XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 260 di giovedì 17 dicembre 2009

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 11.

GIACOMO STUCCHI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati, Bocci, Brugger, Caparini, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cosentino, Cota, Franceschini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Lo Monte, Lombardo, Martini, Molgora, Nirenstein, Pescante e Roccella sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1790 - Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2010) (Approvato dal Senato) (A.C. 2936-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2010).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,07).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, e anche in considerazione del fatto che è in corso la riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 11,30.

La seduta, sospesa alle 11,10 è ripresa alle 11,35.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Ricordo che nella seduta del 16 dicembre 2009 è iniziato l'esame degli ordini del giorno e che sono stati accantonati gli ordini del giorno Gatti n. 9/2936-A/188 e Verini n. 9/2936-A/204.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 2936-A)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame degli ordini del giorno (Vedi l'allegato A - A.C. 2936-A).Pag. 2
Ha chiesto di parlare il rappresentante del Governo, sottosegretario Casero. Ne ha facoltà.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, circa il parere sull'ordine del giorno Gatti n. 9/2936-A/188 e in seguito alla discussione di ieri, il Governo propone una riformulazione del dispositivo nel modo che segue: «impegna il Governo a riferire alle competenti Commissioni parlamentari le modalità di restituzione del suddetto importo».

PRESIDENTE. Quindi, secondo la sua proposta di riformulazione, rimarrebbe identica la premessa mentre verrebbe modificato il dispositivo.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Gatti n. 9/2936-A/188, accettato dal Governo, purché riformulato.

MARIA GRAZIA GATTI. Signor Presidente, accetto la riformulazione proposta dal Governo facendo però alcune precisazioni. Interverrà dopo di me anche l'onorevole Santagata, però quello che desidero sottolineare è che nella premessa dell'ordine del giorno si fa riferimento esplicitamente al fatto che le risorse in questione vengono utilizzate per spese di parte corrente e questo mi sembra il punto fondamentale della questione.

GIULIO SANTAGATA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, la nostra preoccupazione vera non è mai stata quella che il Governo voglia attuare uno scippo a danno dei lavoratori non restituendo loro il TFR, ma la preoccupazione è per i conti dello Stato.
Quando l'Unione europea autorizzò il Governo Prodi a utilizzare come copertura questa formula del TFR ceduto all'INPS, lo ha fatto a una condizione ben precisa, cioè che a fronte di quella copertura ci fossero delle spese in conto capitale precisamente individuate, nella logica che un intervento in conto capitale costituisce innanzitutto un intervento con un termine all'interno del triennio che avevamo fissato per la vigenza del bilancio, in secondo luogo che quell'intervento aumentasse il valore patrimoniale del patrimonio pubblico e quindi che garantisse di per sé la sussistenza del valore del TFR che veniva utilizzato.
Credo che il Governo farebbe bene comunque a definire la questione e a riferire al Parlamento sul modo in cui intende utilizzare quei soldi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Gatti ha quindi accettato la riformulazione e non chiede la votazione del suo ordine del giorno.
In via eccezionale, considerato che ieri sera vi era una richiesta di intervento, concedo all'onorevole Cambursano la parola per un minuto, senza che ciò costituisca precedente.
Prego, ha facoltà di parlare.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, ieri sera avevo chiesto di intervenire per sottoscrivere questo ordine del giorno e lo faccio anche nella sua nuova formulazione. Mi consenta, però, di aggiungere qualche brevissima riflessione. Noi non siamo contrari per principio, ma nel momento in cui si mettono le mani nelle tasche dei lavoratori andando a prelevare dei fondi che sono di loro esclusiva titolarità e proprietà, bisognerebbe innanzitutto chiedere il permesso e quindi governare questo provvedimento per tramite dell'organizzazione dei lavoratori, cosa che non è stata fatta; in secondo luogo, occorrerebbe che venisse ben individuata la destinazione per la quale questi fondi vengono utilizzati.
Qui invece, contrariamente a quanto è avvenuto tre anni fa, quando erano stati individuati degli investimenti ben precisi per rispondere ai criteri stabiliti dall'Unione europea, si preferisce mettere tutto nel calderone della spesa corrente. Pag. 3Questo è assolutamente non accettabile e allora ben venga che il Governo venga a riferire costantemente sull'uso di questi fondi.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Cera ha dichiarato di voler sottoscrivere l'ordine del giorno Gatti n. 9/2936-A/188.
Qualunque altro collega che voglia sottoscrivere questo ordine del giorno potrà farlo al banco della Presidenza.
Passiamo all'ordine del giorno Verini n. 9/2936-A/204. Qual è il parere del Governo su questo ordine del giorno?

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Come già preannunziato ieri, il Governo accetta l'ordine del giorno Verini n. 9/2936-A/204.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Verini non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2936-A/204, accettato dal Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
Poiché la Conferenza dei Presidenti di gruppo ha stabilito che lo svolgimento delle dichiarazioni di voto finale, con ripresa televisiva diretta, sul disegno di legge finanziaria abbia luogo a partire dalle ore 12, sospendo la seduta fino a tale ora.

La seduta, sospesa alle 11,40 è ripresa alle 12.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2936-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Ricordo che è stata disposta la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto finale dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baccini. Ne ha facoltà.

MARIO BACCINI. Signor Presidente, siamo al voto finale su un provvedimento che ha segnato molte polemiche non solo nel dibattito politico, ma anche nelle priorità che, dopo un dibattito parlamentare abbastanza acceso sia in Aula che nel Paese, sono state identificate in maniera puntuale.
Riteniamo quello in itinere un provvedimento importante, poiché il disegno di legge finanziaria è il documento principe sul quale il Governo traccia una linea non solo per quest'anno e per l'anno che viene, ma soprattutto traccia una linea di adempimento degli impegni programmatici assunti verso il Paese.
Abbiamo registrato alcuni significativi atti di impegno che riteniamo importanti che sono legati, per l'appunto, al terzo settore, ad un ingresso deciso nell'economia sociale e di mercato ed in una nuova cultura di finanza etica che probabilmente è la strada che dovremo percorrere per i prossimi anni.
Dare sostegno alle imprese e a tutti coloro che vogliono intraprendere un'iniziativa imprenditoriale con lo strumento non solo della microfinanza, ma anche di strumenti di sostegno a quel terzo settore che per molti anni era stato lasciato a se stesso, è la strada che riteniamo utile per un'economia che possa ridare speranze al nostro Paese.
Su questo il Governo e la maggioranza che lo sostiene hanno voluto dare un'impronta molto significativa e importante: l'apertura di fondi di garanzia per le nuove attività e il rimettere al centro delle politiche del Governo e delle politiche di questo Parlamento - perché anche dalle opposizioni è venuta la richiesta di questo nuovo modo di intravedere la politica, ossia quello di entrare veramente nel sociale - la persona, perché dietro ogni scelta politica c'è una persona in carne ed ossa.
Ecco, con questi presupposti e con queste ragioni, considerando che il voto di fiducia non ha sottratto al Parlamento la possibilità di discutere, poiché credo che questa possibilità vi sia stata e che gli interventi che sono stati messi in campo vadano nel verso giusto, formulo quindi un Pag. 4incoraggiamento a continuare, non solo nelle emergenze, ma nello stabilire con questa legge finanziaria un progetto nuovo di Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Commercio. Ne ha facoltà.

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Signor Presidente, la scelta dell'MpA di non partecipare al voto di fiducia è stata meditata e sofferta, ma allo stesso tempo inevitabile. Questo disegno di legge finanziaria non contiene alcuna norma sostanziale a favore del Mezzogiorno e ne contiene, invece, numerose a favore delle altre aree del nostro Paese.
Il gap economico, occupazionale e infrastrutturale tende così naturalmente ad accrescersi e non basteranno le parole, gli impegni e le promesse. Il 15 ottobre il Ministro Scajola è stato nominato coordinatore per tutti gli interventi nel sud del Paese per un piano straordinario. Due mesi dopo possiamo dire che di quegli incentivi e di quegli interventi non v'è traccia.
Quale era la sede più opportuna per questi interventi se non la legge finanziaria? Eppure di proposte da parte di esponenti del Governo se ne erano sentite tante, dalla detassazione dei capitali bancari investiti nelle regioni del Mezzogiorno al credito di imposta nelle aree ex Obiettivo1.
Qualcuno si era spinto persino ad assicurare la fiscalità di vantaggio. Queste idee non hanno trovato nella finanziaria il benché minimo accenno. Abbiamo avanzato in queste settimane numerose proposte che non hanno trovato alcuna sede per essere discusse.
Ministro Tremonti, qual è la sua idea di alleanza di Governo? Basta con la semplice presa d'atto e le ratifiche. Il principio della condivisione e della comune assunzione di responsabilità non può essere violato senza pregiudicarne l'alleanza. Riteniamo che non si abbia la consapevolezza di cosa stia accadendo nelle regioni meridionali: la disaffezione, la paura per il futuro, la disoccupazione, la mancanza di prospettive sono ormai diffuse e le politiche economiche non sono di certo orientate a produrre un'inversione di tendenza. La cassa integrazione guadagni viene utilizzata per il 75 per cento nel centro-nord e solo per il 25 per cento nel sud. Il sistema creditizio continua a drenare capitali nel Mezzogiorno e a erogarli alle imprese del nord. Il sistema infrastrutturale meridionale è gravemente carente e l'ANAS e le ferrovie continuano ad investire in modo profondamente diseguale fra le diverse aree del Paese. I fondi FAS sono stati in larghissima parte utilizzati per ragioni di tipo generale e non finalizzati allo sviluppo del sud, come previsto dalla normativa. Le imprese, come ad esempio la FIAT, continuano a progettare la delocalizzazione delle loro aziende dal Mezzogiorno e lo Stato continua ad erogare lo stesso incentivi e contributi. Si potrebbe continuare per molto tempo.
Non intendiamo certo negare che le strategie del Governo per fronteggiare la grave crisi economica che investe l'intero pianeta siano state abbastanza efficaci e abbiano posto l'Italia in una situazione migliore di altri Paesi, ma queste strategie non possono essere pagate prevalentemente dalla gente del sud. Occorrono un progetto e una direzione chiara; anche nei momenti più complessi sul piano economico occorrono politiche che riducano, o quanto meno non allarghino, il divario tra le diverse aree del Paese.
Lo diciamo con chiarezza: abbiamo partecipato all'alleanza di Governo con lo scopo principale di difendere i diritti dei nostri territori e della nostra gente. Lo abbiamo fatto perché con il punto 5 del programma elettorale veniva garantito un impegno straordinario per il sud. Sono passati quasi due anni e ad oggi quell'impegno non è stato ancora rispettato.
Quell'impegno, signor Ministro, è l'unica cosa che conta. Deve essere chiaro che, senza una reale inversione di rotta, noi non potremo più sentirci rappresentati da questo Governo. Ancora una volta, invochiamo coerenza con gli impegni sottoscritti. È ancora possibile assumere comportamenti e varare provvedimenti radicali Pag. 5in favore del Mezzogiorno. Continuiamo a sperare e ad operare perché questo avvenga.
In assenza di ciò, il Movimento per le Autonomie dovrà però prendere atto che il programma elettorale che ha sottoscritto è stato violato dai suoi alleati. Per coerenza, quindi, ma anche come gesto di forte sollecitazione positiva, come deputati del Movimento per le Autonomie non parteciperemo al voto finale della finanziaria (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, il gruppo dell'Italia dei Valori esprime la più ferma contrarietà alla legge finanziaria 2010. Lo facciamo sia per ragioni di merito, sia per ragioni di metodo. Per ragioni di merito a sua volta lo facciamo sia perché riteniamo che questa legge sia iniqua, sia perché la riteniamo criminogena. La riteniamo criminogena perché le fonti delle entrate previste per far quadrare i conti pubblici sono pressoché esclusivamente quelle previste con il famigerato scudo fiscale.
Vale a dire, con una tangente di Stato, perché di tangente si tratta, al 4 per cento, come si usava una volta, nella prima Repubblica. Tangente che questo Governo percepisce dagli evasori fiscali, ma non solo dagli evasori fiscali: anche dai corrotti, dai corruttori, dai mercanti di droga, dai rapinatori, dai truffatori, perché il colore del denaro è sempre quello, perché il denaro non ha odore, perché anche quando torna dall'estero, sempre di denaro di provenienza illecita si tratta, perché quella lecita poteva già tornare tranquillamente. È denaro di provenienza illecita, di qualsiasi provenienza illecita, anche di quella dell'evasione fiscale. Denaro, insomma, nascosto come bottino all'estero e nei paradisi fiscali, un po' come ha fatto anche il Presidente del Consiglio che, quanto ad evasione fiscale, ad occultamento di fondi illeciti all'estero, non è stato e non è secondo a nessuno (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
In un Paese normale, in uno Stato di diritto, i proventi dei reati dovrebbero essere perseguiti e confiscati e non rimessi nelle mani dei delinquenti che non li immettono in circuito in un'operazione legale, se li terranno sempre nei loro forzieri; pagando la tangente, hanno fatto un riciclaggio di Stato. Anzi, di più, hanno ricattato lo Stato, che ora deve sottostare a tale immorale compromesso per fare cassa in modo spicciolo e senza rispetto per quelli che, invece, le tasse le hanno pagate sempre e comunque. Insomma, lo Stato riciclatore, lo Stato ricettatore: questo è lo Stato del Governo Berlusconi.
Mi riferisco, invece, a tutte quelle persone che, come i lavoratori e i pensionati che le tasse le pagano, adesso si vedono trattati, appunto, in modo iniquo, ma mi riferisco anche ai tanti professionisti, ai commercianti, agli imprenditori perbene che ora, proprio per colpa di questo binario, di questo doppio binario instaurato dal Governo Berlusconi, si trovano a combattere ad armi impari perché ci sono concorrenti che non rispettano le regole del gioco, non rispettano le regole del mercato e quindi vincono sempre.
Insomma, questa legge finanziaria è criminogena perché mette voglia di violare la legge perché così si fa prima e si fa meglio. Oltre che criminogena, questa legge finanziaria è anche iniqua, perché prevede un uso ingiusto ed improprio delle risorse rispetto ai bisogni dei cittadini e delle priorità del Paese: una volta fatto il riciclaggio di Stato, queste risorse vengono buttate via, ad esempio, per finanziare il Ponte sullo Stretto di Messina, come è accaduto anche questa mattina, in Consiglio dei ministri, dove si sono stati stanziati altri 330 milioni di euro aggiuntivi rispetto a quelli già previsti dalla finanziaria. E poi la grancassa mediatica di questo Governo dice che per il Ponte sullo Stretto di Messina non si mettono soldi: allora, cosa sono questi, bruscolini?
Altri miliardi li avete buttati via con l'insensata modalità di vendita all'Alitalia, Pag. 6con le autostrade da fare in Libia a Gheddafi, e così via. Insomma, un sacco di soldi usati in modo iniquo nel mentre le piazze, le fabbriche, le scuole, le chiese, i campanili, i tetti sono pieni di gente disoccupata che protesta perché non arriva a fine mese e non vede alcun spiraglio per il proprio futuro. Addirittura c'è una miriade di piccoli imprenditori che nel nord-est, come riferiscono i mass media e i giornali di oggi, si stanno suicidando, a trenta-quaranta la volta. Di più, stanno scioperando anche coloro che dovrebbero essere addetti ai controlli e alla sicurezza del nostro Paese. Mi riferisco, ad esempio, alle tante manifestazioni di protesta degli agenti di polizia, dei dipendenti del Ministero dell'interno, del Ministero della difesa, del Ministero dell'economia e delle finanze, dei vigili del fuoco, della Polizia penitenziaria, ieri anche dei dipendenti del Ministero della giustizia, che hanno manifestato qui fuori. E poi vi domandate perché c'è disagio sociale!
Mi riferisco, ma solo per ricordarli in via esemplificativa in questa sede e per dare loro un attestato di solidarietà, ai dipendenti di Agile-ex Eutelia, ai dipendenti del gruppo Omega, ai lavoratori che stanno finendo la cassa integrazione, ai posti di lavoro in pericolo reale come quelli della FIAT di Termini Imerese, della FIAT di Pomigliano D'arco, ai lavoratori della Dalmine, sia quelli di Livorno che di Bergamo, ai cantieri navali di Castellammare di Stabia e non solo, anche a quelli di Palermo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Mi riferisco al settore chimico di Porto Marghera e di Porto Torres, alla Mac-Iveco di Brescia, ai dipendenti della Merloni di Fabriano, a quelli della Manuli di Ascoli, a quelli dell'Alcoa, ossia circa duemila dipendenti in Sardegna, ai lavoratori della Selfin di Caserta, ai lavoratori della Lasme di Melfi, a quelli della Ferretti di Forlì (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e del deputato Colombo).
Inoltre, mi riferisco ai ricercatori dell'Ispra che non sono personale qualsiasi, ma altamente qualificato che non hanno più alcuno spazio e alcuna possibilità (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico); ai lavoratori della Lares di Paderno Dugnano; a quelli della Nokia Siemens di Cinisello; ai lavoratori della Val di Sangro dell'Abruzzo; ai cassaintegrati dell'Ilva di Taranto. Potrei continuare all'infinito. Anche in questo momento, mentre sto parlando e il Governo non ascolta, anche in questo momento, ci sono fuori da Montecitorio addirittura i giudici di pace che stanno manifestando, proprio perché non hanno alcuna risposta alle loro esigenze.
Insomma, la morale della favola è che voi dite che c'è disagio sociale e protesta del Paese. Certo che c'è protesta del Paese, certo che c'è disagio sociale, certo che c'è il rischio di una rivolta! Ma accusate noi dell'opposizione che denunciamo tutto questo? Di chi è la colpa se tutto questo sta avvenendo? Nostra che la denunciamo o di voi che commettete questa assoluta ingiustizia ed iniquità? (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Guardatevi allo specchio, voi del Governo e della maggioranza, guardatevi allo specchio (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)! Perché siete voi che, con il vostro menefreghismo verso i bisogni dei più deboli e dei più bisognosi, voi, che state portando avanti leggi e provvedimenti che interessano solo la casta, ma che dico, solo qualcuno di voi, ma che dico, solo uno di voi, il vostro Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Vivi commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania), create allarme e protesta civile! Allora, di chi è la colpa di tutto quello che sta avvenendo? Di chi è la colpa di questo disagio? Ecco le ragioni di merito per cui noi protestiamo contro questo disegno di legge finanziaria, perché è iniquo e criminogeno.
Protestiamo anche per ragioni di metodo, perché questo disegno di legge finanziaria non è una legge, ma un'ennesima imposizione che questo Governo sta imponendo a questo Parlamento. Non solo alla minoranza, perché noi non stiamo facendo ostruzionismo e, se lo facessimo, già impedirlo sarebbe una mancanza di Pag. 7democrazia. È un'imposizione contro la vostra stessa maggioranza, perché gli emendamenti proposti erano quelli della vostra maggioranza. Siccome non trovate un accordo, mettete il voto di fiducia perché così ricattate i vostri stessi parlamentari che devono accettare di votare questo provvedimento, altrimenti si torna alle urne e chi fa le liste non terrà più conto di quelli che non si sono adeguati (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Questo metodo impositivo, prevaricatorio, provocatorio, fascista e piduista è il metodo di sempre e che adottate (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Anche in questa occasione, cosa sapete fare? Sapete negare ogni ruolo al Parlamento, tant'è vero che in questi anni tutto è stato deciso con decreti-legge, ma che dico, con voti di fiducia. Voi del Governo rifiutate la validità delle decisioni della Corte costituzionale, ogni volta che questa si permette di cancellare qualche provvedimento incostituzionale.

MATTEO BRIGANDÌ. Abbiamo imparato da te!

ANTONIO DI PIETRO. Per voi la Corte costituzionale va abolita semplicemente perché si permette di dire che state violando la Costituzione. Voi contestate le funzioni di garante degli ultimi Capi dello Stato, tutti e tre: da Scàlfaro, a Ciampi e a Napolitano. Voi delegittimate la magistratura ogni giorno, anzi delegittimate ogni organo di controllo. Accusate di eversione coloro che chiedono spiegazioni all'operato del vostro Presidente del Consiglio. Voi denigrate gli avversari politici con dossieraggi e spioni al soldo del Presidente del Consiglio per costringerli con il ricatto alla resa (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Voi imbavagliate quegli organi di informazione che non vogliono ridursi solo a fare da grancassa delle sue folli decisioni. Voi criminalizzate come terroristi coloro che, come Marco Travaglio, cercano di aprire gli occhi all'opinione pubblica e ai cittadini prima che sia troppo tardi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Vivi commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)! Voi state mettendo a rischio della vita queste persone, perché state mettendo in condizione di armare la mano assassina (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Vivi commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)! Voi siete i mandanti morali (Commenti)... della libera espressione. Voi e solo voi...

GIOVANNI DIMA. Buffone!

PRESIDENTE. Vi prego onorevoli colleghi, lasciate terminare l'intervento.

ANTONIO DI PIETRO. Qualcuno fa come Ponzio Pilato, il quale per natura e per professione sostiene che tutto questo non sarebbe espressione di un modello fascista, ma solo del diritto della maggioranza di governare. Ma va là, ma va là, ma va là, come direbbe qualcuno (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANTONIO DI PIETRO. Signori del Governo e della maggioranza, voi avete diritto sì di governare, ma in uno Stato di diritto e democratico il voto popolare non può distruggere l'imperio della legge: anche chi viene votato dal popolo deve rispettare la legge e voi non la rispettate (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Congratulazioni - Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, a inizio del mio intervento mi voglio rivolgere al Partito Democratico e al Popolo della Libertà, perché, dopo le parole Di Pietro, si capisce quanto sia importante Pag. 8non far cadere il filo delle riforme in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
Non abbiamo avuto modo di discutere di questa finanziaria né in Commissione né in Aula. Avete posto una sorta di questione di fiducia in Commissione e l'avete riproposta in Aula. Signor Ministro, le devo dire sinceramente che la capisco. Comprendo perché, se avessi fatto una finanziaria di questo genere, non avrei voluto per primo che questa finanziaria fosse discussa in alcun luogo. Descrivo questa finanziaria con tre aggettivi: pericolosa, ingannevole e debole.
È pericolosa, perché le fonti di finanziamento sono pericolose. Voi della maggioranza oggi per questa finanziaria utilizzate al 90 per cento il TFR, da una parte, ed i proventi dello scudo fiscale, dall'altra. Per definire il TFR, voglio utilizzare le parole di un economista del nostro secolo, che definiva il TFR una partita di raggiro. Diceva che la fiscalizzazione del TFR è in realtà acquisizione di nuovo debito, che ogni diversa configurazione sarebbe scorretta e che, in ogni caso, il TFR sarebbe un'entrata una tantum. La penso esattamente così. Queste parole sono del Ministro Tremonti nel 2006. Nel 2006 noi contestammo quel provvedimento e tutt'oggi continuiamo a contestarlo. Utilizzare il TFR non vuol dire altro che fare nuovo debito. Stiamo andando verso un debito pubblico che nel 2010 raggiungerà i 2 trilioni di euro, 2.000 miliardi di euro di debito. Eppure, nei nostri convegni ricordiamo sempre che il problema del nostro Paese è proprio il debito pubblico, ma dall'altra parte facciamo provvedimenti tesi solo ad aumentarlo ulteriormente. Noi siamo responsabili e non vogliamo spaventare gli italiani: i dipendenti riavranno indietro il TFR, ma un Governo responsabile avrebbe abolito quella norma sbagliata che il Governo Prodi fece nel 2006 e in questo momento non avrebbe utilizzato il TFR per spese correnti, ma lo avrebbe lasciato alle aziende che hanno il problema di finanziarsi (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
Questo avremmo voluto da un Governo liberale e riformista: non utilizzare il TFR ancora per spese correnti. Per quanto riguarda lo scudo fiscale, non entro sulla moralità di questo provvedimento e abbiamo già avuto modo di discuterne. Dico solo che quando si utilizzano delle entrate one off, una tantum, per coprire delle spese correnti si indebolisce la struttura economica e finanziaria del nostro Paese. È come se all'interno di una famiglia il capofamiglia che ha un premio di produttività di 1.000 euro in un anno decidesse con quei 1.000 euro di comprare la casa, facendo un mutuo che gli costa 1.000 euro per trent'anni. È chiaro che il primo anno non avrà nessun problema, ma dal secondo anno ci saranno problemi. Sta lasciando quel debito ai propri figli. Quello che non bisogna fare è non lasciare ulteriori debiti ai nostri figli. Noi stiamo facendo questo: siamo la prima generazione che lascerà un Paese peggiore di quello che ha ereditato dai propri genitori e questo non è ammissibile (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
Definisco questa finanziaria ingannevole semplicemente perché stiamo pagando gli effetti dei tagli lineari. Mi dispiace, Ministro Tremonti, quando lei un anno fa fece quei tagli lineari, le avevamo detto che non potevano reggere e stare in piedi. Infatti, quando non si distingue la spesa cattiva da quella buona, finirà che la spesa buona sarà tagliata, mentre quella cattiva resterà lì. La spesa cattiva è come l'erba cattiva: non muore mai. Glielo avevamo detto. Oggi non stiamo facendo altro che ripristinare dei costi che non si sono tagliati, delle spese non coperte.
Le faccio degli esempi di questi costi. Vi sono i 103 milioni per i libri di testo dei bambini delle scuole elementari. Dico che, se avevamo noi il sussidiario gratuito quando andavamo a scuola, mi sembra logico e scontato che l'abbiamo anche i nostri figli. Per quanto riguarda il turn over dei vigili del fuoco, se vogliamo mantenere un po' di sicurezza nelle nostre città, c'era prima e c'è adesso. I 400 Pag. 9milioni per il 5 per mille per le ONLUS è una legge dello Stato e ci mancherebbe altro.
Sono tutti costi non coperti, che quei tagli lineari hanno prodotto, e noi, con questa finanziaria, facciamo credere che facciamo qualcosa di nuovo, quando, in fondo, non stiamo facendo niente. Questo è il terzo aggettivo: la debolezza intrinseca di questa finanziaria.
In essa vi è una grandissima dimenticanza: una parte della società non viene tenuta in considerazione, ed è la famiglia italiana (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro). Non c'è un euro per la famiglia italiana; eppure, signor Ministro, se c'è qualcuno che ha reagito alla crisi economica e ha impedito che in questo Paese ci fosse uno scontro sociale è proprio la famiglia, che con la propria solidarietà ha mantenuto coeso il Paese.
Quando c'era un figlio che perdeva il posto di lavoro, erano i genitori che intervenivano con i propri risparmi. Non a caso le famiglie italiane, nel 2009, hanno depauperato il 12 per cento dei propri risparmi contro la crisi e la ricompensa che diamo loro oggi è dimenticarle, anzi, togliamo loro anche quei 2,4 miliardi di euro che dovevano finanziare il bonus famiglia, che nel 2010 non esisterà più.
Signor Ministro, siamo una forza moderata e responsabile, ma su questo saremo capaci di alzare le barricate nel Paese, perché questo è un tema che non potete permettervi di dimenticare (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
Abbiamo parlato per mesi di defiscalizzazione delle imprese: siamo tutti d'accordo che l'IRAP è un'imposta sbagliata e vergognosa, eppure in questa finanziaria non c'è niente in tema di defiscalizzazione. L'IRAP c'era nel 2009 e ci sarà nel 2010 nella stessa entità.
Avevamo fatto delle proposte per diminuire l'IRAP almeno a quelle aziende che incentivavano l'occupazione. L'onorevole Pezzotta ci ha ricordato ieri quanto sia importante oggi il problema del lavoro in Italia: noi proponevamo che le aziende che assumono nel 2010 avessero uno sgravio fiscale sull'IRAP rispetto al 2009, e che le aziende che convertono i contratti di lavoro a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato avessero degli sgravi. Non abbiamo avuto modo di discutere di queste cose e voi le avete bellamente ignorate.
Penso che questa finanziaria non vada nel senso di fare il bene del Paese. Rimarremo fedeli alla nostra impostazione e continuiamo a dire che è indispensabile che da oggi si facciano riforme strutturali e vere per il Paese, che sono le uniche che possono salvare l'economia italiana (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, si vota oggi la finanziaria e una delle caratteristiche di questa legge e di questa legislatura è che finalmente non si vota più una legge finanziaria incomprensibile, composta da 750 articoli...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Cota. Pregherei i colleghi dell'UdC di non disturbare l'onorevole Cota. Prego, onorevole Cota.

ROBERTO COTA. Dicevo, si vota oggi la finanziaria; con essa, ma con l'impostazione che è stata data in questa legislatura, cessa una pratica che è andata avanti per tanti anni, e cioè la pratica delle leggi finanziarie incomprensibili, composte da 700 articoli o da 700 commi, la pratica delle leggi finanziarie che venivano mercanteggiate in Aula con emendamenti presentati all'ultimo minuto, frutto di tante mediazioni, ma, soprattutto, di un'impostazione della politica e della gestione della spesa pubblica clientelare e assistenzialista (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Questo modo di operare finalmente è terminato, è finito. Questo modo di operare Pag. 10ha fatto esplodere, soprattutto negli anni Settanta e Ottanta, il debito pubblico e ci ha ridotto in una situazione di handicap rispetto agli altri Paesi europei e occidentali (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Come funzionava? Lo Stato veniva visto, veniva preso come un bancomat; però il conto che andava in rosso non era il conto della politica, ma era il conto della gente, della gente che lavorava, dei cittadini che producevano e si vedevano «spolpati» perché aumentava il debito pubblico frutto di una gestione dissennata (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Questo non possiamo più permettercelo; e non possiamo più permettercelo soprattutto in un contesto qual è quello attuale, dove vi è una crisi che noi dobbiamo affrontare e gestire.
Sul testo del disegno di legge finanziaria è stata posta dal Governo la fiducia, e su questo abbiamo sentito ieri alcune critiche da parte dell'opposizione. Potrei semplicemente cavarmela ricordando che queste critiche le abbiamo sempre sentite con tutti i Governi, perché tutti i Governi hanno fatto ricorso allo strumento della fiducia; però, vorrei anche fare notare una cosa: la fiducia quando si pone? La fiducia si pone quando un determinato provvedimento viene considerato importante per quanto riguarda la linea politica del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Allora mi chiedo: va bene che non si può porre la fiducia su tutti i provvedimenti, ma vi è altro provvedimento più importante di questo? Vi è altro provvedimento che identifica meglio, in questo contesto, la linea politica e l'azione del Governo e della sua maggioranza? In una situazione di crisi internazionale dove noi abbiamo bisogno di fare delle scelte politiche, scelte programmate di politica economica, non possiamo lasciare le scelte all'improvvisazione! È quindi normale che su questo testo venga posta la fiducia, e questo sia un testo «blindato», seppur elaborato dopo un lungo ed approfondito dibattito svoltosi all'interno delle Commissioni; un dibattito che ha anche recepito molte delle istanze che sono arrivate dall'opposizione, e poi magari lo vedremo nel merito.
Considero allora queste critiche, che sono anche normali, sbagliate però nel merito; e penso che l'opposizione avrebbe invece fatto meglio a chiedere un'altra cosa: un dibattito parlamentare vero sulle scelte di politica economica da fare. Ecco, sarebbe opportuno impegnare il Parlamento su questi temi di programmazione, di carattere generale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania): da questo dibattito sì che potrebbero uscire degli spunti utili al Governo e alla maggioranza! Per quanto ci riguarda, noi del gruppo della Lega diamo sin d'ora la disponibilità a svolgere tale dibattito: saremmo contenti se qui, invece di fare polemica inutile, si costruisse qualcosa e si discutesse di politica economica anche con delle soluzioni vere, invece che soltanto con delle critiche (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Però alla gente, signor Presidente, colleghi, non interessano molto questi formalismi, certi formalismi, perché non sono tutti formalismi: interessa soprattutto il merito, il contenuto. E allora, brevemente, il contenuto della finanziaria in esame è positivo: dà delle risposte! Essa ha il merito, così come l'azione del Governo, di non introdurre nuove tasse: in un momento di difficoltà non vengono introdotte nuove tasse, e vengono tagliati gli sprechi, disponendo misure concrete per aiutare chi è difficoltà (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). E quindi grandi stanziamenti, un miliardo di euro destinato alla spesa sociale, la proroga degli ammortizzatori sociali, risorse per il Patto per la salute, rifinanziamento del 5 per mille, e quindi delle nostre associazioni di volontariato, grande attenzione quindi per il sociale; e rilancio del sistema produttivo, perché la riduzione al 20 per cento dell'acconto dell'IRPEF è una misura sicuramente concreta, tanto per fare un esempio. Si tratta quindi di una finanziaria che dà delle risposte, e che va nella direzione giusta. Pag. 11
Per cortesia non fate polemiche inutili, vendendo questa storiella che si toccherebbe il TFR dei lavoratori. Non è vero (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Voi discutete facendo riferimento a un meccanismo, quello del parziale accantonamento, che non è stato introdotto da noi, ma da Prodi. Allora, di che cosa stiamo parlando (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? Per cortesia, la politica deve essere anche serietà nei confronti della gente!
Questa è una finanziaria positiva, che si inserisce anche in un momento molto delicato per quanto riguarda il dibattito politico. Si parla di clima di veleni, di caccia alla persona. Io ritengo che il migliore antidoto che esista contro i veleni sia rappresentato dalle riforme. Noi dobbiamo cambiare lo Stato e renderlo più vicino ai cittadini e sono contento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) che oggi, in sede di Consiglio dei ministri sia iniziato l'esame del primo decreto, attuativo del federalismo fiscale. Fatti e non parole! Questi sono fatti importanti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Mi auguro che si vada velocissimi anche in merito a una riforma che tutti aspettano e cioè quella concernente la riduzione del numero dei parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Noi abbiamo presentato una proposta di legge, l'avevamo già fatta approvare con la devolution: nello stesso provvedimento era infatti prevista la riduzione del numero dei parlamentari. Ma di fronte a questo sistema malato anche un'altra cura sarebbe necessaria oltre a questo antidoto per completare la guarigione e cioè che una buona volta la si smettesse di avere riserve mentali e di non accettare il risultato delle elezioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Mettetevi l'animo in pace! Qui c'è un Governo e una maggioranza che sono stati eletti liberamente dai cittadini, hanno il consenso della gente e il diritto e il dovere di governare. Quindi smettetela di cercare scorciatoie perché non andrete da nessuna parte (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Il gruppo della Lega Nord Padania è qui a garantire il rispetto degli impegni presi e che l'azione del Governo arrivi fino alla fine nell'interesse, ovviamente, della gente. Voteremo a favore di questa finanziaria e sosteniamo questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Popolo della Libertà - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ventura. Ne ha facoltà.

