alla cooperazione con i Paesi in via di sviluppo.
Il dibattito che c'è stato nelle Commissioni, in particolare nella Commissione affari esteri, ha fatto sì che si siano almeno ripristinati, per i primi mesi di quest'anno, 45 milioni di euro, ad integrazione, come per tutti i precedenti decreti-legge, degli stanziamenti previsti dalla legge n. 49 del 1987, che è tuttora la legge che, sebbene obsoleta, disciplina la cooperazione dell'Italia con i Paesi in via di sviluppo. Quindi, in tal modo, si è sopperito a questa mancanza (erano stati fatti sparire 100 milioni di euro, che erano preventivati per questo tipo di azione).
Inoltre, il precedente decreto-legge che avevamo convertito almeno parlava di disposizioni urgenti in materia di interventi di cooperazione allo sviluppo e di sostegno dei processi di pace e stabilizzazione, nonché relative alla partecipazione delle Forze armate e di polizia a missioni internazionali. Già nel titolo emergeva la differenza sostanziale rispetto al decreto-legge in esame.
Voglio ricordare che nel 2008 la spesa stanziata era di 94 milioni di euro. A questo occorre aggiungere che, quando nelle scorse settimane abbiamo votato la legge finanziaria, abbiamo tagliato del 56 per cento i fondi destinati agli aiuti (oggi sono stanziati 320 milioni, per tutti i Paesi in via di sviluppo, dal nostro Paese, che, come è stato ricordato poco fa, sono ben lontani dagli obiettivi del millennio e dagli impegni assunti a livello internazionale).
Pertanto, di fronte a queste caratteristiche, noi, come gruppo dell'Italia dei Valori, avevamo manifestato forti perplessità in Commissione, ma, grazie al lavoro svolto, oggi il testo che arriva alla nostra attenzione, almeno per quanto riguarda la parte della cooperazione, è parzialmente migliorato. Ed è anche migliorato sulle caratteristiche di utilizzo di questi fondi, perché in precedenza i fondi, di fatto, erano stati destinati all'utilizzo da parte degli apparati militari e non più dei soggetti coinvolti storicamente nella cooperazione. Quindi, abbiamo superato positivamente questo problema.
Vi sono, però, ancora dei dubbi in proposito, soprattutto per quanto riguarda due novità che afferiscono a questo provvedimento. Il primo riguarda il conferimento di incarichi temporanei, perché, dove vi sia l'impossibilità di utilizzo di personale in servizio ovvero non esistano le professionalità richieste, a quanti siano in possesso di specifiche professionalità si possono conferire incarichi temporanei; però, il termine è vago e non sappiamo chi controlla e chi relaziona.
Un dubbio e una perplessità li nutriamo anche rispetto all'autorizzazione di spesa di 250 mila euro per il potenziamento delle attività di analisi e di documentazione in materia di politica internazionale, che un emendamento propone, addirittura, di aumentare a 350 mila euro. Anche in questo caso, francamente, la cifra sembra un tantino generosa per la produzione di documentazione. Vorremmo capire perché. Vi sono richieste? Vi sono ipotesi? È un progetto? Vi sono istituti di ricerca particolari che abbisognano di questo? Vi sono delle necessità? Se il Governo volesse dare dei chiarimenti su questo, affronteremmo meglio i passaggi successivi relativi ai singoli emendamenti e, ovviamente, anche la votazione finale (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore per la IV Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.

EDMONDO CIRIELLI, Relatore per la IV Commissione. Signor Presidente, le Commissioni formulano un invito al ritiro sugli emendamenti Mogherini Rebesani 3.1 e Rugghia 4.7 e raccomandano l'approvazione dei propri emendamenti.

PRESIDENTE. Il Governo?

GUIDO CROSETTO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Il parere è conforme a quello del relatore.

Pag. 121

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Mogherini Rebesani 3.1 formulato dal relatore.

FEDERICA MOGHERINI REBESANI. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICA MOGHERINI REBESANI. Signor Presidente, come i colleghi sanno, già in Commissione abbiamo tutti convenuto sulla necessità di evitare che la discussione sulla nostra partecipazione alle missioni internazionali sia soltanto una discussione burocratica, limitata alla quantità del nostro impegno negli scenari di crisi.
È evidente, credo, a tutti noi, compresa la maggioranza, che lo strumento del decreto-legge è inadeguato ed insufficiente per affrontare opportunamente questa discussione. Per questo, abbiamo presentato, come gruppo del PD, un disegno di legge quadro per discutere sulla qualità del nostro contributo nelle sedi multilaterali e per discutere gli orientamenti strategici delle nostre missioni, il contesto politico-diplomatico in cui operano, gli obiettivi, gli strumenti, soprattutto i risultati che otteniamo, insieme ai nostri alleati, sugli scenari così difficili in cui i nostri militari si trovano ad operare.
Ci auguriamo, ovviamente, che la legge quadro sia discussa ed approvata il più presto possibile. Non possiamo, però, non notare che, nel frattempo, vi è la necessità e l'utilità che il Governo renda comunicazioni sull'attività svolta e i risultati ottenuti almeno in Afghanistan e in Libano, che sono le missioni politicamente più sensibili e anche più complicate sul terreno. La scadenza dei tre mesi che indichiamo nell'emendamento è motivata dalla scadenza semestrale che il decreto-legge ha assunto (per rendere significativo tale obbligo, questa è la scadenza utile).
L'obiettivo dell'emendamento - lo sanno bene i colleghi - non è in alcun modo mettere in discussione la nostra partecipazione alle missioni internazionali, ma consentire al Parlamento, ed anche al Governo, di avere un dibattito politico approfondito e serio, nel merito, nel dettaglio, su quale sia il contributo italiano nelle sedi multilaterali dove queste missioni vengono definite e negli scenari, uno per uno.
Attualmente, questa sede di discussione non vi è, è inadeguata; su questo, siamo d'accordo. Lo strumento che suggeriamo per ovviare a questa lacuna, in questo momento, in attesa che venga approvata la legge quadro, è che il Governo riferisca con cadenza trimestrale, almeno sul Libano e sull'Afghanistan, alle Camere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

EDMONDO CIRIELLI, Relatore per la IV Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI, Relatore per la IV Commissione. Signor Presidente, intervengo solo per chiarire che l'invito al ritiro non vuole essere una non condivisione della ratio delle valutazioni espresse dalla collega Mogherini; però è ovvio che devo sottolineare che nella scorsa legislatura la cadenza era annuale, e non mi è sembrato che allora il centrosinistra avesse la sensibilità che giustamente è espressa in questa sede oggi che è all'opposizione. D'altro canto, devo ringraziare il Governo, che ha voluto che fosse semestrale, quindi ci fossero due occasioni di discussione. C'è una legge quadro che sicuramente risolverà il problema più ampio di dare un dibattito più significativo a importanti missioni che hanno una valenza assolutamente fondamentale, e credo, d'altro canto, che certamente il Governo sarà prontamente disponibile a riferire tutte quelle volte che le Commissioni e l'Aula chiederanno di farlo su questioni importanti, soprattutto come le missioni che sono state ricordate dell'Afghanistan e del Libano, e altre che potrebbero insorgere.

