XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 22 ottobre 2009

TESTO AGGIORNATO AL 12 NOVEMBRE 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
nel 1980 sono scomparsi a Beirut due giornalisti: Italo Toni e Graziella De Palo. Dal giorno della loro scomparsa non si sono avute più notizie sul loro possibile destino;
Italo Toni era un professionista di lunga esperienza, profondo conoscitore dei problemi del Medio Oriente e redattore dei Diari, una catena di giornali regionali che l'editore Parretti in quegli anni stava lanciando in Italia; Graziella De Palo è una collaboratrice di Paese Sera e de L'Astrolabio, la testata fondata e diretta da Ferruccio Parri: da quest'ultima ha più volte denunciato i traffici internazionali d'armi che avvengono in violazione degli embarghi sanciti dall'ONU contro nazioni dell'area afroasiatica;
i due giornalisti erano in Libano per documentare la situazione politica, in un momento di particolare tensione, e le condizioni particolarmente critiche dei palestinesi, relegati in campi profughi in condizioni di precarietà;
il viaggio era stato concordato con l'ufficio di Roma dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina e avevano usufruito di un biglietto di favore delle linee aeree siriane;
partiti da Roma il 22 agosto 1980 e arrivati a Beirut, Graziella De Palo e Italo Toni il 1o settembre lasciarono l'hotel Triumph e andarono all'ambasciata italiana dove riferirono che il 2 sarebbero partiti per il castello di Beaufort, nel sud del Libano, dove erano attesi da uomini del Fronte democratico di Nayef Hawatmeh e sembra che in quell'occasione avrebbero chiesto espressamente: «Se fra tre giorni non torniamo, venite a cercarci»;
le loro tracce si sono perdute la mattina del 2 settembre dopo aver lasciato l'albergo, dove erano ospiti dell'OLP, per recarsi nel sud del paese accompagnati da miliziani del Fronte Popolare Democratico, una delle organizzazioni componenti l'OLP;
sulla vicenda si sono susseguite, sin dai primi momenti, diverse e contrastanti supposizioni e piste, fornite da organi dello Stato: l'ambasciatore italiano a Beirut, il Ministero degli esteri, la Presidenza del Consiglio dei ministri, rappresentanti del Sismi e del Cesis;
il 9 gennaio 1985, il sostituto procuratore Giancarlo Armati chiese al consigliere istruttore Renato Squillante l'emissione di un mandato di cattura internazionale contro George Habbash, capo del Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp), perché lo riteneva responsabile della morte dei giornalisti Graziella De Palo, 25 anni romana, e Italo Toni, 52 di Sassoferrato, misteriosamente scomparsi il 2 settembre 1980 a Beirut;
l'indagine giudiziaria non ha portato ad alcun esito perché sulla vicenda è stato apposto il segreto di Stato, tuttora vigente;
nel 2005, in occasione dei venticinque anni della scomparsa dei due giornalisti, il caso è stato riproposto ai media attraverso l'inaugurazione di un sito web www.toni-depalo.it e con la sua presentazione al V Forum dell'informazione tenutosi a Gubbio. Il caso è stato anche ripreso da un famoso programma televisivo;
in tutti questi anni i familiari dei due giornalisti non hanno cessato di chiedere alle Istituzioni di attivarsi nella ricerca della verità;
l'assemblea legislativa della regione marche ha chiesto ufficialmente al Governo: «di togliere sulla vicenda il segreto

di Stato al fine di giungere all'accertamento dei fatti e alla riapertura dell'indagine giudiziaria»;
i parenti delle vittime hanno diritto di conoscere il destino dei propri cari, le istituzioni di un Paese democratico hanno il dovere di comprendere e rispettare il dolore dei cittadini che rappresentano;
nel 1984, il Presidente del Consiglio Craxi, pur confermando l'opposizione del segreto di Stato sui rapporti tra SISMI ed OLP, si dimostrò disponibile a rendere accessibili gli atti direttamente attinenti all'oggetto dell'indagine sulla scomparsa dei due giornalisti italiani. A distanza di 25 anni, tale disponibilità deve essere quanto meno confermata;
in data 22 settembre 2009, il Presidente del Consiglio ha comunicato al CoPaSiR - ai sensi dell'articolo 39 della legge n. 124 del 2007 - la sua decisione di prorogare il segreto di Stato fino al 31 dicembre 2010, in virtù di una valutazione di persistente criticità della situazione nell'area mediorientale. Il CoPaSiR, con una lettera del Presidente, senatore Rutelli, del 30 settembre 2009 ha chiesto al Presidente del Consiglio di formulare le opportune direttive all'AISE al fine di individuare quei «fatti specifici», concernenti la scomparsa dei due giornalisti, su cui poter rimuovere immediatamente il segreto di Stato, senza che tale atto determini alcun pregiudizio alla nostra politica di sicurezza nella regione,

impegna il Governo

accogliendo la richiesta del CoPaSiR, a rendere accessibili gli atti e le informazioni che possano contribuire a fare piena luce sulla scomparsa di Italo Toni e Graziella De Palo.
(1-00257)
«Favia, Zaccaria, Tassone, Donadi, Soro, Cicchitto, Cota, Vietti, Brugger».

Risoluzioni in Commissione:

La VII Commissione,
premesso che:
gli istituti tecnici industriali statali ad indirizzo minerario (ITIM) esistenti in Italia (siti rispettivamente in Agordo, Caltanissetta, Iglesias, Massa Marittima e Domodossola) vantano una tradizione secolare e la validità del titolo di studio è confermata sia dal fatto che al termine del solo anno scolastico 2007-2008 tali istituti hanno formato e contribuito ad immettere nel mercato del lavoro periti minerari nell'ordine delle settemila unità, sia dal fatto che annualmente numerosi candidati in possesso del titolo di laurea in scienze geologiche chiedano di sostenere l'esame di Stato finale in qualità di candidati privatisti esterni;
i succitati istituti non si limitano solamente a curare il percorso educativo e formativo degli studenti iscritti, ma sono concretamente impegnati nel supportare l'inserimento nel mondo del lavoro dei neo-diplomati, attraverso attività di placement e di organizzazione a titolo gratuito di corsi di approfondimento, specializzazione e aggiornamento;
gli ITIM svolgono un ruolo decisivo nella valorizzazione e nella tutela del patrimonio di storia e tradizione mineraria attraverso la direzione dei musei mineralogici e paleontologici di Caltanissetta e Agordo, che insieme raccolgono oltre 7500 campioni di minerali e rocce provenienti da tutto il mondo e dai musei e dalla galleria didattica-sperimentale di Iglesias;
il 28 maggio 2009 il Consiglio dei ministri ha approvato due regolamenti predisposti dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca mirati a riformare il percorso dell'istruzione tecnica nelle scuole secondarie di secondo grado e che includono un'ipotesi di confluenza dell'attuale indirizzo geo-minerario nell'indirizzo chimico, la cui attuazione è prevista per l'anno scolastico 2010-2011;

l'analisi delle discipline attualmente facenti parte del percorso formativo degli istituti tecnici industriali statali a indirizzo minerario suggerisce una incompatibilità curriculare assoluta tra l'indirizzo minerario e l'indirizzo chimico;
tale confluenza rischia pertanto di porre fine alla secolare e illustre tradizione delle scuole minerarie italiane e di influire negativamente sulle competenze in uscita degli alunni diplomati, determinando conseguenze negative sul mercato del lavoro;
gli eventi dell'ultimo periodo hanno chiaramente evidenziato che in Italia esistono problematiche serie collegate al dissesto idrogeologico che rendono necessaria la cura di figure professionali seriamente specializzate nelle scienze della terra,

impegna il Governo:

a valutare l'opportunità di intervenire su detti regolamenti prevedendo una confluenza della specializzazione mineraria nell'ambito del più compatibile indirizzo «costruzione ambiente e territorio», ex istituto tecnico per geometri (in particolare nelle sottosezioni «georisorse», «costruzioni in sottosuolo» e «controllo del rischio idrogeologico»);
a valutare l'opportunità di intraprendere tutte le misure rientranti nelle proprie competenze al fine di valorizzare come eccellenze gli istituti tecnici industriali statali a indirizzo minerario.
(7-00216)
«Frassinetti, Pagano, Paniz, Zacchera, Goisis, Pili, Faenzi, Barani, De Luca, Marinello, Miglioli, Murgia, Pianetta, Vella, Carlucci».

La X Commissione,
premesso che:
in tema di lotta ai cambiamenti climatici e di autosufficienza in campo energetico, l'Unione europea ha deciso di sostenere l'orientamento delle energie prodotte con fonti rinnovabili;
nel campo dell'energia elettrica ottenuta tramite fonti rinnovabili l'Unione europea ha da tempo provveduto a definire un ordinamento normativo chiaro ed esaustivo, allo scopo approvando specificamente la direttiva n. 2001/77/CE del Parlamento europeo e del Consiglio sulla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità;
tale direttiva cerca di affrontare le problematiche dell'insufficiente approccio comunitario verso l'utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, tanto nel suo primo considerando rimarca che «il potenziale di sfruttamento delle fonti energetiche rinnovabili è attualmente sottoutilizzato nella Comunità. Quest'ultima riconosce la necessità di promuovere in via prioritaria le fonti energetiche rinnovabili, poiché queste contribuiscono alla protezione dell'ambiente e allo sviluppo sostenibile. Esse possono inoltre creare occupazione locale, avere un impatto positivo sulla coesione sociale, contribuire alla sicurezza degli approvvigionamenti e permettere di conseguire più rapidamente gli obiettivi di Kyoto. Bisogna pertanto garantire un migliore sfruttamento di questo potenziale nell'ambito del mercato interno dell'elettricità»;
scopo prioritario della direttiva n. 2001/77/CE è di favorire il ricorso alle fonti rinnovabili, tra cui la fonte solare;
l'articolo 6 della direttiva in questione affronta, in particolare, gli aspetti correlati alle procedure amministrative, segnatamente a quelle di approvazione o di autorizzazione applicabili agli impianti per la produzione di elettricità da fonti energetiche rinnovabili allo scopo di ridurre gli ostacoli normativi e di altro tipo all'aumento della produzione di elettricità da fonti energetiche rinnovabili, di razionalizzare e accelerare le procedure all'opportuno livello amministrativo e di garantire che le norme siano oggettive, trasparenti

e non discriminatorie e tengano pienamente conto delle particolarità delle varie tecnologie per le fonti energetiche rinnovabili;
appare evidente che uno degli obiettivi dell'Unione europea in tema di energia elettrica ottenute tramite fonti rinnovabili sia quello di promuovere l'utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili anche e soprattutto incidendo sulla semplificazione e sull'efficacia delle procedure amministrative che possono consentire una espansione delle fonti energetiche rinnovabili ed un consumo più ampio delle energie da esse generate. In questo senso si cerca di favorire soprattutto l'evoluzione delle tecnologie che consentono un più efficiente e vasto utilizzo delle fonti rinnovabili;
in Italia la direttiva n. 2001/77/CE è stata recepita con il decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, concernente «Attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità»;
l'articolo 7 di tale decreto legislativo è specificamente dedicato alla fonte ricavabile del solare e al relativo comma 2, lettera d), tratta del sistema di conversione solare-elettricità rappresentato dal principio del fotovoltaico, disponendo che con apposito decreto ministeriale si stabiliscono, tra l'altro, le modalità per la determinazione dell'entità dell'incentivazione e che per l'elettricità prodotta mediante conversione fotovoltaica della fonte solare si prevede una specifica tariffa incentivante, di importo decrescente e di durata tali da garantire una equa remunerazione dei costi di investimento e di esercizio;
si deve sottolineare che sia la direttiva n. 2001/77/CE, sia il decreto legislativo n. 387/2003, non prevedono tecnologie e processi definiti e standardizzati per la conversione fotovoltaica, limitandosi infatti solo a indicarla come fonte energetica rinnovabile da sostenere e di cui consentire l'evoluzione tecnologica;
con il decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, 19 febbraio 2007, in attuazione dell'articolo 7 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, sono stati ridefiniti i criteri e le modalità per incentivare la produzione di energia elettrica mediante conversione fotovoltaica della fonte solare, recando nel proprio articolo 15, relativo al «Monitoraggio tecnologico e promozione dello sviluppo delle tecnologie», una previsione volta a favorire lo sviluppo di tecnologie innovative per la conversione fotovoltaica che permettano anche l'aumento dell'efficienza di conversione dei componenti e degli impianti. In tal senso si dispone che il Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con la Conferenza unificata, adotta gli atti necessari per promuovere lo sviluppo delle predette tecnologie e delle imprese, nel limite di una potenza nominale di 100 MW, aggiuntiva rispetto alla potenza massima incentivabile che il medesimo decreto ministeriale 19 febbraio 2007 allo scopo preordina;
in sintonia con quanto previsto ed auspicato dalle predette norme, hanno preso il via numerose iniziative imprenditoriali per lo sfruttamento innovativo dell'energia solare e tra esse va ricordata anche la società CPower S.r.l., facente capo all'università degli studi di Ferrara, come società spin off volta a sviluppare e produrre una tecnologia innovativa di energia rinnovabile: il fotovoltaico a concentrazione;
l'attività di questa società, in particolare, ha prodotto tecnologie fotovoltaiche estremamente innovative e apprezzate a livello internazionale depositando numerose domande di brevetto sia nazionali sia internazionali, ed ottenendo il consenso e l'apprezzamento dei migliori scienziati esperti di fotovoltaico a livello mondiale;
va sottolineato che il fotovoltaico a concentrazione potrebbe rappresentare