MICHELE VENTURA. Signor Presidente, ascoltando l'onorevole Cota mi sono chiesto se questa mattina abbia voglia di scherzare quando ci invita ad un dibattito. Siamo di fronte alla ventisettesima fiducia e, conseguentemente, mi chiedo chi vi impedisce di organizzare un dibattito. Se sentite questa necessità, si organizzi allora un dibattito, non ce lo potete dire nel momento in cui ponete la fiducia su una finanziaria che non è stata discussa in nessuna sede (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Signor Presidente, vorrei formulare un auspicio del tutto personale: mi auguro che tramonti rapidamente il tempo degli «urlatori». Abbiamo bisogno di toni più pacati e certo di riflessione perché lo richiede la situazione. Signor Presidente, molti colleghi hanno avuto modo di dire che non vi era ragione per porre la fiducia. Il tempo che abbiamo occupato per esaminare gli ordini del giorno sarebbe stato sufficiente per esaminare, in questo caso, le proposte emendative presentate al disegno di legge finanziaria.
Il Presidente della Camera ha in merito precisato, in modo che considero ineccepibile, le ragioni per la quale la questione di fiducia è stata posta. Onorevole Presidente, per alcuni della sua maggioranza aver posto quella questione ha quasi rappresentato un atto di sovversivismo rispetto all'ordine costituito, non si sa da chi ma tanto questa è la situazione nella quale si è svolto questo tipo di confronto e di dibattito. Pag. 12
Perché allora siamo arrivati alla fiducia? Perché il Ministro Tremonti ha preteso - ancora una volta - di evitare un coinvolgimento del Parlamento? La risposta è semplice: il Ministro Tremonti non nutre fiducia nei confronti della propria maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). Ma vorrei fosse chiaro un punto, colleghi della maggioranza: il Ministro Tremonti può zittire, come è avvenuto, il Governo e molti suoi colleghi, può zittire la maggioranza, ma non può zittire il Parlamento, il Parlamento nelle sue funzioni e nel suo ruolo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)!
Ma vorrei anche aggiungere che questa scarsa sensibilità nei confronti del Parlamento è in contrasto con ciò che sta avvenendo nel Paese e con lo smarrimento di larghi settori della società: proprio in momenti di tensione e forti polemiche accompagnate da una crisi economica e finanziaria dovrebbe essere obiettivo di tutti far funzionare le istituzioni, in primo luogo il Parlamento. Ciò che prevale invece è un metodo scarsamente trasparente, basato su provvedimenti che si susseguono uno dietro l'altro e che non consentono di avere una chiara direttrice di marcia.
Mi ha molto colpito, devo dire la verità, la dichiarazione rilasciata ieri dal sindaco di Roma Alemanno, che dice: sono un sindaco di centrodestra, i comuni sono stati colpiti a freddo, non ne sapevo niente. E aggiunge: la cosa paradossale è che la manovra prevede il rimborso dell'ICI mentre non interviene sull'allentamento del Patto di stabilità interno, che è una misura più ideologica che sostanziale, e dall'altro permette ai comuni di liberare risorse; contestando poi le misure ordinamentali sui tagli ai consigli comunali.
Colleghi del centrodestra, ho ascoltato l'onorevole Cota; in primo luogo mi rivolgo ai colleghi della Lega: noi stiamo predisponendo un libro bianco per dimostrare che l'attuale Governo, nonostante l'approvazione della cornice del federalismo fiscale, è il più centralista che si ricordi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori), e verremo a discuterlo in tutte le realtà, perché questo è un punto difficilmente contestabile.
Vi sfideremo ad approvare rapidamente la Carta delle autonomie; vi sollecitiamo a varare, onorevole Cota, la Commissione bicamerale per il federalismo fiscale che non è stata ancora insediata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
È vero, colleghi del Governo, che siamo di fronte ad un peggioramento dell'indebitamento (un indebitamento che, come ha sostenuto il collega Galletti, quotidianamente si accresce): voi intervenite soltanto sui comuni, ma non c'è nessun intervento su chi determina un aumento della spesa, ovvero le amministrazioni centrali. Su questo sarebbe interessante avere anche un'opinione dell'onorevole Brunetta a proposito di riforma della pubblica amministrazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Questo disegno di legge finanziaria non contiene strategie innovative. Se guardiamo al mondo del lavoro, al variegato settore della produzione, all'industria, non c'è niente di nuovo; le famiglie subiscono processi di impoverimento, i giovani sono privi di prospettive, commercianti, artigiani, piccoli imprenditori e subfornitori sono in grave affanno: queste categorie, onorevole Tremonti, sono prive di qualsiasi sostegno nel momento in cui perdono il lavoro.
Non è un rimprovero rivolto solo al Governo questo, è un problema che ci dobbiamo porre, perché esse sono prive di ogni possibilità di recuperare una condizione degna quando il loro lavoro si interrompe.
Riguardo ai precari vi sono norme restrittive che non consentono grandi spazi per recuperare anch'essi una condizione di lavoro.
Ciò che manca in questa finanziaria è la prospettiva. Sappiamo benissimo, colleghi, che vi sono aziende di eccellenza, settori produttivi che funzionano, territori attrezzati per lo sviluppo, produzioni di nicchia che rendono ancora il nostro Paese vivace e vitale economicamente e socialmente. Cerchiamo di guardare al futuro. Pag. 13
Concludo rapidamente: Ministro Tremonti, abbiamo letto di questo annunciato fondo sulla piccola e media impresa; abbiamo visto che può riguardare 15.000 imprese, le medie imprese; sappiamo che lì vi è tutta la catena della subfornitura, degli artigiani, dei subfornitori; sappiamo che probabilmente questo fondo chiuso andrà alimentato non solo attraverso la Cassa depositi e prestiti, ma in modo tale da rispondere a queste nuove sfide. Ci auguriamo che la disponibilità ad un confronto su quel punto vi sia.
Infine, consentitemi tre osservazioni. Noi avevamo fatto una proposta sul fisco: cominciare ad intervenire su IRAP e su lavoratori e pensionati. Noi siamo disponibili ad un confronto sul fisco, Ministro Tremonti, perché sappiamo che esso grava soprattutto sui produttori di ricchezza e quindi va invertito questo gravame e va ridotta questa forbice.
Ma vi è un ultimo punto, signor Presidente, e concludo: è urgente porre mano agli aspetti politici. Nostro compito è creare le condizioni per un'alternativa che sia credibile di fronte ad un Governo che si mostra ogni giorno politicamente più debole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bocchino. Ne ha facoltà.

ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, a noi del gruppo del PdL spetta ovviamente illustrare le ragioni per cui votiamo nel merito a favore di questa finanziaria e per quali ragioni le misure che contiene, a nostro giudizio, risolvono i problemi dell'economia del Paese.
È troppo facile criticare e giudicare le misure di questa manovra senza inserirla nel contesto in cui viene fatta. Il Ministro dell'economia Giulio Tremonti si è trovato a preparare questa manovra nel bel mezzo della crisi internazionale più profonda che il mondo occidentale sta vivendo dal 1929 ad oggi. Quindi, parlare della nostra manovra economica facendo riferimento alle cose che ci siamo detti in campagna elettorale o che abbiamo scritto nei rispettivi programmi elettorali è un errore di metodo, un grave errore di metodo.
Così come è grave, da parte dell'opposizione, insistere sui tempi e sui modi dell'approvazione di questa finanziaria. I tempi in Commissione sono stati più ampi di quelli che tutti noi ci aspettavamo. L'opposizione, dopo giorni e giorni di discussione in Commissione bilancio, ha chiesto al Presidente della Camera un ampliamento dei tempi; il Presidente della Camera ha concesso questo ampliamento dei tempi e l'opposizione, privatamente e pubblicamente, ha preso atto della disponibilità della Presidenza della Camera, del Governo e della maggioranza a consentire una discussione.
Poi certo, di fronte ad una maggioranza che voleva approvare i suoi emendamenti e respingere quelli dell'opposizione - cosa che risponde perfettamente alle logiche della democrazia assembleare - qualcuno ha deciso di non starci e di uscire fuori dalla Commissione. È una scelta di metodo politico che noi non giudichiamo, perché non vogliamo alimentare lo scontro e la rissa, ma non si può dire né alla Presidenza della Camera, né al Governo, né alla maggioranza che non ci sono stati i tempi necessari.
Veniamo al ricorso alla fiducia. Il ricorso alla fiducia in questa finanziaria è stato sicuramente, a mio giudizio, superfluo, perché vi erano cinquanta emendamenti ed una maggioranza compatta in grado di respingerli, come è accaduto l'anno scorso, senza ricorrere a tale strumento.
Il Ministro Tremonti si è assunto la responsabilità di far sì che si giungesse alla fiducia, certo, per blindare il rapporto tra maggioranza e Governo. La questione di fiducia è stata inventata per questo: si chiama «questione di fiducia» perché il Governo richiama ad un rapporto fiduciario tutti i singoli componenti della maggioranza.
È stata posta la questione di fiducia perché Tremonti, forse con un eccesso di preoccupazione - lo dico proprio perché la ritengo superflua - la notte sogna in greco. Pag. 14Giulio Tremonti, a differenza nostra che non abbiamo la sua percezione della situazione nazionale ed internazionale, la notte sogna l'illustrazione dei conti pubblici tradotti in greco. È preoccupato di garantire agli osservatori internazionali, all'Europa e alle banche di tutto il mondo che vi sono una rigidità dei nostri conti pubblici ed una serietà nell'affrontare le questioni di economia pubblica tali da far sì che non vi siano pericoli per i conti italiani. È questa la preoccupazione che lo ha indotto a chiedere, insieme al Governo, la fiducia.
Qual è l'obiettivo della finanziaria? La finanziaria ha due obiettivi: il primo è quello di mettere in sicurezza i conti dello Stato, il secondo è di farlo senza mettere le mani nelle tasche dei cittadini aumentando le tasse. Sono due grandi obiettivi rispetto ai quali il Paese applaude e l'opposizione avrebbe fatto bene a dialogare di più su di essi.
In un momento di crisi come questo, mentre altri Paesi a noi vicini, e che si trovano nella nostra stessa situazione, aumentano le tasse, noi decidiamo di non aumentarle. Potevamo farlo, anche se in campagna elettorale avevamo detto il contrario. Potevamo dire che, dal voto ad oggi, si era verificato un crollo e che, quindi, potevamo aumentare le tasse. Invece, abbiamo deciso di fare altre scelte, come di lasciare la pressione fiscale invariata. I dati internazionali sostengono che l'Italia sta uscendo prima, e meglio, di altri Paesi dalla crisi economica.
L'altra vostra grande critica è quella relativa allo scudo fiscale. Sullo scudo fiscale, rispondo come quel saggio a cui fu chiesto: «La democrazia che cos'è? Non è, poi, questa gran cosa». Ed il saggio rispose: «La democrazia non sarà una gran cosa, ma un sistema migliore non l'hanno trovato». Lo scudo fiscale non è una gran cosa, ma è un colpo di genio di Giulio Tremonti, che un sistema migliore non lo aveva trovato. Infatti, si trattava di decidere se mettere le mani nelle tasche dei cittadini e lasciare i soldi italiani all'estero - dove creano ricchezza ed occupazione - oppure non mettere le mani in tasca ai cittadini e far rientrare ricchezza italiana, in modo da generare qui occupazione e sviluppo.
Si calcola che all'estero vi sono circa 300 miliardi di euro di soldi italiani. Ha sbagliato gravemente chi ha portato i soldi all'estero, perché quei 300 miliardi di euro stanno creando altrove sviluppo ed occupazione. Oggi, con il provvedimento sullo scudo fiscale, forse, alla fine, riusciremo a portarne a casa quasi la metà.
Provate ad immaginare quale iniezione di denaro nel nostro Paese possano essere 150 miliardi di euro. Significa far pagare il 5 per cento (il doppio della volta scorsa), una percentuale molto alta, ed incassare 6, 7, 8 miliardi di euro cash, subito, immediati. Inoltre, significa avere nell'economia 120-130 miliardi di euro, che gli imprenditori possono utilizzare nei loro investimenti immobiliari, mobiliari, nelle loro aziende, e che useranno per pagare le tasse l'anno prossimo, l'anno successivo, e per creare ricchezza. Salveranno l'Italia dalla crisi economica e non creeranno ricchezza in altre parti del mondo.
Abbiamo fatto questa scelta non per spendere i soldi al casinò o in serate in compagnia di amici. L'abbiamo fatta per finanziare la scuola e l'università dei nostri figli; l'abbiamo fatta per finanziare il 5 per mille del volontariato che dà assistenza ai più deboli in questo Paese; l'abbiamo fatta per dare agli studenti italiani libri di testo gratuiti. Ecco perché lo abbiamo fatto. Non lo abbiamo fatto per coprire degli sprechi, né per spese inutili. Ecco perché difendiamo questa misura, così come difendiamo la scelta dell'utilizzo della liquidità del TFR.
Giulio Tremonti può essere accusato di essere un genio bizzarro, ma questa cosa non l'ha inventata lui: l'utilizzo dei fondi del TFR l'ha inventato il vostro Tommaso Padoa Schioppa, lo avete votato voi in più finanziarie quando dentro quest'Aula c'era una maggioranza di centrosinistra (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Non è possibile che una misura inventata da voi sia una buona idea dal punto di vista della contabilità pubblica, ma nel momento in cui vi ricorre Tremonti Pag. 15diventa l'idea del genio del male dei conti pubblici. Non è possibile che accada questo.
Investiamo quei soldi per dare un miliardo di euro in due anni alla sanità italiana, per rimodulare il Patto della salute come ci hanno chiesto soprattutto le vostre regioni, quelle governate da voi: è questa la forza e il coraggio delle nostre scelte. Diamo vita alla Banca del sud e riduciamo del 20 per cento l'acconto IRPEF; vendiamo i beni della mafia non per favorire i mafiosi, ma per favorire le cooperative di ex appartenenti alle forze dell'ordine e per dare la prelazione agli enti locali; investiamo 500 milioni di euro per nuove carceri e 750 milioni di euro per le missioni internazionali che portano pace e democrazia all'estero e che danno credibilità alla politica estera del nostro Paese. Diamo i soldi alla sicurezza e finanziamo al 100 per cento il turnover del comparto sicurezza e ciò significa che per cento carabinieri, poliziotti e vigili del fuoco che vanno in pensione ne saranno assunti altrettanti per garantire la sicurezza agli italiani. Aiutiamo l'Abruzzo (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) con la proroga della sospensione delle imposte e con un esperimento importante, quello della cedolare secca sugli affitti al 20 per cento. Infine, abbiamo previsto di nuovo il bonus del 36 per cento sulle ristrutturazioni. Sono queste le questioni di merito per cui votiamo convintamente.
Eravamo chiamati a decidere se rischiare di fare come la Grecia o se essere il primo Paese ad uscire dalla crisi: abbiamo scelto, con questa finanziaria, di essere il primo Paese d'Europa, uscendo dalla crisi prima e meglio degli altri.
Chiediamo maggiore coesione a tutti. Abbiamo apprezzato i segnali che sono venuti da Bersani con una visita al Presidente Berlusconi, che oggi è tornato a casa e al quale auguriamo una pronta guarigione e un ritorno in quest'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania, Unione di Centro e di deputati del gruppo Partito Democratico).
Abbiamo apprezzato una visita che era tutta politica, come abbiamo apprezzato l'intervista di Enrico Letta e le parole di Casini. Abbiamo poi ascoltato con grande attenzione l'alto appello del Presidente della Repubblica. Facciamo tesoro di tutti questi fatti positivi e del documento di ieri dell'ufficio di presidenza del nostro partito. Facciamo in modo che si apra una nuova stagione con un nuovo clima e, come lo stesso Presidente Berlusconi ha detto, facciamo in modo che l'amore vinca sull'odio (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
Ricordo fin d'ora che, dopo l'approvazione del disegno di legge finanziaria, il Governo presenterà la seconda nota di variazioni al disegno di legge di bilancio, che dopo l'esame da parte della Commissione sarà votato dall'Assemblea. Seguirà la votazione del disegno di legge di bilancio e quindi il decreto-legge sulle missioni internazionali. Le votazioni avranno luogo nel pomeriggio, a partire dalle ore 15.
Nel frattempo, come concordato tra i gruppi, avrà luogo la discussione sulle linee generali del disegno di legge di conversione del decreto-legge sulle missioni internazionali.
Ha chiesto di parlare il presidente della Commissione bilancio, onorevole Giancarlo Giorgetti. Ne ha facoltà.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, rubando qualche minuto alla pazienza dei colleghi, vorrei fare alcune considerazioni di carattere politico e istituzionale, anche alla luce dell'approvazione definitiva da parte del Senato, proprio ieri, della legge di riforma della contabilità e della finanza pubblica.
Per quanto attiene al suo contenuto, la finanziaria compie scelte rilevanti che riflettono l'indirizzo politico di maggioranza, per quanto riguarda in particolare l'azione di contrasto della crisi economico-finanziaria di cui ancora si avvertono gli effetti recessivi e il sostegno dell'economia nazionale. Pag. 16
A mio avviso, non vi sono dubbi riguardo alla rilevanza macroeconomica di questo disegno di legge finanziaria che destina circa 9 miliardi di euro in favore di quelle che la maggioranza ha inequivocabilmente identificato come le priorità politiche ed economiche dell'azione di Governo.
Siamo in presenza di una legge finanziaria compatta, che persegue con chiarezza alcuni obiettivi. Le scelte compiute sono sicuramente controvertibili da un punto di vista politico, ma le risorse non vengono certo erogate a pioggia e non si è registrato alcun assalto alla diligenza, con il suo corredo di misure microsettoriali e localistiche.
Nel testo all'esame dell'Assemblea l'ultima voce dell'elenco 1, allegato all'articolo 2, destina in realtà 181 milioni di euro ad un complesso di interventi, alcuni dei quali rivestono certamente una portata limitata. Va, tuttavia, considerato che in questo caso il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, che provvederà al riparto di tale importo, dovrà essere condiviso dalle Commissioni bilancio delle due Camere, attraverso un parere conforme e, quindi, vincolante per il Governo.
In Commissione bilancio, nel valutare l'ammissibilità degli emendamenti sulla base dei criteri condivisi con il Presidente della Camera, sono state dichiarate inammissibili, in particolare, proprio le proposte recanti misure microsettoriali e localistiche.
Nonostante il Senato avesse introdotto nell'articolato norme di tale contenuto è stato infatti deciso, anche a costo di deludere aspettative legittime dal punto di vista politico, di applicare in modo coerente, pur tenendo conto di obiettive difficoltà, i criteri di ammissibilità, in modo da concentrare l'attività emendativa sulle scelte fondamentali di politica economico-finanziaria.
Ricordo, inoltre, come le procedure di inammissibilità abbiano riguardato anche parti di emendamenti del Governo e del relatore, poi trasfusi in un unico emendamento del relatore, che avevano un contenuto ordinamentale. La ratio di tali pronunce è chiara: la legge finanziaria deve destinare risorse e non disciplinarne minutamente l'utilizzo istituendo organismi ad hoc.
Fatte queste premesse, non posso tacere - e del resto non l'ho fatto nemmeno durante l'esame in Commissione - gli aspetti problematici emersi nel corso della sessione di bilancio riguardo al contenuto proprio della legge finanziaria, come definito dalla legislazione vigente. Non vi è dubbio che siamo ancora distanti dal conferire alle legge finanziaria quel contenuto di snellezza e di essenzialità prefigurato dalle disposizioni di legge che, in via sperimentale, stiamo applicando e che risultano, tuttavia, nella sostanza confermate dalla legge di riforma della contabilità e della finanza pubblica, che ho prima ricordato.

PRESIDENTE. Presidente Giorgetti, mi scusi ma lei sa che è irrituale un intervento di questa natura. Pertanto, la pregherei di concludere il suo intervento.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Tuttavia, vorrei sottolineare - e l'ho già fatto in occasione dell'approvazione della legge di riforma della contabilità e finanza pubblica - come sia assolutamente indispensabile procedere rapidamente ad una riforma condivisa dei Regolamenti parlamentari.
In questo senso un ordine del giorno, presentato dal Vicepresidente Leone che - lo ricordo - è stato relatore per la legge di riforma del bilancio, e sottoscritto da tutti i componenti della Commissione bilancio, impegna il Governo, in una procedura condivisa di confronto con il Parlamento, ad addivenire a tutte quelle misure necessarie affinché la prossima sessione di bilancio sia svolta in modo ordinato e finalizzato a quelli che sono gli orientamenti del Governo, ma anche con l'apporto di tutte le componenti parlamentari (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

Pag. 17

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, lei lo ha già fatto notare, ma non posso non rimarcare in Aula che la forma parlamentare è anche sostanza. In questo caso, il presidente Giorgetti ha commesso una doppia scorrettezza. Infatti, oltre ad un intervento irrituale si è assunto la responsabilità di fare delle dichiarazioni, che non corrispondono al vero, a fronte delle quali nessun componente dell'opposizione può in nessun modo replicare perché ha concluso impropriamente un dibattito politico.
Poiché la forma è sostanza, se il Governo intende porre la questione di fiducia - e come lei ha richiamato, è legittimato a farlo - tutti, a cominciare dalla maggioranza e dal Governo, devono però riferirsi a quelli che sono i vincoli e i paletti che pone la questione di fiducia.
È assolutamente inconcepibile che, dopo aver ristretto lo spazio dell'opposizione per poter parlare, confrontarsi e dire la propria, si prenda uno spazio in modo improprio e, per di più, per dire delle sacrosante bugie. È assolutamente intollerabile (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Giachetti.

(Coordinamento formale - A.C. 2936-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Consentite alla Presidenza, visto che l'Aula è gremita, prima di procedere alla votazione, di rivolgere alle deputate, ai deputati e a tutte le loro famiglie i sinceri auguri per le imminenti festività (Applausi).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2936-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2936-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Tremonti, onorevole Zinzi, onorevole La Russa.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S.1790 - «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2010)» (Approvato dal Senato) (2936-A):

Presenti 576
Votanti 574
Astenuti 2
Maggioranza 288
Hanno votato 307
Hanno votato no 267
(La Camera approva - Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Vedi votazionia ).

Discussione del disegno di legge: S. 1850 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 4 novembre 2009, n. 152, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia (Approvato dal Senato) (A.C. 3016) (ore 13,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno, già approvato Pag. 18dal Senato n. 3016: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 4 novembre 2009, n. 152, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 3016)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare Partito Democratico ne ha chiesto l'ampliamento.
Avverto, altresì, che le Commissioni III (Affari esteri) e IV (Difesa) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
Il relatore per la Commissione Difesa, onorevole Cirielli, ha facoltà di svolgere la relazione.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 13,10)

EDMONDO CIRIELLI, Relatore per la IV Commissione. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento in esame... Signor Presidente, se magari intervengo tra un minuto, giusto il tempo di far uscire i colleghi dall'Aula.

PRESIDENTE. Prego, ormai i colleghi stanno defluendo dall'Aula.

EDMONDO CIRIELLI, Relatore per la IV Commissione. Signor Presidente, il provvedimento in esame dispone la proroga, dal primo novembre 2009 al 31 dicembre 2009, perché come è noto il decreto-legge precedente copriva le missioni internazionali sino alla fine del mese di ottobre, quindi si è reso necessario un nuovo provvedimento di proroga di durata di due mesi e, ovviamente, per l'anno che verrà si attende un provvedimento urgente nei prossimi giorni da parte del Governo stesso.
Il provvedimento reca le autorizzazioni di spesa relative alla partecipazione italiana a diverse missioni internazionali in corso, ma anche disposizioni in materia di trattamento economico del personale, in materia penale e in materia contabile, che in buona parte sono già contenute nei precedenti provvedimenti di proroga delle missioni internazionali.
Ci sono significative novità sulle quali intendo soffermarmi, consegnerò infine il testo della relazione. Voglio però segnalare, in maniera assai breve, alcune novità che credo vadano prese in considerazione, si tratta di novità complessivamente positive. Innanzitutto è prevista una tessera di riconoscimento per i militari in materia sanitaria, relativa a vicende legate a situazioni di emergenza. L'articolo 3, commi 3 e 4, aggiunge tra i soggetti destinatari degli indennizzi previsti per cause legate a missioni e anche a vicende di altra natura, ma comunque connesse, come l'esposizione all'uranio impoverito, anche i genitori. Una norma importante è quella dell'articolo 3, comma 3-bis, perché prevede una considerazione diversa del ruolo d'onore e consente l'iscrizione a questo ruolo non soltanto ai militari se decorati al valor militare o civile, come era in precedenza, ma anche a seguito di eventi traumatici verificatisi in servizio e per causa di servizio che abbiano determinato un'invalidità permanente pari o superiore all'80 per cento.
Si estendono anche al personale della guardia di finanza le misure di favore relative a concorsi interni e viene inserita una proroga fino al 31 luglio 2011 del mandato dei componenti degli organi di rappresentanza militare (COCER), in giustificazione del fatto che è in corso una riforma della rappresentanza che ancora non è stata definita. Poiché è previsto un periodo di tempo abbastanza ampio per arrivare alle elezioni, che avvengono per delega e su varie circoscrizioni, si è resa necessaria questa proroga.
Sono presenti normative che riguardano il rilascio del nulla osta di sicurezza che, se è condizione necessaria per l'espletamento del servizio istituzionale Pag. 19nel territorio nazionale e all'estero per missioni, può essere rilasciato senza informare la persona stessa. Viene estesa anche al personale civile la possibilità di non subire la soppressione dell'indennità di trasferta, che prima invece era disposta dall'articolo 1, comma 213 della legge finanziaria per il 2006.
Ci sono normative importanti che vengono inserite in materia penale. Sono previsti tempi ridotti per gli accertamenti, i rilievi descrittivi o fotografici ed ogni altra operazione tecnica disposti dal pubblico ministero. Inoltre, nel caso di accertamenti tecnici irripetibili, l'udienza si considera a trattazione prioritaria: ciò ovviamente per facilitare la funzionalità delle missioni, che spesso hanno avuto sequestri di anni o di mesi, utili invece ai fini delle missioni stesse.
In particolare sono introdotte alcune norme che riguardano il diritto penale e la procedura penale militare delle missioni internazionali, in virtù e in ragione dell'inadeguatezza dei due codici penali militari, in tempo di pace e in tempo di guerra, che certamente non sono adeguati alla struttura stessa delle missioni internazionali perché ormai datati di oltre settant'anni. Ovviamente, in via preliminare voglio dire che, pur comprendendo la necessità di queste modifiche, che come si vedrà sono a tutela dei militari, è necessario che il Governo prenda un impegno affinché ci sia un intervento di carattere organico in materia. A questo proposito comprendo anche la ratio di una serie di emendamenti sui quali ho espresso un invito al ritiro, proprio perché si tratta di una materia delicata ed importante rispetto alla quale il Governo e il legislatore dovrebbero intervenire in maniera organica.
Tuttavia, penso che, nello specifico, la non punibilità del militare che nel corso di missioni, in conformità alle direttive, alle regole di ingaggio ovvero a ordini legittimamente impartiti, usi le armi o ordini di far uso delle armi, sia una previsione necessaria, fermo restando che se eccede colposamente i limiti stabiliti dalla legge il fatto è previsto come reato colposo e si procede per un delitto colposo stesso.
È del pari importantissima la norma che inserisce tra i reati per i quali è prevista la punibilità a richiesta del Ministro della difesa, di cui all'articolo 260 del codice penale militare, anche le fattispecie previste dagli articoli 115, 116, 117 e 167, in particolare: il movimento arbitrario di forze militari, la colposa intempestiva od omessa apertura di piego chiuso, l'omessa esecuzione di un incarico per negligenza, la colposa distruzione o il sabotaggio di opere militari. Ovviamente queste sono disposizioni dettate dalle necessità derivanti dai teatri operativi in cui operano le Forze armate.
Rispetto alle varie missioni rinvio al testo integrale della relazione. Sostanzialmente, voglio soltanto porre l'accento sulla vicenda dell'Afghanistan e, a conclusione di questo anno che ha visto tre successivi decreti-legge, voglio anche ringraziare il Governo perché ha aumentato significativamente gli stanziamenti di oltre 300 milioni rispetto all'anno scorso. Ovviamente, per quanto riguarda la dotazione prevista in finanziaria è chiaro ed è scontato che sia semestrale, ma credo anche che, considerando l'aumentato impiego di militari preannunciato dai Ministri della difesa e degli esteri sulla stampa e confermato in Commissione la scorsa settimana, il Governo debba assumere tutti gli accorgimenti, soprattutto di carattere finanziario, tesi a rendere lo strumento operativo dei militari impegnati in Afghanistan assolutamente efficiente e coerente per ragioni di sicurezza alla mutata strategia delle forze ISAF a guida Stati Uniti. Quindi anche in considerazione dell'intervento diretto dalla NATO, ma patrocinato dall'ONU, di lotta e di contrasto al terrorismo internazionale, che aveva, e che potrebbe avere in futuro se non si avrà un esito diverso per l'attuale missione dell'ONU, una base di lancio in Afghanistan, è necessario predisporre tutti quegli adeguamenti importanti per garantire la sicurezza e l'efficienza del nostro dispositivo, che verrà aumentato in maniera assai significativa nel corso del 2010. Pag. 20
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia relazione.

