XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 30 giugno 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
la recessione economica internazionale e le difficoltà di settori produttivi, quali quello automobilistico o della produzione industriale, di grande interesse per lo sbocco del mercato dell'acciaio, hanno comportato un'importante contrazione anche del settore siderurgico, con una brusca diminuzione della produzione, dei costi e della domanda dei beni di questo comparto, interrompendo così una crescita iniziata nel 2002;
il commercio mondiale di acciaio ha subito una forte contrazione dall'inizio della crisi economica, derivante dalla notevole diminuzione della relativa domanda mondiale e dai tagli alla produzione nella maggior parte dei Paesi, e conseguentemente la caduta della produzione e le deboli prospettive di mercato hanno comportato rilevanti licenziamenti in molte regioni del mondo;
per contrastare gli effetti della crisi economica, molti Governi hanno messo in atto importanti interventi di stimolo economico, gran parte dei quali incidono indirettamente sull'industria siderurgica attraverso il sostegno alle industrie che utilizzano l'acciaio: infrastrutture, costruzioni, industria automobilistica ed altre;
la recessione che colpisce attualmente l'acciaio è, tuttavia, molto diversa da passate recessioni, in quanto non è specificamente dell'acciaio, ma è invece stata causata da una generale crisi economica globale e conseguentemente anche da una crisi dei settori che utilizzano l'acciaio, i quali hanno appunto registrato forti contrazioni nella produzione nel corso degli ultimi mesi;
a livello globale, infatti, la produzione mondiale di acciaio è scesa nel quarto trimestre del 2008 del 21 per cento in termini annuali (in alcuni Paesi è diminuita del 50 per cento o più) e del 22,9 per cento nel primo bimestre del 2009, rispetto allo stesso periodo del 2008;
in conseguenza di ciò, si prevede un calo dell'occupazione intorno al 20 per cento in Europa, dove gli addetti del settore siderurgico sono circa 500 mila;
per quanto riguarda il nostro Paese, la situazione è preoccupante: il comparto siderurgico, nel primo trimestre 2009, vede crollare il fatturato del 42 per cento rispetto al 2008 e l'acciaio prodotto è sceso del 36 per cento;
per fare solo qualche esempio, le fonti sindacali segnalano per l'area lombarda il ricorso a contratti di solidarietà di 24 mesi per Alfa acciai, Aso siderurgica e Ferriera Valsabbia, 13 settimane di cassa integrazione per Dalmine, mentre Beltrame programmerà il ricorso alla cassa integrazione guadagni settimana per settimana. Stesse sorti per le Acciaierie venete. Ricorso alla cassa integrazione anche per Ilva e ThyssenKrupp. Anche Piombino, secondo centro siderurgico d'Italia, e uno dei principali siti per la produzione di acciaio a ciclo integrale in Italia, si trova in una fase critica, con una capacità produttiva limitata al 30-40 per cento delle proprie potenzialità, con pesanti conseguenze sull'occupazione, anche per le piccole e medie imprese dell'indotto e per l'economia locale;
il settore siderurgico è chiaramente un settore strategico per il sistema industriale italiano ed è, quindi, indispensabile salvaguardare e riqualificare l'apparato produttivo del comparto, anche attraverso adeguati investimenti, a cominciare da quelli ambientali ed energetici, e, soprattutto, con adeguate scelte di politica industriale e di sostegno da parte del Governo. Affinché dette politiche di sostegno siano efficaci, è chiaramente necessaria una parallela e simile iniziativa da parte dell'Unione europea; i singoli Stati nazionali, infatti, difficilmente potranno da soli rimettere in moto il mercato in assenza di un intervento pubblico europeo;

la crisi siderurgica è, altresì, acuita a causa della forte concorrenza con i Paesi che esportano, anche in dumping, l'acciaio prodotto in eccedenza rispetto al loro fabbisogno interno,

impegna il Governo:

a reperire ulteriori risorse a favore del settore siderurgico per la proroga degli ammortizzatori sociali e l'integrazione al reddito per i lavoratori, anche precari, favorendo, là dove possibile, i contratti di solidarietà aziendali, così come è stato già sperimentato con la «settimana corta», introdotta da Cogne acciai speciali o da Alfa acciai;
ad adoperarsi affinché anche le aziende multinazionali del settore presenti nel nostro Paese si assumano la responsabilità sociale nei confronti del territorio, dell'ambiente e delle risorse umane, con il mantenimento dei posti di lavoro;
ad affrontare in maniera rigorosa le questioni della tutela della condizione dei lavoratori, a partire da quelle della sicurezza sui luoghi di lavoro, tenendo presente che il comparto presenta un triste primato in termini di incidenti mortali;
ad assumere tutte le iniziative volte a garantire e facilitare l'accesso e la continuità del credito per le società del settore, prevedendo, comunque, la possibilità che vengano certificati gli eventuali crediti vantati nei confronti della pubblica amministrazione, quale garanzia da fornire agli istituti di credito per l'ottenimento di anticipazioni;
a valutare la possibilità di introduzione di un sistema fiscale premiante finalizzato a ridurre le emissioni in atmosfera degli inquinanti più pericolosi, attraverso un ammodernamento degli impianti con tecnologie già disponibili sul mercato e già applicate con successo negli impianti siderurgici dei Paesi più avanzati, al fine di raggiungere l'obiettivo previsto in sede europea di una riduzione del 20 per cento di emissioni entro il 2020;
ad attivarsi in sede europea al fine di individuare un'efficace strategia complessiva e un intervento pubblico dell'Unione europea, senza i quali lo sforzo di ogni singolo Paese membro difficilmente può risultare realmente efficace.
(1-00198)
«Cimadoro, Monai, Donadi, Borghesi, Evangelisti».

La Camera,
premesso che:
la crisi economica globale ha investito, seppur in misura minore rispetto ad altri contesti, anche l'Italia;
il sistema siderurgico italiano riveste una particolare importanza, collocandosi al secondo posto in Europa (EU27), con una quota pari al 15 per cento, dopo la Germania, che detiene il 23 per cento della produzione;
per quanto riguarda il sistema dell'industria siderurgica, la crisi si è manifestata, in particolare, a partire dall'ultimo trimestre del 2008;
in particolare, secondo le stime delle organizzazioni del settore, la produzione ha registrato nel primo trimestre del 2009 una diminuzione del 40,8 per cento, ad aprile 2009 del 42,9 per cento e a maggio 2009 del 49,7 per cento;
inoltre, l'atteggiamento protezionistico amplificato dalla crisi di diversi Paesi costituisce una minaccia alle esportazioni del settore siderurgico;
si registra vieppiù un atteggiamento aggressivo sui mercati europeo ed internazionale di Paesi extraeuropei produttori siderurgici, in particolare la Cina, che registrano una sovraproduzione a seguito della crisi del mercato interno;
tale atteggiamento si realizza anche attraverso strumenti di dumping commerciale, favoriti da fenomeni a monte di

dumping sociale, ambientale e concorrenziale (attraverso massicci sussidi pubblici);
inoltre, il ritardo dei pagamenti da parte dei clienti pubblici e privati tende ad aggravare una situazione di difficoltà;
il Parlamento e il Governo, nel rispetto dei vincoli della finanza pubblica, hanno affrontato da tempo la crisi, mettendo a disposizione delle persone e delle imprese un portafoglio ampio di strumenti e di risorse;
tali interventi hanno consentito di mantenere in essere la quasi totalità dei rapporti di lavoro ed evitato licenziamenti di massa, come avvenuto in altri Paesi;
i provvedimenti tesi al rilancio della domanda nei settori del sistema manifatturiero più colpiti dalla crisi dell'economia e che più utilizzano i metalli, quali l'auto e la moto, hanno prodotto significativi effetti;
il Governo si appresta, inoltre, a varare i provvedimenti del «piano casa», che, secondo le stime delle organizzazioni del settore, possono generare un assai significativo incremento degli investimenti a beneficio di un'ampia filiera industriale, pari a circa 60 miliardi di euro e a circa 4 punti di prodotto interno lordo;
il Consiglio dei ministri, in data 26 giugno 2009, ha varato un importante «decreto-legge anticrisi», che, in particolare, interviene secondo il principio di sussidiarietà, detassando gli utili reinvestiti e rendendo più celeri e certificati i pagamenti da parte della pubblica amministrazione;
il Cipe ha testé licenziato 12 miliardi di euro per gli investimenti, di cui 4 miliardi per la ricostruzione in Abruzzo, 7 miliardi per le grandi opere e 1 miliardo per l'edilizia scolastica, che ancora una volta vanno a beneficio della domanda di produzione industriale;
a fronte di quanto prospettato, al fine di rilanciare questo importante settore industriale e, più in generale, il sistema economico italiano, caratterizzato da forti interdipendenze,

impegna il Governo:

ad accelerare l'approvazione di ogni misura utile a superare l'attuale situazione e a prevedere l'esecuzione effettiva dei provvedimenti già adottati, con particolare riferimento a quelli previsti dagli interventi anticrisi;
ad intensificare gli sforzi per garantire la continuità del credito alle imprese del settore e dell'indotto, anche attraverso le provviste messe a disposizione dalla Cassa depositi e prestiti;
a semplificare ulteriormente le procedure di programmazione negoziata, al fine di accelerare al massimo la cantierabilità delle opere pubbliche e delle infrastrutture per la mobilità e l'energia;
a farsi carico nelle sedi internazionali, in particolare l'Unione europea e l'Organizzazione mondiale del commercio, della proposizione di una regolazione commerciale comune, basata sul principio di reciprocità, che eviti fenomeni di protezionismo e di concorrenza sleale e di dumping sociale, ambientale e commerciale;
a mantenere ferma nelle sedi internazionali la posizione sostenuta dal Governo Berlusconi in riferimento agli accordi internazionali in tema di emissioni;
ad intensificare i controlli sulle importazioni extraeuropee, al fine di evitare che vengano utilizzati in Italia materiali non conformi agli standard tecnici, qualitativi, di sicurezza, di rispetto ambientale e di denominazione commerciale prescritti dalle norme italiane ed europee;
a convocare presso il ministero dello sviluppo economico un tavolo della siderurgia, con la partecipazione delle organizzazioni e della parti sociali interessate, al fine di individuare ulteriori misure a

beneficio di questo importate settore industriale, anche nella prospettiva di portarne gli esiti in sede europea.
(1-00199)
«Vignali, Fava, Iannaccone, Franzoso, Raisi, Abrignani, Lazzari, Baldelli, Patarino».

La Camera,
premesso che:
il nostro Paese sta attraversando un periodo di forti difficoltà sul piano economico e si trova a dover fare i conti con una fase segnata da una pesante recessione, nonostante il nostro sistema creditizio non sia incorso nei rischi che hanno investito i sistemi di altri Paesi e benché l'indebitamento privato e delle famiglie si sia mantenuto fortunatamente molto basso;
i provvedimenti assunti in questi giorni dal Governo non sembrano in grado di affrontare con determinazione i problemi e sembrano non cogliere l'ampiezza e la profondità della crisi e la necessità sempre più urgente di intervenire con misure strutturali e di lungo periodo, specie se rapportati alle analisi della crisi avanzate dell'Ocse, dalla Banca d'Italia e dai dati Istat;
secondo i dati diffusi dall'istituto di statistica, nel primo trimestre del 2009 il valore delle esportazioni italiane ha registrato un calo del 22,8 per cento, rispetto al corrispondente periodo del 2008, dovuto a riduzioni dei flussi sia verso i Paesi dell'Unione europea (meno 23,4 per cento), sia verso i Paesi extraeuropei (meno 21,9 per cento);
nel mese di aprile 2009 gli indici destagionalizzati del fatturato e degli ordinativi, confrontati con il mese precedente, danno i seguenti dati: il fatturato è aumentato dell'1,1 per cento sul mercato interno ed è diminuito del 2,6 per cento su quello estero. Gli ordinativi nazionali hanno registrato un calo del 4 per cento e quelli esteri del 3 per cento. Facendo un confronto del trimestre febbraio-aprile 2009 con il trimestre precedente novembre 2008-gennaio 2009, le variazioni congiunturali sono state pari a meno 7,4 per cento per il fatturato e meno 8,3 per cento per gli ordinativi;
a fronte di questa situazione molte aziende stanno chiudendo gli stabilimenti di produzione, ricorrendo ai licenziamenti, alla chiusura dei contratti a termine e alla cassa integrazione (il livello raggiunto è il più alto degli ultimi 20 anni), posticipando gli investimenti e gli acquisti di materie prime e chiedendo una dilazione dei pagamenti e schemi di rateizzazione ai propri fornitori. A soffrire di più sono le piccole imprese, che vedono con timore avvicinarsi il periodo di chiusura feriale e non sanno se saranno in grado di riaprire le loro aziende;
l'intensità con la quale la crisi finanziaria ha aggredito l'economia reale si è manifestata con gradi diversi a seconda dei settori merceologici, ma non vi è dubbio che quelli dell'industria manifatturiera e delle costruzioni che impiegano prodotti siderurgici ne abbiano risentito in maniera particolare;
l'Italia è il terzo produttore europeo di acciaio: viene dopo la Russia e la Germania. Questo settore nel corso degli anni ha avuto un significativo slancio, fatto investimenti e si è rafforzato finanziariamente fino alla metà del 2008. Da allora la situazione è venuta progressivamente modificandosi: la produzione di metallo e prodotti metallici è diminuita del 22 per cento nel 2008 e allo stato attuale non si avvertono segnali di inversione di tendenza;
secondo le previsioni della Federazione imprese siderurgiche italiane, a causa di una domanda che resterà su livelli bassi per tutto il 2009, nonostante alcuni possibili miglioramenti nei mesi a venire, la produzione italiana di acciaio diminuirà drasticamente;
sul settore ha pesato la crisi dell'auto e la lentezza della sua ripresa, la

crisi dell'edilizia, degli elettrodomestici e la contrazione dei consumi delle famiglie. Gli incentivi a favore del settore automobilistico hanno tempi di impatto abbastanza lunghi. C'è il rischio di un aggravamento anche perché gli ordinativi non accennano a crescere ed il mercato manifesta ancora difficoltà ad assorbire le capacità produttive generate da un passato di investimenti e di innovazioni tecnologiche. Le aziende, inoltre, devono affrontare con sempre maggiori difficoltà i piani di rientro dei prestiti a medio e lungo periodo, provocando un rallentamento anche sui pagamenti verso i fornitori;
occorre rimarcare che, grazie alle agevolazioni fiscali, agli interventi nel mercato dei capitali, ai prestiti sovvenzionati erogati dalle autorità locali e alla tendenza a sorvolare sugli standard minimi di protezione sociale e di sostenibilità ambientale, le imprese cinesi dell'acciaio hanno inondato i mercati mondiale e comunitario con le loro produzioni, tanto che la Cina, da importatore netto nel 2005, è diventata oggi il più importante esportatore di prodotti siderurgici;
questa politica di dumping cinese sta danneggiando le nostre aziende, che hanno fortemente investito in questi anni sia in processi tecnologici che in ricerca e che temono di veder vanificati questi loro sforzi, in caso di una ripresa economica, da una sleale politica concorrenziale della Cina;
il problema dell'export cinese, infatti, diventerà drammatico non appena il commercio internazionale riprenderà, poiché in Cina c'è un'enorme quantità di acciaio che attende di invadere il mercato europeo ed italiano in particolare: si tratta di quantità, peraltro, a buon mercato, visti gli imponenti finanziamenti messi in campo dal Governo cinese. Tale aspetto farà ritardare l'uscita europea, ma soprattutto italiana, dalla crisi;
il settore sta mutando rapidamente ed è oggetto di forti investimenti e di scambi internazionali, che, attraverso un intreccio di fusioni e acquisizioni, trasformano l'offerta e la domanda. A fronte della nascita di colossi da centinaia di milioni di tonnellate di capacità produttiva occorre che si agisca in fretta, producendo non solo sostegno ma anche innovazione, soprattutto per quanto riguarda la distribuzione italiana segnata da una parcellizzazione e diffusione sul territorio, che costituisce, rispetto ai competitori europei, una forza e una debolezza;
il settore dell'acciaio e l'industria siderurgica sono settori strategici per il nostro Paese: i prodotti siderurgici sono una delle risorse a più largo impiego in molti comparti della produzione e dell'economia. Pochi materiali sono in grado di essere plasmati nella molteplicità delle forme senza perdere le loro caratteristiche. Va anche tenuto presente che alla fine del loro ciclo di utilizzo possono essere riciclati molteplici volte. Più di trecento milioni di tonnellate di acciaio vengono riciclate in un anno nel mondo e, se a questo si aggiunge la quantità dei materiali ferrosi, la cifra diventa altissima;
per le imprese italiane le bollette dell'energia elettrica sono aumentate del 31 per cento negli ultimi quattro anni, mentre il gas è rincarato addirittura del 50 per cento. Nello stesso periodo, in 5 Paesi europei, che non hanno produzione di energia con il nucleare, i prezzi dell'elettricità, al netto delle tasse, sono calati in media dello 0,30 per cento. Nel settore siderurgico l'energia incide per il 40 per cento, il lavoro solo per il 15 per cento: questa situazione costituisce un grave fattore di svantaggio competitivo rispetto agli altri Paesi produttori, sia europei che extraeuropei,

impegna il Governo:

