XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 29 settembre 2009

TESTO AGGIORNATO AL 1° OTTOBRE 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
il 12 settembre 2009 a largo delle coste calabresi, a 20 miglia da Cetraro e a una profondità di 500 metri, è stato individuato e filmato con un robot utilizzato dai tecnici dell'Arpacal, l'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente della Calabria, il relitto di una nave. La nave risulterebbe essere il «Cunsky», mercantile contenente 120 fusti di sostanze tossiche e di fanghi radioattivi, descritto dal pentito della `ndrangheta, Francesco Fonti e che lo stesso avrebbe contribuito ad affondare nel 1992;
il medesimo pentito, nel 2006 aveva confessato di aver fatto parte di una organizzazione pagata per far saltare in aria e inabissare ben tre navi con scorie tossiche e radioattive. «Avevamo bisogno di affondare delle navi che ci erano state commissionate» dichiarava Francesco Fonti a un magistrato antimafia;
la conferma ufficiale del ritrovamento del relitto a largo di Cetraro, riapre inevitabilmente una pagina oscura legata al traffico di veleni che il nostro Paese ha esportato illegalmente, interrato, nascosto e inabissato per oltre un decennio. Il pentito Fonti ha raccontato dell'affondamento di altre due navi, e di avere saputo di un'altra trentina di navi fatte sparire nelle profondità marine al largo delle coste calabresi. Ma la ricerca riguarda anche l'entroterra. Da tempo nella zona di Cetraro si parla di bidoni di sostanze pericolose sotterrati nelle colline sovrastanti il mare;
la cronologia di affondamenti sospetti nelle nostre acque, è a dir poco inquietante: nel 1979 affonda la nave «Aso», con il suo carico di 900 tonnellate di solfato ammonico, a largo di Locri; nel 1985 affonda a largo di Ustica la nave tedesca «Koraline»; nel 1986 affonda la nave «Mikigan» partita dal porto di Marina di Carrara e affondata nel mare calabrese con il suo carico sospetto; nel 1987 naufraga a 20 miglia da Capo Spartivento, in Calabria, la nave «Rigel»: fu affondata presumibilmente, come riportavano i quotidiani dell'epoca, per potersi disfare di un carico radioattivo che non riusciva a trovare destinazioni lecite; nel 1989 si inabissa la nave maltese «Anni» affondata in Adriatico mentre si dirigeva a Ravenna; nel 1990 la «Jolly Rosso» «spiaggia» lungo la costa di Amantea; nel 1991, al largo di Molfetta affonda l'«Alessandro I», una nave cisterna che da Gela sta andando a Ravenna. Al suo interno ci sono ben 3.550 tonnellate di rifiuti tossici derivati dalla lavorazione del petrolio; nel 1993 la nave «Marco Polo» scompare nel canale di Sicilia;
a ciò vanno aggiunte tutte quelle navi clandestine, come la suddetta «Cunsky», che ufficialmente non risultano naufragate. E rimane forte il dubbio che non si sappia di altri affondamenti negli anni successivi, solo perché mancano indagini sulle cosiddette «navi a perdere»;
il quotidiano La Repubblica del 13 settembre, riportava come in Calabria attorno al torrente Oliva, nel comune di Serra d'Aiello, comune limitrofo a quello di Amantea, dove potrebbero essere finiti appunto i veleni caricati sulla nave «Jolly Rosso» spiaggiata nel 1990, risultino preoccupanti picchi di tumore. E ancora il Corriere della Sera del 15 settembre 2009, riporta alcuni passaggi della relazione del dottor Giacomino Brancati, dirigente del settore prevenzione nel Dipartimento calabrese per la tutela della salute e consulente della Procura, che conferma «l'esistenza di un eccesso statisticamente significativo di mortalità nel distretto di Amantea rispetto al restante territorio regionale, dal 1992 al 2001». Si para di tumori maligni in particolare del colon, del retto, del fegato, degli organi genito-urinari e della mammella;

nel corso della XIII legislatura, la Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti, approvava un documento sui traffici illeciti e le ecomafie, che disegnava un quadro inquietante sulla questione delle carrette del mare colate a picco, probabili mezzi di smaltimento di rifiuti tossici o radioattivi: 39 affondamenti sospetti di navi dal 1979 al 1995;
la medesima Commissione d'inchiesta, il 25 ottobre 2000, scriveva come ad alimentare il mercato illecito, fossero anche le industrie a rilevanza nazionale ed internazionale, comprese aziende a rilevante partecipazione di capitale pubblico. In pratica industrie che utilizzavano la rete semiclandestina delle «navi a perdere» per ottenere uno smaltimento al minor costo, senza alcun controllo sulla destinazione finale del rifiuto;
in questi anni molte indagini di magistrati che hanno faticosamente cercato di tirare le fila dei traffici illegali di rifiuti si sono fermate su un binario morto, anche e spesso in assenza di adeguate risorse finanziarie. Risulta invece indispensabile riaprire tutte le inchieste che in questi anni si sono occupate delle «navi dei veleni»,

impegna il Governo:

a collaborare nell'ambito delle proprie prerogative, con la magistratura in relazione alle indagini giudiziarie finalizzate ad indagare il fenomeno dei traffici illegali dei rifiuti, con particolare riferimento a quelle procure che già avevano avviato inchieste in tale direzione e in particolare sulle cosiddette «navi dei veleni»;
a considerare quanto esposto in premessa come una vera e propria emergenza nazionale, e conseguentemente a prevedere, già in sede di manovra economico-finanziaria per il 2010, uno stanziamento straordinario pluriennale di risorse finanziarie finalizzato:
a) ad una mappatura completa dei possibili «cimiteri radioattivi», legati sia agli affondamenti sospetti delle navi avvenuti in questi anni, che al deposito illegale di rifiuti sul nostro territorio, vagliando e incrociando tutte le informazioni e le indicazioni sui siti interessati al fine di prevenire il rischio di fuoriuscita ed emissione nell'ambiente di sostanze tossiche e di veleni;
b) al conseguente monitoraggio e all'analisi dei territori, delle coste e delle aree limitrofe ai naufragi delle navi, al fine di verificare l'esistenza di possibili livelli anomali di inquinamento e la presenza di eventuali picchi di forme tumorali, indagando sull'eventuale contaminazione della fauna marina, al fine di escludere rischi dal punto di vista della contaminazione della rete trofica (rete alimentare marina) e della salute dei cittadini e dell'ecosistema marino e terrestre;
c) agli interventi di bonifica e di messa in sicurezza dei siti che si rendessero necessari;
d) a dotare delle necessarie risorse umane, finanziarie e tecnologiche le procure interessate alle indagini sui traffici e sugli smaltimenti illegali dei rifiuti;
ad istituire a tal fine una unità di crisi, che coordini tutte le attività di verifica, prevenzione e ricerca in materia, con il coinvolgimento della procura nazionale antimafia, nonché con il supporto ineludibile dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) delle Agenzie regionali per l'ambiente, dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), e di tutti quegli organismi e professionalità indispensabili a individuare i mezzi più idonei da mettere in campo per le iniziative di misurazione in sito e gli eventuali conseguenti interventi di bonifica, a tal fine impegnandosi ad utilizzare il personale esperto e già assunto con forme di contratto a tempo determinato presso gli istituti operanti nel settore della protezione ambientale e della ricerca;
ad attivarsi nei confronti dei nostri partner europei per una efficace intensificazione delle politiche di contrasto ai

traffici internazionali illegali dei rifiuti, e per avviare un monitoraggio con riferimento a tutto il bacino del Mediterraneo.
(1-00241)
«Misiti, Donadi, Borghesi, Evangelisti, Piffari, Scilipoti, Palagiano».

La Camera,
premesso che:
la lotta per la libertà di informazione è una vicenda che ha origini antiche, e che accompagna la nascita dell'opinione pubblica moderna; questa, infatti, riesce a strutturarsi e a far crescere la sua influenza proprio grazie a quello che oggi chiamiamo il «sistema delle comunicazioni», in cui il mezzo televisivo assume un ruolo «chiave»;
nella storia della democrazia la stampa prima e l'intero sistema delle comunicazioni poi, hanno configurato una nuova forma di rappresentanza della società, rafforzando proprio la funzione di garanzia che, nel dilatarsi del ruolo dello Stato e nell'ampliarsi della sfera pubblica, non poteva essere pienamente assicurata nell'ambito delle tradizionali strutture istituzionali;
ma questa trasformazione ha portato con sé anche l'allargarsi del conflitto, e un ricorso diffuso a strumenti capaci di controllare il sistema dell'informazione; nei paesi democratici il carattere pervasivo dei diversi strumenti di comunicazione che strutturano la sfera pubblica, fa crescere le pretese di un potere politico che considera appunto il sistema della comunicazione come uno strumento essenziale per acquisire e mantenere il consenso; si opera così un «capovolgimento istituzionale», che rischia di produrre un'alterazione del sistema dell'informazione, che potrebbe trasformarsi pericolosamente in strumento «servente» del potere politico proprio per accentuare il controllo di quest'ultimo sulla società;
un recente rapporto Censis ha rilevato che il 69,3 per cento degli elettori forma le proprie opinioni in base alle informazioni fornite dai telegiornali: il contro o di questi ultimi è quindi un veicolo essenziale per l'acquisizione del consenso; l'ambito radiotelevisivo è dunque fra i settori più sensibili in cui è necessario affermare pluralismo ed obiettività; tale settore deve essere gestito e governato con equilibrio, imparzialità e senso istituzionale;
in Italia tali linee di condotta non sempre sono state, in passato, interpretate e attuate con il dovuto rigore. Nel presente, esse, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, sono addirittura «calpestate»;
tuttavia, a partire dagli anni 50 e 60 dello scorso secolo si è tentato di raccogliere intorno alla RAI - allora monopolista pubblico del servizio radiotelevisivo - le migliori intelligenze e professionalità della nascente industria culturale integrata, fatta di esperti di cinema, musica, letteratura e gestione;
nel 1975, per tentare di offrire alla RAI spazi maggiori di azione e per metterla al servizio di una collettività diversificata e idealmente divisa come quella che la società italiana già allora esprimeva, si pensò di assoggettarla alla vigilanza parlamentare, istituendo per questo la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi;
tale Commissione da molti anni è presieduta da un esponente dell'opposizione parlamentare, come a sottolinearne la natura di zona franca dall'indirizzo politico di maggioranza, luogo di libera discussione e miglior tutela dell'indipendenza dei giornalisti e dei manager che lavorano nella RAI;
il progredire delle tecnologie, la progressiva «televisivizzazione» della società, della politica e della cultura - a scapito delle forme pregresse della comunicazione culturale, quali la scuola, i libri, la cinematografia in sala, il teatro - ha in pratica reso la proprietà delle reti televisive