PRESIDENTE. Onorevole Cirielli, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire in sede di replica.
È iscritto a parlare l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, mi accingo a parteciparvi alcune riflessioni che ritengo siano importanti in questo contesto e in questo momento del dibattito politico nazionale ed internazionale rispetto alle missioni. Vi dico subito che il testo del decreto-legge che ci accingiamo a convertire in legge ripropone sostanzialmente il contenuto di quello precedente, come il Ministro sa, diventato poi legge n. 108 del 2009, con la differenza che in questo caso occorre dare copertura alle missioni solo per i mesi di novembre e dicembre attraverso lo stanziamento di oltre 187 milioni di euro.
Riguardo al provvedimento, come gruppo dell'Italia dei Valori, vogliamo contestare, in maniera anche pacata, ma che sia comprensibile e che rimanga agli atti, innanzitutto che tali missioni vengano solo prorogate. Ricordo che ci siamo prodigati in Commissione difesa, ma anche nelle Commissioni congiunte, affinché si superasse questo dato, questo limite politico e culturale, nonché, diciamo, anche questa negazione di carattere istituzionale. Noi non condividiamo che queste missioni vengano solo prorogate, senza riflettere sui mutamenti del contesto locale e della visione internazionale relativa alle situazioni esistenti nelle regioni dove l'Italia impegna i suoi uomini, né il metodo della decretazione semestrale per consentire la proroga della partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali che non può certamente garantire al massimo livello la sicurezza di tutti nostri operatori.
Figuriamoci, quindi, se condividiamo la dimensione bimestrale come avviene questa volta. Finirà - mi passino la battuta il Ministro e il Governo - che si passerà alla paghetta settimanale rispetto ai nostri operatori. Quindi, non avendo né una legge quadro di riferimento, né la certezza dei finanziamenti, siamo in qualche modo nella precarietà più assoluta e questo i nostri operatori non lo meritano assolutamente. Ricordo, però, a tal proposito, al Governo e all'Aula che le Commissione riunite (III e IV) hanno da tempo avviato l'esame in sede referente delle proposte di legge Cirielli, Garofano e Di Stanislao volte a introdurre una complessiva e organica normativa di riferimento sul trattamento economico e giuridico del personale impegnato nelle missioni; nonché a disciplinare la procedura da adottare per l'invio dei militari all'estero. Ai fini dell'istruttoria legislativa su tali proposte di legge, le due Commissioni stanno procedendo ad un'indagine conoscitiva e speriamo che quanto prima si possa passare alla fase concreta ed operativa.
Nel merito del provvedimento in esame, i commi dall'1 al 9 del primo articolo recano la proroga dal 31 ottobre 2009 al 31 dicembre del 2009 di disposizioni riguardanti interventi di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di pace e stabilizzazione che da tempo vengono rifinanziati. Ne ricordo alcuni: cooperazione in Afghanistan, Pakistan, Sudan, Somalia e Libano; Tribunale speciale ONU Libano; progetti OSCE e di peace-keeping; interventi di ricostruzione in zone belliche; partecipazione funzionale per attività internazionali in missioni PESD; rafforzamento sicurezza in Africa subsahariana. In particolare, il comma 1 prevede anche l'ulteriore integrazione di 6,8 milioni di euro dello stanziamento recato nella Tabella C della legge finanziaria e la spesa di ulteriori 500 milioni di euro per interventi di sminamento umanitario sino alla stessa data del 31 dicembre 2009. Occorre rilevare, però, che se la cooperazione allo sviluppo a cui l'Italia partecipa prevede un intervento pluriennale, come può tale sviluppo essere raggiunto in soli 60 giorni, mentre per gli interventi di cooperazione servono programmazione e metodo, proprio Pag. 21perché questo si articola su progetti pluriennali di sviluppo? Io lascio questo interrogativo al Ministro e mi auguro che quanto prima sappia e voglia darmi una risposta.
Con riferimento all'assetto globale delle nostre missioni il decreto-legge opera alcune scelte. In particolare, confrontando le risorse stanziate per le tre missioni principali si può notare che la missione ISAF dispone per il bimestre in corso di 22 milioni di euro in meno rispetto al bimestre precedente; la missione UNIFIL del Libano dispone sempre per il bimestre in corso di 10 milioni di euro in meno; infine le missioni nei Balcani dispongono per il bimestre in corso di 6 milioni di euro in meno. Il Governo afferma che gli stanziamenti ridotti preludono ad un ridimensionamento dei contingenti che operano nei Balcani e in Libano. Ci permettiamo di far rilevare che quanto al disimpegno dei nostri contingenti dai Balcani, in particolare dal Kosovo, quest'area continua ad essere, invece, interessata da una situazione di conflitto latente, specie nella Bosnia Erzegovina e nel Kosovo. Pertanto, una riduzione del contingente potrebbe avere effetti seriamente negativi sulla stabilità dell'area.
Altra questione delicata è rappresentata dal comma 7, dell'articolo 3, che proroga fino al 30 luglio 2011 il mandato dei componenti in carica del Consiglio centrale interforze della rappresentanza militare, nonché dei consigli centrali intermedi e di base dell'Esercito, della Marina, dell'Aeronautica, dell'Arma dei carabinieri e del Corpo della guardia di finanza. In questo caso, contestiamo fortemente questa proroga, perché impedisce ai cittadini militari di eleggere i nuovi rappresentanti alla scadenza naturale del mandato, cioè alla primavera dell'anno prossimo. Di fatto, si viene meno al fondamentale principio di democraticità degli organismi sancito dall'articolo 18 della legge n. 382 del 1978 e si impedisce, per un tempo troppo lungo, agli aventi diritto, specialmente dopo la previsione del mandato triennale e rinnovabile, di premiare o respingere con l'espressione del voto le idee e le posizioni assunte dai rappresentanti uscenti. Anche su questo, la motivazione fornita dal Governo tende a giustificare l'urgenza di tale intervento normativo perché vi sarebbe una procedura per il rinnovo dei suddetti organi troppo lunga, complessa e farraginosa che potrebbe non concludersi in tempo. Allora, perché non procedere più opportunamente a pensare ad una norma che provveda allo snellimento della procedure dell'elezione, anziché autorizzarne lo slittamento? Questo è un altro punto di domanda che lascio al nostro Ministro della difesa.
In conclusione, mi vorrei soffermare sull'Afghanistan e sulla relativa missione, che ci vede in qualche modo coinvolti e protagonisti. Sappiamo tutti che in quella regione la situazione è connotata dal 2008 da un ininterrotto peggioramento del quadro della sicurezza, che ha visto una sempre più aggressiva azione della guerriglia talebana, la moltiplicazione di attentati e scontri e l'aumento del numero delle vittime.
La situazione si è ulteriormente deteriorata, nonostante la crescente presenza militare internazionale tra gennaio e maggio del 2009, quando è stato rilevato un incremento del 60 per cento rispetto all'anno precedente degli attacchi alle truppe straniere e governative, soprattutto nell'Helmand, nel cuore della produzione di oppio, ma anche a Kandahar, Kunar e Khost, confinanti con il Pakistan. Aggiungo che da un rapporto dell'istituto affari internazionali, presentato in un recente seminario sulle prospettive in Afghanistan dopo le elezioni, di concerto con il Ministero degli affari esteri, si evince che - queste sono parole di quella relazione - meno di un afghano su quattro dispone di acqua potabile, quasi uno su due non ha l'alimentazione sufficiente e appena uno su otto può ricevere cure mediche adeguate. Il numero dei bambini che vanno a scuola, alle elementari, è effettivamente salito nel 2005 del 50 per cento, circa da 4,7 a 6,3 milioni, però oltre 4 milioni sono maschi e appena 2 milioni sono femmine. Mancano all'appello nelle classi almeno 2 milioni di bambine. Credo che questo, da Pag. 22un punto di vista umanitario e civile, ci debba far assolutamente riflettere. Intanto, la produzione di oppio nel Paese prospera con la colpevole complicità dell'Occidente che ne è consumatore. Dopo il crollo del 2001, l'anno del rovesciamento dei regimi talebani, i raccolti della droga erano tornati ad oscillare intorno ai valori tra tremila e quattromila tonnellate l'anno. Il record vi era stato nel 1999 con 4.568 tonnellate.
Mentre la guerra si incancreniva e la corruzione tornava a crescere, la produzione di oppio si è impennata: 6.100 tonnellate nel 2006, quindi 8.200 il record, 7.700 e 6.900 quest'anno.
L'Afghanistan ormai produce oltre il 90 per cento dell'oppio mondiale, una percentuale che non aveva mai raggiunto.
Tutto ciò per dire che tutte le cifre fin qui rappresentate indicano chiaramente che l'Afghanistan ha bisogno soprattutto di azioni civili per lo sviluppo contro la povertà e per migliorare la qualità della vita. Per ottenere risultati positivi su questi fronti, bastano molti meno soldi di quelli finora spesi per condurre la guerra senza vincerla. E quale strumento migliore per conquistare il cuore e le menti delle popolazioni afghane, per conquistare ancora una volta la fiducia e l'accoglienza delle popolazioni, se non le missioni di pace civili? Ricordiamo che fra i ventisette l'Italia è il secondo contributore alle missioni civili dell'Unione europea, strumenti di pace laddove il mondo è in guerra o esce da un conflitto. È preceduta in questo caso solo dalla Francia.
Allora, proprio in virtù di quanto appena esposto, noi dell'Italia dei Valori esprimiamo l'esigenza di una ridefinizione dell'intervento militare dell'Italia in Afghanistan, degli esiti di tali interventi militari e delle regole di ingaggio. È una richiesta che si pone nella prospettiva di un progressivo disimpegno dei nostri militari nella regione, coerentemente con una exit strategy già sollecitata dall'Italia dei Valori con la presentazione lo scorso mese di una mozione che va in questa direzione, che spero verrà al più presto calendarizzata alla ripresa dei lavori nel prossimo anno.
In conclusione, voglio dire, signor Presidente e colleghi, che dalla presentazione da parte di Italia dei Valori di una serie di emendamenti alla proposta di proroga delle missioni internazionali credo che emerga una disponibilità da parte dell'Italia dei Valori che va letta in chiave positiva e propositiva. Dico questo perché c'è stato, rispetto a questo dato, una volontà di ridurre lo spazio di dibattito, ma questo credo non sia da addebitare al presidente Cirielli; anzi, devo dire che nella conduzione della Commissione si è sempre fatto carico di tutte le istanze portate dall'opposizione. Ma in questo caso i dieci emendamenti dell'Italia dei Valori rappresentavano e rappresentano un ulteriore contributo affinché si capisca di più e meglio e si vada in profondità rispetto ai problemi lasciati aperti dalle missioni internazionali.
Credo che su questo noi ci dovremmo tutti quanti domandare in che modo e in che misura vogliamo ancora una volta affrontare la dimensione delle missioni internazionali, sapendo che c'è un quadro di riferimento che tutto intorno si sta modificando in maniera molto repentina e che ci impone evidentemente una riflessione a più voci e a più volti, che deve vedere assolutamente e improrogabilmente protagonista il Governo, affinché si assuma completamente le proprie responsabilità.
Abbiamo assunto in questo periodo un atteggiamento di disponibilità. Come dicevo ieri in Commissione, partecipo, attraverso un dialogo competitivo, ad una situazione che ci deve vedere assolutamente presenti, partecipi e profondamente convinti; registriamo, invece, che il Governo e il Ministro vogliono utilizzare le opposizioni per un puro momento di ratifica, il che ritengo sia assolutamente umiliante per le parti e mortificante per il contributo che in qualche modo possono fornire. Le opposizioni possono contribuire ad una capacità di missioni, che devono essere le missioni di un intero Paese, non della maggioranza.
Se questa è l'idea, è assolutamente sbagliato da parte del Ministro questo tipo Pag. 23di confronto, che cerca in maniera unilaterale. Credo, invece, che sulle missioni internazionali dobbiamo dare la misura della maturità di un'intera nazione e di un intero popolo e credo che lo si debba fare nella condivisione e nella certezza delle scelte e delle risorse e con una vera e propria programmazione.
Ricordavo prima che vi è stato un contributo forte ed importante dell'Italia dei Valori, attraverso chi vi parla, con la presentazione di una legge quadro sulle missioni internazionali. Questo a significare che c'è una volontà di farsi parte dirigente ed assumersi parti di responsabilità, ma vediamo che dall'altra parte vi è un muro e un'assoluta indifferenza del Ministro.
Mi auguro che questo atteggiamento possa cambiare e che anche tutte quelle iniziative che ho messo in campo, come gruppo dell'Italia dei Valori, di sindacato ispettivo e di contributo con risoluzioni, sempre rispetto al tema delle missioni, prima o poi possano trovare la giusta collocazione e vi possa essere un adeguato confronto, perché credo che, nel confronto, tutti si possa crescere, ma, soprattutto, che con il confronto, finalmente, esca bene il Parlamento e l'intera nazione.
Concludendo, per tornare al contributo che abbiamo dato con i nostri emendamenti, essi non sono pretestuosi, di sbarramento, demagogici o strumentali: sono e rimangono emendamenti che sollecitano la maggioranza e il Governo ad una sfida culturale, politica e istituzionale e che vorremmo venissero presi in considerazione, come credo abbia cominciato a fare il presidente Cirielli in Commissione, e gliene do atto.
Oggi però non posso ritirare questi emendamenti, perché voglio che si vada fino in fondo nel contributo che, come Italia dei Valori, vogliamo dare in questa fase, soprattutto nelle missioni internazionali, per togliere di mezzo qualsiasi tipo di ambiguità e per far capire qual è la vera posizione dell'Italia dei Valori.
Devo dire che, rispetto a questo dato, vi sono alcuni elementi che ulteriormente vanno verso la proroga e alcuni elementi che vanno nel senso di rivedere le elezioni all'interno del COCER, come segnalavo prima.
Ma voglio chiudere, dicendo questo: abbiamo presentato un emendamento soppressivo dell'articolo 4, quando si parla di disposizioni in materia penale, proprio in virtù delle argomentazioni che svolgeva in maniera positiva - gliene do atto - il presidente Cirielli.
Riteniamo, infatti, che, proprio per la gravità e la complessità del tema, non si potessero scorporare da una riforma necessaria, urgente, immediata e organica del codice penale questi elementi, che vengono portati, invece, come elementi di scelta selettiva all'interno di un quadro di riferimento che è molto più complesso e che merita assolutamente, oggi più che mai, una legge necessaria che riconduca in un quadro unitario tutte queste problematiche.
Come si diceva in Commissione, credo che questo sia un modo di procedere incoerente e asimmetrico, in termini positivi, ma credo che non colga nel senso e nel segno delle esigenze dei militari negli scenari nei quali sono impegnati nelle missioni di guerra.
Vogliamo che questo rappresenti un contributo importante dell'Italia dei Valori, che si impegna con un emendamento soppressivo, ma - questo lo dico al presidente Cirielli, ma anche alla maggioranza e al Governo - siamo pronti a ritirarlo, laddove vi sia la disponibilità ad accogliere un ordine del giorno, che saremmo e siamo disposti a firmare insieme alle opposizioni e a chi abbia a cuore questo tipo di problematica, affinché si sposti in avanti la discussione e si dia finalmente una risposta di impegno non a valutare, ma ad entrare immediatamente nel merito delle questioni e a porre in essere non una scelta selettiva negli emendamenti e nel quadro normativo, ma piuttosto una riforma organica del codice militare.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Mogherini Rebesani. Ne ha facoltà.

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FEDERICA MOGHERINI REBESANI. Signor Presidente, innanzitutto vorrei aprire con una nota di rammarico per il contesto nel quale ci troviamo a discutere un'altra volta il rifinanziamento delle nostre missioni militari all'estero: rammarico perché, così come ci è già successo nel corso di quest'anno, purtroppo ci troviamo a farlo l'ultimo giorno dei lavori d'Aula, in questo momento in particolare durante la pausa pranzo, ad Aula vuota, con forse un'attenzione ridotta da parte della stessa. Non così è avvenuto in Commissione, dove invece abbiamo avuto - devo dire la verità - occasione di confrontarci molto bene; vi è invece forse una sottovalutazione da parte dell'Aula del tema che stiamo affrontando.
Vi sono infatti due modi di considerare il rifinanziamento delle nostre missioni militari: possiamo pensare che sia ordinaria amministrazione, e semplicemente una proroga di un tema che già abbiamo discusso, che già abbiamo deciso, e sul quale sostanzialmente siamo tutti d'accordo; e derubricarla quindi ad un atto formale, ad un atto che interessa semplicemente il bilancio del nostro Paese. Oppure la si può prendere come un'occasione - e credo che sia questo il modo migliore per farlo - per discutere non soltanto del quanto (quanto spendiamo, quanti uomini mandiamo, quanti mezzi mandiamo), ma anche e soprattutto del cosa fanno questi uomini, del come vengono utilizzati, del come operano, di come si utilizzano i mezzi, di quali solo le politiche che mettiamo alla base delle missioni militari in cui i nostri uomini e le nostre donne sono impegnati.
Proprio per questo ogni volta che abbiamo discusso e votato in Aula in quest'ultimo anno il rifinanziamento delle nostre missioni, noi abbiamo ricordato come sia urgente (e ogni volta ci viene detto che, sì, è urgente, ma siamo ancora qui a distanza di un anno a parlarne, quindi forse l'urgenza non viene poi tradotta in atti concreti) approvare da parte dell'Aula una legge quadro sulle missioni internazionali; perché ci sembra obiettivamente un po' imbarazzante che nel parlare di un tema così centrale, così fondamentale, così importante per il nostro Paese e per tanti italiani, e anche per tanti non italiani, che vivono le missioni internazionali, il dibattito avvenga così. Di nuovo quindi un augurio che la discussione sulla legge quadro sulle missioni internazionali avvenga in tempi rapidi ed avvenga con profitto.
Mi auguro poi sinceramente che la discussione che si svolgerà questo pomeriggio, e i voti sugli ordini del giorno e sugli emendamenti, non avverranno con le valigie in mano. Sarà l'ultimo dei voti che esprimeremo oggi pomeriggio, prima della pausa natalizia, a quanto ho capito: temo, perché sarebbe credo uno spettacolo indecoroso, soprattutto per chi ci guarda, farlo, che possa essere ridotto, che possa essere in qualche modo frenato dalla fretta di alcuni colleghi di andar via. Spero che il dibattito abbia la sua dignità, il suo tempo, la sua importanza, perché tale importanza riveste nel Paese; e in tanti altri Paesi: non dimentichiamoci mai che, quando parliamo delle nostre missioni all'estero, esse coinvolgono sì i nostri militari impegnati nelle missioni, riguardano sì i nostri civili impegnati nel quadro delle missioni militari, ma coinvolgono tantissimi milioni di civili e di militari locali, le persone che effettivamente vivono nei Paesi nei quali le nostre missioni operano.
È un lavoro, quello dei nostri militari, dei nostri civili impegnati nelle missioni, fondamentale: l'abbiamo discusso tante volte, e mi auguro che anche questa volta il rifinanziamento abbia il sostegno di tutto l'arco parlamentare, proprio perché il ruolo che svolgono gli italiani coinvolti nelle missioni internazionali è davvero fondamentale. Avremo poi modo di ricordarlo anche nell'intervento successivo in fase di dichiarazione di voto del gruppo del Partito Democratico, ma penso che valga la pena ricordare anche ora quanto siano fondamentali le cose che stanno facendo i nostri militari ed i nostri civili nei teatri in cui sono impegnati.
Penso alla stabilizzazione lunga, difficile, complicata e non del tutto acquisita nel teatro dei Balcani, a partire dal Kosovo Pag. 25ma senza dimenticare altri teatri quali la Bosnia Erzegovina. Penso a un'area che è a noi particolarmente vicina geograficamente e culturalmente e che riguarda quindi anche direttamente la nostra sicurezza e la nostra stabilità. Penso - mi riferisco alla nostra missione in Libano - all'importantissimo ruolo che i nostri militari stanno svolgendo nell'area del Medio Oriente, alla convivenza difficile e complicata che purtroppo non sta vedendo un'accelerazione del processo di pace tale da consentire di ipotizzare miglioramenti a breve termine e definitivi. Penso al fondamentale contributo che gli italiani stanno fornendo nel teatro afgano in termini di contrasto e prevenzione del rischio di una restaurazione talebana nel Paese, e al lavoro per facilitare la democratizzazione e la stabilità delle nuove istituzioni e l'affermazione duratura nel tempo di quei nuovi diritti che stanno acquisendo le donne soprattutto in quel Paese. Penso anche - cosa che spesso dimentichiamo ma che dovremmo ricordare più spesso - a quei tanti piccoli teatri di intervento, soprattutto in Africa, dove magari abbiamo pochissimi investimenti in termini di uomini e mezzi e anche quindi in termini economici, ma che pure sono vitali per la stabilizzazione di alcuni piccoli processi che troppo spesso sono dimenticati - penso soprattutto al continente africano - e che hanno invece diritto ad una nostra attenzione maggiore.
Senza quel lavoro di tanti uomini e tante donne italiane impegnati nelle missioni internazionali di pace, quel lavoro di costruzione minima di convivenza e di riconoscimento reciproco tra parti spesso in conflitto tra loro non avverrebbe o avverrebbe in modo più difficile e questo porterebbe, come è abbastanza ovvio, ad una maggiore insicurezza e instabilità globale, a una maggiore povertà, quindi anche a maggiori fenomeni di migrazioni forzate, ad esodi, ad una situazione peggiore dal punto di vista globale e quindi anche peggiore per il nostro Paese. Proprio perché il contributo che le nostre missioni internazionali danno alla stabilità e al benessere del mondo è anche un contributo al benessere e alla stabilità del nostro Paese e proprio perché c'è piena ed ampia condivisione in questo Parlamento sull'opportunità e la necessità della nostra partecipazione a queste missioni, credo sia un preciso dovere del Parlamento non trasformare questo appuntamento in una pura formalità, ma affrontare con coerenza, coraggio, chiarezza e onestà intellettuale anche eventuali limiti, problemi e ombre che rischiano di offuscare l'efficacia delle nostre missioni.
Fatta questa premessa che chiaramente porterà il gruppo del Partito Democratico a votare favorevolmente questo rifinanziamento, credo però sia giusto in questa sede mettere in luce alcune contraddizioni proprio per provare insieme a migliorarle e a superare alcuni limiti.
Il primo riferimento vorrei farlo proprio a quella modifica del codice penale militare che lo stesso Cirielli ha menzionato nella sua relazione e l'onorevole Di Stanislao prima di me. Si tratta di una riforma parziale del codice penale militare che è stata introdotta al Senato con un emendamento presentato all'ultimo momento in Aula, quindi non in sede di Commissione, quindi non discusso preventivamente, relativa soltanto ad alcune parti molto ridotte del codice e che avviene quindi in modo non organico, non coerente e molto frammentario nel momento in cui invece ci sono iniziative parlamentari e credo anche governative che vanno nella direzione di un ridisegno complessivo dei codici militari dei quali c'è estremo bisogno soprattutto per tutelare quei militari che operano in condizioni non normate in modo efficace. I nostri codici sono molto vecchi, le condizioni in cui operano i nostri militari sono invece molto cambiate rispetto ai tempi in cui quei codici furono pensati e scritti. È evidente quindi che occorre un'opera complessiva di ridisegno di quei codici. Introdurre una modifica parziale e frammentaria, non discussa e forse neanche soppesata a sufficienza, rischia non soltanto di non risolvere il problema ma forse di creare degli squilibri nuovi di cui sicuramente non c'è bisogno. Pag. 26
Per questo il Partito Democratico ha presentato un ordine del giorno - che mi auguro il Governo vorrà accogliere - che impegna il Governo a presentare, attraverso il lavoro governativo e anche parlamentare, una modifica dei codici complessiva ed organica nel più breve tempo possibile.
Il secondo punto di difficoltà sinceramente risiede nella storia del rifinanziamento di questo anno 2009. La vorrei brevemente ripercorrere perché rischiamo altrimenti di fare errori già commessi quest'anno.
Nel gennaio del 2009, più o meno un anno fa, abbiamo finanziato per sei mesi le missioni internazionali con 808 milioni di euro, e con questo abbiamo quasi esaurito il fondo per il 2009 relativo alle missioni internazionali.
In quel momento il Governo ci spiegò che il rifinanziamento non faceva più riferimento, come avveniva prima, ad un periodo di un anno ma ad un arco temporale più ristretto, ovvero di sei mesi; ciò avveniva non per motivi di mancata copertura economico-finanziaria, ma unicamente per ragioni di valutazione politica.
Ci veniva detto allora, nel gennaio di quest'anno (quindi quasi un anno fa), che era utile ridurre il tempo di finanziamento delle missioni da un anno a sei mesi perché ciò consente di valutare le modifiche di scenario che avvengono nel corso dell'anno.
Ciò era obiettivamente ragionevole: è chiaro che nell'arco di un anno (come ad esempio il 2009, che ha visto le elezioni presidenziali, anche complicate, in Afghanistan) vi può essere bisogno di una maggiore flessibilità nella valutazione delle risorse da spendere nei diversi teatri in cui l'Italia è impegnata. Dunque abbiamo detto che andava bene ridurre il tempo a sei mesi, purché questa non fosse una scorciatoia per nascondere la mancanza di adeguati finanziamenti.
A luglio ci siamo ritrovati poi davanti ad una carenza di fondi che ci ha costretti a fare due cose molto anomale: rifinanziare le missioni non per altri sei mesi, come sarebbe stato naturale, ma soltanto per altri quattro mesi (da luglio ad ottobre) e ricorrere ad un fondo che sinceramente sembrava abbastanza improbabile.
In quella occasione abbiamo dovuto infatti attingere ai fondi destinati dal decreto-legge anticrisi; forse c'è stata una confusione nell'uso del termine «crisi» (in quel caso forse era riferito alla crisi economica mentre nei teatri di guerra ci riferiamo chiaramente a crisi di altro genere), ma che si debba attingere ai fondi previsti dal decreto-legge anticrisi per finanziare le missioni internazionali appare quantomeno paradossale.
Oggi ci ritroviamo a finanziare gli ultimi due mesi: dai finanziamenti di un anno si è passati quindi a finanziare prima sei, poi quattro, infine due mesi; se andiamo avanti così finanzieremo un mese, due settimane, una settimana o tre giorni: assistiamo quindi ad una precarizzazione non dico delle missioni (perché è ovvio che prima o poi, in qualche modo, i soldi si troveranno), bensì ad una precarizzazione del finanziamento delle missioni stesse, della certezza cioè del finanziamento delle missioni internazionali.
Credo che noi, istituzioni di questo Paese, questo non possiamo permettercelo proprio di fronte a quei militari e a quei civili impegnati nelle missioni internazionali, che hanno il diritto e il dovere di sentirsi tutelati dalle istituzioni che mandano quelle stesse persone ad operare in quei teatri così difficili.
Oggi ci troviamo quindi a rifinanziare solo due mesi per ovvi motivi economici (non ci viene più raccontato che il motivo è quello di valutare se a fine dicembre si verificherà una variazione nello scenario), e finanziamo due mesi di missioni con 187 milioni di euro: il totale di quanto abbiamo speso nel 2009 è di 1.505 milioni; questi ultimi due mesi vedono un decremento della spesa: 22 milioni in meno per l'Afghanistan, 10 milioni in meno per il Libano, 6 milioni in meno per i Balcani; e questa è una tendenza che nell'arco dell'anno si è affermata in maniera piuttosto evidente.
Insieme a questo decreto-legge oggi, nel disegno di legge finanziaria, abbiamo approvato Pag. 27altri due interventi importanti e gravi, a nostro modo di vedere. Innanzitutto nel disegno di legge finanziaria è stato cancellato il fondo speciale per le missioni internazionali, che dava proprio la stabilità e la garanzia di continuità ai finanziamenti per le missioni; in questo modo si sposta il luogo di decisione sul finanziamento delle missioni internazionali dal Ministero della difesa e da quello degli affari esteri al Ministero dell'economia e delle finanze. Questa è l'esplicitazione, anche formale, di una tendenza che evidentemente vi è stata nel corso di questi ultimi quasi due anni di Governo.
La seconda misura grave che abbiamo introdotto con il disegno di legge finanziaria che abbiamo approvato questa mattina riguarda il finanziamento. L'onorevole Bocchino affermava prima, con un certo orgoglio, che abbiamo destinato 750 milioni di euro alle missioni internazionali, ma questo disegno di legge finanziaria ha iniziato il suo iter in Senato con uno stanziamento per le missioni internazionali pari a zero euro. Alla Camera sono comparsi per il 2010 questi 750 milioni, che sono la metà esatta di quanto abbiamo speso per il 2009.
Il Ministro La Russa ci rassicura dicendo che è ovvio che questi sono fondi che bastano soltanto per i primi sei mesi, ma è chiaro che la finanziaria vale per un anno e non per sei mesi. Allora, cosa succederà? Succederà che a gennaio, alla ripresa dei lavori parlamentari, ci troveremo a votare un altro decreto-legge che rifinanzierà per soli sei mesi le missioni, e con quello saranno finiti i fondi destinati alle missioni internazionali.
A luglio dovremo ritornare a bussare alla porta di Tremonti, dovremo andare a trovare altri fondi da una parte o dall'altra per garantire la continuità delle nostre missioni internazionali. Credo che sinceramente questo non sia ciò che meritano i nostri militari in giro per il mondo tant'è che la stessa maggioranza aveva posto come condizione al proprio parere favorevole in Commissione sul disegno di legge finanziaria lo stanziamento di 1.100 milioni di euro, e, non di 750 destinati alle missioni internazionali. È evidente che c'è un problema di cassa. Possiamo comprendere che vi sia un problema di disponibilità finanziaria ed economica. Tuttavia pensiamo che sarebbe molto più saggio ed onesto da parte del Governo ammetterlo e tentare insieme, in sede parlamentare, di trovare la soluzione a questo problema: infatti, obiettivamente, è interesse e intenzione di tutti noi garantire continuità ai finanziamenti delle missioni internazionali e stabilità alle stesse. Se c'è un problema, è meglio dircelo e provare a trovare il modo di affrontarlo.
Invece, come al solito, si nega e si vive alla giornata. A luglio ci troveremo ad approvare l'ennesimo decreto-legge anticrisi o misura aggiuntiva. Il sottosegretario Cossiga ci ha addirittura spiegato che andremo a cercare i fondi nel Fondo per le spese impreviste perché certamente le missioni sono previste ma le spese per le missioni sono impreviste. Quindi andremo a trovare i soldi nel Fondo per le spese impreviste per finanziare le missioni militari, intaccando - credo - l'onore e l'orgoglio del nostri militari impegnati all'estero.
Inoltre, in questi giorni assistiamo al paradosso della distanza (il Governo purtroppo ci ha abituato anche a questo) tra l'annuncio e le scelte coerenti e concrete che si prendono. In questi giorni c'è stato l'annuncio dell'invio di mille militari in più in Afghanistan molto tempestivo, forse addirittura troppo tempestivo. Oggi ci troviamo con stanziamenti che, al momento, forse non garantirebbero neanche la permanenza delle missioni in corso, così come sono, per sei mesi. Infatti siamo purtroppo costretti a posticipare l'invio di questi mille uomini in più in Afghanistan al secondo semestre 2010. Dunque La Russa è venuto in Commissione a spiegarci che l'Italia aderisce, anzi ha fortemente contribuito - ha usato proprio questo termine - alla definizione della nuova strategia americana per l'Afghanistan: benissimo, siamo contenti di avere questa notizia che effettivamente è una novità per noi e, nello stesso tempo, con una scarsa allocazione di risorse, ci viene spiegato che, tuttavia, Pag. 28nella sostanza questi mille militari in più non potranno partire sino a quando non si troveranno le risorse, ovvero probabilmente nell'ottobre del 2010 per poi iniziare il ritiro all'inizio del 2011. Ma stiamo scherzando? Se l'Italia aderisce convintamente al nuovo piano per l'Afghanistan del Presidente Obama che comprende un surge, cioè un aumento di risorse politiche, militari, diplomatiche e civili su quel teatro: bene, forse sarà il caso di farlo immediatamente e non aspettare che Tremonti trovi fondi o risorse che consentano di farlo.
Sarà il caso anche che lo faccia su tutti i fronti occupati in questo nuovo impegno. Infatti ci limitiamo passivamente a dire di mandare uomini in più ma poi contemporaneamente tagliamo le risorse per la cooperazione internazionale anche sui teatri in cui sono in corso missioni internazionali o svolgiamo un'azione che da un punto di vista diplomatico o di politica estera non appare particolarmente incisiva - forse voglio usare un eufemismo - rispetto a quanto accade nella regione. Può anche essere che accadano cose fantastiche che il nostro Ministero degli affari esteri sta promuovendo per la regione dell'Afghanistan e del Pakistan: forse semplicemente si tratta di un problema di comunicazione e il Parlamento non è, non dico coinvolto, ma nemmeno informato di questo. C'è un problema di coerenza delle nostre politiche rispetto a questo.
Vorrei ricordare che proprio in occasione del rifinanziamento delle missioni internazionali per quattro mesi, nel luglio scorso, Bossi diceva che il rifinanziamento attuale - quello che si prevede oggi per soli due mesi - sarebbe stato l'occasione per valutare un ritiro e un disimpegno dal teatro afghano mentre oggi al contrario ci troviamo di fronte all'esigenza di assicurare gli americani e la NATO che, invece, saremo i primi ad inviare mille uomini in più. Forse ci vuole una maggiore linearità, una maggiore coerenza, una maggiore compattezza della posizione italiana anche perché altrimenti sorge il forte dubbio, al quale non voglio pensare, che la corsa ad essere tempestivi nell'annuncio nasconda, da una parte, l'inconsistenza o l'incapacità di dare consistenza a quell'annuncio e, dall'altra, forse anche un certo imbarazzo.
Infatti essere costretti a correre ad aderire ad un piano, pure condivisibile io credo, può forse significare che c'è bisogno di rassicurare gli americani sull'orientamento della nostra politica estera. Penso alle perplessità che gli americani hanno espresso, pure in modo molto diplomatico e molto velato, rispetto ad alcune nostre iniziative (per nostre intendo nostre come Italia, come Paese) rispetto alla Bielorussia, rispetto alla Russia (ricordiamo un anno e mezzo fa la vicenda georgiana), rispetto forse ad un'amicizia con la Libia che può creare qualche perplessità oltreoceano.
Nell'augurarmi che veramente la prossima volta non discuteremo di un rifinanziamento di due mesi e non ne discuteremo in un'Aula vuota, come se si trattasse semplicemente di mettere un bollo su una procedura che va in automatico, spero che questo Parlamento riuscirà ad esprimere il meglio della politica estera e della politica di difesa di questo Paese, perché credo che lo dobbiamo non soltanto agli italiani, ma anche a tutto il resto del mondo, per il quale possiamo dare un grande contributo, e tanti italiani lo stanno già facendo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, onorevoli colleghi e onorevole rappresentante del Governo, sarò breve. Sarò breve per citare alcuni aspetti solo del provvedimento in esame, che ci troverà favorevoli nel voto finale e aderiremo anche - lo farà in sede di dichiarazione di voto il collega Bosi - ad un tentativo che si sta facendo in queste ore di raccogliere un po' tutti quegli ordini del giorno che vogliono in qualche modo invitare il Governo ad un urgente intervento sui suddetti codici militari; tema quest'ultimo ancora da riformare completamente e a cui dare finalmente stabilità con l'occasione di questo voto cui ci apprestiamo. Pag. 29
È un voto favorevole in un contesto particolare della nostra politica estera e di missioni internazionali all'estero, perché il provvedimento in esame risalta per la sua importanza. Si rifinanziano le operazioni civili per la pace dell'OSCE, si tutelano i cittadini italiani nei territori bellici, si cerca di infondere nuova linfa alla stabilizzazione economica, sociale e umanitaria in Pakistan e in Afghanistan. Certamente questi sono temi non secondari nella politica estera e di interventi all'estero del nostro sistema Paese. Ricordiamo solo l'importanza di alcune di queste missioni: quella dell'UNIFIL in Libano, uno scacchiere particolarmente delicato; uno scacchiere che ci trova tra i protagonisti da sempre in questa regione del Medio Oriente, sempre più delicata e sempre più lontana purtroppo da una ricerca comune di soluzione politica, che ponga fine ai conflitti tra palestinesi ed Israele e dia stabilità anche ai rapporti tra alcune frange del Libano e lo stesso Israele.
Rifinanziamo la missione in Kosovo, cominciata molti anni fa e la rifinanziamo confermando l'impegno del nostro Paese, che è un impegno fin dall'inizio di questa missione nel Kosovo. Diamo un contributo significativo e lo confermiamo in due missioni nel contesto africano, delicate, che balzano all'ordine del giorno di molti quotidiani ogni qual volta sentiamo l'eco di stragi di innocenti: mi riferisco in particolare al Sudan ed alla Repubblica Democratica del Congo; due regioni africane particolarmente delicate e nelle quali la missione italiana e le missioni europee devono sempre più svolgere un compito di pacificazione, di tentativo di ricondurre al dibattito politico e all'incontro politico tra le parti la soluzione dei conflitti, ma anche - questo dobbiamo dirlo -, davanti alle azioni terroristiche dei janjaweed, da un lato, e dell'Esercito di liberazione del Congo, dall'altro, predisporre interventi ancor più determinati per impedire che le popolazioni inermi possano essere ostaggio e oggetto di violenze inaudite da parte di queste bande di delinquenti e terroristi.
Con questo provvedimento viene, inoltre, rifinanziata l'azione di peacekeeping delle Nazioni Unite a Cipro. Si stanno muovendo passi molto importanti per giungere ad una soluzione politica dell'occupazione di quell'isola. Dobbiamo essere consapevoli che, con tale rifinanziamento, confermiamo un forte contributo anche per la soluzione di un problema che ci riguarda più direttamente, perché, come tutti sappiamo, Cipro fa parte dell'Unione europea. Ricordiamo tutti ciò che è accaduto diciotto mesi fa: la reciproca invasione e le reciproche violenze tra l'esercito georgiano e quello russo. Ebbene, con il provvedimento in oggetto, si conferma l'impegno di una missione di vigilanza dell'Unione europea proprio sul territorio georgiano, tutt'altro che pacificato e privo ancora di un intervento di questa natura.
Non possiamo dimenticare - ne abbiamo discusso otto mesi fa, proprio in quest'Aula - l'importanza della missione europea «Atalanta», un'operazione sotto la guida della NATO per il contrasto della pirateria nella penisola arabica. Anche di questo argomento si parla, talvolta, sui quotidiani, ma bisogna ricordare quanto l'impegno, anche del nostro Paese, sia fondamentale in questa direzione. Nel provvedimento in discussione vengono rifinanziate molte altre missioni: solo per ricordarne alcune, quelle in Macedonia e in Albania. L'esercito e le nostre Forze armate contribuiscono fortemente all'addestramento delle forze di polizia e delle Forze armate di quei Paesi.
Non possiamo, certamente, dimenticare - è stato ricordato da chi mi ha preceduto, nei due interventi dei colleghi dell'Italia dei Valori e del Partito Democratico - l'importanza strategica, in questa fase storica e geopolitica del conflitto, del rifinanziamento e dell'allargamento della missione del nostro Paese in Afghanistan. È un tema che ha molti aspetti, come quello politico. Esso è iniziato, ancor più, negli scorsi mesi, con i colloqui portati avanti in prima persona dal Presidente Obama con il Presidente dell'Afghanistan e con il Presidente del Pakistan, e con la coraggiosa iniziativa dell'esercito pakistano per riconquistare fette ampie del proprio territorio che, negli ultimi anni, erano Pag. 30cadute nelle mani e sotto - direi, esplicitamente - l'unica autorità territoriale dei talebani.
A fronte di tutto questo, non vi è evidenza che non possa spingere anche il nostro Paese ad intervenire, come ha annunciato il Ministro La Russa. Dopo un dibattito - diciamolo chiaramente - abbastanza stravagante, che si è svolto poco prima dell'estate scorsa, durante il quale una forza della maggioranza, addirittura, aveva chiesto il ritiro delle nostre truppe, il Governo ha espresso non solo solidarietà verso l'impegno con la NATO, ma anche una comprensione più efficace e più determinata di ciò che sta accadendo in quell'area geopolitica.
A fronte di un forte rilancio dell'azione di recupero della sovranità del territorio in Pakistan, è assolutamente indispensabile - i giornali internazionali ne parlano da più di un anno - che la NATO, insieme agli Stati Uniti, svolgano un'azione «a tenaglia» da quest'altra parte dei confini. Attraverso l'invio massiccio di Forze armate da parte dei Paesi della NATO e da parte degli Stati Uniti, è necessario arrivare, almeno sotto l'aspetto militare, ad una soluzione. Tale soluzione, insieme all'azione politica, deve essere il più permanente possibile per la sicurezza di quelle popolazioni e di quegli abitanti, per restituire, non solo, una piena sovranità al Governo democratico dell'Afghanistan e del Pakistan, ma anche e, soprattutto, per dare a tutti noi, e alle generazioni future, più serenità rispetto ad un fenomeno - quello del terrorismo internazionale - che ha segnato - dobbiamo ricordarlo - la storia di questo primo decennio del XXI secolo.
Vi sono, inoltre, aspetti altrettanto importanti. Specificare, in maniera assolutamente opportuna, che i requisiti dei familiari delle vittime degli atti di terrorismo per l'accesso ai benefici di legge ricomprendono le pensioni di reversibilità dirette e indirette, significa mettere i nostri militari all'estero e il nostro personale civile in condizione di affrontare il proprio compito e il proprio doveroso impegno in tali delicate missioni internazionali con maggiore serenità.
Tali missioni internazionali vedono nell'Italia un Paese prestigioso che partecipa a questi importanti compiti e inoltre le popolazioni di tutti i luoghi e le regioni del mondo in cui siamo impegnati trovano nell'Italia un partner affidabile per la soluzione dei conflitti anche sul piano politico. La credibilità dei nostri militari, dei nostri operatori civili, delle ONG e del nostro apparato diplomatico nei Paesi del mondo in cui siamo impegnati è assolutamente di grandissimo prestigio.
Auspicando quanto ricordavo poco fa, cioè un ridisegno complessivo del codice militare, il voto su questo provvedimento acquisisce un rilievo assolutamente fondamentale. Sono passati i tempi delle polemiche delle scorse legislature, in cui alcune forze politiche chiedevano il ritiro immediato dei nostri militari all'estero e sono passati i tempi delle polemiche di qualche mese fa, in cui in quest'Aula abbiamo sentito nuovamente la stessa richiesta.
Con questo rifinanziamento affrontiamo un nuovo impegno che, assicuriamo al Governo, sarà assecondato dal nostro voto favorevole sul quale, in fase di dichiarazioni di voto, interverrà il nostro collega Francesco Bosi (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, potrebbe apparire quasi superfluo intervenire in questo dibattito, essendo così vasto l'accordo politico testimoniato dalle dichiarazioni sui giornali e nelle varie altre sedi, nelle Commissioni parlamentari e adesso in Aula, da parte di tutte le grandi forze politiche. Potrebbe apparire superfluo anche perché, in fondo, questo è un decreto-legge che si limita al rifinanziamento di periodi delle missioni già trascorsi, riferendosi all'ultima parte dell'anno 2009, quindi assume, per così dire, le caratteristiche di un atto dovuto, Pag. 31mentre il provvedimento che riguarda il 2010, quello anticipatorio, sarà approvato dal Governo nei prossimi giorni e fornirà nuovamente al Parlamento l'occasione di intervenire.
Tuttavia, intervengo sul tema e considero importante che lo facciano ampiamente i colleghi, perché in queste missioni internazionali mandiamo cittadini italiani, uomini e donne, militari e civili, in teatri e in situazioni spesso molto pericolose nelle quali si corrono dei rischi molto importanti. È quindi indispensabile e necessario che sia le Forze armate, sia i civili chiamati a collaborare alle varie operazioni che sono state elencate dal relatore, onorevole Cirielli, sappiano che il Parlamento nella sua larghissima maggioranza è favorevole alle missioni e le ritiene indispensabili per la pace nel mondo, per il contributo che l'Italia può dare alla soluzione dei problemi internazionali e che, pertanto, riscuotono non solo la gratitudine, ma anche il sostegno politico convinto e il necessario sostegno economico alla loro attività.
La seconda considerazione è che trovo molto positivo che finalmente, dopo molti anni, il Parlamento sia ormai in larghissima parte d'accordo su queste missioni. È passato il tempo nel quale una parte importante del Parlamento, numericamente e politicamente, si esprimeva in modo contrario. Mi è parso di capire che anche le parole pronunciate dal rappresentante dell'Italia dei Valori qui in Aula siano un po' diverse da quelle dichiarazioni un po' affrettate che il leader di quel gruppo aveva rilasciato in recenti occasioni in cui si era trovato a discutere di queste materie. Il nostro sostegno su questa materia, pertanto, è pieno e assoluto.
Queste missioni sono tutte pericolose, ma, naturalmente, il tema politicamente più rilevante per i suoi pericoli e per le sue complicazioni politiche, sociali e militari è il tema dell'Afghanistan e la decisione del Governo, sulla quale esprimo il mio pieno accordo, di rispondere positivamente alla richiesta pervenuta dai Paesi alleati e dalla NATO di incrementare la nostra presenza in quei territori.
Naturalmente non è parte del contenuto di questo decreto-legge, perché si tratta di un rafforzamento che verrà effettuato nel corso del 2010 a cui, quindi, dovrà provvedere un decreto-legge o una disegno di legge che verrà presentato dal Governo. Ma lo dico adesso, perché il Governo lo ha annunziato in queste settimane e si tratta di un tema che è sul tavolo, anche se non sul tavolo strettamente inteso del decreto-legge al nostro esame.
Sono d'accordo ma, naturalmente, l'Afghanistan rappresenta una questione estremamente difficile e non nascondo ai colleghi del Parlamento che rimane da interpretare il senso profondo delle dichiarazioni che il Presidente degli Stati Uniti, Obama, ha fatto nel corso del suo recente discorso al collegio dei cadetti dell'esercito americano, a West Point, nel quale ha indicato la metà del 2012 come una data - insieme al 2010 e 2011, per il rafforzamento del contingente della presenza militare americana - che può rappresentare l'inizio di un ripiegamento. Che cosa questo voglia dire e se significhi l'inizio della stabilizzazione di quel Paese e, quindi, la possibilità di ritirarsi o qualche altra cosa è una materia che richiede un approfondimento, ma questo non ne è il momento.
Poiché il Governo, i Ministri e i sottosegretari su questa materia hanno sempre risposto tempestivamente alle richieste delle Commissioni e dell'Assemblea credo, signor Presidente, che sia utile - a gennaio o a febbraio e, comunque, al più presto possibile - quando il Governo o noi lo riterremo necessario, che vi sia una nuova audizione dei Ministri che possa consentirci una discussione più approfondita su questi aspetti.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche dei relatori e del Governo - A.C. 3016)