a mettere in atto misure che salvaguardino gli impianti e l'occupazione del settore siderurgico, anche attraverso un utilizzo dinamico della cassa integrazione;
ad attivarsi a livello internazionale per una nuova regolazione del commercio in raccordo con l'Unione europea, non in

senso protezionista, ma tesa a mettere tutti i competitori sullo stesso piano e ad eliminare eventuali politiche di dumping adottate dai Paesi produttori di acciaio, in primis la Cina;
ad attivare un confronto con le imprese multinazionali che operano in Italia per evitare l'esposizione al rischio di delocalizzazione e di deindustrializzazione dei siti siderurgici;
ad agire nei confronti dei sistemi economico, finanziario e bancario perché facciano da volano alla ripresa e a un modello di sviluppo sostenibile e superino gli impedimenti di accesso al credito per le imprese siderurgiche;
a procedere ad una modernizzazione vera del sistema strutturale, infrastrutturale e della logistica, a partire dagli investimenti annunciati in opere pubbliche e nell'edilizia pubblica e privata, rimuovendo gli impedimenti a livello territoriale e coinvolgendo le amministrazioni locali;
ad attivare un tavolo di confronto con le parti sociali per affrontare i problemi di politica industriale e commerciale del settore siderurgico;
ad adottare misure determinate ad affrontare le debolezze strutturali e le riforme necessarie per rimodulare il nostro sistema di welfare a favore dei nuovi bisogni e dell'esigenza di innovativi sistemi di promozione sociale;
ad ultimare l'accordo di programma che prevede la ristrutturazione del sito di Genova, con investimenti privati di oltre 700 milioni di euro, il più importante investimento siderurgico degli ultimi anni.
(1-00200)
«Pezzotta, Vietti, Anna Teresa Formisano, Ruggeri, Volontè, Compagnon, Ciccanti, Naro, Poli, Bosi, Libè, Occhiuto».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARIO PEPE (PD). - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
i provvedimenti recentemente votati dal Parlamento in ordine alla grave situazione ambientale, territoriale e abitativa dell'Abruzzo, hanno affrontato con poste finanziarie iniziali e con tempi e determinazioni afferenti alla prima e alla definitiva sistemazione, l'evenienza post-sismica;
nel 1980 l'Irpinia, il Sannio e la Campania interna e successivamente altre realtà territoriali della regione Puglia furono colpite in maniera violenta da un sisma che sconvolse e distrusse intere comunità determinando una strage inusitata con la morte di più di duemila persone e sconvolgendo un territorio immenso che dal 1980 ha avuto notevoli erogazioni finalizzate all'insediamento abitativo e alla nascita delle nuove comunità mediante la ricostruzione di opifici pubblici, infrastrutture e residenze familiari;
le realtà summenzionate, ad oggi, non hanno tutte le risorse necessarie per completare in maniera definitiva le molte pratiche ancora giacenti a fronte delle giuste e legittime richieste dei cittadini danneggiati -:
quali iniziative e provvedimenti il Governo intenda assumere in ordine all'erogazione delle risorse occorrenti per porre fine completamente alla ricostruzione post-sismica del 1980.
(5-01574)

Interrogazione a risposta scritta:

REALACCI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 13 gennaio 2009 è nata la Compagnia Aerea Italiana (CAI), che ha rilevato da Alitalia - Linee Aeree Italiane S.p.A. parte degli assets remunerativi insieme alla titolarità del marchio industriale;
la nuova azienda è partita, nel suo nuovo assetto proprietario, con una notevole riduzione di personale, circa 8.000 persone e con la dismissione, tra le molte, di un'attività strategica per una compagnia aerea: la manutenzione pesante della vecchia compagnia di bandiera in capo alla ex controllata Alitalia Maintenance Systems e partecipata al 40 per cento dalla compagnia tedesca Lufthansa AG;
la flotta Alitalia attualmente è composta da 148 aerei e ha un età media, nonostante i tre nuovi Airbus introdotti sulla tratta Roma-Milano, di 14 anni, che sale a 17 anni se si considerano solo i modelli DC 9 MD 80 impiegati in altre rotte nazionali e sul medio raggio europeo;
nei primi sei mesi di attività della «Nuova Alitalia» numerosi sono stati i guasti che hanno comportato gravi ritardi e disservizi ai passeggeri. In particolare, si segnalano inconvenienti, definiti gravi dal codice aeronautico, succedutisi con cadenza mensile:
10 febbraio 2009: il volo AZ 630, effettuato col Boeing 777 EI-DBK, partito da Fiumicino e diretto a Miami, rientrava all'aeroporto di Fiumicino a causa dello spegnimento di uno dei due motori. L'aereo è atterrato 75 minuti dopo il decollo nuovamente a Roma;
13 marzo 2009: il volo AZ 629, effettuato coll'Airbus A330 EI-DIR, partito da Chicago e diretto a Fiumicino era costretto ad effettuare un atterraggio di emergenza presso lo scalo di partenza. Poco dopo il decollo un problema di pressurizzazione ha generato una nuvola di fumo che ha invaso la cabina di pilotaggio e la carlinga;
16 aprile 2009: il volo AZ 7104, effettuato con un MD-80, partito da Reggio Calabria e diretto a Linate, subito dopo il decollo ha avuto un'avaria ad uno dei motori ed è atterrato a Lamezia Terme;
9 maggio 2009: il volo AZ 1263, effettuato con l'MD-80 I-DACY, partito da Roma e diretto a Napoli, durante il decollo ha registrato l'esplosione di un pneumatico del carrello. L'aereo è atterrato nuovamente a Roma. L'Agenzia nazionale per la sicurezza del volo il 14 maggio 2009 riporta che si è trattato di un «inconveniente grave» ed ha avviato un'inchiesta tecnica;
8 giugno 2009: il volo AZ-7917/XM-5293, effettuato con l'Airbus A321 I-BIXN, partito da Milano Linate e diretto a Catania, è sceso rapidamente di quota per atterrare a Roma Fiumicino a causa di problemi con la pressurizzazione della cabina;
da un articolo del quotidiano il Riformista, peraltro non smentito dalla Compagnia Aerea Italiana, apparso il 5 maggio 2009 dal titolo «Alitalia: l'estate a rischio. Mancano i motori. L'azienda di manutenzione è ferma», si apprende che l'AMS (Alitalia Maintenance Systems), la società controllata da Alitalia Servizi deputata alla manutenzione dei motori degli aerei, è ferma «in attesa di conoscere il nuovo proprietario. Ma prima di vedere chi potrebbe essere il futuro acquirente e capire perché Alitalia rischia un black out nel pieno dell'alta stagione (periodo che va da giugno a settembre), dobbiamo fare un passo indietro (...). Oggi, nei 13.600 metri quadrati di officine Ams ci sono solo 6 motori, quando a regime ne lavorano 24»;
la stampa nazionale ha segnalato numerosi ritardi imputabili a cause tecniche per i voli Alitalia, senza contare quelli causati dallo scarso coordinamento degli equipaggi Alitalia-AirOne, a cui si sono associati i vertici dell'Enac ammettendo per la Nuova Alitalia anche una criticità

rappresentata da «problemi nell'avvio del decentramento della manutenzione» -:
quali iniziative il Governo, di concerto con l'Ente nazionale per l'aviazione civile e l'Agenzia nazionale per la sicurezza del volo, intenda intraprendere per verificare il rispetto delle fondamentali norme nazionali ed internazionali in materia di sicurezza del volo da parte della Compagnia Aerea Italiana;
se i piloti e gli assistenti di volo siano correttamente sottoposti agli obbligatori programmi di esercitazione ed aggiornamento;
se si ponga particolare attenzione alla manutenzione del modello MD 80-82, che costituisce il modello più diffuso e più vetusto della flotta CAI.
(4-03394)

...

AFFARI ESTERI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
con la comunicazione DGCS n. 0178145 del 27 maggio 2009, a firma del direttore generale per la cooperazione allo sviluppo, si danno disposizioni agli uffici di cooperazione nei Paesi in via di sviluppo circa le modalità di reclutamento, inquadramento e contrattuali da applicare al personale assunto in loco presso le unità tecniche locali (UTL), ovvero alle figure professionali previste dall'articolo 13 della legge n. 49 del 1987 (capitolo 2160, fondi in loco alle UTL) a partire dal 1o luglio 2009;
la comunicazione di cui sopra accompagna un nuovo format contrattuale da applicare dal primo luglio 2009 al personale esecutivo e ausiliario delle UTL. Tale categoria contrattuale non comprendeva finora il personale assunto in loco per svolgere le attività di coordinamento, controllo e supervisione delle iniziative di cooperazione in essere e programmate nel Paese. A tali figure professionali, inquadrate finora come «collaboratori tecnici», non si fa alcun riferimento nella comunicazione del 27 maggio 2009;
queste risorse umane hanno invece consentito alle UTL di funzionare efficacemente, sostenendo l'esperto dell'unità tecnica locale nell'espletamento dei diversi compiti tecnici e istituzionali, sempre più numerosi, anche in considerazione della progressiva deconcentrazione in atto;
i collaboratori tecnici, secondo quanto menzionato nei contratti stipulati finora, rientravano nella fattispecie degli «esperti tecnico-amministrativi assegnati dalla Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo, con riferimento all'articolo 13 della legge n. 49 del 1987. Al contrario, l'assenza di ogni riferimento a tale categoria nella comunicazione del 27 maggio 2009 può far intendere che non si ritenga più attuale l'interpretazione fatta finora dell'articolo 13, con particolare riguardo alle figure professionali ivi menzionate;
la rilettura più restrittiva della legge rischia di produrre danni alla cooperazione dal momento che, qualora venisse meno l'apporto dei collaboratori tecnici, ne deriverebbero importanti effetti negativi, in termini operativi e d'immagine per le attività. Ad esempio, si ridurrebbero la partecipazione ai numerosi tavoli di lavoro istituiti dai donatori nonché il monitoraggio delle iniziative presenti sul territorio di competenza;
pur non essendo esplicitamente indicata, l'unica alternativa, per non disperdere le attuali risorse umane oltre la data di scadenza del 30 giugno 2009, consisterebbe nel ricomprendere il reclutamento-inquadramento dei collaboratori tecnici nella categoria del personale esecutivo e ausiliario; ciò appare inappropriato, poiché da una parte disconosce l'apporto sostanziale dato finora al funzionamento degli uffici di cooperazione e dall'altra lascia intendere che l'unica soluzione amministrativa per il secondo semestre 2009 sia l'applicazione di un rapporto contrattuale

in categorie esecutive e ausiliarie pur essendo i citati collaboratori tecnici chiamati a svolgere le stesse mansioni del primo semestre -:
se e come il Ministro degli affari esteri intenda intervenire per garantire alle Utl nei Paesi in via di sviluppo di continuare la loro azione secondo criteri di efficienza e buon funzionamento, evitando di privare tali unità territoriali di personale specializzato, come i «collaboratori tecnici», che offre un apporto fondamentale alle azioni di cooperazione;
quali siano le soluzioni tecniche e contrattuali che il Ministero intende adottare per il riconoscimento delle figure dei collaboratori tecnici, che appaiono indispensabili per la buona gestione del lavoro di cooperazione nei Paesi in via di sviluppo;
se il Ministro, in attesa di una definizione contrattuale e normativa della figura del collaboratore tecnico, non intenda assumere iniziativa per la sospensione dell'entrata in vigore delle disposizioni contenute nella comunicazione citata in premessa.
(2-00412)
«Bossa, Bachelet, Beltrandi, Benamati, Bobba, Bressa, Calearo Ciman, Capano, Codurelli, Colaninno, Colombo, Coscia, Fadda, Ferranti, Maran, Marchi, Cesare Marini, Melandri, Mogherini Rebesani, Morassut, Mosca, Naccarato, Andrea Orlando, Peluffo, Pes, Piccolo, Picierno, Sanga, Sarubbi, Strizzolo, Tempestini, Federico Testa, Vassallo, Veltroni, Villecco Calipari, Zamparutti».

Interrogazioni a risposta scritta:

ROSATO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in base a un recente censimento della direzione generale italiani all'estero del Ministero degli affari esteri, che si occupa anche degli italiani detenuti all'estero, risulta che i nostri connazionali attualmente rinchiusi in prigioni straniere ammontano a 2.820 unità, spesso essendo sottoposti ad umiliazioni e condizioni di vita non compatibili con un concetto di riabilitazione;
tra questi è Carlo Parlanti, il quale, dopo una permanenza in California di sei anni, il 18 luglio 2002 è stato accusato di violenza dalla ex convivente americana, con la quale aveva convissuto nei mesi precedenti;
Carlo Parlanti, rientrato in Italia nell'agosto 2002, senza essere a conoscenza che a suo carico era stata sporta denuncia ed era stato emesso un mandato di cattura internazionale, peraltro mai notificato in Italia, il 5 luglio 2004 è stato arrestato nel corso di un suo viaggio in Germania, rimanendo detenuto per circa un anno in un carcere tedesco senza che l'Autorità giudiziaria italiana intervenisse per richiederne l'estradizione in Italia;
la vicenda processuale di Carlo Parlanti, che si è sempre dichiarato innocente, al punto da rifiutare nel novembre 2005 un patteggiamento che gli avrebbe permesso in pochi mesi di rientrare libero in Italia, così si riassume: nel dicembre 2005 è stato giudicato colpevole di stupro, sequestro di persona e maltrattamenti domestici, nell'aprile 2006 è stato condannato dal giudice a 9 anni di reclusione per stupro e maltrattamenti domestici, nel febbraio 2007 si è svolto il processo d'appello, sul cui dibattimento grava l'ombra dell'illegittimità e della parzialità in quanto non sembra siano stati garantiti all'imputato gli stessi standard di difesa di cui avrebbe beneficiato in Italia;
a seguito di perizie svolte da un consulente accreditato presso numerose procure americane, sembra siano emersi ulteriori elementi che inficiano prove a carico presentate nel corso del processo;
attualmente, Carlo Parlanti è ristretto nel carcere della città di Avenal, il più grande e il più sovraffollato istituto di detenzione della California, in cui si trovano circa ottomila prigionieri reclusi in ambienti di centinaia di detenuti ciascuno,

in condizioni durissime e lontane dai modelli correzionali propri della cultura giuridica italiana;
a Parlanti inoltre, che risulta gravemente malato d'asma, a seguito di un'infezione polmonare che ne ha dimezzato la capacità respiratoria, nonché di piorrea e di epatite C, non è garantita un'adeguata assistenza medica, che sarebbe peraltro difficile in un carcere che le stesse autorità californiane riconoscono essere «al completo collasso quanto a copertura delle cure mediche»;
il 7 febbraio 2008 è stata presentata una denuncia presso la Procura di Milano (numero di protocollo 08/6447) nella quale vengono riportate tutte le presunte azioni che, dal giorno del suo arresto, sono state perpetrate ai danni di Carlo Parlanti, mentre ulteriori azioni sono state portate avanti nelle sedi proprie dal difensore in Italia del signor Parlanti;
per richiamare l'attenzione sul caso di Carlo Parlanti, sono state avviate iniziative da parte di privati cittadini, associazioni, parlamentari italiani ed europei, che hanno rivolto appelli e atti formali ai ministri degli affari esteri e della giustizia, fino al viaggio di sensibilizzazione e denuncia che la presidente dell'associazione «Prigionieri del Silenzio» sta svolgendo in questi giorni negli Stati Uniti -:
se il Ministro degli affari esteri ritenga di intervenire e farsi portavoce nelle opportune sedi diplomatiche, bilaterali e comunitarie, al fine di sostenere e tutelare un nostro concittadino, svolgendo altresì ogni azione di convincimento e verifica intesa a risolvere o comunque dar sollievo a questa pesante vicenda giudiziaria e umana;
se il Ministro degli affari esteri ritenga che gli uffici consolari e le ambasciate italiane all'estero siano dotate di una disponibilità di personale e fondi adeguati a garantire una corretta assistenza dei nostri connazionali detenuti in terra straniera, e se ritenga opportuno valutare l'istituzione di un organo di controllo dei suoi uffici sparsi nei diversi continenti, in modo tale da garantire ai cittadini italiani sicurezza ed assistenza specifica in ogni caso.
(4-03385)

