XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 28 luglio 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
il Corpo nazionale dei vigili del fuoco assicura, con professionalità, abnegazione e sacrificio, la sicurezza dei cittadini e delle comunità;
il personale volontario, che collabora attivamente nell'ambito del Corpo nazionale, è chiamato a svolgere gli stessi interventi dei colleghi permanenti e, di conseguenza, ad affrontarne gli stessi pericoli;
le recenti disposizioni delle leggi finanziarie per gli anni 2007 e 2008 hanno previsto che il personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco possa essere inserito nelle procedure di stabilizzazione;
lo stesso personale volontario è incluso come figura parificata al dipendente nel nuovo testo unico sulla sicurezza, il decreto legislativo n. 81 del 2008, e tale disposizione trova conferma anche nello schema di decreto correttivo predisposto dal Governo, sul quale le Camere hanno fornito il previsto parere;
sotto il profilo pensionistico e indennitario, la legislazione vigente, già prevede in favore del personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, in caso di morte e di invalidità da causa di servizio, benefici sostanzialmente equiparabili a quelli riconosciuti in analoghe condizioni al personale permanente;
qualora un vigile volontario deceda in circostanze tali da poterlo qualificare vittima del dovere, ai familiari superstiti spetta, alle medesime condizioni dei vigili permanenti, innanzitutto una speciale elargizione in misura di 200 mila euro soggetta a rivalutazione Istat sino alla data di corresponsione. In secondo luogo, è previsto un assegno vitalizio di 258 euro mensili soggetto a perequazione automatica e dovuto a ciascun familiare superstite avente diritto, previo inserimento in un'apposita graduatoria nazionale prevista dalla legge. Spetta, altresì, un ulteriore assegno vitalizio di 1.033 euro, anch'esso soggetto a perequazione automatica, dovuto a ciascun superstite (articolo 2, comma 105, della legge n. 244 del 2007);
è, inoltre, previsto espressamente a favore del personale volontario un premio assicurativo assimilabile all'istituto dell'equo indennizzo spettante al personale permanente;
sussistono, invece, talune differenze per quanto riguarda la tutela previdenziale fra le due componenti - volontaria e permanente - del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, in particolare per quanto concerne la pensione privilegiata, diretta o di reversibilità;
a differenza dei vigili del fuoco permanenti, la cui pensione privilegiata è a carico dell'Inpdap in virtù del rapporto di lavoro a tempo indeterminato con l'amministrazione, ai vigili volontari viene attualmente erogata una pensione privilegiata da parte dell'Inps (istituto previdenziale cui tale personale è iscritto in ragione della temporaneità del servizio reso), che, essendo commisurata ai contributi versati, è di importo sempre minore rispetto a quello dei permanenti,

impegna il Governo

a valutare, compatibilmente con le disponibilità di bilancio, ogni possibile iniziativa, anche graduale, per proseguire nell'armonizzazione del sistema di tutela previdenziale e assistenziale tra il personale permanente e quello volontario.
(1-00228)
«Cazzola, Caparini, Lo Monte, Baldelli, Fedriga, Iannaccone, Antonino Foti, Osvaldo Napoli, Di Biagio, Mannucci, Mazzuca, Pelino, Saltamartini, Scandroglio».

TESTO AGGIORNATO AL 25 FEBBRAIO 2011

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
nella seduta del 15 luglio 2009, la Camera ha approvato molte delle mozioni attraverso le quali il Governo si è impegnato a promuovere una risoluzione delle Nazioni Unite volta a condannare l'uso dell'aborto come strumento di controllo demografico e ad affermare il diritto di ogni donna a non essere costretta o indotta ad abortire;
nel nostro Paese la legge n. 194 del 1978 è largamente disapplicata in molte parti e soprattutto negli articoli che sostengono la maternità e la vita;
nella seduta di presentazione del Programma del Governo, da parte del Presidente del Consiglio dei ministri, erano state annunciate nuove misure «per la vita», a partire dalle risorse per la tutela della maternità -:
quali misure e quali risorse siano state destinate o si intendano destinare per dare attuazione ai sopra ricordati impegnativi propositi delle linee programmatiche dell'Esecutivo e dello stesso Presidente del Consiglio dei ministri e se non ritenga opportuno garantire una più puntuale applicazione delle disposizioni contenute nella legge n. 194 del 1978, soprattutto per ciò che concerne la difesa della maternità e della vita.
(2-00439)«Volontè, Vietti».

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
la Guardia di finanza di Agrigento ha posto sotto sequestro il nuovo ospedale «San Giovanni di Dio» della città di Agrigento perché a rischio crollo, soprattutto in caso di terremoto;
la struttura inaugurata solo cinque anni fa sarebbe stata realizzata con cemento depotenziato;
il provvedimento cautelare è stato adottato alla fine di numerose indagini condotte dalla Guardia di finanza, coordinata dalla procura di Agrigento, indagini che hanno messo in evidenza gravi carenze strutturali dell'intero complesso ospedaliero, tali da esporre a gravissimo rischio sismico l'intero manufatto;
nei giorni scorsi, inoltre, era stata consegnata la relazione tecnica nella quale si fa riferimento ad una «struttura fragile» che «andrebbe rapidamente chiusa»;
all'attuale commissario che gestisce l'ospedale e che è stato nominato «custode dell'immobile» sono stati concessi trenta giorni di tempo per l'adozione di provvedimenti a tutela dell'incolumità del personale sanitario e amministrativo e dei degenti, e lo sgombero dell'edificio -:
se il Governo, nell'ambito delle attività di verifica sull'agibilità delle strutture ospedaliere avviata dal sottosegretario Guido Bertolaso, abbia acquisito dati in ordine alla situazione dell'ospedale di Agrigento «San Giovanni di Dio» e quali

iniziative di competenza intenda assumere a riguardo.
(2-00442)
«Ruvolo, Adornato, Bosi, Buttiglione, Capitanio Santolini, Casini, Cera, Cesa, Ciocchetti, Compagnon, Dionisi, Drago, Anna Teresa Formisano, Galletti, Libè, Mannino, Mantini, Mereu, Naro, Occhiuto, Pisacane, Poli, Rao, Romano, Ruggeri, Tabacci, Tassone, Nunzio Francesco Testa, Vietti, Zinzi, Capodicasa».

Interrogazione a risposta orale:

ANGELA NAPOLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il Consiglio dei Ministri, in data 24 luglio 2009, ha decretato il commissariamento del sistema sanitario in Campania ed in Molise;
da diversi mesi si è in attesa del commissariamento del sistema sanitario in Calabria, così, come peraltro annunciato dallo stesso Presidente del Consiglio dei Ministri, nello scorso mese di maggio 2009, durante una manifestazione elettorale;
la richiesta di commissariamento della sanità in Calabria è stata sottoscritta da tutti i parlamentari del PDL, eletti in quella regione, ed inviata alcuni giorni fa al Presidente del Consiglio dei Ministri;
l'interrogante da mesi continua a presentare atti ispettivi per denunziare la situazione della sanità in Calabria, che diventa sempre più pesante e grave;
ad oggi ben due Advisor non sono riusciti a far definire la esatta quantificazione del disavanzo nel settore della sanità calabrese, che comunque si aggirerebbe attorno ad una voragine di 2,2 miliardi di euro, ai quali dovrebbe essere aggiunto un debito di 198 milioni accertato nel 2008, per sopravvenienze passive e insussistenze attive nel 2007;
la relazione della Commissione ministeriale Serra-Riccio ha evidenziato che la Calabria ha investito in sanità una quota di PIL molto maggiore rispetto ad altre regioni (8,77 per cento PIL Calabria - 4,66 per cento PIL Lombardia);
la Corte dei Conti regionale, già nel marzo del 2008, ha bocciato la sanità calabrese, sottolineando, tra l'altro, «la sovraesposizione di finanziamento a fronte di indici di attività e prestazioni sottomedia, che evidenziano l'esigenza di interventi intesi a restituire alla Regione un livello di prestazioni ospedaliere capace di corrispondere ad un più elevato indice di appropriatezza»;
lo stesso Ministro del lavoro e della salute, già nel settembre 2008, in Commissione bicamerale per gli Affari Regionali ha dichiarato che «...la situazione della Regione Calabria è molto preoccupante non solo per la dimensione del debito e del disavanzo, ma per il trend di spesa: dai 55 milioni del 2006 ai 127 del 2007... un dato che fa spaventare non poco»;
lo stesso Sottosegretario di Stato alla salute, Francesca Martini, in un intervista alla Padania ha dichiarato che la Regione Calabria «vanta» una situazione «che grida vendetta»;
nello scorso mese di giugno 2009 il Consiglio dei Ministri ha persino impugnato la legge della Regione Calabria 30 aprile 2009, n. 11, relativa al «Ripiano del disavanzo di esercizio per l'anno 2008 ed accordo con lo Stato per il rientro dei disavanzi del servizio sanitario regionale»;
la Calabria compare in fondo a tutte le classifiche: i posti letto per anziani sono 267 ogni 100.000 abitanti, a fronte di una media nazionale di 1.270; si moltiplicano i «viaggi della speranza»; dai centri di cura pubblici regionali si scappa; dal gennaio

2007 ad oggi si contano una decina di casi costati la vita di pazienti, alcuni dei quali giovanissimi;
in primavera si è già riversato l'ulteriore danno sugli incolpevoli cittadini calabresi, con la reintroduzione del ticket sui farmaci e sul Pronto Soccorso e l'aumento dell'Irap e la conferma dell'Irpef nelle misure massime consentite;
a fronte di quanto sopra l'interrogante ritiene ingiustificata la proroga - diffida di ulteriori settanta giorni concessa alla sola Regione Calabria per l'adozione di un piano di rientro contenente misure di riorganizzazione e riqualificazione del servizio sanitario regionale, così come previsto al comma 3-bis dell'articolo 22 del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78;
tra l'altro l'interrogante ritiene di dover ricordare che l'attuale governatore della Calabria, Agazio Loiero, detiene immotivatamente la delega del Dipartimento sanità regionale ed è corresponsabile, quale eletto da oltre 4 anni della pesante situazione del settore, evidenziata, solo in minima parte, nella puntata di Report del 26 aprile 2009, andata in onda su RAI Tre;
non solo ma, ad avviso dell'interrogante, nessun piano di rientro potrà essere definito in modo efficiente senza una preventiva approvazione del piano sanitario regionale, fino ad oggi non avvenuta;
ancora, così come si evince, sempre dalla relazione della Commissione ministeriale Serra-Riccio, desta perplessità la mancanza dei requisiti previsti dalla legge posseduti da alcuni direttori generali, direttori sanitari e direttori amministrativi delle ASP calabresi;
basterebbe verificare, attraverso un'adeguata indagine ispettiva cosa sta accadendo e quanto è accaduto nell'ASP di Cosenza sotto la Direzione di Franco Petramala: vicenda dell'Istituto di Papa Giovanni XXIIIo di Serra d'Aiello, situazione del settore della diagnostica di laboratorio nella provincia, nomine di primari sanitari in periodo elettorale e senza alcuna necessità, stabilizzazione di precari che si sono addirittura firmati le personali delibere, e altre -:
quali siano i motivi che a tutt'oggi non hanno portato al commissariamento del Dipartimento della sanità in Calabria;
se non ritengano, altresì, indispensabile che la nomina del Commissario ricada su persona diversa dall'attuale Presidente della Giunta regionale calabrese;
quale la motivazione che ha portato il Governo nazionale a dare alla sola Regione Calabria ulteriori settanta giorni per predisporre il Piano di rientro dei debiti pregressi nel settore della sanità regionale.
(3-00625)

Interrogazioni a risposta scritta:

MARSILIO e CARLUCCI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la legge 8 febbraio 2006, n. 54, «Disposizioni in materia di separazione dei genitori e affidamento condiviso dei figli», identifica quale principale interesse dei figli il loro diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori, di ricevere cura, educazione ed istruzione da entrambi e di conservare rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti di ciascun ramo genitoriale;
il provvedimento in questione, stabilendo quale regola generale l'affidamento condiviso, pone inequivocabilmente i genitori sullo stesso piano;
da un punto di vista sostanziale, la legge indirizza il giudice ad adottare provvedimenti che rendano concreto l'affidamento condiviso per ciò che riguarda i tempi di permanenza dei figli con i genitori, il mantenimento degli stessi e l'uso della ex casa familiare;

in caso di separazione e divorzio, i padri vengono sempre più spesso discriminati e privati dell'affidamento dei figli senza giustificato motivo;
tale situazione ricade anche sui nonni paterni, a volte costretti a sostenere economicamente i propri figli senza neanche avere il diritto di vedere i nipoti -:
quali iniziative intendano intraprendere al fine di garantire la reale e completa parità tra i genitori ed assicurare una piena applicazione della legge n. 54 del 2006 sull'affido condiviso;
se non ritengano opportuno assumere iniziative volte a modificare la normativa vigente tenendo conto di alcuni principi quali:
a) la residenza dei figli presso entrambi i genitori con uguali tempi di permanenza;
b) la fissazione di adeguati strumenti giuridici che consentano agli ascendenti di rivendicare ed ottenere rapporti significativi con i nipoti;
c) il mantenimento diretto dei figli da parte di entrambi i genitori.
(4-03789)

BERTOLINI e CARLUCCI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
da articoli di stampa del 22 luglio 2009, si apprende che un tunisino di 45 anni è stato arrestato a Modena, dagli agenti della squadra mobile della Polizia, a seguito di un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Modena, con l'accusa di maltrattamenti in famiglia e lesioni alla moglie;
la donna, madre di cinque figli, sarebbe stata picchiata, umiliata, ferita e costretta a tollerare numerose relazioni extraconiugali del marito, consumate sotto il tetto domestico, allo scopo di costringerla ad andare via di casa insieme ai figli tutti minorenni;
l'indagine della squadra mobile era partita qualche tempo fa, con la ricostruzione di tutti gli episodi violenti avvenuti in un arco di tempo che va dal settembre 2007 fino a maggio 2009, ma si sospetta che «l'inferno» domestico fosse cominciato molto prima;
già il Tribunale dei minori di Bologna, sulla base della relazione dei servizi sociali di Modena, aveva disposto, nel marzo 2009, l'allontanamento dell'uomo dalla casa familiare, con l'obbligo di non avvicinarsi alla moglie ed ai luoghi da lei frequentati, ma tale ordine non è stato rispettato e da qui è scattato l'arresto del quarantacinquenne;
si tratta di una vicenda molto grave, nella quale il comportamento violento dell'uomo non può in alcun modo essere giustificato adducendo la sua diversa cultura, o i diversi valori alla base della sua formazione;
sono sempre più numerosi nel nostro Paese i casi di violenza da parte di stranieri, soprattutto di religione islamica, nei confronti delle mogli e dei figli, che non sempre vengono denunciati, ma consumati fra le mura domestiche -:
se il Governo sia a conoscenza di tale fatto;
se il Governo sia in grado di fornire dati relativi a vicende gravi come questa, che vedono molte donne, di diversa cultura e religione, costrette a vivere in condizioni di degrado, private dei loro diritti di libertà e sottoposte a gravi violenze in Italia;
se non si ritenga necessario avviare, con la collaborazione degli enti locali, un'indagine accurata per verificare quante situazioni analoghe, non denunciate, ci siano nel nostro Paese.
(4-03797)

TESTO AGGIORNATO AL 25 FEBBRAIO 2011

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta orale:

FRONER e VELO. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
al termine di un processo durato 24 giorni, il 15 giugno 2000 una giuria popolare della Dade County di Miami ha ritenuto colpevole di omicidio il trentino Enrico Forti, condannandolo all'ergastolo, «per aver personalmente e/o con altra persona o persone allo Stato ancora ignote, agendo come istigatore e in compartecipazione, ciascuno per la propria condotta partecipata, e/o in esecuzione di un comune progetto delittuoso, provocato, dolosamente e preordinatamente, la morte di Date Pike»;
da quasi dieci anni Enrico Forti, (padre di tre bambini), è rinchiuso in un carcere di massima sicurezza sito nelle paludi delle Everglades, a Miami in Florida;
la sentenza di condanna ha lasciato molti dubbi e perplessità e pare basata su flebili e confuse prove circostanziali. A seguito di attente verifiche e valutazioni sulla fondatezza di queste «prove circostanziali», si è rafforzato il sospetto, se non la certezza, che i fatti siano andati in modo completamente diverso da come sono stati presentati dall'accusa;
a seguito della condanna di Enrico Forti è incominciata una forte azione popolare per sostenere la richiesta di aprire un nuovo processo, alla luce delle nuove prove che lo scagionerebbero. Anche a Trento, città natale di Forti, è sorto un comitato per sostenere la riapertura del processo e sono stati raccolti dei fondi per garantire il sostegno di validi avvocati;
tutte le istanze di riapertura del processo sono state finora rigettate. Recentemente è stato presentato dai legali di Enrico Forti un ricorso alla Corte federale come estrema possibilità per riaprire il caso e portare i molti elementi a discarico emersi in questi anni, utili a dimostrare la sua estraneità al delitto;
a giudizio dell'interrogante, in un caso come questo l'intervento del Governo italiano può contribuire a determinare una decisione positiva -:
se il Governo intenda attivarsi con le opportune iniziative diplomatiche presso le autorità degli Stati Uniti d'America, a tutela di Enrico Forti in modo tale da far sì che la posizione processuale del nostro concittadino possa essere riconsiderata.
(3-00624)

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Governo ha accolto in data 10 giugno 2008 l'ordine del giorno a firma Cota, Reguzzoni, Dal Lago (A.C. 9/1094-A-R/2) che recita, tra l'altro: «il traffico aereo di linea fra due Stati è regolamentato da accordi bilaterali, articolati in base a schemi fissi, sottoscritti dai Governi dei due Paesi interessati, attraverso la stipula di un accordo bilaterale viene sancito un regime regolamentare che definisce la quantità di voli offerti, il numero dei soggetti ammessi ad operare e il numero di destinazioni servite tra i due Paesi;
tali accordi, sottoscritti non soltanto secondo puri criteri commerciali, possono essere di due tipi:
open sky: consentono a tutti i vettori delle due parti di collegare qualsiasi punto del proprio territorio con tutti i punti della controparte, in genere senza limitazioni di frequenze (ad esempio Italia/USA e da marzo 2008 UE/USA);
accordi tradizionali: prevedono il numero di vettori designabili da ciascuna parte e abilitati ad operare i collegamenti tra i due Paesi (designazione singola, designazione multipla); prevedono i punti d'accesso di ciascuna parte presso i quali i vettori designati possono atterrare (ogni

compagnia è invece generalmente libera di partire da qualsiasi punto all'interno del proprio Paese); prevedono il numero di frequenze operabili tra i due Paesi, i posti offerti e le tariffe;
l'area di Milano e del Nord Italia, ad esempio, subisce al momento forti limitazioni in termini di accessibilità aerea dovute all'attuale configurazione degli accordi bilaterali vigenti che, di fatto, ostacolano o impediscono il concreto sviluppo del trasporto aereo in tale area, attraverso la predeterminazione del vettore designato (monodesignazione), la limitazione delle frequenze e dei punti di accesso;
il riposizionamento su Roma della maggior parte dei servizi extra europei di Alitalia accentua pesantemente queste limitazioni soprattutto, ma non solo, con riferimento all'aeroporto di Malpensa al quale non sono al momento garantite paritarie condizioni di accessibilità con l'altro principale scalo nazionale pur in presenza di richieste di vettori italiani e stranieri intenzionati ad attivare, nel breve-medio termine, nuovi collegamenti e/o ad incrementare il numero delle frequenze su detto aeroporto; tali richieste, il cui accoglimento è ostacolato dai vigenti accordi bilaterali o dalla concreta attuazione data agli stessi, riguardano:
1) l'accesso su Milano dei seguenti vettori: Belavia (Bielorussia), Malaysia Airlines (Malesia), Korean Air/Asiana (Corea del Sud), Biman (Bangladesh), Air Moldova (Moldova), Gulf Air (Bahrain), Air Astana (Kazakistan), Kuwait Airways (Kuwait), China Airlines/Eva Air (Taiwan);
2) l'incremento di frequenze nei seguenti collegamenti: Riyadh/Milano (Saudi Arabia - Arabia Saudita), Amman/Milano (Royal Jordanian - Giordania), Tripoli/Milano (Lybian Arab/Afriqiyah - Libia), Tunisi/Milano (Tunis Air - Tunisia);
3) l'attivazione di nuovi collegamenti da Milano o incremento degli attuali da parte dei seguenti vettori nazionali: Air Italy, Blue Panorama, Eurofly/Meridiana, Livingston, Neos verso i seguenti paesi: Argentina, Brasile, Egitto, Ghana, Giappone, Israele, Nigeria, Russia, Tunisia, Venezuela;
inoltre, con riferimento agli altri aeroporti, risultano inevase numerose e fondate richieste miranti a ristabilire per tutti gli aeroporti del Paese regole di libero mercato e condizioni di parità di accesso;
alla luce del riposizionamento di Alitalia sullo scalo di Roma, i vigenti accordi aeronautici bilaterali determinano su Milano e sugli altri aeroporti notevoli elementi di criticità in quanto:
nella maggior parte dei casi il numero delle frequenze previste, pur in presenza di pluridesignazione, è interamente, o quasi interamente, operato da Alitalia (ad esempio Argentina, Algeria, Ghana, Brasile);
le previsioni di monodesignazione limitano alla sola Alitalia il diritto di operare (ad esempio Egitto e Venezuela);
le eventuali previsioni di limitazione dei punti di accesso sono state finora attuate unicamente a favore di Roma»;
il citato ordine del giorno ha impegnato il Governo «ad adottare ogni possibile iniziativa ed impartire ogni necessaria istruzione affinché si pervenga ad un'urgente revisione/ridefinizione dei vigenti accordi bilaterali in modo da garantire, anche su Malpensa e sugli altri aeroporti, l'effettiva liberalizzazione dei diritti di traffico con riguardo al numero dei vettori designati, al numero delle frequenze consentite e al numero dei punti di accesso»;
la fusione Alitalia - Air One con la contestuale privatizzazione della prima, ha creato non solo una situazione di monopolio su alcune rotte, ma anche il pericoloso e non accettabile ruolo di una compagnia privata cui viene affidato in esclusiva il collegamento del nostro paese con alcuni paesi terzi;

tra i paesi citati nell'ordine del giorno vi è la Russia, Paese verso il quale è stato richiesto un incremento del numero di collegamenti aerei;
un nuovo collegamento aereo internazionale da e/o verso il nostro Paese è - tra l'altro - un elemento di positività economica importante nella congiuntura presente, sia per l'occupazione diretta che genera, sia per l'indotto, sia per l'aumento indiretto dell'attività economica -:
se siano stati avviati colloqui finalizzati alla ridefinizione degli accordi bilaterali in tema di collegamenti aerei con la Russia secondo quanto previsto dall'ordine del giorno Cota, Reguzzoni, Dal Lago sopra citato;
quali siano i contenuti di detti colloqui e i tempi per la loro conclusione.
(4-03774)