una tecnologia più competitiva rispetto alle attuali tradizionali;
il fotovoltaico a concentrazione non sarebbe esplicitamente previsto tra le tecnologie ammesse al conto energia di cui al predetto decreto ministeriale 19 febbraio 2007 e perciò, al fine di evitare dubbi ed incertezze applicative, oltre che possibili ostacoli e danni economici ai soggetti che l'hanno realizzato, è necessario che si provveda a ricomprenderlo nell'ambito della predetta normativa;
è indispensabile non vanificare esperienze innovative come quella relativa al fotovoltaico a concentrazione e le iniziative che tendono a costituire una filiera italiana del fotovoltaico, anche per favorire l'espansione di nuovi settori e soprattutto per valorizzare gli sforzi, le risorse, l'innovazione e le grandi capacità scientifiche messe in campo dal nostro settore della ricerca e dello sviluppo tecnologico,

impegna il Governo

ad adottare con la massima urgenza gli occorrenti provvedimenti che possano prevedere l'applicabilità, anche alla tecnologia del fotovoltaico a concentrazione, degli incentivi previsti per la produzione di energia elettrica mediante conversione fotovoltaica della fonte solare di cui al decreto interministeriale 19 febbraio 2007, all'occorrenza predisponendo una disposizione regolamentare a carattere non generale che ai sensi dell'articolo 15 del medesimo decreto n. 19 del 2007, ricomprenda il fotovoltaico a concentrazione nell'ambito delle tecniche ammesse agli incentivi sul conto energia e contestualmente preveda una deroga di almeno due anni per l'ottenimento della certificazione richiesta per beneficiare degli incentivi, durante i quali la tecnologia in questione possa consolidarsi e produrre un reddito in grado di permetterle di sopravvivere se del caso autorizzando un valido sistema di autocertificazione.
(7-00217) «Fava, Alessandri, Bratti».

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:

ALLASIA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
con riferimento alla applicazione del decreto-legge n. 279 del 2000 nel testo modificato dalla legge di conversione n. 365 del 2000 concernente interventi urgenti per le aree a rischio idrogeologico molto elevato ed in materia di protezione civile, nonché a favore delle zone della regione Calabria danneggiate dalle calamità idrogeologiche di settembre ed ottobre 2000, a seguito interrogazione a risposta scritta a firma Allasia e Capanni, il Dipartimento per la protezione civile affermava che sempre, senza soluzione di continuità, il criterio per individuare il bialluvionato era quello di avere percepito i benefici previsti dalla legge nel 1994;
con successiva interpellanza urgente n. 2-00384, a prima firma Giancarlo Lehner mercoledì 13 maggio 2009 si chiarì che in 18 casi a Vercelli ed in un caso a Montalto Dora (dazione Fasti) furono pagati indennizzi e mai ne fu revocata la concessione, nonostante ormai il Consiglio di Stato abbia dichiarato l'illegittimità della concessione e la stessa regione Piemonte con atto prot. 34423/s.l/1.45 abbia ritenuto «necessario recuperare quanto indebitamente versato»;
è pertanto inequivocabile e ad ogni modo passato in giudicato che riguardo alla qualifica di bialluvionato ed alla relativa fruizione dei contributi prevista dall'articolo 4-bis del decreto-legge n. 279 del 2000 nel testo consolidato, l'unico criterio valido per riconoscere tale qualifica e per ottenere il predetto contributo è la già avvenuta fruizione dei contributi previsti per l'alluvione del 1994;
in particolare l'azienda Fasti non ha chiaramente percepito i contributi statali

in riferimento all'alluvione del 1994, pertanto ove anche fosse stata risarcita in via assicurativa, il suo caso, per dirla con lo «Stampone» usato dalla Regione Piemonte «... rientra nei casi di coloro che pur avendo subito l'alluvione non hanno percepito i benefici dello Stato», e pertanto in stretta osservanza della pronuncia del Consiglio di Stato del 17 ottobre 2006, le provvidenze percepite dalla stessa Fasti devono essere recuperate, sottolineando che sarebbe oltretutto nullo ogni altro eventuale atto che ne avesse giustificato l'ottenimento -:
se, alla luce dei principi interpretativi forniti dall'allora Agenzia di protezione civile, e al fine di garantire l'equità di trattamento in relazione ai citati casi, non ritenga opportuno valutare la necessità di assumere le iniziative di competenza affinché, anche coinvolgendo la regione Piemonte, si proceda al recupero dei contributi erogati alla Fasti vista la pronuncia del Consiglio di Stato.
(4-04686)

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:

ANGELI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nel 1972 la collettività italiana di Lima, in Perù, per l'annunciato pericolo di espropriazione delle scuole gestite da stranieri, donò lo stabile sito a Lima, ingresso principale via Arequipa, al Governo italiano, con l'impegno morale che una volta superato il problema politico sarebbe stato restituito alla collettività;
nello stabile continuò a funzionare, grazie ad una convenzione con l'Ambasciata d'Italia, la Scuola Antonio Raimondi e l'Istituto Italiano di Cultura Dante Alighieri;
Ad oggi, l'associazione educativa Antonio Raimondi non può più usufruire nello stabile di tre aule che le erano state concesse in uso dalla convenzione;
tale ridimensionamento degli spazi e dei locali adibiti all'attività scolastica, costituirebbe per lo stesso consiglio direttivo della associazione educativa Antonio Raimondi, la negazione del diritto delle scuole di poter crescere organicamente e di poter esercitare la funzione primaria di migliorare la qualità accademica;
la scuola Antonio Raimondi è esempio di modello di scuola italiana all'estero, sia per le strutture fisiche sia per la qualità accademica;
la Scuola Dante Alighieri svolge una funzione sociale importantissima avvicinando famiglie meno abbienti ad una educazione di ottima qualità legata alla lingua ed alla cultura d'Italia ad un costo sovvenzionato dall'Associazione;
tale situazione solleverebbe, secondo l'interrogante, una limitazione al diritto allo studio della comunità italiana a Lima sancito dall'articolo 34 della Costituzione -:
se tale informazione sia esatta e sia giunta al Governo e ai ministeri competenti.
(4-04676)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

VILLECCO CALIPARI, ZUCCHI, OLIVERIO, REALACCI, MARIANI, VELTRONI, MINNITI, FERRANTI e GARAVINI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
i recenti ed importanti risultati delle attività investigative condotte con successo

dalla procura della Repubblica di Paola sul caso delle «navi a perdere», hanno portato al ritrovamento di un relitto inabissato a largo della costa di Cetraro;
secondo le ipotesi investigative, basate sulle dichiarazioni del pentito di 'ndrangheta Francesco Fonti, il relitto ritrovato sarebbe la nave «Kunsky» e conterrebbe fusti con sostanze tossico-radioattive;
altri 32 relitti contenenti rifiuti radioattivi sarebbero stati inabissati a poca distanza dalle Coste lucane e calabresi;
già nel 2005, il settimanale l'Espresso, nel numero del 9 giugno, ha pubblicato un articolo dal titolo «Parla un Boss, così lo Stato pagava la 'ndrangheta per smaltire i rifiuti tossici» nel quale sono contenute inquietanti rivelazioni sulle criminali convergenze tra malavita, internazionale, personaggi di spicco della politica e dello Stato italiano, circa lo smaltimento di scorie radioattive e altri rifiuti tossici;
l'articolo de l'Espresso fa riferimento ad un traffico di rifiuti tossici che dall'Italia avrebbero raggiunto la Somalia e all'affondamento di navi cariche di scorie nocive a largo delle coste italiane, segnalando in particolare tre casi: a largo di Maratea, di Genzano e di Cetraro;
il quotidiano la Repubblica del 21 ottobre 2009 ha pubblicato un articolo dal titolo «Acque tossiche, fate sparire quel divieto» nel quale si spiega che l'ufficio circondariale marittimo di Cetraro, sulla base della nota prot. nr. 04.02.6748 del 10 aprile 2007 della direzione marittima di Reggio Calabria, avrebbe emanato una specifica, ordinanza con la quale, a seguito dei risultati di alcune analisi condotte su delega della procura della Repubblica di Paola che avrebbero evidenziato il superamento del valore di concentrazione soglia di contaminazione (CSC) nei sedimenti marini compresi tra Belvedere Marittimo e Cetraro, relativamente all'arsenico (area 1 e 2) e cobalto (area 2), nonché un valore molto alto per l'alluminio e valori dei cromo di attenzione nelle aree 1 e 2, al fine della tutela della pubblica e privata incolumità, avrebbe disposto il divieto di effettuare attività di pesca a strascico nell'area interessata;
a seguito delle disposizioni della procura di Paola un quantitativo preoccupante di metalli pesanti sarebbe stato rinvenuto nel pescato prelevato nelle acque del mar Tirreno, lungo la fascia costiera che va da Campora San Giovanni a Cetraro, da parte dell'ufficio circondariale marittimo di Cetraro in collaborazione con il servizio veterinario della locale Azienda sanitaria;
le acque sono le stesse dove la nave oceanografica «Mare Oceano» effettuerà i monitoraggi su quello che potrebbe essere il relitto Kunsky ritrovato il 12 settembre 2009;
l'ordinanza della capitaneria di porto di Cetraro n. 3 del 2007 venne ritirata un anno e quattro mesi dopo la sua emanazione, in data 8 agosto 2008 con ordinanza n. 30/2008, a seguito di una riunione tenutasi il 7 agosto 2008, alla quale parteciparono i rappresentanti dell'Asl di Paola, della provincia di Cosenza, dell'Arpacal e due addetti della polizia giudiziaria ambiente della procura e dove si stabilì che le sostanze inquinanti individuate un anno prima o non erano più presenti in acqua o non erano più nocive -:
se e di quali notizie dispongano i Ministri interrogati in merito ai fatti denunciati in premessa e se questi corrispondano al vero;
quale sia l'effettiva pericolosità per l'ambiente e la salute pubblica dovuta alla presenza del tratto di mare Cetraro-Belvedere Marittimo di sostanze tossiche così come individuate nell'ordinanza dell'autorità marittima;
con quali mezzi si sia proceduto ad effettuare le analisi delle acque e della fauna marina che hanno portato alla revoca dell'ordinanza di divieto della capitaneria di porto di cui in premessa;

quali siano i tempi con i quali si è proceduto ai ritrovamenti dei relitti e ai rilevamenti del materiale sversato dalle «navi pattumiera» e se la Marina militare italiana abbia potuto disporre, nel caso concreto, di mezzi adeguati ad affrontare le indagini in mare;
se e quali iniziative i Ministri intendano adottare con riferimento alle vicende in oggetto, ciascuno per la parte di propria competenza, e se, in particolare, non si ritenga opportuno supportare le indagini mettendo a disposizione il personale e le strutture dell'Agenzia nazionale per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici, nonché le risorse economiche necessarie alle bonifiche dei siti eventualmente contaminati.
(4-04674)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:

COSENZA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
tra l'aprile e il luglio del 2013 si terrà a Napoli la quarta edizione del «Forum Universale delle Culture», importante evento patrocinato dall'UNESCO che avrà come tema: «La memoria del futuro. Conoscere le proprie radici per progettare un futuro comune»;
il «Forum delle Culture» - per il quale sono attesi circa 4 milioni di visitatori da tutto il mondo - è una straordinaria opportunità di sviluppo culturale, economico e turistico per l'intera provincia napoletana la quale, nella fascia che passando attraverso Napoli va da Ercolano ai Campi Flegrei, rappresenta un unicum territoriale con alle spalle una gloriosa storia comune;
quella offerta dal «Forum Universale delle Culture» potrebbe quindi rappresentare per questa fascia di territorio campano - tanto ricca di potenzialità inespresse, quanto alle prese con noti problemi - l'attesa occasione per avviare quelle opere di rinnovamento urbanistico, di coordinamento nelle opere infrastrutturali, di sviluppo turistico e di riqualificazione ambientale e monumentale la cui assenza è stata finora la causa principale dell'insuccesso della candidatura dei Campi Flegrei all'inserimento nel patrimonio mondiale dell'umanità -:
se il Governo intenda prendere in considerazione, per quanto di sua competenza, un'iniziativa per promuovere anche l'inserimento dei territori della provincia di Napoli tra i luoghi sede degli eventi del «Forum Universale delle Culture» del 2013 facendo in modo che questa importante chance di sviluppo economico e di crescita civile non finisca con l'essere in parte sprecata.
(4-04682)

TESTO AGGIORNATO AL 27 OTTOBRE 2009

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DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:

CIOCCHETTI e DE POLI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il comma 3 dell'articolo 8 della legge 11 luglio 1978, n. 382, subordinando la costituzione di associazioni o circoli fra militari al preventivo assenso del Ministro della difesa, implicitamente dà la conferma della titolarità di tale diritto in capo ai militari in servizio;
l'Associazione Carabinieri in servizio «Pastrengo» con sede legale in Padova (Pordenone), è stata costituita nell'anno 1999, secondo quanto previsto dalle norme che regolano il diritto militare. L'Associazione, infatti, sulla base di un parere favorevole del Ministro della difesa in data 4 settembre 1999 si costituiva con atto pubblico in data 26 ottobre 1999 repertorio n. 23073, Racc. 15113 della dottoressa Anna Maria Siciliano, notaio in Palermo, atto con il quale veniva recepito il primo testo di Statuto associativo;

il successivo 9 dicembre 2005 con decreto del Ministro della difesa pro tempore veniva approvato lo statuto definitivo. Il 3 agosto del 2007, il Ministro della difesa, con proprio decreto revocava l'assenso alla costituzione dell'Associazione Pastrengo, ex articolo 8 della legge 11 luglio 1978, n. 382, su richiesta del Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri sulla base di una presunta deriva sindacale, tra l'altro mai dimostrata, nelle sedi preposte;
l'Associazione in questione ha iscritto più di ventimila carabinieri a dimostrazione dell'enorme sostegno e seguito che il sodalizio possedeva dentro l'Arma;
a seguito di tale revoca i carabinieri non hanno più un'associazione riconosciuta dove potersi riunire e confrontare, atteso che l'Associazione Nazionale Carabinieri, per i noti limiti statutari previsti nei confronti degli iscritti che sono ancora in servizio (non hanno diritto al voto e non possono candidarsi ad una qualsiasi delle cariche associative previste dallo statuto) non riunisce i requisiti minimi di democrazia e rappresentatività -:
se intenda rivedere la sua posizione nei confronti dell'Associazione Carabinieri in servizio «Pastrengo» per restituirgli quella legittimità necessaria a continuare ad operare dentro l'Arma.
(4-04679)

DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il Vtlm (veicolo tattico leggero multiruolo) «Lince» è un mezzo militare italiano protetto impiegato in Afghanistan e in Libano. Si tratta di una sorta di gippone blindato e modulare, a trazione integrale, in grado di affrontare terreni estremamente difficili. Per aumentare la protezione dalle mine sono state adottate diverse soluzioni, tra cui una speciale blindatura nella parte inferiore. Anche l'abitacolo è protetto da un parafiamma, ma sono disponibili kit per protezioni più pesanti, da usare a seconda delle esigenze. Può essere trasportato anche su elicotteri Ch47 ed essere aviolanciato. Pesa circa sette tonnellate a pieno carico e può trasportare quattro uomini equipaggiati; è tuttavia un mezzo agile, che può superare forti pendenze e raggiungere i 130 chilometri orari;
bisogna ricordare che l'11 aprile 2007 in commissione Difesa del Senato il Sottosegretario alla difesa ha risposto ad un'interrogazione parlamentare che aveva portato all'attenzione della Commissione una lettera proveniente da un soldato italiano operante, per l'appunto, in Afghanistan. Il militare lamentava una sequela di inadeguatezze all'equipaggiamento ivi compresa quella dei blindati, meno sicuri - a suo dire - dell'HMMWV (High mobility multi-purpose wheeled vehicle) in dotazione all'esercito statunitense. Il sottosegretario, oltre a smentire punto per punto le lagnanze del soldato, affermò che la versione del Lince approvvigionata dai britannici (nel numero di 401 esemplari), peraltro all'epoca non ancora disponibile per l'invio in teatro, era la stessa acquisita dall'Italia. L'unica differenza era connessa con il tetto del mezzo, sul quale era prevista la presenza di una torretta remotizzata (una mitragliatrice comandata dall'interno del veicolo). A tale proposito il sottosegretario alla Difesa precisò che analogo sistema era previsto sulla versione italiana, interessata in quel momento a modifiche per incrementare il carico utile del mezzo, da utilizzare non solo per l'installazione di torrette remotizzate, ma anche di un sistema di autoprotezione attiva, che consenta di fronteggiare minacce condotte da razzi tipo RPG e ordigni IED (Improvised explosive device). Ma sui Lince italiani la torretta remotizzata non è stata mai montata, e proseguirono inesorabili le segnalazioni preoccupate dal fronte afghano circa la sicurezza del mitragliere in «ralla»;
soltanto a maggio di quest'anno il ministero della Difesa decide di emanare un bando di gara a livello europeo con procedura «ristretta accelerata» per l'acquisto di 81 di queste torrette remotizzate da installare, per l'appunto, sui Lince;

dopo la morte di alcuni «rallisti», cioè dei militari che occupano il posto di mitragliere stando fuori dal tetto del Lince e quindi più esposti alle deflagrazioni degli IED (Improvised explosive device), il Ministro della difesa ha inviato in fretta e furia in Afghanistan una versione modificata del blindato con una protezione supplementare a difesa dell'uomo in ralla;
l'ultimo incidente del 15 ottobre 2009 in cui ha perso la vita un militare italiano non è avvenuto a bordo di un Lince «rinforzato», ossia equipaggiati con una torretta blindata; il mezzo si è ribaltato durante una normale attività operativa;
perplessità sui Lince rinforzati, inoltre, erano state espresse circa quindici giorni fa dal contingente militare italiano a Kabul in un briefing ripreso dalla stampa italiana. In occasione della visita in Afghanistan del Ministro della difesa dopo l'attentato che il 17 settembre 2009 costò la vita a sei paracadutisti, il colonnello Aldo Vizzo spiegò che con il baricentro più alto i Lince potevano ribaltarsi più facilmente. Un rischio legato anche al peso della torretta, 320 chilogrammi;
sebbene il mitragliere italiano sia più protetto, risulta ancora a rischio, mentre i militari inglesi con i loro mezzi non sono costretti a rimanere fuori dal mezzo ed hanno comunque maggiori chance di sopravvivenza in caso di attacco;
il primo obiettivo deve essere la tutela e l'incolumità dei nostri concittadini impegnati nelle missioni internazionali -:
se il Governo sia in grado di giustificare il ritardo dell'invio di veicoli blindati Lince con una protezione aggiuntiva in ralla che ha pagato con le vite di diversi militari italiani;
se il Governo sia in grado di giustificare come il 15 ottobre 2009, il primo caporal maggiore Rosario Ponziano non era a bordo di un Lince «rinforzato» e come sia potuto accadere che con il mezzo in dotazione abbia perso la vita per un «banale» incidente stradale;
se il Governo intenda giustificare la scelta di questi nuovi mezzi, nonostante le perplessità dei militari, illustrare l'esito dell'acquisto e quantificare dettagliatamente i costi.
(4-04685)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:

NARO e GALLETTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
è stato dichiarato lo stato di emergenza nel territorio della provincia di Messina a seguito di calamità naturale da parte del Consiglio dei ministri;
occorre procedere a mettere in sicurezza sia i territori già colpiti da eventi calamitosi sia quelli a rischio;
le somme già impegnate e quelle da impegnare e spendere per la messa in sicurezza dei territori già colpiti dagli eventi calamitosi dell'autunno 2007, dell'autunno 2008 e quelli ancora più gravi del 1o ottobre 2009 non potranno fare rispettare i vincoli imposti dal patto di stabilità interno;
già per gli eventi avvenuti in Abruzzo, con l'articolo 6, comma 1, lettera o), del decreto legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito con modificazioni dalla legge 24 giugno 2009, n. 77, è stata concessa l'esclusione dal patto di stabilità interno relativo agli anni 2009 e 2010 delle spese sostenute dalla regione, dalla provincia di L'Aquila e dai comuni interessati per fronteggiare gli eventi eccezionali -:
se non ritenga opportuno e necessario assumere iniziative volte a concedere la stessa esclusione alla provincia di Messina e ai comuni interessati per tutte le spese sostenute per fronteggiare i suddetti eventi eccezionali.
(5-01996)

TESTO AGGIORNATO AL 26 NOVEMBRE 2009

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:

CARDINALE e BURTONE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nelle scorse settimane si è verificato l'ennesimo grave incidente stradale sulla superstrada 417 Catania-Gela, al bivio Castelluccio nel territorio di Mineo, con il coinvolgimento di diverse autovetture e ben nove feriti;
la suddetta strada continua ad essere ad alto rischio, non solo per la presenza di accessi laterali e di curve pericolose ma, soprattutto, per la rilevante frequenza nel traffico quotidiano di auto, camion, autobotti fortemente sproporzionati rispetto alle potenzialità dell'arteria;
a tutt'oggi non si è provveduto al raddoppio delle corsie, ma l'Anas si è limitata a mitigare i rischi con la realizzazione di alcune rotatorie per svincolare alcune strade provinciali consortili che si trovano in quel territorio;
la mancanza di illuminazione delle rotatorie ha determinato però nelle ore serali e notturne un aumento dei rischi che mettono in serio pericolo l'incolumità degli automobilisti -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere non solo per risolvere, nell'immediato, il mancato allaccio dell'energia elettrica ma soprattutto, per definire nel medio-lungo termine, l'annosa questione del raddoppio delle corsie che potrebbe essere utile a superare l'alta pericolosità della frequentata arteria stradale.
(3-00722)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MARCO CARRA e PIZZETTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
diverso tempo, sulla linea ferroviaria Mantova - Milano, i convogli che trasportano passeggeri non arrivano a destinazione;
ogni giorno si assiste ad un blocco dei treni, dovuto alla vetustà dei mezzi, che provoca gravissimi disagi per i pendolari (lavoratori e studenti);
le associazioni che rappresentano gli utenti e gli enti locali mantovani hanno, reiteratamente, chiesto alla Regione Lombardia di investire per rendere i collegamenti più efficienti e tali richieste sono state totalmente disattese;
questa situazione è vergognosa ed intollerabile e merita l'intervento della Regione Lombardia e dello Stato per uscire da una situazione da Far West -:
se il Governo intenda intervenire rapidamente d'intesa con la Regione Lombardia al fine di affrontare e risolvere concretamente questa «vergogna moderna»;
se il Governo, nel caso di conferma dell'indisponibilità della Regione Lombardia ad investire, intenda farsi carico di questa situazione incivile ed investire direttamente.
(5-01994)

