XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 321 di giovedì 13 maggio 2010

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

La seduta comincia alle 9,35.

SILVANA MURA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascierto, Cirielli, D'Amico, Di Stanislao, Laganà Fortugno, Migliori, Petrenga, Picchi e Stucchi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Orientamenti del Governo in merito alla riorganizzazione della rete diplomatico-consolare - n. 2-00711)

PRESIDENTE. L'onorevole Garavini ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00711 concernente orientamenti del Governo in merito alla riorganizzazione della rete diplomatico-consolare (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

LAURA GARAVINI. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevole colleghi, con questa interpellanza intendiamo richiamare l'attenzione del Governo, soprattutto per sollecitarlo a ritornare su quel piano di chiusura della rete consolare di cui si è fatto portavoce l'Esecutivo, che si era impegnato l'anno scorso dopo la risoluzione Narducci e altri n. 7-00193 presentata in Commissione a rivedere il piano presentato, salvo poi ribadirlo sostanzialmente nel febbraio di quest'anno con le dichiarazioni del sottosegretario Mantica che ha fondamentalmente riconfermato la chiusura di più o meno diciotto consolati a livello mondiale.
Ci terrei, signor sottosegretario, a illustrare anche brevemente che cosa significhi chiudere un consolato all'estero, non soltanto per le nostre comunità per le quali la sede consolare rappresenta, a centinaia e centinaia di chilometri, spesso l'unico punto di riferimento cui poter ricorrere per tutta una serie di servizi. Anche proprio come rappresentanza istituzionale all'estero, non si tratta di un punto di riferimento soltanto dei nostri connazionali, ma anche per le stesse autorità locali. Infatti, ad esempio, nel momento in cui le imprese spagnole, svizzere, tedesche, americane intendano mettere in piedi anche rapporti commerciali ed economici con il nostro Paese fanno chiaramente Pag. 2riferimento alle reti consolari proprio per avere un primo punto di raccordo o di proposta. Quindi, creano un indotto incredibile per il nostro Paese.
Pertanto, rispetto alle chiusure preannunciate e ribadite dal Governo è chiaro che, in particolare noi parlamentari eletti all'estero, veniamo letteralmente bombardati da tutta una serie di lettere e proteste giustissime, in particolare da parte dei nostri connazionali, che si stanno mobilitando all'estero. Ci sono state iniziative e manifestazioni, non ultima quella della settimana scorsa a Liegi, alla quale ho partecipato e ci tengo, signor sottosegretario, a farmi portavoce delle richieste che i nostri connazionali mi hanno esternato.
In primo luogo, vi è la preoccupazione per le richieste addirittura delle autorità locali belghe, le quali si sono rese disponibili a fornire una sede per la preannunciata chiusura del consolato di Liegi. Non è una caratteristica soltanto della cittadina belga, ma diverse autorità straniere, ad esempio tedesche si sono rese disponibili a mettere a disposizione locali e sedi tra l'altro estremamente prestigiose. Nella regione del Saarland con il presidente Müller addirittura c'è anche stato uno scontro quasi diplomatico.
Lo stesso ambasciatore Valensise, l'ambasciatore italiano in Germania, si è visto costretto a porgere ufficialmente le scuse del nostro Paese nei confronti del presidente della regione proprio a seguito delle dichiarazioni del sottosegretario Mantica in relazione alla mancata accettazione di questa disponibilità. Sono esempi che ci dimostrano come l'atteggiamento del Governo sia estremamente duro e chiuso al recepimento non soltanto di legittime rivendicazioni dei nostri connazionali, ma addirittura sordo rispetto alle proposte molto razionali, e spesso anche molto generose, di sostegno alle autorità italiane proprio per garantire il mantenimento di queste reti consolari.
Una domanda specifica è questa: il Governo ha tenuto conto di questa serie di offerte da parte delle autorità straniere? Ripeto, sono state presentate a Liegi in forma ufficiale e anche in questa sede dove, ad esempio, abbiamo avuto una numerosissima delegazione di autorità del governo regionale di Amburgo, oppure si sono esternate attraverso lettere anche al Ministro Frattini. Oltre a questo, il Ministero degli affari esteri, il Ministro Frattini, e il sottosegretario Mantica hanno tenuto conto del fatto che questi trasferimenti che sono stati previsti da una sede all'altra spesso non sono assolutamente razionali nel senso di prevedere dei risparmi? Spesso e volentieri comportano, attraverso il trasferimento in sedi non sufficientemente capienti, costi addirittura maggiori rispetto al risparmio previsto. Soprattutto il Governo ha tenuto conto di quelle proposte alternative di risparmio che invece l'opposizione ha fornito in più occasioni, ad esempio in Commissione affari esteri ma anche nel corso delle audizioni che il sottosegretario Mantica ha tenuto alle Commissioni congiunte?
Si tratta di proposte alternative molto concrete: innanzitutto si propongono dei declassamenti, anziché chiudere consolati generali di così grande rilievo, come ad esempio quello di Amburgo (il quarto porto per importanza a livello mondiale, il secondo a livello europeo). Anziché chiudere un consolato di questo tipo non sarebbe più logico e razionale prevedere un declassamento di altri consolati minori, come ad esempio nel caso della Germania, quelli di Friburgo, Dortmund e Hannover? Abbiamo un'alternativa proposta in più occasioni dal Partito Democratico: non sarebbe più sensato prevedere misure di accorpamento delle varie sedi di ambasciata?
Cito alcuni esempi: a Vienna, a Ginevra, a New York sono presenti due ambasciate, oltre a quella presso il Paese di accoglienza c'è anche quella presso l'ONU. Non sarebbe forse ipotizzabile prevedere accorpamenti logistici e amministrativi per condividere determinati uffici amministrativi di servizio? In tal modo si ridurrebbero i costi e si razionalizzerebbero le spese, evitando eventuali sprechi. Ma non è soltanto il caso di queste località; a Parigi per esempio sono presenti tre ambasciate: oltre a quella locale e a quella Pag. 3ONU, c'è anche quella OCSE. A Bruxelles, oltre a quella locale c'è quella presso l'Unione europea e presso la NATO; nella stessa Roma esistono due ambasciate del nostro Paese all'estero: non sarebbe ipotizzabile accorparle nei locali del Ministero? Faccio riferimento all'ambasciata ONU e all'ambasciata presso il Vaticano.
Dunque, signor sottosegretario, in una delle recenti interviste il sottosegretario Mantica ha ancora attaccato l'opposizione dicendo che noi contestiamo soltanto e non proponiamo alternative, non proponiamo un piano di razionalizzazione che possa rappresentare un'alternativa a questo vero e proprio smantellamento che il Governo continua ad imporre. Allora, signor sottosegretario Scotti, chiedo che il Governo ritorni su questo piano di chiusure preannunciato.
Nella misura in cui si continui nella politica di chiusure, andremo incontro ad una decisione che sarà irreversibile, perché anche in futuro non si potrà ricostruire questa rete consolare, se veramente si vuole andare verso una chiusura radicale di questo tipo. Ma i servizi che questa rete consolare offre all'estero non sono una cortesia, non sono un favore: sono un diritto, ed è compito ed impegno del nostro Paese garantire la tutela dei diritti. Pertanto, chiedo che il Governo torni a valutare e a riconsiderare questo piano di chiusure preannunciato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Enzo Scotti, ha facoltà di rispondere.