REGUZZONI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Governo ha accolto in data 10 giugno 2008 l'ordine del giorno a firma Cota, Reguzzoni, Dal Lago (ac 9/1094-A-R/2) che recita, tra l'altro:
«il traffico aereo di linea fra due Stati è regolamentato da accordi bilaterali, articolati in base a schemi fissi, sottoscritti dai Governi dei due Paesi interessati; attraverso la stipula di un accordo bilaterale viene sancito un regime regolamentare che definisce la quantità di voli offerti, il numero dei soggetti ammessi ad operare e il numero di destinazioni servite tra i due Paesi;
tali accordi, sottoscritti non soltanto secondo puri criteri commerciali, possono essere di due tipi:
open sky: consentono a tutti i vettori delle due parti di collegare qualsiasi punto del proprio territorio con tutti i punti della controparte, in genere senza limitazioni di frequenze (ad esempio Italia/USA e da marzo 2008 UE/USA);
accordi tradizionali: prevedono il numero di vettori designabili da ciascuna parte e abilitati ad operare i collegamenti tra i due Paesi (designazione singola, designazione multipla);
prevedono i punti d'accesso di ciascuna parte presso i quali i vettori designati possono atterrare (ogni compagnia è invece generalmente libera di partire da qualsiasi punto all'interno del proprio Paese); prevedono il numero di frequenze operabili tra i due Paesi, i posti offerti e le tariffe;
l'area di Milano e del Nord Italia, ad esempio, subisce al momento forti limitazioni in termini di accessibilità aerea dovute all'attuale configurazione degli accordi bilaterali vigenti che, di fatto, ostacolano o impediscono il concreto sviluppo del trasporto aereo in tale area, attraverso la predeterminazione del vettore designato (monodesignazione), la limitazione delle frequenze e dei punti di accesso;
il riposizionamento su Roma della maggior parte dei servizi extra europei di Alitalia accentua pesantemente queste limitazioni soprattutto, ma non solo, con riferimento all'aeroporto di Malpensa al quale non sono al momento garantite paritarie condizioni di accessibilità con l'altro principale scalo nazionale pur in presenza di richieste di vettori italiani e stranieri intenzionati ad attivare, nel breve-medio termine, nuovi collegamenti e/o ad incrementare il numero delle frequenze su detto aeroporto; tali richieste, il cui accoglimento è ostacolato dai vigenti accordi bilaterali o dalla concreta attuazione data agli stessi, riguardano:
1) l'accesso su Milano dei seguenti vettori: Belavia (Bielorussia), Malaysia Airlines (Malesia), Korean Air/Asiana (Corea del Sud), Biman (Bangladesh), Air Moldova (Moldova), Gulf Air (Bahrain), Air Astana (Kazakistan), Kuwait Airways (Kuwait), China Airlines/Eva Air (Taiwan);
2) l'incremento di frequenze nei seguenti collegamenti: Riyadh/Milano

(Saudi Arabia - Arabia Saudita), Amman/Milano (Royal Jordanian - Giordania), Tripoli/Milano (Lybian Arab/Afriqiyah - Libia), Tunisi/Milano (Tunis Air - Tunisia);
3) l'attivazione di nuovi collegamenti da Milano o incremento degli attuali da parte dei seguenti vettori nazionali: Air Italy, Blue Panorama, Eurofly/Meridiana, Livingston, Neos verso i seguenti paesi: Argentina, Brasile, Egitto, Ghana, Giappone, Israele, Nigeria, Russia, Tunisia, Venezuela;
inoltre, con riferimento agli altri aeroporti, risultano inevase numerose e fondate richieste miranti a ristabilire per tutti gli aeroporti del Paese regole di libero mercato e condizioni di parità di accesso;
alla luce del riposizionamento di Alitalia sullo scalo di Roma, i vigenti accordi aeronautici bilaterali determinano su Milano e sugli altri aeroporti notevoli elementi di criticità in quanto:
nella maggior parte dei casi il numero delle frequenze previste, pur un presenza di pluridesignazione, è interamente, o quasi interamente, operato da Alitalia (ad esempio Argentina, Algeria, Ghana, Brasile);
le previsioni di monodesignazione limitano alla sola Alitalia il diritto di operare (ad esempio Egitto e Venezuela);
le eventuali previsioni di limitazione dei punti di accesso sono state finora attuate unicamente a favore di Roma»;
il citato ordine del giorno ha impegnato il Governo «ad adottare ogni possibile iniziativa ed impartire ogni necessaria istruzione affinché si pervenga ad un'urgente revisione/ridefinizione dei vigenti accordi bilaterali in modo da garantire, anche su Malpensa e sugli altri aeroporti, l'effettiva liberalizzazione dei diritti di traffico con riguardo al numero dei vettori designati, al numero delle frequenze consentite e al numero dei punti di accesso»;
la fusione Alitalia-Air One, con la contestuale privatizzazione della prima, ha creato non solo una situazione di monopolio su alcune rotte, ma anche il pericoloso e non accettabile ruolo di una compagnia privata cui viene affidato in esclusiva il collegamento del nostro paese con alcuni paesi terzi;
tra i Paesi citati nell'ordine del giorno vi è Israele, Paese verso il quale è stato richiesto un incremento del numero di collegamenti aerei;
un nuovo collegamento aereo internazionale da e/o verso il nostro Paese è - tra l'altro - un elemento di positività economica importante nella congiuntura presente, sia per l'occupazione diretta che genera, sia per l'indotto, sia per l'aumento indiretto dell'attività economica -:
se siano stati avviati colloqui finalizzati alla ridefinizione degli accordi bilaterali in tema di collegamenti aerei con Israele secondo quanto previsto dall'ordine del giorno Cota, Reguzzoni, Dal Lago sopra citato;
quali siano i contenuti di detti colloqui e i tempi per la loro conclusione.
(4-03775)

ZACCHERA e CARLUCCI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
continuano in Venezuela le vessazioni contro la comunità italiana da parte del Governo del presidente Chávez che reiteratamente ha confiscato beni ed aziende a cittadini italiani ed italo-venezuelani senza corrispondere adeguati indennizzi e/o liquidandoli con indennizzi nominali in moneta locale;
viene peraltro poi impedita la conversione dei fondi personali in valuta estera a cambio di mercato e quindi chi ha avuto già una rovina economica per la confisca dei beni o delle proprie aziende si trova poi anche nella pratica impossibilità di lasciare il Paese;
tutto ciò va contro ogni politica di libertà ed ogni principio economico ed infatti il Venezuela sta sprofondando in

una crisi senza precedenti ed è al collasso della propria economia nonostante le ricchezze naturali del territorio;
tra Italia e Venezuela dovrebbero però sussistere trattati di reciproca protezione degli investimenti e delle attività economiche -:
quali siano i trattati in corso con il Venezuela dal punto di vista della protezione degli investimenti, dello scambio di attività economiche, di carattere fiscale e giudiziario;
se essi risultino osservati dalla controparte venezuelana e - ove ciò non fosse - quali passi formali abbia avviato il Governo italiano per farli rispettare;
se siano giacenti dei trattati firmati dalle autorità dei due Paesi ma non ancora ratificati e - in questo caso - se non lo siano da parte italiana o venezuelana e se comunque non si intenda sollecitarne la ratifica e la loro pratica essa in vigore.
(4-03799)

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano Il Manifesto nella sua edizione del 21 luglio 2009 ha pubblicato un articolo della giornalista Francesca Pilla, «Depuratore rotto da giugno, i vermi invadono il golfo di Napoli»;
nel citato articolo tra l'altro si può leggere che «i vermi sono grossi e ripugnanti, popolano sul serio le coste del golfo di Napoli, e hanno messo in fuga i bagnanti da Pozzuoli fino a Baia Domizia. Ci sono le foto, ci sono i video e persino le testimonianze dei cittadini che si sono fatti immortalare accanto agli invertebrati a volte grossi come mezzo pollice»;
l'inquietante fenomeno sarebbe provocato dal depuratore di Cuma, che da metà giugno «riversa in mare liquami tal quale, dalle fogne di sette comuni compreso il capoluogo con i suoi due milioni di residenti. Risultato? Il mare è una cloaca, di color marrone, e i gestori dei lidi balneari sono in rivolta»;
«l'Hydrogest, la società composta da Termomeccanica, Banca Intesa e Giustino costruzioni, che gestisce cinque impianti (Foce Regi Lagni, Acerra, Cuma, Napoli Nord, Marcianise) ha avuto infatti uno stop dalle discariche fuori regione che accolgono i fanghi, gli operai sono insorti per dei ritardi nei pagamenti e hanno fermato le macchine, facendo riversare i liquami in mare. Ma sono anni che le associazioni ambientaliste hanno lanciato l'allarme per un mare inquinato dieci volte più del limite consentito per la balneazione»;
gli impianti risultano essere «vetusti, messi su agli inizi degli anni Ottanta grazie ai finanziamenti della Cassa per il Mezzogiorno con il cosiddetto «Progetto speciale 3»;
già nel 1977 l'allora sindaco di Napoli Maurizio Valenzi «aveva appoggiato il progetto delle ben più sicure condotte sottomarine, ma il piano si scontrò contro la faraonica impresa dei depuratori, che portava, grazie agli interventi a pioggia, soldi nelle tasche di imprenditori e politici»;
«gli attivisti dell'assise napoletana avevano già denunciato la truffa nell'accordo di project financing firmato nel 2003 tra la Hydrogest e il Commissariato alla bonifica e tutela alle acque che - dicono - consente il finanziamento anticipato da parte delle banche per la manutenzione e la rifunzionalizzazione degli impianti. Accordi che garantiscono alla società zero rischi e nessuna responsabilità sugli impianti.

La stessa Hydrogest infatti attualmente lamenta un credito dalla Regione pari a 60 milioni di euro nonostante questo disastro ambientale» -:
se quanto pubblicato dal Manifesto sia vero e in particolare se sia a conoscenza - e se sia vero - che a causa dell'impianto guasto di depurazione, i liquami di sette comuni vengono riversati nel golfo di Napoli;
quali provvedimenti urgenti si intendano promuovere, sollecitare e adottare a fronte di una così grave situazione, e se non si ritenga opportuno e urgente promuovere le iniziative di competenza a tutela della salute dei cittadini e per far fronte al danno all'ambiente che una simile situazione ha provocato e provoca prevedendo la bonifica dell'area a carico di coloro che sono responsabili del danno ambientale.
(4-03791)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

GHIZZONI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nel febbraio 2009, Pasquale Iannantuono, procuratore generale della Corte dei conti del Lazio, ha aperto un fascicolo - affidato al sostituto Salvatore Sfregola, vice procuratore generale della Corte dei conti del Lazio - sull'acquisto da parte dello Stato di un piccolo Cristo di legno di tiglio (alto 41,3 centimetri per 39,7 di larghezza), realizzato verosimilmente alla fine del XV secolo, da un antiquario torinese per 3.250.000 di euro;
la suddetta opera è, da tempo, al centro di un acceso dibattito nella comunità scientifica circa la controversa attribuzione a Michelangelo Buonarroti, non suffragata da alcun documento. In passato, Luciano Berti, già presidente della Fondazione Casa Buonarroti, non volle acquistare il crocefisso per la «Casa Buonarroti»; Mina Gregori, docente presso l'università di Firenze e presidente della Fondazione di studi di storia dell'arte Roberto Longhi ne sconsigliò l'acquisto alla Cassa di Risparmio di Firenze; l'allora Ministro per i beni e le attività culturali, onorevole Giovanna Melandri, decise di non procedere con l'acquisizione dell'opera al patrimonio dello Stato in assenza di elementi certi che provassero l'attribuzione dell'opera a Michelangelo;
successivamente all'acquisto da parte dell'attuale Ministro per i beni e le attività culturali, Sandro Bondi, si è riacceso il dibattito tra gli esperti per l'attribuzione dell'opera, rilanciato anche dal New York Times (21 aprile 2009). Paola Barocchi, professoressa emerita nella Scuola normale superiore di Pisa, e una delle massime studiose di Michelangelo Buonarroti, ha dichiarato: «il Cristo è palesemente un manufatto seriale. Di Michelangelo non c'è niente, neppure la scuola. Siamo di fronte invece a un bravo intagliatore e ai suoi compagni di bottega di fine Quattrocento. Loro realizzarono una decina di opere che nel 2004, insieme al Cristo falsamente attribuito a Michelangelo, furono esposte in una mostra al museo Horne»; secondo la professoressa Barocchi, inoltre, la scultura difficilmente ha un valore superiore ai 100 mila euro contro gli oltre 3 milioni spesi dallo Stato. Perplessità sono state espresse dal direttore del prestigioso Kunsthistorisches Institut di Firenze, Alessandro Nova, così come da Massimo Ferretti, professore di storia dell'arte presso la Scuola normale superiore di Pisa, in un primo momento fra i sostenitori dell'attribuzione del Cristo a Michelangelo. Francesco Caglioti, docente di storia dell'arte moderna all'università Federico II di Napoli ha manifestato dubbi argomentando che «Non solo per lo stile, che meriterebbe una spiegazione più esaustiva, ma anche per quello che è costato. Se fosse stato un vero Michelangelo il prezzo sarebbe stato enormemente maggiore». Opera impossibile da attribuire a Michelangelo anche secondo James Beck, docente di storia dell'arte alla Columbia

University, che ha affermato: «disastrose le strane proporzioni della figurina: la testa piccola, il torso compatto, e le gambe lunghe e pesanti», e per Margrit Lisner, insigne studiosa tedesca che quarantacinque anni fa attribuì a Michelangelo il grande crocefisso ligneo oggi custodito nel convento di Santo Spirito, attribuzione accettata da tutta la comunità scientifica. Tomaso Montanari, docente di storia dell'arte all'Università di Tor Vergata, denuncia invece: «la prassi assolutamente anomala con la quale si è stabilita l'attribuzione e la procedura, scandalosa, con la quale lo Stato ha acquisito l'opera. A decidere non è stata una commissione super partes, bensì la stessa che aveva promosso l'opera»;
successivamente all'acquisto, il Cristo ligneo è stato presentato ufficialmente il 12 dicembre 2008 nell'ambasciata d'Italia presso la Santa Sede, a Roma, è poi esposto alla Camera dei deputati, a Trapani, Palermo, Milano, Napoli ed entro la fine del mese di luglio 2009 dovrebbe prendere definitivamente posto al museo del Bargello, a Firenze. La direttrice del museo, Beatrice Paolozzi Strozzi, però spiega che: «non ho ancora avuto nessuna comunicazione ufficiale, né del suo arrivo, né che sia questa la sua sede definitiva» e in merito all'attribuzione aggiunge: «È di sicuro un'opera di buona qualità, che arricchirà il museo. Ma per il resto, non sono una michelangiolista e non mi pronuncio»;
le valutazioni negative dei molti esperti di scultura rinascimentale sull'attribuzione del Cristo ligneo, argomentate sulla base di un esame attento dello stile, della tecnica e della qualità dell'opera, non hanno intaccato la convinzione di procedere all'acquisizione da parte del Ministro Bondi, confortato dalla valutazione del team degli storici dell'arte da lui indicati, cui si deve l'attribuzione e il suggerimento all'acquisto. A tale proposito, il Ministro Bondi ha dichiarato che si è trattato di «un importante arricchimento del nostro patrimonio storico-artistico, evitando inoltre il rischio di un possibile espatrio oltre i confini nazionali di questa preziosa scultura» e, a fronte delle polemiche per la forte cifra sborsata, ha espresso la convinzione che «è fondamentale destinare le poche risorse disponibili a progetti e iniziative che abbiano un significato così alto che possiamo consegnare alle generazioni future» -:
quali siano le ragioni per le quali il Ministro interrogato non ha proceduto preliminarmente alla notifica del Cristo ligneo per scongiurarne l'espatrio;
quali siano le motivazioni che hanno indotto il Ministro a procedere all'acquisto, nonostante i moltissimi e ben argomentati dinieghi espressi da noti studiosi in merito all'attribuzione della suddetta opera a Michelangelo Buonarroti;
se il Ministro interrogato, vista la difficoltà oggettiva di attribuzione del Crocifisso, non ritenga utile determinare una nuova e più plausibile identificazione dell'autore dell'opera, tramite una commissione di storici dell'arte e di scienziati esperti nell'analisi dei materiali, in grado di emettere in maniera definitiva un parere rispetto alla paternità del Crocefisso;
quali siano le ragioni per le quali il Ministro interrogato, data l'incerta attribuzione dell'opera e a fronte delle sempre più esigue risorse finanziarie destinate dallo Stato alla missione costituzionale di tutelare il patrimonio culturale, non ha preferito rinviare o addirittura rinunciare all'acquisto.
(5-01689)

VANNUCCI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la Rocca di Gradara è proprietà demaniale dalla fine degli anni '20 del secolo scorso;
la Rocca è fra i monumenti storici più importanti e visitati del centro Italia, anche grazie all'immortale storia di Paolo e Francesca;

il museo della Rocca di Gradara è gestito direttamente dalla Soprintendenza per il patrimonio storico, artistico ed emoantropologico delle Marche;
l'ingegner Umberto Zanvettori è stato l'ultimo proprietario della Rocca prima della cessione allo Stato italiano;
prima della vendita della Rocca allo Stato nei primi anni `20, per poter sopportare le spese di ristrutturazione dell'edificio e per pagare i debiti contratti il proprietario ha venduto allo Stato italiano, per essere destinata al museo di Castel Sant'Angelo a Roma, la collezione di armi antiche che erano sempre state nella Rocca di Gradara;
fortunatamente allora lo Stato ha acquistato questa importante collezione evitandone la dispersione;
risulta che la collezione di armi di cui sopra non è mai entrata nel circuito espositivo di Castel Sant'Angelo già ricco di analoghe opere;
la collezione, da notizia assunta, sarebbe in giacenza nei magazzini del citato Museo anche perché necessita di restauro;
secondo il pronunciamento di numerosi storici e studiosi apparirebbe oltre modo corretto che la collezione di grande importanza fosse esposta nel luogo originario, la Rocca di Gradara, che ha lo spazio e le caratteristiche per l'esposizione;
l'Amministrazione comunale di Gradara sorretta dalla Direzione della Rocca, dagli esperti e dagli enti territoriali, provincia di Pesaro e Urbino e regione Marche, ha da tempo richiesto il prestito delle opere per la loro esposizione;
la Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici delle Marche di Ancona con nota del 20 novembre 2008 ha assunto in questo senso l'iniziativa di avanzare a tutte le autorità interessate una «proposta di recupero collezioni di armi antiche del Museo Nazionale di Castel Sant'Angelo di Roma ex collezione Zanvettori già nella Rocca di Gradara»;
l'Amministrazione comunale conferma a tutt'oggi la volontà del recupero anche in prestito delle opere assumendosi l'onere della movimentazione e del restauro a fini espositivi; sgravando la soprintendenza competente che manterrebbe la responsabilità dell'operazione;
il recupero sarebbe inoltre occasione per effettuare una ricerca ed uno studio esaustivo su tutta la ex collezione Zanvettori che non si è mai potuta fare per l'odierna collocazione delle opere e che vede sponsor interessati alla pubblicazione;
appare opportuna un'iniziativa del Ministro interrogato per coordinare gli uffici interessati ai fini di addivenire ad una positiva soluzione nell'interesse della cultura e del corretto utilizzo del nostro patrimonio storico -:
se il Ministro e a conoscenza della vicenda e se intenda assumere una diretta iniziativa per una positiva soluzione che veda il ritorno delle collezioni di armi antiche anche in forma di prestito nella loro sede propria, la Rocca di Gradara, a beneficio della piena valorizzazione del nostro patrimonio storico.
(5-01698)

TESTO AGGIORNATO AL 25 FEBBRAIO 2011

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ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:

La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro per il turismo, per sapere - premesso che:
il settore turistico, afferente all'attività di balneazione, registra circa 30.000 aziende con 250.000 addetti e costituisce un importante caposaldo delle attività economiche estive di tutta la costa italiana e rappresenta un rilevante volume di affari, soprattutto per i comuni rivieraschi;
la legge finanziaria 2007, all'articolo 1, comma 251, ha previsto l'abrogazione

della norma che prevedeva l'aumento del 300 per cento dei canoni demaniali, stabilendo però un meccanismo moltiplicatore ancora più oneroso, ossia stabilendo la moltiplicazione della superficie complessiva del manufatto per la media dei valori mensili unitari minimi e massimi indicati dall'Osservatorio del mercato immobiliare per la zona di riferimento, moltiplicandolo a propria volta per un indice di 6,5;
tale meccanismo non tiene conto degli investimenti fatti e non definisce in modo puntuale l'ambito delle pertinenze destinate ad attività direzionali e di produzione di beni e servizi, confondendole con le superfici destinate ad attività commerciali;
in occasione dell'approvazione da parte della Camera della legge 9 aprile 2009, n. 33, di conversione del decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, è stato accolto dal Governo l'ordine del giorno 9/2187-A/77, che tra l'altro impegnava lo stesso Governo: «ad adottare al più presto provvedimenti volti a raggruppare, semplificare e armonizzare le numerose norme che attualmente regolano la materia del demanio marittimo, provvedendo in particolare ad effettuare una verifica sul numero delle concessioni demaniali esistenti sul territorio nazionale e sulla reale consistenza delle rispettive strutture, a tutelare gli attuali rapporti concessori regolati con titoli di godimento in corso di validità, ad evitare disparità di trattamento tra i gestori di attività balneari su immobili acquisiti allo Stato e coloro che gestiscono le stesse attività in strutture amovibili, a definire in maniera precisa le pertinenze commerciali alle quali deve essere applicato il canone, a procedere ad una diversa e più ampia classificazione delle aree demaniali onde commisurare l'effettiva entità del canone demaniale, tenendo conto delle particolari condizioni delle aree concesse, della natura pubblica o privata dei soggetti concessionari e del tempo di utilizzo dei beni; a valutare la possibilità di sospendere la riscossione dei contributi dovuti in attesa dei provvedimenti che saranno adottati»;
si rende necessario definire, come richiesto dalla imprese operanti nel settore della balneazione, in un apposito tavolo di concertazione parametri idonei a misurare il canone demaniale nel contesto reale del territorio dove l'operatore economico esercita la propria attività di impresa, al fine di misurare in modo sintetico e concreto le diversità esistenti negli 8.000 chilometri di costa italiana -:
se il Governo intenda adottare iniziative finalizzate a semplificare ed armonizzare le numerose norme che attualmente regolano la gestione del demanio marittimo, con particolare riferimento ai canoni demaniali;
se si intenda procedere ad una classificazione in più categorie delle spiagge italiane e delle relative strutture balneari;
se si intenda mantenere il meccanismo dei rinnovi automatici alla scadenza dei relativi titoli concessori, così come previsto dall'articolo 10 della legge n. 88 del 2001;
se e come su intenda regolare, con maggiori criteri di equità e trasparenza, la procedura di pubblico incanto per l'ottenimento di nuove concessioni;
se il Governo intenda avviare iniziative volte ad abolire la norma relativa all'acquisizione da parte dello Stato delle opere di difficile rimozione.
(2-00441) «Carlucci».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VI Commissione:

BARBATO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
suscitano grande preoccupazione e sconcerto le vicende giudiziarie che stanno

coinvolgendo il gruppo Delta Spa, il quale, a seguito dell'acquisizione della società bancaria Sedicibanca, ha assunto retroattivamente, a decorrere dal 1o gennaio 2007, la qualifica di gruppo bancario;
l'inchiesta svolta dalla magistratura ha infatti indotto la Procura di Forlì a disporre l'arresto del Presidente, dell'Amministratore delegato e di alcuni dirigenti del gruppo, con le accuse di associazione a delinquere, riciclaggio ed ostacolo alle attività di vigilanza, ed ha consentito di evidenziare come il gruppo medesimo fosse occultamente controllato dalla più importante banca della Repubblica di San Marino, la Cassa di risparmio di San Marino;
parimenti inquietante appare la prassi di gestione del gruppo bancario che emerge dall'ispezione della Banca d'Italia, conclusa nel febbraio 2009, la quale ha evidenziato gravi irregolarità nell'amministrazione e gravi violazioni delle disposizioni legislative, amministrative e statutarie, che hanno indotto la stessa Banca d'Italia a disporre il commissariamento del gruppo medesimo ed a revocare le autorizzazioni, rilasciate alla Cassa di risparmio di San Marino e ad altre società, di detenere partecipazioni nel predetto gruppo Delta;
alla luce di tale gravissimo contesto suscita perplessità la decisione, assunta il 13 agosto 2007, di rilasciare l'autorizzazione all'iscrizione del gruppo Delta nell'albo dei gruppi bancari, che ha consentito al gruppo stesso di aumentare da 100 a 700 milioni la raccolta di fondi da questo effettuata;
risulta altresì inconcepibile che il collegio sindacale del gruppo non abbia mai ritenuto di sollevare rilievi sulla gestione del gruppo, e che i revisori dei conti della società Pricewaterhouse abbiano potuto certificare il bilancio di esercizio ed il bilancio consolidato del gruppo senza accorgersi delle predette irregolarità, salvo poi dichiarare, solo il 10 giugno 2009, la volontà di ritirare e revocare le relazioni di revisione emesse in precedenza;
tale vicenda costituisce l'ennesima testimonianza delle inaccettabili lacune della normativa, nazionale ed internazionale, in materia finanziaria, nonché dell'inadeguatezza degli organismi di controllo interni ed esterni e degli assetti di vigilanza pubblica, che hanno consentito a molti intermediari finanziari di operare con modalità disinvolte, opache o addirittura truffaldine, violando i diritti dei risparmiatori, compromettendo la propria stabilità e quella dell'intero mercato e determinando le condizioni dell'attuale, profonda recessione economica;
nonostante i ripetuti allarmi in merito, lanciati anche attraverso atti di sindacato ispettivo presentati da componenti del gruppo dell'Italia dei Valori, il Governo è rimasto finora sordo a tali esigenze, adottando invece in ripetute occasioni misure che sembrano porsi oggettivamente in sintonia con gli interessi di lobby finanziarie -:
quali iniziative intenda assumere, anche nella sua veste di Presidente del Comitato interministeriale per il credito ed il risparmio, al fine di assicurare il pieno rispetto della legalità nel settore finanziario e creditizio, a garanzia dei diritti dei cittadini risparmiatori e consumatori ed a tutela della trasparenza di un settore cruciale della vita economica del Paese, in particolare definendo con maggiore precisione le responsabilità nella gestione dei gruppi bancari, in specie se controllati, collegati o partecipati, direttamente o indirettamente, da soggetti residenti in Paesi extra-UE, stabilendo regole più rigorose e chiare per il rilascio dell'autorizzazione all'esercizio dell'attività bancaria e rafforzando gli strumenti di vigilanza e controllo in materia.
(5-01694)

FUGATTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 87 del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917 (TUIR) stabilisce che le plusvalenze

derivanti dalla cessione di partecipazioni societarie non concorrono alla formazione del reddito imponibile, in quanto esenti nella misura del 95 per cento, in presenza dei seguenti requisiti: a) ininterrotto possesso dal primo giorno del dodicesimo mese precedente quello dell'avvenuta cessione, considerando cedute per prime le azioni o quote acquisite in data più recente; b) classificazione nella categoria delle immobilizzazioni finanziarie nel primo bilancio chiuso durante il periodo di possesso; c) residenza fiscale della società partecipata in uno Stato o territorio di cui al decreto del Ministro dell'economia e delle finanze emanato ai sensi dell'articolo 168-bis, o, alternativamente, avvenuta dimostrazione, a seguito dell'esercizio dell'interpello secondo le modalità di cui al comma 5, lettera b), dell'articolo 167, che dalle partecipazioni non sia stato conseguito, sin dall'inizio del periodo di possesso, l'effetto di localizzare i redditi in Stati o territori diversi da quelli individuati nel medesimo decreto di cui all'articolo 168-bis; d) esercizio da parte della società partecipata di un'impresa commerciale secondo la definizione di cui all'articolo 55 del TUIR stesso: senza possibilità di prova contraria si presume che questo requisito non sussista relativamente alle partecipazioni in società il cui valore del patrimonio è prevalentemente costituito da beni immobili diversi dagli immobili alla cui produzione o al cui scambio è effettivamente diretta l'attività dell'impresa, dagli impianti e dai fabbricati utilizzati direttamente nell'esercizio d'impresa; si considerano direttamente utilizzati nell'esercizio d'impresa gli immobili concessi in locazione finanziaria e i terreni su cui la società partecipata svolge l'attività agricola;
relativamente alla verifica del quarto requisito emergono dubbi interpretativi nel caso la società partecipata sia in fase di start up, quindi non ancora in grado di svolgere alcuna attività, sebbene abbia avviato i lavori per la predisposizione dei siti produttivi;
la circolare n. 36 del 4 agosto 2004, la risoluzione n. 165/E del 2005 e la risoluzione n. 323/E del 2007 dell'Agenzia delle entrate hanno chiarito alcuni aspetti, in particolare, l'esclusione dell'applicabilità dell'articolo 87 del TUIR alle società immobiliari, ma non esiste, ad oggi, una pronuncia esplicita da parte dell'Amministrazione finanziaria in merito alle società effettivamente operative in fase di start up -:
se l'articolo 87 del TUIR si possa applicare alle plusvalenze derivanti da cessione di partecipazioni in società in fase di start up, che hanno già iniziato i lavori di predisposizione dei propri siti produttivi e che, quindi, n o ancora in grado di svolgere attività produttiva.
(5-01695)

CECCUZZI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1, comma 185, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, dispone che, a decorrere dal 1o gennaio 2007, le associazioni che operano per la realizzazione o che partecipano a manifestazioni di particolare interesse storico, artistico e culturale, legate agli usi ed alle tradizioni delle comunità locali, sono equiparate ai soggetti esenti dall'imposta sul reddito delle società;
il decreto dei Ministro dell'economia e delle finanze 8 novembre 2007, n. 228, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana 12 dicembre 2007, n. 288, reca il «Regolamento concernente l'individuazione dei soggetti a cui si applicano le disposizioni del comma 185 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296»;
il provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate del 14 dicembre 2007, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana 27 dicembre 2007, n. 299, reca l'«Approvazione del modello di domanda per l'ammissione ai benefici previsti dall'articolo 1, comma

185, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, in favore delle associazioni senza fini di lucro»;
il decreto 3 luglio 2008 individua i «soggetti a cui si applicano le disposizioni agevolative di cui al comma 185 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296»;
l'articolo 5 del decreto ministeriale n. 228 dell'8 novembre 2007 dispone che relativamente ai periodi di imposta 2007 e 2008 è prevista la presentazione di un'unica istanza;
su tali istanze è stato ricavato l'elenco dei soggetti beneficiari contenuti nel decreto 3 luglio 2008 del Ministro dell'economia e delle finanze;
l'articolo 1, comma 2, lettera d), del suddetto decreto ministeriale n. 228 del 2007, dispone che l'istanza debba indicare il reddito complessivo dell'associazione dell'anno precedente la presentazione della domanda -:
quando debba essere presentata la domanda relativa all'anno di imposta 2009 al fine di essere inseriti tra i soggetti beneficiari dalle disposizioni recate dall'articolo 1 del decreto ministeriale n. 228 del 2007.
(5-01696)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZACCHERA e CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
elemento fondamentale per una corretta e seria politica fiscale è l'equità nei confronti di tutti i contribuenti affinché ciascuno sia soggetto ad un carico fiscale proporzionale ai propri redditi;
è necessario procedere a controlli per verificare la correttezza dei contribuenti -:
se risponda al vero che per singola regione e/o provincia ci siano dati molto diversi circa il pagamento delle imposte da parte dei contribuenti e in particolare, quale sia il rapporto tra accertamenti emessi ed addetti alla Guardia di finanza presenti su un determinato terreno comunale e/o provinciale;
se risponda al vero che le attività di controllo della Guardia di finanza per singola regione e/o provincia siano dati molto diversi tra loro e quindi quale sia il rapporto tra partite IVA e controlli effettivamente portati avanti dalle «Fiamme Gialle» nelle singole aree del Paese;
se si ritenga che i dati emergenti soddisfino il Ministero in una doverosa lotta all'evasione, ma anche se corrisponde a verità che alcune aree della Repubblica - soprattutto al sud - risultano meno colpite dai controlli dell'Autorità Finanziaria.
(4-03785)

ZACCHERA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
elemento fondamentale per una corretta e seria politica fiscale è l'equità nei confronti di tutti i contribuenti affinché ciascuno sia soggetto ad un carico fiscale proporzionale ai propri redditi;
uno strumento usato a tal fine dell'amministrazione finanziaria è quello dei cosiddetti «Studi di Settore»;
spesso vengono forniti dati allarmanti sulla presunta evasione fiscale basati su basi complessivi per settore o categoria ma senza una specificazione su quanto incida effettivamente la presunta evasione per area regionale o provinciale creando potenziali ingiustizie nei confronti della totalità dei contribuenti senza invece identificare eventuali aree del Paese dove l'evasione maggiormente potrebbe raccogliersi o effettivamente si raccoglie;
sarebbe molto interessante conoscere la percentuale delle singole aziende e/o categorie di partita IVA che - rispetto agli studi di settore e per ciascuna categoria di

contribuenti - risulterebbero non conformi, ma tali dati non sono state forniti al pubblico -:
se siano state predisposte tabelle con stime dell'evasione divise per province e/o regioni e basate sull'esame di ogni singolo settore e quindi se il Ministro non ritenga doveroso pubblicarle ed illustrarle all'opinione pubblica al fine di accertare se - per i diversi settori - vi siano aree geografiche dove tale percentuale di evasione sia sensibilmente maggiore rispetto alla media nazionale.
(4-03786)

ZACCHERA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
elemento fondamentale per una corretta e seria politica fiscale è l'equità nei confronti di tutti i contribuenti affinché ciascuno sia soggetto ad un carico fiscale proporzionale ai propri redditi;
è necessario procedere a controlli per verificare la correttezza dei contribuenti;
uno strumento usato a tal fine dall'Amministrazione finanziaria è quello dei cosiddetti «studi di settore» -:
quanti siano stati gli accertamenti emessi dall'Amministrazione finanziaria negli ultimi dati di cui si dispone di una statistica divisi per province e regioni;
tenuto conto del numero degli addetti alle Agenzie delle Entrate quali siano - rapportati a singole province e regioni - gli «indici di produttività» degli uffici nei confronti dei contribuenti;
quanti siano stati gli accertamenti per incongruenze presentate dai contribuenti con le loro dichiarazioni;
quanti siano i ricorsi presentati alle Commissioni Tributarie contro le determinazioni di studi di settore e quale sia stato il loro esito, almeno per i dati statistici disponibili relativi agli anni scorsi.
(4-03787)

ZACCHERA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
elemento fondamentale per una corretta e seria politica fiscale è l'equità nei confronti di tutti i contribuenti affinché ciascuno sia soggetto ad un carico fiscale proporzionale ai propri redditi;
uno strumento usato a tal fine dell'Amministrazione finanziaria è quello dei cosiddetti «Studi di Settore» che però spesso non corrispondono ad effettive situazioni di evasione ma sono collegati a situazioni specifiche e/o transitorie di singole aziende;
quando viene ricevuto l'avviso di accertamento e si presentano le documentazioni richieste all'Agenzia delle Entrate all'interrogante risulta caso raro che l'Agenzia recepisca i dati del contribuente che è quindi costretto a pagare «comunque» il 50 per cento dell'importo accertato per poter ricorrere alla Commissione Tributaria territorialmente competente anche se il suo ricorso appare verosimile e fondato;
spesso vengono forniti dati allarmanti sulla presunta evasione fiscale basati su basi complessivi per settore o categoria ma senza una specificazione su quanto incida effettivamente la presunta evasione per area regionale o provinciale creando potenziali ingiustizie nei confronti della totalità dei contribuenti senza invece identificare eventuali aree del paese dove l'evasione maggiormente potrebbe raccogliersi o effettivamente si raccoglie;
sarebbe molto interessante conoscere il numero degli avvisi di settore inviati ai contribuenti regione per regione o - se possibile - provincia per provincia onde comprendere se l'efficienza della macchina fiscale sia commisurata alle necessità e, soprattutto, quanti avvisi siano seguiti da una adesione così come è utile conoscere la percentuale delle singole aziende e/o categorie di partita IVA che -

rispetto agli studi di settore e per ciascuna categoria di contribuenti - risulterebbero non conformi -:
se siano state predisposte tabelle con stime dell'evasione divise per province e/o regioni e basate sull'esame di ogni singolo settore e quindi se il Ministro non ritenga doveroso pubblicarle ed illustrarle all'opinione pubblica al fine di accertare se - per i diversi settori - vi siano aree geografiche dove tale percentuale di evasione sia sensibilmente maggiore rispetto alla media nazionale e ciò con particolare riguardo agli studi di settore;
se si possa disporre di una statistica divisa per provincia con il rapporto numero imprese/accertamenti di settore e l'esito degli eventuali ricorsi;
se non sia corretto riconoscere ai contribuenti virtuosi e vincitori di ricorso, una congrua indennità che li indennizzi dei costi ingiustamente subiti.
(4-03788)

BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il 3 giugno 2009, al confine italo svizzero, funzionari della Sezione operativa territoriale di Chiasso, in collaborazione con i militari della Guardia di finanza, nel corso dei controlli per contrastare il traffico illecito di capitali che attraversano il valico ferroviario hanno sequestrato presso la stazione internazionale di Chiasso un ingente quantitativo di titoli Usa per complessivi 134,5 miliardi di dollari, pari a un controvalore in euro di oltre 96 miliardi di euro;
in seguito ad un'accurata verifica dei bagagli sono stati rinvenuti, nascosti sul fondo di una valigia in uno scomparto separato da quello contenente gli indumenti personali, 249 bond della «Federal Reserve» americana del valore nominale di 500 milioni ciascuno, e 10 «Bond Kennedy» del valore nominale di 1 miliardo di dollari ciascuno, oltre a una cospicua documentazione bancaria in originale;
la prima scoperta degna di attenzione è relativa ai cosiddetti «Kennedy Notes»: essi non sarebbero buoni del Tesoro ma vera e propria carta moneta, biglietti da un miliardo di dollari ciascuno;
secondo alcune stime, nel 1998 il 99 per cento delle banconote in circolazione appartenevano alla Federal Riserve mentre l'1 per cento era costituito da «Banconote degli Stati Uniti». Si consideri che la stampa delle due banconote è praticamente identica, salvo l'incisione del nome. Inoltre quelle della Federal Reserve hanno marchio e numero di serie verdi, quelle degli Stati Uniti rossi. Queste informazione sono deducibili dalle foto scattate dalla Guardia di finanza, dalle quali si evince che le banconote sequestrate a Chiasso apparterrebbero visibilmente al Ministero del tesoro Usa e non alla Fed;
i valori erano posseduti da due cinquantenni giapponesi, Mitsuyoshi Watanabe e Akihiko Yamaguchi che, scesi da un treno proveniente dall'Italia, al momento del controllo doganale affermavano di non avere nulla da dichiarare;
per i bond e la documentazione di interesse valutario che li accompagnava, anch'essa sottoposta a sequestro, sono attualmente in corso indagini volte a stabilirne l'autenticità e la provenienza;
la mancata dichiarazione valutaria non è un reato penale ma comporta il pagamento di una penale: una «semplice» ammenda amministrativa, il 40 per cento del valore eccedente euro 10.000 di franchigia;
nel caso in questione la base di calcolo è costituita da duecentoquarantanove bond della Federal Reserve statunitense, del valore nominale di 500 milioni di dollari ciascuno, più 10 bond Kennedy da 1 miliardo di dollari ciascuno;

quindi per la legge italiana, quando le forze dell'ordine rinvengono dei titoli falsi o della valuta contraffatta, sono tenute ad arrestarne i possessori. Inoltre, per evitare rischi di sottrazione, chi effettua il sequestro deve procedere al più presto alla distruzione del materiale confiscato. Se, al contrario si fosse trattato di titoli autentici, la Guardia di finanza dopo aver identificato le persone in possesso dei titoli era tenuta, da un lato a rilasciarle immediatamente, ma dall'altro lato a procedere immediatamente all'emissione di un verbale non solo di confisca dei titoli ma anche d'ammenda pari a circa 38 miliardi di euro;
l'agenzia Asianews del PIME (Pontificio istituto Missioni Estere) è una delle poche ad avere approfondito la questione e ad avere riferito che «insieme ai titoli, è stata sequestrata una corposa documentazione bancaria in originale e molto recente che ne attestava l'autenticità»;
il portavoce del Tesoro americano Stephen Meynerd ha affermato, lo scorso 18 giugno, che «le obbligazioni sono chiaramente false»;
vi è però un'incongruenza tra quanto affermato dal portavoce del Tesoro americano, Meyerhardt e quanto invece sostenuto dalla Guardia di finanza, e cioè che alcuni dei titoli sequestrati, per la filigrana e tanti altri dettagli, sono indistinguibili da quelli autentici;
un colonnello della Guardia di finanza competente per territorio ha commentato la vicenda rilasciando la seguente intervista: «Colonnello, cosa può dirci riguardo all'autenticità dei bond sequestrati? E gli ormai famigerati "bond Kennedy" da 1 miliardo?
Per quanto riguarda i 10 bond denominati "Kennedy", dal valore nominale di 1 miliardo di dollari, posso dirle soltanto che abbiamo forti perplessità. Mentre per i 240 titoli da 500 milioni, la carta è filigranata e di ottima fattura. Sembrano più credibili.
State valutando da soli o avete chiesto aiuto internazionale?
Ovviamente collaborano con noi esperti americani del Secret Service. Al termine avremo perizie ufficiali per dirimere la questione.
Esistono precedenti di sequestri di tale portata?
Posso dirle che non è la prima volta che sequestriamo grossi quantitativi di bond statunitensi. Si tratta ovviamente di tutt'altre cifre, seppur comunque consistenti: il maggior sequestro è stato relativo a 100 milioni di bond poi rivelatisi falsi.
E per quanto riguarda i due giapponesi con la valigetta?
I giapponesi, che viaggiavano dall'Italia alla Svizzera, sono stati interrogati ed hanno rilasciato le loro dichiarazioni. Al momento si trovano a piede libero. E naturalmente non posso dirle di più.
Può offrirci un suo punto di vista sulla questione?
Sicuramente ne sapremo di più in seguito, quando avremo certezze sull'autenticità o meno. Certo è che il reato commesso comporta un multa di 38 miliardi di euro, pari a due finanziarie...
E Tremonti sarà il suo migliore amico. Grazie mille, colonnello» -:
se i fatti corrispondano al vero e, specificamente, se i due cittadini giapponesi siano stati effettivamente lasciati in libertà;
se sia stata accertata l'autenticità o la falsità dei titoli sequestrati;
nel caso negativo, se non ritenga utile richiedere un intervento del governo USA al fine di ottenere aiuto per un accertamento più rapido e sicuro grazie alla collaborazione di esperti provenienti dal Paese di emissione;
nel caso in cui l'accertamento facesse emergere l'autenticità dei titoli, se intenda avvalersi del diritto di beneficiare della somma comminata come sanzione amministrativa prevista dalla legge in questi casi.
(4-03790)

