XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 28 ottobre 2009

TESTO AGGIORNATO AL 30 GIUGNO 2010

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
il tumore al seno rappresenta la forma più diffusa di carcinoma femminile: ogni anno in tutto il mondo vengono diagnosticati più di 1 milione di nuovi casi e 400.000 donne muoiono per questa malattia; nei Paesi ad economia avanzata 1 donna su 100 si ammala entro i 45 anni, 2 su 100 entro i 50 e altre 8 fra i 50 e gli 80, cioè entro la speranza di vita media di questi Paesi;
nel 2007 in Europa l'incidenza del tumore al seno è stata di oltre 280.000 nuovi casi e la mortalità di circa 75.000;
in Italia ogni anno si ammalano di tumore al seno circa 37.000 donne (dato che rappresenta il 20-25 per cento di tutti i tumori maligni femminili), di cui il 30 per cento prima dei 50 anni, il 45 per cento fra 50 e 70 ed il 25 per cento dopo i 70; sono circa 450.000 le donne che hanno avuto negli ultimi 10 anni una diagnosi di carcinoma mammario, di cui quasi la metà negli ultimi 5;
in Italia il tumore al seno rappresenta la prima causa di morte fra le donne di età compresa tra i 35 ed i 45 anni; 8.000 decessi all'anno testimoniano l'elevato rischio di mortalità della malattia, seppure in diminuzione;
una recente indagine, commissionata dalla Lega italiana per la lotta ai tumori (LILT), ha stimato i costi del tumore al seno tra i 29.000 ed i 31.000 euro per ogni singola patologia, in relazione alla gravità della malattia, alle eventuali complicanze, alla complessità e durata del previsto ciclo di terapia; la stima considera, innanzitutto, i costi medico-sanitari diretti ed indiretti (per l'86 per cento rimborsati dal Servizio sanitario nazionale) ma anche i costi non sanitari direttamente connessi con la malattia (trasferte e spostamenti che spesso coinvolgono anche i familiari e i parenti più stretti delle pazienti), la diminuzione del reddito familiare legata alla forzata astensione dal lavoro della donna, e, infine, gli oneri derivanti da una diversa gestione dell'economia domestica in relazione alla inabilità della donna a svolgere il proprio essenziale ruolo all'interno della famiglia;
al di la del pur rilevante impatto economico e dei costi sociali a carico della collettività il tumore al seno rappresenta una vera e propria patologia sociale con evidenti ripercussioni sulla qualità complessiva della vita di tutto il nucleo familiare e dei parenti più stretti delle donne colpite dalla malattia. Si tratta di una patologia da fronteggiare, allora, con strumenti adeguati alla consapevolezza che la salute della donna costituisce il fondamentale paradigma non solo del livello complessivo di benessere della famiglia e della società tutta, ma anche, più in generale, del complessivo livello di civiltà, democrazia e sviluppo del Paese;
fondamentale per ridurre i casi di insorgenza del carcinoma mammario è la prevenzione primaria basata sull'adozione di uno stile di vita tale da ridurre significativamente i fattori di rischio oggettivo quali l'obesità, l'eccessivo consumo di alcool, una cattiva alimentazione e la protratta esposizione a radiazioni ionizzanti; in presenza di tali fattori e, comunque, di situazioni oggettive quali l'età, la familiarità con la malattia, l'esistenza di disturbi nel ciclo mestruale, diviene essenziale una efficace prevenzione secondaria basata sulla diagnosi precoce, assicurata da uno screening mammografico organizzato, strumento sensibile ed affidabile per identificare allo stadio iniziale tumori anche di piccolissime dimensioni che possono essere immediatamente trattati con terapie meno invasive aumentando le probabilità di guarigione e riducendo di quasi il 50 per cento il rischio di mortalità;
i presupposti per una migliore efficacia della cura del tumore al seno sono, in conclusione, un'adeguata campagna di

sensibilizzazione e di informazione, una diagnosi il più possibile precoce della malattia, una consapevole adesione delle pazienti al percorso terapeutico e un adeguato supporto psicologico alle donne colpite. A tal riguardo, le linee guida concernenti la prevenzione, la diagnosi e l'assistenza in oncologia, approvate l'8 marzo 2001 dalla Conferenza Stato-Regioni, prevedono, sostanzialmente in linea con gli standard adottati dagli altri Paesi europei, l'offerta gratuita a tutte le donne residenti in Italia in età compresa fra i 50 e i 70 anni di uno screening mammografico con frequenza biennale, secondo dettagliate modalità organizzative e qualitative;
tale previsione è stata successivamente inserita nell'elenco dei livelli essenziali di assistenza (LEA) approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 29 novembre 2001 che individua gli standard minimi qualitativi e quantitativi delle prestazioni sanitarie da garantire in modo appropriato ed uniforme in tutte le diverse realtà regionali;
l'intesa Stato-Regioni del 23 marzo 2005 ha ribadito il principio dell'uniforme erogazione dei LEA su tutto il territorio nazionale e ha demandato ad un apposito Comitato, istituito presso il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, il compito di monitorare e verificare l'appropriatezza delle prestazioni e di certificare l'esatto adempimento degli obblighi regionali in materia sanitaria, ai fini dell'adozione delle successive misure da parte del previsto tavolo congiunto di verifica;
il numero di donne effettivamente destinatario dell'invito a sottoporsi al previsto screening per la diagnosi precoce del carcinoma mammario risulta notevolmente aumentato negli ultimi quattro anni; tuttavia, nel 2007 a fronte di 7 milioni e 400 mila donne potenzialmente interessate allo screening biennale solo 2 milioni e 200 mila sono state effettivamente sollecitate ad effettuare la mammografia (dato che su base nazionale rappresenta il 62 per cento del target annuale di riferimento);
negli ultimi anni la conoscenza dei fattori di rischio di tipo genetico coinvolti nello sviluppo del carcinoma della mammella ha avuto un rapido sviluppo con l'identificazione del gene TP53 dei geni BRCA1 e BRCA2, responsabili di forme autosomiche dominanti di predisposizione allo sviluppo della neoplasia mammaria, definite ad «alta penetranza» in quanto mutazioni in questi geni conferiscono un aumento significativo del rischio di sviluppare tale neoplasia;
permane, inoltre un forte squilibrio fra il nord e il centro da un lato e il sud e le isole dall'altro: mentre nelle prime due macroaree siamo vicini a un'estensione tra il 70 per cento e l'82 per cento, delle donne invitate ad effettuare i controlli, nelle regioni meridionali e insulari tale indicatore supera di poco il 27 per cento;

impegna il Governo:

a considerare il tumore al seno tra le priorità della sanità pubblica e avviare ogni intervento idoneo a fronteggiare lo stesso;
a predisporre, in conseguenza, un progetto nazionale per la promozione delle informazioni e la necessaria sensibilizzazione sull'adozione di un corretto stile di vita, nonché sull'importanza di una diagnosi precoce, coinvolgendo anche i medici di medicina generale e i servizi territoriali;
a promuovere progetti di supporto multidisciplinari per le donne che abbiano ricevuto diagnosi di tumore al seno;
a monitorare con attenzione e continuità l'andamento dei programmi di screening mammografico, demandando al Comitato per la verifica dei LEA l'effettuazione di specifiche rilevazioni concernenti le diverse modalità organizzative e i differenti costi sostenuti al fine di evidenziare le migliori pratiche e promuovere la loro estensione in tutte le realtà regionali;
ad assumere ogni iniziativa idonea ad eliminare le evidenziate differenze nella attuazione dei programmi di screening mammografico;

a valutare, compatibilmente con il rispetto degli equilibri di finanza pubblica e di contenimento della spesa sanitaria l'adozione di misure incentivanti e premiali per le regioni che evidenzino rispetto alla situazione attuale maggior efficacia ed efficienza nella realizzazione di programmi di diagnosi precoce del tumore al seno;
a predisporre linee-guida per l'istituzione di percorsi diversificati di screening mammografici e di presa in carico delle donne a maggior rischio di carcinoma alla mammella, in quanto portatrici dei geni BRCA, in coerenza con i risultati degli studi promossi dal ministero della salute nell'ambito del Piano nazionale screening;
ad adottare, d'intesa con le regioni, tutte le iniziative opportune per superare le problematiche che a tutt'oggi impediscono la piena realizzazione di una prestazione diagnostica essenziale per diminuire i costi sociali e rischi di mortalità della malattia.
(1-00261) «Carlucci, Rivolta, Mura, Bocciardo, Centemero, Bertolini, Pelino, Goisis, Frassinetti, Di Virgilio, Biancofiore, Antonione, Moles, Palagiano, Misiti, Castellani».

Risoluzione in Commissione:

La VIII Commissione,
premesso che:
l'applicazione della legge 5 gennaio 1994, n. 36, recante «Disposizioni in materia di risorse idriche» (cosiddetta «legge Galli») sul servizio idrico integrato ha creato, specie nelle zone montane, notevoli problemi tra i quali, in particolare, quello relativo alle tariffe dell'acqua che sono aumentate a dismisura, senza alcuna plausibile giustificazione e in assenza di un miglioramento del servizio;
il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante «Norme in materia ambientale», all'articolo 148, comma 5, prevede che l'adesione alla gestione unica del servizio idrico integrato è facoltativa per i comuni con popolazione fino a 1.000 abitanti inclusi nel territorio delle comunità montane, a condizione che la gestione del servizio idrico sia operata direttamente dall'amministrazione comunale ovvero tramite una società a capitale interamente pubblico e controllata dallo stesso comune;
il detto limite di popolazione è ancora troppo esiguo e non permette alla maggior parte dei comuni montani di potere decidere se aderire o meno alla gestione unica del servizio idrico,

impegna il Governo

anche alla luce di quanto più sopra segnalato, ad assumere adeguate iniziative di carattere normativo volte a fare si che l'adesione alla gestione unica del servizio idrico integrato sia resa facoltativa per i Comuni con popolazione fino a 3.000 abitanti, modificando conseguentemente il limite di legge oggi vigente per la gestione in proprio del servizio idrico da parte delle comunità locali, con conseguenti benefici, in termini di costi, per la popolazione che usufruisce del servizio di cui in premessa.
(7-00218) «Tommaso Foti».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:

La sottoscritta chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'economia e delle finanze, il

Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro per i rapporti con le regioni, per sapere - premesso che:
il porto di Gioia Tauro, che avrebbe dovuto rappresentare il volano dello sviluppo dell'intera Calabria, rimane ancorato alla sola attività di transhipment, anche se la Stessa sta evidenziando altalenanti fasi positive e negative;
la gestione del porto di Gioia Tauro è stata sempre organizzata in un quadro di incertezze che non hanno consentito l'effettuazione della polifunzionalità del porto stesso: ritardi nei finanziamenti, scarsa attenzione sulla rivalità nata da parte di altri porti italiani e mediterranei, lentezza nel completamento delle infrastrutture portuali, marginalità dell'obiettivo della polifunzionalità, mancanza dell'istituzione di una zona franca produttiva;
fin dal dicembre del 1997, già Presidente del Consiglio dei ministri Romano Prodi, con la presentazione delle linee-guida del master plan del Porto di Gioia Tauro, era divenuta del tutto marginale la relativa polifunzionalità, anzi era apparsa chiara la volontà di capovolgere la polifunzionalità completa, affermata nel protocollo d'intesa;
nel marzo del 1998, il ministro dell'economia e delle finanze pro tempore ha supportato il veto, espresso nel luglio 1996, dalle organizzazioni sindacali confederali circa l'ipotesi d'istituzione di zone franche nel sud, comunicando l'approvazione di ben quattro punti franchi doganali in Sardegna e non nel porto di Gioia Tauro;
sempre sotto la Presidenza del consiglio del professor Romano Prodi, nel 1996 era già stato nominato un coordinamento del Porto di Gioia Tauro, affidato al sottosegretario di Stato ai trasporti pro tempore, secondo l'interrogante del tutto inutile;
ancora in questa legislatura la regione Calabria ha assunto comportamenti che l'interpellante giudica non chiari nei confronti del porto di Gioia Tauro; nonostante l'anomala nomina di un sottosegretario regionale con apposita delega per quell'area portuale, nonché la nomina di un Commissario straordinario per l'elaborazione di un piano di sviluppo strategico per l'area ampia sempre di Gioia Tauro è riscontrabile una inefficiente ed equivoca programmazione per rilanciare le potenzialità del porto stesso e del relativo retroporto;
la legge finanziaria del 2007 aveva introdotto l'autonomia finanziaria delle Autorità portuali, senza creare alcun beneficio per Gioia Tauro, visto che oltre il 94 per cento delle merci che transitano per quel porto non toccano terra e che le banchine esistenti sono quasi tutte concesse alla Medcenter e alla Blg;
sempre la legge finanziaria del 2007 aveva autorizzato un contributo di 50 milioni di euro per il 2008 per lo sviluppo del Porto di Gioia Tauro;
la stessa Trenitalia continua a far lievitare il costo della intermodalità mare - ferro, mettendo in discussione accordi commerciali sottoscritti soltanto alcuni mesi fa, e triplicando la circolazione dei mezzi pesanti sulle strade calabresi, sufficientemente penalizzate dai cantieri, sulla Autostrada Salerno-Reggio Calabria;
solo l'istituzione di una «zona franca» nel Porto di Gioia Tauro avrebbe rappresentato uno strumento capace di creare sviluppo in sinergia con attività portuali e di transphiment;
ma dai quotidiani regionali degli ultimi giorni si apprende che nell'ambito delle entrate in vigore delle 22 zone franche urbane italiane, la Regione Calabria non avrebbe fatto inserire proprio quella di Gioia Tauro, propendendo per altre zone calabresi e finendo così con l'agevolare zone del territorio regionale sicuramente meno disagiate di quelle della Piana di Gioia Tauro;
all'interpellante appaiono davvero non più accettabili la disattenzione e la poca chiarezza che fino ad oggi sono ruotate attorno al Porto di Gioia Tauro

nonché la mancanza di adeguati interventi utili a far rappresentare quel Porto quale volano per lo sviluppo dell'intera Calabria -:
quali interventi, intenda promuovere, per scongiurare che le scelte della politica nazionale e regionale non provochino il definitivo abbandono della possibile polifunzionalità del Porto di Gioia Tauro ed il decremento dell'attuale attività di transhipment, con il conseguente crollo dell'attività occupazionale, esistente in una zona del territorio calabrese, sufficientemente intaccata dall'alto tasso di disoccupazione e dalla preoccupante pervasività delle cosche della 'ndrangheta.
(2-00522) «Angela Napoli».

Interrogazioni a risposta scritta:

TAGLIALATELA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la Tarsu, tassa per i rifiuti solidi urbani, nel comune di Napoli è stata di recente aumentata del 60 per cento, determinando pesanti ricadute economiche sulle famiglie e gli operatori economici;
in città si è diffuso il malcontento dei cittadini, evidenziato dalle quotidiane manifestazioni di protesta che si verificano presso gli uffici preposti alla riscossione della Tarsu;
a parere dell'interrogante il servizio di igiene urbana nel comune di Napoli non rispecchia gli standard di efficienza, economicità ed efficacia che sono dovuti nell'erogazione dei servizi pubblici;
a parere dell'interrogante non viene effettuato ancora un piano di raccolta differenziata utile per potere raggiungere l'obiettivo di attuazione del piano previsto dall'articolo 11, comma 11, del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90, «Misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella Regione Campania e ulteriori disposizioni di protezione civile»;
tale articolo prevede che il Comune di Napoli e A.S.I.A. s.p.a., gestore di raccolta e trasporto dei rifiuti urbani, presentano un piano di raccolta differenziata adeguato alla popolazione residente. In caso di inadempienza o di mancata attuazione del predetto piano, il sottosegretario di Stato provvede, in via sostitutiva, con oneri a carico del bilancio del comune di Napoli;
è necessario, quindi, verificare esattamente quali siano le condizioni della raccolta differenziata nel comune di Napoli e se il predetto piano tra Comune e A.S.I.A sia stato attuato secondo condizioni adeguate alla popolazione -:
quali iniziative intenda adottare per verificare se sia stato attuato il piano di raccolta tra il comune di Napoli e la società A.S.I.A. per la raccolta differenziata come previsto dall'articolo 11, comma 11, del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90;
e nel caso tale piano non dovesse essere stato attuato, quali misure intenda adottare per ripristinare una situazione divenuta insostenibile per i cittadini del comune di Napoli ovvero prevedere, come recita la norma citata, che il sottosegretario provveda in via sostitutiva, con oneri a carico del bilancio del comune di Napoli.
(4-04750)

GALLETTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il 23 dicembre 2006 nel comune di Monterenzio, località San Benedetto del Querceto in provincia di Bologna, un'esplosione per una fuga di gas provocava il crollo di una palazzina. La tragedia causava la morte di 5 persone, diversi feriti e un gran numero di persone rimaste senza l'abitazione o con l'abitazione inagibile. Il fatto provocava inoltre ingenti danni agli edifici circostanti, ad attività economiche, alla chiesa parrocchiale, nonché l'evacuazione di una casa di riposo privata;

considerato il bisogno impellente di ripristinare la normalità della vita cittadina, con decreto del 27 dicembre 2006, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 9 gennaio 2007, il Consiglio dei ministri dichiarava lo stato di emergenza fino al 31 dicembre 2007;
l'articolo 19, comma 3, della legge n. 225 del 1992 dà facoltà alla Protezione civile di erogare fondi tramite ordine di accreditamento a soggetti titolari di pubbliche funzioni da sottoporre a controllo solo successivo e per i quali non trovano applicazione norme di legge o regolamento di contabilità sui limiti di somma;
l'ordinanza che avrebbe dovuto essere emanata per l'erogazione dei fondi (quantificati in 2,5 milioni di euro) è stata sollecitata con una nota inviata alla Protezione civile in data 31 gennaio 2007 dal Presidente della Giunta regionale dell'Emilia Romagna. Ad oggi, nonostante l'urgenza determinata dal perdurare delle condizioni di disagio della popolazione e di rischio dell'area interessata, non si ha notizia della suddetta erogazione -:
se il Governo intenda velocizzare i tempi per l'erogazione dei fondi, considerato il fatto che la popolazione ha anticipato i soldi necessari per il ripristino della normale vita quotidiana, limitandosi a presentare le domande di rimborso senza aspettare alcuna erogazione preventiva.
(4-04760)

