XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 1 ottobre 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
il Ministero della pubblica istruzione è da tempo impegnato in un ampio e complesso progetto di innovazione e di adeguamento del sistema educativo e formativo, che assegna un ruolo di centralità all'istruzione e alla formazione nel processo di sviluppo e modernizzazione del Paese; nell'ambito di tale processo complessivo viene riconosciuta priorità alle esigenze, agli interessi, alle aspirazioni degli alunni, da considerare come protagonisti e interlocutori attivi della loro crescita umana e culturale. La scuola, infatti, ha come finalità la formazione di giovani responsabili, sani nel corpo e nella mente, in possesso di conoscenze, competenze e capacità certe e adeguate alle esigenze, con convinzioni e opinioni libere, sì da essere artefici del loro futuro e delle proprie scelte e, quindi, anche del proprio benessere psico-fisico e della propria salute;
a tale fine il Ministero della pubblica istruzione ha inteso promuovere e sostenere, nel rispetto del principio costituzionale dell'autonomia scolastica e universitaria e della libertà di ricerca e d'insegnamento, anche progetti e piani educativi, culturali e formativi su temi scientifici di rilevante interesse in materia di prevenzione, di cultura della salute, di miglioramento della qualità della vita, all'interno del sistema dell'istruzione e nel quadro di valori e significati relazionali, etici e sociali; nel contesto di tali finalità, il Ministero della pubblica istruzione, in collaborazione con il Ministero della salute, ha predisposto il programma «Missione Salute» alla cui realizzazione concorrono, oltre alla scuola, le famiglie, il volontariato, il no-profit, il territorio e le istituzioni sanitarie di prevenzione; «Missione Salute» concretizza un'area di interventi nella quale possono trovare idonea collocazione e sviluppo iniziative di lavoro e di sensibilizzazione sul tema dell'educazione alla salute e che potrà essere arricchita dai contributi offerti dalle scuole, dalle istituzioni sociali, pubbliche e private, impegnate nei servizi sanitari, nel volontariato e nella cooperazione. La lega italiana per la lotta contro i tumori (LILT), consapevole che l'educazione ad una vita sana, la lotta al tabagismo, la prevenzione primaria secondaria ed una corretta alimentazione rappresentano un impegno rilevante nella lotta contro i tumori, e che l'efficacia della prevenzione è tanto maggiore quanto più precoci e mirati sono gli interventi, si è resa disponibile a contribuire alla realizzazione di programmi, di progetti e di iniziative finalizzati ad accrescere il benessere dei cittadini, influenzando gli stili di vita dei bambini e degli adolescenti e, quindi, a ridurre l'incidenza dei tumori e migliorare la qualità della vita;
in data 4 ottobre 2006 il Ministero della pubblica istruzione e la Lilt hanno stipulato un protocollo d'intesa con il preciso impegno di promuovere, sostenere e sviluppare iniziative di consultazione permanente ai fini della divulgazione delle informazioni relative alle patologie tumorali, che possano consentire una corretta forma di vita e concorrere alla prevenzione dei tumori. Nel protocollo d'intesa si stabiliva tra le altre cose: «Sarà cura del Ministero coinvolgere le Scuole di ogni ordine e grado ed «accreditare» i delegati LILT per lo svolgimento del loro compito istituzionale: divulgare la cultura della Prevenzione come metodo di vita»;
obiettivo prioritario del protocollo quello di far comprendere ai giovani studenti che la salute è un bene prezioso e che bisogna averne rispetto e cura. La malattia ha implicazioni personali, familiari, sociali ed economiche. La prevenzione evita la sofferenza, il disagio di cure debilitanti e contiene i costi della sanità, allungando e migliorando la qualità di vita; purtroppo tale importante accordo, di durata triennale, anche a causa dell'inattività

del Governo Prodi ma soprattutto per la prematura caduta dello stesso esecutivo, non è mai stato concretamente attuato;
un programma di informazione riveste notevole importanza strategica e costituisce strumento fondamentale per la prevenzione contro il cancro,

impegna il Governo:

a rinnovare il protocollo d'intesa citato in premessa e ad assicurarne concreta attuazione già a partire dall'anno scolastico in corso.
(1-00246)
«Carlucci, Rivolta, Centemero, Bertolini, Pelino, Goisis, Biancofiore, Bocciardo, Moles, Bernini Bovicelli, Frassinetti, Di Virgilio, Antonione, Garagnani».

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
nei mesi scorsi la Procura della Repubblica di Crotone ha disposto il sequestro di 13 siti sui quali sorgono strutture scolastiche - attualmente frequentate da scolari e studenti - ed ha avviato un'indagine inerente ad una valutazione dell'impatto sub-chimico dell'inquinamento da metalli pesanti nei soggetti in accrescimento residenti nelle zone di Crotone a rischio ambientale;
come evidenziato da una precedente inchiesta, avviata dalla Procura della Repubblica di Crotone e denominata Black Mountains, gli scarti di lavorazione dello stabilimento industriale ex Pertusola Sud venivano utilizzati come materiale di riempimento per la costruzione di edifici pubblici e privati;
tra i rifiuti pericolosi illecitamente conferiti vi è il conglomerato idraulico catalizzato, proveniente dallo stabilimento Pertusola Sud di Crotone, la cosiddetta «scoria cubilot», un rifiuto proveniente dalla fusione della metallurgia termica dello zinco che si effettuava all'interno dello stabilimento Pertusola Sud e che era stato utilizzato per la preparazione di sottofondi stradali, e altre sostanze che venivano smaltite in maniera impropria in diversi siti, compresi tre istituti scolastici;
l'indagine, svolta dal prof. Salvatore Andò, era finalizzata a valutare l'entità dell'eventuale contaminazione da metalli pesanti dovuta all'esposizione dei rifiuti tossici utilizzati per la preparazione del conglomerato idraulico catalitico, col quale sono stati realizzati gli edifici scolastici frequentati dai 290 bambini oggetto dello studio;
attraverso l'analisi dei livelli di significatività ottenuti lo studio ha evidenziato, nei soggetti provenienti dalle aree a rischio, un incremento significativo delle concentrazioni sieriche di sostanze che, al disopra di determinati valori, possono rivelarsi altamente nocive come nichel, zinco, cadmio, uranio e piombo;
gli effetti dannosi delle sostanze rilevate dallo studio sono molteplici: patologie gastrointestinali, epatiche, renali, neurologiche, ematologiche, allergie, processi di tumorogenesi, effetti neurotossici, danni al sistema nervoso, danni all'apparato cardiovascolare, e altro, senza tenere conto degli effetti di biopersistenza e di accumulo nell'organismo e, ovviamente, della maggiore gravità delle patologie derivanti dalla combinazione di due o più delle suddette sostanze;
analoghi, preoccupanti risultati sono emersi dall'esame di urine e dall'analisi

tricologica dei soggetti, mostrando quantità eccessive anche di altri metalli pesanti, come manganese, rame e mercurio;
in conclusione l'indagine ha appurato che:
tutte le aree a rischio esaminate sono state effettivamente esposte alla contaminazione di alcuni metalli pesanti in un lungo arco di tempo precedente l'indagine;
nei soggetti provenienti dalle zone a rischio afferenti all'istituto comprensivo Alemeone si è osservato che i livelli sierici di nichel e cadmio erano significativamente più elevati rispetto ai soggetti non esposti;
nell'area a rischio dell'istituto tecnico Lucifero si è rilevata la contaminazione da cadmio, nonché il riscontro di elevati livelli di arsenico, sia nel siero che nei capelli -:
se il Governo non ritenga di dover estendere ad un campione significativo della popolazione di Crotone gli accertamenti necessari per valutare l'esistenza di eventuali contaminazioni da parte di materiali tossico-nocivi, ricompresi nel cosiddetto «cubilot»;
se il Governo intenda avviare un monitoraggio di tutti i bambini che risultano essere contaminati dai metalli pesanti e nei quali siano stati riscontrati «elevati livelli di arsenico sia nel siero, che nei capelli, a conferma della pregressa esposizione a fonti contaminate contenenti tali metalli»;
se, in ogni caso, il Governo non ritenga di dover dare seguito alle indicazioni emerse dalla relazione dei consulenti della Procura della Repubblica di Crotone, in merito alla necessità di valutare periodicamente la funzionalità degli organi e degli apparati dei soggetti esposti alle fonti contaminanti;
se il Governo abbia intenzione di predisporre un apposito programma sanitario che consenta interventi mirati a tutelare la salute dei cittadini ed individui le terapie necessarie per curare tutte le persone contaminate, valutando - in considerazione della gravità e specificità della situazione e del gran numero di persone coinvolte - l'opportunità di attivare l'Istituto superiore di sanità al fine di inviare sul posto una task force che segua in sinergia con la regione Calabria l'evolversi di questa problematica di interesse nazionale, che non può essere lasciata alla gestione dei soli enti locali;
se il Governo non intenda effettuare, alla luce dei necessari ed emergenti riscontri scientifici, una nuova riparametrazione dei siti di interesse nazionale (SIN), tenendo presente che nei 13 siti sottoposti ad indagine da parte della Procura della Repubblica di Crotone, sorgono l'ospedale civile, la questura ed interi quartieri ad alta intensità di popolazione;
quali iniziative intenda adottare il Governo per dotare di strumenti efficaci e di risorse adeguate il Comune e la Procura della Repubblica per mettere in campo gli interventi indispensabili per affrontare in modo più efficace possibile l'emergenza ambientale e sanitaria, che interessa e preoccupa la popolazione di Crotone;
in che tempi il Governo preveda di avviare un serio piano di bonifica dei siti di interesse nazionale e di messa in sicurezza delle aree che, all'esito delle necessarie verifiche, risulteranno essere contaminate.
(2-00491)«Oliverio».

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

PALOMBA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
è stata presentata da parte della Is Arenas Renewables Energies s.r.l. (sede:

Bosa, 08013, via Azuni n. 23) un'istanza (19-21 maggio 2009, prot. ricezione n. 3685) al compartimento marittimo di Oristano relativa ad una concessione demaniale sessantennale per la realizzazione di una centrale eolica off shore composta da 80 torri eoliche alte 130 metri (100 sopra il pelo dell'acqua), 320 MW di potenza massima, area di 21.698.062,00 metri quadrati nel mare territoriale (da 2 a 8 km. dalla costa) del Sinis e 450 metri quadrati sul demanio marittimo; davanti al litorale di Is Arenas, Su Pallosu, S'Archittu, nei Comuni di San Vero Milis, Narbolìa, Cuglieri (Oristano);
l'istanza è stata formulata ai sensi degli articoli 40, comma 1o, della legge n. 146 del 1994 e successive modifiche ed integrazioni e 5-58 del decreto del Presidente della Repubblica n. 328 del 1952 e successive modifiche ed integrazioni, nonché pubblicata con avviso del 9 settembre 2009 ai sensi dell'articolo 18 del regolamento di esecuzione del codice della navigazione (decreto del Presidente della Repubblica n. 328 del 1952 e s.m.i.);
la realizzazione di una centrale eolica off shore su un ambito marino così vasto (quasi 22 mila ettari) comporterebbe necessariamente l'interdizione di qualsiasi pubblico uso del mare, la pesca, la navigazione da diporto per lungo tempo con pesantissimi effetti negativi per la collettività;
l'energia attualmente prodotta nel territorio regionale supera di gran lunga il fabbisogno della Sardegna contenuto nel PEARS (modificato con deliberazione Giunta regionale n. 66/24 del 27 novembre 2008);
in ogni caso, la realizzazione di centrali eoliche in aree marine è assoggettata al preventivo e vincolante (articolo 29 del decreto legislativo n. 15 del 2006 e successive modifiche ed integrazioni, legge n. 99 del 2009) procedimento di valutazione di impatto ambientale (articolo 20 decreto legislativo n. 152 del 2006 e successive modifiche ed integrazioni, allegato II, punto 7-bis);
l'intervento è parso mostruoso alle popolazioni ed alle istituzioni del territorio per il suo enorme potere impattante in un luogo di suggestiva bellezza, tale da porre in serio pericolo le attività di carattere turistico del territorio, a tale vocazione altamente destinato -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto;
quali iniziative intendano porre in essere e quali provvedimenti intendano attuare per inibire il rilascio della concessione demaniale de quo per i motivi sopra esposti, in particolare con la considerazione che l'atto concessorio potrebbe esser inefficace in assenza di legittimo provvedimento di positiva compatibilità ambientale conclusivo del procedimento di V.I.A. pur vincolando l'Amministrazione per un termine sessantennale.
(4-04387)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

APREA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il Teatro San Babila di Milano esplica, ai massimi livelli, attività teatrale da oltre quarant'anni, ponendosi quale punto di riferimento e di aggregazione culturale della città;
l'attività teatrale è attualmente gestita dalla TI.ESSE.BI. S.r.l., cui amministratore unico è il Sig. Gennaro D'Avanzo, che espleta anche la funzione di Direttore del teatro, persona con quarantennale esperienza nel settore per aver, già in passato, svolto mansioni di direttore dello stesso teatro e del Teatro Nuovo di Milano;
all'interno dei locali è, altresì costituita l'«Associazione Culturale San Babila», che promuove attività ed iniziative culturali a vantaggio dei soci e dell'intera cittadinanza milanese;

la proprietà dell'immobile, Parrocchia di San Babila, per mano del Parroco pro tempore Mons. Gandini, ha richiesto, alla scadenza contrattuale (30 giugno 2009), il rilascio dell'immobile;
per tale questione pende lite innanzi al tribunale civile di Milano, in quanto la proprietà ritiene non essere applicabile alla fattispecie la previsione di cui l'articolo 27 e 28 Legge 27 luglio 1978 n. 392 così come modificati dalla Legge 9/07, ove è prevista, anche per le attività teatrali, la durata minima di nove anni e la proroga tacita del contratto;
è tesi della proprietà, che si tratta, nel caso di specie, di contratto d'affitto d'azienda, perché così denominato il relativo atto, benché, è tesi del conduttore, non esista una azienda concessa in affitto, ma soltanto un immobile ad uso teatro dato in locazione;
tale è la controversia attualmente all'esame dei giudici;
lo sfratto del Teatro San Babila costituirebbe, ancora una volta, la perdita di un pezzo della storia, delle tradizioni e della cultura di Milano;
la quasi totalità degli organi di informazione, nazionali e locali, radiofonici, televisivi e di stampa, si sono interessati alla problematica, anche evidenziando come la eventuale chiusura del Teatro San Babila possa negativamente riflettersi sul patrimonio culturale della Città di Milano;
lo spirito della legge n. 392 del 1978 sopracitata, come modificata dalla legge n. 9 del 2007, è proprio quello di salvaguardare storia, tradizioni e cultura delle città italiane e di evitare loro la perdita delle identità;
la stessa, nella sua attuale formulazione, non svolge in toto la funzione per cui esiste, in quanto tutela solo una parte, forse minoritaria, delle sale teatrali, escludendone altre che pure hanno pari dignità e diritti. Infatti il testo normativo fa riferimento soltanto alla locazione di immobile destinato ad attività teatrale e non anche all'ipotesi del medesimo immobile ceduto ad altro titolo contrattuale -:
se, il Ministro interrogato, non ritenga opportuno, attraverso specifiche iniziative normative, estendere la tutela di cui agli articoli 27 e 28 della legge n. 392 del 1978, così come modificata dalla legge n. 9 del 2007 alle attività teatrali nella loro totalità, a qualsiasi titolo condotte.
(5-01867)