Pag. 122

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, ho chiesto di intervenire; del resto già l'ho anticipato ieri, nell'intervento nella discussione sulle linee generali. Noi non siamo d'accordo sul dare cadenza trimestrale alla votazione dell'Aula sul rinnovo delle missioni; questo perché rischia di creare una sorta di «precarizzazione» di questo impegno, che invece necessita di sicurezza. Naturalmente, sappiamo che questi provvedimenti vengono in Aula solo per un problema di finanziamenti, quindi sarebbe anche opportuno che il Governo provvedesse. Del resto, come è stato ricordato, proprio su richiesta del Ministro della difesa, nella passata legislatura la votazione sulle missioni fu trasformata in annuale, addirittura. Quindi vedrò questo testo, noi vedremo questo testo di legge quadro, e sicuramente sarà un'occasione interessante; però al momento, ad evitare questa sorta di «precarizzazione», voteremo contro l'emendamento in esame.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mogherini Rebesani 3.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 480
Votanti 478
Astenuti 2
Maggioranza 240
Hanno votato
199
Hanno votato
no 279).

Prendo atto che i deputati Vaccaro e Lo Moro hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Federico Testa ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto astenersi.
Prendo altresì atto che il deputato Calearo Ciman ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto astenersi.
Passiamo all'emendamento Rugghia 4.7.
Chiedo ai presentatori dell'emendamento Rugghia 4.7 se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

ANTONIO RUGGHIA. Signor Presidente, innanzi tutto vorrei dire che siamo disposti ad accogliere l'invito al ritiro richiesto dal relatore, che mi sembra che sia determinato sostanzialmente da questioni tecniche, di copertura della spesa prevista per la finalità che ci proponiamo di raggiungere attraverso l'emendamento. Sostanzialmente, molto brevemente, si tratta del trattamento del personale civile della difesa che è impiegato in missioni internazionali. A questi dipendenti, inspiegabilmente, viene operata una decurtazione sul trattamento di missione che raggiunge quasi il 20 per cento del trattamento intero, e che tra l'altro non viene operata, ad esempio, ai dipendenti civili di altre amministrazioni impegnati in missioni internazionali.
Da questo punto di vista, si tratta di sanare anche un'incomprensibile ingiustizia e diversità di trattamento tra i dipendenti civili impegnati nelle missioni internazionali. Con il provvedimento al nostro esame, per il 2009 tale differenza di trattamento è stata superata, in quanto viene prevista la copertura per assicurare per intero il trattamento di missione ai dipendenti civili dell'Amministrazione della difesa. In una logica di programmazione triennale abbiamo però proposto di prevedere la copertura per il trattamento interno di missione anche per gli anni 2010 e 2011 (considerando che le previsioni sono naturalmente di tipo triennale).
Ritiriamo pertanto l'emendamento in discussione, però in riferimento alla stessa materia e alle stesse misure proposte nell'emendamento abbiamo presentato Pag. 123un ordine del giorno che mi auguro il Governo ed i relatori possano accogliere, anche per semplificare - e concludo - il pagamento del personale civile impiegato in missioni internazionali (che molte volte viene appunto pagato mediante ricevute e fatture presentate a piè di lista). Proponiamo dunque anche un sistema diverso di pagamento, così come avviene per altri dipendenti di altre amministrazioni.

EDMONDO CIRIELLI, Relatore per la IV Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI, Relatore per la IV Commissione. Signor Presidente, l'onorevole Rugghia ha perfettamente ragione, ed anzi lo ringrazio. Effettivamente, è solo una questione tecnica, d'altro canto il sottosegretario Cossiga si era impegnato in questo senso ed ha consentito di superare il problema per il 2009, problema che in passato non era mai stato affrontato. Oggi finalmente viene compiuto un primo passo avanti, ma in questa fase prelevare risorse da fondi del Ministero degli affari esteri destinati ad altre finalità diveniva un fatto controproducente e tecnicamente non corretto. Credo quindi che sull'ordine del giorno, ma anche su un provvedimento a breve del Governo, possiamo essere tutti d'accordo.

PRESIDENTE. L'emendamento Rugghia 4.7 si intende pertanto ritirato.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.100 delle Commissioni, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 490
Votanti 470
Astenuti 20
Maggioranza 236
Hanno votato
467
Hanno votato
no 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.101 delle Commissioni, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 491
Votanti 474
Astenuti 17
Maggioranza 238
Hanno votato
473
Hanno votato
no 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.102 delle Commissioni, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 481
Votanti 465
Astenuti 16
Maggioranza 233
Hanno votato
465).

Prendo atto che i deputati Renato Farina, Moffa e Antonino Foti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

Pag. 124

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2047-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 2047-A). Avverto che è in distribuzione la nuova formulazione dell'ordine del giorno Evangelisti n. 9/2047/1. Avverto inoltre che l'ordine del giorno n. 9/2047/5 deve intendersi a prima firma Moles.

FRANCESCO BOSI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Bosi, intende illustrare il suo ordine del giorno?

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, volevo solo avvisarla che il nostro gruppo ritira, perché lo ripresenterà come risoluzione, l'ordine del giorno n. 9/2047/6 a firma Casini, Vietti e Bosi, per evitare che su di esso debba essere espresso il parere (e quindi abbia luogo una procedura inutile). Chiedo dunque alla Presidenza di prendere atto del ritiro del suddetto ordine del giorno.

PRESIDENTE. La Presidenza prende atto che l'ordine del giorno Casini n. 9/2047/6 viene ritirato. Invito quindi il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

GUIDO CROSETTO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, il Governo formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'ordine del giorno Evangelisti n. 9/2047/1 (Nuova formulazione).
Il Governo accetta gli ordini del giorno Villecco Calipari n. 9/2047/2, Maran n. 9/2047/3, Fassino n.9/2047/4, Moles n.9/2047/5, mentre l'ordine del giorno Casini n. 9/2047/6 è stato ritirato.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Rugghia n.9/2047/7, De Angelis n. 9/2047/8, Cicu n. 9/2047/9, mentre accetta l'ordine del giorno Fava n. 9/2047/10, purché nella parte dispositiva le parole: «soltanto sulla forza multinazionale di interposizione e controllo delle frontiere della Striscia che verrà eventualmente allestita avrà» siano sostituite dalle seguenti:«auspicando che la forza multinazionale di interposizione e controllo delle frontiere della Striscia che verrà eventualmente allestite abbia», e sopprimendo nell'ultima parte del dispositivo le parole da: «che ha permesso» fino alla fine del periodo.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Evangelisti n. 9/2047/1 (Nuova formulazione).

