XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di lunedì 15 giugno 2009

TESTO AGGIORNATO AL 13 LUGLIO 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
il 5 aprile 2009 il Presidente degli Stati Uniti d'America Barack Obama ha tenuto a Praga un discorso che potrebbe rivelarsi di notevole importanza per la necessaria definizione dei futuri rapporti internazionali. Ha dichiarato, infatti, che gli Stati Uniti «adotteranno iniziative concrete» per giungere ad un mondo senza armi nucleari, precisando di «non essere un ingenuo» e di sapere che si tratta di un traguardo difficile. «Ma affermare che le armi nucleari sono inevitabili è come dire che l'uso delle armi nucleari è inevitabile. L'umanità deve tornare ad essere padrona del suo destino». Gli Usa manterranno un arsenale nucleare «sicuro ed efficace», ma ha aggiunto che nel frattempo comincerà a ridurlo. La guerra fredda, ha sottolineato, ha lasciato «una pericolosa eredità di migliaia di armi nucleari»;
secondo Obama, gli Stati Uniti hanno la «responsabilità morale» di dover agire per giungere all'eliminazione delle armi nucleari. Per questo si impegnerà affinché il Senato americano ratifichi il trattato che mette al bando qualsiasi tipo di test nucleare. Inoltre, il Presidente Obama ha annunciato che entro il 2010 gli Stati Uniti organizzeranno un vertice globale proprio sulla sicurezza nucleare;
rispetto alla situazione antecedente al 1989, il cosiddetto mondo dei blocchi, l'attuale realtà, anche rispetto alla proliferazione delle armi nucleari, appare purtroppo molto più complessa da governare. La necessità di un progredire verso un governo multilaterale del mondo contemporaneo complica, infatti, la gestione del processo inevitabile di disarmo nucleare. Negli ultimi anni nuovi Stati hanno intrapreso la corsa agli armamenti nucleari, circostanza che sarebbe stata del tutto impraticabile nel «mondo dei blocchi»: Corea del Nord ed Iran rappresentano due realtà molto differenti tra loro, ma accomunate dalla medesima insofferenza ai richiami internazionali ed all'azione di moral dissuasion, anche particolarmente serrata, che è stata condotta nei loro confronti dalla comunità internazionale. Appare inevitabile focalizzare quali potranno essere nei prossimi anni gli strumenti di intervento nei loro confronti per procedere al disarmo nucleare;
il Pakistan è uno dei Paesi più poveri del mondo, eppure, in virtù di logiche ereditate dal passato, mantiene il proprio armamento atomico. In questi ultimi anni proprio il Pakistan è stato coinvolto nella grande battaglia contro Al Qaeda. A differenza di molti degli Stati occidentali, che hanno partecipato a quella battaglia, seguendo la strategia d'offensiva dell'amministrazione Bush, il Pakistan è un Paese mussulmano e confina direttamente proprio con l'Afghanistan. In questi ultimi mesi, lasciato colpevolmente solo dagli alleati occidentali, è stato sempre più sottoposto all'aumento dell'influenza dell'estremismo terrorista: la rete di Al Qaeda ha delle basi fisse nel suo territorio ed i partiti fondamentalisti stanno aumentando di molto il loro seguito. Il rischio potrebbe essere quello di consegnare all'estremismo mussulmano l'intero Paese, finora considerato tra i principali alleati occidentali, con tutti i suoi armamenti atomici. Anche questa eventualità è una delle ragioni per le quali appare del tutto fallimentare l'azione portata avanti dall'amministrazione Bush;
il Pakistan confina, oltre che con l'Afghanistan, anche con l'India, che, però, non aderisce al Trattato di non proliferazione e che dovrebbe detenere da 60 a 90 testate. Dunque, sarà necessario individuare gli strumenti di dissuasione alla proliferazione atomica anche nei confronti del gigante asiatico. Al momento questa appare un'ipotesi particolarmente complicata, per non dire irrealistica;
lo stesso Pakistan non aderisce al Trattato di non proliferazione e, oltre che

con Afghanistan e l'India, confina anche con l'Iran. Siamo, dunque, di fronte ad un'area geopolitica che presenta una complessità enorme: ad una popolazione di oltre un miliardo di persone corrisponde un livello di povertà diffuso ed in alcuni casi drammatico. In questo contesto l'Iran sta procedendo a dotarsi di energia nucleare, mentre il Pakistan e l'India sono già dotati di armamenti nucleari. Subito ad est di quest'area, la Corea del Nord. Qualsiasi programma di disarmo nucleare dovrà inevitabilmente e realisticamente confrontarsi con questa realtà;
nel 2003 la Libia ha rinunciato sia agli armamenti atomici che alle armi chimiche. Nel suo intervento presso il Senato della Repubblica, il Colonnello Gheddafi ha rivendicato la decisione, ponendo, però, un interrogativo che resta valido e su cui appare inevitabile riflettere: «perché la Corea del Nord cerca oggi la bomba atomica? E perché fa lo stesso l'Iran?». Secondo il leader libico, questo dipenderebbe dal fatto che non sono stati adeguatamente ricompensati. La rinuncia della Libia agli armamenti atomici rappresenta un grande patrimonio per il progresso di una prospettiva di disarmo generalizzato;
sempre nel suo intervento a Praga, il Presidente Obama ha poi puntualizzato due aspetti fondamentali. Riferendosi alla Corea del Nord, ha dichiarato che: «Ha violato le norme esistenti col suo lancio missilistico» e «deve adesso essere costretta a mutare direzione»;
appare inevitabile chiedersi come si potrà tradurre realisticamente questa volontà di costringere il Paese asiatico a mutare direzione. Una domanda collegata alla considerazione per la quale appare irrealistico procedere ad un piano di disarmo nucleare solo per i Paesi firmatari del Trattato di non proliferazione. In questo senso Obama ha affrontato anche la questione nucleare iraniana, affermando che l'eliminazione della minaccia nucleare di Teheran eliminerà a sua volta la spinta principale per creare uno scudo antimissile. Ma se la minaccia nucleare iraniana persisterà, secondo Obama, gli Stati Uniti possono solo andare avanti con il loro programma di difesa antimissile. Il Presidente Usa ha detto che per Teheran è giunto adesso il momento di fare una «chiara scelta» su quale strada vuole seguire con il suo programma nucleare;
il disarmo nucleare è, dunque, una condizione necessaria verso la quale indirizzarsi con convinzione, evitando appelli generici del tutto inefficaci e focalizzando, invece, le risorse e gli strumenti da utilizzare per coinvolgere Paesi attualmente impegnati a dotarsi di energia atomica o, comunque, refrattari ad una gestione finalizzata al disarmo,

impegna il Governo:

in occasione del prossimo G8, a dedicare una specifica sessione alla questione del disarmo nucleare, focalizzando gli interventi concreti da attuare per dissuadere i Paesi che attualmente paiono impegnati a dotarsi di armamenti nucleari, così come quelli che ne sono già in possesso e non hanno aderito al Trattato di non proliferazione;
a sostenere in questa ottica l'azione di quei Paesi moderati del mondo islamico che hanno rinunciato espressamente a programmi di militarizzazione nucleare e rappresentano, anche per questo, il principale alleato occidentale nell'azione di dissuasione atomica;
a prevedere un piano di aiuti economici al Pakistan, finalizzati al consolidamento di un regime democratico e laico;
a sviluppare gli interventi di cooperazione internazionale, in particolare nei confronti dei Paesi arabi moderati, vincolando tali piani di intervento alla condivisione e diffusione in questi Paesi dei principi fondamentali in tema di rispetto dei diritti umani;
a sviluppare una politica europea di collaborazione ed amicizia nei confronti della Russia, rilanciando gli accordi di Pratica di Mare relativi ai rapporti tra

Nato e Russia, affinché sia superata la logica dell'alleanza militare a favore di una concezione di alleanza strategica, nel cui ambito la Russia non sia più considerata ancora come elemento esterno, ma sia, invece, coinvolta in un programma di governo comune con la Nato, come parte integrante dell'Europa;
a sviluppare nei confronti della Libia e della Turchia un'azione di costante coinvolgimento nelle scelte strategiche dell'Europa, in modo da estendere a questi Paesi quei valori fondanti che reggono le democrazie occidentali, a partire dal rispetto dei diritti umani, evitando, al contempo, che proprio questi due Paesi possano correre il rischio di ricadere nell'area di influenza dell'estremismo religioso di matrice islamica.
(1-00190)
«Evangelisti, Donadi, Borghesi, Barbato, Cambursano, Cimadoro, Favia, Aniello Formisano, Giulietti, Messina, Misiti, Mura, Monai, Leoluca Orlando, Paladini, Palagiano, Palomba, Pisicchio, Porcino, Piffari, Razzi, Rota, Scilipoti, Zazzera, Di Giuseppe, Di Stanislao».

La Camera,
premesso che:
il Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (Treaty on the non-proliferation of nuclear weapons) rappresenta il solo strumento convenzionale a livello multilaterale vincolante nei confronti degli Stati che possiedono armi nucleari;
il citato Trattato, aperto alla firma il 1o luglio 1968 ed entrato in vigore il 5 marzo 1970, pur essendo stato sottoscritto da 191 Paesi, tra cui le maggiori potenze nucleari mondiali, non ha consentito di eliminare dal mondo la minaccia nucleare, al punto che la diffusione delle armi atomiche rappresenta ancora oggi uno dei maggiori pericoli per la pace e la sicurezza internazionali;
dopo la fine della guerra fredda, infatti, se da un lato si è assistito ad una riduzione degli ordigni nucleari esistenti, dall'altro si è verificato un sensibile incremento dei Paesi in grado di produrre tali armi, con evidenti rischi per la sicurezza mondiale;
in conseguenza di ciò, a livello internazionale, si sono moltiplicate le iniziative volte ad individuare strumenti idonei per impedire la proliferazione delle armi nucleari e scongiurare i rischi che ne derivano, anche al fine di affrontare il problema relativo alle scorte di materiale nucleare e radioattivo, suscettibili di trafugamento a fini illeciti e terroristici;
l'articolo VIII del predetto Trattato prevede la convocazione ogni cinque anni di una conferenza di riesame, che accerti l'attuazione del Trattato stesso, e la prossima conferenza si terrà a New York, nella sede delle Nazioni Unite, nella primavera del 2010;
tale conferenza potrebbe rappresentare l'occasione opportuna per affrontare con rinnovato slancio il tema della non proliferazione nucleare, come si evince anche dalla relazione sull'attuazione della strategia europea in materia di sicurezza, approvata dal Consiglio europeo il 13 dicembre 2008, in cui, tra l'altro, si sottolinea l'esigenza che la citata conferenza abbia successo, al fine di rafforzare il regime di non proliferazione, e si assicura ogni sforzo affinché in seno a tale meeting venga esaminata la possibilità di individuare, in modo equilibrato, efficace e concreto, i mezzi per accelerare gli sforzi internazionali contro la proliferazione, proseguire il disarmo ed assicurare lo sviluppo responsabile degli usi pacifici dell'energia nucleare da parte dei Paesi che lo desiderino;
in questa prospettiva, il vertice annuale del G8, che si terrà nel mese di luglio 2009 a L'Aquila, potrebbe rappresentare

per l'Italia, che ne assumerà la presidenza, un'occasione irripetibile per portare al centro dell'agenda politica internazionale il tema della non proliferazione e del disarmo nucleare, quale elemento essenziale per la sicurezza internazionale;
la posizione del Governo italiano, ed in primis del Presidente del Consiglio dei ministri Berlusconi, collima perfettamente con il pronunciamento del Presidente degli Stati Uniti Obama, il quale, all'atto del suo insediamento, ha dichiarato che tutti i Paesi del mondo hanno diritto all'accesso al nucleare civile, a condizione che abbiano sottoscritto il Trattato di non proliferazione delle armi nucleari,

impegna il Governo:

a continuare a promuovere, nel contesto della Presidenza di turno del G8, l'adozione, d'intesa con i partner, di impegni nel senso dell'eliminazione totale degli arsenali nucleari e dell'effettivo perseguimento dei «tredici passi pratici» adottati dalla conferenza del riesame del Trattato di non proliferazione del 2000, con particolare riferimento alla messa al bando totale dei test nucleari, alla negoziazione di un trattato internazionale per la messa al bando della produzione di materiale fissile per gli armamenti nucleari, alla riaffermazione del principio di «irreversibilità» delle riduzioni degli arsenali militari, all'innalzamento dell'efficacia delle verifiche e del regime internazionale di ispezione;
a incoraggiare in tutte le sedi internazionali, a partire dal vertice G8 del 2009, ogni sforzo teso a perseguire la riduzione sostanziale, trasparente, verificabile ed irreversibile, sia in ambito multilaterale, sia nel quadro di accordi bilaterali, degli arsenali nucleari, sostenendo ogni sforzo teso alla conclusione positiva dei colloqui già avviati tra Usa e Russia per giungere entro il 2009 - in vista della scadenza del trattato Start I - alla firma di un nuovo trattato sulla riduzione delle armi strategiche;
a sostenere attivamente, in occasione della conferenza del riesame del Trattato di non proliferazione che si terrà a New York nel maggio 2010, le iniziative di disarmo nucleare avanzate dall'Unione europea e, in particolare, il negoziato su un trattato che metta al bando la produzione di materiale fissile per fini esplosivi (FMCT), che contenga meccanismi di verifica, nonché l'entrata in vigore del Trattato sul bando totale degli esperimenti nucleari (CTBT);
a favorire in tutte le sedi internazionali, ivi compresa l'Alleanza atlantica, un'approfondita riflessione sulla necessità di ripensare il ruolo delle armi nucleari, promuovendo fra tutti gli attori in causa un dialogo costruttivo che miri a favorire, in coerenza con l'articolo VII del Trattato di non proliferazione, la creazione di aree regionali libere da armi nucleari, in linea con la posizione comune dell'Unione europea che ha riconosciuto nel 2005 l'importanza di zone libere da armi nucleari per la pace e la sicurezza, sulla base di intese liberamente raggiunte tra gli Stati delle aree geografiche interessate.
(1-00191)
«Pianetta, Dozzo, Iannaccone, Boniver, Cicu, Renato Farina, Gidoni, Moles, Baldelli».

