XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 224 di giovedì 1 ottobre 2009

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PRESIDENZA VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 9,10.

GREGORIO FONTANA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 29 settembre 2009.

Sul processo verbale.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo a norma dell'articolo 32, comma 3, del Regolamento, in quanto il nostro Regolamento prevede la facoltà di chiarire il proprio pensiero riguardo a quanto riportato nel resoconto stenografico rispetto alla seduta del giorno precedente.
Mi dispiace che non sia presente il Presidente della Camera, perché avrei preferito svolgere queste considerazioni dinanzi a lui, non certo per scortesia nei suoi confronti, ma perché riguardano affermazioni che ho fatto ieri in ragione di un intervento del Presidente della Camera che, a differenza di quello che accade oggi, ha ritenuto di fare (si tratta di una questione di opportunità) utilizzando un tempo che dovrebbe spettare ai gruppi per le proprie dichiarazioni di voto. Si tratta infatti di un tempo che il Regolamento prevede per i gruppi. Ovviamente il Presidente è sovrano e può decidere ciò che vuole, ma penso che, in termini di opportunità, quel tipo di considerazioni si poteva svolgere in un altro momento della seduta e non in diretta televisiva, dinanzi a centinaia di migliaia di persone. Ciononostante, il Presidente ha ritenuto di doverle fare.
Premesso questo, nel fare le sue considerazioni, il Presidente affermava che il Presidente della Camera ha il dovere di rendere possibile l'esercizio del voto da parte di ogni deputato e, quindi, sostanzialmente di impedire l'ostruzionismo che sarebbe in atto da parte delle opposizioni.
Le mie interruzioni, signor Presidente - e la pregherei, se fosse possibile, di prestare attenzione a queste poche parole -, testualmente da quanto risulta nel resoconto stenografico dicevano: «Solo due giorni di discussione!». In seguito, ripeto: «Solo due giorni di discussione!». Quando il Presidente della Camera sostiene che vi sia un ostruzionismo in atto, rispondo che non è vero, perché è difficile trasformare in ostruzionismo il fatto che si discuta da soli due giorni. Cosa accade poi? Sempre in diretta televisiva il Presidente della Camera ritiene di affermare: «Onorevole Giachetti, non le consento di dire che il Presidente mente!». Io non ho detto che il Presidente mente, ma solo che ciò che il Presidente affermava, in ordine all'ostruzionismo, non rispondeva alla verità. Il Presidente mi attribuisce una frase che, come palesemente emerge dal resoconto stenografico, non appartiene a quello che ritenevo. Stavo semplicemente confutando un argomento del Presidente che non rispondeva alla verità.
Inoltre, il Presidente aggiunge anche: «Lei sa che non sono due giorni di dibattito». Allora, mentre il resto è opinabile, la matematica non è un'opinione, signor Presidente. Abbiamo cominciato la Pag. 2discussione su questo provvedimento lunedì ed è stata svolta per 6 ore; ne abbiamo impiegate altre otto martedì; è arrivata la fiducia del Governo e, in tutto, 6 più 8 fa 14. Sa su cosa ha ragione il Presidente della Camera (e vorrei che rimanesse a verbale, a correzione delle mie opinioni espresse nella giornata di ieri)? Che una giornata è fatta di 24 ore, signor Presidente, e le ore impiegate per questo dibattito sono 14! Pertanto, ha ragione il Presidente quando mi corregge dicendo che ho sbagliato quando sostengo che sono due giorni, perché non c'è stato neanche un giorno di dibattito qua dentro!
Concludo il mio intervento rilevando semplicemente anche questo aspetto per difendere non la mia onorabilità, ma almeno la mia funzione: il Presidente della Camera mi dice - e in termini di stile forse un Presidente della Camera potrebbe risparmiarselo - che avrei fatto meglio a tacere. Vorrei dire a lei e, per suo tramite, al Presidente della Camera che, grazie anche agli interventi ai quali per questa volta si è prestato il Presidente della Camera, qui dentro il problema non è di cogliere un'occasione per tacere, ma è che è sempre più difficile trovare un momento per svolgere fino in fondo le funzioni del parlamentare (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, devo solo prendere atto delle sue considerazioni in merito alle parole del Presidente della Camera e delle sue, ma ai sensi dell'articolo 32 del Regolamento l'intervento doveva essere sulla veridicità o non veridicità di come sono state riportate nel processo verbale di cui si è data lettura le affermazioni. Non mi pare sia questo il caso, perché lei ha solo letto ed interpretato quello che ha detto lei e quello che ha detto il Presidente. Questo non è pertinente a questa fase. Comunque, ciò detto, la sua è solo una precisazione e ne prendo atto.
Se non vi sono ulteriori osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Berlusconi, Bonaiuti, Boniver, Brambilla, Brancher, Brugger, Brunetta, Caparini, Carfagna, Casero, Cavallaro, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cosentino, Cota, Craxi, Crimi, Delfino, Donadi, Renato Farina, Fitto, Frattini, Gelmini, Gibelli, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Lo Monte, Lombardo, Lupi, Mantovano, Maroni, Martini, Mazzocchi, Melchiorre, Meloni, Migliavacca, Milanato, Molgora, Leoluca Orlando, Pescante, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Saglia, Soro, Stefani, Strizzolo, Taddei, Urso e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1749 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 3 agosto 2009, n. 103, recante disposizioni correttive del decreto-legge anticrisi n. 78 del 2009 (Approvato dal Senato) (A.C. 2714) (ore 9,15).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 3 agosto 2009, n. 103, recante disposizioni correttive del decreto-legge anticrisi n. 78 del 2009.
Ricordo che nella seduta del 30 settembre 2009 hanno avuto inizio gli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno.

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(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 2714)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A della seduta del 30 settembre 2009 - A.C. 2714).
L'onorevole Esposito ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/53.

STEFANO ESPOSITO. Signor Presidente, con questo ennesimo decreto-legge siamo di fronte all'ormai abusato gioco delle parti tra Governo e maggioranza. Infatti, attraverso un emendamento approvato al Senato si sono introdotte varianti così vergognose che né il Presidente del Consiglio, né il Ministro Tremonti, avevano avuto il coraggio di inserire nel testo iniziale.
Naturalmente, sia il Presidente Berlusconi, sia il Ministro Tremonti sono stati ben lieti di un comodo alibi sulla sovranità del Parlamento, signor Presidente, e di una cosa siamo ormai certi: la sovranità del Parlamento non interessa a questo Governo. È proprio il ruolo del Parlamento - lo vediamo ogni giorno - che viene snaturato, cosicché ora l'infausto regalo agli evasori si è arricchito di una sostanziale amnistia per reati gravi, anzi gravissimi, come il falso in bilancio, cancellando, peraltro, anche l'obbligo per gli intermediari di segnalare, in caso di minimo dubbio, la possibile origine criminale dei capitali in via di rimpatrio.
Naturalmente questo Governo fa finta di non accorgersi e giustifica questa norma di legge dicendo che i soldi recuperati verranno dati alle famiglie bisognose. Credo che ci sia un limite alle fandonie raccontate agli italiani. Che un simile provvedimento assurga al rango di misura fondamentale per l'azione del Governo la dice lunga sulla pochezza della politica economica che questo Governo sta praticando ormai da un anno e mezzo!
Non esistono più le regole: sono state cancellate. Per portare in cassa un po' di soldi si dà una mano agli evasori più incalliti ed un calcio ad alcune norme fondamentali del codice penale. Signor Presidente, in questo Paese la crisi economica sta colpendo duramente le famiglie, i disoccupati aumentano di mese in mese, e questo Governo non solo fa finta di non vedere, ma ci racconta che la crisi non c'è mai stata e, se c'è stata, è già finita, con una sfacciataggine ed una disonestà mai viste prima.
Naturalmente tutto ciò non fa altro che premiare evasori e truffatori. Stiamo mettendo in discussione le basi della convivenza civile di questo Paese. Ci sono quelli che pagano le tasse e le continueranno a pagare e ci sono quelli che possono continuare a fare i loro giochetti, esportando capitali e sapendo con certezza che arriverà ad un certo punto un Governo Berlusconi che li sanerà.
A questo punto, signor Presidente, mi domando che cosa escogiterà questo Governo la prossima volta in caso di necessità di cassa. Quali manovre riuscirà a praticare giustificandole, in maniera finta, per il bene degli italiani? Magari deciderà di fare una sanatoria in contanti, articolo per articolo, dell'intero codice penale!
Ormai possiamo aspettarci di tutto, signor Presidente, ma l'unica cosa che rimane dopo questo ennesimo provvedimento è che ci sono migliaia e migliaia di cassaintegrati che non riescono ad avere il reddito sufficiente per garantire l'esistenza delle loro famiglie e di giorno in giorno il clima morale in questo Paese è arrivato alla decadenza.
Signor Presidente, mi auguro che questo Governo voglia ripensare alla strategia, perché questo Paese rischia un crollo etico e morale da cui sarà difficile riprendersi.

PRESIDENTE. L'onorevole Occhiuto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/244.

ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, credo sia chiaro a ciascuno dei deputati delle opposizioni, sia a chi è intervenuto ieri, sia a chi interviene stamani, che oggi più delle altre volte l'illustrazione degli ordini del giorno è un rito.
Oggi più delle altre volte perché, al di là del valore del contenuto dell'ordine del Pag. 4giorno, dell'impegno che si richiede al Governo, oggi chi interviene lo fa sostanzialmente per un atto di testimonianza. Anche a noi che interveniamo oggi interessa di più testimoniare un'opinione rispetto al provvedimento che illustrare invece il contenuto dell'ordine del giorno.
Noi dell'Unione di Centro - lo diceva bene il presidente Casini ieri - avevamo tenuto su questo provvedimento a luglio un profilo non di fortissima opposizione. Nella versione precedente questo provvedimento già aveva dei connotati diversi da provvedimenti omologhi realizzati negli altri Paesi d'Europa, ma avevamo cercato di emendarlo, chiedendo per esempio che ci fosse un'aliquota di vantaggio per chi si impegnava a investire i soldi riportati in Italia, dopo aver aderito allo scudo fiscale, comprando dei titoli di Stato che fossero specialmente emessi per finanziare gli ammortizzatori sociali, per interventi a sostegno delle famiglie. Tuttavia nella versione di luglio l'avevamo considerato un provvedimento non entusiasmante, ma sul quale non avevamo fatto le barricate.
Oggi questo provvedimento è completamente trasformato rispetto alla versione originaria. Oggi non si tratta più di uno scudo fiscale, ma di un vero e proprio condono penale per reati societari odiosi. Anche in questa occasione abbiamo tentato di promuovere le nostre proposte emendative, ossia sostanzialmente quelle a cui facevo riferimento prima. Generalmente si pone la fiducia perché ci sono tanti, troppi emendamenti. Il mio gruppo ne ha presentati due: il primo soppressivo della norma scritta al Senato. Si tratta di una norma attraverso la quale il Governo, senza metterci la faccia, senza assumersene la responsabilità, ottiene ciò che aveva programmato.
La seconda proposta emendativa è migliorativa di una norma che comunque noi abbiamo contestato, nel senso che forse rendeva più digeribile questo provvedimento, che però in assoluto è davvero poco digeribile. Ebbene, due emendamenti: per quanto ci riguarda noi non abbiamo partecipato a fare in modo che fosse necessaria la posizione della questione di fiducia su questo decreto-legge correttivo.
Noi siamo contrari al provvedimento perché sostanzialmente l'idea che si diffonde nel Paese è devastante per la prospettiva del Paese stesso. Siamo contrari per una questione etica. Alcuni colleghi del mio e di altri gruppi lo hanno detto prima, intervenendo ieri: questo è uno Stato che premia i peggiori, quelli che hanno ingannato lo Stato e i cittadini onesti. Una questione etica sarebbe già sufficiente ad interpellare le coscienze di ciascuno, le nostre, ma anche quelle di chi governa.
Noi siamo anche contrari perché si tratta di un problema di equità sociale, perché i cittadini che pagano le tasse oggi sono in qualche modo umiliati da un provvedimento che invece dà ragione a chi ha evaso queste tasse: la Guardia di finanza parla di 300 miliardi di euro all'estero che potrebbero tornare in Italia. Con una tassazione quasi del 50 per cento che cosa avremmo potuto fare con 150 miliardi di euro? Quante opportunità avremmo potuto dare alle famiglie italiane? Quanto avremmo potuto investire nello sviluppo e negli ammortizzatori sociali?

PRESIDENTE. Onorevole Occhiuto, deve concludere.

ROBERTO OCCHIUTO. Va bene. Credo che però la cosa più grave è che con questo provvedimento si sta arrecando un danno strutturale al Paese, perché noi abbiamo affrontato nei mesi passati...

PRESIDENTE. Onorevole Occhiuto, la ringrazio...

ROBERTO OCCHIUTO. Non sono passati cinque minuti!

PRESIDENTE. Non so se ha un orologio diverso, ma sono passati cinque minuti.

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ROBERTO OCCHIUTO. Abbiamo affrontato nei mesi passati una crisi che tutti quanti abbiamo giudicato come una crisi dovuta al fatto che alcuni drogavano le regole del mercato e che i più furbi avevano trasformato il mercato in maniera da farlo crollare. Bene, oggi lo Stato sta drogando le regole che stanno alla base dello Stato stesso. Credo che il Governo non abbia imparato nulla dalla lezione della crisi (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Bratti, che aveva chiesto di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/52.
L'onorevole Scilipoti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/27.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, illustro e parlo di questo ordine del giorno, che si riferisce all'attenzione che il Governo dovrebbe porre per quanto riguarda materie concernenti l'energia. Però, prima di cominciare a fare una riflessione su questo ordine del giorno, che sarebbe, a mio giudizio, molto importante votare in modo favorevole da parte del Governo e dell'Aula, sarebbe opportuno fare una riflessione sulle tematiche dal punto di vista energetico nel nostro Paese.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, quello che è successo in quest'Aula e fuori da parte del Governo a proposito di tale argomento è veramente increscioso. Abbiamo sentito all'interno di quest'Aula portare all'attenzione dei nostri parlamentari da parte del Governo, e in modo particolare del Ministro, il fatto che l'alternativa utile per questo Paese e per il futuro di questo mondo è costituita solo ed esclusivamente dall'energia che viene dal nucleare.
Noi dell'Italia dei Valori abbiamo fatto una riflessione anche in collaborazione con i centri di studio e le università, e possiamo dire con grande chiarezza all'interno di quest'Aula che quanto detto e sostenuto da parte della maggioranza e del Governo non corrisponde a realtà, perché il nucleare non è conveniente dal punto di vista economico, per i costi per la realizzazione della centrale nucleare, per il suo mantenimento, ma, ancor di più, per lo smantellamento, cioè a dire quel processo che, alla fine della filiera, dovrebbe portare a smantellare una centrale nucleare e a lasciare tanti di quei rifiuti radioattivi da determinare, all'interno del nostro Paese e all'esterno, qualcosa di veramente drammatico.
Oggi si parla di economia e di risparmio, si cerca di far capire ai nostri parlamentari e ai cittadini che è importante utilizzare lo scudo fiscale, riportare in patria, e cioè nelle casse della nostra nazione, alcuni denari che dovrebbero servire per aiutare il popolo italiano. Però, dall'altra parte, si fa uno spreco enorme senza rendersene conto: l'altro ieri, intervenendo in quest'Aula, parlavo dello spreco dell'H1N1, del vaccino, che viene utilizzato nel mese di gennaio quando l'epidemia finirà i primi di dicembre.
Ma vi è un altro fatto molto importante a proposto delle energie, per tornare all'argomento del nucleare, che ci dovrebbe costare enormi risorse per la realizzazione, per il mantenimento e per lo smantellamento delle centrali. Però, attenzione, vi è un problema grandissimo quando parliamo di smantellamento di rifiuti radioattivi: oggi in Italia abbiamo 22 depositi distribuiti su tutto il territorio nazionale con una percentuale, in prossimità di questi depositi, del 4,5-5,2 per cento in più di malattie degenerative rispetto ad altre zone del territorio e noi non ci rendiamo conto di questo argomento, perché il nostro argomento principale è l'argomento del «dio denaro», cioè quello che ad ogni costo tutto deve essere produttivo e tutto deve avere un ritorno economico.
Ma che significa parlare solo di ritorno economico? Perché dobbiamo avere un ritorno economico ad ogni costo, senza preoccuparci del rispetto dell'essere umano e della vita?
Nei giorni scorsi è stata riportata su tutti i giornali una dichiarazione che il Governo ha rilasciato, tramite il Ministro Pag. 6Scajola e i suoi collaboratori, rivolta a coloro i quali dovrebbero investire, o stanno già investendo, sul nucleare: non vi preoccupate, nei casi in cui un Governo, il Governo prossimo o noi stessi dovessimo cambiare idea, tutti i soldi che avete investito sul nucleare vi saranno rimborsati dai cittadini italiani, anche nel caso in cui il nucleare non dovesse andare in porto. Cioè a dire: siamo disponibili a pagare, l'importante è andare avanti, l'importante è che i soldi finiscano in tasca a qualcuno che rappresenta una lobby, che non tutela gli interessi dei cittadini, ma solo ed esclusivamente gli interessi personali, di gruppo o di categorie (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Mereu ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/246.

ANTONIO MEREU. Signor Presidente, nel riconfermare quanto scritto nella premessa del mio ordine del giorno, circa la nostra totale contrarietà al provvedimento in esame, vorrei ora illustrare le motivazioni che mi portano a chiedere l'intervento governativo in favore della bonifica dei siti nella regione Sardegna.
Una regione come la nostra, che vuole e che deve vivere anche di turismo, per il quale è necessario mantenere alti la qualità dell'ambiente e la genuinità delle proprie produzioni agroalimentari, non può non interessarsi ai problemi legati all'inquinamento del proprio territorio, soprattutto laddove le iniziative industriali che avrebbero dovuto risolvere i problemi legati all'occupazione sono invece miseramente fallite, lasciando una pesante eredità ambientale che impedisce ogni nuova iniziativa imprenditoriale sostitutiva. Le comunità locali hanno nel frattempo preso coscienza dell'importanza della qualità dell'ambiente, e sempre meno sono disposte ad accettare passivamente sacrifici non ricompensati che certe scelte strategiche di altri tempi hanno dovuto imporre in nome di uno sviluppo che oggi non riesce più a garantire tutti.
Certo, la Sardegna non può fare a meno del comparto industriale, ed è altrettanto consapevole che non può aggrapparsi disperatamente a questo: occorre diversificare le attività produttive e pensare concretamente ad altri campi, quali appunto il turismo, l'agricoltura, la pesca, l'allevamento, la pastorizia, attività per le quali le condizioni ambientali sono importantissime. Da qui la necessità di bonificare quei siti, che in passato sono stati interessati da attività minerarie, chimiche e metallurgiche che oggi non esistono più o che sono in dismissione, perché sono di ostacolo alla volontà di una necessaria ripresa economica e sociale dell'intera isola di Sardegna.
Le aree sono oggi individuate ed individuabili, ma ci rendiamo anche conto che per riqualificarle e metterle in sicurezza occorrono forti investimenti, se si tiene conto tra l'altro della loro complessità dovuta alle loro dimensioni, alla disomogeneità del territorio, ai centri di pericolo esistenti al loro interno, nonché alla presenza al loro interno di aree protette. Esistono siti di interesse nazionale da bonificare, come quelli del Sulcis Iglesiente Guspinese e dell'area industriale di Porto Torres, ed altri siti come per esempio l'area industriale di Ottana.
Dopo queste premesse, chiedo al Governo di valutare l'opportunità di destinare le risorse che si rendono disponibili a seguito dell'entrata in funzione dello scudo fiscale per programmi di interventi di messa in sicurezza e di bonifica e ripristino ambientale. Eliminare tra l'altro le fonti di inquinamento nelle aree inquinate della Sardegna significa rendere nobile un intervento governativo dovuto ad un prelievo di risorse che purtroppo nobili non sono.

PRESIDENTE. L'onorevole Porcino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/13.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, spero che oggi siano tanti gli italiani che seguono questo dibattito, di modo che si possano rendere conto di cosa stiamo parlando, di cosa si sta discutendo e cosa adesso i nostri amici del PdL e della maggioranza si apprestano a votare. Pag. 7
Intanto giusto per memoria, per qualcuno che non ha avuto modo di seguire il dibattito, per qualche collega che vota comunque sì ma magari è distratto, vorrei fare un breve riassunto di quello che stiamo andando a fare oggi e di quello che stiamo facendo in questi giorni: lo scudo-ter, il cosiddetto scudo fiscale.
Lo scudo consente di regolarizzare e rimpatriare denaro, gioielli, opere d'arte, yacht, diritti immobiliari detenuti illegalmente all'estero, al riparo dal rischio di essere accusati di esportazione illegale, presentando una dichiarazione riservata. Ma cos'è questa dichiarazione riservata, signor Presidente? La dichiarazione riservata deve essere presentata all'Agenzie delle entrate entro un arco temporale di tre mesi (fino al 15 dicembre di quest'anno) e copre diversi reati, dal falso in bilancio alla dichiarazione fraudolenta: questa è la dichiarazione riservata! L'imposta da pagare - e qui siamo al ridicolo - equivale alla banale percentuale del 5 per cento, che non va a coprire neanche gli interessi che questi signori negli anni sono riusciti ad accumulare portando i capitali all'estero.
Ma non è tutto. Le garanzie sono estese ad una serie di reati tributari e penali, dalle dichiarazioni fraudolente mediante uso di fatture alla dichiarazione infedele, all'occultamento e distruzione di documenti contabili, alla soppressione di atti veri: questo è il provvedimento che ci accingiamo ad approvare oggi.
Signor Presidente, noi abbiamo fatto una serie di battaglie - e continuiamo a farle - per la trasparenza, per la giustizia, per il rispetto della Carta costituzionale; ci siamo sempre battuti e ci battiamo per il principio che la legge debba essere uguale per tutti, ma poi andiamo a scoprire, ogni tanto, che c'è qualcuno che vuole essere più uguale degli altri (ricordo, ad esempio, la vicenda del lodo Alfano, altra battaglia che l'Italia dei Valori ha condotto e sta conducendo e per la quale ha promosso, come sapete, un referendum, che spero a breve possa aver luogo).
Ma qui siamo al paradosso, signor Presidente, perché non stiamo parlando di uguali: la legge non è uguale neanche per i diseguali, neanche per i disonesti. Mi spiego: gli onesti in Italia, come lei sa, signor Presidente, per una fascia di reddito di 15 mila euro l'anno debbono pagare un'imposta minima: l'aliquota minima che viene chiesta agli italiani onesti è del 23 per cento; per i disonesti, invece, i delinquenti, gli evasori e questi signori che hanno portato ingenti capitali all'estero l'aliquota è stata stabilita al 5 per cento. Gli italiani normali e corretti per una semplice, banale multa debbono pagare - se non l'hanno già pagata per tempo - sanzioni, pene accessorie, penali, diritti di notifica, mentre gli artigiani, i liberi professionisti e le piccole imprese che non pagano i premi assicurativi debbono pagare, per un premio non pagato, il 200 per cento dell'imposta solo per il fatto che sono onesti. Questi signori invece pagano il 5 per cento.
Ma neanche per questi diseguali vi è un uguale trattamento: se un evasore fiscale italiano, una persona normale che ha evaso le tasse, viene beccato (come spesso accade, per fortuna e per merito della Guardia di finanza e di tutte le persone preposte a tale servizio), è punito severamente, deve ripagare quello che non ha pagato con le penali, gli sequestrano la casa e le proprietà; questi signori, invece, si avvalgono di questa legge farsa, di questo decreto-legge che viene convertito oggi in una farsa, e possono tranquillamente tornare ad utilizzare i capitali illeciti esportati all'estero per la modica cifra del 5 sui capitali che fanno rientrare in Italia. Ma non solo: addirittura in questo decreto-legge - se letto attentamente - con la dichiarazione riservata tramite intermediari si arriva al ridicolo nel ridicolo.

PRESIDENTE. Onorevole Porcino, deve concludere.

GAETANO PORCINO. Per quello che riguarda il terrorismo, infatti, dovrebbero essere proprio gli intermediari a verificare se vi è un'ipotesi di reato di terrorismo e denunciare alle autorità competenti la possibilità che vi sia un reato di questo tipo. Pag. 8Signor Presidente, mi appello agli italiani e al Presidente della Repubblica, affinché serenamente valuti ciò sta accadendo in questi giorni qui alla Camera (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Palagiano ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/15.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, ancora una volta ci troviamo in questa Camera a parlare delle faccende private del Presidente del Consiglio.
Chiunque abbia un minimo di intelligenza si rende conto che qui lo scudo fiscale non c'entra assolutamente niente. Innanzitutto, se compariamo le condizioni che vengono imposte agli evasori fiscali per far rientrare i capitali in Italia, vediamo che sono assai dissimili da quelle che sono state poste in essere negli altri Paesi europei e negli Stati Uniti: il 5 per cento, rispetto al 49 per cento degli Stati Uniti o al 44 per cento del Regno Unito. Quindi, già di per sé, la quota che viene richiesta agli evasori per far rientrare dei capitali che forse non sarebbero rientrati, è davvero ridicola.
Sicuramente una tassa così bassa non è dovuta a generosità. Esistono, come tutti sappiamo, delle società offshore, e molte risalgono al Presidente del Consiglio, come i conti correnti All Iberian (attraverso cui sono state pagate mazzette, tangenti per corrotti e per testimoni falsi, come è emerso anche dal processo Mills), che tutti conoscono e che sono stati oggetto di numerose indagini da parte della magistratura e di commenti da parte di giornalisti. Il rientro dei capitali dall'estero, quindi, rappresenta soltanto una farsa per salvare qualcuno, così come avvenne con l'indulto dell'allora Guardasigilli Mastella nei confronti di tanti colletti bianchi responsabili di bancarotta e corruzione (il Santo Padre non c'entrava niente in questa operazione volta a evitare il carcere a tanti amici corrotti dei politici). Analogamente, adesso si sta varando un provvedimento in cui il rientro dei capitali c'entra ben poco. In realtà, bisogna far rientrare e ripulire tutti i fondi neri presenti in tutta Europa che servono, sono serviti, e serviranno ancora, per poter pagare mazzette, corruttori e corrotti di questo Stato.
Il rischio che proviene da questa sporca operazione è che appresso a questi conti correnti ci siano conti correnti della malavita organizzata. Favoriremo, dunque, estorsori, mercanti d'armi, trafficanti di droga: il peggio che esiste. Vi è il rischio che l'Italia diventi davvero il lavatoio mondiale dei soldi sporchi. Tutto ciò è molto grave, e credo che questo ulteriore decreto-legge avrà una ripercussione anche internazionale, in quanto davvero rasenta il ridicolo ed è pericolosissimo. È per questo che abbiamo auspicato ieri, attraverso il discorso del nostro presidente, che il Capo dello Stato non firmi la legge di conversione di questo decreto-legge.
Nell'ordine del giorno che ho presentato proprio per attenuare, per attutire, le disposizioni che vengono poste in essere dal provvedimento, abbiamo chiesto che venissero ripristinate delle norme presenti prima dell'inizio della XVI legislatura. Abbiamo richiesto che la quantità di moneta contante che si può usare per le transazioni in contanti sia limitata a 5 mila euro e non estesa a 12 mila 500 euro. Ci siamo chiesti: ma quale persona, quale professionista circola con somme così elevate in tasca? Quale professionista può andare a comprare un'autovettura in contanti? In realtà il limite di 5 mila euro, vigente durante il Governo Prodi, era una cifra giusta. All'estero ti guardano davvero storto se vuoi pagare in contanti un conto che superi i 100 o i 150 dollari. In Italia abbiamo, attraverso il provvedimento varato all'inizio di legislatura, la possibilità di spendere 12 mila 500 euro in contanti. Con l'ordine del giorno abbiamo proposto di rientrare nei limiti di 5 mila euro.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANTONIO PALAGIANO. Così come abbiamo chiesto che gli assegni che possono essere non trasferibili rientrino nel limite Pag. 9di 5 mila euro. Abbiamo chiesto di poter inserire nuovamente il numero del codice fiscale sugli assegni per cifre fino a 5 mila euro. Si tratterebbe di una misura atta a rientrare nella legalità e a limitare l'evasione fiscale. Sarebbe un impegno ragionevole per la lotta all'evasione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Mondello ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/249.

GABRIELLA MONDELLO. Signor Presidente, colleghi, mi accingo ad illustrare l'ordine del giorno che ho presentato in merito al provvedimento che stiamo discutendo. Illustrando tale ordine del giorno desidero attirare l'attenzione su un aspetto che sempre di più colpisce sia me sia i cittadini in cui mi imbatto. Mi riferisco al divario enorme tra le intenzioni enunciate e la realtà. Intanto la definizione, data al provvedimento, di scudo fiscale fa venire in mente qualcosa di protettivo, ma protettivo verso chi? Verso chi, per evadere le tasse a favore del proprio Paese e dei servizi del proprio Paese, ha portato all'estero grandi patrimoni? Occorre valutare il provvedimento proprio sotto il profilo etico, perché ritengo che alla lunga l'unica battaglia che sicuramente un'opposizione responsabile possa vincere è quella di insistere sull'aspetto etico in questo Paese, dove sempre più si va diffondendo la convinzione che soltanto i furbi vengono premiati, soltanto coloro che sanno destreggiarsi tra mille cavilli, perché tanto alla fine una sanatoria arriverà sempre, un condono arriverà sempre, alla faccia di coloro che si sono comportati onestamente.
Il provvedimento verrà votato, ma non si reprime per questo la convinzione che sia un provvedimento ingiusto in moltissime parti, che va sicuramente a premiare persone che hanno avuto comportamenti illegali, che hanno portato all'estero somme o altri oggetti di ricchezza derivati da attività illegali, da attività assolutamente al di fuori della legge.
Il fronte del no allo scudo si sta allargando. Anche Famiglia cristiana, che sicuramente è un organo di stampa scomodo ma che viene comunque letto da moltissime persone, ha definito questo provvedimento come l'ennesima beffa per la gente onesta. Tra l'altro, ci dobbiamo chiedere: chi dice la verità? Su ogni provvedimento, infatti, c'è ormai un tale balletto di cifre che assolutamente non si comprende più chi dice il vero e chi ha ragione. Proprio in questi giorni sui giornali stiamo leggendo che la sanatoria delle badanti doveva coinvolgere delle cifre enormi. Sembra che le richieste siano assolutamente al di sotto del numero che ci si aspettava. Così pure per la social card, che doveva essere usufruita da un milione 200 mila persone: pare che meno della metà ne abbia usufruito. Qui si parla di grandi capitali che dovranno rientrare. Sebbene io non condivida assolutamente il principio che è alla base di questo provvedimento, auspico almeno che rientrino questi capitali per fare fronte ad un altro argomento che è oggetto di visioni diverse. Da più parti si afferma che siamo quasi fuori dalla crisi (e sicuramente in cuor mio vorrei che fosse veramente così), ma d'altra parte invece noi sentiamo che sicuramente la crisi forse finanziaria potrebbe essere in qualche modo stata bloccata, ma secondo le notizie degli ultimi giorni sembra assolutamente di no. Assistiamo a questa presa di distanza tra il Ministro dell'economia e delle finanze e le banche su vari aspetti, ma sicuramente la crisi non è migliorata dal punto di vista occupazionale. Giungono sempre più notizie allarmanti su chiusure di piccole o grandi imprese e su richieste di cassa integrazione.
Speriamo veramente che questi capitali, se qualcosa rientrerà (assolutamente non condivido le stime previste, alla luce proprio degli eventi che ho citato prima), servano a far riprendere l'economia di quelle persone che sicuramente non hanno capitali da portare all'estero. Nell'ordine del giorno presentato abbiamo anche sottolineato l'esigenza di investire, e di facilitare con agevolazioni fiscali nell'edilizia Pag. 10provvedimenti tecnologici avanzati che riescano effettivamente a migliorare le condizioni ambientali del nostro Paese.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Mondello.

GABRIELLA MONDELLO. Quindi, ribadisco l'opposizione a siffatti strumenti, che potrebbero essere compresi se venissero usati in via eccezionale, ma purtroppo si ripetono continuamente. Concludo con l'auspicio che se qualcosa rientrerà vada almeno a vantaggio realmente di qualcuno (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. L'onorevole Boffa ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/92.

COSTANTINO BOFFA. La norma originaria pensata per fare cassa prevedeva sostanzialmente la possibilità di rimpatriare senza alcuna penalità i capitali occultati all'estero in maniera illegale. L'emendamento che ha modificato il decreto-legge comporta una revisione di ogni reato penale, tributario e societario commesso dagli esportatori di valuta. Inoltre i beneficiari dello scudo godranno di una totale garanzia di anonimato che impedirà anche alla Guardia di finanza di conoscere i nomi delle persone che beneficiano dello scudo e della sanatoria. Grazie a questa manovra non saranno più punibili una serie di reati che sono tutti reati di falso, dal falso in bilancio alle false comunicazioni sociali, e lo stesso vale per molti altri reati di natura tributaria. A questo va aggiunta l'inutilizzabilità in ogni procedimento penale, in qualunque fase di giudizio ci si trovi anche nei procedimenti in corso, degli elementi che sono stati acquisiti dall'amministrazione nel momento in cui qualcuno decida di fare il cosiddetto rimpatrio di capitali e la regolarizzazione. Ciò significa, volendo portare un esempio, che in un procedimento penale per traffico di organi dove il ricavo della vendita avviene tramite fondi neri di provenienza estera le prove della riconducibilità al reato di quella norma e di quella somma che stava all'estero e che sarà fatta rientrare in Italia non potrà essere utilizzata in nessun procedimento penale. Si aprono, dunque, nel nostro sistema giudiziario spazi sconfinati per chi vuole delinquere: un dato di fatto inequivocabile e ingiustificabile del quale dovrete assumervi le responsabilità di fronte al Paese. Poiché non è la prima volta che si approva una norma di questo genere e si rifila lo schiaffo ai cittadini onesti e ai contribuenti che pagano regolarmente le tasse, questo dato rende ancora più grave la decisione che voi avete assunto. Su questi temi dunque ci tocca constatare che questa maggioranza non si smentisce e probabilmente non si smentirà neanche per le prossime misure che adotterà.
Eppure questa nuova versione avrebbe dovuto correggere il decreto-legge di luglio che conteneva norme inaccettabili sulle quali lo stesso Presidente della Repubblica aveva espresso riserve e con lui una larghissima parte dell'opinione pubblica. Non la si presenti come una manovra anticrisi perché se è vero che con lo scudo un po' di capitali rientreranno è innegabile che molti altri usciranno. Continuando infatti a premiare chi ha portato i soldi fuori e non ha pagato le tasse non faremo altro che incoraggiare tali comportamenti. Approvare un condono significa dunque preparare il terreno per i successivi perché si riducono gli incentivi dei contribuenti ad avere un corretto rapporto con il fisco. E la storia di questi anni è lì a dimostrarlo. Non si facciano improbabili paragoni con quanto sta accadendo in altri Paesi occidentali dove il rimpatrio di capitali sottratti al fisco è fino a dieci volte più costoso che in Italia ed è accompagnato da operazioni di trasparenza che costringono gli evasori a rivelare la propria identità e in che modo hanno nascosto i capitali. Pensiamo alle misure approvate, ad esempio, negli Stati Uniti o in Gran Bretagna. Non è una differenza di poco conto: segna il confine tra una manovra equa finalizzata a dare respiro alle casse dello Stato in un momento particolarmente negativo e una legge truffa che abbassa ulteriormente Pag. 11l'asticella della legalità nel nostro Paese e contribuisce ad alimentare un clima generale di sfiducia nei confronti dello Stato e delle istituzioni.
Un lavoratore che ha lavorato tutta la vita pagando aliquote fiscali al 20 per cento e dal 20 per cento in su paga sulla propria liquidazione una tassazione del 27 per cento. Chi frodando il fisco, i soci, i dipendenti dell'azienda ha costruito riserve illegali all'estero paga meno di un quinto di quel lavoratore. Chi investe lealmente e con sacrificio nella propria azienda continua ad essere soggetto ad una tassazione elevatissima e chi ha portato i soldi all'estero sottraendoli a impieghi produttivi e fuori del Paese si limita a pagare il 5 per cento. Eppure, in campagna elettorale, il Ministro Tremonti aveva promesso «mai più condoni» e invece ci risiamo. Ritengo che questo inganno non riuscirà ad avere successo. Nessuno crede più alla storia soltanto degli obiettivi fatti a fini di rientro e ai fini della manovra pubblica.
Questa manovra non è figlia delle difficoltà e delle necessità del momento, bensì della vostra idea di Paese.

PRESIDENTE. Deve concludere onorevole.

COSTANTINO BOFFA. Concludo, signor Presidente: per questa ragione chiediamo che una quota del gettito possa essere destinata ad attività utili, in particolare ad attenuare l'incidentalità nella sicurezza stradale e quindi a diminuire i morti sulle strade (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Borghesi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno 2/2714/18.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, il mio ordine del giorno riguarda le vicende legate alla decisione del G20 di colpire i paradisi fiscali ed il fatto che l'OCSE, come è noto, predispone tre liste (lista nera, lista grigia e lista bianca) nelle quali vengono riuniti i Paesi in funzione del fatto che accettino o meno lo scambio di informazioni per contrastare la criminalità organizzata e per contrastare l'evasione fiscale. Come è noto, nella lista nera erano presenti soggetti e Stati insospettabili: non parliamo soltanto di Lussemburgo, di Liechtenstein, di Andorra, di Principato di Monaco e di San Marino, ma anche di Stati come l'Austria (che da molto tempo fa parte dell'Unione europea), del Belgio (che è uno dei fondatori dell'Unione europea) e della Svizzera (che pur non essendo parte dell'Unione europea è dall'Unione europea circondata).
Non appena il G20 ha comunicato questa decisione di colpire i paradisi fiscali (il che vuol dire che i Paesi che si trovano in lista nera possono subire da parte degli altri Paesi alcuni meccanismi punitivi), immediatamente molti Paesi che stavano nella lista nera hanno chiesto di passare alla lista grigia. La lista grigia è la lista nella quale ci si mette in una situazione di sospensione, in attesa di poter passare sulla lista bianca. Sulla lista bianca si passa dopo aver stipulato almeno 12 accordi internazionali con i Paesi dell'OCSE che stanno ovviamente nella lista bianca e che prevedano lo scambio di informazioni per contrastare tra l'altro l'evasione fiscale. Immediatamente Stati come gli Stati Uniti, la Germania, la Francia e l'Inghilterra si sono messi al lavoro con questi Paesi per dire: «Voi volete passare nella lista bianca? Ebbene, fate un accordo con noi che preveda lo scambio informativo con le modalità che noi pretendiamo da voi», in modo da potersi far dare - ed è ciò che sta avvenendo - la lista di coloro che detengono illegalmente in quei Paesi dei conti correnti, ad esempio.
L'OCSE pubblica periodicamente lo stato di avanzamento di questa situazione: lo ha pubblicato all'inizio di aprile, subito dopo il G20 e lo ha pubblicato qualche settimana fa. Ebbene, abbiamo appreso che molti di questi Paesi che vogliono uscire rapidamente dalla lista grigia e passare nella lista bianca hanno stipulato 6, 7, 8, qualcuno si avvicina a 12 accordi (la Svizzera ha comunicato di essere vicina ai Pag. 1212 e quindi di essere in procinto di passare nella lista bianca), ma lo hanno fatto con la Germania, con la Francia, con l'Inghilterra, con gli Stati Uniti, mentre l'Italia non ha stipulato un solo accordo bilaterale con questi Paesi.
Sapete che cosa significa ciò? Questo è un altro comportamento voluto dal Governo per favorire gli evasori fiscali, perché questi Paesi andranno in lista bianca, non potranno più essere oggetto di atti punitivi da parte dell'Italia, ma non saranno obbligati nei confronti del nostro Paese a dare le informazioni che a noi servono realmente per contrastare l'evasione fiscale.
Ho presentato un'interrogazione al Ministro Tremonti e voglio una risposta.
Infatti, a me risulta che, forse, vi è una qualche idea di stipulare un accordo con San Marino, ed è tutto.

PRESIDENTE. Deve concludere.

ANTONIO BORGHESI. Nulla con la Svizzera, nulla con il Liechtenstein, mentre vi sono decine e decine di società, anche delle banche, dell'IFIL, di aziende pubbliche e delle grandi aziende private in Italia.

PRESIDENTE. L'onorevole Ruvolo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/239.

GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, il provvedimento in discussione - è stato detto da tanti e aggiungo la mia voce a questo coro infinito - rappresenta l'ennesima vergogna italiana. È una vergogna perché, non fa altro che agevolare criminali e mafiosi, condannando, quindi, gli onesti cittadini.
Ciò per una ragione semplicissima. Chi ha portato i capitali fuori dall'Italia ha compiuto un primo atto criminoso: quello di non pagare le tasse come tutti gli onesti cittadini. Adesso i capitali rientrano e, guarda caso, essi pagano una tassa minima, perché questo Governo e questa maggioranza devono aiutarli, in modo spasmodico, come fosse un atto assolutamente inderogabile. Anzi, più bassa è la percentuale - questo è il messaggio che avete dato al Paese - e più è probabile che rientrino i capitali. Noi siamo fortemente indignati per tutto ciò: lo ha detto ieri il Presidente Casini e lo ribadiamo, ancora oggi, in quest'Aula.
Con l'ordine del giorno in oggetto chiediamo che, ove dovessero rientrare i famigerati capitali, vengano indirizzati su specifiche voci. La prima è quella relativa al Mezzogiorno e non ho altro da aggiungere. Infatti, questo Governo, ancora una volta, ci ha tempestato con i suoi slogan, ma, alla fine, tra banche del sud, investimenti e fondi FAS mai erogati alle regioni del Mezzogiorno, in particolare alla Sicilia (vi è una querelle aperta, addirittura all'interno della maggioranza, vi è chi vota e chi non vota, vi è di tutto e di più), dovrà dare un minimo di risposta. Questa, forse, è l'occasione buona per tentare di dare qualche risposta al Mezzogiorno, al di là dei proclami.
Signor Presidente, abbiamo voluto mettere in grande rilievo un altro aspetto: quello relativo al Fondo di solidarietà per le calamità. Questo Governo, dal primo giorno di insediamento, ha promesso di dare fondi per le calamità. Bene, sono passati quasi due anni e non vi è ancora un soldo per quel Fondo. Lo abbiamo chiesto in mille occasioni - da una Finanziaria all'altra, da un provvedimento all'altro - ma vi sono state sempre solo promesse. Sono convinto che il Governo accoglierà questo mio ordine del giorno, come ha sempre fatto (come gli altri otto: questo è il nono ordine del giorno che presento su questa materia). Lo accoglierà sicuramente, ma dopo, non farà nulla.
Nel Paese, ovunque, a macchia, sono arrivate le alluvioni e le grandinate e le produzioni agricole sono state distrutte. Abbiamo sollecitato molte volte il Ministro delle politiche agricole. Lo abbiamo fatto la settimana scorsa con una delegazione con i rappresentanti delle regioni. Ieri, durante un'audizione presso la Commissione agricoltura, è stato chiesto con forza che il citato Fondo venisse attivato. Peraltro, tale Fondo è stato inventato nel precedente Pag. 13Governo Berlusconi (2001-2006) con il Ministro Alemanno, che ha solo previsto qualche soldo.
Siamo nella condizione drammatica che gli agricoltori, adesso, pagano per intero il premio assicurativo. Lo ha fatto chi ha potuto.

PRESIDENTE. Deve concludere.

GIUSEPPE RUVOLO. Ma chi non lo ha fatto - concludo, signor Presidente - si trova la produzione distrutta, senza essere in condizione di essere risarcito.
Questo è lo stato dell'arte di tale questione ormai annosa e i colleghi della Commissione di merito lo sanno. Con questo scempio che avete creato, avete trasmesso al Paese un messaggio chiaro. Ribadite che non si tratta di un condono, ma è qualcosa che va oltre il condono stesso (peraltro, lo avete già fatto anche per le quote latte). Dite che non è un condono, ma io so come altro si possa chiamare. Questo è un messaggio chiarissimo al Paese: privilegiate i criminali e coloro che non rispettano la legge, a danno dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. L'onorevole Barbato ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno 9/2714/17.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, è ufficiale: oggi il Parlamento realizza la più clamorosa riforma costituzionale. Oggi questo Parlamento sta modificando la Costituzione italiana. Oggi non avremmo più uno Stato repubblicano e costituzionale, come cita la nostra Costituzione, ma da oggi, per effetto della riforma costituzionale che la maggioranza di questo Parlamento sta attuando, avremo uno Stato costituzionale e mafioso. Questa è la prima riforma costituzionale che voi, Lega nord e Popolo della Libertà, state realizzando oggi. Per questa ragione, per questa riforma con cui avete trasformato lo Stato in uno Stato repubblicano e mafioso, io chiedo scusa a Giancarlo Siani, il giornalista de Il Mattino ammazzato dalla camorra; chiedo scusa a Paolo Borsellino e a Giovanni Falcone, ammazzati dalla mafia; chiedo scusa a tutti i carabinieri e a tutti i poliziotti che sono stati trucidati dalle mafie; chiedo scusa a tutti gli italiani, a tutti i cittadini liberi, a tutti quei civili che ci hanno rimesso la pelle per non piegarsi alle mafie.
Tutto questo è avvenuto in due passaggi, due tempi del Governo Berlusconi. Il primo è avvenuto nel luglio scorso, quando è stato approvato il cosiddetto pacchetto sicurezza. Era un pacchetto sicurezza, ma mancava un elemento che è meglio aggiungere oggi. Si trattava di un pacchetto di sicurezza per i mafiosi, perché, con la legge di conversione n. 94 del luglio 2009 che lo introduceva, in buona sostanza, si modificava la legge n. 267 del 2000 che regolava lo scioglimento per infiltrazioni mafiose delle amministrazioni comunali.
Ebbene, con il pacchetto sicurezza per i mafiosi da un lato è stata elevata la soglia di gravità dell'incidenza della mafiosità richiesta per sciogliere i consigli comunali; dall'altro lato, sono stati sottratti elementi alle commissioni di accesso costituite dalla Dia, dai Carabinieri e dalla Polizia, cioè da coloro chiamati a fornire notizie investigative volte ad accertare la connessione tra i mafiosi e l'amministrazione comunale.
Con questo pacchetto sicurezza per i mafiosi, pertanto, si è consentito ai mafiosi di stare nelle istituzioni, di stare nei comuni e nelle amministrazioni comunali. Per questa ragione non si scioglieranno più i consigli comunali in Italia a causa di infiltrazioni mafiose; per questa ragione il comune di Fondi non verrà più sciolto; per questa ragione abbiamo un Governo, un Presidente del Consiglio e un Ministro dell'interno che stanno prendendo per i fondelli gli italiani. Essi, infatti, ci hanno portato la mafia sotto casa e ci hanno portato la mafia nelle istituzioni.
Il secondo passaggio è ora rappresentato dal pacchetto dello scudo fiscale. Si tratta di un altro pacco con il quale, se con il primo hanno inserito i mafiosi nelle istituzioni, adesso fanno circolare liberamente i capitali mafiosi in Italia. L'Italia è Pag. 14diventata un Paese dove può circolare liberamente il danaro mafioso, il denaro che gronda sangue.
Sono queste le ragioni per cui il Governo Berlusconi sta dando dei segnali molto precisi. Come si può essere più anti-italiani di quando questo Governo, di quando Berlusconi usa i suoi giornali di partito Libero e Il Giornale per invitare gli italiani a non pagare il canone. Vanno all'assalto delle istituzioni, incitano gli italiani a non rispettare le leggi.
Che cosa ci potevamo aspettare da Berlusconi? Conosciamo l'origine di Forza Italia: è stata partorita nelle mani di Provenzano, vedremo nei prossimi giorni quanto verrà detto dalla procura di Palermo per quanto riguarda le stragi di mafia. È lì che nasce Forza Italia...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FRANCESCO BARBATO. C'è un peccato originale. Mi avvio rapidamente alle conclusioni. Rispetto a questo Governo mafioso che ci sta, con delle leggi, propinando uomini e denaro mafioso, io, per la verità, mi rifiuto e anzi, cominciamo la rivolta dei buoni, degli onesti e degli italiani. Mi avete fatto diventare un mafioso, in Parlamento sono diventato un mafioso (L'onorevole Barbato espone un fazzoletto, recante la scritta: «Giorgio non firmare» - Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, la prego, tolga quell'oggetto dal volto. L'onorevole Martella ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/59.

ANDREA MARTELLA. Signor Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, con l'illustrazione dei nostri ordini del giorno stiamo mettendo in evidenza, come abbiamo fatto nei giorni passati, quanto questo provvedimento sia dannoso per la nostra economia, negativo per il nostro sistema di regole democratiche e sbagliato nei confronti delle imprese e dei cittadini.
Desidero, tuttavia, con questo mio intervento, mettere in evidenza un altro carattere significativo di questo provvedimento che interviene sull'esclusione dell'applicazione delle procedure straordinarie previste dal decreto anticrisi per quanto riguarda gli impianti di produzione di energia nucleare. Anche questo è un passaggio assolutamente negativo e abbiamo cercato di spiegarne il perché: si interviene con un decreto-legge da parte del Governo, in forma centralistica, alla faccia di ogni ispirazione di carattere federalista e dell'impostazione che, a proposito di autogoverno, questa maggioranza ha cercato di dare.
Avviene che in materia di decentramento dei poteri per la localizzazione e la scelta in materia energetica, venga superato qualsiasi vincolo di consultazione delle realtà regionali. Questo è un aspetto del provvedimento assolutamente sbagliato perché lede le competenze delle regioni in materia concorrente e consegna nelle mani del commissario straordinario un ulteriore potere. Si parla tanto, come dicevo, di federalismo, di autogoverno ma poi questa maggioranza e questo Governo consegnano, pezzo dopo pezzo, parti importanti della vita amministrativa del Paese a sistemi centralizzati e ai commissari straordinari, anche laddove non vi siano le caratteristiche e le condizioni di emergenza e di straordinarietà previste dalla legge. Facendo così siamo convinti che non si risolvano i problemi, anzi, da un lato, vengono espropriate le amministrazione regionali, provinciali e gli enti locali e, dall'altro, si crea un grande disordine costituzionale e alla fine si determina anche il rischio di non assumere decisioni.
Il nostro è quindi un giudizio negativo per quanto riguarda questo decreto, in generale per la materia economica, in modo particolare per tutte le competenze per la produzione, il trasporto e la distribuzione nazionale di energia. Pertanto, con questo nostro ordine del giorno, impegniamo il Governo ad escludere dall'applicazione delle procedure straordinarie gli impianti di produzione di energia nucleare. Ho detto che si tratta di un provvedimento assolutamente negativo per una serie molteplici di aspetti che abbiamo Pag. 15cercato di mettere in evidenza nel corso di questo dibattito sulla questione di fiducia.
Si parla tanto di federalismo ma anche di legalità, sicurezza e rispetto delle regole. In realtà, ancora una volta, ci si affida al rientro di capitali dall'estero per trovare copertura finanziaria. Il Ministro Tremonti ha parlato tanto di etica pubblica, di mancanza di regole e di moralità nelle economie e invece cosa succede? È lo Stato per primo a violare le regole, a non dare il buon esempio, a mettere in discussione principi del diritto civile e del diritto tributario.
Si crea un vulnus nella credibilità dello Stato, si danneggiano i cittadini onesti e le imprese virtuose e si arreca un grave danno all'immagine internazionale del nostro Paese.
Ma c'è di più: davvero con questo provvedimento si determina la possibilità che si contravvenga alle normative europee in materia di antiriciclaggio e di antiterrorismo, con il rischio che venga meno anche la possibilità che il nostro Paese operi in maniera efficace in questo senso. Perché non dircelo: c'è davvero la possibilità che la criminalità organizzata aderisca allo scudo fiscale e questo sarebbe un danno gravissimo per il nostro Paese, per la nostra economia, per il sistema delle regole, ed è lo Stato a farsi promotore di questa iniziativa.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANDREA MARTELLA. Concludo, signor Presidente, dicendo che questo provvedimento è una vera e propria amnistia, un condono, una sanatoria totale e avrebbe dovuto essere approvato con una maggioranza qualificata e non con il voto di fiducia. In questo modo, si sta facendo pagare un prezzo davvero inaccettabile ai cittadini e alle imprese italiane (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Pezzotta ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/243.

SAVINO PEZZOTTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Bertolt Brecht nella sua Opera da tre soldi ha scritto che «prima viene il cibo e poi la morale». Questa frase si adatta molto bene al decreto che si sta approvando, un decreto che introduce una serie di sanatorie su reati penalmente rilevanti e che, a mio parere, apre spazi alla criminalità e al malaffare.
In questi mesi, nel discutere sulle ragioni che hanno originato la crisi finanziaria che ora sta avendo gravi ripercussioni sull'occupazione, sui redditi familiari, sulle condizioni di vita delle persone e degli anziani (cioè su tutti coloro che comunque pagano le tasse), tutti hanno indicato che l'origine di questa crisi stava nell'assenza di comportamenti etici. Credo che questa sia un'indicazione corretta, una lezione che non possiamo mai dimenticare.
Sono convinto che, con il cosiddetto condono, stiamo percorrendo una strada che mette in sordina le ragioni etiche e che si affida alla logica che prima servono i soldi, prima bisogna mangiare, e poi verrà la morale.
Lo scudo fiscale, come più volte ha spiegato il Ministro Tremonti, nasce dall'esigenza di aumentare il gettito fiscale e recuperare risorse finanziarie, ma ci si dimentica di alcuni principi che sono alla base di uno Stato democratico. Vorrei però rammentare che questo modo di procedere si inserisce nella logica del fine che giustifica i mezzi, ma ci dobbiamo anche ricordare che molte volte i mezzi, se non sono corretti, finiscono per stravolgere i fini e, come in questo caso, generare situazioni di ingiustizia.
C'è su questo provvedimento un grave malessere che attraversa il Paese, che attraversa le persone oneste, che attraversa coloro che lavorano e che cercano delle opportunità in avanti. Credo che bisogna cercare di fare uno sforzo per correggere questo tipo di impostazione, bisogna fare uno sforzo per trarre un po' di bene dal tanto male che si sta facendo.
Con l'ordine del giorno che ho presentato, cerco di avanzare una modesta proposta che certamente non ricalca quella Pag. 16del decano irlandese che, per vincere la carestia in Irlanda, ironicamente proponeva di mangiare i bambini. Si tratta di una modesta proposta che indirettamente riguarda milioni di bambini: quelli malnutriti, analfabeti, ammalati, senza acqua e cibo dei Paesi poveri o impoveriti dalla nostra ingordigia.
Ricordo che il nostro Presidente del Consiglio, prima del G8 de L'Aquila e durante lo stesso, aveva insistito con dichiarazioni pubbliche perché non si abbandonassero i poveri del mondo. Al G8 in Abruzzo sono state fatte tante promesse. Oggi si presenta l'occasione per dimostrare che quelle parole non sono state spese invano; oggi abbiamo l'occasione di verificare la credibilità delle dichiarazioni e delle commozioni spese nell'incontro aquilano.
Se è vero, come ci fanno sapere, che sarebbero circa 300 miliardi i capitali interessati a rientrare in Italia credo, che pur tenendo conto dell'esiguità e dell'ingiustizia della tassazione, una parte di queste entrate potrebbero essere impegnate verso i Paesi più deboli e più poveri.
La Banca mondiale, nel rapporto inviato ai vertici del G20 a Pittsburgh, ha rilevato che entro la fine del 2010, a causa della crisi, vi saranno 89 milioni di persone in più che si andranno ad aggiungere ai circa 900 milioni di persone che vivono con un 1 e 25 centesimi al mese mentre noi, intanto, lasciamo che i ricchi non paghino le tasse.
Possiamo allora continuare a essere indifferenti rispetto a questa situazione ...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

SAVINO PEZZOTTA. ... e a chiudere le nostre orecchie? Credo di «no». Pertanto, cerchiamo attraverso l'ordine del giorno di correggere, chiedendo che una quota parte di quanto entrerà con questo scudo fiscale, che non condividiamo e contrastiamo, possa essere destinata alla lotta contro la fame.
Diciamo ai colleghi della Lega, che continuano a predicare di aiutarli a casa loro, che oggi hanno l'occasione di poterlo fare.

PRESIDENTE. L'onorevole Motta ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/62.

CARMEN MOTTA. Signor Presidente, l'ordine del giorno che mi appresto ad illustrare fa riferimento alle modifiche introdotte, dal provvedimento in esame, all'articolo 4 del decreto-legge n. 78 del luglio 2009. Le modifiche riguardano misure di semplificazione per gli interventi relativi alla produzione, trasmissione e distribuzione di energia, al fine di introdurre il concerto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e del Ministro per la semplificazione normativa che, come noto e ho già avuto modo di dire in quest'Aula, erano stati esclusi incredibilmente in sede di prima adozione, al Senato, del decreto-legge n. 78 del 2009.
Ho già avuto modo di dichiarare - e lo ribadisco - che ovviamente siamo d'accordo con questa previsione perché è il minimo che il Governo potesse fare in sede di correzione del decreto-legge n. 78 del 2009. Su materie che riguardano l'energia e l'ambiente il Ministero competente veniva completamente esautorato. Sappiamo anche come ha reagito la Ministra Prestigiacomo a questa situazione. Succede così in questa maggioranza: prima si commette un errore e poi Berlusconi rabbonisce i propri Ministri, dicendo che, con il prossimo decreto-legge, si sistemerà tutto. Quindi, questa parte, diciamo così, è stata sistemata.
In più le misure previste, appunto, in questo provvedimento introducono delle modifiche ai poteri del commissario del Governo che può intervenire solo qualora le amministrazioni pubbliche non abbiano rispettato i termini previsti dalla legge occorrenti all'autorizzazione e all'effettiva realizzazione degli interventi di produzione, trasmissione e distribuzione di energia. Aggiungo anche che il testo esplicitamente prevede anche il potere di sostituzione e di deroga dei commissari, secondo l'articolo 20, comma quarto, del decreto-legge n. 185 del novembre 2008. Pag. 17
Perché, allora, presentiamo questo ordine del giorno? La correzione introdotta non sembra sufficiente per dare le necessarie garanzie di equilibrio tra l'opportunità di realizzare interventi di infrastrutturazione del sistema energetico, senz'altro necessari, e l'altrettanta forte esigenza di salvaguardare una corretta e sostenibile utilizzazione del territorio nel rispetto, soprattutto, del ruolo degli enti locali e delle regioni. Questo perché? Perché rileviamo che la produzione, il trasporto e distribuzione nazionale dell'energia - e i colleghi della maggioranza dovrebbero saperlo - rientrano tra le materie di legislazione concorrente elencate dall'articolo 117, terzo comma, della Costituzione e, pertanto, l'esclusione delle regioni dalle procedure relative agli interventi di produzione e trasmissione non è assolutamente coerente con la ripartizione delle competenze previste dal titolo V in materia di energia.
Questo lo dovrebbe sapere anche il Governo. In secondo luogo, vorrei ricordare che la sentenza n. 6 del 2004 della Corte Costituzionale aveva individuato, per l'appunto nell'intesa con le regioni, un meccanismo idoneo per garantire un adeguato livello di partecipazione delle regioni nelle materie di legislazione concorrente. Di tutto questo, con il provvedimento in esame, il Governo sembra dimenticarsi.
Allora vogliamo, con questo ordine del giorno, impegnare il Governo a garantire che la nomina dei commissari straordinari avvenga solo ed esclusivamente in caso di immotivata inerzia delle competenti amministrazioni e non sia, come temiamo invece possa essere, un escamotage per privare gli enti locali e le regioni di competenze proprie e consentire al Governo di nominare commissari che rispondano solo al livello ministeriale, anziché al livello (ovviamente più adeguato) delle regioni e degli enti locali.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

CARMEN MOTTA. Concludo, signor Presidente, dicendo che non vorremmo insomma che, con il danno incredibile che con questo provvedimento fate alla nazione con l'introduzione dello scudo fiscale, che è un condono tombale, si aggiunga un altro danno a materie delicate come quelle relative all'ambiente e alla produzione di energia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Cimadoro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/2714/22.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, quello dell'ordine del giorno, come più volte è stato ripetuto in quest'Aula, è uno strumento per far perdere tempo, perché poi il Governo alla fine decide quello che vuole. Una decisione importante l'ha presa ieri ed è stata quella di venire in Aula per la venticinquesima volta a chiedere la fiducia a questo Parlamento. Credo si tratti della cosa più grave e più tangibile che questo Governo sia riuscito a mettere in campo negli ultimi anni.
Non credo sia un favore fatto al Paese e credo che quest'ultimo stia subendo, subirà e continuerà a subire simili angherie da parte del Presidente del Consiglio di questo Governo che nulla sente e che non fa caso alle esigenze del Paese e della gente. Il mio ordine del giorno quanto meno tenta di salvare il poco che c'è da salvare.
L'autorità giudiziaria e la Guardia di finanza non hanno alcuna possibilità di intervenire su questo provvedimento, a fronte di migliaia di miliardi che potrebbero rientrare nel nostro Paese anche sotto forma di soldi clandestini (chiamiamoli così). Non vi è solo il fatto che si paga il 5 per cento, il 50 per cento degli interessi, e che c'è gente che ha portato soldi in Svizzera, nel Lichtenstein o comunque nei paradisi fiscali (presumibilmente qualche anno fa, e non ieri, anche se tutti dichiareranno che il capitale che rientra in Italia è stato esportato da poco tempo).
Con il 50 per cento di questo interesse si porta a casa, pagando il 5 per cento, un capitale, più l'1 per cento, che si mette in circolo nel nostro Paese e questo va bene, Pag. 18ma non è assolutamente possibile. Infatti, la maggior parte di questi introiti probabilmente saranno dati da somme e da capitali ingenti che sono stati frutto, a suo tempo, di atti criminosi non dichiarati come l'evasione fiscale.
Per questo la Guardia di finanza non sarà più neanche in grado - o quanto meno non ci sarà o spero che ci sarà in seguito un regolamento che possa prevedere questa possibilità - di contestare la residenza di questi cittadini e, nell'anno stesso, di chiedere quanto meno la possibilità di far pagare le tasse a queste dichiarazioni dei redditi. Saranno bloccati gli accertamenti analitici induttivi.
L'amministrazione finanziaria non potrà utilizzare lo scudo in sede di accertamento da studi di settore per avvalorare la non congruità del contribuente. Credo a questo punto, signor Presidente del Consiglio, che voi dovete cercare di adottare almeno questo provvedimento, accettando il nostro ordine del giorno. Quanto meno avremo la reperibilità del maltolto e di questi soldi, ingiustamente portati fuori e ingiustamente fatti rientrare.
Potremmo controllare il futuro investimento di questi soldi frutto del malaffare. Credo che sia un ordine del giorno che vi dà l'opportunità di correggere quanto meno il tiro di un provvedimento che secondo me farà solo male al Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Poli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/242.

NEDO LORENZO POLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, gli ordini del giorno sono ormai gli ultimi strumenti rimasti ad un Parlamento esautorato della gran parte delle sue funzioni. A causa dell'ennesima richiesta del voto di fiducia, non ci è stato permesso di intervenire sulla deliberazione delle norme relative al famigerato scudo fiscale. Speriamo almeno che una destinazione dei proventi equilibrata e costruttiva possa lenire gli effetti di un'operazione fiscale e finanziaria che consideriamo iniqua.
L'articolo 5 del decreto-legge n. 78 del 2009 prevede una serie di agevolazioni per quegli imprenditori che vogliano investire nell'acquisto di determinati macchinari ed attrezzature indicati nella divisione 28 della tabella ATECO 2007. In particolare, questo articolo prevede una detassazione degli utili reinvestiti in macchinari, con sconti fiscali fino al 50 per cento del valore degli investimenti in macchinari ed apparecchiature.
La misura in sé e per sé non sarebbe nemmeno criticabile se non fosse per la particolare natura di tali fattori produttivi. Si tratta di una norma molto attesa, ma che ancora una volta rischia di essere inefficace perché troppo stringente nei requisiti riferiti ai beni ammissibili e, soprattutto, perché inspiegabilmente esclude importanti categorie professionali come quella dei lavoratori autonomi. Chiunque abbia letto con un minimo di onestà intellettuale il famigerato elenco dovrebbe rimanere sconcertato dal verificare la completa assenza di tutto quello che riguarda i beni a più avanzata tecnologia e che producono risparmio energetico.
Il fine della norma sembra sostenere sostanzialmente la domanda del settore meccanico e non promuovere quelle delle imprese più innovative. La divisione 28 della tabella ATECO 2007, infatti, comprende macchinari ed apparecchiature che intervengono meccanicamente o termicamente sui processi di lavorazione. Si tratta, solo per fare alcuni esempi, di macchine di impiego generale per l'agricoltura, la silvicoltura, per la formatura dei metalli ad altre macchine utensili. Stiamo parlando di macchine per impieghi speciali, quali quelle utilizzate dalle industrie tessili e della carta.
Sono tutti settori che meritano certamente un incentivo, ma che ugualmente non sembrano in grado di rilanciare il settore produttivo italiano nel mercato globale. In particolare, la scelta del Governo di escludere dalla detassazione degli utili delle imprese che reinvestono in macchinari, quelli destinati agli investimenti in tecnologie digitali, appare un'occasione Pag. 19mancata per rilanciare la competitività del Paese. Sebbene l'Italia sia uno dei maggiori Paesi industrializzati del mondo, il nostro Paese risulta ancora arretrato rispetto agli altri Paesi dell'Unione europea dal punto di vista degli investimenti nelle tecnologie dell'informazione e della comunicazione.
Evidentemente questa situazione è dovuta in gran parte alla particolare struttura del tessuto economico del Paese, formato in gran parte da microimprese e che piccole e medie imprese, che spesso non hanno le risorse sufficienti per investire in ricerca ed innovazione tecnologica, ma dipende anche dall'assenza di una visione strategica che il Governo non riesce ad ispirare. Nonostante sia evidente che l'impiego di tecnologie innovative rappresenti un fattore discriminante per l'efficienza delle imprese e, quindi, per la loro competitività, l'articolo 5 del decreto-legge n. 78 del 2009 si riferisce solo a macchinari che sembrano appartenere alle necessità di un Paese in via di sviluppo, piuttosto che ad un'economia fortemente avanzata.
Mentre tutti parlano di innovazione tecnologica come elemento fondamentale per rilanciare l'industria italiana, la lettura dei beni, dei macchinari e delle attrezzature contenute nella divisione 28 della tabella ATECO 2007 lascia abbastanza disorientati. La norma citata sembra ispirarsi a una strategia industriale che appartiene al passato produttivo del nostro Paese, piuttosto che al suo futuro. In questo modo si è data così l'impressione di sottovalutare la leva e la potenzialità ricavabili da una sistematica politica nazionale di innovazione digitale nelle imprese italiane.
Ritengo, pertanto, necessario votare l'ordine del giorno presentato...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

NEDO LORENZO POLI. ...che impegna il Governo a destinare parte delle risorse che si rendono disponibili a seguito dell'adesione dei soggetti interessati alle disposizioni recate dal provvedimento in materia di rimpatrio di attività finanziarie detenute illegalmente all'estero, all'ampliamento dell'elenco dei macchinari e delle attrezzature cui fa riferimento la previsione normativa dell'articolo 5 del decreto-legge n. 78 del 2009.
Sarebbe un atto concreto immediato per provare ad uscire dalla spirale negativa in cui sono precipitate l'economia e l'industria nazionale, che fa sempre maggiore fatica a tenere il passo della concorrenza internazionale...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

NEDO LORENZO POLI. Ho finito, signor Presidente. Investire nell'innovazione rappresenta una scelta strategica per ottimizzare i costi, razionalizzare la struttura organizzativa ed essere presenti sul mercato globale (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. L'onorevole Razzi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/12.

ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, il mio ordine del giorno, sottoscritto anche dai colleghi Evangelisti e Borghesi, impegna il Governo ad adottare ogni iniziativa necessaria a contrastare, in maniera ferma e decisa, l'evasione fiscale, sia a livello nazionale che internazionale, promuovendo apposite iniziative volte a rafforzare le misure di contrasto e controllo delle operazioni finanziarie illecite.
È evidente che una maggiore trasparenza non possa essere utile nel caso dello scudo fiscale. E pensare che lo scudo era usato dai cavalieri, paladini nella difesa dei più deboli e dei poveri! Oggi, invece, lo scudo serve a proteggere gli evasori furbi e disonesti.
Penso a come si sentiranno offesi i precari, i disoccupati, i lavoratori licenziati. Avete prodotto tagli dappertutto per fare cassa, anche con lo scudo fiscale volete fare cassa. Bella strategia: raccattare un po' di soldi premiando gli evasori.
Il fatto è che, quando si deliberano interventi nel sociale, il Governo se la Pag. 20prende con comodo, mentre, quando si tratta di provvedimenti a favore dei più furbi, non solo non vuole la collaborazione dell'opposizione, ma delibera da velocista.
La sanatoria che volete mettere in atto non è credibile: basterà una somma irrisoria e gli evasori potranno avere i soldi e i loro capitali nascosti. La giustificazione che i soldi che rientrano servono a dare respiro alla nostra economia non è che ci rassicuri. Il rientro dei soldi degli evasori furbi non può considerarsi un elemento a favore dei cittadini italiani, anzi, lo scudo fiscale è un elemento a sfavore dei contribuenti onesti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Viola ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/64.

RODOLFO GIULIANO VIOLA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, stiamo cercando di far capire al Paese i motivi della nostra profonda contrarietà rispetto a questo provvedimento. Altri colleghi si sono soffermati più dettagliatamente sulla questione del cosiddetto scudo fiscale, su cui mi soffermerò brevemente in chiusura.
Con l'ordine del giorno che ho presentato, invece, ho posto l'attenzione, come molti altri colleghi, in particolare coloro i quali sono nella Commissione ambiente, sul tema dell'energia. Il provvedimento in esame, con le modifiche introdotte dal Governo, provoca uno svuotamento totale del concerto con le regioni in materia ambientale; sembrerebbe una banalità, un dettaglio, invece è fondamentale.
La rassegna stampa di oggi ci informa che il Governo intende procedere, di fatto, senza questo concerto, ritenendolo ostativo alla scelta già assunta di andare avanti con il nucleare. Al di là del dibattito, sul quale non mi pare il caso di entrare in questo momento, sul «nucleare sì o nucleare no», mi pare che il criterio adottato, cioè l'idea che su questi temi si proceda a colpi di forza, sostanzialmente contro le regioni, gli enti locali, le province e le amministrazioni locali, rappresenti una modalità operativa in una materia particolarmente delicata che non può che essere condannata da noi.
L'ordine del giorno ha proprio questo senso: escludere tassativamente il ricorso al commissariamento per gli interventi relativi alla trasmissione di energia nucleare. La situazione del nostro Paese la conosciamo tutti: già nove regioni hanno presentato ricorso alla Consulta, e già questo fatto ha aperto un vulnus importante nei confronti della decisione del Governo.
Il nucleare può rappresentare un'opportunità, naturalmente in un contesto di sviluppo delle attuali tecnologie, e quindi non può essere, come dice il Ministro Scajola oggi, che nel 2013 avremo la posa della prima pietra, per il semplice fatto che, se fosse così, continueremmo a ricorrere alla tecnologia vecchia, usata e, in qualche misura, vetusta che può e che ancora oggi non garantisce sicurezza, soprattutto non garantisce al nostro sistema produttivo efficacia di ritorno dal punto di vista energetico.
Questo è il classico esempio dei motivi per cui noi siamo profondamente contrari al decreto-legge in esame, per cui il Partito Democratico, assieme alle altre forze di opposizione, sta facendo questa battaglia di civiltà nei riguardi di un modo di legiferare che ha esautorato di fatto il ruolo del Parlamento.
Ci pare assolutamente negativo che questo nostro atteggiamento possa essere di punto in bianco spazzato via, per permettere, come è stato detto, di decidere e di votare. Il problema vero è che qui non si è discusso, che qui non ci si è confrontati sui temi di contenuto e lo dimostra il vuoto dell'Aula dalla parte dei banchi della maggioranza; non ci si vuole nemmeno confrontare sulle questioni più importanti che abbiamo posto e che il Paese in questo momento sta ponendo a chi governa la nostra nazione.
La questione dello scudo fiscale, ne accennavo assolutamente in maniera molto marginale, rappresenta però il modo con cui si pensa che si possa dare risposta al Paese contro il Paese, perché questo non è altro che un modo che Pag. 21governare contro la civiltà del diritto di questo Paese, contro il modo di stare in un sistema di diritti e di certezze che invece, con questa operazione, viene negato.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

RODOLFO GIULIANO VIOLA. Ecco perché ci siamo opposti fortemente a quella che di fatto è una sanatoria e rispetto alla quale vogliamo che il Paese prenda coscienza. È il senso di questa battaglia che stiamo facendo; continueremo a farla, se il Governo continuerà a negare al Parlamento il diritto di parlare e di discutere.

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Palomba, che aveva chiesto illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/23.
L'onorevole Rao ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/241.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, signor sottosegretario, che sta ascoltando con attenzione tutti i nostri interventi sugli ordini del giorno; almeno una parte di questo dibattito verrà recuperato prima del voto finale.
I miei colleghi hanno già illustrato tanti elementi di criticità del decreto-legge in esame, specie per la parte che disciplina il rientro dei capitali e il condono di tante attività finanziarie consumate illegalmente all'estero. Sul piatto della bilancia il Governo ha messo il recupero di 300 miliardi, o meglio, il profumo di 300 miliardi, perché si tratta ancora di stime approssimative e ottimistiche. Trecento miliardi che il Governo punta a far ritornare nel nostro Paese dai paradisi fiscali, dove imprese fraudolente e ricche famiglie disoneste italiane li hanno tenuti nascosti per sottrarli al fisco.
Siamo di fronte alla terza sanatoria in neanche dieci anni: non sto più a soffermarmi - lo hanno fatto prima di me autorevolmente altri colleghi dell'UdC: Tabacci, Galletti, Romano, Occhiuto - sulla gravità di una soluzione che finisce per premiare sempre i furbi, a danno dei cittadini onesti che pagano le tasse fino all'ultimo centesimo e si chiedono a volte più dopo questo provvedimento se ne valga veramente la pena e se convenga essere nel giusto se lo Stato poi ripaga in questo modo.
Con l'ordine del giorno in esame e con altri analoghi l'Unione di Centro vuole almeno ridurre il danno e fare in modo che a beneficiare dell'auspicato pentimento di questi «campioni» dell'evasione fiscale fossero settori importanti come la scuola, l'università, l'economia sociale.
I soldi che si recupereranno appartengono a tutti, alla comunità degli italiani, e vorremmo che il Governo si impegnasse a utilizzarli per i servizi essenziali, perché i soldi che non sono entrati nelle casse dello Stato a causa di questi evasori - lo ripeto - hanno sottratto risorse a progetti di solidarietà ed equità sociale e a questi fini, a nostro parere, debbono essere spesi.
Pertanto, vista la situazione drammatica in cui versano, ad esempio, le carceri italiane, che insieme a tanti colleghi di maggioranza e di opposizione ho visitato a Ferragosto, chiedo che una parte delle entrate derivanti dall'applicazione dello scudo fiscale venga destinata alla ristrutturazione e all'ampliamento di questi istituti, così come previsto dal tanto decantato piano carceri annunciato dal Governo tante volte, che però lamenta cronicamente la mancanza di risorse per la sua attuazione.
Si tratta di una scelta di civiltà: anche sulla qualità e sulla vivibilità delle carceri si misura la civiltà di un Paese e si offre la possibilità a chi ha sbagliato di non vivere nell'abbrutimento, ma di avere una speranza per il suo domani. Che questi soldi arrivino indirettamente da chi il carcere l'ha scampato grazie a questo Governo, almeno suonerà come un parziale risarcimento (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Maurizio Turco ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/263.

Pag. 22

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, tra le ragioni che hanno giustificato questo provvedimento vi è quella secondo la quale è in corso un'azione internazionale congiunta finalizzata al rimpatrio di capitali detenuti presso quei Paesi che non permettono un adeguato scambio di informazioni tra amministrazioni, i cosiddetti paradisi fiscali.
Noi vorremmo intanto ricordare alcuni aspetti innanzitutto al Ministro Tremonti, che questa lotta l'aveva già ingaggiata nel 2003, quando l'Italia aveva la Presidenza di turno dell'Unione europea e già allora comprendemmo come questa lotta contro i paradisi fiscali, in realtà, ogni volta la si combatte a metà. Vorremmo sapere dal Governo italiano perché mai la Repubblica italiana ha firmato, ma non ratificato, la Convenzione del Consiglio d'Europa sul riciclaggio, la ricerca, il sequestro e la confisca dei proventi dei reati e sul finanziamento del terrorismo, entrata in vigore il 1o maggio del 2008. Perché l'Italia non può ratificare - e non ratifica - il Protocollo addizionale alla Convenzione penale del Consiglio d'Europa sulla corruzione, che è in vigore già dal 2005? Perché l'Italia firma, ma non ratifica, la Convenzione civile del Consiglio d'Europa sulla corruzione e la Convenzione penale del Consiglio d'Europa sulla corruzione? Perché non ratifichiamo tutte queste Convenzioni del Consiglio d'Europa che, come Repubblica italiana, abbiamo invece firmato? Noi ci teniamo fuori dalla lotta al riciclaggio e alla corruzione del Consiglio d'Europa e dei quaranta Paesi che lo compongono; altrimenti, il resto è incomprensibile.
È incomprensibile come possiate pensare di sconfiggere i paradisi fiscali se non comprendete l'origine di quel denaro. Ma perché l'Italia è osservatore, ma non è membro, del comitato di esperti per la valutazione delle misure di lotta contro il riciclaggio dei capitali e il finanziamento del terrorismo (il MONEYVAL), un comitato di cui anche San Marino è membro, mentre solo noi, insieme alla Santa Sede, ne restiamo fuori?
Nell'ordine del giorno n. 9/2714/263 dei deputati radicali chiediamo di ratificare subito queste Convenzioni e di diventare subito membri del comitato di esperti per la lotta contro il riciclaggio e la corruzione. Ciò avviene nel momento in cui, il 28 settembre scorso, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico ha fatto sapere che non vi sono più Paesi nella lista nera, né in quella grigia, per quanto riguarda i paradisi fiscali, nel senso che ormai tutti i Paesi hanno deciso di adeguarsi all'accordo internazionale promosso dal G20.
Fuori da questo elenco resta, però, un Paese, ed è lo Stato Città del Vaticano. Sicuramente non l'avete potuto sentire alla televisione, né leggerlo sui giornali, ma per capire cosa significa lo IOR andatevi ad ascoltare cosa ha detto, appena un mese fa, Angelo Rizzoli a Cortina. Andate a leggere quelle parole, andate ad ascoltare come, dopo 26 anni di una procedura giudiziaria che lo ha assolto, l'origine della sua fine sia stata proprio lo IOR, la commistione tra la criminalità politica, comune, massonica e lo IOR. D'altronde, Paolo Panerai, il direttore de Il Mondo, nel 1978 scriveva una lettera aperta a Giovanni Paolo I, quindici giorni prima della sua morte, in cui diceva: è giusto che il Vaticano operi sui mercati di tutto il mondo come un normale speculatore?