FABIO EVANGELISTI. Signora Presidente, sarei quasi tentato di chiedere al Governo di accantonare e di rileggere questo nostro ordine del giorno, perché non capisco - chiedo scusa - perché vadano bene gli ordini del giorni che dicono: «nell'ambito dei provvedimenti futuri (...) continuare con gli stanziamenti previsti», oppure: «dare coerenza e stabilità all'assegnazione di risorse per il comparto della difesa», mentre quando si dice: «a predisporre adeguati strumenti legislativi per far sì che la cooperazione allo sviluppo possa avvicinarsi agli obiettivi previsti e al rispetto delle intese intercorse nelle sedi internazionali» si dica di no.
Capisco la situazione di un Governo che ha tagliato del 56 per cento i fondi alla cooperazione, che in questo provvedimento aveva tagliato 100 milioni di euro alla cooperazione, e che ha visto il Parlamento, stante un emendamento proposto dal relatore e dal presidente della III Commissione, ripristinare 45 milioni di euro per il primo semestre. Ma perché a pagare, sia pure in una situazione di congiuntura sfavorevole, deve essere soltanto la cooperazione allo sviluppo? Quando noi diamo un aiuto ai Paesi in via di sviluppo è anche un aiuto a noi stessi. Abbiamo discusso poco fa della Libia, ma come possiamo pensare di fermare i flussi migratori dal centro Africa o dall'Africa subsahariana se non aiutiamo questi Paesi? Soltanto con i carri armati, con le vedette, con i radar? Non regge questa impostazione. O si ridà fiato alla cooperazione allo sviluppo, o non ci caveremo mai le gambe.

Pag. 125

GUIDO CROSETTO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GUIDO CROSETTO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Onorevole Evangelisti, lei già nell'intervento precedente ha detto alcune imprecisioni. Lei ha parlato di tagli alla cooperazione internazionale riferendosi allo stanziamento dello scorso anno di 93 milioni di euro, e a quelli di quest'anno che sarebbero, in riferimento all'articolo 1, soltanto di 45 milioni nel primo trimestre e, quindi, di 90 milioni in tutto l'anno. Ma se si raffronta il decreto-legge di quest'anno con quello dell'anno scorso si scopre che all'articolo 2 sono previsti altri 24 milioni di euro, in aggiunta ai 45, vale a dire 48 su base annua; 90 milioni di euro più 48 danno come risultato 138 milioni di euro che paragonati ai 93 dello scorso anno sono molto di più (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Se prima dell'emendamento presentato dal Governo, e dalla maggioranza, si fosse criticato il provvedimento, dicendo che il Governo aveva una volontà di penalizzare la cooperazione internazionale, si poteva essere, in qualche modo, vicini al vero, ma adesso, stante il provvedimento uscito dalla Commissione, con la volontà e l'appoggio del Governo, tutto si può dire tranne che la cooperazione sia diminuita e non sia stata considerata, rispetto all'anno precedente.
E poi, se mi consente, onorevole, c'è un altro problema: è difficile accettare, per un rappresentante del Ministero della difesa, l'affermazione che non si fa cooperazione con i carri armati e con le armi. I carri armati e le armi che i nostri soldati utilizzano sono soltanto per protezione personale (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Le nostre missioni all'estero sono missioni di pace, e, al di là dei mezzi che mandiamo per protezione, i nostri soldati eseguono tutti i giorni un'attività che, se non si può definire come cooperazione internazionale, è molto vicina ad essa. Quelle dotazioni servono a difendere i soldati e non a renderli forza offensiva. Eseguono le missioni costruendo ponti, aiutando le popolazioni locali, non combattendo guerre (lo sanno tutti e lo diciamo a tutti). Ci tenevo a precisare questo aspetto. La differenza tra il suo ordine del giorno e gli altri è che lei definisce una cifra precisa. Lei intende impegnare il Governo, non ad attuare una politica di un certo tipo, ma fissando addirittura la percentuale nel valore dello 0,7 per cento. Allora lei capisce che il Governo non può accettare un ordine del giorno che contiene un impegno così specifico, al punto che si definisce la percentuale esatta delle risorse da destinare. Sarebbe eccessivo da parte del Governo, e se lo facesse sarebbe una mancanza di rispetto nei confronti del Parlamento, perché accetterebbe un ordine del giorno che poi difficilmente potrebbe rispettare. È una questione non di mancanza di rispetto, anzi di rispetto nei suoi confronti e del suo ordine del giorno, e la differenza nei confronti dei suoi colleghi è soltanto quella che ho illustrato (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2047/1 (Nuova formulazione)?

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, ho bisogno di una precisazione. Chiamo a fare questa precisazione il presidente della III Commissione, l'onorevole Stefani, e il presidente della IV Commissione, l'onorevole Cirielli, i quali hanno partecipato alla discussione su questo punto. Avevamo chiesto - anche grazie al contributo dei colleghi del Partito Democratico - di poter replicare l'emendamento di 45 milioni (riferiti ai primi sei mesi di quest'anno) anche per i sei mesi successivi (in modo da realizzare la somma 45 più 45, ovverosia 90 milioni). Il sottosegretario Mantica, a nome del Governo, ha detto che non poteva garantire questo, e che l'unico impegno che poteva garantire era di 45 milioni, più una cifra successiva di 31 milioni la cui possibilità si sarebbe verificata più avanti. Dico questo Pag. 126per la correttezza dell'informazione, quindi non c'è alcuna polemica. Se proprio vogliamo fare polemica, dopo possiamo chiamare in causa i Tornado mandati in Afghanistan, la messa in discussione dei caveat e altri aspetti, ma non voglio occuparmi di tali argomenti. Chiedo al sottosegretario: il problema è la precisazione del valore 0,7 per cento? Allora potremmo riformulare l'ordine del giorno, cancellare quel rigo e risolvere il problema.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il sottosegretario Crosetto, cui do di nuovo la parola; però, è abbastanza anomalo questo scambio di interventi che consentiamo. È una giornata nella quale ci siamo impegnati al massimo nel dialogo, ma penso che a questo punto il sottosegretario preciserà definitivamente la posizione del Governo.
Prego, sottosegretario Crosetto, ha facoltà di parlare.

