XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 24 marzo 2009

TESTO AGGIORNATO AL 20 APRILE 2009

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:

VOLONTÈ. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
l'Italia ha sottoscritto la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel dicembre 2006, la quale obbliga gli Stati firmatari a «prevenire il rifiuto discriminatorio di assistenza medica o di prestazione di cure e servizi sanitari o di cibo e liquidi in ragione della disabilità»;
tale Convenzione vincola tutti gli organi dello Stato italiano;
il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali ha, di conseguenza, emanato un atto di indirizzo che ha lo scopo di garantire uniformità di trattamenti sul territorio nazionale e rendere omogenee le pratiche in campo sanitario con riferimento alla nutrizione e all'alimentazione delle persone in stato vegetativo persistente, ribadendo il divieto di discriminare queste ultime rispetto alle persone non in stato vegetativo e invitando le Regioni e le Province autonome a prendere le misure necessarie perché le strutture sanitarie pubbliche e private si adeguino a tali principi;
è stato promosso un giudizio sull'atto di indirizzo suddetto di fronte al TAR (Tribunale Amministrativo Regionale) per il Lazio;
presso il Tribunale suddetto sono stati organizzati incontri sul diritto alla vita ai quali hanno partecipato anche magistrati incardinati nello stesso Tribunale;
per la garanzia del giusto processo è fondamentale che la funzione giurisdizionale sia esercitata con indipendenza e imparzialità da parte dei giudici;
l'indipendenza e l'imparzialità rischiano di apparire compromesse nel momento in cui i magistrati hanno espresso pubblicamente opinioni personali sull'argomento su cui si trovano a decidere;
i magistrati che abbiano comunque manifestato, al di fuori dell'esercizio delle funzioni giurisdizionali, il proprio parere su un caso sottoposto al loro giudizio hanno il dovere di astenersi;
va, in ogni caso, presa ogni misura per assicurare il rispetto delle suesposte garanzie di indipendenza e imparzialità dei giudici;
è accaduto sovente che i giudizi sul diritto alla vita siano stati assegnati in anni recenti allo stesso giudice relatore, come anche la causa relativa all'atto di indirizzo del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali;
l'affidamento dei giudizi allo stesso relatore può rispondere a esigenze di celerità, ma al tempo stesso può apparire come un ostacolo a un obiettivo scrutinio degli stessi -:
se, nel quadro dei poteri di alta sorveglianza sugli uffici e sui magistrati della giustizia amministrativa, non ritenga di acquisire elementi sulle problematiche esposte.
(3-00452)

Interrogazione a risposta in Commissione:

BELLANOVA, MADIA, TOCCI e LEOLUCA ORLANDO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
a un anno dall'insediamento del governo Berlusconi IV la sorte dei precari della pubblica amministrazione e in particolare dei ricercatori precari degli enti di ricerca pubblici non universitari è ancora

incerta, rispetto alle prospettive di una stabilizzazione dei contratti di lavoro temporanei in essere;
mentre si va compiendo, con quasi sei mesi di ritardo rispetto agli annunci, il monitoraggio dei contratti a termine nella pubblica amministrazione, appare evidente una situazione complessiva molto disomogenea. Vi sono enti che hanno realizzato le procedure di stabilizzazione, enti che si ripromettono di compierle, e altri che pur avendo alle dipendenze personale con i requisiti di legge non intendono compiere tali stabilizzazioni;
questa difformità è presente anche all'interno degli enti di ricerca pubblici. Accanto ad enti che hanno già compiuto le stabilizzazioni come Isfol e CNR ve ne sono altri con un notevole problema di precariato. Secondo fonti sindacali un importante Istituto di ricerca come l'Istituto Superiore di Sanità avrebbe attualmente oltre 800 precari di cui solo la minoranza nelle more della stabilizzazione;
di altri enti con personale stabilizzato come l'Isfol si è ravvisata in Parlamento la volontà del Governo di procedere ad un'ampia opera di riorganizzazione che andrebbe a colpire direttamente lo status del personale. Il Governo ha infatti dichiarato di voler scorporare molte delle funzioni dell'Isfol per assorbirle direttamente nel ministero. Questo accorpamento prevede una riduzione del trattamento economico del personale accorpato da integrare con un eventuale assegno ad personam in riferimento al solo trattamento fisso continuativo -:
quale sia allo stato attuale delle conoscenze del Governo la presenza dei lavoratori precari all'interno degli enti di ricerca pubblici, quali abbiano avviato o intendano avviare, entro il 30 giugno 2009, le procedure di stabilizzazione e per quali ragioni alcuni enti non intendano o non possano attivare tali procedure;
quale sia la ratio dell'intenzione di riorganizzazione dell'Isfol e se il Governo intenda procedervi includendo anche la parte relativa al trattamento economico del personale.
(5-01190)

...

AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

III Commissione:

MECACCI, MARAN, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nella seduta della Camera dei deputati, n. 108, del 19 dicembre 2008, la Camera del Deputati ha approvato una mozione nel cui dispositivo è contenuto tra l'altro l'impegno per il nostro Governo: «a reiterare al Governo cinese le richieste del Parlamento europeo di aprire in via stabile e permanente il Tibet alla stampa, ai diplomatici in particolare ai rappresentanti dell'Unione europea ed agli stranieri in generale»;
le autorità cinesi hanno di fatto chiuso a giornalisti e turisti stranieri l'accesso della Regione Autonoma del Tibet, in coincidenza con il 50esimo anniversario della rivolta tibetana;
ad un anno dai moti di Lhasa, nel corso dei quali giovani tibetani attaccarono gli immigrati cinesi uccidendone una ventina, la Cina ha lanciato un pesante attacco contro i mezzi di comunicazione occidentali;
dal 10 al 20 marzo tre tibetani, Sonam Rinchen, Thupten Samdup e Namgyal Wangdu, appartenenti al movimento Tibetan Youth Congress, hanno effettuato uno sciopero della fame a Bruxelles, in una tenda di fronte all'Ambasciata cinese, sospeso soltanto a fronte delle ampie rassicurazioni sulla volontà

del Parlamento europeo di continuare a prestare la massima attenzione agli sviluppi della situazione tibetana;
riferendosi al drammatico gesto di Tabey, il monaco tibetano che lo scorso 27 febbraio si è dato fuoco a Ngaba, nel Tibet orientale, Thupten Samdup, uno dei tre tibetani in sciopero della fame, ha così dichiarato: «Il fatto che un monaco buddista compia un gesto così disperato è il segno della disperazione del nostro popolo all'interno del Tibet». «Sparare a un monaco disarmato e avvolto dalle fiamme è pura follia: dov'è la risposta delle Nazioni Unite e della comunità internazionale»? Un altro digiunatore, Sonam Rinchen, ha aggiunto: «Chi ha aperto il fuoco contro Tabey deve essere riconosciuto colpevole e punito secondo quanto previsto dalla legge internazionale»;
in tutto il Tibet ci sono da giorni, e proseguono ancora, delle manifestazioni di protesta ad opera sia di singoli individui sia di piccoli gruppi di tibetani. Quattro tibetani sono stati arrestati a Kardze e sei a Nyarang per aver inneggiato all'indipendenza. Il 12 marzo, un contestatore è stato arrestato a Lithang. Infine, si ha notizia dell'arresto, a Kardze, di una monaca ventunenne, Lhobsang Khandro, portata via dopo essere stata picchiata per aver gridato slogan indipendentisti;
il 21 marzo Tashi Sangpo, ventotto anni, residente nel monastero di Golok Ragya, nella contea di Machen, regione del Qinghai, si è tolto la vita gettandosi nel fiume Machu;
il 22 marzo la polizia cinese ha arrestato 95 monaci tibetani dopo una rivolta nel monastero di Ragya, in un'area a popolazione tibetana della provincia del Qinghal;
il G20 in programma a Londra il 2 aprile farà da sfondo al primo incontro tra il presidente cinese Hu Jintao e i leader dei paesi occidentali, tra cui l'Italia, che ne fanno parte. È stato reso noto da Pechino, che, tra i punti all'ordine del giorno vi sarà, tra l'altro, il rapporto con Iran e Corea del Nord. Nulla si dice rispetto alla gravissima situazione tibetana. Il presidente cinese non avrà contatti con Nicolas Sarkozy. Pechino è ancora irritata per il recente incontro del presidente francese con il Dalai Lama. Hu vedrà anche separatamente Gordon Brown, e i leader di tutti i Paesi coinvolti nelle trattative sul programma nucleare nordcoreano, Giappone, Corea del Sud e Russia;
numerosi europarlamentari e personalità di diverse nazionalità, nonché numerosi attivisti per i diritti umani, hanno firmato un appello promosso dal Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale, Transpartito, per esortare la Cina a riprendere il dialogo con gli emissari del Dalai Lama. In seguito al recente arresto di numerosissimi monaci tibetani da parte della polizia cinese, l'appello chiede alle autorità della Cina di partecipare ad un confronto diretto con gli emissari tibetani a Bruxelles, alla sede del Parlamento europeo il prossimo 31 marzo. L'incontro, promosso dalla commissione affari esteri dello stesso parlamento è «l'opportunità per riaprire il dialogo tra le due parti e riaffermare la pace nel territorio tibetano», si legge nell'appello tra i firmatari, il premio Nobel per la pace Mairead Corrigan-Maguire, il dissidente cinese e premio Sakharov, Wei Jingsheng e la vicepresidente del Senato ed ex commissario europeo Emma Bonino. Per Il momento solo i rappresentati del Tibet hanno confermato la loro presenza all'incontro, mentre si attende ancora una risposta dal governo cinese;
negli ultimi giorni la pressione del governo cinese ha spinto il governo del Sudafrica a negare il visto d'ingresso al Dalai Lama che era stato invitato a partecipare da numerosi Premi Nobel per la Pace a una Conferenza promossa dalla Fifa dal titolo «il football contro razzismo e xenofobia» in vista dei mondiali di calcio del 2010 -:
cosa intenda urgentemente fare il Ministro, nell'ambito dei rapporti bilaterali con la Cina e all'interno dell'Unione

Europea, per contribuire a dare una rapida ed efficace soluzione alla gravissima violazione dei diritti umani in Tibet a causa dell'azione governativa cinese, con particolare riferimento all'azione diplomatica da esercitare presso il governo cinese alfine di far accettare allo stesso, ad esempio e tra l'altro, l'invito al tavolo di dialogo promosso dal Parlamento Europeo, il 31 marzo, tra le due parti e per dare concreta ed attuale realizzazione agli obiettivi indicati nella mozione, approvata dalla Camera dei deputati, il cui dispositivo è stato riportato in premessa, anche al fine di chiedere al governo sudafricano di rivedere la decisione di non concedere il visto di ingresso al Dalai Lama per partecipare ad un evento che mira a promuovere la pace e la tolleranza quali valori universali comuni a tutti i paesi democratici.
(5-01196)