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MAURIZIO TURCO. È giusto che il Vaticano abbia una banca con cui di fatto favorisce le esportazioni di capitali e l'evasione fiscale degli italiani? Questo non va chiesto al Vaticano, va chiesto al Governo italiano. Perché continuate ad opporre in sede di Consiglio d'Europa ed Unione europea il Trattato del 1929...

PRESIDENTE. Deve concludere.

MAURIZIO TURCO. ...anziché fare, come vi chiediamo, una ricognizione di quali sono i Trattati con Stati terzi che sono, se non formalmente...

Pag. 23

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Maurizio Turco.

MAURIZIO TURCO. Un attimo...

FURIO COLOMBO. Lui toglie la parola come vuole.

PRESIDENTE. L'onorevole Mura ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/9.

SILVANA MURA. Signor Presidente, so bene che l'ordine del giorno del quale sono firmataria non verrà mai accolto, perché se lo fosse, rappresenterebbe l'ammissione clamorosa dell'ennesimo atto di incoerenza di questo Governo. Sarebbe come ammettere una colpa grave un secondo dopo aver prodotto volontariamente un danno irreparabile. Questo ordine del giorno, infatti, riguarda la parte certamente peggiore e più dannosa della norma relativa allo scudo fiscale, chiede infatti al Governo di rivedere la disposizione che impone alle banche di non segnalare il sospetto che sia incorso in operazioni di riciclaggio o di finanziamento del terrorismo chi si è avvalso della sanatoria concessa dal Governo. So bene che si tratta di una pia intenzione, ma ho sentito il dovere di presentare questo ordine del giorno perché questo è il compito di una forza politica di vera opposizione come è l'Italia dei Valori: contrastare fino all'ultimo secondo possibile un provvedimento dannoso e criminale. Poiché si tratta, cari colleghi, di un provvedimento criminale, non ci si deve scandalizzare se si dice che chi approva un provvedimento criminale, se non è criminale a sua volta, sarà almeno complice e favoreggiatore. Dispiace che i Presidenti di Camera e Senato, seguiti anche dai rappresentanti di quelle che costituiscono la nuova categoria delle forze rilevanti dell'opposizione, se la siano presa nei giorni scorsi contro chi per primo ha detto quello che oggi tutti vedono. Non si tratta di un'offesa alle istituzioni, ma semplicemente di applicare la proprietà transitiva.
Lo scudo fiscale non è soltanto l'ennesimo condono, ma un vero e proprio spot a favore dell'illegalità, un incentivo a violare le leggi dello Stato. È un premio ai furbi che hanno evaso il fisco, è l'ennesimo schiaffo ai milioni di italiani onesti che vengono tassati alla fonte. Cari colleghi, questa norma rappresenta un lodo Alfano finanziario che farà molti più danni di quello originale, perché non ne usufruirà solamente il Presidente del Consiglio, ma una platea molto più vasta e in alcuni casi decisamente più pericolosa di lui, se ciò è possibile. L'Italia dei Valori non è mai stata tenera con il Governo Berlusconi, ma oggi devo ammettere che Berlusconi è il Presidente del Consiglio più riformista della storia, perché in pochi anni è riuscito a trasformare la Repubblica italiana, prima in una Repubblica delle banane, ed oggi nel primo Stato off shore dell'Occidente, dal momento che prima l'indulto e oggi lo scudo fiscale hanno reso non perseguibili i reati economici.
L'onorevole Antonio Di Pietro nella discussione sulle linee generali ha già spiegato che se all'epoca di Mani pulite fosse esistito lo scudo fiscale l'inchiesta All Iberian non avrebbe prodotto alcun risultato. Se, invece, ci vogliamo riferire ai giorni nostri, dal momento che Mani pulite non è più di moda, si dovrebbe riflettere sul fatto che inchieste come quelle su Enipower e sui diritti Mediaset avrebbero fatto un buco nell'acqua, mentre l'avrebbero fatta franca vip come Valentino Rossi e gli stilisti Dolce e Gabbana, che avevano incassato parte dei propri proventi all'estero.
Alla precisa domanda se dell'anonimato garantito dallo scudo fiscale non si gioveranno anche le organizzazioni criminali, il Ministro Tremonti non ha risposto «no», ha risposto «non credo». Bene, caro Ministro Tremonti e cari colleghi della maggioranza, se esiste anche il minimo dubbio che una norma possa favorire la mafia e il terrorismo quella norma in uno Stato di diritto non deve essere mai varata.
L'Italia dei Valori non vuole essere complice di una norma criminale. È per questo Pag. 24che ci opponiamo con forza a questo provvedimento. Ci opponiamo ad un Governo che in una crisi economica devastante non fa nulla per chi perde il posto di lavoro e invece aiuta quelli che per esportare i capitali all'estero hanno chiuso le proprie aziende. Al Governo Berlusconi, che fa passare lo scudo fiscale con la fiducia, l'Italia dei Valori risponde opponendosi in Parlamento e scendendo in piazza a fianco della FIOM e dei metalmeccanici il 9 ottobre in cinque città italiane. È questa la differenza tra noi e voi, una differenza di cui noi andiamo assolutamente orgogliosi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Desidero chiarire che trenta secondi prima della scadenza del tempo consentito avviso l'oratore. Tra l'altro, superare i cinque minuti assegnati significa anche, forse, danneggiare chi viene dopo, vista la ristrettezza dei tempi.
L'onorevole Ria ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/2714/235.

LORENZO RIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, l'unica fondamentale ragione con la quale l'intera maggioranza motiva e giustifica la forzatura dell'emendamento Fleres, con cui al Senato è stato introdotto lo scudo fiscale, che poi altro non è se non l'ennesimo condono fiscale, è che occorrono soldi, che occorre promuovere al massimo livello il rientro dei capitali illegali espatriati, che occorre ridurre al minimo, anzi eliminare del tutto, ogni eventuale o possibile rischio per i titolari di capitali all'estero disposti a farli rientrare. Se fosse stato per la maggioranza avrebbe steso pure il tappeto rosso dinanzi agli specialisti in reati finanziari.
Di questo si tratta, e non solo di dare per cancellati tutti i reati di cui tali soggetti si sono macchiati. Ci manca soltanto che questa maggioranza proclami benefattori della Repubblica questi specialisti in evasione. Ma se di questo si tratta, e su questo esprimiamo la protesta morale più viva e convinta, noi vorremmo almeno che le risorse che lo Stato incasserà per questa transazione immorale vengano destinate per fini di particolare rilevanza sociale e di obiettivo valore nazionale.
Di questo si occupa l'ordine del giorno da me presentato, che affronta il tema del divario infrastrutturale tra nord e sud, che attanaglia ormai da molto tempo il nostro Paese. I dati più recenti, infatti, desumibili dal rapporto Svimez del 2009, sull'economia del Mezzogiorno mostrano come sia divenuta abituale la tendenza ad utilizzare la spesa per lo sviluppo in termini impropriamente sostitutivi di quella ordinaria. Il mantenimento delle misure anticrisi in Italia è stato infatti sovente garantito spostando su questo obiettivo risorse già presenti nel bilancio alle quali era stata data inizialmente una diversa finalità, ricorrendo a quelle destinate alle aree meridionali attraverso il FAS, e riducendo in tal modo l'intervento programmato per il periodo 2007-2013 a sostegno del Meridione.
In particolare, analizzando la relazione sullo stato di attuazione del Programma infrastrutture strategiche, emerge che la quota di risorse destinata al Mezzogiorno ammonta a 32 milioni di euro, a fronte degli 82 milioni destinati al centro nord, su un totale complessivo di 115. Ancora, nelle infrastrutture ferroviarie la quota assegnata al Mezzogiorno scende appena al 7,5 per cento, rispetto al 92,5 per cento del centro nord; la quota al sud relativa ai porti e agli interporti è pari al 26 per cento rispetto al 74 della quota attribuita al centro nord. Non va meglio se ci riferiamo all'analisi relativa alle opere infrastrutturali in fase progettuale: 11 mila 190 milioni di euro per il sud, appena il 16,6 per cento, a fronte dei 56 milioni di euro per il centro nord, l'83,4 del totale.
Dunque, preso atto della miopia irresponsabile di questa maggioranza e del contenuto del provvedimento che vi apprestate ad approvare, lesivo delle più elementari nozioni di etica, il mio ordine del giorno intende impegnare il Governo a stanziare una quota percentuale delle somme che potranno essere recuperate dallo Stato attraverso l'entrata in vigore delle norme relative allo scudo fiscale, per Pag. 25completare la realizzazione e al contempo potenziare le infrastrutture strategiche attualmente deficitarie e insufficienti del Meridione, ma essenziali per sostenere uno sviluppo competitivo delle aree sottoutilizzate del nostro Paese in generale e della regione Puglia, caro Presidente, in particolare (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. L'onorevole Bobba ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/68.

LUIGI BOBBA. Signor Presidente, l'oggetto di questo ordine del giorno è relativo al comma 1 dell'articolo 1 della lettera a) del provvedimento che stiamo discutendo, di modifica dell'articolo 4 del decreto-legge n. 78 del 2009, convertito dalla legge n. 102 del 2009. Si modifica una norma già allora da noi contestata e contestata anche all'interno dello stesso Governo, in quanto circa gli interventi di produzione, trasmissione e distribuzione di energia veniva sostanzialmente escluso il concerto del Ministro dell'ambiente, della tutela del territorio e del mare.
Sono particolarmente sensibile e attento a questa problematica in quanto provengo da una provincia e da una regione che hanno avuto sul proprio territorio diversi siti nucleari e che a tutt'oggi sono alle prese con un problema particolarmente rilevante di scorie nucleari. La mia provincia ha il 75 per cento delle scorie nucleari liquide, peraltro ancora stoccate in modo improprio, e già due volte ho richiamato il Governo, con appositi ordini del giorno, chiedendo che fosse indicato in modo trasparente, chiaro, certo e rapido un sito nazionale per le scorie nucleari, ma ogni volta il Governo ha fatto orecchie da mercante e non ha dato alcuna indicazione.
Peraltro la regione Piemonte ha impugnato lo stesso articolo presso la Corte costituzionale, in quanto ritiene che l'articolo in questione, che l'attuale provvedimento va in parte a modificare, fosse non coerente con la ripartizione delle competenze contenuta all'articolo 117, terzo comma, della Costituzione, nel quale la materia della produzione, trasporto e distribuzione di energia è attribuita alla legislazione concorrente. La regione Piemonte, proprio in ragione della legge n. 102 del 2009 che adesso verrebbe in parte modificata da questo intervento, ha impugnato la norma, ritenendo che le sue prerogative e competenze siano messe in discussione.
Vorrei anche aggiungere che diversi esponenti del centrodestra della mia realtà territoriale hanno già evidenziato come sicuramente il nostro territorio sarà tra quelli che possono essere interessati da un nuovo insediamento di centrali nucleari. Dunque, se questo è il contesto, è evidente che la procedura di decisione non può non tener conto non soltanto dell'esigenza di una certezza dei tempi nella definizione, nella costruzione e nella realizzazione dell'infrastruttura, ma anche della tutela del territorio e dell'uso dello stesso.
Dunque, sia il Ministro dell'ambiente, della tutela del territorio e del mare proprio per le competenze che gli sono attribuite, sia le autorità locali, in particolare la regione, non possono essere certo esclusi da interventi che hanno un rilievo così grandemente pesante, significativo e duraturo nel tempo per il territorio che li ospita.
Siccome riteniamo che la modificazione non sia adeguata all'importanza e al rilievo del tema, sia dal punto di vista della distribuzione delle competenze tra i diversi poteri dello Stato, sia in ordine alla tutela stessa del territorio, chiediamo che il Governo intervenga con altre iniziative, in modo che gli atti e i provvedimenti che eventualmente fossero assunti dai commissari straordinari previsti dal comma 3 dell'articolo 4 del decreto-legge n. 78 del 2009 vengano emanati previo il parere delle regioni interessate. È evidente che questa scelta è coerente con quel principio secondo cui le regioni non possono essere saltate a piè pari, in quanto detengono proprio su questa materia una competenza di legislazione concorrente.

Pag. 26

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Bobba.

LUIGI BOBBA. L'ordine del giorno in esame è finalizzato proprio a far sì che le decisioni eventuali dei commissari non violino questo principio.

PRESIDENTE. L'onorevole Pisicchio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/2714/8.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho una qualche riluttanza ad intervenire sugli ordini del giorno e credo che ella abbia avuto occasione anche in altre circostanze di verificarlo, perché statisticamente questo Parlamento, così difficilmente produttivo per il processo legislativo, è diventato iperprolifico per quanto riguarda gli ordini del giorno. Si pensi che, in una stagione non troppo lontana da questa, gli ordini del giorno che venivano discussi e poi approvati in Aula non andavano oltre i 5-6 al mese. Ciò comportava evidentemente una convergenza solenne sulla scelta che si andava ad effettuare ed un'attenzione da parte dell'intero Parlamento e dell'intera Camera dei deputati rispetto ad un impegno a cui si chiamava il Governo.
Orbene, nelle ultime due legislature, quella passata e quella attuale, il ritmo delle discussioni e delle approvazioni degli ordini del giorno ormai arriva a registrarne circa una cinquantina al mese. Del resto, possiamo prendere atto della quantità complessiva che viene posta alla nostra attenzione.
Tale fatto non deriva evidentemente da un gesto di cattiva volontà o di utilizzo di questo strumento in chiave di filibustering o di contrasto da parte dell'opposizione, ma è dovuto alla difficoltà oggettiva in cui si trova l'Aula di Montecitorio, che non potendo creare condizioni utili per modifiche ad un impianto che arriva sempre ben confezionato anche sotto forma del decreto-legge, alla fine rende possibile l'utilizzo solo ed esclusivamente, anche per l'esercizio del mero diritto di parola, dell'ordine del giorno.
Quindi, signor Presidente, onorevoli colleghi e signor rappresentante del Governo - che peraltro vedo coperto da un altro collega - capite bene che l'ordine del giorno in sé per me rappresenta un elemento di dubbio in questa fase della vita della nostra legislatura. Tuttavia, diventa un dovere quando si tratta di esprimere una considerazione che altrimenti non può essere espressa.
Nello specifico, l'ordine del giorno che ho proposto all'attenzione dell'Assemblea suggerisce al Governo - è molto propositivo, come deve essere un ordine del giorno - di esercitare una correzione rispetto ad un'impostazione modificativa contenuta nel provvedimento con riferimento alla Corte dei conti e al ruolo del pubblico ministero contabile.
Quest'ultimo, infatti, con le modifiche introdotte, vede ristretto il suo ambito operativo solo ed esclusivamente ad un'azione di danno erariale, a fronte di «specifica e concreta» notizia di danno. Nella situazione che si va a modificare, invece, l'ampiezza dell'ambito operativo era diversa. Si parlava, infatti, di «specifica e precisa notizia di danno», che, quindi, abilitava il pubblico ministero ad un'attività più articolata.
Pertanto, il provvedimento in oggetto lede e danneggia l'autonomia istruttoria dei pubblici ministeri e, con essa, dunque, l'autonomia complessiva della magistratura contabile. Quindi, sotto questo profilo, si tratterebbe di rimettere in una condizione di piena agibilità...

PRESIDENTE. Onorevole Pisicchio, sono spiacente, ma deve avviarsi alla conclusione.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, con questo richiamo mi ha subitamente ricondotto alla necessità di invitare l'Assemblea a soppesare e a considerare favorevolmente l'ordine del giorno in oggetto, al fine di realizzare un'operazione che non danneggi l'autonomia della magistratura contabile.

Pag. 27

PRESIDENTE. L'onorevole Romano ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/240.

FRANCESCO SAVERIO ROMANO. Signor Presidente, prima di entrare nel merito dell'ordine del giorno che mi appresto ad illustrare, vorrei dire che esso fa parte di un atteggiamento politico che l'opposizione sta tenendo in quest'Aula per una ragione semplicissima, ma che, nella sua grave semplicità, non viene letta.
Ieri, il Parlamento ha votato la venticinquesima questione di fiducia di questa legislatura e si appresta a convertire in legge un decreto-legge, tale attività rappresenta il 90 per cento degli atti che ha esaminato. Infatti, soltanto il 10 per cento dei provvedimenti di iniziativa parlamentare sono stati esitati in questa legislatura. Ciò significa che, ormai, questo Parlamento, nei fatti, non esercita più la propria funzione.
Valgono a poco le invocazioni del Capo dello Stato, le precisazioni del Presidente della Camera e le richieste di una parte di questo Parlamento, perché vi è un disegno, cioè quello di dimostrare agli italiani che questo Parlamento è un ingombro, perché rallenta le decisioni del Governo e perché è improduttivo.
Pertanto, l'unico strumento che resta è di denunciare con forza questo disegno criminogeno nei confronti delle nostre istituzioni e del nostro ordinamento, anche attraverso lo strumento marginale dell'ordine del giorno. Sappiamo bene che gli ordini del giorno, anche quando sono approvati ed accolti dal Governo, il più delle volte, riempiono soltanto i cassonetti, quando non riempiono i cestini della carta.
Tuttavia, è l'unico spazio, fin quando non ci verrà tolta anche la possibilità di esercitare il diritto alla parola, che i parlamentari italiani hanno, in questo momento, per poter dire quello che pensano su provvedimenti che alcune volte sono sfacciatamente proposti e sostenuti dal Governo e altre volte, attraverso il meccanismo dell'emendamento-sorpresa, diventano la foglia di fico con la quale coprire le vergogne che il Governo vuole perpetuare a danno degli italiani.
Ma entriamo nel merito. Il dibattito che ha interessato le origini della crisi economica nel mondo si è soffermato spesso sulla natura di questa crisi e sulle sue ragioni. Il più delle volte si è posto l'accento sulla questione dell'etica del mercato, l'etica che riguarda i comportamenti che hanno generato la crisi stessa.
Ebbene, rispetto a questa analisi, condivisa in tutto il mondo, alcuni Paesi hanno reagito con forza, con determinazione e con chiarezza. Ricordo lo scandalo Enron e ricordo i trent'anni di carcere inflitti a coloro i quali si erano macchiati di quei reati.
Non si può immaginare che in un Paese come il nostro, dove l'evasione fiscale è altissima - e non è altissima soltanto perché non si dichiara quanto si guadagna, ma perché spesso quei guadagni sono frutto di transazioni illecite e sono generati dalla mafia e dalle organizzazioni criminali - non ci si ponga il problema di come sanzionare al meglio questi atti e, invece, li si condona e non gli si dà nemmeno un vincolo per destinare i capitali in Italia ad opere che potrebbero esser benefiche e che, invece, prenderanno purtroppo il ritorno... (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. L'onorevole Gnecchi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/2714/71.

MARIALUISA GNECCHI. Signor Presidente, ordini del giorno simili al mio sono già stati presentati molto bene da altri colleghi, ma ci tengo molto ad entrare nel merito di alcune questioni che la maggioranza, Berlusconi e Tremonti ribadiscono sempre su quella che secondo loro è la sinistra e che invece, secondo noi, è il Partito Democratico, che in questo momento rappresenta l'opposizione in Parlamento.
Ci accusano sempre di essere bugiardi, di essere falsi, di inventare un sacco di cattiverie e calunnie nei confronti dell'attività di questo Governo. Per questa ragione Pag. 28ci tengo veramente a riprendere le loro parole, a dimostrazione di quello che si sarebbe potuto fare e si potrebbe fare in luogo di questo decreto-legge anticrisi. Cito, pertanto, testualmente l'Atto Camera n. 1416, il disegno di legge presentato dal Ministro dell'economia e delle finanze Tremonti il 30 giugno 2008 in quest'Aula. Si tratta del rendiconto generale dell'amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2007, quindi il resoconto di un anno intero di Governo Prodi.
I migliori complimenti al Governo Prodi sono sicuramente stati fatti da Tremonti e lo cito testualmente. A pagina 5 degli atti parlamentari egli afferma: «Il 2007 si è chiuso con conti pubblici sensibilmente più favorevoli del previsto. È il risultato di una politica economica che ha perseguito l'obiettivo della crescita e del risanamento. Ai risultati ottenuti hanno concorso sia le entrate, sia le spese e per le entrate il grosso contributo è venuto dai frutti della lotta all'evasione fiscale, mentre l'espansione della spesa primaria è stata rallentata.
Il miglioramento perciò è scaturito da un andamento molto favorevole delle entrate» - continuo a citare Tremonti - quindi non si tratta di bugie del Partito Democratico ma di affermazioni del Ministro dell'economia e delle finanze nella lettura del rendiconto per l'anno 2007. Il miglioramento quindi è scaturito da un andamento molto favorevole delle entrate: la legge finanziaria per il 2007 è stata una vera iniziativa di contrasto all'elusione e all'evasione fiscale. Grazie quindi ad una attività incisiva di contrasto all'evasione e all'elusione fiscale sono aumentate le entrate. A pagina 7 leggiamo che le variazioni in aumento si sono verificate sia nel comparto delle entrate tributarie (+2,1 per cento) sia in quello delle entrate per alienazione ed ammortamento dei beni patrimoniali e riscossioni dei crediti (+97,7 per cento) nonché nel settore delle entrate extratributarie. In particolare, nell'ambito delle entrate tributarie, le variazioni in aumento hanno riguardato le imposte sul patrimonio e sul reddito, pari a 8.265 milioni di euro per la competenza e la cassa nonché le tasse e le imposte sugli affari, pari a 319 milioni di euro. È quindi ovvio ed evidente che Tremonti ha dovuto riconoscere per il 2007 i meriti del Governo Prodi. In questa sede abbiamo continuato a dire - negando che si tratti di un vero decreto anticrisi - che questo provvedimento serve solo a far cassa e abbiamo letto sui giornali che i colleghi di maggioranza dichiarano che in un periodo di crisi non si possono aumentare le tasse e, quindi, che lo scudo fiscale diventa un modo per recuperare soldi. Possiamo tuttavia dimostrare che il Governo Prodi aveva utilizzato un altro modo molto più serio ed impegnato, ovvero la lotta contro l'evasione e l'elusione contributiva e fiscale.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MARIALUISA GNECCHI. Quindi i due anni di governo Prodi sono serviti per dare un segno in nome della legalità e per dire ai cittadini e alle cittadine che chi paga le tasse fa bene. Il Governo attuale continua a dire che evadere le tasse è solo un guadagno personale, tanto ci sarà poi un condono: continuano ad essere lezioni di illegalità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Aniello Formisano che aveva chiesto di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/10. Constato altresì l'assenza dell'onorevole Mannino che aveva chiesto di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/234.
L'onorevole Mosca ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/73.

ALESSIA MARIA MOSCA. Signor Presidente, si è già detto molto su questo provvedimento relativamente alla sua inopportunità, inefficacia e alla sua iniquità. Si aggiunge anche un elemento di ambiguità e di confusione rispetto alle normative vigenti. L'ordine del giorno che presento è già stato illustrato da interventi precedenti ma ci tengo a sottolineare alcuni Pag. 29elementi perché ritengo sia utile non passare sotto silenzio alcune abitudini e un metodo di lavoro che ci troviamo a rivivere costantemente, un metodo per cui, con decreti successivi, si tendono a correggere degli errori fatti precedentemente. L'ordine del giorno che presento si riferisce all'articolo 1, comma 1, del provvedimento in esame che prevede la modifica dell'articolo 4 del decreto-legge n. 78 del 2009. È un provvedimento che inserisce il concerto del Ministero dell'ambiente, della tutela del territorio e del mare e del Ministero della semplificazione normativa per individuare gli interventi dei commissari straordinari in materia di distribuzione e trasmissione dell'energia. Questo provvedimento, come dicevo, tende a correggere un errore commesso dal decreto-legge n. 78 del 2009 che, come avevamo già avuto modo di sottolineare, inseriva due elementi di confusione e di preoccupazione.
Il primo è relativo al fatto che dal decreto veniva escluso il concerto delle regioni e degli enti territoriali su una materia sulla quale le stesse regioni e gli enti territoriali hanno il diritto di intervento. Infatti, la trasmissione e la produzione di energia è una delle materie di cui all'articolo 117 della Costituzione terzo comma: è una materia di legislazione concorrente tra le regioni e lo Stato. L'esclusione delle regioni e degli enti territoriali in queste materie costituisce un elemento di forte ambiguità, soprattutto per un Governo che continua a sbandierare il proprio interesse nel dare all'autonomia degli enti territoriali e delle regioni una grande enfasi, quando poi nei fatti si rivela essere centralizzatore per qualsiasi decisione. Le nostre preoccupazioni erano già state sollevate e con queste modifiche del decreto in esame in questi giorni non si va ad intervenire su questi elementi.
Il secondo elemento di preoccupazione riguarda il fatto che riteniamo che con le correzioni inserite nel decreto in esame non ci sia un equilibrio nello sviluppo dei territori e al tempo stesso non sia tenuta in conto una sostenibilità e una tutela dei territori che sappiamo bene essere un elemento del quale questo Governo continua a riempirsi la bocca ma che poi non viene minimamente considerata. Infatti riteniamo che le decisioni in questa materia, neppure con i correttivi introdotti attraverso questo decreto, non siano sufficienti per garantire questa tutela del territorio che noi riteniamo essere di prioritaria importanza. Peraltro in un momento in cui si discute di energia nucleare sappiamo bene quanto ciò sia rilevante in termini di tutela del territorio.
Noi chiediamo pertanto, e mi avvio a concludere, che vengano ulteriormente inserite delle misure che prevedano che i provvedimenti dei commissari straordinari non possano essere adottati nel caso in cui le amministrazioni competenti non siano direttamente responsabili del mancato rispetto dei termini. Per questa ragione riteniamo che questo ordine del giorno debba essere preso in considerazione, ne va della tutela del nostro territorio e del futuro del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Donadi che aveva chiesto di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/30.
L'onorevole Tassone ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/237.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, è stato più volte detto in quest'Aula che il nostro impegno per quanto riguarda gli ordini del giorno rischia di essere sempre più evanescente e affievolito nel suo significato e nella sua portata.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 11,30)

MARIO TASSONE. Ma questo provvedimento richiede un'attenzione sempre più stringente e forte da parte dell'Aula e da parte del Governo. Se vediamo questa discussione come un rituale stanco e come una sostituzione della venuta meno degli Pag. 30emendamenti attraverso il voto di fiducia, allora è una prassi che certamente non arricchisce nessuno. Ma se il Governo riuscisse a cogliere qual è il senso di molte proposte che vanno nella direzione certamente di un miglioramento e soprattutto di un servizio che dovremmo dare al Paese, lo sforzo da parte dei colleghi parlamentari sarebbe utile e valutato nella sua giusta portata.
Non mi soffermo su questo provvedimento, lo abbiamo detto più volte, lo ha ribadito l'onorevole Casini per il nostro gruppo in sede di dichiarazione di voto sulla questione di fiducia.
Lo hanno ripetuto anche i colleghi del mio gruppo che si sono avvicendati, da questa notte a questa mattina, in questa discussione. Questo provvedimento certo non va in direzione dell'etica. Tutti i condoni lasciano dei margini e delle aree di grande ambiguità ma questo più di tutti. Lo voglio dire con estrema chiarezza perché, in un momento in cui cerchiamo di trovare gli strumenti per contrastare la criminalità organizzata, questo provvedimento non è un giusto veicolo per dare robustezza ad un impegno di forza e, soprattutto, di lotta e controspinta al fenomeno criminoso.
Questo è un dato. Per quanto riguarda il riciclaggio del denaro sporco, sappiamo che la criminalità va combattuta sul piano dell'illecito arricchimento. Non credo che il provvedimento in esame vada in questa giusta direzione. E, allora, rischiamo di avere delle vicende un po' schizofreniche nell'attività legislativa. Infatti, mentre operiamo in una direzione poi vi sono dei provvedimenti che vanificano e annichiliscono tutto senza risultati ma, anzi, con ritorni di carattere negativo.
Vi sono alcune proposte che abbiamo tentato di fare. Il rientro di capitali e la quota di entrate derivante dall'applicazione di questo provvedimento potrebbero essere indirizzate verso obiettivi importanti. Nel mio ordine del giorno indico l'impegno per l'area di Crotone che, come sappiamo, è sommersa da rifiuti tossici e dove si verificano fenomeni di tumore diffuso. Inoltre, le scuole si sono costruite anche in quest'aree infette e su questo punto il Governo si è confrontato con i parlamentari ma sempre in termini un po' generici. E dopo che è finito l'annuncio e la presenza dei mass media tutto ricade nel dimenticatoio, anche se ieri si sono verificati 40 rinvii a giudizio.
Ritengo che questo sia un dato importante che dobbiamo anche capire. Inoltre, vi è anche il problema delle navi tossiche. Pertanto, possiamo avere la possibilità - e questo è l'invito che rivolgo al Governo - di avere, quanto meno, un accenno ad una conseguente azione del Governo su problemi e fatti che non riguardano una parte minimale del Paese ma tutto il Paese e il suo futuro. Da tutto questo deriva, ovviamente, anche il fenomeno dei rifiuti tossici e dei dati criminosi ma, come vediamo, la catena è lunga. Questo provvedimento dà forza anche all'illiceità con il riciclaggio, ma noi vogliamo interrompere questo fenomeno, destinando una parte di questi fondi a riparare questi guasti enormi che avrebbero e potrebbero avere, sempre di più, delle conseguenze drammatiche.
Voglio ricordare, signor Presidente, che anche in quest'Aula è stata presentata un'interpellanza sul Consiglio nazionale dell'ambiente. Il Ministro aveva dato rassicurazioni e ciononostante questo Consiglio nazionale, cui dovrebbero partecipare le regioni, non si è mai formato né realizzato.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MARIO TASSONE. Ho terminato, signor Presidente. Ritengo che una valutazione attenta di questo ordine del giorno vada fatta e, se vogliamo, anche con una dichiarazione comprensiva e complessiva da parte del Governo per avere, quanto meno, un percorso che nobiliti il tutto e attutisca anche gli effetti negativi di questo provvedimento legislativo.

PRESIDENTE. L'onorevole Rampi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/74.

ELISABETTA RAMPI. Signor Presidente, il Governo ha posto l'ennesima Pag. 31fiducia, mortificando ancora una volta il Parlamento e le sue prerogative per far passare impunemente lo scudo fiscale con l'imposizione di un decreto-legge che avrà effetti deleteri sulla democrazia costituzionale del nostro Paese. Oggi, infatti, l'85 per cento dell'attività legislativa è in capo al Governo, snaturando non solo il sistema della decretazione ma cancellando soprattutto la funzione principale del Parlamento che è quella dell'iniziativa legislativa.
Già dallo scorso mese di luglio il gruppo del Partito Democratico mise in luce le problematiche che il decreto-legge avrebbe portato, ma non si volle ascoltare l'opposizione.
Ancora una volta, il Governo ha voluto agire da solo ed ora ci pone di fronte ad una vera e propria amnistia tributaria. Le modifiche introdotte dal Senato non solo disattendono le segnalazioni del Capo dello Stato, ma contravvengono alle direttive europee, allontanando l'Italia dal rispetto di importanti regole internazionali.
Desidero sottolineare l'immoralità di questo provvedimento, unico al mondo, che pone l'Italia fuori dal consesso degli Stati virtuosi e legittima le pratiche dei paradisi fiscali e ricordare come le nuove disposizioni introdotte violino il principio di equità fiscale e premino i ricchi evasori, contravvenendo alle più elementari norme di civile convivenza.
Ciò è ancora più grave se pensiamo alla pesante crisi economico-finanziaria che colpisce soprattutto le famiglie e le piccole imprese che, anziché essere sostenute come meritano, vedono premiare, al contrario, comportamenti illegali a danno proprio di chi rispetta le leggi. Lo scudo fiscale servirà a sanare molti reati tra cui il falso in bilancio, ad assicurare anonimato e impunità agli evasori, addirittura favorire il riciclaggio di denaro sporco e il flusso di capitali che potrebbe incrementare il terrorismo internazionale.
Ma le modifiche - vengo all'illustrazione dell'ordine del giorno nello specifico - introdotte al Senato, oltre al tema dello scudo fiscale, riguardano anche i temi attinenti all'ambiente e alla produzione dell'energia.
L'ordine del giorno che ho presentato è volto a porre rimedio all'ennesima stortura nei rapporti tra Stato, autonomie locali e cittadini, in quanto il decreto-legge prevede che vengano esautorate le regioni dalle competenze attribuite dal titolo V della Costituzione in materia di energia.
Già a luglio questo problema era emerso in tutta evidenza. La correzione, introdotta con il provvedimento in esame, non sembra sufficiente a dare le necessarie garanzie di equilibrio tra l'opportunità di realizzare interventi di infrastrutturazione del sistema energetico e l'esigenza di salvaguardare una corretta e sostenibile utilizzazione del territorio, nel rispetto del ruolo degli enti locali e delle regioni.
Molte, infatti, come è già stato sottolineato da alcuni colleghi, sono le regioni che hanno presentato ricorso alla Corte costituzionale (tra queste vi è la mia regione, il Piemonte) per salvaguardare le proprie competenze in materia di tutela del territorio e dell'ambiente.
Il tardivo intervento del Governo, che riassegna la competenza al Ministero dell'ambiente, non ha di fatto sanato il problema più grave. In quest'Aula e nel Paese si sbandiera il vessillo del federalismo, ma, alla prova dei fatti, molti provvedimenti sono ancora infarciti di un centralismo esasperato, in palese contraddizione con lo stesso dettato costituzionale.
Chiediamo, con questo ordine del giorno, una presa d'atto e un ripensamento su queste politiche accentratrice e fintamente decisioniste, soprattutto in un campo in cui sono in discussione la tutela dell'ambiente e la salute dei cittadini che, continuando a procedere in questo modo, resteranno sempre più esclusi dalla vera vita democratica del Paese.
La politica deve essere trasparente in ogni momento decisionale; non basta la pubblicazione in rete dei dati relativi alla pubblica amministrazione per assolvere a questo importante compito e a questo obbligo. Occorre che tutti gli atti, dalle Pag. 32decisioni di indirizzo politico alle gare d'appalto, siano realmente fruibili e controllabili in ogni passaggio.
Il provvedimento su cui il Governo ha posto la fiducia porta il nostro Paese sempre più lontano dall'Europa. Chiediamo, invece, di accogliere questo ordine del giorno, affinché non vengano poste deroghe da parte dei commissari straordinari alle disposizioni comunitarie in materia di appalti pubblici e quindi chiediamo al Governo un impegno in tal senso.
Il Governo, dunque, ci ascolti, si impegni e stabilisca che i provvedimenti dei commissari straordinari di cui al comma 3 dell'articolo 4 del decreto-legge anticrisi non possano contrastare e non possano contenere deroghe alle disposizioni comunitarie in materia di appalti pubblici (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Misiti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/2714/32.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, intervengo su una questione fondamentale, ossia quella che riguarda i reati fiscali e la teoria, ormai consolidata, secondo la quale, in una economia debole come quella del nostro Paese, specialmente in momenti di crisi, il fatto che non si paghino le tasse può in qualche modo rafforzare l'economia purché i risultati di questa attività vengano reinvestiti.
È evidente che una visione di questo genere è proprio un invito all'illegalità, perché significa che, da una parte, c'è il parassitismo degli enti pubblici e, dall'altra, vi sono invece i privati molto dinamici, i quali possono - se vengono aiutati fiscalmente - in qualche modo recuperare e quindi dare la possibilità all'economia di riprendersi. Questo è quanto di più sbagliato ci possa essere. Il periodo in cui c'è stato il maggiore aumento percentuale delle entrate tributarie è stato quello in cui vigevano delle regole sul controllo molto nette ed efficaci.
Quindi, sono aumentate le entrate che poi sono state utilizzate in seguito dai governi successivi, ma questo era il periodo del Governo Prodi di centrosinistra quando sono diminuite le evasioni e si sono ridotte anche le aliquote fiscali. Essendo aumentate le entrate, c'era quindi chiaramente meno bisogno di portare via i soldi all'estero. Oggi, volente o nolente, si tratta di un condono che invita a rifare le stesse cose, in fondo come avviene in Argentina.
Infatti, anche in Argentina si fa così: si portano i soldi all'estero e poi si fanno rientrare quando c'è un provvedimento di sanatoria e quando evidentemente c'è la crisi in quel paese. La stessa cosa stiamo portando avanti noi. Noi dovremmo, invece, incentivare gli investimenti nel nostro Paese attraverso la liberalizzazione e la facilitazione di costituzione di nuove imprese ed «attirare» nel momento della globalizzazione. Proprio nel periodo di fuoriuscita dalla crisi che ci attanaglia ancora, dovremmo incentivare la possibilità di apporti di capitale estero con mezzi legali e perseguire questi di cui si parla per fare in modo che vengano pagate le tasse come si dovrebbe fare se fossero nel nostro Paese.
Nel momento in cui gli americani, gli svizzeri e molti altri paesi si stanno dando da fare per evitare gli imbrogli dei finanzieri che portano i soldi all'estero e speculano (magari sono soldi in parte anche di fondi riciclati frutto di attività illegali nei paesi di provenienza), proprio quando si comincia a vedere chiaro nelle banche svizzere, che sono state per tanto tempo un baluardo, diciamo a difesa spesso dell'illegalità, noi invece andiamo contro corrente. Questa è la difficoltà.
Il mio ordine del giorno è un tentativo di dare dei consigli, che rimarranno certamente tali, perché purtroppo le leggi vengono approvate senza discussione. Ma almeno dei consigli nel Parlamento è bene che vengano dati e il consiglio sarebbe quello di ritornare un po' a quelle norme che giustamente sono state anche valutate positivamente dallo stesso Tremonti, quando diceva che effettivamente i gettiti erano superiori agli attuali nel periodo in cui era in carica il Governo Prodi. Pag. 33
Quindi, il consiglio è di ritornare ad una legislazione punitiva per chi commette atti illegali, versando nell'illegalità. Si tratta di una legislazione che permette un controllo, è l'unica che può permettere anche l'abbassamento delle aliquote. Capisco che abbiamo trascorso un anno di crisi economica, ma adesso dovremmo essere nel periodo in cui si riprende la corsa.
Quindi, ritornando indietro e rimettendo in auge quelle norme, noi potremmo effettivamente condurre una lotta all'evasione più efficace e, quindi, uscire prima dalla stessa crisi economica.
Spero che il Governo, anche se, evidentemente, è certamente premuto dal fatto che mancano i soldi in cassa e questo è un modo per averne un po', capisca che a medio termine e a lungo termine questo è un boomerang, in quanto questi soldi che entrano momentaneamente, questo 5 per cento - poteva essere certamente un'aliquota del 15 o del 20 per cento, avremmo certamente avuto un atteggiamento diverso - servirà a poco, perché, fra non molto, questi stessi denari prenderanno la via di fuga (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Nunzio Francesco Testa ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/261.

NUNZIO FRANCESCO TESTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi accingo a ripetere ciò che altri colleghi hanno già affermato e sostenuto ampiamente, documentandolo. Lo faccio perché ripetere non basta mai, anche perché resti agli atti la nostra protesta e la nostra posizione ferma rispetto a questo provvedimento.
Le disposizioni correttive a questo decreto-legge hanno interessato particolarmente l'articolo 13-bis, che disciplina il rientro di capitali derivanti da attività finanziarie illegalmente detenute all'estero. Queste modifiche hanno, di fatto, introdotto una sanatoria per una serie considerevole di reati, tipo il falso in bilancio, la distruzione e l'occultamento di documenti, le dichiarazioni fraudolente e tanto altro.
Eppure, lo voglio ricordare, come già lo ha ricordato ieri il presidente Casini, i dibattiti che hanno interessato la crisi finanziaria hanno messo in evidenza e si sono soffermati soprattutto sull'aspetto dei comportamenti, e quindi sulla mancanza di etica.
A me sembra che il decreto vada esattamente contro le più elementari nozioni di etica, perché ciò che rientra dei capitali all'estero derivanti dall'evasione fiscale è solo una parte di quello che rientrerà, perché rientrerà anche una parte che riguarda la criminalità organizzata.
Pensate a quanti danni hanno prodotto la camorra, la mafia, la 'ndrangheta e tante altre organizzazioni camorristiche al Sud e a quanti ne produrranno ancora se dovessero avere a disposizione altri capitali per continuare nelle loro attività illecite.
Ma, peggio ancora, mi preoccupano molto di più le organizzazioni terroristiche, che potrebbero far rientrare capitali, e quindi avere una liquidità e una disponibilità nel nostro Paese.
È naturale che questo scudo fiscale parte in modo diverso: parte perché bisogna far rientrare delle risorse e bisogna fare in modo che questo Governo e questa nazione abbiano una disponibilità maggiore.
Noi, su questo aspetto, eravamo d'accordo, ma non eravamo sicuramente d'accordo su un tetto di circa il 5 per cento, avremmo chiesto molto di più. Le nazioni civili che conosciamo hanno tetti molto più alti; in alcune, addirittura, l'anonimato non è conservato. Però, con tutte le riserve del caso, questo scudo fiscale potrebbe, perlomeno, destinare una parte di queste risorse a qualcosa che possa far funzionare e mettere in moto il volano dell'economia.
Per questo, vorremmo impegnare il Governo a destinare una parte di queste risorse a un'altra grave, gravissima piaga che investe il Mezzogiorno: si tratta dell'emersione delle posizioni irregolari, che sono sicuramente una delle più gravi piaghe del Sud, ma anche del Nord, evitando Pag. 34così che i soldi che arriveranno qui in Italia possano poi essere ritrasportati all'estero.
Vorremmo che da tutto quello che è accaduto fino ad oggi, perlomeno, potessimo trarre qualche vantaggio per la nostra economia (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. L'onorevole Schirru ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/76.

AMALIA SCHIRRU. Signor Presidente, tralascio di soffermarmi, ma voglio sottolineare anch'io con rammarico che siamo all'ennesima mortificazione del dibattito parlamentare, costretti come singoli parlamentari dell'opposizione a poter esprimere il nostro pensiero e proposte sul singolo provvedimento attraverso l'illustrazione di un ordine del giorno, che farò in questo momento.
Con l'articolo 13-bis del decreto-legge n. 78 del 2009, modificato dal decreto-legge n.103 del 2009 (A.C. 2714), si ridefinisce la normativa che consente l'emersione, la regolarizzazione e il rimpatrio di capitali esportati e custoditi all'estero da soggetti residenti in Italia: patrimoni accumulati in piena violazione degli obblighi di legge e nascosti per non pagare le tasse dovute allo Stato.
In sostanza, attraverso questa norma si potranno far rientrare nel nostro Paese guadagni accumulati, a volte, in modo illecito, magari attraverso il traffico di droga, di armi, di sequestro di persona o la semplice speculazione edilizia, godendo anche di una protezione speciale, di uno scudo, che così formulato si prospetta come un condono, una sanatoria di reati amministrativi, civili e tributari, un indulto per reati di rilevanza penale, come il falso in bilancio. Bisogna, quindi, avere il coraggio di ammettere che si tratta di una vera e propria amnistia mascherata per chi ha causato l'impoverimento delle casse dello Stato.
A questo punto, pur opponendoci alla norma, e considerato che comunque attraverso l'applicazione dello scudo fiscale il Governo si attende di incrementare le entrate del Paese, con questo ordine del giorno chiediamo di destinare una quota di quel gettito che dovrà rientrare nelle casse dello Stato all'incremento delle risorse destinate alla sicurezza e tutela del territorio, risorse che potremmo poi impegnare per creare un sistema nazionale di vigilanza, controllo e prevenzione, capace di tutelare la salute e la vita dei cittadini nelle strade, nei luoghi di lavoro, nelle campagne e nelle nostre città.
Si tratta quindi di costituire un fondo speciale per garantire la sicurezza, la protezione sociale, per esempio, a quelle imprese che vogliano lavorare nel nostro Paese nella massima legalità e libertà. In particolare, si tratta di incrementare le risorse necessarie per la bonifica dei siti industriali e minerari dismessi, per esempio, in Sardegna nelle aree del Sulcis e Porto Torres, Furtei, e così via.
Si tratta dunque di una serie di interventi mirati a ridare vitalità alle nostre risorse naturali e paesaggistiche, alle nostre città e ai centri minori, luoghi che oggi, alla pari dei distretti industriali, possono, in un ambito di programmazione negoziata, far ripartire un nuovo sviluppo economico e sociale di carattere locale, capace di creare nuova occupazione e sicurezza sociale per tutti i cittadini, in particolare dei soggetti più deboli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Buttiglione ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/259.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, non dirò quanto ripetutamente è stato detto sul fatto che questo provvedimento non dà garanzie sufficienti contro la possibile estensione della sanatoria a capitali che siano derivati dall'esercizio di mafia, camorra e terrorismo; eppure è una preoccupazione che dovrebbe riguardare ciascuno di noi.
Non ripeterò neanche quanto è stato detto sul carattere poco etico del provvedimento Pag. 35in esame, perché per certi aspetti questo carattere poco etico potrebbe anche essere messo in discussione. Voglio essere oggettivo. Noi facciamo un'opposizione repubblicana e non ci piace la demagogia: i condoni sono sempre poco etici, però a volte servono. Il problema vero non è che il condono è poco etico però serve, bensì che questo non è il primo condono. I condoni servono quando si volta pagina. Serviva un condono dieci, quindici anni fa, quando si parlava di un nuovo patto fiscale da stipulare con gli italiani: abbassiamo le aliquote, aumentiamo la repressione ed educhiamo gli italiani a pagare tutti le tasse nella misura in cui vengono percepite come tasse giuste; allora i capitali rientrano dall'estero e questo è un vantaggio per il Paese che vale un condono. Ma questo non è il primo condono che facciamo. C'è qualcuno che ha tenuto il conto di tutti i condoni che sono stati realizzati in questi anni?
Ma quando i condoni sono ripetuti e frequenti, essi acquistano una terribile funzione diseducativa verso il contribuente: oggi chi è che paga le tasse? Vedo in quest'Aula qualche rampollo di illustri dinastie imprenditoriali e vorrei chiedere a loro: oggi l'imprenditore che paga le tasse è veramente un santo o un martire? Infatti egli sa che, se mette un po' di cavilli in mezzo ed ha dei bravi avvocati che tirano le cose in lungo, un condono poi arriva sicuramente! E allora perché pagare le tasse? Cosa dire dei lavoratori dipendenti, quelli cui le tasse vengono tirate via dallo stipendio?
Questo è un tema sul quale tutti dobbiamo riflettere. Anch'io ho sostenuto un condono e l'indulto, ma una volta; adesso si parla di nuovo dell'indulto: ciò distrugge la credibilità dello Stato davanti al cittadino.
Comunque, visto che, come ormai appare chiaro, lo Stato farà (ed il Governo si assume la responsabilità di fare) questo ulteriore condono, le risorse che ne deriveranno a cosa devono servire? È dal tempo della campagna elettorale che il Governo parla di famiglia; il Governo riconosce che la crisi demografica del Paese è quella che minaccia di spopolarci e di fare in modo che l'Italia non abbia un futuro. Un recente documento della Banca d'Italia (ben nascosto, non lo vedo infatti citato da nessuna parte) ci spiega che il tasso di crescita potenziale dell'Italia è bassissimo: anche se le cose andassero nel migliore dei modi, è bassissimo, ed un Paese che non ha dei giovani è un Paese che non cresce e che non può avere nemmeno crescita economica.
Già sappiamo che i giovani fanno una fatica terribile a pagare le pensioni e che rimangono disoccupati perché il carico pensionistico è troppo alto, e quindi per far lavorare un giovane occorre aggiungere ai denari che gli vengono corrisposti un carico pensionistico tale da rendere diseconomico farlo lavorare.
Vogliamo iniziare una campagna vera di sostegno alle famiglie? Ma il primo sostegno alle famiglie è la giustizia fiscale verso le famiglie stesse: signori della maggioranza, voi avete parlato di quoziente familiare (ne abbiamo parlato anche noi, ma voi siete al Governo): il Governo prende un impegno affinché questi denari vengano usati, non dico per fare da oggi al domani il quoziente familiare, ma per realizzare un primo passo verso il quoziente familiare e offrire un minimo di giustizia fiscale alle famiglie? Questa sarebbe una buona azione che riscatterebbe, in parte, la vergogna di questo condono (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. L'onorevole Fiano ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/78.

EMANUELE FIANO. Signora Presidente, onorevoli colleghi, presentando questo ordine del giorno che riguarda il provvedimento in esame vi è un merito ed un metodo di cui parlare. Il merito riguarda il fatto che tale provvedimento va nella direzione di creare un'Italia più diseguale tra chi ha il proprio reddito tassato alla fonte e chi, invece, ha esportato da questo Paese verso l'estero capitali legati ad illeciti di tipo amministrativo, Pag. 36civile o tributario (ma anche, come si è visto nel corso della discussione del provvedimento, legati a reati come il falso in bilancio).
Ebbene questi due italiani, coloro che vivono di reddito da lavoro dipendente, o comunque tutti coloro che sono tassati alla fonte e coloro che invece, a seguito di illeciti, hanno esportato capitali all'estero, non sono uguali di fronte a questo provvedimento. Questo è un provvedimento che crea disuguaglianza. È un provvedimento eticamente ingiusto. È un provvedimento che incita a non osservare la legge e a non pagare le tasse, perché tanto un condono arriva sempre, sia che si chiami «sanatoria», sia che si chiami «scudo fiscale».
È ovvio che non vi è solo il merito che ci interessa, ma anche il metodo con il quale in questo Parlamento si è discusso di questo provvedimento. Ed il metodo è stato quello di impedire al Parlamento di svolgere una discussione complessa, profonda e lunga, e alle opposizioni, ma anche alle forze di maggioranza, di esprimersi compiutamente sul merito del provvedimento. In questo provvedimento noi facciamo sì, che al contrario di tutti gli altri Paesi stranieri che sono stati citati dal Governo come esempio parallelo di provvedimenti analoghi, l'anonimato nei confronti dell'amministrazione fiscale copra coloro che utilizzeranno questo strumento per fare tornare i capitali in Italia.
Ovviamente, anche noi, come le altre opposizioni, e anch'io come molti altri colleghi che hanno illustrato i precedenti ordini del giorno, chiedo un impegno del Governo affinché le somme eventualmente recuperate dallo scudo fiscale all'amministrazione dello Stato abbiano una specifica destinazione: chiedo che vengano rivolte ad iniziative che riguardino la tutela della biodiversità. Tuttavia, la discussione oggi in Parlamento non riguarda l'indicazione di dove investire i proventi di questo provvedimento, ma serve a dire con forza al Paese che si sta compiendo l'ennesima ingiustizia di fronte alla morale che dovrebbe guidare il rapporto tra cittadini e lo Stato. Si sta rompendo quella morale, come tutte le volte che si propone un condono fiscale, dicendo che c'è qualcuno che le tasse le pagherà sempre e c'è qualcuno che può attendere, perché tanto un provvedimento a sanatoria dell'illegittimità dell'atto di non pagare il giusto fisco arriverà.
È per questo che rimaniamo fortemente contrari al provvedimento che il Governo ha portato in quest'Aula e siamo con quegli italiani che protestano e capiscono di essere stati presi in giro nel loro esercizio di un diritto fondamentale nel rapporto con lo Stato, per cui un cittadino paga le tasse per ottenere dei servizi. Non tutti i cittadini, evidentemente, di fronte a questo Governo sono uguali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Giorgio Merlo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/83.

GIORGIO MERLO. Signor Presidente, illustrando questo ordine del giorno, credo sia importante non dimenticare la pericolosità di questo provvedimento, che è stata giustamente evidenziata ieri nel dibattito parlamentare, e che ritengo utile riproporre, spiegando le motivazioni dell'ordine del giorno.
Esiste un punto particolare che va evidenziato: le probabilità che la criminalità organizzata - lo dico senza esagerazioni - decida di aderire allo scudo fiscale sono altissime, così come sono altissime le probabilità che i capitali sporchi, una volta lavati con lo scudo fiscale, tornino all'estero.
Se si voleva una maggiore possibilità di far restare i capitali in Italia, cosa su cui il Governo si era impegnato sin dall'inizio della legislatura, bisognava introdurre il sistema, che è stato anche evidenziato in questo dibattito parlamentare, di emissioni speciali di debito pubblico da destinare a fini sociali (come, per esempio, il sostegno al reddito delle famiglie e gli ammortizzatori sociali). Invece, si sta giustificando il tutto per un'esigenza di cassa. Questo vuol dire che il nostro Stato baratta sostanzialmente la sua credibilità e quella di cittadini Pag. 37onesti cancellando reati odiosi solo per un problema finanziario.
Se non si pongono limiti, questo è un percorso che non avrà fine e che porterà quasi sicuramente a giustificare tutto e tutti.
L'insistenza e la perentorietà con le quali ieri stesso il Ministro dell'economia e delle finanze ha negato verità chiare e dimostrabili credo non sia frutto di confusione o di incertezza, ma risponda ad una decisione consapevole di mistificare la realtà, di disorientare l'opinione pubblica e di nascondere la mano con cui si è scagliato un sasso contro lo Stato di diritto, soprattutto contro la moralità dell'ordinamento repubblicano. Questo decreto-legge - credo, e lo possiamo dire ad alta voce senza tema di essere smentiti - genera sostanzialmente illegalità, perché fa capire agli evasori che lo Stato è pronto alla resa, che lo stesso Stato ancora una volta si mostra troppo debole, debole con i furbi e debole con i disonesti.
Del resto, questa è una legge non soltanto incivile o ingiusta, ma anche inutile rispetto alle finalità che il Governo aveva detto di voler perseguire. Con questo ordine del giorno, alla luce di queste considerazioni oggettive, faccio una proposta molto semplice: si tratta di destinare una quota adeguata del gettito che si produrrà dall'applicazione dello scudo fiscale all'incremento in via straordinaria per l'anno 2010 delle risorse a sostegno delle iniziative volte alla prevenzione dei rischi derivanti da calamità naturali.
Sappiamo che su questo versante scontiamo, soprattutto con questo Governo, enormi difficoltà, registriamo la mancanza di una seria politica di prevenzione, e purtroppo registriamo la cronica mancanza di fondi promessi dallo Stato e non trasferiti alle regioni. È un elemento su cui il Governo deve riflettere, perché a tutt'oggi a partire dalla mia regione, il Piemonte, scontiamo enormi ritardi, scarse risorse e soprattutto una gestione del territorio lasciata all'improvvisazione e alla latitanza nei confronti dei pubblici amministratori.
Ecco perché abbiamo presentato questo ordine del giorno. Spero che il Governo lo accolga, perché almeno su questo versante darebbe una possibilità e un aiuto concreto alle popolazioni locali toccate drammaticamente dalle calamità naturali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Miglioli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/85.

IVANO MIGLIOLI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, già numerosi colleghi intervenuti hanno affrontato i vari aspetti che ci portano, come Partito Democratico e come forza di opposizione, ad esprimere un giudizio fortemente negativo sul provvedimento.
L'ordine del giorno n. 9/2714/85, di cui sono firmatario, ribadisce come con lo scudo fiscale si depenalizzino diversi reati e nei fatti ci troviamo di fronte ad un condono, ad un'amnistia, quindi con seri dubbi di costituzionalità. Nel contempo si forzano le norme, le prassi parlamentari. Mi riferisco al bisticcio dei due decreti, alle modifiche al Senato. Si aprono o si possono aprire conflitti tra diversi organi dello Stato. Si umilia ancora una volta il Parlamento: decreti, decreti, non ricordiamo neanche più il numero! Fiducie, fiducie: venticinque! E all'opposizione non rimane che la possibilità (che stiamo esercitando) di discutere gli ordini del giorno. Forse rimane. Sarebbe gravissimo, Presidente, se ci fosse impedito anche questo.
Ma sopratutto si abbassano i livelli della legalità. Hai evaso? Hai eluso il fisco? Non preoccuparti. Hai esportato i capitali all'estero? Non preoccuparti. Hai svolto attività illecite? Hai portato i soldi fuori dall'Italia in un qualche paradiso fiscale? Non preoccuparti. Dunque si premiano i furbi, gli evasori, i disonesti, si umiliano i cittadini onesti, i lavoratori, i dipendenti, i pensionati, gli artigiani, gli imprenditori. Tutto questo perché? È un male necessario perché abbiamo bisogno di soldi per fare cassa. Che ce ne importa delle norme, delle regole e delle procedure? Pag. 38
Mi domando: ma siamo alla bancarotta? Siamo al fallimento? Siamo all'emergenza nei conti pubblici, se per 4 miliardi, presunti e sempre che non facciate come con le previsioni per le badanti, si calpestano leggi, valori, principi.
Colleghi, attenti, attenti al degrado morale, al messaggio che state trasmettendo al Paese, che è quello della furbizia e dell'egoismo. State barattando per un po' di soldi i principi fondanti della convivenza civile. Il Paese attraversa una crisi difficile. Lo dicono i dati sulla cassa integrazione ordinaria e speciale e sulla disoccupazione (un milione di persone). Molte famiglie devono tirare la cinghia, molte famiglie non arrivano alla fine del mese, e non è vero che nessuno è lasciato solo: andatelo a dire a quei 400 mila lavoratori precari, atipici e flessibili che hanno perso il lavoro; andatelo a dire ai nostri artigiani, ai nostri piccoli e medi imprenditori che lavorano sodo e che non hanno cassa integrazione, che hanno difficoltà con le banche ma sono cittadini onesti che pagano le tasse. Invece di dare una mano a costoro premiate i furbi, premiate chi ha fatto attività illecite. È sconcertante.
Per questo vi rivolgiamo una sola richiesta: se volete continuare su questa strada, destinate almeno una parte di questi introiti a chi ne ha più bisogno, e per tale ragione l'ordine del giorno in oggetto propone di utilizzare in via straordinaria per il 2010 questi fondi a favore e a sostegno delle misure per l'occupazione al reddito delle persone più bisognose (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Gatti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/86.

MARIA GRAZIA GATTI. Signora Presidente, l'ordine del giorno che illustro, nella scia di quelli già illustrati, chiede di utilizzare una parte delle risorse per l'estensione degli ammortizzatori sociali alle categorie escluse. Su questo elemento vorrei riflettere, perché il Ministro ci ha detto moltissime volte che nessuno sarà lasciato da solo. Il Ministro Sacconi inoltre ci ha detto che non vi sono categorie escluse. Abbiamo dovuto aspettare la Banca d'Italia, che ha parlato di 1.500 lavoratori precari che non hanno alcuna copertura. Dunque, questi lavoratori ci sono e questo è tanto vero, signora Presidente, che la regione Toscana sta intervenendo autonomamente. È di ieri la notizia che l'assessore Simoncini ha promosso una serie di provvedimenti, in particolare ha deciso di dare un contributo di 2 mila euro a quelle aziende che rinnoveranno i contratti in scadenza per almeno un anno.
Peraltro l'assessore Simoncini afferma che la strategia ordinaria della regione Toscana rimane quella di favorire la stabilità e non la precarietà, ma visto che i lavoratori a termine sono le vittime spesso meno tutelate di questa crisi, quelle che possono contare sui più deboli ammortizzatori sociali, ci è sembrato giusto intervenire. Dunque, gli esclusi ci sono, come sono esclusi (la regione Toscana interviene anche su di loro) i lavoratori a progetto che hanno lavorato per particolari periodi e che non sono assolutamente coperti dagli ammortizzatori sociali, molto insufficienti peraltro, che il Governo ha messo a disposizione. Anche su questo interviene la regione Toscana, con 1.650 euro di sostegno per chi ha perso l'impiego da almeno tre mesi e non può contare su alcuni ammortizzatori sociali. Questa stessa una tantum viene data anche ai dipendenti degli studi professionali che hanno perso il posto di lavoro, altra vasta categoria di lavoratori esclusi: nella regione Toscana la cassa integrazione in deroga verrà estesa anche a questi ultimi lavoratori.
Pertanto c'è la necessità di intervenire e forse è il fatto di essere più vicini al territorio che impone anche agli enti locali di trovare soluzioni quando a livello centrale il Governo non interviene. Inoltre, signor Presidente, mi permetta di fare un'osservazione: anche questo provvedimento è molto debole con i forti ma è draconiano con i deboli. Pag. 39
Faccio riferimento al tema che ho provato ad affrontare assieme all'onorevole Madia, all'onorevole Schirru, all'onorevole Argentin, relativo all'applicazione della legge n. 68 del 1999 e al blocco delle assunzioni dei lavoratori portatori di handicap che si sta verificando per un'interpretazione dell'articolo 17, comma 7, del decreto-legge n. 78 del 2009, che prevede: «le amministrazioni e gli enti interessati dall'attuazione del comma 3 del presente articolo non possono procedere a nuove assunzioni di personale a tempo determinato e indeterminato, ivi comprese quelle già autorizzate e quelle previste da disposizioni di carattere speciale». Domanda: tra le disposizioni di carattere speciale è compresa la legge n. 68? Infatti ciò significa che noi abbiamo - e badate che è un lavoro fortissimo quello che c'è dietro - una serie di persone portatrici di handicap che sono là che aspettano di essere assunte, che hanno svolto tutte le procedure e si sono viste bloccare negli ultimi giorni l'assunzione.
Vorrei soltanto farvi sentire quanto lavoro c'è dietro per inserire un lavoratore portatore di handicap, quanto lavoro degli assistenti sociali, di organizzazione degli uffici, di organizzazione dei luoghi di lavoro: e noi ci permettiamo di bloccare le assunzioni in questo mondo? Quando proviamo ad interrogare e a chiedere non ci viene risposto nulla. Noi insisteremo su questo, presenteremo interrogazioni in Commissione, però mi piacerebbe che il Governo facesse una dichiarazione e si assumesse le responsabilità per quelle che sono.
Concludo, signor Presidente. Alcuni giorni fa ho incontrato una signora che ha un'attività commerciale importante in questa città e mi ha detto: onorevole, si presentano giorni duri, perché vede, si tratta di lestofanti. A me questo termine così antico e così evocativo ha fatto venire in mente una cosa: invece delle citazione in latino, invece delle dottissime giustificazioni che sono state apportate, forse sarebbe il caso di raccontare la favola di Alì Babà e i quaranta ladroni, davanti all'antro pieno di tesori frutto di ruberie e di illegalità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Mattesini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/2714/87.

DONELLA MATTESINI. Signor Presidente, il provvedimento in esame, su cui il Governo ha posto la venticinquesima questione di fiducia, è uno schiaffo in faccia a tutti gli italiani onesti ed un regalo invece ai disonesti, a coloro che anno dopo anno sottraggono al nostro Paese linfa vitale per il suo sviluppo e lo condannano invece, ora con la complicità e l'assenso del Governo, all'impoverimento, all'aumento delle disuguaglianze, ad un declino economico, sociale e culturale.
Berlusconi qualche giorno fa ha detto che il suo Governo, tra le altre mirabolanti cose, ha inserito nella pratica governativa la moralità. Credo che vi sia un limite a tutto, anche alla decenza. Ma dove sta la moralità in un decreto-legge che è un vero e proprio regalo all'illegalità, che è un vero lasciapassare all'evasione fiscale? Infatti i capitali esportati clandestinamente non derivano certo da operazioni trasparenti o legali e lo scudo fiscale che il Governo vuole, offre agli evasori tutta una serie di garanzie che altri Paesi, con provvedimenti simili, si sono ben guardati dall'applicare, a cominciare dall'anonimato.
Questo scudo fiscale è contenuto in un decreto anticrisi, il settimo provvedimento anticrisi: non avete saputo capire la crisi che arrivava e neppure la sua drammaticità, l'avete sottovalutata; non avete proposte capaci di aggredire una situazione così difficile e complessa; avete proposto di volta in volta provvedimenti parziali e insufficienti; soprattutto, la politica del vostro Governo è una politica con il fiato corto, perché voi siete incapaci di alzare lo sguardo e di andare oltre l'oggi.
Voi state condannando l'Italia a vivere solo nel suo triste presente, siete colpevoli del furto di futuro che compite a danno di tutti gli italiani e la politica dei condoni ne è l'ennesima riprova. L'esperienza infatti Pag. 40ci insegna che i condoni consentono exploit di gettito temporanei, ma poi tutto torna come prima: gli onesti, anche se arrabbiati, continuano a pagare le tasse, mentre i disonesti ritornano nell'ombra, puntando al prossimo condono.
Questo condono fiscale ed il suo allargamento al falso in bilancio può sicuramente puntellare il gettito, ma rappresenta uno schiaffo all'equità fiscale e sociale, perché fa venire meno la certezza della pena, tema tra l'altro che voi utilizzate costantemente per attaccare la giustizia italiana e i suoi organismi, insinua il dubbio che nell'ambito economico tutto sia possibile, tanto una scorciatoia prima o poi la si trova. Si dimostra l'impotenza dello Stato, ma io mi domando se non sia forse proprio questo ciò che volete raggiungere.
Con l'ordine del giorno in esame il Partito Democratico chiede di affrontare il tema drammatico del precariato, a partire dai precari della pubblica amministrazione, da quelle 400 mila persone che hanno subito da questo Governo un vero e proprio licenziamento di massa, un licenziamento che tra l'altro sta mettendo in ginocchio le stesse pubbliche amministrazioni, rendendo a molte amministrazioni locali e centrali impossibile il continuare ad erogare servizi di qualità, causando conseguentemente l'inefficienza della pubblica amministrazione stessa, alla faccia del tanto declamato successo del Ministro Brunetta, con i suoi provvedimenti per ora privi di risultati positivi per quanto riguarda l'efficienza e l'ammodernamento dell'amministrazione pubblica.
Questo Governo, con molte norme sparpagliate nei vari provvedimenti, ma soprattutto con il decreto-legge n. 112 del 2008 (il numero 112 è infausto per l'Italia, visto che anche questo provvedimento porta questo numero!), ha ridimensionato fortemente il processo di stabilizzazione del personale precario della pubblica amministrazione, che era stato attivato dal Governo Prodi con la legge finanziaria per il 2007, che prevedeva l'avvio di un processo di graduale assorbimento del cosiddetto precariato storico. Tutto ciò - cioè, questo licenziamento di massa - in un periodo di crisi.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

DONELLA MATTESINI. Il Partito Democratico aveva già chiesto una moratoria di due anni, dando alla pubblica amministrazione la possibilità di procedere alle stabilizzazioni dovute e necessarie.
Con l'ordine del giorno in oggetto, il Partito Democratico chiede di destinare una quota del gettito che si produrrà dall'applicazione del cosiddetto scudo fiscale all'incremento, in via straordinaria, per il 2010, delle risorse per favorire la stabilizzazione del personale precario della pubblica amministrazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Lovelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/89.

MARIO LOVELLI. Signor Presidente, i 300 milioni di euro che risultano depositati su conti esteri da parte di cittadini italiani rappresentano un «tesoretto» consistente, calcolabile nella misura di un sesto della ricchezza prodotta in un anno in Italia. Quindi, è qualcosa di rilevante.
È, altresì, rilevante dal punto di vista legislativo che venga affrontato il problema di come risorse illegalmente esportate debbano rientrare nella disponibilità del Paese per una seria politica anticrisi. È giusto, quindi, che la questione venga affrontata, ma è sbagliato - anzi, è qualcosa di più che sbagliato - il modo con cui il Governo ha affrontato la questione.
Infatti, il risultato di questo provvedimento - ricordiamo che era previsto già nel decreto-legge cosiddetto anticrisi, n. 78 del 2009, che oggi ottiene un peggioramento nei suoi contenuti - è che non necessariamente lo scudo fiscale servirà per far tornare i capitali in Italia. Il rimpatrio, infatti, è obbligatorio solo se le somme si trovano presso paradisi fiscali, ossia in Paesi che non permettono un Pag. 41adeguato scambio di informazioni fra amministrazioni. In tutti gli altri casi, è sufficiente regolarizzare e i capitali possono restare dove sono. In secondo luogo, il gettito raccolto con lo scudo - che siano tre, cinque o più miliardi di euro - è un gettito una tantum che, quindi, non potrà essere utilizzato per finanziare interventi permanenti - come dovrebbero opportunamente essere, attraverso un'adeguata politica fiscale complessiva, gli interventi di riduzione strutturale di imposta - o anche, laddove necessarie, maggiori spese connesse, ad esempio, a interventi non procrastinabili (penso al contratto dei dipendenti pubblici).
Quindi, bisogna anche avere il timore che i capitali che rientrano non siano poi tanto utili ai «piccoli evasori», intenzionati a rifinanziare, magari, la propria impresa in difficoltà. Essi serviranno, probabilmente, soprattutto alle grandi organizzazioni mafiose, nazionali e internazionali, a costituirsi denaro pulito per le proprie attività economiche, tra cui potrebbe rientrare l'acquisizione di quelle stesse imprese in difficoltà.
È quindi un meccanismo ingiusto, iniquo, profondamente sbagliato e che potrà portare delle conseguenze ulteriori sulle quali ci troveremo a ragionare successivamente per vedere come farvi fronte.
Da qui nasce la nostra opposizione, che abbiamo manifestato apertamente. Di fronte alla vostra chiusura non ci resta che avanzare dei suggerimenti per l'utilizzo delle risorse. Nel mio ordine del giorno, suggerisco l'utilizzo di questi fondi, con provvedimenti che abbiano anche una finalità anticrisi, per una questione ripetutamente sollevata da me e dal mio gruppo, che è quella della sicurezza delle linee ferroviarie, soprattutto dopo la tragedia di Viareggio e la recente quasi tragedia di Milano. È necessario che ci sia un piano straordinario di messa in sicurezza dei centri abitati attraversati dalle linee ferroviarie, con l'obiettivo da una parte di migliorare l'infrastrutturazione ferroviaria per la mobilità quotidiana dei cittadini, dall'altra di fare in modo che la mobilità delle merci avvenga in sicurezza per tutti, a cominciare dall'attraversamento dei centri abitati che, come dimostrato dalle vicende verificatesi di recente, sono spesso in condizioni di rischio e di pericolosità.
Chiediamo, pertanto, che una quota di questi introiti venga destinata a interventi di carattere ambientale sulla mobilità ferroviaria e ad interventi di sicurezza dell'infrastruttura ferroviaria, al fine di renderla più accessibile ai cittadini e alle merci che viaggeranno con questa modalità di trasporto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Velo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/2714/90.

SILVIA VELO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi assistiamo a una triste pagina della vita democratica del nostro Paese. Lo dico senza retorica e senza demagogia, ma con un pizzico, anzi, con una buona dose di tristezza e di preoccupazione.
È una triste pagina per il metodo che la Presidenza della Camera si sta apprestando a utilizzare e per il metodo che sta utilizzando il Governo da due giorni: nessun ascolto dell'opposizione, nessuna presenza in Aula - o quasi - della maggioranza, nessun riconoscimento delle nostre proposte e un dibattito che viene stroncato dopo soli due giorni di discussione, come ha giustamente ricordato il collega onorevole Giachetti, dibattito che viene stroncato con un procedimento che costituisce un precedente pericoloso per i lavori di questa Assemblea.
È poi una giornata triste per il merito del provvedimento. È stato detto da tanti che con questo decreto-legge, di fatto, premiamo i peggiori dei peggiori e garantiamo la possibilità, a chi ha esportato illegalmente capitali all'estero, di farli rientrare senza correre alcun rischio rispetto ai reati che ha commesso. Tutto ciò non riguarda solo illeciti di natura amministrativa, ma anche e soprattutto illeciti gravissimi di natura penale, quali il falso in bilancio, il riciclaggio e la corruzione. È un colpo di spugna contro la criminalità Pag. 42organizzata, in un Paese in cui la criminalità organizzata pesa così tanto, in un Paese in cui la criminalità organizzata danneggia così tanto le imprese e chi lavora in maniera onesta.
C'è di più. Oltre a questa impunità, si applica un'imbarazzante - direi - sanzione del 5 per cento, premiando, appunto, i peggiori dei peggiori. Io mi chiedo con quale coraggio, con quale atteggiamento chi propone questo provvedimento e chi lo sostiene girerà nei prossimi giorni per l'Italia, dove ci sono decine di migliaia di lavoratori in cassa integrazione (in alcuni casi da quasi un anno), lavoratori a 800, 900 euro al mese, lavoratori che vedono tassato il loro stipendio con aliquote sei, sette, otto volte più alte di quelle che vengono applicate a chi ha illegalmente esportato capitali all'estero.
A loro dedico questo intervento e lo sforzo che il PD ha portato avanti in questi giorni per evitare questo scempio, a quelli della mia città in particolare, Piombino, dove oltre mille lavoratori della Lucchini, della Magona e della Dalmine sono in cassa integrazione con queste cifre, non hanno capitali da esportare all'estero e probabilmente non hanno più nemmeno un soldo in banca e hanno difficoltà ad arrivare a fine mese ma continuano e continueranno a pagare le tasse almeno finché avranno un lavoro. Per essi non è stato fatto niente, nemmeno decidere di indirizzare loro una quota di queste risorse per ridurre le tasse e per aiutarli a proseguire la vita con dignità e con rispetto. Fate voi, prendetevene però la responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Mario Pepe (PD) ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/151.

MARIO PEPE (PD). Signor Presidente, sottosegretario, colleghi, formulerò delle osservazioni di carattere generale perché la ritualità degli ordini del giorno dovrebbe invitarci a chiarire la parte sostanziale delle premesse e il dispositivo o applicazione finale che, in questa fase e in questo dibattito concernente un argomento così rilevante, assume un tono effettivo e quasi simile agli ex voto che si facevano nei tempi passati. Ritengo che rispetto a questo tema, collaborante a una logica diffusa da parte di questo Governo, si ponga una questione di concezione politica dello Stato: questo decreto-legge evidenzia, secondo me, una triplice resa dello Stato così come era concepito nelle dottrine politiche di un tempo passato ma anche recente. La prima resa ritengo sia di carattere istituzionale: le istituzioni non rappresentano la stabilità del Governo generale del Paese, soprattutto rispetto ai temi economici ma si piegano e deflettono rispetto alle istanze prevalenti, non le buone ma le cattive, che provengono dalla società. La seconda resa ha carattere politico: si tratta di dibattito strozzato, che penalizza la logica parlamentare e un confronto serio perché tutti in questa sede hanno dichiarato di essere d'accordo a inventare un neologismo, lo «scudo fiscale», che è una protezione per i furbi e gli intelligenti, si fa per dire ma, in verità, se vi era un accordo sulla terminologia e sulla sostanza, si poteva anche arrivare a un accordo sul piano legislativo. La terza resa ha carattere economico e finanziario perché indubbiamente si vanno a introiettare e a immettere nel Paese risorse, se verranno, con il beneficio di un'applicazione vantaggiosa e non rigorosa, ritenendo di fare alcune applicazioni.
Qual è la modifica che registro, signor Presidente? Non troviamo più, di fronte agli argomenti sollevati, notiziae criminis ma abbiamo una modifica culturale e giuridica della notitia criminis. Il crimen, perché di tale argomento si parla nel provvedimento, è diventata la buona notizia. Non so se uno Stato democratico che abbia una storia, una tradizione e una forza culturale possa modificare e trasmutare i termini tanto da rendere significativo il crimen quale buona notizia.
Ho colto questi aspetti nel provvedimento modificativo del decreto-legge n. 78 del 2009. Stante la ritualità del dibattito e l'applicazione dell'ordine del giorno, come è stato chiesto da parte degli altri colleghi, Pag. 43mi sarei soffermato alle premesse perché cogliere e applicare la parte sostanziale di questo provvedimento significa diminuire anche la forza delle opposizioni istituzionali.
Però bisogna recitare la formalità dell'atto e la formalità dell'atto richiede a ciascun parlamentare, al di là delle residenze e delle presenze, un'applicazione delle risorse che verranno. Ebbene anch'io ho chiesto nella parte dispositiva dell'ordine del giorno le risorse in più: destiniamole ai miglioramenti delle tecnologie informatiche in modo che le forze dell'ordine possano collaborare in maniera più forte e più dinamica a rimuovere e a combattere il crimen tributario, fiscale, economico e finanziario che è la parte sostanziale di questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Bonavitacola ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/93.

FULVIO BONAVITACOLA. Signor Presidente, se dovessi usare un'espressione per dare un'immagine, una sintesi, di questo provvedimento direi che segna l'apoteosi di questa fase del Governo, perché non è consueto esaminare un provvedimento che è intervenuto, come decreto-legge, a modificare un precedente decreto convertito in legge dopo 48 ore. Il decreto-legge n. 78 del 2009 fu convertito dalle Camere ai primi di agosto e questo provvedimento è di 48 ore dopo. Poi, lungo il percorso c'è stato il colpo di mano dell'introduzione di una modifica alla normativa sullo scudo fiscale, con poi l'ennesima richiesta di voto di fiducia e anche la simpatica immagine della tagliola che circola in quest'Aula e che consentirà al Presidente della Camera di stroncare il dibattito che si sta svolgendo. Si tratta di una vera apoteosi istituzionale, il culmine di una fase di sostanziale espropriazione del potere legislativo a quest'Aula.
Abbiamo anche dovuto assistere a qualcosa, signor Presidente, di davvero sorprendente e curioso. Il Ministro Tremonti ha detto: sì, effettivamente ci siamo accorti, qualcuno ce lo ha detto, che lo scudo fiscale prima versione, quella di fine estate, non era applicabile perché in realtà poi questi evasori non si sarebbero autodenunciati per paura di un procedimento penale; e quindi qualcuno ci ha suggerito di fare una modifica e abbiamo ritenuto quindi di cogliere l'occasione di questo decreto anticrisi per estendere questa amnistia generalizzata ad un numero impressionante di reati societari e tributari.
Il fatto che il Ministro Tremonti dica che qualcuno gli ha dato un consiglio è di per sé una notizia straordinaria. Il fatto poi che questo consiglio sia venuto al Ministro Tremonti nella sua materia, nella materia della lotta all'evasione, rende il fatto ancora più eclatante di quanto si potesse mai immaginare. Immaginare che il povero Ministro dell'economia e delle finanze sia uno sprovveduto in materia di evasione fiscale è davvero qualcosa che non avremmo pensato. Ebbene, preso da questo sconforto, il Ministro si è convinto che bisognava estendere questa sanatoria anche ai profili penali e oggi ci troviamo di fronte ad un provvedimento che, anche da questo punto di vista, è un'apoteosi dietro l'apparente immagine forte dello scudo fiscale.
Un cittadino che sente «scudo fiscale» pensa a qualcosa di potente, a qualcosa di forte: o è lo Stato che protegge qualche evasore o gli presta uno strumento di difesa, ma comunque lo scudo è un'arma di guerra. In realtà - consentitemi un'espressione un po' birichina - più che un'arma di guerra, più di uno scudo, qui lo Stato si cala le brache, e se le cala a trecentosessanta gradi perché abbandonare la pretesa e la potestà punitiva in questo campo è una cessione di sovranità incompatibile con un ordinamento civile e democratico.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FULVIO BONAVITACOLA. Concludo, signor Presidente, evidenziando i paradossi di questo provvedimento e la gravità che esso rappresenta e, laddove dovesse davvero (cosa discutibile e opinabile) costituire Pag. 44fonte di entrate per l'erario, l'ordine del giorno che ho illustrato testè propone di devolvere queste risorse alle infrastrutture e alla sicurezza stradale, in particolare alla viabilità locale.