BORDO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la città di Foggia annovera, tra i siti industriali storici, uno degli stabilimenti dell'attuale Istituto poligrafico e zecca dello Stato spa, società a capitale interamente pubblico;
tale stabilimento ha alle proprie dipendenze 373 unità, a fronte delle 2.165 dell'intero gruppo (dato aggiornato al 31 maggio 2009), tra operai ed impiegati addetti al funzionamento ed alla gestione degli impianti di produzione di carte e targhe;
lo scorso 3 giugno 2009, l'amministratore delegato dell'Istituto poligrafico e zecca dello Stato spa, dottor Lamberto Gabrielli, ha comunicato alle organizzazioni sindacali ed alle autorità competenti delle regioni Lazio e Puglia la predisposizione di un piano straordinario per la mobilità del personale ritenuto in esubero, che determinerebbe per lo stabilimento di Foggia il collocamento in mobilità di 107 unità, a fronte delle 408 dell'intero gruppo;
tali esuberi sarebbero stati determinati tanto dalla crisi internazionale in atto, i cui effetti negativi hanno ridotto la produzione di carta e di targhe automobilistiche, quanto dall'approvazione di alcune norme, in ordine alla semplificazione amministrativa ed alla minore produzione e circolazione di documenti cartacei;
in prospettiva, inoltre, le organizzazioni sindacali individuano tre ulteriori elementi di criticità, specificamente riguardanti lo stabilimento di Foggia: la scadenza, a dicembre 2011, della commessa con la società Lottomatica per la produzione della carta giocolotto; l'ipotizzata abolizione, a partire dal 2011, delle ricette mediche cartacee e l'introduzione delle prescrizioni farmaceutiche elettroniche mediante utilizzo della carta magnetica del Sistema sanitario nazionale; la personalizzazione delle targhe automobilistiche, prevista nelle vigenti iniziative legislative all'esame del Parlamento -:
se il Governo sia a conoscenza di quanto rappresentato in premessa;
quali siano gli intendimenti del Ministro interrogato, in qualità di azionista unico, in ordine al citato piano per la collocazione in mobilità di 407 unità ritenute in esubero dal management dell'Istituto poligrafico e zecca dello Stato spa;
se il Governo abbia ottenuto puntuale rendiconto degli investimenti effettuati a partire dal 2001 per il rilancio e la ristrutturazione dell'Istituto poligrafico e zecca dello Stato spa e se tale rendiconto abbia rispettato le indicazioni del Governo in ordine allo sviluppo industriale ed ai livelli occupazionali;
se e come il Governo intenda intervenire per rilanciare il settore della stampa cartotecnica e della trasformazione della carta.
(4-03798)

TESTO AGGIORNATO AL 28 FEBBRAIO 2011

...

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:

TOMMASO FOTI e CARLUCCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
oramai da alcuni giorni molti esponenti politici della provincia di Piacenza ricevono copia di atti e verbali relativi a vicende giudiziarie del 1995, proprio in coincidenza con una campagna «moralizzatrice» condotta sulle stesse - con tredici anni di ritardo - da esponenti locali dell'Italia dei Valori, segnatamente nelle persone del segretario provinciale Sabrina Freda e del consigliere provinciale Samuele Raggi;
è stato fatto recapitare all'interrogante copia del verbale di informazioni

sommarie rese da un indagato mentre ad altre persone risulta all'interrogante sia stata fatta recapitare copia di documenti riproducenti il testo di intercettazioni telefoniche;
dopo che per oltre tredici anni nessuno di questi documenti è mai stato reso pubblico, ciò accade a poche settimane dalla vittoria elettorale del centrodestra nelle elezioni provinciali di Piacenza;
vengono in tal modo ingiustamente colpite persone che, indagate all'epoca dei fatti, in alcuni casi sono state assolte, mentre in altri hanno fatto ricorso al patteggiamento: ciò che è certo è che oggi nulla rileva nei loro confronti sia nel certificato del casellario giudiziario, sia nel certificato dei carichi pendenti -:
se non ritenga di dover disporre d'ufficio, con la massima urgenza, una ispezione presso gli uffici giudiziari di Piacenza al fine di verificare chi abbia accesso ai documenti oggetto delle menzionate vicende giudiziarie e chi ne abbia potuto consentire un uso illecito.
(5-01693)

Interrogazioni a risposta scritta:

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'operazione «Omnia», coordinata dalla DDA di Catanzaro nel 2007, ha stroncato la cosca della `ndrangheta Forastefano, divenuta egemone sul territorio di Cassano allo Jonio (Cosenza);
nella stessa operazione sono stati arrestati anche uomini affiliati alla cosca Forastefano;
dalla citata operazione «Omnia» è emerso che la cosca Forastefano, con i suoi associati, è capace di diversificare le proprie attività illecite per reinvestire e riciclare il denaro in alberghi di lusso, attività commerciali e società varie e di inserirsi nei gangli essenziali dell'economia, ma anche in quelli politici;
nell'operazione sono state eseguite 53 ordinanze di custodia cautelare; tra le persone colpite figurava anche Samuele Lo Vato, di 32 anni;
nei giorni scorsi il Tribunale di Castrovillari ha rigettato la richiesta della DDA di Catanzaro, relativa alla proposta di ripristino del regime del 41-bis per Samuele Lo Vato, ritenuto dagli inquirenti uno dei più pericolosi uomini della cosca Forastefano;
le motivazioni addotte sarebbero legate allo «stato depressivo non curabile» del Lo Vato, assegnandolo addirittura ai domiciliari -:
di quali elementi disponga nell'ambito delle sue competenze, sulla vicenda ricordata in premessa;
se non ritenga di dover assumere ogni iniziativa, anche normativa, di competenza, perché sia assicurato che per gli esponenti della criminalità organizzata dei quali è stata accertata la pericolosità siano fortemente ridotte le possibilità di fruire di misure alternative alla detenzione.
(4-03768)

ZACCHERA e CARLUCCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il signor Maesano Fortunato, nato a Roghudi il 12 ottobre 1953 e residente a Briga (Canton Vallese - Svizzera) è stato condannato dalla Corte di Assise di Reggio Calabria in data 4 giugno 2004 ad una pena detentiva in contumacia per associazione di tipo mafioso e porto in pubblico di armi;
il predetto signor Maesano ha ricorso alla Corte dei Diritti Umani di Strasburgo eccependo di non essere stato mai informato del processo a suo carico e quindi di non aver potuto godere dei diritti della difesa;

l'Italia ha chiesto alla Svizzera l'estradizione del condannato, ma la Svizzera aveva risposto in un primo tempo che prima si doveva attendere l'esito del ricorso del Maesano alla Corte di Strasburgo;
risulta all'interrogante su dichiarazione dei familiari del Maesano che - su sollecitazioni del Ministero della Giustizia italiano - le autorità elvetiche propenderebbero ora per concedere l'estradizione poiché non si hanno notizie dalla Corte di Strasburgo -:
quale sia la situazione del caso, ovvero se sia stato accertato dall'Italia lo stato del ricorso del Maesano a Strasburgo tenuto conto che da comunicazione ministeriale del 4 marzo 2009 se ne metteva in dubbio la veridicità mentre il ricorso risulterebbe rubricato al n. 6279/09;
in ogni caso, anche tenendo conto delle condizioni di salute del condannato e del fatto che pubblicamente risiede in Svizzera da circa 40 anni senza mai aver nascosto il proprio domicilio (che appare perfino sull'elenco telefonico) ma che non gli sarebbero mai stati notificati gli atti giudiziari che hanno portato alla sua condanna, se non ritenga il Ministro interrogato di dover permettere al Maesano di poter scontare la eventuale pena detentiva in un carcere svizzero tenuto conto che ivi ha la famiglia, tre figli con cittadinanza italiana e svizzera, nipoti eccetera.
(4-03771)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano Il Piccolo nella sua edizione del 21 luglio 2009 ha pubblicato la denuncia del direttore del carcere di Trieste Enrico Sbriglia: «Piove sul carcere sovraffollato ...e io esulto»;
nell'intervento, in particolare si legge: L'altra notte a Trieste si è abbattuto un violento fortunale, ha piovuto a dirotto, i fulmini erano fortissimi come lo scroscio della pioggia grossa, insistente; per me, direttore di un carcere sovraffollato, era deliziosa musica, la più dolce che potessi sentire. Vi dico una cosa che vi sorprenderà: i direttori penitenziari amano la pioggia, amano la grandine e le tempeste, amano il cattivo tempo, il freddo specialmente.
In celle sovraffollate, dove si riescono a cogliere i suoni del respiro e dei singhiozzi, e dei flati più indecenti, dove il sudore si appiccica sulla pelle, così come intinge i succinti indumenti che i detenuti indossano, e dove l'unico rubinetto presente nella stanza deve placare sete e bisogno di acqua per le abluzioni di tutti gli occupanti e per rinfrescarti, in queste giornate di caldo umido e insolente, l'abbattimento improvviso delle temperature, la pioggia che massaggia con forza i cortili dei passeggi, i tetti del carcere ed i mille percorsi interni di un istituto, è un dono di Dio, come per i beduini nel deserto.
Il ritorno a una temperatura sopportabile ti calma, ti consente di parlare con gli altri attenzionando le cose che dici e le tue reazioni, ti consente di guardare con interesse le sbiadite immagini che provengono da vecchi e gracchianti televisori, ti consente di impegnarti nel piccolo lavoro artigianale che stai curando e che donerai non si sa ancora a chi, forse a tuo figlio quando verrà ai colloqui, forse alla tua donna o a tua madre, forse allo stesso direttore perché una volta ha mostrato di ricordarsi il tuo nome.
Anche per i poliziotti penitenziari la pioggia è benedetta: lavorano spesso in condizioni pietose, in ambienti privi di aria condizionata e dove la frescura viene ricercata «aprendo» tutte le finestre protette dalle pesanti sbarre, alla continua ricerca dei posti dove si possa vigilare usufruendo di un maggiore circolo d'aria.

Quando entrano nel mio ampio ufficio, dove il ventilatore senza mai fermarsi mi dona sprazzi di respiro, leggo e comprendo dai loro occhi una linea di invidia e non li biasimo: forse dovrei spegnerlo per mostrare maggiore solidarietà, ma non lo faccio, so che se dovessi sprofondare nel caldo non riuscirei neanche più a leggere la più semplice delle carte, spero che mi perdonino e comprendano.
Intanto aspettiamo di vedere realizzato il «piano straordinario delle carceri» e noi tutti operatori penitenziari voliamo con la fantasia: immagino architetti di grido, Renzo Piano tra tutti, che discetta sulle soluzioni innovative che propone, vedo costruzioni bellissime e dai colori chiari, piene di aree verdi e con fontane sgorganti, con postazioni dignitose per i «baschi blu», con uffici gradevoli per il personale che al loro interno lavora, dove i magistrati ben volentieri si apprestino per compiere i loro atti giudiziari (convalide degli arresti, interrogatori), dove i detenuti barattano soltanto la loro libertà per i torti che hanno causato e non anche la dignità, dove i familiari incolpevoli delle persone detenute siano accolti con l'attenzione che merita ogni cittadino che ha un rapporto con la pubblica amministrazione, dove la pulizia, l'ordine e il valore del rispetto verso ogni persona compaiano in ogni anfratto dell'unico vero posto dove «comanda», solo ed esclusivamente, lo Stato. Nel frattempo mi godo la frescura della pioggia;
ad avviso degli interroganti, è avvilente, sconcertante e inaccettabile la situazione che si è determinata nel carcere di Trieste - e presumibilmente si verifica anche in altri istituti penitenziari - per cui i direttori dei penitenziari sono di fatti indotti ad amare «la pioggia, amano la grandine e le tempeste, amano il cattivo tempo, il freddo specialmente» -:
quali urgenti iniziative si intendano promuovere, sollecitare e adottare a fronte della drammatica situazione sopra descritta e denunciata.
(4-03776)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano Il Corriere Adriatico, nella sua edizione del 22 luglio 2009, ha pubblicato un articolo nel quale si racconta che «chi entra in manette nel penitenziario di Montacuto, da qualche settimana ormai, non ha una branda su cui dormire e deve arrangiarsi sdraiandosi su un materassino sul pavimento»;
circa sessanta dei 361 detenuti della casa circondariale anconetana dormono a terra, stipati in tre per ogni cella da due posti;
il sovrannumero nell'ultimo anno ha raggiunto livelli allarmanti e Montacuto registra una percentuale di esuberi del 109 per cento: è omologato per ospitare 172 reclusi, ma attualmente ne conta più dei doppio. Una situazione che potrebbe diventare ingestibile quando entrerà in vigore la norma dei pacchetto sicurezza che prevede il reato di immigrazione clandestina. Con la frontiera del porto a due passi, dove i clandestini vengono scoperti a dozzine tutte le settimane, Montacuto dovrebbe fronteggiare una nuova ondata di arresti che rischia di mandare fuori giri il sistema carcerario;
nel carcere di Montacuto ci sono poco più di 300 posti letto, e un detenuto su sei si deve sistemare alla meglio, passando la notte sui materassini, che in carcere sono lastre di resina, appoggiati sul pavimento della cella;
la direttrice del carcere, dottoressa Santa Lebboroni, ha chiesto da tempo nuove brande per fronteggiare l'emergenza, ma i «lettini» vengono realizzati in auto-produzione da detenuti di altre carceri italiane, che però negli ultimi mesi non riescono a star dietro all'aumento di domanda;

mentre i detenuti nel carcere di Montacuto aumentano, gli agenti di polizia penitenziaria diminuiscono: ci sono 120 agenti di polizia penitenziaria, 40 per ogni turno;
la situazione è tale che i dirigenti sindacali della polizia penitenziaria l'hanno definita «una bomba a orologeria» -:
se e come i Ministri interrogati intendano intervenire sulla grave situazione sopra descritta.
(4-03777)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
uno sconcertante episodio è stato riferito da agenzie di stampa e quotidiani e denunciato dal Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni relativo all'arresto, effettuato all'inizio di giugno 2009 all'Ospedale «Santo Spirito» di Roma di un uomo che aveva un carico penale di poco meno di tre mesi di carcere per il furto (commesso tre anni fa) di un filone di pane in un supermercato di Monte Mario a Roma. Ora l'uomo - un italiano senza fissa dimora condannato anche ad una ammenda pecuniaria di 4 centesimi - si trova nell'infermeria del braccio G14 del carcere di Rebibbia con un fine pena fissato al 3 settembre 2009;
«La storia di Silvio», dice il Garante dei detenuti del Lazio, «è l'emblema dell'attuale confusione che regna nel sistema della sicurezza italiano, che pensa di punire ogni tipo di condotta difforme dalla legge con la reclusione, con conseguenze drammatiche in termini di sovraffollamento e di recupero sociale dei reclusi. Una funzione, quella del recupero, garantita dalla Costituzione ma ormai praticamente abbandonata nelle carceri, perennemente alle prese con l'emergenza sovraffollamento»;
di vicende come questa i collaboratori del Garante ne hanno gestite diverse nelle carceri di tutto il Lazio: ad esempio, sempre a Rebibbia, un detenuto affetto da poliomielite ha raccontato di aver scontato un residuo di pena di 10 giorni sempre su un letto ed ogni volta che doveva spostarsi per le necessità elementari, la sua sedia a rotelle doveva superare i controlli di sicurezza;
secondo il Garante tutto ciò dovrebbe far riflettere sul fatto che, invece di contrastare il sovraffollamento con la costruzione di nuove carceri, si dovrebbe puntare ad una riforma del codice penale che preveda la reclusione per i casi veramente gravi e un sistema di misure alternative (ma non per questo meno penalizzanti del carcere) negli altri casi. Quello del sovraffollamento è, del resto, un problema evidente anche nel Lazio anche se con numeri in apparenza meno drammatici che altrove;
nella regione, infatti, al 20 luglio 2009 i detenuti reclusi erano 5.739 (5300 uomini e 439 donne), 2083 gli stranieri, a fronte di una capienza regolamentare di 4.765 posti: 1292 sono in attesa di primo giudizio, 979 gli appellanti e 521 i ricorrenti. Quelli definitivamente condannati sono 2755 -:
quali iniziative si intendano adottare, promuovere e sollecitare anche tenendo conto della grave ed autorevole denuncia del Garante dei detenuti del Lazio.
(4-03778)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
premesso che la Garante dei detenuti di Bologna, dottoressa Desi Bruno, come si

legge nel sito www.viaemilianet.it ha denunciato «che è ormai vanificato il progetto denominato "polo di accoglienza" che tanto apprezzamento aveva suscitato a livello nazionale»;
spiega sempre il garante, «laddove i detenuti nuovi venivano sottoposti ad un accurato screening infettivologico onde impedire la propagazione di eventuali malattie infettive, ora dato l'inverosimile numero di afflussi in carcere, i nuovi giunti vengono ammessi senza aver completato l'iter diagnostico-terapeutico o, addirittura, trasferiti direttamente nelle sezioni comuni». Una situazione che ha portato, prosegue la dottoressa Bruno, «all'inesistenza di fatto del reparto infermeria, venendosi a configurare una situazione che ha il profilo dell'emergenza sanitaria»;
al posto dei detenuti malati o convalescenti, «ora è stato allocato chiunque, così una sezione che prima conteneva 40 persone, ne contiene 115 con punte di 125», tanto che «il dirigente sanitario ritiene di dover richiedere la classificazione della sezione come comune e non più come infermeria»;
la garante esprime preoccupazione per «il permanere dell'emergenza determinata dalla costante presenza di tossicodipendenti alle quali non è garantita, anche dove c'è richiesta, non solo possibilità di inserimento, ma neppure una possibilità di custodia attenuata dove prevalgano le esigenze di cura» -:
se e come i Ministri interrogati intendano intervenire sulla grave situazione sopra descritta;
in particolare se e come intendano operare perché ai detenuti reclusi nel carcere bolognese sia completato lo screening infettivologico che non viene più effettuato e se e come si intenda intervenire a fronte di quella che viene definita «emergenza sanitaria».
(4-03779)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
a proposito della più volte denunciata - anche con interrogazioni parlamentari presentate dalla prima firmataria del presente atto e da altri deputati - in cui versa il carcere di Ravenna, Romagna Oggi nella sua edizione del 21 luglio 2009 riferisce che anche il Ministero della giustizia avrebbe riconosciuto il «pauroso sotto organico» delle forze che devono gestire la drammatica situazione del carcere;
nel carcere di Ravenna al momento operano in tutto 48 agenti, che devono occuparsi di 177 detenuti (la capienza massima è di 62);
nelle ultime settimane, 18 agenti su 48 si sono ammalati, e nove «per stati di ansia, dovuti certamente anche al lavoro che svolgono»;
gli agenti di polizia penitenziaria lavorano in media quasi dodici ore al giorno, e alcuni arrivano a fare anche 71 ore di straordinario in un mese;
questa situazione non consente riposi settimanali, possibilità di programmare le ferie, e a volte vengono anche richiesti altrove, per coprire carenze di personale di altre strutture della regione;
nonostante i lavori per cercare di migliorare la struttura (sono occorsi sette anni per sistemare le docce e i bagni), le celle non sono a norma di legge («in sette metri e mezzo dormono in tre») e si registrano gravi infiltrazioni d'acqua nella zona dei «semiliberi», in cui sono ospitati dei detenuti;
il sindaco della città di Ravenna Fabrizio Matteucci in più occasioni ha denunciato i rischi che tale situazione comporta per la sicurezza; e in proposito ha scritto «tre volte al ministro Alfano, a giugno 2008, dopo la mia visita al carcere, il 25 maggio di quest'anno e l'ultima volta

il 30 giugno, per chiedergli un incontro. Ma a nessuna delle tre lettere finora ho avuto risposta» -:
quali siano i motivi che impediscono al Ministro della giustizia di incontrare il sindaco di Ravenna, o comunque di rispondere alle sue sollecitazioni;
quali urgenti iniziative si intendano promuovere, sollecitare e adottare a fronte della drammatica situazione sopra descritta e denunciata.
(4-03780)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano «La Repubblica» nella sua edizione del 21 luglio 2009 ha pubblicato un articolo nel quale si riferisce che in Toscana le carceri «sono al collasso, c'è il 50 per cento di detenuti in più»;
l'allarme sulla situazione dei penitenziari in Toscana lo lancia il direttore del dipartimento regionale per la salute in carcere Francesco Ceraudo, autore di un'indagine sulle condizioni dei detenuti;
secondo questa indagine, le strutture sono 17, dopo la recente chiusura di Pontremoli ed Empoli, compresi il minorile e lo psichiatrico di Montelupo. I posti disponibili sono 2.836 ma i reclusi al 30 giugno 2009 risultavano 4.284;
sempre secondo il direttore Ceraudo gli effetti del sovraffollamento sono vari: «Rende precarie le strutture edilizie e le più elementari regole di igiene personale ed ambientale. In certi casi nelle celle per due detenuti ce ne stanno anche in sei, e per 22 ore al giorno. Una follia. Questo vuol dire maggiore assistenza medica e più farmaci. Senza tenere conto della difficile convivenza tra detenuti, in gran parte extracomunitari, di etnie diverse, che danno origine a situazioni di violenza. Proteste, scioperi della fame, gesti di autolesionismo sono molto frequenti in questo periodo. Si tratta di espedienti che servono per emergere dalla triste, confusa realtà dei numeri» -:
quali urgenti iniziative si intendano promuovere, sollecitare e adottare a fronte della drammatica situazione sopra descritta e denunciata.
(4-03781)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
come riferisce il sito web Tusciaweb.it il 21 luglio 2009, una delegazione composta dal consigliere regionale del Lazio, Anna Pizzo, dall'assessore al bilancio della Regione Lazio, Luigi Nieri, dal Presidente del Comitato europeo per la prevenzione della tortura, Mauro Palma, da Giancarlo Torricelli e Sara Bauli dell'Arci Viterbo e da rappresentanti dell'associazione «Antigone», si è recata al carcere «Mammagialla» di Viterbo;
al termine della visita la delegazione ha messo in luce le difficili condizioni di vita nel carcere, in particolare un grave affollamento: 690 detenuti, più del doppio della capienza regolamentare;
come ha riferito il consigliere Anna Pizzo, «all'interno del carcere c'è una situazione di vita complicata, anche perché il numero delle ore destinate alla socialità e alle attività formative è ridotto all'osso. In questo modo è difficile proseguire nel percorso di rieducazione dei ristretti. Sono poche anche le attività di studio e formazione»;
si registra una preoccupante carenza di personale. Risulta infatti all'attivo solo il 60 per cento di quello previsto -:
quali urgenti iniziative si intendano promuovere, sollecitare e adottare a fronte della drammatica situazione sopra descritta e denunciata.
(4-03782)

