XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 28 aprile 2009

TESTO AGGIORNATO AL 6 MAGGIO 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
il 22 aprile 2009 l'Istat ha presentato il nuovo metodo di stima della povertà assoluta, come definito dalla commissione di studio appositamente costituita dal medesimo istituto;
la suddetta commissione di studio, in linea con standard condivisi a livello internazionale, ha avuto l'incarico di rivedere i requisiti del paniere utilizzato per la stima della povertà assoluta;
sulla base alla nuova metodologia di stima, l'Istat ha, quindi, presentato alcuni dati sulla povertà assoluta. Nel 2007, in Italia, 975 mila famiglie si trovano in condizioni di povertà assoluta (il 4,1 per cento delle famiglie residenti). In queste famiglie vivono 2 milioni 427 mila individui, il 4,1 per cento dell'intera popolazione. Il fenomeno è maggiormente diffuso nel Sud e nelle Isole, dove l'incidenza di povertà assoluta (5,8 per cento) è all'incirca il doppio del resto del Paese. Per quanto riguarda il Nord, la percentuale delle famiglie povere, in termini assoluti, è del 3,5 per cento e del 2,9 per cento per il Centro Italia;
le incidenze maggiori si hanno tra le famiglie più numerose e la povertà è, inoltre, associata a bassi livelli di istruzione, a bassi profili professionali e all'esclusione dal mercato del lavoro;
vale la pena sottolineare che questi dati sulla povertà assoluta del 2007, appena presentati dall'Istituto di statistica, forniscono un quadro della situazione alla vigilia della crisi economica e, quindi, non scontano gli effetti della crisi economica in atto;
si ricorda che, a differenza delle misure di povertà relativa, che individuano la condizione di povertà nello svantaggio di alcuni soggetti rispetto agli altri, la povertà assoluta rileva l'incapacità di acquisire i beni e i servizi, necessari a raggiungere uno standard di vita «minimo accettabile»;
per quanto riguarda invece la povertà relativa (che individua le disuguaglianze tra poveri e ricchi sulla base di una spesa media mensile fissata per tutti), i dati Istat disponibili parlano di 2 milioni 623 mila famiglie, che rappresentano l'11,1 per cento delle famiglie residenti. Si tratta di oltre 7 milioni e mezzo di persone, pari a circa il 13 per cento della popolazione, ma con un forte ed evidente squilibrio territoriale;
il rapporto Istat sulla povertà relativa in Italia nel 2006 stima anche un altro dato importante e particolarmente significativo: sono poco meno di due milioni le famiglie non povere, ma che sono tuttavia a rischio di indigenza. Ossia quelle che si trovano appena sopra la soglia di povertà, in una condizione di incertezza economica tale per cui basterebbero interventi mirati, probabilmente anche minimi, per fare la differenza e far uscire queste persone da un'area di rischio;
il rapporto Eurispes 2005 parla della società dei tre terzi: «un terzo vive all'interno di una zona di sicuro disagio sociale e indigenza economica, un terzo appare assolutamente garantito e la fascia centrale (i ceti medi) vive in una condizione di instabilità e di precarietà». La stessa Caritas segnala come sempre più spesso i suoi «utenti» appartengano a classi sociali tradizionalmente lontane dalla fruizione dei servizi di assistenza dell'associazione;
le rilevazioni ufficiali e i dati statistici relativi alle persone in difficoltà, se consentono di delineare un quadro chiaro e significativo del problema, spesso non riescono ad intercettare una ben più vasta area di povertà materiale e di esclusione ufficiale;
nell'ambito di un'audizione al Senato della Repubblica del 21 aprile 2009,

il direttore del servizio studi della Banca d'Italia, dottor Brandolini, ha, tra l'altro, sottolineato come i confronti internazionali sfavoriscono l'Italia, anche per quanto riguarda le povertà. Il livello della povertà e della disuguaglianza dei redditi familiari nel nostro Paese è di molto superiore a quello delle nazioni nordiche e dell'Europa continentale e in linea con quello di altri Paesi mediterranei;
sempre nel corso dell'audizione è stato ribadito come in una fase di recessione i lavoratori a termine e quelli parasubordinati siano chiaramente i più esposti alla perdita di occupazione e contemporaneamente anche i meno protetti dagli ammortizzatori sociali. Peraltro, in una situazione in cui molte famiglie hanno risorse patrimoniali limitate, assume rilievo la debolezza della rete di protezione sociale italiana e pesa la mancanza di strumenti di sostegno al reddito nelle condizioni di maggiore difficoltà economica;
fattore casa, contrazione del welfare, precarizzazione del lavoro, riduzione del potere d'acquisto sono i principali fattori che favoriscono il processo di impoverimento e moltiplicano la vulnerabilità e l'incertezza, estendendole a fasce sociali fino a qualche anno fa relativamente al sicuro;
il rapporto Eurispes 2008 parla di un aumento della povertà nel Paese e di una povertà sempre più «giovane». Al Nord, in un solo anno, le famiglie povere con a capo un giovane con meno di 35 anni sono passate dal 2,6 per cento del 2004 al 4,8 per cento del 2005, mentre al Sud si è verificato un aumento dal 23,5 per cento al 24,9 per cento;
secondo il rapporto annuale Istat 2007, il 50 per cento dei nuclei familiari vive con meno di 1.900 euro al mese, il 15 per cento delle famiglie non arriva alla quarta settimana, il 6,2 per cento ritiene di non potersi permettere un'alimentazione adeguata;
nell'ambito delle politiche di contrasto della povertà e del disagio, è indispensabile intervenire con interventi fiscali non una tantum, ma strutturali, mirati nei confronti degli incapienti, ossia di quei circa 5 milioni di persone, di cui oltre la metà pensionati, che, proprio per il loro basso reddito, sono nell'impossibilità di godere di qualunque deduzione e/o detrazione;
risulta evidente che le politiche fiscali non possono esaudire del tutto il bisogno di protezione sociale delle famiglie, ma è indispensabile che dette politiche debbano essere integrate con efficaci politiche dei servizi, nell'ambito dell'istruzione, della salute, del lavoro;
da questo punto di vista, il fondo nazionale per le politiche sociali (le cui risorse sono ripartite annualmente con decreto del ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali) è uno strumento fondamentale per il finanziamento dei servizi sociali e degli interventi di solidarietà sociale. La dotazione complessiva del fondo risulta, però, del tutto insufficiente e la legge finanziaria per il 2009 ha ridotto ancora le risorse complessive ad esso assegnate;
la profonda crisi finanziaria ed economica in atto ha, peraltro, acuito drammaticamente le disparità sociali, creando situazioni socialmente ed economicamente sempre più insostenibili per le classi sociali più deboli ed esposte del nostro Paese;
l'alto debito pubblico e le risorse limitate impongono delle scelte e delle priorità da parte del Governo per individuare le risorse finanziarie necessarie a dare risposte adeguate alle vecchie e nuove povertà. Il primo ambito nel quale individuare le opportune risorse è sicuramente quello della lotta all'evasione e all'elusione fiscale, ma finora le scelte di politica economica e fiscale del Governo hanno dimostrato, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, un evidente lassismo in questo senso, se non addirittura un «allentamento» delle norme in materia;

si ricorda, tra l'altro:
a) la soppressione disposta dal decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, dell'obbligo di allegare alla dichiarazione iva degli elenchi clienti/fornitori, che, peraltro, in ragione dell'ormai generalizzata informatizzazione nella tenuta delle contabilità, non avrebbe provocato particolari complicazioni gestionali ed oneri aggiuntivi ai contribuenti;
b) l'abrogazione, sempre contenuta nel decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, della disposizione in materia di limitazione dell'uso di contanti e di assegni, di tracciabilità dei pagamenti e di tenuta da parte dei professionisti di conti correnti dedicati;
così come va sottolineato che non meno di tre miliardi di euro sarebbero reperibili - per fare un altro esempio - dall'obbligo per i soggetti che avevano aderito alle norme sul condono, di cui alla legge 27 dicembre 2002, n. 289, a concludere i versamenti rateali previsti. È ben noto, infatti, che molti evasori hanno potuto beneficiare degli effetti favorevoli del condono, senza in realtà pagare neppure le somme, ampiamente scontate rispetto a quanto originariamente dovuto, ma limitandosi al pagamento della sola prima rata;
la recente approfondita indagine della Corte dei conti sugli effetti del condono fiscale 2003-2004, voluto dal secondo Governo Berlusconi, conferma come la politica dei condoni abbia prodotto gravi danni alla finanza pubblica e aggravato l'iniquità del prelievo fiscale, avvantaggiando ulteriormente gli evasori e, di fatto, aumentando l'onere per i contribuenti onesti,

impegna il Governo:

a predisporre interventi fiscali che consentano di ridisegnare una curva redistributiva più favorevole ai redditi medio-bassi, anche attraverso l'incremento delle detrazioni per i carichi familiari e, in particolare, per i figli minori;
a restituire il drenaggio fiscale, a cominciare dai contribuenti con più basso reddito;
a prevedere interventi strutturali di carattere fiscale per quei cittadini che, in conseguenza del loro basso reddito, sono nell'impossibilità di poter beneficiare di qualunque deduzione e/o detrazione;
a prevedere una somma aggiuntiva alla pensione, non tassata ed erogata una sola volta all'anno, per sostenere i titolari di pensioni basse;
ad introdurre nuove forme di sostegno per i lavori cosiddetti atipici;
a mettere in atto una convincente e seria politica di contrasto all'evasione e all'elusione fiscale, che consentirebbe di liberare risorse per molti miliardi di euro, da poter destinare a politiche perequative, di sostegno al reddito, a interventi di solidarietà sociale e a tutela delle fasce sociali più deboli e povere della popolazione;
nell'ambito della finalità di reperire nuove risorse, ad attivarsi per il recupero delle somme dovute, e solo parzialmente versate, da parte dei soggetti che avevano aderito alle norme sul condono fiscale, di cui alla legge 27 dicembre 2002, n. 289, e sue successive modificazioni ed integrazioni;
ad incrementare le risorse del fondo per le politiche sociali, attualmente del tutto insufficienti e in costante riduzione.
(1-00158)
«Misiti, Donadi, Borghesi, Evangelisti».


La Camera,
premesso che:
l'articolo 33 della Costituzione italiana stabilisce che: «L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento. La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi». Specificando, in particolare, al terzo comma, che: «Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato». Inoltre, al quarto comma si aggiunge che: «La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali.»;
l'articolo 34 della Costituzione specifica al primo comma che: «La scuola è aperta a tutti». Ed al terzo comma che: «I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi». Di conseguenza, all'ultimo comma, sempre dell'articolo 34, la Costituzione italiana stabilisce che: «La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso»;

i principi costituzionali, dunque, mirano alla creazione di un sistema educativo inteso come strumento principale di equità e giustizia sociale, di promozione e di sviluppo individuale e collettivo. Il sistema scolastico e formativo è inteso dal Costituente come strumento e manifestazione della volontà di riconoscere nella nostra Repubblica pari opportunità a tutti i cittadini, distinguendoli in base al merito. Tale impostazione è in perfetta armonia con il primo comma dell'articolo 1 dei principi fondamentali della nostra Costituzione: «L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro»;
in questi mesi la nostra Costituzione è stato oggetto e continua ad esserlo di forzature interpretative, che inevitabilmente ne stanno mettendo in discussione il ruolo di riferimento politico, istituzionale e sociale: questo ruolo va, invece, difeso e ribadito, anche nell'ottica di una volontà riformatrice per la quale esistono forme e tempi che devono essere rispettati;
nel nostro Paese esiste, non solo concettualmente, un'effettiva libertà di educazione. Lo Stato, in quanto espressione della comunità nazionale, della nostra collettività, unico possibile rappresentante del vincolo sociale che unisce i cittadini italiani, ne è garante, esecutore ed organizzatore, tendendo, secondo lo spirito costituzionale, ad elevare i propri livelli di inclusività anche a tutti coloro che vivono nel nostro Paese senza possedere lo status di cittadino;
la scuola, la formazione, come l'assistenza sanitaria, sono garantite e rivolte dallo Stato italiano non solo nei confronti del cittadino, ma direttamente nei confronti dell'essere umano. Solo lo Stato, in quanto espressione dell'intera comunità nazionale, può farsi relatore ed esecutore di tale esigenza;

