XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 268 di martedì 19 gennaio 2010

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 11,35.

LORENA MILANATO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 14 gennaio 2010.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Brugger, Buonfiglio, Cirielli, Gregorio Fontana, Lo Monte, Lusetti, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Migliori, Molgora, Nucara, Pescante e Scajola sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze e di interrogazioni (ore 11,37).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.

(Ricadute scientifiche, tecnologiche e industriali conseguenti alla decisione di riavviare il programma di costruzione di centrali nucleari in Italia - n. 2-00354)

PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole La Malfa se intenda illustrare la sua interpellanza n. 2-00354, concernente ricadute scientifiche, tecnologiche e industriali conseguenti alla decisione di riavviare il programma di costruzione di centrali nucleari in Italia (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica.

PRESIDENTE. Il Viceministro dello sviluppo economico, Adolfo Urso, ha facoltà di rispondere.

ADOLFO URSO, Viceministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, nell'interpellanza il collega La Malfa giustamente sottolinea le importanti e significative ricadute scientifiche, tecnologiche e industriali per il nostro sistema economico derivanti dal riavvio in Italia di un programma di costruzione di nuove centrali nucleari. Il complesso delle attività che afferiscono alla progettazione, costruzione, avviamento ed esercizio di un impianto nucleare coinvolge, infatti, una vasta, significativa e importante platea di imprese. Infatti, in tale ambito, oltre alle società che si occupano di nucleare in senso stretto, vi sono anche tutte quelle aziende che lavorano alla parte convenzionale delle centrali, come ad esempio le opere civili, le parti meccaniche, l'informatica e la parte elettrica ed elettrostrumentale. Pag. 2Basti pensare che nel cantiere di Flamanville in Francia, ove è in fase di costruzione il secondo reattore europeo della tipologia EPR, lavorano 32 aziende italiane che, dopo quelle francesi e tedesche, rappresentano il gruppo più numeroso di aziende presenti in loco. Inoltre, sono di interesse significativo anche le relative ricadute occupazionali confermate dalle esperienze di costruzione dei reattori della nuova centrale finlandese e, appunto, di quella francese. Si valuta, infatti, che ciascun reattore EPR possa impegnare circa 2.500 persone, nei cinque anni circa di apertura del cantiere, e crei occupazione su base permanente per circa 500 tecnici specializzati.
In termini economici, e fatto salvo quanto stabilirà la delibera CIPE, di cui alla cosiddetta legge sviluppo, (articolo 26, comma 1), approvata dal Parlamento il 23 luglio 2009, in termini di definizione delle tipologie degli impianti per la produzione di energia elettrica nucleare che possono essere realizzati nel territorio nazionale, la realizzazione di una centrale di questo tipo determinerebbe un investimento di 4-4,5 miliardi di euro per ciascun reattore di tipo EPR. Evidente, quindi, la possibilità e l'opportunità che si offre alle imprese italiane di partecipare al rilancio del nucleare in Italia in modo significativo, rafforzando esperienze ed un know-how maturato, finora, prevalentemente all'estero. Sarà importante, a tal fine, delineare percorsi realizzativi efficaci e capaci di stimolare, sotto il profilo della politica industriale, alleanze e partenariati internazionali, utili soprattutto a creare le dimensioni adeguate per proporsi successiva- mente nei mercati non solo nazionali. Nel campo della ricerca scientifica e tecnologica le ricadute si avrebbero sia nel consolidamento della presenza dell'Italia nei circuiti europei della ricerca nucleare, sia nelle nuove prospettive che sono state aperte da specifici accordi e programmi di ricerca nel settore, avviati o rilanciati dal Governo nei mesi scorsi.
La sicurezza degli impianti nucleari, la gestione dei rifiuti radioattivi, la realizzazione dei reattori di IV generazione e, sullo sfondo, la fusione nucleare sono i temi su cui l'Italia sta lavorando con le proprie componenti scientifiche ed industriali, in un'ottica di crescente collaborazione sul piano internazionale e bilaterale, come dimostrano gli accordi governativi con la Francia, gli Stati Uniti, la Russia ed il Giappone, stipulati lo scorso anno. Da tali attività di ricerca si stanno concretizzando delle ricadute, dirette ed indirette, particolarmente positive per il sistema industriale nazionale in virtù del suo coinvolgimento fin dalle fasi iniziali della sperimentazione e, successivamente, nella fase di implementazione delle nuove tecnologie.

PRESIDENTE. L'onorevole La Malfa ha facoltà di replicare.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, ringrazio il rappresentante del Governo per l'esauriente risposta all'interpellanza da me presentata, nella quale viene riconfermato il fermo orientamento del Governo, che noi condividiamo pienamente, per un rilancio del settore della produzione dell'energia nucleare nel nostro Paese. È un tema che ha una duplice importanza, signor Presidente, sia dal punto di vista dell'approvvigionamento energetico e della sicurezza dello stesso per il nostro Paese, per ridurre la dipendenza altrimenti esclusiva dalle fonti come gas e petrolio che presentano problemi economici e politici, ma anche per l'importante ricaduta scientifica e tecnologica alla quale, del resto, l'onorevole Urso ha fatto riferimento nella sua risposta.
Quindi prendo atto positivamente di questo impegno che il Governo conferma e della consapevolezza che mostra riguardo al valore scientifico e tecnologico che uno sforzo in questo campo deve manifestare.
Aggiungo soltanto, per concludere, che vi è una serie di altre questioni relative alla materia alle quali, invece, l'interpellanza non si riferiva e a cui, quindi, l'onorevole Urso non ha potuto rispondere ma che mi riservo di sollevare in successivi atti, e che concernono lo stato di questo nostro programma nucleare. Ho visto con Pag. 3preoccupazione che molte regioni del nostro Paese hanno cominciato a fissare delle regole o a manifestare la loro contrarietà all'impiego dell'energia nucleare e, quindi, vorrei che il Governo potesse esporre al Parlamento in che modo esso ritiene in generale di affrontare il problema delle obiezioni che vengono sollevate su questa materia.
Un secondo problema, sul quale richiamo l'attenzione del Governo per un successivo intervento, riguarda la possibilità, emersa nella comunicazione alla stampa nei giorni scorsi di altri gruppi elettrici, di avere un riferimento non alle tecnologie francesi, come quella che è oggetto di questa mia interrogazione, ma ad altre tecnologie e mi riferisco agli Stati Uniti. L'onorevole Urso ha parlato di accordi tra il Governo italiano, il Governo francese, il Governo americano e il Governo russo. Vorrei sapere - lo chiederò in un successivo intervento - se ci avviamo verso una molteplicità di tecnologie nucleari nel nostro Paese e quali riflessi questo possa avere sia sui costi sia sui problemi industriali e scientifici di cui abbiamo parlato in questa prima interpellanza.
Concludo, signor Presidente, dichiarandomi soddisfatto, allo stato delle cose, della risposta del Governo e riservandomi di porre altre questioni man mano che questo importantissimo programma del nostro Paese prosegue nel suo sviluppo.

(Iniziative concernenti la crisi industriale della Tenaris Dalmine - n. 2-00501)

PRESIDENTE. L'onorevole Consiglio ha facoltà di illustrare l'interpellanza Stucchi n. 2-00501 riguardante iniziative concernenti la crisi industriale della Tenaris Dalmine (Vedi l'allegato A -Interpellanze e interrogazioni), di cui è cofirmatario.

NUNZIANTE CONSIGLIO. Signor Presidente, ringrazio il rappresentante del Governo per la sua presenza. La presente interpellanza ha come protagonista una tra le più importanti realtà produttive della bergamasca e non solo, direi addirittura della Lombardia. Una interpellanza che si colloca anche in un momento un po' particolare sotto il profilo economico perché riguarda una provincia e una regione che molto ha dato al Paese e che in questo momento è investita da una crisi direi epocale per quanto riguarda il tessuto produttivo, soprattutto tessile e manifatturiero, della provincia di Bergamo. La crisi colpisce la Tenaris Dalmine, un'impresa, come dicevo prima, simbolo della bergamasca che ha presentato un piano di investimenti che prevede una radicale ristrutturazione mediante scelte industriali che avranno una pesante ricaduta dal punto di vista occupazionale su tutti i siti produttivi.
Ricordo quello di Costa Volpino e quello di Piombino. Gli esuberi annunciati sono la drammatica conferma di questa involuzione economica e di produzione e della necessità che la Tenaris Dalmine rimanga una presenza forte sul territorio per il panorama economico provinciale. Quindi ancora di più si era auspicato un confronto approfondito tra le parti sociali sui contenuti del piano industriale e sui riflessi occupazionali, predisponendo tutti gli strumenti utili a garantire il futuro di parecchie centinaia di famiglie. Si parla di centinaia di famiglie, onorevole Urso, perché sono circa 717 i posti che, al momento della presentazione della nostra interpellanza, erano previsti in termini di esuberi per quanto riguarda gli stabilimenti di Dalmine e Sabbio, 119 per quanto riguardava la produzione di Costa Volpino, mentre 64 erano i lavoratori interessati alla situazione di Arcore.
La stampa locale ha dato giustamente una fortissima eco a questa situazione. Abbiamo cercato di capire in che termini anche la politica locale potesse avere atteggiamenti positivi e ci siamo mossi con tutto quello che si poteva fare a livello locale. È chiaro che poi una situazione di questo tipo non può che approdare nelle stanze romane per avere risposte.
So che vi sono state delle evoluzioni in questi mesi, ma noi, con l'interpellanza in esame, abbiamo chiesto al Governo se non ritenesse, Pag. 4alla luce della drammatica situazione sopra esposta, di assumere iniziative nei confronti della Tenaris Dalmine affinché rivedesse le scelte annunciate, offrendo anche la piena collaborazione dei Ministeri preposti al fine di mantenere in essere un livello di produzione adeguato a garantire la situazione occupazionale esistente e se, qualora la Tenaris Dalmine dovesse confermare le decisioni assunte nel piano industriale illustrato ai sindacati, non si ritenesse opportuno attivare una specifica unità di crisi presso il Ministero del lavoro, coinvolgendo pienamente i rappresentanti dei lavoratori e richiedendo la presenza al tavolo pure del Ministero dello sviluppo economico, al fine di individuare ogni possibile soluzione che eviti o limiti notevolmente ripercussioni negative sugli attuali livelli occupazionali, garantendo comunque fin d'ora la copertura economica degli eventuali ammortizzatori sociali necessari.
La Tenaris Dalmine è un'azienda importantissima, come dicevo, e credo che un tessuto produttivo come quello lombardo e bergamasco abbia bisogno di attenzioni ed è questa la richiesta che formuliamo al Governo.

PRESIDENTE. Il Viceministro dello sviluppo economico, Adolfo Urso, ha facoltà di rispondere.

ADOLFO URSO, Viceministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, l'azienda Tenaris Dalmine produce - come ben sanno l'interrogante e gli altri colleghi parlamentari che si occupano della materia - tubi senza saldatura, che trovano molteplici impieghi in diversi settori industriali, principalmente la meccanica, l'impiantistica, la petrolchimica e le costruzioni. La destinazione prevalente del fatturato è l'industria petrolifera, mentre una parte di minor rilevanza è indirizzata ai diversi settori industriali ed alla produzione di energia. La vendita è prevalentemente indirizzata verso i mercati esteri.
Le attuali sofferenze finanziarie che affliggono pesantemente l'economia industriale hanno fatto registrare una contrazione dei volumi degli ordinativi con punte del 70 per cento sullo stesso periodo dell'anno precedente. È derivato un pesante rallentamento dei ritmi produttivi, che ha costretto l'impresa a diversi successivi periodi di sospensione dell'attività nel corso dello scorso anno.
Attualmente rimangono notevoli difficoltà nell'acquisizione di ordini che interessano, con diverse fasi evolutive, i tre settori indicati. La politica dei prezzi estremamente aggressiva adottata dai Paesi dell'est, supportata da minori costi di produzione e da politiche governative di sostegno pesa, ancora particolarmente, sulla produzione di tubi di piccola dimensione.
La vertenza è monitorata dal Ministero dello sviluppo economico, in coordinamento con la regione Lombardia. Il 6 ottobre scorso, in occasione dell'incontro tenutosi presso la IV Commissione attività produttive del consiglio regionale della Lombardia, l'azienda ed i rappresentanti di Confindustria avevano dato la propria disponibilità, alla stessa Commissione, per un lavoro coordinato e finalizzato a chiudere la trattativa con un numero minore di esuberi di quello annunciato e con una previsione di investimento di 114 milioni di euro in due anni.
Il Governo, nella sua collegialità, ha inteso, infatti, sollecitare il confronto già aperto, non soltanto per la doverosa protezione del reddito dei lavoratori che fossero costretti ulteriormente all'inattività, ma, soprattutto, per definire un piano che renda compatibili gli obiettivi di crescita del gruppo nella dimensione globale con quelli del suo inserimento sul territorio nazionale. Successivamente, in data 29 dicembre scorso, e' stata siglata da Tenaris Dalmine, dalle organizzazioni sindacali e dalle RSU dei vari stabilimenti (Dalmine, Piombino, Costa Volpino e Arcore) un'ipotesi di accordo per la gestione della cassa integrazione e dei riflessi occupazionali del prossimo biennio, conseguenti al piano industriale dell'azienda del 28 settembre dello scorso anno, la quale apporta a quest'ultimo significativi miglioramenti. Pag. 5
Il piano, così come modificato dall'accordo raggiunto, è finalizzato al riposizionamento strategico aziendale coerentemente con uno scenario competitivo strutturalmente cambiato.
I mutamenti intervenuti, come peraltro si è prima accennato, sono conseguenti alla concorrenza internazionale, al ridimensionamento di alcuni settori industriali destinatari di tubi senza saldatura e al progressivo ed irreversibile calo di economicità di alcune tipologie di produzioni standard e scarsamente differenziate.
La citata ipotesi di accordo di dicembre, che dovrà essere ratificata presso il Ministero del lavoro nelle prossime settimane, in sintesi, prevederà: 114 milioni di euro di investimenti nelle varie fabbriche, focalizzati sulle produzioni di alta gamma, strategiche per il posizionamento di Tenaris Dalmine nel mercato mondiale; l'abbandono delle produzioni di minor differenziazione rispetto alla concorrenza; l'adozione di modelli di organizzazione della produzione flessibili e basati sulla polivalenza dei ruoli; la revisione dei layout e dei flussi di attività nelle postazioni di lavoro indotte dalle modifiche impiantistiche e di automazione; investimenti per 3,5 milioni di euro in piani di formazione e riqualificazione di tutto il personale; il mantenimento del sito di Piombino, subordinatamente al concretizzarsi delle azioni condivise con le istituzioni locali, regionali e nazionali coinvolte e con un ridimensionamento della struttura, coerente con i livelli di efficienza previsti e le prospettive di mercato; la conferma dell'impegno dell'azienda al mantenimento dell'integrità dello stabilimento di Costa Volpino; l'utilizzo di tutti gli ammortizzatori sociali previsti dalla legge per la gestione del piano industriale e delle conseguenti riorganizzazioni; la riduzione, al termine del piano, del numero degli esuberi inizialmente previsti (da 1.024 a 741), che coinvolgerà vari siti produttivi.

PRESIDENTE. L'onorevole Consiglio ha facoltà di replicare.

NUNZIANTE CONSIGLIO. Signor Presidente, ringrazio il rappresentante del Governo per l'attenzione. Ci consideriamo soddisfatti della risposta a questa nostra interpellanza. Siamo soddisfatti che il Governo ed i Ministri interpellati abbiano avuto attenzione nei confronti della problematica evidenziata in ordine alla situazione della Tenaris Dalmine. Siamo, altresì, soddisfatti per l'attenzione ed il rispetto verso una comunità - quella bergamasca - molto orgogliosa, che si è sempre distinta per il dare e non per il chiedere.
Si è dimostrato molto positivo l'intervento attuato dalla politica bergamasca, dal sindaco di Dalmine, ai consiglieri regionali, al presidente della provincia di Bergamo, Pirovano, dal promotore dell'interpellanza in oggetto, onorevole Stucchi, fino al Ministro Calderoli, che è intervenuto personalmente presso l'azienda.
Ci riteniamo sicuramente soddisfatti del lavoro che è stato svolto, e di quanto comunicatoci dal Governo riguardo alcune attenzioni e capacità organizzative che avete avuto in ordine ad una problematica così importante. Speriamo che queste attenzioni vengano rivolte ad un tessuto produttivo che, anche nel settore manifatturiero, ha conosciuto alcuni cedimenti, anche dal punto di vista della produzione, che hanno interessato il tessuto produttivo ed economico della bergamasca.
A questo proposito, ci siamo già rivolti al Governo anche per altre situazioni, come quelle che riguardano la Comital, la Triumph, la Montecarlo, il gruppo ABB, e via di seguito.
Vi sono altre situazioni per le quali auspichiamo veramente che il Governo abbia le stesse attenzioni.
Dunque, perché questa interpellanza? In quanto il nostro movimento è sempre stato caratterizzato dal radicamento al territorio e considera il lavoratore come un elemento non a latere della produzione, ma un elemento che va valorizzato, e non certo una zavorra da scaricare nel momento delle difficoltà dell'azienda.
In chiusura, voglio precisare che siamo stati promotori nel passato, lo siamo attualmente Pag. 6e lo saremo sempre, di atteggiamenti positivi verso l'industria, l'artigianato, il manifatturiero e l'agroalimentare, e di una politica che, sicuramente, ha come principio la lotta all'importazione di prodotti contraffatti, all'utilizzo di manodopera minorile che possiede caratteristiche qualitative di basso valore e che spesso risultano nocive, come pure la lotta contro quelle che noi consideriamo delocalizzazioni di comodo. Tale lotta, chiaramente, tende a tutelare i nostri lavoratori e il prodotto made in Italy, a mantenere il più possibile la produzione nelle nostre aziende e a non perdere quella grandissima capacità lavorativa che ha sempre caratterizzato i nostri lavoratori. Mi consenta, infatti, signor Presidente, di dire che «chi ama il lavoro più di sé stesso» rimane comunque il primo comandamento per il lavoro per quanto riguarda la nostra gente.

(Ipotesi di chiusura dello stabilimento Indesit Company di None (Torino) e misure a sostegno dell'industria degli elettrodomestici - n. 3-00355)

PRESIDENTE. Il Viceministro dello sviluppo economico, Adolfo Urso, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Vietti n. 3-00355, concernente ipotesi di chiusura dello stabilimento Indesit Company di None (Torino) e misure a sostegno dell'industria degli elettrodomestici (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).

ADOLFO URSO, Viceministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, nel maggio dello scorso anno si è tenuta presso il Ministero dello sviluppo economico una riunione riguardante l'Indesit, a seguito dell'annuncio da parte della direzione della società di voler dismettere la produzione del sito di None, in Piemonte.
Alla riunione hanno partecipato tutte le parti coinvolte nella vertenza, con l'intento di trovare una soluzione alternativa alla chiusura dello stabilimento. L'Indesit, infatti, ha stabilito di rivedere le proprie decisioni e di non cessare completamente l'attività nel sito piemontese. Ha dichiarato, inoltre, la disponibilità a mettere a disposizione una parte dello stesso, per una nuova iniziativa imprenditoriale, per consentire la rioccupazione dei lavoratori e mantenere la vocazione industriale del sito.
Si evidenzia, inoltre, la completa sintonia avuta tra questo Ministero e l'amministrazione regionale che, come già accaduto in altre occasioni, ha dato luogo a un dialogo che ha consentito la positiva soluzione della vicenda. La regione, infatti, ha assicurato la disponibilità a sostenere, anche finanziariamente, le attività di ricerca e sviluppo. Ha dichiarato, inoltre, che potranno attuarsi ulteriori forme di sostegno per gli imprenditori interessati a insediarsi nel sito di None, attraverso una propria legge regionale. Al momento sono stati avviati contatti con alcuni di essi, con esiti diversi e ovviamente con diverse possibilità di successo. Tutto ciò per essere certi che l'imprenditore produca un business plan che garantisca la stabilità negli anni dell'investimento.
Le organizzazioni sindacali hanno evidenziato come il negoziato intrapreso abbia prodotto avanzamenti significativi. È stato definito, per sommi capi, un accordo sulla produzione che dovrà essere mantenuta nel sito di None e sui futuri mercati di sbocco. Lo stabilimento produrrà lavastoviglie a incasso principalmente per i Paesi occidentali.
Le parti hanno, inoltre, concordato riguardo all'uso della Cassa integrazione guadagni, quale strumento per garantire i lavoratori durante la fase di transitorietà. Al riguardo, il Ministero del lavoro ha comunicato che a seguito dell'istanza presentata dall'Indesit Company, con decreto del 27 novembre scorso, il medesimo Ministero ha autorizzato la corresponsione del trattamento d'integrazione salariale in favore dei lavoratori dipendenti dell'azienda per un massimo di 610 unità lavorative.
Nell'ultima riunione svoltasi, sempre presso il presso il Ministero dello sviluppo economico, si è ulteriormente precisato il percorso di reindustrializzazione e il progetto Pag. 7di consolidamento delle attività di ricerca Indesit, alla luce di quanto stabilito precedentemente. Il Ministero ha ricordato che si era svolto un incontro tra l'azienda e Invitalia per valutare gli strumenti idonei a favorire la reindustrializzazione della parte del sito di None che non sarà utilizzata da Indesit.
Si è specificato che uno strumento utilizzabile potrebbe essere il contratto di programma, valutando tuttavia che l'impiego dello stesso richiederebbe investimenti superiori ai 40 milioni di euro.
Si è sottolineato, tra l'altro, che è stato presentato alla regione Piemonte un piano d'investimenti di circa 25 milioni di euro. Lo stesso si sarebbe dovuto sviluppare nell'arco di trenta mesi.
Riguardo la questione della reindustrializzazione, invece, si stava pensando di utilizzare gli strumenti agevolativi della legge n. 181 del 1989, oltre a quanto previsto dal contratto di insediamento previsto nella legislazione della regione Piemonte.
Le organizzazioni sindacali hanno apprezzato quanto fatto ed hanno chiesto all'azienda di avere maggiori informazioni circa eventuali imprenditori interessati al sito di None. La società ha confermato che vi erano stati dei contatti con alcuni investitori interessati, ma che sino a quel momento non vi erano ancora proposte concrete.
Il Ministero dello sviluppo economico, per quanto riguarda la questione della reindustrializzazione, ha fatto presente come un accordo di programma potesse facilitare l'insediamento di nuovi imprenditori, ma come, allo stesso tempo, questo rappresentasse solo il primo passo, in quanto non si può prescindere dalla presenza di un progetto imprenditoriale valido.
Il Ministero dello sviluppo economico continuerà a seguire, comunque, in modo attento l'evoluzione di questa vicenda, rendendosi disponibile fin da ora ad attivarsi, su richiesta delle parti, per affrontare eventuali problematiche, con l'obiettivo di individuare un percorso per superare l'attuale crisi, verificando ogni possibile soluzione affinché questa importante realtà produttiva possa continuare a operare nel territorio della provincia di Torino.

PRESIDENTE. L'onorevole Vietti ha facoltà di replicare.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, manifesto la mia assoluta insoddisfazione, non tanto per il merito della risposta del Viceministro Urso, che anzi è stata abbastanza puntuale, né perché avevo preventivamente scritto - come il collega Consiglio, con una sorta di capacità di preveggenza - il mio giudizio sulla risposta del Viceministro, ma per una questione di metodo che segnalo in primo luogo alla Presidenza, piuttosto che al Governo.
Questa interrogazione risale al 5 febbraio 2009. Ottenere la risposta ad un anno di distanza è francamente imbarazzante e determina una situazione surreale di cui non faccio colpa, ovviamente, al Governo. Tuttavia, star qui ora a parlare di questa vicenda (se si fosse trattato di un'interpellanza e avessi potuto illustrarla, avrei potuto raccontare io al Governo cosa è successo nel maggio del 2009), mettendo l'interrogante nella condizione di dover commentare fatti che ormai risalgono, se non alla storia, quanto meno alla cronaca di un anno trascorso, non mi pare un buon modo di interloquire tra il Governo e il Parlamento, tra il Governo e la Camera. Credo che vi sia un problema fondamentale di metodo e bisogna che alle interrogazioni si risponda tempestivamente.
Se non fosse per il rispetto che nutro per i lavoratori di quella azienda che hanno vissuto questa tragedia sulla propria pelle, francamente avrei rinunciato ad intervenire, per una questione anche di dignità del mio ruolo di parlamentare.
Aggiungo soltanto che mi era ben noto ciò che è successo a seguito dell'accordo che si è definito anche con il tavolo che il Ministero aveva messo a disposizione. Allo stato permangono circa 600 addetti nella Indesit di None; 50 ingegneri sono rimasti nel centro di ricerca e questo è un dato Pag. 8importante, perché l'azienda si era qualificata proprio per una linea di produzione ad alta tecnologia e innovazione ecologica che credo sia interesse di tutti preservare.
Sono andate in mobilità 150 unità su base volontaria e altre 60 ci andranno. Rimangono circa 350 addetti che, ruotando sulla cassa integrazione, costituiscono una forza lavoro presente di circa 200 unità e, quindi, con una riduzione molto consistente del numero degli occupati.
Ciò si inquadra in una cornice di crisi di quell'area e del torinese in particolare molto seria, rispetto alla quale le sottovalutazioni che ogni tanto si fanno relative alla contingenza molto difficile della nostra economia suonano francamente provocatorie.
Ricordo - ma il Viceministro lo sa bene - che una ricerca di Unioncamere riferita, in particolare, alla regione Piemonte, afferma che nel 2008 il numero delle aziende è salito con l'incremento più basso dall'inizio degli anni Duemila. Tale incremento sarebbe stato ancora più basso, anzi addirittura negativo, se non vi fossero stati gli immigrati con un numero consistente di nuove imprese individuali, che sono state registrate, pari a quasi la metà delle nuove aziende aperte.
Pertanto, spero e mi auguro che la conclusione del Viceministro sull'impegno del suo Dicastero a vigilare perché sia tutelata in ogni modo - e non soltanto con gli ammortizzatori sociali ma anche con un'attenta politica industriale - l'occupazione e la presenza degli insediamenti industriali nel Piemonte, e in particolare nel torinese, non sia una clausola di stile ma costituisca un'attenzione vigile, concreta e costante.

PRESIDENTE. Onorevole Vietti, posso permettermi di risponderle. La Presidenza puntualmente rivolge sollecitazioni al Governo ma tant'è. Vedo anche che l'interrogazione successiva del collega Libè risale al febbraio del 2009. Naturalmente la Presidenza può sollecitare il Governo anche in questa circostanza - e rivolgo tale sollecitazione astrattamente al Governo e non certo al Viceministro Urso - non omettendo di dire che può essere presa in considerazione anche una rivisitazione, dal punto di vista regolamentare, delle formalità che sottendono a questo tipo di sindacato ispettivo.

(Piano di ottimizzazione predisposto da Poste Italiane nella provincia di Parma - n. 3-00377)

PRESIDENTE. Il Viceministro dello sviluppo economico, Adolfo Urso, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Libè n. 3-00377, concernente il piano di ottimizzazione predisposto da Poste Italiane nella provincia di Parma (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).