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, il Governo concorda con le osservazioni formulate dagli onorevoli interpellanti in merito all'importanza della rete diplomatico-consolare, una rete che è investita di compiti crescenti non solo a causa della complessità del quadro politico internazionale, ma anche in ragione dell'impatto dell'attuale crisi economica. La crisi ci chiama a fornire un sostegno efficace ed al passo coi tempi sia all'internazionalizzazione delle imprese italiane, sia alla promozione del sistema Paese nel suo complesso.
La sfida che ci troviamo di fronte è quella di valorizzare al massimo questo prezioso strumento al servizio del Paese, adeguandolo alle mutate esigenze imposte da un contesto internazionale in evoluzione e tenendo conto, al tempo stesso, della entità delle risorse finanziarie disponibili.
Vorrei ricordare, in proposito, che il Ministero degli affari esteri ha sempre dato il suo contributo nelle manovre finanziarie di contenimento della spesa pubblica che si sono succedute negli ultimi anni, un contributo che ha portato, attraverso l'applicazione puntuale dei tagli via via richiesti, ad una significativa diminuzione di gran parte delle voci di bilancio del Ministero degli affari esteri.
Per contemperare le esigenze di contenimento della spesa, e per cercare al tempo stesso di adeguarsi alle nuove sfide dettate dal contesto internazionale, il Ministero degli affari esteri ha intrapreso, in parallelo, un'opera di razionalizzazione delle proprie strutture, a livello centrale e periferico, ed una politica di semplificazione amministrativa e di razionalizzazione dei metodi di lavoro.
Come correttamente ricordato dagli onorevoli interpellanti, il Ministero degli affari esteri era tenuto ad avviare un processo di riorganizzazione dal dettato dalla legge finanziaria del 2007. A tale procedimento iniziale ha fatto responsabilmente seguito una più approfondita riflessione sul necessario proseguimento del processo di razionalizzazione, reso doveroso, oltre che dalle esigenze di bilancio, dalla necessità di adeguare la rete estera alle nuove sfide con cui si deve confrontare: basti pensare alla nuova fisionomia del contesto geopolitico nel quale è inserito il nostro Paese e alle mutate istanze provenienti dalle nostre collettività all'estero. Tali collettività sono ormai lontane dai bisogni più fortemente avvertiti negli anni dell'emigrazione dall'Italia e sempre più inserite nelle società di residenza, con particolare riguardo per i Paesi Pag. 4membri dell'Unione Europea, di cui sono noti i progressi in tema di cittadinanza europea.
Questo processo di razionalizzazione mira ad assicurare la sostenibilità della rete attraverso opportuni recuperi di risorse umane e finanziarie, da poter successivamente riutilizzare a beneficio delle esigenze della rete stessa e dell'utenza, avendo speciale cura per l'implementazione di dotazioni informatiche all'avanguardia.
Il piano di razionalizzazione è stato debitamente presentato agli interlocutori istituzionalmente interessati in molteplici occasioni, da ultimo ad opera del sottosegretario di Stato, senatore Mantica, nel corso della riunione congiunta delle Commissioni esteri di Senato e Camera dello scorso 23 febbraio. In ogni circostanza, le istanze formulate dagli interlocutori sono state registrate, valutate e tenute in debita considerazione, tanto da non esitare a ricalendarizzare gli adempimenti del piano in presenza di particolari esigenze politiche, logistiche o funzionali.
Sempre per venire incontro agli auspici degli interlocutori istituzionali o delle collettività coinvolte, il processo di razionalizzazione della rete sta prendendo in esame, in taluni casi, anche l'istituzione di sportelli consolari o di consolati onorari, per mantenere il contatto con le collettività e con le autorità locali nelle sedi in chiusura. Infine, sono state tenute in conto anche le necessità congiunturali avvertite dal personale di ruolo o a contratto in servizio all'estero. Si pensi all'esigenza di consentire ai figli di completare l'avviato anno scolastico.
Parallelamente e sempre nell'ottica del conseguimento di economie di gestione, nonché di pari passo con l'obiettivo dell'ammodernamento delle strutture, prosegue l'impegno della Farnesina nella realizzazione di innovative piattaforme informatiche, progetto cui è stata attribuita particolare priorità dal punto di vista dei tempi di realizzazione e delle risorse dedicate. Tale opera - ormai indifferibile e destinata ad interessare l'erogazione dei servizi consolari nel loro complesso - intende perseguire sia l'obiettivo di garantire la promozione degli interessi nazionali, sia quello di assicurare l'assistenza alle collettività italiane residenti all'estero. Come peraltro illustrato nel corso della visita, promossa dal sottosegretario Mantica, di una delegazione parlamentare al consolato di Bruxelles durante lo scorso mese di ottobre, tale progetto è volto a consentire all'intera rete consolare di: a) aumentare il livello di produttività degli uffici, rendendoli sempre più efficienti e rispondenti alle esigenze dei connazionali; b) fornire all'utenza adeguati servizi telematici a distanza; c) corrispondere agli indirizzi governativi in tema di innovazione, digitalizzazione e smaterializzazione dell'attività amministrativa.
Sempre nella prospettiva di una corretta e costruttiva dialettica con il Parlamento, le misure accennate dagli onorevoli interpellanti per fare fronte alle ridotte disponibilità finanziarie e rendere, al contempo, più efficiente la rete, sono state prese in ampia considerazione dal Ministero degli affari esteri, che peraltro le ha già parzialmente attuate laddove ritenuto opportuno e possibile in base alle prioritarie esigenze in loco.
Ci si riferisce, in particolare, all'accorpamento di uffici siti nella stessa città, come in passato avvenuto ad Atene, a Berna, a Madrid e a Vienna e, nel futuro, a Bruxelles, misure compiute peraltro non senza notevoli resistenze da parte dei rappresentanti istituzionali delle nostre collettività ivi residenti. Eppure, proprio grazie a tali provvedimenti è stato possibile conseguire apprezzabili economie di scala, nel contempo senza rinunciare ad una visibile presenza istituzionale italiana e limitando al massimo, se non addirittura rendendo impercettibili, anche i disagi per l'utenza.
Nella fase attuale del piano di razionalizzazione è oggetto di attenzione la riorganizzazione della rete consolare in Germania - con specifico riguardo alle sedi di Saarbrücken e Norimberga, delle quali è stata già deliberata la chiusura - Paese in cui la presenza istituzionale italiana è assai articolata. Ciò considerato, ed Pag. 5in ossequio ad una linea di coerenza rispetto agli obiettivi sottesi al piano di razionalizzazione nel suo complesso, verranno quindi avviati gli accorpamenti degli uffici sopra menzionati con i consolati generali di Francoforte e Monaco di Baviera, di pari passo con un rafforzamento delle due sedi destinatarie delle competenze degli uffici in chiusura.
Infatti, i contatti con le autorità tedesche, in merito all'istituzione di eventuali strutture consolari più «leggere» in loco, hanno fatto emergere una loro preclusione rispetto a soluzioni diverse dal mantenimento di un vice consolato, quale livello minimo di presenza consolare.
Per quanto riguarda altre voci di spesa, menzionate dall'onorevole interpellante, quali le retribuzioni del personale all'estero, vorrei fare presente che non vi sono stati negli ultimi anni sostanziali adeguamenti, anche a fronte delle sensibili diminuzioni del potere d'acquisto che si sono registrati in più casi.
Gli stessi principi di sana amministrazione e di impiego ottimale delle risorse disponibili hanno ispirato anche le riforme introdotte sul fronte delle procedure e dei metodi di lavoro.
La convinzione che una maggiore flessibilità nella gestione finanziaria della rete periferica consenta una maggiore efficacia ed ottimizzazione delle risorse disponibili, soprattutto a fronte di una tendenziale contrazione delle risorse finanziarie, ha portato, negli ultimi anni, all'adozione di innovative misure di semplificazione amministrativa che, attraverso la progressiva unificazione di numerosi capitoli di bilancio, consentono oggi alle sedi all'estero di disporre di un unico finanziamento per le spese di funzionamento, con significativi miglioramenti in termini di flessibilità e semplificazione delle procedure di spesa.
L'utilizzo di forme innovative di svolgimento dell'attività amministrativa, concretizzatosi con l'istituzione del cosiddetto fondo speciale, previsto dall'articolo 1, comma 1318, della legge finanziaria 2007, ha poi consentito alle sedi di reperire nuove entrate da utilizzare anche per la manutenzione ed il funzionamento degli uffici all'estero.
Il percorso volto allo snellimento dell'impianto burocratico gestionale della rete degli uffici delle rappresentanze diplomatiche italiane all'estero si è andato affinando sino a condurre all'emanazione del recentissimo decreto del Presidente della Repubblica 1o febbraio 2010, n. 54, che permetterà l'utilizzo, nell'esercizio successivo, degli eventuali avanzi di gestione e consentirà ad ogni singolo ufficio un più ampio margine di operatività.
La possibilità per le sedi estere di erogare servizi a pagamento alle imprese e servizi all'utenza sotto forma di organizzazione di corsi di lingua e cultura italiana darà modo non solo di valorizzare le attività di promozione e sostegno dei nostri uffici all'estero, ma garantirà anche una maggiore autonomia e, in ultima analisi, un abbattimento dei costi di funzionamento delle sedi.
Alla luce di quanto esposto e, considerata la portata innovativa della piena autonomia gestionale delle sedi all'estero, che sarà introdotta a partire dal 1o gennaio prossimo, è del tutto evidente come questa amministrazione non si sia limitata a realizzare solo una piccola parte delle riforme preannunciate, ma abbia portato avanti una razionale politica di semplificazione amministrativa. Tale attività ha riguardato non solo interventi in campo giuridico-normativo, ma è stata accompagnata anche da una efficace politica di sviluppo della digitalizzazione dell'attività amministrativa, permettendo la dematerializzazione di gran parte dei flussi procedimentali e della documentazione contabile gestita al Ministero e all'estero, al fine di incrementare l'efficienza degli uffici e di ridurre i costi.