tale impostazione si sviluppa nella massima libertà possibile di formazione e di educazione, che non può che essere concepita in senso generale ed universale, evitando di cadere in particolarismi e settorializzazioni, che metterebbero in discussione la coesione e l'integrazione sociale;
in una società frammentata e plurale come quella attuale, caratterizzata nel nostro Paese da una crescente immigrazione di popolazioni con diverse culture, è fondamentale mantenere e sviluppare riferimenti costanti di integrazione ed armonizzazione. La scuola intesa come sistema formativo, omogeneo, universale è sicuramente uno strumento fondamentale di integrazione e di sviluppo;
all'interno di tale sistema è possibile ed auspicabile, certamente utile, riconoscere la massima libertà possibile all'iniziativa privata, che può, come avviene nel nostro Paese, essere incentivata e sostenuta, nell'ottica del perseguimento di un sistema formativo sempre più efficiente;
gli elementi unificanti su cui investire nel prossimo futuro per vincere le sfide di civiltà e di modernità che la nostra democrazia è chiamata ad affrontare sono: la scuola (per una formazione coerente ed omogenea, estesa e riconosciuta a tutti); la legge (uguale per tutti); la sanità (come assistenza e aiuto a chi ne ha bisogno);
attualmente in Italia le scuole non statali ricevono denaro pubblico sotto forma di sussidi diretti, per la gestione di scuole dell'infanzia e primarie (ex parificate), finanziamenti di progetti finalizzati all'elevazione di qualità ed efficacia delle offerte formative di scuole medie e superiori, contributi alle famiglie denominati «buoni scuola» e disponibili solo per la scuola dell'obbligo. Questi sono stati introdotti dal Governo Berlusconi e non più erogati dal Governo Prodi;
per quanto concerne i sussidi diretti, il decreto ministeriale n. 261 del 1998 ed il decreto ministeriale n. 279 del 1999 (Ministro della pubblica istruzione Luigi Berlinguer) ed il testo unico, «Concessione di contributi alle scuole secondarie legalmente riconosciute e pareggiate», costituiscono il presupposto per la successiva sistematica e regolare concessione di finanziamenti alle scuole private;
il Governo D'Alema II, con la legge n. 62 del 2000, sancisce l'entrata a pieno titolo nel sistema di istruzione nazionale delle scuole private, che pertanto devono essere trattate «alla pari», anche sul piano economico. La legge prevede anche: l'applicazione alle scuole paritarie del trattamento fiscale riservato agli enti senza fini di lucro; l'istituzione di fatto dei buoni scuola statali (stanziamento di 300 miliardi di lire a decorrere dal 2001); l'aumento di 60 miliardi di lire dello stanziamento per i contributi per il mantenimento di scuole elementari parificate; l'aumento di 280 miliardi di lire dello stanziamento per le spese di partecipazione alla realizzazione del sistema prescolastico integrato; lo stanziamento di un fondo di 7 miliardi di lire per favorire l'inserimento dei disabili nelle scuole private e la costruzione delle strutture necessarie;
il Governo Berlusconi (Ministro Letizia Moratti), con il decreto ministeriale n. 27 del 2005, abbassa la soglia di alunni per classe (da 10 a 8) per l'accesso ai contributi, innalza i livelli massimi dei contributi (12.000 euro per una scuola media inferiore, 18.000 per una scuola media superiore), raddoppia i finanziamenti per i progetti formativi (da circa 6 milioni di euro ad oltre 13 milioni);
nel 2005 l'ammontare dei contributi alle scuole non statali è di circa 500 milioni di euro;
i buoni scuola vengono istituiti nel 2000 dal Governo di centrosinistra, sempre con la legge n. 62 del 2000 sulla parità scolastica, con un piano straordinario di finanziamento, attuato poi dal Governo di centrodestra, con la legge n. 289 del 2002, che prevede un tetto di 30 milioni di euro per il triennio 2003-2005;
la legge finanziaria per il 2004 del Governo Berlusconi (Ministro Letizia Moratti) aumenta il tetto per il 2005 a 50 milioni di euro, con accesso ai buoni per tutte le famiglie che entrano in graduatoria in base al reddito. La legge sulla parità non prevede alcuna incompatibilità dei buoni statali con eventuali buoni regionali, previsti, infatti, da Veneto, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Liguria, Toscana, Sicilia, Piemonte, per cui buoni statali e regionali risultano cumulabili;
i «tagli» previsti dalle ultime manovre finanziarie hanno coinvolto anche le scuole private, oltre che ridimensionare in maniera evidente le risorse a disposizione della scuola pubblica, penalizzando nel complesso l'intera offerta formativa del nostro sistema scolastico. Nei giorni scorsi, peraltro, la conferenza Stato-regioni ha dato via libera al decreto interministeriale che stanzia 120 milioni per le scuole paritarie, ripristinando, anche se non integralmente, il finanziamento che era stato loro assegnato;
la libertà di scelta formativa da parte delle famiglie non può, però, mettere a rischio la coesione e l'integrazione sociale. Questo obiettivo del nostro sistema formativo deve essere sempre garantito: in una società multietnica e multiculturale i livelli di inclusione sociale devono essere comunque prioritariamente garantiti dalla scuola pubblica,

impegna il Governo:

a promuovere una politica di sostegno del sistema scolastico nazionale, al fine di garantire a tutti una base formativa ed educativa, in modo tale che sia il merito a distinguere il percorso di ogni singolo cittadino, secondo quanto stabilito dai principi fondamentali della nostra Costituzione;
a mettere in atto tutti gli investimenti e le risorse economiche necessarie per far sì che il sistema scolastico nazionale sviluppi le sue potenzialità di aggregazione ed integrazione sociale, culturale, economica e politica, nel rispetto dei medesimi principi costituzionali.
(1-00159)
(Nuova formulazione) «Di Giuseppe, Donadi, Evangelisti, Borghesi».

TESTO AGGIORNATO AL 6 MAGGIO 2009

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della giustizia, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
i parlamentari Stefano Allasia e Davide Caparini hanno presentato interrogazione a risposta scritta n.4-01693 alla Presidenza del Consiglio dei Ministri in riferimento ai noti fatti di bialluvione, in particolare hanno rilevato:
che il decreto-legge n. 279 del 2000 nel testo modificato dalla legge di conversione n. 365 del 2000, all'articolo 4-bis assegnava un contributo a fondo perduto fino al 75 per cento del valore dei danni subiti a causa dell'alluvione dell'ottobre del 2000, nel limite massimo di 500 milioni (di lire ndr) e a fondo perduto fino al 100 per cento dei danni patiti nella stessa alluvione, per le imprese già danneggiate dagli eventi alluvionali del novembre 1994;
la Regione Piemonte avrebbe dovuto gestire i fondi assegnati; la Presidenza del Consiglio ed il dipartimento per la protezione civile emanarono ciascuno un regolamento nel quale non vi era alcuna definizione di «azienda bialluvionata»;
la Regione Piemonte richiese chiarimenti al dipartimento che con circolare interpretativa affermò: «Non si ritiene di poter aderire alla richiesta di ricomprendere anche i casi di coloro che, pur avendo subìto danni in occasione dell'alluvione del novembre 1994, non abbiano poi percepito alcun beneficio. L'effettivo percepimento del contributo a suo tempo previsto, infatti, risulta l'unico criterio applicabile per individuare l'avente diritto e la sua caratteristica di soggetto "bi-alluvionato"»;
la Regione, quindi, il 26 marzo 2001, emanò la circolare 3/lap con cui riprese letteralmente la proposizione sopra riferita; tale circolare fu impugnata avanti al TAR Piemonte che, con sentenza 10 febbraio 2003 la annullò; la Regione impugnò il provvedimento giurisdizionale, e il Consiglio di Stato il 17 ottobre 2006, definitivamente ribaltò la sentenza del TAR affermando la legittimità della circolare regionale 3/lap;

dal 10 febbraio 2003 al 17 ottobre 2006, essendo stata annullata la circolare, intervennero varie vicende, alcune hanno interessato il Giudice penale, e alcune altre considerazioni sono emerse nella commissione di inchiesta succedutesi;
successivamente la Regione promosse una commissione di indagine che rilevò che circa 110 casi non apparivano corretti; tale commissione ha accertato che, secondo la accurata relazione Palma-Mellano, 79 casi (B2 e B2) ove sono state riconosciute come bialluvionate imprese che hanno allegato esclusivamente il contratto di finanziamento e non già la documentazione attestante il percepimento del contributo per interessi previsto dalla legge n. 35 del 1995; 19 casi (B3) in cui la documentazione non attesta affatto il percepimento di un beneficio ex legge 35/95, bensì la agevolazione derivante da una convenzione Stipulata fra cc.i.aa. di Vercelli e vari istituti di garanzia e di credito, il 22 novembre 1994, quasi un mese prima dell'emanazione del decreto-legge 19 dicembre 1995, n. 691; 10 casi (B4) (come dettagliatamente esaminati nella relazione); 1 caso (fasti) ove è stata prodotta la sola attestazione del percepimento di un risarcimento assicurativo, ma di nessun beneficio ex legge 35/95;
hanno ritenuto che superato il momento di perplessità dovuto all'ondeggiante giurisprudenza, ormai è stato chiarito e definito che la circolare regionale 3/lap è legittima, per cui ogni dazione al di fuori di essa deve essere considerata illegittima, con le conseguenze di legge. Si ricorda il caso della Fasti 3473 che pur non avendo oggettivamente i requisiti è stata pagata a diversità di altri soggetti;
si consideri inoltre che l'interrogazione parlamentare 4-01693 concludeva chiedendo: se il Governo ritenga corretta la consecutio delle leggi, e regolamenti come sopra prospettata; se il Governo ritenga che l'unico caso in cui si debbano dare le provvidenze della legge di cui in premesse sia quello dell'effettivo percepimento del contributo a suo tempo previsto nel '94 essendo irrilevante ogni prova di aver effettivamente subìto l'alluvione, o di avere percepito il risarcimento da altra fonte; se, salvo verifica della coerenza con la verità della relazione Palma della commissione di indagine prodotta, appaia illegittimamente corrisposta la somma di lire 43.564.422.784; se ritenga di intervenire per il recupero delle somme; in particolare, se ritenga legittima la dazione alla Fasti, sempre data per vera la relazione della commissione di indagine. 4-01693;
il Governo a risposta scritta pubblicata lunedì 19 gennaio 2009 ha fatto presente quanto segue. Le determinazioni della regione Piemonte, annullate con la sentenza del Tar Piemonte n. 178 del 10 febbraio 2003, recano un contenuto meramente riproduttivo del provvedimento dell'Agenzia di protezione civile del 15 marzo 2001 secondo il quale, come soggetti bi-alluvionati, di cui all'articolo 4-bis del decreto-legge n. 279 del 2000, si intendono soltanto coloro che, in occasione della precedente alluvione del 1994, hanno già percepito il contributo a suo tempo previsto. Tale provvedimento dell'Agenzia, impugnato dalle parti ricorrenti in via subordinata, è stato fatto salvo dalla citata pronuncia del Tar Piemonte il quale, con riferimento al gravame del predetto provvedimento, ha dichiarato il ricorso inammissibile per mancanza di specifici motivi di impugnazione. In relazione alla descritta successione di vicende normative e giurisprudenziali ne consegue che, dall'entrata in vigore dell'articolo 4-bis, commi 4 e 5, del decreto-legge n. 279 del 2000, convertito dalla legge n. 365 del 2000, non si ravvisa alcuna soluzione di continuità in ordine all'applicabilità del suddetto concetto di «bi-alluvionato». In altri termini il criterio della già avvenuta fruizione del contributo, previsto per l'alluvione del 1994, deve ritenersi, sin dall'inizio, l'unico criterio valido ai fini della fruibilità del contributo per i soggetti nuovamente danneggiati dall'alluvione del 2000;
le affermazioni rese in merito dall'organo di protezione civile, infatti, rivestivano natura strettamente interpretativa

della norma statale, non recando perciò alcuna regola innovativa in materia. Tali asserzioni, poi, sono state condivise dal Consiglio di Stato con pronuncia del 17 ottobre 2006;
rispetto a quanto sopra affermato, in ordine alla perdurante e uniforme applicazione della nozione di bi-alluvionato, fanno eccezione le particolari, concrete fattispecie realizzatesi nelle more del giudizio di appello ed ormai esauritesi. Ad esempio il caso in cui, come si legge nella pronuncia del giudice di seconde cure, la regione ha stipulato transazioni con le parti private, dirette a definire le controversie in atto;
ciò premesso, si evidenzia che quanto statuito a livello giurisprudenziale, essendo ormai la controversia definita con sentenza passata in giudicato, non può essere disconosciuto. Ciò, ovviamente, con riguardo alle fattispecie, di cui ai commi 4 e 5 del citato articolo 4-bis, relative ai soggetti che nel 2000 risultano nuovamente danneggiati dopo la precedente alluvione del 1994. Si rammenta, inoltre, che il contenuto del citato articolo 4-bis è ben più ampio e reca anche la disciplina per i soggetti che per la prima volta sono stati danneggiati dalle calamità dell'anno 2000. Per quanto riguarda la richiesta valutazione della correttezza della corresponsione della somma di lire 43.564.422.784, il Dipartimento della protezione civile, non possedendo i necessari elementi, si rimette alle risultanze della commissione d'indagine istituita dalla regione Piemonte per acquisire elementi istruttori relativi ai casi che allo stato non apparivano corretti. In relazione alla presunta illegittima dazione alla «Fasti» si fa presente che, essendo stato tale contributo erogato dalla regione, non è risultato possibile al Dipartimento della protezione civile venirne a conoscenza. Qualora la somma dovesse ritenersi indebitamente erogata, occorrerebbe attendere gli esiti dell'indagine promossa dalla suddetta commissione;
quindi appare evidente che non spetta alcunché a chi non ha usufruito delle provvidenze statali nel '94;
il direttore competente, in un procedimento penale, in riferimento alla Fasti, ha riconosciuto di aver erogato i contributi, ammontanti a ben oltre 1 milione di euro, derogando di propria iniziativa, alla più volte citata circolare, senza procedere in epoca successiva al recupero delle somme -:
se il Governo intenda verificare, come appare dal contenuto della risposta al sopra citato atto di sindacato ispettivo, le posizioni emerse nella relazione della commissione di indagine ma in modo autonomo rispetto alla Regione Piemonte;
se risulti che siano stati recuperati tutti i fondi concernenti i casi segnalati nella relazione Palma non essendo stato condiviso l'iter del diverso accertamento attuato dalla direzione ed ancora, in particolare, se sia stata recuperata la somma erogata a Fasti, a giudizio degli interpellanti contra legem, ed in caso contrario, perché non sia stato fatto e quali provvedimenti siano stati presi e nei confronti di chi non ha provveduto ad effettuare gli atti del proprio ufficio a livello amministrativo;
se, in relazione alla vicenda, qualora si accerti la sussistenza di omissioni rilevanti, il Ministro della giustizia non intenda acquisire elementi, tramite l'avvio di un'apposita inchiesta amministrativa.
(2-00368)
«Cota, Barani, Lehner, Fava, Grimoldi, Laura Molteni».