PATARINO, SBAI, FAENZI, MANCUSO, CATANOSO, BECCALOSSI, SCANDROGLIO, DI VIRGILIO, DIMA, TADDEI, BOCCIARDO, CASTELLANI, CASTIELLO, DI CATERINA, NASTRI, ROSSO, MUSSOLINI, FRANZOSO, PORCU, SCELLI, CRISTALDI, ANGELA NAPOLI, MARIO PEPE (PdL), D'IPPOLITO VITALE, MINASSO, PALUMBO, DE CAMILLIS, DIVELLA, FUCCI e LAMORTE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
nel marzo del corrente anno il Centro servizi sociali per l'adozione internazionale (CSSAI), ente autorizzato ai sensi della legge n. 184 del 1983 allo svolgimento di pratiche di adozioni internazionali in Romania, con distinte istanze chiedeva alla CAI, Commissione per le adozioni internazionali presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, l'autorizzazione ad estendere la sua attività all'Ucraina e alla Federazione russa;
in particolare, in Ucraina erano autorizzati ad operare 19 enti, recentemente ridottisi a 17, poiché l'ente Nova (nel 2007) ha rinunciato all'autorizzazione e l'ente Gioia (nel 2009) ha cessato l'attività per intervenuta revoca delle autorizzazioni;
si è, così, creato un vuoto che non è stato colmato, non consentendo di utilizzare al massimo le opportunità determinatesi per l'Italia di incrementare notevolmente il numero delle adozioni in Ucraina, anche per l'abbandono del sistema delle quote Paese;
a fronte di circa 1500 adozioni internazionali programmate dall'Ucraina, questo anno sono state presentate poco più di 800 richieste;
pertanto, pur essendoci per molte altre coppie italiane la possibilità di adottare, molte di esse non riescono a trovare un ente che possa seguirle nel procedimento di adozione in Ucraina;
sarebbe, per questo, quanto mai opportuno che fossero autorizzati ad operare in tale Paese altri enti;
la CAI, preso atto delle istanze predette del CSSAI, con atti del 7 aprile 2009, comunicava l'avvio dei procedimenti amministrativi, incaricava dell'istruttoria il dirigente generale della segreteria tecnica e si assegnava, per la conclusione dell'iter, il termine di giorni 120, prorogabili per ulteriori 30;
detto termine, mai prorogato, è scaduto il 5 agosto 2009, senza che i procedimenti siano stati conclusi con formali deliberazioni;

per quanto riguarda l'istanza di estensione dell'autorizzazione alla Federazione russa, furono chiesti chiarimenti, puntualmente forniti dal CSSAI;
per quanto invece riguarda l'istanza di estensione dell'autorizzazione all'Ucraina, la CAI, con decisione del 10 settembre 2009, pur senza pronunciarsi formalmente, esprimeva l'orientamento al non accoglimento, per i seguenti motivi:
a) non sarebbe soddisfatto il requisito di cui all'articolo 39-ter, comma 1, lettera f) della legge n. 184 del 1983 e di cui all'articolo 19 della delibera della Commissione n. 13 del 2008, in quanto il programma di intervento presentato dall'ente nell'ambito dell'attività di cooperazione sarebbe «di minimo impegno economico e sostanzialmente volto a limitate attività conoscitive quali 1) lo svolgimento principalmente di "verifiche" sulle strutture e dotazioni dell'istituto e 2) la "programmazione" di indagini diagnostiche sui minori colà istituzionalizzati»;
b) tale programma di intervento sarebbe tale da consentire una piena conoscenza da parte dell'ente delle caratteristiche di tutti i minori ospitati nell'istituto, nel quale l'intervento stesso si svolge. Ciò determinerebbe un indiretto aggiramento dei principi e criteri sottesi agli articoli 6 e 12, comma 9, della citata delibera n. 13 del 2008;
c) essendo già autorizzati ad operare in Ucraina 17 enti, tale «forte presenza» renderebbe «del tutto superflua la presenza di altri enti italiani, essendo quelli già autorizzati sufficienti a garantire la realizzazione di adozioni in Ucraina da parte delle coppie italiane» in attesa. Ciò anche in considerazione dell'assenta «costante riduzione in tale Paese del numero di minori indirizzati all'adozione internazionale»;
all'ente veniva assegnato il termine di 30 giorni per eventuali integrazioni e/o osservazioni;
i motivi di perplessità enunciati dalla CAI non appaiono fondati, per i seguenti motivi:
quanto al punto 1): Ai sensi dell'articolo 39-ter, 1o comma, lettera f), della legge n. 184 del 1983, per ottenere l'autorizzazione e per conservarla, gli enti devono «impegnarsi a partecipare ad attività di promozione dei diritti dell'infanzia, preferibilmente attraverso azioni di cooperazione allo sviluppo, anche in collaborazione con le organizzazioni non governative, e di attuazione del principio di sussidiarietà dell'adozione internazionale nei Paesi di provenienza dei minori»;
l'articolo 19 della delibera n. 13/2008/SG del 28 ottobre 2008 stabilisce che «Nell'istanza di autorizzazione, l'ente specifica e documenta adeguatamente le attività di promozione dei diritti dell'infanzia e di attuazione dei principio di sussidiarietà, che si è impegnato a realizzare nel Paese in cui chiede di essere autorizzato ad operare»;
l'ente, con la domanda di autorizzazione in Ucraina, presentò uno specifico progetto di cooperazione denominato «Adottiamo il futuro dei bambini di Boyarka». Tale progetto, che attualmente è in fase di esecuzione, è stato concordato con l'Orfanotrofio Kievo-Sviatoshinskhy di Boyarka nella regione di Kiev e con il dipartimento dell'istruzione del quartiere Kievo- Sviatoshinskhy e tende a migliorare le condizioni di vita, dal punto di vista ambientale e sanitario, dei minori ospiti dell'istituto di Boyarka (Kiev). Esso prevede una prima fase di attività propedeutiche di accertamento e verifica, una fase di programmazione degli interventi atti ad eliminare le carenze riscontrate nella fase di accertamento ed una successiva fase di realizzazione degli interventi concreti. In sostanza, la logica seguita è questa: verifichiamo le necessità e, sulla base di quanto risulterà da tali verifiche, programmiamo e attuiamo gli interventi con creti

per eliminare le carenze dimostrate e migliorare le condizioni di vita dei minori ospitati in istituto;
l'impegno economico per questo primo intervento è di euro 11.500 e tale importo non è elevato, in quanto correlato con le attuali possibilità economiche dell'ente, che da alcuni anni non è operativo in Romania, in conseguenza della sospensione in tale Paese delle adozioni internazionali e non ancora autorizzato per l'Ucraina e per la Federazione Russa;
tale impegno andrebbe, peraltro, raffrontato con quello dei 17 enti già operanti in Ucraina e per molti di essi non particolarmente elevato;
il progetto non è, comunque, volto a limitate attività conoscitive, ma si estende ad interventi di risanamento ambientale di servizi igienici, di dormitori, dell'infermeria, atti a migliorare le condizioni di vita dei minori ospiti dell'orfanotrofio;
quanto al punto 2) è evidente che il semplice finanziamento di screening diagnostici non consente la conoscenza delle caratteristiche individuali dei minori;
quanto al punto 3): l'articolo 12, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica n. 108 del 2007 testualmente recita: «Con il provvedimento di autorizzazione la Commissione, tenuto conto delle risorse umane ed organizzative dell'ente: a) indica i Paesi o le aree geografiche in cui l'ente è autorizzato ad operare, anche in considerazione del numero di enti già accreditati e degli accordi bilaterali esistenti»;
il numero degli enti già autorizzati ad operare in un determinato Paese è, pertanto, uno dei criteri dei quali la Commissione deve tenere conto nel valutare la richiesta di autorizzazione;
afferma la Commissione, con riferimento anche alla sua delibera n. 13 del 2008, la necessità di tenere conto del numero degli enti già autorizzati ad operare nel Paese richiesto e al numero complessivo delle adozioni concluse. E, dovrebbe aggiungersi, anche del numero delle coppie in attesa (sempre esorbitante rispetto al numero delle adozioni concluse, tanto che solo un terzo delle coppie italiane dichiarate idonee riesce effettivamente ad adottare) e delle possibilità di incrementare il numero delle adozioni nel Paese per il quale l'autorizzazione è richiesta;
ebbene, come detto, il numero degli enti autorizzati ad operare in Ucraina si è ridotto da 19 a 17, poiché l'ente Nova ha rinunciato all'autorizzazione e l'ente Gioia ha cessato l'attività per intervenuta revoca delle autorizzazioni;
si è, così, creato un vuoto che non è stato colmato e i 17 enti già operanti in Ucraina non sono sufficienti, tanto che numerosissime coppie disponibili ad adottare in Ucraina non trovano un ente autorizzato disposto ad accoglierle e spesso, dopo il decorso di un anno in inutili ricerche, vedono decadere il decreto di idoneità;
in Ucraina il numero dei minori dai 10 anni in su che non riescono a trovare una famiglia è sempre elevatissimo e le autorità ucraine non fanno che sollecitare il deposito di maggiori domande per tali fasce di età. Il numero delle adozioni in Ucraina da parte di coppie italiane è in crescita: 239 adozioni nel 1o semestre 2008, 284 adozioni nel 1o semestre 2009 (dati ricavati dal «Rapporto sui fascicoli dal 1o gennaio al 30 giugno 2008» e dal «Rapporto sui fascicoli dal 1o gennaio al 30 giugno 2009», pubblicati dalla Commissione);
e tale tendenza alla crescita, non ancora sufficiente rispetto alle ampie possibilità di adozione in Ucraina di minori di età superiore ai 9 anni, renderebbe opportuno autorizzare ancora qualche ente. Ad oggi risultano depositati al Dipartimento di Stato per l'adozione e la protezione dei diritti del minore presso il Ministero ucraino della famiglia, della gioventù e dello sport circa 800 fascicoli, rispetto ai 1500 richiesti dalle autorità

ucraine e le numerosissime coppie italiane in attesa e che non riescono a trovare un ente disponibile ad accoglierle, potrebbero giovarsi della presenza in Ucraina di qualche altro ente, oltre ai 17 già operanti, aumentando, così il numero delle adozioni;
le ancora ampie possibilità di depositare fascicoli e di effettuare altre adozioni sono confermate dalla recente decisione delle autorità ucraine - conseguente all'insufficiente numero delle richieste finora registrato - di prolungare il tempo di deposito di nuovi fascicoli anche successivamente al mese di ottobre 2009;
tutto ciò non giustifica il comportamento della CAI, fortemente contrario, per ragioni inspiegabili, all'ingresso di altri enti in Ucraina -:
se il Presidente del Consiglio dei ministri o suo delegato, sia a conoscenza della situazione descritta e quale sia la sua valutazione;
quali opportune iniziative intenda adottare;
se vi siano altri enti che hanno chiesto l'autorizzazione ad operare in Ucraina o nella Federazione Russa;
se gli enti attualmente operanti in Ucraina abbiano presentato nel 2009 progetti di solidarietà e, in caso positivo, di quali importi.
(4-04769)

REGUZZONI e DESIDERATI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il Comune di Casalpusterlengo (provincia di Lodi), è una città di oltre 15.000 abitanti con una grande tradizione agricola, al centro di un'area di grande importanza per la produzione agricola del nostro Paese e che vanta tecnologie e tecniche d'avanguardia a livello mondiale;
Casalpusterlengo può vantare numerose peculiarità storiche, culturali, artistiche architettoniche e della tradizione lombarda: dalla presenza della torre merlata appartenuta alla famiglia dei Pusterla, nobili lombardi che hanno dato il nome al borgo già nel 1400, alla bellissima piazza del popolo, con la chiesa dei Santi Bartolomeo e Martino;
l'Expo 2015 si svolgerà a pochi chilometri dal comune di Casalpusterlengo ed avrà quale tematica l'alimentazione;
la posizione del Comune di Casalpusterlengo e la sua tradizione agricola al centro della pianura padana, unitamente alle peculiarità sopra citate lo rendono un luogo interessante ai fini del coinvolgimento dello stesso relativamente all'Expo 2015;
una stretta connessione del territorio limitrofo con i soggetti organizzatori dell'Expo 2015 rappresenta non solo un impegno preciso assunto dal Governo in sede di pianificazione della manifestazione, ma rappresenta soprattutto una straordinaria ed irripetibile opportunità di promozione del nostro territorio, della nostra economia, delle nostra tradizioni e della nostra cultura -:
quali iniziative il Governo, eventualmente anche per il tramite della società di gestione dell'evento - SOGE S.p.A. - intende attuare ai fini di coinvolgere i comuni e gli enti locali della Lombardia nello svolgimento della manifestazione dell'Expo 2015, con particolare riferimento al Comune di Casalpusterlengo ed al patrimonio artistico, architettonico e agricolo citato in premessa.
(4-04770)

REGUZZONI, DESIDERATI e GRIMOLDI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il Comune di Brugherio (provincia di Monza e Brianza), è una città di oltre 30.000 abitanti che può vantare numerose peculiarità storiche, culturali, artistiche architettoniche e della tradizione lombarda: dalla presenza del canale Villoresi a quello della roggia Gallarana, alle colonne votive, all'esistenza di siti e di ville storiche come molte cascine (testimonianza

della tradizione agricola lombarda), della Villa Fiorita, della cascina Occhiate e del suo mulino tuttora attivo e funzionante grazie alle acque della roggia Mornera, per finire con il curioso ed eclettico Museo Miscellaneo;
l'Expo 2015 si svolgerà a pochi chilometri dal comune di Brugherio ed avrà quale tematica l'alimentazione;
la posizione del Comune di Brugherio e la sua tradizione agricola al centro della pianura padana, unitamente alle peculiarità sopra citate lo rendono un luogo interessante ai fini del coinvolgimento dello stesso relativamente all'Expo 2015;
una stretta connessione del territorio limitrofo con i soggetti organizzatori dell'Expo 2015 rappresenta non solo un impegno preciso assunto dal Governo in sede di pianificazione della manifestazione, ma rappresenta soprattutto una straordinaria ed irripetibile opportunità di promozione del nostro territorio, della nostra economia, delle nostra tradizioni e della nostra cultura -:
quali iniziative il Governo, eventualmente anche per il tramite della società di gestione dell'evento - SOGE S.p.A. - intende attuare ai fini di coinvolgere i comuni e gli enti locali della Lombardia nello svolgimento della manifestazione dell'Expo 2015, con particolare riferimento al Comune di Brugherio ed al patrimonio artistico, architettonico e museale citato in premessa.
(4-04771)

LEHNER. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nel 1986, per interessamento dell'assessore regionale Pietro Pizzo, venne approvato e stanziato un finanziamento per l'attuazione di un progetto monumentale a ricordo dello sbarco dei Mille, avvenuto l'11 maggio 1860, a Marsala;
il monumento sembrò poter avere immediata realizzazione, tant'è che Bettino Craxi, Presidente del Consiglio dei ministri dell'epoca, si recò di persona, a porre la fatidica «prima pietra»;
a tutt'oggi, ottobre 2009, del monumento ai Mille in quel di Marsala sussiste solo quella prima pietra ed un accenno di basamento -:
se in previsione della celebrazione dei centocinquant'anni dell'Unità d'Italia nel 2011 e dell'impresa garibaldina e la conseguente liberazione del Meridione dal dominio borbonico, ricorrenza che cadrà nel 2010, il Governo non ritenga opportuno portare a termine il progetto del monumento in ricordo della spedizione dei Mille, a Marsala, là da dove le camicie rosse del generale Giuseppe Garibaldi cominciarono l'azione militare che portò all'annessione al sorgente regno d'Italia della Sicilia e, quindi, delle altre regioni del Regno delle Due Sicilie.
(4-04775)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:

ESPOSITO e MARIANI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'area denominata «Basse di Stura» ha un'estensione di circa 147 ettari e si trova nella periferia nord di Torino, all'interno di una zona delimitata dalla sponda destra del torrente Stura di Lanzo a nord, dalla superstrada per Caselle a est, da via Reiss Romoli a sud e dalla strada dell'aeroporto a ovest;
il sito ricade nella zona destinata dal piano regolatore generale comunale della città di Torino a parco urbano e fluviale, ed è in parte compreso nel piano d'area - sistema delle aree protette della fascia fluviale del Po e relativo piano d'area integrativo - area Basse di Stura;

l'attuale morfologia dell'area è il risultato di una serie di interventi antropici che a partire dall'inizio di questo secolo ne hanno modificato in maniera sostanziale le condizioni originarie, in particolare:
a) le attività di estrazione di ghiaia (a seguito delle quali si sono formati i laghi di cava Bechis e Martini);
b) la realizzazione di insediamenti industriali all'interno dell'area (area ex stabilimento Rifometal, impianti di betonaggio lungo la sponda dello Stura, stabilimento Rockwood e inceneritore Stureco nell'area Fenice, oggi dismesso);
c) la realizzazione di una serie di discariche industriali in parte collegate agli stabilimenti presenti all'interno delle Basse di Stura (discarica Rifometal) in parte ad attività produttive esterne all'area (altopiano e vasche Deltasider, discarica Solfatara);
in tale area si è riscontrata una compromissione delle matrici ambientali non imputabile ad un'unica sorgente di contaminazione, ma alla presenza di svariate aree potenzialmente impattanti, in particolare quelle adibite all'interramento incontrollato di rifiuti misti industriali e assimilabili agli urbani, che si è protratto nei decenni passati;
gli interventi di bonifica già realizzati riguardano l'area - di circa 8.000 metri quadrati - dove era ubicata la discarica Rifometal, ex proprietà Teksid ed attualmente di proprietà del comune di Torino, di circa 80.000 metri cubi di rifiuti di sale esausto utilizzato come coprente nei forni rotativi della seconda fusione dell'allumino e di polveri di abbattimento provenienti dalla Rifometal e dalla Metalcernita;
il progetto di bonifica ha previsto una messa in sicurezza permanente dei rifiuti mediante la realizzazione di una barriera impermeabile costituita da diaframmi plastici, al fine di garantire l'isolamento del corpo discarica dall'acquifero ghiaioso-sabbioso circostante onde evitare dispersione di contaminanti in falda; l'intervento ha permesso anche la rimodellazione della superficie e la realizzazione di un capping per impermeabilizzare, al fine di evitare infiltrazioni di acque meteoriche nel corpo discarica e garantire un efficace drenaggio delle stesse, nonché l'installazione di punti di emissione fissi dotati di filtri biologici per convogliare i vapori ammoniacali che si generano per contatto delle scorie con l'umidità; l'intervento, per un importo complessivo di 5.5 miliardi di lire, è terminato nel dicembre 2001;
un ulteriore intervento di bonifica riguarda l'area «Cimimontubi», di circa 70mila metri quadrati, attualmente di proprietà del comune di Torino, che trae origine a seguito del riempimento della depressione in prossimità di via Reiss Romoli con oltre un milione di metri cubi di scorie di acciaieria provenienti dall'attività siderurgica della FIAT SpA sino al 1982 e della Deltasider sino al febbraio 1989;
all'interno di tale area sono state costruite due vasche della capacità di 20.000 metri cubi ciascuna, contenenti fanghi, morchie oleose e melme di verniciatura, per la messa in sicurezza delle quali è stato; necessario un intervento particolarmente complesso, finanziato dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare con delibera CIPE del 23 aprile 1997, per un importo complessivo di lire 13 miliardi circa, e che è stato ultimato nel 2003;
buona parte dell'area deve essere ancora bonificata e l'agenzia ARPA sta predisponendo una relazione generale riportante i risultati delle indagini di caratterizzazione relative a tutto il sito, a seguito della quale il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite conferenza dei servizi, dovrà avviare gli interventi necessari per la, bonifica;
la conferenza dei servizi tenutasi nel giugno 2009, ha deliberato di richiedere alle pubbliche amministrazioni interessate di procedere alla sottoscrizione di un

accordo di programma per la definizione e realizzazione degli interventi di messa in sicurezza d'emergenza e successiva bonifica del sito di interesse nazionale «Basse di Stura»;
nella relazione dell'ARPA sono indicate le sostanze nocive presenti nella zona e le relative concentrazioni, nonché le percentuali di superamenti dei valori limite;
l'Arpa ha inoltre eseguito tre campagne di monitoraggio sulle acque sotterranee, al fine di ricostruire lo stato di contaminazione dell'intera area; a seguito di dette indagini sono state riscontrate presenze significative di diverse sostanze altamente inquinanti quali Cromo VI, Alluminio, Manganese, Solventi Organoalogenati, Fluoruri, Ammoniaca, Azoto Nitroso;
nel corso delle conferenze dei servizi è stato evidenziato che attualmente le priorità su cui intervenire, in attesa della realizzazione completa degli interventi, consistono nella realizzazione di coperture provvisorie sulle discariche, onde evitare dispersione polveri e infiltrazione di contaminanti nelle acque sotterranee;
la relazione dell'ARPA non indica i costi sostenuti fino ad ora, né i tempi e le risorse necessarie per il completamento degli interventi di bonifica -:
se il Governo abbia individuato le risorse necessarie per consentire l'ultimazione della bonifica e della messa in sicurezza dell'area «Basse di Stura»;
in quali tempi i ministri interrogati ritengano si possa giungere alla conclusione del piano di bonifica della zona.
(5-02023)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