ADOLFO URSO, Viceministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, in merito all'interrogazione in esame forniamo gli elementi di risposta anche sulla base delle informazioni acquisite presso la società Poste Italiane.
Da tali informazioni risulta che gli uffici postali di Collecchio e Salsomaggiore Terme continueranno ad essere operativi anche durante il turno pomeridiano, al fine di favorire lo sviluppo delle potenzialità dei rispettivi bacini di utenza.
Per quanto riguarda l'ufficio di Borgo Val di Taro, la società ha confermato la soppressione del turno pomeridiano in quanto, a seguito delle analisi sui flussi di traffico, è stato riscontrato che tale ufficio riesce a soddisfare adeguatamente la domanda della clientela attraverso la sola apertura del turno antimeridiano.
La società ha comunque assicurato che gli altri sette uffici postali presenti sul territorio in esame resteranno regolarmente aperti anche durante il turno pomeridiano. Il Ministero dello sviluppo economico attraverso gli uffici competenti continuerà comunque a vigilare, al fine di garantire il rispetto degli obblighi connessi allo svolgimento del servizio universale.

PRESIDENTE. L'onorevole Libè ha facoltà di replicare.

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MAURO LIBÈ. Signor Presidente, signor Viceministro, ringrazio il signor Presidente anche per l'intervento e la precisazione di poco fa. Infatti, degli atti di sindacato ispettivo che oggi esaminiamo più di cinque sono stati presentati da circa un anno, mentre gli altri sicuramente da più di quattro mesi. Poiché sono quasi tutti strumenti che riguardano anche la grave situazione relativa alla crisi economica chiediamo un intervento più rapido del Governo e ci associamo a quanto lei ha già anticipato.
Questo riguarda anche la nostra interrogazione rispetto alla quale alcune delle motivazioni che ci avevano spinto a presentarla permangono anche adesso. Sono parzialmente soddisfatto della risposta del Viceministro. Resta, tuttavia, il nodo a nostro avviso più importante, perché degli uffici di cui vengono ridotti gli orari di apertura, quello che in pratica rimane nella condizione descritta è proprio quello che si trova nell'area con maggior difficoltà, ossia quella della montagna.
Invitiamo il Governo a vigilare su queste iniziative, anche se le Poste naturalmente hanno una propria autonomia, perché sappiamo tutti - è inutile che ce lo raccontiamo qui tra di noi - che il servizio postale è un servizio sociale importante, specialmente in quelle aree del territorio dove svolge ancora una funzione importante e storica che non è solo la funzione postale in quanto tale, ma instaura con una certa tipologia di popolazione un rapporto di fiducia che deve, secondo noi, continuare ad esserci.
La risposta del Viceministro in rappresentanza del Governo ci dimostra proprio questo: che tuteliamo - e dico giustamente, motivo per cui mi sono dichiarato parzialmente soddisfatto - le aree che erano più forti, ma continuiamo a ritenere, dato che è stato specificato anche in vari incontri tra le Poste e le organizzazioni sindacali, che la produttività era mantenuta anche nell'ufficio di Borgotaro.
Chiediamo maggiore attenzione alle aree più delicate perché, come sta avvenendo con gli uffici postali e come è avvenuto in modo più drammatico per la chiusura delle scuole, rischiamo di fare delle leggi o di dare delle direttive e delle indicazioni che vanno un po' «giù con l'accetta». Si valuta che sopra un determinato limite di altitudine sia montagna, senza valutare che per esempio ci sono comuni in tutta Italia che sono sotto il limite di altezza, ma magari si trovano all'interno di un enclave di montagne e non si riescono a raggiungere per motivi orografici.
Quindi, la parziale soddisfazione c'è, perché le Poste hanno fatto su alcuni uffici una marcia indietro, ma ci dichiariamo insoddisfatti per la parte che riguarda le aree montane che meritano grande attenzione (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

(Iniziative di competenza in materia di organizzazione dell'offerta di scuole materne in provincia di Torino, con particolare riguardo alla situazione dei comuni di Valperga e di Piobesi - n. 3-00691)

PRESIDENTE. In base agli accordi intercorsi, il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Vietti n. 3-00691, riguardante iniziative di competenza in materia di organizzazione dell'offerta di scuole materne in provincia di Torino, con particolare riguardo alla situazione dei comuni di Valperga e di Piobesi (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, ad avviso dell'onorevole interrogante l'autorizzazione da parte dell'ufficio scolastico regionale per il Piemonte all'apertura di sezioni di scuola dell'infanzia nei comuni di Valperga e Piobesi - con l'utilizzo in alcuni casi di locali adibiti nel passato ad attività commerciali - rischia di dirottare l'utenza verso Pag. 10la scuola statale, privando le scuole paritarie della possibilità di aprire proprie sezioni ai nuovi scolari.
Al riguardo, il competente ufficio scolastico regionale interessato ha inviato ampia relazione e dettagliata documentazione. In particolare, con riguardo al comune di Valperga, dalla relazione illustrativa redatta dal servizio di scuola dell'infanzia del comune medesimo emerge che l'assenza di una scuola dell'infanzia statale nel territorio di Valperga obbliga i genitori dei bambini ad iscriverli in scuole di altri comuni, oppure nell'unica scuola dell'infanzia paritaria «Luttati» che versa in difficili condizioni economiche e finanziarie. Emerge inoltre l'esistenza di lunghe liste di attesa.
Inoltre, nella delibera della giunta comunale del 10 marzo 2009, con la quale detto consesso autorizza il sindaco del comune a richiedere l'apertura di due sezioni di scuola dell'infanzia statale, si rileva che i responsabili della scuola dell'infanzia parificata «Luttati» hanno manifestato il proprio assenso alla richiesta dell'amministrazione comunale di istituire due sezioni di scuola statale nell'edificio di proprietà della scuola parificata medesima, che ha locali a norma in materia di sicurezza e di igiene.
Si rileva, inoltre, l'impegno del comune medesimo a sostenere le spese di gestione e funzionamento delle nuove sezioni statali.
Dalla relazione dell'ufficio scolastico regionale risulta che il medesimo, dopo avere esaminato la richiesta suddetta, ha ritenuto opportuno mantenere un giusto equilibrio tra l'offerta della scuola parificata e quella statale, autorizzando l'apertura di una sola sezione nel comune in parola.
Si può, pertanto, affermare che l'istituzione della nuova sezione di scuola dell'infanzia nel comune di Valperga è avvenuta, diversamente da quanto sostiene l'onorevole interrogante, in collaborazione con l'ente locale e la scuola parificata ed è stata assicurata la coordinata partecipazione delle scuole statali e delle scuole paritarie al sistema scolastico nel suo complesso, come previsto dall'articolo 64, comma 4 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazione dalla legge 6 agosto 2008, n. 133.
In merito ai locali che ospitano la nuova sezione di scuola dell'infanzia statale a Piobesi, il dirigente scolastico dell'istituto comprensivo di Candiolo ha dichiarato di essere in possesso della necessaria certificazione di agibilità dei locali adibiti al funzionamento della scuola dell'infanzia e di aver acquisito tutti i prescritti pareri in conformità alla normativa vigente in materia di igiene e sicurezza e che, al momento del sopralluogo preventivo, i locali medesimi non erano utilizzati per alcun altro scopo.

PRESIDENTE. L'onorevole Vietti ha facoltà di replicare.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, non sono soddisfatto, mi pare che la risposta del sottosegretario sia stata alquanto pilatesca: ha scaricato sugli uffici periferici le responsabilità di quanto è accaduto. Mi permetto di ricordare al sottosegretario che, come lui ben sa, il decreto del Presidente della Repubblica n. 89 del 2009, emanato in applicazione della legge n. 133 del 2008, dice espressamente che l'istituzione di nuove scuole e di nuove sezioni avviene in collaborazione con gli enti territoriali, assicurando la coordinata partecipazione delle scuole statali e delle scuole paritarie al sistema scolastico nel suo complesso.
Ciò significa - peraltro lo stesso Ministero, in una nota del 16 settembre 2009 a firma del consigliere del Ministro Bertoldo indirizzata cortesemente al sottoscritto, ha avuto modo di sottolinearlo - che gli enti locali non possono, ma debbono tener conto della presenza della scuola paritaria se intendono aprire una nuova scuola dell'infanzia.
Questo, peraltro, è nella linea di una legislazione risalente, perché la stessa legge n. 444 del 1968, che istituiva la scuola materna statale e poi la legge n. 62 del 2000 sulla parità scolastica, prevedono che ci debba essere una leale compresenza Pag. 11delle istituzioni statali e non, evitando concorrenza sleale. Quella concorrenza sleale che proprio si verifica dove viene istituita la scuola statale in presenza di una scuola libera o paritaria.
Mi permetto di ricordare ancora al sottosegretario, che peraltro dovrebbe ben saperlo, che tutto questo determina anche un aggravio di costi per l'erario, perché un alunno di scuola statale costa alla collettività poco più di 6 mila euro (fonte OCSE) contro i 2.600 euro del costo di un alunno di una scuola paritaria. Dunque, c'è anche un problema di spreco di risorse: istituire una scuola statale dove da anni, qualche volta, come in questi casi, da più di un secolo esiste una scuola paritaria non può che essere qualificata come una operazione prettamente ideologica, spesso fatta da parte di comuni i quali non hanno le risorse per far fronte ai servizi essenziali dei propri concittadini.
Essi, per una questione di principio, vogliono violare la normativa e imporre a tutti costi un'offerta alternativa di formazione e di educazione materna, a dispetto di quella che già esiste. Ricordo che il nostro è un sistema, almeno a livello di scuole materne, in cui c'è un'offerta di educazione pubblica, dove per pubblica si intende che il servizio ha natura pubblica, indipendentemente dalla natura giuridica del soggetto erogante che può esser statale, dell'ente locale o libero.
Per quanto riguarda la logistica, richiamo al sottosegretario un articolo di un giornale locale del settembre scorso, in cui si dà con grande enfasi notizia di questa apertura di sezione di scuola materna a Piobesi. L'incipit dell'articolo dice: «Per ora è solo una stanza in ristrutturazione, in futuro diventerà una vera scuola materna». Allora, signor sottosegretario, non sono così convinto di quanto lei ci ha assicurato, e cioè che anche le condizioni igienico-edilizie siano tali da garantire il corretto funzionamento di questo servizio che, peraltro, è un'inutile sovrapposizione rispetto a quello già esistente.

(Vicenda del ricercatore indiano Vikas Kumar e iniziative per agevolare la permanenza dei ricercatori stranieri in Italia - n. 2-00438)

PRESIDENTE. L'onorevole De Biasi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00438, riguardante la vicenda del ricercatore indiano Vikas Kumar e iniziative per agevolare la permanenza dei ricercatori stranieri in Italia (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, intervengo molto brevemente perché è un'interpellanza risalente ad un po' di tempo fa. Abbiamo appreso da notizie di stampa che il dottor Vikas Kumar, un ricercatore indiano economista di 32 anni, con un contratto a tempo determinato all'Università Bocconi di Milano, dopo quattro anni di servizio è stato costretto a rinunciare all'incarico perché non gli è stato rinnovato il permesso di soggiorno. Questo è il tema fondamentale. Il curriculum di questo signore è molto ampio, il contratto che aveva con la Bocconi era di sei anni, con la possibilità di un anno sabbatico da trascorrere in una qualunque università del mondo.
Dopo aver rinnovato di due anni in due anni il suo contratto egli ha accettato il ruolo di ricercatore presso l'Università di Stanford e alla fine dell'estate 2009 sarebbe rientrato alla docenza della Bocconi. Dopo di che, a permesso di soggiorno scaduto, l'Università Bocconi si era attivata, in base al decreto-legge del gennaio 2008, per rinnovare il permesso di soggiorno. Allo stato attuale, cioè a luglio dell'anno scorso, tutto questo non è stato possibile e quindi il dottor Kumar ha accettato l'offerta dell'università di Sidney.
C'è un problema molto serio, perché parliamo di un caso di immigrazione temporanea di fasce alte della popolazione. È quindi un problema molto particolare che attiene alla fuga di «cervelli» in generale dall'Italia, non solo degli italiani ma anche delle persone che noi ospitiamo. Penso che questo sia un problema molto serio ed è Pag. 12il motivo per cui ho chiesto al Governo di sapere quali sono i provvedimenti che si intendono prendere in materia di snellimento delle procedure e per trattenere in Italia queste che sono risorse fondamentali per la nostra ricerca e per il ruolo dell'Italia nel mondo.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti della scuola media «Scotellaro-Ungaretti» di Ercolano (Napoli), che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, in merito al caso del ricercatore professor Vikas Kumar, si riferisce sulla base degli elementi comunicati dall'Università Bocconi di Milano. L'ateneo ha reclutato il professore Kumar sul job market di management durante l'Academy of Management statunitense nella primavera del 2004 ed è stato contrattualizzato dall'ateneo nella posizione di assistant professor in tenure track, per la durata di 3-4 anni, di cui uno in sabbatico retribuito, da svolgersi presso una università estera. Dopo il primo triennio di servizio, il contratto da assistant professor è stato rinnovato per un quadriennio, sulla base del giudizio positivo espresso in merito all'attività didattica e di ricerca svolta. Dal 1o settembre 2008 al 31 agosto 2011 il professore Kumar, risultato vincitore della valutazione comparativa per il settore scientifico disciplinare SECS-P/07, diventa assistant professor dipendente dell'Università Bocconi ex articolo 1, comma 14, legge n. 230 del 2005, equivalente alla nostra posizione di ricercatore a tempo determinato.
A seguito dello scadere degli effetti dei permessi di soggiorno per motivi di lavoro, ottenuti dal professore Kumar, dal 1o settembre 2004 al 31 agosto 2006 e dal 1o settembre 2006 al 31 agosto 2008, coincidenti con i due contratti da lavoro autonomo, l'università Bocconi, d'intesa con il professore, gli ha concesso l'anno sabbatico retribuito a far tempo dal 1o settembre 2008 al 31 agosto 2009, rispondendo all'invito del Dipartimento di management dell'Università di Stanford e risolvendo così, in modo pragmatico, il problema del permesso di soggiorno scaduto il 1o settembre 2008. Nel frattempo, l'università Bocconi ha avviato un'intensa attività con le autorità competenti, in particolare con la prefettura di Milano ed il nostro Ministero, per far ottenere al professore il permesso di soggiorno per motivi di lavoro in ambito universitario, alla luce del nuovo decreto legislativo n. 17 del 9 gennaio 2008: «Attuazione della direttiva 2005/171/CE relativa ad una procedura specificamente concepita per l'ammissione di cittadini di Paesi terzi a fini di ricerca scientifica».
A tale scopo l'ateneo, in data 4 dicembre 2008, ha ottenuto la registrazione quinquennale tra gli enti di ricerca abilitati alla stipulazione delle convenzioni di accoglienza con cittadini di Paesi terzi dall'Unione europea (ricercatori) non residenti nell'Unione. Tale normativa, purtroppo, non trova al momento possibilità di attuazione, in quanto modulistica e disposizioni procedurali in capo alla prefettura rimangono quelli della previgente normativa. Tuttavia, la stessa prefettura ha assicurato all'ateneo ampia e fattiva collaborazione e comprensione del caso in oggetto, tanto che in data 5 agosto 2009 è stato consegnato il nullaosta richiesto formalmente dall'ateneo stesso all'inizio di giugno 2009. Dopo il periodo estivo, anche l'iter per il permesso di soggiorno, da parte del Consolato italiano competente all'estero, si è concluso, consentendo così al professore Kumar di scegliere il proprio futuro unicamente in base a valutazioni accademiche.
A procedura amministrativa conclusa, grazie all'interesse ed alla determinazione dell'ateneo oltre, come già detto, alla preziosa disponibilità delle autorità competenti, l'interessato ha confermato, anche in base a valutazioni di natura personale, la volontà di risolvere anticipatamente il contratto Pag. 13da assistant professor con l'Università Bocconi, accettando l'offerta dell'Università di Sidney.

PRESIDENTE. L'onorevole De Biasi ha facoltà di replicare.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, come faccio a essere soddisfatta, è forse una risposta questa? Mi scusi sottosegretario Pizza, poiché lo strumento del sindacato ispettivo serve ad avere risposte, io ho fatto tre domande. La prima è se e quali misure di snellimento delle procedure relative alla permanenza dei ricercatori stranieri in Italia si intendano avviare, ma non mi è stata data risposta. La seconda è se e quali provvedimenti si intendano adottare per trattenere nel nostro Paese i pochi ricercatori attratti dalle università italiane. Ricordo che, secondo le indagini della fondazione De Benedetti sugli studenti stranieri di dottorato in Italia, di questi ve ne sono 3 mila, di cui il 77 per cento proviene da Paesi extraeuropei, quindi sono pochissimi. Ho domandato, dunque, quali sono i provvedimenti per trattenere questi cervelli, ma non mi è stata data risposta.
La terza è se e in che modo sia stato verificato l'effetto della «fuga di cervelli» italiani all'estero e se si siano valutati gli effetti dell'allontanamento dei ricercatori stranieri dall'Italia sulla qualità della ricerca nel nostro Paese.
Si tratta di tre domande. Ho piacere che l'università Bocconi fornisca una risposta e sono lieta che la prefettura abbia predisposto una modulistica, snellendola, ma certamente il Governo - per quel che mi risulta, considerata la risposta -, non sta facendo assolutamente nulla per rendere stabile il rapporto di internazionalizzazione delle università italiane.
Come si fa ad essere soddisfatti della risposta? Che la Bocconi svolga un'eccellente politica formativa penso sia noto a tutti: ne siamo tutti molto fieri perché è una delle grandi eccellenze del nostro Paese, ma non altrettanto purtroppo si può dire del Ministero dell'istruzione.

(Iniziative di competenza in merito alla situazione dell'amministrazione scolastica nella città di Bologna, con particolare riferimento al rispetto del principio di imparzialità della pubblica amministrazione - nn. 2-00477 e 2-00485)

PRESIDENTE. L'onorevole Garagnani ha facoltà di illustrare le sue interpellanze nn. 2-00477 e 2-00485, riguardanti iniziative di competenza in merito alla situazione dell'amministrazione scolastica nella città di Bologna, con particolare riferimento al rispetto del principio di imparzialità della pubblica amministrazione (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni), che, vertendo sullo stesso argomento, verranno svolte congiuntamente.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, ho piacere di interloquire con il Governo sulle interpellanze in questione perché proprio in questi giorni ho avuto un rendiconto totale della situazione della scuola con riferimento ad una serie di proteste, di rilievi e di riflessioni che mi sono pervenuti attraverso una linea telefonica che ho attivato per dare voce a quegli operatori della scuola che hanno timore - e questo timore è emblematico del clima che si sta vivendo nella città di Bologna - di protestare pubblicamente, mettendo in rilievo i condizionamenti ideologici presenti ancora nella realtà bolognese ed emiliano-romagnola.
Il mio non è un «Sillabo» o un compendio di errori, ma un compendio di sopraffazioni, di denunce e di situazioni di violazione della legge che, dal momento della presentazione delle interpellanze fino ad oggi - sono passati tre-quattro mesi - hanno avuto luogo nella realtà bolognese.
Signor sottosegretario, le dicevo - prima lei stava parlando con la collega che l'ha importunata - che proprio in questi giorni ho ricevuto una sintesi dei risultati delle proteste e delle denunce che sono scaturiti in seguito all'attivazione di una linea telefonica, che è di aiuto agli insegnanti, alle famiglie e ai docenti al fine di rilevare le anomalie o le gravi violazioni Pag. 14della legge perpetrate nella scuola bolognese. Si tratta di anomalie gravi che ho evidenziato ai relativi dirigenti scolastici provinciali o regionali (e che, quindi, non sono rimaste nel limbo delle denunce anonime), ovviamente mantenendo l'incognito, perché si tratta di persone che temono ritorsioni sui propri figli o di docenti che temono condizionamenti, ghettizzazioni o azioni di mobbing nei loro confronti da parte di docenti di sinistra.
Nel pieno 2010 si stanno verificando queste vicende, sulle quali molto spesso si tace o si sorvola, ma ritengo mio dovere civico (anche se in qualche caso sono deriso) renderle note al pubblico, in questo caso al Governo: ritengo indispensabile un'azione molto più decisa ed efficace, al limite con l'esercizio del pugno di ferro in casi conclamati di violazione della legge, proprio per far rispettare il principio essenziale dell'imparzialità della pubblica amministrazione.
Cito soltanto due casi, in attesa della risposta del sottosegretario. Per quanto riguarda il tempo pieno e l'uso dei grembiuli, alcuni dirigenti scolastici in un caso hanno vietato le iniziative del Ministro Gelmini, deridendole, e nell'altro caso hanno definito l'orario di tempo pieno, abusivamente considerando fruitori del medesimo soltanto coloro che appartengono a certe classi sociali, discriminandone altre.
Seconda considerazione: vi è una situazione di isolamento, che riguarda anche alcuni licei - faccio nomi e cognomi: il liceo classico statale Marco Minghetti di Bologna, in via Nazario Sauro - nei confronti di docenti che non condividono l'opinione di una minoranza particolarmente agguerrita e settaria e che si sono permessi di difendere o sostenere l'operato del Governo.
Quei docenti hanno timore di palesare ufficialmente questa loro situazione di isolamento (mi riferisco anche ad altri licei: Fermi, Galvani ed altri), come hanno dichiarato al sottoscritto; ma ritengo che, in questo caso, sia indispensabile un'azione del Governo presso le sue emanazioni periferiche per chiarire una volta per tutte quella che è la libertà di educazione e di discussione e, soprattutto, il rispetto dei principi della legge, che devono prevalere sui condizionamenti ideologici.
Un'ultima considerazione - ma vi sarebbe ancora altro da dire - riguarda l'insegnamento della storia, molto fazioso e settario, ma mi fermo qui per brevità, e anche l'insegnamento della religione in alcuni casi, in alcuni licei, viene boicottato in modo indiretto attraverso l'inserimento nella prima o nell'ultima ora o, addirittura, con esortazioni di un certo tipo a fare storia delle religioni e non insegnamento della religione cattolica.
Tutto questo configura un quadro al quale occorre aggiungere la manifestazione con tanti bambini ignari contro il Ministro Gelmini di due mesi fa; è un quadro di una situazione estremamente caotica, ma direi velleitaria, al limite, in certi casi, dell'eversione vera e propria delle norme fondamentali che regolano il funzionamento della scuola statale nella città e nella provincia di Bologna.
Potrei aggiungere altre considerazioni per quanto riguarda l'integrazione. Caro sottosegretario, noi siamo, e concludo, in una situazione di ufficiale adesione, pur con alcune critiche, agli orientamenti del Governo e di continuo ostruzionismo e boicottaggio nelle sedi istituzionali preposte, nelle scuole di ogni ordine e grado, da parte di una minoranza di docenti e dirigenti scolastici non sufficientemente controllata o governata da coloro che hanno questo compito.
È un compito, mi rendo conto, molto difficile in presenza di organizzazioni sindacali pronte a proteggere, a tutelare e ad essere più garantiste del dovuto, ma è un compito che, comunque, deve essere svolto con l'assicurazione, questa sì, che coloro che adottano provvedimenti disciplinari sanzionatori non saranno poi sconfessati dal Governo.
Signor sottosegretario, le ho presentato un quadro, ripeto, molto ampio e preciso. Le interpellanze risalgono a qualche mese fa, Pag. 15ma, nonostante tutto, mantengono una loro intatta validità alla luce di quello che le ho detto.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, rispondo congiuntamente alle interpellanze dell'onorevole Garagnani n. 2-00477 e n. 2-00485.
In entrambi gli atti in discussione l'onorevole interpellante, facendo specifico riferimento alla situazione della scuola a Bologna, segnala che una parte dei docenti e alcuni dirigenti scolastici avrebbero talora tenuto un pregiudiziale comportamento di avversione ai provvedimenti di politica scolastica promossi dal Governo, generando nelle scuole in cui prestano servizio un clima di politicizzazione pernicioso per l'ordinato funzionamento delle istituzioni scolastiche.
Il medesimo interpellante segnala, inoltre, nell'interpellanza n. 2-00477, che, per quanto riguarda l'insegnamento della storia, vi sarebbe una scarsa obiettività nell'illustrazione dei principali eventi del Novecento e delle vicende contemporanee e che, in qualche caso, vi sarebbero pressioni indirette nei confronti delle famiglie degli studenti relativamente all'insegnamento della religione cattolica.
Questi argomenti non sono nuovi e si è già avuto occasione di riferire in proposito in relazione ad atti di sindacato ispettivo e ad atti di indirizzo presentati dall'onorevole Garagnani sulle stesse tematiche e, in particolare, rispondendo all'interrogazione n. 4-00241 per quanto riguarda la scelta ed il contenuto dei libri di testo di storia e rispondendo all'interrogazione n. 5-00207 e all'interrogazione n. 5-01935 per quel che concerne, rispettivamente, i contenuti dell'insegnamento della religione cattolica e la sua collocazione nel quadro orario delle lezioni.
Nel confermare, quindi, quanto già comunicato nelle precedenti occasioni, ribadisco che siamo aperti al confronto dialettico e all'ascolto delle diverse posizioni, anche critiche, che sulle iniziative assunte si possono avere; vi è tuttavia da parte di tutti il dovere di osservare le leggi dello Stato, potendosi manifestare l'eventuale dissenso nei modi previsti dall'ordinamento.
Anche il personale delle istituzioni scolastiche, dunque, nell'esplicazione dei compiti ad essi attribuiti dalle norme vigenti, è tenuto ad osservare leggi e regolamenti e le consequenziali indicazioni ministeriali, ferme restando la libertà di insegnamento e la libertà di espressione del pensiero e del diritto di critica, che vanno esercitate, però, nelle circostanze e forme consentite.
La scuola non è la sede per lo svolgimento di attività politica da parte del personale delle istituzioni scolastiche, che deve operare nel rispetto degli ordinamenti, assicurando il buon andamento e l'imparzialità del servizio scolastico. La scuola è, invece, la sede deputata all'attività di trasmissione della cultura, di contributo all'elaborazione di essa e di impulso alla partecipazione dei giovani a tale processo e alla formazione umana e critica della loro personalità.
Coerentemente con la descritta missione della scuola, il vigente contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) del comparto scuola prevede che la funzione docente realizza il processo di insegnamento-apprendimento, volto a promuovere lo sviluppo umano, culturale, civile e professionale degli alunni, sulla base delle finalità e degli obiettivi previsti dagli ordinamenti scolastici definiti per i vari ordini e gradi dell'istruzione.
Per quanto riguarda poi la funzione dirigenziale, il vigente CCNL dei dirigenti dell'area V stabilisce che il dirigente scolastico è tenuto ad assicurare il funzionamento generale dell'unità scolastica, nella sua autonomia funzionale entro il sistema di istruzione e formazione, a promuovere e sviluppare l'autonomia sul piano gestionale e didattico e, infine, a promuovere l'esercizio dei diritti costituzionalmente tutelati, quali il diritto all'apprendimento Pag. 16degli alunni, la libertà di insegnamento dei docenti, la libertà di scelta educativa da parte delle famiglie.
Quanto, infine, alla richiesta di iniziative per garantire il rispetto dei principi di lealtà nei confronti dello Stato e di imparzialità da parte di docenti e dirigenti, ricordo che è all'esame della VII Commissione (Cultura) della Camera la risoluzione n. 7-00209, presentata proprio dall'onorevole Garagnani, che mira all'elaborazione di un codice di comportamento per docenti e dirigenti scolastici per definirne diritti e doveri, in quanto dipendenti dello Stato e garanti dell'imparzialità della pubblica amministrazione.
Ciò premesso in linea generale, vengo alla situazione della scuola a Bologna, alla quale si fa specifico riferimento negli atti in discussione.
In merito, la competente direzione generale dell'ufficio scolastico regionale per l'Emilia-Romagna ha fatto presente che la scuola della provincia di Bologna è frequentemente oggetto di campagne mediatiche, che amplificano e rilanciano, con clamore spesso sproporzionato alla realtà, polemiche di tipo politico e sindacale.
In questo contesto, l'azione della direzione scolastica regionale si svolge con equilibrio ed imparzialità, vigilando attentamente sul corretto ed ordinato funzionamento delle scuole; laddove se ne sono ravvisati i presupposti, la direzione generale è intervenuta con fermezza e nei modi più opportuni ed ha richiamato al rispetto della legalità e della lealtà istituzionale, non solo formale ma sostanziale, invitando il personale scolastico ad un sereno svolgimento delle attività didattiche.
La direzione scolastica regionale ha poi aggiunto che la scuola bolognese, nonostante l'esposizione mediatica cui è sottoposta, dovendo muoversi sotto i riflettori degli organi di informazione locali e nazionali, opera con ordinato e regolare andamento per il raggiungimento delle proprie finalità istituzionali, con risultati in linea con quelli delle altre province dell'Emilia-Romagna.
La medesima direzione generale, inoltre, con riferimento alle manifestazioni politiche poste in essere all'esterno dell'istituzione scolastica, come quella segnalata nell'interpellanza Garagnani e Cazzola n. 2-00485, ha evidenziato che il controllo sulla legittimità e sulla sicurezza di certe manifestazioni non è demandato all'autorità scolastica, bensì ad altre autorità.
Ha altresì comunicato, con nota del 2 ottobre scorso riguardante l'interpellanza Garagnani n. 2-00477, che non risultano segnalazioni da parte dei dirigenti scolastici o dei dirigenti degli uffici scolastici provinciali per interventi ispettivi sulle problematiche didattiche indicate nella stessa interpellanza.