Interrogazione a risposta in Commissione:

SCILIPOTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
qualsiasi cittadino straniero non facente parte delle Nazioni della Comunità Europea che intende esercitare attività lavorativa autonoma, per conto proprio, è tenuto al rispetto di apposita procedura atta ad ottenere e/o a rinnovare il permesso di soggiorno;
la procedura in oggetto prevede la presentazione agli Organi preposti di una precisa serie di documenti, utili a dimostrare il possesso in capo al richiedente dei requisiti e/o presupposti utili ed indispensabili ai fini della concessione del permesso di soggiorno;
in provincia di Messina, così come nel resto del territorio della Nazione, la documentazione richiesta per il rinnovo del permesso prevede oltre al modulo di richiesta, diverse foto, fotocopia documento d'identità o altro equipollente, fotocopia permesso di soggiorno, ricevuta di presentazione telematica ed altra documentazione ancora:
a) il certificati di attribuzione Partita IVA;
b) fatture relative all'acquisto merci;
c) copia Registro Corrispettivi;
d) copia licenza rilasciata dal Comune;
e) dichiarazione dei redditi;
per ottenere l'apertura e l'attribuzione di Partita IVA, nonché per ottenere autorizzazione da parte del Comune di residenza in merito all'esercizio del commercio ambulante, le procedure a carico del richiedente sono estremamente semplificate;
è noto il disdicevole meccanismo messo in atto da alcuni lavoratori extracomunitari che, al fine di ottenere un regolare permesso di soggiorno sul territorio dello Stato italiano, effettuano la richiesta formalmente in qualità di lavoratori autonomi dotati di relativa partita IVA, mentre poi, in concreto e nella migliore delle ipotesi, prestano attività lavorativa subordinata e non regolarizzata, perlopiù all'interno di aziende del settore agricolo o di quello edilizio;
va rappresentato come appaia estremamente agevole per tutti coloro che intendessero far credere di ottemperare regolarmente alle prescrizioni normative, ma in realtà non in possesso dei requisiti richiesti, conseguire tale illecito risultato, rappresentando un'artefatta situazione sostanziale ed in particolare: reperire eventuali fatture acquisto merci, entrare in possesso di un registro corrispettivi per annotare fantomatici incassi ed effettuare, infine, una ipotetica dichiarazione dei redditi con tanto di rispetto delle soglie minime reddituali previste all'anno dalla legge;
appare singolare e poco coerente che, proprio in relazione alla complessiva documentazione richiesta per il premesso in esame, manchino le attestazioni e/o le ricevute comprovanti i versamenti IVA, IRPEF ed IRAP che attesterebbero, questa volta in maniera inequivocabile, la regolarità delle dichiarazioni, il rientro nei parametri normativi previsti, la regolarità delle procedure e, non ultimo, il rispetto della normativa erariale -:
se e quali iniziative il Governo ed i Ministri interrogati intendano intraprendere per garantire la regolarità del flusso migratorio, in considerazione della normativa in atto applicata;
quali misure verranno introdotte per evitare che attestazioni irregolari comportino un eventuale danno erariale derivato

dal mancato introito delle somme che si sarebbero, comunque, dovute versare, in considerazione delle dichiarazioni reddituali prodotte.
(5-01346)

Interrogazione a risposta scritta:

DI BIAGIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
a seguito di un contenzioso civile il Prof. Florindo Staniscia, quale erede di Di Iulio Evelina, è stato condannato a pagare spese processuali con Sentenza della Corte di Appello di Roma per euro 6.739,67;
contro tale sentenza ha promosso ricorso avanti alla Suprema Corte di Cassazione;
nelle more del giudizio di legittimità la parte attrice ha incardinato un pignoramento sull'immobile di proprietà della Di Iulio;
la Suprema Corte di Cassazione ha cassato la sentenza della Corte di Appello, per cui il Prof. Staniscia caducato il titolo esecutivo ha proposto rituale opposizione nell'ambito del giudizio di esecuzione, ex articolo 615 del codice di procedura civile per ottenere la declaratoria di nullità della procedura;
la dott.ssa Cavaliere, quale giudice dell'esecuzione, ha voluto definire il giudizio qualificando erroneamente la domanda del Prof. Staniscia come ricorso ex articolo 617 del codice di procedura civile e quindi dichiarando inammissibile il ricorso e condannando lo stesso al pagamento di euro 8.826,74, malgrado la ineccepibile carenza del titolo esecutivo l'obbligo di estinguere la procedura ex tunc;
il ricorrente ha disposto nuovo ricorso ex articolo 615 del codice di procedura civile, nonché un autonomo atto di citazione avente lo stesso identico oggetto oltre alla domanda accessoria per il risarcimento dei danni avverso la parte esecutante per ingiustificata protrazione del pignoramento;
malgrado la caducazione del titolo e l'identico contenuto dei giudizi la Dott.ssa Cavaliere ha rifiutato di riunire i procedimenti trattandoli come cause distinte, rigettando l'opposizione con ulteriore pagamento a carico del Prof. Staniscia di spese di lite per altre euro 10.615,22 e emettendo ulteriore sentenza per il procedimento autonomo con condanna alle spese di euro 6.506,79;
la parte istante ha formulato istanza di ricusazione con atto di citazione ex lege n. 117 del 1988 avverso l'operato del Giudice, ma il Presidente del Tribunale ha rigettato tale istanza condannando il ricorrente al pagamento della sanzione prevista dal codice per le richieste ritenute ingiustificate;
il Governo ha reiteratamente manifestato la sua ferma intenzione di intervenire per risolvere l'annosa «questione di giustizia», ispirandosi anche a rigorosi criteri di meritocrazia;
non si comprendono le ragioni per le quali un Giudice dell'esecuzione abbia ignorato, in tre distinti giudizi, la sentenza della Corte di Cassazione che aveva posto nel nulla un titolo esecutivo, consentendo quindi la prosecuzione di una procedura esecutiva, fino a condannare l'opponente a pagare a titolo di spese euro 26.000,00, violando il principio assodato dalla giurisprudenza secondo la quale la caducazione, in sede di legittimità di una pronuncia nel merito del giudizio di appello si estende comunque alla statuizione sulle spese processuali -:
se ritenga opportuno disporre una ispezione ministeriale per valutare la procedura adottata dalla dott.ssa Cavaliere e l'esistenza di eventuali irregolarità, anche con riferimento al mancato rispetto dell'obbligo di astensione;
quali siano stati i risultati del procedimento che si presume aperto nei confronti della dott.ssa Cavaliere a seguito della ricezione dell'atto di citazione ex lege n. 117 del 1988 da parte del Presidente del Consiglio dei ministri.
(4-02878)

AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

III Commissione:

MARAN, CORSINI, COLOMBO, NARDUCCI, PORTA, FEDI, TEMPESTINI e BARBI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
a seguito del mandato di arresto emesso lo scorso 4 marzo dalla Corte Penale Internazionale nei confronti del Presidente del Sudan Omar Hassan al Bashir in relazione alla sua indiretta responsabilità per gli assassini, le torture, gli stupri e le violenze sui civili, commessi nella regione del Darfur, il governo del Sudan ha deciso l'espulsione di tredici organizzazioni non governative internazionali attive in quest'area e la chiusura immediata di 3 organizzazioni non governative locali, cui sono stati bloccati i conti bancari e confiscati i beni;
in un comunicato congiunto emesso il 6 marzo da sei agenzie delle Nazioni Unite (UNICEF, UNHCR/ACNUR, UNJLC, WFP/PAM, WHO/OMS e OCHA), queste hanno dichiarato che le decisioni assunte del Governo di Karthoum avranno un impatto devastante sui cittadini del Darfur, mentre l'OCHA ha stimato che come ulteriore conseguenza di questa decisione 1,1 milioni di persone resteranno senza cibo, 1,5 senza assistenza sanitaria e un milione senza acqua;
le dichiarazioni pubbliche del presidente Bashir e di altri esponenti del governo fanno inoltre temere che simili provvedimenti potrebbero riguardare un numero ancora maggiore di organizzazioni non governative internazionali e di associazioni sudanesi, estendendosi anche agli attivisti per i diritti umani;
i recenti avvenimenti rischiano di aggravare ancora una volta la già drammatica condizione degli sfollati del Darfur, che si vedranno privati di servizi essenziali per la sopravvivenza, e della stessa società civile sudanese, coraggiosamente impegnata in un momento cruciale della storia del paese nell'avvio di un processo di democratizzazione e nel rispetto dei diritti garantiti dalla Costituzione e dalle convenzioni internazionali vigenti -:
quali iniziative urgenti il Governo intenda adottare, anche in sede Onu e dell'Unione europea, per sostenere con tutti i mezzi necessari il processo di pace e democratizzazione del paese in corso, nonché per assicurare l'operatività in loco delle organizzazioni non governative italiane, internazionali e locali finora impegnate nelle operazioni umanitarie e nel sostegno allo sviluppo, con quali conseguenze sul piano delle relazioni diplomatiche a seguito della condanna emessa dalla Corte Penale Internazionale.
(5-01350)

PICCHI e DI BIAGIO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'Esecutivo ha accolto con disponibilità l'ordine del giorno n. 9/02031-A/4, presentato dagli interroganti e orientato alla valorizzazione della categoria degli impiegati a contratto della rete MAE e al sostegno delle nostre Comunità italiane all'estero che risentono dei riflessi negativi dalle disposizioni del bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2009;
il Ministero degli Affari esteri ha tracciato un percorso di razionalizzazione della rete diplomatico consolare in tre fasi, orientato alla contrazione della spesa da parte dell'Amministrazione e ad una ridistribuzione progressiva del personale e delle risorse di bilancio;
le disposizioni della legge finanziaria del 2007 hanno contribuito alla ristrutturazione della rete del MAE incidendo sulle dinamiche di accorpamento e di riorganizzazione delle sedi consolari in alcuni Paesi, segnatamente nel territorio europeo;

dalle comunicazioni emerse negli ultimi incontri tra i referenti del MAE e quelli del personale impiegato presso le sedi della rete diplomatico-consolare, è stata resa nota la volontà e la necessità di provvedere alla chiusura di determinate sedi consolari, e per quanto riguarda il territorio europeo, quelle di Saarbrucken, Hannover e Norimberga in Germania;
le sedi consolari di Saarbrucken, Hannover e Norimberga rappresentano un riferimento indiscusso dei nostri connazionali residenti sul territorio tedesco, la cui chiusura potrebbe arrecare una panoplia di criticità e di problematiche per le stesse comunità sul territorio, andando ad infierire sia sulle dinamiche di integrazione della collettività italiana all'estero sia su quelle di crescita e di sviluppo della capacità economica e produttiva del nostro Paese nelle regioni interessate;
il consolato di Saarbrucken è il riferimento per circa 22.015 italiani, che costituiscono il gruppo più numeroso tra le collettività straniere residenti nella regione. La regione detiene un primato negli scambi con l'Italia: la bilancia import-export 2003-2008 mostra un'importante circolazione di merci e capitali e in questo quadro l'Italia occupa il 4o posto tra i 78 Paesi che esportano merci in questo Land ed il 3o posto tra i Paesi acquirenti;
il consolato di Hannover serve un bacino di utenza di circa 22.150 nostri connazionali. La città di Hannover è punto di snodo delle assi nord-sud e est-ovest, al centro del Land Niedersachsen, della Germania e della stessa Europa. Rappresenta una realtà dal notevole peso politico ed economico in Germania, ove si svolgono le principali manifestazioni fieristiche internazionali in Germania con una presenza massiccia di espositori e di imprenditori italiani;
la città di Norimberga, rappresenta una delle più popolose realtà urbane dell'intera Germania, e in essa la comunità italiana è pullulante ed attiva. Al gennaio 2009 i residenti italiani ammontano a circa 27.291 iscritti, un dato in significativa crescita rispetto ai parametri del 2006 e che registra un incremento della presenza italiana sul territorio. Il Consolato di Norimberga riveste un ruolo strategico nelle relazioni italo-tedesche, segnatamente sul versante economico e commerciale, tenendo conto che nella regione sono presenti 10 filiali di ditte italiane con sede principale in Italia. Nel complesso ci sono circa 800 realtà italiane se si considerano anche il settore gastronomico, del design e della moda;
presso le sedi consolari di Saarbrucken, Hannover e Norimberga, sono operativi circa 30 impiegati a contratto con un'anzianità lavorativa compresa tra i 15 ed i 25 anni, che si configurerebbero tra le prime vittime di un'eventuale chiusura delle suddette sedi, poiché non sono state chiarite, né tantomeno accennate le modalità di gestione e di organizzazione di queste risorse all'interno della rete diplomatica italiana sul breve-medio periodo -:
quali azioni intenda intraprendere al fine di individuare iniziative alternative a quelle della chiusura delle strutture consolari, necessari riferimenti per le nostre collettività in loco, onde evitare complesse quanto inopportune conseguenze sull'operato e sulla capacità produttiva ed economica della nostra comunità sul territorio tedesco e sullo status e sulle condizioni lavorative dei 30 impiegati a contratto operanti in quelle sedi.
(5-01351)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARIANI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il lago di Massaciuccoli è un lago di origine costiera formatosi in seguito alla deposizione di un cordone litoraneo sabbioso