MOSCA, BELLANOVA e DE BIASI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
a oggi le Commissioni consultive dello spettacolo dal vivo (musica-danza-teatro) non si sono ancora riunite per esprimere le proprie valutazioni in ordine alla determinazione dei finanziamenti per i soggetti che annualmente fanno domanda di contributo;
ciò significa che, allo stato attuale, enti di produzione e associazioni culturali che hanno fatto domanda per l'anno 2009, nel rispetto della scadenza prevista dal Ministero per i beni e le attività culturali il 31 ottobre 2008, ancora non sono a conoscenza di alcun dato reale sull'eventuale accoglimento della istanza di contributo e determinazione della stessa;
come è noto il finanziamento ministeriale viene poi liquidato a consuntivo, per cui gli enti e le associazioni, che hanno presentato domanda, hanno affrontato l'intera programmazione 2009 nella completa incertezza riguardo alla possibilità di accedere alle risorse stanziate, di conseguenza molte di esse sono state costrette ad accedere al credito bancario. A tale riguardo, per l'anno 2007 la comunicazione del Ministero per i beni e le attività culturali, relativamente alle istanze di contributo della sezione Musica, sono datate al 31 maggio, mentre per il 2008 al 24 giugno;
le domande di contributo per il 2010 sono, al contrario, già on-line, con scadenza al 2 novembre, a fronte dell'impossibilità di stabilire l'erogazione dei contributi per l'anno precedente. Tale situazione risulta particolarmente grave, dal punto di vista di un corretto funzionamento dei rapporti tra operatori e Ministero, anche

per il fatto che la modulistica delle istanze di contributo contiene una voce che è impossibile compilare correttamente, ossia quella che testualmente recita: «Contributo assegnato anno 2009», di cui, come già rilevato i richiedenti non sono ancora a conoscenza;
la produzione dello spettacolo dal vivo, nonché i numerosi operatori del settore, stanno dunque subendo le conseguenze di un grave ed inspiegabile ritardo da parte del Ministero per i beni e le attività culturali, in una evidente situazione di difficoltà economica, che li ha visti anche oggetto di parole ad avviso delle interroganti gravi ed insultanti da parte del Ministro Brunetta -:
se non ritenga di dover convocare con urgenza le Commissioni dello spettacolo al fine di dare certezza alle associazioni ed enti che hanno presentato regolare richiesta nel corso del 2008.
(5-02025)

Interrogazioni a risposta scritta:

PISTELLI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
secondo la direttiva 2001/29/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 22 maggio 2001 sull'armonizzazione di taluni aspetti del diritto d'autore e dei diritti connessi nella società dell'informazione, il compenso per copia privata ha come esclusiva funzione quella di compensare i titolari del danno subito per la copia privata di fonogrammi e videogrammi protetti dal diritto d'autore effettuata dalle persone fisiche non per scopi commerciali;
la medesima direttiva stabilisce che il compenso deve tenere conto dell'evoluzione tecnologica e delle misure tecniche di protezione; dei casi in cui il titolare del diritto ha ricevuto un compenso sotto altra forma, ad esempio tramite licenza; dei casi in cui non sussiste alcun obbligo di pagamento del compenso in ragione della minima entità del danno subito dal titolare;
l'articolo 39 del decreto-legge 30 dicembre 2008 n. 207 recante Proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni finanziarie urgenti ha richiesto l'adozione entro il 31 dicembre di quest'anno di un decreto del Ministro dei beni culturali che determini il compenso per la riproduzione privata di fonogrammi e videogrammi di cui all'articolo 71-septies della legge sul diritto d'autore n. 633 del 1941 e successive modifiche;
l'articolo in questione prevede che per gli apparecchi dedicati o polifunzionali il compenso debba essere calcolato sulla base del prezzo di vendita dello stesso;
gli apparecchi odierni sono dotati di memorie di diversa e crescente capacità, ma l'aumento di tale capacità non comporta automaticamente un aumento di copie private effettuate per mezzo di essa, né tantomeno la capacità può essere utilizzata come criterio di misura delle copie private realmente effettuate. In particolar modo, telefoni cellulari e personal computer sono utilizzati solo in minima parte per effettuare copie private e, conseguentemente, non sono attualmente gravati da compensi per copie private -:
se il Ministro, nella redazione del decreto ministeriale di cui sopra, intenda aumentare i compensi per copia privata rispetto alla situazione attuale, tenendo in conto che eventuali aumenti, in un momento di crisi, incidono sul potere d'acquisto dei consumatori, rallentano lo sviluppo del mercato dei contenuti e dei servizi digitali nel nostro Paese, contribuiscono ad alimentare un mercato parallelo dei supporti e degli apparecchi e dunque l'evasione dell'Iva;
se il Ministro, nella redazione del decreto ministeriale di cui sopra, intenda invece attenersi ai soli principi di diritto comunitario e nazionali sopra richiamati sulla ratio del compenso;
quali criteri intenda applicare sulla determinazione dei compensi stessi;
se il Ministro intenda gravare con compensi per copia privata anche telefoni

cellulari, smart phones, schede di memoria e personal computer in ragione della propria capacità di memoria, prodotti attualmente esclusi e utilizzati solo in maniera irrilevante per effettuare copie private.
(4-04746)

TIDEI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
l'Orchestra di Roma e del Lazio fondata nel 1991, su iniziativa di Ottavio Ziino, Gabriele Pizzuti, Pierluigi Capanni e Sergio Ursino, è una istituzione di grande prestigio, che ha tra le finalità anche quella di promuovere giovani musicisti già vincitori di importanti concorsi nazionali ed internazionali;
dal 1997 l'Orchestra è stata riconosciuta come Istituzione concertistico orchestrale, acquisendo così la possibilità di godere di finanziamenti pubblici da parte del Ministero per i beni e le attività culturali, dalla regione Lazio e dal comune di Roma;
nel 1999 l'Orchestra si è trasformata in Fondazione, anno in cui è stato approvato lo statuto nel quale anche la regione Lazio e il comune di Roma figurano come soci, entrando a pieno titolo nel consiglio di amministrazione;
all'interrogante tuttavia risulta che gli enti sovventori, regione Lazio e comune di Roma, siano in minoranza nel consiglio di amministrazione, mentre il Ministero per i beni e le attività culturali non vi dispone di un proprio rappresentante. Già questo elemento costituirebbe motivo di perplessità e di riserva. Detti sovventori non hanno pertanto alcun potere decisionale rispetto ai soggetti privati;
è noto inoltre che la Fondazione «Ottavio Ziino» si trovi in uno stato di crisi ormai cronico a causa di carenti finanziamenti pubblici e di una forte conflittualità interna;
la crisi sarebbe tale da aver costretto i professori d'orchestra a proclamare uno sciopero a oltranza che si protrae dal 13 settembre 2009. La trasformazione dell'istituto associativo in Fondazione avrebbe indotto la stessa ad apportare discutibili modifiche nei contratti di assunzione dei professori d'orchestra sia sotto il profilo giuridico, sia sotto l'aspetto economico in danno dei lavoratori;
risulta inoltre che la Fondazione abbia interrotto la propria attività per ben 11 mesi e che la stessa sia stata ripresa per soli 5 mesi onde realizzare la stagione artistica del 2009;
da anni le organizzazioni sindacali quali SLC-CGIL e FIALS-CISAL denunciano la mancanza di controlli nella gestione del denaro pubblico, avvalorata dalla ricordata assenza di un rappresentante del Ministero per i beni e le attività culturali all'interno del consiglio di amministrazione della Fondazione;
a tutt'oggi nel consiglio di amministrazione della Fondazione «Ottavio Ziino» manca sia il consigliere d'amministrazione del comune di Roma sia quello della regione Lazio;
peraltro risulterebbe che nessuno riesca a visionare e soprattutto ad approfondire i bilanci della Fondazione, che addirittura sarebbero considerati «tabù» -:
se quanto riportato in premessa corrisponda al vero e, in caso affermativo, quali iniziative intenda adottare per far luce sulla questione, anche controllando che i bilanci preventivi e consultivi dell'Orchestra di Roma e del Lazio non presentino irregolarità;
quali iniziative intenda adottare per ripristinare la giusta proporzione all'interno del consiglio di amministrazione dell'Orchestra, tra soggetti pubblici e soggetti privati;
se intenda chiarire se i contratti di assunzione stipulati dall'orchestra di Roma e del Lazio con i dipendenti rispettino le norme di legge.
(4-04754)

MACCANTI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nell'ambito del progetto di rifunzionalizzazione del Museo Egizio di Torino ospitato nel seicentesco Collegio dei Nobili di via Accademia delle Scienze, si prevede la demolizione di due rampe di scale situate al piano terreno realizzate nell'ottocento, insieme allo scalone monumentale, dall'ingegnere Alessandro Mazzuchetti, autore di importanti opere architettoniche tra cui la stazione ferroviaria di Alessandria, quella di Genova Principe e la stazione ferroviaria di Torino Porta Nuova;
lo scalone del Mazzuchetti fa parte da oltre cent'anni della storia del palazzo, che è attualmente sede dell'Accademia delle Scienze, della galleria Sabauda e del Museo Egizio;
l'intervento di demolizione sarebbe lesivo dell'unità progettuale dell'intero scalone;
la demolizione delle due rampe dello scalone sarebbe «risarcita» con una sorta di «fumetto» alla memoria di stucco marmorino disegnato sulle pareti per «ricordare» le sagome dei gradini che si prevede di demolire;
contro tale demolizione si sono registrate le prese di posizione di intellettuali, artisti e associazioni della città; un gruppo di docenti e studenti dell'Accademia albertina di belle arti di Torino ha anche inviato una lettera aperta ad Alain Elkan, presidente della Fondazione Museo Egizio perché, accanto alla soddisfazione di vedere finalmente avviata un'importante opera che farà del Museo Egizio uno dei meglio organizzati - tanto per l'utenza turistica che per le attività di ricerca scientifica - si affacciano preoccupazioni per l'eventuale distruzione di un'opera che merita rispetto, considerazione e tutela -:
se sia a conoscenza del progetto di cui in premessa e quali iniziative intenda assumere al fine di tutelare i valori storici, artistici e architettonici di questo pregevole manufatto.
(4-04757)

REGUZZONI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nel 2015 si svolgerà a Milano l'Expo 2015;
Arcumeggia, frazione del comune di Casalzuigno (Varese) con le sue case dipinte rappresenta un «unicum» nel panorama artistico e architettonico del nostro Paese;
il Comune di Casalzuigno, la locale Pro Loco, la provincia di Varese, il FAI e numerose istituzioni ed associazioni sono da anni impegnate nel sostituire e promuovere le bellezze citate;
il Ministero per i beni e le attività culturali ha sempre ben operato l'opera per sostenere e promuovere le bellezze artistiche ed architettoniche del nostro Paese-:
se e quali iniziative il Ministro intenda attuare ai fini di sostenere e promuovere le bellezze artistiche e architettoniche della frazione di Arcumeggia (Varese), anche in vista dell'Expo 2015.
(4-04779)

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DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARCO CARRA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il 22 ottobre 2009 il consiglio comunale di Suzzara (Mantova) ha approvato, con un unico voto contrario, un ordine del giorno sul tema della sicurezza urbana e della lotta alla criminalità;
nell'ordine del giorno, in particolare, si è rilevato che il «passaggio della competenza territoriale dell'Arma dei Carabinieri

dalla Compagnia di Gonzaga (Mantova) a quella di Viadana (Mantova) ha determinato una inevitabile diminuzione della presenza di pattuglie dei carabinieri nel territorio suzzarese, vista la distanza tra le due città, tenuto anche conto della cronica mancanza di organico e di mezzi nel distaccamento di carabinieri di Suzzara (Mantova)»;
il dispositivo deliberato del medesimo ordine del giorno ha impegnato la Giunta comunale ed il Sindaco di Suzzara (Mantova) ad attivarsi affinché «il territorio comunale di Suzzara (Mantova) ritorni nell'area territoriale di competenza della Compagnia dell'Arma dei Carabinieri di Gonzaga (Mantova) o, nella eventualità che questa ipotesi non fosse praticabile, sia istituita presso la Caserma dei carabinieri di Suzzara una Tenenza in grado di supportare adeguatamente l'attività della Compagnia dei Carabinieri di Viadana (Mantova)» -:
se il Governo intenda dare seguito al dispositivo deliberato, sopra descritto, contenuto nell'ordine del giorno approvato dal Consiglio comunale di Suzzara (Mantova) e rispondere affermativamente ad una richiesta che, vista la vasta condivisione maturata in seno al Consiglio comunale, è altamente rappresentativa delle esigenze della comunità suzzarese.
(5-02032)

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il «Convertiplano» di fabbricazione Agusta Westland rappresenta una eccellenza mondiale ed un velivolo dalle straordinarie prestazioni operative -:
se e quali siano gli intendimenti del Ministro in ordine alla possibilità di dotare - prime al mondo - le nostre forze armate di tale velivolo, anche in forma di prototipo non ancora in commercio.
(4-04755)

GIULIETTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
a seguito delle interrogazioni presentate nella XIV legislatura dall'onorevole Elettra Deiana (n. 5-04556) e nella XV dal Senatore Giovanni Russo Spena (n. 4-00689), è stata sottoposta all'attenzione dei ministri pro-tempore la questione concernente il maresciallo dei Carabinieri, Antonio Cautillo, vittima, da diversi anni, di casi di discriminazione sul posto di lavoro;
nelle predette interrogazioni sono stati dettagliatamente esposti episodi che dimostrano le ripetute sentenze assolutorie emesse nei riguardi del Maresciallo;
dopo queste ripetute assoluzioni si riteneva che ci fosse stato un ragionevole cambiamento di atteggiamento nel continuare a promuovere rilievi, che le richiamate sentenze indicano come «apparentemente immotivati ed ingiustificati»;
per questa ragione e per la situazione attualmente in corso, che vede la posizione del Cautillo, ulteriormente aggravata, a causa del tentativo dell'adozione di ulteriori provvedimenti, ancora una volta apparentemente immotivati ed ingiustificati, il medesimo, il luglio scorso ha inviato diverse istanze, aventi come oggetto: la richiesta di conferire con il Ministro della difesa, allo scopo di ottenere il riesame delle varie punizioni subite, e anche delle minacce di destituzione permanente dall'istituzione;
tale legittima e motivata richiesta, risulta che ad oggi non sia stata accolta pur essendo, il richiedente, garantito dall'articolo 39 del regolamento di disciplina militare nel rispetto di quanto stabilito dal decreto ministeriale n. 603 del 1993 -:
se tale chiarimento non possa essere utile a mettere la parola fine a questo emblematico caso di discriminazione che rischia di danneggiare il prestigio dell'Arma dei Carabinieri.
(4-04777)

TESTO AGGIORNATO AL 15 MARZO 2011

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:

VOLONTÈ. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'associazione antiusura «Snarp» segnala che sono sempre più frequenti casi in cui vengono pignorati patrimoni di valore ben più superiore alla debitoria pretesa, peraltro gravata di ingenti interessi, more e spese, con la conseguenza che al malcapitato viene inibita ogni operatività bancaria e creditizia, compresa la tenuta del conto corrente bancario;
oltre, quindi, a non poter contrarre altri prestiti o di ricevere o ordinari bonifici, viene anche inibito l'incasso di assegni che si ricevono in pagamento, venendo così costretti a ricorre ai cambisti usurai al tasso del 5 per cento e del 10 per cento al mese se postdatati;
l'unica soluzione potrebbe essere intervenire con fidejussioni che garantiscano le transazioni con le banche creditrici, ammortizzabili nell'arco di 5/10 anni a tasso di mercato con la surroga del credito -:
se non ritenga di promuovere gli opportuni provvedimenti presso le istituzioni competenti al fine di contenere un fenomeno che risulta in crescita e che aggiunge, in tempo di crisi, un ulteriore elemento di incertezza tra la clientela che lamenta quanto citato in premessa.
(3-00740)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