PRESIDENTE. L'onorevole Garagnani ha facoltà di replicare.

FABIO GARAGNANI. Caro onorevole Pizza, so che lei è molto impegnato sul versante della pubblica istruzione. Lei ha citato giustamente le riflessioni della direzione scolastica regionale che, a mio modo di vedere, non è sufficientemente informata, nel senso che ha teso ad attenuare elementi di tensione che esistono veramente e mi riferisco anche alle segnalazioni del sottoscritto per la mancata celebrazione in quasi tutte le scuole di Bologna di anniversari (come quello della caduta del muro di Berlino o quello delle Foibe, che si terrà prossimamente), nonostante precise segnalazioni al riguardo.
Ma questo è solo uno dei fatti: in realtà vi è una tendenza da parte degli uffici regionali e provinciali che - al di là della bontà di chi li impersona (nel caso di Bologna e dell'Emilia-Romagna vi sono persone encomiabili) - risentono di condizionamenti passati che li obbligano in qualche modo ad attenuare o ad ignorare - e questo è grave - continui elementi di tensione.
Penso, ad esempio, all'interferenza costante e continua da parte dell'assessore del comune di Bologna in materie scolastiche che non gli competono, e così a quella di altri assessori, veri e propri atti di arroganza (e non è vero che gli uffici scolastici non ne siano informati, perché li ho informati io). Pag. 17
Caro sottosegretario, sono uno spirito libero e mi dichiaro totalmente insoddisfatto della sua risposta che - al di là delle sue intenzioni - ritengo condizionata da una visione burocratica, stantia e pessimista che porterà soltanto danno alla scuola italiana, dal momento che è improntata ad un continuismo che non ha più ragione di essere.
O questo Governo, questa maggioranza nella quale mi riconosco ha il coraggio, in casi eclatanti, di assumersi le sue responsabilità, adottando provvedimenti ben precisi, anche sanzionatori, nei confronti di situazioni di vera e propria eversione, o la scuola italiana continuerà a risentire di questa visione pressappochista ed ideologizzata che non produrrà nulla di positivo.
Pertanto, con tutto il riconoscimento per il suo impegno, mi devo dichiarare totalmente insoddisfatto per questa risposta. Continuerò ovviamente a presentare interpellanze al riguardo perché possiedo altra documentazione che evidenzia lo stato di agitazione continua, le pressioni ed i condizionamenti che gli enti locali di sinistra pongono in essere nei confronti della libertà di insegnamento e di educazione nella realtà scolastica bolognese.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze e delle interrogazioni all'ordine del giorno. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15.

La seduta, sospesa alle 12,50, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Caparini, Castagnetti e Lombardo sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Su un lutto della deputata Elisabetta Zamparutti.

PRESIDENTE. Comunico che la collega Elisabetta Zamparutti è stata colpita da un grave lutto: la perdita del padre.
La Presidenza della Camera ha fatto pervenire alla collega le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato, in data odierna, ha nominato componente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti il senatore Sergio Divina in sostituzione del senatore Cesarino Monti.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1774 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Panama sulla promozione e protezione degli investimenti, fatto a Venezia il 6 febbraio 2009 (Approvato dal Senato) (A.C. 3014).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Panama sulla promozione e protezione degli investimenti, fatto a Venezia il 6 febbraio 2009.
Ricordo che nella seduta del 18 gennaio 2010 si è conclusa la discussione sulle Pag. 18linee generali e che il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,05).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

LUCIO BARANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, oggi, 19 gennaio, intendo ricordare a questa Aula che per diverse legislature ha seduto proprio qui su questi scranni l'onorevole Bettino Craxi, ed oggi sono trascorsi dieci anni dalla sua scomparsa. Quindi invito gli onorevoli colleghi, per ricordarlo, a mettersi all'occhiello del bavero della propria giacca quello che è stato il suo simbolo, il garofano rosso, che sto portando io e che porto sempre in questa Aula, in quanto ha un duplice effetto: ricordare il suo riformismo e soprattutto costituire il monito e la difesa per l'Italia e gli italiani nei confronti di coloro che gli hanno voluto così male.
Alcuni di questi suoi carnefici, tra l'altro, siedono ancora in questo ramo del Parlamento, e questo ovviamente rimane una traccia indelebile che a noi, socialisti del Nuovo PSI all'interno del Popolo della Libertà, ci fa dire che dobbiamo ancora lavorare parecchio per ridare all'Italia e agli italiani quel riformismo che questo Governo sta portando avanti e che quelli che sono stati i carnefici di Bettino Craxi stanno impedendo, prendendosela anche con il Presidente della Repubblica. Questa è veramente una vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Onorevole Barani, la ringrazio per aver ricordato a tutti l'anniversario della morte dell'onorevole Bettino Craxi. Consenta però a ciascuno di ricordare i defunti nel modo che si ritiene migliore per la delicatezza e la profondità del ricordo.
Per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà alle 15,30.

La seduta, sospesa alle 15,10, è ripresa alle 15,35.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO. Signor Presidente, in apertura di seduta vorrei ricordare un nostro collega deceduto recentemente, due giorni fa, l'onorevole Sergio Coloni, che è stato in quest'Aula per più legislature, ha cominciato il suo percorso come consigliere comunale e consigliere regionale, è stato vicepresidente della regione Friuli Venezia Giulia e, in seguito, anche sottosegretario nel Governo Ciampi. Pregherei un po' di silenzio...

PRESIDENTE. Colleghi, per favore...

ETTORE ROSATO. Credo che sia importante ricordare anche in quest'Aula la figura di uomo molto semplice, molto impegnato, dedicato veramente al servizio del suo Paese, della sua città e della sua comunità, un uomo con una forte ispirazione cattolica, proveniva dall'Azione cattolica, ma con un'attenzione molto forte e spiccata ad una società laica in evoluzione e in crescita continua.
Ricordo una persona che ha dato molto anche a me personalmente, una persona Pag. 19che ha saputo insegnare alle nuove generazioni a far politica con il suo esempio e con il suo spirito di servizio. Vorrei ricordare il suo amore per la montagna, tratto caratteristico che ha sempre contraddistinto il suo impegno per la sua regione: è stato anche presidente del gruppo amici per la montagna della Camera.
Vorrei altresì ricordare l'impegno per la sua città e per la sua regione. La mia comunità, cittadina e regionale, gli deve molto per le opere compiute contribuendo in maniera rilevantissima alla nascita dell'area di ricerca, alla legge sulle aree di confine, ma anche alla gestione del dramma del terremoto in Friuli dove è stato uno dei politici che più si è impegnato per una difficile ricostruzione. Credo che la Camera dovrebbe rivolgergli un momento di attenzione e chiederei, quindi, alla Presidenza di osservare un minuto di silenzio per una persona che ha meritato e dato molto per questo Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Rosato. La Presidenza si associa alle parole da lei espresse.

Si riprende la discussione.

(Esame degli articoli - A.C. 3014)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 3014), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Coscia... onorevole Marinello... onorevole Conte... onorevole Martella... onorevole Concia... onorevole Raisi... onorevole Moles... onorevole Sani... aspettiamo che finisca la maratona. Onorevole Motta... onorevole Cavallaro... onorevole Lanzillotta... onorevole Scilipoti... onorevole Lanzillotta non riesce ancora votare... onorevole Lazzari... onorevole Petrenga... onorevole Testoni...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 446
Maggioranza 224
Hanno votato
446).

Prendo atto che i deputati Castiello, Madia, Romano, Barbareschi, Tassone e Scilipoti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 3014), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cristaldi? Onorevole Cazzola? Onorevole Vico? Onorevole Tidei? Onorevole Repetti? Onorevole Palumbo?

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 458
Maggioranza 230
Hanno votato
458).

Prendo atto che i deputati Rota, Barbareschi, Romano, Tassone e Scilipoti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 3014), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti. Pag. 20
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Zorzato? Onorevole Lunardi? Onorevole Perina? Onorevole Rossi? Onorevole Gava? Onorevole Jannone? Onorevole Pecorella? Onorevole Messina?

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 461
Maggioranza 231
Hanno votato
461).

Prendo atto che i deputati Barbareschi, Romano, Tassone, Scilipoti e Galletti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3014)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, sarò brevissimo, perché è stato già detto tanto ieri in occasione della discussione sulle linee generali. Mi preme soltanto dire che l'Accordo in oggetto non si discosta dai numerosi altri accordi conclusi dall'Italia in materia di rapporti di promozione e di protezione degli investimenti con altri Paesi. Questo mira a creare con Panama un quadro di maggiore certezza giuridica in tutti i settori nei quali sono stati effettuati, o sono ipotizzabili in futuro, investimenti italiani nel territorio della Repubblica di Panama, ed evidentemente viceversa, favorendo in tal modo la cooperazione economica tra i due Paesi.
Il contenuto dell'Accordo - lo ricordo - prevede di fissare in maniera definitiva, tra ambo le parti, quei termini che rappresentano proprio il punto focale del rapporto. Essi riguardano l'investimento, l'investitore, i guadagni, il territorio, il diritto di accesso, l'accordo di investimento e il trattato non discriminatorio, e sono elementi necessari e basilari per individuare, in modo certo, l'ambito di applicazione dell'Accordo.
Ciò che mi preme sottolineare in chiusura del mio intervento, è che Panama è un'area geografica dove si può osservare, finalmente, un costante processo di stabilizzazione politica ed economica, che incoraggerà e faciliterà, senza dubbio, l'adozione di accordi, come quello di cui stiamo discutendo, e che porterà proficue opportunità per le nostre numerose piccole e medie imprese in cerca di nuovi mercati.
Al riguardo, vorrei sottolineare la tempestività, in questo caso, del Governo a ratificare l'Accordo in oggetto, cosa che non è accaduta normalmente per altri Trattati, che hanno avuto, a dir poco, tempi biblici (ricordo quello relativo agli animali da affezione, che per ventidue anni ha imperversato in questo Parlamento). In questo caso, invece, in meno di dodici mesi, si riesce a chiudere la partita. L'unico elemento di soddisfazione, che ci può riguardare come gruppo dell'Italia dei Valori, concerne, finalmente, la possibilità che si dà in pochissimo tempo alle nostre imprese - mi riferisco alle piccole e medie imprese - di accedere ad un mercato, peraltro, fino ad ora precluso.
Vorrei ricordare - in questo caso, non voglio fare peccato, ma voglio pensare anche un po' male - che, sicuramente, in questo provvedimento, vi sono degli interessi urgenti di qualcuno a Panama, di cui si potrà giovare, mi auguro, qualcun altro (in questo caso, le piccole e medie imprese italiane). Ma, soprattutto, auspico che di questi interventi possa beneficiare, per qualità di servizi e della vita, la popolazione panamense, e non solo pochi elementi e pochi eletti.
Ricordo, peraltro, quanto detto dal sottosegretario Mantica in occasione della sua replica in Commissione. È stato chiaro, al riguardo, quando ha affermato che le Pag. 21relazioni bilaterali tra Panama e Italia stanno entrando in una fase particolare del significativo coinvolgimento dell'Impregilo Spa nel consorzio incaricato dei lavori per la riapertura del canale interoceanico, nonché degli interessi che anche ENEL nutre in proposito.
Al riguardo, chiedo al sottosegretario Mantica e, in questo caso, tramite lui, al Governo, se hanno provveduto ad effettuare, un monitoraggio - che oggi poteva essere portato in quest'Aula - non solo di Impregilo e di ENEL, ma delle piccole e medie imprese, che rappresentano l'ossatura portante della nostra economia. Ciò in vista della ratifica dell'Accordo in oggetto, così importante per le nostre opportunità, in relazione al fatto che il canale di Panama diventerà lo snodo all'interno del quale passerà l'economia mondiale. Non mi riferisco ad un monitoraggio delle sole imprese interessate, ma anche di quelle da promuovere in questo contesto e di quelle da sostenere in un mercato sempre più aggressivo.
Se ciò non è stato fatto - e sarebbe una grave mancanza - mi auguro che lo si possa fare nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Altrimenti, la ratifica sarà un puro rito, che non porterà alcun beneficio, se non quello di aver provveduto a soddisfare le esigenze particolari di qualcuno, e non della complessità della nostra economia e delle nostre imprese (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, interverrò altrettanto brevemente. L'Accordo in oggetto ha durata decennale. Esso dà maggiore certezza agli investimenti italiani sul territorio della Repubblica di Panama ed è stato rilanciato fortemente dalla Conferenza nazionale ed internazionale Italia-America Latina, che si è svolta a Milano qualche mese fa.
In tale occasione è intervenuto il Presidente panamense di origine italiana, Ricardo Martinelli, che ha sottolineato l'eccellente intesa non solo politica, ma anche di partenariato commerciale e industriale tra i nostri due Paesi. Tra l'altro, dentro questo Accordo con Panama e per suo tramite c'è anche la presa d'atto e il sostegno che il nostro Paese vuole dare con la maggiore certezza, anche sul piano legale, di alcuni importanti investimenti: pensiamo ai lavori per il canale interoceanico cui partecipa come capofila un'importante impresa di costruzione italiana e pensiamo alle tante piccole e medie imprese, ma anche a grandi gruppi come l'ENEL.
È questa l'occasione per ricordare non solo l'importanza della maggiore certezza giuridica che si conferisce attraverso questo accordo, ma anche l'importanza che l'accordo stesso riveste in un luogo strategico per gli interessi del nostro Paese e di grande sviluppo per le economie reciproche di Panama e dell'Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Amico. Ne ha facoltà.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, nel sottolineare e comunicare il voto favorevole della Lega Nord a questo provvedimento, dobbiamo ricordare che accordi di questo tipo, che spesso vengono approvati e sembra quasi che diventino una routine, non sono affatto tali. Questo Accordo, anzi, è stato molto sofferto ed è per questo che dobbiamo fare un plauso al Governo italiano e al Ministro Frattini, che finalmente lo scorso anno, dopo dieci anni di trattative, è riuscito a firmare un Accordo che ricopre un grande valore, soprattutto in questo momento in cui alcune grandi aziende italiane sono riuscite ad ottenere delle commesse molto importanti. È sufficiente ricordare che un consorzio italo-spagnolo, cui partecipa una grossa impresa italiana, ha ottenuto una commessa del valore di addirittura 3,22 miliardi di dollari per l'allargamento del canale di Panama. Occorre ricordare anche che l'ENEL ha effettuato un investimento pari a 350 milioni di dollari nella Pag. 22più importante centrale idroelettrica di Panama.
Per tali ragioni, questo Accordo, che è stato molto difficile e che l'ambasciatore italiano a Panama, al quale vanno anche i nostri ringraziamenti, ha cercato in tutti i modi di portare avanti (e che, lo ribadisco, grazie al nostro Ministro Frattini è stato firmato da questo Governo), va a dare una certezza a questi grossissimi investimenti che il nostro Paese e le nostre imprese stanno realizzando a Panama.
È ovvio che questa certezza va a favore non solo della grande impresa, ma anche delle imprese più piccole che sono incentivate all'internazionalizzazione, ma non possiamo abbandonare i grandi investimenti delle nostre aziende. La ratifica di questo Accordo è la testimonianza che questo Governo si muove lungo questa linea e riesce a concludere ciò che era in sospeso da anni.
Sono queste le ragioni per cui il nostro voto favorevole è convinto e ad esso associo i ringraziamenti al Governo e all'ambasciatore italiano a Panama per il lavoro svolto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbi. Ne ha facoltà.

MARIO BARBI. Signor Presidente, vorrei confermare il voto favorevole del Partito Democratico alla ratifica di questo Accordo, sul quale già nel corso della discussione sulle linee generali che si è svolta ieri ho illustrato in dettaglio le motivazioni.
Mi preme ora, in occasione delle dichiarazioni di voto finale, sottolineare la continuità di impegno che vi è stata nel creare le condizioni di miglioramento e di potenziamento dei rapporti non solo commerciali, ma anche politici e culturali con Panama e con tutta l'area, da parte non solo del Governo attuale, ma anche di quello che lo ha preceduto.
Infatti, quest'ultimo ha prodigato lo stesso e non minore impegno di quello in carica per migliorare questi rapporti e per sfruttare le condizioni di collaborazione e di cooperazione nei vari settori che si sono aperte a Panama almeno da una decina d'anni, vale a dire da quando il canale è ritornato nella piena sovranità del Governo di quel Paese e da quando quel Paese ha avviato un programma di sviluppo e di opere pubbliche di grandissimo rilievo, tra cui quella relativa al potenziamento del canale interoceanico, per investimenti pari a 5,25 miliardi di dollari. Si tratta certamente della principale opera in cui, come è stato ricordato dai colleghi, è e sarà coinvolta anche una grande e importante impresa italiana. Mi sembra, dunque, che questo sia l'elemento che vale la pena ricordare in questa occasione.
Vi è stata, poi, la rapidità del processo di ratifica ed esecuzione che se potesse essere adoperata anche per tanti altri Accordi e in tante altre occasioni non farebbe che bene al nostro Parlamento e al nostro Paese. Il Partito Democratico esprimerà, dunque, voto favorevole sulla ratifica ed esecuzione di questo Accordo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pianetta. Ne ha facoltà.

ENRICO PIANETTA. Signor Presidente, già in occasione della discussione sulle linee generali, che si è svolta ieri, avevo particolarmente evidenziato l'importanza di questo Accordo, perché esso mira a rafforzare e a incoraggiare la cooperazione economica tra i nostri due Paesi. La incoraggia perché, di fatto, si riesce a garantire e ad offrire una maggiore sicurezza giuridica e operativa agli imprenditori e, soprattutto, alle piccole e medie imprese che intendono investire e svolgere un'attività imprenditoriale. Ciò avviene in maniera reciproca, sia a favore degli imprenditori panamensi in Italia sia a favore degli imprenditori italiani a Panama.
Inoltre, a conferma della bontà di questo Accordo, vi è la clausola del trattamento della nazione più favorita. Questo è un elemento che sottolinea l'importanza e la volontà di cooperare fattivamente per incentivare la capacità e la possibilità della reciproca cooperazione. Faccio presente Pag. 23che soprattutto da parte italiana le piccole e medie imprese hanno la capacità tecnologica e il know-how per svolgere un'azione importante e possono, quindi, avere e trarre dei benefici da questo provvedimento.
Dunque, proprio in ragione della complessità che vi era stata negli anni, credo che si debba valutare positivamente ed elogiare la capacità del nostro Governo perché in questo momento è riuscito a raggiungere questo obiettivo. Tuttavia, penso che al plauso al Governo debba anche essere aggiunto il consenso e l'apprezzamento per l'attività della nostra diplomazia.
Credo che questo provvedimento sia importante soprattutto perché dobbiamo essere particolarmente attenti al mercato e all'area dell'America latina, che è in grado di sviluppare grandi capacità per far sì che vi siano migliori elementi e migliori condizioni di carattere economico-sociale, ma anche perché l'America latina - lo sappiamo bene - è un continente che ospita tante persone di origine italiana e anche a Panama l'attuale Presidente, Martinelli, è di origine italiana.
Quando è venuto in Italia, in occasione delle giornate che si sono svolte a Milano riguardanti l'America latina, c'è stato un grande apprezzamento nei suoi confronti e lo stesso Presidente panamense ha elogiato ed ha caratterizzato l'insieme dei suoi interventi al fine di creare le migliori condizioni di rapporti tra i nostri due Paesi.
Tutto questo direi che, in particolare, è oggetto di grande interesse in questo momento, non fosse altro perché Panama è impegnata in una grande opera, che definirei ciclopica. Come è stata tanti anni fa l'apertura del canale di Panama, oggi siamo di fronte ad un ampliamento, ad un raddoppio di tale canale, e questo è il presupposto per creare migliori condizioni di natura commerciale e per il trasferimento di merci tra i due oceani.
Allora, alla luce di questo fatto storico e imprenditoriale, dobbiamo essere anche molto sereni e orgogliosi perché, nell'ambito del consorzio che realizzerà il raddoppio del canale di Panama, c'è una nostra impresa, l'Impregilo, che indubbiamente riuscirà a realizzare questa opera nelle migliori condizioni tecnologiche per consentire la grande capacità operativa del canale.
Quindi direi che ci sono tutte le condizioni per fare in modo che, per l'appunto, ci sia un apprezzamento e un'applicazione quanto mai rapida di questo Accordo per fare sì - concludo, signor Presidente - che le nostre maestranze e le nostre imprese si mettano nella condizione di meglio operare a Panama e da qui anche creare quelle condizioni di sviluppo in tutta l'America latina.
Alla luce di questa capacità e di questa potenzialità del provvedimento in esame annuncio il voto favorevole del gruppo del Popolo della Libertà (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3014)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 3014 di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Traversa, onorevole Vico, onorevole Sposetti, onorevole Berretta, onorevole Ceccuzzi, onorevole Moles, onorevole Granata, onorevole Boccuzzi, onorevole Capodicasa, onorevole Abrignani, onorevole Fioroni.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 1774 - «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Panama sulla promozione e protezione Pag. 24degli investimenti, fatto a Venezia il 6 febbraio 2009» (Approvato dal Senato) (3014):
Presenti e votanti 497
Maggioranza 249
Hanno votato 497
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che il deputato Romano non è riuscito a votare.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1779 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sulla partecipazione della Repubblica di Bulgaria e della Romania allo Spazio economico europeo con allegati, dichiarazioni e atto finale, fatto a Bruxelles il 25 luglio 2007 (Approvato dal Senato) (A.C. 3015) (ore 16,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sulla partecipazione della Repubblica di Bulgaria e della Romania allo Spazio economico europeo con allegati, dichiarazioni e atto finale, fatto a Bruxelles il 25 luglio 2007.
Ricordo che nella seduta del 18 gennaio 2010 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che il relatore ed il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 3015)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 3015), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Consolo... onorevole Sposetti... onorevole Vico... onorevole Coscia... onorevole Calearo... onorevole Trappolino... onorevole Conte...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 499
Maggioranza 250
Hanno votato
499).

Prendo atto che il deputato Galletti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Romano ha segnalato che non è riuscito a votare.

Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 3015), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Zorzato... onorevole Sardelli... onorevole Calearo... onorevole Fioroni... onorevole Simeoni...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 497
Maggioranza 249
Hanno votato
497).

Prendo atto che il deputato Realacci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Romano ha segnalato che non è riuscito a votare.

Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 3015), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 25

Onorevole Golfo... onorevole Simeoni... onorevole Marinello... onorevole Sardelli... onorevole Strizzolo... onorevole Calearo...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 496
Maggioranza 249
Hanno votato
496).