che col tempo ha isolato in modo parziale o totale, lagune e stagni. Il lago di Massaciuccoli e il padule rappresentano il residuo di quel complesso di aree umide e per la loro importanza sono inseriti nell'elenco di reperimento delle zone umide di importanza internazionale, soprattutto come habitat degli uccelli acquatici e tra le zone speciali di conservazione di habitat naturali e seminaturali della flora e della fauna di importanza comunitaria;
rappresenta un'importante area umida vasta circa 2000 ettari a 4 chilometri dal mare, posta in quel comprensorio di bonifica a cavallo tra le province di Lucca e Pisa;
questo enorme patrimonio naturalistico insieme alle numerose specie animali e vegetali sta degradando per i problemi derivanti dall'immissione di nitrati nelle sue acque;
il Piano Regionale di Azione Ambientale (PRAA) della Toscana ha individuato, dal 2003, il Lago di Massaciuccoli ed il suo comprensorio come una «zona di criticità ambientale» e come «zona vulnerabile ai nitrati», creando un coordinamento tra tutti gli enti pubblici interessati dagli interventi necessari per il suo risanamento;
in seguito all'analisi della grave situazione ambientale del lago, condivisa da tutti gli enti pubblici interessati, sono state individuate le principali cause di tale degrado consistenti in: scarichi fognari non depurati, immissione di sostanze nutrienti provenienti dalle attività agricole, accumulo di nutrienti nei sedimenti del fondo, pericolo di salinizzazione, subsidenza e deficit nel bilancio idrico;
sono stati messi individuate alcune linee di intervento necessarie, la strategia di risanamento e gli interventi necessari per eliminare il contributo di inquinanti provenienti dagli scarichi civili non depurati;
i citati interventi sono stati tutti progettati finanziati e appaltati, buona parte degli interventi inerenti il sistema di fognature e depurazione è stata realizzata, mentre la parte degli interventi ancora in corso di realizzazione si concluderà entro il 2010. Lo sforzo condotto e i risultati ottenuti consentono di affermare che una prima fondamentale tappa per il risanamento del Lago di Massaciuccoli è stata percorsa con successo;
il monitoraggio ambientale attualmente mostra che, nonostante la riduzione degli scarichi civili immessi nel corpo idrico, è necessario un intervento più incisivo per far cessare l'apporto di sostanze nutrienti connesse alle attività agricole svolte nel comprensorio interessato, tenendo conto delle specificità della zona umida del Massaciuccoli che ricade nel Parco Regionale ed è stata individuata come Sito di Interesse Comunitario (SIC) per la tutela degli habitat naturali minacciati;
si rende quindi urgente e necessario un salto di qualità nell'intervento di risanamento, anche dal punto di vista finanziario, che richiede la rimozione dei nutrienti accumulati nei sedimenti, un cambiamento maggiormente significativo nello svolgimento delle attività agricole nel comprensorio del Massaciuccoli affinché cessi l'immissione di sostanze nutrienti, e l'attuazione degli interventi (già previsti dal Piano del Parco) di recupero ad ambiente umido-lacustre di alcune zone che non è più funzionale mantenere ad attività agricola, per i fenomeni di subsidenza;
la definizione delle attività agricole compatibili con il risanamento del lago deve avvenire tramite un processo di concertazione con gli agricoltori in modo che possano essere protagonisti di un processo di riconversione e riqualificazione negli usi del territorio agricolo del comprensorio, all'insegna della qualità ambientale e delle produzioni agricole locali;
a tal fine potranno essere utilizzate le specifiche misure previste dalle norme europee per compensare gli agricoltori dei costi e della perdita di reddito derivanti dalla attuazione della Direttiva «Nitrati»;
il recupero di nuove zone umide può costituire un incremento del patrimonio di

biodiversità da tutelare nelle zone ricadenti nel Parco Regionale;
contemporaneamente alla sospensione di immissioni di sostanze inquinanti che alimentano lo stato eutrofico del lago è necessario che si affronti concretamente il risanamento del Massaciuccoli che non può prescindere dalla rimozione o neutralizzazione delle sostanze nutrienti che si sono accumulate nei sedimenti del fondo del lago;
la strategia di risanamento del Lago di Massaciuccoli nel suo complesso potrà consentire di valutare al meglio gli interventi necessari per ristabilire un bilancio idrico compatibile con il recupero ambientale e la tutela dei suoi valori naturalistici, a partire dal progetto di opera di adduzione di acque dal Serchio che è attualmente in fase di valutazione ambientale;
tale opera di adduzione di acque dal Serchio attraverso il cosiddetto «tubone», finanziata dal precedente Governo, può portare benefici all'interno di una strategia complessiva di recupero del Lago;
il ruolo della Regione Toscana quale garante di un adeguato livello di attenzione nell'attuazione della strategia di risanamento della zona di criticità ambientale del Lago di Massaciuccoli è e rimane fondamentale soprattutto riguardo alla gestione attiva del protocollo di intesa tra gli enti interessati e alle misure necessarie al rispetto delle scadenze previste dalle direttive europee per il definitivo risanamento dei corpi idrici, nel rispetto degli obiettivi minimi di qualità ambientale previsti;
è altrettanto indispensabile che il Governo garantisca il proprio sostegno alla strategia di risanamento del Lago di Massaciuccoli, promossa dalla Regione Toscana con il sostegno degli enti locali interessati -:
se e quali iniziative intenda assumere il Ministro per tutelare il Lago di Massaciuccoli ed il suo comprensorio;
se intenda confermare i finanziamenti relativi all'opera di adduzione di acque dal Serchio disposti dal governo Prodi;
se e quante risorse intenda assicurare per dare attuazione all'insieme delle misure individuate, in particolare per sostenere gli interventi di rimozione del potenziale inquinante costituito dalle sostanze nutrienti accumulate nei sedimenti del fondo del lago, per contribuire all'attuazione degli interventi di recupero ad ambiente umido-lacustre di alcune zone che per i fenomeni di subsidenza non è più funzionale mantenere ad attività agricola e per completare gli studi per la verifica del bilancio idrico del lago.
(5-01355)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:

SCARPETTI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
con decreto del Ministero per i beni e le attività culturali del 19 giugno 2007 con il quale si approvava la programmazione triennale 2007-2009 degli interventi da realizzarsi con le risorse derivanti dagli utili del gioco del lotto, si prevedeva il finanziamento per il restauro ed il consolidamento della Basilica della Madonna dell'umiltà di Pistoia per un importo di 1.391.810 euro (408.190 nell'anno 2007, 461.180 nell'anno 2008, 522.440 nell'anno 2009);
il 5 marzo 2008 tra la Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della Toscana, la Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio delle province di Firenze, Prato e Pistoia, la Curia Vescovile di Pistoia e la Fondazione della Cassa di risparmio di Pistoia e Pescia è stato stipulato un Protocollo d'intesa sulla base del quale la Fondazione si è

impegnata per 1.400.000 euro e la Curia per 500.000 euro per un importo complessivo di 1.900.000 euro aggiuntivi rispetto al finanziamento del Ministero;
la Soprintendenza di Firenze, nell'ambito dei propri compiti istituzionali, ha assunto il ruolo di stazione appaltante, espletando nel dicembre del 2007 le procedure per l'aggiudicazione dei lavori di restauro in base ad uno specifico progetto di intervento come risulta dalla perizia di spesa n. 3951 del 27 novembre 2007 e che i lavori sono avviati nel maggio 2008;
in data 25 settembre 2008 con decreto del Ministero beni e attività culturali viene rimodulato il decreto ministeriale 19 giugno 2007 e si porta il finanziamento di restauro della Basilica della Madonna dell'Umiltà di Pistoia a euro 590.312,20 (408.190 anno 2007, 0 euro nel 2008, 182.122,20 nel 2009) riducendolo così di ben 801.497,80 euro rispetto a quanto inizialmente previsto;
con Circolare n. 7834 del 10 ottobre 2008 viene ulteriormente rimodulato il decreto ministeriale del 19 giugno 2007 portando finanziamento a 953.249,75 euro complessivi con una riduzione da quanto inizialmente previsto di 438.560,25 euro -:
se il Ministro intenda rivalutare la riduzione dello stanziamento e riportarlo all'importo originariamente previsto con decreto ministeriale del 19 giugno 2007 al fine di portare a completamento l'intervento in considerazione del valore straordinario del recupero del patrimonio storico ed architettonico rappresentato dall'intervento in questione e del fatto che ormai sulla base degli impegni iniziali è stato stipulato un Protocollo che vede impegnati la Curia Vescovile di Pistoia e la Fondazione della Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e che la Soprintendenza di Firenze ha già affidato la realizzazione dei lavori di restauro.
(4-02877)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:

FUGATTI, BITONCI, GIDONI e LANZARIN. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1, comma 1, lettera a), del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2006, n. 286, stabiliva la presentazione esclusivamente in forma telematica, tra l'altro, dei dati relativi alla contabilità degli operatori, qualificati come depositari autorizzati, operatori professionali, rappresentanti fiscali ed esercenti depositi commerciali, concernenti l'attività svolta nei settori degli oli minerali, dell'alcole e delle bevande alcoliche e degli oli lubrificanti e bitumi di petrolio;
si sono succedute varie determinazioni direttoriali dell'Agenzia delle Dogane, che hanno fissato tempi e modalità per l'attuazione del già citato articolo 1, comma 1, lettera a), del decreto-legge n. 262 del 2006; in particolare, la determinazione n. 12695 del 28 gennaio 2009, ha differito i termini suddetti al 1o maggio 2009;
gli adempimenti a cui sono obbligati tutti gli operatori graveranno in misura maggiore sugli artigiani produttori di grappe e liquori, i quali non sono in grado di farvi fronte internamente e devono affidarsi ad aziende informatiche esterne, con investimenti iniziali stimati superiori ai 4.000 euro;
l'Agenzia delle Dogane potrebbe, per favorire i piccoli operatori, già penalizzati dalla pesante crisi economica, predisporre un software gratuito per la trasmissione dei dati in forma telematica -:
se il Ministro, vista la complessità e l'onerosità economica degli adempimenti previsti dall'articolo 1, comma 1, lettera a), del decreto-legge n. 262 del 2006 e dalle determinazioni di attuazione, ritenga di

differire ulteriormente il termine di entrata in vigore, attualmente previsto per il 1o maggio 2009, della trasmissione telematica dei dati contabili e di mettere a disposizione degli operatori un software gratuito predisposto dall'Agenzia delle Dogane.
(5-01349)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

ZAZZERA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
migliaia di piccoli risparmiatori della ex compagnia di bandiera, gravemente danneggiati alla gestione della vicenda Alitalia, nutrivano grandi speranze negli esiti dell'assemblea degli azionisti ed obbligazionisti prevista per il 20 aprile 2009;
al primo punto dell'ordine del giorno dell'assemblea vi era lo stato di avanzamento della procedura di amministrazione straordinaria di Alitalia e valutazioni sulla possibilità di recupero del credito vantato nei confronti dell'emittente, al secondo punto invece, le iniziative in sede giudiziaria volte a tutelare i diritti degli obbligazionisti rispetto al mancato recupero del credito vantato nei confronti di Alitalia;
il 28 agosto 2008 il Presidente del Consiglio avrebbe dichiarato «che non saranno abbandonati i piccoli risparmiatori che in Alitalia hanno creduto investendo in titoli azionari ed obbligazionari»;
il Ministro Tremonti al Sole 24 ore del 27 agosto 2008 avrebbe inoltre affermato che «il risparmio è un bene pubblico che deve essere tutelato ed i piccoli risparmiatori saranno tutelati»;
nonostante le rassicuranti parole del Governo ai piccoli risparmiatori, il Ministero dell'Economia non si è presentato all'appuntamento del 22 aprile 2009, tanto atteso da azionisti ed obbligazionisti;
il dicastero è titolare del 62,54 per cento dell'emissione degli «Alitalia bond» per una cifra pari a circa 470 milioni su un totale di 715 milioni;
a causa dell'assenza del maggior azionista, l'assemblea non ha potuto raggiungere il quorum del 20 per cento, andando deserta;
azionisti ed obbligazionisti saranno ora costretti ad avviare un contenzioso al fine di recuperare i risparmi perduti;
all'interrogante già risulta un primo atto di citazione in giudizio civile del Presidente Berlusconi da parte di alcuni azionisti di minoranza;
a tale atto si potrebbe aggiungere la citazione in giudizio del Ministro dell'Economia da parte degli obbligazionisti che avrebbero certamente preferito il rimborso dei bond all'85 per cento - come prospettato da Air France - anziché del 30 per cento lordo come invece previsto nella legge di conversione al decreto incentivi -:
quali siano state le ragioni dell'assenza del Ministero dell'Economia in occasione dell'assemblea degli azionisti ed obbligazionisti Alitalia del giorno 20 aprile 2009;
quali misure il Ministro interrogato intenda adottare al fine di consentire un accettabile ristoro delle perdite subite da obbligazionisti ed azionisti gravemente danneggiati dalla crisi della compagnia Alitalia.
(5-01345)