EVANGELISTI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in una recentissima intervista concessa alla trasmissione della CBS 60 minutes, ripresa da molti giornali internazionali, il Presidente Obama, parlando del dossier Afghanistan, ha espresso alcune sue convinzioni in merito alla strategia USA riguardo a quel Paese;
alcuni elementi di questa strategia erano già noti: rafforzare gli impegni militari ma anche civili, accrescere la capacità operativa e raddoppiare i ranghi delle forze afghane, oltre a negoziare con gli ex studenti coranici non legati ad al Qaeda;
occorre rilevare che, in almeno due punti, siamo in presenza di rilevanti novità nell'approccio statunitense al conflitto afghano: da un lato, si ritiene necessario avere, nell'ambito di una strategia globale, una «exit strategy» dalla guerra in Afghanistan, per non dare, sempre secondo Obama, la sensazione che si tratti di «un impegno senza fine»; dall'altro, gli Stati Uniti intendono creare in Afghanistan la figura, di un primo ministro per depotenziare il sempre più inaffidabile Hamid Karzai;
inoltre, per attenuare ulteriormente i poteri del Presidente, i fondi non saranno più gestiti dal Governo centrale ma dalle province e, per quanto riguarda gli aiuti, questi sarebbero gestiti dai 34 governatori provinciali e dai 396 responsabili distrettuali e non più a Kabul;
il nostro Governo, attraverso il Presidente del Consiglio e il Ministro degli esteri, ha ribadito l'appoggio incondizionato alla NATO e la completa disponibilità a continuare a supportare la missione in Afghanistan;
in questi mesi abbiamo assistito ad accadimenti non proprio positivi per il nostro Governo come l'esclusione dell'Italia dal tour europeo di consultazione di Richard Holbrooke, inviato speciale USA per l'Afghanistan, come l'organizzazione di una conferenza NATO sull'Afghanistan all'Aja due mesi prima di quella prevista a Trieste; inoltre all'Aja gli Stati Uniti hanno invitato l'Iran e nello stesso giorno il Ministro interrogato ha annunciato che non avrebbe più compiuto la prevista visita in quel Paese, adducendo improbabili ragioni di opportunità -:
se il Governo sia a conoscenza degli elementi caratterizzanti questa nuova strategia USA, quale sia il suo parere in merito e come mai non venga consultato dai nostri alleati e non vengano tenute in considerazione le iniziative che mette in campo.
(5-01197)

Interrogazione a risposta scritta:

FEDI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
ripetutamente l'interrogante ha segnalato le drastiche riduzioni dei capitoli di bilancio relativi al funzionamento della rete diplomatico-consolare, sia nelle ultime finanziarie che nelle manovre aggiuntive e/o di assestamento di bilancio;
la rete diplomatico-consolare è oggi dotata di organici che sono inferiori al

minimo previsto e non consentono un'adeguata azione di servizio nei confronti delle nostre comunità;
nell'ultima lista «trasferimenti» 1/4 dei posti esistenti presso le rappresentanze estere non è stato coperto;
la situazione ha raggiunto i livelli dell'emergenza ed in alcune circoscrizioni i Consolati ed i Consolati Generali non sono in grado di pagare le bollette telefoniche e dell'energia elettrica;
cancellerie consolari, Consolati e Consolati Generali non trasmettono più a mezzo corriere diplomatico gli atti, le certificazioni e le comunicazioni concernenti i rapporti con le pubbliche amministrazioni dello Stato italiano;
il costo della preparazione di certificati a seguito della necessaria apposizione dell'apostille - specifica annotazione che deve essere fatta sull'originale del certificato rilasciato dalle autorità competenti del Paese interessato - è sempre molto elevato e a totale carico dell'utente;
a causa del taglio effettuato sul capitolo delle spese postali, inoltre, chili di posta si stanno accumulando presso gli archivi delle rappresentanze in attesa di una soluzione ad hoc;
questa situazione rischia di tradursi in disservizi e lungaggini burocratiche nei porti con le pubbliche amministrazioni dello Stato italiano, oltre a dare una pessima immagine dell'Italia all'estero;
questa generale precarietà e queste carenze strutturali della rete diplomatico-consolare sono fonte di grave preoccupazione -:
se intenda garantire l'espletamento dei compiti essenziali affidati alla rete diplomatico-consolare italiana nel mondo, tra cui la trasmissione di atti, certificati e comunicazioni concernenti il rapporto tra cittadini-utenti e pubbliche amministrazioni dello Stato italiano;
se intenda dotare la rete diplomatico-consolare di adeguate risorse per far fronte al bisogno crescente di efficienza nell'erogazione di servizi, nel mantenimento delle sedi e nella loro operatività;
se intenda promuovere azioni tese a completare, anche con soluzioni innovative ed assunzioni in loco, gli organici di molti Consolati ed Ambasciate che soffrono di carenze croniche di personale di ruolo e a contratto locale.
(4-02626)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta immediata:

VIETTI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il presidente del premio letterario Grinzane Cavour è attualmente detenuto presso il carcere torinese delle Vallette, accusato di violenze e abusi sessuali, sfruttamento del lavoro clandestino, malversazione e appropriazione indebita dei fondi pubblici erogati al premio dal 1982 a oggi;
in particolare, l'accusa di malversazione mossa dalla procura di Torino si riferirebbe ai fondi ricevuti dal ministero per i beni e le attività culturali, dalla regione Piemonte e da altri enti pubblici -:
a quanto ammontino i fondi erogati dallo Stato nel corso degli anni e se sia stata fornita una puntuale rendicontazione dell'impiego di tali fondi.
(3-00456)

Interrogazioni a risposta scritta:

RAMPELLI, RAISI e CAZZOLA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la millenaria Basilica di Santo Stefano in Bologna (detta anche «delle Sette Chiese»), proprietà della Curia e gestita dai Padri Benedettini Olivetani di Monte

Oliveto, rappresenta un bene culturale di valenza internazionale, cuore religioso e artistico del capoluogo felsineo;
la struttura versa da oltre venti anni in una situazione di emergenza cronica, legata al degrado ambientale e alle minime risorse per la manutenzione ordinaria e straordinaria (come testimoniato da ripetuti servizi apparsi sulla stampa);
il complesso stefaniano necessita con estrema urgenza del rifacimento di parte dei coperti, interventi al pavimento della chiesa dei Santi Vitale e Agricola e al lato est, pena il possibile crollo di una parte della struttura stessa;
sembrerebbe che i travoni del Duecento siano allo stremo e così pure gli infissi della Basilica;
il costo presunto dei lavori è pari a un milione e quattrocentomila euro, comprensivo dei lavori di impermeabilizzazione della base della Chiesa di San Giovanni Battista (la più importante del gruppo delle Sette Chiese) -:
se e quali provvedimenti il Ministro intenda assumere affinché un bene culturale di tale significato ed importanza non vada completamente ed irreparabilmente in rovina, garantendo al tempo stesso la sicurezza dei frati ospiti della struttura che oggi sono costretti a vivere in un clima di cronica precarietà.
(4-02628)

IANNACCONE. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il Comune di Salerno ha predisposto un progetto per la realizzazione di un imponente programma costruttivo pubblico-privato nell'area demaniale compresa tra il porto commerciale ed il centro storico;
il progetto, redatto dall'architetto Ricardo Bofill, prevede la realizzazione di numerosi fabbricati e, in particolare, di una cortina edilizia curvilinea, alta circa 30 metri e lunga 270, che modificherà completamente lo skyline della città di Salerno, ostacolerà il rapporto con il mare ed introdurrà un elemento di forte ed irreversibile degrado dell'area vincolata ai sensi del decreto legislativo n. 42 del 2004, in cui, peraltro, vi è una cospicua presenza di edifici di rilevante interesse storico-artistico;
l'autorizzazione paesaggistica, rilasciata dal Comune di Salerno ai sensi degli articoli 146 e 159 del decreto legislativo n. 42 del 2004 e trasmessa alla locale soprintendenza per i B.A.P., si sarebbe «consolidata» per effetto della decorrenza del termine di 60 giorni in cui la Soprintendenza stessa avrebbe potuto disporne l'annullamento;
da notizie di stampa si è, inoltre, appreso che l'area, già demaniale, sarebbe stata ceduta al comune di Salerno per una somma irrisoria, soprattutto se rapportata all'importo di 11.000.000 di euro che lo stesso Comune ha versato o verserà ad alcuni privati per l'acquisizione dell'area, ben più limitata, occupata dall'ex Jolly Hotel -:
se non ritengano:
di verificare se l'autorizzazione in argomento sia tale - come si ritiene - da determinare irreversibili danni al patrimonio vincolato;
di accertare i reali motivi che hanno determinato il formarsi del tacito assenso per la predetta autorizzazione;
di disporre ogni possibile azione ai fini della tutela del paesaggio e del patrimonio storico-artistico della città di Salerno;
di disporre ogni utile accertamento, verifica e/o ispezione atti ad appurare la regolarità della sdemanializzazione delle predette aree, nonché la congruità dei corrispettivi della loro cessione al Comune di Salerno, sia in relazione alle finalità edificatorie, che con riferimento alle compravendite effettuate nella stessa zona;

di accertare se l'attività posta sinora in essere dall'Agenzia del demanio, e dagli altri uffici pubblici coinvolti sia tale da determinare danni erariali, provvedendo in tal caso a informare, per quanto di competenza, la competente Procura della Corte dei Conti.
(4-02631)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:

DI BIAGIO, GERMANÀ, PAGANO, VINCENZO ANTONIO FONTANA e PICCHI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
le Associazioni delle imprese che operano in appalto per Enel S.p.a. e per Terna S.p.a. denunciano un notevole calo degli investimenti e delle attività di manutenzione commissionate sulle reti elettriche di distribuzione e di trasmissione, da parte delle società appaltanti;
la riduzione delle attività commissionate si rifletterebbe in negativo sull'operatività di oltre 300 imprese, che vedrebbero in questo modo mettere a rischio la loro stessa sopravvivenza lavorativa, e che hanno investito molto in termini economici e tecnologici, al fine di dotarsi dei requisiti richiesti dagli specifici sistemi di qualificazione indicati dalle società committenti;
il calo delle commissioni e la contrazione delle attività commissionate alle società appaltatrici, metterebbero a rischio il posto di lavoro di migliaia di dipendenti specializzati, per i quali è già stata predisposta la cassa integrazione e la messa in mobilità;
tali presupposti andrebbero ad inficiare anche l'efficienza delle reti elettriche, che rappresentano un'infrastruttura essenziale per il nostro Paese, e per le quali sarebbe opportuno predisporre un piano di incremento dell'efficienza e dello sviluppo per far fronte alle crescenti esigenze del nostro Paese -:
quali provvedimenti si intendano predisporre al fine di far fronte alle dinamiche di crisi, attive in questo settore e affinché vengano individuati strumenti idonei ad assicurare un adeguato livello di investimenti sulle reti, evitando nel contempo una dispersione di un rilevante patrimonio professionale ed un aggravio degli oneri sociali a carico dello Stato.
(4-02627)