PRESIDENTE. L'onorevole Pedoto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/94.

LUCIANA PEDOTO. Signor Presidente, stamattina il Premier ha dichiarato che questi soldi serviranno per iniziative di buonsenso, come le università e la sanità. Voglio richiamare l'attenzione, nell'ambito della sanità, al tema delle malattie rare. Sono malattie fortemente debilitanti e potenzialmente letali. Come numeri interessano 30 milioni di cittadini europei e si stima, attualmente, di riconoscere circa seimila tipi di malattie. Sono malattie che hanno una bassa prevalenza ma un elevato grado di complessità. Questo significa che richiedono un approccio globale e interventi specifici e mirati, al fine di prevenire la morbilità ma, soprattutto, al fine di migliorare la qualità della vita dei pazienti e il potenziale sociale ed economico di queste persone che vengono colpite da tali malattie. Pertanto, è immaginabile che lo sviluppo di infrastrutture di ricerca e di assistenza sanitaria richieda progetti e lungo termine, con finanziamenti consistenti, sostenibili e adeguati.
Le persone colpite da malattie rare sono una minoranza. Tuttavia, vorremmo che una parte dei capitali che oggi vengono recuperati - e che sono stati nascosti, anche questi, da una ben altra minoranza - fossero utilizzati per garantire la sostenibilità di quelle infrastrutture. Mi riferisco alle bio-banche, alle banche dati, ai registri nazionali e alle reti europee di riferimento.
Sul nostro vocabolario raro significa difficile a trovarsi ma anche prezioso. Preziosa è anche la destinazione di una parte di questi capitali recuperati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Bossa ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/95.

LUISA BOSSA. Signor Presidente, talvolta usiamo parole più morbide per mitigare l'effetto di immagini spiacevoli. Così un netturbino diventa operatore ecologico, un inceneritore di rifiuti diventa termovalorizzatore, un condono per gente che ha portato illegalmente soldi all'estero, truffando il fisco, diventa scudo fiscale. Direi, già che ci troviamo, di chiamarlo, per coerenza, «scudo fiscale e penale» perché, come sappiamo, questo provvedimento, presentato in maniera così innocente, è un regalo agli evasori ma non solo.
Ne abbiamo visti tanti di condoni. Ogni volta indignano ma poi necessità e realismo in certi momenti costringono a vararli. Il punto, però, è un altro: questo scudo garantisce anonimato e impunità penale. Il risultato è che nessuno si interroga sull'origine dei capitali che rientrano e viene messo in luce solo l'aspetto fiscale. Hai sottratto capitali alle tasse? Paghi una piccola quota e i tuoi soldi diventano puliti. E se quei soldi li hai fatti con atti illegali e criminali?
E se li hai portati all'estero, non tanto per non pagare le tasse, quanto per evitare qualunque controllo di legalità sul modo con cui te li sei procurati? Non importa, lo scudo fiscale ti protegge dalle tasse e lo scudo penale da qualunque responsabilità.
Così, i soldi provenienti da traffici illeciti, magari da droga, da armi, dalla tratta delle persone, magari i soldi ingenti della camorra che, come sappiamo, ricicla e investe moltissimo all'estero, rientrano belli e puliti senza che nessuno li utilizzi per tracciarne l'origine, per capirne i percorsi, per individuarne le responsabilità.
Non ci vuole molto a capire che, di fronte allo scudo fiscale penale, esultano non solo gli evasori, ma anche e soprattutto la criminalità organizzata. Da parlamentare del sud e da componente della Commissione antimafia trovo questa una cosa scandalosa. La camorra, la mafia, la ndrangheta si possono battere solo seguendo l'odore dei loro soldi, solo individuando Pag. 45la scia dei loro patrimoni e attaccandoli. Rinunciare all'azione penale sul rientro dei loro capitali dall'estero significa sottrarre agli inquirenti uno strumento fondamentale, utilissimo e insostituibile.
L'ordine del giorno che presento nasce provocatoriamente proprio da questa considerazione: visto che lo scudo penale e fiscale è un regalo alla criminalità organizzata, visto che questa affama e distrugge il Mezzogiorno d'Italia, allora una parte considerevole del gettito che produrrà destinatela al sud, a quel sud sulla cui pelle i criminali hanno costruito quelle fortune che oggi voi gli pulite e gli restituite.
Destiniamo una quota all'ammodernamento delle infrastrutture sanitarie del Mezzogiorno, facciamo un'opera di compensazione. Quel poco che questo provvedimento toglierà ai capitali di una criminalità organizzata che non vede l'ora di mettersi al riparo dello scudo, restituiamolo a chi paga, giorno dopo giorno, il prezzo altissimo di vivere sotto il ricatto e la pressione delle mafie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Boccuzzi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/69.

ANTONIO BOCCUZZI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci sono uomini che sono morti in giovane età, ma consapevoli che le loro idee sarebbero rimaste nei secoli come parole iperboliche intatte e reali, come piccoli miracoli, idee di uguaglianza e di educazione contro ogni uomo che eserciti oppressione contro ogni suo simile, contro chi è più debole, contro chi sotterra la coscienza nel cemento.
Per molto tempo ho sognato, ho auspicato ed ho bramato un'Italia che si contraddistinguesse per le positività morali, etiche e personali che il nostro bel Paese merita, ma ahimé ogni giorno, destandomi da quel sogno, mi ritrovo nell'incubo di una nazione trasformata, deturpata e tristemente lasciata sola da un Governo miope e cinico che fa sognare sì il paradiso, ma a chi il paradiso non merita.
Così diventa morale respingere i clandestini e amorale auspicarne l'integrazione, diventa morale aiutare solo i facoltosi e amorale ricordare i più deboli e bisognosi. Diventa morale dover pagare per trovare un posto in ospedale e amorale essere incisivi nelle azioni per migliorare la nostra sanità. Diventa morale prendere in giro gli italiani, nascondendo un momento di crisi che il nostro Paese sta vivendo, e amorale trovare il rimedio per uscirne, perché occultare è meglio che curare.
Nell'ottica di questi pochi esempi, ma se ne potrebbero portare centinaia, diventa morale sostenere malfattori e amorale punire gli stessi e in questa abdicazione di razionalità e logica, nel rifiuto stesso della moralità nasce, e ormai si accinge a diventare legge, il provvedimento in esame.
Si tratta di un provvedimento che ha iniziato il suo iter parlamentare, ponendosi l'obiettivo di introdurre correttivi al decreto-legge n. 78 del 2009. Complimenti! Correggere, commettendo errori: neanche il più asino degli scolari sarebbe riuscito nell'intento.
Nato, come dicevo, per correggere alcune norme sull'energia, sulla Corte dei Conti, o per chiarire la portata - anche temporale - delle norme relative allo scudo fiscale, il Governo e la maggioranza hanno utilizzato questo strumento per rendere ancora più appetibile il condono sui capitali esportati illegalmente all'estero. Ciò che incide di più è la certezza di cancellare anche i reati più odiosi ed, in questi anni, con le false comunicazioni sociali o il falso in bilancio, sono stati estesi tali fenomeni truffaldini in danno dei risparmiatori e della trasparenza del nostro sistema economico.
Per non correre alcuna sorta di rischio è stata posta l'ennesima questione di fiducia, la venticinquesima per la precisione. Sarà un caso o forse «no»: il 25 nella smorfia napoletana rappresenta il Natale, ma qui non si tratta della festività, ma di poter scartare un grande, enorme regalo che il Governo si accinge a fare ai malfattori e agli evasori. Questa venticinquesima Pag. 46fiducia si identifica con il Natale dei cattivi, quelli che, per usare un eufemismo, meriterebbero il carbone. Ma voi «no», quello lo destinate alla povera gente, dimenticandola e sbeffeggiandola.
Concludo, ricordando un pezzo di Andrea Camilleri che benissimo si sposa all'assurda situazione alla quale stiamo assistendo. Questo continuo spostamento dei confini tra legalità e illegalità produce un disagio altissimo, che non è solo morale. Diventa un fatto di costume sociale e quella che chiamo la «morale del motorino», che imperversa in Italia. Con il motorino si può evitare la fila, destreggiarsi tra le auto e poi passare con il rosso, tanto con il motorino si ha facilità di manovra, si può andare contromano, si fa lo slalom, insomma si fa quel che si vuole, fregandosene delle regole che, anzi, diventano elemento di fastidio e di disturbo.

PRESIDENTE. Onorevole Boccuzzi, la prego di concludere.

ANTONIO BOCCUZZI. Caro Presidente del Consiglio, buon viaggio sul suo motorino (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. L'onorevole Berretta ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/2714/67.

GIUSEPPE BERRETTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, prima di illustrare sinteticamente l'ordine del giorno mi sia consentita una brevissima digressione. Sento, infatti, l'obbligo morale da meridionale e catanese di mettere in guardia dal rischio di inquinamento della nostra economia collegato al cosiddetto scudo fiscale. È altamente probabile che si avvalgano delle possibilità di rimpatrio dei capitale anche le organizzazioni criminali, le quali poi utilizzeranno tali capitali per investirli nei modi più disparati, alterando la concorrenza tra le imprese e incrementando il controllo dell'economia legale, peraltro avvantaggiandosi della crisi in corso.
Rispetto a tale rischio mi sarei aspettato il massimo rigore, invece nel corso dell'esame al Senato è stato introdotto, su proposta del senatore Fleres, un emendamento in base al quale tali operazioni di rimpatrio sono esonerate dalla disciplina in materia antiriciclaggio, per cui non vi è l'obbligo di segnalazione. Tale scelta è gravissima. Chi ha proposto l'emendamento, chi lo ha votato si è reso complice di una scelta davvero dannosa per l'economia legale.
Il decreto-legge, oggi al nostro esame, all'articolo 1, inoltre, modifica la disciplina in materia di interventi urgenti per l'energia. L'impianto della norma evidenzia un approccio centralista e statalista che lede le prerogative delle regioni. Tali prerogative sono previste dall'articolo 117 della nostra Costituzione. Lede, altresì, le prerogative degli enti locali, perno centrale del nostro assetto istituzionale. In sostanza, si prefigura un permanente commissariamento delle regioni e degli enti locali che contrasta con il principio di sussidiarietà tante volte richiamato, talvolta a sproposito. A questa stortura chiediamo si ponga rimedio, ridando potere e funzioni alle regioni e ai comuni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Laratta ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/2714/81.

FRANCESCO LARATTA. Signor Presidente, parliamo di scudo fiscale, una norma che oggi sarà approvata in via definitiva e che consente l'emersione delle attività finanziarie e patrimoniali detenute illegalmente all'estero da soggetti italiani che li hanno esportati entro il 31 dicembre 2008.
In sostanza, consentiamo a coloro che hanno fatto i furbi, che hanno evaso il fisco e che si sono sottratti ai doveri dei contribuenti di mettersi in regola e di fare emergere le loro attività illecite, il denaro, le risorse patrimoniali e finanziarie detenute illegalmente. Anche nel caso di reati di rilevanza penale, come il falso in bilancio, Pag. 47noi consentiamo di emergere, lasciando nell'illegalità il nome delle persone, lasciandolo al buio, nel nero, coprendo chi ha compiuto questi reati.
Facciamo emergere le risorse, incassiamo una tangente, la portiamo nelle casse dello Stato e lasciamo nell'anonimato coloro che hanno evaso, che hanno commesso reati fiscali e tutti coloro che si sono sottratti al fisco.
Dietro lo scudo fiscale si nasconde, in realtà, un Governo che non ha il coraggio di intervenire in maniera diversa, se non, come capita quando il ministro è Tremonti, con l'utilizzo dei condoni. Con lo scudo fiscale un po' di capitali rientreranno, certo, ma molti usciranno, perché chi ha portato i soldi fuori e non ha pagato le tasse viene premiato, e quindi continuerà a farlo.
Signor Presidente, approvare un condono significa preparare il terreno per condoni successivi, perché la gente, il contribuente, il cittadino capisce che può farla franca, che è meglio non pagare, che è meglio non mettersi in regola; tanto, prima o poi, con una piccola tassa, con una tangente, tutto si mette a posto.
Lo stesso Tremonti aveva fatto una promessa in televisione e aveva detto che non vi sarebbero stati più condoni dopo quelli varati nei precedenti Governi, che sono sempre i Governi in cui egli era Ministro dell'economia.
Chi ci guadagna con lo scudo fiscale? Ci guadagnano gli evasori, che pagano il 5 per cento e si mettono in regola, e coloro che hanno fatto i furbi. Si dice che queste misure sono state adottate anche in altri Paesi, negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, ma non è vero, non è così, anche perché lì il costo è molto più alto, dieci volte più alto che in Italia, e tutto avviene nella legalità, nel senso che emerge anche il nome di chi ha compiuto il reato, l'identità di chi ha nascosto i capitali.
Invece, qui da noi si paga il 5 per cento, la mazzetta, la tangente, e chi è sfuggito al fisco è stato bravo, è stato furbo e si mette a posto.
Signor Presidente, con questo ordine del giorno chiedo che, nel momento in cui il Governo e la maggioranza impongono al Parlamento e all'Italia un provvedimento come lo scudo fiscale, invocando ragioni di cassa e prefigurando sostanziosi aumenti di gettito fiscale, secondo me coerenza e decenza imporrebbero che le nuove risorse così prodotte, il nuovo gettito, sia almeno destinato ad uno scopo virtuoso.
Penso, dico qualcosa, ai reati ambientali; penso, ad esempio, alla prevenzione in ordine ai rischi sismici; penso al recupero delle navi contenenti veleni nel sud e ne approfitto per dire che il Governo fa finta di non sapere, di non sentire e di non vedere che c'è una catastrofe ecologica nei mari del Mezzogiorno; si dovrebbero utilizzare queste risorse per combattere questi mali, intervenire, creando prevenzione per quanto riguarda i rischi sismici, i danni ambientali ed ecologici.
Almeno questo, rispetto ad un provvedimento così brutto e così volgare, che questo nostro Paese oggi è costretto a subire (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. L'onorevole Cardinale ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/91.

DANIELA CARDINALE. Signor Presidente, non vi è dubbio che questo provvedimento, incredibilmente varato e sostenuto dal Governo e dalla maggioranza, peggiorerà gravemente l'immagine del nostro Paese, già, peraltro, assai compromessa. In nessun Paese al mondo, infatti, la sanzione per il rientro dei capitali dall'estero è soltanto del 5 per cento.
Negli Usa la tassa è del 41 per cento, in Inghilterra del 44, in Francia addirittura del 100 per cento. In nessun Paese al mondo, inoltre, lo Stato garantisce l'anonimato gli evasori, siano essi persone o società. In nessun Paese al mondo, infine, è stato concesso il condono tombale per falso in bilancio. Tutto ciò, sul piano dell'etica e del rigore, non può che gettare discredito sulla nostra nazione, che peraltro, per volere del centrodestra, nel 2001 e nel 2003 ha visto varare scudi fiscali che hanno fatto emergere ben 73,1 miliardi di euro, Pag. 48sui quali lo Stato ha incassato soltanto 2,1 miliardi.
Non possono rassicurarci, tra l'altro, le dichiarazioni del Ministro Tremonti sul fatto che la criminalità organizzata non utilizzerà questo strumento. Purtroppo, tanti soldi sporchi, appena ripuliti, rientreranno e condizioneranno l'economia legale, con l'inevitabile conseguenza che a soccombere saranno le imprese che in questi anni hanno operato con onestà e con sacrifici non indifferenti.
La nostra opposizione è stata, è e sarà durissima e senza appello, convinti come siamo che le poche risorse che lo Stato riceverà non valgono questo ignobile scambio, che vede premiare coloro i quali hanno frodato la nostra comunità.
Pur tuttavia, anche se consapevoli dell'insensibilità del Governo, con la presentazione di questo ordine del giorno invitiamo l'Esecutivo a finalizzare una quota del gettito che l'applicazione dello scudo fiscale produrrà al finanziamento ed al potenziamento dei servizi di trasporto dei pendolari. Sono infatti le fasce più deboli, i lavoratori e gli studenti, che utilizzano i mezzi pubblici per raggiungere i luoghi di lavoro e di studio, e pertanto riteniamo giusto che si trovino risorse per il loro potenziamento; in particolare nel sud del Paese, che in questi mesi ha subito la riduzione degli investimenti in questi settori.
Esprimo pertanto l'augurio che il Governo esprima parere favorevole, accettando senza riserve questo ordine del giorno che tenta di dare speranza a categorie deboli di cittadini che hanno subito fin troppe ingiustizie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole De Torre ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/38.

MARIA LETIZIA DE TORRE. Signor Presidente, ieri in Aula e questa mattina a Radio 3 ho sentito un esponente della maggioranza affermare che lo scudo fiscale servirà non certo alla mafia, ma piuttosto ai piccoli imprenditori e ai piccoli artigiani che dovevano trovare il modo di non pagare tasse ingiuste e troppo esose, e che ora possono riportare i loro soldi in Italia. Ogni tanto ci si deve dare qualche schiaffo in quest'Aula per capire se si sta sognando o se davvero è un rappresentante del Parlamento che sta parlando.
Ma si rende conto questo collega della gravità di questa giustificazione all'evasione fiscale che proviene dal Parlamento? Ed ha questo collega la minima idea di cosa sia la mafia? Sa questo collega che tutti gli osservatori temono proprio che saranno le grandi organizzazioni mafiose ad usare lo scudo per avere denaro pulito per le loro attività economiche, compresa l'acquisizione di quelle piccole imprese in difficoltà?
Insomma, come abbiamo detto e ridetto lo scudo fiscale ha risvolti inquietanti, ancora di più dopo le novità del Senato. Rispetto ad un cittadino onesto, chi userà lo scudo non avrà pagato l'imposta sui redditi per tutto il tempo in cui il capitale è stato all'estero, ed avrà come premio il minimo della sanzione che avrebbe pagato se fosse stato scoperto. Ma la domanda più inquietante è da dove proviene quel capitale, è già stato detto in qualche intervento che mi ha preceduto. Su quella evasione e sulle tasse di quel capitale non si indagherà mai più. Se in futuro quel cittadino sarà scoperto evasore, potrà dire che le somme che in quel momento possiede, fino a 100 milioni, saranno state rimpatriate con lo scudo, e per questo lo scudo è un potente condono fiscale.
E riguardo ai risvolti penali, è una potente amnistia, perché estingue i reati di omessa e infedele dichiarazione dei redditi, di dichiarazione fraudolenta, di occultamento e distruzione di documenti e di falso in bilancio.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 13,10)

MARIA LETIZIA DE TORRE. Sparirà traccia di capitali frutto di spaccio di Pag. 49droga, di sfruttamento della prostituzione, di traffico di armi, di finanziamento del terrorismo (tutti guadagni che normalmente sono detenuti all'estero illegalmente). Avendo la maggioranza, con l'emendamento approvato dal Senato, allargato lo scudo anche alle società di comodo all'estero, molto spesso utilizzate per le operazioni di riciclaggio, come può quel collega pensare che la mafia non userà questo enorme regalo che il Governo gli fa, potendo così eludere anche ogni futuro controllo di antiriciclaggio?
Mentre questa mattina ascoltavo in autobus con l'mp3 l'intervista a Radio Tre di questo collega, ho avuto un moto di stizza ma anche di vergogna verso chi viaggiava accanto a me, e di enorme tristezza. Non so come faccia i conti il Ministro Tremonti, ma c'è il rischio che si ripeta quanto è successo per i Tremonti bond e che i capitali che rientreranno concretamente in Italia siano davvero molto minori di quanto il Ministero dell'economia e delle finanze spera.
Infatti il rimpatrio è obbligatorio solo se le somme giacciono presso i paradisi fiscali; in tutti gli altri casi, si regolarizza e i soldi restano là dove sono. C'è anche da dire che quanto questo Governo incasserà con lo scudo è una misura una tantum e non potrà dunque servire per interventi strutturali di cui questo Paese ha tanto bisogno. Insomma, è un'economia del giorno per giorno che tira avanti con le badanti e con i soldi dell'illegalità: anche per questo mi sono vergognata questa mattina in autobus (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Ghizzoni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/39.

MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, nella prospettiva della riduzione del danno ho presentato un ordine del giorno che propone di destinare una quota del gettito prodotto dallo scudo fiscale a favore del fondo per gli investimenti nella ricerca di base. In questo primo anno di legislatura, noi del Partito Democratico abbiamo criticato l'esiguità delle risorse destinate dal Governo al settore della conoscenza e ci siamo fortemente opposti alle tante norme che hanno determinato il taglio degli investimenti per la scuola, per l'università, per la ricerca. Il motivo è banale e semplice: sottrarre risorse all'istruzione, all'innovazione, al sapere significa dare meno futuro al Paese, a maggior ragione in una congiuntura economica come quella attuale che ci vede nel bel mezzo di una crisi economica drammatica che purtroppo non ha solo carattere finanziario come ebbe a dire qualcuno, poi clamorosamente smentito dai fatti, purtroppo per noi.
Pare che il nostro Governo, però, non sia in grado di comprendere la necessità di incrementare gli investimenti nel sapere, mentre lo hanno capito benissimo gli Stati Uniti, la Francia e la Germania, che hanno investito somme davvero ingenti, come ricordava ieri sera la collega De Biasi.
Ma, signor Presidente, c'è di peggio in Italia: il Governo, infatti, oltre ad avere come unica linea di intervento quella dei tagli, aggrava la situazione con la propria inefficienza e sciatteria. È di questa mattina la notizia che il bando Futuro in Ricerca sia di fatto bloccato per la sola responsabilità del Ministero.
Sto parlando dei 50 milioni di euro destinati dall'ultima legge finanziaria del Governo Prodi a vantaggio di progetti di ricerca di giovani studiosi. Ho già polemizzato peraltro con il Ministro sui criteri previsti dal bando (non mi dilungo su questo aspetto), ma voglio invece denunciare il fatto gravissimo che, a distanza di ben sette mesi dalla scadenza dei termini per la presentazione dei progetti, non si sia ancora insediata la commissione che deve valutarli: 3 mila e 700 giovani ricercatori hanno creduto nella possibilità di ottenere finanziamenti per le proprie idee ed hanno pensato, alcuni, di poter rientrare dall'estero. Le speranze di costoro sono ad oggi tradite dall'incuria e dalla burocrazia tanto invisa a questo Governo, almeno a parole, ma che evidentemente impera nel Dicastero della Gelmini. Pag. 50
Voglio concludere questo mio intervento con una considerazione di carattere più generale e politico, che esula dal contenuto dell'ordine del giorno. Lo scudo fiscale previsto dal provvedimento, oltre a rappresentare un gigantesco condono fiscale - lo hanno detto molti colleghi - e un regalo agli evasori, così generoso da non avere eguali nel mondo in termini di percentuali di sconto sulle tasse evase, realizza un meccanismo perverso, forse economicamente utile ma certamente ingiusto dal punto di vista fiscale.
Saranno infatti finanziati con briciole - su questo punto, peraltro, sarà necessario fare chiarezza - alcuni ambiti sociali certamente meritevoli di ogni attenzione, ma sarà utilizzato danaro frutto delle attività illegali. Accade, ad esempio, che al settore dell'istruzione e dell'università viene dato uno con la mano sinistra e di fatto si toglie dieci con la mano destra.
Insomma, non so se chiaro ai colleghi, e soprattutto al rappresentante del Governo, che non mi sta ascoltando in questo momento, perché interloquisce con il Presidente ...

PRESIDENTE. Prego, onorevole Ghizzoni.

MANUELA GHIZZONI. Il rappresentante del Governo stava interloquendo con lei, signor Presidente, e non stava assolutamente seguendo i lavori.

PRESIDENTE. Le chiedo scusa, prosegua.

MANUELA GHIZZONI. Non so se sia chiaro ai colleghi e al rappresentante del Governo che con l'approvazione dello scudo fiscale stiamo insegnando ai nostri figli, alle giovani generazioni non il rispetto della legge, ma i vantaggi della furbizia. Stiamo dicendo loro che il banco sul quale stanno studiando è frutto di attività illegali e che coloro che hanno commesso quelle attività illegali hanno ricevuto dallo Stato uno sconto pari al valore corrispettivo di nove di quei banchi che mancheranno ad altrettanti studenti. Stiamo dicendo ai ricercatori precari che a fronte del microscopio che stanno utilizzando in laboratorio, altri nove ne mancheranno nei dipartimenti, ad esempio di biologia, degli atenei italiani perché lo Stato li ha regalati agli evasori.
Inoltre, il gettito raccolto dallo scudo fiscale è una tantum e non potrà finanziare interventi permanenti, che sono quelli di cui ha bisogno la società della conoscenza. Infine - è noto a tutti - lo scudo diventerà un'immensa operazione di riciclaggio di denaro sporco, utile alla grande criminalità per alimentare le sue attività, certamente in contrasto con gli obiettivi di crescita economica e di benessere sociale che l'investimento nel sapere può introdurre.

PRESIDENTE. Deve concludere.

MANUELA GHIZZONI. Concludo, signor Presidente, ma mi lasci dire che lo scudo fiscale è uno schiaffo in faccia al civismo, alla legalità e al futuro dei nostri giovani e del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Castagnetti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/98.

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Signor Presidente, con questo ordine del giorno chiediamo al Governo di presentare una relazione al Parlamento per dare conto delle attività finanziarie regolarizzate provenienti da un Paese dell'Unione, la Spagna. Tuttavia, nel breve tempo che mi è concesso, vorrei soffermarmi soltanto su due aspetti del provvedimento in esame.
Il primo: lei, signor Presidente Fini, ha parlato di anomalie procedurali. È un eufemismo evidentemente. Emanare un decreto-legge da parte del Governo con la riserva mentale di fare poi inserire dalla sua maggioranza, in una logica di continuum funzionale, all'ultimo minuto, in seconda lettura, alla vigilia della scadenza dei sessanta giorni, un emendamento contenente un principio non integratore, ma distorcente l'asse attorno a cui è stato Pag. 51costruito il testo originario, non è una mera anomalia, ma una frode di democrazia parlamentare, una vera e propria sottrazione di possibilità delibatoria, cioè della parte sostanziale del procedimento legislativo, quella della decisione. E se tutto questo diventa prassi consolidata, cioè modo di agire più volte reiterato dal Governo, allora s'innesta inevitabilmente una diffidenza, un sospetto di cattiva fede, cioè di attitudine alla bugia nel comportamento del Governo, che mina la lealtà di quel rapporto fra Parlamento e Governo stesso che pure dovrebbe reggere ogni democrazia parlamentare e anche la nostra. Dunque non di anomalia procedurale, come ha detto lei, Presidente Fini, ma di distorsione delle procedure democratiche, si deve più giustamente parlare in questo caso.
Vengo alla seconda osservazione, con la quale entro rapidamente nel merito del provvedimento. Regalare agli evasori delinquenti, cioè a quanti hanno prodotto per sé un vantaggio finanziario illecito, sottratto poi una seconda volta illecitamente al fisco con la sua esportazione all'estero, regalare loro la possibilità della cancellazione della pena dovuta per i reati commessi, oltre che un generoso dono fiscale, non configura solo una disparità di trattamento ex articolo 3 della Costituzione con i contribuenti fedeli e con gli stessi delinquenti sottoposti, invece, all'onere penale, ma - ciò è ancora più grave - trasmette l'idea che lo Stato non solo è indulgente, ma diventa complice di reati commessi a suo danno.
Nessun altro ordinamento al mondo arriva a questo; in tal modo, i cittadini acquisiscono infatti la convinzione che sia possibile sottrarsi al comando della legge perché facendolo se ne ricava poi vantaggio. È così che si devastano gli ordinamenti, è così che si cambiano i costumi e le civiltà giuridiche, è così che lo Stato diventa il grande diseducatore morale dei suoi cittadini.
Vede, signor Presidente, vi è qualcosa di assai più grave dei festini e delle escort quando si parla di etica: la distruzione del tessuto della morale condivisa attorno a cui in tutte le democrazie si costruiscono i legamenti sociali e si regge la convivenza della comunità e di ciò, con questo provvedimento, diventano corresponsabili, insieme al Governo, tutti coloro che in questa sede lo sostengono. Non dubito che ne abbiano consapevolezza, almeno lo spero per i colleghi cattolici del centrodestra che pure sono soliti vantare una certa dimestichezza con le questioni etiche (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Farinone ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/99.

ENRICO FARINONE. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, voglio ricordare per la serie «avevano detto» alcune frasi di poco tempo fa: il Ministro Tremonti nel 2008: «Mai più uno scudo fiscale»; il Ministro Tremonti nel 2009 in ordine a questi argomenti: «Tutto si concorda in sede Ecofin»; il Premier Berlusconi il 20 marzo, al termine del vertice dell'Unione europea a Bruxelles: «L'Italia prenderà in considerazione l'ipotesi di ricorrere ad un nuovo scudo fiscale solo se la misura verrà messa in campo dall'Europa». Ancora il Ministro Tremonti, il 12 luglio di quest'anno, in seguito ad un articolo de la Repubblica, nel quale si riportava l'ipotesi che il Governo avrebbe varato uno scudo contenente il condono per il falso in bilancio: «L'articolo pubblicato oggi da la Repubblica è totalmente falso».
Così, dopo aver detto più volte che non ci sarebbe stato mai più alcuno scudo, addirittura ci ritroviamo oggi con un «super scudo», signor Presidente, esteso anche alle società partecipate o collegate all'estero. Si tratta di un super scudo che introduce la non punibilità di una serie di reati societari quali il falso in bilancio ed elimina - e questo, se è possibile, signor Presidente, signor sottosegretario, è ancora più grave - l'obbligo di denuncia delle operazioni sospette di rimpatrio di capitali. Mi riferisco alle operazioni che potrebbero avere a che fare con la criminalità Pag. 52organizzata o con il terrorismo internazionale.
Quindi, abbiamo un'ulteriore innovazione nella nostra prassi, come ricordavano i colleghi ancora poco fa, ovvero un decreto-legge che corregge un precedente decreto-legge con l'inserimento, in sede di conversione, di una sorta di amnistia (questa è la parola) per reati valutari. Non c'è davvero più limite: un'amnistia - signor Presidente, lei lo sa bene - richiede una maggioranza qualificata, ma così facendo aggirate il problema.
Voglio sottolineare in modo particolare che si aggira anche la normativa sul contrasto ai patrimoni mafiosi, con l'elusione dell'articolo 41 del decreto-legge n. 231 del 2007, concernente proprio le segnalazioni di operazioni sospette in materia di antiriciclaggio e finanziamento del terrorismo. Voglio ricordare che l'articolo 41 attua la direttiva europea 2005/60/CE concernente la prevenzione dell'utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio dei proventi di attività criminose e di finanziamento del terrorismo, nonché la direttiva 2006/70/CE, che ne reca le misure di esecuzione.
Voglio anche ricordare che in sede di Unione europea, come è stato ricordato anche qualche giorno fa dall'ex Ministro onorevole Fantozzi, vi sono altri dubbi, quali quelli riservati all'IVA. Infatti, una quota dell'IVA riscossa dagli Stati è in realtà una risorsa propria dell'Unione europea, con la quale viene finanziato parte del bilancio comunitario. La Corte di giustizia europea ha già condannato l'Italia per le sanatorie del passato proprio in relazione a questo aspetto. Credo che qualcosa del genere accadrà anche adesso.
Se non bastasse tutto ciò, c'è lo scandalo degli scandali: la garanzia di anonimato per chi aderisce allo scudo. Sappiamo che negli altri Paesi civili (fatemi usare questo termine) come gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la Francia, perdonano, ma pubblicamente, ovvero non c'è l'anonimato. Noi, invece, abbiamo l'anonimato per chi aderisce allo scudo. Poiché i soldi - c'è poco da girarci intorno - che stanno all'estero derivano da evasione fiscale, da riciclaggio o da corruzione, non poter identificare i titolari dei capitali rientrati significa non poter indagare su questi motivi che sono tutti e tre reati.
C'è anche l'altro scandalo, ovvero il carico tributario limitato al 5 per cento dell'attività finanziaria regolarizzata o rimpatriata.
Praticamente si esportano risorse della collettività, ovvero l'importo della tassazione dovuta, che, come sappiamo, è ben oltre il 5 per cento, violando la legge. Si è poi messi in regola sistematicamente, non è la prima volta - a questo punto tutto autorizza l'evasore a pensare che non sarà l'ultima -, con un obolo del 5 per cento.

PRESIDENTE. Onorevole Farinone, la prego di concludere.

ENRICO FARINONE. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Mi chiedo e le chiedo, signor sottosegretario, se qualcuno del Governo mi sa spiegare - lo chiedo a lei che è qui - perché un lavoratore, tassato sul suo salario al 30 per cento o più, non dovrebbe indignarsi di fronte al fatto che i capitali evasi da un miliardario - lo voglio dire in vecchie lire: un miliardario, perché rende di più - sono tassati nell'anonimato più completo al 5 per cento. È il migliore incentivo ad esportare capitali un'altra volta.
Ebbene, signor Presidente, le chiedo, mi chiedo e chiedo all'onorevole sottosegretario: ma che Paese è mai questo? In questo contesto - ma che Paese è mai questo - mi devo limitare a presentare un ordine del giorno nel quale chiediamo al Governo almeno di presentare una relazione al Parlamento entro il prossimo giugno rispetto all'argomento che abbiamo trattato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Garavini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/100.

LAURA GARAVINI. Signor Presidente, con questo provvedimento diventiamo i riciclatori d'Europa. Soldi sporchi di ogni Pag. 53provenienza, dall'estero ma anche dall'Italia, potranno venire lavati, puliti e legalizzati con il pagamento di un ridicolo balzello, ben al di sotto delle regolari tasse che un normale contribuente dovrebbe versare. Con questa legge, non solo si frustra l'onestà di tutti i cittadini che pagano correttamente le tasse, ma è come se lo Stato italiano firmasse una cambiale in bianco a favore della criminalità.
Con questo provvedimento, lo Stato consente la legalizzazione del riciclaggio anche a capitali mafiosi. Il Ministro Tremonti, con le sue dichiarazioni, con le quali nega che lo scudo fiscale diventerà uno strumento per far rientrare i capitali criminali, fa semplice propaganda. Dall'alto della sua posizione di Ministro, cerca di sdoganare questa legge, presentandola come risolutrice della crisi, mentre in realtà giustifica una vergogna. Lo Stato favorisce anche i delinquenti, consentendo loro di riciclare i loro proventi.
Vedete, onorevoli colleghi, noi non siamo contrari a priori al rientro di capitali. Non lo riteniamo un tabù in sé, anzi in una situazione di crisi così grave, con le imprese che arrancano per assenza di liquidità, a causa del crollo degli ordinativi, in una situazione in cui veniamo confrontati quotidianamente con lo spaventoso aumento dei tassi di disoccupazione e di mobilità, in un contesto così allarmante, potremmo condividere e fare nostro un provvedimento con il quale si favorisce il rientro di un'enorme quantità di denaro. Ma il problema è che con questo provvedimento non ci si limita a consentire il rientro di capitali. Con questa, che è una vera amnistia, noi andiamo a creare garanzie di anonimato per criminali e consentiamo loro di fare fruttare addirittura i loro introiti.
Nel decreto-legge, infatti, non c'è traccia di uno dei punti cardine della lotta al riciclaggio, ossia l'obbligo per gli intermediari finanziari di segnalare le operazioni sospette. Il Governo autorizza a coprire e a tutelare chi ha riciclato il denaro proveniente anche da gravi crimini, come il traffico di stupefacenti, di armi e di esseri umani. Legalizza una pericolosa omertà, quando invece sa bene che proprio oggi più che mai l'individuazione di capitali illeciti deve essere l'obiettivo numero uno, se si vogliono contrastare le nuove mafie.
Cancellando l'obbligo di segnalazione delle operazioni sospette, la certezza dell'anonimato va ad impedire per sempre agli organi investigativi e di controllo di avere delle informazioni sull'origine e la titolarità del denaro rimpatriato. Mancherà, quindi, ogni serio monitoraggio sui titolari di quei capitali ed anche sulla destinazione di quei soldi, con effetti molto negativi sul contrasto all'illegalità.
Allora, è vero che l'Italia non è l'unico Paese che adotta provvedimenti per far rientrare i capitali dall'estero, ma negli altri Paesi l'azione di Governo non ha fatto sconti all'illegalità. La differenza fondamentale è un'azione di recupero completamente diversa: non solo non hanno concesso l'anonimato ai contribuenti, ma hanno previsto anche il pagamento delle imposte evase, inclusi gli interessi.
Con questo decreto-legge, invece, a chi ha evaso il fisco, a chi ha commesso falso in bilancio, a chi ha occultato o distrutto i libri contabili, e anche a chi ricicla denaro malavitoso, andiamo a regalare l'assoluto anonimato e la totale impunità dall'azione penale.
Ecco che ha fatto bene il capogruppo del PD a denunciare che si tratta di un provvedimento vergognoso, che tenta di cancellare con un colpo di mano le norme antiriciclaggio. Tutto questo va ad aggiungersi ad una situazione di radicali tagli alle forze investigative e di limitazione alle intercettazioni, che rischierà di svilire e di depotenziare le indagini sul malaffare e sulla criminalità organizzata.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

LAURA GARAVINI. Mi auguro, dunque, che oggi, almeno con il recepimento dei nostri ordini del giorno e con l'applicazione di una serie di correttivi anche tecnici, la maggioranza si impegni a ridurre, almeno in minima parte, i gravi danni che sta recando al nostro Paese con questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

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PRESIDENTE. L'onorevole Gozi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2741/101.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, è stato detto - lo voglio ribadire - che questo decreto-legge è un altro atto di superbia e di arroganza della maggioranza, non solo nei confronti del Parlamento, ma addirittura nei confronti della massima carica dello Stato, il Presidente della Repubblica, che già a luglio aveva consentito a firmare il decreto anticrisi, perché gli era stato assicurato che non sarebbe stato modificato in alcuni punti e sarebbe stato, invece, modificato in altri punti determinanti.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 13,30)

SANDRO GOZI. Voi, invece di apportare quelle indicazioni, da noi sottolineate e sostenute, avete ricorso ad un emendamento che stravolge l'essenza stessa del decreto-legge e che poi imponete attraverso l'ennesimo voto di fiducia. Si tratta di un altro schiaffo alle istituzioni, al Parlamento e alle prerogative del Presidente.
State assumendo molta dimestichezza evidentemente con i summit internazionali, perché ogni volta che fate delle proposte totalmente inaccettabili, sia dal punto di vista costituzionale, che dell'etica, invocate dei summit internazionali (questo piace molto al Ministro Tremonti). Questo condono per ricchi, per mafiosi, che state facendo passare, viene giustificato dall'ineffabile Ministro Tremonti con l'ultima riunione del G20.
Credo che questo sia a dir poco scandaloso e lo scandalo appare molto chiaramente confrontando quanto stanno facendo gli altri Paesi in materia di rientro di capitali, con quali regole, con quale restrizioni, con quale sanzioni, e quanto state facendo voi in Italia.
Prendiamo il caso del Regno Unito. Nel Regno Unito già nel 2007 era stato adottato un provvedimento di rientro dei capitali con grandi differenze rispetto a quello che state facendo: si doveva pagare l'intera imposta, più una maggiorazione di almeno il 10 per cento tra sanzioni e interessi. Sempre nel Regno Unito, il provvedimento di cui si parla nella legge finanziaria 2009 -2010, oltre al pagamento di tutte le tasse arretrate, prevede un'aliquota da pagare ancora in fase di definizione, ma che potrebbe addirittura arrivare al 20 per cento e forse oltre.
In Germania, nel 2004, un provvedimento di rientro dei capitali era accompagnato da un'imposta del 25 per cento, se le somme venivano regolarizzare entro l'anno, del 35 per cento per quelle successive. In Belgio, il rientro era collegato all'obbligo di reinvestire, con investimenti produttivi, le somme che rientravano all'interno del mercato e dell'economia belga.
L'ultimo caso che è piaciuto ricordare al nostro Ministro dell'economia delle finanze, che evidentemente legge i provvedimenti degli altri Paesi con ancora maggiore distrazione di quella con cui prende impegni di fronte al Presidente della Repubblica sui provvedimenti italiani, è quello degli Stati Uniti. Negli Stati Uniti, a fronte della dichiarazione di far rientrare dei capitali, sono dovute imposte sugli interessi presunti ottenuti su quei capitali nel momento in cui si trovano in qualche paradiso fiscale, si pagano poi gli interessi sulle imposte americane e si paga anche una sanzione.
La somiglianza ripresa dal Ministro Tremonti, secondo il quale lo scudo proposto concorda perfettamente con la politica degli Stati Uniti, riguarda unicamente il modo in cui viene definito l'ammontare degli interessi maturati sui capitali all'estero quando si trovano all'estero, ovvero un metodo presuntivo.
La filosofia del provvedimento italiano rispetto a quello americano è però radicalmente diversa. Prima di tutto - lo hanno detto vari colleghi - il contribuente in Italia agisce in anonimato, non è quindi costretto a svelarsi, mentre lo svelamento (la cosiddetta disclosure) è invece l'elemento di fondo, fondamentale, del provvedimento Pag. 55americano, così come di quello britannico. In secondo luogo, gli Stati Uniti non prevedono alcun condono: le imposte eventualmente evase devono essere pagate totalmente.
L'ultimo problema che ci state facendo avere come Paese - lo ricordava il collega Farinone - e di cui non si è affatto discusso in maniera adeguata riguarda l'IVA e l'Unione europea. Lo scudo, infatti, potrebbe comportare più di qualche problema, perché una parte dell'imposta riscossa dagli Stati, cioè l'IVA, è una risorsa propria dell'Unione europea con cui viene finanziato il bilancio dell'Unione. Questa è una materia sulla quale già per quanto riguarda il passato abbiamo un bel record di condanne da parte della Corte di giustizia europea. Non ci risulta, al di là invece di quanto si riporta sui giornali, che il Governo si sia posto il problema. Credo che anche di questo il Governo dovrebbe riferire in Parlamento, perché è inutile che dietro le quinte Maroni o Tremonti tentino di negoziare con la Commissione europea per riparare errori, errori che da noi sono sempre regolarmente e previamente denunciati in quest'Aula. Purtroppo il Governo non ci ascolta, come non ci ascolta in questo momento. Farebbe molto bene invece al rappresentante del Governo ascoltare un po' di vere cifre sui provvedimenti, che loro ritengono analoghi, adottati negli altri Paesi. Purtroppo, invece, o non ascolta o guarda i messaggi sul telefonino (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Lucà ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/102.

MIMMO LUCÀ. Signor Presidente, con questo ordine del giorno si impegna il Governo a presentare una relazione al Parlamento che dia conto del denaro e delle altre attività finanziarie e patrimoniali rimpatriate e regolarizzate detenute in un Paese dell'Unione, la Grecia. Vorrei illustrare qualche considerazione a sostegno di questo ordine del giorno. Con questo provvedimento è consentito - come è noto - fare emergere denaro e attività di natura finanziaria e patrimoniale detenuti illegalmente all'estero da cittadini italiani, potendo contare sulla protezione fornita da norme che consentono si essere «scudati» totalmente non solo per gli illeciti di tipo amministrativo, civile e tributario, ma anche per alcuni illeciti di rilevanza penale, come il falso in bilancio. In particolare, la norma prevede l'applicazione di un'imposta straordinaria di importo di cinque e anche dieci volte più basso di quelle applicate generalmente dagli altri Paesi dell'Unione e dagli Stati Uniti sulle attività finanziarie e patrimoniali detenute illegalmente fuori dal territorio dello Stato qualora le stesse siano rimpatriate in l'Italia.
In un Paese con livelli di evasione fiscale così diffusi e radicati come in nessun'altra nazione europea e tra i più elevati nell'intero mondo occidentale, in un Paese con una parte rilevante dell'economia produttiva e finanziaria (25-28 per cento del PIL) che sfugge ad ogni controllo fiscale e tributario e che perciò non costituisce gettito fiscale per lo Stato (sottraendosi alla responsabilità di sostenere il funzionamento dei servizi sociali, l'organizzazione della pubblica sicurezza, l'equilibrio delle pensioni, la qualità delle prestazioni sanitarie e il buon funzionamento delle autonomie locali), in un Paese con una diffusa e sempre più aggressiva presenza della criminalità organizzata nei settori più disparati della vita economica e sociale (dalle grandi opere all'edilizia, dalle discariche abusive alla droga, dallo sfruttamento del lavoro degli immigrati alla prostituzione), con problemi quindi di riciclaggio e di ripulitura di enormi quantità di denaro provenienti da queste attività illegali diffuse in tutto il territorio nazionale e non solo nel Mezzogiorno, in un Paese con una pressione fiscale che si è fatta insostenibile sulle retribuzioni, sulle pensioni, sulle imprese condotte da imprenditori onesti e capaci, sui contribuenti cioè che pagano regolarmente le tasse fino all'ultimo centesimo, ecco in un Paese così il Governo non trova niente di meglio da fare che approvare con il voto Pag. 56di fiducia (senza alcuna discussione, senza nessun approfondimento, senza nessuna apertura al punto di vista dell'opposizione e senza neanche provare un briciolo di vergogna) l'ennesimo condono tombale a beneficio degli evasori.
Se la memoria non mi inganna è il dodicesimo condono, l'ennesimo regalo a favore dei contribuenti disonesti, l'ennesimo inganno per legittimare e perdonare reati come il falso in bilancio, la fatturazione falsa, la distruzione di documenti contabili. Un provvedimento che libera gli stessi operatori finanziari dall'obbligo di quelle doverose segnalazioni che consentivano di tanto in tanto nel passato di intervenire sul riciclaggio di denaro.
Un provvedimento che consentirà al Ministro Tremonti di ripetere - lo vedremo nei prossimi giorni - molto furbescamente che non vi saranno nuove tasse, mentre, come abbiamo letto questa settimana su Famiglia cristiana, le nuove tasse ci sono, ma portano un altro nome. Sono, ad esempio, come quella di 500 euro per la regolarizzazione delle badanti: una tassa odiosa sulle famiglie e sugli anziani, una tassa sulla sofferenza e sulla malattia, una tassa sulla fatica dell'assistenza e della cura di persone in difficoltà. Naturalmente la maggioranza continua a riempirsi la bocca di chiacchiere sul sostegno alle famiglie dopo aver persino soppresso il Fondo per la non autosufficienza di 400 milioni di euro per il prossimo anno, il 2010, con buona pace - credo - dei colleghi cattolici presenti nella maggioranza di Governo.
Signor Presidente, con questo provvedimento si violano principi etici fondamentali, per evocare i quali il Ministro Tremonti sta inondando giornali e televisione di considerazione morali e filosofiche totalmente prive di ogni riscontro nell'attività del Governo. Un condono contro lo Stato di diritto, un formidabile incentivo ad esportare ancora e ancor più massicciamente fino al prossimo condono (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Merloni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/105.

MARIA PAOLA MERLONI. Signora Presidente, con l'ordine del giorno che ho presentato, voglio porre in evidenza la questione del rientro dei capitali ed evidenziare tutto il giudizio negativo che noi esprimiamo sul provvedimento in esame. Il decreto-legge su cui è stata posta la questione di fiducia e che viene mediaticamente venduto come lotta e contrasto ai paradisi fiscali, di fatto legalizza in modo totalmente anonimo e ad un costo assolutamente simbolico e irrisorio il rimpatrio di capitali, in larga parte illeciti e frutto di transazioni illecite.
La norma che viene imposta è peggio di una sanatoria, di un condono fiscale, è una vera e propria amnistia e, come molti colleghi hanno già denunciato, dovrebbe essere approvata dal Parlamento con una maggioranza qualificata e non ricorrendo all'ennesimo voto di fiducia, il venticinquesimo, delegittimando ancora una volta il Parlamento nell'esercizio delle sue funzioni. Oggi con questo decreto-legge viene premiato chi ha portato denaro all'estero e non ha pagato le tasse. Viene premiato chi ha truffato i risparmiatori e vengono premiati coloro che hanno commesso reati che vanno dal falso in bilancio, alla falsa fatturazione, alle false comunicazioni sociali, all'occultamento se non alla distruzione di documenti contabili a danno della trasparenza del sistema economico. Oggi vengono premiate operazioni che sono frutto della mancanza di moralità ed etica. Ma erano proprio la mancanza di moralità ed etica le cause alla base della crisi economica e finanziaria che si è abbattuta su milioni di cittadini, come più volte è stato dichiarato anche dal Ministro. Ed oggi, invece, noi li vogliamo premiare. Mi sembra una contraddizione.
Signor Presidente, questo decreto-legge che noi abbiamo contestato e continuiamo a contestare è un provvedimento che non solo infligge un danno alle tante imprese virtuose e ai tanti cittadini onesti, ma colpisce il sistema delle regole democrati Pag. 57che e di rispetto della legge e senza alcun bisogno getta un'ulteriore ombra sull'immagine internazionale del nostro Paese. Si sta infatti rendendo possibile il rischio di contravvenire a quelle che sono le normative riguardanti l'antiriciclaggio e l'antiterrorismo, con vantaggi evidenti a favore della criminalità organizzata rendendo pulito e lecito ciò che fino oggi detenevano illegittimamente.
Anche per questa ragione con l'ordine del giorno che presento chiedo l'impegno del Governo a presentare entro il prossimo mese di giugno 2010 una relazione che dia conto del denaro e delle altre attività finanziarie e patrimoniali rimpatriate e regolarizzate, che oggi sono detenute presso l'Ungheria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, in relazione all'articolo 154, recante la disposizione transitoria sulla conversione dei decreti-legge, chiedo alla Presidenza di valutare l'opportunità di applicare il Regolamento, in alcuni suoi punti, tenendo conto del combinato disposto degli articoli 24 comma 12, 154 comma 1 e 49 comma 1, per fattispecie che rispondono a parti a nostro avviso prevalenti e rilevanti del decreto-legge n. 103 del 2009 oggi in discussione, per aspetti che richiamano materie assai rilevanti di carattere penale e soprattutto relative a diritti di libertà di cui agli articoli 6, da 13 a 22 e da 24 a 27 della nostra Costituzione, nonché richiamanti i diritti della persona umana di cui all'articolo 32, secondo comma, della Costituzione.
Pertanto, signor Presidente, formulo alla Presidenza la richiesta di votazione a scrutinio segreto di tutte le parti, compreso l'eventuale voto finale sul provvedimento medesimo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, registro la sua richiesta, che inoltro al Presidente della Camera, anche in relazione, forse, all'irritualità del momento nel quale è stata posta, ma soprattutto per la rilevanza che riveste.
L'onorevole Verini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/2714/107.

WALTER VERINI. Signor Presidente, l'obiettivo dell'ordine del giorno in esame è chiaro: quello di introdurre un criterio di trasparenza e di oggettività nel processo di rientro dei capitali, quella trasparenza che è totalmente assente nei provvedimenti del Governo. Sappiamo bene che l'Esecutivo e le stesse forze della maggioranza non terranno in alcun conto le osservazioni dell'opposizione, così come sappiamo bene che l'aver posto la questione di fiducia conferma una volta di più debolezza e arroganza di una maggioranza che non sembra in grado di affrontare un confronto parlamentare che sia davvero autentico, democratico e sopratutto libero.
Sappiamo bene che questo dibattito, pur ferito dalla posizione della questione di fiducia, verrà a sua volta troncato. Tuttavia credo sia giusto ribadire ancora una volta la nostra contrarietà di fondo a quello che obiettivamente non è solo un ennesimo condono, ma una vera e propria amnistia. Vi è una contrarietà di fondo, di principio.
Si manda un messaggio gravissimo al Paese, soprattutto a quel Paese che ogni giorno compie il proprio dovere, che paga regolarmente le tasse e che rispetta le regole. Si premiano i furbi con un'imposizione modestissima in caso di rientro dei capitali, un'imposizione di molto inferiore a quella praticata da altri Paesi europei. Si garantisce segretezza anche di fronte a capitali depositati all'estero, che sono frutto di attività illecite e financo criminali.
È una grave ferita per la credibilità dello Stato. È un messaggio eticamente insopportabile per le persone perbene. Si premiano gli scorretti, i disonesti, perfino i criminali, e si beffano le tante persone Pag. 58che tengono su davvero questa nostra Italia e che lo fanno con tenace e semplice onestà. È una grave ferita all'etica pubblica, al principio di legalità, ed è una ferita anche rispetto ad alcune normative europee. Il nostro atteggiamento e le nostre riserve, in sede di esame delle questioni pregiudiziali, paventavano la possibile violazione dell'articolo 11 della Costituzione. È, infine, un segnale negativo anche a tante imprese, a quelle migliaia di imprese e di imprenditori che, soprattutto in un momento come questo di gravissima crisi, affrontano il mercato, le sue regole e la libera concorrenza con coraggio, trasparenza e rispetto delle leggi. Non possono, non debbono esservi cittadini più uguali degli altri e, quando vi sono, come è accaduto troppo spesso relativamente a provvedimenti del vostro Governo, guarda caso, quelli più uguali sono quelli più scorretti. Infine, con quale credibilità il nostro Governo potrà partecipare alle iniziative internazionali per fissare nuove regole - regole, non alibi, furbizie o amnistie - per la finanza e l'economia mondiale?
Si tratta anche di un provvedimento di assai dubbia efficacia finanziaria. Abbiamo sentito, perfino, Ministri avventurarsi in cifre previsionali da destinare a questo o a quel settore. Si tratta di previsioni fondate sul nulla, una sorta di gratta e vinci ministeriale. È anche questa, crediamo, una nuova mancanza di rispetto per i cittadini, per quei settori gravemente colpiti dalla crisi, dai tagli e dall'incapacità dell'Esecutivo di dare risposte adeguate alle famiglie, alle imprese, ai precari e alla scuola, insomma a settori strategici per il futuro dell'Italia.
È probabile che questo pomeriggio il Governo otterrà la conversione in legge del decreto-legge in oggetto in questa Camera, grazie alla votazione della fiducia, prima, e al rifiuto di un confronto vero. Sarà, forse, una vittoria numerica, ma penso che per l'Esecutivo sia una sconfitta politica, etica e morale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Zampa ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/108.

SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, signor sottosegretario, con questo ordine del giorno chiediamo al Governo di presentare al Parlamento un rendiconto sul flusso di denaro e di altre attività patrimoniali e finanziarie rimpatriate e regolarizzate, provenienti dalla Slovacchia.
Ma ciò che oggi ci sta a cuore dire e ribadire con la presentazione di questi ordini del giorno, in relazione allo scudo fiscale, è che ci troviamo davvero di fronte ad un provvedimento che non è degno di un Paese civile. E noi crediamo che l'Italia sia e debba restare un Paese civile. Nessun altro Paese, infatti, ha consentito - anche se da parte di esponenti del Governo si racconta che altri Paesi, come gli Stati Uniti, l'hanno fatto - come, invece, vi apprestate a fare, che gli evasori paghino un decimo di quanto avrebbero dovuto pagare. In nessun Paese è possibile rimpatriare i capitali con l'anonimato, che cancella ogni rilevanza e ogni ricaduta penale, anche per chi ha esportato fondi che sono frutto di reati e di attività criminali.
Su un quotidiano di oggi si legge che l'Italia sta per trasformarsi in un paradiso fiscale, nel quale stanno pensando di chiedere residenza fiscale di comodo coloro che all'estero hanno situazioni di irregolarità fiscale, per parcheggiare in Italia le loro irregolarità, fino a quando nei loro Paesi non potranno più essere contestate dalle loro autorità fiscali.
Ma in questo paradiso fiscale, signor sottosegretario, guarda caso, i beati sono sempre pochi e resteranno pochi; sono sempre i soliti, sono quelli che hanno tanto denaro da averlo potuto esportare all'estero, perché se lo avessero tenuto qui in Italia, ci avrebbero dovuto pagare le tasse.
Noi abbiamo tentato ogni argomento e credo che voi non li abbiate neppure ascoltati. Abbiamo spiegato che la gravità di questo provvedimento è innanzitutto sul piano etico e abbiamo suggerito che si Pag. 59poteva evitare l'anonimato e che, se le ragioni della cassa lo richiedevano, si poteva anche fare, ma almeno in un altro modo, benché voi per primi vi foste impegnati in passato a non fare più condoni fiscali.
Io credo che gli italiani non dimentichino le promesse tradite in campagna elettorale e non credo che gradiranno questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Cesare Marini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/2714/111.

CESARE MARINI. Signor Presidente, vorrei fare alcune considerazioni che riguardano il modo di agire del Governo e anche della maggioranza che sostiene questo Governo, cioè il ricorso a provvedimenti immorali per poter fare cassa, come si usa dire, per far sì che lo Stato abbia delle entrate in una fase di difficoltà. Non è immaginabile che si possa ripetere, come credo sia avvenuto qualche volta nel passato, la procedura in base alla quale chiunque paghi un obolo allo Stato possa estinguere il reato.
È vero, si potrà dire che questo è un evento eccezionale che riguarda una particolare fattispecie, ma in ogni caso è un comportamento che uno Stato democratico non si può permettere. Se si ripete l'uso dello strumento del condono perché fa comodo al Governo, anziché abituare il cittadino a comportamenti virtuosi, perché sono gli obblighi della convivenza che lo vogliono, lo educhiamo alla trasgressione continua, facendogli intendere che, dopo tutto, quando si commettono atti illeciti, prima o poi ci sarà modo di cancellare l'illiceità.
Sappiamo che la democrazia è soprattutto il regime dell'uguaglianza, così essa si caratterizza. Uguaglianza significa che tutti i cittadini sono uguali dinanzi la legge e non è pensabile, allora, che si proceda con una legislazione che fa differenza fra cittadini e cittadini: c'è chi paga le tasse e c'è chi non le paga, e i due tipi di cittadini non sono la stessa cosa.
È vero che il principio di uguaglianza è stato già leso, basterebbe pensare al lodo Alfano, e quindi mi pare che ci sia una sottovalutazione della necessità del rispetto assoluto di questo dettato costituzionale. Dobbiamo, allora, capire che questo provvedimento è sbagliato, è un provvedimento pericoloso ed è un provvedimento di cui non si avvertiva la necessità. Se oggi c'è il problema di fare in modo che aumentino le entrate dello Stato, si possono percorrere altre vie, altri modi.
Sì può fare come fece il primo Governo Prodi, cioè chiedere ai cittadini un particolare sacrificio; ricorderete la tassa prevista (anche allora si trattava di una cosa minima) per far sì che l'Italia arrivasse al traguardo dell'euro e ricorderete, soprattutto, come i cittadini capirono la richiesta del Governo e risposero in maniera massiccia.
Fummo ripagati con un atteggiamento corretto da parte dello stesso Governo Prodi che restituì la richiesta di anticipare una somma per necessità di cassa. Dobbiamo capire che se si chiede il sacrificio, il cittadino italiano sa rispondere però bisogna evitare in ogni caso che vengano approvati provvedimenti analoghi a quelli che la maggioranza si sta accingendo ad approvare. L'opposizione non ha potuto impedire l'approvazione di questo provvedimento, ha tentato in ogni modo di farlo, sta tentando di correggerlo, abbiamo presentato molti ordini del giorno quanto meno per sensibilizzare la maggioranza e il Governo su alcune questioni. Così l'ordine del giorno del quale sono firmatario...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

CESARE MARINI. ...chiede che ci siano un monitoraggio sui flussi di cassa che proverranno da un piccolo Stato europeo. Sappiamo che in questo Stato, nel passato, ci sono state molte chiacchiere circa la conservazione di capitale illecito e quindi credo faccia bene lo Stato italiano e il Governo ad avere sempre presente i flussi che verranno da quel Paese per capire qual è la rete attraverso la quale si esercita l'illegalità finanziaria.

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PRESIDENTE. L'onorevole Nannicini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/112.

ROLANDO NANNICINI. Signor Presidente, prima di illustrare il mio ordine del giorno n. 9/2714/112 che chiede un attento monitoraggio delle conseguenze del provvedimento per quanto riguarda il rientro dei capitali da Paesi che stanno all'interno dell'area europea (anche se poi hanno scritto Belgio e Lussemburgo a sequenza), mi preme ricordare alcune cose: in primo luogo la correttezza del Presidente della Repubblica al quale, in agosto, a seguito di una nuova riunione del Governo, è stato presentato un decreto correttivo dello «scudo fiscale» per impedire che fosse applicato ai procedimenti in corso. Quindi, fino a quel momento, siamo stati nella regolarità totale perché il decreto-legge n. 78 del 2009 doveva essere modificato con un provvedimento che avrebbe ristretto l'ambito dello scudo fiscale e lo avrebbe reso inapplicabile ai procedimenti in corso.
Una maggioranza che crede di non dover mai rispondere al Paese perché con il populismo, in modo diretto e con gli appelli pensa di non doverlo più fare perché ha vinto le elezioni, al Senato ha presentato un emendamento che allarga la sanatoria, arrivando addirittura all'assurdo che chi ha evaso e ha fatto falso in bilancio nelle sue imprese e nella sua contabilità, se detiene quei soldi (si parla di 200-300 miliardi di euro) nel Paese è perseguibile penalmente e giuridicamente, se invece li ha portati all'estero usufruisce della sanatoria introdotta con un emendamento approvato al Senato (fa quasi rima) e approvato dal Governo e dalla maggioranza. Questi sono i fatti.
Correttezza istituzionale vuol dire che il Paese deve reagire. Questa maggioranza non penserà di portare in porto l'ennesimo gioco delle parti nel quale il Governo si fa un decreto che ripulisce un errore e poi con l'iniziativa parlamentare - in questo caso del Senato e della sua maggioranza con il parere favorevole del Governo - lo modifica e lo rende realmente inapplicabile, sia nei termini sia nell'allargamento di una sanatoria intollerabile rispetto alle condizioni del Paese. Quindi «fiducia» o «tagliola», chiamate come vi pare il dibattito parlamentare della Camera: questo dibattito non finisce qui, perché non potete pensare di avere sempre tutte le istituzioni del Paese a vostra disposizione per fare le cose peggiori.
Quindi su questo non entro né in polemica né in discussione, attendo con serenità tutti gli organi costituzionali, in particolare la Corte costituzionale: voglio sapere se è costituzionale che se uno evade e tiene i soldi in Italia è punibile, e se li porta all'estero non è punibile. Incomincio a pensare che ci sia la necessità di alcuni procedimenti: il Paese saprà reagire. Coinvolgere nella polemica il Presidente della Repubblica è sbagliato perché conosce il primo decreto-legge ma non conosce ancora le modifiche che i due rami del Parlamento hanno apportato.
Questo è l'elemento di fondo, questo è il modo di discutere, non con le polemiche sugli assenti o sui presenti: avremmo potuto essere tutti presenti ma si perdeva comunque nel dibattito parlamentare e nel voto. Ma è corretto riportare i termini per come sono: si fa un decreto-legge in cui si correggono degli errori, poi per iniziativa della maggioranza si introducono delle sanatorie inaccettabili nei confronti del Paese. Il Paese lo conosco, anche se sono in minoranza, saprà reagire; questo elemento non è finito.
Non vi troverete a fare nella finanziaria emendamenti che vogliono tanti commercialisti e tante banche per superare la data del 31 dicembre 2009, perché vi conosco, siete pronti da una finanziaria leggera a renderla pesante per i vostri interessi. Vi sfidiamo, ci stiamo e attendiamo la reazione del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Carella ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/113.

RENZO CARELLA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, voglio raccontare un Pag. 61episodio di questa mattina, proprio per dare il senso della contrarietà e soprattutto dello sconcerto che c'è tra la gente. Questa mattina come da programma ho incontrato alcuni cassintegrati della città di Colleferro dove sono state chiuse tre fabbriche (tra cui l'Alstom, l'Arc e la Caffaro), decine e decine di operai non hanno da sei mesi la cassa integrazione e mi dicevano che non hanno i soldi per pagare i tributi locali: l'acqua, i rifiuti, la mensa per i propri figli. D'altro lato vedono, sentono e ascoltano come vengono trattati i furbi, quelli che non hanno pagato le tasse per far funzionare questo Stato, per garantire l'assistenza sanitaria e per garantire il finanziamento delle scuole: non hanno mai contribuito perché le loro ricchezze le hanno portate all'estero, mentre gli operai pagavano il 30 per cento di aliquote sul proprio salario, molta gente pagava il 40 per cento, come gli artigiani e i commercianti.
Queste persone si sentono vessate due volte, perché hanno contribuito anche pesantemente al pagamento dei tributi che gli spettavano e oggi vedono la gran parte delle persone che non hanno contribuito che hanno la possibilità, con poche migliaia di euro, di mettersi a posto con la legge. Il 5 per cento è una miseria, se solo pensiamo a quanto guadagneranno da questa manovra le banche e i mediatori finanziari. È bene che queste cose siano sottolineate in ogni momento. Le banche: quelle che sono oggetto di critica, anche aspra, da parte del Ministro Tremonti, che da una parte critica e dall'altra le favorisce, perché da questa manovra il 10 per cento andrà alle banche e ai mediatori finanziari. Se entreranno 100 miliardi, come dicono, 10 miliardi di euro saranno appannaggio delle banche e solo 5 miliardi sarà l'entrata dello Stato.
Non solo, ma questo scudo consente di sanare non solo reati amministrativi, ma anche reati penali come il falso in bilancio: alla faccia della trasparenza e della moralità che noi chiediamo alle attività economiche, alle imprese e alle banche! Il Governo per primo da una parte fa annunci e dall'altra sottopone al Parlamento questi provvedimenti.
Dunque, c'è un divario tra il Paese e queste proposte, tra il Paese e questa maggioranza al di là della propaganda che propinate ogni sera perché avete i mezzi per farlo. Ma la gente che quotidianamente ha difficoltà è sempre di più. Si tratta di quella gente che si vede presa in giro perché si nega addirittura l'esistenza della crisi e, addirittura, vi sarebbero forze politiche che fanno il tifo per la crisi. No, la crisi c'è e riguarda milioni di persone e di lavoratori, uomini e donne che hanno di fronte a sé l'incertezza non della fine del mese ma del quotidiano, della giornata e che non sono in grado di garantire ai propri figli la normale vita quotidiana, appunto. Forse non hanno i soldi per comprare i buoni per andare a mensa e si vedono staccata la luce perché non sono in grado di pagare la fattura dell'ACEA o quella dell'ENEL.
Chiediamo, con l'ordine del giorno in esame, che il Governo presenti, nel mese di giugno 2010, una relazione sulle attività finanziarie e patrimoniali rimpatriate e regolarizzate detenute presso i Paesi Bassi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Siragusa ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/49.

ALESSANDRA SIRAGUSA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'ennesimo voto di fiducia è stato posto su questo provvedimento - e lo sappiamo bene - non per bloccare l'opposizione, perché i numeri di questo Governo sono talmente ampi che non ne ha bisogno. Il Paese, però, deve sapere che il ricorso al voto di fiducia serve sempre a mettere il bavaglio al dissenso interno alla maggioranza, a bloccare e a fermare quelli che si chiedono, in questo anno e mezzo di Governo, dove sia il ragionamento sul bene del Paese. È un Governo che si mantiene sul gioco dei contrappesi e dei ricatti. La Lega chiede i soldi per le multe delle quote latte, le ronde Pag. 62e gli inutili provvedimenti propagandistici contro gli immigrati; il Popolo della Libertà vola molto alto, ora con il lodo Alfano ora con lo scudo fiscale. E la fiducia mette il silenziatore a chi, anche nella maggioranza, si chiede davvero cosa c'entri tutto questo con i bisogni, con gli interessi e con le questioni che toccano da vicino le famiglie del nostro Paese.
Vengo ora allo scudo fiscale. Serve davvero a far quadrare i conti questa sanatoria? Qualcuno può dirci cosa sta succedendo davvero? A me sembra un impazzimento. Davanti ai problemi delle famiglie il Governo dedica le sue energie, i suoi voti di fiducia e i suoi sforzi per mettere al riparo i pochi italiani che hanno truffato tutti gli altri, portando denaro all'estero e non pagando le tasse. Certamente quando si dice che chi porta il denaro all'estero truffa lo Stato può sembrare un problema distante. In realtà, questo si concretizza proprio con una truffa di pochi italiani nei confronti di tutti gli altri, di quelli che pagano le tasse, che lavorano, che faticano, che subiscono la crisi e che vengono licenziati e non sanno, in questo momento, come sbarcare il lunario. Il Governo licenzia decine di migliaia di precari della scuola e decide, però, di proteggere quelli che - lo ripeto - hanno truffato tutti gli altri. Ora questo fatto, a nostro parere, è inaccettabile. Abbiamo provato a discuterne ma, per i motivi che ho già spiegato, rimaniamo inascoltati.
Entrando nel merito dell'ordine del giorno che illustro ricordo che viene reintrodotto, come correttivo al decreto-legge che avevamo già approvato nello scorso luglio, un nuovo ruolo del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare in ordine alla produzione, al trasporto e alla trasmissione di energia. Voglio ricordare che questa modifica è stata chiesta a viva voce dalla Ministra Prestigiacomo che ha giudicato, in quel momento (in estate), il decreto-legge, così com'era stato approvato, un colpo di mano subito in sua assenza, mentre lei rappresentava l'Italia e gli interessi dell'Italia all'estero.
Vorrei ricordare le parole della Ministra: il decreto-legge sopprime di fatto, dice la Prestigiacomo, il ruolo del Ministero dell'ambiente nel delicato iter autorizzativo per la realizzazione di centrali di produzione e per le reti di distribuzione di energia ed esautora ogni ruolo degli enti locali. Si tratta di un provvedimento, continua il Ministro Prestigiacomo, di inaudita gravità, inaccettabile per chi in questa legislatura ha sbloccato, nel rispetto della normativa ambientale in pochi mesi, centinaia di pratiche VIA che paralizzavano la realizzazione di importanti opere per lo sviluppo del Paese.
Ma continua poco dopo il Ministro su Il Corriere della Sera, chiedendo modifiche sostanziali al decreto-legge e denunciando il metodo attraverso il quale i Ministeri non competenti sarebbero o sono diventati, in nome della semplificazione, portabandiera di una norma che la Ministra stessa definisce deleteria dell'ambiente.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ALESSANDRA SIRAGUSA. Le cose che ha detto il Ministro Prestigiacomo non riguardano soltanto il Ministero dell'ambiente, ma anche il ruolo degli enti locali.
Facciamo tanto parlare sul federalismo e mortifichiamo il ruolo di regioni, enti locali e comunità montane nella produzione e nella trasmissione dell'energia. Non possiamo immaginare che si sottragga agli enti che hanno costituzionalmente il potere, almeno concorrente, di decidere su ciò che avviene nel loro territorio proprio una materia così determinante, ce lo ricorda l'articolo 117 della Costituzione.

PRESIDENTE. L'onorevole Bocci ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/50.

GIANPIERO BOCCI. Signor Presidente, il mio ordine del giorno riguarda le misure di semplificazione per gli interventi di produzione e distribuzione di energia e soprattutto la necessità di salvaguardare una corretta utilizzazione del territorio tenendo conto del ruolo degli enti locali. Pag. 63
Vorrei anch'io soffermarmi su alcuni passaggi del provvedimento che stiamo discutendo. Credo che ormai sia chiaro, non solo all'opposizione ma anche al Governo, che da parte del Paese c'è una reazione forte ad un provvedimento ingiusto e che va contro gli interessi del Paese che lavora e che il Paese sta reagendo - lo voglio ricordare - e ciò si vede anche da alcune prese di posizione di mondi importanti di cui spesso il Governo cerca di prendere come riferimento per alcune iniziative.
Voglio ricordare ad esempio due note. La prima riguarda Famiglia Cristiana. Famiglia Cristiana ritiene che non solo è un provvedimento che va a legalizzare l'evasione e sostanzialmente premia le persone disoneste, ma ci ricorda che è anche un Governo che, anziché diminuire le tasse, le tasse le mette alle fasce più deboli. In questo caso viene citato l'esempio dei 500 euro per la regolarizzazione delle badanti e quindi le tasse sulla famiglia e sugli anziani.
Vorrei anche ricordare come un altro giornale importante del mondo cattolico, L'Avvenire, faccia un'osservazione significativa quando si sofferma sulla qualità e sul contenuto del messaggio che viene dato. È un messaggio che viene definito una soluzione «premia furbi» che non può essere bilanciata da proclami e da grandi battaglie sui fannulloni.
Sono prese di posizione chiare che stanno a testimoniare come il Paese ormai di questo Governo non solo non si fida più, ma soprattutto è preoccupato dell'azione di Governo. Del resto il Ministro Tremonti anche in quest'Aula durante la campagna elettorale (e lo stesso Presidente del Consiglio) aveva assicurato agli italiani che in questa legislatura non ci sarebbero stati più condoni e sanatorie.
Aveva preso un impegno di fronte al Paese ed aveva anche ricordato che quanto era avvenuto nel Governo Berlusconi del 2001 e del 2002 non si sarebbe più verificato nel corso di questa legislatura. Sta tutto dentro in tale passaggio il problema di questo Governo e di come si rapporta con l'Italia e con gli italiani.
Si tratta di un Governo e di una maggioranza che viene meno a principi importanti di onestà, coerenza, serietà, credibilità e autorevolezza rispetto alle cose che promette che poi vengono puntualmente disattese dai provvedimenti reali che vengono portati in Parlamento e che vengono approvati.
Non si riesce mai una sola volta a rispettare gli impegni che vengono assunti con l'Italia e con gli italiani.
Questo decreto-legge è una vera e propria sanatoria - dobbiamo chiamarla per nome e per cognome - per una serie di reati che vanno dal falso in bilancio alla falsa fatturazione. Tutto questo insieme ad un altro aspetto molto grave - come è stato più volte sottolineato da chi mi ha preceduto - ovvero all'assicurazione che resterà anonimo. Qui di battaglie contro i paradisi fiscali non c'è traccia, non c'è proprio niente di tutto questo. Qui si garantisce una sola cosa: l'impunità.
Ha avuto ragione il capogruppo del Partito Democratico Soro ieri quando ha ricordato che questo decreto-legge genera illegalità perché mostra tutta la debolezza dello Stato e ancora una volta dobbiamo riconoscere che lo Stato è forte con i deboli e debole con i forti. Credo che, accanto alle altre argomentazioni portate dai colleghi, rimane l'amarezza per uno Stato che rispetto alle difficoltà di chi non ce la fa, ancora una volta, non riesce ad essere credibile e coerente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Strizzolo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/114.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, egregi colleghi, signor rappresentante del Governo che pazientemente sta ad ascoltare questi interventi che non sono assolutamente rituali, credo che in queste ore i gruppi parlamentari di opposizione stiano conducendo una pacifica battaglia democratica nell'interesse generale di questo Paese per contrastare un provvedimento che, come hanno già sottolineato i molti colleghi intervenuti, non risponde Pag. 64assolutamente a nessuno degli obiettivi strategici rispetto ai quali, invece, il Governo cerca di fare presente che porterà dei benefici.
Abbiamo letto e sentito in questi giorni e in queste ore, tra le altre cose, questo attacco del Ministro Tremonti alle due banche che hanno deciso di non ricorrere ai cosiddetti Tremonti bond. A questo proposito rasentiamo l'assurdo, il paradossale: il Ministro, che dovrebbe essere contento e felice che questi due importanti istituti di credito abbiano valutato non necessario ricorrere alla sottoscrizione di queste obbligazioni, messe a disposizione dal Ministero dell'economia e, che quindi, dovrebbe dare di ciò una valutazione positiva, attacca le banche dicendo che non concedono il credito. Il Ministro Tremonti mi sembra come quella persona che talvolta, passando di notte davanti ad un cimitero, canta e parla ad alta voce per farsi coraggio.
Infatti, il problema vero in questo Paese in questo momento non è solo e non tanto quello di garantire l'apertura di credito alle piccole e medie attività imprenditoriali. Naturalmente qui le banche fanno ineludibili valutazioni di tipo tecnico-finanziario. Ma il problema di fondo è insito in una incapacità di questo Governo di delineare una vera e propria strategia di ripresa per il Paese.
Questo è ciò che dovrebbe restituire fiducia agli imprenditori e all'intero sistema economico produttivo del Paese. Invece si continua con i proclami, facendo propaganda e non intervenendo, invece, per esempio, utilizzando proprio le risorse risparmiate per il fatto che le banche, almeno queste due, non sono ricorse alla sottoscrizione di obbligazioni, destinando quelle risorse all'aumento delle detrazioni fiscali per il mondo del lavoro dipendente e le famiglie.
Solo così o, comunque, anche attraverso una misura di questo tipo è possibile restituire un po' di fiducia, aumentare il potere di acquisto e dare un po' di ossigeno all'economia. Ma non accade nulla di tutto questo e siamo in presenza di un Governo che si muove attraverso strumenti parlamentari più o meno leciti, secondo me, perché soffocare in maniera così robusta il dibattito su un provvedimento così importante non aiuta a dare garanzie democratiche a questo Paese.
Un'ultima cosa, signor Presidente, perché ho sentito la campanella suonare: oltre ad altre carenze, questo Governo - nel Ministero dell'economia e delle finanze c'è una persona sicuramente molto valida e preparata dal punto di vista professionale come il Ministro Tremonti - non è in grado di mettere in campo una seria politica fiscale per dare certezza ai contribuenti e agli imprenditori. Infatti, uno degli elementi che può assicurare capacità attrattiva per gli investimenti e competitività al sistema Paese è quello di avere un sistema fiscale serio, trasparente, equo e certo, soprattutto certo, perché, con i continui mutamenti normativi in campo tributario e fiscale, si addossa ai contribuenti, e in particolare alle piccole e medie imprese, una serie di adempimenti che non li aiuta non solo nell'espletamento di detti adempimenti, ma neppure nel programmare la propria attività e nel determinare nel tempo un programma di investimento.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

IVANO STRIZZOLO. Anche da questo punto di vista vi è una sostanziale inadeguatezza di questo Governo. Ci auguriamo che, superato questo momento, vi sia una seria riflessione, ripeto quest'ultimo punto, in materia di politica fiscale, perché non si può andare avanti a suon di condoni e di sanatorie, ma con una seria e rigorosa politica che riporti veramente l'equità e la giustizia in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Calvisi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/115.