MOFFA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la Corte di Giustizia europea ha sancito che l'Italia, avendo rinnovato 329 concessioni per l'esercizio delle scommesse ippiche senza previa gara d'appalto, ha

violato il principio generale di trasparenza, nonché l'obbligo di garantire un adeguato livello di pubblicità;
la Repubblica italiana, a seguito di tale sentenza, ha previsto per legge che, entro il 31 marzo 2009, avrebbe revocato le concessioni attuando una nuova procedura selettiva da parte dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato che ad oggi non si è ancora conclusa;
i concessionari sono stati costretti a rivolgersi ai giudici amministrativi denunciando violazioni ai principi comunitari di proporzionalità oltre che del legittimo affidamento ed hanno ottenuto la sospensione dei provvedimenti di revoca delle concessioni;
alcuni concessionari hanno presentato nei giorni scorsi una petizione al Parlamento europeo ed alla Commissione europea chiedendo una moratoria per l'esecuzione della sentenza;
al riguardo è stata immediatamente presentata una interrogazione scritta alla Commissione europea da parte dell'onorevole Moscardini, parlamentare europeo gruppo PDL - Europa delle Nazioni;
nel rispetto della sentenza C-260/04 della Corte di Giustizia deve essere salvaguardato il ruolo dei concessionari regolarmente autorizzati a garanzia della trasparenza e dei controlli pubblici nell'esercizio delle attività di scommessa -:
quali iniziative i Ministri interrogati intendano promuovere e quali istanze proporre nei confronti delle Istituzioni comunitarie competenti al fine di ottenere il rinvio della esecuzione della citata sentenza della Corte di Giustizia europea per il tempo necessario a garantire la continuità del servizio di raccolta delle scommesse onde evitare ingiusti danni agli operatori titolari di regolare concessione, riconoscendo, nel rispetto della sentenza della Corte di Giustizia CE, il loro insostituibile ruolo a garanzia della trasparenza e dei controlli pubblici nell'esercizio delle attività di scommesse.
(5-01347)

Interrogazione a risposta scritta:

EVANGELISTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
da un articolo apparso sul quotidiano la Nazione del 6 aprile 2009, in cronaca di Massa, risulta che: «Il Palazzo degli ex uffici finanziari di via Europa potrebbe diventare nel giro di qualche anno il palazzo degli uffici comunali (...) Sono le novità che emergono da più fonti, sia pure ufficiose, all'interno dell'amministrazione comunale. Maggior concretezza hanno le notizie relative all'edificio di via Europa, in abbandono da alcuni anni: l'amministrazione, dopo ripetuti incontri, è vicina ad un accordo con l'Agenzia del demanio per l'acquisto dell'immobile di proprietà statale. Il passo successivo saranno, inevitabilmente, la demolizione dell'edificio e la sua ricostruzione. L'obbiettivo è ricavarvi un parcheggio interrato, sfruttando anche la superficie del limitrofo parcheggio a raso, e quattro piani di uffici pubblici dove concentrare i settori per i quali oggi l'ente è costretto a ricorrere a locali in affitto (come quelli appena traslocati da Palazzo Brancadoro all'ex Palazzo Enel di via Cavour, per un canone di 250 mila euro l'anno). Top secret la cifra sulla quale Comune e demanio starebbero trattando. Da metà degli anni '90 il palazzo era stato al centro di polemiche con allarmi sul rischio di crolli, proteste dei dipendenti, sopralluoghi tecnici, interrogazioni parlamentari, interventi del prefetto e denunce alla Procura. Fu proprio il sindaco Pucci, il 28 marzo 2000, a firmare l'ordinanza di evacuazione sulla base di un rapporto dei vigili del fuoco del 25 novembre 1999 da cui risultava un "pericolo incendio" e di "cedimenti strutturali". L'ordinanza fu prorogata più volte, in attesa che venisse trovata una sistemazione alternativa agli uffici finanziari, e alla fine il palazzo venne chiuso. Il Provveditorato alle Opere pubbliche aveva ipotizzato un intervento di ristrutturazione e consolidamento ma non se ne è fatto nulla: l'unica soluzione

è abbattere la struttura e ricostruirla ex novo. L'interesse del Comune per il palazzo di via Europa è noto da mesi, poiché l'acquisto e il recupero erano stati inseriti nel Piuss, dal quale sono poi spariti perché non ammissibili a finanziamento. Tramontata l'ipotesi Piuss, l'amministrazione ha comunque portato avanti le trattative con il demanio, valutando la possibilità di far fronte all'intervento con risorse proprie o con fondi ottenuti dismettendo immobili comunali non strategici. Quest'ultima idea sarebbe già qualcosa più di una ipotesi: l'amministrazione sta valutando la possibilità di "fare cassa" mettendo in vendita il complesso immobiliare delle Ghiare, costruito oltre vent'anni fa su terreni agricoli espropriati, ma da tempo giudicato sotto utilizzato e eccessivamente oneroso per la pubblica amministrazione. Chi mai potrebbe comprarsi la struttura? Qualcuno interessato a ricavarci un centro commerciale, sarebbe la risposta. Un supermercato o qualcosa di simile. Quasi che la città ne sentisse la mancanza...» -:
se i ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti evidenziati nel citato articolo e quali siano i loro intendimenti, nell'ambito delle rispettive competenze.
(4-02879)

...

GIUSTIZIA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
il 31 marzo 2009 è iniziata un'inchiesta amministrativa disposta dal Ministro della giustizia Angelino Alfano ai sensi dell'articolo 12 della legge n. 1311 del 1962 presso gli uffici giudiziari della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bari e del Giudice delle indagini preliminari presso il Tribunale di Bari, condotta dal vice capo dell'ispettorato dottor Gianfranco Mantelli ed avente ad oggetto i procedimenti 1033/01 e 5392/05/21 rgnr della Procura della Repubblica di Bari, in cui è coinvolto il ministro Raffaele Fitto;
il primo procedimento, rgnr 10388/01, assegnato ai magistrati del P.M. Lorenzo Nicastro, Roberto Rossi e Renato Nitti della menzionata Procura (coordinati dal Procuratore aggiunto dottor Marco Dinapoli) è in fase di udienza preliminare;
l'indagato Raffaele Fitto è perfettamente a conoscenza di tutti gli atti del fascicolo fin dalla data del 3 maggio 2007 giorno della notifica dell'avviso di conclusione delle indagini preliminari e da quella data non risulta siano intervenuti fatti procedimentali nuovi tali da giustificare eventuali poteri di inchiesta;
tuttavia già in epoca precedente al 3 maggio 2007 sostanzialmente tutti gli atti erano già nella disponibilità della difesa sin dalla adozione della ordinanza applicativa di misura cautelare personale;
la richiesta di rinvio a giudizio è del 20 dicembre 2007;
l'inchiesta amministrativa è giunta in singolare e precisa coincidenza con l'udienza fissata dal Gup per il 30 marzo 2009 e rinviata per astensione dei difensori, proclamata dall'Unione delle Camere Penali;
con riferimento al procedimento 10388/01, il ministro Raffaele Fitto è coinvolto in relazione a fatti commessi allorquando era Presidente della Giunta Regionale della Puglia e per i quali è stato richiesto il rinvio a giudizio per associazione a delinquere, illecito finanziamento ai partiti, falso ideologico, concorso in corruzione e peculato. L'iscrizione nel registro degli indagati del Ministro risale al 1o febbraio 2005, e successivamente più volte oggetto di proroga del termine per le indagini preliminari;
a seguito della iscrizione nel registro degli indagati è stata eseguita attività di

intercettazione telefonica dal febbraio al maggio 2005 e successivamente nel mese di gennaio 2006;
successivamente all'elezione di Raffaele Fitto alla Camera dei deputati sono stati adottati a suo carico:
a) ordinanza applicativa degli arresti domiciliari in data 19 giugno 2006 non eseguita per diniego di autorizzazione a procedere da parte della Camera e successivamente revocata dal Gip per sopravvenuto affievolimento delle esigenze cautelari, senza che l'imputato proponesse istanza di riesame sulla misura;
b) sequestro preventivo del prezzo del reato di corruzione, reso in data 19 giugno 2006 per l'importo di 500.000,00 euro richiesto al Gip in data 13 giugno 2006 confermato dalla Corte di Cassazione anche con riguardo alla base indiziaria;
nell'ambito del medesimo procedimento il sequestro preventivo per equivalente del profitto del reato di corruzione reso in data 19 giugno 2006 nei confronti di Antonio Angelucci è stato anch'esso confermato dalla Suprema Corte di Cassazione nel presupposto indiziario, diversamente rimodulato in relazione alla quantificazione del profitto;
all'indomani delle esecuzioni delle misure cautelari menzionate l'Ufficio della Procura Barese è stato attaccato su diversi quotidiani da parlamentari di centrodestra così da indurre il Procuratore capo a richiedere l'intervento a tutela del CSM;
contestualmente in sede di discussione sulla richiesta autorizzazione a procedere in data 19 luglio 2006 l'onorevole Fitto lamentava di essere stato intercettato e sottoposto ad indagini per oltre cinque anni, evidenziando presunte scorrettezze ed abusi subite dai magistrati del P.M;
in data 6 dicembre 2006 il CSM con voto unanime di laici e togati deliberava:
a) quanto alle doglianze di Fitto «nel caso di specie l'autorità giudiziaria ha scrupolosamente rispettato i dettami costituzionali che stanno a protezione della libertà della funzione parlamentare rispetto all'attività giudiziaria»;
b) quanto alla richiesta di intervento a tutela avanzata dal Procuratore della Repubblica di Bari «si rinvengono nelle frasi riportate sulla stampa accuse di parzialità e di strumentalità dell'azione giudiziaria rispetto a supposti scopi politici, che sono generiche, non ancorate a fatti o comportamenti specifici e, quindi, non solo non sono dimostrate, ma appaiono del tutto ingiustificate. È doveroso da parte del Consiglio Superiore della Magistratura darne atto, al fine di rassicurare il Parlamento sul corretto svolgersi dell'azione giudiziaria in relazione alle prerogative parlamentari e, più in generale, all'attività politica, e nel contempo restituire ai magistrati che operano la necessaria serenità nel loro lavoro quotidiano»;
nonostante ciò in data 1o luglio 2008 l'onorevole Fitto, nel frattempo divenuto Ministro, rilasciava al periodico «Tempi» la seguente dichiarazione: «Io con la Procura di Bari ho una battaglia in corso, che per quanto mi riguarda andrà fino alle estreme conseguenze»;
a carico del Ministro è prevista per il prossimo mese di maggio la prima udienza dibattimentale per il procedimento nrgr 5392/05, a seguito della celebrazione dell'udienza preliminare dinnanzi al GUP del Tribunale di Bari dottor Marco Guida che ha disposto il rinvio a giudizio di tutti gli imputati che non avevano formulato richiesta di riti alternativi;
già a seguito di tale rinvio a giudizio il Ministro rilasciava dichiarazioni alla stampa gravemente offensive nei confronti del giudice a causa di un mero errore materiale in ordine al giudice del dibattimento (monocratico o collegiale), peraltro prontamente corretto. Nella medesima occasione il Ministro attaccava sia l'Ufficio della Procura che del Gip teorizzando l'esistenza di presunti complotti posti in essere a suo danno;

tuttavia in questo procedimento nonostante le accuse mediatiche del Ministro, egli è stato iscritto nel registro degli indagati in data 5 giugno 2007 e già in data 31 ottobre 2007 veniva richiesto il rinvio a giudizio poi disposto in data 31 ottobre 2007 per i reati di cui agli articoli 81, 110 c.p. 228 RD 267/42, 353 c.p., per concorso in interesse privato nella procedura di amministrazione straordinaria della CEDIS srl e connessa turbativa d'asta a favore di un imprenditore;
il ministro Fitto ha presentato inoltre esposti presso la Procura generale, la Suprema Corte di Cassazione ed il Ministero della Giustizia nei confronti dei sostituti titolari dell'inchiesta e del Procuratore aggiunto;
all'indomani dell'ispezione avviata dal ministro Alfano in grave e singolare coincidenza con l'udienza preliminare relativa al primo procedimento a seguito dell'indignazione dichiarata da gran parte dei parlamentari del centro sinistra ed all'invito al ministro Fitto a difendersi nel processo piuttosto che dal processo, il Ministro scriveva una lettera alla Gazzetta del Mezzogiorno pubblicata il 4 aprile 2009 assumendo che la richiesta di ispezione era provocata dalla circostanza che vi erano rapporti di amicizia tra i magistrati della Procura ed alcuni politici e parlamentari del PD che erano o erano stati anch'essi magistrati;
la tempistica dell'inchiesta, relativa a un procedimento per il quale è in corso l'udienza preliminare ed ad un altro per il quale è già stato disposto il rinvio a giudizio, per gli interpellanti può costituire un'interferenza nell'attività giurisdizionale, interferenza munita di un'oggettiva forza di intimidazione nei confronti dei pubblici ministeri e soprattutto dei giudici che si occupano delle vicende giudiziarie che vedono come imputato il ministro Raffaele Fitto -:
se sia vero che il 31 marzo 2009, sia iniziata una inchiesta amministrativa, disposta ai sensi dell'articolo 12 della legge n. 1311 del 1962, presso gli Uffici della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bari;
se sia vero che l'inchiesta ha per oggetto due procedimenti nei quali è imputato il ministro Raffaele Fitto per i reati di associazione a delinquere, finanziamento illecito ai politici, falso ideologico, concorso in corruzione, peculato, concorso in interesse privato in una procedura di amministrazione straordinaria e turbativa d'asta;
se sia vero che i due procedimenti in discorso siano rispettivamente in fase di udienza preliminare e in fase di atti preliminari al dibattimento;
se risulti che nell'ambito dei procedimenti in discorso sia stato adottato un provvedimento di sequestro preventivo del prezzo del reato di corruzione addebitato al ministro Raffaele Fitto per l'importo di 500.000 euro e che tale provvedimento sia confermato dalla Suprema Corte, di cassazione anche con riguardo alla base indiziaria;
se il Ministro interrogato abbia valutato la tempistica dell'inchiesta amministrativa, anche alla luce delle dichiarazioni del ministro Raffaele Fitto al fine di evitare interferenze nell'attività giurisdizionale;
se non reputi che l'inchiesta sia oggettivamente idonea ad offuscare l'immagine di imparzialità del suo Ministero e a suggerire alla pubblica opinione l'idea che l'iniziativa ispettiva sia dettata da sollecitazioni di un membro del Governo e ispirata da ragioni diverse da quelle istituzionali.
(2-00369)
«Capano, Soro, Bellanova, Quartiani, Vico, Concia, Rossomando».