La Camera,
premesso che:
l'articolo 3 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo afferma il diritto alla vita di ogni essere umano;
l'articolo 6, paragrafo 1, dell'Accordo internazionale sui diritti civili e politici, adottato dall'Assemblea generale ONU il 16 dicembre 1966 ed entrato in vigore il 23 marzo 1976, prevede che il diritto alla vita è inerente alla persona umana. Questo diritto deve essere protetto dalla legge e nessuno può essere arbitrariamente privato della vita;
secondo l'articolo 6 della Convenzione sui diritti dell'infanzia gli Stati parti riconoscono che ogni fanciullo ha un diritto

inerente alla vita ed assicurano in tutta la misura del possibile la sopravvivenza e lo sviluppo del fanciullo;
l'articolo 1 della legge n. 194 del 1978 afferma che «l'interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non è mezzo per il controllo delle nascite»;
la diffusione nel mondo della pratica dell'aborto selettivo a danno prevalentemente delle concepite di sesso femminile sta provocando in alcune aree geografiche un forte squilibrio fra i sessi;
è sempre crescente il numero delle legislazioni straniere che attivamente promuovono l'aborto come strumento di controllo demografico e delle politiche che colpiscono con sanzioni di vario genere le donne che rifiutano l'aborto;

impegna il Governo:

a promuovere la stesura e l'approvazione di una risoluzione delle Nazioni Unite che condanni l'uso dell'aborto come strumento di controllo demografico ed affermi il diritto di ogni donna a non essere costretta ad abortire.
(1-00192)
«Buttiglione, Vietti, Volontè, Capitanio Santolini, Pezzotta, Occhiuto, Binetti».

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:

MECACCI, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in Italia esistono 541 dighe di varie dimensioni in grado di apportare un notevole ed utile contributo alla produzione di energia elettrica necessaria al nostro sistema paese. Nessuna diga ha recentemente avuto problemi tecnici o strutturali ed è universalmente riconosciuto come le nostre dighe siano solide e realizzate con professionalità;
tre di queste, tutte collegate al grande lago artificiale di Campotosto, sito nelle vicinanze della già colpita località de L'Aquila e dei comuni limitrofi, sono sottoposte da molte settimane a fenomeni tellurici. Una forte scossa di magnitudo 4.9 è stata registrata il 14 aprile 2009 con epicentro prossimo alle dighe. Altre scosse, di più lieve entità, si sono verificate nelle vicinanze o, addirittura, con epicentro esattamente al di sotto delle dighe stesse. Sulla base di testimonianze di cittadini e istituzioni locali, è noto che, anche a seguito di queste scosse, per garantire la sicurezza dei cittadini, molte migliaia di metri cubi d'acqua sono stati rilasciati dai tecnici della diga per diminuire il livello della stessa che, infatti, risulta notevolmente inferiore rispetto a quello relativo al periodo pre-terremoto. Non sono però state fornite informazioni ufficiali sulla quantità, le modalità e le motivazioni di tale attività straordinaria effettuata nella diga di Campotosto da parte dei tecnici Enel;
ufficialmente la Diga di Campotosto è stata realizzata per resistere ad un terremoto di magnitudo 6 della scala Richter, mentre altre fonti affermano di una resistenza fino al settimo grado della scala Richter;
si consideri che le dighe sono state realizzate negli anni '40, e subiscono inevitabilmente il logorio degli anni e delle sollecitazioni di questo e di precedenti terremoti o di fenomeni naturali. È quindi necessario effettuare un monitoraggio sullo stato del calcestruzzo che, nel caso di

quella di Campotosto, ha già un'età di 70 anni. Vero è che l'ambiente alcalino del calcestruzzo preserva dalla corrosione i ferri dell'armatura, ma le dighe operano in ambiente misto (acqua da un lato - aria dall'altro) che può intaccare e modificare l'alcalinità del calcestruzzo. Ciò può causare la corrosione dell'acciaio che, aumentando di circa 3 volte il suo volume, può sollecitare la struttura con conseguenti lesioni della stessa;
la diga di Campotosto è la seconda pia grande d'Europa per estensione, che da settimane viene tenuta sotto osservazione dai tecnici dell'Enel ed a seguito di una riunione del 16 aprile 2009 da parte della Commissione Grandi Rischi della Protezione Civile, il presidente vicario della commissione, Franco Barberi, ha riferito che «non possiamo sapere ciò che potrebbe accadere qualora una forte scossa attivasse gravemente la faglia e questa impattasse a sua volta una diga»;
ci sono dei video ed immagini pubblicate su Internet che evidenziano alcune piccole crepe nella struttura di Campotosto;
in Italia sono presenti più di 500 dighe, ed è noto che non siano stati predisposti sistemi di allerta per la popolazione che vive al di sotto o nelle immediate vicinanze d'una diga. Nel caso in cui una struttura, per qualsiasi ragione, dovesse cedere o avere un incidente tecnico tale da compromettere la tenuta della stessa, nessun cittadino potrebbe essere informato sul pericolo imminente da lui corso, con l'ovvia conseguenza che nessuno potrebbe mettersi in salvo;
potrebbe essere possibile avvertire in modo immediato i cittadini interessati nel caso di un'eventuale rottura o problema imminente per la diga, ad esempio tramite l'invio d'un sms o altre soluzioni tecnologiche analoghe, considerando che non si tratterebbe di una mera previsione statistica capace di creare panico ingiustificato ma di una segnalazione a seguito di un reale problema della struttura stessa che un'allerta veloce e tempestiva potrebbe salvare molte vite umane, oltre ad essere un'operazione corretta nei confronti delle popolazioni che hanno già permesso, per decenni, l'utilizzo del proprio territorio per il bene dell'intera società italiana;
la soluzione proposta potrebbe essere integrata con i sistemi di monitoraggio già presenti a livello nazionale e non dovrebbe comportare costi elevati o tempi lunghi di realizzazione. Per facilitare l'adozione di questa soluzione, o di una simile, potrebbe proporsi la registrazione ai soli cittadini interessati a ricevere il messaggio dall'allerta, consentendo liberamente a qualsiasi cittadino residente nelle prossimità della diga di non registrarsi -:
quali attività riguardanti accertamenti tecnici sulle dighe di Campotosto si siano svolte nelle ultime settimane da parte dei tecnici Enel, oltre al premesso, abbassamento del livello del lago stesso;
se l'Enel, in seguito al sisma, abbia aggiornato il proprio piano di simulazione del danno per la diga di Campotosto e se siano disponibili piani di simulazioni del danno per tutte le dighe presenti sul territorio italiano;
se, per la popolazione residente nei pressi di ognuna delle dighe italiane, siano previste attività informative, in modo particolare se siano stati informati sui comportamenti da tenere in caso di incidente e sui migliori modi per reagire ad un eventuale problema o rottura della diga;
se il Governo, l'Enel o la Protezione Civile intendano realizzare a livello nazionale, un sistema di monitoraggio complessivo di tutte le dighe italiane che permetta di garantire un'adeguata informazione ai cittadini in caso di rischi immediati come quello ipotizzato in premessa.
(4-03275)

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta in Commissione:

VANNUCCI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il comparto del mobile rappresenta nel nostro Paese un importante settore industriale che occupa oltre 400.000 addetti, rappresenta il 9 per cento del settore manifatturiero, partecipa cospicuamente al PIL nazionale soprattutto con la forte capacità di esportazione;
recentemente il Governo russo ha aumentato i dazi doganali dal 30 per cento al 45 per cento per l'importazione in Russia dei mobili fabbricati in Italia;
secondo alcune stime l'export di mobili made in Italy è crollato a seguito dell'aumento dei dazi del 30 per cento - 40 per cento verso il mercato russo e addirittura del 50 per cento per i mobili di ufficio;
la materia sollevata è piuttosto complessa e la ricerca della soluzione va praticata con il coinvolgimento delle istituzioni europee;
la preoccupazione degli operatori è ulteriormente aggravata dalla svalutazione del rublo che ha superato il 30 per cento;
le esportazioni verso la Russia per il made in Italy nel 2008 hanno superato gli 800 miliardi di euro -:
quali iniziative intenda assumere il Governo anche sul piano diplomatico e nel confronto europeo per tutelare l'esportazione del mobile italiano verso il mercato russo.
(5-01511)

TESTO AGGIORNATO AL 9 LUGLIO 2009

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

ALESSANDRI, TOMMASO FOTI e GOISIS. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
con interrogazione a risposta in Commissione n. 5-00350 rivolta al Ministro per i beni e le attività culturali è stata affrontata la questione della riqualificazione dell'area delle ex scuole medie nel centro urbano di Podenzano, che tra l'altro prevede l'abbattimento del complesso che ospitava nel passato le scuole medie, incluso l'edificio, progettato dall'ingegnere Rodolfo Ozzola, costruito negli anni 1905-1906, una delle poche testimonianze del secolo passato;
a riguardo, si deve sottolineare come originariamente sulla predetta area la Soprintendenza per i beni ambientali ed architettonici dell'Emilia-Romagna, a seguito della richiesta d'abbattimento dell'edificio presentata dal Comune di Podenzano, con provvedimento del 18 giugno 1996, ritenne che l'edificio principale ed originario, destinato a scuola, dovesse considerarsi compreso negli elenchi previsti dall'articolo 4 della legge n. 1089 del 1939, e pertanto da considerare e salvaguardare, escludendo l'ipotesi di una sua demolizione. In particolare, in detto provvedimento, si leggeva testualmente «...la scuola costituisce un interessante esempio di edilizia scolastica dei primi anni del secolo che, nonostante le trasformazioni e le aggiunte, conserva la tipologia originaria dei fronti con cornici marcapiano e cornici di finestre»;
il Ministero per i beni e le attività culturali ha presenti i profili problematici che attengono alla vicenda, soprattutto è a conoscenza del fatto che contrariamente alle iniziali intenzioni di procedere alla salvaguardia del bene, nel corso degli ultimi quindici anni le decisioni degli Uffici centrali del ministero, ed in particolare del terzo Comitato di settore, sono state tese a vanificare le decisioni vincolistiche assunte dai competenti organi regionali;
nel rispondere all'interrogazione sopra citata, il Ministro ha asserito che recentemente, e precisamente il 29 settembre 2008, è stato effettuato dal personale

tecnico della competente Soprintendenza un sopralluogo, al fine di acquisire ulteriori elementi conoscitivi circa le caratteristiche architettoniche e conservative del fabbricato rurale e che, conseguentemente, in relazione alle differenti valutazioni sulle caratteristiche dell'immobile intervenute nel tempo, sarà cura dell'Amministrazione centrale effettuare ulteriori accertamenti, al fine di assicurare la più rigorosa applicazione della normativa di tutela dei beni culturali afferenti all'area delle ex scuole medie nel centro urbano di Podenzano;
è assolutamente indifferibile ed urgente un interessamento del Ministro su questa materia soprattutto affinché l'Amministrazione competente indichi che l'edificio scolastico di Podenzano risalente agli anni 1905-1906 sia da valorizzare e salvaguardare, escludendo qualsiasi ipotesi di una sua demolizione e che altresì sia anche da scongiurare l'abbattimento di un prospiciente fabbricato rurale di cui una consistente porzione risale ai primi dell'800 come inequivocabilmente risulta alle mappe d'impianto del catasto napoleonico depositate e visionabili presso l'Archivio storico di Piacenza (Palazzo Farnese) -:
se il Ministro interrogato intenda attivare con assoluta urgenza le opportune iniziative che tendano a prevedere la salvaguardia dell'edificio scolastico costruito agli inizi del Novecento in Podenzano, nonché del vicino fabbricato rurale risalente ai primi dell'800.
(5-01513)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZAZZERA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la legge 22 marzo 2000, n. 69 prevede interventi finanziari per il potenziamento e la qualificazione dell'offerta di integrazione scolastica degli alunni con handicap;
in particolare, l'articolo 1 della suddetta legge incrementa di lire 25.369 milioni per il 2000 e lire 21.273 milioni annue a decorrere dal 2001, il fondo per l'arricchimento e l'ampliamento dell'offerta formativa e per gli interventi perequativi;
il 55 per cento dell'incremento è finalizzato alla realizzazione della riforma delle scuole e di istituti a carattere atipico, nonché di corsi di alta qualificazione dei docenti, anche usufruendo dell'esperienza di istituti specializzati nell'educazione dei ragazzi e adulti con deficit sensoriale;
le risorse residue sono invece destinate al finanziamento di interventi in favore degli alunni con handicap, con particolare riguardo per quelli con handicap sensoriali, e di progetti di integrazione scolastica degli alunni e di formazione del personale docente;
la legge n. 69 del 2000 garantisce ai minorati sensoriali assistenza scolastica, pari opportunità e pari dignità, conformemente ai principi della nostra Carta costituzionale;
tuttavia detta legge è in attesa del regolamento attuativo e da oltre 8 anni viene disattesa, con grave pregiudizio dei diritti degli alunni con handicap;
risulterebbe che il testo del regolamento sia stato bocciato dal Ministero dell'economia non per ragioni finanziarie ma perché finalizzato al ripristino di scuole speciali per ciechi e sordi;
il veto del dicastero tuttavia si sarebbe basato su un equivoco, in quanto il regolamento, in armonia con le finalità della legge n. 69 del 2000, avrebbe avuto lo scopo di garantire ai ragazzi con disabilità sensoriali, docenti più preparati grazie a strutture di supporto munite di

personale con adeguata esperienza, consentendo peraltro agli alunni di frequentare la scuola di tutti;
ad avviso dell'interrogante, questa situazione di stallo che colpisce ragazzi diversamente abili, non è degna di un Paese civile;
a ciò va aggiunto che nel frattempo, il Ministero della pubblica istruzione avrebbe completamente utilizzato le risorse previste nella legge n. 69 del 2000 per interventi generici sul piano dell'offerta formativa di cui alla legge 18 dicembre 1997, n. 440 -:
quali provvedimenti urgenti il Ministro intenda adottare per garantire agli alunni con handicap sensoriali la celere attuazione della legge 22 marzo 2000, n. 69, che rimane disattesa da ben otto anni, con grave pregiudizio del diritto di integrazione scolastica degli alunni con handicap.
(5-01514)

TESTO AGGIORNATO AL 7 MARZO 2011

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GIUSTIZIA

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
il giorno 4 giugno 2009 è stato fatto un vile attentato incendiario contro la sede di CasaPound a Bologna;
al momento dell'attentato erano presenti due persone che solo per un caso fortuito a quell'ora della mattina erano sveglie e si sono potute mettere in salvo fuggendo da una finestra;
va sottolineata l'estrema gravità dell'accaduto visto che palesemente si è rischiata una strage anche in considerazione del fatto che una delle due persone è rimasta comunque ferita come risulta dai certificati medici in quanto intossicata dai fumi -:
se risultino avviate indagini dalla Procura di Bologna sulla vicenda e se risulti che l'ipotesi di reato sia quella di semplice danneggiamento.
(2-00401) «Raisi».