PRESIDENTE. L'onorevole Tempestini, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.

FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, siamo convinti che le strutture diplomatiche e consolari dell'Italia sono Pag. 6quelle di un Paese moderno e avanzato, quindi ci auguriamo che nel corso del tempo - lavoreremo anche noi in tale direzione, dando il nostro contributo - i nostri consolati diventino momenti di aggregazione di politiche economiche e di integrazione, salgano di tono e non siano un mero sportello.
Credo sia nell'interesse di tutti che ci sia questa forte spinta verso l'informatizzazione e verso quegli strumenti che liberino energie, che vanno riqualificate e valorizzate, per dare anche alle nostre strutture consolari un ruolo in più.
Naturalmente lo sottolineo perché attiene a quello sforzo che noi abbiamo incoraggiato e abbiamo sostenuto con la riforma del Ministero, pensata per dare alla Farnesina una chance in più anche in termini di efficienza gestionale. Infatti, il nostro atteggiamento, il mio e quello dell'interpellante, l'onorevole Garavini - credo non si possa non cogliere - è un atteggiamento costruttivo, che non tende a fare muro contro muro, ma ad evidenziare i possibili spazi di crescita di questa cultura un po' diversa della presenza dello Stato italiano nei territori esteri.
In questo campo, e da questo punto di vista, osserviamo anzitutto che, se ci sono ancora degli sprechi e privilegi ingiustificati di qualche settore della struttura diplomatica, occorre continuare nel lavoro che si è già fatto per alcune sedi. L'interpellante ha citato alcuni casi di doppia o tripla presenza; per certi casi comprendo bene che non si possa usare la semplificazione come un rasoio, ma in qualche altra situazione ci sono ancora degli spazi.
Non lo dico tanto per il risparmio in sé, ma perché si tratta di un segnale che andrebbe nella direzione giusta: quella di far comprendere che ci si comporta avendo occhio ad una dimensione manageriale, di efficienza complessiva, e che non ci sono sacche rappresentative di un vecchio modo di concepire la presenza delle strutture consolari.
Quindi, siamo favorevoli all'informatizzazione. Occorre dare segnali chiari nel senso che questa novità coinvolge tutti e rappresenta un'idea nuova di come stare nell'amministrazione pubblica all'estero. Naturalmente, occorrono regole nuove per rendere più efficiente il tutto.
Anche in questo caso, nel corso di questi anni, abbiamo fatto la nostra parte, abbiamo incoraggiato il Governo per quello che riguarda una maggiore flessibilità di bilancio. L'onorevole sottosegretario sa benissimo quale è stato il nostro apporto, ma adesso vogliamo vederne i frutti.
È per questa ragione, per questo atteggiamento costruttivo, non distruttivo, che noi facciamo sostanzialmente riferimento - questa è la questione - ad una sorta di quarta fase (è un modo per semplificare un percorso, un periodo). Dobbiamo convincere il Governo a fare in modo che, nelle forme opportune (che non devono essere queste, possono essere quelle in sede di Commissione, come peraltro è già accaduto), si possa effettuare su questa materia, in evoluzione e rispetto alla quale lei stesso ci ha preannunciato ulteriori passi e ulteriori momenti di iniziativa, un monitoraggio costante.
Mi riferisco ad un monitoraggio condizionato e animato dalla volontà di collaborazione, che - lo ripeto - dalla nostra parte non manca, e che dobbiamo mettere in campo tenendo anche conto del fatto che noi abbiamo un obbligo politico e morale riguardo al cambio della legge elettorale per il voto degli italiani all'estero.
Tutto ciò ha un risvolto anche rispetto al modo in cui potrebbe gravare sulle attività consolari. Penso che tale monitoraggio in questa fase sia necessario da tutti i punti di vista.
Lei ha fatto riferimento ad una certa quota di ricalendarizzazioni, ad alcune questioni operative che riguardano gli apparati e il modo concreto in cui queste operazioni si possono realizzare. Penso sia opportuno che il Governo (nelle forme idonee e nelle Commissioni parlamentari) si renda disponibile per un'attività di monitoraggio con il Parlamento, perché questo processo - che fa parte di un iter più generale di riforma del Ministero e della Pag. 7presenza italiana all'estero - abbia nel Parlamento un interlocutore reale e costruttivo.