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata:

MARIANI, SORO, SERENI, BRESSA, QUARTIANI, GIACHETTI, BOCCI, BRAGA, BRATTI, ESPOSITO, GINOBLE, IANNUZZI, MARANTELLI, MARGIOTTA, MARTELLA, MASTROMAURO, MORASSUT, MOTTA, REALACCI e VIOLA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
come riferito dagli organi di stampa, il Governo, su proposta del Ministro interrogato, starebbe per affidare il compito di commissario straordinario per il completamento dei lavori della variante di valico Firenze-Bologna all'attuale responsabile dell'ispettorato Anas per le concessioni autostradali;
il tema della separazione delle funzioni di vigilanza da quelle di gestione, nelle attività relative alla costruzione ed esercizio delle infrastrutture autostradali, da tempo è auspicato da più parti, al fine di rendere credibili, trasparenti ed efficienti i rispettivi ruoli in un settore dove, anche a causa di un'oggettiva limitatezza delle condizioni concorrenziali, non sono mancati e non mancano pratiche e modelli organizzativi che hanno comportato utili esorbitanti e lievitazioni tariffarie;
nel caso specifico, nella persona del dirigente Anas indicato, si somma un'ulteriore condizione di conflitto di interesse in ragione del suo contestuale ruolo di presidente di Cal spa (Concessioni autostradali lombarde), società che è titolare della realizzazione delle molteplici opere autostradali nella regione Lombardia, dalla Brebemi, alla Pedemontana, alla tangenziale est di Milano;
sin da suoi primi provvedimenti, il Governo ha adottato misure contraddittorie e discutibili in materia di gestioni autostradali, che si sono rivelate come del tutto sbilanciate a favore delle società concessionarie, tanto che nella sua segnalazione al Parlamento e al Governo, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato segnalò, nel mese di luglio 2008, la necessità di un profondo ripensamento al fine di «evitare che vengano eliminati del tutto gli spazi, già esigui, lasciati alla concorrenza per il mercato, almeno per le tratte non ancora realizzate e per l'ampliamento della rete autostradale», constatando come «ancora una volta la costruzione e la gestione di nuove tratte autostradali viene sottratta al confronto concorrenziale derivante da un eventuale e alternativo ricorso a procedure ad evidenza pubblica. Una serie di interventi posti a carico del concessionario, consistenti in nuove opere e tratte autostradali e, più in generale, nel potenziamento della rete, saranno, infatti, oggetto di regolamentazione economica sulla base della stessa convenzione unica», laddove, invece, risulterebbe «necessario mantenere un sistema tariffario che incentivi la minimizzazione dei costi e il trasferimento degli incrementi di efficienza sui consumatori finali». Nonostante l'ampiezza e la rilevanza di tali rilievi, il Governo non ha ritenuto di doverli accogliere;
un giudizio molto netto, solo in parte recepito con le successive modifiche introdotte dall'articolo 3 del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, ma che appare nuovamente disatteso con la scelta di perpetrare una situazione di sovrapposizione di competenze, ruoli e responsabilità nelle medesime figure dirigenti e strutture -:
quali siano i criteri con i quali si sia proceduto alla proposta di conferimento dell'incarico di commissario straordinario per la variante di valico Firenze-Bologna, stante quella che agli interroganti una palese condizione di sovrapposizione dei ruoli di vigilanza ed esecuzione, e, comunque, quali siano in generale i criteri in termini di competenza tecnica ed economico-finanziaria per la scelta dei cosiddetti «commissari sblocca-cantieri».
(3-00502)

DI PIETRO, MONAI, DONADI, EVANGELISTI, BORGHESI e MISITI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'integrazione europea e l'allargamento ad Est apre scenari nuovi, particolarmente favorevoli per i trasportatori;
l'autotrasporto è comparto importante dell'economia nazionale e in alcune zone d'Italia il settore è molto sviluppato;
l'allargamento dell'Unione europea alla Slovenia e ai Paesi dell'Est ha determinato la libertà del cabotaggio, ovvero della possibilità di eseguire trasporti interni all'Italia, da una città all'altra, e tale regime è stato regolamentato in misura restrittiva in Austria o in Francia, mentre in Italia è stato consentito per sei mesi all'anno, con una concorrenza sperequata degli operatori nazionali rispetto alle ditte di autotrasporto della Slovenia, alle quali si stanno per aggiungere quelle degli altri Stati di nuovo ingresso;
i controlli del rispetto della normativa non sono sufficienti e le sanzioni applicate non risultano efficaci e non comportano effetti deterrenti, come invece succede nella vicina Austria;
devono ancora essere messe a disposizione delle imprese di autotrasporto la maggior parte delle risorse concordate attraverso la definizione del decreto di notifica all'Unione europea, cosi come devono ancora essere liquidate quelle relative alle domande per l'acquisto dei veicoli euro 5;
gli autotrasportatori chiedono modifiche «alla norma sul meccanismo gasolio» e di individuare l'autorità per i controlli, riattivare il confronto all'interno della consulta per dare operatività all'osservatorio sui costi dell'autotrasporto e rinnovare, dopo dieci anni, l'albo degli autotrasportatori -:
se sia a conoscenza dei fatti sopra esposti, che causano seri danni al comparto degli autotrasportatori, più esposto alla concorrenza sperequata per ragioni fiscali e per il minor costo del lavoro e dei carburanti dei Paesi dell'Est europeo, e quali iniziative concrete intenda adottare per porvi rimedio.
(3-00503)

COMMERCIO, LO MONTE, BELCASTRO, IANNACCONE, MILO, LATTERI, LOMBARDO e SARDELLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
i passeggeri siciliani che utilizzano i vettori da e per la Sicilia della nuova compagnia Alitalia-Airone (Cai) sono costretti a vivere negli aeroporti italiani una vera e propria odissea, lamentando gravi disagi e disservizi per ritardi, anche di 12 o 24 ore, o per cancellazioni di volo spesso ingiustificate;
non si comprende, peraltro, come mai la Cai, a dispetto degli slot di cui ha la titolarità, garantisca un numero di voli notevolmente inferiore alle effettive esigenze di trasporto da e per la Sicilia;
il decreto-legge 28 agosto 2008, n. 134, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 ottobre 2008, n. 166, cosiddetta «salva Alitalia», non consente all'Autorità garante della concorrenza e del mercato di intervenire in merito all'abuso di posizione dominante di Cai sulle principali rotte italiane;
da molti mesi oramai si assiste all'interminabile dibattito circa le sorti degli aeroporti di Malpensa e di Fiumicino, senza che nessuno abbia mai sollevato il problema dei collegamenti aerei con il Mezzogiorno;
se si analizza il quadro dei collegamenti aerei Sud-Sud e Nord-Nord, che registrano un bacino di traffico di circa 25 milioni di passeggeri, si evince che nel Mezzogiorno sono presenti solo 3 collegamenti Sud-Sud (Palermo-Napoli, Catania-Napoli e Trapani-Bari), contro 7 collegamenti Nord-Nord. Mancano, inoltre, collegamenti tra le città meridionali e le città della sponda sud del Mediterraneo, ove

solo la rotta Palermo-Tunisi (con 6 voli settimanali) è servita da collegamenti aerei ordinari -:
se, alla luce dei fatti esposti, non ritenga necessario intervenire per verificare quali sono le cause che comportano, oramai da tempo, i cronici ritardi, per segnalare eventualmente le gravi violazioni agli organismi di controllo preposti e se non ritenga necessario che gli slot non utilizzati o male utilizzati dalla Cai, dimostratasi sin troppo distratta verso le esigenze della Sicilia, del suo turismo e della sua economia, vengano assegnati ad altri vettori aerei, anche al fine di garantire piena concorrenza nel mercato.
(3-00504)

Interrogazione a risposta in Commissione:

CONTENTO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
sull'intero territorio nazionale si susseguono notizie di ricorsi di massa, costituzione di comitati spontanei e financo inchieste della magistratura volte ad accertare la regolarità dei così detti Vistared, ovvero gli impianti di rilevazione delle infrazioni stradali installati in prossimità di incroci semaforici;
tralasciando i casi più gravi già oggetto di indagini da parte delle forze dell'ordine per presunte irregolarità dolose, i sistemi di accertamento in parola continuano a far discutere, non foss'altro che per la mancanza di uniformità nei criteri di funzionamento degli stessi;
risulta, infatti, che non tutti questi impianti siano tarati secondo una direttiva comune per quanto concerne la tempistica di attivazione dell'autoscatto, tanto che in alcuni casi l'obiettivo elettronico entrerebbe in funzione addirittura già con il giallo anziché con la luce rossa;
la situazione di cui sopra, oltre a creare un evidente malessere tra la popolazione, sembra imporre un carico di lavoro non indifferente alle Prefetture e agli Uffici dei Giudici di Pace;
rimane, poi, aperto il problema di quegli automobilisti che, pur a fronte di un annullamento dei verbali di contestazione, si vedono gravati degli oneri di giudizio con provvedimenti di compensazione delle spese;
anche al fine l'evitare che il continuo incremento di tali dispositivi venga interpretato come un facile strumento per appianare buchi di bilancio, appare necessario un intervento dei Ministeri interrogati volto a stabilire dei criteri di massima circa il funzionamento dei Vistared e la tipologia di intersezioni stradali nei quali si possano utilizzare gli stessi (in tal senso, il servizio dovrebbe essere attivato solo laddove la pregressa sinistrosità renda plausibile un'effettiva opera di prevenzione -:
se siano in grado di quantificare il numero di ricorsi presentati nel corso dell'anno precedente e in questi primi mesi del 2009 sull'intero territorio nazionale contro sanzioni amministrative al codice della strada accertate dai sistemi di rilevazione di cui in narrativa;
se non ritengano che, alla luce delle continue proteste e persino di alcune inchieste da parte della magistratura, non sia necessario un intervento del Governo volto a stabilire i criteri di funzionamento ma anche di scelta dei luoghi in cui poter installare gli stessi impianti;
se non ritengano che un abuso numerico dei Vistared in funzione possa comportare effetti collaterali inaccettabili, quali un incremento dei ricorsi avanti le prefetture e i Giudici di Pace italiani.
(5-01348)

INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata:

COTA, LUCIANO DUSSIN, DAL LAGO, REGUZZONI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BRIGANDÌ, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOGLIATO, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIBELLI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, LUSSANA, MACCANTI, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MONTAGNOLI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SALVINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
le lodevoli iniziative del Governo volte a prolungare il periodo di possibile permanenza degli immigrati clandestini nei centri di identificazione ed espulsione sono state avversate con ogni mezzo in Parlamento dall'opposizione di centrosinistra;
da ultimo la norma contenuta nel decreto-legge 23 febbraio 2009, n. 11, recante misure urgenti in materia di sicurezza pubblica e di contrasto alla violenza sessuale, nonché in tema di atti persecutori (Atto Camera n. 2232), è venuta meno, in sede di conversione, per effetto dell'approvazione di un emendamento a prima firma dell'onorevole Franceschini;
in conseguenza di questa decisione è stato, di fatto, ostacolato il tentativo del Governo di allineare il nostro Paese alle previsioni della normativa europea in questa materia e, in particolare, a quanto previsto dalla direttiva 2008/115/CE, che consentirebbe, in presenza di determinate condizioni, il trattenimento dei clandestini nei centri di identificazione ed espulsione per un periodo che può arrivare sino a diciotto mesi;
sul piano pratico risulta che l'approvazione dell'emendamento dell'onorevole Franceschini ha avuto l'effetto di rimettere in libertà oltre mille clandestini, per i quali non era più possibile protrarre il trattenimento in conseguenza della soppressione della citata norma voluta dal Governo;
si è così consumato, secondo gli interroganti, una sorta di mascherato indulto, che avrà l'effetto di lasciare a piede libero sul nostro territorio un consistente numero di clandestini, molti dei quali neppure identificati, con prevedibili impatti negativi sul piano della sicurezza -:
quali iniziative il Governo intenda assumere affinché si interrompano questi rilasci di clandestini e si possa invece procedere al prolungamento della loro permanenza nei centri di identificazione ed espulsione e, quindi, al loro rimpatrio.
(3-00500)

VIETTI, TASSONE, MANTINI, MANNINO, VOLONTÈ, COMPAGNON, CICCANTI, NARO, OCCHIUTO e GALLETTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il sistema di soccorso tecnico urgente del Paese, a garanzia della sicurezza dei cittadini, è affidato al Corpo nazionale vigili del fuoco, che, tuttavia, versa attualmente in uno stato di profondo disagio operativo;
la situazione dei comandi provinciali evidenzia, infatti, una cronica mancanza di uomini e mezzi, tale da pregiudicare l'efficacia e l'efficienza nello svolgimento dei compiti loro assegnati;
per tamponare la continua emergenza, dovuta ad un organico sottodimensionato, i comandi provinciali, distribuiti su tutto il territorio, devono ricorrere quotidianamente ai volontari e ai cosiddetti «vigili del fuoco discontinui»;

la situazione, oramai drammatica in tutto il Paese, risulta essere ancor più aggravata nelle regioni del Nord e del Centro, con gravissime ripercussioni sulla qualità del servizio espletato;
in particolare, desta preoccupazione la situazione di Torino, che solo tre anni fa ospitò, con successo, le olimpiadi invernali, il cui comando provinciale si presenta in grave sofferenza, riuscendo a fronteggiare le emergenze solo grazie all'apporto dei volontari (basti pensare che in tutta la provincia, rispetto ai 1400 volontari, ci sono poco più di 700 effettivi);
la nuova centrale operativa del comando dei vigili del fuoco è pronta, ma risulta mancante di tutta la parte tecnologica (centralini, radio, server ed altro). Ma è, soprattutto, la mancanza di personale effettivo a farsi sentire, cui devono aggiungersi le difficoltà che sta incontrando la componente volontaria, a causa del blocco della convenzione per le visite mediche, che, di fatto, impedisce l'accesso di nuovi iscritti. Il tutto è aggravato da stipendi ridotti all'osso e da una disparità di trattamento rispetto al personale delle forze di polizia -:
se non ritenga di intervenire in tempi rapidi per garantire le risorse umane ed economiche necessarie per salvaguardare un livello qualitativo adeguato del servizio dei vigili del fuoco in generale e del comando provinciale di Torino in particolare e per rinnovare la convenzione per le visite mediche, che impedisce l'accesso all'iscrizione di nuovi volontari.
(3-00501)