Interrogazione a risposta in Commissione:

CONTENTO e CARLUCCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo un articolo giornalistico apparso sul quotidiano Repubblica e, poi, ampiamente ripreso da tutti gli organi di informazione nazionali, a carico del signor Elio Letizia da Napoli risulterebbe l'esistenza di una richiesta di rinvio a giudizio del 1997 che, però, non sarebbe mai sfociata in un vero e proprio processo;
a fare scandalo non è solo la notizia di un rinvio a giudizio senza che ad oggi si sia celebrato il relativo processo quanto il fatto che dell'accaduto ci si sia accorti solo dopo ben dodici anni (il che lascia supporre che la scoperta possa essere posta in relazione alla recente e nota vicenda della figlia dell'interessato);
sorge, quindi, il dubbio che tale scoperta sia avvenuta esclusivamente sulla base di sollecitazioni o ricordi di persone che erano a conoscenza, direttamente o indirettamente, della circostanza;
si tratta di una questione che merita un approfondimento allo scopo di acclarare come si sia giunti ad un simile accertamento e, in particolare, se la circostanza fosse nota a magistrati o dipendenti pubblici appartenenti agli uffici giudiziari in oggetto;
altrettanta attenzione merita il lungo lasso di tempo intercorso dalla richiesta di giudizio che potrebbe avere interessato altri procedimenti penali -:
se non intenda disporre un'ispezione presso i competenti uffici giudiziari di Napoli con riferimento ai fatti di cui in premessa, se, per quanto di competenza, emergano profili di responsabilità e a

carico di chi, nonché se, quanti e quali altri fascicoli del predetto tribunale registrino un tempo di circa dodici anni tra la richiesta di rinvio a giudizio e la fissazione dell'udienza.
(5-01516)

Interrogazioni a risposta scritta:

PEZZOTTA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la Corte d'Appello di Brescia, sezione lavoro, deputata a decidere in secondo grado tutte le cause di lavoro dei Tribunali di Cremona, Crema, Bergamo, Brescia e Mantova, ha un organico composto di sole tre unità: un Presidente e due Giudici a latere, il minimo indispensabile per poter operare;
nonostante ciò, dal mese di novembre 2008, la Corte d'Appello di Brescia, sezione Lavoro, è priva del Presidente, in quanto il dottor Nora, nell'ottobre 2008 ha ottenuto il trasferimento come primo Presidente presso il Tribunale di Mantova;
questo ha comportato notevoli disagi all'attività della Corte d'Appello di Brescia, sezione Lavoro, nel senso che, uno dei due Giudici a latere, quello più anziano, svolge la funzione di Presidente e, all'interno del collegio per raggiungere la quota indispensabile di tre unità, viene a rotazione chiamato un Giudice di lavoro di primo grado, proveniente dai Tribunali di Bergamo, Brescia, Mantova (costretto quindi a rinviare le proprie cause) oppure un Giudice non specializzato della Corte d'Appello di Brescia;
spesso non riuscendo a trovare il terzo componente il collegio le cause vengono addirittura rinviate;
il Consiglio Superiore della Magistratura, ormai da diversi mesi, ha designato come nuovo Presidente della Corte d'Appello di Brescia Sezione lavoro il dottor Angelo Tropeano, attualmente presidente della sezione lavoro del Tribunale di Brescia, ma nonostante la designazione, il plenum del consiglio Superiore della Magistratura, non ha ancora adottato la delibera definitiva di nomina, che avviene previa relazione di un componente del Consiglio Superiore, in questo caso l'avvocato Saponara;
sembrerebbe che, da un lato non esistono altri concorrenti alla nomina di Presidente della Corte d'appello di Brescia, sezione Lavoro diversi dal dottor Tropeano, dall'altra, che, il ritardo nella nomina è dovuto al fatto che, preventivamente il Consiglio Superiore della Magistratura ha stilato un ruolo circa le nomine da effettuare, nel quale quella di Presidente della Sezione lavoro della Corte d'appello di Brescia, pare essere agli ultimi posti -:
se il Ministro interrogato intenda assumere informazioni in relazione a quanto indicato in premessa e se, ai sensi dell'articolo 11 della legge n. 195 del 1958, intenda formulare osservazioni rappresentando in particolare l'esigenza di una celere definizione della vicenda;
se il Ministro abbia espresso il «concerto» sulla citata nomina previsto dall'articolo 11, comma 3, della legge n. 195 del 1958.
(4-03251)

STUCCHI, CAPARINI, PIROVANO, CONSIGLIO e VANALLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la Corte d'Appello di Brescia sezione Lavoro, deputata a decidere in secondo grado tutte le cause di lavoro dei Tribunali di Bergamo, Brescia, Cremona, Crema e Mantova, dal mese di novembre 2008, è priva del Presidente, in quanto il dottor Nora, nell'ottobre 2008, ha ottenuto il trasferimento come primo Presidente presso il Tribunale di Mantova;
dal medesimo mese di novembre quindi, la Corte d'Appello di Brescia, sezione Lavoro, funziona a singhiozzo, in quanto il Giudice più anziano svolge la funzione di Presidente, e all'interno del collegio per raggiungere la quota indispensabile

di tre unità, viene a rotazione chiamato un Giudice di lavoro di primo grado, del Tribunale di Bergamo o di Brescia o di Mantova (costretto quindi a rinviare le proprie cause), oppure un Giudice non specializzato della Corte d'Appello di Brescia;
a volte non si riesce a trovare il terzo componente il collegio e quindi le cause vengono addirittura rinviate, creando non pochi problemi di efficacia e di efficienza di un così importante servizio;
il Consiglio Superiore della Magistratura, ormai da diversi mesi, ha designato come nuovo Presidente della Corte d'Appello di Brescia sezione Lavoro il dottor Angelo Tropeano, attualmente Presidente della sezione Lavoro del Tribunale di Brescia;
nonostante la designazione, il plenum del Consiglio Superiore della Magistratura, non ha ancora adottato la delibera definitiva di nomina, che avviene previa relazione di un componente del Consiglio stesso;
la motivazione del ritardo della nomina, espressa in modo informale, dipende dal fatto che, preventivamente il Consiglio Superiore della Magistratura ha stilato un ruolo circa le nomine da effettuare, nel quale quella del Presidente della sezione Lavoro della Corte d'Appello di Brescia, pare essere agli ultimi posti;
ad avviso degli interroganti questo ritardo rischia di rappresentare una situazione di denegata giustizia in una materia delicata come quella del lavoro -:
se il Ministro interrogato intenda assumere informazioni in relazione a quanto indicato in premessa e se, ai sensi dell'articolo 11 della legge n. 195 del 1958, intenda formulare osservazioni rappresentando in particolare l'esigenza di una celere definizione della vicenda;
se il Ministro abbia espresso il «concerto» sulla citata nomina previsto dall'articolo 11, comma 3, della legge n. 195 del 1958.
(4-03252)

GIOACCHINO ALFANO e CARLUCCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
per tutti dovrebbe essere fondamentale l'interesse a conservare e ad accrescere la fiducia dei cittadini verso la magistratura, sia per le giurisdizioni penali che per quelle civili, queste ultime a maggior ragione qualora riguardino normativa di cospicua rilevanza sociale, quale, ad esempio, il diritto fallimentare ed i provvedimenti variamente a questo connessi; materia impegnativa, che, non senza ragione, ha già visto recenti modifiche legislative, ma che poco hanno inciso sulle reali problematiche che nel settore si rinvengono;
nel 1987, a seguito di referendum, sono stati abrogati gli articoli 55, 56 e 74 del codice di procedura civile, a quel tempo vigenti, concernenti la responsabilità civile del Giudice, ma questa materia non pare essere stata riordinata compiutamente, peraltro addossando allo Stato e quindi al pubblico i danni, che comunque continuano a provocarsi;
a quel che pare agli operatori del diritto alcune norme Costituzionali non trovano attuazione uniforme e convincente (articoli 3 e 24 della Costituzione) e nemmeno le disposizioni dell'articoli 111 sono intese in modo pienamente soddisfacente, atteso che in talune circostanze alcuni Giudici non motivano sempre in maniera piena i propri atti, al punto che costringono a duri sforzi intellettuali, chi cerchi di comprendere e spiegare le decisioni di Giustizia, sia in relazione alle specifiche fattispecie, sia ai passaggi che a tali decisioni hanno portato;
le vigenti disposizioni legislative che regolano l'astensione e la ricusazione dei Giudici, pare includano una casistica particolarmente limitata e certamente insufficiente a cautelare coloro che, ravvisandone le condizioni, a questo essenziale rimedio intendessero fare ricorso, senza stare a considerare le molteplici incertezze che nel procedimento possono pure intervenire;

sorprende ad esempio come sia stata esclusa una pur lieve facoltà di ricusazione in conseguenza di risaputi pregiudizi politici ideologici del giudice e/o in conseguenza di risaputi dissapori pregressi tra il giudice e stretti familiari delle parti, scorgendosi in tali casi evenienze che fanno ragionevolmente temere il danno ingiusto che deriverebbe, per le tribolazioni ed i danni che il giudice potrebbe procurare, affievolendo così diritti elementari, garantiti dalla Costituzione, dei quali i cittadini vorrebbero il rispetto attraverso una serena, lineare e giusta applicazione della legge e per la loro effettiva sicurezza;
taluni giudici, adottano talora comportamenti che sembrano tendere ad infliggere sofferenze, che secondo l'interrogante sono poco consoni al prestigio del ruolo;
siffatti comportamenti assumono ulteriore gravità se supportati da scelta di basi documentali non vagliate adeguatamente;
come apparso anche sul Mattino del 2 marzo 2009 parrebbe che nella 7a Sez. Civ. Fallimentare, del Tribunale di Napoli si rinvengano comportamenti assai gravi, che hanno indotto il Consiglio dell'Ordine degli Avvocati ad adottare decisioni specifiche e parrebbe che presso la stessa Sezione siano pendenti procedure fallimentari iniziate anche da vent'anni, nelle quali si continuano a dispensare incarichi con compensi anche consistenti, ritardando la chiusura dei fallimenti -:
se il ministro intenda assumere iniziative ispettive con riferimento ai fatti indicati in premessa e se corrisponda al vero che casi analoghi sono già stati, ad oggi, segnalati al Ministro interrogato;
quali iniziative si intendano assumere affinché per fattispecie simili non si abbiano a ripetere conseguenze analoghe e quindi venga diradata, a livello normativo, ogni pericolosa incertezza.
(4-03255)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il sindaco della città di Ravenna Fabrizio Matteucci ha inviato al ministero della giustizia una lettera nella quale si esprime «preoccupazione per il continuo aggravarsi delle condizioni di vita di detenuti e personale nella casa circondariale di Ravenna»;
nella citata lettera il sindaco racconta di aver visitato la struttura «un anno fa, riscontrando una situazione disumana e inaccettabile. Intervenni allora con l'unico strumento a mia disposizione, l'ordinanza per richiedere alcuni lavori su servizi igienici e docce, indispensabili a rendere l'ambiente più vivibile»;
al momento dell'ordinanza (10 settembre 2008), ricorda il sindaco Matteucci, «i detenuti erano 133. Quando il provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria ci diede riscontro, il 13 marzo 2009, riferì della presenza di 146 detenuti rispetto a una capienza regolamentare di 59 posti»;
nei giorni scorsi, scrive ancora il sindaco Matteucci, «abbiamo ricevuto una delegazione del personale di polizia penitenziaria e appreso che i detenuti sono saliti a 165». Dagli agenti, il sindaco Matteucci avrebbe appreso dell'aggravarsi delle condizioni igienico-sanitarie, tanto che «gli ultimi detenuti entrati, non essendoci più celle disponibili, sarebbero stati sistemati in locali comuni privi di servizi igienici» -:
se quanto sopra riferito corrisponda al vero;
in particolare, se sia vero che nel carcere di Ravenna siano reclusi più del doppio dei detenuti rispetto alla prevista regolamentare capienza;
quanti siano i detenuti in attesa di giudizio, e per quale reato;

quanti siano i detenuti di nazionalità italiana;
se sia vero che alcuni detenuti siano stati sistemati in locali privi di servizi igienici;
quali provvedimenti urgenti si intendono adottare, promuovere e sollecitare in ordine a una così grave situazione.
(4-03256)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
come riferito da agenzie di stampa, il 22 maggio 2009, a pochi giorni dalla protesta dei detenuti, a farlo sono stati già agenti della polizia penitenziaria padovana, che hanno denunciato le condizioni definite «disumane» in cui si vive nella casa di reclusione «Due Palazzi»;
impossibilitati per legge a scioperare, gli agenti fuori servizio si sono ritrovati con striscioni, trombe e altoparlanti davanti all'istituto che ospitava il convegno «Meglio prevenire che imprigionare» organizzato da «Ristretti orizzonti»; i manifestanti hanno denunciato che a causa delle carenze di organico, non è sufficientemente consentita e garantita la sicurezza dei detenuti, della popolazione civile e degli agenti stessi; e in vista dell'estate è atteso un ulteriore peggioramento della situazione;
nel carcere di Padova, a fronte di una capienza regolamentare di circa 350 posti, attualmente i detenuti sono circa 800; per fare fronte a queste presenze in eccesso è stata da qualche giorno aggiunta la terza branda in celle concepite come monoposto, ma già occupate da due persone; «con il terzo letto si raggiungerà in pochi giorni la quota di mille detenuti», si legge in un comunicato sindacale che riunisce le sigle Sappe, Uil-Pa. Osapp e Sinappe. «Il tutto con un numero insufficiente di agenti: se fosse rispettata la capienza regolamentare del carcere gli agenti dovrebbero essere sulla carta 430, mentre la realtà è che sono in 120 a sorvegliare 800 detenuti;
«Non ci consentono di fare il nostro lavoro», ha dichiarato il segretario provinciale Osapp, Giovanni Vona. «Ora che sta arrivando il caldo c'è il rischio concreto che tutto peggiori: dovremo aumentare le traduzioni agli ospedali per gli inevitabili malori e chi vorrà tentare di fuggire potrà farlo. Ricordo che qui non abbiamo delinquenti qualunque, ma esponenti di spicco di mafia e camorra, per fare degli esempi...». Secondo Antonio Guadalupi, segretario nazionale Sinappe, «si prevedono più carceri, ma allo stesso tempo non si preventiva un aumento degli agenti e questo peggiora solo la situazione. Noi vogliamo fare il nostro lavoro, garantire sicurezza e stiamo lottando contro la direzione che ci toglie le ferie, ci costringe a straordinari mal pagati...non ci difende nessuno» -:
per sapere se quanto sopra esposto corrisponda al vero;
dei circa 800 detenuti reclusi nel carcere di Padova, quanti siano in attesa di giudizio, e per quale reato;
quali iniziative, a fronte di una così grave situazione, si intendano promuovere, adottare e sollecitare.
(4-03257)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo notizie di agenzia, nel carcere di Bergamo è scoppiata una contestazione dei detenuti che protestano per le condizioni di sovraffollamento in cui si trovano;
i detenuti venerdì 22 maggio 2009 hanno lungamente battuto oggetti contro le sbarre delle celle, dato fuoco a pezzi di carta e intrapreso uno sciopero della fame; il giorno successivo, sabato 23 maggio, secondo quanto riferito dall'agenzia Italia,

