XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di lunedì 6 aprile 2009

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 6 aprile 2009.

Albonetti, Angelino Alfano, Aprea, Balocchi, Berlusconi, Bindi, Bonaiuti, Bongiorno, Bossi, Brambilla, Brancher, Brugger, Brunetta, Buttiglione, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Cota, Craxi, Crimi, Crosetto, D'Amico, Donadi, Fassino, Fitto, Frattini, Galati, Gelmini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Jannone, La Russa, Leo, Leone, Lo Monte, Lombardo, Lucà, Lupi, Mantovano, Maroni, Martini, Mazzocchi, Melchiorre, Meloni, Menia, Miccichè, Migliori, Milanato, Molgora, Angela Napoli, Osvaldo Napoli, Leoluca Orlando, Pescante, Polledri, Prestigiacomo, Razzi, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Saglia, Scajola, Soro, Stefani, Stucchi, Tassone, Tremonti, Urso, Vegas, Vitali, Vito, Volontè.

Annunzio di proposte di legge.

In data 2 aprile 2009 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
CENNI ed altri: «Disposizioni per il contenimento dei danni causati dai cinghiali alle produzioni agricole» (2354);
DI PIETRO ed altri: «Disposizioni concernenti l'esercizio della libera professione da parte del personale sanitario di cui alla legge 1o febbraio 2006, n. 43, dipendente da amministrazioni pubbliche» (2355);
TAGLIALATELA: «Modifiche al decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, in materia di espropriazione mobiliare e immobiliare, fermo amministrativo e iscrizione di ipoteca nel procedimento di riscossione delle imposte sul reddito» (2356);
SCHIRRU: «Disposizioni per l'ammissione dei soggetti fabici all'impiego nelle Forze armate e nelle Forze di polizia» (2357);
SCHIRRU: «Disposizioni per la promozione delle costruzioni in terra cruda» (2358);
ANNA TERESA FORMISANO e DRAGO: «Modifiche alla legge 14 agosto 1991, n. 281, in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo» (2359);
PELINO: «Disposizioni concernenti l'integrazione della composizione della Commissione medico-ospedaliera per il riconoscimento della dipendenza delle infermità da causa di servizio, di cui all'articolo 165, primo comma, del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 29 dicembre 1973, n. 1092, e del Comitato di verifica per le cause di servizio, previsto dall'articolo 10 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 29 ottobre 2001, n. 461» (2360);
CESARO e PETRENGA: «Istituzione degli ordini e albi professionali delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetrica, riabilitative, tecnico-sanitarie e della prevenzione» (2361).

In data 3 aprile 2009 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
JANNONE: «Modifica all'articolo 4 della legge 12 giugno 1984, n. 222, in materia di requisiti di assicurazione e di contribuzione per il riconoscimento del diritto all'assegno di invalidità e alla pensione di inabilità» (2365);
BERNARDINI ed altri: «Istituzione dell'Anagrafe digitale pubblica degli istituti di prevenzione e di pena» (2366).

Saranno stampate e distribuite.

Adesione di deputati a proposte di legge.

La proposta di legge SALTAMARTINI ed altri: «Norme per il riconoscimento della guarigione e per la piena cittadinanza e l'integrazione sociale delle persone affette da epilessia» (2060) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Jannone.

La proposta di legge PICIERNO ed altri: «Istituzione della Giornata nazionale del servizio civile e del volontariato dei giovani» (2123) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Jannone.

La proposta di legge CARLUCCI ed altri: «Princìpi generali concernenti i servizi socio-educativi per la prima infanzia» (2270) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Pagano.

Modifica del titolo di una proposta di legge.

La proposta di legge n. 2249, d'iniziativa dei deputati MINNITI ed altri, ha assunto il seguente titolo: «Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e al testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e altre disposizioni per il soggiorno e l'integrazione degli stranieri nonché per il contrasto del favoreggiamento e dello sfruttamento dell'immigrazione clandestina. Ratifica ed esecuzione del capitolo C della Convenzione sulla partecipazione degli stranieri alla vita pubblica a livello locale, fatta a Strasburgo il 5 febbraio 1992».

Trasmissioni dal Senato.

In data 2 aprile 2009 il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza i seguenti progetti di legge:
S. 1316. - «Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Slovenia per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo aggiuntivo, fatta a Lubiana l'11 settembre 2001» (approvato dal Senato) (2362);
S. 1318. - «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Croazia per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo aggiuntivo, fatto a Roma il 29 ottobre 1999 e Scambio di Note correttivo effettuato a Zagabria il 28 febbraio 2003, il 7 marzo 2003 ed il 10 marzo 2003» (approvato dal Senato) (2363);
S. 307. - Senatore CENTARO: «Disposizioni in materia di usura e di estorsione, nonché di composizione delle crisi da sovraindebitamento» (approvata dal Senato) (2364).

Saranno stampati e distribuiti.

Modifica nell'assegnazione di un disegno di legge a Commissione in sede consultiva.

Su richiesta della VIII Commissione (Ambiente), il parere della medesima Commissione sul disegno di legge: S. 1082. - «Disposizioni per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività nonché in materia di processo civile» (1441-bis-B) - attualmente assegnato alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e V (Bilancio), in sede referente - sarà acquisito ai sensi del comma 1-bis dell'articolo 73 del regolamento.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
I Commissione (Affari costituzionali):
BERTOLINI: «Modifica all'articolo 2 del decreto legislativo luogotenenziale 1o marzo 1946, n. 48, concernente la denominazione della provincia di Massa-Carrara» (2230);
BOSSA ed altri: «Istituzione del garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale» (2275) Parere delle Commissioni II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento), IV, V, XI, XII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE DI CENTA ed altri: «Modifica all'articolo 33 della Costituzione, in materia di promozione e valorizzazione dello sport» (2276) Parere della VII Commissione;
CONSIGLIO REGIONALE DEL LAZIO: «Modifica dell'articolo 32 del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, in materia di soggiorno per i minori stranieri affidati, al compimento della maggiore età» (2333) Parere delle Commissioni II, V, VII, XI, XII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
IV Commissione (Difesa):
MARINELLO ed altri: «Modifiche alla legge 10 dicembre 1973, n. 804, in materia di promozione per anzianità dei tenenti colonnelli al grado di colonnello e loro collocamento a disposizione» (2337) Parere delle Commissioni I, V e VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria).
VI Commissione (Finanze):

CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO: «Diritto allo studio: detrazioni fiscali per l'acquisto di libri e materiale scolastici» (2332) Parere delle Commissioni I, V e VII.
VII Commissione (Cultura):
CAPODICASA ed altri: «Norme relative alla professione del consulente filosofico e istituzione del relativo albo professionale» (2255) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento), V, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
GOISIS ed altri: «Delega al Governo e altre disposizioni concernenti la disciplina delle attività circensi» (2280) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VIII, IX, X, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XII, XIII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
CERA ed altri: «Istituzione delle figure professionali di esperto in scienze delle attività motorie e sportive (motricista) e di specialista in scienze e tecniche delle attività motorie preventive e adattative (motologo) nonché disposizioni sul funzionamento delle strutture pubbliche e private destinate allo svolgimento di attività fisico-motorie» (2290) Parere delle Commissioni I, II, IV, V, XI, XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
VIII Commissione (Ambiente):
CAPODICASA ed altri: «Istituzione del Parco nazionale geominerario delle Zolfare di Sicilia» (2281) Parere delle Commissioni I, II, V, VI, VII, X, XI e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
BARBIERI: «Modifica all'articolo 205 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, in materia di informazione ai cittadini e di inesigibilità delle tasse o tariffe relative al servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi minimi di raccolta differenziata» (2296) Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria) e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
X Commissione (Attività produttive):
MATTESINI ed altri: «Regolamentazione del mercato dei materiali gemmologici e norme per la tutela dei consumatori» (2274) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VI, XI, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
XI Commissione (Lavoro):
BORGHESI ed altri: «Disposizioni per la tutela professionale dei lavoratori del settore dello spettacolo, dell'intrattenimento e dello svago» (2112) Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento), XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
MURA ed altri: «Disposizioni per favorire l'integrazione delle donne nel mercato del lavoro» (2193) Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), IX, X, XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
XIII Commissione (Agricoltura):
CENNI ed altri: «Disposizioni per il contenimento dei danni causati dai cinghiali alle produzioni agricole» (2354) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VI, VIII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissioni dal Presidente del Senato.

Il Presidente del Senato, con lettera in data 31 marzo 2009, ha comunicato che la 1a Commissione permanente (Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica amministrazione) del Senato ha approvato, a conclusione dell'esame, ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del regolamento del Senato, una risoluzione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante norme minime relative all'accoglienza dei richiedenti asilo negli Stati membri (COM (2008) 815 definitivo) (atto comunitario n. 28) (Atto Senato doc. XVIII, n. 13).

Questa comunicazione è trasmessa alla Commissione I (Affari costituzionali).

Il Presidente del Senato, con lettera in data 31 marzo 2009, ha comunicato che la 6a Commissione permanente (Finanze e tesoro) del Senato ha approvato, a conclusione dell'esame, ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del regolamento del Senato, una risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alle agenzie di rating del credito (COM (2008) 704 definitivo) (atto comunitario n. 27) (Atto Senato doc. XVIII, n. 14).

Questa comunicazione è trasmessa alla VI Commissione (Finanze).

Trasmissioni dalla Corte dei conti.

Il presidente della Corte dei conti, con lettera in data 2 aprile 2009, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 11-ter, comma 6, della legge 5 agosto 1978, n. 468, e successive modificazioni, la relazione, resa dalla Corte stessa a sezioni riunite nell'adunanza del 27 marzo 2009, sulla tipologia delle coperture adottate e sulle tecniche di quantificazione degli oneri relativamente alle leggi approvate dal Parlamento nel quadrimestre settembre-dicembre 2008 (doc. XLVIII, n. 4).

Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla V Commissione (Bilancio).

La Corte dei conti - sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato - con lettera in data 3 aprile 2009, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 3, comma 6, della legge 14 gennaio 1994, n. 20, la deliberazione n. 7 del 2009, emessa dalla sezione stessa nell'adunanza del 13 febbraio 2009, e la relativa relazione concernente lo stato di attuazione dell'asse viario Marche-Umbria-Quadrilatero di penetrazione interna.

Questa documentazione è trasmessa alla V Commissione (Bilancio) e alla VIII Commissione (Ambiente).

Trasmissione dal ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali.

Il ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, con lettera in data 25 marzo 2009, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 15, comma 2, della legge 19 febbraio 2004, n. 40, la relazione, riferita all'anno 2008, sullo stato di attuazione della citata legge n. 40 del 2004, recante «Norme in materia di procreazione medicalmente assistita» (doc. CXLII, n. 2).

Questo documento - che sarà stampato - sarà trasmesso alla XII Commissione (Affari sociali).

Trasmissione dal ministro per i rapporti con il Parlamento.

Il ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 25 marzo 2009, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6-ter del decreto-legge 23 ottobre 1996, n. 553, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 dicembre 1996, n. 652, la relazione - predisposta dal Ministero della giustizia - sullo stato di attuazione del programma di costruzione e adattamento di stabilimenti di sicurezza destinati a consentire il trattamento differenziato dei detenuti e sulle disponibilità del personale necessario all'utilizzazione di tali stabilimenti, relativa al secondo semestre 2008 (doc. CXVI-bis, n. 2).

Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla II Commissione (Giustizia).

Trasmissione dal sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri.

Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 30 marzo 2009, ha dato comunicazione, ai sensi dell'articolo 1 della legge 8 agosto 1985, n. 440, della concessione di un assegno straordinario vitalizio dell'importo annuo di 18.000 euro al signor Andrea Frezza, regista, sceneggiatore e scrittore.

Questa comunicazione è depositata presso il Servizio per i Testi normativi a disposizione degli onorevoli deputati.

Annunzio di progetti di atti comunitari e dell'Unione europea.

Il ministro per le politiche europee, con lettera in data 3 aprile 2009, ha trasmesso, ai sensi degli articoli 3 e 19 della legge 4 febbraio 2005, n. 11, progetti di atti comunitari e dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.

Tali atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Trasmissione dal garante del contribuente della regione Puglia.

Il garante del contribuente della regione Puglia, con lettera in data 30 marzo 2009, ha trasmesso la relazione sullo stato dei rapporti tra fisco e contribuenti nel campo della politica fiscale riferita all'anno 2008, predisposta ai sensi dell'articolo 13, comma 13-bis, della legge 27 luglio 2000, n. 212.

Questa documentazione è trasmessa alla VI Commissione (Finanze).

Trasmissione dal difensore civico del Molise.

Il difensore civico del Molise, con lettera in data 26 marzo 2009, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 16, comma 2, della legge 15 maggio 1997, n. 127, la relazione sull'attività svolta dallo stesso difensore civico relativa all'anno 2008 (doc. CXXVIII, n. 8).

Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla I Commissione (Affari costituzionali).

Trasmissione dal difensore civico dell'Emilia-Romagna.

Il difensore civico dell'Emilia-Romagna, con lettera in data 26 marzo 2009, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 16, comma 2, della legge 15 maggio 1997, n. 127, la relazione sull'attività svolta dallo stesso difensore civico relativa all'anno 2008 (doc. CXXVIII, n. 6).

Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla I Commissione (Affari costituzionali).

Trasmissione dal difensore civico del Veneto.

Il difensore civico del Veneto, con lettera in data 27 marzo 2009, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 16, comma 2, della legge 15 maggio 1997, n. 127, la relazione sull'attività svolta dallo stesso difensore civico relativa all'anno 2008 (doc. CXXVIII, n. 5).

Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla I Commissione (Affari costituzionali).

Trasmissione dal difensore civico della Toscana.

Il difensore civico della Toscana, con lettera in data 30 marzo 2009, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 16, comma 2, della legge 15 maggio 1997, n. 127, la relazione sull'attività svolta dallo stesso difensore civico relativa all'anno 2008 (doc. CXXVIII, n. 9).

Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla I Commissione (Affari costituzionali).

Trasmissione dal difensore civico della Basilicata.

Il difensore civico della Basilicata, con lettera in data 31 marzo 2009, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 16, comma 2, della legge 15 maggio 1997, n. 127, la relazione sull'attività svolta dallo stesso difensore civico relativa all'anno 2008 (doc. CXXVIII, n. 10).

Questo documento - che sarà stampato - è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali).

Trasmissione dal difensore civico della Valle d'Aosta.

Il difensore civico della Valle d'Aosta, con lettera in data 31 marzo 2009, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 16, comma 2, della legge 15 maggio 1997, n. 127, la relazione sull'attività svolta dallo stesso difensore civico relativa all'anno 2008 (doc. CXXVIII, n. 7).

Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alle I Commissione (Affari costituzionali).

Atti di controllo e di indirizzo.

Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B  al resoconto della seduta odierna.

Annunzio di risposte scritte ad interrogazioni.

Sono pervenute alla Presidenza dai competenti Ministeri risposte scritte ad interrogazioni. Sono pubblicate nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

DISEGNO DI LEGGE: CONVERSIONE IN LEGGE DEL DECRETO-LEGGE 10 FEBBRAIO 2009, N. 5, RECANTE MISURE URGENTI A SOSTEGNO DEI SETTORI INDUSTRIALI IN CRISI (A.C. 2187-A)

A.C. 2187-A - Ordini del giorno

ORDINI DEL GIORNO

(Non sono compresi quelli ritirati)

La Camera,
premesso che:
le disposizioni del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito in legge n. 133 del 6 agosto 2008, hanno previsto il riconoscimento di una carta postale prepagata denominata Social Card destinata a sostenere le categorie meno abbienti del tessuto sociale italiano;
le social card finora distribuite sono state solo 560 mila, meno della metà del previsto, di cui solo 420.000 attivate entro dicembre 2008;
secondo i dati del Caf Acli, il 40 per cento di coloro che avrebbero diritto alla Carta secondo il requisito del reddito, ne rimangono esclusi per via dell'età;
la social card, come misura a sostegno delle fasce più deboli in Italia, ha mostrato le sue criticità, sia sul versante organizzativo-burocratico sia su quello dell'intervento sociale;
le risorse finanziarie che alimentano le social card derivano da un Fondo di 450 milioni di euro annui presso la Tesoreria dello Stato ed intestato all'amministrazione responsabile di cui al momento soltanto una parte delle risorse in esso presenti risulta essere stata orientata verso la messa in disponibilità di social card, nei confronti dei cittadini aventi diritto,

impegna il Governo

a tenere in dovuta considerazione l'eventualità di predisporre adeguati provvedimenti al fine di usufruire delle risorse previste dal fondo a sostegno della misura delle social card, orientandole verso interventi sociali più proficui e concreti che consentano di sostenere il progetto di riforma degli ammortizzatori sociali e di predisporre misure a sostegno del reddito dei lavoratori con carriere discontinue e in disoccupazione e adeguate misure per il reddito e l'occupazione.
9/2187-A/1.Proietti Cosimi, Di Biagio.

La Camera,
premesso che:
le disposizioni del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito in legge n. 133 del 6 agosto 2008, hanno previsto il riconoscimento di una carta postale prepagata denominata Social Card destinata a sostenere le categorie meno abbienti del tessuto sociale italiano;
le social card finora distribuite sono state solo 560 mila, meno della metà del previsto, di cui solo 420.000 attivate entro dicembre 2008;
secondo i dati del Caf Acli, il 40 per cento di coloro che avrebbero diritto alla Carta secondo il requisito del reddito, ne rimangono esclusi per via dell'età;
la social card, come misura a sostegno delle fasce più deboli in Italia, ha mostrato le sue criticità, sia sul versante organizzativo-burocratico sia su quello dell'intervento sociale;
le risorse finanziarie che alimentano le social card derivano da un Fondo di 450 milioni di euro annui presso la Tesoreria dello Stato ed intestato all'amministrazione responsabile di cui al momento soltanto una parte delle risorse in esso presenti risulta essere stata orientata verso la messa in disponibilità di social card, nei confronti dei cittadini aventi diritto,

impegna il Governo

a valutare l'eventualità di predisporre adeguati provvedimenti al fine di usufruire delle risorse previste dal fondo a sostegno della misura delle social card, orientandole verso interventi sociali più proficui e concreti che consentano di sostenere il progetto di riforma degli ammortizzatori sociali e di predisporre misure a sostegno del reddito dei lavoratori con carriere discontinue e in disoccupazione e adeguate misure per il reddito e l'occupazione.
9/2187-A/1.(Testo modificato nel corso della seduta) Proietti Cosimi, Di Biagio.

La Camera,
premesso che:
ai sensi della legislazione vigente non possono accedere alla tassazione agevolata di cui all'imposta sostitutiva riferita alle quote di retribuzione variabile, collegate all'incremento della produttività, tutti quei soggetti con un reddito superiore alla soglia ora considerata di 35 mila euro lordi annui;
la retribuzione detassabile non può comunque superare il tetto di 3 mila euro totali;
un ulteriore stimolo alla diffusione del sistema retributivo variabile (già previsto in diversi contratti nazionali di lavoro) potrebbe ottenersi non solo mediante ulteriori misure di decontribuzione, ma anche attraverso interventi di detassazione rivolti a sottrarre in misura maggiore di adesso al sistema di tassazione progressiva sui redditi complessivi gli importi erogati a titolo di componenti variabili del reddito,

impegna il Governo:

a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di bilancio, di prevedere un differente meccanismo fiscale basato sulla determinazione di un'aliquota percentuale del reddito (ad esempio del 5 per cento) da applicarsi fino ad un fascia di retribuzione (ad esempio 50 mila euro annui) che non discrimini selettivamente le categorie professionali in relazione al livello di reddito, ma sia esteso a tutti i lavoratori, a prescindere dai livelli di retribuzione;
in via subordinata, a valutare l'opportunità di eliminare l'attuale tetto retributivo di 35 mila euro lordi e di consentire, così, a tutti i lavoratori la possibilità di avvalersi del limite di retribuzione detassabile di 3 mila euro.
9/2187-A/2.Di Biagio, Cazzola, Lorenzin, Antonino Foti.

La Camera,
premesso che:
l'attuale crisi economica che ha investito anche il nostro Paese ha posto in evidenza alcune criticità del sistema bancario ed in particolare nel settore funzionale per il credito alle imprese che, allo stato, presentano problemi di liquidità con effetti che si ripercuotono su tutto il sistema Paese;
nel quadro delle criticità economiche cui devono far fronte le imprese del nostro Paese, vi sono i crediti vantati verso la pubblica amministrazione;
l'articolo 9 comma 3-bis della legge 28 gennaio 2009, n. 2 «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, recante misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa e per ridisegnare in funzione anti-crisi il quadro strategico nazionale» pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 22 del 28 gennaio 2009, prevede che: «per l'anno 2009, su istanza del creditore di somme dovute per somministrazioni, forniture e appalti, le regioni e gli enti locali, nel rispetto dei limiti di cui agli articoli 77-bis, 77-ter del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, possono certificare, entro il termine di venti giorni dalla data di ricezione dell'istanza, se il relativo credito sia certo, liquido ed esigibile, al fine di consentire al creditore la cessione pro soluto a favore di banche o intermediari finanziari riconosciuti dalla legislazione vigente. Tale cessione ha effetto nei confronti del debitore ceduto, a far data dalla predetta certificazione, che può essere a tal fine rilasciata anche nel caso in cui il contratto di fornitura o di servizio in essere alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto escluda la cedibilità del credito medesimo»;
sempre all'articolo 9 comma 3-bis della medesima legge si stabilisce «Con decreto del ministro dell'economia e delle finanze, da adottare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, sono disciplinate le modalità di attuazione del presente comma.»;
i termini per l'emanazione del decreto del ministro dell'economia e delle finanze per l'attuazione della norma prevista sono scaduti il 28 febbraio 2009,

impegna il Governo

a dare puntuale attuazione a quanto previsto dall'articolo 9 comma 3-bis della legge 28 gennaio 2009, n. 2, al fine di porre le imprese italiane nelle condizioni di poter accedere agli strumenti finanziari previsti e, nel contempo a vigilare sulle banche o sugli intermediari finanziari riconosciuti dalla legislazione vigente affinché garantiscano, per quanto di loro competenza, l'attuazione di quanto previsto dal citato comma 3-bis.
9/2187-A/3.Cazzola, Lorenzin, Antonino Foti, Polidori, Vincenzo Antonio Fontana, Pelino, Di Biagio.

La Camera,
premesso che:
con la legge 7 agosto 1997, n. 266, al fine di agevolare l'accesso al lavoro o il reimpiego, il legislatore ha disposto una serie di benefici in favore dei datori di lavoro che procedano all'assunzione di lavoratori con particolari tipologie contrattuali o in possesso di particolari requisiti. In particolare all'articolo 20 comma 2 della norma, si stabiliva che alle imprese con meno di 250 dipendenti che assumono, anche con contratto di lavoro a termine, dirigenti privi di occupazione spetta un contributo economico pari al 50 per cento della contribuzione complessiva dovuta (datore di lavoro più dirigente) all'Inps per una durata non superiore a 12 mesi. L'agevolazione si applicava con la sola parziale esclusione dell'aliquota dello 0,30 per cento devoluta al fondo per la formazione continua inclusa nella contribuzione per la disoccupazione, detta agevolazione riguarda anche i premi Inail;
la crisi che ha investito il nostro Paese, e che vede le imprese italiane confrontarsi non senza difficoltà su un mercato internazionale colpito da una pesante recessione economica, richiede l'adozione di misure straordinarie volte a favorire l'innovazione e l'internazionalizzazione delle aziende italiane come strumento di sostegno atto a garantire il mantenimento degli attuali livelli produttivi e occupazionali;
il rifinanziamento del Fondo di cui all'articolo 20 della legge 7 agosto 1997, n. 266, configura uno strumento idoneo per il soddisfo delle esigenze di quelle imprese che, in un momento come quello attuale, invece di comprimere la produzione e ridurre il personale decidono di puntare sul loro sviluppo attraverso piani di innovazione di processo e/o di prodotto nonché di internazionalizzazione commerciale e/o produttiva assumendo, anche con contratto di lavoro a termine, dirigenti privi di occupazione capaci di dare un apporto significativo in termini di know-how all'impresa stessa, sostenendo in tal modo i livelli occupazionali del Paese,

impegna il Governo

a valutare l'adozione di idonei provvedimenti legislativi per il rifinanziamento del Fondo di cui all'articolo 20 della legge 7 agosto 1997, n. 266 per quelle imprese che abbiano presentato piani aziendali deliberati dai competenti organi amministrativi finalizzati alla realizzazione di progetti di innovazione di processo e/o di prodotto nonché di internazionalizzazione commerciale e/o produttiva, tenuto conto che sulla base di tali piani di sviluppo aziendale è necessario che la durata del contributo sia elevata a ventiquattro mesi.
9/2187-A/4.Giammanco, Cazzola, Vignali, Versace, Sammarco.

La Camera,
premesso che:
già oggi nel caso di cassa integrazione guadagni straordinaria la legge vigente prevede che le aziende in difficoltà non siano tenute ad anticipare il trattamento integrativo dovuto dall'INPS ai lavoratori. Estendere questa possibilità prevista per le imprese in difficoltà anche per la cassa integrazione guadagni ordinaria, senza oneri aggiuntivi per lo Stato, può rappresentare un ulteriore mezzo per affrontare l'attuale congiuntura economica internazionale e permettere alle aziende, che sono in uno stato di difficoltà, di poter affrontare con maggiore serenità il ricorso allo strumento degli ammortizzatori sociali senza doversi esporre ad onerose anticipazioni che sottrarrebbero preziose risorse economiche al loro sostegno e sviluppo,

impegna il Governo:

a valutare l'opportunità di adottare appositi provvedimenti legislativi finalizzati a consentire alle aziende che hanno richiesto e ottenuto, secondo le vigenti disposizioni legislative, l'autorizzazione a differire il versamento degli oneri sociali dovuti agli enti erogatori di forme di previdenza obbligatoria, l'esonero dal pagamento degli interessi e dei gravami di legge, fermo restando che il pagamento delle somme dovute a tale titolo è ricalcolato e posticipato in forma rateale a partire dal 1° gennaio 2012;
a valutare, altresì, l'opportunità di adottare appositi provvedimenti legislativi finalizzati a consentire al datore di lavoro che versa in comprovate e accertate condizioni di difficoltà economica o produttive l'esonero dall'obbligo di anticipare ai propri dipendenti sospesi dal lavoro il trattamento ordinario di integrazione salariale a carico dell'INPS.
9/2187-A/5.Vignali, Cazzola, Di Biagio, Vincenzo Antonio Fontana, Antonino Foti, Versace, Sammarco, Della Vedova.

La Camera,
premesso che:
negli anni trascorsi si è positivamente conclusa (sul piano finanziario e per numero delle adesioni riscontrate) la ristrutturazione dei crediti agricoli dell'INPS riguardanti le prime cinque operazioni di cartolarizzazione dei crediti contributivi dell'istituto e comprendenti i crediti agricoli maturati a tutto il 31 dicembre 2004;
tale operazione si è svolta attraverso l'acquisto da parte di un pool di banche (Deutsche Bank e Unicredit) dei crediti agricoli cartolarizzati dall'Inps già ceduti alla società veicolo SCCI Spa;
la ristrutturazione dei crediti consisteva nel fornire la possibilità a ciascun debitore ceduto di aderire alla convenzione proposta dalle banche optando tra il pagamento in un'unica soluzione (con un abbattimento dell'importo nominale tra il 70 per cento ed il 78 per cento) e quello dilazionato in 40 rate trimestrali costanti (con una decurtazione dell'importo nominale compresa tra il 60,2 per cento e il 71 per cento);
la previsione di un accordo operativo tra le banche del pool per la gestione dei crediti non ristrutturati con remunerazione a quest'ultima per l'attività di supporto al servicing per le attività di «avviso bonario» e per le infrastrutture informatiche,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di estendere esperienze analoghe di ristrutturazione dei crediti contributivi dell'INPS ad altri settori come l'industria, l'artigianato, il terziario assumendo le necessarie iniziative con tutti i soggetti interessati.
9/2187-A/6.Saglia, Cazzola.

La Camera,
premesso che:
le aree produttive e gli agglomerati industriali con i connessi distretti della Campania interna, in specie nel Sannio Beneventano, registrano evidenti e gravi difficoltà di ordine economico e finanziario soprattutto per il difficile accesso al credito, per carenza di domande produttive, per difficoltà strutturali relativamente allo stoccaggio dei manufatti e alle difficoltà della commercializzazione;
è necessario predisporre un intervento, di intesa con gli organi regionali e con il sistema delle autonomie locali, strategico e complessivo per le aree suddette che da lunghi anni registrano inadeguati, insufficienti, modesti interventi da parte dello Stato nazionale,

impegna il Governo

a porre in essere tutte quelle azioni necessarie per agevolare l'accesso al credito, per attivare fiscalità di vantaggio, per alleggerire il peso degli oneri fiscali e aziendali da versare alle autorità competenti, per predisporre adeguati interventi di sostegno finanziario e di rafforzamento logistico-produttivo delle aree industriali per il nucleo tessile del comune di Airola, per il nucleo produttivo della città di Benevento e del suo hinterland e per il distretto industriale di San Marco dei Cavoti e l'area Fortorina, per il distretto di Sant'Agata dei Goti e di tutta la valle Caudina.
9/2187-A/7.Mario Pepe (PD).

La Camera,
premesso che:
l'Autorità per le comunicazioni con delibera n. 149/05/CONS ha approvato il regolamento recante la disciplina della fase di avvio delle trasmissioni radiofoniche terrestri in tecnica digitale;
la necessità di stabilire una disciplina che, in accordo con i criteri e i principi direttivi contenuti nell'articolo 24, comma 1, della legge n. 112 del 2004, consenta lo sviluppo della diffusione radiofonica in tecnica digitale come naturale evoluzione del sistema analogico con la definizione delle fasi di sviluppo della radiofonia digitale;
l'esigenza di rispettare, nel nuovo contesto tecnologico, il rispetto dei principi posti dalla legge a tutela del pluralismo dell'informazione, della trasparenza, della concorrenza e della non discriminazione;
il Ministero per lo sviluppo economico ha stilato il «nuovo regolamento recante la disciplina della fase di avvio delle trasmissioni radiofoniche terrestri in tecnica digitale»;
al fine di superare il regime transitorio le associazioni maggiormente rappresentative delle imprese radiofoniche sostengono quanto sia necessario incentivare la diffusione di apparecchi riceventi in sistema T-DAB (il cui costo è di pochi euro),

impegna il Governo

ad adottare ulteriori iniziative normative volte a vincolare gli incentivi alla rottamazione alla presenza di autoradio con ricezione digitale DAB+ e DMB.
9/2187-A/8.Caparini.

La Camera,
premesso che:
le imprese che operano a vario titolo nel settore culturale italiano, alla luce della crisi economica che ha investito le economie internazionali con conseguente calo generalizzato dei consumi e dunque anche della fruizione del prodotto culturale, necessitano oggi di strumenti di sostegno adeguati, volti non solo alla conservazione di un patrimonio identitario, culturale e professionale unico nel suo genere e sul piano internazionale e che altrimenti rischierebbe di essere disperso con irreparabile danno per il Paese, ma anche per garantire adeguati strumenti per il mantenimento e la protezione sociale dei livelli occupazionali;
il settore delle imprese culturali, infatti, è privo di qualsiasi ammortizzatore sociale o rete protettiva per i suoi lavoratori e la riduzione delle risorse destinate alla produzione culturale e allo spettacolo (musica, prosa, industria cinema/audiovisivo) operata con la Finanziaria 2009 e, a livello periferico, dalle regioni, province e comuni, rischia di comprometterne la tenuta sul piano nazionale e internazionale con inevitabile ripercussione sui livelli occupazionali,

impegna il Governo

a valutare l'adozione di appositi provvedimenti legislativi al fine di garantire un adeguato sostegno alle imprese culturali italiane ed ai lavoratori del settore, anche attraverso l'introduzione di adeguate misure di protezione sociale tra le quali l'estensione della cassa integrazione in deroga nella fase transitoria e in attesa di interventi organici di riordino della previdenza e dell'assistenza del settore.
9/2187-A/9.Ceccacci Rubino, Cazzola.

La Camera,
premesso che:
il settore dell'autotrasporto si trova da molto tempo in una difficile situazione resa ancora più grave dall'esplodere della crisi economica;
all'articolo 9 del decreto legislativo n. 286 del 2005 finalizzato all'individuazione delle condizioni di mercato e dei costi medi delle imprese anche allo scopo di rispettare i criteri di sicurezza sociale e stradale alla base della riforma del settore avviata nel 2005;
siamo in presenza di una insufficiente attuazione dell'articolo 83-bis della legge n. 133 del 2008 in particolare in riferimento ai commi relativi alla relazione tra la tariffa e il prezzo del gasolio e che continua a mancare la rilevazione mensile del dato relativo al costo medio del carburante;
si assiste ad una eccessiva lentezza nella concreta erogazione degli stanziamenti a sostegno del settore già previsti in vari provvedimenti;
sono frequenti situazioni di intermediazione selvaggia che danneggiano le imprese che investono in qualità e sicurezza del servizio,

impegna il Governo

ad attuare in tempi brevi quanto previsto all'articolo 9 del decreto legislativo n. 286 del 2005 istituendo l'Osservatorio sulle attività di autotrasporto.
9/2187-A/10.Meta, Velo, Boffa, Bonavitacola, Fiano, Lovelli, Tullo.

La Camera,
premesso che:
in data 19 novembre 2008 la Commissione trasporti della Camera ha approvato all'unanimità una risoluzione sulla privatizzazione Tirrenia;
la Tirrenia e le società regionali da questa controllate (Caremar, Saremar, Siremar e Toremar) esercitano il servizio pubblico di cabotaggio marittimo fra la penisola e le isole maggiori e minori in base a specifiche convenzioni in scadenza alla fine del 2008;
la legge finanziaria per il 2007 (commi 998 e 999 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296) ha predisposto la stipula di nuove convenzioni tra lo Stato e le società del gruppo Tirrenia aventi scadenza non anteriore al 31 dicembre 2012 al fine di privatizzare le società esercenti servizi di cabotaggio pubblico;
il Documento di programmazione economico-finanziaria per gli anni 2009-2013, deliberato dal Consiglio dei ministri il 18 giugno 2008, ha confermato la volontà del Governo di attuare tempestivamente, in coerenza anche con quanto previsto dalla legge finanziaria per il 2007, il processo di privatizzazione della Tirrenia;
il decreto legislativo 19 novembre 1997, n. 422 e, successivamente, il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, hanno attribuito alle regioni le funzioni in materia di servizio pubblico di cabotaggio marittimo che si svolgono all'interno del loro territorio, prevedendo altresì la possibilità per le regioni Campania, Sardegna, Sicilia e Toscana di richiedere, entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore del decreto-legge, il trasferimento a titolo gratuito della partecipazione totalitaria detenuta da Tirrenia di navigazione Spa rispettivamente nelle società Caremar, Saremar, Siremar e Toremar; nessuna delle regioni interessate ha peraltro esercitato tale facoltà entro i termini previsti; dall'ampia attività conoscitiva svolta dalla Commissione mediante audizioni informali dei soggetti interessati è emerso che:
a) gran parte dell'attività della società Tirrenia di navigazione S.p.A. può essere svolta come libera attività imprenditoriale, secondo condizioni di mercato;
b) le sovvenzioni a carico del bilancio dello Stato rappresentano una quota rilevante delle entrate del gruppo Tirrenia e i costi operativi risultano mediamente più elevati rispetto a quelli delle società private del settore;
c) deve essere realizzato un significativo recupero di efficienza della gestione, in linea con gli obiettivi individuati dal piano industriale del gruppo, definito nel 2007 e non ancora approvato, e con i criteri per la determinazione degli oneri di servizio pubblico e delle dinamiche tariffarie, di cui alla delibera CIPE del 9 novembre 2007;
risulta pertanto indispensabile completare rapidamente il processo di liberalizzazione del settore del cabotaggio pubblico e privatizzare le società esercenti i servizi di collegamento marittimo che rivestono carattere di pubblica utilità;
occorre al tempo stesso garantire la continuità e la qualità del servizio anche per le tratte che non rivestono interesse di mercato e, in particolare, assicurare la continuità territoriale e l'erogazione dei servizi essenziali per i collegamenti con le isole maggiori e minori, e tra le isole stesse;
visto che il 13 marzo 2009 è stato approvato definitivamente il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che fissa i criteri di privatizzazione e le modalità di dismissione della partecipazione detenuta indirettamente dal ministro dell'economia e delle finanze nel capitale di Tirrenia di navigazione S.p.A. sulla privatizzazione Tirrenia;
considerato che il ministro nel corso dell'audizione in Commissione trasporti alla Camera ha dichiarato la necessità di un taglio delle corse per uniformarsi alle richieste dall'Europa;
che presso il Ministero è istituito un tavolo permanente su Tirrenia a cui non fanno parte i sindacati,

impegna il Governo:

nell'ambito della privatizzazione, a garantire il mantenimento degli attuali livelli di servizio di collegamento con le isole italiane e in particolare con le isole minori;
a garantire la salvaguardia dei livelli occupazionali e la tutela nei confronti dei lavoratori del Gruppo Tirrenia;
ad attivare presso il Ministero un tavolo di confronto per la definizione del percorso di privatizzazione in cui siano presenti gli enti locali e le regioni interessate e che coinvolga le organizzazioni sindacali.
9/2187-A/11.Velo, Meta.

La Camera,
premesso che:
nel decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5 «Misure urgenti a sostegno dei settori industriali in crisi» per quanto attiene al sostegno della mobilità sostenibile (Articolo 1 «Incentivi al rinnovo del parco circolante e incentivi all'acquisto di veicoli ecologici») il dettato dei commi 1, 2, 3, 4, congiuntamente a quanto disposto dalla legge 27 dicembre 2006 n. 296, concorre ad incentivare gli autoveicoli a minimo impatto ambientale («ecologici») in varia misura;
per quanto riguarda le misure a sostegno delle autovetture, l'entità del contributo è il medesimo per tutte le tipologie nonostante le emissioni di CO2 ascrivibili alla tipologia elettrica a batteria (emissioni degli impianti di generazione elettrica, con l'attuale mix nazionale di fonti energetiche utilizzate) è valutabile in circa 70 g/km, largamente inferiore a quello delle migliori tipologie con motorizzazione endotermica, cosa che giustificherebbe una maggior selettività a favore delle tipologie elettriche;
parimenti, le misure a sostegno degli autocarri appaiono fortemente penalizzanti per le soluzioni elettriche a batteria, che per quanto sopra detto sono caratterizzati da emissioni di CO2 decisamente inferiori anche a quelle dei veicoli a metano, oltre che da emissioni locali del tutto nulle e da consumi petroliferi (per la produzione dell'energia elettrica necessaria a ricaricare le batterie) dell'ordine di solo 1/3 di quanto consumato dai veicoli endotermici;
il settore della produzione di veicoli elettrici a batteria in Italia è uno dei più attivi dell'ambito europeo, con la presenza di numerose industrie di piccola/media dimensione che nel corso degli anni, per competenze e qualità dei prodotti, si sono imposte anche sul mercato internazionale aggiudicandosi gare in competizione con operatori esteri, e che in Italia hanno gradatamente costituito un circolante che, per quanto limitato in rapporto al totale nazionale, è tra i più ampi al mondo;
in ambito UE risulta essere stata recentemente approvata la proposta del Parlamento europeo di stimolare i paesi membri per la costituzione di un mercato dei veicoli pubblici ecologici, assumendo implicitamente l'opportunità di un supporto selettivo commisurato alla valenza ambientale ed energetica di ciascuna opzione oggi presente sul mercato,

impegna il Governo

ad adottare ulteriori iniziative normative volte a:
incrementare l'entità degli incentivi destinati ai veicoli elettrici a batteria, portandoli a valori analoghi a quelli stabiliti per i veicoli a metano, o più opportunamente a valori anche superiori;
includere nelle tipologie aventi titolo alle incentivazioni anche i veicoli elettrici per trasporto pubblico;
includere nelle tipologie aventi titolo alle incentivazioni anche i motocicli elettrici.
9/2187-A/13.Beltrandi, Zamparutti, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Maurizio Turco.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 7-quinquies del decreto-legge in esame, ha istituito un fondo nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, con una dotazione, per l'anno 2009, di 400 milioni allo scopo di finanziare interventi urgenti ed indifferibili, con particolare riguardo ai settori dell'istruzione e agli interventi organizzativi connessi ad eventi celebrativi;
l'utilizzo di tale fondo è disposto con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di concerto con il ministro dell'economia e delle finanze, con il quale sono individuati gli interventi da finanziare e i relativi importi, indicando ove necessario le modalità di utilizzo delle risorse;
è necessario integrare l'autorizzazione di spesa prevista nel decreto legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito con modificazioni dalla legge 28 gennaio 2009 n, 2, per consentire gli interventi volti al finanziamento delle attività dirette a favorire la stabilizzazione occupazionale dei soggetti impegnati in lavori socialmente utili presso gli istituti scolastici, di cui all'articolo 78, comma 31, della legge 23 dicembre 2000, n. 388 (legge finanziaria per il 2001), e quindi assicurare il corretto svolgimento del servizio dagli stessi resi allo scopo di consentire il regolare svolgimento dell'anno scolastico in corso;
in relazione agli eventi celebrativi connessi al Vertice G8 che si svolgerà dall'8 al 10 luglio prossimo venturo a La Maddalena, allo scopo di procedere alle ulteriori attività che consentiranno il regolare svolgimento di tale manifestazione che porterà l'Italia al centro dell' attenzione del panorama internazionale, si rende quindi necessario procedere alla allocazione di ulteriori risorse da finalizzare agli interventi connessi allo svolgimento del Vertice;
si succederanno a partire dal 26 giugno 2009 e fino al 5 luglio 2009 nelle più prestigiose strutture sportive di tutto l'Abruzzo, coinvolgendo gli atleti e le formazioni delle 23 nazioni partecipanti, i giochi del Mediterraneo. Per consentire il regolare svolgimento di tale rilevante manifestazione si rende necessario destinare ulteriori finanziamenti per il completamento degli interventi previsti;
al fine di consentire la prosecuzione degli interventi connessi al Programma nazionale di ricerche in Antartide (PNRA), occasione per l'Italia di confrontarsi scientificamente e tecnologicamente con le nazioni più importanti presenti in quel territorio, si rende necessario allocare le occorrenti provviste finanziare per assicurare il mantenimento della presenza italiana al Polo Sud attualmente pregiudicata dalla penuria di risorse;
nel maggio prossimo venturo si terrà a Latina l'adunanza dell'associazione nazionale alpini, importante occasione di incontro e di condivisione dei valori fondanti la storia di questo prestigioso Corpo e che quindi si rende necessario destinare le occorrenti provviste finanziarie per con sentire il corretto svolgimento degli interventi connessi a tale evento celebrativo,

impegna il Governo

ad adottare ogni disposizione attuativa e, ove occorrendo, interpretativa, allo scopo di destinare prontamente, a valere sul Fondo istituito con l'articolo 7-quinquies del decreto-legge in esame, le occorrenti risorse finanziarie a favore dei soggetti impegnati in lavori socialmente utili presso gli istituti scolastici, nonché al fine di consentire l'effettuazione degli interventi connessi al Vertice G8, degli interventi relativi ai giochi del Mediterraneo 2009, degli interventi connessi alla festa degli alpini che si terrà a Latina nel maggio 2009 e la prosecuzione degli interventi connessi al Programma nazionale di ricerche in Antartide (PNRA).
9/2187-A/14.Milanese.

La Camera,
premesso che:
la situazione di grave crisi economica che investe il Paese ha necessità di un'articolazione di iniziative che consentano, soprattutto nelle aree depresse del Paese, una possibilità di ripresa;
in questa situazione gli enti locali possono rappresentare un volano importante per lo sviluppo e conseguentemente è necessario trovare nuove fonti di investimento che li vedano protagonisti;
in particolare, per i comuni sotto i 15 mila abitanti, è possibile immaginare la possibilità di accedere ai fondi della Cassa depositi e prestiti, al fine di sviluppare e produrre fonti di energia alternativa, in modo tale da diminuire gli attuali costi di gestione, determinare nuove possibilità occupazionali e, contemporaneamente, innalzare la qualità della vita dei cittadini;
come è noto, attualmente, le fonti di illuminazione pubblica sono costituite da tecnologie obsolete che comportano un grave spreco di energia elettrica e rappresentano una fonte di spesa notevole per gli enti locali;
senza contare che l'altalenante prezzo del petrolio e gli impegni presi dall'Italia con la firma del Protocollo di Kyoto impongono lo sviluppo dell'utilizzo di energie rinnovabili che possono diventare uno strumento strategico indispensabile;
impegnarsi a promuovere un piano nazionale per la conversione, nei comuni con 15 mila abitanti, degli attuali sistemi di illuminazione in sistemi ad energia alternativa, può generare risparmi sulle spese correnti e disponibilità di nuove risorse che determinerebbero un forte impulso occupazionale,

impegna il Governo

a verificare la possibilità, di consentire ai comuni, con popolazione uguale o inferiore ai 15 mila abitanti, di accedere ai finanziamenti della Cassa Depositi e Prestiti al fine di realizzare, sviluppare e produrre direttamente energie derivanti da fonti rinnovabili.
9/2187-A/15.Lo Monte, Belcastro, Commercio, Iannaccone, Latteri, Lombardo, Milo, Sardelli.

La Camera,
premesso che:
il Governo nel decreto-legge in esame ha ritenuto, opportunamente, di incrementare il fondo dell'istituto sperimentale di tutela del reddito per i lavoratori a progetto;
tale norma si inserisce in un quadro più generale di aiuti ai lavoratori che hanno perso o rischiano di perdere il posto di lavoro a causa della crisi economica globale i cui riflessi stanno creando non pochi problemi nel nostro Paese;

in tal senso appare opportuno intraprendere nuovi ed ulteriori interventi al fine di sostenere lo sviluppo e l'occupazione,

impegna il Governo

a verificare la possibilità, soprattutto nelle aree svantaggiate del Paese, al fine di contribuire alla creazione di impresa, contrastare i fenomeni di disoccupazione ed aumentare i tassi di partecipazione al mercato del lavoro, per i lavoratori di cui all'articolo 19, comma 2 del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito in legge, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, di istituire presso il Ministero dello sviluppo economico un apposito Fondo di rotazione, denominato «Fondo di garanzia per il microcredito» la cui gestione sia demandata alla Cassa Depositi e Prestiti, verificando al contempo la possibilità di una compartecipazione a tali finalità da parte delle regioni.
9/2187-A/16.Milo, Lo Monte, Belcastro, Commercio, Iannaccone, Latteri, Lombardo, Sardelli.

La Camera,
premesso che:
come è noto, la materia del ricorso all'indebitamento da parte degli enti locali è stata riformata dal TUEL (testo unico enti locali), decreto legislativo n. 267 del 2000, che ne ha previsto la disciplina agli articoli 202 e seguenti;
in particolare l'articolo 204, sui limiti della capacità di indebitamento, fissava la soglia come di seguito: «l'importo annuale degli interessi sommato a quello di mutui precedentemente contratti e a quello derivante da garanzie prestate ai sensi dell'articolo 207, al netto dei contributi statali e regionali in conto interessi, non supera il 25 per cento delle entrate relative ai primi tre titoli delle entrate del rendiconto del penultimo anno precedente a quello in cui viene prevista l'assunzione del mutuo»;
tale norma, nel corso del tempo, è stata via via modificata, sino a stabilire l'attuale limite del 15 per cento, costringendo gli enti locali a fare due scelte:
A) ridurre drasticamente gli investimenti per poter rispettare il nuovo limite del 15 per cento, salvaguardando la situazione finanziaria complessiva;
B) mantenere un buon livello di investimenti facendo ricorso a forme alternative di finanza derivata, assumendo tutti i rischi che tali operazioni comportano, specie in un periodo di grave crisi finanziaria e andando incontro a pericolosi indebitamenti a carico dei propri bilanci,

impegna il Governo

a verificare la possibilità di ripristinare l'originaria soglia di indebitamento del 25 per cento al fine di consentire agli enti locali di perseguire un'attiva politica di investimenti facendo ricorso a prestiti a condizioni sicure come quelli della cassa depositi e prestiti.
9/2187-A/17.Latteri, Lo Monte, Belcastro, Commercio, Iannaccone, Lombardo, Milo, Sardelli.