TESTO AGGIORNATO AL 22 APRILE 2009

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GIUSTIZIA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
da notizie di stampa emerge il problema dei pagamenti per i servizi di intercettazione ed in particolare parrebbe che i magistrati abbiano conferito incarichi talora con gara di appalto, in altri casi rivolgendosi a ditte senza verificare l'economicità, o comunque senza paragonare offerte;
ciò comporta che gli stessi servizi risultino a seconda dei casi pagati con rilevante divario di prezzo;
visti i risultati della procura di Bolzano, che, vigilando sull'utilità delle intercettazioni, ha ridotto del settanta per cento i costi del servizio, pare all'interrogante che tali servizi siano stati in altri casi non solo richiesti con negligenza, ma anche eseguiti senza alcun controllo;
la richiesta e la prestazione di servizi fa sorgere in capo al prestatore il diritto soggettivo ad essere pagato;
pare sia emersa l'ipotesi di pagare i citati servizi con un sistema proporzionale

simile ad un concordato fallimentare che appare comunque inaccettabile, mentre sarebbe necessario remunerare i servizi prestati sulla base dei medesimi prezzi;
la Costituzione attribuisce al Ministro della giustizia poteri organizzativi che, nel caso di specie, comportano la predisposizione dei servizi necessari con criteri univoci; pacificamente l'organizzazione di tali servizi non costituisce un'ingerenza rispetto all'indipendenza della Magistratura -:
quando si procederà al pagamento delle spese richiamate in premessa;
quali siano in realtà i divari di costo per le stesse prestazioni;
se si intenda pagare il credito in base ai servizi offerti o ai crediti vantati;
quali iniziative, anche ispettive, nell'ambito delle sue competenze intenda assumere con particolare riguardo alle modalità di attribuzione dei servizi ricordati in premessa e ai relativi costi.
(2-00348) «Comaroli, Brigandì, Cota, Goisis, Caparini, Fava, Pini, Crosio, Chiappori, Allasia, Barani».

Interrogazioni a risposta scritta:

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
sabato 14 marzo 2009, l'interrogante, accompagnata dall'avvocato Fabio Calderone (responsabile dell'Osservatorio Carcere della Sicilia Occidentale dell'Unione delle Camere Penali) e dalla signora Donatella Corleo (riferimento di Radicali Italiani a Palermo), ha visitato la Casa Circondariale «Ucciardone» di Palermo;
secondo i dati forniti dalla dottoressa Patrizia Bellanti, comandante dell'istituto che ha accompagnato la delegazione nella visita ispettiva, i detenuti ospitati sono 690 a fronte di una capienza regolamentare di 419;
dei 690 detenuti presenti, 136 si trovano in Alta Sicurezza e 20 in Elevato Indice di Vigilanza; 278 dei 690 hanno una condanna definitiva, mentre i rimanenti sono in attesa di giudizio; i detenuti non italiani sono circa il 10 per cento; la percentuale dei tossicodipendenti si aggira attorno al 20 per cento delle presenze;
gli agenti di polizia penitenziaria in servizio sono 350, a fronte dei 530 previsti dalla pianta organica, peraltro non aggiornata, risalente al 2001; le carenze maggiori si registrano soprattutto nei ruoli intermedi (ispettori e sovrintendenti);
gli educatori in servizio, peraltro non continuativo, sono 6, a fronte di una pianta organica che ne prevedrebbe almeno 8;
l'istituto, fortezza borbonica che dal 1832 è adibita a carcere, è del tutto inidoneo ad ospitare i cittadini detenuti che secondo l'articolo 27, comma 3 della Costituzione Italiana, non possono essere sottoposti a pene che si risolvano in trattamenti contrari al senso di umanità e che non tendano alla rieducazione del condannato; ciò per vari motivi;
in primo luogo il sovraffollamento: gli spazi sono gremiti dai cittadini detenuti fino al collasso sia nelle celle più piccole per i detenuti in Alta Sicurezza dove in stanzette per due persone convivono in tre, sia nei cameroni che ospitano i detenuti comuni dove in stanze a sei posti convivono dalle 9 alle 11 persone; in tutte le celle, organizzate con letti a castello fino a tre piani, sono oltremodo difficoltosi i movimenti; dato il sovraffollamento, non è possibile separare i detenuti malati di malattie trasmissibili dagli altri;
in secondo luogo le condizioni igienico-sanitarie: scarsissime in tutto l'istituto e aggravate dalla fatiscenza delle strutture murarie visibilmente segnate dall'umidità con rischi di crollo dei soffitti sia nelle celle che nei reparti che ospitano le

docce; gli arredi sono decrepiti oltre che insufficienti per consentire ai detenuti di poter riporre i propri indumenti ed altri effetti personali; i materassi di gomma piuma sono tutti scaduti con evidenti segni di umidità, ruggine e muffe; con l'unico water usato da tutti gli ospiti di una cella, ubicato in uno spazio ristrettissimo spesso senza porta, non è assicurata nemmeno una minima parvenza di privacy; poiché l'acqua calda scarseggia a causa della caldaia che da anni non funziona, i detenuti sono spesso costretti a scegliere fra non lavarsi o azzardare una doccia gelata; in tutto l'istituto - perciò anche nelle stanze della caserma degli agenti e in quelle della direzione - non c'è il riscaldamento: non era previsto nel 1832 e non è previsto oggi a centosettantasette anni di distanza; la presenza esterna di topi anche di grosse dimensioni è denunciata tanto dal personale quanto dai detenuti nel momento in cui frequentano i passeggi durante l'ora d'aria;
inoltre i colloqui con i familiari si svolgono ancora con i muretti divisori, vietati per legge. Gli ambienti sono particolarmente squallidi e sicuramente inadatti ad incontri affettivi con i bambini molti dei quali attendono ore, dopo un lungo viaggio, prima di poter incontrare il padre detenuto;
con riguardo ai profili concernenti le socialità e il trattamento a parte qualche sporadico corso (ceramica, floricoltura, informatica) organizzato per brevi periodi durante l'anno e la scuola (elementare e media per i detenuti comuni e liceo scientifico per i reclusi in Alta Sicurezza) scarsamente frequentata, gli ospiti dell'Ucciardone passano 20 ore della giornata in cella e 4 ore divise fra mattina e pomeriggio da passare in cortili angusti e degradati; in tutto i detenuti che hanno la possibilità di lavorare sono un'ottantina e la lista delle richieste è molto lunga e impossibile da soddisfare dopo la riduzione degli stanziamenti (- 40 per cento a livello nazionale);
le risorse di gestione dopo i tagli imposti sono decisamente scarse, visto che spesso mancano anche i denari per il gasolio;
lo stesso Ministro interrogato ha definito «incostituzionali» le carceri italiane -:
se sia a conoscenza delle gravi carenze descritte in premessa del carcere palermitano dell'Ucciardone;
se sia consapevole dei rischi personali, anche di incolumità fisica, che corrono sia il personale che i detenuti;
se reputi che il trattamento riservato ai detenuti dell'Ucciardone è «contrario al senso di umanità»;
se sia consapevole del fatto che nelle condizioni sopra descritte è impossibile «tendere alla rieducazione del condannato»;
cosa intenda fare per ripristinare la legalità costituzionale nel carcere dell'Ucciardone.
(4-02624)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
domenica 15 marzo 2009, l'interrogante, accompagnata dall'avvocato Fabio Calderone (responsabile dell'Osservatorio Carcere della Sicilia Occidentale dell'Unione delle Camere Penali) e dalla signora Donatella Corleo (riferimento di Radicali Italiani a Palermo), ha visitato la Casa Circondariale «Pagliarelli» di Palermo;
secondo i dati forniti dal dottor Renato Persico, Vicedirettore dell'istituto che ha accompagnato la delegazione nella visita ispettiva, i detenuti ospitati sono 1.206 a fronte di una capienza regolamentare di 999;
dei 1.206 detenuti presenti, 350 si trovano in Alta Sicurezza e Elevato Indice di Vigilanza (reparto Nord), 415 nel reparto sud destinato ai «comuni», 378 nel reparto sud per i detenuti con pena superiore

a tre anni, 28 nella sezione femminile, 5 nella degenza psichiatrica, 21 nel reparto dei semiliberi dove si trovano anche 9 detenuti ammessi al lavoro esterno; il sovraffollamento riguarda in particolar modo i detenuti «comuni» e coloro che devono scontare una pena superiore a tre anni;
i detenuti non italiani, sia comunitari che extracomunitari sono circa il 50 per cento della popolazione dell'istituto;
gli agenti di polizia penitenziaria in servizio sono 700, con una carenza di 71 unità rispetto alla pianta organica, peraltro non aggiornata, risalente al 2001;
gli educatori in servizio, sono solo 6 poiché uno è morto recentemente, mentre è stato ridotto il monte ore degli psicologi per carenza di fondi;
l'istituto, di relativa recente costruzione, nonostante il sovraffollamento di alcuni reparti, è sicuramente più accogliente e meno degradato di altri istituti; la pulizia è massima sia nei corridoi che nelle celle e negli altri spazi di vita in comune; solo qualche cortile dove affacciano le celle è particolarmente sporco per l'abitudine dei detenuti - peraltro invalsa in molti istituti penitenziari, quasi a voler affermare il desiderio di far uscire all'esterno qualcosa di personale - di gettare dalle finestre bottiglie di plastica, carte, cartoni, e altre immondizie;
i corsi che si svolgono all'interno dell'istituto sono diversi (pelletteria, tipografia, ceramica, corso di apicoltura) ma pochi sono i detenuti che riescono ad accedervi; quanto ai corsi scolastici ci sono tutti fino alle medie superiori (alberghiero); fortunatamente non ci sono stati restringimenti, nonostante i tagli, alle già ridotte possibilità di lavoro all'interno dell'istituto; l'accesso dei detenuti al «calcetto» e alla palestra è saltuario;
ridotte quasi a zero sono le risorse di bilancio per la manutenzione dell'istituto che, in alcune limitate parti, presenta segni di fatiscenza che, con una ulteriore prolungata incuria, potrebbe diffondersi in tutti i reparti penitenziari; la mal funzionante caldaia, per esempio, avrebbe dovuto essere sostituita da anni, ma è ancora lì ad arrecare gravi disagi con il suo andamento a singhiozzo; nella sala colloqui persiste il muretto divisorio vietato per legge;
la bellissima ludoteca da destinare ai bambini in visita dei genitori detenuti, continua a non essere utilizzata per piccoli problemi di tipo burocratico; anche la «regia» centrate di apertura e chiusura automatica delle porte dei diversi bracci (che darebbe un po' più di respiro alla ridotta presenza del personale) non è stata ancora realizzata nonostante uno stanziamento della Provincia di Palermo risalente all'epoca della gestione Musotto;
particolarmente grave appare il problema della presenza degli stranieri che, a decine, provengono da veri e propri «sgomberi» effettuati nelle carceri del nord Italia: rumeni, albanesi, magrebini provenienti dagli istituti di Brescia o di Bergamo, solo per fare due esempi, si ritrovano improvvisamente a oltre mille chilometri di distanza impossibilitati ad avere rapporti con le famiglie (mogli, figli, genitori) che da anni risiedono in quelle città; il tutto con grave dispendio di risorse pubbliche visto che le udienze processuali si svolgono nei tribunali delle zone di provenienza residenziale: in questi casi può addirittura capitare che gli agenti siano costretti ad anticipare le spese del trasferimento e del ritorno in istituto -:
se sia a conoscenza delle difficoltà descritte in premessa del carcere palermitano «Pagliarelli»;
se intenda intervenire per risolvere i problemi strutturali descritti in premessa che rendono oltremodo difficoltoso l'intervento trattamentale previsto in Costituzione per tendere alla «rieducazione del condannato»;
se intenda intervenire per risolvere i problemi burocratici che ostacolano l'apertura della ludoteca e l'installazione