Prendo atto che i deputati Scilipoti e Galletti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3015)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, siccome abbiamo abbondantemente parlato di queste ratifiche ieri nel corso della discussione sulle linee generali, ricordo soltanto alcuni elementi costitutivi di questo Accordo, che mi sembra oltremodo importante perché rientra nell'ottica dell'allargamento dell'Unione europea ad altre due repubbliche (Bulgaria e Romania). Tuttavia, ritengo fondamentale che all'interno di questo Spazio economico europeo si definisca anche uno stile di comportamento, un codice di riferimento importante che ha visto primeggiare agli albori della costituzione dell'Unione europea uno dei padri fondatori di essa, che sarebbe l'italiano Altiero Spinelli - io mi onoro essere stato presidente di una fondazione con il suo nome, in Abruzzo - per il quale vedo che non c'è grande attenzione all'interno di questa Europa, che è sempre più a due velocità e che non consente forme strette di collaborazione a tutto tondo. Le due velocità si riferiscono a forme di cooperazione che danno opportunità ad alcuni Paesi e ne tolgono ad altri.
Credo che, nell'anticipare il voto favorevole dell'Italia dei Valori, il ricordo che questo dato ci consente di mettere in campo è che l'Accordo istituisce una zona europea in cui è assicurata la libera circolazione di beni, persone, servizi e capitali e che consente all'interno di questo Spazio economico europeo di allargare la collaborazione economica con Paesi non membri dell'Unione europea, rendendoli parte del mercato unico che costituisce la forza dell'Europa nel mondo, lasciando tuttavia esclusi alcuni settori particolarmente sensibili e forse ancora sottostanti a logiche nazionali, come l'agricoltura e la pesca.
Lo Spazio economico europeo prevede una più stretta collaborazione fra le Parti nei settori di ricerca e sviluppo tecnologico, ambiente, politiche sociali e dell'istruzione, statistica, turismo, diritto societario e protezione dei consumatori.
Ogni Paese europeo che aderisca all'Unione europea può chiedere di divenire parte contraente anche dell'accordo dello Spazio economico europeo e occorrerà un accordo tra i richiedenti e i Paesi dello Spazio economico europeo. Con l'adesione all'Unione europea il 1o gennaio del 2007 anche di Bulgaria e Romania, queste due repubbliche ne hanno chiesto di far parte.
Concludo dicendo che l'Accordo di cui discutiamo oggi consente l'accesso di queste altre due repubbliche e fa diventare lo Spazio economico europeo ora a 30 Stati membri, con un mercato interno di 500 milioni di consumatori. L'estensione ai nuovi membri dell'Unione europea delle disposizioni previste dall'Accordo alla nostra attenzione di libera circolazione delle merci, delle persone, dei servizi e dei capitali, come dicevo, promuoverà un ulteriore accrescimento del volume degli scambi con ripercussioni favorevoli per gli operatori economici europei, in particolare per quelli italiani che, come è noto, sono molto attivi in Bulgaria e soprattutto in Romania.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

Pag. 26

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, l'Accordo di cui parliamo sulla partecipazione delle repubbliche di Bulgaria e di Romania allo Spazio economico europeo è importante, seppur viene dal 1994, perché dà vita ad una zona europea in cui è assicurata la libera circolazione di beni, persone, servizi e capitali. Questo accordo ha l'obiettivo di creare regole comuni, condizioni di concorrenza paritaria fra le imprese dei Paesi che ne sono parte, nonché di istituire un apparato istituzionale e giurisdizionale in grado di garantire il corretto funzionamento e l'omogenea applicazione delle regole comuni.
Questo accordo, tuttavia, esclude alcuni aspetti, per esempio i prodotti agricoli, i prodotti di pesca, le imposte indirette, e non contempla una politica economica esterna comune quanto alla previsione della tariffa esterna comune, di misure anti dumping, e così via. Di conseguenza l'accordo See non rappresenta un mercato del tutto libero da frontiere, né una vera e propria unione doganale. Con l'entrata di questi Paesi, Bulgaria e Romania nell'Unione europea evidentemente tutto ciò si è evoluto e in funzione di questo la ratifica di questo Accordo porterebbe ad un maggiore rafforzamento della cooperazione con questi Paesi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Amico. Ne ha facoltà.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, dobbiamo ricordare che questo Accordo viene portato all'attenzione di quest'Aula per la ratifica in quanto facciamo parte dell'Unione europea e, con l'entrata della Romania e della Bulgaria nell'Unione europea, gli accordi prevedono che essa possa far partecipare allo Spazio economico europeo tutti i suoi nuovi membri. Si potrebbe dire che si tratta di un mero atto tecnico di inserimento dei due nuovi Paesi membri dell'Unione nello Spazio economico europeo. Tuttavia, se lo guardiamo bene, non è solo una questione tecnica ma c'è anche qualcosa di più.
La novità non è tanto nei rapporti del nostro Paese con la Romania e con la Bulgaria, che ormai sono regolati dalle norme dell'Unione europea con la libera circolazione e il movimento dei capitali già previsti in buona parte dagli accordi che regolano l'Unione europea; l'entrata nello Spazio economico europeo soprattutto consente alla Bulgaria e alla Romania di aprire il proprio territorio anche ad alcuni Paesi che non fanno parte dell'Unione europea ma che fanno parte dello Spazio economico europeo, come l'Islanda, la Norvegia e il Liechtenstein. Pertanto è un momento importante soprattutto per la Romania e la Bulgaria. Il fatto che noi approveremo questo provvedimento sta a testimoniare che nei confronti della Romania e della Bulgaria da parte del nostro Paese c'è una grande amicizia e un grande rispetto.
Per questo, a fronte di una grande amicizia e di un grande rispetto, nonché a fronte dei diritti che questi Paesi acquisiscono entrando nell'Unione europea ed ora facendo parte dello Spazio economico europeo, chiediamo che ci siano anche dei doveri. Quindi, se avvengono fatti di cronaca che riguardano cittadini di quei Paesi (come i fatti gravissimi che tutti noi abbiamo visto negli anni passati e che hanno riguardato cittadini di questi Paesi) e questo viene sottolineato, ciò non deve essere considerato da nessuno come un atto contrario, di inimicizia verso uno di questi Paesi. Tuttavia, occorre sottolineare che noi chiediamo che i Governi di quegli Stati siano parte diligente, e soprattutto siano parte attiva nel reprimere la criminalità, nel reprimere i criminali cittadini di quei Paesi che grazie alla libera circolazione si sono spostati in altri territori e hanno iniziato a commettere gravissimi reati.
Quindi, nel preannunciare il voto a favore di questa ratifica, la nostra richiesta è che lo spirito di amicizia che ci lega alla Romania e alla Bulgaria sia visto come un ottenimento di diritti, ma anche di doveri, in primo luogo quello di reprimere soprattutto i criminali, che grazie alle frontiere aperte si spostano sempre di più e spesso arrivano a delinquere nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

Pag. 27

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbi. Ne ha facoltà.

MARIO BARBI. Signor Presidente, il Partito Democratico è ovviamente favorevole alla ratifica di questo Accordo che è un atto dovuto e che non cambia in nulla i rapporti dell'Italia con la Bulgaria e con la Romania, che sono stipulati tramite l'Unione europea e tramite l'adesione di questi due Paesi all'Unione stessa. Esso modifica, semmai, i rapporti di questi due Paesi con quello che resta dell'EFTA, cioè dei Paesi dello European free trade Association, quindi nel caso di specie: Islanda, Norvegia e Liechtenstein, che avranno accesso ai mercati della Bulgaria e della Romania.
Ciò va detto perché non possiamo lasciare che vi sia un malinteso sull'assenso allo Spazio economico europeo, sui rapporti che questo istituisce tramite tale allargamento e sul significato di quest'ultimo. Quindi, di fatto, si tratta di un'apertura dei mercati bulgari e rumeni ai tre Paesi residui dell'EFTA. La Svizzera è un caso a parte, in quanto con i Paesi dell'Unione europea intrattiene accordi bilaterali che producono all'incirca gli stessi effetti di quelli che lo Spazio economico europeo produce tra l'Unione europea e i Paesi dell'EFTA.
Del fatto che questo sia un Accordo che beneficia principalmente Norvegia ed Islanda c'è traccia nell'Accordo stesso, in quanto questi due Paesi insieme al Liechtenstein si impegnano a versare determinate somme di aiuto per lo sviluppo alla Romania e alla Bulgaria, secondo la filosofia, che è tipica dell'Unione europea, degli aiuti strutturali per le regioni svantaggiate.
Ciò detto, è quindi evidente che non poteva mantenersi alcuna asimmetria nel momento in cui Romania e Bulgaria nel 2007 sono entrate a far parte dell'Unione. Questo Accordo elimina, dunque, l'asimmetria e pareggia le condizioni giuridiche e di mercato per questi due Paesi rispetto ai paesi dell'EFTA.
Un'ultima osservazione: in questo Spazio economico europeo vi è un virtuale, tendenziale allargamento dell'Unione ai Paesi dell'EFTA.
In questo allargamento virtuale progressivo vi è la constatazione della fecondità e del successo dell'integrazione europea e del processo di integrazione, che iniziò con la Comunità europea e con il mercato comune, e dell'insuccesso della filosofia liberoscambista, che fu invece all'origine della costituzione dell'EFTA nel 1960, guidata dalla Gran Bretagna, che si è ridotta invece ad una sopravvivenza che va lentamente sfumando e viene assorbita all'interno dell'Unione europea.
Questo è quanto, quindi la ratifica da parte del Partito Democratico viene confermata, come è stato anticipato ieri nella discussione sulle linee generali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pianetta. Ne ha facoltà.

ENRICO PIANETTA. Signor Presidente, in sede di dichiarazione di voto, che preannuncio sarà favorevole da parte del gruppo del Popolo della Libertà, desidero sottolineare che l'accordo sullo Spazio economico europeo si pone fondamentalmente l'obiettivo di definire delle comuni modalità per la creazione di condizioni di concorrenza paritarie per le iniziative imprenditoriali. Lo Spazio economico europeo costituisce una zona che si compone di ventisette Paesi dell'Unione europea e di tre Paesi dell'EFTA, l'Islanda, il Lichtenstein e la Norvegia. A questo proposito, sappiamo che l'Islanda sta per chiedere la possibilità di entrare a far parte dell'Unione europea. Lo Spazio economico europeo costituisce una zona nella quale si vuole assicurare una libera circolazione di persone, di beni, di servizi e capitali, con una esclusione però molto esplicita e importante, perché in linea di massima c'è l'esclusione dei prodotti agricoli, dei prodotti della pesca e delle imposte indirette.
Inoltre, gli accordi per lo Spazio economico europeo non prevedono una politica economica esterna. Tutto questo fa sì Pag. 28che quest'area non rappresenti un mercato senza frontiere e neppure una vera e propria unione doganale, ma - lo voglio sottolineare - resta il fatto che, seppure con queste limitazioni, con l'entrata in vigore di questo accordo vi è un ampliamento territoriale dello Spazio economico europeo. Dunque, oltre a questo aspetto, c'è anche il fatto che questo accordo impegna gli Stati sottoscrittori a mettere in atto una normativa comunitaria per quanto attiene all'attuazione del mercato interno. Quindi, da questo punto di vista e con tutte queste considerazioni, l'applicazione dell'Accordo ha l'obiettivo di sviluppare una coerente armonizzazione delle regole del diritto societario, della politica ambientale e della politica sociale. Sono tutti elementi, che ho cercato di ricordare a tutti in maniera sintetica, che consentono di sviluppare un'area, quella cui apparteniamo, con possibili benefici di carattere economico e sociale. Quindi, sono passi in avanti verso un ulteriore ampliamento dell'integrazione di questa parte del mondo. Quindi, da questo punto di vista, c'è un elemento di sviluppo e di maggiore integrazione. Per questi fondamentali motivi, riconfermo il voto favorevole del gruppo del Popolo della Libertà.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3015)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 3015, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Santelli, Pili, Ghizzoni, Beretta e Ciocchetti...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 1779 - «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sulla partecipazione della Repubblica di Bulgaria e della Romania allo Spazio economico europeo con allegati, dichiarazioni e atto finale, fatto a Bruxelles il 25 luglio 2007» (approvato dal Senato) (3015):

Presenti e votanti 497
Maggioranza 249
Hanno votato
497
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che il deputato Bellotti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l'abuso sessuale, fatta a Lanzarote il 25 ottobre 2007, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno (A.C. 2326-A) (ore 16,25).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l'abuso sessuale, fatta a Lanzarote il 25 ottobre 2007, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno.
Ricordo che nella seduta del 18 gennaio 2010 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che è intervenuta in sede di replica la relatrice per la Commissione giustizia, mentre il rappresentante del Governo vi ha rinunciato.

(Esame degli articoli - A.C. 2326-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, nel testo delle Commissioni. Pag. 29
Avverto che le Commissioni hanno presentato l'emendamento 4.100, che è in distribuzione.
Avverto, altresì, che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A - A.C. 2326-A).

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 2326-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 2326-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mariarosaria Rossi, Coscia...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 498
Maggioranza 250
Hanno votato
498).

Prendo atto che i deputati Schirru e Oliverio hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Paladini ha segnalato che non è riuscito a votare.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 2326-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 2326-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Ghizzoni, Vico, Coscia, Calearo, Pizzolante, Bernardini...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 500
Maggioranza 251
Hanno votato
499
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Paladini ha segnalato che non è riuscito a votare.

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 2326-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 2326-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Pili, Vico, Bongiorno, Calearo, Oliverio...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 501
Maggioranza 251
Hanno votato
501).

Prendo atto che il deputato Colombo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Paladini ha segnalato che non è riuscito a votare.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 16,30)

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 2326-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2326-A). Pag. 30
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

ANGELA NAPOLI, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere favorevole sugli emendamenti Contento 4.1 e Contento 4.2; inoltre, raccomandano l'approvazione del loro emendamento 4.100.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Contento 4.1.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 4.1, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 497
Maggioranza 249
Hanno votato
497).

Prendo atto che il deputato Realacci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Paladini ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.100 delle Commissioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Calearo...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 498
Maggioranza 250
Hanno votato
498).

Prendo atto che i deputati Madia, Golfo e La Loggia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Paladini ha segnalato che non è riuscito a votare.
Avverto che a seguito dell'approvazione dell'emendamento 4.100 delle Commissioni l'emendamento Contento 4.2 verrà posto in votazione come riferito al capoverso articolo 600-septies.2. Avverto inoltre che, per un errore tipografico, nel medesimo emendamento Contento 4.2 deve leggersi «secondo comma» in luogo di «secondo periodo».
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 4.2 nel testo corretto, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 490
Maggioranza 246
Hanno votato
490).

Prendo atto che i deputati Sposetti, Bellotti e La Loggia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che i deputati Cosenza e Paladini hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

È riuscito a votare, onorevole Scilipoti?

Pag. 31

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 496
Votanti 495
Astenuti 1
Maggioranza 248
Hanno votato
495).

Prendo atto che il deputato Bratti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Paladini ha segnalato che non è riuscito a votare.

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 2326-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 2326-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

ANGELA NAPOLI, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, le Commissioni formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Ferranti 5.1.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Ferranti 5.1 formulato dal relatore.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, accetto l'invito al ritiro soltanto perché, anche da una discussione e da un approfondimento che si sono svolti in sede di Commissioni, in realtà è emerso l'impegno a rivedere e ad attualizzare in qualche modo alcune misure processuali, quindi anche quella dell'ascolto del minore nelle differenti fasi processuali, per renderle adeguate alla tutela del minore stesso. Questo emendamento mirava proprio a rendere effettivo questo diritto del minore, particolarmente vulnerabile, ad essere trattato in maniera adeguata e soprattutto ad avere subito un suo interlocutore, il giudice. Comunque, in questa sede lo ritiro e poi in altre sedi cercheremo di approfondire la materia.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 494
Maggioranza 248
Hanno votato
494).

Prendo atto che i deputati Anna Teresa Formisano e Galletti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Paladini ha segnalato che non è riuscito a votare.

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 2326-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A - A.C. 2326-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 502
Maggioranza 252
Hanno votato
502).

Pag. 32

Prendo atto che il deputato Paladini ha segnalato che non è riuscito a votare.

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 2326-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A - A.C. 2326-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

L'onorevole Vico ha votato. Onorevole Calearo Ciman...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 501
Maggioranza 251
Hanno votato
501).

Prendo atto che il deputato Damiano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Paladini ha segnalato che non è riuscito a votare.

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 2326-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 (Vedi l'allegato A - A.C. 2326-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 495
Maggioranza 248
Hanno votato
495).

Prendo atto che il deputato Paladini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere il voto.

(Esame dell'articolo 9 - A.C. 2326-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 (Vedi l'allegato A - A.C. 2326-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 495
Maggioranza 248
Hanno votato
494.
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che i deputati Piso, Trappolino e Galletti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Paladini ha segnalato che non è riuscito a votare.

(Esame dell'articolo 10 - A.C. 2326-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 (Vedi l'allegato A - A.C. 2326-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

L'onorevole Ghizzoni ha votato. Onorevole La Malfa... L'onorevole Scilipoti ha votato.

Pag. 33

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 501
Maggioranza 251
Hanno votato
501).

Prendo atto che i deputati De Pasquale e Galletti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Paladini ha segnalato che non è riuscito a votare.

(Esame di un ordine del giorno - A.C. 2326-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A - A.C. 2326-A).
L'onorevole Capitanio Santolini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2326-A/1.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, volevo semplicemente raccomandare al Governo di accogliere questo ordine del giorno perché, come dirò anche in sede di dichiarazione di voto, mi sembra estremamente importante sottolineare il fatto che tutti siamo d'accordo nell'approvare questa Convenzione. Si tratta di un passo in avanti nella lotta contro l'abuso sui minori, quindi non ci sono stati voti contrari.
Mi sembra una mancanza di questa Convenzione il fatto che in essa non siano mai nominate la tutela e la promozione della famiglia a difesa dei minori, visto che si prevedono misure di sostegno e di aiuto al personale che viene a contatto con i minori ma non viene assolutamente previsto nulla per le famiglie che hanno i minori in casa né si prevede il ruolo positivo che la famiglia può svolgere dal punto di vista della prevenzione, del recupero e del sostegno ai minori.
L'idea che i minori si rapportino direttamente con le istituzioni e con altri soggetti mentre la famiglia debba essere completamente ignorata mi sembra un aspetto negativo, cui volevo in qualche modo rimediare con la presentazione di questo ordine del giorno, nel senso di chiedere al Governo ed alle istituzioni di provvedere in qualche modo a sostenere la famiglia proprio con riferimento alla navigazione su Internet ed ai pericoli che i minori corrono.
Dobbiamo in qualche modo sostenere questo sforzo delle famiglie che, altrimenti, vengono tagliate fuori anche da questa Convenzione, che sicuramente presenta degli aspetti positivi. Questo mio ordine del giorno mi sembra quindi estremamente importante per andare incontro ad un vuoto presente in questa Convenzione.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno presentato?

MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il Governo, poiché ha a cuore la famiglia in tutte le sue articolazioni, accetta l'ordine del giorno Capitanio Santolini n. 9/2326-A/1, a condizione che vengano accolte alcune modifiche.
Il Governo propone la soppressione del terzo capoverso della parte motiva, perché affermare «il fatto che sul fronte della famiglia nulla sia detto» mi appare assai impreciso. La Convenzione di Lanzarote infatti, laddove per la prima volta prevede che siano considerati reati gli abusi sessuali contro i bambini, in realtà tutela la famiglia e lo fa anche, ad esempio, riconoscendo la possibilità del gratuito patrocinio nei procedimenti.
Il Governo propone poi la soppressione del sesto capoverso della parte motiva, laddove si afferma «che risulta strano o perlomeno discutibile che tra le misure preventive ci sia la formazione di personale», perché in realtà di questa formazione del personale non vi è traccia nella norma, bensì solamente nella relazione introduttiva.
Il Governo chiede infine di modificare il dispositivo nel senso di sostituire le parole: «impegna il Governo ad adottare Pag. 34misure tese a sostenere la famiglia» con le seguenti: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare misure tese a sostenere la famiglia».

PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Capitanio Santolini n. 9/2326-A/1, accettato dal Governo, purché riformulato.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, accetto la riformulazione proposta dal Governo e non insisto per la votazione del mio ordine del giorno n. 9/2326-A/1.

PRESIDENTE. Sta bene.
È così esaurito l'esame dell'unico ordine del giorno presentato.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2326-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melchiorre. Ne ha facoltà.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, dobbiamo considerare quella di oggi sicuramente una giornata molto importante per il diritto penale italiano e la procedura penale, ma soprattutto per i minorenni. Finalmente, con la ratifica della Convenzione di Lanzarote abbiamo posto in essere sicuramente un significativo passo verso una disciplina a favore dei minori vittime di reati gravissimi legati allo sfruttamento ed all'abuso sessuale.
I principi, le definizioni e le strategie sottese al presente provvedimento sono figlie di un importante documento che ha prodotto, a sua volta, un'attività di studio e l'elaborazione di un piano di azione per l'infanzia di ampio respiro, a partire dal programma triennale di azione «Costruire un'Europa per e con i bambini», che contiene una specifica sezione dedicata alla violenza.
Le finalità del Consiglio d'Europa sono state fin dall'inizio rivolte a far sì che gli Stati membri potessero dotarsi di strumenti più efficaci per la prevenzione e la repressione del fenomeno dello sfruttamento e degli abusi sessuali.
Veniamo a quelli che sono però gli aspetti essenziali e precipui di questa disciplina. Innanzitutto, ricordo la nuova fattispecie di reato, il cosiddetto grooming, cioè la manipolazione psicologica del minore che, anticipando la tutela penale al momento della comunicazione tra adulto e minore stesso, anche e soprattutto via Internet, potrà rappresentare un valido deterrente rispetto a simili condotte.
D'altra parte la tematica della rete e le insidie ad essa sottese inducono ad alcune considerazioni che sono anche parte integrante del contenuto della Convenzione. Innanzitutto la fondamentale cooperazione internazionale di polizia, come la sinergia tra le procure, rappresenta - come più volte chiarito anche dal Parlamento europeo - un punto imprescindibile nella lotta a reati di grave allarme sociale. Va detto poi che va preso in considerazione anche l'altro aspetto fondamentale di questa disciplina, come l'introduzione della nuova fattispecie di pedofilia culturale che punisce ogni forma di apologia del reato stesso di pedofilia, e la stessa pornografia minorile.
Però ci sono degli appunti da fare - se vogliamo - nel senso che si poteva cogliere questa occasione per aiutare effettivamente gli operatori del diritto a perseguire in maniera davvero efficace questo tipo di reato. Ad esempio nella parte relativa alla disciplina della pornografia minorile, laddove si scrive «qualunque rappresentazione degli organi sessuali di un minore di anni diciotto per scopi sessuali» (si prevede quindi la punizione di qualsiasi rappresentazione), ci sarebbe piaciuto vedere comunque abolita la finalità di scopo sessuale, perché sappiamo, e gli operatori del diritto che si occupano precipuamente di questo tipo di reati sanno benissimo, che talvolta anche la mera rappresentazione fotografica di parti di corpi di bambini Pag. 35nudi può contribuire ad essere oggetto di materiale pedopornografico. Questo è un aspetto.
L'altro sicuramente riguarda la previsione dell'articolo 600-septies.1 laddove si prevede la diminuzione di pena (quindi la circostanza attenuante) da un terzo fino alla metà nei confronti del concorrente che si adopera per evitare che l'attività delittuosa sia portata a conseguenze ulteriori, oppure aiuta concretamente l'autorità di polizia o l'autorità giudiziaria nella raccolta delle prove decisive. Ebbene ci sembra una previsione di attenuante eccessivamente elevata. Mi rendo conto che un passo avanti è stato fatto perché nella prima stesura dei lavori delle Commissioni si era prevista la diminuzione di pena fino alla metà, mentre qui si prevede da un terzo fino alla metà. Ci sarebbe piaciuto vedere una diminuzione di pena fino ad un terzo.
Salutiamo comunque con favore finalmente il «giù la maschera» che è stato realizzato laddove si è previsto (forse anche con una forzatura giuridica) di punire i clienti delle baby prostitute a prescindere dalla conoscenza effettiva dell'età delle minorenni. Sappiamo che questa è una forzatura giuridica - come dicevo prima - perché la presunzione dell'età minore forse è un po' troppo stretta e forzata. Riteniamo però che finalmente si sia preso il coraggio di realizzarla (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberal Democratici-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, colleghi, ci accingiamo a votare un documento di straordinaria importanza nel lungo cammino che ha caratterizzato gli ultimi decenni nella Comunità internazionale in materia di tutela dei diritti dei minori. Si tratta di una Convenzione che viene dopo altre che la comunità internazionale si è data: tra tutte la Convenzione di New York del 1989 sulla tutela dei diritti del bambino, ma prima ancora quella svolta a Pechino che riguardava l'organizzazione della giustizia penale minorile.
La storia dell'umanità non ha sempre conosciuto questi sentimenti di tutela dei minori. La letteratura specializzata ricorda che nella civilissima Parigi del 1700, quella che poi ha avuto un'importanza straordinaria nella costruzione dell'Europa democratica e del mondo occidentale, il prefetto di quella città aveva dato disposizione ad un uomo perché passasse con il carretto ogni giorno per raccogliere bambini abbandonati lungo la strada, con l'unica raccomandazione che cambiasse ogni tanto la paglia.
Spesso capitava che i bambini morissero e venissero abbandonati lì, nello stesso luogo dove erano stati presi.
Tuttora, in molte parti del mondo, i bambini conoscono ancora patimenti, violenze e sofferenze. Io personalmente ho potuto vedere in Sudamerica i bambini della guerra e i bambini-soldato, con i fucili in mano, scappare agli angoli delle strade quando passavano le camionette e, in modo particolare, una jeep delle Nazioni Unite sulla quale mi trovavo. Ho visto i bambini vittime della guerra. Ricordo Manuelito, un bambino sotto una quercia di El Salvador con il braccio destro tagliato da un ufficiale dell'esercito perché non potesse impugnare le armi.
Sono queste situazioni che inducono la comunità delle Nazioni a dotarsi di strumenti sempre più efficaci per combattere le violenze nei confronti dei bambini e per tutelare il diritto del bambino come essere originario e irripetibile a vivere la sua vita, i suoi affetti, la sua cultura, la sua sanità per divenire un cittadino responsabile.
Il secolo scorso è stato chiamato il secolo dell'infanzia, a me sembra giustamente, perché si sono fatti passi avanti straordinari. In Italia, in modo particolare, c'è una cultura minorile assai sviluppata, che è frutto di una coscienza sociale, degli operatori sociali, degli operatori psicologici ma anche di una magistratura minorile estremamente avveduta, che ha saputo dare vita ad una legislazione tra le più avanzate in materia di tutela dei diritti dei Pag. 36minori, sia nel campo civile, sia nel campo della rieducazione nel settore penale, secondo la quale ogni bambino possibilmente deve essere condotto fino al compimento della maggiore età per essere consegnato ad una società come soggetto capace di vivere autenticamente e autonomamente il suo protagonismo sociale.
Con questa Convenzione facciamo un altro passo importante nella cultura dei diritti dei bambini, perché essa tutela i bambini nello loro sfere più importanti: quelle dell'emotività, dell'affettività e della sessualità. Si sa che tutti i bambini vivono a modo loro una loro sessualità, ma in questo caso ciò che si vuole punire severamente è l'intrusione degli adulti, spesso oltre ogni limite, spesso oltre ogni depravazione: adulti che pretendono di asservire creature piccole ai loro desideri e ai loro istinti, neanche definibili bestiali, perché le bestie e gli animali non li hanno.
Signor Presidente, colleghi, qui abbiamo un testo di straordinaria importanza, che è stato sapientemente arricchito di molte disposizioni che servono a tutelare i bambini in ciò che hanno di più prezioso. Infatti, l'intrusione nella sfera della sessualità sia dei bambini, sia delle donne, fatta attraverso violenza, perché i bambini non possono mai dare il loro consenso, lascia delle tracce per sempre, lascia delle ferite nel corpo e nello spirito che non potranno mai essere cancellate.
Per tale motivo è importante che la comunità internazionale si mobiliti ancora di più per tutelare in modo sempre più preciso il diritto all'affettività, all'emotività e alla sessualità del bambino. Speriamo che a questo apparato normativo molto importante, a questo messaggio molto chiaro di etica e di morale, per il quale gli adulti devono essere i primi garanti dei diritti dei bambini, si accompagni un'effettiva capacità della comunità internazionale di difendere i bambini e di applicare con estremo rigore le disposizioni che qui sono previste e che si aggiungono a quelle estremamente precise del nostro ordinamento giuridico interno.
Spero che vi sia una mobilitazione molto forte, perché la lobby dei pedofili è molto potente, ramificata e spesso difficile da individuare. Gli «orchi» possono essere ovunque e molto spesso per noi è difficile individuare chi sono e dove sono. Spesso questa malattia si annida in persone insospettabili, che tra loro organizzano circuiti riservati e perversi, in cui oggetto di violenza sono i bambini.
Noi auspichiamo ed invitiamo il Governo italiano ad esercitare tutto ciò che è in suo potere affinché in ogni ramificazione sia verificato e si possa verificare sempre meglio quali sono e dove sono questi circuiti perversi, per punirli con la severità che un crimine di questo genere merita.
È soprattutto importante avere puntato l'attenzione con così tanta cura sui crimini sessuali nei confronti dei minori commessi attraverso Internet: Internet e questi strumenti di comunicazione sono di straordinaria importanza per la diffusione di conoscenze, ma spesso sono estremamente fragili se arrivano nelle mani di soggetti senza scrupoli, che li usano per adescare i bambini, per cercare di convincerli o portarli dalla loro parte e per far circolare immagini che riguardano lo sfruttamento sessuale dei bambini.
Noi abbiamo fatto un passo nella lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini, ne dobbiamo adesso fare altri, nel senso che bisogna far procedere anche una profonda cultura del rispetto dei diritti dei bambini, non solo nella sfera sessuale, ma in tutte le loro espressioni. Ecco perché il Parlamento oggi dovrebbe essere consapevole di approvare non un qualunque disegno di legge, come tanti altri che operano nel campo dell'avere: questo è un provvedimento che incide profondamente nel campo dell'essere delle persone più indifese. È per questo che l'approvazione del disegno di legge in esame meriterebbe una maggiore attenzione da parte di un'aula che, invece, purtroppo vediamo distratta. Speriamo che si tratti soltanto di una distrazione tecnica e che non corrisponda invece ad una scarsa sensibilità nei confronti di questi problemi. Mi auguro Pag. 37che il Parlamento e la Camera dei deputati approvino il provvedimento in esame con la grande attenzione che merita.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Follegot. Ne ha facoltà.