La Camera,
premesso che:
gli enti locali rappresentano, con i loro investimenti, un volano importante per lo sviluppo e l'occupazione e lo sviluppo nel territorio di competenza;
l'attuale crisi economica e la necessità di rispettare i parametri del patto di stabilità ha, in parte, frenato questa importante prerogativa;
con la circolare n. 1250/03 della Cassa Depositi e Prestiti, relativo al Fondo rotativo per la progettualità, sono stati fissati, in tema di accesso e rimborso dei prestiti, delle soglie che spesso si scontrano con la volontà dei singoli Enti locali, soprattutto quelli di piccole dimensioni, di progettare e pianificare degli investimenti,

impegna il Governo

a verificare, anche in funzione delle nuove prerogative attribuite alla Cassa Depositi e Prestiti, la possibilità di ridurre i limiti di importo per l'accesso al credito da parte degli Enti locali e di allungare i tempi per il rimborso di quanto dovuto al fine di rimettere in moto significativamente l'attività di investimento degli enti locali che potrebbero continuare a svolgere un ruolo importante e significativo per le economie dei singoli territori e, conseguentemente, per l'economia nazionale.
9/2187-A/18.Commercio, Lo Monte, Belcastro, Iannaccone, Latteri, Lombardo, Milo, Sardelli.

La Camera,
premesso che:
l'attuale crisi economica si sta riversando pesantemente sulle piccole e medie imprese che, spesso, non riescono ad assolvere al pagamento dei mutui contratti, vedendosi costrette a sospendere la propria attività;
il Governo, nel provvedimento in esame, ha inserito norme che faciliteranno sicuramente la ripresa e la tenuta delle piccole e medie imprese;
tali norme rischiano, però, di non risultare più praticabili per le imprese che rischiano già oggi di risultare insolventi per i mutui già contratti;
situazione simile si stanno vivendo migliaia di famiglie che, a causa di licenziamenti, disoccupazione e perdita del potere d'acquisto dei salari, rischiano o già non possono più pagare le quote di mutuo relative all'acquisto della prima casa,

impegna il Governo

ad attivarsi al fine di verificare la possibilità di un accordo con l'ABI affinché si possa prevedere una sospensione, quantomeno parziale, delle quote di mutuo, per un periodo da concordare, per quanto riguarda:
a) i mutui per l'acquisto, la costruzione e la ristrutturazione dell'abitazione principale, ad eccezione di quelle di categoria A1, A8 e A9, sottoscritti o accollati anche a seguito di frazionamento da persone fisiche, fino al 31 dicembre 2008, con reddito complessivo familiare inferiore a 60 mila euro annui;
b) i mutui accesi dai titolari ovvero dai rappresentanti legali delle piccole e medie imprese, con un fatturato non superiore a 40 milioni di euro oppure con un bilancio annuo non superiore a 27 milioni di euro, sottoscritti fino al 31 dicembre 2008.
9/2187-A/19.Iannaccone, Lo Monte, Belcastro, Commercio, Latteri, Lombardo, Milo, Sardelli.

La Camera,
premesso che:
il provvedimento in esame contiene misure che, in modo condivisibile, vanno nella direzione di porre la soluzione a problemi che si sono originati molti lustri fa, tuttavia le misure ivi previste hanno ricadute positive principalmente per le imprese zootecniche site nel nord Italia;
sarebbe opportuno tentare di risolvere con la stessa efficacia le problematiche che più frequentemente colpiscono le imprese agricole ed agroalimentari delle regioni del Mezzogiorno;
la attuale grave crisi economico-finanziaria globale ha ulteriormente accentuato i problemi suddetti per la evidente contrazione dei consumi anche agro-alimentari e ciò con un impatto diffuso da nord a sud del Paese;
in tale contesto il settore primario del meridione d'Italia rischia di pagare un prezzo altissimo anche perché alla crisi globale si affiancano, oltre all'estrema volatilità dei prezzi delle principali derrate agricole, quali ad esempio del grano duro - prodotto vitale per l'agricoltura nazionale e del Mezzogiorno -, anche difficoltà specifiche di quell'area del Paese,

impegna il Governo:

a valutare l'opportunità di introdurre in un prossimo intervento normativo misure volte a rafforzare gli interventi a sostegno dell'agricoltura delle regioni del Meridione;
a sostenere in via prioritaria alcuni settori strategici soprattutto per lo sviluppo ed il rilancio dell'agricoltura del Mezzogiorno, tra cui il settore ortofrutticolo, vitivinicolo e cerealicolo anche prevedendo forme di incentivazione alla riconversione delle colture, con l'obiettivo di sostenere standard uniformi ed elevati di quantità e qualità del prodotto su tutto il territorio;
a predisporre iniziative di carattere legislativo e finanziario per il rilancio ed il consolidamento aziendale delle imprese agricole e agroindustriali ed ittiche operanti nel Mezzogiorno, in particolare attraverso la razionalizzazione delle risorse idriche per l'agricoltura, lo sviluppo infrastrutturale e dei mercati o la proroga degli sgravi sugli oneri previdenziali.
9/2187-A/20.Lombardo, Lo Monte, Belcastro, Commercio, Iannaccone, Latteri, Milo, Sardelli.

La Camera,
premesso che:
il settore dell'olivicoltura e olivicolo sta vivendo una grave crisi economica ampliata ulteriormente dalla contestuale crisi finanziaria che sta attraversando la comunità internazionale;
in tale contesto le produzioni olivicole di eccellenza soffrono degli effetti della crisi economica e della concorrenza derivata dall'importazione di olio a minore prezzo e spesso di dubbia qualità;
la crisi economica colpisce in particolare le famiglie italiane indigenti, in particolare quelle composte da anziani, che nonostante gli sforzi del Governo, affrontano con difficoltà la quotidianità del vivere;
è necessario un intervento pubblico a sostegno delle cooperative e produttori di olio tipico e di qualità fortemente penalizzato dagli alti costi di raccolta e lavorazione che sempre di più rimane invenduto e inutilizzato,

impegna il Governo

a prevedere un intervento finalizzato all'acquisto di una quota non inferiore a 200 milioni di euro annui per un periodo non inferiore a tre anni, di olio prodotto da cooperative o produttori che garantiscano la qualità e la tracciabilità del prodotto, con l'impegno dei citati soggetti a reinvestire nella ulteriore qualificazione della produzione e della certificazione della tracciabilità del prodotto tipico regionale; nonché a distribuire l'olio acquisito ai soggetti o famiglie indigenti.
9/2187-A/21.Sardelli, Lo Monte, Belcastro, Commercio, Iannaccone, Latteri, Lombardo, Milo.

La Camera,
premesso che:
come è noto le imprese agricole e l'intera filiera del settore agro alimentare soffrono di una grave crisi economica che deriva da una crisi internazionale di proporzioni enormi e che vede gli Stati, a partire dall'Italia, nella necessità di promuovere interventi capaci di sostenere l'economia e in particolare le piccole e medie imprese;
in tale contesto di crisi internazionale, che ha compresso i consumi, le aziende agricole hanno visto una forte contrazione dei mercati che non hanno assorbito la produzione amplificando la già grave crisi del settore;
si rende necessario e auspicabile da parte del Governo un intervento a sostegno anche di quelle aziende agricole che a causa della crisi finanziaria ed economica si trovano ad avere assunto debiti contributivi nei confronti delle gestioni previdenziali e assistenziali;
la legge n. 81 del 2006 ha previsto una soluzione agevolata per le aziende agricole del problema dei debiti contributivi verso l'INPS, soluzione che, con difficoltà, si è concretizzata solo nell'anno 2007 con la cosiddetta «ristrutturazione» dei debiti agricoli;
in particolare veniva offerta ai debitori agricoli la facoltà di pagare il 30 per cento del debito verso l'INPS, purché fosse raggiunto un obiettivo minimo di adesione alla ristrutturazione da parte delle aziende;
l'obiettivo minimo sopraddetto veniva raggiunto solo nell'aprile 2008, con il pagamento da parte delle ditte aderenti alla ristrutturazione del 30 per cento del debito complessivo, certificato da un notaio: a questo punto è stato effettuato lo sgravio delle cartelle e sono state sospese le procedure esecutive, ovvero ipoteche e procedure immobiliari;
la possibilità di sanare le pendenze previdenziali agricole, attraverso la ristrutturazione dei debiti agricoli, era limitata ai contributi non pagati fino al 31 dicembre 2004;
in alcune zone del Paese, anche a causa della situazione di crisi economica, diversi agricoltori non hanno potuto ottemperare, anche dopo il 31 dicembre 2004, al pagamento regolare dei contributi previdenziali ed a causa della compensazione dei contributi con gli aiuti comunitari della PAC (articolo 4/bis della legge n. 46 del 2007), hanno estrema difficoltà a mantenere in vita l'azienda e conseguentemente ad avere un tenore di vita accettabile;
a tale situazione di difficoltà si aggiunge il termine della sospensione disposta per il triennio 2006-2008 degli aumenti annuali delle aliquote (0,20 per cento a carico del datore di lavoro e di 0,50 per cento a carico del lavoratore) dovute al Fondo pensioni lavoratori dipendenti dai datori di lavoro agricolo per operai a tempo indeterminato e determinato: tale agevolazione andrebbe prorogata in quanto in tale momento di crisi l'ulteriore aumento del costo del lavoro avrebbe ricadute negative sia sull'impresa che sulla situazione economica delle famiglie agricole;
per gli stessi motivi di cui sopra sarebbe opportuno per la stessa vitalità delle imprese agricole - ciò è tanto più vero in determinate aree del Paese come il sud o le aree particolarmente svantaggiate - prorogare le agevolazioni contributive sulla quota dei contributi a carico del datore di lavoro confermando le misure di riduzione contributiva vigenti,

impegna il Governo:

a valutare e predisporre gli atti necessari al fine di procedere ad una congrua rateizzazione dei debiti contributivi delle aziende agricole eventualmente maturati a partire dal 1° gennaio 2005 a causa della grave crisi economica e finanziaria sia nazionale che internazionale che le ha poste nell'impossibilità di versare i contributi dovuti alle gestioni previdenziali e assistenziali; sospendendo, nel frattempo, le cartelle di pagamento e la riscossione da parte dei concessionari, nonché gli atti esecutivi per il recupero dei crediti;
a considerare la possibilità di prorogare almeno fino al 31 dicembre 2010 sia la sospensione degli aumenti nell'aliquota del FPLD sia le riduzioni di aliquota per le zone svantaggiate e montane.
9/2187-A/22.Belcastro, Lo Monte, Commercio, Iannaccone, Milo, Latteri, Lombardo, Sardelli.

La Camera,
premesso che:
attraverso l'emendamento Dis. 1.1, il Governo ha trasferito nel decreto-legge in esame parte consistente del decreto-legge in materia di quote latte; nel preambolo di quest'ultimo provvedimento si rilevava, «la straordinaria necessità ed urgenza, in vista dell'imminente avvio della campagna lattiera dal prossimo 1° aprile, di adottare disposizioni per assicurare la prioritaria assegnazione del quantitativo nazionale garantito di latte, nonché per assicurare la rateizzazione dei debiti relativi alle quote latte, in conformità alla normativa comunitaria», quindi, il Governo ha ritenuto di disciplinare nuove modalità di attribuzione delle suddette quote tra i produttori nazionali, nell'ottica del definitivo superamento delle note vicende che per lungo tempo hanno investito il settore caseario;
le disposizioni confluite nel decreto in esame, intervengono, in via generale, in un ambito di materia (agricoltura e produzioni agroalimentari) attribuito in linea di massima, costituzionalmente, alla competenza esclusiva «residuale» delle regioni. Tuttavia, lo specifico profilo di intervento del provvedimento, sembrerebbe riferibile prevalentemente alla materia «rapporti con l'Unione europea», di competenza statale esclusiva, in quanto volto a risolvere il problema della responsabilità finanziaria dello Stato per il prelievo derivante dalle eccedenze di produzione rispetto alla quota nazionale;
questo è importante, per il provvidenziale intervento operato dal Governo con il provvedimento confluito nel decreto-legge in esame: esso è atteso dal mondo agricolo, dal momento che pone le condizioni per un riequilibrio del settore lattiero-caseario; nella prospettiva di ridurre il contenzioso esistente a livello comunitario, risolve l'annosa questione legata ai debiti dei produttori, che derivano dal mancato pagamento del prelievo di latte;
le disposizioni confluite nel decreto-legge in esame, oltre a disciplinare l'assegnazione, alle aziende produttrici di latte, dell'aumento della quota nazionale attribuita all'Italia in sede comunitaria, prevede che i produttori agricoli possano chiedere la rateizzazione dei debiti derivanti dai mancati pagamenti del prelievo latte addebitati allo Stato italiano dalla Commissione europea;
tuttavia, in detto ambito agricolo alimentare, nei profili di competenza statale, dal contenuto sostanzialmente omogeneo, l'articolo 8-nonies del maxiemendamento ha inserito norme, vertenti in materia di previdenza agricola, quindi riguardanti ulteriori e diversi aspetti e cioè il Lavoro Agricolo;
l'articolo 8-nonies del maxiemendamento, a completamento delle agevolazioni per i lavoratori del settore, proroga dal 31 marzo al 31 dicembre 2009 le agevolazioni contributive per le imprese agricole operanti in determinate zone svantaggiate, di cui all'articolo 1-ter del decreto-legge 3 novembre 2008, n. 171, convertito dalla legge 30 dicembre 2008, n. 205. Il secondo comma, provvede alla copertura economica di tale proroga, pari a 154,5 milioni di euro per il 2009;
il richiamato articolo 1-ter, del decreto-legge 3 novembre 2008, n. 171, convertito dalla legge 30 dicembre 2008, n. 205, sopra citato, al primo periodo, ha disposto che, fino al 31 marzo 2009, le agevolazioni contributive per le imprese agricole operanti in determinate zone svantaggiate, già previste, dieci anni fa, dall'articolo 9, commi da 5 a 5-ter, della legge 11 marzo 1988, n. 67 (legge finanziaria 1988), cioè nei territori montani particolarmente svantaggiati e nelle zone agricole svantaggiate, si applichino, nel settore agricolo, nelle misure più favorevoli, stabilite dall'articolo 1, comma 2, del decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 2 «Interventi urgenti per i settori dell'agricoltura, dell'agroindustria, della pesca, nonché in materia di fiscalità d'impresa», convertito, con modificazioni, dalla legge 11 marzo 2006, n. 81. (Si tratta, ai sensi del comma 5 del richiamato articolo 9, della disciplina concernente le agevolazioni contributive per le imprese agricole di zone svantaggiate o particolarmente svantaggiate);
più specificamente, tale articolo, di cui ora si prevede l'estensione, opera una riduzione percentuale dei premi e dei contributi relativi alle gestioni previdenziali ed assistenziali, dovuti dai datori di lavoro agricolo per il proprio personale dipendente, occupato a tempo indeterminato e a tempo determinato, impiegati: nei territori montani particolarmente svantaggiati (e cioè, i territori dei comuni situati ad una altitudine di almeno 700 metri; i territori compresi nell'elenco dei territori montani compilato dalla Commissione censuaria centrale e quelli facenti parte di comprensori di bonifica montana); nelle zone agricole svantaggiate. Coerentemente, è previsto che le agevolazioni delle riduzioni contributive percentuali, non spettano ai datori di lavoro agricolo per i lavoratori occupati in violazione delle norme sul collocamento (comma 5-bis), e si applicano soltanto sulla quota a carico del datore di lavoro (comma 5-ter);
successivamente, lo Stato è nuovamente intervenuto con il decreto legislativo 16 aprile 1997, n. 146 «Attuazione della delega conferita dall'articolo 2, comma 24, della legge 8 agosto 1995, n. 335, in materia di previdenza agricola»: che all'articolo 2 ha operato una riclassificazione delle zone svantaggiate ai fini della concessione delle agevolazioni contributive. («A decorrere dal 1° gennaio 1998 il complesso delle agevolazioni di cui al comma 27 dell'articolo 11 della legge 24 dicembre 1993, n. 537, è ridistribuito in base ad una nuova classificazione delle zone svantaggiate»);
tale riclassificazione, nonché la misura delle agevolazioni, sono determinate dal CIPE, sulla base degli specifici criteri di individuazione delle zone;
da ultimo, il citato articolo 1 «Disposizioni in materia di contribuzione previdenziale in agricoltura e di catasto», comma 2, del decreto-legge n. 2 del 2006 «Interventi urgenti per i settori dell'agricoltura, dell'agroindustria, della pesca, nonché in materia di fiscalità d'impresa», ha disposto, ulteriori provvidenze nel settore;
si evidenzia, pertanto, che la proroga delle agevolazioni contributive per le imprese agricole operanti in determinate zone svantaggiate, concerne agevolazioni già previste dalla legislazione vigente, che dispongono una riduzione percentuale dei premi e dei contributi, relativi alle gestioni previdenziali ed assistenziali, dovuti dai datori di lavoro agricolo per il proprio personale dipendente occupato a tempo indeterminato e a tempo determinato, che siano operanti in zone svantaggiate quali, in particolare, i territori montani disagiati, quindi arrecando loro un beneficio;
il provvedimento, reca, per quanto sopra, ulteriori benefici anche al settore previdenziale e assistenziale dei lavoratori impiegati in questo campo specifico, compresi quelli attinenti alle zone svantaggiate, in linea con i precedenti interventi dello Stato, in materia di conferma, di proroga e di rideterminazione delle agevolazioni contributive, già in precedenza operate. Si tratta, quindi, di rilevanti misure per tale settore che, altrimenti, resterebbe ingiustamente penalizzato,

impegna il Governo

a seguitare ad apportare provvedimenti migliorativi, per i lavoratori a tempo indeterminato e a tempo determinato, impiegati nel settore agricolo, sia a livello retributivo che per prestazioni pensionistiche, in linea con gli interventi legislativi già precedentemente attuati, di cui in premessa, ciò anche in riferimento alle proroghe per le agevolazioni contributive per le imprese agricole operanti in determinate zone svantaggiate, secondo i criteri fissati per la riclassificazione delle zone svantaggiate, attuati e da attuare dal CIPE, sempre migliorabili, a livello sia, appunto, di riclassificazione delle zone sia di riduzioni contributive per le imprese agricole operanti in dette determinate zone, affinché i lavoratori non restino ingiustamente penalizzati.
9/2187-A/23.Pelino.

La Camera,
premesso che:
in base alle norme previste dall'articolo 19, commi 9, 9-bis e 10 del decreto-legge 29 ottobre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, sono stabiliti i requisiti per l'accesso agli ammortizzatori in deroga e, quale requisito per accedervi vi è la diminuzione del 10 per cento della platea rispetto all'anno precedente oltre alla predisposizione da parte delle regioni di apposti corsi di formazione;
in un contesto di normalità il perseguimento di tale obiettivo sarebbe possibile con maggiore facilità, ma è invece del tutto evidente, che in un contesto di crisi economica i requisiti per accedervi diventano assai complicati soprattutto in regioni in cui la situazione occupazionale versa in uno stato allarmante;
il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali ha emanato lo scorso 19 febbraio, a firma del sottosegretario competente, il decreto di ripartizione di una parte del finanziamento alle regioni;
a tutt'oggi non sono chiare le modalità di erogazione degli ammortizzatori sociali in deroga in favore dei lavoratori interessati soprattutto per coloro la cui proroga in deroga si sussegue già da diversi anni e per questo si stanno creando situazioni di allarme in diversi territori, come ad esempio in Basilicata per i lavoratori Valbasento, provincia di Matera, in Sicilia, in Puglia, proprio a causa della mancanza di chiarezza delle procedure,

impegna il Governo

almeno per il biennio 2009-2010, laddove più forti saranno gli effetti della crisi economica in atto soprattutto sul versante dell'occupazione, ad assumere iniziative normative urgenti, volte a rivedere la disciplina prevista dal citato articolo 19 commi 9, 9-bis e 10 al fine di prevedere una deroga al vincolo del 10 per cento, prevedendo per i lavoratori già in deroga tempi certi per la materiale e tempestiva erogazione dell'indennità di mobilità, adottando altresì gli opportuni atti di indirizzo nei confronti dell'Inps.
9/2187-A/24.Burtone, Vico.

La Camera,
premesso che:
la Valbasento in provincia di Matera sta attraversando una gravissima crisi industriale che ha portato alla perdita di oltre 1000 posti di lavoro tra diretti e indiretti dal 2003 ad oggi;
nell'ambito dell'area industriale maggiormente infrastrutturata della regione Basilicata opera l'azienda Ergom auto motive azienda operante nel comparto della componentistica per auto;
l'azienda da occupazione a 120 lavoratori ed è legata all'indotto Fiat;
già nel 2005 per lo stabilimento in questione fu paventata la chiusura per accorpamento della produzione;
questa ipotesi fu scongiurata attraverso una significativa mobilitazione dei lavoratori delle organizzazioni sindacali e del territorio che contribuì a far recedere i propositi di dismissione da Pisticci garantendo continuità produttiva;
il gruppo è ora tornato a paventare la delocalizzazione da Pisticci dell'impianto suscitando la pronta reazione di lavoratori e sindacati con incontro presso la prefettura di Matera;
la delicatezza sociale del momento impone di non creare ulteriori tensioni in un territorio già martoriato dalla disoccupazione e da un sistematico processo di chiusura di impianti e di ricorso agli ammortizzatori sociali;
tale gruppo ha beneficiato anche di incentivi statali negli anni precedenti;

impegna il Governo

a verificare al più presto quanto sta avvenendo in merito alla vicenda che ri guarda lo stabilimento Ergom di Pisticci e a convocare un tavolo istituzionale di confronto con le parti sociali per scongiurare la delocalizzazione dell'impianto dalla Valbasento e garantire soprattutto in questo momento, anche alla luce degli incentivi per il settore auto, la continuità della produzione presso il sito di Pisticci.
9/2187-A/25.Gaglione.

La Camera,
premesso che:
il settore dell'autotrasporto merci sta attraversando un grave periodo di crisi a causa della difficilissima congiuntura economica recessiva;
il ridimensionamento del settore produttivo esplicita i suoi riverberi negativi anche sul settore del trasporto merci con gravi ricadute occupazionali;
il settore in oggetto è sostanzialmente escluso dalla possibilità di accedere al beneficio degli ammortizzatori sociali considerando le dimensioni della maggior parte delle aziende e dei consorzi operanti;
tale difficoltà è stata esplicitata in più occasioni dai rappresentanti di categoria;
occorre dare risposte al più presto ad un comparto che soffre direttamente le conseguenze di questa crisi produttiva,

impegna il Governo

nell'ambito del tavolo con le organizzazioni di categoria a prevedere l'accesso per le imprese operanti nel settore al beneficio per i propri addetti degli ammortizzatori sociali in deroga con effetto retroattivo al 1° gennaio 2009.
9/2187-A/26.Cuomo.

La Camera,
premesso che:
gli effetti della recessione e della crisi internazionale si stanno manifestando in tutta lo loro gravità in tutte le zone ed in tutti i settori produttivi del paese;
gli ultimi dati Istat indicano che il prodotto interno lordo nazionale è calato nel 2008 dell'1 per cento rispetto all'anno precedente. La Banca d'Italia, nel suo bollettino mensile indica che il prodotto interno italiano, diminuito dell'1,6 per cento in ragione d'anno nel secondo trimestre del 2008, è caduto del 2,0 nel terzo. Le stime per il 2009 indicano un Pil in calo del 3,5 per cento, ed addirittura del 4,3 per cento secondo i dati Osce (l'Organizzazione internazionale per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico);
l'Osce segnala inoltre che il tasso di disoccupazione passerà dal 6,9 per cento del 2008 al 7,8 per cento del 2009, una cifra che sale all'8,4 per cento se si considerano le stime di Confindustria. La Banca d'Italia ipotizza un 9 per cento di disoccupazione nel 2010;
secondo i dati Inps le ore di cassa integrazione hanno fatto registrare, a febbraio 2009, un aumento di oltre il 200 per cento rispetto allo stesso mese dell'anno precedente passando da 12,8 milioni a 38,7 milioni di ore autorizzate;
il settore della pelletteria, per qualità universalmente riconosciuta del prodotto, dei livelli di fatturato, del numero di addetti e delle quote di esportazioni, rappresenta uno dei comparti trainanti del made in Italy e dell'intera economia nazionale;
gli effetti della recessione si stanno ripercuotendo con assoluta gravità anche in questo settore: secondo i dati resi noti, nelle scorse settimane, dall'Aimpes (Associazione italiana pellettieri) il fatturato preconsuntivo 2008 del comparto si assesta ad un -4,3 per cento rispetto all'anno precedente «mentre l'andamento del fatturato previsionale del primo semestre 2009 segna un -6,1 per cento. Nel periodo settembre-novembre 2008 gli ordini sono infatti calati del 7 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e le previsioni sul fatturato del quarto trimestre 2008 indicano una flessione del 10,7 per cento. Sempre secondo l'Aimpes il bilancio è negativo «soprattutto per quanto riguarda le piccole imprese che, se dovessero permanere le difficoltà di accesso al credito che stanno riscontrando oggi, entrerebbero in una crisi senza via di ritorno»;
il provvedimento in esame «Decreto-legge n. 5 del 2009: Misure urgenti a sostegno dei settori industriali in crisi» non presenta norme specifiche a sostegno del comparto della pelletteria e delle migliaia di imprese operanti sul territorio nazionale, pur introducendo incentivi e finanziamenti nei confronti di altri settori trainanti del made in Italy;
nel corso dell'esame del provvedimento sono stati presentati numerosi emendamenti che si proponevano l'obiettivo di introdurre nel decreto misure a favore di quelle aziende contoterziste del sistema moda, tessile, abbigliamento, calzature e pelletteria che avessero registrato ingenti perdite di fatturato rispetto all'anno precedente. Le misure in oggetto introducevano la possibilità di poter dedurre interamente gli interessi passivi dall'imposta sul reddito delle società nonché l'esclusione, per un determinato periodo di tempo, dagli accertamenti condotti tramite studi di settore in virtù della natura «contoterzista» di suddette aziende che preclude di fatto ogni eventuale intento di evasione fiscale;
la crisi della pelletteria italiana si è particolarmente acuita in aree territoriali ad alta densità di micro e piccole imprese del settore, la cui importanza strategica deriva dal carattere di artigianato artistico delle produzioni che vengono commissionate da tutte le più grandi firme italiane ed internazionali. Tali produzioni contribuiscono in misura rilevante all'immagine del made in Italy ed alle quali si debbono quote rilevanti dell'export italiano;
una di queste aree a più alta densità di imprese della pelletteria è localizzata in provincia di Siena, nella zona del monte Amiata e precisamente nei comuni di Piancastagnaio ed Abbadia San Salvatore: un distretto che conta oltre 80 aziende e circa 800 addetti. Tale distretto, per numero di fatturato e occupati, riveste quindi un ruolo determinante per lo sviluppo occupazionale, sociale ed economico locale, anche in relazione al territorio montano e marginale di appartenenza che non presenta una diversificazione di offerte lavorative e di insediamenti produttivi;
in queste ultime settimane la crisi del distretto della pelletteria si è particolarmente aggravata. Secondo quanto si apprende da organi di informazione «dai primi giorni dell'anno ad oggi nel settore pelletteria circa metà degli addetti sono in fondo di sostegno al reddito o in sospensione: circa trecento dipendenti di quarantacinque aziende, distribuite tra Piancastagnaio ed Abbadia San Salvatore» ed entro i prossimi giorni «il 70 per cento delle oltre 80 aziende del settore potrebbero chiudere i battenti con conseguenti massicci licenziamenti». I media sottolineano inoltre che «siamo passati dalle 6.318 ore di cassa integrazione del 2007 alle 22.409 del 2009»;
tali dati vengono confermati dalle associazioni di categoria e dagli enti locali secondo i quali la crisi del distretto della pelletteria sta interessando, attualmente, circa il 50 per cento delle aziende ed il 45 per cento degli occupati (fra titolari e dipendenti) con licenziamenti, sospensioni e ricorso alla cassa integrazione;
un altro fattore di preoccupazione è poi rappresentato dalla mancanza di efficaci ammortizzatori sociali per tutti i lavoratori delle piccole e medie imprese locali del settore nonché per quelle famiglie, titolari dell'impresa, che si trovano senza reddito, senza ammortizzatori sociali e con la prospettiva di un ulteriore indebitamento ed il timore di essere costretti, nonostante gli sforzi e gli investimenti profusi, a cessare l'attività per la mancanza di ordini;
in questi anni le istituzioni locali hanno seguito con attenzione lo sviluppo e le problematiche del settore della pelletteria cercando di intervenire tempestivamente con politiche adeguate in grado di promuovere la qualità del prodotto, la crescita dei livelli occupazionali e la programmazione di infrastrutture logistiche sul territorio. A partire dalla regione Toscana che ha stanziato ultimamente ingenti finanziamenti per il miglioramento dei processi produttivi ed il consolidamento del debito delle piccole e medie imprese;
sempre secondo quanto si apprende da organi di informazione i dirigenti provinciali del Partito delle Libertà, di concerto con l'onorevole Riccardo Migliori (presidente della delegazione italiana Osce) stanno predisponendo un tavolo ministeriale per risolvere la situazione del distretto senese della pelletteria prevedendo la partecipazione delle imprese contoterziste locali e delle aziende committenti;

impegna il Governo

a convocare in tempi rapidi, presso il Ministero dello sviluppo economico, un tavolo di concertazione per affrontare la crisi che riguarda il distretto del Monte Amiata con la presenza delle imprese locali, delle aziende committenti, dei rappresentanti del governo, della regione Toscana, degli enti e delle istituzioni territoriali e delle associazioni sindacali e di categoria;
a valutare, in sede di stesura del decreto ministeriale di cui all'articolo 8 del decreto-legge 185 del 2008 convertito nella legge n. 2 del 28 gennaio 2009 che reca misure per la revisione congiunturale speciale degli studi di settore, proprio al fine di tenere conto degli effetti della crisi economica e dei mercati, il rafforzamento delle disposizioni contenute all'articolo 1 commi 253 e 254 della legge n. 244 del 2007, affinché i criteri selettivi per l'attività di accertamento, compresa quella a mezzo di studi di settore, siano effettivamente rivolte nei confronti dei soggetti diversi dalle imprese manifatturiere che svolgono la loro attività in conto terzi per altre imprese in misura non superiore al 90 per cento ed in particolare quelle del settore della pelletteria e del cuoio che abbiano fatto registrare, nel primo semestre dell'anno 2009 perdite di fatturato pari o superiori al 30 per cento rispetto allo stesso periodo di riferimento dell'anno precedente.
9/2187-A/27.Ceccuzzi, Cenni, Sani, Sposetti, Gatti, Nannicini, Mattesini, Fontanelli.

La Camera
premesso che:
il provvedimento all'esame contiene norme finalizzate a stabilizzare il mercato della produzione lattiero-casearia, in particolare portando finalmente a regime l'applicazione della normativa comunitaria relativa alle quote latte e chiudendo una volta per tutte una lunga stagione di controversie e contenziosi;
che il provvedimento, nella sua attuale stesura, modifica radicalmente alcuni capisaldi della normativa oggi in vigore, in particolare della legge n.119 del 2003, sollevando timori ed incertezze tra gli allevatori che hanno sempre rispettato il regime comunitario o che, con grossi sacrifici, vi si sono adeguati successivamente;
che il più grave problema che affligge oggi la filiera lattiero-casearia è relativo al prezzo del latte, ormai inadeguato a coprire i costi di produzione e non tutelato da accordi duraturi; obbiettivo primario per il recupero di competitività del settore, oltre alla chiusura definitiva del «capitolo quote», al sostegno finanziario per la ristrutturazione del debito per coloro che hanno acceso mutui al fine di acquistare quote, a misure concrete finalizzate alla modernizzazione delle aziende e alla tutela della qualità del prodotto, deve assolutamente essere una politica di sostegno al prezzo del latte,

impegna il Governo:

a predisporre un piano articolato, finalizzato a sostenere la filiera del latte, che individui strumenti normativi e finanziari idonei a sostenere il prezzo del latte italiano di qualità e, contemporaneamente, predisponga misure atte a contenere i costi di produzione in azienda e a rilanciare il mercato e i consumi;
ad intervenire in sede comunitaria affinché vengano ripristinati gli aiuti già utilizzati in caso di gravi crisi di mercato come quella odierna.
9/2187-A/28.Nola.

La Camera
premesso che:
il turismo è un importante settore economico che contribuisce alla ricchezza del Paese ed è un fattore fondamentale per la competitività dell'Italia;
le coste italiane sono uno dei fattori principali per la nostra offerta turistica;
l'uso corretto dei beni del demanio marittimo con finalità turistico-ricreative è condizione indispensabile per l'offerta turistica e per il sostegno del settore;
risultano censite nel nostro Paese 28.000 concessioni rilasciate per finalità turistico-ricreative con strutture «amovibili» e circa 1.000 pertinenze demaniali marittime con manufatti «inamovibili» di proprietà dello Stato;
la disciplina in materia di quantificazione dei canoni ha visto numerosi recenti interventi del legislatore senza che vi sia stata una equa definizione in grado di evitare il notevole contenzioso che si è creato ed il rischio di abbandono di arenili con grave danno per il settore turistico;
gli interventi più recenti in materia sono stati l'articolo 32, commi 21 e 22, del decreto-legge 268/2003 (rivalutazione automatica del 300 per cento) con l'attuazione prorogata fino al 2006 e definitivamente abrogata con la legge finanziaria per il 2007 e i commi 250-256 dell'articolo 1 della legge 296 del 27 dicembre 2006 che non hanno risolto il preoccupante impatto economico per gli operatori soprattutto riferito alle «pertinenze» creando così un notevolissimo contenzioso con grave e probabile danno per le entrate dello Stato;
è opinione diffusa che il legislatore debba tornare ad intervenire sulla materia urgentemente per evitare conseguenze alla prossima e imminente stagione turistica balneare;
in questo senso si muoveva l'impegno assunto con la risoluzione 7-00095, approvata con voto unanime dalla VI Commissione finanze;
la risoluzione onorava coerentemente il protocollo d'intesa sottoscritto dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega al turismo con le regioni italiane e le associazioni del settore;
Parlamento e Governo sono quindi impegnati con due importanti atti alla soluzione del problema;
nel testo del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 5 del 10 febbraio 2009 le Commissioni avevano approvato con voto unanime l'articolo 5-bis che affrontava la materia;
il Governo nel maxiemendamento ha sostituito l'articolo 5-bis con altro argomento rimuovendo le misure per il settore turistico che affrontavano il tema dei canoni demaniali;
le ragioni addotte circa la rimozione sono state di ordine economico ed operativo,

impegna il Governo

nell'attuale fase di crisi economica, ad onorare gli impegni presi con la risoluzione 7-000975 e con il protocollo d'intesa fra il sottosegretario con delega al turismo, le regioni e le associazioni di settore per definire con maggiore chiarezza il quadro normativo ed il contenzioso pendente nel settore del demanio marittimo con finalità turistico-ricreative con immediati interventi tesi a garantire il corretto svolgimento della prossima stagione turistica ed a risolvere definitivamente la problematica dei canoni demaniali dando certezza agli operatori per un consolidamento del settore che ne permetta il rilancio.
9/2187-A/29.Vannucci, Fontanelli, Sani, Zunino, Tullo, Rossa, Marchioni, Maran.

La Camera
premesso che:
il Fondo di solidarietà nazionale, di cui al decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102, e successive modificazioni, ha l'obiettivo di promuovere principalmente interventi di prevenzione per far fronte ai danni alle produzioni agricole e zootecniche, alle strutture aziendali agricole, agli impianti produttivi ed alle infrastrutture agricole, nelle zone colpite da calamità naturali o eventi eccezionali, alle condizioni e modalità previste dalle disposizioni comunitarie vigenti in materia di aiuti di Stato, ed entro i limiti delle risorse disponibili sul Fondo stesso;
il sistema realizzato con l'intervento del Fondo di solidarietà è uno dei più efficienti d'Europa: da un lato, esso ha determinato una costante diminuzione delle tariffe assicurative, in ragione del processo di liberalizzazione del settore; dall'altro, ha consentito la realizzazione di un consistente risparmio per lo Stato, oltre ad assicurare alle imprese agricole risarcimenti in tempi rapidi;
l'articolo 1-bis del decreto-legge 3 novembre 2008, n. 171, così come modificato dalla legge di conversione 30 dicembre 2008, n. 205, ha provveduto a rifinanziare provvisoriamente il Fondo di solidarietà con 66 milioni di euro per l'anno 2008, e che risulta assolutamente improcrastinabile prevedere uno stanziamento di almeno 110 milioni di euro per il 2008 e di ulteriori 230 milioni di euro per la copertura per l'anno 2009 del suddetto fondo;

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative per la prosecuzione della positiva esperienza del sistema agevolato per i danni all'agricoltura derivanti da calamità naturali ed eventi eccezionali.
9/2187-A/30.(Nuova formulazione) Fogliato, Fugatti.

La Camera,
premesso che:
la grave situazione di crisi economica ha assunto ormai i livelli di una recessione strutturale la cui intensità non ha pari nella storia recente;
tale crisi sta letteralmente paralizzando il sistema produttivo e impedendo alle imprese di crescere ed essere maggiormente competitive sul mercato interno ed internazionale;
i livelli di contrazione degli ordini all'industria hanno subito un'intensità tale da mettere a repentaglio la sopravvivenza stesse delle imprese;
essendo evidente che:
è assolutamente urgente introdurre un sostegno alle imprese che permetta loro di far fronte agli obblighi finanziari fino a che la fase più acuta della crisi non sia superata e il meccanismo di generazione del valore possa rimettersi in movimento, garantendo la generazione di quelle risorse necessarie ad ottemperare gli impegni finanziari che sono naturali in un circuito economico evoluto,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di concordare con il sistema del credito, anche attraverso l'eventuale stipula di un'apposita convenzione con l'Associazione Bancaria Italiana, una moratoria, per tutte le pratiche di finanziamento alle imprese, delle rateizzazioni della parte capitale fino al 31 dicembre 2009, limitando per tutto il periodo i pagamenti dovuti alla sola parte interessi.
9/2187-A/31.Fava, Fugatti.

La Camera,
premesso che:
il comma 7, dell'articolo 1, del decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5 tra le misure adottate per favorire la circolazione dei veicoli meno inquinanti, incrementa gli importi degli incentivi per l'installazione degli impianti a GPL e a metano sugli autoveicoli;
la diffusione dei veicoli alimentati a GPL e a metano rappresenta una soluzione efficace per la risoluzione delle problematiche relative all'abbattimento dell'inquinamento da traffico, offrendo poi un'opportunità di sviluppo per l'intero comparto industriale nazionale;
negli ultimi anni l'attenzione verso il GPL ed il metano per autotrazione è cresciuta in modo considerevole, anche alla luce dei continui aumenti del prezzo della benzina, spingendo le istituzioni statali e territoriali all'adozione di importanti misure incentivanti per la diffusione di tali forme di alimentazione;
la legge finanziaria per il 2007 ha stanziato importanti risorse per la trasformazione a GPL e a metano dei veicoli ed il successo di tali iniziative ha fatto si che, con il decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, venissero rideterminati gli importi unitari dei contributi statali ed estesi agli autoveicoli appartenenti a tutte le categorie, indipendentemente dalla data della loro prima immatricolazione;
le iniziative adottate nell'ambito del presente provvedimento hanno l'obiettivo di rideterminare gli importi unitari degli incentivi, facendo tuttavia salvi i principi affermati dalla legge finanziaria 2007 e dal decreto-legge n. 248/2007,

impegna il Governo

ad adottare ulteriori iniziative volte ad estendere gli importi unitari dei contributi di cui al comma 7, dell'articolo 1, del decreto-legge in esame, a tutti gli autoveicoli nuovi o già in circolazione.
9/2187-A/32.Bragantini.

La Camera,
premesso che:
gli incentivi statali all'acquisto di autovetture nuove alimentate a GPL e metano di cui all'articolo 1, comma 228, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, hanno fatto emergere in questi anni di attività una domanda che sarebbe rimasta altrimenti inespressa in virtù del maggior costo iniziale che i modelli a gas presentano rispetto agli analoghi alimentati a carburanti tradizionali;
negli ultimi due anni, grazie alle agevolazioni statali, le vendite di auto a GPL e metano hanno registrato record assoluti ed un trend di crescita pari a circa il 320 per cento, un successo che è stato ulteriormente enfatizzato dai contributi aggiuntivi alla rottamazione accordati dal decreto in oggetto, che nei primi due mesi del 2009 hanno fatto conquistare ai gas il 12,5 per cento del totale delle immatricolazioni, da uno scarso 5 per cento realizzato nello stesso periodo dello scorso anno;
a fine 2009 scadranno i finanziamenti all'acquisto di veicoli a gas e con essi cesserà quel fondamentale stimolo che ha determinato il passaggio a tali tecnologie a più basso impatto da parte di centinaia di migliaia di utenti, contribuendo alla riduzione dell'inquinamento atmosferico e al contenimento della produzione di CO2 da traffico veicolare;
considerato che:
la pesante crisi del mercato automobilistico e la conseguente richiesta dell'aiuto pubblico rappresentano un'occasione unica per indurre il settore a sviluppare nuove tecnologie ecologiche e ad ampliare da subito l'offerta di veicoli dotati delle soluzioni eco-compatibili più immediatamente disponibili quali sono appunto i carburanti GPL e metano;
l'agevolazione statale in oggetto ha un maggior valore sociale rispetto ad altre poiché costituisce per i consumatori meno abbienti l'unica soluzione per poter abbattere i costi di utilizzo della propria autovettura e, pertanto, soddisfare la propria primaria esigenza di mobilità privata;
dato il gradimento mostrato dall'utenza, il GPL ed il metano stanno oggi traguardando lo stato di «potenziali alternative» e sono diventate delle vere e proprie opportunità per tutto il settore automotive ed in particolare per il comparto industriale nazionale;
la prosecuzione del piano di sostegno alla vendita di autoveicoli a GPL o a metano favorirebbe in particolar modo il sistema imprenditoriale italiano, fatto sia di grandi gruppi industriali sia di medie e piccole aziende di componentistica, leader mondiali nel settore dei gas per auto;
l'iniziativa comporta un onere netto per lo Stato molto contenuto in quanto una buona parte dell'impegno di spesa è compensato dall'esercizio fiscale indotto unitamente al beneficio ambientale generato,

impegna il Governo

ad adottare ulteriori iniziative volte a prevedere - nel primo provvedimento utile - la prosecuzione degli attuali incentivi all'acquisto di veicoli a GPL o metano per ciascuno degli anni 2010 e 2011 al fine di assicurare un sostegno più strutturale alla domanda di gas per auto tale, quindi, da giustificare i necessari investimenti che gli operatori del settore devono realizzare per integrare tali carburanti a basso impatto nei programmi strategici di innovazione ambientale dei propri prodotti.
9/2187-A/33.Allasia, Fava.

La Camera,
premesso che:
negli anni di applicazione del regime delle quote latte è stato evidenziato l'allargamento di un preoccupante fenomeno riguardante la vendita di latte in maniera sommersa;
tale tipologia di latte falsa la trasparenza del mercato interno e penalizza i produttori che procedono alla fatturazione regolare del proprio latte, oltre a recare gravi danni alle loro aziende;
la lotta alle «cisterne fantasma» andrebbe maggiormente rafforzata come ancora di più andrebbe incrementato il controllo sui produttori che consegnano latte in maniera fraudolenta;
per evitare almeno il fenomeno delle vendite di latte in nero, sarebbe auspicabile prevedere che i produttori che praticano tale metodo illegale oltre a subire sanzioni contravvenzionali, venissero privati anche del loro quantitativo di riferimento individuale (quota latte);
durante l'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 4 del 2009 sono stati presentati diversi emendamenti che prevedevano la revoca delle quote assegnate a valere sugli aumenti comunitari ottenuti in seno all'health check in caso il relativo produttore avesse effettuato la consegna di latte in maniera occulta,

impegna il Governo

ad intraprendere le occorrenti iniziative, anche di natura legislativa ed in maniera urgente, volte a prevedere che nel caso in cui determinati quantitativi di latte vengano consegnati o venduti in assenza di fatturazione o con fatturazione incompleta o senza riportarne la massa nel relativo allegato L1, il produttore interessato subisca la riduzione di un corrispondente quantitativo di quota e che tale quantitativo confluisca nella riserva nazionale senza essere riassegnato.
9/2187-A/34.Negro, Rainieri.

La Camera,
premesso che:
la regolamentazione comunitaria relativa al regime del prelievo supplementare nel settore del latte e dei prodotti lattiero caseari, di cui all'articolo 81, comma 3, del regolamento (CE) n. 1234/2007, prevede che in caso di esuberi in corso di periodo da parte del produttore, l'acquirente possa procedere a trattenere una parte del prezzo del latte su ogni consegna di tale produttore che supera la quota di cui dispone per le consegne, a titolo di anticipo;
la nozione in oggetto fa presumere che la trattenuta non debba essere equivalente al ricavo della consegna non coperta da quota, ma solo parziale;
nel nostro ordinamento tale materia è disciplinata attraverso l'obbligo da parte dell'acquirente di trattenere l'intero valore dell'eventuale latte consegnato in eccesso rispetto alla quota posseduta;
sia per permettere una necessaria liquidità per le aziende che potrebbero superare in corso di periodo il proprio quantitativo di riferimento e magari coprirlo a fine annata tramite affitti o acquisti di quota, sia per rendere più conforme al diritto comunitario le disposizioni interne in materia di trattenute parziali, sarebbe auspicabile che la legislazione vigente fosse modificata in maniera da disporre non più il non pagamento del latte consegnato mensilmente oltre la quota disponibile dal produttore, ma se del caso solo una parte del relativo prezzo,

impegna il Governo

a valutare la necessità di provvedere, tramite un prossimo provvedimento normativo, a modificare l'attuale criterio della trattenuta mensile, che dispone la decurtazione dell'intero prezzo del latte consegnato in eccesso rispetto alla relativa quota del produttore, in tal senso facendo in modo che in deroga a quanto previsto dall'articolo 5 del decreto-legge 28 marzo 2003, n. 49, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 maggio 2003, n. 119, a decorrere dal periodo 2009/2010, gli acquirenti, fino alla concorrenza dei quantitativi di latte di cui all'articolo 9, comma 4-ter, del citato decreto-legge n. 49 del 2003 come modificato dal provvedimento in discussione, effettuino la trattenuta ed il versamento mensile all'AGEA del prelievo nella misura parziale, possibilmente nella percentuale del 5 per cento.
9/2187-A/35.Rainieri, Negro.

La Camera,
premesso che:
gli articoli 3, comma 1, lettera a), e 15 del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102, prevedono apposito stanziamento, denominato «Fondo di solidarietà nazionale - incentivi assicurativi», specificamente destinato alle misure volte a incentivare la stipula di contratti assicurativi per i danni alle produzioni agricole e zootecniche, alle strutture aziendali agricole, agli impianti produttivi ed alle infrastrutture agricole, nelle zone colpite da calamità naturali o eventi eccezionali, alle condizioni e modalità previste dalle disposizioni comunitarie vigenti in materia di aiuti di Stato;
il sistema assicurativo agevolato che fa capo al Fondo di solidarietà nazionale offre un contributo essenziale alle imprese agricole per far fronte all'onere dei premi assicurativi per una pluralità di rischi meteoclimatici e sanitari, consentendo di rimediare alla situazione di debolezza strutturale del comparto agricolo sia sotto il profilo dello squilibrio economico sia sotto quello della soggezione al rischio atmosferico, particolarmente rilevante nel quadro del generale fenomeno dei cambiamenti climatici;
si tratta di uno dei sistemi più efficienti d'Europa: da un lato, esso ha determinato una costante diminuzione delle tariffe assicurative, in ragione del processo di liberalizzazione del settore; dall'altro, ha consentito la realizzazione di un consistente risparmio per lo Stato nella spesa per l'indennizzo dei danni, oltre ad assicurare alle imprese agricole risarcimenti in tempi rapidi;
il rifinanziamento del Fondo in questione si rende necessario ed urgente in quanto lo stanziamento di 66 milioni di euro per il 2008, previsto nel corso dell'esame parlamentare della legge 30 dicembre 2008, n. 205, di conversione del decreto-legge 3 novembre 2008, n. 171, non è sufficiente a far fronte alle esigenze finanziarie per il 2008, mentre per il 2009, ora che sta iniziando la campagna assicurativa annuale, non è previsto alcuno stanziamento;
tenuto conto che la ricostituzione di un adeguato stanziamento per le finalità indicate costituisce un'istanza proveniente dal mondo agricolo nel suo complesso e ripetutamente rappresentata da tutte le organizzazioni del settore, per far fronte con urgenza almeno alle più immediate esigenze finanziarie,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative per la prosecuzione della positiva esperienza del sistema agevolato per i danni all'agricoltura derivanti da calamità naturali ed eventi eccezionali.
9/2187-A/36.(Nuova formulazione). Paolo Russo, Beccalossi, Biava, Catanoso, Bellotti, De Camillis, Di Caterina, De Girolamo, Dima, D'Ippolito, Faenzi, Renato Farina, Gottardi, Nastri, Nola, Romele, Rosso, Taddei, Marinello.