della «regia» di apertura e chiusura dei portoni dei bracci, già finanziata dalla Provincia di Palermo;
se intenda intervenire per evitare i costosissimi «sgomberi» di stranieri - comunitari e extracomunitari - dalle carceri del Nord verso l'istituto Pagliarelli di Palermo, trasferimenti che arrecano inutili e gratuite sofferenze per l'incolmabile distacco dei detenuti dai loro figli e parenti più stretti.
(4-02625)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
si prolungano da anni i ritardi nell'esecuzione dei lavori di completamento, riparazione e risanamento dell'intero sistema delle dighe presenti nel territorio siciliano, provocando in tal modo la non completa efficienza e distribuzione delle acque;
le cause dell'impasse sono da attribuire ad una serie di inadempienze di carattere burocratico-amministrativo che non hanno permesso la tempestiva risoluzione delle problematiche legate alle opere da sostenere per rendere efficiente il sistema delle dighe, provocando inoltre la complessiva diminuzione degli invasi che rischia di compromettere l'approvvigionamento delle acque per molte città dell'entroterra siciliano;
più precisamente le inadempienze riguardano le seguenti dighe:
a) diga di Ancipa: non risulta il piano di risanamento previsto. Tale inadempienza provoca una drastica riduzione delle risorse idriche a disposizione degli abitanti delle due province di Enna e Caltanissetta. Sebbene il volume di serbatoio della diga sia di 28,10 Mmc, risultano attualmente in uso solo 12,91 Mmc. La mancata autorizzazione per l'impiego del totale volumetrico effettivo, da luogo al mancato utilizzo di ben 15,19 Mmc delle risorse totali di portata;
b) diga di Blufi, i cui lavori sono stati sospesi per contrasti tra committenza e impresa. La Regione ha provveduto all'istituzione di una commissione per stabilire la situazione più economica e ultimare i lavori o con la ditta che ha eseguito la prima parte dei lavori o con il recesso del contratto e nuovi) bando di gara. In merito alla questione, l'E.A.S ha sollecitato la definizione e l'emissione dell'atto indirizzato alla rescissione del vecchio contratto e di conseguenza auspicando che il completamento dei lavori possa avvenire solamente procedendo ad un nuovo appalto. La diga presenta una capacità di ben 22 Mmc;
c) diga di Pietrarossa, il cui volume di serbatoio è di 48,50 Mmc; non è stata mai ultimata ed è sottoposta a sequestro, con necessità di ulteriori riparazioni, dati i dissesti verificatisi. I lavori risultano interrotti dal 1997, sebbene ad oggi alcune problematiche amministrative appaiano superate. Urgono interventi atti ad accelerare l'adeguamento di un progetto che sistemi la spalla-sponda destra della diga, che tenga conto dei problemi relativi alle cave e che verifichi lo stato di affidabilità delle opere realizzati all'attuale stato di deterioramento, dato il lungo periodo intercorso dalla sospensione dei lavori;
d) diga di Gibbesi, il cui invaso non è stato mai utilizzato per l'alta salinità delle acque, le quali potrebbero essere utilizzate per alcune tipologie di coltivazioni, mentre per un uso potabile dovrebbero essere sottoposte a miscelazione e/o rimozione dei sali mediante un impianto di dissalazione (7 milioni di euro per il completamento dei lavori). La Regione ha ottenuto il dissequestro e ha assegnato l'opera al Consorzio di Bonifica 5 di Gela.

Le acque invasate consentirebbero l'irrigazione di circa 2.600 ettari dei terreni dei comuni limitrofi, data la portata di 6,5 Mmc;
e) diga di Villarosa, in cui confluivano acque di scarico delle fognature di un paese limitrofo. Le acque della diga non sono ancora state adeguatamente analizzate al fine di definirne l'uso;
f) diga di Furore, i cui lavori non sono stati ancora ultimati per contrasti tra committenza e impresa. La portata volumetrica totale è di 7,80 Mmc sebbene solo 1,87 Mmc dei quali, ne siano stati autorizzati, causando uno spreco potenziale di portata di ben 5,93 Mmc ovvero di quasi il triplo della capacità attualmente in uso;
si riscontrano ulteriori invasi caratterizzati in tutto il territorio siciliano da mancanza di efficienza che comportano perdita di volume aggiuntiva come nel caso delle seguenti dighe:
1) diga di Olivo, volume effettivo 15 Mmc, capacità consentita 7,25 Mmc, mancato utilizzo di 7,75 Mmc;
2) diga di Disuerj, volume effettivo 23,60 Mmc, capacità autorizzata 4,50 Mmc, mancato impiego di 19,10 Mmc;
3) diga di Garcia, capacità effettiva 80 Mmc, volume concesso 60 Mmc, mancato utilizzo di 20 Mmc;
alla luce di quanto esposto, risulta evidente come il mancato sblocco delle pendenze relative ai lavori per il completamento o la ristrutturazione delle opere in questione comporta un notevole danno al sistema degli invasi siciliani, rendendo in particolar modo deficitario l'ammontare reale della capacità delle acque da destinare agli usi irrigui e potabili, a fronte di un potenziale bacino di capacità ben superiore se le opere fossero completate per una stima complessiva che ammonta a più di 130 Mmc;
è necessario un intervento chiaro e risolutore che permetta il completamento delle opere di realizzazione e risanamento e dia respiro all'intero sistema dei bacini idrici in Sicilia -:
se sia a conoscenza della problematica sopra esposta e quali urgenti misure di sua competenza intenda adottare per fronteggiare tale emergenza che vede coinvolto l'intero sistema delle dighe presenti nel territorio siciliano.
(2-00346) «Ruvolo, Vietti».

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MOTTA, MARIANI, BRATTI, CAVALLARO e FARINONE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto segnalato dalla FIAB (Federazione italiana amici della bicicletta), a partire da dicembre 2008 non è più ammesso il trasporto della bicicletta al seguito dei viaggiatori sui treni che collegano la Svizzera all'Italia;
a quanto pare alcuni treni sono stati del tutto soppressi, mentre su altri treni è stata eliminata ogni possibilità di portare la bicicletta, anche se smontata e contenuta nell'apposita sacca, come invece era consentito in passato sui treni che non disponevano di spazi adeguati;
il trasporto della bicicletta è consentito oramai su pochissimi treni e a condizioni molto penalizzanti per i viaggiatori, come la prenotazione obbligatoria, disincentivando conseguentemente una forma di turismo molto diffusa in tutta Europa, ma che in Italia stenta a decollare proprio per i disagi a cui vanno incontro i cicloturisti, uniti alla cronica mancanza di sicurezza delle nostre strade per l'utenza debole;
le organizzazioni e le associazioni di cicloturisti stranieri stanno avviando forme di protesta ed hanno già dichiarato che molti di loro sceglieranno altre località per le loro vacanze qualora la situazione non dovesse migliorare -:
quali provvedimenti intenda adottare il Ministro interrogato per garantire che

l'Italia disponga di un servizio di trasporto bici al seguito del medesimo standard qualitativo degli altri Paesi europei e se non ritenga necessario aumentare l'offerta e la qualità del servizio in modo da rendere più competitivo un settore turistico che beneficia di forti elementi di attrazione grazie alla bellezza del nostro territorio, al valore culturale e storico delle nostre città e alle condizioni climatiche decisamente favorevoli del nostro Paese.
(5-01185)

VANNUCCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la crisi economica mondiale coinvolge in modo pesante il nostro paese, come evidenziato da numerosi parametri macroeconomici (variazione percentuale del PIL negativa nel 2008; previsione negativa per il 2009, e, secondo il Fondo Monetario Internazionale anche per il 2010; incremento di disoccupati per centinaia di migliaia di unità);
una delle possibili misure per far fronte alla congiuntura economica è certamente il rilancio dell'edilizia in generale, e delle opere pubbliche in particolare;
esso necessita di investimenti congrui, e, al contempo di capacità di spesa veloce ed efficiente da parte delle stazioni appaltanti;
si stanno verificando, in tutta Italia, ritardi assolutamente insopportabili, in un momento come questo; è il caso ad esempio di tre gare relative all'Autostrada A14, Bologna-Bari-Taranto; la società, concessionaria dello Stato, ha aggiudicato il tratto Ancona nord-Ancona sud per 315 milioni di euro in data 10 novembre 2008; il tratto Ancona Sud-Porto San Elpidio per 127 milioni di euro in data 20 ottobre 2008; il tratto Cattolica-Fano il 5 marzo 2009 per 454 milioni di euro: per un totale di 900 milioni di euro;
avviare le opere immetterebbe sul mercato ingenti risorse, con immediati risvolti di produzione, reddito, occupazione;
per le prime due opere citate, pur essendo trascorsi sei mesi dalla aggiudicazione, non si è ancora giunti alla stipula dei contratti, atto propedeutico all'effettivo inizio dei lavori -:
quali azioni intenda intraprendere il Governo nei confronti del Concessionario, affinché si possa con celerità cantierizzare opere strategiche per il territorio nazionale, al contempo fornendo un contributo importante alla rivitalizzazione del settore dell'edilizia e dell'economia in genere.
(5-01186)