VANNUCCI e BRAGA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la Fano-Grosseto è una strada di grande comunicazione europea: E78 Fano-Grosseto, detta «strada dei due mari», opera strategica in base alla legge 21 dicembre 2001, n. 443. L'iter per la sua realizzazione inizia con l'accordo europeo di Ginevra del 15 novembre 1975;
il punto dei lavori vede realizzato il 60 per cento dell'intero tratto per un itinerario complessivo di 280 chilometri (103 nelle Marche, 25 in Umbria e 156 in Toscana); in funzione risultano 155 chilometri;
l'intesa quadro tra Governo e regione Marche - 6o programma infrastrutture

strategiche firmata a palazzo Chigi il 6 marzo 2009 dal Presidente della regione Marche Gian Mario Spacca, dal Presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi, dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Altero Matteoli, dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare Stefania Prestigiacomo e dal Ministro per i rapporti con le regioni Raffaele Fitto, prevede 1.436 milioni di euro per il tratto marchigiano da reperire attraverso esperimento di gara in project financing per la realizzazione del tratto autostradale Arezzo-Fano;
l'Anas ha inserito il project financing del tratto Arezzo-Fano per collegare le due più importanti autostrade italiane A1 e A14 nel proprio master plan il 16 dicembre 2008. Ma nei sei mesi successivi, come prevede la legge, non ha emanato il bando non avendo completato gli studi di fattibilità e non sembrano giunte richieste nei quattro mesi successivi;
l'intesa quadro prevede comunque il finanziamento dei lotti 4 e 10 anche in pendenza delle procedure di finanza di progetto immediatamente cantierabili;
il completamento del tratto autostradale Arezzo-Fano permetterebbe di proiettare l'Adriatico verso il nord-ovest, la Francia, e di superare la barriera appenninica che è «traforata» solo in Abruzzo, al Gran Sasso;
in ogni caso assolutamente prioritario e strategico sarebbe il superamento dell'Appennino per collegare la costa adriatica (Fano) con la E45 Orte-Ravenna;
per questo stralcio il blocco è rappresentato dalla incompiuta galleria della Guinza i cui lavori si sono interrotti nel 2006 lasciando un foro in mezzo alla montagna non collegato né in uscita né in entrata che sta dando scandalo nelle popolazioni della zona e rende di fatto impraticabile il lotto 3 realizzato;
dal 2006 nulla è successo tranne la decisione di procedere con la finanza di progetto, senza peraltro dare seguito alla volontà espressa;
allo stato attuale, considerato che l'ipotesi di trasformare la strada in autostrada sottoponendola a pedaggio non è stata praticata -, occorre completare il tratto della Galleria della Guinza, dandogli un'entrata e un'uscita, superando l'Appennino e intercettando così dall'Adriatico la E45, che fra l'altro diventerà l'autostrada trasversale d'Italia collegando Civitavecchia e Chioggia;
ci sono stralci progettati fermi al Cipe, mentre deve ancora essere approvato il progetto per il tratto dall'uscita della galleria alla E45 e il progetto per l'adeguamento della galleria realizzata in base alle norme europee nel frattempo entrate in vigore;
per collegare il tratto marchigiano alla E45 sono pertanto necessari i seguenti passaggi, nell'ordine:
a) progettare e finanziare il lotto 1, tratto umbro, dalla E45 alla galleria della Guinza;
b) progettare e finanziare l'adeguamento del lotto 2, galleria della Guinza, che potrebbe comunque essere aperta in una prima fase in senso unico alternato se fosse completato il lotto 1;
c) finanziare il lotto 4;
l'opera è fondamentale per lo sviluppo regionale - le Marche soffrono infatti di un pesante gap infrastrutturale, malgrado il dinamico tessuto economico, che blocca la regione verso ovest della fascia appenninica. Il nuovo collegamento aprirebbe ampie possibilità di sviluppo -:
come intenda procedere il Ministro dopo il mancato bando per il project financing con particolare riferimento al collegamento del tratto marchigiano con la E45;
in che tempi si preveda di finanziare i lotti 4 e 10;
se siano in corso i lavori di progettazione del lotto n. 1 del tratto umbro che permetterebbe il collegamento della E45 con la galleria della Guinza, considerato

che è intervenuto l'accordo per il tracciato con le regioni Umbria e Toscana che hanno demandato al Ministro la decisione sulle due ipotesi di percorso prospettate e condivise e se lo stesso accordo sia confermato;
se siano in corso le attività di progettazione per l'adeguamento del lotto 2 (galleria della Guinza) alle normative europee.
(5-01999)

Interrogazioni a risposta scritta:

PILI, NIZZI, PORCU, VELLA e MURGIA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il prezzo dei biglietti dei collegamenti aerei tra la Sardegna (Alghero, Cagliari e Olbia) e Roma Fiumicino e Milano Linate, sono sottoposti al sistema di imposizione di oneri di servizio pubblico;
nel primo caso le tariffe onerate agevolate ammontano, rispettivamente, ad euro 49,00 (Roma Fiumicino) ovvero euro 59,00 (Milano Linate), comprensive di IVA ed al netto delle tasse ed oneri aeroportuali;
le tariffe di cui sopra sono state determinate dal decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, n. 103 del 5 agosto 2008, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 199 del 26 agosto 2008;
è stata conclusa l'istruttoria effettuata dall'Enac e dalla Regione Sardegna, prevista dal punto 5.6 del predetto decreto ministeriale e tesa a modificare le tariffe in caso di rilevanti scostamenti, rilevati trimestralmente, del costo del carburante e/o del rapporto di cambio euro/dollaro USA;
in base alle risultanze di detta istruttoria le tariffe per le categorie agevolate sono state rimodulate nel modo seguente:
da o per Roma Fiumicino euro 41,00;
da o per Milano Linate, euro 50,00;
tali risultanze sono a tutt'oggi totalmente inapplicate provocando un grave danno economico ai cittadini sardi che sono costretti per tale palese violazione delle norme contrattuali a sopportare costi che agli interroganti paiano illegittimi con un conseguente illegittimo arricchimento delle compagnie aeree;
il rinnovo delle convenzioni con le compagnie aeree attraverso decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti rende improcrastinabile la definizione delle nuove tariffe;
il rinnovo delle convenzioni non esime il Governo italiano, di concerto con la Regione Sardegna, dall'avvio di un immediato confronto per ridefinire il modello di continuità territoriale, che risulta inadeguato sia sul piano concettuale che sul piano dei servizi e dei costi;
la mancata estensione della continuità territoriale a tutti i cittadini europei in transito dagli aeroporti italiani verso e dalla Sardegna costituisce una grave discriminazione ai danni della Sardegna e del legittimo diritto alla mobilità di persone e mezzi verso territori disagiati e permanentemente gravati da handicap come l'insularità;
la discriminazione richiamata riguarda in particolar modo i tanti cittadini europei emigrati dalla Sardegna e che, mantenendo un profondo legame con la propria terra e il suo popolo, risultano colpiti da una grave lesione del proprio diritto di mobilità, considerato che non viene riconosciuto loro nessun tipo di riequilibrio tariffario conseguente ai costi elevati del trasporto da e verso la Sardegna;
la modifica intercorsa all'articolo 8 dello Statuto autonomo della Sardegna attraverso legge ordinaria che ha assegnato alla Regione autonoma Sardegna la competenza della continuità territoriale non ha modificato le norme che regolano la continuità territoriale in base alla legge n. 144 del 1999, articolo 36;
tale indefinita competenza relativamente all'attuazione della continuità territoriale

prevista dalla legge n. 144 del 1999 e dalle stesse norme comunitarie che sin dal 1992 avevano previsto politiche tese al riequilibrio dei trasporti verso regioni insulari e ultraperiferiche, richiama la necessità di definire in termini più puntuali tali competenze a partire da un principio costituzionale con il quale lo Stato interviene direttamente e con proprie risorse al riequilibrio territoriale nell'ambito delle varie articolazioni istituzionali -:
se il Ministro interrogato non intenda intervenire al fine di far applicare con urgenza le nuove tariffe conseguenti all'esame svolto dall'Enac relativamente all'adeguamento tariffario previsto per legge e che risulta ancora totalmente disatteso;
se il Ministro non intenda promuovere un'azione di verifica sul costo aggiuntivo sopportato dai cittadini dal momento della definizione del costo effettivo della continuità territoriale;
se non ritenga necessario richiedere alle compagnie aeree un risarcimento per gli introiti percepiti indebitamente a scapito dei passeggeri sardi destinatari dell'onere del servizio pubblico;
se non ritenga di dover proporre una puntuale definizione delle competenze dello Stato e della Regione relativamente alla continuità territoriale e alle nuove disposizioni per eliminare le disparità tra cittadini da sottoporre all'Unione europea per estendere il principio della continuità territoriale a tutti i cittadini europei in transito da aeroporti da e per la Sardegna;
se non ritenga di dover riesaminare anche lo stesso regime tariffario con l'applicazione del principio del costo chilometrico ferroviario alle tratte aeree sottoposte a oneri di servizio pubblico;
se non ritenga di dover esaminare con urgenza l'eliminazione delle pretestuose tassazioni che gravano sulla continuità territoriale da e per la Sardegna.
(4-04677)

LATTERI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
presso l'aeroporto di Catania Fontanarossa sono stati installati e sono attivi i «bracci mobili» necessari per l'imbarco e lo sbarco dagli aerei;
capita molto spesso di arrivare o partire senza potere utilizzare i suddetti «bracci mobili», che tuttavia restano inutilizzati e non impegnati da aeromobili, costringendo i passeggeri a lunghe attese per i pullman e a estenuanti file sotto il sole cocente o la pioggia battente -:
quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato presso l'azienda che gestisce l'aeroporto di Catania, nonché presso le autorità di vigilanza sui servizi aeroportuali o presso le autorità di vigilanza per la tutela dei consumatori utenti, per garantire l'esercizio del diritto ad un viaggio dignitoso, per il quale hanno pagato, oltre al biglietto aereo, cospicue tasse aeroportuali.
(4-04678)

COMPAGNON. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
sono in atto delle iniziative politiche volte a sottrarre le concessioni autostradali alla società concessionaria Autovie Venete a maggioranza partecipata della Regione Friuli Venezia Giulia e a trasferirle all'ANAS;
tale operazione presenta aspetti che all'interrogante appaiono inquietanti, tanto per il metodo poco trasparente con il quale si sta compiendo, quanto soprattutto per il merito, volto a depotenziare di fatto Autovie Venete e altre concessionarie;
questa discutibile iniziativa, oltre a provocare un gravissimo nocumento alla regione Friuli Venezia Giulia - la quale rischierebbe di perdere in tal modo il controllo e la gestione della rete autostradale di propria competenza, fondamentale per lo sviluppo ed il progresso del territorio

e della collettività - metterebbe, altresì, a rischio i finanziamenti per i lavori della terza corsia dell'A4, opera di rilevanza strategica per la regione Friuli Venezia Giulia e per l'intero territorio nazionale -:
se e quali iniziative urgenti intenda adottare per fermare quello che, ad avviso dell'interrogante, è un blitz volto ad espropriare la società concessionaria Autovie Venete delle concessioni autostradali.
(4-04684)

TESTO AGGIORNATO AL 16 MARZO 2011

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INTERNO

Interrogazione a risposta orale:

GERMANÀ e CARLUCCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
è stata revocata la scorta al colonnello dei carabinieri, Sergio De Caprio, meglio noto come «Ultimo»;
il colonnello De Caprio, autore nel gennaio 1993 dell'arresto del più famoso latitante di «Cosa Nostra» Totò Riina, non svolge attualmente attività operativa;
le mansioni oggi attribuite al colonnello De Caprio non lo mettono al riparo da eventuali pericoli connessi all'intensa, rischiosa precedente attività;
nel nostro Paese sta avvenendo con inquietante frequenza che fedeli servitori della Repubblica, i quali hanno rischiato di persona per il bene comune, si trovino esposti a nuovi gravi pericoli senza la tutela dello Stato e spesso, perseguiti dal medesimo;
il provvedimento assunto nei confronti del colonnello De Caprio appare tanto più incredibile in un momento in cui le oscure vicende legate alla strategia stragista di «Cosa Nostra» negli anni 1992-1993 stanno riconquistando gli onori della cronaca, creando un pericoloso clima di tensione e sembrano aprire una nuova stagione di scontri e contrasti nel Paese -:
quali siano le motivazioni addotte per l'assunzione di un tale provvedimento e se, alla luce dei recenti avvenimenti, il Ministro interrogato non ritenga di dover intervenire per revocare il medesimo.
(3-00726)

Interrogazioni a risposta scritta:

PICCOLO, VELTRONI, GARAVINI, BOSSA, BORDO, ANDREA ORLANDO, BURTONE e MARCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel comune di S. Giuseppe Vesuviano, all'inizio del 2009, si è insediata la Commissione d'accesso, nominata con decreto prefettizio ai sensi delle vigenti disposizioni di legge, per accertare se, nell'ambito dell'apparato politico-amministrativo, si rilevassero elementi su collegamenti, diretti o indiretti, con la criminalità organizzata ovvero se sussistessero forme di condizionamento degli amministratori che potessero compromettere la libera determinazione degli organi elettivi ed il buon andamento dell'amministrazione comunale, nonché il regolare funzionamento dei servizi alla stessa affidata;
la decisione di disporre l'accesso presso il predetto comune era scaturita, evidentemente, dalla segnalazione di fatti e/o comportamenti amministrativi che potessero far temere la sussistenza di un rischio concreto ed attuale di infiltrazione malavitosa nei servizi dell'ente, nonché di inquinamento complessivo dei normali, corretti rapporti istituzionali;
l'infiltrazione della camorra nelle istituzioni, in provincia di Napoli, ed il conseguente tentativo di condizionare le attività di governo sono tuttora frequenti, come dimostrano i numerosi provvedimenti di scioglimento dei consigli comunali adottati negli ultimi anni;
la prevenzione di tale gravissimo e devastante fenomeno deve costituire un impegno primario dello Stato al fine di garantire il libero esercizio dei diritti dei cittadini, assicurare la trasparenza e la

correttezza di gestione delle amministrazioni pubbliche, ostacolare la corruzione e contrastare l'espansione dell'organizzazione mafiosa nella società;
è stato denunciato che in alcuni settori di attività del comune di S. Giuseppe Vesuviano (urbanistica, raccolta e smaltimento rifiuti, appalti, controlli sull'abusivismo edilizio, altro) si riscontrerebbero gravi e censurabili anomalie e/o irregolarità, tali da far temere la possibile interferenza di soggetti contigui a sodalizi malavitosi;
risulta che l'attività ispettiva e ricognitiva della Commissione di accesso si sia conclusa nel mese di luglio del 2009 -:
se dalla relazione conclusiva della Commissione d'accesso emergano fatti e/o elementi che suffraghino e confermino la sussistenza di un condizionamento degli amministratori e degli organi elettivi ovvero di collegamenti, diretti o indiretti, di pezzi dell'apparato burocratico con la criminalità organizzata;
quali specifiche anomalie e irregolarità siano state rilevate nei settori di attività e nei servizi comunali a maggior rischio di contaminazione affaristica e criminosa;
se la predetta relazione sia stata trasmessa al Ministero per i conseguenti provvedimenti;
se il Ministro interrogato non ritenga di dover procedere urgentemente alla necessaria istruttoria per lo scioglimento del consiglio comunale di S. Giuseppe Vesuviano, all'esito della verifica dei presupposti prescritti dalla vigente normativa.
(4-04675)

MINNITI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in data 15 luglio 2009, è stato sottoscritto tra il Ministro dell'interno nella persona del Sottosegretario all'interno onorevole Alfredo Mantovano, e le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative del personale della Polizia di Stato, l'accordo per l'utilizzazione delle risorse previste dal fondo per l'efficienza dei servizi istituzionali, istituto di natura contrattuale, meglio conosciuto con la denominazione di «produttività»;
il fondo previsto dall'articolo 14 del decreto del Presidente della Repubblica 18 giugno 2002, n. 164, per l'anno 2008, è alimentato come noto da risorse provenienti oltre che dai diversi decreti del Presidente della Repubblica che recepiscono i contratti collettivi nazionali di lavoro del comparto sicurezza, dallo stanziamento previsto al comma 10 dell'articolo 2 legge 23 dicembre 1998, n. 449, dai risparmi di gestione dell'anno precedente, dell'articolo 43 comma 5 legge 29 dicembre 1997, n. 449 e dalle quote di pertinenza provenienti dallo stanziamento finalizzato al pagamento della presenza qualificata per l'anno 2007;
in base all'accordo, le risorse finanziarie disponibili per la «produttività» 2008, risultavano pari a 146.394.972 euro, da intendersi al lordo delle ritenute previdenziali e assistenziali a carico del dipendente e al netto degli oneri a carico dell'amministrazione;
di fatto la disponibilità finanziaria all'atto della sottoscrizione dell'accordo era pari a 100.191.972 euro; la parte residua pari a 46.203.000, derivante dall'incremento di cui all'articolo 5, comma 1, lettera b), del decreto del Presidente della Repubblica 16 aprile 2009, n. 51, non era disponibile e sarebbe stata fruibile solo in un momento successivo;
sulla base della dotazione finanziaria immediatamente disponibile, del previsto compenso, per l'indennità di valorizzazione funzioni di polizia pari a 1.200 euro lordi (così come individuato dal combinato disposto degli articoli 2 e 5 dell'accordo) ai poliziotti è stato anticipato un acconto nella misura massima di 750 euro lordi, che al netto della tassazione prevista ha determinato un importo di 500 euro circa

di media tra tutto il personale (dalla qualifica di agente sino a quella di vice questore aggiunto);
a seguito della prima tranche di liquidazione dei compensi previsti dall'accordo del 15 luglio 2009 e percepiti dal personale nella metà del trascorso mese di agosto, sono emerse da subito evidenti disparità di trattamento con il personale di altre forze di polizia, che, al pari della Polizia di Stato, alimentano il fondo «produttività» di loro pertinenza dalle stesse fonti normative e finanziarie;
in questo senso, da parte delle organizzazioni sindacali della Polizia di Stato si lamenta infatti una consistente disparità di trattamento con il personale dell'Arma dei Carabinieri, che per lo stesso istituto contrattuale «Produttività 2008», si è già visto corrispondere l'intera somma;
nello specifico, il Ministro della difesa, il 28 maggio 2009 (data in cui il Ministro ha firmato il decreto che dispone la liquidazione delle somme spettanti al personale dell'Arma dei Carabinieri per l'anno 2008, finalizzate all'efficienza dei servizi istituzionali per l'Arma dei Carabinieri e liquidate al personale dell'Arma nel trascorso mese di giugno) aveva già in disponibilità l'intero ammontare delle risorse destinate all'alimentazione del Fondo. Al contrario del Ministro dell'interno che ancora nei due mesi dopo non aveva la piena disponibilità di tutte le risorse spettanti al personale della Polizia di Stato -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza delle predette questioni e, in particolare, della ingiustificata disparità di trattamento tra le diverse Forze di Polizia per quanto riguarda i tempi di assegnazione di risorse finanziarie destinate alla copertura finanziaria del «fondo di produttività»;
quali adempimenti urgenti intendano adottare per l'immediata assegnazione della parte residua dei 46.203.000 di euro, derivanti dall'incremento di cui all'articolo 5, comma 1, lettera b), del decreto del Presidente della Repubblica 16 aprile 2009, n. 51, destinata al «fondo produttività» del personale della Polizia di Stato;
se i Ministri interrogati intendano specificare, al più presto e in maniera univoca, i tempi di corresponsione al personale della Polizia di Stato del residuo premio di incentivazione della produttività, dal momento che i poliziotti sono ancora in attesa dei 450 euro non pagati per la già menzionata mancata disponibilità di una parte dei fondi, diversamente dai carabinieri che hanno già percepito l'intera somma;
quali sollecitazioni intendano produrre nelle sedi competenti al fine di migliorare in senso favorevole alle forze di polizia la tassazione della «produttività» basata su aliquote fiscali e contributive piuttosto elevate, che abbattono in maniera significativa i benefici monetari previsti dall'istituto premiale.
(4-04683)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta scritta:

MACCANTI, ALLASIA e TOGNI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano La Repubblica del 20 ottobre 2009 ha dato notizia di una probabile diffida sporta dalle organizzazioni sindacali piemontesi (CGIL, CISL e UIL Scuola) contro la direzione del competente ufficio scolastico regionale, accusata di comportamento antisindacale, a seguito del quale sarebbe stato fissato un incontro per il giorno 26 ottobre 2009;
i dati in possesso dei sindacati in questioni indicherebbero la soppressione di 2.510 posti di insegnamento in Piemonte: 1.500 sarebbero pensionamenti non sostituiti, gli altri mille sarebbero posti in meno tra il personale docente;

secondo i dati forniti dalle predette organizzazioni sindacali, in Piemonte sarebbero almeno 600 in più gli studenti disabili, a fronte dei quali non vi sarebbe stato, negli ultimi tre anni, alcun incremento di nuovi insegnanti di sostegno;
sempre secondo i dati forniti dalle organizzazioni sindacali, lo Stato non avrebbe ancora assegnato alle scuole piemontesi circa 127 milioni di euro spettanti; fondi che gli istituti piemontesi avrebbero anticipato o non pagato e quest'anno nessuna scuola pare abbia ricevuto il sostegno finanziario al suo funzionamento;
mentre la regione Lombardia avrebbe già stanziato 20 milioni di euro per integrare gli «stipendi» messi a disposizione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ancora non sarebbe stato chiarito come in Piemonte saranno impiegati i 6 milioni di euro promessi dall'assessore all'istruzione -:
se le dichiarazioni rese note a mezzo stampa dalle citate organizzazioni sindacali circa il numero elevato di docenti, iscritti nelle graduatorie permanenti ad esaurimento e rimasti privi di cattedra, corrisponda al vero;
quanti siano, secondo le fonti ufficiali, i cosiddetti docenti di terza fascia in attesa di una chiamata da parte delle singole scuole;
quanti siano, secondo le fonti ufficiali, i tagli effettuati in Piemonte sul personale A.T.A;
quanti siano, secondo le fonti ufficiali, gli insegnanti di sostegno assegnati in più al Piemonte;
quanti siano, secondo le fonti ufficiali, i fondi che lo Stato deve alle scuole piemontesi per gli anni passati e per l'anno 2009;
quali iniziative intenda intraprendere per verificare la corretta interpretazione e applicazione delle indicazioni ministeriali da parte delle gerarchie scolastiche piemontesi, in merito alla razionalizzazione del personale docente e ATA, sia per garantire il diritto allo studio, sia per evitare ideologiche e pericolose strumentalizzazioni di parte.
(4-04671)