GUIDO CROSETTO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, accolgo come raccomandazione l'ordine del giorno Evangelisti n. 9/2047/1 (Nuova formulazione).

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2047/1 (Nuova formulazione), accolto come raccomandazione dal Governo?

FABIO EVANGELISTI. No, signor Presidente, non insisto.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Villecco Calipari n. 9/2047/2, accettato dal Governo.

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Signor Presidente, intendo solo ringraziare il Governo e soprattutto tutti i colleghi deputati della maggioranza che insieme a noi hanno firmato questo ordine del giorno, condividendo - lo volevo sottolineare, sottosegretario Crosetto - l'impostazione che riteniamo giusta quando si parla di missioni internazionali. Sicuramente è rilevante l'impegno delle Forze armate, ma è altrettanto rilevante e non può essere disconosciuta l'importanza dell'utilizzo del lavoro della cooperazione civile accanto a quella militare.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Villecco Calipari non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2047/2, accettato dal Governo. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Maran n. 9/2047/3, Fassino n. 9/2047/4 e Moles n. 9/2047/5, accettati dal Governo.
Ricordo che l'ordine del giorno Casini n. 9/2047/6 è stato ritirato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Rugghia n. 9/2047/7, De Angelis n. 9/2047/8 e Cicu n. 9/2047/9, accettati dal Governo, e che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fava n. 9/2047/10, accettato dal Governo, purché riformulato.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2047-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leoluca Orlando. Ne ha facoltà.

LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vi chiedo soltanto pochi minuti, ma ritengo sia doveroso non approvare come se fosse un'ennesima proroga burocratica il provvedimento in esame.
L'Italia dei Valori ritiene necessario ribadire i punti fermi che portano all'approvazione del provvedimento in esame. Il primo punto fermo: noi crediamo nel multilateralismo. Il secondo punto fermo: crediamo che gli interventi del nostro Pag. 127Paese debbano agire all'interno di deliberazioni di organismi sovranazionali e internazionali. Il terzo punto fermo: crediamo che siano il dialogo e la diplomazia gli strumenti migliori per poter operare. Infine, il quarto punto fermo: rivendichiamo con forza l'esigenza di una legge quadro in materia.
Credo sia necessario sottrarre il Parlamento a periodici adempimenti, che hanno il tratto dell'adempimento rituale e burocratico, e darsi una legge quadro per le missioni internazionali.
Un riferimento al merito del provvedimento in esame: grazie al lavoro della Commissione si sono superati alcuni elementi, che lasciavano perplessa l'Italia dei Valori. Si è in particolare provveduto a prevedere un finanziamento per la cooperazione allo sviluppo, per consentire che l'intervento militare possa svolgersi in condizioni più tranquille e più sicure.
Queste sono le ragioni per le quali annuncio il voto favorevole dell'Italia dei Valori, con l'auspicio che si possa al più presto approvare una legge quadro che sottragga alla ritualità burocratica semestrale questo adempimento.
È stato rigettato l'emendamento presentato dal Partito Democratico e condiviso dall'Italia dei Valori, che si riferisce ad una relazione trimestrale: con rammarico ne prendiamo atto, ma contiamo sull'impegno del Governo alla disponibilità a riferire in qualunque momento relativamente ad una materia così delicata come le missioni internazionali (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, devo fare solo una brevissima dichiarazione, manifestando compiacimento per il fatto che il provvedimento in esame, riguardante le nostre missioni, che danno importanza al ruolo dell'Italia tanto sotto il profilo della politica estera, quanto come manifestazione di solidarietà nei confronti di popoli che hanno bisogno della nostra presenza, sia stato accolto anche con grande consenso da parte dell'Aula della Camera e con senso di responsabilità sugli ordini del giorno e sugli emendamenti.
Considero questo un fatto altamente positivo e un tributo nei confronti dei nostri rappresentanti delle Forze armate che, nelle diverse e più difficili parti del mondo, rappresentano così onorevolmente l'Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, credo che per entrare nello spirito degli interventi che mi hanno preceduto mi limiterò ad una dichiarazione di voto che è una sintesi dell'intervento che avevo preparato e che consegnerò comunque, affinché resti registrata quanto meno la posizione del gruppo che rappresento, la Lega Nord, anche perché credo che sia utile che vengano puntualizzate una volta per tutte le posizioni che appartengono ed attengono alla sensibilità di tutti noi e che, per certi versi, non sono esattamente sempre identicamente sovrapponibili alle posizioni che sono state assunte dalla maggioranza.
Noi continuiamo a mantenere alcune perplessità, che nel testo dell'intervento sono meglio esplicitate, sulle tematiche ed i rischi connessi alla copertura di queste missioni. Soprattutto, continuiamo a mantenere le perplessità che avevamo esplicitato in un ordine del giorno, accolto dal Governo, in occasione della votazione, lo scorso 19 novembre, sul provvedimento per l'autorizzazione delle missioni in Georgia... Signor Presidente, è molto difficile parlare in queste condizioni.

PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Fava. Colleghi, per cortesia.

GIOVANNI FAVA. Con il citato ordine del giorno sostenevamo la necessità di razionalizzare quelle missioni che hanno sostanzialmente esaurito il proprio obiettivo prevalente e che volgono verso il Pag. 128termine. In particolare, ricordiamo sempre le missioni minori, ma ve ne sono anche alcune, come quella del Kosovo, che crediamo sia utile ridimensionare in termini di impegno da parte del nostro Governo.
Tutte queste considerazioni sono contenute nel testo dell'intervento che, a questo punto, mi dispiace farlo, mi accingo a consegnare. Ribadisco il voto favorevole del gruppo della Lega Nord sul provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Chiedo, dunque, che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Fava, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fassino. Ne ha facoltà.