GARAVINI, BUCCHINO, GIANNI FARINA, FEDI, NARDUCCI e PORTA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la legge 30 marzo 2001 n. 151 recante «Nuova disciplina per gli istituti di patronato e di assistenza sociale», amplia significativamente le tradizionali attività di questi istituti in settori nuovi, tra i quali il supporto alle autorità diplomatiche e consolari;
riguardo a quest'ultimo punto, la medesima legge, all'articolo 11, recita: «Gli istituti di patronato e di assistenza sociale possono svolgere, sulla base di apposite convenzioni con il Ministero degli affari esteri, attività di supporto alle autorità diplomatiche e consolari italiane all'estero, nello svolgimento di servizi non demandati per legge all'esclusiva competenza delle predette autorità»;
da circa due anni nell'ambito del Ministero degli esteri, si sono succeduti incontri tra i rappresentanti del Ministero e quelli dei patronati per mettere a punto uno schema di convenzione-quadro che, dopo la sottoscrizione delle parti, dovrebbe costituire il riferimento unitario per le convenzioni da stipulare in loco tra gli uffici consolari e le sedi distaccate dei patronati;
nonostante l'avvenuta definizione dello schema di convenzione-quadro, non si è dato, finora, alcun esito operativo a tale impegno che ha visto il concorso di tutte le parti interessate;
nella prima settimana di novembre del 2008, il Sottosegretario Alfredo Mantica, rispondendo a una interrogazione presentata dagli scriventi (4-00234), afferrava che «il Ministero degli esteri sta

studiando come meglio attuare quanto previsto come possibile dall'articolo 11 della legge 152 del 2001»;
non si attenuano le difficoltà degli uffici consolari nell'erogazione dei servizi alle nostre comunità all'estero, a causa delle carenze di risorse e di personale ripetutamente e diffusamente denunciate. E tale disagio, anzi, tende ad aumentare in vista della riduzione dei finanziamenti previsti per i prossimi anni e del ridimensionamento del numero dei consolati annunciato alle Camere dal Sottosegretario con delega per gli italiani all'estero;
in questo quadro, lo sblocco della convenzione-tipo potrebbe aprire la strada alla stipula degli accordi locali con concreto e immediato beneficio per lo svolgimento dei servizi consolari di maggiore interesse per gli utenti -:
se il Ministro degli esteri non ritenga di esprimere un orientamento chiaro e conclusivo sulla vicenda e disporre l'immediata firma della convenzione-quadro in considerazione dei benefici che lo Stato italiano e le nostre comunità all'estero ne avrebbero.
(4-03390)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta immediata:

CICCHITTO, BOCCHINO, SCANDROGLIO, MAZZUCA e CASSINELLI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
le fondazioni lirico-sinfoniche, cui lo Stato e gli enti locali erogano rilevanti contributi, attraversano una fase di acutizzazione della crisi gestionale, come dimostrato dai recenti commissariamenti;
la causa di tale crisi è individuabile essenzialmente nell'onerosità del personale e nell'obsolescenza di strumenti contrattuali, atti a gestire modernamente tale essenziale risorsa;
tali carenze comportano, in definitiva, un'offerta non soddisfacente di spettacoli -:
in che modo il Ministro interrogato intenda affrontare tale crisi e se non ritenga che una più efficace politica governativa in materia di spettacolo dal vivo, anche attraverso una razionalizzazione nella distribuzione delle risorse, possa rilanciare il settore.
(3-00571)

Interrogazione a risposta in Commissione:

CAVALLARO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
come risulta da alcuni articoli, apparsi in data 18 e 19 giugno 2009 su Il Resto del Carlino, pagine della cronaca di Macerata, il Ministero per i beni ambientali e le attività culturali ha posto un vincolo sull'ex deposito militare sito in località Torre del Parco a Camerino (Macerata), comunemente denominato «Le Casermette», dichiarando tale area «zona di interesse storico-architettonico»;
tale zona, di proprietà del Ministero della difesa, ormai in evidente stato di deperimento ed anzi di degrado da decenni, è circondata da costruzioni artigianali ed industriali e per questo, ma inutilmente, l'amministrazione comunale camerte, a quanto risulta, ha più volte tentato di acquisirla pur senza raggiungere il risultato, per integrarla nei poli produttivi privati e comunali di Torre del Parco;
tale sito era stato individuato anche come «area leader» del progetto «Quadrilatero Marche-Umbria» che prevede la realizzazione di opere infrastrutturali e viarie, in quanto per la sua ubicazione rappresenta un punto di snodo strategico nell'ambito della viabilità e delle aree d'interesse economico dell'alto maceratese;
anche in seguito al manifestarsi della crisi della A. Merloni spa, che occupa molti addetti nell'alto maceratese, la precedente

amministrazione della Provincia di Macerata aveva deciso di inserire la rifunzionalizzazione del sito nell'ambito di una piattaforma di venticinque idee progettuali per il rilancio del territorio montano, con il proposito di farne un polo tecnologico per lo sviluppo di imprese innovative in collaborazione con l'Università di Camerino, nel quadro del progetto di distretto tecnologico inserito nell'accordo di programma che la Regione Marche ha riproposto al Ministero dello sviluppo economico e per il quale è stato ipotizzato un investimento di 50 milioni di euro;
l'imposizione del vincolo, che peraltro appare assai debole nelle sue motivazioni, tardiva e non adeguatamente supportata da indagini storiche, paesagistico-ambientali, urbanistiche e costruttive, ostacola ed anzi rende allo stato improponibile ed irrealizzabile la riqualificazione del deposito, composto di numerose fatiscenti unità immobiliari, prive di qualsiasi pregio storico e meritevoli solo di un'imponente trasformazione, perché difficilmente l'ex deposito militare potrà essere trasformato e utilizzato per attività commerciali, industriali ed artigianali, con una perdita economica notevole per lo Stato, ma soprattutto per l'economia locale già gravata dalla crisi della A. Merloni spa;
peraltro appare irrazionale la condotta delle autorità locali e centrali dello Stato, a vario titolo coinvolte nella vicenda, ed in particolare appare da un lato assurda la proposizione del vincolo da parte della Soprintendenza regionale delle Marche, quale organo periferico del Ministero per i beni e le attività culturali, che rende inutilizzabile il sito e ne diminuisce il valore invece di consentirne un progetto in partnership pubblico-privata di rifunzionalizzazione, mentre dall'altro appare non meno censurabile l'inerzia del Ministero per lo Sviluppo Economico che a tutt'oggi non ha approvato l'Accordo di programma da mesi sottoposto all'autorità ministeriale con l'adesione della Regione Marche;
appare ad ogni buon conto del tutto errata la procedura fin qui seguita, che richiederebbe un'adeguata concertazione fra autorità di Governo, Regione Marche, Università degli studi di Camerino e Comune di Camerino, che più volte hanno manifestato interesse a tale progetto, al fine di giungere ad una positiva soluzione della questione, che riguarda una delle aree strategiche per lo sviluppo economico-sociale dell'intero territorio dell'alto maceratese -:
se e quali misure i Ministri interrogati, alla luce dei fatti sopra evidenziati, intendano adottare per permettere un'effettiva ed urgente rifunzionalizzazione dell'ex magazzino militare di Torre del Parco di Camerino denominato «Le Carsermette».
(5-01572)

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DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:

RUGGHIA, VANNUCCI e VILLECCO CALIPARI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
dal Corriere della sera del 21 giugno 2009 si è appreso che con una circolare inviata subito dopo la festa dell'Arma dei Carabinieri il Generale Leonardo Gallittelli, Capo di Stato Maggiore (già nominato dal Governo Comandante Generale dell'Arma) ha annunciato che: «Il Comandante Generale, con atto proprio, ha disposto il cambio di denominazione da Regione a Legione...»;
l'atto proprio al quale si fa riferimento nella circolare è stato predisposto dal Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri uscente, il generale di corpo d'armata Gianfranco Siazzu;
il cambiamento del nome che ripropone la terminologia in uso fino al 3 novembre 1992 comporta un costo notevole, solo per il fatto di dover modificare tutte le intestazioni al momento attribuite ai Comandi di Regione;

le notizie di stampa indicano un costo che si aggira intorno ai 5 milioni di euro, mentre altre fonti stimano un costo più alto, oscillante tra i 5 e 7 milioni di euro;
in un momento di notevoli difficoltà economiche per il Paese, mentre si sollecitano alle amministrazioni pubbliche misure di risparmio e razionalizzazione e il Governo ha tagliato, con la sola Finanziaria, alle forze dell'ordine un miliardo e mezzo di euro in tre anni si assumono decisioni di cui risultano indecifrabili i vantaggi -:
come valuti il Ministro l'iniziativa e se intende fare chiarezza sul costo reale e sulle ragioni con cui viene giustificata tale decisione;
se non ritenga più opportuno destinare le stesse risorse alle carenze che affliggono i comandi di stazione sia per quanto riguarda la necessità di beni strumentali che le provvidenze per il personale.
(5-01570)

Interrogazione a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
Google è il più potente motore per la ricerca di informazioni e dati, disponibile gratuitamente sul web;
tra i servizi che Google offre agli utenti vi è anche quello che consente di visualizzare le mappe stradali, topografiche e satellitari di ogni parte del mondo;
l'interrogante ha potuto constatare come tutte le istallazioni militari, presenti sul territorio dello Stato italiano, siano visibili da parte di chiunque con dovizia di particolari;
è possibile identificare, basi missilistiche, depositi di munizioni e carburanti, centri radar, centri di trasmissione radio, aeroporti, basi navali;
a parere dell'interrogante l'accuratezza delle immagini consentirebbe a un esperto di stabilire la tipologia delle istallazioni militari e, quindi, conseguentemente, stabilire con un sufficiente grado di precisione i sistemi adottati per la difesa del sito -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto rappresentato in premessa e quali concrete azioni abbia adottato per evitare, o comunque limitare ogni possibile azione terroristica nei confronti di dette istallazioni militari e del personale che vi opera;
se ritenga opportuno richiedere alla società che gestisce il servizio conosciuto come «Google Maps» di provvedere al mascheramento delle zone dove hanno sede le istallazioni militari delle forze armate italiane.
(4-03389)

TESTO AGGIORNATO AL 7 LUGLIO 2010

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta immediata:

OLIVERIO, ZUCCHI, BRESSA, SERENI, QUARTIANI, GIACHETTI, BRANDOLINI, MARCO CARRA, FIORIO, DAL MORO, AGOSTINI, CENNI, CUOMO, LUSETTI, MARROCU, MARIO PEPE (PD), SANI, SERVODIO e TRAPPOLINO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo n. 102 del 2004, con gli articoli 5, 6, 7 e 8, disciplina gli interventi in agricoltura compensativi dei danni nelle aree colpite da calamità naturali o eventi eccezionali e per i rischi non assicurabili al mercato agevolato;
il decreto legislativo 18 aprile 2008, n. 82, ha adeguato la normativa del fondo di solidarietà nazionale, di cui al decreto legislativo n. 102 del 2004, per renderla conforme agli orientamenti comunitari per gli aiuti di Stato nel settore agricolo e

forestale 2007-2013 (2006/C319101) e al regolamento CE 1857/2006 della Commissione europea del 15 dicembre 2006;
nel 2007 le eccessive anomalie climatiche verificatesi hanno colpito gravemente i sistemi agricoli di molte regioni italiane, determinando un'allarmante crisi dei comparti produttivi, con ricadute sui sistemi economici locali;
in seguito a tale situazione, le regioni colpite, per mezzo degli assessori all'agricoltura, hanno fatto richiesta al ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali della decretazione dello stato di crisi per calamità naturali;
in seguito a tali richieste, il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali ha adottato in un anno 25 decreti ministeriali per il riconoscimento dello stato di crisi in 15 regioni;
in particolare, i provvedimenti ministeriali sul riconoscimento dello stato di crisi sono stati 9 per il Nord Italia (Emilia Romagna 1, Friuli Venezia-Giulia 1, Liguria 1, Lombardia 3, Piemonte 2, Veneto 1), 4 per il Centro della penisola (Lazio 1, Marche 1, Toscana 1, Umbria 1) e 12 per il Mezzogiorno (Calabria 2, Campania 5, Molise 1, Sardegna 2, Sicilia 2);
le condizioni climatiche avverse si sono verificate anche nel corso dell'anno 2008, con ingenti danni all'agricoltura nazionale, tanto da indurre il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali ad adottare 36 decreti ministeriali per fronteggiare le conseguenze provocate dal verificarsi di calamità naturali e di eventi calamitosi eccezionali;
in particolare, dei 36 provvedimenti ministeriali, 18 sono stati adottati a sostegno delle imprese agricole meridionali danneggiate da calamità naturali, 4 a sostegno delle imprese del Centro Italia e 14 per il Nord del Paese;
nel 2009, secondo i dati dell'osservatorio agroclimatico dell'Ufficio centrale di ecologia agraria (Ucea), in Italia è raddoppiata in media la pioggia caduta (valori quasi triplicati nel Mezzogiorno), con gravi ripercussioni sulle campagne ed ingenti danni alle coltivazioni e all'economia rurale;
nel mese di gennaio 2009 si è registrata una precipitazione cumulata superiore dell'82,3 per cento rispetto alla media dello stesso mese nel periodo 1971-2000;
una situazione che conferma la tendenza fatta registrare nel mese di dicembre 2008, quando le precipitazioni sono state superiori del 92,3 per cento rispetto alla media dello stesso mese (i valori più elevati si erano registrati al Centro-Nord);
il maltempo ha provocato gravi danni nelle campagne con ripercussioni negative sulle semine dei cereali destinati alla produzione di pasta e con un calo degli investimenti, rispetto al 2008, di oltre 20 punti percentuali;
in particolare, le forti piogge e le nevicate che si sono avute nella prima parte del 2009 hanno reso inaccessibili i terreni per le normali lavorazioni e le necessarie risemine;
nel mese di aprile 2009, in seguito alla recente ondata di maltempo che ha colpito tutta l'Italia, si stimano danni per l'agricoltura per centinaia di milioni di euro, con pesanti ripercussioni sulle coltivazioni orticole, sui pomodori da industria e sulle foraggere. Nei terreni coperti dall'acqua si avranno certamente pesanti ripercussioni sulle produzioni estive;
nella regione Calabria, nel corso del 2007 e nei primi mesi del 2008, le eccessive anomalie climatiche verificatesi hanno colpito gravemente l'agricoltura regionale, provocando, tra l'altro, in particolare, una maturazione anomala e precoce di colture come quella dei finocchi, nonché ingenti danni ai numerosi impianti di vigneti, con relativo essiccamento del prodotto, compromettendo oltre la metà dell'intera produzione stagionale;
ciò ha determinato di conseguenza un'allarmante crisi dei comparti agricoli

interessati, che hanno messo in ginocchio l'economia agricola delle cinque province calabresi, in particolare quella del comprensorio produttivo del crotonese;
la regione, per mezzo dell'Assessore all'agricoltura Mario Pirillo, a seguito delle richieste specifiche delle singole province, ha chiesto tempestivamente al ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, la decretazione dello stato di crisi per calamità naturali;
in relazione a tale richiesta, il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali ha riconosciuto, con decreto del 21 settembre 2007, lo stato di crisi dovuto all'elevato eccesso termico per la provincia di Catanzaro, nel territorio dei comuni di Belcastro e Botricello, ed in quella di Crotone, nel territorio dei comuni di Crotone, Cutro, Isola Capo Rizzuto, Mesoraca, Rocca di Neto, Roccabernarda, Scandale e Strongoli, limitatamente alle sole colture di finocchio, ed anche la Commissione europea sulle informazioni metereologiche ha dato il via libera; con decreti del 1o ottobre 2007, del 29 febbraio 2008 e del 23 giugno 2008, sono stati, altresì, declarati calamitosi dallo stesso Ministro gli eventi relativi ai territori ricadenti nelle province di Cosenza, Reggio Calabria e Vibo Valentia;
nello specifico, conclusa favorevolmente l'istruttoria tecnica, con decreto ministeriale n. 10314 del 16 settembre 2008, sono stati successivamente destinati alla Calabria 15,242 milioni di euro, necessari a coprire, solo in parte, le varie emergenze verificatesi nell'intero territorio nel corso dell'anno 2007 e nella prima metà del 2008, e la regione, tramite l'Assessore Pirillo, ha poi provveduto a destinare alle cinque province calabresi gli importi necessari a risarcire gli imprenditori agricoli colpiti dagli eventi calamitosi in questione;
nonostante le numerose sollecitazioni fatte a vari livelli, e più volte segnalate anche dal primo firmatario del presente atto di sindacato ispettivo con ripetute interrogazioni parlamentari, ad oggi non risultano ancora trasferiti i relativi fondi nel bilancio regionale, in quanto ancora in attesa del versamento da parte del ministero dell'economia e delle finanze al fondo di solidarietà nazionale;
vieppiù, l'originaria assegnazione di 15,242 milioni di euro spettanti alla Calabria, scaturente dall'intesa raggiunta in sede di conferenza Stato-regioni del 31 luglio 2008, rappresentante, peraltro, solo un minimo ristoro del danno subito dagli agricoltori, è stata ridotta a euro 5.147.587,00, in applicazione della legge finanziaria per l'anno 2008;
la situazione degli agricoltori è ormai al collasso, stanchi delle tante promesse fatte loro e anche alla luce degli ulteriori danni causati dal maltempo negli ultimi mesi. Il ritardo del Governo nel trasferire i fondi in questione, sia pure insufficienti a coprire le reali necessità, sta, inoltre, cagionando gravissimi disagi sia alle aziende, sia alle moltissime famiglie, che traggono da questa attività l'unica fonte di sostentamento, con ricadute sull'intera economia regionale. Per dare l'idea della gravità della situazione, a titolo meramente esemplificativo, si vuole ricordare che 360 sono le aziende nella zona a cavallo tra le province di Crotone e Catanzaro che producono il finocchio, cosi come centinaia sono i produttori del famoso vino Cirò, peraltro riconosciuto tra i migliori d'Italia;
risulterebbe essere stata avanzata una recente richiesta al Ministro interrogato concernente essenzialmente l'assegnazione straordinaria per l'anno 2009, che, comunque, ad avviso degli interroganti, lascerebbe, di fatto, tutti gli agricoltori, che hanno subito danni nel corso del 2007 e del 2008, senza possibilità di effettivo ristoro -:
se il Ministro interrogato non ritenga urgente intervenire tempestivamente, affinché sia assicurato in tempi certi il necessario e promesso sostegno alle attività di tali produttori, con la corresponsione dei relativi fondi già destinati riferiti alle annualità 2007 e 2008, che contribuiranno

a superare le emergenze ed a favorire la crescita economica, concentrata principalmente sul settore agricolo, delle zone interessate.
(3-00574)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VI Commissione:

MILO, BRUGGER e ZELLER. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nel settore turistico alberghiero è ormai prassi consolidata offrire una serie di servizi a completamento del soggiorno, compresi i servizi wellness, che hanno permesso alle strutture alberghiere di ottenere un innegabile vantaggio in termini di occupazione e sviluppo dell'indotto (in Alto Adige per esempio l'allungamento della stagione dai classici 6 mesi agli attuali 10/11 mesi di attività);
l'Agenzia delle entrate, nella risoluzione n. 337/E del 1o agosto 2008, citando la giurisprudenza comunitaria (sentenza del 21 giugno 2007, proc. C-453/05), sostiene che il legislatore nazionale nel recepire i principi comunitari ha stabilito all'articolo 12, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, che una cessione di beni o una prestazione di servizi possono risultare accessorie ad un'operazione principale quando: integrano, completano e rendano possibile quest'ultima, sono rese direttamente dal medesimo soggetto dell'operazione principale (anche a mezzo di terzi, ma a suo conto e spese), sono rese nei confronti del medesimo soggetto nei cui confronti viene resa l'operazione principale;
in virtù di tale orientamento, le strutture alberghiere dell'Alto Adige hanno considerato i servizi wellness, nel rispetto della legge provinciale 14 dicembre 1988, n. 58 («effettuare altri servizi accessori, ad uso esclusivo della clientela») come «servizi accessori alla prestazione principale», applicando dunque l'aliquota IVA al 10 per cento, poiché tali servizi vengono offerti solamente agli ospiti degli alberghi; la Guardia di finanza di Bolzano e l'Agenzia delle entrate invece sostengono che tali prestazioni non sono accessorie alla prestazione alberghiera e vanno quindi assoggettate all'aliquota IVA ordinaria del 20 per cento;
la posizione della Guardia di finanza di Bolzano e dell'Agenzia delle entrate risulta in controtendenza anche rispetto all'orientamento comunitario, oltre che ai vari articoli usciti negli ultimi mesi sul Sole 24 Ore e su Fisco Oggi (rivista telematica dell'Agenzia delle entrate), scritti da esperti del settore fiscale in materia di accessorietà delle prestazioni wellness), dove si è preferito indicare quale elemento essenziale dell'accessorietà (tralasciando i requisiti soggettivi) anche quello dell'integrazione del servizio principale, adottando un atteggiamento meno rigido di quanto accaduto altre volte (quando ad esempio l'accessorietà è stata riconosciuta nel caso in cui la prestazione accessoria rendesse possibile quella principale) -:
quale sia l'orientamento del Ministro interrogato in materia, e se non ritenga opportuno chiarire che i servizi wellness prestati nel settore turistico-alberghiero possano essere considerati «prestazioni accessorie» da assoggettare all'aliquota IVA del 10 per cento in linea con l'orientamento comunitario.
(5-01566)

GERMANÀ e GIBIINO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la Cassa nazionale di previdenza e assistenza per gli ingegneri ed architetti liberi professionisti (Inarcassa) è un Ente associativo senza scopo di lucro che, secondo le disposizioni del decreto legislativo n. 509 del 1994, provvede ai compiti di previdenza ed assistenza a favore dei professionisti sopradetti - ed annovera tra i suoi principali organi gestionali il Consiglio di Amministrazione (CdA) e il Comitato nazionale dei delegati (CND);

compete al CND, fra l'altro: stabilire i criteri generali, cui deve uniformarsi l'amministrazione di Inarcassa; deliberare sulle modificazioni e le integrazioni allo Statuto; deliberare in ordine ai regolamenti riguardanti le attività di previdenza e assistenza, alle loro modificazioni ed integrazioni, e sulle variazioni della misura delle contribuzioni; eleggere il CdA, due revisori effettivi e due supplenti; approvare il bilancio preventivo, le eventuali variazioni ed il conto consuntivo di Inarcassa; per la validità delle riunioni del CND - composto da delegati eletti dagli iscritti e in rappresentanza degli stessi - è necessaria la presenza della maggioranza dei delegati, in rappresentanza, in prima convocazione, dei 2/3 degli iscritti, ed in seconda convocazione almeno della maggioranza assoluta degli stessi associati;
il CND è dunque chiamato ad esercitare funzioni fondamentali per il funzionamento dell'Ente, e costituisce dunque il vero e proprio cuore pulsante di Inarcassa: conseguentemente, eventuali problematiche relative alla funzionalità del CND avrebbero gravi riflessi sulla stessa attività gestionale dell'Ente previdenziale;
relativamente alle spese per il funzionamento del CND, Inarcassa provvede al pagamento diretto delle spese di viaggio, vitto ed alloggio dei delegati, ed è orientata ad applicare a tali spese la previsione di cui all'articolo 54, comma 5, secondo periodo, del testo unico delle imposte sui redditi di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986, introdotto dal decreto-legge n. 223 del 2006, la quale viene applicata anche alle spese per il funzionamento del CND anticipate dai delegati;
il citato secondo periodo del comma 5 dell'articolo 54 del TUIR prevede, al fine di contrastare fenomeni di elusione fiscale nell'esercizio delle libere professioni, che le spese di vitto ed alloggio «sono integralmente deducibili se sostenute dal committente per conto del professionista e da questi addebitate nella fattura»;
Inarcassa, non riveste tuttavia, evidentemente, il ruolo di committente nei confronti dei delegati, i quali partecipano alle riunioni del CND nell'adempimento di un dovere sociale in rappresentanza degli iscritti (associati) e si trovano nell'impossibilità di evadere imposte per ricavi di fatto inesistenti;
pertanto, applicare tale previsione alle spese istituzionali affrontate da Inarcassa per il funzionamento del CND (viaggio, vitto ed alloggio) obbligherebbe ad una procedura amministrativa estremamente complicata e contorta, in base alla quale: i fornitori dovrebbero cointestare le fatture di addebito ad Inarcassa ed al singolo delegato; Inarcassa dovrebbe contabilmente registrare le sopradette spese come anticipazione di costi a carico del delegato ma rimborsabili allo stesso; il delegato dovrebbe richiedere ad Inarcassa il rimborso dei citati costi con fattura e con applicazione della imposta Iva al 20 per cento, con un danno evidente per l'Ente previdenziale, in ragione della duplicazione dell'IVA e/o dell'incremento della stessa;
inoltre Inarcassa - al momento del conguaglio a saldo - dovrebbe effettuare, a carico del delegato, una ritenuta di acconto del 20 per cento su ricavi di fatto inesistenti, determinando una turbativa per l'attività professionale principale del delegato, in quanto ciò modificherebbe il rapporto fra ricavi e costi effettivi, con evidenti ricadute sugli indicatori di reddito e sugli studi di settore;
sul piano squisitamente giuridico, Inarcassa non assunse, come invece espressamente stabilito dalla richiamata disposizione del TUIR, la veste giuridica di committente di incarichi professionali nei confronti del singolo delegato e, pertanto, la suddetta previsione normativa non può essere applicata legittimamente neanche alle spese anticipate dai delegati per partecipare al CND;
peraltro, ipotizzare che i delegati componenti del CND svolgano una prestazione professionale nei confronti di Inarcassa

non sarebbe compatibile con sani principi di etica amministrativa e costituirebbe esercizio di interessi privati in atti d'ufficio;
appare dunque evidente come l'applicazione di tale norma, oltre a non essere prevista espressamente dal legislatore per la fattispecie in esame, comporterebbe un perverso ed antisociale sperpero di risorse previdenziali, contrario alla diligenza del buon padre di famiglia, costituendo inoltre un impedimento al normale funzionamento del CND;
a tali considerazioni si aggiunge il fatto che Inarcassa applica la norma di cui all'articolo 54, comma 5, secondo periodo, alle sole spese sostenute per i delegati componenti del CND, e non a quelle sostenuto per i consiglieri componenti del CdA, che non sono considerate anticipazioni da sottoporre ad IVA ed IRPEF, nel presupposto che solo le spese di viaggio, vitto e alloggio affrontate direttamente per i consiglieri sono sostenute nell'esclusivo interesse di Inarcassa, e perciò non concorrono a formare il reddito di lavoro autonomo del professionista, introducendo dunque un'ingiusta disparità di trattamento tra gli appartenenti ai due organi, fondata, oltre che su una interpretazione non corretta della disciplina tributaria, anche su una scarsa conoscenza dello Statuto del modello organizzativo dell'Ente, che rischia di creare un'atmosfera di disagio e di scontro tra il CdA e il CND di Inarcassa -:
quali iniziative intenda assumere, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di chiarire che la previsione di cui all'articolo 54, comma 5, secondo periodo, del TUIR non si applica alle spese sostenute da Inarcassa per oneri di viaggio, vitto e alloggio dei delegati componenti il CND di Inarcassa, in quanto le stesse sono affrontate nell'esclusivo interesse dell'Ente previdenziale per la normale costituzione e funzionamento del CND, e che le suddette somme non concorrono al reddito personale dei singoli delegati, anche se anticipate da questi ultimi ed agli stessi rimborsate «a piè di lista» (in esenzione di IVA ed IRPEF), evitando in tal modo ingiuste ed immotivate disparità di trattamento tributario tra membri del consiglio di Amministrazione e delegati componenti del CND, e garantendo la serena prosecuzione delle attività di Inarcassa e la piena tutela delle categorie professionali i cui interessi previdenziali lo stesso Ente amministra.
(5-01567)

FORCOLIN, FUGATTI, BRAGANTINI e COMAROLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la crisi economica finanziaria ha reso necessaria la revisione degli studi di settore per renderli maggiormente rappresentativi della mutata realtà economica; i modelli definitivi riguardanti i nuovi studi e il software necessario per la loro compilazione e trasmissione sono da poco disponibili ai contribuenti soggetti agli studi;
dopo i primi giorni di applicazione dei nuovi parametri emerge, per alcune categorie, in particolare artigiani, una situazione peggiorativa rispetto a quella precedente alla revisione, con molti contribuenti che si ritrovano «non congrui» mentre applicando con gli stessi dati contabili gli studi di settore non revisionati risultavano «congrui» -:
come mai la revisione operata sugli studi di settore, con lo scopo di rendere lo strumento più adatto a fotografare una realtà economica fortemente depressa dalla crisi mondiale, non abbia nei fatti favorito alcune categorie artigiane ma anzi le abbia penalizzate.
(5-01568)

MESSINA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il 27 novembre 2008 la Commissione Finanze della Camera dei Deputati ha espresso all'unanimità parere favorevole sullo schema di decreto ministeriale per

l'individuazione delle manifestazioni da abbinare alle lotterie nazionali per il 2009;
la Commissione, nel suddetto atto, esprimeva parere favorevole prevedendo tra l'altro l'istituzione di un'ulteriore lotteria nazionale da abbinare al Carnevale di Sciacca;
la proposta della Commissione rispondeva pienamente ai criteri di scelta delle manifestazioni previsti dall'articolo 1 della legge 4 agosto 1955 n. 722, come modificata dalla legge 26 marzo 1900, n. 62 rispettando innanzitutto il carattere di rilevanza nazionale, in quanto il carnevale di Sciacca è una delle manifestazioni folkloriche più conosciute tra quelle che vengono allestite in Italia in occasione della festività;
la proposta tendeva a premiare la kermesse di Sciacca non solo per la sua popolarità nazionale ma, come prescrive la succitata legge, anche per l'impronta storico-artistico-culturale dell'evento, legato alla tradizionale sfilata dei carri allegorici, ossia grandiose e immaginifiche rappresentazioni artistiche realizzate con grande maestria da mani artigiane;
i carri allegorici sono il frutto di un'antica sapienza artigiana, che va perdendosi ma che merita di essere sostenuta, e che certamente avrebbe giovato dell'abbinamento con la lotteria nazionale;
gli artigiani, tutti maestri ceramisti che lavorano ai carri, raccolgono spesso intorno a loro piccole scuole artigiane, che, valorizzate adeguatamente, potrebbero costituire concretamente iniziative contro la piaga della disoccupazione e forse, in una più ampia prospettiva, essere proposte come simbolo dell'innumerevoli risorse che possiede la Sicilia, favorendo in tal modo sempre più la perdita dell'etichetta di terra di mafia;
l'attività artigiana legata ai carri richiama anche l'interesse di giovani artisti dall'estero, un piccolo ma importante fenomeno che rende le botteghe di ceramica al contempo luoghi di tradizione e fucine di sperimentazione artistica e che dovrebbe essere maggiormente favorito per valorizzare anche a livello internazionale un territorio come quello della cittadina di Sciacca ricco di prospettive di sviluppo;
l'abbinamento del carnevale con una lotteria nazionale avrebbe costituito un'eccellente forma di promozione a livello nazionale della Città di Sciacca, tale da stimolare maggiormente flussi di turismo legati, oltre alle già note bellezze del mare, alla riscoperta delle antiche tradizioni locali della ceramica, tali da favorire un maggiore sviluppo imprenditoriale e commerciale di tutta l'area saccense;
la proposta della Commissione, che chiedeva di abbinare una lotteria nazionale con il Carnevale di Viareggio, come capofila, e quelli di Acireale e Sciacca, come ulteriori abbinamenti, era una proposta particolarmente sensata anche a livello di appeal per gli acquirenti della lotteria, in quanto creava una forte caratterizzazione e riconoscibilità del prodotto, unicamente abbinato alla festività del Carnevale ed evitava invece, in linea con la relazione tecnica dei Monopoli di Stato sulle modalità ed i criteri per la sedi delle manifestazioni da abbinate alle lotterie nazionali dell'anno 2009, il problema del calo delle vendite dovuto al disorientamento degli acquirenti nei confronti dei cosiddetti abbinamenti a grappolo, ossia al collegamento di più eventi disomogenei ad un'unica lotteria;
il decreto dell'11 dicembre 2008, sottoscritto dal sottosegretario Alberto Giorgetti con il quale sono state individuate le manifestazioni da abbinare alle lotterie nazionali dell'anno 2009, non contempla il Carnevale di Sciacca -:
quali siano i motivi che hanno indotto a disattendere l'indicazione contenuta nel parere espresso all'unanimità dalla Commissione Finanze, non inserendo tra le manifestazioni abbinate alle lotterie nazionali per il 2009 il carnevale di Sciacca e se, data l'importanza, si sia prevista l'abbinamento della manifestazione.
(5-01569)

Interrogazioni a risposta scritta:

MONTAGNOLI e STUCCHI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa si apprende come i titolari di obbligazioni Alitalia potranno ottenere un rimborso da parte dello Stato;
il Governo avrebbe deciso di alzare fino al 100 per cento il tetto del rimborso per i sottoscrittori dei cosiddetti Mengozzi Bond;
è prevista un'eccezione: l'indennizzo dovrebbe avere un tetto pari a 100 mila euro per singolo obbligazionista e dunque tale limite di fatto taglia fuori i fondi;
il provvedimento approvato in precedenza del Governo, prevede che, ai possessori di obbligazioni «ALITALIA 7,5 per cento 2002-2010 convertibile», venga attribuito il diritto di cedere al Ministero dell'Economia e delle Finanze (MEF) i propri titoli per un controvalore determinato sulla base del prezzo medio di borsa delle obbligazioni dell'ultimo mese, ridotto del 50 per cento, in cambio di titoli di Stato di nuova emissione, senza cedola, con scadenza 31 dicembre 2012;
il provvedimento del Governo prevede inoltre che gli obbligazionisti dovranno rinunciare in favore del MEF e di ALITALIA «a pretese e iniziative direttamente o indirettamente connesse alla proprietà dei titoli»;
facendo due conti, il rimborso che spetta ai titolari di obbligazioni Alitalia sarà tra il 30 ed il 35 per cento del valore nominale dei bond e per un massimo comunque non superiore a 100 mila euro per singolo obbligazionista. È più o meno quanto proposto dal Governo di Buenos Aires ai titolari di bond argentini;
nella sostanza, è proprio il Governo che dovrà provvedere a risarcire i risparmiatori e gli azionisti, visto che lo Stato è il maggiore azionista della «vecchia» Alitalia. Questo perché, tra l'altro, è improponibile che azionisti ed obbligazionisti Alitalia possano recuperare i risparmi investiti dalla procedura di ammissione al passivo, visto che la «vecchia» Alitalia assomiglia in tutto e per tutto ad una scatola vuota;
grossi problemi sorgono sulla possibilità di recuperare i soldi attraverso il Fondo istituito con i conti dormienti, visto che l'ammontare del fondo è insufficiente a risarcire le vittime di tutti i crac finanziari: dalla «vecchia» Alitalia alla «vecchia» Parmalat passando per la questione Giacomelli ed i Bond dell'Argentina -:
se il Ministro interrogato non intenda intervenire al più presto a tutela dei risparmiatori ricordando come il Presidente del Consiglio abbia promesso che non sarebbero stati abbandonati neppure i piccoli risparmiatori che hanno creduto in ALITALIA investendo in titoli azionari ed obbligazionari della compagnia.
(4-03388)