«i toni sono diventati sempre più accesi, tanto che qualche agente della polizia penitenziaria intervenuto per calmare gli animi è rimasto contuso»;
il carcere di Bergamo, costruito per 250 detenuti ne ospita 500, tanto che sono state sistemate brande anche nelle sale adibite alla ricreazione; sarebbe inoltre strapiena anche la sezione di isolamento;
la scorsa settimana un detenuto di nazionalità marocchina si è tolto la vita, e un secondo ha tentato di uccidersi, ma è stato salvato dagli agenti;
da anni una nuova ala del carcere è pronta, ma è chiusa perché non ci sono agenti sufficienti;
difficoltà della situazione è stata segnalata anche dal sindacato degli agenti penitenziari aderenti al sindacato CISL-FNS, che nei giorni scorsi ha organizzato un presidio simbolico all'esterno del carcere, e adottato la forma di protesta dell'astensione dal servizio mensa -:
per quale reato il detenuto di origine marocchina suicida era detenuto in carcere, se era in attesa di giudizio o condannato in sede definitiva e da quanto tempo si trovava detenuto;
per quale reato il detenuto di origine marocchina che ha tentato il suicidio era detenuto; se era in attesa di giudizio o condannato in sede definitiva; da quanto tempo si trova detenuto;
dei circa 500 detenuti del carcere di Bergamo, quanti sono i cittadini italiani e quanti sono gli stranieri; quanti sono in attesa di giudizio e quanti condannati in sede definitiva;
quali urgenti iniziative il Ministro interrogato intenda promuovere, adottare e sollecitare in relazione alla grave situazione che si è determinata nel carcere di Bergamo.
(4-03258)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riferito dall'agenzia «ANSA» «un sit in davanti alla sede del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria e l'astensione dalla mensa di servizio in tutti gli istituti di pena italiani verrà organizzato il prossimo 4 giugno dagli agenti della polizia penitenziaria, che intendono così protestare contro la situazione delle carceri che "diventa ogni giorno sempre più critica ed insostenibile"»;
la manifestazione è stata decisa dai segretari di Sappe, Osapp, Uil Penitenziari, Cisò Fns, Cgil Penitenziari, Ussp-Ugl, che in una nota unitaria denunciano come «oltre alle penalizzanti condizioni di lavoro, rese spesso in ambienti insalubri e insicuri, il personale è costretto a subire la negazione delle ferie e dei riposi settimanali. Non bastasse aumentano i carichi di lavoro e le responsabilità, ma si assottigliano gli stipendi per gli emolumenti non pagati»;
denunciano ancora le organizzazioni sindacali, «la misura è colma e la pazienza esaurita», e la manifestazione del 4 giugno «è solo l'inizio di un percorso di dura contestazione»; i sindacati lamentano la mancanza di un «interlocutore affidabile e credibile», e che nonostante le richieste il responsabile del DAP risulterebbe «praticamente assente e limita gli interventi verbali solo alle sporadiche apparizioni in periferia» -:
se quanto sopra esposto corrisponda al vero;
quali urgenti iniziative si intendano adottare, promuovere e sollecitare a fronte di una situazione che i rappresentanti sindacali della polizia penitenziaria definiscono «ogni giorno sempre più critica e insostenibile».
(4-03259)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 5 giugno 2009, come riferiscono numerose agenzie di stampa, è stato reso noto il drammatico appello degli oltre trecento medici penitenziari italiani aderenti all'AMAPI - Associazione Medici Assistenza Penitenziaria Italiana - riuniti nel castello di Gargonza dove hanno tenuto il loro 32esimo congresso nazionale;
i trecento medici penitenziari hanno denunciato quella che hanno definito «una situazione incancrenita quanto pericolosa per tutta la popolazione»;
secondo quanto dichiarato dal professor Francesco Ceraudo, presidente AMPI, «il sovraffollamento (oltre 64 mila detenuti) mai registrato prima nella storia, ha innescato un clima di impossibile convivenza. Il carcere è ormai una bomba ad orologeria che può esplodere in ogni momento con effetti difficilmente valutabili ed in questo contesto si rischia di vanificare anche il nostro fondamentale lavoro mirato a scongiurare anche pandemie che non possono certamente essere fermate da mura o sbarre»;
secondo i medici dell'AMAPI si registrano dati impressionanti, che «fotografano con estrema crudezza la situazione nelle patrie galere dove siamo al limite del rispetto dei diritti umani: 16 mila tossicodipendenti (di cui 2.167 in trattamento metadonico), 21.400 extracomunitari, 5.200 affetti da epatite virale cronica (HBV e HCV), 2.500 sieropositivi per HIV, 6.500 disturbati mentali»;
nel corso del solo 2007 si sarebbero registrati 44 suicidi, 1.110 tentativi di suicidio, 6.450 scioperi della fame, 4.850 episodi di autolesionismo -:
quali urgenti iniziative si intendono promuovere e adottare a fronte di una così drammatica situazione.
(4-03261)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 5 giugno 2009 il segretario provinciale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria di Taranto, Vito Ferrara diffondeva una dichiarazione nella quale tra l'altro si denunciava «....la grave situazione di fatiscenza del penitenziario tarantino a cui si deve aggiungere il grave sovraffollamento dei detenuti che ormai ha superato le 500 (a fronte di 200 posti disponibili), ed a cui si contrappone una carenza di Poliziotti penitenziari di almeno 100 unità... la situazione sta diventando ancora più incandescente a causa della folta presenza di detenuti affetti da gravi patologie psichiatriche, circa una ventina, nonostante manchino i presidi necessari per controllare tali patologie. Non si contano più episodi di autolesionismo, tentativi di suicidio, minacce al personale... la presenza delle specialista non supera le 3-4 ore al giorno lasciando scoperto l'intero arco della giornata a cui si fa fronte con l'intervento di qualche infermiere o medico di guardia... non è possibile accettare che il carcere diventi la discarica non solo dei delinquenti, ma anche di tantissimi malati affetti sia da problemi psichiatrici che da malattie importanti quali Hiv, Epatite, eccetera, senza che l'assistenza sanitaria sia adeguata alle necessità, né tanto meno che la Polizia Penitenziaria debba surrogare a tali compiti -:
se quanto sostenuto dal segretario del SAPPE di Taranto Vito Ferrara corrisponda al vero;
in caso affermativo quali iniziative si intendano promuovere e sollecitare a fronte di una così grave e inaccettabile situazione.
(4-03262)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
Il Corriere della Sera nella sua edizione del 7 giugno 2009 ha pubblicato un articolo della giornalista Laura Martellini, nel quale si riferisce: «L'ultima "presenza" all'interno del gabbiotto risale a un anno e mezzo fa. Poi, giù lunghe tele marrone chiaro, nessun cartello al posto di quello d'un tempo ("informazioni"), la porta chiusa a chiave. È - era - l'ufficio informazioni del tribunale civile, desolatamente vuoto da quando l'ultimo ed unico addetto è andato in pensione appunto più di un anno fa. E non è mai stato sostituito. Quella che potrebbe essere altrove una mancanza sopportabile, al tribunale civile suona come l'ennesima beffa, che aggiunge caos al caos: migliaia di persone si riversano ogni giorno a viale Giulio Cesare 54 (intorno alle 11 il portone è un imbuto che si fatica ad oltrepassare), lunghe code fuori dalle stanze, cittadini (ma succede anche agli avvocati) che magari sono lì per la prima volta, ammassati e smarriti davanti a un grande tabellone che fornisce indicazioni solo sommarie. L'ufficio informazioni? Una teca di vetro vuota, il cui interno non è visibile. Oscurato, appunto, da lunghi pannelli. E un poliziotto bersagliato di richieste, nello spiazzo centrale da cui si diramano i diversi corridoi che portano ai piani, a spiegare quel che è successo: "L'impiegato non c'è più, se ne è andato, non era nemmeno troppo anziano"». Ricorda un avvocato che preferisce mantenere l'anonimato: «Di assunzioni non se ne parla, così in questi mesi si è tentato di far scendere giù dal piano qualche cancelliere, per far rinascere l'ufficio informazioni, ma nessuno vuole ricoprire quel ruolo. Dalle segreterie e dagli uffici dicono tutti che non rientra nelle loro mansioni. Neanche con una turnazione, neanche offrendo migliori condizioni»... -:
per sapere se quanto pubblicato dal Corriere della Sera corrisponda a verità;
in caso affermativo se non ritenga grave e inammissibile che in un tribunale importante come quello civile di Roma non vi sia neppure un addetto per fornire a operatori e cittadini le informazioni di cui hanno diritto;
quali urgenti iniziative si intendano promuovere e sollecitare per superare e risolvere questa incredibile situazione.
(4-03263)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
secondo informazioni di stampa e dispacci di agenzia, il provveditore per il sistema penitenziario del Triveneto Felice Bocchino, avrebbe affermato: «I soldi non si inventano», in risposta alle notizie di infezioni come la scabbia, contenute nel documento inviato al ministero della giustizia dai detenuti del carcere di Santa Maria Maggiore di Venezia;
da alcuni giorni i detenuti di quel carcere manifestano pacificamente, battendo sulle porte di ferro del carcere, denunciando le gravi condizioni di detenzione;
causa scatenante della protesta è stata il suicidio di un detenuto immigrato;
la protesta verte anche sull'eccesso di presenze: i detenuti sono otre trecento, il triplo della presenza regolamentare;
sempre il provveditore per il sistema penitenziario del Triveneto ha dichiarato: «I posti sono quelli che sono, certe situazioni vanno evidentemente a discapito dei detenuti e del personale. Abbiamo un numero di detenuti di gran lunga superiore a quelli che potremmo detenere, carenze di organico e carenza di fondi. È ovvio che tutto ciò incide. Il Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria ha subito un taglio pari a 133 milioni di euro; tutto questo è una conseguenza diretta. Se

rispetto al fabbisogno di uno mi danno 0,20 è evidente che si crea una situazione di difficoltà. Se a me ne danno meno sono costretto a distribuire meno: i soldi non si inventano» -:
se il detenuto immigrato che si sia tolto la vita era in attesa di giudizio o condannato in sede definitiva; per quale reato fosse stato arrestato; da quanto tempo era detenuto; la dinamica del suicidio;
se sia vero che si siano registrati casi di scabbia tra i detenuti del carcere di Santa Maria Maggiore di Venezia, e quanti;
se sia vero che i detenuti reclusi nel carcere di Venezia siano il triplo della presenza regolamentare; quanti siano i detenuti in attesa di giudizio, e per quali reati siano imputati; quanti siano gli stranieri reclusi;
in relazione alla denuncia del provveditore per il sistema penitenziario del Triveneto, quali urgenti provvedimenti i ministri intendano adottare, promuovere e sollecitare per garantire il fondamentale diritto alla salute di cittadini che ne sono titolari anche se detenuti e quali iniziative si intendano promuovere per garantire uno standard minimo di vivibilità nel carcere di Santa Maria Maggiore di Venezia sia per i detenuti che per gli agenti della polizia penitenziaria.
(4-03264)

ZAZZERA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'istituto penitenziario di Spinazzola con capienza massima di 68 posti, fu attivato il 1o dicembre 2004 per volontà del provveditore Rosario Cardillo;
nel maggio 2005 con decreto del ministro il carcere assunse la denominazione di «Istituto penitenziario per adulti sezione staccata di Trani»;
per gli effetti del provvedimento di indulto nel 2006 l'istituto penitenziario fu svuotato e il personale distaccato fu fatto rientrare in Basilicata;
in seguito, il Provveditore dell'amministrazione penitenziaria Angelo Zaccagnino ridefinì l'istituto, dirottandovi tutti i detenuti sex offenders, ovvero persone macchiatesi di reati a sfondo sessuale;
in tal modo la struttura fu resa di nuovo operativa, ma all'aumento del numero dei detenuti, non corrispose l'integrazione del personale di polizia penitenziaria;
peraltro i detenuti sex offenders, richiedono una particolare competenza da parte del personale penitenziario;
nel settembre 2008, con decreto ministeriale il carcere perse i connotati di appendice di Trani, diventando istituto autonomo e con un proprio direttore, rimanendo tuttavia irrisolto il problema della carenza di personale, nonostante i solleciti della direzione e del provveditore regionale Gaspare Sparacia;
all'interrogante risulta che il personale penitenziario dell'istituto auspichi la trasformazione della condizione lavorativa da temporanea ad effettiva, anche al fine di garantire piena operatività nella ricezione dei detenuti;
inoltre attualmente il personale di polizia penitenziaria sarebbe costretto a svolgere anche le funzioni di ragioniere, educatore e collaboratore amministrativo, perché detti posti risulterebbero ancora vacanti;
da quanto risulta, il timore del personale carcerario sarebbe che il Governo, anziché varare un decreto per garantire il potenziamento della struttura, stia valutando l'ipotesi di chiudere definitivamente il carcere di Spinazzola -:
se quanto riportato nella presente interrogazione corrisponda al vero e se il Ministro, attraverso un apposito decreto intenda garantire il rilancio della struttura carceraria di Spinazzola integrando il personale di polizia penitenziaria e dando valore il denaro pubblico fino ad oggi investito.
(4-03265)

MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante che numerosi componenti degli organi della giustizia amministrativa assumono e svolgono regolarmente incarichi retribuiti presso le differenti Amministrazioni dello Stato nei cui confronti sono chiamati ad emettere sentenze e decisioni in ordine alle cause sottoposte al loro giudizio;
dall'elenco «Pubblicità incarichi conferiti e autorizzati dal Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa nel 2o semestre anno 2008», pubblicato sul sito web della giustizia amministrativa, risulta che il consigliere di Stato Vito POLI, già assegnato alla quarta sezione del Consiglio di Stato, chiamato a giudicare nelle cause in cui è parte il Ministero della difesa, ricopre attualmente l'incarico di Presidente del Comitato scientifico per il coordinamento delle attività del Ministero della difesa, percependo un compenso annuo di euro 25.000,00;
ad avviso dell'interrogante il conferimento di incarichi da parte delle amministrazioni pubbliche ai componenti degli organi della giustizia amministrativa, a qualsiasi titolo, contrasta con il principio di indipendenza e terzietà del giudice ed offre, al pubblico dipendente che ricorre avverso i provvedimenti amministrativi, una distorta visione del potere dell'organo giudicante -:
se i Ministri in indirizzo non ritengano opportuno disporre la revoca di ogni incarico affidato dalle pubbliche amministrazioni dello Stato a quei membri degli organi della Giustizia amministrativa che sono chiamati a giudicare nelle controversie in cui dette amministrazioni sono parte in causa.
(4-03267)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riferito dall'agenzia «Dire», il presidente della Consulta penitenziaria della città di Roma, dottor Lillo Di Mauro, «ai detenuti non è garantito il diritto alla salute», perché il «livello delle prestazioni è diminuito, e gli enti locali hanno effettuato tagli spaventosi»;
in particolare, sostiene il dottor Di Mauro, «una situazione come quella del carcere richiede necessariamente un intervento ad ampio spettro che solo il Sistema sanitario nazionale è in grado di garantire... questo per tutta una serie di ragioni tra cui la mancanza di un'adeguata formazione da parte dei medici, la presenza di malattie trasmissibili come l'Aids, l'incremento dei tossicodipendenti e dei malati psichiatrici e l'aumento dei migranti che costituiscono ormai quasi il 40 per cento dei detenuti e, in alcune regioni come il Piemonte, addirittura il 71 per cento»;
il vero problema, aggiunge il dottor Di Mauro, è che «il livello delle prestazioni nei confronti dei detenuti è ulteriormente diminuito rispetto all'epoca precedente alla riforma. Inoltre, a parte alcune regioni virtuose gli stessi enti locali hanno effettuato dei tagli spaventosi»;
non si tratta di questioni teoriche, perché in gioco c'è la salute di persone in carne e ossa con esigenze sanitarie particolari: «Ci sono le transessuali che, dall'ingresso in carcere, sono quasi sempre costrette a sospendere le terapie ormonali, con gravi devastazioni psico-fisiche e che, comunque, non sono seguite a livello psicologico... Dal 2002 per i tossicodipendenti interviene il Sert, che si trova a trattare persone che non hanno solo il problema delle dipendenze, ma anche quello delle malattie correlate, tra cui epatite C e Hiv, senza poter contare su un'équipe medica in grado di affrontare i diversi problemi. A questo punto il ruolo del medico si riduce alla prescrizione di metadone o

all'invio della persona in comunità. È allora necessaria una vera rivoluzione culturale» -:
se quanto sopra esposto e denunciato dal dottor Di Mauro corrisponda al vero;
quali iniziative si intendano promuovere e adottare a tutela del diritto alla salute dei detenuti così gravemente pregiudicata e minacciata vista la recente modifica del reparto di competenza in materia di Sanità penitenziaria.
(4-03271)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
ilGarante dei detenuti della regione Lazio Angiolo Marroni ha denunciato come dopo la riduzione dei mesi scorsi, si è ulteriormente contratta l'attività degli psicologi nelle carceri, nonostante il fatto che il ritmo di crescita del numero dei detenuti imponga, invece, di rafforzare l'assistenza e l'osservazione psicologica per evitare casi drammatici;
secondo il presidente dell'ordine degli psicologi del Lazio Marialori Zaccaria, «occorre riflettere attentamente su un dato: nelle carceri del Lazio da gennaio ad aprile 2009 ci sono stati 6 decessi, in media 1,5 al mese; si tratta di tre suicidi, uno nel carcere di Velletri, uno in quello di Viterbo e uno nel CIE di Ponte Galeria, un decesso per malattia a Viterbo, e tre morti ancora da accertare»;
la riduzione si attesterebbe, in media, tra il 25 e il 30 per cento dell'orario di lavoro, e sarebbe causata da una riduzione dei budget assegnati dal Ministero della giustizia; riduzioni si segnalano in tutte le carceri del Lazio: da Viterbo (dove a fronte di circa 700 detenuti gli psicologi hanno a disposizione 36 ore mensili) a Latina fino agli istituti della capitale. Nel carcere di Frosinone sarebbero rimaste a disposizione, degli psicologi 26 ore di attività mensile a fronte di una popolazione di 450 detenuti; a Regina Coeli la riduzione è del 30 per cento: i sette psicologi dell'osservazione hanno ora 15 ore mensili di lavoro. Il tutto per un compenso pari a 17 euro lordi l'ora;
nelle carceri italiane lavorano circa 480 psicologi: «30 minuti l'anno per ciascun detenuto», denuncia il coordinamento nazionale degli psicologi penitenziari ex articolo 80, «è il tempo concesso per l'osservazione scientifica della personalità, il trattamento, la valutazione comportamentale dei detenuti. Risparmiare sui detenuti non irrita l'opinione pubblica... le scandalose conseguenze sì» -:
se quanto sopra esposto corrisponda al vero;
se il Ministro interrogato possa fornire informazioni sul numero degli psicologi che prestano servizio presso le strutture penitenziarie della regione Lazio, sul numero delle ore di assistenza psicologica assicurata in media in ciascun istituto nonché sul numero delle richieste di sostegno psicologico, in un momento particolarmente difficile e delicato come quello attuale in cui il ritmo di crescita mensile della popolazione carceraria pone tutto il sistema in una situazione di perenne emergenza;
quali misure abbia adottato il Ministro, in un contesto di detenzione divenuto sempre più complesso per la presenza maggioritaria di immigrati e di tossicodipendenti, al fine di assicurare che in sede di riordino e di trasferimento delle funzioni in materia di sanità penitenziaria siano tenute in adeguata considerazione le esigenze di assistenza dei detenuti rappresentate in premessa;
quali iniziative urgenti il Ministro intenda promuovere e sollecitare, nell'ambito delle proprie competenze, a fronte della grave situazione sopra esposta.
(4-03272)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il fenomeno dei suicidi in carcere è grave e preoccupante;
nei primi cinque mesi dell'anno 2009 nelle carceri italiane sono avvenuti 28 suicidi, il numero più alto registrato (nel periodo gennaio-maggio) negli ultimi otto anni;
a titolo di paragone, nei primi cinque mesi del 2005 i suicidi furono 25; 23 nel 2006; 13 nel 2007 (minimo storico, a seguito dell'indulto) e 17 nel 2008;
con ogni evidenza l'aumento dei suicidi va di pari passo con l'aggravamento delle condizioni di sovraffollamento delle carceri che «ospitano» più di 63.000 detenuti, un livello mai raggiunto nella storia della Repubblica italiana;
tra i 28 detenuti suicidi, 16 erano italiani e 12 stranieri; 10 avevano un'età compresa tra i 20 e i 29 anni; 9 tra i 30 e i 39 anni; 5 tra i 40 e i 49 anni; 2 tra i 50 e i 59 anni; 2 avevano più di 60 anni -:
per quale reato si trovasse in carcere il detenuto Aziz, di anni 34, suicidatosi il 3 gennaio 2009, recluso nel carcere di Spoleto; se fosse stato condannato definitivamente o fosse in attesa di giudizio; da quanto tempo si trovasse in carcere;
per quale reato si trovasse in carcere il detenuto Rocco Lo Presti, di anni 72, morto il 24 gennaio 2009, recluso nel carcere di Torino; se siano state accertate le cause della morte; se fosse stato condannato definitivamente, e da quanto tempo si trovasse in carcere;
per quale reato si trovasse in carcere un detenuto di origine croata di 37 anni, recluso nel carcere di Poggioreale (Napoli) suicidatosi il 26 gennaio 2009; se fosse stato condannato definitivamente, e da quanto tempo si trovava in carcere;
per quale reato si trovasse in carcere il detenuto Francesco Lo Bianco, recluso nel carcere palermitano dell'Ucciardone; quali siano state le cause del suo decesso avvenuto il 27 gennaio 2009; per quale reato si trovasse in carcere; se fosse stato condannato definitivamente, e da quanto tempo si trovasse in carcere;
per quale reato si trovava in carcere il detenuto M.B., detenuto nel carcere fiorentino di Sollicciano, suicidatosi il 30 gennaio 2009; se fosse stato condannato definitivamente, e da quanto tempo si trovava in carcere;
per quale reato si trovasse in carcere il detenuto Vincenzo Sepe, detenuto nel carcere di Bellizzi Irpino, suicidatosi il 1o marzo 2009; se fosse stato condannato definitivamente, e da quanto tempo si trovasse in carcere;
per quale reato si trovasse in carcere il detenuto Mohammed, di origine marocchina, detenuto nel carcere di S.M. Maggiore a Venezia, suicidatosi il 6 marzo 2009; se fosse stato condannato definitivamente, e da quanto tempo si trovasse in carcere;
per quale reato si trovasse in carcere il detenuto Leonardo Di Modugno, detenuto nel carcere di Foggia, suicidatosi l'8 marzo 2009; se fosse stato condannato definitivamente, e da quanto tempo si trovasse in carcere;
per quale reato si trovasse in carcere il detenuto Giuliano D., detenuto nel carcere di Velletri, suicidatosi l'8 marzo 2009; se fosse stato condannato definitivamente, e da quanto tempo si trovasse in carcere;
per quale reato si trovasse in carcere un non meglio identificato detenuto nel carcere napoletano di Poggioreale, suicidatosi il 16 marzo 2009; se fosse stato condannato definitivamente, e da quanto tempo si trovasse in carcere;
per quale reato si trovasse in carcere Jed Zarog, detenuto nella casa circondariale di Padova, suicidatosi il 17 marzo

2009; se fosse stato condannato definitivamente, e da quanto tempo si trovasse in carcere;
per quale reato si trovasse in carcere Marcello Russo, detenuto nel carcere di Voghera, suicidatosi il 22 marzo 2009; se fosse stato condannato definitivamente e da quanto tempo si trovasse in carcere;
per quale reato si trovasse in carcere Francesco Esposito, detenuto nel carcere napoletano di Poggioreale, suicidatosi il 27 marzo 2009; se fosse stato condannato definitivamente e da quanto tempo si trovasse in carcere;
per quale reato si trovasse in carcere Carmelo Castro, detenuto nel carcere catanese di Piazza Lanza, suicidatosi il 27 marzo 2009; se fosse stato condannato definitivamente e da quanto tempo si trovasse in carcere;
per quale reato si trovasse in carcere Gianclaudio Arbola, detenuto nel carcere di Marsala, suicidatosi il 31 marzo 2009; se fosse stato condannato definitivamente e da quanto tempo si trovasse in carcere;
per quale reato si trovasse in carcere un detenuto tunisino, recluso nel carcere di Pisa, suicidatosi il 13 aprile 2009; se fosse stato condannato definitivamente e da quanto tempo si trovasse in carcere;
per quale reato si trovasse in carcere Andrei Zgonnikov, detenuto nel carcere di Salerno, suicidatosi il 16 aprile 2009, se fosse stato condannato definitivamente e da quanto tempo si trovasse in carcere; per quale reato si trovasse in carcere Antonino Saladino, detenuto nel carcere di Viterbo, suicidatosi il 20 aprile 2009, se fosse stato condannato definitivamente e da quanto tempo si trovasse in carcere;
per quale reato si trovasse in carcere Daniele Topi, detenuto nel carcere di Rimini suicidatosi il 21 aprile 2009; se fosse stato condannato definitivamente e da quanto tempo si trovasse in carcere;
per quale reato si trovasse in carcere Ihssanne Fakhredinne, recluso nel carcere di Firenze, deceduto il 24 aprile 2008; quali siano state le cause della sua morte; se fosse stato condannato definitivamente e da quanto tempo si trovasse in carcere;
per quale reato si trovasse in carcere Franco Fuschi, detenuto nel carcere di Alessandria, suicidatosi il 26 aprile 2009; se fosse stato condannato definitivamente e da quanto tempo si trovasse in carcere;
per quale reato si trovasse in carcere Graziano Iorio, detenuto nel carcere napoletano di Poggioreale, suicidatosi il 1o maggio 2009; se fosse stato condannato definitivamente e da quanto tempo si trovasse in carcere;
per quale reato si trovasse in carcere Ion Vassiliu, detenuto nel carcere di Pisa, suicidatosi il 1o maggio 2009; se fosse stato condannato definitivamente e da quanto tempo si trovasse in carcere;
per quale reato si trovasse in carcere L.P., di nazionalità italiana, detenuto nel carcere di Campobasso, deceduto il 15 maggio 2009, quali siano state le cause del suo decesso; se fosse stato condannato definitivamente e da quanto tempo si trovasse in carcere;
per quale reato si trovasse in carcere il detenuto marocchino, recluso nella casa circondariale di Padova, deceduto il 15 maggio 2009; quali siano state le cause del suo decesso; se fosse stato condannato definitivamente e da quanto tempo si trovasse in carcere;
per quale reato si trovasse in carcere il detenuto marocchino recluso nel carcere di Bergamo, suicidatosi il 15 maggio 2009; se fosse stato condannato definitivamente e da quanto tempo si trovasse in carcere;
per quale reato si trovasse in carcere Samir Besbah, detenuto nel carcere di Firenze, suicidatosi il 27 maggio 2009; se fosse stato condannato definitivamente e da quanto tempo si trovasse in carcere -:
quali iniziative si intendano promuovere e sollecitare per limitare il fenomeno dei detenuti suicidi in carcere.
(4-03273)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il giorno cinque giugno l'interrogante, assieme al segretario dell'Associazione radicale «Il Detenuto Ignoto», Irene Testa, e all'avvocato Alessandro Gerardi, ha visitato la Casa di reclusione di Sulmona;
nell'istituto di pena in questione risultano recluse circa 470 persone a fronte di una capienza regolamentare di 250 posti; tra le persone attualmente recluse, circa il 10 per cento è rappresentato da stranieri, la quasi totalità sta scontando una sentenza già passata in giudicato (i giudicabili sono appena 7-8), gli ergastolani sono oltre 60, mentre i tossicodipendenti sono 75, di cui cinque o sei sieropositivi;
i circuiti presenti nell'istituto sono cinque (che a volte diventano sei con la sezione 41-bis/internati): circuito A.S.1 (ex E.I.V.), dove sono recluse 47 persone (quasi tutti ergastolani) all'interno di celle singole; circuito A.S.3 (ex A.S.), dove sono reclusi 97 detenuti; circuito media-sicurezza, all'interno del quale vi è anche il circuito casa-lavoro contenente gli internati sottoposti a misure di sicurezza; circuito collaboratori di giustizia, dove attualmente sono ristrette sette persone e circuito internati 41-bis attualmente non operativo;
la struttura carceraria, costruita nel 1980 e consegnata nel 1992, appare in un discreto stato: molti corridoi e aree comuni sono stati rifatti da poco, così come le cucine e alcune docce comuni; mancano le docce nelle celle, che sono invece collocate nei corridoi (quelle collocate nel circuito Casa-Lavoro sono fatiscenti e in precarie condizioni igienico-sanitarie); le celle, originariamente concepite come singole, sono utilizzate come doppie e misurano più o meno tre metri e mezzo per due metri e mezzo, a cui va aggiunto un vano bagno della stessa lunghezza e largo circa un metro;
come riferito da pressoché tutti i detenuti, la sala colloqui è piccola ed in pessime condizioni e presenta ancora il vetro-divisorio che non consente adeguati contatti umani tra detenuti e familiari;
nel carcere di Sulmona insiste la Casa Lavoro più grande d'Italia, atteso che attualmente nella stessa sono presenti circa 160 internati a fronte di una capienza regolamentare di cento posti; dalle informazioni raccolte durante la visita risulta del tutto evidente il carattere sostanzialmente afflittivo e non rieducativo della sottoposizione a casa lavoro in quanto, nel caso di specie, la stessa non si distingue dal carcere se non nella denominazione e nel titolo della custodia, posto che: a) nella casa lavoro la maggioranza degli internati non lavora e molti di loro iniziano a svolgere un'attività lavorativa dopo 4-5 mesi di internamento e per periodi limitati; b) agli internati nella casa lavoro sono concesse solo 4 ore d'aria nell'arco della giornata e trascorrono le restanti 20 in cella; c) nelle ore d'aria gli internati vengono condotti in un cortile della struttura penale del tutto simile a quello dei detenuti; d) le visite con i familiari si svolgono nelle sale colloquio dei detenuti dove sono sistemati tavoli di cemento e vetri divisori; e) il rapporto tra operatori civili e internati è difficoltoso a causa dell'elevato numero di internati nella struttura;
il fine del reinserimento sociale degli internati mediante il lavoro è frustrato dalla mancanza del lavoro e dalla indisponibilità di attività qualificata all'interno della predetta casa lavoro, ciò nonostante quanto previsto sia dall'articolo 20 della legge 26 luglio 1975, n. 354 - il quale prevede, tra l'altro, che «il lavoro è obbligatorio per i condannati e per i sottoposti alle misure di sicurezza della colonia agricola e della casa lavoro» - sia dal comma 1 dell'articolo 50 del decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 2000, n. 230 - il quale stabilisce che «i condannati e i sottoposti alle misure di sicurezza della colonia agricola e della casa lavoro, che non siano stati ammessi al