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore per la Commissione difesa e il rappresentante Pag. 32del Governo rinunciano alla replica.
Il seguito del dibattito è rinviato alla ripresa pomeridiana della seduta. Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 15.

La seduta, sospesa alle 14,15, è ripresa alle 16.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Angelino Alfano, Bongiorno, Bossi, Brambilla, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cosentino, Cossiga, Cota, Craxi, Crimi, Donadi, Fassino, Fitto, Franceschini, Frattini, Gelmini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giro, Jannone, La Russa, Mantovano, Martini, Meloni, Migliavacca, Molgora, Mura, Leoluca Orlando, Pescante, Roccella, Romani, Rotondi, Scajola, Tremonti, Valducci e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori (ore 16,01).

PRESIDENTE. Avverto che la Presidenza ha chiesto dei chiarimenti al Governo sul contenuto della Nota di variazioni essendosi manifestati alcuni problemi di carattere tecnico. È evidente che all'esito di tali chiarimenti il documento sarà nuovamente trasmesso alla Commissione bilancio affinché tutti i gruppi possano prenderne contezza. L'esame della Nota di variazioni, pertanto, è differito alle ore 16,30.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori, prima che lei sospenda la seduta, perché vorrei rappresentarle - credo in questo di non interpretare esclusivamente il sentimento dei deputati del gruppo del Partito Democratico e vorrei che fosse chiaro che in questo caso la politica non c'entra assolutamente nulla - che nessuno di noi mette in discussione l'utilità che gli uffici e la Presidenza della Camera vaglino i documenti fino in fondo, affinché i conti tornino, come si suol dire.
Signor Presidente, quello che considero assolutamente sgradevole è che noi, ad un'ora dalla ripresa della seduta, che doveva aver luogo alle 15, apprendiamo dalla Presidenza l'esistenza di questi problemi e che adesso lei ci informa che tali problemi si potrebbero risolvere tra trenta minuti e poi magari per un'altra ora non sapremo nulla, perché è quello che è accaduto fino adesso. I deputati, a prescindere da quale sia il posto in cui siedono, vengono trattati come... non voglio dire.
Ci vuole considerazione e rispetto anche del lavoro altrui, signor Presidente (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori e di deputati del gruppo Popolo della Libertà). Tenendo conto delle difficoltà che si ripetono ogni anno, bastava semplicemente dare modo a ciascuno di organizzarsi. Parlo per me che sono dovuto scappare da una conferenza stampa perché alle 15 riprendevano i lavori dell'Aula, ma penso che ciascun deputato avesse qualcosa di importante da fare che non riguarda solo ed esclusivamente la sua vita privata, ma anche le ragioni per le quali viene qui, da fuori Roma, per partecipare alle sedute. È assolutamente sgradevole il fatto che noi apprendiamo le decisioni Pag. 33della Presidenza dagli schermi in Transatlantico oppure da qualche gentile funzionario che ce lo fa sapere, e soprattutto che la nostra giornata sia vissuta nell'assoluta incertezza.
La invito caldamente, se lei ha la possibilità di prevedere che questa mezz'ora non sarà effettivamente una mezz'ora, onde evitare di trovarci per un'altra ora chiusi qui dentro senza far nulla e perdendo tempo (che non è utile a nessuno), di ragionare bene sul tempo necessario, sempre per venire incontro a problemi che magari non sono necessariamente i miei, ma penso a tutti i colleghi che sono di fuori Roma, che potrebbero aver prenotato degli aerei o che devono prenotare gli alberghi. Se i tempi slittano, visto che abbiamo ancora alcuni punti all'ordine del giorno da esaminare e che nell'organizzazione dei lavori rientra anche - lo ripeto - il rispetto e la considerazione del lavoro di tutti, la prego di prendere in considerazione l'idea di darci un quadro della giornata che sia un pochino più preciso e se, comunque, questo viene cambiato, chiedo, possibilmente, che si abbia la cortesia di venire a comunicarlo qua dentro e non sugli schermi in Transatlantico (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, sul punto non aggiungo nulla a quanto ha detto l'onorevole Giachetti perché condivido quello che ha affermato.
Intervengo sull'ordine dei lavori perché il mio gruppo chiede alla Presidenza, e chiederei a lei, Presidente Buttiglione, di farsene carico, di poter ascoltare il Ministro Zaia prima della chiusura della Camera per le feste natalizie, non necessariamente in questa settimana, anche nella prossima.
Noi abbiamo avuto, infatti, oggi un documento molto importante e molto severo da parte della Conferenza delle regioni per il vero e proprio esproprio che il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ha effettuato nei confronti delle regioni sui fondi destinati all'agricoltura. Abbiamo il mondo agricolo italiano in ribellione e abbiamo molti trattori che stanno bloccando le strade del Mezzogiorno (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro). Vogliamo che il Ministro venga a riferire in Parlamento perché non possiamo essere espropriati di tali fondi a causa di queste scelte scellerate di politica agricola (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori).

ANGELO ZUCCHI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO ZUCCHI. Signor Presidente, mi associo alla richiesta dell'onorevole Casini. Ricordo, come abbiamo avuto modo di dire anche durante il dibattito sul disegno di legge finanziaria, l'enfasi con la quale erano state poste le risorse dedicate all'agricoltura, ovvero gli 870 milioni di euro recuperati e recepiti per il Fondo di solidarietà nazionale. Al contrario, questi soldi erano per più della metà, ovvero per più di 400 milioni di euro, derivanti da Fondi comunitari dell'articolo 68, regolamento CE n. 73/2009, già destinati all'agricoltura e ad altri interventi nel settore agricolo che venivano stornati al Fondo di solidarietà nazionale. Peraltro, ciò avveniva senza tener conto che gli stessi fondi erano stati oggetto di una riunione della Conferenza Stato-regioni e in quella sede si era trovato un accordo per la destinazione di queste risorse. Va da sé che il tema posto dall'onorevole Casini è assolutamente rilevante perché smaschera anche tutta questa enfasi fuori posto, posta in questi giorni come se avessimo trovato soluzioni ai problemi agricoli. In realtà, come è stato detto, come con i carri armati di Mussolini, si è giocato tra le risorse dentro lo stesso comparto. Che Pag. 34venga il Ministro Zaia, quando ritiene, prima di Natale, in quanto noi siamo qui a documentarci su come effettivamente intende risolvere i tanti problemi dell'agricoltura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, bisognerebbe cercare di dare un senso più compiuto ai lavori dell'Aula in questa fase in cui si dovrebbe procedere ad una sospensione e ad un aggiornamento per la Nota di variazioni. Se gli altri gruppi sono d'accordo, vi è un'ipotesi che si potrebbe seguire che, chiaramente, dipende anche dal fatto che la Presidenza conceda la deroga alla Commissione bilancio, che deve esaminare, anche seppur brevemente, il testo della Nota di variazioni. Ricordo che non più di qualche ora fa si è svolta la discussione sulle linee generali del decreto-legge sulle missioni internazionali, che vede un consenso molto diffuso in quest'Aula. La proposta, quindi, è di proseguire, anziché sospendere in questo momento i lavori, esaminando i pochi emendamenti al decreto-legge sulle missioni internazionali, per poi procedere eventualmente alle dichiarazioni di voto e al voto finale e, successivamente, esaminare la Nota di variazioni e concludere, quindi, la sessione di bilancio.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, da parte del Partito Democratico non c'è alcuna difficoltà a concordare sull'opportunità che si utilizzi questo tempo in attesa della verifica che giustamente la Presidenza sta svolgendo sulla congruità delle coperture, dei saldi e delle note tecniche rese dal Governo relativamente alla Nota di aggiornamento del bilancio. Quello che io chiedo alla Presidenza per poter esprimere un «sì» definitivo da parte del nostro gruppo è che ci sia data una garanzia sulle spese previste per le missioni contenute nel decreto-legge. So bene che si tratta di un decreto d'urgenza e che può essere discusso anche se non si è proceduto al voto sul bilancio.
Tuttavia è evidente che la verifica che la Presidenza sta facendo relativamente alla disponibilità, anche finanziaria, contenuta nella nota di variazione non deve incidere sulla spesa: verificata nel decreto, perché se la verifica degli uffici e della Presidenza attiene anche alla parte relativa alle missioni è del tutto evidente che noi dovremo attendere che prima si voti la nota di variazione e poi il bilancio. Se la Presidenza ci garantisce che non è così, allora è del tutto evidente che noi possiamo votare o comunque prendere atto di fronte ad un eventuale orientamento comune di tutti gruppi che si fa un'inversione dell'ordine del giorno e procedere alla discussione e alla votazione del decreto sulle missioni all'estero. Grazie Presidente.

PAOLO RUSSO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO. Signor Presidente, può essere senz'altro interessante ascoltare, come è stato chiesto qui dal collega Casini, il Ministro Zaia, ma credo che il tema che andrebbe posto al Ministro Zaia non è tanto quello della nuova destinazione di una parte delle risorse dell'articolo 68, che comunque vanno con certezza agli agricoltori. Semmai dovremmo chiedere al Ministro Zaia di misurare e semmai anche di intervenire sulle risorse che avrebbero dovuto spendere le regioni in funzione della politica agricola comune e che ad oggi ancora non sono state spese.
Per carità di patria evito di ricordare le quote percentuali, ma mi ricordo della Puglia, del Lazio, della Calabria, della Campania. Si tratta di risorse che se non spese, e i colleghi lo sanno bene, non possono essere redistribuite nel sistema agricolo italiano, ma vengono restituite Pag. 35così come sono all'Europa. Insomma, non spendere risorse in modo corretto significa sottrarre al sistema agricolo italiano risorse importanti. Probabilmente è questa la riflessione che dovremo fare per rendere funzionali e per rendere efficaci le straordinarie risorse che pure nella programmazione PAC esistono.
Altra questione è quella dell'articolo 68 che mi pare, viceversa, una utile iniziativa del ministro e della finanziaria che ha destinato risorse per una questione seria quale quella delle assicurazioni contro le calamità naturali (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

SEBASTIANO FOGLIATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SEBASTIANO FOGLIATO. Signor Presidente, interveniamo anche noi su queste strumentalizzazioni che sono state fatte prima dai colleghi Casini e Zucchi. Il Ministro Zaia ha fatto di tutto per assicurare questi fondi all'agricoltura, il Fondo di solidarietà nazionale, quando da oltre un anno ci sono anche manifestazioni di piazza che hanno chiesto a gran voce ciò; questo è stato fatto, sono soldi che andranno agli agricoltori. Io mi associo a quello che ha detto il presidente della Commissione agricoltura, onorevole Russo, le regioni dovrebbero venire qui a riferire sul fatto dei fondi dei PSR, dei piani di sviluppo rurali, che non hanno ancora speso. Se le regioni non spenderanno detti fondi l'agricoltura perderà tali risorse in modo irreversibile. Su questo dovrebbero concentrarsi certe regioni.
Un plauso invece va ovviamente alle regioni che hanno fatto appieno il loro dovere, che hanno realizzato questi piani nei tempi previsti. Quindi, a queste strumentalizzazioni non possiamo che rispondere dicendo che comunque sono soldi che andranno agli agricoltori, al settore primario, e andranno soprattutto a conclusione di quei dibattiti e di quelle manifestazioni che sono durati mesi, nei quali, su tale punto, avete fatto una grande opposizione, un grande baccano: adesso che i fondi sono arrivati mettete di nuovo in circuito un'altra polemica. Questo non è un bel modo di lavorare, non è un bel modo di comportarsi in modo schietto, chiaro e leale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Forse è il caso che dia alcune risposte alle molte domande che sono state fatte. Onorevole Casini, certamente mi premurerò di sottoporre alla Presidenza la proposta che lei ha fatto, invitando il Governo ad essere presente al più presto per rispondere sulle questioni fondamentali per l'agricoltura italiana che lei ha sollevato.
Onorevole Giachetti, la Presidenza è preoccupata di garantire che i lavori si svolgano rispettando al massimo le giuste esigenze dei parlamentari, tuttavia la Presidenza ha una funzione prioritaria, che è quella di garantire al popolo italiano che i parlamentari votino su testi che siano quelli che effettivamente vengono proposti e che non avvenga che ci sia una sfasatura tra il testo ufficiale e quello che materialmente è messo a disposizione dei deputati. Mi scuso per il ritardo e per le difficoltà. Non credo che sia uno scrupolo filologico eccessivo. La filologia è una scienza a volte inutile, perché conferma il già noto, ma talvolta porta a scoprire cose che sarebbe stato gravissimo avere ignorato.
Non possiamo non svolgere nel tempo necessario i riscontri che ci assicurano la piena attendibilità del testo che viene proposto alla Camera. Tramite i monitor i deputati sono stati aggiornati in tempo reale sull'evoluzione dei tempi prevedibili ed io mi auguro che questa situazione possa presto arrivare a soluzione.
Onorevole Baldelli, la sua proposta è perfettamente legittima. Abbiamo soltanto un problema: su di essa accorre l'unanimità dei gruppi. L'onorevole Quartiani ci ha dato, mi sembra di capire, il consenso del gruppo del Partito Democratico, condizionandolo ad una garanzia, ossia che la materia sulla quale si stanno svolgendo adesso i riscontri non tocchi la questione specifica del finanziamento delle missioni. Pag. 36
La Presidenza ritiene di poter dare questa garanzia, quindi riteniamo acquisito il consenso del gruppo del Partito Democratico alla proposta dell'onorevole Baldelli.
Rimane, però, da verificare il consenso degli altri gruppi. Quindi, darei la parola all'onorevole Vietti, che l'aveva chiesta non so se per intervenire su questo punto specifico, mi auguro anche su questo. Prego, onorevole Vietti, ha facoltà di parlare.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, effettivamente volevo intervenire su questo, perché mi sembra che l'andamento della nostra discussione sia, per usare un eufemismo, poco lineare. Qui ciascuno parla di quello che vuole ma, se dobbiamo dare una risposta sulla proposta dell'onorevole Baldelli in ordine alla prosecuzione dei lavori, acquisita la dichiarazione della Presidenza sul fatto che non ci sono problemi di copertura per quanto attiene a questo specifico provvedimento e, quindi, che non ci sono interferenze rispetto alla nota di variazione che è in fase di lavorazione da parte degli uffici, per quanto riguarda il nostro gruppo si può procedere.

PRESIDENTE. Intendo adesso procedere dando la parola ai rappresentanti dei gruppi, affinché si esprimano sulla proposta dell'onorevole Baldelli.
Prego, onorevole Cota, ha facoltà di parlare.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, va bene.

PRESIDENTE. Prendo atto che il gruppo della Lega Nord è d'accordo.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, l'Italia dei Valori ha molti dubbi e molte riserve, perché stiamo per procedere all'approvazione di un decreto-legge che ha una sua importanza e dignità, che non sfugge a nessuno. Noi eravamo già preoccupati per il fatto che questo provvedimento arrivasse in coda, qualche ora prima della chiusura di fatto dei lavori parlamentari, prima della pausa natalizia.
Per questo motivo, avremmo voluto che si svolgesse un dibattito. Abbiamo presentato degli emendamenti e degli ordini del giorno e temiamo che possa, quindi, rimanere strozzato tra l'avvio della discussione, che ha già trovato un suo primo spazio soltanto durante l'ora di pranzo, ed ora in attesa dei pronunciamenti dei servizi della Camera. Però, stante la rilevanza della questione sulla quale - lo ripeto - noi esprimiamo dubbi e manteniamo delle riserve, non ci opponiamo all'inversione dell'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Abbiamo così acquisito il consenso dell'unanimità dei gruppi per l'inversione dell'ordine del giorno. La proposta dell'onorevole Baldelli si intende dunque accolta.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 3016 (ore 16,20).

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta odierna si è svolta la discussione sulle linee generali e che i relatori e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
Avverto che prima della seduta sono stati ritirati dal presentatore gli emendamenti Maurizio Turco 3.13, 3.19, 3.15, 3.16, 3.18, 3.20, 3.21, 3.14, 3.22 e 3.23.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 3016)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 3016), nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 3016). Pag. 37
Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 3016).
Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A - A.C. 3016).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la IV Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.

EDMONDO CIRIELLI, Relatore per la IV Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario su tutti gli emendamenti presentati.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo?

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la IV Commissione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Stanislao 1.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Proietti, Traversa, Leo, Nannicini, Golfo, Gregorio Fontana, Distaso, Marchignoli.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 488
Votanti 453
Astenuti 35
Maggioranza 227
Hanno votato
193
Hanno votato
no 260).

Prendo atto che il deputato Martella ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole, che il deputato Reguzzoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che i deputati Barbato e Compagnon hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Stanislao 1.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Proietti e De Micheli. Ministro La Russa, anche lei? Ma come, un Ministro tecnologico che non riesce a votare! Ah no, è in ritardo, non è che la macchina non funziona. Onorevole Conte? Il Ministro Tremonti sarà rapidissimo: lui sì che se ne intende di tecnologia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 497
Votanti 461
Astenuti 36
Maggioranza 231
Hanno votato
195
Hanno votato
no 266).

Prendo atto che il deputato Zorzato ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che i deputati Barbato e Compagnon hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Stanislao 1.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 38

Onorevoli Cristaldi, Bossa, Pizzolante, Stagno D'Alcontres, Zinzi, Cavallaro e Sposetti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 499
Votanti 464
Astenuti 35
Maggioranza 233
Hanno votato
198
Hanno votato
no 266).

Prendo atto che i deputati Barbato e Compagnon hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Stanislao 1.4, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cristaldi, Bossa, Girlanda e Razzi. Onorevole Rao, si segga e mi lasci vedere se l'onorevole Zinzi ha votato oppure no. Ha votato, perfetto.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 502
Votanti 496
Astenuti 6
Maggioranza 249
Hanno votato
229
Hanno votato
no 267).

Prendo atto che il deputato Compagnon ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Stanislao 1.5, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mariarosaria Rossi, Nola, Girlanda, Zinzi, Scilipoti, De Micheli e Sposetti. L'onorevole De Micheli rimane in difficoltà, fate qualcosa.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 507
Votanti 502
Astenuti 5
Maggioranza 252
Hanno votato
231
Hanno votato
no 271).

Prendo atto che il deputato Compagnon ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Stanislao 1.6, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Traversa... L'onorevole Pittelli ha votato. Di nuovo l'onorevole Zinzi... giornata sfortunata!
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 500
Votanti 495
Astenuti 5
Maggioranza 248
Hanno votato
225
Hanno votato
no 270).

Prendo atto che il deputato Compagnon ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Stanislao 1.7, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 39

Onorevoli Girlanda, Frassinetti, Ciriello, Borghesi e De Micheli.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 505
Votanti 500
Astenuti 5
Maggioranza 251
Hanno votato
229
Hanno votato
no 271).

Prendo atto che il deputato Compagnon ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Stanislao 1.8, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Paolo Russo, Girlanda, Proietti Cosimi, Sposetti... Non so che cosa dirle, onorevole Sposetti, la tecnologia ha esaurito le sue capacità: possiamo provare con l'esorcismo se vuole... Onorevole De Micheli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 508
Votanti 478
Astenuti 30
Maggioranza 240
Hanno votato
205
Hanno votato
no 273).

Prendo atto che il deputato Compagnon ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Stanislao 1.9, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Girlanda, Sposetti, Paolo Russo, Baretta e Briguglio.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 507
Votanti 477
Astenuti 30
Maggioranza 239
Hanno votato
206
Hanno votato
no 271).

Prendo atto che il deputato Compagnon ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Stanislao 1.10, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sanga, Girlanda, Borghesi e Zinzi.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 505
Votanti 500
Astenuti 5
Maggioranza 251
Hanno votato
229
Hanno votato
no 271).

Prendo atto che il deputato Compagnon ha segnalato che non è riuscito a votare.

PIER PAOLO BARETTA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

Pag. 40

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER PAOLO BARETTA. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori perché è stata convocata immediatamente la V Commissione (Bilancio) per la nota questione, ma stiamo votando.
La pregherei di regolare il traffico tra il voto in Assemblea e i lavori di Commissione, chiedendo eventualmente al presidente un rinvio della convocazione della Commissione ovvero sospendendo la seduta.

PRESIDENTE. Onorevole Baretta, la ringrazio di avere richiamato la mia attenzione su questo problema. In effetti, la proposta originaria dell'onorevole Baldelli - per come la ricordo - includeva il fatto che la Commissione bilancio si riunisse in concomitanza con i lavori dell'Aula, e su questo mi pare vi fosse l'unanimità dei gruppi; se non fosse questo il caso, dovremmo proseguire con l'esame del provvedimento oppure in alternativa procedere ad una sospensione.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, quando si vota un provvedimento il plenum deve essere garantito. Intervenendo a nome del mio gruppo, ho dato la disponibilità a procedere fino al voto finale sul provvedimento che riguarda le missioni internazionali previste dal decreto-legge in esame. In questo momento giunge la richiesta di convocare la Commissione bilancio per l'esame della Nota di variazioni e a questo punto, signor Presidente, è doveroso sospendere i lavori dell'Assemblea per poi riprenderli su questo punto dell'ordine del giorno e non sulla Nota di variazioni, perché la sospensione non può mettere in discussione l'ordine del giorno che già abbiamo modificato con la deliberazione dell'inversione.
Sospendiamo quindi la seduta ed attendiamo che la Commissione bilancio concluda i suoi lavori, ma ovviamente le chiedo di poter riprendere la discussione ed il voto su questo punto dell'ordine del giorno per poi procedere sugli altri.

PRESIDENTE. Forse è bene che dica alcune parole di chiarificazione. Secondo il Regolamento, mi sembra che la situazione sia da porre in questi termini: abbiamo stabilito un'inversione dell'ordine del giorno e la prassi normale è quella di proseguire nell'esame del provvedimento che abbiamo ora alla nostra attenzione. Ovviamente all'unanimità, cioè se tutti i gruppi convergono nel chiedere una sospensione dei lavori e una nuova inversione dell'ordine del giorno, posso concederla, ma per questo occorre l'unanimità; se non c'è l'unanimità, proseguiamo con l'esame del provvedimento.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, era facile immaginare che ci saremmo trovati in questa situazione, che sta tra l'imbarazzo e il ridicolo, se non fosse per la serietà delle questioni che dobbiamo affrontare ora in Commissione bilancio e poi di nuovo qui. Noi siamo contrari alla sospensione dei lavori dell'Assemblea: a questo punto la Commissione bilancio si riunisce al termine dei nostri lavori, quando abbiamo terminato l'esame di questo punto all'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Fermo restando il principio per cui occorre l'unanimità per modificare quanto deciso, mi pare inutile proseguire la discussione perché l'unanimità non sussiste.

EDMONDO CIRIELLI, Relatore per la IV Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 41

EDMONDO CIRIELLI, Relatore per la IV Commissione. Signor Presidente, siccome ho notato che è stata presentata una serie di ordini del giorno relativi agli emendamenti riferiti agli articoli 3 e 4 del decreto-legge, poiché so che vi è anche la disponibilità da parte del Governo, la Commissione formula un invito al ritiro di tutti gli emendamenti riferiti agli articoli 3 e 4, altrimenti il parere rimane contrario.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, chiedo scusa: qui ne abbiamo viste di tutti i colori, ma che adesso un relatore chieda ai deputati il ritiro degli ordini del giorno mi sembra francamente eccessivo! Il relatore si occupa di altro, degli ordini del giorno se ne occupa il Governo.

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Giachetti, credo che vi sia un equivoco: è stato richiesto il ritiro degli emendamenti, comunque chiarirà il relatore.

ROBERTO GIACHETTI. No, ha detto ordini del giorno!

EDMONDO CIRIELLI, Relatore per la IV Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI, Relatore per la IV Commissione. Signor Presidente, ho chiarito che, siccome c'è una serie di ordini del giorno che riguardano gli emendamenti riferiti agli articoli 3 e 4 del decreto-legge, per non precludere gli ordini del giorno ho chiesto il ritiro degli emendamenti relativi agli articoli 3 e 4 (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

AUGUSTO DI STANISLAO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, era intenzione mia e dell'Italia dei Valori ritirare sin da subito i nostri emendamenti per favorire un altro tipo di discussione, perché vi era la disponibilità del Governo ad accogliere gli ordini del giorno che abbiamo presentato e perché talune indicazioni erano state già comprese nei ragionamenti svolti con il presidente Cirielli. Per cui possiamo chiudere qui la questione e possiamo proseguire i lavori.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Di Stanislao, può indicare gli emendamenti che ritira?

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, ritiro tutti gli emendamenti di cui sono primo firmatario riferiti agli articoli 3 e 4 del decreto-legge.

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, sono dell'idea che dobbiamo continuare speditamente i nostri lavori e chiedo, come è logico che sia, alla Commissione bilancio, se è possibile, di riunirsi durante il periodo che intercorre tra la fine della discussione di questo provvedimento e la votazione finale, ovvero durante la fase delle dichiarazioni di voto. Mi sembra che sia un periodo congruo per la Commissione bilancio per valutare la nota di variazioni, che non produrrebbe intoppi, né ulteriori sospensioni per i nostri lavori (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. La proposta dell'onorevole Volontè mi sembra carica di buonsenso. Vi è, tuttavia, un problema: questa proposta richiede, anch'essa, l'unanimità dei gruppi, perché senza l'unanimità saremmo costretti a sospendere i lavori, se pur brevemente, prima di riprendere l'esame del provvedimento.

Pag. 42

MAURIZIO TURCO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, intendo intervenire, seppur brevemente, su un emendamento presentato all'articolo 3 e su di un altro all'articolo 4.