OCCHIUTO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
una delegazione di genitori degli alunni della scuola media «Biagio Lanza» del comune di Cassano allo Ionio, ha protestato all'inizio dell'anno scolastico contro la mancata concessione del tempo pieno richiesto dalle famiglie e contro la soppressione della formazione di una delle quattro classi del primo ciclo delle scuole medie, già costituita in organico di fatto nel luglio 2009, cioè a seguito dell'esito degli scrutini finali;
la stessa delegazione ha potuto poi appurare, previo colloquio con il preside e previa visione degli atti di competenza, che gli alunni iscritti per il corrente anno scolastico sono 81 compreso uno studente in situazione di disabilità; che il numero delle prime classi risulta essere di 4 unità, in base alla tabella di consolidamento dell'organico dei docenti e che le aule della scuola media «Biagio Lanza» di Cassano non sarebbero in grado di supportare più di 26 alunni per classe, sulla base di alcune indagini condotte dai vigili del fuoco;
in seguito alle proteste suscitate dai genitori degli studenti del «Biagio Lanza» e per manifestare il disappunto espresso dal Dirigente Scolastico della stessa scuola e dal preside della scuola di primo grado «Sibari» sempre di Cassano allo Ionio, che ha riscontrato le stesse problematiche, la giunta di Cassano allo Ionio, si è riunita sotto la presidenza del sindaco e su proposta dell'assessore alla pubblica istruzione, con un formale atto deliberativo, per sostenere il tempo prolungato e schierarsi contro la soppressione delle classi in oggetto;
in un'altra scuola media di Saracena sempre in provincia di Cosenza, sono state inoltre costituite classi di alunni formate da 31 studenti;

il dissenso generale creato dalle situazioni succitate, riguarda in particolar modo, il mancato riconoscimento di alcuni diritti fondamentali degli studenti, quali la tutela della sicurezza e della salute, in ambienti scolastici sovraffollati e strutturalmente non conformi ai dettami della legge e la privazione dell'importante possibilità di essere istruiti secondo i canoni del tempo pieno, in un'area territorialmente a forte rischio di devianze sociali;
la normativa che contempla alcuni dei diritti in questione, è il Decreto del Presidente della Repubblica n. 81 del 2009 recante le «Norme per la riorganizzazione della rete scolastica e il razionale ed efficace utilizzo delle risorse umane della scuola, emanato ai sensi dell'articolo 64, comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133»;
suddetto regolamento, autorizza all'articolo 14, comma 1, la formazione di classi a tempo prolungato per un orario settimanale di insegnamenti ed attività per un totale di 36 ore, fino ad arrivare ad un massimo di 40;
la stessa normativa, stabilisce inoltre all'articolo 13, comma 1, che le classi prime delle scuole secondarie di primo grado debbano essere costituite da non meno di 18 e non più di 27 alunni, elevabili fino a 28 qualora avanzino eventuali studenti, procedendo oltretutto alla formazione di un'unica prima classe quando il numero degli alunni iscritti non supera le 30 unità; riguardo alla formazione di classi in presenza di alunni affetti da disabilità, fissa con l'articolo 7 comma 2, al numero di 20 studenti, il limite massimo per le classi iniziali delle scuole e degli istituti di ogni ordine, stabilendo che la consistenza numerica debba essere chiaramente motivata in rapporto alle esigenze formative degli stessi alunni disabili -:
quali interventi di competenza intenda promuovere al fine di garantire il diritto di apprendimento degli studenti delle scuole medie in questione in un ambiente quanto più, sereno, sicuro e adeguato possibile e favorire per gli stessi l'opportunità formativa e didattica del tempo prolungato.
(4-04680)

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:

BURTONE e CARDINALE. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il settore farmaceutico degli informatori scientifici ha subito notevoli tagli occupazionali, con la perdita, nell'ultimo biennio, di circa 15.000 posti di lavoro;
le aziende interessate ai licenziamenti, spesso immotivati, pur con bilanci floridi, hanno usufruito degli ammortizzatori sociali;
alcune delle società che hanno deciso i licenziamenti hanno assunto atteggiamenti vessatori e mobilizzanti, con umilianti demansionamenti e trasferimenti forzati verso quei lavoratori che hanno cercato di difendere il proprio posto di lavoro;
alcuni lavoratori hanno dovuto accettare di transitare a seguito delle procedure di mobilità, verso altre società, anticamera del licenziamento vero e proprio, come la X-Pharma e la Marveccs, note per avere eseguito licenziamenti in massa -:
quali iniziative intendano promuovere per evitare l'utilizzo anomalo degli ammortizzatori sociali e, soprattutto, per bloccare le operazioni di licenziamento indiscriminato nel settore degli informatori scientifici che stanno determinando un grave disagio sociale.
(3-00725)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MARCO CARRA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la CGIL di Mantova ha denunciato, nei giorni scorsi, il rischio concreto che oltre mille lavoratori e lavoratrici, del comparto artigiano, perdano il posto di lavoro a partire dal 2010, se la cassa integrazione in deroga non dovesse essere rifinanziata;
i dipendenti che aspirano ad avere la copertura dell'ammortizzatore sociale, perché le loro imprese non hanno quasi più commesse, sono poco più di 4000 e, tra questi, 1300 sono alla seconda richiesta;
è fondamentale, per il futuro di questi lavoratori e delle loro famiglie, che il Governo provveda urgentemente a rifinanziare la cassa integrazione in deroga -:
se il Governo intenda assumere le necessarie iniziative per rifinanziare la cassa integrazione in deroga e con quale tempistica onde evitare che l'Esecutivo e la sua maggioranza si assumano la grave responsabilità di far perdere il posto di lavoro ad oltre 4000 lavoratori e lavoratrici.
(5-01990)

CONTENTO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'ufficio provinciale del lavoro di Pordenone è attualmente ubicato in un edificio condominiale di non facile accesso soprattutto per le persone diversamente abili;
essendo stato ricavato da uno spazio destinato originariamente a residenza, l'ufficio in questione è anche connotato da una serie di controindicazioni sia in ordine all'attività svolta verso il pubblico, sia in relazione alle prestazioni svolte dai dipendenti anche con riferimento alle disposizioni vigenti in tema di sicurezza del lavoro;
risulterebbe, quindi, oppongono trasferire il predetto ufficio in altra sede magari in una zona ove già siano presenti altri uffici pubblici allo scopo di ovviare alla situazione denunciata -:
quali iniziative intenda adottare per porre rimedio agli inconvenienti evidenziati in relazione all'immobile in cui è insediato l'ufficio del lavoro di Pordenone.
(5-01991)

MARCO CARRA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la proprietà della ditta Oem-Ali, azienda con 54 dipendenti e con sede a Bozzolo (Mantova), ha annunciato 17 licenziamenti;
tale procedura è inaccettabile per la dignità dei lavoratori e delle loro famiglie;
se questa decisione avesse corso metterebbe in gravi difficoltà economiche le famiglie interessate da questi licenziamenti -:
se il Governo intenda convocare le parti (proprietà ed organizzazioni sindacali) con l'obiettivo, da un lato, di far recedere l'azienda da una così grave determinazione e, dall'altro, di introdurre la possibilità di utilizzare gli ammortizzatori sociali (cassa integrazione straordinaria).
(5-01993)

FOGLIARDI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il fondo nazionale per le politiche sociali (FNPS), istituito inizialmente dalla legge n. 449 del 1997 e ridefinito dall'articolo 20 dalla legge n. 328 del 2000, è la fonte nazionale di finanziamento specifico degli interventi di assistenza alle persone e alle famiglie, così come previsto dalla legge quadro di riforma dell'assistenza la legge n. 328 del 2000);

il Fondo sociale, va a finanziare un sistema articolato di piani sociali regionali e piani sociali di zona che descrivono, per ciascun territorio, una rete integrata di servizi alla persona rivolti all'inclusione dei soggetti in difficoltà, o comunque all'innalzamento del livello di qualità della vita. Questo significa che gran parte del Fondo dovrebbe essere destinato alle regioni che a loro volta lo direzionano agli enti locali o agli stessi comuni per attività reali di sostegno alle persone;
in realtà una buona metà del fondo, va all'INPS «per il finanziamento degli interventi costituenti diritti soggettivi» e cioè i permessi lavorativi (articolo 33 della legge n. 104 del 1992), assegni di maternità assegni al nucleo familiare, indennità a favore dei lavoratori affetti da talassemia major e altro). Solo la metà viene trasferita alle Regioni e ai Comuni per interventi diretti in ambito sociale (non solo destinati alle persone disabili);
il Fondo nazionale per le politiche sociali è una di quelle voci di spesa contemplate nel Bilancio dello Stato la cui quantificazione è demandata annualmente alla legge finanziaria. Sono voci riassunte nella Tabella C delle disposizioni per la formazione annuale e pluriennale dello Stato. Recentemente il Ministro Tremonti ha più volte affermato che alcune discusse operazioni di «drenaggio fiscale» («scudo fiscale» e tassazione dei depositi aurei delle aziende) forniranno risorse in più per le famiglie e per le imprese;
l'articolo 14 della legge 3 agosto 2009, n. 102 consente al Ministero dell'economia e delle finanze di ridurre alcuni stanziamenti della Tabella C (fra cui quelli relativi al Fondo) nel caso lo Stato non riesca ad ottenere il gettito previsto dalla tassazione sulle plusvalenze su oro non industriale di società ed enti;
nel 2006, per i cittadini con disabilità maggiore e con carico assistenziale, si istituisce uno specifico Fondo per le non autosufficienze (articolo 1, comma 1264, della legge 27 dicembre 2006, n. 296). Il Fondo per le non autosufficienze oggi non esiste più;
esiste un Fondo strategico per il Paese a sostegno dell'economia reale, istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri (fonte: articolo 18, comma 1, lettera b-bis, del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2). L'articolo 22-ter della Legge 3 agosto 2009, n. 102 prevede che quel Fondo sia incrementato di 120 milioni di euro nell'anno 2010 e di 242 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2011 per interventi dedicati a politiche sociali e familiari con particolare attenzione alla non autosufficienza. Quali siano i Criteri e modalità, quanto vada alla non autosufficienza e quanto al resto, lo stabilirà non il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, ma la Presidenza del Consiglio dei ministri -:
se sia possibile restituire ai veri invalidi le risorse recuperate e dichiarate dall'INPS grazie al contrasto dei falsi invalidi;
se sia possibile restituire ai veri invalidi il risparmio prodotto, dall'azione contro le elusioni in materia di permessi lavorativi;
se il Governo possa inserire la «non autosufficienza» tra i destinatari dell'8 per mille.
(5-01997)

DAMIANO, FASSINO, ROSSOMANDO, GIORGIO MERLO, CALGARO, VERNETTI, ESPOSITO, PORTAS, LUCÀ, LOVELLI, BARBI, FIORIO, BELLANOVA, BERRETTA, BOBBA, BOCCUZZI, CODURELLI, GATTI, GNECCHI, LETTA, MADIA, MATTESINI, MIGLIOLI, MOSCA, RAMPI, SANTAGATA e SCHIRRU. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la crisi economica sta facendo sentire i suoi effetti in maniera particolare in Piemonte, regione ad alta concentrazione industriale: la cassa integrazione straordinaria ha registrato un'impennata da luglio di quest'anno e, solo nel terzo trimestre

2009, si contano circa 17 milioni di ore autorizzate con un aumento del 460 per cento rispetto all'anno precedente, ad indicare come problemi congiunturali si stiano trasformando in difficoltà di ordine strutturale per un numero crescente di imprese. A fine settembre sono circa 31.000 in Piemonte i lavoratori e le lavoratrici interessate dalla cassa integrazione straordinaria;
a fine luglio il Governo ha assegnato i primi 60 milioni, con i quali si è provveduto a far fronte alle richieste di cassa integrazione pervenute, ma gli stanziamenti non sono, tuttavia, sufficienti, e la regione, nella persona dell'assessore regionale al Welfare e lavoro Teresa Angela Migliasso, ha indirizzato al Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali numerose sollecitazioni all'erogazioni di ulteriori risorse;
dall'inizio della crisi la regione Piemonte ha impegnato, in diverse tranche 100 milioni del Fondo sociale europeo, 15 milioni del bilancio regionale per concretizzare l'erogazione degli ammortizzatori sociali in deroga; ha stanziato ulteriori 22,5 milioni per sostenere i lavoratori in particolare situazioni di difficoltà; ha approvato una delibera per l'anticipazione della cassa integrazione straordinaria ai lavoratori coinvolti da fallimento o chiusura di azienda;
il ricorso alla cassa integrazione guadagni in deroga, che con l'accordo Regione-INPS-Parti sociali del 27 maggio 2009 è stata estesa a tutti i settori e a tutte le tipologie di impresa, registra un'impressionante accelerazione delle domande nel corso del 2009: tra gennaio e settembre ne sono pervenute 6.200 circa, che interessano 3.086 imprese, in gran parte artigiane, e che coinvolgono oltre 20.000 lavoratori con un impegno di spesa che, a preventivo, si attesta a metà settembre a circa 150 milioni di euro;
il Piemonte è la regione italiana dove l'incidenza del ricorso alla cassa integrazione guadagni è stata nell'insieme più rilevante. Le ore medie autorizzate per occupato nei primi nove mesi del 2009 sono state infatti 235 la punta massima a livello nazionale, rispetto alle 142 della Lombardia e alle 72 di Veneto ed Emilia Romagna, con una media nazionale pari a 115 ore;
nonostante le numerose sollecitazioni il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali non ha mai risposto alle richieste della regione Piemonte, mentre con apposito decreto del 15 settembre ha destinato 250 milioni alla regione Lombardia, portando a 330 milioni le erogazioni a favore della suddetta regione -:
se non ritenga di dover provvedere con la massima urgenza con riferimento alle richieste pervenute da parte della regione Piemonte in ordine alle crescenti richieste di cassa integrazione in deroga per i lavoratori piemontesi.
(5-01998)