regime di semilibertà o al lavoro esterno o non siano stati autorizzati a svolgere attività artigianali, intellettuali o artistiche o lavoro a domicilio, per i quali non sia disponibile un lavoro rispondente ai criteri indicati nel sesto comma dell'articolo 20 della legge, sono tenuti a svolgere un'altra attività lavorativa tra quelle organizzate nell'istituto»;
all'interno del carcere le attività trattamentali finalizzate alla risocializzazione della popolazione detenuta sono carenti, basti pensare al fatto che solo tre detenuti risultano ammessi al lavoro esterno per mancanza di fondi; gli educatori in servizio sono appena quattro a fronte di una pianta organica che ne prevede otto; vi è un solo psicologo di ruolo (e uno non di ruolo) che presta servizio per appena 40 ore mensili; per i detenuti tossicodipendenti c'è il S.E.R.T. interno ed una sola infettivologa, mentre per i reclusi di nazionalità straniera è attivo un presidio di mediazione culturale; per le attività sportive invece ci sono due palestre e un campo da pallone disponibile tutto l'anno, di misura quasi regolamentare; ci sono due sale ricreative, una scuola elementare ed una media (frequentate complessivamente da circa 30-35 detenuti), oltre ad un corso per geometri (frequentato da 18 detenuti) e ad un corso universitario che però verranno presto soppressi per mancanza di risorse economiche; nessun corso di formazione è stato attivato quest'anno dalla Regione;
gli agenti di polizia penitenziaria sono sotto-organico e in sofferenza: quelli in servizio infatti sono 300 (317 contando anche i «distaccati»), mentre il decreto ministeriale del 2001 ne prevede minimo 328, anche se oggi, a distanza di quasi dieci anni, attesa la crescita della popolazione detenuta, ne servirebbero molti di più;
nonostante vi sia un'alta incidenza di detenuti portatori di problemi psicologici e/o psichiatrici, all'interno del carcere di Sulmona vi è un solo psichiatra operativo per sole 60 ore mensili;
l'istituto in questione rappresenta un centro di eccellenza per quanto riguarda lo svolgimento di attività lavorative, atteso che al suo interno vi sono, oltre ad un confettificio, tre grossi laboratori: una falegnameria, dove svolgono la propria attività lavorativa 35 detenuti e 23 internati, un calzaturificio dove lavorano trenta detenuti ed una sartoria, che occupa 29 detenuti, di cui 20 assunti con contratto di formazione; vi è anche un laboratorio per il ferro che vede impegnati sei detenuti, mentre è in corso un progetto per la istituzione e messa in funzione di una azienda agricola;
atteso il funzionamento dei citati laboratori, sarebbe importante per la direzione del carcere poter creare e gestire un sito internet dove pubblicizzare le predette attività anche al fine di implementarle attirando commesse dall'esterno, ma, come riferito dal direttore, poco tempo fa il D.A.P. ha indirizzato una circolare a tutti gli istituti di pena con la quale viene tassativamente proibito agli stessi di crearsi un proprio sito internet;
oltre ai laboratori richiamati, c'è anche una tessitoria che potrebbe funzionare se solo venisse dotata dei macchinari di supporto e venissero risolto i problemi amministrativi che si frappongono alla sua piena operatività;
il piano straordinario per le carceri recentemente presentato dal commissario straordinario Fernando Ionta, prevede la costruzione di un nuovo padiglione che nel 2011, quando si prevede sia ultimato, potrà ospitare altri 200 detenuti -:
se non ritenga di dover urgentemente disporre il completo rifacimento della vetusta ed obsoleta sala-colloqui presente nell'istituto di pena in questione in modo da garantire un miglior contatto umano tra detenuti e familiari;
se non ritenga di dover urgentemente disporre il completo rifacimento delle fatiscenti e decrepite docce comuni presenti nel circuito casa-lavoro;

se il Ministro non intenda adottare gli opportuni provvedimenti al fine di aumentare l'organico degli agenti penitenziari, degli educatori, degli psicologi e degli assistenti sociali in servizio presso il predetto istituto di pena, in modo da rendere lo stesso adeguato al numero delle persone recluse;
quale sia il carico di lavoro dei magistrati di sorveglianza e quali siano le ragioni di un'inadeguata risposa alle istanze avanzate dai medesimi magistrati;
se non intenda provvedere all'immediato ritiro della circolare indirizzata recentemente dal D.A.P. a tutti gli istituti di pena con la quale si proibisce agli stessi di gestire un proprio sito-internet;
quali provvedimenti intenda adottare al fine di rendere pienamente operativa e funzionante la tessitoria presente all'interno dei carcere di Sulmona;
se sia conforme alle disposizioni normative che nella pratica attuazione la sottoposizione a casa di lavoro, almeno nel caso della struttura di Sulmona, non si differenzi dalla detenzione ordinaria;
se non intenda provvedere all'immediata chiusura della casa di lavoro di Sulmona, o quanto meno, prendere le opportune iniziative per rivedere la sua organizzazione e funzionalità, considerata, allo stato, l'inefficacia risocializzante delle misure di sicurezza personali detentive a cui sono sottoposti gli internati;
se, più in generale, non ritenga opportuno assumere le opportune iniziative normative volte ad introdurre una maggiore restrizione dei presupposti applicativi delle misure di sicurezza a carattere detentivo, magari sostituendo al criterio della «pericolosità» (ritenuto di dubbio fondamento empirico) quello del «bisogno di trattamento»;
come intenda affrontare il problema del sovraffollamento della casa circondariale di Sulmona, considerando che la realizzazione del nuovo padiglione avverrà fra due anni e che il personale di ogni livello è già oggi fortemente carente.
(4-03276)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il segretario generale del Forum per il diritto alla salute delle persone private della libertà personale, dottor Fabio Gui, secondo quanto riferito da numerose agenzie di stampa, il 5 giugno 2009 avrebbe denunciato la grave questione aperta degli anziani «sempre più presenti tra la popolazione carceraria [...] L'età porta con sé una domanda di salute particolare, che va dall'alimentazione alla deambulazione, fino al superamento delle barriere architettoniche, e in un discorso di presa in carico è giocoforza inserire anche questa parte della popolazione carceraria in un disegno più ampio: nel territorio esiste una zona che si chiama carcere, e all'interno di questa zona esistono situazioni sanitarie critiche»;
sempre secondo quanto sostenuto dal dottor Gui, «ogni istituto ospita un certo numero di detenuti disabili, anziani o affetti da problemi psichiatrici [...] Nelle prigioni italiane c'è di tutto: dagli internati che restano anche venti anni negli ospedali psichiatrici giudiziari per via di una misura amministrativa a coloro che escono dal carcere senza neppure la residenza amministrativa. Si tratta di diritti che qualunque cosa una persona abbia commesso non possono essere messi in discussione. Sono argomenti sui quali bisogna cominciare a riflettere...» -:
quale sia la reale dimensione del fenomeno denunciato dal dottor Gui;
quanti siano i detenuti condannati in sede definitiva disabili o affetti da problemi psichiatrici.
(4-03278)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:

CICU. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
è stata comunicata, alla Keller Elettromeccanica Spa, la decisione di Trenitalia di eliminare la corsa del 27/28 maggio 2009 della nave traghetto Garibaldi nella tratta Civitavecchia/Golfo Aranci, ciò ha impedito l'uscita di carrozze revisionate dalla stessa società e pronte per essere utilizzate;
la società Keller è specializzata nella costruzione e ristrutturazione di materiale rotabile ferroviario destinato al trasporto passeggeri, merci nonché a quello dei veicoli speciali e costituisce un importante punto di riferimento per l'economia della regione Sardegna;
la soppressione della tratta ha interrotto l'arrivo alla Keller di ulteriori rotabili da revisionare e sta pregiudicando l'attività lavorativa della stessa;
è poi da considerare che Trenitalia/RFI avrebbe deciso di sopprimere la linea Civitavecchia/Golfo Aranci a partire dal giugno 2009 determinando, probabilmente, l'eliminazione definitiva del trasporto merci su rotaia in tutta la Sardegna, visto che si tratta dell'unico servizio merci su rotaia attivo per la regione e di conseguenza anche del servizio di traghettamento dei veicoli ferroviari;
a parere dell'interrogante, risulta indispensabile avviare urgentemente un confronto tra Trenitalia e la Regione Sardegna per raggiungere un accordo che permetta di trovare un nuovo assetto dei servizi di trasporto merci da e per la Sardegna che non penalizzi la stessa regione;
è, altresì, indispensabile un intervento, tra i diversi livelli istituzionali, al fine di garantire che i dipendenti della società Keller non perdano il proprio posto di lavoro e la società continui ad operare -:
quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare, nell'ambito delle proprie competenze, per evitare che la società Keller chiuda la propria attività con la conseguente perdita di numerosi posti di lavoro;
se non sia indispensabile avviare un confronto con la Regione Sardegna per garantire un assetto dei servizi di trasporto merci da e per la Sardegna che non penalizzi la stessa regione.
(4-03266)

...

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
con decreto del Presidente della Repubblica del 23 aprile 2009 è stato decretato lo scioglimento del Consiglio Comunale di Taurianova (Reggio Calabria) per infiltrazione mafiosa;
tra i gravi elementi, contenuti nella relazione d'accesso, che hanno portato allo scioglimento del Civico Consesso di Taurianova, viene segnalato l'affidamento del servizio di cattura e custodia dei cani randagi a ditta gravata da interdittiva antimafia, nonostante l'Amministrazione Comunale fosse a conoscenza di tale provvedimento prefettizio;
l'interrogante, da notizie di stampa, ha appreso che il Comune di Lipari (Messina) avrebbe affidato il locale servizio di cattura e custodia dei cani randagi proprio alla stessa ditta di Taurianova (Reggio Calabria) gravata da interdittiva antimafia -:
se non ritenga necessario ed urgente acquisire elementi con riferimento alla citata vicenda;

quali urgenti iniziative intenda assumere al fine di evitare che servizi pubblici possano essere affidati a imprese gravate da interdittiva antimafia.
(4-03277)

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta scritta:

EVANGELISTI e DI GIUSEPPE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008 stabilisce «3. Per la realizzazione delle finalità previste dal presente articolo, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentita la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281 e previo parere delle Commissioni parlamentari competenti per materia e per le conseguenze di carattere finanziario, predispone, entro quarantacinque giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, un piano programmatico di interventi volti a una maggiore razionalizzazione dell'utilizzo delle risorse umane e strumentali disponibili, che conferiscano una maggiore efficacia ed efficienza al sistema scolastico. 4. Per l'attuazione del piano di cui al comma 3, con uno o più regolamenti da adottare entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto e in modo da assicurare comunque la puntuale attuazione del piano di cui al comma 3, in relazione agli interventi annuali ivi previsti, ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, su proposta del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentita la Conferenza unificata di cui al citato decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, anche modificando le disposizioni legislative vigenti, si provvede ad una revisione dell'attuale assetto ordinamentale, organizzativo e didattico del sistema scolastico»;
a tutt'oggi il piano programmatico, dopo l'acquisizione dei pareri del Consiglio nazionale della pubblica istruzione, della Conferenza unificata e delle Commissioni parlamentari (peraltro con molte osservazioni), non è stato adottato né può avere alcuna efficacia;
inoltre, il regolamento che, sulla base del predetto piano programmatico, il Governo avrebbe dovuto emanare, non risulta essere stato pubblicato inficiandone quindi l'efficacia;
ancorché in attesa di registrazione, il decreto interministeriale per la determinazione degli organici che il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di concerto con quello dell'economia e delle finanze, avrebbe dovuto adottare, dopo avere acquisito il parere delle Commissioni parlamentari a tutt'oggi non è stato adottato né finora sono stati acquisiti i pareri delle Commissioni parlamentari;
allo stato attuale mancano tutti i provvedimenti previsti dall'articolo 64 per la sua attuazione -:
in quale misura sia efficace, stante le premesse, la circolare ministeriale n. 38 del 2009 con la quale il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha diramato uno schema di decreto interministeriale relativo agli organici, quali siano i tempi di registrazione del citato decreto interministeriale e quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare al fine di assicurare la piena applicazione delle misure recate dall'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008.
(4-03260)