Interrogazione a risposta scritta:

BORDO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 aprile 2007 è stato istituito il Comitato interministeriale «150o anniversario dell'Unità d'Italia», a cui sono state affidate, in raccordo con le Amministrazioni regionali e locali interessate, le attività di pianificazione, preparazione ed organizzazione degli interventi e delle iniziative connesse alle celebrazioni di questo importantissimo evento;
con successivo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 15 giugno 2007, è stata istituita presso la Presidenza del Consiglio dei ministri una «Struttura di missione per le celebrazioni dei 150 anni dell'Unità Nazionale», incaricata di fornire supporto al Comitato interministeriale nello svolgimento dei suoi compiti e di assicurare gli adempimenti necessari per la realizzazione del programma degli interventi connessi alle stesse celebrazioni;
il decreto-legge del 1o ottobre 2007, n. 159, recante disposizioni in merito a «Interventi urgenti in materia economico-finanziaria, per lo sviluppo e l'equità sociale», all'articolo 36, comma 1, affida al Comitato la definizione delle attività connesse alle celebrazioni, ed in particolare: la realizzazione e il completamento di un programma di qualificati interventi ed opere, anche infrastrutturali, di carattere culturale e scientifico, nonché di un quadro

significativo di iniziative allocate su tutto il territorio nazionale, in particolare nelle città di preminente rilievo per il processo di unità della Nazione, tali da assicurare la compiuta diffusione e testimonianza del messaggio di identità ed unità nazionale proprio delle celebrazioni;
con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in data 18 luglio 2008 si è provveduto alla ricostituzione del citato Comitato;
in seguito all'Ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3772 del 19 maggio 2009, la «Struttura di missione per le celebrazioni del 150o anniversario dell'unità nazionale» è stata ricostituita quale «Unità tecnica di missione» operante presso il Segretariato generale della Presidenza del Consiglio dei ministri;
l'Amministrazione comunale di Ascoli Satriano, cogliendo appieno lo spirito dell'evento prossimo venturo ed operando con serietà e sentita partecipazione, ha inteso attivare iniziative culturali per celebrare degnamente la ricorrenza del 150° anniversario dell'unità d'Italia, innanzitutto valorizzando il tributo di sangue offerto dalla comunità Ascolana al processo unitario costato la vita a due dei cinque concittadini che parteciparono alla spedizione guidata da Giuseppe Garibaldi, morti il 29 agosto 1862 sull'Aspromonte;
il 17 aprile 2009 proprio ad Ascoli Satriano si è svolto un interessante convegno nazionale sul tema «Il decennio garibaldino post unitario in Capitanata» cui hanno partecipato il Presidente dell'Associazione nazionale garibaldina ed illustri accademici;
l'amministrazione comunale di Ascoli Satriano ha predisposto un più ampio progetto culturale su questo fondamentale periodo storico, innanzitutto per coinvolgere le scuole cittadine per una approfondita riflessione storica, trasmesso alla citata Unità tecnica di missione senza ottenere alcun cenno di riscontro, fatta eccezione per una nota del Presidente emerito della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, chiamato a presiedere il Comitato dei Garanti incaricato di verificare e monitorare il programma delle iniziative legate alle celebrazioni dell'Unità Nazionale -:
se il Comitato interministeriale e l'unità tecnica di missione abbiano esaminato il progetto presentato dall'Amministrazione comunale di Ascoli Satriano e intendano inserirlo nel programma delle celebrazioni previste per il 150o anniversario dell'unità d'Italia;
se e quali iniziative intenda assumere il Governo per assicurare la compiuta diffusione e testimonianza del messaggio di identità ed unità nazionale in comunità, come quella di Ascoli Satriano, che hanno direttamente offerto il proprio contributo alla realizzazione dell'Unità d'Italia.
(4-04388)

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ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
ai sensi dell'articolo 2 del decreto legislativo n. 504 del 30 dicembre 1992 l'ICI si applica ai terreni edificabili considerando tali tutte quelle aree semplicemente individuate come edificabili dai singoli comuni anche in assenza di strumento urbanistico attuativo: è sufficiente che sia classificata come edificabile nello strumento urbanistico generale, anche se non esistono piani di lottizzazione né altri strumenti attuativi;
i proprietari di questi terreni, dunque, si trovano in molti casi, nella condizione di versare l'imposta senza che il loro bene abbia, anche per lunghi periodi,

nessuna concreta possibilità di utilizzazione e senza che ne possano disporne pienamente;
inoltre, nel caso di modifica alla destinazione edificatoria del terreno, per effetto di provvedimenti di rettifica emanati dalle regioni, il contribuente si trova costretto a chiedere il rimborso dell'imposta anticipata, a conferma di quanto assurda sia la pretesa del pagamento dell'imposta indipendentemente dalla presenza di uno strumento urbanistico attuativo;
con l'ordinanza n. 41 del 25 febbraio 2008, la Corte Costituzionale ha confermato l'obbligo del pagamento dell'ICI sull'area individuata come edificabile solo su semplice previsione in uno strumento urbanistico, senza dover attendere la definitiva approvazione del piano o il varo di uno strumento attuativo. In tale modo la Corte ha stabilito un principio secondo il quale per una singola fattispecie (terreno edificabile) è possibile applicare in modo distinto ed eterogeneo due diritti, quello tributario per il pagamento dell'ICI, solo per la semplice individuazione dell'area come edificabile, e quello urbanistico per il divieto di edificabilità sulla medesima area in assenza di un piano urbanistico regolarmente approvato;
risulta ad avviso degli interpellanti addirittura risibile la possibile riduzione dell'ICI, quando il terreno, definito come edificabile, non può essere soggetto ad edificazione per evidenti ed oggettive ragioni di dimensioni minime per essere edificato, si pensi al giardino di casa con mq. inferiori ai possibili indici di edificazione -:
se non ritenga di provvedere in tempi rapidi ad assumere un'iniziativa normativa che elimini ogni possibile dubbio interpretativo rispetto alla questione citata in premessa.
(2-00492)
«Anna Teresa Formisano, Vietti».

TESTO AGGIORNATO AL 23 MARZO 2011

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CASSINELLI e CARLUCCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
notizie di stampa, confermate da fonti della Polizia penitenziaria, riferiscono che nelle scorse settimane, all'interno della Casa circondariale di Genova Marassi, avrebbe avuto luogo una rissa tra circa quaranta detenuti, che è stata sedata con grande difficoltà per via del fatto che fosse solo uno l'agente di Polizia penitenziaria in quel momento dedito al controllo del cortile;
la condizione delle carceri della Liguria, ed in particolare di, quella di Marassi, è sempre più tragica, addirittura peggiore che nel resto d'Italia: il numero di agenti di Polizia penitenziaria impiegati nelle strutture liguri è pari, al 67 per cento del numero previsto e necessario (858 a 1.264), mentre la media nazionale, pur critica, è dell'84 per cento, solo nel penitenziario di Marassi mancano 165 unità; il sovraffollamento medio delle carceri liguri si afferma al 142 per cento;
nonostante questo quadro d'insieme, si è riuscito, più volte, ad evitare epiloghi drammatici solo grazie alla grande professionalità dimostrata dagli agenti di Polizia penitenziaria che, pur con le limitazioni. dovute alla scarsezza degli, organici, riescono a gestire situazioni spesso pericolose per l'incolumità loro ed anche dei detenuti -:
quali iniziative il Governo intenda assumere per far sì che la situazione delle carceri della Liguria, che da tempo si manifesta come palesemente critica, venga ripristinata ai livelli di tollerabilità.
(5-01863)

NICOLA MOLTENI e RIVOLTA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
da lungo tempo i sindacati maggiormente rappresentativi della Polizia penitenziaria

di Como sono in stato di agitazione per le gravi disfunzioni riguardanti la casa circondariale della città, legate alla carenza di personale e al sovraffollamento di detenuti presenti presso la struttura;
nonostante la pianta organica preveda 308 unità, attualmente lavorano presso la struttura soltanto 226 unità, circostanza che costringe il personale della polizia penitenziaria a sostenere inaccettabili carichi di lavoro, oltre ogni limite di sopportabilità, con grave pregiudizio per la sicurezza dell'istituto e soprattutto, per l'incolumità degli operatori coinvolti, impiegati in un sistema colpevolmente abbandonato a se stesso e impossibilitato a garantire appieno il mandato istituzionale affidato;
gli operatori al servizio dello Stato che lavorano presso la struttura penitenziaria di Como continuano a svolgere le loro mansioni con profondo senso del dovere, nonostante la segnalata carenza di organico di 82 unità e nonostante manchino decine di unità di contabili, amministrativi, assistenti sociali, educatori e psicologi;
i detenuti presenti presso la struttura sono 540, a fronte della capienza regolamentare di 421 unità e della capienza massima tollerabile valutata in 581 unità;
le condizioni di vita all'interno della struttura sono state ulteriormente pregiudicate per la temporanea chiusura di una sezione di 25 celle per ristrutturazione che ha riversato nel circuito detentivo circa 75 ristretti, con forti disagi per le restanti sezioni detentive dove sono allocati anche 6 detenuti in celle di pochi metri quadrati, con un basso livello di vivibilità e di pregiudizio rispetto alla sicurezza istituzionale dato che un solo agente si trova a controllare tutti i soggetti ristretti nella sezione, rischiando quotidianamente la propria incolumità;
tali problematiche, ripetutamente segnalate in passato all'amministrazione centrale, si sono ulteriormente aggravate a seguito di alcune concessioni accordate ai detenuti dal provveditore vicario dell'amministrazione penitenziaria, dottor Alberto Fragomeni, e riguardanti l'apertura dei blindati delle celle durante l'orario notturno, l'accesso contemporaneo a due detenuti per cella nelle salette ricreative, l'utilizzo nelle cucine di padelle dal diametro di 24 centimetri contro i 18 in uso;
l'apertura dei blindati delle celle in orario notturno ha evidenti ripercussioni sulla sicurezza interna dell'istituto, dato che nel servizio di vigilanza vengono impiegate mediamente 6 unità di Polizia penitenziaria a fronte di 540 detenuti, quindi un solo agente deve vigilare su almeno tre sezioni con 270 detenuti, e oltretutto, a protezione dell'istituto, non esiste alcun sistema di video sorveglianza e di vigilanza armata;
inoltre, l'apertura dei blindi oltre l'orario consentito, offre la possibilità ai ristretti di lanciare oggetti di varia natura, (contundenti, incendiari), come si è già verificato in diverse occasioni;
l'accesso contemporaneo a due detenuti per cella nelle salette ricreative va a discapito del personale operante, della sua incolumità della sicurezza dell'istituto dopo che la concessione di poter usufruire dell'affluenza alle salette era stata limitata dalla direzione locale, ad una sola unità per cella per le colluttazioni con feriti e i danneggiamenti dei beni dell'amministrazione;
l'autorizzazione per l'utilizzo di padelle da cucina dal diametro superiore appare inopportuna, dal momento che già in passato la popolazione detenuta ha cagionato vere e proprie esplosioni grazie all'alimentazione a gas delle bombolette, con conseguente rischio di incendio;
la direzione è oggettivamente impossibilitata a risolvere i problemi, stante l'assenza di stanziamenti economici necessari agli interventi programmati da tempo e progettati per ristrutturare e sanare alcune situazioni di vero degrado -:
come il Ministro intenda attivarsi affinché si provvedano a risolvere gli annosi

problemi segnalati della casa circondariale di Como;
se il Ministro intenda disporre l'implemento dell'organico di unità di polizia penitenziaria utile per raggiungere i limiti stabiliti dalla pianta organica;
in che modo il Ministro intenda attivarsi per consentire il reperimento dei fondi necessari per far fronte ai segnalati disagi per l'istituto penitenziario.
(5-01865)

SAMPERI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il Ministero della giustizia ha bloccato per oltre un anno l'esecuzione delle procedure di mobilità interna del personale giudiziario relativamente all'esecuzione dei trasferimenti degli aventi diritto che hanno concorso agli interpelli pubblicati nei mesi di maggio-giugno 2007 dall'amministrazione giudiziaria, dandone esecuzione solo il 15 settembre 2009;
il direttore generale del personale dell'organizzazione giudiziaria respinge numerose richieste di mobilità interna del personale giudiziario avanzate ai sensi della legge n. 104 del 1992 e del decreto legislativo n. 151 del 2001, articolo 42-bis, introdotto dalla legge n. 350 del 2003, adottando, per taluni lavoratori dipendenti dall'amministrazione giudiziaria, criteri estremamente rigidi per il riconoscimento di tali diritti;
a seguito del blocco delle procedure di mobilità interna del personale giudiziario, i lavoratori hanno avviato numerosi ricorsi alle autorità giudiziarie competenti ed i giudici hanno reiteratamente dichiarato soccombente il Ministero della giustizia, con condanna anche alle spese e, ciò con grave aggravio per l'erario;
il direttore generale del personale dell'organizzazione giudiziaria ha, persino respinto procedure di mobilità del personale per scambio di sede;
le organizzazioni sindacali rappresentative hanno più volte segnalato, anche al Ministro della giustizia, il comportamento inadempiente dell'amministrazione giudiziaria, sollecitando il rispetto della vigente normativa e degli accordi contrattuali sottoscritti;
l'organizzazione sindacale UIL pubblica amministrazione, con nota del 22 aprile 2009, inviata anche al direttore generale del personale dell'organizzazione giudiziaria, chiedeva di conoscere i criteri adottati per i provvedimenti di distacco e/o le applicazioni operati dall'amministrazione giudiziaria e, ai sensi della legge n. 241 del 1990, chiedeva l'accesso ai dati di tali procedure di mobilità del personale giudiziario;
l'amministrazione giudiziaria non ha mai fornito alcuna risposta a tale richiesta dell'organizzazione sindacale UIL PA -:
quali siano i criteri uniformemente adottati dall'amministrazione giudiziaria per le procedure di distacco e/o applicazione del personale giudiziario e se il direttore generale del personale dell'organizzazione giudiziaria, nell'emissione dei provvedimenti di mobilità del personale giudiziario, abbia adottato criteri che garantiscano i principi di trasparenza e di omogeneità tra gli aventi diritto.
(5-01866)