Interrogazioni a risposta scritta:

BUCCHINO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'Italia ha stipulato una serie di accordi sanitari internazionali che hanno lo scopo di tutelare, dal punto di vista dell'assistenza sanitaria, gli assistiti che si spostano all'interno degli Stati della Unione europea, della Svizzera, dello Spazio Economico europeo (SEE: Norvegia, Islanda e Liechtenstein) e di alcuni Paesi extracomunitari;
nell'ambito dell'Unione europea un'assistenza sanitaria completa ed altamente specializzata viene assicurata, di norma, ai lavoratori (ed ai familiari che risiedono con loro) ed ai pensionati che trasferiscono la residenza in un altro Paese della Unione europea e ai propri familiari;
inoltre un diritto di accesso diretto alle cure sanitarie che si rendono necessarie viene assicurato dalla tessera europea di assicurazione malattia, o dal suo

certificato sostitutivo provvisorio, in caso di temporaneo soggiorno per motivi di turismo o per brevi missioni;
nell'ambito dei rapporti con i Paesi extracomunitari, l'Italia ha stipulato convenzioni per la copertura sanitaria, ancorché parziali e limitate con riferimento ai soggetti aventi diritto ed alle prestazioni erogabili, solo con i seguenti Paesi: Argentina, Australia, Brasile, Capoverde, Città del Vaticano, Croazia, ex Jugoslavia, Principato di Monaco, San Marino e Tunisia;
ne consegue che i cittadini italiani che trasferiscono (o hanno trasferito) la residenza in uno Stato con il quale non è in vigore alcuna convenzione con l'Italia perdono il diritto all'assistenza sanitaria italiana all'atto della cancellazione dall'anagrafe comunale e della iscrizione all'anagrafe italiani residenti all'estero (AIRE) fatta eccezione per i lavoratori di diritto italiano in distacco; né il mantenimento della cittadinanza italiana, né l'iscrizione all'AIRE, né il diritto di voto per le elezioni politiche in Italia, aprono un diritto per gli italiani residenti all'estero all'assistenza sanitaria in Italia;
inoltre si verifica spesso che l'assistenza fornita dai Paesi di residenza è insufficiente o in taluni casi inesistente; cosicché il cittadino italiano il quale abbia acquisito la residenza in uno di questi Paesi si trova nella situazione drammatica di non poter usufruire di alcuna assistenza sanitaria né in Italia né all'estero;
tuttavia ai sensi del decreto Ministeriale 1o febbraio 1996 ai cittadini con lo stato di emigrato (il cui riconoscimento non è sempre agevole) ed ai titolari di pensione corrisposta da enti previdenziali italiani, che rientrino temporaneamente in Italia, sono riconosciute, a titolo gratuito, le prestazioni ospedaliere urgenti) per un periodo massimo di 90 giorni per ogni anno solare, qualora gli stessi non abbiano una copertura assicurativa, pubblica o privata, per le suddette prestazioni sanitarie; alcune regioni garantiscono una assistenza sanitaria più ampia rispetto a quella riconosciuta dal decreto ministeriale 1o febbraio 1996 nei confronti dei cittadini emigrati dalla propria regione e che rientrano temporaneamente -:
se i Ministri interrogati intendano in primo luogo tutelare la salute dei propri cittadini ampliando il numero dei Paesi convenzionati in materia di assistenza sanitaria visto che gli accordi sanitari bilaterali sono circoscritti ad un gruppo limitato di Stati dal quale sono esclusi importanti Paesi di emigrazione come gli Stati Uniti, il Canada, il Venezuela, l'Uruguay e quasi tutti i Paesi africani ed asiatici;
se non si ritenga opportuno altresì rendere più completa l'assistenza sanitaria a favore degli emigrati italiani che rientrano in Italia per soggiorni provvisori estendendo da 90 a 180 giorni il periodo di temporanea copertura o garantendo oltre alle cure ospedaliere urgenti anche il diritto di accesso completo ai servizi di assistenza sanitaria della località in Italia in cui si trovano temporaneamente;
se non possa essere prevista per i cittadini italiani indigenti residenti all'estero una polizza assicurativa sanitaria a carico dello Stato italiano che copra cure e ricoveri noi Paesi di residenza dove non è prevista la copertura sanitaria pubblica e gratuita o dove la copertura pubblica sia inadeguata.
(4-04672)

CIOCCHETTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Fondazione Enasarco si accinge a vendere agli inquilini circa 15 mila appartamenti di sua proprietà in Roma e in altre importanti città;
negli stabili dell'Enasarco prestano la propria attività per la pulizia ed il portierato circa 350 persone;
questi lavoratori e le loro famiglie temono, in assenza di patti chiari che ne preservino il futuro, di perdere sia il lavoro che la casa, non essendo per lo più in grado di acquistare gli immobili messi in vendita;

il presidente Brunetto Boco avrebbe fornito al riguardo assicurazioni assolutamente generiche e non avrebbe comunicato alle associazioni dei dipendenti portieri e pulitori con quali modalità la Fondazione intenderebbe confrontarsi con i sindacati degli inquilini e/o i fondi immobiliari per vincolarli al mantenimento dello status quo;
tutti i sindacati dei lavoratori hanno proclamato lo stato di agitazione chiedendo l'intervento delle istituzioni per la soluzione di un problema drammatico che riguarda il futuro di diverse centinaia di persone -:
se sia a conoscenza della questione sopra esposta e quali urgenti iniziative in suo potere intenda intraprendere per garantire la tutela dei lavoratori.
(4-04673)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta orale:

BURTONE e CARDINALE. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
una grave crisi economica ha investito il mondo agricolo siciliano a causa delle difficoltà di collocazione del prodotto;
i problemi del comparto agricolo riguardano, in maniera massiccia, come immediata conseguenza, quello bracciantile che vede anno dopo anno ridurre il numero delle giornate lavorative disponibili;
l'indennità di disoccupazione agricola costituisce per il bracciante agricolo una quota parte di salario che va riconosciuta nel momento del non lavoro e, quindi, della necessità e del bisogno;
il mercato del lavoro è in continua fase di trasformazione e l'offerta di manodopera nel settore agricolo è collegato alla diffusione delle cooperative senza terra;
in parecchie circostanze, la gestione non corretta delle suddette cooperative senza terra, come evidenziano alcuni interventi della magistratura, ha determinato truffe sia ai danni del'INPS sia degli stessi braccianti agricoli onesti;
non può essere rimpedimento dell'attivazione delle cooperative la soluzione in grado di risolvere il problema delle truffe ma la loro regolamentazione -:
quali iniziative intendano promuovere per accelerare il pagamento, entro 60 giorni dalla presentazione delle domande, della disoccupazione agricola e per regolamentare le cooperative senza terra che ormai sono un fenomeno che coinvolge migliaia di braccianti agricoli.
(3-00723)

BURTONE e CARDINALE. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
negli anni scorsi è stata cancellata, con la legge n. 247 del 2007, la norma che prevedeva per i braccianti agricoli il riconoscimento automatico della «riconferma» delle giornate lavorative dell'anno precedente, se inseriti negli elenchi anagrafici dei comuni colpiti da calamità e delimitati con decreto ministeriale;
la norma in premessa ha determinato un grave pregiudizio per i braccianti agricoli che, in caso di calamità naturale e di conseguente riduzione di giornate lavorative, non vedono riconfermate automaticamente a causa di lentezze burocratiche, le giornate lavorative dell'anno precedente né ai fini previdenziali né di disoccupazione agricola;
nel 2009 migliaia di braccianti agricoli, in territori colpiti da calamità, sono rimasti senza indennità di disoccupazione o l'hanno percepita solo in parte;

il Governo nazionale per fronteggiare la crisi economica ha concesso per l'anno 2009 dal fondo per l'occupazione, alla regione siciliana, cospicue risorse economiche da utilizzare per gli ammortizzatori sociali in deroga;
tali risorse possono essere utilizzate per tutte le categorie, eccetto che per quella dei braccianti agricoli in quanto la norma che le disciplina prevede requisiti che non tengono conto della specificità della categoria medesima -:
quali iniziative intenda adottare per reintrodurre la norma per la riconferma automatica delle giornate lavorative ai braccianti agricoli, in caso di calamità naturali, e per prevedere il diritto all'attingimento degli ammortizzatori sociali in deroga anche per la categoria dei braccianti agricoli.
(3-00724)

Interrogazione a risposta in Commissione:

BELLOTTI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'Italia è uno dei Paesi più importanti d'Europa per ciò che concerne il primario, patria di coltivazioni e di lavorazione degli stessi soprattutto nel settore cerealicolo;
nel mondo il nome del Made in Italy è accostato soprattutto al settore agroalimentare e le produzioni tipicamente nazionali più conosciute all'estero, come la pasta e la pizza, sono di derivazione del grano, che in Italia ha trovato storicamente uno dei terreni più fertili per la sua coltura e soprattutto per la sua trasformazione;
attualmente tuttavia secondo le normative USA (CFR 319.59 in allegato), a quanto risulta da comunicazione dell'associazione italiana sementi, che ha indirizzato una lettera sulla questione al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali non sarebbe possibile importare negli Stati Uniti dall'Italia, e da alcuni altri Paesi, sementi di grano tenero (triticum aestivum) e duro (triticum durum) a scopi commerciali per la semina, se non per piccole quantità a livello sperimentale, soggette ad un import permit specifico da richiedere preventivamente, e da coltivare «in serra» presso una stazione sperimentale pubblica;
tale importazione sarebbe invece consentita per sementi prodotte da altri Paesi della UE, per esempio Austria, Francia, Germania, Danimarca, Belgio, Olanda, Inghilterra, ed altri ancora;
secondo la normativa statunitense al punto Sec. 319.59-3 (Articles prohibited importation pending risk evaluation) l'organizzazione fitosanitaria nazionale del Paese soggetto alla suddetta restrizione potrebbe contattare negli USA l'APHIS, Animal and Plant Health Inspection Service (www.aphis.usda.com) per iniziare la predisposizione di una «valutazione di rischio» (risk evaluation) e ove questa fornisca rassicurazioni circa la pericolosità delle sementi, l'APHIS potrà intraprendere quelle azioni da escludere il Paese dalla «lista nera»;
da tempo la società produttori sementi SpA di Bologna si sarebbe mossa senza successo e senza la doverosa attenzione per cercare di chiarire e risolvere questa problematica e consentire alle imprese italiane di poter esportare direttamente negli USA;
compito delle istituzioni è quello di dare alle imprese italiane la possibilità di competere alle stesse condizioni sui mercati internazionali e non certo quello di ostacolarle facendo cadere nel vuoto delle istanze che sono del tutto legittime e che certo dimostrano un'intollerabile inerzia nei confronti di uno dei settori che più dovrebbe essere curato con attenzione come quello dell'agroalimentare che è certo una delle punte di diamante del Made in Italy -:
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non intenda nel più breve tempo possibile provvedere ad avviare una «valutazione del rischio» delle sementi di

grano italiane in modo da poter ottenere dall'Animal and Plant Health Inspection Service statunitense il permesso all'esportazione diretta delle stesse;
se ritenga prioritario per il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali agevolare le esportazioni dei prodotti made in Italy e quali misure intenda adottare affinché casi come quelli descritti non abbiano a ripetersi in futuro.
(5-01995)