VELO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il Consiglio dei ministri, nella seduta del 13 marzo 2009, ha approvato in via definitiva il decreto che definisce i criteri di privatizzazione e le modalità di dismissione della partecipazione detenuta indirettamente del Ministro dell'economia e delle finanze nel capitale della società per azioni Tirrenia di Navigazione;
secondo quanto è noto, il Governo intende procedere alla privatizzazione in un unico pacchetto della società Tirrenia di Navigazione e delle società regionali da essa controllate, prevedendo l'affidamento dei servizi per sei anni e una contestuale, significativa riduzione dei finanziamenti a carico del bilancio statale rispetto al fabbisogno attuale del gruppo;
una privatizzazione condotta con le modalità sopra indicate comporterebbe una drastica riduzione dei servizi attualmente in essere;
in particolare, per quanto concerne la Toscana, sarebbero ridotti a sei coppie invernali e quindici estive i collegamenti Piombino-Portoferraio, che allo stato attuale prevedono otto coppie invernali e sedici estive; sarebbe soppresso il collegamento con aliscafo per Piombino-Cavo-Portoferraio e non sarebbe ripristinato il collegamento con Porto Azzurro; sarebbero ridotti a due coppie per tutto l'anno,

rispetto alle attuali tre coppie invernali e sei estive, i collegamenti Piombino-Rio Marina; i servizi di collegamento con le isole minori sarebbero mantenuti al livello minimo di due coppie al giorno per tutto l'anno, in confronto con le tre coppie invernali e le cinque estive che si svolgono attualmente;
di fronte a queste prospettive, la regione Toscana ha avanzato una propria proposta, che prevede una privatizzazione separata di Toremar, al fine di garantire un adeguato livello di servizi, in relazione alle specifiche esigenze dell'utenza che si presentano per i collegamenti con le isole toscane;
la privatizzazione separata di Toremar dovrebbe associarsi alla garanzia di un livello di servizi minimi sussidiati tale da assicurare dodici coppie invernali e quattordici coppie estive per i collegamenti Piombino-Portoferraio, cinque coppie per tutto l'anno per i collegamenti con le isole minori, il mantenimento dei servizi attualmente previsti per il collegamento Piombino-Rio Marina;
la privatizzazione separata di Toremar dovrebbe altresì offrire le necessarie garanzie in termini di tutela del personale dipendente e investimenti per il rinnovo della flotta, oltre a comportare il trasferimento alla regione della gestione della convenzione;
la regione Toscana, se saranno accolte le proprie proposte, è disponibile a integrare le risorse previste nel bilancio dello Stato, per garantire per l'anno in corso il mantenimento del livello di servizi attualmente fornito -:
se ritenga che le proposte della regione Toscana indicate in premessa siano praticabili e quali iniziative intenda assumere per garantire, nella fase di privatizzazione e successivamente ad essa, un livello adeguato dei servizi di collegamento con le isole toscane.
(5-01195)

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INTERNO

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
nella notte tra sabato 21 e domenica 22 marzo 2009 un ordigno ha distrutto la sede della Lega Nord di via Pietralata, nella zona bolognese del Pratello, recentemente inaugurata;
l'episodio è solo la più recente e grave di una serie di intimidazioni cominciata in gennaio con il danneggiamento della sede leghista di via Malcontenti e proseguita il 7 marzo scorso con l'attacco ad un banchetto della Lega allestito in via Indipendenza;
viene ipotizzato un collegamento tra l'attentato e la campagna anarchica per l'abolizione dei centri di identificazione ed espulsione;
stando alle ricostruzioni della stampa locale, è probabile che gli attentatori avessero studiato le precauzioni poste in essere dalle forze dell'ordine per proteggere la sede, inclusi i movimenti del presidio mobile;
in seguito all'accaduto, e per prevenire ulteriori attacchi, la questura ha disposto un servizio di vigilanza fissa nei pressi dell'immobile -:
quali siano gli intendimenti del Governo in merito ai fatti generalizzati nella premessa, in particolare con riferimento alla possibilità che le attività della Lega Nord costituiscano il bersaglio di un'offensiva terroristica strutturata in atto nel bolognese e con riguardo all'adeguatezza delle contromisure adottate.
(2-00345) «Cota, Alessandri, Polledri, Rainieri».

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
i Sindaci della regione Calabria hanno più volte sottolineato la necessità che il PON (programma operativo nazionale) sicurezza funzioni come strumento di supporto strategico alle politiche locali in materia, dal momento che è ormai accettata da tutti l'idea che le emergenze di devianza sono oggi prevalentemente sul territorio: la tossicodipendenza, l'immigrazione clandestina, la prostituzione, la violenza nei quartieri degradati;
finora la risposta data a queste emergenze è consistita nei «protocolli di legalità» stipulati tra Prefetture-Questure ed enti locali, o negli interventi di educazione alla legalità che sono stati realizzati nelle scuole o nelle comunità locali, rivelatisi però alquanto inefficaci;
il comune di Catanzaro aveva presentato già a dicembre 2007 alla Prefettura un progetto a valere sul PON sicurezza, per un valore di euro 700.000: il progetto era finalizzato ad una sperimentazione di intervento di prevenzione della devianza, di integrazione sociale e di garanzia della sicurezza e legalità nei quartieri a rischio della zona sud della città (divenuti vere e proprie «enclave» di emarginazione e di delinquenza organizzata) dove interi caseggiati di case popolari sono stati ormai «sequestrati» da nuclei rom che hanno di fatto espulso gli altri nuclei familiari catanzaresi;
il progetto non è stato purtroppo ammesso al finanziamento, in quanto la Prefettura ha dato priorità ad interventi di «educazione alla legalità», nonché ad altri di comuni minori a rischio di marginalità;
ciò detto, bisogna registrare l'aggravarsi della situazione di degrado e di disagio nelle zone a rischio della città: è infatti assodato che la sicurezza costituisce un processo che si realizza attraverso la convergenza di più soggetti istituzionali, e che, insieme alla legalità, rappresenta una precondizione indispensabile per lo sviluppo sociale ed economico di un territorio;
anche a seguito del feroce assassinio del giovane Massimiliano Citriniti, il Consiglio comunale ha approvato un ordine del giorno teso a rilanciare un pacchetto di iniziative per contrastare l'aumento delle infiltrazioni della criminalità organizzata e della microcriminalità in città (operanti nell'ambito del racket e della delinquenza comune, senza risparmiare neanche le scuole), sintomo questo di decadenza e di lacerazione sociale che Catanzaro sente in misura maggiore, vista anche la preoccupante situazione economica del territorio;
nonostante l'azione delle Forze dell'ordine (che va sempre più coordinata) il problema dell'ordine pubblico e della sicurezza nella città capoluogo rimane ancora insoluto, anche - a parere degli interpellanti - a causa della mancanza di un'adeguata direzione;
proprio nei giorni scorsi, a seguito di una rapina, si è consumato un altro terribile omicidio di cui è stata vittima la signora Antonia Critelli, esponente di una famiglia di imprenditori molto conosciuta e stimata in tutta la città: questo drammatico evento conferma la necessità di rafforzare tutti gli strumenti necessari per prevenire e contrastare gli episodi di criminalità diffusa e garantire alla giustizia i criminali rei di delitti così efferati -:
quali iniziative concrete intenda adottare il Governo al fine di:
a) potenziare il commissariato di Polizia e la stazione dei carabinieri di Catanzaro Lido con uomini e mezzi adeguati;
b) accelerare l'iter procedurale per l'approvazione del progetto presentato dal comune di Catanzaro, nell'ambito del PON sicurezza 2007-2013;
c) rafforzare la lotta alla dispersione scolastica e predispone un'efficace

strategia per combattere i fenomeni di bullismo che si stanno diffondendo tra i giovani.
(2-00347) «Tassone, Occhiuto, Volontè, Vietti».

Interrogazione a risposta orale:

VOLONTÈ. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
con lettera inviata al Ministro dell'interno, il Presidente della Associazione dei comuni italiani (ANCI) ha segnalato che le disposizioni che regolano la predisposizione dei bilanci di previsione per l'anno 2009 «recano ancora profonde incertezze»;
non sembrano, infatti, risolte importanti questioni relative al Patto di stabilità interno ed alla certezza delle entrate, come le quantificazioni del gettito ICI;
le stesse preoccupazioni sono condivise dall'Uncem -:
se non ritenga opportuno prevedere un rinvio dei termini per la predisposizione dei bilanci 2009.
(3-00451)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

I Commissione:

AMICI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da notizie apparse su organi di stampa si apprende che il Presidente della Provincia di Latina ha avviato formale procedura di sfratto nei confronti della sede della prefettura, sita in Piazza della Libertà, al fine d'insediarvi i propri uffici;
esiste già un progetto presentato dalla Provincia di Latina, il quale prevede la costruzione di una nuova sede destinata a ospitare gli uffici dell'ente locale;
la procedura avviata dalla Provincia appare improvvida nelle modalità e nei tempi e rischia di trasformarsi in uno scontro istituzionale tra il Presidente della Provincia e il Prefetto, col rischio di indebolire la figura e il prestigio di quest'ultimo -:
se risulti quali siano stati i criteri ispiratori della procedura adottata dalla Provincia di Latina nei confronti della Prefettura e quali iniziative il Ministro intenda adottare al fine di preservare da interferenze il corretto esercizio delle funzioni attribuite per legge alla Prefettura.
(5-01191)

CALDERISI e CONTENTO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
diversi giovani hanno partecipato al concorso indetto, nel dicembre 2005, dal Ministero della difesa per l'arruolamento in qualità di volontari di ferma breve triennale nell'Esercito italiano con possibilità di immissione nelle carriere iniziali della Polizia di Stato;
i posti messi a concorso nelle carriere iniziali della Polizia di Stato sono stati 408, mentre molti di più sono risultati i giovani risultati idonei;
nel mese di novembre 2008, nella Gazzetta Ufficiale, risulta pubblicato un nuovo concorso del Ministero dell'interno per il reclutamento di 907 allievi agenti della Polizia di Stato riservato ai volontari in ferma prefissata di 1 anno congedati o con almeno 6 mesi di servizio;
non è chiara la ragione per la quale non si è fatto fronte alle nuove esigenze della Polizia di Stato attraverso lo scorrimento della graduatoria dei giovani in ferma triennale dichiarati idonei e forniti di un'esperienza triennale per il servizio prestato nell'Esercito;
non appare ragionevole aver escluso dalla possibilità di concorrere al nuovo bando giovani con maggior esperienza rispetto a quelli cui il medesimo è stato riservato -:
quali iniziative intenda adottare per porre rimedio alla situazione denunciata

in modo da attingere, per il reclutamento dei 907 nuovi allievi agenti della Polizia di Stato, innanzitutto ai volontari in ferma breve triennale già risultati idonei nel citato concorso del 2005.
(5-01192)