GIULIO CALVISI. Signor Presidente, le nostre posizioni sono note al Governo e alla maggioranza: avremmo preferito parlare Pag. 65di altro piuttosto che di questo decreto-legge correttivo sullo scudo fiscale.
Ironia della sorte, ci troviamo a parlare di un decreto che corregge la parte sullo scudo fiscale del decreto-legge che abbiamo affrontato a luglio, quando lo stesso Governo ha approvato, forse nella stessa riunione del Consiglio dei ministri, una finanziaria vuota e insulsa, facendo intendere agli italiani che questo Governo non è in grado di presentare oggi una proposta di politica economica di ampio respiro, capace di invertire la situazione molto grave da un punto di vista sociale ed economico del nostro Paese.
L'avete chiamata finanziaria light, una finanziaria leggera, che sorvola soave e leggiadra sul crollo del PIL, sull'aumento del debito pubblico, sull'aumento del deficit, sull'avanzo primario che torna ad essere un disavanzo primario, sulla caduta della produzione industriale, sul crollo delle entrate tributarie, sull'aumento della pressione fiscale, sull'aumento dell'evasione fiscale, sulla spesa della pubblica amministrazione fuori controllo; finanziaria light, ma non light come la Coca Cola o la mozzarella. Questa è una finanziaria light come le sigarette, e quindi non per questo, anche se light, è meno cancerogena. Voi contribuite ad aggravare lo stato di metastasi nel quale il nostro Paese corre il rischio di trovarsi a breve.
Eppure noi ci saremmo aspettati che, magari, vi fosse una sede per discutere di politica economica e di politica sociale; invece, ci ritroviamo a confrontarci sul tema dello scudo fiscale. Ma anche su questo, vedete, eravamo disponibili al confronto. Tutti sappiamo che ci sono capitali italiani all'estero in grandi quantità: 500 miliardi, secondo le audizioni che abbiamo avuto in Commissione bilancio in questa Camera; probabilmente, è la cifra dei capitali italiani all'estero.
Quindi anche noi dell'opposizione eravamo disponibili ad un confronto su questo punto. però voi avete emanato questo decreto-legge molto ambiguo e lungo, che presentava dei problemi di interpretazione; e a luglio avevamo detto: attenti, che con lo scudo fiscale che state approvando c'è il rischio che, oltre alle fonti di capitale italiano all'estero derivanti da elusione ed evasione fiscale, possano usufruire di uno scudo fiscale anche coloro i quali hanno capitali originati da riciclaggio e corruzione. Ci saremmo aspettati che il decreto-legge correttivo chiarisse che alla corruzione e al riciclaggio tale decreto-legge non si applicava. Invece avete fatto il contrario: avete chiarito, nel decreto-legge in esame, che si applica proprio anche a chi detiene capitali all'estero frutto del riciclaggio e della corruzione.
Quindi non solo avete premiato i furbi, non solo avete premiato l'evasione, non solo avete premiato chi ha eluso le tasse, ma siete andati ben oltre. Col decreto-legge in discussione infatti vi è il rischio davvero che si crei quell'intreccio tragico, che c'è stato sempre nella storia d'Italia, tra capitale illecito, malaffare, mafia, poteri occulti.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GIULIO CALVISI. Perché voi, fra le fattispecie che prevedete nel decreto-legge per la regolarizzazione e il rimpatrio, prevedete anche reati tributari e penali molto gravi.
Lo abbiamo detto in tanti, amnistia mascherata, insomma non torno su questi argomenti. È chiaro che avete fatto la cosa sbagliata, una cosa che non è nell'interesse del Paese; ma vi diciamo: fermatevi, diteci anche la soglia che non volete superare, che vi ponete di non superare. Vi diciamo: va bene, avete fatto questa cosa, sul provvedimento vi siete votati la fiducia; dateci almeno conto di quanto recuperate! Nel fondamentale ordine del giorno che ho presentato, signor Presidente, noi chiediamo semplicemente di presentare una relazione al Parlamento che dia conto del denaro e delle altre attività finanziarie e patrimoniali rimpatriate, regolarizzate detenute presso la Svezia. Perché la Svezia è un Paese fondamentale per la nostra economia: non sto a sottolineare quanto è importante la Svezia per il nostro import e per il nostro export, e quanto la Svezia definisca oggi davvero la nostra posizione nello Pag. 66scenario dell'economia mondiale. Chiedo quindi che questo ordine del giorno venga approvato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Agostini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/116.

LUCIANO AGOSTINI. Signor Presidente, con la conversione in legge di questo decreto-legge, il Governo ricorre al voto di fiducia per la venticinquesima volta in poco più di un anno. Più volte noi dell'opposizione abbiamo denunciato questo fatto: avremmo voluto confrontarci, anzi avremmo voluto che il Governo si confrontasse su quelle nostre proposte. E invece niente, nulla, riducendo di fatto l'Aula solo ad esprimere un «sì» o un «no» alle vostre proposte, ai vostri documenti.
La cosa è ancora più grave se consideriamo che il decreto-legge corregge, o meglio avrebbe dovuto correggere un altro decreto-legge denominato «anticrisi», che noi a suo tempo contrastammo per la sua inconsistenza ad affrontare una crisi economica che proprio in questo anno ha dimostrato tutta la sua ferocia. La sottovalutazione della crisi, la superficialità con cui il Presidente del Consiglio ha affrontato una delle crisi economiche più forti dal dopoguerra ad oggi, è veramente stupefacente. Infatti prima ha tentato di dire che la crisi non c'era, poi che la crisi c'era ma non riguardava il nostro Paese, ed infine che la crisi era già passata, e che i segnali di ripresa sono talmente evidenti che non sarebbe necessario alcun tipo di intervento per la nostra economia.
Infatti dentro questa logica si sono consumati i provvedimenti che il Governo ha assunto: pochi, non incisivi e del tutto parziali, oltre che inadeguati, dimenticando interi settori economici come il settore agro-alimentare e il settore ittico, che sono storicamente settori deboli e che la crisi in atto ha ulteriormente indebolito.
Ci saremmo aspettati che le correzioni fossero state apportate proprio per colmare queste lacune e rendere più incisivi alcuni provvedimenti con dotazioni finanziarie adeguate, ed invece nulla, anche qui non abbiamo trovato alcun riscontro. Ci siamo trovati di fronte al cosiddetto scudo fiscale, cioè ad una sanatoria di grandi proporzioni, ad un vero e proprio condono.
In molti si sono chiesti, e con loro speriamo tutto il Paese: ma come, non era questo il Governo che in campagna elettorale aveva promesso «niente più tasse e niente più condoni»? Ed invece le tasse sono aumentate e con questo provvedimento si introduce un maxicondono per il rientro dei capitali all'estero sui quali si applica un'aliquota del 5 per cento (tra l'altro ridicola, se la paragoniamo ad altre iniziative simili in altri Paesi europei).
Le opposizioni in Parlamento - ed il Partito Democratico tra queste - hanno in questi giorni affermato con forza la loro contrarietà al provvedimento, contestandone le ragioni di merito per l'assoluta inefficacia di tale strumento, sopratutto a difesa dei tanti cittadini onesti che in questi anni hanno regolarmente pagato le tasse. Infatti la domanda che oggi ci poniamo e vi poniamo è quella di spiegarci quale sarebbe la differenza tra chi - cittadini ed imprese - ha sempre pagato regolarmente le tasse e chi invece, commettendo un reato, questo non lo ha fatto, anzi si è avvalso dei cosiddetti paradisi fiscali. Ed oggi, questo Governo e questa maggioranza condonano un reato offendendo tutti quei cittadini e quelle imprese che invece hanno sempre adempiuto al loro dovere. Ci domandiamo e vi domandiamo: quale credibilità e prestigio internazionale può nutrire il nostro Paese, quando il suo Governo confeziona ed attua provvedimenti di questo genere?
Con questo ordine del giorno vorremmo impegnare il Governo ad introdurre alcuni elementi di trasparenza. Infatti, attraverso lo strumento del rimpatrio e della regolarizzazione è consentito far emergere denari e attività di natura finanziaria e patrimoniale detenuti illegalmente all'estero dai cittadini italiani, potendo contare sulla protezione dell'articolo 13-bis non solo per i reati di tipo amministrativo, Pag. 67civile e tributario ma anche per alcuni reati di rilevanza penale, come il falso in bilancio.
Per questo chiediamo che il Governo si impegni, così come ha precedentemente sottolineato il collega Calvisi, a presentare al Parlamento una relazione entro il mese di giugno 2010 che dia conto delle somme di denaro e delle altre attività finanziarie rimpatriate con i benefici di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Marco Carra ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/117.

MARCO CARRA. Signora Presidente, la maggioranza - come è già stato opportunamente ricordato - si appresta ad approvare una legge-vergogna, molto più modestamente la voglio definire una legge-incentivo ad evadere, a delinquere, a compiere reati fiscali e finanziari, alla faccia dei tanti cittadini (pensionati, lavoratori, imprenditori) che pagano regolarmente le tasse.
È stato detto che da oggi l'Italia è un nuovo paradiso fiscale ed io sono assolutamente d'accordo con questa definizione. Balza agli occhi un contrasto macroscopico: da un lato, viene consentito il lavaggio, praticamente gratuito, di capitali sporchi; dall'altro, visto che questo ordine del giorno tratta temi legati all'agricoltura, assistiamo a capitali puliti frutto del lavoro e del sacrificio dei nostri imprenditori agricoli che vengono pignorati dall'autorità giudiziaria senza che il Governo e questa maggioranza facciano qualcosa.
Visto che il Governo e la maggioranza immaginano di incrementare le entrate con lo scudo, attraverso questo ordine del giorno vi chiediamo che una parte di queste risorse sia destinata all'agricoltura, in particolare all'ammasso privato per la stagionatura del parmigiano reggiano e del grana padano.
È bene ricordare che il Ministro Zaia - mi sarebbe piaciuto che tra i banchi del Governo qualcuno ascoltasse, ma così non è - ha buttato dalla finestra 30 milioni di euro di aiuti europei, frutto del baratto, sciagurato dal nostro punto di vista, con le quote latte. È giusto anche ricordare che l'ex Ministro De Castro, oggi parlamentare europeo e presidente della commissione agricoltura del Parlamento europeo, li ha rimessi in agenda: attraverso la sua iniziativa politica oggi si è riaperta una possibilità per riportare a casa questi 30 milioni di euro indispensabili per i produttori di Parmigiano reggiano e Grana Padano.
Noi ci aspettiamo che il Ministro Zaia non solo sfarfalleggi in numerose trasmissioni televisive, ma faccia propria la proposta dell'onorevole De Castro, che si adoperi affinché quei fondi europei rientrino in Italia. Contemporaneamente, però, a questa maggioranza, a questo Governo, chiediamo di assumere questo ordine del giorno perché è del tutto evidente che la credibilità del nostro Paese in sede europea è meno che zero, ed è del tutto evidente che noi dobbiamo preoccuparci, in ogni caso, di tutelare i nostri produttori di Parmigiano reggiano e Grana Padano.
Credo che questo Governo abbia un dovere, un compito nei confronti dell'agricoltura italiana, quello di evitare che muoia; non voglio usare termini estremi, ma occorre evitare davvero che muoia e per far questo c'è bisogno di un'azione incisiva, efficace, attenta alle esigenze del mondo agricolo, cosa che ad oggi non è ancora accaduta. Da questo punto di vista, anche attraverso queste proposte e questo ordine del giorno, rilanciamo delle iniziative molto concrete, ma soprattutto rilanciamo un'interlocuzione con il Governo sui temi agricoli ed agro-alimentari. Pensiamo che dall'accoglimento di questo ordine del giorno possa arrivare un buon segnale non tanto per noi, quanto per l'agricoltura italiana (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Cuomo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/118.

ANTONIO CUOMO. Signor Presidente, anche il mio ordine del giorno, come gli Pag. 68altri, si pone il problema e l'intento dal punto di vista squisitamente tecnico, di chiedere, o meglio ancora, di costringere il Governo a porre in essere per il futuro una serie di procedure a garanzia della trasparenza rispetto al provvedimento che oggi stanno provando. Per questo motivo chiedo al Governo di accogliere il mio ordine del giorno n. 9/2714/118. Tuttavia, vorrei utilizzare i pochi minuti che mi restano per svolgere anche una riflessione di ordine politico, oltre che sull'aspetto tecnico che rappresenta l'ordine del giorno.
In ordine al fatto politico, mi sento preoccupato e non vorrei ripetere le ansie, ma anche le denunce fatte dai miei colleghi, però il grande paradosso che avverto da cittadino del nostro Paese è che in un momento così difficile, in una situazione economica così drammatica come quella che sta vivendo il nostro Paese con questo provvedimento avvertiamo il più eclatante dei paradossi. È come se un medico davanti ad un malato di cirrosi gli prescrivesse una cura quotidiana di bevande alcoliche. Davanti a questo non riesco a capire dove sia il buon senso, il senso della logica, perché noi siamo considerati, dati alla mano, uno dei Paesi occidentali che ha il più alto tasso di evasione fiscale.
Noi come pensiamo di risolvere un problema storico e strutturale che impedisce al nostro Paese di essere competitivo con gli altri partner europei? Mettendo in atto un provvedimento che a dire vergognoso è poco. Non voglio ripetere le ansie degli altri, la mentalità a delinquere, la cultura dell'illegalità, in quanto il dato vero è un altro. In questi ultimi anni con il Governo Berlusconi noi stiamo toccando il fondo e abbiamo manipolato la democrazia in questo Paese. C'è una serie di provvedimenti che ha messo in ginocchio le regole democratiche che pur il nostro Paese vantava nel corso della sua storia: quello in materia elettorale, un dato vergognoso e immorale che Berlusconi ha consumato in quest'Aula, il «lodo Alfano», un alto ulteriore provvedimento immorale che pure è stato consumato in quest'Aula. Oggi ci apprestiamo a consumare un ulteriore ed ennesimo provvedimento vergognoso.
Cari colleghi, vorrei concludere perché non voglio ripetermi e non voglio che il dibattito diventi stanco. Tuttavia, mi rivolgo a lei, Presidente Bindi, perché conosco la sua autorevolezza, la sua qualità morale e, soprattutto, il suo impegno per la politica. Signor Presidente, nel corso degli anni il nostro Paese ha avuto come punto di riferimento la politica e per essa le istituzioni, e per essa ancora il Parlamento, il luogo dove siamo seduti in questo momento. Se questo Parlamento ha perso di peso per i motivi che ho detto prima e oggi viene espropriato rispetto ad una pratica che manipola le condizioni fondamentali della democrazia, sono preoccupato.
Credo, inoltre, che il nostro partito, il Partito Democratico, l'opposizione, debba assolutamente uscire fuori da quest'Aula e parlare il linguaggio della semplicità e della verità ai cittadini e non gridare cose non vere. Bisogna parlare questo linguaggio perché il bene supremo che abbiamo, tutti, il dovere di difendere è questo Parlamento e le regole della nostra democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Capano ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/119.

CINZIA CAPANO. Signor Presidente, questo ordine del giorno chiede al Governo, a fronte dell'eliminazione dell'obbligo di segnalazione, di prevedere forme e modalità di conservazione delle dichiarazioni riservate, anche al fine di garantirne l'autenticità. Mi rendo conto che è ben poca cosa, in quanto è un impegno davvero piccolo rispetto agli effetti devastanti che questo provvedimento produce sull'economia del Paese. L'onorevole Casini ieri ha detto che il provvedimento premia tra i disonesti i più disonesti, ma io direi che premia tra i criminali i più criminali: premia la criminalità organizzata e ciò non lo dico io. Pag. 69
Solo qualche giorno fa, qui alla Camera, il Ministro della giustizia Alfano, assolutamente e colpevolmente silente su questo provvedimento, ha presentato un libro dal titolo Mafia pulita. Non è un libro scritto da qualcuno di noi dell'opposizione o da qualche magistrato «toga rossa», ma è un libro scritto da quello che fino ad una manciata di giorni fa ha rivestito l'incarico di direttore generale della giustizia penale presso il Ministero della giustizia. In quel libro si dice qualcosa che voglio dire qui, perché sembra che manchino le parole per dirlo. Allora, uso le parole dei libri che vanno sempre bene quando c'è un'evidente banalità del male: per anni i mercati e i Governi hanno tollerato che un enorme fiume di denaro sporco invadesse l'economia legale sull'erroneo presupposto che pecunia non olet e nel convincimento che la ricchezza avrebbe comunque consentito lo sviluppo. Si è trattato di un errore tragico.
Nessuno ha calcolato il grande potere inquinante del denaro delle mafie che, una volta entrate nel salotto buono dell'alta finanza, hanno alterato le regole del gioco. L'arma più subdola della criminalità organizzata è la corruzione e la principale attività delle mafie è diventata proprio la corruzione, il vero flagello del terzo millennio».
Ecco questo lo scrive il direttore generale degli affari penali del Ministero, che evidenzia in questo libro come le organizzazioni mafiose, da Cosa nostra alla camorra, passando per la 'ndrangheta, nessuna esclusa, stanno comprando le aziende in crisi di liquidità. Noi sappiamo quante ce ne sono, soprattutto in questo periodo. Vorrei chiedere allora al Ministro Alfano se non abbia ritenuto opportuno avvisare il Ministro Tremonti che l'immissione di questa enorme massa di liquidità nelle mani di imprenditori criminali avrebbe comportato un potenziamento enorme delle economie criminali. Peraltro, questi imprenditori non si limiteranno ad acquistare aziende nel sud, perché, come pure in questo libro si evidenzia, non è più solo un problema del Mezzogiorno, cari amici della Lega Nord: queste imprese criminali stanno acquistando imprese in crisi in Lombardia, nel nord est, a Roma e un po' ovunque. Secondo Il Sole 24 Ore, ci sono 170 miliardi di euro di economia mafiosa sconosciuta al fisco. Cosa accadrà se anche solo parte di questi 170 miliardi rientreranno e potranno sostituirsi all'economia sana. Il Governatore della Banca d'Italia ha lanciato un allarme in questo senso solo lo scorso luglio di quest'anno davanti alla Commissione antimafia.
Una volta si diceva che si costruivano cattedrali nel deserto; questo è un provvedimento che costruirà «grandi lavatrici» nel deserto dell'economia, in cui si laveranno non solo i soldi che verranno importati adesso, ma quelle imprese costituiranno lo strumento per riciclare ulteriore denaro di provenienza illecita.
Con questo provvedimento, si cassa una disposizione, quella del decreto legislativo n. 231 del 2007, che era imposta da una normativa della Comunità europea sul riciclaggio e sull'antiterrorismo. Ebbene, come mai le direttive della Comunità europea le rispettate quando si tratta di innalzare l'età pensionabile delle donne e le stracciate quando si tratta di contrastare l'impresa criminale? Lo dovrete spiegare al Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Cavallaro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/120.

MARIO CAVALLARO. Signor Presidente, preliminarmente colgo l'occasione per chiedere di apportare una correzione e un'integrazione formale al testo del mio ordine del giorno, in quanto alle parole: «Ufficio italiano cambi» dovrebbe essere premessa la locuzione: «l'unità di informazione finanziaria della Banca d'Italia che svolge le funzioni di», perché in questo momento, nel nostro ordinamento, all'esito del decreto legislativo n. 231 del 2007, questo è l'assetto giuridico dell'Ufficio italiano cambi, così almeno correntemente ancora denominato, in relazione alla sua funzione di controllo, che è quella che viene richiamata nel testo dell'ordine del giorno. Pag. 70
Il testo dell'ordine del giorno tende, come già altri prima, ad affrontare uno dei temi più delicati di questo sciagurato provvedimento, cioè l'assicurazione che lo stesso Ministro Tremonti in più occasioni e per la verità non in quest'Aula, ma conferendo sul piano non istituzionale, ha dato sull'assoluta sicurezza che non rientreranno, così come invece giustamente considerava la collega Capano, patrimoni criminali.
Orbene nel testo del provvedimento non vi è traccia di uno strumento di controllo normativo adeguato per combattere questa preoccupazione. Non vi è rinvio, come sarebbe stato almeno opportuno e come l'ordine del giorno in qualche misura cerca di introdurre, a norme attuative o regolamentari o all'istituzione di un ufficio apposito presso la Banca d'Italia che, nel controllare e nel verificare l'autenticità delle dichiarazioni, la loro provenienza geografica effettiva, la consistenza e la qualità degli affari attraverso i quali si chiede la sanatoria, potesse anche valutare se, appunto, vi fosse almeno il sospetto di un principio di criminosità nelle operazioni che sono sicuramente occorse all'estero e che hanno formato questo patrimonio.
Già del resto appare evidente che, salvo i casi dei quali si occupa correntemente la stampa quotidiana, quelli di attività legittime tuttavia svolte all'estero e che quindi hanno prodotto illegittimamente redditi all'estero, vuoi che si tratti di redditi da lavoro come attività sportive, attività spettacolari, possa essere già comunque evidenziato che vi è chi, svolgendo questo tipo di attività, come è stato ricordato più volte, attraverso questa sanatoria ottiene un duplice risultato. Da una parte il risultato di sanare con una cifra pressoché irrisoria gli effetti delle attività almeno fiscalmente illecite ma, soprattutto, di creare un'evidente disparità di trattamento tra coloro che producono illegittimamente, perché magari «sottodichiarano» questo reddito in Italia, e coloro che, avendolo prodotto all'estero precedentemente, ma avendo definito oramai compiutamente le loro posizioni tributarie, sono stati in qualche misura, loro che ingannavano lo Stato, ingannati dallo stesso Stato. Ma - ripeto - vi è la ancor più grave preoccupazione che questo possa essere fatto abbastanza impunemente anche per il mancato obbligo di pubblicità e di esternazione della identità dei soggetti che reimportano i capitali anche da copiose iniziative della criminalità organizzata.
Del resto era di questi giorni la notizia che uno dei più celebri locali di via Veneto in realtà facesse capo alla 'ndrangheta e, non a caso, sia stato sequestrato dall'autorità giudiziaria: era stato costituito e acquistato in qualche misura come provente dell'attività criminale di uno dei clan che più si esercitano nello spaccio di stupefacenti.
Dunque se queste operazioni, com'è noto, sono state compiute dalla criminalità organizzata anche all'estero, in Spagna, in Venezuela e in molti altri Paesi, non vi è assolutamente dubbio che, alla fine, il rientro di questi capitali possa essere presentato astrattamente come il rientro dei capitali persino aventi una lecita motivazione e, invece, sia in realtà di capitali che sono stati formati e costituiti attraverso forme di evasione non soltanto fiscale ma criminale.
Dunque il cerchio si chiude e si compie: le assicurazioni, le parole retoriche e vane del Ministro Tremonti, che si sta specializzando anch'egli nella costruzione di un universo finanziario parallelo rispetto al reale come sta facendo nelle banche, qui ricadono nuovamente nell'allarme sociale più grave. Quindi, anche e soprattutto per questo l'ordine del giorno che non può certo apprestare un rimedio né un correttivo efficace, si propone di suggerire che, almeno attraverso gli organi preposti della Banca d'Italia, si compia una serrata e pregnante opera di controllo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Ciriello ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/121.

PASQUALE CIRIELLO. Signor Presidente, certe volte è davvero difficile resistere Pag. 71alla tentazione di pensare che dietro alle coincidenze anche quelle apparentemente più fortuite ed occasionali vi sia una regia terza ed occulta, la regia di qualcuno che qualche volta come in questa circostanza forse sorride beffardamente per l'effetto di straniamento e di schizofrenia che è riuscito a produrre.
Se così non fosse, come altrimenti potrebbe spiegarsi che in questo stesso palazzo, dentro queste stesse mura che, ad inizio di settimana, per l'esattezza lunedì scorso, hanno ospitato la presentazione di un libro appena citato, Mafia pulita - che spero molti italiani vorranno leggere ed approfondire e in cui apertamente si spiegano i mille intrecci ed i mille percorsi attraverso cui i proventi delle attività di mafia, camorra e quant'altro vengono di fatto ripuliti e riciclati per essere reimmessi nel circuito dell'economia legale e in cui si sottolineano tutti i rischi ed i pericoli connessi a questo tipo di operazioni -, a distanza di pochi giorni si licenzi un provvedimento che va nella direzione esattamente opposta a quella indicata nel saggio, nonché a quella segnalata ai tanti accalorati interventi svolti in occasione della presentazione del saggio stesso?
Si legge in un passaggio di questo volume: «La domanda se le risorse finanziarie possano ritenersi maledette al momento della loro accumulazione e diventare benedette al momento del loro utilizzo in investimenti legali produttivi di occupazione e sviluppo è in realtà una falsa domanda. In ogni caso è certo che la criminalità influenza il comportamento operativo delle imprese».
Se non sapessimo con certezza che il volume è stato chiuso ben prima della presentazione dello scudo fiscale, potremmo pensare che sia stato invece scritto ad hoc. Ma forse vi è una costante nelle pagine grigie della storia di questo Paese, che le rende tristemente prevedibili e quelle di questi giorni si iscrivono di diritto fra le pagine più buie di questa Assemblea, in specie di questa maggioranza.
Tuttavia, nell'attesa che il Paese si risvegli e tragga fuori la testa da questa enorme bolla mediatica nella quale sembra sprofondato, l'ordine del giorno a mia firma, provando a fare di necessità virtù, chiede che una congrua fetta del rientro dello scudo sia destinata ad una ristrutturazione degli uffici giudiziari, che ne hanno un bisogno estremo, un bisogno certamente superiore rispetto a quello delle intemerate di cui, di tempo in tempo, vengono fatti segno.
Non è con questa sorta di bellum omnium contra omnes che il nostro Paese si risolleverà: per imboccare finalmente la strada dello sviluppo e della modernizzazione occorrono progetti concreti e risorse adeguate. Ma non si dispone né degli uni né delle altre, non si vuole concretamente recuperare il valore dell'etica nella politica, a fronte invece dell'incoercibile tendenza a premiare i furbi e i disonesti, a promuovere il commercio delle indulgenze, come ha scritto qualche commentatore.
Vorrei davvero chiedere al Ministro Tremonti: è questa la filosofia che sottende i nuovi legal standard che intendete proporre al consesso internazionale? Se tutto questo non c'è, almeno si risparmino ai cittadini certi sovra toni, buoni forse a sollecitare l'applauso, ma in realtà più consoni al peggior trash televisivo. (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Concia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/2714/122.

ANNA PAOLA CONCIA. Signor Presidente, con l'ordine del giorno in esame vorrei fare, come hanno fatto i miei colleghi, di necessità virtù. Un'opposizione seria e responsabile, che ha a cuore i destini del nostro Paese, di fronte allo scempio compiuto con questo tipo di scudo fiscale, unico al mondo, scudo fiscale che ci permette di diventare purtroppo un nuovo paradiso fiscale, un'opposizione seria e responsabile, come la nostra, sta tentando di salvare il salvabile Pag. 72e cercare di ridare dignità ad una norma come questa, che legittima ciò che è illegittimo e illegale.
Con questo ordine del giorno, chiedo, quindi, di destinare un'adeguata quota del gettito che si produrrà con l'applicazione dello scudo fiscale all'incremento per l'anno 2010, per finanziare servizi primari essenziali, quali la manutenzione della rete informatica presso gli uffici giudiziari e il servizio di trascrizione per le aule di giustizia.
Con riferimento alla riforma della giustizia, sappiamo benissimo, al di là delle parole, quanto lo snellimento dei tempi dei processi sia un elemento fondamentale. I tempi della giustizia - sono state sprecate molte parole su questo - rappresentano un elemento che incide profondamente sul nostro sistema economico e sul PIL del nostro Paese.
Ecco perché lavorare sull'informatizzazione della giustizia - sono anni che vengono fatte proposte e si è iniziato a lavorare in questo senso - è un elemento fondamentale, sia sul piano della giustizia, in relazione allo snellimento dei tempi della giustizia stessa, che rappresenta uno strumento di democrazia, sia per riuscire anche ad incidere sul sistema economico italiano. Secondo un dato che ho qui con me, tra il 2008 e il 2009 è stato tagliato il 30,8 per cento dello stanziamento per l'informatizzazione della giustizia.
Credo che per dare un minimo di dignità a questo illegittimo ed illegale scudo fiscale, se poteste almeno accogliere le nostre istanze, avremmo fatto qualcosa di buono (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Cuperlo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/123.

GIOVANNI CUPERLO. Signor Presidente, ex malo bonum si potrebbe dire, nel senso che la maggioranza ha imposto al Parlamento e al Paese una norma sbagliata sia nel metodo che nel merito.
Nel metodo, per le ragioni richiamate in questa sede, qualche minuto fa, dal collega Nannicini: mi riferisco al rischio di un conflitto istituzionale che noi, certamente, non avremmo voluto. Nel merito, perché si premiano, con una donazione generosa, evasori incalliti e gente che ha trasferito all'estero somme, talvolta, impressionanti. A noi non resta, da quasi un giorno, che esporre in quest'Aula degli ordini del giorno, con i quali vi chiediamo, almeno, di dirottare una quota del bottino verso scopi più edificanti.
Ex malo bonum, quindi, ma la ferita resta. Temo che la maggioranza compirà l'ennesimo sbaglio, se non se ne renderà conto. Dico questo, perché un Paese non è soltanto le sue regole, le sue leggi o la prassi che, eventualmente, ne viola il rispetto. Un Paese è la sua coscienza civile e la sua percezione di sé. Da questo punto di vista, il segnale che arriva dall'alto - in questo caso, dal Governo e dalla sua maggioranza - ha un peso rilevante, perché trasmette il grado di civismo di una classe dirigente.
Signor sottosegretario, se è in Aula e se sta seguendo questo nostro dibattito, se in un contesto del genere, posso fare l'uso di una citazione eretica, viene in mente quella bellissima raccolta di racconti di Primo Levi intitolata Il sistema periodico. In coda a quel volume, vi è un dialogo, non meno bello, tra Levi e un altro grande scrittore, che è Philip Roth.
Primo Levi parla con il suo interlocutore del lavoro, per la precisione, dell'etica del lavoro, che in lui era profondamente radicata, come quei racconti dimostravano. Ad un certo punto, Levi racconta - sono righe che fanno riflettere - di un fenomeno inspiegabile notato spesso ad Auschwitz durante la sua detenzione. Lo descrive così: «Il bisogno del lavoro ben fatto è talmente radicato, da spingere a far bene anche il lavoro imposto, schiavistico. Il muratore italiano che mi ha salvato la vita, portandomi cibo di nascosto per sei mesi, detestava i tedeschi, il loro cibo, la loro lingua, la loro guerra.
Ma quando lo mettevano a tirare su muri, li faceva diritti e solidi non per ubbidienza, ma per dignità professionale». Pag. 73È incredibile, vero? La dignità professionale dentro un campo di sterminio e di fronte ai propri aguzzini.
Io mi scuso del riferimento così profondo in un contesto tanto prosaico, ma in fondo, vedete, è questo concetto che voi non capite o fingete di non capire, cioè che premiare gli scaltri e i disonesti è qualcosa, se fatta da una classe dirigente, che, al di là del danno materiale, ferisce la dignità e l'identità di milioni di lavoratori per bene, di professionisti onesti, di muratori che quando si tratta di tirar su un muro lo fanno diritto per dignità professionale.
Quello che state facendo voi in quest'Aula è un muro storto che è destinato a crollare, perché, come ha scritto Massimo Riva: «offrendo una guarentigia sui reati fiscali, voi aggiornate un commercio delle indulgenze introducendo una visione, una concezione dello Stato semplicemente pre-moderna».
Allora, con l'ordine del giorno che presento, vi chiediamo almeno di destinare una quota del gettito aggiuntivo all'edilizia giudiziaria. Per chi dai vostri banchi due anni fa ha denunciato, con giudizi sommari, la scelta di un indulto formulato nel pieno rispetto della Costituzione, è abbastanza difficile giustificare la doppia morale di adesso. Peraltro - mi sia concesso dirlo - da quel provvedimento erano esclusi una serie di reati, tra i quali il riciclaggio e il falso in bilancio.
Oggi siete voi, è la vostra maggioranza a colmare quella che con ogni evidenza giudicavate una pericolosa lacuna da colmare. Votando questo ordine del giorno dareste almeno un timido segnale di buona volontà nella direzione giusta. Dubito che lo farete, ma, in fondo, alla fine di tutto, il Paese vi giudicherà anche per questo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Ferranti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/125.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, come abbiamo già detto e come intendiamo ribadire con il mio ordine del giorno, questo provvedimento è un ulteriore schiaffo al principio di uguaglianza dei cittadini, a quel principio anche contributivo che è alla base della nostra Carta costituzionale.
Purtroppo, questa Carta costituzionale e questi principi fondamentali, da qualche tempo vengono continuamente lesi e violati impunemente, ormai in maniera abbastanza superficiale.
Quello che si lede attraverso quei principi non è una norma scritta, ma è un'essenza materiale del nostro Stato. Vengono lesi di nuovo quei principi che tutelano le categorie più deboli, quei cittadini a reddito fisso come gli operai, gli impiegati pubblici e gli impiegati privati, che non evadono mai le tasse e che le pagano tutti i mesi in busta paga; ma anche gli artigiani, i professionisti e gli imprenditori, quelli che faticosamente osservano lealmente la normativa fiscale, tengono i libri sociali in ordine, cercano di predisporre bilanci veritieri e trasparenti, credono nella libera concorrenza del mercato e nella legalità, non si piegano alla corruzione, alla concussione e alle lusinghe dei facili guadagni e non costituiscono provviste all'estero di fondi neri per pagare poi il funzionario corrotto. Essi costituiscono la maggior parte della nostra popolazione.
Nonostante gli attacchi che piacciono tanto a certi Ministri che bacchettano, fanno i moralizzatori e dicono tanto di voler mettere i tornelli a tutti, in realtà, questi lavoratori esistono e mandano avanti l'Italia, anche se il loro reddito è sempre meno consistente, perché è sempre più basso il potere di acquisto.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 15,10)

DONATELLA FERRANTI. Ma se è giusto far lavorare i fannulloni, gli impiegati statali o, comunque, coloro che non osservano rigidamente un orario di lavoro, è tanto più ingiusto non colpire coloro che non osservano i principi di equità contributiva e il rispetto dell'etica finanziaria. Pag. 74
Tanto più è ingiusto ed è veramente un affronto nei confronti di tutti i cittadini creare delle sacche gravi di impunità attraverso uno scudo che vuole essere contrabbandato come un'emergenza nazionale, come qualcosa che serve a fare rientrare capitali e che poi servirà a finanziare le nostre casse. In realtà, attraverso l'ampliamento che c'è stato al Senato, esso serve soltanto a consentire ai più colpevoli di farla franca, e mi riferisco a coloro che non si sono limitati a portare denari all'estero, ai grandi ricchi che hanno esportato grandi quantità di denari e non quindi al piccolo contribuente che ha evaso qualche tassa più o meno farraginosamente imposta dal legislatore. Infatti, quel contribuente, quello che si affanna anche attraverso i ricorsi alle commissioni tributarie, dovrà pagare tutte le tasse, si vedrà iscritte ipoteche e si vedrà costretto alcune volte anche a chiudere la propria attività. A quelli lì non ci ha pensato nessuno perché, in realtà, questo condono fiscale serve a far rientrare capitali neri, sporchi; non era sufficiente farli rientrare concedendo la non punibilità per omessa o infedele dichiarazione dei redditi, ma bisognava creare quel canale di anonimato e di sicurezza per non far sorgere nessun sospetto in coloro che sono tenuti per legge alle segnalazioni.
Con questo ordine del giorno e fatte queste premesse di grave attacco al nostro sistema democratico (infatti questi soldi sono sottratti alla nostra comunità ed è inutile dire ogni anno che c'è una grande evasione fiscale, un grande gettito fiscale in meno in Italia a causa degli evasori se poi si consente di premiare i più grandi e non i medi evasori), noi qui chiediamo innanzitutto un impegno del Governo a destinare le risorse a scopi precisi di risanamento del Paese.
Tocchiamo in particolare un altro punto fondamentale: destinare le risorse affinché la politica sull'immigrazione non sia soltanto una politica di esclusione ma veda destinazioni di mezzi all'integrazione nella nostra cittadinanza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di prestarmi un po' di attenzione. Per quanto riguarda il prosieguo dei lavori dell'Assemblea, desidero informare l'Aula che si è testé svolta la riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo da me convocata anche a seguito di contatti intercorsi con i gruppi parlamentari in merito all'iter del decreto-legge al nostro esame.
La riunione ha fatto seguito a quella di ieri nella quale, come vi è noto, richiamandomi alle pronunce della Presidenza della Camera risalenti alla XIII legislatura, ho ricordato che è precisa responsabilità della Presidenza assicurare la deliberazione dell'Assemblea sul decreto-legge entro i termini previsti dalla Costituzione ed ho indicato le ore 15 di oggi come termine ultimo per procedere al voto finale. Ciò considerata la scadenza del decreto-legge, prevista per sabato 3 ottobre e considerata, altresì, la necessità di assicurare i margini di tempo necessario per l'esercizio da parte del Capo dello Stato delle sue prerogative costituzionali.
Nella riunione odierna della Conferenza dei presidenti di gruppo ho fatto presente che, ferma restando la succitata necessità di consentire al Capo dello Stato un margine di tempo per l'esercizio delle sue prerogative, considerata la scadenza del decreto-legge prevista per la mezzanotte di sabato e preso atto delle pubbliche e reiterate richieste dei gruppi di opposizione di potersi avvalere di tutto il tempo ritenuto necessario per l'esame degli ordini del giorno, la Presidenza ha acconsentito ad un prolungamento dei tempi del dibattito che permetta, comunque, di contemperare le tre esigenze sopra indicate - esigenze che la Presidenza reputa tutte fondate - consentendo quindi ai gruppi di opposizione di argomentare adeguatamente le loro opinioni nel dibattito.
La Presidenza ha altresì formulato l'auspicio che le fasi dell'iter che ancora devono essere svolte si concludano entro le ore 13 di domani, venerdì 2 ottobre. A tale scadenza l'Assemblea sarà in ogni caso chiamata alla votazione finale sul provvedimento, quale che sia la fase procedurale nella quale l'Assemblea si trovi. Pag. 75
Conseguentemente, poiché il dibattito sul decreto-legge si protrarrà nel pomeriggio di oggi, con prosecuzione notturna, e nella mattinata di domani, gli argomenti previsti per oggi e per domani (question time, nota di aggiornamento al DPEF, progetto di legge sul Garante dell'infanzia, interpellanze urgenti) sono rinviati alla prossima settimana.

GIANCLAUDIO BRESSA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, è senza dubbio apprezzabile quanto lei ha testè detto. Nella giornata di ieri in quest'Aula e anche oggi attraverso dichiarazioni a mezzo stampa noi del Partito Democratico (ma devo dire tutta l'opposizione presente in Parlamento) abbiamo sottolineato la delicatezza di quanto stava per accadere in quest'Aula, e cioè che per la prima volta si sarebbe arrivati a fare ricorso legittimamente a una norma regolamentare ma su un provvedimento che per sua stessa definizione aveva avuto delle anomalie procedurali. Il fatto che lei adesso conceda un ulteriore tempo a disposizione di quest'Aula per esprimere motivatamente le ragioni del dissenso non può che farci piacere.
D'altro canto noi siamo convinti che una soluzione quale quella che lei aveva prospettato, con l'uso della tagliola, debba essere considerata non solo una extrema ratio, ma anche un qualcosa che possa essere utilizzato solo di fronte a motivi straordinari di necessità o di urgenza, cosa che questo decreto non aveva. Noi tutti sappiamo che questo è un decreto correttivo di un precedente decreto, quindi ci troviamo in una procedura del tutto inusuale e l'usare lo strumento della tagliola in questa particolare situazione avrebbe potuto comportare delle decisioni che in qualche modo avrebbero alterato in maniera clamorosamente pericolosa l'iter normale della formazione delle leggi di questo Parlamento.
Accettare una logica di questo genere - cioè: decreto-legge, decreto correttivo, voto di fiducia, tagliola - avrebbe del tutto espropriato della propria funzione legislativa per il presente, ma anche in prospettiva per il futuro, questo Parlamento.
Accogliamo la sua decisione molto favorevolmente e svolgeremo, per quanto ci compete, il ruolo delle opposizioni fino in fondo anche su questo provvedimento che, come abbiamo avuto modo ripetutamente di sottolineare, giudichiamo pericoloso per la legalità nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, anche il gruppo dell'Unione di Centro esprime apprezzamento per la decisione della Presidenza di prorogare il termine della nostra discussione. Anche noi avremmo considerato improprio e grave il ricorso alla cosiddetta tagliola, o ghigliottina, o come si è sbizzarriti a chiamare questa prerogativa della Presidenza di chiedere il voto immediato sul decreto. Pertanto confidiamo che lo si possa evitare, interpretiamo questa sua decisione come un'indicazione in questo senso.
Lei stesso ha notato come in questo procedimento, al di là del merito, ci siano state delle anomalie e anche chi non voglia mettere in discussione il potere del Presidente della Camera di chiudere la discussione e chiedere il voto sui decreti entro il termine di scadenza per la conversione, in questo caso di specie non può non notare come il Senato abbia trattenuto questo provvedimento per 50 giorni e la Camera abbia avuto meno di dieci giorni a disposizione.
Questa, certamente, non può diventare una motivazione per cui la Camera non solo non ha un tempo adeguato per discutere e per votare il provvedimento ma, addirittura, viene penalizzata con la strozzatura del dibattito e il ricorso alla «ghigliottina». Pag. 76Credo che in questo scatti, tutta e solo, la responsabilità del Governo che, in qualche modo, ha gestito i tempi e i modi dell'approvazione di questo provvedimento. Pertanto, sarebbe grave che in una condizione di questo genere e in un'anomalia di questo percorso il Governo avesse ancora, in qualche modo, la copertura della Presidenza della Camera per ratificare un percorso che certamente è un percorso altamente irregolare e altamente lesivo dei diritti del Parlamento.
Per questo anche noi faremo responsabilmente la nostra parte alla luce delle decisioni che lei oggi ci ha annunciato.

MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, vorrei innanzitutto premettere che condivido appieno - e quindi mi limito a richiamarle - le considerazioni del presidente Soro. Per questo il gruppo dell'Italia dei Valori avrebbe davvero trovato, comunque, non comprensibile, in riferimento a questo specifico provvedimento di legge e in relazione alle specifiche anomalie da lei stesso indicate nel suo percorso formativo, l'uso in ogni caso del provvedimento.
Però, signor Presidente, avrei davvero piacere se lei potesse dedicare un minimo di attenzione ...

PRESIDENTE. Le chiedo scusa, onorevole Donadi.

MASSIMO DONADI. ... su una considerazione che intendo rivolgerle. Stavo dicendo che nel mentre, da un lato, mi associo alle parole del presidente Soro ritenendo che, in particolare, in questo provvedimento, con le anomalie che lo hanno caratterizzato, difficilmente si sarebbe potuto comprendere e giustificare l'uso di un provvedimento così straordinario e così extra ordinem al punto da non essere mai stato utilizzato, quale la «ghigliottina», dall'altro voglio comunque esprimere, a mia volta, soddisfazione per il fatto che un ripensamento, a seguito delle pressioni e delle manifestazioni di lamentele da parte dell'opposizione, vi sia stato.
Mi permetto, però, di rivolgerle - e su questo punto richiamavo la sua attenzione - un ulteriore auspicio. Signor Presidente, proprio per la straordinarietà del provvedimento vi è un carattere tale per cui già l'anticipazione dell'intenzione di utilizzare la «ghigliottina» alla fine produce degli effetti perché, comunque, è già una spada di Damocle che, pur non essendo operativa con la presentazione, determina e condiziona i lavori parlamentari. Cosa diversa è, a mio sommesso avviso (non mi permetto certo di rivolgerle null'altro che una personale considerazione), se tale indicazione avviene nell'imminenza di quello che è un termine assolutamente improrogabile per l'esercizio della funzione stessa. Non vorrei, infatti, che nel ripetersi e nel reiterarsi di questi preavvisi li si anticipasse a un momento che non ha giustificazione perché la scadenza del termine è ancora lontana perché, in questo caso, l'avviso stesso finirebbe per vivere di vita propria e diventare una specie di istituto improprio, quello della «minaccia della ghigliottina». So che questo non rientra nelle sue intenzioni né che succederà ma - lei capirà - riteniamo che mala tempora currunt in questa nostra così sofferta democrazia e, quindi, ho sentito il dovere di rivolgerle anche questo invito.

PRESIDENTE. Onorevole Donadi, la Presidenza prende buona nota delle sue osservazioni.
L'onorevole Melis ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/126.

GUIDO MELIS. Signor Presidente, nell'intervenire in Aula lunedì pomeriggio, all'inizio di questa discussione, mi è capitato di parlare di un'autostrada a quattro corsie concessa per il rientro dei capitali illecitamente esportati, un'autostrada senza controlli, da percorrere a fari spenti, senza che sia chiaro quale sia la direzione e quale sia la destinazione finale. Ebbene, cerchiamo, con questo nostro ordine del Pag. 77giorno, di attirare l'attenzione almeno sulla destinazione finale, cioè sull'utilizzazione di questo flusso di risorse finanziarie in rientro.
Chiediamo che una quota almeno del gettito in rientro vada nel 2010 a finanziare le forze dell'ordine gravemente danneggiate nella loro attività di controllo del territorio e di tutela della sicurezza dei cittadini dai pesanti tagli che questo Governo ha operato di recente sulle spese vive e su quelle di investimento di questo delicatissimo settore.
Parlo di pattuglie della polizia e dei carabinieri che non possono muoversi sul territorio perché il parco vetture è obsoleto e del fatto che manca la benzina. Ho delle testimonianze dirette in Sardegna di questo, ma credo che la situazione sia simile in altre province. Non è possibile assumere gli uomini perché sarebbero necessarie altre risorse per poter fare i concorsi.
Le indagini più sofisticate, e quindi anche le più costose, sono impedite dall'assenza di adeguati finanziamenti. Parlo di un intero settore, quello della sicurezza, che è stato indecentemente cavalcato in campagna elettorale, ma che poi nel concreto viene lasciato languire mentre si promuovono le famigerate ronde sul territorio con gli effetti negativi che sono già atti sotto gli occhi di tutti.
Voglio segnalare in questa sede, perché se n'è parlato poco, con viva preoccupazione, le sfilate in divisa e saluto romano alle quali abbiamo dovuto assistere anche qui a Roma. Le reazioni sono state, a mio avviso, troppo tiepide da parte del Governo rispetto a questo fenomeno. Noi chiediamo con questo ordine del giorno che almeno, per una parte, il vulnus apportato alla legalità e al diritto con questa sanatoria possa produrre qualche effetto virtuoso sia pure secondario, arrecando qualche disturbo alla criminalità organizzata e a quella non organizzata.
State promuovendo impropriamente un'amnistia in forme e secondo regole che sovvertono la Costituzione, state dando un colpo gravissimo alla credibilità e legittimazione dello Stato di diritto, state celebrando solennemente il diritto dei più furbi e dei più disonesti a essere furbi e disonesti. Non a caso, come abbiamo dimostrato in queste ore, non esiste in Europa e nel mondo un qualcosa di eguale a questa sanatoria.
Nessuno dei Paesi a noi comparabili tratta gli evasori con i guanti bianchi e con tanta delicatezza e privilegi come li trattiamo noi. Tutti chiedono loro maggiori sacrifici finanziari per sanare il reato. Nessuno ha fissato una soglia vergognosamente bassa come la vostra. Mi si dice che le banche hanno già predisposto prodotti finanziari che assicurano tassi di interesse più alti del misero 5 per cento (quando è 5 per cento) pagato da chi rientra, sicché nel giro di un anno o due questi evasori pentiti non solo si rivarranno delle somme versate, ma si riempiranno di nuovo le tasche, cioè speculeranno sul loro reato.
Tutti gli altri Stati pretendono di conoscere i nomi degli evasori e nessuno assicura l'anonimato tombale che voi prevedete. Tutti pretendono di sindacare dove andranno a finire le risorse. Avete invece creato una situazione per la quale sembra quasi che lo Stato debba scusarsi con chi ha violato la legge, con esiti sulla morale pubblica disastrosi.
State sistematicamente convincendo gli italiani che violare la legge conviene e questo è un effetto destabilizzante che non ha prezzo. Non c'è nessun rientro di capitali che possa pagare una perdita così netta della dignità e della legittimazione dello Stato quale quella che state procurando. Per questo vi chiediamo almeno un piccolo atto di riparazione e di decenza: almeno destiniamo alla polizia e ai carabinieri una parte delle risorse recuperate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Rossomando ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/127.

ANNA ROSSOMANDO. Signor Presidente, abbiamo chiesto più volte in Aula e anche fuori da quest'Aula al Governo quale sia la politica economica che intende Pag. 78attuare e quali siano i provvedimenti non solo per uscire dalla crisi, ma per sapere in che condizioni saremo quando saremo usciti da questa crisi e non abbiamo mai avuto soddisfazione a queste domande.
Anche questo provvedimento è l'antitesi della programmazione in termini di politica economica, perché, come è già stato detto nel corso di alcuni interventi che mi hanno preceduto, questa forma di amnistia mascherata non ha neanche le caratteristiche di alcuni provvedimenti di amnistia che normalmente vengono attuati a fronte di una ristrutturazione o di una sanatoria: si danno degli obiettivi raggiungibili con il fine di mettere un po' di ordine e di azzerare un po' la situazione.
La crisi - abbiamo detto più volte - imporrebbe una politica di redistribuzione dei redditi, ma questo provvedimento va in tutt'altra direzione. La crisi imporrebbe una politica fiscale rivolta ai più deboli. Abbiamo fatto anche delle proposte ma, da questo punto di vista, non ci avete mai dato una risposta concreta, neanche in termini di diniego motivato. La crisi imporrebbe una seria politica fiscale e una manovra fiscale. Al posto di tutto ciò voi ci imponete questo provvedimento che non ha alcuna caratteristica neanche di operazione fiscale o di programmazione perché - come si è detto - non c'è nessun tipo di recupero di gettito fiscale. Ha tutte e soltanto le caratteristiche del patto e della contrattazione di chi delinque e ha eluso le regole dello Stato.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 15,35)

ANNA ROSSOMANDO. Leggiamo oggi sui quotidiani che il Presidente del Consiglio dice che i soldi sfuggiti ai conti dello Stato possono sostenere la nostra economia. Questa, quindi, è l'idea alla base di questo provvedimento, questa è la programmazione che gli italiani attendono, questa è la politica economica. Quindi, ci spaventa la totale assenza di visione. Ci spaventa molto la differenza tra l'operazione di far quadrare i conti e una qualsiasi politica economica e fiscale. Ci chiediamo se siamo semplicemente in uno studio di un commercialista o se ci stiamo confrontando con una politica di Governo.
L'altro tema collegato alla questione di cui stiamo discutendo è quello della sicurezza-insicurezza, sul quale ci trascinate ogni giorno con la vostra demagogia.
Con questo ordine del giorno intendiamo dire che l'insicurezza si alimenta anche abdicando al ruolo di Stato, di Governo e di governo dei processi di intervento sul mercato e sulla vita dei cittadini in termini di tutela. Si alimenta, inoltre, togliendo gli strumenti allo Stato per perseguire il crimine e notiamo ormai in quest'anno di Governo che la vostra cifra ricorrente è quella della non visibilità delle condotte criminali, dell'opacità delle operazioni, della non possibilità di accertare fatti e, quindi, individuare i responsabili dei reati. Invece, hanno una grande visibilità le facce feroci, le ronde che passeggiano per le strade mentre il crimine si organizza in tutt'altri luoghi e in tutt'altre sedi.
Per questo - e concludo - con questo ordine del giorno vi chiediamo che, almeno una parte di quel gettito che entrerà con questa operazione, sia destinato alle politiche di integrazione di cittadini che provengono da altri Paesi. Infatti, l'immigrazione è un altro fenomeno che vi rifiutate di governare e di affrontare. Oggi leggiamo che i risultati di questa piccola sanatoria nei confronti delle badanti sono già di molto inferiori a quelli che avevate preannunciato. Almeno impieghiamo una parte di queste risorse per intervenire in politiche di integrazione e per provare a svolgere il ruolo che tutti i cittadini si aspetterebbero dallo Stato di diritto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Samperi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/128.

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, due sono i profili gravità di questo provvedimento: il primo è procedimentale, Pag. 79l'altro è di merito. Sotto il profilo della procedura, ancora una volta in questa legislatura ci viene riproposto uno schema anomalo, che sta diventando prassi.
I decreti-legge approvati dal Consiglio dei Ministri sono sottoposti alla firma del Presidente della Repubblica, vengono sostanzialmente modificati, se non stravolti, da un ramo del Parlamento e vengono approvati con voto di fiducia.
Viene così eluso un fondamentale principio, che è quello della leale collaborazione tra le istituzioni. Il Presidente della Repubblica, infatti, firma decreti che poi vengono stravolti e il Parlamento ha perduto la propria autonomia ed è diventato l'esecutore docile degli ordini del Governo.
Ma oggi siamo in presenza di un'inedita categoria delle fonti del diritto, quella del decreto correttivo attraverso cui si opera una vera e propria sanatoria, che è un'amnistia. Come altrimenti potrebbe definirsi questo strumento, dal momento che introduce la non punibilità di una serie di reati societari, oltre che tributari, ed elimina l'obbligo della denuncia delle operazioni sospette, dando modo alla criminalità organizzata di continuare le proprie attività illegali?
Cosa dire, poi, della garanzia di anonimato accordata a chi aderisce allo scudo? Non si potranno identificare i titolari dei capitali rientranti e non potranno essere perseguiti reati come quelli di corruzione e di riciclaggio. Stiamo veramente votando un provvedimento che risponde, come sostiene il Governo, agli interessi e al bene del nostro Paese? Onorevoli colleghi, quante certezze ha questo Governo: certezze su ciò che è bene e ciò che è male, su ciò che è giusto e ciò che non è giusto, sulla vita e sulla morte.
A giustificare, poi, la vergogna di questo provvedimento, il Governo sostiene che vi è l'esigenza ineludibile di reperire risorse: risorse per sostenere la famiglia, per la cassa integrazione, per affrontare questa coda di crisi che ancora urge.
Eppure, invece di trovare un modo per accumulare più risorse, invece di fissare le sanzioni amministrative, gli interessi e le imposte come fanno tutti gli altri Stati, europei e non, per la regolarizzazione dei capitali, invece di fare questo, e di portare, quindi, un maggiore introito nelle casse dello Stato, se questo fosse stato l'obiettivo che il Governo si era prefisso, invece di ottenere una percentuale del 50 per cento sul rientro dei capitali ci si accontenta del 5 per cento.
Credo che non sia quello l'obiettivo del Governo, perché, altrimenti, avrebbe dovuto agire diversamente: avrebbe dovuto concepire un provvedimento e pretendere dagli evasori, che volevano regolarizzare la loro posizione, quanto meno una percentuale che potesse veramente sostenere le famiglie, i trasporti, le infrastrutture, l'agricoltura, tutti quei settori e segmenti che trovate elencati in tutti gli ordini del giorno che il Partito Democratico vi ha presentato.
Abbiamo, infatti, presentato una serie di ordini del giorno: in essi chiedevamo l'impegno del Governo per destinare questi importi e il risultato di questa regolarizzazione nelle infrastrutture o per aiutare i precari o per sostenere le famiglie o per migliorare la qualità sociale della vita. Forse, se si fosse mantenuta...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MARILENA SAMPERI. ... la stessa percentuale - concludo immediatamente - fissata dagli altri Stati europei e anche dagli Stati Uniti, forse saremmo anche riusciti a sostenere l'economia di questo Paese. Invece, l'obiettivo fondamentale di questo provvedimento era solo quello di favorire gli evasori, che, in questo modo, potranno far rientrare i loro capitali dall'estero.

PRESIDENTE. L'onorevole Tenaglia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/129.

LANFRANCO TENAGLIA. Signor Presidente, questo è un provvedimento, è una norma molto grave, una norma che nega la legalità, che mina la fiducia dei cittadini nel sistema fiscale e che premia chi ha commesso reati gravissimi. Tutto questo si Pag. 80chiama con un solo nome: amnistia. Questa è un'amnistia! È un'amnistia per i reati dei colletti bianchi, è un'amnistia per le operazioni di riciclaggio, è un'amnistia per le operazioni di finanziamento illecito, anche del terrorismo.
Solo che le amnistie si fanno in Parlamento avendo il coraggio di chiamarle come tali, e assumendosene la responsabilità di fronte al Paese. Voi questo non lo fate, voi state facendo passare un'enorme operazione di riciclaggio di denaro per un'operazione di finanziamento della finanza pubblica. Nello stesso momento in cui centinaia e migliaia di cittadini, coloro che presentano il modello 730 ogni anno e che pagano fino all'ultimo centesimo di tasse, vengono fatti oggetto dei controlli dell'Agenzia delle entrate per le denunce dei redditi del 2004, voi premiate gli evasori veri, quelli che hanno evaso milioni di euro, concedendo loro di lavare quel denaro pagando solo il 5 per cento: chi ha fatto il suo dovere in questi giorni paga l'aliquota piena per errori od omissioni nella denuncia fiscale, chi ha evaso milioni di euro in questi giorni, da sabato pagherà il 5 per cento.
Non è solo questo: vi è una norma altrettanto pericolosa e grave, perché il venir meno dell'obbligo di segnalazione renderà lecito l'uso illecito di capitali! Il Ministro Tremonti dice: questa operazione non riguarda i capitali illeciti; ma scusate, il reato di dichiarazione fraudolenta delle imposte dei redditi e dell'IVA, il reato di falso, il reato di falso in bilancio, il reato di artificio contabile, che cosa sono, se non reati che servono a coprire i capitali illeciti? Diciamo le cose come stanno! Questa è la natura del provvedimento: un'amnistia enorme fatta per coprire reati gravissimi, e nessuna ragione di bilancio, nessuna ragione fiscale può giustificare una cosa del genere, una rottura fortissima della legalità, per un Governo che fa della sicurezza la sua bandiera. La sicurezza è qualcosa che è per tutti o non è per nessuno: non può essere la sicurezza solo il reato d'immigrazione clandestina, quando si amnistiano questi reati!
Mi chiedo: fino a che punto l'amnistia vale? Con questa norma l'amnistia varrà anche per il futuro, ad libitum, per i capitali che rientrano. Con questo ordine del giorno, come per gli altri che sono stati illustrati prima del mio, noi cerchiamo di dare una dignità ad un danno enorme, cercando di indirizzare il ricavato verso finalità utili, finalità che servono. Negli altri Paesi questi provvedimenti sono stati adottati, ma senza le storture, gli errori e le gravità che voi avete introdotto, mantenendo la coerenza con il sistema fiscale e con il sistema penale.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

LANFRANCO TENAGLIA. La settimana scorsa molti di voi hanno partecipato al congresso delle associazioni sindacali della polizia penitenziaria, e tutti avete detto: alla polizia penitenziaria bisogna dare più mezzi e più capitali per far fronte alla sicurezza nelle carceri.
Con questo ordine del giorno vi chiediamo almeno di riparare al danno destinando questi capitali illeciti ad un fine lecito, che è quello di dare alla polizia penitenziaria uomini, mezzi e risorse per non far scoppiare le carceri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Vietti, che aveva chiesto di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/236. L'onorevole Tidei ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/130.

PIETRO TIDEI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è stato ripetuto tante volte nel corso di questo - direi mortificante - dibattito che ci troviamo per l'ennesima volta a doverci confrontare con un provvedimento governativo che dispensa - possiamo dire a piene mani - disprezzo nei confronti delle regole civili, giudiziarie, morali e costituzionali del nostro Paese.
Siamo di fronte ad una palese ancorché malcelata amnistia, come più volte detto, che avrebbe avuto bisogno del voto almeno dei due terzi del Parlamento, con una Pag. 81conseguente questione di legittimità costituzionale, e ad un palese disprezzo per le regole giudiziarie perché, a fronte di roboanti dichiarazioni elettorali e propagandistiche sulla sicurezza e sulla legalità, questo provvedimento finisce poi per favorire ancora una volta il mancato rispetto delle leggi e la loro mancata applicazione, gettando discredito, delegittimazione e svilimento nei confronti del nostro sistema giudiziario.
La nostra presidente di gruppo al Senato, Anna Finocchiaro, ha fatto bene a ricordare nel suo intervento come i reati che si andrebbero di fatto a cancellare sono gli stessi che consentirono a Michele Sindona di portare avanti i suoi affari mafiosi e carbonari e che sfociarono poi nel delitto Ambrosoli. Voglio invece ricordare come siano anche gli stessi che portarono ai crac di Cirio e Parmalat, mandando in rovina migliaia e migliaia di famiglie italiane.
È evidente che non siamo di fronte ad un semplice recupero di gettito fiscale, ma ad un vero e proprio occultamento di reati perpetrato con sistemi in violazione di leggi a dir poco vergognosi. Affermo questo soltanto prendendo in considerazione l'articolo 41 del decreto legislativo n. 231 del 2007, che tra l'altro recepiva delle direttive europee, il quale con questo scudo fiscale viene completamente eluso nella sua normativa, laddove oggi proponete di rimpatriare capitali nascosti senza l'obbligo di segnalazione di operazioni sospette in materia di antiriciclaggio e di finanziamento al terrorismo.
Si tratta di un autentico regalo alla criminalità, che forse non sperava neanche in tanta grazia da parte del Governo, e di un ennesimo laccio e bavaglio alla magistratura, che si trova così privata di strumenti fondamentali nell'attività delle indagini preliminari ed investigative. È un provvedimento che consente ai mafiosi di far tornare in Italia soldi sporchi senza alcuna pendenza giudiziaria, senza alcuna possibilità che si indaghi sulla loro provenienza, con una misera tassa del 5 per cento e addirittura in completo anonimato.
Che cos'è questa, una legge contro la mafia? No, certamente. Da giorni questo Governo ripete, mentendo, di non aver fatto altro che adeguarsi alle direttive dell'OCSE e a quanto stanno portando avanti tutti i Governi del mondo, ma anche questa è una colossale bugia perché si omette volontariamente di spiegare agli italiani come si comportano gli altri Governi. Prendiamo ad esempio la Francia, il Regno Unito o gli Stati Uniti, dove su un capitale di 100 milioni rimpatriati il cittadino ne deve restituire allo Stato 40 e senza anonimato.
Concludo, onorevoli colleghi, con una semplice constatazione. Depenalizzazione del falso in bilancio, blocco delle rogatorie internazionali, amnistia, condono edilizio, condono tombale, limiti alle intercettazioni, lodo Alfano ed ora scudo fiscale, ovvero sanatoria: ma perché - mi domando, e molti italiani si domandano - da quando Berlusconi e il centrodestra governano c'è tutta questa accondiscendenza nei confronti dell'illegalità? Perché ci si trova sempre di fronte a leggi che, anziché punire, favoriscono i comportamenti e le azioni illegali?
Mi auguro che gli italiani capiscano quanto prima l'inganno che da tempo ormai si sta perpetrando nei loro confronti. Ed è per questo, signor Presidente, che con il presente ordine del giorno, nella malaugurata ipotesi che il provvedimento in esame ottenga l'approvazione dell'Assemblea, chiediamo di destinare un'adeguata quota del gettito che si produrrà con l'applicazione dello scudo fiscale al miglior funzionamento delle carceri, dove il sovraffollamento e le inadeguatezze del Governo stanno provocando situazioni drammatiche, soprattutto a danno dei tanti poveri che non possono farsi assistere da famosi e costosi avvocati.
Mi riferisco agli immigrati, ai tossicodipendenti, ai giovani, alla microcriminalità frutto dell'emarginazione sociale; almeno a loro, ai loro educatori, al personale carcerario si restituisca la dignità che voi avete palesemente violato. È per questo che chiediamo almeno, a fronte di tanta arroganza del Governo, un atto di dovuta resipiscenza Pag. 82e umanità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole De Poli che aveva chiesto di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/254. Constato altresì l'assenza dell'onorevole Naro che aveva chiesto di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/245.
L'onorevole Touadi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/131.

JEAN LEONARD TOUADI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con il voto di fiducia sullo scudo fiscale il Governo e la maggioranza si accingono ad approvare una sorta di bonus criminalità: consentire, cioè, in un solo colpo, a criminali di ogni specie di riportare in Italia soldi frutto delle peggiori attività criminose e, contestualmente, come hanno denunciato numerosi magistrati, sarà ancora più complesso perseguire i reati finanziari. Questo bonus criminalità è il più grande regalo per gli evasori fiscali, i riciclatori di denaro sporco.
Mentre le principali potenze economiche nostri alleati e nostri competitor hanno deciso di mettere in campo una strategia di lotta ai paradisi fiscali, ai grandi speculatori, il Governo italiano va nella direzione opposta, apre le porte e accoglie a braccia aperte evasori e speculatori. Il vostro è il Governo che respinge in mare disperati e affamati esponendoli a rischi drammatici e, di contro, accoglie come una manna dal cielo, i proventi di evasori e criminali: due pesi e due misure. È sempre la solita storia: deboli con i forti e forti con i deboli.
Il Ministro Tremonti ha cercato di spiegare che questo salvacondotto penale e tributario nasce dalla volontà di reinvestire le risorse che si dovrebbero ottenere per sostenere il 5 per mille, l'università e la ricerca. Sono solo proclami, nulla di certo, qui l'unica certezza è che il vostro Governo intende garantire l'anonimato di chi ha illegalmente portato i soldi all'estero applicando una misera imposta straordinaria. Bene ha detto l'onorevole Tabacci: su questo provvedimento c'è l'impronta del Ministro Tremonti, ma tutti voi vi state rendendo responsabili dell'ennesima ferita alla tenuta dello Stato di diritto nel nostro Paese. Tutti voi siete ampiamente consapevoli che con questa sanatoria i primi a festeggiare e a brindare saranno i capi delle principali organizzazioni criminali, sapete benissimo che i capitali che rientreranno sono frutto di reati e allora mi domando: in nessuno di voi nasce un minimo di disgusto per un provvedimento così congegnato?
Il Parlamento deve approvare norme che segnino anche una via pedagogicamente positiva ed allora qual è l'insegnamento che potranno trarre gli italiani, soprattutto i più giovani, dall'approvazione dello scudo fiscale? Un solo e semplice insegnamento: furbi e ladri godono di un particolare regime di favore, mentre gli onesti sono e saranno sempre più vessati e bastonati.
L'articolo 53 della Costituzione afferma: «Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva (...)». Voi, in sostanza, state specificando che questo principio vale per gli onesti, per chi paga regolarmente le tasse, mentre è carta straccia per i ladri e gli evasori, soggetti a cui state facendo un regalo grandissimo. Allora noi, con questo ordine del giorno, in questo scempio di illegalità che state compiendo, in questo scempio di immoralità che state compiendo, chiediamo al Governo di «destinare un'adeguata quota del gettito che si produrrà dall'applicazione dello scudo fiscale all'incremento, in via straordinaria per l'anno 2010, delle risorse agli psicologi che operano all'interno degli istituti penitenziari italiani come esperti ex articolo 80».
La civiltà di un Paese si misura anche dalla qualità delle sue carceri. La nostra Costituzione vuole che il carcere sia un luogo certamente dove la pena viene in qualche modo comminata, ma anche un luogo di rieducazione per permettere al reo di ritornare nella società. Accogliendo questo ordine del giorno noi ridiamo dignità Pag. 83e un minimo di civiltà costituzionale alle nostre carceri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Vaccaro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/132.

GUGLIELMO VACCARO. Signor Presidente, come ho già avuto occasione di dire in quest'Aula quarantotto ore fa, questo dibattito per quanto surreale si sta caratterizzando per i toni sobri, decisi, accorati a tratti che riconosco come i miei. Le cose che stiamo dicendo, ribadendo e sottolineando sono ovvie, cariche di buonsenso e credo - o almeno spero, anche se, come dice un poeta: la speranza è una virtù difficile - lo siano anche da parte di tanti colleghi della maggioranza che si trovano costretti, prima con una prova sulla fiducia, poi con la sollecitazione della tagliola, a chiudere una partita difficile, nata male e conclusa peggio.
Questo decreto-legge correttivo interviene per risolvere una serie di pasticci e, a dispetto del proposito iniziale, ne crea tanti altri. Ne stiamo parlando qui, ne stanno parlando i media di questo Paese ma, direi di più, ne parla il mondo intero. Un blanqueo all'Argentina, questo è il titolo di un giornale di lingua spagnola. Quella del nostro provvedimento è una similitudine con ciò che è stato fatto recentemente dalla Repubblica argentina, che non è nota per particolari virtù della pubblica amministrazione, o del civismo dei suoi politici. Detto con grande franchezza, abbiamo fatto molto peggio di quello che hanno immaginato in Argentina, dove l'aliquota per la sanatoria è differenziata in relazione all'indirizzo produttivo dei capitali affluenti grazie ai provvedimenti. Se c'è un investimento si paga il 3 per cento, se c'è una possibilità di favorire l'occupazione si paga l'1 per cento, se i soldi affluiscono sul conto corrente si paga il 10 per cento.
Nulla di tutto ciò è stato possibile immaginare quando avete concepito questo provvedimento, così assurdo e così balordo. A differenza del primo intervento questa volta è bene essere chiari, quindi vi domando se vi costava davvero tanto alzare un po' le aliquote e vincolare la destinazione in maniera più puntuale fin d'ora e non sui giornali, accogliendo le tensioni che si stanno manifestando nel Paese per dare un carato di nobiltà a questo provvedimento. Vi costava tanto dire fin dall'inizio che queste risorse vanno per investimenti in ricerca, in sviluppo, per gli ammortizzatori sociali e per il terremoto? Nulla di tutto ciò è stato fatto.
Costava tanto a questo Governo obbligare un po' di più i capitali che via via rientrano verso indirizzi produttivi, verso manifestazioni utili per la finanza in difficoltà e per l'economia in crisi? Nulla di tutto ciò avete saputo immaginare. Allora ci viene da dire con un sospetto - che non è più tale - che avete creato la categoria degli evasori di serie A e quella di serie B. Tutti gli evasori italiani - piccoli, medi e grandi - che hanno avuto la miopia di non esportare le proprie risorse e i propri profitti illeciti e leciti all'estero, sono da oggi considerati evasori di serie B, ma ci sarebbe qualche altro aggettivo per qualificarli meglio. Questi si danneranno pensando a quel consulente che gli aveva proposto in maniera creativa il deposito di Svizzera, o in qualche altro Paese denominato come paradiso fiscale, e diranno: che errore che ho fatto!
Poi che cosa diciamo a quegli evasori che, invece, hanno impiegato i propri profitti per investire o ripianare deficit delle proprie aziende: sono proprio di serie C questi ultimi? Bene, credo che non abbiate fatto nulla di utile, né per le persone oneste, né per quelli che nelle difficoltà di questi ultimi anni hanno sgualcito il rapporto con il proprio civismo, facendo qualche errore ma certo non ottenendo guarentigie grazie voi. Buon lavoro.

PRESIDENTE. L'onorevole Amici ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/133.

SESA AMICI. Signor Presidente, questo provvedimento ha avuto ben 52 giorni di Pag. 84esame al Senato, in una della due Camere, dove si è avuta la possibilità di una discussione. Era nato già con una anomalia procedurale, perché interveniva su un decreto in maniera correttiva. Il problema è che non ci siamo trovati semplicemente di fronte ad una correzione. Ci siamo trovati, invece, di fronte ad un allargamento di quell'elemento correttivo, che ha delle implicazioni assolutamente gravi e sulle quali cercherò di ragionare nei pochi minuti che abbiamo a disposizione.
I 52 giorni di esame al Senato si sono ridotti, per questo ramo del Parlamento, a pochissimi giorni ed è del tutto evidente che l'utilizzo degli ordini del giorno serve all'opposizione, come strumento regolamentare, per esplicitare fino in fondo il ruolo di merito e l'elemento negativo di giudizio che noi diamo nel merito e nel metodo di questa procedura. C'è un vulnus nelle procedure della formazione delle leggi, lo ha ricordato il collega Bressa, ma gran parte degli intervenuti nel dibattito generale hanno anche evidenziato che di fronte a queste anomalie non si può intervenire, come è stato fatto da parte dell'esponente di Governo, dicendo che di fronte alle nostre obiezioni il Governo sa bene a chi deve essere è rivolto lo scudo fiscale.
Siamo al paradosso, al paradosso di un decreto che allarga a dismisura non solo il rientro dei capitali portati all'estero, ma allarga agli illeciti amministrativi fino a coprire, come è stato giustamente detto in termini quasi di vera e propria amnistia, anche i reati penali. C'è un paradosso in questo Paese ed è un paradosso dentro il quale le classi dirigenti dovrebbero avere il senso e la responsabilità che li dovrebbe informare nella loro azione di Governo.
Da troppo tempo in questo Paese esistono due categorie di cittadini. Si allargano le diseguaglianze e il messaggio politico, nemmeno tanto nascosto ma molto esplicito, è esattamente questo: questo è il Paese dove non attenersi alle regole, non rispettare la legge, alla fine diventa l'elemento premiante. Diventa invece, come dire, sbagliato, quasi un po' da stupidotti, stare dentro le regole dello Stato in maniera dignitosa, ma anche soprattutto in senso morale ed etico. Perché il messaggio ha anche questa valenza, quella di una eticità che non esiste più e dentro la quale l'elemento della furbizia ancora una volta regge le sorti della coesione sociale.
Ecco, io credo che il vulnus che si sta producendo è esattamente questo, mandando un messaggio che diventa anche un messaggio incentivante: oggi, si rientra con l'aliquota del 5 per cento, e sbrigatevi, perché questa è la prima volta, ma non sarà l'ultima. Questo Governo, la sua cultura politica, la sua completa assenza di fronte anche al rispetto della legalità e della legge dirà ancora che c'è possibilità, magari non oggi, domani, fra due mesi, di continuare ad esportare e forse oltre all'anonimato non gli faranno pagare nemmeno nessun pegno.
Ed è del tutto evidente che all'opposizione non rimane non solo, come dire, lo stile non urlato della propria proposta politica. Noi la riteniamo sbagliata nel metodo, perché un decreto che doveva essere il decreto anticrisi si è rivolto semplicemente a quello che un vostro esponente di maggioranza, oggi, ha dichiarato in maniera molto limpida nei giornali: «Bisogna fare presto. Il Governo ha bisogno di fare cassa subito». Fare cassa per che cosa? Per quali strumenti veri di risposta alla crisi? Tutto questo rimane nel mondo dell'ignoto, perché non è bene che gli italiani sappiano come intende questo Governo affrontare gli elementi della crisi. Del resto non può farlo perché da mesi predica che la crisi non c'è.
Ed ecco perché, allora, l'utilizzo degli ordini del giorno, il tentativo di finalizzare parte di quelle risorse, possa apparire una contraddizione, quando si contesta alla radice il provvedimento, ma è esattamente far emergere con grande nettezza l'aporia tra un intervento veramente eticamente riprovevole e, dall'altro lato, dire perlomeno che queste risorse vadano a finanziare elementi di grande innovazione.

PRESIDENTE. Onorevole Amici, la prego di concludere.

Pag. 85

SESA AMICI. Il mio ordine del giorno, in particolare, chiede che gran parte di questi proventi vadano al finanziamento degli uffici dei servizi sociali per i minorenni. Forse un Paese che vede i propri giovani avere grandi elementi di disagio sociale, avrebbe bisogno di politiche attive e non semplicemente di un messaggio così negativo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Bordo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/134.

MICHELE BORDO. Signor Presidente, con questo ordine del giorno, chiedo che il Governo si impegni a destinare un'adeguata quota del gettito che si produrrà dall'applicazione dello scudo fiscale all'incremento in via straordinaria, per l'anno 2010, delle risorse destinate al funzionamento degli istituti penali per i minorenni, ma utilizzerò il mio intervento per leggere molto semplicemente l'articolo scritto ieri da Massimo Riva su la Repubblica, per commentare lo scudo fiscale che stiamo discutendo in queste ore, dal titolo: «Una medaglia agli evasori», che credo sia sufficiente per spiegare, senza nessun altro commento politico e senza nessuna retorica, quali sono le conseguenze drammatiche incontro alle quali andremo dopo l'approvazione di questo provvedimento.
Massimo Riva scrive: cominciato male al Senato, il cammino del terzo scudo fiscale dell'era berlusconiana, si conclude peggio alla Camera dei deputati. A Palazzo Madama, si è avuta la replica di un abusato gioco delle parti tra Governo e maggioranza, con l'approvazione di un emendamento con cui sono state introdotte varianti così vergognose che sia Berlusconi sia Tremonti non avevano avuto l'improntitudine di proporre dal principio. Ma il Premier e il Ministro dell'economia e delle finanze sono stati poi ben lieti di accoglierle, dietro il comodo alibi della sovranità decisionale del Parlamento, cosicché ora l'infausto regalo agli evasori si è arricchito di una sostanziale amnistia per reati gravi, quali il falso in bilancio, al riparo dell'assicurazione che gli intermediari, a differenza dei casi precedenti, non avranno più l'obbligo di segnalare neppure il minimo dubbio su una possibile origine criminale dei capitali in via di rimpatrio.
Adesso a Montecitorio, nel timore di qualche estremo atto di ravvedimento di qualcuno della maggioranza, la vicenda si è conclusa con l'imperio della chiamata personale al voto di fiducia. Che un simile provvedimento assurga in questo modo al rango di misura fondamentale per l'azione del Governo, la dice lunga sulla pochezza della politica economica di questo Governo. C'è bisogno di tamponare le falle aperte dalla grande crisi nel bilancio del nostro Stato. Nel vuoto di una strategia di controllo dei conti pubblici, si procede attraverso espedienti una tantum, come in fondo è e rimane anche questa trovata dello scudo fiscale. Solo che nella scelta degli artifizi viene anche in piena luce la radice sostanzialmente classista delle iniziative e un'indomabile propensione a premiare i furbi e i disonesti secondo un copione di sanatorie, condoni e amnistie che, si veda il caso del lodo Alfano, sembra ormai essere la più genuina chiave di lettura dell'agire politico dell'attuale Presidente del Consiglio dei ministri.
Non c'è più regola, anche solo di banale rispetto di consolidate buone costumanze civili, che tenga. Per portare in cassa un po' di soldi, si deve dare una mano agli evasori più incalliti e dare un calcio ad alcune norme fondamentali del codice penale. Nessun problema e nessuna remora, basta cercare di imbonire gli italiani facendo credere loro che così non sia.
L'altro ieri, al riguardo, il Ministro Tremonti ha assegnato in rapida successione due autogol, uno più imbarazzante dell'altro. Il primo asseverando con sussiego che la manovra dello scudo si sarebbe risolta in un nulla di fatto se, accanto agli evidenti vantaggi fiscali, non si fosse offerta anche una guarentigia a tutto campo sul versante dei reati penali: argomento non privo di una sua cinica coerenza, ma che finisce con l'ammettere che il vero valore attrattivo dello scudo sta nella sanatoria dei reati penali e così Pag. 86mette in piena luce il commercio delle indulgenze implicito in un provvedimento frutto di una visione di Stato premoderna.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Bordo.