La Camera,
premesso che:
il disegno di legge in esame contiene misure riguardanti i contratti di servizio del trasporto pubblico ferroviario finalizzate ad agevolare «la pianificazione del servizio, degli investimenti e della gestione del personale»;
sono state di recente approvate in aula e in commissione mozioni e risoluzioni concernenti la funzionalità del trasporto ferroviario oggetto di contratto di servizio finanziato dallo Stato e sono altresì state segnalate, con numerose interrogazioni e interpellanze, le criticità di tali servizi soprattutto per gli utenti pendolari, di cui si fanno quotidianamente interpreti le associazioni dei pendolari e gli enti locali in varie parti d'Italia;
nel corso delle audizioni parlamentari dei dirigenti del Gruppo F.S. si è ripetutamente rilevato che la garanzia della copertura finanziaria pluriennale dei contratti di servizio per il trasporto pubblico ferroviario è la condizione per consentire la programmazione di interventi finalizzati a superare le disfunzioni evidenziate;
un intervento risolutivo non è più dilazionabile anche per promuovere il riequilibrio del rapporto gomma-ferro nel sistema dei trasporti e realizzare un sistema di mobilità ambientalmente sostenibile,

impegna il Governo:

ad adottare ulteriori iniziative volte:
ad attivare immediatamente le iniziative necessarie affinché i contratti di servizio pubblico ferroviario affidati ai sensi della legge in esame rispondano pienamente alle esigenze di maggiore efficienza, sicurezza, puntualità, pulizia delle carrozze richieste dagli utenti, sottoponendo a verifica anche gli orari ferroviari attualmente in vigore;
a programmare un piano di rinnovo del materiale rotabile che corrisponda pienamente alle esigenze riscontrate, avviando un monitoraggio continuo sulle iniziative realizzate da Ferrovie spa per realizzare gli interventi a cui sono finalizzate le norme contenute nel disegno di legge in esame.
9/2187-A/37.Tullo, Lovelli.

La Camera,
premesso che:
tutti i Governi dei principali paesi europei e l'amministrazione Obama negli USA stanno usando le politiche di bilancio e fiscali in funzione anticiclica. La dimensione e i contenuti degli interventi variano in rapporto alle specificità nazionali e alle diverse condizioni della finanza pubblica. Però tutti, senza eccezione, hanno cambiato la loro politica di bilancio, chiamandola a contribuire a ridurre il costo sociale della recessione e ad accelerare il suo superamento;
in Italia, invece, una incisiva azione di sostegno e di rilancio dell'economia risulta ancora condizionata dalle scelte di bilancio operate con la manovra triennale dell'estate scorsa (decreto-legge 112 del giugno scorso), quando la crisi non era ancora scoppiata;
servirebbero, invece, politiche autenticamente espansive per sostenere imprese e lavoratori di fronte alla crisi;
con un ritardo di almeno due mesi rispetto alle esigenze del settore industriale, il presente provvedimento offre una prima risposta per il comparto automobilistico, sebbene sia stata esclusa tutta la filiera della componentistica che interessa centinaia di aziende nel Paese, anche piccole, oltre che le multinazionali, ed occupa migliaia di persone;
peraltro, il testo risulta ora impropriamente appesantito dalle disposizioni già recate dal decreto-legge in materia di quote latte, una misura fortemente criticata dalla gran parte degli operatori del settore che rappresenta una sorta di ennesima sanatoria per una minoranza di imprese che hanno reiteratamente disatteso la normativa nazionale e comunitaria;
grazie all'iniziativa del gruppo del Partito Democratico il testo offre ora una soluzione anche alle esigenze delle imprese di altri comparti e dei lavoratori attraverso le misure per il consolidamento del debito delle piccole e medie imprese, uno degli interventi più sentiti e più richiesti da parte di tutto il mondo produttivo, e l'inserimento di un condizionamento virtuoso sul piano economico e sociale che si deve creare tra i benefici degli incentivi e la salvaguardia dei livelli occupazionali;
rimangono però aperte numerose questioni che meriterebbero un'attenzione più forte per la tenuta complessiva del sistema produttivo nazionale e per la tutela dell'occupazione, come ad esempio il tema degli effetti della crisi in particolari aree del territorio, quali quelle montane, che per la loro peculiarità necessitano di specifiche misure di sostegno dell'economia e dell'occupazione, pena il progressivo spopolamento e declino socio-economico,

impegna il Governo

per quanto di sua competenza, ad approntare e favorire l'adozione di specifiche misure di sostegno dell'economia, delle produzioni e dell'occupazione delle aree montane del paese, anche attraverso il ricorso a forme di parziale dilazione dei pagamenti contributivi e fiscali.
9/2187-A/38.Motta, Mariani.

La Camera,
premesso che:
tutti i Governi dei principali paesi europei e l'amministrazione Obama negli USA stanno usando le politiche di bilancio e fiscali in funzione anticiclica. La dimensione e i contenuti degli interventi variano in rapporto alle specificità nazionali e alle diverse condizioni della finanza pubblica. Però tutti, senza eccezione, hanno cambiato la loro politica di bilancio, chiamandola a contribuire a ridurre il costo sociale della recessione e ad accelerare il suo superamento;
in Italia, invece, una incisiva azione di sostegno e di rilancio dell'economia risulta ancora condizionata dalle scelte di bilancio operate con la manovra triennale dell'estate scorsa (decreto-legge 112 del giugno scorso), quando la crisi non era ancora scoppiata;
servirebbero, invece, politiche autenticamente espansive per sostenere imprese e lavoratori di fronte alla crisi;
con un ritardo di almeno due mesi rispetto alle esigenze del settore industriale, il presente provvedimento offre una prima risposta per il comparto automobilistico, sebbene sia stata esclusa tutta la filiera della componentistica che interessa centinaia di aziende nel Paese, anche piccole, oltre che le multinazionali, ed occupa migliaia di persone;
peraltro, il testo risulta ora impropriamente appesantito dalle disposizioni già recate dal decreto-legge in materia di quote latte, una misura fortemente criticata dalla gran parte degli operatori del settore che rappresenta una sorta di ennesima sanatoria per una minoranza di imprese che hanno reiteratamente disatteso la normativa nazionale e comunitaria;
grazie all'iniziativa del gruppo del Partito Democratico il testo offre ora una soluzione anche alle esigenze delle imprese di altri comparti e dei lavoratori attraverso le misure per il consolidamento del debito delle piccole e medie imprese, uno degli interventi più sentiti e più richiesti da parte di tutto il mondo produttivo, e l'inserimento di un condizionamento virtuoso sul piano economico e sociale che si deve creare tra i benefici degli incentivi e la salvaguardia dei livelli occupazionali;
rimangono però aperte numerose questioni che meriterebbero un'attenzione più forte per la tenuta complessiva del sistema produttivo nazionale e per la tutela dell'occupazione, come ad esempio il tema del decongestionamento delle strade e autostrade da traffico pesante, con il grave corollario di costi sociali e ambientali;
a tal fine andrebbero indirizzati appositi sforzi per favorire il potenziamento del trasporto ferroviario di merci, così consentendo una riduzione dei costi di produzione nonché una modalità di trasporto a più basso impatto ambientale,

impegna il Governo

a favorire, per quanto di sua competenza, l'adozione di tempestive misure di sostegno del trasporto ferroviario di merci, ad esempio, attraverso la previsione di un contributo straordinario, e per un periodo transitorio, a favore delle spedizioni aggiuntive realizzate dalle imprese ferroviarie.
9/2187-A/39.Lovelli, Meta, Velo, Fiano, Bonavitacola, Mariani, Bratti.

La Camera,
nell'ambito, dell'esame del disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, recante misure urgenti a sostegno dei settori industriali in crisi,
a fronte di una crisi economica che sta facendo sentire i suoi effetti a livello occupazionale in maniera vieppiù allarmante al punto che l'Ocse ha previsto che nel corso del prossimo biennio nel nostro paese vi sarà la perdita di circa 1 milione di posti di lavoro;
considerato che i lavoratori con contratto temporaneo risultano essere i più esposti alla mancanza di rinnovo contrattuale ed in questo contesto le donne sono da sempre le più svantaggiate, spesso le prime alle quali non viene rinnovato il contratto,

impegna il Governo

ad adottare ulteriori iniziative normative volte a prevedere per le lavoratrici e i lavoratori con figli minori di tre anni, alle quali nel biennio 2009/2010, non verrà rinnovato il contratto, una forma di sostegno al reddito aggiuntiva che tenga conto delle particolari condizioni familiari.
9/2187-A/40.Mosca, Damiano, Bellanova, Berretta, Bobba, Boccuzzi, Codurelli, Gatti, Gnecchi, Letta, Madia, Mattesini, Miglioli, Rampi, Santagata, Schirru, Mogherini Rebesani.

La Camera,
nell'ambito dell'esame del disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, recante misure urgenti a sostegno dei settori industriali in crisi;
a fronte di una crisi economica che sta facendo sentire i suoi effetti a livello occupazionale in maniera vieppiù allarmante al punto che l'Ocse ha previsto che nel corso del prossimo biennio nel nostro paese vi sarà la perdita di circa 1 milione di posti di lavoro;
considerato che i lavoratori italiani in Svizzera, in forza della legge 5 giugno 1997, n. 147, hanno comunque provveduto all'erogazione dei contributi nella gestione separata dell'Inps, e che risultano giacenti presso tale fondo risorse non ancora esaurite,

impegna il Governo

ad adottare ulteriori iniziative normative volte a prevedere, per quanto di sua competenza, che i lavoratori italiani in Svizzera possano continuare a beneficiare del trattamento speciale di disoccupazione, tramite la contabilità separata dell'Inps, regolarmente finanziata dalle somme periodicamente riversate dalla Svizzera, ai sensi dell'articolo 2 della legge 5 giugno 1997, n. 147, dopo il 1° giugno 2009, e oltre il periodo di validità dell'accordo fra Italia e Svizzera sulla retrocessione finanziaria in materia di indennità di disoccupazione, fino ad esaurimento dei fondi giacenti presso la suddetta contabilità separata.
9/2187-A/41.Narducci, Braga.

La Camera,
premesso che:
tutti i Governi dei principali paesi europei e l'amministrazione Obama negli USA stanno usando le politiche di bilancio e fiscali in funzione anticiclica. La dimensione e i contenuti degli interventi variano in rapporto alle specificità nazionali e alle diverse condizioni della finanza pubblica. Però tutti, senza eccezione, hanno cambiato la loro politica di bilancio, chiamandola a contribuire a ridurre il costo sociale della recessione e ad accelerare il suo superamento;
in Italia, invece, una incisiva azione di sostegno e di rilancio dell'economia risulta ancora condizionata dalle scelte di bilancio operate con la manovra triennale dell'estate scorsa (decreto-legge 112 del giugno scorso), quando la crisi non era ancora scoppiata;
servirebbero, invece, politiche autenticamente espansive per sostenere imprese e lavoratori di fronte alla crisi;
con un ritardo di almeno due mesi rispetto alle esigenze del settore industriale, il presente provvedimento offre una prima risposta per il comparto automobilistico, sebbene sia stata esclusa tutta la filiera della componentistica che interessa centinaia di aziende nel Paese, anche piccole, oltre che le multinazionali, ed occupa migliaia di persone;
peraltro, il testo risulta ora impropriamente appesantito dalle disposizioni già recate dal decreto-legge in materia di quote latte, una misura fortemente criticata dalla gran parte degli operatori del settore che rappresenta una sorta di ennesima sanatoria per una minoranza di imprese che hanno reiteratamente disatteso la normativa nazionale e comunitaria;
grazie all'iniziativa del gruppo del Partito Democratico il testo offre ora una soluzione anche alle esigenze delle imprese di altri comparti e dei lavoratori attraverso le misure per il consolidamento del debito delle piccole e medie imprese, uno degli interventi più sentiti e più richiesti da parte di tutto il mondo produttivo, e l'inserimento di un condizionamento virtuoso sul piano economico e sociale che si deve creare tra i benefici degli incentivi e la salvaguardia dei livelli occupazionali;
rimangono però aperte numerose questioni che meriterebbero un'attenzione più forte per la tenuta complessiva; del sistema produttivo nazionale e per la tutela dell'occupazione, come ad esempio il tema di un moderno sistema di ammortizzatori sociali ispirato a criteri universalistici, stante la complessa articolazione del mercato del lavoro venutasi a configurare negli ultimi due decenni;
l'articolo 7-ter, affronta in maniera ancora parziale il tema della tutela dell'occupazione, e in particolare, il comma 8 interviene, correggendo la precedente previsione dell'articolo 19 del decreto-legge n. 185 del 2008, aumenta l'indennità di tutela del reddito dei collaboratori coordinati e continuativi, in caso di mancato rinnovo dei contratti, lasciando ancora senza tutela molte altre tipologie di lavoratori precari e riconoscendo un contributo ancora del tutto inadeguato a integrare realmente il reddito,

impegna il Governo

a favorire, per quanto di sua competenza, l'adozione di tempestive misure di sostegno al reddito, relativamente al biennio 2009-2010 per tutti quei lavoratori, siano essi lavoratori a progetto o titolari di partita IVA monocommittente, che al momento ne risultano esclusi, integrandone significativamente gli importi delle indennità.
9/2187-A/42.Damiano, Bellanova, Miglioli, Madia, Codurelli, Mosca, Berretta, Letta, Rampi, Schirru, Gnecchi, Mattesini, Santagata.

La Camera,
premesso che:
la normativa vigente ed in particolare il regio decreto 24 gennaio 1924, n. 2270, regola, tra l'altro, la sospensione dell'indennità di disoccupazione ordinaria erogata dall'Inps;
attualmente è possibile sospendere tale percezione, non ricevendo alcun compenso per un periodo breve di tempo, pari, originariamente a due giorni poi portati a cinque, a fronte dell'assunzione di contratti tempo determinato, non decadendo dallo status di disoccupato ma riprendendo automaticamente l'indennità in oggetto al termine dei cinque giorni;
il periodo di tempo si presenta oggettivamente come troppo breve, stante che trascorsi cinque giorni di sospensione è possibile riprendere lo status di disoccupazione, ma solo in via ordinaria e non automaticamente come nel caso descritto,

impegna il Governo

ad adottare ulteriori iniziative volte a intervenire affinché il termine di cinque giorni di sospensione dell'indennità di disoccupazione, attualmente previsto del regio decreto 24 gennaio 1924, n. 2270, in caso di occupazione temporanea sia portato da cinque a 30 giorni.
9/2187-A/43.Codurelli, Madia.

La Camera,
premesso che:
il presente provvedimento contiene misure di sostegno ai settori produttivi penalizzati dagli effetti della crisi economica internazionale in atto;
il settore produttivo dell'agro-alimentare italiano è uno dei vanti del made in Italy e comparto trainante dell'economia nazionale, che dopo aver risentito degli aumenti esponenziali delle materie prime nel 2008, si trova ora a dover fronteggiare la crisi economica, soprattutto in conseguenza del calo delle esportazioni e della riduzione dei consumi;
per di più, le imprese dell'agro-alimentare devono sostenere oneri consistenti al fine di assicurare controlli accurati e costanti in materia di sicurezza alimentare indispensabili, non soltanto per tutelare i cittadini ed i consumatori, ma per garantire trasparenza, qualità ed affidabilità all'intero settore;
in particolare, si segnala come l'Italia con il decreto legislativo numero 194 del 2008 abbia introdotto la «Disciplina delle modalità di rifinanziamento dei controlli sanitari ufficiali in attuazione del regolamento (CE) n. 882/2004», recependo, unico fino ad ora fra i paesi europei, le indicazioni del Regolamento (CE) n. 882/2004 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 29 aprile 2004;
il regolamento (CE) n. 882/2004 sancisce nella premessa che «per organizzare i controlli ufficiali dovrebbero essere disponibili adeguate risorse finanziarie. Le autorità competenti degli Stati membri dovrebbero pertanto essere in grado di riscuotere tasse o diritti per coprire i costi sostenuti per i controlli ufficiali. In questo contesto, le autorità competenti degli Stati membri avranno la facoltà di stabilire le tasse e i diritti come importi forfettari basati sui costi sostenuti e tenendo conto della situazione specifica degli stabilimenti. Se si impongono tasse agli operatori, dovrebbero essere applicati principi comuni. È quindi opportuno stabilire i criteri per la fissazione dei livelli delle tasse di ispezione»;
il regolamento (CE) n. 882/2004, sancendo (all'articolo 26) che gli Stati membri debbano garantire «che per predisporre il personale e le altre risorse necessarie per i controlli ufficiali siano resi disponibili adeguati finanziamenti con ogni mezzo ritenuto appropriato, anche mediante imposizione fiscale generale o stabilendo diritti o tasse, al fine di evitare aggravi fiscali eccessivi per categorie produttive che al contrario necessitano di salvaguardie e di misure di favore, prevede che nel fissare le tasse (articolo 27) gli stessi Stati membri debbano tenere conto degli specifici seguenti elementi:
a) il tipo di azienda del settore interessata e i relativi fattori di rischio;
b) gli interessi delle aziende del settore a bassa capacità produttiva;
c) i metodi tradizionali impiegati per la produzione, il trattamento e la distribuzione di alimenti;
d) le esigenze delle aziende del settore situate in regioni soggette a particolari difficoltà di ordine geografico;
il decreto legislativo numero 194 del 2008 individua quindi tariffe uniformi, su tutto il territorio nazionale, al fine di evitare eventuali problemi di disomogeneità nell'applicazione delle stesse a livello territoriale. Nello specifico vengono stabilite la tipologia e gli importi delle tariffe da porre a carico;
tale decreto impone conseguentemente, da parte degli operatori dei settori interessati, il pagamento di una tariffa forfettaria annua alle aziende sanitarie locali per finanziare l'esecuzione dei controlli per il rispetto della normativa sulla salute e sul benessere degli animali, in materia di mangimi ed alimenti;
nel nostro paese, oltre alle industrie agroalimentari che operano nei settori economici per i quali si effettuano i controlli ufficiali richiesti dalle norme sopraindicate, sono però presenti numerosissime aziende agricole che esercitano attività analoghe e per le quali la normativa vigente impone la stessa tipologia di accertamenti (ad esempio piccoli allevamenti di bestiame, aziende di produzione di miele, di prodotti gastronomici, di marmellate, le cantine con la vendita diretta di olio, le fattorie con la vendita diretta di latte crudo);
tali imprese agricole, spesso di piccole dimensioni e comunque dalle caratteristiche economiche, produttive ed occupazionali limitate, stanno già affrontando con enormi difficoltà le ripercussioni della crisi finanziaria e della recessione in atto;
il decreto in esame, non operando alcuna diversificazione fra processi di produzione, tipologia di aziende, dislocazione delle piccole imprese e differenti gradi di rischio (così come precisato invece nel regolamento comunitario di riferimento), stabilisce un aggravio tariffario che mette sullo stesso piano sia la piccola azienda agricola che la grande industria di trasformazione senza prevedere tariffe parametrate rispetto alla specificità degli stabilimenti produttivi;
in data 27 febbraio 2009 l'assessore al diritto alla salute della regione Toscana e coordinatore della commissione salute della Conferenza Stato regioni ha inviato una lettera al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali segnalando che il Governo, nella formulazione del decreto di recepimento del regolamento (CE) n. 882/2004, aveva respinto i contenuti dell'atto n. 197/CSR (approvato dalla stessa Conferenza Stato regioni il 13 novembre 2008) «inerente uno schema di decreto legislativo relativo alla disciplina delle modalità di finanziamento dei controlli ufficiali in materia di sicurezza, ai sensi del regolamento comunitario n. 882/2004»;
secondo la lettera sopraccitata «il Governo non ha quindi recepito, nella definizione del decreto legislativo numero 194 del 2008, le indicazioni pervenute dalla Conferenza Stato regioni che proponeva, tra l'altro, un sistema di finanziamento dei controlli ufficiali ripartito tra la fiscalità generale ed il contributo da parte di alcuni operatori economici maggiormente interessati a particolari servizi», mentre il decreto attuale «instaura un sistema di finanziamento a totale carico di detti operatori del settore degli alimenti e dei mangimi»;
la lettera sopraccitata, sottolineando anche «le condizioni di svantaggio in cui i produttori italiani vengono a trovarsi nei confronti di quelli europei che esporrebbe al rischio di aumentare le importazioni con cessazione delle attività locali», rimarca inoltre le difficoltà per una immediata applicazione del decreto legislativo numero 194 del 2008 a causa della mancanza di «un periodo congruo di adeguamento» delle norme vigenti e per la «difficile interpretazione di alcuni articoli del provvedimento»;
secondo alcune prime stime, effettuate dalle associazioni di categoria, gli effetti del provvedimento si ripercuoteranno con assoluta gravità soprattutto nei confronti delle aziende agricole di piccole e medie dimensioni presenti uniformemente sul panorama nazionale comportando una ulteriore spesa media annua di circa 400 euro. Un compenso versato inoltre dagli imprenditori del settore alle autorità competenti a prescindere «dalla effettiva possibilità di procedere al controllo sulla totalità delle imprese, visto il considerevole numero delle stesse»;
le associazioni di categoria hanno denunciato che tale aggravio tariffario potrà danneggiare, soprattutto per le imprese di piccole dimensioni, il corretto esercizio della gestione aziendale e comprometterne la competitività;
secondo alcune stime redatte dalla Conferenza Stato regioni con il nuovo tariffario, ad esempio, i mattatoi locali a capacità limitata passeranno da un contributo di 3.000-6.000 ad una tassa di 20.000-26.000 euro l'anno mentre i caseifici da 100-300 a 1.000-2.000 euro all'anno,

impegna il Governo

a verificare gli effetti degli aumenti esponenziali delle tariffe, introdotti dal decreto legislativo n. 194 del 2008, anche al fine di procedere ad una rimodulazione dei parametri tariffari così come segnalato dalla Conferenza Stato regioni, seguendo le linee guida originarie espresse dal regolamento (CE) n. 882/2004 e coinvolgendo direttamente i produttori e gli operatori del settore.
9/2187-A/44.Gatti, Cenni.

La Camera,
premesso che:
il problema del precariato della scuola, oltre a impedire la continuità didattica, indispensabile nel processo educativo, mortifica il ruolo degli insegnanti poiché impedisce la certezza del lavoro e rappresenta un danno per il futuro professionale di tanti giovani;
l'articolo 64 della legge 133 del 21 agosto 2008, ha previsto un piano di riduzione di spesa pari a 7 miliardi 832 milioni di euro entro il 2012 e tagli agli organici del personale pari a 87.000 posti di docenti e 43.000 posti ATA;
in ottemperanza alla suddetta legge, dai recenti dati forniti dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, si evince che solo nel prossimo anno scolastico più di 30 mila unità, tra docenti e personale ausiliare tecnico amministrativo (Ata), rimarrà senza lavoro. Se tra questi si includono i docenti precari che hanno lavorato con contratti a breve termine chiamati direttamente dall'istituto i precari della scuola saranno ben 300 mila;
considerato che:
il Governo Prodi nel corso della XV legislatura ha approvato, attraverso le due leggi finanziarie, provvedimenti importanti, volti a risolvere il problema della precarietà degli insegnanti. Con la legge n. 296 del 2006 (finanziaria 2007), è stata autorizzata l'immissione in ruolo di 150.000 docenti e di 20 mila unità di personale tecnico ausiliare (Ata) nel triennio 2007, 2008 e 2009; con la successiva legge n. 244 del 2007 (finanziaria 2008), inoltre, si è prevista la stabilizzazione di circa 17 mila insegnanti di sostegno e di ulteriori 10 mila unità di personale tecnico ausiliare nel triennio 2008, 2009 e 2010;
il suddetto piano di assunzioni non risulta essere stato abrogato dall'attuale Governo,

impegna il Governo

a portare a compimento il piano di stabilizzazione, citato in premessa, avviato dal Governo Prodi e, considerata l'attuale e difficile congiuntura economica, ad adottare urgenti iniziative normative finalizzate a prevedere un'indennità di disoccupazione biennale per il personale scolastico che garantisca almeno il 60 per cento della retribuzione.
9/2187-A/45.Fioroni, Ghizzoni, Coscia, De Pasquale, De Torre, Pes, Siragusa, Rossa, Antonino Russo, Picierno, Levi.

La Camera,
premesso che:
il provvedimento in esame, al comma 1 dell'articolo 7-quinquies, istituisce nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze un fondo di 400 milioni anche al fine di assicurare interventi urgenti nel settore dell'istruzione;
il provvedimento rinvia la finalizzazione di tali risorse ad un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di concerto con il ministro dell'economia e delle finanze;
la legge finanziaria per il 2009 ha decurtato pesantemente il Fondo per l'ampliamento dell'offerta formativa e il capitolo sul funzionamento delle scuole;
tale scelta compromette il buon andamento ordinario delle istituzioni scolastiche, sia per quanto attiene lo svolgimento del piano dell'offerta formativa, sia per quanto riguarda i progetti di aggiornamento del personale e la piena efficienza del funzionamento quotidiano delle attività scolastiche,

impegna il Governo

a finalizzare parte delle suddette risorse al fondo per l'ampliamento dell'offerta formativa e al funzionamento delle istituzioni scolastiche in occasione dell'approvazione del decreto ministeriale citato in premessa.
9/2187-A/46.Ghizzoni, Coscia, De Pasquale, De Torre, Pes, Siragusa, Rossa, Antonino Russo, Picierno, Levi.

La Camera,
premesso che:
la legge finanziaria per il 2009 ha decurtato di ben 23 milioni di euro il capitolo 7160, spese per l'attivazione dei piani di edilizia scolastica e per il completamento delle attività di messa in sicurezza e di adeguamento a norma degli edifici;
molte scuole non sono ancora in possesso delle certificazioni di sicurezza e di idoneità scolastica;
la messa in sicurezza degli edifici scolastici pubblici rappresenta un obiettivo determinante e una priorità necessaria ad assicurare l'incolumità di utenti e operatori nonché a consentire ai responsabili delle istituzioni scolastiche di assolvere gli obblighi previsti dalle normative in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro;
come anticipato da noti organi di stampa, dalla mappa del rischio degli edifici scolastici (ancora in fase di elaborazione dal Ministero dell'istruzione) emergono dati allarmanti. Dei 43 mila edifici, di ogni ordine e grado, in tutto il territorio nazionale, solo uno su tre è stato costruito negli ultimi trent'anni. Più di mille, invece, sono stati costruiti prima dell'Ottocento e di ben 6.900 edifici non è stata comunicata all'anagrafe scolastica la data di costruzione. Inoltre, i dati rivelano come ben 803 scuole sono adattate in edifici costruiti ad altro scopo,

impegna il Governo

a garantire, anche attraverso ulteriori iniziative normative, maggiori risorse da destinare al completamento delle attività di messa in sicurezza e di adeguamento a norma degli edifici scolastici, a considerare la possibilità di accensione di mutui da parte dei competenti enti locali per la messa in sicurezza degli edifici e a valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative normative affinché gli investimenti destinati all'adeguamento strutturale ed antisismico degli edifici del sistema scolastico siano esclusi dal patto di stabilità.
9/2187-A/47.Coscia, Ghizzoni, De Pasquale, De Torre, Pes, Siragusa, Rossa, Antonino Russo, Picierno, Levi.

La Camera,
premesso che:
il provvedimento in esame, al comma 1 dell'articolo 7-quinquies, istituisce nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze un fondo di 400 milioni di euro anche al fine di assicurare interventi urgenti nel settore dell'istruzione;
il provvedimento rimanda all'approvazione di un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze la finalizzazione di tali risorse;
la stabilizzazione e lo stanziamento delle risorse necessarie alla prosecuzione delle attività lavorative per i lavoratori Lsu, Co.Co.Co. e cooperative ex Lsu, nonché per i lavoratori degli appalti storici, transitati dagli enti locali allo Stato, rappresenta una delle tante emergenze del settore della scuola;
tali lavoratori svolgono compiti e funzioni Ata e sono indispensabili per il funzionamento di molti istituti scolastici,

impegna il Governo

in sede di approvazione del decreto ministeriale citato in premessa che dovrà disporre l'utilizzo di tale fondo a finalizzarlo, nella quota necessaria, alla prosecuzione delle attività e alla stabilizzazione dei suddetti lavoratori.
9/2187-A/48.Siragusa.

La Camera,
premesso che:
le scuole sono in una situazione di grandissima difficoltà finanziaria che sta per determinare la paralisi dell'attività didattica. In particolare, la mancanza di liquidità impedisce il pagamento dei supplenti, che hanno prestato servizio o che sono attualmente impegnati, e pertanto ostacola la nomina dei sostituti dei docenti assenti; tale sofferenza, altresì, impedisce a molti istituti di saldare le spese per appalti di pulizia e per forniture di materiale didattico, così come di acquistare prodotti di igiene e pulizia dei locali;
infatti, nel corso del 2008 le istituzioni scolastiche hanno rilevato un rallentamento delle erogazioni di cassa, vale a dire dei trasferimenti di finanziamenti dallo Stato, che fanno temere il ricrearsi di condizione di squilibrio significativo tra previsioni di entrate e le spese effettive per supplenze, ore eccedenti, esami di Stato e funzionamento. Tale scostamento andrebbe a sommarsi ai residui attivi già accumulati dal 2002 al 2006 e non ancora saldati;
negli ultimi tempi, ad aggravare la situazione di sofferenza finanziaria incidono le spese che le scuole devono affrontare:
a) per le visite fiscali che il decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, ha reso obbligatorie anche per un solo giorno di assenza (in media una visita costa dai 36 ai 50 euro).
Detta situazione è ulteriormente aggravata dal fatto che, per la riscossione delle parcelle delle visite fiscali già eseguite, numerose A.S.L. hanno avviato la procedura esecutiva nei confronti delle istituzioni scolastiche che non hanno potuto procedere al pagamento per mancanza di fondi e dalla sentenza del Consiglio di Stato n. 5690/08 del 14 novembre 2008, che ha reso definitiva una sentenza del TAR Toscana che sancisce l'obbligo per le amministrazioni di pagare le visite fiscali alle Asl;
b) per la predisposizione dei corsi di recupero dei debiti formativi degli alunni che le scuole di istruzione secondaria di secondo grado devono attivare ai sensi dei decreto ministeriale 3 ottobre 2008, n. 80, i cui finanziamenti sono stati drasticamente ridotti a soli 55 milioni di euro per l'anno 2009;
c) per le spese di funzionamento, i cui finanziamenti non risulta che siano stati ancora assegnati rendendo così sostanzialmente impossibile la predisposizione dei bilanci 2009 da parte delle singole istituzioni scolastiche e della programmazione delle attività del piano dell'offerta formativa per il prossimo anno scolastico;
a fronte di un credito complessivo vantato attualmente dalle scuole di 560 milioni di euro, la risposta che è stata data, stanziando nel decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, 200 milioni di euro, è ancora insufficiente, a ciò si aggiunge la grave scelta, assunta con la legge finanziaria per il 2009, di ridurre di ben 50 milioni proprio il fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche;
appare necessario, pertanto, affrontare, in tempi brevi, la problematica nel suo complesso al fine di evitare:
a) contenziosi tra gli istituti scolastici e i supplenti in servizio (non potendosi configurare l'ipotesi di personale assunto regolarmente che poi non venga retribuito);
b) interruzioni dell'attività didattica per mancate nomine di supplenti e, di conseguenza, l'impossibilità, per gli studenti, di esercitare il diritto allo studio ed in modo che venga risolta una situazione che sta determinando gravissime difficoltà di funzionamento per le istituzioni scolastiche stesse, tanto da compromettere sia il regolare svolgimento delle attività didattiche stesse, impedendo, di fatto, la realizzazione del dettato costituzionale, che garantisce l'esercizio del diritto all'istruzione, sia l'immagine della scuola di fronte alle famiglie ed all'opinione pubblica;
c) mancato o parziale pagamento dei docenti che hanno fatto parte delle commissioni per gli esami di stato;
d) situazioni debitorie pregresse delle scuole nei confronti dei comuni per mancato pagamento della tarsu e nei confronti di chi ha svolto le attività surrogatorie professionalizzanti;
e) mancato pagamento delle utenze e del materiale di facile consumo,

impegna il Governo:

a valutare l'opportunità di predisporre urgentemente un piano finanziario utile a reperire, le risorse necessarie al fine di consentire alle Istituzioni scolastiche la regolarizzazione dei bilanci mediante la reale riscossione dei crediti sopra descritti ed il pagamento dei debiti non ancora saldati, il pagamento relativo alle supplenze del personale assente e le spese obbligatorie derivanti dagli oneri collegati agli appalti delle imprese di pulizie degli istituti scolastici e agli esami di maturità oltre che utile al reperimento dei finanziamenti da destinare al pagamento delle visite fiscali che obbligatoriamente debbono essere disposte per il personale assente anche per un solo giorno;
a valutare l'opportunità di liquidare, nel più breve tempo possibile, le risorse finanziarie necessarie all'avvio di corsi di recupero dei debiti formativi degli alunni, ai sensi del decreto ministeriale n. 80 del 2007, per l'anno scolastico 2008/09, oltre che a predispone l'assegnazione relativa alle spese di funzionamento per l'anno 2009.
9/2187-A/49.De Pasquale.

La Camera,
premesso che:
tutti i Governi dei principali paesi europei e l'amministrazione Obama negli USA stanno usando le politiche di bilancio e fiscali in funzione anticiclica. La dimensione e i contenuti degli interventi variano in rapporto alle specificità nazionali e alle diverse condizioni della finanza pubblica. Però tutti, senza eccezione, hanno cambiato la loro politica di bilancio, chiamandola a contribuire a ridurre il costo sociale della recessione e ad accelerare il suo superamento;
in Italia, invece, una incisiva azione di sostegno e di rilancio dell'economia risulta ancora condizionata dalle scelte di bilancio operate con la manovra triennale dell'estate scorsa (decreto-legge 112 del giugno scorso), quando la crisi non era ancora scoppiata;
servirebbero, invece, politiche autenticamente espansive per sostenere imprese e lavoratori di fronte alla crisi;
con un ritardo di almeno due mesi rispetto alle esigenze del settore industriale, il presente provvedimento offre una prima risposta per il comparto automobilistico, sebbene sia stata esclusa tutta la filiera della componentistica che interessa centinaia di aziende nel Paese, anche piccole, oltre che le multinazionali, ed occupa migliaia di persone;
peraltro, il testo risulta ora impropriamente appesantito dalle disposizioni già recate dal decreto-legge in materia di quote latte, una misura fortemente criticata dalla gran parte degli operatori del settore che rappresenta una sorta di ennesima sanatoria per una minoranza di imprese che hanno reiteratamente disatteso la normativa nazionale e comunitaria;
grazie all'iniziativa del gruppo del Partito Democratico il testo offre ora una soluzione anche alle esigenze delle imprese di altri comparti e dei lavoratori attraverso le misure per il consolidamento del debito delle piccole e medie imprese, uno degli interventi più sentiti e più richiesti da parte di tutto il mondo produttivo, e l'inserimento di un condizionamento virtuoso sul piano economico e sociale che si deve creare tra i benefici degli incentivi e la salvaguardia dei livelli occupazionali;
rimangono però aperte numerose questioni per la tenuta complessiva del sistema produttivo nazionale e per la tutela dell'occupazione, come quella relativa al carico fiscale delle imprese e del lavoro autonomo nella negativa fase congiunturale in atto, che meriterebbe ben altra attenzione da parte del Governo, ad esempio attraverso misure finalizzate a garantire la necessaria liquidità a fronte delle difficoltà dell'accesso al credito;
l'articolo 3 del provvedimento in esame modifica la disciplina fiscale dei distretti produttivi, reintroducendo il regime fiscale previsto dalla legge finanziaria 2006, disciplina che non ha trovato applicazione in quanto non sono stati emanati i relativi decreti attuativi, prevedendo la facoltà per i distretti di optare per il regime della tassazione consolidata di distretto ovvero per la tassazione preventiva concordata triennale;
si tratta di misure di difficile applicazione e dubbia efficacia, mentre sarebbe meglio, per sostenere una realtà strategica come quella dei distretti, favorire la detassazione degli investimenti produttivi per le imprese appartenenti al distretto,

impegna il Governo

a predisporre opportune e tempestive misure per riconoscere agevolazioni fiscali alle imprese appartenenti ai distretti relativamente agli investimenti produttivi.
9/2187-A/50.Federico Testa, Fluvi, Lulli, Benamati, Calearo Ciman, Carella, Causi, Ceccuzzi, Colaninno, D'Antoni, De Micheli, Fadda, Fogliardi, Froner, Gasbarra, Graziano, Losacco, Marchignoli, Marchioni, Pizzetti, Peluffo, Portas, Quartiani, Ria, Sanga, Scarpetti, Sposetti, Strizzolo, Vico, Zunino.

La Camera,
premesso che:
tutti i Governi dei principali paesi europei e l'amministrazione Obama negli USA stanno usando le politiche di bilancio e fiscali in funzione anticiclica. La dimensione e i contenuti degli interventi variano in rapporto alle specificità nazionali e alle diverse condizioni della finanza pubblica. Però tutti, senza eccezione, hanno cambiato la loro politica di bilancio, chiamandola a contribuire a ridurre il costo sociale della recessione e ad accelerare il suo superamento;
in Italia, invece, una incisiva azione di sostegno e di rilancio dell'economia risulta ancora condizionata dalle scelte di bilancio operate con la manovra triennale dell'estate scorsa (decreto-legge 112 del giugno scorso), quando la crisi non era ancora scoppiata;
servirebbero, invece, politiche autenticamente espansive per sostenere imprese e lavoratori di fronte alla crisi;
con un ritardo di almeno due mesi rispetto alle esigenze del settore industriale, il presente provvedimento offre una prima risposta per il comparto automobilistico, sebbene sia stata esclusa tutta la filiera della componentistica che interessa centinaia di aziende nel Paese, anche piccole, oltre che le multinazionali, ed occupa migliaia di persone;
peraltro, il testo risulta ora impropriamente appesantito dalle disposizioni già recate dal decreto-legge in materia di quote latte, una misura fortemente criticata dalla gran parte degli operatori del settore che rappresenta una sorta di ennesima sanatoria per una minoranza di imprese che hanno reiteratamente disatteso la normativa nazionale e comunitaria;
grazie all'iniziativa del gruppo del Partito Democratico il testo offre ora una soluzione anche alle esigenze delle imprese di altri comparti e dei lavoratori attraverso le misure per il consolidamento del debito delle piccole e medie imprese, uno degli interventi più sentiti e più richiesti da parte di tutto il mondo produttivo, e l'inserimento di un condizionamento virtuoso sul piano economico e sociale che si deve creare tra i benefici degli incentivi e la salvaguardia dei livelli occupazionali;
rimangono però aperte numerose questioni per la tenuta complessiva del sistema produttivo nazionale e per la tutela dell'occupazione, come quella relativa al carico fiscale delle imprese e del lavoro autonomo nella negativa fase congiunturale in atto, che meriterebbe ben altra attenzione da parte del Governo, ad esempio attraverso misure finalizzate a garantire la necessaria liquidità a fronte delle difficoltà dell'accesso al credito;
l'articolo 3 del provvedimento in esame modifica la disciplina fiscale dei distretti produttivi, reintroducendo il regime fiscale previsto dalla legge finanziaria 2006, disciplina che non ha trovato applicazione in quanto non sono stati emanati i relativi decreti attuativi, prevedendo la facoltà per i distretti di optare per il regime della tassazione consolidata di distretto ovvero per la tassazione preventiva concordata triennale;
si tratta di misure di difficile applicazione e dubbia efficacia, mentre sarebbe meglio, per sostenere una realtà strategica come quella dei distretti, favorire la detassazione degli investimenti produttivi per le imprese appartenenti al distretto,

impegna il Governo

a valutare la predisposizione di misure per riconoscere agevolazioni fiscali alle imprese appartenenti ai distretti relativamente agli investimenti produttivi.
9/2187-A/50.(Testo modificato nel corso della seduta) Federico Testa, Fluvi, Lulli, Benamati, Calearo Ciman, Carella, Causi, Ceccuzzi, Colaninno, D'Antoni, De Micheli, Fadda, Fogliardi, Froner, Gasbarra, Graziano, Losacco, Marchignoli, Marchioni, Pizzetti, Peluffo, Portas, Quartiani, Ria, Sanga, Scarpetti, Sposetti, Strizzolo, Vico, Zunino.

La Camera,
premesso che:
la crisi economica internazionale, come ampiamente previsto, sta facendo ormai sentire i suoi effetti anche nel nostro Paese, con conseguenze particolarmente pesanti per i lavoratori;
tutti i dati confermano che il 2009 e il 2010 saranno due anni di recessione con conseguente tracollo dei posti di lavoro;
le misure previste dal provvedimento in esame, e più complessivamente dalle politiche sin qui varate dal Governo, devono far fronte alle dimensioni del fenomeno della flessione dell'occupazione e alla conseguente crescente richiesta di ricorso agli ammortizzatori sociali;
in questo contesto, si delinea come improcrastinabile la soluzione di un ulteriore problema che, apparentemente secondario, appare come una inaccettabile, ulteriore penalizzazione di lavoratori già duramente colpiti dalle conseguenze della crisi. Infatti, l'attuale trattamento fiscale sugli emolumenti arretrati sul trattamento di integrazione salariale (CIGS), applicato dall'INPS, in qualità di sostituto di imposta, prevede che gli stessi siano sottoposti a tassazione separata - qualora erogati nel corso dell'anno successivo al periodo di mancato impiego -, equiparandoli a quelle tipologie di reddito che, pur assumendo rilevanza fiscale in un determinato momento, si formano in periodi di imposta precedenti;
tale circostanza appare configurarsi come un'ingiusta penalizzazione di redditi già fortemente decurtati, risultando, peraltro, in contrasto con l'orientamento espresso dall'Agenzia delle entrate che nella risoluzione 379/E, del 3 dicembre 2002, e nella circolare n. 23 del 1997, chiarisce che «l'applicazione del regime di tassazione separata deve escludersi ogni qualvolta la corresponsione degli emolumenti in un periodo di imposta successivo deve considerarsi fisiologica rispetto ai tempi tecnici per l'erogazione degli emolumenti stessi»,

impegna il Governo

ad attivarsi, per quanto di sua competenza, per favorire un'applicazione del regime fiscale di detti trattamenti volta ad escludere la richiamata ingiusta penalizzazione.
9/2187-A/51.Vico, Lulli, Fluvi, Damiano, Bellanova, Berretta, Bobba, Boccuzzi, Codurelli, Gatti, Gnecchi, Letta, Madia, Mattesini, Miglioli, Mosca, Rampi, Santagata, Schirru.

La Camera,
premesso che:
tutti i Governi dei principali paesi europei e l'amministrazione Obama negli USA stanno usando le politiche di bilancio e fiscali in funzione anticiclica. La dimensione e i contenuti degli interventi variano in rapporto alle specificità nazionali e alle diverse condizioni della finanza pubblica. Però tutti, senza eccezione, hanno cambiato la loro politica di bilancio, chiamandola a contribuire a ridurre il costo sociale della recessione e ad accelerare il suo superamento;
in Italia, invece, una incisiva azione di sostegno e di rilancio dell'economia risulta ancora condizionata dalle scelte di bilancio operate con la manovra triennale dell'estate scorsa (decreto-legge 112 del giugno scorso), quando la crisi non era ancora scoppiata;
servirebbero, invece, politiche autenticamente espansive per sostenere imprese e lavoratori di fronte alla crisi;
con un ritardo di almeno due mesi rispetto alle esigenze del settore industriale, il presente provvedimento offre una prima risposta per il comparto automobilistico, sebbene sia stata esclusa tutta la filiera della componentistica che interessa centinaia di aziende nel Paese, anche piccole, oltre che le multinazionali, ed occupa migliaia di persone;
peraltro, il testo risulta ora impropriamente appesantito dalle disposizioni già recate dal decreto-legge in materia di quote latte, una misura fortemente criticata dalla gran parte degli operatori del settore che rappresenta una sorta di ennesima sanatoria per una minoranza di imprese che hanno reiteratamente disatteso la normativa nazionale e comunitaria;
grazie all'iniziativa del gruppo del Partito Democratico il testo offre ora una soluzione anche alle esigenze delle imprese di altri comparti e dei lavoratori attraverso le misure per il consolidamento del debito delle piccole e medie imprese, uno degli interventi più sentiti e più richiesti da parte di tutto il mondo produttivo, e l'inserimento di un condizionamento virtuoso sul piano economico e sociale che si deve creare tra i benefici degli incentivi e la salvaguardia dei livelli occupazionali; rimangono però aperte numerose questioni per la tenuta complessiva del sistema produttivo nazionale e per la tutela dell'occupazione, come quella relativa al carico fiscale delle imprese e del lavoro autonomo nella negativa fase congiunturale in atto, che meriterebbe ben altra attenzione da parte del Governo, ad esempio attraverso misure finalizzate a garantire la necessaria liquidità a fronte delle difficoltà dell'accesso al credito,

impegna il Governo

a predisporre opportune e tempestive misure per ridurre l'ammontare del primo acconto IRPEF, IRES ed IRAP in scadenza a giugno a tutti i contribuenti esercenti attività di impresa, arti e professioni.
9/2187-A/52.Fluvi, Lulli, Benamati, Calearo Ciman, Carella, Causi, Ceccuzzi, Colaninno, D'Antoni, De Micheli, Fadda, Fogliardi, Froner, Gasbarra, Graziano, Losacco, Marchignoli, Marchioni, Pizzetti, Peluffo, Portas, Quartiani, Ria, Sanga, Scarpetti, Sposetti, Strizzolo, Federico Testa, Vico, Zunino, Anna Teresa Formisano.

La Camera,
premesso che:
tutti i Governi dei principali paesi europei e l'amministrazione Obama negli USA stanno usando le politiche di bilancio e fiscali in funzione anticiclica. La dimensione e i contenuti degli interventi variano in rapporto alle specificità nazionali e alle diverse condizioni della finanza pubblica. Però tutti, senza eccezione, hanno cambiato la loro politica di bilancio, chiamandola a contribuire a ridurre il costo sociale della recessione e ad accelerare il suo superamento;
in Italia, invece, una incisiva azione di sostegno e di rilancio dell'economia risulta ancora condizionata dalle scelte di bilancio operate con la manovra triennale dell'estate scorsa (decreto-legge 112 del giugno scorso), quando la crisi non era ancora scoppiata;
servirebbero, invece, politiche autenticamente espansive per sostenere imprese e lavoratori di fronte alla crisi;
con un ritardo di almeno due mesi rispetto alle esigenze del settore industriale, il presente provvedimento offre una prima risposta per il comparto automobilistico, sebbene sia stata esclusa tutta la filiera della componentistica che interessa centinaia di aziende nel Paese, anche piccole, oltre che le multinazionali, ed occupa migliaia di persone;
peraltro, il testo risulta ora impropriamente appesantito dalle disposizioni già recate dal decreto-legge in materia di quote latte, una misura fortemente criticata dalla gran parte degli operatori del settore che rappresenta una sorta di ennesima sanatoria per una minoranza di imprese che hanno reiteratamente disatteso la normativa nazionale e comunitaria;
grazie all'iniziativa del gruppo del Partito Democratico il testo offre ora una soluzione anche alle esigenze delle imprese di altri comparti e dei lavoratori attraverso le misure per il consolidamento del debito delle piccole e medie imprese, uno degli interventi più sentiti e più richiesti da parte di tutto il mondo produttivo, e l'inserimento di un condizionamento virtuoso sul piano economico e sociale che si deve creare tra i benefici degli incentivi e la salvaguardia dei livelli occupazionali; rimangono però aperte numerose questioni per la tenuta complessiva del sistema produttivo nazionale e per la tutela dell'occupazione, come quella relativa al carico fiscale delle imprese e del lavoro autonomo nella negativa fase congiunturale in atto, che meriterebbe ben altra attenzione da parte del Governo, ad esempio attraverso misure finalizzate a garantire la necessaria liquidità a fronte delle difficoltà dell'accesso al credito;
un settore che più sta mostrando sofferenza è quello dell'export, per il quale la normativa in vigore stabilisce che solo i soggetti che effettuano esportazioni per un ammontare di operazioni non imponibili superiore al 25 per cento dell'ammontare complessivo di tutte le operazioni effettuate possano accedere ai rimborsi IVA annuali e trimestrali ed effettuare la compensazione del credito IVA, con le altre imposte da pagare, per un ammontare massimo che corrisponde all'eccedenza detraibile del trimestre di riferimento,

impegna il Governo

a predisporre opportune e tempestive misure per ammettere ai rimborsi IVA annuali e trimestrali, in via straordinaria, anche i soggetti esportatori con un volume complessivo di esportazioni inferiore al 25 per cento, ossia i piccoli esportatori, nonché per concedere l'accesso alla compensazione IVA per i medesimi soggetti.
9/2187-A/53.Froner, Lulli, Fluvi, Benamati, Calearo Ciman, Carella, Causi, Ceccuzzi, Colaninno, D'Antoni, De Micheli, Fadda, Fogliardi, Gasbarra, Graziano, Losacco, Marchignoli, Marchioni, Pizzetti, Peluffo, Portas, Quartiani, Ria, Sanga, Scarpetti, Sposetti, Strizzolo, Federico Testa, Vico, Zunino.