VOLONTÈ. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la nota casa automobilistica Land Rover si aggiudicò nel 2005 la gara per la fornitura di 25 fuoristrada blindati (contratto 28524 tra Ministero dell'interno e Land Rover Italia) con possibilità di estensione fino a 300 unità, destinati a sostituire i vecchi veicoli blindati Magnum ormai quasi tutti fuori servizio;
nel 2008 furono firmati altri due contratti per la fornitura di altri 21 veicoli blindati e per la fornitura di 60 fuoristrada per l'ordine pubblico con possibilità di estensione a 600 unità, destinati a sostituire i vecchi modelli Discovery;
si tratta di veicoli dotati di griglie protettive ai vetri, impianti antincendio, pneumatici antiproiettile che si sono rivelati particolarmente utili in varie situazioni dove è necessario garantire l'ordine pubblico offrendo una buona protezione per le forze dell'ordine che li impiegano;
allo stato, tuttavia, nessun veicolo è stato consegnato, neanche quelli relativi al bando 2005, in assenza di assicurazioni di pagamento da parte dell'amministrazione -:
quale sia l'esatta situazione delle forniture citate nella premessa e, in caso fossero confermate tali premesse, come ritenga garantire l'incolumità delle forze di polizia senza adeguate protezioni dei veicoli con i quali operano, a volte in condizioni anche di conclamato pericolo per la loro incolumità.
(5-01193)

LUCIANO DUSSIN, DAL LAGO, FORCOLIN e CALLEGARI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella mattinata di sabato 21 marzo, un gruppo di sei-sette cosiddetti disobbedienti, a volto parzialmente coperto, ha attaccato un gazebo allestito dalla Lega Nord in piazza Mercato a Marghera, provocandone il danneggiamento e determinando l'interruzione della sua attività;
alcuni poliziotti in borghese sono prontamente intervenuti, venendo tuttavia aggrediti a loro volta;
durante i disordini, il Presidente della municipalità di Marghera, Renato Panciera, è stato riconosciuto ed ascoltato consigliare i giovani aggressori di allontanarsi dal luogo, al fine di sottrarsi alla probabile cattura da parte delle forze dell'ordine;
sugli eventi di cui sopra è stata immediatamente presentata una circostanziata querela alle competenti autorità della Questura di Venezia;
in precedenza, i disubbidienti si erano fatti notare anche il 16 marzo 2009, rendendosi protagonisti di discussi episodi fuori dalla sede mestrina del Municipio veneziano in occasione del dibattito sulla proposta di referendum presentata dalla Lega Nord, relativa alla realizzazione di un campo nomadi destinato ad ospitare dei rom di etnia Sinti in Via Vallenari a Favaro Veneto -:
quale sia l'opinione del Governo circa i fatti generalizzati nella premessa ed in merito alle misure che ritiene opportuno adottare per garantire la libertà di manifestazione del pensiero nel territorio comunale di Venezia-Mestre.
(5-01194)

Interrogazione a risposta in Commissione:

LIBÈ. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
attualmente prestano servizio presso la Questura di Parma, 222 dipendenti. Tale organigramma risponde ad una esigenza di personale pianificata dal Ministero dell'interno nell'anno 1989, quando la sicurezza

nella città di Parma e provincia destava minore preoccupazione rispetto alle odierne esigenze;
il ruolo più impegnato nel controllo del territorio e nei servizi di tutela dell'ordine pubblico è quello svolto dagli agenti e dai sovrintendenti che lamentano una diminuzione dell'organico previsto con conseguente riduzione del servizio, a meno di ricorrere all'impiego massiccio di ore di straordinario;
la pianificazione del 1989 prevedeva infatti, per i due ruoli citati, 192 operatori di cui 144 agenti e 48 sovrintendenti, oggi ridotti rispettivamente a 126 e 42;
ad aumentare le criticità cui deve far fronte la Questura vi è anche il problema delle precarie condizioni in cui versa il parco automezzi: a tutt'oggi il servizio di controllo del territorio viene svolto dagli operatori a bordo di autovetture destinate ad altri impieghi e quindi prive di sistemi di sicurezza (allarmi, vetri antiproiettili e altro), poiché delle tre Alfa Romeo 159 in dotazione, una è ferma da novembre 2008 per mancanza di fondi per ripararla, e le altre due sono costrette a frequenti manutenzioni a causa della elevata usura -:
quali iniziative intenda adottare per eliminare le criticità citate che minano l'attività di controllo del territorio delle forze di polizia presenti con conseguenti rischi per la cittadinanza che vede con preoccupazione in forte crescita il tasso di criminalità nella città.
(5-01189)

Interrogazione a risposta scritta:

VILLECCO CALIPARI e TOUADI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 19 marzo 2009, Salah Souidani, migrante algerino di 42 anni, è morto nel centro di identificazione e di espulsione di Ponte Galeria a Roma;
risulta da notizie stampa che il migrante era arrivato a Ponte Galeria da due giorni proveniente da Modena, probabilmente per essere espulso dal territorio italiano;
il Cie di Ponte Galeria, diviso in reparti separati per uomini e donne, è gestito al suo interno, relativamente al trattamento degli ospiti, esclusivamente da personale della Croce Rossa, mentre le forze dell'ordine dell'Ufficio Immigrazione svolgono un'attività di vigilanza, accettazione, e riconoscimenti presso i consolati, nonché di accompagnamento nei paesi di origine dei soggetti riconosciuti -:
quali siano le circostanze, le cause e le eventuali responsabilità che hanno determinato il verificarsi di questo tragico evento.
(4-02629)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:

BERRETTA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
a seguito della recente riforma della formazione scolastica, gli studenti che hanno completato il ciclo dell'istruzione scolastica secondaria di I grado, possono continuare il loro percorso formativo frequentando corsi di formazione professionale sino al superamento dell'età soggetta all'obbligo scolastico;
nel comprensorio provinciale di Catania alcune migliaia di studenti intenderebbero avvalersi di questa possibilità;
gli studenti che hanno superato l'esame di «scuola media» nel 2008, hanno provveduto ad iscriversi presso i vari enti di formazione professionale, ma non hanno iniziato a frequentare le lezioni;
la mancata emanazione del decreto regionale che autorizza gli enti a effettuare i corsi, ha impedito agli enti professionali di iniziare i corsi;

la Regione ha diffidato gli enti dal dare inizio ai corsi in mancanza di autorizzazione;
il decreto autorizzativo dei corsi di formazione avrebbe dovuto essere emanato l'estate scorsa, ma, a tutt'oggi, esiste solo una circolare, emanata lo scorso dicembre, che non è sufficiente per la realizzazione dei corsi;
il mancato avvio dei corsi professionali compromette la continuità scolastica, esponendo i giovani al rischio di pericolose devianze;
il perdurare di tale situazione esporrebbe i genitori al rischio di essere incriminati per violazione dell'obbligo scolastico;
i lavoratori degli enti di formazione professionale sono senza stipendio da mesi;
ferma restando l'autonomia regionale in materia di formazione professionale, l'attivazione di corsi afferenti l'adempimento dell'obbligo scolastico fa parte, ai sensi del Capo III del decreto legislativo n. 226 del 2005, dei livelli essenziali delle prestazioni la cui erogazione è garantita da parte dello Stato: in particolare, l'articolo 15, comma 4, del citato decreto prevede che le modalità di accertamento del rispetto di tali livelli essenziali siano fissate mediante un regolamento governativo che però, ad oggi, non risulta essere stato emanato -:
se non intenda assumere urgenti iniziative per l'emanazione del regolamento concernente l'accertamento della prestazione dei livelli essenziali di assistenza in materia di formazione professionale ai fini dell'adempimento dell'obbligo scolastico, prevedendo in particolare meccanismi idonei a scongiurare fenomeni come quello registratosi a Catania;
se non intenda acquisire urgentemente ogni utile elemento di conoscenza circa la deplorevole situazione descritta in premessa per il tramite del Servizio nazionale di valutazione del sistema educativo di istruzione e formazione.
(4-02623)

TESTO AGGIORNATO AL 23 APRILE 2009

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata:

COTA, LUCIANO DUSSIN, DAL LAGO, REGUZZONI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BRIGANDÌ, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOGLIATO, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIBELLI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, LUSSANA, MACCANTI, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MONTAGNOLI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SALVINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nello scenario della crisi generale recessiva mondiale si aggiunge anche l'annunciato processo riorganizzativo deciso da Telecom Italia spa nei mesi scorsi;
il 25 febbraio 2009 sì è svolta a Milano la riunione di tutte le rappresentanze sindacali unitarie Telecom della Lombardia, congiuntamente alle organizzazioni sindacali territoriali, al fine di valutare i processi riorganizzativi prospettati dall'azienda;
il piano prevede la chiusura di 22 sedi del «187 commerciale» su un totale di 99, con relative mobilità territoriali quasi tutte tra province (Pavia e Monza verso Milano; Bergamo verso Brescia; Vicenza verso Padova) e tra regioni (Novara verso Milano e Mantova verso Verona);

è stato dichiarato un esubero in ambito «1254» per 500 lavoratori (di cui 5 operano a Bergamo), con l'esigenza di ridurre l'organico già dal mese di marzo 2009;
nel corso del triennio 2009/2011 i tagli del personale comporteranno una perdita di circa diecimila posti di lavoro (di cui 5000 già previsti dall'accordo sulla mobilità volontaria del 19 settembre 2008);
l'azienda Telecom ha, inoltre, annunciato una riduzione degli investimenti per circa due miliardi di euro e la vendita di importanti asset esteri, ritenuti strategici fino a pochi mesi fa;
la mobilità professionale di migliaia di lavoratori dalle varie aree (reti commerciale e staff) comporterebbe il rischio di concreti demansionamenti;
la chiusura della sede di Novara interesserà circa 80 lavoratori, il cui trasferimento verso la sede di Milano appare particolarmente problematico, considerata anche l'organizzazione del lavoro per turni e la difficoltà dei collegamenti in determinate fasce orarie;
nella sede del «187» di Bergamo lavorano 64 persone, coprendo tutti i turni dalle ore 6.50 fino alle ore 21.00, per 365 giorni all'anno, festività comprese, garantendo alla clientela un livello di attenzione, qualità, efficienza, professionalità e presidio del territorio da sempre riconosciuto ed apprezzato, sia dalla clientela che dall'azienda;
il trasferimento a Brescia rischierebbe di costringere molte persone a dimettersi, con un conseguente aumento delle problematiche occupazionali della provincia, già pesantemente colpita dalla chiusura di numerose aziende;
alla luce di quanto descritto, occorrerebbe verificare le ragioni delle chiusure e dei trasferimenti delle sedi previste dal piano di ristrutturazione dell'azienda Telecom, affinché non rispondano a meri requisiti contabili di riduzione dei costi industriali di gestione, ma tengano anche conto delle competenze dei lavoratori, che non sono soltanto numeri da sottrarre, ma sono anche famiglie che vengono travolte dal dissesto finanziario -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno aprire un confronto con Telecom, relativamente alle ricadute occupazionali della ristrutturazione che l'azienda intende avviare, al fine di trovare soluzioni compatibili con i costi che l'azienda deve sostenere, ma anche con l'obiettivo di mantenere sul territorio occupazione e professionalità.
(3-00453)