TESTO AGGIORNATO AL 23 MARZO 2011

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:

CECCUZZI e CENNI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel 1997 il Comando dei vigili del fuoco di Siena ha deciso di dotarsi di una nuova caserma, con una struttura moderna per poter svolgere al meglio le funzioni e le attività preposte. La nuova sede, attualmente ancora in fase di costruzione e ubicata in località Ruffolo, alla

periferia della città, deve, infatti, sostituire l'attuale struttura che si trova in viale Cavour, 163, in prossimità del centro storico. Lo spostamento è dettato da problemi di carattere strutturale e logistico. L'attuale sede, infatti, è di dimensioni non sufficientemente ampie in relazione a funzioni e organico ed è posizionata in un contesto urbano e di traffico che non permette un'agevole e pronta uscita dei mezzi e degli autoveicoli, soprattutto nei casi di emergenza;
l'attuale sede di viale Cavour versa inoltre, da anni, in uno stato di degrado ed è, quindi, assolutamente inadeguata per svolgere le funzioni preposte. L'edificio realizzato intorno al 1950 e non sottoposto ad opere di ristrutturazione, ad eccezione del rifacimento della facciata eseguito negli anni 1988-1989, presenta infatti gravi deficit strutturali. L'impianto elettrico e quello di aerazione non sono a norma, la metà dei servizi igienici non sono funzionanti, la pavimentazione esterna ed interna presenta visibili sconnessioni, porte e infissi sono fatiscenti e la maggior parte degli avvolgibili sono difettosi. I garage presentano notevoli problematiche: le porte scorrevoli sono bloccate e la metratura dei locali è di piccole dimensioni rispetto alla dotazione di veicoli. Gran parte degli automezzi e delle autovetture a disposizione vengono, infatti, attualmente parcheggiati all'aria aperta, con conseguenti danneggiamenti che si ripercuotono, in particolar modo nei mesi invernali, sul corretto svolgimento delle attività del comando e sulla sicurezza della collettività: l'acqua delle pompe, ad esempio, tende a congelarsi. Va, poi, aggiunto che l'attuale sede non dispone di spazi adeguati per ospitare la centrale operativa e le sale per le riunioni;
per le motivazioni sopracitate nell'anno 1997 viene redatto il progetto esecutivo della nuova caserma, a cura dell'area sedi di servizio della Direzione generale dei servizi antincendi del Ministero dell'interno, e predisposto l'atto d'intesa con il provveditorato interregionale per le opere pubbliche della Toscana e dell'Umbria, organo del Ministero delle infrastrutture per l'affidamento della gestione dell'appalto, come stazione appaltante;
nel 1998, il provveditorato interregionale per le opere pubbliche della Toscana e dell'Umbria ha aggiudicato l'appalto alla ditta appaltatrice, la Iole Immobiliare Srl;
nel 1999, con contratto numero 5834 del 31 maggio, viene consegnata all'impresa l'area per la costruzione dell'immobile con i primi 700 giorni di tempo per l'ultimazione. Dal 1999 al 2004, con ben tre perizie di variante, l'impresa ha ottenuto ulteriori proroghe (180+250+300 giorni), per un totale di 1.430 giorni lavorativi, oltre alle conseguenti sospensioni relative alla redazione delle perizie di variante. Già nel 2005 risultava, comunque, evidente che i lavori procedevano a rilento;
durante i numerosi sopralluoghi effettuati dal comando dei vigili del fuoco di Siena è stata riscontrata, ad esempio, la presenza di pochissimi operai. L'impresa appaltatrice, rispetto a tale situazione, ha presentato motivazioni legate al mancato pagamento degli stati di avanzamento dei lavori;
a fine anno 2005, il Ministero dell'interno ha liquidato alcune fatture relative a tali stati di avanzamento, ma nel 2006, nonostante i pagamenti effettuati, il cantiere non ha più ripreso l'attività lavorativa;
in seguito a tale situazione, il 27 settembre 2006, il comitato tecnico amministrativo delle opere pubbliche ha deciso di rescindere il contratto in danno all'impresa. Non sembrava, al momento, d'accordo con questa decisione l'allora Provveditore alle opere pubbliche regionali, l'ingegner Ernesto Reali, che si era detto inizialmente favorevole a valutare una soluzione condivisa per il proseguimento dei lavori. Una posizione sostenuta in particolar modo dal corpo dei vigili del fuoco e dalle istruzioni senesi, che avevano chiesto ripetutamente allo stesso provveditore regionale e alla direzione del cantiere di

esercitare una forte attenzione affinché non si giungesse a questo esito, legittimo e giusto in nome dell'interesse generale, ma che avrebbe aggravato ritardi e disagi dopo oltre 10 anni di attese;
nel mese di ottobre del 2006, nel corso della XV Legislatura, il deputato Franco Ceccuzzi ha presentato sulla vicenda un'interrogazione parlamentare a risposta scritta al Ministro delle Infrastrutture pro tempore, chiedendo, in particolar modo, quali iniziative intendesse assumere per istituire una nuova gara d'appalto nei tempi più rapidi possibili. Lo stesso Ministro, nella sua risposta del 22 gennaio 2007, ha evidenziato «la grave colpa dell'impresa», accusata di non essersi mai «attivata concretamente nell'attività lavorativa determinando un consistente ritardo, sia rispetto al programma delle lavorazioni sia alla predetta data ultima di scadenza definitiva contrattuale». Lo stesso Ministro ha, poi, aggiunto che il «Provveditorato alle opere pubbliche della Toscana ritiene che i tempi per procedere ad un nuovo affidamento siano stimabili in novanta giorni e, quindi, può ragionevolmente prevedersi l'ultimazione della procedura di affidamento entro i primi mesi del corrente anno (2007)»;
i tempi, però, si allungano ancora notevolmente: la rescissione del contratto con l'impresa Iole Immobiliare Srl viene, infatti, ufficializzata dal Provveditorato interregionale per le opere pubbliche di Toscana ed Umbria soltanto il 3 agosto 2007;
per ricercare una soluzione rapida della vicenda, il primo firmatario del presente atto ha inviato, nel mese di settembre 2007, un esposto al presidente dell'autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture per segnalare le problematiche e i ritardi relativi alla costruzione della nuova sede dei vigili dei fuoco di Siena, chiedendo, nello specifico, di giungere in tempi brevi «alla relazione sullo stato di consistenza dei lavori sin qui effettuati, nonché alla nuova gara di appalto»;
in seguito a tale iniziativa nel mese di marzo 2008, l'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture ha dato il via libera alla trattativa privata per il completamento della caserma dei vigili del fuoco di Ruffolo. È quanto emerge dalla risposta dell'Authority all'esposto presentato da Franco Ceccuzzi: «Il Ministero delle infrastrutture e il Provveditorato interregionale per le opere pubbliche di Toscana e Umbria si legge nel documento dell'Authority - stanno provvedendo alla redazione dello stato di consistenza dei lavori per procedere, poi, all'affidamento dei lavori residui, che ammonterebbero a circa un milione e duecento mila euro. Un progetto aggiornato all'attualità per quelli ancora da eseguire, così da provvedere al nuovo affidamento;
da un incontro svoltosi nel mese di marzo 2009 fra i sottoscrittori del presente atto e il nuovo provveditore delle opere pubbliche di Toscana ed Umbria, dottor Fabio De Santis è emerso, come comunicato a mezzo stampa, che «lo stato di consistenza dei lavori è stato redatto ed è sottoposto ad arbitrato e sussistono ragionevoli possibilità che si possa quindi procedere, in tempi relativamente brevi, alla nuova gara di appalto per il residuo di circa 1,2 milioni di euro»;
nel mese di settembre 2009 il provveditorato delle opere pubbliche di Siena ha presentato al Provveditorato interregionale per le opere pubbliche di Toscana ed Umbria un nuovo piano di consistenza dei lavori che ha evidenziato che per il completamento dell'opera sono necessari, non più 1,2 milioni di euro, ma 5,2 milioni di euro;
in seguito a tale incontro il provveditorato interregionale per le opere pubbliche di Toscana ed Umbria ha dato mandato al provveditorato delle opere pubbliche di Siena di redigere, in relazione all'aumento esponenziale della cifra necessaria per il completamento dell'opera, un nuovo piano dei lavori che preveda, in una prima fase, solamente gli interventi necessari per poter rendere agibile ed operativa la nuova sede -:
se sia a conoscenza dei motivi che hanno fatto aumentare, dal mese di marzo

al mese di settembre 2009, la cifra necessaria per il completamento dell'opera da 1,2 milioni a 5,2 milioni di euro;
come intenda reperire le risorse aggiuntive per completare la caserma e sostenere il lavoro del provveditorato al fine di utilizzare tutte quelle procedure amministrative che assicurino di giungere quanto prima all'abitabilità della nuova sede di Ruffolo, per poi giungere al completamento definitivo;
quando sarà inaugurata la nuova caserma e quando saranno portati a compimento tutti i lavori della nuova sede, il cui iter di edificazione si protrae ormai da oltre 12 anni.
(3-00688)

Interrogazione a risposta in Commissione:

NASTRI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la recente decisione da parte dell'Enac, l'ente nazionale per l'aviazione civile, di escludere alcuni rappresentanti locali piemontesi dalla commissione aeroportuale di Malpensa, desta indubbiamente stupore;
infatti l'inserimento degli enti piemontesi è stato frutto di una decisione stabilita del Governo, a seguito di una lunga negoziazione ed analisi approfondita con i rappresentanti degli enti locali interessati;
risulta pertanto fondamentale che gli incaricati dei comuni novaresi, nonché della provincia e della regione Piemonte abbiano diritto di voto al pari degli altri componenti -:
quali siano gli intendimenti del Ministro con riferimento alle argomentazioni esposte in premessa e se non intenda intraprendere opportune iniziative volte a risolvere positivamente il problema della esclusione dei rappresentanti locali esposti in premessa dalla Commissione aeroportuale suesposta.
(5-01859)

Interrogazioni a risposta scritta:

FRANZOSO, TORRISI, VITALI, LISI, SCELLI, DELL'ELCE, CASTELLANI, LAZZARI, FORMICHELLA, GOLFO, DIMA, PELINO, DE ANGELIS, PANIZ, PATARINO, CARLUCCI, NICOLUCCI, DI CATERINA, ROSSO, SISTO, NASTRI, DE CAMILLIS, D'IPPOLITO VITALE, TADDEI, CASSINELLI, PAPA, CALABRIA, GOTTARDO, COSTA, FAENZI e PESCANTE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il porto di Taranto, oltre ad avere un'importante valenza sociale e culturale per tutto il territorio jonico, rappresenta certamente una risorsa fondamentale in termini occupazionali e di sviluppo economico;
tale porto, secondo a livello nazionale per il volume di traffici movimentati, ha l'urgente necessità di realizzare nuovi interventi di potenziamento infrastrutturale, al fine di non comprometterne la capacità di reggere la concorrenza della portualità mediterranea e Nord-europea e contribuire a garantire, pertanto, la crescita dell'economia regionale e nazionale;
la problematica dei dragaggi, così come anche sottolineato dal Commissario della competente autorità portuale in una lettera ai ministri interrogati, è necessaria e non più rinviabile atteso che, se non risolta, comporterà certamente l'uscita del porto dai futuri mercati. In assenza dei dragaggi, infatti, non si potranno concretizzare le condizioni per l'espansione del traffico a quelle navi di nuova generazione che, per il loro pescaggio, necessitano di maggiore battente d'acqua;
la bozza di accordo di programma per gli interventi di riqualificazione ambientale del sito di interesse nazionale di Taranto, diramata dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare nel dicembre 2008, non è stato ancora sottoscritto dalle amministrazioni coinvolte;

il territorio di Taranto sta attraversando un lungo periodo di grave crisi economico-occupazionale e sociale, ulteriormente aggravato dalle ricadute dell'attuale fase di generale recessione economica e che potrebbe anche avere ripercussioni sulla tenuta sociale;
da notizie di stampa si apprende che il Presidente della Provincia di Taranto - a seguito delle dichiarazioni del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare in occasione dell'inaugurazione dell'impianto Urea dell'Ilva di Taranto - avrebbe dichiarato che se non si troveranno i finanziamenti per i dragaggi e se il ministero competente non varerà le procedure propedeutiche agli interventi, mobiliterà la città -:
se e come intendano intervenire affinché si individuino con la massima urgenza le soluzioni alla problematica relativa ai dragaggi e i fondi necessari alla loro realizzazione che, per quanto riguarda il porto di Taranto e il suo processo di sviluppo, riveste carattere di estrema e assoluta emergenza.
(4-04385)