CICCHITTO e CARLUCCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
da alcune settimane il gruppo editoriale Espresso-Repubblica sta effettuando una violenta campagna di stampa utilizzando ad arte notizie provenienti da procedimenti non ancora giunti all'udienza preliminare;
ad avviso dell'interrogante il gruppo editoriale Repubblica-Espresso non gioca una partita giornalistica, ma politica con l'obiettivo di scardinare gli equilibri politici usciti dalle elezioni persino utilizzando, come fattore di destabilizzazione, l'attacco ad ogni aspetto, meglio se falso, della vita privata del Presidente Berlusconi, ricorrendo ad ogni mezzo, con prevalenza a quelli illeciti. È evidente, ad avviso dell'interrogante che ci troviamo di fronte ad un nuovo tipo di eversione. Coloro i quali a livello politico cavalcano questa tigre non si rendono conto che d'ora in avanti la vita privata di ogni personaggio pubblico sarà esposta ad ogni possibile ricatto e ad ogni possibile manipolazione. Mancava solo questo per arrivare all'imbarbarimento totale della vita politica italiana -:
se, in questo quadro non risulti al Ministro che Repubblica ed Espresso diffondano elementi coperti dal segreto istruttorio;
quali iniziative anche normative il Ministro intenda adottare circa l'utilizzo e la comunicazione alla collettività di notizie comunque coperte da segreto istruttorio e che vengono poste all'attenzione dell'opinione pubblica in maniera distorta ed unilaterale;
se sia in condizione di accertare, nell'ambito delle sue competenze, con quali autorizzazioni o consensi ancorché taciti e/o espliciti si continui a violare, ad avviso dell'interrogante, il segreto istruttorio anche e solo con riferimento alla notitia criminis.
(4-03792)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

PELINO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la linea ferroviaria Sulmona-Carpinone è entrata in funzione il 18 settembre 1892, con una tradizione ultrasecolare, ha un tracciato di 118 chilometri e, oltre a servire numerosi centri, quindi rivestendo fondamentale funzione di pubblica utilità, tocca numerose rinomate località turistiche montane (Rivisondoli, Pescocostanzo, Roccaraso, discendendo per Isernia, fino a Napoli), ha numerosi dislivelli sino ai 1.268 metri di Rivisondoli, con una linea che presenta una pendenza massima del 28 per mille ed un raggio di curvatura minimo di 240 metri grazie alla realizzazione di numerose opere di ingegneria, con 25 chilometri di galleria e numerosi viadotti, gallerie paravalanghe, muri protettivi e addirittura la piantagione di diverse pinete, come nella tratta campo di Giove (L'Aquila)-Palena (Chieti), servendo la popolazione che potrebbe rimanere isolata, visto che la strada provinciale campo di Giove-Palena, viene spesso chiusa al traffico in inverno, causa neve e slavine;
questa linea ferroviaria, oltre ad avere le suddette caratteristiche pregevoli, anche dal punto di vista paesaggistico, rappresenta un indispensabile mezzo di collegamento per la popolazione residente, consentendo di evitare l'isolamento e contribuendo allo sviluppo, anche turistico, con funzione strategica dal punto di vista geografico, collegando il mare Adriatico col mare Tirreno;
l'utilizzo della linea, è di fondamentale importanza per la popolazione, anziani, pendolari, studenti visto che è collegata efficacemente ai centri capoluogo e consente di usufruire delle strutture indispensabili

(università, scuole, ospedali enti ed istituti pubblici, e altre);
detta linea, è riconosciuta come una delle più belle e suggestive d'Europa per l'alta perizia ingegneristica e per le bellezze dei territori che attraversa, tanto da essere rinomata come la ferrovia dei parchi e questa vocazione ambientale e turistica, va difesa e tutelata, tanto che sono stati spesi negli anni passati 25 miliardi delle vecchie lire per il rinnovamento del binario di alcune tratte e che, nel complesso, tutte le tratte sono state accuratamente monitorate e ammodernate nell'arco di un trentennio, (le stazioni di Campo di Giove e Carovilli sono dotate di deviatoi a ritorno elastico, che hanno permesso la chiusura delle stesse con risparmio di personale) e sono in corso lavori di copertura radio in galleria per l'utilizzo dei telefoni cellulari, con importo a base di gara di euro 1.600.000,00, il che, denota l'attenzione al mantenimento della ferrovia in estrema efficienza ed affidabilità per la sicurezza e il miglior rendimento per l'utenza e per la valorizzazione della predetta vocazione turistica, fonte di notevoli risorse economiche per la regione;
non da ultimo, è da citare l'importante ruolo della tratta ferroviaria che attraversa un territorio, anche montano, sia in Abruzzo che in Molise, classificato a rischio sismico di 1a categoria e ciò, consente la fondamentale opera di soccorso in caso di sisma, che è stato espletato sin dal 1984 al tragico terremoto del 5 aprile scorso, in occasione del quale, hanno avuto un fondamentale ruolo le ferrovie interne, anche per la messa a disposizione di 16 carrozze con cuccette, con oltre 800 posti letto, per la popolazione sfollata, tanto che la stazione ferroviaria de L'Aquila, grazie al collegamento ferroviario con Sulmona, è diventata un centro di riferimento per la città, in stretta collaborazione con la protezione civile;
l'interrogante è a conoscenza, grazie ad elementi acquisiti ed anche ad una petizione popolare, che si potrebbe prospettare la possibile soppressione della linea ferroviaria Sulmona-Carpinone, con ricadute preoccupanti sulla popolazione abruzzese e molisana, dal punto di vista economico, sociale, turistico e ambientale, per la tutela paesaggistica, con forte penalizzazione delle aree montane e di quelle depresse dell'entroterra, penalizzate ed emarginate, con la privazione dei servizi pubblici essenziali, senza contare il danno occupazionale che si andrebbe ad aggiungersi allo stato di crisi della Regione Abruzzo, gravemente colpita, soprattutto dopo le conseguenze devastanti del sisma, delle industrie della Val Peligna e dello stato di calamità che ancora flagella l'economia della Regione e la vita della popolazione tutta;
si rende perciò indispensabile evitare che la soppressione dei treni effettuata con l'orario invernale in vigore dal 14 dicembre 2008, sia la premessa di un sostanziale ridimensionamento della linea se non addirittura di un'eventuale chiusura; sin da ora, si lamenta un grave disagio, infatti, transitano sulla linea solo 4 treni nei giorni lavorativi (Sulmona Napoli) e nemmeno sono abilitati alle fermate in tutte le stazioni;
si renderebbe opportuno addirittura potenziare il servizio già offerto alla popolazione quantomeno, ripristinando le percorrenze soppresse sia nell'Abruzzo che nel Molise -:
quali sono gli intendimenti, circa il ridimensionamento o l'eventuale chiusura della importante linea Sulmona-Carpinone e quali iniziative, per tutto quanto in premessa, intenda intraprendere il Governo, per evitare la soppressione della linea, per ripristinare la piena efficienza della tratta in vigore, come prima della riduzione nel dicembre 2008 ed, anzi, per potenziare della linea ferroviaria stessa, considerando l'essenziale ruolo di pubblica utilità per la popolazione, le caratteristiche orografiche e strutturali, che hanno comportato ingenti somme investite per mantenere la linea stessa a perfetto regime, strategico per il rischio sismico incombente e per l'alta vocazione turistica,

con notevoli ripercussioni economiche ed occupazionali per le regioni interessate, nonché ambientale per le bellezze paesaggistiche e boschive, che ne hanno fatto conoscere ed apprezzare i pregi, in tutta l'Europa.
(5-01686)

CASSINELLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da domenica 5 a sabato 18 agosto 2009 verranno svolti alcuni lavori di manutenzione alla galleria Monte Galletto, facente parte del tratto autostradale della A7;
ciò implica che, in tale periodo, rimarrà chiuso al traffico il tratto autostradale della A7 tra il bivio con la A12 e il casello di Genova-Bolzaneto;
il periodo individuato per lo svolgimento dei lavori è certamente uno dei più trafficati dell'anno, per via dell'enorme quantità di mezzi che dalle regioni del nord Italia, e da Paesi stranieri come Svizzera, Austria, Germania, si dirigono verso le località balneari della Riviera ligure, della Costa azzurra e della Versilia, e verso le stazioni marittime di Genova e Savona;
ciò inevitabilmente causerà lunghe code in autostrada e congestionerà anche il traffico urbano all'interno del territorio del Comune di Genova;
si calcola che il costo per le casse del Comune di Genova sarà di circa 500 mila euro, tra straordinari agli agenti di Polizia municipale, interventi per la gestione della viabilità, segnaletica provvisoria e implemento del servizio di trasporto pubblico -:
per quali ragioni si sia ritenuto di chiudere la galleria Monte Galletto tra il 5 ed il 18 agosto, cioè nei giorni di maggior transito di mezzi, quando i lavori avrebbero potuto essere svolti prima di giugno o dopo settembre, periodi in cui la situazione del traffico è decisamente migliore.
(5-01692)

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI e RIVOLTA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
i disservizi causati al trasporto aereo dalla compagnia CAI sono stati oggetto già di numerose interrogazioni del primo firmatario del presente atto;
il Governo ha accolto numerosi ordini del giorno che invitano alla liberalizzazione del trasporto aereo;
sono diminuiti in misura notevole ed inaccettabile i collegamenti Linate-Fiumicino; ad esempio, in data 27 luglio 2009, tra le ore 11 e le ore 13.30 è previsto un solo collegamento alle ore 13, effettuato da un piccolo aeromobile con meno di 80 posti; il risultato è che numerosi passeggeri in lista di attesa dovranno essere «riprotetti» sul volo delle 13.30;
i collegamenti attuali Linate-Fiumicino sono di gran lunga inferiori rispetto a quelli precedenti all'aggregazione Alitalia-Air One -:
quali siano gli intendimenti del Ministro in ordine all'ormai improcrastinabile liberalizzazione del settore, con particolare riferimento alla tratta Linate-Fiumicino.
(4-03772)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano La Repubblica nella sua edizione del 27 luglio 2009 ha pubblicato un articolo dal titolo «Milano, treni all'amianto abbandonati in periferia»;
nel citato articolo si riprendono la denuncia e le segnalazioni di alcuni ferrovieri che riferiscono di treni all'amianto abbandonati senza vigilanza sui binari di alcuni scali alla periferia di Milano, una

situazione che «ha fatto emergere quella che potrebbe essere una bomba ambientale»;
secondo le segnalazioni, i vagoni e i locomotori arrugginiti e sventrati, su cui spicca la «A» di amianto, si trovano nel grande scalo «smistamento» tra il capoluogo e il comune di Pioltello, dietro alle montagne russe di un luna park e a ridosso di zone abitate, aziende e di una strada trafficata;
detti vagoni e locomotori si troverebbero senza protezione «nonostante un protocollo siglato da FS preveda per il materiale accantonato una serie dettagliata di norme di sicurezza»;
i resti di un altro treno abbandonato si troverebbero ad alcuni chilometri, tra la stazione centrale e lo scalo di Greco; si tratta di vetture andate a fuoco il 3 maggio 2009, e attualmente, secondo le testimonianze di abitanti del luogo fungerebbero da dormitorio per senza-tetto;
come riferito dal segretario milanese della Filt-Cgil Rocco Ungaro, «il programma di bonifica di questi mezzi dovrebbe essere terminato da un pezzo. Se questo è lo stato delle cose l'azienda deve immediatamente risanare i piazzali e terminare lo smaltimento» -:
se quanto sopra riferito corrisponda al vero;
in caso affermativo, quali iniziative si intendano promuovere, sollecitare e comunque adottare perché sia accertato in tempi rapidi la pericolosità dei rottami delle Ferrovie dello Stato con componenti di amianto.
(4-03783)

BORDO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la società Tirrenia di Navigazione s.p.a., il cui capitale è interamente di proprietà pubblica, è titolare della concessione pubblica per il servizio di trasporto marittimo sulla tratta Manfredonia-Vieste-Isole Tremiti;
la suddetta concessione garantisce la copertura del servizio nel periodo giugnosettembre con la motonave «Pacinotti», entrata in funzione nel 2006 a seguito dell'incremento della domanda di trasporto;
grazie all'esistenza di tale collegamento, il porto di Manfredonia si è consolidato come terminal particolarmente gradito ai viaggiatori ed ai turisti diretti alle isole Tremiti provenienti dalla Capitanata e dalla Puglia meridionale, oggi costretti a raggiungere il porto di Termoli e, dunque, disincentivati ad intraprendere il viaggio;
già nel 2008, in violazione di quanto stabilito nella concessione ministeriale, il servizio di collegamento è stato sospeso in anticipo rispetto alla scadenza fissata, provocando un grave disservizio agli utenti che hanno prenotato e pagato i biglietti e danni notevoli alle agenzie di viaggio e agli operatori del settore turistico che hanno dovuto far fronte a questa vera e propria emergenza -:
se il Governo sia a conoscenza della mancata attivazione del servizio di collegamento marittimo Manfredonia-Vieste-Isole Tremiti e quali iniziative intenda intraprendere per tutelare i cittadini e i soggetti economici danneggiati dalla decisione della società Tirrenia di Navigazione s.p.a. di non attivare il servizio di collegamento.
(4-03796)

SAMPERI, BURTONE e BERRETTA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la strada statale 417 Catania-Gela è un'arteria ad alto rischio per la velocità, gli accessi laterali e le curve pericolose che causano spesso gravi sinistri;
a tutt'oggi non si è provveduto al raddoppio delle corsie, ma l'Anas è intervenuta per mitigare i rischi con interventi

puntuali, alcune rotatorie, per svincolare alcune strade provinciali consortili che si trovano in quel territorio;
la mancanza di illuminazione delle rotatorie ha determinato però nelle ore serali e notturne un aumento dei rischi che mettono in serio pericolo l'incolumità degli automobilisti -:
come il Ministro interrogato intenda intervenire per risolvere, nell'immediato, il mancato allaccio dell'energia elettrica e, nel medio-lungo termine, l'annosa questione del raddoppio delle corsie.
(4-03800)

BENAMATI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'Alta e Media Valle del Reno (Bologna) ospita importanti realtà artigianali ed industriali e rappresenta una delle maggiori realtà economiche ed occupazionali nel contesto montano emiliano;
l'Alta Valle del Reno è un territorio a forte vocazione turistica e conta tra le sue fonti di attrazione le terme di Porretta, gli impianti sciistici del Corno alle Scale e l'omonimo Parco Regionale;
la strada statale (SS) 64 «Porrettana» rappresenta ad oggi l'unica linea di collegamento viaria tra il Comune di Sasso Marconi, connesso a Bologna tramite il casello sulla autostrada A1 Milano-Napoli, tutti i Comuni del Medio ed Alto Reno e Pistoia a sua volta collegata con l'autostrada A11 Firenze-Mare;
la SS 64 vede sovrapporsi le due funzioni di transito su lunghe percorrenze e di servizio locale, cosa che produce una elevata eterogeneità di traffico che va dall'autovettura al veicolo pesante;
la «Porrettana» è contraddistinta da sezione ed andamento plano-altimetrico sempre meno idoneo ad accogliere un traffico ad oggi pesante ed intenso;
la SS 64 mostra anche problematiche relative alla sicurezza stradale, crea problemi di inquinamento atmosferico e acustico nei centri abitati, ed è ormai caratterizzata da tempi di percorrenza elevati e poco concorrenziali per le realtà produttive e turistiche presenti sul territorio;
gli enti locali e le associazioni di categoria presenti su tutto il territorio della Media e Alta Valle del Reno (ASCOM, CNA, CONFARTIGIANATO E CONFESERCENTI), unitamente a molti comitati di cittadini, hanno più volte manifestato l'esigenza di creare un collegamento autostradale tra la valle del Setta e la valle del Reno, per avvicinare l'intera area alla rete di trasporto autostradale e specificatamente all'autostrada A1 Milano-Napoli;
la Provincia di Bologna, con il supporto della Regione Emilia-Romagna nell'ambito delle possibilità offerte dalla legge n. 30 del 1998, ha elaborato uno studio di fattibilità di un collegamento autostradale Setta-Reno («Passante») che, dipartendosi dall'autostrada in un punto della Valle del Setta prossimo alla località Rioveggio, si dirige verso la Valle del Reno attestandosi in un punto poco più a sud della città di Vergato (Bologna);
la Regione Emilia Romagna e la Provincia di Bologna, nei limiti delle loro competenze sembrano disponibili a supportare un percorso volto alla realizzazione di tale opera infrastrutturale di collegamento autostradale -:
quali iniziative intenda assumere per l'auspicata realizzazione di questo intervento infrastrutturale e per favorire l'attivazione della procedura di ricerca del proponente concessionario tramite Anas considerata l'importanza strategica che questa opera riveste per tutto il sistema dell'Alta e Media Valle del Reno e per un'ampia parte della Provincia di Bologna.
(4-03801)

TESTO AGGIORNATO AL 7 LUGLIO 2010

INTERNO

Interrogazione a risposta immediata:

MINNITI, SORO, SERENI, BRESSA, GIACHETTI, QUARTIANI, AMICI, ZACCARIA, BORDO, D'ANTONA, FERRARI, FONTANELLI, GIOVANELLI, LANZILLOTTA, LO MORO, NACCARATO, PICCOLO, POLLASTRINI e VASSALLO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dagli organi di informazione, è di cinque poliziotti feriti e di due ragazzi fermati il bilancio degli scontri avvenuti nella notte tra il 25 e il 26 luglio 2009 a Marina di Massa (Massa Carrara). A scontrarsi sono stati alcuni esponenti dei «carc» (comitati di appoggio alla resistenza per il comunismo), che stavano dando vita a una «ronda proletaria antifascista», contro giovani della destra locale, che hanno istituito delle ronde sotto la sigla «sss» (servizio sociale di sicurezza);
agli scontri, secondo una notizia riportata dall'Ansa, di cui si chiede eventuale conferma al Ministro interrogato, avrebbe partecipato un maresciallo dei carabinieri in servizio a Pisa;
come questo episodio dimostra, l'istituzione delle ronde previste dal cosiddetto «disegno di legge sicurezza» del Governo, ora legge n. 94 del 2009, non solo non garantirà un miglior controllo del territorio, ma produrrà tensioni, confusione e, di fatto, maggiore insicurezza;
queste «ronde», su cui il Presidente della Repubblica ha espresso perplessità all'atto della promulgazione della legge n. 94 del 2009, da un lato mettono apertamente in discussione prerogative essenziali di uno Stato democratico e dall'altro fanno irrompere in un campo così delicato, come quello della sicurezza, il peggior spirito di fazione politica -:
se il Ministro interrogato intenda promuovere, nell'ambito dell'iniziativa legislativa del Governo, l'abrogazione della norma che istituisce le cosiddette «ronde», per fermare questa pericolosa deriva.
(3-00627)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CONTENTO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in seguito alle modifiche introdotte dall'articolo 23 della legge 7 luglio 2009, n. 88, «la somministrazione di alcolici e il loro consumo sul posto, dalle ore 24 alle ore 07.00, possono essere effettuati esclusivamente negli esercizi muniti della licenza prevista dall'articolo 86, primo comma, del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza»;
la modifica ha introdotto una sanzione amministrativa per chiunque vende o somministra alcolici su spazi o aree pubbliche diverse;
vi è il dubbio che tali modifiche impediscano o limitino tale somministrazione anche in occasione di sagre o di analoghe iniziative legate ad eventi o tradizioni culturali o popolari, che contribuiscono alla conoscenza del territorio oltre che dei prodotti nazionali, spesso di qualità, che contraddistinguono l'offerta turistica ed agroalimentare;
appare opportuno un immediato chiarimento circa il dubbio sollevato da più parti anche in considerazione del fatto che il periodo estivo registra il maggior numero di iniziative di questo genere -:
se le modifiche legislative introdotte con la «legge comunitaria 2008» impediscano o limitino la somministrazione di alcolici nel corso delle iniziative richiamate ed, in caso affermativo, in quali termini e con quali conseguenze in caso di violazione.
(5-01687)