private un requisito fondamentale per il protagonismo politico ed economico;
nel contempo, quello che doveva essere un nobile controllo politico sul rispetto del pluralismo in RAI è degenerato, secondo i firmatari del presente atto di indirizzo, in una prassi di spartizione partitocratica, cui nessun partito si è sottratto - sia nella cosiddetta Prima sia nella cosiddetta Seconda Repubblica - fatto salvo l'Italia dei Valori;
la legislazione in materia televisiva è oscillata tra la sopraffazione delle esigenze commerciali e politiche della televisione privata (leggi Mammì - 1990 - e Gasparri - 2004) e tendenze al compromesso (legge Maccanico - 1997);
in tutto ciò, si colloca il paradosso del nostro sistema di informazione (nonché il presupposto alla base del conflitto di interessi protagonista delle vicende politiche), che vede il Presidente del Consiglio dei ministri proprietario di un'azienda, Mediaset, che, assieme alla RAI, costituisce un vero e proprio duopolio del sistema radiotelevisivo;
totalmente inefficace a spezzare il duopolio televisivo RAI-MEDIASET, ad avviso dei firmatari della presente mozione, si è rivelata, l'attività del Garante per la radiodiffusione e l'editoria, di fatto, prima, e l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, poi;
dal 2008, infine, si è assistito, di fatto, ad un processo che, sempre secondo i firmatari della mozione, assomiglia sempre più ad una fusione politico-culturale e manageriale tra le due aziende che formalmente dovrebbero essere concorrenti, tanto che ormai è entrato nel comune linguaggio il termine RAISET;
tutto ciò è accaduto nonostante il nostro sistema normativo stabilisca che il sistema televisivo debba essere caratterizzato da un pluralismo interno (entro ciascuna rete devono essere trasmessi programmi e contenuti che diano compiuta rappresentazione di tutte le tendenze culturali e politiche del Paese) ed esterno (al mercato radio-televisivo devono essere ammessi più operatori possibile compatibilmente con i mezzi tecnologici disponibili - in modo da assicurare una varietà di voci e di interessi). Tutto ciò ovviamente a tutela del pieno significato dell'articolo 21 della Costituzione;
la sentenza della Corte costituzionale n. 466 del 2002 ha tra l'altro affermato: «L'obiettivo di garantire il pluralismo dei mezzi di informazione è stato sottolineato, in una prospettiva più ampia, anche a livello comunitario in recenti direttive: direttiva 2002/19/CE, relativa all'accesso alle reti di comunicazione elettronica, alle risorse correlate e all'interconnessione delle medesime (direttiva di accesso); direttiva 2002/20/CE, relativa alle autorizzazioni per le reti e i servizi di comunicazione elettronica (direttiva autorizzazioni); direttiva 2002/21/CE, che istituisce un quadro normativo comune per le reti ed i servizi di comunicazione elettronica (direttiva quadro); direttiva 2002/22/CE, relativa al servizio universale e ai diritti degli utenti in materia di reti e di servizi di comunicazione elettronica (direttiva servizio universale). In questo quadro la protrazione della situazione [italiana] (peraltro aggravata) già ritenuta illegittima dalla sentenza n. 420 del 1994 ed il mantenimento delle reti considerate ancora «eccedenti» dal legislatore del 1997 esigono, ai fini della compatibilità con i princìpi costituzionali, che sia previsto un termine finale assolutamente certo, definitivo e dunque non eludibile»;
le gravi problematiche or ora accennate stanno conoscendo in questi ultimi giorni un'escalation decisiva per le sorti della democrazia italiana; dopo aver ostacolato secondo quanto risulta dalla stampa, in vario modo la messa in onda del programma di successo di Michele Santoro, Annozero, i dirigenti RAI - che sono ormai, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, in parte, fiduciari del Presidente del Consiglio dei ministri e che hanno appreso il «mestiere» in MEDIASET o in testate giornalistiche dell'orbita Mondadori - hanno accettato che il Ministro Claudio

Scajola s'ingerisse in tale vicenda e li convocasse (lo si apprende dai quotidiani del 26 settembre 2009), con un non precisato ordine del giorno;
è da rammentare che l'ultima volta che un membro dell'esecutivo si è ingerito (peraltro, con fondamenti normativi meno discutibili degli attuali) negli affari del consiglio d'amministrazione della RAI è stato quando il Ministro Padoa-Schioppa ha revocato l'incarico di membro del Consiglio di amministrazioni, ad Angelo Maria Petroni nel 2007. Come è noto, la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza di servizi radiotelevisivi all'unanimità protestò ed elevò un conflitto tra poteri innanzi alla Corte costituzionale che non poté che ribadire ciò che aveva sempre detto è cioè che il necessario pluralismo dell'informazione non consente nella gestione RAI l'espressione di un indirizzo politico di maggioranza e - men che meno - consente un intervento politico dell'Esecutivo. Nella sentenza n. 69 del 2009, la Corte accolse il ricorso della Commissione parlamentare RAI e restituì a Petroni il suo posto in Consiglio d'amministrazione;
la citata sentenza della Corte costituzionale recita: «L'imparzialità e l'obbiettività dell'informazione possono essere garantite solo dal pluralismo delle fonti e degli orientamenti ideali, culturali e politici, nella difficoltà che le notizie e i contenuti dei programmi siano, in sé e per sé, sempre e comunque obbiettivi. La rappresentanza parlamentare, in cui tendenzialmente si rispecchia il pluralismo esistente nella società, si pone pertanto, permanendo l'attuale regime, come il più idoneo custode delle condizioni indispensabili per mantenere gli amministratori della società concessionaria, nei limiti del possibile, al riparo da pressioni e condizionamenti, che inevitabilmente inciderebbero sulla loro obbiettività e imparzialità. [...] L'evoluzione normativa appena esaminata dimostra come il legislatore si sia conformato ai princìpi affermati da questa Corte in tema di prevalenza dell'indirizzo e della vigilanza parlamentare sulla gestione della società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo. A tale proposito si devono porre in rilievo due costanti, particolarmente significative ai fini che qui interessano: a) appartiene alla scelte politiche del Parlamento disporre che l'intero consiglio sia nominato o designato dall'organo parlamentare di indirizzo e vigilanza o che quest'ultimo abbia il potere di determinare la nomina limitatamente alla maggioranza dei membri; b) la rimozione dei componenti è in ogni caso assoggettata alla valutazione della Commissione»;
l'articolo 4 della legge 14 aprile 1975, n. 103 prevede che la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi:
«formula gli indirizzi generali per l'attuazione dei princìpi di cui all'articolo 1, per la predisposizione dei programmi e per la loro equilibrata distribuzione nei tempi disponibili; controlla il rispetto degli indirizzi e adotta tempestivamente le deliberazioni necessarie per la loro osservanza» e «riceve dal consiglio di amministrazione della società concessionaria le relazioni sui programmi trasmessi e ne accerta la rispondenza agli indirizzi generali formulati»;
il medesimo articolo definisce univocamente che «per l'adempimento dei suoi compiti la Commissione può invitare il presidente, gli amministratori, il direttore generale e i dirigenti della società concessionaria e, nel rispetto dei regolamenti parlamentari, quanti altri ritenga utile»;
il contratto nazionale di servizio tra il Ministero delle comunicazioni e la Rai Radiotelevisione italiana S.p.a. disciplina all'articolo 39 i rapporti tra i contraenti ove è sancito che «il Ministero cura la corretta attuazione del presente Contratto, informando la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale la vigilanza dei servizi radiotelevisivi degli atti adottati in relazione all'attività svolta» e che il ministero, nell'ambito dell'attività di cui al comma 1, ha facoltà di disporre verifiche ed ispezioni, e di richiedere, in qualsiasi momento, alla Rai informazioni, dati e documenti utili»;

da quanto citato si evince che è esplicitamente in capo alla sola Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi la facoltà di convocare ed audire i vertici della Rai e di ricevere relazioni sui singoli programmi trasmessi per accertarne la rispondenza agli indirizzi formulati;
per converso, le procedure di verifica che attengono al Ministero secondo quanto previsto dal contratto di servizio non si sostanziano nella valutazione di congruità dei contenuti e non prevedono ex lege forme di convocazione delle figure apicali della Rai, ma disciplinano puntualmente le procedure di verifica, ispezione e attività informative circa la corretta applicazione dei termini contrattuali. Cionondimeno, di tale attività il Ministero ha comunque l'obbligo di informare la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, ai sensi dell'articolo 39 del contratto nazionale di servizio tra il Ministero delle comunicazioni e la Rai Radiotelevisione italiana S.p.a.;
risulta quindi evidente che ogni intervento del Governo sulla RAI sarebbe illegittimo, nonché inopportuno proprio in virtù di quella libertà di informazione garantita dalla Costituzione e che non va in alcun modo assoggettata al controllo dell'Esecutivo,

impegna il Governo:

ad astenersi da ogni intervento formale o informale sul Consiglio d'amministrazione della concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo;
ad interpretare correttamente il contratto di servizio che lega l'amministrazione dello Stato al concessionario RAI;
a promuovere iniziative legislative conformi ai dettami della Corte costituzionale, atte a eliminare la possibilità, per i membri del Governo, di influire sulla quotidiana gestione del servizio e sull'elaborazione dei contenuti informativi;
ad adottare tutte le opportune iniziative affinché siano garantiti il pluralismo e la libertà di informazione all'interno del servizio pubblico radiotelevisivo.
(1-00242) «Di Pietro, Donadi, Evangelisti».