FULVIO FOLLEGOT. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il disegno di legge sottoposto alla nostra approvazione ha per oggetto la ratifica della Convenzione del Consiglio d'Europa per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l'abuso sessuale, fatta a Lanzarote nel 2007. Esso contiene peraltro anche importanti norme di adeguamento dell'ordinamento interno.
Il testo rappresenta il primo documento, a livello internazionale, che considera reati gli abusi sessuali nei confronti dei bambini e che prevede siano garantiti alle vittime livelli minimi di assistenza. Attraverso la Convenzione si è voluto creare un quadro normativo omogeneo tra tutti gli Stati membri, in grado di fare fronte comune contro uno dei fenomeni più gravi che investe la nostra società e che finora a livello internazionale non ha avuto la dovuta considerazione.
Vista la gravità dei reati sessuali nei confronti dei bambini, la Convenzione vuole rispondere in maniera esaustiva a tutte le sfaccettature del fenomeno.
Viene innanzitutto definito «bambino» ogni persona al di sotto dei 18 anni, quindi tutti i minori.
Sono previste misure di prevenzione con informazioni ai bambini sui rischi di sfruttamento e di abusi sessuali, così come si prevede che vengano fatte politiche di prevenzione da parte dei media e della società civile.
Un intero capitolo - il quarto - prevede misure di protezione ed assistenza alle vittime. Il capitolo VI individua tutta una serie di comportamenti che le parti si obbligano a considerare reati: l'abuso sessuale, la prostituzione, la pornografia minorile e molti altri comportamenti ancora.
Gli abusi sessuali nei confronti dei minori sono considerati reati infamanti, perché distruggono la vita del giovane ed impediscono lo sviluppo normale. Sono tra i più gravi poiché, dopo quell'esperienza, il bambino non sarà più lo stesso e porterà con sé un segno indelebile.
Non esistono dati certi dal momento che, molto spesso, gli abusi non vengono denunciati, avvenendo, comunque, in condizione di soggezione e di sudditanza da parte di chi ne subisce la violenza. Il fenomeno è molto vasto: oltre il 10 per cento dei giovani potrebbe aver subito qualche forma di violenza da parte di pedofili.
Se in alcuni Paesi, come in Francia ed in Inghilterra, il fenomeno sembra più diffuso, in Italia il sommerso è sicuramente elevato. L'Italia non è certo un'isola felice: secondo «Telefono azzurro», quasi il 60 per cento degli abusi avviene in famiglia, il resto in tutti i luoghi dove vi sono dei bambini, scuole e centri religiosi inclusi.
Il disegno di legge in oggetto, nella parte in cui modifica l'ordinamento interno, introduce una nuova fattispecie di reato: l'adescamento di minore. Con essa si punisce chi, allo scopo di commettere i reati di riduzione in schiavitù, prostituzione minorile, pornografia minorile, iniziative turistiche volte allo sfruttamento della prostituzione minorile, violenza sessuale ed altro ancora, adesca un minore di sedici anni, intendendo per adescamento qualsiasi atto che miri a carpire la fiducia del minore, posto in essere anche mediante l'utilizzo della rete Internet o di altre reti o mezzi di comunicazione.
L'utilizzo della rete Internet è uno dei mezzi attraverso cui il minore aveva contattato più facilmente e la diffusione generalizzata dei mezzi informatici ha creato nuovi rischi e pericoli, soprattutto per i giovani.
Il nuovo articolo 414-bis del codice penale introduce un'ulteriore fattispecie di reato, quello di pedofilia e pedopornografia culturale. Tale articolo prevede che, chiunque, con qualsiasi mezzo, anche telematico, e con qualsiasi forma di espressione, pubblicamente istiga a commettere, in danno di minorenni, il delitto di prostituzione Pag. 38minorile e altri reati simili, è punito con la reclusione da tre a cinque anni. Analogamente, è punito chi pubblicamente fa apologia di uno dei delitti di cui sopra.
Con l'introduzione di queste fattispecie di reati si intende dare un segnale politico molto forte: è una scelta di campo a tutela dei minori. Il solo fatto di istigare a commettere questo tipo di reati viene considerato un fatto grave da punire. Questi comportamenti determinano, infatti, un forte allarme sociale.
In Italia, vi è una sezione specializzata di Polizia postale, che sta ottenendo ottimi risultati attraverso il lavoro svolto con procedure innovative ma, in questo campo, si possono ottenere risultati importanti solo se vi è collaborazione tra gli Stati delle varie forze di polizia. L'efficienza del lavoro svolto in Italia nelle indagini è riconosciuto da tutti, sia con riguardo al contrasto alla pedopornografia su Internet, sia per i risultati ottenuti nella lotta contro il turismo sessuale. Il fenomeno si sviluppa a livello internazionale, vista la capillarità e la diffusione delle reti.
In alcuni Stati - Stati Uniti, Svezia ed altri Stati europei - è stato approvato l'uso di farmaci a base di ormoni per bloccare la libido, l'istinto irrefrenabile a compiere atti di violenza sessuale. Tale uso è stato proposto dalla Lega Nord nei confronti dei reati a sfondo sessuale, ma fino ad ora vi è stata una netta opposizione da parte di quasi tutte le altre forze politiche. Ultimamente, peraltro, vi è una timida apertura, alla luce di studi e ricerche. In alcuni casi, risulta essere l'unico rimedio, quando il criminale è motivato da ragioni sessuali e non principalmente psicologiche. Nei confronti di stupratori e pedofili recidivi, l'uso di tali farmaci sta diventando una necessità.
Pensare di risolvere il problema della pedofilia inasprendo ulteriormente le pene non è più credibile. Occorre affrontare la questione senza preconcetti e con responsabilità.
Non sempre la sensibilità e il contrasto verso determinati comportamenti sono omogenei in tutti gli Stati. Su questi temi non si può essere flessibili, perché nei confronti di questi reati vi deve essere «tolleranza zero».
L'ordinamento italiano è all'avanguardia nel contrasto di tutti i reati commessi nei confronti di minori e le pene previste sono severe. Per tutti questi motivi, per l'efficacia delle norme che verranno approvate, oggi in Aula la Lega Nord esprimerà un voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, poiché ho predisposto un lungo testo di dichiarazione di voto, chiedo che la Presidenza ne autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna, limitando il mio intervento ad alcune note e brevi sottolineature.

PRESIDENTE. Onorevole Capitanio Santolini, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, desidero sottolineare, come hanno fatto i colleghi che mi hanno preceduto, che questo documento è certamente molto importante e, come ieri è stato detto anche dalla relatrice per la II Commissione, è il primo strumento internazionale attraverso il quale gli abusi sessuali contro i minori diventano reato, e non è cosa da poco. Siamo nel 2010 e finalmente c'è un primo strumento internazionale per questi reati.
Un altro aspetto che mi preme sottolineare è che finalmente rientrano in questi accordi anche i casi di grooming, cioè di adescamento attraverso Internet, e il turismo sessuale. Detto così sembrerebbe trattarsi di cose ovvie, invece questo è il frutto di un lungo cammino che i Governi e gli Stati hanno compiuto per arrivare a queste determinazioni. Inoltre, si prevedono il reclutamento e l'addestramento di personale che possa lavorare con i bambini. Pag. 39
Questa Convenzione cerca pertanto di realizzare un livello minimo comune di lotta contro lo sfruttamento e l'abuso sessuale dei minori proprio per creare una piattaforma comune a tutti gli Stati, che in tal modo possono interagire e lavorare insieme sulla base della Convenzione stessa. Anche questa non è questione da poco.
È chiaro che gli Stati possono continuare a disporre le misure che riterranno più opportune per contrastare questi reati, però, vista la natura sempre più transnazionale di questi reati e poiché arrivano sempre nuove tecnologie, sembra naturale e ovvio che gli Stati si attrezzino per fare fronte a tali nuove tecnologie - prima fra tutte, ovviamente, Internet - e per disporre di una rete transnazionale di contrasto a questi reati.
Come è stato ricordato, l'Italia si è dotata di leggi molto severe in questa direzione e quindi possiamo vantare di essere all'avanguardia da questo punto di vista, però si sono resi necessari ulteriori adeguamenti; troppo spesso, infatti, la cronaca ci racconta di vittime di esperienze terribili, che sono poi difficili da superare e da affrontare e che possono minare alla radice l'equilibrio psicofisico dei bambini.
Purtroppo, è in crescita anche il fenomeno degli abusi sessuali sui minori e quindi, davanti al dilagare di questi vizi e di questi orrori, è ovvio che si debba intervenire, anche in maniera molto dura.
Un'altra questione che mi preme sottolineare brevemente è il riferimento alla pedofilia telematica, che configura elementi nuovi e allarmanti, anche in termini organizzativi, da parte delle persone che vogliono sperimentare la loro perversione, fino a quel momento vissuta solo all'interno della propria vita.
Dunque, non possiamo permettere che le nuove conquiste tecnologiche e culturali, che sono senz'altro positive, possano diventare lo strumento per la diffusione e l'espansione di crimini efferati come la pedofilia. Internet non può e non deve diventare il rifugio e lo strumento per i crimini aberranti dei pedofili e, quindi, è necessario intervenire con decisione, responsabilità e misura.
Il sempre maggiore impegno da parte della polizia postale, cui va tutto il nostro grato riconoscimento, nel controllo e nel monitoraggio della rete dimostra come purtroppo quest'ultima sia utilizzata non solo per la divulgazione di materiale pedopornografico, ma anche per la diffusione di una vera e propria apologia di reato della pedofilia. Da qui l'idea della pedopornografia culturale, a cui è già stato fatto cenno, e appunto di una nuova fattispecie di reato, che è proprio quella della pedopornografia culturale che intende, quindi, anticipare la soglia di tutela prevista nel nostro sistema penale sanzionando condotte che recano offesa a quei valori socialmente e universalmente ritenuti tali, per il solo fatto di far credere normale ciò che comunemente viene percepito come aberrante. Pertanto, nel momento in cui siamo ad un passo dall'approvazione di questo provvedimento ci sembra di fare una cosa giusta e doverosa.
Mi sia consentito, al termine del mio intervento, di sottolineare ciò che ho già detto a proposito del mio ordine del giorno. Malgrado le precisazioni del sottosegretario, che ringrazio, vi è, comunque, un'omissione, dal mio punto di vista, nella Convenzione. Pertanto, tali punti rappresentano una critica e un rilievo che non potevano essere certo superati dal Parlamento, perché la Convenzione è quello che è. Tuttavia, tali omissioni possono, in qualche modo, essere superate dalla volontà del Governo di ovviare al fatto che la famiglia non è presa nella dovuta considerazione. Credo che non si possa prescindere, quando si parla di minori, dall'inserire i minori nel contesto familiare in cui nascono, crescono e si formano. A tal riguardo, mi richiamo a un testo del 1951, cioè di molti decenni fa, in cui John Bowlby diceva, svolgendo delle ricerche sull'igiene mentale dei fanciulli, che se una società si interessa ai propri bambini deve prendersi cura dei loro genitori. Ritengo che questa sia una sottolineatura doverosa. Pag. 40
Dunque, siamo lieti di dichiarare il nostro voto a favore su questo provvedimento, sperando che davvero la questione non si concluda, ma sia solo un punto di partenza per la lotta agli abusi sessuali sui minori e per il loro futuro (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questa è sicuramente una giornata importante perché assistiamo alla conclusione di un iter di un provvedimento parlamentare che riguarda lo sfruttamento e l'abuso sessuale sui minori che sono certamente tra i fatti più riprovevoli e forme di violenza tra le peggiori, perché privano il bambino della libertà e della dignità e ne pregiudicano, spesso e irrimediabilmente, il suo percorso formativo e lo sviluppo della sua personalità. Sono fatti spesso di difficile accertamento ed emersione proprio perché avvengono a volte in contesti familiari, educativi o nei cosiddetti ambienti protetti.
La Convenzione adottata dal Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa a Lanzarote e sottoscritta il 7 novembre 2007 dall'Italia fa seguito a una serie di numerosi strumenti internazionali a tutela dei minori, primo fra tutti la Convenzione di New York del 1989.
La Convenzione di Lanzarote affronta le tematiche dello sfruttamento e dell'abuso sessuale in maniera sistematica con una serie di misure: la protezione del minore in via anticipata, la creazione di una barriera di prevenzione, l'istituzione di autorità specializzate, interventi di controllo per prevenire e reprimere tutte le forme di sfruttamento sessuale per proteggere i minori, per diffondere più consapevolezza della problematica soprattutto tra le persone che hanno a che fare con i minori ed hanno regolare contatto con essi nel settore dell'educazione, della salute, della protezione sociale e tra le forze di polizia.
Il testo che oggi si discute in Aula, per il quale preannuncio il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico, ha avuto uno sviluppo parlamentare complesso. Trae la propria origine in realtà da varie iniziative parlamentari che recano la firma di deputati di vari gruppi, caratterizzate da un comune denominatore: l'individuazione di misure effettive di tutela dei diritti fondamentali dei minori e rivolte ad una crescita, ad un'educazione, ad uno sviluppo armonioso contro le azioni di sfruttamento sessuale e pedopornografico in qualsiasi forma realizzate.
Mentre la Commissione si preparava ad optare per un testo unificato - per il Partito Democratico vi era per l'appunto la proposta di legge atto Camera 1672 a prima firma dell'onorevole Veltroni, del settembre 2008 - si è inserito il disegno di legge del Governo di ratifica della Convenzione nell'ambito del quale - devo darne atto - con un lavoro sapiente di cucitura effettuato dalla relatrice, la collega Angela Napoli, si è pervenuti ad un testo unificato ulteriormente discusso e perfezionato in sede di approvazione degli emendamenti, che tiene conto proprio del dibattito parlamentare.
La linea ispiratrice di questo importante provvedimento legislativo, che ovviamente, per quanto riguarda l'Italia, non è il primo di questo genere, ma si inserisce in un contesto normativo già attento alla garanzia dell'integrità psicofisica dei minori, è quella di predisporre strumenti normativi adeguati per combattere le formule più subdole di violenza contro i minori.
Sono noti i dati dell'UNICEF secondo cui due milioni di bambini sono utilizzati ogni anno nell'industria del sesso; sulla rete Internet sono veicolate più di un milione di immagini di bambini abusati e di questi solo 20 mila sono stati identificati; gli altri sono anonimi e probabilmente continueranno a subire abusi.
A questa piaga sociale si tenta di dare una risposta con la nuova formulazione di reati di adescamento di minori per scopi sessuali e di pedofilia e pedopornografia culturale, che ricomprendono condotte poste in essere anche con i mezzi di comunicazione tecnologicamente più avanzati. Pag. 41Si tratta di uno strumento normativo che consentirà un'azione efficace di contrasto e che coinvolge la nostra unità italiana specializzata di polizia postale che quotidianamente - mi piace qui ricordarlo - raggiunge risultati di eccellenza attraverso indagini che svolge con procedure e tecnologie d'avanguardia.
Si è data specifica attuazione così all'articolo 23 della Convenzione, offrendo strumenti effettivi che consentono un intervento anticipato agli organi di polizia per impedire comportamenti propedeutici ai più gravi delitti a sfondo sessuale nei confronti dei minori. Si è dato uno specifico rilievo poi al delitto di prostituzione minorile, punendo l'attività di reclutamento, favoreggiamento, gestione e organizzazione a fini di profitto.
Si è previsto un particolare rigore all'applicazione delle pene accessorie derivanti dalle condanne e dal patteggiamento, così come alla confisca del profitto anche per equivalente derivante dalla riprovevole attività illecita di sfruttamento sessuale di minori. Siamo convinti che quando ci sono i minori di mezzo sia necessario creare una rete adeguata di protezione e quindi sanzionare quei comportamenti finalizzati al delitto sessuale che intervengono su persone fragili, immature, particolarmente suggestionabili e adescabili.
Si è intervenuti poi anche sul piano delle misure cautelari, pensando all'allontanamento dalla casa familiare, sul tema delle misure di prevenzione personale, prescrivendo che il giudice possa vietare l'avvicinamento a luoghi abitualmente frequentati da minori ed in tema di prevenzione antimafia con specifico riferimento alla confisca penale obbligatoria. È nato così - credo sia importante ricordarlo - un confronto parlamentare in Commissione giustizia che ha portato, anche con un nostro emendamento, alla norma sul gratuito patrocinio in deroga ai limiti di reddito delle persone offese minori vittime di violenza sessuale o di gruppo, di pedopornografia e di sfruttamento sessuale in genere.
Si tratta di un testo, in conclusione, che è il frutto di un lavoro di convergenza della Commissione e del Governo, nello sforzo di introdurre disposizioni più stringenti per quanto riguarda le fattispecie incriminatrici, l'accesso alle sanzioni, l'accesso all'assistenza legale gratuita, il contrasto delle attività che incitano all'abuso e allo sfruttamento sessuale, la prevenzione, la ricerca dei colpevoli, l'assistenza affettiva e psicologica del minorenne durante il procedimento penale. Siamo consapevoli, però, che il provvedimento in discussione non servirà a risolvere in maniera definitiva, a sconfiggere in ogni modo questo riprovevole e antico fenomeno. Ma è sicuramente una parte importante di un percorso che deve essere adeguatamente monitorato e arricchito da interventi che mirino ad isolare i fattori di disagio culturale e sociale.
Occorre una politica, quindi, che non sia solo di repressione penale e di inasprimento sanzionatorio, ma che valorizzi come elemento di prevenzione fondamentale la formazione degli operatori della scuola, dei centri sportivi e culturali, delle forze dell'ordine e della magistratura, dell'assistenza e il sostegno alle famiglie, affinché in ogni formazione sociale si attui quel principio costituzionale dell'articolo 2 della Costituzione, affinché quella formazione sociale, sia scuola, sia famiglia, sia luogo d'incontro, sia lo strumento e il veicolo per la formazione e lo sviluppo della personalità dei minori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbareschi. Ne ha facoltà.

LUCA GIORGIO BARBARESCHI. Signor Presidente, volevo innanzitutto ringraziare il lavoro straordinario che è stato fatto dal comitato ristretto sulla Commissione per la pedofilia perché abbiamo lavorato bene insieme e siamo riusciti ad avere un risultato coeso su un tema così sottile, che a me sta molto a cuore perché è una battaglia che conduco da anni e mai avrei pensato di trovarmi in Parlamento e poter vedere l'anno scorso l'approvazione di una legge sulla giornata per la pedofilia Pag. 42e quest'anno, grazie all'aiuto di tutti i colleghi, finalmente una legge che possa dare una soluzione al problema della pedofilia e la pedopornografia in rete.
Si tratta di un problema che non è solo legato a quello delle molestie sui minori, ma è quasi di macroeconomia, perché noi sottovalutiamo i numeri dei bambini molestati nel nostro Paese, oltre che in Europa, ma in Italia sono tantissimi, c'è una percentuale molto alta. Un bambino che viene molestato non avrà mai più stima di se stesso. Per recuperare la stima di se stesso impiegherà anni e anni. Non sarà mai un cittadino con la stessa energia di un altro e con la stessa voglia di conquistarsi un giusto ruolo nella società. Spero che con questa legge riusciremo almeno ad arginare il fenomeno. Ho visto anche che gli interventi della Chiesa negli ultimi anni sono stati molto forti ed incisivi. Papa Ratzinger è stato molto duro nei confronti dei casi di pedofilia, moltissimi negli altri Paesi, negli Stati Uniti, recentemente in Irlanda, ma anche finalmente emersi in Italia. Sento che c'è veramente una voglia di fare «anno zero», cioè di ricominciare a dare una trasparenza in questo senso.
I dati della pedopornografia in rete - ci tengo a dirlo, del business della pedopornografia in rete - sono enormi e hanno superato il traffico della droga. Mi spiace che all'interno di quest'Aula sia difficilissimo avere attenzione. Alle volte uno si chiede a che cosa serva parlare in Aula se non ascolta quasi mai nessuno, però parliamo dei nostri figli. Sono un padre, ne ho tre, me ne sta arrivando un quarto, e avendo subito io violenze da bambino, spero che nessuno dei miei figli e dei miei nipoti debba subire le stesse cose, perché io so quanto ho patito e faticato per essere un cittadino migliore, una persona con stima di sé stesso.
Ancora una volta ringrazio i colleghi del Partito Democratico, del Popolo della Libertà, della Lega Nord Padania, dell'Italia dei Valori e dell'Unione di Centro, che insieme hanno collaborato alla stesura di questo testo (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mussolini. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per sottolineare soprattutto due punti di questa Convenzione, che è stata, devo dire, migliorata in modo sostanziale dalla Commissione giustizia, con il contributo di maggioranza e opposizione, e dal lavoro svolto egregiamente dalla relatrice Angela Napoli. Sono importanti soprattutto due punti. Il primo è l'introduzione del reato di pedofilia culturale o ideologica; noi abbiamo tante associazioni che su Internet addirittura si rifanno alla pedofilia; i tanti operatori del settore e le forze dell'ordine non possono intervenire perché mancava questa fattispecie di reato, che è stata introdotta.
Un altro punto fondamentale che è stato migliorato dalla Commissione giustizia, con un proprio testo introdotto nella legge, è quello del grooming ovvero dell'adescamento in rete. La Convenzione di Lanzarote prevedeva la finalità dell'adescamento all'incontro, cosa che invece molto spesso non accade; non accade un incontro ma c'è il cosiddetto peer to peer: uno scambio, si mettono in contatto e il minore viene costretto a compiere anche degli atti illeciti, e questo è gravissimo. Come Commissione per l'infanzia e l'adolescenza eravamo stati sollecitati in proposito e la stessa Commissione giustizia aveva fatto numerose audizioni su questo tema con degli operatori, in primis con la polizia delle comunicazioni, per poter introdurre in modo dettagliato la fattispecie di reato di adescamento in rete, non necessariamente finalizzato all'incontro del minore con l'adescatore.
Questo è stato fatto, così come è stato introdotto anche il gratuito patrocinio per venire incontro, come si diceva prima, proprio alle famiglie. Molto spesso ancora questi delitti orrendi si compiono in famiglia e quindi questa è una mano molto importante per poter denunciare questo orrendo reato. È con molta soddisfazione che tutti quanti noi ci accingiamo a votare Pag. 43a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 2326-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato. Al riguardo preciso che l'emendamento Contento 4.1, precedentemente approvato, deve intendersi riferito all'articolo 4, comma 1, lettera g), in luogo della lettera f).
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2326-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2326-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l'abuso sessuale, fatta a Lanzarote il 25 ottobre 2007, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno» (2326-A):

Presenti e votanti 503
Maggioranza 252
Hanno votato 503
(La Camera approva - Applausi - Vedi votazionia ).

Prendo atto che il deputato Paladini ha segnalato che non è riuscito a votare.

Sull'ordine dei lavori (ore 17,30).

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, mi permetto di chiedere la parola in quest'Aula per ricordare una vicenda che ritengo assai triste e che è venuta a compimento in queste ore.
La vicenda umana, politica, giudiziaria riguarda un nostro collega, l'onorevole Calogero Mannino (Applausi) già segretario regionale della Democrazia cristiana, parlamentare per sette legislature, sottosegretario al Tesoro con Nino Andreatta, Ministro della marina mercantile nel I e II Governo Spadolini, Ministro dell'agricoltura, poi dei trasporti e del Mezzogiorno, esponente significativo del rinnovamento siciliano della Democrazia cristiana.
Il 24 febbraio 1994 l'onorevole Mannino ricevette la notifica di un avviso di garanzia per concorso esterno in associazione mafiosa. Un anno dopo, il 13 febbraio 1995, fu arrestato con la motivazione del pericolo di depistaggi delle indagini, rimase nove mesi nel carcere di Rebibbia. Dal 15 novembre, per tredici mesi, dunque più di un anno, fu agli arresti domiciliari. Alcuni di noi lo visitarono - ricordo l'onorevole Buttiglione e l'onorevole D'Onofrio - il 31 agosto 1995, e subito dopo rivolgemmo un rispettoso appello al giudice Caselli perché - cito testualmente - «voglia farsi garante del rispetto delle regole basilari dello Stato di diritto, avendo noi trovato, un gruppo di parlamentari, l'onorevole Mannino in uno stato di prostrazione psicofisica inaudita, tale da far presumere una totale impossibilità di esercitare il suo diritto alla verità processuale».
Il dibattimento è stato tra i più lunghi mai celebrati per mafia a Palermo: più di trecento udienze, quattrocento testimoni Pag. 44citati dei quali duecentocinquanta dall'accusa e centocinquanta dalla difesa, compreso l'ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga; venticinque pentiti, oltre 50 mila pagine di documenti e atti processuali.
Il 3 gennaio 1997 l'onorevole Mannino fu rimesso in libertà per scadenza dei termini di custodia cautelare. È stato assolto in tutti i gradi di giudizio, il suo calvario giudiziario è durato sedici anni, durata complessiva della vicenda giudiziaria, e per ventitré mesi è stato privato della sua libertà personale.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, questi sono i fatti, e anche nella vita politica che spesso si alimenta di tante e troppe parole, in questo caso i fatti sono pietre e contano più di ogni nostra considerazione. A commento della sentenza Lillo Mannino ha detto: «Mi hanno rubato la vita». Nessun atto riparatorio, nessun risarcimento, nessuna scusa potrà restituire al nostro collega quel pezzo di vita, ma noi vogliamo cogliere l'occasione di questa seduta non solo per rinnovargli i sensi del nostro affetto e della nostra amicizia, ma, di più, per rilevare che dobbiamo operare insieme, maggioranza e opposizione, perché dei «casi Mannino» non esistano mai più (Applausi).
Il sistema giudiziario ha meriti straordinari nella lotta alla mafia e alla criminalità, ma non può consentire simili aberrazioni e il circuito mediatico-giudiziario non può decretare la morte civile delle persone sulla base di una cultura del sospetto che anticipa sentenze e giudizi. Purtroppo, da questo circuito perverso non siamo ancora riusciti ad uscire e non ne usciremo né inseguendo le versioni aggiornate del giustizialismo, né illudendoci che sia possibile una difesa corporativa di singoli o di gruppo.
La cultura delle garanzie, quella vera, e non a corrente alternata, non deve dividerci perché è un valore intimamente connesso con la nostra Carta costituzionale. Il nostro impegno di legislatori e di uomini politici deve prendere spunto da fatti come questi per riformare il sistema giudiziario nell'interesse dei cittadini.
Accelerare i processi - lo dimostra il caso Mannino - è una priorità, ma attenti a rimedi che a volte sono peggiori del male. Il nostro partito, l'Unione di Centro, per aver ricandidato dopo anni di lontananza dal Parlamento l'onorevole Mannino, ha subito l'onta di critiche infamanti. Oggi sono orgoglioso di dire che questa sentenza, aspettata dall'imputato con la fiducia nel sistema giudiziario e la serenità che ogni galantuomo deve avere, ci ripaga di tante amarezze e restituisce ad una persona perbene l'onore politico che gli era stato tolto. Ogni uomo, nel suo lungo percorso, commette errori e ha meriti. Noi non vogliamo mitizzare la realtà, nemmeno per Mannino, ma solo riconsegnare al Parlamento la memoria della verità, di come è stata riconosciuta oggi dai tribunali della Repubblica e di come noi, democratici cristiani, l'abbiamo sempre conosciuta (Applausi - Deputati del gruppo Unione di Centro si recano al banco del deputato Mannino per congratularsi).