MICHELE BORDO. Per concludere, signor Presidente, dico che resta da sperare che da questa dissennata iniziativa non venga fuori un ulteriore atto per coprire ancora una volta qualche inconfessabile interesse privato da parte di un Presidente del Consiglio cui le cronache di questa settimana attribuiscono il possesso di ingenti attività fuori dai confini nazionali. Concludo dicendo semplicemente che di questo provvedimento il Governo e la maggioranza si dovrebbero vergognare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Bressa ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/135.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, con l'ordine del giorno chiedo che venga destinata un'adeguata quota del gettito che si produrrà dall'applicazione dello scudo fiscale alle risorse per il personale sanitario che opera negli istituti penitenziari. Ciò è quanto mai necessario e opportuno visto che voi state affollando le carceri di poveracci.
Come ricordava ieri l'onorevole Casini nella sua dichiarazione di voto, questo Governo dimostra di essere veramente forte con i deboli ma debolissimo con i forti, come questo provvedimento è in grado di dimostrare senza dubbio alcuno. L'articolo 13-bis di questo capolavoro del vostro decreto-legge è un paradigma di quanto male si possa fare al Paese o di quanto male si possa fare al senso di legalità, di quanto male si possa fare al senso di responsabilità della nostra Repubblica. All'articolo 13-bis abbiamo il comma 3 che prevede che non vi sia alcun obbligo di segnalazione di chi fa reimpatri di risorse portate all'estero o regolarizzazione di capitali portati all'estero. Non è previsto alcun obbligo di segnalazione all'Uif, l'unità di informazione finanziaria della Banca d'Italia. Questo obbligo che era stato introdotto con un decreto legislativo del 2007, stava producendo straordinari effetti per il nostro Paese. Se noi andiamo a vedere le dichiarazioni del Governatore della Banca d'Italia, Draghi, rilasciate non più tardi del luglio di quest'anno in un'audizione alla Commissione antimafia, saremmo venuti a conoscenza che nel 2008 c'era stato un aumento del 16 per cento di queste segnalazioni e nel primo semestre del 2009 un aumento del 50 per cento di queste segnalazioni.
Dunque, è vero che a pensare male si fa peccato ma ci si indovina: qualcuno, forse, aveva timore che questa attività di segnalazione fosse davvero la strada giusta per costringere chi criminalmente aveva portato i capitali all'estero e, con un atto di ancora maggiore criminalità, voleva riportarli all'interno per finanziare l'attività della criminalità organizzata e del terrorismo. Siamo davvero sicuri che chi ha presentato questo emendamento non avesse questo secondo fine, non volesse bloccare un'attività meritoria da parte della funzione ispettiva della Banca d'Italia e della guardia di finanza che indagava su questi fatti? Credo che anche all'interno del Governo qualche dubbio ci sia stato. Infatti, l'altro giorno il sottosegretario Giorgetti dando dimostrazione di una straordinaria fantasia creativa relativamente all'interpretazione delle leggi, introducendo una nuova categoria interpretativa come l'interpretazione a priori, durante la sua replica affermava che il comma 3 dell'articolo 13-bis andava letto congiuntamente al comma 4 laddove si prevede invece che queste segnalazioni devono essere mantenute.
È del tutto evidente che ci troviamo di fronte in questo articolo al più classico caso di aporia legislativa.
In un comma si scrive una cosa, nel comma successivo il suo esatto contrario. Ma siccome voi non avete la possibilità di fare una legge secondo le procedure normali del Parlamento, siccome voi non Pag. 87volete che il provvedimento in esame ritorni al Senato perché non c'è più tempo, perché avete deciso come Governo di farlo arrivare alla Camera solo otto giorni prima della sua scadenza (di qui le dichiarazioni del Presidente Fini, secondo cui era una procedura anomala quella che il provvedimento in esame stava subendo), siccome non siete in grado di fare un procedimento legislativo come Costituzione e Regolamento comandano, allora vi inventate le interpretazioni creative.

PRESIDENTE. Deve concludere.

GIANCLAUDIO BRESSA. Sto concludendo: siccome non avete il tempo di correggere una porcheria assoluta avete cercato un'interpretazione creativa. Questo è il limite profondo della vostra azione di Governo: non siete capaci di fare leggi che resistano al vaglio di chi deve applicarle o deve giudicarle. Questo sarà uno dei molti esempi del vostro fallimento come legislatori, del vostro fallimento come Governo, del vostro fallimento come classe politica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole D'Antona ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/2714/136.

OLGA D'ANTONA. Signor Presidente, molti colleghi lo hanno già detto prima di me: questo voto di fiducia che il Governo chiede sul decreto anticrisi e poi, appunto, su un emendamento, il 13-bis, comma 3, che viene denominato «scudo fiscale», è il venticinquesimo voto di fiducia che questo Governo chiede a questo Parlamento.
Non è tanto il modo che ci scandalizza - e non uso a caso il termine «scandalizza» - quanto su che cosa il Governo chieda la fiducia. Con il decreto correttivo in esame è evidente che il Governo attualmente mostra di non avere alcuna attenzione rispetto ai veri problemi del Paese: i problemi dei giovani precari, i problemi di coloro che perdono il lavoro e non riescono a trovarne un altro, i problemi di quelli che perdono la casa, di quelli che non ce la fanno a pagare l'affitto, di quelli che non riescono a pagare le bollette alla fine del mese, di quelli che hanno difficoltà con il nuovo anno scolastico a comprare i libri per mandare i figli a scuola. I disoccupati aumentano, aumentano i poveri, ma il Governo ha altre preoccupazioni: il Governo mostra la sua benevolenza verso coloro che certamente ne hanno meno bisogno, coloro che si sono potuti permettere di portare denaro all'estero e, per fare questo, hanno evaso le tasse.
Con il decreto-legge in esame, come altri colleghi giustamente hanno detto prima di me, si premiano i disonesti in beffa agli onesti, a quelli che le tasse le hanno pagate sempre, a quelli che hanno avuto un comportamento corretto e rispettoso, a quelli che si fanno carico della solidarietà che deve legare una società nel suo insieme, si premiano quelli che invece fanno i furbi e quindi si sottraggono ai loro doveri nei confronti della società e dello Stato e per puro interesse personale e a volte con atti criminali portano denaro all'estero. Noi non potremo sapere mai quali azioni criminali si nascondono dietro a queste operazioni: non lo sapremo mai perché questo condono garantisce l'anonimato per sempre.
È vero che altri Paesi hanno incentivato il rientro dei capitali illegalmente esportati all'estero, ma non lo hanno fatto certo con un decreto che diventa praticamente un'amnistia mascherata, questo lo sappiamo bene e lo abbiamo denunciato in tutti i nostri precedenti interventi, con forti dubbi di costituzionalità. Infatti un'amnistia richiede un voto qualificato, non certo un voto a maggioranza, infilato così in mezzo un decreto.
L'altro aspetto che mi preme ricordare riguarda le dichiarazioni di illustri economisti stranieri riportate nei giornali e nei quotidiani di questi giorni. Mi riferisco, ad esempio, alle dichiarazioni di Fitoussi, il quale ha affermato che un'aliquota del 5 per cento è bassa e ridicola, che non porta granché nelle casse dello Stato e che nessun altro Paese straniero ha adottato Pag. 88una tassazione così ridicola e così iniqua rispetto ad altri che, per errori od omissioni, pagano aliquote ben più alte.
L'altra questione che veniva denunciata e sottolineata dall'economista è che, fra tutte le norme, le clausole e i commi che sono stati inseriti nel decreto-legge, non ce n'è uno che dica che quel denaro, almeno per un certo tempo, debba essere reinvestito nel nostro Paese e restarvi per produrre ricchezza.

PRESIDENTE. Deve concludere.

OLGA D'ANTONA. Signor Presidente, cercherò di essere rapida. Con gli ordini del giorno di oggi, stiamo tentando di spostare l'attenzione del Governo ed avviarla verso i bisogni veri e concreti del Paese, che il Governo sembra non vedere.
In modo particolare, con il mio ordine del giorno, chiedo che venga destinata, almeno, un'adeguata somma ricavata dall'applicazione dello scudo fiscale all'incremento, in via straordinaria per l'anno 2010, delle risorse per il funzionamento dei centri della giustizia minorile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole D'Antona.
L'onorevole Ferrari ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/137.

PIERANGELO FERRARI. Signor Presidente, innanzitutto, vorrei leggere il dispositivo dell'ordine del giorno che ho presentato, perché il nostro impegno è, sopratutto, di entrare nel merito e di proporre destinazioni per quello che il mio collega, l'onorevole Cuperlo, ha chiamato «il bottino».
Salto le premesse e mi accingo a leggere il dispositivo (scusate il burocratese degli uffici). Considerato che il Governo si attende di veder incrementate le entrate in applicazione delle suddette misure, l'ordine del giorno impegna il Governo: «a destinare un'adeguata quota del gettito che si produrrà dall'applicazione dello scudo fiscale all'incremento, in via straordinaria per l'anno 2010, degli stanziamenti per l'adozione di misure destinate alla riqualificazione professionale e/o ad assunzioni per concorso pubblico del personale amministrativo in possesso dei requisiti e dei profili professionali necessari per l'espletamento delle attività connesse all'esercizio efficiente e qualitativamente efficace della giurisdizione».
Questo è il nostro impegno: che, almeno, servano a qualcosa i miliardi di euro che contate di far rientrare nel nostro Paese.
In ogni caso, resta il giudizio severissimo sul provvedimento, che non ha precedenti in nessun Paese di democrazia liberale. Non è vero, infatti, ciò che il Governo e la maggioranza continuano ad affermare e, cioè, che lo scudo fiscale italiano sia uguale a quello adottato in altri Paesi, come gli Stati Uniti, la Francia e il Regno Unito, perché, in realtà, non è così. È stato denunciato da diversi interventi e lo ribadisco io stesso: in quei Paesi, gli scudi fiscali non solo costano di più ai contribuenti poco onesti, ma, soprattutto, non sono coperti dall'anonimato e l'amministratore fiscale può accertare eventuali evasioni o elusioni effettuate in passato, nel momento in cui quei capitali si formarono, e su questi comminare il pagamento delle imposte dovute o sanzioni ed interessi, in generale, ridotti e agevolati.
Gli scudi fiscali degli altri Paesi, quindi, consentono di acquisire le informazioni sugli intermediari finanziari e sui Paesi presso cui le somme sono state collocate, mentre queste informazioni non saranno mai disponibili per l'amministrazione fiscale italiana.
In tutti i nostri interventi, ribadiamo il giudizio severo dato ieri in Aula dal nostro capogruppo: è una legge iniqua, perché premia chi ha violato la legge e mortifica gli italiani onesti che pagano le tasse; è una legge incivile, perché consente una sanatoria tombale per reati che vanno dal falso in bilancio, all'occultamento e distruzione di documenti contabili, alle false comunicazioni sociali. Pag. 89
Ciò che non è ancora stato detto in Aula e che voglio dire io oggi, sulla base di un'informazione che leggo su un noto settimanale uscito oggi in edicola, è quanto segue. Tra pochi giorni si tiene a Bergamo la settima edizione di Bergamo Scienza, la rassegna di divulgazione scientifica che noi bresciani invidiamo (poche cose invidiamo alla città sorella, ma questa sì). La giornata dell'11 ottobre di Bergamo Scienza è stata dedicata alla neuroeconomics. Un esponente di grande valore di questa scienza nuova, un docente di economia all'università del Minnesota, intervistato da questa rivista dichiara: «la persona con un quoziente intellettivo maggiore è più incline a un comportamento sociale cooperativo, come pagare le tasse».
Alla fine, vedete, questa è la responsabilità principale che vi prendete con questo provvedimento e con altri che avete alle spalle: quella, cioè, di spingere verso il basso il quoziente di intelligenza degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Lo Moro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/141.

DORIS LO MORO. Signor Presidente, sottosegretario, ormai è da qualche ora che discutiamo di questo problema. Mi sono chiesta se ciò fosse utile, perché, si sa, i meccanismi sono quelli che sono, ed è comunque necessaria una scelta politica, quella di essere qui, di parlare tutti e di intervenire su questo argomento. Io voglio dire, però, con molta sincerità, che lo considero anche utile, perché questa storia dello scudo fiscale è così grave che è corretto e giusto che le nostre motivazioni non solo rimangano agli atti, ma che le conoscano i cittadini.
A furia di dirle le cose, in qualche modo si finisce per influenzare le coscienze e, alla fine, il discorso che lo scudo fiscale serve per fare cassa e per affrontare la crisi può diventare un discorso suggestivo, perché poi, in realtà, il denaro serve e serve proprio per affrontare la crisi.
Quindi, è molto giusto ribadire che siamo d'accordo sulla necessità di fare cassa. Ovviamente, avremmo preferito strumenti diversi, avremmo preferito che ci si attrezzasse contro l'evasione fiscale e avremmo preferito meccanismi che non sono questi; ma tant'è, siamo davanti a un meccanismo rispetto al quale non ci limitiamo a dire che non ci sta bene.
Voglio entrare nel merito e denunciare non soltanto l'inefficacia dello strumento e l'inefficacia di questi condoni più o meno mascherati, ma soprattutto voglio ribadire che si tratta di uno strumento, così come è organizzato, che parla alla «pancia» del Paese, a quella però che non si nutre giornalmente di valori morali.
Io mi sono chiesta - soprattutto dopo aver sentito alcuni Ministri affermare che, se non si fosse trattato di uno scudo fiscale e se si fosse trattato di chiedere qualcosa in più, molti non avrebbero aderito e non avrebbero trovato conveniente il meccanismo - di chi si sta parlando. È chiaro che si sta parlando di gente che ha evaso, è chiaro che si sta parlando di gente che ha commesso reati, alla quale gente, evidentemente, non basta neanche l'impunità che si offre con lo scudo fiscale, ma vuole anche vantaggi economici.
I cittadini italiani devono sapere che noi per fare cassa stiamo dicendo che ci auguriamo che moltissima gente che ha evaso le tasse e che ha commesso reati oggi riporti il denaro (alcune volte anche denaro da riciclare e da rilavare) in Italia, e stiamo dicendo loro: vieni che ti faccio anche un altro regalo, perché in maniera anonima riuscirai ad ottenere di riportare il denaro in Italia e ad averlo a disposizione come se si trattasse di denaro pulito.
È questo l'aspetto che è più immorale; si paga soltanto il 5 per cento, mentre tutti noi sappiamo quanto si pagano le tasse e sappiamo quanto sia fallimentare l'azione di questo Governo che ha sempre detto di voler abbassare le tasse, ma non è mai riuscito a farlo. Sappiamo quale sia il fardello che pesa sulle spalle dei dipendenti e quanto incidano le tasse sui salari.
Qui si tratta, invece, di «abbuonare» tutto questo e ciò, a mio avviso, non è solo Pag. 90illegittimo e incostituzionale (altri hanno già citato l'articolo 3 e l'articolo 53 della Costituzione), ma è anche immorale. È anche immorale che si faccia tutto questo anonimamente, che si consenta il meccanismo dell'anonimato.
Il mio ordine del giorno, per dire qualcosa di concreto in merito agli ordini del giorno presentati, vuole attrarre l'attenzione del Governo e, se vogliamo, del Paese su un problema specifico che è quello della situazione carceraria. Vedete, ad agosto siamo stati in molti, appartenenti ai gruppi parlamentari, ad andare a visitare le carceri italiane e a denunciarne, anche attraverso comunicati e conferenze stampa, il sovraffollamento.
Ma oggi non voglio parlare di quello che ho visto nelle carceri, voglio attrarre la vostra attenzione su un dato concreto: si tratta di due suicidi che si sono verificati negli ultimi venti giorni in un carcere della Calabria, a Castrovillari e uno in particolare. L'altro potrebbe essere meno suggestivo, si tratta di una persona straniera che potrebbe avere alle spalle chissà quale storia difficile e che ha 39 anni...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

DORIS LO MORO. Volevo parlare del suicidio di un ragazzo di 19 anni. Ebbene, parte di questi soldi - visto che abbiamo fatto tanto per fare in modo che in carcere non ci finisca chi si è arricchito magari in maniera del tutto illegittima - potremmo spenderli per risollevare la situazione carceraria per quei giovani e per quelle vite di scarto che sono lì abbandonate e che, davanti allo spettacolo che sta dando la politica italiana, finiscono per restare senza riferimenti soprattutto morali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Minniti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/142.

MARCO MINNITI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, ieri, proprio mentre si votava la questione di fiducia sul provvedimento noto come «scudo fiscale», la Commissione antimafia teneva una sua importante riunione, nella quale si è ascoltata una reazione molto severa, preoccupata e realistica da parte del presidente della medesima Commissione, il senatore Pisanu.
Non poteva esserci giornata peggiore, forse, per il Governo perché è apparsa, in maniera abbastanza icastica, la vera e propria contraddizione politica e istituzionale tra quella reazione, quelle parole e quell'analisi fortemente preoccupata e poi il voto con il quale qui si licenziava, attraverso un voto di fiducia, il passaggio dello scudo fiscale che, come sappiamo, è anche diventato uno scudo penale perché protegge da alcuni reati.
Vorrei che ascoltaste in maniera chiara una frase che il presidente Pisanu ha letto in Commissione antimafia. Consentitemi di citarla testualmente: «Nell'assalto ai fondi pubblici si è rafforzata quella borghesia mafiosa, quella zona grigia che all'occorrenza manovra anche il braccio militare ma normalmente collega il braccio politico e affaristico con il mondo dell'economia, trasformando gradualmente l'organizzazione criminale vera e propria in un sistema criminale integrato nella società civile».
Se questa è la valutazione oggi delle organizzazioni criminali, emerge con tutta evidenza che, quando il Governo afferma con una certa nettezza che non c'entrano nulla i reati di mafia e la possibilità per i mafiosi di riciclare denaro, dice una cosa non vera e la dice per una ragione semplicissima perché, nel momento in cui vengono garantite le impunità per reati importanti come il falso in bilancio e i reati societari, sappiamo perfettamente che si arriva all'impresa mafiosa. Ad essa non si arriva attraverso l'articolo 416-bis, ma prima sono accertati i cosiddetti «reati spia» che segnalano che qualcosa non funziona, si passa da quelli e si arriva all'associazione mafiosa. Nel momento in cui il rientro dei capitali è svincolato da quel reato, è del tutto evidente che si dà Pag. 91una patente di libertà ai capitali accumulati illecitamente attraverso le attività delle mafie in Italia.
Poi, la cosa ancora più clamorosa è che attraverso l'anonimato tutto ciò diventa semplicissimo. Non è un caso che gli altri Paesi, che pure hanno applicato lo scudo fiscale, hanno stabilito che il principio dell'anonimato era da combattersi assolutamente: è il caso della Francia, del Regno Unito e degli Stati Uniti.
Vorrei citare un solo dato: nel 2001 sono rientrati in Italia con la precedente operazione di scudo fiscale 73 miliardi di euro. Su 73 miliardi sono state riscontrate solo trecento operazioni sospette, in Sicilia nemmeno una. Ciò vuol dire una cosa semplicissima: che attraverso l'anonimato non è possibile rintracciare nessuna operazione sospetta.
Ma la cosa ancora più clamorosa è che casualmente in quel momento fu fermato un noto mafioso, un noto riciclatore, con alcuni milioni di euro nella valigia che stava appunto riciclando denaro e fu fermato casualmente da una iniziativa della magistratura di Palermo e dalle forze di polizia. Una goccia nel mare rispetto a quello che è avvenuto e rispetto a quello che potrebbe avvenire.
Chiamiamo le cose con il loro nome: c'è un rischio molto serio, signor Presidente, che attraverso questa legge venga fatta la più grande operazione di riciclaggio legale della storia repubblicana nel nostro Paese. C'è il rischio che attraverso fittizie triangolazioni le organizzazioni mafiose facciano entrare nelle banche italiane denaro riciclato che finirà per soffocare e per buttare fuori mercato l'economia sana, a maggior ragione oggi che c'è una crisi economica e finanziaria nel nostro Paese.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MARCO MINNITI. Concludo, signor Presidente. Rischiamo di dare un colpo al cuore ad un pezzo fondamentale dell'economia sana e di rafforzare quella economia criminale, quella zona grigia, quella borghesia mafiosa di cui parlava il presidente Pisanu.
C'è un'evidente contraddizione: da un lato si dice di colpire i patrimoni delle mafie e, dall'altro, si legalizzano quei patrimoni. In sostanza, diciamocelo con grande sincerità, si dà una patente alle mafie e si rischia di rimandare sine die la battaglia e la sconfitta delle mafie nel nostro Paese.
Vorrei che queste parole venissero prese con attenta considerazione, non sono parole di un parlamentare di opposizione, rappresentano invece una preoccupazione diffusa tra i magistrati, le forze di polizia, tra coloro che sono impegnati in prima fila e si sentono traditi da questo provvedimento di legge (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Naccarato ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/143.

ALESSANDRO NACCARATO. Signor Presidente, colleghi, l'ordine del giorno che ho presentato impegna il Governo a destinare le risorse derivanti dallo scudo fiscale al comparto sicurezza e in particolare al personale della polizia di Stato, dei carabinieri e della Guardia di finanza che hanno subito tagli pesantissimi in questo periodo, in particolare con i provvedimenti di questo Governo, e che sono di fatto offesi dal provvedimento che stiamo esaminando. Non a caso l'impegno che nell'ordine del giorno chiedo al Governo è motivato dal fatto che il decreto-legge in esame è criminogeno: infatti, mentre da una parte consente - come ha spiegato molto bene prima di me il collega Minniti - alle organizzazioni criminali di avere un vantaggio, di essere sostanzialmente sostenute nel riciclaggio dei proventi della loro attività criminale, dall'altro lato le forze dell'ordine sono svuotate di risorse e di mezzi che dovrebbero servire a contrastare le attività criminali.
Quindi c'è un Governo che manda un segnale devastante da questo punto di vista: aiuta coloro che non rispettano le norme e penalizza coloro che per dovere sono chiamati invece a contrastare questo tipo di attività. Pag. 92
Già nella versione originaria lo scudo fiscale era un provvedimento grave, era cioè un condono a favore dei grandi evasori per sanare violazioni tributarie e previdenziali, pagando una ridicola imposta del 5 per cento. Ora con l'emendamento correttivo che è stato introdotto al Senato, il testo viene ulteriormente peggiorato e tra i reati finanziari sanabili con lo scudo fiscale vengono inclusi l'evasione fiscale dovuta a false fatturazioni per operazioni inesistenti o ad altri artifici contabili, l'occultamento o la distruzione di documenti e il falso in bilancio. Quindi, abbiamo una sorta di scudo anche di natura penale e non solo di natura fiscale.
Per di più l'emendamento correttivo cancella, in materia di antiriciclaggio, l'obbligo di segnalazione delle operazioni di rientro o regolarizzazione dei capitali detenuti all'estero. Ciò è un inaccettabile regalo, come provavo a spiegare prima, alla criminalità organizzata oltre a che ai soliti pochi evasori fiscali che vengono premiati dal provvedimento.
In questo modo i proventi delle attività illecite, nascosti per buona parte nei paradisi fiscali, torneranno in Italia, saranno legalizzati, verranno ripuliti e poi potranno tranquillamente tornare all'estero. Chi ha accumulato ricchezze in modo illegale non poteva ricevere un regalo migliore da questo Governo.
Così destra e Lega gettano la maschera: premiano gli evasori e le attività criminali. Credo che su questo la contraddizione tra quello che si dice sulla sicurezza e la lotta alla criminalità e quello che poi si fa è assolutamente visibile ed evidente a tutto il Paese.
Da questo punto di vista credo che sarebbe più serio smetterla di far finta di contrastare la criminalità e occuparsi di dove davvero le risorse dei reati e delle attività criminali vanno, e lì provare ad attivare i mezzi e gli strumenti che consentano di fermare queste attività.
Ci troviamo di fronte a un'amnistia mascherata sui reati finanziari più gravi che vengono commessi dalle grandi organizzazioni criminali, da coloro che commerciano in armi e sostanze stupefacenti e che, in alcuni casi, hanno rapporti anche con le grandi organizzazioni terroristiche.
Il messaggio che il Governo manda è devastante sul piano del rispetto delle regole e della legalità. Pensare di poter fare la guerra alla criminalità e di avere maggiore sicurezza con veri e propri palliativi come le ronde, recentemente introdotte con un provvedimento estivo che si sta rivelando in un certo senso del tutto inefficace perché è assente la domanda dei cittadini che vogliono svolgere questo tipo di servizio, mentre, dall'altra parte, con provvedimenti come questo si favoriscono le grandi organizzazioni criminali, appare del tutto ridicolo e inefficace.
Si apre poi il rischio di un gravissimo conflitto istituzionale perché - e su questo punto nutro grande fiducia negli organi costituzionali - viene messo in discussione il principio di uguaglianza di tutti cittadini di fronte alla legge. Credo che sia chiaro a tutti che chi ha evaso o ha falsificato un bilancio in Italia, appunto, è ancora punibile e può essere condotto a giudizio mentre chi, invece, ha svolto questo tipo di reati e ne ha portato all'estero i proventi, di fatto, diventa non punibile e, quindi, forse viene da pensare che chi lo ho fatto e ha portato le risorse all'estero viene premiato e aiutato e chi, invece, lo ha fatto in Italia rischia gravi sanzioni.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ALESSANDRO NACCARATO. Concludo, signor Presidente, con una brevissima considerazione. Visto che ormai la strada, come dire, mi pare tracciata in quanto il Governo ha ottenuto la fiducia sul disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, il tentativo del mio ordine del giorno è proprio quello di mandare un segnale a quelli che sono chiamati a far rispettare le leggi tutti i giorni nel nostro Paese e che rischiano, invece, di uscire gravemente umiliati e offesi da questo provvedimento, vale a dire la forze dell'ordine, la polizia, i carabinieri e la guardia di finanza.

Pag. 93

PRESIDENTE. L'onorevole Piccolo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/144.

SALVATORE PICCOLO. Signor Presidente, con l'ordine del giorno da me presentato chiedo l'impegno del Governo a destinare una parte consistente delle entrate al personale dei vigili del fuoco per l'anno 2010. Ma al di là di questo impegno, che sollecitiamo, resta la nostra ferma, netta e dura opposizione a un provvedimento che, come diceva l'onorevole Minniti, contraddice pesantemente e in maniera clamorosa - vorrei dire - quello che il presidente della Commissione d'inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, il senatore Pisanu, diceva presentando il rapporto Censis sull'attuale condizione delle attività mafiose nel Paese.
In quel documento si evidenzia come oggi la mafia, anzi le mafie, più che accentuare l'uso della violenza e dei reati personali inquinano l'economia, si inseriscono nelle attività produttive ed economiche. Il canale finanziario di cui oggi le mafie si servono è, essenzialmente e fondamentalmente, il riciclaggio di denaro sporco. Ieri, nella relazione, il presidente giustamente invocava un impegno maggiore e serio del Parlamento perché si contrasti adeguatamente il fenomeno del riciclaggio.
Invece, siamo qui, con l'ennesima fiducia, a reintrodurre la politica dei condoni e delle sanatorie, già largamente usata dal precedente Governo Berlusconi. La politica dei condoni rientra in campo nonostante il Ministro Tremonti, con una delle sue omelie solenni e moralistiche, avesse affermato e si fosse impegnato a non ricorrere più ad un condono, per gli effetti distorsivi e devastanti che esso produce. Abbiamo dinanzi un condono, una sanatoria ovvero, come ha detto qualcuno precedentemente, una sostanziale amnistia di ordine fiscale, amministrativo e penale al tempo stesso.
Si tratta di una sostanziale amnistia che alimenta la propensione all'evasione fiscale, alimenta la propensione a comportamenti illegali, penalizza i cittadini onesti e premia coloro che fraudolentemente eludono le leggi.
Si sta superando ogni limite di decenza politica e di etica istituzionale. Come si può credere ad una nuova stagione di regole e di etica per la finanza, come declama il Ministro dell'economia, se poi si introducono norme di questa natura che favoriscono i grandi evasori e i falsificatori di bilancio e coloro che si rendono criminalmente protagonisti di riciclaggio di denaro sporco?
C'è una contraddizione evidente che segna la vita di questo Governo. E la motivazione di tutto questo quale sarebbe? Che c'è bisogno di reperire risorse finanziarie; alla faccia del ripristino della cultura della legalità! Sostanzialmente con questo provvedimento, giustificandolo con il bisogno di risorse finanziarie, si teorizza per legge che per bisogno si può tutto, anche favorire ed incentivare comportamenti illeciti e la commissione di reati.
Ai cittadini onesti, a quelli che credono ancora nello Stato e rispettano le leggi, che cosa diciamo? Ai padri di famiglia che oggi vivono le drammatiche difficoltà economiche, possiamo forse dire che si può anche delinquere per far fronte al bisogno? Vogliamo trasmettere questo messaggio all'opinione pubblica? Che modo di governare è questo?

PRESIDENTE. La prego di concludere.

SALVATORE PICCOLO. Mi avvio subito alla conclusione. Come si può coinvolgere il sentimento della gente e della comunità nella lotta alle mafie, alla criminalità organizzata se poi si varano leggi di questa natura? Allora, signor Presidente, concludo dicendo che ha scritto bene Famiglia Cristiana: lo scudo fiscale è l'ennesima beffa per la gente onesta. Siamo alla legalizzazione dell'evasione fiscale, siamo soprattutto alla resa dello Stato di diritto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Pollastrini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/145.

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BARBARA POLLASTRINI. Signor Presidente, con questo provvedimento la cosa che brucia di più è che voi umiliante la parte migliore dell'Italia, quei cittadini che lavorano e vivono con uno stile di onestà. Sono donne e uomini che tengono in piedi anche nella dignità e nella speranza un Paese aggredito da una crisi inedita. Ne rappresentano, cioè, l'intelaiatura morale.
Con il voto di fiducia, il venticinquesimo dall'inizio della legislatura, avete persino tentato di ridurre al silenzio una opposizione che ha dimostrato anche oggi in quest'Aula un profilo di assoluta responsabilità. Anche per questo - lo dico in questa sede - avremmo voluto sentire dai banchi del Governo parole nette e scuse ufficiali per quelle sciagurate espressioni che il Presidente del Consiglio ha genericamente indirizzato all'opposizione a proposito delle missioni internazionali dell'Italia.
Ma tutto questo parla di voi, parla di un Governo che oggi, con questo atto calibrato su grandi evasori, truffatori e anche qualche criminale, sta ferendo il principio di uguaglianza tra i cittadini e di legalità della nostra Costituzione. La vostra è una totale capitolazione proprio quando ci sarebbe un disperato bisogno di ricostruire le virtù civiche e rinsaldare quella democrazia stressata dall'impronta e dal messaggio del vostro Governo.
Tutto ciò avviene mentre le classi dirigenti più illuminate in Europa e nel mondo indicano proprio in un deficit di regole di democrazia la causa di una crisi che sta colpendo famiglie, giovani e donne. Tuttavia ve lo riconosco: avete una coerenza. Penso alla continuità di questo decreto-legge con l'impronta di quel lodo Alfano che vi vede in ansiosa attesa del giudizio della Consulta.
Generosi con voi stessi, deboli con i forti ed autoritari con i più fragili. Falso in bilancio, emissione di fatture false, occultamento e distrazione di documenti, e mi fermo qui per non ripetere cose già dette autorevolmente dalle colleghe e dai colleghi: questo rimane in sintesi delle vostre promesse, dei vostri proclami e delle vostre invettive. Come pensate di essere credibili agli occhi del Paese?
Ma io credo che lo sappiate più di quanto non date a vedere: ci sono scricchiolii nella vostra maggioranza. Basta vedere le tensioni tra le leadership della vostra maggioranza.
Concludendo, con l'ordine del giorno che posso illustrare in una parola e che prevede che una quota dei fondi raccolti col vostro condono venga destinata a sostegno dei mezzi e delle risorse per le forze di polizia, avanzo una richiesta che dovrebbe essere accolta da chi ha riempito i giornali di proclami sulla sicurezza. Tuttavia, immagino possa essere contraddittoria - ahimè - per chi, come voi, sta elargendo un salvacondotto per i più ricchi, perché con i poveracci, tanto più se migranti, usate il pugno di ferro fino ad una fermezza cieca capace di respingerli senza garanzie e rispetto dei diritti umani fondamentali. Con una mano organizzate un autobus a Milano con grate per colpire i clandestini e con l'altra elargite a chi clandestinamente ha organizzato il proprio tornaconto all'estero.
Che vergogna, in un Paese che ha tanti problemi e che, proprio per questo, meriterebbe davvero di più (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. L'onorevole Zaccaria ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/147.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, ho già svolto durante la discussione sulle linee generali una serie di considerazioni che sollevano dubbi di costituzionalità su più di un aspetto di questo provvedimento. In questa sede, riprendendo l'ordine del giorno che illustro, vorrei soffermarmi su una questione soltanto, che ha già costituito oggetto di attenzione, da molteplici punti di vista, da parte dei colleghi che mi hanno preceduto; si tratta della questione dell'anonimato. Tra tante cose criticabili di questo provvedimento, l'anonimato che circonda la procedura di condono e che naturalmente differenzia Pag. 95il nostro Paese da altri che intervengono su questa materia, è uno degli elementi più discutibili.
L'anonimato - è chiaro - copre situazioni anche che possono essere di commissione di reati perché, è stato detto, si configurano cause di non punibilità. Mi domando - me lo sono già chiesto ed anche altri colleghi si sono soffermati su tale aspetto - se nel nostro sistema esiste un principio generale secondo il quale la responsabilità penale è personale, ovvero individuale, se questo principio costituzionale è così nitido e forte per condannare una persona, bisogna che quella persona individualmente abbia commesso quel fatto.
Quindi, come la mettiamo quando si capovolge lo schema logico e si dice che una serie di persone sono, per comportamenti tenuti, non punibili, cioè per una causa di non punibilità? A questo punto l'esenzione della pena non risponde più al criterio di personalità e individualità. Guardate che questo è un elemento assolutamente dirompente nel nostro ordinamento.
Voi potete far finta di non considerare rilevanti queste considerazioni. Ma proprio questa mattina mi ha sorpreso (relativamente) un articolo de Il Sole 24 Ore che, a proposito delle norme applicative del cosiddetto scudo fiscale, era così intitolato: «Nella circolare il nodo dell'anonimato». La questione dell'anonimato non è soltanto di natura costituzionale e morale. Anche il tanto contestato indulto veniva applicato a singole persone, poiché il giudice di esecuzione riteneva la singola persona non destinataria per esenzione di quel provvedimento penale. Tuttavia, i tecnici si stanno interrogando sulla portata di questo anonimato.
Quindi, voglio dire una cosa che naturalmente è interessante anche con riferimento alle valutazioni che potrà farne il giudice delle leggi.
Effettivamente la Corte costituzionale in passato, anche se un po' sbrigativamente, ha ritenuto che alcuni dei condoni non potessero configurarsi come forme di amnistia in senso tecnico ai sensi dell'articolo 79 della Costituzione. Però, ascoltate quello che dice una sentenza della Corte, la n. 369 del 1988: la non punibilità conseguente al condono, in modo speciale quando cancella reati lesivi di beni fondamentali della società - e la tipologia dei reati ricordati tutelano beni fondamentali - va usata negli stretti limiti consentiti dal sistema costituzionale. Questa non punibilità, incidendo sul principio di uguaglianza di cui all'articolo 3, deve altresì trovare giustificazione in un principio di ragionevolezza.
Queste parole della Corte del 1988, mai smentite in questa materia...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ROBERTO ZACCARIA. ...ci dicono una cosa molto semplice: come ci comporteremo di fronte alle due vicende, quella dell'avvocato Agnelli, con un procedimento in corso, strombazzata questa estate, rispetto alla quale, probabilmente, verranno condannati i responsabili, e tutti gli altri soggetti che, pur trovandosi in situazioni analoghe, non verranno condannati? Come la mettiamo con il principio di uguaglianza e con il principio di ragionevolezza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

PRESIDENTE. L'onorevole Lusetti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/149.

RENZO LUSETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole sottosegretario, lo strumento del rimpatrio o della regolarizzazione dei capitali all'estero consente di fare emergere denaro e attività di natura finanziaria e patrimoniale, potendo, in qualche modo, contare sulla protezione fornita dalle norme introdotte dall'ormai noto articolo 13-bis, che consentono lo scudo non solo per gli illeciti di tipo amministrativo, civile e tributario, ma anche per alcuni reati di rilevanza penale, come il falso in bilancio.
Più volte il Governo e la maggioranza, anche in quest'Aula e nel dibattito su questo argomento, hanno affermato che lo Pag. 96scudo italiano è uguale a quello adottato in altri Paesi, come gli Stati Uniti, la Francia e la Gran Bretagna, ma, in realtà, tutti sappiamo che non è così.
In quei Paesi gli scudi non solo costano di più ai contribuenti poco onesti, ma, soprattutto, non sono coperti dall'anonimato e l'amministrazione fiscale può accertare eventuali evasioni o elusioni effettuate in passato, ad esempio nel momento in cui quei capitali si sono formati, e su questi comminare il pagamento delle imposte dovute con sanzioni e interessi in generale ridotti e agevolati.
Va da sé che gli scudi degli altri Paesi consentono anche di acquisire le informazioni sugli intermediari finanziari e i Paesi presso cui le somme sono state collocate, mentre queste informazioni, onorevoli colleghi, non saranno mai disponibili all'amministrazione fiscale in Italia.
Viceministro Vegas, in questo ordine del giorno che ho presentato chiedo a lei, come membro del Governo, poiché il Governo si attende con il provvedimento in esame di vedere incrementate le entrate in applicazione di queste misure, che il nostro gruppo parlamentare ha contestato, e visto che ormai la maggioranza si sta dimostrando compatta per convertire questo decreto-legge, di fare uno sforzo, cioè di impegnare il Governo - conosco l'onorevole Vegas e la sua sensibilità sociale e umana - per destinare un'adeguata quota del gettito che si produrrà dall'applicazione dello scudo fiscale all'incremento, per l'anno 2010, delle risorse destinate all'accoglienza degli stranieri che richiedono il riconoscimento dello status di rifugiato.
Vi è stato un dibattito sul tema dei rifugiati in passato, un dibattito che ha visto anche il Governo diviso al suo interno per un'eccessiva rigidità da parte di alcuni componenti della maggioranza. Chiedo, visto che ormai il Governo è determinato nell'andare avanti fino in fondo col provvedimento in esame, che almeno una parte di questo gettito possa essere destinato a tutte le spese che consentono di accogliere i cittadini stranieri che chiedono asilo al nostro Paese.
Per questo motivo credo, onorevoli colleghi, onorevoli membri del Governo, che vi debba essere un impegno forte da parte del Governo, se non vuole rivedere un provvedimento così scabroso, a destinare alcune somme importanti per ragioni così forti come quelle che ho enunciato prima.

PRESIDENTE. L'onorevole Marrocu ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/150.

SIRO MARROCU. Signor Presidente, cari colleghi, l'ordine del giorno che ho presentato non si differenzia tanto dagli altri ordini del giorno che sono stati illustrati in questi due giorni di dibattito, e forse le cose che dirò in questi pochi minuti non si differenzieranno tanto dalle cose che altri colleghi hanno già detto e ribadito nel loro interventi.
Si dirà allora: perché? Né ritengo di partecipare a un rito dell'opposizione, che trattiene - in verità, pochi presenti - la maggioranza per un giorno in più a dibattere del provvedimento in esame, né conierò nuovi termini per definire il provvedimento; vanno bene quelli utilizzati già dai colleghi: vergognoso, odioso, ingiusto, dannoso. Mi soffermo intanto su questo «dannoso»: i danni, come molti hanno già ricordato, vanno oltre i risultati diretti del provvedimento. È un messaggio che si manda al Paese in un momento di difficoltà, in un momento in cui si vivono gravi problemi sociali, in un momento in cui le realtà anche imprenditoriali vivono momenti difficili, in un momento in cui le difficoltà economiche potrebbero spingere il cittadino in difficoltà anche a non rispettare il dettato della Costituzione contenuto nell'articolo 53. È un messaggio che si manda, che i furbi e i ladri in questo Paese non solo la fanno franca, ma prima o poi vengono premiati; si tratta quindi di un messaggio veramente brutto e pericoloso, che si manda in un momento in cui invece la classe dirigente dovrebbe mandare - in un momento di crisi come questo - messaggi di diversa natura.
Né intervengo - e sto per finire - perché penso che il nostro dibattito possa Pag. 97favorire e suscitare una modificazione: abbiamo già votato la fiducia, domani si voterà il provvedimento; né perché penso che all'interno della maggioranza si possono aprire delle differenze. Tra l'altro, ieri l'intervento di un esponente della Lega, che in passato su tale materia ha detto cose diverse, era più incentrato non tanto a difendere il provvedimento, quanto a giustificare, forse pensando al proprio elettorato, il perché votano questo provvedimento, parlando più di noi e del nostro passato, delle presunte malefatte del centrosinistra degli anni precedenti.
Intervengo invece perché ritengo giusto che l'opposizione non faccia passare in modo normale un provvedimento così grave, vergognoso, dannoso e ingiusto, e perché penso che, anche se è vero che il nostro parlare potrebbe essere interpretato cani azzaullada e procu pascidi si direbbe in sardo, cioè noi parliamo, ma in fin dei conti poi si arriva al voto e tutto passa, ma perché spero che la nostra reazione serva a due cose: in primo luogo, a fare nascere un po' di sdegno in questo Paese per tutto quello che sta avvenendo; in secondo luogo, a far nascere tra di noi un senso di responsabilità. Se questo Governo ci ha messo in ridicolo sul fronte internazionale, se questo Governo porta avanti solo tali provvedimenti, se questo Governo non è in grado di affrontare la crisi economica con provvedimenti veri, seri, in grado di affrontarla realmente la grave crisi economica che vive il nostro Paese, mi chiedo cosa serva di più, al Partito Democratico, alle forze moderate che oggi sono all'opposizione, a questa sinistra per trovare un punto di incontro che costruisca la possibilità di dare un Governo diverso a questo Paese.

PRESIDENTE. L'onorevole Scarpetti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/152.

LIDO SCARPETTI. Signor Presidente, con questo ordine del giorno intendiamo impegnare il Governo a destinare un'adeguata quota del gettito che si produrrà dall'applicazione dello scudo fiscale all'incremento, in via straordinaria per l'anno 2010, delle risorse destinate al contrasto dell'abuso di alcol (in modo da realizzare, almeno, una piccola ma significativa cosa nobile rispetto alla vergogna di un provvedimento inqualificabile).
Il Governo dice sostanzialmente due cose. In primo luogo, dice che servono soldi e questo è vero. Recentemente il Governo ha infatti approvato e presentato il disegno di legge finanziaria per il 2010 che, al di là di essere una manovra vuota in cui non c'è niente e riguardo alla quale paradossalmente il Ministro dell'economia e delle finanze si è vantato di aver varato una manovra normale e semplice, in una situazione che è invece straordinaria e non normale (e questo è già quasi un ossimoro), soprattutto registra un forte peggioramento dei conti, il più grave dal 1992 ad oggi. Dunque è vero che servono i soldi, ma poi dice: così fan tutti. Questa invece è una bugia e una mistificazione: ormai abbiamo ripetuto a più riprese che dalle altre parti si paga molto di più per accedere ad ipotesi di vero e proprio condono come questa e che, soprattutto, non è previsto l'anonimato e quindi non si coprono reati civili e penali di varia natura.
Oltre al merito, che è stato definito ormai con tutti gli aggettivi negativi possibili, dobbiamo domandarci anche un'altra cosa: quante persone saranno quelle che fruiranno di tale misura? In realtà - e noi lo diremo - saranno pochissimi i privilegiati, perché la stragrande maggioranza dei pensionati, dei lavoratori dipendenti ed autonomi - professionisti, piccoli imprenditori o artigiani - pagano le tasse fino all'ultimo euro con il loro lavoro duro ed onesto e nelle difficoltà di oggi e pagano i profitti di impresa al 43 per cento circa (ad esempio, un operaio metalmeccanico, che dopo 40 anni di lavoro va in pensione, paga sulla propria liquidazione il 27 o il 33 per cento di imposta).
Signor Presidente, immagini lei come è contenta questa gente e soprattutto quanto ancora possa reggere in questo Paese un patto fiscale che serve per mandare avanti e tenere coeso lo Stato, a fronte di una situazione in cui di fatto chi è continuamente Pag. 98premiato non è chi onestamente paga, ma chi dice che onestamente evade!
Con provvedimenti come questi rischiamo di produrre macerie che sono anche macerie morali, in un Paese che avrebbe invece bisogno di altre cose. Avrebbe avuto bisogno certo di un decreto-legge correttivo, perché il decreto-legge n. 78 del 2009 avrebbe avuto bisogno di correzioni: quel decreto-legge, che era stato denominato anticrisi, è il settimo di una serie di provvedimenti assunti dal Governo in modo continuo e costante che però non hanno, come invece è successo in altri Paesi, sostenuto l'economia. Non hanno sostenuto né la domanda né l'impresa: noi ci aspettavamo un decreto-legge così e invece il decreto-legge ora al nostro esame dispone tutt'altre misure, così come il disegno di legge finanziaria non affronta i problemi del Paese.

PRESIDENTE. Onorevole Scarpetti, deve concludere.

LIDO SCARPETTI. Non so quanto il Paese possa andare davanti e si possa accontentare di condoni come questo, di barzellette e di offese all'opposizione con le quali questo Governo, in modo particolare il suo Presidente del Consiglio, sempre più spesso si caratterizza nel dibattito politico del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Sanga ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/153.

GIOVANNI SANGA. Signor Presidente, questo provvedimento sta suscitando, non soltanto nell'opposizione al Governo Berlusconi, ma nel Paese, indignazione e sconcerto. Già nel dibattito di quest'estate, nella prima formulazione del decreto-legge, ma poi in quest'ultima versione peggiorativa senz'altro di quel testo, emerge chiaramente l'assurdità di una norma che non favorisce comportamenti virtuosi, ma tollera e sana illeciti amministrativi, tributari e penali. La cultura della legalità che tante volte viene richiamata nelle sedi istituzionali (in questa sede), nei convegni, nei momenti di aggregazione culturale, ovvero quella cultura che noi dovremmo alimentare e favorire con i nostri comportamenti e con le nostre scelte non viene certamente promossa da un siffatto modo di agire e di operare.
Signor Presidente, in passato abbiamo già visto provvedimenti di questo taglio, scudi e sanatorie di vario tipo. Gli scudi sono stati giustificati nel tempo con motivazioni storiche ed economiche diverse. Nei primi decenni della Repubblica si portavano soldi all'estero - si diceva - per ragioni politiche, rischi per la democrazia (una democrazia fragile), scivolamenti verso equilibri politici non conformi a quelli dell'Europa occidentale. Nei decenni successivi si portavano soldi all'estero perché - si diceva - ci sono rischi per la tenuta sul piano economico, finanziario e monetario: una lira debole, un'economia in affanno, una finanza pubblica molto disordinata. Oggi, signor Presidente, c'è l'euro, c'è una stabilità monetaria, ci sono delle condizioni molto diverse rispetto al passato. Inoltre, pochi anni fa vi sono stati uno scudo e delle sanatorie, ancora con il Governo Berlusconi-Tremonti. Allora, quali capitali devono ancora rientrare? Che natura hanno questi depositi ancora all'estero? Da cosa sono stati originati? Gli interrogativi sono molteplici.
Si stimano entrate da rimpatriare per alcune centinaia di miliardi di euro: si parlava di 100 miliardi, ma oggi si ipotizzano addirittura 300 miliardi di euro, importi elevati che avremo modo di verificare nel tempo. Noi chiediamo, allora, che almeno questi provvedimenti vengano finalizzati e con questo ordine giorno chiediamo, in particolare, che vengano stanziate delle risorse al Fondo per l'istituzione del sistema di informazione visti, così come stabilito dall'Unione europea. Ciò per contribuire alla lotta contro la frode, per facilitare i controlli ai valichi di frontiera esterni, per contribuire all'identificazione di qualsiasi persona che non soddisfi le condizioni di ingresso e di soggiorno nel territorio degli Stati membri Pag. 99e per concorrere e prevenire minacce alla sicurezza interna dei singoli Stati membri. Noi riteniamo che la valutazione del Paese rispetto a questo provvedimento sia una valutazione di sconcerto - come dicevo all'inizio - ma soprattutto con sano pragmatismo di fronte alle risorse che dite avranno a disposizione, speriamo che possano essere impiegate almeno con ragionevolezza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Marchioni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/157.

ELISA MARCHIONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, quello che stiamo votando e che ci costringete a votare - pur votando contro - è un provvedimento che spacca l'Italia tra chi galleggia nell'illegalità portando fondi neri all'estero e attendendo il prossimo condono, e chi paga onestamente le tasse, facendo della legalità una scelta e facendosi mai come oggi carico anche di chi non lo fa. Il Governo presenta questo provvedimento come un modo per riportare in Italia fondi che saranno investiti e, contemporaneamente, che porta risorse nelle casse dello Stato.
Diciamo la verità, il 5 per cento da pagare rende conveniente fare emergere fondi neri da riportare all'estero magari presto. Essere disonesti costa soltanto il 5 per cento ed è un affarone, quindi, per grandi evasori, furbi di medie dimensioni e faccendieri di ogni provenienza. Per lo Stato, però, ciò rappresenta un guadagno economico piccolo, quasi ridicolo, a fronte del 50 per cento chiesto dagli altri Paesi europei per sanatorie simili.
È un contributo che non cambia la sostanza dei problemi di cassa per l'Italia, ma crea invece un danno enorme che mina la fiducia nell'equità delle istituzioni e contemporaneamente l'umiliazione per gli onesti, per la dignità di chi ha fatto scelte anche faticose per rimanere nella legalità. Il messaggio politico che questo ennesimo condono contiene è che ci sono categorie di italiani che lo Stato intende tutelare con una cifra minima e con la garanzia dell'anonimato. Chi ha portato fondi neri all'estero può continuare a farlo con la benedizione del Governo. Gli altri a questo Governo invece non interessano: solo coloro che non hanno capitali da nascondere, ma addirittura faticano ad arrivare alla fine del mese perché sono i nostri pensionati, i nostri precari o le famiglie giovani. Non interessano neppure coloro che fanno il loro dovere, a cominciare dai piccoli imprenditori o gli artigiani che pagano le tasse, che rischiano, che mantengono le attività aperte al di là di ogni fatica anche in questi periodi di crisi.
Non è solo il messaggio politico che questo condono invia al Paese che mi preoccupa e che ci preoccupa. È il messaggio profondo della cultura che trasmette e che rappresenta in particolare a questa Italia che cresce. È il comportamento che questa amnistia riconosce e sdogana rendendolo in qualche modo accettabile: «hai fatto scelte furbe, ma non preoccuparti, ci pensiamo noi. Un obolo è tutto torna a posto». Solo che questo non è un divieto di sosta, è la base dei valori sui quali si gioca la vita. Pagare le tasse non arrivo a dire che sia bellissimo, però è la base della perequazione sociale: pagare le tasse serve per pagare le scuole, la sanità, ciò che tutela le persone, a partire dai più deboli. Davanti a questa mentalità, dove i furbi vengono premiati, come chiedere ai nostri bambini di seguire i valori di perseguire l'onestà, di credere nello Stato come ad una realtà più alta e di avere fiducia nella politica e nei politici, capaci dell'arte nobile di costruire il bene comune. Noi diciamo ai nostri figli di studiare, di impegnarsi e di crescere per essere cittadini che sapranno costruire il futuro del proprio Paese. Ma perché? Perché non stabilire un tariffario per ogni genere di scorciatoia: un tot per sanare chi non ha voglia di studiare, una multa di modesta entità per chi compra gli esami all'università, incentivi a sanare chi abbia usato la corruzione per vincere i concorsi. Perché no? Dopo che diventa lecito chiudere un occhio con una piccola mancia allo Stato sui reati penali e sull'aver sottratto Pag. 100in modo illegale fondi, facendoli scomparire all'estero, perché non dovremmo abbassare l'asticella di tutto ciò che è bene e di tutto ciò che è male, ciò che è accettabile e ciò che non lo è? Noi invece non vogliamo abbassare l'asticella ed è per questo, per tutelare la dignità di ciascuno che passa attraverso la coerenza con il valore, la correttezza e l'onestà che noi votiamo contro questo provvedimento.
Il mio ordine del giorno, in particolare - visto che dubito che il provvedimento non passerà dopo la fiducia - chiede di destinare una adeguata quota del gettito a finanziare progetti del servizio civile a meno che questo pro ci faccia.

PRESIDENTE. L'onorevole Fadda ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/158.

PAOLO FADDA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, devo essere sincero: dopo la comunicazione del Presidente Fini che annunciava la necessità, diciamo, di non procedere più con la «ghigliottina», avevo deciso anche di non intervenire. Ma io ritengo che la battaglia che il nostro gruppo e che tutta l'opposizione sta facendo, non tanto perché noi comprendiamo che non ci sono possibilità di modificare il testo, ma quanto perché in Italia si comprenda sempre meglio quali saranno le conseguenze dello scudo fiscale numero tre, tra l'altro approvato in pochissimi anni: il terzo scudo fiscale. Questo è il venticinquesimo voto di fiducia, dicevo prima con minaccia di «ghigliottina».
Presidente Fini, noi abbiamo apprezzato ed apprezziamo il suo modo di presiedere l'Aula, il suo modo di rappresentarci. Però mi creda, non è pensabile che, dopo 52 giorni che il provvedimento era al Senato, in solo 8 giorni la Camera si appresta ad approvare questo provvedimento, e lei intendesse punire con la ghigliottina proprio l'opposizione.
Il grande senso di responsabilità che abbiamo dimostrato nell'esaminare già il primo provvedimento credo che dimostri con quale cura il nostro gruppo e tutta l'opposizione non abbia mai utilizzato lo strumento dell'ostruzionismo. Credo che oggi, invece, sia necessario.
Ho condiviso la linea che il capogruppo Soro ha dato sul provvedimento in esame ed è per questo che quasi tutti i nostri componenti stanno intervenendo in Aula. Mi permetto, inoltre, di segnalare, signor Presidente, che i colleghi della maggioranza non hanno difeso il provvedimento. Lo diceva il collega Marrocu: Dussin e Cicchitto si sono limitati ad attaccare le gestioni passate di dieci, quindici e venti anni fa, convinti che molto probabilmente ciò possa giustificare il loro modo di fare.
Però, permettetemi di richiamare qui l'attenzione - lo dico ai colleghi del Partito Democratico, in modo particolare - su un fatto: l'altro giorno, in un dibattito televisivo, il presidente Gasparri è arrivato a livelli bassissimi, con accuse, calunnie e intimidazioni verso il senatore Marino, perché non aveva argomenti per poter far capire quali fossero le ragioni che avevano portato il Governo ad approvare questo provvedimento. Quindi, tutti i tentativi che noi possiamo fare per bloccare il provvedimento è giusto che li facciamo, perché è un provvedimento che premia gli evasori e punisce gli italiani onesti. Non so se la Corte costituzionale lo dichiarerà o meno incostituzionale, ma io mi chiedo e chiedo a voi se sia possibile che questo Parlamento approvi un provvedimento che premia chi commette un reato di falso in bilancio per esportazione di capitali all'estero e condanna invece chi ha commesso questo reato in Italia per altre finalità.
Il Ministro Tremonti ha dichiarato in alcune interviste che la scelta è di buon senso ed è necessaria per il bilancio dello Stato. Non credo - ha continuato il Ministro Tremonti - che la criminalità si servirà dello scudo fiscale: o i capitali sono in Italia perfettamente sbiancati o continueranno la loro attività all'estero. Che cosa significa questo? Che dobbiamo aspettarci? La bontà, la generosità di questi criminali di non utilizzare questo scudo fiscale? Ecco perché, signor Presidente, sono convinto che chi ha commesso Pag. 101questo reato, chi sta distruggendo l'immagine del nostro Paese nel mondo, non meriti la nostra fiducia ed è per questo che, nell'illustrare il mio ordine del giorno, chiediamo anche che almeno siano destinate delle risorse per l'indennità di missione per le forze di polizia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Colaninno ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/159.

MATTEO COLANINNO. Signor Presidente, onorevoli deputati, con questo ordine del giorno, desideriamo destinare un'adeguata quota del gettito che verrà prodotto dall'applicazione dello scudo fiscale in via straordinaria all'incremento delle risorse per l'anno 2010 per l'indennità di missione del personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco. Vorremmo con ciò introdurre una dose di dignità civica ad un provvedimento che con la dignità ha poco a che fare. Noi non contestiamo le deliberazioni che sono state prese in vertici internazionale, nei G8 o nei G20, in un quadro economico finanziario molto fragile, rispetto alle quali è parso a tutti di comprendere che la clausola generale dei provvedimenti presi, tra i quali anche lo stimolo del rimpatrio dei capitali, fosse quello di colpire l'evasione fiscale, di indebolire la forza attrattiva dei paradisi fiscali e illegali, di evitare o stroncare la convenienza, la reiterazione dell'esportazione dei capitali e, quindi, dei reati tributari e penali.
Dietro queste intenzioni, gli italiani che in questo momento ci stanno ascoltando devono sapere che lo scudo fiscale italiano è un'altra cosa.
In questi mesi siamo stati inondati di considerazioni economico-finanziarie poco e filosofiche molto. Servono nuove regole, nuovi valori, nuova etica; addirittura si è scomodata strumentalmente l'enciclica sociale del Papa. Rispetto a queste parole, a questi valori e a questa etica avete fatto passare, signori della maggioranza, l'idea che questo scudo è coerente con l'esigenza di nuovi valori. Questo provvedimento è un'altra cosa: assicura la protezione con la non punibilità di seri reati penali, tributari, societari - cito uno per tutti il falso in bilancio - contabili. Rende inutilizzabili le segnalazioni antiriciclaggio e, quindi, di fatto, è, dietro lo scudo, una vera e propria sanatoria penale.
Voi dite agli italiani, signori del Governo e della maggioranza, siamo in crisi e servono miliardi di euro per le imprese e per il circuito produttivo e questo scudo porterà nuove risorse: così voi dite. Dimenticate di aggiungere al contribuente italiano che il vostro scudo non impone il rimpatrio delle risorse finanziarie dei Paesi dell'Unione europea, cioè possono lasciarli là e c'è un'incertezza anche in Paesi come la Svizzera e altri che intendono avere rapporti di scambio informativo con l'amministrazione finanziaria italiana. Pertanto, non potete affermare che lo scudo implica un rientro di tutti i capitali evasi che oggi sono all'estero.
Avete previsto l'aliquota del 5 per cento che è evidentemente premiante per chi ha evaso le tasse e magari incentiva a farlo ancora ed è pure un'aliquota insopportabile per chi, come la stragrande maggioranza degli italiani, ha pagato le tasse. Ma voi dite che lo fanno tutti: lo hanno fatto al G20, al G8, G16, al G14 e ci avete messo tutte le G. In realtà l'America, la Germania, l'Inghilterra, la Francia per citare alcuni casi hanno posto un'aliquota nel rientro dei capitali molto molto più elevata, tra il 39 e il 40 per cento. Questo provvedimento arriva a valle di una sequenza di altri provvedimenti condonanti e, quindi, è sostanzialmente un modo per alimentare ulteriori aspettative che altre indulgenze arriveranno.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Colaninno.

MATTEO COLANINNO. Mi avvio alla conclusione, signor Presidente. Anziché far pagare le tasse almeno nella proporzione con cui le pagano tutti gli italiani, anziché imporre un rigoroso e severo trattamento penale per chi commette questi reati, avete previsto il 5 per cento e la depenalizzazione dei reati. Pag. 102
Concludo dicendo che il punto che ci dividerà sempre da voi della maggioranza e che non accettiamo è questo: voi dite che lo Stato ha bisogno di risorse e quindi le prendete con lo scudo senza guardare da dove arrivano e come le fate arrivare. Noi non sostituiremo mai e non accetteremo mai che lo Stato possa fare questi discorsi. Le risorse vanno trovate con delle politiche economiche diverse, non con questi scudi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Calearo Ciman ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/160.

MASSIMO CALEARO CIMAN. Signor Presidente, onorevoli colleghi, chiediamo di destinare un'adeguata quota del gettito che si produrrà dall'applicazione dello scudo fiscale all'incremento in via straordinaria per l'anno 2010 delle risorse destinate alle indennità per il lavoro notturno e festivo delle forze di polizia. Cari colleghi, questo provvedimento di legge che stiamo discutendo non interessa l'impresa italiana ma interessa i soliti noti, come qualcuno dice, i «furbetti del premierino».
Cari colleghi, le imprese italiane oggi sono circa cinque milioni e di queste quattro milioni hanno meno di 15 dipendenti; del restante milione soltanto il 2 per cento supera le 250 unità. Stiamo parlando di piccola e micro impresa. A livello europeo viene definita piccola e media impresa chi resta all'interno di 250 dipendenti e 40 milioni di fatturato.
Certamente i quasi 5 milioni di imprese sono di piccola e microdimensione e non sono interessate ad evasioni di questo tipo.
Parlavo l'altro giorno con un grande presidente di associazione ed egli mi diceva: «Questa ripresa di cui tutti parlano noi non la stiamo vedendo. Forse ripartono i consumi, ma le nostre imprese sono ferme. Probabilmente viene prodotto in altre parti del mondo». La crisi vera deve ancora arrivare o sta arrivando adesso e sta arrivando anche nelle imprese del nord est, dove finita la cassa integrazione cominciano a licenziare.
Credo che stiamo veramente arrivando ad un'emergenza sociale. Con questa emergenza sociale, se nella parte del Paese composta da piccole e medie imprese, nel nord, esiste il salvagente della famiglia o della comunità, nelle grandi aree metropolitane chi perde il lavoro entra in una grande disperazione. Pensate cosa potrebbe succedere se a Napoli dovesse chiudere la FIAT. Un sindacalista della FIOM diceva che in quel caso neanche l'esercito potrebbe fermare la rabbia dei dipendenti che perdono il lavoro.
Il momento è veramente molto difficile. Si sta discutendo il rinnovo di contratti importanti, uno fra tutti quello dell'industria metalmeccanica, che rappresenta più di un milione e mezzo di dipendenti, e il nostro Governo dà consigli ma non dà il buon esempio. Non dà il buon esempio cercando di rinnovare il contratto del pubblico impiego che a lui direttamente spetta e non dà il buon esempio neanche con questi condoni.
Già prima altri colleghi parlavano delle aliquote: l'aliquota del 5 per cento è ridicola. Abbiamo già visto che altri Paesi hanno quote del 40 o del 50 per cento. Credo che questo non sia un buon insegnamento per i nostri figli, che vedono premiati i furbi, i disonesti ed incitata l'evasione: credo che non sia veramente un grande esempio. Noi parliamo di pagare meno per pagare tutti, ma la strada che abbiamo davanti è una strada molto lunga (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Benamati ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/161.

GIANLUCA BENAMATI. Signor Presidente, anch'io vorrei calare l'approvazione del provvedimento in esame all'interno delle reali condizioni del Paese. Il Paese si trova in una gravissima crisi che il Governo ha prima negato, poi ha minimizzato nelle proporzioni e in un successivo momento ha definito persino superata. Sappiamo tutti in quest'aula che non è così: siamo agli inizi di un autunno che si Pag. 103annuncia caldo, un autunno con tensioni sociali, con disoccupazione, con sofferenze.
Alcuni numeri, signor Presidente, ci permettono di fotografare molto eloquentemente la situazione del Paese: una caduta di ricchezza nazionale prevista per quest'anno tra i 60 e i 70 miliardi di euro; una disoccupazione ampiamente superiore all'8,5 per cento del totale degli occupati, quindi oltre i due milioni; fabbriche in crisi, strangolate anche da una stretta creditizia che permane e si accentua nonostante le roboanti dichiarazioni del Governo; una massa di precari (fra 1.600.000 e 1.800.000 persone) che, fruendo di lavoro atipici, rischia di perdere il reddito nel momento in cui perde lavoro e non ha alcuna ulteriore protezione sociale. Per inciso lo Stato, in questa rosea condizione, ha ritenuto anche di licenziare qualche decina di migliaia di dipendenti della scuola, facendo un'operazione che credo non abbia precedenti non solo nella storia repubblicana, ma nella storia dell'Italia unita dal 1860 in poi.
Si allarga in questo Paese la forbice fra chi possiede e chi non possiede. Il 10 per cento della nazione possiede il 28 per cento delle ricchezze, ci dice l'OCSE, ma non c'è bisogno di leggere le statistiche dell'OCSE.
Basta guardare ciò che avviene nelle strade e nelle famiglie italiane: in molti casi, torna ad essere sulla bocca dei cittadini la parola «povertà», la difficoltà ad esaudire la ricerca dei beni primari che, da anni, in questo Paese avevamo dimenticato.
Signor Presidente, una crisi come questa richiederebbe uno sforzo concorde del Paese per essere superata, richiederebbe rigore nell'uso e nella distribuzione delle ricchezze e delle risorse, regole nell'economia, unità di intenti nelle politiche, politiche sociali forti per alleviare la tensione sociale.
A fronte di questo, vi sono provvedimenti non incisivi ed interventi inefficaci, regalie varie dall'Italia ai fondi per Roma e Catania, all'abbuono dell'ICI per gli abbienti e, abbiamo, in prospettiva, una finanziaria inesistente ai fini della crisi e dello sviluppo. Quindi, invece di misure urgenti e necessarie per alleviare la situazione degli italiani, ci troviamo di fronte al decreto-legge in oggetto che dobbiamo discutere. È già stato detto da molti: si tratta di un decreto-legge che, di per sé, porta una norma non negativa, ma così come viene proposto, si configura come un provvedimento odioso ed ingiusto, una sanatoria mascherata, che favorirà indubbiamente - come è già stato detto - i capitali di dubbia provenienza.
Onorevole Presidente, è un insulto ai cittadini e agli imprenditori onesti di questo Paese, che hanno sempre pagato regolarmente le tasse e che hanno creato e mantenuto ricchezze in questo Paese, questo provvedimento che danneggerà lo Stato e la sua credibilità, in maniera, forse, irreparabile.
Signor Presidente, nonostante l'amarezza per il provvedimento in oggetto, con il mio ordine del giorno propongo che si utilizzi una parte dei fondi così recuperati in favore dei vigili del fuoco e delle indennità di lavoro notturno e festivo di questa categoria, in modo che si dia un segno ai cittadini benemeriti che svolgono un lavoro prezioso per la collettività, come il recente sisma dell'Abruzzo ci ha indicato.
Onorevole Presidente, non possiamo impedire di usare questo ingiusto sistema per il recupero di risorse. Possiamo, però, chiedervi - e ve lo stiamo chiedendo - di usare i fondi così recuperati per scopi chiari, precisi e di interesse del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Villecco Calipari ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/162.

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, vorrei ricordare una frase pronunciata dal Ministro Tremonti con riferimento allo scudo fiscale. Egli ha detto che tutti i Paesi prevedono meccanismi di rimpatrio: alcuni li realizzano Pag. 104dopo la campagna elettorale, altri già li attuano, come negli Stati Uniti, o li hanno annunciati, come in Gran Bretagna. Egli ha dichiarato, inoltre, che lo scudo fiscale proposto concorda perfettamente con la politica degli Stati Uniti. Tutto ciò è falso.
La filosofia del provvedimento in esame è completamente e radicalmente diversa da quanto avviene negli altri Paesi. Fermiamoci a ciò che avviene negli Stati Uniti. Prima di tutto, la diversità sta nel fatto che in Italia il contribuente agisce in anonimato, non è, quindi, costretto a svelarsi. Lo svelamento, cioè la disclosure, è l'elemento di fondo del provvedimento americano. L'IRS, l'Agenzia delle entrate degli Stati Uniti, scrive esplicitamente che, attraverso il provvedimento di disclosure, intende acquisire informazioni su chi esporta capitali all'estero, sulla dimensione del fenomeno e sulla localizzazione dei capitali all'estero. Tutti elementi fondamentali per condurre le future politiche di accertamento. In secondo luogo, gli Stati Uniti non prevedono alcun condono: le imposte eventualmente evase devono essere pagate.
In Italia, invece, la dichiarazione anonima dell'esportazione illegale di capitale e il rimpatrio del capitale stesso, nel caso in cui si trovi in un Paese al di fuori dell'Unione europea, comporta la possibilità di utilizzare l'ammontare di capitale oggetto di dichiarazione come scudo contro successivi accertamenti. Tutto ciò, tra l'altro, prevalentemente per capitali esportati di recente, cioè dopo il 2004, quindi, in anni per i quali l'accertamento tributario sarebbe ancora possibile.
Se i capitali rimpatrieranno o verranno regolarizzati a causa del nuovo scudo, vi sarà la prova lampante che questo tipo di provvedimenti non preclude il ripetersi di comportamenti scorretti in futuro. Quindi, come molti miei colleghi hanno fatto notare, si tratta semplicemente di far cassa, ma, forse, anche di fare poca cassa.
Il vero problema è che i criminali si faranno scudo con l'economia creativa del Governo. Dello scudo fiscale - come oggi hanno denunciato tanti dei miei colleghi - potrebbero approfittare le holding mafiose, legalizzando, a costi molto bassi, somme che potrebbero alimentare circuiti di usura e di appropriazione di aziende in difficoltà nel Mezzogiorno.
Avremmo così il paradosso di misure apparentemente di lotta alla criminalità organizzata, ma che finirebbero per facilitare l'aggressione a quel che resta di economia legale in quell'area del Paese.
Le perduranti difficoltà di accesso al credito, denuncia il Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, favoriscono fenomeni di usura e scalate alla proprietà di aziende, grazie alla disponibilità di liquidità acquisita illegalmente. Sono due fenomeni molto diffusi ed elevati nel Mezzogiorno, dove sono a rischio usura 500 mila famiglie e 600 mila piccoli imprenditori.
Questo terzo scudo fiscale è dedicato a capitali che hanno cercato con successo soprattutto di sottrarsi all'imposizione fiscale. Quel che interessa il Mezzogiorno non è tanto la quota spettante del tesoretto sanato, quanto il pericolo che lo scudo fiscale si risolva a favore del crimine organizzato e vada ad alimentare circuiti di usura e di appropriazione di aziende in difficoltà.
Guardiamo alla questione sotto un altro profilo: l'azione del Governo contro i patrimoni illegali serve a poco, se contestualmente non se ne accompagna il rientro con misure investigative e di controllo.
Resta totalmente trascurato il tema che riguarda la predisposizione di strumenti di indagine per individuare le ricchezze illegali e, sul piano delle risorse investigative, non si intravede alcuna prospettiva di potenziamento, così come l'intervento sulle intercettazioni che rischia di lasciare sguarnite le indagini sulla criminalità economica e sui reati dei colletti bianchi contigui alla mafia: bancarotta, falso in bilancio e riciclaggio.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Villecco Calipari.

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Concludo, signor Presidente.
Abbiamo detto saranno probabilmente proprio le holding mafiose ad approfittare Pag. 105dell'anonimato che caratterizza il provvedimento, approfittando dell'opportunità di poter utilizzare patrimoni parcheggiati all'estero e ora sdoganati a costi risibili per creare circuiti finanziari paralleli, approfittando di un credit crunch che nel Mezzogiorno, per paradosso, gli istituti bancari negano, ma in tanti soffrono.
Preoccupa proprio la dichiarazione del presidente della Commissione parlamentare antimafia, il senatore Pisanu, che proprio ieri ha dichiarato: le organizzazioni criminali sono così sofisticate che ricorreranno ad altri sistemi per il trasferimento di denaro. Un fiore non nasce dal cemento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Rugghia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/163.

ANTONIO RUGGHIA. Signor Presidente, questo dovrebbe essere un provvedimento anticrisi, ma così non è, perché il Governo, anche questa volta, non ha presentato un programma di politica economica capace di contrastare gli effetti della crisi sul nostro Paese, sul sistema produttivo e, soprattutto, sulle classi più deboli, sui milioni di persone cioè che quotidianamente faticano a vivere.
In altre nazioni sono state intraprese misure impegnative con lo stanziamento di ingenti risorse: in Italia niente di tutto ciò. Del resto, il Governo per lungo tempo ha negato gli effetti della crisi, poi ha dichiarato che si trattava soltanto di un fenomeno psicologico indotto dalla stampa, dall'opposizione e dalla sinistra catastrofista. Infine, ha comunicato finalmente agli italiani che la crisi è ormai alle nostre spalle.
Così purtroppo non è, e mentre siamo costretti a intervenire su provvedimenti inefficaci come questo decreto-legge, il decimo, che servono solo a spostare le somme dalle diverse poste di bilancio, si stanno manifestando sulle imprese, sulla produzione industriale e sul fronte occupazionale gli effetti drammatici della avversa congiuntura economica.
L'abbiamo detto nel corso della discussione sulle linee generali: ci sarebbe bisogno di altro in un Paese come il nostro, dove un lavoratore su otto è precario e dove la metà dei dipendenti del settore privato non dispongono degli ammortizzatori sociali. Si tratta di sette milioni di lavoratori, a cui vanno aggiunti tre milioni di dipendenti con contratto precario, in un Paese dove la realtà resta quella descritta dall'ISTAT, con otto milioni di poveri.
Insomma, il Governo avrebbe dovuto pensare alle fasce più deboli della popolazione, le più esposte, apportando detrazioni fiscali attraverso contributi di solidarietà e assegni ai disoccupati per spingere e favorire i consumi.
Ci sarebbe stato bisogno di misure a sostegno delle piccole e medie imprese, attraverso idonei interventi per favorire l'accesso al credito. Ci saremmo aspettati il rallentamento del patto di stabilità per i comuni, al fine di rilanciare gli investimenti in opere pubbliche; e, invece, niente di tutto ciò.
Lo chiamate decreto anticrisi ma è soltanto un provvedimento che servirà a cancellare con un colpo di spugna i reati odiosi commessi da chi ha esportato capitali all'estero, una vera e propria amnistia a favore di chi ha sottratto risorse al nostro Paese mostrando disprezzo per i principi fondamentali della convivenza civile. Tutti costoro, pagando un 5 per cento di tasse, potranno far rientrare dall'estero i capitali frutto di riciclaggio, corruzione e bilanci falsificati. Se quei soldi fossero rimasti in Italia, avrebbero potuto creare sviluppo e occupazione e avrebbero fruttato in imposte almeno il 40 per cento della ricchezza prodotta.
Insomma, si tratta di uno schiaffo agli imprenditori onesti. Che messaggio date agli imprenditori cui giustamente tutti chiediamo di investire in una situazione di crisi? Se va male, dal Governo e dalle banche non c'è nessuno disposto ad aiutarli, se invece va bene dovranno pagare il 40 per cento di tasse, quando è evidente che conviene portare i soldi all'estero per farli rientrare praticamente esentasse. Pag. 106
State dimostrando, ancora una volta, che per voi l'Italia non è un Paese uguale per tutti: per il Governo vale il principio che vede alcuni cittadini di fronte alla legge più uguali degli altri. Gli evasori esportatori di capitali stanno evidentemente particolarmente a cuore dell'Esecutivo perché è a loro favore che viene definita questa sorta di priorità, come se essi fossero una categoria da proteggere, nella situazione di crisi economica.
Questo condono, questa amnistia, questo scudo fiscale non avrà alcun effetto positivo per la nostra economia tant'è che non sappiamo ancora quali spese il Governo è intenzionato a finanziare con questo provvedimento.
È per questo che abbiamo presentato questo ed altri ordini del giorno che prevedono, per lo meno, l'utilizzazione delle risorse.
Inoltre, non c'è alcuna certezza in merito alla previsione delle entrate che, comunque, non valgono lo scambio. Con queste leggi sono di gran lunga maggiori i danni apportati alla legalità, alla giustizia, al rigore e all'etica. Per questo abbiamo condotto in quest'Aula la nostra battaglia di opposizione che continueremo a condurre nel Paese.

PRESIDENTE. L'onorevole Baretta ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/221.

PIER PAOLO BARETTA. Signor Presidente, l'ordine del giorno che illustro si pone l'obiettivo di attirare l'attenzione del Governo su un punto specifico del dibattito relativo alla finalizzazione del rientro dei capitali che è stata affrontato in molti modi dai colleghi e dagli altri ordini del giorno presentati, e cioè l'obiettivo di finalizzare il rientro dei capitali alla ripatrimonializzazione delle imprese. Perché questo obiettivo e perché questa esigenza?
Pur non condividendo il provvedimento mi sono posto nell'ottica di chi lo sostiene e del Governo che lo ha motivato in molti modi, compresa l'esigenza di recupero dei capitali.
Come sappiamo, il decreto-legge che ci accingiamo a convertire e sul quale abbiamo votato ieri la questione di fiducia, contiene una serie di vantaggi per gli evasori: il primo è quello dell'anonimato, il secondo quello del falso in bilancio, il terzo il non obbligo alla dichiarazione dell'origine dei capitali e, infine, vi è una tassa complessivamente bassa.
Ieri pomeriggio, in occasione del voto di fiducia, al Ministro Vito, in assenza del Ministro dell'economia, ho posto questa questione ovvero se tutto fosse necessario e se lo fosse tutto insieme o non si potesse, invece, articolare le diverse istanze.
Nel momento in cui viene messo tutto insieme (anonimato e via dicendo), il minimo è chiedere a questi imprenditori che rimpatriano capitali che questi soldi siano finalizzati. Ci sono molti modi per finalizzarli. Sono stati tirati fuori argomenti di carattere sociale, io voglio restare all'interno della questione industriale. Sono stati sottratti capitali? Rientrano? Servano a ripatrimonializzare le imprese.
Poiché conosco quale sarebbe l'obiezione del Governo, ovvero che ciò non si può decidere perché riguarda un contesto europeo, l'ordine del giorno è spudoratamente moderato, nel senso che chiede al Governo di avviare, in sede europea, un confronto per verificare la possibilità che, nell'ambito dello scudo fiscale, sia introdotto un vincolo alla patrimonializzazione.
Da un lato accediamo i riflettori sull'obiettivo patrimonializzazione, dall'altro evitiamo un'obiezione che il Governo potrebbe fare e gli chiediamo di avviare in sede europea un serio confronto per assumere in qualche modo una responsabilità. Insomma, si tratta di chiedere al Governo un'indicazione di esplicita volontà rispetto all'insieme di questo provvedimento che, come sapete, non ci piace (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Cesario ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/205.