GARAGNANI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in un comunicato stampa (agenzia Dire delle ore 18.01 dell'11 giugno 2009) diramato dai Comitati «Scuola Costituzione»

di Bologna, gli stessi che si erano mobilitati contro la riforma della scuola del Ministro Gelmini, i predetti Comitati esprimono soddisfazione per l'ingresso di loro esponenti, anche con incarichi dirigenziali nella scuola, nel Consiglio comunale auspicando che «diano un contributo per far partire l'inversione di tendenza sulle politiche scolastiche...»;
non sono in discussione i diritti di ciascuno di manifestare il proprio pensiero, bensì la lealtà e la correttezza di un funzionario nei confronti del suo datore di lavoro, in questo caso lo Stato, affinché nell'esercizio della funzione professionale non faccia prevalere le sue idee politiche sul dovere istituzionale nei confronti dello Stato, della famiglia e degli studenti;
si sottolinea l'esigenza del massimo rispetto della netta distinzione, durante l'attività curriculare, tra funzione educativa e ruolo politico -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno assumere specifiche iniziative, anche mediante la predisposizione di un'apposita circolare, al fine di garantire che l'attività politica di docenti e soprattutto dirigenti scolastici, tenuti ad un particolare rapporto di collaborazione e dipendenza con lo Stato, non possa essere esercitata, in forma né diretta né indiretta, sul posto di lavoro durante l'orario scolastico.
(4-03274)

TESTO AGGIORNATO AL 7 MARZO 2011

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:

BERGAMINI e CARLUCCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la società multinazionale svedese SCA produce beni di consumo, prodotti per l'igiene personale e soluzioni di imballaggio, ed ha un fatturato annuo di circa 11,5 miliardi di euro e 52.000 dipendenti nei 40 paesi in cui ha i suoi stabilimenti di produzione;
in Italia, la società è presente con 7 stabilimenti; in particolare lo stabilimento di Pratovecchio, in provincia di Arezzo, entrato in funzione nel 1962 come Ausonia e acquisito nel 2001 dalla SCA Hygiene products, è quello dedicato dalla multinazionale al mercato italiano;
il predetto stabilimento è equipaggiato con 9 linee produttive nelle quali lavorano 128 dipendenti con contratto a tempo indeterminato e 14 dipendenti a tempo determinato e produce per i marchi privati delle maggiori catene distributive italiane quali Conad, Coop, Esselunga, eccetera; si distingue per le misure all'avanguardia sotto il profilo ambientale, per l'importante numero di certificazioni di prodotto, di processo e ambientali e per un fatturato di 50 milioni di euro annui pari al 64 per cento del valore della produzione della società SCA in Italia;
nonostante gli eccellenti risultati raggiunti sul mercato, il 27 marzo 2009, improvvisamente, la società SCA annunciava la chiusura dello stabilimento di Pratovecchio avviando la procedura di licenziamento collettivo di tutti i 128 dipendenti per cessazione attività;
nello stesso tempo la medesima società negava la vendita dello stabilimento, non consentendo, in tal modo, ad altri imprenditori di fare investimenti in un sito produttivo di eccellenza, e non permetteva agli stessi dipendenti, che si sono sempre distinti per specializzazione e responsabilità, di rilevarlo;
tale comportamento, che rischia di mettere in ginocchio un'intera comunità, sembrerebbe posto in essere, ad avviso dell'interrogante, al solo scopo di diminuire la capacità produttiva del nostro Paese e aumentare i prezzi dei prodotti, magari mediante accordi di cartello con altre aziende multinazionali del settore;
tali comportamenti, di fatto incompatibili con il mercato europeo, non sono

nuovi alla multinazionale SCA: infatti nel 2001 la Commissione europea dichiarò l'operazione di concentrazione di SCA con un'altra società, la MT, come «determinante la creazione di posizione dominante» sui mercati di Svezia, Danimarca, Norvegia e Finlandia -:
se tale comportamento, posto in essere dalla multinazionale SCA, non debba considerarsi fortemente lesivo della libera concorrenza e se i Ministri interrogati non ritengano necessario attivare l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, per verificare se non vi sia un «abuso di posizione dominante»;
se i Ministri interrogati non ritengano necessario, nell'ottica di salvaguardia non solo dei posti di lavoro, ma dell'intera realtà produttiva del territorio, istituire un tavolo tecnico-politico con la partecipazione dei rappresentanti della società SCA, dei sindacati dei lavoratori e dei competenti enti locali nei quali ha sede l'impianto, al fine di ricercare le possibili soluzioni che garantiscano la continuità produttiva e occupazionale dello stabilimento di Pratovecchio.
(4-03254)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto pubblicato dal Corriere della Sera nella sua edizione del 10 giugno 2009 a pagina 25, nell'articolo «Sanità, la Lombardia blocca gli ispettori», a firma della giornalista Simona Ravizza; il segretario generale della Regione Lombardia, dottor Nicolamaria Sanese, definito «fedelissimo» del Presidente Roberto Formigoni, avrebbe, su disposizione di quest'ultimo, firmato una lettera nella quale si spiega ai vertici ospedalieri lombardi come comportarsi dinanzi a «una visita degli uomini del ministero dell'economia»;
nella citata lettera, si inviterebbe, «in caso di avvio di analoghe iniziative ministeriali (il riferimento è al Niguarda), a mettere in contatto l'ispettore con l'Avvocatura regionale rinviando l'accesso agli uffici, al fine di consentire l'adozione di ogni azione utile alla tutela delle attribuzioni costituzionali della regione Lombardia»; in sostanza riassume la giornalista, «ispettori del Tesoro da mettere alla porta: in attesa di un parere della Consulta, infatti, "eventuali attività ispettive sono da considerarsi, a parere della Regione Lombardia, di dubbia legittimità"»;
dalle notizie di stampa si apprende che il presidente della Regione Lombardia abbia affermato: «Noi accettiamo ben volentieri i controlli legittimi come quelli della Corte Costituzionale e della Corte dei Conti che da anni loda il nostro operato in sanità. Mentre respingiamo gli attacchi politici di funzionari oscuri a 5 giorni dalle elezioni»;
dalle ispezioni effettuate dai Servizi ispettivi di finanza pubblica per quel che riguarda l'ospedale Niguarda, sarebbero emersi «appalti irregolari», «nomine illegittime», «consulenze anormalmente elevate»; il dossier del ministero dell'economia sul Niguarda, si legge ancora nell'articolo pubblicato dal Corriere della Sera, «pone sotto accusa gli appalti legati alla riqualificazione dell'ospedale, un'operazione da oltre un miliardo di euro, che vede per protagoniste la NEC Spa (considerata vicina a Comunione e Liberazione) e la Progeni Spa (legata alle cooperative rosse). Ma non solo: nelle 416 pagine choc viene contestato anche il ruolo svolto da infrastrutture lombarde Spa, la holding del Pirellone per lo sviluppo territoriale (alla quale viene addebitata una consulenza illegittima da 7 milioni di euro) -:
se quanto pubblicato dal Corriere della Sera corrisponda a verità e quali ulteriori informazioni possa comunicare in merito;
se sia vero che gli uomini dei servizi ispettivi di finanza pubblica sono già al lavoro all'ospedale di Legnano, uno dei sei cantieri gestiti da infrastrutture lombarde, progetto che rientra nel Piano straordinario

da 5 miliardi di euro per 5.837 nuovi posti letto in Lombardia, che, oltre Legnano, riguarda anche la costruzione del Sant'Anna di Como, del nuovo complesso ospedaliero di Vimercate e del «Beato Giovanni XXIII» di Bergamo nonché la riqualificazione del Niguarda, del San Gerardo di Monza, del presidio ospedaliero di Busto Arsizio-Saronno-Tradate e di quello di Cittiglio-Luino;
quali iniziative i Ministri interrogati intendano porre in essere nel caso la annunciata volontà del presidente della regione Lombardia di impedire le ispezioni ministeriali dovesse avere pratica attuazione;
se il Governo non ritenga che la vicenda richieda comunque la massima trasparenza, conoscenza e informazione, e se, di conseguenza, siano allo studio iniziative per l'istituzione di una anagrafe pubblica degli eletti e dei nominati; che consenta non solo di conoscere il reddito e i beni patrimoniali di cui dispone, ma anche i criteri che vengono adottati per la scelta degli amministratori, e per l'assunzione delle decisioni.
(4-03268)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
da notizie diffuse da agenzia di stampa e quotidiani, si apprende che tre nuove ordinanze di custodia cautelare in carcere, con l'accusa di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà, sono state emesse nell'ambito dell'inchiesta milanese sulla clinica Santa Rita di Milano;
dette misure riguardano l'ex primario del reparto di chirurgia toracica Pier Paolo Brega Massone e il suo ex aiuto Fabio Presicci, entrambi già in carcere e sotto processo davanti alla quarta sezione penale del Tribunale di Milano;
i provvedimenti sono stati notificati in carcere ai due medici, detenuti dal giugno scorso, con l'accusa di truffa ai danni del sistema sanitario nazionale e lesioni, nell'ambito dell'inchiesta sui presunti interventi inutili e dannosi effettuati al solo fine di gonfiare i rimborsi. Il terzo destinatario dell'ordinanza e l'altro ex membro dell'équipe di chirurgia toracica Marco Pansera;
secondo l'ipotesi accusatoria l'équipe di chirurgica toracica della clinica Santa Rita di Milano, guidata dal primario Pier Paolo Brega Massone, avrebbe arrecato «sofferenza» a malati terminali di tumore, operandoli nonostante fossero in condizioni «impressionanti»; ciò sarebbe stato spiegato due medici, consulenti della Procura di Milano, al processo con al centro la casa di cura milanese, i quali hanno descritto i casi di pazienti «da non toccare», che potevano «essere lasciati tranquillamente in pace», invece di essere sottoposti a interventi chirurgici;
in particolare i periti dell'accusa hanno raccontato la vicenda di un uomo di 87 anni con un carcinoma già diagnosticato in un altro ospedale, nel marzo 2005, e sottoposto ad intervento chirurgico da Brega Massone, «nonostante tutti i segnali dicessero che non doveva essere operato». Il paziente in questione aveva subito in precedenza un intervento di angioplastica; l'anestesista, secondo i periti, l'aveva classificato come un paziente ad alto rischio. Brega Massone, invece, sempre a detta dei consulenti, «decise comunque di asportare frammenti di pleura, esponendolo a un grave rischio e arrecando sofferenza in un paziente in queste condizioni»;
a avviso degli interroganti la maggior parte delle distorsioni, delle inefficienze, degli sprechi, delle carenze di cura, delle corruzioni nel mondo della Sanità non si manifesterebbero nelle forme che sappiamo - e possiamo leggere quasi ogni giorno sui giornali - se fosse garantita maggiore conoscenza e informazione;
certamente gli imputati, come tutti gli imputati, sono da ritenere innocenti fino a quando sentenza definitiva non li condanna;

e che dunque non si chiede né al ministro né ad altri di anticipare sentenze che peraltro, non competono loro -:
di quali elementi disponga il Governo con riferimento ai nuovi sviluppi dell'inchiesta sul «Santa Rita di Milano» e se non reputi necessario avviare ulteriori ispezioni anche al fine di accertare quanto sia esteso tale fenomeno che gli interroganti si augurano sia limitato al solo «Santa Rita»;
se siano allo studio iniziative per l'istituzione di un'anagrafe pubblica degli eletti anche nel mondo della Sanità, che consente non solo di conoscere il reddito ed i beni di cui si dispone, ma anche i criteri che vengono adottati per la scelta degli amministratori, e le decisioni che si assumono.
(4-03270)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano Il Mattino, nella sua edizione del 10 giugno 2009, pubblicava la lettera-sfogo del signor Salvatore Pilato di Napoli, «Agenzia delle entrate, cronaca di una mattina»;
il signor Pilato raccontava di come a suo figlio Vincenzo fosse pervenuta «una comunicazione dell'Agenzia delle entrate Napoli 3 di via Vespucci, riguardante un credito di imposta Inps. «Si può anche telefonare o collegarsi via internet ma io poiché sono pensionato ho preferito andare di persona, con regolare delega di mio figlio. Arrivo alle 12, l'impiegato della postazione "Prima informazione" mi dice che ci sono molte persone in attesa per cui, visto l'orario, sicuramente non sarei stato chiamato, gli uffici chiudono alle 13. "Torni domani, alle otto e si metta in lista". Il giorno dopo è un venerdì, giornata piovosa, alle 8,15 sono lì, in via Vespucci, scrivo il mio cognome sulla lista, al numero 25 e aspetto. Noto che il numero di sedie è insufficiente e due ascensori non funzionano. Alle 9 una guardia giurata preleva la lista e usciamo tutti fuori per essere chiamati cinque-sei alla volta. Piove, ci consentono di stare sulla scala elicoidale che ci porterà poi agli uffici. Finalmente arriva il mio turno. Altra fila allo sportello "Prima informazione". L'impiegato trascrive il mio nome su un'altra lista. Non sa se sarò ricevuto perché devono esaurire prima la lista telematica e poi quella manuale. Io ho la sfortuna di stare nella manuale. Ma una volta accettata la prenotazione - osservo - non potete mandar via l'utente. "Le disposizioni sono queste. Noi accettiamo tutti quelli che vogliono iscriversi ma arrivati alle 13 gl'impiegati terminano il loro lavoro. Torni lunedì se crede". E se anche lunedì non rientro tra quelli che saranno ricevuti? Risposta: "Ritorni martedì e se anche martedì non sarà chiamato ritorni mercoledì e così via". Mi conviene aspettare e nel frattempo leggo un avviso all'utenza: il cittadino può formulare segnalazioni, suggerimenti o reclami utilizzando l'apposito modulo prestampato oppure per ogni altra informazione si può rivolgere al coordinatore, stanza 1A07. Ma il coordinatore è in ferie, in quella stanza ci sono cinque scrivanie con computer ma non c'è anima viva. Finalmente sento echeggiare il mio nome. Alle ore 12,28, dopo poco più di quattro ore, l'impiegato dello sportello 11 mi conferma che c'è un credito di imposta Inps di 166,94 euro e mi invita ad andare all'Inps per risolvere il problema. Mi chiedo: non sarebbe stato più semplice scrivere sulla comunicazione pervenuta a casa che il credito di imposta Inps era di 166,94 euro e che l'utente doveva recarsi presso gli sportelli Inps senza passare per l'Agenzia delle entrate?» -:
quali iniziative il Ministro intenda adottare, promuovere o sollecitate in

relazione ai disservizi lamentati dal signor Pilato.
(4-03269)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