DAMIANO, SERENI, BRESSA, QUARTIANI, GIACHETTI, BELLANOVA, BERRETTA, BOBBA, BOCCUZZI, CODURELLI, GATTI, GNECCHI, LETTA, MADIA, MATTESINI, MIGLIOLI, MOSCA, RAMPI, SANTAGATA e SCHIRRU. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa si apprende che il Ministro interrogato sarebbe in procinto di presentare al Consiglio dei ministri un testo correttivo al decreto legislativo n. 81 del 2008, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, volto ad apportare numerose modifiche, concernenti, tra l'altro, la riduzione dell'importo delle ammende, con una conseguente attenuazione delle sanzioni ivi contenute, e l'eliminazione delle due ipotesi di arresto obbligatorio: la prima, nel caso di mancata redazione totale o parziale, da parte dei responsabili dell'azienda ove si svolgono attività pericolose, del documento di valutazione del rischio, e la seconda, nel caso in cui non si ottempera al provvedimento di sospensione disposto dall'autorità di vigilanza per l'impiego di oltre un quinto di manodopera in nero ovvero nel caso di reiterate infrazioni alle regole sull'orario di lavoro e sulla sicurezza. In tali due casi l'arresto obbligatorio verrebbe sostituito con l'alternatività tra arresto ed ammenda; sarebbe, inoltre, rafforzato il cosiddetto «ravvedimento operoso», secondo il quale il datore di lavoro potrebbe ottenere

l'estinzione dell'ammenda nel caso in cui ottemperi alle prescrizioni dell'organo di vigilanza, accertata la violazione della normativa vigente;
tra le norme oggetto dell'annunciata revisione vi sarebbe anche l'eliminazione del riferimento alla «reiterazione» e la sua sostituzione con il principio di «plurima violazione», nonché la riscrittura dell'articolo che regola la sospensione dell'attività imprenditoriale «in modo da eliminare qualsiasi discrezionalità nell'adozione del provvedimento sanzionatorio e di rendere attuale, dopo l'abolizione dei libri matricola e paga, il parametro relativo al lavoro irregolare»;
se tali indicazioni fossero effettivamente confermate si tratterebbe di modifiche importanti del testo attualmente vigente, di cui verrebbe stravolta l'impostazione originale stabilita dal precedente Governo e frutto di un lungo e laborioso lavoro. Non si tratterebbe, dunque, di modifiche tese a rendere più semplice ed efficace il sistema di controllo, ma, al contrario, vi sarebbe l'evidente volontà di operare una profonda ristrutturazione della normativa vigente, con una complessiva attenuazione dell'apparato sanzionatorio, il cui esito risulterebbe, in ultimo, una deregolamentazione del mercato del lavoro e della sicurezza;
dall'inizio del 2009 hanno perso la vita sul luogo di lavoro circa 109 persone. Nel 2008 si è registrato un calo dei decessi pari al 5,2 per cento, al di sotto delle 1200 persone, ed una complessiva diminuzione del 4,2 per cento degli infortuni sul lavoro. Già i dati del 2007 avevano fatto registrare una contrazione degli incidenti mortali, che sono stati valutati in 1.210, ben 131 in meno rispetto ai 1.341 del 2006;
si tratta, comunque, di dati drammatici, un vero e proprio tragico bollettino, che riguarda la vita di migliaia di famiglie e su cui più volte è intervenuto il Presidente della Repubblica, esortando tutti i soggetti istituzionali a svolgere fino in fondo un'azione di tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori;
tali primi risultati di riduzione dell'incidentalità sul lavoro sono stati anche conseguenza del potenziamento degli organici degli ispettori del lavoro operati dal precedente Governo, ma, al contrario, con i forti tagli operati sia dall'articolo 60 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, sia dall'articolo 1, comma 16, del decreto-legge 16 maggio 2008, n. 85, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 luglio 2008, n. 121, si determinerà un forte ridimensionamento delle attività degli ispettori stessi;
a fronte della crisi finanziaria internazionale e della conseguente recessione che sta investendo le economie più avanzate, il Governo sembra voler reagire, anacronisticamente a parere degli interroganti, riproponendo l'equazione tardo liberista, per la quale a meno regole corrispondono più opportunità di sviluppo -:
se sia vero che il Governo, come riportato da autorevoli organi di stampa, sia in procinto di presentare un provvedimento di revisione dell'attuale testo unico in materia di sicurezza del lavoro, nei termini e con i contenuti riportati in premessa, tali da compromettere, secondo gli interroganti, la qualità dell'apparato sanzionatorio, che risulterebbe palesemente attenuato rispetto all'impostazione originaria stabilita dal precedente Governo.
(3-00454)

CICCHITTO, BOCCHINO e PELINO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il tessuto imprenditoriale italiano è estremamente diversificato ed è caratterizzato dalla presenza di molte piccole e medie imprese, che sono soggette a numerosi vincoli amministrativi e burocratici;
il mercato del lavoro italiano presenta sempre più frequenti casi di dumping sociale, che si manifestano nella geografia

economica del Paese, in violazione palese delle norme più elementari del diritto del lavoro;
continuano ad essere presenti alti livelli di lavoro nero ed irregolare ed intere attività produttive sono svolte in nero, danneggiando, con una concorrenza sleale, gli imprenditori in regola;
le attività ispettive, in passato, si sono dedicate prevalentemente ai controlli di inadempienze burocratiche, ma hanno lasciato insoluti vasti fenomeni di dumping sociale;
l'attività ispettiva deve fare i conti con un mercato del lavoro caratterizzato dalla significativa presenza di immigrati occupati nei diversi settori produttivi e con l'estrema diversità territoriale che caratterizza il nostro tessuto produttivo -:
come si intenda affrontare, in questa difficile situazione di competitività delle imprese sui mercati, i fenomeni di violazione della normativa a tutela delle condizioni di lavoro, che determinano danni sociali ed una concorrenza sleale nei confronti delle imprese in regola, sviluppando, a tal fine, una consistente attività degli organi ispettivi del ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali.
(3-00455)

Interrogazione a risposta in Commissione:

PALUMBO e BARANI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la legge italiana rivolge un'ampia tutela alle lavoratrici in gravidanza;
si è appresa notizia da un'organizzazione sindacale che una dipendente di Johnson & Johnson Medical Holdin S.p.A., con sede a Pratica di Mare Pomezia (Roma), è stata licenziata per mancato superamento del periodo di prova;
ma detto allontanamento dall'azienda sarebbe stato sanzionato in una fase successiva alla conoscenza da parte dell'azienda stessa, dello status della signora e mentre alla stessa veniva comunicata dalla direzione provinciale del lavoro di Roma l'interdizione anticipata dal lavoro;
occorre considerare la rilevanza di Johnson & Johnson Medical Holdin S.p.A. ed il rischio che detti episodi possano accadere anche in altre aziende farmaceutiche multinazionali di grande prestigio presenti in Italia, attualmente in fase di ristrutturazione -:
quali iniziative intende assumere il Governo per verificare che non si sia in presenza di una situazione discriminatoria legata allo stato di gravidanza della dipendente e per evitare il rischio che detti episodi discriminatori si possano verificare in altre aziende.
(5-01188)

Interrogazione a risposta scritta:

BARBARO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
all'interno della ASL (Azienda Sanitaria Locale) di Frosinone, in seguito a provvedimenti assunti dalla dirigenza della stessa, si paventa il rischio licenziamento per i lavoratori assunti con tipologia di contratto a tempo determinato;
il numero dei lavoratori con questa tipologia di contratto sono più di 380, sia del comparto che della dirigenza (il comparto è costituito da infermieri, ausiliari, fisioterapisti ed amministrativi, la dirigenza comprende medici, farmacisti, biologi e veterinari), di questi 300 circa appartengono al comparto e 80 circa alla dirigenza;
quasi tutti questi dipendenti hanno un rapporto lavorativo con la citata ASL che si protrae da molti anni e sempre con contratti a tempo determinato;
tali lavoratori non costituiscono un esubero per la pianta organica delle varie strutture in cui sono impiegati, ma rappresentano un cardine importante per l'espletamento delle normali attività giornaliere

di servizio dei Reparti, che senza la loro presenza sarebbero costretti a chiudere poiché non potrebbero garantire i livelli minimi di assistenza all'utenza, così come molti servizi effettuati in regime ambulatoriale non si potrebbero erogare con i soli dipendenti di ruolo;
la ASL di Frosinone ha fino ad ora disatteso tutti gli accordi ratificati con la Regione Lazio per la «stabilizzazione» dei dipendenti a tempo determinato che rispondevano ai requisiti identificati e richiesti per la trasformazione del proprio contratto a tempo indeterminato;
la Direzione generale della ASL risulta inadempiente su tutte le procedure stabilite a tal fine di concerto con le varie sigle sindacali e la Regione Lazio come da accordi sottoscritti nel 2007-2008;
la Direzione Aziendale giustifica tali scelte affermando di applicare il «Decreto Marrazzo» per il taglio del 50 per cento delle consulenze esterne;
il «Decreto Marrazzo», come specificato in gennaio dallo stesso Presidente Marrazzo e reiterato dal vicepresidente regionale Esterino Montino non comprende né le prestazioni mediche, né i lavoratori dipendenti a tempo determinato;
nonostante la Direzione Aziendale per voce del Direttore Sanitario Aziendale abbia comunicato che il piano di rientro finanziario preveda il licenziamento di tutti i lavoratori a tempo determinato, ha indetto nuovi avvisi pubblici per l'assunzione di altri dipendenti a tempo determinato;
se tale linea di condotta sarà mantenuta da parte della direzione aziendale, nelle prossime settimane scadranno moltissimi contratti a tempo determinato di dirigenti medici e molti reparti, non potendo garantire i livelli minimi di assistenza, dovranno o chiudere o garantire solamente i ricoveri programmati, ad esclusione quindi delle urgenze ed emergenze (come i Reparti di Medicina Interna ed Ematologia dell'Ospedale Provinciale di Frosinone, Medicina Interna e la Psichiatria dell'Ospedale di Ceccano) -:
di quali elementi disponga circa il rapporto tra le iniziative assunte con riguardo ai lavoratori con contratto a tempo determinato della citata ASL e il piano di rientro dal disavanzo sanitario, anche con riferimento alla salvaguardia dei livelli essenziali di assistenza che comunque è richiesta dal medesimo piano di rientro.
(4-02630)