MINNITI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la decisione dell'Agenzia del demanio di mettere in vendita l'area del Circolo Tennis «Rocco Polimeni» di Reggio Calabria ha destato sentimenti di sorpresa, incomprensione ed indignazione nell'intera città, come è testimoniato dalla stampa locale di questi giorni;
il Circolo «Rocco Polimeni» rappresenta uno storico punto di riferimento, sia per le attività sportive che per le attività socio-culturali, tanto da meritare prestigiosi riconoscimenti quali la «Stella d'oro del CONI al merito sportivo» per l'anno 1995, la «Coppa d'argento del Presidente della Repubblica» per l'anno 2001 e la «Targa d'argento del Presidente della Repubblica» per l'anno 2005;
il Circolo, in 80 anni di storia, ha ospitato innumerevoli manifestazioni di

carattere internazionale, tra le quali 3 incontri di Coppa Davis e 3 finali di Coppa Europa;
il Circolo è stato scelto per l'organizzazione della finalissima di FED CUP (la Coppa Davis femminile, massima competizione mondiale femminile) tra l'Italia e gli Usa, evento sportivo che si terrà nel novembre del 2009;
il Circolo «Rocco Polimeni» è il primo circolo Tennis in Italia per numero di soci (oltre 5.000);
l'attività del circolo si svolge in sinergia con le istituzioni e la cittadinanza, in particolare con il mondo della scuola e gli enti locali, con i quali collabora ospitando numerose iniziative di carattere culturale e sociale;
l'area interessata è attualmente data in affitto al Circolo con scadenza nell'anno 2013;
l'area interessata, sulla base del piano regolatore generale vigente, è destinata all'insediamento di strutture e attrezzature sportive e del tempo libero;
l'area interessata è soggetta a vincolo paesaggistico;
in città crescono i timori che l'area in questione possa diventare oggetto dell'interesse e delle mire della speculazione o, peggio ancora, della criminalità organizzata -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza delle predette questioni e, in particolare, dell'esistenza sull'area posta in vendita dell'Agenzia del demanio di un importante vincolo paesaggistico;
se i Ministri interrogati siano a conoscenza che l'area interessata, sulla base del piano regolatore generale vigente, è destinata all'insediamento di strutture e attrezzature sportive e del tempo libero;
quali provvedimenti di competenza intendano attivare per impedire la chiusura del Circolo tennis «Rocco Polimeni», salvaguardando così un significativo patrimonio storico, sportivo, economico e culturale e rassicurando, in questa maniera, l'opinione pubblica di un'intera città.
(4-03392)

ROSATO e LENZI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in un contratto di apertura di credito (fido bancario o affidamento) sottoscritto tra banca e cliente, si definisce commissione di massimo scoperto (CMS) una percentuale, calcolata al tasso convenuto, sulla massima esposizione avuta sul conto corrente durante il trimestre di riferimento ed essa si aggiunge agli interessi convenzionali;
il decreto-legge n. 185 del 2008, il cosiddetto «decreto anticrisi», convertito, con modificazioni, dalla legge n. 2 del 2009, ha introdotto importanti novità per i correntisti italiani, in quanto l'articolo 2-bis prevede infatti che la commissione di massimo scoperto possa essere applicata solo sui conti affidati (quelli cui si è accordato un fido al momento dell'apertura) e solo se il debito dura per almeno 30 giorni consecutivamente;
i nuovi contratti hanno recepito queste disposizioni fin dall'entrata in vigore della legge (cioè dal 29 gennaio 2009), laddove per i vecchi contratti, già esistenti al momento dell'entrata in vigore della legge, le nuove disposizioni entreranno in vigore entro 150 giorni e dunque con la fine di giugno;
cancellata la commissione sul massimo scoperto dal decreto anticrisi, le banche hanno però cominciato a inviare ai clienti una «Modifica Unilaterale delle Condizioni Economiche dei contratto» che, sotto voci diverse e spesso semanticamente creative, contiene di fatto un incremento sostanziale dei costi e soprattutto un meccanismo di applicazione delle spese che mal si concilia con il criterio imposto dalla legge che vorrebbe spese commisurate all'importo e alla durata della passività;

in particolare, in caso di affidamento, una clausola palesemente contraddittoria prevede per il cliente il pagamento di una commissione aggiuntiva in caso di mancato utilizzo dello stesso, mentre in caso di scoperto di conto corrente, oltre ad essere computati gli interessi passivi, viene prevista una forte commissione calcolata su base giornaliera, che si traduce in ulteriore aggravio di costi rispetto alla commissione di massimo scoperto;
si apprendono dalla stampa commenti che non lasciano dubbi circa l'impatto dei nuovi meccanismi di calcolo presso le categorie produttive: per il presidente di Confindustria Vicenza, Roberto Zuccato, «per la larga maggioranza delle imprese, questo adeguamento comporta una situazione più onerosa rispetto al passato», per il presidente di Unindustria Treviso Alessandro Vadanega, «sono stati stravolti gli obiettivi del decreto anticrisi e, in base a clausole che legittimano interpretazioni capziose, si è arrivati a un peggioramento della situazione che intendeva superare», mentre i presidenti della Confartigianato, Giorgio Guerrini, della Cna, Ivan Malavasi, e della Casartigiani, Giacomo Basso, avrebbero già «provveduto a mettere in moto gli osservatori costituiti presso le prefetture perché possano monitorare i comportamenti delle banche» -:
quali misure urgenti intenda assumere il Ministro dell'economia e delle finanze per porre rimedio alle conseguenze di un comportamento degli istituti di credito che appare palesemente contrario allo spirito dell'articolo 2-bis del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 gennaio 2009, n. 2, il quale era inteso a sostenere i volumi di impieghi verso le famiglie e verso le imprese, segnatamente le piccole e medie, che si trovano in difficoltà nel fronteggiare la crisi economica;
se tra queste misure il Ministro dell'economia e delle finanze intenda includere l'attuazione di un monitoraggio costante del comportamento degli istituti di credito e l'apertura di un tavolo di confronto tra l'ABI e il Ministero dell'economia e delle finanze, con la partecipazione di rappresentati dei consumatori, finalizzato all'aggiornamento e integrazione di quanto già concordato nella Convenzione in materia di portabilità dei mutui.
(4-03397)

IANNACCONE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo recenti rilevazioni effettuate dai principali gestori delle banche dati di informazioni creditizie (CRIF-CTL-CR-CRIBIS-ASSILEA ed altri), il sistema creditizio, nel suo complesso orientato da una parte a privati e famiglie e dall'altra ad imprese e all'intero sistema produttivo, rileva, da parte dei clienti, ritardi nei pagamenti riferiti a mutui, prestiti e crediti al consumo, o sconfinamenti su affidamenti del sistema bancario;
questi rilievi finiscono per avere ripercussioni ed effetti devastanti su tutti quei soggetti inadempienti che, una volta segnalati, trovano le classiche «porte chiuse» da parte di tutto il sistema creditizio, aggravando di fatto una situazione economico-produttiva e finanziaria già di per sé precaria;
di fronte ad una generalizzata crisi di carattere finanziario, molti sono quei soggetti (famiglie ed imprese) che, magari per la prima volta, si vedono segnalati negativamente nel sistema del credito, vedendo così pregiudicate le possibilità di riprendere il loro corso ordinario di vita o quello più generale del sistema economico -:
se, anche tramite gli osservatori sul credito istituiti presso gli uffici territoriali del Governo, non intenda verificare la possibilità che le segnalazioni in questione, intervenute per effetto dell'ormai conclamata crisi finanziaria, possano essere monitorate per valutarne la rilevanza, anche al fine di adottare ogni iniziativa di competenza

a sostegno delle tante famiglie ed imprese che si trovano nelle condizioni rappresentate in premessa.
(4-03399)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta immediata:

DI PIETRO e DONADI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
dal settimanale L'Espresso, in edicola dal 26 giugno 2009, si apprende la notizia che nel mese di maggio 2009 ha avuto luogo, presso l'abitazione del giudice della Corte costituzionale Luigi Mazzella, «una delle più sconcertanti e politicamente imbarazzanti riunioni organizzate dal Governo Berlusconi»;
sembra, infatti, stando a quanto L'Espresso è riuscito a ricostruire, che a casa del giudice si siano riuniti per cena il Presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi, il Ministro interrogato, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Gianni Letta, il Presidente della Commissione affari costituzionali del Senato della Repubblica, Carlo Vizzini, e il giudice della Corte costituzionale Paolo Maria Napolitano, eletto alla Consulta nel 2006;
più fonti concordano nel riferire che uno degli argomenti al centro della riunione sia stato quello delle riforme costituzionali in materia di giustizia, che è una delle principali voci dell'agenda del Governo Berlusconi, il quale sembra voler non solo rivedere l'intero titolo IV della seconda parte della Costituzione sulla magistratura, ma intende anche incidere sulla modalità di elezione degli stessi giudici costituzionali;
la Consulta è un organo costituzionale totalmente indipendente, che giudica in merito alla legittimità costituzionale delle leggi della Repubblica e che in nessun modo può essere oggetto di interferenze, né da parte del Governo, né da parte di altri organi costituzionali;
tra l'altro, sarà la stessa Consulta a pronunciarsi nuovamente in merito alla costituzionalità della legge che ha determinato la sospensione dei processi penali a carico del Presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi. Come già fu nel 2004 per il cosiddetto «lodo Schifani», vale a dire lo «scudo» processuale per le più alte cariche dello Stato che la Corte costituzionale bocciò in toto, determinando la ripresa del cosiddetto «processo Sme», la Consulta tornerà a pronunciarsi sulla legittimità del nuovo lodo, ribattezzato col nome del Ministro interrogato;
è del 26 giugno 2009 la notizia che il Presidente della Consulta, Amirante, che nel 2004 fu proprio il relatore della sentenza n. 24 che sancì l'incostituzionalità del cosiddetto «lodo Schifani», ha fissato per il 6 ottobre 2009 l'udienza sulle tre cause arrivate già da sei mesi a Palazzo della Consulta e che riguardano la sospensione di altrettanti processi a carico del Presidente del Consiglio dei ministri Berlusconi. La prima questione di legittimità del cosiddetto «lodo Alfano» è stata, infatti, sollevata dai giudici della prima sezione del tribunale di Milano, davanti ai quali si celebra il processo per presunte irregolarità nella compravendita dei diritti televisivi da parte di Mediaset con Berlusconi tra gli imputati. Il secondo ricorso è dei giudici della decima sezione del tribunale di Milano, che, dopo aver stralciato la posizione di Berlusconi e investito la Corte costituzionale, hanno condannato a 4 anni e 6 mesi l'avvocato inglese David Mills, coimputato del Presidente del Consiglio dei ministri, per corruzione in atti giudiziari. La terza causa è arrivata alla Consulta dal giudice per le indagini preliminari di Roma Orlando Villoni, nell'ambito del procedimento che vede indagato Berlusconi per istigazione alla corruzione di alcuni senatori eletti all'estero durante la XV legislatura -:
se i fatti riportati dal settimanale L'Espresso e sopra descritti corrispondano al vero e quali siano state effettivamente le ragioni del suddetto incontro.
(3-00572)

Interrogazione a risposta scritta:

STUCCHI, PIROVANO, CONSIGLIO e VANALLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nel prossimo mese di settembre 2009 ben cinque pubblici ministeri lasceranno la Procura di Bergamo: due per scelta professionale; mentre sulla decisione degli altri tre sembra che abbiano influito anche gli incentivi economici e di anzianità, concessi a chi opta per sedi disagiate;
entro lo stesso termine temporale è previsto alla Procura di Bergamo l'arrivo di un solo sostituto procuratore;
i pubblici ministeri attualmente in servizio sono 14 (due in meno di quelli previsti dalla pianta organica) che, quindi, si ridurranno a 10 dopo l'estate, mettendo a rischio lo svolgimento regolare dell'attività lavorativa della magistratura inquirente bergamasca;
la mole di lavoro pro capite nella Procura di Bergamo è 10 volte superiore, a titolo esemplificativo, a quella di Palermo, considerata una sede disagiata, dove però il numero dei magistrati è più che adeguato;
a fronte di carichi di lavoro che risulterebbero insostenibili, i pubblici ministeri rimasti in servizio nella Procura di Bergamo potrebbero essere indotti a cercare un'altra sistemazione, magari tra quelle economicamente incentivate;
si sta verificando in tutto il Paese uno spostamento di toghe provocato dalla ridefinizione dello status di «sede disagiata» e dei relativi privilegi economici (duemila euro netti al mese oltre allo stipendio per i primi 4 anni, scatti di anzianità raddoppiati per i primi 6 mesi, possibilità di tornare dopo 4 anni presso la procura di provenienza anche se con organico al completo), anche in base al criterio della carenza di organico superiore al 50 per cento, come stabilito dalla normativa in vigore;
la stessa normativa proibisce ai magistrati di prima nomina di fare i pubblici ministeri, creando ed accentuando la carenza di organico delle procure -:
se il Ministro interrogato, nell'ambito delle proprie competenze, non intenda affrontare con urgenza le problematiche relative alla Procura di Bergamo, segnalate in premessa, prevenendone quindi i disagi;
se, più in generale, non ritenga opportuno intervenire sulla questione posta in premessa che, secondo quanto riferito dai media, interessa un numero rilevante di procure sul territorio nazionale.
(4-03383)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
i recenti gravi incidenti stradali avvenuti negli ultimi giorni sulla strada statale n. 16 Adriatica, nella zona tra Barletta e Trani, ripropongono drammaticamente l'ormai annoso problema della sicurezza per coloro che percorrono questa fondamentale via di comunicazione;
ad un traffico che nel periodo estivo si fa più consistente per l'afflusso dei turisti devono aggiungersi la crescente mobilità dei cittadini pugliesi e, in prospettiva, la necessità di fornire alla provincia di Barletta-Trani-Andria, appena nata, un adeguato supporto infrastrutturale;
a seguito di numerosi atti di sindacato ispettivo presentati dagli interpellanti nel corso della XIV e XV legislatura presso la Camera dei deputati, l'Anas ha disposto

l'adozione di un tappeto drenante nel tratto della strada statale 16-bis compreso tra Barletta e Bisceglie, oltre a lavori di messa in sicurezza degli svincoli di Trani;
evidentemente tali interventi non si sono rivelati risolutivi e necessitano di ulteriori lavori per porre definitivamente in sicurezza questo tratto stradale -:
quali interventi l'Anas intenda prossimamente eseguire per mettere in sicurezza il tratto della strada statale n. 16 Adriatica tra Barletta e Trani, ivi compresi gli svincoli e se i Ministri interpellati non ritengano opportuno assumere iniziative per incrementare la vigilanza delle forze di polizia e provvedere all'installazione di autovelox nei tratti considerati più pericolosi, in considerazione del fatto che la velocità resta il fattore scatenante della gran parte degli incidenti.
(2-00411)
«Carlucci, Scalera, Di Cagno Abbrescia, Holzmann, Aracri, Rampelli, Mondello, Frassinetti, Speciale, Giulio Marini, Mazzoni, Perina, Garofalo, Palmieri, Murgia, Granata, Germanà, Ghiglia, Tommaso Foti, Aprea, Pili, Vella, Barba, Zacchera, Ruben, De Angelis, Vessa, Barbareschi, Osvaldo Napoli, Bruno, Stracquadanio».