PIERO FASSINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi voteremo con convinzione a favore su questo provvedimento e, nonostante lo si faccia al termine di una giornata faticosa e dopo un dibattito molto intenso su un altro provvedimento, credo che dobbiamo avere tutti la consapevolezza di quanto segue.
Votare questo provvedimento non rappresenta un adempimento burocratico e formale, se non altro, perché stiamo qui confermando l'impegno di oltre 8.500 soldati e ufficiali italiani impegnati in diversi teatri e scacchieri di conflitto particolarmente delicati e critici. Credo che, nel momento in cui approviamo un provvedimento di questo genere, dobbiamo, prima di tutto, manifestare gratitudine ai tanti soldati ed ufficiali che sono impegnati in questi teatri, che ogni giorno rappresentano il nostro Paese con coraggio e dignità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Sottolineo che non si tratta di approvare semplicemente in modo burocratico questo provvedimento, perché veniamo da settimane nelle quali tutti siamo stati particolarmente scossi, nella nostra sensibilità umana, oltre che politica, da vicende belliche drammatiche, che si sono svolte a poche centinaia di chilometri dal nostro Paese. Ancora una volta, siamo stati messi di fronte ad immagini drammatiche, di distruzioni, di sofferenze, di lutti e di guerra. Ci siamo interrogati tutti su come, ancora una volta, l'umanità non sia stata capace di affrontare i propri conflitti ed i propri contenziosi con gli strumenti della politica e con lo strumento della parola, ma sia prevalso, ancora una volta, il ricorso all'uso delle armi. Credo che questa guerra, che è così vicina a noi, ci metta di fronte ad un dovere e ad una responsabilità che dobbiamo sentire interamente. La responsabilità di sapere che la pace non si può soltanto evocare o invocare: la pace deve essere costruita. Costruire la pace significa assumersi delle responsabilità.
Vi è stato un lungo periodo, non troppo lontano peraltro, nella nostra memoria e nella nostra esperienza, nel quale l'Europa consumava sicurezza che veniva prodotta da altri. Vi era un tempo nella vita di questo pianeta, in cui la sicurezza era affidata a grandi potenze che si facevano carico, nel bene e nel male, di governare il mondo e di garantirne anche la sicurezza. Era l'epoca dell'equilibrio bipolare, nel quale la sicurezza era affidata essenzialmente alle scelte, agli impegni e alle responsabilità che assumevano due grandi Paesi come gli Stati Uniti e l'Unione sovietica. È un'epoca che si trova alle nostre spalle da almeno vent'anni, dalla caduta di quel muro di Berlino che celebreremo tra qualche mese.
In questi vent'anni, abbiamo imparato tutti, in uno scenario internazionale nuovo e diverso, che il mantenimento della pace, il perseguimento della sicurezza, la lotta alle insidie, alla stabilità e alla sicurezza del mondo, a partire dalla lotta al terrorismo, non può essere delegata a questo o a quel Paese. È una responsabilità che grava su ogni nazione e su ogni comunità. Tutti siamo, quindi, chiamati ad essere produttori di sicurezza.
Questo vale anche per il nostro Paese, che da alcuni anni non è più soltanto consumatore di sicurezza prodotta da altri,Pag. 129 ma concorre alla produzione della sicurezza e della stabilità. Quei 9 mila soldati che abbiamo in giro per il mondo sono ogni giorno protagonisti della produzione della stabilità della sicurezza anche della nostra vita e delle nostre nazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Se è così, pensiamo che questa responsabilità debba valere anche di fronte al conflitto che sta alle nostre spalle da poche ore. Non a caso abbiamo presentato, ed è stato accolto dal Governo (che ringrazio, naturalmente, di questa scelta), un ordine del giorno che impegna il Governo italiano a dichiarare la massima disponibilità a partecipare a tutte le azioni di peacekeeping, di monitoraggio, di interposizione, di presenza sul terreno che la comunità internazionale riterrà di dover assumere per garantire che quella fragile tregua che è stata faticosamente raggiunta a Gaza possa essere stabilizzata e che si trasformi effettivamente in un cessate il fuoco stabile e duraturo e che quel cessate il fuoco significhi la sospensione delle attività militari israeliane a Gaza (come sta avvenendo con il ritiro delle unità militari da quel territorio); significhi la cessazione definitiva del lancio dei razzi e dei missili Kassam sui villaggi israeliani del Negev; significhi il blocco di qualsiasi traffico e contrabbando clandestino di armi nel territorio di Gaza.
Sappiamo bene, però, che una tregua di questo genere, per il solco di diffidenza, di sfiducia e anche di odio che si è determinato in tanti anni di conflitto fra le due parti, è più fragile se non c'è un soggetto terzo che si assume la responsabilità di mettere in campo tutto ciò che è necessario per garantirla. Penso che il nostro Paese, insieme agli altri Paesi europei e insieme alla comunità internazionale, debba dichiarare di essere pronto e disponibile ad assumersi tutte le responsabilità necessarie a far sì che anche in quel teatro così conflittuale e difficile possa determinarsi il superamento del ricorso alle armi per restituire la parola alla politica e per la ricerca di una pace condivisa e negoziata tra le parti in conflitto, così come abbiamo fatto nei Balcani e in Libano e così come stiamo cercando di fare in Afghanistan.
Naturalmente, nel momento in cui diciamo tutto ciò diciamo anche con chiarezza qualcosa che è già stato evocato da altri colleghi. Assumersi delle responsabilità così impegnative significa mettere in campo le risorse finanziarie e gli strumenti operativi necessari e anche noi abbiamo guardato con qualche sconcerto al fatto che il provvedimento, nella sua versione iniziale, avesse tagliato tutte le risorse finanziarie che, attraverso la cooperazione allo sviluppo, venivano investite in questi teatri di conflitto nel democratic institution building, nella ricostruzione economica e nelle attività di formazione in quel ricco tessuto di attività civili che sono essenziali alla stabilità e alla pace, tanto quanto lo è il mantenimento della pace attraverso la presenza di contingenti militari. Il fatto che si sia rimediato con un emendamento che stanzia le stesse cifre, sia pure con una cadenza temporale diversa (due stanziamenti di 45 milioni di euro per due periodi semestrali) va nella direzione di colmare questo deficit.
Crediamo che proprio guardando agli scacchieri più difficili (penso a quello dell'Afghanistan, ma penso anche all'Iraq, penso allo stesso Medio Oriente) non possiamo non vedere che la possibilità di garantire che i processi di stabilizzazione di pace si consolidino e garantiscano effettivamente il passaggio ad una fase nuova non è affidato soltanto al fatto che una presenza militare nel luogo impedisca la ripresa dei conflitti, ma anche al fatto che contemporaneamente siamo in grado di mettere in campo tutti gli strumenti, le risorse e le politiche che aiutano effettivamente i Governi e le comunità di questi Paesi a costruire le condizioni di una transizione alla stabilità sicura e certa. Questo passa anche per la ricostruzione di un tessuto democratico istituzionale forte e per la ricostruzione di un tessuto economico che sia autosufficiente e sostenibile.
Infine, nel momento in cui diciamo queste cose, credo che debba essere, al Pag. 130tempo stesso, ricordata una cosa semplice, ma essenziale: decidiamo, qui, di rinnovare la presenza militare italiana in tanti scacchieri di guerra per migliaia di soldati, con la consapevolezza che l'uso della forza è uno strumento cui la politica può ricorrere ma che essa è al servizio della politica e che non può sostituirla. Ieri abbiamo ascoltato tutti, con emozione e trepidazione, un discorso forte e coraggioso del nuovo Presidente degli Stati Uniti. Ebbene, in quel discorso c'è un passaggio con il quale io desidero concludere questo mio intervento e che richiamo alla vostra attenzione. Ha detto ieri il nuovo Presidente degli Stati Uniti: «Il nostro potere, da solo, non può proteggerci né ci autorizza a fare ciò che più ci aggrada. Al contrario, il nostro potere cresce quanto più lo si usa con prudenza. La nostra sicurezza emana dalla giustizia della nostra causa, dalla forza del nostro esempio, dalle qualità dell'umiltà e del ritegno». Si tratta di parole forti e alte che io credo, come tanti altri passaggi di quel discorso, dovremmo fare nostre (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cicu. Ne ha facoltà.