TULLO, ANDREA ORLANDO, ROSSA e ZUNINO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
a partire dagli ultimi mesi dell'anno 2004, le quattro case da gioco italiane, hanno risentito di una forte crisi attribuibile, in parte, all'aggressiva concorrenza esercitata dai giochi di Stato;
negli ultimi anni l'offerta dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato (AAMS) è stata ampliata e caratterizzata dalla presenza di giochi che, benché definiti non d'azzardo, hanno caratteristiche sempre più simili ai giochi d'azzardo che in Italia dovrebbero essere esercitati legalmente, in deroga al divieto penale, solo dai comuni di Sanremo, Venezia e Campione D'Italia e dalla regione autonoma Valle d'Aosta, nelle rispettive case da gioco;
con parere n. 3237 del 22 ottobre 2008, il Consiglio di Stato ha denunciato tale fenomeno di «sovrapposizione»;
nel 2008, i giochi di Stato hanno fatto registrare una raccolta di 47,5 miliardi di euro (pari al 2 per cento del Pil nazionale), con un incremento del 12,7 per cento rispetto al 2007;
la concorrenza derivata dall'affidamento dei giochi dallo Stato all'AAMS, esercitati attraverso concessionari, ha modificato il quadro dell'offerta di gioco in Italia comportando notevoli perdite per le case da gioco e spesso le loro spese (personale, ospitalità, eccetera) superano i ricavi;
il guadagno delle case da gioco deriva, in misura maggiore, dalle slot machines e la concorrenza delle new slot nei bar ha provocato una flessione della clientela in favore di questi ultimi e a danno delle case da gioco con conseguente riduzione di risorse per i quattro comuni sedi di casinò e per i lavoratori;
il recente decreto-legge 28 aprile 2008, n. 39, convertito dalla legge 24 giugno 2009, n. 77, ha previsto, al fine di incrementare il gettito erariale, l'ampliamento dell'offerta di gioco elettromeccanico di Stato, con l'introduzione delle cosiddette videolotteries (detti anche VLT) regolamentate dall'AAMS;
tali apparecchiature, VLT, possono essere introdotte dagli attuali concessionari di slot da bar, in misura del 14 per cento delle slot detenute ad un costo per

ognuna di esse di euro 15.000 per introito totale previsto di oltre 800 milioni di euro;
inoltre è stata annunciata la possibilità di realizzare casinò all'interno degli alberghi a cinque stelle riservati alla clientela degli stessi -:
se si confermino le notizie concernenti l'annunciata possibilità attivare casinò negli alberghi a cinque stelle;
se e come si intenda salvaguardare il bacino di utenza delle case da gioco mantenendo un'area in cui non sia ammessa l'apertura di sale videolotteries;
se non ritenga opportuno che l'attivazione delle concessioni avvenga prioritariamente e transitoriamente all'interno dei rispettivi bacini di utenza, attraverso le attuali case da gioco;
se non intenda semplificare le procedure ed i requisiti richiesti alle case da gioco esistenti per partecipare alla prossima gara di selezione di concessionari che AAMS avvierà nei primi mesi del 2010;
come intenda salvaguardare i lavoratori impiegati all'interno delle case da gioco.
(5-02034)

TOMMASO FOTI e CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la risoluzione n. 56/E del 12 giugno 2009 dell'Agenzia delle entrate si occupa delle ritenute su incentivi corrisposti ai sensi del decreto legislativo 29 giugno 2007, n. 62 - Eccellenza degli studenti nei corsi di istruzione;
in particolare, detta risoluzione, ribadisce preliminarmente che l'articolo 50, comma 1, lettera c), del testo unico delle imposte sui redditi qualifica redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente «le somme da chiunque corrisposte a titolo di borsa di studio o di assegno, premio o sussidio per fini di studio o di addestramento professionale se il beneficiario non è legato da rapporti di lavoro dipendente nei confronti del soggetto erogante». Viene, quindi, richiamata la circolare 23 dicembre 1997, n. 326, recante chiarimenti sulle novità introdotte dal decreto legislativo 2 settembre 1997, n. 314 in materia di redditi di lavoro dipendente, con la quale veniva precisato che per la nozione di borsa di studio si deve far riferimento alle erogazioni attribuite a favore di soggetti, anche non studenti, per sostenere - ad esempio - l'attività di studio o di ricerca scientifica, di specializzazione;
la risoluzione che qui interessa - dopo avere sottolineato che in relazione a particolari borse di studio, specifiche disposizioni normative prevedono, invece, l'esenzione dall'IRPEF - stabilisce che le altre borse di studio (pomposamente definite «benefici di tipo economico») sono da assoggettare a ritenuta a titolo d'acconto ai sensi dell'articolo 24 del decreto Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600 (se corrisposte dai sostituti di imposta indicati dall'articolo 23, primo comma) o dalle amministrazioni dello Stato individuate dall'articolo 29 dello stesso decreto (per effetto del rinvio operato dal quinto comma del medesimo articolo);
nella maggiore parte dei casi le borse di studio assegnate non assumono certo rilevanza per il «beneficio economico» ad esse sotteso, ma costituiscono più che altro momento di legittima e giusta soddisfazione per coloro che, meritevoli, le hanno acquisite;
tra le tante iniquità che contraddistinguono il sistema fiscale italiano l'istituzione del balzello sulle borse di studio, proprio nel momento in cui - da più parti - si inneggia giustamente alla meritocrazia, appare tra i più odiosi -:
se non ritenga, anche in relazione al misero gettito determinato dal balzello sulle borse di studio, di assumere iniziative urgenti anche di carattere normativo volte ad impedire forme odiose di prelievo fiscale tra le quali quella stabilita dalla risoluzione in premessa evocata.
(5-02035)

Interrogazioni a risposta scritta:

PITTELLI e CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nel corso del primo semestre dell'anno 2009, su 100 ricorsi proposti dinanzi al tribunale amministrativo regionale del Lazio, contro l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato (d'ora innanzi AAMS) sono state avanzate n. 70 istanze di sospensione dell'efficacia di altrettanti provvedimenti amministrativi di cui ne sono state accolte n. 56 - pari all'80 per cento dei provvedimenti sottoposti al controllo del tribunale amministrativo regionale;
in particolare, risultano avanzate n. 54 istanze cautelari di sospensione dell'efficacia di provvedimenti amministrativi emessi dalla direzione dell'ufficio 15o - scommesse della stessa AAMS, di cui ne sono state accolte n. 54 - pari al 100 per cento dei provvedimenti di accoglimento;
evidente e facilmente rilevabile come la direzione dell'ufficio 15o - scommesse di AMMS, diretta e rappresentata dal dottor Luca Turchi, sotto l'egida della direzione per i giochi, diretta e rappresentata ad interim dal dottor Antonio Tagliaferri, abbia reiterato l'emissione di medesimi provvedimenti (a volte inibitori) in presenza di situazioni già regolate da una precedente decisione del tribunale amministrativo regionale, disattendendone il contenuto;
si può inequivocabilmente convenire che, a fronte di una decisione assunta dal tribunale amministrativo regionale di accoglimento dell'istanza cautelare di sospensione proposta da uno o più concessionari, si sono verificati casi in cui i suddetti uffici dell'AAMS abbiano reiterato più volte lo stesso provvedimento (quindi, già sospeso e regolato appunto dal tribunale amministrativo regionale) contro altri concessionari, soccombendo nelle analoghe decisioni;
tale atteggiamento ha arrecato notevoli irregolarità dell'azione amministrativa condotta dai suddetti soggetti, determinando ritardi e disagi nei confronti sia degli operatori del settore sia degli utenti finali, i quali non hanno potuto fruire correttamente e secondo legge dei servizi di gioco;
non si comprende se tutto ciò sia avvenuto per motivi di difficoltà, di incapacità imputabile ai singoli amministratori citati ovvero per altri motivi;
è necessario garantire la piena trasparenza nella gestione del sistema dei giochi, con un rigoroso rispetto delle regole e l'esercizio di appropriati controlli, al fine di contrastare ogni rischio di irregolarità dell'azione amministrativa -:
se, alla luce delle evenienze sopra esposte, non ritenga necessario, per non compromettere ulteriormente la missione dell'AAMS nel settore dei giochi e delle scommesse, procedere alla nomina di un nuovo direttore dei giochi nell'intento di pervenire, in tempi rapidi, alla riorganizzazione dell'ufficio 15o - scommesse, in modo da aumentare sensibilmente l'efficienza e l'efficacia dell'azione amministrativa, nonché ridurre i tempi delle procedure avviate dai concessionari ed i relativi oneri finanziari a discapito degli stessi e, di conseguenza, perseguire con maggiore prontezza gli istituzionali obiettivi programmati.
(4-04743)

TOMMASO FOTI e CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il conservatorio musicale «Giuseppe Nicolini» ha sede nell'antico monastero di Santa Franca, posto nella via alla stessa dedicata, a Piacenza;
l'immobile che ospita il detto conservatorio (occupato fin dal 1865, quando lì si trasferì l'allora Scuola municipale di musica) è tutt'ora di proprietà dell'Agenzia del demanio;

in ragione di quanto disposto dalla legge 11 gennaio 1996, n. 23, recante «Norme per l'edilizia scolastica», che all'articolo 3, comma 1, punto b), stabiliva la competenza delle Province per quanto si riferiva ai conservatori di musica, venne approvata con delibera di Giunta n. 190 dell'11 dicembre 2000 la bozza di convenzione per il trasferimento alla provincia di Piacenza degli immobili costituenti il conservatorio stesso;
l'atto citato non ebbe mai ad esplicare i suoi effetti in quanto non venne sottoscritto dall'Agenzia del demanio, che non ne condivideva i contenuti;
detta circostanza appare, oggi, superata dall'evolversi della normativa in materia e ciò in ragione dell'entrata in vigore della legge 21 dicembre 1999, n. 508, che procedendo ad una radicale riforma dei Conservatori Musicali, li ha trasformati in «Istituti Superiori di Studi Musicali e Coreutica»;
l'articolo 2, comma 4, della sopra evocata norma, qualificando i conservatori come sedi primarie di alta formazione nel settore musicale e conferendo ai medesimi personalità giuridica e autonomia finanziaria e contabile, li ha sottratti alla competenza delle Province. Sul punto si è conformemente espresso il Consiglio di Stato con parere della seconda sezione n. 200703679 del 14 novembre 2007;
d'altra parte l'intervento di ripristino della copertura dell'edificio principale e di rifacimento dei servizi igienici del Conservatorio eseguiti nel 2002 da parte dell'amministrazione provinciale di Piacenza per mero spirito di collaborazione interistituzionale, era stato preceduto dal rilascio di uno specifico nulla osta dell'Agenzia del demanio (rilasciato da quest'ultima in data 9 agosto 2001, con nota protocollo 2001/35523/FMO) -:
in ragione dello stato di totale degrado in cui versa oggi la struttura che ospita il Conservatorio Musicale «Giuseppe Nicolini» di Piacenza se intenda sollecitare, con l'urgenza che il caso conclama, l'Agenzia del Demanio a porre in essere tutti quegli interventi indispensabili alla piena e corretta fruibilità dell'immobile da parte degli allievi e dei docenti.
(4-04745)

IANNACCONE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il centro di distribuzione delle Poste italiane di Mirabella Eclano (Avellino), fa capo al centro primario di distribuzione F. De Sanctis di Avellino, distante 48 chilometri;
tra il Centro secondario di distribuzione di Mirabella Eclano e il Centro primario di distribuzione di Ariano Irpino distano 15 chilometri;
non esistono esigenze né di interesse pubblico né di razionalizzazione tali da giustificare accorpamenti di uffici postali che rischiano di penalizzare gravemente la comunità di Ariano Irpino;
negli ultimi mesi si sono registrate molteplici lamentele e sollecitazioni provenienti dai tanti amministratori della zona;
sul territorio di Ariano Irpino hanno sede uffici importanti del Ministero della giustizia, il carcere di massima sicurezza, il tribunale, del Ministero dell'interno e del Ministero della difesa;
ad Ariano Irpino sono presenti un presidio ospedaliero e alcuni uffici del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;
è evidente la necessità di mantenere sul territorio un servizio postale efficiente senza intaccare l'attuale struttura presente ad Ariano;
il servizio postale è un servizio di notevole rilevanza sociale;
l'eventuale smembramento del CDP di Ariano rischia, tra l'altro, di penalizzare

le persone più deboli che sarebbero costrette a lunghi spostamenti per raggiungere un ufficio postale -:
se i Ministri interrogati non intendano, per quanto di competenza, attivarsi nei confronti di Poste Italiane spa affinché vengano restituite al Centro primario di distribuzione di Ariano Irpino le competenze del centro secondario di Mirabella Eclano.
(4-04749)

TOMMASO FOTI e CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il Presidente della Commissione tributaria regionale per l'Emilia-Romagna, con decreto del 18 settembre 2009, ha disposto - con decorrenza dal 1o gennaio 2010 (per le Sezioni XXI e XXIII) e con decorrenza dal 1o gennaio 2011 (per la Sezione XXII) - la ristrutturazione della Commissione stessa mediante congelamento di dette sezioni della sede staccata di Parma e correlativa distribuzione dei componenti le stesse presso le sezioni operative nella sede di Bologna;
la decisione in questione, destinata a produrre effetti particolarmente negativi sia per i cittadini interessati sia per i professionisti che dei contenziosi in essere si occupano, appare oltremodo grave e quindi meritevole di ripensamento;
non risulta adottato dall'organo di autogoverno, che pure ha dimezzato i collegi costituenti la citata sezione decentrata, alcun provvedimento che autorizzi la Presidenza della Commissione ad utilizzare, nei collegi di detta sezione regionalizzata, quei giudici che da oltre un anno attendono di poterne fare parte-:
se, alla luce di quanto previsto dall'articolo 29 del decreto legislativo n. 545 del 1992, intenda acquisire informazioni in ordine alla situazione sopra rappresentata e quali iniziative di competenza intenda assumere in relazione a quanto ricordato in premessa.
(4-04778)

TESTO AGGIORNATO AL 15 MARZO 2011

...

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:

FEDRIGA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nella città di Trieste è stata definitivamente archiviata l'indagine avviata qualche anno addietro, relativa alla occupazione abusiva di numerosi alloggi dell'azienda territoriale per l'edilizia residenziale da parte di un consistente gruppo di persone;
gli alloggi sfitti, che erano in attesa di manutenzione straordinaria e di riassegnazione da parte dell'Ater, furono occupati grazie all'ausilio di uno sportello, soprannominato degli «invisibili», che aveva occupato gli alloggi, per assegnarli e consegnarli a terzi, sostituendosi all'Ater e alle leggi che regolano l'accesso all'edilizia pubblica;
tale sportello, gestito da un gruppo di giovani che faceva riferimento al Centro sociale di via Orlandini, prevaricando i diritti altrui e le graduatorie esistenti per l'assegnazione delle abitazioni, aiutava gli sfrattati a trovare una casa e ad occuparla, indicando al contempo le modalità di sottoscrizione per i contratti di utenza e fornendo indicazioni per una efficace difesa a livello giudiziario ed amministrativo;
la decisione di archiviare le indagini sullo sportello degli invisibili e determinata dalla impossibilità di prosecuzione delle medesime, dato che il materiale probatorio sequestrato è immediatamente

scomparso dopo che il Tribunale del riesame ne aveva disposto la restituzione ai cosiddetti «invisibili»;
l'inchiesta doveva proseguire per individuare responsabili e relativo ruolo all'interno dell'organizzazione che agiva come una vera e propria associazione a delinquere, dal momento che la Corte di Cassazione aveva in seguito annullato l'ordinanza del Tribunale del riesame dando ragione al pm Federico Frezza, e non pare esistere nemmeno la possibilità di una riapertura dell'inchiesta a breve scadenza poiché il gruppo di persone che faceva riferimento al centro sociale di via orlandini non agisce più nel settore abitativo;
la occupazione abusiva di alloggi destinati dell'edilizia residenziale costituisce una violazione della legge e causa un danno sia alla collettività, poiché sottrae gli alloggi agli aventi diritto, sia all'Ater, impossibilitata a svolgere regolarmente i suoi compiti nella gestione dell'alloggio;
tale epilogo giudiziario, oltre a rappresentare l'ennesimo caso di denegata giustizia, desta grande preoccupazione anche in ragione del fatto che potrebbe venire automaticamente considerato un'invito esplicito ad occupare abusivamente ulteriori alloggi, in ragione della sostanziale impunità di cui hanno usufruito i responsabili della suddetta occupazione -:
se il Ministro ritenga opportuno acquisire informazioni preliminari sulla vicenda onde valutare se sussistano presupposti per un'iniziativa ispettiva.
(3-00741)

Interrogazione a risposta in Commissione:

MATTESINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
le condizioni della casa circondariale di Arezzo sono caratterizzate da un elevato sovrannumero di detenuti, da una elevata carenza di organico, nonché da precarie condizioni della struttura;
anche successivamente alle ripetute richieste di sindacati, denunce di quotidiani locali e richieste della direzione della casa circondariale stessa, è stata effettuata una visita degli uffici competenti del Ministero, a seguito della quale è stato predisposto un piano di ristrutturazione per la messa in sicurezza della casa circondariale per un valore complessivo di circa 2 milioni e 500 mila euro, di cui 1 milione ed 800 mila per la messa in sicurezza di una parte del muro di cinta;
l'inizio di tali lavori è stata prevista per i primi mesi dell'anno in corso e successivamente rinviata al mese di maggio;
a tutt'oggi i lavori di ristrutturazione non sono ancora iniziati e nonostante l'interessamento delle istituzioni locali e le mie personali richieste alla direzione del Ministero interessata, non è dato sapere né la motivazione dell'incomprensibile ritardo, né quando i lavori saranno terminati;
la situazione all'interno della casa circondariale, già difficile sia per l'elevato numero di detenuti, sia per la carenza di organico, è resa più complicata dall'incertezza creata dalla situazione suddetta che pesa in particolare sulla necessità di programmare in modo certo tutte le attività, con particolare riferimento a quelle che richiedono l'integrazione e la collaborazione con gli enti istituzionali del territorio, la cui attività di programmazione anche economica ha bisogno di tempi certi (esempio corsi di lingua italiana per gli immigrati, corsi per l'acquisizione dei titoli di studio della scuola dell'obbligo, eccetera) ed in assenza delle quali si allenta ed indebolisce l'obbiettivo ultimo della pena che rimane quello del recupero e del reinserimento sociale -:
quali siano i motivi del ritardo per l'inizio dei lavori, quando tali lavori saranno attivati, quale sarà la loro durata.
(5-02033)

Interrogazioni a risposta scritta:

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'interrogante è venuta a conoscenza del suicidio di un ragazzo rumeno di 24 anni avvenuto nel carcere di Tolmezzo sabato 24 ottobre 2009;
la drammatica notizia è stata confermata dalla direttrice del carcere, dottoressa Silvia Della Branca, che ha risposto ad una telefonata dell'interrogante specificando che il giovane rumeno si è suicidato impiccandosi;
secondo i dati diffusi dal sito www.pianetacarcere.it, fonte Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, il 15 ottobre, cioè dieci giorni prima del tragico evento, nell'istituto penitenziario di Tolmezzo erano presenti 284 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 148 posti e tollerabile di 266; i detenuti stranieri erano 180;
nel suddetto sito sono fornite le spiegazioni su cosa si intenda per «capienza regolamentare» e per «capienza tollerabile»: per capienza regolamentare, si intende il «numero di posti stimati affinché un carcere possa funzionare correttamente secondo i dettami della Costituzione»; per «capienza tollerabile» si intende la «situazione limite oltre la quale il trattamento di recupero alla società dei detenuti è seriamente compromesso»;
quanto agli agenti penitenziari in servizio, secondo i dati raccolti nel corso dell'iniziativa «ferragosto in carcere», confermati nella visita di sindacato ispettivo effettuata dall'interrogante il giorno 17 ottobre scorso, la carenza rispetto alla pianta organica del 2001 è di 66 unità; gli educatori in servizio sono solamente 2 rispetto ai 6 previsti, mentre un solo psicologo deve far fronte alle esigenze della rilevante popolazione penitenziaria sopra riportata -:
se il Ministro sia a conoscenza dell'accaduto e, nel caso, se disponga di ulteriori informazioni, e quali anche sulla dinamica che ha portato alla morte del giovane rumeno;
se il Ministro intenda prendere provvedimenti, e quali, per fare chiarezza sulla vicenda;
se, infine, alla luce di questo nuovo drammatico episodio che coinvolge un detenuto il Ministro non ritenga urgente avviare un'indagine sui decessi che avvengono tra i detenuti delle carceri italiane, inclusi i suicidi, per verificarne le cause reali e scongiurarne di nuovi.
(4-04752)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dal Corriere della Sera edizione online del 27 ottobre 2009, quattro detenuti sarebbero evasi la sera precedente dall'istituto per minori di Aiola, sito in provincia di Benevento;
i quattro evasi, oggi tutti maggiorenni, due dei quali accusati di omicidio e tutti originari dei quartieri napoletani di Scampia e Ponticelli, approfittando della pausa per la cena, hanno simulato una rissa per poi immobilizzare tre guardie carcerarie nel refettorio, aggredendole con pugni e testate al volto; dopodiché si sono impossessati delle chiavi di una guardia carceraria uscendo dal portone e dandosi alla fuga su un'auto rubata;
con riferimento al richiamato episodio di evasione, i sindacati degli agenti di custodia hanno denunciato quanto segue: «La cattiva organizzazione da parte del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e della giustizia minorile sta creando notevoli disagi al Corpo della

Polizia Penitenziaria. Peraltro uno degli evasi da Aiola è ritenuto responsabile dell'omicidio di una guardia giurata, e all'amministrazione carceraria era stato fatto presente di non trasferire un detenuto di tale pericolosità proprio nel carcere di Airola»;
un lancio dell'agenzia ANSA del 27 ottobre 2009 riporta le seguenti dichiarazioni rilasciate dal segretario della Uil Pa Penitenziari, Eugenio Sarno: «L'evasione di quattro detenuti dall'istituto di pena per i minori di Airola avvenuta ieri sera, segna la Caporetto del Ministro Alfano. Dopo aver levato, invano e inascoltati, ogni sorta di allarme dobbiamo registrare lo smacco di veder evadere quattro giovani criminali, uno dei quali macchiatosi di un efferato omicidio in danno di una guardia giurata. Il nostro pensiero va ai colleghi feriti ma anche all'intera collettività che da oggi è molto meno sicura. Purtroppo il Ministro, ma l'intera amministrazione della giustizia minorile, hanno evidenti responsabilità per quanto accaduto stasera ad Airola. Il Ministro per aver lasciato cadere nel vuoto i nostri solleciti, i nostri pressanti inviti, i nostri allarmi sul decadimento dei livelli di sicurezza. L'amministrazione centrale della giustizia minorile per aver ignorato i moniti di inopportunità circa l'assegnazione in Campania dell'omicida ora evaso. La rabbia è tanta perché c'è la consapevolezza di aver per tempo individuato falle nel sistema sicurezza. Ora Alfano si concentri almeno un pochino sulle criticità del sistema penitenziario. Accolga i nostri inviti al confronto, segni il suo operato con la saggezza e non con la presunzione. Sia ben chiaro, e lo diciamo alto e forte, che oggi tutte le carceri sono a rischio»;
al di là di ogni commento e/o interferenza con eventuali responsabilità individuali in corso di accertamento da parte delle competenti autorità ed, in primo luogo, della procura della Repubblica del luogo, occorre avviare un serio esame sulla situazione in cui attualmente versa il carcere minorile di Airola con riferimento alla lamentata inidoneità dell'organico degli agenti di polizia penitenziaria e alle carenze strutturali dell'impianto di sicurezza;
nella sola giustizia minorile il gap dell'organico della polizia penitenziaria è circa il 30 per cento delle dotazioni previste;
a giudizio dell'interrogante l'evasione dei quattro minorenni evidenzia diversi punti critici nella gestione dell'istituto di pena in questione che mettono a rischio il controllo dei detenuti e la sicurezza dello stesso personale che presta servizio al suo interno, sia esso civile o appartenente alla polizia penitenziaria -:
quali siano i motivi per cui il responsabile dell'omicidio di una guardia giurata fosse ristretto presso il carcere minorile di Aiola, tenuto conto che nel caso in questione all'amministrazione penitenziaria era stato fatto presente di non trasferire un detenuto di tale pericolosità presso la predetta struttura carceraria;
quale sia l'esatta dinamica di questo episodio e se intenda aprire una rigorosa inchiesta sulla evasione dei quattro minorenni dal carcere di Airola;
se non si reputi opportuno intervenire urgentemente al fine di potenziare il sistema di sicurezza dell'istituto;
se non si reputi opportuno intervenire in modo deciso per sopperire alla carenza dell'organico del personale di polizia penitenziaria assegnato al carcere di Airola.
(4-04753)

DI STANISLAO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nel mese di agosto 2009 si è svolta l'iniziativa nazionale «Ferragosto in carcere 2009» che ha visto coinvolti deputati, senatori, consiglieri regionali di tutta Italia e di tutte le forze politiche. L'obiettivo di tale iniziativa era di verificare e conoscere meglio le condizioni tanto dei detenuti, quanto di direttori, agenti, medici, psicologi,

educatori che lavorano al suo interno al fine di poter proporre proposte legislative o organizzative adeguate;
la situazione delle carceri italiane era ed è, purtroppo, in una fase emergenziale. Un surplus di 22 mila detenuti, 65 mila presenti a fronte dei 43 mila possibili; una deficienza organica del Corpo di polizia penitenziaria di circa 5 mila unità; la gran parte delle strutture penitenziarie sono fatiscenti, obsolete e non adatte;
la popolazione delle carceri continua a crescere, con tutte le relative valenze di pericolo e di trattamento e gli agenti penitenziari sono costretti a lavorare in condizioni sempre peggiori, così come gli educatori e gli psicologi. Sono in costante aumento gli attacchi al personale che ormai è demotivato, stanco e malpagato;
su tutto il territorio nazionale si registrano manifestazioni e proteste, giustificate dalle condizioni di insicurezza in cui sono costretti a lavorare. Mediamente un agente deve sorvegliare 100 detenuti di giorno, circa 250 nei turni notturni; per garantire le traduzioni il personale è costretto a viaggiare anche per 20 ore consecutive su mezzi non idonei;
sebbene il Presidente del Consiglio abbia reso noto il famoso piano carceri, della relativa copertura finanziaria non vi è certezza e i primi risultati, qualora ci fossero, non arriveranno prima di due anni;
il Ministro della giustizia ha annunciato un nuovo modello Abruzzo con la costruzione di 24 case circondariali per creare 20 mila posti in 3 anni -:
se il Governo intenda ragionare, nell'immediato, sull'attuale situazione di emergenza che non può essere lasciata all'abbandono da qui fino ai prossimi 3 anni;
se il Ministro della giustizia intenda convocare i sindacati di polizia penitenziaria e le rappresentanze di tutto il personale penitenziario al fine di un confronto concreto e costruttivo sulle problematiche delle carceri in Italia e degli operatori.
(4-04761)

OLIVERIO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'allarme sulle carceri italiane è stato lanciato ormai da tempo dall'Unione delle Camere penali Italiane, Uncpi;
l'Associazione nazionale dei dirigenti dell'amministrazione carceraria, Andap, l'Associazione Antigone e il sindacato della polizia penitenziaria Sappe, hanno denunciato in diverse circostanze la grave crisi in cui versa il sistema carcerario italiano;
la popolazione detenuta in Italia è cresciuta solo negli ultimi dieci anni dell'80 per cento circa, a fronte di spazi e strutture rimaste sostanzialmente invariati. Ci sono detenuti stipati in celle anguste e i ricorsi alla custodia cautelare sono sempre più frequenti soprattutto tra gli stranieri;
da uno studio recente effettuato dal comitato Sappe, risultano essere decisamente «fuori legge» le carcere di dodici regioni, e le altre comunque oltre la capienza regolamentare;
Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Marche, Puglia, Sicilia, Toscana, Trentino Alto Adige, Valle d'Aosta, Veneto sono le regioni che hanno superato del doppio la soglia di tollerabilità per capienza degli istituti penitenziari;
tutte le altre regioni sono, ai limiti della capienza «regolamentare», quella cioè per cui si è stimato che un carcere possa funzionare correttamente seguendo i dettami della Costituzione italiana;
in totale i detenuti, secondo le statistiche pubblicate, al 31 agosto 2009, sono 63.993, a fronte di una capienza regolamentare delle carceri di 43.327 e una capienza tollerabile di 61.111. Oltre alla

capienza, la situazione carceraria è aggravata dalle precarie condizioni strutturali di alcuni istituti penitenziari;
un caso emblematico è rappresentato in Calabria dalla casa circondariale di Crotone, sita in località Passo Vecchio. Il progetto dell'edificio risale agli anni '60-70, la struttura è stata consegnata nell'ormai lontano 1982. Le celle risultano essere molto piccole e poco areate, quasi tutte hanno bagno e cucina interni e non in appositi locali. Inoltre, i corridoi sono stretti e bisognevoli di urgente manutenzione, come del resto l'intera struttura. I detenuti sono mediamente 4 per cella. Tutto ciò a scapito della vivibilità degli stessi detenuti e del personale che si trova ad operare in condizioni particolarmente disagiate;
per di più non risultano essere mai stati avviati i lavori di ristrutturazione del piano terra dell'Istituto, che qualche anno fa è stato chiuso per allagamenti e mai più riaperto, rendendo di fatto la struttura senza dubbio meno capiente e particolarmente inefficiente;
la ristrutturazione della struttura consentirebbe di alleviare i disagi a cui sono sottoposti i detenuti ed eviterebbe di porre fine ad una vera emergenza igienico-sanitaria e di sovraffollamento. Il tutto si rende ulteriormente urgente per il fatto che proprio nella provincia di Crotone e precisamente a Isola Capo Rizzuto è presente il Centro di identificazioni ed espulsione più grande d'Europa, che ospita attualmente circa 1200 immigrati di ben 35 etnie diverse -:
se non ritenga opportuno dar luogo all'immediata e completa ristrutturazione dell'istituto penitenziario in questione.
(4-04768)

ARACRI e CARLUCCI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la violenza non può avere colore;
Casapound Italia è un'associazione di promozione sociale validamente costituita;
l'associazione Casapound Italia opera prevalentemente in campo sportivo, culturale e sociale, esperienza, quest'ultima, che ha portato alla formulazione di proposte di legge già presentate - nelle forme di delibere, risoluzioni ed ordini del giorno - ed approvate presso numerose istituzioni in tutta Italia;
Casapound Italia non è implicata in iniziative connesse alla discriminazione di stampo religioso, sessuale o razziale, né esistono propri aderenti indagati o imputati per reati di tal genere;
nella sola giornata del 24 ottobre 2009 Casapound Italia è stata fatta oggetto di aggressioni in 6 diverse città d'Italia, anche molto distanti tra loro: Torino, Parma, Reggio Emilia, Novara, Aosta e Sora, in provincia di Frosinone;
tali ultimi accadimenti seguono a stretto giro gli episodi di violenza di cui Casapound Italia era stata fatta oggetto pochi giorni orsono e che hanno occupato le cronache locali e nazionali. L'ultimo, in ordine di tempo, la devastazione, ad opera di una ventina di persone con i volti travisati da caschi integrali ed armati di bastoni, catene e coltelli, del circolo Agogè, sede di Casapound Italia a Pistoia (vi sono attualmente 3 arrestati per i fatti in questione);
le circostanze descritte nella presente interrogazione sono solo quelle che, per modalità ed organizzazione, si configurano chiaramente come atti di aggressione premeditata e riguardanti l'ultimo mese; non vengono citati episodi marginali, piccoli tentativi di intimidazione - a volte culminati in veri e propri scontri - subiti da aderenti a Casapound Italia impegnati nell'opera di propaganda delle iniziative politiche, sociali, culturali o sportive, al di fuori di scuole ed università -:
quali provvedimenti intendano assumere le autorità di pubblica sicurezza a Parma, dove già in data 26 settembre 2009

evidenti episodi di violenza hanno impedito lo svolgimento di una conferenza nella locale sede di Casapound;
se non ritengano necessario garantire l'agibilità di un'associazione, Casapound Italia, la quale, da statuto, ha il solo scopo di promuovere attività d'integrazione e sviluppo sociale;
come si pensa di intervenire affinché possa aver termine definitivamente questa escalation di episodi di violenza, a livello nazionale, che hanno sempre più le forme e le logiche di scontri tra bande che vedono coinvolta la suddetta associazione;
come si possa infine garantire l'incolumità di liberi cittadini abitanti nelle suddette città come nel resto d'Italia.
(4-04776)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:

LIBÈ. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in base a quanto previsto dal nuovo orario invernale messo a punto da Trenitalia, che sarà effettivo a partire da dicembre 2009, uno dei due Eurostar, che attualmente collegano Parma con Roma, dovrebbe essere soppresso;
tale previsione rischia di compromettere ulteriormente i già precari collegamenti diretti con la Capitale, andando a sopprimere un servizio storico e più veloce tra quelli a disposizione, con un tempo di percorrenza pari alle tre ore e trentacinque minuti e senza fermate intermedie;
le motivazioni che fanno eco a questa annunciata soppressione si riferiscono al basso indice di riempimento del treno e alla conseguente scarsa redditività del servizio;
l'alternativa promossa (Freccia Rossa), oltre ad essere più onerosa rispetto all'attuale, risulta essere però poco vantaggiosa anche sul piano dei tempi di percorrenza, vanificando i vantaggi dell'alta velocità con il tempo richiesto per effettuare il cambio nella stazione di Bologna, trasformando in penalizzazione ciò che attualmente costituisce vantaggio -:
quali urgenti iniziative in suo potere intenda assumere per mantenere inalterato il collegamento tra Parma e Roma attualmente disponibile.
(3-00739)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CICCANTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nell'ambito dei lavori relativi alla realizzazione della terza corsia autostradale dell'A/14 nel territorio di Senigallia è stata prevista una bretella di collegamento, in affiancamento all'autostrada A/14, per un tratto che parte a nord di Senigallia e termina a sud della stessa città;
il progetto prevede che il tracciato della nuova infrastruttura denominata «complanare», sia realizzato interamente sul lato rivolto verso la città per cui, dato che l'autostrada è già molto vicina al centro cittadino, ciò comporta il suo passaggio all'interno di quartieri densamente popolati con conseguenti espropri e demolizioni sia di immobili residenziali che artigianali, oltre al rischio di danni alle abitazioni costruite negli anni 60 vicino ai luoghi dove saranno effettuati scavi profondi e perforazioni;
la Società Autostrade ha offerto ai cittadini interessati all'esproprio indennizzi non corrispondenti al valore di mercato dei terreni e delle abitazioni;
la Corte europea dei diritti dell'uomo ha più volte condannato lo Stato italiano a riconoscere indennizzi commisurati al valore di mercato delle aree espropriate e quindi non sono da ritenere congrui agli

indennizzi offerti, pari a circa 1,60 euro per i terreni agricoli e a valori poco maggiori, per le abitazioni delle quali è prevista la demolizione;
il tracciato della «complanare» prevede la realizzazione di due gallerie, di un viadotto e di ben sei svincoli in sette chilometri di lunghezza, che immettono su aree potenzialmente edificabili e che andranno ad incunearsi a ridosso di case, scuole e persino dell'ospedale cittadino per cui l'impatto ambientale, a livello di inquinamento dell'aria, di inquinamento acustico ed anche paesaggistico, appare insostenibile;
le strade su cui graviterà il traffico in entrata ed uscita dalla nuova arteria risultano già ora fortemente compromesse dal traffico da non poterne sopportare un incremento;
rimangono fuori dal percorso della complanare le frazioni di Cesano e Marzocca, due frazioni tra le più popolose delle città, per cui è facile prevedere che il traffico da e verso queste località andrà ad interessare ancora la strada statale adriatica 16, malgrado l'obiettivo definito in sede progettuale fosse quello di decongestionare il traffico lungo la predetta arteria viaria;
in alternativa, è stato da più parti proposto un tracciato alternativo, a monte dell'autostrada, in quanto si eviterebbe l'interferenza con i centri abitati, essendo interessati terreni inseriti in proprietà più ampie, e non sarebbero messi a rischio quartieri e case;
se il Ministro ritenga alla luce di quanto esposto, di assumere iniziative affinché Società Autostrade spa interrompa l'iter per la realizzazione della «complanare» all'A/14 e valuti l'opportunità di predisporre un nuovo progetto di circonvallazione per la città di Senigallia, che sia più funzionale e meno impattante, garantendo in ogni caso indennizzi commisurati al valore di mercato dei terreni da espropriare;
se non si intenda adottare una procedura condivisa per la scelta della progettazione più accettabile dai cittadini, interpellando le associazioni interessate alla tutela dell'ambiente e le istituzioni politiche rappresentative del territorio.
(5-02027)