TESTO AGGIORNATO AL 30 SETTEMBRE 2009

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, il Ministro della difesa, per sapere - premesso che:
i dipendenti dell'Associazione nazionale combattenti e reduci (ANCR), impiegati come guardie giurate presso la Federazione provinciale di Roma Istituto vigilanza Urbe, lamentano lo stato di precariato in cui versano ormai da circa quattro anni;
i lavoratori protestano contro il cambio di gestione dell'ente, trasformato in soggetto privato. Il passaggio da dipendenti pubblici ad addetti di un'impresa privata comporterebbe un peggioramento delle condizioni contrattuali, un salario minore e tutele più basse;
sono in corso da settimane manifestazioni delle guardie giurate, che chiedono «un intervento del governo a soluzione della vertenza, che garantisca loro di continuare a lavorare con gli stessi diritti e requisiti già posseduti»;
giova ricordare che all'Associazione nazionale combattenti e reduci è stata riconosciuta, con regio decreto n. 850 del 19 aprile 1923, l'esclusiva rappresentanza nonché la tutela degli interessi morali e materiali dei combattenti e reduci presso

il Governo e che con regio decreto n. 1371 del 24 giugno 1923 veniva eretto in ente morale, con scopi e funzioni sociali e di assistenza nei confronti della categoria dei combattenti e reduci;
dopo alcuni tentativi di distaccare i dipendenti dell'ente e di cedere il ramo di azienda, il presidente dell'ANCR si è rivolto persino al tribunale civile di Roma, sezione fallimentare, per chiedere l'applicazione della legge n. 270 del 1999 in materia di stato di crisi delle grandi imprese: richiesta rigettata per due volte in quanto non applicabile ad un ente morale;
in una nota integrativa al giudice, il Presidente dell'ente dichiarava che sia la federazione che l'istituto di vigilanza urbe erano soggetti autonomi rispetto all'ente morale ma, successivamente a tale nota, il Tribunale di Roma dichiarava lo stato di insolvenza della sola federazione provinciale di Roma dell'ANCR;
i dipendenti si sono opposti a tali soluzioni in quanto gli stessi risultano essere dipendenti diretti dell'ente ANCR ed iscritti all'INPDAP e temono di perdere le relative garanzie occupazionali e tutti i diritti ad esse connesse;
a sostegno delle tesi dei dipendenti è stata fatta una ricerca storica inerente alla reale condizione giuridica dell'ente morale e dell'annesso Istituto di vigilanza da cui emerge in maniera inequivocabile la posizione giuridica dei dipendenti dell'ente ANCR;
tra l'altro, la Procura di Roma ha acquisito documentazione inerente alla vicenda e disposto sequestri presso le sedi dell'ANCR;
l'anomalia del caso e gli atti giudiziari in corso dovrebbero consigliare maggiore prudenza nell'adozione di atti da parte di tutti i soggetti interessati alla scissione dell'Istituto di vigilanza dall'ente ANCR -:
se non ritengano di adottare urgenti iniziative volte a trovare una soluzione alla vicenda evidenziata in premessa, nel rispetto dei legittimi diritti dei dipendenti e nel rispetto delle leggi che disciplinano gli enti di identica natura.
(2-00489)
«Ciocchetti, Dionisi, Vietti, Adornato, Bosi, Buttiglione, Capitanio Santolini, Cera, Ciccanti, Compagnon, De Poli, Delfino, Drago, Anna Teresa Formisano, Galletti, Libè, Mannino, Mereu, Mantini, Mondello, Naro, Occhiuto, Pezzotta, Pisacane, Poli, Rao, Ria, Romano, Ruggeri, Ruvolo, Tabacci, Tassone, Nunzio Francesco Testa, Volontè, Zinzi».

Interrogazione a risposta orale:

SAMPERI, BURTONE, BRATTI e MARIANI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la situazione della gestione dei rifiuti in Sicilia è diventata una emergenza infinita. Non solo a Palermo, ma anche a Messina, a Villafranca, a San Cataldo, a Catania, ad Agrigento le città sono invase da cumuli di rifiuti mentre centinaia di roghi di immondizia ammorbano l'aria;
la gestione dei rifiuti in Sicilia, salvo alcuni ambiti territoriali ottimali (ATO) d'eccellenza, denota, ad avviso degli interroganti, l'inefficienza e l'irresponsabilità di una classe politico-amministrativa che ha provocato una preoccupante situazione debitoria e non ha consentito un'infrastrutturazione adeguata;
recentemente inoltre è stata scoperta dalla Guardia di Finanza di Caltagirone una discarica abusiva in territorio di Ramacca;
la zona è confinante con il torrente Gornalunga da cui gli agricoltori attingono l'acqua per l'irrigazione dei prodotti ortofrutticoli;
spesso durante gli anni scorsi sono state sequestrate altre discariche abusive o autorizzate nello stesso territorio senza che poi si sia provveduto alla bonifica dei luoghi;
anche le discariche comunali dismesse, site nelle contrade Ventrelli e Acquamenta, aggravano la situazione ambientale, già di per sé pregiudicata per la quantità di rifiuti ivi abusivamente smaltiti nel corso degli anni in assenza di adeguata protezione e controllo;

le periferie sono invase da rifiuti di ogni genere, da materiali inerti e sostanze inquinanti e pericolose, quali gomme e batterie d'auto usate, lastre di eternit, elettrodomestici, animali morti, carcasse di automobili, materiale di risulta;
i cittadini, allarmati per i rischi di carattere sanitario e ambientale, hanno più volte presentato petizioni chiedendo alle Autorità competenti di attivarsi per arginare il fenomeno, ma non è stato effettuato alcun intervento;
ancora oggi manca l'esistenza e l'attuazione di un piano di recupero della zona che ponga rimedio a danni che altrimenti diventeranno irreversibili per la salute dei cittadini per l'ambiente e per le attività economiche -:
quali iniziative il Governo intenda adottare, nell'esercizio delle proprie competenze, per addivenire ad una rapida soluzione della situazione descritta in premessa e, in particolare, se non ritenga che sussistano le condizioni per promuovere il commissariamento della regione Sicilia in relazione all'emergenza rifiuti;
ove si acceda a tale ultima ipotesi, se il Governo non ritenga opportuno nominare quale commissario una personalità esterna per evitare che chi abbia rivestito ruoli istituzionali e contribuito, direttamente o indirettamente, a determinare questa drammatica situazione possa utilizzare allo stesso modo i poteri di commissario straordinario.(3-00678)

Interrogazione a risposta scritta:

NACCARATO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
«Veneto Sviluppo Spa» è una società finanziaria che esercita nei confronti del pubblico l'attività di intermediazione finanziaria e di raccolta di risparmio, e che la sua compagine sociale è composta dalla Regione Veneto (51 per cento), Unicredit Corporate banking Spa (15,3 per cento), Sinloc Spa (8,267 per cento), Intesa San Paolo Spa (8 per cento), Banca Nazionale del Lavoro Spa (6,5 per cento), Holding di partecipazioni finanziarie Banco Popolare Spa (2,718 per cento), Banco Popolare Società Cooperativa (2 per cento), Credito Bergamasco Spa (0,550 per cento), Banca Antonveneta Spa (4,223 per cento), Banca Popolare di Vicenza S.c.p.a. (1,201 per cento), Banca Popolare di Marostica, S.c.p.a.r.l. (0,131 per cento), Veneto Banca Holding S.c.p.a. (0,110 per cento);
«Veneto Sviluppo Spa», in base al decreto legislativo n. 385 del 1993 «Testo unico bancario», è soggetta alla vigilanza del Comitato interministeriale per il credito e il risparmio (CICR), che è presieduto dal Ministro dell'economia e delle finanze;
«Veneto Sviluppo Spa» è soggetta anche alla vigilanza e al controllo della Banca d'Italia e della Commissione Nazionale per le Società e la Borsa (Consob);
il Consiglio di Amministrazione della «Veneto Sviluppo Spa» è scaduto il 7 maggio 2009;
è decorso il periodo di 45 giorni, previsto dall'articolo 3 del decreto-legge n. 293 del 1994 di proroga degli organi amministrativi;
il Consiglio di Amministrazione non è stato ricostituito e, pur essendo scaduto, continua a riunirsi ed operare;
l'articolo 6 del sopraccitato decreto-legge n. 293 del 1994 stabilisce che: «1. Decorso il termine massimo di proroga senza che si sia provveduto alla loro ricostruzione, gli Organi amministrativi decadono. 2. Tutti gli atti adottati dagli Organi scaduti sono nulli. 3. I titolari della competenza alla ricostituzione e nei casi di cui all'articolo 4, comma 2, i Presidenti degli Organi collegiali sono responsabili dei danni conseguenti alla decadenza determinata dalla loro condotta, fatta in ogni caso salva la responsabilità penale individuale nella condotta omissiva»;