SCHIRRU, CALVISI, FADDA, MARROCU, MELIS, ARTURO MARIO LUIGI PARISI e PES. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
gli incendi degli ultimi giorni, una settimana segnata da morti e distruzione: due le vittime, quasi 25 mila ettari in fumo e 1.200 capi di bestiame carbonizzati solo nella zona del sassarese, e poi a seguire in tutto il territorio regionale, che hanno colpito la regione Sardegna, hanno messo a dura prova l'intero sistema di contrasto e lotta agli incendi boschivi;
c'è quasi incredulità nella sala operativa del Corpo forestale della regione nel confermare che l'emergenza sembra davvero finita. Fermi tutti gli aerei della flotta antincendi: al lavoro ci sono ancora le squadre di terra per le ultime verifiche sui roghi di ieri dopo le operazioni di bonifica completate già in serata. (ANSA);
la Federazione nazionale della sicurezza CISL in rappresentanza dei Vigili del fuoco ha espresso attraverso un comunicato inviato dal segretario regionale agli organi d'informazione la situazione in cui versa il Corpo nazionale dei vigili del fuoco in Sardegna;
la FNS lamenta la mancanza di mezzi e di organizzazione, di raccordo e coordinamento con il corpo forestale, e che, insieme alla drammaticità e alla portata degli incendi, hanno reso vano l'impegno straordinario dei vigili del fuoco, mezzi non adatti a combattere gli incendi boschivi e vecchi di 25 anni che dovevano essere rimodernati in occasione del G8, spostato in Abruzzo insieme agli investimenti per i mezzi e riduzione della presenza nel territorio e soprattutto scarsa capillarità;
la FNS ha rivolto un appello a rinforzare le basi dei vigili del fuoco con personale che conosca la Sardegna e quindi con tutti i vigili del fuoco sardi disponibili, attualmente dislocati in altre regioni, unici a conoscere il territorio e a poter essere decisivi nella guerra al fuoco;
le squadre sono spesso costrette ad operare con un organico al di sotto del numero minimo. Nonostante nel 2007 sia stato siglato un protocollo d'intesa tra il Ministero dell'interno e dell'allora presidente della regione Sardegna Soru, che prevedeva tra le altre cose, la fornitura di idonei mezzi per fronteggiare l'emergenza degli incendi boschivi, di fatto ancora nulla è stato realizzato;
sarebbe opportuno poi che ci si adoperasse per una capillare presenza del Corpo nel territorio regionale durante l'arco dell'anno e che si potenziassero i 4 comandi provinciali anche per svolgere meglio l'attività di prevenzione -:
se non ritenga opportuno intervenire con autorevolezza per il rafforzamento dei distaccamenti regionali e se, almeno per i mesi estivi, il personale sardo con la qualifica di capo squadra e vigile, in servizio nella penisola, venga trasferito presso i comandi della Sardegna.
(5-01688)

Interrogazioni a risposta scritta:

ALESSANDRI e STUCCHI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la città Reggio Emilia sta diventando sempre di più il centro di snodo di fenomeni illegali volti permettere l'ingresso irregolare di extracomunitari sul territorio nazionale;
è del 27 luglio 2009 l'ultimo episodio delittuoso in materia di ingresso illegale di extracomunitari accaduto a Montecchio Emilia (Reggio Emilia) che vede l'arresto di due funzionari delle Poste SpA i quali emettevano certificati falsi per favorire l'arrivo illegale in Italia di persone straniere;
l'episodio fa riferimento ad una operazione condotta dalla Procura di Larino (Isernia) ma che aveva il suo cuore di attività a Reggio Emilia, dove con l'intervento

illegale dei funzionari delle Poste SpA si permetteva a persone straniere di entrare clandestinamente in Italia allo scopo convalidando la documentazione ufficiale da inviare alla Questura per assentire l'entrata dello straniero in ragione di una promessa di lavoro, in vero anch'essa falsa, effettuata da imprese locali e così ottenere infedelmente un permesso di soggiorno;
non si tratta di un caso isolato, infatti nel territorio delle province di Reggio Emilia, di Parma e di Modena, sono frequenti avvenimenti che coinvolgono persone clandestine spesso fatte arrivare nell'ambito delle attività di vere e proprie organizzazioni malavitose dedite allo sfruttamento dell'immigrazione. Si tenga presente che nel caso di cui trattasi, ad ogni clandestino si chiedeva fino a 10.000 euro per ottenere la documentazione falsa;
appare ormai inderogabile effettuare una attenta verifica dello stato di salute della presenza di immigrati stranieri nel territorio di Reggio Emilia e controllare se le procedure atte al loro ingresso manifestino o meno segni divergenti rispetto allo standard di riferimento -:
se non intendano intensificare le attività di controllo e di vigilanza sul fenomeno illegale dell'ingresso degli stranieri nel territorio di Reggio Emilia e delle province limitrofe e se non ritengano che sia opportuno provvedere ad aumentare la dotazione di personale delle forze dell'ordine in tali ambiti territoriali in maniera da controllare più efficacemente i processi che generano lo sfruttamento dell'immigrazione.
(4-03784)

BOCCHINO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 27 ottobre 2008, il Presidente del Consiglio Comunale di Sessa Aurunca (Caserta) faceva pervenire al protocollo dell'ente le proprie dimissioni dalla carica;
a seguito di tali dimissioni, così come indicato nel regolamento del consiglio comunale (articolo 6, comma 13) e dello Statuto (articolo 26, comma 14), bisognava procedere alla rielezione del presidente il più presto possibile e, comunque, entro e non oltre il termine massimo di venti giorni dalle stesse dimissioni;
dalla data delle dimissioni ad oggi si sono succedute diverse sedute di consiglio comunale senza che si sia addivenuti all'elezione del nuovo presidente;
da un'attenta lettura delle disposizioni legislative, statutarie e regolamentari sembra evincersi che in caso di non elezione del presidente, per mancanza del numero legale, non possa procedersi alla discussione ed approvazione di altri argomenti (l'elezione è da porsi sempre al primo punto all'ordine del giorno del consiglio), poiché il summenzionato articolo 26 dello statuto stabilisce che per la validità della «seduta», con all'ordine del giorno tale elezione, occorre la presenza di almeno due terzi dei componenti l'assemblea;
utilizzando un'interpretazione assai estensiva dell'articolo 39 del Testo Unico degli enti locali, relativa alla fattispecie della presidenza del consiglio comunale affidata al consigliere anziano «quando lo statuto non dispone diversamente» (e lo statuto del comune di Sessa aurunca dispone diversamente, disciplinando la figura del vicepresidente), in occasione dei consigli comunali che, a rigore di norma, si sarebbero dovuti dichiarare conclusi preso atto della mancanza del prescritto numero legale dei due terzi dei consiglieri, ai sensi della previsione sopra riportata, le riunioni si sono invece tenute in quanto presiedute dal consigliere anziano;
nel corso di tali consigli, si è proceduto all'approvazione di numerosi provvedimenti che, quindi, risulterebbero viziati, stante la violazione del mancato rispetto del quorum strutturale necessario per considerare valide le sedute che recavano al primo punto dell'ordine del giorno l'elezione del presidente;
l'elezione del presidente del consiglio comunale è certamente un atto dovuto e,

pertanto, la sua mancata effettuazione potrebbe integrare gli estremi della grave e persistente violazione di legge che, ai sensi dell'articolo 141, comma 1, del Testo Unico degli Enti Locali, comporta lo scioglimento del consiglio comunale -:
quali iniziative intenda intraprendere per verificare il corretto funzionamento del consiglio comunale di Sessa Aurunca, al fine di adottare i necessari provvedimenti di competenza governativa.
(4-03802)

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta orale:

CICCIOLI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'Università Politecnica delle Marche, unitamente all'Università «Magna Grecia» di Catanzaro, ha presentato ricorso al Tar del Lazio per impugnare, previa sospensiva, i provvedimenti tesi all'accorpamento federativo presso un altro ateneo (sede capofila) di alcune scuole di specializzazione di area medica, in seguito alle disposizioni ministeriali che stabilivano gli accorpamenti per tutti gli Atenei del territorio nazionale al fine di razionalizzare le risorse e l'offerta formativa per i medici specializzandi;
nonostante il ricorso le suddette università, atenei di Ancona e Catanzaro, contribuivano, presso le rispettive «sedi capofila», alla costituzione delle commissioni giudicatrici del concorso per l'ammissione alle scuole di specializzazione per l'anno accademico 2008-2009;
le prove, regolarmente svolte, sono terminate il 16 giugno 2009;
il 18 giugno 2009 con ordinanza n. 2765/2009 il Tar del Lazio, accoglieva il ricorso presentato dall'Università Politecnica delle Marche e dall'Università di Catanzaro, concedendo la sospensiva;
tuttavia le università presso cui erano state svolte le prove e assegnatarie dei contratti ministeriali, non potendo conoscere nel merito il contenuto dell'ordinanza, hanno proceduto regolarmente all'immatricolazione dei vincitori dei concorsi;
stante l'indisponibilità dell'Ateneo di Ancona di far svolgere l'attività assistenziale-formativa ai vincitori assegnati a tale sede per lo svolgimento della loro formazione, il 29 giugno (un giorno prima dell'inizio dell'attività lavorativa e didattica stabilita a livello nazionale), l'Ateneo di Bologna sospendeva l'immatricolazione dei soli medici designati a svolgere la loro attività presso l'Ateneo di Ancona;
si fa presente che il concorso è stato svolto su graduatoria unica per contratti ministeriali assegnati alla sede concorsuale e solo successivamente i vincitori, immatricolati presso l'Ateneo capofila, sono stati assegnati a svolgere attività presso le diverse sedi delle scuole di specializzazione, nel caso specifico di Ancona, presso le sedi di Bologna, di Ferrara e di Ancona;
il provvedimento dei Rettore dell'Ateneo di Bologna di sospensione ha colpito soli i medici destinati ad Ancona;
analoga situazione a Bari, a Foggia e a Napoli, dove l'ateneo partenopeo ha negato addirittura l'immatricolazione di tutti i vincitori di contratti ministeriali per le scuole federate con l'Ateneo calabrese, compresi i medici destinati a svolgere la loro attività presso la sede partenopea -:
se i Ministri interrogati non ritengano opportuno adottare un provvedimento d'urgenza teso a salvaguardare il diritto di tutti i medici che hanno svolto regolarmente le prove concorsuali risultandone vincitori, cui viene negata la possibilità di prendere servizio, con evidente discrepanza di trattamento nei confronti dei

loro colleghi destinati ad altre sedi che da giorni svolgono con regolarità la loro attività usufruendo delle risorse didattiche ed economiche predisposte.
(3-00626)

Interrogazione a risposta in Commissione:

RUVOLO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
alcuni docenti, che avevano partecipato alle prove concorsuali relative al corso-concorso selettivo per il reclutamento di dirigenti scolastici per la scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado, pubblicato in data 26 novembre 2004 sulla 4a serie speciale, n. 94 della Gazzetta Ufficiale, hanno fatto ricorso al Consiglio di giustizia amministrativa per la regione Sicilia, contestando la procedura di valutazione degli elaborati, i cui verbali di valutazione sono stati annullati con sentenze nn. 447 e 478 depositate il 25 maggio 2009;
la richiesta di annullamento di tali verbali è stata accolta poiché è stata contestata l'assenza del Presidente nelle due Commissioni al momento della correzione degli elaborati, dovendo lo stesso spostarsi da una commissione all'altra, violando il combinato disposto dall'articolo 8 del bando di concorso e dall'articolo 2, comma 7, del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 30 maggio 2001, n. 341, giacché le Commissioni giudicatrici nei concorsi, devono necessariamente contenere un numero dispari di componenti, non inferiore a tre e la stessa composizione deve rimanere invariata durante la correzione di tutti gli elaborati;
a seguito dell'approvazione della graduatoria degli ammessi a sostenere la prova orale, altri docenti della regione Sicilia, risultando non ammessi, hanno presentato ricorso al Tribunale amministrativo regionale del Lazio e, vedendo la loro richiesta respinta, hanno presentato in seguito ricorso in appello al Consiglio di Stato, che non si è ancora espresso sulla questione -:
quali iniziative intenda adottare al fine di mantenere valida la graduatoria già approvata dall'ufficio scolastico regionale della Sicilia, permettendo allo stesso tempo, ai docenti che hanno presentato ricorso giurisdizionale al Tribunale amministrativo regionale, al Consiglio di Stato o al Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione Siciliana nei tempi previsti dalla legge, di partecipare, a domanda e previa frequenza obbligatoria di un corso di formazione, ad una nuova prova orale con una commissione appositamente istituita.
(5-01690)

Interrogazioni a risposta scritta:

STRIZZOLO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il Governo in data 23 luglio 2008 ha accolto come raccomandazione l'ordine del Giorno Strizzolo n. 9/1386/192, con cui si impegnava «1) ad adottare le opportune iniziative normative volte ad integrare, già in occasione della prossima finanziaria, gli stanziamenti per le istituzioni universitarie; 2) a monitorare l'impatto delle disposizioni richiamate in premessa al fine di valutare l'opportunità di rivedere i criteri di riparto dei finanziamenti al fine di riequilibrare gli stanziamenti in favore delle università attualmente sottofinanziate»;
sempre il Governo in data 8 gennaio 2009, ha accolto come raccomandazione l'ordine del giorno Strizzolo n. 9/1966/58, con cui si impegnava «in sede di riparto delle risorse aggiuntive, previste dal provvedimento in esame, a definire modalità e indirizzi che tengano conto della necessità di ristorare - almeno parzialmente - la condizione finanziaria delle Università ingiustamente sottofinanziate»;
nella individuazione dei criteri e degli indirizzi con cui il ministero dell'Istruzione,

università e ricerca ha proceduto all'assegnazione del 7 per cento del FFO pare non abbia trovato riscontro l'impegno assunto dal Governo - con l'accoglimento dei due ordini del giorno sopracitati - di inserire fra i criteri di riparto, oltre che quelli della qualità e del merito, anche quello della dimensione del sottofinanziamento che alcune università italiane - fra queste anche quella di Udine - hanno subito ingiustamente in questi anni -:
quali siano gli esatti criteri e indirizzi adottati per l'assegnazione dei fondi;
quali siano le motivazioni in base alle quali, pare, non sia stato inserito anche il dato del sottofinanziamento;
se e quando intenda porre rimedio alla ingiusta penalizzazione finanziaria che diversi atenei hanno subito in questi anni oltre ai tagli che l'interrogante reputa generalizzati e non selettivi applicati con la manovra dell'estate 2008.
(4-03769)

REGUZZONI, MONTAGNOLI e DAL LAGO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in data 23 luglio 2009 il quotidiano La Repubblica dava notizia di una polemica tra taluni dirigenti della sede regionale veneta e rappresentanti della provincia di Vicenza in merito al rapporto tra numero totale di dirigenti scolastici veneti e numero di tali dirigenti nati in Veneto;
il giornale citato riportava numeri e cifre inerenti a tale rapporto numerico sia nelle varie regioni, sia complessivamente e livello di Paese -:
se i numeri citati siano corretti;
quali siano i dati, generali e regione per regione, dei rapporti numerici in premessa, ed in particolare: numero dirigenti nati nella Regione ed assegnati alla stessa; numero dirigenti assegnati alla Regione per ogni regione; numero dirigenti nati nella Regione; numero dirigenti totale del Ministero per ogni regione; numero dirigenti assegnati alla Regione; totale studenti della Regione per ogni regione;
se e quali altri dati possano essere forniti per meglio capire il fenomeno;
quali siano i dati dei rapporti numerici sopra descritti e riferiti in particolare al corpo docente;
quali siano i dati dei rapporti numerici sopra descritti e riferiti in particolare al personale non docente, compreso il personale ex ATA.
(4-03773)

LATTERI, BELCASTRO, COMMERCIO, LO MONTE, LOMBARDO, IANNACCONE, MILO e SARDELLI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa ampiamente diffuse risulta che gli organismi competenti per la formulazione delle valutazioni per la distribuzione della quota premiale del finanziamento ministeriale per le università hanno esitato una graduatoria che vede particolarmente in sofferenza le università del centro e del sud, con l'attribuzione di penalizzazioni particolarmente gravi;
i criteri utilizzati risultano generici e rivolti a costruire valutazioni indifferenziate sia per quanto attiene ai contesti economici e sociali dei territori di operatività delle singole università, sia per quanto attiene all'utilizzazione dei laureati delle varie università sul territorio nazionale;
i fondi premiali sono stati distribuiti in base alla qualità della ricerca, tenendo conto: per il 50 per cento delle valutazioni dell'agenzia Civr sulla qualità della ricerca in base a parametri internazionali; per il 20 per cento del numero dei ricercatori e dei docenti che hanno partecipato a progetti di ricerca italiani valutati positivamente; per il 30 per cento della capacità delle Università di intercettare finanziamenti europei per la ricerca;

in base alla qualità della didattica, tenendo conto: per il 20 per cento della percentuale dei laureati che trovano lavoro a 3 anni dal conseguimento della laureai; per il 20 per cento delle Università che tengono corsi con i propri insegnanti di ruolo e che limitano il ricorso a contratti e docenti esterni. In questo modo si vuole limitare la pratica non virtuosa della proliferazione di corsi ed insegnamenti non necessari e affidati a personale non di ruolo; per il 40 per cento della quantità degli studenti che si iscrivono al secondo avendo fatto almeno i 2/3 degli esami del primo anno. Questo per premiare le Università che curano la didattica e in generale gli atenei che limitano la dispersione; per il 20 per cento delle Università che danno la possibilità agli studenti di valutare attraverso un questionario la qualità della didattica e la soddisfazione per i corsi di laurea frequentati;
tali parametri non utilizzano alcun criterio correttivo dipendente dalle condizioni economiche e sociali locali e, in particolare, non adottano alcun criterio correttivo connesso alla differente facilità di accesso a risorse e facilitazioni localmente differenziati e, pertanto, trattano come se fossero eguali situazioni profondamente differenti per condizioni di contesto;
le difficoltà contestuali sono note a tutti ma sembra non siano stati tenuti in alcuna considerazione da coloro che hanno definito criteri eguali per comparare situazioni diseguali, dimostrando in tal modo ad avviso dell'interrogante, quanto meno, una colpa grave nella definizione e dei criteri della cui elaborazione sono incaricati;
le università meridionali continuano a formare professionisti di altissima qualità che sono assunti dalle imprese di tutto il mondo, anche a preferenza dei laureati delle stesse università eccellenti e di quasi irrilevante produzione;
nessun criterio è stato elaborato per definire un riconoscimento per l'utilizzazione professionale in sede territoriale diversa da quella di formazione di giovani laureati che, secondo il recente rapporto SVIMEZ, continuano ad alimentare il mercato del lavoro di alta qualificazione del settentrione e dell'intera Europa;
l'insufficienza dei criteri di distribuzione del finanziamento determina una mortificazione delle università meridionali per mancato riconoscimento dello sforzo di produzione del servizio alle attuali e storiche condizioni di contesto, nonché una ulteriore e grave mortificazione per l'intera comunità meridionale per il mancato riconoscimento dei costi di formazione di professionisti di elevata qualificazione che vengono impiegati senza alcun costo dall'intero sistema produttivo e dei servizi del settentrione;
l'attuale modello di distribuzione comporta l'attualizzazione distorta e non solidale di un principio colonialista e non federalista, nel campo della formazione universitaria e in tutti i settori nei quali la recente legge sul federalismo dovrebbe (al contrario) determinare l'effetto di garanzia di livelli essenziali delle prestazioni paritarie per tutto il territorio nazionale, perequative e rispettose dei principi essenziali di cittadinanza;
l'effetto di rottura in due tronconi del sistema universitario italiano, lungi dal misurare una reale differenza qualitativa, costituisce solo la certificazione delle differenti condizioni di operatività;
un'attuazione del principio federalista che si fermasse solo alla registrazione delle differenze esistenti, senza predisporre alcun correttivo perequativo, determinerebbe una rottura irreversibile degli equilibri, consacrerebbe lo squilibrio fra meridione e settentrione, distruggerebbe ogni capacità di ripresa delle università meridionali e le condannerebbe a sicura chiusura;
una simile politica costituisce solo manifestazione di miopia e di incapacità di valutare adeguatamente il contributo fornito dalle università meridionali, dalle

istituzioni e dalla società che le sorreggono, allo sviluppo culturale e professionale dell'intera Nazione -:
quali iniziative, concretamente rispettose del principio di unità nazionale sostanziale, come garanzia del perseguimento di obiettivi comuni in tutti gli Atenei; del principio di solidarietà contributiva, come garanzia di parità di qualità dei servizi a parità di criteri contributivi e di utilizzazione dei risultati della formazione; del principio di eguaglianza fra cittadini, come garanzia di pari opportunità per i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi; del principio di giustizia distributiva, come garanzia di equità e di riconoscimento delle diversità di condizioni economiche e sociali di contesto,
intenda assumere:
a) per modificare il decreto di attribuzione della quota premiale, per adeguare i criteri alla realtà economica e sociale, per correggere l'effetto amplificatore delle difficoltà storiche e del continuo drenaggio di risorse e garantire il riequilibrio, professionali e finanziarie, dal Meridione al settentrione;
b) per evitare che l'elaborazione delle prossime norme di attuazione della riforma federalista risultino, ancora una volta, penalizzanti nei confronti delle università meridionali;
c) per garantire alle università meridionali il giusto riconoscimento delle difficoltà nelle quali operano e, soprattutto, il giusto compenso per lo straordinario contributo che forniscono alla formazione della classe dirigente di alta qualificazione dell'intera Nazione.
(4-03794)