LANZARIN, DAL LAGO e BITONCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il Governo, in risposta all'interrogazione n. 5-00376 Lanzarin, ha fatto presente che l'intervento relativo alla realizzazione del tratto della strada statale n. 47 «Valsugana» compreso tra la zona industriale di Campese nel comune di Bassano del Grappa e Pian dei Zocchi nel comune di San Nazzario è elencato nell'area di «inseribilità» dell'Allegato A «Elenco opere infrastrutturali di nuova realizzazione per l'anno 2007 con proiezione programmatica fino al 2011» del Piano degli investimenti dell'Anas 2007-2011;
la provincia di Vicenza ha redatto il progetto preliminare dell'infrastruttura, in forza della convenzione stipulata in data 8 aprile 2003, tra la provincia, l'Anas e la regione Veneto, per l'esecuzione di un'arteria della categoria B (due carreggiate separate, ciascuna con due corsie per senso di marcia) che si sviluppa prevalentemente in galleria con un costo di circa 443 milioni di euro;
successivamente, al fine di contenere i costi i realizzazione dell'opera, nella riunione tenutasi in data 21 gennaio 2008 presso la comunità montana del Brenta, tra le amministrazioni locali e il Ministro delle infrastrutture pro tempore, si è concordato di apportare alcune modifiche al progetto e di suddividere l'intero intervento in due lotti, ciascuno dei quali costituito da una delle due carreggiate dell'infrastruttura definitiva di cat. B;
l'Anas ha quindi trasmesso nel giugno del 2008 alla provincia e al Ministero una bozza di atto aggiuntivo alla Convenzione originaria che prevede la revisione,

da parte della provincia, del progetto preliminare già redatto in stralci funzionali e l'eventuale sviluppo del progetto definitivo;
il Governo ha inoltre evidenziato che, il 23 giugno 2008, la competente struttura del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha provveduto ad esprimere nulla osta alla stipula dell'atto integrativo proposto, pur rimanendo in attesa del testo definitivo che tenga conto delle eventuali osservazioni degli enti interessati;
la progettazione definitiva, secondo quanto riferito dal Governo, dovrà essere avviata successivamente alla firma del suddetto documento, alla revisione da parte della provincia di Vicenza del progetto preliminare ed allo stanziamento dei fondi necessari;
in data 4 agosto 2009, la giunta regionale del Veneto ha approvato la delibera n. 2399 «Proposta di finanza di progetto per la progettazione, costruzione e gestione dell'itinerario della Valsugana Valbrenta - Bassano ovest - superstrada a pedaggio, presentata dalle società Impresa Pizzarotti & C. SpA - ing. E Mantovani SpA - Cis Compagnia investimenti sviluppo SpA - Cordioli SpA. Pubblicizzazione della proposta e determinazione dei criteri di valutazione per l'individuazione del promotore (decreto legislativo n. 163 del 2006 - legge regionale n. 15 del 2002);
il nuovo progetto di lunghezza complessiva pari a circa 18,0 chilometri interessa la sponda opposta del Brenta, rispetto al progetto condiviso da Anas ed enti territoriali, e comporta un impatto notevole sul territorio, sia rispetto alle caratteristiche ambientali e paesaggistiche dell'area, sia rispetto al tessuto economico e sociale, in quanto prevede l'applicazione di pedaggi ai fini dell'ammortamento dell'investimento privato;
il 18 settembre 2009, la Comunità montana del Brenta, i Sindaci dei Comuni di Cismon del Grappa, Valstagna, San Nazzaro, Campolongo sul Brenta, Solagna, Pove del Grappa, Bassano del Grappa e di Marostica hanno sottoscritto un documento ove manifestano le proprie perplessità al progetto in project financing, come proposto dalla giunta regionale;
il consiglio regionale del Veneto, nella seduta n. 196 del mercoledì 30 settembre 2009, ha approvato la Deliberazione n. 93, prot. n. 12397, nella quale fa presente l'urgenza e la necessità di completare l'infrastruttura, da trenta anni attesa dalla popolazione, anche alla luce dell'avvio dei lavori della Superstrada Pedemontana veneta, ed evidenzia il forte impatto che comporta il progetto in project financing, come proposto dalla giunta regionale, per un territorio già particolarmente fragile e con ambiti di pregio paesaggistico;
la medesima deliberazione del consiglio regionale, visto il sopraccitato documento degli enti locali del 18 settembre 2009, impegna la Giunta della Regione Veneto a predisporre ogni atto utile al fine di considerare una soluzione progettuale in linea con il progetto preliminare già condiviso dall'Anas, dalla stessa Regione, dalla Provincia di Vicenza, dalla Comunità montana del Brenta e dai Comuni interessati, nonché a concertare con le comunità locali il tracciato e ad attivarsi nei confronti del Governo ai fini del reperimento delle risorse necessarie al completamento del progetto della Valsugana redatto ed approvato dall'Anas -:
alla luce degli sviluppi esposti nelle premesse, in merito alla cronica vicenda della Valsugana, quali iniziative intende adottare l'Anas ai fini della realizzazione del progetto già a suo tempo condiviso dall'Anas medesimo, dalla stessa regione, dalla provincia di Vicenza, dalla comunità montana del Brenta e dai comuni interessati, al fine di dare risposte certe alla popolazione locale rimasta sconcertata sia dalle lungaggini amministrative del percorso di approvazione del progetto sia dalle proposte innovative della Giunta regionale, che rischiano di comportare uno stallo insormontabile della situazione in virtù degli impatti sociali e ambientali permanenti e insuperabili che il nuovo progetto comporterebbe sul territorio.
(5-02031)

Interrogazioni a risposta scritta:

DAL MORO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in data 26 ottobre 1998 la società aeroporto Valerio Catullo di Verona Villafranca S.p.a. ha inoltrato domanda al ministero delle infrastrutture e dei trasporti per ottenere la concessione della gestione totale dell'aeroporto militare aperto al traffico civile di Verona Villafranca;
con la nota n. 47224 /EGA/DIRIGEN del 20 luglio 2007 l'ENAC ha trasmesso al Ministero dei Trasporti il piano quarantennale presentato dalla società di gestione per l'affidamento della gestione totale per il periodo 2005-2045;
nel foglio n. 262 1/DIRIGEN/UDG del 23 aprile 2008 l'ENAC esplicitamente scrive che: «l'istruttoria effettuata, condotta nel rispetto delle vigenti disposizioni normative che riconoscono l'Aeroporto Valerio Catullo Spa unico soggetto già legittimato a presentare istanza di concessione per la gestione degli Aeroporti di Verona e di Brescia»;
come si desume in modo evidente la società Aeroporto Valerio Catullo di Verona Villafranca Spa di fatto è la società che legittimamente può ottenere la concessione per la seconda pista in quanto trattasi di una società concessionaria di due piste;
il decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e con il Ministro della difesa in data 2 maggio 2008 ha approvato l'affidamento in concessione alla Società Aeroporto Valerio Catullo di Verona Villafranca Spa della gestione totale dell'aeroporto di Villafranca per la durata di anni quaranta;
il ritardo della concessione dell'aeroporto di Brescia in capo all'aeroporto di Villafranca sta creando danni economici e d'immagine alla società aeroporto Valerio Catullo di Verona -:
per quale ragione il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti in concerto con gli altri Ministeri non ha rilasciato l'affidamento in concessione alla società Aeroporto Valerio Catullo di Verona-Villafranca Spa della gestione totale dell'aeroporto di Brescia Montichiari Gabriele D'Annunzio, nonostante sia la domanda presentata dall'aeroporto di Verona e sia l'esplicita dichiarazione dell'ENAC sopracitata stabilisce che l'Aeroporto Valerio Catullo Spa è l'unico soggetto legittimato a presentare istanza di concessione;
quali iniziative urgenti il Ministro intenda assumere per rilasciare quanto prima la concessione dell'aeroporto di Brescia Montechiari Gabriele D'Annunzio alla società Aeroporto Valerio Catullo di Verona Villafranca Spa.
(4-04744)

REGUZZONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la realizzazione dei collegamenti dell'aerostazione di Malpensa con il territorio è un punto importante dell'azione di Governo;
tra gli interventi previsti rientrano la riqualificazione della SS 341 «Gallaratese» e la nuova SS 33 «del Sempione» [soprattutto nel tratto veresino e da Gallarate e Rho (Milano)] -:
quale sia lo stato di attuazione degli interventi citati e quale sarà la probabile prossima evoluzione del rispettivo iter realizzativo.
(4-04748)

MADIA e MORASSUT. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la riserva statale del litorale romano si estende per una vastissima superficie dei territori del comune di Roma e di quello di Fiumicino;

la riserva statale è un vero polmone verde e un importante insediamento agricolo per il territorio;
la riserva è gestita da due enti che operano, tra l'altro, sotto la vigilanza dei comuni competenti per territorio che ne definiscono il piano di gestione;
secondo le associazioni di cittadini, vi sarebbe un progetto di ampliamento dell'aeroporto di Fiumicino che coinvolgerebbe il territorio della riserva;
le audizioni tenute nella primavera del 2009 presso le competenti Commissioni di Camera e Senato hanno confermato che la progettazione è in stato avanzato e che una quarta pista dell'aeroporto dovrebbe essere realizzata entro il 2015;
secondo le associazioni di cittadini il progetto prevede l'esproprio di oltre 1500 ettari ricadenti integralmente nella riserva statale del litorale romano. Le associazioni sostengono che l'ampliamento dell'aeroporto, se sarà realizzato, avrà come effetto che molte abitazioni, terreni agricoli, piccole e medie aziende saranno espropriate con l'effetto di uno stravolgimento del territorio e dell'ambiente -:
quale sia lo stato di avanzamento del processo di ampliamento dell'aeroporto e se e come tale ampliamento impatterà effettivamente sul territorio della riserva statale.
(4-04751)

TESTO AGGIORNATO AL 15 MARZO 2011

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INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:

POLLEDRI e STUCCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in base alle disposizioni vigenti, i rivenditori di munizioni sono annualmente tenuti a rinnovare la propria licenza, facendone appositamente domanda alle prefetture territorialmente competenti;
il rinnovo è di per sé soggetto all'espletamento di una procedura sufficientemente accurata;
recentemente, tuttavia, le prefetture hanno iniziato a subordinare l'accoglimento delle domande di rinnovo all'espletamento, da parte degli interessati, di una visita psico-attitudinale, pare sulla base di un atto emanato dall'amministrazione centrale dell'interno;
tale richiesta, in sé non irragionevole allorquando riferita ai venditori di armi, sembra invece del tutto vessatoria quando posta a carico di chi rivenda esclusivamente munizioni;
il comparto versa in una grave crisi -:
quali siano le ragioni che abbiano indotto il Governo ad inserire il superamento della visita psico-attitudinale tra i requisiti per concedere il rinnovo annuale della licenza di vendita di munizioni e se non si consideri opportuno richiederlo invece ai soli rivenditori di armi.
(4-04762)

CATANOSO e CARLUCCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
con nota regionale unitaria del 24 ottobre 2009, le 5 organizzazioni sindacali rappresentative del Corpo nazionale dei vigili del fuoco in Sicilia hanno chiesto congiuntamente al Sottosegretario di Stato all'interno con delega ed ai massimi vertici del dipartimento, l'istituzione di un tavolo tecnico finalizzato alla soluzione delle problematiche che da anni attanagliano i vigili del fuoco sul territorio siciliano e che ne limitano fortemente il servizio di prevenzione, sicurezza e soccorso che dovrebbero garantire in maniera efficace ed efficiente sul territorio;
a seguito del recente e tragico evento meteorologico che ha colpito la provincia di Messina sono riemerse le problematiche ancora oggi irrisolte che costringono i

vigili del fuoco siciliani a fronteggiare le micro e macro emergenze con sempre maggiore difficoltà;
queste difficoltà fanno specifico riferimento alla carenza di organico, di mezzi di attrezzature, di nuove sedi di servizio nonché all'ammodernamento della colonna mobile regionale;
valutata anche la particolare orografia del territorio, la specificità di essere isola e della notevole distanza fra sedi di servizio provinciali che dovrebbero garantire un adeguato coefficiente di mutuo soccorso nell'occasione di eventi macroscopici, hanno rivendicato a gran voce l'aumento di categoria dei 9 Comandi provinciali e l'istituzione di nuovi presidi così come previsti dal Progetti «Italia in 20 minuti»;
attraverso la «Vertenza Sicilia» da tempo si rivendica l'autonomia del soccorso intendendo la possibilità di fronteggiare in maniera efficace le macro emergenze che sempre più spesso si manifestano sull'isola: dalle emergenze incendi, alle recenti alluvioni che hanno colpito tragicamente la provincia di Messina, nell'attesa di eventuali appoggi da parte dei comandi provenienti dal resto del paese;
nello specifico proprio a causa del recente evento meteorologico che ha messo a dura prova il sistema di prevenzione, sicurezza e soccorso garantito dal Corpo nazionale dei vigili del fuoco i sindacati hanno richiesto a gran voce l'apertura definitiva del distaccamento stagionale di Roccalumera, previsto dal progetto «Italia in 20 minuti» e che potrebbe fornire alla popolazione della fascia ionica del messinese un pronto ed efficace miglioramento dello standard di sicurezza -:
quali iniziative intende adottare il ministro interrogato per risolvere le problematiche esposte in premessa.
(4-04763)

GRIMOLDI, MACCANTI, ALLASIA, CONSIGLIO e GOISIS. - AI Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella giornata di giovedì 22 ottobre 2009, a Milano, presso la facoltà di scienze politiche dell'Università degli Studi, si sono nuovamente verificati gravi episodi di aggressione nei confronti di militanti della Lega Nord;
in particolare, i militanti del Movimento universitario padano (MUP) hanno distribuito materiale di propaganda, in maniera pacifica e senza arrecare alcun disturbo, presso un banchetto all'interno dell'università, autorizzato dagli organi universitari; di tale iniziative era stata informata anche la Digos di Milano;
durante la manifestazione, cui hanno preso parte consiglieri di facoltà ed una ventina di studenti aderenti al Mup, alcuni componenti dei gruppi universitari legati alla sinistra ed alla componente anarchica hanno cercato di impedire la diffusione del materiale informativo con gesti ed urla intimidatorie, tipiche, a avviso degli interroganti, del peggiore squadrismo di piazza; hanno insultato i militanti leghisti presenti all'interno della facoltà, arrivando poi a strappare i loro manifesti;
la tensione era particolarmente alta e i provocatori hanno cercato a più riprese lo scontro fisico, che gli universitari padani hanno sapientemente evitato con la collaborazione delle forze dell'ordine, presenti in università per tutelare la libera espressione del pensiero politico;
questi episodi si continuano a susseguire da molto tempo ai danni del Movimento universitario padano e di altre formazioni di centro destra e sono già stati oggetto di interrogazioni parlamentari, l'ultima delle quali presentata nell'aprile 2009;
nonostante le promesse del Rettore e del Preside di Facoltà per garantire la libertà di opinione, le intimidazioni da parte dei collettivi universitari continuano indisturbate;
fatti come quelli riportati sono di estrema gravità e sono intollerabili, perché

compromettono la libertà di diffusione del pensiero politico sancito dalla Costituzione -:
quali iniziative il Governo intenda adottare per evitare il continuo ripetersi di questi intollerabili episodi di violenza, per garantire la libertà di pensiero, per tutelare coloro che esercitano tale diritto e per ristabilire le regole di normale convivenza all'interno del plesso universitario.
(4-04765)

GRIMOLDI, CONSIGLIO, MACCANTI, ALLASIA e GOISIS. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella stessa giornata di giovedì 22 ottobre 2009, a Torino, presso la Palazzina Einaudi, sede delle facoltà di giurisprudenza e scienze politiche dell'università degli studi, si sono verificati gravi episodi di aggressione nei confronti di militanti della Lega Nord;
in particolare, i militanti del Movimento universitario padano erano presenti con un banchetto all'interno dell'università, autorizzato dal prorettore, per raccogliere consigli e suggerimenti da parte degli studenti torinesi; di tale iniziative era stata informata anche la questura di Torino;
prima ancora della manifestazione, alcuni componenti dei collettivi universitari legati alla sinistra hanno cercato di impedire fisicamente l'allestimento del banchetto anche attraverso gesti e cori intimidatori, insultando i militanti leghisti; le forze dell'ordine, già presenti, non sono intervenute;
i provocatori hanno cercato a più riprese lo scontro fisico, che gli universitari padani hanno evitato;
successivamente la situazione è degenerata perché ai collettivi si sono aggiunti i ragazzi dei centri sociali che a quanto pare avrebbero colpito i militanti leghisti, tra cui alcune ragazze, con pugni e calci; a questo punto, con notevole ritardo, è intervenuta la Polizia che si è posta tra le due fazioni;
questi episodi si continuano a susseguire da molto tempo ai danni del Movimento universitario padano e di altre formazioni di centro destra e sono già stati oggetto di interrogazioni parlamentari;
fatti come quelli riportati sono di estrema gravità e sono intollerabili, perché compromettono la libertà di diffusione del pensiero politico sancita dalla Costituzione -:
quali iniziative il Governo intenda adottare per evitare il continuo ripetersi di questi intollerabili episodi di violenza, per garantire la libertà di pensiero, per tutelare coloro che esercitano tale diritto e per ristabilire le regole di normale convivenza all'interno del plesso universitario.
(4-04766)

DE CORATO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'istituto islamico di viale Jenner, il luogo di culto più frequentato della città di Milano, è guidato dall'imam Hussein Ali Erman, alias Abu Imad, un egiziano condannato in appello il 21 dicembre 2008, a tre anni e otto mesi «per associazione a delinquere aggravata da finalità di terrorismo»;
nelle indagini per il suddetto processo, il coordinatore, il procuratore aggiunto Armando Spataro, ha evidenziato che l'imam era dedito al lavaggio del cervello dei fedeli, per trasformarli in terroristi suicidi. E, dagli incartamenti della Procura, inoltre, è emerso che l'attività terroristica che ruota attorno ad Abu Imad e alla «moschea» di viale Jenner si inserisce «in un complesso programma inquadrato in un progetto di Jihad» che contemplava «la disponibilità ad azioni suicide in Italia e all'estero» e che poteva essere finanziato dallo spaccio di droga

che per Abu Imad era lecito se i suoi proventi venivano diretti «contro un paese occidentale e per fini di Jihad»;
lo stesso imam nel 1981 sarebbe stato implicato nell'assassinio del Presidente Sadat e rinchiuso nelle galere dell'Egitto; nel 1992, come lui stesso ha detto, ha incontrato in Pakistan il numero due di Al Qaeda Al Zawahiri; nel 1993, arrivato in Italia, è stato consacrato imam con l'appoggio di alcuni tunisini che hanno dovuto usare il kalashnikov per avere la meglio su un gruppo di egiziani che sponsorizzavano un altro personaggio, Abu Khadija; è stato esponente di alJama'a Islamiya, il gruppo islamico il cui leader spirituale è Omar Abdel-Rahman, lo «sceicco cieco» incarcerato negli Stati Uniti per il suo coinvolgimento nell'attentato delle Torri Gemelle del 26 febbraio del 1993; nel 2009 ha guidato una provocatoria preghiera alla Mecca in Duomo. Nell'occasione sono state bruciate bandiere con inni ad Hamas;
Abu Imad continua a tenere sermoni in un luogo pubblico, dove sono passati diversi gruppi estremisti musulmani, tanto che, secondo quanto riportato dalla stampa, quel centro è considerato il più inquisito e il più colluso con il terrorismo islamico internazionale -:
sulla base di quanto sopra premesso, quali iniziative intenda intraprendere in relazione all'attività svolta all'interno del centro islamico di cui in premessa dal suddetto imam Abu Imad, condannato in appello per terrorismo.
(4-04767)

PINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
sabato 10 ottobre 2009 si è svolta a Cesena una manifestazione denominata «Tutti uguali, tutti diversi, tutti insieme - In cammino contro il razzismo»;
l'iniziativa ha avuto, tra gli altri, il patrocinio della Regione Emilia-Romagna;
durante la manifestazione sarebbe stata letta ed applaudita una poesia di Hamza Piccardo, fondatore ed esponente dell'UCOII (Unione delle comunità e organizzazioni islamiche italiane);
l'UCOII è una nota Associazione fondamentalista islamica, antisemita, che ha propugnato la distruzione dello Stato di Israele e sostiene la causa dei terroristi suicidi di cui esalta le sanguinarie iniziative;
sono ben noti i legami tra l'UCOII e i Fratelli musulmani, movimento estremista messo al bando in molti Paesi musulmani, tra cui l'Egitto, dove è nato, per il suo marcato fondamentalismo e radicalismo e la natura dei suoi obiettivi politici;
l'UCOII è sgradita anche a molte altre Associazioni islamiche presenti sul territorio nazionale poiché, con le sue pretese ultrafondamentaliste, ostacola il dialogo interculturale, come emerge anche dal fallimento della Carta dei valori, proposta dall'ex ministro Amato;
l'Associazione è dichiaratamente antioccidentale e promuove l'adozione, anche in Europa, delle leggi coraniche più oscurantiste e della sharia, una giustizia islamica parallela alla giustizia dei Paesi europei;
è noto, dalle dichiarazioni pubbliche rilasciate dai suoi vertici, come il Centro culturale islamico di Cesena, tra i promotori della manifestazione, sia affiliato o, quanto meno, collegato all'UCOII;
alla manifestazione erano presenti intere classi di studenti che, di certo, non sono stati messi al corrente dei legami in essere tra l'UCOII e i Fratelli Musulmani, e che addirittura avrebbero perso un giorno di scuola;
sembra che il corteo, fermatosi davanti al Duomo, abbia disturbato con suoni sempre più fragorosi la funzione che si stava svolgendo all'interno dell'edificio;
appaiono decisamente inopportuni il patrocinio e l'utilizzo del proprio logo da

parte della regione Emilia Romagna dato il coinvolgimento di individui politicamente affini all'UCOII -:
se della manifestazione di cui in premessa fosse Stato dato preavviso alle autorità locali di pubblica sicurezza e se queste ultime abbiano stabilito particolari prescrizioni per il suo svolgimento;
se il Ministro interrogato ritenga che manifestazioni, organizzate da associazioni e movimenti fondamentalisti ed eversivi come quelli indicati in premessa, siano compatibili con le esigenze di tutela dell'ordine pubblico e quali iniziative intenda assumere affinché per il futuro siano predisposte misure atte ad evitare disordini e a salvaguardare la sicurezza della cittadinanza.
(4-04773)

BITONCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il sindaco del comune di Padova, Flavio Zanonato, nel corso dell'ultima campagna elettorale, ha più volte affermato, a varie testate giornalistiche locali, che avrebbe dovuto ridurre il numero degli assessori componenti la Giunta Comunale da dodici a dieci unità, in conformità alle modifiche legislative introdotte nel dicembre 2007 all'articolo 47 del Testo unico degli enti locali decreto legislativo n. 267 del 2000 (cfr. intervista pubblicata su Corriere del Veneto del 19 giugno 2009, dove si affermava che: «per legge il numero degli assessori dovrà diminuire da 12 a 10 [...]»);
in particolare, a seguito dell'entrata in vigore del nuovo articolo 47 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali (TUEL) in attesa dell'aggiornamento degli statuti comunali, il numero massimo di assessori, per i comuni con popolazione ricompresa nello scaglione in cui si trova Padova, ovvero, tra 100.001 e 250.000 abitanti, è costituito da 10 unità;
peraltro, durante la scorsa campagna elettorale, il sindaco ha anche affermato che la riduzione da 12 a 10 del numero di assessori, oltre che necessario adempimento di una chiara disposizione di legge, altresì, costituiva una misura opportuna anche ai fini di un più efficace perseguimento del proprio programma elettorale;
la nomina di assessori in numero massimo di dieci, come previsto dalla legge (Testo unico in materia di enti locali), oltre che costituire puntuale applicazione della normativa vigente, consentirebbe al comune di Padova, un considerevole risparmio di spesa pubblica, mentre il mantenimento dell'attuale composizione della giunta in numero di dodici assessori determina un ingiustificato esborso di denaro pubblico, che potrebbe essere fonte di responsabilità erariale dinnanzi alla Corte dei Conti;
nonostante quanto pubblicamente dichiarato dal Sindaco del Comune di Padova, con decreto n. 17 del 10 luglio 2009, comunicato al consiglio comunale nella seduta del 13 luglio 2009, è stata individuata la composizione della giunta comunale, nominando gli assessori nel numero di 12 unità;
l'avvenuta nomina di 12 assessori, quindi, non appare espressione dei canoni di legittimità, trasparenza, imparzialità ed efficienza che devono sempre caratterizzare l'attività amministrativa, ma sembra all'interrogante essere il risultato di una logica di «moltiplicazione delle poltrone», peraltro, in palese contrasto con quanto affermato dallo stesso sindaco nella scorsa campagna elettorale;
l'articolo 47, primo comma del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 (Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali), come modificato dall'articolo 2 della legge 24 dicembre 2007 n. 244, prevede che la giunta comunale sia composta «da un numero di assessori, stabilito dagli statuti, che non deve essere superiore ad un terzo, arrotondato aritmeticamente, del numero dei consiglieri comunali e provinciali, computando a tal fine il sindaco e il presidente della provincia, e comunque non superiore a dodici»;

il precitato articolo 47 del decreto legislativo n. 267 del 2000, al quinto comma prevede che, sino all'adozione delle norme statutarie di cui al primo comma, le giunte comunali, per i comuni con popolazione ricompresa tra 100.001 e 250.000 abitanti, siano composte da un numero minimo di quattro e un numero massimo di dieci assessori;
l'articolo 44 dello Statuto del Comune di Padova in vigore dall'8 gennaio 2004 dispone, alquanto elasticamente, che il Sindaco possa nominare un numero di assessori «compreso tra un minimo di otto ed un massimo entro i limiti previsti dalla legge nazionale»;
invece, la costante giurisprudenza ritiene che lo Statuto comunale debba necessariamente stabilire il numero esatto degli assessori, non potendo limitarsi a fissarne genericamente il numero massimo, nemmeno per relationem (vedasi T.A.R. Abruzzo Pescara, 9 gennaio 2003, n. 146), ovvero, che non risulti esser consentito che «la formulazione dello statuto rimetta ad organi diversi da quello consiliare - come nel caso in esame, il sindaco - la determinazione, o comunque il concorso nella stessa, del numero degli assessori, pur all'interno di limiti invalicabili fissati per relationem alla legge medesima» (T.A.R. Calabria Catanzaro, II, 2 maggio 2001, n. 676; T.A.R. Campania Napoli I, 29 novembre 2001 n. 5109);
non risulta, altresì, applicabile la tesi di segno opposto, di cui alla circolare del Ministro dell'interno n. 7 del 1999, a causa della «sua difformità rispetto alle indicazioni di legge» (T.A.R. Calabria Catanzaro, II, 2 maggio 2001, n. 676), anche in considerazione dell'anteriorità della stessa al T.U.E.L.;
lo Statuto del Comune di Padova, approvato con Deliberazione di C.C. n. 23 aprile 2000, come modificato dalla Deliberazione di C.C. n. 122 del 24 novembre 2003, ed in vigore dall'8 gennaio 2004, non risulta essere stato aggiornato alle previsioni del nuovo testo dell'articolo 47 decreto legislativo n. 267 del 2000, come modificato dall'articolo 2, legge 24 dicembre 2007 n. 244;
stante l'illegittimità della previsione di un numero non predeterminato nel massimo di assessori, non si configura, di certo, possibile procedere all'adeguamento automatico dello Statuto Comunale di Padova alle previsioni di cui ai primo comma dell'articolo 47 del decreto legislativo n. 267 del 2000;
pertanto, con riferimento al numero massimo di assessori nominabili, devesi far riferimento all'articolo 47, quinto comma del decreto legislativo n. 267 del 2000, il quale stabilisce espressamente che le giunte comunali dei comuni con popolazione ricompresa tra 100.001 e 250.000 abitanti (ovvero, nel caso del Comune di Padova) siano composte da un numero massimo di dieci assessori -:
se e quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda assumere al fine di chiarire ogni profilo utile in relazione all'attuazione della disciplina in questione.
(4-04780)

TESTO AGGIORNATO AL 1° DICEMBRE 2010

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta orale:

VOLONTÈ, CIOCCHETTI e CAPITANIO SANTOLINI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in Italia i record delle tasse non pagate e dei condoni a ripetizione convivono con vere e proprie assurdità fiscali;
dal 2007, ad esempio, è previsto per chi esce dalla scuola media superiore con il massimo dei voti un premio di mille euro, un segnale questo per incentivare il merito;

quel premio tuttavia, non solo è stato ridotto a 650 euro ma su tale somma si devono perfino pagare le tasse;
secondo l'Agenzia delle entrate il premio di 650 euro non è una borsa di studio ma una retribuzione equiparabile alla tipologia del «rapporto di lavoro a tempo determinato» e quindi va assoggettata alla ritenuta di imposta del 20 per cento;
i licei che hanno avuto il merito di portare all'esame di maturità studenti in grado di ottenere la lode, dovranno trasformarsi in sostituti di imposta compilando e inviando all'agenzia delle entrate il Cud;
inoltre, bisogna considerare il fatto che alcuni istituti hanno già utilizzato la somma del bonus, anticipando il premio ad alcuni studenti, acquistando libri e computer ed ora si trovano a dover restituire al fisco parte della cifra, mettendo a rischio i loro già esigui bilanci -:
quali misure si ritenga opportuno prendere al fine di risolvere una situazione che va a discapito della meritocrazia, del diritto allo studio e dei bilanci di tanti istituti scolastici già fortemente penalizzati dai tagli previsti per la scuola.
(3-00738)

Interrogazione a risposta scritta:

GRIMOLDI, ALLASIA, CONSIGLIO, GOISIS e STUCCHI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il Politecnico di Torino, a partire dal 1990, ha decentrato a Mondovì, in provincia di Cuneo, i corsi delle facoltà di ingegneria e di architettura, nell'ottica di una trasformazione del Politecnico «a rete» per un migliore servizio al territorio regionale;
prendendo spunto dalla lettera circolare (nota prot. 160 del 4 settembre 2009) del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, il Rettore ha ora espresso l'intenzione di sopprimere l'attuale offerta formativa delle sedi decentrate, lasciando a Mondovì solo le proiezioni su PC da Torino;
la nota ministeriale citata, in effetti, rimanda ogni decisione sulle sedi decentrate a tempi successivi; questa interpretazione letterale e prematura delle disposizioni ministeriali porta alla chiusura di tutta l'attuale didattica delle sedi decentrate;
contro queste intenzioni gli studenti di Mondovì hanno occupato la sede del Politecnico e sono supportati dalla maggior parte dei 124 docenti;
l'attuale offerta formativa della sede di Mondovì (laurea triennale e specialistica) nelle lauree specialistiche di ingegneria meccanica (orientamento agro-alimentare), ingegneria civile per la gestione delle acque ed architettura (ambiente e paesaggio) presentano carattere di unicità a livello piemontese e sono coerenti con le peculiarità del territorio e della confinante Liguria;
gli attuali studenti della sede sono 800 e per i prossimi anni ne è previsto un aumento in base agli accordi di programma che creerebbero delle forti sinergie tra territorio ed ateneo;
nel territorio cuneese, tra i più vasti del Piemonte, sono attive oltre 80.000 imprese;
eliminare il decentramento sarebbe un danno per Mondovì e per gli studenti, che dovranno andare a Torino oppure abbandonare gli studi, apportando un impoverimento dell'offerta formativa e un più pesante rapporto docenti/studenti;
nella parte bassa della città e in adiacenza alla sede, nei vent'anni trascorsi, sono stati recuperati e trasformati, con ingenti investimenti, decine di alloggi e monolocali ad opera di privati e a servizio degli allievi non residenti;
finora il funzionamento della sede è stato garantito da una convenzione tra Politecnico di Torino, comune di Mondovì, provincia di Cuneo e Associazione per gli

insediamenti universitari in provincia di Cuneo, e gli enti locali hanno sino ad ora contribuito con circa 1.150.000 euro all'anno con una spesa totale di investimento nei quasi vent'anni dall'istituzione della sede di 22.200.000 euro circa;
con lettera del 21 luglio 2009 gli stessi enti (comune di Mondovì, provincia di Cuneo, Fondazione CRC e Associazione insediamenti universitari in provincia di Cuneo) hanno offerto la cifra complessiva di 1.500.000 euro/anno al fine del rinnovo della convenzione. A questa lettera il Rettore non ha risposto. Esistono poi depositati in banca, due finanziamenti (rispettivamente a favore della sede di Mondovì, di circa 3 milioni di euro, e del comune, di circa 2,5 milioni di euro) per l'edilizia universitaria a Mondovì;
si è consapevoli che si debba procedere ad una più efficace ed efficiente offerta formativa attraverso un processo di razionalizzazione che tenga in conto tutta l'attuale organizzazione della didattica e della ricerca -:
se il Ministro - nel dare attuazione ai propositi e agli intendimenti espressi nella citata nota n. 160 del 2009 non ritenga opportuno operare affinché la sede decentrata di Mondovì del Politecnico di Torino rimanga attiva, vista l'importanza strategica del plesso, l'area di influenza, gli enti coinvolti, il valore didattico, gli investimenti attuati e previsti anche da parte degli enti locali.
(4-04772)

TESTO AGGIORNATO AL 19 LUGLIO 2010

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
XII Commissione:

LAURA MOLTENI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nel 2005, con legge n. 219 del 21 ottobre, è stato regolato il caso in cui il lavoratore dipendente che si rechi ad effettuare una donazione di sangue non sia ritenuto idoneo alla donazione;
fino ad allora tale caso avrebbe prodotto un danno a carico del lavoratore che non essendo stato presente sul luogo di lavoro né potendo dimostrare l'avvenuta donazione perdeva il diritto alla contribuzione;
l'articolo 8 comma 2 della citata legge n. 219 del 2005, ha stabilito che in caso di inidoneità alla donazione sia garantita la retribuzione dei donatori lavoratori dipendenti, limitatamente al tempo necessario all'accertamento dell'idoneità e alle relative procedure;
a tale scopo è stato disposto uno stanziamento annuale di 406.000 euro a decorrere dall'anno 2005, demandando ad un decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il ministro della salute, sentita la Consulta, la disciplina delle modalità di erogazione del contributo ai lavoratori-donatori;
la mancata emanazione del decreto, nonostante la disponibilità delle risorse finanziarie in apposito capitolo di bilancio, fa si che ad oggi i lavoratori dipendenti dichiarati inidonei alla donazione non beneficino di quanto loro garantito dall'articolo 8 comma 2 della legge n. 219 del 2005;
per quale motivo per quanto di competenze il decreto in questione non sia ancora stato emanato e cosa il Ministro intenda fare per porre tempestivamente rimedio alla situazione descritta in premessa.
(5-02028)

BARANI e DEL TENNO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'AIFA ha effettuato un'ispezione presso lo stabilimento Baxter Manufacturing S.p.A. di Grosotto (Sondrio), lo scorso mese di maggio;

a seguito di tale ispezione l'AIFA ha richiesto allo stabilimento l'applicazione di una nuova «definizione» del concetto di «lotto», ovvero non per singola preparazione di soluzione ma per singolo carico di autoclave di sterilizzazione, questo comporta una moltiplicazione dei lotti prodotti oltre che un aumento significativo dei costi di produzione;
tale richiesta è stata giustificata sulla base di una interpretazione restrittiva delle norme di buona fabbricazione (NBF) e del decreto legislativo 24 aprile 2006, n. 219 rispetto a quella adottata negli paesi europei;
l'applicazione del nuovo concetto di «lotto» comporta una profonda riorganizzazione del sistema di produzione, riducendone significativamente la capacità manifatturiera e l'efficienza, con un incremento dei costi di produzione, senza, peraltro, aggiungere nulla per quanto attiene la qualità del farmaco e la sicurezza del paziente;
negli ultimi 25 anni, l'interpretazione applicata di «lotto di produzione» non solo non ha mai creato problemi alla salute dei pazienti, ma è tuttora utilizzata sia negli altri paesi europei che in Italia da altre aziende operanti nello stesso settore;
tale disomogeneità nell'interpretazione di lotto nel settore di mercato di competenza comporta una situazione di alterata concorrenza sia nei confronti delle aziende site sul territorio nazionale che in ambito europeo;
ciò potrebbe comportare una diminuzione dei livelli occupazionali dello stabilimento fino a paventare la chiusura dello stesso -:
quali misure il Ministro interrogato intenda adottare, nel rispetto delle reciproche prerogative e competenze, nei confronti dell'AIFA al fine di valutare un ritorno al concetto di «lotto» precedentemente utilizzato e ancora usato da tutte le altre aziende italiane, vale a dire per singola preparazione e non per singolo carico di sterilizzazione, o in alternativa, prevedere di sospendere la decisione e concordare con l'azienda opportuni termini temporali e modalità introduttive del nuovo concetto di «lotto».
(5-02029)