Interrogazione a risposta in Commissione:

GINEFRA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la società di trasporti «Marino» opera nel territorio lucano e pugliese dal 1957, occupandosi di trasporto passeggeri e di noleggio da rimessa di autobus e auto: attualmente l'azienda gestisce una rete di autolinee che si snodano dalla Basilicata, Puglia e Sicilia, per alcune delle più grandi città del centro e nord Italia, a queste si aggiungono alcune città europee come Francoforte, Colonia, Lussemburgo, ed extraeuropee come Casablanca;
la Federazione Italiana Lavoratori Trasporti Puglia C.G.I.L. (F.I.L.T.), ha ricevuto una serie di denunce di gravi disfunzioni all'interno della suddetta società, riportate di seguito, che non rendono la «Marino» del tutto adatta a continuare a prestare la propria opera e, inoltre, un luogo di lavoro sicuro per i suoi dipendenti;
i disciplinari di concessione ministeriali non sarebbero conformi alle reali linee esistenti, e quindi le linee sarebbero esercitate in modo diverso da quelle stabilite nel disciplinare di concessione;
nei disciplinari sono incluse città come Padova, Verona dove realmente il servizio non verrebbe svolto, nonostante da anni vengano rinnovate richieste di concessioni per tali destinazioni;
tali richieste però impediscono ad altre aziende di trasporti di attivare servizi per queste destinazioni;
le linee non verrebbero esercitate secondo il disciplinare, - ciò è verificabile anche dal sito Internet della società -, contravvenendo alle dichiarazioni annuali presentate attraverso gli atti notori;
sarebbero effettuate soste non consentite per carico/scarico viaggiatori presso aree di servizio autostradali, e addirittura sulle corse diurne alcune aree di servizio come Bevano, Tortoreto, Arda, vengono inserite come vere e proprie fermate di carico/scarico viaggiatori, ciò è verificabile anche sul sito internet;
le corse diurne in concessione erano due dirette verso il nord Italia, mentre attualmente si sarebbero ridotte ad una sola corsa diretta ed un'altra in coincidenza;
i turni di servizio delle linee giornaliere dirette a Torino prevedono riposi giornalieri massimi di nove ore, perciò un qualsiasi ritardo non recuperabile durante il percorso costringe gli autisti a non rispettare la normativa Reg. Eu. 561/2006, ciò è verificabile dai dischi tachigrafi analogici e digitali;

nei momenti di intensificazione del servizio, come ad esempio le festività natalizie, pasquali ed altro, verrebbero compressi i turni di servizio in contrasto con la normativa predetta, pregiudicando la sicurezza stradale e, di riflesso, l'incolumità dei viaggiatori;
pare che il personale di guida non sia sufficiente a garantire la regolarità del servizio -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno che venga fatta una verifica sull'operato della società di trasporti «Marino», al fine di tutelare i lavoratori ed evitare ai passeggeri che fruiscono del loro servizio, disfunzioni nel servizio e, soprattutto, incidenti.
(5-01575)

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il Governo ha adottato una politica di liberalizzazione del trasporto aereo;
in un'intervista al Corriere della Sera Magazine il presidente dell'ENAC, Vito Riggio, dichiara: «stiamo rivedendo gli accordi bilaterali» -:
quali siano gli accordi in discussione e in che tempi detti accordi verranno rivisti, Stato per Stato.
(4-03386)

TIDEI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
i treni della linea Civitavecchia-Roma viaggiano con carrozze superaffollate per la presenza dei molti pendolari - lavoratori e studenti (in continuo aumento) - che si recano a Roma;
le vetture a disposizione sono ormai insufficienti a servire le utenze attuali;
le condizioni delle carrozze, anche quelle dei treni di ultima generazione (Taf e Vivalto), sono sempre peggiori e disastrose, specialmente nei periodi estivi quando la mancanza di aerazione e aria condizionata sono all'ordine del giorno (considerando che nel Taf e Vivalto i finestrini sono praticamente sigillati), causando malori ai pendolari in viaggio;
oltre ai problemi di aerazione, le vetture sono sempre sporche, con le toilette puntualmente guaste dalle quali fuoriescono odori nauseabondi e spesso liquami indefiniti;
la presenza di personale a bordo è pressoché inesistente come del resto la manutenzione e la pulizia delle carrozze;
quotidianamente sono puntuali i ritardi e le soppressioni delle corse, spesso annunciate dopo lunghi periodi di attesa nella banchina, evitando così al viaggiatore di organizzare la sua trasferta in altri modi;
la stazione di Civitavecchia e la sua biglietteria sono ogni giorno sempre più affollate e letteralmente «prese d'assalto», dalle migliaia e migliaia di croceristi che quotidianamente sbarcano al Porto e hanno la necessità di recarsi a Roma;
dallo scorso 15 giugno molti treni intercity, sono stati trasformati in Eurostar city e non effettuano più fermata alla stazione Ostiense. In particolare non risulta più utilizzabile l'intercity che partiva alle 17,47 da Termini, con fermata ad Ostiense. Ad oggi giungono notizie che per il mese di giugno è possibile utilizzare gli Eurostar city con l'attuale abbonamento mensile agevolato, ma dal prossimo luglio sembra che sarà necessario pagare un supplemento giornaliero di ben 7 euro;
si sono costituiti ormai da anni comitati appositi per gestire la protesta, portandola nelle aule dei consigli comunali dei paesi interessati, per diffondere tra i viaggiatori e i cittadini la conoscenza di questa insopportabile realtà e la necessità di sviluppare una forte pressione sulla dirigenza della società Trenitalia per indurla ad assumere provvedimenti concreti

ed idonei di miglioramento delle condizioni in cui costringe a viaggiare gli utenti del treno;
purtroppo questa situazione si riscontra anche sulla linea Viterbo-Roma, dove, anche in questo caso, a nulla sono valse le denuncie presentate dalle associazioni del settore e dalle istituzioni locali;
per documentare questa cruda realtà, in passato i viaggiatori si sono rivolti alla Rai, la quale ha mandato per più di due volte una troupe televisiva per realizzare un servizio, che però non ha potuto attuare perché Trenitalia ha negato agli operatori l'accesso ai treni, impedendo così l'esercizio del diritto di cronaca -:
se i Ministri interrogati non ritengano di dovere intervenire attivamente su Trenitalia per risolvere i disservizi sinora determinatisi e per ottenere un reale miglioramento delle condizioni in cui sono costretti a viaggiare i pendolari sulla linea Viterbo-Roma e sulla Civitavecchia-Roma, considerando che tali situazioni di grave disagio danno luogo a litigi tra i viaggiatori (guerra tra poveri) e malori degli stessi.
(4-03395)

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INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZAMPA, LENZI, GHIZZONI e DE PASQUALE. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
lo scorso 23 febbraio comparivano sul blog del signor Luciano Lelli alcuni articoli, a sua firma, il cui contenuto si è rivelato gravemente offensivo e denigratorio per alcuni esponenti politici, nonché per alcune delle più alte cariche dello Stato;
in questi articoli vengono sbeffeggiati e offesi, in maniera gratuita e volgare, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, l'ex Presidente del Consiglio, il professor Romano Prodi, l'ex Presidente della Camera, Fausto Bertinotti;
l'autore degli articoli, il signor Luciano Lelli, è un dirigente pubblico che esplica le funzioni di coordinatore regionale, chiamato a svolgere anche delicate valutazioni con forti componenti di discrezionalità, presso l'Ufficio III della direzione generale dell'Ufficio scolastico regionale per l'Emilia Romagna, organo dipendente dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Per diversi mesi, se non anni, un dipendente pubblico con alte responsabilità ha dimostrato disprezzo per personalità pubbliche e dato sfogo al proprio odio politico, ad opinione degli interroganti senza nessuna misura;
nella notte tra il 2 ed il 3 aprile 2009 il blog del signor Lelli è stato improvvisamente oscurato e depurato dai contenuti denigratori citati in premessa, di cui le interroganti hanno acquisito la documentazione;
l'atteggiamento succitato del dirigente pubblico è del tutto scorretto e poco consono a quei criteri di obiettività che dovrebbe invece assumere nell'espletamento delle sue funzioni;
il predetto dirigente non sembra agli interroganti dare garanzie sul fatto che, nell'esercizio delle sue funzioni, avendo dato prova di così scarsa obiettività e di così marcate idee politiche, abbia la necessaria capacità di rispettare opinioni politiche diverse dalle sue;
la calunnia, la denigrazione e l'offesa sono cosa assai lontana dal dissenso politico e dalla libertà di espressione, che devono sempre essere garantiti nel nostro Paese -:
se siano state avviate indagini sulle pericolose e diffamatorie affermazioni contro le più alte cariche dello Stato, effettuate da un funzionario dello Stato;
se il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca non intenda

assumere iniziative, anche di carattere disciplinare, nei confronti del citato funzionario.
(5-01579)

Interrogazione a risposta scritta:

ANGELI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato da diversi giornali e agenzie di stampa, per l'Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni) un milione di esseri umani ogni anno è oggetto di traffico criminale che alimenta lo sfruttamento sessuale e lavorativo;
in Europa, in particolare, arrivano 500 mila schiavi, in gran parte minorenni;
l'Italia è meta e snodo delle rotte dei trafficanti. Nel 2007 ci sono state 1.267 denunce per riduzione in schiavitù, 108 per acquisto di schiavi, 645 per sfruttamento della prostituzione minorile, 278 per tratta di persone;
le vittime vengono acquistate o catturate: in Bielorussia e Moldavia; in Europa Orientale (Ucraina, Bulgaria, Romania); nella regione Balcanica (Bosnia, Albania, Kosovo); in Africa (Niger, Ciad, Congo, Sudan, Somalia, Eritrea, Kenya, Angola, Mali, Nigeria, Senegal, Sudafrica); in Asia (Cina, Filippine, Thailandia; India, Pakistan) e in Sud America (Brasile e Repubblica Dominicana);
questo fenomeno nel nostro Paese ha alimentato, oltretutto, il crescere di attività illegali e del lavoro nero in cui sono coinvolti soprattutto i minori stranieri non accompagnati; infatti, si stima che il fenomeno coinvolga intorno ai 200-400 mila ragazzini;
il Governo, per fronteggiare il problema, attualmente sta realizzando un programma sperimentale di durata annuale di presa in carico e di integrazione di minori stranieri non accompagnati, finanziato dal Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali;
il programma, realizzato dall'ANCI, conta su una rete di 26 progetti territoriali e coinvolge 42 comuni distribuiti su tutto il territorio nazionale, con particolare riguardo alla prima accoglienza;
nei primi sei mesi, il programma sperimentale, secondo le stime riportate dalla stampa, ha messo a disposizione 376 posti di prima accoglienza che hanno interessato minori principalmente maschi (95 per cento) di età compresa tra i 17 e i 18 anni (42 per cento) tra i 16 e i 17 anni (29 per cento), mentre le fasce di età comprese tra i 15 e i 16 anni e i 14 e i 15 anni coprono, rispettivamente, il 12 e l'8 per cento dei minori accolti dalla rete;
stando alle stime, però, il numero di minori censiti all'arrivo sul nostro territorio risulta maggiore del numero di individui accolti nelle strutture -:
se risponda al vero quanto sopra riportato;
se si intenda proseguire ed ampliare il programma sperimentale di protezione dei minori stranieri non accompagnati;
se si intenda adeguare il servizio e le offerte di tutela dei minori nei centri di accoglienza per migranti delle regioni meridionali maggiormente interessati dall'arrivo massiccio dei minori stranieri non accompagnati;
se si intenda adottare politiche normative, a carattere coordinato, utili a contrastare l'orribile fenomeno della tratta di essere umani e in particolare dello sfruttamento dei minori, nonché a contrastare il degrado e la dispersione scolastica,nel rispetto dei principi di protezione e tutela dell'infanzia.
(4-03391)

TESTO AGGIORNATO AL 21 LUGLIO 2009

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta immediata:

COTA, LUCIANO DUSSIN, DAL LAGO, REGUZZONI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BRIGANDÌ, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOGLIATO, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIBELLI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, LUSSANA, MACCANTI, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MONTAGNOLI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SALVINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 117 della Costituzione sancisce che la materia del diritto allo studio universitario debba essere considerata di competenza esclusiva delle regioni, essendo non inclusa nell'elenco di materie che sono di competenza esclusiva dello Stato o concorrente;
tuttavia, la materia continua ad essere regolamentata in modo stringente da parte dello Stato, in forza di quanto previsto dalla legge 2 dicembre 1991, n. 390, che, all'articolo 4, stabilisce «a) i criteri per la determinazione del merito e delle condizioni economiche degli studenti, nonché per la definizione delle relative procedure di selezione, ai fini dell'accesso ai servizi e del godimento degli interventi di cui alla presente legge non destinati alla generalità degli studenti. Le condizioni economiche vanno individuate sulla base della natura e dell'ammontare del reddito imponibile e dell'ampiezza del nucleo familiare; b) le tipologie minime e i relativi livelli degli interventi di cui al comma 2 dell'articolo 3; c) gli indirizzi per la graduale riqualificazione della spesa a favore degli interventi riservati ai capaci e meritevoli privi di mezzi»;
il regolamento attuativo del predetto articolo 4, il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 9 aprile 2001, stabilisce in modo puntuale (ed uniforme sul territorio nazionale) i criteri per l'accesso alle borse di studio, le tipologie di intervento (entità delle borse di studio), i tempi di erogazione ed altro;
il citato regolamento, che avrebbe dovuto essere emanato ogni tre anni, viene, invece, prorogato di anno in anno;
la concreta attuazione del diritto allo studio universitario, secondo la logica dell'uniformità su tutto il territorio nazionale senza alcuna differenziazione di tipo socio-economico e di merito, ha portato alla disparità di trattamento e a situazioni fortemente differenziate a seconda della regione in cui gli studenti studiano: l'importo della borsa di studio è di 4.500 euro (minimo) - anno scolastico 2008/09; i limiti di reddito per l'accesso ai benefici sono di 18.559,08 euro (anno scolastico 2008/09); i limiti di merito per l'accesso ai benefici sono, invece, di 25 crediti formativi universitari entro il 10 agosto del primo anno di corso, 80 crediti formativi universitari entro il 10 agosto del secondo anno di corso;
il diritto allo studio universitario è concepito erroneamente come prestazione solamente a carattere assistenzialistico, sotto forma di sussidio (finanziato con risorse pubbliche) agli studenti meno fortunati;
il diritto allo studio universitario è un insieme di beni e servizi rivolti agli studenti universitari;
la citata regolamentazione di dettaglio appare incoerente con il mutato contesto istituzionale avvenuto con la riforma del titolo V della seconda parte della Costituzione, legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3, e si ritiene, pertanto, non più procrastinabile una riforma complessiva del settore -:
nell'attesa di una riforma, che richiederà il coinvolgimento della conferenza Stato-regioni ed una legge quadro di riforma

(e dunque tempi non brevi), se il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare iniziative al fine di valorizzare in modo più incisivo l'autonomia regionale in questo ambito, consentendo alle regioni, che ne abbiano la possibilità e le capacità, di avviare sperimentazioni che superino gli attuali vincoli posti dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 9 aprile 2001, al fine di attuare una programmazione degli interventi a favore degli studenti più adeguata al contesto universitario e socio-economico di riferimento, utilizzando eventualmente anche il fondo di intervento integrativo per la concessione di prestiti d'onore e borse di studio, di cui alla legge 2 dicembre 1991, n. 390, articolo 16, e successive integrazioni e modificazioni, nonché le risorse derivanti dalla tassa regionale per il diritto allo studio universitario, di cui alla legge 28 dicembre 1995, n. 549, articolo 3, commi 20-23.
(3-00573)

Interrogazione a risposta in Commissione:

MURGIA e APREA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nel 1593, il grande pittore manierista Federico Zuccari, fondò la prestigiosa Accademia di San Luca, antico germe della moderna Accademia di belle arti di Roma;
sono passati quattro secoli e nessuno aveva immaginato che l'Accademia, un tempo fiore all'occhiello dell'istruzione artistica italiana, sarebbe precipitata in un caos tale da rendere ormai inevitabile la resa dei conti;
gli studenti continuano a diminuire; dieci anni fa gli iscritti alla Accademia di belle arti di Roma erano oltre 1.700, oggi sono 500 di meno, un calo che sfiora il 30 per cento;
in compenso i docenti sono 117, ovvero uno ogni dieci studenti;
l'elenco di alcuni insegnamenti colpisce per i titoli stravaganti come: «Teoria della percezione e psicologia della forma», «Elementi di morfologia e dinamica della forma», «Fondamenti di informatica delle arti visive e plastiche»;
gli studenti non sono gli unici a manifestare insofferenza; motivi di malumore ed incessanti contrasti non mancano anche tra i docenti;
una delle ragioni di questo stato confusionale è a quanto consta all'interrogante la mancanza di un piano formativo degno di questo nome che costringe molti docenti ad improvvisare un'organizzazione;
da dieci anni gli enti, come le accademie e i conservatori musicali, fanno capo a un settore del Ministero dell'Istruzione che si chiama Alta formazione artistica e musicale, in gergo Afam e sono in mano a due strutture parallele e di fatto totalmente indipendenti l'una dall'altra;
questo meccanismo gestionale è ad avviso dell'interrogante insensato, in quanto entrambe le strutture sono dotate di un consiglio di amministrazione, con relativo presidente, da un direttore didattico - eletto dai docenti con il consiglio accademico - che ha in mano la macchina dell'insegnamento e sul quale il consiglio di amministrazione non ha alcun potere;
questo strabismo ad avviso dell'interrogante è la conseguenza di una legge, approvata durante gli ultimi mesi del Governo D'Alema - alla fine del 1999 - ma mai regolamentata fino in fondo, con ripercussioni secondo l'interrogante assurde non soltanto sulla gestione pratica degli enti;
questa stessa legge ha equiparato le accademie e i conservatori alle università, ma non essendoci regolamenti sulle corrispondenze dei titoli accademici, spesso chi esce da un istituto d'arte si ritrova con un titolo inutile che non gli permette di accedere ai concorsi pubblici;
il crescente degrado in cui versa l'intera struttura dell'Accademia delle Belle Arti di Roma, il disordine e le incongruenze del sistema didattico e la perdurante incertezza normativa che ha

colpito da alcuni anni l'intero settore delle accademie e dei conservatori musicali, fa scaturire un forte senso di disagio e una grande difficoltà -:
quali misure intenda adottare il Ministero interrogato per evitare che l'Accademia delle Belle Arti di Roma diventi vittima di un degrado continuo e venga privata della sua particolarità e della possibilità di continuare la sua missione culturale;
se il Governo non ritenga che, in questa fase nella quale siamo impegnati a valorizzare il nostro patrimonio storico attraverso alcuni progetti finalizzati (come la Nuova Brera di Milano e la creazione a Roma di un'ampia piattaforma di arte contemporanea che unisca le forze e le energie del Maxxi - il museo nazionale di arte contemporanea di prossima apertura - la Galleria nazionale di arte moderna, il Macro e il Palaexpo - strutture che dovranno dialogare fra loro e fare sistema -) l'accademia delle Belle Arti di Roma possa rientrare in questo grande progetto, perché solo con essa possiamo coinvolgere i giovani artisti, veri protagonisti di questo impegno;
se il Ministro dell'istruzione intenda valutare la proposta avanzata dal Presidente dell'Accademia delle Belle Arti, Cesare Romiti (nominato due anni fa dall'allora Ministro dell'Università, Fabio Mussi), di sottoporre l'intera problematica ad una commissione di esperti per riscrivere le regole della governance.
(5-01571)

TESTO AGGIORNATO AL 2 MARZO 2011

...