(Questioni concernenti la legittimità delle procedure amministrative seguite per la riduzione degli organici nel settore della scuola - n. 2-00705)

PRESIDENTE. L'onorevole Bachelet ha facoltà di illustrare l'interpellanza Coscia n. 2-00705, riguardante questioni concernenti la legittimità delle procedure amministrative seguite per la riduzione degli organici nel settore della scuola (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.
Onorevole Bachelet, le ricordo che ha quindici minuti a disposizione.

GIOVANNI BATTISTA BACHELET. Signor Presidente, in estrema sintesi l'oggetto dell'interpellanza è sapere - perché il Ministero ha, come si suol dire, dato i numeri - se i tagli ai posti di lavoro dei docenti nell'anno 2010-2011 saranno 25.600, come suggerisce la circolare ministeriale n. 37 del 2010; se saranno 27.307 come, invece, suggeriscono gli allegati ai regolamenti concernenti la revisione dell'assetto ordinamentale, organizzativo e didattico dei licei, e sul riordino degli istituti tecnici e degli istituti professionali (atti del Governo nn. 132, 133 e 134 del 2009), o saranno 31.390, come sostiene l'allegato all'atto n. 194 del Governo sull'educazione degli adulti, firmato dal Ragioniere generale dello Stato, Canzio. Questo in breve è l'abstract.
Ora, vediamo come stanno le cose: nell'anno scolastico in corso, nelle scuole, ci sono più studenti e meno personale docente e amministrativo tecnico e ausiliario (in sigla ATA), rispetto all'anno scolastico precedente. Gli studenti iscritti alle scuole di ogni ordine e grado, infatti, sono quest'anno 7.805.947, con un aumento di circa 37 mila unità rispetto all'anno precedente, mentre gli organici si sono ridotti di oltre 42 mila unità per i docenti e di oltre 15 mila unità per il personale ATA. Questi dati rappresentano la prima tranche della riduzione di oltre 132 mila unità che il Governo ha previsto per il triennio 2009-2011, con l'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modifiche, dalla legge n. 133 del 2008.
Questa riduzione realizza in un solo colpo due risultati: il più grande licenziamento di massa nella storia della pubblica amministrazione italiana - altro che i 10 mila che abbiamo cercato di salvare per l'Alitalia, che poi non era pubblica amministrazione -, ma anche il più clamoroso stravolgimento ed impoverimento dell'offerta formativa, del quale le famiglie cominceranno ad accorgersi soprattutto dal prossimo autunno. Se è vero, infatti, che le scelte operate dal Governo hanno comportato, già nell'anno scolastico in corso, il termine del rapporto di lavoro di decine di migliaia di lavoratori precari della scuola (come si diceva prima: oltre 18 mila docenti più gli 8 mila tecnici, amministrativi e ausiliari, che da anni svolgevano le proprie mansioni con incarichi annuali costantemente rinnovati), è anche vero che, in questo primo anno, le scuole, facendo salti mortali, sono riuscite a limitare i danni, anche se la soppressione delle compresenze, la mancata copertura delle supplenze brevi e l'aumento di alunni per classe, si sono fatti sentire.
Con i tagli dell'anno venturo, però, anche le scuole primarie e secondarie di primo grado, che erano riuscite a mantenere gran parte del tempo pieno e prolungato a danno delle altre offerte formative, dovranno rifiutare una percentuale importante di quelli che ne fanno richiesta e finora l'ottenevano. Me lo diceva lunedì, piuttosto preoccupato, un genitore del Veneto, che mi spiegava come, per la prima volta, dovrà iscrivere il figlio in una scuola privata se vuole continuare con la moglie a lavorare.
Ebbene, a questo si aggiungerà l'anno prossimo il caos e la drastica riduzione di offerta in molti segmenti delle superiori, che solo la saggia provincia di Bolzano, grazie alla propria autonomia statutaria, è riuscita a rinviare di un anno. Pag. 8
Per porre rimedio agli effetti negativi delle scelte del Governo a nulla è servito, a nostro avviso, il decreto-legge n. 134 del 2009, pomposamente definito «salva precari» a beneficio della comunicazione mediatica, ma, nei fatti, in grado di garantire solo ad un numero molto ristretto di docenti e ATA precari, che perdevano il posto, la trasformazione del rapporto di lavoro a tempo determinato in supplenze brevi attribuite dalle stesse scuole, peraltro a discapito di altri lavoratori precari di terza fascia.
Ora potremmo domandarci, essendo onesti e non oppositori ad ogni costo: sono davvero troppi gli insegnanti? Perché sono aumentati di quasi 90 mila unità negli ultimi dieci anni? Se guardiamo i dieci anni della scuola pubblica (vi è, a tal proposito, un documento del Ministero che si scarica dal web), vediamo che questo aumento è esclusivamente dovuto agli insegnanti di sostegno. Un principio e un diritto importante ed evidentemente costoso che, però, al seminario internazionale di Treellle, che si è tenuto un mese fa alla LUISS, ho sentito citare da praticamente tutti i rappresentanti dei Paesi europei che si occupano di Governo della scuola, perché si tratta di un tipo di intervento educativo unico ed apprezzato che molti ritengono un modello.
Tuttavia, sempre per essere onesti, devo dire che il nostro Quaderno bianco - dico nostro perché fu fatto da Prodi e Fioroni - aveva individuato delle possibili razionalizzazioni; certo non le aveva individuate nell'aumentare, ad esempio, il numero di alunni oltre i 29, perché tutti i database, anche quelli che usa mia figlia che studia economia (il database di econometria del testo Stock-Watson), fanno vedere che al di sopra di 25 alunni l'apprendimento crolla e peggiora in maniera drammatica. Di conseguenza, quello che indicava il Quaderno bianco era il problema delle molte classi piccole, il problema di unificare insieme i plessi.