PRESIDENTE. Onorevole Maurizio Turco, quando arriveremo all'esame di questi emendamenti sarò lieto di darle la parola.
Prima di riprendere l'esame degli emendamenti, è bene che facciamo svolgere, se vi sono, gli altri interventi sull'ordine dei lavori, in modo da concludere questa discussione.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, raramente la vediamo nella stessa maniera, ma anche io, in questo caso, concordo sul suo giudizio sulla proposta dell'onorevole Volontè, che mi sembra carica di buonsenso. Se gli altri gruppi sono d'accordo, si potrebbe dare la possibilità alla Commissione bilancio di lavorare nelle more delle dichiarazioni di voto, per le quali spettano un massimo di dieci minuti per ciascun gruppo (quindi possiamo fare una previsione congrua di cinquanta minuti). Secondo me, quindi, il gruppo del Popolo della Libertà può aderire con grande tranquillità alla proposta dall'onorevole Volontè.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, sono meno tranquillo dell'onorevole Baldelli, nel senso che ritengo che la Commissione bilancio non possa lavorare nei ritagli di tempo, soprattutto relativamente all'atto principale, che riguarda sia la Commissione bilancio stessa, sia il Parlamento, che sta concludendo la sua sessione bilancio.
Quindi, credo che dal punto di vista anche meramente tecnico è ben difficile capire quanto parleranno i colleghi per le dichiarazioni di voto e quanto durerà la discussione nella Commissione bilancio, perché si tratta di un tema di una certa rilevanza.
Dunque, signor Presidente, ritengo che lei sia di fronte a due alternative: o sospendere la seduta, per attendere che la Commissione bilancio concluda i suoi lavori, oppure concludiamo la discussione di questo provvedimento, dopodiché la Commissione bilancio si riunisce e aspetteremo che concluda i suoi lavori per tornare all'ordine del giorno. Questa mi sembra la soluzione più consona per fare in modo che i nostri lavori si svolgano secondo Regolamento e anche con una certa razionalità.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, a termini di Regolamento posso fare solo una cosa, mancando l'unanimità dei gruppi: procedere con l'esame del provvedimento che stiamo esaminando.

FRANCESCO BOSI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori per riferire all'Assemblea - perché mi sembra non sia stato spiegato troppo bene - che in sede di Comitato dei diciotto, e anche prima in sede di Commissioni riunite, c'era la disponibilità dei colleghi che hanno presentato emendamenti agli articoli 3 e 4 (tenendo conto che si pongono problematiche che necessitano di interventi più complessi) a ritirare questi emendamenti, com'è stato riferito dal presidente Cirielli, e a procedere invece attraverso gli ordini del giorno.
Adesso mi sembra chiaro che qualche sottoscrittore di emendamenti non accetti questa metodologia, e allora, se - come lei giustamente ha detto - occorre procedere, Pag. 43vorrei annunciare che il gruppo dell'Unione di Centro sugli emendamenti residui per i quali si insiste per la discussione e la votazione esprimerà un voto contrario.

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Signor Presidente, intervengo in relazione al richiamo che ha fatto ora l'onorevole Bosi e alla richiesta del presidente Cirielli circa il ritiro degli emendamenti agli articoli 3 e 4.
Per quanto riguarda il Partito Democratico abbiamo presentato un emendamento all'articolo 4, ma anche un ordine del giorno, che auspichiamo venga accolto dal Governo.
Pertanto, annunciamo il ritiro dell'emendamento 4.1 a mia prima firma con l'auspicio che il Governo consideri la nostra richiesta di non frammentarietà circa la questione delle riforme e delle modifiche al codice penale militare.

PRESIDENTE. Passiamo agli identici emendamenti Di Stanislao 3.1 e Maurizio Turco 3.10.
Ricordo che l'onorevole Di Stanislao ha ritirato il suo emendamento 3.1.
Chiedo ai presentatori dell'emendamento Maurizio Turco 3.10 se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, non voglio rovinare il clima che si è creato, però ci sono alcune cose che vanno dette (poi ritirerò anche tutti gli emendamenti, visto come andrà a finire).
Abbiamo presentato questi emendamenti che sono tutti finalizzati ad evitare che questa Assemblea si renda complice di un atto palesemente incostituzionale. Il comma 7 dell'articolo 3 proroga fino al 30 luglio del 2011 i mandati dei consigli della rappresentanza militare, privando circa 400 mila cittadini in divisa del loro diritto di eleggere democraticamente i propri rappresentanti alla scadenza naturale dell'attuale mandato che avverrà tra pochi mesi, nell'aprile del 2010. Ma la cosa grave, nella gravità di questa proroga, è il contesto.
Vogliamo far finta che non vi siano diversi delegati dell'esercito che, pur essendo sottoposti ad indagini o essendo addirittura imputati in procedimenti penali presso il tribunale militare di Napoli, continuerebbero in proroga a svolgere questo delicato compito. Vogliamo far finta che non siano state concesse onorificenze della Repubblica a delegati imputati in procedimenti penali.
Voi sapete che vi sono membri dei consigli della rappresentanza militare dei carabinieri che non hanno esitato ad aggredire e picchiare selvaggiamente un loro collega rappresentante di un organismo di base colpevole, secondo i suoi aggressori, di aver denunciato l'esistenza di illeciti riguardanti fogli di viaggio di alcuni delegati dell'attuale rappresentanza militare che voi tutti volete prorogare. Proprio su questa denuncia il pubblico ministero della procura militare presso il tribunale di Roma ha chiesto di procedere per il reato continuato di minaccia e violenza ad inferiore nei confronti di un carabiniere membro della rappresentanza.
Vorrei dare atto a qualcuno che in passato è stato facilmente dimenticato da quest'Assemblea: il maresciallo capo Ruggiero Piccinni, l'appuntato scelto Giuseppe La Fortuna, il vicebrigadiere Antonio Tarallo e tutti gli altri che nel 2002 fecero una meritoria lotta ed ottennero la sospensione della proroga che allora, nel 2002, il Governo aveva concesso. Proprio coloro che, a quel tempo, fecero un ricorso, che naturalmente dopo la vostra approvazione agevoleremo, e lo vinsero contro il Governo oggi sperano nella vostra complicità. Sono proprio loro quelli che lo scorso 28 ottobre, giorno in cui il Governo ha inserito il comma 7 nell'articolo 3 del presente provvedimento, hanno detto e scritto che il Governo ha concesso loro la proroga nel timore che potessero scendere in piazza per manifestare a fianco degli appartenenti alle forze di polizia di Stato. Pag. 44
La rappresentanza militare per noi radicali rappresenta oggi uno strumento al servizio di pochi e questi pochi, con il silenzio informato dei vertici militari e con il trascorrere del tempo, finiscono per non rappresentare più il personale.
Vorremmo sapere una cosa: qual è la necessità ed urgenza di inserire questo provvedimento nel decreto-legge riguardante le missioni?

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Maurizio Turco.

MAURIZIO TURCO. Noi vorremmo votare il decreto-legge sulle missioni mentre voi ce lo impedite (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico) perché vi inserite una norma anticostituzionale.
Signor Presidente, ritiriamo tutti gli emendamenti: non vogliamo essere complici nemmeno in questo (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori ritirano l'emendamento Maurizio Turco 3.10.

ANTONIO RUGGHIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Rugghia, se gli emendamenti sono stati ritirati non posso darle la facoltà di intervenire su proposte emendative che non sono più in discussione.

ANTONIO RUGGHIA. Signor Presidente, le volevo chiedere proprio questo: se in presenza del ritiro dell'emendamento possa svolgere o meno il mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Rugghia, non può svolgere il suo intervento a meno che il suo gruppo non faccia proprio l'emendamento, nel qual caso può intervenire.
Prendo atto che i restanti emendamenti riferiti all'articolo 3 del decreto-legge sono stati ritirati.
Ricordo che gli identici emendamenti Villecco Calipari 4.1 e Di Stanislao 4.2 sono stati ritirati.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Maurizio Turco 4.10 formulato dal relatore.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, gli emendamenti che abbiamo presentato all'articolo 4 sono tutti finalizzati ad evitare che quest'Aula modifichi il codice penale militare di pace. Tale modifica ha molto poco a che fare, peraltro, con le disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace.
Queste norme, se convertite in legge, renderanno poco credibile, a nostro avviso, il senso e lo scopo delle missioni militari, che non potremo più definire di pace. Il Governo vuole evitare che si compiano accurate indagini sulle cause della morte dei numerosi militari che sono deceduti, ad esempio, in Afghanistan per l'inadeguatezza dei mezzi e delle dotazioni in uso alle nostre Forze armate. Non a caso, all'indomani del sequestro di alcuni mezzi Lince su cui hanno trovato la morte alcuni nostri giovani militari, il Ministro della difesa ne chiedeva la restituzione per riutilizzarli come pezzi di ricambio.
Questo, a nostro avviso, è stato un astuto modo ed un astuto tentativo per sottrarre quelle che sono oggettive prove alla magistratura inquirente.
Gli emendamenti che noi abbiamo proposto non solo vogliono impedire che ai militari sia concessa l'impunità o l'immunità per eventuali reati che potrebbero essere commessi solo in azioni di guerra. Perché volete modificare il codice penale militare di pace per reati che potrebbero essere commessi solo in azioni di guerra, quando l'Italia non solo non è in guerra, ma non può neanche entrarci in guerra?
Quindi, non vi è alcuna ragione di procedere alla modifica del codice penale militare, se non quella di impedire alla magistratura oggi, per restare nell'attualità, di trovare i colpevoli per la morte del caporalmaggiore Alessandro Di Lisio, del tenente Antonio Fortunato, del primo caporalmaggiore Matteo Mureddu, del primo caporalmaggiore Davide Ricchiuto, del primo caporalmaggiore Massimiliano Randino, Pag. 45del sergente maggiore Roberto Valente, del primo caporalmaggiore Giandomenico Pistonami e di tutti coloro che hanno sacrificato la propria vita non in guerra ma in pace a causa dell'inadeguatezza dei mezzi e delle dotazioni che i vertici militari hanno ritenuto di far loro adoperare.
Per queste considerazioni anche in questo caso non sottoporremo le nostre proposte emendative all'onta di un voto che la stragrande maggioranza di quest'Aula darebbe in senso contrario e, quindi, ritiriamo anche su questo punto i nostri emendamenti (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Prendo atto che sono stati ritirati tutti i restanti emendamenti all'articolo 4 del decreto-legge.
Avverto che, consistendo il disegno di legge di conversione di un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3016)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 3016).
Avverto che sono stati ritirati dai presentatori gli ordini del giorno Bernardini n. 9/3016/9 e Beltrandi n. 9/3016/10.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89 comma 1, del Regolamento, in quanto estranei rispetto alla materia trattata dal provvedimento in esame, gli ordini del giorno Farina Coscioni n. 9/3016/8, volto alla ridefinizione delle attività del comitato antimobbing del Ministero della difesa, e Mecacci n. 9/3016/12, relativo all'istituzione di una commissione ministeriale di indagine finalizzata a far luce sulla morte di cittadini italiani in servizio di leva.
Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati?

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, le chiedo anche un po' di cortesia nel seguirmi, poiché tra ordini del giorno ritirati, non ammessi e aggiunti all'ultimo momento la situazione non è certamente semplice.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Gidoni n. 9/3016/1.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Villecco Calipari n. 9/3016/2: come ho già spiegato alla prima firmataria, con cui il Governo cercava di trovare una soluzione per poterlo accogliere, il Governo non lo accetta perché dal punto di vista politico ritiene inammissibile il fatto che sul problema dei bambini soldato nell'ordine del giorno in esame si mettano congiuntamente il Burundi, il Chad, il Myanmar, la Repubblica Democratica del Congo, il Sudan e le scuole di formazione professionale militari dell'esercito italiano.
Il Governo ritiene che l'ordine del giorno Garofani n. 9/3016/3 sia quello che abbia più valore politico, anche per le critiche che sono state mosse all'articolo 4 del provvedimento in esame. Pertanto, il Governo accetta l'ordine del giorno Garofani n. 9/3016/3, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di impegnare il Governo «a presentare un disegno di legge, entro sei mesi, per un nuovo codice penale militare adeguato alla realtà», lasciando invariata la parte restante del dispositivo.
Pertanto, vi è l'impegno del Governo a presentare un disegno di legge per un nuovo codice penale entro sei mesi. Questo fa parte di un ampio dibattito che è già avvenuto in altre sedi e in altre occasioni per il rinnovo delle missioni militari all'estero.
Peraltro, signor Presidente, mi risulta che alcuni parlamentari hanno chiesto di aggiungere la propria firma all'ordine del giorno in oggetto, a cominciare dall'onorevole Di Stanislao.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Polledri n. 9/3016/4, mentre non accetta l'ordine del giorno Mogherini Rebesani n. 9/3016/5.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Duilio n. 9/3016/6, mentre non accetta l'ordine del giorno Rugghia n. 9/3016/7. Pag. 46
Ricordo che l'ordine del giorno Farina Coscioni n. 9/3016/8 è stato dichiarato inammissibile, e che i successivi ordini del giorno Bernardini n. 9/3016/9 e Beltrandi n. 9/3016/10 sono stati ritirati.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Maurizio Turco n. 9/3016/11.
Ricordo che l'ordine del giorno Mecacci n. 9/3016/12 è stato dichiarato inammissibile.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/3016/13, a condizione sia riformulato nel senso di espungere gli ultimi due capoversi della premessa, mentre non accetta l'ordine del giorno Evangelisti n. 9/3016/14.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Di Biagio n. 9/3016/15. Tuttavia, poiché si tratta di una materia esattamente identica a quella trattata nell'ordine del giorno Villecco Calipari n. 9/3016/2 - in cui il Governo assume un impegno maggiore rispetto a quello che l'ordine del giorno in oggetto sottolinea - il Governo propone all'onorevole Di Biagio e agli altri presentatori di sottoscrivere l'ordine del giorno Villecco Calipari n. 9/3016/2.

PRESIDENTE. Onorevole sottosegretario, lei si riferisce all'ordine del giorno Evangelisti n. 9/3016/14?

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. No, signor Presidente, per quanto riguarda l'ordine del giorno n. 9/3016/14 a prima firma dell'onorevole Evangelisti, il Governo non accetta tale ordine del giorno.

PRESIDENTE. Pertanto, il Governo non accetta l'ordine del giorno Evangelisti n. 9/3016/14, mentre accetta l'ordine del giorno Di Biagio n. 9/3016/15, però ritiene che sia ricompreso...

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. È una valutazione del Governo: si invitano i firmatari dell'ordine del giorno Di Biagio n. 9/3016/15 a sottoscrivere l'ordine del giorno Villecco Calipari n. 9/3016/2.

PRESIDENTE. Onorevole sottosegretario, a me risulta che il Governo non abbia accettato l'ordine del giorno Villecco Calipari n. 9/3016/2.

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Mi scusi, signor Presidente, ho sbagliato il numero dell'ordine del giorno. Mi riferivo all'ordine del giorno Garofani n. 9/3016/3.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Gidoni n. 9/3016/1, accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Villecco Calipari n. 9/3016/2, non accettato dal Governo.

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Signor Presidente, con questo ordine del giorno voglio porre all'attenzione dell'Assemblea - e pensavo che fosse sicuramente accettato dal Governo - un punto che riguarda il problema e la tragedia mondiale di 250 mila bambini soldato. Il punto sul quale abbiamo discusso con il sottosegretario Mantica è un problema che riguarda la dichiarazione di riserva che l'Italia ha fatto circa il Protocollo opzionale alla Convenzione sui diritti dell'infanzia. L'impegno che chiedevamo al Governo era semplicemente quello di rivedere - se il sottosegretario gentilmente mi ascolta perché secondo me questa ipotesi di riformulazione potrebbe essere accolta dal Governo - nel dispositivo, appunto, la dichiarazione di riserva circa i giovani al di sotto dei 18 anni, ricordando che in una legge dello Stato, la n. 206 del 2004, si prevede che l'arruolamento volontario inizi dai 18 anni, ad esclusione degli istituti di formazione.
Chiederei al Governo di riconsiderare questa possibilità, perché sarebbe un impegno sul piano internazionale piuttosto Pag. 47rilevante da parte dell'Italia per far procedere l'intero discorso - che credo riguardi tutti, sia la maggioranza sia l'opposizione - sulla vicenda drammatica dei bambini soldato.

PRESIDENTE. Signor sottosegretario, fa propria la riformulazione proposta, dato che solo il Governo può riformulare gli ordini del giorno?

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, assolutamente no. Il Governo mantiene la sua posizione e non accetta l'ordine del giorno in esame. Per essere ancora più chiaro, perché vedo che il dialogo non ha portato ad alcun risultato, ribadisco che il Governo non accetta che in un ordine del giorno che tratta il problema dei bambini soldato, che è questione seria e drammatica, vengano inserite alcune parti del dispositivo che riguardano le scuole di formazione dell'esercito italiano. Ciò non è accettabile sul piano politico (Applausi dei deputati Cicu e Gregorio Fontana).
Se l'onorevole Villecco Calipari lo desidera, si può espungere tutta la parte relativa alle scuole di formazione. In un'altra sede e in un altro momento può presentare un ordine del giorno e in un diverso contesto è possibile che il Governo lo accetti. Voglio, però, ricordare all'Assemblea e all'onorevole Villecco Calipari che il problema è simile a quello di un bambino di 6 anni nato a dicembre che, normalmente, viene mandato a scuola a settembre. Il genitore non viene accusato per questo, perché è un fatto normale. Se un ragazzo di 18 anni ha l'età per entrare in una scuola di formazione professionale e, quindi, entra a 17 anni e 10 mesi, non è un bambino-soldato. Questo mi sembra evidente.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, anche se certamente concordo con il sottosegretario, tuttavia non entro nel merito della discussione. Riprendendo le parole dell'onorevole Villecco Calipari, volevo ricordare che questa purtroppo è attualità e vorrei anche l'impegno del Ministro degli affari esteri su questo punto perché purtroppo in Darfour non parliamo solo dei bambini soldato ma anche di condanne a morte. Uccideranno bambini in Darfour. Pertanto, l'impegno di tutti - al di là di maggioranza, opposizione, ordine del giorno - è che non avvenga e non possa avvenire questo scempio.

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, mi sembra che la posizione del Governo sia molto ragionevole, così come la proposta che viene fatta dalla collega Villecco Calipari. Non potremmo votare il dispositivo dell'ordine del giorno in esame per paragrafi, così da valorizzare la lotta e l'impegno dell'Italia nei confronti dei bambini-soldato e, in qualche modo, superare quelle parti che il Governo, in maniera opportuna dal mio punto di vista, ha sottolineato? Sarebbe una grande occasione per il nostro Parlamento intervenire in questa direzione.

PRESIDENTE. Onorevole Volontè, il mio cuore è con lei. Tuttavia, è prassi regolamentare costante di considerare gli ordini del giorno come un unico atto di indirizzo e, in quanto tali, indivisibili e si potrebbe creare un precedente pericoloso.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, se ho capito bene c'è, da parte del Governo, una contrarietà a una parte dell'impegno e potrebbe esserci una disponibilità del Governo ad accettare la restante parte. Se così è, potremo procedere a votare l'impegno per parti separate. Pag. 48Se questo è possibile, ovviamente sono disponibile a chiedere di votare l'ordine del giorno per parti separate; se, invece, da parte del Governo c'è una totale contrarietà su tutte le parti dell'impegno, compresa la questione dei bambini soldato, evidentemente ne prendo atto e la Camera voterà secondo coscienza.

PRESIDENTE. Esiste una prassi costante che è contraria a quanto lei dice, però logicamente ammetto che sia possibile in questo caso particolare, e senza che ciò crei precedente. La protesta del Governo è che, per l'appunto, non si tratta di un unico atto di indirizzo, ma di un atto di indirizzo complesso. Comunque sentiamo il parere del Governo.

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, rispondo direttamente su questo ordine del giorno, anche perché vorrei essere ancora più chiaro su un argomento che mi tocca particolarmente, essendo stato un organizzatore di una Conferenza a Dakar sul problema dei bambini soldato.
Il Governo propone la seguente riformulazione, ossia che siano soppressi il terzultimo capoverso del dispositivo, che inizia con le parole: «a ritirare formalmente» l'ultima parte del primo capoverso del dispositivo, e il settimo capoverso della premessa, parte che inizia con le parole: «il Protocollo opzionale». Con questa riformulazione il Governo accetta ed invita a votare favorevolmente l'ordine del giorno che riguarda la parte dei bambini soldato, ribadendo che nulla c'entrano i bambini soldato con le scuole di formazione dell'esercito italiano.
Colgo l'occasione, onorevole Presidente, per dire che sull'ordine del giorno Polledri n. 9/3016/4 è stato possibile formulare una minima riformulazione, per cui il Governo non lo accoglie come raccomandazione, ma è favorevole. La riformulazione del dispositivo è: «impegna il Governo a valutare le modalità più opportune per cercare di non ridurre il ruolo del polo di mantenimento pesante Nord» e, quindi, esprime parere favorevole.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Villecco Calipari n. 9/3016/2, accolto dal Governo, purché riformulato.

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Signor Presidente, la riformulazione di cui ha parlato da ultimo il sottosegretario è relativa all'ordine del giorno Polledri n. 9/3016/4. Per quanto riguarda invece la proposta di non inserire nell'ordine del giorno a mia firma quelle parti in premessa e del dispositivo citate dal sottosegretario, dichiaro di accettare la riformulazione formulata dal sottosegretario Mantica.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Villecco Calipari n. 9/3016/2, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Garofani n. 9/3016/3, accettato dal Governo, purché riformulato.

FRANCESCO SAVERIO GAROFANI. Signor Presidente, accetto la riformulazione proposta dal sottosegretario Mantica e credo che sia una disponibilità importante anche l'aver fissato il termine temporale di sei mesi. Non nascondo che condividevamo anche molte delle preoccupazioni che il collega Turco con veemenza ha sottolineato nel suo intervento.
Abbiamo scelto di ritirare l'emendamento soppressivo e siamo contenti che si sia tornati sulla strada maestra, cioè si sia scelto di tornare alla discussione nelle Commissioni parlamentari, che costituiscono la sede naturale perché la materia è delicata e riguarda il codice penale militare.
Esistono in Parlamento - una tra l'altro è del nostro gruppo - diverse proposte di legge e quindi ci auguriamo che anche su questo tema così importante e delicato sia possibile trovare un dialogo costruttivo anche tra opposizione e maggioranza, così come abbiamo iniziato a fare in questi giorni in Commissione con le forze della maggioranza. Pag. 49
Ringrazio anche il presidente Cirielli per la disponibilità e il sostegno che ha dato a questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sta bene.

EDMONDO CIRIELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, vorrei aggiungere la mia firma a questo ordine del giorno perché attiene ad un fatto di importanza straordinaria. È da oltre dieci anni, infatti, che si aspetta una riforma dei codici penali militari che riguardano e che devono vigere per le missioni internazionali. Il fatto che il Governo si sia impegnato anche con un termine di sei mesi è un elemento che ritengo vada assolutamente segnalato all'Aula.

FRANCESCO BOSI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, anch'io vorrei aggiungere la firma all'ordine del giorno Garofani n. 9/3016/3 perché finalmente si stabilisce un termine di sei mesi, che non è lunghissimo, ma non è nemmeno breve. Certamente questo è il «problema dei problemi» delle missioni all'estero, mi riferisco alla tutela giurisdizionale dei militari che oggi se ne trovano privi anche perché non è stata definitivamente approvata dalle Camere la riforma dei codici militari.
Questo ordine del giorno è da salutare con grande favore e quindi aggiungo volentieri anche la mia firma convinto di rappresentare la posizione di tutto il gruppo dell'Unione di Centro.

FRANCO GIDONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCO GIDONI. Signor Presidente, intervengo per chiedere di aggiungere la firma mia e di tutti i deputati del mio gruppo all'ordine del giorno Garofani n. 9/3016/3 (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Polledri n. 9/3016/4, accettato dal Governo, purché riformulato.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, intervengo per chiedere di aggiungere la mia firma ed idealmente quella di tutto il mio gruppo a questo ordine del giorno. Ringrazio il Governo per la riformulazione perché il Polo di mantenimento pesante Nord è una parte importante del nostro sistema, interessa molte province, Piacenza, Lodi, Parma, ed è al centro di una rete logistica di tutte le regioni. Pertanto ribadisco che ringrazio il Governo ed aggiungo la mia firma ed idealmente quella di tutto il mio gruppo.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Mogherini Rebesani n. 9/3016/5, non accettato dal Governo.

FEDERICA MOGHERINI REBESANI. Signor Presidente, intervengo solo per leggere l'ultima parte del dispositivo dell'ordine del giorno perché i colleghi, soprattutto quelli della maggioranza della Commissione difesa, si possano rendere conto di quello che stiamo per votare. Questo è un ordine del giorno che impegna il Governo «ad assicurare la continuità e la certezza dei finanziamenti alla partecipazione italiana alle missioni internazionali, adottando (...) la reintroduzione del Fondo speciale per le missioni internazionali ed il suo adeguato rifinanziamento». Pag. 50
Noi sappiamo, in quanto ne abbiamo parlato a lungo nelle Commissioni congiunte affari esteri e difesa, che abbiamo un problema specifico di finanziamento della nostra partecipazione alle missioni internazionali; tutta la Commissione difesa ha espresso preoccupazione per questo. Quest'anno siamo costretti a votare per la terza volta il rifinanziamento delle missioni perché negli scorsi mesi vi è stato un problema di copertura finanziaria evidentemente disponibile.
Questo è un ordine del giorno che credo nello spirito, tutta la Commissione, almeno per quello che abbiamo discusso in questi giorni, possa condividere. Mi chiedo per quale motivo il Governo non accetti l'impegno a finanziare in modo adeguato la partecipazione italiana alle missioni internazionali.

IGNAZIO LA RUSSA, Ministro della difesa. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA, Ministro della difesa. Signor Presidente, ci sono ancora diversi ordini del giorno da esaminare. Devo dire che se andiamo ad esaminare parola per parola, argomento per argomento, virgola per virgola, obiettivamente su diversi di essi il parere difficilmente potrebbe essere favorevole. Io ho cercato però, d'accordo con il sottosegretario Alfredo Mantica, rileggendoli adesso, di coglierne il senso complessivo e lo spirito che va nella direzione dell'unanimità con cui questo Parlamento si è espresso nel finanziare la missione dei nostri soldati che fanno davvero, ogni giorno, qualcosa per la pace e mi permetto di assumermi la responsabilità di accettarli tutti (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà e di deputati dei gruppi Partito Democratico, Lega Nord Padania e Unione di Centro).

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dei restanti ordini del giorno presentati, accettati dal Governo, non insistono per la votazione.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3016)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, chiedo ai colleghi cinque minuti... (Commenti).

PRESIDENTE. Cari colleghi, comprendo il vostro stato d'animo, ma lasciamo parlare l'onorevole Di Stanislao.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, credo che i colleghi della maggioranza e dell'opposizione debbano anche capire quale sia la posizione dell'Italia dei Valori. Penso che chi ha buonsenso può rimanere e chi ha altre cose da fare può uscire. Tuttavia, credo che al punto in cui siamo, nel mezzo delle missioni internazionali e di alcune scelte che appaiono ormai non rinviabili, la posizione dell'Italia dei Valori - che per qualcuno può sembrare residuale o assolutamente non da prendere in considerazione - qualcosa valga in questo Parlamento. Lo dico con grande rispetto di coloro che esprimono posizioni a volte divergenti e che rappresentano in talune occasioni anche la maggioranza in questo Parlamento.
Mi limito solo a dire, colleghi, che vi sono alcune riflessioni che vanno partecipate necessariamente e lo farò in maniera molto precisa e concisa. Ricordo anche un aspetto che penso vi riguardi, riguardi ognuno di noi come cittadino e come parlamentare, al di là delle appartenenze politiche. Io e l'Italia dei Valori crediamo che la misura della maturità, della cultura e dell'emancipazione di uno Stato e di un Paese passi attraverso le politiche di welfare e della difesa, quelle vere, profonde e soprattutto condivise. Pag. 51
Questa premessa è essenziale e serve per dire, fin da subito e senza alcuna ambiguità, che l'Italia dei Valori è a favore delle missioni internazionali e a fianco, «senza se e senza ma», delle nostre Forze armate e dei tanti civili impegnati nei diversi scenari internazionali, a fianco dei nostri militari e dei nostri civili, anche se in questi otto anni hanno svolto un ruolo importante di cui spesso non si è parlato in questo Parlamento. Essi hanno svolto con impegno, dedizione, sacrificio e sacrifici di vite umane un mandato ampiamente riconosciuto dalla comunità internazionale e dalle popolazioni per le quali si sono prodigati.
Faccio mio e condivido quanto affermato dal direttore de Il Sole 24 Ore, Gianni Riotta, che parla dell'Italia che conta qualcosa nei grandi organismi internazionali soltanto perché sono presenti da anni e in tutti i luoghi caldi i nostri uomini. Otto anni di missioni caratterizzati da successi umanitari, ma pagati a caro prezzo e con la vita dei nostri operatori di pace, siano essi militari che civili, e questo lo voglio ricordare sempre. Otto anni, tuttavia, senza mai riflettere da parte dei Governi che si sono succeduti sul senso e sulla prospettiva delle missioni, anche se ormai «missione» è spesso, per ognuno di noi e soprattutto in quest'Aula, sinonimo di Afghanistan. Otto anni svuotati di un necessario dibattito sulle strategie e sui contenuti e privati di un doveroso confronto politico e istituzionale. Anni, mesi, giorni bruciati e senza sentire, o quanto meno avvertire, l'esigenza di riferire, se non nella tragicità degli eventi, e di coinvolgere tanto il Parlamento quanto l'intero Paese.
Tanto sullo stato dell'arte quanto sulla complessità dei temi e dei problemi aperti, ancora sul tappeto, che sono in attesa di soluzioni, ma anche e soprattutto nell'ambito della compatibilità comunitaria con il Trattato di Lisbona, in vigore dal 1o dicembre di quest'anno, che all'articolo 24, lo dico al Governo e ai colleghi di maggioranza, prevede l'impegno comune per una politica estera comune anch'essa, segnalando che la competenza dell'Unione europea in materia di politica estera e di sicurezza comune riguarda tutti i settori della politica estera.
Questo è un interrogativo che pongo al Ministro: le nostre missioni sono ancora rispettose ed ancorate ai principi della cultura del peacekeeping? Io credo e noi crediamo ancora di sì, ma gli altri, le popolazioni, a partire dall'Afghanistan, ci percepiscono ancora come prima o ancora così? E, altresì, la missione delle missioni è ancora integra, sovrapponibile a quella originaria, per la quale siamo stati riconosciuti dalla comunità internazionale e dalle popolazioni prese in carico quale modello positivo nell'applicazione di azioni ed interventi iscrivibili in una vera e propria attività di peacekeeping?
Diversi mesi or sono ho presentato un'apposita interrogazione in relazione all'Afghanistan, nella quale chiedevo al Ministro ed al Governo se la missione corrispondesse ancora a quella originaria che operava su tre direttrici - ricostruzione, stabilizzazione e addestramento - e se altresì il Governo intendesse verificare quale fosse l'effettiva linea di demarcazione e se il mandato fosse ancora quello voluto dal Parlamento e percepito e condiviso dall'opinione pubblica italiana, ossia un mandato teso al mantenimento della sicurezza nell'interesse della ricostruzione e degli sforzi umanitari. Io sono ancora in attesa, ma la speranza è l'ultima a morire, caro Ministro.
Queste brevi riflessioni, unitamente a quelle argomentate nel corso della discussione generale, accompagnate da pochi e produttivi emendamenti al disegno di legge, predispongono l'Italia dei Valori a consegnare al Governo, alla maggioranza e al Parlamento tutto, un segnale politico ben preciso: l'astensione, che va letta come richiesta ulteriore di apertura di credito, di spiraglio aperto, una astensione da leggere nell'ottica del bicchiere mezzo pieno, una astensione di buonsenso istituzionale, lontano da ogni tentazione demagogica e strumentale.
Questa è un'astensione dialettica, un'astensione positiva che chiama a responsabilità il Governo al quale l'Italia dei Pag. 52Valori chiede finalmente di venire in Aula a riferire sul presente e sul futuro delle missioni internazionali ed anche ad impegnarsi con un alto profilo politico e istituzionale a confrontarsi in Aula e di fronte agli italiani sulla nostra mozione.
Credo che questa posizione non rappresenti un cambiamento della nostra linea, bensì la necessaria determinazione a pretendere dei chiarimenti e degli impegni non più rinviabili da parte del Governo, da un lato, e, dall'altro, la volontà politica di essere chiamati alla collegialità ed alla responsabilità e non ad umilianti e mortificanti ratifiche. Non vogliamo comunicazioni dal Governo, ma la ricerca di sforzi sempre più ampi di condivisione. È in questa ottica, cari colleghi, che l'Italia dei Valori in questo momento dichiara la propria astensione, cercando di farvi percepire il significato di uno sforzo ulteriore affinché si possa ricomporre all'interno del Parlamento e in Italia uno schieramento totalmente condiviso rispetto alle missioni internazionali alle quali, ripeto e ribadisco e concludo, noi siamo totalmente favorevoli.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, io non voglio ripetermi rispetto ai tanti interventi che abbiamo fatto sulla importanza per la politica estera italiana delle nostre missioni internazionali. Certo, è una delle più grandi operazioni dell'Italia, soprattutto, la sfida che viene lanciata al mondo occidentale, alla NATO, dalle vicende afgane, e abbiamo accolto anche con favore il fatto che il Governo abbia deciso di incrementare gli organici. Adesso io credo che stiamo facendo anche altri passi in avanti, come quello di avere disciplinato meglio il regime che riguarda la condizione dei nostri militari che operano nelle missioni internazionali.
Infine, credo che debba essere sottolineata anche questa decisione dell'Aula della Camera esaminare una riforma dei codici militari, per renderli più adeguati alla condizione dei militari che, dovendo obbligatoriamente uniformarsi alle regole di ingaggio, rischiano di trovarsi in una situazione di grande difficoltà e di grande rischio, come è stato fatto notare anche da alcuni colleghi che sono intervenuti. Pertanto, credo si debbano salutare positivamente anche questa giornata e questo atto che andiamo a votare. Noi convintamente, come sempre è accaduto, esprimeremo il nostro voto favorevole, anche sperando però che si esca un po' da questa situazione di precarietà, che talvolta sembra purtroppo, nonostante il grande consenso parlamentare, coinvolgere le nostre missioni internazionali (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gidoni. Ne ha facoltà.