ZAZZERA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
le Rappresentanze sindacali unitarie del comparto Scuola sono giunte a scadenza;
la legge attualmente vigente non ammette deroghe e quindi occorre procedere alla rielezione delle Rappresentanze Sindacali unitarie del comparto Scuola;
come la medesima normativa vigente dispone, le elezioni in parola sono state regolarmente indette da una delle organizzazioni sindacali aventi titolo a farlo (precisamente dalla FLC-CGIL). La legge recita infatti: «le elezioni vengono indette dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative singolarmente o congiuntamente»;
in data 3 luglio 2009 nella riunione disposta all'uopo in sede ARAN, l'ARAN medesima - che avrebbe dovuto limitarsi al proprio ruolo istituzionale di parte terza e dare il via alla definizione del calendario delle elezioni - ha rifiutato di svolgere il proprio compito istituzionale ed ha rinviato sine die la seduta, irritualmente rifiutando persino di procedere alla verbalizzazione della stessa nonostante le proteste dei rappresentanti della FLC-CGIL;
in data 22 luglio 2009 in una nuova riunione svoltasi presso l'ARAN è stata presentata una mera «bozza» di calendario elettorale e, nonostante le richieste della FLC-CGIL, non s'è proceduto alla definizione del rituale (ed obbligatorio per legge) protocollo d'intesa cui è chiesta la sottoscrizione da parte delle organizzazioni sindacali proclamanti le elezioni, quindi s'è trattato di un'ennesima riunione senza alcun impegno specifico, chiusasi con un nuovo nulla di fatto. Il tale sede il Presidente dell'ARAN ha messo in rubrica ulteriore riunione nel (vasto ed indeterminato) periodo che, va dal 30 luglio al 4 settembre;
le «motivazioni» addotte dall'ARAN - alla quale singolarmente si associano anche le organizzazioni sindacali CISL, UIL, SNALS e Gilda, ad avviso dell'interrogante perché, in conflitto d'interessi, temono una débacle elettorale avendo appoggiato la controriforma Gelmini - paiono palesemente irricevibili, dal momento che quello che di fatto si appalesa

come un rinvio sine die delle elezioni sarebbe giustificato dalla presenza di un decreto-legge del Ministro Brunetta sinora mai sottoposto né al Parlamento né al Consiglio dei Ministri, che solo qualora venisse approvato rinvierebbe di tre anni tutte le elezioni per il rinnovo delle Rappresentanze sindacali unitarie del pubblico impiego;
sia l'ARAN che il Governo sono tenuti al rispetto delle leggi vigenti e non di quelle eventualmente «in divenire»;
un eventuale rinvio delle elezioni RSU, oltre alla FLC-CGIL danneggerebbe anche altri sindacati come l'Unicobas Scuola, che attendono la consultazione per provare la propria rappresentatività ed acquisire i diritti sindacali al momento negati, occasione che a termini di legge avviene solo ogni tre anni;
la cosa riveste una fondamentale questione di democrazia sindacale;
i tempi istituzionali per la definizione del calendario sono prossimi alla scadenza -:
quali iniziative intenda adottare il Governo per assicurare il rispetto delle norme da parte dell'ARAN, nonché l'adozione in tempi brevi dello specifico Protocollo e la calendarizzazione definitiva delle elezioni RSU in un comparto così grande ed importante come la scuola, il cui milione di addetti fra insegnanti ed ATA attende con ansia la chiusura del contenzioso e giustamente pretende il rispetto delle proprie prerogative in materia di rielezione delle rappresentanze sindacali.
(4-03795)

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, il Ministro per il turismo, per sapere - premesso che:
ogni anno in Italia si registrano circa 135 mila abbandoni di animali domestici, di cui 45 mila cani e 90 mila gatti, che finiscono per strada e di questi l'80 per cento muore per effetto di incidenti, fame, malattie e bocconi avvelenati prima di arrivare in un canile;
i canili attualmente ospitano, secondo dati ufficiali del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, oltre 150.000 cani rinchiusi in strutture note per essere paragonate a dei lager, mentre si stimano in 600.000 quelli liberi sul nostro territorio (cani randagi, vaganti ed inselvatichiti) con preoccupanti conseguenze sulla incolumità pubblica. Infatti, sono ben 45.000 gli incidenti d'auto, con oltre 200 morti e 4.000 feriti, dovuti, negli ultimi 10 anni, agli abbandoni di cani sulla rete autostradale ed extraurbana, per non parlare delle aggressioni da branco, in molti casi con esiti mortali, come nel recente caso avvenuto nella provincia di Ragusa con la morte del povero Giuseppe Brafa;
timidi segni di controtendenza negli abbandoni si stanno registrando nel 2009 grazie all'efficacia dell'ordinanza del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali del 6 agosto 2008, «Ordinanza contingibile ed urgente concernente misure per l'identificazione e la registrazione della popolazione canina», che ha reso più incisiva la dissuasione degli abbandoni rendendo obbligatoria l'apposizione del microchip sugli animali. Secondo i dati dell'Associazione italiana difesa animali e ambiente (AIDAA), che monitora gli afflussi in 100 canili rappresentativi sparsi in tutta Italia, vi è stato nel mese di giugno 2009 un lieve ma significativo calo dei cani randagi accalappiati e ospitati rispetto allo stesso mese dell'anno precedente. Parlando in numeri, per il solo mese di giugno, si è passati dai 2.700 randagi accolti del 2008 ai 1.400 del 2009: quindi un calo di meno 700 cani;

ciò non significa che il problema va verso una sua definitiva soluzione, ma che occorre puntare su strumenti normativi volti a favorire un'applicazione più stringente delle leggi a tutela degli animali;
il fenomeno degli abbandoni non è imputabile solo all'incoscienza dei cittadini ma anche all'inerzia delle istituzioni preposte all'applicazione delle leggi, in particolare degli enti locali e delle ASL. Secondo dati del censimento annuale di tutte le amministrazioni locali, condotto dall'AIDAA, sono ben 1.600 i comuni italiani che hanno dichiarato che nel loro ordinamento non prevedono nessun servizio di prevenzione del randagismo e non applicano nessuna delle disposizioni previste dalla legge quadro 14 agosto 1991, n. 281, in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo, viceversa più della metà dei comuni che hanno attivato tali servizi hanno ammesso di non aver mai disposto controlli sulla salute e sul trattamento dei cani affidati alle strutture convenzionate;
è notorio, altresì, che il fenomeno degli abbandoni diventa più acuto nel periodo estivo, quando le famiglie italiane trascorrono più tempo fuori dalle proprie abitazioni principali, perché molte località turistiche non prevedono servizi specificatamente rivolti alle famiglie e ai singoli con animali al seguito. Anzi è diffuso da parte delle amministrazioni comunali opporre sempre più ostacoli all'accesso degli animali nei luoghi e negli spazi pubblici, con divieti, che il più delle volte sono risultati irregolari. Infatti, benché i provvedimenti di divieto siano emessi dalle stesse amministrazioni, va tenuto conto che per poter vietare l'ingresso di un cittadino con un animale domestico al seguito occorre un'ordinanza che preveda il divieto motivato, l'estensione oraria di tale divieto e la firma esplicita del sindaco o di un assessore o comandante dei vigili urbani delegato. Inoltre, pena l'invalidità dell'ordinanza stessa, essa deve essere pubblicata negli albi pretori dei singoli comuni recando sul retro il numero di riferimento e la data di scadenza. Da indagini condotte dalle associazioni animaliste la metà dei divieti, in particolare nelle località balneari per l'accesso in spiaggia, non presenta tali requisiti e numerose sono le cause pendenti e vinte dai cittadini nei confronti di quelle amministrazioni che hanno comminato multe per accessi di animali «irregolarmente» non consentiti;
sono diffusi in tutta Europa le aree verdi, le spiagge e gli spazi pubblici regolamentati e attrezzati per l'accesso dei cani, mentre in Italia, per divieti e diffidenze, si continuano ad accumulare ritardi ingiustificati a danno non solo delle politiche di prevenzione del randagismo ma della stessa economia turistica;
gli amministratori pubblici sono tenuti ad improntare la propria attività in direzione della tutela degli animali, della salvaguardia della pubblica incolumità e di una attenta programmazione affinché la voce randagismo non rappresenti più quel dramma sociale e quel notevole impegno finanziario che oggi rappresenta;
la non corretta gestione del fenomeno randagismo da parte degli amministratori locali, in ossequio ai principi di buona amministrazione e quindi di economicità, efficacia ed efficienza, si configurerebbe come un danno pubblico con conseguente rischio di giudizio per responsabilità degli stessi amministratori -:
se il Ministro interpellato, nell'ambito delle proprie competenze, non intenda assumere iniziative tese ad una piena e corretta applicazione della legge quadro 14 agosto 1991, n. 281, in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo, e ad adoperarsi, di intesa con le regioni, affinché vengano riservate in ogni località turistica luoghi e spazi pubblici adeguatamente attrezzati per l'accesso regolato di animali.
(2-00440)«Ceccacci Rubino, Bocchino».

Interrogazione a risposta in Commissione:

DAMIANO, GATTI e MARIANI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 72, comma 11, decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, stabiliva che nel caso di compimento dell'anzianità massima contributiva di 40 anni del personale dipendente, le pubbliche amministrazioni potessero risolvere, fermo restando quanto previsto dalla disciplina vigente in materia di decorrenza dei trattamenti pensionistici, il rapporto di lavoro con un preavviso di sei mesi;
l'INPS decideva di applicare la norma contenuta nell'articolo 72 del decreto-legge n. 112 del 2008 ai soli dirigenti di livello generale (prima fascia), tale decisione aveva comportato il pensionamento del dottor Lencioni, direttore regionale per la Toscana, il quale avendo raggiunto il 1o novembre 2008 i 40 anni di anzianità contributiva massima, riceveva immediatamente il preavviso di risoluzione del contratto di lavoro e dal 1o novembre 2009 cessava di essere dipendente dell'INPS;
l'articolo 6, comma 3, della legge 4 marzo 2009, n. 15, ha modificato il citato articolo 72, subordinando l'esercizio della facoltà di risoluzione anticipata del rapporto di lavoro al compimento dell'anzianità massima di servizio effettivo di 40 anni;
alla data del licenziamento il dottor Lencioni possedeva il requisito dell'anzianità contributiva massima, grazie al riscatto degli studi di laurea, ma non quello dei 40 anni di servizio effettivo;
il dottor Lencioni, in base alle nuove disposizioni normative, proponeva ricorso presso il Tribunale di Firenze allo scopo di ottenere in via d'urgenza la reintegra nel posto dirigenziale di direttore della sede regionale toscana dell'INPS, tale ricorso veniva, però, respinto con ordinanza emessa il 23 marzo 2009;
a tale ordinanza il dottor Lencioni proponeva reclamo lamentando che il Giudice aveva erroneamente ritenuta inapplicabile ai dirigenti pubblici impiegati la tutela reintegratoria prevista dall'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, con ciò operando una indebita equiparazione tra questi ultimi e i dirigenti privati, escludendo alla base la sussistenza del fumus boni iuris della tutela cautelare da lui invocata;
il ricorrente affermava invece che tale sussistenza doveva essere riconosciuta se solo si fosse considerato che nel corso del periodo di preavviso era entrata in vigore il suddetto articolo 6, comma 3, della legge n. 15 del 2009, il quale modificava l'articolo 72, comma 1, del decreto-legge n. 112 del 2008; pertanto egli non avrebbe potuto essere licenziato, dovendosi ritenere applicabile al rapporto di lavoro ancora in corso, appunto in fase di preavviso, la norma sopravvenuta, della quale aveva immediatamente manifestato la volontà di volersi avvantaggiare, prima in sede stragiudiziale, poi col ricorso d'urgenza;
al rapporto di lavoro dei dirigenti pubblici, inoltre, poteva applicarsi la tutela reintegratoria di cui all'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, grazie al richiamo contenuto nell'articolo 51, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2001; in tal senso si era pronunciata anche la Corte di Cassazione con indirizzo recentemente consolidatosi;
il Tribunale di Firenze, in data 6 luglio 2009, accoglieva il reclamo del dottor Lencioni revocando l'ordinanza del 23 maggio 2009 e ordinando all'INPS di riammettere in servizio il dottor Lencioni nell'incarico di direttore regionale della Toscana;
il dottor Lencioni non è stato ancora reintegrato in servizio -:
quali iniziative intenda adottare al fine di consentire al dottor Lencioni, come

ordinato dal Tribunale di Firenze in data 6 luglio 2009, di essere immediatamente riammesso in servizio come direttore regionale dell'INPS.
(5-01691)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

NASTRI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'Italia è il Paese europeo che ha il maggior numero di prodotti Dop e Igp che testimoniano le peculiarità del nostro territorio e che rappresentano l'eccellenza delle nostre produzioni e il presidio a difesa dei redditi dei nostri produttori;
da anni però i prodotti agricoli e agroalimentari italiani di qualità subiscono numerosi tentativi di frode e sofisticazione all'estero e, cosa ben più grave, in patria dove la legislazione nazionale si è dimostrata spesso troppo blanda per punire con severità i sofisticatori e i controlli insufficienti per limitare i danni causati dalla contraffazione dei marchi e dall'uso indebito delle denominazioni di origine;
nel tempo sono venuti alla luce scandali di dimensione globale che hanno interessato i prodotti a denominazione d'origine;
le sofisticazioni dei nostri prodotti avvengono sia perché le aziende produttrici non si assoggettano ai sistemi di controllo pur usando il marchio a denominazione di origine, cosa che comporta un indebito sfruttamento della notorietà del marchio, sia perché viene di sovente violato il disciplinare di produzione utilizzando anche materie prime di provenienza estera -:
se non sia necessario avviare un programma straordinario di controllo sulle aziende e sui prodotti che si avvalgono dei marchi a denominazione di origine;
se non si ritenga utile e urgente adottare iniziative finalizzate a riformare la normativa vigente per la tutela della denominazione di origine, aggravando le sanzioni per i trasgressori.
(5-01697)

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RAPPORTI CON LE REGIONI

Interrogazione a risposta immediata:

BRUGGER e ZELLER. - Al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
ai fini delle norme di attuazione dello statuto di autonomia del Trentino-Alto Adige Südtirol, hanno un ruolo fondamentale su base regionale la commissione paritetica composta di dodici membri, dei quali sei in rappresentanza dello Stato, e su base provinciale la commissione per le norme di attuazione relative alle materie attribuite alla competenza della provincia di Bolzano, composta di sei membri, di cui tre in rappresentanza dello Stato;
è prassi costante che in occasione delle elezioni politiche nazionali e delle elezioni nelle province autonome di Bolzano e Trento vi sia il rinnovo dei rappresentanti nelle commissioni paritetiche, mentre nel 2008 ciò è avvenuto esclusivamente per i rappresentanti delle province autonome di Bolzano e Trento e della regione e non da parte del Governo, nonostante sia passato oltre un anno dal rinnovo delle Camere;
in regione e nelle province autonome su materie essenziali vi sono norme di

attuazione già definite e su cui è indispensabile il parere che le commissioni paritetiche non possono pronunciare, in attesa del loro completamento con la nomina dei rappresentanti dello Stato;
ciò contribuisce a rendere più difficile l'azione di governo nelle province autonome, anche in ragione dei principi di convivenza e di tutela delle minoranze linguistiche, giacché le commissioni paritetiche sono essenziali in una visione moderna e dinamica dell'autonomia speciale;
la mancata nomina dei rappresentanti del Governo nelle commissioni paritetiche appare in contraddizione con gli impegni recepiti nella legge delega sul federalismo fiscale a tutela delle autonomie speciali;
il Governo ha preannunciato più volte l'indicazione dei rappresentanti nelle commissioni, senza mai dar seguito a tale impegno -:
quali siano le ragioni che ad oggi hanno impedito al Governo i necessari adempimenti in ordine alle commissioni paritetiche e quali siano gli indirizzi che il Governo intende adottare con urgenza.
(3-00632)

TESTO AGGIORNATO AL 28 FEBBRAIO 2011

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta immediata:

VERSACE e BALDELLI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la crisi economica e finanziaria internazionale, che in questi ultimi tempi ha coinvolto anche il nostro Paese, ha prodotto effetti negativi sul sistema produttivo e sull'occupazione ed ha investito un numero notevole di imprese, penalizzando particolarmente quelle di media e piccola dimensione, maggiormente esposte al rischio di una contrazione del credito da parte del sistema bancario;
il Governo ha adottato dei provvedimenti a sostegno della produzione e dell'occupazione, nonché misure dirette a dare stabilità al settore bancario: il decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, che, all'articolo 11, ha previsto il potenziamento finanziario del fondo di garanzia alle piccole e medie imprese, l'estensione dello stesso anche alle imprese artigiane e il ricorso alla garanzia dello Stato, quale ultima istanza per assistere gli interventi del fondo;
sono state adottate importanti misure per la ripresa ed il sostegno delle piccole e medie imprese anche con il decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 aprile 2009, n. 33, che ha previsto un ulteriore incremento della dotazione finanziaria del fondo di garanzia per gli anni 2010, 2011 e 2012, anche in considerazione dell'estensione degli interventi per quanto attiene al consolidamento delle situazioni debitorie delle imprese;
la presenza sul territorio di piccole e medie imprese rappresenta un fondamentale serbatoio di crescita imprenditoriale e di sviluppo -:
quale sia l'effettiva operatività delle misure previste per il fondo di garanzia.
(3-00628)

COTA, LUCIANO DUSSIN, DAL LAGO, REGUZZONI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BRIGANDÌ, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DESIDERATI, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOGLIATO, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIBELLI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, LUSSANA, MACCANTI, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MONTAGNOLI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
gli organi di stampa locali hanno riportato negli ultimi giorni numerose notizie relative a disservizi da parte della compagnia telefonica Telecom Italia, in riferimento ai mal funzionamenti delle linee telefoniche e delle linee adsl, che stanno causando gravi disagi a tutta la cittadinanza;
i cittadini lamentano isolamenti telefonici per intere settimane, ritardi nelle riparazioni delle linee telefoniche e delle strade comunali utilizzate dalla Telecom Italia per lavori sulla rete, impossibilità di utilizzare la rete internet per lunghi periodi;
internet, la posta elettronica, la linea per gli accessi rapidi sulla rete sono diventati per gli imprenditori e per le piccole e grandi aziende uno strumento indispensabile nello svolgimento della propria attività, senza il quale si rischia di rimanere esclusi dalla competizione commerciale;
le strutture di ricezione turistica presenti sui territori coinvolti, che utilizzano le linee telefoniche ed internet come strumento base per la propria attività, vengono danneggiate da questi disservizi, che disincentivano, fra l'altro, l'afflusso di turisti;
aziende italiane, produttrici di beni di fama internazionale, vedono danneggiata la propria immagine e il proprio fatturato a causa dell'impossibilità di ammodernamento dei propri sistemi di comunicazione;
i sindaci di molti comuni coinvolti, principalmente di piccoli comuni situati nel Nord d'Italia, hanno denunciato, attraverso i mezzi di informazione, la seria e preoccupante situazione che si trovano a vivere i propri cittadini a causa di questi disagi imputabili alla compagnia Telecom Italia, particolarmente gravi per coloro che sono costretti a lavorare dal proprio domicilio, a causa di impossibilità fisiche e gravi problemi di salute, utilizzando strumenti informatici e telematici;
la società Telecom è incaricata, ai sensi dell'articolo 58, comma 3, del decreto legislativo n. 259 del 2003, «Codice delle comunicazioni elettroniche», di fornire il servizio universale telefonico su tutto il territorio nazionale;
ai sensi dell'articolo 61, comma 4, del medesimo codice, nell'ambito della direttiva per la qualità e le carte dei servizi di telefonia vocale fissa e per il servizio universale (delibera 49/09/CSP), l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha fissato i valori obiettivo per l'anno 2009, ossia gli standard generali degli indicatori di qualità del servizio universale per la telefonia vocale fissa, che l'impresa designata, attualmente Telecom Italia, si deve impegnare a raggiungere;
tra gli obiettivi di qualità sono indicati, fra gli altri, il tempo di fornitura dell'allacciamento iniziale, che non deve superare i 18 giorni, e il tempo di riparazione dei malfunzionamenti, che non deve superare le 48 ore;
gli utenti lamentano una notevole discordanza fra gli standard imposti alla compagnia telefonica e quelli effettivamente applicati, ritenendo ingiusto il pagamento del canone a fronte di un mancato servizio da parte di Telecom Italia;
nonostante i circa 5 miliardi di euro annui che Telecom Italia percepisce grazie al solo canone telefonico su 26 milioni di linee, finalizzato a mantenere ed ammodernare la rete telefonica, tuttora circa il 15-20 per cento delle centrali non possono erogare i servizi adsl per la presenza di apparecchiature limitanti;
la società Telecom Italia, ai sensi dell'articolo 14-bis della legge n. 223 del 2006, ha presentato all'Autorità garante per le comunicazioni degli impegni in cui indica, fra gli obiettivi, quello di soddisfare

i clienti finali attraverso concreti interventi per lo sviluppo e il miglioramento della qualità della rete e dei servizi -:
quali interventi il Ministro interrogato, per quanto di sua competenza, intenda mettere in atto al fine di tutelare i diritti degli utenti consumatori, che hanno subito e continuano a subire disagi nella propria vita personale e professionale a causa dei disservizi imputabili alla compagnia Telecom Italia, valutando il rispetto degli impegni assunti, in particolare l'effettivo utilizzo delle risorse economiche derivanti dal canone mensile per gli investimenti sulle infrastrutture telefoniche.
(3-00629)