RAMPELLI, BARBARO, ASCIERTO, ARACRI, CIOCCHETTI, MARSILIO, MOFFA, LORENZIN, DE ANGELIS, SAMMARCO, PISO e CARLUCCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in data 10 ottobre 2005 è scaduto il mandato del dottor Giovanni Moscherini come Presidente dell'Autorità portuale di Civitavecchia;
in data 25 novembre 2005, con decreto ministeriale n. 20414, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, trascorso inutilmente il periodo di prorogatio e in assenza di formali designazioni di candidatura da parte degli enti competenti, ha proceduto alla nomina di un commissario «al fine di garantire, senza soluzione di continuità, l'ordinaria amministrazione, nonché la regolare prosecuzione dell'attività gestionale dell'Ente, fino al perfezionamento del procedimento di nomina del nuovo Presidente»;
la scelta del commissario, per le motivazioni sopra riportata e in virtù dei buoni risultati ottenuti nel quinquennio di presidenza, è caduta sul dottor Giovanni Moscherini;
in data 21 febbraio 2007 il Ministero dei Trasporti, con proprio decreto n. 22/T, ha proceduto alla sostituzione del dottor Moscherini dalla carica di commissario con l'ammiraglio Francesco Lo Sardo, nominando però quest'ultimo non alla carica di Presidente, come prassi avrebbe voluto, ma di nuovo commissario;
dopo un iniziale rigetto del TAR del Lazio, il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso del dottor Moscherini e conseguentemente l'istanza cautelare dallo stesso proposta in primo grado;
per effetto di tale provvedimento si è temporaneamente ripristinato lo status quo, ma ciò nonostante il Ministero dei trasporti, con decreto n. 76/T, ha confermato il provvedimento di revoca e sostituzione del dottor Moscherini;
inoltre, nelle more tra la disposta sospensione cautelare e la conferma del provvedimento sospeso, il citato Ministero, con proprio decreto del 18 luglio 2007, ha nominato il dottor Fabio Ciani alla Presidenza dell'Autorità portuale di Civitavecchia;
entrambi gli ultimi decreti ministeriali citati sono stati impugnati dinanzi al TAR del Lazio cosicché entrambi i provvedimenti, sia la sostituzione del vecchio commissario che la nomina del nuovo Presidente, rischiano di essere travolti all'esito dei giudizi attualmente pendenti;
tale stato di cose determina un grave pregiudizio per qualsivoglia atto adottato dall'Autorità portuale, passibile, ad avviso degli interroganti, di essere

invalidato al termine dell'iter giudiziario, con ripercussioni incalcolabili e facilmente immaginabili;
da un punto di vista strettamente giuridico, si imporrebbe la necessità di un nuovo commissariamento, poiché gli atti posti in essere in medio tempore sono nulli in quanto provenienti da soggetto privo di poteri, per inefficacia del provvedimento di nomina così come sancito dalla giustizia amministrativa;
ulteriori anomalie sembrerebbero riscontrabili anche nella disinvolta gestione del personale così come già denunciato in un medesimo atto di sindacato ispettivo depositato presso il Senato della repubblica in data 29 luglio 2009;
le conseguenze di tale gestione e i ricorsi pendenti, oltre a determinare una situazione di sostanziale incertezza sull'efficacia e l'efficienza degli atti dell'Autorità portuale, fanno sì che i pregiudizi maggiori vengano sopportati dagli operatori italiani ed esteri che con essa si rapportano e dai lavoratori della stessa, ad esempio in termini di progetti imprenditoriali e di operazioni di investimento -:
se sia a conoscenza della vicenda e se non siano state avviate verifiche mirate a far luce sulla gestione amministrativa dell'Autorità portuale di Civitavecchia;
se non ravvisi l'opportunità di emanare un nuovo decreto ministeriale che si conformi alle decisioni del Consiglio di Stato;
se non ritenga necessario, almeno nelle more della definizione dell'iter giudiziario, procedere alla nomina di un nuovo commissario;
quali immediate ed urgenti iniziative, per quanto di propria competenza, intenda adottare, a salvaguardia dell'interesse pubblico e per garantire certezza agli atti dell'Autorità portuale di Civitavecchia.
(4-04393)

TESTO AGGIORNATO AL 1° DICEMBRE 2010

...

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:

GINEFRA e CAPANO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il primo firmatario del presente atto di sindacato ispettivo ha visitato il Centro di identificazione ed espulsione (CIE) di Bari nella mattinata di giovedì 24 settembre 2009;
nella notte tra sabato 19 e domenica 20 settembre 2009 due cittadini magrebini, sarebbero rimasti feriti a seguito di un pestaggio avvenuto nell'infermeria della struttura stessa;
tanto si apprende dal racconto che i due uomini avrebbero riferito al loro avvocato. A sostegno della loro testimonianza verbale, vi sarebbe un filmato che uno degli «ospiti» del C.I.E. sarebbe riuscito a girare, e a diffondere sul web. Tutto sarebbe cominciato a causa di un malessere che avrebbe colto gli «ospiti» mentre erano nel loro modulo;
uno dei due avrebbe accusato un forte mal di testa; l'altro non sarebbe riuscito a dormire e, esasperato dalla penosa situazione in cui è costretto a vivere, è ricorso ad atti di autolesionismo finalizzati al ricovero in una struttura ospedaliera;
gli altri «ospiti» dello stesso modulo, vista la situazione dei due uomini, avrebbero provato ad avvisare il personale battendo le mani e la testa sulle porte di cemento armato e di ferro che «proteggono» i moduli in cui sono divisi gli ambienti all'interno della struttura;
all'arrivo del personale di servizio, quindi, entrambi i cittadini magrebini avrebbero richiesto di essere portati in infermeria perché venissero loro somministrati medicinali idonei a lenire tali malesseri, e proprio nel luogo di cura sarebbe avvenuto il pestaggio che gli «ospiti» imputano ai militari presenti all'interno della struttura;

nulla di più preciso, se non i particolari riportati dagli organi di stampa (La Gazzetta del Mezzogiorno numeri del 25 e 26 settembre 2009), si è riuscito a sapere dei feriti perché, essendo in un colloquio con il loro avvocato, al primo firmatario del presente atto non è stato possibile incontrarli di persona, e le loro condizioni di salute apprese attraverso le schede mediche si riferivano all'intervento medico del 4 settembre 2009. Nei referti, peraltro, non venivano riferite te dinamiche che avevano portato al ferimento dei due cittadini magrebini;
il C.I.E. di Bari è presidiato da carabinieri, polizia, e dai militari del Battaglione San Marco;
purtroppo i motivi per i quali gli «ospiti» della struttura hanno motivo di protestare sono molteplici, soprattutto da quando lo scorso agosto, con il «cosidetto pacchetto sicurezza», è entrata in vigore la normativa che ha esteso da 60 a 180 giorni il termine massimo di permanenza per le identificazioni necessarie. Tale prescrizione ha mandato al collasso una struttura che, sempre di più, rivela ambienti inidonei, una condizione igienico- sanitaria allarmante, l'insufficienza di personale necessario per fornire un sostegno psicologico idoneo ad affrontare problematiche rese più complesse dal suddetto novellato disposto normativo;
gli «ospiti» del C.I.E. di Bari hanno manifestato al primo firmatario del presente atto di sindacato ispettivo, durante la suddetta visita al Centro, un profondo disagio determinato da legali incaricati d'ufficio che non garantirebbero una continuità nell'assistenza legale, atti di autolesionismo e tentati suicidi per cercare una via di fuga, che si ripeterebbero ormai settimanalmente, la presunta presenza di minori;
a tali testimonianze si aggiungono elementi personalmente accertati dal primo firmatario del presente atto: bagni privi di porte e in condizioni penose con la presenza diffusa di muffe, docce fatte con bottigliette d'acqua rovesciate, letti sbrindellati e privi di coperte, condizioni igienico - sanitarie insufficienti e peraltro altamente rischiose alla vigilia della prevista ondata di influenza «H1N1»;
a seguito della citata modifica legislativa, l'inadeguatezza della struttura, che era stata concepita per una breve permanenza, oggi risulta ancora più evidente. Nonostante l'abnegazione degli operatori presenti nel Centro e dell'Ente gestore, gli «ospiti» non hanno la possibilità di contare su un'adeguata assistenza psicologica che li sostenga a superare una situazione che li pone comunque come veri e propri reclusi. Tale disagio li spinge, come già ricordato e confermato dai medici operanti nella struttura, a compiere gesti estremi contro la propria persona pur di riuscire ad abbandonare il centro -:
quali misure l'amministrazione intenda adottare al fine di fornire un maggiore sostegno psicologico agli «ospiti» della struttura resesi ancor più urgenti a seguito delle modifiche alla normativa che hanno esteso a 180 giorni il termine massimo di permanenza;
se, ai fini della prevenzione sanitaria, si intenda procedere alla somministrazione del vaccino a tutti gli «ospiti» e al personale presente nella struttura, affinché venga evitata una possibile epidemia di influenza «H1N1»;
se intenda verificare i fatti sopra richiamati anche per mezzo di un'ispezione ministeriale;
come lo stesso Ministro, alla luce di quanto rendicontato dalla stampa, intenda procedere per evitare il ripetersi di ogni episodio di violenza all'interno del C.I.E. di Bari.
(3-00689)

Interrogazione a risposta in Commissione:

GRASSI e PEDOTO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'ultimo «Concorso interno, per titoli ed esame scritto a 108 posti per l'accesso al corso di formazione professionale per la

nomina alla qualifica di vice sovrintendente del ruolo dei sovrintendenti della Polizia di Stato (indetto con decreto ministeriale 19 settembre 2008)», riservato al personale del ruolo degli agenti ed assistenti che, al dicembre del 2001, avessero maturato quattro anni di effettivo servizio, ha registrato 1.318 idonei;
il predetto concorso a 108 vice sovrintendenti, per effetto di quanto previsto agli articoli 2 e 12 del decreto legislativo n. 53 del 2001, ed in virtù del fatto che un analogo concorso a vice sovrintendente riservato, in questo caso, agli assistenti capo, ha registrato la rinuncia di 183 Assistenti Capo risultati vincitori, ha subito un aumento di posti da 108 a 291 -:
quale sia il numero dei posti vacanti nel ruolo di sovrintendenti della Polizia di Stato a dicembre del 2001;
se il Ministro interrogato intenda provvedere alla integrale copertura dei posti relativi al ruolo dei Sovrintendenti, in carenza di organico, soprattutto in determinati uffici di Polizia;
quali provvedimenti intenda adottare per avviare immediatamente al corso di formazione per vice sovrintendenti i 1.318 poliziotti risultati idonei al concorso, in ossequio sia al principio del buon andamento dell'azione amministrativa, sia a quello dell'ottimizzazione delle politiche di gestione del personale della Polizia di Stato;
se il Ministro intenda prendere atto che le norme disciplinanti la progressione di carriera in Polizia dei ruoli non direttivi e dirigenti sono superate ed inefficaci, come ampiamente dimostrato, per esempio, dalle difficoltà sperimentate nella progressione di carriera da assistenti capo, assistenti ed agenti, ai quali, per avanzare nel ruolo dei Sovrintendenti, viene richiesto il trasferimento di sede e quali iniziative intenda assumere in proposito;
se, oltre alle specifiche richieste di cui sopra, il Ministro non ritenga opportuno produrre approfondimenti ulteriori e di carattere più generale in merito alla vertenza sul riordino per tutti i ruoli e per tutte le qualifiche, unica strada percorribile per tentare di sanare le sperequazioni esistenti nella progressione di carriera anche rispetto alle altre forze di polizia del nostro Paese.
(5-01858)

Interrogazioni a risposta scritta:

STRIZZOLO, MARAN e ROSATO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 28 settembre 2009, un delegazione di parlamentari del PD ha visitato il Centro di identificazione e di espulsione (CIE) di Gradisca d'Isonzo in provincia di Gorizia;
il sopralluogo è avvenuto anche a seguito di gravi episodi che nella settimana precedente avevano interessato la struttura: una rivolta interna, la scomparsa di materiale contundente, tentativi di fuga di alcuni immigrati trattenuti e, soprattutto, una perquisizione operata dalle forze di polizia e da militari all'esito della quale, secondo alcune immagini riprese con il telefono cellulare e trasmesse su youtube.com, alcuni immigrati avrebbero riportato lesioni;
in occasione della visita, la delegazione ha potuto constatare personalmente quale sia il clima di tensione e di esasperazione nel quale vivono, ogni giorno, gli immigrati trattenuti - che il 28 settembre erano 194 - e, con loro, gli operatori della sicurezza e dell'ente gestore;
la difficoltà maggiore deriva dalla modifica normativa dei tempi di permanenza nel CIE, che il recente «pacchetto sicurezza» ha prolungato da sessanta a centottanta giorni. Un termine così lungo non favorisce il ricambio degli immigrati trattenuti, costretti a vivere in una condizione di reclusione;
il Centro trattiene, nello stesso contesto, persone che hanno avuto percorsi ed esperienze diverse: immigrati che hanno commesso reati già espiati o che versano in condizioni precarie di salute, immigrati entrati irregolarmente e finanche immigrati

che avendo perso il lavoro non hanno più il permesso di soggiorno (i cosiddetti overstayers), e, ancora, immigrati che hanno dichiarato la volontà di rimpatrio nel loro Paese d'origine e che, pur in possesso della documentazione necessaria, devono attendere molto tempo prima di poterlo effettuare: tutti costoro, in attesa dell'espulsione, sono costretti ad un trattenimento che ingiustamente li equipara, affollando la struttura;
la condizione indistinta di permanenza, protratta in un termine assai lungo, è elemento di instabilità del centro che rende difficile lo svolgimento di una attività ordinaria da parte del personale gestore e costringe ad un alto livello di attenzione gli operatori delle Forze di Polizia e delle Forze Armate -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto rappresentato in premessa e se analoga situazione di tensione esista anche negli altri CIE presenti sul territorio;
se il Ministro interrogato non ritenga necessario distinguere gli ambiti di trattenimento in relazione al percorso personale degli immigrati e, in questo senso, non valuti anche la necessità di garantire le condizioni per l'espulsione degli immigrati condannati ad una pena detentiva quando essi sono ancora in carcere, affinché non transitino nei CIE nonché di garantire modalità diverse di uscita dal territorio dello Stato per quegli immigrati che sono passati da una condizione di regolarità;
se, alla luce di quanto sta accadendo nei CIE, il Ministro interrogato non ritenga che trattenere l'immigrato irregolare fino al termine massimo di 180 giorni sia di ostacolo al migliore governo delle strutture e alla sicurezza degli ospiti nonché di tutto il personale impiegato.
(4-04383)

GRIMOLDI, DESIDERATI e STUCCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Besana in Brianza risiedono oltre 15.400 persone, distribuite su un territorio esteso 16,77 chilometri quadrati;
al predetto comune fanno capo anche le frazioni di Renate, Briosco e Correnzana, circostanza che porta a 28,77 chilometri quadrati l'estensione dell'ambito territoriale da controllare, su cui insiste una popolazione complessiva di 28.870 persone;
provvedono al mantenimento della sicurezza e dell'ordine pubblico nel predetto ambito territoriale tredici agenti di polizia locale ed una decina di Carabinieri della stazione di Besana in Brianza;
in ragione dell'ampiezza del territorio da tutelare e delle sue caratteristiche, la predetta stazione non è oggettivamente in grado di garantire alla cittadinanza interventi tempestivi né di fornire il servizio ordinario serale e notturno, che è invece assicurato dalla compagnia di Seregno;
la più vicina tenenza dell'Arma dei carabinieri si trova a Cesano Maderno, cioè a diciotto chilometri da Besana in Brianza -:
quali siano gli intendimenti del Governo in merito alla situazione rappresentata in premessa e se non si ritenga opportuno disporre l'apertura di una nuova tenenza dell'Arma dei carabinieri a Besana in Brianza.
(4-04390)

GRIMOLDI e DESIDERATI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
ai sensi dell'articolo 1, comma 346, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, risulta disponibile per il 2010 la somma di ventisei milioni di euro, da destinare ad assunzioni di personale nella qualifica di Vigile del fuoco, attraverso le procedure selettive previste dall'articolo 1, commi 519 e 526 della legge 27 dicembre 2006, n. 296;
la somma in questione potrebbe permettere in tempi brevi di assumere oltre settecento Vigili del fuoco tuttora in attesa di stabilizzazione -:
quali siano le intenzioni del Governo in merito all'impiego delle risorse ricordate

in premessa e se, in particolare, si preveda in tempi brevi di utilizzarle per stabilizzare un congruo numero di Vigili del fuoco precari.
(4-04391)