SALVATORE CICU. Signor Presidente, sembra quasi che questo tipo di provvedimenti sia diventato di routine e che con essi ci si debba limitare esclusivamente a rinnovare un rifinanziamento. Credo che in questo momento vadano sottolineati almeno tre aspetti. Il primo è sicuramente quanto sta realizzando questo Parlamento oggi, ovvero, all'unanimità, condividere la partecipazione straordinaria dei nostri militari e delle nostre Forze armate all'estero, allo scopo di realizzare almeno tre condizioni: portare avanti un processo di pace, offrire sostegno alla sicurezza internazionale - sicurezza che riguarda anche i nostri confini - partecipare alla creazione di libertà e democrazia. Non dimentichiamo che tuteliamo e garantiamo i processi che rinnovano, finalmente, i Paesi dove c'erano dittature e che riguardano la formazione di Parlamenti liberi, autentici e democratici. Lo fanno quegli 8 mila uomini che sono stati citati. Lo fanno, molto spesso, in assenza di un'attenzione del Parlamento che, forse, in momenti come questo, dovrebbe essere richiamato a quell'operato che ha costituito anche sacrifici e morti, aumentate in quest'ultimo periodo soprattutto in Afghanistan, dove il teatro è diventato sempre più pericoloso.
Non dimentichiamo un altro aspetto, colleghi, che credo sia importante quanto gli altri: i nostri militari all'estero riescono a consentire a questo Paese di avere credibilità nelle sedi e negli organismi internazionali. I nostri soldati all'estero ci consentono di poter essere, attraverso un percorso, quello dell'Europa, il terzo Paese al mondo che contribuisce affinché questo processo di pace e di sostegno alla libertà e alla democrazia possa realizzarsi. Oggi sono orgoglioso anche perché il Governo Berlusconi è riuscito ad aumentare del 30 per cento le risorse per i prossimi sei mesi affinché i nostri soldati non si sentano abbandonati ma valorizzati e sostenuti economicamente, il che significa garantir loro una migliore formazione e soprattutto strumenti idonei di tutela per se stessi e per le popolazioni a vantaggio delle quali operano (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Credo che la crescita, in tutti questi anni, della nostra partecipazione in seno agli organismi internazionali abbia significato sicuramente un processo di crescita per l'Italia e il raggiungimento di una dimensione sempre più importante.
Cerchiamo di non sminuirla esclusivamente diversificandoci nell'appropriarci di iniziative che poi - come nel caso che riguarda la Palestina e la striscia di Gaza - sono già state indirizzate ed avviate dal nostro Governo. Certo, gli ordini del giorno sono importanti, ma solo se li collochiamo in quel processo di confronto che credo debba avvenire immediatamente, cioè la possibilità che il Parlamento partecipi di più e meglio alla decisione sulle missioni internazionali.Pag. 131
Signor rappresentante del Governo, mi rivolgo a lei, che so essere molto sensibile a questo tema e a questa materia. Non possiamo più consentire che il Parlamento si senta escluso dall'individuare i momenti di verifica, di continuità, ma soprattutto le nuove iniziative. Quindi, crediamo che quanto prima ci debba essere una sessione di approfondimento della materia, che riguarda una valutazione e una riflessione su quali risultati sono stati raggiunti, su come si possono migliorare tali risultati e su come, soprattutto, i nostri militari debbano essere sempre più - lo dico con orgoglio, identità e senso di appartenenza - garantiti e tutelati, ma assistiti dal Parlamento nel suo insieme.
Condividiamo questo provvedimento in maniera forte (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole dei deputati radicali. Chiedo davvero solo qualche secondo di tolleranza dopo i molti interventi che abbiamo fatto in questi giorni. Riteniamo importante questo provvedimento, che si inserisce nello sviluppo di relazioni internazionali che vedono la NATO e le Nazioni Unite impegnate in missioni di pace nelle quali il nostro Paese è impegnato con 9 mila soldati in tutto il mondo, che fanno un lavoro encomiabile e che va sostenuto. Si tratta di missioni ben diverse - voglio sottolinearlo - rispetto alle missioni e alla collaborazione in materia di difesa che questo Parlamento ha approvato con l'approvazione del Trattato Italia-Libia.
Nel merito, solo una segnalazione su quanto sta avvenendo in Afghanistan. Nell'ultimo anno sono aumentati del 33 per cento gli attacchi contro le forze del Governo Karzai, sono aumentate del 30 per cento le morti tra i militari, sono aumentate del 56 per cento le morti tra i civili e sono aumentati del 50 cento i rapimenti da parte della criminalità organizzata. Abbiamo, in quel Paese, oltre 2.700 soldati. C'è una strategia di lotta al narcotraffico - che fallisce ormai da molti anni - con il sostegno delle Nazioni Unite, dell'Unione europea e del nostro Paese.
Noi deputati radicali riteniamo che, anche per riuscire a conquistare la pace in quel Paese, si debba cambiare strategia e fare molta più attenzione agli interventi delle forze militari (che colpiscono i civili), ed abbandonare una politica proibizionista, che finisce solo per finanziare le organizzazioni terroristiche, che poi si battono contro le forze del Governo Karzai (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

GUIDO CROSETTO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GUIDO CROSETTO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, intervengo soltanto per ringraziare, attraverso i rispettivi presidenti, le due Commissioni e il Parlamento. È significativo: oggi è stata ricucita una ferita, è la prima volta che il finanziamento delle missioni internazionali viene approvato in un clima di questo tipo. È la prima volta che questo provvedimento verrà approvato all'unanimità. È un fatto significativo. Volevo ricordarlo all'Assemblea e ringraziare tutti i gruppi per l'impegno (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