FAVIA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il 13 gennaio 2009 è avvenuto il passaggio di consegne ufficiali da parte del commissario liquidatore di Alitalia s.p.a. alla Compagnia aerea italiana (Cai), con la relativa operatività e i diritti di volo che sono stati trasferiti ai soci della nuova compagnia. I soci Cai hanno, quindi, sottoscritto un impegno finanziario di 847 milioni di euro;
il passaggio dell'ex compagnia di bandiera alla Cai è stato finora contrassegnato da perdite economico-finanziarie, non solo per il bilancio dello Stato, ma anche per migliaia di cittadini che avevano investito i propri risparmi in Alitalia SpA, e da un costo sociale altrettanto pesante per i lavoratori colpiti direttamente dalla crisi Alitalia;
il progetto Cai mostra ancora una volta tutta la sua fragilità. Come riporta Il Sole 24 ore del 15 luglio 2009, la nuova compagnia «è tra le peggiori compagnie in Europa per i ritardi dei voli», senza contare i voli quotidianamente cancellati;
nei primi tre mesi del 2009 il 26,2 per cento dei voli a breve e medio raggio è arrivato in ritardo. In pratica, la compagnia si colloca al ventiquattresimo posto in Europa sulle 27 censite dalle statistiche dell'Aea, associazione di Bruxelles tra i vettori tradizionali;
inoltre, ad agosto 2009 la compagnia dovrà prepararsi a pagare la prima rata - circa 138 milioni di euro - per gli asset della vecchia Alitalia e, quindi, la seconda rata a fine 2010, al netto dei debiti della vecchia Alitalia;
nei giorni scorsi il commissario della vecchia Alitalia, Augusto Fantozzi, come riportato da diversi quotidiani, ha ricevuto la lettera della Cai, relativamente alla prima rata che la nuova compagnia si era impegnata a versare, sulla base di impegni concordati nel mese di novembre 2008, per l'acquisto dei beni e degli aerei della vecchia Alitalia, e la cifra contenuta nella lettera sarebbe stata inferiore di circa la metà rispetto alle intese prese;
come se non bastasse, si parla, infine, di un possibile buco di bilancio di quasi 500 milioni di euro a fine 2009 per la nuova compagnia -:
con quali garanzie per la tutela del capitale umano e logistico, gli asset della vecchia Alitalia vadano a confluire nella nuova compagnia Cai, visto che quest'ultima fino ad oggi non ha rispettato gli accordi con i sindacati e il Governo, e se non intenda adoperarsi al fine di favorire un progetto e un reale piano industriale in grado seriamente di rispondere alle attuali inefficienze con investimenti strategici in grado di rilanciare la compagnia aerea, che sempre più rischia di essere relegata a mediocre compagnia regionale.
(3-00630)

MANNINO, ROMANO, RUVOLO, NARO, DRAGO, VIETTI, ANNA TERESA FORMISANO, OCCHIUTO, LIBÈ, GALLETTI e COMPAGNON. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la crisi economica, in corso di svolgimento da tutto il 2008 sino ad oggi, ha determinato e sta determinando forti difficoltà al sistema delle imprese produttive;

in particolare, hanno risentito di queste difficoltà le piccole e medie imprese del Sud, che hanno dovuto fare ricorso, anche quelle più grandi, alla cassa integrazione;
in questo quadro di difficoltà si muovono le imprese produttive che hanno beneficiato del sostegno previsto dalla legge n. 488 del 1992 e degli strumenti di agevolazione affini, come patti territoriali ed altro;
queste imprese si sono venute a trovare in una delicata condizione nella quale non hanno potuto, né possono ottemperare alla realizzazione del carico occupazionale, previsto come criterio di determinazione dell'intervento di sostegno ed agevolazione;
si profila una situazione alquanto preoccupante che potrebbe portare alla decadenza o anche alla revoca del finanziamento;
sarebbe allora opportuno, con una visione realistica, procedere alla sospensione dell'obbligo assunto a realizzare un determinato carico occupazionale;
la sospensione, e non esenzione, potrebbe essere successivamente ristabilita, con provvedimento amministrativo ministeriale, quando il ciclo della crisi sarà superato -:
se non ritenga opportuno adottare provvedimenti che possano ovviare alle criticità espresse in premessa.
(3-00631)

Interrogazione a risposta orale:

BERGAMINI e CARLUCCI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il Comune di Siena, con delibera di Giunta comunale n. 892 del 15 dicembre 1999, ha fatto realizzare da Telecom s.p.a. verso corrispettivo, grazie ad un prevalente contributo iniziale della banca Monte dei Paschi, una rete via cavo ibrida che gestisce ed ha gestito in passato, tramite la società interamente partecipata dal comune Siena Innovazione s.r.l., oggi in via di liquidazione e sostituita nelle sue funzioni di gestore dal Consorzio Terrecablate - interamente partecipato dagli enti locali della provincia di Siena. Il duplice obiettivo perseguito è quello di eliminare, per motivi estetici, dai tetti delle case di Siena parabole ed antenne, e di entrare nel settore della teleradiodiffusione, dando luogo ad una vera e propria televisione della pubblica amministrazione;
attraverso tale rete via cavo, dal 2002, il comune di Siena distribuisce per otto ore al giorno il programma, a tutti gli effetti generalista, «canale civico CCS cable tv», prodotto dall'ente comunale con finalità che avrebbero dovuto essere di mera comunicazione istituzionale, poi disattese;
il Comune, dopo aver vietato con regolamento edilizio l'installazione delle parabole e demolito a proprie spese, mediante delibera, decine di migliaia di antenne dai tetti delle case della città - unico mezzo di ricezione dei programmi via etere terrestre -, ha deciso di ritrasmettere nella rete via cavo, assieme al proprio «CCS cable tv», un numero limitato di programmi di emittenti teleradiodiffusive locali e nazionali e della RAI, senza un unanime e formale consenso, pur se già irradiati correttamente a Siena via etere terrestre. Consta all'interrogante che detti programmi sono stati selezionati arbitrariamente dal comune e da Siena Innovazione s.r.l. senza corresponsione di compenso alcuno per diritto d'autore ed in evidente dispregio dei principi di «neutralità tecnologica», leale concorrenza e «libertà d'antenna»;
in alcuni casi la qualità del segnale cablato è risultata, a seguito di apposita certificazione, inferiore a quella del segnale irradiato dagli impianti di trasmissione via etere terrestre, ricevuto precedentemente tramite le antenne site sugli immobili. Ciò è dovuto al fatto che parte dell'utenza è ancora oggi fornita di apparecchi ricevitori in commercio non in

grado di attuare appieno la nuova sintonizzazione, per cui la stessa è stata penalizzata;
alla rete via cavo nella città di Siena non è garantito libero accesso, essendo necessario il consenso del Comune sia per gli aspetti tecnici, di qualità del segnale sia per la scelta dei programmi da inserirvi;
la decisione del Comune di Siena di dotarsi di una propria rete televisiva è in palese violazione:
a) dell'articolo 16, comma 12, della stessa legge, in base al quale «la concessione non può essere rilasciata ad enti pubblici, anche economici, a società a prevalente partecipazione pubblica e ad aziende ed istituti di credito»;
b) del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, recante «Testo unico della radiotelevisione», il cui articolo 5, comma 1, lettera b) stabilisce: «fatto salvo quanto previsto per la società concessionaria del servizio pubblico generale radiotelevisivo, le amministrazioni pubbliche, gli enti pubblici, anche economici, le società a prevalente partecipazione pubblica e le aziende ed istituti di credito non possono, né direttamente né indirettamente, essere titolari di titoli abilitativi per lo svolgimento delle attività di operatore di rete o di fornitore di contenuti»;
in virtù di tale comportamento del Comune di Siena, che risulta non conforme alla normativa vigente, il 30 gennaio 2006 ed il 23 novembre 2006 l'Ispettorato territoriale della Toscana del Ministero dello sviluppo economico, già Ministero delle comunicazioni, ha diffidato la società Siena innovazione s.r.l. prima ed il Comune di Siena poi dal continuare nell'esercizio non autorizzato di apprensione dall'etere e di distribuzione via cavo dei segnali irradiati via etere dalle emittenti legittimamente concessionarie del servizio di radiodiffusione televisiva;
in data 11 luglio 2008 lo stesso Ispettorato territoriale del Ministero dello sviluppo economico ha fatto sapere che il dicastero ha avviato un nuovo ulteriore procedimento amministrativo nei confronti del Comune di Siena, tuttora in fase di istruttoria, a tutela delle emittenti legittimamente esercenti in quanto concessionarie -:
se il Ministro non ritenga opportuno, nel rispetto delle prerogative e dell'indipendenza dell'ente comunale senese, assumere le necessarie iniziative al fine di ristabilire le condizioni di piena legittimità nel sistema teleradiodiffusivo locale, tutelando così le emittenti locali concessionarie operanti nell'area di Siena, la cui attività - come il Ministero ha già accertato - è stata penalizzata dalla rimozione delle antenne e dalla concorrenza svolta da soggetti finanziati dal comune di Siena, assolutamente carenti di titolo per svolgere l'attività di teleradiodiffusione a Siena.
(3-00623)

Interrogazioni a risposta scritta:

COMPAGNON. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la direzione della filiale di Poste italiane di Udine, con propria determinazione, ha recentemente introdotto, dal 1o luglio al 31 agosto prossimo, una controversa rimodulazione dei giorni e orari di apertura al pubblico degli sportelli degli uffici postali, tra l'altro prevedendo la loro chiusura il sabato mattina;
tale determinazione - che ha sollevato vivaci proteste e comprensibile preoccupazione nella cittadinanza, in particolare anziana, soprattutto con riguardo al pagamento delle pensioni - coinvolge numerose direzioni delle filiali di Poste italiane S.p.A. sull'intero territorio nazionale ed è destinata a creare notevoli disagi, anche in considerazione del fatto che numerosi centri abitati dispongono di un unico ufficio postale;
la chiusura degli sportelli il sabato mattina rappresenta una decisione, a parere dell'interrogante, incongrua, dal momento che tale giornata è, per numerosi

cittadini-utenti, l'unica tradizionalmente utilizzata per il disbrigo di tutta una serie di incombenze;
il decreto del ministero delle comunicazioni del 28 giugno 2007, nel definire le linee generali di intervento relative alla rimodulazione degli orari di apertura al pubblico degli uffici postali, tiene conto tanto delle esigenze organizzative di Poste italiane S.p.A., quanto delle istanze del Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti, in modo tale che il contemperarsi delle prime con le seconde consenta di assicurare un livello di offerta del servizio in linea con le esigenze della popolazione su tutto il territorio nazionale -:
se e quali interventi intenda mettere in atto nei confronti di Poste italiane S.p.A., affinché venga scongiurato il rischio che gli uffici postali siano interessati da chiusure totali o parziali nel periodo estivo e che sia, comunque, assicurato ai cittadini il diritto ad usufruire del servizio universale postale sull'intero territorio nazionale.
(4-03770)

BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che;
l'articolo 37 del Contratto di Servizio Rai - Ministero delle Comunicazioni 2007-2009, in vigore dal 30 maggio 2007 ed in scadenza il 31 dicembre 2009 dispone che: «1. Entro trenta giorni dall'entrata in vigore del presente Contratto, con decreto del Ministro delle comunicazioni è istituita una apposita Commissione paritetica composta da otto membri (quattro designati dal Ministero e quattro designati dalla Rai) con l'obiettivo di procedere - anche alla luce dell'evoluzione dello scenario di riferimento - alla definizione delle più efficaci modalità operative di applicazione e di sviluppo delle attività e degli obblighi previsti nel presente Contratto, nonché di verificarne l'adempimento. La Commissione, tenendo conto di elementi oggettivamente riscontrabili, proporrà gli opportuni interventi volti a superare le problematiche di applicazione eventualmente emergenti.
2. Le rispettive componenti della Commissione potranno di volta in volta definire le eventuali integrazioni della Commissione stessa in funzione degli argomenti trattati. Entro trenta giorni dalla costituzione la Commissione approva uno specifico regolamento per il proprio funzionamento»;
l'articolo 39 del medesimo contratto, in tema di vigilanza e controllo dispone che: «1. Fatto salvo quanto previsto dalle vigenti disposizioni e dalle linee guida di cui alla delibera dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni n. 481/06/CONS emanate con delibera n. 540/06/CONS, il Ministero cura la corretta attuazione del presente Contratto, informando la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi degli atti eventualmente adottati in relazione all'attività svolta.
2. Il Ministero, nell'ambito dell'attività di cui al comma 1, ha la facoltà di disporre verifiche ed ispezioni e di richiedere, in qualsiasi momento, alla Rai informazioni, dati e documenti utili; i relativi oneri sono a carico della Rai.
3. La Rai è tenuta a consentire ai funzionari del Ministero incaricati l'accesso agli impianti ed alle proprie sedi ed a prestare la necessaria collaborazione, anche con l'utilizzo di propri mezzi e personale, allo svolgimento dell'attività di cui al comma 1»;
l'articolo 40 dello stesso, in tema di sanzioni dispone: «1. Le sanzioni irrogate dal Ministero e dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni nei confronti della Rai sono definite negli articoli 35, 48, 51 e 52 del Testo Unico, nonché negli articoli 97 e 98, commi da 2 a 9 del decreto legislativo 1o agosto 2003, n. 259, cui il predetto articolo 52 rinvia»;
il successivo articolo 41, in tema di «Collaborazione per interpellanze, interrogazioni

e atti ispettivi parlamentari» stabilisce: «1. La Rai fornisce la più ampia collaborazione al Ministero ai fini degli accertamenti resi necessari da interpellanze, interrogazioni ed atti ispettivi parlamentari.
2. La concessionaria cura di riscontrare le richieste ministeriali nel termine di giorni quindici, salvo riduzione nei casi di particolari urgenze»;
sempre il Contratto di Servizio Rai - Ministero delle Comunicazioni 2007-2009, in vigore dal 30 maggio 2007 ed in scadenza il 31 dicembre 2009, all'articolo 8, intitolato: «Programmazione dedicata alle persone con disabilità e programmazione sociale»; prevede:
1. La Rai, nel ribadire il proprio impegno di produzione e di programmazione nell'ambito e nel rigoroso rispetto delle normative antidiscriminatorie enunciate nella Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, nel Trattato di Amsterdam e nelle risoluzioni del Forum Europeo delle persone disabili di Madrid, dedica particolare attenzione alla promozione culturale per l'integrazione delle persone disabili ed il superamento dell'handicap eliminando ogni discriminazione nella presenza delle persone disabili nei programmi di intrattenimento, di informazione, fiction e produzioni Rai.
2. Nel quadro di un'adeguata rispondenza del servizio pubblico al diritto all'informazione delle persone con disabilità e alla loro complessiva integrazione, la Rai si impegna entro 6 mesi dall'entrata in vigore del presente Contratto a pervenire alla realizzazione di almeno una edizione al giorno di Tg1, Tg2, Tg3, e, progressivamente entro 12 mesi, di una edizione del TGR regionale in ciascuna regione, tradotte nella lingua dei segni (LIS), e con sottotitoli, su ciascuna delle sue reti generaliste.
3. La Rai garantisce l'accesso alla propria offerta multimediale e televisiva alle persone con disabilità sensoriali o cognitive anche tramite specifiche programmazioni audiodescritte e trasmissioni in modalità telesoftware per le persone non vedenti, e sottotitolate con speciali pagine del Televideo in grado di essere registrate su supporti VCR e DVD e del proprio portale internet e mediante la traduzione della lingua dei segni (LIS).
3. La Rai:
incrementa progressivamente, nell'arco del triennio di vigenza del presente Contratto, il volume delle offerte specifiche di cui ai commi 1 e 2 fino al raggiungimento di una quota pari ad almeno il 60 per cento della programmazione complessiva, nonché delle tipologie di generi di programmazione anche con riferimento alle trasmissioni culturali e a quelle di approfondimento e informazione a tema;
amplia progressivamente l'attuale servizio di sottotitolazione dei notiziari nelle fasce orarie di buon ascolto e dei programmi d'attualità, di approfondimento politico, di sport e di intrattenimento preregistrati e in diretta;
migliora la qualità del segnale per l'audiodescrizione nel quadro delle risorse in OM dedicate allo specifico servizio;
promuove la ricerca tecnologica al fine di favorire l'accessibilità dell'offerta multimediale alle persone con disabilità e con ridotte capacità sensoriali e cognitive, in collaborazione con enti, istituzioni e associazioni del mondo delle persone con disabilità.

4. Al fine di monitorare gli sviluppi indicati nei commi precedenti, la Rai istituisce un tavolo di confronto con le associazioni nazionali che hanno un'adeguata rappresentanza territoriale delle categorie delle persone con disabilità o un loro comitato di coordinamento.
5. La Rai si impegna a promuovere e valorizzare, nell'offerta di programmazione televisiva, radiofonica e multimediale, la rappresentazione delle diverse realtà sociali del Paese, con particolare attenzione alle persone, gruppi e comunità con bisogni speciali. La concessionaria definisce, sentita la Sede Permanente di confronto sulla programmazione sociale, i

criteri per la scelta dei temi e delle attività sociali che hanno priorità nella programmazione.
6. La Rai si impegna a collaborare, con le istituzioni preposte, alla ideazione, realizzazione e diffusione di programmi specifici diretti al contrasto e alla prevenzione della pedofilia, della violenza sui minori e alla prevenzione delle tossicodipendenze e alla conoscenza delle conseguenze prodotte dall'uso delle sostanze stupefacenti e psicotrope nonché al costo sociale che tali fenomeni comportano per la collettività.
7. Nel quadro degli indirizzi relativi alle trasmissioni dell'accesso al servizio pubblico della Commissione Parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, la Rai assicura nei servizi di Televideo una particolare attenzione alle esperienze dell'associazionismo e del volontariato sulla base del regolamento approvato dalla predetta Commissione parlamentare nella seduta del 29 aprile 1999.
8. La Rai si impegna entro sei mesi dall'entrata in vigore del presente Contratto a conferire ad una struttura che risponda al Direttore Generale con poteri di controllo, i compiti di:
definire le linee guida di comunicazione ed i principi di riferimento per la presentazione delle problematiche sociali da parte della Rai, nell'ambito del presente Contratto;
definire, proporre, realizzare le iniziative sulle tematiche sociali sia all'esterno che all'interno della programmazione radiotelevisiva e multimediale, anche in collaborazione con le associazioni e le istituzioni preposte;
accogliere e valorizzare le tematiche di carattere sociale rappresentate dalle associazioni e istituzioni che operano in tal senso, consultando direttamente le medesime, con l'obiettivo di sviluppare la massima attenzione del pubblico sulle problematiche sociali;
svolgere le funzioni di segreteria e supporto alla Sede Permanente di confronto sulla programmazione sociale»;
la Rai non ha ottemperato se non in misura estremamente marginale agli impegni sopra richiamati, contrattualmente assunti il 5 aprile 2009, impegni che erano contenuti anche nel parere, obbligatorio ma non vincolante, alla bozza di contratto che la Commissione aveva approvato all'unanimità il 14 febbraio 2007, scontando la Rai uno storico ed inaccettabile ritardo sia nell'accessibilità della sua programmazione ai disabili sensoriali, sia per quanto riguarda la programmazione sociale, inclusa l'informazione sulle ricorrenti crisi di negazione dei diritti umani nel mondo. Basterebbero a constatarlo la consultazione delle tabelle riportate e dei dati riportati alle pp. 205-207 della «Relazione sull'attività svolta e sui programmi di lavoro 2009» dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni;
la FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali dei Disabili) ancora il 9 luglio 2009, denunciando che «le norme del contratto di servizio in scadenza sono state gravemente e sistematicamente disattese dalla Rai, specie con riferimento ai temi della disabilità e all'accessibilità dei programmi», ha chiesto una audizione all'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni in vista della predisposizione delle linee guida al nuovo Contratto di Servizio;
a titolo esemplificativo e non esaustivo nonostante l'articolo 8 comma 2 del contratto di servizio RAI stabilisca che entro 12 mesi dall'entrata in vigore del medesimo (avvenuta il 29 maggio 2007 con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n. 123 del decreto del 6 aprile 2007) l'azienda avrebbe dovuto aver realizzato un'edizione del TGR in ciascuna Regione con sottotitoli e traduzione in lingua dei segni, ad oggi non vi è un solo TGR che vada in onda con i sottotitoli e la traduzione in lingua dei segni; l'articolo 8 comma 3 del contratto di servizio impegna la RAI ad incrementare progressivamente la programmazione sottotitolata, fino al raggiungimento, entro il 31 dicembre 2009,

di una quota parti al 60 per cento della programmazione complessiva, che corrisponde a 15.768 ore annue;
ebbene, ad oggi, la RAI non sottotitola neanche la metà del monte ore previsto e ciò è dimostrato non solo dai dati forniti dalla RAI all'AGCOM e contenuti nella «Relazione sull'attività svolta e sui programmi di lavoro 2009», ma anche, da quanto dichiarato dal Direttore Generale, professor Masi, il 12 maggio 2009 in audizione dinanzi alla Commissione di Vigilanza RAI, quando affermava che la RAI si proponeva quale obiettivo al 31 dicembre 2009, di sottotitolare il 30-35 per cento della programmazione;
gli impegni richiamati assunti e non rispettati nel Contratto di servizio sono connotanti il servizio pubblico radiotelevisivo in quanto tale: non vi può essere servizio pubblico che non rispetti tali obblighi -:
se la Commissione paritetica prevista all'articolo 37 del contratto di servizio sia stata istituita;
nell'eventualità positiva se essa abbia provveduto alla verifica dell'adempimento del Contratto stesso;
nell'eventualità negativa se voglia provvedere ad attivarsi con la massima urgenza al fine di dare completa attuazione al Contratto di Servizio Rai - Ministero delle Comunicazioni 2007-2009, in particolare all'articolo 8, al fine di ottemperare a tutti gli obblighi relativi alla accessibilità dei disabili sensoriali alla programmazione radiotelevisiva, all'informazione sul sociale e i diritti umani di cui al citato articolo 8.
(4-03793)

...

Apposizione di firme ad una risoluzione.

La risoluzione in Commissione Fedriga e altri n. 7-00187, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 giugno 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Antonino Foti, Cazzola.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta orale Mannino n. 3-00594 del 9 luglio 2009;
interrogazione a risposta in Commissione Barbato n. 5-01659 del 21 luglio 2009.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Bergamini n. 4-03669 del 21 luglio 2009 in interrogazione a risposta orale n. 3-00623.