Ma aveva identificato anche - me lo ha spiegato un dirigente del Ministero dell'economia e delle finanze che aveva contribuito a quel Quaderno bianco - un altro aspetto: il fatto che, per riuscire a ridurre la spesa, ad esempio di 100, è necessario per tre anni spendere più 25 perché occorre fare nuovi plessi, prepensionare gli insegnanti, compiere una serie di interventi che accelerino e rendano possibile un cambiamento di questo genere. Avevano anche identificato nella Cassa depositi e prestiti un possibile volano per questa operazione.
Questo non è ciò che è stato fatto dal Governo. Il Governo si sta adesso apprestando a effettuare la seconda tranche dei tagli agli organici prevista da quell'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008.
La circolare del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca del 13 aprile 2010, n. 37, definisce le norme per il calcolo degli organici e prevede una riduzione di 25 mila insegnanti: 22 mila in organico di diritto e 3.600 in organico di fatto (quindi in tutto 25.600 unità). Sono cifre grandi ma sono contraddette per difetto da quelle contenute nella relazione tecnica allegata allo schema di decreto del Presidente della Repubblica per l'educazione degli adulti di cui parlavo prima.
Questo altro decreto afferma, invece, che si tratterebbe di 31.390 posti di personale docente e 15 mila di personale ATA. Proviamo a vedere cosa significa questo. Significa, ad esempio, che, se fossero 30 mila, tutti i cittadini della Repubblica di San Marino verrebbero licenziati contemporaneamente o anche quelli del Principato di Monaco oppure tutti gli abitanti del comune di Termoli. Se volessimo contare le famiglie - perché in fondo ognuno di questi insegnanti o tecnici ha una famiglia - si tratterebbe del numero delle famiglie dell'intera città di Lecce. O, se vogliamo pensare a Sergio Endrigo (che diceva: «se tutte le ragazze del mondo si dessero la mano»), se queste persone si prendessero la mano e si mettessero in fila, a seconda di quale circolare prendiamo in considerazione, coprirebbero la distanza da Milano a Lodi o da Milano a Como nel caso peggiore.
Dunque, era questo che suggeriva il Quaderno bianco? Non era questo. E questi tagli saranno reinvestiti nella Pag. 9scuola, come suggeriva il Quaderno bianco? No, finora. Finora questi posti sono stati tagliati. Ora ci sono degli annunci che dicono che un terzo di questi tagli, di questi benefici del risparmio saranno investiti per il merito, ma si tratta di annunci che non ci dicono come si farà. Si parla della quattordicesima e di altre amenità. Ma noi temiamo che accada come nel caso del maggior rigore nei voti, seguito dal taglio dei fondi che impedisce i corsi di recupero: a questo corrisponderà nella realtà il sei politico! Non sarà più meritocrazia ma semplicemente sei politico o ritorno alle lezioni private. O, forse, avverrà quanto accaduto con riferimento allo slogan «più inglese nelle scuole», laddove sono state abolite le maestre di lingua inglese e per insegnare l'inglese verranno impartiti corsi di 50 ore. Peraltro, Il Sole 24 Ore di qualche giorno fa dice che effettivamente saranno sufficienti solo 30 ore affinché una maestra che mai ha studiato inglese possa insegnare anche l'inglese. Questo mi ricorda quando mio zio dovette andare in Argentina e comprò un libretto che si chiamava Lo spagnolo in ventiquattr'ore con il quale contava di cavarsela durante il viaggio. Quindi, noi temiamo che questa, come molte altre, sia una bufala per ora mediatica, e la sostanza che è rimasta sono i tagli.
Ad ogni modo, la suddetta circolare n. 37 che prevede una riduzione per la scuola superiore di 14 mila posti non è stata diffusa contemporaneamente con i regolamenti, quindi c'è una gran confusione. Per il prossimo anno scolastico si potrebbe assistere all'assunzione di decisioni secondo noi illegittime in materia di personale della scuola perché assunte in un quadro normativo non perfezionato che ripete le gravi anomalie che hanno caratterizzato la riduzione degli organici dell'anno attuale.
Forse non tutti sanno che - dovremo metterlo nella Settimana enigmistica - il documento che tutti i Ministeri della Repubblica hanno prodotto verso agosto, concernente gli organici dell'anno scolastico che stava per cominciare, per l'anno scolastico 2009-2010 non esiste e non è stato ancora pubblicato. Non parliamo, quindi, dell'anno scolastico successivo a quello di cui stiamo parlando.
Dunque, sulla base di un decreto interministeriale per ora ancora inesistente, sono stati già tagliati 42 mila posti di docenti. Quindi, quello che noi domandiamo è se, anzitutto, il Ministro interpellato, in vista del prossimo anno scolastico, intenda farci sapere qual era il decreto per l'anno in corso e poi magari interrompere un siffatto metodo di governare i processi amministrativi relativi alla scuola e produrre entro l'estate il documento per il prossimo anno scolastico, a meno di volerli produrre tutti a consuntivo alla fine della legislatura.
Chiediamo anche se il Ministro non ritenga opportuno attivarsi affinché il Governo riveda la politica dei tagli alla luce dei danni gravi che stanno producendo sul funzionamento quotidiano e sulla qualità della scuola pubblica del nostro Paese.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Guido Viceconte, ha facoltà di rispondere.