RAISI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
allo scopo di reintrodurre nel nostro Paese la produzione elettronucleare, attraverso la ricostruzione di un sistema nucleare nazionale, organizzato ed efficiente, il disegno di legge S. 1195 dispone la soppressione dell'attuale ENEA e, al fine di garantire l'ordinaria amministrazione e lo svolgimento delle attività istituzionali fino all'avvio del funzionamento dell'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA), prevede che il Ministro dello sviluppo economico, con proprio decreto, da emanare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge, proceda al commissariamento mediante nomina di un commissario e due sub commissari;
nelle more che il predetto disegno di legge sia definitivamente approvato e nel frattempo che procede il previsto iter parlamentare, si riscontra che la gestione ed il funzionamento dell'ENEA stiano diventando ogni giorno più problematici e controproducenti per l'ente e per il Paese;
sono numerosi gli atti di sindacato ispettivo presentati in Parlamento, soprattutto negli ultimi due mesi, diretti ad evidenziare comportamenti irregolari o non corretti da parte degli organi di vertice dell'ENEA (Consiglio di amministrazione e Presidente), come confermato anche dalle manifestazioni e dalle comunicazioni di dissenso e protesta verso tali organi da parte della maggioranza dei sindacati della pubblica amministrazione interni alla struttura;
il direttore generale dell'ENEA ha rassegnato le dimissioni per essere venuto meno il rapporto fiduciario con il vertice e con i direttori di unità di primo livello, i quali a loro volta hanno presentato, contro l'Ente, un'istanza collettiva alla Direzione provinciale del lavoro per un tentativo obbligatorio di conciliazione che, se accolto, comporterebbe per l'Ente stesso costi gravosi e non giustificabili. Tale ricorso avrebbe origine dal fatto che il Presidente ed il Consiglio di amministrazione abbiano deciso di affidare alla dirigenza ENEA ruoli e compiti che il decreto legislativo n. 257 del 2003 assegna ad una dirigenza di «primo livello» (ovvero dirigenza di area 1 con contratto di valore e durata rapportato alla posizione da ricoprire), ma in carenza della retribuzione e della durata che a questa tipologia di dirigenza è dovuta ai sensi del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165;
il Consiglio di amministrazione nella seduta del 12 marzo 2009 ha nominato un direttore generale facente funzione e la persona designata è stata assunta con contratto a tempo determinato ai sensi dell'articolo 19, comma 6, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 per funzioni di tipo dirigenziale e quindi senza lo status di dirigente. Al riguardo si evidenzia che il decreto legislativo 3 settembre 2003, n. 257, che attualmente regola l'ENEA, prevede che il direttore generale sia persona con elevata qualificazione tecnico professionale e di comprovata esperienza gestionale e che il suo rapporto sia regolato da un contratto individuale di tipo privatistico, pertanto la procedura seguita da parte del presidente e del consiglio di amministrazione per la designazione del facente funzione direttore generale è stata la stessa che viene prevista per la nomina del direttore generale;
in tali circostanze è del tutto evidente come sia venuto meno il rapporto di fiducia e di reciproco affidamento che deve essere alla base della collaborazione, della dipendenza gerarchica e funzionale della dirigenza con l'alta Direzione e con la Presidenza dell'ENEA proprio nel momento in cui è in pieno svolgimento la

discussione sul futuro dell'ente alla luce dell'approvando disegno di legge S. 1195;
l'ENEA ha al momento in corso un'operazione, cosiddetta di progressioni giuridico-economiche relativa al personale, per un nuovo inquadramento nei livelli retributivi del contratto collettivo di lavoro che porterà ad un ulteriore rilevante contenzioso da parte dei dipendenti che si aggiungerà al precedente già in corso. Per la realizzazione della suddetta operazione è stata nominata una commissione che dovrebbe avere il compito di valutare e omogeneizzare le richieste di avanzamento nei livelli retributivi attraverso una scheda descrittiva che viene compilata dai diretti responsabili, dai direttori di dipartimento e direttori centrali, sugli obiettivi e i risultati conseguiti nel periodo 2004-2005. Alla luce dei critici livelli di conflittualità interna all'Ente, procedere alla valutazione delle attività svolte genererebbe, ad avviso dell'interrogante, altri contenziosi, discriminazioni ed in definitiva un gravissimo danno erariale per l'inefficienza che ne deriva;
anche a causa di questi fatti, l'ENEA ed i suoi ricercatori, tecnici e personale amministrativo rischiano di pagare l'operato di una classe dirigente responsabile dello stato di caos nel quale versa l'Ente e gli errori strategici e gestionali dei suoi vertici, a partire dalla loro scelta onerosa di aprire il nuovo corso a favore di un direttore generale e di un capo del personale esterni;
l'ENEA è oggi governata da vertici che non appaiono all'altezza dei ruoli istituzionali che rivestono, da un lato dal presidente che, tra l'altro, in modo quantomeno intempestivo, nel mese di ottobre 2008, sempre mantenendo la carica di presidente dell'ENEA, si è candidato per l'elezione al rettorato dell'Università di Tor Vergata, senza darne adeguata informativa al Ministero vigilante e al personale, ed in tal modo, dopo la bocciatura elettorale nel proprio ateneo, ha mantenuto, come se nulla fosse accaduto, la presidenza dell'ente, dall'altro lato dal Consiglio di amministrazione che, privo di un adeguato profilo scientifico, sta procedendo ad ulteriori ed inopportune nomine, sia interne, sia nelle Società partecipate dall'Ente, con operazioni affrettate, poco trasparenti, fortemente caratterizzate politicamente, e non accompagnate dalla preventiva informazione alle organizzazioni sindacali dell'Ente, ciò che rende più difficile la riorganizzazione del nuovo ente ENEA, che dovrà essere ricostituito su basi completamente nuove e diverse;
a tali profili problematici si devono aggiungere il ruolo del direttore generale su cui grava un serio dubbio di regolarità riguardo alla nomina e le asperità create da una dirigenza di primo livello, in contrasto con l'ente per il reclamo dei propri compensi, e a sua volta contestata dai quadri intermedi;
va ancora evidenziato il grave danno causato alle competenze ENEA in materia nucleare per la politica di scarsa attenzione da parte del vertice dell'Ente verso il mantenimento delle relative competenze, testimoniata tra l'altro dall'istituzione da parte della Presidenza di 18 progetti strategici, nessuno dei quali include la fissione nucleare, elemento viceversa caratterizzante il disegno di legge S. 1195 che affida all'ENEA un ruolo specifico nel settore energetico e in particolare in quello del nucleare;
dal quadro generale così delineato emergono un contesto operativo del vertice dell'ENEA altamente conflittuale ed una situazione di caos gestionale tali da determinarne un grave impedimento al regolare svolgimento delle funzioni istituzionali. Si tratta di un contesto critico che rischia di compromettere seriamente il corretto funzionamento dell'Ente e di provocare un grave danno al suo patrimonio di conoscenze e di professionalità;
è indispensabile porre fine al disordine in essere presso l'Enea e ristabilire nel suo interno un clima di serenità e di corretto funzionamento, soprattutto con la prospettiva di anticipare il regime organizzativo e la missione operativa che il

Parlamento auspica per l'Ente, così come nel merito prevede il predetto disegno di legge S. 1195 -:
se ritenga opportuno valutare la necessità di procedere al commissariamento immediato dell'ENEA.
(5-01512)

VIGNALI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il gruppo IT Holding è certamente una realtà importante nel settore del lusso. Annovera la titolarità di importanti marchi, quali ad esempio: Gianfranco Ferrè, Malo, Extè, e quindi anche, attraverso la controllata ITTIERRE, Just Cavalli, C'N'C' Costume National, Versace Jeans, John Galliano;
l'azione quotata al segmento «Star» a luglio 2007 raggiungeva quotazioni superiori a 2,20 euro per azione con un incremento del 28 per cento circa sulla quotazione di inizio 2007. Un «trend» positivo della IT Holding che però, in un contesto borsistico quale quello del 2007, in cui il mercato azionario italiano ha subito una flessione media del listino del 7 per cento circa inspiegabilmente andava scemando, «scivolando», con consistenti escursioni negative di prezzo giornaliero, addirittura ad un valore di 1,08 euro, quindi con un calo superiore al 50 per cento rispetto ai massimi (2,20 euro) e del 32,50 per cento rispetto alla quotazione di inizio 2007;
il mercato azionario nel 2008 subiva un ribasso del 50 per cento mentre l'azione IT Holding dell'83 per cento (da 1,08 euro ai minimi di 0,18 euro) e questo sempre con l'assoluto silenzio ed assenza degli organi di vigilanza. L'azienda, a fronte di questi cali repentini e ingiustificati ha rassicurato il «timore» del mercato sulla reale correttezza delle poste di bilancio pubblicate. IT Holding nella seconda parte del semestre 2008 chiedeva di riscadenzare il pagamento di affidamenti scaduti con il sistema bancario, il quale concedeva una proroga anche alla luce delle trattative in stato avanzato con fondi di investimento esteri pronti ad entrare nella compagine, o rilevare il marchio «Ferrè». Quest'ultimo, a bilancio per 149.000.000 di euro, riceveva un'offerta per la sua cessione di 120-140 milioni di euro;
questa iniezione di liquidità avrebbe sicuramente riportato serenità sia nella gestione aziendale che nel sistema finanziario. Nel dicembre 2008 avviene un cambio ai vertici della direzione, anche al fine di trattare con i fondi di investimento cinesi interessati. A fine gennaio 2009 il consiglio di amministrazione di ITH dava mandato all'amministratore delegato, dottor Nebuloni, di verificare urgentemente se esistevano le condizioni per chiudere la trattativa con il fondo cinese. Domenica 8 febbraio 2009, riunendosi l'ultimo consiglio di amministrazione e verificando «inspiegabilmente» l'assenza delle condizioni per chiudere l'accordo, veniva diramato un comunicato con cui si chiedeva con effetto immediato la sospensione alle contrattazioni dell'azione al segmento «Star»;
alla luce dei primi stati di insolvenza, veniva applicata la legge Marzano con l'amministrazione straordinaria, prima alla controllata ITTIERRE e poi a tutta la «galassia» IT Holding;
appena incaricati i tre nuovi commissari (Ciccoli, Chimenti e Spada), succedevano eventi quasi «impensabili»: immediatamente 5 banche (Unicredit, S. Paolo Intesa, Banco Popolare, BPER e Banca popolare di Milano) concedevano una linea di credito di trenta milioni di euro; veniva rinnovata la licenza a produrre con Just Cavalli fino alla stagione autunno-inverno 2014/2015; Banca Ifis (società di factoring) concedeva una linea di euro 12,5 milioni a favore dei fornitori italiani di ITTIERRE; la regione Molise si rendeva garante al fine di assicurare il livello occupazionale sia diretto che dell'indotto della galassia ITH; veniva rinnovata la licenza a produrre con C'N'C' Costume National;
con la messa in stato di liquidazione della IT Holding gli «attivi» non potranno

soddisfare le passività aziendali e conseguentemente si manifesterà una evidente perdita per i piccoli azionisti;
l'interrogante si chiede come mai si sia proceduto alla vendita dei marchi quando c'erano offerte concrete a prezzi di mercato che garantivano il risanamento -:
se nell'ambito dell'attività dei commissari si sia tenuto adeguatamente conto della tutela degli interessi dei piccoli azionisti preoccupati dalla vicenda e quali siano le modalità operative attraverso le quali i commissari intendano risolvere questa difficile situazione;
se si intenda procedere da parte dei commissari alla riammissione del titolo alle contrattazioni di borsa.
(5-01515)

Interrogazione a risposta scritta:

BENAMATI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il Gruppo Saeco International è leader nella progettazione, produzione e commercializzazione di macchine da caffè ad uso domestico e professionale e di distributori automatici di bevande calde, fredde e snack;
l'azienda, nata nel 1981 con sede in Italia, si è sviluppata con successo fino a diventare un gruppo a forte propensione internazionale, con 16 filiali in Europa, Stati Uniti, America Latina, Australia, Asia e una rete di importatori per la distribuzione dei prodotti a marchio Saeco in più di 60 paesi nel mondo;
a Gaggio Montano opera un impianto industriale che impiega circa novecento dipendenti;
lo stabilimento di Gaggio Montano, sede originaria del Gruppo, rappresenta un polo di eccellenza tecnologico e di ricerca e costituisce una importante realtà produttiva per tutta l'area dell'Alto Reno bolognese, i cui insediamenti artigianali e industriali stanno già attraversando un grave momento di difficoltà;
secondo quanto si apprende da fonti di stampa, nel mese di maggio 2009, è stato raggiunto l'accordo vincolante per il passaggio di Saeco International Group, controllata dal fondo d'investimento francese PAI, alla Royal Philips Electronics;
il completamento del processo di acquisizione è subordinato al raggiungimento dell'accordo finale con le banche, con le quali l'azienda Saeco ha considerevoli obblighi di natura creditizia -:
se quanto riportato corrisponda al vero e se il Ministro interrogato sia a conoscenza del piano industriale inerente all'acquisizione, con particolare riguardo alle prospettive occupazionali e alla tutela della capacità tecnologica e produttiva dello stabilimento di Gaggio Montano.
(4-03253)

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ERRATA CORRIGE

L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Vannucci e Sereni n. 5-01500 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 185 del 10 giugno 2009. Alla pagina n. 6279, alla seconda colonna, all'undicesima riga, deve leggersi: «Interrogazione a risposta immediata in Commissione» e non: «Interrogazione a risposta in Commissione», come stampato.
Alla pagina n. 6291, seconda colonna, alla riga sedicesima, deve leggersi: «Interrogazione a risposta immediata in Commissione» e non: «Interrogazione a risposta in Commissione», come stampato.