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

SIRAGUSA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano la Repubblica, in data 10 giugno 2009, ha pubblicato un articolo dal titolo «Iacolino va all'europarlamento ma non lascia la guida dell'Ausl 6;
nell'articolo si legge che «Salvatore Iacolino, neo eletto al parlamento europeo nelle liste del Pdl, non lascerà l'incarico di direttore generale della Ausl 6 di Palermo»;
nello stesso si legge altresì che l'Ausl 6 amministra un gran numero di dipendenti ed è considerata una delle chiavi del potere siciliano»;
lo stesso Iacolino sembrerebbe aver mantenuto l'incarico di direttore generale della Ausl 6 anche durante la campagna elettorale -:
se non ritenga altresì di adottare le necessarie iniziative normative affinché a livello nazionale, il mandato di parlamentare europeo sia reso incompatibile con incarichi come quello in premessa.
(5-01565)

Interrogazioni a risposta scritta:

EVANGELISTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la crisi della RCR Cristalleria italiana (ex CALP) di Colle Val d'Elsa si trascina da circa 6 anni e oggi la situazione appare molto più complicata, mentre i tempi per una soluzione appaiono lunghi e difficili;
la CALP è la storia del cristallo prodotto industrialmente in Italia, fin da quando nei primi anni sessanta La Piana, da cui poi sarebbe sorta la CALP, realizzò in Italia oggetti in puro cristallo; in quegli anni che originò, a Colle di Val d'Elsa, la prima «produzione automatica» di cristallo al mondo;
la CALP è stata la prima azienda in Italia e in Europa, nel settore del cristallo, a ottenere la certificazione di sistema qualità ISO 9001 rilasciata nel dicembre del 1996. Nel corso del 2003 ha anche conseguito la certificazione della conformità del proprio sistema di gestione per la

qualità (SGQ) alla normativa ISO 9001 edizione 2000, che consente l'utilizzo del marchio di accreditamento Sincert;
si sta dunque parlando di un'azienda leader europea del settore dal cui futuro dipende quello di un vasto indotto che rischia un colpo mortale;
le ultime notizie sulla situazione aziendale riferiscono di una nuova massiccia richiesta di cassa integrazione di 12 mesi per 210/220 lavoratori, a pochi giorni dal 30 giugno, data di scadenza di un accordo firmato nel luglio 2007 che prevedeva la cassa integrazione per 200 dipendenti; si teme che questo possa configurarsi come anticamera della mobilità visto che l'azienda considera quei posti come esuberi strutturali; forte è dunque la preoccupazione delle Rsu e dei sindacati riguardo il futuro dell'azienda e i livelli occupazionali ai quali i territori senese e valdelsano non possono certo rinunciare;
quello che si lamenta soprattutto è l'immobilismo dell'azienda a fronte di aspettative relative a interventi di risanamento e rilancio industriale di questo importante polo produttivo;
l'ultimo incontro avuto tra azienda, Rsu e sindacati non ha fatto riscontrare passi avanti, ma sono previsti altri incontri, segno di una chiara volontà di giungere a una conclusione positiva per tutti -:
quali iniziative intendano adottare, nell'ambito delle rispettive competenze, per favorire il dialogo tra le parti e una ricomposizione delle diverse posizioni in grado di garantire i livelli occupazionali e per rilanciare questa importante azienda con un progetto di salvataggio di un gruppo leader riconosciuto in Europa nel settore del cristallo.
(4-03384)

LABOCCETTA e CARLUCCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
a parere dell'interrogante occorre far chiarezza su alcuni aspetti della gestione amministrativa e del personale posta in essere dall'amministratore delegato della Gesac, ingegner Mauro Pollio, anche in considerazione di problematiche segnalate con due atti di sindacato ispettivo presentati in data 12 marzo e 25 marzo 2009 presentati dal consigliere regionale della Campania Pietro Deodato indirizzati al Presidente della giunta regionale della Campania ed agli Assessori ai trasporti, al lavoro, alle attività produttive competenti e un question time in data 16 marzo 2009 con i quali si chiedevano notizie sulla fondatezza delle motivazioni addotte dallo stesso Pollio a giustificazione della richiesta di procedura di mobilità per 42 dipendenti della Gesac e l'individuazione dei criteri utilizzati per porre in mobilità i lavoratori (con particolare riferimento alla possibilità che siano stati individuati anche lavoratori con seri problemi di salute o donne in stato di gravidanza);
in data 26 febbraio 2009, l'Amministratore delegato della Gesac, ingegner Mauro Pollio, indirizzava alle rappresentanze sindacali aziendali una raccomandata con cui ai sensi del disposto dell'articolo 24 e dell'articolo 4 della legge n. 223 del 1991 e successive modifiche comunicava l'avvio delle procedure di riduzione del personale e messa in mobilità per 42 lavoratori, pari al 17 per cento dell'intero organico resisi esuberanti alle esigenze produttive dell'azienda;
a ragione di detto provvedimento l'Amministratore delegato della Gesac adduceva una caduta del traffico aereo in particolare quello relativo all'aeroporto di Napoli, con una perdita stimabile in circa il 10 per cento del traffico passeggeri;
a queste previsioni facevano da contraltare - sempre secondo l'ingegner Pollio - l'inutilità delle misure adottate dalla Gesac per far fronte ai costi della struttura organizzativa che incidono nella misura del 45 per cento del totale dei costi aziendali. L'unica soluzione, quindi, sarebbe stata quella di porre in mobilità 42 dipendenti;
a confutare la tesi aziendale, tuttavia, concorrevano le notizie riguardanti la

creazione di nuovi voli giornalieri della Lufthansa, di nuovi collegamenti Wind Jet da Napoli per Forlì, e di un interessamento da parte della stessa Ryan Air. Al momento lo stato dei voli su Capodichino, come da dati Assoclearence, prevede un aumento complessivo anno su anno, aprile-settembre 2008/aprile-settembre 2009 del 24,81 per cento, passando complessivamente da 17.122 a 21.370 voli;
al 26 febbraio 2009, data di formale avvio della procedura di mobilità, la differenza percentuale dei passeggeri rispetto al febbraio 2008 è stata del -17,24 per cento e non del 20 per cento come dichiarato dalla Gesac, e del -7,48 per cento rispetto al 2007. Al 28 febbraio 2009 le suddette differenze percentuali dei passeggeri sono state addirittura inferiori ovvero rispettivamente del -16,81 per cento (rispetto al 2008) e del -6,78 per cento (rispetto al 2007);
si faceva inoltre fatica a credere ad una esuberanza di personale quando per i servizi legali e tecnici, già coperti da circa trenta dipendenti diretti, l'azienda continuava a servirsi di uno stuolo di consulenti (circa 42) per i quali non si è riusciti a comprendere quali siano state le necessità ed i parametri per la loro individuazione. L'unica cosa certa è che per pagare gli onorari, la direzione della Gesac continua a sottoporre i bilanci aziendali ad un crescendo di passività che nel 2007 ha toccato la cifra di circa 3 milioni di euro;
ad incrementare il tetto di spesa complessivo (bilancio 2007) concorrono, inoltre, circa 4 milioni e 700 mila euro di non meglio definite spese, classificate in diverse e promozionali. L'entità di tali spese e, soprattutto, il consistente incremento delle stesse rispetto al 2006 non inducono certo ad immaginare per l'azienda un contesto di crisi. Nel bilancio 2008 non sarebbero stati inseriti dei crediti vantabili dalla Gesac per alcune centinaia di migliaia di euro nei confronti di terzi contrariamente a quanto disposto dal regolamento di scalo reso esecutivo dall'Enac con propria ordinanza formulata ai sensi dell'articolo 705 del Codice della Navigazione. A quanto consta all'interrogante tali crediti non sono stati fatturati e dichiarati «inesigibili» dal direttore generale Marco Consalvo, il che suscita notevoli perplessità;
al fine di ridurre l'impatto sui livelli occupazionali i vertici della Gesac, l'Unione Industriali di Napoli e le organizzazioni sindacali FILT/CGIL, FIT/CISL, UIL/TRASPORTI, UGL/T e la SDL/T.A. in data 4 maggio 2009 convenivano di comune accordo di fare ricorso alla CIGS per 24 mesi a decorrere dal 1o agosto 2009;
appare quanto meno singolare ed improprio che la Gesac, che ha sempre chiuso i bilanci in attivo, stia dando corso per quanto consta all'interrogante, all'assunzione di 81 unità mentre fa ricorso alla procedura di mobilità/cassa integrazione, come risulta dal Verbale di Conciliazione del 4 maggio 2009; la stessa Gesac ha, nei mesi scorsi, assunto dei consulenti integrandoli formalmente nella propria struttura organizzativa con funzioni e retribuzioni dirigenziali dando, altresì, corso all'assunzione di ulteriori unità lavorative negli stessi settori aziendali interessati dalla procedura, arrivando, addirittura, a pubblicare su siti specializzati richieste di personale tecnico e dando corso a promozioni;
appare oltremodo strano che i competenti uffici della Regione Campania non abbiano approfondito i suddetti aspetti ed abbiano ratificato l'accordo su richiamato nonostante, secondo quanto in precedenza confermato dalle organizzazioni sindacali, non abbia mai avuto luogo la preventiva consultazione dei lavoratori prima della firma dell'accordo. A tal fine esistono evidenze formali al riguardo trasmesse dai lavoratori stessi alle organizzazioni sindacali -:
se il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali intenda con urgenza avviare le procedure per sospendere d'ufficio la richiesta di erogazione della CIGS posta in essere dalla Gesac e di

disporre, per quanto nelle sue competenze, un'approfondita indagine dell'Ispettorato del lavoro per accertare:
se esistano o meno le condizioni economico-giuridiche per la richiesta/riconoscimento della CIGS;
se sia possibile per la Gesac ricorrere, contemporaneamente, a nuove assunzioni in presenza della richiesta di mobilità/CIGS;
quale incidenza possa mai avere sull'intera vicenda dei lavoratori Gesac da porre in mobilità, la ratifica ministeriale del contratto di programma 2009/2012 fra Gesac e Enac, già approvato da quest'ultima in data 14 ottobre 2008.
(4-03396)

FUCCI, DIVELLA, NICOLUCCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
risulta agli interroganti, anche a seguito di segnalazioni provenienti dall'Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti, che, a causa della perdita del potere d'acquisto connessa al mancato aggiornamento rispetto al costo della vita, i contributi concessi alla citata Onlus siano notevolmente inadeguati in relazione all'esigenza di fruire di una serie di servizi come la produzione di libri e materiali didattici;
risulta altresì che gravi difficoltà in ordine all'effettiva possibilità di stanziare risorse adeguate sarebbero emerse anche in relazione all'utilizzo di volontari del servizio civile nazionale come accompagnatori dei ciechi civili nonché in sede di predisposizione del regolamento di attuazione della legge 22 marzo 2000, n. 69, recante "Interventi finanziari per il potenziamento e la qualificazione dell'offerta di integrazione scolastica degli alunni con handicap -:
quali iniziative, pur in un quadro di forte sofferenza dei conti pubblici che è peggiorato dalla crisi economica globale, siano concretamente realizzabili per superare la situazione evidenziata in premessa.
(4-03398)

CASSINELLI e CARLUCCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Costituzione italiana tutela la salute «come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti»;
notizie di stampa riferiscono che, all'interno di strutture ospedaliere pubbliche, quali il policlinico di Messina ed il policlinico «G. B. Rossi» di Verona, non siano presenti, in orario notturno e nei giorni festivi, medici specialisti in grado di far fronte alle emergenze, bensì unicamente specializzandi cui è demandato il compito di gestire i casi anche più critici;
ancora la stampa (Il venerdì di Repubblica del 19 giugno 2009) riferisce che «a Bologna, può capitare che un otorino laringoiatra intervenga al posto di un chirurgo plastico» e che «al policlinico di Napoli, invece, se c'è bisogno di un chirurgo toracico può arrivare un urologo»;
occorre garantire ai cittadini un Servizio sanitario pubblico nel quale, a qualsiasi ora ed in qualsiasi giorno, i pazienti siano affidati a medici specialisti in grado di riservare loro ogni più adatta cura -:
se quanto esposto in premessa corrisponda al vero;
se il Ministro interrogato non ritenga di dover avviare un'iniziativa ispettiva presso le citate strutture ospedaliere e avvalendosi del Nucleo antisofisticazioni e sanità e dell'Arma dei Carabinieri, anche a tutela dei livelli essenziali di assistenza da assicurare in particolare con riferimento al servizio di pronto soccorso.
(4-03400)

TESTO AGGIORNATO AL 1° LUGLIO 2009

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta immediata:

LIBÈ, VIETTI, VOLONTÈ, DELFINO, PEZZOTTA, TABACCI, COMPAGNON, CICCANTI, NARO, GALLETTI, OCCHIUTO e RUVOLO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
a seguito di un'inchiesta condotta dalla procura di Milano, è stata scoperta la più grande truffa sulle quote latte, che vede coinvolte società di produttori di latte di Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna, accusate di non aver pagato per anni le multe dovute per lo sforamento dei limiti di produzione imposti dall'Unione europea;
i numeri dell'inchiesta sono significativi: si tratta di oltre 330 milioni di euro sottratti alle casse dello Stato, 18 cooperative e i loro rappresentanti iscritti nel registro degli indagati e qualche migliaio di allevatori sottoposti ai controlli della guardia di finanza;
l'indagine della procura di Milano è partita dall'arresto dei legali rappresentanti di due cooperative lombarde, La Lombarda e La Latteria di Milano, aventi «come unico obiettivo quello dell'aggiramento della normativa per commercializzare il latte prodotto oltre quota dai soci»;
a febbraio 2009 finirono agli arresti domiciliari per peculato e truffa ai danni dello Stato Gianluca Paganelli e Alessio Crippa (leader dei Cobas del latte, che bloccarono il Nord negli anni 2002-2003), il quale ha fornito al pubblico ministero Di Maio, che conduce le indagini, un elenco di cooperative che la direzione generale dell'agricoltura ha in seguito accertato essere colpevoli di aver commesso sistematiche violazioni, nonostante la direzione avesse già revocato a molte di esse la qualifica di «primo acquirente», che consente la raccolta e commercializzazione del latte in eccesso, ma impone di versare all'Agea le multe dovute da ogni singolo «splafonatore»;
solo per la Lombardia si parla di 25 cooperative che hanno sforato per 117 milioni di euro;
intanto anche altre procure si stanno muovendo, su indicazione del pubblico ministero Di Maio, che sta selezionando, per competenza territoriale, le altre cooperative oggetto dell'inchiesta;
il decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 aprile 2009, n. 33, recante «Misure urgenti a sostegno dei settori industriali in crisi, nonché disposizioni in materia di produzione lattiera e rateizzazione del debito nel settore lattiero-caseario», ha previsto la possibilità per i cosiddetti «splafonatori» di «richiedere la rateizzazione dei debiti iscritti derivanti dai mancati pagamenti del prelievo latte per i quali si sia realizzato l'addebito al bilancio nazionale da parte della Commissione europea» -:
se abbia già potuto accertare o non ritenga di verificare se tra le aziende produttrici di latte che risultino essere state indicate dalla procura di Milano come oggetto delle indagini non vi siano anche aziende che hanno fatto richiesta di rateizzazione, ai sensi della citata normativa.
(3-00575)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XIII Commissione:

RUVOLO e PAOLO RUSSO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge n. 171 del 2008, recante «Misure urgenti per il rilancio del settore agroalimentare», convertito, con modificazioni, dalla legge n. 205 del 2008, prevede all'articolo 3, comma 5-quater,

l'immediata disponibilità di risorse economiche al fine di favorire programmi di realizzazione di infrastrutture irrigue di interesse nazionale nelle aree sottoutilizzate;
la norma è stata approvata all'unanimità dal Parlamento durante l'esame del decreto-legge;
tuttavia, sono ormai passati alcuni mesi dall'entrata in vigore del provvedimento e non solo non si è data attuazione all'articolo in questione, ma l'attenzione delle istituzioni sembra maggiormente rivolta alla tutela dell'agricoltura di alcune zone del territorio nazionale rispetto a quelle caratterizzate da un ritardo economico e sociale e da un utilizzo inadeguato delle proprie risorse -:
quali provvedimenti intenda prendere al fine di sanare un situazione che rischia di provocare un divario sempre più profondo tra nord, mezzogiorno e aree depresse.
(5-01576)