La Camera,
premesso che:
tutti i Governi dei principali paesi europei e l'amministrazione Obama negli USA stanno usando le politiche di bilancio e fiscali in funzione anticiclica. La dimensione e i contenuti degli interventi variano in rapporto alle specificità nazionali e alle diverse condizioni della finanza pubblica. Però tutti, senza eccezione, hanno cambiato la loro politica di bilancio, chiamandola a contribuire a ridurre il costo sociale della recessione e ad accelerare il suo superamento;
in Italia, invece, una incisiva azione di sostegno e di rilancio dell'economia risulta ancora condizionata dalle scelte di bilancio operate con la manovra triennale dell'estate scorsa (decreto-legge 112 del giugno scorso), quando la crisi non era ancora scoppiata;
servirebbero, invece, politiche autenticamente espansive per sostenere imprese e lavoratori di fronte alla crisi;
con un ritardo di almeno due mesi rispetto alle esigenze del settore industriale, il presente provvedimento offre una prima risposta per il comparto automobilistico, sebbene sia stata esclusa tutta la filiera della componentistica che interessa centinaia di aziende nel Paese, anche piccole, oltre che le multinazionali, ed occupa migliaia di persone;
peraltro, il testo risulta ora impropriamente appesantito dalle disposizioni già recate dal decreto-legge in materia di quote latte, una misura fortemente criticata dalla gran parte degli operatori del settore che rappresenta una sorta di ennesima sanatoria per una minoranza di imprese che hanno reiteratamente disatteso la normativa nazionale e comunitaria;
grazie all'iniziativa del gruppo del Partito Democratico il testo offre ora una soluzione anche alle esigenze delle imprese di altri comparti e dei lavoratori attraverso le misure per il consolidamento del debito delle piccole e medie imprese, uno degli interventi più sentiti e più richiesti da parte di tutto il mondo produttivo, e l'inserimento di un condizionamento virtuoso sul piano economico e sociale che si deve creare tra i benefici degli incentivi e la salvaguardia dei livelli occupazionali; l'articolo 3, comma 4-bis amplia la tipologia delle diverse forme di finanziamento che possono essere effettuate nell'ambito della gestione separata della Cassa depositi e prestiti S.p.A, ossia quella alimentata da risparmio postale, specificando le diverse forme che possono assumere le operazioni di finanziamento, tra le quali rientrano quelle a favore delle piccole e medie imprese attraverso l'intermediazione di soggetti autorizzati all'esercizio del credito,

impegna il Governo

ad adottare ulteriori iniziative volte a determinare il limite massimo di utilizzo delle risorse della gestione separata della Cassa depositi prestiti, a chiarire che tali risorse sono destinate alla prestazione di garanzie su finanziamenti concessi dalle banche alle PMI e a favorire le operazioni di consolidamento a medio termine dei debiti a breve, nonché ad adottare tutte le opportune misure per garantire la tutela del risparmio postale.
9/2187-A/54.Causi, Fluvi, Lulli, Benamati, Calearo Ciman, Carella, Ceccuzzi, Colaninno, D'Antoni, De Micheli, Fadda, Fogliardi, Froner, Gasbarra, Graziano, Losacco, Marchignoli, Marchioni, Pizzetti, Peluffo, Portas, Quartiani, Ria, Sanga, Scarpetti, Sposetti, Strizzolo, Federico Testa, Vico, Zunino.

La Camera,
premesso che:
dal 13 gennaio 2009 è operativa la nuova Alitalia: dopo mesi di incertezza, la vicenda Alitalia si è conclusa con un costo elevatissimo per i cittadini italiani, sia come contribuenti che come utenti del servizio aereo;
con diverse dichiarazioni il Presidente del Consiglio ed il ministro dell'economia e delle finanze avevano espresso pubblicamente la volontà di tutelare i piccoli azionisti e gli obbligazionisti che avevano investito in Alitalia;
l'articolo 3, comma 2, del decreto-legge 28 agosto 2008, n. 134, convertito in legge, con modificazioni, dalla legge 27 ottobre 2008, n. 166, ha introdotto una tutela del risparmio dei piccoli azionisti ovvero obbligazionisti di Alitalia-Linee aeree italiane S.p.A. che non abbiano esercitato eventuali diritti di opzione aventi ad oggetto la conversione dei titoli in azioni di nuove società, in particolare prevedendo che essi siano ammessi ai benefici di cui all'articolo 1, comma 343, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, ossia a ricorrere alle disponibilità del Fondo per l'indennizzo dei risparmiatori vittime di frodi finanziarie finanziato con i cosiddetti «conti dormienti»;
in questa situazione gli obbligazionisti e i piccoli azionisti Alitalia sono stati lasciati in una situazione di completa incertezza riguardo alla sorte del proprio investimento;
il 29 luglio 2005 l'assemblea degli obbligazionisti di Alitalia aveva approvato la proroga dell'originario termine di scadenza del prestito obbligazionario dal 22 luglio 2007 al 22 luglio 2010, con il voto determinante del Ministero dell'economia e delle finanze, nella duplice veste di socio di controllo ed obbligazionista maggioritario di Alitalia, e dunque in palese conflitto di interessi, tanto che il voto degli altri obbligazionisti si è rivelato sostanzialmente ininfluente ai fini dell'esito della votazione. Si tratta di 715 milioni di euro di obbligazioni convertibili di cui 270 milioni di euro sottoscritti da piccoli risparmiatori quando lo Stato era socio maggioritario della compagnia e sembrava pertanto fornire garanzie in merito alla solidità del titolo;
il corrispettivo per l'acquisto di asset Alitalia da parte di CAI ha previsto anche l'accollo liberatorio di alcune categorie di debiti, tra i quali figurano solo i debiti relativi ai contratti trasferiti e i debiti derivanti dai contratti di finanziamento ipotecario degli aeromobili trasferiti in proprietà;
anche la prospettiva per i piccoli risparmiatori di vedere convertiti i propri crediti in altri strumenti finanziari è rimasta frustrata dalla previsione contenuta nel decreto n. 134 che ha previsto la possibilità di procedere alla cessione dei beni aziendali, anche in assenza di una preventiva dichiarazione dello stato di insolvenza. Quest'ultima è invece il presupposto perché, ai sensi della legge Marzano, si possa pervenire a un concordato in cui, tra le altre alternative, può figurare la conversione delle obbligazioni in altri strumenti finanziari;
il 21 gennaio 2009, in risposta ad un'interrogazione presentata nella Commissione finanze della Camera dei deputati relativa alle misure che il Governo intende adottare a tutela degli oltre 40.000 piccoli azionisti, il Ministero dell'economia e delle finanze ha precisato che, mentre per i depositi di somme in denaro il termine per il versamento al Fondo depositi dormienti è scaduto il 15 dicembre 2008, per gli assegni circolari non riscossi, le polizze vita prescritte e gli altri strumenti finanziari il termine scadrà il 31 maggio 2009 e che solo allora sarà possibile determinare l'importo che affluirà complessivamente al Fondo;
i conti dormienti in denaro dovrebbero ammontare, per la quota relativa alle somme in denaro, a 798.404.099,50 euro, molto distante dalle stime ottimistiche dalle destinazioni del Fondo conti dormienti: oltre ai piccoli risparmiatori di Alitalia, i risparmiatori che siano rimaste vittime di frodi finanziarie e abbiano subito un danno ingiusto, i possessori di titoli obbligazionari della Repubblica argentina (cosiddetti tango bond), il finanziamento della ricerca scientifica, il finanziamento della social card, a cui vanno aggiunte le altre finalità inserite dal presente provvedimento;
sembra pertanto profilarsi un'incapienza del Fondo, tale da non assicurare il soddisfacimento integrale dei diritti dei piccoli risparmiatori;
dal 26 gennaio, è operativo il ritiro dalla Borsa delle azioni e delle obbligazioni convertibili della vecchia Alitalia. Il titolo era stato sospeso il 4 giugno scorso, in via cautelativa ed a tutela del mercato dei titoli Alitalia, per scongiurare il rischio di eventuali speculazioni: all'epoca, il titolo era quotato 0,445 euro, per un ammontare complessivo in mano ai risparmiatori di 600 milioni di euro; il provvedimento in esame, con l'articolo 7-octies, prevede che, ai titolari di obbligazioni del prestito obbligazionario «Alitalia 7,5 per cento 2002-2010 convertibile» emesso da Alitalia-Linee Aeree Italiane s.p.a., ora in amministrazione straordinaria, venga attribuito il diritto di cedere al Ministero dell'economia e delle finanze i propri titoli per un controvalore determinato sulla base del prezzo medio di borsa delle obbligazioni nell'ultimo mese di negoziazione, ridotto del 50 per cento, in cambio di titoli di Stato di nuova emissione, senza cedola, con scadenza 2012, con un taglio minimo unitario di 1.000 euro;
si tratta di importi assolutamente insufficienti e che non includono gli azionisti nei benefici,

impegna il Governo

a rafforzare le misure a tutela degli obbligazionisti, prevedendo adeguati stanziamenti che le rendano efficaci, nonché ad estendere tali misure anche a favore degli azionisti, allo stato del tutto privi di qualunque forma di garanzia dei propri crediti.
9/2187-A/55.Benamati, Fluvi, Lulli.

La Camera,
premesso che:
dal 13 gennaio 2009 è operativa la nuova Alitalia: dopo mesi di incertezza, la vicenda Alitalia si è conclusa con un costo elevatissimo per i cittadini italiani, sia come contribuenti che come utenti del servizio aereo;
con diverse dichiarazioni il Presidente del Consiglio ed il ministro dell'economia e delle finanze avevano espresso pubblicamente la volontà di tutelare i piccoli azionisti e gli obbligazionisti che avevano investito in Alitalia;
l'articolo 3, comma 2, del decreto-legge 28 agosto 2008, n. 134, convertito in legge, con modificazioni, dalla legge 27 ottobre 2008, n. 166, ha introdotto una tutela del risparmio dei piccoli azionisti ovvero obbligazionisti di Alitalia-Linee aeree italiane S.p.A. che non abbiano esercitato eventuali diritti di opzione aventi ad oggetto la conversione dei titoli in azioni di nuove società, in particolare prevedendo che essi siano ammessi ai benefici di cui all'articolo 1, comma 343, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, ossia a ricorrere alle disponibilità del Fondo per l'indennizzo dei risparmiatori vittime di frodi finanziarie finanziato con i cosiddetti «conti dormienti»;
in questa situazione gli obbligazionisti e i piccoli azionisti Alitalia sono stati lasciati in una situazione di completa incertezza riguardo alla sorte del proprio investimento;
il 29 luglio 2005 l'assemblea degli obbligazionisti di Alitalia aveva approvato la proroga dell'originario termine di scadenza del prestito obbligazionario dal 22 luglio 2007 al 22 luglio 2010, con il voto determinante del Ministero dell'economia e delle finanze, nella duplice veste di socio di controllo ed obbligazionista maggioritario di Alitalia, e dunque in palese conflitto di interessi, tanto che il voto degli altri obbligazionisti si è rivelato sostanzialmente ininfluente ai fini dell'esito della votazione. Si tratta di 715 milioni di euro di obbligazioni convertibili di cui 270 milioni di euro sottoscritti da piccoli risparmiatori quando lo Stato era socio maggioritario della compagnia e sembrava pertanto fornire garanzie in merito alla solidità del titolo;
il corrispettivo per l'acquisto di asset Alitalia da parte di CAI ha previsto anche l'accollo liberatorio di alcune categorie di debiti, tra i quali figurano solo i debiti relativi ai contratti trasferiti e i debiti derivanti dai contratti di finanziamento ipotecario degli aeromobili trasferiti in proprietà;
anche la prospettiva per i piccoli risparmiatori di vedere convertiti i propri crediti in altri strumenti finanziari è rimasta frustrata dalla previsione contenuta nel decreto n. 134 che ha previsto la possibilità di procedere alla cessione dei beni aziendali, anche in assenza di una preventiva dichiarazione dello stato di insolvenza. Quest'ultima è invece il presupposto perché, ai sensi della legge Marzano, si possa pervenire a un concordato in cui, tra le altre alternative, può figurare la conversione delle obbligazioni in altri strumenti finanziari;
il 21 gennaio 2009, in risposta ad un'interrogazione presentata nella Commissione finanze della Camera dei deputati relativa alle misure che il Governo intende adottare a tutela degli oltre 40.000 piccoli azionisti, il Ministero dell'economia e delle finanze ha precisato che, mentre per i depositi di somme in denaro il termine per il versamento al Fondo depositi dormienti è scaduto il 15 dicembre 2008, per gli assegni circolari non riscossi, le polizze vita prescritte e gli altri strumenti finanziari il termine scadrà il 31 maggio 2009 e che solo allora sarà possibile determinare l'importo che affluirà complessivamente al Fondo;
i conti dormienti in denaro dovrebbero ammontare, per la quota relativa alle somme in denaro, a 798.404.099,50 euro, molto distante dalle stime ottimistiche dalle destinazioni del Fondo conti dormienti: oltre ai piccoli risparmiatori di Alitalia, i risparmiatori che siano rimaste vittime di frodi finanziarie e abbiano subito un danno ingiusto, i possessori di titoli obbligazionari della Repubblica argentina (cosiddetti tango bond), il finanziamento della ricerca scientifica, il finanziamento della social card, a cui vanno aggiunte le altre finalità inserite dal presente provvedimento;
sembra pertanto profilarsi un'incapienza del Fondo, tale da non assicurare il soddisfacimento integrale dei diritti dei piccoli risparmiatori;
dal 26 gennaio, è operativo il ritiro dalla Borsa delle azioni e delle obbligazioni convertibili della vecchia Alitalia. Il titolo era stato sospeso il 4 giugno scorso, in via cautelativa ed a tutela del mercato dei titoli Alitalia, per scongiurare il rischio di eventuali speculazioni: all'epoca, il titolo era quotato 0,445 euro, per un ammontare complessivo in mano ai risparmiatori di 600 milioni di euro; il provvedimento in esame, con l'articolo 7-octies, prevede che, ai titolari di obbligazioni del prestito obbligazionario «Alitalia 7,5 per cento 2002-2010 convertibile» emesso da Alitalia-Linee Aeree Italiane s.p.a., ora in amministrazione straordinaria, venga attribuito il diritto di cedere al Ministero dell'economia e delle finanze i propri titoli per un controvalore determinato sulla base del prezzo medio di borsa delle obbligazioni nell'ultimo mese di negoziazione, ridotto del 50 per cento, in cambio di titoli di Stato di nuova emissione, senza cedola, con scadenza 2012, con un taglio minimo unitario di 1.000 euro;
si tratta di importi assolutamente insufficienti e che non includono gli azionisti nei benefici,

impegna il Governo

a valutare il possibile rafforzamento di misure a tutela degli obbligazionisti, prevedendo adeguati stanziamenti che le rendano efficaci, nonché ad estendere tali misure anche a favore degli azionisti, allo stato del tutto privi di qualunque forma di garanzia dei propri crediti.
9/2187-A/55.(Testo modificato nel corso della seduta) Benamati, Fluvi, Lulli.

La Camera,
premesso che:
i comuni e le province versano in una situazione di grave crisi economico-finanziaria, dovuta a scelte quali la inadeguata copertura del mancato gettito derivante dalla soppressione dell'ICI sulla prima casa, il blocco dell'autonomia impositiva degli enti territoriali, il taglio dei trasferimenti erariali e dei fondi destinati alle politiche sociali, le regole fortemente restrittive del patto di stabilità interno;
senza un intervento, si determinerà una ulteriore contrazione della spesa per investimenti;
la copertura finanziaria per la compensazione del minor gettito ICI ai comuni è da ritenersi ampiamente insufficiente;
la legge finanziaria 2008 e il decreto-legge n. 112/2008 tagliano i trasferimenti per gli enti locali di 563 milioni di euro: 313 milioni (di cui 251 milioni a carico dei comuni e 62 a carico delle province) in relazione alla riduzione dei costi della politica (a fronte di risparmi effettivi conseguiti assai inferiori alle stime del Governo) e 250 milioni sotto forma di riduzione del fondo ordinario destinato ai comuni (200 milioni) e alle province (50 milioni);
il comma 8 dell'articolo 77-bis del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, come modificato dalla legge finanziaria 2009, dispone che le risorse originate da una serie di operazioni di carattere straordinario non sono conteggiate nella base assunta nel 2007 a riferimento per l'individuazione degli obiettivi e dei saldi utili per il rispetto del patto di stabilità interno se destinate alla realizzazione di investimenti o alla riduzione del debito;
con la circolare n. 2 del 27 gennaio 2009, sul patto di stabilità interno per il 2009-2011, la Ragioneria generale dello Stato ha interpretato il dettato letterale del comma 8 in senso fortemente restrittivo, stabilendo che l'esclusione delle suddette risorse deve essere riferita non solo al saldo finanziario preso a base di riferimento, ossia l'anno 2007, ma anche al saldo di gestione degli anni del patto 2009-2011 con il rischio di una vera e propria paralisi degli investimenti degli enti locali (che rappresentano una quota maggioritaria del totale degli investimenti pubblici);
questo significa cancellare dai bilanci dei comuni almeno 1.700 milioni di euro di operazioni virtuose, bloccando ulteriormente pagamenti di investimenti già realizzati e l'utilizzo degli avanzi di amministrazione proprio per quei comuni che più hanno contribuito al Patto negli anni scorsi;
gli enti locali nel 2007 hanno realizzato il 50,9 per cento degli investimenti fissi lordi delle amministrazioni pubbliche, molti enti locali hanno a disposizione risorse economiche libere ed utilizzabili per finanziare opere già progettate, cantierabili immediatamente o già cantierate, ma ferme a causa dei vincoli posti dal Patto di stabilità che bloccano gli investimenti locali. Inoltre, impediscono il pagamento dei lavori già eseguiti ovvero il proseguimento delle opere appaltate e in corso di realizzazione;
l'articolo 7-quater, reca alcune integrazioni alla disciplina vigente del Patto di stabilità interno relativamente alle spese di investimento degli enti territoriali;
l'esigenza di sostenere lo sviluppo degli investimenti degli enti territoriali, bloccati a causa dei vincoli posti dal Patto di stabilità, è stata ribadita con l'approvazione da parte della Camera di alcune mozioni con le quali il Governo è stato impegnato ad intervenire per aumentare la possibilità di spesa in conto capitale degli enti locali;
in particolare, sono escluse dal computo del saldo utile ai fini del Patto di stabilità interno per l'anno 2009 determinate tipologie di spese in conto capitale: tale possibilità è però limitata ai soli enti locali virtuosi e nei limiti degli importi autorizzati dalla regione di appartenenza, la quale, a sua volta, al fine di garantire il rispetto degli obiettivi finanziari generali del comparto, procede, contestualmente, alla rideterminazione del proprio obiettivo programmatico del Patto per il 2009, per un ammontare pari all'entità complessiva degli importi autorizzati in favore degli enti locali compresi nel proprio territorio;
si tratta quindi di una previsione insufficiente rispetto all'esigenza di utilizzare risorse, da impegnare nella manutenzione dei beni pubblici, quali ad esempio scuole, reti idriche, strade, ovvero nella realizzazione di progetti già cantierati, con sicuri effetti sul piano occupazionale,

impegna il Governo:

ad adottare ulteriori iniziative volte a garantire l'integrale copertura del minor gettito derivante dall'abolizione dell'ICI sulle abitazioni principali sia per l'anno 2008 che per il 2009 e a ripristinare il fondo ordinario;
ad escludere dai saldi utili del Patto di stabilità interno i pagamenti a residui concernenti spese per investimenti effettuati nei limiti delle disponibilità di cassa a fronte di impegni regolarmente assunti.
9/2187-A/56.De Micheli, Fontanelli.

La Camera,
premesso che:
tutti i Governi dei principali paesi europei e l'amministrazione Obama negli USA stanno usando le politiche di bilancio e fiscali in funzione anticiclica. La dimensione e i contenuti degli interventi variano in rapporto alle specificità nazionali e alle diverse condizioni della finanza pubblica. Però tutti, senza eccezione, hanno cambiato la loro politica di bilancio, chiamandola a contribuire a ridurre il costo sociale della recessione e ad accelerare il suo superamento;
in Italia, invece, una incisiva azione di sostegno e di rilancio dell'economia risulta ancora condizionata dalle scelte di bilancio operate con la manovra triennale dell'estate scorsa (decreto-legge n. 112 del giugno scorso), quando la crisi non era ancora scoppiata;
servirebbero, invece, politiche autenticamente espansive per sostenere imprese e lavoratori di fronte alla crisi;
con un ritardo di almeno due mesi rispetto alle esigenze del settore industriale, il presente provvedimento offre una prima risposta per il comparto automobilistico, sebbene sia stata esclusa tutta la filiera della componentistica che interessa centinaia di aziende nel Paese, anche piccole, oltre che le multinazionali, ed occupa migliaia di persone;
peraltro, il testo risulta ora impropriamente appesantito dalle disposizioni già recate dal decreto-legge in materia di quote latte, una misura fortemente criticata dalla gran parte degli operatori del settore che rappresenta una sorta di ennesima sanatoria per una minoranza di imprese che hanno reiteratamente disatteso la normativa nazionale e comunitaria;
grazie all'iniziativa del gruppo del Partito Democratico il testo offre ora una soluzione anche alle esigenze delle imprese di altri comparti e dei lavoratori attraverso le misure per il consolidamento del debito delle piccole e medie imprese, uno degli interventi più sentiti e più richiesti da parte di tutto il mondo produttivo, e l'inserimento di un condizionamento virtuoso sul piano economico e sociale che si deve creare tra i benefici degli incentivi e la salvaguardia dei livelli occupazionali; rimangono però aperte numerose questioni per la tenuta complessiva del sistema produttivo nazionale e per la tutela dell'occupazione, come quella relativa al carico fiscale delle imprese e del lavoro autonomo nella negativa fase congiunturale in atto, che meriterebbe ben altra attenzione da parte del Governo, ad esempio attraverso misure finalizzate a garantire la necessaria liquidità a fronte delle difficoltà dell'accesso al credito;
estremamente importante è l'innalzamento del limite massimo dei crediti di imposta e dei contributi rimborsabili in conto fiscale, una misura necessaria al fine di ampliare la fruizione del sistema della compensazione quale metodo per un più agevole smobilizzo dei crediti di imposta,

impegna il Governo

ad adottare ulteriori iniziative volte a predisporre opportune e tempestive misure per innalzare il limite massimo dei crediti di imposta e dei contributi rimborsabili in conto fiscale.
9/2187-A/57.Fogliardi, Fluvi, Lulli, Benamati, Calearo Ciman, Carella, Causi, Ceccuzzi, Colaninno, D'Antoni, De Micheli, Fadda, Froner, Gasbarra, Graziano, Losacco, Marchignoli, Marchioni, Pizzetti, Peluffo, Portas, Quartiani, Ria, Sanga, Scarpetti, Sposetti, Strizzolo, Federico Testa, Vico, Zunino.

La Camera,
premesso che:
tutti i Governi dei principali paesi europei e l'amministrazione Obama negli USA stanno usando le politiche di bilancio e fiscali in funzione anticiclica. La dimensione e i contenuti degli interventi variano in rapporto alle specificità nazionali e alle diverse condizioni della finanza pubblica. Però tutti, senza eccezione, hanno cambiato la loro politica di bilancio, chiamandola a contribuire a ridurre il costo sociale della recessione e ad accelerare il suo superamento;
in Italia, invece, una incisiva azione di sostegno e di rilancio dell'economia risulta ancora condizionata dalle scelte di bilancio operate con la manovra triennale dell'estate scorsa (decreto-legge 112 del giugno scorso), quando la crisi non era ancora scoppiata;
servirebbero, invece, politiche autenticamente espansive per sostenere imprese e lavoratori di fronte alla crisi;
con un ritardo di almeno due mesi rispetto alle esigenze del settore industriale, il presente provvedimento offre una prima risposta per il comparto automobilistico, sebbene sia stata esclusa tutta la filiera della componentistica che interessa centinaia di aziende nel Paese, anche piccole, oltre che le multinazionali, ed occupa migliaia di persone;
peraltro, il testo risulta ora impropriamente appesantito dalle disposizioni già recate dal decreto-legge in materia di quote latte, una misura fortemente criticata dalla gran parte degli operatori del settore che rappresenta una sorta di ennesima sanatoria per una minoranza di imprese che hanno reiteratamente disatteso la normativa nazionale e comunitaria;
grazie all'iniziativa del gruppo del Partito Democratico il testo offre ora una soluzione anche alle esigenze delle imprese di altri comparti e dei lavoratori attraverso le misure per il consolidamento del debito delle piccole e medie imprese, uno degli interventi più sentiti e più richiesti da parte di tutto il mondo produttivo, e l'inserimento di un condizionamento virtuoso sul piano economico e sociale che si deve creare tra i benefici degli incentivi e la salvaguardia dei livelli occupazionali; rimangono però aperte numerose questioni per la tenuta complessiva del sistema produttivo nazionale e per la tutela dell'occupazione, come quella relativa al carico fiscale delle imprese e del lavoro autonomo nella negativa fase congiunturale in atto, che meriterebbe ben altra attenzione da parte del Governo, ad esempio attraverso misure finalizzate a garantire la necessaria liquidità a fronte delle difficoltà dell'accesso al credito;
in particolare, l'attuale regime gli interessi passivi, al netto degli interessi attivi, prevede che essi siano deducibili in ciascun periodo di imposta limitatamente al 30 per cento del risultato operativo lordo della gestione caratteristica e che la quota eccedente possa essere dedotta negli esercizi successivi entro i suddetti limiti: si tratta di una misura che in questa fase colpisce prevalentemente le PMI che, nell'attuale situazione di crisi economica, vedono ridotti i redditi operativi (ROL) e incrementati gli oneri finanziari,

impegna il Governo

ad adottare ulteriori iniziative volte a predisporre opportune e tempestive misure per sospendere, in via straordinaria, il tetto alla deducibilità degli interessi passivi.
9/2187-A/58.Colaninno, Fluvi, Lulli, Benamati, Calearo Ciman, Carella, Causi, Ceccuzzi, D'Antoni, De Micheli, Fadda, Fogliardi, Froner, Gasbarra, Graziano, Losacco, Marchignoli, Marchioni, Pizzetti, Peluffo, Portas, Quartiani, Ria, Sanga, Scarpetti, Sposetti, Strizzolo, Federico Testa, Vico, Zunino, De Pasquale.

La Camera,
premesso che:
tutti i Governi dei principali paesi europei e l'amministrazione Obama negli USA stanno usando le politiche di bilancio e fiscali in funzione anticiclica. La dimensione e i contenuti degli interventi variano in rapporto alle specificità nazionali e alle diverse condizioni della finanza pubblica. Però tutti, senza eccezione, hanno cambiato la loro politica di bilancio, chiamandola a contribuire a ridurre il costo sociale della recessione e ad accelerare il suo superamento;
in Italia, invece, una incisiva azione di sostegno e di rilancio dell'economia risulta ancora condizionata dalle scelte di bilancio operate con la manovra triennale dell'estate scorsa (decreto-legge n. 112 del giugno scorso), quando la crisi non era ancora scoppiata;
servirebbero, invece, politiche autenticamente espansive per sostenere imprese e lavoratori di fronte alla crisi;
con un ritardo di almeno due mesi rispetto alle esigenze del settore industriale, il presente provvedimento offre una prima risposta per il comparto automobilistico, sebbene sia stata esclusa tutta la filiera della componentistica che interessa centinaia di aziende nel Paese, anche piccole, oltre che le multinazionali, ed occupa migliaia di persone;
peraltro, il testo risulta ora impropriamente appesantito dalle disposizioni già recate dal decreto-legge in materia di quote latte, una misura fortemente criticata dalla gran parte degli operatori del settore che rappresenta una sorta di ennesima sanatoria per una minoranza di imprese che hanno reiteratamente disatteso la normativa nazionale e comunitaria;
grazie all'iniziativa del gruppo del Partito Democratico il testo offre ora una soluzione anche alle esigenze delle imprese di altri comparti e dei lavoratori attraverso le misure per il consolidamento del debito delle piccole e medie imprese, uno degli interventi più sentiti e più richiesti da parte di tutto il mondo produttivo, e l'inserimento di un condizionamento virtuoso sul piano economico e sociale che si deve creare tra i benefici degli incentivi e la salvaguardia dei livelli occupazionali; rimangono però aperte numerose questioni per la tenuta complessiva del sistema produttivo nazionale e per la tutela dell'occupazione, come quella relativa al carico fiscale delle imprese e del lavoro autonomo nella negativa fase congiunturale in atto, che meriterebbe ben altra attenzione da parte del Governo, ad esempio attraverso misure finalizzate a garantire la necessaria liquidità a fronte delle difficoltà dell'accesso al credito;
in particolare, per sostenere il settore tessile, particolarmente in sofferenza nella fase in corso, è stato proposto dagli stessi operatori del settore un intervento, in grado di avere riflessi positivi anche sul comparto turistico, sulla falsariga di quanto avviene già per le ristrutturazioni edilizie ma dedicato al rinnovo dell'arredamento che abbia ad oggetto prodotti tessili,

impegna il Governo

ad adottare ulteriori iniziative volte a predisporre opportune e tempestive misure per ammettere in detrazione dall'IRPEF le spese effettuate da strutture turistico ricettive per acquistare prodotti tessili, finalizzati alla ristrutturazione e all'ammodernamento degli arredi.
9/2187-A/59.Lulli, Fluvi, Benamati, Calearo Ciman, Carella, Causi, Ceccuzzi, Colaninno, D'Antoni, De Micheli, Fadda, Fogliardi, Froner, Gasbarra, Graziano, Losacco, Marchignoli, Marchioni, Pizzetti, Peluffo, Portas, Quartiani, Ria, Sanga, Scarpetti, Sposetti, Strizzolo, Federico Testa, Vico, Zunino.

La Camera,
premesso che:
con proprio provvedimento l'INPS ha disposto la riduzione dei vitalizi dei pensionati del consorzio autonomo del porto di Genova dopo oltre 20 anni dalla maturazione dei requisiti di pensionamento;
la situazione ormai si sta trascinando da molti mesi e necessita di una soluzione poiché coinvolge oltre 3.200 persone alle quali l'INPS non riconoscerebbe più il calcolo delle pensioni avvenuto ormai più di 20 anni fa; calcolo delle pensioni che fu effettuato dall'azienda e non certo dal lavoratore che però ora vede imputarsi dall'INPS una cospicua riduzione dell'assegno mensile e la richiesta di rilevanti arretrati per il passato;
dalla fine del 2008 si sono succedute svariate iniziative bipartisan per risolvere la situazione che si sono concretizzare in atti di sindacato ispettivo e formulazione di emendamenti,

impegna il Governo:

a chiarire quali siano i motivi che hanno determinato il provvedimento dell'Inps nei confronti dei pensionati del consorzio autonomo di Genova chiedendo la restituzione di somme percepite nel passato e imponendo la decurtazione della pensione;
a provvedere con la massima urgenza affinché siano tutelati i diritti dei pensionati del consorzio autonomo del porto di Genova mediante la riconferma dei criteri di applicazione adottati fino al 31 dicembre 1998 dal Cap e dall'Autorità portuale di Genova per il calcolo e la liquidazione delle pensioni.
9/2187-A/60.Zunino, Tullo, Rossa, Andrea Orlando.

La Camera,
premesso che:
l'annosa vicenda delle quote latte si conclude con modalità che non premiano la legalità, la trasparenza ed il rispetto delle regole di quel 98,42 per cento di allevatori che, anche mettendo a rischio la propria attività d'impresa, hanno sempre rispettato le regole sulle quote latte sancite dalla legge n. 119 del 2003;
tale vicenda si riflette direttamente sulle casse dello Stato e nelle tasche dei cittadini perché «il peso» raggiunto dalla vicenda delle quote latte è di oltre un miliardo e mezzo di euro; risorse che potevano essere destinate a sostenere i tanti lavoratori che in questo periodo perdono il lavoro, a concorrere a risolvere le tante emergenze agricole causate da queste ondate di maltempo o per mettere in campo efficaci misure per rilanciare il settore agroalimentare;
il decreto-legge in esame prefigura una soluzione non condivisibile perché non offre soluzioni al malessere degli allevatori che hanno portato avanti la propria attività nel rispetto delle regole ma risulta essere un estremo tentativo di sanare quelle poche centinaia di allevatori che non hanno rispettato le regole;
sarebbe stato preferibile applicare una legge già vigente, la 119 del 2003 - all'epoca votata da larga parte della maggioranza e dell'opposizione in Parlamento - dal momento che ha prodotto buoni esiti sia in relazione alla tutela dell'attività degli allevatori sia in relazione al rispetto delle competenze delle autonomie territoriali sulla materia; infatti la legge 119/2003 individua nelle regioni gli organi deputati all'amministrazione delle quote dei rispettivi territori, al contrario di quanto viene delineato nel presente decreto legge in cui vi è una centralizzazione di incombenze squisitamente gestionali che già oggi, a legislazione vigente, non dovrebbe assumere;
la prima lettura al Senato ha introdotto alcune modifiche migliorative del testo ma restano irrisolte tutta una serie di problematiche:
manca la previsione che l'assegnazione delle nuove quote sia subordinata alla rinuncia ai contenziosi completando così il percorso avviato al Senato che ha stabilito che chi aderisce alla rateizzazione deve rinunciare ai contenziosi;
non è stato risolto il problema connesso all'effettivo pagamento delle multe prima dell'assegnazione delle quote, obiettivo raggiungibile se si fosse disposto che le assegnazioni previste per i produttori con prelievo supplementare non versato fino alla definizione del procedimento di rateizzazione confluissero in una riserva nazionale;
tale previsione avrebbe assicurato l'effettivo pagamento delle multe perché le quote sarebbero state assegnate in riserva nazionale prima delle adesioni alla rateizzazione e avrebbero riguardato tutti i produttori con prelievo non versato;
in relazione all'ordine di priorità di assegnazione chi ha affittato delle quote, rispettando la legge, non è prioritario rispetto ai cosiddetti «splafonatori»;
le proposte avanzate dal gruppo PD per invertire l'ordine di priorità di assegnazione non sono state accolte e pertanto non risulta garantita la copertura piena delle quote degli affittuari che sono una manifestazione del rispetto delle regole;
a fronte di agevolazioni per chi non è in regola, il testo introduce invece delle incomprensibili rigidità per chi, pur essendo in regola con i versamenti delle multe, ha «splafonato» oltre il 6 per cento della propria quota produttiva. L'articolo 9 della legge n. 119 del 2003 ha ben disciplinato questa fattispecie, prevedendo una soglia del 20 per cento, sia per evitare un danno per i produttori che pur splafonando hanno pagato regolarmente le multe, sia per evitare che si vada ad alimentare il fondo per il settore lattiero-caseario con eventuali somme residue del prelievo in eccesso;
per garantire continuità nei pagamenti degli «splafonatori» che aderiscono alla rateizzazione anche dopo il 2013, anno in cui le quote latte non ci saranno più, sarebbe stato fondamentale introdurre delle disposizioni che prevedessero il pagamento anticipato almeno della prima rata della multa e la trattenuta preventiva dei premi Pac di spettanza del debitore da utilizzare a scalare per il versamento delle singole rate e non solo sulla prima rata come è stato approvato al Senato,

impegna il Governo

a presentare una relazione al Parlamento entro il prossimo 15 luglio sull'andamento del sistema di rateizzazione dei debiti delle quote latte e sulla distribuzione delle nuove quote come disciplinati dal presente decreto.
9/2187-A/61.Oliverio, Zucchi, Pizzetti, Brandolini, Marco Carra, Fiorio, Dal Moro, Agostini, Cenni, Cuomo, Lusetti, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Trappolino, Codurelli.

La Camera,
premesso che:
con l'articolo 8-nonies si proroga dal 31 marzo 2009 al 31 dicembre 2009 la durata delle agevolazioni contributive per le imprese agricole operanti in determinate zone svantaggiate, di cui all'articolo 1-ter del decreto-legge 3 novembre 2008, n. 171, con un onere pari a 154 milioni di euro;
parte della relativa copertura, pari a 103 milioni di euro, è reperita mediante utilizzo delle risorse che affluiscono all'entrata del bilancio dello Stato ai sensi del commi 343 dell'articolo 1 della legge n. 266 del 2005, ossia mediante le risorse destinate ad alimentare il Fondo per indennizzare i risparmiatori vittime di frodi finanziarie;
le risorse destinate ad alimentare il Fondo per indennizzare i risparmiatori vittime di frodi finanziarie è alimentato dall'importo dei conti correnti e dei rapporti bancari definiti come dormienti che affluiscono all'entrata del bilancio dello Stato sul capitolo 3382;
il predetto capitolo 3382 è iscritto, nel bilancio per l'anno 2009, solo per memoria, quindi le risorse dei «conti dormienti» non risultano ancora acquisite all'entrata del bilancio dello Stato;
il 21 gennaio 2009, in risposta ad un'interrogazione presentata nella Commissione finanze della Camera dei deputati relativa alle misure che il Governo intendeva adottare a tutela degli oltre 40.000 piccoli azionisti Alitalia, il Ministero dell'economia e delle finanze ha precisato che, mentre per i depositi di somme in denaro il termine per il versamento al Fondo depositi dormienti è scaduto il 15 dicembre 2008, per gli assegni circolari non riscossi, le polizze vita prescritte e gli altri strumenti finanziari il termine scadrà il 31 maggio 2009 e che solo allora sarà possibile determinare l'importo che affluirà complessivamente al Fondo;
a quanto si apprende, i conti dormienti in denaro ammontano a 798.404.099,50 euro, una cifra molto distante dalle precedenti ottimistiche stime e insufficiente a soddisfare gli impegni già assunti a legislazione vigente mediante il ricorso al Fondo conti dormienti, le cui risorse - ancora inesistenti - allo stato attuale sono finalizzate: ai piccoli risparmiatori di Alitalia, ai risparmiatori che siano rimasti vittime di frodi finanziarie e abbiano subito un danno ingiusto, ai possessori di titoli obbligazionari della Repubblica argentina (c.d. tango bond), al finanziamento della ricerca scientifica, al finanziamento della carta acquisti per l'acquisto di beni e servizi con onere a carico dello Stato (c.d. social card), la quale, da sola, dovrebbe assorbire 450 milioni in base a quanto riportato dal sito web del Governo;
pertanto, sembra profilarsi un'incapienza del Fondo già a legislazione vigente su cui si dovrebbe innestare, ora, l'ulteriore copertura per 103 milioni di euro per la proroga delle agevolazioni contributive per le imprese agricole operanti in determinate zone svantaggiate;

impegna il Governo

a predisporre entro il prossimo mese di luglio una specifica relazione al Parlamento che dia conto analiticamente delle risorse rinvenienti dai conti correnti e dai rapporti bancari definiti come dormienti e degli utilizzi previsti a legislazione vigente.
9/2187-A/62.Marrocu, Oliverio, Zucchi, Pizzetti, Brandolini, Marco Carra, Fiorio, Dal Moro, Agostini, Cenni, Cuomo, Lusetti, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Trappolino, Codurelli.

La Camera,
premesso che:
all'articolo 8-septies, il comma 2 prevede che, al fine di favorire le misure di accesso al credito, i produttori che abbiano acquistato quote latte successivamente al periodo di applicazione del decreto-legge n. 49 del 2003, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 119 del 2003, possano avvalersi, sino all'emanazione del decreto che disciplinerà il funzionamento del Fondo Finanza di impresa, del Fondo di garanzia di cui all'articolo 15 della legge n. 266 del 1997, come rifinanziato dall'articolo 11 del decreto-legge n. 185 del 2008 per un importo comunque non inferiore a 45 milioni di euro per il 2009;
allo stato attuale, il fondo di garanzia, di cui all'articolo 15 della legge n. 266 del 1997, che dovrebbe assicurare la copertura dei 45 milioni di euro per il 2009, non risulta avere la capienza necessaria;
infatti il rifinanziamento effettuato con il citato decreto-legge 185/2008, pari a 450 milioni di euro, era stato effettuato a valere sulle risorse rivenienti dalle revoche totali o parziali delle agevolazioni previste dalla legge n. 488 del 1992, risorse utilizzate per gli incentivi previsti nel decreto-legge 5/2009, AC 2187, i cui oneri decorrono dal periodo di imposta 2009;
il medesimo decreto-legge 5/2009, nel testo approvato dal Consiglio dei Ministri prevedeva poi un rifinanziamento del Fondo di garanzia solo per gli anni 2010 e 2012, per un ammontare di risorse pari rispettivamente a 80,5 milioni di euro e 95,9 milioni di euro;
ne consegue che, a legislazione vigente, il Fondo di garanzia per l'anno 2009 non rechi le necessarie risorse per far fronte all'onere di 45 milioni di euro derivante dal comma 2 dell'articolo 8-septies;
per tali motivi l'articolo aggiuntivo del relatore 7.0214 al decreto-legge n. 5 del 2009, approvato nelle Commissioni di merito, aveva previsto che, sino all'emanazione del decreto previsto dall'articolo 1, comma 848, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, che renderà operativo il Fondo finanza di impresa, con decreto del ministro per lo sviluppo economico, di concerto con il ministro dell'economia e delle finanze, la dotazione del Fondo di garanzia, di cui all'articolo 15 della legge 7 agosto 1997, n. 266, può essere incrementata anche mediante l'assegnazione di risorse rientranti nella dotazione del Fondo finanza d'impresa;
di conseguenza il nuovo comma 2 dell'articolo 8-septies dispone che solo dopo «l'attivazione» del fondo di garanzia, ossia solo dopo che le risorse per il 2009 saranno rese disponibili, il ministro dell'economia e delle finanze potrà emanare il decreto che dispone l'assegnazione dei 45 milioni al comparto agricolo finalizzate a favorire le misure di accesso al credito, per i produttori che hanno acquistato quote latte;
il decreto risulta molto generico e non individua una cifra precisa e si limita a disporre che ci saranno «assegnazione di risorse» sul fondo di garanzia senza specificarne né il momento in cui questo avverrà né il quantum;
allo stesso modo, il decreto non individua un termine ultimo per l'emanazione del decreto ministeriale che dovrà incrementare per il 2009 le risorse del fondo di garanzia;
il fondo di garanzia ha natura di fondo fuori bilancio di tesoreria e pertanto non è possibile avere piena contezza degli impegni che già sono imputati al suddetto fondo e quindi valutare se gli ulteriori oneri derivanti dall'estensione dei soggetti che possono accedere al Fondo stesso abbiano la necessaria capienza,

impegna il Governo

a predisporre entro il prossimo mese di luglio una specifica relazione al Parlamento che dia conto analiticamente delle risorse previste, a legislazione vigente, sul Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese e dei loro utilizzi.
9/2187-A/63.Fiorio, Oliverio, Zucchi, Pizzetti, Brandolini, Marco Carra, Dal Moro, Agostini, Cenni, Cuomo, Lusetti, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Trappolino, Codurelli.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 8-nonies, proroga dal 31 marzo al 31 dicembre le agevolazioni contributive per le imprese agricole operanti in determinate zone svantaggiate;
tale proroga determina un onere pari a 154 milioni di euro, di cui una quota, pari a 103 milioni di euro sono reperite mediante utilizzo delle risorse destinate ad alimentare un Fondo per indennizzare i risparmiatori vittime di frodi finanziarie a sua volta alimentato dall'importo dei conti correnti e dei rapporti bancari definiti come dormienti;
la copertura a valere sul Fondo per indennizzare i risparmiatori è solo temporanea poiché ne viene previsto il reintegro per l'anno 2011 mediante riduzione dell'autorizzazione di spesa relativa al Fondo per le aree sottoutilizzate;
si conferma la pratica, ormai divenuta costante, dell'utilizzo delle risorse FAS per scopi che non sono contemplati tra le finalità individuate dalla legge di istituzione del suddetto Fondo;
infatti il FAS dovrebbe essere lo strumento di finanziamento delle politiche di sviluppo per le aree sottoutilizzate del Paese in cui tali risorse si aggiungono a quelle ordinarie e a quelle comunitarie e nazionali di cofinanziamento;
per l'ennesima volta siamo di fronte ad uno snaturamento della natura del Fas che da Fondo per le aree sottoutilizzate diviene un fondo cassa valido per finanziare tutte le iniziative sottraendo risorse vitali alle zone più esposte del Paese e indebolendo in maniera strutturale l'intervento dello Stato a tutela delle zone meno sviluppate del Paese;
fino ad oggi, al netto delle disposizioni del decreto-legge n. 4 del 2009 e del decreto-legge n. 5 del 2009 che sottraggono ulteriori risorse al FAS dal 2011, l'utilizzo reiterato del Fondo per le aree sottoutilizzate per finalità estranee alla sua mission hanno determinato una riduzione delle risorse disponibili per lo sviluppo del mezzogiorno pari a oltre 17 miliardi di euro;
in particolare si può rilevare che le risorse del FAS stanziate dalla legge finanziaria per il 2007 per il periodo di programmazione 2007-2013 (64,4 miliardi) sono state drasticamente ridotte in termini assoluti (54 miliardi) e, per quanto riguarda la quota nazionale (25,4 miliardi), utilizzate per finalità differenti rispetto agli obiettivi originari;
tale operazione, oltre a stravolgere i dati di bilancio, ha ridisegnato l'impostazione complessiva della politica economica del nostro Paese, determinando un forte indebolimento dell'azione politica nazionale e regionale per lo sviluppo soprattutto del mezzogiorno;
in pratica il FAS viene utilizzato in funzione anticiclica ed è stato lo stesso Governo, in sede consultiva presso la Commissione bilancio, ad affermare che la sottrazione delle risorse del fondo per le aree sottoutilizzate, nonostante i principi della legislazione in materia di politica di sostegno regionale, possa trovare una giustificazione alla luce della situazione di crisi economica, che impone di riconsiderare le priorità individuate al momento della dotazione del fondo per le aree sottoutilizzate;

impegna il Governo:

a presentare al Parlamento una relazione, entro il prossimo mese di maggio, che chiarisca quante delle risorse inizialmente destinate, dalla legge finanziaria per il 2007, al Fondo per le aree sottoutilizzate siano ancora utilizzabili dai territori delle aree sottoutilizzate anche al fine di evidenziare se il vincolo disposto a legislazione vigente di destinare 85 per cento dei fondi FAS al Mezzogiorno sia stato rispettato;
a definire ed individuare in modo analitico, nella medesima relazione, le aree e gli interventi che hanno beneficiato e beneficeranno delle risorse FAS stanziate dalla finanziaria 2007 per il periodo di programmazione 2007-2013 non rientranti nella definizione di aree sottoutilizzate o di interventi per le aree sottoutilizzate.
9/2187-A/64.D'Antoni, Oliverio, Servodio, Mario Pepe (PD), Cuomo, Marrocu, Bellanova, Vico, Cesare Marini, Iannuzzi, Margiotta.

La Camera,
premesso che:
il provvedimento in esame contiene misure urgenti a sostegno dei settori industriali in crisi;
nel maxiemendamento, su cui il Governo ha posto la questione di fiducia, sono state inserite le disposizioni in materia di produzione lattiera e rateizzazione del debito nel settore lattiero-caseario contenute nel decreto-legge n. 4 del 2009, dichiarate ammissibili, in quanto strettamente attinenti alla materia oggetto del decreto-legge;
una misura strutturale per affrontare la crisi delle imprese del settore agricolo risulta essere un adeguato finanziamento del Fondo di solidarietà nazionale che, al contrario, risulta oggi carente per il 2008 e non finanziato per il 2009;
il rifinanziamento del suddetto Fondo ha vissuto alterne vicende che hanno determinato, a partire dal decreto-legge n. 171 del 2008, rifinanziamenti e successivi definanziamenti con la conseguente ricaduta negativa sulla capacità delle imprese di sostenere l'attività imprenditoriale in condizioni di certezza e sicurezza;
in un contesto di forte concorrenza sui mercati internazionali e con il calo dei consumi il Fondo di solidarietà rappresenta la precondizione affinché le imprese agricole riescano a superare le ulteriori difficoltà determinate dalla crisi, senza il rischio di uscire fuori dal mercato;
il ruolo del Fondo, che vede la compartecipazione dello Stato, è ormai strutturale per il comparto agricolo, mentre le altalenanti decisioni dell'esecutivo inseriscono dei forti dubbi sul destino che il Governo vuole assegnare al suddetto fondo;
più in particolare non è chiaro se il mancato finanziamento sia connesso a sviluppi futuri che porteranno al superamento del Fondo stesso;
appare evidente la contraddizione tra le modalità operative del Governo nei confronti di alcuni settori economici per i quali si prospettano interventi diretti dello Stato e altri settori economici a cui viene fatto mancare tale sostegno,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative per la prosecuzione della positiva esperienza del sistema agevolato per i danni all'agricoltura derivanti da calamità naturali ed eventi eccezionali.
9/2187-A/65.(Nuova formulazione). Servodio, Oliverio, Zucchi, Pizzetti, Brandolini, Marco Carra, Cenni, Fiorio, Agostini, Cuomo, Dal Moro, Lusetti, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Trappolino, Codurelli.