BRUNO CESARIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo ordine del giorno è volto a finalizzare i proventi di Pag. 107questo scudo fiscale all'incremento, in via straordinaria per l'anno 2010, delle detrazioni relative alle spese sanitarie di cui all'articolo 15, comma 1, lettera c), del testo unico delle imposte sui redditi. Questo è un provvedimento sbagliato perché in una fase delicata del Paese dove ci si aspetta di più per coloro che hanno bisogno, ci si aspetta un intervento forte per le famiglie, per i precari, per coloro che non arrivano alla fine del mese, questo provvedimento sembra solo premiare coloro che hanno fatto sempre i furbi e non porta realmente un beneficio alle famiglie.
Vediamo cosa accade: un'applicazione sbagliata perché in Italia viene applicato il 5 per cento di tasse sui capitali che rientrano usufruendo dello scudo fiscale, mentre in altre nazioni, come gli Stati Uniti, la Francia e il Regno Unito, viene applicato il 50 per cento. Anche qui non c'è un paragone di sorta, ma viene utilizzato solo come paravento.
Noi stiamo parlando di «scudo», usiamo termini come «ghigliottina», e la gente si chiede di cosa stiamo parlando. Parliamo di qualcosa che probabilmente non entrerà nelle tasche dei cittadini i quali non percepiranno quello che stiamo approvando. Alla fine chi ha lavorato in maniera furbesca ha la meglio e chi paga sempre in maniera corretta viene ancora una volta «fregato».
Noi vogliamo che questo provvedimento non venga approvato, anche se sappiamo che è impossibile, e chiediamo al Governo di accettare questi ordini del giorno perché possono essere migliorativi, anche se non condividiamo il testo nella sua totalità.
Non possiamo accettare una linea di chiusura così forte perché questo provvedimento alla fine crea solo uno scudo per coloro che hanno utilizzato in maniera furbesca i fondi eludendo il fisco e, per quanto riguarda le organizzazioni criminali, eludendo gli organismi giudiziari e lo Stato.
Il rientro di questi capitali potrebbe essere pericoloso anche per questo aspetto, perché c'è una sorta di anonimato, cosa non presente all'estero, e quindi questi capitali potrebbero essere utilizzati sul territorio per rafforzare e far consolidare ancora di più le organizzazioni criminali.
Bisogna vigilare attentamente su questo aspetto, perché non ci aspettiamo che questo provvedimento possa portare alla risoluzione del problema economico del Paese che ha bisogno di ben altri interventi, interventi immediati e non solo con le banche. Infatti, è giusto chiedere alle banche di allargare le maglie, ma allo stesso modo non possiamo chiedere solo questo facendo indebitare i nostri cittadini. Noi dobbiamo fare in modo che si sblocchi l'economia, che parta finalmente questo rilancio del sistema produttivo del Paese che ormai va sempre più all'indietro.
In particolare, il divario aumenta sempre di più fra nord e sud e anche nei dibattiti, emersi all'interno del polo, si è manifestato il fatto che molte risorse del nostro Paese e dei Fondi FAS sono state utilizzate non per il sud ma per fare altro. Questo è stato detto all'interno del polo e non da noi. Abbiamo sempre denunciato questo stato di cose. Vogliamo solo cambiare rotta e fare in modo che rispetto a questi provvedimenti, che non hanno nessuna logica e che possono essere approvati in un'Aula a colpi di maggioranza, utilizzando anche degli strumenti che per fortuna fino adesso non sono stati utilizzati, vi sia la possibilità di confrontarsi e di sentire un'opinione difforme.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

BRUNO CESARIO. Pertanto, vogliamo che questo Parlamento - e questo è l'appello rivolto al Presidente - svolga il proprio ruolo di confronto, di mediazione e di rappresentanza istituzionale del Paese, che è il ruolo che gli compete. Lo vogliamo e lo rivendichiamo. Il Presidente lo ha fatto molte volte e lo rivendichiamo in maniera forte perché ciò non è giusto, e come adesso vi è una maggioranza, ve ne può essere anche un'altra domani.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

Pag. 108

BRUNO CESARIO. Pertanto, chiediamo con forza che questi provvedimenti non vengano approvati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Recchia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/165.

PIER FAUSTO RECCHIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, avevamo invitato il Governo e la maggioranza a non procedere all'esame del disegno di legge di conversione in esame, ponendo una questione pregiudiziale. Insieme ai colleghi degli altri gruppi di opposizione abbiamo argomentato, in queste ore, approfonditamente sui rischi e sui pericoli connessi all'applicazione dello scudo fiscale contenuto nel decreto-legge in esame.
A questo invito, alle nostre preoccupazioni ma, direi, soprattutto al profondo senso di ingiustizia che si diffonde tra i cittadini onesti avete risposto affidandovi all'ennesimo voto di fiducia, privando così il Parlamento di una discussione che consentisse di correggere il provvedimento ed evitasse di lanciare al Paese un messaggio pericoloso di legittimazione dell'illegalità e di riconoscimento del valore della furbizia.
Come è noto, siamo stati critici, fin dall'inizio, sul decreto-legge n. 78 del 2009 che normava, per la prima volta, lo scudo fiscale. Non ci convinse allora e oggi, a seguito delle modifiche apportate, non può che vederci fortemente contrari ad un provvedimento che perde il sapore del condono per cedere al sapore dell'amnistia.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 18)

PIER FAUSTO RECCHIA. Abbiamo più volte detto, infatti, che l'articolo 13-bis, ridefinendo la normativa dello scudo e ampliandola, consente a soggetti residenti in Italia, che detengono illegalmente capitali all'estero, di fare emergere e rimpatriare tali capitali, potendo contare sulla protezione fornita dalla norma, non solo per gli illeciti di carattere amministrativo, civile e tributario ma anche per reati di carattere penale. Penso alle false comunicazioni sociali, al falso in bilancio e ad altro ancora, fino al reato di riciclaggio e alla corruzione, grazie a quella garanzia di anonimato accordata a chi decide di regolarizzare la propria posizione. Si tratta di un ennesimo colpo alla credibilità dello Stato e al suo rapporto con i contribuenti e con le imprese oneste.
Ma per restare al tema dell'ordine del giorno, è proprio l'esenzione dall'obbligo di segnalazione, nell'ambito della normativa di antiriciclaggio, che ci preoccupa di più. Come può il Governo e la maggioranza non intendere che un tale ampliamento dello scudo apre la strada al rischio di potere impunemente lavare capitali che potrebbero provenire da attività illegali? E questo avviene proprio mentre la normativa antiriciclaggio sta producendo risultati importanti.
Vi è un sensibile aumento - lo ricordava il collega Causi martedì - delle segnalazioni sospette all'unità di informazione finanziaria della Banca d'Italia. Esse crescono addirittura del 50 per cento nel primo semestre di quest'anno.
Guardando agli altri Paesi, poi, che vengono sempre presi ad esempio dal Governo e dai colleghi della maggioranza, lo scudo non prevede il totale lavaggio delle somme regolarizzate. Se i capitali di origine non fossero stati esposti al fisco ad essi si applicherebbero le imposte ordinarie dovute. Gli incentivi consistono, piuttosto, nell'abbattimento delle sanzioni.
Inoltre, aggiungo che negli altri Paesi gli scudi costano molto di più ai contribuenti poco onesti che decidono di approfittarne. Certo la coperta è corta e il bilancio dello Stato ha bisogno di risorse, lo sappiamo anche noi.
Per il Ministro Tremonti - lo stesso che aveva dichiarato «mai più condoni» ma forse in questo caso condivide con noi l'idea che non si tratti di condono, ma di amnistia - che passa per un pragmatico, lo scudo fiscale rappresenta una voce di bilancio come tutte le altre e il Presidente Pag. 109Berlusconi non mi pare troppo impegnato a difendere l'immagine del nostro Paese all'estero anch'essa segnata dall'approvazione di questa norma.
Noi riteniamo, invece, che il prezzo da pagare sia troppo alto, che i contribuenti onesti non debbano essere beffati, che le tantissime imprese che si muovono sul mercato nei confini della legalità debbano essere incoraggiate, premiate e su di esse si debba far nascere e crescere un processo virtuoso.
Questo decreto-legge, viceversa, ci porta nell'Italia dei furbi, quella per cui le regole sono comunque aggirabili e quindi irrilevanti perché c'è sempre una via d'uscita e che questa addirittura possa essere trovata con la cooperazione dello Stato.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

PIER FAUSTO RECCHIA. Signor Presidente, proprio per quanto detto questo ordine del giorno intende impegnare il Governo a riservare un'adeguata quota del gettito derivante dallo scudo fiscale, in via straordinaria per il 2010, alle risorse destinate al contrasto dell'attività di riciclaggio dei capitali provenienti da attività illecite (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Giacomelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/170.

ANTONELLO GIACOMELLI. Signor Presidente, colleghi, altri interventi hanno già illustrato e bene le differenze profonde tra questo strumento ed altri più seri mesi in atto da altri Paesi occidentali. Si tratta, è inutile ripeterlo, di un'amnistia, nemmeno mascherata, per i grandi evasori.
Voglio utilizzare tre minuti per illustrare un punto di vista diverso. Vorrei suggerire al Governo, signor Presidente, di osservare gli effetti di questo decreto-legge dal punto di vista di un pezzo di Paese, di un pezzo di Italia, quello da cui provengo. Vengo da Prato, dal distretto tessile di Prato, un distretto che è profondamente in crisi, una realtà dove si è andata diffondendo una presenza parallela una sorta di distretto parallelo e clandestino fatto di migliaia di aziende cinesi e di migliaia di realtà che, come dire, non hanno avuto come primo pensiero il rispetto delle norme valutarie e fiscali.
Le conseguenze che stiamo pagando sono quelle della chiusura di migliaia di aziende, della perdita di posti di lavoro, di vedere messo a repentaglio un patrimonio che ha consentito ad una comunità di crescere e prosperare.
Avevamo individuato quale era il punto del problema e con il Ministro Amato del Governo Prodi le istituzioni locali avevano firmato un patto per la sicurezza che prevedeva esattamente l'intensificazione del controllo e la repressione delle attività finanziarie illegali, dei flussi di denaro clandestino, del furto di quella ricchezza sottratta alla comunità che andava altrove.
Ora, invece, questo Governo che chiacchiera di sicurezza ogni minuto che cosa fa? Questo Governo, i cui esponenti sono venuti a grappoli ad indignarsi contro la presenza illegale degli extracomunitari, a strapparsi le vesti contro l'illegalità economica del distretto, esattamente che cosa fa? Costruisce uno strumento per cui chi si è arricchito sulla pelle di quella comunità facendo chiudere imprese, facendo licenziare lavoratori, distruggendo la ricchezza delle famiglie, può ripulire a poco prezzo il bottino riportarlo qui legalmente e utilizzarlo legalmente contro quelle stesse vittime a cui lo ha sottratto.
Questa è la vostra idea di sicurezza, questa è la vostra idea di legalità, un'idea che definirei complice e coreografica insieme, secondo il discutibile senso dell'umorismo del Presidente del Consiglio, uno dei migliori umoristi negli ultimi 150 anni. Complice perché lo scudo fiscale protegge le somme illegalmente accumulate sulla pelle della comunità, di chi ha creduto nel rispetto della legge dello Stato.
Però è anche coreografica, perché nel frattempo mandate i militari a coppie in giro per le strade, magari per proteggere quegli imprenditori, che fanno rientrare Pag. 110illegalmente quelle somme, da qualche sbandato locale che ha perso il lavoro per colpa della crisi.

PRESIDENTE. Onorevole Giacomelli, la prego di concludere.

ANTONELLO GIACOMELLI. Credo che così si devasti il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Vannucci ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/199.

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, volevo proporle un argomento collegato a questo provvedimento. Prima però voglio ovviamente difendere il mio ordine del giorno che si propone di utilizzare le risorse che si otterranno per incrementare in via straordinaria per l'anno 2010 le detrazioni per i redditi da pensione. Diamo almeno una qualche dignità a questa brutta pagina che il Parlamento sta scrivendo.
Approfitto della presenza del sottosegretario Cosentino perché, oltre allo scudo fiscale, in questi giorni ha tenuto banco un altro argomento, soprattutto oggi: la rinuncia di due grandi istituti bancari, Unicredit e Intesa ai cosiddetti bond del Ministro Tremonti. La paternità è la sua ed è purtroppo la paternità di una nullità. Queste banche hanno preferito ricorrere al mercato per garantirsi, rispetto agli obblighi di patrimonializzazione.
Hanno regolarizzato le loro posizioni in modo però per loro meno oneroso e, pertanto, nell'interesse degli azionisti e dei clienti. Quindi, avremmo voluto chiedere al Ministro Tremonti: ma per un liberale non è il massimo questo? Quando ci pensa il mercato e alle migliori condizioni, non è meglio? Che cosa c'è di male? Forse il Ministro Tremonti rileva una lesa maestà? Non sono piaciute le sue garanzie, probabilmente c'è di meglio sul mercato.
Signor Presidente, la nostra serietà però ci impone di riconoscere e ricordare che noi abbiamo condiviso il passaggio di decidere un intervento dello Stato a sostegno del patrimonio bancario. Eravamo pronti ad emettere debito se fosse stato necessario. Riteniamo anche che sia stato utile dal punto di vista psicologico. Questo, quindi, era un paracadute ed una garanzia. Il Ministro, quindi, valorizzi questo! Perché si fa prendere dal suo ego spropositato? Bisogna che si dia una ridimensionata. È ovvio che non possiamo seguirlo e, anzi, che mette rischio l'attività di questo Parlamento.
Questo è un tentativo patetico di scaricare su altri le responsabilità sue e del Governo: il fallimento dell'azione anticrisi di questo Esecutivo. Ho scorso pochi minuti fa i giornali di oggi e ho notato le dichiarazioni del Ministro: «le banche preparano un'altra crisi», «uno sgarbo alle imprese», «irresponsabilità delle banche», «banche traditrici».
Lungi da me difendere il nostro sistema bancario (e poi dirò), ma francamente questo tentativo mi sembra maldestro e pericoloso, soprattutto in un Paese che ha bisogno di reagire unito, di rimboccarsi le maniche, di chiamare a raccolta le forze. Lo trovo un atteggiamento puerile e irresponsabile. Scaricare la responsabilità in modo così palese non è francamente da statista.
Il Ministro ha in mano le sorti dell'economia, il Governo può proporre regole diverse per il credito, possiamo alzare il tasso di patrimonializzazione, possiamo decidere tante cose. Forse il Ministro si sente tradito - come appare dalle sue dichiarazioni - dopo i tanti regali che ha fatto alle banche. Glieli voglio ricordare, signor Presidente: il massimo scoperto, prima tenuto fermo per mesi e poi quando in Commissione, presidente Giorgetti, abbiamo deciso misure per il massimo scoperto nella notte con il maxiemendamento il Governo le ha cambiate a favore delle banche; o la possibilità, che abbiamo dato loro con il decreto-legge anticrisi, di portare a perdita le sofferenze. Signor Presidente, quella manovra ci è costata 300 milioni.

PRESIDENTE. Onorevole Vannucci, la prego di concludere.

Pag. 111

MASSIMO VANNUCCI. Voglio, quindi, dire al Ministro - ed ho concluso - che la strada maestra non è quella della propaganda.
Il credit crunch, il credito che non va alle imprese e che è un problema serio, si risolve allargando la garanzia di ultima istanza, agendo sui consorzi fidi, rivedendo Basilea. Questo è lo scudo vero che le banche hanno e che blocca il sistema. Ma che passi ha fatto il Governo? A che punto siamo? Parli di questo il Ministro, altrimenti è solo propaganda!
È più facile, certo, scrivere libri, rilasciare interviste, filosofeggiare sull'etica che scrivere i decreti, come in questo caso, con la maggioranza che vi trovate, ma, soprattutto, con i prezzi che siete costretti a pagare. Peccato che, ancora una volta, questi prezzi li debbano pagare gli italiani onesti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Narducci ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/177.

FRANCO NARDUCCI. Signor Presidente, questo decreto-legge, che in partenza doveva correggere alcune norme sull'energia e sulla Corte dei conti e precisare la portata delle norme relative allo scudo fiscale, è stato, invece, utilizzato dal Governo e dalla maggioranza che lo sostiene per amplificare ulteriormente il condono sui capitali esportati illegalmente all'estero.
Il Governo lo ha fatto ponendo ancora una volta la fiducia su un proprio provvedimento, una tecnica che ha ridotto il Parlamento a luogo di ratifica di decisioni già assunte e ad una fabbrica di ordini del giorno, visto che la via emendativa è preclusa. Ormai il lavoro legislativo è una partita a due tra il Governo e il Quirinale, chiamato con crescente e preoccupante intensità a correggere, ammonire e stendere note sui decreti dell'Esecutivo.
Con questo provvedimento il Governo ha fatto un regalo alle persone che hanno commesso reati gravi e, come già aveva fatto in passato, lo fa con un colpo di spugna su infrazioni come il falso in bilancio e la frode amministrativa.
Ne approfitteranno gli evasori fiscali e i delinquenti che portano all'estero capitali illeciti a fini di riciclaggio. Di fatto, più che di misure volte a favorire l'emersione e il rimpatrio di capitali dall'estero, si tratta di un condono che stravolge le regole; sicuramente non si può annoverare, come sostiene il Ministro Tremonti, fra le misure predisposte per la lotta ai paradisi fiscali condotta a livello mondiale, misure certamente prioritarie per evitare il ripetersi di crack finanziari come quello che abbiamo vissuto e stiamo vivendo in questi mesi.
Non basta declamare gli appelli all'etica e ai valori o attaccare le banche a ogni piè sospinto. Bisogna far vedere che lo Stato c'è già dall'esempio e questa ennesima «legge vergogna» non è un buon esempio.
Alla faccia degli italiani onesti, intermediari di varia natura hanno già predisposto strumenti e strategie per accaparrarsi una fetta del bottino. Mettiamo da parte la propaganda e guardiamo in faccia la realtà: lo Stato scende a patti con l'illegalità e si può scommettere che anche a Mediaset si stanno preparando a ripetere le operazioni fatte con i precedenti scudi fiscali.
Le regole di questo maxicondono collidono paradossalmente con le norme antiriciclaggio vigenti in Svizzera, il Paese da cui dovrebbe provenire la maggior parte del rimpatrio di capitali e il Paese messo pesantemente sul banco degli imputati in questi ultimi mesi per la vicenda dei 22 mila nominativi americani accusati di evasione dall'Amministrazione Obama per avere occultato i loro capitali sui conti della United Bank of Switzerland.
Sono norme che impongono di denunciare alla magistratura i titolari di capitali di dubbia provenienza. È stato detto che c'è incertezza, che non si sa come si potrà far convergere queste due tipologie di norme.
Con questo ordine del giorno chiedo al Governo di destinare un'adeguata quota del gettito che si produrrà dall'applicazione dello scudo fiscale all'incremento, in via straordinaria per l'anno 2010, delle Pag. 112risorse destinate direttamente alla popolazione civile afgana, al fine di garantire la protezione dei civili anche attraverso la soddisfazione dei loro diritti primari quali l'educazione, la salute, l'accesso all'acqua e al cibo.
È un obiettivo che il Ministro Frattini ha rimarcato con convinzione durante l'audizione di martedì scorso in Commissione affari esteri, nonostante - lo devo sottolineare - lo smantellamento della cooperazione allo sviluppo in sede di legge finanziaria operato dal Governo a cui il Ministro Frattini appartiene.
Anche Holbrooke, l'inviato speciale americano per l'Afghanistan, in svariate occasioni ha affermato che la maggioranza di chi combatte nei ranghi dei talebani non ha una motivazione ideologica: combatte per altre ragioni, per una pistola o danaro, perché non hanno lavoro o per un'ingiustizia commessa contro di loro, forse da un poliziotto corrotto. Se consideriamo che le milizie talebane devono il loro radicamento al fatto che hanno offerto lavoro ad una manovalanza di giovani che è molto lontana dall'applicazione di ogni modello di sviluppo, dobbiamo convincerci che l'azione militare per la sicurezza è un'azione necessaria ma non sufficiente; e pertanto è importante agire sul piano dello sviluppo economico e sul piano della formazione per avviare un processo di ricostruzione reale che tocca le popolazioni civili e contrasta l'affermarsi di forze terroristiche. Dobbiamo pertanto aiutare concretamente il Governo locale ad usare la leva dello sviluppo economico e a promuovere valori condivisi attraverso l'istruzione e la formazione. Utilizzare una parte del gettito dello scudo fiscale per contribuire a completare il lavoro dei nostri militari presenti in Afghanistan mi sembra, oltre che un gesto di solidarietà internazionale, un modo per onorare la memoria dei nostri caduti per la pace e lo sviluppo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Maran ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/178.

ALESSANDRO MARAN. Signor Presidente, colleghi, noi abbiamo cercato di richiamare l'attenzione degli italiani sulla versione dello scudo fiscale che il Parlamento sta approvando, perché contiene novità importanti che lo rendono ancora più inquietante, nelle sue possibili conseguenze, della proposta originaria e persino dei suoi due precedenti di inizio 2000.
In primo luogo, il rimpatrio e la regolarizzazione consentita dallo scudo fiscale delle attività finanziarie e patrimoniali detenute all'estero illegalmente, garantisce un bel premio per chi ne vorrà usufruire: rispetto ad un cittadino onesto chi ne usufruisce non ha pagato l'imposta sui redditi da capitale per tutto il tempo in cui il capitale ha fruttato redditi all'estero, e paga solo il minimo della sanzione che avrebbe dovuto pagare nel caso in cui la violazione fosse stata scoperta.
In secondo luogo, lo scudo è un potente condono fiscale, e in ciò sta la peculiarità del rimpatrio made in Italy che lo rende diverso da quello dei Paesi come il Regno Unito e gli Stati Uniti, in cui si richiede, a chi vuole legalizzare i capitali esportati, di pagare tutte le imposte evase negli anni precedenti.
Ma c'è di più, e c'è di peggio. L'evasione è un atto che ha anche possibili risvolti penali; e allora per mettere ancora più al sicuro l'evasore si è provveduto prima a prevedere che lo scudo estinguesse i reati relativi all'omessa o infedele dichiarazione dei redditi, poi la copertura è stata estesa ad altri gravi reati, tra cui ad esempio la dichiarazione fraudolenta mediante l'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, la falsa rappresentazione di scritture contabili obbligatorie, l'occultamento o la distruzione di documenti, false comunicazioni sociali, e così via.
E giacché tali atti vengono spesso compiuti coinvolgendo controllate estere situate in paradisi fiscali verso cui il soggetto fa confluire capitali, si allarga anche a questi casi la possibilità di partecipare allo scudo fiscale. Il condono diventa quindi anche un'amnistia, per reati che per la loro gravità potrebbero essere puniti con pene fino a sei anni di reclusione, Pag. 113al punto che sarebbe stato lecito chiedersi se per la sua approvazione non sia necessaria la maggioranza qualificata dei due terzi dei componenti di ciascuna Camera, richiesta appunto dalla nostra Costituzione per le amnistie, per i provvedimenti di clemenza.
Insomma, dopo Cernobbio, i convegni all'Aspen, dopo tutto il tanto parlare del nostro Ministro della caverna di Platone, di Hegel, di Barthes, tutto quel che sapete fare è un'amnistia! E non per i poveracci, come è capitato (ricordo ancora) con l'indulto non molto tempo fa, ma per i pochi; non per i tanti ma, come al solito, per i pochi.
Il gettito raccolto con lo scudo una tantum non potrà andare a finanziare interventi permanenti, come ad esempio riduzioni strutturali delle imposte, delle tasse, o maggiori spese connesse al rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici.
Per queste ragioni, il nostro ordine del giorno impegna il Governo a destinare un'adeguata quota del gettito, che si produrrà dall'applicazione dello scudo fiscale, all'incremento in via straordinaria per l'anno prossimo delle risorse da destinare alla realizzazione dei programmi di sostegno delle donne afgane, per la promozione dei loro diritti, e più in generale per favorire progetti di cooperazione che stimolino i diversi settori della società afgana.
Il successo o l'insuccesso della nostra missione in Afghanistan dipenderanno dal grado di coinvolgimento della società civile, e in particolare delle donne che hanno in quel Paese mantenuto condizioni minime di civiltà. Nel dibattito sull'Afghanistan, c'è un obbligo morale verso quelle donne che non dobbiamo dimenticare. Ricordo che, ad eccezione dei villaggi rurali del sud, le donne prima dei talebani anche in quel Paese lavoravano come medici, come insegnanti, come giudici, come giornaliste, e ora sono terrorizzate dalla prospettiva di essere di nuovo abbandonate, respinte indietro.
Questo sarebbe un modo per dimostrare loro e agli italiani che non abbiamo dimenticato che l'Afghanistan è importante e che sappiamo perché il nostro Paese deve rimanere lì e contribuire alla ricostruzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Fedi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/179.

MARCO FEDI. Signora Presidente, questo ordine del giorno chiede un impegno politico serio al Governo nel destinare un'adeguata quota del gettito che si produrrà dall'applicazione dello scudo fiscale all'incremento, in via straordinaria per l'anno 2010, delle risorse da destinare al settore della cooperazione allo sviluppo. L'ordine del giorno ha il fine di recuperare i gravi ritardi rispetto agli obiettivi assunti dall'Italia in sede internazionale ed europea, relativamente alla destinazione dello 0,51 per cento del PIL per il 2010 e dello 0,7 per cento per il 2015 per l'aiuto allo sviluppo dei Paesi poveri, nonché per dare seguito ai nuovi impegni assunti in occasione dell'ultimo G8, presieduto dall'Italia, tesi a mobilitare 20 miliardi di dollari in tre anni a favore della sicurezza alimentare e dell'aiuto allo sviluppo rurale dei Paesi poveri.
Il nostro Paese ha assunto impegni internazionali che non può disattendere e questi impegni rimangono tali, nonostante le delusioni e nonostante lo stesso G20 sembri guardare con attenzione ai Paesi emergenti esprimendo solo vaghi impegni rispetto ai bisogni dei Paesi più poveri e alle risorse necessarie per evitare che la crisi economica freni ulteriormente il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del Millennio.
La nostra reputazione e la nostra immagine internazionale, la nostra credibilità di Paese membro della comunità internazionale sono sempre in gioco, in ogni momento. La credibilità internazionale del nostro Paese si manifesta attraverso la partecipazione alle missioni di peace-keeping e alle missioni umanitarie, ma anche attraverso la partecipazione alla cooperazione internazionale allo sviluppo e il mantenimento degli impegni fissati dal Pag. 114nostro Paese in qualità di membro di una comunità internazionale.
Il Governo Berlusconi e la maggioranza che lo sostiene hanno scelto sempre i percorsi più semplici, anche con questo provvedimento: non far nulla contro la crisi economica ed attendere che l'azione di altri si rifletta su di noi (la logica della luce riflessa); non adottare autentiche misure anticrisi in attesa che la crisi passi (la logica della speranza); non adottare autentiche misure per la ripresa degli investimenti e dell'occupazione (di nuovo, la logica della speranza).
Questo Governo e questa maggioranza ci presentano invece uno scudo fiscale che è molto più della sanatoria preannunciata. Non avete solo modificato un decreto-legge inserendo dei correttivi, ma avete aggiunto pezzi importanti di altri provvedimenti che avremmo potuto discutere. Permettete non solo a chi ha occultato capitali all'estero in maniera illegale di rimpatriarli senza alcuna penalità, pagando soltanto una piccola tassa del 5 per cento sul capitale evaso (mantenendo l'anonimato e quindi senza una vera, autentica operazione di trasparenza). Ma avete inserito in un maxicondono - perché questo è quello di cui stiamo parlando - anche dei reati quali il falso in bilancio, le false fatturazioni, le false comunicazioni sociali, le dichiarazioni fraudolente, l'occultamento di atti e la contraffazione di documenti contabili.
In altri termini, è un maxicondono di proporzioni storiche che tuttavia in passato non ha dato i frutti sperati: a fronte di capitali recuperati inferiori alle attese, si garantiscono invece impunità e anonimato. Lo Stato vuol fare rientrare i capitali evasi all'estero per fare cassa e per farlo chiede pochissimo, il 5 per cento, mentre dà moltissimo, l'impunità per reati gravi, finendo ora per ostacolare pesantemente - è stato ricordato in quest'Aula - il lavoro degli inquirenti e delle forze dell'ordine.
Tanto per guardarci intorno, negli Stati Uniti, in Francia o in Germania per riportare i capitali in patria si paga tra il 40 e il 50 per cento e non c'è certamente l'anonimato. Si è parlato tanto di etica in economia dopo l'esplosione della crisi finanziaria e di dura lotta ai paradisi fiscali. La politica economica internazionale deve ancora creare le condizioni per il definitivo superamento di queste gravissime condizioni di favore nei confronti dei capitali esportati illegittimamente. Ma a livello nazionale certamente avremmo potuto lavorare meglio, insieme, maggioranza e opposizione per fornire all'Europa e alla comunità internazionale uno strumento normativo di tutto il Parlamento.
Per queste ragioni chiediamo al Governo un impegno nella destinazione degli introiti ai Paesi poveri e in via di sviluppo, a quel mondo della solidarietà internazionale a cui facciamo promesse, a quella comunità internazionale di cui facciamo parte e con la quale ci siamo impegnati verso ambiziosi obiettivi di superamento di tutte le povertà. Forse abbiamo, in questa direzione, un'opportunità di azioni positive, risultanti da un provvedimento che continuiamo a giudicare sbagliato e lesivo dei diritti dei nostri cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Corsini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/180.

PAOLO CORSINI. Signor Presidente, prenderò le mosse da una brevissima illustrazione delle finalità di questo ordine del giorno, il quale intende impegnare il Governo a destinare una quota adeguata del gettito che si produrrà dall'applicazione del cosiddetto scudo fiscale al Fondo globale per la lotta all'AIDS, alla tubercolosi e alla malaria, garantendo in questo modo, almeno per quanto concerne la parte italiana, certezza e prevedibilità delle risorse dovute. A noi, in effetti, questa pare una finalità nobile per un Paese oggi in caduta libera di immagine e alle prese con un perentorio deficit di credibilità anche e, soprattutto, sulla scena internazionale.
Non intendo riproporre una casistica già abbondantemente descritta nelle sue Pag. 115conseguenze per quanto attiene questo scudo fiscale. I colleghi che mi hanno preceduto hanno già offerto, a mio avviso, una documentazione probante. Intendo piuttosto proporre una qualche sintetica riflessione su una mutazione, su una sorta di metamorfosi della politica che più che alle prese con il proprio cambiamento è alle prese con l'eterno ritorno della finzione, in modo particolare per quanto riguarda il suo rapporto con la verità. Scontiamo, infatti, una sorta di ripetuta astuzia del linguaggio della politica.
Quello che, infatti, è approdato oggi alla Camera non è uno scudo fiscale, come viene definito. In realtà, se il linguaggio avesse una qualche attinenza con la verità, potremmo definirlo una sanatoria e neppure un semplice condono. Piuttosto, si tratta di una vera e propria capitolazione e di una sorta di pietra tombale con la quale l'Esecutivo si appresta a cancellare i peggiori reati tributari e societari. In effetti, potremmo parlare di un'amnistia postuma e preventiva: postuma perché viene a sanare in nome di una pratica di legalizzazione della illegalità le infrazioni compiute alla legge; ma nello stesso tempo l'amnistia è preventiva perché costituisce un oggettivo incitamento a reiterare una pratica e un costume che giudichiamo assolutamente inaccettabile e del tutto riprovevole.
Io non sono un tecnico dei problemi che i colleghi, in modo puntuale, hanno esaminato, ma è sotto questo profilo che a me interessa la denuncia di un'ulteriore e preoccupante modificazione del costume. Il Ministro Tremonti usa un linguaggio rispetto al quale ricorre sempre al proprio doppio: da un lato esalta i global legal standard quando utilizza il linguaggio accademico forbito negli incontri culturali, e, dall'altra, fa seguire a questo linguaggio le opere che oggi conosciamo.
Peraltro per riprendere anche un tema che oggi campeggia sulla stampa nazionale per quanto attiene la polemica del ministro Tremonti con le banche, le vede oggi diventare lavatrici a gettone di un riciclaggio nazionale ed internazionale, chiaramente appunto annunciato. C'è una sorta di discrasia, di schizofrenia tra gli interventi ai convegni universitari del ministro Tremonti, che commenta con linguaggio, ripeto, accademico forbito le encicliche papali e invece i provvedimenti di cui si rende appunto responsabile.
In realtà io credo, per concludere, che noi avremmo bisogno in questo Paese di uno scudo, uno scudo di moralità, uno scudo di buon costume di decenza, di civismo, di recupero dell'ethos repubblicano ed è questo il vessillo che vogliamo oggi innalzare perché riteniamo di essere un partito della Repubblica. Si è molto discusso della Repubblica dei partiti. Bene, noi rivendichiamo di essere un partito della Repubblica, cioè che ha a cuore la cosa pubblica, il bene generale, l'interesse comune, di contro, invece, ad un costume nel quale imperversa diventa il familismo morale, la pratica della licenza dell'arbitrio, l'impunità, l'immunità irresponsabile fino alla individuazione personalizzata del diritto che è ridotto a privilegio del singolo individuo com'è nel caso del lodo Alfano.
Quindi, siccome siamo consapevoli che anche tra i banchi della maggioranza certamente molti colleghi si interrogano e interpellano la propria coscienza circa le misure che si stanno per adottare, non abbiamo perso, come dire, la speranza anche se essa diventa sempre più flebile di un ripensamento e di una resipiscenza in nome di una moralità condivisa e di un ethos pubblico che restituisca la pienezza, diciamo così, dell'adesione ai principi di quel patriottismo costituzionale e di quei fondamenti della vita associata che costituiscono l'orizzonte stesso del nostro operare e del nostro impegno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Colombo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/181.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, siamo quindi quasi soli in quest'Aula semivuota, perché desideriamo con tutto il cuore che rimanga nel futuro di questo Paese, scritto nei verbali di questa Camera che ci siamo opposti - alcuni di noi con Pag. 116tutto il cuore, con tutta l'anima con tutte le nostre forze - contro la prima legge della Repubblica che propone un reato per legge: il reato fatto legge è proposto come oggetto della legislazione italiana.
Si può immaginare qualcosa di più anti-italiano? Si può immaginare qualcosa che denigri di più la nostra immagine nel mondo, che proporre la protezione di uno dei reati più odiosi che è il falso in bilancio, di uno dei reati più gravi e più pericolosi che è la sistematica evasione fiscale, attraverso un provvedimento che premia questi comportamenti, copre questi comportamenti e impedisce in tutte le sedi che si debba rispondere nel passato e nel futuro di averli commessi, li premia e, implicitamente, li indica come modello di comportamento.
Questo a noi pare gravissimo. Vogliamo che resti scritto per coloro che studieranno la storia italiana che quella che è l'opposizione italiana nel 2009 si è opposta, si è battuta con tutte le forze per impedire che fosse così facile approvare un provvedimento così ignobile. Si intende che molti di noi sono meravigliati, avendo un'opinione non così negativa e così dura dei nostri avversari politici. Si sono meravigliati che non ci sia dissenso o voce diversa intorno ad un provvedimento che è veramente, chiaramente, visibilmente, anche ai non esperti di diritto, un atto giuridicamente inammissibile, moralmente inaccettabile, politicamente incomprensibile e destinato a screditare l'immagine e la credibilità di questo Paese nel mondo, nelle democrazie, dovunque esistano leggi che vadano davvero rispettate e non leggi che vengono create come camminamenti per i malfattori.
Proprio oggi, contestualmente con le ultime discussioni e con il tentativo, che non riuscirà, ma che abbiamo il dovere di fare fino all'ultimo, contro l'approvazione di questo provvedimento, i giornali ci annunciano l'istituzione del tram blindato nella città di Milano. Ciò vuol dire andare sui tram e sugli autobus con squadre speciali, a Milano, in una città occidentale, moderna e normale, per selezionare coloro che appaiono ai vigili urbani come degli extracomunitari, come dei non italiani, come degli immigrati - pensi alla preferenza per il colore che verrà data a questa operazione - per poterli stipare dentro tram blindati, con le finestre come quelle dei cellulari, dove aspetteranno per ore che qualcuno li porti via. Signor Presidente, è la stessa mano e la stessa opera - direi ai colleghi, se ci fossero ad ascoltare queste cose, e lo dico a coloro che le leggeranno e che magari in questo momento le ascoltano - che sta rendendo l'Italia vile e cattiva, disonesta e fatta di respingimenti in mare, capace di affondare gli immigrati e di esaltare gli interessi della mafia, dei mafiosi, dei disonesti, di coloro che importano od esportano capitali, sapendo che ogni volta ci sarà un altro condono.
Io non vedo e non riesco immaginare come si possa avere anche minimamente identificazione con un provvedimento come questo. È profondamente triste che molti dei nostri connazionali provino indifferenza o assenza di fronte ad un provvedimento come questo, che dovrebbe provocare rivolta. Provoca un senso di dolore il sentire di essere isolati, mentre continua ad esserci un sostegno così - dice lui, il nostro Presidente del Consiglio - appassionato intorno all'autore dei due peggiori percorsi di malaffare che siano stati aperti di fronte alla vita italiana in questo periodo: proteggere i mafiosi e coloro che hanno esportato capitali violando la regola di pagare le tasse anche in misura grande - si aspettano 300 miliardi, ma potranno avere forse la stessa delusione che hanno avuto nella regolarizzazione delle badanti, ma intanto annunciano 300 miliardi - e avere dato inizio, attraverso un megapagamento alla Libia, ai respingimenti nel deserto e nel mare, senza possibilità di chiedere diritto d'asilo per coloro che disperatamente si rivolgevano al nostro Paese, sperando che avrebbero trovato qui un Paese di civiltà.
Vi è una doppia inciviltà: l'inciviltà della legge che impone la protezione, attraverso questo Parlamento, di coloro che non pagano le tasse, accanto alla legge, opera delle stesse mani, che impone il Pag. 117respingimento - uso le parole quasi poetiche di Bossi - «di coloro che vedranno il fondo oscuro del mare», con un'azione di disumanità che ci ha immediatamente portato all'attenzione del mondo. Come se questo non bastasse, il comportamento più anti-italiano che si sia mai verificato in questo Paese è stato completato quando il Presidente del Consiglio si è degnato benevolmente di dire che non solo il Presidente degli Stati Uniti è abbronzato, ma anche la signora è abbronzata, dicendo una delle peggiori barzellette. Purtroppo, la sua corte di yesmen non gli ha spiegato che dire abbronzato ad un nero americano è molto più grave ed offensivo che dire nigger.
Da questo momento noi siamo guidati da un Governo che va con la Russia, da un Governo che va con la Libia, da un Governo che protegge i mafiosi e gli uomini di malaffare che esportano i loro capitali, da un Governo che perseguita gli immigrati e che fa dell'Italia un'immagine spaventosa. Di tutto questo, per gli italiani che vorranno ascoltarci e per il futuro, chiediamo scusa all'Italia, all'Europa, alla storia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Barbi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/182.

MARIO BARBI. Signor Presidente, ha detto bene l'onorevole Colombo: questo provvedimento trasforma il reato in legge e fa della legge un'offesa alla coscienza civile. Vorrei associarmi a queste sue parole. Abbiamo cercato con tutti i mezzi parlamentarmente leciti di resistere all'approvazione di questo provvedimento e di ottenerne la decadenza. Sappiamo che la protervia della maggioranza e il Regolamento di questa Camera non ci consentiranno di raggiungere quell'obiettivo. Tuttavia la nostra opposizione è ferma, è stata ferma e cerchiamo che essa sia ascoltata e che arrivi nel Paese.
Strumento di questa resistenza all'approvazione del decreto-legge è l'ordine del giorno che mi accingo ad illustrare e che chiede al Governo di impegnarsi a destinare una parte degli introiti che deriveranno dal gettito di questo provvedimento, di questo indecente condono, al rafforzamento della struttura insediata presso la Presidenza del Consiglio, incaricata di prevenire il contenzioso comunitario e di trattare le procedure di infrazione a cui il nostro Paese deve rispondere. Sarebbe una cosa utile, certamente necessaria visto il livello di procedure di infrazione alle quali dobbiamo tenere dietro. Mi auguro, quindi, che il Governo sia favorevole a questo impegno, che destinerebbe in modo utile i proventi di un provvedimento pessimo, grave, diseducativo che premia i furbi, i disonesti e persino i titolari di fortune accumulate grazie ad attività criminali.
Le necessità di cassa che pure il nostro Paese ha non possono giustificare tutto. Noi siamo contrari e consideriamo particolarmente indecente, direi vergognoso spacciare questo ultracondono come una tappa della lotta ai paradisi fiscali e all'evasione fiscale internazionale. È davvero bizzarro insomma e richiede una discreta fantasia. Il tutto, peraltro, è aggravato dal modo in cui il decreto-legge si è via via definito.
Doveva essere una misura che contemplasse il ripristino della legalità fiscale con gli obiettivi di gettito, incentivando il rientro di capitali esportati illegalmente con misure di tassazione equa, equa rispetto a quella riservata ai contribuenti onesti, e anche trasparente, vale a dire senza privilegi di anonimato e di impunità. Misure che inducessero gli evasori a mettersi in regola. Invece è stato generato un mostro che con i progressivi innesti legislativi ha trasformato una misura sulla quale si sarebbe anche potuto discutere in un atto indecente.
Lo ha rivendicato lo stesso relatore di maggioranza della Commissione finanze in Aula, un paio di giorni fa, riepilogando durante la discussione sulle linee generali i cambiamenti che erano stati in ultimo introdotti e dicendo: «il rimpatrio e le regolarizzazioni delle attività oggetto di scudo non può mai costituire elemento a Pag. 118sfavore del contribuente» e, inoltre, aggiungendo: «si prevede che il rimpatrio e la regolarizzazione non comporti gli obblighi di segnalazione di operazioni sospette». Davvero non si può dire che, con queste premesse, questo provvedimento possa essere paragonato a quello degli altri Paesi che qui tanti colleghi hanno menzionato ricordando anche gli elementi tecnici, le aliquote e le condizioni di applicabilità.
Certo leggendo il testo si capisce poco o nulla: commi che rinviano ad altri commi che rinviano ad altri commi e così via, negazioni delle negazioni e quant'altro e, infine, il Corriere della sera riassume bene la sostanza di quelle novità.
Lo cito: «Le segnalazioni non saranno necessarie se la regolarizzazione è connessa a reati come l'occultamento e la distruzione di documenti contabili, l'omessa o infedele dichiarazione, la dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture false o altri artifici o le false scritture contabili». Scusate ma non mi sembra poco, direi che non è proprio poco.
Mi avvio a concludere, signor Presidente: attraverso lo strumento del rimpatrio e della regolarizzazione è dunque consentito far emergere denaro e attività di natura finanziaria e patrimoniale detenute illegalmente all'estero da cittadini italiani non solo per reati di tipo amministrativo, civile e tributario, ma anche per alcuni illeciti di rilevanza penale come il falso in bilancio e si arriva al riciclaggio e alla corruzione. Il fatto che questo Governo adotti il provvedimento in esame e, addirittura, arrivi in qualche modo ad elogiare come un comportamento patriottico quello degli evasori che riportano in Italia i soldi che faranno bene all'economia italiana, direi che è cosa pessima.
Si tratta di un pessimo esempio di cui credo che questa maggioranza e questo Governo dovranno rendere conto e di cui gli elettori italiani chiederanno loro conto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Lenzi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/183.

DONATA LENZI. Signor Presidente, il motivo delle nostre preoccupazioni - a cui l'ordine del giorno presentato tenta molto parzialmente di porre un qualche rimedio - sta nel fatto che il provvedimento in esame non è un provvedimento eccezionale, motivato dalla particolare gravità della congiuntura economica. Il provvedimento in esame è diventato un atto ripetitivo, per gli evasori una certezza.
Il presidente Cicchitto ha ricordato ieri in quest'Aula che questo non è il primo scudo deciso dal Governo di centrodestra e neanche il primo condono. Il Governo è presieduto da Silvio Berlusconi che, come lui stesso ha ricordato, è il Premier che ha governato di più negli ultimi sessant'anni della Repubblica: governa da 2.565 giorni. Risale al 2001 il primo atto in cui si è regolarizzato il rientro di capitali dall'estero. E se non c'è due senza tre, qualcuno forse si sta già preparando a contare sul quattro. È tale consuetudine che ci preoccupa, perché questa scoraggia gli onesti. Quale fedeltà fiscale ci si può attendere e quale stabile aumento della base imponibile se è il condono l'unica strada che viene adottata?
In questi ultimi mesi e in questi ultimi giorni i telegiornali hanno ricordato più volte il successo della lotta all'evasione, hanno presentato casi clamorosi di evasori che hanno esportato all'estero capitali trovati dalla guardia di finanza e giustamente perseguiti. Ma se il nostro sistema è così efficiente, se la guardia di finanza è così brava - come non ho motivo di dubitare -, perché non li lasciamo lavorare? Se scovano tanti evasori, che bisogno abbiamo di ricorrere ad uno strumento come il condono? Oppure si tratta solo di rendere note alcune azioni a scopo promozionale, per indurre poi il rientro?
Allora mi permetto di ricordare un brano, che ho trovato l'altro giorno dando una scorsa al libro La paura e la speranza, scritto dal nostro attuale Ministro del tesoro che cito: «Dobbiamo alzare le bandiere Pag. 119dell'onore e dell'orgoglio, della legge e dell'ordine. Introdurre nella vita la politica, dare alla politica la prospettiva di un ordine etico e crederci vuol dire scegliere di non essere più in Europa e dall'Europa solo commessi viaggiatori o solo burocrati predicatori». Alzare la bandiera dell'onore e dell'orgoglio: è quello in esame il provvedimento col quale si intende dare attuazione a questo così grande principio? È etico premiare chi ha portato capitali all'estero? È etico premiare chi ha evaso o eluso o addirittura compiuto gravi reati?
Almeno, ci si risparmino la predica e la lezione di moralità, perché, in realtà, vi è un Paese che dà lavoro agli spalloni, che ripulisce ogni due o tre anni i capitali esportati, per permettere, anche ad essi, di riprendere la stessa strada di prima. Infatti, il capitale portato all'estero non proviene da redditi su cui il cittadino ha pagato le imposte: è esso stesso frutto di evasione.
Lo scudo fiscale consente il rimpatrio e la regolarizzazione delle attività finanziarie detenute all'estero al 31 dicembre 2008, detenute illegalmente, senza aver rispettato gli obblighi di comunicazione dei capitali trasferiti e senza, naturalmente, ricomprendere quei patrimoni nella dichiarazione dei redditi, individuale e delle società. Chi ne usufruisce può legalizzare tali capitali pagando su di essi un'imposta una tantum pari al 5 per cento.
Proviamo a paragonare la sua situazione rispetto a quella di un cittadino onesto o a quella di un'impresa corretta che si muove sul mercato, ma paga, nel contempo, le tasse e mette in regola i propri dipendenti.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

DONATA LENZI. Questa impresa, invece, non ha pagato l'imposta sui redditi, almeno quella sul capitale, per tutto il tempo in cui il capitale ha fruttato redditi all'estero ed è, addirittura, avvantaggiata nei confronti di chi è stato colto in flagrante, che ha pagato una sanzione che può arrivare fino al 25 per cento di capitale. In sostanza, questo è un premio.
Inoltre, un contribuente che ha nascosto al fisco 100 milioni di euro, non teme tanto l'imposta straordinaria del 5 per cento, quanto che il fisco si insospettisca e cerchi di capire da dove vengono quei soldi, che possono derivare da elusione ed evasione, ma possono anche derivare da comportamenti criminali.

PRESIDENTE. Deve concludere.

DONATA LENZI. Questa è la differenza rispetto a ciò che accade in Paesi come il Regno Unito o gli Stati Uniti, in cui a chi vuole legalizzare i capitali esportati si chiede di pagare le imposte evase negli anni precedenti. È il significato stesso del termine «scudo». Nel nostro Paese, le dichiarazioni di emersione avvengono in forma anonima. Una bozza di circolare dell'Agenzia delle entrate, citata dal sito Internet www.lavoce.info, afferma che tali dichiarazioni sono coperte, per legge, da un elevato grado di segretezza.
Per questo motivo, non possiamo che ribadire le nostre perplessità e chiedere che, almeno nell'accoglimento degli ordini del giorno, si tenga conto di quanto esposto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Miotto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/184.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Signor Presidente, penso che il Governo potrà essere, forse, soddisfatto di chiudere rapidamente la vicenda parlamentare di questo decreto-legge odioso. Potrà anche coltivare l'illusione di terminare così la vicenda, chiudendo una discussione così densa di critiche e di contestazioni in 48 ore. Potrà anche illudersi di oscurare il dibattito con altre vicende, che alimenterà sui giornali a partire dalle prossime 24 o 36 ore, ma non riuscirà a cancellare le conseguenze di questo odioso provvedimento dalla testa della gente. Pag. 120
È chiaro, infatti, che ciò verrà vissuto come l'ennesima ingiustizia, l'ennesima disparità di trattamento: un provvedimento che premia i furbi che, del resto, rappresentano gli interlocutori privilegiati di questa maggioranza, e non è questo l'unico caso.
Si afferma, pertanto, la logica di «due pesi e due misure»: il doppiopesismo è la regola del Governo Berlusconi. Da un lato, i tagli per chi ha meno, dall'altro lato, la benevolenza per chi è furbo e per chi ha più possibilità; crudeli con gli invalidi, buonisti con i disonesti. È questa la sintesi che fa rivoltare davvero lo stomaco. E non pensiate, cari colleghi del centrodestra, che questo non si capisca nel Paese, si capisce fin troppo bene.
In questi giorni, in queste ore centinaia di disabili affetti dalla sindrome di Down, che, come è noto, è un'invalidità dalla quale non si guarisce, vengono chiamati dall'INPS per un ulteriore accertamento, peraltro reso inutile da circolari e leggi dello Stato, e viene chiesto loro di sottoporsi nuovamente ad una visita per verificare se ci sono stati dei miglioramenti nello stato di invalidità, arrivando perfino a togliere l'assegno di accompagnamento, pari a 400 euro. Si tratta, peraltro, di provvedimenti che saranno tutti puntualmente impugnati davanti alle autorità competenti e per i quali l'INPS dovrà restituire le somme che sono state indebitamente sospese e sottratte a queste famiglie. Colleghi, avete capito bene: 270 euro al mese di assegno di invalidità, a cui si aggiungono, per gli invalidi gravi (quelli oltre il 100 per cento), altri 400 euro al mese di assegno di accompagnamento, vale a dire che non arriviamo ai 700 euro al mese.
A queste persone che, lo ripeto, purtroppo non hanno alcuna possibilità di vedere regredire lo stato di invalidità, s'impone un'umiliante visita di controllo, perché non basta esibire la certificazione medica. Grazie a provvedimenti che il Ministro Brunetta non ha voluto o saputo bene interpretare, migliaia di persone sono sottoposti a questa umiliazione odiosa.
Questo è il doppiopesismo di questo Governo. Questo è un provvedimento correttivo? Ecco la correzione, cari colleghi. La correzione, per esempio, è restituire alle regioni il 30 per cento del Fondo sociale che avete tagliato e che impedisce di far fronte con le necessarie risorse proprio ai servizi per i disabili. Inoltre, ai 300 milioni che sono stati tagliati si sono aggiunti i 400 milioni per il Fondo per la non autosufficienza, anch'essi azzerati. Questa era la correzione che dovevate apportare con il decreto-legge in esame, ripristinare almeno le risorse del 2008, senza pensare che quelle risorse, in base ai nuovi bisogni che crescono, andavano incrementate, come le regioni chiedono da parecchio tempo, arrivando al punto da invocare addirittura lo sciopero dei tavoli che le vedono presenti nella Conferenza Stato-regioni, perché chiedono al Governo risposte che non arrivano.
Il senso dell'ordine del giorno che ho sottoscritto insieme ad altri colleghi è proprio questo: il decreto-legge correttivo deve porsi questo problema. Certo, devo dire che fa veramente rivoltare lo stomaco pensare di dover prendere i soldi con un decreto-legge che garantisce l'anonimato, il colpo di spugna per reati odiosi e la grande sanatoria sul riciclaggio di denaro sporco. Fa davvero venire i brividi pensare che dal ricavato di questo provvedimento si possa pensare di destinare delle risorse a bisogni primari e fondamentali che corrispondono ai diritti sociali delle persone, in particolare delle persone disabili.
Tuttavia, poiché queste ci stanno a cuore e molto meno, anzi, per niente, ci stanno a cuore i disonesti e i furboni che voi volete premiare, chiediamo che almeno queste risorse vengano destinate a fin di bene, ben sapendo che non sarà questa finalità a cancellare l'ignominia che cadrà su questo Governo per questo provvedimento odioso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole D'Incecco ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/187.

Pag. 121

VITTORIA D'INCECCO. Signor Presidente, mi associo alla delusione, al rammarico e allo sconcerto dei colleghi che mi hanno preceduta per questo provvedimento che purtroppo consente l'emersione delle attività finanziarie e patrimoniali detenute all'estero illegalmente da soggetti residenti in Italia che, al 31 dicembre 2008, hanno esportato all'estero capitali e attività in violazione dei vincoli valutari e degli obblighi tributari sanciti dall'ordinamento giuridico italiano.
È stato già detto, il Governo e la maggioranza vorrebbero paragonare lo scudo italiano a quello adottato in Francia, nel Regno Unito e negli Stati Uniti, ma non è così perché in quei Paesi gli scudi non solo costano di più ai contribuenti poco onesti, ma soprattutto non sono anonimi e l'amministrazione fiscale può quindi individuare eventuali evasioni o elusioni del passato nel momento in cui quei capitali si sono formati e su questi imporre le imposte dovute o le sanzioni e gli interessi in generale ridotti o agevolati.
È un provvedimento riprovevole e comunque si farà. E poiché si farà, e poiché il Governo pensa di ottenere in questo modo un incremento delle entrate, con questo ordine del giorno noi impegniamo il Governo a destinare almeno una quota delle risorse economiche straordinarie per l'anno 2010 ad interventi che possano promuovere una maggiore conciliazione fra i tempi di lavoro e i tempi della famiglia, finanziando anche il fondo decennale per gli asili, per dare così un supporto adeguato all'infanzia e un aiuto concreto alle donne che lavorano e che a volte, per esigenze della famiglia, purtroppo sono costrette ad abbandonare il mondo del lavoro per i loro figli che spesso non hanno la possibilità di essere iscritti nelle strutture private; si tratterebbe di un aiuto alle famiglie che si disgregano perché i genitori tra loro e loro stessi con i propri figli non riescono più ad incontrarsi.
Ma mi chiedo, alla luce di questa ennesima norma che nega la legalità, se al Governo e alla maggioranza interessi qualcosa delle donne, dei bambini, delle famiglie, del bene comune o se hanno intenzione di continuare impuniti a sfornare e ad approvarsi da soli norme che porteranno il Paese alla rovina, umiliando così il nostro ruolo e la nostra coscienza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Calgaro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/188.

MARCO CALGARO. Signor Presidente, il mio ordine del giorno impegna il Governo a destinare un'adeguata quota del gettito che si produrrà dall'applicazione dello scudo fiscale al finanziamento per l'anno 2010 del Fondo per le non autosufficienze, di cui all'articolo 1, comma 1264, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, affinché le regioni e di conseguenza poi anche gli enti locali possano predisporre ed erogare adeguati servizi di sostegno e presa in carico delle persone non autosufficienti, non lasciando così di fatto le famiglie abbandonate e sole ad affrontare un problema tanto complesso e gravoso.
Vorrei dedicare anch'io un po' di tempo a questo scudo fiscale che consente il rimpatrio o la regolarizzazione delle attività finanziarie e patrimoniali detenute all'estero al 31 dicembre 2008 illegalmente, e cioè senza aver rispettato gli obblighi di comunicazione dei capitali trasferiti o comunque detenuti all'estero e di dichiarazione dei relativi redditi. Chi ne usufruisce può legalizzare questi capitali pagando su di essi un'imposta una tantum pari al 5 per cento del loro ammontare.
Che cosa ha guadagnato rispetto a un cittadino onesto? Non ha pagato l'imposta sui redditi di capitale per tutto il tempo in cui il capitale ha fruttato redditi all'estero e paga di fatto solo il minimo della sanzione che avrebbe dovuto pagare nel caso in cui la violazione delle norme sul monitoraggio fosse stata scoperta, sanzione che fino ad ora è compresa fra i 5 e il 25 per cento del capitale.
Certo un bel premio, ma questa è solo una parte della storia, perché per capire davvero i vantaggi dello scudo occorre Pag. 122anche domandarsi da dove viene quel capitale.
Generalmente il capitale portato all'estero illegalmente non proviene da redditi su cui il cittadino ha pagato le imposte ma è, esso stesso, frutto di evasione. Ad esempio, un contribuente che ha nascosto al fisco 100 milioni di euro non teme tanto l'imposta straordinaria del 5 per cento quanto, piuttosto, che il fisco si insospettisca e vada a cercare di capire come aveva ottenuto tutti quei soldi e gli chieda, cioè, conto delle imposte evase (IRPEF, IRAP, IVA) cui andrebbero aggiunti gli interessi e le sanzioni per importi che facilmente potrebbero superare il 50 per cento della somma evasa.
Questo pericolo, però, viene escluso e proprio in ciò sta la peculiarità del rimpatrio made in Italy, che lo rende diverso da quelli di Paesi come il Regno Unito e gli Stati Uniti in cui si richiede, a chi vuole legalizzare i capitali esportati, di pagare tutte le imposte evase negli anni precedenti. È il significato stesso del termine scudo.
In primo luogo, invece, nel nostro Paese le dichiarazioni di emersione avvengono in forma anonima e sono coperte, per legge, da un elevato grado di segretezza e non possono essere utilizzate a sfavore del contribuente, né in sede amministrativa né in sede giudiziaria per i profili civili, amministrativi e tributari.
Inoltre, se l'amministrazione, seguendo la sua ordinaria attività di accertamento si trova, comunque, a scoprire l'evasore, questi può evitare gli effetti dell'accertamento fino a 100 milioni sottratti al fisco dimostrando, solo in quel momento, di averli rimpatriati o regolarizzati. In sostanza, lo scudo è un potente condono fiscale.
Ma c'è di più e di peggio, perché l'evasione è un atto che ha anche possibili risvolti penali. Allora, per mettere ancora più al sicuro l'evasore si è provveduto prima a provvedere che lo scudo estinguesse i reati relativi all'omessa e infedele dichiarazione dei redditi. Poi, con l'emendamento approvato al Senato, la copertura è stata estesa ad altri gravi reati tra cui, ad esempio, la dichiarazione fraudolenta mediante utilizzo di fatture per operazioni inesistenti o la falsa rappresentazione di scritture contabili obbligatorie, l'occultamento o la distruzione di documenti e le false comunicazioni sociali. Poiché questi reati vengono spesso compiuti coinvolgendo controllate estere, semmai situate in paradisi fiscali verso cui il soggetto fa confluire i capitali, l'emendamento allarga anche a questi casi la possibilità di partecipare allo scudo fiscale.
Il condono diventa, quindi, anche una sorta di amnistia per reati che, per la loro gravità, potrebbero essere puniti con pene fino a sei anni di reclusione. È per tale ragione che nel dibattito parlamentare si è chiesto di valutare se per l'approvazione del provvedimento non fosse necessaria la maggioranza qualificata dei due terzi dei componenti di ciascuna Camera richiesta, appunto, dalla nostra Costituzione per le amnistie.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MARCO CALGARO. Sto terminando. Non necessariamente lo scudo servirà a far ritornare i capitali in Italia perché il rimpatrio è obbligatorio solo se le somme sono presso paradisi fiscali, ossia Paesi che non permettono un adeguato scambio di informazioni fra amministrazioni.
In tutti gli altri casi è sufficiente regolarizzare e i capitali possono rimanere dove sono. Il gettito raccolto con lo scudo è una tantum e non potrà, dunque, andare a finanziare interventi permanenti come, ad esempio, riduzioni strutturali di imposta o maggiori spese connesse ai rinnovi dei contratti dei dipendenti pubblici.
Bisogna, invece, temere che i capitali che rientrano, grazie allo scudo, non servano tanto ai piccoli evasori, intenzionati a rifinanziare le proprie imprese in difficoltà, ma piuttosto alle grandi organizzazioni mafiose, nazionali e internazionali, per costituirsi del denaro pulito per le proprie attività economiche, tra cui potrebbe rientrare l'acquisizione di quelle stesse imprese in difficoltà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 123

PRESIDENTE. L'onorevole Burtone ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/190.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, è di 300 miliardi di euro la cifra che secondo l'OCSE e le fiamme gialle sarebbe detenuta dagli evasori italiani tra Svizzera, Lussemburgo e altri Paesi. Il Governo ha voluto, addirittura con un voto di fiducia al provvedimento sullo scudo fiscale, agevolare coloro che hanno raggirato e violato le leggi, che non hanno avuto scrupoli a portare risorse fuori dal nostro Paese impoverendolo pur di fare i propri sporchi interessi e che potranno far rientrare dall'estero capitali pagando solo una tassa del 5 per cento. In nessun Paese al mondo gli evasori hanno una così tollerante e diseducativa normativa.
Qualcuno del centrodestra si è affannato a giustificare l'operazione sostenendo la positività del rientro di risorse che, in questa condizione di crisi, serviranno al nostro Paese.
Il fine giustificherebbe i mezzi. Ci permettiamo di rilevare, in primo luogo, che con gli scudi fiscali nel 2001 e nel 2003 sono emersi 73,1 miliardi e lo Stato ha incassato soltanto 2 miliardi di euro. Non pensiamo, dunque, che questo condono porterà rilevanti introiti per i diversi Ministri che vorrebbero utilizzarli per le proprie poste in bilancio (si è parlato di riforma universitaria e di rinnovo dei contratti).
Riteniamo, invece, che la legge determinerà una vera e propria istigazione a delinquere e, come sempre è avvenuto, un condono tirerà l'altro.
La seconda considerazione parte da una dichiarazione del Ministro Tremonti che ha affermato di non credere che la criminalità si servirà di questo strumento. Secondo il Ministro i capitali criminali o sono in Italia perfettamente sbiancati o continueranno la loro attività all'estero.
È vero, il riciclaggio, come evidenziato in una recente ricerca del Censis presentata in Commissione antimafia, rappresenta un vero e proprio business per le organizzazioni criminali che, attraverso l'immissione nel circuito ordinario del denaro proveniente da attività delittuose, lo ripuliscono prevalentemente nel nostro Paese e lo rendono spendibile attraverso imprese e attività commerciali gestite il più delle volte attraverso dei prestanome.
Questo non esclude che la mafia possa cogliere l'opportunità di riportare, grazie a questa legge, altre risorse dall'estero frutto di finanza criminale per immetterle nella finanza legale.
Inoltre, la criminalità organizzata potrebbe avere l'esigenza di utilizzare risorse nuove e pulite da impiegare non solo per i prestiti erogati da agenzie finanziarie sorte in maniera molto discutibile nel nostro territorio nazionale (in modo particolare al sud), ma anche per alimentare il giro degli usurai che orbitano attorno ai clan e che permettono di controllare in maniera stretta e coercitiva le aziende debitrici, fino all'acquisizione delle imprese strozzate ed insolventi.
Noi, quindi, non abbiamo le certezze del Ministro Tremonti e pertanto abbiamo avversato ed ostacolato questo provvedimento.
Pur tuttavia, vogliamo chiedere al Governo di finalizzare l'incremento delle entrate in applicazione alle suddette misure per scopi sociali. In particolare, c'è l'esigenza di potenziare la rete di assistenza sociosanitaria.
Nel sud e nelle grandi regioni, a seguito dei piani di rientro, c'è un arretramento notevole dei diritti di cittadinanza alla salute di tante comunità. Vorremmo, quindi, che queste regioni venissero aiutate da parte del Governo. È un auspicio quello che facciamo e rivolgiamo un invito al Governo perché apprezzi positivamente questo ordine del giorno. Però abbiamo poca fiducia, anche perché chiedere interventi seri a questo Governo sul piano sociale evidentemente significa chiedere troppo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Colleghi, per dare ordine ai nostri lavori ed anche per accogliere una richiesta che è pervenuta dai Pag. 124rappresentanti delle Commissioni competenti, nonché per un'attenzione nei confronti del sottosegretario che da questa mattina diligentemente segue i nostri lavori, proporrei, se c'è l'accordo di tutti, un'interruzione dalle 20,30 alle 21,30 dei nostri lavori. Possiamo procedere in questo modo con l'accordo di tutti?

ROBERTO GIACHETTI. Non so se il sottosegretario è d'accordo...

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Molto d'accordo.

PRESIDENTE. Mi sembra di aver colto qualche espressione in questo senso.
L'onorevole Mosella ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/191.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, dico subito che con questo ordine del giorno sostanzialmente vogliamo affermare un principio semplice, ossia che i capitali illeciti vadano ad essere utilizzati per un sostegno sociale alle categorie più deboli.
È un po' come i beni che vengono sequestrati alla mafia e alla camorra e vengono poi destinati ad un uso sociale. Spiego rapidamente i motivi che ci hanno spinto a questo tipo di valutazione.
Noi pensiamo che rimettere in circolazione nel normale circuito monetario legale denari provenienti da attività illecite si possa definire in termini di dizionario della lingua italiana «riciclaggio». Il modo in cui questa legge è strutturata con la garanzia dell'anonimato e la franchigia che concede a chi, manipolando quel denaro, si è reso reo di violazioni del codice civile e anche penale configura una sorta di riciclaggio di Stato, con cui lo Stato in cambio di una percentuale si pone in una condizione di collaborazione (e mi fermo a collaborazione) con chi ha violato le sue stesse leggi.
Forse con questa operazione diminuirà il deficit. Non lo so, qualche collega lo ha detto, non si sa quanto rientra, come, sotto quali forme, con quali possibili strumentali utilizzazioni da parte della delinquenza organizzata. Non lo so, non entro nel merito, vedremo. Probabilmente diminuirà il deficit della finanza pubblica, ma certamente aumenterà il deficit di etica di questo Governo. Pagare correttamente le tasse è il modo più diretto in cui ogni cittadino è chiamato a contribuire al bene comune. Premiare chi si è sottratto a questo dovere fondamentale, chi ha perseguito unicamente il vantaggio personale a scapito della collettività e per di più premiarlo riparandolo sotto il velo di una legge scritta appositamente per lui è uno stile di comportamento non nuovo per questo Governo. Non è il caso di stupirsi più di tanto, ma di indignarsi sì, almeno questo ci sia consentito.
Lo scudo - si dirà - recupera una parte del denaro occultato, facendolo affluire nelle casse dello Stato incrementandone le entrate. Ma la questione etica rimane, soprattutto se la riferiamo a quei milioni di cittadini che al fisco versano fino all'ultimo euro, sottraendolo ad uno stipendio e ad una pensione insufficiente. Sanare il danno economico e morale fatto alle persone richiede una riparazione dal nostro punto di vista più diretta che versare un obolo nelle casse dello Stato. Ecco perché siamo convinti che richiede un indennizzo certo e tangibile per ripristinare un minimo di decenza, se non di giustizia sociale. Quindi, noi con questo ordine del giorno desideriamo semplicemente affermare che almeno una parte dei proventi dello scudo vadano ad alleviare le condizioni di difficoltà delle famiglie e dei soggetti più esposti alla difficile congiuntura economica in atto.
Si tratta di quelle condizioni di difficoltà concrete. Lo vedremo, lo stiamo vedendo e le settimane che seguiranno ce ne daranno ragione, anche se al Governo piace nasconderle sotto il tappeto delle più rosee smentite. Quindi, la scelta di destinare parte di queste risorse che vengono dallo scudo fiscale alle famiglie, ai minori, ai migranti è pertinente, perché contribuisce ad alleviare i tagli apportati proprio Pag. 125dalle leggi finanziarie del Governo Berlusconi al complesso delle politiche sociali.
Sarebbe stato preferibile certamente che il Governo affrontasse tali soluzioni in un'ottica di programmazione al momento della preparazione dei documenti economici e finanziari, ma alla pervicacia del Governo nel volere a tutti costi uno scudo fiscale rispondiamo richiamando l'Esecutivo al senso di maggiore responsabilità, restituendo risorse laddove erano state tagliate e ragionando di tematiche che avrebbero dovuto essere affrontate con la stessa determinazione con la quale è stato affrontato lo scudo.
Concludo, signor Presidente. Noi pensiamo che vi sia la necessità di destinare parte delle risorse «scudate» alle famiglie, ai giovani, ai migranti per dare sostegno a settori dimenticati, trascurati, che sono normalmente lontani dalla sensibilità di questo Governo o almeno da una parte più estrema e condizionante di esso. La rete dei servizi sui territori rappresenta il paradigma in questo Paese di uno Stato attento alle esigenze delle persone e, quindi, è necessario da un lato finanziare servizi di qualità per tutti ad ogni latitudine del Paese, dall'altro consultori aperti e pronti ad avvicinare il disagio, non ad aspettare che il disagio vi si rivolga.
Occorre, inoltre, finanziare l'Obiettivo di Lisbona della copertura del 33 per cento delle esigenze connesse ai servizi per l'infanzia; sostenere i giovani, le famiglie, i migranti che lavorano nelle nostre case con dedizione, nelle nostre fabbriche e nelle nostre aziende e fanno lavori umili che nessun italiano più vuole fare.
È su questi obiettivi che apriamo il confronto e diamo corpo a un ordine del giorno che crediamo possa essere preso nella dovuta e giusta considerazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Murer ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/194.

DELIA MURER. Signor Presidente, onorevoli colleghi, molti dei colleghi che mi hanno preceduto hanno illustrato e ben documentato le ragioni del nostro sdegno per questo provvedimento e della nostra preoccupazione per un Paese dove le leggi non sono uguali per tutti i cittadini e dove si crea un profondo divario tra chi paga e si assume l'onere di contribuire al bene comune, alla collettività, e chi, invece, sia esso persona o impresa, può trovare facili soluzioni.
Credo che quello in esame, come è stato detto, sia un provvedimento che si è aggravato con l'emendamento che è stato approvato al Senato, che allarga la platea, prevede il falso in bilancio e lo prevede in una forma - è stato ricordato più volte - che lo fa diventare in Italia un reato, ma non per il caso di fondi portati all'estero, creando davvero problemi di costituzionalità.
È un provvedimento che prevede una possibilità molto ampia di reati che vanno a essere toccati, dal riciclaggio alla corruzione, anche con una grave possibilità di incrementare quella malavita organizzata cui si riferiva l'onorevole Minniti nel suo intervento.
L'esplodere della malavita organizzata e della mafia nel nostro Paese trova una profonda denuncia da parte del presidente della Commissione antimafia e vede, con questo provvedimento, la possibilità di incrementare le risorse che vengono sganciate da possibili controlli; quindi, riciclaggio e difficoltà di verificare la vera natura di questi patrimoni.
Questo perché vi è l'anonimato e, tra l'altro, mi permetto di sottolinearlo - è una cosa che hanno già fatto i miei colleghi - prevedendo un'aliquota veramente ridicola e risibile, il 5 per cento, a fronte di aliquote che negli altri Paesi sono del 40-50 per cento.
È un grande regalo a chi ha deciso di fare il furbo, a chi ha scelto una via facile per garantire il proprio patrimonio; una grande e pervicace insensibilità nei confronti, invece, dei lavoratori, di chi ha un reddito fisso, delle imprese che pagano molto pesantemente e hanno un carico Pag. 126fiscale, a mio avviso, eccessivo. Con questo provvedimento usiamo due pesi e due misure.
Credo sia molto grave il messaggio che il Governo e la maggioranza fanno arrivare al Paese in una situazione di crisi. Oggi un nostro collega, l'onorevole Cazzola, ha scritto un articolo di cui vorrei citare un paio di passi, che mi sembrano emblematici, ma non mi convincono: egli afferma che lo scudo è importante ed è un male necessario per fare cassa in fretta e per poter recuperare 7,5 miliardi di maggiori entrate con cui si potranno rinnovare i contratti del pubblico impiego e prevedere agevolazioni fiscali in favore delle famiglie.
Credo che anche questa sia un'illusione. Intanto perché il provvedimento prevede una misura una tantum, quindi non possiamo garantire incrementi contrattuali in questo modo. Inoltre, si sostiene che se si accede all'idea di fare cassa in poco tempo, evitando di tagliare la spesa sociale, di mettere le mani nelle tasche degli italiani, non esiste in pratica una modalità migliore di quella scelta dal Governo. Vorrei ricordare che questo Governo è quello che ha tagliato 7 miliardi del Fondo per la sanità, e che vede una profonda contestazione da parte delle regioni; è il Governo che ha fatto passare le risorse del Fondo sociale da 2 miliardi del 2008 a 695 milioni di euro per il 2010. Credo allora che fare affermazioni di questo genere significa prendersi in giro: non è vero che ci sarà un ritorno nelle tasche di chi è più in difficoltà.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

DELIA MURER. Noi possiamo solo sottolineare che il provvedimento porterà delle briciole; e se di briciole si tratta, anche le richieste sono legate a segnali simbolici.
Noi, con l'ordine del giorno in esame, chiediamo che il Parlamento ripari ad un altro danno che è stato fatto. Abbiamo approvato in Parlamento una legge sullo stalking, sugli atti persecutori, abbiamo votato un provvedimento sul tema della violenza contro le donne; non abbiamo dotato questi provvedimenti di risorse necessarie a incrementare la rete delle strutture che sono a fianco delle donne nei momenti in cui subiscono violenze. Ci servono risorse nel Paese per incrementare la rete dei centri antiviolenze. Vorrei che il Parlamento diventasse un luogo significativo e positivo per dare un aiuto concreto ai cittadini e alle cittadine, per cambiare davvero il Paese. E allora basta dare segni anche di leggi importanti, ma che restano dei manifesti. Facciamo dei cattivi manifesto, come in questo caso, ne facciamo anche di buoni, ma non ci misuriamo concretamente a dare strumenti e risorse che cambino la realtà del Paese. È per questo che chiedo questa finalizzazione, ed esprimo tutto il mio rammarico per il provvedimento che andiamo a votare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Ventura ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2741/198.

MICHELE VENTURA. Signor Presidente, questo è un Paese - e vorrei richiamare l'attenzione anche del sottosegretario Giorgetti - che avrebbe bisogno di un innalzamento del tasso di legalità. Abbiamo una società che considera normale, ad esempio, un dato inquietante qual è quello stimato e pubblicato nei giorni scorsi del giro d'affari della criminalità organizzata. Si tratta di miliardi e miliardi di euro.
È un Paese nel quale strutturalmente siamo in presenza di un'evasione fiscale notevolissima, tant'è che i giornali economici si sorprendono, senza mai dare seguito a un dibattito vero ed effettivo, di fronte al fatto che certe categorie denunciano dei redditi che sono inferiori a quanto percepito dai collaboratori che detengono queste attività, siano professionali o imprenditoriali. Quindi è un Paese che ha bisogno di legalità, che ha bisogno di recuperare un senso profondo di fiducia nei confronti dello Stato e delle proprie istituzioni. Pag. 127
Non è un problema di maggioranza o di opposizione: è un problema di chi interpreta in modo nobile la funzione delle istituzioni.
Vi abbiamo sottoposto una serie di emendamenti, colleghi, che riguardavano il fatto di come in altri Paesi (che molti colleghi hanno citato) venga applicato lo scudo fiscale, e segnatamente abbiamo riportato gli esempi, traducendoli addirittura in emendamenti, di ciò che è accaduto negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Francia. Ma perché lì vi è quel rigore e non si pensa assolutamente che lo scudo fiscale possa essere applicato attraverso un sistema di anonimato, una sanatoria del falso in bilancio? L'anonimato, come sappiamo, può consentire infatti una ripulitura di capitali esportati da attività anche criminali. La risposta è molto semplice: quei Paesi hanno caro e non possono mettere in svendita il prestigio, le caratteristiche, la dignità del proprio Stato. Questa è la differenza sostanziale. Non possiamo continuare neanche a dire che l'Italia è un Paese a sé stante e particolare; alla fine bisogna dire che l'Italia non è un Paese normale. Noi continuiamo a coltivare questa distorsione senza porvi assolutamente rimedio.
A questo bisogna fare attenzione, colleghi: con questo provvedimento voi assestate un colpo ulteriore al principio di legalità e rendete più arduo quel recupero di un rapporto di fiducia verso i cittadini e verso i contribuenti.
Vorrei farvi un esempio: il falso in bilancio aggrava ulteriormente la base sulla quale ci eravamo mossi nell'esame dello scudo fiscale. È più meritorio uno che, insieme al reato di esportazione di capitali o quant'altro, commette il falso in bilancio e viene sanato attraverso questa forma di anonimato e di rientro di capitali, rispetto a quel piccolo imprenditore che ha fatto un po' di nero, che non vede sanato niente ma che non ha portato i propri capitali all'estero?
Così introduciamo effettivamente delle misure pazzesche all'interno del nostro sistema e della nostra società. Su questo vi abbiamo invitato a riflettere; certo ora ci troviamo dentro il rito dell'illustrazione degli ordini del giorno ma questa, signor sottosegretario, è una situazione che merita una riflessione ulteriore.
È del tutto evidente infatti che vi è bisogno di risorse in una fase e in una situazione di crisi come quella che abbiamo attraversato e stiamo attraversando, ma questo è un problema generale di tutti i Paesi.

PRESIDENTE. Onorevole Ventura, la invito a concludere.

MICHELE VENTURA. Certo noi abbiamo un debito pubblico più pesante ma voi dovevate fare attenzione ad altro: dovevate fare attenzione a non consentire un'esplosione - e mi avvio alla conclusione, signor Presidente - della spesa pubblica primaria, come è avvenuto; avreste dovuto fare attenzione ad una serie di manovre dispersive che in questi mesi avete messe in campo e in atto.
Il mio ordine del giorno invita, in forma straordinaria, perché si tratta di una misura una tantum, di produrre attraverso le risorse che vi saranno (e si tratta di vedere quante saranno) un intervento per la detrazione relativa ai redditi da lavoro per il 2010. E questo non solo per un fatto elementare, ossia che le retribuzioni sono basse, ma - lasciatemelo dire nella forma più semplice - perché i dipendenti sono coloro che pagano sicuramente per intero le tasse: un riconoscimento a questi contribuenti che, oltre ad essere produttori di ricchezza, pagano interamente le tasse sarebbe, a mio giudizio, opportuno oltre che giusto. Signor sottosegretario, spero pertanto che il Governo accolga questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Mogherini Rebesani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/166.