FIORIO, ZUCCHI, OLIVERIO, CUOMO, TRAPPOLINO, BRANDOLINI e MARCO CARRA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
alla luce dell'insufficienza del quadro normativo comunitario precedente è apparso appropriato modificare radicalmente il regime applicabile al settore del vino per conseguire i seguenti obiettivi: migliorare la competitività dei produttori comunitari; rafforzare la notorietà dei vini comunitari di qualità come i migliori del mondo; recuperare vecchi mercati e conquistarne di nuovi all'interno della Comunità europea e nel mondo; istituire un regime vitivinicolo basato su regole chiare, semplici ed efficaci, che permettano di equilibrare la domanda e l'offerta; istituire un regime vitivinicolo in grado di salvaguardare le migliori tradizioni della produzione comunitaria, di rafforzare il tessuto sociale di molte zone rurali e di garantire che tutta la produzione sia realizzata nel rispetto e tutela dell'ambiente;
l'elaborazione del regolamento (CE) n. 479/2008 è stata preceduta da un processo di valutazione e di consultazione volto a individuare meglio le esigenze del settore vitivinicolo e di focalizzarsi su di esse;
per assicurare la piena integrazione tra l'organizzazione comune di mercato del vino e la normativa nazionale è necessario apportare specifiche integrazioni e modifiche alla normativa vigente in materia di vini a denominazione d'origine vitivinicola, ivi compresa la legge 10 febbraio 1992, n. 164;
le regole introdotte garantiscono la protezione dei nostri vini Doc, Docg e Igt, che transitano automaticamente nel nuovo registro comunitario delle Dop e delle Igp a partire dal 1o agosto 2009;
il nuovo sistema di classificazione, di protezione, di etichettatura e di controllo semplificato dovrà garantire una maggiore tutela del consumatore e una trasparenza tra i produttori;
per consentire alle imprese vitivinicole di adeguarsi con gradualità alla nuova Ocm, facendo salve alcune pratiche tradizionali, sono state previste alcune deroghe e norme transitorie; in particolare è consentita la produzione dei vini Igp fuori zona fino al 31 dicembre 2012, a condizione che sia previsto nei disciplinari di produzione o dalla normativa nazionale; è stato inoltre accordato un periodo transitorio per l'esame delle domande di nuovi riconoscimenti Dop e Igp con le preesistenti procedure nazionali fino al 31 dicembre 2011, purché siano presentate entro fine luglio 2009;
le nuove norme saranno applicabili ai prodotti della vendemmia 2009/2010;
le modifiche del quadro normativo, se non sufficientemente governate, rischiano di compromettere il futuro del sistema vitivinicolo italiano, di pregiudicare la capacità produttiva e la competitività

di molte aziende che in questi anni sono cresciute per qualità ed innovazione;
al fine di addivenire ad una piena comprensione delle modifiche che avverranno in questo comparto economico così importante per il nostro paese, è necessario coinvolgere le competenti Commissioni parlamentari e, in particolare, la XIII Commissione della Camera, che potrebbe avviare una audizione tra tutti i soggetti protagonisti del settore permettendo loro di esprimere la propria posizione e quindi contribuire alla definizione di un quadro normativo nazionale condiviso -:
quali siano le linee di modifica della legge n. 164 del 1992, alla luce dei princìpi introdotti dal regolamento CE n. 479/2008 e delle competenze nazionali, nonché delle indicazioni riportate in premessa.
(5-01577)

BECCALOSSI e NOLA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 aprile 2009, n. 33, recante «Misure urgenti a sostegno dei settori industriali in crisi, nonché disposizioni in materia di produzione lattiera e rateizzazione del debito nel settore lattiero-caseario» prevede all'articolo 8-quater, che «il produttore agricolo che vi abbia interesse, può richiedere la rateizzazione dei debiti iscritti nel Registro nazionale di cui all'articolo 8-ter derivanti dai mancati pagamenti del prelievo latte»;
il comma 2 dell'articolo 8-ter del citato provvedimento, prevede l'istituzione presso l'Agenzia per le erogazioni del registro nazionale dei debiti in cui sono iscritti tutti gli importi accertati come dovuti dai produttori agricoli; mentre il comma 3 dello stesso articolo 8-ter, prevede che le regioni iscrivano nel registro nazionale gli importi dovuti e non pagati a titolo di prelievo supplementare;
la Commissione Programmazione economica e Bilancio del Senato, nella seduta del 4 marzo 2009, ha condizionato, anche a seguito della nota del 4 marzo 2009, del Ministero dell'economia e delle finanze, Dipartimento della ragioneria generale dello Stato, prot. n. 0025700, l'espressione del proprio parere non ostativo all'inserimento nel disegno di legge S. 1367 della seguente previsione: «in caso di accettazione della domanda di rateizzazione di cui all'articolo 3 (ora 8-quater del decreto-legge n. 5 del 2009) da parte del Commissario straordinario, i produttori devono esprimere la rinuncia espressa ad ogni azione giudiziaria eventualmente pendente dinanzi agli organi giurisdizionali amministrativi e ordinari»;
l'articolo 8-quinquies del decreto-legge n. 5 del 2009, attribuisce al Commissario straordinario il compito di definire le modalità applicative delle disposizioni legislative -:
come si intenda operare per assicurare la corretta applicazione dell'articolo 8-quinquies, comma 3, del decreto-legge n. 5 del 2009 e se non si ritenga opportuno formulare precise direttive per armonizzare le procedure applicative che saranno poste in essere dal Commissario governativo al fine di realizzare effetti positivi sulla finanza pubblica in virtù dell'effettivo pagamento anche delle somme dovute dai produttori del settore lattiero caseario che aderiscano alla rateizzazione e divenute esigibili a seguito della obbligatoria rinuncia al contenzioso in atto.
(5-01578)

Interrogazione a risposta in Commissione:

OLIVERIO e CUOMO. - Al Ministro per le politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
in Basilicata è presente una olivicoltura di qualità sviluppatasi nel corso degli anni che ha raggiunto livelli di qualità eccellenti;

come per la maggior parte delle regioni del Mezzogiorno, queste produzioni di qualità devono fare i conti con un'agguerritissima concorrenza spesso non leale da parte di produzioni provenienti da Paesi stranieri e soprattutto da produzioni non di qualità che a basso costo sono presenti sul mercato;
esistono una serie di diseconomie che penalizzano il settore imprenditoriale olivicolo soprattutto al sud, a partire da alcune scelte dell'Unione europea, che ne determina i prezzi e i costi di produzione, fino alla rete infrastrutturale e ai canali di commercializzazione; in Basilicata, e in particolare nel territorio di Ferrandina (Matera), è presente una pregiatissima qualità di olive denominata Majatica;
la Majatica di Ferrandina è infatti una delle varietà storiche dell'olivicoltura da mensa italiana;
la suddetta produzione rientra nei «presìdi slow food», i progetti di promozione e salvaguardia delle produzioni tipiche portati avanti dalla «Fondazione slow food per la biodiversità onlus» che riguardano circa 200 prodotti in tutta Italia;
una produzione di qualità quale quella delle olive nere di Ferrandina, merita un'adeguata valorizzazione e promozione attraverso il riconoscimento della tracciabilità del prodotto in oggetto;
le domande di riconoscimento per suddetta produzione dei marchi Igt e DOP sono ancora in corso dopo quasi 10 anni -:
quali misure il Governo intenda attivare nelle sedi opportune per la tutela e la promozione del settore olivicolo del Mezzogiorno e, in particolare, per il riconoscimento dei marchi Igt e Dop in favore delle olive nere al forno di Ferrandina (Matera).
(5-01573)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:

DI PIETRO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 73, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1972, n. 748, dispone che le pensioni ordinarie per i funzionari direttivi dello Stato, già appartenenti alle qualifiche di ispettore generale e di direttore di divisione o equiparate dei cosiddetti ruoli ad esaurimento vanno liquidate «sulla base del trattamento economico che sarebbe ad essi spettato se, all'atto della cessazione dal servizio, avessero conseguito l'inquadramento a primo dirigente», ora dirigente di seconda fascia;
trattasi di una norma speciale intesa a garantire un giusto risarcimento morale e materiale ai soggetti interessati che, pur dotati dei requisiti richiesti, non vennero a suo tempo inquadrati nei ruoli della dirigenza per carenza di posti disponibili e furono quindi gravemente discriminati rispetto ai loro ex colleghi direttivi che conseguirono tale inquadramento solo grazie alla loro maggiore anzianità di servizio;
detta norma, comportando un beneficio di natura pensionistica, è tuttora vigente nonostante la soppressione dei ruoli ad esaurimento avvenuta ad opera dell'articolo 25, comma 4, del decreto legislativo 3 febbraio 1993, n. 29 - trasfuso nell'articolo 69, comma 3 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 - con la contestuale conservazione ad personam delle relative qualifiche nei confronti dei rispettivi titolari;
atteso che gli effetti del citato articolo 73, comma 2, decorrono dal momento terminale del rapporto di servizio di detti soggetti, va da sé che, nel caso specifico, le voci retributive da prendere in considerazione per determinare la base pensionabile,

non potendo corrispondere a quelle connesse allo svolgimento delle funzioni dirigenziali, devono necessariamente riferirsi a tutti quegli emolumenti di natura fissa e ricorrente (nessuno escluso), la cui sommatoria rappresenta il trattamento economico fondamentale che l'ex primo dirigente percepisce in relazione alla sola qualifica posseduta, prescindendo dall'esercizio di tali funzioni;
dal punto di vista amministrativo, la materia è tuttora regolata dalla Circolare del Dipartimento della Funzione Pubblica n. 12 del 24 ottobre 2000 che viene in parte contestata, in quanto, pur avendo disposto che le pensioni in parola vanno commisurate - oltre che alla retribuzione individuale di anzianità (RIA) maturata al 30 novembre 1995 - al predetto trattamento economico fondamentale, ha tuttavia impropriamente omesso di includere in quest'ultimo, la parte fissa o minima della retribuzione di posizione dell'ex primo dirigente, che pure rappresenta una delle sue componenti essenziali. Prova ne sia che tale quota retributiva, corrisposta in ugual misura a tutti i dirigenti della medesima fascia, viene ad essi riconosciuta perfino nei casi di aspettativa o di distacco presso altra sede di servizio che comporti l'assenza temporanea delle funzioni dirigenziali;
ad ulteriore conferma che la parte fissa o minima della retribuzione di posizione rientra nel trattamento economico fondamentale dell'ex primo dirigente e, quindi, nella pensione del personale dei ruoli ad esaurimento, si possono anche citare, tra l'altro:
a) le norme di contrattazione collettiva vigenti in materia;
b) la Deliberazione n. 2/2004/P adottata il 26 febbraio 2004 dalla Sezione centrale di controllo di legittimità della Corte dei Conti;
c) alcune lettere ufficiali, particolarmente significative, facenti parte di una corrispondenza intercorsa in ordine alla materia, tra lo stesso Dipartimento della Funzione Pubblica e la Ragioneria Generale dello Stato;
sul piano giurisdizionale, si segnala inoltre che negli anni dal 2003 al 2007, sono state emesse ben tredici sentenze da parte delle competenti Sezioni regionali della stessa Corte dei Conti per il Lazio, la Lombardia, l'Abruzzo, la Sardegna, le Marche, la Liguria, il Molise e la Toscana, in base alle quali i ricorrenti (tutti ex funzionari dei ruoli ad esaurimento) hanno visto accogliere le proprie istanze con il riconoscimento del diritto alla riliquidazione del loro trattamento di quiescenza con il computo nella base pensionabile anche della retribuzione di posizione di parte fissa o minima, appunto perché ritenuta una delle componenti essenziali del trattamento economico fondamentale del dirigente. Una di queste sentenze (n. 271/2003 - Sez. Abruzzo) è stata anche oggetto di positivo apprezzamento da parte dell'Avvocatura Generale dello Stato con lettera n. CS 24351/04 Sez. 7 del 17 maggio 2004;
si sono peraltro venute a creare, in tal modo, anche gravi difformità di trattamento tra soggetti che, pur essendo titolari del medesimo diritto e pur avendo rivestito durante la loro attività di servizio posizioni assolutamente identiche, percepiscono trattamenti pensionistici differenziati a seconda del modo con cui l'articolo 73, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica n. 748 del 1972, viene di volta in volta interpretato, in sede di giudizio, da questo o da quel magistrato contabile;
non si può non segnalare la recente Circolare n. 7/2008 del 17 luglio 2008, con cui il Dipartimento della Funzione Pubblica, nel disporre in ordine alle assenze per malattia dei pubblici dipendenti in attuazione dell'articolo 71 del decreto-legge n. 112 del 2008, ha espressamente dichiarato che tra le voci del trattamento economico fondamentale dei dirigenti dell'Area Ia (dirigenti ministeriali) rientra anche la retribuzione di posizione di parte

fissa, contrariamente a quanto risulta dalla Circolare n. 12 del 24 ottobre 2000, che invece la esclude, con conseguente riduzione, del tutto impropria, della base pensionabile dei rispettivi destinatari;
si è dunque determinata un'aberrante contraddizione tra due atti di indirizzo del medesimo Dipartimento della Funzione Pubblica (la Circolare n. 12/2000 e la Circolare n. 7/2008) in ciascuno dei quali viene attribuita al trattamento economico fondamentale del dirigente (che è uno e uno solo per sua stessa definizione) una diversa composizione a seconda del motivo per cui esso viene preso in considerazione -:
se il Governo non intenda modificare la predetta Circolare n. 12/2000 al fine di prevedere in favore degli aventi diritto un trattamento pensionistico da commisurare, non solo alle voci retributive già indicate nella circolare stessa, ma anche a quella relativa alla retribuzione di posizione di parte fissa o minima.
(4-03387)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:

TULLO e ZUNINO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'azienda Bombardier Transportation Italy di Vado Ligure produce locomotori elettrici, diesel, materiale rotabile, occupando 460 dipendenti a tempo indeterminato e 120 a tempo determinato, a cui si aggiungono alcune centinaia di addetti dell'indotto;
attualmente l'azienda sta terminando due grosse commesse, una per la spagnola RENFE ed una per Trenitalia, che in questi anni hanno premesso alla stessa Bombardier di crescere;
Trenitalia ha più volte manifestato apprezzamento per le caratteristiche e l'affidabilità del locomotore E464 prodotto da Bombardier, ed ha stimato in poco meno di trecento unità il fabbisogno per il completamento del parco macchine dedicato al trasporto regionale dei passeggeri;
Trenitalia ha più volte ribadito che il reperimento delle risorse per una nuova commessa è collegato alla stipula dei contratti di servizio per il trasporto regionale con le Regioni;
la Bombardier assembla e collauda il prodotto finale; la complessità del prodotto ed il numero delle aziende dell'indotto coinvolte spiegano il perché è necessario circa un anno dal momento dell'ordinazione dei locomotori alla loro effettiva consegna;
il ritardo che si sta determinando sull'ordine della nuova commessa, può quindi generare un'interruzione dei rapporti tra Bombardier e le aziende dell'indotto, con conseguenze immediate per l'occupazione dei lavoratori delle aziende fornitrici, nonché per i lavoratori di Bombardier -:
se siano a conoscenza della situazione in cui versano i rapporti tra Trenitalia e l'azienda Bombardier e quali iniziative intendano assumere al fine di garantire continuità produttiva ed occupazionale.
(5-01564)

Interrogazione a risposta scritta:

GIULIETTI e MONAI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nella regione Lazio, ovvero nella città di Roma ed in altri 166 comuni ad esclusione dei capoluoghi di provincia di Frosinone, Rieti e Viterbo, dal 16 giugno 2009 è scattata la conversione dalla trasmissione analogica al digitale terrestre delle emittenti Rai 2 e Rete 4;

tale passaggio innovativo porterà benefìci al sistema delle telecomunicazioni, garantendo anche una migliore e più ampia fruibilità del servizio televisivo;
gli incentivi all'acquisto del decoder e la politica informativa hanno comportato, sì, un aumento della diffusione del nuovo sistema di ricezione, ma non certo una copertura totale: la gran parte degli apparecchi televisivi dell'utenza domestica non sono, infatti, abilitati alla conversione automatica, e necessitano, oltre all'acquisto del decoder anche della riprogrammazione manuale, talvolta da affidare a personale tecnico;
l'adeguamento del sistema televisivo al digitale non dovrebbe gravare con eccessivi oneri sull'utenza, soprattutto su quella che, avendo corrisposto il canone RAI, si trova, per effetto di una decisione amministrativa, privata di una componente importante del servizio pagato, com'è per RAI 2 -:
quali iniziative intenda intraprendere per ovviare alle problematiche emerse nel passaggio dalla trasmissione analogica al digitale terrestre, a tutela dei consumatori e degli utenti del servizio pubblico.
(4-03393)

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Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in Commissione Caparini e Fava n. 5-00919, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 gennaio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Gibelli.

L'interrogazione a risposta in Commissione Schirru e altri n. 5-01560, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 giugno 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati Mariani, Pes, Melis.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta scritta Fiorio n. 4-03008 del 14 maggio 2009;
interrogazione a risposta in Commissione Giulietti n. 5-01438 del 20 maggio 2009;
interrogazione a risposta scritta Beccalossi n. 4-03350 del 24 giugno 2009.

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ERRATA CORRIGE

Interrogazione a risposta in Commissione De Pasquale e altri n. 5-01558 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 193 del 25 giugno 2009. Alla pagina 6556, seconda colonna, dalla riga ventitreesima alla riga ventottesima, deve leggersi: «De Pasquale, Mattesini, Fontanelli, Gatti, Fluvi, Lulli, Ceccuzzi, Nannicini, Mariani, Ventura, Giacomelli, Rigoni, Cenni, Scarpetti, Bindi, Velo, Sani e Realacci. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere» e non «De Pasquale, Mattesini, Fontanelli, Gatti, Fluvi, Lulli, Ceccuzzi, Nannicini, Mariani, Ventura, Giacomelli, Rigoni, Cenni, Scarpetti e Bindi. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere», come stampato.