Interrogazione a risposta in Commissione:

OLIVERIO e LAGANÀ FORTUGNO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
i territori di Isola Capo Rizzuto, Agrigento, e Lecce, nelle rispettive regioni costiere meridionali, rappresentano, a causa dell'intensità e frequenza degli sbarchi dei clandestini, uno dei principali punti di approdo di un rilevante numero di richiedenti asilo politico;
da qualche anno i flussi risultano sempre più ricorrenti e costanti, soprattutto nei periodi estivi, e nell'ultimo periodo si sta assistendo nei territori interessati alla nascita di nuove problematiche che hanno assunto, in un periodo di tempo estremamente breve, il carattere di vera e propria emergenza;
da una inchiesta di Fortress Europe dello scorso agosto il CPA di Sant'Anna è stato individuato come il più grande d'Europa, con una disponibilità pari a 1698 posti, tra container, tende, e gli appartamenti in muratura del CARA, il centro accoglienza richiedenti asilo;
nel campo attualmente si registra la presenza di 61 nazionalità diverse, con prevalenza irachena (13,83 per cento), marocchina (11,40 per cento), afgana (11,29 per cento) e nigeriana (11,02 per cento). Gli uomini sono il 91,5 per cento, le donne l'8,5 per cento. Le lingue più parlate sono l'arabo, il francese e l'inglese. Gli ospiti che hanno formalizzato la richiesta di asilo politico sono l'81,8 per cento, quelli che hanno ottenuto il permesso di soggiorno sono il 60,8 per cento, mentre quelli che non lo hanno ottenuto il 21 per cento;
questo progressivo «allargamento delle contaminazioni culturali», dovuto al sovrannumero e alla coesistenza forzata di persone appartenenti a 61 nazionalità diverse ha dato inevitabilmente luogo a fenomeni di razzismo, ghettizzazione e violenza, anche suffragati dal comportamento di alcuni immigrati presenti sul territorio. Il verificarsi di furti, gesti vandalici, atti osceni in luogo pubblico e prostituzione hanno preoccupato, e non poco, i residenti;
gli stessi immigrati ospiti del Centro di Sant'Anna hanno più volte promosso

manifestazioni, con l'occupazione della strada statale 106, arteria non illuminata e particolarmente pericolosa che viene quotidianamente percorsa ed attraversata dagli stessi, causando incidenti stradali specialmente di notte con conseguenze di una certa gravità;
alla luce delle precedenti considerazioni, la permanenza dei richiedenti asilo non può più essere gestita come un fenomeno da riferirsi esclusivamente a ciò che avviene all'interno del campo di accoglienza, bensì come un elemento che va considerato anche per le sue implicazioni nel territorio circostante e nel contesto di riferimento;
la mancata conoscenza delle regole, delle leggi e dei costumi del territorio circostante all'interno del campo - ossia lo strumento più importante al fine di realizzare un necessario processo integrativo - rappresenta ad oggi uno dei principali elementi di criticità: mancano infatti percorsi formativi, informativi e divulgativi, rivolti tanto alla popolazione locale, quanto agli stessi immigrati presenti nel campo, corsi dedicati per mediatori culturali, nonché la promozione di occasioni di incontro e di elaborazioni comuni per superare le difficoltà connesse ad una convivenza che sempre più assume caratteristiche multietniche;
un decreto firmato il 23 febbraio 2009 dal Ministero dell'interno ha disposto inoltre che «parte dell'area demaniale sita nell'ex distaccamento dell'Aeronautica Militare Sant'Anna di Isola Capo Rizzuto, in provincia di Crotone, finora usata come centro di prima accoglienza e per chi richiede asilo, sia individuata come Centro di identificazione ed espulsione»;
tale ultima previsione rischia ulteriormente di aggravare le già precarie condizioni all'interno del campo, facendo coesistere persone che necessitano di bisogni e interventi assai diversificati, e collocando nello stesso luogo immigrati in attesa di identificazione ed espulsione insieme a donne, minori e richiedenti asilo -:
se non ritenga necessario stanziare adeguate risorse per la ristrutturazione del Centro relativamente agli interventi urgenti per rispondere alle esigenze più immediate connesse alla presenza di una così massiccia popolazione di immigrati, e dotare la Prefettura e la Questura di Crotone - che già svolgono un eccezionale ed apprezzato lavoro - di un adeguato organico di personale, di strumenti e di risorse;
se non ritenga che la situazione del CPA richieda un intervento straordinario all'esterno, prevalentemente di tipo infrastrutturale, relativamente all'illuminazione ed alla messa in sicurezza della strada statale 106 che costeggia il Campo, con percorsi carrabili e pedonali, semafori e rallentatori di traffico nei punti di attraversamento pedonale e con la creazione di eventuali sovrapassaggi della strada suddetta - tra le più pericolose del nostro Paese - nonché se non ritenga necessaria l'installazione di telecamere e di bagni chimici e la creazione di aree di sosta attrezzate con una segnaletica disponibile in più lingue;
se non ritenga, infine, necessario realizzare in tempi brevi un efficace progetto di cointegrazione, affidato alla responsabilità del Comune di Isola Capo Rizzuto, che preveda percorsi formativi, informativi e divulgativi, rivolti tanto alla popolazione locale, quanto agli stessi immigrati presenti nel campo, nonché specifici corsi per mediatori culturali, al fine di valorizzare le differenti culture dei popoli quale risorsa essenziale per il superamento dell'emergenza, il determinarsi di una pacifica convivenza e l'avviarsi di una crescita culturale, economica e sociale nel territorio interessato.
(5-01344)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:

MARSILIO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nel decreto interministeriale del 17 aprile 2003, e nel successivo del 15 aprile 2005 che ha apportato modificazioni ed integrazioni al precedente, sono individuati i criteri, i requisiti e le procedure di accreditamento dei corsi di studio a distanza delle Università statali e delle istituzioni universitarie abilitate a rilasciare titoli accademici;
la Libera Università manageriale Europea (Lumes) - Università telematica - da diversi anni svolge un'attività di formazione con particolare attenzione alle relazioni internazionali tra strutture accademiche e non, privilegiando i contatti con quelle dei paesi del Sud Mediterraneo attraverso progetti di formazione a distanza;
con riferimento all'istanza volta ad ottenere l'autorizzazione all'istituzione della università Lumes, la Direzione Generale per l'Università del Ministero (Ufficio VI), con lettera del 21 giugno 2006 (Prot. 3070), comunicava che la procedura per l'accreditamento delle Università telematiche - compreso l'esame delle istanze già presentate ma non ancora definite - era stata sospesa fino all'adozione di un decreto ministeriale con il quale sarebbero state dettate nuove disposizioni in relazione alla istituzione di Università non statali legalmente riconosciute, autorizzate a rilasciare titoli aventi valore legale, ivi comprese le università telematiche;
a distanza di quasi tre anni risulta che il suddetto decreto non sia stato ancora emanato -:
se corrisponda al vero che le procedure per l'accreditamento delle Università telematiche - compreso l'esame delle istanze già presentate ai sensi della normativa vigente - siano ad oggi ancora sospese;
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno intervenire da un punto di vista normativo emanando nuove disposizioni in materia;
se non ritenga opportuno attivarsi al fine di rimuovere gli ostacoli burocratici che impediscono l'accreditamento delle Università telematiche, da tempo in attesa di essere riconosciute e di svolgere ufficialmente la propria fondamentale attività formativa.
(4-02876)

...

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:

OLIVERIO, ZUCCHI, BRANDOLINI, MARCO CARRA, FIORIO, DAL MORO, AGOSTINI, CENNI, CUOMO, LUSETTI, MARROCU, MARIO PEPE (PD), SANI, SERVODIO e TRAPPOLINO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nelle ultime settimane un'infezione da febbre suina ha colpito il Messico causando la morte di oltre 140 persone;
l'Organizzazione mondiale della sanità pur non raccomandando restrizioni di spostamenti, ha alzato il livello di allerta dalla fase tre alla fase cinque su un totale di sei;
l'infezione sembra si stia diffondendo anche in altre parti del mondo, negli USA, in Canada e in Spagna, dove un giovane di Almensa, rientrato dal Messico pochi giorni fa, sembra sia risultato positivo ai test effettuati dalle strutture sanitarie preposte alla verifica di casi di contagio da influenza suina;

si stanno moltiplicando le segnalazioni provenienti da tutto il vecchio continente riguardo alle possibili vittime di questo contagio;
anche se il nostro Paese è al momento estraneo al contagio, anche grazie all'efficienza del nostro sistema sanitario, la situazione sta velocemente assumendo proporzioni mediatiche che destano allarme e preoccupazione nella popolazione;
il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali ha attivato un numero di pubblica utilità per rispondere ai quesiti dei cittadini e lo stesso Ministero ha riunito in seduta permanente una task force di esperti che monitorano l'evolversi della situazione in collegamento con gli organismi europei e internazionali;
la UE prevede tre tipi di misure di prevenzione per affrontare i possibili rischi di epidemia da influenza suina: la prima misura riguarda il rafforzamento delle azioni di prevenzione degli aeroporti, in particolare nei confronti dei passeggeri provenienti dalle aree a rischio; la seconda misura riguarda una campagna d'informazione rivolta ai passeggeri europei; la terza misura prevede uno stretto coordinamento tra gli Stati membri per l'eventuale trasferimento di vaccini e medicinali ai partner che dovessero averne bisogno, secondo il principio della solidarietà normalmente seguito in caso di emergenza sanitaria;
pur non essendoci rischi derivanti dal consumo di carne di maiale allevato in Italia, il comparto zootecnico è in allarme temendo ricadute negative sul settore suinicolo che vale il 17 per cento del PIL della zootecnia italiana;
come affermato dalla nota diramata dal Ministero del lavoro, della salute, delle politiche sociali, al momento «non si è ravvisata la necessità di assumere iniziative relative a controlli alle frontiere» -:
se non ritenga di adottare senza indugi le misure sperimentate con successo nel caso dell'influenza aviaria a partire dall'obbligo di indicare la provenienza sull'etichetta delle carne di maiale, che comprenda anche gli insaccati, così come è stato già fatto per quella di pollo e per quella bovina, dopo le relative emergenze e ciò al fine dì una sollecita e completa informazione ai cittadini sulla carne suina immessa in commercio in Italia, fermo restando che la diffusione del virus non è legata al consumo alimentare del prodotto, ma al contatto diretto o alla trasmissione per via aerea;
quali iniziative, miranti a rafforzare i controlli sanitari alle frontiere terrestri oltre che nei porti e negli aeroporti, siano state finora adottate, anche in accordo con i Ministeri interessati dalle possibili conseguenze che tale contagio potrebbe provocare;
se non ritenga urgente predisporre una campagna d'informazione corretta e preventiva che non ingeneri allarmismi ma che informi i cittadini e i consumatori sulla sicurezza delle carni italiane al fine di evitare che il comparto suinicolo italiano subisca ricadute negative.
(3-00499)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:

ANTONINO FOTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in data 18 novembre 2008 è stata presentata una interrogazione a risposta immediata in Commissione (5-00623 a firma Caparini, Polledri e Fedriga) nella quale si chiedeva, tra l'altro: «Se sia nell'intenzioni del Ministro adottare opportune iniziative per la revisione dell'articolo 71 del decreto legislativo n. 81 del 2008, al fine di prevedere, nei termini dell'articolo 13 del suddetto decreto legislativo, che le verifiche e la riqualificazione periodica delle attrezzature di lavoro possano essere affidate a soggetti privati riconosciuti, fermo restando l'esercizio di controllo da parte di ISPESL e delle ASL»;

nella risposta fornita dal Ministero interrogato, si affermava tra l'altro: «Sono in corso di elaborazione, nel rispetto dei princìpi e criteri direttivi fissati dall'articolo 1, comma 6 della legge n. 123 del 2007 le disposizioni integrative e correttive del decreto legislativo n. 81 del 2008. In quell'ambito verrà valutata, dal gruppo tecnico, allo scopo costituito, anche la rivisitazione delle disposizioni concernenti l'uso delle attrezzature di lavoro (Titolo III) la questione delle verifiche periodiche delle attrezzature a pressione... Omissis»;
sembrerebbe, tuttavia, da una lettura della bozza di provvedimento presentata per l'esame del Consiglio dei ministri, che le previsioni di disposizioni integrative e correttive, contenute nel Titolo III ed allegato VII-bis, vadano nel senso di inasprire alcune procedure relative a verifiche periodiche;
a quanto sopra citato, si aggiungono la segnalazione al Parlamento e al Governo, ai sensi dell'articolo 21 della legge n. 287 del 1990, dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (rif. AS 275) del 12 febbraio 2004 concernente il decreto del Presidente della Repubblica 22 ottobre 2001, n. 462, recante il Regolamento di semplificazione del procedimento per la denuncia di installazioni e dispositivi di protezione contro le scariche atmosferiche, di dispositivi di messa a terra di impianti elettrici e di impianti elettrici pericolosi, in Boll. 7/2004, con la quale si evidenzia:
a) «una situazione distorsiva della concorrenza e del corretto funzionamento del mercato» quando l'espletamento di verifiche periodiche, che costituisce prestazione d'opera professionale, è attività privatistica posta in concorrenza con attività istituzionale delle ASL;
b) «una situazione di incompatibilità» quando si consente lo svolgimento delle attività di verifica alle stesse autorità (ASL) alle quali nel contempo sono riservate ex lege le funzioni di vigilanza e controllo circa l'ottemperanza all'obbligo di esecuzione delle verifiche stesse;
determinando le due cose, come affermato dalla precitata Autorità «l'affidamento della funzione di controllore ad un soggetto, che può contemporaneamente operare sul mercato in concorrenza con altre imprese, può assumere rilevanza, sotto il profilo concorrenziale, in relazione al pericolo che ciò conferisca allo stesso soggetto un ingiustificato vantaggio» dovuto al fatto che «gli utilizzatori saranno incentivati ad avvalersi del soggetto istituzionalmente preposto all'esercizio di tale funzione, anziché rivolgersi alle imprese concorrenti, nella ragionevole aspettativa di precostituirsi un rapporto privilegiato con il controllore». Continua la stessa Autorità «Peraltro, la previsione di un siffatto duplice ruolo in capo ad un soggetto appare limitare l'efficacia stessa dell'attività di controllo e certificazione, potendo le stesse risultare condizionate da un potenziale conflitto d'interessi e di conseguenza essere svolte non in rispetto del fondamentale requisito dell'imparzialità»;
dello stesso tenore appaiono sia la segnalazione dell'11 aprile 2002 AS 235 Normative regionali istitutive delle Agenzie regionali per la protezione dell'ambiente, in Boll. 16/2002 sia quella inviata al Ministro per lo sviluppo economico, Ministro del lavoro e previdenza sociale e Ministro della sanità del 27 settembre 2006 AS 362, Norme per la messa in servizio ed utilizzazione delle attrezzature a pressione e degli insiemi di cui all'articolo 19 del decreto legislativo n. 93 del 2000, in Boll. 38/2006-:
se sia nelle intenzioni del Ministro adottare opportune iniziative per una reale revisione dell'articolo 71 del decreto legislativo n. 81 del 2008 al fine di rivedere le previsioni delle disposizioni integrative e correttive contenute nella bozza di provvedimento in esame al Consiglio dei ministri, con particolare riferimento alle funzioni e competenze delle ASL e dell'ISPESL, anche sulla base delle segnalazioni dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato sopra riportate, in particolare la AS 275.
(5-01352)

DELFINO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
è necessario affrontare i problemi che la recente crisi finanziaria sta generando in modo pesante sull'economia reale, nelle imprese, nell'artigianato, nel commercio con gravi e negative conseguenze nei livelli occupazionali;
è noto che questa grave crisi ha colpito anche il sistema industriale e delle piccole e medie imprese della provincia di Cuneo così come confermato dai dati della Camera di Commercio della Provincia di Cuneo e dai dati della cassa integrazione ordinaria e straordinaria dell'INPS dai quali risulta che la situazione dell'industria e dell'artigianato peggiora di giorno in giorno creando gravi difficoltà occupazionali;
la situazione dello stabilimento saviglianese della Sekurit Saint Gobain, azienda multinazionale francese produttrice di vetri per auto, sta precipitando e la chiusura dello stabilimento di Savigliano - che comporta la perdita di oltre 350 addetti (226 dipendenti più l'indotto) - è stata confermata dalla direzione della Sekurit Saint Gobain il 22 aprile 2009 in un comunicato alle Segreterie Nazionali dei sindacati di categoria. La direzione del Gruppo ha altresì ribadito l'intenzione di procedere ad una drastica riduzione del personale nello stabilimento Euroveder di Cervasca, con il taglio di 143 posti su 240 dipendenti;
davanti a questa drammatica e inaccettabile situazione che determinerebbe un fortissimo disagio sociale ed economico per una vasta area del territorio provinciale cuneese le organizzazione sindacali hanno intensificato le iniziative di lotta e di mobilitazione per ribadire il loro pieno impegno alla difesa delle predette unità produttive e per sollecitare l'urgente intervento delle istituzioni e del Governo nazionale ad una iniziativa che blocchi la decisione della multinazionale francese e metta in campo una serie di confronti per arrivare alla salvaguardia degli stabilimenti in premessa nonché alla tutela dei livelli occupazionali -:
quali siano gli interventi già effettuati dal Governo su questa grave e delicata situazione e quali tavoli di concertazione siano stati insediati per scongiurare il pericolo di un drastico ridimensionamento produttivo del Gruppo Saint Gobain dei due stabilimenti in oggetto e per definire un piano di interventi concreti per la salvaguardia dei livelli occupazionali e per una forte tutela degli interessi del nostro Paese rispetto alle presenze che la multinazionale Saint Gobain ha in altri paesi.
(5-01353)

DAMIANO, GATTI, FONTANELLI, BELLANOVA, BERRETTA, BOBBA, BOCCUZZI, CODURELLI, GNECCHI, LETTA, MADIA, MATTESINI, MIGLIOLI, MOSCA, RAMPI, SANTAGATA e SCHIRRU. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Saint Gobain è uno dei principali gruppi industriali del mondo ed è presente in 59 paesi, con circa 20 mila dipendenti, e un fatturato che nel 2008 ha raggiunto 43 miliardi di euro;
il 21 aprile, nel corso di un incontro con le organizzazioni sindacali, i vertici del gruppo hanno annunciato un piano di ristrutturazione che riguarda gli stabilimenti presenti nel nostro paese estremamente preoccupante che ridisegna il complessivo impegno dell'azienda;
in particolare il piano prevede:
a) la chiusura dello stabilimento industriale della Saint-Gobain Sekurit di Savigliano (Cuneo), specializzata nella produzione di vetri per auto, che interessa 225 lavoratori diretti e 73 lavoratori dell'indotto;
b) la ristrutturazione dell'attività industriale della Saint-Gobain Euroveder di Cervasca (Cuneo), attiva nella trasformazione

del vetro per elettrodomestici, che interessa 143 lavoratori, su 250 presenti nello stabilimento;
c) la sospensione delle attività del forno Float della SG Glass Italia di Pisa, per diversi mesi - si prevede una sospensione di un anno -, in attesa del rifacimento, alla ripresa della domanda del mercato relativo, dunque senza alcuna certezza sul futuro, e contestuale piano di ristrutturazione che interesserà circa 70 dipendenti;
si tratta di un ridimensionamento pesante del gruppo che interessa circa 438 lavoratori diretti e 70 facenti parte dell'indotto;
per quanto riguarda Pisa, non viene indicata alcuna data di riapertura del forno in questione, con l'eventualità generica, che il forno verrà comunque riaperto, e dunque attivati gli investimenti previsti, solo a fronte di una generica «ripresa del mercato»; solo due anni fa, inoltre, l'azienda si era impegnata, con un preciso accordo con il Comune e le istituzioni pisane, a costruire un nuovo float, con un investimento previsto pari a 100 milioni di euro in 5 anni, ed in cambio aveva ottenuto dal Comune una variante urbanistica per l'area produttiva dismessa già venduta per 25 milioni di euro;
nell'area di Cuneo, l'azienda ha annunciato la chiusura di ben 2 stabilimenti con oltre 400 lavoratori, diretti e indiretti, che rimarranno senza posto di lavoro: una cifra, che sarà difficilmente riassorbita nell'area in questione e destinata ad incidere pesantemente sulla situazione di crisi occupazionale della regione;
il Governo ha convocato presso il Ministero del lavoro, della Salute e della Solidarietà sociale le parti sociali per avviare un tavolo di confronto e di trattative -:
quali interventi intenda adottare per salvaguardare i posti di lavoro a rischio e le prospettive produttive dei siti citati in premessa sia nell'area del cuneese che nell'area pisana a fronte dei recenti allarmanti annunci di ristrutturazione e chiusura da parte del Gruppo Saint Gobain nel nostro Paese.
(5-01354)

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta immediata:

CICCHITTO, BOCCHINO, SCELLI, ARACU, CASTELLANI, DE ANGELIS, DELL'ELCE, PELINO e TOTO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la situazione determinatasi nella provincia dell'Aquila, a seguito del recente tragico terremoto, richiede numerosi e diversificati interventi volti a garantire una rapida ripresa anche del comparto industriale e, in particolare di tutte le piccole e medie imprese e delle attività artigianali, operanti nelle aree colpite dal sisma;
la tragedia del terremoto in Abruzzo non ha solo spezzato vite, ma ha anche causato gravi danni all'economia locale e la perdita di numerosi posti di lavoro, determinata dall'inagibilità di quasi tutte le aziende;
tra gli obiettivi prioritari che il Governo dovrebbe porsi vi è quello di provvedere ad un concreto sostegno alle attività delle imprese locali, così da ripristinare, quanto prima, la piena operatività delle aziende e garantire un aiuto concreto a chi ha subito notevoli danni economici -:
quali urgenti misure il Ministro interrogato intenda assumere per accelerare e sostenere la ripresa dell'attività delle piccole e medie imprese e degli artigiani, che costituiscono il motore dell'economia abruzzese.
(3-00505)

Interrogazione a risposta scritta:

PICCHI, BONCIANI, TOCCAFONDI e MASSIMO PARISI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la società SEVES SpA, con sede a Firenze, leader mondiale nella produzione di mattoni in vetro e di isolatori per il settore dell'energia elettrica, ha richiesto l'intervento della cassa integrazione guadagni ordinaria (quella straordinaria originariamente chiesta è stata respinta dal sindacato) per un periodo di 13 settimane più altre 13 a partire da febbraio 2009 per i lavoratori dello stabilimento di Firenze, motivandola con la congiuntura economica sfavorevole, ma a quel che pare agli interroganti con il fine di smantellare lo stabilimento fiorentino e di spostare la direzione generale della società all'estero;
successivamente, prima ancora di presentare un piano industriale, la società ha comunicato di voler mantenere ferma la produzione per tutto il 2009 favorendo la produzione negli stabilimenti della repubblica Ceca e del Brasile;
la proposta di delocalizzazione in Repubblica Ceca o altrove delle attività produttive svolte a Firenze è difficile in quanto mentre il prodotto di Firenze è di fascia alta e di elevata qualità, quello nella Repubblica Ceca è standardizzato e ad inferiore contenuto tecnologico e qualitativo;
lo stabilimento di Firenze inoltre è lo stabilimento che da sempre ha realizzato i profitti più alti rispetto a quelli esteri, ma agli azionisti finanziari interessa realizzare il patrimonio immobiliare che, anche prima di un suo cambio di destinazione d'uso, ha un valore come industriale molto elevato (tra i 15 e i 20 milioni di euro);
la stessa società in un caso simile di chiusura di uno stabilimento in Germania, si è prodigata non solo per ricollocare i lavoratori ma ha anche incentivato finanziariamente con diversi milioni di euro imprenditori locali per rilevarne le attività, mentre nel caso di Firenze tutto questo non sussiste nonostante che il management autore della crescita dell'azienda abbia formalizzato una manifestazione d'interesse per l'acquisto del ramo d'azienda SEVES che include lo stabilimento di Firenze;
la società è sana e l'attuale proprietà, invece di fare importanti iniezioni di capitali sta cercando di tirare fuori dalla società tutte le risorse finanziarie possibili con un atteggiamento non di sostegno all'impresa ma di sua spoliazione e lo stabilimento di Firenze, se non ci fosse questo disegno di delocalizzazione, che secondo gli interroganti può definirsi scellerato, potrebbe ripartire in tre mesi senza utilizzo di risorse pubbliche e salvaguardando tutto il personale;
la SEVES è importante per il tessuto economico e sociale della città che certo non beneficerà dalla perdita della stabilimento e della direzione generale di Firenze portato avanti dall'attuale proprietà che persegue profitti tramite il ricorso alla CIG per una crisi che non c'è e produce una macelleria sociale a danno dei lavoratori in nome di una speculazione edilizia poco chiara come dimostrano notizie emerse sulla stampa -:
come intenda intervenire per verificare i fatti in premessa;
se non ritenga utile intervenire convocando un tavolo di trattativa tra azienda e sindacati al fine di salvaguardare l'occupazione e il patrimonio di capitale umano e tecnologico presente nello stabilimento di Firenze;
quali ulteriori iniziative sia necessario intraprendere per concludere positivamente la vertenza sullo stabilimento di Firenze ed evitarne la chiusura.
(4-02880)

Apposizione di una firma ad una mozione.

La mozione Cicchitto e altri n. 1-00154, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 aprile 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Della Vedova.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interpellanza urgente Dal Lago n. 2-00351 del 31 marzo 2009;
interpellanza Mariani n. 2-00360 dell'8 aprile 2009;
interrogazione a risposta scritta Antonino Foti n. 4-02864 del 23 aprile 2009.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Mariani n. 4-02798 del 20 aprile 2009 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-01355.

...

ERRATA CORRIGE

Mozione Franceschini e altri n. 1-00148 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 160 del 7 aprile 2009. Alla pagina n. 5565, seconda colonna, dalla riga diciassettesima alla riga diciottesima, deve leggersi: «deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bindi che, con il consenso degli altri sottoscrittori, ne diventa undicesima firmataria» e non «deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bindi.», come stampato.