(Coordinamento formale - A.C. 2047-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.Pag. 132
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Desidero altresì precisare che la seduta di domani, avente ad oggetto lo svolgimento di interpellanze urgenti, avrà inizio alle ore 14, e non alle ore 15 come precedentemente comunicato.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2047-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 2047-A, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2008 n. 209, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali» (2047-A):

Presenti 491
Votanti 487
Astenuti 4
Maggioranza 244
Hanno votato 485
Hanno votato no 2
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 22 gennaio 2009, alle 14:

Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 20,25.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO ANDREA SARUBBI SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 2041-A

ANDREA SARUBBI. Nonostante i rilievi di molte organizzazioni umanitarie, da Amnesty International al Centro Astalli, il mio partito ha deciso legittimamente di votare a favore, perché interpreta questo trattato come un atto di politica estera necessario a chiudere una vicenda triste ed ancora aperta. Io, invece, voterò contro, perché - oltre a conservare parecchi dubbi sull'affidabilità della Libia in materia di rispetto dei diritti umani - lo percepisco soprattutto come un provvedimento inopportuno di politica economica, che ci costa 200 milioni di euro per vent'anni. Tolti da chi? Le ultime notizie dicono che il Governo li chiederà all'ENI, con un'addizionale Ires, ma l'ENI non è la Caritas e quindi ne faranno le spese i cittadini, ad esempio pagando le bollette o facendo benzina. In un momento di crisi come quello attuale, l'Italia destina alla lotta alla povertà solo lo 0,1 per cento del PIL, contro la media europea dello 0,9 per cento: e 200 milioni di euro l'anno sono la metà di quanto il Governo spende per la social card. Nel programma del centrodestra c'era il social housing: quante case potremmo costruire per le famiglie in difficoltà, con questi 4 miliardi di euro che regaliamo a Gheddafi? «Sì, ma faremo lavorare in Libia le imprese italiane», ci dice il Governo. E quante imprese riusciremmo a far lavorare in Italia, con questi 4 miliardi di euro? Quale piano si potrebbe fare per il turismo, ad esempio, rilanciando il sud? Ecco perché - pur comprendendo le ragioni del mio partito, che ringrazio per la libertà di dissenso lasciata a molti di noi - mi trovo costretto a votare contro questo trattato, che il colonnello Gheddafi apprezzerà tantissimo ma i cittadini italiani, ne sono certo, molto meno.

Pag. 133

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO GIOVANNI FAVA SUL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 2047-A