FEDERICA MOGHERINI REBESANI. Signor Presidente, sono alla mia prima legislatura e mi auguro sinceramente, Pag. 128credo e spero che questo Parlamento abbia conosciuto tempi migliori e torni a conoscerne di migliori. Noi stiamo discutendo, se così si può dire, il venticinquesimo decreto-legge e lo stiamo facendo con l'ennesima fiducia. Mi sembra chiaro che l'obiettivo dichiarato di questo Governo di svuotare e svilire il ruolo del Parlamento sia perseguito in modo molto coerente e molto convinto. Questa cosa mi preoccupa per la qualità della nostra democrazia, non soltanto per la qualità del nostro lavoro.
Oggi discutiamo di scudo fiscale, anche se dopo tornerò su questa definizione che credo assolutamente inappropriata. Lo facciamo in un momento in cui la crisi imporrebbe altro, molto altro. Probabilmente il Governo non è in grado di proporci un progetto di politica economica serio, complessivo e adeguato, invece ci propone, da una parte, una finanziaria talmente leggera, o light da essere vuota. A tal proposito, mi viene in mente la Coca cola che è talmente light da essere chiamata Coca cola zero, ovvero vuota di calorie e, in questo caso, vuota di risorse finanziarie. Dall'altro lato, si lamenta di non riuscire a fare cassa, di non avere entrate e, quindi, di dover ricorrere ad uno strumento come questo. Mi chiedo che effetto possa fare a persone, magari miei coetanei o pensionati, che guadagnano a stento 800, 900, 1000 euro al mese, quando li guadagnano e si ritengono fortunati a guadagnarli ancora e a essere occupati in questo momento. Quindi, che effetto può fare a queste persone oggi vedere il Governo e la maggioranza di questo Parlamento impegnati a tutelare chi ha portato all'estero milioni di euro e chi lo ha fatto in modo illegale? Che effetto può fare questo ad un precario, ad un disoccupato, ad un pensionato, ad una persona che lavora semplicemente, normalmente e onestamente? È chiaro che questa è una misura a tutela di chi ha soldi e di chi probabilmente ha benefici. È chiaro, inoltre, che questo provvedimento non porta soldi e benefici a chi, invece, non ne ha.
Noi diciamo scudo fiscale, ma in realtà dovremmo dire indulto, condono e amnistia perché chi ha commesso reati può cancellarli praticamente gratis e anche con la garanzia dell'anonimato. Tremonti diceva, almeno fino a qualche tempo fa, che etica e moralità dovevano essere introdotte nell'economia e nella finanza e che questo era il motivo della crisi economica e finanziaria che ha colpito il mondo intero. Immagino che abbia cambiato idea e forse non ci ha avvertito, perché questo provvedimento tutto introduce nel discorso pubblico e nelle regole del nostro Stato tranne che etiche e moralità.
Mi chiedo che conseguenze possa avere verso il nostro Paese, verso le giovani generazioni e i lavoratori italiani, il messaggio che cancellare le conseguenze di reati gravi si può fare, anzi si viene in qualche modo premiati per farlo, perché si paga meno per cancellare questi reati di quanto invece non si dovrebbe pagare normalmente. Quali conseguenze ed effetti ha questa misura? Innanzitutto quello di dire a chi paga le tasse, che lo fa normalmente, regolarmente e onestamente, semplicemente che sbaglia, che non gli conviene, che è bene che da ora in poi le tasse non le paghi più perché tanto prima o poi arriverà un altro condono. Inoltre, dire a chi rispetta le leggi che sbaglia. Allora, è inutile che continuiamo a parlare di sicurezza perché questo è sicurezza: dire agli italiani, anzitutto da parte di chi ha responsabilità di Governo istituzionali, che le leggi vanno rispettate così come le regole e che sono uguali per tutti. Inutile poi mandare le ronde per strada o fare appelli alla sicurezza come se fosse una cosa che scende dal cielo. La sicurezza nasce dal rispetto delle regole della comunità e dal rispetto delle leggi. Indicare nel non rispetto delle leggi un valore è il primo passo per costruire più insicurezza nel nostro Paese.
Per questo motivo penso che più che lavorare sul rientro dai paradisi fiscali, questo provvedimento crei dei paradisi fiscali in Italia, ma anche dei paradisi criminali. Stiamo dicendo che il nostro Paese è pronto a cancellare con un gesto Pag. 129di spugna ogni comportamento illecito. Questo ordine giorno forse può sembrare un atto di ottimismo, come svuotare il mare con un cucchiaino, perché chiede di destinare almeno una parte del gettito che produrrà l'applicazione dello scudo fiscale all'incremento delle risorse destinate al contrasto delle attività illecite e di quelle della 'ndrangheta all'estero. Ciò, innanzitutto, per cercare di contrastare il messaggio di connivenza tra Stato e criminalità, perché questo è quello che stiamo facendo.
Noi stiamo dicendo che chi ha portato all'estero capitali sporchi può tranquillamente riciclarli attraverso un riciclaggio di Stato. Ora se questo non è un messaggio di connivenza tra lo Stato, tra le maggiori autorità dello Stato, tra il Governo, che ha la responsabilità di questo provvedimento, e le attività criminali anche della criminalità organizzata, io non so quale sia invece il messaggio di questo provvedimento.
Allora, se con questo indulto si finisce per favorire la criminalità organizzata in Italia, almeno mi rendo conto che le mie parole sono una provocazione, ma forse soltanto questo passa ormai, impegniamo parte di quei fondi che ne ricaveremo, se ne ricaveremo, per contrastare le attività della criminalità organizzata all'estero, visto che avranno più fondi per fare attività in Italia probabilmente. Allora, non ne beneficeranno gli italiani, ma almeno forse gli altri paesi ci ringrazieranno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Fogliardi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/200.

GIAMPAOLO FOGLIARDI. Signor Presidente, signor sottosegretario, cari colleghi. Già nel dibattito - e con me, anche altri colleghi - avevo fatto emergere un'ipotesi che poteva essere quella di discutere in maniera molto chiara ed aperta su questa possibilità, non con il sotterfugio dell'emendamento di un emendamento fatto in questa maniera. Perché in presenza di una proposta seria che fosse ultimativa, si poteva anche ragionare, stante anche quello che è stato il periodo dal quale, si spera tutti, stiamo uscendo ossia dalla grave crisi economica che il paese sta attraversando. Ma che cosa avrebbe dovuto contemplare una proposta seria? Una proposta seria avrebbe dovuto contemplare quello che hanno contemplato le normative degli altri paesi. Avrebbe dovuto intanto dire che il rientro costava molto, ma molto di più e non doveva essere la svendita che è stata proposta e che verrà, purtroppo, approvata. Doveva essere una proposta che diceva «Quando hai portato all'estero i capitali?», «Chi ti ha aiutato a portare all'estero i capitali?», «Chi sono stati gli intermediari finanziari che ti hanno permesso di fare questo?», «In che periodo?», al fine di poter calcolare imposte sanzioni, sovrattasse ed interessi. Questa sarebbe stata una proposta che avrebbe forse permesso di dire è ultimativa: lo si fa per l'ultima volta e non ci saranno più ipotesi di questo genere.
In realtà, noi no! Noi con la proposta che stiamo valutando...anzi...voi no! Avete detto «Non fa niente, tutto gratis, anonimato non se ne parla, non si dice nulla». E allora credo che di fronte a questo ci sia da richiamare fortemente una grossa responsabilità. Vorrei richiamare in causa anche gli istituti di credito: vorrei ricordare alla maggioranza che anche noi avevamo concorso ad approvare quelle regole di codice etico, che proprio in questa giornata alcuni grossi istituti di credito rimproverano, adducendoli a difesa per la loro presenza sul mercato in maniera diversa. Mi riferisco anche, signor Presidente e caro sottosegretario, al parere negativo dato da due istituti di credito in merito all'utilizzazione dei Tremonti bond, e cioè di dire «No, non ci servono!».
E allora la domanda sorge spontanea, cari colleghi: ma questi istituti di credito stavano proprio così male oppure c'è qualcos'altro che bolle in pentola? Erano venuti a piangere ed è stata creata una normativa ad hoc. Oggi ci si risponde picche. Possiamo provvedere all'aumento Pag. 130dei capitali. Di quali capitali? Magari di quelli che rientrano anche. Allora credo che debba essere aperta una seria riflessione e che ho anche sollecitato in Commissione finanze, perché atteggiamenti di questo genere gridano vendetta veramente al cospetto di Dio.
Noi siamo in presenza di istituti che si comportano in questa maniera e che magari rispondono che non si può fare a qualche poveraccio che si rivolge loro per chiedere la moratoria sui mutui. Infatti, anche su quest'aspetto della moratoria dovremmo aprire finalmente una pagina per leggere fino in fondo quelle moratorie che non vengono concesse - che vengono ritualmente approvate a suon di iscrizione in elenchi del disonore, come io li chiamo - a quei poveracci di lavoratori minimi, autonomi. Mi riferisco in modo particolare, in questo caso, signor Presidente, ai tanti agenti di commercio, a piccoli autotrasportatori, a gente che non ha potuto avere un minimo di riguardo. Dunque, se questa è la logica, in questo ordine del giorno chiedo al Governo che si impegni a finalizzare un'adeguata quota di questo gettito alle detrazioni fiscali per i redditi di lavoro autonomo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Duilio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/201.

LINO DUILIO. Signor Presidente, se volessimo riassumere in uno slogan il senso di questo provvedimento, probabilmente lo potremmo riassumere nel detto pecunia non olet o se si preferisce, in italiano: il fine giustifica i mezzi. Purché arrivino un po' di soldi, «acchiappiamoli» in qualsiasi modo. Infatti, stiamo parlando ormai di un provvedimento, come ormai hanno detto tutti i colleghi e credo che ormai lo abbiano capito benissimo anche gli italiani, che prevede che i capitali illegalmente esportati e le attività illegalmente svolte all'estero, contravvenendo a tutti gli obblighi tributari del nostro ordinamento giuridico, possono rientrare sostanzialmente con una mancia e in modo anonimo, per cui, prevedendo l'anonimato, non essendo possibile individuare chi deteneva capitali o svolgeva attività, cadono automaticamente tutti i reati che sono connessi.
Ho già detto, nell'intervento che ho svolto precedentemente sull'ordine del giorno, che Il Sole 24 Ore, in modo molto diligente, il 28 di settembre scorso, li ha messi in fila, gli ha dedicato una pagina intera e ha parlato di reati «scudati», con un termine non molto simpatico, che riguardano fatture false, importi diversi da quelli effettivamente legati all'attività svolta, distruzione di scritture contabili, falsità di documenti e di scritture, bilanci falsi e così via.
Tutte queste «belle cose» noi le perdoniamo da un punto di vista giuridico, purché si prendano un po' di soldi che arrivino nel nostro Paese. Quindi, vengono abbonati tutti i reati di tipo amministrativo, civile, tributario e penale. Contrariamente - come è già stato sottolineato, quindi non lo ripeto, magari utilizzo anche meno dei cinque minuti - a quanto è accaduto all'estero e in altri Paesi, dove si è fatto pagare molto di più e soprattutto non si è consentito che si rientrasse in modo anonimo, senza sapere chi aveva portato illegalmente all'estero questi capitali, senza conoscere quali sono stati gli intermediari finanziari che lo hanno consentito e quali sono i Paesi verso i quali sono andati questi capitali.
Ebbene, cosa dice questo ordine del giorno? Visto che proprio avete voluto fare questo provvedimento e che siete «affamati» di soldi, nonostante si dica che tutto sommato la situazione non è poi così catastrofica, allora cerchiamo di finalizzarli almeno ad un obiettivo che sia meritevole. Questo ordine del giorno chiede che, per il 2010, in senso straordinario, i proventi in questione vengano finalizzati all'aumento degli assegni familiari. Siccome tutti diciamo che le famiglie si trovano in condizioni disastrose e non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese, che lo stipendio non basta e non si riesce a pagare l'affitto, destiniamo almeno questi soldi, che arrivano in questo modo peculiare, Pag. 131ad una buona finalità. Credo che sia un ordine del giorno di buon senso. Il sottosegretario che mi ascolta è persona di buon senso e confido che quest'ordine del giorno venga accettato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Marchi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/202.

MAINO MARCHI. Signor Presidente, colleghi, sottosegretario, in questi giorni credo che la maggioranza abbia voluto perdere l'ennesima occasione per un provvedimento condiviso. Sul decreto-legge correttivo del decreto-legge n. 78 del 2009 l'occasione c'era perché su quel decreto-legge poteva registrarsi in questo Parlamento un'ampia convergenza e, invece, ancora una volta ci siamo ormai abituati: si presenta un decreto-legge di un certo tipo con determinati contenuti al Presidente della Repubblica e poi si inseriscono norme durante l'iter delle Camere, con emendamenti formalmente parlamentari ma di fatto suggeriti dal Governo o sui quali comunque il Governo dà parere favorevole che ne stravolgono il contenuto. Ormai questa è un'abitudine dall'inizio della legislatura e ritengo che sia una grave abitudine.
In questo caso siamo di fronte ad un quadro ancora peggiore dei precedenti perché senza il decreto-legge tornerebbero in vigore norme inaccettabili del decreto-legge n. 78 del 2009, come quelle sulla Corte dei conti. Con la conversione in legge del decreto-legge in discussione si approva lo scudo fiscale nel modo peggiore possibile. Pertanto ognuna di queste alternative è un'alternativa negativa. Ciò che ci si appresta a fare produce tre messaggi che ritengo molto gravi al Paese in un colpo solo. Il primo è che siamo di fronte all'ennesimo condono fiscale dopo le tante promesse di non farne più nel Paese che ha il più alto livello di evasione fiscale. Questo diviene un messaggio chiaro di incoraggiamento a continuare ad evadere e certamente a proposito di rapporto tra etica ed economia su cui tante volte si è intrattenuto il Ministro dell'economia e delle finanze questa è una contraddizione enorme.
In secondo luogo, siamo di fronte ad un indulto finanziario preventivo perché diversi reati vengono difatti amnistiati - lo ricordava ora il collega Duilio - come il falso in bilancio e tanti altri falsi. Con tutto quello che forze come la Lega Nord quando era all'opposizione hanno detto sull'indulto della precedente legislatura certamente c'è da sorprendersi del fatto che, invece, adesso senza alcun problema venga approvata una misura di questo genere. Noi diamo un messaggio opposto a quello che serve per affermare la cultura della legalità in questo Paese. Inoltre si abolisce - ritengo che sia la cosa più grave - l'obbligo di segnalazione di operazioni sospette relative al riciclaggio o al finanziamento del terrorismo: addirittura arriviamo a questo anche se in questa Aula il sottosegretario ha dato un'interpretazione diversa, ma quello che conta è quanto scritto nel decreto-legge. Qui c'è un collegamento tra sicurezza ed economia. Il maggior problema economico italiano è il fatto che continua ad esserci un divario enorme dal punto di vista dello sviluppo tra il Mezzogiorno e il resto del Paese. Da questo punto di vista il ruolo della criminalità organizzata di tipo mafioso è determinante come si può appurare anche dal recente rapporto del Censis su cui ha relazionato proprio ieri il presidente Pisanu in Commissione antimafia. Ma non è soltanto un problema del Sud. È un problema anche del centro-nord perché la mafia cerca sempre di più di infiltrarsi nell'economia legale e quindi laddove c'è maggiore ricchezza e quindi nel centro-nord. Le operazioni di riciclaggio sono le operazioni determinanti da questo punto di vista. Qui per pochi miliardi di entrate, per fare cassa, si dà un segnale devastante alla mafia e al Paese e l'aspetto più grave è che questo segnale lo dà direttamente lo Stato, il Parlamento. Ci è stato detto in Commissioni riunite Bilancio e Finanze che la possibilità di denuncia da parte degli intermediari finanziari permane, e non è un obbligo. Dico che senza obbligo Pag. 132ci vuole un eroe per fare la denuncia in queste condizioni. Considerati tutti questi aspetti negativi, con l'ordine del giorno in esame proponiamo che almeno se ne utilizzi una parte consistente per contrastare la crisi economica su un aspetto fondamentale, cioè quello del sostegno al potere d'acquisto delle famiglie e ai loro redditi attraverso l'incremento in via straordinaria delle detrazioni per i carichi familiari.
Già vi sono stati provvedimenti del Governo che avevano come titolo proprio il sostegno al potere d'acquisto delle famiglie: il decreto-legge n. 93 aveva questo titolo, anche se il contenuto non vi corrispondeva, perché sostanzialmente prevedeva l'abolizione dell'ICI per la prima casa, che ha favorito i redditi più alti.
Tuttavia, credo che su questo tema occorra tornare: questa è l'occasione per potere intervenire e dunque auspico che il Governo accolga l'ordine del giorno in esame (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Lulli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/203.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, il giudizio lo abbiamo espresso molto nettamente e siamo qui non per sfizio o per recitare la parte dell'opposizione a tutti i costi, ma perché pensiamo che sia utile far comprendere al Paese due cose: la prima è il fatto che denunciamo con forza un provvedimento che da una parte sancisce il fallimento della politica economica del Governo Berlusconi (infatti è del tutto evidente che se si ricorre al provvedimento in esame, con quelle norme che sono state introdotte al Senato, lo si fa perché «il piatto piange» e si è disposti a tutto per avere due euro); l'altra è la difesa delle prerogative del Parlamento, che è il cuore delle istituzioni democratiche e del funzionamento della democrazia e a cui la pervicacia del Governo e della maggioranza vorrebbero non far svolgere il proprio ruolo.
Ho letto dichiarazioni dell'onorevole Lupi, che peraltro è anche Vicepresidente di questa Camera, che in qualche modo irridono all'atteggiamento dell'opposizione. Io credo che questo non sia accettabile, non solo per il ruolo che l'onorevole Lupi riveste in questa Assemblea e che dovrebbe indurlo ad un comportamento e a commenti più misurati, ma anche perché, onorevole Giorgetti - lo so che ascolta - noi prendiamo sul serio le cose che lei ha detto nella conclusione della discussione sulle linee generali, quando ci ha detto che sì, al comma 3 dell'articolo 13 c'è questa norma che in qualche modo rende anonime le dichiarazioni sul rientro dei capitali che sono stati portati all'estero in modo illegale e via dicendo, come ha detto poc'anzi anche il collega Duilio, però siccome vi sono altre norme, si può interpretare anche in un altro modo e ha fatto riferimento al decreto legislativo n. 231 del 2007.
A parte il fatto che noi consideriamo questo un modo di legiferare molto discutibile, perché la norma che il Parlamento approva dovrebbe essere rispettata così com'è scritta e non interpretata in sede di replica dal Governo. Pur tuttavia, se ha un senso anche la nostra battaglia in questa sede è perché vorremmo in qualche modo condizionare le valutazioni successive all'applicazione della norma per tentare di garantire un minimo di trasparenza a questa operazione, che noi giudichiamo molto negativamente, tant'è che la stampa ci informa (soprattutto Il Sole 24 Ore) del lavoro dell'Agenzia delle entrate per stabilire la circolare interpretativa di queste norme.
Ci riferisce delle preoccupazioni degli operatori finanziari e degli intermediari, che vorrebbero assicurazioni sull'anonimato, perché - come è scritto chiaramente - l'obbligo di comunicazione all'anagrafe dei conti, secondo i professionisti, gli intermediari e le stesse categorie, potrebbe ridurre non di poco l'appeal dello scudo fiscale.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ANDREA LULLI. Pertanto, vorrei capire davvero se quanto previsto nella circolare n. 18/E del 2007 - che obbliga, Pag. 133comunque, la comunicazione all'anagrafe dei conti, consentendo, poi, alla Guardia di finanza di svolgere le operazioni importanti che, sotto il Ministro Visco, hanno condotto a risultati rilevanti nella lotta all'evasione e all'elusione fiscale - sarà rispettato.

PRESIDENTE. Deve concludere.

ANDREA LULLI. Con riferimento a ciò, vi è un aspetto delicato che mi permetto di sottolineare, signor Presidente, e concludo. Non si può continuare a scherzare sulla questione del fisco. L'ho detto anche durante la discussione sulle linee generali: attenzione, perché potrebbe nascere una rivolta e si potrebbe anche rimettere in discussione l'automatismo del sostituto d'imposta.
Non esiste, infatti, che in questo Paese, vi sia chi paga le tasse senza veder transitare un euro nelle proprie tasche e chi, poi, riceve i premi rispetto a comportamenti, che se non vogliamo definire criminosi, sono sicuramente illegali, e che testimoniano, ancora una volta, le parole dette dal Ministro Tremonti. Anche oggi, infatti, egli ha affermato che le banche sono avide, ma, poi, si costruiscono provvedimenti che, guarda caso, possono interessare molto l'avidità non solo dei privati, ma forse, anche di molti istituti di credito. Questo non può che portare ad una delegittimazione delle istituzioni e non può che portare, di nuovo, a problemi molto seri, perché, evidentemente, pensate di avere le risorse per affrontare i temi dell'industria.
Signor Presidente, l'ordine del giorno in oggetto chiede, perlomeno, di utilizzare le risorse per intervenire sugli interessi passivi nei confronti delle aziende, che soffriranno moltissimo, anche nel 2010, questo problema.
Tutto ciò significa che avete fallito nella vostra politica economica. Ribadisco questo, perché non solo non avete controllato la spesa pubblica, ma non siete in grado di utilizzare le risorse per affrontare i problemi di questa crisi. Questa è la questione che ci preoccupa in modo grave, come ci preoccupa in modo molto grave, il ricorso ad una misura che rende il nostro Paese vulnerabile all'illegalità e all'infedeltà nei confronti dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Ceccuzzi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/204.

FRANCO CECCUZZI. Signor Presidente, l'appuntamento con lo scudo fiscale era già scritto nell'agenda del Governo, perché dopo un anno e mezzo di consapevole e colpevole arretramento della politica economica, e purtroppo anche di rinuncia ad avere una politica fiscale, era assolutamente inevitabile che il Governo si apprestasse, come sta facendo, a patteggiare con gli evasori per fare cassa e correggere l'andamento della finanza pubblica.
Siamo al fallimento materiale della politica economica del Governo, che ha aggravato la condizione dell'Italia nella recessione, al quale ora si accompagna anche un fallimento morale. Lo Stato per corrispondere ad uno dei suoi doveri a più alto contenuto sociale e solidale - come quello di intervenire a sostegno delle persone che perdono il lavoro o delle persone che perdono parte, o tutto, il proprio reddito - e per finanziare gli ammortizzatori sociali, che rappresentano una delle conquiste più importanti delle lotte dei lavoratori, impone in questo modo alle parti sociali e alle imprese di ricorrere ai soldi degli evasori. Si tratta di un ricatto vergognoso ed inaccettabile.
Queste sono le conseguenze di scelte sbagliate, i cui risultati erano facilmente prevedibili. L'abrogazione delle norme antievasione avvenuta lo scorso anno e l'indebolimento della lotta all'evasione hanno prodotto l'immediato crollo delle entrate tributarie, come ha rilevato la Banca d'Italia e come ha denunciato la Corte dei conti.
Lo Stato ha incassato in un anno ben 32 miliardi in meno, in gran parte per il minor gettito IVA e soltanto in minima parte a causa dal calo dei consumi. Pag. 134
Voglio nuovamente denunciare in quest'Aula che il manifesto ideologico di questo Governo e di questa maggioranza sulle politiche fiscali è stato impresso nero su bianco e senza pudore nel documento conclusivo sull'indagine conoscitiva condotta sull'evasione fiscale dalla Commissione bicamerale di vigilanza sull'anagrafe tributaria. In questo documento è stato scritto che l'utilizzo di una spiegazione moralistica della lotta all'evasione sarebbe censurabile, perché genera lacerazioni sociali dannose e inutili.
Si tratta di affermazioni gravissime. In un Paese civile non sarebbe necessario ricordare, specialmente in quest'Aula, che il contrasto efficace all'evasione fiscale rappresenta prima di tutto una forma di lealtà al dettato costituzionale, oltre che uno strumento per migliorare il bilancio dello Stato e soprattutto - questa, per quanto ci riguarda, è la questione più rilevante - una leva insostituibile ed efficace per la redistribuzione della ricchezza, anche alla luce dei circa 30 miliardi di euro di imponibile che vengono sottratti all'erario ogni anno.
Gli effetti negativi sono stati a catena: peggioramento dei conti pubblici, anche in virtù dell'aumento della spesa corrente che caratterizza la destra ogni volta che governa, aumento del debito pubblico e aumento della pressione fiscale, un quadro fortemente negativo che consiglierebbe nuovi interventi, ma il Governo ha abbandonato il Paese al suo destino.
Anche la falsa innovazione della rinuncia alla legge finanziaria per accarezzare il pelo dell'antipolitica e dimostrare l'inutilità del Parlamento non è certamente un atto votato all'interesse generale e nemmeno neutro. Quella della rinuncia alla legge finanziaria è una scelta che fa arretrare l'Italia allo Stato preunitario, proprio nell'anno del centocinquantesimo anniversario dell'unità del Paese. Era stata proprio la scelta degli Stati preunitari, che avevano bilanci molto piccoli, con la spesa che era concentrata su finalità prevalentemente militari e di ordine pubblico.
I bilanci pubblici cominciano ad occuparsi di istruzione, di sanità, di sicurezza sociale, di integrazione del reddito e di ammortizzatori sociali soltanto dal secondo dopoguerra. La progressività della tassazione sale, in seguito, con i primi governi repubblicani, che eliminarono e alleviarono l'imposizione sui redditi e sui consumi di operai, impiegati, artigiani, piccoli esercenti, contadini e poveri.
La svolta successiva fu rappresentata dalla vasta riforma tributaria degli anni 1973-74, che ridusse sostanzialmente l'evasione e confermò la progressività. Proprio sulla progressività della tassazione e sul rispetto della legge si fondano non soltanto il patto di cittadinanza delle società moderne, ma anche i valori dell'uguaglianza e dell'equità sociale. Con l'articolo 13-bis di questo provvedimento tali principi vengono calpestati. Questi sono gli strappi che questo Governo e questa maggioranza producono nel tessuto sociale e nella coscienza civile del nostro Paese.
Con l'approvazione oggi del condono tombale sui capitali all'estero, provvedimento al di fuori del protocollo OCSE, a causa della garanzia dell'anonimato che farà pagare agli evasori imposte pari ad un decimo di quanto previsto dal Regno Unito e dagli Stati Uniti e che include il colpo di spugna su gravissimi reati penali, il Governo porta a compimento la seconda fase della sua politica economica del ricatto.
Con questo ordine del giorno chiediamo che i proventi di questo provvedimento illegittimo e immorale vengano destinati - meglio tardi che mai - alle famiglie che hanno un mutuo prima casa e che con l'aumento delle detrazioni fiscali possono trovare un piccolo, ma giusto sollievo nel pagamento sempre più affannoso delle rate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Pizzetti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/208.

LUCIANO PIZZETTI. Signor Presidente, il provvedimento che stiamo discutendo rappresenta ciò che altri colleghi hanno evidenziato nel merito: davvero un oltraggio alla coscienza di tanti cittadini Pag. 135italiani, della maggioranza dei cittadini italiani.
Io penso che esso costituisca anche un oltraggio alle istituzioni, costituisce un tentativo di mettere con le spalle al muro il Capo dello Stato, tradendo gli impegni assunti con lui.
Se ci si ricorda bene fece a suo tempo delle osservazioni, la maggioranza si impegnò a raccogliere quelle osservazioni avanzate sul precedente testo, ora però si aggiungono delle aggravanti immorali che premiano l'illecito.
Il Capo dello Stato a questo punto se respinge vale il vecchio testo contestato, se controfirma appare come poco vigilante. Io penso che mettere in queste condizioni il Capo dello Stato rappresenti uno sfregio gravissimo e che la maggioranza sia assai poco responsabile a non considerare questa situazione.
Considero apprezzabile la scelta del Presidente Fini, ma penso anche che avrebbe tutelato meglio le prerogative del Capo dello Stato e il libero esercizio parlamentare se non avesse minacciato l'uso della tagliola; credo che questo rappresenti comunque un vulnus.
Questa maggioranza compie continue forzature sulle regole anche in relazione alle corrette relazioni tra i soggetti istituzionali della Repubblica, sovverte il concetto di legalità e il patto fiscale che - è bene ricordarselo - in una democrazia liberale è la premessa del patto di cittadinanza: se si scassa il primo si mina secondo, non c'è niente da fare. Anche perché in questo Paese già quel secondo è seriamente minato, e si sottraggono in questo modo opportunità alle persone.
Si dice: l'emersione delle attività finanziarie e patrimoniali detenute illegalmente all'estero. Ma qui c'è l'emersione con il cappuccio, l'emersione senza capire e senza sapere chi emerge! Lo hanno detto molti colleghi, anche gli ultimi che sono intervenuti: si garantisce l'anonimato che è premessa di impunità. Tutto questo rappresenta di fatto un favoreggiamento alle attività illecite. Vorrei dire che siamo in presenza di una cattiva lezione di economia e di finanza e di una cattiva lezione di educazione civica.
Le malversazioni finanziarie hanno dato la stura alla crisi da cui, peraltro, non siamo ancora usciti, usciremo con fatica, con condizioni comunque precarie verso le quali il Governo ha assunto provvedimenti, cambiandoli in continuazione l'uno dopo l'altro e smentendo con il provvedimento successivo quello precedente. Dopo queste malversazioni finanziarie che hanno dato la stura alla crisi ecco che giungono le benevolenze per chi ha concorso ad aggravare quella crisi.
Signor Presidente, io non credo allo Stato etico, siamo distanti da ciò: «no» allo Stato etico, ma anche «no» allo Stato privo di etica, allo Stato amorale o addirittura peggio allo Stato immorale. Di questo stiamo parlando con questo provvedimento.
Altri Paesi hanno attivato il rientro di capitali illegalmente esportati, ma con ben altro rispetto delle regole, con ben altro rispetto dei cittadini contribuenti, con ben altro rispetto della legalità.
Ho sentito gli interventi di alcuni colleghi della Lega: io ho l'impressione che la Lega per vergogna parli d'altro. Ci descrive l'encomiabile lavoro della Guardia di finanza, ma - come ricordava il collega Lulli - quell'encomiabile lavoro ha un origine nell'azione assunta dal precedente Governo.
Comunque sia, l'encomiabile lavoro della Guardia di finanza: già, ma la Guardia di finanza scopre una parte e noi con questo provvedimento cerchiamo di impedire che scopra il resto, questo è il punto!
Si può urlare in Padania, si possono abbindolare le persone, ma poi ci sono i fatti che restano. E da chi ha imbastito la truffa di Credit Euronord, ingannando centinaia di cittadini, forse non ci si poteva aspettare altro, a dispetto dei falsi proclami. Però, la realtà emerge e allora capisco le difficoltà della Lega, capisco le sue reticenze.
Lì c'è comunque un precedente, altro che tirare in ballo le vicende passate! Lì vi è una causa anche morale.

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PRESIDENTE. La prego di concludere.

LUCIANO PIZZETTI. Ho terminato, signor Presidente. Si dipingeva Visco come Dracula, ma questa maggioranza assume le sembianze di un orco che si mangia i contribuenti onesti e rispettosi della legge.
Per ridurre la voracità di questo orco chiedo, con questo ordine del giorno, che parte delle risorse derivanti da questo provvedimento siano destinate ad incrementare le detrazioni per le spese di affitto sostenute dalle famiglie degli studenti universitari fuori sede. Forse un buon atto certo non assolve da questa colpa grave, ma potrebbe almeno tacitare qualche coscienza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Andrea Orlando ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/209.

ANDREA ORLANDO. Signor Presidente, colleghi onorevoli, signori del Governo, non vi è un convegno nel quale non intervenga, a proposito della crisi, uno studioso, un professore o un giornalista, di solito al riparo dalla crisi, che spiega, magari citando l'ideogramma cinese, che la crisi rappresenta opportunità e rischi.
Ho ascoltato più Ministri del Governo ripetere un concetto, cioè che la crisi può far uscire l'Italia migliore, anzi ci può rendere tutti migliori. Voi però oggi state premiando i peggiori, anzi i peggiori dei peggiori; infatti, tra gli evasori vengono agevolati i grandi perché non sono certo, come hanno detto molti colleghi, i piccoli a potersi permettere l'apertura di un conto nei paradisi fiscali.
Tra gli imprenditori premiate, con questo provvedimento, quelli che nel corso di questi anni hanno distratto le risorse dalle loro imprese e punite, paradossalmente e di conseguenza, quelli che magari facendo anche un po' di nero, come ricordava il collega Ventura, in questi anni hanno rischiato e hanno investito sulla produzione.
A proposito di sentimenti anti-italiani, che cosa c'è di più anti-italiano del premio a chi non ha creduto nel nostro Paese, nel suo sistema produttivo e nella sua capacità di reagire? Oggi non sono solo i contribuenti virtuosi, appunto, ma anche l'area vasta degli evasori medi che hanno affrontato la crisi, magari barando un po', che sarà colpita dall'irrompere sul mercato di competitori in grado di alterare le dinamiche della concorrenza e, in aree anche significative del Paese, rischia di prodursi questo fenomeno.
Va da sé - e lo hanno detto in molti - che in questa concorrenza sleale la più sleale - e più anti-italiana - è rappresentata da chi quei soldi, che il Governo fa rientrare, li ha fatti con il gioco d'azzardo, con l'estorsione, il traffico di droga, lo smaltimento illegale dei rifiuti. In una parola, con il crimine.
L'ordine del giorno che illustro dice in sostanza questo: quando questi soldi torneranno, almeno date un'occhiata a quello che succede in determinati settori economici e produttivi, datevi gli strumenti per osservare ciò che avverrà nel mercato immobiliare, legato al commercio e nel commercio, impedite la conquista senza clamore di fette di mercato in settori strategici.
Il contesto nel quale interviene il vostro provvedimento è noto: l'assenza totale di una politica industriale. Vorrei ricordare che le poche risorse disponibili per le imprese il Governo intendeva assegnarle, se non fosse stato preso per la collottola dai piccoli imprenditori, con un criterio meno selettivo di quello che veniva utilizzato al programma La ruota della fortuna del compianto Mike Bongiorno, perché lì, almeno, dopo aver schiacciato il bottone, si doveva rispondere ad una domanda, seppure stupida. Invece, in questo caso, si intendeva assegnare dei fondi soltanto sulla base di chi aveva schiacciato prima il bottone.
L'assenza di una politica industriale, dicevo, è in qualche modo rappresentata, in modo plastico, da questa scelta sulla quale il Governo è dovuto tornare indietro. Un'assenza che ci fa persino domandare se esista o se sia ancora in vita un Ministro dell'industria. Per ricordarci della Pag. 137sua esistenza abbiamo dovuto parlare di RAI e non della crisi produttiva del nostro Paese.
Il contesto è quello della sottocapitalizzazione delle piccole e medie imprese, della stretta creditizia contro la quale tuona ancora oggi il Ministro dell'economia, della crisi dei consumi e della produzione e del calo dei valori. Tutto questo assegna a chi ha giocato sporco, ed oggi viene da voi legittimato, un vantaggio enorme, molto più grande di quello che si poteva determinare in una situazione ordinaria.
Se, come appare evidente, non volete preoccuparvi delle implicazioni etiche della scelta che avete compiuto, almeno guardate alle conseguenze pratiche. Mettetevi nei panni dei molti imprenditori che vi hanno dato il voto e che in molte realtà del Paese - non solo quelle tradizionalmente interessate dal fenomeno mafioso, anzi neppure in modo prevalente quelle - assisteranno all'improvviso aumento dei valori immobiliari e delle rendite nel settore commerciale oppure all'incetta di licenze di pubblici esercizi o, più in generale, di aziende della distribuzione piccola e media.
È un fenomeno tristemente noto che può registrare nei prossimi mesi un'accelerazione perché voi state spianando la strada. Mettete almeno - questo diciamo - dei campanelli d'allarme che vi consentano di intervenire prima che questi fenomeni di infiltrazione e di riciclaggio diventino pervasivi in aree determinanti del Paese.
Non si risolverà il problema, perché il problema esisteva e voi lo state rafforzando, e tuttavia non lasciate che sia solo la magistratura, svolgendo un ruolo che non è il suo, a denunciare la distorsione delle dinamiche di competizione a causa dell'infiltrazione mafiosa.
Lo strumento che noi proponiamo è semplice, persino banale, e a costo limitatissimo: istituire una banca dati che registri tutti i trasferimenti degli immobili ad uso commerciale e delle licenze dei pubblici esercizi per permettere un controllo costante del mercato e rendere così evidenti le improvvise accelerazioni nei valori di scambio e nei valori attribuiti ai singoli beni.
Se credete nei valori che Tremonti richiama quasi quotidianamente nelle sue interviste - come è del tutto chiaro, con un espediente di carattere retorico per ornare interviste nelle quali spiega a tutti quello che devono fare tranne dire quello che intende fare lui per affrontare la crisi - perlomeno occupatevi del mercato, che è sempre da voi citato nei proclami, ma mai tutelato nell'azione concreta di Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole De Micheli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/213.

PAOLA DE MICHELI. Signor Presidente, siamo di fronte alla fase di analisi di un decreto-legge che è inquietante. Si tratta di una sorta di amnistia, di un colpo di spugna sui capitali all'estero e su molti reati societari e tributari. È una sanatoria che prevede l'esclusione di punibilità per una nutrita serie di reati penali di carattere economico, dal falso in bilancio alla bancarotta fraudolenta, all'emissione di fatture false e ad altri reati tributari. Per chi ha costituito fondi neri all'estero questa volta c'è l'opportunità di farla franca per davvero.
Dicevo che si tratta di un provvedimento inquietante, di un condono, di una sorta di legalizzazione de facto di alcuni reati. Un Paese questo sta diventando nel quale sempre di più i furbi e gli arroganti, coloro che vivono fuori dalle regole, segnano successi. Un modello, quello che ci viene riproposto con questo decreto-legge, che aiuta i soliti pochi evasori ed umilia gli onesti.
Dico «riproposto» perché è proprio di pochi mesi fa l'applicazione di un modello simile. Ricordo il decreto-legge sulle quote latte, che sostanzialmente utilizzava una risorsa importante per tutto il Paese e per la filiera produttiva, ovvero l'assegnazione di nuove quote di produzione a livello nazionale, che questo Governo ha deciso di attribuire a coloro che per 15 anni non Pag. 138avevano rispettato le leggi in vigore. È, quindi, un modello che sostanzialmente si ripropone con le stesse caratteristiche e con gli stessi contenuti.
Anche il confronto che qualcuno ha tentato di fare con altri Paesi europei non tiene. L'onorevole Ventura lo ha chiarito molto bene: la questione dell'anonimato, il fatto che l'imposta prevista sia un decimo delle imposte che invece vengono previste da provvedimenti di scudo fiscale di altri Paesi europei.
Il rischio reale è che le organizzazioni criminali e la mafia possano far rientrare capitali e ripulire il denaro proveniente da situazioni di corruttela, addirittura da reati molto più gravi nei confronti del patrimonio.
Si abbassa l'asticella in questo modo, si mette in crisi il patto fiscale. In questi giorni tanti cittadini che ho l'occasione e l'opportunità di incontrare mi dicono che da ora in poi anche loro vorranno pagare il 5 per cento di quello che guadagnano con il loro faticoso lavoro quotidiano.
È difficile rispondere che questo Governo con questo decreto-legge dimostra non solo una vicinanza a modelli di illegalità, ma ancora di più determina e decreta il fallimento vero della propria politica economica. Infatti, è come se dicesse a questi italiani onesti, ai colleghi imprenditori che non c'è nessun coraggio di affrontare il vero problema di questo Paese, che è la riforma della spesa pubblica. Si tratta di una riforma che va fatta con urgenza, per consentire di accelerare i tempi di uscita dalla crisi per tutto il Paese, per il nostro tessuto produttivo, ma che per essere realizzata ha bisogno di una qualità che pare non appartenere né al Ministro Tremonti, né al Governo, né alla maggioranza.
Si tratta del coraggio di scegliere come e dove destinare le risorse e di applicare una politica economica che guardi finalmente al futuro. Occorre una riforma della spesa pubblica che consenta finalmente di liberare risorse per i fondamentali che andranno a determinare le politiche economiche e i risultati economici del nostro Paese nei prossimi anni. Penso alla scuola, alla formazione professionale, alla cultura e al sostegno al lavoro.
Ci sarebbe stata la possibilità in questo settembre dove il Parlamento non è stato chiamato a discutere di economia. Avremmo avuto la possibilità - il Partito Democratico ha dato la sua disponibilità a discutere proprio di questo - di affrontare una riforma organica della spesa pubblica che consentisse di finanziare e sostenere la parte più importante del nostro Paese, quella che in questo momento sta subendo di più la crisi, ovvero le imprese.
Con questo mio ordine del giorno n. 9/2714/213 cerchiamo di ricondurre una scelta così profondamente sbagliata attuata da questo Governo e da questa maggioranza nei termini almeno di un minimo di utilità proprio per le imprese e per gli imprenditori onesti.

PRESIDENTE. Onorevole De Micheli, la prego di concludere.

PAOLA DE MICHELI. Infatti, con il mio ordine del giorno n. 9/2714/213 chiediamo di destinare una parte delle risorse eventualmente derivanti da questo decreto-legge per consentire agli enti locali (comuni e province) di pagare i residui passivi iscritti nei loro bilanci ovvero per poter dare agli imprenditori la giusta retribuzione del lavoro, dei lavori, degli investimenti e delle opere pubbliche che già sono state realizzate sui territori e che - penso gli imprenditori prima di tutti - hanno il diritto di vedersi pagati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Come d'accordo, interrompiamo la nostra seduta che riprenderà alle ore 21,30. Il primo che interverrà mi risulta essere l'onorevole Zunino.

La seduta, sospesa alle 20,30, è ripresa alle 21,30.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, Pag. 139i deputati Dozzo, Malgieri, Misiani, Mura, Mussolini, Ravetto, Paolo Russo e Vitali sono in missione a decorrere dalla ripresa della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 2714)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame degli ordini del giorno presentati.
L'onorevole Zunino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno...

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, credo che, anche a termini di Regolamento, per poter iniziare abbiamo bisogno della presenza di uno dei presidenti delle Commissioni o di uno dei relatori. Se non mi sbaglio, vedo che non sono al banco del Comitato dei nove né sono presenti nell'Aula.
Le chiedo, se possibile, di fare una verifica, se fosse possibile reperirli e, nel frattempo, decida lei se intende o meno sospendere momentaneamente la seduta nell'attesa che i presidenti delle Commissioni o i relatori siano a lavorare con noi in Aula in questa serata.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, la sua obiezione, evidentemente, è fondata. Sospendo, quindi, per cinque minuti la seduta e cerchiamo nel frattempo di rintracciare i relatori e i presidenti. La seduta è sospesa e riprenderà alle 21,40.

La seduta, sospesa alle 21,35, è ripresa alle 21,40.

PRESIDENTE. L'onorevole Zunino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/215.

MASSIMO ZUNINO. Signor Presidente, onorevole rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, anch'io svolgerò qualche considerazione innanzitutto sul merito del provvedimento in esame, che riprenderà alcune delle cose già dette da coloro che mi hanno preceduto; d'altronde, per chi parla quasi per ultimo dopo un dibattito abbastanza lungo, è difficile essere anche originale. Ma ci tengo anch'io a ribadire alcuni concetti, e credo che sia giusto che ognuno di noi, che sta facendo questo lavoro con impegno, lo faccia ribadendo ancora una volta, soprattutto a chi ci ascolta fuori dall'Aula, quali sono gli elementi fondamentali che ci portano ad essere qui con grande convinzione contro il provvedimento in esame; come saremo poi, altrettanto con grande convinzione, impegnati nel lavoro che faremo nel Paese, dopo quello dell'Aula, per spiegare che cosa è stato effettivamente approvato in questi giorni, prima al Senato e poi alla Camera.
Qualche considerazione di merito innanzitutto sul provvedimento. È già stato detto, gli effetti dello scudo fiscale, del rimpatrio, della regolarizzazione dei capitali detenuti illecitamente all'estero sono stati profondamente modificati nel corso dell'esame presso il Senato grazie ad un emendamento che il presidente Casini ha definito, nel suo intervento, provvidenziale, e che né il Presidente del Consiglio né il Ministro Tremonti hanno naturalmente disconosciuto.
Inizialmente l'operazione di emersione comportava effetti estintivi delle violazioni di natura tributaria e previdenziale; non comportava invece effetti estintivi rispetto ad illeciti di altra natura, ad eccezione di quelli legati all'infedele o all'omessa dichiarazione dei redditi.
Le modifiche apportate nel corso dell'esame del provvedimento presso il Senato hanno ampliato i reati penali esclusi dalla punibilità in maniera pesante, importante. Lo ha ricordato anche qui, da ultimo, Pag. 140l'onorevole Duilio. Hanno introdotto alcune modifiche, ed hanno ampliato, appunto, i reati penali esclusi, che riguardano la dichiarazione fraudolenta per operazioni inesistenti, la dichiarazione fraudolenta mediante l'utilizzo di artifici contabili, l'occultazione e la distruzione di documenti finalizzata all'evasione delle imposte sui redditi o dell'IVA, false comunicazioni sociali (il cosiddetto falso in bilancio): reati per cui il nostro codice penale prevede pene detentive che vanno da un anno e mezzo a sei anni di carcere. Per questo abbiamo parlato di una vera e propria amnistia per reati gravi.
Non è un caso: sono i dati, le cose che sono contenute nel provvedimento che parlano, sono i fatti che sono sotto gli occhi di tutti, anche se in questi giorni da parte dei rappresentanti del Governo si cerca di occultarli, di nasconderli; ma credo che il nostro lavoro sia proprio quello di far sì che vengano conosciuti nella loro interezza.
Pochi minuti prima della sospensione, in un intervento molto chiaro e preciso l'onorevole Ventura ci ha ricordato come questo Paese avrebbe bisogno di legalità (lo ha fatto molto bene e non riprendo le cose che ha già detto). Lo ha fatto ricordandoci come la legalità vuol dire - o dovrebbe voler dire - anzitutto esempio da parte di coloro che innanzitutto lo devono dare, a partire dai livelli più elevati, da chi governa questo Paese.
Esempio vuol dire anche trasparenza, quella trasparenza cui molto spesso il Ministro Tremonti ha fatto riferimento in questi mesi, a cui ci ha spesso richiamato e che avrebbe dovuto segnare il ritorno alla fiducia nelle buone regole del mercato dopo le tragedie della crisi globale.
Di tutto questo non vi è traccia, con questo provvedimento si ritorna all'antico, al molto antico di «chi ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto»: peggior servizio alla credibilità delle istituzioni e al buon nome del Paese non poteva essere reso!
La seconda considerazione riguarda l'importanza con cui il Governo guarda a questo provvedimento, importanza che è cresciuta nel corso della discussione dal Senato alla Camera. La stessa posizione della questione di fiducia sottolinea come per il Governo questo provvedimento abbia un ruolo di misura fondamentale per l'azione di Governo (ed è questa la seconda considerazione, che dimostra anche tutta la pochezza della politica economica dell'Esecutivo).

PRESIDENTE. Onorevole Zunino, deve concludere.

MASSIMO ZUNINO. C'è bisogno di tamponare - questo è il problema, e concludo - le falle aperte dalla grande crisi del bilancio. Nel vuoto di una strategia di controllo dei conti pubblici e con una spesa e un debito scappati di mano si è proceduti attraverso espedienti una tantum, come in fondo è e rimane anche questa trovata dello scudo fiscale.
Solo che nella scelta degli artifizi viene anche in piena luce la radice sostanzialmente classista delle iniziative e una propensione a premiare ancora volta i furbi e i disonesti, secondo un copione di sanatorie, condoni, amnistie. Le parole che abbiamo sentito in questi mesi sono state e tendevano ad essere di segno opposto: ricordo che parlavano di trasparenza e di legalità, ma i contenuti e i significati di questo provvedimento sono quelli che io, come altri prima di me, abbiamo cercato di richiamare e di ricordare, e sono sotto gli occhi di tutti e vanno in una direzione completamente opposta.
Sono queste le risposte che il Governo dà al Paese ancora una volta sui temi della trasparenza, della legalità e della correttezza, e credo che la risposta a questo provvedimento non possa essere che una dura opposizione, così come stiamo facendo al Senato, alla Camera e nel Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Froner ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/217.

LAURA FRONER. Signor Presidente, signori sottosegretari, onorevoli colleghi, Pag. 141come è già stato ricordato ci troviamo di fronte ad un altro regalo che questo Governo e questa maggioranza hanno deciso di fare agli evasori fiscali, un regalo che si spinge fino a coloro che portano all'estero capitali illeciti a fini di riciclaggio. Nonostante le affermazioni del Ministro Tremonti secondo il quale lo scudo fiscale sarebbe uno strumento per combattere i paradisi fiscali, in linea con quanto deciso nei vertici internazionali, uno strumento per restituire fiducia nelle buone regole del mercato in un contesto economico e finanziario di grande crisi, a tutti noi non possono sfuggire le differenze sostanziali rispetto alla linea di condotta assunta dagli altri Paesi.
Basti pensare agli Stati Uniti, alla Francia o alla Gran Bretagna, Paesi nei quali il costo per il rimpatrio dei capitali detenuti illegalmente all'estero è molto più oneroso e risulta pertanto più rispettoso verso chi paga correttamente le imposte, e nei quali tali operazioni sono abbinate comunque a criteri di trasparenza che permettono di identificare gli evasori ed evidenziano le modalità seguite dagli stessi nell'espatrio dei capitali, in modo da favorire le indagini contro le evasioni fiscali.
Invece da noi questo decreto-legge è diventato un'autentica sanatoria tombale, che estende la non punibilità a chi esporta capitali all'estero per reati tributari e societari (dal falso in bilancio alla falsa fatturazione, all'occultamento e alla distruzione dei documenti contabili, alle false comunicazioni sociali).
È una sanatoria che impedisce l'utilizzo degli elementi emersi anche nei processi che potranno essere avviati a carico di soggetti che godranno dello scudo fiscale. È una sanatoria, inoltre, che garantisce l'anonimato permettendo di nascondere fondi neri e capitali di ogni provenienza giungendo a favorire, quindi, anche il riciclaggio di denaro sporco e il flusso di capitali che potrebbero servire ad alimentare il terrorismo internazionale.
È veramente brutto il messaggio che il Governo ha deciso di lanciare con questo decreto-legge a tutti gli italiani onesti: è un vero e proprio incentivo all'illegalità. Come è possibile, se volete bene al nostro Paese, che ancora una volta non vi preoccupiate di diffondere il messaggio di uno Stato ingiusto e non credibile che scoraggia la fedeltà fiscale dei contribuenti?
Siamo alla terza sanatoria in neanche dieci anni: che cosa può pensare l'onesto contribuente? Come possiamo illuderci di porre fine agli scandali fiscali senza uno scatto di civiltà e un recupero di moralità che ci permetta di riconsiderare i principi come l'onestà, la trasparenza, la responsabilità? Sono principi che devono tornare ad essere patrimonio comune del nostro Paese, soprattutto se vogliamo recuperare le risorse necessarie non solo per garantire i servizi essenziali, ma anche per affrontare le riforme strutturali di cui il nostro Paese ha assoluto bisogno, a cominciare da quella degli ammortizzatori sociali che si stanno rilevando assolutamente inadeguati per il periodo di crisi che stiamo vivendo.
Per ritornare all'argomento oggetto dei nostri lavori, il Governo ha giustificato il ricorso a questa forma di condono perché ormai è stato raschiato il fondo del barile. Quindi si devono recuperare fondi da usare per la scuola, l'università o per la finanziaria che a breve sarà discussa in quest'Aula. Sorvolo sulla discutibilità di usare risorse una tantum che provengono da fondi illegali per coprire costi che dovrebbero rientrare nelle spese correnti e che secondo le regole della contabilità avrebbero bisogno di entrate che affluiscono in modo continuo.
Con l'ordine del giorno del quale sono firmataria vogliamo comunque ricordare che tra i soggetti che più abbisognano del vostro sostegno vi sono le piccole e medie imprese, quelle imprese che si sforzano di produrre in modo legale lavoro e ricchezza e che contribuiscono con i loro tributi e quelli dei loro dipendenti alla nostra economia. Proprio nel 2010 molti di loro si troveranno a soffrire in modo particolare per quella crisi che voi non avete voluto affrontare con misure anticicliche adeguate alla gravità della situazione. L'impegno che vi chiediamo di assumere, quindi, è di destinare almeno una parte del gettito che si produrrà con Pag. 142questo provvedimento all'aumento delle risorse destinate al Fondo di garanzia dedicato proprio alle piccole e medie imprese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Vico ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/218.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, nel luglio 2008 il Ministro Tremonti pose al Parlamento una grande questione in una situazione molto delicata. Egli pose a tutti noi, in quest'Aula, nella fase più acuta della crisi, la necessità che lo Stato intervenisse a sostegno della patrimonializzazione delle banche italiane. Il Ministro Tremonti, dopo quel mese di luglio del 2008 e senza più venire in Parlamento, ha dirottato verso il settore del credito gran parte delle risorse finanziarie programmate per la politica industriale, cancellando gli incentivi e le agevolazioni alle imprese per la ricapitalizzazione delle banche.
Ancora dopo, il Ministro insieme al Governo con i decreti-legge anticrisi, questa volta eludendo il Parlamento attraverso il ricorso reiterato al voto di fiducia (questo è il venticinquesimo), hanno spostato sistematicamente quasi tutto le risorse del FAS nazionale, com'è noto destinato al Mezzogiorno, verso la spesa ordinaria e le aree più ad alto tasso di sviluppo, inaugurando un modello redistributivo delle risorse funzionale alla ristrutturazione di una sola parte del Paese. Poi il Ministro nella tarda primavera di quest'anno ha annunciato i cosiddetti Tremonti bond e quasi contemporaneamente si adoperava (e si è adoperato) per impedire le misure sul massimo scoperto.
Nel settembre di quest'anno, dice il ministro Tremonti: «Lo scudo fiscale è pensato per aiutare le imprese». Dice sempre il ministro: «La casistica fondamentale alla quale pensiamo di far riferimento nel rimpatrio dei capitali detenuti all'estero è funzionale a mantenere l'attività di impresa, a non chiudere i capannoni, a non mandar via gli operai». Ministro, sa bene che non è così. Lei vuol fare cassa a tutti costi, secondo la migliore tradizione di quei mercanti del medioevo che secondo la Scolastica non erano graditi a Dio.
Ministro che fine faranno quei bond che carinamente i media accompagnano al suo cognome, dopo la rinuncia di UniCredit e BancaIntesa? Quei bond, che avrebbero dovuto reimmettere liquidità e sostenere l'impresa nell'attraversamento del deserto, che fine faranno? Ho letto le dichiarazioni nervose di quest'ora, Ministro. Lei dice: «Le banche preparano un'altra crisi, attentano alle imprese, banche irresponsabili, banche traditrici!». Ministro Tremonti, signori rappresentanti del Governo e viceministro Vegas, il credito, la cassa, le imprese, ci sia consentito: osserviamo una terribile serie di insuccessi, purtroppo ai danni del Paese, delle imprese, del lavoro e delle famiglie. Ci sia consentito un suggerimento, come dire, in questo particolare momento: si metta in pagamento il debito della pubblica amministrazione verso le imprese italiane. E concluderei così: primum vivere, deinde philosophari.

PRESIDENTE. L'onorevole Peluffo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/156.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Signor Presidente, colleghi deputati, rappresentanti del Governo, io intervengo per presentare l'ordine del giorno richiamato di cui sono firmatario, anche perché questo è l'unico spazio a disposizione per intervenire nel merito del decreto-legge n. 103 del 2009. Peraltro è una prassi ormai purtroppo consolidata del Governo costringere il Parlamento a trattare in questo modo così anomalo la conversione di un decreto-legge.
È già successo e viene riproposto questo percorso, che vede un emendamento presentato da un parlamentare di maggioranza. Evidentemente viene estratto a sorte il parlamentare di maggioranza, visto che ogni volta assurge alle cronache in una maniera Pag. 143di sicuro non particolarmente positiva. Si tratta di un emendamento che modifica radicalmente il testo ed è un emendamento che ha evidentemente dietro la manovra del Governo, che poi interviene ponendo la fiducia e si impedisce così all'Aula di affrontare l'esame del testo. È già successo per altri provvedimenti, viene riproposto puntualmente per lo scudo fiscale.
Io credo che questo modo di procedere è un problema non solo per l'opposizione, ma anche per gli altri parlamentari, per gli altri colleghi di maggioranza che evidentemente dovrebbero confrontarsi con questa modalità.
In merito al decreto-legge n. 103 del 2009, il Governo ha parlato di interventi necessari e doverosi per evitare conseguenze negative derivanti dall'entrata in vigore di alcune norme previste dal decreto-legge di luglio. Ma non si capisce perché innanzitutto tali argomenti ora oggetto di modifiche, già segnalati e dibattuti a suo tempo, non siano stati modificati nella sede appropriata, ossia la conversione del decreto-legge n. 78 di quest'anno.
Il Parlamento è dunque costretto a trattare questioni risalenti ormai a un mese fa, mentre l'attenzione del paese è concentrata su altro, sulla crisi economica, evidenziando una sfasatura tra i bisogni del Paese e gli indirizzi del Governo. Il Partito Democratico ha confermato il giudizio nettamente contrario allo scudo fiscale, ma ha partecipato con grande disponibilità a partire dal dibattito al Senato, ritenendo opportuna la scelta di circoscrivere l'ambito di applicazione dello scudo fiscale, escludendone i procedimenti in corso alla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge n. 78 del 2009, anche alla luce delle sollecitazioni avanzate dal Presidente della Repubblica nel luglio scorso.
La discussione è stata bruscamente interrotta dal comportamento del Governo, che ha modificato le disposizioni sullo scudo fiscale, ampliando oggettivamente e soggettivamente la portata della misura, trasformandola di fatto in un'amnistia mascherata. Così ha preso forma un nuovo strumento esteso anche alle società partecipate o collegate all'estero, che introduce la non punibilità di una serie di reati societari, a cominciare dal falso in bilancio, ed elimina per le condotte che portano al rimpatrio dei capitali l'obbligo della denuncia delle operazioni sospette, in un momento particolarmente delicato di contrasto al terrorismo internazionale e alla criminalità organizzata, quella che si occupa ed esercita le proprie attività prevalentemente attraverso le attività finanziarie illegali. Già la presentazione di un decreto-legge correttivo di un precedente decreto-legge, come dicevo prima, rappresentava una forzatura, ora l'inserimento, in sede di conversione, di una norma che stravolge la disciplina sullo scudo fiscale, introducendo una forma di amnistia mascherata, pone seri problemi anche costituzionali, perché per essere approvata avrebbe bisogno di una maggioranza molto più ampia. Infatti, in base alla nostra Costituzione le amnistie vengono fatte a maggioranza qualificata. Le dinamiche parlamentari risultano profondamente compromesse da queste modalità di azione in rapporto anche alla complessità e alla gravità delle misure introdotte in maniera veloce e senza alcun approfondimento, intaccando la qualità e la quantità del contrasto al crimine organizzato, con particolare riferimento all'aggressione dei patrimoni mafiosi e al riciclaggio del denaro illecitamente prodotto delle organizzazioni criminali.
Come sia d'accordo la norma introdotta, che esclude l'obbligo della denuncia di un'operazione sospetta, con gli obiettivi di legalità e di sicurezza sbandierati da questo Governo? Viene così vanificata tutta la normativa sul contrasto ai patrimoni mafiosi, in particolare con la disposizione che riguarda l'elusione dell'articolo 41 del decreto legislativo n. 231 del 2007, concernente la segnalazione di operazioni sospette in materia di antiriciclaggio e finanziamento al terrorismo.
Inoltre, essendo quest'ultimo decreto legislativo volto a recepire due direttive comunitarie, appare grave una simile pre Pag. 144visione, che di fatto mette l'Italia fuori dall'Europa. Non ritiene il Governo politicamente scorretto aprire le maglie di un condono così largo in un momento in cui si dichiara guerra ai paradisi fiscali? Cosa dire poi della questione principale, ossia di quella garanzia di anonimato accordata a chi aderisce allo scudo? Ciò che ci si propone e chiede di votare è un'amnistia che coprirà non solo i reati tributari e le violazioni contabili come falso in bilancio, ma anche i reati di riciclaggio e persino di corruzione, perché, se non si possono identificare i titolari dei capitali rientrati, qualsiasi indagine è vana. Vale la pena di ricordare che i soldi che stanno all'estero hanno tre origini principali: evasione fiscale, riciclaggio e corruzione. Signor Presidente, i condoni fiscali non sono mai giusti. In virtù di questo, c'è sempre una parte che subisce ed un'altra che approfitta della situazione, di regola premiando chi ha evaso e mortificando chi ha rispettato la legge, incentivando i comportamenti fraudolenti. In più, sono inefficaci. Il Governo afferma in ogni luogo che le risorse del condono andranno alle famiglie, ma non sarà così, perché quei soldi, in quanto anonimi, non resteranno in Italia, dove sono tassate al 43 per cento, ma entro breve probabilmente ripartiranno per l'estero. È inutile aggiungere che non saranno neppure tassabili. Si tratta solo di risorse una tantum, la cui destinazione è ancora ignota.
Al riguardo, richiamo il Servizio bilancio della Camera, che chiede spiegazioni sulla sfasatura che esiste tra le previste entrate al dicembre 2009 e l'intenzione di spesa da effettuarsi nel 2010 e nei successivi anni. Domanda, quindi, sempre il Servizio bilancio della Camera, delucidazioni sulle modalità tecniche relative alla contabilizzazione di tali entrate, nonché sulle spese che il Governo è intenzionato a finanziarci. Anche gli italiani vorrebbero saperlo, quegli italiani ai quali ancora una volta si chiede di aspettare per un intervento di equità economica e sociale. Lo scudo fiscale dell'Italia offre una serie di garanzie a prezzi stracciati in materia di anonimato, di ammontare dell'imposta da pagare, sanzioni e impunibilità per una serie di reati, che altri Paesi si sono ben guardati dall'adottare. In particolare, gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Francia hanno adottato misure analoghe tra di loro, ma ben diverse dallo scudo fiscale italiano, escludendo in ogni caso l'anonimato e l'impunibilità e prevedendo il pagamento integrale delle imposte evase, degli interessi legali e delle sanzioni.
Per questo - mi avvio a concludere rapidamente - nel dispositivo dell'ordine del giorno che forse può sembrare una provocazione, vogliamo chiedere l'impegno del Governo a che venga destinata un'adeguata quota del gettito che si produrrà dall'applicazione dello scudo fiscale all'incremento in via straordinaria per l'anno 2010 delle risorse destinate all'aumento del numero dei presidi delle Forze di polizia nel territorio. Dal momento che questo è il Governo che ha tagliato alle Forze di polizia, se perlomeno viene approvato questo ordine del giorno vi prendete l'impegno di restituire una parte di quanto gli avete tagliato, anche se temo che non lo farete (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Mariani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/220.

RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, con il provvedimento in esame la realtà supera ogni immaginazione: è proprio il caso di dirlo. È anche il caso di dire e di sottolineare che c'è un grande senso di umiliazione, di vergogna, direi, nel sentirsi parte di un'istituzione - il Parlamento - che licenzia leggi così inique, ingiuste e così miopi nei confronti dei bisogni dei cittadini, in spregio ad ogni regola basilare addirittura negando il rispetto della legalità. Appare imbarazzante la giustificazione della maggioranza che, nel tentativo di ridurre la propria corresponsabilità, richiama, fa diretto riferimento ad episodi del tempo passato che hanno evidenziato l'ambiguo rapporto tra istituzioni ed interesse generale. Quasi a dire: continuiamo così, tutti colpevoli e Pag. 145nessun colpevole. No, noi non siamo d'accordo. È umiliante e ingiusto. Faremo mai un passo avanti in questo Paese? Diventeremo mai un Paese moderno all'altezza degli altri? Perché parlare di regole e di legalità, perché pontificare ogni giorno all'indomani o alla vigilia di consessi internazionali per spiegare al mondo la fine di un sistema e la necessità di uno nuovo con maggiore peso e responsabilità dello Stato? Sarebbero queste le regole, questi gli obiettivi? Chiediamo al Ministro Tremonti se abbia almeno il coraggio di chiamare le cose con il loro nome, se abbia il coraggio di definire lo scudo fiscale una grande amnistia, se abbia il coraggio di proporre queste misure in quei consessi, se in quei consessi ma anche nelle numerosissime iniziative di incontro con le migliori energie del nostro Paese, con le categorie economiche che ogni giorno chiedono aiuti concreti con il sistema culturale e dell'istruzione e scientifico e che propongono di rivedere un sistema di regole obsoleto e farraginoso che non corrisponde a un cambiamento epocale, trovi il coraggio di dire che questi sono i provvedimenti che il Governo ha in mente. Se abbia il coraggio di dire, al di là delle prediche e di tanta prosopopea, come si direbbe, che questi sono i metodi, i provvedimenti che il nostro Paese sa sfornare. Basta discorsi, demagogia, sotterfugi scambiati per grandi e illuminanti soluzioni. Ma com'è possibile, Ministro Tremonti, proclamare con la veste del riformatore la necessità di fronteggiare lobby, rendite di posizione, la necessità di rivedere il ruolo dei grandi attori economici del Novecento e poi con un'altra veste, quella del furbetto che manda avanti qualche parlamentare consenziente, proporre l'improponibile? Nessuna regola e nessun campo naturalmente e noi in questo periodo ne abbiamo viste di tutti i colori davvero. Per risolvere i problemi delle infrastrutture, addirittura oggi parliamo di nucleare: è necessario individuare i commissari che possano derogare ad una norma prevista che possono lasciare indietro il ruolo degli enti locali e delle regioni. Si utilizzano i commissari per risolvere i problemi del terremoto, si fa prima, si va deroga anche in quel caso a molte norme, ci si appropria della necessità - visto che di necessità si fa virtù - di passare sopra gli appalti e alle gare. Questo è il metodo che è diventato ordinarietà. E poi guardate se ne parla anche quando si affrontano i servizi pubblici locali: arriverà un provvedimento che anche in quel caso avrà previsto due canali, due binari, una norma per gli amici e quindi stralciamo il gas, stralciamo l'energia elettrica e occupiamoci dei servizi pubblici locali che toccano i cittadini comuni, riformiamo quelli che riguardano l'acqua e i rifiuti. Tutti temi che vanno direttamente a toccare le tasche dei cittadini più deboli che naturalmente dovranno fare tutte le trafile, sottoporsi all'aumento dei costi e tacere.
Così come fanno quando durante le ispezioni dell'Agenzia delle entrate magari si trovano a doversi giustificare per piccole cose, ma comunque a dover trovare per ogni piccola infrazione pezze d'appoggio, a rischio di multa e a rischio di gravi sanzioni, addirittura con riferimenti alla fedina penale. Questo è un Paese che quindi prevede regole per i deboli e poi sorvola per gli amici (lo abbiamo visto in questo campionario di situazioni, a partire dalle società autostradali, ma potremmo fare un elenco che non finisce mai). Per noi ormai è eclatante quanto questo sia diventato un atteggiamento comune a tutti i Ministri di questo Governo, quasi come fosse una medaglia da esporre.
No, noi non possiamo continuare a vedere queste cose, ma possiamo pretendere che tutti i cittadini si accorgano di quanto sta succedendo, spiegando bene che a loro non verrà niente in tasca. Per questo motivo nei nostri ordini del giorno abbiamo cercato almeno di fare riferimento a quello che persino i riferimenti di quest'Aula e il Servizio studi richiamavano: individuare alcune finalizzazioni.
Nel mio ordine del giorno ho richiesto una finalizzazione che riguarda una questione, quella della strage ferroviaria di Viareggio. Il 29 giugno scorso, in quella città si è compiuta una strage tremenda, Pag. 146rispetto alla quale molte vittime, quelle che ancora vivono, hanno bisogno di vedere uno Stato giusto, uno Stato presente e uno Stato che possa restituire non solo le risorse economiche, ma anche la certezza della giustizia.
Con l'ordine del giorno in esame chiediamo che la finalizzazione vada almeno a coprire per una cifra veramente irrisoria, che non ha niente a che vedere con le cifre che sono destinate agli amici di questo Governo, un po' di risorse per anticipare i risarcimenti dovuti per quelle vittime. Infatti non possiamo aspettare che per quei risarcimenti - naturalmente senza deroghe in quel caso, ma nell'attesa delle infinite procedure e degli infiniti processi e contenziosi tra gli enti e le istituzioni e le assicurazioni - si vada ad aumentare il disagio morale e concreto di quelle famiglie. Occorre anticipare immediatamente quelle somme, occorre non nasconderci di fronte a responsabilità importanti.
Concludo, signor Presidente, ricordando che rispetto a questo impegno noi saremo sempre molto attenti e vorremo anche testimoniare in quei territori, tra la disperazione di molte famiglie, quello che sarà l'atteggiamento del Governo e soprattutto se quella giustizia che si richiede sempre e quella attenzione che si è voluta manifestare all'inizio di un periodo terribile, che partiva dalla ricostruzione ma che non vede ancora spiragli, avrà ricevuto almeno una giusta attenzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Tocci ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/262.

WALTER TOCCI. Signor Presidente, questo ennesimo condono aumenterà l'evasione fiscale nel nostro Paese. L'Italia era già un Paese ad alta infedeltà fiscale e sembrava quindi impossibile aggravare la situazione, ma voi ci state riuscendo, ci siete quasi riusciti. Signor Ministro e signori rappresentanti del Governo, con il provvedimento in esame voi premiate i furbi italiani e prendete per i fondelli gli italiani onesti. I risultati si faranno sentire con la diminuzione del gettito, come è già accaduto nei mesi passati e negli anni passati con gli altri condoni. Sempre più, con provvedimenti di questo tipo, andrà a finire che le tasse in Italia le pagheranno soltanto i lavoratori dipendenti, quelli cioè che sono costretti a pagarle con il prelievo alla fonte.
Nel provvedimento in esame voi inserite l'effetto delle norme come un effetto positivo sulle entrate, ma a regime il provvedimento sottoposto alla nostra attenzione produrrà conseguenze negative per il bilancio dello Stato, perché diminuirà le entrate fiscali di una quota certamente superiore a quanto eventualmente riscosso con questo provvedimento di condono.
È falsa anche l'altra motivazione che avete portato in questa sede, secondo la quale il provvedimento in oggetto porterà benefici all'economia italiana. Basta vedere l'effetto macroeconomico prodotto dall'altro condono. Ormai tutti gli studi e tutti gli analisti sono concordi nel ritenere che l'altro condono ebbe un effetto rilevante nel gonfiare la bolla immobiliare del nostro Paese.
Non ci vuole un'analisi sofisticata per capirlo, perché è evidente che il capitale che rientra nell'anonimato verrà usato per scopi speculativi, certo non per scopi produttivi. I capitali che rientreranno con lo scudo fiscale non serviranno a potenziare il made in Italy, non serviranno a rendere più forti i nostri distretti nella competizione internazionale, non serviranno a finanziare progetti di innovazione tecnologica, non serviranno alla crescita delle piccole imprese.
State immettendo, quindi, sul mercato delle risorse speculative, che metteranno, invece, in difficoltà l'onesto imprenditore italiano, perché, tra i tanti effetti negativi, vi è anche una distorsione della concorrenza. È evidente, infatti, che il provvedimento favorisce gli imbroglioni a discapito delle imprese sane che, da sole, con le proprie forze, stanno affrontando la crisi economica e la durezza della competizione internazionale. Pag. 147
Pertanto, a gioire del provvedimento in oggetto saranno, soprattutto, la criminalità organizzata e la mafia del nostro Paese. Poi, avete il coraggio di fare i comizi sulla sicurezza, di sollecitare le paure della gente per ottenere il suo consenso ma, in realtà, abbassate l'asticella della legalità, indebolendo la sicurezza pubblica del nostro Paese. Oggi lo fate a favore degli evasori, ma la stessa cosa avete fatto ieri con le rogatorie per impedire i processi del vostro capo, e lo avete fatto di recente con le intercettazioni telefoniche per coprire la vita spericolata del vostro capo.
In ogni caso, aiutate l'illegalità a discapito della sicurezza e, prima o poi, i cittadini italiani comprenderanno questo imbroglio. Noi faremo di tutto per far capire questa situazione e per far aprire gli occhi agli italiani.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

WALTER TOCCI. Spiegheremo nelle piazze, nelle strade e nei luoghi di lavoro, dappertutto nel nostro Paese, come stanno davvero le cose. Dietro lo scudo fiscale, infatti, troveranno copertura non soltanto i reati tributari, ma una serie molto più ampia di reati, fino al riciclaggio e alla corruzione, in virtù di quella garanzia di anonimato accordata a chi decide di regolarizzare la propria posizione. Voi del Governo e della maggioranza continuate ad affermare che lo scudo fiscale è uguale a quello adottato in altri Paesi come gli Stati Uniti, la Francia e il Regno Unito, ma non è così. In quei Paesi, gli scudi fiscali non solo costano di più ai contribuenti poco onesti ma, soprattutto, non sono coperti dall'anonimato e l'amministrazione fiscale può accertare eventuali evasioni ed elusioni effettuate in passato, e su queste comminare il pagamento delle imposte dovute con sanzioni ed interessi adeguati.

PRESIDENTE. Deve concludere.

WALTER TOCCI. Gli scudi fiscali degli altri Paesi, quindi, consentono anche di acquisire - ho concluso - le informazioni sugli intermediari finanziari e i Paesi presso cui le somme sono state collocate, mentre queste informazioni non saranno mai disponibili all'amministrazione fiscale in Italia. Abbassate la legalità e peggiorate la sicurezza pubblica: questo spiegheremo agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Zucchi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/223.

ANGELO ZUCCHI. Signor Presidente, come un rito antico ed immutabile, ogni anno di un Governo Berlusconi ci regala un condono, un'amnistia o una sanatoria. Ormai, è un'abitudine. La sanatoria, che ha cambiato nome e forma, è una costante della politica di Tremonti, ossessivamente orientato a fare cassa e, soprattutto, a fare cassa in qualunque modo.
Per chi ha ancora voglia di indignarsi un po' in questo Paese, voglio ricordare come in questo provvedimento sono stati esclusi dalla punibilità alcuni reati particolarmente odiosi: dichiarazione fraudolenta ai fini delle imposte sui redditi e dell'IVA mediante l'utilizzo di fatture false, dichiarazione fraudolenta ai fini delle imposte sui redditi e dell'IVA mediante utilizzo di artifici contabili, occultazione e distruzione di documenti finalizzata all'evasione delle imposte e false comunicazioni sociali (il falso in bilancio, per intenderci). Un grande colpo di spugna, come si vede, e noi che ci siamo battuti e ci stiamo battendo per contrastare questo ingiusto provvedimento che, come ormai andiamo ripetendo in tutti gli interventi da ieri, premia i furbi e i disonesti e mortifica gli onesti, finiamo con il consegnare agli ordini del giorno la nostra battaglia. Anch'io farò così e, come hanno sostenuto diversi miei colleghi, facciamo di necessità virtù, o, meglio ancora, cerchiamo quanto meno di indirizzare le risorse che deriveranno o che dovrebbero derivare da questo decreto-legge verso quei settori che, a nostro avviso, necessitano di un maggiore impegno e di un maggior sostegno, vista anche la crisi in cui versano.
Nel mio ordine del giorno chiedo, in particolare, che si ponga attenzione a un Pag. 148settore che ritengo essere fortemente trascurato come quello dell'agricoltura. L'agricoltura ha subito considerevoli tagli, fino anche al 25 per cento delle risorse attribuite al Ministero, sta ancora aspettando il rifinanziamento del Fondo di solidarietà nazionale per le assicurazioni e sta aspettando la proroga delle agevolazioni previdenziali per le aree montane e le aree disagiate. È un settore che ha visto aumentare i costi di produzione, ma non ha visto questi aumenti nei prezzi che vengono riconosciuti agli agricoltori. È un settore che ha bisogno, per la verità, di uno sguardo prospettico e strategico.
In quest'ottica si può affermare che l'agricoltura ha bisogno anche di politiche di investimento e siccome questi capitali saranno capitali una tantum, forse è più serio definirli e distribuirli a spese una tantum, quindi a spese per investimento.
Nel mio ordine del giorno chiedo di indirizzare parte di queste risorse al Piano irriguo nazionale. Si faccia attenzione: non sono risorse meno importanti di altre, non sono investimenti meno importanti di altri. Il Piano irriguo nazionale ha subìto un taglio del 20 per cento e se i mutamenti climatici non sono l'invenzione giornalistica, dobbiamo attrezzarci per poter rispondere a quella che sarà una gravissima crisi della possibilità per l'agricoltura di economicizzare una risorsa fondamentale come l'acqua. Signor Presidente, senza acqua non c'è agricoltura e solo una politica seria di infrastrutture può favorire un uso più razionale dell'acqua, può concorrere a ridurre costi di produzione degli agricoltori e aiuta anche a favorire un'agricoltura più rispettosa dell'ambiente.
Così si stanno attrezzando gli altri Paesi e in controtendenza, invece, l'Italia, taglia queste risorse, taglia questi investimenti e taglia la possibilità di ammodernare questo settore.
Io non so se questo ordine del giorno riceverà il parere favorevole o contrario da parte del Governo; certo è che se fosse un parere contrario, è bene che si sappia che non è un parere contrario a me o al Partito Democratico, ma è un parere contrario all'agricoltura e soprattutto agli agricoltori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Fiorio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/224.

MASSIMO FIORIO. Signor Presidente, sembra proprio di essere tornati alla legislatura 2001-2006, di cui la traccia più profonda che quei Governi consegneranno alla storia (con buona pace del nostro Presidente del Consiglio) è stato di rendere più facile la vita a coloro che non pagano le tasse.
Siamo al provvedimento anticrisi numero quattro: abbiamo visto susseguirsi l'anticrisi numero uno, l'anticrisi numero due e anticrisi numero tre. In questo provvedimento, alla faccia dei cittadini onesti che sappiamo essere la maggioranza di questo Paese, Tremonti è venuto meno agli impegni che anche in quest'Aula si era assunto in più passaggi, ovvero che mai più ci sarebbero stati condoni.
Tuttavia, come è venuto meno all'impegno di dire basta ai tagli trasversali nella questione della scuola e al blocco degli investimenti per gli enti locali, anche sul «basta al condono» è mancato agli impegni presi con il Paese, perché il Governo deve dirci cosa altro è questo provvedimento se non una grandioso condono fiscale. Di chi sono le risorse portate all'estero se non di evasori? Chi porterebbe fuori dal Paese risorse su cui ha pagato regolarmente le tasse? Possono stare tranquilli questi signori, ora potranno riportarle a casa, ovvero ripulirle dalla loro natura non lecita e potranno farlo con poca spesa, mal che vada il 5 per cento, ma è anche possibile meno.
C'è un dato di ineguaglianza che va ad aggiungersi al record che l'Italia già possiede: ineguaglianza tra coloro che sono onesti e coloro che continuano e continueranno ad essere disonesti. Ma in questa distorsione il Governo va oltre, non solo penalizzando gli onesti ma premiando dei disonesti i peggiori, perché saranno premiati da questo provvedimento soprat Pag. 149tutto i grandi evasori, coloro che avranno sistematicamente sottratto risorse al fisco e dunque al Paese, ricordiamolo, al Paese e ai servizi di questo Paese. Quello che il Governo continua a fare anche in questo provvedimento è la svalutazione delle istituzioni.
Noi del Partito Democratico siamo assolutamente contrari a questa misura, tuttavia diciamo che dalla possibilità di reperimento di risorse almeno si consenta ai settori più in difficoltà di ricevere qualcosa. Nella scorsa finanziaria, in tutti i provvedimenti anticrisi - anticrisi uno, anticrisi due, anticrisi tre - il settore dell'agricoltura è stato ampiamente trascurato dalle politiche di questo Governo, eppure si tratta di un settore che rappresenta il 16 per cento delle imprese di questo Paese e che vale più di 230 miliardi di euro. La finanziaria 2010 congela le previsioni delle articolazioni della manovra dello scorso anno, rimandando agli esiti dell'applicazione dello scudo fiscale. Le crisi dei mercati agricoli richiedono scelte determinanti di strategia (lo ha detto il collega che mi ha preceduto) che siano in grado di garantire un ruolo a questo settore.
Signor Presidente, i Paesi a cui spesso si rifà comparativamente il nostro Governo - penso ai Paesi con forte tradizione agricola come la Francia - non hanno trascurato questo settore, anzi subito, dall'inizio della crisi, hanno capito l'importanza del settore e del sostegno a questo settore primario, avendo in testa che è da qui che si tratta di ripartire.
Chiediamo dunque con questo ordine del giorno che sia ripristinata la dotazione di risorse per finanziare adeguatamente i contratti di filiera che sono strumenti determinanti per sostenere il sistema delle imprese in agricoltura. È attraverso questi strumenti che è possibile introdurre quelle innovazioni organizzative tese a innovare il settore e tutte le fasi della filiera.
Quando si fa appello ad un provvedimento come questo per poter reperire qualche risorsa in più per un settore, vuol dire che quel settore è davvero in una situazione di grave crisi. Noi davvero, anche attraverso questo strumento che riteniamo penoso, chiediamo che il settore dell'agricoltura sia sostenuto e che il Governo sappia scegliere finalmente dove allocare le risorse, non consentendo soltanto a chi ha frodato finora lo Stato di potersi tenere il maltolto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Trappolino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/225.