FABRIZIO CICCHITTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che su questo tema non esistano problemi di differenze politiche. Comunque, colgo questa occasione per esprimere le mie congratulazioni al gruppo dell'Unione di Centro per avere candidato e rieletto Calogero Mannino (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Unione di Centro).
Io seguii personalmente il suo calvario politico e giudiziario. Non oggi, ma lui lo ricorderà, avemmo modo in tutta la sua vicenda di esprimergli vicinanza e solidarietà politica ed umana. La figura di Calogero Mannino era evidente: era una personalità nuova della Democrazia cristiana, che si batteva contro la mafia e, all'interno del suo partito, nei confronti dei settori inquinati da questo punto di vista e fu colpito proprio per questo. Poi ci fu un altro risvolto, un risvolto giustizialista, che, generalizzando tutte le cose, Pag. 45riteneva in questo modo di fare una battaglia antimafiosa, che era invece esattamente la negazione della battaglia contro la mafia. Dobbiamo dire un paradosso, cioè che un percorso così tormentato, lungo e difficile almeno ha avuto un esito positivo. Voglio aggiungere, cogliendo l'esperienza umana e politica di Calogero Mannino, che mi ricorderò sempre, quando ancora era nel fuoco della sua vicenda, che lo incontrai ed ebbi difficoltà a riconoscerlo, perché, purtroppo, è evidente che queste vicende - ce lo dicono molti esempi - fanno cadere le difese e determinano conseguenze che attengono non solo alla vita politica, ma alla vita della persona. Fortunatamente, Calogero Mannino ha attraversato questa vicenda ed è riuscito a percorrerla fino in fondo e a salvare la sua vita e anche la sua dignità politica ed umana. Oggi noi lo abbiamo fra di noi e gli rivolgo, a nome del gruppo del Popolo della Libertà, il nostro saluto, che è un saluto scevro da qualunque strumentalizzazione politica (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Unione di Centro).
Voglio concludere, però, avanzando un'unica riflessione: Dio ci guardi dalla dottrina e dalla prassi della sentenza anticipata (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Unione di Centro). La sentenza anticipata è quella attraverso la quale, con un avviso di garanzia sparato sui giornali, si distrugge una persona, si distruggono cento persone, si distrugge un partito politico. Poi, alla fine di quella vicenda, quando magari arriva un'assoluzione, questa arriva nella desertificazione umana, civile, familiare ed anche politica.
Su questo dobbiamo tutti quanti riflettere e la riflessione a cui ci richiama anche la lettera che il Presidente Napolitano ha mandato alla famiglia Craxi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) crea le condizioni per un confronto positivo su questo terreno, che ci consenta di ritornare a quella che era un'ispirazione della Costituzione, che combinava insieme l'autonomia della magistratura e l'autonomia della politica, che non si rende subalterna a nessuno, né a poteri economici né a poteri giudiziari, ma che ha la fierezza del suo ruolo e della sua funzione.
Mi auguro che lezioni come queste, e ringrazio il presidente Casini di avere sollevato questa vicenda e questo problema, siano di lezione per noi tutti con umiltà, ma anche con la capacità di cogliere la drammaticità di una serie di situazioni che sono state vissute dagli anni Novanta ad oggi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Unione di Centro).

MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, non conoscevo, purtroppo, fino a questa sera, e quindi non conosco, la vicenda dell'onorevole Mannino (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego di consentire all'onorevole Donadi di parlare.

MASSIMO DONADI. Non la conoscevo con l'evidente profondità con cui l'ha vissuta il partito dell'UdC e con la profondità con la quale ha dimostrato di averla conosciuta l'onorevole Cicchitto.
Mi bastano le parole e le notizie che ho appreso questa sera dall'intervento dell'onorevole Casini, e cioè di un processo durato 16 anni e di 23 mesi di arresti, tra arresti in carcere e arresti domiciliari, per dire che quando, come in questo caso, che potrebbe essere il caso di chiunque, non solo e non tanto dell'onorevole Mannino, ma di un qualunque cittadino italiano, una sentenza accerta l'innocenza dopo 16 anni, si tratta di una sentenza che non riesce pienamente a restituire giustizia ad un essere umano.
Mi sento di dire questo, lo ribadisco, pur non conoscendo i termini precisi di quella vicenda, dell'esperienza e dell'intera e complessa vita politica di un uomo che ha avuto così tanti incarichi e così tante responsabilità. Pag. 46
Mi preme, invece, vedere l'aspetto che riguarda alla fine tutti i cittadini italiani, perché di vicende di questo genere, che riguardano semplici cittadini, non potenti, non ricchi, non famosi, non importanti, come è stato importante l'onorevole Mannino nella storia del nostro Paese, ce ne sono e non arrivano nemmeno agli onori della cronaca, non arrivano nemmeno ad avere un partito che, come nel caso dell'onorevole Mannino, si è potuto, in qualche modo, far carico di una forma di tutela.
Se mi permettete una perifrasi, Rousseau diceva che, se gli uomini fossero degli dei, si governerebbero democraticamente. Potremmo dire che, se gli uomini fossero degli dei, amministrerebbero la giustizia perfettamente. Dei non sono, ma hanno il dovere, quando sono legislatori, di operare tutti insieme perché la giustizia, sempre di più, somigli a quell'ideale che noi ci proponiamo.
Se si riuscirà, come credo che sia stato nelle parole dell'onorevole Casini, un po' meno, non me ne voglia, nelle parole dell'onorevole Cicchitto, ad esaminare le questioni nella loro essenza di problemi di miglioramento della giustizia, non tirandole per la giacchetta di interessi politici, non tirandole per la giacchetta di una volontà di ridisegnare momenti della nostra storia che non tutti in questo Paese ritengono di poter assolvere, credo che in questo Parlamento mai nessuno, compresa l'Italia dei Valori, si tirerà indietro rispetto alla possibilità, in una direzione sicuramente garantista, di poter disegnare norme che rendano la giustizia sempre migliore per tutti, a partire dai cittadini più semplici, e per questo più deboli (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

MICHELE VENTURA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELE VENTURA. Signor Presidente, vorrei dire al presidente Casini che non solo ha fatto bene a sollevare la questione nei termini pacati e la ricostruzione, anche temporale, della vicenda che ha visto al centro l'onorevole Mannino, ma vorrei, a nome del gruppo del Partito Democratico, esprimere la soddisfazione per l'esito positivo di questa vicenda processuale.
Lo dico, colleghi, perché è del tutto evidente che non può appartenere alla normalità il fatto che si debbano attendere più di 16 anni per avere la conclusione di una vicenda processuale: non appartiene alla normalità, perché questo è sottrarre alla vita di una persona - in questo caso l'onorevole Mannino - parte importante della serenità e della libertà nella propria azione politica e nella vita intesa in senso generale.
Vorrei, colleghi, aggiungere che l'onorevole Mannino ha scelto (per questo dovremmo fermarci su elementi di sobrietà assoluta) di difendersi nel processo, e non contro il processo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). Questo è un punto, un elemento che niente toglie al fatto che non sono tollerabili forme così lunghe, che ci portano effettivamente a una situazione di insostenibilità. A me è capitato di rileggere, ho detto in questi giorni ad alcuni colleghi, un discorso di Giovanni Giolitti ai suoi elettori nel 1899; parla dei problemi italiani, e ad un certo punto affronta il tema della magistratura e dice: «Ahimé, è lenta, è lenta; dobbiamo renderla autonoma, ma dev'essere più efficace».
Dalla vicenda dell'onorevole Mannino credo che emerga un punto: ci dobbiamo impegnare tutti affinché la magistratura sia più efficace, che ci sia un elemento - che sicuramente ci vedrà tutti consenzienti - di garantismo, che i processi si possano fare in tempi rapidi, ma non che si arrivi alla conclusione che per avere giustizia non si debbano fare i processi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Dobbiamo organizzare la magistratura in modo tale che possa svolgere normalmente la propria funzione e il proprio ruolo.
Onorevole Mannino, auguri. Noi le auguriamo veramente un recupero pieno di Pag. 47serenità nello svolgimento della sua iniziativa politica, anche in quella meravigliosa regione che è la Sicilia, che ho avuto modo di conoscere e di frequentare in anni giovanili per un lungo tempo, e che ha questi aspetti di meraviglioso contrasto. Mi auguro che lei possa ripercorrerla pienamente in serenità e con la libertà di chi ha recuperato piena dignità in questa vicenda (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro).

CALOGERO MANNINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CALOGERO MANNINO. Signor Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro), desidero con estrema schiettezza e semplicità ringraziare Pier Ferdinando Casini, ringraziare Fabrizio Cicchitto, l'onorevole Donadi e l'onorevole Ventura. Credo che da parte mia non debba essere aggiunto altro. Io ho vissuto questa vicenda rimanendo al posto della mia responsabilità, mi permetto di dire con umiltà, con quel senso delle istituzioni e dello Stato che era la mia veste in altro tempo e in altra condizione.
Mi auguro che i problemi della giustizia possano essere affrontati da questo Parlamento con molta serenità, in uno spirito costruttivo che non veda posizioni pregiudiziali, ma veda la libertà di valutazione dei singoli aspetti di questo complesso problema in termini estremamente oggettivi. Credo, con l'umiltà dell'uomo, ma con il senso del dovere di chi ha l'onore di sedere nella Camera dei deputati, che il problema della giustizia sia uno dei problemi ormai decisivi della ricostruzione del nostro Stato democratico.
Indugiare, perdere tempo può essere disastroso sotto tutti gli aspetti anche sotto quello del contrasto alla mafia, a «Cosa nostra», di fronte alla quale l'azione dello Stato, in termini di Stato di diritto, di Stato che garantisce i cittadini, è condizione indispensabile per ottenere effetti irreversibili che permettano al popolo siciliano di affrancarsi da questo terribile male che gli impedisce di stare all'interno della comunità nazionale con pienezza di possibilità e a volte, direi, dovendo sopportare anche delle ferite alla propria dignità (Applausi - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È prassi di chi presiede la Camera ringraziare il collega che prende la parola al termine del suo intervento. La prego di credere, onorevole Mannino, che il ringraziamento che la Presidenza le fa al termine del suo intervento non è soltanto un ringraziamento di cortesia o di prassi, ma un ringraziamento che la Presidenza considera doveroso per le parole che ha pronunciato e per il comportamento che ha tenuto, ancora più meritevole del plauso unanime non dei deputati ma dei cittadini che credono nella giustizia, a seguito dell'autentico calvario cui lei è stato sottoposto. Grazie, onorevole Mannino (Applausi).

In morte degli onorevoli Giovanni Roberti e Sergio Coloni (ore 17,55).

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo). La Presidenza è costretta ad adempiere ad una dolorosa incombenza, quella di ricordare due colleghi che ci hanno lasciato nei giorni scorsi.
Si tratta, all'età di 101 anni, dell'onorevole Giovanni Roberti, deputato dalla I alla VI legislatura, per molti anni capogruppo prima del Movimento Sociale Italiano, poi del gruppo Democrazia Nazionale-Costituente di Destra; un insigne avvocato, un giurista, un esperto dei problemi del mondo del lavoro che per anni ha ricoperto anche l'incarico di segretario generale del sindacato Cisnal. Ai familiari le sentite condoglianze della Presidenza e dell'intera Assemblea. Identico sentimento di solidarietà nei confronti della famiglia dell'onorevole Sergio Coloni, figura autorevole del cattolicesimo politico italiano, triestino di nascita, deputato per dieci anni, dal 1984 e dal 1994, particolarmente impegnato nelle questioni connesse alla ricostruzione della sua terra dopo il drammatico Pag. 48sisma degli anni Ottanta e, per i colleghi che hanno avuto modo di conoscerlo e di apprezzarlo in quest'Aula, certamente meritevole di essere ricordato come un convinto sostenitore dell'identità nazionale italiana, nel pieno rispetto delle identità degli altri popoli di quel martoriato confine.
Anche alla famiglia dell'onorevole Coloni, come alla famiglia dell'onorevole Roberti, il sentimento di solidarietà della Presidenza e dell'Assemblea tutta. In segno di lutto, invito l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Applausi).

Seguito della discussione delle mozioni Cota ed altri n. 1-00295, Borghesi ed altri n. 1-00312, Occhiuto ed altri n. 1-00316, Fluvi ed altri n. 1-00317 e Vignali ed altri n. 1-00318 concernenti iniziative relative ai criteri previsti dall'accordo «Basilea 2», volte a favorire il finanziamento delle piccole e medie imprese (ore 17,57).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Cota ed altri n. 1-00295, Borghesi ed altri n. 1-00312, Occhiuto ed altri n. 1-00316, Fluvi ed altri n. 1-00317 e Vignali ed altri n. 1-00318 concernenti iniziative relative ai criteri previsti dall'accordo «Basilea 2», volte a favorire il finanziamento delle piccole e medie imprese (vedi Allegato A - Mozioni).
Ricordo che nella seduta di lunedì 18 gennaio 2010 si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire esprimendo altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

GIUSEPPE VEGAS, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, con le mozioni presentate si chiede al Governo di promuovere nelle sedi opportune, in attesa di una rinegoziazione dell'accordo di «Basilea 2», iniziative per garantire alle piccole e medie imprese un maggiore afflusso di liquidità indispensabile per la loro sopravvivenza. Al riguardo, occorre premettere che i criteri di «Basilea 2» sono stabiliti dalla direttiva 2006/48/CE e, pertanto, non sono suscettibili di sospensione, né gli Stati membri possono scegliere di non darvi applicazione.
Giova segnalare che in ambito comunitario si sta già procedendo alla revisione dell'accordo di Basilea in parallelo ai lavori dell'omonimo comitato, al fine di introdurre correttivi in funzione anticiclica attraverso sistemi di accantonamento dinamico e introduzione di limiti alla leva finanziaria.
L'accordo di Basilea, nella sua attuale formulazione, prevede la riduzione della ponderazione del rischio per le piccole e medie imprese e non è vincolante per quanto concerne la valutazione delle banche in ordine all'affidabilità delle imprese stesse.
In data 3 agosto 2009, il Ministero dell'economia e delle finanze ha sottoscritto con l'Associazione bancaria italiana e la rappresentanza di imprese di tutti i settori economici un avviso comune con il quale è stata stabilita la moratoria dei debiti delle piccole e medie imprese.
Tale accordo è oggetto di monitoraggio periodico da parte del Ministero dell'economia e delle finanze, al fine di verificare gli effetti sul sistema ed eventualmente la necessità di adeguamenti e revisioni.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 18)

GIUSEPPE VEGAS, Viceministro dell'economia e delle finanze. Sulla questione la segreteria del Comitato interministeriale per il credito e il risparmio ha precisato che, per le banche che utilizzano i rating interni, i crediti nei confronti delle piccole e medie imprese (cioè, imprese con fatturato inferiore ai 50 milioni di euro) generano, a parità di condizioni, requisiti patrimoniali Pag. 49fino al 50 per cento più bassi di quelli delle imprese di maggiore dimensione. Il beneficio è massimo per le esposizioni inferiori ad un milione di euro.
Per le banche che, non disponendo di modelli interni di rating convalidati, si avvalgono del metodo standardizzato, il beneficio relativo in termini di assorbimento patrimoniale limitato alle imprese con fatturato inferiore a 5 milioni di euro è del 25 per cento.
In entrambi i metodi la possibilità di utilizzare, tra le tecniche di attenuazione del rischio di credito, le garanzie ricevute dai confidi comporta in via generale la riduzione dell'assorbimento patrimoniale a fronte dei crediti concessi alle imprese.
Il riconoscimento delle garanzie dei confidi, non previsto dal nuovo accordo di Basilea, è ammesso da un'esplicita previsione della direttiva 2006/46/CE, introdotta su iniziativa della delegazione italiana.
La segreteria del Comitato interministeriale per il credito e il risparmio ha precisato, inoltre, che per beneficiare appieno delle opportunità offerte dalla regolamentazione le imprese sono tenute ad adottare comportamenti in grado di agevolare la valutazione da parte delle banche. Alcune indagini sugli effetti della nuova normativa hanno riscontrato che alcune imprese definibili virtuose hanno già avviato azioni volte a migliorare la propria situazione aziendale e la rappresentazione della stessa.
Il comitato di Basilea ha iniziato a raccogliere i dati relativi alle banche operanti nei Paesi dove è già stato applicato il nuovo accordo. Le indicazioni preliminari di analisi sulla questione mostrano che l'effetto prociclico di «Basilea 2» rispetto a «Basilea 1», laddove riscontrato, è comunque piuttosto contenuto.
In attuazione delle indicazioni ricevute dal G20 e dal Financial Stability Board, il comitato di Basilea ha presentato nello scorso mese di dicembre due documenti di consultazione concernenti proposte di modifica alla regolamentazione prudenziale internazionale in materia di capitale e liquidità delle banche (la fase di consultazione si concluderà il prossimo 16 aprile).
Tra le varie misure prospettate, alcune modifiche sono specificamente volte a conseguire una riduzione della limitata prociclicità della regolamentazione prudenziale mediante l'introduzione dell'obbligo per le banche di accantonare, durante le fasi espansive del ciclo economico, risorse patrimoniali da utilizzare durante i periodi di crisi.
Il comitato di Basilea avvierà nel corso dell'anno un'analisi di impatto per valutare l'efficacia e l'adeguatezza di tutte le iniziative avviate; entro la fine del 2010, il comitato dovrebbe adottare le modifiche finali e decidere in merito alla relativa data di entrata in vigore.
Un processo analogo è previsto nell'ambito dell'Unione europea, al fine di limitare eventuali disallineamenti temporali che potrebbero creare differenze significative per i gruppi con operatività transfrontaliera.
Sulla questione il Ministero dello sviluppo economico, per gli aspetti di competenza, ha comunicato che in data 27 novembre 2009 il Consiglio dei Ministri ha approvato, in prima lettura, la direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri recante attuazione della comunicazione della Commissione UE del 25 giugno 2008 (Small business act per l'Europa) con cui, tra gli altri, si istituisce una legge annuale per le piccole e medie imprese, si favorisce la semplificazione amministrativa al fine di ridurre gli oneri che gravano sulle aziende di piccole dimensioni (comunicazione unica in vigore dal 1o ottobre 2009), si istituisce lo sportello unico e si avvia la telematizzazione dei rapporti con la pubblica amministrazione, si rafforza infine il Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese con la creazione di nuovi strumenti finanziari per il credito e la capitalizzazione delle piccole imprese e delle imprese artigiane.
In particolare, agevolare l'accesso al credito delle piccole e medie imprese è una delle priorità della direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri in attuazione Pag. 50dello Small business act; a questo proposito la direttiva cita testualmente: per l'accesso al credito occorre verificare che le misure già adottate, come quelle relative al Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, siano efficaci e in caso contrario attuare interventi migliorativi; occorre altresì incentivare l'attuazione dell'articolo 11 del decreto-legge n. 185 del 2008, convertito dalla legge n. 2 del 2009, al fine di consentire che il Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese divenga un'infrastruttura del sistema che faciliti a livello nazionale il dialogo tra imprese, sistema bancario, gestore del Fondo di garanzia nazionale e altri enti di garanzia; occorre comunque favorire anche mediante accordi con le associazioni rappresentative delle PMI un ruolo crescente delle banche aventi forte radicamento territoriale.
Allo scopo di superare i vincoli posti all'accesso al credito dalla richiesta di garanzie patrimoniali e per rendere praticabile il ricorso a un sistema di garanzie personali occorre sviluppare il microcredito anche prevedendo una sezione dedicata in seno al Fondo di garanzia delle piccole e medie imprese, nonché forme di tutoring onde contrastare l'esclusione finanziaria.
Per quanto riguarda l'utilizzo delle risorse messe a disposizione dal Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, in base alla legge n. 662 del 1996, esso è stato dotato di 1,6 miliardi di euro; nel 2009, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, le richieste di accesso al Fondo hanno segnato un incremento delle domande del 103 per cento e un incremento del 212 per cento dei finanziamenti a sostegno di 24 mila imprese; il 76,5 per cento del totale ha riguardato interventi di controgaranzia cui seguono quelli di garanzia diretta (23,4 per cento); il 39,4 per cento del Fondo ha interessato infine aziende localizzate nel Mezzogiorno.
Lo Small business act inoltre prevede programmi di sostegno all'innovazione e alla ricerca per un totale di 10 miliardi di euro. Il Ministero dello sviluppo economico interverrà con due miliardi di euro comprendenti voucher individuali per imprenditori, il credito d'imposta per le reti d'impresa, il trasferimento tecnologico tra imprese, la collaborazione tra PMI e organismi di ricerca, la partecipazione delle PMI a programmi di ricerca europei, l'utilizzo dei contratti di rete istituiti dalla legge in tema di sviluppo n. 99 del 2009. Come si vede si tratta di un insieme di interventi piuttosto cospicuo sia per gli interventi sia per loro portata finanziaria.
In conclusione, signor Presidente, si può sostenere che il Governo abbia svolto e continuerà a svolgere la propria azione nella consapevolezza dell'esigenza fondamentale di sostegno del credito alle piccole e alle medie imprese.
Venendo al parere del Governo sulle mozioni presentate, e tenendo conto della disponibilità manifestata da alcuni presentatori a modificare il dispositivo delle mozioni, il Governo dichiara di essere favorevole alla mozione Cota ed altri n. 1-00295 purché il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: impegna il Governo a promuovere nelle sedi opportune, in attesa di una rinegoziazione sostanziale dell'accordo, strumenti di garanzia a favore delle piccole e medie imprese al fine di garantire un maggiore afflusso di liquidità. Con queste modifiche il parere sulla mozione è favorevole.
Il parere del Governo sulla mozione Borghesi ed altri n. 1-00312 è contrario, mentre è favorevole sulla mozione Occhiuto ed altri n. 1-00316 a condizione - come prospettato - che il primo capoverso del dispositivo sia riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a prospettare una rinegoziazione dell'accordo "Basilea 2" volta a valutare l'opportunità di stabilire coefficienti di patrimonizzazione elastici in funzione dei trend economici».
Per quanto riguarda il secondo capoverso del dispositivo esso andrebbe riformulato nel modo seguente: «a valutare la possibilità di promuovere, nelle sedi opportune, la realizzazione, in via temporanea, di minori accantonamenti a fronte dell'erogazione dei prestiti alle piccole e medie imprese, rendendo, ove possibile, meno vincolanti le condizioni patrimoniali Pag. 51e stemperando la valutazione del rischio di credito». Il terzo capoverso del dispositivo, invece, dovrebbe essere soppresso.
Il Governo esprime parere favorevole altresì sulla mozione Fluvi ed altri n. 1-00317 a condizione di sostituire nel dispositivo alla parola: «annullare» la parola: «attenuare» e le parole: «per l'immediato» con le parole: «in tempi brevi».
Il Governo, infine, esprime parere favorevole sulla mozione Vignali ed altri n. 1-00318.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori o, se preferisce, per un richiamo al Regolamento in relazione agli articoli che prevedono i pareri del Governo.
Non ho bisogno di ribadire in quest'Aula non solo la stima ma anche la simpatia e l'amicizia, se me lo consente, nei confronti del Viceministro Vegas e non vorrei nemmeno apparire puntiglioso. Tuttavia ritengo che se è nostra intenzione modificare il Regolamento, lo si fa non attraverso eccezioni che divengono la regola e, quindi, la prassi, ma lo modifichiamo attraverso le norme che sono previste dal nostro Regolamento a tale scopo.
Puntigliosamente - mi rendo conto forse troppo - ogni volta intervengo perché ormai è diventata prassi che il Governo non sia presente con il Viceministro competente nel momento in cui si esaurisce la discussione sulle linee generali ed è prevista la replica del Governo al dibattito che si è svolto e, al contrario, interviene, a mio avviso in modo improprio, nella fase dell'esclusivo parere sulle mozioni facendo un intervento di merito che creerebbe in questo caso tutte le condizioni per riaprire un dibattito fuori dal contesto che è quello della discussione sulle linee generali.
Ciò avviene perché immagino che gli impegni del Governo siano molti e quando si è svolta la discussioni sulle linee generali - ieri lei era con me in Aula - era presente il sottosegretario alla difesa che sicuramente è persona preparata ma certamente non particolarmente in grado di interloquire con gli oratori che sono intervenuti sul tema delle mozioni, cioè su «Basilea 2». Oggi ci troviamo di fronte anche a utilissime considerazioni da parte del Viceministro Vegas in una sede che, tuttavia, a mio avviso è impropria perché è una sede nella quale il Viceministro Vegas si deve limitare ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.
So bene, come giustamente adesso gli uffici ricorderanno al Presidente, che nessuno può discutere in che modo e in che forma il Governo intende dare il proprio parere. Tuttavia sta diventando un po' una barzelletta: il Governo interviene per venti minuti con un intervento politico di replica al dibattito che si dovrebbe svolgere nel momento in cui si svolge la discussione sulle linee generali e poi esprime un parere, che è marginale.
Lo dico in un contesto nel quale il Governo si è sforzato anche di esprimere un parere favorevole. Tuttavia la pregherei, e pregherei gli uffici di vigilare, in modo tale che il Governo sia presente al momento della discussione sulle linee generali svolgendo la replica, e che, di converso, nella fase dei pareri, che è quella odierna, si limiti ad esprimere il parere.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Giachetti. Lei ha posto un problema che corrisponde alla realtà dei fatti perché è vero che, a conclusione delle discussioni sulle linee generali, il Governo si riserva di intervenire in altra sede e, come lei mi ha già anticipato, è una facoltà del Governo poterlo fare.
Aggiungo che un aspetto positivo, da questo punto di vista, lo si può constatare nel senso che le argomentazioni del Governo sono ascoltate da un'Aula un po' più frequentata di quanto lo siano le discussioni sulle linee generali che si svolgono, come nel caso di ieri pomeriggio, alla presenza di una, due, tre, quattro, cinque persone. Forse se al momento della discussione sulle linee generali, l'Aula fosse Pag. 52più frequentata, magari potremmo anche esigere dal Governo di replicare in quella sede. La ringrazio, onorevole Giachetti, comunque per aver posto all'attenzione dell'Assemblea, del Governo e della Presidenza questo problema che verrà comunque esaminato.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melchiorre. Ne ha facoltà per tre minuti.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi Liberaldemocratici-MAIE senza dubbio condividiamo le finalità sottese alle diverse mozioni presentate, vertenti sulla tematica relativa all'accesso al credito per le piccole imprese, così come concordiamo che l'applicazione del protocollo pattizio internazionale denominato «Basilea 2» abbia comportato e comporti tuttora una serie di pesanti implicazioni per l'accesso al credito da parte delle piccole e medie imprese nel nostro Paese.
Il tema è che le banche, in un'inaspettata stagione di crisi finanziaria profonda come quella che ha investito le maggiori economie mondiali, si limiterebbero ad applicare nei modelli di rating indicatori economici numerici, senza prendere in considerazione quelli legati alla qualità, facendo scarso esercizio del cosiddetto override, cioè di quel coraggio di discostarsi discrezionalmente dal rating statistico. Certo, anche le proposte di modifica dell'accordo «Basilea 2» non inducono ad un particolare ottimismo, se è vero che dette modifiche mirano sì all'attenuazione degli effetti prociclici dell'economia, ma anche ad un rafforzamento patrimoniale delle banche, al fine di prevenire altri shock finanziari, con ulteriori prevedibili effetti di stretta sul credito soprattutto per le piccole imprese.
In questo quadro, per una lucida e credo ragionevole analisi di questo delicato tema, vanno però posti alcuni paletti, senza demagogia. Intanto non tutto il fenomeno della stagnazione del credito per le piccole e medie imprese è credit crunch: è infatti necessario partire da un'analisi dell'intensità del credito, valutare se indipendentemente dalla mancata erogazione del credito a seguito della rigida applicazione dei parametri previsti da «Basilea 2» esista un calo della domanda di credito da parte delle imprese dovuto alla crisi stessa, cioè ad una rarefazione della domanda legata anche ad un deficit di investimento.
In ogni caso il problema della stretta del credito nei confronti delle piccole e medie imprese è un problema annoso, di cui non prendiamo certo contezza a partire da oggi. Anche lo stesso protocollo «Basilea 2» prevede in effetti una disciplina specifica di favore per le piccole e medie imprese, in virtù della minore incidenza del rischio connesso al ciclo economico e della maggiore soggezione a fattori di rischio specifici.
Ciò che va fatto oggi non può essere rincorrere una unilaterale disapplicazione dell'accordo «Basilea 2», ma adoperarsi attraverso il Parlamento affinché il Governo italiano si attivi nelle opportune sedi internazionali per alleggerire quei vincoli previsti oggi da «Basilea 2» nei confronti delle piccole e medie imprese, che rappresentano oltre il 90 per cento delle imprese del nostro Paese.
Servono sistemi di rating più flessibili e più tempestivi. Il tempo non è scaduto, se consideriamo che le proposte del comitato interno della Banca dei regolamenti internazionali sono solo un punto di partenza: entro la metà del 2010 sarà calcolato l'impatto di tale revisione. Diversamente, una disapplicazione unilaterale dell'accordo «Basilea 2» suonerebbe come una paradossale condanna di quella cooperazione e sinergia dei sistemi economici mondiali che la crisi ci ha segnalato essere l'unico valido argine contro le patologie dei mercati internazionali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