GUIDO VICECONTE, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, l'interpellanza muove dall'assunto secondo cui le criticità del sistema scolastico e il disagio dei precari sarebbero da riferire esclusivamente alle misure contenute nell'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 25 giugno 2008.
In verità, come risulta dal «Quaderno Bianco sulla Scuola» presentato nel settembre del 2007 dal precedente Governo, le cause delle criticità vengono da lontano e il disagio dei precari è da attribuire a precedenti gestioni che hanno ingenerato aspettative non fondate sulla reale capacità di assorbimento del sistema scolastico.
Ricordo che l'esigenza di razionalizzazione era già stata prevista dalla legge finanziaria per l'anno 2007. Al comma 605 dell'articolo 1, si sosteneva allora, fra l'altro, che con uno o più decreti del Ministro della pubblica istruzione dovevano Pag. 10essere adottati interventi concernenti la revisione, a decorrere dall'anno scolastico 2007/2008, dei criteri e dei parametri per la formazione delle classi al fine di valorizzare la responsabilità dell'amministrazione e delle istituzioni scolastiche, individuando obiettivi, da attribuire ai dirigenti responsabili, articolati per i diversi ordini e gradi di scuola e le diverse realtà territoriali, in modo da incrementare il valore medio nazionale del rapporto alunni/classe dello 0,4. Si sarebbe dovuto, poi, procedere alla revisione dei criteri e parametri di riferimento ai fini della riduzione della dotazione organica del personale amministrativo, tecnico ed ausiliario (i cosiddetti ATA).
Gli obiettivi fissati dalla predetta legge finanziaria sono stati conseguiti, come è noto, soltanto in parte con la conseguente applicazione della «clausola di salvaguardia», prevista dalla stessa legge, che ha comportato da un lato una rimodulazione negli anni successivi dei tagli previsti e non operati e dall'altro un taglio lineare degli stanziamenti del Ministero dell'istruzione.
Da parte nostra, abbiamo preso l'impegno di tenere sotto controllo i conti pubblici eliminando sprechi ed inefficienze. Come confermato dalle indagini dell'OCSE, le scuole italiane spendono mediamente per ciascuno studente molto più degli altri Paesi dell'area OCSE, ma i rendimenti in termini di istruzione sono al di sotto della media. Bisogna quindi restituire al servizio scolastico efficienza ed efficacia ed elevarne la qualità per avvicinarlo agli standard internazionali ed europei.
Al raggiungimento di questi obiettivi mirano i provvedimenti promossi dal Governo ed approvati dal Parlamento, ai quali si fa riferimento nell'interpellanza. Le misure e i provvedimenti assunti - inserendosi nel più ampio contesto della riqualificazione della spesa pubblica, anche in relazione alla difficile congiuntura finanziaria ed economica internazionale - hanno inteso salvaguardare quanto più possibile il sistema scolastico.
Contrariamente a quanto avvenuto in passato, gli interventi previsti rientrano nell'ambito del processo di riqualificazione del sistema scolastico italiano e mirano a realizzare il riordino complessivo del sistema attraverso la valorizzazione dell'autonomia delle istituzioni scolastiche, il pieno coinvolgimento delle regioni e delle autonomie locali, una nuova governance territoriale dell'istruzione-formazione ed un più appropriato ed efficace utilizzo delle risorse.
In questa prospettiva, dunque, si collocano le disposizioni introdotte dall'articolo 64 del citato decreto-legge n. 112 del 2008 in materia di organizzazione scolastica, il cui impianto complessivo - va ricordato - è stato riconosciuto costituzionalmente legittimo con la sentenza n. 200 del 24 giugno 2009 della Corte costituzionale, che ha ritenuto non fondate le questioni di legittimità sollevate sul comma 3 e sul comma 4, lettere da a) ad f).
Per quanto riguarda poi in particolare la consistenza delle dotazioni organiche a livello nazionale, la consistenza stessa risulta definita secondo quanto stabilito dal decreto-legge n. 112 del 2008 all'articolo 64, comma 4, che ha previsto l'attivazione di una serie di interventi e misure volti ad incrementare gradualmente di un punto, nell'arco del triennio 2009/2011, il rapporto docenti/alunni, nonché sulla base delle previsioni contenute nel Piano programmatico e nei regolamenti ivi previsti.
Pur in presenza del suddetto complessivo piano di interventi, per l'anno scolastico 2009-2010, al fine di garantire continuità didattica agli studenti, assicurare la stabilità necessaria al personale della scuola e la continuità organizzativa a tutte le istituzioni scolastiche, sono state effettuate assunzioni di 647 dirigenti scolastici, 8 mila docenti e 8 mila unità di personale amministrativo, tecnico ed ausiliario (ATA).
La riorganizzazione della scuola, che è una realtà ineludibile, ha riguardato, per l'anno scolastico 2009-2010, circa 42 mila unità di personale docente.
Tuttavia, valutato il considerevole numero di docenti che al termine dell'anno scolastico 2008-2009 sono andati in pensione, Pag. 11il numero dei docenti con contratto a tempo determinato cui non è stato possibile confermare il contratto nell'anno scolastico 2009-2010 si è notevolmente ridotto. Analogamente, la prevista riduzione di organico del personale ATA è stata in gran parte compensata dai pensionamenti avvenuti al termine dell'anno scolastico 2008-2009.
Per venire incontro alle esigenze di coloro che nel decorso anno scolastico erano stati destinatari di contratti a tempo determinato, è stato emanato il decreto-legge n. 134 del 2009, convertito con modificazioni dalla legge n. 167 del 2009, con cui è stato varato un pacchetto di misure in favore del personale precario della scuola.
A conferma della sensibilità del Governo nei confronti del disagio dei precari, gli interventi disposti dal decreto-legge n. 134 del 2009 sono stati prorogati all'anno scolastico 2010-2011 dall'articolo 7, comma 4-ter, del decreto-legge n. 194 del 30 dicembre 2009, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 25 del 26 febbraio 2010.
Relativamente alle dotazioni organiche di personale docente per il prossimo anno scolastico, è noto che, con circolare ministeriale n. 37 del 13 aprile ultimo scorso, è stato trasmesso alle direzioni scolastiche regionali lo schema di decreto interministeriale concernente le dotazioni organiche per il 2010-2011.
In coerenza con quanto stabilito dal suddetto decreto-legge n. 112, nella citata circolare n. 37 è stato evidenziato che l'obiettivo della prevista riduzione di 25.600 posti si raggiungerà in due distinte fasi, quella relativa all'organico di diritto e, per una parte residuale, quella relativa all'organico di fatto. In applicazione di tale criterio sono stati quantificati in 22 mila i posti da ridurre in organico di diritto e in 3.600 quelli da ridurre in sede di adeguamento di tale organico alle situazioni di fatto. Analogamente a quanto già fatto per il corrente anno scolastico, con questa soluzione sarà, fra l'altro, possibile garantire una maggiore stabilità delle platee scolastiche e del personale docente interessato, anche a tutela della continuità didattica e della qualità del servizio.
Per quanto riguarda il tempo pieno nella scuola primaria, nella circolare n. 37 è stato precisato che nulla è innovato e che, pertanto, restano confermati l'orario di 40 ore settimanali per classe, comprensive del tempo dedicato alla mensa, l'assegnazione di due docenti per classe e l'obbligo dei rientri settimanali. È stato inoltre evidenziato che le quattro ore residuate rispetto alle 40 settimanali per classe (44 ore di docenza a fronte delle 40 di lezioni e di attività), comunque disponibili nell'organico di istituto, potranno essere utilizzate prioritariamente per l'ampliamento del tempo pieno sulla base delle richieste delle famiglie e, in subordine, per la realizzazione di altre attività volte a potenziare l'offerta formativa (compreso il tempo mensa per le classi che attualmente praticano i rientri pomeridiani).
Relativamente, poi, alle classi a tempo prolungato nella scuola secondaria di primo grado, si è previsto che le classi stesse possono essere autorizzate, nei limiti della dotazione organica assegnata e tenendo conto delle esigenze formative globalmente accertate, per un orario settimanale di insegnamento e di attività di 36 ore, comprensive della mensa, fermo restando che la consistenza oraria media di organico è di 38 ore settimanali. Si è pure previsto che, sulla base delle richieste delle scuole, effettuate tenendo conto delle esigenze espresse dalle famiglie, detta consistenza oraria è elevabile fino ad un massimo di 40 ore, utilizzando le due ore di approfondimento delle discipline a disposizione della scuola.
Ovviamente, sia il tempo pieno sia il tempo prolungato, possono essere attivati solo in presenza di strutture e servizi idonei.
Passo, quindi, a quanto rilevato nell'interpellanza circa la non contemporanea diffusione della suddetta circolare n. 37 e dei regolamenti di riordino della scuola secondaria di secondo grado, nonché in Pag. 12merito a quanto osservato circa il ritardo del perfezionamento del decreto interministeriale sugli organici.
A questo proposito, vorrei evidenziare che i regolamenti in argomento sono adottati ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, e scaturiscono da un complesso procedimento a formazione progressiva che ha richiesto l'intervento di vari organi e quindi tempi piuttosto lunghi. Dopo le necessarie interlocuzioni istituzionali e dopo i pareri degli organi consultivi previsti dalla legge, il 4 febbraio 2010 è intervenuta l'approvazione in seconda lettura da parte del Consiglio dei ministri; l'iter è poi proseguito con la firma da parte del Presidente della Repubblica il 15 marzo scorso e con il successivo inoltro alla Corte dei conti per il tramite del Ministero della giustizia.
Infine, per ciò che concerne il perfezionamento del decreto interministeriale sugli organici, non va dimenticato che la prassi amministrativa di anticipare con una circolare i contenuti dello schema di decreto sulle dotazioni organiche nazionali è stata costantemente seguita anche dalla precedente gestione per le note ineludibili esigenze di carattere organizzativo preordinate all'ordinato avvio dell'anno scolastico.