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RAPPORTI CON LE REGIONI

Interrogazione a risposta immediata:

BRUGGER. - Al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
il Presidente del Consiglio dei ministri ha dichiarato che il 25 marzo 2009 in sede di Conferenza Stato-regioni il Governo illustrerà alle regioni il «piano casa», che sarà varato dal Consiglio dei ministri convocato per il 27 marzo 2009;
fra le misure previste nell'ambito del «piano casa» - secondo quanto pubblicato dagli organi di stampa - vi è la possibilità di interventi sulle singole unità immobiliari «mediante la realizzazione di nuovi volumi e superfici in deroga alle disposizioni legislative, agli strumenti urbanistici vigenti e ai regolamenti edilizi», con ampliamenti del 20 per cento per tutti gli immobili costruiti, anche se eventualmente soggetti a condono;
è, inoltre, prevista, sempre secondo quanto pubblicato dagli organi di stampa, «in deroga agli strumenti urbanistici vigenti o adottati» la possibilità di «interventi consistenti nell'integrale demolizione o ricostruzione di edifici con aumento fino al 35 per cento del volume esistente per gli edifici residenziali o della superficie coperta per quelli adibiti ad uso diverso, a condizione che siano utilizzate tecniche

costruttive di bioedilizia o di fonti di energia rinnovabile o di risparmio delle risorse idriche e potabili»; inoltre, il decreto-legge non stabilisce alcun indice di efficienza energetica e, dunque, alcun reale parametro di controllo;
per i nuovi interventi, in base alle anticipazioni pubblicate dagli organi di stampa, il piano del Governo prevede che «gli interventi previsti siano realizzati previa denuncia di inizio attività ai sensi e per gli effetti dell'articolo 22, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, fatte salve tutte le analoghe procedure eventualmente previste da leggi regionali, da presentare entro un anno dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto»;
a tal fine sarà sufficiente la dichiarazione di inizio attività e «la sussistenza di tutte le condizioni previste dal presente decreto è asseverata - si legge nella bozza del testo - sotto la propria responsabilità dal progettista abilitato che sottoscrive la denuncia di inizio attività»;
appare formale, e dunque tutt'altro che efficace, la tutela dei centri storici o delle aree sottoposte a vincoli ambientali e paesaggistici o archeologici, a garanzia delle quali il provvedimento del Governo indica un ruolo delle soprintendenze disciplinato da una procedura di «silenzio-assenso» entro trenta giorni «dalla denuncia di inizio attività»;
fra le misure che sarebbero previste dal decreto-legge del tutto inaccettabile appare la previsione, contenuta nel provvedimento che secondo gli organi di stampa il Governo si appresta a varare, secondo cui «entro il 31 dicembre 2011, i comuni provvedono ad apportare le variazioni allo strumento urbanistico generale, al fine di assicurare l'adeguamento degli standard urbanistici, a seguito della realizzazione degli interventi» ammessi dal «piano casa»;
in relazione alle anticipazioni delle misure previste dal decreto-legge e nel caso in cui esse siano confermate dal Consiglio dei ministri, la maggioranza delle regioni (Trentino-Alto Adige, Valle d'Aosta, Basilicata, Campania, Calabria, Emilia-Romagna, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Toscana e Umbria) ha espresso la volontà di presentare ricorso alla Corte costituzionale -:
se non ritenga che le misure prospettate invadano le competenze primarie delle regioni e, in particolare, delle regioni a statuto speciale e delle province autonome di Bolzano e Trento, sulla base degli indirizzi che saranno assunti con il «piano casa», delineando così a parere dell'interrogante profili evidenti di incostituzionalità del provvedimento, in particolare in ordine all'articolo 117, terzo comma, della Costituzione, e quali garanzie si intendano adottare affinché siano escluse conseguenze irreversibili nei confronti dell'ambiente e del paesaggio e gravi violazioni dei vincoli urbanistici posti dai piani regolatori comunali.
(3-00458)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta immediata:

DI PIETRO, DI GIUSEPPE, CIMADORO, PORCINO, MONAI, DONADI, BORGHESI e EVANGELISTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la crisi finanziaria che ha investito i mercati internazionali negli ultimi mesi del 2008 si è rivelata in poco tempo come una vera e propria crisi economica reale, che ha colpito, in particolare, la produzione, da un lato attraverso una contrazione evidente dei consumi, dall'altro con una drastica riduzione del credito all'impresa;
tra i settori produttivi che stanno risentendo di più dell'attuale crisi economica vi sono quelli che già precedentemente avevano mostrato segnali di una certa flessione, e tra questi vi è sicuramente il settore tessile;

il settore tessile rappresenta per il nostro Paese una risorsa storica: è stato uno dei comparti trainanti della nostra economia, una delle realtà tipiche della produzione italiana, uno dei principali motori del made in Italy;
attualmente riveste ancora potenzialmente una grande capacità di sviluppo, essendo inevitabilmente collegato alla gestione ed alla crescita del settore della moda, nel quale il nostro Paese vanta una leadership mondiale: il tessile italiano è sinonimo di altissima qualità e su tale potenziale appare necessario investire con convinzione;
attualmente sono molte le aree industriali tipicamente caratterizzate dalla presenza di imprese tessili che manifestano segnali di profonda e preoccupante recessione: molte famiglie italiane sono vittime di tale situazione ed attraversano un periodo di profonda incertezza economica;
in una precedente interrogazione a risposta immediata in Assemblea, poche settimane fa, il gruppo dell'Italia dei valori ha già segnalato la grave crisi dell'Ittierre, denunciando le ripercussioni che tale situazione sta provocando sul territorio e sull'indotto dell'azienda; indotto che non è affatto limitato geograficamente, ma coinvolge migliaia di fasonisti su tutto il territorio nazionale, che ad oggi non hanno alcuna speranza di poter continuare la propria attività, migliaia di lavoratori, che per mesi hanno continuato a fornire l'azienda senza ricevere alcun compenso, e migliaia di famiglie trascinate in una crisi profonda, a cui le istituzioni devono dare una risposta in tempi brevissimi;
la crisi dell'Ittierre non è purtroppo un caso isolato. Nel settore tessile negli ultimi anni si è assistito ad una progressiva e continua contrazione, che oggi si sta aggravando in maniera irreversibile: non sono solo i fasonisti dell'Ittierre a subire le conseguenze della crisi, ma l'intero indotto del settore tessile su tutto il territorio nazionale;
interi distretti industriali, come quelli di Prato e Biella, realtà storiche della produzione tessile italiana, versano in uno stato di crisi generalizzato e profondo;
il sistema di sostegni alle crisi aziendali e produttive non appare nel suo complesso adeguato a fronteggiare la situazione attuale, essendo principalmente concentrato e congegnato per le imprese, senza che venga coinvolto nella maniera adeguata il loro indotto;
sarebbe opportuno per fornire una prima risposta a tale grave situazione sospendere per queste aziende contoterziste in crisi il pagamento di tributi e contributi per l'anno 2009, estendere l'amministrazione straordinaria non solo all'impresa madre, come nel caso dell'Ittierre, ma all'insieme della filiera, operando anche per ottenere le necessarie modifiche legislative in materia, e procedere - come di recente auspicato anche dal Presidente della regione Molise - alla cartolarizzazione dei crediti pregressi dei contoterzisti nei confronti delle aziende in amministrazione straordinaria, al fine di sbloccare la disastrosa situazione finanziaria di tali piccole imprese, che impiegano decine di migliaia di lavoratori -:
quali misure urgenti intenda assumere il Governo per affrontare la crisi del settore tessile, in particolare per sostenere i contoterzisti oggi in una situazione finanziaria disastrosa, con il rischio di vedere scomparire a breve migliaia di posti di lavoro, professionalità e capacità imprenditoriali, che costituiscono uno dei vanti del nostro Paese, e se non ritenga comunque di promuovere le misure auspicate in premessa.
(3-00457)

Interrogazione a risposta in Commissione:

TORRISI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nel territorio di Paternò, comune in provincia di Catania, che conta circa cinquantamila abitanti e nel quale gravitano moltissime attività produttive di tipo agricolo,

imprenditoriale, artigianale e commerciale, sono presenti un ufficio postale centro e due agenzie;
l'ufficio postale centro è aperto al pubblico dalle ore 8,00 alle ore 18,30, mentre le due agenzie dalle ore 8,00 alle ore 13,30 dal lunedì al sabato. Nei suddetti uffici si registrano costantemente disservizi, che si aggravano in occasione di particolari scadenze quali ad esempio la riscossione delle pensioni e il pagamento ricorrente di vari tributi;
in alcuni casi, a seguito del verificarsi di incresciose vicende, quali risse fra cittadini che si accalcavano davanti l'ingresso degli uffici postali in questione al fine di accaparrarsi il turno agli sportelli, è stato necessario l'intervento di Carabinieri e Vigili Urbani;
molti utenti sia delle due agenzie che dell'ufficio centrale (per quest'ultimo, specialmente nell'orario pomeridiano ove affluisce un gran numero di persone) sono costretti, dopo ore di fila davanti gli sportelli, a ritornarsene a casa senza aver potuto eseguire le operazioni per le quali hanno fatto la fila;
alla legittima richiesta avanzata dai cittadini di Paternò, riguardante la possibilità di apertura pomeridiana anche delle due agenzie o quantomeno di aprire al pubblico tutti gli sportelli esistenti nell'ufficio postale centro (alcuni dei quali molto spesso rimangono non operativi per carenza di personale, come riferito dal responsabile dell'ufficio), è stata fornita dai responsabili operazioni servizio clienti di Poste Italiane una risposta di diniego generica ed evasiva;
la funzione di vigilanza sul rispetto degli obblighi connessi allo svolgimento del servizio postale universale, già spettante all'Autorità di regolamentazione del Ministero delle Comunicazioni, rientra tra le competenze del Ministro dello Sviluppo economico -:
se intenda acquisire dettagliate informazioni presso la società Poste Italiane Spa circa i disservizi che regolarmente si registrano negli uffici postali di Paternò e, di conseguenza, sollecitare provvedimenti al fine di garantire l'erogazione di un efficiente servizio postale ai cittadini del suddetto Comune.
(5-01187)

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Ritiro di documenti del sindacato ispettivo

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta in Commissione Volontè n. 5-00981 dell'11 febbraio 2009;
interpellanza urgente Vietti n. 2-00338 del 16 marzo 2009;
interpellanza urgente Cota n. 2-00341 del 17 marzo 2009;
interpellanza Ruvolo n. 2-00342 del 18 marzo 2009.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Motta e altri n. 4-02302 del 16 febbraio 2009 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-01185).