LIVIA TURCO, LENZI, MIOTTO, BOSSA, MURER, BURTONE, CALGARO, MOSELLA, PEDOTO e BINETTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
gli organi di stampa riportano oggi la notizia che martedì 27 ottobre 2009 vi è stata in Italia, all'ospedale «Cotugno» di Napoli, la sesta vittima del virus H1N1;
il sottosegretario alla Salute Fazio ha annunciato nei giorni scorsi che alle regioni sono state già distribuite più di un milione di dosi di vaccino e che nei prossimi mesi ne verranno distribuite altre 24 milioni;
il direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, Silvio Garattini, ha dichiarato all'AGI in data 27 ottobre 2009 che «la distribuzione dei vaccini prosegue a singhiozzo, con una lentezza che rischia di rendere effettiva la disponibilità del vaccino per le categorie a rischio quando l'epidemia sarà già passata. Per ora di dosi ce ne sono poche e sono tutte destinate alle Forze dell'ordine e alle categorie essenziali come i medici, mentre che io sappia non si è ancora provveduto a vaccinare i casi a rischio, come era certamente l'uomo deceduto oggi a Napoli. Speriamo che il vaccino sia effettivamente a disposizione in tempi brevi e ci si organizzi in fretta, perché il picco epidemico sarà anticipato rispetto alle previsioni»;
nella sua dichiarazione il farmacologo Garattini prosegue affermando che: «l'Emea consiglia due dosi di vaccino ... mentre il sottosegretario Fazio ha ribadito che in Italia il vaccino sarà monodose,

anche se, secondo i dati clinici di dosi ne servono due, specie per i bambini per i quali il virus A è totalmente nuovo» -:
quale sia effettivamente alla data odierna la disponibilità delle dosi di vaccino, quante persone siano state già vaccinate e quale sia la tempistica nei prossimi mesi della distribuzione alle singole regioni delle ulteriori dosi di vaccino onde poter avere una copertura quasi totale delle persone a maggior rischio di contagio dell'influenza H1N1 e per quali motivi, nonostante le raccomandazioni dell'Emea di somministrare due dosi di vaccino, in Italia se ne consiglia solo una.
(5-02030)

Interrogazioni a risposta scritta:

FOLLEGOT, REGUZZONI e STUCCHI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in Italia i lavoratori dipendenti percepiscono stipendi inferiori alla media europea;
i lavoratori del nord hanno un minore potere d'acquisto rispetto a chi lavora al sud dove il costo della vita è largamente inferiore;
i contratti collettivi nazionali non sono in grado di garantire un salario equo ai lavoratori del nord;
recentemente, nonostante la crisi nazionale e internazionale, nel distretto del mobile dell'Alto Livenza è stato concluso un contratto territoriale tra imprese e sindacati di categoria che prevede aumenti salariali agganciati alla produttività;
questo importante accordo è il segnale della volontà di dare risposte alle giuste esigenze dei lavoratori, ma non sarà sufficiente a garantire un salario adeguato al costo della vita -:
se non ritenga di assumere iniziative volte ad agganciare il salario al costo della vita in un determinato ambito territoriale;
se non ritenga sia giunto il momento di far partecipare i lavoratori agli utili d'impresa ed eventualmente quale modalità ritenga più opportuna a tal fine.
(4-04758)

FOLLEGOT. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'Agenzia italiana del farmaco ha dato il via libera alla somministrazione della pillola abortiva Ru 486;
si tratta a tutti gli effetti di una tecnica per abortire fisicamente meno invasiva ma non per questo meno dannosa e pericolosa;
va rispettata la legge sull'aborto;
vi è la preoccupazione per un possibile aumento delle interruzioni di gravidanza;
vi è la necessità di informazione e di prevenzione soprattutto per i giovani -:
sulla base di quali valutazioni l'Agenzia del farmaco abbia dato il via libera all'uso della pillola abortiva;
se esista un protocollo definitivo per l'uso del farmaco;
quali forme di prevenzione intenda attivare;
quali controlli intenda introdurre per prevenire ogni possibile abuso.
(4-04759)

GRIMOLDI, ALLASIA, GOISIS, MACCANTI, CONSIGLIO e STUCCHI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro per le pari opportunità, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il problema della non autosufficienza sta assumendo nel nostro Paese toni sempre più allarmanti sotto il profilo sociale ed economico, a causa del progressivo invecchiamento della popolazione, dell'elevato numero di incidenti sulle strade e sui luoghi di lavoro, del processo di disaggregazione del contesto familiare tradizionale, e dell'incremento delle patologie degenerative legate all'inquinamento ambientale. L'urgenza di tali questioni impone una presa di posizione netta affinché tutti i cittadini si sentano partecipi di un progetto

globale e solidaristico volto ad affrontare un problema che coinvolge l'intera società;
la legge 8 giugno 1990, n. 142 «legge quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale ed i diritti delle persone handicappate» tra le finalità contempla anche la prevenzione e la rimozione delle condizioni invalidanti che impediscono lo sviluppo della persona handicappata alla vita della collettività. La presente legge dedica l'intero articolo 24 alle norme per l'eliminazione o il superamento delle barriere architettoniche. Il citato articolo prevede che tutti gli edifici pubblici o aperti al pubblico devono essere eseguiti in conformità alle disposizioni vigenti;
troppo spesso però alle leggi nel nostro Paese non segue una vigilanza seria atta a far si che al principio normativo segua una corretta applicazione;
i cittadini consumatori diversamente abili hanno più volte evidenziato la necessità di un intervento finalizzato ad abbattere le barriere architettoniche che non permettono loro di accedere e frequentare i locali di ristorazione;
le associazioni a tutela delle persone diversamente abili denunciano, oramai da tempo, una delle problematiche principali che non permette una piena fruibilità da parte dei cittadini in carrozzina dei locali di ristorazione ossia tavoli inadeguati a permettere una corretta seduta alle persone in carrozzina;
i diritti di cittadinanza delle persone non autosufficienti non possono limitarsi all'accesso ai servizi sanitari, all'istruzione nelle scuole e nelle università, alla predisposizione di forme di sostegno socio-assistenziale, alla realizzazione di inserimenti mirati nel Contesto lavorativo. Devono essere più ampi, ed è questo il lavoro che occorre fare, liberandosi dal preconcetto legato alla funzione assistenziale;
la vera pari dignità per tutti si potrà, infatti, raggiungere soltanto quando diverranno di primaria importanza anche il diritto al tempo libero, il diritto di viaggiare, il diritto di esprimersi, il diritto all'attività fisica e il diritto di divertirsi;
la possibilità di fruire di luoghi per il tempo libero, per la comunicazione e per la socializzazione non può e non deve essere garantita soltanto ad alcuni ma deve essere patrimonio di tutti -:
quali iniziative il Ministro interrogato abbia avviato al fine di rendere la normativa in materia di abbattimento delle barriere architettoniche realmente operativa e per risolvere la problematica descritta in premessa che rende i locali di ristorazione inaccessibili alle persone diversamente abili in carrozzina.
(4-04764)

DI PIETRO e MESSINA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Valle Crati S.p.A. è una società mista nata nel 2001; il 51 per cento del capitale azionario è detenuto dal consorzio Valle Crati, ente pubblico che raggruppa 44 comuni della provincia di Cosenza, compreso il capoluogo;
il 49 per cento invece è detenuto dalla Consortile Crati, composta da una cordata di società private: la Progesam (Gestione Rifiuti) e la Chemiconsult (Gestione Reflui) di Milano, e Calabra Maceri S.p.A. (Trasporto rifiuti/impianti di preselezione), Astra/Tecnologie Meridionali (Riparazioni Automezzi/Riparazioni Cassonetti), Servizi Ecologici (Trasporto rifiuti) e Femotet (Discarica), queste ultime tutte di Cosenza;
il servizio di gestione e raccolta dei rifiuti differenziabili vede impegnata la Valle Crati, su delega del commissario per l'emergenza rifiuti, su tutti e 44 i comuni del consorzio, mentre in 19 comuni del consorzio la Valle Crati, attraverso gara pubblica, gestisce il servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani (raccolta RSU);
la società mista raccoglie rifiuti su valori medi che si attestano su un volume di 125.000 tonnellate mensili delle quali 25.000 sono costituite da rifiuti differenziati.

Il risultato individuale dei comuni, per quanto concerne le percentuali di differenziata raccolta, sul territorio è molto variabile; il risultato medio complessivo è di circa il 18 per cento, con punte verso l'alto del 43 per cento (comune di Castrolibero) e verso il basso 9 per cento;
il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, prevede su tutto il territorio nazionale la costituzione degli ATO (ambito territoriale ottimale), che su scala provinciale dovranno gestire il servizio integrato dei rifiuti, accorpando le esigenze delle singole comunità secondo una logica di economia di scala;
in questo quadro la regione Calabria, e ancora di più la provincia di Cosenza, sono inadempienti e in forte ritardo, mettendo di fatto in una forte situazione di rischio i lavoratori che oggi operano in aziende ormai stremate dalle difficili condizioni finanziarie imposte dalla committenza;
risulta agli interroganti che i 44 comuni che appartengono al consorzio Valle Crati, nonché il sindaco di Cosenza, presidente del consorzio, vadano nella direzione dello smantellamento del sistema consortile, affidando l'espletamento dei servizi ad una serie di micro imprese locali che promettono una riduzione di costi, ma in realtà comportano esclusivamente la riduzione della manodopera impegnata, o più semplicemente la compressione dei diritti e della tutela dei lavoratori stessi;
il risultato che si produrrà nel medio/breve periodo andrà nella direzione di ottenere una qualità di servizio ancora più scadente di quello che negli scorsi anni i comuni sono riusciti a garantire, a fronte di una pessima situazione finanziaria. Infatti, nonostante le somme destinate al pagamento dei servizi di igiene urbana e depurazione delle acque reflue siano regolarmente iscritte in bilancio, in molti comuni si è messo in piedi un meccanismo per cui le stesse somme non sono più disponibili, perché impegnate dalle stesse amministrazioni in altre attività;
in questo contesto vi sono ad avviso degli interroganti una serie di rapporti poco trasparenti tra le istituzioni e le imprese locali: tra l'altro, anche da notizie di stampa risulta che le strutture giudiziarie siano impegnate in indagini che vedono coinvolta l'azienda Valle Crati spa;
il rischio è quindi quello di un graduale smantellamento del sistema consortile e della società, attraverso magari una liquidazione pilotata, che possa definitivamente impedire l'accertamento delle singole responsabilità giudiziarie, a danno dei lavoratori, che rappresentano semplicemente la parte debole di tutta questa situazione;
in questi mesi, i lavoratori che temono il licenziamento e che non ricevono il salario da 4 mesi, sono saliti sul tetto del palazzo della provincia per oltre quindici giorni, senza che sia ancora pervenuta una risposta dalla politica (regione, provincia, comuni), che vada concretamente nella direzione di preservare tutti i trecentocinquanta posti di lavoro -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti suddetti, e se non ritenga opportuno intervenire, nell'ambito delle proprie competenze e di concerto con le autorità locali, per sbloccare la situazione dei lavoratori della Valle Crati, con ciò anche garantendo il pieno funzionamento del consorzio.
(4-04774)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARIO PEPE (PD). - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la tabacchicoltura rappresenta uno dei settori trainanti dell'economia nazionale e la crisi che attraversa, determinata dall'incremento di molti fattori, in particolare

di quelli energetici, deve richiamare tutti ad un impegno politico istituzionale;
la crisi tabacchicola si ripercuote pesantemente, oltre che sulla già fragile economia con una forte contrazione della produzione di tabacco, sull'occupazione, mettendo a rischio molti posti di lavoro e destando preoccupazioni e disagio in quanti hanno investito coraggiosamente per realizzare un vero distretto agro-industriale -:
quali siano le iniziative che il Ministro intende assumere in concreto per garantire ai tabacchicoltori e a tutti gli occupati della filiera il diritto al «lavoro» ed alla conservazione di questo importante settore produttivo.
(5-02026)

Interrogazione a risposta scritta:

REGUZZONI, CONSIGLIO, VOLPI e CROSIO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il Governo contrae quotidianamente una positiva azione di tutela e promozione delle nostre produzioni agricole e alimentari;
la produzione e la diffusione delle acque minerali rappresenta un esempio importante e positivo, sia a livello economico sia a livello di corretta alimentazione;
la Lombardia ha nella estrazione e produzione di acque minerali un primato importante anche a livello mondiale;
nel 2015 si svolgerà a Milano l'Expo avente quale argomento la corretta alimentazione -:
se e quali iniziative il Ministero abbia in progetto ai fini di promuovere e sostenere le produzioni di acque minerali, lombarde e nazionali.
(4-04747)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

FAVA, REGUZZONI, ALLASIA e TORAZZI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
all'interno del gruppo Ali di Milano, specializzato nella produzione e commercializzazione di attrezzature per la ristorazione, bar e gelaterie operano circa 60 marchi tra cui quello della OEM di Bozzolo, azienda specializzata nella produzione di attrezzature per pizzerie;
la direzione aziendale OEM, come da comunicato sindacale, ha deciso di chiudere definitivamente il reparto carpenteria di Bozzolo, avviando le procedure di licenziamento collettivo per i diciassette addetti;
l'intervento di riorganizzazione e ristrutturazione dello stabilimento di Bozzolo sembrerebbe giustificato, secondo vertici aziendali, dalla diminuzione del fatturato;
alla scelta prospettata alle organizzazioni sindacali provinciali e alle rappresentanze sindacali dell'azienda, tuttavia, a quanto consta agli interroganti non ha mai fatto seguito l'annuncio di una seria strategia per la tutela della produzione e dell'occupazione;
il gruppo, infatti, con la decisione di licenziamento collettivo ridurrebbe drasticamente l'organico e taglierebbe la metà del personale addetto alla produzione, indebolendo fortemente il proprio apparato industriale; la scelta, quindi, se venisse confermata, potrebbe anche portare alla chiusura della sede di Bozzolo;
il gruppo ALI di Milano, dopo l'acquisizione della OEM di Bozzolo non ha mai investito in innovazione del prodotto e tanto meno ha operato per allargare la penetrazione dell'azienda in altri mercati per consolidare la produzione di attrezzature per pizzerie;

è inaccettabile, a giudizio degli interroganti che scelte unilaterali come quelle prospettate dalla OEM di Bozzolo, legate in primo luogo al fallimento delle strategie perseguite dalla stessa azienda, ricadano in maniera così pesante sui dipendenti e loro famiglie -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno intervenire affinché vengano adottate soluzioni immediate per salvaguardare i lavoratori dell'azienda OEM di Bozzolo interessati dalla procedura di licenziamento e garantire la continuità produttiva dello stabilimento stesso.
(5-02022)

TOMMASO FOTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il gruppo Marazzi ha recentemente prospettato un piano di riorganizzazione che prevede la chiusura degli stabilimenti di Jano, in comune di Scandiano (Reggio Emilia) e di Sassuolo (in provincia di Modena);
in ragione di detta scelta si avranno oltre 350 esuberi e i 150 dipendenti dello stabilimento di Jano verranno posti, per un periodo di 12-24 mesi, in cassa integrazione guadagni straordinaria;
al termine di detto periodo solo alcuni di essi verranno riposizionati in altri stabilimenti, mentre per la maggior parte la prospettiva è quella del licenziamento;
gli effetti della detta decisione appaiono tanto più gravi in relazione alla generale situazione di crisi che investe il comparto industriale della ceramica, circostanza che rende difficile la ricollocazione presso altre aziende del territorio dei lavoratori che qui interessano;
l'intero settore sta subendo infatti, ormai da anni, l'aggressività di operatori esteri, soprattutto dei mercati asiatici, che riescono sempre più a conquistare consistenti quote di mercato interno e internazionale, ricorrendo a bassi costi di produzione ed alla falsificazione degli stili tradizionali italiani;
risulta insediato presso il Ministro dello sviluppo economico il nuovo Consiglio nazionale della ceramica, avente il compito di tutelare la produzione e il patrimonio storico culturale della ceramica artistica e della ceramica industriale; particolarmente colpite dalla crisi dei mercati internazionali (il 72 per cento della produzione viene esportato);
in tale ambito risulta istituito un «Osservatorio permanente» per monitorare l'andamento del mercato -:
se, in relazione alla vicenda sopra rappresentata, sia stata o meno sollecitata al Ministro dello sviluppo economico la convocazione di un «tavolo di crisi» per affrontare le problematiche della società in questione;
se, in ogni caso, il Ministero dello sviluppo economico, intenda monitorare l'evolversi della vicenda, e sia disponibile all'apertura di un «tavolo di confronto», con l'obiettivo di trovare soluzioni tali da scongiurare la chiusura degli stabilimenti e di creare le condizioni necessarie affinché il Gruppo Marazzi possa proseguire la propria attività.
(5-02024)

Interrogazione a risposta scritta:

VACCARO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
i prezzi dei carburanti sono liberamente fissati da ogni gestore di impianto di distribuzione, il quale stabilisce - in un regime di libero mercato - il prezzo praticato al consumatore;
questo prezzo, oltre ad essere impostato sulle colonnine di erogazione dei carburanti, deve essere esposto, presso l'impianto, in modo che possa essere visibile dalla carreggiata;
il decreto-legge n. 7 del 2007, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 aprile 2007 n. 40, e la deliberazione del CIPE del 20 luglio 2007, dispongono inoltre che i gestori delle autostrade e delle strade extraurbane principali stradali devono

informare gli automobilisti dei prezzi praticati presso gli impianti situati lungo la tratta autostradale o stradale, mediante cartelloni da installare a propria cura;
la recente legge n. 99 del 2009 - conosciuta anche come «legge sviluppo 2009» - al primo comma dell'articolo 51, rubricato «Misure per la conoscibilità dei prezzi dei carburanti», obbliga, chiunque eserciti l'attività di vendita al pubblico di carburante per autotrazione per uso civile, di comunicare al Ministero dello sviluppo economico i prezzi praticati per ogni tipologia di carburante per autotrazione commercializzato;
la stessa legge n. 99 del 2009, al secondo comma dell'articolo 51, prevede che a sua volta il Ministero dello sviluppo economico, con proprio decreto da adottare entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della medesima legge, individuerà secondo criteri di gradualità e sostenibilità le decorrenze dell'obbligo di cui al comma 1 e definirà i criteri e le modalità per la comunicazione delle informazioni dei prezzi da parte dei gestori degli impianti, al fine di favorire la più ampia diffusione di tali informazioni presso i consumatori -:
quali siano le modalità con le quali il Ministro interrogato prevede che i singoli gestori degli impianti dovranno comunicare quotidianamente i prezzi praticati;
se, a tale fine, il Ministro interrogato abbia già approntato un piano di comunicazione telematica dei prezzi praticati da parte del gestore dell'impianto al Ministero dello sviluppo economico;
se il Ministro interrogato abbia già previsto di sviluppare un sistema telematico in grado di comunicare in tempo reale per ogni località, a richiesta del cittadino utente, prezzi e localizzazione dei distributori;
se il Ministro interrogato abbia previsto idonee forme di comunicazione per far conoscere tale servizio e se sarà possibile usufruire gratuitamente dello stesso.
(4-04756)

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Apposizione di una firma ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta immediata in assemblea Soro e altri n. 3-00734, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 ottobre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bernardini.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in commissione Fava n. 5-02003 del 26 ottobre 2009.