PRESIDENTE. L'onorevole Coscia ha facoltà di replicare.

MARIA COSCIA. Signor Presidente, non siamo soddisfatti perché la risposta alla nostra interpellanza urgente è non solo lacunosa, ma cerca anche di giustificare, con argomenti francamente non fondati, un taglio indiscriminato perseguito a danno della scuola pubblica nel nostro Paese e che, ahimè, sta producendo effetti drammatici proprio sul funzionamento quotidiano delle nostre scuole. Anche in questi giorni, nelle varie città, ci sono proteste da parte delle famiglie perché non si risponde a quelli che sono stati, tra le altre cose, gli impegni che più volte il Governo, a mezzo stampa, ha ribadito: per esempio, per quanto riguarda il tempo pieno, non solo di garantire il tempo pieno che già c'era, ma anche di aumentarlo.
In realtà, già in una serie di circolari e di indicazioni che stanno arrivando dagli uffici scolastici provinciali si afferma che, a partire dal prossimo anno, bisognerà ridurre le sezioni a tempo pieno, che, quindi non solo non si aumentano ma vengono ridotte. Il sottosegretario dice che con questa circolare, tra le altre cose, si vuole valorizzare l'autonomia scolastica, ma in realtà sta accadendo esattamente il contrario. Non solo si è proceduto ai tagli al personale di cui abbiamo detto prima, ma anche a tagli pesantissimi per quanto riguarda quelle risorse minime che venivano attribuite alle scuole per il funzionamento quotidiano. Ancora una volta è stato richiesto, e viene richiesto sempre più alle famiglie di garantire il minimo indispensabile - dalle fotocopie alla carta igienica - e non si riesce neanche a garantire quel minimo di sussidi didattici di cui le scuole hanno bisogno.
Tornando al merito della risposta, già il collega Bachelet ha ricordato il Quaderno bianco sulla scuola, voluto dal Governo Prodi, che progettava una riorganizzazione complessiva del nostro sistema scolastico, ribadiva e individuava una serie di dati che davano anche conto della particolarità della nostra scuola pubblica, a cui noi teniamo moltissimo.
È vero, il rapporto insegnanti alunni nel nostro Paese è più alto che non in altri Paesi, ma questo è dovuto soprattutto al fatto che in Italia, da tantissimi anni ormai, è affermato il principio che tutti i bambini, tutti i ragazzi hanno diritto di andare a scuola, compreso chi è più in difficoltà di altri, penso in modo particolare ai bambini diversamente abili. In altri Paesi questi ultimi non vanno nella scuola pubblica insieme agli altri bambini, per loro sono definiti dei progetti specifici e quindi quei costi non vengono calcolati, così come il rapporto insegnanti alunni non incide sull'insieme del sistema dell'istruzione. Oltre a questo non viene neanche considerato tutto il sistema dell'istruzione e della formazione professionale. I dati devono essere esaminati per quelli che sono. Il Quaderno bianco sulla scuola dava una serie di indicazioni e, Pag. 13come ricordava il collega Bachelet, indicava che per fare un'operazione vera di riforma è necessario in un primo momento investire e poi gradualmente andare verso una razionalizzazione complessiva, se non si vuole provocare il dissesto della scuola pubblica.
Le scelte che sono state fin qui compiute sembrano, purtroppo, far venir meno uno dei punti di forza del nostro Paese che, appunto, è il sistema dell'istruzione pubblica e soprattutto il diritto di centinaia e migliaia di bambini e di ragazzi all'istruzione. Anche i dati che vengono portati, da quello che diceva il sottosegretario, non sono ancora chiari: mi chiedo per quale motivo su alcuni atti si scrivono certi numeri, mentre su altri atti i numeri sono diversi.
Pertanto, a tal riguardo, vorremmo avere una parola chiara e definitiva perché questi dati non possono cambiare a seconda di quali sono gli atti a cui si riferiscono.
Viene poi sostenuta una tesi piuttosto strana, per la quale le circolari hanno maggior valore dei decreti interministeriali. Signor sottosegretario, noi ci troviamo ancora in una situazione per cui, lo scorso anno scolastico, ugualmente fu emanata una circolare recante le indicazioni, da un lato per l'iscrizione, dall'altro per la definizione degli organici. È trascorso più di un anno e da allora ancora non è stato pubblicato il decreto interministeriale.
Ovviamente, questo precedente ci fa pensare che anche quest'anno ci troveremo di fronte ad atti che rischiano di non essere perfezionati e che dimostrano come la fretta del Governo di procedere con una determinazione veramente draconiana in questi tagli indiscriminati, non tenga conto delle regole fondamentali e amministrative e, quindi, del rispetto della legalità (perché di questo stiamo parlando).
In sostanza, l'interpellanza urgente poneva tre questioni a cui non si è risposto in modo assolutamente soddisfacente e adeguato. In primo luogo, la questione della legittimità degli atti: da questo punto di vista non abbiamo avuto una risposta che ci tranquillizza. In secondo luogo, la questione dei numeri, che ancora non è chiara. In terzo luogo, il fatto che - proprio alla luce di quanto sta accadendo in tutte le scuole del nostro Paese, ossia della difficoltà di garantire il minimo quotidiano, in modo particolare gli impegni sul tempo pieno - non si è data una risposta ragionevole.
Forse il Governo dovrebbe prendersi una breve pausa, verificare nuovamente con la massima attenzione quello che sta accadendo e modificare una linea che francamente sta diventando assolutamente insostenibile per centinaia di migliaia di ragazzi, di bambini e delle loro famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Problematiche connesse alla revisione delle classi di concorso per l'insegnamento nelle scuole secondarie - n. 2-00710)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Giuseppe ha facoltà di illustrare l'interpellanza Zazzera n. 2-00710, concernente problematiche connesse alla revisione delle classi di concorso per l'insegnamento nelle scuole secondarie (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmataria.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, mi rivolgo al sottosegretario: come lei sa bene, è in corso il riordino delle classi di concorso per l'insegnamento nelle scuole secondarie.
Le classi di concorso delle discipline letterarie nelle scuole secondarie di secondo grado, secondo la norma tradizionale, sono le seguenti: A052, ossia lettere, latino, greco al liceo classico; A051, ossia lettere, latino nei licei e istituti magistrali; A050, vale a dire lettere negli istituti di istruzione secondaria di secondo grado. Questa suddivisione di classi di concorso, riguardante proprio le materie letterarie, serve ad assegnare i docenti nelle diverse tipologie di istituti secondari di secondo grado.
Vi è anche da rilevare - e lo vogliamo sottolineare - che dalle tabelle dei decreti Pag. 14ministeriali del 2 marzo 1972 (recante indicazioni circa le nuove classi di abilitazione all'insegnamento secondario e nuove classi di concorso a cattedre), del 3 settembre 1982 (recante indicazioni circa le nuove classi di concorso a cattedre) e del 30 gennaio 1998, n. 39 (testo coordinato delle classi di concorso), risulta un quadro di associazione delle classi di concorso ai diversi insegnamenti dei vari istituti superiori molto chiaro, dal quale, a nostro avviso, non si può assolutamente prescindere.
Inoltre, per maggiore precisione, le classi di concorso sono così distribuite: A052, ossia italiano, latino, greco, storia, educazione civica, geografia al ginnasio del liceo classico, mentre latino e greco al triennio.
Questa è una classe di concorso molto specifica, che prevede, anche, competenze adatte all'insegnamento nel liceo classico. Classe A051: italiano, latino, storia, educazione civica e geografia al biennio del liceo scientifico; italiano e latino al triennio del liceo classico e scientifico; italiano, latino, storia, educazione civica e geografia al primo anno dell'istituto magistrale; italiano e storia al triennio; è quindi escluso, per questa classe, l'insediamento nel liceo classico.