FRANCO GIDONI. Signor Presidente, consegnerò il mio intervento nella sua interezza. Volevo solo ribadire la posizione della Lega Nord, che vede con favore un ridimensionamento nelle nostre missioni in Libano e nei Balcani. Ringraziamo il sottosegretario per aver accolto il nostro ordine del giorno sul Kosovo e sulla protezione dei luoghi di culto dei cristiano-ortodossi. Come Lega, rimarchiamo che quanto è stato fatto al Senato, ovvero l'introduzione di tutta una serie di emendamenti che forse poco hanno a che fare con il testo del decreto-legge, è un'azione che magari per il futuro raccomanderemmo che non venga più fatta, perché di sicuro ciò di cui non abbiamo bisogno è di avere un quadro legislativo del Paese poco chiaro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Gidoni, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pistelli. Ne ha facoltà.

Pag. 53

LAPO PISTELLI. Signor Presidente, colleghi, dato che l'ultima volta che abbiamo parlato di Afghanistan in quest'Aula lo abbiamo fatto per commentare l'attentato in cui avevano perso la vita sei militari e dato che i Presidenti della Camera e del Senato si recheranno a portare il Natale ai militari all'estero, penso valga la pena di spendere qualche minuto sul senso di ciò che stiamo votando, anche se il Natale incombe.
Questo è l'ultimo voto del 2009, con il quale sostanzialmente rifinanziamo l'insieme delle missioni nelle quali il nostro Paese è impegnato. Sono circa 8.300 militari, in ventidue diverse operazioni. Il Partito Democratico voterà a favore, secondo una consuetudine che lo ha accompagnato negli ultimi anni, salvo il caso dell'Iraq, fossimo maggioranza o opposizione, secondo quel principio di responsabilità che secondo noi in politica estera segna i grandi partiti delle grandi democrazie occidentali.
Dati il giorno e le circostanze, potrebbe esserci la tentazione di liquidarlo come un voto scontato, ma invece vi invito ad avere pazienza. Sarebbe un errore, questo non è un decreto-legge mille proroghe, anche perché non esiste, colleghi, voto più impegnativo e pregnante per un Parlamento di quello che stanzia risorse per inviare o mantenere all'estero militari, ragazzi italiani sì, ma ottimi professionisti, in luoghi dove si rischia la vita. Il decreto-legge per quest'anno mantiene inalterato sostanzialmente il quadro degli impegni, fatte salve alcune rotazioni, che collocano l'Italia ai primissimi posti della comunità internazionale per dispiegamento di uomini e mezzi. Ed è proprio scorrendo l'elenco delle missioni e l'anzianità di alcune di queste che viene naturale un primo pensiero di fondo. È un pensiero che accompagna il dibattito in molti Paesi, si parli di missioni di peacekeeping, di peace enforcing o di nation building. Dalla metà degli anni Novanta si è collaudato un meccanismo efficace di entrata nelle aree di crisi, una capacità di intervento durante le emergenze, ma per altro verso vediamo che è sempre più difficile, talvolta impossibile per la comunità internazionale, sapere uscire dopo lunghi anni di presenza. Tutti noi vediamo come la situazione nei teatri principali stia cambiando e sappiamo - ce lo dicono le notizie dei giornali e ce l'ha confermato l'audizione di Frattini e La Russa - che il prossimo decreto-legge, non questo, sarà l'occasione anche formale per una discussione diversa sulla presenza italiana, date le molte novità che si annunciano per l'Afghanistan.
Dunque, nel tempo che ho, desidero tracciare alcune brevissime linee di riflessione, dicendovi, cari amici e colleghi, che questa discussione è iniziata innanzitutto nel Paese che porta le maggiori responsabilità, cioè gli Stati Uniti: penso alla Presidenza Obama, alla nuova disponibilità verso il multilateralismo o alla strategia enunciata dopo il dibattito con il generale McCrystal.
Il dato di partenza è crudo, ma ineludibile: ad oggi, giovedì 17 dicembre 2009, la guerra in Afghanistan è durata esattamente due anni, due mesi e una settimana in più della seconda guerra mondiale, 800 giorni in più; comunque lo si voglia leggere, questo dato è un tempo spaventosamente lungo e pone a tutti noi la domanda sul cosiddetto end game, sulla fine di questo impegno, sul senso della missione, sulla strategia che l'accompagna e sul tempo necessario per realizzarla.
Molti obiettivi, lo sappiamo, sono stati ridefiniti nel corso di questi anni. Concretamente, Osama Bin Laden e il Mullah Omar non sono stati catturati e non sono probabilmente morti, ma va detto che non godono più di alcuna agibilità operativa. La capacità di Al Qaeda di colpire al di fuori di alcuni luoghi e la popolarità del suo messaggio nel mondo islamico sono state aggredite in profondità, non ancora sconfitte, ma contenute, e i talebani non sono più al potere a Kabul.
D'altra parte, abbiamo anche imparato sul campo, con molto realismo - lo sapevamo già prima - che l'Afghanistan non è il luogo più adatto per applicare il modello della democrazia all'inglese, che le elezioni non sono sinonimo di democrazia Pag. 54e che la democrazia elettorale non è comunque sinonimo di democrazia sociale e di solidità delle istituzioni.
Abbiamo purtroppo avuto la conferma che la lotta ai talebani non è efficace se confinata all'Afghanistan, se non si estende all'AfPak (Afghanistan-Pakistan) , se non si colpiscono basi e santuari. In Afghanistan, colleghi, nel 2003 vi furono tre attentati kamikaze, nel 2008 sono stati 135 e il 2009 finirà con numeri analoghi. In Pakistan, di cui i media europei si occupano soltanto episodicamente, negli ultimi 15 mesi sono state registrate 1.842 azioni terroristiche, con molte migliaia di morti.
Non è un caso che nel dibattito di altri Paesi - penso al dibattito in Inghilterra - stia maturando l'idea che consolidare la sicurezza sul territorio afgano ed estirpare i talebani sono sempre più obiettivi contraddittori, e dunque che la scelta del primo obiettivo può comportare, secondo questa idea, il ridimensionamento del secondo: in una parola, trattare con i cosiddetti talebani moderati per tenere l'Afghanistan e cacciare Al Qaeda.
Questi sono i dati, perciò, colleghi, è un'esigenza non soltanto dell'opposizione, ma di tutti noi, un'esigenza vitale, spiegare dopo otto anni alla nostra opinione pubblica se siamo lì insieme ad altri per continuare la caccia a Osama, per estirpare Al Qaeda, per impedire di essere colpiti qui, per sconfiggere i talebani, per affermare la democrazia, per stabilizzare la regione, per qualcuno solo di questi obiettivi o per una combinazione di tutti questi.
Questo è il dibattito che iniziamo oggi e che faremo a gennaio con il nuovo decreto. Almeno questo ci eviterà che capiti ancora di ascoltare dai banchi della stessa maggioranza, come è successo solo poche settimane fa, chi un giorno esalta il coraggio e la lealtà italiana alla missione, qualsiasi essa sia, e chi lo stesso giorno chiede di riportare a casa i nostri soldati appena possibile, perché si avvicina il Natale.
Questa materia, quella delle missioni, è una di quelle che non ammette sbavature e che richiede sobrietà e rigore, sulle parole come sui tempi. Confesso di nutrire qualche dubbio sull'opportunità di legare l'incremento della nostra presenza in Afghanistan, così come gli americani faranno, ad un annuncio sulla scadenza di questo impegno, specie - lo segnalo - dopo aver letto in queste settimane due interviste a comandanti talebani che hanno veicolato con parole diverse lo stesso concetto, quando hanno detto «voi occidentali pensate in mandati elettorali, noi in decenni; voi pensate con l'orologio, noi pensiamo con il tempo».

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 17,35)

LAPO PISTELLI. Capisco la ragione dell'annuncio che il Governo fa, ne temo la debolezza. A questo fine, un paio di ultime precisazioni: le guerre di guerriglia - lo hanno dimostrato tutti i conflitti della seconda metà del Novecento - si vincono più con il consenso stabile della popolazione che con l'aumento indiscriminato della pressione militare.
Dunque, affinché anche in Afghanistan sia vincente il passaggio ipotizzato dalla strategia del «cerca e distruggi» a quella del «ripulisci, mantieni e ricostruisci», la componente della spesa civile...

PRESIDENTE. Onorevole, Pistelli, le chiedo scusa. Potete dare la possibilità al Ministro La Russa di ascoltare l'intervento del collega? Prego.

LAPO PISTELLI. Il coordinamento fra i team provinciali dei vari Paesi, e un'alternativa plausibile e rapida alla coltivazione del papavero che alimenta i talebani, devono essere dunque elementi strategici equivalenti a quello militare. Secondo, è indispensabile, come si è finalmente iniziato a fare, agganciare il sostegno a Karzai e alla nuova leadership pakistana ad una richiesta di efficienza vera del Governo, soprattutto dopo l'accidentato percorso di rielezione a Kabul. Terzo, la disarticolazione di Al Qaeda e dei talebani richiede un'insistita azione di coinvolgimento Pag. 55regionale: è un fatto positivo l'uso dello spazio aereo russo concesso di recente da Medvedev a Obama, ma è sempre più chiaro il legame generale fra il dossier afghano, quello pakistano e quello russo-iraniano.
Signor Presidente, noi anticipiamo che non vorremmo ridimensionare la presenza italiana in Libano, e vorremmo maggiori dettagli sulla natura della riduzione prevista nella presenza nei Balcani. La missione UNIFIL in Libano ha fermato una guerra, ha permesso l'inizio di un processo importante di riappropriazione della sovranità libanese sul proprio territorio, ed è forse una delle cause non secondarie della riapertura di un negoziato israelo-palestinese ad esempio sullo scambio fra Gilad Shalit ed altri detenuti, per il quale speriamo in un esito favorevole. I Balcani, per quanto legittimamente non più prioritari per l'agenda americana, lo sono invece per noi: più che per una questione di storia, basta una questione di geografia.
Per questo, signor Presidente, signor Ministro, noi sappiamo che l'Italia non decide da sola il da farsi, sappiamo che essa partecipa ad alleanze ed assume impegni in sedi multinazionali.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

LAPO PISTELLI. Sto concludendo. Abbiamo pure letto la dura intervista del Ministro Frattini al Financial Times nel settembre scorso, in cui egli lamentava l'esclusione del nostro Paese da alcuni circuiti diplomatici; e da tempo condividiamo, fuori da ogni retorica a buon mercato sulla nostra reputazione nazionale, che abbiamo la medesima preoccupazione: la nostra esclusione. Chiediamo dunque che il nostro paese ci sia e si faccia sentire nelle sedi dovute. In questo spirito, confermo il voto positivo del Partito Democratico al decreto-legge in esame, confermo la nostra disponibilità a condividere ulteriori responsabilità, ma anche la ferma intenzione a partecipare non da spettatori a questa nuova fase che si apre (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mogherini Rebesani. Ne ha facoltà.

FEDERICA MOGHERINI REBESANI. Signor Presidente, prendo soltanto pochi minuti, non solo perché sono intervenuta già nel corso della discussione sulle linee generali, ma anche perché ben mi sento rappresentata dalle parole del mio collega Pistelli.
Intervengo semplicemente per sottolineare il fatto che oggi pomeriggio, seppure con una certa confusione, abbiamo fatto alcune cose importanti, che non erano scontate, nella discussione e nell'approvazione del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame. Spero però, mi auguro, voglio credere che il Governo sia pienamente consapevole dell'importanza degli ordini del giorno che sono stati accolti o accettati. Vorrei infatti fare tre esempi. Sarebbe anche bello che il Governo mi ascoltasse...

PRESIDENTE. Prego.

FEDERICA MOGHERINI REBESANI. Signor Presidente, so che lei mi ascolta.
Abbiamo avuto l'impegno da parte del Governo di presentare entro sei mesi un disegno di legge che tratteggi le linee di un nuovo codice penale militare: sarebbe un fatto storico, visto che sono anni che lo si attende. Vi è stato un impegno importante contro i bambini soldato, e vi è stato l'impegno da parte del Governo di reintrodurre il Fondo speciale per le missioni internazionali che la legge finanziaria che abbiamo votato questa mattina ha cancellato.
Mi aspetto, e mi auguro, che questi impegni, presi oggi dal Governo, non siano carta straccia, non siano dimenticati in un cassetto, ma siano effettivamente realizzati. Tra sei mesi, noi chiederemo conto di quel codice nuovo: a gennaio dovremo infatti votare un rifinanziamento delle missioni, che probabilmente prevederà una proroga delle norme diverse del codice che sono inserite oggi nel decreto-legge che votiamo, ma al successivo rifinanziamento, Pag. 56a luglio, i sei mesi saranno scaduti, e noi ci aspettiamo di vedere quel codice modificato con una legge organica; così come ci aspettiamo già a gennaio, a questo punto, che vi sia un modo di reintrodurre il Fondo speciale per le missioni internazionali. Questi sono impegni formali, solenni, che in assenza di discussione sugli emendamenti, di votazione degli emendamenti, restano l'unico strumento che il Parlamento, non l'opposizione, ripeto, ma il Parlamento ha per incidere su scelte strategiche della politica internazionale del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Antonio Martino. Ne ha facoltà.
Chiedo ai colleghi di liberare lo spazio davanti ai banchi del Governo, per permettere a tutti colleghi di ascoltare, qualora lo volessero, l'intervento del collega Martino.

ANTONIO MARTINO. Signor Presidente, vorrei molto brevemente svolgere una considerazione aiutandomi con due ricordi personali. Vedo con grande soddisfazione che l'Assemblea è compatta a sostegno delle nostre missioni di pace all'estero. Non è sempre stato così ed è un fatto positivo che adesso lo sia (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
L'Italia è una ed è in grado di esprimere una voce in politica estera e di difesa. Questo dovrebbe davvero fornire motivo di consolazione per tutti quanti. Mi rendo perfettamente conto, e gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto lo dimostrano, che ognuno di noi ha visioni diverse su quale dovrebbe essere l'impiego migliore dei nostri militari all'estero. Rispetto quelle diversità, specie se innestate su una sostanziale concordanza circa l'importanza delle nostre missioni.
Il primo dei due ricordi ai quali volevo fare riferimento risale all'autunno 2005: John Reid prese il posto di Geoffrey Hoon quale Ministro della difesa inglese e io mi recai a Londra per un incontro bilaterale. John Reid mi disse: «Sono già stato Ministro della difesa sette anni fa. Torno dopo sette anni e scopro che è cambiata una sola cosa: voi italiani sembra siate diventati indispensabili e che non si possa fare a meno di voi». Aveva ragione, perché nel secondo semestre del 2005 gli italiani avevano il comando della missione europea in Bosnia, il comando della missione NATO in Kosovo, il comando della missione ISAF in Afghanistan e il comando della missione europea a Rafah al confine tra Gaza e l'Egitto. Davvero erano diventati indispensabili (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
L'altro ricordo è più antico e risale al 2001: due giorni dopo essere stato nominato Ministro, mi recai a Bruxelles per incontrare l'allora segretario generale della NATO Lord George Robertson. Egli mi disse: «Your output is admirable, your input is deplorable», Ciò che fate è ammirevole, le risorse con le quali lo fate sono deplorevoli! Credo sia vergognoso il fatto che questo Paese dedichi soltanto lo 0,8 per cento del prodotto interno lordo alla difesa (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Unione di Centro). La difesa non è uno dei compiti dello Stato, la difesa è lo Stato! Per millenni lo Stato è esistito senza sanità pubblica, senza scuola pubblica, senza pensioni pubbliche, ma non è mai esistito uno Stato senza difesa! È una contraddizione in termini! Non possiamo spendere soltanto lo 0,8 per cento del PIL quando i Paesi europei membri della NATO ne spendono il 2 per cento, gli Stati Uniti il 4 per cento e la Federazione Russa il 5 per cento. È per questa ragione che non ho votato la fiducia al Governo e non ho votato questa finanziaria, perché trovo assolutamente inaccettabile il trattamento riservato alle nostre Forze armate (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Unione di Centro)
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

Pag. 57

PRESIDENTE. Onorevole Martino, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Beltrandi. Ne ha facoltà.

MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo a nome della delegazione radicale all'interno del gruppo del Partito Democratico per annunciare un voto di astensione su questo provvedimento.
Voglio chiarire, anche se credo che alla luce della nostra storia politica non ce ne sarebbe bisogno, che consideriamo fondamentale la prosecuzione della missione in Afghanistan. Voglio chiarire che noi ci sentiamo a sostegno dei militari italiani, che sono chiamati ad agire su uno scenario che è così difficile, ma così importante per la sicurezza dei nostri Paesi e della nostra comunità.
Tuttavia ci impedisce di votare a favore di questo provvedimento - è già stato ricordato dall'onorevole Maurizio Turco - l'articolo 3, comma 7.
Riteniamo che non vi fosse nessuna urgenza e nessuna necessità, per rifinanziare la missione in Afghanistan, di inserire in questo provvedimento il differimento ancora una volta, per un altro anno e mezzo, dell'elezione da parte dei militari dei propri rappresentanti. Crediamo che proprio ai cittadini militari che si sacrificano per noi sia fondamentale garantire il diritto costituzionale di scegliersi i propri rappresentanti: non c'era nessuna necessità di inserire questa norma e mi sarebbe piaciuto avere una risposta dal Ministro La Russa sul motivo per cui essa è stata inserita in questo provvedimento.
La senatrice Bonino ha già detto, in più occasioni, che occorre una riflessione sulla missione in Afghanistan, perché l'opzione militare da sola probabilmente non è sufficiente, ma su questo so che vi è sensibilità anche negli altri gruppi politici.
La ragione per cui noi ci asteniamo - lo ripeto ancora - è unicamente questa; per il resto siamo assolutamente a sostegno dei nostri militari (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3016)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 3016, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Diamo la possibilità al Ministro Bossi di votare... Onorevoli Ceroni e Rugghia. Il Ministro Bossi ha votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(S. 1850 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 4 novembre 2009, n. 152, recante disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia) (Approvato dal Senato) (3016):

(Presenti 482
Votanti 460
Astenuti 22
Maggioranza 231
Hanno votato
460).

Prendo atto che i deputati Gasbarra, Sarubbi, Bossa e Vaccaro hanno segnalato che avrebbero voluto astenersi.

Sull'ordine dei lavori (ore 17,50).

GIANPIERO BOCCI. Chiedo di parlare.

Pag. 58

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANPIERO BOCCI. Signor Presidente, intervengo anche a nome della collega Sereni e di altri parlamentari umbri per chiedere alla Presidenza di sollecitare il Governo a dichiarare lo stato di calamità naturale per i territori compresi tra Marsciano e Perugia colpiti dal sisma di ieri l'altro. Vorrei ricordare al Governo che sono più di 600 le persone sfollate e molti gli edifici lesionati. Per questo, per evitare che la maggior parte dei cittadini colpiti dal sisma continui a vivere in una situazione di provvisorietà, è necessario l'intervento della Protezione civile che, in sintonia con le istituzioni locali e con la regione Umbria, possa predisporre gli interventi necessari per risolvere i primi problemi di assistenza, sopratutto a lungo termine.
Per questo, sottolineo la necessità e l'urgenza che il Governo provveda immediatamente a dichiarare lo stato di calamità naturale.

FERDINANDO ADORNATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FERDINANDO ADORNATO. Signor Presidente, intervengo brevemente, ma non senza determinazione, per ribadire anche noi che non si possono sottovalutare i problemi che si sono aperti in questa fase in Umbria.
L'Italia è una e se purtroppo le sventure colpiscono una parte del Paese non possiamo occuparci solo di quella parte, ma ovunque si crei un'emergenza per la nostra popolazione, per le nostre famiglie, per i bambini, le donne e gli uomini, il Governo deve intervenire. A noi sembra che vi sia una sottovalutazione rispetto a ciò che sta avvenendo in Umbria e quindi premiamo perché seguano atti di attenzione e di intervento concreto per quelle popolazioni.

LUCIANO ROSSI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANO ROSSI. Signor Presidente, mi associo alle valutazioni e alle giuste sollecitazioni che il collega Bocci ha svolto riguardo a questa ennesima situazione di emergenza che vede, purtroppo, l'Umbria protagonista.
Di conseguenza, anch'io mi associo a queste sollecitazioni, che spero trovino una concreta attenzione da parte del Governo.

PRESIDENTE. Per consentire alla Commissione bilancio di riunirsi, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 18.

La seduta, sospesa alle 17,55, è ripresa alle 18,05.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1791 - Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2010 e bilancio pluriennale per il triennio 2010-2012 (Approvato dal Senato) (A.C. 2937-A); Nota di variazioni al Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2010 e bilancio pluriennale per il triennio 2010-2012 (A.C. 2937-bis).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2937-A, già approvato dal Senato: Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2010 e bilancio pluriennale per il triennio 2010-2012; Nota di variazioni al bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2010 e bilancio pluriennale per il triennio 2010-2012.
Avverto che il Governo ha presentato una seconda nota di variazioni al bilancio a seguito delle modifiche introdotte dal disegno di legge finanziaria, che è stata esaminata dalla Commissione Bilancio ai sensi dell'articolo 120, comma 7, del Regolamento (Vedi l'allegato A - A.C. 2937-ter).
Avverto altresì che sono stati riscontrati nel testo della suddetta nota di variazioni due errori materiali, uno relativo Pag. 59al totale del quadro generale riassuntivo del bilancio di competenza ed uno al totale della ripartizione per Ministero delle spese del bilancio di competenza. È stato pertanto richiesto al Governo di sostituire le corrispondenti parti del documento ed il Governo ha di conseguenza trasmesso alla Presidenza della Camera una lettera con cui ha comunicato la correzione di tali errori, sostituendo le corrispondenti parti del documento.
La V Commissione, che ha esaminato in sede referente la nota di variazioni, ha successivamente verificato la correzione degli errori materiali sopra ricordati. Sulla seconda nota di variazioni al disegno di legge di bilancio ha facoltà di parlare il relatore, onorevole Marinello.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, la Commissione si è riunita, ed esaminando la seconda nota di variazioni non si è sostanzialmente rilevato nulla, in quanto vi è esatta rispondenza tra la nota di variazioni medesima e le modifiche apportate con il disegno di legge finanziaria, così come approvato da questo ramo del Parlamento. Pertanto non vi è nulla da rilevare.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

GIUSEPPE VEGAS, Viceministro dell'economia e le finanze. Signor Presidente, intervengo semplicemente per ringraziare il relatore e la Commissione per questo ulteriore lavoro. La nota di variazioni corrisponde alle modifiche apportate da questo ramo del Parlamento, e - come da tradizione che ormai risale al secolo scorso - i saldi sono migliorati, ancorché leggermente, dopo l'esame della Commissione.

(Votazione seconda nota di variazioni - A.C. 2937-ter)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla seconda Nota di variazioni al bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2010 e bilancio pluriennale per il triennio 2010-2012 (2937-ter).
(Segue la votazione).

Onorevoli Simeoni, Moroni, Sisto, Colucci, De Camillis, Tassone, Tortoli, Stradella, Pisicchio e Casini.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Seconda nota di variazioni al Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2010 e bilancio pluriennale per il triennio 2010-2012) (2937-ter)

(Presenti e votanti 453
Maggioranza 227
Hanno votato
266
Hanno votato
no 187).

Prendo atto che il deputato Fucci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che i deputati Boccia, Rigoni e Monai hanno segnalato che non sono riusciti ed esprimere voto contrario.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2937-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 2937-A).
Avverto che l'ordine del giorno Burtone n. 9/2937-A/10 è stato ritirato dal presentatore.
L'onorevole Palomba ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2937-A/12. Constato l'assenza dell'onorevole Palomba: s'intende che vi abbia rinunziato.
Se nessun altro chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno presentati, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

Pag. 60

GIUSEPPE VEGAS, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, avendo attentamente compulsato i testi, il Governo, nello spirito di collaborazione crescente tra Governo e Parlamento, non ha difficoltà ad accettare gli ordini del giorno presentati, salvo quello ritirato.

PRESIDENTE. Ringraziamo il Governo per lo spirito di collaborazione crescente.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Toccafondi n. 9/2937-A/1; Di Biagio n. 9/2937-A/2; Castellani n. 9/2937-A/3; Romele n. 9/2937-A/4; Fedi n. 9/2937-A/5; Rosato n. 9/2937-A/6; Cicu n. 9/2937-A/7; Iannuzzi n. 9/2937-A/8; Recchia n. 9/2937-A/9, accettati dal Governo.
Ricordo che l'ordine del giorno Burtone n. 9/2937-A/10 è stato ritirato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Marinello n. 9/2937-A/11; Palomba n. 9/2937-A/12; Farinone n. 9/2937-A/13; Gozi n. 9/2937-A/14 e Barbi n. 9/2837-A/15, accettati dal Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2937-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, interverrò per cinque minuti, anzi molto meno. Il voto dell'Italia dei Valori è contrario al disegno di legge di bilancio che ci è stato sottoposto. Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Cambursano, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Mai nessuno l'ha applaudita così in Aula per il suo intervento! Grazie per la sintesi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ria. Ne ha facoltà.

LORENZO RIA. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Ria, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Fugatti, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baretta. Ne ha facoltà.

PIER PAOLO BARETTA. Signor Presidente, mi candido agli stessi applausi ricevuti dai colleghi chiedendo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Baretta, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marsilio. Ne ha facoltà.

MARCO MARSILIO. Signor Presidente, non poteva mancare il voto favorevole del Popolo della Libertà al disegno di legge di bilancio e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.

Pag. 61

PRESIDENTE. Onorevole Marsilio, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 2937-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2937-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2937-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Ceroni... onorevole Palmieri... onorevole Foti... ha votato Ceroni? Onorevole Scandroglio... onorevole De Micheli... onorevole Ceroni ha votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 1791 - «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2010 e bilancio pluriennale per il triennio 2010-2012» (Approvato dal Senato) (2937-A):

Presenti e votanti 460
Maggioranza 231
Hanno votato 269
Hanno votato no 191

(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che il deputato Monai ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Ascierto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

Deliberazione in merito alla costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione ad un conflitto di attribuzione sollevato innanzi alla Corte costituzionale dal Tribunale ordinario di Roma di cui all'ordinanza della Corte costituzionale n. 270 del 2009.

PRESIDENTE. Comunico che l'Ufficio di Presidenza, nella riunione del 16 dicembre 2009 - preso atto dell'esito della seduta della Giunta per le autorizzazioni dell'11 novembre 2009 - ha deliberato di proporre alla Camera la costituzione in giudizio innanzi alla Corte costituzionale, ai sensi dell'articolo 37 della legge n. 87 del 1953, per resistere al conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sollevato dal Tribunale ordinario di Roma dichiarato ammissibile dalla Corte costituzionale con ordinanza n. 270 del 2009, in relazione alla deliberazione della Camera del 19 dicembre 2008, con la quale è stata dichiarata - ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione - l'insindacabilità delle opinioni espresse dal senatore Maurizio Gasparri, deputato all'epoca dei fatti, nei confronti del dottor Henry John Woodcock, magistrato.
Se non vi sono obiezioni, tale deliberazione si intende adottata dall'Assemblea.
(Così rimane stabilito).

Deliberazione in merito alla costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione ad un conflitto di attribuzione sollevato innanzi alla Corte costituzionale dalla Corte d'appello di Milano di cui all'ordinanza della Corte costituzionale n. 303 del 2009.

PRESIDENTE. Comunico che l'Ufficio di Presidenza, nella riunione del 16 dicembre 2009 - preso atto dell'esito della seduta della Giunta per le autorizzazioni Pag. 62dell'11 dicembre 2009 - ha deliberato di proporre alla Camera la costituzione in giudizio innanzi alla Corte costituzionale, ai sensi dell'articolo 37 della legge n. 87 del 1953, per resistere al conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sollevato dalla Corte d'appello di Milano dichiarato ammissibile dalla Corte costituzionale con ordinanza n. 303 del 2009, in relazione alla deliberazione della Camera del 30 maggio 2007, con la quale è stata dichiarata - ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione - l'insindacabilità delle opinioni espresse da Vittorio Sgarbi, deputato all'epoca dei fatti, nei confronti del dottor Gian Carlo Caselli, magistrato.
Se non vi sono obiezioni, tale deliberazione si intende adottata dall'Assemblea.
(Così rimane stabilito).

Sull'ordine dei lavori (ore 18,18).

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, la discussione sulle linee generali della proposta di legge n.103 ed abbinate - Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n.91, recante nuove norme in materia di cittadinanza, avrà luogo martedì 22 dicembre (antimeridiana e pomeridiana). Nella stessa giornata si svolgerà un'informativa urgente del Governo sulla vicenda dell'esplosione di un pacco bomba all'interno dell'Università Bocconi di Milano.
Ricordo che il Governo non ha insistito per l'esame del disegno di legge di conversione A.C. 2975 in quanto il relativo contenuto è stato inserito nel disegno di legge finanziaria.

Calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di gennaio 2010.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo è stato altresì predisposto, ai sensi dell'articolo 24, comma 3, del Regolamento, il seguente calendario dei lavori per il mese di gennaio 2010:

Lunedì 11 gennaio (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):
Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2815 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di Sede tra il Governo della Repubblica italiana e il Network internazionale di Centri per l'Astrofisica Relativistica in Pescara - ICRANET.

Discussione sulle linee generali delle mozioni:
Bernardini ed altri n. 1-00288 e Vietti ed altri n. 1-00240 concernenti la situazione del sistema carcerario italiano;
Ghiglia ed altri n. 1-00269 concernente iniziative per la riduzione delle emissioni di gas-serra, con particolare riferimento allo sviluppo delle reti di ricarica dei veicoli elettrici sul territorio nazionale;
Iannaccone ed altri n. 1-00265 concernente iniziative per favorire l'occupazione nel Mezzogiorno.

Martedì 12 (votazioni dalle 15,30 alle 20,30), mercoledì 13 (votazioni dalle 9,30 alle 14 e dalle 16 alle 21) e giovedì 14 gennaio (votazioni antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione nella giornata di venerdì 15 gennaio):

Seguito dell'esame disegno di legge di ratifica n. 2815 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di Sede tra il Governo della Repubblica italiana e il Network internazionale di Centri per l'Astrofisica Relativistica in Pescara - ICRANET.

Seguito dell'esame delle mozioni:
Bernardini ed altri n. 1-00288 e Vietti ed altri n. 1-00240 concernenti la situazione del sistema carcerario italiano;
Ghiglia ed altri n. 1-00269 concernente iniziative per la riduzione delle emissioni di gas-serra, con particolare riferimento Pag. 63allo sviluppo delle reti di ricarica dei veicoli elettrici sul territorio nazionale.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 103 ed abbinate - Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme in materia di cittadinanza.

Seguito dell'esame della mozione Iannaccone ed altri n. 1-00265 concernente iniziative per favorire l'occupazione nel Mezzogiorno.

Lunedì 18 gennaio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):

Discussione sulle linee generali dei disegni di legge di ratifica:
n. 3014 - Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Panama sulla promozione e protezione degli investimenti (Approvato dal Senato - ove concluso dalla Commissione);
n. 3015 - Accordo sulla partecipazione della Repubblica di Bulgaria e della Romania allo Spazio economico europeo (Approvato dal Senato - ove concluso dalla Commissione);
n. 2326 - Convenzione del Consiglio d'Europa per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l'abuso sessuale, fatta a Lanzarote il 25 ottobre 2007, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno.

Discussione sulle linee generali delle mozioni:
Cota ed altri n. 1-00295 concernente iniziative relative ai criteri previsti dall'accordo «Basilea 2», volte a favorire il finanziamento delle piccole e medie imprese;
Di Pietro ed altri n. 1-00239 sulla situazione in Afghanistan e sulle prospettive dell'impegno del contingente italiano.

Martedì 19 (votazioni dalle 15,30 alle 20,30) e mercoledì 20 gennaio (votazioni dalle 9,30 alle 14 e dalle 16 alle 21):

Seguito dell'esame dei disegni di legge di ratifica:
n. 3014 - Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Panama sulla promozione e protezione degli investimenti (Approvato dal Senato - ove concluso dalla Commissione);
n. 3015 - Accordo sulla partecipazione della Repubblica di Bulgaria e della Romania allo Spazio economico europeo (Approvato dal Senato - ove concluso dalla Commissione);
n. 2326 - Convenzione del Consiglio d'Europa per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l'abuso sessuale, fatta a Lanzarote il 25 ottobre 2007, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno.

Seguito dell'esame delle mozioni:
Cota ed altri n. 1-00295 concernente iniziative relative ai criteri previsti dall'accordo «Basilea 2», volte a favorire il finanziamento delle piccole e medie imprese;
Di Pietro ed altri n. 1-00239 sulla situazione in Afghanistan e sulle prospettive dell'impegno del contingente italiano.

Giovedì 21 gennaio (votazioni antimeridiana e pomeridiana):

Comunicazioni del Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150 (con votazione delle eventuali risoluzioni presentate).

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Lunedì 25 gennaio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):

Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:
disegno di legge n. 1441-quater-B - Deleghe al Governo in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione di enti, di congedi, aspettative e permessi, di ammortizzatori sociali, di servizi per l'impiego, di incentivi all'occupazione, di apprendistato, di occupazione femminile, nonché misure contro il lavoro sommerso e disposizioni in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro (collegato) (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato);
proposta di legge n. 889 ed abbinate - Modifica all'articolo 420-ter del codice di procedura penale in materia di impedimento a comparire (ove concluso dalla Commissione).

Discussione sulle linee generali della mozione Zamparutti ed altri n. 1-00263 concernente iniziative per la difesa del suolo e del paesaggio e per la riqualificazione del patrimonio urbanistico ed edilizio.

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2966 - Disciplina sanzionatoria dello scarico di acque reflue (Approvato dal Senato - ove concluso dalla Commissione).