CARLO EMANUELE TRAPPOLINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, il lavoro che in queste ore stiamo facendo con l'unico strumento a nostra disposizione, quello dell'ostruzionismo, ha l'obiettivo di tenere fino alla fine desta l'attenzione su un provvedimento che abbiamo giustamente definito una vergogna e uno scandalo. Vergogna che pure non sembra sfiorare il Ministro Tremonti il quale, nel tentativo di giustificare questo impresentabile strumento, si avventura nella mendace assimilazione tra il suo scudo e la dichiarazione volontaria sui capitali esportati introdotta negli Stati Uniti, tralasciando alcuni dettagli che stabiliscono un abisso tra i due provvedimenti.
Negli Stati Uniti l'esportatore di capitali non resta anonimo e deve pagare pure tutte le imposte e non mi pare che ciò sia esattamente quel che si prevede nel nostro caso.
Siamo dinanzi ad un condono che copre presumibilmente l'esportazione di capitali fatta dopo il 2004, per i quali l'accertamento tributario sarebbe ancora possibile. Un condono-scudo sul quale pende anche il pronunciamento della Corte di giustizia europea, che stabilisce che i singoli Stati non possono prendere provvedimenti come questa fattispecie, che inibiscono i controlli sulle violazioni IVA. Tali provvedimenti sarebbero, infatti, in contrasto con la stessa direttiva europea in materia di IVA. L'amministrazione finanziaria potrebbe, quindi, accertare le eventuali evasioni IVA, senza temere di scontrarsi con lo scudo. Staremo a vedere. Ma Pag. 150cosa potevamo aspettarci da un Governo che, rovesciando il vecchio adagio «fatta la legge trovato l'inganno», si ingegna a trasformare l'inganno in quella sorgente costitutiva da cui rampollano le leggi?
Il vostro è un mondo rovesciato, quasi una riedizione delle fatiche letterarie di Giulio Cesare Croce, un mondo alla rovescia che premia i furbi e gli evasori, lascia impunita l'illegalità e illude gli onesti, quelli che pagano le tasse, e che governa il Paese con l'idea di rendere superflua la funzione stessa del Governo e dello Stato. Ma questa è la vostra idea di Paese, un'idea che sogna un ritorno al medioevo, con le sue immote corporazioni, i servi, i contadini, i vassalli, un medioevo senza la noia delle regole e delle leggi uguali per tutti, dei sindacati, senza i controlli della Guardia di finanza e senza il reato di falso in bilancio. Qui si manifesta una sorta di apologia dell'illegalità. La caricatura mal si addice allo sconcerto che, invece, questo Governo non smette generosamente di diffondere.
Stiamo allora alla storia recente, al nodo politico. Tra il 1996 e il 2001 e nel biennio 2006-2008, quando ha governato il centrosinistra, sono aumentati i gettiti fiscali, si sono ridotte le tasse, almeno in parte, sono scese le aliquote e si sono sanati i bilanci pubblici. Questa politica economica, dei nostri Governi, è stata possibile solo grazie ad una forte riduzione e al contrasto rigoroso dell'evasione fiscale.
Quando governa la destra è il mondo alla rovescia. Aumenta la spesa pubblica, crolla il gettito, sale il disavanzo e si fanno condoni. Infatti, con quello che ci accingiamo a varare siamo al terzo, e tutte le volte che si fa un condono si prepara anche il terreno per il successivo. Si scoraggia così la fedeltà fiscale e si allenta quel legame, sempre da ricostruire da capo, tra cittadino e Stato, tra cittadino e cittadino, legame che fa società e che la rende più moderna.
State costruendo un muro storto, ha detto nel suo intervento l'onorevole Cuperlo, un muro destinato a crollare. Con questo scudo fiscale, che avete fatto diventare una sanatoria tombale, date ai furbi, ancora una volta, un premio. E tuttavia, i soldi che rientreranno non saranno utilizzati per portare il Paese fuori dalla crisi economica, bensì ancora per fare consenso.
Promettete risorse ai dipendenti pubblici in attesa del rinnovo del contratto, alle regioni per finanziare la spesa sanitaria, alle famiglie per le agevolazioni fiscali. Soldi per tutti. Ma chi ci guadagna nel frattempo? Non i piccoli imprenditori e gli artigiani, soffocati dalla stretta creditizia, ma certamente i più ricchi e i molto furbi, un certo numero di criminali e, infine, le banche che già si stanno preparando a ripulire milioni di euro.
L'ordine del giorno da me presentato, signor Presidente, e mi avvio alle conclusioni, vuole impegnare il Governo a destinare una quota del gettito che si produrrà da questo scudo fiscale al settore agricolo, richiesta strumentale, certamente, ma che serve a porre l'attenzione sulla gravità delle condizioni in cui versa questo settore. Nei provvedimenti anticrisi, infatti, che fino ad oggi avete approvato non vi è traccia di risorse per l'agricoltura. Oggi questo settore è in profonda crisi - che neppure l'ubiquità mediatica del Ministro Zaia riesce a nascondere - per la perdita di reddito dei tanti agricoltori di fronte alla caduta dei prezzi di cereali, vino e latte. Tale caduta dei prezzi costringe gli imprenditori agricoli a vendere oggi ad un prezzo più basso dei costi di produzione e domani, certamente, ad abbandonare e chiudere la propria azienda.
L'ordine del giorno - e concludo - chiede di sostenere nello specifico i giovani imprenditori agricoli che rappresentano la possibilità stessa per questo settore di guardare al futuro. Ecco, con un po' di amarezza, colleghi della maggioranza, non ci rimane che chiedervi di votare per questi nostri ordini del giorno. Potremmo considerarlo un segno di buona volontà, nonostante tutto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

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PRESIDENTE. L'onorevole Servodio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/226.

GIUSEPPINA SERVODIO. Signor Presidente, c'è una grande consapevolezza nei nostri ragionamenti e mi fa piacere che stasera ci sia in Aula, oltre al sottosegretario con il quale in questi giorni abbiamo interloquito, il viceministro Vegas di cui conosciamo sensibilità e cultura.
Vi è un primo aspetto, signor Presidente: con questo provvedimento segniamo uno stacco del nostro Paese da una politica coordinata per far rientrare i capitali e per contrastare i paradisi fiscali. Questo ci preoccupa perché questo Paese ha bisogno di stare dentro un metodo, una scelta, una politica che sia condivisa dai Paesi più moderni.
Molti colleghi prima di me hanno dimostrato come Tremonti non dica la verità quando afferma che questo scudo fiscale è uguale a quello adottato dagli altri Stati. Questo è un aspetto fondamentale: il nostro Paese ha bisogno di collegarsi all'Europa, ai Paesi più moderni dell'Europa e agli Stati Uniti perché, se dobbiamo combattere la criminalità, se dobbiamo combattere l'illegalità abbiamo bisogno di utilizzare una politica coordinata in cui siano condivise anche le regole con gli altri Paesi della Comunità europea e gli Stati Uniti.
Allora, secondo noi, con questo provvedimento ritorniamo ad essere quell'Italia provinciale, quell'Italia lontana dal processo di ammodernamento e questo è un dato negativo. Per carità, in Europa e nel mondo non solo andiamo sui giornali per alcune cose che non sto qui a ripetere, ma anche per l'incapacità, da parte del nostro Paese, di guardare avanti, di ammodernare e di rispettare le regole. Questo è un dato non solo morale, ma politico, un dato che anche sul piano economico porta gli investitori stranieri a non fidarsi dell'Italia.
In questi anni, per esempio in molti settori, abbiamo pagato multe alla Comunità europea perché non abbiamo osservato con attenzione le regole; quindi, il nostro viene ritenuto all'estero un Paese che non rispetta le regole e questo ci dispiace. Infatti, credo che invece abbiamo bisogno di recuperare una credibilità internazionale che deve avere una ricaduta sull'economia del nostro Paese. Da questo punto di vista, credo che il Governo e la maggioranza, approvando questo provvedimento, si assumano una grave e grande responsabilità.
L'altro aspetto è il seguente. L'altro giorno ho svolto un intervento. Ho letto molto e ho sempre apprezzato nella mia esperienza politica ciò che diceva Vanoni. Il patto fiscale, sottosegretario e Viceministro Vegas, è uno degli anelli più delicati del rapporto tra istituzioni e cittadini. Il fisco forse è una delle materie sulle quali non si può giocare, perché se c'è una politica fiscale adeguata c'è giustizia e, se c'è una politica fiscale adeguata, c'è chi rispetta i doveri e i diritti.
È un patto fondamentale che incide sulla qualità della nostra democrazia.

PRESIDENTE. Onorevole Servodio, la prego di concludere.

GIUSEPPINA SERVODIO. Quindi, da questo punto di vista - l'hanno spiegato molto bene altri colleghi prima di me - l'aver introdotto l'idea che in questo Paese chi sbaglia ha un premio non è un vantaggio per la nostra economia.
Guardate che è un errore pensare di sanare e fare le amnistie e così promuovere l'economia sana, perché il nostro Paese è ancora molto fragile e diseguale. La criminalità organizzata controlla molti settori economici e anche il rapporto con alcune istituzioni. Pensare di sviluppare questo Paese alimentando l'illegalità è un grave errore. Vi assumete una grave responsabilità.
Signor Presidente, mi scusi, ma c'è un altro elemento. Non vorrei che con questo provvedimento si eludesse il vero problema di una politica economica sbagliata, che non ha risolto i nodi strutturali di questo Paese: l'evasione fiscale, il controllo della spesa pubblica, la battaglia alla criminalità. Questo provvedimento è un diversivo per fare cassa, invece di pensare di ammodernare questo Paese, di tagliare i Pag. 152rami secchi, di fare una politica economica saggia, di premiare e aiutare gli imprenditori, non facciamo altro che fare cassa istituzionalizzando l'illegalità.
Non avrà molto spazio questo Paese nello sviluppo. Noi con questo provvedimento non solo facciamo diamo un vantaggio ai furbi, ma umiliamo chi in questo Paese lavora onestamente e questo è un vulnus molto pericoloso di cui questa maggioranza e questo Governo si assumono la responsabilità.

PRESIDENTE. Onorevole Servodio, dovrebbe concludere.

GIUSEPPINA SERVODIO. L'ordine del giorno svolge queste considerazioni, ma impegna il Governo a dire una cosa molto importante: come vuole utilizzare queste risorse. Le deve utilizzare per i settori produttivi perché abbiamo bisogno di allargare le possibilità e le opportunità di lavoro, aiutare gli imprenditori veri e anche il mio ordine del giorno, in modo particolare, vuole impegnare il Governo a guardare con attenzione quel settore dell'agricoltura che è stato da questo Governo in tutti i provvedimenti dimenticato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Albonetti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/97.

GABRIELE ALBONETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori membri del Governo, in questi pochi giorni ci è stato ancora una volta concesso di parlare invano, prima che il consueto combinato disposto di un decreto-legge più una questione di fiducia, poi un decreto-legge correttivo del precedente più un'ulteriore questione di fiducia, arricchito questa volta da una novità, dalla minaccia di questa norma ghigliottina, imbavagliasse la nostra possibilità di continuare a discutere.
In questi pochi giorni in tutti nostri interventi abbiamo più volte rimarcato la palese illegalità di un provvedimento che configura una vera e propria amnistia per i reati penali connessi al denaro illegalmente esportato e detenuto all'estero. L'elenco dei reati è lungo, è già stato fatto da altri intervenuti. Su questo elenco è stato steso da questo provvedimento un velo: non saranno perseguiti. Ricordo che sono reati di una gravità tale da poter essere puniti, secondo il nostro codice penale, con pene fino a sei anni.
L'illegalità e l'immoralità di queste norme offende, sopratutto in un momento in cui tutti, compreso il nostro pontificante Ministro dell'economia, si affannano a proclamare la necessità di reintrodurre principi etici nella vita pubblica e nel mercato e, in particolare, nei mercati finanziari.
Ma offende ancora di più, come già è stato sottolineato, i tanti cittadini onesti che pagano le tasse, che faticano a sbarcare il lunario tutti i mesi, che non portano i soldi all'estero; offende quegli imprenditori, e sono tanti, che mettono i soldi nelle loro imprese per farle sopravvivere e per continuare a dare lavoro, anche in un momento difficile, ai loro dipendenti e ai loro operai.
Vi è poi un secondo punto: il primo è l'illegalità e il secondo è l'iniquità del trattamento fiscale di favore che viene riservato a chi ha evaso, esportato e falsificato.
Vi è un'imposta minima del 5 per cento sul rientro di questi patrimoni e di questi capitali: non vi è nulla relativo all'arricchimento nel corso degli anni prodotto dai capitali detenuti all'estero, nulla sulle imposte IRPEF, IRAP e IVA nel frattempo evase. Insomma, in Italia si possono far rientrare i capitali detenuti all'estero illegalmente pagando un obolo risibile del 5 per cento.
In altri Paesi si paga ben di più sul rientro di questi capitali, in molti Paesi si raggiunge quasi il 50 per cento, a volte lo si supera. L'Italia, insomma, diventa un grande paradiso fiscale di ritorno, con la differenza che in paradiso si sta in eterno, mentre in questo paradiso fiscale i soldi Pag. 153che tornano, probabilmente, ci staranno poco, perché ritorneranno poi velocemente verso destini esteri e stranieri.
Vi è un terzo punto ancora più grave, ed è l'anonimato che viene garantito su questi reati e su queste forme di evasione. Non sappiamo e non sapremo di chi sono questi patrimoni e questi capitali; non sappiamo e non sapremo quali indicibili interessi, anche di tipo mafioso e criminale, si nascondono dietro la detenzione all'estero di queste risorse; non ci sarà mai dato sapere, sulla base di questo provvedimento, che garantisce l'assoluto anonimato, chi è che ha commesso i reati, chi è che ha evaso e chi è che ha portato i soldi all'estero.
Dunque, al venir meno della sanzione fiscale e della sanzione penale, si aggiunge anche l'assenza di una qualunque possibilità di sanzione sociale da parte dei cittadini. Qualcuno oggi ha citato l'antica abitudine delle indulgenze, che in Italia ha avuto grande fortuna secoli fa: voglio ricordare che perfino per le indulgenze vi era l'obbligo della confessione pubblica, se volevi avere l'indulgenza. Questa non è neanche un'indulgenza!
Con questo ordine del giorno e con altri simili chiediamo di avere almeno un resoconto di quali sono le attività patrimoniali e finanziarie che vengono rimpatriate. Chiediamo di conoscere, chiediamo almeno di togliere parzialmente il velo dell'anonimato, per consentire ai cittadini onesti di sapere almeno chi sono coloro che con la loro disonestà li costringono a continuare a pagare tasse così elevate ogni anno, per avere almeno quella sanzione morale e pubblica che in altri Paesi, a partire dagli Stati Uniti, che sono sempre, quando interessa, un modello, quella sanzione pubblica che lì c'è.
Oppure la vogliamo vedere con l'ottica del Presidente del Consiglio, che ancora oggi ribadisce che con questi soldi si finanzieranno scuole e sanità? Mettiamola in positivo: diciamo che ci piacerebbe sapere chi sono questi benefattori, chi sono questi donatori, chi sono questi cittadini meritevoli.
Piacerebbe saperlo ai bambini, alle maestre, ai genitori di quelle scuole e piacerebbe saperlo ai medici, agli infermieri e ai pazienti di quegli ospedali, perché almeno potremmo scolpire una lapide con i loro nomi su quelle scuole e su quegli ospedali. Sarebbe un modo civile per inchiodarli ai loro meriti, ma, soprattutto, per inchiodarli alle loro responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Brandolini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/227.

SANDRO BRANDOLINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, una cosa dobbiamo dirla: Tremonti è stato di parola, mai più condoni. Ma non perché non vi siano i condoni: perché ha abolito la parola «condoni», e ne ha introdotta una nuova, appunto lo «scudo fiscale», che mette al riparo da tutta l'evasione che è stata fatta su quei capitali. Uno scudo legale, che si fa beffa dell'attività degli investigatori, sia finanziari che giudiziari, e che dà la possibilità, anche attraverso l'anonimato, di rendere trasparente ciò che nulla ha di trasparente.
Molti colleghi hanno usato, per illustrare i loro ordini del giorno, l'esigenza di fare di necessità virtù. Vorrei dire invece che c'è bisogno di non aggiungere al danno la beffa, anzi di evitare l'ultima beffa, perché in effetti il provvedimento crea danni allo Stato, alle sue entrate, crea danno alla giustizia, si fa beffa degli onesti. Si fa beffa di quei dipendenti, operatori dello Stato, che sono irrisi da questo Governo; operatori i quali quotidianamente - e sono tanti - fanno il loro dovere affinché lo Stato incassi ciò che gli è dovuto e chi sta nella legalità sia premiato, e non invece, come avviene anche col provvedimento in esame, che chi commette illeciti, chi non rispetta le regole venga premiato.
Viviamo una crisi economica profonda; col mio ordine del giorno affronto un settore dei tanti coinvolti in questa crisi. Si Pag. 154diceva che di provvedimenti anticrisi se ne sono fatti in questi anni diversi, ma in quei provvedimenti mai è stata inserita una parola sul secondo comparto più importante del nostro Paese, quello agroalimentare. Il mondo agricolo è stato occultato, è stato abbandonato, non beneficia di un minimo di sostegno; anzi ha subito, come dicevano i colleghi nei loro interventi, dei tagli notevoli.
Di fronte a questa crisi, gli agricoltori sono i primi oppositori del provvedimento in discussione e dei provvedimenti che ha fatto il Governo contro la crisi, perché in realtà essi non li hanno toccati. Così come non hanno dato risposta ai lavoratori che perdono il lavoro e non hanno ammortizzatori sociali; e ce ne sono tanti, non come dice il Presidente del Consiglio, che nessuno è stato lasciato solo. I lavoratori agricoli, i coltivatori e i contadini, gli imprenditori agricoli non hanno nessun ammortizzatore sociale nel momento in cui si trovano ad affrontare una crisi profonda, nella quale i ricavi non coprono neanche la metà dei costi in molte situazioni come quella dell'ortofrutta, che ho posto al centro del mio ordine del giorno.
Di fronte a tutto questo vediamo l'inerzia, la mancanza di una qualsiasi politica non solo di rilancio e di sostegno all'agricoltura e al settore agro-alimentare, che è il secondo per importanza nel nostro Paese, ma neanche a sostegno del reddito di quei coltivatori (e neppure a sostegno dei debiti che essi devono contrarre per pagare i costi che quest'anno non sono coperti dai ricavi).
Nelle audizioni che svolgiamo quotidianamente si registra la difficoltà a ricorrere al credito e a pagare le rate dei mutui, perché in questi anni il mondo agricolo ha subito fasi congiunturali estremamente negative che non hanno consentito appunto non solo di conseguire reddito, ma neppure di coprire fino in fondo i costi. Come dicevo, evitiamo allora i danni di questo provvedimento, la beffa per cui i soldi che entreranno non saranno utilizzati per aiutare chi in questa crisi non riesce a far quadrare i conti e a realizzare un reddito minimo sufficiente per sé e per la propria famiglia.

PRESIDENTE. Onorevole Brandolini, la invito a concludere.

SANDRO BRANDOLINI. Tra questi vi sono appunto gli agricoltori e i coltivatori dell'ortofrutta, che sono stati quest'anno fortemente colpiti dalla crisi dei prezzi, a livello europeo in modo particolare, la quale ci ha colpito pesantemente.
Proprio in questi giorni abbiamo avuto una risposta circa i ritardi rispetto alla corresponsione ai consorzi di difesa dei contributi per pagare le assicurazioni contro le calamità. Questi coltivatori che già non fanno reddito e fanno i debiti per pagare i costi di produzione si vedranno aumentare di due, tre o quattro volte le cartelle dei consorzi di difesa per pagare le assicurazioni contro le calamità (assicurazioni che fino all'anno scorso erano coperte da un contributo dello Stato).

PRESIDENTE. Onorevole Brandolini, deve concludere.

SANDRO BRANDOLINI. Evitiamo questa beffa: possiamo dire che qui siamo di fronte alla vera legge finanziaria, perché quella che discuteremo nei prossimi giorni è vuota, non c'è un euro: per i soldi dobbiamo aspettare lo scudo fiscale ed allora vedremo se il Governo li vorrà utilizzare per risolvere i problemi del Paese, in questo caso del settore dell'ortofrutta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Sani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/228.

LUCA SANI. Signor Presidente, con l'approvazione di questo decreto-legge la maggioranza conferma l'impianto culturale che anima l'azione del Governo, non solo per lo scarso rispetto delle istituzioni e in particolar modo del Parlamento, avvenuto anche questa volta attraverso il Pag. 155ricorso al voto di fiducia, ma impedendo anche il dibattito e la discussione (adottando appunto lo strumento che viene chiamato «ghigliottina»).
Esso conferma l'impianto culturale che vede la soluzione dei problemi del Paese attraverso la messa in discussione del patto di cittadinanza che lega i cittadini italiani. E lo fa colpendo i diritti: da un lato, attraverso lo smantellamento dello Stato sociale perpetuato con la politica dei tagli ed abbassando il livello di protezione soprattutto per le categorie più deboli che oggi sono quelle più colpite dalla crisi; dall'altro, disinvestendo su quelle voci che rappresentano lo sviluppo e la crescita di una comunità come la scuola e la ricerca, e svilendo il valore del lavoro nel quale la precarietà è diventata norma generando insicurezza rispetto al futuro di molte generazioni.
Oggi siamo di fronte ad una situazione della società italiana per cui chi lavora si impoverisce e chi specula o commette una frode, come nel caso oggetto del provvedimento che ci accingiamo ad approvare, si arricchisce.
Questo è il messaggio che mandiamo alla società. Questa maggioranza lo fa senza aver mai affrontato seriamente i nodi della crisi strutturale che ha investito il pianeta e anche il nostro Paese, senza proposte organiche e senza una discussione che coinvolga, o che abbia coinvolto fino ad oggi pienamente questa istituzione. Nell'azione del Governo e della maggioranza c'è una totale assenza di politiche organiche per lo sviluppo. Tanti sono i proclami e l'ultimo è quello sulle banche, ma non c'è alcun provvedimento strutturale.
La maggioranza e il Governo affrontano questa crisi per spot con provvedimenti parziali e inadeguati e confermano questo impianto culturale allentando sui doveri, trasmettendo un'idea del lassismo più diffuso in tutti i settori con i condoni o, come in questo caso, con lo scudo fiscale. Potremmo chiamarlo lo scudo all'italiana o del Bengodi vista l'esiguità degli oneri richiesti; oppure uno scudo selvaggio vista l'ampiezza dell'applicazione. Anche in questo caso si premiano ancora una volta i più furbi, trasmettendo l'idea che legalità, senso civico e responsabilità non sono valori ma inutili accessori. La maggioranza e il Governo fanno ciò riproponendo la pratica dei condoni che si era detto di voler abbandonare, ma che con questo provvedimento fa un salto di qualità con la sanatoria dei reati penali e, quindi, proponendo un'amnistia camuffata.
Rispetto a tutto questo ci domandiamo qual è il modello di società che si trasmette agli italiani? Dove trovano, soprattutto le giovani generazioni, lo stimolo per potere credere nel futuro e per poter investire su se stessi rispetto alla formazione e a una propria vita lavorativa? Credo che con questo modello state radicando l'idea nel Paese di una società che vive alla giornata, fregandosene del prossimo e che non investe sul futuro. Istigate al lassismo, all'illegalità e lo fate in maniera pericolosa perché se questo è il modello, ciascuno sarà portato ad avere un'attenzione più bassa rispetto alle tasse e al lavoro. Se, infatti, si è lavoratori ci sarà più assenteismo, se si è datori di lavoro ci sarà meno sicurezza e più precarietà; sulla formazione si dirà che si possono comprare gli esami, le lauree e si possono truccare i concorsi e quant'altro. È un messaggio devastante che inviate alla società italiana.
Noi crediamo, invece, all'Italia onesta che lavora, che si sacrifica e che vuole stare ancora dentro al patto di cittadinanza. Per questo anche provocatoriamente, attraverso i nostri ordini del giorno, chiediamo di investire gli eventuali proventi di questo provvedimento vergognoso sui settori che creano sviluppo.
In particolar modo, questo ordine del giorno si preoccupa di chiedere un investimento sul settore della pesca, ovvero uno dei settori strutturalmente più in crisi del nostro Paese, che, comunque, rappresenta una voce importante del made in Italy; un settore dove il lavoro è duro, dove si fa fatica e dove le furbizie hanno poco spazio.
Per questo motivo chiediamo attenzione anche perché la pesca sta vivendo un momento di crisi contingente legato anche Pag. 156qui al fermo, senza che ci siano quegli ammortizzatori sociali che i lavoratori di questo settore richiedono. Quindi, interventi di carattere strutturale per rilanciare un settore strategico come questo e, soprattutto, interventi anche per dare una risposta ai lavoratori che risentono maggiormente della crisi attuale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Cenni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/229.

SUSANNA CENNI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, devo che è davvero impressionante in questa fase storica misurare la distanza tra quanto sta accadendo nel resto del mondo per far fronte alla crisi economica e quanto invece accade da noi, nel nostro Paese ed anche in questa aula. Penso per esempio all'importante intervento che il Presidente Obama ha svolto all'ONU qualche giorno fa. Uno dei quei discorsi di grandissimo spessore che io credo segni dei passaggi, anche dei passaggi storici rilevanti. Penso al richiamo che quell'autorevole uomo di Stato faceva al mondo intero, autorevole appunto, sui temi dell'energia, richiamando il mondo a fare cose che sino ad ora non sono state fatte, sulle emissioni in atmosfera ed ancora su quei 20 milioni di dollari investiti sul diritto al cibo, all'alimentazione negli Stati Uniti e in buona parte del mondo. Cose fatte in questa fase così difficile di crisi.
Ora è vero che Berlusconi ha affermato che avrebbe voluto dire quelle cose. Io non so se le avrebbe dette, mi auguro che almeno le abbia lette con grande attenzione, perché vedete io credo che le caratteristiche inedite di questa crisi avrebbero richiesto autorevolezza, ricerca di confronto, condivisione su alcune grandi scelte e provvedimenti per il Paese, per le imprese e per le famiglie. Noi, lo hanno detto anche tanti colleghi prima di me, tante volte abbiamo trovato lo stesso titolo su provvedimenti prevalentemente vuoti, inefficaci, adottati per far fronte appunto alla crisi economica. Invece, voi avete scelto un'altra strada ed oggi proseguite. Lo fate con questo provvedimento indegno, su cui ci avete costretto alla venticinquesima fiducia. Sì, indegno, lo dico ancora una volta! Perché, vedete, mentre voi confezionavate l'ennesimo condono, l'ennesimo regalo per coloro che hanno frodato il fisco - anche se va riconosciuto che l'hanno fatto in grande stile - l'Unione europea ci faceva registrare, proprio ieri era su tutti i principali giornali economici, che in Italia il rischio per i lavoratori di piombare in una condizione di difficoltà e di povertà è ben oltre la media europea. È fra i più alti. Non sono dati dell'opposizione, ma che abbiamo letto appunto su tutti i giornali.
Ci avete costretto alla fiducia, ci avete reso impossibile il confronto. Allora noi ci vogliamo molto bene, ma ci piacerebbe ogni tanto poter interloquire anche con gli altri e invece siamo qui a parlare in un'aula vuota, ancora una volta. Quindi, farete lo scudo fiscale. Il Paese lo sa e vi giudicherà. Stiamo leggendo commenti pesanti non solo da parte del centrosinistra. Quindi lo farete. Dite che quelle risorse saranno utili per lo sviluppo. Bene, almeno questa cosa vogliamo prenderla sul serio.
Allora poiché all'inizio di questa legislatura avete continuamente tagliato in agricoltura: l'avete fatto con il fondo di solidarietà, l'avete fatto con il piano irriguo, l'avete fatto sulla ricerca per l'agricoltura. Berlusconi, fra l'altro, distribuendo stuzzichini alla convention di Coldiretti, ha promesso che in tempi brevi questo fondo sarebbe stato rimpinguato. Sulle imprese agricole francamente, fatta eccezione del provvedimento per gli splafonatori delle quote latte, non avete fatto niente ed anche in quel caso era una sorta di condono. Mentre noi discutevamo in quest'Aula fuori c'erano gli agricoltori onesti a protestare. Per il resto delle imprese non avete fatto niente e più volte nella piazza di Montecitorio le associazioni agricole hanno manifestato contro il Governo.
Allora noi vi chiediamo, con questo ordine del giorno, di destinare una parte consistente delle risorse rivenienti da questo Pag. 157scudo fiscale al mondo agricolo e in modo particolare alle imprese agricole. Vi chiediamo di istituire un fondo rotativo per il sostegno alle imprese agroalimentari, finalizzato alla concessione di prestiti e di mutui a tasso agevolato, rimborsabili con un piano di rientro pluriennale, finalizzati alla riduzione dell'esposizione bancaria del settore agroalimentare. Ricordo, fra l'altro, che i fondi di rotazione, come sapete, comportano un costo relativamente.
Anche per mandare avanti l'agricoltura italiana, come altri settori, francamente non basta qualche piacevole comparsata nei talk show e nemmeno un po' di terra sulle scarpe. Servono scelte, idee e risorse. Non avete fatto nessuna di queste tre cose e le risorse le avete destinate, fin dall'inizio di questa legislatura, all'ICI, all'Alitalia e agli straordinari, dimostrando francamente di avere poca capacità di vedere lontano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Causi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/230.

MARCO CAUSI. Signor Presidente, mi permetta di cominciare il mio intervento ringraziando della loro presenza tre esponenti del Governo, il Viceministro Vegas, il sottosegretario Casero e il sottosegretario Alberto Giorgetti, oltre ad un autorevole esponente della maggioranza, cioè il presidente Giancarlo Giorgetti. Vorrei chiedere a tutti e quattro questi autorevoli esponenti della maggioranza e del Governo di seguirmi per due motivi in un lavoro congiunto. Noi stiamo facendo quello che il Presidente Fini ha definito un legittimo ostruzionismo e, quindi, nel legittimo ostruzionismo si parla di tante cose. Vorrei chiedervi due minuti per seguirmi e davvero provare ad usare, anche se in un'ora così tarda, questi minuti per lavorare insieme. Vorrei leggere con voi e provare a interpretare con voi la questione dell'antiriciclaggio, che è la questione che, come è evidente, credo anche per voi, ci prende più di tutte. Il decreto-legge prevede che: «Il rimpatrio ovvero la regolarizzazione si perfezionano con il pagamento dell'imposta e non possono in ogni caso costituire elemento utilizzabile a sfavore del contribuente (...) né comporta l'obbligo di segnalazione di cui alla normativa antiriciclaggio, relativamente ai rimpatrio ovvero alle regolarizzazione per i quali si determinano gli effetti di cui al comma 4, secondo periodo».
Gli effetti di cui al comma 4, secondo periodo, sono quelli in sostanza che depenalizzano, nel caso di regolarizzazione, i diversi reati societari, che possano avere influenza per un'impresa, società di persone o di capitali, se mette dentro il suo bilancio somme regolarizzate all'estero, cioè false bilancio, scritture societarie e IVA.
Allora, seguitemi per un attimo e poi rispondetemi in questa sede o in altre sedi, perché il possibile varco alla criminalità economica credo e spero che sia un problema di tutti e non soltanto dell'opposizione. Sono e siamo convinti che stiamo sollevando un problema vero, non demagogico né strumentale. Mettiamoci dal punto di vista di un funzionario bancario, del direttore di un'agenzia bancaria svizzera piuttosto che italiana, che deve istruire una pratica di regolarizzazione ai sensi di questo decreto. Questo funzionario bancario, leggendo questa legge, può benissimo fare il seguente ragionamento e, secondo me, difendersi anche nelle sedi giudiziarie se in futuro fosse mai coinvolto: io ho verificato che questa impresa, questa Srl o questa Spa, partecipava allo scudo fiscale, rientrava in qualche fattispecie di falso in bilancio. Infatti, è chiaro che se la Causi Spa prende oggi soldi che venivano dalla Causi Cayman e questi soldi emergono nel bilancio della Causi Spa nel 2009, che però vengono da una società che non avevo dichiarato negli esercizi precedenti, incorro in un reato che mi viene scudato, ma poiché questi reati, di cui all'articolo 8, sono scudati - prevede la norma - non vi è l'obbligo di segnalazione.
Quindi, poiché il funzionario bancario sta istruendo una pratica relativa a un'impresa che è scudata per i reati di cui Pag. 158all'articolo 4, non deve fare segnalazione. Questo è il punto, cioè queste quattro righe sono, di fatto, uno scudo per gli intermediari finanziari, nell'istruire queste pratiche. Se un domani alcuni di questi capitali fossero coinvolti in una vicenda giudiziaria, se alcuni di questi capitali venissero dalla criminalità organizzata, il funzionario bancario, l'intermediario finanziario, sarà convocato dal giudice, che gli chiederà perché non si sia accorto e non abbia avuto, come dice la normativa antiriciclaggio, il sospetto e non abbia, quindi, inviato la segnalazione all'unità di informazione finanziaria.
E lui potrà dire: «No, la legge mi diceva che se sapevo che si trattava di capitali scudati ai sensi di quei reati, non avevo obbligo di inviare segnalazioni». Questo è il punto.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Causi.

MARCO CAUSI. Su questo vi chiedo una riflessione. Dal momento che a priori non sono tra le persone - ma nessuno di voi lo è - che ritengono che dall'altra parte di quest'Aula parlamentare vi siano soltanto persone vocate a portare questo Paese al disastro - a maggior ragione non lo ritengo soprattutto nel caso dei quattro autorevoli esponenti della maggioranza e del Governo che in questo momento lavorano con noi - credo che finché non verranno cancellate queste quattro righe - non oggi magari ma con un altro veicolo ma pensateci: cancellate queste quattro righe - finché non le avremo cancellate, c'è il varco in questa norma per scudare gli intermediari finanziari e renderli a questo punto molto meno responsabilizzati ai fini degli obblighi di segnalazione per la normativa antiriciclaggio.
Mi scusi, signor Presidente, un'ultima osservazione. Se guardiamo alla normativa, il sottosegretario Giorgetti mi ha risposto in precedenza che, al contrario, anche queste operazioni sono soggette alla normativa antiriciclaggio come qualsiasi altra. No: infatti se guardiamo alle norme sui bonifici bancari e andiamo a prendere il Testo unico della finanza, non c'è nella norma sui bonifici bancari un riferimento specifico. Quindi, quando un funzionario bancario si trova un bonifico bancario sul quale potrebbe avere un sospetto lo segnala. Quando un funzionario bancario si trova, invece, uno scudo di questo tipo può avere il sospetto, però potrebbe anche non farlo perché tanto lo copre. Cancellate queste quattro righe, per favore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. L'onorevole Fluvi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/232.

ALBERTO FLUVI. Signor Presidente, prima di entrare nel merito dell'ordine del giorno mi permetta di svolgere alcune considerazioni che ho già fatto in discussione sulle linee generali e che hanno fatto anche altri colleghi sul metodo che sembra diventare norma da un po' di tempo a questa parte.
Il Governo approva un decreto-legge e lo sottopone alla firma del Presidente della Repubblica, lo invia alle Camere, arriva l'emendamento del parlamentare di turno, il Governo pone la fiducia, viene approvato e lo invia all'altra Camera per la ratifica. Credo che in questa sequenza vi sia una mortificazione del Parlamento, una mortificazione del dibattito politico, una mortificazione appunto dell'istituto parlamentare.
Badate bene, colleghi, non è un problema a mio avviso di rapporti tra maggioranza ed opposizione. Penso, ma sono sicuro anche di interpretare gran parte del pensiero di molti colleghi della maggioranza, che in questo caso si pone in primo luogo il tema del rapporto tra Governo e Parlamento. Comincia ad essere imbarazzante anche il rapporto tra le diverse istituzioni dello Stato. È anche per questo, signor Presidente, che noi abbiamo considerato una forzatura le dichiarazioni della Presidenza della Camera e del Presidente Fini sulla volontà di imporre la chiusura del dibattito parlamentare. Venendo al provvedimento e all'ordine del giorno da Pag. 159me presentato, non so trovare altro aggettivo per definire tale provvedimento se non quello di vergognoso. Non mettiamo, signor sottosegretario e Viceministro, in discussione la necessità di combattere i paradisi fiscali. Anzi siamo convinti, come voi e come il Ministro, che la battaglia contro i paradisi fiscali abbia subito un'accelerazione dopo il G20 di Londra nell'aprile scorso e dopo la pubblicazione da parte dell'OCSE della black list.
Così come siamo convinti che sia necessario un forte coordinamento internazionale fra tutti i Paesi membri del consesso del G20 e altro, questo è il punto.
Il Ministro Tremonti, quando dice che abbiamo fatto quello che hanno fatto negli altri Paesi, dice una falsità, ma lo dice consapevolmente: lo sa che in Italia non abbiamo fatto quello che hanno fatto negli altri Paesi, in Francia, in Inghilterra, negli Stati Uniti. Era falso ieri ed è falso tanto più oggi, dopo le modifiche che avete introdotto al Senato, che estendono le maglie del condono anche al falso in bilancio, alla distruzione di documenti contabili, alle società estere e via dicendo. I condoni fatti negli altri Paesi si basano sostanzialmente su due cardini: il primo è la dichiarazione di regolarizzazione, che negli altri Paesi non è anonima come qui in Italia. In Inghilterra, in Francia e negli Stati Uniti non è anonima, non dipende dal colore politico, dipende dalla volontà di abbassare o di alzare l'asticella della legalità. Infatti nell'anonimato si possono nascondere tante cose.
Dall'altra parte il pagamento: noi consentiamo, anzi voi consentirete di regolarizzare capitali esportati illegalmente all'estero pagando un obolo del 5 per cento. Perché questo obolo del 5 per cento? Da che cosa deriva? Come è costruito? Concludo, signor Presidente: è costruito immaginando che quei capitali esportati illegalmente all'estero diano frutti o interessi per il 2 per cento. Una persona con intelligenza media non rischia di esportare capitali all'estero per guadagnarci il 2 per cento, quando i titoli di Stato rendono di più. Ecco, su questo 2 per cento di rendimento la tassazione è del 50 per cento, quindi l'1 per cento; moltiplicato per cinque anni è uguale al 5 per cento. Ecco, questa roba qui è «scudata».
Pochi giorni fa il Corriere della Sera ha pubblicato le dichiarazioni dei redditi del 2008. Da lì si evince che i redditi sopra i 100 mila euro nel nostro Paese sono meno dell'1 per cento delle dichiarazioni dei redditi. Il 50 per cento delle società di capitali fa dichiarazioni in perdita. Questa roba qui come sta con quello che ha dichiarato qualche giorno fa la Guardia di finanza, quando afferma che i capitali all'estero sono 350 miliardi di euro? Come si tengono assieme queste due cose? Ma come si tiene assieme un Paese se vi sono questi due poli e se poi il Governo dà questi segnali?
Ho ascoltato in quest'Aula - e concludo davvero, signor Presidente - fare apprezzamenti nei confronti del lavoro della Guardia di finanza e concordo con quei colleghi che hanno esaltato il lavoro della Guardia di finanza, che sta portando risultati importanti. Vorrei però poter dire queste cose che ho detto anche domani e non essere costretto, domani, ad usare il passato.
Ecco perché invito il Governo, visto che non abbiamo avuto la possibilità di illustrare, discutere e votare i nostri emendamenti, a prendere in considerazione per lo meno i nostri ordini del giorno, soprattutto - e me ne scuso - faccio riferimento al mio. Vorrei che un atto di trasparenza fosse questo (e concludo davvero): che il Governo ci dica i casi in cui l'amministrazione - la Guardia di finanza o l'Agenzia delle entrate - eseguendo la sua attività ordinaria di accertamento non ha potuto procedere per le garanzie fornite dallo scudo fiscale. Credo che questo sarebbe un atto di trasparenza e di onestà nei confronti del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Colleghi, poiché si stanno svolgendo dei ragionamenti importanti, sto concedendo qualche minuto in più, tuttavia, vorrei che fosse chiaro che, nell'economia dei nostri lavori, più si parla prima e meno si parla dopo. Pag. 160
L'onorevole Iannuzzi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/55.

TINO IANNUZZI. Signor Presidente, sappiamo tutti che il Paese sta attraversando una fase di grande difficoltà, innanzitutto, dal punto di vista della sua vita economica. La situazione di sofferenza delle famiglie è forte e cresce sempre di più l'area della povertà, dell'emarginazione, della debolezza e della fragilità. Lo stesso sistema delle imprese è duramente messo alla prova, a cominciare da quel sistema di piccole e medie imprese che rappresenta il vero tessuto connettivo, il punto più dinamico del nostro sistema economico. Vi sono state questioni sociali aperte, tante questioni di fondo e di prospettiva che dividono realmente il Paese, attraversandolo con opinioni profondamente diversificate.
Mai come in questo momento, abbiamo, quindi, necessità di rafforzare e di potenziare quel senso profondo che unisce il nostro Paese. Abbiamo la necessità di irrobustire e di far crescere quel legame e quel filo collettivo che ci fa sentire parte di una grande storia nazionale che continua. Pertanto, in questo contesto, mai come ora, occorre coerentemente praticare ed affermare un senso alto e forte dello Stato e delle istituzioni, non declinandolo ad astratto, ma traducendolo in comportamenti, decisioni e scelte di coloro che hanno maggiori responsabilità, nella vita pubblica e nel Governo del Paese. Ciò con l'affermazione adamantina, senza se e senza ma, senza reticenze e senza incertezze, del senso delle regole, del rispetto della legge e del principio di legalità.
Soltanto su queste basi può crescere la fiducia dei cittadini verso lo Stato e può anche affermarsi, in concreto, il rispetto per l'autorità dello Stato, tenuto conto che lo Stato tanto più è in grado di esercitare auctoritas, quanto più è autorevole, equilibrato, giusto e modello di riferimento nelle sue scelte e nei suoi comportamenti.
Da questo punto di vista, il provvedimento che stiamo varando, che contiene lo scudo fiscale che avete inserito al Senato surrettiziamente e con un meccanismo tortuoso e subdolo - francamente, ben lontano da quello di cui il Paese avrebbe bisogno - va nella direzione esattamente opposta. Traducete in regola giuridica e in legge un disvalore: quello che premia ed incentiva chi ha compiuto atti, ancor prima che illegali, immorali, portando all'estero capitali e ricchezze, che oggi può riportare in Italia attraverso il pagamento di somme irrisorie. Tutto ciò, con la possibilità di usufruire di un'area di impunità e di sanatoria penale vastissima, che dalle diverse fattispecie dell'evasione fiscale e dei reati finanziari, si spinge a coprire il falso in bilancio.
Sopprimendo l'obbligo di denunciare i movimenti sospetti di capitale dal punto di vista del rispetto della normativa antiracket e antimafia, si abbassa anche pericolosamente la frontiera, che deve essere rigorosa e ferma, della lotta alla criminalità organizzata. Ciò produce un varco pericolosissimo, che indebolisce il potere di indagine delle autorità giudiziarie e che rappresenta anche un momento di arretramento nella lotta intransigente che le istituzioni debbono affermare nei confronti di qualunque forma di criminalità organizzata.
Fate tutto questo violando quella che deve essere la funzione vera del Parlamento. Il Parlamento, infatti, esercita la sua funzione non quando adotta una legge dal punto di vista formale e procedurale, attraverso il rispetto del procedimento tipizzato nella Costituzione e nei Regolamenti parlamentari, ma quando riesce, davvero e nella sostanza, a tradurre in regola giuridica un valore alto, un valore che vive nella coscienza e nel cuore delle persone e della comunità e che sa proiettare il Paese verso un equilibrio più avanzato, verso comportamenti più virtuosi, verso obiettivi più alti e veri di interesse generale e di tutela della res publica.
Tutto questo invece voi non lo fate, perché traducete in legge un disvalore, che è quello di premiare in maniera vergognosa chi ha commesso reati, atti illegali, atti immorali e atti profondamente confliggenti con l'interesse della comunità. Pag. 161
Tutto ciò serve anche a rafforzare il modello di Stato che voi state offrendo in questi mesi con la carrellata di provvedimenti che si succedono, uno Stato che sa essere forte, aggressivo, duro, quasi spietato con i deboli, ma uno Stato che nel contempo è debole, arrendevole, incredibilmente rinunciatario nei confronti dei forti, nei confronti dei prepotenti, nei confronti di chi delinque e di chi commette atti gravi, come nel caso della vicenda dello scudo fiscale che abbiamo innanzi.
Questo è il tema vero, al di là delle conseguenze gravissime che dal punto di vista giuridico si aprono. Il messaggio che si trasmette con questo provvedimento va esattamente nella direzione opposta rispetto a quella che vuole e vorrebbe il Paese più vero e più profondo, quel Paese che lavora e si sacrifica ogni giorno, rispetta le leggi e le regole, vuole uno Stato autorevole, giusto ed equilibrato e che invece vede premiati i furbi, i disonesti e coloro i quali commettono illegalità.
Ma quel Paese più vero e più profondo è quello che fa forte e grande e rende parte di una grande storia nazionale il nostro sentimento più profondo. È questo sentimento più profondo che oggi si ribella e che si vede oltraggiato e mortificato da questo provvedimento, un sentimento che accomuna le tante persone che ogni giorno in Italia adempiono al loro dovere, sanno bene qual è il senso delle regole e sanno bene qual è il rispetto in concreto del principio di legalità.
Voi oggi con questo provvedimento offendete, mortificate e colpite questo Paese, il Paese più vero e più profondo, quello che ognuno di noi, con onestà d'intenti e con valori alti, ama per davvero (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Braga ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/51.

CHIARA BRAGA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, gli interventi che si sono succeduti in questi giorni sugli ordini del giorno sono l'unico strumento che ancora abbiamo per manifestare l'indignazione e la contrarietà rispetto a questo provvedimento, che offende ancora una volta la dignità e la credibilità di questo Parlamento e del nostro Paese.
Nonostante la larga e solida maggioranza di cui disponete, che forse così solida inizia a non esserlo più e dimostra visibilmente qualche segno di scricchiolamento, siete stati costretti a ricorrere per l'ennesima volta al voto di fiducia per avere la certezza che qualche parlamentare del vostro schieramento - magari qualche parlamentare della Lega Nord che ha gridato alla vergogna dell'indulto e che ora si presta senza troppe remore a questa amnistia mascherata ben più grave - non cedesse alla tentazione di un sussulto di dignità nel respingere questo provvedimento, l'ennesimo condono fiscale dell'era Berlusconi, che premia ancora una volta i furbi e mortifica i tanti cittadini e le tante imprese oneste del nostro Paese. Infatti, di questo si tratta, di un regalo fatto agli evasori fiscali, a coloro che nel passato hanno trasferito illegalmente i propri capitali all'estero, capitali spesso frutto di attività illecite destinate al riciclaggio.
Con un colpo di mano - l'ennesimo - avete deciso di peggiorare ulteriormente la versione originaria di questo provvedimento, introducendo la non punibilità anche penale per chi si è reso responsabile di reati gravi quali il falso in bilancio, la falsa fatturazione, l'occultamento e la distruzione di documenti contabili e le false comunicazioni sociali.
La garanzia dell'anonimato e l'irrilevanza della sanzione da versare per beneficiare dello scudo fiscale sono un vero e proprio incoraggiamento a non rispettare le regole, un invito ad agire nell'illegalità.
Mi domando: è questa l'idea di etica e di moralità che ha in mente questo Governo? Non bastano i buoni proclami del Ministro Tremonti: serve coerenza nei comportamenti e nelle scelte operate ed è questo che drammaticamente vi manca. Lo sappiamo noi che da questi banchi tentiamo Pag. 162da giorni di fermare questa vergogna, ma se ne stanno rendendo conto anche gli italiani, che specie in questo momento di crisi e di difficoltà economica e sociale, hanno bisogno di una guida che abbia a cuore l'interesse soprattutto dei più deboli e non dei furbi e dei disonesti, e che non abbassi l'asticella della legalità, come invece voi siete abituati a fare.
Ma voglio spendere due parole puntuali anche sull'ordine del giorno di cui sono firmataria.
È un ordine del giorno che riaccende i riflettori su un altro contenuto di questo decreto correttivo, sull'articolo 4 del decreto-legge n. 78, licenziato dalla Camera nel luglio scorso: un articolo con cui è stata introdotta per l'ennesima volta la figura del commissario straordinario, questa volta per gli interventi di produzione, trasmissione e distribuzione dell'energia, compresa - lo voglio ricordare - l'energia nucleare. Soltanto dopo le nostre pressioni e la rivendicazione tardiva e comunque troppo flebile del Ministro Prestigiacomo è stato ripristinato il ruolo del Ministero dell'ambiente nelle procedure di autorizzazione.
Ma voglio dire che la correzione introdotta è ancora insufficiente e inadeguata a dare le giuste garanzie di equilibrio tra la necessità di realizzare importanti infrastrutture energetiche e l'esigenza di salvaguardare i territori e le popolazioni da scelte centraliste calate dall'alto in dispregio ai principi fondamentali del federalismo e del riconoscimento del ruolo di regioni ed enti locali. Non a caso proprio sul nucleare diverse regioni hanno dato l'avvio a ricorsi amministrativi, facendo riferimento ai contenuti dell'articolo 117 della Carta costituzionale che individua tra le materia di legislazione concorrente anche la produzione, il trasporto e la distribuzione nazionale di energia.
Con questo ordine del giorno voglio rinnovare al Governo l'invito a voler rivedere la disciplina autorizzatoria delle infrastrutture energetiche, riconoscendo la piena titolarità di procedure e regole che, se pure nella straordinarietà della figura del commissario, garantiscano il ruolo fondamentale attribuito al sistema delle autonomie locali, una garanzia di rispetto della qualità della salute dei cittadini, dell'ambiente e dei territori interessati da interventi spesso invasivi e all'origine di conflitti locali difficilmente ricomponibili.
Vi rivolgo questo appello accorato senza troppa fiducia, lo ammetto, perché da parte di questo Governo le nostre fondate e ragionevoli proposte non hanno mai trovato ascolto. Siete affetti da una sordità grave e prevenuta rispetto a tutte le proposte, da qualsiasi parte arrivino, che non esitate a tacciare di antitalianità. Ma state dimostrando di essere anche sordi e ciechi soprattutto rispetto ai bisogni, quelli veri, ai problemi concreti e reali che opprimono oggi tanti cittadini.
Questo provvedimento sbagliato, iniquo e pericoloso per gli effetti delegittimanti del ruolo delle istituzioni democratiche e del valore delle regole dell'etica, della lealtà e dell'onestà di un Paese che ne ha un profondo bisogno, ne è l'ennesima conferma (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Margiotta ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/57.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, intervenendo sul complesso degli emendamenti ho già avuto modo di sottolineare a mia volta come anche in questo caso assistiamo all'ennesima circostanza nella quale viene svilito il ruolo della Camera, del Parlamento, alla fine il ruolo di noi deputati. Ancora una volta il combinato disposto di decretazione d'urgenza e fiducia strozza il dibattito, non ci consente di discutere degli emendamenti, non ci consente di migliorare la legge come vorremmo, in definitiva non ci consente di svolgere il ruolo per il quale siamo stati eletti e per il quale riceviamo anche un'indennità.
È la venticinquesima fiducia, questa volta siamo stati costretti ad esaminare un decreto in pochissimi giorni: le Commissioni nella scorsa settimana hanno avuto pochissimo tempo, sia quelle che se ne Pag. 163sono occupate in sede referente, sia quelle che hanno soltanto dovuto esprimere un parere. Lo stesso Presidente Fini oggi ha parlato testualmente di oggettive anomalie procedurali del decreto. Né mi aggiungo al coro di lodi che hanno seguito la decisione del Presidente Fini oggi di non porre la «tagliola» e di concedere altre ventiquattro ore di dibattito, perché in realtà egli si è riservato di utilizzare comunque lo strumento della «tagliola» e quindi di impedire all'opposizione di fare fino in fondo il compito di ostruzionismo che vorremmo svolgere fino a far decadere questo decreto per tutte le nequizie che esso contiene e che proverò adesso ad illustrare a partire dal mio ordine del giorno.
Sorvolo, se non per una piccola citazione, sull'aspetto dello scudo fiscale su cui tantissimi colleghi si sono dilungati.
È evidente che per come il testo è stato modificato al Senato stiamo assistendo ad un'amnistia ed a un condono fiscale ma anche ad una ben più grave amnistia di tipo penale, un incoraggiamento a furbi e furbetti a continuare ad esserlo e un insulto agli italiani onesti, che pagano le tasse.
Questa è la parte più indigesta del decreto-legge. Tuttavia, se pure andiamo ad esaminare gli aspetti che hanno interessato la Commissione VIII, la Commissione ambiente su cui si è diffusamente intrattenuta, prima di me, la collega Braga, anche su questi aspetti troviamo tutta una serie di elementi che non funzionano. Ricordiamo, innanzitutto, che il decreto-legge correttivo, tra le altre sue funzioni e gli altri suoi obiettivi, aveva quello di porre fine a una querelle estiva insorta tra il Ministro Prestigiacomo e il Ministro Calderoli nel silenzio, più o meno interessato o disinteressato, dei Ministri dello sviluppo economico, Scajola, e delle infrastrutture e dei trasporti, Matteoli. La Prestigiacomo protestava perché le erano state sottratte competenze, mentre Calderoli diceva che mai quelle competenze le sarebbero state restituite. In realtà, nel decreto-legge correttivo torna il concerto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare a proposito degli interventi per la produzione, la distribuzione e il trasporto dell'energia.
Vi è anche un altro aspetto positivo, che è quello di ritenere che i commissariamenti possano entrare in vigore soltanto qualora gli amministratori non rispettino i tempi. Tuttavia, vi è una forte negatività, signor Presidente, e con ciò mi avvio a concludere. Si sopprime il ruolo della concertazione di regioni e province autonome a proposito di questa materia che, peraltro, è concorrente perché così ritenuta dalla Costituzione, all'articolo 117, terzo comma, e di recente una sentenza della Corte costituzionale, la n. 6 del 2004, ha ribadito il ruolo e l'importanza delle regioni.
Signor Presidente, questa scelta politica è gravissima e anche poco accorta. Nessuno può pensare che gli impianti per la produzione, il trasporto e la distribuzione dell'energia si possono realizzare in questo Paese senza il concerto delle regioni. Non solo, dunque, si tratta di una scelta incostituzionale, ma anche di una scelta inefficacie e sbagliata, che non produrrà effetti. Ecco perché - e termino il mio intervento - con questo ordine del giorno chiediamo di rendere obbligatorio almeno il parere della Conferenza Stato-regioni al riguardo. Non chiediamo al Governo di avere la correttezza e l'intelligenza politica di accogliere questo ordine del giorno. Basterebbe il buonsenso, ma temiamo che anche sul buonsenso rimarremo delusi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Bellanova ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2174/66.

TERESA BELLANOVA. Signor Presidente, l'ordine del giorno che illustro e di cui sono prima firmataria interviene sulle modifiche all'articolo 4 del decreto-legge n. 78 del 2009, perché la correzione introdotta con il provvedimento in esame non sembra sufficiente a dare le necessarie garanzie di equilibrio fra le opportunità di realizzare interventi di infrastrutturazione Pag. 164del sistema energetico e l'esigenza di salvaguardare una corretta e sostenibile utilizzazione del territorio, nel rispetto del ruolo degli enti locali e delle regioni.
Anche in ordine al tema della produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell'energia, che rientra fra le materie di legislazione concorrente, il Governo del federalismo fiscale dimostra il suo vero volto, cioè accentrare, escludere e, in questo caso, escludere le regioni.
L'ordine del giorno, pertanto, vuole impegnare il Governo ad individuare opportune procedure di concertazione degli interventi di competenza dei commissari straordinari, di cui all'articolo 4, secondo comma, del decreto-legge anticrisi. Venendo ora al decreto-legge anticrisi, appunto, devo constatare che voi, signori del Governo, della crisi ci avete impedito di parlare. Siamo costretti, attraverso questi ordini del giorno, a fare dei riferimenti a una situazione drammatica. Lo facciamo in un'Aula vuota. Non avete voluto - forse perché non reggete - alcun confronto.
Avete la forza dei numeri, ma una grande debolezza delle idee. Per voi la crisi è un effetto psicologico. Vorrei parlarvi per pochi minuti, per quello che ci è consentito, di quello che accade nel mio territorio, dove tanti e tante sono colpiti da questo effetto psicologico.
Da otto giorni, dieci lavoratori di un'azienda calzaturiera, l'azienda Adelchi, sono arrampicati sul cornicione del municipio di Tricase, a Capo di Leuca, l'estremo lembo d'Italia. L'imprenditore ha trasferito la produzione e forse anche i capitali all'estero. Adesso produce scarpe in Bangladesh, in India, in Albania. Produce scarpe che vengono commercializzate con il marchio made in Italy; le produce dove il lavoro costa meno, dove non ci sono diritti, dove i bambini sono attaccati ad un telaio o a una manovia e poi utilizza quelle produzioni attraverso i canali che molti sanno, commercializzandoli appunto con il made in Italy.
Quell'impresa aveva 2 mila dipendenti, oggi ne ha meno di cinquecento (490). Ora vuole licenziare anche questi lavoratori. Ecco cinquecento persone colpite da effetto psicologico che, insieme alle loro famiglie, oggi sono senza speranza e senza futuro. Gli si è spezzato il futuro e questo Governo pone la fiducia sul decreto-legge anticrisi. Quel futuro si è spezzato per famiglie che vivono in zone industriali vuote, dove il tasso di disoccupazione è già a due cifre, dove il monoreddito è la regola ed il lavoro nero è abbastanza presente.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

TERESA BELLANOVA. Quelle cinquecento famiglie si andranno ad unire ad altri seimila lavoratori che hanno già perso il lavoro. Il decreto-legge anticrisi loro immaginano che individui una soluzione ai loro problemi, che si ponga il problema di una detrazione sul lavoro dipendente e per poter far ripartire i consumi, che affronti il problema del sostegno alle imprese, alla ricerca e alle innovazioni per affrontare i temi del Paese, insomma che il Governo in un decreto anticrisi metta una poderosa politica economica.
Invece voi tutelate gli evasori, i molto ricchi e furbi, i criminali che hanno esportato i capitali all'estero e così, nel Paese che ha bisogno di un nuovo civismo, premiate chi infrange la legge ed anzi dite che chi infrange la legge va difeso. Per chi ha evaso tanto, badate, non per chi ha evaso un pochino, date il condono tombale; per chi ha evaso poco e magari ha evaso in Italia le regole vanno tutte rispettate. Prendete il caso delle badanti: per loro nessuna sanatoria; devono pagare per essere regolarizzate.
Allo stesso modo, per chi ha rispettato le regole e ha pagato le tasse non avete tempo e soprattutto non avete idee. A loro non resta che gridare la propria disperazione da quel tetto pericolante dal municipio di Tricase, da cui dicono allo Stato «non ci essere nemico, stai insieme a noi».
Signori del Governo, che siete poco interessati ad ascoltare le nostre argomentazioni, vi dico di fermarvi in tempo: non invertite la scala dei valori tra legalità e illegalità. Questo sì, è atteggiamento anti-italiano Pag. 165e vi chiedo: con quale forza, con quale autorevolezza, le forze dell'ordine, quelle parti sane dello Stato, potranno combattere il lavoro nero, la contraffazione che arricchisce le organizzazioni criminali, la lotta all'evasione fiscale, se il Parlamento darà questo segnale dell'approvare un aberrante e vergognoso provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

PRESIDENTE. L'onorevole Tullo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/72.

MARIO TULLO. Signor Presidente, col provvedimento in esame questo Governo si macchia di una scelta di una legge scellerata e vergognosa. Con questo provvedimento si insulta l'Italia onesta dei lavoratori dipendenti e autonomi, dei titolari di impresa. Si insultano le nostre ragazze, condannate dalla flessibilità ad una vita precaria. Tutti questi però sono lavoratori rispettosi di quel patto tra Stato e cittadini in materia fiscale. Del resto, questo Governo, con il suo Ministro Brunetta considera forse tutti i lavori parassiti e per questo da punire. Di fatto, questa è una punizione verso i cittadini onesti.
Vi siete candidati a governare questo Paese contro la sinistra delle tasse, ma realtà in questi due anni le tasse sono aumentate. Con noi al Governo vi erano più entrate fiscali e meno tasse. Con noi al governo i conti pubblici erano migliori. Voi avete sperperato denaro pubblico in questi anni, avete fatto manovre finanziarie insufficienti prima e dopo la grave crisi internazionale, ma oggi vi superate perché ci proponete e domani approverete - lo avete già fatto con il voto di fiducia - di fatto un premio all'evasione fiscale. Non è il solito condono, ma qualcosa di molto peggio e la nostra non è solo una occasione di ostruzionismo parlamentare, ma perché vogliamo che rimangano agli atti la nostra contrarietà a questo provvedimento e anche l'indignazione verso questo provvedimento.
L'evasione fiscale è un male italiano da molto tempo e non si tratta di ragionare, come talvolta ci è capitato di fare, e di comprendere quando alcune aziende e lavoratori autonomi magari denunciano un po' meno per riuscire a stare in piedi. Verso di queste ultime categorie almeno talvolta vi è anche una mia comprensione. Quando si parla di paradisi fiscali, di chi porta là denaro, non parliamo di piccoli risparmiatori e di imprese che mettono là risorse che possono essere utilizzate, ma di grandi evasori. Parliamo, come hanno fatto tanti colleghi questa sera e in queste giornate, di soldi che molto probabilmente sono sporchi e che possono essere ricondotti anche a criminalità organizzata.
Questo è uno scudo fiscale che però di fatto è anche penale, perché con la norma dell'anonimato in qualche maniera questo Governo ripulisce quelle risorse. Ha fatto molto bene prima, nel suo intervento, l'onorevole Causi a mettere in evidenza quali possono essere le contraddizioni che questo può provocare. È un'offesa a chi combatte anche contro la criminalità organizzata. Non è bastato, forse non lo avete visto, leggere le segnalazioni che arrivano dalle varie direzioni antimafia rispetto al decreto-legge n. 350 del 2001, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 409 del 2001, che ha reintrodotto nel nostro Paese quei capitali e quanto di questi sembra essere stato anche reinvestito in attività criminali.
Rientreranno capitali sicuramente con un'elemosina versata allo Stato. In qualche maniera però rischieranno quei capitali di andare ad inquinare un mercato pulito uccidendo molte imprese sane e leali con lo Stato. È per questo riteniamo che sia una legge scellerata e vergognosa. Credo che sia per questo che il Governo ha messo la fiducia perché anche molti colleghi di maggioranza la vivono così.
Evidentemente, vi è stato un ennesimo voto di fiducia perché alla maggioranza in realtà manca la fiducia in se stessa. Ieri l'onorevole Cicchitto ha parlato di una lotta all'evasione che va fatta con politiche di alleanze. Penso che le alleanze siano quelle determinate da una riduzione graduale delle tasse, che siano legate ad una riorganizzazione dell'amministrazione pubblica, Pag. 166perché chi paga le tasse ha diritto ad avere uno Stato che funziona. Penso a una politica di alleanze tra le varie banche dati, ad un rafforzamento degli organi dello Stato preposti all'evasione fiscale, un'alleanza tra diversi paesi quando vogliamo combattere i cosiddetti paradisi fiscali, un'alleanza che ci renderà più deboli nei confronti degli altri paesi dopo questa scelta.

PRESIDENTE. Onorevole Tullo, la prego di concludere.

MARIO TULLO. Ecco perché noi contrasteremo fin quando ci sarà possibile questa norma. Mi avvio alla conclusione. Se risorse ci saranno tra i tanti temi che vi abbiamo posto come occasione per finanziare attività, vi propongo anche di ragionare di dare una mano anche al Ministro Matteoli che oggi ha fatto una pessima figura all'assemblea dell'Assoporti dicendo che è d'accordo per introdurre un elemento di autonomia fiscale e finanziaria dei porti. Quella è già stata introdotta nel 2007 dal Governo Prodi. C'è bisogno di finanziare: raccomando una attenzione particolare anche alla portualità italiana (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Santagata ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/75.

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, anche per rispetto ai colleghi che hanno aspettato fino a quest'ora sorvolerò sulle questioni etiche e morali e sulla legalità calpestata e disprezzata da questo provvedimento ed accenno solo a un punto che credo dovremo discutere a lungo in un'altra sede e che ho visto affiorare qua e là nel dibattito oggi: questo provvedimento finisce con l'essere il cuore della manovra finanziaria.
Tutto è rinviato a giugno, quando conosceremo gli esiti dello scudo fiscale; a questi esiti sono legati i contratti pubblici, le spese per la sanità e così via. Mi chiedo come sia possibile ridursi a questo, che potrei definire riciclaggio di Stato, per far quadrare i nostri conti.
Mi sembra che questo scudo fiscale rappresenti il sigillo che ancora mancava sul fallimento della politica economica del Ministro Tremonti, il quale dovrebbe rispondere da tempo ad alcune domande: prima di tutto vorremmo sapere dove sono finiti i 35 miliardi di maggiore spesa corrente che questo Governo ha accumulato in poco più di 14 mesi oppure come mai i nostri conti sono così fuori controllo da dover far ricorso a manovre di questo tipo, quando Confindustria oggi ci dice che, ad esempio, sugli investimenti infrastrutturali spendiamo la metà rispetto alla Francia e alla Germania.
Evidentemente, Tremonti non sente l'insostenibilità di una situazione in cui la manovra intera di bilancio è affidata a un premio agli evasori e ai criminali. Non lo dico io, perché oggi leggo un accorato articolo del collega Cazzola, il quale spiega bene che, per fare cassa, non si può andare per il sottile; bisogna, dice lui, accettare un azzardo morale.
Credo che uno Stato che accetta azzardi morali per fare cassa sia veramente ridotto male. Cazzola ci spiega anche che, se lo scudo fallisce, non resta che una strada, che, evidentemente, per questa maggioranza è impercorribile: quella delle riforme, del mettere sotto controllo la spesa pubblica.
Non ho ancora capito se non lo volete o non lo sapete fare, perché, finché non ci darete risposta sul perché la spesa è scappata di controllo in questo anno e mezzo, sarà difficile dare una risposta.
Vi chiedo un'ultima cosa, credo che almeno questo ce lo dovete consentire: evitate di raccontare agli italiani che stiamo premiando gli evasori e i criminali per il bene dei lavoratori e dei pensionati. Oggettivamente, trasformare questa manovra indecente in una manovra sociale, socialmente orientata, mi sembra troppo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Dal Moro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/148.

Pag. 167

GIAN PIETRO DAL MORO. Signor Presidente, egregi colleghi, rappresentanti del Governo, per questo scudo fiscale predisposto dal Governo si può parlare di «legge truffa»; una truffa a danno dei cittadini onesti e degli imprenditori che investono nelle loro aziende. È una truffa a favore dei riciclatori di denaro sporco e della criminalità economica, vera nostra emergenza in Italia.
Siamo di fronte a una legge che ci rende ridicoli di fronte al mondo economico internazionale e che ci rende poco credibili nella lotta ai paradisi fiscali. Come pensiamo di poter combattere i paradisi fiscali e approvare questa legge?
I soldi che stanno all'estero hanno generalmente tre origini: in gran parte sono dovuti all'evasione fiscale, poi vi è il riciclaggio e infine la corruzione. Sono tutte queste tre cose ad essere sanate. Il segnale è chiaro e preciso: come sempre, forti con i deboli e accondiscendenti con i forti e i furbi.
Il Governo giustifica il provvedimento con l'esigenza di incassare soldi, ma c'è un limite alla decenza! Che segnale diamo ai tanti lavoratori onesti, alle piccole e medie aziende italiane che stanno stringendo i denti, che si sono indebitate sperando nel superamento della crisi, che ogni giorno fanno sacrifici per salvare la loro storia e i posti di lavoro. Il vero segnale che dà il Governo è questo: fai come vuoi coi bilanci, fai come vuoi coi soldi all'estero, tanto prima o poi faremo un condono.
Chi ha investito sulla propria azienda continua ad essere soggetto ad una tassazione elevatissima, che il Governo ha ulteriormente innalzato nonostante le promesse. Chi ha portato i soldi all'estero in modo illegale li riporta in Italia limitandosi a pagare il 5 per cento e mantenendo l'anonimato. Possiamo dire così: in Italia da oggi ci saranno due categorie di imprese. Le prime quelle oneste, che seguono le regole, che rispettano le leggi, che si sacrificano; le seconde che fanno le furbe e con l'aiuto del Governo Berlusconi faranno concorrenza sleale alle nostre aziende oneste.
Un lavoratore che ha lavorato tutta la vita pagando aliquote fiscali dal 20 per cento in su paga sulla propria liquidazione una tassazione del 27 per cento. Chi, frodando il fisco, i soci, i dipendenti dell'azienda, ha costituito riserve illegali all'estero paga meno di un quinto di quel lavoratore onesto.
Ma quale ragione di Stato, di bilancio ci può essere per applicare questa moderna indulgenza, con la modica spesa del 5 per cento del trafugato, mantenendo l'anonimato, in passato consentito solo nei confessionali, visto che anche recentemente la chiesa ha ribadito che evadere il fisco è peccato grave non soltanto di fronte agli uomini? È chiaro ormai a tutti che questo Governo sta dalla parte dei dritti e non dei diritti, perché è un diritto vedere riconosciuto il proprio comportamento corretto, è un diritto poter dire ai propri figli che la correttezza paga, perché questo li aiuterebbe a crescere meglio e a vivere in un mondo almeno più giusto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Garofani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/197.

FRANCESCO SAVERIO GAROFANI. Signor Presidente, non voglio approfittare della pazienza dei colleghi, si fa per dire, della maggioranza né di quella del Governo, e quindi consegnerò il mio intervento. Vorrei soltanto leggere il titolo.
Quando è iniziato questo dibattito mi è tornato alla mente un documento molto importante dei vescovi italiani, che si intitolava Educare alla legalità. Leggo solo una frase: «Anche la classe politica, nel suo frequente ricorso alle amnistie, ai condoni a scadenze quasi fisse, annulla reati e sanzioni e favorisce nei cittadini l'opinione che si può disobbedire alle leggi dello Stato; chi si è invece comportato in maniera onesta può sentirsi giudicato poco accorto per non aver fatto il proprio comodo come gli altri, che vedono impunita, o persino premiata, la loro trasgressione della legge». Era il 1991, eravamo Pag. 168alla vigilia di Tangentopoli, era un'Italia in crisi. Il grande statista, il più grande e il migliore non ha cambiato nulla, l'Italia è ancora lì (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Garofani, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
L'onorevole Marantelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/56.

DANIELE MARANTELLI. Signor Presidente, il Governo col decreto-legge in esame sembra dar prova di pragmatismo: andiamo a prendere i soldi laddove ci sono. La realtà è che invece questo scudo fiscale diventa uno scudo stellare per pochi ricchissimi disonesti e mortifica milioni di lavoratori, artigiani, piccoli imprenditori e commercianti onesti che stanno sgobbando per affrontare la più grave crisi economica degli ultimi sessant'anni.
Il ricorso al voto di fiducia ci ha impedito di esaminare le proposte che l'opposizione, attraverso gli emendamenti, aveva presentato per modificare il testo approvato improvvidamente dal Senato. Avevo presentato un emendamento coerente con i principi contenuti nel disegno di legge sul federalismo fiscale, in particolare riferito al tema dei commissariamenti in deroga. Quell'emendamento è stato trasformato appunto in ordine del giorno. Credo che la produzione, il trasporto, la distribuzione nazionale dell'energia rientrino tra le materie di legislazione concorrente elencate nell'articolo 117 della Costituzione, e pertanto l'esclusione delle regioni dalle procedure relative agli interventi di produzione e trasmissione non è coerente con la ripartizione di competenze attribuite dal Titolo V in materia di energia.
Noi proponiamo con questo ordine del giorno un dispositivo in merito agli interventi relativi alla distribuzione appunto dell'energia e chiediamo che si preveda il parere vincolante della Conferenza unificata delle regioni; e con la nostra opposizione vogliamo smontare due grossolane falsità.
La prima è che non è vero che questa proposta è in linea con provvedimenti assunti in altri Paesi europei: lì si paga dieci volte di più rispetto a noi e con criteri di trasparenza, qui il Governo, con il sostegno convinto di PdL e Lega, ha trasformato l'iniziale scudo fiscale in uno scudo stellare che premia, con la garanzia dell'anonimato, ricchissimi furbastri e truffatori. Questi sono i veri antitaliani; noi abbiamo invece fiducia nell'Italia e negli italiani e siamo orgogliosi, noi del Partito Democratico, di dare vita ad un grande esercizio di democrazia, come stiamo facendo con il nostro congresso.
E non saranno asperità e cadute di stile di qualche dirigente a mettere in ombra l'enorme valore democratico rappresentato dalla partecipazione alla base di centinaia di migliaia di persone che desiderano mettere a disposizione le loro idee e la loro passione per costruire un Paese migliore (persone che desiderano occuparsi dei problemi del lavoro, della crescita economica, dell'ambiente, della sanità, dei trasporti). Però un'Italia migliore ha bisogno di una nuova gerarchia di valori: meritocrazia, laboriosità, onestà, stili di vita all'insegna della sobrietà, non sono «ferri vecchi» del passato.
La seconda grossolana falsità è che ci troveremmo di fronte ad una manovra anticrisi. Lo voglio dire al sottosegretario Giorgetti, che è persona che stimo: non siamo così sciocchi da ignorare che con lo scudo fiscale un po' di soldi rientreranno. Chi come me abita a pochi chilometri dal Canton Ticino sa quanto sia istruttivo passare mezza giornata in una banca d'affari svizzera e sa che, per capitali che entreranno, ce ne saranno altri che usciranno, incoraggiati dalla vostra filosofia.
Noi dovremmo parlare il linguaggio della verità: da venti anni l'Italia non cresce e uno dei problemi è la scarsa capacità attrattiva di investimenti stranieri, Pag. 169altro che misure anticrisi! Non abbiamo difficoltà a riconoscere ed apprezzare i risultati, quando ci sono, della lotta alla mafia, ma per favore - lo dico ai colleghi della Lega soprattutto - non propinateci l'immagine abusata e noiosa di un PD alla mercé dei poteri forti. Questo decreto-legge favorisce pochi, ricchissimi disonesti e, come è ovvio, le banche, mentre artigiani e piccoli imprenditori continuano a soffrire della stretta sul credito che rischia di dilapidare interi patrimoni produttivi. Prendetevi quindi tutte le vostre responsabilità.
Per concludere, signor Presidente, con questo decreto-legge secondo me il Governo crea spazi enormi per chi ha truffato nel passato e per chi vuole continuare a farlo. Noi del Partito Democratico, invece, vogliamo creare spazi enormi per tutti coloro che vogliono mettere onestamente a disposizione il loro talento per un Paese più giusto e più moderno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sospendiamo a questo punto l'esame del provvedimento. Tenendo conto dell'elevato numero di deputati ancora iscritti a parlare e della richiesta dell'opposizione di svolgere un numero quanto più possibile ampio di interventi, al fine di approfondire adeguatamente la materia in esame, ritengo che la seduta di domani potrà avere inizio alle 9.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Venerdì 2 ottobre 2009, alle 9:

Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1749 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 3 agosto 2009, n. 103, recante disposizioni correttive del decreto-legge anticrisi n. 78 del 2009 (Approvato dal Senato) (2714).
- Relatori: Moroni, per la V Commissione; Fugatti, per la VI Commissione.

La seduta termina alle 00,05 del 2 ottobre 2009.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO FRANCESCO SAVERIO GAROFANI IN SEDE DI ILLUSTRAZIONE DEGLI ORDINI DEL GIORNO RIFERITI AL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 2714

FRANCESCO SAVERIO GAROFANI. Un importante documento dei vescovi italiani del 1991 è intitolato «Educare alla legalità».
Ricordo quella nota non per segnalare l'evidente contraddizione tra i grandi principi che questa maggioranza costantemente richiama, la sua professione di «fede», e la realtà dei fatti. Per questo basterebbe leggere Avvenire.
Perché la vita sociale si possa sviluppare secondo autentici principi di legalità sono necessarie alcune condizioni come: l'esistenza di chiare e legittime regole di comportamento che, temperando gli istintivi egoismi individuali o di gruppo, antepongano il bene comune agli interessi particolari; la correttezza e la trasparenza dei procedimenti che portano alla scelta delle norme e alla loro applicazione, in modo che siano controllabili le ragioni, gli scopi e i meccanismi che le producono; la stabilità delle leggi che regolano la convivenza civile; l'applicazione anche coattiva di queste regole nei confronti di tutti, evitando che siano solo i deboli e gli onesti ad adeguarvisi, mentre i forti e i furbi tranquillamente le disattendono.
E più avanti lo stesso documento è ancora più esplicito: il fatto che le violazioni della legge non hanno spesso un'effettiva sanzione o perché sono carenti le strutture di accertamento delle violazioni, Pag. 170o perché le sanzioni arrivano in ritardo, rendendo in tal modo conveniente il comportamento illecito.
Anche la classe politica, con il suo frequente ricorso alle amnistie e ai condoni, a scadenze quasi fisse, annulla reati e sanzioni e favorisce nei cittadini l'opinione che si può disobbedire alle leggi dello Stato.
Chi si è invece comportato in maniera onesta può sentirsi giudicato poco accorto per non aver fatto il proprio comodo come gli altri, che vedono impunita o persino premiata la loro trasgressione della legge.
Tutto ciò può innestare una generale e pericolosa convinzione che la furbizia viene sempre premiata, che il «fai da te» contro le regole generali dello Stato può essere considerato pienamente legittimo, che il «possesso» di un bene ottenuto contro la legge è motivo sufficiente per continuare a tenerlo, e che è logico e giusto ratificare il fatto compiuto, indipendentemente dalla sua legale o illegale realizzazione.
Credo che il più grave danno che questo provvedimento reca con sé stia in un altro colpo alla cultura della legalità, alla credibilità complessiva delle istituzioni e dello Stato.
E tutto questo in un momento in cui pure lo Stato, per altri versi, viene riscoperto (dopo anni in cui la destra berlusconiana lo aveva dipinto come una sorta di predone che deruba i cittadini con le tasse), da chi ora vede nella rete di protezione del pubblico lo strumento più forte per affrontare la tempesta economica e finanziaria.
In particolare il ministro Tremonti ha posto il tema dello Stato all'interno di una riflessione più impegnativa sul necessario rapporto tra mercato, regole ed etica come indispensabile alternativa ad un sistema in crisi.
Non importa ora misurare il tasso di sincerità di quell'intenzione. È la realtà che svela la misura dell'ipocrisia.
E il risultato è un'altra profonda ferita che il Governo provoca al Paese, alla nostra immagine internazionale. Ma soprattutto alla sua stessa credibilità.