La Camera,
premesso che:
il provvedimento in esame contiene misure a sostegno delle attività produttive per aiutarle a superare la situazione di crisi economica in atto;
tra i comparti produttivi che costituiscono l'ossatura dell'economia del Paese le imprese del settore della pesca costituiscono un segmento importante sia come bacino lavorativo sia come componente positiva del Pil;
una misura particolarmente attesa dal comparto per la sua importanza strategica è l'estensione del canone a titolo ricognitorio anche alle concessioni di aree del demanio marittimo e del mare territoriale rilasciate a imprese per l'esercizio di attività di piscicoltura, molluschicoltura, crostaceicoltura, alghicoltura, nonché per la realizzazione di manufatti per il conferimento, il mantenimento, la depurazione, l'eventuale trasformazione e la prima commercializzazione del prodotto allevato dalle stesse imprese;
l'estensione del canone ricognitorio alle suddette attività è stata più volte disposta e abrogata senza considerarne le ricadute negative sulle imprese lasciandole nell'incertezza e senza un valido sostegno che consentisse una loro crescita competitiva mediante la produzione, commercializzazione e trasformazione dei prodotti,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di introdurre quale misura anticrisi l'estensione del canone ricognitorio anche alle concessioni di aree del demanio marittimo e del mare territoriale rilasciate a imprese per l'esercizio di attività di piscicoltura, molluschicoltura, crostaceicoltura, alghicoltura, nonché per la realizzazione di manufatti per il conferimento, il mantenimento, la depurazione, l'eventuale trasformazione e la prima commercializzazione del prodotto allevato dalle stesse imprese.
9/2187-A/66.Sani, Oliverio, Zucchi, Pizzetti, Brandolini, Marco Carra, Fiorio, Dal Moro, Agostini, Cenni, Cuomo, Lusetti, Marrocu, Mario Pepe (PD), Servodio, Trappolino.

La Camera,
premesso che:
il provvedimento in esame contiene misure oltre a sostegno delle attività anche disposizioni relative alla proroga di agevolazioni previdenziali;
esiste un contenzioso INPS derivante dall'applicazione dell'articolo 2, commi 506-507 della Finanziaria 2008 per risolvere il quale sono state più volte presentate e approvate norme di interpretazione autentica;
l'interpretazione autentica prevedeva l'applicazione del regime di maggior favore introdotto dalla Finanziaria dell'anno scorso per accelerare la chiusura dei contenziosi con l'INPS non solo ai contenziosi per i quali i giudizi di merito fossero ancora pendenti, ma anche a quelli per i quali le procedure di recupero siano state avviate o siano ancora da avviare da parte dell'Istituto nazionale della previdenza sociale a seguito di procedimenti iniziati entro il 31 dicembre 2007 e conclusi con sentenza passata in giudicato;
questa norma della Finanziaria 2008, per favorire la chiusura dei contenziosi derivanti dall'applicazione dell'articolo 44, comma 1, del decreto-legge n. 269 del 2003, in materia di sgravi contributivi nel settore agricolo, autorizzava l'INPS a definire tali contenziosi in via stragiudiziale, a condizione che i soggetti opponenti si impegnassero al pagamento integrale dei contributi oggetto di contenzioso, senza sanzioni;
la chiusura dei contenziosi sugli sgravi contributivi all'agricoltura è un'annosa questione su cui si è più volte intervenuti poiché non è mai stata risolta definitivamente;
la Commissione agricoltura aveva già inserito nel testo del decreto-legge n. 4 del 2009 una norma di interpretazione autentica che aveva già superato il vaglio di ammissibilità, contenuta nel testo sul quale è stato dato al relatore il mandato di riferire all'Assemblea,

impegna il Governo

a chiarire se sia sua intenzione introdurre la suddetta norma di interpretazione autentica nel primo provvedimento utile.
9/2187-A/67.Cenni, Oliverio, Zucchi, Pizzetti, Brandolini, Marco Carra, Fiorio, Dal Moro, Agostini, Cuomo, Lusetti, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Trappolino.

La Camera,
premesso che:
il settore lattiero caseario delle produzioni Dop a lunga stagionatura vive un momento di grande crisi che incide pesantemente nel cuore delle produzioni più rappresentative del made in Italy;
in particolare la produzione di grana padano e di parmigiano reggiano rischiano di venire fortemente penalizzate in particolare per il venir meno del sostegno europeo all'ammasso privato;
d'ora in poi spetterà agli Stati membri, se lo riterranno opportuno, finanziare il sostegno alla stagionatura dei formaggi DOP,

impegna il Governo

a prevedere adeguate risorse e misure fiscali di sostegno all'attività dell'ammasso privato per la stagionatura dei prodotti lattiero-caseari DOP quali il Parmigiano reggiano ed il Grana Padano.
9/2187-A/68.Marco Carra, Oliverio, Zucchi, Agostini, Brandolini, Cenni, Cuomo, Dal Moro, Fiorio, Lusetti, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Trappolino.

La Camera,
premesso che:
l'annosa vicenda delle quote latte si conclude con modalità che non premiano la legalità, la trasparenza ed il rispetto delle regole di quel 98,42 per cento di allevatori che, anche mettendo a rischio la propria attività d'impresa, hanno sempre rispettato le regole sulle quote latte sancite dalla legge n. 119 del 2003;
tale vicenda si riflette direttamente sulle casse dello Stato e nelle tasche dei cittadini perché «il peso» raggiunto dalla vicenda delle quote latte è di oltre un miliardo e mezzo di euro; risorse che potevano essere destinate a sostenere i tanti lavoratori che in questo periodo perdono il lavoro, a concorrere a risolvere le tante emergenze agricole causate da queste ondate di maltempo o per mettere in campo efficaci misure per rilanciare il settore agroalimentari;
il decreto-legge in esame prefigura una soluzione non condivisibile perché non offre soluzioni al malessere degli allevatori che hanno portato avanti la propria attività nel rispetto delle regole ma risulta essere un estremo tentativo di sanare quelle poche centinaia di allevatori che non hanno rispettato le regole;
sarebbe stato preferibile applicare una legge già vigente, la 119 del 2003 - all'epoca votata da larga parte della maggioranza e dell'opposizione in Parlamento - dal momento che ha prodotto buoni esiti sia in relazione alla tutela dell'attività degli allevatori sia in relazione al rispetto delle competenze delle autonomie territoriali sulla materia; infatti la legge 119/2003 individua nelle regioni gli organi deputati all'amministrazione delle quote dei rispettivi territori, al contrario di quanto viene delineato nel presente decreto-legge in cui vi è una centralizzazione di incombenze squisitamente gestionali che già oggi, a legislazione vigente, non dovrebbe assumere;
la prima lettura al Senato ha introdotto alcune modifiche migliorative del testo ma restano irrisolte tutta una serie di problematiche;
in particolare manca qualsiasi disposizione di salvaguardia per garantire continuità nei pagamenti degli «splafonatori» che aderiscono alla rateizzazione anche dopo il 2013, anno in cui le quote latte non ci saranno più;
a tal fine sarebbe stato fondamentale introdurre delle disposizioni che prevedessero il pagamento anticipato almeno della prima rata della multa e la trattenuta preventiva dei premi Pac di spettanza del debitore da utilizzare a scalare per il versamento delle singole rate e non solo sulla prima rata come è stato approvato al Senato,

impegna il Governo

in ordine alle modalità di rateizzazione, a prevedere meccanismi tali che evitino l'insorgenza di oneri per il bilancio dello Stato derivanti dai rischi di interruzione dei pagamenti o di incompleta restituzione delle somme.
9/2187-A/69.Zucchi, Oliverio, Pizzetti, Brandolini, Marco Carra, Fiorio, Dal Moro, Agostini, Cenni, Cuomo, Lusetti, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Trappolino, Codurelli.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 8-quinquies prevede la nomina con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di un commissario straordinario che, avvalendosi degli uffici dell'AGEA, provveda ad assegnare le quote rese disponibili dall'aumento della quota nazionale; a definire le modalità di applicazione della rateizzazione; a decidere sulle richieste di rateizzazione entro 3 mesi dalla domanda. Il commissario resterà in carica sino al 31 dicembre 2010;
le disposizioni non prevedono alcun coinvolgimento delle regioni e delle province autonome nell'ambito delle innumerevoli funzioni attribuite al commissario che, al contrario, risultano essere materie di competenza prettamente regionale come già riconosciute dal decreto-legge n. 49 del 2003;
le funzioni attribuite al commissario presuppongono un iter burocratico e procedurale gestibile in maniera più semplice attraverso il coinvolgimento delle autonomie territoriali nei cui territori insistono le imprese beneficiarie dell'intervento;
anche al fine di garantire funzionalità e trasparenza in tutte le fasi del procedimento risulta fondamentale la collaborazione con le autonomie territoriali,

impegna il Governo

ad istituire un tavolo a cui partecipino il commissario e le autonomie territoriali al fine di consentire che l'esercizio delle funzioni da intraprendere da parte del commissario avvengano mediante una preventiva e costante concertazione tra i soggetti coinvolti.
9/2187-A/70.Brandolini, Oliverio, Zucchi, Pizzetti, Marco Carra, Fiorio, Dal Moro, Agostini, Cenni, Cuomo, Lusetti, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Trappolino.

La Camera,
premesso che:
il provvedimento in esame, per quel che concerne la materia delle quote latte, assegna all'Agea
una serie di compiti nevralgici ai fini della gestione dell'assegnazione delle nuove quote latte e della rateizzazione dei debiti pregressi;
rispetto a tali competenze, pur in presenza delle disposizioni contenute nel decreto-legge n. 49 del 2003, le autonomie territoriali sono state esautorate;
tutta questa complessa gestione interesserà i territori in cui insistono le imprese che beneficeranno degli interventi e al fine di garantire funzionalità e trasparenza in tutte le fasi del procedimento risulta fondamentale la collaborazione con le autonomie territoriali,

impegna il Governo

a garantire un costante flusso informativo e a prevedere che i meccanismi disposti dall'Agea per le funzioni ad esse attribuite vengano concordate preventivamente con le autonomie territoriali.
9/2187-A/71.Lusetti, Oliverio, Zucchi, Pizzetti, Brandolini, Marco Carra, Fiorio, Agostini, Cenni, Cuomo, Dal Moro, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Trappolino.

La Camera,
premesso che:
il comparto della pesca sta fronteggiando una crisi senza precedenti ed è urgente creare le condizioni per riorganizzare la filiera ittica;
la performance negativa del 2008 (prodotto lordo in calo del 12 per cento, -6 per cento occupazione, -4 per cento vendite, prezzi e retribuzioni in calo) chiude un decennio nero per la pesca: come attestato dalla stessa Commissione europea, dal 1998 ad oggi si è registrata una crisi di redditività del 25 per cento, un calo produttivo del 2 per cento annuo, una drastica contrazione della flotta di circa 6.500 battelli, con una vera e propria emorragia di addetti, che sono passati dai quasi 47 mila nel 2000 ai 30.000 odierni, per una perdita complessiva di 17.000 posti di lavoro. Tutto questo mentre le importazioni aumentano, con una spesa sui mercati stranieri di circa 1 milione di euro al giorno;
ci sono dei ritardi da colmare al più presto, al fine di garantire la piena e tempestiva attuazione degli interventi già predisposti;
infatti, il pagamento del fermo temporaneo è stato avviato con grande ritardo e con la procedura dell'acconto; si avvicina la scadenza di utilizzo dei 30 milioni di euro stanziati per le misure anticrisi (sostegno al credito e agli investimenti e blue box), ma il decreto attuativo non è stato ancora emanato; risultano ancora non operative le disposizioni che hanno disposto l'estensione al settore ittico dei contratti di filiera e l'estensione al settore del fondo per l'imprenditoria giovanile;
è fondamentale, per il settore ittico impostare una strategia di modernizzazione che superi la logica dell'emergenza e sia capace di incidere sui limiti strutturali del comparto riconoscendo la centralità dell'impresa di pesca e delle sue esigenze di rafforzamento e riposizionamento,

impegna il Governo

a creare le condizioni per un riposizionamento delle imprese nella filiera, con un ruolo maggiore nella distribuzione e commercializzazione mediante la creazione di un Fondo per lo sviluppo della filiera ittica che favorisca gli investimenti per la crescita dimensionale delle imprese, per il risparmio energetico, per la ristrutturazione finanziaria e produttiva del sistema delle imprese, per agevolare l'accesso al credito e la disposizione di capitali di rischio.
9/2187-A/72.Agostini, Oliverio, Zucchi, Pizzetti, Brandolini, Marco Carra, Fiorio, Dal Moro, Cenni, Cuomo, Lusetti, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Trappolino.

La Camera,
premesso che:
il settore dell'agricoltura e della pesca sta attraversando uno dei momenti più difficili e delicati degli ultimi trenta anni, dovuto alle gravissime conseguenze della fase di recessione che sta colpendo l'economia e la finanza mondiale e che si stanno manifestando in maniera diretta e indiretta sulle imprese agroalimentari e della pesca;
nell'ultimo anno, l'incidenza dei fattori produttivi nella gestione aziendale ha superato il 70 per cento con aumenti medi dei costi di produzione del 9 per cento;
gli oneri sociali sono raddoppiati mentre i prezzi all'origine, dopo una fase di rialzo della prima metà dello scorso anno, sono scesi in media del 7 per cento con punte del 35-50 per cento per il mercato dei cereali;
l'eccessiva rigidità del sistema distributivo nazionale ha impedito ai consumatori di beneficiare del calo dei costi delle materie prime. I prezzi medi al consumo sono cresciuti del 3,3 per cento mentre gli acquisti di prodotti alimentari sono calati dello 0,6 per cento;
considerato che:
l'articolo 1, comma 1084 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, per l'attuazione dei piani nazionali di settore, compreso quello forestale, ha autorizzato la spesa di 10 milioni di euro per l'anno 2007 e di 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009;
le azioni orizzontali previste nei piani nazionali di settore hanno infatti la loro copertura finanziaria nel capitolo di spesa alimentato dalla risorse previste dal comma 1084 dell'articolo 1 della legge finanziaria 2007 (legge n. 206 del 2006);
alla data attuale, i settori per i quali sono state svolte attività di programmazione sono: settore cerealicolo, settore florovivaistico, settore olivicolo, settore suinicolo, settore avicolo, settore delle carni bovine e settore sughericolo;
l'attuazione e l'esecuzione dei Piani nazionali di settore indicati rappresenta un'opportunità fondamentale per il rilancio competitivo del made in Italy agroalimentare sia sul mercato interno sia su quello estero;
tutto ciò premesso e considerato,

impegna il Governo:

ad approvare nel breve termine i piani nazionali di settore che sono in fase di definizione presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali;
in ottemperanza all'articolo 1, comma 1084 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, ad imprimere un'accelerazione all'attuazione di tutte le misure previste nei piani di settore predisposti dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ed approvati con deliberazione dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano;
a verificare con il dipartimento della ragioneria generale dello Stato che le risorse residue siano sufficienti sia all'attuazione dei piani nazionali di settore già operativi sia all'approvazione di quelli che sono in via di definizione.
9/2187-A/73.Dal Moro, Oliverio, Zucchi, Pizzetti, Brandolini, Marco Carra, Fiorio, Agostini, Cenni, Cuomo, Lusetti, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Trappolino.

La Camera,
premesso che:
la tabacchicoltura riveste importanza economica e sociale in alcune regioni italiane ed ha attraversato un periodo di profonda crisi principalmente a causa dell'aumento dei costi produttivi in seguito al rincaro dei costi energetici;
la tabacchicoltura per la specializzazione raggiunta si trova oggi principalmente concentrata in alcuni territori e sistemi produttivi tanto da originare veri e propri «distretti» produttivi;
uno dei risvolti principali collegati alla filiera del tabacco riguarda l'attiva zione occupazionale; con l'applicazione della riforma varata nel 2004 (disaccoppiamento totale) il comparto nazionale ha subito una forte contrazione degli ettari investiti e della produzione realizzata, molte aziende sono uscite dal mercato ed altrettante rischiano la chiusura;
il 20 novembre 2008 si è concluso a Bruxelles il negoziato sulla verifica dello stato di salute della politica agricola comunitaria (Health check della Pac);
sul regime degli aiuti specifici il negoziato è mancato nell'intento di salvaguardare, per alcuni settori, il ruolo chiave che l'agricoltura svolge in particolari aree dell'Unione;
in tale ambito all'Italia non è stata concessa alcuna proroga per gli aiuti accoppiati alla produzione del tabacco,
considerato che:
per la sua natura labour-intensive, i costi di produzione del tabacco sono estremamente elevati e per tale ragione sono stati sostenuti dall'aiuto comunitario;
il disaccoppiamento degli aiuti comunitari condurrebbe certamente ad un abbandono della coltura con pesanti riflessi sia nell'economia del sistema locale di produzione che, soprattutto, nei livelli occupazionali;
per tali ragioni migliaia di posti di lavoro sono a rischio e l'eventualità di un fortissimo ridimensionamento (se non addirittura della scomparsa) del sistema tabacco in Italia è più che una ipotesi.
tutto ciò premesso e considerato,

impegna il Governo:

a valutare l'opportunità di individuare una serie di percorsi al fine di contribuire ad una possibile salvaguardia e continuità della tabacchicoltura in Italia oltre il 2010;
ad individuare nel breve periodo gli strumenti idonei a garantire una sostenibilità economica alla tabacchicoltura italiana per i prossimi anni;
ad individuare le risorse pubbliche necessarie per sostenere la produzione tabacchicoltura italiana nei prossimi raccolti (2010-11-12) e per accompagnare tale produzione nel completamento del processo di ristrutturazione in corso.
9/2187-A/74.Trappolino, Oliverio, Zucchi, Pizzetti, Brandolini, Marco Carra, Fiorio, Dal Moro, Agostini, Cenni, Cuomo, Lusetti, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio.

La Camera,
premesso che:
la tabacchicoltura riveste importanza economica e sociale in alcune regioni italiane ed ha attraversato un periodo di profonda crisi principalmente a causa dell'aumento dei costi produttivi in seguito al rincaro dei costi energetici;
la tabacchicoltura per la specializzazione raggiunta si trova oggi principalmente concentrata in alcuni territori e sistemi produttivi tanto da originare veri e propri «distretti» produttivi;
uno dei risvolti principali collegati alla filiera del tabacco riguarda l'attivazione occupazionale; con l'applicazione della riforma varata nel 2004 (disaccoppiamento totale) il comparto nazionale ha subito una forte contrazione degli ettari investiti e della produzione realizzata, molte aziende sono uscite dal mercato ed altrettante rischiano la chiusura;
il 20 novembre 2008 si è concluso a Bruxelles il negoziato sulla verifica dello stato di salute della politica agricola comunitaria (Health check della Pac);
sul regime degli aiuti specifici il negoziato è mancato nell'intento di salvaguardare, per alcuni settori, il ruolo chiave che l'agricoltura svolge in particolari aree dell'Unione;
in tale ambito all'Italia non è stata concessa alcuna proroga per gli aiuti accoppiati alla produzione del tabacco,
considerato che:
per la sua natura labour-intensive, i costi di produzione del tabacco sono estremamente elevati e per tale ragione sono stati sostenuti dall'aiuto comunitario;
il disaccoppiamento degli aiuti comunitari condurrebbe certamente ad un abbandono della coltura con pesanti riflessi sia nell'economia del sistema locale di produzione che, soprattutto, nei livelli occupazionali;
per tali ragioni migliaia di posti di lavoro sono a rischio e l'eventualità di un fortissimo ridimensionamento (se non addirittura della scomparsa) del sistema tabacco in Italia è più che una ipotesi.
tutto ciò premesso e considerato,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di individuare una serie di percorsi al fine di contribuire ad una possibile salvaguardia e continuità della tabacchicoltura in Italia oltre il 2010.
9/2187-A/74.(Testo modificato nel corso della seduta) Trappolino, Oliverio, Zucchi, Pizzetti, Brandolini, Marco Carra, Fiorio, Dal Moro, Agostini, Cenni, Cuomo, Lusetti, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio.

La Camera,
premesso che:
tutti i Governi dei principali paesi europei e l'amministrazione Obama negli USA stanno usando le politiche di bilancio e fiscali in funzione anticiclica. La dimensione e i contenuti degli interventi variano in rapporto alle specificità nazionali e alle diverse condizioni della finanza pubblica. Però tutti, senza eccezione, hanno cambiato la loro politica di bilancio, chiamandola a contribuire a ridurre il costo sociale della recessione e ad accelerare il suo superamento;
il Governo italiano, invece, continua a varare provvedimenti frammentari e parziali, spesso con sovrapposizioni e continue correzioni dei provvedimenti precedenti, ma lascia inalterate le scelte di bilancio operate con la manovra triennale dell'estate scorsa (decreto-legge n. 112 del giugno scorso), quando la crisi non era ancora scoppiata;
tutti i cosiddetti «decreti anticrisi» approvati da allora contengono disposizioni di spesa e di riduzione del gettito che, oltre ad essere di modesta entità e insufficienti, sono finanziariamente «coperte», ossia finanziate con riduzioni di spesa ed aumenti di entrata, così che la politica di bilancio per il 2009 del Governo Berlusconi mantiene un robusto carattere prociclico;
servirebbero, invece, politiche autenticamente espansive per sostenere imprese e lavoratori di fronte alla crisi;
con un ritardo di almeno due mesi rispetto alle esigenze del settore industriale, il presente provvedimento offre una prima risposta per il comparto automobilistico, sebbene sia stata esclusa tutta la filiera della componentistica che interessa centinaia di aziende nel Paese, anche piccole, oltre che le multinazionali, ed occupa migliaia di persone;
purtroppo, il testo risulta ora impropriamente appesantito dalle disposizioni già recate dal decreto-legge in materia di quote latte, una misura fortemente criticata dalla gran parte degli operatori del settore che rappresenta una sorta di ennesima sanatoria per una minoranza di imprese che hanno reiteratamente disatteso la normativa nazionale e comunitaria;
grazie all'iniziativa del gruppo del Partito Democratico il testo offre ora una soluzione anche alle esigenze delle imprese e dei lavoratori attraverso le misure per il consolidamento del debito delle piccole e medie imprese, uno degli interventi più sentiti e più richiesti da parte di tutto il mondo produttivo, e l'inserimento di un condizionamento virtuoso sul piano economico e sociale che si deve creare tra i benefici degli incentivi e la salvaguardia dei livelli occupazionali;
gli incentivi previsti dal provvedimento in esame nel quadro del sostegno all'industria automobilistica si limitano a prevedere agevolazioni per l'acquisto di veicoli a basso impatto ambientale, senza tenere conto della necessità, in alcuni casi, di garantire una funzionale e diffusa rete di distribuzione del carburante utilizzato per rendere davvero efficace la misura adottata;
la rete distributiva del metano per auto è ancora fortemente insufficiente e distribuita senza uniformità, con una localizzazione degli impianti a macchia di leopardo alternando a zone ben servite realtà con percentuali di metanizzazione irrisorie;
in questo contesto la recente emanazione della legge n. 133 del 2008 non sembra garantire la prosecuzione del processo di espansione della rete distributiva del metano, nonostante i buoni risultati ottenuti negli ultimi anni;
la piena liberalizzazione del sistema distributivo rischia di circoscrivere gli investimenti nel settore solo nelle zone già metanizzate, poiché è lì che la remuneratività è più elevata, con la conseguenza che le zone prive o con scarsa rete continueranno ad esserlo;
in questo contesto uno strumento come quello dell'incentivazione alla realizzazione di nuovi impianti può essere estremamente efficace ed utile, se usato per stimolare la realizzazione di impianti in aree e bacini che ne hanno particolarmente bisogno,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di incentivare l'ampliamento della rete di distribuzione del gas metano, attraverso l'assegnazione di un contributo a fondo perduto per ogni impianto di erogazione di gas metano realizzato nelle aree dove si registra una carenza della rete distributiva.
9/2187-A/75.Mariani, Realacci, Bocci, Braga, Bratti, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Marantelli, Margiotta, Martella, Mastromauro, Morassut, Motta, Viola, Zamparutti.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 1 del provvedimento in esame introduce incentivi per la sostituzione dei veicoli più inquinanti attraverso la rottamazione, per l'acquisto di veicoli ecologici e per l'installazione di impianti e dispositivi per la riduzione delle emissioni inquinanti;
in particolare sono previsti, per il periodo compreso tra il 7 febbraio e il 31 dicembre 2009, contributi statali per l'acquisto - con contestuale demolizione di veicoli maggiormente inquinanti - di autovetture, autocarri, autoveicoli per trasporti specifici, per uso speciale, autocaravan e motoveicoli;
contributi aggiuntivi sono destinati anche all'acquisto di autovetture e autocarri nuovi a ridotto impatto ambientale (a metano, elettrici o a idrogeno); sono altresì incrementati i contributi attualmente già riconosciuti per l'installazione di impianti a GPL e a metano sulle autovetture;
allo scopo di ridurre le emissioni di particolato nel settore del trasporto pubblico, sono inoltre definite specifiche agevolazioni per l'installazione di filtri antiparticolato sui veicoli diesel utilizzati dalle aziende che svolgono servizi di pubblica utilità;
la ratio del provvedimento è indubbiamente quella di dare un sostegno per rilanciare l'economia, con particolare attenzione al settore automobilistico, che è stato colpito in modo significativo dalla crisi congiunturale che sta attraversando l'economia mondiale, fermo restando l'obiettivo di ridurre le emissioni inquinanti del parco veicoli circolante, anche alla luce della necessità di rispettare gli impegni assunti in ambito comunitario ed internazionale per la riduzione dei gas climalteranti e per il rispetto del protocollo di Kyoto;
appare necessaria una definizione maggiormente efficace delle misure individuate in modo da garantire che il loro costo trovi un riscontro positivo anche sotto il profilo ambientale e per la tutela della qualità dell'aria nei centri urbani,

impegna il Governo:

a valutare l'ipotesi di prevedere gli incentivi per i soli veicoli nuovi le cui emissioni di CO2 non superino i 130 grammi al chilometro, indipendentemente dal tipo di alimentazione;
a prevedere agevolazioni ulteriori per i veicoli le cui emissioni di CO2 non superino i 120 grammi al chilometro, indipendentemente dal tipo di alimentazione;
a prevedere, qualora vi siano i requisiti, la cumulabilità delle singole agevolazioni;
a considerare l'eventualità di estendere alla sostituzione dei veicoli «euro 2» l'opportunità di usufruire degli incentivi per la rottamazione;
ad includere i veicoli destinati alla raccolta ed al conferimento dei rifiuti solidi urbano tra le agevolazioni di cui al comma 11 dell'articolo 1;
ad inserire anche i natanti che svolgono servizio di trasporto pubblico di linea tra le agevolazioni di cui al comma 11 dell'articolo 1.
9/2187-A/76.Bratti, Mariani, Realacci, Bocci, Braga, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Marantelli, Margiotta, Martella, Mastromauro, Morassut, Motta, Viola, Zamparutti.

La Camera,
premesso che:
il settore turistico balneare attraversa un periodo di grande difficoltà dovuto anche alla mancanza di un provvedimento legislativo unitario che regoli la materia;
il passaggio delle competenze demaniali marittime dallo Stato alle regioni, nonché il loro successivo trasferimento frammentato ai comuni, hanno di fatto creato una disomogeneità legislativa del comparto;
nonostante il tavolo tecnico istituito presso il Dipartimento del turismo in cui erano presenti i rappresentati delle regioni e delle associazioni di categoria e in cui era stato redatto un protocollo d'intesa approvato all'unanimità il 25 novembre 2008, ancora non è stata attuata alcuna riforma normativa che disciplini le imprese turistico-ricreative e i canoni demaniali marittimi;
tale ritardo non permette agli imprenditori del settore di programmare il futuro delle loro imprese e dell'offerta turistica balneare, non potendo conoscere ancora il reale costo della gestione delle strutture e compromettendo così le capacità di concorrere, in termini qualità/prezzo, nel panorama internazionale dove operano imprenditori turistici agguerriti e sostenuti da normative che li agevolano nella competizione;
soprattutto in questo periodo di grave crisi economica è necessario trovare soluzioni utili per rilanciare il comparto turistico balneare e farlo tornare il volano economico di molte località e comprensori italiani;
l'articolo 1, comma 251, della legge n. 296/06 (finanziaria 2007) ha danneggiato molti operatori turistici, soprattutto quelli che gestiscono le pertinenze demaniali, i quali sono stati penalizzati dalla normativa con canoni in alcuni casi superiori dieci-quindici volte a quelli versati nel 2006 e, non potendo far fronte al pagamento, rischiano di compromettere l'apertura della stagione estiva 2009;
durante l'esame in sede referente presso le commissioni riunite VI e X era stato inserito l'articolo 5-bis che prevedeva l'adozione da parte del Governo, entro il 30 settembre 2009, di un regolamento per l'attuazione delle norme relative alla determinazione dei canoni annui dovuti su concessioni rilasciate o rinnovate per finalità turistico-ricreative che utilizzino il demanio marittimo, al fine di precisare il quadro normativo concernente il settore turistico nell'attuale fase di crisi economica, anche allo scopo di ridimensionare il contenzioso pendente nel settore del demanio marittimo volendo assicurare il gettito erariale derivante dai relativi rapporti concessori;
con tale regolamento si sarebbe dovuto procedere ad una riclassificazione più ampia delle diverse aree demaniali marittime, superando l'attuale ripartizione in due categorie, e ad un trattamento omogeneo tra chi gestisce attività balneare in immobili acquisiti dallo Stato e chi utilizza strutture «amovibili», nonché sarebbe stata prevista un allungamento dei termini di durata delle concessioni e una rideterminazione dei canoni in modo più contenuto, tenendo conto dello specifico utilizzo, delle dimensioni delle aree attribuite e della natura pubblica o privata dei soggetti concessionari;
in attesa della definizione della nuova disciplina regolamentare, questo articolo prevedeva altresì la sospensione, fino al 30 settembre 2009, della riscossione dei contributi dovuti, che sarebbero stati versati, senza aggravio di spesa per interessi e in un'unica soluzione, alla data del primo termine di versamento successivo al 30 settembre 2009;
l'articolo 5-bis non è stato recepito nel maxiemendamento presentato dal Governo, con grande delusione per tutti gli operatori del settore turistico balneare che da tempo erano in attesa di una riforma della materia,

impegna il Governo:

ad adottare al più presto provvedimenti volti a raggruppare, semplificare e armonizzare le numerose norme che attualmente regolano la materia del demanio marittimo, provvedendo in particolare ad effettuare una verifica sul numero delle concessioni demaniali esistenti sul territorio nazionale e sulla reale consistenza delle rispettive strutture, a tutelare gli attuali rapporti concessori regolati con titoli di godimento in corso di validità, ad evitare disparità di trattamento tra i gestori di attività balneari su immobili acquisiti allo Stato e coloro che gestiscono le stesse attività in strutture amovibili, a definire in maniera precisa le pertinenze commerciali alle quali deve essere applicato il canone, a procedere ad una diversa e più ampia classificazione delle aree demaniali onde commisurare l'effettiva entità del canone demaniale, tenendo conto delle particolari condizioni delle aree concesse, della natura pubblica o privata dei soggetti concessionari e del tempo di utilizzo dei beni;
a valutare la possibilità di sospendere la riscossione dei contributi dovuti in attesa dei Provvedimenti che saranno adottati.
9/2187-A/77.Pezzotta, Ciccanti, Ciocchetti.

La Camera,
premesso che:
con riferimento alla deducibilità delle quote di ammortamento dei beni materiali strumentali, ai fini della determinazione del reddito d'impresa, emerge l'esigenza di un intervento di adeguamento in tema di ammortamento immediato;
nella finanziaria 2008 (legge n. 244 del 24 dicembre 2007) si sono adottate misure restrittive, proprio per il regime dei beni ammortizzabili «In attesa della revisione generale dei coefficienti di ammortamento tabellare» (articolo 1, comma 34);
il limite attualmente previsto per poter effettuare l'ammortamento immediato è pari a 516,46 euro (1.000.000 di vecchie lire) e tale importo non è mai stato modificato dal momento dell'emanazione del Testo unico delle imposte sui redditi, entrato in vigore il 1° gennaio 1988;
tale importo non è più adeguato al mutato potere d'acquisto della moneta, ne consegue che per le imprese la norma in questione ha perduto il suo reale significato, visto che sono ormai pochi i beni strumentali di valore unitario non superiore a 516,46 euro;
una modifica del valore citato darebbe, sicuramente, impulso alle imprese, peraltro, già danneggiate, nell'effettuare investimenti in beni strumentali, dall'abrogazione dell'ammortamento anticipato, a decorrere dal 1° gennaio 2008, per rinnovare quei beni strumentali, ormai obsoleti, di limitato importo;
dall'analisi di un campione significativo di imprese risulta che circa il 10 per cento di esse ha dichiarato nel 2005 deduzioni di acquisto di beni strumentali di valore unitario non superiore a 516,46 euro a fronte di una spesa media complessiva di circa 600 euro per ciascuna impresa;
se applicata all'universo delle oltre 4,2 milioni di imprese italiane, nell'ipotesi che la stessa percentuale di imprese usufruisca pienamente dell'ampliamento della deduzione, si genererebbe un flusso aggiuntivo di acquisti di beni strumentali pari a circa 250 milioni di euro,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di introdurre in tempi brevi un adeguamento di valori monetari per consentire alle imprese di poter effettivamente usufruire di una norma che semplifica le ordinarie procedure, considerando, altresì, che il maggior volume di acquisti di beni strumentali produrrebbe anche maggiore valore aggiunto per i venditori dei beni medesimi, una maggiore base imponibile IVA ed Irpef, e quindi un recupero di gettito
9/2187-A/78.Galletti.

La Camera,
premesso che:
il provvedimento interviene sulla disciplina fiscale dei distretti produttivi ripristinando il regime fiscale previsto dal testo originario della legge finanziaria 2006, dal momento che la disciplina vigente non ha trovato applicazione in quanto non sono stai emanati i relativi decreti attuativi;
il distretto tessile di Prato, con oltre 48.000 addetti ai lavori, vanta un ruolo chiave nell'economia nazionale, sicuramente paragonabile a quello rivestito dalla ex compagnia di bandiera Alitalia;
negli ultimi sei anni si è verificata una forte riduzione delle persone impiegate nel settore in misura di circa 8.000 unità, con conseguente diminuzione di fatturato pari al 24 per cento per quanto riguarda i tessuti e al 36 per cento per quanto concerne le fibre;
la perdita di posti di lavoro e la chiusura di numerose ditte operanti nella filiera tessile pratese rappresenta una grave perdita per l'economia nazionale e per il made in Italy;
è necessario salvaguardare il settore tessile pratese in attesa della ripresa economica e di più favorevoli condizioni di accesso al credito,

impegna il Governo

ad individuare ogni utile ed idoneo strumento volto a tamponare le emergenze economiche e finanziarie e le criticità sociali che potrebbero derivare dall'attuale crisi che sta colpendo il distretto tessile di Prato.
9/2187-A/79.Poli, Bosi.

La Camera,
premesso che:
il maggiore costo per le imprese in Italia è costituito proprio dai ritardi di pagamento non solo dell'amministrazione centrale ma anche delle amministrazioni locali: 935 milioni in più rispetto ai loro colleghi europei;
secondo le cifre elaborate dal centro studi Confartigianato, su dati Intrum Justitia, Eurostat e Istat e diffusi dall'Oipa, Osservatorio su imprese e pubblica amministrazione, in Campania i ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione costano agli imprenditori circa 70 milioni di euro l'anno: è la cifra più alta del Mezzogiorno e la settima in Italia, in una classifica guidata dalla Lombardia con 148,7 milioni di maggiori oneri finanziari a carico delle aziende;
la Campania si aggiudica anche un altro triste primato sul fronte dei rapporti delle Pmi con le strutture della Sanità e con le committenti di «opere pubbliche»: in questi casi, il tempo medio di attesa, è di 420 giorni (ma può arrivare a 24 mesi nel caso delle Pmi del settore edilizio);
le lunghe attese per incassare quanto dovuto dalla pubblica amministrazione incidono non poco sull'attività delle aziende, soprattutto quelle di piccole dimensioni;
dallo studio di Confartigianato, infatti, emerge che per il 28,7 per cento delle imprese i ritardi dei pagamenti rappresentano uno dei principali ostacoli allo sviluppo dell'attività,

impegna il Governo

a favorire uno snellimento dei tempi dei pagamenti e dei crediti vantati dalle imprese nei confronti della pubblica amministrazione e sollecitare le regioni e gli enti locali ad un analogo impegno al fine di evitare di penalizzare ulteriormente le aziende, soprattutto quelle di piccole dimensioni, che oltre a scontare gli onerosi costi connessi a farraginosi adempimenti burocratici, subiscono i disagi connessi ai ritardi nei pagamenti.
9/2187-A/80.Nunzio Francesco Testa, Zinzi, Pisacane.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 2 prevede una detrazione IRPEF per le spese documentate sostenute dal 7 febbraio 2009 al 31 dicembre 2009 per l'acquisto di mobili, elettrodomestici di classe energetica non inferiore ad A+, nonché apparecchi televisivi e computer, finalizzati all'arredo dell'immobile in ristrutturazione;
l'agevolazione è riconosciuta ai contribuenti che fruiscono della detrazione del 35 per cento dal reddito, prevista dall'articolo 1 della legge 27 dicembre 1997, n. 449, limitatamente agli interventi di recupero del patrimonio edilizio, effettuati su singole unità immobiliari residenziali che siano iniziati a partire dal 1° luglio 2008;
la disposizione dell'articolo 2 esclude frigoriferi, congelatori e loro combinazione, per i quali è già prevista dalla normativa vigente una specifica detrazione (200 euro per apparecchio) che, come specificato dall'articolo in esame, è cumulabile con le agevolazioni da esso introdotte;
la misura della detrazione prevista dall'articolo 2, fino a concorrenza del suo ammontare nel caso di incapienza, è pari al 20 per cento, è calcolata su di un importo massimo complessivo di spesa non superiore a 10.000 euro ed è ripartita, tra gli aventi diritto, in cinque quote annuali di pari importo,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di estendere, seppur per un limitato periodo di tempo, la detrazione del 20 per cento delle spese per l'acquisto di mobili, elettrodomestici di classe energetica non inferiore a A+, apparecchi televisivi e computer, anche ai contribuenti che non effettuano ristrutturazioni edilizie.
9/2187-A/81.Ruggeri, Anna Teresa Formisano.

La Camera,
premesso che:
la crisi che ha colpito i mercati finanziari di tutto il mondo si è ripercossa in modo pesantissimo anche sull'economia reale e sulla produzione industriale di Piombino che è il secondo polo siderurgico d'Italia;
ci sono sintomi di ulteriore preoccupazione emersi dai recenti incontri fra organizzazioni sindacali, istituzioni e vertici delle più grandi aziende presenti sul territorio («Lucchini-Severstal», «Magona-Arcelor-Mittal» e «Dalmine-Tenaris»), nonostante ci sia già stato un ingente ricorso alla cassa integrazione;
queste aziende appartengono a multinazionali straniere quotate in borsa, con migliaia di lavoratori sparsi nei diversi continenti e con strategie economiche e commerciali che non tengono conto delle realtà locali;
l'economia di Piombino dipende per circa il 40 per cento dal comparto industriale;
il disagio delle famiglie piombinesi è sempre più pressante soprattutto a fronte di una situazione economica che già da anni con l'avvento dell'euro ha modificato fortemente le abitudini ed i consumi,

impegna il Governo:

ad assumere misure a sostegno della produzione e dell'occupazione del comparto industriale in oggetto nel caso in cui il ricorso alla cassa integrazione non fosse più sufficiente;
a valutare la possibilità di attivare politiche sociali a tutela di quelle famiglie con figli fortemente colpite dalla crisi, mediante interventi di tipo strutturale che garantiscano un'immediata copertura dei fabbisogni primari, evitando pratiche prolungate per richiedere eventuali sostegni.
9/2187-A/82.Capitanio Santolini.

La Camera,
premesso che:
gli articoli 5 e 7 della legge n. 448/2001 (finanziaria 2002) hanno introdotto la facoltà di rideterminare i valori di acquisto delle partecipazioni non negoziate in mercati regolamentari e dei terreni edificabili e con destinazione agricola, posseduti alla data del 1° gennaio 2002, attraverso il pagamento di un'imposta sostitutiva da applicare sul maggior valore attribuito;
il comma 2 dell'articolo 2 del decreto-legge n. 282 del 2002, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 febbraio 2003, n. 27, ha disposto una riapertura dei termini per la rivalutazione agevolata dei terreni edificabili e delle partecipazioni;
tale norma è stata oggetto di numerose modifiche dirette a prorogare sia le scadenze per l'effettuazione dei versamenti dell'imposta sostitutiva e per la redazione e giuramento della perizia di stima, sia a differire il termine di riferimento per il possesso dei beni da rivalutare (articolo 39, comma 14-undecies, del decreto-legge n. 269/03, articolo 6-bis del decreto-legge n. 355/03, articolo 1, comma 376, della legge n. 311/04, articolo 11-quaterdecies, comma 4, del decreto-legge n. 203/05, articolo 1, comma 91, della legge n. 244/07, articolo 1 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 30 giugno 2008 ed infine del decreto-legge n. 97/08);
l'articolo 4, comma 9-ter, del decreto-legge n. 97/08, convertito con modificazioni dalla legge n. 129/08, ha prorogato da ultimo dal 20 luglio 2008 al 31 ottobre 2008 il termine per il versamento dell'imposta sostitutiva dovuta sulla rivalutazione di terreni e partecipazioni posseduti alla data del 1° gennaio 2008, nonché il termine fissato per la redazione e il giuramento della perizia di stima;
per quanto concerne le aree edificabili, uno dei maggiori ostacoli connessi ai trasferimenti dei terreni posseduti dai privati e finalizzati all'utilizzazione edificatoria è il prelievo fiscale che colpisce le plusvalenze;
ciò induce spesso il privato a dichiarare valori di trasferimento inferiori al reale, aumentando l'evasione e comportando problemi alle imprese acquirenti che devono contabilmente giustificare fuoriuscite finanziarie superiori,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di procedere ad un'ulteriore riapertura dei termini per la rideterminazione dei valori di acquisto dei terreni edificabili e agricoli, con conseguente differimento dei termini di applicazione del regime fiscale sostitutivo, al fine di consentire il raggiungimento di una maggiore trasparenza dei valori delle transazioni immobiliari, una riduzione del costo dei terreni da edificare e un rilancio del comparto edile.
9/2187-A/83.Ciccanti, Poli.

La Camera,
premesso che:
le difficoltà che sta incontrando il settore olivicolo hanno ragioni sia strutturali che storiche: la struttura produttiva olivicola nazionale è infatti, formata da piccole e medie aziende di imprenditori agricoli a titolo principale che difficilmente potrà mutare e reggere le dinamiche del mercato;
l'abbandono di fasce collinari e montane dell'olivo è un fenomeno già iniziato da tempo: prime a sparire sono state le piantagioni irregolari e promiscue, poi alcune fasce terrazzate ed ora il fenomeno ha interessato quelle di difficile accesso e prive di rimuneratività;
la crisi finanziaria, inoltre, sta spostando la tipologia degli investimenti verso il settore agricolo, sia in terreni che in aziende, in vista di una crescente domanda di beni primari da parte dei paesi in crescita demografica ed economica;
questa tendenza, riportata da molti analisti, è confermata da importanti acquisizioni (basti pensare al gruppo SOS Cuetara, società spagnola diventata leader assoluta nel mercato degli oli di oliva, che ha acquistato i marchi Bertolli e San Giorgio), che però non hanno creato alcun beneficio ai produttori ma, anzi, concentrato ancora di più la domanda di olio extravergine e provocando di fatto abbassamenti di prezzo;
questo è potuto accadere anche perché l'ampliamento e la liberalizzazione dei mercati europei, l'allargamento della coltivazione in aree ove la manodopera è a basso costo, il diffondersi in molti Paesi di coltivazioni moderne capaci di produzioni elevate quali-quantitativamente a costi ridotti (anche prima dei sistemi «superintensivi» spagnoli), il costo crescente e la rarefazione della nostra manodopera, la commercializzazione su mercati nazionali ed esteri di prodotti accettabili, ben presentati, magari con marchi italiani, ma di dubbia origine e a basso costo, sono stati fenomeni che non sono apparsi improvvisamente ma che sono stati ignorati;
un rilancio della nostra olivicoltura può passare soltanto attraverso un piano olivicolo nazionale, anche se difficilmente l'Italia potrà più competere sui mercati internazionali in termini di prezzo, ma solo puntare alla qualità ed alla tipicità,

impegna il Governo

ad adottare un piano di rilancio della nostra produzione olivicola attraverso un rafforzamento delle risorse da destinare al settore per realizzare un innalzamento della meccanizzazione e favorire la ricerca, finalizzata alla messa a punto ed al collaudo di modelli proponibili per le diverse zone di produzione.
9/2187-A/84.Cera, Ruggeri.

La Camera,
premesso che:
tutti i Governi dei principali paesi europei e l'amministrazione Obama negli USA stanno usando le politiche di bilancio e fiscali in funzione anticiclica. La dimensione e i contenuti degli interventi variano in rapporto alle specificità nazionali e alle diverse condizioni della finanza pubblica. Però tutti, senza eccezione, hanno cambiato la loro politica di bilancio, chiamandola a contribuire a ridurre il costo sociale della recessione e ad accelerare il suo superamento;
in Italia, invece, una incisiva azione di sostegno e di rilancio dell'economia risulta ancora condizionata dalle scelte di bilancio operate con la manovra triennale dell'estate scorsa (decreto-legge 112 del giugno scorso), quando la crisi non era ancora scoppiata;
servirebbero, invece, politiche autenticamente espansive per sostenere imprese e lavoratori di fronte alla crisi;
con un ritardo di almeno due mesi rispetto alle esigenze del settore industriale, il presente provvedimento offre una prima risposta per il comparto automobilistico, sebbene sia stata esclusa tutta la filiera della componentistica che interessa centinaia di aziende nel Paese, anche piccole, oltre che le multinazionali, ed occupa migliaia di persone;
peraltro, il testo risulta ora impropriamente appesantito dalle disposizioni già recate dal decreto-legge in materia di quote latte, una misura fortemente criticata dalla gran parte degli operatori del settore che rappresenta una sorta di ennesima sanatoria per una minoranza di imprese che hanno reiteratamente disatteso la normativa nazionale e comunitaria;
grazie all'iniziativa del gruppo del Partito Democratico il testo offre ora una soluzione anche alle esigenze delle imprese di altri comparti e dei lavoratori attraverso le misure per il consolidamento del debito delle piccole e medie imprese, uno degli interventi più sentiti e più richiesti da parte di tutto il mondo produttivo, e l'inserimento di un condizionamento virtuoso sul piano economico e sociale che si deve creare tra i benefici degli incentivi e la salvaguardia dei livelli occupazionali;
rimangono però aperte numerose questioni per la tenuta complessiva del sistema produttivo nazionale e per la tutela dell'occupazione, come quella relativa al carico fiscale delle imprese e del lavoro autonomo nella negativa fase congiunturale in atto, che meriterebbe ben altra attenzione da parte del Governo, ad esempio attraverso misure finalizzate a garantire la necessaria liquidità a fronte delle difficoltà dell'accesso al credito;
molto importanti sono le modalità di deduzione delle svalutazioni dei crediti e degli accantonamenti per rischi su crediti relativamente agli enti creditizi e finanziari, che possono rappresentare un importante leva per rilanciare la concessione dei crediti da parte delle banche,

impegna il Governo

a predisporre opportune e tempestive misure per innalzare la quota annua massima deducibile da parte delle banche dei crediti iscritti in bilancio e ridurre il periodo di tempo entro il quale è deducibile l'eccedenza non deducibile nell'anno.
9/2187-A/85.Calearo Ciman, Strizzolo, Fluvi, Lulli, Benamati, Carella, Causi, Ceccuzzi, Colaninno, D'Antoni, De Micheli, Fadda, Fogliardi, Froner, Gasbarra, Graziano, Losacco, Marchignoli, Marchioni, Pizzetti, Peluffo, Portas, Quartiani, Ria, Sanga, Scarpetti, Sposetti, Federico Testa, Vico, Zunino.