PINI e MACCANTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa si apprende che il prefetto di Forlì Cesena, dottor Angelo Trovato, ha recentemente bocciato la proposta avanzata dal comune di Forlì di intitolare una nuova strada sita in località Villafranca alla storica rivista di cultura Romagnola «la Piè» (la Pieve) fondata nel 1920 dal grande medico, chirurgo, politico e parlamentare italiano nonché cultore e promotore dell'identità e delle tradizioni popolari della Romagna;
dibattito politico negli ultimi mesi ha riportato all'attenzione delle istituzioni l'importanza del recupero delle radici culturali dei popoli che compongono la Repubblica italiana anche attraverso la tutela e la promozione delle lingue locali, tra le quali appunto, il romagnolo;
il prefetto dottor Trovato ha giustificato il diniego all'autorizzazione all'utilizzo del toponimo richiamando una vecchia circolare ministeriale del 1996 che «invitava» i prefetti a non autorizzare l'utilizzo di toponimi in lingua locale;
non vi è nessuna norma di legge all'interno dell'ordinamento della Repubblica italiana che vieta l'utilizzo dei toponimi in lingua locale -:
se sia a conoscenza dei fatti e come reputi il comportamento del prefetto anche alla luce delle mutate sensibilità politiche in tema di difesa delle lingue locali dal 1996 ad oggi;
quali rimedi sia possibile attivare, anche in autotutela in relazione alla decisione del prefetto, e in particolare, se il Ministro non ritenga opportuno emanare una nuova circolare ministeriale che elimini questo anacronistico divieto nella toponomastica.
(4-04394)

PINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il giorno 15 agosto 2009 è definitivamente entrata in vigore la legge 3 agosto 2009, n. 117 recante «Distacco dei comuni di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant'Agata Feltria e Talamello dalla regione Marche e loro aggregazione alla regione Emilia-Romagna, nell'ambito della provincia di Rimini, ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione.»;
il giorno 11 settembre 2009, a norma dell'articolo 2 della citata legge n. 117 del 2009 il Ministro interrogato ha nominato il Commissario per armonizzare gli adempimenti spettanti alle provincie di Pesaro e Rimini nonché alle Regioni Marche ed Emilia-Romagna;
ogni adempimento amministrativo, sia autonomo degli enti interessati, sia in concorso tra due o più di essi, ivi compresi quelli inerenti agli uffici periferici delle pubbliche amministrazioni deve comunque basarsi sul principio normativo della leale collaborazione;
da informazioni rilevate dall'interrogante direttamente sul territorio il giorno 28 settembre 2009 il Comando provinciale dei vigili del fuoco di Pesaro pare abbia intimato al comando distaccato di Novafeltria di non utilizzare i mezzi moderni in dotazione, chiedendone contestualmente la riconsegna al comando provinciale di Pesaro in attesa di una sostituzione con mezzi più obsoleti;
tale atteggiamento, se confermato, risulta non solo lesivo del principio di leale collaborazione, ma anche dannoso e pericoloso per i cittadini dell'area interessata dal distaccamento dei vigili del fuoco di Novafeltria -:
se le informazioni pervenute all'interrogante siano comprovate da ordini di servizio del Comando provinciale dei vigili del fuoco di Pesaro;
in caso affermativo, quali siano gli intendimenti del Ministro in merito;

se non ritenga opportuno intervenire attraverso il Commissario, prefetto Rosaria Cicala, al fine di evitare che si ripetano atteggiamenti di questo tipo che, ad avviso dell'interrogante, sono in palese contrasto con la legge n. 117 del 2009.
(4-04395)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CECCUZZI, CENNI, NANNICINI, SANI e MATTESINI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il 26 febbraio 2009 il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, rispondendo ad una interrogazione presentata dai deputati Ceccuzzi e Cenni per conoscere la situazione finanziaria dell'Università di Siena, ha presentato un quadro analitico della situazione dell'Ateneo senese;
tale quadro analitico era emerso a seguito dell'esame, da parte del Governo, della documentazione contabile trasmessa dal Rettore di Siena. Lo stesso Ministero ha precisato che il disavanzo al 31 dicembre 2007 era pari a 20 milioni e 927.248 euro, mentre il debito Inpdap, comprensivo di sanzioni e di interessi, ammontava a 98 milioni e 972.935 euro. Il debito Irap, infine, comprensivo anch'esso di sanzioni e di interessi, era pari a 27 milioni e 78.870 euro. Nel caso di rateizzazione dei debiti del 2004 e 2005, più morosi, e di pagamento in un'unica soluzione dei debiti riferiti al 2006 e al 2007, l'importo dovuto, aggiornato al 31 gennaio 2009, veniva quantificato in 161 milioni e 307.445 euro. In caso di pagamento in un'unica soluzione dei debiti per gli anni 2004 e 2005 e la rateizzazione dei debiti del 2006 e del 2007, l'importo del debito, aggiornato al 31 gennaio 2009, veniva quantificato in 160 milioni e 582.389 euro;
secondo quanto comunicato il 16 luglio 2009 da una nota stampa della Guardia di finanza di Siena, l'Università di Siena ha maturato nei confronti dell'erario un debito, per mancato pagamento di contributi e di imposte, pari, complessivamente, ad oltre 95 milioni di euro. I riscontri erano stati avviati a seguito sia delle indagini della procura di Siena per accertare le cause del dissesto finanziario in cui è rimasto coinvolto l'Ateneo, sia della Corte dei conti di Firenze per appurare eventuali danni erariali;
la Guardia di finanza ha comunicato, nello specifico, che è stato accertato l'omesso versamento di oltre 25 milioni di euro di Irap, relativi ad acconti mensili non versati nel 2006, 2007 e 2008. Gli acconti costituiscono, un debito verso l'erario e conseguentemente, sono state elevate sanzioni amministrative per circa 8 milioni di euro. Le Fiamme gialle hanno inoltre all'esame il mancato versamento degli oneri previdenziali Inpdap per gli anni 2004, 2005, 2006 e 2007 per valori «ad oggi ancora superiori a 70 milioni di euro»;
per far fronte a tale situazione finanziaria che sta creando conseguentemente notevoli difficoltà per il mantenimento dell'offerta didattica, gli organi collegiali sono intervenuti direttamente producendo un piano di risanamento, il cui aggiornamento è stato approvato dal Senato accademico e dal Consiglio di amministrazione dell'Ateneo, nella seduta di lunedì 13 luglio 2009;
tale aggiornamento prevede una serie di misure fra le quali l'istituzione di garanzie reali su immobili di proprietà dell'Ateneo, l'ipotesi di vendita di strutture di proprietà dell'Ateneo, la razionalizzazione dell'offerta didattica e il prepensionamento di alcuni docenti;
va aggiunto che l'università di Siena, procedendo a quella che il Rettore ha definito la «dolorosissima vendita» dell'immobile «San Niccolò» (che sarà perfezionata nei prossimi giorni) e ricevendo da parte del Ministro dell'istruzione, dell'università

e della ricerca le anticipazioni di circa l'85 per cento del fondo di finanziamento ordinario (FFO) dovuto, si è posta nella condizione di azzerare il debito Inpdap e pagare una quota significativa dei debiti pregressi da parte dei fornitori scongiurando l'attivazione di azioni giudiziarie;
la banca Monte dei Paschi di Siena ha inoltre anticipato, su richiesta formale e documentata della Regione Toscana, circa 8 milioni di euro all'Università di Siena risultanti da un accordo siglato dalla stessa Regione con i tre Atenei regionali per la vendita di alcuni brevetti. Tale risorse sono state impiegate in gran parte per il pagamento degli stipendi del personale dipendente e per i fornitori;
per salvaguardare la continuità dell'offerta didattica, tutelare i livelli occupazionali ed in particolare per assicurare il puntuale pagamento degli stipendi ai dipendenti e fornitori, l'Ateneo senese, come prevede la legislazione vigente, ha indetto una gara pubblica per il servizio di tesoreria e per l'apertura di una linea di credito per 160 milioni di euro, con l'istituto bancario che si fosse aggiudicato la gara;
l'Università di Siena, come evidenziato nei passaggi precedenti, è impegnata ad elaborare ed attuare un piano di risanamento che possa ridurre e razionalizzare le spese di gestione, salvaguardare studenti e lavoratori e mantenere la qualità dell'offerta formativa, la cui efficacia deve essere valutata e sostenuta da tutte le istituzioni, da quelle locali, alla Regione, al Governo nazionale;
a questo scopo, sin dall'emergere della gravissima crisi nel mese di settembre 2008, è stato istituito un tavolo interistituzionale che si riunisce con frequenza e che segue con attenzione l'evolversi della situazione ed al quale prendono parte, oltre all'Università, il Comune di Siena, l'Amministrazione provinciale, la Regione Toscana e la Camera di commercio, insieme alle organizzazioni sindacali;
la banca che si è aggiudicata la gara, oltre ad aver ricevuto l'aggiornamento del piano di risanamento sopra citato, ha chiesto all'Ateneo ulteriori approfondimenti e chiarimenti al fine di consentire l'apertura della linea di credito precedentemente indicata;
da quanto si apprende da organi di informazione l'erogazione dei finanziamenti del 7 per cento del fondo di finanziamento ordinario (FFO) (quella percentuale cioè assegnata in base alla qualità della ricerca e della didattica degli atenei) da parte del Ministero alle Università di Trieste, Firenze e Siena è stata sospesa in attesa della presentazione di un piano finanziario di risanamento dei bilanci che attualmente risultano in rosso;
anche alla luce di questa ultima situazione risulta quanto mai necessario che la banca che si è aggiudicata la gara per il servizio dì tesoreria conceda l'apertura della linea di credito all'Ateneo senese -:
a quali conclusioni sia giunto il gruppo di lavoro istituito presso il Ministero dell'economia e delle finanze del quale si riferisce nella risposta all'atto di sindacato ispettivo numero 5-00495, nell'esaminare il materiale trasmesso dal Rettore dell'Ateneo in data 6 febbraio 2009;
se e quando da parte del suddetto gruppo di lavoro sia stato richiesto ulteriore materiale all'Università di Siena o se la stessa abbia provveduto sua sponte a trasmetterne di ulteriore;
quali siano gli intendimenti dei Ministri interrogati in ordine all'aggiornamento del piano di risanamento adottato dall'Ateneo ed approvato dal Senato accademico e dal Consiglio di amministrazione dell'Università, nella seduta dì lunedì 13 luglio 2009;
se la decisione di sospendere l'erogazione del 7 per cento del fondo di finanziamento ordinario (FFO) (assegnata in base alla qualità della ricerca e della didattica degli atenei) sia legata ad un giudizio di merito sull'attuabilità ed efficacia

del piano di risanamento o al permanere di un conto economico in perdita;
se alla luce di quanto sopra esposto, al fine di garantire la continuità dell'offerta didattica, dell'attività di ricerca scientifica, in primo luogo con l'erogazione puntuale, degli stipendi dei dipendenti e dei pagamenti dei fornitori, non intendano assumere iniziative urgenti a sostegno della bancabilità dell'ateneo o attraverso il coinvolgimento della Cassa depositi e prestiti o mediante il rilascio di forme di garanzia al fine di consentire al sistema bancario l'erogazione del credito richiesto dall'ateneo stesso.
(5-01857)

REGUZZONI e GOISIS. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e l'intero Governo operano molto positivamente per migliorare l'efficienza del nostro sistema universitario e del servizio sanitario;
la legge 2 agosto 1999, n. 264 recante norme in materia di accesso ai corsi universitari limita gli accessi ad alcuni corsi di laurea della facoltà di medicina e chirurgia;
la suddetta disposizione di legge nasce dalla necessità di limitare il numero esponenziale di circa 5.000 iscritti;
in realtà l'eccesso di medici in Italia è stato un problema degli scorsi decenni, poiché attualmente mancherebbero una serie di figure specialistiche, quali anestesisti, radiologi, cardiologi, pediatri, e persino chirurghi;
le modalità di accesso alla facoltà in parola prevedono un procedimento di selezione basato su una serie di quiz detti «di cultura generale», che negli anni accademici precedenti sono stati fortemente compromessi sia dagli episodi verificatisi in alcune sedi universitarie, dove molti studenti erano in possesso delle domande ancora prima dello svolgimento della prova di selezione, sia dalla presenza, negli ottanta quesiti comuni a tutti gli atenei italiani, di alcune domande errate, eliminate con provvedimento del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca solo successivamente all'attribuzione dei punteggi e alla pubblicazione delle graduatorie nei singoli atenei;
per un neo-diplomato essere bocciato all'ingresso all'università, rappresenta un vero trauma, capace di dissuadere anche lo studente che reca con sé un'eccellente dote scolastico-culturale;
sebbene la Commissione europea inviti gli stati membri a tenere conto del fabbisogno complessivo delle figure che operano nelle professioni mediche, esistono i diritti costituzionali, sanciti dagli articoli 33 e 34 della nostra Costituzione, che in ogni caso vanno contemperati con il problema occupazionale;
l'attuale modello dei «quiz» non rappresenta il metodo «scientifico» per selezionare i migliori;
autorevoli esponenti del mondo accademico e sanitario, sostengono i principi su esposti;
ad esempio il professor Gabriele Pelissero, (docente di Igiene e Organizzazione Sanitaria all'Università di Pavia, nonché Direttore scientifico dell'IRCCS Policlinico S. Donato) in un articolo apparso lo scorso 23 settembre sul Corriere della Sera, dichiara che «un sistema fondato sulla casualità di un test non può garantire la formazione di buoni medici», auspicando un nuovo meccanismo di selezione interna ai corsi di laurea, con esami e tirocini severi, che, sulla scorta di quanto avviene in altri paesi europei, consenta di contenere il numero dei laureati con modalità più articolate e razionali delle nostre, anche al fine di premiare sulla base del merito e non, come oggi si verifica, sulla base della casualità -:
se non ritenga opportuno assumere un'iniziativa, anche normativa, che favorisca il libero ingresso degli studenti di medicina al primo biennio, subordinando l'iscrizione agli anni successivi al superamento

sia di tutti gli esami sostenuti nel corso del biennio, sia delle relative prove selettive di accertamento della predisposizione per le discipline oggetto dei corsi medesimi;
se non ritenga altresì importante attuare una programmazione più aderente alla realtà, ampliando possibilmente il numero di posti disponibili per l'iscrizione al Corso di laurea in medicina e chirurgia.
(5-01860)