GIOVANNI FAVA. Onorevoli colleghi, il decreto-legge di proroga delle missioni militari internazionali delle nostre Forze armate, di cui esaminiamo alla Camera il provvedimento di conversione, è stato varato dal Consiglio dei ministri il 18 dicembre scorso: quindi in anticipo rispetto a quanto avveniva negli scorsi anni, quando occorreva spesso attendere la metà o la fine di gennaio. Si tratta di un fatto rilevante, perché vi si può scorgere la riprova di una visione unitaria e condivisa, all'interno del Governo, delle priorità della nostra politica estera e del ruolo che le Forze armate debbano giocare nel loro perseguimento.
Non è tuttavia questo il solo elemento sostanziale di novità che meriti di essere segnalato.
Ve ne sono infatti almeno altri due, a nostro avviso.
Il primo è l'orizzonte temporale del provvedimento: si è infatti ritornati alla vecchia cadenza di sei mesi, dopo l'esperienza dei rinnovi annuali. È un ritorno al passato, forse, ma non un arretramento. Negli ultimi mesi, infatti, molte cose sono accadute a consigliare questa scelta. Nel 2008, alcune missioni alle quali si pensava non sono decollate nei tempi e nelle modalità previste. Altre che dovevano concludersi, come 1'Althea dell'Unione Europea in Bosnia-Erzegovina, sono state inopinatamente prorogate. È stato inoltre necessario, sotto la spinta di realtà e crisi nuove, deliberare nuovi interventi, come quello in Georgia, nel quadro della missione di monitoraggio Eumm.
Sembra quindi una scelta improntata al buon senso, quella che il Governo ha adottato il 18 dicembre scorso.
Qualche dubbio e preoccupazione sorge, invece, in rapporto alle risorse che si è deciso di impegnare. Per consentire la prosecuzione degli interventi all'estero fino al prossimo 30 giugno, sono infatti stati messi a disposizione ben 763 milioni di curo. Una cifra imponente, seppure comprensiva di quasi 78 milioni per la copertura delle spese assicurative e di trasporto dei nostri contingenti lungo l'intero 2009 e di altri 32 milioni per la realizzazione di infrastrutture d'interesse dei militari italiani rischierati all'estero. L'incremento che si delinea è tanto più significativo se si tiene conto del fatto che a luglio sarà difficile realizzare risparmi sulle missioni che risulteranno ancora in corso, seppure si pensi già a tagli sul Libano, la Bosnia-Erzegovina ed il Ciad.
Non è quindi improbabile che alla fine dell'anno gli oneri da sostenere per gli interventi militari all'estero tocchino quota 1,3 miliardi, in più delle risorse stanziate dalla legge finanziaria 2007 per questi scopi ed in ogni caso una cifra record per l'erario nazionale, proprio mentre vengono diffuse previsioni fosche sull'andamento del PIL in questo 2009.
Come Lega Nord, non vi è dubbio che avremmo preferito una soluzione differente. Mantenendo la spesa per gli interventi militari all'estero entro il limite del miliardo di euro all'anno, se del caso ridistribuendo le forze tra i vari teatri in cui siamo impegnati. E decidendo fin d'ora dove potenziare i nostri dispositivi, dove invece ridurli, ed avviando altresì una riflessione sul significato della pletora di piccoli interventi simbolici che le nostre Forze armate stanno svolgendo ai quattro angoli del globo, come peraltro ribadito in un ordine del giorno presentato dal sottoscritto e accolto dal Governo lo scorso 19 novembre. Il generale Camporini, Capo di stato maggiore della difesa, lo ha chiarito al Senato: l'80 per cento dei nostri militari è su tre teatri principali, ma le missioni in corso sono una trentina.
Evidentemente, non è stato possibile. E forse sono in corso eventi che imporranno nuovi impegni a breve e medio termine.
Poche le osservazioni sul merito delle singole missioni.
La Lega Nord condivide la scelta di potenziare il dispositivo in Afghanistan. È una decisione in linea, infatti, con le Pag. 134posizioni assunte negli ultimi due anni e, soprattutto, con gli obblighi di solidarietà che ci legano agli Stati Uniti.
Avremmo preferito vedere un alleggerimento della partecipazione italiana all'Unifil II, ma riconosciamo che in questo momento non è opportuno esigerla, data la situazione venutasi a determinare a Gaza nelle ultime tre settimane.
E continuiamo a pensare che forse l'impegno in Kosovo è sovradimensionato rispetto alle effettive necessità. Piaccia o non piaccia, da quelle parti è nato un nuovo Stato indipendente, che non risulta al momento minacciato di aggressione da nessun Paese vicino o lontano. Condividiamo l'idea che al suo interno debba essere adeguatamente protetta la minoranza serba, ma riteniamo che lo schieramento delle forze internazionali presenti non sia davvero funzionale a questo scopo, quanto ancora alla vecchia idea di dissuadere Belgrado. A qualche taglio, forse, qui si sarebbe già potuto pensare.
Siamo abbastanza scettici sulle missioni in atto in Palestina - come la Tiph 2 e la Eubam Rafah, di cui tutti abbiamo apprezzato il carattere «strategico» nel corso della recente crisi - come in merito a quelle che sono in atto in alcune zone dell'Africa. Alludiamo, ovviamente a quelle in corso in Congo, e non certo al nuovo intervento di contrasto alla pirateria somala, che rientra nella legittima autodifesa del diritto alla navigazione, né tanto meno al Darfur: dove qualsiasi cosa si faccia è sempre tardiva e sempre, purtroppo, insufficiente rispetto a ciò che sarebbe necessario.
Siamo infine lieti della conferma della presenza di un nucleo di 51 Finanzieri in Libia con funzioni di contrasto ai flussi migratori illegalmente diretti verso il nostro Paese, anche se speriamo di vedere al più presto avviato un intervento più serio, marittimo, di dissuasione e respingimento degli scafisti.
Perché voteremo sì.
Onorevoli colleghi, si rimprovera spesso alla Lega Nord di non avere una visione delle relazioni internazionali e di disinteressarsi di quanto accade al di fuori dei confini della Padania.
Noi respingiamo questa accusa. Abbiamo una concezione chiara della nostra identità e delle nostre alleanze. Sappiamo chi siamo e con chi vogliamo stare. Amiamo la pace e la stabilità nella libertà. Avversiamo la violenza ed il terrorismo. E riteniamo che fare la propria parte per rendere il mondo un posto migliore in cui vivere, nei limiti delle nostre capacità, sia una scelta giusta e lungimirante anche per le vicende di casa nostra.
Sostenendo l'approvazione di questo provvedimento, la Lega intende smentire una volta di più il luogo comune che la vuole insensibile e distratta rispetto ai grandi temi dell'attualità internazionale, cogliendo l'occasione di ricordare come il nostro partito, ben prima di altri, abbia sostenuto la necessità di mantenere il nostro Paese nel novero di quelli disponibili a partecipare alla campagna mondiale contro il terrorismo internazionale.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 2041-A - em. 3.5667 437 294 143 148 62 232 64 Resp.
2 Nom. em. 3.5518 449 306 143 154 66 240 63 Resp.
3 Nom. em. 3.5378 473 320 153 161 74 246 63 Resp.
4 Nom. em. 3.5098 477 325 152 163 74 251 63 Resp.
5 Nom. em. 3.5028 478 321 157 161 78 243 63 Resp.
6 Nom. em. 3.4958 488 324 164 163 76 248 63 Resp.
7 Nom. em. 3.4818 490 330 160 166 73 257 63 Resp.
8 Nom. em. 3.4670 486 326 160 164 78 248 63 Resp.
9 Nom. em. 3.4710 487 322 165 162 75 247 63 Resp.
10 Nom. em. 3.5738 492 333 159 167 80 253 61 Resp.
11 Nom. em. 3.5714 487 322 165 162 75 247 61 Resp.
12 Nom. em. 3.5699 485 329 156 165 77 252 61 Resp.
13 Nom. em. 3.5684 482 332 150 167 81 251 61 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 3.5669 494 339 155 170 82 257 61 Resp.
15 Nom. em. 3.5739 496 334 162 168 79 255 61 Resp.
16 Nom. em. 3.5783 493 335 158 168 79 256 61 Resp.
17 Nom. em. 3.6237 494 340 154 171 81 259 61 Resp.
18 Nom. em. 3.5828 483 330 153 166 78 252 61 Resp.
19 Nom. em. 3.6167 478 327 151 164 78 249 61 Resp.
20 Nom. em. 3.5918 482 331 151 166 76 255 61 Resp.
21 Nom. em. 3.6097 475 322 153 162 74 248 61 Resp.
22 Nom. em. 3.5958 473 321 152 161 75 246 60 Resp.
23 Nom. em. 3.6013 469 316 153 159 79 237 60 Resp.
24 Nom. subem. 0.3.7000.7 481 324 157 163 82 242 59 Resp.
25 Nom. subem. 0.3.7000.100 490 436 54 219 434 2 58 Appr.
26 Nom. subem. 0.3.7000.5 495 320 175 161 65 255 57 Resp.
INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. subem. 0.3.7000.1 497 325 172 163 74 251 56 Resp.
28 Nom. subem. 0.3.7000.2 500 332 168 167 80 252 56 Resp.
29 Nom. subem. 0.3.7000.3 507 331 176 166 75 256 56 Resp.
30 Nom. subem. 0.3.7000.4 505 337 168 169 81 256 56 Resp.
31 Nom. subem. 0.3.7000.6 490 327 163 164 54 273 55 Resp.
32 Nom. subem. 0.3.7000.101 502 472 30 237 472 55 Appr.
33 Nom. em. 3.7000 513 479 34 240 478 1 55 Appr.
34 Nom. articolo 3 506 437 69 219 411 26 55 Appr.
35 Nom. articolo agg. 3.03 504 331 173 166 80 251 55 Resp.
36 Nom. articolo 4 518 491 27 246 429 62 55 Appr.
37 Nom. articolo 5 522 465 57 233 431 34 55 Appr.
38 Nom. odg 9/2041-A/7 508 485 23 243 227 258 55 Resp.
39 Nom. Ddl 2041-A - voto finale 513 476 37 239 413 63 53 Appr.
INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 44)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. ddl 2047-A - em. 3.1 480 478 2 240 199 279 53 Resp.
41 Nom. em. 5.100 490 470 20 236 467 3 53 Appr.
42 Nom. em. 5.101 491 474 17 238 473 1 53 Appr.
43 Nom. em. 5.102 481 465 16 233 465 53 Appr.
44 Nom. ddl 2047-A - voto finale 491 487 4 244 485 2 53 Appr.