la Banca d'Italia, in data 11 settembre 2009 ha comunicato al presidente del consiglio di amministrazione e al presidente del collegio sindacale della Veneto Sviluppo Spa che gli organi sociali non sono stati ricostituiti, e ha chiesto: «le valutazioni svolte dai consessi rispettivamente presieduti sui rischi strategici, operativi e legali derivanti dalla mancata ricostituzione degli stessi, anche alla luce del dettato dell'articolo 6 del citato decreto-legge n. 293 del 1994; le iniziative intraprese o programmate e finalizzate a ricondurre Veneto Sviluppo Spa nell'alveo del rispetto del dettato normativo»;
il decreto legislativo n. 58 del 1998, «Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria», stabilisce le norme per esercitare la vigilanza e il controllo sulle società di intermediazione finanziaria;
la situazione appena descritta ha paralizzato a lungo le iniziative che «Veneto Sviluppo Spa» avrebbe potuto intraprendere, in qualità di società finanziaria a maggioranza di capitale pubblico, a sostegno delle imprese colpite dalla grave crisi economica in corso;
la situazione appena descritta rischia di annullare tutte le iniziative assunte da «Veneto Sviluppo Spa» dopo la scadenza degli organi sociali -:
se il Governo sia conoscenza dei fatti sopra esposti ai sensi di quanto previsto dall'articolo 7 del decreto-legge n. 293 del 1994.
(4-04352)

TESTO AGGIORNATO ALL'8 OTTOBRE 2009

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere - premesso che:
sabato 12 settembre 2009, al largo di Cetraro, la Regione Calabria e la Procura di Paola, su segnalazione dell'ex boss della 'ndrangheta Francesco Fonti, oggi collaboratore di giustizia, hanno trovato a quattrocentoottanta metri di profondità un mercantile lungo circa centoventi metri e largo una ventina con alcuni bidoni nella stiva;
il succitato Fonti afferma di essersi sempre occupato dello smaltimento di rifiuti tossici e radioattivi, in Italia e all'estero;
Fonti afferma, in un'intervista al periodico L'Espresso del 17 settembre 2009, che una nave contenente scorie radioattive di un'industria farmaceutica sarebbe stata affondata al largo del tratto di mare tra La Spezia e Livorno;
sul quotidiano La Nazione del 22 settembre 2009, si legge che Fonti avrebbe rettificato le sue precedenti dichiarazioni, e che una nave sarebbe stata affondata, non già come precedentemente sostenuto al largo delle coste spezzine, ma al largo del Tigullio, mentre due sarebbero state affondate al largo della Provincia di Genova;
le aree coinvolte hanno un altissimo pregio ambientale e paesaggistico, e fondano parte consistente delle loro attività sul turismo;
lo scempio quale quello prospettato dal suddetto collaboratore di giustizia nelle sue dichiarazioni potrebbe devastare un territorio che, tra l'altro, è stato inserito nel Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO;
altresì il semplice sospetto di un simile disastro può danneggiare in maniera gravissima le attività turistiche della zona -:
quali iniziative di competenza intenda adottare il Ministro interpellato in relazione a quanto dichiarato dal collaboratore di giustizia, nelle more della conclusione del procedimento giudiziario, e in particolare quali mezzi e metodi voglia

utilizzare per un rapido ed efficace intervento a tutela della salute pubblica e dell'ambiente.
(2-00486)
«Andrea Orlando, Tempestini, Pizzetti, Tullo, Marchignoli, Martella, Boccia, Marantelli, Marchi, Recchia, Peluffo, Veltroni, Luongo, Mondello, Mastromauro, Rossa, Naccarato, Murer, Vassallo, Scarpetti, Siragusa, Realacci, Giorgio Merlo, Capodicasa, Zunino, Fiano, Evangelisti, Vico, Letta, Melandri, Boffa, Tidei, Carella, Albonetti, Berretta, Bersani, Bocci, Bucchino, Enzo Carra, Cavallaro, Ciriello, Colaninno, Fedi, Gasbarra, Laganà Fortugno, Lenzi, Cesare Marini, Marrocu, Meta, Migliavacca, Mosca, Pompili, Porta, Quartiani, Antonino Russo, Samperi, Sanga, Sposetti, Livia Turco, Villecco Calipari.»

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere - premesso che:
sono state riportate dalla stampa segnalazioni dell'ex boss dell'ndrangheta Francesco Fonti, oggi collaboratore di giustizia relative alla presenza di scorie radioattive in prossimità di tratti di costa italiana;
in particolare, l'ex boss afferma in un'intervista che una nave contenente scorie radioattive sarebbe stata affondata al largo del tratto di mare tra La Spezia e Livorno;
anche quotidiani locali (liguri), come La Nazione del 22 settembre 2009, affermano che lo stesso Fonti avrebbe rettificato le sue precedenti dichiarazioni e che una nave sarebbe stata affondata al largo del Tigullio e due al largo della provincia di Genova;
le aree coinvolte fondano parte consistente della loro attività sul turismo -:
quali iniziative di competenza intenda adottare in relazione alle affermazioni del collaboratore di giustizia richiamate in premessa, nelle more della conclusione del procedimento giudiziario, anche in considerazione del fatto che le popolazioni interessate attendono immediata chiarezza in ordine alla reale situazione ed ai rischi per la sicurezza ambientale e la salute delle persone.
(2-00487)
«Scandroglio, Del Tenno, Barbieri, Mazzuca, Biasotti, Garagnani, Petrenga, Pizzolante, Cassinelli, Minasso, Barbareschi, Holzmann, Stasi, Bernardo, Osvaldo Napoli, Aracu, De Girolamo, Palmieri, Formichella, Mussolini, Di Centa, Gava, Pagano, Abrignani, Berruti, Paolo Russo, Mario Pepe (PdL), Stracquadanio, Lainati, Contento, Lamorte, Torrisi, Mariarosaria Rossi, Costa, Paniz, Beccalossi, Bocciardo, Castellani, Abelli, Caparini, Mistrello Destro, Pelino, Dell'Elce, Nola, Antonino Foti».

Interrogazione a risposta scritta:

LAMORTE. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la Basilicata è il bacino petrolifero più grande dell'Europa continentale con oltre un miliardo di barili di petrolio complessivi stimati nel suo sottosuolo e solamente la Val D'Agri custodisce, con i suoi 47 pozzi, dicono le stime ufficiali, circa 465 milioni di barili (finora ne sono stati estratti 11 milioni) che, al valore corrente di 90-100 dollari al barile, formano un tesoro di quasi 50 miliardi di euro;

i pozzi petroliferi hanno una profondità media di 3-4 mila metri con una successione stratigrafica del terreno sottostante difficile che comporta notevoli sforzi logistici di trivellazione ed altissimo impatto ambientale;
il lavoro manca come prima e le opere infrastrutturali importanti per la crescita della Regione stentano a realizzarsi, mancano i fondi e i prestiti agevolati agli imprenditori del posto e a chiunque volesse investire in Basilicata, tant'è che soprattutto i giovani continuano ad emigrare;
le royalties che le compagnie petrolifere pagano alla Basilicata per estrarre l'oro nero sono pari al 7 per cento (4 per cento se il petrolio viene estratto in mare) e sono tra le più basse al mondo se si pensa che oggi il Venezuela, la Bolivia e L'Ecuador rinegoziano i contratti per portarle oltre il 50 per cento;
l'accordo di Tempa Rossa, siglato nel 2006 dalla Regione Basilicata con la Total, la Esso e la Shell, che doveva consentire alla Regione di dotarsi di un sistema di monitoraggio ambientale efficiente da 33 milioni di euro e fornire gratuitamente tutto il gas naturale estratto con un minimo garantito di 750 milioni di metri cubi alla Società energetica lucana con l'effetto di avere una bolletta del gas del 10 per cento meno cara, si è realizzato solo in minima parte, visto che la maggior parte della gente, per le carenze infrastrutturali che riguardano lo sviluppo della rete del gasdotto, non può fruire del servizio;
la Val D'Agri doveva diventare un parco nazionale per la sua bellezza paesaggistica, naturalistica e per la sua biodiversità che la caratterizzano;
nei terreni circostanti la Val D'Agri vengono coltivati particolari specie di legumi, sono presenti notevoli estensioni di vigneti ed uliveti e la maggior parte del territorio lucano è disseminato di aziende biologiche ed agriturismi che danno lavoro a numerose famiglie;
se non si interviene immediatamente, potremmo assistere nei prossimi anni ad un vero e proprio disastro ecologico, già oggi l'aria, l'acqua e persino il rinomato miele della Val D'Agri, sono sempre più ricchi di idrocarburi, di benzeni ed alcoli, secondo quanto sostiene una ricerca dell'Università della Basilicata pubblicata dall'International Journal of Food Science, and Technology ed i limiti di emissione di idrogeno solfato sono 10.000 volte superiori a quelli degli Stati Uniti mentre il monitoraggio di queste sostanze avviene solamente due o tre volte l'anno;
la fiducia verso l'Arpad, l'Agenzia regionale di protezione ambientale, è andata vieppiù affievolendosi nel corso degli anni, da parte dei cittadini lucani, tanto è vero che ci sono alcuni Comuni, tra cui Corleto Perticara, il quale ha ceduto alla Total per 99 anni e per 1,4 milioni di euro il diritto di superficie su un'area di 555 mila metri quadrati in cui realizzare il centro olii, che hanno deciso di effettuare i controlli ambientali in maniera indipendente attraverso un proprio sistema di monitoraggio ambientale;
l'Europa ha attuato una politica energetica che impone la riduzione dei gas serra del 20 per cento entro il 2020, nonché volta a condurre negoziati internazionali mirati a raggiungere obiettivi ancora più ambiziosi che contribuiranno a scongiurare che la temperatura del pianeta salga di più di 2 oC, ovvero il livello che sempre più scienziati considerano il punto di non ritorno;
quasi tutti i Paesi del Mondo sono concordi nel ritenere che sia giunto il momento di attuare uno sviluppo economico-industriale sostenibile capace di garantire la sopravvivenza della biodiversità ambientale attraverso l'aumento e la creazione ex novo di centrali che utilizzano fonti rinnovabili, tant'è che lo slogan lanciato nella Carta di Siracusa - documento finale del G8 Ambiente - è Biodiversity is business, la biodiversità non più intesa come limite ma come risorsa ed opportunità di sviluppo;