Martedì 26 (votazioni dalle 15,30 alle 20,30), mercoledì 27 (votazioni dalle 9,30 alle 14 e dalle 16 alle 21) e giovedì 28 gennaio (votazioni antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione nella giornata di venerdì 29 gennaio):

Seguito dell'esame dei progetti di legge:
disegno di legge n. 1441-quater-B - Deleghe al Governo in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione di enti, di congedi, aspettative e permessi, di ammortizzatori sociali, di servizi per l'impiego, di incentivi all'occupazione, di apprendistato, di occupazione femminile, nonché misure contro il lavoro sommerso e disposizioni in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro (collegato) (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato);
proposta di legge n. 889 ed abbinate - Modifica all'articolo 420-ter del codice di procedura penale in materia di impedimento a comparire (ove concluso dalla Commissione).

Seguito dell'esame della mozione Zamparutti ed altri n. 1-00263 concernente iniziative per la difesa del suolo e del paesaggio e per la riqualificazione del patrimonio urbanistico ed edilizio.

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2966 - Disciplina sanzionatoria dello scarico di acque reflue (Approvato dal Senato - ove concluso dalla Commissione).

Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo il mercoledì (dalle ore 15).

Lo svolgimento di interrogazioni e di interpellanze avrà luogo (salvo diversa previsione) il martedì (antimeridiana); lo svolgimento di interpellanze urgenti il giovedì o il venerdì, secondo l'andamento dei lavori.

Il Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario dei lavori, nonché della discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 103 e abbinate, sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

Per quanto riguarda la discussione della proposta di legge n. 889 ed abbinate, Pag. 65l'organizzazione dei tempi sarà valutata sulla base del testo che verrà licenziato dalla Commissione.

La Conferenza dei presidenti di gruppo tornerà a riunirsi nel mese di gennaio per la predisposizione del programma relativo al periodo gennaio - marzo 2010.

Sull'ordine dei lavori (ore 18,20).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Nell'augurare, anche da parte mia, buon Natale a tutti, ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, lei è velocissimo, è senz'altro uno degli uomini più veloci di questa Assemblea.

PRESIDENTE. Sa che per noi la maratona è importante!

FABIO EVANGELISTI. Non è proprio il più veloce, diciamo uno dei più veloci! Se avesse fatto il notaio, avrebbe fatto molti soldi!

PRESIDENTE. Non mi ricordi i miei limiti! Prego.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, questa volta, la velocità è andata a scapito della chiarezza. Per un misunderstanding, non vi è stata l'unanimità per quanto riguarda i due conflitti di attribuzione a cui lei ha fatto riferimento. Infatti, il gruppo dell'Italia dei Valori, in coerenza con quanto manifestato presso l'Ufficio di Presidenza, non poteva votare a favore. Tuttavia, credo che sia sufficiente che ciò resti agli atti.
Approfitto per rivolgere a lei, a tutti gli uffici della Camera e a tutti colleghi i migliori auguri di buon Natale e per l'anno nuovo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. La ringrazio di cuore per gli auguri. Ovviamente, quanto da lei testè detto resterà agli atti.

ALESSANDRO BRATTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, per motivare la richiesta di informativa urgente, vorrei dare, molto velocemente, alcuni dati.
Gli ecoreati accertati sono quasi venticinquemila: quasi settantuno al giorno, tre ogni ora, circa metà dei quali (50 per cento) si consumano in Campania, in Calabria, in Sicilia e in Puglia, quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa. Il resto si spalma abbastanza democraticamente su tutto il territorio nazionale. Questi sono i dati dell'ultimo rapporto sull'ecomafia curato da Legambiente nel 2009.
Il 2008 è stato l'anno dei record per le inchieste contro i trafficanti di rifiuti pericolosi: ben venticinque, con un fatturato che ha superato i 7 miliardi di euro, tanti soldi accumulati, avvelenando l'ambiente, i cittadini e frodando lo Stato. Vi sono una produzione di rifiuti urbani che non tende a calare e un sistema di gestione industriale che non si sviluppa: un'Italia, ormai, a tre velocità, dove, purtroppo, al Sud non si va oltre il 7-8 per cento di raccolta differenziata.
Signor Presidente, il 31 dicembre termina ufficialmente l'emergenza campana, anche se noi sappiamo che l'emergenza non è assolutamente risolta. Il sottosegretario Bertolaso, proprio in questi giorni, ha chiesto ufficialmente lo scioglimento di nove comuni, così come secondo il cosiddetto decreto rifiuti, con riferimento ad un articolo fortemente voluto anche dalla Lega. Questa richiesta è stata motivata e presentata al Ministro Maroni, il quale afferma che, entro il 31 dicembre, provvederà, probabilmente, a sciogliere alcuni di questi comuni.
Il tema delle ecoballe non è stato risolto, sono rimaste dov'erano. Siamo in Pag. 66attesa di capire se l'inceneritore di Acerra funzioni davvero o meno, perché ha avuto molti problemi rispetto alle emissioni. Non abbiamo ancora capito dove gli altri tre inceneritori previsti dal relativo piano debbano essere realizzati. È una situazione veramente complicata.
La situazione calabrese non è da meno. Anche in questo caso, il 31 dicembre termina lo stato di emergenza e anche in questo caso non si ha una prospettiva certa. L'unica cosa che si continua a chiedere è l'allargamento di discariche ormai fuori norma. Non vengono avviati nuovi impianti e quelli che vi sono - faccio riferimento agli impianti di selezione - sono incriminati per malfunzionamento.
Queste società miste di gestione, come la famosa Vallecrati di Cosenza, sono in stato di fallimento. L'inceneritore che doveva essere previsto a Cosenza non è stato realizzato; poi è stato spostato teoricamente nel crotonese, mentre adesso si richiede di ricostruirlo nel cosentino. Pertanto, siamo in presenza di una situazione molto complicata, dove le infiltrazioni della malavita, più o meno organizzata, sono presenti. Ricordo, inoltre, le circa 300 discariche abusive che si sono trasformate poi in siti da bonificare e che, allo stato attuale, sono stati censiti ma non bonificati.
Per finire vengo a illustrare la situazione siciliana. Già ricordava ieri l'onorevole Burtone la grave situazione di carattere ambientale e sanitario che si sta determinando e che ormai va avanti da parecchio tempo, soprattutto a Palermo, ma che ora ha interessato anche altri comuni limitrofi e altri comuni siciliani mentre anche Catania ha delle difficoltà. Quindi, non solo Palermo ma anche le altre province siciliane stanno vivendo una situazione drammatica, che deriva da una progettazione, da un sistema e da un assetto organizzativo completamente sbagliato, un progetto che ha visto nella costituzione dei famosi ATO, gli ambiti territoriali ottimali, il fulcro del dissesto finanziario della malamministrazione, condito dal fallimento totale della paventata costruzione dei quattro inceneritori che mai sono stati costruiti e su cui eravamo assolutamente contrari, in quanto era un piano - quello previsto dal commissario straordinario - completamente basato sull'incenerimento e pochissimo sulla raccolta differenziata. In questa situazione di sfascio e in numerosi casi, così come accertato dalla Commissione bicamerale, si è inserita la mafia, determinando situazioni di palese illegalità.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ALESSANDRO BRATTI. Aggiungiamo, inoltre, questa situazione che riguarda, in particolar modo, il comune di Palermo e l'azienda da esso controllata, in deficit da ormai parecchio tempo e a cui il Governo ha portato questo soccorso attraverso alcuni provvedimenti e alcuni finanziamenti ad hoc che non sono serviti, comunque, a sanare questa malamministrazione. Inoltre, ad oggi risulta che anche una parte di quegli amministratori sono interessati da inchieste giudiziarie.
Anche il Lazio sta attraversando un momento complicato nella sua programmazione e nell'attuazione di un piano commissariale che ha obiettivi ambiziosi e forse poco raggiungibili. Che dire poi della Lombardia...

PRESIDENTE. Onorevole Bratti, le chiedo scusa ma deve concludere!

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, ho quasi terminato il mio intervento, ma credo che ne valga la pena.

PRESIDENTE. Sono già trascorsi sei minuti. Normalmente si parla per cinque minuti.

ALESSANDRO BRATTI. Il tema delle bonifiche dei siti contaminati dove è stata aperta un'imponente inchiesta giudiziaria a carico degli amministratori regionali. È chiara la responsabilità del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.

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PRESIDENTE. La prego di concludere.

ALESSANDRO BRATTI. Ricordo che oltre 100 mila euro complessivi sono stati forniti dal Ministro per risolvere la bancarotta del comune di Palermo e ricordo anche che il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha una funzione specifica in tema di coordinamento e di svolgimento organizzativo nei confronti delle regioni rispetto all'applicazione...

PRESIDENTE. Onorevole Bratti, mi spiace toglierle la parola, ma deve concludere.

ALESSANDRO BRATTI. Sto per concludere, signor Presidente. Solo due frasi. Chiediamo a questo proposito - questo era il motivo di una lunga, ma credo necessaria, premessa - un'informativa urgente del Governo al Parlamento al fine di conoscere come l'Esecutivo intende procedere per non fare sprofondare il Paese in una situazione di emergenza perenne riguardo al tema dei rifiuti e dei siti contaminati.

PRESIDENTE. Sta bene. La Presidenza rivolgerà tale richiesta al Governo.

Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 18,30).

IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, vorrei, tramite la sua persona, chiedere al Governo di ottenere una risposta ad una interrogazione presentata, oltre che da me, anche da altri colleghi parlamentari del Friuli Venezia Giulia, sulla situazione presso il CIE di Gradisca che tra l'altro, come sappiamo, è stato destinatario in questi giorni di una busta contenente esplosivo e che per fortuna non ha prodotto gravi danni.
Vorrei anche esprimere, attraverso questo intervento, la solidarietà alla comunità di Gradisca, al sindaco, all'amministrazione comunale e anche alle persone che, destinatarie della busta, potevano subire danni ben peggiori rispetto a quelli che si sono verificati. Comunque, se ci sarà l'informativa del Governo, mi auguro che nell'occasione ci dica qualcosa di più preciso in relazione alla condizione del CIE di Gradisca d'Isonzo in provincia di Gorizia.

PRESIDENTE. La ringrazio della sintesi. Sarà cura della Presidenza farsi interprete di quanto ha testé richiesto.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 22 dicembre 2009, alle 9:

1. - Informativa urgente del Governo sulla vicenda dell'esplosione di un pacco bomba all'interno dell'Università Bocconi di Milano.

2. - Discussione del testo unificato delle proposte di legge:
ANGELI; ANGELI; BRESSA ed altri; DE CORATO ed altri; FEDI ed altri; RICARDO ANTONIO MERLO ed altri; SANTELLI; COTA ed altri; PAROLI; SBAI; DI BIAGIO ed altri; SARUBBI e GRANATA; MANTINI e TASSONE; SBAI; GARAGNANI: Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza (103-104-457-566-718-995-1048-1592-2006-2035-2431-2670-2684-2904-2910-A).
- Relatori: Bertolini, per la maggioranza; Bressa e Mantini, di minoranza.

La seduta termina alle 18,30.

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TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE DEL DEPUTATO EDMONDO CIRIELLI SUL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 3016

EDMONDO CIRIELLI, Relatore per la IV Commissione. Il provvedimento in esame dispone la proroga dal 1o novembre 2009 al 31 dicembre 2009 della partecipazione italiana ai processi di pace e di stabilizzazione nonché alle missioni internazionali.
Ricordo che il provvedimento, all'articolo 2, reca le autorizzazioni di spesa relative alla partecipazione italiana alla diverse missioni internazionali in corso di svolgimento e agli articoli 3, 4 e 5, reca, rispettivamente, disposizioni in materia di trattamento economico del personale, in materia penale e in materia contabile, che riproducono in buona parte quelle contenute nei precedenti provvedimenti di proroga delle missioni internazionali.
A questo riguardo, mi soffermerò soltanto sulle norme che introducono alcune novità. In particolare: l'articolo 3, comma 2, prevede che la tessera di riconoscimento del personale militare impiegato nelle missioni internazionali, previo consenso dell'interessato al trattamento dei dati personali, contenga i dati sanitari di emergenza, quali lo stato vaccinale, le terapie in atto, le allergie, le intolleranze, il consenso alla donazione degli organi, eccetera.
L'articolo 3, ai commi 3 e 4, aggiunge tra i soggetti destinatari degli indennizzi previsti a favore dei militari in missione che abbiano contratto infermità permanenti o patologie a causa di esposizione all'uranio impoverito, anche i genitori, se unici superstiti, disponendo altresì la conservazione in bilancio delle relative risorse.
L'articolo 3, comma 3-bis, introdotto dal Senato, prevede che il personale militare iscritto nel ruolo d'onore abbia diritto a domanda di permanere o di essere richiamato in servizio fino ai limiti di età previsti non solo se decorato al valor militare o civile, come attualmente previsto dall'articolo 1 della legge n. 79 del 1989, ma anche se iscritto nel citato ruolo a seguito di eventi traumatici verificatisi in servizio e per causa di servizio, anche in Patria, che ne abbiano determinato l'invalidità permanente pari o superiore all'80 per cento.
L'articolo 3, comma 5, interpreta l'articolo 1, comma 2, della legge n. 206 del 2004, recante nuove norme in favore delle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice, nel senso che la concessione delle pensioni di reversibilità o indirette ai genitori quali unici superstiti delle vittime del terrorismo, come per gli altri familiari delle vittime, dipende esclusivamente dalla sussistenza del rapporto di parentela con le vittime stesse.
L'articolo 3, comma 6, estende al personale della Guardia di finanza le norme di favore in materia di concorsi interni previste dal decreto-legge n. 451 del 2001 per gli appartenenti alle altre Forze armate impiegati in missioni internazionali. In particolare si prevede che il personale militare che abbia presentato domanda di partecipazione ai concorsi interni banditi dal Ministero della difesa, che sia impossibilitato a partecipare alle varie fasi concorsuali in quanto impiegato in missioni internazionali, sia rinviato d'ufficio al primo concorso utile successivo, fermo restando il possesso dei requisiti di partecipazione previsti dal bando di concorso per il quale ha presentato domanda. La norma prevede, altresì, che al suddetto personale, qualora vincitore del concorso e previo superamento del relativo corso ove previsto, siano attribuite, ai soli fini giuridici, la stessa anzianità assoluta dei vincitori del concorso per il quale ha presentato domanda e l'anzianità relativa determinata dal posto che avrebbe occupato nella relativa graduatoria.
L'articolo 3, comma 7, dispone la proroga, fino al 30 luglio 2011, del mandato dei componenti degli organi di rappresentanza militare (COCER). Come risulta dalla relazione illustrativa all'atto Senato n. 1850, la proroga dell'attuale mandato, che scadrà nel corso del 2010, intende assicurare continuità nella collaborazione tra gli organi di rappresentanza del personale militare e le amministrazioni nell'attuale Pag. 69fase di riassetto dello strumento militare e dei ruoli del personale. In particolare, nella citata relazione illustrativa, si legge che l'urgenza dell'intervento normativo è motivata dalla circostanza che il procedimento elettorale per il rinnovo dei suddetti organi deve essere avviato con mesi di anticipo rispetto alla data di scadenza del mandato in corso, che l'elezione riguarda tre distinti livelli di rappresentanza (consigli di base, intermedi e centrali) eletti attraverso gradi successivi di votazione e che è necessario consentire ai militari eleggibili di svolgere la relativa attività di propaganda elettorale.
L'articolo 3, comma 7-bis, introdotto al Senato, prevede che gli accertamenti preliminari al rilascio del nulla osta di sicurezza di cui all'articolo 9 della legge n. 124 del 2007 nei confronti di persona impiegata nello svolgimento di attività che comportano la trattazione di informazioni classificate, in deroga a quanto previsto dal comma 8 del citato articolo 9, siano effettuati senza informare la persona stessa, qualora il rilascio del nulla osta costituisca condizione necessaria per l'espletamento del servizio istituzionale nel territorio nazionale e all'estero.
L'articolo 3, comma 7-ter, introdotto al Senato, prevede che le risorse di cui alla legge finanziaria 2006, pari a 10 milioni di euro annui, per la progressiva estensione dei benefici previsti in favore delle vittime della criminalità e del terrorismo, anche alle vittime del dovere, siano ripartite con decreti del Ministero dell'economia e delle finanze di concerto con i Ministri della difesa, dell'interno e della giustizia e destinate agli stati di previsione della spesa dei ministeri interessati.
L'articolo 3, comma 7-quater, introdotto al Senato, rende permanente l'esclusione del personale civile del Ministero della difesa comandato in missione fuori della sede di servizio per esigenze di servizio dalla soppressione dell'indennità di trasferta disposta dall'articolo 1, comma 213, della legge finanziaria per il 2006, già prevista per il solo anno 2009 dal decreto-legge n. 209 del 2008.
I commi da 1-bis a 1-octies dell'articolo 4, introdotti al Senato, prevedono alcune disposizioni in materia penale che integrano quelle recate dai precedenti provvedimenti di proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali. In particolare, si prevedono tempi ridotti per gli accertamenti, i rilievi descrittivi o fotografici ed ogni altra operazione tecnica disposti dal pubblico ministero: dieci prorogabili, con decreto motivato dello stesso pubblico ministero, di ulteriori dieci giorni e quindici prorogabili con le stesse modalità di ulteriori 15 giorni, nel caso in cui il medesimo pubblico ministero si avvalga di un consulente (commi 1-bis e 1-ter). Inoltre, nel caso di compimento di accertamenti irripetibili, l'udienza si considera a trattazione prioritaria (comma 1-quater). Gli atti e i provvedimenti concernenti il citato sequestro dei mezzi sono trasmessi con modalità telematica (comma 1-quinquies). Si prevede altresì la non punibilità del militare che nel corso delle missioni di cui all'articolo 2 del presente decreto-legge, in conformità alle direttive, alle regole di ingaggio ovvero a ordini legittimamente impartiti, fa uso ovvero ordina di fare uso delle armi, della forza o di altro mezzo di coazione fisica, per le necessità delle operazioni militari (comma 1-sexies). Qualora il militare ecceda colposamente i limiti stabiliti dalla legge, dalle direttive, dalle regole di ingaggio o dagli ordini legittimamente impartiti, ovvero imposti dalla necessità delle operazioni militari, si applicano le disposizioni concernenti i delitti colposi se il fatto è previsto dalla legge come delitto colposo (comma 1-septies). Si prevede, infine, l'inserimento tra i reati per i quali è prevista la punibilità a richiesta del Ministro della difesa di cui all'articolo 260 del codice penale militare di pace anche di quelli previsti agli articoli 115 (movimento arbitrario di forze militari), 116, secondo comma (colposa intempestiva o omessa apertura di piego chiuso), 117, terzo comma (omessa esecuzione di un incarico di negligenza) e 167, terzo comma (colposa distruzione o sabotaggio di opere militari). Si tratta di disposizioni che appaiono Pag. 70coerenti con le particolari esigenze derivanti dai teatri operativi in cui operano le Forze armate. A questo proposito, auspico che nel prossimo futuro possa essere approvato un apposito codice penale militare applicabile alle missioni internazionali in cui tali esigenze possano trovare una risposta organica, conformemente alle iniziative assunte in tal senso dal Governo e da numerose forze politiche.
Passando all'esame dell'articolo 2 mi soffermerò sui tre teatri di operazioni che risultano numericamente prevalenti: Afghanistan, Libano e Balcani.
Per quanto riguarda l'Afghanistan, ricordo che il provvedimento in esame autorizza la proroga fino al 31 dicembre 2009 delle autorizzazioni di spesa relative alla partecipazione italiana alle missioni denominate ISAF (International Security Assistance Force) ed EUPOL AFGHANISTAN. Secondo la relazione tecnica, tali autorizzazioni si tradurranno in un contingente complessivo massimo per le due missioni di 3.283 unità. Per quanto riguarda l'ISAF, rammento che la missione italiana ha fin qui principalmente interessato le aree di Kabul e di Herat. In particolare, nell'area di Kabul, il 30 ottobre 2009, con il passaggio di consegne al contingente turco, la missione del contingente italiano a Kabul è ufficialmente terminata. Nell'area di Herat, invece, il contingente italiano ha la responsabilità del Regional Command West (RC-W), ampia regione dell'Afghanistan Occidentale (pari al Nord Italia) che si estende dal Capoluogo Herat fino a toccare la Provincia di Farah. L'ossatura principale del Regional Command West è costituita dal personale proveniente dalla Brigata meccanizzata «Sassari», anche se è presente un significativo contributo di uomini e mezzi della Marina militare, dell'Aeronautica, dei Carabinieri e della Guardia di finanza.
La missione EUPOL (European Police Afghanistan), invece, è una missione dell'Unione europea istituita il 30 maggio 2007 per la durata di tre anni, finalizzata a condurre un'azione europea nel quadro del processo di riforma della polizia afgana, con il compito di favorire lo sviluppo di una struttura di sicurezza afgana sostenibile ed efficace, in conformità agli standard internazionali. Al riguardo è opportuno sottolineare come la situazione in Afghanistan sia in continua evoluzione. Ricordo infatti che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite con la risoluzione 1890 (2009), adottata 1'8 ottobre 2009, ha stabilito la proroga del mandato della missione ISAF fino al 13 ottobre 2010 e che l'amministrazione USA, come si evince dalle dichiarazioni del Presidente Obama, ha deciso l'invio di ulteriori trentamila uomini.
Con una decisione del Consiglio dei ministri, anche l'Italia ha preannunciato l'intenzione di inviare ulteriori mille militari in Afghanistan, decisione confermata lo scorso 10 dicembre dai ministri Frattini e La Russa nel corso delle comunicazioni del Governo alle Commissioni riunite esteri e difesa dei due rami del Parlamento sulla missione ISAF.
Come precisato dal Ministro della difesa nel corso delle citate comunicazioni, l'aumento delle truppe in Afghanistan è finalizzato a rendere possibile il procedere in parallelo della missione militare e di quella di ricostruzione civile. La strategia per accelerare il processo di afganizzazione illustrata dai ministri degli esteri e della difesa risulta incentrata sull'aumento rapido delle truppe americane e internazionali, sull'addestramento degli afgani per lo svolgimento di operazioni congiunte e sull'inizio della fase di rientro, prevista nel 2011, secondo le previsioni del Presidente Obama, ma che il Ministro Frattini ha più prudentemente indicato per il 2013.
Per quanto concerne il Libano, il presente decreto-legge proroga fino al 31 dicembre 2009 le autorizzazioni di spesa relative alla partecipazione italiana alla missione delle Nazioni Unite in Libano, denominata UNIFIL (United Nations Interim Force in Lebanon), ivi incluso l'impiego delle unità navali della UNIFIL Marittime Task Force. Secondo la relazione tecnica tale autorizzazione si tradurrà nell'impiego di un contingente pari complessivamente a 2.080 unità. Pag. 71
Nel corso del 2010 si potrebbe registrare una riduzione del contingente impiegato in Libano, collegata al prossimo avvicendamento al comando della missione, attualmente detenuto dal generale Graziano, ma che potrebbe passare, dal prossimo febbraio, alla Spagna. Il Ministro della difesa, nel corso delle citate comunicazioni, ha evidenziato come l'Italia sia interessata a valutare il coinvolgimento di altri Paesi che oggi non partecipano alla missione, senza pregiudicare, ovviamente, la qualità della missione stessa.
Infine, per quanto riguarda i Balcani, il provvedimento in oggetto proroga fino al 31 dicembre 2009 le autorizzazioni di spesa relative alla partecipazione italiana alle missioni MSU (Multinational Specialized Unit), EULEX KOSOVO (European Union Rule of Law Mission in Kosovo), Security Force Training Plan in Kosovo, Joint Enterprise, nonché alle missioni dell'Unione europea in Bosnia-Erzegovina, denominate ALTHEA e EUPM (European Union Police Mission). Secondo la relazione tecnica tali autorizzazioni si tradurranno nell'impiego di un contingente pari complessivamente a 2.248 unità.
Anche con riferimento a tali missioni, nel prossimo futuro, l'Italia procederà ad un ridimensionamento della propria presenza: dalle attuali 1900 unità a 1400 unità nel giugno 2010 e a 600 unità nell'ottobre 2010. Come ha sottolineato il Ministro La Russa, durante le predette comunicazioni, tali riduzioni sono in linea con le previsioni della NATO e non sono quindi frutto della nostra necessità di trovare un pendant all'aumento di truppe in Afghanistan, tanto che qualora la NATO non rispettasse tale previsione, l'Italia non sarebbe intenzionata a far decrescere la propria presenza unilateralmente.
Per quanto riguarda il tema del rifinanziamento delle missioni ricordo che il disegno di legge finanziaria poc'anzi approvato dalla Camera, alla tabella A, accantonamento del Ministero della difesa, destina al rifinanziamento delle missioni internazionali per il 2010, un importo pari a 750 milioni di euro. Tali risorse, come ha sottolineato il Ministro La Russa, saranno destinate alla copertura degli oneri delle missioni per il primo semestre 2010.
In ultimo, gli articoli 6 e 7 disciplinano la copertura finanziaria del provvedimento - pari a circa 187 milioni di euro, di cui 181 milioni circa a valere sul fondo missioni internazionali e circa 5,5 milioni di euro a valere sulle risorse non utilizzate nel primo semestre 2009 per la missione UNAMID - nonché la sua entrata in vigore.

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI FRANCO GIDONI E ANTONIO MARTINO SUL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 3016

FRANCO GIDONI. Onorevoli colleghi, il decreto-legge di proroga al prossimo 31 dicembre delle missioni militari italiane in corso all'estero, varato dal Consiglio dei ministri il 28 ottobre scorso, giunge all'esame di questa Assemblea proprio mentre il Governo vara un nuovo provvedimento valido fino alla prossima estate.
La cosa è certamente dipesa dai tempi tecnici richiesti dalle procedure parlamentari, ma non c'è dubbio che il valore politico del disegno di legge di cui discutiamo ne esca fortemente sminuito.
Siamo in presenza di un atto chiaramente interlocutorio, di un ponte tra il modello di presenza militare all'estero prescelto sino allo scorso ottobre e quello che prenderà forma nei primi mesi del prossimo anno, per effetto del cambio di strategia appena deliberato dal Presidente Obama per vincere in Afghanistan o, forse più modestamente, creare almeno le condizioni di un'uscita da quel Paese meno umiliante di quella cui furono costretti a suo tempo i soldati sovietici.
Non entreremo certamente oggi nel merito dei rinforzi recentemente richiesti dall'Amministrazione americana al nostro Paese, invero con una procedura alquanto inconsueta, cioè tramite una telefonata al Presidente del Consiglio giunta all'improvviso dopo mesi di silenzio durante i quali siamo stati informati di ciò che accadeva a Washington solo tramite indiscrezioni e Pag. 72scoop più o meno attendibili della stampa americana. Siamo dell'opinione che sarebbe stato meglio essere più attivamente coinvolti come Europa e come Nato nel processo che ha portato all'adozione di un nuovo approccio ed all'incremento di truppe riconosciuto indispensabile alla sua attuazione.
Tuttavia, ormai è fatta: sappiamo che ci son stati chiesti 1.600 uomini in più e che ne invieremo concretamente circa 900 a partire dal prossimo giugno.
Per ora, comunque, è di altro che dobbiamo discutere.
Dobbiamo decidere se convertire in legge o meno il decreto in base al quale i nostri militari hanno continuato ad operare in Afghanistan, nei Balcani, nel Libano meridionale ed un vasto numero di altri scacchieri dal 1o novembre sino ad oggi. Possiamo negare il nostro voto? Ovviamente no.
È questo il decreto, tra l'altro, in base al quale l'esecutivo ha potuto riportare a casa il mese scorso i circa 400 militari supplementari che erano stati inviati ad Herat e dintorni nel quadro del processo di messa in sicurezza delle elezioni presidenziali afghane dello scorso 20 agosto.
La Lega Nord voterà quindi certamente a favore di questo provvedimento, per quanto «provvisorio» possa essere, anche se saremmo stati più felici di farlo nel contesto di un sentiero certo di ridimensionamento di alcuni degli impegni più onerosi che le nostre truppe sostengono all'estero. La speranza che così potesse essere era, del resto, comune a tutto il Governo ed era in fondo stata alla base stessa della decisione presa la scorsa estate di disporre una proroga quadrimestrale, in luogo di quella tradizionalmente semestrale che disciplina la prosecuzione dei nostri interventi militari oltremare.
L'auspicio non era solo quello di ridurre i nostri uomini in Afghanistan, ma anche di veder finalmente ridimensionati e rimodulati i nostri contingenti in Libano e nei Balcani. Lì, invece, almeno apparentemente, si è potuto fare ancor meno.
Naturalmente, è nei nostri voti che si determinino sul campo le condizioni che permettano nell'immediato futuro di contrarre almeno alcuni degli impegni che attualmente affrontano le nostre Forze armate. Ci auguriamo che si possa far meglio in futuro ed anche per questo abbiamo presentato un nostro ordine del giorno per impegnare il Governo ad utilizzare i nostri soldati in Kosovo per contribuire alla protezione dei luoghi sacri al culto cristiano ortodosso.
Mentre sosteniamo l'approvazione del provvedimento al nostro esame, tuttavia, non possiamo esimerci dal costatare come, ancora una volta, si sia approfittato della ghiotta occasione offerta dalla conversione di un decreto-legge per far sollecitamente approvare tutta una serie di misure di natura diversa, che poco o nulla hanno a che fare con la proroga delle missioni, in taluni casi anche dando segnali assolutamente inadeguati rispetto alle difficoltà della finanza pubblica ed alla gravità della materia oggetto di questo disegno di legge.
Desideriamo rimarcarlo a prescindere dal giudizio di merito sui singoli emendamenti che hanno ottenuto il consenso dei Senatori commissari o dell'Assemblea di Palazzo Madama. Alcune cose, singolarmente prese, sarebbero e sono anche condivisibili, ma rimane assolutamente poco chiara e comunque inopportuna la cornice normativa entro cui sono state inquadrate.
Nel votare sì alla conversione del decreto, onorevoli colleghi, raccomandiamo perciò di ridurre al minimo in futuro queste iniziative che poco o per nulla contribuiscono alla chiarezza del quadro legislativo del nostro Paese.

ANTONIO MARTINO. Onorevoli colleghe e colleghi, la Camera è quasi unanime nel sostenere le nostre missioni militari di pace. Non è sempre stato così e, anche se com'è ovvio le differenze politiche sugli obiettivi sulla durata e sulla natura permangono, è certamente un bene che esista una sostanziale concordanza sulla desiderabilità delle nostre missioni: l'Italia è una! Il nostro Paese è in grado di identificarsi sulla scena politica internazionale grazie ad una politica di sicurezza e di difesa. I nostri straordinari militari meritano Pag. 73l'insostituibile sostegno che viene loro dalla totalità dei rappresentanti del nostro popolo.
Le missioni internazionali di pace sono caratteristiche del nostro tempo. La vecchia contrapposizione fra guerra, conflitto fra Stati sovrani, e pace, assenza di combattimenti, è per il momento poco rilevante. Il nostro problema non è la difesa della patria dal potenziale aggressore, il contrasto all'invasore, ma la sicurezza internazionale che significa prevenire gli atti di violenza di entità non statali ai danni dei cittadini di Stati sovrani.
I nostri militari non sono più quindi chiamati a difendere le nostre frontiere o a prendere parte assieme ai nostri alleati a conflitti sotto l'egida di organizzazioni internazionali. Del resto, anche in passato l'identificazione del militare col bellico era priva di senso: le Forze armate non servono soltanto in tempo di guerra, sono anche indispensabili in tempo di pace per fare fronte alle calamità naturali. Chi se non loro può disporre dei mezzi, dell'organizzazione della catena di comando quando si tratti di soccorrere le vittime di un terremoto, deviare il corso di una colata lavica, portare l'acqua laddove prima non arrivava, fornire il trasporto urgente per malati gravissimi o evacuare popolazioni in pericolo? La protezione civile senza l'ausilio delle Forze Armate è un contenitore vuoto, sono le FFAA e i vigili del fuoco, assieme alla Croce rossa e alle associazioni di volontariato i veri protagonisti delle meritevoli attività di quel dipartimento.
Abbiamo ottimi motivi per essere orgogliosi dei nostri militari, sono ammirati in campo internazionale e additati ad esempio. Quando nell'autunno del 2005 John Reid sostituì Geoff Hoon al ministero della Difesa britannico, andai a Londra per un incontro bilaterale. John mi disse: ero già stato segretario di Stato alla Difesa sette anni fa; tornando ho scoperto che tutto era come l'avevo lasciato, tranne una cosa: voi italiani. Siete diventati indispensabili, sembra che non si possa fare a meno di voi.
Aveva ragione: nel secondo semestre del 2005 l'Italia aveva il comando della missione europea in Bosnia, di quella della Nato in Kossovo, dell'intera operazione Isaf, voluta dalla Nato e dall'Onu, nonché del posto di blocco di Rafah al confine fra la striscia di Gaza e l'Egitto.
Del resto, poco dopo il passaggio delle consegne ed il mio insediamento al ministero della Difesa, andai a incontrare il segretario generale della Nato, Lord Robertson. Mi disse: «The output of your military is admirable, their input is deplorable»! Quello che fate è ammirevole, la quantità di risorse con cui lo fate è deplorevole.
Onorevoli colleghe e colleghi, George Robertson aveva pienamente ragione: è deplorevole che un grande Paese come l'Italia, così impegnato in missioni militari di pace destini soltanto lo 0,8 per cento del PIL alla difesa. Ricordo che i paesi europei membri della Nato dedicano poco meno del 2 per cento e gli Stati Uniti d'America il 4 per cento a quello scopo. È deplorevole soprattutto perché la difesa non è uno dei tanti scopi dello Stato, la difesa è lo Stato. Per millenni sono esistiti Stati privi di assistenza sanitaria pubblica, pubbliche pensioni o scuole pubbliche, ma mai nell'intera storia millenaria dell'umanità si è dato il caso di uno Stato senza difesa.
È questa una delle ragioni che mi ha impedito di votare la fiducia al Governo e la legge finanziaria: senza una profonda modifica delle priorità della spesa pubblica che destini alla difesa un ammontare meno irrisorio di risorse, nessun Governo si aspetti la mia approvazione!