GHIZZONI. - Al ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
circa 180 bambini modenesi di età compresa fra i 3 e i 5 anni, residenti nei sette comuni di Montese, Pavullo, Spilamberto, Vignola, Marano, Savignano e Mirandola, all'avvio dell'anno scolastico sono in lista d'attesa per l'accesso alla scuola dell'infanzia;
i tagli all'organico imposti dal Governo, a partire dal decreto-legge n. 112 del 2008, hanno impedito di incrementare l'organico di insegnanti per soddisfare le richieste di attivazione di nuove sezioni e coprire i 15 posti che mancano nell'organico provinciale, anche a fronte di nuovi locali e impegnativi investimenti affrontati dagli enti locali;
in particolare, a Spilamberto l'Amministrazione comunale ha predisposto nuovi spazi da adibire a sezioni dell'infanzia, alle quali però lo Stato non ha corrisposto il necessario organico. Conseguenza di tale scelta è che 14 famiglie di Spilamberto si vedono negato il diritto di istruzione e ben 100 bambini, residenti nell'Unione Terre di Castelli, non potranno frequentare la scuola dell'infanzia. Analogamente è accaduto a Mirandola, dove non sono stati concessi i docenti per la nuova sezione dell'infanzia, predisposta dal comune, a fronte di 28 domande in più rispetto ai posti precedentemente disponibili;
per l'anno scolastico 2009-2010, pertanto, non sarà quindi data risposta alle domande avanzate dalle famiglie;
tale situazione è inedita per la provincia di Modena, dove da anni tutte le domande hanno risposta positiva grazie ai servizi erogati dallo Stato e dagli Enti locali e all'attivazione di convenzioni con scuole private parificate;
tale circostanza è grave sia dal punto di vista pedagogico, in quanto al bambino viene negata un'occasione di crescita, socializzazione e di integrazione, sia per il disagio materiale che si reca alla organizzazione domestica, in particolare nel caso entrambi i genitori siano occupati oppure nell'eventualità che le madri debbano rientrare al lavoro o siano in cerca di occupazione dopo la maternità;
180 bambini esclusi dall'infanzia rappresentano una delle tante gravi conseguenze imposte dal taglio di circa otto miliardi di euro al bilancio dell'istruzione, conseguenze che nel primo anno della XVI legislatura il gruppo del Partito Democratico, attraverso diversi atti parlamentari e con una petizione popolare sottoscritta da migliaia di cittadini, ha più volte denunciato al Ministro interrogato, mostratosi, ad avviso dell'interrogante, indifferente e disinteressato ai problemi di organico e di qualità della didattica nella scuola pubblica -:
se il Ministro interrogato non ritenga urgente adoperarsi al fine di garantire il diritto allo studio a tutti i bambini modenesi, consentendogli di frequentare la scuola dell'infanzia e corrispondere così alle famiglie il servizio scolastico richiesto.
(5-01864)

Interrogazione a risposta scritta:

VANNUCCI, GIOVANELLI e DE TORRE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
da un monitoraggio promosso dall'Assessorato alla Pubblica Istruzione della Provincia di Pesaro ed Urbino avviato nel mese di luglio e concluso nel settembre 2009 risulta che i bilanci delle istituzioni

scolastiche di ogni ordine e grado della suddetta provincia versano in uno stato di grave sofferenza;
tale situazione di grandissima difficoltà finanziaria ammontante ad alcuni milioni di euro è causata dalla mancata assegnazione da parte del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca delle somme per il normale funzionamento didattico e amministrativo delle scuole;
i continui tagli di tali fondi operati dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca hanno costretto le istituzioni scolastiche a coprire le spese per il loro normale funzionamento utilizzando gli avanzi di amministrazione ed ogni altra entrata utile che le dirigenze scolastiche riescono, sempre con più fatica, a reperire;
le direzioni amministrative delle scuole evidenziano il cumulo di consistenti residui attivi il cui accertamento pare essere stato rinviato sine die dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;
il pagamento di debiti pregressi contratti per le spese dovute a supplenze, corsi di recupero per debiti formativi, per esami di stato e altro, a cui si sono aggiunte le spese per visite fiscali che il decreto-legge n. 112 del 2008 ha reso obbligatorie anche per un solo giorno di assenza, stanno creando una condizione di squilibrio nei bilanci delle istituzioni scolastiche;
la mancata assegnazione dei finanziamenti per le spese di funzionamento dell'anno scolastico appena iniziato rende sostanzialmente impossibile la predisposizione dei bilanci 2010 e la programmazione dei POF;
il persistere di tale situazione potrebbe determinare l'interruzione dell'attività didattica e di conseguenza rendere impossibile l'esercizio del diritto costituzionale allo studio;
è stata presentata in Commissione Cultura della Camera una risoluzione (n. 7/00145 dell'8 aprile 2009) volta a impegnare il Governo tra l'altro a risolvere la difficile situazione finanziaria delle scuole sia con interventi immediati sia attraverso la predisposizione di un piano pluriennale -:
come il Governo intenda procedere per consentire alle istituzioni scolastiche della Provincia di Pesaro ed Urbino l'accertamento dei residui attivi, la regolarizzazione dei bilanci e l'assegnazione delle spese di funzionamento per l'anno 2009/10 in modo che venga risolta questa situazione di grande difficoltà di funzionamento delle istituzioni scolastiche e così consentire il regolare svolgimento delle attività didattiche.
(4-04389)

TESTO AGGIORNATO AL 29 LUGLIO 2010

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
come riportato dagli organi di stampa nazionale e locale, in data 19 agosto 2009, presso l'Ospedale di Pisa, l'équipe del Professor Ugo Boggi ha effettuato un trapianto di rene su un bambino di 5 anni, Tommaso R., affetto fin dalla nascita da insufficienza renale cronica;
l'organo trapiantato è stato donato dal padre del bambino, Pier Enrico R., che, per aiutare il figlio, si è licenziato dal lavoro, perché - ha dichiarato - in Italia non esiste una norma che tuteli la donazione da vivente, cioè che

non è riconosciuta l'assenza dal lavoro per malattia a chi doni un organo in favore di un'altra persona;
l'articolo 5 della legge 26 giugno 1967, n. 458 «Trapianto del rene tra persone viventi» equipara lo stato giuridico del donatore a quello del paziente e precisamente: «Per l'intervento chirurgico del prelievo del rene, il donatore è ammesso a godere dei benefici previsti dalle leggi vigenti per i lavoratori autonomi o subordinati in stato di infermità; è altresì assicurato contro i rischi immediati e futuri inerenti all'intervento operatorio e alla menomazione subìta»;
l'articolo 8 della citata legge prevede l'emanazione di un regolamento ministeriale di esecuzione entro sei mesi dall'entrata in vigore della legge;
in questi quarantadue anni non sono stati fatti passi avanti in tal senso;
la Conferenza Stato Regioni nella seduta dell'8 aprile 2009 ha dato parere favorevole allo schema di decreto recante «Regolamento per lo svolgimento delle attività di trapianto di organi da donatore vivente» -:
se e in quali tempi il Ministro intenda adottare il tanto atteso regolamento di esecuzione così come previsto dall'articolo 8 della legge del 26 giugno 1967 n. 458, onde tradurre in realtà le disposizioni dell'articolo 5, evitando così il ripetersi di situazioni incresciose come quella avvenuta a Pisa nella scorsa estate che penalizzano ulteriormente coloro che compiono gesti di così elevato valore morale, oltre che di salvaguardia della salute del singolo e della collettività, nonché quali iniziative intenda adottare per fare in modo che ai cittadini che hanno subito espianti vengano riconosciuti i diritti pregressi lesi da tali gravi omissioni da parte dello Stato e dei Governi che si sono via via succeduti.
(2-00493)
«Pedoto, Fontanelli, Realacci, Livia Turco, Binetti, Bocci, Bossa, Cesario, De Pasquale, Ferranti, Fioroni, Fogliardi, Froner, Gatti, Genovese, Giacomelli, Grassi, Iannuzzi, Lenzi, Losacco, Madia, Margiotta, Martella, Pierdomenico Martino, Giorgio Merlo, Merloni, Murer, Pes, Rubinato, Sanga, Strizzolo».

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARCO CARRA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 14 settembre 2009 è stato firmato il decreto ministeriale (numero 47068) di autorizzazione della cassa integrazione straordinaria per lo stabilimento Biztiles di Bondego di Gonzaga (Mantova);
ad oggi, tale decreto non risulta giunto presso la sede territoriale dell'Inps, mantenendo in questo modo lo stato di grave difficoltà dei dipendenti;
le organizzazioni sindacali hanno, registrato il possibile non rispetto della legislazione vigente in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro -:
cosa il Ministro intenda fare per sollecitare, con estrema urgenza, l'invio del decreto ministeriale, numero 47068 all'Inps di Mantova;
se intenda dar corso, attraverso gli organismi territoriali competenti, ad una verifica per attestare il rispetto, o meno, della legislazione vigente in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro.
(5-01862)

Interrogazioni a risposta scritta:

TOMMASO FOTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
i vertici della Azko Nobel di Fombio (Lodi), ditta chimica che produce vernici, colori e smalti hanno dichiarato di voler chiudere entro il prossimo 30 giugno del 2010;

la chiusura della fabbrica significa 185 licenziamenti e una rilevante perdita per il tessuto economico locale -:
se sia a conoscenza della situazione rappresentata;
se e quali iniziative intenda adottare per salvaguardare il tessuto produttivo e i livelli occupazionali.
(4-04384)

POLLEDRI e STUCCHI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
dalla cronaca di queste ultime settimane (a livello esemplificativo dai quotidiani locali quali Libertà e La Cronaca) si è appreso che è prossima la realizzazione nella città di Piacenza, al cimitero urbano, di un forno crematorio;
la scelta dell'amministrazione cittadina è avvenuta in assenza di un contraddittorio con la cittadinanza, tant'è che vi sono state immediate reazioni degli abitanti del quartiere interessato (cosiddetto Capitolo) che hanno manifestato perplessità, dettate da forti ragioni di carattere ambientale e di salute pubblica;
infatti, il quartiere in questione è caratterizzato dalla presenza di grandi aziende, una centrale elettrica, la vicinanza dell'autostrada, un inceneritore; tutti, dunque, fonti di inquinamento che presi sia singolarmente sia (cosa quindi ancora più grave) cumulativamente rendono a rischio l'area abitativa di cui in narrativa;
se da un lato vi sono esigenze per procedere al nuovo insediamento appare evidente che la scelta della amministrazione non tiene conto di una serie di palesi circostanze ostative;
l'Arpa regionale avrebbe dato il proprio nulla osta, al forno crematorio nell'area nord di Piacenza in questione, sulla base di ipotetici calcoli (non ben illustrati ma solo enunciati) dell'impatto ambientale del forno crematorio, prendendo tuttavia come altro unico parametro di confronto l'esistente inceneritore di Tecnoborgo (e non considerando quindi tutte le «fonti inquinanti» sopra ricordate);
a giudizio dell'Arpa i risultati sarebbero «trascurabili», a condizione però che non si verifichi nulla di diverso rispetto ai criteri utilizzati nel calcolo (questa sarebbe la conclusione che si intuisce nella nota apparsa su un quotidiano locale dove risulta quindi immediatamente debole nella sua costruzione);
appare quindi evidente che non sono state prese in alcun modo in considerazione possibili variabili, né tantomeno si è valutato il rischio concreto per la salute o sono state espresse valutazioni prudenziali;
tale situazione dipende anche in parte del fatto che non risulta emanato il decreto ministeriale col quale, ai sensi dell'articolo 8 della legge n. 130 del 2001, si sarebbero dovute definire la norme tecniche per la realizzazione dei crematori, «relativamente ai limiti di emissione, agli impiegati e agli ambienti tecnologici»;
la definizione dei limiti di emissione infatti rappresenta un elemento essenziale al fine di valutare la sostenibilità e soprattutto l'adeguatezza dell'impianto da realizzare;
secondo l'articolo 343 del Regio decreto n. 1265 del 1934 i crematoi sono autorizzati dal prefetto -:
se il crematoio di cui in premessa sia stato autorizzato;
se non si ritenga necessario la presente emanazione del decreto ministeriale di cui all'articolo 8 della legge n. 130 del 2001 in modo tale da fissare in una chiara disposizione normativa i limiti di emissione ed evitare così rischi per la salute della popolazione e l'ambiente.
(4-04392)

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

PAOLO RUSSO e DE GIROLAMO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il Consdabi di Benevento (consorzio per la sperimentazione, divulgazione e applicazione di biotecniche innovative) nel 1994 è stato accreditato dal Governo italiano presso la Fao come National Focal Point (NFP). Da allora il consorzio è diventato la sede principale dell'NFP italiano. Le sedi secondarie sono 18 e sono localizzate su tutto il territorio nazionale;
il National Focal Point rappresenta il livello base nella struttura organizzativa del programma globale FAO per la gestione delle risorse genetiche animali (The Global Strategy for the Management of Farm Animal Genetic Resources) al fine di assistere e di organizzare i programmi per la gestione delle risorse genetiche (a livello locale, regionale e nazionale) e di coordinare i bisogni e le attività delle iniziative, incluse le politiche di sviluppo, la divulgazione, la ricerca;
nelle ultime settimane si sono accavallate voci sul trasferimento del gruppo di lavoro istituzionale che hanno provocato allarme, preoccupazione e polemiche sia negli ambienti degli addetti ai lavori che in quelli politici ed istituzionali -:
se corrispondano al vero le notizie riportate dai quotidiani locali e nazionali circa la decisione del ministero di trasferire la sede principale del National Focal Point da Benevento a Padova e quali siano i motivi che eventualmente avrebbero ispirato tale provvedimento.
(5-01861)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:

LULLI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la legge 24 dicembre 2007, n. 244, disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge finanziaria 2008), prevede, all'articolo 1, comma 168, interventi di deduzione forfetaria dal reddito d'impresa in favore degli esercenti gli impianti di distribuzione carburanti (e, in particolare, l'applicazione per il periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2008 delle disposizioni di cui al comma 1, dell'articolo 21 della legge 23 dicembre 1998, n. 448, in materia di deduzione forfetaria in favore degli esercenti impianti di distribuzione di carburante);
l'articolo 2, comma 554, lettera f), della stessa legge n. 244 stabilisce che «le economie derivanti dai provvedimenti di revoca totale o parziale delle agevolazioni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto-legge 22 ottobre 1992, n. 415, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 dicembre 1992, n. 488, nel limite dell'85 per cento delle economie accertate annualmente con decreto del Ministro dello sviluppo economico, da adottare entro il 30 ottobre, sono destinate alla realizzazione di interventi destinati a finanziare: (...)
f) la proroga per gli anni 2008, 2009 e 2010 della deduzione forfetaria dal reddito d'impresa in favore degli esercenti impianti di distribuzione di carburanti di cui all'articolo 21, comma 1, della legge 23 dicembre 1998, n. 448»;
in sede di prima applicazione delle disposizioni di cui ai commi da 554 a 557, il decreto del Ministro dello sviluppo economico di cui al comma 554 è stato adottato il 28 febbraio 2008 ed ha stabilito che «le economie derivanti da rinunce e revoche di iniziative imprenditoriali agevolate

dalla legge n. 488 del 1992 sono accertate nella misura complessiva di 785.000.000,00 di euro»;
l'articolo 11 del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, recante «Misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa e per ridisegnare in funzione anti-crisi il quadro strategico nazionale», convertito dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, ha poi stabilito che «(...) le risorse derivanti dall'attuazione dell'articolo 2, comma 554, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, sono destinate al rifinanziamento del Fondo di garanzia di cui all'articolo 15 della legge 7 agosto 1997, n. 266, fino al limite massimo di 450 milioni di euro, subordinatamente alla verifica, da parte del Ministero dell'economia e delle finanze, della provenienza delle stesse risorse, fermo restando il limite degli effetti stimati per ciascun anno in termini di indebitamento netto, ai sensi del comma 556 del citato articolo 2»;
sull'argomento è intervenuto uno specifico protocollo d'intesa tra Ministro dello sviluppo economico ed associazioni di categoria, siglato il 20 giugno 2008 che espressamente prevede: al punto 3 la «Trasformazione in intervento normativo strutturale del provvedimento di deduzione forfetaria del reddito d'impresa in favore degli esercenti impianti di distribuzione carburanti, previsto, da ultimo, nella legge 24 dicembre 2007, n. 244 commi 168 e 554 lettera f) (Legge finanziaria 2008)»;
il provvedimento atteso è di vitale importanza per la categoria dei gestori e, difatti, è stato oggetto di proroghe concesse senza soluzione di continuità, nel corso dell'ultimo decennio, da tutti i Governi. La mancata attuazione del provvedimento spingerebbe alla chiusura migliaia di esercizi della distribuzione carburanti già messi a dura prova dalla crisi dei consumi, dalla contrazione dei margini, dall'inasprimento delle spese di gestioni;
non si ha notizia, finora, se vi siano (e quante) somme rimanenti da destinare all'obiettivo della copertura (anche parziale) dei costi relativi all'ulteriore proroga del «bonus fiscale» previsto dalla norma in oggetto -:
quale sia l'impegno finanziario necessario alla copertura del provvedimento e se si sia provveduto alla necessaria copertura;
quali siano i tempi previsti per dare attuazione all'impegno legislativo in favore dei gestori della rete carburanti, considerato che il quadro normativo impone una soluzione entro il prossimo 30 ottobre, come previsto dalla legge n. 488 del 1992.
(4-04386)

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Apposizione di firme ad una interpellanza.

L'interpellanza urgente Fontanelli e altri n. 2-00482, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 settembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Codurelli, De Pasquale, Lenzi, Graziano, Merloni, Zampa.

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della mozione Lolli n. 1-00244, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 223 del 30 settembre 2009.

La Camera,
premesso che:
la vastità e la gravità del sisma del 6 aprile 2009 in Abruzzo hanno determinato un pesantissimo bilancio di vite umane, di distruzione e di disagio sociale ed economico ben lungi dall'essere complessivamente considerato e avviato a soluzione;
il grande sforzo organizzativo e finanziario sin qui messo in campo dallo Stato, dalle amministrazioni locali interessate, dalla protezione civile e dai vigili del fuoco dovrà trovare coerente continuità

con apposite risorse aggiuntive e ulteriori interventi normativi volti ad assicurare una complessiva risposta alle tante esigenze determinatesi nei territori colpiti dal sisma, tale da garantire quanto già previsto per le popolazioni interessate da eventi calamitosi di analoga portata;
tuttavia, nell'immediato, siamo di fronte a numerose emergenze che richiedono risposte urgenti, efficaci e coerenti con la strategia di lungo periodo:
a) emergenza abitativa: questa è la principale emergenza a fronte della quale il piano «c.a.s.e.» si sta dimostrando inadeguato ed insufficiente a rispondere alla necessità urgente di alloggi da parte della popolazione. Il risultato di tale limite nell'approccio al problema è un fortissimo disagio che sta crescendo tra gli sfollati e nei confronti del quale è necessario intervenire con progetti e proposte concrete non più rinviabili. Secondo la rilevazione dei fabbisogni abitativi temporanei dei cittadini dell'Aquila, effettuata dal comune e aggiornata all'8 settembre 2009, i nuclei familiari residenti in abitazioni classificate E oppure F, corrispondenti a situazioni per le quali gli abitanti per un lungo periodo rimarranno senza la loro casa, sono 8.600, mentre circa 10.000 sono le abitazioni classificate B e C delle quali una parte consistente, quantificabile in non meno della metà, non si prevede che possa essere abitata, per problemi oggettivi e per ritardi delle procedure, prima di un anno. Dato che il piano «c.a.s.e.» prevede 4.000 abitazioni, alle quali si somma l'ampliamento già deciso dell'intervento che porterà ad un numero massimo di 5.000 abitazioni, è del tutto evidente che i numeri non corrispondono neanche lontanamente alle necessità dei cittadini. Inoltre, le prime 4.000 abitazioni saranno consegnate scaglionate fino al mese di dicembre 2009, mentre quelle previste con l'ampliamento saranno consegnate nel 2010. Sia pure con grande ritardo sono state approntate varie misure alternative tra cui 1.000 abitazioni «m.a.p.» (casette di legno provvisorie), il reperimento di appartamenti sfitti (tra 500 e 1.000), altri alloggi presso le caserme e, più recentemente, la disponibilità all'acquisto di case mobili; tuttavia, pur considerando le famiglie che organizzeranno in proprio una loro sistemazione, rimane un numero elevatissimo di nuclei familiari, sia tra coloro che hanno una abitazione distrutta sia tra coloro che potranno rientrare solo tra parecchi mesi, per i quali non si prevede migliore soluzione di una collocazione in strutture lontane ed in alcuni casi anche molto lontane dalla città;
b) emergenza università: nonostante il grande sforzo realizzato per riavviare l'anno accademico e garantire la fruibilità delle strutture didattiche, tale da rendere possibile il riavvio dell'attività formativa dell'ateneo, rimane aperta l'emergenza rappresentata dall'offerta di alloggi per le migliaia di studenti fuorisede nella città dell'Aquila, che rischia di rendere vani tutti gli impegni profusi per il rilancio dell'università stessa;
c) emergenza scuola: in Abruzzo molto si è fatto per avviare l'anno scolastico 2009-2010, molto resta da fare e dà migliorare. La particolare situazione delle scuole dei comuni colpiti dagli eventi sismici ha reso necessario il reperimento dì numerose strutture alternative per avviare correttamente l'anno scolastico 2009-2010 ed ora è necessario prestare la massima attenzione all'avvio della ricostruzione e ristrutturazione, nonché della messa in sicurezza di moltissimi edifici, anche in relazione al già deliberato piano nazionale di riqualificazione dell'edilizia scolastica. Per affrontare il gravoso problema della lontananza delle famiglie, sfollate sulla costa o distribuite in varie località della provincia, dalle scuole dei propri figli, oltre che per fronteggiare il fortissimo disagio diffuso in particolare tra i più giovani, è necessario investire sui servizi e il sostegno al territorio, allargando ed ampliando l'offerta didattica e formativa;
d) emergenza economica: circa 17.000 persone sono, attualmente, in cassa integrazione nella zona colpita dal sisma e la gran parte delle attività produttive,

industriali, commerciali e professionali non è stata riavviata. Il decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77, e la conseguente ordinanza dei Presidente dei Consiglio dei ministri n. 3789 del 9 luglio 2009 prevedono la concessione ai titolari di attività produttive di un indennizzo legato alla durata della sospensione dell'attività, per un periodo massimo di soli 120 giorni quantificato sulla base dei redditi dell'anno precedente. Limitare la perdita d'esercizio a 4 mesi è davvero riduttivo in considerazione della vastità e, soprattutto, della portata dei danni prodotti dalla crisi sismica. Circa mille esercizi commerciali erano localizzati nel solo centro storico della città dell'Aquila e tutt'oggi è ancora impossibile riavviarne l'attività, anche in forma provvisoria, per le notevoli difficoltà legate al reperimento di opportuni spazi. L'ordinanza dei Presidente del Consiglio dei ministri n. 3771 consente il trasferimento temporaneo delle attività situate in locali distrutti o inagibili in aree pubbliche o private libere. Spetta, tuttavia, ai sindaci assicurare, con oneri a proprio carico, il rispetto delle norme di sicurezza, igienico-sanitarie ed ambientali, infrastrutturando i siti e dotandoli di servizi. Va da sé che tale previsione non può che restare inapplicata per l'obiettiva difficoltà ad assumere le spese per la relativa copertura. Gli stessi imprenditori dovrebbero poi affrontare i costi relativi alla locazione e/o acquisto di moduli provvisori dove esercitare la propria attività. Il citato decreto-legge n. 39 del 2009 ha, inoltre, disposto, all'articolo 8, comma 1, lettera b), l'erogazione di un indennizzo in favore dei collaboratori coordinati e continuativi, dei titolari di rapporti di agenzia e di rappresentanza commerciale, dei lavoratori autonomi, ivi compresi i titolari di attività di impresa e professionali, che abbiano dovuto sospendere l'attività a causa degli eventi sismici. L'ammontare di tale indennità, tuttavia, è stato successivamente determinato, con ordinanza n. 3763 del Presidente dei Consiglio dei ministri, in 800 euro mensili per soli tre mesi. Anche in questo caso il periodo così limitato non si è dimostrato adeguato alla complessità della situazione, che include attività per la maggior parte comprese in zone inaccessibili, poiché totalmente inagibili ed ancora soggette a soli puntellamenti, oppure attività che hanno consistenti problemi di mercato o di domanda. Infine, l'incertezza relativa alle modalità e ai tempi dei risarcimenti frena e deprime gli investimenti, lasciando gli imprenditori e i lavoratori nell'impossibilità di programmare le proprie iniziative economiche;
e) emergenza fiscale e contributiva: la previsione, contenuta nell'articolo 25, commi 2 e 3, del decreto-legge n. 78 del 2009, di una ripresa, a decorrere dal 1o gennaio 2010, dei regolare versamento dei tributi e dei contributi e della integrale restituzione in 24 rate di quelli sospesi per l'anno 2009 dal decreto del Ministero dell'economia e delle finanze del 9 aprile 2009, risulta del tutto ingiusta ed irrealistica; basti pensare che il valore economico di questa richiesta ai cittadini aquilani ammonta a 256,5 milioni di euro l'anno per gli anni 2010 e 2011 e che per i terremotati di Marche e Umbria la restituzione è cominciata 13 anni dopo, dilazionata in 120 rate e nella misura del 40 per cento del dovuto. Nonostante le molteplici promesse di rinvio della scadenza e il solenne impegno del ministero dell'economia e delle finanze del 28 luglio 2009, a tutt'oggi nessun provvedimento ha affrontato e risolto tale problema. Nel mentre è intervenuta la sentenza del Consiglio di Stato che ha dichiarato illegittimo quanto previsto nella citata ordinanza n. 3780 sulla ripresa degli adempimenti e dei versamenti nei comuni della provincia dell'Aquila non inclusi tra quelli individuati con decreto dal commissario delegato;
f) emergenza mutui: dal 1o gennaio 2010 terminerà anche la sospensione del pagamento dei mutui e dei prestiti prevista dall'articolo 5, comma 4, del decreto-legge n. 39 del 2009 e dall'articolo 2, comma 2, dell'ordinanza del Presidente dei Consiglio dei ministri n. 3799 del 2009; la ripresa dei pagamenti dei quali, sommata agli

interessi maturati in questi mesi, graverà in maniera insopportabile sulle spalle dei cittadini abruzzesi. Tale sospensione, inoltre, non costituisce un'agevolazione di particolare favore, essendo già stata in parte codificata dalla legge finanziaria per il 2008, cui, tuttavia, non è seguito il regolamento attuativo. Molte banche si sono comunque già da tempo attivate in proprio, offrendo ai clienti in difficoltà la sospensione dei mutui mediante un'articolazione temporale, che, in molti casi, addirittura ha superato quella prevista dalle norme adottate in favore delle popolazioni colpite dal terremoto;
g) emergenza salute: il presidio ospedaliero «San Salvatore» de L'Aquila, ospedale inaugurato solo pochi anni fa, ha avuto 460 posti letto danneggiati, 8 sale operatorie lesionate, 2 sale di ginecologia perse, reparti e macchinari tecnologici andati distrutti con il sisma del 6 aprile 2009. L'ordine del giorno 9/2468/87, accolto in occasione della conversione del decreto-legge n. 39 del 2009, impegnava il Governo ad individuare le risorse finanziarie indispensabili per ripristinare nel più breve tempo possibile la piena operatività del presidio. Ad oggi non risulta alcuno stanziamento a sostegno dell'ospedale dell'Aquila, all'infuori della realizzazione dell'«ospedale da campo» previsto per il G8, che, seppur svolgendo un'importante funzione, non può essere considerato un reale investimento per il rilancio delle politiche sanitarie del territorio;
a fronte di queste emergenze è necessario pianificare ed investire seriamente sull'opera di ricostruzione che non è effettivamente ancora iniziata, anche a causa dell'ammontare delle risorse finanziarie necessarie, a fronte delle quali le risorse sin qui stanziate risultano assolutamente insufficienti. Infatti, lo stesso Presidente del Consiglio dei ministri, ha dichiarato, in occasione della consegna delle prime case a Onna, che saranno necessari per la ricostruzione circa 30 miliardi di euro. Al contrario, l'attuale copertura finanziaria indicata nelle tabelle del citato decreto-legge n. 39 del 2009 consiste in 5,9 miliardi «spalmati» fino al 2033 (in particolare, 1,152 miliardi per il 2009, 539 milioni per il 2010 e 331 milioni per il 2012), cui vanno aggiunti ulteriori finanziamenti, per un importo compreso tra 2 e 4 miliardi di euro, a carico del fondo per le aree sottoutilizzate e 408,5 milioni a valere sul fondo infrastrutture. È di tutta evidenza la distanza tra le risorse attualmente stanziate e quelle necessarie;
al di là della completa e soddisfacente soluzione delle richiamate esigenze prioritarie, occorre pensare ad una strategia di lungo periodo che veda un complessivo rilancio del tessuto sociale, infrastrutturale ed economico dei territori colpiti dal sisma. In tale ottica, è necessario affrontare e avviare a soluzione problemi ancora irrisolti:
a) centro storico dell'Aquila: risulta ancora in gran parte inaccessibile ed insieme ai centri storici di altri comuni è, di fatto, in abbandono. Il patrimonio culturale pubblico e privato di tali siti rischia di divenire irrecuperabile. Il citato decreto-legge n. 39 del 2009, inoltre, prevede due differenti modalità di intervento sul patrimonio vincolato. L'articolo 4, comma 1, lettera b), dispone l'integrale ripristino degli edifici pubblici formalmente dichiarati di interesse storico-artistico, ai sensi del decreto legislativo n. 42 del 2004. Il restauro dei beni culturali privati, invece, è disciplinato dall'articolo 14, comma 5-bis, secondo cui la ricostruzione a carico dello Stato dovrà tenere conto della situazione economica individuale di ciascun proprietario. Tale differente canale di finanziamento rischia di compromettere irrimediabilmente il ripristino del patrimonio monumentale civile, specie se nella situazione economica dovesse essere incluso il patrimonio oltre al reddito. Si verrebbe così a realizzare il paradosso per cui il cespite danneggiato concorrerebbe alla propria esclusione dalla ricostruzione integrale proprio perché risorsa patrimoniale e reddituale, pur se danneggiata. Peraltro, il nostro codice dei beni culturali (decreto legislativo n. 42 del 2004), all'articolo 1, comma 2, riconosce che «la tutela