in Basilicata, si sta compiendo l'operazione contraria, si sta distruggendo la biodiversità della Regione per estrarre il petrolio ed il gas che, al contempo, attraverso il loro utilizzo come fonti energetiche, sono i principali responsabili dell'aumento di CO2 nell'aria e del conseguente aumento della temperatura che porta a dei cambiamenti climatici tali da mettere in serio pericolo la vita sul nostro pianeta e di annientare le nostre economie;
l'Italia è, tuttavia, tra i Paesi dell'UE quello che ha maggiore efficienza energetica come dimostra anche l'accordo tra l'amministratore delegato dell'ENEL, Fulvio Conti, ed il Ministro dell'ambiente australiano, Tony Burke, in base al quale sarà l'ENEL uno dei membri fondatori del Global Carbon Capture and Storage Institute, organismo che in Australia studierà le tecnologie di cattura della CO2 -:
se i Ministri interrogati non intendano attuare in Basilicata tutte quelle politiche volte a salvaguardare la biodiversità e l'ambiente in generale con la diffusione, accanto ad ogni centrale di produzione di energia, di impianti di cattura e stoccaggio della CO2 e dei veleni derivanti dalla raffinazione del petrolio come l'idrogeno solforato, un sottoprodotto del processo di idro-desulfurizzazione del petrolio, che inquinano l'aria ed il sottosuolo;
se, al contempo, i Ministri interrogati non intendano destinare maggiori risorse finanziarie per risollevare e sostenere il settore agricolo e tutti i comparti ad esso collegati, che hanno rappresentato e vogliono continuare ad essere una fonte di reddito importante per la popolazione lucana;
se non ritengano opportuno e necessario aumentare notevolmente le royalties in modo tale che rappresentino una cospicua risorsa finanziaria da utilizzare sia per la bonifica ambientale che per la realizzazione di tutte quelle opere infrastrutturali necessarie allo sviluppo della Basilicata, compresa un'effettiva riduzione della bolletta energetica.
(4-04349)

TESTO AGGIORNATO AL 24 MARZO 2011

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:

TOMMASO FOTI e CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 24 della legge 14 luglio 2009, n. 161, ha introdotto significative novità in relazione allo svolgimento dei tornei di poker sportivo non a distanza (denominato più comunemente texas hold'em);
in particolare il comma 27 del detto articolo prevede che con regolamento dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, da adottarsi di concerto con il Ministero dell'interno, siano disciplinati i tornei di poker sportivo;
in assenza dell'emanazione del detto regolamento l'Amministrazione autonoma dei monopoli è impossibilitata a rilasciare la concessione per lo svolgimento dell'attività in questione -:
se e quali iniziative intenda assumere per sollecitare l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato ad adottare il regolamento che qui interessa.
(4-04351)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:

FERRANTI e CENNI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 80, 4o comma, dell'ordinamento penitenziario (legge n. 354 del 1975) stabilisce che per lo svolgimento delle attività di osservazione e di trattamento, l'amministrazione penitenziaria può avvalersi di professionisti esperti in

psicologia, servizio sociale, pedagogia, psichiatria e criminologia clinica, corrispondendo ad essi onorari proporzionati alle singole prestazioni effettuate;
l'articolo 8, comma 1, del decreto legislativo numero 230 del 1999 («Riordino della medicina penitenziaria, a norma dell'articolo 5 della legge 30 novembre 1998, n. 419») disponendo il trasferimento al Servizio sanitario nazionale dal 1o gennaio 2000 delle «funzioni sanitarie svolte dall'amministrazione penitenziaria», sanciva però il passaggio di medici e psicologi esperti (ex articolo 80) con riferimento solo ai settori della prevenzione ed assistenza ai detenuti tossicodipendenti;
il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1o aprile 2008 «Modalità e criteri per il trasferimento al Servizio sanitario nazionale delle funzioni sanitarie, dei rapporti di lavoro, delle risorse finanziarie e delle attrezzature e beni strumentali in materia di sanità penitenziaria» ha definitivamente sancito il passaggio della funzione sanitaria penitenziaria alle Asl escludendo però gli psicologi che non si occupano di tossicodipendenza e che lavorano nelle carceri dal 1978. Tale scelta è stata motivata dal fatto che tali professionisti non svolgessero attività sanitaria;
gli indirizzi presenti nel decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 1o aprile 2008, limitandosi al trattamento dei soli tossicodipendenti, non prendono in esame la necessità di interventi di prevenzione e contenimento del disagio psichico degli altri detenuti, ad esempio i «sex offenders», che le direzioni degli istituti detentivi hanno comunque, nel corso degli anni, sollecitato nei confronti degli «esperti psicologi» (di cui all'articolo 80 della legge n. 354 del 1975) ottemperando a precisi ordini di servizio emanati dall'amministrazione stessa;
tali ordini di servizio riguardano la tutela della salute psichica e prevenzione del rischio autolesionistico e suicidario di tutti i detenuti: il tasso dei suicidi in carcere è infatti 21 volte superiore rispetto a quello della popolazione esterna;
nonostante tali funzioni di tutela della salute psichica di tutti i detenuti continuino ad essere richieste agli «esperti psicologi» il Ministero della giustizia e la legislazione vigente (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1o aprile 2008) non riconoscono a tali professionalità il passaggio al Servizio sanitario nazionale (settore sanità penitenziaria);
gli ordini professionali degli psicologi hanno, in numerose occasioni, esplicitamente ribadito la natura sanitaria della professione. La legge numero 56 del 1989 «Ordinamento della professione di psicologo» precisando che «la professione di psicologo comprende l'uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona», sancisce quindi che la professione psicologica è una professione sanitaria;
in realtà il Ministero della giustizia riconosce sotto il profilo fiscale le prestazioni sanitarie degli «esperti psicologi»: le fatture emesse da tali professionisti sono esenti dall'Iva, e quindi di tipologia «sanitaria»;
a tutto questo si aggiunge, cosa ancora più paradossale che, laddove non fosse riconosciuta la legittima natura sanitaria di questi psicologi, i detenuti avrebbero trattamenti diversi: da una parte i tossicodipendenti che, venendo seguiti dagli psicologi esperti passati alle Asl hanno diritto a sostegno psicologico e psicoterapia, mentre tutti gli altri detenuti non potrebbero ipoteticamente accedere a nessuna prestazione;
dalle ultime stime del Ministero di giustizia aggiornate al 30 luglio 2009 sono aumentati ancora i detenuti nelle carceri italiane: la presenza negli istituti penitenziari ha raggiunto quota 63.587 unità;
le linee guida del decreto del presidente del Consiglio dei ministri 2008

hanno creato di fatto, tra gli «esperti psicologi» non inseriti nel Servizio sanitario nazionale, molti lavoratori precari da oltre 30 anni;
secondo i dati resi noti da organi di informazioni e dalle organizzazioni di categoria, «nei 205 penitenziari italiani, operano solo 404 psicologi». Soltanto 20 sono psicologi penitenziari di ruolo a cui si aggiungono 39 vincitori di concorso presso il Ministero della giustizia che ancora attendono di essere assunti;
il Ministero della giustizia ha affermato in più occasioni che le competenze sanitarie sono state trasferite e che i vincitori di concorso di cui alla precedente premessa dipendono dalle Regioni e dalle Asl;
gli stessi vincitori hanno chiesto a quali Asl e a quali Regioni dovevano rivolgersi, ma non hanno ottenuto risposte;
in questo quadro generale si inserisce anche la difficile situazione economica in cui versano gli «esperti psicologi»: dal primo gennaio 2007, dopo l'aumento di 0,49 euro l'ora, il compenso orario lordo è di 17,63 euro. Una cifra assolutamente non adeguata alle professionalità acquisite ed alla tipologia di mansioni svolte;
è emerso da organi di informazione che «nonostante la Legge Finanziaria 2008 ed il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 1o aprile 2008 abbiano stanziato per l'operazione di trasferimento della sanità penitenziaria circa 158 milioni di euro per l'anno 2008 e 163 milioni di euro per il 2009, non è stato ancora disposta alcuna somma nei bilanci della Asl -:
per quali motivi i 39 psicologi vincitori di concorso sopracitati non siano stati ancora regolarmente assunti;
quali iniziative urgenti intenda intraprendere per modificare le linee guida del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1o aprile 2008 e consentire il passaggio al Servizio sanitario nazionale di un numero di psicologi congruo rispetto all'attuale popolazione carceraria italiana, riconoscendo quindi l'attività sanitaria degli «esperti psicologi» anche nei confronti dei detenuti non tossicodipendenti, ma ugualmente bisognosi di terapie adeguate, al fine di promuovere un sistema penale in cui lo psicologo diventi parte integrante dell'istituzione penitenziaria anche dal punto di vista della stabilizzazione del rapporto lavorativo e di una retribuzione congrua dignitosa delle professionalità e delle competenze acquisite e della difficoltà e della delicatezza delle attività svolte.
(5-01844)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:

BARANI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Anzio in provincia di Roma, lungo la linea ferroviaria Nettuno-Roma nei pressi della stazione di Lido di Lavinio, è situato un passaggio a livello caratterizzato da precarie condizioni di sicurezza che si trova proprio al centro di un quartiere densamente abitato;
il passaggio a livello di Lido di Lavinio, che divide in due il quartiere e dà sulla via Nettunense, è rischioso proprio perché i pedoni, abituati al passaggio frequente dei treni, lo attraversano anche con le sbarre abbassate;
la stazione medesima non è dotata di presidio e capostazione e da anni viene segnalata la pericolosità del passaggio a livello;
è stato segnalato più volte dagli abitanti che il passaggio a livello a raso costituisce un pericolo, e anche in presenza di due sbarre chiuse, la gente del posto attraversa in prossimità dell'arrivo del treno per non attendere molto;

questo comportamento ha purtroppo procurato la morte, lo scorso 21 agosto 2009, di Ylenia Saturno, una giovane ragazza di 17 anni residente ad Anzio, colpita dalla motrice di un treno regionale proveniente da Nettuno e diretto a Roma dopo che già aveva attraversato i binari sostava sul marciapiede nonostante il passaggio a livello fosse chiuso, nei pressi della stazione ferroviaria di Lavinio;
il padre della ragazza rimasta uccisa, Eduardo Saturno, in precedenza aveva «denunciato» tale situazione scrivendo varie missive, già nel maggio 2008, all'amministratore delegato delle Ferrovie e chiedendo interventi alle istituzioni locali, facendo presente quanto avviene sulla tratta ferroviaria Roma/Nettuno, delle pessime condizione del materiale rotabile, l'assenza dei controlli a bordo treno e nelle stazioni dove si riscontrano problematiche anche per ciò che concerne i passaggi a livello pericolosi;
le denuncie effettuate sullo stato di degrado della Linea Ferroviaria Roma-Nettuno non hanno mai ricevuto risposte, su nessuna delle questioni «sollevate», men che meno sulla situazione del passaggio al livello incriminato da parte dei vertici di FS;
Ferrovie dello Stato, solo dopo la tragedia, si è premurata di precisare che il passaggio a livello di Lavinio è inserito nel Piano di razionalizzazione che ne prevede l'eliminazione, con altri 13 nel Lazio, previa costruzione di cavalcavia o sottopassaggi -:
se il Ministro sia al corrente dei fatti sopra esposti e quali misure il Ministro intenda porre in essere per fare in modo che fatti tragici come quello di Lavinio non accadano più, e quali iniziative verranno adottate per mettere in sicurezza il passaggio a livello in oggetto e tutta la linea Roma/Nettuno, impedendo il ripetersi di episodi che creano evidenti situazioni di grave pericolo per i cittadini di Lavinio e per gli utenti del tratto ferroviario citato;
se vi siano stati ritardi od omissioni, da parte di RFI con riferimento alla costruzione del cavalcavia o sottopassaggi, già previsto dal Piano di razionalizzazione regionale, e a cosa siano dovuti.
(4-04348)

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INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:

LEOLUCA ORLANDO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante che, a partire dall'anno 2006, la Provincia di Palermo abbia effettuato rischiosissimi investimenti finanziari per un ammontare di denaro di poco superiore ai cinquanta milioni di euro;
come riportato da numerosi organi di stampa, l'ente Provincia - allora presieduto dal dottor Francesco Musotto - avrebbe delegato l'allora direttore generale, dottor Caruso, ad investire detti fondi in pericolose operazioni finanziarie attraverso diverse banche nazionali ed istituti finanziari;
nel dettaglio risulta all'interrogante che la Provincia di Palermo dall'anno 2006 all'anno 2008 abbia investito: 9,2 milioni euro presso la Banca Unicredit; 21 milioni di euro presso Xelion Bank; 10 milioni di euro presso Ras Bank, 2 milioni di euro presso Bpl; 2,5 milioni di euro presso la Alte Bank; 2,5 milioni euro presso Deutsche Bank, ben 29,5 milioni euro presso la Invest Banca;
sempre come riportato da notizie stampa, la sopra menzionata Invest Banca avrebbe girato i fondi ricevuti dall'amministrazione provinciale palermitana, alla Ibs Forex, società nata nel 2006, specializzata in speculazioni nel mercato valutario internazionale, con sede legale in

Como, avente come socio di maggioranza il signor Graziano Campagna e presso cui lavorano i signori Sandro Tiso e Nicolò Xerra, rispettivamente direttore della società e dipendente molto vicino all'allora Assessore al bilancio dello stesso ente Provincia, Giampiero Cangialosi;
la società «Ibs Forex» di Como, si era altresì impegnata, nei confronti della Provincia di Palermo, a garantire un ritorno molto elevato attraverso scambi internazionali di valuta. Nell'agosto scorso, però, i manager della IBS sono spariti nel nulla insieme ai soldi pubblici, incautamente investiti della Provincia di Palermo;
nei mesi scorsi l'amministrazione provinciale di Palermo avrebbe richiesto la restituzione di 12 milioni di euro precedentemente investiti presso la Ibs Forex, tale richiesta sarebbe rimasta inevasa a causa della mancanza di liquidità;
risulta all'interrogante che altri enti pubblici, come la Provincia di Milano e la Regione Puglia, anch'essi investitori di fondi presso la suddetta società finanziaria con sede in Como, abbiano presentato un esposto alla Procura della Repubblica del capoluogo lombardo, in seguito al quale il pubblico ministero Massimo Astori ha posto sotto sequestro la suddetta società;
in seguito agli avvenimenti sopra descritti il direttore generale della Provincia di Palermo ha rassegnato le proprie dimissioni;
risulta all'interrogante che il nuovo Presidente della Provincia di Palermo, dottor Avanti abbia istituito una commissione di indagine amministrativa interna all'ente, coordinata dal Segretario generale Salvatore Currao, con il compito di verificare l'accaduto, ed abbia inoltre presentato un esposto alla procura della Repubblica competente oltre che alla Corte dei conti;
appare particolarmente grave che un ente pubblico, quale la Provincia di Palermo non si sia dotato di strumenti preventivi di controllo sull'operato dei manager delegati ad operare, sul mercato finanziario, con il denaro pubblico -:
quali urgenti iniziative conoscitive intendano assumere, anche ai sensi dell'articolo 28 della legge n. 448 del 1998 e dell'articolo 28 della legge n. 289 del 2003, onde accertare le conseguenze economico-finanziarie della grave ed incauta gestione del denaro pubblico venutasi a determinare nella Provincia di Palermo;
se il Governo abbia adottato misure e, in caso affermativo, quali, per valutare l'ammontare effettivo dell'esposizione finanziaria della Provincia di Palermo in strumenti finanziari derivati e titoli strutturati, o comunque «tossici» e l'entità delle perdite potenziali ad oggi stimabili nel medio e lungo periodo;
se non si ritenga opportuno assumere iniziative normative volte a disporre l'obbligo di nomina, da parte degli enti interessati, di advisor indipendenti, regolarmente autorizzati dalle autorità di controllo ai sensi della direttiva Markets in financial instruments directive (Mifid), con l'incarico di definire l'ammontare dell'esposizione e delle relative perdite a tutt'oggi cumulate, nonché di elaborare proposte per il rientro dalle posizioni debitorie;
se, a tal fine, non ritenga necessario adottare a livello centrale indicazioni per la selezione degli advisor da parte degli enti territoriali, orientate a prevenire l'insorgenza di conflitti di interesse e in particolare a garantire la completa estraneità degli stessi advisor alle operazioni di collocamento, distribuzione e raccomandazione dei prodotti e strumenti finanziari sottoposti alla loro valutazione indipendente.
(4-04345)

FUCCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella notte tra il 18 e il 19 agosto 2009 un violento incendio ha distrutto

cento ettari di pascolo e venticinque di bosco all'interno dell'area protetta del Parco dell'Alta Murgia;
nei giorni successivi sono scoppiate numerose polemiche sull'efficienza dei servizi di prevenzione e intervento per spegnere le fiamme che hanno chiamato in causa anche il Prefetto di Bari, interpellato dal direttore del Parco sulla «tutela del patrimonio boschivo nel territorio del parco» (come riportato dalla Gazzetta del Nord Barese e dal Nuovo Quotidiano di Puglia del 25 agosto 2009) -:
in che modo abbia funzionato la macchina dei soccorsi e quali iniziative, per quanto di sua competenza, siano eventualmente in preparazione per rafforzare le capacità di intervento dei vigili del fuoco in caso di incendi nel territorio interessato.
(4-04346)

GIACHETTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano La Repubblica riporta un episodio verificatosi il 28 settembre 2009 a Roma, sulla linea del bus 059 nel quartiere di Tor Bella Monaca;
secondo quanto riportato dal giornale una donna di origine nigeriana, in compagnia della figlia e di un'amica, avrebbe invitato due ragazze che fumavano sull'autobus a spegnere la sigaretta, ottenendo come risposta epiteti di stampo razzista del tipo «Brutta negra, stai zitta, tornatene al paese tuo»; una volta scesa dall'autobus, secondo quanto riferito dall'amica, le due ragazze avrebbero seguito e schiaffeggiato la donna;
sempre in base alla testimonianza di Maria Edima Venancio Rocha, l'amica della donna, sarebbe sopraggiunta in quel momento la polizia che però avrebbe rilasciato le due ragazze senza identificarle e avrebbe invece trattenuto la donna nigeriana comminandole una multa di 3.000 euro per un presunto reato di cui non si conosce la natura;
se il racconto della donna corrispondesse a verità saremmo di fronte non solo ad un ennesimo episodio di razzismo a Roma ma anche ad un incomprensibile ed ingiustificabile comportamento da parte delle forze dell'ordine -:
se il Ministro interpellato non ritenga opportuno fare luce sull'accaduto, chiarendo:
1) se corrisponda al vero che le due ragazze sono state immediatamente rilasciate senza essere identificate;
2) se corrisponda al vero che la donna di origine nigeriana è stata l'unica ad essere fermata e, qualora venisse confermata la comminazione di una multa di 3.000 euro ai danni della stessa, se non ritenga opportuno accertare in base a quale infrazione sarebbe stata elevata tale multa.
(4-04347)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:

CAPITANIO SANTOLINI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha comunicato che il Ministero dell'economia e delle finanze ha autorizzato l'assunzione di 647 dirigenti delle scuole entrati in servizio il 1o settembre 2009;
tali assunzioni andranno ad esaurire tutte le code concorsuali dei concorsi per dirigenti scolastici indetti negli ultimi anni;
si stima che alcuni posti per dirigente scolastico rimarranno scoperti già a partire dall'anno scolastico in corso, data l'impossibilità di avere le graduatorie di un nuovo ed eventuale concorso prima dell'anno scolastico 2010/2011 in quanto non ancora bandito;

alcuni dati acquisiti sul trend dei pensionamenti per il prossimo triennio evidenziano un fabbisogno di nuovi dirigenti scolastici quantificabile in almeno 1.500 unità, nonostante le oltre 300 soppressioni previste dal decreto-legge n. 112 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge 133 del 2008;
in attesa del prossimo concorso per dirigenti scolastici, alcuni docenti stanno frequentando il master di secondo livello, master universitario nazionale per la dirigenza degli istituti scolastici (Mundis), che prevede un duplice tirocinio, assicura una coerenza formativa mirata ed altamente qualificata ed è progettato a livello nazionale da una rete composta dalla Fondazione dei rettori delle università italiane (Crui), dall'Associazione nazionale dei dirigenti e delle alte professionalità della scuola (Anp) e università -:
quali misure ritenga opportune al fine di indire un concorso ordinario per dirigenti scolastici entro il 2009 o al massimo entro il primo trimestre 2010, conferendo una prevalente e specifica valutazione al master di secondo livello «Master Mundis» al fine di reintrodurre gli incarichi di presidenza in attesa di avere le graduatorie del nuovo concorso assegnando priorità nel conferimento di tali incarichi ai docenti in possesso del «Master Mundis».
(5-01843)

...

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
il 30 luglio 2009 l'Agenzia italiana per il farmaco (Aifa) ha approvato la commercializzazione della pillola Ru 486, che induce l'aborto senza bisogno di interventi chirurgici. Rimangono ancora da definire le procedure per l'impiego della pillola abortiva in coerenza con la legge 22 maggio 1978, n. 194 «Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza», nonché per la fissazione del prezzo di rimborso del farmaco;
nel 2005 è stata avviata la sperimentazione della pillola abortiva Ru 486 presso l'ospedale Sant'Anna di Torino a condizione che le donne rimanessero ricoverate per un periodo minimo di tre giorni nel rispetto della legge n. 194 del 1978 sull'interruzione volontaria della gravidanza, che richiede che l'aborto avvenga all'interno della struttura ospedaliera. Nello stesso periodo sono state avviate sperimentazioni anche in Liguria, Toscana, Emilia Romagna e, nel 2006, in Puglia;
il progetto di sperimentazione della Ru 486 torinese è stato poi interrotto l'anno successivo in seguito a un'indagine della magistratura, insospettita dai troppi aborti avvenuti fuori dall'ospedale;
in questi anni le sperimentazioni avviate in diversi ospedali sono continuate, diventando prassi regolare di cui, però, poco si conosce;
il magazine «Tempi» ha pubblicato il giorno 3 settembre 2009, un'inchiesta giornalistica sull'uso della pillola abortiva in alcuni ospedali italiani. Dall'inchiesta giornalistica è emerso come troppo spesso il ricorso all'aborto farmacologico aggiri le procedure di ospedalizzazione della paziente come sancito dalla normativa vigente in materia;
prima della delibera dell'AIFA sulla commercializzazione nel nostro Paese della pillola abortiva Ru 486, il ricorso all'interruzione di gravidanza farmacologia negli ospedali italiani avveniva attraverso la procedura d'importazione dall'estero del farmaco. L'articolo 2 del decreto ministeriale 11 febbraio 1997 prevede, infatti, la possibilità per i medici di importare direttamente un medicinale non commercializzato in Italia o temporaneamente

carente, inviando al Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali una documentazione specifica e dettagliata riportante i dati del medico, il tipo di medicinale, l'uso terapeutico e altro;
lo scopo dichiarato della legge 22 maggio 1978 n. 194 non è quello di garantire un (inesistente) diritto di aborto, ma piuttosto quello di prevenire l'aborto, favorendo la nascita dei figli già concepiti con l'invito alle madri a svolgere una adeguata riflessione sul valore della vita umana e offrendo alternative al dramma (per il concepito e per la donna) della interruzione della gravidanza. Questa è l'interpretazione ripetutamente formulata dalla Corte costituzionale italiana, la quale ritiene che l'interruzione volontaria della gravidanza sia intesa soltanto come risposta a uno stato insuperabile di necessità;
la Ru 486 è imprevedibile nei suoi effetti: l'aborto si può prolungare per oltre due settimane, con nausea, perdite di sangue, vomito e contrazioni dolorose. Una donna su dieci avrà comunque bisogno di un intervento per portare a termine l'aborto;
è importante evidenziare come nell'interruzione chirurgica della gravidanza un ruolo centrale sia di fatto svolto dal medico (come confermato anche dalle disposizioni sull'obiezione di coscienza), che assume una funzione di vero e proprio co-autore nei confronti della donna; tale figura viene invece a mancare nell'aborto farmacologico, nel quale è la donna l'unica responsabile-artefice dell'interruzione di gravidanza, con tutti i problemi psicologici che questo comporta;
durante l'aborto con la pillola Ru486 le donne possono vedere l'embrione abortito: sono loro, infatti, a dover controllare personalmente il flusso emorragico, in ospedale o anche a casa. In uno studio del 1998 pubblicato sul British Journal of Obstetrics and Gynecology, il 56 per cento delle donne sottoposte ad aborto chimico dichiara di aver riconosciuto l'embrione, e il 18 per cento ne denuncia come conseguenza incubi, flash-back e pensieri ricorrenti;
l'inchiesta giornalistica condotta dal magazine «Tempi» ha preso in esame anche alcune strutture ospedaliere presenti nella regione Emilia Romagna. Per questo motivo, a livello regionale, alcuni consiglieri di opposizione hanno chiesto l'istituzione di una commissione regionale di inchiesta che verifichi se l'operato degli ospedali emiliani in merito al ricorso all'aborto farmacologico sia avvenuto nel rispetto della normativa vigente in materia;
il presidente della regione Emilia Romagna che attualmente presiede anche la Conferenza Stato-regioni intervenendo sulla questione, ha sottolineato come su tale materia né il Governo, né tanto meno il Parlamento possano indicare «linee guida», ma dovranno essere la scienza, l'esperienza, le competenze professionali, le scelte personali delle donne a stabilire le modalità di ricovero, somministrazione e assistenza a tutela della massima sicurezza -:
se il ministero abbia ricevuto dalle regioni i dati e le modalità di ricorso all'aborto farmacologico attraverso la procedura d'importazione del farmaco ai sensi dell'articolo 2 del decreto ministeriale 11 febbraio 1997 e se questi siano stati riportati nelle relazioni annuali al Parlamento sull'attuazione della legge 22 maggio 1978, n. 194;
quali iniziative il Ministro interpellato intenda adottare al fine di verificare che la prassi clinica in materia di utilizzo dell'aborto farmacologico non sia in contrasto con la normativa vigente.
(2-00488)
«Polledri, Bertolini, Capitanio Santolini, Polidori, Mazzocchi, Fedriga, Negro, Bernini Bovicelli, Rainieri, Commercio, Lussana, Centemero, Vignali, Montagnoli, Pastore, Galletti, Pagano, Crosio, Maccanti, Laura Molteni, Renato Farina, Bragantini, Bernardo, Toccafondi, Munerato, Girlanda, Marinello, Fugatti, Rivolta, Carlucci, Gioacchino Alfano, Gibelli, Alessandri, Allasia, Chiappori».