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI RENATO CAMBURSANO, LORENZO RIA, MAURIZIO FUGATTI, PIER PAOLO BARETTA E MARCO MARSILIO SUL DISEGNO DI LEGGE N. 2937-A

RENATO CAMBURSANO. Presidente e colleghi, con questo mio breve intervento voglio rispondere al presidente del gruppo della Lega Nord per quanto ha detto nella Pag. 74sua dichiarazione di voto sulla finanziaria: «Dovete ridurre le spese, altro che abbassare le tasse». Non potete abbassare le tasse perché non siete stati capaci di ridurre le spese!
Secondo Moody's il 2010 sarà un anno difficile per gli emittenti del debito sovrano, anche perché i tassi di interesse riprenderanno a crescere: allacciate le cinture di sicurezza, turbolenze in arrivo!
Il debito pubblico italiano al 30 novembre registra un aumento di 14 miliardi rispetto al mese precedente e di 154 miliardi rispetto al 1o gennaio 2009; inoltre registra un aumento di 168 miliardi rispetto ai 12 mesi precedenti. In totale al 31 dicembre 2009 il debito pubblico è pari a 1.815 miliardi di euro. Ciò vuol dire un 9,6 per cento in più contro il 4,8 per cento dovuto alla caduta del PIL. Mentre l'altro 4,8 per cento di aumento del debito è inspiegabile, delle due l'una: o avete accantonato risorse ad un fondo occulto per il futuro oppure avete speso e sprecato risorse finanziarie immani.
Ecco perché l'Unione europea ha avviato una procedura di infrazione, infrazione che era stata annullata dopo due anni di Governo Prodi. Dove sono finiti i soldi degli italiani? All'appello mancano almeno 40 miliardi di euro, cioè 80.000 miliardi di vecchie lire. Dove sono? A chi li avete dati? Come li avete sprecati? E tutto ciò mentre i costi degli interessi sul debito sono diminuiti!
Nel contempo, però, i lavoratori dipendenti, i precari, i parasubordinati hanno perso potere d'acquisto, hanno perso il lavoro e hanno perso la capacità finanziaria di pagare gli studi ai figli, di comprare vestiti, di pagare il trasporto pubblico per andare al lavoro o all'università e di pagare bollette per luce, acqua e gas. La disoccupazione è arrivata all'8,5 per cento e supererà il 10% entro la fine del 2010.
Intanto i ricchi sono diventati più ricchi e lo diverranno ancor di più con i provvedimenti per i SUV, le Ferrari, le barche, eccetera. Le loro ricchezze sono aumentate anche grazie al change over, ai condoni, agli sgravi fiscali, alla corruzione, al lavoro nero e alla mafia.
Invece gli investimenti sono precipitati e sono diminuiti di 9 miliardi di euro. Ma per finanziare la spesa corrente, dove prendete i soldi? Li prendete dallo scudo fiscale, dal TFR, dalla vendita ai mafiosi dei beni sottratti ai medesimi.
Il Governo afferma che il Paese è capace di uscire dalla crisi meglio e prima degli altri ma Standard & Poor's ritiene che il potenziale di crescita dell'economia italiana sia basso e possa attenuarsi ulteriormente!
Questa vostra finanziaria non affronta i problemi veri del Paese; non sostiene i redditi più bassi e quindi non sostiene la domanda interna. Abbiamo proposto di ridurre la pressione fiscale con coperture vere e certamente diverse dalle vostre nei confronti dei lavoratori dipendenti e dei pensionati. Abbiamo proposto ulteriori detrazioni fiscali per i figli a carico e abbiamo proposto le reintroduzione del bonus famiglia: nulla!
La vostra finanziaria non sostiene lo sviluppo delle PMI. Abbiamo proposto un fondo di garanzia per l'accesso al credito da parte delle PMI e la costituzione di un fondo per il pagamento dei debiti che i Comuni hanno nei loro confronti inoltre abbiamo proposto l'allentamento del patto di stabilità interno per i Comuni e le Province virtuosi: nulla, su tutto il fronte!
Avevano promesso di abolire l'IRAP, poi di ridurla, poi di tagliare almeno il costo del lavoro, ma nulla è stato fatto: una presa in giro, una farsa!
Per tutte queste ragioni e per altre, che per brevità di tempo non riprendiamo in questa nostra dichiarazione di voto, l'Italia dei Valori è contraria a questo bilancio, a questa finanziaria e a questo Governo!

LORENZO RIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il voto sul bilancio di previsione dello Stato per l'anno 2010 e sulla relativa nota di variazioni, fotografa e certifica definitivamente, da un lato, il balletto di cifre che c'è stato in questi mesi all'interno della maggioranza tra manovrine Pag. 75piccole e grandi, dall'altro, la contrapposizione, sempre all'interno della maggioranza, tra partito della spesa e partito del rigore. Quello che ne è venuto fuori e che la maggioranza si appresta ad approvare quest'oggi in quest'Aula, nella migliore delle ipotesi, sarà inutile rispetto all'andamento economico e alla situazione sociale del nostro Paese.
Sino ad oggi, questa maggioranza di centrodestra ha avuto gioco facile nel giustificare le proprie innumerevoli richieste di ricorso al voto di fiducia con l'emergenza sociale, con la presunta volontà di scontro espressa dall'opposizione parlamentare e con le presunte numerose proposte emendative da essa presentate.
Al contrario, le opposizioni si sono fatte carico della preoccupante situazione del Paese e hanno individuato - anche questa volta - pochi e specifici emendamenti per porre in essere un'azione di contenimento della crisi.
La drammaticità dei problemi è (infatti) il presupposto del nuovo inizio che noi chiediamo ormai da tempo. Il metodo del confronto leale che proponiamo è lo strumento, forse l'unico, che potrà assicurare buoni risultati e consentire un minimo di coesione sociale.
Una coesione che può essere messa in crisi non solo da forme di protesta irresponsabili, quali quelle di queste ultime ore, rispetto alle quali rivendichiamo il pieno rispetto delle leggi, ma anche da emergenze sociali vere e profonde, rispetto alle quali non avremo i mezzi e gli strumenti per limitare i danni.
Ma dinanzi a tanta disponibilità, qual è stata la reazione del Governo? Qualsiasi Governo al mondo che si rispetti avrebbe perlomeno dato atto della disponibilità delle opposizioni, evidenziando il suo cambio di passo e sottolineando la nuova disponibilità ad affrontare, senza aspre contrapposizioni, le emergenze sociali.
Qualsiasi Governo, appunto, ma non questo, che, non potendo, nella sua nuova situazione, appigliarsi al benché minimo pretesto, ha addirittura attivato in Commissione bilancio, con la propria maggioranza e con lo stesso relatore, un'autentica azione di ostruzionismo.
In Commissione bilancio, la discussione sul disegno di legge finanziaria si è, infatti, arenata per l'implosione della maggioranza di centrodestra. È avvenuto, in sostanza, che il Governo non se l'è sentita di condividere con noi un approfondimento, sia pure di alcuni, pochi, sensibili temi sui quali trovare un'intesa, preferendo - al contrario - la strada di una convulsa azione «autoemendativa».
L'ostruzionismo di questa maggioranza, ma, ancora di più, le sue tensioni - e forse anche la paura del confronto con noi sui temi reali delle emergenze sociali - hanno fatto saltare tutto.
È stato semplice, a quel punto, temere che quell'ostruzionismo fosse il pretesto per motivare in qualche modo l'ennesimo ricorso al voto di fiducia, quasi «preannunziato» in Commissione bilancio attraverso un maxiemendamento blindato, per di più su dettatura del Governo, non modificabile neanche con emendamenti che non avrebbero inciso sulla manovra e che non avrebbero provocato alcun effetto sul bilancio o sui saldi di finanza pubblica.
Una maggioranza, dicevo, in forte difficoltà, attraversata al suo interno da tensioni e divisioni che ha blindato un provvedimento per evitare il rischio di mostrarsi per quella che è: un vaso di coccio litigioso e per così dire pasticcione.
Il risultato è un testo che è un boomerang contro famiglie e imprese: le prime escono con le «ossa rotte» da questa finanziaria, dove non solo non c'è nulla, ma addirittura è stato tolto anche il bonus famiglia previsto nel 2009; le seconde, che si aspettavano il taglio dell'IRAP, e già è tanto se non vedranno accrescere la pressione tributaria e fiscale.
Ma ci stiamo rendendo conto che tutto il lavoro svolto da questo Parlamento dall'inizio di questa legislatura, si sta oramai riducendo ad un esercizio di puro illusionismo? Di semplici interventi di pura cosmesi?
Dove sono i grandi programmi e le grandi misure annunciate in questi mesi Pag. 76dal Governo? Dove gli interventi a sostegno del credito? Dove il piano per l'occupazione e la riforma degli ammortizzatori sociali? E ancora. Dov'è il piano straordinario annunciato per il Mezzogiorno?
«Pseudo» piani Marshall, cabine di regia e banche ad hoc hanno soltanto coperto un vuoto d'iniziativa grave che resta inerte dinanzi alla situazione descritta con estrema chiarezza anche dal governatore di Bankitalia Draghi pochi giorni fa e che conferma l'inganno che il Governo sta portando avanti nei confronti del Sud.
Mi pesa dirlo, cari colleghi, ma i fatti dimostrano che è così. Abbiamo ed avete perso - di nuovo - un'occasione per dare uno sguardo d'insieme sulla società italiana, di utilizzare gli strumenti che ci vengono messi a disposizione per fornire una risposta coerente con la situazione reale.
Il nostro Gruppo ha assunto fin da subito una posizione trasparente dando dimostrazione - ancora una volta - di grande responsabilità, proponendo, in maniera costruttiva e senza alcun atteggiamento ostruzionistico, diverse proposte emendative che vanno nella direzione di migliorarlo: ci siamo preoccupati, infatti, in primo luogo di reinserire le risorse mancanti, e in secondo luogo di sostenere il tessuto sociale e produttivo del nostro Paese: in primis imprese, famiglie, oggi maggiormente esposte alle innumerevoli difficoltà finanziarie derivanti dalla crisi economica, tutt'altro che passata.
Abbiamo proposto di ripristinare il beneficio di 2,5 miliardi che le famiglie nel 2009 hanno percepito con il bonus, aumentando gli assegni familiari da 800 a 1000 euro; abbiamo presentato misure sul patto di stabilità, sul 5 per mille, maggiori fondi sulla sicurezza, l'inserimento del canone RAI nella bolletta elettrica, la cedolare secca sugli affitti.
Ci siamo battuti, inoltre, per cancellare quella norma a dir poco «imbarazzante» che, tradendo l'impegno assunto con il milione di cittadini che nel 1996 firmarono la proposta di legge per l'uso sociale dei beni sottratti alla malavita, prevede la possibilità di vendita dei beni confiscati alla mafia con il solo obiettivo di far cassa, poiché crediamo fortemente che questi debbano essere destinati a svolgere una funzione sociale e non consegnati semplicemente alle aste.
Singolare, poi, mi sia consentito ribadirlo, la scelta di inserire alcuni temi che nulla hanno a che fare con la sessione di bilancio. Penso alla norma sulla riorganizzazione delle autonomie locali che, non a caso, in prima battuta, era stata dichiarata inammissibile.
Sia chiaro: la discussione sui cosiddetti «costi della politica» non ci trova per nulla indifferenti, al contrario. Siamo disposti a discutere su un progetto di riforma organico ampiamente condiviso.
Ciò, tuttavia, è ben diverso dal trovarsi di fronte ad una soluzione improvvisata (frettolosa, arrangiata) e posta con un emendamento alla legge finanziaria, che, rischia - come denunciato a gran voce sia dall'ANCI che dall'UPI - di minare la possibilità di operare un confronto positivo e costruttivo su una riforma, quella appunto del sistema delle autonomie, che rappresenta un tassello ancora mancante, dopo l'approvazione della legge sul federalismo fiscale.
Esprimiamo, in conclusione, un giudizio fortemente critico e negativo, pregno di preoccupazione per un Governo che cerca per cosi dire di «vivacchiare» rimandando a data da destinarsi le riforme importanti, serie e strutturali indispensabili per il futuro del paese e per il rilancio del Sud.
Questo, in sostanza, l'atteggiamento di un Governo che conferma di non essere in grado di misurarsi con la grandezza e la profondità dei problemi, che non sa affrontarli con una logica complessiva di sviluppo, e che, soprattutto, non conosce le regole fondamentali del confronto e della democrazia, riducendo tutto a colpi di scena populistici e senza prospettiva.

MAURIZIO FUGATTI. La Lega Nord annuncia il voto favorevole su questo provvedimento. La legge finanziaria prevede interventi importanti in molte materie: Pag. 77agricoltura, ammortizzatori sociali, sicurezza, sanità, università, ICI per i comuni. L'opposizione ha proposto 16 miliardi di controfinanziaria proponendo un calo delle tasse generalizzato. Anche la Lega vorrebbe ridurre il carico fiscale, ma crediamo che oggi sia necessaria una politica economica di rigore. Questo perché l'Italia ha il terzo debito pubblico al mondo ma non è la terza economia al mondo. Noi emettiamo un alto numero di titoli di Stato per finanziare il debito pubblico. Se l'Italia non ha i conti pubblici in regola le agenzia di rating declassano il nostro Paese e quindi aumenterebbe il tasso di interesse pagato sui titoli di Stato. Questo maggior tasso di interesse vanificherebbe il calo delle tasse se si applicasse una politica economica non di rigore.
L'Italia sta comunque meglio di certi paesi europei. I tassi di disoccupazione sono i seguenti: Italia 9,4 per cento, Francia 10,7 per cento, Spagna 20,5 per cento, Germania 10,4 per cento. Anche nel debito pubblico gli altri paesi stanno peggiorando: la Francia passa nel 2010 dal 68 per cento del PIL all'86 per cento; la Germania dal 66 per cento al 78 per cento; la Spagna dal 40 per cento al 62 per cento. L'Italia quindi non è l'unico paese che sta aumentando il debito pubblico. L'Italia sta tenendo bene grazie alla struttura produttiva delle piccole e medie imprese. La sinistra voleva far chiudere le piccole e medie imprese criminalizzandole con le politiche dell'ex ministro delle finanze Visco.
Oggi, se usciremo dalla crisi, sarà grazie a loro che stanno tenendo in questa crisi economica. In conclusione le tasse potremo tagliarle quando col federalismo fiscale avremo responsabilizzato la spesa pubblica in capo agli enti locali e questi saranno maggiormente controllati dai loro cittadini.

PIER PAOLO BARETTA. Signor Presidente, questo è l'ultimo anno in cui ci troviamo ad affrontare questo tipo di discussione sui disegni di legge finanziaria e di bilancio. Fino ad oggi la discussione parlamentare si è sempre concentrata soprattutto sulla finanziaria a scapito del bilancio, interpretato solo come il documento contabile che certifica le entrate e le spese dello Stato a legislazione vigente e le modificazioni che su tali voci intervengono a seconda degli obiettivi di finanza pubblica o di politica economica che il Governo e la sua maggioranza parlamentare vogliono perseguire.
Con la definitiva approvazione da parte del Senato, avvenuta ieri, della riforma della contabilità il bilancio ritornerà ad avere la centralità che merita.
Ma merita attenzione anche il bilancio di previsione di questo anno, perché in esso si vedono chiaramente le conseguenze delle scelte economiche e di finanza pubblica fatte dal Governo con tutti i numerosi e disorganici provvedimenti economici precedenti.
Prima di tutto è necessario ricordare come le riduzioni di spesa disposte dall'articolo 60, comma 1, del decreto-legge n. 112 del 2008 hanno pesantemente inciso le dotazioni finanziarie a legislazione vigente per il triennio 2009-2011 delle missioni di spesa di competenza dei vari Ministeri. Tale riduzione del bilancio dello Stato raggiunge l'entità di 9 miliardi nel 2010 e aumenta fino a oltre 15 miliardi di euro per il 2011. Il taglio lineare disposto dal decreto-legge n. 112 comporta un'incidenza del 21,9 per cento nel primo anno (2009), che aumenta ad oltre il 40 per cento nel 2011.
Le previsioni del bilancio a legislazione vigente per il 2010 registrano una riduzione del saldo netto da finanziare rispetto all'assestamento per il 2009, di oltre 8,5 miliardi di euro, derivanti da una riduzione delle spese finali di oltre 9 miliardi di euro e da una riduzione delle entrate finali di oltre 700 milioni di euro.
Ma non possiamo dichiararci soddisfatti del decremento della spesa, perché essa solo in apparenza risulta virtuosa, dal momento che riguarda in larga parte le spese in conto capitale: la riduzione di oltre 9 miliardi, infatti, è pressoché interamente imputabile ad un sensibile decremento delle spese in conto capitale, che registrano una diminuzione di più di 8 Pag. 78miliardi di euro rispetto al bilancio assestato 2009. Questo significa che viene ridotta la parte più importante per lo sviluppo poiché i Ministeri non avranno le risorse necessarie per finanziare gli investimenti.
La contrazione delle spese in conto capitale principalmente è ascrivibile ai seguenti comparti di spesa: riduzione dei contributi agli investimenti alle imprese, riduzione dei contributi agli investimenti alle amministrazioni pubbliche, riduzione di altri trasferimenti in conto capitale. E sulle spese in conto capitale avete tagliato un miliardo e 200 milioni di euro per l'alta capacità ferroviaria, 960 milioni di euro per la gestione ordinaria delle Ferrovie dello Stato (colpendo al cuore i servizi per i pendolari nel nostro Paese), un miliardo e 205 milioni di euro all'ANAS.
Ma questi 8 miliardi sono solo parziali, perché c'è un taglio più grande, quello che avete fatto alle risorse dei fondi FAS; c'erano 64 miliardi di euro, 37 erano FAS nazionale e 27 erano FAS delle regioni (intoccabili altrimenti l'Unione europea avrebbe potuto revocare i finanziamenti): di quei 37 miliardi il Governo ne ha utilizzati 24 (per l'ICI, per Alitalia, per gli ammortizzatori sociali, per finanziare la ricostruzione in Abruzzo) e quindi c'è stata una decurtazione drastica di spese che dovevano essere aggiuntive per le regioni e per le aree sottoutilizzate. E anche gli intoccabili 27 miliardi di euro regionali con questa manovra di bilancio potranno essere utilizzati per coprire i disavanzi in sanità. Quindi i fondi del Mezzogiorno non arriveranno: ci sarà una dequalificazione della spesa, i PAR non potranno essere finanziati, e finisce l'intervento aggiuntivo per opere pubbliche nel Mezzogiorno.
Sulla spesa corrente si registra, rispetto al bilancio assestato 2009, una riduzione (-922 milioni di euro), ma se confrontata, tuttavia, con il bilancio 2009, la previsione di spesa corrente nel 2010 evidenzia un incremento di circa 5 miliardi di euro. Quindi la spesa che bisognerebbe controllare è di fatto fuori controllo. La riduzione della spesa corrente principalmente è ascrivibile ad una categoria di spese: la diminuzione dei trasferimenti correnti alle famiglie.
Ma anche per quanto riguarda le entrate finali, se confrontiamo i dati con quelli della legge di bilancio per il 2009, si evidenzia una considerevole riduzione nel 2010, di circa 27 miliardi di euro, quasi interamente ascrivibile alle entrate tributarie. Le previsioni per il 2010 indicano 27 miliardi in meno rispetto alle previsioni per il 2009; è vero che rispetto all'assestamento del 2009 c'è un recupero, ma il saldo negativo è comunque di 24 miliardi in meno di entrate; crollo dell'IVA (meno 7 miliardi); l'IRE è diminuita di due miliardi e 807 milioni euro, l'IRES addirittura di 4 miliardi.
Quindi, a fronte di una legge finanziaria che sembra dispensare provvidenze a costo zero, il bilancio fa chiaramente emergere le rilevanti riduzioni di finanziamento di leggi di spesa che hanno inciso sui vari stati previsionali di spesa dei Ministeri, a partire dal bilancio di previsione dello scorso anno e del relativo assestamento. Ci si ricorda dei tagli lineari dello scorso anno e dei loro effetti nel triennio. Voglio ricordare solo qualche voce affinché non ce ne dimentichiamo: 3 miliardi di euro in meno allo sviluppo economico, 1 miliardo e 800 milioni in meno all'istruzione, 500 milioni in meno alle politiche di sicurezza, quasi 3 miliardi in meno alla logistica, infrastrutture e trasporti, 1,5 miliardi di tagli alla difesa, 739 milioni in meno alla competitività e allo sviluppo delle imprese, 2 miliardi in meno in relazione al diritto alla mobilità, 3,5 miliardi in meno rispetto agli investimenti fissi lordi.
Però non è tutto. Non si può non guardare a quanto accaduto nei mesi passati. Il Governo sostiene di aver scelto, in un contesto generale caratterizzato da elevata incertezza in ordine all'intensità e alla durata della prospettiva di ripresa della crescita del prodotto interno lordo, una strada responsabile ispirata alla logica di prudenza fiscale, in base alla quale l'intento di contrastare gli effetti negativi della crisi economica senza determinare Pag. 79un peggioramento della situazione dei conti pubblici è stato perseguito attraverso la definizione di misure di sostegno articolate in modo tale da determinare un impatto quanto più possibile neutrale sulla finanza pubblica. E in questo quadro di grande difficoltà una buona parte delle risorse trovate risponde non casualmente ad istanze che noi abbiamo più volte sollecitato, quali le risorse per gli ammortizzatori sociali, il Patto per la salute, le risorse da destinare ai comuni a copertura del mancato gettito ICI, il credito d'imposta per la ricerca delle imprese, il 5 per mille, la proroga della sospensione dei tributi per le vittime del sisma in Abruzzo (ma siamo ben lontani da quanto è stato riconosciuto in casi analoghi), i libri di testo gratuiti, le risorse per le scuole paritarie, il fondo per la non autosufficienza, eccetera.
E la nostra sollecitazione nasceva dal fatto che queste misure erano tutte contenute nella legislazione precedente - spesso varate da Governi di centrosinistra che vi hanno preceduto - e che voi con il decreto-legge n. 112 e con gli altri provvedimenti avevate tagliato e che oggi ripristinate solo parzialmente. Ricordo che i libri di testo gratuiti c'erano già, i finanziamenti per le scuole paritarie c'erano già, il turn over dei vigili del fuoco c'era già, i soldi per la sicurezza e per la difesa c'erano. E tutto ciò era stato tolto da questo Governo.
Non solo, quindi, non c'è niente per la salvaguardia del reddito e per la famiglia che rappresentano le vere emergenze sociali in questa fase di difficile crisi ma anche quanto viene ripristinato è coperto con misure una tantum, dallo scudo fiscale al TFR all'accordo fatto con le province di Trento e Bolzano. Domani lo scudo fiscale non ci sarà più, il TFR è una mera operazione contabile dietro la quale si nasconde il finanziamento di spesa corrente (e il definanziamento di opere infrastrutturali) con un debito.
Questa manovra di bilancio non fa il bene di questo paese. Noi abbiamo continuato a cercare il confronto nel merito, ma senza successo. Ecco le ragioni del nostro «no».

MARCO MARSILIO. Onorevoli colleghi, nell'annunciare il voto favorevole del gruppo del Popolo della libertà sul disegno di legge di bilancio, colgo l'occasione per svolgere alcune considerazioni sul contenuto del medesimo.
In primo luogo, ritengo che debba essere apprezzata la maggiore leggibilità dei documenti contabili conseguente alla nuova articolazione del bilancio in missioni e programmi, confermata dalla riforma della legge di contabilità pubblica approvata definitivamente dal Senato nella giornata di ieri.
Desidero, altresì, esprimere apprezzamento in ordine al perfezionamento dei meccanismi di flessibilità del bilancio che, attraverso una più puntuale individuazione degli accantonamenti riferiti a spese rimodulabili, ha consentito di assicurare, anche in un quadro congiunturale assolutamente eccezionale, la massima efficienza nell'allocazione della spesa pubblica.
Voglio altresì sottolineare le modifiche introdotte nel corso dell'esame presso la Commissione bilancio. In primo luogo, desidero ricordare che, a seguito dell'istituzione del Ministero della salute, è stata introdotta la Tabella 14 recante lo stato di previsione di tale Ministero, corrispondentemente riducendo gli stanziamenti contenuti nello stato di previsione del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali.
È altresì stata integralmente sostituita la Tabella 9, relativa al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al fine di tener conto della riorganizzazione amministrativa prevista dal regolamento di organizzazione del suddetto Ministero di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 140 del 3 agosto 2009, che ha modificato l'articolazione delle direzioni generali del Ministero stesso.
Conclusivamente, ritengo che in questa sede sia opportuno svolgere alcune brevi riflessioni sul ruolo che il Parlamento sarà chiamato a svolgere nell'esame del disegno Pag. 80di legge di bilancio a partire dal prossimo esercizio finanziario. Come sottolineato anche dal Presidente Giorgetti in occasione dell'esame del disegno di legge di riforma della legge di contabilità, la nuova configurazione del processo delle decisioni in materia di finanza pubblica, infatti, è destinata ad incidere in profondità sull'assetto dei rapporti tra Parlamento e Governo e concorrerà in modo determinante a definire il ruolo svolto dallo stesso Parlamento nel sistema politico-istituzionale. In questo nuovo quadro, il Parlamento sarà chiamato ad assumere le decisioni di carattere strategico, essendo stata portata l'unità di voto parlamentare al livello dei programmi di spesa, e a svolgere un più incisivo controllo, anche in corso di esercizio, sulle decisioni di politica economica del Governo.

Pag. 81

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DELLA PROPOSTA DI LEGGE N. 103

Pdl n. 103 e abb. - Norme in materia di cittadinanza

Discussione generale: 7 ore

Relatore per la maggioranza 15 minuti
Relatori di minoranza 15 minuti (complessivamente)
Governo 15 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 3 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 2 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 25 minuti
Partito Democratico 1 ora e 13 minuti
Lega Nord Padania 42 minuti
Unione di Centro 37 minuti
Italia dei Valori 35 minuti
Misto: 30 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 15 minuti
Liberal Democratici - MAIE 5 minuti
Minoranze linguistiche 5 minuti
Repubblicani, Regionalisti, Popolari 5 minuti
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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI IN CALENDARIO

Ddl di ratifica n. 2815 - ICRANET

Tempo complessivo: 2 ore.

Relatore 5 minuti
Governo 5 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 18 minuti (con il limite massimo di 4 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 22 minuti
Popolo della Libertà 22 minuti
Partito Democratico 22 minuti
Lega Nord Padania 11 minuti
Unione di Centro 10 minuti
Italia dei Valori 9 minuti
Misto: 8 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 2 minuti
Liberal Democratici - MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Repubblicani, Regionalisti, Popolari 2 minuti

Mozione n. 1-00288 e abb. - Situazione del sistema carcerario italiano

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 2 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 18 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 18 minuti
Partito Democratico 1 ora e 6 minuti
Lega Nord Padania 36 minuti
Unione di Centro 31 minuti
Italia dei Valori 29 minuti
Misto: 18 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 9 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
Repubblicani, Regionalisti, Popolari 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione di ciascuna mozione.

Pag. 83

Mozione n. 1-00269 - Iniziative per la riduzione delle emissioni di gas-serra

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 2 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 18 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 18 minuti
Partito Democratico 1 ora e 6 minuti
Lega Nord Padania 36 minuti
Unione di Centro 31 minuti
Italia dei Valori 29 minuti
Misto: 18 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 9 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
Repubblicani, Regionalisti, Popolari 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Pag. 84

Mozione n. 1-00265 - Iniziative per favorire l'occupazione nel Mezzogiorno

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 2 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 18 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 18 minuti
Partito Democratico 1 ora e 6 minuti
Lega Nord Padania 36 minuti
Unione di Centro 31 minuti
Italia dei Valori 29 minuti
Misto: 18 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 9 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
Repubblicani, Regionalisti, Popolari 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Pdl n. 103 e abb. - Norme in materia di cittadinanza

Seguito dell'esame: 10 ore.

Relatore per la maggioranza 20 minuti
Relatori di minoranza 20 minuti (complessivamente)
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 1 ora
Interventi a titolo personale 1 ora e 27 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 6 ore e 23 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 55 minuti
Partito Democratico 1 ora e 37 minuti
Lega Nord Padania 53 minuti
Unione di Centro 46 minuti
Italia dei Valori 42 minuti
Misto: 30 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 15 minuti
Liberal Democratici - MAIE 5 minuti
Minoranze linguistiche 5 minuti
Repubblicani, Regionalisti, Popolari 5 minuti
Pag. 85

Ddl di ratifica nn. 3014 e 3015

Tempo complessivo: 2 ore per ciascun disegno di legge di ratifica.

Relatore 5 minuti
Governo 5 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 18 minuti (con il limite massimo di 4 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 22 minuti
Popolo della Libertà 22 minuti
Partito Democratico 22 minuti
Lega Nord Padania 11 minuti
Unione di Centro 10 minuti
Italia dei Valori 9 minuti
Misto: 8 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 2 minuti
Liberal Democratici - MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Repubblicani, Regionalisti, Popolari 2 minuti
Pag. 86

Ddl n. 2326 - Ratifica della Convenzione di Lanzarote

Discussione generale: 7 ore.

Relatori 20 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 8 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 2 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 21 minuti
Partito Democratico 1 ora e 17 minuti
Lega Nord Padania 41 minuti
Unione di Centro 38 minuti
Italia dei Valori 35 minuti
Misto: 30 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 15 minuti
Liberal Democratici - MAIE 5 minuti
Minoranze linguistiche 5 minuti
Repubblicani, Regionalisti, Popolari 5 minuti

Mozione n. 1-00295 - Accordo «Basilea 2»

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 2 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 18 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 18 minuti
Partito Democratico 1 ora e 6 minuti
Lega Nord Padania 36 minuti
Unione di Centro 31 minuti
Italia dei Valori 29 minuti
Misto: 18 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 9 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
Repubblicani, Regionalisti, Popolari 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Pag. 87

Mozione n. 1-00239 - Situazione in Afghanistan e prospettive dell'impegno del contingente italiano

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 2 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 18 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 18 minuti
Partito Democratico 1 ora e 6 minuti
Lega Nord Padania 36 minuti
Unione di Centro 31 minuti
Italia dei Valori 29 minuti
Misto: 18 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 9 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
Repubblicani, Regionalisti, Popolari 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Pag. 88

Comunicazioni del ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia

2 ore e 30 minuti, così ripartiti:

Interventi a titolo personale 26 minuti (con il limite massimo di 4 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 2 ore e 4 minuti
Popolo della Libertà 38 minuti
Partito Democratico 32 minuti
Lega Nord Padania 17 minuti
Unione di Centro 15 minuti
Italia dei Valori 13 minuti
Misto: 9 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 3 minuti
Liberal Democratici - MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Repubblicani, Regionalisti, Popolari 2 minuti

Per le dichiarazioni di voto sono inoltre attribuiti a ciascun gruppo 10 minuti. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

Ddl n. 1441-quater-B - Delega al Governo in materia di lavoro

Tempo complessivo: 16 ore, di cui:

  • discussione generale: 6 ore;
  • seguito dell'esame: 10 ore.
Discussione generale Seguito esame
Relatore 20 minuti 30 minuti
Governo 20 minuti 30 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 1 ora
Interventi a titolo personale 56 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 28 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 14 minuti 6 ore e 22 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 4 minuti 1 ora e 44 minuti
Partito Democratico 56 minuti 1 ora e 48 minuti
Lega Nord Padania 37 minuti 54 minuti
Unione di Centro 34 minuti 45 minuti
Italia dei Valori 33 minuti 41 minuti
Misto: 30 minuti 30 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 15 minuti 15 minuti
Liberal Democratici - MAIE 5 minuti 5 minuti
Minoranze linguistiche 5 minuti 5 minuti
Repubblicani, Regionalisti, Popolari 5 minuti 5 minuti
Pag. 89

Mozione n. 1-00263 - Difesa del suolo e del paesaggio e riqualificazione del patrimonio urbanistico ed edilizio
Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 2 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 18 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 18 minuti
Partito Democratico 1 ora e 6 minuti
Lega Nord Padania 36 minuti
Unione di Centro 31 minuti
Italia dei Valori 29 minuti
Misto: 18 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 9 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
Repubblicani, Regionalisti, Popolari 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Pag. 90

Ddl n. 2966 - Disciplina sanzionatoria dello scarico di acque reflue

Discussione generale: 5 ore e 30 minuti.

Relatore 20 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 50 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 3 ore e 50 minuti
Popolo della Libertà 55 minuti
Partito Democratico 45 minuti
Lega Nord Padania 35 minuti
Unione di Centro 33 minuti
Italia dei Valori 32 minuti
Misto: 30 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 15 minuti
Liberal Democratici - MAIE 5 minuti
Minoranze linguistiche 5 minuti
Repubblicani, Regionalisti, Popolari 5 minuti

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 2936-A - voto finale 576 574 2 288 307 267 21 Appr.
2 Nom. Ddl 3016 - em. 1.1 488 453 35 227 193 260 50 Resp.
3 Nom. em. 1.2 497 461 36 231 195 266 48 Resp.
4 Nom. em. 1.3 499 464 35 233 198 266 47 Resp.
5 Nom. em. 1.4 502 496 6 249 229 267 47 Resp.
6 Nom. em. 1.5 507 502 5 252 231 271 47 Resp.
7 Nom. em. 1.6 500 495 5 248 225 270 47 Resp.
8 Nom. em. 1.7 505 500 5 251 229 271 47 Resp.
9 Nom. em. 1.8 508 478 30 240 205 273 47 Resp.
10 Nom. em. 1.9 507 477 30 239 206 271 47 Resp.
11 Nom. em. 1.10 505 500 5 251 229 271 47 Resp.
12 Nom. Ddl 3016 - voto finale 482 460 22 231 460 42 Appr.
13 Nom. Nota di variazione 2937-ter 453 453 227 266 187 42 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 14)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. Ddl 2937-A - voto finale 460 460 231 269 191 42 Appr.