TESTO AGGIORNATO AL 16 MARZO 2011

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POLITICHE EUROPEE

Interrogazione a risposta scritta:

NASTRI e CARLUCCI. - Al Ministro per le politiche europee, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
in queste settimane alcune imprese ittiche, soprattutto quelle più indebitate, resistono faticosamente nel proseguimento dell'attività di pesca, in attesa dell'approvazione del provvedimento di fermo definitivo, che prevede una serie di misure di incentivi comunitari per la cessazione delle attività;
a tal proposito l'allarme lanciato da federpesca, quantifica in circa 250-300, le aziende che hanno chiesto di accedere ai contributi previsti da parte dell'Unione europea (tuttora inevasi), al fine di procedere all'interruzione dell'esercizio;
la federazione nazionale delle imprese di pesca, conferma inoltre come l'erosione delle imprese del settore sia in atto, considerando che a causa delle politiche di riduzione dello sforzo di pesca imposte dall'Unione europea, gli imbarcati sono scesi da 47 mila nel 2000 ai 30 mila attuali, con la conseguente fuoriuscita dal mercato del lavoro specifico di 17 mila addetti;
occorre aggiungere fra l'altro, come a causa delle difficoltà economiche caratterizzate dalla crisi in atto, il consumo procapite di pesce in Italia, stia calando nettamente;
nel 2008 infatti si sono consumati 20,6 kg a testa di pesce, ovvero il livello più basso degli ultimi dieci anni, con un aumento di quantità di pesce importato in evidente ascesa: con 1,2 milioni di tonnellate di pesce consumato nel 2007, il 60 per cento era infatti di importazione;
il problema principale a giudizio di Federpesca, è costituito dagli effetti che con l'attuale crisi economica, viene condizionato negativamente il mercato ittico;
la tendenza al consumo infatti è prevalentemente rivolta per i prodotti a basso costo e di bassa qualità, come ad esempio i filetti di pangasio, un pesce allevato nelle acque del Mekong, un fiume dell'Indocina fra i più inquinati al mondo;
appare pertanto evidente come nonostante il pesce italiano, sia di maggiore qualità e con un costo per il consumatore più elevato rispetto a quelli provenienti dall'estero e in particolare dall'area asiatica, il comparto ittico nostrano sia evidentemente penalizzato dalla concorrenza dei prodotti di importazione, le cui qualità soprattutto le proprietà nutrizionali, sono certamente inferiori;
ad incidere negativamente inoltre, fra le molteplici cause, sono i costi, ed in particolare quelli con riferimento al carburante marino, che dal 2002 al 2008 sono aumentati addirittura del 240 per cento;
da aggiungere fra l'altro, come alcuni provvedimenti introdotti da parte dell'Unione europea come i limiti dei fermi biologici, nonché quelli delle quote basse distribuite erroneamente, abbiano di fatto ampiamente ridotto la possibilità di pescare per migliaia di piccole e piccolissime imprese ittiche italiane;
in considerazione delle argomentazioni esposte risulta, prioritario e fondamentale, promuovere appropriate politiche che esaltino la qualità e la provenienza del

prodotto nazionale, al fine di ottenere la certificazione dei prodotti ittici italiani, nonché delle strutture produttive -:
quali iniziative urgenti intendano intraprendere, nell'ambito delle rispettive competenze, al fine di salvaguardare e tutelare maggiormente le imprese del settore, in particolare quelle di piccole e medie dimensioni, le quali, come esposto in premessa, rischiano anche a causa della crisi economica in atto, l'immediata chiusura delle proprie attività, con evidenti ripercussioni negative sul piano occupazionale nazionale;
se non ritengano opportuno, intervenire in sede comunitaria, al fine di fare in modo che si conceda immediatamente la procedura di ammissione agli incentivi previsti per la chiusura dell'attività per quelle imprese ittiche che ne hanno fatto necessariamente richiesta;
se non ritengano altresì promuovere, anche in sede comunitaria, una serie di provvedimenti ad hoc, al fine di rilanciare e favorire l'eccellente qualità del pesce italiano, attraverso la tracciabilità del prodotto, nonché la data del pescato;
se infine non ritengano opportuno, nuovamente in sede comunitaria, promuovere una riflessione sull'opportunità di concedere ulteriori finanziamenti a sostegno delle imprese ittiche, al fine di modernizzare le flotte già esistenti, nonché risorse aggiuntive a vantaggio del compatto da prevedere nel periodo di fermo biologico.
(4-04681)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:

FUCCI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 207, convertito con modificazioni dalla legge n. 14 del 2009, ha previsto, all'articolo 5, la proroga al 31 dicembre 2009 del termine di validità delle graduatorie, formate a partire dal 1o gennaio 2000, dei concorsi espletati da parte delle pubbliche amministrazioni;
il successivo decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, convertito dalla legge n. 102 del 2009, è nuovamente intervenuto in materia stabilendo che l'efficacia delle graduatorie dei concorsi pubblici per assunzioni a tempo indeterminato, relative alle amministrazioni pubbliche soggette a limitazioni delle assunzioni, approvate dopo il 30 settembre 2003, è prorogata fino al 31 dicembre 2010;
in un contesto nel quale, con più provvedimenti, il Governo e il Parlamento hanno riconosciuto la necessità di posticipare la validità delle graduatorie dei concorsi pubblici, con particolare riguardo per quelle pubbliche amministrazioni rese soggette a limitazioni nelle assunzioni a fini di contenimento della spesa, come ad esempio i comuni, rimane tuttavia irrisolto il problema delle migliaia di persone che attendono ancora di essere assunte dai comuni dopo aver vinto concorsi pubblici effettuati ancora prima del 30 settembre 2003 -:
quali eventuali iniziative intenda assumere, per quanto di sua competenza, per sanare la situazione descritta in premessa.
(4-04670)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:

LULLI e VICO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
lunedì 28 settembre 2009 sul quotidiano il Corriere della Sera è stato pubblicato un articolo che commentando il

Rapporto sulla spesa delle Amministrazioni centrali dello Stato 2009, riportava dati allarmanti circa la consistenza dei residui presenti nel bilancio dello Stato che ammonterebbero alla stratosferica cifra di 90 miliardi di euro (residui accertati alla data del 31 dicembre 2008);
si tratta evidentemente di soldi stanziati dal Governo nel bilancio pubblico e che i Ministeri non sono riusciti a spendere;
in particolare, i dati pubblicati nel Rapporto sulla spesa relativo al Ministero dello sviluppo economico parlano di 10 miliardi di euro di residui accertati nel bilancio dello stesso ministero di cui ben 2,8 miliardi di euro di parte capitale che, secondo la Ragioneria generale dello Stato, rischiano di andare in perenzione amministrativa e di essere quindi cancellati dal bilancio;
da una analisi dinamica condotta sugli stock di residui in conto capitale il citato Rapporto ha enucleato 38 capitoli sugli 80 capitoli del bilancio del suddetto Ministero che presentano residui provenienti dall'esercizio finanziario 2006 e che, in base alla vigente normativa contabile, sono oggi suscettibili di andare in perenzione, in particolare, la quota suscettibile di andare in perenzione è particolarmente elevata per il Fondo per la competitività e lo sviluppo (capitolo 7342) pari a 1,9 miliardi di euro;
per quanto riguarda i capitoli che si distinguono per una percentuale di pagamento molto bassa rispetto alle somme impegnate, il Rapporto segnala altresì il capitolo 7329 «Fondo per gli interventi agevolativi alle imprese» su cui sono allocati i fondi trasferiti alla società Invitalia (già Sviluppo Italia) che presenta uno stock di residui rilevante pari a 345 milioni di euro e un livello di pagamenti molto basso, nonché il capitolo 7450 (Fondo per la finanza d'impresa), che dispone per il 2009 di uno stanziamento pari a 100 milioni e presenta residui accertati per 59 milioni di euro. Nessun impegno e nessun pagamento sono stati effettuati a valere su queste somme dalla istituzione del citato Fondo. Sempre lo stesso Rapporto suggerisce una migliore riallocazione di tali somme verso altri capitoli di bilancio che dovessero risultare in sofferenza -:
se i dati riportati corrispondano al vero e quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere, in una congiuntura economica drammatica in cui fra l'altro occorre garantire maggiore liquidità alle imprese, al fine di migliorare la capacità di spesa del ministero, di rallentare in modo soddisfacente la formazione di residui propri e di stanziamento, ovvero prevedere una migliore allocazione delle risorse disponibili.
(3-00727)

Interrogazione a risposta in Commissione:

BENAMATI, TOCCI, LOSACCO e MELIS. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 37 della legge 23 luglio 2009 n. 99 «Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia» ha istituito l'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA);
con la medesima legge all'articolo 29 viene altresì istituita l'Agenzia per la sicurezza nucleare (ASN) costituita con risorse umane provenienti anche dall'Enea;
all'articolo 27 della legge n. 99 del 2009, si stabilisce, poi, di predisporre un piano straordinario per l'efficienza ed il risparmio energetico entro il 31 dicembre 2009 per la trasmissione alla Commissione europea. La predisposizione di tale piano ai sensi dell'articolo 4 del decreto legislativo 30 maggio 2008, n. 115 «Attuazione della direttiva 2006/32/CE relativa all'efficienza degli usi finali dell'energia e i servizi energetici e abrogazione della direttiva 93/76/CEE», prevede competenze dell'ENEA, oggi Agenzia nazionale per l'efficienza

energetica, che non è chiaro come si raccordino con quanto previsto dalla legge n. 99 del 2009;
il Ministro dello sviluppo economico, con decreto ministeriale in data 15 settembre 2009, numero di registro 166, ha nominato Commissario dell'ENEA l'ingegnere Giovanni Lelli e due sub-commissari, il professor avvocato Pietro Maria Putti e il dottor Enrico Elli;
vi è tuttora incertezza su come si intendano ridefinire la missione ed i programmi di attività della nuova ENEA anche alla luce della azione dell'Agenzia per la sicurezza nucleare e delle modifiche che l'abrogazione del decreto legislativo n. 257 del 2003 porta alle attività nel settore dell'efficienza energetica e alle modalità di redazione del piano previsto dal decreto legislativo n. 115 del 2008 per l'efficienza energetica;
vi è una chiara necessità di raccordo fra sistema universitario ed imprese per quanto attiene alla ricerca, sviluppo e qualificazione di sistema nel campo del nuovo nucleare da fissione (IV generazione), ruolo già svolto da ENEA e che richiede anche adeguate risorse finanziarie;
vi è la necessità di tutelare la presenza dell'ENEA sia nel sistema di ricerca italiano sia nel sistema europeo nel quale l'ente nel passato e l'agenzia nel futuro ha e dovrà operare non solo nella continuazione dei contratti in corso ma anche nel reperimento di nuovi fondi mediante la partecipazione attiva e propositiva a bandi nazionali e internazionali;
la situazione organizzativa appare assai critica con i capi dipartimento ed i direttori di funzione centrale cessati dalle mansioni e con le funzioni attribuite ad interim al direttore generale, situazione peraltro insoddisfacente anche a livello di capi divisione -:
se sia vero quanto in premessa, e quali iniziative si intendano assumere per dotare l'ENEA al più presto di chiari indirizzi strategici ed organizzativi con adeguamento di fondi operativi anche al fine di salvaguardare le professionalità esistenti, le attività nazionali ed internazionali di alto livello in corso e in ultimo rilanciare l'ENEA come patrimonio tecnico-scientifico del Paese nel settore energetico e ambientale.
(5-01992)

...

Apposizione di una firma ad una mozione.

La mozione Realacci e altri n. 1-00252, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 ottobre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Lo Moro.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in commissione Ghizzoni n. 5-01619, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Vannucci.

L'interrogazione a risposta in commissione Mariani ed altri n. 5-01632, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Vannucci.

Ritiro di un documento di indirizzo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: Mozione Misiti n. 1-00241 del 29 settembre 2009.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore:
interrogazione a risposta scritta Contento n. 4-04494 dell'8 ottobre 2009 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-01991.