Interrogazione a risposta orale:

CESA e COMPAGNON. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 21-quater del decreto-legge 31 dicembre 2007 n. 248, recante «Proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni urgenti in materia finanziaria», che dispone «Interventi per processi di riorganizzazione del sistema aeroportuale», prevede, nel limite di spesa di 40 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009, la concessione dei trattamenti di cassa integrazione guadagni straordinaria, di mobilità e di disoccupazione speciale per le aree territoriali colpite da processi di riorganizzazione derivanti da nuovi assetti del sistema aeroportuale che abbiano comportato una crisi occupazionale che coinvolge un numero di unità lavorative superiore a tremila;
l'articolo in questione istituiva anche un fondo di continuità infrastrutturale, finalizzato al mantenimento degli investimenti nell'area di Malpensa, da ripartire fra la regione Lombardia e gli enti locali azionisti della società di gestione aeroportuale, con una dotazione di 40 milioni di euro per l'anno 2008;
per i lavoratori interessati in particolare dal processo di riorganizzazione aeroportuale di Malpensa (si tratta di circa ventimila lavoratori tra diretti ed indotti di cui 5.000 vanno in CIG a rotazione), il prossimo 31 dicembre, dunque, scadrà la possibilità di accedere agli ammortizzatori sociali previsti dalla normativa citata;
visti i residui dei fondi finalizzati agli ammortizzatori sociali allora stanziati - 80 milioni per il 2008 e il 2009 (cassa integrazione straordinaria in deroga) - e vista la capienza del Fondo di continuità infrastrutturale succitato, si potrebbe garantire la coperta finanziaria di una estensione temporale della cassa integrazione guadagni ordinaria e straordinaria per questi lavoratori che rischiano di trovarsi senza il minimo sostegno economico a partire dal 1o gennaio prossimo;
inoltre, persiste lo stato di crisi aeroportuale, in modo specifico per l'area di Malpensa, dove il de-hubbing di Alitalia, ha creato un vero e proprio contraccolpo economico che si è aggiunto alla crisi economica mondiale -:
se non ritenga di assumere le opportune iniziative anche normative per prevedere una proroga degli ammortizzatori sociali disposti dall'articolo 21-quater del decreto-legge n. 248 del 2007, attingendo eventualmente anche alle risorse attualmente disponibili, al fine di sostenere i lavoratori e le loro famiglie in questo particolare momento di congiuntura sfavorevole.
(3-00677)

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PARI OPPORTUNITÀ

Interrogazione a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, FARINA COSCIONI, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
Luana Ricci, all'anagrafe Marco Della Gatta, musicista di Lecce, che ha avviato da circa 20 mesi un percorso di transizione relativo alla sua identità di genere, ha sempre svolto la sua attività professionale con soddisfazione e con il sostegno sia in ambito lavorativo che sociale; svolgeva sin dal 1991 il ruolo di organista principale e Maestro del Coro della Cattedrale e della Diocesi di Lecce, fornendo prestazioni professionali e musicali in modo costante e apprezzato, avendo sempre riguardo e attenzione all'abbigliamento decoroso, spesso rinunciando a curare il suo aspetto estetico;
nel corso di questi mesi Luana Ricci non ha subito discriminazioni rilevanti di alcun genere ricevendo, spesso, manifestazioni

di solidarietà e sostegno per la propria condizione anche in ambito familiare; sia i figli che la moglie, dalla quale è separata, le hanno manifestato rispetto e aiuto per questa situazione;
nel corso del 2009 Luana Ricci ha diretto l'Orchestra Sinfonica ICO e partecipato a importanti eventi musicali, tra gli altri ha suonato per «Diversi Ensemble e Cori», e suona stabilmente per l'evento «La notte della Taranta»;
il 31 agosto 2009 Luana Ricci ha ricevuto una comunicazione dall'economo della Cattedrale di Lecce che le diceva che il rapporto professionale era da considerarsi concluso con effetto immediato, per motivi non ben specificati;
gli interroganti ritengono che il comportamento della Curia di Lecce sia gravemente lesivo della dignità umana e confermi l'evidente pregiudizio della chiesa cattolica verso le persone transessuali -:
se non ritenga, nell'ambito delle sue competenze, di esercitare i poteri di cui all'articolo 2 del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 11 dicembre 2003, in materia di promozione della parità di trattamento e rimozione delle discriminazioni;
quanti siano i casi di persone transessuali discriminate in Italia e quali iniziative il Governo abbia avviato per aiutare e sostenere le persone transessuali che subiscono spesso discriminazioni e soprusi.
(4-04353)

TESTO AGGIORNATO AL 24 MARZO 2011

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:

MURA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la SPX è una multinazionale con sede a Pittsburgh (Usa) che conta 24 mila dipendenti in tutto il mondo tra i quali quelli della Tecnotest - Spx Italia;
situata nel comune di Sala Baganza in provincia di Parma la Spx Italia produce apparecchiature diagnostiche per autofficine e conta 152 lavoratori;
secondo i dati resi noti dalla stampa negli ultimi mesi, tra il 2007 e il 2008 l'azienda italiana ha fatturato circa 30 milioni di euro chiudendo al termine del 2008 con un attivo di un milione di euro e un margine lordo del 20 per cento;
le stime per l'anno in corso prevedono che un calo nel fatturato di circa il 15-20 per cento rispetto agli anni precedenti. Nonostante ciò si ritiene che la Spx Italia riuscirà a chiudere in pareggio il 2009;
il 24 luglio 2009 i dirigenti della Spx hanno presentato un piano industriale che prevede la delocalizzazione della produzione in parte in Germania e in parte in Francia e il conseguente avvio della procedura di mobilità per 45 operai, nonostante in Germania il costo del lavoro sia superiore del 35 per cento rispetto a quello in Italia;
dalla fine di luglio i dipendenti della Spx Italia hanno iniziato uno sciopero ad oltranza e allestito un presidio permanente per protestare contro la decisione dei dirigenti che ritengono inopportuna e inspiegabile alla luce delle buone condizioni economiche e finanziarie di cui gode l'azienda;
il 22 settembre 2009 a seguito di un incontro tra i dirigenti d'azienda e i rappresentanti sindacali è stato siglato un accordo che prevede la sospensione provvisoria della messa in mobilità in vista dell'incontro che si terrà il prossimo primo ottobre;
i lavoratori hanno proposto un piano di riorganizzazione aziendale alternativo a quello presentato dai dirigenti che permetterebbe all'Spx di rimanere sul mercato. I dipendenti e i rappresentanti sindacali hanno chiesto che il loro piano aziendale possa essere il punto di confronto

e con l'azienda per affrontare adeguatamente la questione -:
se il Ministro sia a conoscenza della condizione in cui versano le lavoratrici e i lavoratori della Spx Italia di Sala Baganza e quali interventi intenda adottare in merito ad un'azienda che, considerato lo stato di buona salute, rappresenta una realtà che deve essere salvaguardata e incentivata a garantire la produzione e l'occupazione.
(4-04343)

VACCARO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la FMA è un'azienda nata nel 1990 e si occupa di costruzione motori per le auto del Gruppo FIAT;
nell'anno 2008, nello stabilimento produttivo di Pratola Serra della FMA, sono stati prodotti 170.000 motori in meno rispetto all'anno precedente, con il conseguente svolgimento di 83 giornate di Cassa Integrazione Ordinaria per i lavoratori della stessa;
sino ad oggi, nell'anno 2009, sono state ben 124 le giornate di fermo produttivo, a fronte dei 53 giorni di lavoro effettivamente svolti;
il salario attualmente percepito dai lavoratori della FMA, in regime di CIGO, non supera gli 800 euro mensili, e, al termine del mese di ottobre 2009, tale regime cesserà in favore della Cassa integrazione guadagni straordinaria, così che, in previsione di ciò, le piccole aziende dell'indotto FMA, stanno continuamente procedendo a sfoltire gli organici;
il totale delle settimane di CIGO dal mese di febbraio 2008 è pari 50;
la perdita di salario medio per l'anno 2008 è pari a 3.000 euro per ciascun lavoratore; e la perdita di salario medio per l'anno 2009, calcolate fino al 30 luglio 2009, è pari a 3.500 per lavoratore;
la stessa FMA, nell'anno 2008, ha ridotto l'organico di 70 unità, 32 delle quali rappresentate da lavoratori con contratto a termine licenziati nel marzo 2008;
l'unica certezza per l'anno 2009, è rappresentata dalla produzione, da parte dello stabilimento della FMA, di 100.000 motori in meno rispetto all'anno precedente -:
se sia stata avviata o si intenda avviare una procedura di controllo con le parti sociali, istituendo a tal fine un tavolo di verifica dello stato di crisi presso il Ministero dello sviluppo economico, considerata la drammaticità dell'attuale situazione vissuta dai lavoratori dello stabilimento FMA di Pratola Serra;
se il Governo abbia previsto un piano di rimodulazione tecnica dei requisiti di rottamazione, al fine di avvantaggiare la produzione di motori a basse emissioni di CO2, fabbricati anche nello stabilimento FMA di Pratola Serra;
se il Governo abbia considerato la possibilità di fornire un sostegno al reddito per i lavoratori in CIGO che percepiscono attualmente 800 euro al mese;
se il Governo abbia in programma quindi di adottare soluzioni idonee per limitare le conseguenze negative incidenti sulle famiglie dei lavoratori che stanno subendo una crisi che si riflette in modo pieno e totale sul loro modus vivendi.
(4-04344)

TOMMASO FOTI e CARLUCCI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
su Facebook risultano attivi due gruppi (Jackpot! Centrato il 6 sulla ruota di Kabul; Non me ne frega un c... degli italiani morti in Afghanistan), oltremodo oltraggiosi nei confronti delle Forze armate italiane ed in particolare della Divisione Folgore, senza alcun minimo rispetto nei confronti delle vittime del recente attentato di Kabul -:
quali iniziative urgenti intenda assumere per assicurare tramite contatti con

gli amministratori del social network Facebook l'immediata rimozione da Facebook dei detti gruppi, oggi liberamente accessibili.
(4-04350)

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Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in Commissione Fiano n. 5-01452, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 maggio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Froner.

L'interrogazione a risposta in Commissione Bocci n. 5-01797, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 settembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Froner.

L'interrogazione a risposta in Commissione Schirru e altri n. 5-01822, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 settembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Laratta.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta orale Rao n. 3-00395 del 18 febbraio 2009;
interpellanza Ciocchetti n. 2-00471 del 16 settembre 2009.