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RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, la crisi ha picchiato duro, senza fare sconti: vi è chi ha dimezzato il fatturato e chi, per la prima volta negli ultimi vent'anni, ha chiuso il bilancio in rosso. Anche se il periodo più critico sembra essere passato, non vi sono segnali evidenti di schiarita all'orizzonte. Quella frase, la prima, è apparsa ieri su Il Sole 24 ore, che come sapete non è un organo di partito né tanto meno un organo di partito dell'opposizione, ma è l'organo ufficiale del partito degli imprenditori, i quali constatano sulla loro pelle che cosa è accaduto e che cosa sta accadendo. Quell'articolo prosegue prendendo in considerazione vari settori dell'attività imprenditoriale italiana: viene detto che per le imprese della chimica le difficoltà maggiori sono legate all'accesso al credito; per quanto riguarda la meccanica, continuerà sicuramente a crescere la cassa integrazione straordinaria. Inoltre, il presidente dell'ANIMA, che è l'associazione che raggruppa l'industria meccanica e affine, aggiunge che la tenuta del sistema è possibile con fatica, ma solo fino al mese di agosto.
A settembre, senza concreti segnali di ripresa, molte imprese rischieranno la chiusura, soprattutto le piccole e medie aziende, che lavorano in subfornitura o nella componentistica. Lo stesso vale per il settore tessile - lo si dice ancora una volta - perché le basi finanziarie e patrimoniali delle nostre imprese sono sempre più fragili.
Se questa è la situazione, con riferimento a chi ha espresso il parere sulla mozione a prima firma del collega Borghesi, e così bene illustrata dal collega Di Stanislao ieri durante la discussione sulle linee generali, delle due l'una: o nei nostri confronti ha un preconcetto, al punto che, signor Presidente, anche in questo momento, è totalmente disattento rispetto a quanto sto dicendo, oppure, molto più probabilmente, non ha letto la nostra mozione.
Infatti, il rappresentante del Governo poteva semplicemente dire di non condividere una parte o tutte le premesse, ma gli impegni indicati nel primo capoverso del dispositivo, onorevole Viceministro, sono identici a quelli indicati nel dispositivo della mozione a prima firma dell'onorevole Cota. Nella nostra mozione, poi, chiediamo di integrare con altri provvedimenti, in ordine ai quali credo che il Governo abbia, in parte, già provveduto (e lo diremo in seguito), e in parte, se ci è permesso, proprio come forza politica di opposizione e di stimolo all'azione del Governo, vorremmo che facesse di più. Evidentemente, però, la mozione in oggetto non è stata letta.
Il risultato è che le piccole e medie imprese in Italia non ce la fanno più, la moria delle medesime è in continuo aumento e gli imprenditori le provano davvero tutte: fanno lo sciopero della fame, come è accaduto nel mio Piemonte, o si incatenano ai cancelli delle loro stesse aziende per richiamare l'attenzione del Governo sulle difficoltà che stanno affrontando. Purtroppo, vi sono stati anche dei casi clamorosi di imprenditori che non hanno retto e hanno pensato di passare a miglior vita, piuttosto che mandare sul lastrico i propri lavoratori e i propri dipendenti.
Essi investono anche tutto quello che hanno, come la propria casa e i propri risparmi; vendono ciò che possono per poter investire nell'azienda; bussano alle porte e ai portoni delle banche, che, proprio a causa dei vincoli dell'accordo di «Basilea 2», e poiché tendono prevalentemente a patrimonializzarsi, erogano il minor credito possibile; bussano alla porta della pubblica amministrazione, per far pagare alla medesima le forniture di beni e servizi che le hanno erogato, ma questa, per il rispetto del Patto di stabilità, non può provvedere. Quindi, essi si rivolgono di nuovo alle banche.
Si rivolgono alle istituzioni, in particolare al Governo, il quale - lo dico non in modo aprioristico - rispetto a queste questioni, non ha provveduto esattamente come ci auguravamo. Infatti, il presidente della Commissione finanze, onorevole Gianfranco Conte, ieri, durante la discussione sulle linee generali, ha dovuto difendere l'operato del Governo. Peccato, Pag. 54collega Conte, che nella sua difesa, abbia richiamato soltanto un provvedimento: quello relativo all'estensione dei compiti e dei doveri della Cassa depositi e prestiti.
Signor Viceministro, lei sa sicuramente, che chi le parla è stato anche consigliere di amministrazione della Cassa depositi e prestiti. Proprio per questa mia esperienza, un anno e mezzo fa, da questo stesso banco, con riferimento ai vari provvedimenti finanziari anticrisi, avevo proposto che la Cassa depositi e prestiti potesse intervenire specificatamente in favore delle piccole e medie imprese. Finalmente, qualcosa è stato fatto: sono stati realizzati gli strumenti per intervenire su questo fronte.
Di fatto, la Cassa depositi e prestiti su questo fronte non ha ancora sostenuto a sufficienza - anzi, non ha sostenuto affatto - iniziative volte a corroborare e a rafforzare la patrimonializzazione delle aziende.
Per questi motivi, le opposizioni (ma direi tutto il Parlamento), di fronte a questa inattività e a questa inazione del Governo, usano gli strumenti che hanno a disposizione, vale a dire le mozioni.
Cosa chiediamo in questa mozione? Chiediamo, sostanzialmente, di rinegoziare le regole dell'accordo «Basilea 2», poiché, diversamente, se vengono applicate da parte del sistema creditizio come sono applicate in questo momento, ossia in modo rigido, l'erogazione del credito soprattutto alle piccole e medie imprese non vi sarà, tant'è che anche nell'ultimo trimestre del 2009 il credito alle imprese è diminuito ancora dell'1,5 per cento. Se poi si considerano i cinque maggiori gruppi bancari d'Italia, si può constatare che questa diminuzione nell'erogazione di credito alle imprese è addirittura del 3,5 per cento rispetto al trimestre precedente.
Sono queste le ragioni per cui ci permettiamo di suggerire, signor Presidente - e mi rivolgo soprattutto al rappresentante del Governo -, una disponibilità maggiore nei confronti delle piccole e medie imprese. Vogliamo arrivare ad un parere diverso rispetto a quello espresso dal Viceministro e siamo anche disponibili ad una riformulazione, purché si determini davvero un concerto di tutto il Parlamento affinché sia conferito al Governo il mandato di rivolgersi agli organismi preposti per ottenere la riscrittura delle regole di «Basilea 2», soprattutto in questa fase di grossa difficoltà dovuta alla crisi, in modo che si possa finalmente concedere alle piccole e medie imprese quel credito che è stato, invece, garantito alle grandi. Ciò può essere ottenuto riscrivendo insieme le regole e dando maggior forza alle imprese, facendo esattamente quello che ha fatto Confindustria in Italia, insieme ai rappresentanti degli imprenditori tedeschi, cioè rivolgersi agli organismi preposti e sostenere le ragioni del nostro tessuto industriale. Perché parlo di Italia e Germania? Perché sono i due Paesi con la più elevata attività manifatturiera e il nostro Paese, in particolare, è quello dove si registra il maggior numero di imprese piccole e medie, anche rispetto alla stessa Germania.
Da qui deriva la necessità di garantire nuove regole, in modo tale da poter chiedere alle banche di non pensare più solo alla loro patrimonializzazione, ma di sostenere nel periodo medio-breve, cioè da qui a 18 mesi, la ripresa economica di questo Paese.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Cambursano.

RENATO CAMBURSANO. Un altro passaggio - e con questo concludo, signor Presidente - è che finalmente vengono riscritte le regole per la concessione di garanzie alle imprese per ottenere un maggior credito. Mi richiamo al provvedimento che risale al 1996 e all'istituzione del Fondo di garanzia per la piccola e media impresa e mi richiamo anche alla legge Bersani dell'anno successivo, la legge n. 266 del 1997, che è rimasta esattamente la stessa, nonostante siano trascorsi ormai 12-13 anni.
Questa inattività del Governo ci preoccupa molto. La nostra disponibilità va esattamente nella direzione di far sì che il tessuto delle nostre piccole e medie imprese possa ripartire, onde evitare che ci Pag. 55sia quella moria di imprese, che poi vuol dire disoccupazione. La disoccupazione crea tutte le condizioni per una maggiore povertà, per un minor consumo e quindi per una caduta ulteriore dell'attività imprenditoriale. Questo vogliamo e mi auguro davvero che da parte del Viceministro vi possa essere un'attenzione diversa: da parte nostra c'è la disponibilità alla riformulazione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

GIUSEPPE VEGAS, Viceministro dell'economia e delle finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE VEGAS, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, onorevole Cambursano, mi ero permesso di suggerire delle modifiche alle altre mozioni perché mi era stato chiesto dai presentatori. Essendo stato chiesto formalmente da lei in questo momento - e se l'onorevole Giachetti non ha niente in contrario, naturalmente - oserei proporre una modifica, se lei è d'accordo, della mozione Borghesi ed altri n. 1-00312, non riguardo alle premesse che, ovviamente, non ricevono un parere generalmente favorevole da parte del Governo, ma riguardo alla sostanza della mozione in esame, vale a dire il dispositivo.
Sul primo capoverso del dispositivo il Governo esprime parere favorevole a condizione che sia riformulato nel modo seguente: ossia premettendo le parole «impegna il Governo a promuovere nelle sedi opportune la revisione dell'accordo «Basilea 2», al fine di favorire il credito alle piccole e medie imprese». Il secondo capoverso andrebbe soppresso. Il terzo capoverso può rimanere immutato, mentre sul quarto capoverso il parere del Governo è favorevole, a condizione che venga riformulato nel modo seguente: ossia premettendo le parole «a valutare l'opportunità di assicurare», per poi continuare così come originariamente formulato con «la continuità e l'estensione dell'attività di garanzia del Fondo rivolto alle piccole e medie imprese, di cui all'articolo 15 della legge n. 266 del 1997, valutando altresì la possibilità di incrementare le risorse...» e, infine, sopprimendo le parole: «in maniera consistente». Con tali modifiche il parere del Governo è favorevole.

PRESIDENTE. Onorevole Cambursano, accetta la riformulazione?

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, accetto la riformulazione e ringrazio anche l'opera dei colleghi Borghesi e Messina, i quali, mentre esponevo le ragioni della mozione, hanno pensato bene di concordare un nuovo testo degli impegni del Governo, che sono stati accolti.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, credo che, se c'è una questione su cui è chiaro, a tutte le imprese e al Paese, che il Governo ha tenuto un profilo insufficiente per contrastare la crisi, si tratta proprio della questione del credito e del rapporto del Governo con il sistema del credito e con le banche. Non vi è impresa in Italia, infatti, che non abbia sofferto e che non stia soffrendo il rapporto con il sistema bancario, che non sia vittima del credit crunch e che non debba patire costi ed interessi per l'accesso al credito che non sono in linea con la tendenza dei tassi d'interesse.
D'altra parte, la Banca d'Italia solo poco tempo fa ha evidenziato che nell'agosto del 2009 la crescita su 12 mesi dei finanziamenti concessi dalle banche al settore privato è scesa al 2,2 per cento, mentre l'anno prima era al 10 per cento. Questa situazione, che appartiene a tutto il Paese, è ancora più grave in alcune zone, come nel Mezzogiorno, dove la stretta creditizia provocata dalle banche al sistema delle imprese ha ulteriori risvolti negativi, in quanto spinge spesso gli imprenditori, specie se piccoli, nelle mani degli usurai anche per poche migliaia di euro. Una maggiore liquidità, invece, consentirebbe Pag. 56di far ripartire gli investimenti, scongiurando ulteriori cali degli ordini e di fatturato che nel 2009 - lo vorrei ricordare citando un dato noto a tutti - sono stati pari al 50-60 per cento in meno rispetto al 2008.
Riconosciamo, onorevole Vegas - e lo sosteniamo nel contenuto della nostra mozione - che le difficoltà delle imprese nel rapporto con il sistema bancario dipendono non solo dalla timidezza dell'approccio del Governo con le banche ma, soprattutto, dalle stringenti condizioni poste dall'accordo «Basilea 2», proprio quello che le banche applicano solo nelle parti che riguardano gli aspetti quantitativi e le garanzie.
Infatti, il rating legato alle garanzie patrimoniali induce a considerare più rischioso il credito concesso alle piccole e medie imprese italiane che, per loro natura, sono sottocapitalizzate e vivono e lavorano facendo ricorso proprio ai finanziamenti bancari.
Per effetto di Basilea 2 le banche italiane hanno consolidato un loro atteggiamento che però si deve avere il coraggio di ammettere che in verità già realizzavano prima che entrassero in vigore tali accordi, ossia quello di valutare troppo le garanzie reali e troppo poco le qualità dell'imprenditore, la sua storia, il merito e la redditività dell'idea imprenditoriale da finanziare. Quella che però una volta era una libera scelta delle banche oggi, con Basilea 2, è diventato un obbligo e molte volte, a mio avviso, anche un alibi delle banche.
Signor Presidente, il punto non è quello di chiedere solo la moratoria agli accordi di Basilea 2, come ha fatto la Lega nella sua mozione che, peraltro, come ha evidenziato il viceministro Vegas sarebbe difficile da ottenere. Ci auguriamo che questo possa succedere, ma sarebbe difficile da ottenere perché gli accordi di Basilea 2 sono frutto di un complesso processo legislativo che trae origine da direttive comunitarie che sono state recepite dai Parlamenti nazionali e anche dal nostro e dalla Banca d'Italia. Il problema, invece, è quello di chiedere al Governo di favorire in sede europea una veloce conclusione del processo, già avviato, di revisione e di aggiornamento degli accordi di Basilea 2.
Chiediamo al Governo di non avere timidezza nei confronti del sistema bancario e di favorire la revisione di Basilea 2 nella direzione di ottenere che si possano stabilire coefficienti di patrimonializzazione più elastici, soprattutto nei confronti delle piccole e medie imprese e soprattutto nelle condizioni di crisi. Infatti, Basilea 2 opera nella direzione di aumentare la crisi perché induce le banche a stringere sul credito proprio quando ci sono condizioni di crisi economica e quindi ha un effetto devastante e non di ausilio rispetto alle politiche economiche di sostegno all'economia in fase di crisi.
Su questo tema, però, ci pare che altri Governi d'Europa siano stati più sensibili del nostro e che abbiano svolto in questi mesi una funzione più determinata nella direzione di aggiornare gli accordi di Basilea 2. Pertanto, chiediamo al Governo maggiore attenzione sul problema, impegnando però le banche ad applicare Basilea 2 anche nella parte che riguarda la possibilità per le banche stesse di considerare gli aspetti qualitativi. Infatti spesso, quando parliamo di Basilea 2, ci riferiamo solo al vincolo legato agli aspetti quantitativi e alle garanzie, ma gli accordi di Basilea 2 dicono che le banche devono considerare anche gli aspetti qualitativi legati al merito del credito.
Le banche, come è noto, se ne avessero la volontà, potrebbero modificare discrezionalmente - perché questo è consentito dagli accordi di Basilea 2 - il rating, ricorrendo al cosiddetto override in ragione di motivi legati alla qualità dell'imprenditore e alla qualità della sua idea. Nella sostanza, in conclusione, chiediamo al Governo di aprire una vera e propria sessione di discussione su questo problema che è massimamente avvertito dal sistema produttivo italiano e che riguarda il rapporto del Governo con il sistema bancario.
Questa volta, però, il Governo lo faccia senza procedere con i soli spot. Per inciso vorrei ricordare che questa legislatura si è aperta licenziando un provvedimento che Pag. 57era il cosiddetto «salva banche» che poi neanche è stato utilizzato dalle banche italiane. Chiediamo di procedere in maniera diversa, non solo con dichiarazioni perentorie, spesso lanciate alla stampa facendo la faccia cattiva, ma utilizzando tanta perentorietà per affrontare e risolvere concretamente questo problema, che è quello più avvertito dal sistema delle imprese italiane (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gibelli. Ne ha facoltà.

ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, ringrazio il Governo per aver voluto accettare quella che è un'autentica sfida.
Infatti, dal dibattito che è emerso oggi in quest'Aula, in realtà, il tema che sta alla base della discussione, cioè la revisione dei parametri del Trattato di Basilea 2, è in realtà una delle condizioni che il sistema produttivo - faccio riferimento sostanzialmente alle micro, piccole e medie imprese - da tempo sostiene rispetto all'impraticabilità dei cosiddetti criteri che hanno definito l'accesso al credito.
Queste considerazioni vanno ad iscriversi all'interno di un dibattito molto articolato che la Commissione attività produttive ha svolto nell'ultimo anno e mezzo in rapporto a tutto ciò che la vicenda della crisi economica che stiamo ancora vivendo ha prodotto. Tutti i soggetti che in Commissione attività produttive abbiamo invitato hanno sottolineato nelle forme più diverse tutta una serie di riforme che riguardano la sburocratizzazione, il tema storico dello snellimento delle imposte, che tra l'altro è uno dei temi che la Lega Nord ha sempre sottolineato. Tra tutte rimane comunque come denominatore comune la impraticabilità dei criteri di Basilea 2 in rapporto alla piccola e media impresa.
Infatti, accade che questo Paese negli ultimi anni ha subito una serie di mode. Abbiamo visto le grandi aggregazioni bancarie, abbiamo detto che attraverso questo sistema si costruivano grandi gruppi finanziari che avrebbero poi creato i muscoli e l'ossatura del nostro sistema produttivo. In realtà, abbiamo visto che attraverso questi grandi soggetti bancari in realtà il rapporto con il territorio, con la realtà vera produttiva, è mancato. Quindi, i grandi gruppi hanno compiuto grandi operazioni finanziarie, non legandosi direttamente al territorio. Spesso la politica ha inseguito questi processi che, in realtà, non hanno dato fiato all'economia reale.
Abbiamo vissuto negli ultimi anni le grandi aggregazioni che riguardano i grandi gruppi industriali. Oggi però combattiamo e la Lega si è iscritta in prima fila per combattere contro le delocalizzazione. Abbiamo combattuto rispetto alle privatizzazioni selvagge. Ci sono grandi gruppi industriali che hanno acquisito importanti asset del Paese, non ultimo il settore autostradale, vedendo tutta una serie di sofferenze. La Lega Nord, in realtà, stando in mezzo alla gente, ha sempre sottolineato la necessità di andare in una direzione diversa, ascoltando direttamente gli operatori, i piccoli e medi imprenditori, che non si sono fatti sedurre fino in fondo da chi, attraverso gli istituti di credito, proponeva vantaggi favolosi per quanto riguarda l'economia fatta dalla finanza per la finanza, ma si sentivano legati al prodotto che realizzavano, quando alla sera il piccolo imprenditore abbassava la propria saracinesca e non era contento se non aveva prodotto qualcosa di concreto.
Questa crisi ha dimostrato che quel tipo di economia, quella vera, ha salvato il Paese. In quest'Aula abbiamo appena sentito che adesso si iscrive questo Paese come secondo paese produttivo d'Europa e lo si mette al pari degli altri proprio perché è stato in grado di salvare il proprio patrimonio produttivo. Ben vengano, soprattutto queste considerazioni, che in realtà all'interno del dibattito a cui abbiamo assistito sia nella giornata di ieri che all'inizio della giornata di oggi hanno sottolineato finalmente la necessità di rivedere i criteri di Basilea 2.
La Lega Nord ha presentato una mozione di questo tipo perché voleva essere un movimento politico che, rispetto alla Pag. 58necessità storica di andare a definire i termini politici in Europa, imponeva - lo dico in termini costruttivi rispetto ad un Governo che ci vede assolutamente in linea - che non si può accedere al credito solo attraverso dei meccanismi meccanicistici. Le imprese sono fatte di uomini ai quali bisogna dare dei criteri di affidabilità storica.
Quindi, il tema che abbiamo sottolineato nel dispositivo che il Viceministro Vegas ha voluto, proprio perché è cosciente del contesto in cui questa discussione europea si colloca, sul fatto che oggi l'unica manovra possibile è quella di andare a rinegoziare politicamente tutti quei criteri che oggi dimostrano di aver messo in difficoltà un sistema produttivo che, in realtà, non aveva bisogno di essere letto attraverso meccanismi di natura esclusivamente meccanicistica.
Oggi la Lega Nord in realtà espone un tema, che è quello della sospensione dei criteri. Naturalmente siamo consapevoli che questa misura sia impraticabile sul piano tecnico, però rimane la denuncia politica sul fatto che la sospensione consentirebbe in questo momento al nostro sistema produttivo di sopravvivere. Quindi la denuncia è che non può più essere un insieme di istituti di credito, di banche quindi, a determinare la vita o la morte delle nostre imprese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Deve tornare quindi la politica a determinare le regole attraverso un criterio che può sembrare banale, ma che ha fatto la fortuna di questo Paese: il criterio che individua l'affidabilità storica. Se un imprenditore negli ultimi venti o trent'anni ha sempre onorato i propri debiti con gli istituti di credito non c'è ragione per dubitare che non lo faccia in futuro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). La volontà di chiedere la sospensione è per mettere il dito in quella piaga che affida a tecnocrati europei e bancari delle questioni che sono fuori dalla storia economica di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) e di quelle piccole e medie imprese che oggi sono l'unica risorsa che consente a questo Paese di andare in Europa ancora a testa alta, nonostante il debito pubblico e nonostante le riforme che noi chiediamo che vengano fatte e che sono alla base del federalismo fiscale.
Oggi si fa un servizio al Paese votando questa mozione e dando un mandato pieno a questo Governo affinché vada in Europa a dire «basta all'Europa delle tecnocrazie e sì all'Europa degli uomini», perché le imprese le fanno gli uomini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Causi. Ne ha facoltà.