La Camera,
premesso che:
la mozzarella di bufala è un prodotto di eccellenza del nostro Paese che va tutelato al pari di altri importanti prodotti della nostra filiera agricola;
è necessario garantire la tracciabilità delle produzioni locali e promuovere adeguatamente l'intera filiera agroalimentare legata al latte bufalino, che gioca un ruolo di grande rilevanza soprattutto nell'economia regionale campana, in particolare in quelle delle province di Caserta e Salerno;
più volte è stata richiamata l'attenzione del consorzio di tutela della mozzarella di bufala e delle preposte autorità di controllo e certificazione produttiva sulla necessità di adeguare, a tutela dell'immagine del prodotto e della corretta remunerazione dell'attività primaria, le metodologie applicate;
non sono stati rari i casi scoperti di «sofisticazioni» subiti dal prodotto con false cagliate provenienti da paesi sia europei che extraeuropei, per non parlare della diossina rinvenuta nel prodotto e della calce che talvolta viene usata per «sbiancare» il prodotto;
assicurare la tracciabilità del latte di bufala in Italia è importante per tutelare e difendere non solo i livelli occupazionali del comparto bufalino; ma anche il patrimonio genetico della bufala mediterranea Italiana, delle produzioni agro-zootecniche-alimentari di filiera e soprattutto la salute del consumatore,

impegna il Governo

a rafforzare la tutela del marchio DOP della mozzarella di bufala, anche sollecitando l'applicazione rigorosa delle disposizioni da parte delle strutture di certificazione, a tutela della qualità e dell'eccellenza della produzione casearia della Campania e del basso Lazio per realizzare una completa tracciabilità del latte di bufala impiegato.
9/2187-A/86.Zinzi, Nunzio Francesco Testa, Pisacane.

La Camera,
premesso che:
il nostro Paese vanta una importante, unica, nonché economicamente rilevante, tradizione di prodotti enogastronomici di alta qualità;
cultura e tutela di tradizioni locali sono strettamente legate a prodotti di elevata qualità, sovente inimitabile, che tuttavia hanno limitata rilevanza economica perché destinati a consumatori abituali, legati all'ambiente in cui hanno origine;
esiste un forte interesse dei comuni alla conservazione di prodotti che si identificano con gli usi e quindi con le tradizioni locali, e che fanno parte della cultura popolare: interesse che risulta da tutta una serie di manifestazioni caratterizzate dalla spontaneità e dal loro perpetuarsi nel tempo;
circa dieci anni fa il famoso enologo e gastronomo italiano Luigi Veronelli, ideatore delle denominazioni di origine, lanciò l'idea che i Comuni potessero valorizzare il proprio territorio attraverso le produzioni artigianali ed agricole,

impegna il Governo

a favorire, anche alla luce della modifica costituzionale intervenuta con la legge n. 3 del 2001, la valorizzazione delle attività agro-alimentari tradizionali, che risultano presenti nelle diverse realtà territoriali mediante l'istituzione della denominazione comunale di origine.
9/2187-A/87.Occhiuto.

La Camera,
premesso che:
sono sempre più numerosi e significativi i sequestri operati dalle forze dell'ordine di merce contraffatta, di falsi prodotti made in Italy e di grandi quantità di prodotti pericolosi per la salute, che stanno invadendo il mercato italiano usando principalmente i porti;
grazie ai centri di assistenza doganale, gli spedizionieri possono accelerare il traffico certificando la congruità della merce al dichiarato e alle fatture;
di fatto si crea un sistema di controllo a maglie larghe che permette l'in gresso di prodotti contraffatti che alterano il mercato, aumentano i rischi per la salute dei cittadini e producono un danno erariale considerevole per una evasione dell'IVA difficilmente quantificabile;
nel 2008 le infrazioni riscontrate dalle dogane sono state circa 7000 in tutta Italia,

impegna il Governo

a prevedere, nell'ambito delle misure volte al contrasto all'evasione fiscale e per sostenere le imprese italiane, specialmente quelle operanti nei settori maggiormente colpiti dall'ingresso di prodotti falsi, un rafforzamento dei controlli doganali ed eventualmente una sospensione momentanea dell'attività dei centri di assistenza doganale.
9/2187-A/88.Anna Teresa Formisano.

La Camera,
premesso che:
il provvedimento prevede per i titolari dei prestito obbligazionario «Alitalia 7,5 per cento 2002-2010» convertibile, emesso dalla società Alitalia-Linee aeree italiane S.p.A., ora in amministrazione straordinaria, la possibilità di cedere al Ministero dell'economia e delle finanze, i propri titoli in cambio di titoli di Stato di nuova emissione con scadenza 31 dicembre 2012 e con taglio minimo di 1.000 euro, vincolando il tutto all'osservanza delle condizioni e modalità specificate;
sono note le vicissitudini del titolo Alitalia, dopo il primo crollo di oltre il 12 per cento nell'aprile 2008, cui è seguita la sospensione dalle contrattazioni fino alla richiesta da parte del consiglio di amministrazione Alitalia della dichiarazione di insolvenza della medesima compagnia al tribunale di Roma (agosto 2008) con l'ammissione della compagnia stessa alla procedura straordinaria (settembre 2008);
non pochi dipendenti Alitalia percepivano le proprie retribuzioni sotto forma di quote in azioni, divenendo quindi azionisti, obbligazionisti o warrantisti non per libera scelta ma per una sostanziale imposizione del management societario;
per gli oltre quarantamila piccoli azionisti e obbligazionisti Alitalia, al pari di altri investitori vittime di crack o frodi finanziarie, è previsto l'accesso ai benefici della legge sui fondi rivenienti dai conti dormienti;
si deve purtroppo registrare il continuo ricorso alle risorse del fondo dei conti dormienti per la copertura di altre tipologie di spese (stabilizzazione dei precari, finanziamento della social card, eccetera) che potrebbe pregiudicare il rimborso di tutti gli aventi diritto;
tale impiego denoterebbe un'insufficiente attenzione da parte del Governo rispetto ad un fenomeno che, al contrario, presenta una notevole estensione e complessità che espone a gravissime ricadute quei risparmiatori che riposero a suo tempo fiducia nelle dichiarazioni rassicuranti del Governo, decidendo di non disinvestire i propri risparmi e che, successivamente alla sospensione del titolo Alitalia, si sono trovati nella più totale incertezza, peraltro aggravata dall'attuale crisi economico-finanziaria,

impegna il Governo

ad adottare ogni utile strumento volto a tutelare le decine di migliaia di incolpevoli cittadini che nel passato hanno acquistato le azioni Alitalia, investendo, a volte, i risparmi di una vita e che hanno diritto di sapere quale sarà la sorte dei loro titoli.
9/2187-A/89.Compagnon.

La Camera,
premesso che:
il patrimonio di edilizia residenziale pubblica è utilizzato da fasce sociali economicamente deboli, quindi, l'esigenza di intervenire prioritariamente su tale patrimonio risponde non solo agli obiettivi generali di rilancio dell'economia, ma anche e soprattutto ad esigenze di carattere sociale;
in assenza di finanziamenti specifici o di incentivi è però evidente che gli enti gestori non sono in condizione di intervenire sul proprio patrimonio, in quanto, contrariamente al privato proprietario, non hanno nessuna possibilità di recuperare l'investimento, né attraverso un aumento dell'affitto (vietato dalle leggi regionali che regolano il settore), né attraverso il risparmio conseguito;
si paventa il rischio che il piano anticrisi per il rilancio dell'economia del paese possa lasciare indietro proprio i soggetti deboli, destinatari di azioni specifiche di troppo debole impatto (social card), ma esclusi da altre azioni ben più strutturali;
il provvedimento collega il diritto alla fruizione del bonus fiscale sull'acquisto di mobili ed elettrodomestici alla contestuale possibilità di usufruire della deduzione del 36 per cento prevista per le ristrutturazioni edilizie, recentemente prorogata al 2011;
questo comporta l'applicabilità del diritto al bonus alle sole famiglie proprietarie di alloggio, in possesso di un reddito tale che consente di affrontare contestualmente la spesa della ristrutturazione e quella del rinnovo degli arredi della casa, cioè a persone che sarebbero state probabilmente in condizione di fare a meno del bonus: con risultati sicuramente non significativi sul piano della crescita del settore industriale in crisi;
fra gli inquilini del patrimonio in affitto (in particolare quello di edilizia sociale) ci sono i ceti più deboli e gli anziani: investire in questo settore sarebbe per lo Stato non solo un obbligo di solidarietà sociale (e un dovere costituzionale), ma anche un investimento con notevoli rientri dal punto di vista dei risparmi sulla spesa sanitaria (in altri paesi questi conti sono stati fatti) e dei consumi in altri settori,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di individuare nell'immediato futuro formule di incentivo al recupero energetico del patrimonio residenziale in affitto, di estensione del regime agevolato dell'IVA per la riqualificazione del patrimonio di edilizia pubblica e l'estensione del diritto al bonus per rinnovo arredamento a tutti gli aventi diritto sulla base di plafond di reddito da individuare da parte delle regioni.
9/2187-A/90.Ciocchetti, Dionisi.

La Camera,
premesso che:
il comma 7 dell'articolo 1 del provvedimento prevede la rideterminazione della misura dell'incentivo per le installazioni degli impianti a GPL e a metano sugli autoveicoli euro 0 e agli attuali standard di emissione, di cui all'articolo 29, comma 9, del decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2008, n. 31;
l'agevolazione nella misura di 500 euro per le installazioni di impianti a GPL e 650 euro per quelli a metano, decorre dal 7 febbraio 2009 ed opera nei limiti dell'autorizzazione di spesa di 100 milioni di euro per il 2009, fissata dall'articolo 2, comma 59, del decreto-legge n. 262 del 2006 e successivamente incrementata dall'articolo 29, comma 8, del citato decreto-legge n. 248 del 2007;
l'incremento della misura dell'incentivo rappresenta un passo in avanti verso l'indirizzo di politiche di sostegno al settore dell'alimentazione alternativa ma non risolve del tutto le sofferenze che gravano sul completo sviluppo del segmento dei carburanti gassosi, che rappresenta una significativa opportunità per il mercato soprattutto nell'attuale contesto di congiuntura economica negativa, in particolare per il segmento delle imprese del mercato cosiddetto after market;
nel 2008 secondo le stime conosciute si sono riscontrati notevoli incrementi nelle conversioni after market e, considerando complessivamente anche il mercato del primo impianto, il settore ha coinvolto circa 300.000 autoveicoli per il GPL e più di 120.000 per quanto riguarda il parco metano;
il settore, che secondo le previsioni prevede un incremento sostanziale del trend per i prossimi anni e rappresenta una significativa opportunità per sostenere le politiche di rispetto ambientale che contribuiscano al raggiungimento degli obiettivi fissati a Kyoto sulle emissioni inquinanti, necessità di misure aggiuntive che ne permettano il completo sviluppo e in particolare il sostegno agli operatori after market di operare in regime di concorrenza leale nei confronti del mercato del primo impianto, per il quale è previsto un incentivo pari a 1500 euro per l'acquisto di nuove autovetture;
risulterebbe opportuno inoltre garantire un sistema di liquidità maggiore per gli operatori after market in modo tale da permettere l'acquisto di più impianti e rispondere meglio alla domanda di mercato,

impegna il Governo:

ad adottare ulteriori iniziative volte:
a valutare l'introduzione di misure allo scopo di aumentare l'eco-incentivo per la conversione dell'alimentazione degli autoveicoli con carburanti ecologici per le auto già immatricolate, al fine di evitare l'attuale sperequazione economica nella fissazione della quota di incentivo tra i consumatori after market e quelli del segmento primo impianto;
a favorire misure di sostegno nei confronti degli installatori di impianti a GPL o metano che prevedano in particolare la possibilità di consentire il credito d'imposta a banche ovvero a società finanziarie al fine di consentire maggiore liquidità da poter investire nell'acquisto di più impianti.
9/2187-A/91.Libè.

La Camera,
premesso che:
le industrie creative sono un motore di sviluppo economico e sociale, che favoriscono la creazione di ricchezza e posti di lavoro, promuovendo l'inclusione sociale, la diversità culturale e lo sviluppo umano;
il prodotto creativo è considerato sempre più asset di competitività, sia a livello nazionale che a livello territoriale, laddove le regioni guardano con sempre maggiore interesse a settori come la moda e come l'audiovisivo, capaci di generare importanti indotti anche attraverso l'attivazione di filiere parallele ad esempio il turismo,

impegna il Governo:

ad adottare una legislazione organica in materia di industria creativa che dia una definizione certa e gli strumenti necessari per essere uno dei settori per il rilancio dell'economia del nostro paese;
ad adottare interventi mirati affinché siano supportate le PMI creative, attraverso il sostegno finanziario e fiscale, la formazione e il supporto allo start-up anche attraverso la promozione di una sinergia tra PMI creative soprattutto nella direzione dell'innovazione e dell'export.
9/2187-A/92.Peluffo.

La Camera,
premesso che:
il quadro strategico nazionale 2007-2013 prevede un programma straordinario speciale nazionale per il recupero economico e produttivo di siti industriali Inquinati e che, nell'ambito di tale programma, sono stati individuati - in linea prioritaria - 26 siti;
nei 26 siti individuati come priorità c'erano (e ci sono) la laguna di Grado e Marano (area in cui è compreso il complesso industriale chimico di Torviscosa) e l'area ex depositi petroliferi di Trieste;
l'intervento, in particolare nell'area industriale di Torviscosa, era ed è necessario per avviare il risanamento e il rilancio del polo chimico in cui opera la Chimica Caffaro Spa, azienda in crisi che interessa l'intera zona del Basso Friuli e che, tra diretto e indotto, alimenta circa mille posti di lavoro;
fonti giornalistiche locali hanno riportato la notizia che, recentemente, il CIPE avrebbe destinato ad altri interventi tali risorse, privando così i siti di Torviscosa e di Trieste dei mezzi necessari per avviare il risanamento ambientale indispensabile - nel caso di Torviscosa - al rilancio del polo chimico e alla possibile salvezza della Caffaro e dei circa mille posti di lavoro collegati al citato insediamento industriale;
non molti giorni fa il ministro dello sviluppo economico, durante una visita nella regione Friuli-Venezia Giulia, aveva manifestato la volontà - sia ai rappresentanti dell'azienda Caffaro, sia ai rappresentanti delle istituzioni locali e del sindacato - di intervenire per ricercare tutte le possibili soluzioni per salvare il polo chimico di Torviscosa che è il terzo per importanza in Italia;
il settore chimico - ridefinito anche nel quadro di una sostenibilità ambientale - ha una valenza strategica per il rilancio complessivo del sistema produttivo italiano e per le ricadute economiche e sociali ad esso collegate,

impegna il Governo

a costituire urgentemente un tavolo nazionale, coinvolgendo la regione Friuli-Venezia Giulia, le istituzioni locali e le rappresentanze economiche e sociali interessate, per definire concreti interventi finalizzati all'attivazione di un accordo di programma per il risanamento ambientale - nell'ambito di un piano di ristrutturazione e di sviluppo nazionale del comparto chimico - del sito industriale di Torviscosa e per il rilancio del polo chimico che ricomprende le industrie Caffaro e le attività produttive e di servizio collegate.
9/2187-A/93.Strizzolo, Maran, Rosato, Monai, Cuperlo, Compagnon.

La Camera,
premesso che:
da vari anni, all'attività ispettiva degli organi di controllo statali si è affiancata l'opera di varie società private (oramai alcune centinaia) che svolgono delle attività ispettive relative alla sicurezza di macchine ed impianti sui luoghi di lavoro, per conto dello Stato;
il decreto del Presidente della Repubblica n. 462 del 2001 ha disciplinato l'attività di società private, chiamati organismi di ispezione abilitati dal Ministero dello sviluppo economico. Il personale di questi organismi opera con la qualifica di incaricato di pubblico servizio e, nel caso in cui il verbale della loro ispezione riporti un esito negativo, questi segnalano il fatto di rilevanza penale all'U.P.G. competente;
in questi giorni, presso il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali è in fase di predisposizione la bozza del decreto di modifica del decreto legislativo n. 81 del 2008 (Testo unico sulla sicurezza). Tale decreto è espressamente previsto dalla legge n. 123 del 2007. Nella bozza del decreto, a quanto si apprende, si prevede che venga abrogato il decreto del Presidente della Repubblica n. 462 del 2001 e che le verifiche degli impianti siano assegnate all'Ispesl ed alle Asl creando così una situazione di privilegio per detti soggetti rispetto agli altri organismi oggi abilitati;
l'Autorità garante della concorrenza e del mercato già si era espressa, negli anni passati, con una comunicazione al Governo nella quale faceva presente che «l'attribuzione all'Ispesl ed alle Asl di attività di verifica, unitamente alle funzioni di vigilanza e controllo sulle verifiche stesse, appare limitare l'efficacia stessa dell'attività di controllo, potendo la stessa risultare condizionata da un potenziale conflitto di interessi e di conseguenza non essere svolta in modo imparziale. Inoltre, non appare conforme ai principi posti a tutela della concorrenza la circostanza che un soggetto istituzionalmente preposto all'esercizio di compiti di vigilanza possa svolgere, nella stessa materia, attività di verifica in concorrenza con altri soggetti»;
nell'ipotesi di abrogazione del decreto del Presidente della Repubblica n. 462 del 2001 si arresterebbe il processo di liberalizzazione iniziato, con il rischio che si configuri la seguente situazione:
una riduzione dell'occupazione sul territorio poiché il personale degli organismi abilitati, oggi in attività, perderebbe il proprio lavoro;
un aumento dei costi aziendali per le certificazioni che, in un momento di crisi come quello attuale, equivale a sottrarre risorse indispensabili al mantenimento dei livelli produttivi e occupazionali delle aziende stesse, poiché le tariffe applicate dalle Asl sono maggiori rispetto a quelle praticate dagli organismi abilitati, soggetti alla libera concorrenza;
una conseguente riduzione dei controlli in materia di sicurezza sul lavoro nei settori in cui sono maggiori gli infortuni (ad esempio nei cantieri) poiché le Asl si dedicheranno alle verifiche periodiche degli impianti, pagate dal datore di lavoro, sottraendo risorse ai controlli in materia di sicurezza sul lavoro,

impegna il Governo

a valutare, anche attraverso una consultazione con le parti sociali e le associazioni di categoria maggiormente rappresentative, gli effetti eventualmente derivanti dall'abrogazione del decreto del Presidente della Repubblica n. 462 del 2001, al fine di evitare ripercussioni negative in termini di perdita di competitività e quote di mercato da parte delle imprese che operano ai sensi di detto decreto del Presidente della Repubblica n. 462 del 2001, con inevitabili conseguenze negative in termini occupazionali, rese ancor più preoccupanti anche alla luce dell'attuale crisi economica che sta attraversando il nostro Paese.
9/2187-A/94.Toccafondi, Vignali.

La Camera,
premesso che:
il decreto-legge in esame reca tra l'altro misure in favore dei distretti produttivi e delle aggregazioni tra imprese;
la creazione di forme di collaborazione tra imprese operanti in uno specifico territorio è essenziale per lo sviluppo delle attività economico-commerciali, per ovviare alla generale piccola-media dimensione del tessuto produttivo nazionale e per favorire la crescita nell'attuale periodo di crisi mondiale;
il turismo è senz'altro tra i potenziali fattori di sviluppo economico ed occupazionale per l'intero Paese e, più nello specifico, può avere un ruolo decisivo anche per la crescita dei livelli occupazionali nel Mezzogiorno, ma finora le forme di aggregazione previste per il settore (i sistemi turistici locali di cui all'articolo 5 della legge n. 135 del 2001) hanno avuto solo una parziale applicazione a macchia di leopardo da parte delle regioni,

impegna il Governo:

ad avviare un attento monitoraggio sui risultati derivanti dall'attuazione della disciplina dei sistemi turistici locali di cui alla legge n. 135 del 2001 in modo da valutare, ove necessario, l'opportunità di nuovi interventi legislativi o regolamentari volti a potenziarne l'efficacia;
a valutare l'ipotesi di ulteriori e specifici interventi, analoghi a quelli di tipo fiscale previsti dal provvedimento in esame per i distretti produttivi, che siano finalizzati al rafforzamento del turistico.
9/2187-A/95.Cosenza.

La Camera,
premesso che:
il disegno di legge in esame prevede misure volte a sostenere il settore auto e ad incentivare l'acquisto e l'uso di mezzi di trasporto meno inquinanti;
dal punto di vista strettamente ambientale, bisogna considerare che nelle aree urbane più grandi, dove il problema congestione e inquinamento rappresenta una vera e propria emergenza quotidiana, più che puntare sul ricambio del parco autovetture meno inquinanti, è necessario indirizzarsi con decisione verso una incentivazione del trasporto pubblico e in particolare il suo svecchiamento, introducendo autobus a metano ed elettrici, e verso una mobilità alternativa e più sostenibile;
peraltro, le limitazioni nell'accesso nei centri urbani per i veicoli più vecchi, già introdotte in diversi grandi centri urbani, pensiamo a Milano e Roma, hanno prodotto già un consistente ricambio delle autovetture;
il fondo per la mobilità sostenibile, previsto dall'articolo 1, comma 1121, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, è strumento indispensabile per le politiche finalizzate ad incentivare la mobilità urbana ecosostenibile nelle aree urbane;
il fondo finanzia diversi interventi tra i quali: a) il potenziamento e l'aumento dell'efficienza dei mezzi pubblici, con particolare riguardo a quelli meno inquinanti e a favore dei comuni a maggiore crisi ambientale; b) l'incentivazione dell'intermodalità; c) la valorizzazione degli strumenti del mobility management e del car sharing; d) la riorganizzazione e razionalizzazione del settore di trasporto e consegna delle merci, attraverso la realizzazione di centri direzionali di smistamento che permetta una migliore organizzazione logistica, nonché il progressivo obbligo di utilizzo di veicoli a basso impatto ambientale; e) la realizzazione e potenziamento della rete di distribuzione del gas metano, gpl, elettrica e idrogeno; f) la promozione di reti urbane di percorsi destinati alla mobilità ciclistica,

impegna il Governo

ad adottare ulteriori iniziative volte a prevedere l'integrazione della dotazione del fondo per la mobilità sostenibile, quale fondamentale strumento di finanziamento a disposizione delle grandi aree urbane per interventi finalizzati alla riduzione dell'inquinamento atmosferico e per lo sviluppo della mobilità urbana a minore impatto ambientale.
9/2187-A/96.Mura.

La Camera,
premesso che:
il disegno di legge in esame prevede misure volte a sostenere il settore auto e ad incentivare l'acquisto e l'uso di mezzi di trasporto meno inquinanti;
dal punto di vista strettamente ambientale, bisogna considerare che nelle aree urbane più grandi, dove il problema congestione e inquinamento rappresenta una vera e propria emergenza quotidiana, più che puntare sul ricambio del parco autovetture meno inquinanti, è necessario indirizzarsi con decisione verso una incentivazione del trasporto pubblico e in particolare il suo svecchiamento, introducendo autobus a metano ed elettrici, e verso una mobilità alternativa e più sostenibile;
peraltro, le limitazioni nell'accesso nei centri urbani per i veicoli più vecchi, già introdotte in diversi grandi centri urbani, pensiamo a Milano e Roma, hanno prodotto già un consistente ricambio delle autovetture;
il fondo per la mobilità sostenibile, previsto dall'articolo 1, comma 1121, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, è strumento indispensabile per le politiche finalizzate ad incentivare la mobilità urbana ecosostenibile nelle aree urbane;
il fondo finanzia diversi interventi tra i quali: a) il potenziamento e l'aumento dell'efficienza dei mezzi pubblici, con particolare riguardo a quelli meno inquinanti e a favore dei comuni a maggiore crisi ambientale; b) l'incentivazione dell'intermodalità; c) la valorizzazione degli strumenti del mobility management e del car sharing; d) la riorganizzazione e razionalizzazione del settore di trasporto e consegna delle merci, attraverso la realizzazione di centri direzionali di smistamento che permetta una migliore organizzazione logistica, nonché il progressivo obbligo di utilizzo di veicoli a basso impatto ambientale; e) la realizzazione e potenziamento della rete di distribuzione del gas metano, gpl, elettrica e idrogeno; f) la promozione di reti urbane di percorsi destinati alla mobilità ciclistica,

impegna il Governo

a valutare l'adozione di ulteriori iniziative volte a prevedere l'integrazione della dotazione del fondo per la mobilità sostenibile, quale fondamentale strumento di finanziamento a disposizione delle grandi aree urbane per interventi finalizzati alla riduzione dell'inquinamento atmosferico e per lo sviluppo della mobilità urbana a minore impatto ambientale.
9/2187-A/96.(Testo modificato nel corso della seduta) Mura.

La Camera,
premesso che:
il disegno di legge in esame introduce incentivi per la sostituzione del parco circolante di autoveicoli, attraverso la rottamazione di autoveicoli più inquinanti e la contestuale sostituzione con auto «euro 4» ed «euro 5»;
dette autovetture, per poter effettivamente abbattere le emissioni più inquinanti e in particolare le pericolose «polveri sottili», devono avere installato un filtro antiparticolato in grado di trattenere dette polveri;
con precedenti provvedimenti di incentivazione alla rottamazione con conseguente sostituzione di autoveicoli meno inquinanti, si è verificato che auto benché immatricolate come «euro 4» erano sprovviste del filtro antiparticolato e quindi, paradossalmente, bloccate nei giorni di divieto di circolazione al pari delle autovetture più vecchie;
in numerosi casi, quindi, venivano vendute autovetture «ecologiche» sprovviste però di filtro antiparticolato, che doveva quindi essere successivamente acquistato e montato a spese dell'acquirente stesso,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative volte a prevedere e specificare che gli autoveicoli alimentati a gasolio, oggetto degli incentivi, debbano essere già provvisti dalla fabbrica del relativo filtro antiparticolato, evitando così che l'installazione di detto filtro rimanga a carico dell'acquirente.
9/2187-A/97.Barbato.

La Camera,
premesso che:
il disegno di legge in esame dispone incentivi per la rottamazione di autoveicoli più inquinanti e la contestuale sostituzione con autoveicoli «euro 4» ed «euro 5»;
detti incentivi sono peraltro maggiorati in caso di acquisto di veicoli con alimentazione, esclusiva o doppia, a gas metano o elettrica;
la vera diffusione e commercializzazione dei motori elettrici, e soprattutto a metano, dipenderà però sempre di più dalle rispettive reti di distribuzione (colonnine di ricarica e stazioni di rifornimento) presenti sul nostro territorio;
la vettura a metano, infatti, si vende bene là dove c'è una sufficiente rete distributiva. Ci sono regioni, come la Campania, dove è presente una sola pompa di metano, mentre in Sardegna sono totalmente assenti;
è fondamentale e indispensabile quindi dare un forte impulso alla rete di rifornimento, se si vuole realmente dare efficacia ai suddetti incentivi;
allo stato attuale infatti, se non si interviene in questa direzione, l'effetto risulta essere quello per cui si approfitta del bonus per l'acquisto di autovetture ecologiche a doppia alimentazione benzina/metano, continuando indisturbati ad andare a benzina,

impegna il Governo

a dare un forte impulso, anche attraverso appositi accordi di programma con gli enti locali coinvolti e le associazioni e le categorie interessate, allo sviluppo della rete di distribuzione sul territorio nazionale di carburanti per autotrazione a minor impatto ambientale, con particolare riferimento al metano, e all'alimentazione elettrica.
9/2187-A/98.Palagiano.

La Camera,
premesso che:
il disegno di legge in esame dispone misure volte a sostenere il comparto auto e ad incentivare l'acquisto e l'uso di mezzi di trasporto meno inquinanti;
nelle aree urbane più grandi e maggiormente inquinate, accanto al problema relativo alla riduzione delle emissioni inquinanti prodotte dalle autovetture circolanti, si affianca l'esigenza ineludibile di incentivare forme di mobilità alternativa più sostenibile, il potenziamento del trasporto pubblico e la riduzione progressiva del trasporto privato, il tutto per favorire il decongestionamento e la riduzione dei gas inquinanti nelle nostre città;
proprio per favorire e incentivare la riduzione di autoveicoli e contestualmente favorire politiche di mobilità sostenibile a vantaggio del trasporto pubblico, la legge finanziaria per il 2007, e successivamente il decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, convertito nella legge 28 febbraio 2008, n. 31, avevano disposto in alternativa, a fronte della rottamazione dell'autoveicolo senza contestuale acquisto di uno nuovo, la possibilità di beneficiare del bonus rottamazione per ottenere il totale rimborso dell'abbonamento al trasporto pubblico locale per tre anni, oppure di beneficiare di un contributo di 800 euro per aderire alla fruizione del servizio di condivisione degli autoveicoli (car-sharing);
ricordiamo che l'auto condivisa (car-sharing) è un servizio che permette di utilizzare un'automobile su prenotazione, prelevandola e riportandola in un parcheggio e pagando in ragione dell'utilizzo fatto;
è un servizio molto utile, presente da anni in molte città europee e da qualche anno anche in diverse città italiane (Firenze, Bologna, Roma, Genova, Torino, Rimini, Modena, eccetera), favorisce comportamenti individuali più razionali nell'uso dell'automobile, e ha effetti positivi in termini di riduzione dell'inquinamento e soprattutto di riduzione della congestione prodotta dal traffico veicolare nei centri urbani,

impegna il Governo

a prevedere - con particolare riferimento alle aree urbane - interventi miranti ad incentivare il trasporto pubblico locale e una mobilità alternativa, anche attraverso la riproposizione di importanti strumenti, quali il rimborso dell'abbonamento al trasporto pubblico locale e un contributo ai fini della fruizione del servizio di condivisione degli autoveicoli (car-sharing).
9/2187-A/99.Razzi.

La Camera,
premesso che:
il disegno di legge in esame dispone misure volte a sostenere il comparto auto e ad incentivare l'acquisto e l'uso di mezzi di trasporto meno inquinanti;
nelle aree urbane più grandi e maggiormente inquinate, accanto al problema relativo alla riduzione delle emissioni inquinanti prodotte dalle autovetture circolanti, si affianca l'esigenza ineludibile di incentivare forme di mobilità alternativa più sostenibile, il potenziamento del trasporto pubblico e la riduzione progressiva del trasporto privato, il tutto per favorire il decongestionamento e la riduzione dei gas inquinanti nelle nostre città;
proprio per favorire e incentivare la riduzione di autoveicoli e contestualmente favorire politiche di mobilità sostenibile a vantaggio del trasporto pubblico, la legge finanziaria per il 2007, e successivamente il decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, convertito nella legge 28 febbraio 2008, n. 31, avevano disposto in alternativa, a fronte della rottamazione dell'autoveicolo senza contestuale acquisto di uno nuovo, la possibilità di beneficiare del bonus rottamazione per ottenere il totale rimborso dell'abbonamento al trasporto pubblico locale per tre anni, oppure di beneficiare di un contributo di 800 euro per aderire alla fruizione del servizio di condivisione degli autoveicoli (car-sharing);
ricordiamo che l'auto condivisa (car-sharing) è un servizio che permette di utilizzare un'automobile su prenotazione, prelevandola e riportandola in un parcheggio e pagando in ragione dell'utilizzo fatto;
è un servizio molto utile, presente da anni in molte città europee e da qualche anno anche in diverse città italiane (Firenze, Bologna, Roma, Genova, Torino, Rimini, Modena, eccetera), favorisce comportamenti individuali più razionali nell'uso dell'automobile, e ha effetti positivi in termini di riduzione dell'inquinamento e soprattutto di riduzione della congestione prodotta dal traffico veicolare nei centri urbani,

impegna il Governo

a valutare la previsione - con particolare riferimento alle aree urbane - di interventi miranti ad incentivare il trasporto pubblico locale e una mobilità alternativa, anche con strumenti, tra cui il contributo ai fini della fruizione del servizio di condivisione degli autoveicoli (car-sharing).
9/2187-A/99.(Testo modificato nel corso della seduta) Razzi.

La Camera,
premesso che:
il disegno di legge in esame prevede interventi finalizzati a sostenere settori produttivi in crisi;
in particolare gli articoli 1 e 2 dispongono incentivi sotto forma di contributi per l'acquisto di autoveicoli e motoveicoli (articolo 1), nonché detrazioni fiscali per l'acquisto di mobili ed elettrodomestici (articolo 2);
durante l'esame del provvedimento in sede referente nelle Commissioni VI e X, è stato approvato un emendamento che ha previsto, con riferimento alle agevolazioni contenute nei suddetti articoli 1 e 2, che le medesime agevolazioni «si applicano nei confronti di quelle aziende che si impegnano a non delocalizzare la produzione dei beni per i quali sono previsti gli incentivi di cui al presente decreto», subordinando la norma alla preventiva autorizzazione comunitaria;
la norma risulta del tutto fumosa, di difficile se non impossibile attuazione, dal momento che i beneficiari del provvedimento sono i cittadini consumatori e non le imprese, e soprattutto pericolosa se applicata alla lettera, in quanto potrebbe penalizzare i consumatori che stanno beneficiando dei contributi previsti dalle norme del decreto;
un possibile effetto pratico è che gli incentivi alla rottamazione delle auto saltino, perché nessuna delle aziende che producono auto ha processi produttivi in un solo Paese. A questo punto il danno è, appunto, a chi ha acquistato l'auto nuova;
una ulteriore possibile conseguenza è che favorirà il calo della produzione negli stabilimenti italiani: infatti diverrebbe sempre più conveniente produrre auto totalmente in Cina o in India;
l'emendamento presentato dal Governo, e sul quale ha posto la questione di fiducia, ha tentato di stemperare la portata della norma, prevedendo che gli incentivi si applichino alle aziende che si impegnano a non delocalizzare la produzione di quei beni «al di fuori dei Paesi membri dello spazio economico europeo»,

impegna il Governo

a valutare la portata e gli effetti reali della norma in esame per le ditte produttrici, e comunque a prevedere che siano garantiti i diritti dei consumatori relativamente alla possibilità di beneficiare comunque degli incentivi previsti dal decreto.
9/2187-A/100.Pisicchio.

La Camera,
premesso che:
il disegno di legge in esame prevede interventi finalizzati principalmente a sostenere settori produttivi in crisi;
la crisi economica e industriale in atto fa sentire drammaticamente i suoi effetti, coinvolgendo in pieno anche il comparto automobilistico e tutta la filiera ad esso collegata;
un comparto che rappresenta un fattore di innovazione tecnologica e soprattutto un importante volano per la difesa dell'occupazione. Tra l'altro si ricorda che circa i quattro quinti dell'occupazione del settore auto è concentrato nel centro e nel meridione del Paese;
un settore, quello dell'auto, che fattura come indotto circa 70 miliardi di euro e circa il 7 per cento del Prodotto interno lordo, e quindi importantissimo sia dal punto di vista dell'occupazione diretta e indiretta, che per il fatturato;
l'articolo 1 del decreto in esame prevede incentivi sotto forma di contributi per l'acquisto di autoveicoli, autovetture e motoveicoli, e conseguente sconto effettuato dalle ditte produttrici;
le medesime ditte provvedono quindi a recuperare dallo Stato le somme relative allo sconto praticato,

impegna il Governo

ad adottare ulteriori iniziative normative volte a prevedere che una percentuale non inferiore al 50 per cento dei contributi recuperati dalle ditte produttrici degli autoveicoli deve essere destinato al rimborso totale o parziale degli eventuali crediti vantati dalle imprese dell'indotto nei confronti delle suddette ditte costruttrici, e che hanno con le medesime contratti di fornitura di componentistica.
9/2187-A/101.Porcino.

La Camera,
premesso che:
la crisi economica e industriale in atto ha colpito in maniera diretta anche il comparto agricolo in tutti i suoi settori, compreso quello della meccanizzazione agricola, nel quale il nostro Paese vanta una forte tradizione a livello internazionale, anche in relazione all'elevata qualità su cui può contare;
il settore agricolo rappresenta per il nostro Paese una risorsa strategica, soprattutto in relazione all'altissima qualità su cui può contare;
in questi ultimi mesi si è registrata una contrazione del mercato del 30-40 per cento e non solo per la produzione. Essa ha investito anche l'occupazione che nel settore e nel comparto occupa più di 100 mila persone;
sono a rischio 35 mila posti di lavoro su 100 mila che il settore coinvolge. Al rischio della perdita dei posti di lavoro si affianca quello di perdere un know-how e un valore aggiunto dell'industria italiana dei trattori, delle macchine agricole, con la conseguenza che il personale (chi lavora in questo settore) verrebbe estromesso. Perdere questo mercato, che comunque sarà in espansione nei prossimi anni, sarebbe un gravissimo danno per l'industria del nostro Paese;
peraltro, proprio l'11 marzo scorso, il Ministro per i rapporti con il Parlamento, rispondendo ad una interrogazione a risposta immediata, presentata dall'onorevole Di Pietro e vertente proprio sulle iniziative da adottare per far fronte alla crisi del settore agricolo e in particolare della produzione delle macchine agricole, confermava le preoccupazioni del Governo rispetto alla crisi del comparto agricolo, dichiarando che «per incentivare il processo di svecchiamento del parco delle macchine agricole è già stato predisposto e presentato uno specifico emendamento al decreto-legge "anticrisi" per il settore auto...»,

impegna il Governo:

a sostenere, per il settore agricolo, il coordinamento necessario tra le politiche regionali di sviluppo e i piani di intervento nazionale;
a prevedere - al fine di contribuire allo svecchiamento del parco agro-meccanico e incentivare la sostituzione, realizzata attraverso la demolizione, di macchine agricole - anche per gli anni 2009 e 2010, il rinnovo dei contributi alla rottamazione, già previsti dall'articolo 17, comma 34, della legge 27 dicembre 1997, n. 449.
9/2187-A/102.Cimadoro.

La Camera,
premesso che:
il disegno di legge in esame individua la disciplina tributaria e determina le disposizioni amministrative e finanziarie da applicare ai distretti produttivi;
viene prevista, in sintesi, la possibilità, per le imprese appartenenti a distretti produttivi, di dare vita a un ambito comune per la fiscalità, gli adempimenti amministrativi e la finanza;
vengono ripristinate le disposizioni previste originariamente dalla Legge finanziaria 2006, in tema di distretti, che erano state modificate sostanzialmente dal decreto-legge n. 112 del 2008; e quindi si ripropone - su base comunque opzionale - la possibilità di due diverse aggregazioni, costituite rispettivamente dalla tassazione consolidata, secondo cui le società di capitali facenti parte di distretti verrebbero sostanzialmente equiparate ad un gruppo, e la tassazione unitaria (numeri da 3 a 15), che individua il distretto quale soggetto passivo delle imposte sui redditi, dei tributi e delle altre somme dovute agli enti locali, sulla base di un concordato preventivo di durata almeno triennale;
sta di fatto che la ripartizione del carico fiscale tra le imprese, e dunque il riconoscimento del risparmio fiscale, che dovrà essere basato su «criteri di trasparenza e parità di trattamento, sulla base di principi di mutualità», non sarà facile da definire, in quanto dipenderà anche dalle caratteristiche delle società in perdita e dalle loro prospettive future;
il rischio è che il distretto produttivo possa diventare una sorta di «rifugio» per aziende decotte, e che non favorisce comportamenti «virtuosi» da parte delle imprese che ne vanno a far parte;
il consolidato fiscale di distretto, per esempio, invece di premiare comportamenti virtuosi e stimolare aggregazioni per sfruttare economie di scala di filiera, rischia di mettere sullo stesso piano, attraverso il principio della mutualità, le imprese più meritevoli e quelle meno valide che non hanno saputo cambiare;
l'eventuale vantaggio da parte dell'azienda nell'aderire al distretto produttivo riteniamo però che debba essere perlomeno subordinato all'assenza per l'impresa di qualsivoglia pendenza tributaria in essere,

impegna il Governo

ad adottare ulteriori iniziative volte a prevedere che non possano aderire al distretto produttivo le imprese e i soggetti che hanno pendenze tributarie in essere, contestazioni e accertamenti in corso relativi ad adempimenti fiscali e previdenziali, o qualora, relativamente all'adesione dei medesimi soggetti alle norme sul condono fiscale di cui alla legge 27 dicembre 2002, n. 289, e successive modifiche ed integrazioni, non abbiano conclusi tutti i versamenti rateali previsti.
9/2187-A/103.Borghesi.

La Camera,
premesso che:
il disegno di legge in esame prevede, all'articolo 3, la riproposizione dei distretti produttivi come già normata dalla legge finanziaria per il 2006, ma di fatto mai applicata;
con dette norme sono attribuite ai distretti nuove e rilevanti funzioni in materie fiscali, contabili, amministrative e finanziarie al fine di favorire, tra l'altro, anche la loro riorganizzazione;
è sul piano fiscale e contributivo che le imprese del distretto potranno registrare i maggiori benefici;
le norme sui distretti industriali, ora riproposte, non avevano mai avuto concreta attuazione in quanto non sono mai stati emanati i decreti attuativi previsti dalla stesse norme che li avevano originariamente istituiti (comma 368, lettera a), numeri da 1 a 15, della Legge finanziaria 2006);
i suddetti decreti sono indispensabili per dare concreta attuazione ad uno dei più complessi istituti del nostro ordinamento;
diversi dubbi pone il previsto principio della mutualità tra i soggetti interessati nella ripartizione del carico tributario del distretto, che necessita evidentemente di specifiche regole per essere interpretata e applicata. Così come, per esempio, emergono dubbi di natura applicativa qualora (ed è la maggioranza dei casi) i componenti appartenenti al distretto abbiano diversa natura giuridica e quindi soggetti a diversi tipi di tassazione: ditte individuali, società di persone e/o società di capitali, associazioni;
non abbiamo ancora la definizione giuridica di distretto, lasciando aperte delle incertezze enormi che rischiano di costituire un altro incentivo all'evasione e all'elusione fiscale;
le norme di agevolazione fiscale sui distretti appaiono, ad avviso del presentatore, quindi vaghe, di difficile applicazione e dubbia costituzionalità,

impegna il Governo

a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni sui distretti produttivi al fine di verificare la possibilità di prevederne la sospensione dell'efficacia, in attesa dell'emanazione dei decreti attuativi del Ministero dell'economia, di cui al comma 366, articolo 1, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, che devono definire le caratteristiche e le modalità di individuazione dei distretti medesimi.
9/2187-A/104.Palomba.

La Camera,
premesso che:
secondo la relazione dell'Inps presentata alla Camera in occasione del rapporto annuale dell'istituto il 17 marzo scorso, più di due milioni di persone sono state interessate nel 2008 dalla crisi occupazionale. Lo scorso anno l'Inps ha infatti erogato assegni di disoccupazione a 1,4 milioni di persone mentre sono stati 700.000 i trattamenti di cassa integrazione. Per la mobilità i beneficiari sono stati 165.000;
la spesa per le prestazioni connesse alla sospensione del rapporto di lavoro (Cassa integrazione guadagni) è stata pari a 817 milioni di euro. La suddivisione della spesa per tipologia di intervento fa riferimento per il 57 per cento alla Cig straordinaria per l'industria, per il 20,9 per cento alla Cig ordinaria per l'industria, il 21,9 per cento alla Cig per l'edilizia. La cassa integrazione salariale dei quadri agricoli è di 1,4 milioni di euro, pari allo 0,17 per cento del totale della spesa;
nel 2009 la situazione è peggiorata ulteriormente: ne sono testimonianza l'aumento delle richieste, del 46 per cento, delle indennità di disoccupazione e le impennate continue, l'ultima di oltre il 500 per cento su base annuale, del ricorso alla cassa integrazione da parte delle imprese;
un aumento della disoccupazione collegato alla flessione del Pil per il 2009, secondo l'Ires-Cgil, indicano un Pil al -2,9 per cento (dato peggiorato ultimamente dalla stessa OCSE che prevede per il nostro Paese un -4,3 per cento). La ripresa potrebbe cominciare dalla seconda metà del 2010, che comunque dovrebbe chiudere con un segno meno (tra -0,1 per cento e -0,3 per cento), anche se questo, dipenderà dalle misure anticrisi che il Governo metterà in campo;
le Commissioni di merito hanno approvato un complesso di misure urgenti a tutela dell'occupazione, di cui all'articolo 7-ter del provvedimento al nostro esame che intervengono, sia pure in maniera del tutto insufficiente in materia di trattamento di integrazione salariale straordinaria, di cassa integrazione in deroga, di anticipazione dei trattamenti INPS e di incremento della tutela dei lavoratori precari;
tali misure appaiano del tutto insufficienti: i finanziamenti (cento milioni di euro aggiunti ai medesimi stanziati in precedenza) sono stati messi assieme raschiando dal bilancio del ministero del Welfare;
importanti risorse per finanziare il rafforzamento degli ammortizzatori sociali si potrebbero recuperare da una lotta determinata all'evasione ed all'elusione fiscale;
la recente approfondita indagine della Corte dei conti sugli effetti del condono fiscale 2003-2004 voluto dal secondo Governo Berlusconi conferma quanto già era stato denunciato dall'opposizione all'epoca: la politica dei condoni ha prodotto gravi danni alla finanza pubblica e ha aggravato l'iniquità del prelievo fiscale, avvantaggiando ulteriormente gli evasori e di fatto aumentando l'onere per i contribuenti onesti;
la vicenda del mancato pagamento delle rate successive alla prima non è che il più evidente tra i guasti determinati dalla legge 289 del 2002: basti ricordare le dichiarazioni riservate, la possibilità di mantenere il credito IVA anche in presenza di fatture false, la rottamazione dei ruoli, nonché lo «scudo fiscale» che ha consentito gravi aggiramenti della normativa senza peraltro raggiungere risultati significativi in termini di effettiva regolarizzazione dei capitali all'estero;
a queste misure si aggiungono:
la soppressione dell'appena reintrodotto obbligo di allegazione alla dichiarazione Iva degli elenchi clienti/fornitori, che, peraltro, in ragione dell'ormai generalizzata informatizzazione nella tenuta delle contabilità, non avrebbe provocato particolari complicazioni gestionali ed oneri aggiuntivi ai contribuenti;
l'abrogazione di altre norme, anch'esse da poco introdotte, in materia di limitazione dell'uso di contanti e di assegni, di tracciabilità dei pagamenti e di tenuta da parte dei professionisti di conti correnti dedicati;
con il decreto-legge n. 112 del 25 giugno 2008, è stata concessa ai contribuenti oggetto di verifica fiscale da parte della Guardia di finanza o degli uffici la possibilità di aderire integralmente ai rilievi contenuti nel processo verbale di constatazione, mediante il pagamento delle maggiori imposte dovute e delle relative sanzioni, ridotte alla metà rispetto al normale accertamento con adesione (1/8 delle sanzioni minime applicabili invece di 1/4);
così facendo l'entità della sanzione risultava inferiore a quella dovuta nel caso in cui lo stesso contribuente, mediante ravvedimento operoso, cioè spontaneamente e senza intervento dell'amministrazione finanziaria, correggesse la propria dichiarazione fiscale;
il decreto-legge n. 185 del 29 novembre 2008, a sua volta, contiene un ulteriore intervento a favore dei contribuenti scorretti: vengono infatti ridotte alla metà le sanzioni dovute nel caso di:
ravvedimento operoso;
adesione ai contenuti dell'invito al contraddittorio emesso dal competente ufficio dell'Agenzia delle entrate;
di fatto, un contribuente (in particolare se titolare di redditi di lavoro autonomo o di impresa) che non dichiari fedelmente il reddito conseguito può:
integrare la propria dichiarazione entro l'anno successivo pagando una sanzione pari al 10 per cento delle maggiori imposte relative al reddito non dichiarato originariamente;
attendere l'eventuale controllo del fisco e pagare, se scoperto, una sanzione pari al 12,5 per cento delle imposte evase;
tali norme costituiscono un'evidente conferma del lassismo fiscale cui sembra ispirarsi l'azione del Governo e non deve dunque meravigliare se l'evasione fiscale è negli ultimi mesi in costante aumento;
viceversa, con le risorse ricavate dalla lotta all'evasione, che si possono stimare in decine di miliardi di euro a regime, si potrebbe sia pure gradualmente arrivare ad una riforma complessiva degli ammortizzatori sociali;
il nostro sistema di ammortizzatori sociali è del tutto inadeguato. Ed è oggi, in tempo di crisi, che va radicalmente e urgentemente rivisto, stanziando tutte le risorse necessarie;
fatta pari a 100 la spesa sociale pro capite della media dell'Unione europea a 15, il dato italiano, dopo una riduzione di 7 punti negli ultimi dieci anni, è arrivato a 75. Se si fanno confronti omogenei, il divario è sensibilmente superiore a quello che emerge dai dati ufficiali. Infatti, nelle statistiche Eurostat le prestazioni previdenziali includono quelle di fine rapporto (pari all'1,5 per cento del Pil, che non sono affatto prestazioni pubbliche) e le ritenute fiscali (pari al 2,5 per cento del Pil, che negli altri paesi sono assenti o comunque inferiori);
dall'uso di dati omogenei emerge anche che la nostra spesa pensionistica non è affatto anomala; non solo, ma le prestazioni previdenziali al netto delle ritenute fiscali sono inferiori alle entrate contributive per un ammontare pari allo 0,8 per cento del Pil, cosicché il bilancio pubblico è alimentato (non appesantito) dal sistema pensionistico;
oltre all'inferiorità della spesa, la vera anomalia strutturale del nostro stato sociale è (da tempo) la grande insufficienza degli ammortizzatori sociali; per essi la spesa è pari a circa un terzo della media europea e, per di più, lascia scoperti proprio le categorie di lavoratori più precarie. Inoltre, mentre nell'ultimo secolo quasi tutti i sistemi di welfare si sono dotati di misure di sostegno al reddito minimo, in Europa solo Italia e Grecia non garantiscono questo livello di protezione sociale;
sia sul piano sociale che su quello economico, si manifesta come del tutto controproducente la posizione di non adeguare gli ammortizzatori sociali per salvaguardare il bilancio pubblico che, invece, mai come in questa fase critica deve svolgere una funzione anticiclica richiesta a gran voce dagli stessi mercati. Proporre poi una nuova riduzione delle prestazioni pensionistiche equivale ad aggravare una crisi al cui fondo c'è sfiducia e incertezza per il futuro;
il Governo considera questa crisi essenzialmente di natura finanziaria e imputabile al comportamento dei banchieri. Il nostro Governo non considera invece che quelle in crisi sono le modalità assunte dal processo di accumulazione negli ultimi tre decenni; la stessa finanziarizzazione dell'economia e la conseguente fragilità del sistema esplosa con la crisi attuale sono stati stimolati anche dall'esigenza di compensare le difficoltà di realizzare profitti nel settore reale dell'economia;
è qui, dunque, che sta il nodo principale del problema e per affrontarlo occorrerà migliorare sia le condizioni della domanda (mediante un aumento dei salari e delle prestazioni sociali) sia quelle dell'offerta (favorite anche dalla capacità dello stato sociale di stimolare l'innovazione aumentando il capitale umano e offrendo reti di sicurezza) sia la distribuzione del reddito (uno dei compiti primari del welfare state),

impegna il Governo

a prendere le opportune iniziative, ferme restando le prerogative del Parlamento, al fine di procedere alla riforma organica degli ammortizzatori sociali che al suo interno preveda il carattere universalistico delle garanzie per tutti i lavoratori inclusi quelli parasubordinati dando priorità e rafforzando, in particolare, gli strumenti che consentano di mantenere in attività il maggior numero possibile di dipendenti adeguando gli orari di lavoro e compensando la riduzione delle retribuzioni erogate ai lavoratori per la diminuita attività lavorativa con specifici ammortizzatori sociali.
9/2187-A/105.Paladini.