e la valorizzazione del patrimonio culturale concorrono a preservare la memoria della comunità nazionale e del suo territorio e a promuovere lo sviluppo della cultura», tanto da imporre una serie di limitazioni al pieno diritto dei privati al loro utilizzo. Ad esempio, infatti, l'articolo 38 del citato decreto legislativo n. 42 del 2004 impone l'apertura al pubblico degli immobili oggetto di interventi conservativi cui contribuisca lo Stato, mentre il successivo articolo 60 prevede la prelazione pubblica in caso di vendita. Non può, pertanto, ritenersi ammissibile alcun tipo di differente approccio al recupero del patrimonio culturale. Anche le aspettative di adozioni internazionali di parte dei monumenti dell'Aquila sono andate deluse. Dal vertice dei G8 sono, infatti, emersi poco più che impegni teorici, a fronte di una lista di interventi comprendente 45 opere, a fronte di 1.700 edifici pubblici e privati da tutelare, per un importo stimato di 450 milioni di euro. Appare necessario prevedere una specifica disciplina che, corredata delle relative risorse, metta in condizione le amministrazioni locali di predisporre appositi programmi di recupero totale dei centri storici e dei centri e nuclei urbani e rurali, così come proposto in uno specifico ordine del giorno (9/2468/91), accolto dal Governo in occasione della conversione in legge del decreto-legge n. 39 del 2009;
b) abitazione principale: con riferimento alla definizione di abitazione principale, si sottolinea che l'articolo 8 del decreto legislativo n. 504 del 1992, espressamente richiamato dall'articolo 3, comma 1, lettera a), del decreto-legge n. 39 del 2009, stabilisce che «per abitazione principale si intende quella nella quale il contribuente, che la possiede a titolo di proprietà, usufrutto o altro diritto reale, e i suoi familiari dimorano abitualmente». Il diritto di proprietà viene, dunque, affiancato solo da quelli che vengono definiti «diritti reali su cosa altrui», che sono validi giuridicamente se vengono trascritti nei registri immobiliari. Questo vuol dire che i figli o genitori che sono comodatari potrebbero non ricevere la garanzia di vedersi rimborsati i danni al 100 per cento. Il comodato, infatti, rappresenta un semplice contratto che non produce effetti «reali» o «traslativi» di diritti. È fondamentale prevedere un'estensione di tale applicazione, affinché possano essere considerate abitazioni principali quelle ove si dimora abitualmente senza tenere conto del titolo giuridico di possesso. Tanto è vera questa impostazione che anche Fintecna s.p.a. sembra averla recepita e nel proprio sito internet afferma che la «mancanza di un diritto reale di godimento sull'immobile può essere supplita da un'autocertificazione del genitore, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 445 del 2000, che attesti l'effettiva concessione dell'uso gratuito dell'alloggio». Tale affermazione, tuttavia, ancora non è stata codificata in uno specifico provvedimento normativo che consenta l'estensione del concetto di abitazioni principali alle unità abitative concesse in uso gratuito a parenti in linea retta o collaterale, così come già previsto dall'articolo 59, comma 1, lettera e), del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446;
c) case dei non residenti e seconde case: l'articolo 3 del decreto-legge n. 39 del 2009 riconosce un contributo per l'integrale ricostruzione ai soli immobili adibiti ad abitazione principale dei residenti, mentre per la ricostruzione o riparazione di immobili diversi da quelli adibiti ad abitazione principale, nonché di immobili ad uso non abitativo, si limita a prevedere generici «contributi». Le ordinanze del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3779, n. 3803 e n. 3805 determinano tali contributi: copertura all'80 per cento delle spese per un importo comunque non superiore ad 80.000 euro, riconoscimento per una sola unità abitativa e la possibilità di cumulo con il contributo relativo all'abitazione principale solo se l'immobile è utilizzato all'esercizio di impresa o professione oppure, se affittato alla data del sisma, viene nuovamente affittato alle medesime condizioni per una durata non inferiore a 2 anni. Da quest'ultima previsione sono escluse le abitazioni con danni gravi per la cui riparazione sono necessari

interventi di tipo «pesante» (categoria E). Con tali scelte si è determinato un profondo cambiamento nella filosofia della ricostruzione, se messa a confronto con l'intervento effettuato dopo il terremoto di Umbria e Marche. Mentre nel caso abruzzese il contributo del 100 per cento per la ricostruzione o ristrutturazione della case opera solo per coloro che sono residenti e solo per l'abitazione principale, nel caso dell'evento sismico che colpì le regioni Umbria e Marche lo Stato si assunse l'onere del ripristino del preesistente tessuto urbano, con l'obiettivo di ricostruire le città nella loro interezza, a prescindere dai titoli di proprietà. Tale scelta determina uno stallo nella ricostruzione della città dell'Aquila e di molte realtà della provincia, caratterizzate dalla presenza di abitazioni di non residenti e seconde case in percentuali che in molti casi superano il 50 per cento del totale degli edifici. Ricostruire città o paesi a «macchia di leopardo» significa abbandonarli, aprendo problemi enormi, ad esempio, tra case confinanti con diverse intestazioni. Il tema delle seconde case dei centri storici rimane senza risposte concrete, nonostante sia stato fortemente pubblicizzato dal Governo con un primo comunicato del 15 giugno 2009, nel quale si legge: «anche le seconde case ubicate nel centro storico dell'Aquila e degli altri comuni colpiti dal sisma saranno ricostruite a spese dello Stato» e ribadito dallo stesso Presidente del Consiglio dei ministri che, all'assemblea di Farmindustria a Coppito del 25 giugno 2009, dichiarò «Il Governo si è impegnato a rispondere e non ci saranno dei no. Le seconde case saranno ricostruite dallo Stato al cento per cento» (comunicato della Presidenza del Consiglio dei ministri del 25 giugno 2009). Per tali immobili, inoltre, si pone il problema, già affrontato, della futura definizione mediante ordinanza del concetto di «situazione economica», di cui all'articolo 14, comma 5-bis, del decreto-legge n. 39 del 2009;
d) zona franca urbana: la previsione di un importante istituto fiscale volto a sostenere e favorire il rilancio dell'economia abruzzese, così duramente colpita dalle devastazioni prodotte dal sisma, rischia di rimanere poco più che una petizione di principio, in ragione dei soli 45 milioni di euro previsti a copertura dal decreto-legge n. 39 del 2009, considerando anche la contingenza economica internazionale e le sue ricadute su un territorio caratterizzato da una pluralità di iniziative imprenditoriali già fortemente impegnate nel far fronte alla fase recessiva,

impegna il Governo:

ad adottare, con la massima urgenza, iniziative normative, già a partire dalla prossima manovra di bilancio, volte ad assicurare che, per quanto concerne gli obblighi di natura fiscale e contributiva, le popolazioni dell'Abruzzo vengano esattamente equiparate, nei tempi, nell'entità e nelle dilazioni a quanto riconosciuto alle popolazioni di Umbria e Marche;
a prevedere, anche tramite apposite iniziative legislative:
a) le opportune risorse finanziarie, anche in un percorso pluriennale, volte ad assicurare l'integrale ricostruzione del tessuto urbano dei centri colpiti dal terremoto del 6 aprile 2009, prescindendo da eventuali titoli di proprietà e prevedendo, inoltre, specifici stanziamenti destinati a far fronte ai costi di recupero integrale dei centri storici e del patrimonio storico-artistico, pubblico e privato, indipendentemente dalla situazione economica dei proprietari;
b) l'estensione dei concetto di abitazione principale alla dimora abituale, come definita dall'articolo 43 del codice civile;
c) le risorse per fronteggiare le spese volte al risanamento e alla messa in sicurezza degli edifici scolastici e degli edifici e beni di interesse pubblico, assicurando anche l'inserimento delle scuole della regione, a partire da quelle del cratere, nell'apposito piano generale di riqualificazione dell'edilizia scolastica previsto dal decreto interministeriale sugli

organici anno scolastico 2009-2010, trasmesso con circolare ministeriale n. 38 del 2 aprile 2009, e la conseguente applicazione dei parametri sugli organici di cui al decreto ministeriale n. 331 del 1998;
d) le risorse volte a rispondere alle esigenze delle istituzioni scolastiche sottolineate anche da una risoluzione approvata in consiglio regionale abruzzese, nella quale vengono richieste risorse aggiuntive di euro 16 milioni che sono messe a disposizione del bilancio del ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca per essere destinate alle istituzioni scolastiche ubicate nella provincia dell'Aquila per il triennio dal 2009-2010 al 2011-2012, al fine di assicurare una sollecita e stabile ripresa delle attività didattiche e delle attività dell'amministrazione scolastica, in deroga agli obiettivi finanziari di cui all'articolo 64, comma 6, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, ed eventualmente sospendere gli effetti sulla dotazione organica del personale docente ed ata della regione Abruzzo per l'anno scolastico 2009-2010, con particolare attenzione per le 330 unità di personale della provincia dell'Aquila;
e) le risorse finanziarie necessarie affinché nel più breve tempo possibile sia ripristinata la piena operatività del presidio ospedaliero «San Salvatore», nonché la messa a disposizione, senza ulteriori formalità, delle risorse statali di cui all'articolo 20 della legge n. 67 del 1988, destinate agli interventi, di cui alla delibera del consiglio regionale d'Abruzzo n. 69/6 del 26 giugno 2002 e proposti dalla regione Abruzzo, con nota del 22 febbraio 2008, localizzati nella provincia dell'Aquila e nei comuni delle altre province abruzzesi colpiti dal sisma e non ancora assegnate;
f) un incremento significativo e corrispondente alle caratteristiche del tessuto economico aquilano delle risorse destinate a finanziare l'istituzione della zona franca urbana;
g) la proroga del contributo mensile di 800 euro prevista dall'articolo 5, comma 2, dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3763 del 6 maggio 2009 per i collaboratori coordinati e continuativi, i titolari di rapporti di agenzia e di rappresentanza commerciale, i lavoratori autonomi ed i titolari di attività di impresa e professionali, che non sono riusciti a far ripartire le proprie attività;
h) il prolungamento del periodo di sospensione dei mutui e dei prestiti disposto dall'articolo 5, comma 4, del decreto-legge n. 39 del 2009 e dall'articolo 2, comma 2, dell'ordinanza n. 3799 del 6 agosto 2009, e la contestuale integrazione delle citate disposizioni normative con la previsione dell'accollo del pagamento dei relativi interessi maturati e maturandi da parte dello Stato o, in subordine, la costituzione di un tavolo per far fronte alle problematiche legate alla ripresa dei pagamenti dei mutui e dei prestiti e alla quota degli interessi maturata durante la sospensione dei pagamenti, anche prevedendo risorse pubbliche volte a favorire il tavolo di negoziazione stesso;
i) la rapida attuazione della misura prevista dall'articolo 87, paragrafo 2, lettera b), del Trattato che istituisce l'Unione europea in relazione alle calamità naturali (pratica inoltrata all'Unione europea dalla regione Abruzzo) a decorrere dal 6 aprile 2009, definendo, altresì, un accordo con le regioni per individuare le modalità con le quali le commissioni di sorveglianza sull'applicazione dei programmi operativi regionali trasferiscano l'1 per cento di tali misure a vantaggio di tale fondo;
l) il riconoscimento a favore dei cittadini delle zone colpite dal terremoto rimasti invalidi, deceduti o dispersi della qualifica di infortunati del lavoro, compresi coloro che da tale evento abbiano subito l'aggravamento della loro invalidità, nonché la corresponsione di una rendita per tutti quei cittadini che, in conseguenza dell'evento sismico, risultino permanentemente invalidi, nonché l'equiparazione per i superstiti di cittadini che sono deceduti o dispersi con i superstiti di lavoratori deceduti sul lavoro o per malattia professionale;

m) le modalità per far fronte alle esigenze organizzative e finanziarie del Corpo dei vigili del fuoco, anche in ragione dello straordinario sforzo umano e tecnico messo in campo in occasione del sisma abruzzese, in particolare assicurando il finanziamento per la manutenzione e l'acquisto di mezzi necessari all'attività dei vigili del fuoco, nonché la predisposizione di un sostegno al reddito dei vigili del fuoco, utilizzando anche l'aumento della misura dell'indennità notturna e festiva.
(1-00244)
(Nuova formulazione) «Lolli, Franceschini, Bersani, Soro, Sereni, Bressa, D'Incecco, Ginoble, Tenaglia, Livia Turco, Mariani, Realacci, Bocci, Braga, Bratti, Esposito, Iannuzzi, Marantelli, Margiotta, Martella, Mastromauro, Morassut, Motta, Viola, Amici, Ferranti, Maran, Villecco Calipari, Baretta, Fluvi, Ghizzoni, Meta, Lulli, Damiano, Oliverio, Gozi».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interpellanza urgente Franzoso n. 2-00420 del 7 luglio 2009;
interrogazione a risposta scritta Zamparutti n. 4-04369 del 30 settembre 2009.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta scritta Aprea n. 4-02953 del 7 maggio 2009 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-01867;
interrogazione a risposta orale Ceccuzzi e altri n. 3-00622 del 27 luglio 2009 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-01857.

...

ERRATA CORRIGE

Mozione Misiti Aurelio Salvatore e altri n. 1-00241 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 222 del 29 settembre 2009. Alla pagina 8046, prima colonna, alla riga quarantaduesima, deve leggersi: «nazionale, e conseguentemente a prevedere, già in sede di manovra economico-finanziaria per il 2010,» e non «nazionale, e conseguentemente a prevedere, già in sede di presentazione del disegno di legge finanziaria per il 2010,» come stampato.