MARCO CAUSI. Signor Presidente, Lorenzo Bini Smaghi, il membro italiano del comitato esecutivo della Banca Centrale Europea, ha scritto in uno dei suoi recenti interventi queste righe che vi leggo: «Non bisogna dimenticare che gli utili che le banche stanno attualmente realizzando sono stati ottenuti in larga parte grazie alle misure straordinarie messe in atto dalle autorità monetarie sotto forma di liquidità a basso prezzo. Tali utili, che hanno natura transitoria, devono essere utilizzati dalle banche per aumentare e migliorare la qualità del loro patrimonio. Ciò consentirà alle banche di recuperare un più ampio accesso al mercato dei capitali. La distribuzione di questi utili in dividendi agli azionisti e in remunerazioni straordinarie ai dipendenti non è una priorità in questa fase delicata del ciclo».
Credo che tutti possiamo convenire con queste osservazioni di Lorenzo Bini Smaghi, ma allora di fronte ai dati sulla restrizione del credito - dati che sono già stati citati, non li voglio ripetere: meno 1,3 per cento, comunque, nell'ultimo trimestre del 2009 sul precedente - prendendo spunto dalle parole di Bini Smaghi credo che abbiamo di fronte due questioni. La prima questione è quanto c'entra Basilea 2 sulla restrizione del credito, quanto la crisi economica e quanto i comportamenti discrezionali delle banche. Allora, attenzione ad errori di valutazione: tornare al Pag. 59mondo precedente a Basilea può essere addirittura peggio per le imprese, perché il mondo di Basilea è un mondo in cui un'impresa davanti a una banca può vedersi rifiutare il credito, ma la banca deve dire perché lo rifiuta. Le banche sono costrette, da Basilea in poi, a seguire criteri e regole. Il mondo prima di Basilea era un mondo, invece, in cui le imprese erano totalmente soggette alla discrezionalità bancaria.
Il secondo punto di riflessione riguarda quanto nella restrizione del credito c'entri la trasmissione di una politica monetaria molto espansiva alle imprese. Da questo punto di vista non contano soltanto i comportamenti delle banche, contano anche gli altri strumenti di politica economica.
In questo Paese ne abbiamo messi in campo due: quello del Fondo di garanzia sulle piccole e medie imprese cosiddetto Bersani e quello dei nuovi interventi tramite Cassa depositi e prestiti. Questi due interventi sono stati richiesti anche dalle opposizioni, ma sono stati poi attivati dal Governo in misura insufficiente, vanno bene, ma è ancora poco.
La Banca d'Italia nell'ultimo Bollettino economico dice esplicitamente che questi interventi coprono appena il 20 per cento del credito erogato alle piccole imprese. Se i dati che il Viceministro Vegas ci ha fornito oggi sono validi, a questo 20 per cento si aggiunge un altro 10 per cento, quindi abbiamo coperto neanche un terzo delle disponibilità necessarie, pertanto si può e si deve fare di più.
Si può e si deve fare di più e il Partito Democratico, in sintesi, con la mozione che il Governo ha accettato subordinatamente a delle riformulazioni che noi accogliamo, chiede al Governo di fare di più in tre direzioni. In primo luogo, chiediamo al Governo che nella riformulazione definitiva degli Accordi di Basilea tenga conto delle esigenze delle piccole e medie imprese, che quindi vi sia un credito valutato non solo a livello statistico, ma anche con aspetti qualitativi e con una valutazione della storia delle piccole imprese.
In secondo luogo, chiediamo al Governo di aumentare l'attenzione delle politiche nazionali al credito per le piccole e medie imprese estendendo i sistemi di garanzia pubblica oggi esistenti.
In terzo luogo, chiediamo un intervento congiunturale, cioè di percorrere ogni possibile trattativa politica affinché, in attesa del nuovo accordo, di una «Basilea 3», sia inserito un periodo transitorio - ad esempio, di diciotto mesi - durante il quale vengano ridotte le ponderazioni di rischio di credito che le banche devono utilizzare quando danno credito alle piccole imprese. Quindi, in attesa di un nuovo insieme di criteri di regole in cui auspichiamo che ci sia un posto più importante per le piccole imprese, chiediamo al Governo di realizzare un intervento congiunturale temporaneo che renda meno stringenti non tanto i criteri di valutazione - quindi che non riporti le piccole imprese a dipendere dall'amicizia con la singola banca o con il singolo direttore di banca - che mantenga il mestiere delle banche di valutare il credito, ma che piuttosto riduca temporaneamente, ancora durante la crisi, il costo patrimoniale di queste valutazioni da parte delle banche.
Oggi - concludo Presidente - in questo Parlamento forse abbiamo la possibilità di fare verità su tre punti. Innanzitutto, la sospensione di «Basilea 2» è demagogia, pura demagogia, anzi, potrebbe peggiorare e andare contro gli stessi interessi delle imprese. In secondo luogo, occorre fare di più per sostenere il mondo delle imprese di fronte alla crisi e gli interventi finora messi in campo sono insufficienti, lo ammette il Governo e lo dice anche la mozione del Popolo della Libertà. In terzo luogo, occorre invece percorrere in modo unitario ogni possibilità politica per intervenire in modo temporaneo e transitorio sui coefficienti patrimoniali delle banche ai fini della valutazione del credito alle piccole imprese. Quest'ultimo punto, colleghi, risponde alla richiesta delle imprese europee, non soltanto delle associazioni imprenditoriali italiane, è una richiesta che ha fatto anche la Germania e che da oggi, in modo molto forte e politicamente Pag. 60molto impegnativo, verrà fatta dall'intero Parlamento italiano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vignali. Ne ha facoltà.

RAFFAELLO VIGNALI. Signor Presidente, non sono molto d'accordo con quanto ha appena detto il collega Causi perché noi, invece, crediamo che «Basilea 2» abbia diversi limiti. Vorrei però raccontare prima una storiella, che è un fatto vero che mi ha raccontato nei giorni scorsi un amico imprenditore il quale, dovendo fare nuovi investimenti, è andato a chiedere un sostegno al credito alla sua banca. Il direttore della filiale, che conosce bene lui e la sua azienda, gli ha detto: penso che non ci siano problemi proprio perché so che rappresenti un'azienda solida, che va bene, però dammi i dati perché devo processarli nel sistema informativo. L'ha chiamato il giorno dopo imbarazzato dicendogli che il sistema informativo aveva dato una risposta negativa.
L'imprenditore ha chiesto il motivo ed il direttore gli ha risposto che così diceva il sistema. L'imprenditore gli ha detto di preparare tutti i conti perché intendeva chiuderli ed aprirli presso un'altra banca. Il direttore imbarazzato gli ha chiesto di aspettare e l'imprenditore gli ha risposto: se non si fida di te la tua banca, perché mi dovrei fidare io?
Questa è la questione. Questo è uno dei limiti di «Basilea 2», come diceva bene prima l'amico Gibelli. Pensare che un'azienda sia solo il suo bilancio, è come pensare che una persona sia solo il suo scheletro, come se non avesse i muscoli, il cuore, il cervello e il sistema cardiocircolatorio.
Un'impresa è molto di più del suo bilancio! Un bilancio non lo leggerà mai un'impresa fino in fondo. Inoltre, i bilanci dipendono molto dal sistema fiscale e noi, dovendo mantenere un grosso debito pubblico, abbiamo un sistema fiscale che, ad esempio - lo ritengo non giusto e ne abbiamo discusso tante volte -, non differenzia gli utili che vengono reinvestiti rispetto a quelli che vengono portati fuori dall'impresa. Poi ci lamentiamo che le imprese sono sottocapitalizzate. Forse, se differenziassimo la tassazione degli utili, sarebbero più capitalizzate.
Non solo: i sistemi di rating di solito servono per migliorare, ma a tal fine devono essere trasparenti e «Basilea 2» non è trasparente. Nessun imprenditore sa perché si trova in classe A, B, C, D, E o F. Che tale sistema sia prociclico è già stato detto, ma aggiungerei anche che diventa fattore di blocco per le stesse banche che vorrebbero dare più credito alle imprese. È giusto che da più parti sia emersa la richiesta di una moratoria, perché, in presenza di una contrazione di mercato, una contrazione anche del credito diventa un cappio soffocante. Il primo a sollevare questo problema - lo ricordo - è stato il Ministro Tremonti.
Noi riconosciamo tutto quello che il Governo ha fatto in questi mesi a più riprese, come diceva bene ieri in discussione sulle linee generali il presidente Conte. Ha fatto moltissimo e tutti lo riconoscono. Oggi, però, chiediamo un intervento e un impegno ulteriori.
In primo luogo, occorre promuovere in tutte le sedi europee, come ci ha detto benissimo il Viceministro Vegas, la rinegoziazione di «Basilea 2», secondo criteri che spingano il sistema del credito a valutare in modo più compiuto e anche più semplice le imprese, non solo i bilanci. In secondo luogo, chiediamo che il Governo continui a sollecitare ed a favorire la stipula di ulteriori accordi rispetto a quelli siglati con successo nel 2009, relativi all'accesso al credito per le PMI, accordi con il sistema del credito e con le associazioni di categoria anche delle piccole e medie imprese, con le associazioni di categoria dell'artigianato, del commercio, dei servizi e della piccola impresa. Chiediamo che il Governo assuma ogni iniziativa utile a potenziare gli strumenti per l'accesso al credito, come Ecofidi, ai quali - è bene ricordarlo in quest'Aula - deve andare tutto il nostro ringraziamento, perché erano già pieni di lavoro e al limite prima Pag. 61di questa crisi. Con questo periodo di crisi si sono assunti ulteriori responsabilità e a loro va veramente il nostro grazie.
Mi avvio alla conclusione. Tutti diciamo giustamente - lo dicono anche i banchieri - che per uscire definitivamente dalla crisi occorre fiducia ed è vero, perché il mercato e l'economia si reggono e prosperano soltanto per questa dimensione umana fondamentale. Ma la fiducia non è data dai numeri; è un fatto che riguarda le persone e che «Basilea 2» non riesce proprio a contabilizzare. Guardando solo i numeri, non riesce a valutare la fiducia che, però, come diciamo tutti, è dimensione definitiva e fondamentale. Credito e fiducia sono sinonimi. Dunque, in sintesi quello che noi chiediamo al Governo con decisione è di stimolare ancora le banche a dare credito ai nostri imprenditori e alle loro imprese (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santagata. Ne ha facoltà.

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, intervengo solo per chiedere, visto che questa settimana ci occupiamo del credito e di Basilea, la settimana scorsa ci siamo occupati dello sviluppo economico del Mezzogiorno, prima, con un'altra mozione, ci eravamo occupati del lavoro, in particolare di quello sommerso, quand'è che riusciremo ad occuparci della crisi economica e della situazione di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cota ed altri n. 1-00295, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vico, Lanzillotta, Scilipoti, Follegot, Tidei, Lo Monte...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 477
Votanti 476
Astenuti 1
Maggioranza 239
Hanno votato
476).

Prendo atto che il deputato Bratti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Borghesi ed altri n. 1-00312, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Occhiuto, Vico, Lo Monte, Pionati, Scilipoti, Calearo, Mario Pepe, Trappolino...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 480
Votanti 429
Astenuti 51
Maggioranza 215
Hanno votato
426
Hanno votato
no 3).

Prendo atto che il deputato Ascierto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Occhiuto ed altri n. 1-00316, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 62

Onorevoli Armosino, Lo Monte, Calearo, Lanzillotta, Scilipoti, Vico, Lunardi, Strizzolo, Trappolino...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 482
Maggioranza 242
Hanno votato
482).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Fluvi ed altri n. 1-00317, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Di Virgilio, Lanzillotta, Vico, Scilipoti, Trappolino, Follegot, Bellotti...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 485
Maggioranza 243
Hanno votato
485).

Passiamo alla votazione della mozione Vignali ed altri n. 1-00318.
Avverto che è stata chiesta dal gruppo del Partito Democratico la votazione per parti separate, nel senso di votare distintamente la parte motiva dal dispositivo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vignali ed altri n. 1-00318, limitatamente alla parte motiva, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Barani, Girlanda, Vico, Dal Monte, Scilipoti, Madia, Trappolino.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 485
Votanti 254
Astenuti 231
Maggioranza 128
Hanno votato
254).

Prendo atto che il deputato Sarubbi ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vignali ed altri n. 1-00318, limitatamente al dispositivo, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vico, Lanzillotta, Lo Monte, Calearo, Gatti, Girlanda, Mura. I colleghi hanno votato?

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 487
Votanti 486
Astenuti 1
Maggioranza 244
Hanno votato
486).

Secondo le intese intercorse, il successivo punto all'ordine del giorno è rinviato alla seduta di domani.

Annunzio della formazione di una componente politica nell'ambito del gruppo parlamentare Misto.

PRESIDENTE. Comunico che è stata autorizzata, ai sensi dell'articolo 14, comma 5, secondo periodo, del Regolamento, e sulla base della richiesta pervenuta in data 19 gennaio 2010, la formazione, nell'ambito del gruppo parlamentare Misto, della componente politica denominata «Alleanza per l'Italia», alla quale aderiscono i deputati Massimo Calearo Ciman, Marco Calgaro, Bruno Cesario, Pag. 63Linda Lanzillotta, Donato Renato Mosella, Pino Pisicchio, Bruno Tabacci, Gianni Vernetti.

Modifica nella composizione del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica.

PRESIDENTE. Comunico che in data odierna il Presidente della Camera ha chiamato a far parte del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica il deputato Massimo D'Alema, in sostituzione dell'onorevole Emanuele Fiano, dimissionario.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 20 gennaio 2010, alle 10:

1. - Seguito della discussione delle mozioni Di Pietro ed altri n. 1-00239, Fassino ed altri n. 1-00313, Cicu, Gidoni ed altri n. 1-00314 e Bosi ed altri n. 1-00315 sulla situazione in Afghanistan e sulle prospettive dell'impegno del contingente italiano.

(ore 15)

2. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta termina alle 19,05.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO LUISA CAPITANIO SANTOLINI SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 2326-A

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, la Convenzione per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l'abuso sessuale stipulata nell'ambito del Consiglio d'Europa a Lanzarote il 25 ottobre 2007, costituisce il primo strumento internazionale attraverso il quale gli abusi sessuali contro i minori diventano reati, compresi quelli che hanno luogo in casa o all'interno della famiglia, con l'uso della forza, con la coercizione o le minacce.
Oltre ai reati più comunemente diffusi in questo campo (abuso sessuale, prostituzione infantile, pedopornografia, partecipazione coatta di bambini a spettacoli pornografici) l'accordo disciplina anche i casi di grooming (adescamento attraverso Internet) e di turismo sessuale.
La Convenzione delinea misure preventive che comprendono lo screening, il reclutamento e l'addestramento di personale che possa lavorare con i bambini (al fine di renderli consapevoli dei rischi che possono correre e di insegnare loro a proteggersi), stabilisce programmi di supporto alle vittime, incoraggia la denuncia di presunti abusi e di episodi di sfruttamento, prevede l'istituzione di centri di aiuto via telefono o via Internet.
La stipula della Convenzione è finalizzata alla realizzazione di un livello minimo comune di lotta contro lo sfruttamento e l'abuso sessuali dei minori, senza escludere che ciascuno Stato possa continuare a disporre di misure più incisive o restrittive di quelle richieste. Data la natura sempre più transnazionale di tali reati e l'uso sempre maggiore delle nuove tecnologie prima fra tutte la rete Internet, le disposizioni dell'accordo sono orientate a rafforzare la cooperazione fra i paesi, soprattutto in termini investigativi.
È opportuno ricordare che l'Italia si è da tempo dotata di strumenti normativi molto avanzati nella lotta ai crimini sessuali in danno dei minori. Già nel 1996 fu approvata la legge 15 febbraio 1996, n. 66, recante «Norme contro la violenza sessuale» che ha inserito per la prima volta i crimini sessuali nell'ambito dei delitti contro la persona e non più contro la moralità pubblica e il buon costume. Nel 1998 viene fatto un ulteriore passo avanti con la legge 3 agosto 1998, n. 269, recante «Norme contro lo sfruttamento della prostituzione, Pag. 64della pornografia, del turismo sessuale in danno di minori, quali nuove forme di riduzione in schiavitù», che introduce le nuove fattispecie di reato relative allo sfruttamento sessuale dei minori, con particolare attenzione alla prostituzione e alla pornografia minorile. Gli effetti di tali previsioni sono stati ulteriormente rafforzati con la recente legge 6 febbraio 2006, n. 38, recante «Disposizioni in materia di lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pedopornografia anche a mezzo Internet», che ha operato sul piano dell'inasprimento delle pene detentive, sul contrasto dei reati di pedopornografia sulla rete Internet attraverso il blocco delle carte di pagamento utilizzate spesso per l'acquisto di tale materiale, sull'aggiornamento della normativa in relazione a nuove fattispecie di reati, quali in particolare quelle legate alla pornografia virtuale, e sulla costituzione di nuovi organismi di contrasto (quale il Centro nazionale per il contrasto della pedopornografia sulla rete Internet, operante presso il Ministero dell'interno) e di monitoraggio del fenomeno (quale l'Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile, operante presso la Presidenza del Consiglio dei ministri).
L'attuazione della Convenzione ha reso necessari ulteriori adeguamenti. Si è operato, di conseguenza, su diversi piani: modificazioni al codice penale, al codice di procedura penale e a normative diverse (misure di prevenzione, ordinamento penitenziario, contrasto della criminalità mafiosa).
L'Unione di Centro riconosce al Governo il merito di aver dimostrato, con queste incisive previsioni, sensibilità verso i temi dei minori, affinché sia loro restituito il diritto a crescere senza abusi e violenze.
I bambini sono infatti troppo spesso vittime di esperienze terribili, difficili da superare e che possono minare per sempre il loro equilibrio psico-fisico. Di storie tristi e angosciose (che li vedono protagonisti) se ne sentono tante, troppe, e, nonostante la grande attenzione mediatica prestata al riguardo, è in crescita, purtroppo, anche il fenomeno degli abusi sessuali sui minori, compiuti spesso da persone di loro conoscenza, anche familiari.
Il termine «abuso», inizialmente usato per indicare le percosse subite dal bambino, si è ampliato al punto da poter essere usato per definire un comportamento volontario o involontario da parte degli adulti, chiunque essi siano, che ne danneggiano in modo grave le potenzialità evolutive.
Proprio in quanto capaci di privare il minore dello status libertatis, della dignità e delle stesse prerogative connesse alla personalità individuale, queste forme di sfruttamento sono state equiparate alla riduzione in schiavitù, sottolineandosi come l'abuso subito da un bambino lo privi non solo della serenità, ma anche del futuro che resterà sempre segnato dalla ferita infertagli.
Ecco perché, nonostante l'introduzione di norme di grande rilievo, finalizzate a garantire una tutela più pregnante alla dignità e alla stessa integrità psico-fisica dei minori, sono emerse esigenze ulteriori di cui il Parlamento si è fatto carico proprio con questo provvedimento che stiamo per votare.
La pedofilia telematica configura elementi nuovi e per certi versi allarmanti, sia in termini comunicazionali e interattivi, sia in termini organizzativi. È facilmente ipotizzabile che alcuni individui affetti da tale patologia abbiano avuto l'opportunità con Internet di «sperimentare» la loro perversione, fino a quel momento vissuta a livello intrapsichico. Già nel corso del dibattito conclusosi con l'approvazione della legge n. 69 del 1998, i lavori parlamentari evidenziarono, in modo inequivoco, e ben prima che il fenomeno si manifestasse nella virulenza degli ultimi anni, quanto fosse chiara al legislatore l'insidiosità del mezzo telematico per il sistema di tutela del minore dalle offese alla sua integrità psico-fisica.
È un confine labile quello su cui ci muoviamo, un confine tra l'affermazione e la difesa del principio di libertà di comunicazione Pag. 65e la necessità di controllarla. Eppure il legislatore ha il dovere di farlo. Non possiamo permettere che le nuove conquiste tecnologiche e culturali possano diventare lo strumento per la diffusione e l'espansione di crimini efferati come la pedofilia. Internet non può diventare il rifugio, lo strumento per crimini aberranti, dei pedofili. È necessario quindi intervenire con decisione, responsabilità e misura.
La pedofilia non è, d'altra parte, solo questione penale«, legata esclusivamente alla dimensione del crimine. È prima ancora questione culturale. Deve diventare un crimine esecrabile nella coscienza collettiva, dell'humus di un popolo, una questione svilente, umiliante, vergognosa, dalla quale fuggire.
Il sempre maggior impegno, da parte della polizia postale, a cui va tutto il nostro grato riconoscimento, nel controllo e nel monitoraggio della rete, dimostra come purtroppo quest'ultima sia utilizzata non solo per la divulgazione di materiale pedopornografico, ma anche per la diffusione di una vera e propria apologia del reato di pedofilia. Sempre più frequentemente gruppi di persone deviate disquisiscono di pedofilia tramite la rete, con frasi apologetiche sugli abusi sessuali ai danni di bambini in particolare e di minori in generale.
Lo scopo principale che si è voluto perseguire creando la nuova fattispecie di apologia di reato riferita alla pedofilia e alla pedopornografia culturale consiste nel voler anticipare la soglia di tutela prevista dal nostro sistema penale, sanzionando, per ciò stesso, indipendentemente dalla commissione del reato propagandato, condotte che arrecano offesa a quei valori, socialmente e universalmente ritenuti tali, per il solo fatto di far credere normale ciò che comunemente viene percepito come aberrante.
Oggetto della tutela penale individuabile nella nuova fattispecie è, dunque, non solo il sentimento collettivo di sicurezza, ma l'ordine pubblico inteso come insieme dei valori fondamentali della collettività, turbati dalle condotte sanzionate.
L'ingenuità e la vulnerabilità dei nostri bambini e adolescenti, per i quali tali strumenti telematici costituiscono un'importante opportunità di conoscenza, svago e comunicazione, deve assolutamente essere tutelata dalle istituzioni.
La creazione di una nuova fattispecie che punisca l'adescamento di minori, quale misura preventiva al compimento dell'atto sessuale vero e proprio, risulta fondamentale ove si consideri che il potenziale adescatore conosce molto bene le passioni e le abitudini dei nostri figli. Una tipologia di avvicinamento che, proprio perché svolta in maniera amichevole, è in realtà molto più insidiosa poiché mira a carpire la fiducia della vittima, spingendosi fino a una vera e propria manipolazione psicologica.
Infine, la Convenzione stabilisce programmi di supporto alle vittime, incoraggia la denuncia di presunti abusi e di episodi di sfruttamento e prevede l'istituzione di centri di aiuto via telefono o via Internet.
Tutto bene, dunque, ma mi sia consentito, come già ho detto nella discussione sulle linee generali, sottolineare un aspetto che a mio avviso va scritto in rosso e verso il quale ho delle notevoli riserve. In particolare riguarda un'omissione, a mio avviso, della Convenzione, ragione per cui sarà opportuno provvedere in altre sedi e con strumenti idonei come dal mio ordine del giorno, per non lasciare dei vuoti nella tutela dei minori che possono dimostrarsi altrettanto dannosi.
L'articolo 5 della Convenzione interviene in materia di allontanamento dalla casa familiare attraverso l'ampliamento del catalogo dei delitti che possono comportare la misura dell'allontanamento dalla casa familiare, a prescindere dai limiti edittali della pena. Nulla in contrario, ovviamente, quando si tratta di tutelare e difendere i minori anche all'interno delle mura familiari; ma lascia molto perplessi che sul fronte della famiglia nulla sia detto o anche solo accennato, per quanto riguarda il ruolo positivo che la famiglia può e deve svolgere accanto al minore. Pag. 66
Oggetto della Convenzione, in ultima analisi, è quello di garantire i diritti dell'infanzia sanciti dalla Convenzione ONU sui diritti del fanciullo del 1989, diritti che sono spesso dichiarati ma non sempre garantiti; diritti che a volte, purtroppo troppo spesso, sono dichiarati contro la famiglia di origine, quei diritti dei minori che esprimono il livello di civiltà di ogni Paese. Mi riferisco in particolare alla presenza o meno della famiglia e alle conseguenza che questo riveste anche nel campo della difesa dei minori dai pericoli a cui possono andare incontro.
Quando si è chiamati a riflettere su un tema così delicato e complesso quale quello dell'infanzia non si può prescindere dall'inserire i minori nel contesto familiare in cui essi nascono, crescono e si formano. Oggi invece troppo spesso si tende a isolarli dalla relazione familiare, non considerando adeguatamente i legami e i rapporti che in una famiglia si instaurano, nel male ma molto più spesso nel bene. Famiglia e infanzia sono strettamente legate anche quando la famiglia è assente per incapacità o immaturità educativa. Sotto questo aspetto l'infanzia va davvero capita e sostenuta all'interno del nucleo familiare.
John Bowlby, in un magistrale testo del 1951 che ha dato l'avvio alle sue ricerche sulle cure materne e sull'igiene mentale del fanciullo, affermava: »se una società si interessa ai propri bambini deve prendersi cura dei loro genitori". Di tutto questo nella Convenzione non si fa neanche un minimo cenno. Quindi, ritengo che non sia opportuno riflettere sul rapporto che i minori hanno con la società senza richiamare il rapporto dei minori con la loro famiglia. Sostenere i minori significa sostenere la loro famiglia e reinserire i minori in un contesto sociale significa reinserirli nella loro famiglia dopo che questa è stata aiutata. Purtroppo, la tendenza culturale e politica più diffusa è quella di concentrarsi esclusivamente sui problemi dell'infanzia e dei minori, evitando di preoccuparsi delle tematiche relative alla famiglia che hanno invece immediate ripercussioni sull'universo infantile.
Risulta strano o perlomeno discutibile che, tra le misure preventive della Convenzione in oggetto, vi sia la formazione di personale che abbia a che fare con i bambini, per renderli consapevoli dei rischi che corrono, mentre non una parola sulla preparazione e l'accompagnamento delle famiglie, che ancora una volta sono abbandonate a se stesse.
Stabilire percorsi, progetti e programmi a livello scolastico o a livello di consultori familiari per preparare i genitori ai possibili rischi che corrono i propri figli mi sembra giusto e doveroso. Ritengo che le istituzioni italiane non possano e non debbano fermarsi ad approvare tale Convenzione, ma si debbano adoperare per colmare i vuoti che questa Convenzione lascia ancora in essere.
Detto questo, mentre ci accingiamo ad approvare questo provvedimento, che ha indubbi risvolti positivi, esprimo l'auspicio che, anche a partire dalla Convenzione di Lanzarote, si possa instaurare un patto sociale forte e coraggioso, anche a livello internazionale, affinché la questione infanzia diventi un impegno ed una sfida di tutti i Paesi per garantire un futuro migliore alle nuove generazioni insieme alle loro famiglie.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 3014 - articolo 1 446 446 224 446 64 Appr.
2 Nom. articolo 2 458 458 230 458 64 Appr.
3 Nom. articolo 3 461 461 231 461 63 Appr.
4 Nom. Ddl 3014 - voto finale 497 497 249 497 62 Appr.
5 Nom. Ddl 3015 - articolo 1 499 499 250 499 62 Appr.
6 Nom. articolo 2 497 497 249 497 62 Appr.
7 Nom. articolo 3 496 496 249 496 62 Appr.
8 Nom. Ddl 3015 - voto finale 497 497 249 497 62 Appr.
9 Nom. Ddl 2326-A - articolo 1 498 498 250 498 61 Appr.
10 Nom. articolo 2 500 500 251 499 1 61 Appr.
11 Nom. articolo 3 501 501 251 501 61 Appr.
12 Nom. em. 4.1 497 497 249 497 62 Appr.
13 Nom. em. 4.100 498 498 250 498 62 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 4.2 490 490 246 490 62 Appr.
15 Nom. articolo 4 496 495 1 248 495 62 Appr.
16 Nom. articolo 5 494 494 248 494 61 Appr.
17 Nom. articolo 6 502 502 252 502 61 Appr.
18 Nom. articolo 7 501 501 251 501 61 Appr.
19 Nom. articolo 8 495 495 248 495 61 Appr.
20 Nom. articolo 9 495 495 248 494 1 60 Appr.
21 Nom. articolo 10 501 501 251 501 60 Appr.
22 Nom. Ddl 2326-A - voto finale 503 503 252 503 57 Appr.
23 Nom. Moz. Cota e a n. 1-295 rif. 477 476 1 239 476 53 Appr.
24 Nom. Moz. Borghesi e a n. 1-312 rif. 480 429 51 215 426 3 53 Appr.
25 Nom. Moz. Occhiuto e a n. 1-316 rif. 482 482 242 482 52 Appr.
26 Nom. Moz. Fluvi e a n. 1-317 rif. 485 485 243 485 52 Appr.
INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 28)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. Moz. Vignali e a n. 1-318 I p. 485 254 231 128 254 52 Appr.
28 Nom. Moz. Vignali e a n. 1-318 II p. 487 486 1 244 486 52 Appr.