La Camera,
premesso che:
i dati sulla cassa integrazione, che a febbraio ha toccato un + 201,6 per cento, descrivono un mondo produttivo in forte difficoltà; le ore di CIG ordinaria sono aumentate del 553 per cento, quelle di CIG straordinaria del 44,8 per cento, ovviamente unito a ciò si deve aggiungere il calo dei consumi registrato da Confcommercio, che segnala a gennaio una riduzione tendenziale del 4,6 per cento sul piano quantitativo. Nonostante le affermazioni del Governo sulla cosiddetta CIG in deroga, che doveva estendere il trattamento di integrazione salariale ai settori di attività esclusi, le misure realmente applicate lasciano ancora molte imprese non coperte. In particolare tutto il settore dell'artigianato è senza protezioni. Per gli apprendisti anche non artigiani non c'è alcuno strumento di protezione sociale e altrettanto si può dire per i contratti a termine e per i contratti di collaborazione;
secondo l'Ires-Cgil, l'ufficio studi del maggiore sindacato italiano, si avranno oltre un milione di disoccupati in più in Italia nel prossimo triennio. Secondo lo studio dell'Ires, i senza lavoro nel nostro paese passeranno da 1.506.000 del 2007 a 2.547.000 nel 2010. Un milione di persone in più rispetto al 2007 e oltre 690 mila in più rispetto al 2008;
il tasso di disoccupazione, sempre secondo le stime dell'Ires, si attesterà al 9 per cento nel 2009 e avrà un ulteriore incremento al 10,1 per cento nel 2010. Secondo l'ufficio studi della Cgil, l'area di instabilità occupazionale, che comprende i non occupati, i dipendenti a termine volontari, i dipendenti a termine involontari e parasubordinati, dal 2004 al 2007 è cresciuta del 12,4 per cento, e ammonta a 3.418.000 persone. Tra questi, 659.000 (il 19,3 per cento) sono persone non occupate da non più di 12 mesi, espressione di «fisiologica» discontinuità lavorativa piuttosto che di disoccupazione in senso stretto. Inoltre, sempre per quanto riguarda l'instabilità occupazionale, cresce la componente più adulta (45-55 anni) che dall'11,8 per cento cresce al 13,5 per cento;
le Commissioni di merito hanno approvato un complesso di misure urgenti a tutela dell'occupazione, di cui all'articolo 7-ter del provvedimento al nostro esame che intervengono, sia pure in maniera del tutto insufficiente in materia di trattamento di integrazione salariale straordinaria, di cassa integrazione in deroga, di anticipazione dei trattamenti INPS e di incremento della tutela dei lavoratori precari;
tali misure appaiono del tutto insufficienti:
si prevede il raddoppio - rispetto all'ultimo provvedimento che stanziava risorse per gli ammortizzatori sociali - dei fondi a disposizione di una parte dei precari, i co.co.pro. con un solo committente. Se hanno perso il posto, avranno il diritto di percepire un'indennità pari non più al dieci, ma al venti per cento dell'ultima retribuzione annuale in una forchetta che va da 1.000 a 2.600 euro circa;
i finanziamenti (cento milioni di euro aggiunti ai medesimi stanziati in precedenza) sono stati messi assieme raschiando dal bilancio del Ministero del welfare;
non sono stati modificati i criteri d'accesso dei co.co.pro., ancora troppo stringenti, a questa una tantum:
un solo datore di lavoro;
avere guadagnato l'anno scorso un reddito annuo tra cinquemila e 13.800 euro;
avere tra tre e dieci mesi di versamenti;
e nell'ultimo anno in corso avere avuto versamenti per almeno tre mesi;
le organizzazioni sindacali stimano che solo il dieci per cento degli atipici monocommittenti, alla fine, riusciranno ad avere l'integrazione: ottantamila su 800 mila;
si è proposto da più parti, sindacali e politiche, di introdurre una tassa temporanea di solidarietà da applicare ai redditi più alti per finanziare misure immediate e contingenti per ampliare gli ammortizzatori sociali, in attesa di una riforma organica degli stessi ammortizzatori sociali,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative anche normative volte a reperire i fondi necessari per estendere con tempestività a tutti i dipendenti delle piccole imprese l'utilizzo della cassa integrazione guadagni, sostenere il reddito di tutti i lavoratori parasubordinati disoccupati, prolungare la durata della CIG ordinaria, ampliare gli importi massimi mensili di cassa integrazione ordinaria e straordinaria e delle indennità di mobilità.
9/2187-A/106.Di Stanislao.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 7-octies del provvedimento al nostro esame prevede, per l'anno 2012, un rimborso, tramite un concambio con titoli di Stato di nuova emissione, ai titolari di obbligazioni del prestito obbligazionario «Alitalia 7,5 per cento 2002-2010 convertibile» emesso da Alitalia SpA, ora in amministrazione straordinaria, per un importo ridotto del 50 per cento del loro valore e fino ad un tetto di 100.000 euro per ciascun obbligazionista, fino ad un importo complessivo di 100 milioni di euro;
i suddetti obbligazionisti devono rinunciare, al fine di usufruire del rimborso, a qualsiasi pretesa ed iniziativa direttamente o indirettamente connessa alla proprietà dei titoli;
le risorse necessarie vengono prelevate dal fondo dei conti bancari definiti come «dormienti» all'interno del sistema bancario nonché del comparto assicurativo e finanziario ai sensi dell'articolo 1, commi 343 e 345, della legge n. 266 del 2005;
mentre per i depositi di somme di denaro il termine per il versamento al Fondo è scaduto il 15 dicembre 2008, per assegni circolari non riscossi, polizze vita prescritte e strumenti finanziari il termine scadrà il 31 maggio 2009;
l'articolo 3, comma 2 del decreto-legge n. 134 del 28 agosto 2008, successivamente convertito in legge, recitava: «al fine della tutela del risparmio i piccoli azionisti ovvero obbligazionisti di Alitalia-Linee aeree italiane S.p.A., che non abbiano esercitato eventuali diritti di opzione aventi oggetto la conversione dei titoli in azioni di nuove società, sono ammessi ai benefici di cui all'articolo 1, comma 343, della legge 23 dicembre 2005, n. 266. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sono stabilite le condizioni e le altre modalità di attuazione del presente comma»;
sono oltre 40.000 i piccoli azionisti che avevano investito in Alitalia - tra i quali molti dipendenti della nostra ex-compagnia di bandiera che avevano ricevuto le obbligazioni al posto di voci del salario i cui titoli hanno un valore nominale di circa 300 milioni di euro - che sarebbero stati salvaguardati dalla vendita ad Air France, secondo l'ipotesi originaria in seguito scartata dal Presidente Berlusconi;
i dipendenti della vecchia Alitalia, che sono rimasti nella bad company e che sono in cassa integrazione, hanno ricevuto obbligatoriamente le azioni e le obbligazioni e se ne sono visti ridurre il valore senza poter intervenire a causa dell'obbligo di non contrattarle per un certo periodo, ormai scaduto da tempo a seguito della sospensione del titolo in borsa;
il Presidente del Consiglio dei ministri e il ministro dell'economia e delle finanze dissero chiaramente e dichiararono solennemente, allorché diedero via libera al decreto-legge sulla liquidazione della cosiddetta bad company, che nessun risparmiatore ci avrebbe rimesso un euro;
se la società fosse stata venduta prima ad Air France - e non dopo per quattro soldi alla cordata CAI -, avremmo potuto risparmiare i 300 milioni di euro dati dallo Stato ad Alitalia con il cosiddetto «prestito-ponte», mentre adesso questi 300 milioni di euro devono essere restituiti;
senza questo debito di 300 milioni di euro, gli azionisti e gli obbligazionisti di Alitalia avrebbero potuto sperare di avere una percentuale di falcidia molto minore rispetto a quella cui andranno incontro;
l'articolo 7-octies citato elude infatti il problema, affidando la tutela dei piccoli azionisti di Alitalia al solo strumento costituito dal Fondo di 100 milioni di euro alimentato dai cosiddetti depositi dormienti, somma del tutto insufficiente, e tramite un cambio con titoli di stato con scadenza al 31 dicembre 2012, e per di più con l'obbligo di rinuncia a qualsiasi azione di rivalsa ulteriore;
il risultato di come è stata condotta dal Governo l'operazione Alitalia è stato disastroso ed è davanti agli occhi di tutti:
la nostra compagnia aerea venduta «per due soldi» a Air France che di fatto la controlla;
l'aeroporto di Malpensa declassato;
migliaia di lavoratori Alitalia e dell'indotto senza lavoro;
miliardi di debiti a carico dei contribuenti italiani;
migliaia di investitori che si ritrovano adesso non più titoli Alitalia, ma carta straccia e risparmi di una vita andati in fumo,

impegna il Governo

a prendere le opportune iniziative al fine di tutelare effettivamente e per intero gli oltre 40 mila piccoli azionisti Alitalia, e specialmente quanti erano dipendenti della vecchia Alitalia, che sono rimasti nella bad company e che sono in cassa integrazione, che ne avrebbero veramente bisogno.
9/2187-A/107.Misiti.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 7-octies del provvedimento al nostro esame prevede, per l'anno 2012, un rimborso, tramite un concambio con titoli di Stato di nuova emissione, ai titolari di obbligazioni del prestito obbligazionario «Alitalia 7,5 per cento 2002-2010 convertibile» emesso da Alitalia SpA, ora in amministrazione straordinaria, per un importo ridotto del 50 per cento del loro valore e fino ad un tetto di 100.000 euro per ciascun obbligazionista, fino ad un importo complessivo di 100 milioni di euro;
i suddetti obbligazionisti devono rinunciare, al fine di usufruire del rimborso, a qualsiasi pretesa ed iniziativa direttamente o indirettamente connessa alla proprietà dei titoli;
le risorse necessarie vengono prelevate dal fondo dei conti bancari definiti come «dormienti» all'interno del sistema bancario nonché del comparto assicurativo e finanziario ai sensi dell'articolo 1, commi 343 e 345, della legge n. 266 del 2005;
mentre per i depositi di somme di denaro il termine per il versamento al Fondo è scaduto il 15 dicembre 2008, per assegni circolari non riscossi, polizze vita prescritte e strumenti finanziari il termine scadrà il 31 maggio 2009;
l'articolo 3, comma 2 del decreto-legge n. 134 del 28 agosto 2008, successivamente convertito in legge, recitava: «al fine della tutela del risparmio i piccoli azionisti ovvero obbligazionisti di Alitalia-Linee aeree italiane S.p.A., che non abbiano esercitato eventuali diritti di opzione aventi oggetto la conversione dei titoli in azioni di nuove società, sono ammessi ai benefici di cui all'articolo 1, comma 343, della legge 23 dicembre 2005, n. 266. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sono stabilite le condizioni e le altre modalità di attuazione del presente comma»;
sono oltre 40.000 i piccoli azionisti che avevano investito in Alitalia - tra i quali molti dipendenti della nostra ex-compagnia di bandiera che avevano ricevuto le obbligazioni al posto di voci del salario i cui titoli hanno un valore nominale di circa 300 milioni di euro - che sarebbero stati salvaguardati dalla vendita ad Air France, secondo l'ipotesi originaria in seguito scartata dal Presidente Berlusconi;
i dipendenti della vecchia Alitalia, che sono rimasti nella bad company e che sono in cassa integrazione, hanno ricevuto obbligatoriamente le azioni e le obbligazioni e se ne sono visti ridurre il valore senza poter intervenire a causa dell'obbligo di non contrattarle per un certo periodo, ormai scaduto da tempo a seguito della sospensione del titolo in borsa;
il Presidente del Consiglio dei ministri e il ministro dell'economia e delle finanze dissero chiaramente e dichiararono solennemente, allorché diedero via libera al decreto-legge sulla liquidazione della cosiddetta bad company, che nessun risparmiatore ci avrebbe rimesso un euro;
se la società fosse stata venduta prima ad Air France - e non dopo per quattro soldi alla cordata CAI -, avremmo potuto risparmiare i 300 milioni di euro dati dallo Stato ad Alitalia con il cosiddetto «prestito-ponte», mentre adesso questi 300 milioni di euro devono essere restituiti;
senza questo debito di 300 milioni di euro, gli azionisti e gli obbligazionisti di Alitalia avrebbero potuto sperare di avere una percentuale di falcidia molto minore rispetto a quella cui andranno incontro;
l'articolo 7-octies citato elude infatti il problema, affidando la tutela dei piccoli azionisti di Alitalia al solo strumento costituito dal Fondo di 100 milioni di euro alimentato dai cosiddetti depositi dormienti, somma del tutto insufficiente, e tramite un cambio con titoli di stato con scadenza al 31 dicembre 2012, e per di più con l'obbligo di rinuncia a qualsiasi azione di rivalsa ulteriore;
il risultato di come è stata condotta dal Governo l'operazione Alitalia è stato disastroso ed è davanti agli occhi di tutti:
la nostra compagnia aerea venduta «per due soldi» a Air France che di fatto la controlla;
l'aeroporto di Malpensa declassato;
migliaia di lavoratori Alitalia e dell'indotto senza lavoro;
miliardi di debiti a carico dei contribuenti italiani;
migliaia di investitori che si ritrovano adesso non più titoli Alitalia, ma carta straccia e risparmi di una vita andati in fumo,

impegna il Governo

a valutare le opportune iniziative al fine di tutelare i piccoli azionisti Alitalia.
9/2187-A/107.(Testo modificato nel corso della seduta) Misiti.

La Camera,
premesso che:
la crisi finanziaria che ha investito i mercati internazionali negli ultimi mesi del 2008 si è rivelata in poco tempo come una vera e propria crisi economica reale, che ha colpito, in particolare, la produzione, da un lato attraverso una contrazione evidente dei consumi, dall'altro con una drastica riduzione del credito all'impresa;
tra i settori produttivi che stanno risentendo di più dell'attuale crisi economica vi sono quelli che già precedentemente avevano mostrato segnali di una certa flessione, e tra questi vi è sicuramente il settore tessile;
il settore tessile rappresenta per il nostro Paese una risorsa storica: è stato uno dei comparti trainanti della nostra economia, una delle realtà tipiche della produzione italiana, uno dei principali motori del made in Italy;
attualmente riveste ancora potenzialmente una grande capacità di sviluppo, essendo inevitabilmente collegato alla gestione ed alla crescita del settore della moda, nel quale il nostro Paese vanta una leadership mondiale: il tessile italiano è sinonimo di altissima qualità e su tale potenziale appare necessario investire con convinzione;
attualmente sono molte le aree industriali tipicamente caratterizzate dalla presenza di imprese tessili che manifestano segnali di profonda e preoccupante recessione: molte famiglie italiane sono vittime di tale situazione ed attraversano un periodo di profonda incertezza economica;
il tessile-moda costituisce da sempre uno dei settori di eccellenza del made in Italy, come attestano non solo i numeri del settore, ma soprattutto lo stesso posizionamento di cui gode a livello internazionale;
la materia prima - le fibre tessili naturali e non - è l'elemento che accomuna un'industria in realtà molto composita per tecnologie di processo impiegate (e, conseguentemente, per la differente incidenza tra i fattori produttivi capitale/lavoro) e per mercati di sbocco serviti;
tradizionalmente, l'industria tessile-moda italiana si compone di una filiera particolarmente diversificata e completa, che vede sul territorio nazionale la presenza sia di imprese operanti nelle fasi a monte della filiera, come le filature, le tessiture e i nobilitatori, sia di imprese operanti nella confezione di intimo, abbigliamento e biancheria per la casa. Oltre che in termini di processi, la filiera risulta completa anche sotto il profilo delle fibre lavorate, in quanto coesistono imprese cotoniere e liniere, seriche, laniere, così come imprese attive nella lavorazione di fibre artificiali e sintetiche;
la diffusione dell'industria tessile-moda interessa il territorio nazionale nel suo complesso, sebbene vada segnalata la presenza di vere e proprie concentrazioni spaziali delle industrie del settore in distretti industriali, tra cui, ad esempio, Biella, Carpi, Castel Goffredo, Como, Prato, Vicenza, caratterizzati da economie esterne e sinergie inter-aziendali. La produzione risulta organizzata prevalentemente in imprese di dimensione piccola e media, altamente specializzate e operanti spesso in nicchie di mercato, sebbene, specie nel segmento lusso, non manchino veri e propri gruppi multinazionali verticalizzati e integrati anche a livello distributivo;
il know-how e le competenze diffuse, la flessibilità garanzia di una risposta rapida e di personalizzazione, la continua innovazione incrementale (sia sui materiali sia sul prodotto sia sul processo) lo stile e la creatività sono i principali asset che concorrono a determinare la qualità e l'eccellenza dell'offerta italiana;
nel gennaio scorso i prestiti bancari erogati dal sistema bancario italiano alle imprese hanno toccato la soglia dei 962 miliardi di euro. Sono rimasti pressoché stabili rispetto al mese prima (+ 0,4 per cento pari a + 3,7 miliardi di euro) e i settori che hanno risentito maggiormente della stretta creditizia sono stati il tessile, abbigliamento e calzature con una contrazione dell'1 per cento, pari a 292 milioni di euro;
secondo le stime di Confesercenti tra il 2007 e il 2008 si sono persi 20 mila esercizi, mentre FedermodaItalia ha rilevato un calo della domanda lo scorso anno del 9 per cento. Per l'anno in corso Confindustria prevede un calo della domanda del 30-60 per cento;
secondo il presidente di Confindustria, senza iniziative concrete nelle prossime settimane c'è il rischio di perdere pezzi della filiera. In particolare nel tessile-abbigliamento quanto in altri settori il tema essenziale è la liquidità del credito;
da una ricerca dell'Unione industriale pratese che ha elaborato i dati Istat sulle esportazioni, emergono numeri sempre più negativi per il settore tessile di Prato. Nell'ultimo trimestre del 2008 la crisi si è aggravata su tutti i mercati tranne che su quello cinese, che continua a crescere;
l'export manifatturiero pratese ha perso il 10,9 per cento nell'ultimo trimestre del 2008, dato che si va a sommare a una serie di risultati trimestrali negativi. Sul totale dell'anno la contrazione è del 6,9 per cento. In particolare l'industria tessile pratese registra nel 2008 sul 2007 una contrazione dell'export pari al 12,3 per cento. Diminuiscono le esportazioni di tessuti trama-ordito (-14,4 per cento) di filati (-12,3 per cento), e altri tipi di tessuti (-11,4 per cento); mentre rimane stabile nel 2008 l'andamento delle vendite all'estero dei tessuti a maglia (+0,9 per cento). Il comparto ha sofferto in tutti i mercati anche se, penalizzate dal cambio sfavorevole e dall'andamento dell'economia, sono risultate peggiori le performances dei mercati statunitense (-22,3 per cento) e giapponese (-21,2 per cento). Continua la penetrazione dei prodotti pratesi nel mercato cinese (+8,1 per cento);
il 28 febbraio scorso una bandiera lunga oltre un chilometro, è stata portata in corteo a Prato da 2 mila persone, per dire che «Prato non deve chiudere». II distretto tessile toscano, uno dei più importanti d'Europa, è duramente colpito da una crisi che in otto anni (2000-2008) ha portato alla chiusura di 1.867 imprese e alla perdita di 9 mila posti di lavoro;
il corteo contro la crisi e la difesa del comparto tessile ha visto la partecipazione complessiva di oltre 5 mila persone, con operai e imprenditori che hanno sfilato fianco a fianco. Era presente anche il vescovo;
la manifestazione è stata promossa da provincia, comuni, camera di commercio, Unione industriale, Cna, Confartigianato, Cgil, Cisl, Uil, associazione dei commercianti, che rivolgono al Governo e alla regione Toscana un appello per «misure urgenti e speciali»;
nel provvedimento al nostro esame non ci sono risposte adeguate alla crisi del settore tessile, ma solo interventi limitatissimi:
l'articolo 3-bis stabilisce infatti che il pagamento dell'IVA di cassa non decade, per i fornitori di imprese in amministrazione straordinaria, dopo un anno dalla fatturazione; in pratica, viene bloccato sine die il pagamento dell'imposta (il 20 per cento del fatturato);
i commi 1-quinquies e 1-sexies dell'articolo 7 del provvedimento al nostro esame per l'anno 2009 prevedono 10 milioni di euro destinati alle imprese operanti nei distretti industriali della concia, del tessile e delle calzature, ove si siano realizzate opere di carattere collettivo per lo smaltimento o il riciclo dei rifiuti o per il riciclo e la depurazione di almeno il 95 per cento delle acque ad uso industriale, per il rilascio di garanzie anche attraverso il ricorso ai consorzi di garanzia fidi,

impegna il Governo

ad adottare misure urgenti e veramente efficaci per affrontare la crisi dell'intero settore tessile, in particolare per quel che riguarda ammortizzatori sociali e credito alle imprese.
9/2187-A/108.Evangelisti.

La Camera,
premesso che:
la crisi finanziaria che ha investito i mercati internazionali negli ultimi mesi del 2008 si è rivelata in poco tempo come una vera e propria crisi economica reale, che ha colpito, in particolare, la produzione, da un lato attraverso una contrazione evidente dei consumi, dall'altro con una drastica riduzione del credito all'impresa;
tra i settori produttivi che stanno risentendo di più dell'attuale crisi economica vi sono quelli che già precedentemente avevano mostrato segnali di una certa flessione, e tra questi vi è sicuramente il settore tessile;
il settore tessile rappresenta per il nostro Paese una risorsa storica: è stato uno dei comparti trainanti della nostra economia, una delle realtà tipiche della produzione italiana, uno dei principali motori del made in Italy;
attualmente riveste ancora potenzialmente una grande capacità di sviluppo, essendo inevitabilmente collegato alla gestione ed alla crescita del settore della moda, nel quale il nostro Paese vanta una leadership mondiale: il tessile italiano è sinonimo di altissima qualità e su tale potenziale appare necessario investire con convinzione;
attualmente sono molte le aree industriali tipicamente caratterizzate dalla presenza di imprese tessili che manifestano segnali di profonda e preoccupante recessione: molte famiglie italiane sono vittime di tale situazione ed attraversano un periodo di profonda incertezza economica;
il tessile-moda costituisce da sempre uno dei settori di eccellenza del made in Italy, come attestano non solo i numeri del settore, ma soprattutto lo stesso posizionamento di cui gode a livello internazionale;
la materia prima - le fibre tessili naturali e non - è l'elemento che accomuna un'industria in realtà molto composita per tecnologie di processo impiegate (e, conseguentemente, per la differente incidenza tra i fattori produttivi capitale/lavoro) e per mercati di sbocco serviti;
tradizionalmente, l'industria tessile-moda italiana si compone di una filiera particolarmente diversificata e completa, che vede sul territorio nazionale la presenza sia di imprese operanti nelle fasi a monte della filiera, come le filature, le tessiture e i nobilitatori, sia di imprese operanti nella confezione di intimo, abbigliamento e biancheria per la casa. Oltre che in termini di processi, la filiera risulta completa anche sotto il profilo delle fibre lavorate, in quanto coesistono imprese cotoniere e liniere, seriche, laniere, così come imprese attive nella lavorazione di fibre artificiali e sintetiche;
la diffusione dell'industria tessile-moda interessa il territorio nazionale nel suo complesso, sebbene vada segnalata la presenza di vere e proprie concentrazioni spaziali delle industrie del settore in distretti industriali, tra cui, ad esempio, Biella, Carpi, Castel Goffredo, Como, Prato, Vicenza, caratterizzati da economie esterne e sinergie inter-aziendali. La produzione risulta organizzata prevalentemente in imprese di dimensione piccola e media, altamente specializzate e operanti spesso in nicchie di mercato, sebbene, specie nel segmento lusso, non manchino veri e propri gruppi multinazionali verticalizzati e integrati anche a livello distributivo;
il know-how e le competenze diffuse, la flessibilità garanzia di una risposta rapida e di personalizzazione, la continua innovazione incrementale (sia sui materiali sia sul prodotto sia sul processo) lo stile e la creatività sono i principali asset che concorrono a determinare la qualità e l'eccellenza dell'offerta italiana;
nel gennaio scorso i prestiti bancari erogati dal sistema bancario italiano alle imprese hanno toccato la soglia dei 962 miliardi di euro. Sono rimasti pressoché stabili rispetto al mese prima (+ 0,4 per cento pari a + 3,7 miliardi di euro) e i settori che hanno risentito maggiormente della stretta creditizia sono stati il tessile, abbigliamento e calzature con una contrazione dell'1 per cento, pari a 292 milioni di euro;
secondo le stime di Confesercenti tra il 2007 e il 2008 si sono persi 20 mila esercizi, mentre FedermodaItalia ha rilevato un calo della domanda lo scorso anno del 9 per cento. Per l'anno in corso Confindustria prevede un calo della domanda del 30-60 per cento;
secondo il presidente di Confindustria, senza iniziative concrete nelle prossime settimane c'è il rischio di perdere pezzi della filiera. In particolare nel tessile-abbigliamento quanto in altri settori il tema essenziale è la liquidità del credito;
da una ricerca dell'Unione industriale pratese che ha elaborato i dati Istat sulle esportazioni, emergono numeri sempre più negativi per il settore tessile di Prato. Nell'ultimo trimestre del 2008 la crisi si è aggravata su tutti i mercati tranne che su quello cinese, che continua a crescere;
l'export manifatturiero pratese ha perso il 10,9 per cento nell'ultimo trimestre del 2008, dato che si va a sommare a una serie di risultati trimestrali negativi. Sul totale dell'anno la contrazione è del 6,9 per cento. In particolare l'industria tessile pratese registra nel 2008 sul 2007 una contrazione dell'export pari al 12,3 per cento. Diminuiscono le esportazioni di tessuti trama-ordito (-14,4 per cento) di filati (-12,3 per cento), e altri tipi di tessuti (-11,4 per cento); mentre rimane stabile nel 2008 l'andamento delle vendite all'estero dei tessuti a maglia (+0,9 per cento). Il comparto ha sofferto in tutti i mercati anche se, penalizzate dal cambio sfavorevole e dall'andamento dell'economia, sono risultate peggiori le performances dei mercati statunitense (-22,3 per cento) e giapponese (-21,2 per cento). Continua la penetrazione dei prodotti pratesi nel mercato cinese (+8,1 per cento);
il 28 febbraio scorso una bandiera lunga oltre un chilometro, è stata portata in corteo a Prato da 2 mila persone, per dire che «Prato non deve chiudere». II distretto tessile toscano, uno dei più importanti d'Europa, è duramente colpito da una crisi che in otto anni (2000-2008) ha portato alla chiusura di 1.867 imprese e alla perdita di 9 mila posti di lavoro;
il corteo contro la crisi e la difesa del comparto tessile ha visto la partecipazione complessiva di oltre 5 mila persone, con operai e imprenditori che hanno sfilato fianco a fianco. Era presente anche il vescovo;
la manifestazione è stata promossa da provincia, comuni, camera di commercio, Unione industriale, Cna, Confartigianato, Cgil, Cisl, Uil, associazione dei commercianti, che rivolgono al Governo e alla regione Toscana un appello per «misure urgenti e speciali»;
nel provvedimento al nostro esame non ci sono risposte adeguate alla crisi del settore tessile, ma solo interventi limitatissimi:
l'articolo 3-bis stabilisce infatti che il pagamento dell'IVA di cassa non decade, per i fornitori di imprese in amministrazione straordinaria, dopo un anno dalla fatturazione; in pratica, viene bloccato sine die il pagamento dell'imposta (il 20 per cento del fatturato);
i commi 1-quinquies e 1-sexies dell'articolo 7 del provvedimento al nostro esame per l'anno 2009 prevedono 10 milioni di euro destinati alle imprese operanti nei distretti industriali della concia, del tessile e delle calzature, ove si siano realizzate opere di carattere collettivo per lo smaltimento o il riciclo dei rifiuti o per il riciclo e la depurazione di almeno il 95 per cento delle acque ad uso industriale, per il rilascio di garanzie anche attraverso il ricorso ai consorzi di garanzia fidi,

impegna il Governo

ad adottare ulteriori misure urgenti per affrontare la crisi dell'intero settore tessile, anche per quel che riguarda ammortizzatori sociali e credito alle imprese.
9/2187-A/108.(Testo modificato nel corso della seduta) Evangelisti.

La Camera,
premesso che:
la crisi finanziaria che sta investendo i mercati internazionali ha oramai colpito anche la produzione;
la conseguenza è che vi è una netta riduzione dei consumi e un'evidente riduzione del credito dell'impresa. Tra i settori più colpiti vi è quello tessile. Attorno a questo settore ruota un indotto non indifferente. Vittime di questa situazione sono le famiglie che stanno vivendo un momento di forte crisi economica;
il gruppo dell'Italia dei Valori ha già segnalato - in questo contesto di difficoltà generali - la grave crisi dell'Ittierre, denunciando le ripercussioni che tale situazione sta provocando sul territorio e sull'indotto dell'azienda; indotto che non è affatto limitato geograficamente, ma coinvolge migliaia di fasonisti su tutto il territorio nazionale, che ad oggi non hanno alcuna speranza di poter continuare la propria attività, migliaia di lavoratori, che per mesi hanno continuato a fornire l'azienda senza ricevere alcun compenso, e migliaia di famiglie trascinate in una crisi profonda, a cui le istituzioni devono dare una risposta in tempi brevissimi;
l'impresa madre usufruisce della legge Marzano mentre la miriade di imprese - in questo caso 1.200 aziende con circa 20-30 mila dipendenti - non usufruiscono di tale credito, di questa possibilità offerta dalla legge Marzano;
queste aziende per inserirsi nel credito riconosciuto da parte del commissario devono fatturare: esse infatti fatturano, ma il loro credito è congelato. Quindi ad oggi esse non possono riscuotere nulla di quanto hanno già fatturato ma, anzi, devono pagare l'IVA allo Stato su quanto hanno fatturato senza aver incassato i ricavi. Questo vuol dire che molte sono a rischio fallimento;
la crisi dell'Ittierre non è purtroppo un caso isolato. Nel settore tessile negli ultimi anni si è assistito ad una progressiva e continua contrazione, che oggi si sta aggravando in maniera irreversibile: non sono solo i fasonisti dell'Ittierre a subire le conseguenze della crisi, ma l'intero indotto del settore tessile su tutto il territorio nazionale;
interi distretti industriali, come quelli di Prato, Biella, Isernia e del Salento, solo per citarne alcuni, realtà storiche della produzione tessile italiana, versano in uno stato di crisi generalizzato e profondo;
il sistema di sostegni alle crisi aziendali e produttive non appare nel suo complesso adeguato a fronteggiare la situazione attuale, essendo principalmente concentrato e congegnato per le imprese, senza che venga coinvolto nella maniera adeguata il loro indotto;
sarebbe opportuno per fornire una prima risposta a tale grave situazione sospendere per queste aziende contoterziste in crisi il pagamento di tributi e contributi per l'anno 2009, e procedere - come di recente auspicato anche dal presidente della regione Molise - alla cartolarizzazione dei crediti pregressi dei contoterzisti nei confronti delle aziende in amministrazione straordinaria, al fine di sbloccare la disastrosa situazione finanziaria di tali piccole imprese, che impiegano decine di migliaia di lavoratori;
nel provvedimento al nostro esame non ci sono risposte adeguate alla crisi del settore, ma solo interventi di portata molto limitata quali quelli dell'articolo 3-bis che stabilisce che il pagamento dell'IVA di cassa non decade, per i fornitori di imprese in amministrazione straordinaria dopo un anno dalla fatturazione; in pratica, viene bloccato sine die il pagamento dell'imposta (il 20 per cento del fatturato). Questa norma rappresenta un passo avanti ma non sufficiente a risolvere in particolare la crisi di liquidità che colpisce i contoterzisti monocommittenti di imprese in amministrazione straordinaria quali l'Ittierre,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di adottare le opportune iniziative normative volte ad estendere per tutta la durata dell'amministrazione straordinaria dell'impresa madre, la sospensione delle somme dovute dai contoterzisti, monocommittenti di imprese in amministrazione straordinaria, a titolo di saldo e di acconto delle imposte e dei contributi.
9/2187-A/109.Di Pietro, Di Giuseppe.

La Camera,
premesso che:
il provvedimento al nostro esame all'articolo 7, comma 1-bis, «per l'espletamento delle attività di contrasto all'evasione e all'elusione fiscale» aumenta gli stanziamenti di 4 milioni di euro per ciascuno degli anni 2009 e 2010, con particolare riferimento alle spese relative all'addestramento, alla formazione ed all'aggiornamento professionale del personale;
tale misura appare insufficiente e fuori misura considerando la politica di questo Governo che sta smantellando uno ad uno gli strumenti di lotta all'evasione ed all'elusione fiscale;
la strategia del Governo rende esplicito un patto di non belligeranza nei confronti dei piccoli e medi contribuenti. Anche per la consapevolezza che l'evasione è un'attività sempre meno rischiosa;
la Finanziaria estiva (decreto-legge n. 112 del 2008), e i provvedimenti che l'hanno seguita, hanno messo in luce in modo molto evidente quale sia la strategia del Governo e dell'amministrazione finanziaria, nei confronti dell'evasione fiscale: strategia che è stata ben sintetizzata dalla Commissione parlamentare di vigilanza sull'Anagrafe tributaria che ha «manifestato grande apprezzamento per gli sforzi dell'Agenzia delle entrate in materia di lotta all'evasione e nella predisposizione di modelli d'accertamento non invasivi nei confronti delle piccole e medie imprese, che sono, invece, diretti a contrastare l'evasione fiscale dei soggetti che presentano elevati indici di capacità contributiva»;
si è proceduto a un sistematico smantellamento, presentato come «semplificazione», di un insieme di strumenti, in parte non ancora operativi, introdotti nella legislatura precedente, che potevano permettere all'amministrazione finanziaria di ottenere, per via telematica, informazioni utili ai fini del contrasto all'evasione:
è stato soppresso l'obbligo di allegare alla dichiarazione Iva gli elenchi clienti/fornitori, che pure, come sostenuto dalla Corte dei conti, «in ragione dell'ormai generalizzata informatizzazione nella tenuta delle contabilità, non avrebbe provocato particolari complicazioni gestionali ed oneri aggiuntivi ai contribuenti»;
sono state abolite le limitazioni nell'uso di contanti e di assegni;
sono state abolite la tracciabilità dei pagamenti e la tenuta da parte dei professionisti di conti correnti dedicati;
è stato soppresso l'obbligo di comunicazione preventiva per compensare crediti di imposta superiori ai 10 mila euro. Eppure si trattava di uno strumento importante: l'istituto della compensazione ha reso possibile recuperare con molta facilità eventuali crediti Iva, come è giusto avvenga in un paese civile. Allo stesso tempo, però, la forte dinamica delle compensazioni Iva richiede un attento monitoraggio, in quanto i più importanti meccanismi di frode fiscale, ad esempio le cosiddette «frodi carosello», consistono nel rendere possibile la detrazione dell'imposta all'acquirente (che vanta quindi un credito), pure a fronte di un'iva non versata dal venditore;
è stata significativamente ridimensionata la solidarietà in materia di versamento di contributi e ritenute tra committente, appaltatore e subappaltatore. Viene in particolare meno la corresponsabilità del committente per quanto riguarda gli adempimenti fiscali relativi alle prestazioni lavorative che riguardano l'oggetto del contratto. La responsabilizzazione di un soggetto terzo, il committente appunto, poteva invece rendere più difficoltosi eventuali accordi elusivi tra appaltatore e subappaltatore;
è stato riservato alle imprese dei distretti industriali alle quali, rispolverando una vecchia normativa mai attuata, viene consentita la possibilità di effettuare un concordato preventivo triennale (cioè di concordare, in anticipo, per tre anni, le imposte dovute) anche per i tributi locali, specificando che «in caso di osservanza del concordato i controlli sono eseguiti unicamente a scopo di monitoraggio»;
sono state dimezzate le sanzioni: con il decreto-legge n. 112 del 25 giugno 2008, è stata concessa ai contribuenti oggetto di verifica fiscale da parte della Guardia di finanza o degli uffici la possibilità di aderire integralmente ai rilievi contenuti nel processo verbale di constatazione, mediante il pagamento delle maggiori imposte dovute e delle relative sanzioni, ridotte alla metà rispetto al normale accertamento con adesione (1/8 delle sanzioni minime applicabili invece di 1/4);
così facendo l'entità della sanzione risultava inferiore a quella dovuta nel caso in cui lo stesso contribuente, mediante ravvedimento operoso, cioè spontaneamente e senza intervento dell'amministrazione finanziaria, correggesse la propria dichiarazione fiscale;
il decreto-legge n. 185 del 29 novembre 2008, a sua volta, contiene un ulteriore intervento a favore dei contribuenti scorretti: vengono infatti ridotte alla metà le sanzioni dovute nel caso di:
ravvedimento operoso;
adesione ai contenuti dell'invito al contraddittorio emesso dal competente ufficio dell'Agenzia delle entrate.
Di fatto, un contribuente (in particolare, il titolare di redditi di lavoro autonomo o di impresa) che non dichiari fedelmente il reddito conseguito può:
integrare la propria dichiarazione entro l'anno successivo pagando una sanzione pari al 10 per cento delle maggiori imposte relative al reddito non dichiarato originariamente;
attendere l'eventuale controllo del fisco e pagare, se scoperto, una sanzione pari al 12,5 per cento delle imposte evase.
L'evasione riprende così quota: particolarmente indicativo è l'andamento del gettito Iva sugli scambi interni, che è risultato decrescente, pure a fronte di un aumento dei consumi e delle vendite al dettaglio cui l'imposta si applica, con un'accentuazione nei mesi da luglio a ottobre 2008. Questo andamento si ripercuoterà inevitabilmente anche sulle entrate relative all'Irap e alle imposte sui redditi del 2009, e troverà maggior forza nella consapevolezza che l'evasione è un'attività sempre meno rischiosa: non solo perché è minore la probabilità di essere scoperti, ma anche perché nel disgraziato caso in cui ciò avvenga, le sanzioni sono state dimezzate;
la Nota informativa 2009-2011 sugli andamenti di finanza pubblica, presentata dal Governo il 6 febbraio scorso, contiene una stridente incongruenza tra le previsioni del quadro macroeconomico (consumi, importazioni, deflatori) e le previsioni sulle entrate, in particolare il gettito da imposte indirette. In sintesi, l'analisi dei dati ufficiali porta a concludere che per il periodo 2009-2011 la perdita di gettito prevista dal Ministero dell'economia e delle finanze va molto oltre gli effetti dovuti alla recessione in corso ed attesa;
in altri termini, il Ministero dell'economia e delle finanze «sconta», sulle sole imposte indirette, un ampliamento dell'evasione ed elusione fiscale di 13 miliardi di euro nel 2008, 16 miliardi di euro nel 2009, 14 miliardi di euro nel 2010 e quasi 16 miliardi di euro nel 2011. Ovviamente, l'evasione delle imposte indirette, in particolare dell'Iva, si «tira dietro» evasione ed elusione delle imposte sui redditi e dei contributi previdenziali. Pertanto, l'allargamento dell'evasione e dell'elusione, conseguente alla rimozione delle principali misure di contrasto introdotte nella scorsa legislatura e all'abbattimento di controlli e sanzioni, è decisamente superiore ad un punto percentuale di Pil all'anno,

impegna il Governo

a prendere le opportune iniziative per condurre una serrata azione di contrasto all'evasione e all'elusione fiscale anche ripristinando le disposizioni a tale scopo approvate nella scorsa legislatura.
9/2187-A/110.Cambursano.

La Camera,
premesso che:
il provvedimento al nostro esame all'articolo 7, comma 1-bis, «per l'espletamento delle attività di contrasto all'evasione e all'elusione fiscale» aumenta gli stanziamenti di 4 milioni di euro per ciascuno degli anni 2009 e 2010, con particolare riferimento alle spese relative all'addestramento, alla formazione ed all'aggiornamento professionale del personale;
tale misura appare insufficiente e fuori misura considerando la politica di questo Governo che sta smantellando uno ad uno gli strumenti di lotta all'evasione ed all'elusione fiscale;
la strategia del Governo rende esplicito un patto di non belligeranza nei confronti dei piccoli e medi contribuenti. Anche per la consapevolezza che l'evasione è un'attività sempre meno rischiosa;
la Finanziaria estiva (decreto-legge n. 112 del 2008), e i provvedimenti che l'hanno seguita, hanno messo in luce in modo molto evidente quale sia la strategia del Governo e dell'amministrazione finanziaria, nei confronti dell'evasione fiscale: strategia che è stata ben sintetizzata dalla Commissione parlamentare di vigilanza sull'Anagrafe tributaria che ha «manifestato grande apprezzamento per gli sforzi dell'Agenzia delle entrate in materia di lotta all'evasione e nella predisposizione di modelli d'accertamento non invasivi nei confronti delle piccole e medie imprese, che sono, invece, diretti a contrastare l'evasione fiscale dei soggetti che presentano elevati indici di capacità contributiva»;
si è proceduto a un sistematico smantellamento, presentato come «semplificazione», di un insieme di strumenti, in parte non ancora operativi, introdotti nella legislatura precedente, che potevano permettere all'amministrazione finanziaria di ottenere, per via telematica, informazioni utili ai fini del contrasto all'evasione:
è stato soppresso l'obbligo di allegare alla dichiarazione Iva gli elenchi clienti/fornitori, che pure, come sostenuto dalla Corte dei conti, «in ragione dell'ormai generalizzata informatizzazione nella tenuta delle contabilità, non avrebbe provocato particolari complicazioni gestionali ed oneri aggiuntivi ai contribuenti»;
sono state abolite le limitazioni nell'uso di contanti e di assegni;
sono state abolite la tracciabilità dei pagamenti e la tenuta da parte dei professionisti di conti correnti dedicati;
è stato soppresso l'obbligo di comunicazione preventiva per compensare crediti di imposta superiori ai 10 mila euro. Eppure si trattava di uno strumento importante: l'istituto della compensazione ha reso possibile recuperare con molta facilità eventuali crediti Iva, come è giusto avvenga in un paese civile. Allo stesso tempo, però, la forte dinamica delle compensazioni Iva richiede un attento monitoraggio, in quanto i più importanti meccanismi di frode fiscale, ad esempio le cosiddette «frodi carosello», consistono nel rendere possibile la detrazione dell'imposta all'acquirente (che vanta quindi un credito), pure a fronte di un'iva non versata dal venditore;
è stata significativamente ridimensionata la solidarietà in materia di versamento di contributi e ritenute tra committente, appaltatore e subappaltatore. Viene in particolare meno la corresponsabilità del committente per quanto riguarda gli adempimenti fiscali relativi alle prestazioni lavorative che riguardano l'oggetto del contratto. La responsabilizzazione di un soggetto terzo, il committente appunto, poteva invece rendere più difficoltosi eventuali accordi elusivi tra appaltatore e subappaltatore;
è stato riservato alle imprese dei distretti industriali alle quali, rispolverando una vecchia normativa mai attuata, viene consentita la possibilità di effettuare un concordato preventivo triennale (cioè di concordare, in anticipo, per tre anni, le imposte dovute) anche per i tributi locali, specificando che «in caso di osservanza del concordato i controlli sono eseguiti unicamente a scopo di monitoraggio»;
sono state dimezzate le sanzioni: con il decreto-legge n. 112 del 25 giugno 2008, è stata concessa ai contribuenti oggetto di verifica fiscale da parte della Guardia di finanza o degli uffici la possibilità di aderire integralmente ai rilievi contenuti nel processo verbale di constatazione, mediante il pagamento delle maggiori imposte dovute e delle relative sanzioni, ridotte alla metà rispetto al normale accertamento con adesione (1/8 delle sanzioni minime applicabili invece di 1/4);
così facendo l'entità della sanzione risultava inferiore a quella dovuta nel caso in cui lo stesso contribuente, mediante ravvedimento operoso, cioè spontaneamente e senza intervento dell'amministrazione finanziaria, correggesse la propria dichiarazione fiscale;
il decreto-legge n. 185 del 29 novembre 2008, a sua volta, contiene un ulteriore intervento a favore dei contribuenti scorretti: vengono infatti ridotte alla metà le sanzioni dovute nel caso di:
ravvedimento operoso;
adesione ai contenuti dell'invito al contraddittorio emesso dal competente ufficio dell'Agenzia delle entrate.
Di fatto, un contribuente (in particolare, il titolare di redditi di lavoro autonomo o di impresa) che non dichiari fedelmente il reddito conseguito può:
integrare la propria dichiarazione entro l'anno successivo pagando una sanzione pari al 10 per cento delle maggiori imposte relative al reddito non dichiarato originariamente;
attendere l'eventuale controllo del fisco e pagare, se scoperto, una sanzione pari al 12,5 per cento delle imposte evase.
L'evasione riprende così quota: particolarmente indicativo è l'andamento del gettito Iva sugli scambi interni, che è risultato decrescente, pure a fronte di un aumento dei consumi e delle vendite al dettaglio cui l'imposta si applica, con un'accentuazione nei mesi da luglio a ottobre 2008. Questo andamento si ripercuoterà inevitabilmente anche sulle entrate relative all'Irap e alle imposte sui redditi del 2009, e troverà maggior forza nella consapevolezza che l'evasione è un'attività sempre meno rischiosa: non solo perché è minore la probabilità di essere scoperti, ma anche perché nel disgraziato caso in cui ciò avvenga, le sanzioni sono state dimezzate;
la Nota informativa 2009-2011 sugli andamenti di finanza pubblica, presentata dal Governo il 6 febbraio scorso, contiene una stridente incongruenza tra le previsioni del quadro macroeconomico (consumi, importazioni, deflatori) e le previsioni sulle entrate, in particolare il gettito da imposte indirette. In sintesi, l'analisi dei dati ufficiali porta a concludere che per il periodo 2009-2011 la perdita di gettito prevista dal Ministero dell'economia e delle finanze va molto oltre gli effetti dovuti alla recessione in corso ed attesa;
in altri termini, il Ministero dell'economia e delle finanze «sconta», sulle sole imposte indirette, un ampliamento dell'evasione ed elusione fiscale di 13 miliardi di euro nel 2008, 16 miliardi di euro nel 2009, 14 miliardi di euro nel 2010 e quasi 16 miliardi di euro nel 2011. Ovviamente, l'evasione delle imposte indirette, in particolare dell'Iva, si «tira dietro» evasione ed elusione delle imposte sui redditi e dei contributi previdenziali. Pertanto, l'allargamento dell'evasione e dell'elusione, conseguente alla rimozione delle principali misure di contrasto introdotte nella scorsa legislatura e all'abbattimento di controlli e sanzioni, è decisamente superiore ad un punto percentuale di Pil all'anno,

impegna il Governo

a prendere le opportune iniziative per condurre una serrata azione di contrasto all'evasione e all'elusione fiscale.
9/2187-A/110.(Testo modificato nel corso della seduta)Cambursano.

La Camera,
premesso che:
i comuni sono in difficoltà per i tagli ai trasferimenti, per la non ancora avvenuta completa compensazione Ici sulla prima casa, per i tagli al fondo delle politiche sociali, per la sopravvalutazione delle entrate presunte dell'Ici ex-rurale e della riduzione dei costi della politica;
tutto questo mentre la crisi evidenzia una crescente fascia di povertà e, quindi, una maggior richiesta ai comuni di sussidi ed una maggior spesa proprio rivolta al sociale;
i comuni devono, altresì, confrontarsi, a causa delle regole del patto di stabilità, con una difficoltà sempre maggiore ad effettuare investimenti;
nel decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, in particolare, ai commi da 2 a 31 dell'articolo 77-bis, è prevista la disciplina del patto di stabilità interno degli enti locali per gli anni 2009/2011, in base al quale il settore della finanza locale concorre alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica per il triennio 2009/2011 in misura pari a 9.690 milioni di euro;
la manovra finanziaria 2009 del Governo ha, dunque, previsto per gli enti locali uno sforzo di riequilibrio dei conti molto pesante nel 2009 e decisamente insostenibile nel 2010-2011:
1.650 milioni nel 2009;
2.900 milioni nel 2010;
5.140 milioni nel 2011;
il 17 marzo scorso in seguito alla discussione ed all'approvazione di gran parte dei contenuti delle mozioni Donadi (1-00134), Franceschini (1-00123), Galletti (1-00135) e Cicchitto (1-00138), la Camera ha impegnato il Governo a rivedere il Patto di stabilità interno per il 2009 al fine, in particolare, di sbloccare gli investimenti programmati dagli enti locali;
secondo i dati Istat, gli enti locali realizzano la maggioranza degli investimenti fissi lordi delle amministrazioni pubbliche: 18,4 miliardi di euro nel 2007, pari al 50,9 per cento del totale (15,5 miliardi i comuni e 2,9 le province);
le grandi opere decise nell'ultima riunione del Cipe entreranno in campo tra tre anni; servono, invece, opere cantierabili subito: le opere medio-piccole (realizzate, nella gran parte dei casi, dai comuni e dalle province) producono un effetto moltiplicatore sul sistema economico e sull'occupazione molto più elevato delle grandi infrastrutture e distribuito in modo diffuso sul territorio;
l'ANCI ha annunciato il 26 marzo scorso, che appoggerà il comportamento di quei comuni che si troveranno a non poter rispettare il patto di stabilità interno per l'anno 2009, per poter sostenere l'economia dei propri territori. Lo farà con una mozione di copertura politica, e con un'assistenza di tipo tecnico che tuteli le amministrazioni dalle conseguenze giuridiche della violazione dello stesso Patto;
a motivare la decisione, condivisa dal Consiglio nazionale ANCI, che ha approvato in merito uno specifico ordine del giorno, è la risposta inadeguata del Governo alle proposte Anci di deroghe al patto di stabilità, utili ad affrontare la difficile situazione economica in cui versano i comuni;
l'articolo 7-quater del provvedimento al nostro esame, prevede, infatti, l'esclusione dal saldo del patto di stabilità interno per il 2009 solo per un importo complessivamente non superiore, per l'insieme degli enti locali, a 150 milioni di euro:
dei pagamenti in conto residui concernenti spese per investimenti effettuati nei limiti delle disponibilità di cassa a fronte di impegni regolarmente assunti;
dei pagamenti per spese in conto capitale per impegni già assunti finanziate dal minor onere per interessi conseguente alla riduzione dei tassi di interesse sui mutui o alla rinegoziazione dei mutui stessi;
dei pagamenti per le spese relative agli investimenti degli enti locali per la tutela della sicurezza pubblica nonché gli interventi temporanei e straordinari di carattere sociale immediatamente diretti ad alleviare gli effetti negativi della straordinaria congiuntura economica sfavorevole destinati a favore di lavoratori e imprese ovvero i pagamenti di debiti pregressi per prestazioni già rese nei confronti dei predetti enti;
non corrisponde alla realtà l'immagine dei comuni «spendaccioni» accreditata spesso dalla stampa:
se lo stock di debito della pubblica amministrazione è pari a 1663 miliardi di euro, quello dei comuni è pari a soli 47 miliardi di euro, cioè il 2,9 per cento del totale, mentre il saldo del comparto dei comuni è stato positivo nel 2007 per 325 milioni di euro;
quanto alle spese per interessi netti, si evidenzia come per i comuni siano diminuite nell'ultimo quinquennio per un importo pari a 871 milioni di euro, cioè del 40 per cento;
a fronte di questo comportamento virtuoso da parte delle amministrazioni comunali, il governo ha dato risposte sterili alle proposte dell'ANCI per affrontare la crisi: i comuni, ad esempio, lamentano una riduzione delle entrate di 800 milioni di euro dovuta al taglio dell'Ici sulla prima casa per il 2008 e il 2009;
i comuni sono costretti non per scelta ma per necessità a superare i vincoli del patto di stabilità, per onorare pagamenti relativi ad opere pubbliche già consegnate: una situazione che, secondo i dati forniti dall'Anci, coinvolge almeno il 60 per cento delle amministrazioni comunali del Veneto,

impegna il Governo

a verificare la possibilità di introdurre ulteriori misure che sblocchino gli investimenti programmati dagli enti locali e siano anche idonee a favorire un celere accesso delle imprese ai pagamenti degli enti locali.
9/2187-A/111.Favia.

La Camera,
premesso che:
i comuni sono in difficoltà per i tagli ai trasferimenti, per la non ancora avvenuta completa compensazione Ici sulla prima casa, per i tagli al fondo delle politiche sociali, per la sopravvalutazione delle entrate presunte dell'Ici ex-rurale e della riduzione dei costi della politica;
tutto questo mentre la crisi evidenzia una crescente fascia di povertà e, quindi, una maggior richiesta ai comuni di sussidi ed una maggior spesa proprio rivolta al sociale;
i comuni devono, altresì, confrontarsi, a causa delle regole del patto di stabilità, con una difficoltà sempre maggiore ad effettuare investimenti;
nel decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, in particolare, ai commi da 2 a 31 dell'articolo 77-bis, è prevista la disciplina del patto di stabilità interno degli enti locali per gli anni 2009/2011, in base al quale il settore della finanza locale concorre alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica per il triennio 2009/2011 in misura pari a 9.690 milioni di euro;
la manovra finanziaria 2009 del Governo ha, dunque, previsto per gli enti locali uno sforzo di riequilibrio dei conti molto pesante nel 2009 e decisamente insostenibile nel 2010-2011:
1.650 milioni nel 2009;
2.900 milioni nel 2010;
5.140 milioni nel 2011;
il 17 marzo scorso in seguito alla discussione ed all'approvazione di gran parte dei contenuti delle mozioni Donadi (1-00134), Franceschini (1-00123), Galletti (1-00135) e Cicchitto (1-00138), la Camera ha impegnato il Governo a rivedere il Patto di stabilità interno per il 2009 al fine, in particolare, di sbloccare gli investimenti programmati dagli enti locali;
secondo i dati Istat, gli enti locali realizzano la maggioranza degli investimenti fissi lordi delle amministrazioni pubbliche: 18,4 miliardi di euro nel 2007, pari al 50,9 per cento del totale (15,5 miliardi i comuni e 2,9 le province);
le grandi opere decise nell'ultima riunione del Cipe entreranno in campo tra tre anni; servono, invece, opere cantierabili subito: le opere medio-piccole (realizzate, nella gran parte dei casi, dai comuni e dalle province) producono un effetto moltiplicatore sul sistema economico e sull'occupazione molto più elevato delle grandi infrastrutture e distribuito in modo diffuso sul territorio;
l'ANCI ha annunciato il 26 marzo scorso, che appoggerà il comportamento di quei comuni che si troveranno a non poter rispettare il patto di stabilità interno per l'anno 2009, per poter sostenere l'economia dei propri territori. Lo farà con una mozione di copertura politica, e con un'assistenza di tipo tecnico che tuteli le amministrazioni dalle conseguenze giuridiche della violazione dello stesso Patto;
a motivare la decisione, condivisa dal Consiglio nazionale ANCI, che ha approvato in merito uno specifico ordine del giorno, è la risposta inadeguata del Governo alle proposte Anci di deroghe al patto di stabilità, utili ad affrontare la difficile situazione economica in cui versano i comuni;
l'articolo 7-quater del provvedimento al nostro esame, prevede, infatti, l'esclusione dal saldo del patto di stabilità interno per il 2009 solo per un importo complessivamente non superiore, per l'insieme degli enti locali, a 150 milioni di euro:
dei pagamenti in conto residui concernenti spese per investimenti effettuati nei limiti delle disponibilità di cassa a fronte di impegni regolarmente assunti;
dei pagamenti per spese in conto capitale per impegni già assunti finanziate dal minor onere per interessi conseguente alla riduzione dei tassi di interesse sui mutui o alla rinegoziazione dei mutui stessi;
dei pagamenti per le spese relative agli investimenti degli enti locali per la tutela della sicurezza pubblica nonché gli interventi temporanei e straordinari di carattere sociale immediatamente diretti ad alleviare gli effetti negativi della straordinaria congiuntura economica sfavorevole destinati a favore di lavoratori e imprese ovvero i pagamenti di debiti pregressi per prestazioni già rese nei confronti dei predetti enti;
non corrisponde alla realtà l'immagine dei comuni «spendaccioni» accreditata spesso dalla stampa:
se lo stock di debito della pubblica amministrazione è pari a 1663 miliardi di euro, quello dei comuni è pari a soli 47 miliardi di euro, cioè il 2,9 per cento del totale, mentre il saldo del comparto dei comuni è stato positivo nel 2007 per 325 milioni di euro;
quanto alle spese per interessi netti, si evidenzia come per i comuni siano diminuite nell'ultimo quinquennio per un importo pari a 871 milioni di euro, cioè del 40 per cento;
a fronte di questo comportamento virtuoso da parte delle amministrazioni comunali, il governo ha dato risposte sterili alle proposte dell'ANCI per affrontare la crisi: i comuni, ad esempio, lamentano una riduzione delle entrate di 800 milioni di euro dovuta al taglio dell'Ici sulla prima casa per il 2008 e il 2009;
i comuni sono costretti non per scelta ma per necessità a superare i vincoli del patto di stabilità, per onorare pagamenti relativi ad opere pubbliche già consegnate: una situazione che, secondo i dati forniti dall'Anci, coinvolge almeno il 60 per cento delle amministrazioni comunali del Veneto,

impegna il Governo

a verificare la possibilità di introdurre ulteriori misure che siano idonee a favorire un celere accesso delle imprese ai pagamenti degli enti locali.
9/2187-A/111.(Testo modificato nel corso della seduta) Favia.

La Camera,
premesso che:
il Fondo di solidarietà nazionale è lo strumento immediatamente operativo per prevenire ed aiutare le imprese agricole in difficoltà economiche quando si verificano calamità naturali o avversità atmosferiche eccezionali che compromettono i raccolti e danneggiano le strutture produttive o le infrastrutture connesse all'attività agricola, come le opere irrigue, di bonifica e le strade interpoderali;
il Fondo di solidarietà nazionale, istituito nel 1970 con la legge n. 364, è stato recentemente riformato e oggi si compone di una normativa legislativa approvata con decreto legislativo n. 102 del 2004 e di un conto corrente aperto presso la Tesoreria centrale dello Stato in cui affluiscono gli stanziamenti annuali della legge finanziaria, e da cui si prelevano le risorse per gli aiuti alle imprese colpite;
nell'ambito della politica di contenimento della spesa pubblica adottata dal Governo nei recenti provvedimenti, il Fondo di solidarietà nazionale è stato letteralmente svuotato, provocando la reazioni delle associazioni di categoria del settore agricolo che legittimamente protestano,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative per la prosecuzione della positiva esperienza del sistema agevolato per i danni all'agricoltura derivanti da calamità naturali ed eventi eccezionali.
9/2187-A/112.(Nuova formulazione). Di Giuseppe.

La Camera,
premesso che:
all'agricoltura, come agli altri settori produttivi, servono «soldi veri», interventi concreti, misure incisive, proprio perché i produttori agricoli in questi ultimi anni hanno subito «danni veri», hanno visto diminuire i redditi, hanno perso competitività, hanno ridotto gli investimenti, hanno dovuto affrontare costi di produzione, contributivi e burocratici sempre più crescenti;
la crisi dell'agricoltura non è qualcosa di virtuale. È, purtroppo, una realtà concreta. Basti vedere i dati dello scorso anno che registrano la chiusura di oltre 20 mila imprese agricole. E questa cifra rischia di raddoppiare quest'anno, se non si interviene con finanziamenti certi. Per questo chiediamo soldi veri. Come è stato giusto rispondere alle sollecitazioni degli altri settori produttivi, ora il governo deve fare lo stesso con il mondo agricolo;
bisogna assolutamente ridurre i costi produttivi delle imprese. Si varino misure straordinarie e di carattere fiscale per tagliare degli oneri che sono divenuti insostenibili. In modo analogo, occorre muoversi sul fronte contributivo-previdenziale. La proroga al 31 dicembre 2009 delle agevolazioni previdenziali nei territori montani e nelle zone svantaggiate, che erano in scadenza il prossimo 31 marzo, può dare respiro alle aziende agricole che operano in territori particolarmente difficili, ma da sola non risolve il problema. Quello che chiediamo è una misura di carattere strutturale che ponga fine ai continui rinvii e consenta agli agricoltori di guardare al futuro con maggiori certezze,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative normative al fine di stabilizzare le agevolazioni contributive per le imprese agricole operanti in determinate zone svantaggiate e prevedere un'estensione a tutte le piccole e medie imprese agricole.
9/2187-A/113.Rota.

La Camera,
premesso che:
ci sono state indagini dei Nas volte a sgominare importazioni illegali di animali ai quali venivano apposte marche prelevate da bovini morti per eludere i controlli. Tutto questo può essere estremamente pericoloso con gravissime ripercussioni sulla sicurezza alimentare e sulla salute dei consumatori, basti ricordare le vicende legate al morbo della «mucca pazza», della lingua blu e così via;
ciò è dovuto al fatto che il sistema convenzionale basato sui marchi auricolari è facilmente modificabile e non è sempre affidabile ed efficace. Non è cosa rara il distacco della marche dalle orecchie dell'animale; in questo caso l'allevatore dovrà provvedere ad applicare i duplicati fornitigli dalle aziende sanitarie locali (ASL), ma chi ci assicura che durante questa trafila burocratica non si tenti di sostituire l'identità del bovino;
l'identificazione di ciascuno dei capi di bestiame dell'Unione europea è essenziale per impedire frodi in materia di aiuti agricoli e per rafforzare i controlli sanitari e di sicurezza alimentare. Tale misura è fondamentale per rintracciare gli animali nel caso si verifichino grandi epidemie come l'afta epizootica,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative legislative per introdurre sistemi elettronici di indentificazione dei bovini.
9/2187-A/114.Leoluca Orlando.

La Camera,
premesso che:
qualunque politica di redistribuzione delle quote latte, determinata su scala nazionale, corre inevitabilmente il rischio di possibili anche forti ridimensionamenti della tradizionale produzione lattiero-caseari italiana;
tale rischio appare particolarmente elevato nelle regioni collinari e montagnose dell'area appenninica, a fronte della presenza in quelle zone di molti allevatori non più giovani di età e spesso pronti all'abbandono della produzione;
a fronte di quanto sopra descritto, deve essere evitato per quanto possibile l'impoverimento progressivo se non addirittura la scomparsa delle produzioni lattiero-caseario tipiche del nostro Paese e spesso caratteristiche, per ragioni complesse di carattere storico, anche di una singola valle o di una singola comunità collinare o montana,

impegna il Governo

ad operare con sollecitudine in stretto coordinamento con le regioni interessate, per tutelare dalla scomparsa e per quanto possibile, dal ridimensionamento le produzioni lattiero-caseario tipiche delle diverse zone del Paese, in particolare delle vallate interne e della montagna.
9/2187-A/115.Piffari.

La Camera,
premesso che:
si intende porre fine alla vexata quaestio delle «quote latte», non in un modo qualsiasi, ma contemperando le esigenze dei produttori che sono andati oltre le quote con quelle dei produttori che sono rimasti entro le stesse;
le modifiche, apportate dal maxi emendamento contenente le disposizioni in tema di quote latte, non hanno risposto alle esigenze degli allevatori e delle numerose richieste delle organizzazioni sindacali di categoria;
basti pensare al comma 2 dell'articolo 8-septies relativo alle misure di accesso al credito a favore dei produttori che hanno acquistato quote latte successivamente al periodo di applicazione del decreto-legge n. 49 del 2003, escludendo i produttori che hanno rispettato le regole;
l'obiettivo da perseguire, invece, è quello di istituire un fondo con effettive e certe dotazioni finanziarie da destinare ai produttori agricoli che sono stati nelle regole;
altra esigenza fondamentale è l'attivazione ed il funzionamento fin da subito di tale fondo. A tale proposito si potrebbero studiare altre modalità al di là di quanto previsto dal testo (ad esempio fondo di rotazione),

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative normative al fine di sostenere e valorizzare i produttori agricoli che hanno lavorato nella legalità, prevedendo in particolare incentivi a chi ha investito a migliorare l'impresa agricola per acquistare le quote.
9/2187-A/116.Zazzera.

La Camera,
premesso che:
nel 1980, l'Unione Europea ha istituito le quote di produzione «quote latte», allo scopo di: contenere le eccedenze del settore agricolo ed in particolare del comparto lattiero-caseario; controllare e migliorare l'equilibrio del mercato comunitario. Nel 1993 le quote latte vengono assegnate al singolo produttore sulla base della produzione precedentemente dichiarata dallo stesso;
la nuova normativa: (decreto-legge n. 49 del 31.3.2003 - legge n. 119/2003 - decreto ministeriale del 31 luglio 2003) introduce importanti cambiamenti, definendo puntualmente: ruoli, compiti e responsabilità di ciascuno degli operatori della filiera (produttori, acquirenti e trasportatori) ed in particolare: gli acquirenti sono chiamati a svolgere un ruolo di primo piano;
il decreto-legge n. 49, convertito dalla legge n. 119 del 2003, prevede che con decreto ministeriale sia prevista la trasmissione via telematica dei dati sulla produzione delle quote-latte e il numero di bovini da latte presenti in stalla; ma attualmente si verifica che il numero dei quantitativi da latte prodotti è comunicato telematicamente, invece il numero dei capi bovini da latte è riportato a penna;
tale situazione comporta che nessuno conosce il numero reale dei bovini presenti in stalla per quantificare effettivamente le quote latte da assegnare ad ogni singolo produttore; così si celano truffe a danno dello Stato e dell'Unione europea; basta ricordare il caso emblematico che risulti come in una città come Roma, in particolare a piazza Navona, vi sia una stalla con 600 capi di bovini,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative normative affinché i dati, da inserire sui modelli L1, relativi al numero dei capi bovini da latte detenuti in stalla e ai quantitativi di latte prodotti, devono essere trasmessi per via telematica all'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA) al fine di poter avviare controlli incrociati tra i dati in possesso dell'anagrafe nazionale bovina e quelli in possesso dei servizi veterinari delle aziende sanitarie locali competenti per territorio.
9/2187-A/117.Monai, Borghesi.

La Camera,
premesso che:
il decreto-legge in esame, definisce le procedure per la rateizzazione, che si avviano con l'intimazione al pagamento delle somme esigibili che l'AGEA dovrà effettuare nei confronti di ciascun debitore entro quarantacinque giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto;
il comma 6 dell'articolo 8-quinquies assume rilievo centrale nell'impianto del decreto, e non solo ai fini delle procedure di rateizzazione, prevede la nomina con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, di un commissario straordinario che, avvalendosi degli uffici dell'Agea; assegna le quote rese disponibili dall'aumento della quota nazionale; definisce le modalità di applicazione della rateizzazione di cui all'articolo 8-quater e decide sull'accoglimento delle richieste di rateizzazione, entro tre mesi dalla presentazione delle stesse;
si evidenzia la necessità di dare tempi certi al procedimento suddetto,

impegna il Governo

ad adottare le ulteriori opportune iniziative normative affinché il versamento della prima rata da parte del produttore debba essere effettuato in ogni caso entro e non oltre il 31 dicembre 2009.
9/2187-A/118.Aniello Formisano.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 8-ter del decreto-legge in esame, istituisce presso l'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA) il Registro nazionale dei debiti nel quale sono iscritti, mediante i servizi del Sistema informativo agricolo nazionale (SIAN), tutti gli importi accertati a debito dei produttori agricoli, risultanti dai registri degli organismi pagatori riconosciuti, istituiti ai sensi del regolamento (CE) n. 855 del 2006, nonché quelli comunicati dalle regioni e dalle province autonome, connessi a provvidenze ed aiuti agricoli dalle stesse erogati;
tale articolo definisce pertanto un meccanismo semplificato per il recupero delle somme, basato sul presupposto giuridico della unicità del rapporto intercorrente tra produttori agricoli ed Unione europea;
per quanto riguarda i meccanismi di estinzione dei debiti relativi agli aiuti agricoli comunitari da parte degli organismi pagatori si demanda a provvedimenti dell'AGEA; trattandosi di materia gestita anche dagli organismi pagatori regionali, è opportuna la preventiva concertazione delle amministrazioni interessate,

impegna il Governo

ad adottare le ulteriori opportune iniziative normative affinché l'AGEA d'intesa con le regioni definisca i meccanismi dell'estinzione dei debiti predetti in premessa.
9/2187-A/119.Donadi.

La Camera,
premesso che:
il regime delle quote latte si applica al latte che esce da una azienda agricola, ma anche ai prodotti lattiero-caseari che escono sempre da una azienda agricola (in pratica le aziende agricole che trasformano direttamente i prodotti) anche i prodotti trasformati nelle aziende agricole sono assoggettati ad una multa se viene superato un certo quantitativo di latte, che lo Stato ha assegnato al produttore;
il metodo di assegnazione che l'Unione europea ha scelto, è quello dell'equivalenza latte. Quindi, invece di assegnare ad ogni produttore trasformatore ad esempio un quantitativo di parmigiano, piuttosto che di taleggio, l'Unione europea, e di conseguenza lo Stato italiano, hanno assegnato ad ogni produttore semplicemente un quantitativo di latte;
con l'introduzione del concetto di equivalenza si è risolto il problema di dover affidare ad ogni produttore una quota di produzione di ogni formaggio;
il problema è: a che cosa deve essere equivalente questo latte di cui si parla nei regolamenti dell'Unione europea;
nel regolamento CE 1788/03 è stabilito per l'Italia che il tenore di grasso di 1 chilogrammo è equivalente 36,88 grammi di latte;
bisogna capire, leggendo i regolamenti comunitari, che i formaggi vanno trasformati sulla base del loro tenore di grasso e secco in equivalente latte, tenendo conto che il tenore di grasso medio italiano è di 36,88 per chilogrammo di latte;
al Ministero delle politiche agricole, questo passaggio non l'hanno considerato tant'è vero che hanno interpretato i regolamenti comunitari nel senso che il latte equivalente in pratica equivale a sé stesso cioè a quello che si usa per fare un chilogrammo di formaggio, anche se questo non corrisponde a 36,88 grammi di grasso;
da tale fatto potrebbe emergere un minor sforamento della quota di produzione italiana, che ha dato luogo a multe per 4,3 miliardi di euro;
è legittimo il sospetto che il commercio delle quote latte abbia dato luogo a possibili comportamenti illeciti di singoli, associazioni e persino della criminalità organizzata in presenza di controlli inadeguati da parte del Ministero e di AGEA,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative al fine di avviare un'inchiesta interna sul comportamento degli uffici del Ministero delle politiche agricole e di AGEA, in particolare con riferimento alla bontà dei dati utilizzati, riferendo al Parlamento entro sei mesi.
9/2187-A/120.Scilipoti.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 11 della legge 27 luglio 2000, n. 212 (statuto dei diritti del contribuente) ha introdotto nell'ordinamento tributario l'istituto dell'interpello attraverso il quale ciascun contribuente può inviare quesiti all'amministrazione finanziaria per conoscere preventivamente quale sia l'interpretazione della norma tributaria che intende applicare e, conseguentemente, quale sarà il comportamento della stessa amministrazione in sede di controllo;
l'interpello è preventivo se l'istanza viene presentata prima di porre in essere il comportamento o l'operazione rilevante ai fini tributari nel senso appena chiarito. Il mancato rispetto di tale condizione non preclude la possibilità di acquisire comunque il parere dell'Agenzia, ma impedisce che sul piano degli effetti l'istanza possa essere trattata come interpello;
l'articolo 4 del decreto in esame prevede che, per le aggregazioni eseguite nel corso del 2009, non vi è più l'obbligo di sottoporre l'operazione all'esame del fisco, mediante lo strumento dell'interpello preventivo. Quindi, una volta soddisfatti i requisiti previsti dalle disposizioni legislative vigenti in merito, il contribuente può attribuire, in modo autonomo, rilevanza fiscale ai maggiori valori emergenti dalle operazioni di riorganizzazione aziendale,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative di controllo nella fase di applicazione dell'articolo 4 del decreto-legge in esame al fine di prevenire atti di evasione ed elusione fiscale.
9/2187-A/121.Messina.

La Camera,

impegna il Governo

a prendere in considerazione, con riferimento alla vicenda della centrale elettrica di Porto Tolle, i risultati delle inchieste giudiziarie in corso, al fine dell'acquisizione di dati realistici per un effettivo abbattimento delle emissioni.
9/2187-A/122.Giulietti, Borghesi, Donadi.

La Camera,
premesso che:
il decreto-legge 5 febbraio 2009 n. 4, recante «Misure urgenti in materia di produzione lattiera e rateizzazione del debito nel settore lattiero caseario», le cui disposizioni sono parzialmente confluite nel maxiemendamento al disegno di legge in esame, assegna alle misure di accesso al credito a favore di imprese operanti nel settore agricolo previste dal decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102, la somma di 45 milioni di euro per l'anno 2009 da destinarsi a quei produttori che hanno acquistato quote latte successivamente al periodo di applicazione della legge n. 119 del 2003;
l'articolo 8-septies del decreto in esame, introdotto dal maxiemendamento, prevede una somma non inferiore a 45 milioni di euro per l'accesso al credito;
tale somma, tuttavia, risulta del tutto insufficiente se si vuole rendere possibile l'attivazione di operazioni finanziarie sufficienti ad intervenire a supporto di tutte quelle imprese che hanno acquistato quote,

impegna il Governo

a prevedere l'opportunità di adottare ulteriori iniziative normative al fine di adeguare la consistenza del Fondo alle necessità dettate dalla grave crisi economica e conseguentemente portarlo a 100 milioni di euro per l'anno 2009.
9/2187-A/123.Drago, Libè.

La Camera,
premesso che:
il Fondo di solidarietà nazionale è lo strumento attraverso il quale vengono finanziati gli interventi di sostegno per le imprese agricole colpite da calamità naturali o da condizioni climatiche gravi;
tali fenomeni al giorno d'oggi sono sempre più frequenti mettendo sempre più in seria difficoltà tutta la filiera e il comparto agricolo bisognosi di serie politiche di rilancio;
nel decreto-legge in esame, per mezzo del maxiemendamento, sono confluite alcune disposizioni del decreto-legge recante misure urgenti in materia di produzione lattiera e rateizzazione del debito nel settore lattiero-caseario che aveva rifinanziato il Fondo di solidarietà pari a 330 milioni di euro per coprire parte dell'esercizio finanziario del 2008 e per l'anno solare 2009;
nel testo del maxiemendamento presentato dal Governo il Fondo è stato cancellato,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative per la prosecuzione della positiva esperienza del sistema agevolato per i danni all'agricoltura derivanti da calamità naturali ed eventi eccezionali.
9/2187-A/124.(Nuova formulazione). Ruvolo, Libè, Tassone.

La Camera,
premesso che:
il decreto-legge 5 febbraio 2009 n. 4 recante «Misure urgenti in materia di produzione lattiera e rateizzazione del debito nel settore lattiero caseario» all'articolo 4 definisce le procedure per la rateizzazione e disciplina la connessa sospensione delle procedure di recupero;
durante l'esame del decreto è stato introdotta, la previsione della rinuncia ai contenziosi in essere per poter accedere alla rateizzazione;
il maxiemendamento ha introdotto tali disposizioni nel decreto in esame (articolo 8-quinquies);
il provvedimento vuole offrire un'opportunità a chi per anni ha combattuto la legge 119 ricorrendo a tutte le sedi giurisdizionali possibili e utilizzando tutti i cavilli burocratici e legali,

impegna il Governo

a prevedere ulteriori disposizioni legislative che rispettino la legalità e l'equità verso tutti i produttori e che prevedano in maniera del tutto inequivocabile la rinuncia ai contenziosi, anche di quelli sospesi, il regolare pagamento delle rate e la revoca dell'assegnazione delle quote in caso di mancato adempimento.
9/2187-A/125.Naro, Tassone.

La Camera,
premesso che:
il decreto-legge del 5 febbraio 2009, n. 4, recante «Misure urgenti in materia di produzione lattiera e rateizzazione del debito nel settore lattiero caseario» disciplina l'assegnazione alle aziende produttrici di latte dell'aumento della quota nazionale attribuita all'Italia risultante da una decisione in ambito europeo;
il maxiemendamento al disegno di legge in esame ha introdotto alcune norme del decreto-legge n. 4 del 2009 nel decreto in esame;
tuttavia nel testo del Governo i produttori italiani che hanno rispettato le leggi subiscono una forte discriminazione nei confronti dei colleghi di tutti gli altri Stati dell'Unione europea e degli stessi splafonatori nazionali che vengono così privati della possibilità di sviluppare la loro azienda e sostenere l'impatto dei mercati nei prossimi anni,

impegna il Governo

ad adottare ulteriori iniziative volte a prevedere l'attribuzione di quote in primo luogo a chi è sempre stato rispettoso della legge e dopo può essere dato accesso agli splafonatori.
9/2187-A/126.Pisacane, Capitanio Santolini.

La Camera,
premesso che:
il decreto-legge 5 febbraio 2009 n. 4, recante «Misure urgenti in materia di produzione lattiera e rateizzazione del debito nel settore lattiero caseario», le cui disposizioni sono, in parte, confluite nel decreto-legge in esame, prevede la nomina di un commissario straordinario che avvalendosi dell'Agea assegna le quote disponibili, e definisce le modalità di applicazione della rateizzazione dei debiti;
la legge n. 119 del 2003 ha invece individuato nelle Regioni e nell'Agea gli organi deputati all'amministrazione delle quote, in nome di un decentramento dei poteri che oggi vede nel federalismo, recentemente approvato, la sua massima espressione,

impegna il Governo

a valutare gli effetti applicativi della disposizione recante l'istituzione del Commissario straordinario, al fine di considerare l'opportunità di introdurre norme per il ripristino della modalità di amministrazione delle quote come previsto dalla legge n. 119 del 2003.
9/2187-A/127.Tassone, Capitanio Santolini, Libè, Cera.

La Camera,
premesso che:
il provvedimento in esame recepisce le disposizioni del decreto-legge n. 4 sulle quote latte, nel testo approvato dal Senato;
sono tuttavia state dichiarate inammissibili talune disposizioni in materia di agricoltura, in particolare il rifinanziamento del Fondo di solidarietà nazionale, che sostiene le imprese in caso di eventi metereologici avversi o di eventi che ne compromettano la capacità produttiva;
la disposizione soppressa tuttavia conserva il carattere di estrema urgenza, che ne impone la sollecita adozione,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative per la prosecuzione della positiva esperienza del sistema agevolato per i danni all'agricoltura derivanti da calamità naturali ed eventi eccezionali.
9/2187-A/128.(Nuova formulazione). Marinello.

La Camera,
premesso che:
nell'ambito degli strumenti di sostegno alle attività produttive, particolare attenzione necessitano quelli rivolti all'internazionalizzazione delle imprese; operando nei mercati al di fuori di quelli dei paesi occidentali, tale esigenza deve conciliarsi con la necessità di sostenere lo sviluppo economico dei paesi che intraprendono relazioni commerciali con le aziende italiane; in tale ambito si inquadra il viaggio ufficiale del Governo italiano in Russia, previsto per il mese di aprile, viaggio a cui parteciperà una folta rappresentanza del sistema imprenditoriale italiano;
la legge n. 212 del 1992, in materia di collaborazione con i paesi dell'est costituiva una efficace sintesi tra le istanze di sostegno all'economie post socialiste e quelle di espansione commerciale di localizzazione imprenditoriale, individuate sulla base delle opportunità esistenti e delle richieste delle imprese;
in particolare era apprezzata la rapidità dell'intervento, la certezza del procedimento e la proficua utilizzazione delle risorse, che non venivano disperse in interventi «a pioggia» o da lungaggini burocratiche; di rilievo il ruolo delle aziende, che intervenivano nel procedimento mediante il sistema camerale;
tuttavia, forse perché si è erroneamente considerata conclusa la fase di sviluppo delle economie post sovietiche, dal 2006 la legge n. 212 del 1992 non è più finanziata, anche se ne rimane in piedi l'impianto normativo;
la crisi economico-finanziaria in corso sta colpendo duramente queste economie in crescita, con risvolti che lasciano temere per il loro futuro democratico; la stessa Russia, nonostante sia un paese esportatore di materie energetiche, è fortemente colpita dalla crisi, in termini di deficit di bilancio e di stagnazione della produzione; da agosto 2008 il rublo ha perso il 33 per cento del valore e secondo il ministero delle finanze russo il PIL nazionale scenderà nel 2009 dello 0,2 per cento a fronte di una crescita 2008 del 6 per cento; in tale quadro lo scambio: risorse energetiche russe - competenze industriali e commerciali italiane è oggi più che mai opportuno ed auspicabile;
permangono, nell'ambito delle poste del bilancio dello Stato, in particolare nello stato di previsione del Ministero degli esteri, delle poste che possono essere utilizzati per riattivare i meccanismi di spesa della legge; si tratta della Missione 4 (l'Italia in Europa e nel mondo), Programma n. (Cooperazione finanziaria e tecnologica) capitolo 4053 dello stato di previsione del Ministero degli esteri,

impegna il Governo

in considerazione della necessità di mantenere strettissimi rapporti politici ed economici con la Russia, a provvedere al rifinanziamento della legge 26 febbraio 1992, n. 212 concernente collaborazione con i paesi dell'Europa centrale ed orientale, eventualmente già in sede di assestamento di bilancio 2009, ed inserendola, a decorrere dal bilancio 2010, nella tabella C della Legge finanziaria, al fine di garantirle un finanziamento non episodico.
9/2187-A/129.Pagano, Di Biagio.

La Camera,
considerato che:
il provvedimento in esame conferma ed amplia le agevolazioni per l'efficienza energetica delle macchine e la riduzione delle emissioni di gas serra;
in tale ambito apparecchiature a gas si connotano positivamente per l'elevata efficienza calorica ed il basso inquinamento ambientale;
i numerosi incidenti (circa 4.000), in particolare esplosivi, che annualmente si verificano in Italia con le apparecchiature che utilizzano il gas, soprattutto in ambito domestico (caldaie e forni), dimostrano l'obsolescenza delle macchine a gas in uso, ma anche una scarsa attenzione nella manutenzione e nell'adozione delle apposite valvole di sicurezza, atte ad interrompere l'erogazione in caso di spegnimento della fiamma (gas-stop),

impegna il Governo

ad emanare istruzioni, anche in sede di applicazione delle disposizioni del provvedimento in esame, volte ad affrontare il problema della sicurezza delle macchine a gas dai rischi di incidenti esplosivi, sia prevedendo l'obbligo di installare segnalatori e valvole di blocco nelle macchine in vendita, sia sollecitando installatori e verificatori a far presente all'utenza la necessità di installare apposite valvole di sicurezza, che impediscano la formazione di miscele esplosive aria-gas.
9/2187-A/130.Mario Pepe (PDL).

La Camera,
considerato che:
il decreto-legge n.5 del 2009 introduce meritoriamente disposizioni volte a sostenere la filiera legno arredo, sia pure legate alla ristrutturazione edilizia;
il settore legno è tra i primi in Italia, con decine di migliaia di imprese e centinaia di migliaia di addetti. Nel solo settore del mobile l'Italia è il terzo produttore di mobili nel mondo, con una quota pari all'8 per cento sul valore totale della produzione, ed il 1° in Europa davanti alla Germania. La filiera è costituita da 32.165 imprese che occupano 205.160 addetti. Il settore risulta quindi caratterizzato da PMI specializzate raggruppate prevalentemente in distretti produttivi;
è opportuno che gli interventi di sostegno assumano carattere di stabilità come accaduto per il settore della meccanica,

impegna il Governo:

a valutare l'opportunità di introdurre in successivi provvedimenti disposizioni per:
estendere il bonus anche al rinnovo degli arredi degli alberghi, degli uffici e dei negozi;
alzare il plafond di massima spesa da 10.000 ad almeno 20.000 euro;
ampliare i termini temporali per usufruire dell'agevolazione;
adottare ulteriori misure per l'acquisto degli arredi in favore delle giovani coppie;
introdurre misure per la certificazione dei legni adottati nella realizzazione dei mobili e la qualità dei procedimenti e delle materie utilizzate, al fine di concentrare l'utilizzo dell'agevolazione sul mobile italiano o comunitario di qualità.
9/2187-A/131.Bernardo.

La Camera,
premesso che:
la crisi finanziaria in atto impone di utilizzare la leva fiscale al fine di incentivare la ripresa economica, concentrando le risorse sugli obiettivi giudicati prioritari e accelerando le procedure di spesa;
tali orientamenti, comuni a tutti i Paesi occidentali, hanno evidenti riflessi sulle politiche di bilancio e, in particolare, sulle modalità di copertura delle leggi di spesa;
è compito del Parlamento continuare ad assicurare anche in questa fase il pieno rispetto dell'obbligo costituzionale di copertura delle leggi di spesa di cui all'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, nonché la piena trasparenza delle procedure di gestione del bilancio;

il provvedimento in esame prevede agli articoli 7-quinquies, 7-octies e 8-nonies, tra le modalità di copertura, anche l'utilizzo delle risorse del fondo alimentato dai cosiddetti «conti dormienti» di cui all'articolo 1, comma 343, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, nella misura complessiva di 603 milioni di euro nell'anno 2009;
tale modalità di copertura sembra utilizzata, in larga parte, in via transitoria, in quanto negli anni seguenti si prevede il reintegro del suddetto fondo, nella misura di 103 milioni nel 2011 e di 400 milioni nel 2012, mediante l'utilizzo delle risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate di cui all'articolo 61, comma 1, della legge 27 dicembre 2002, n. 289;
il provvedimento prevede anche una serie di misure volte a rifinanziare il Fondo di garanzia per favorire l'accesso al credito delle piccole e medie imprese di cui all'articolo 15 della legge n. 266 del 1997. In particolare l'articolo 7-quinquies, comma 8, indica puntualmente l'ammontare del rifinanziamento, nella misura complessiva di 1 miliardo di euro per il periodo 2010-2012, mentre il comma 5 del medesimo articolo prevede la possibilità, senza indicare esplicitamente l'ammontare delle risorse, che il suddetto Fondo possa essere incrementato anche mediante l'assegnazione di risorse rientranti nella dotazione del Fondo finanza d'impresa, ai sensi del comma 847 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296,

impegna il Governo

a trasmettere quanto prima alle Commissioni parlamentari competenti il quadro esatto delle disponibilità, nell'anno 2009, del Fondo di cui all'articolo 1, comma 343, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, indicando le diverse finalità alle quali, sulla base della legislazione vigente, sono destinate le suddette risorse e i relativi utilizzi, nonché l'ammontare delle risorse del Fondo di garanzia per favorire l'accesso al credito delle piccole e medie imprese di cui all'articolo 15 della legge 7 agosto 1997, n. 266, con riferimento all'arco temporale 2009-2012, con espressa indicazione degli importi attribuiti al Fondo ai sensi del provvedimento in esame, anche ove non ricorra una esplicita quantificazione, e dell'articolo 11, comma 5, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, ed evidenziando, infine, per entrambi i Fondi, la quota di rifinanziamento derivante dall'utilizzo del Fondo per le aree sottoutilizzate.
9/2187-A/132.Giancarlo Giorgetti.

La Camera,
premesso che:
a seguito del decreto-legge 19 novembre 2004, n. 277, concernente interventi straordinari per il riordino e il risanamento economico dell'ente Ordine mauriziano, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 gennaio 2005, n. 4, le funzioni di vigilanza sull'ente (ora Fondazione Ordine mauriziano) in passato esercitate dal Ministero dell'interno, in base alla legge n. 1596 del 1962 sono state trasferite ad un apposito comitato di vigilanza il cui presidente è nominato dal Presidente del Consiglio dei ministri; il decreto-legge 1° ottobre 2007, n. 159, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 novembre 2007, n. 222, nel disporre, all'articolo 30 il commissariamento della Fondazione Ordine mauriziano, ha confermato in capo ad un comitato di vigilanza sull'attività di gestione e liquidazione;
le attività liquidatorie sono ora disciplinate dall'articolo 30 del decreto-legge n. 159 del 2007, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 222 del 2007, che ha disposto l'attuale commissariamento e dunque rendendole soggette alle nuove regole assimilate a quelle della liquidazione coatta amministrativa (procedura concorsuale prevista dalla legge fallimentare) sotto la vigilanza di un apposito organo, il comitato di vigilanza;
è stato inoltre predisposto un piano di liquidazione dei beni sottoposto al comitato di vigilanza che riconosce che alla liquidazione il commissario deve provvedere nel rispetto delle disposizioni vigenti anche in materia di procedure concorsuali analogamente applicabili alla procedura relativa alla liquidazione dei beni dell'Ordine mauriziano (articolo 30, comma 2, del decreto-legge n. 158 del 2007), assicurando la libera competizione secondo la funzione pubblica che gli è stata assegnata e nell'interesse dei molti creditori che da anni attendono soddisfazione,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di una iniziativa legislativa che, nell'ambito delle procedure di alienazione in atto, possa anche tutelare adeguatamente gli affittuari riconoscendo ai conduttori dei terreni agricoli e a tutti i soggetti di cui all'articolo 7 della legge 14 agosto 1971, n. 817, i cui rapporti di affittanza agraria con l'Ente mauriziano sono in scadenza, il diritto di prelazione e di riscatto agrario spettante agli affittavoli.
9/2187-A/133.Delfino.

La Camera,
premesso che:
il decreto-legge 5 febbraio 2009, n. 4, recante misure urgenti in materia di produzione lattiera e rateizzazione del debito nel settore lattiero-caseario, le cui disposizioni sono, in parte, confluite nel maxi emendamento al disegno di legge di conversione in esame, prevede un ordine di assegnazione delle nuove quote latte che vede a pari merito affittuari di quote e i cosiddetti splafonatori, e la mancanza di ogni riserva di quote per i titolari di sola quota A;
i cosiddetti splafonatori sono coloro che nel corso degli anni hanno portato avanti una concorrenza sleale danneggiando l'immagine dell'Italia e soprattutto gli altri operatori, che anche con grandi sacrifici economici hanno sempre rispettato la legge,

impegna il Governo

ad assumere ulteriori misure legislative che garantiscano comunque a tutti i produttori l'assegnazione delle quote latte secondo le modalità previste dalla legge n. 119 del 2003.
9/2187-A/134.Dionisi, Delfino, Ruvolo, Libè.

La Camera,
premesso che:
tutti i Governi dei principali Paesi europei e l'amministrazione Obama negli USA stanno usando le politiche di bilancio e fiscali in funzione anticiclica. La dimensione e i contenuti degli interventi variano in rapporto alle specificità nazionali e alle diverse condizioni della finanza pubblica. Però tutti, senza eccezione, hanno cambiato la loro politica di bilancio, chiamandola a contribuire a ridurre il costo sociale della recessione e ad accelerare il suo superamento;
in Italia, invece, una incisiva azione di sostegno e di rilancio dell'economia risulta ancora condizionata dalle scelte di bilancio operate con la manovra triennale dell'estate scorsa (decreto-legge n. 112 del giugno scorso), quando la crisi non era ancora scoppiata;
servirebbero, invece, politiche autenticamente espansive per sostenere imprese e lavoratori di fronte alla crisi;
con un ritardo di almeno due mesi rispetto alle esigenze del settore industriale, il presente provvedimento offre una prima risposta per il comparto automobilistico, sebbene sia stata esclusa tutta la filiera della componentistica che interessa centinaia di aziende nel Paese, anche piccole, oltre che le multinazionali, ed occupa migliaia di persone;
peraltro, il testo risulta ora impropriamente appesantito dalle disposizioni già recate dal decreto-legge in materia di quote latte, una misura fortemente criticata dalla gran parte degli operatori del settore che rappresenta una sorta di ennesima sanatoria per una minoranza di imprese che hanno reiteratamente disatteso la normativa nazionale e comunitaria;
grazie all'iniziativa del gruppo del Partito Democratico il testo offre ora una soluzione anche alle esigenze delle imprese di altri comparti e dei lavoratori attraverso le misure per il consolidamento del debito delle piccole e medie imprese, uno degli interventi più sentiti e più richiesti da parte di tutto il mondo produttivo, e l'inserimento di un condizionamento virtuoso sul piano economico e sociale che si deve creare tra i benefici degli incentivi e la salvaguardia dei livelli occupazionali; rimangono però aperte numerose questioni per la tenuta complessiva del sistema produttivo nazionale e per la tutela dell'occupazione, come quella relativa al carico fiscale delle imprese e del lavoro autonomo nella negativa fase congiunturale in atto, che meriterebbe ben altra attenzione da parte del Governo, ad esempio attraverso misure finalizzate a garantire la necessaria liquidità a fronte delle difficoltà dell'accesso al credito,

impegna il Governo

a predisporre opportune e tempestive misure per incrementare i limiti di fatturato e i limiti di spesa per la disponibilità di beni strumentali ai fini dell'applicazione del regime fiscale semplificato per i contribuenti minimi, nonché a ridurre la ritenuta d'acconto applicata sui medesimi soggetti, allo scopo di evitare ricorrenti crediti fiscali, soprattutto per i più giovani.
9/2187-A/135.Carella, Ceccuzzi, Lulli, Fluvi, Benamati, Calearo Ciman, Causi, Colaninno, D'Antoni, De Micheli, Fadda, Fogliardi, Froner, Gasbarra, Graziano, Losacco, Marchignoli, Marchioni, Pizzetti, Peluffo, Portas, Quartiani, Ria, Sanga, Scarpetti, Sposetti, Strizzolo, Federico Testa, Vico, Zunino.

La Camera,
premesso che:
le emissioni di CO2 ascrivibili alla tipologia elettrica a batteria (emissioni degli impianti di generazione elettrica, con l'attuale mix nazionale di fonti energetiche utilizzate) è valutabile in circa 70 g/km, largamente inferiore a quello delle migliori tipologie con motorizzazione endotermica, cosa che giustificherebbe una maggior selettività a favore delle tipologie elettriche;
secondo uno studio della ASL Toscana, l'80 per cento dei veicoli in dotazione alla sanità regionale non percorre (esclusi i mezzi di emergenza) mediamente più di 35 km al giorno;
considerato che in Toscana il parco auto della sanità è di circa 4 mila veicoli e che si stima a livello nazionale sia di circa 80 mila, mentre quello dell'intera pubblica amministrazione è di circa 1 milione di veicoli;
il costo (di acquisto, manutenzione e alimentazione) di un veicolo elettrico, in particolare se alimentato con pannelli fotovoltaici, è inferiore a quello delle auto di piccola cilindrata in dotazione alla pubblica amministrazione;
il settore della produzione di veicoli elettrici a batteria in Italia è uno dei più attivi dell'ambito europeo, con la presenza di numerose industrie di piccola/media dimensione che nel corso degli anni, per competenze e qualità dei prodotti, si sono imposte anche sul mercato internazionale aggiudicandosi gare in competizione con operatori esteri,

impegna il Governo

ad adottare un piano per il rinnovo del parco auto del settore della pubblica amministrazione che preveda la sostituzione progressiva dei vecchi veicoli o comunque di quelli che si intendono sostituire con altri a metano, gpl e ibrido per gli spostamenti extraurbani, ed elettrici per spostamenti urbani.
9/2187-A/136.Zamparutti.