Infine, la classe A050: lettere, italiano, storia ed educazione civica negli istituti magistrali; lingua italiana, lettere italiane, storia ed educazione civica, geografia e lingua negli istituti tecnici; lingue, lettere italiane, storia, cultura generale ed educazione civica, letteratura e storia dello spettacolo, letteratura straniera e storia negli istituti professionali; letteratura e storia nei licei artistici; lettere italiane, storia, lingua italiana e storia negli istituti d'arte; lingua italiana, storia della chiesa, educazione civica e geografia nell'istituto per la decorazione e l'arredo nella chiesa; lingua e letteratura italiana, storia, educazione civica e geografia nella scuola magistrale; è quindi escluso, per questa classe, l'insegnamento sia nel liceo classico che nel liceo scientifico.
Va anche sottolineato che ogni classe di concorso «più alta» possiede i requisiti professionali e i titoli necessari ad insegnare negli istituti inferiori. Si tratta delle famose «abilitazioni a cascata» stabilite dal decreto ministeriale n. 354 del 1998. Quindi, la classe di concorso più alta (in assoluto, tra quelle delle materie letterarie) risulta essere proprio la A052, che è abilitata ad insegnare in tutti gli istituti e in qualsiasi istituto secondario inferiore o superiore.
Le diciture delle classi di concorso attuali, tuttavia, si prestano ad essere interpretate in ottica di sovrapposizione: la classe di concorso che possiede tutte le «abilitazioni a cascata» (come dicevo prima è la A052) in realtà è relegata ad insegnare soltanto nel liceo classico, essendo precluso l'insegnamento negli altri istituti, mentre, tutte le altre classi di concorso definite attraverso diciture di massima, non puntuali e non precise, godono della possibilità di insegnare in un considerevole numero di istituti.
È evidente che, nelle suddette definizioni delle classi di concorso, non si tengono in considerazione gli istituti ai quali le classi sono associate dalle normative che sono ancora vigenti. La conseguenza che si avrà, da questa indiscutibile limitazione alle possibilità lavorative di chi è professionalmente più qualificato, sarà molto forte. C'è da dire che queste limitazioni erano in precedenza tollerate perché era consuetudine dei dirigenti scolastici attribuire le cattedre di lettere in questo modo: agli istituti professionali e tecnici attingendo dalla classe di concorso A050, ai licei (escluso, però, il liceo classico) attingendo dalla classe A051, ai licei e ai ginnasi attingendo esclusivamente dalla classe A052. Al triennio del liceo classico, per italiano e latino, si poteva attingere dalla classe A051, ma, per il latino e greco, esclusivamente dalla classe A052.
Oggi la situazione è diventata insostenibile, e soprattutto intollerabile, proprio per l'emanazione da parte del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, della nota del 21 aprile 2010, la quale stabilisce la confluenza delle vecchie classi di concorso nei nuovi insegnamenti del primo anno degli istituti superiori Pag. 15secondo la riforma della scuola superiore che entrerà in vigore dal prossimo anno scolastico.
Inoltre, da questa nota e dalle tabelle che sono ad essa allegate si evince che gli insegnanti di lettere e latino al primo anno del liceo classico verranno reclutati dalle classi di concorso, vale a dire in questo modo: A051, lettere e latino nei licei e A052 lettere, latino e greco al liceo classico, mentre in tutti gli altri licei per le materie dell'ambito disciplinare di lettere saranno reclutati insegnanti esclusivamente dalle graduatorie A050 e A051, graduatorie che sono a un livello più basso rispetto alla A052 mentre per gli istituti tecnici e professionali esclusivamente dalla classe di concorso più bassa, vale a dire dalla A050.
In questo modo è palese ed ovvio che viene conferita alla classe di concorso A051 la possibilità di insegnare al ginnasio del liceo classico ma in modo illecito visto che, come risulta dalle tabelle allegate al decreto ministeriale n. 39 del 30 gennaio 1998 poc'anzi citato, i docenti della classe di concorso A051 non hanno il titolo abilitante per l'insegnamento al ginnasio. Inoltre, si consente alla classe di concorso A050 di insegnare nei licei, pur non essendo in possesso del titolo necessario per legge. Faccio notare le seguenti parole: per legge.
Così risulta tutto stravolto, perché una simile illegittimità dà l'opportunità agli abilitati della classe di concorso più bassa di insegnare in tutti gli istituti superiori e, al contrario, non dà la possibilità alla classe di concorso più alta di fare altrettanto. È una contraddizione palese, sottosegretario. Si cambi quello che occorre, ma quello che funziona lo si lasci stare.
Stando così le cose e in una situazione del genere, creata proprio dallo stesso Ministero, questa vicenda si ripercuoterà negativamente sulla qualità della didattica delle lingue classiche. Infatti, dall'anno scolastico 2010-2011 ad insegnare lettere e latino al ginnasio del liceo classico verranno utilizzati abilitati nella classe A051 e diventerà quindi abitudine dividere l'insegnamento ginnasiale del latino e del greco discipline, queste ultime due, che sono caratterizzate da un notevole grado di interdisciplinarietà e, pertanto, più facili da apprendere se affidate allo stesso docente, esperto chiaramente di entrambe le discipline.
Oltre al resto e prendendo atto della riduzione evidente delle ore di latino, italiano e storia, ma anche di geografia nei licei, sarà inevitabile che gli esuberi nella classe di concorso A051 costringeranno i dirigenti scolastici di istituti con più indirizzi, a causa della salvaguardia della titolarità, ad assegnare le cattedre sia di lettere sia di latino del liceo classico al personale perdente posto nella classe di concorso A051. Quindi, con l'intento di riordinare si arriverà ad un altissimo grado di disordine.
Considerati i presupposti che ho illustrato, il gruppo dell'Italia dei Valori intende sapere dal sottosegretario se considerate le tante incongruenze che ho evidenziato si intenda ritirare questa nota, quella del 21 aprile 2010, e rivedere le diciture di queste classi di concorso. Inoltre, si chiede se si intendono almeno offrire le stesse opportunità lavorative - e questo credo sia fondamentale, sottosegretario - a chi è inserito all'interno dello stesso ambito disciplinare (quindi, per la classe di concorso A052 l'insegnamento di lettere, latino e greco negli istituti secondari di secondo grado) e se si intenda lasciare anche agli insegnanti abilitati in greco la prerogativa di insegnare al liceo classico.
Nel caso diventerebbe ancora più coerente modificare la dicitura delle classi di concorso A051 (lettere, latino nei licei, escluso il classico) e A050 (lettere negli istituti tecnici e professionali).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Guido Viceconte, ha facoltà di rispondere.

GUIDO VICECONTE, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, è noto che la revisione degli assetti ordinamentali del Pag. 16secondo ciclo di istruzione predisposti in attuazione dell'articolo 64, comma 4, del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 133 del 2008, troverà graduale applicazione dall'anno scolastico 2010-2011 a partire dalle prime classi.
In attesa della conclusione dell'iter del regolamento relativo alla revisione delle classi di concorso, anch'esso previsto dal suddetto articolo 64, per l'anno scolastico 2010-2011, si è reso necessario, in sede di costituzione degli organici e per le conseguenti operazioni di mobilità, fare riferimento alle attuali classi di concorso opportunamente integrate e modificate con le discipline e gli ambiti disciplinari relativi agli ordinamenti del primo anno di corso degli istituti di secondo grado interessati al riordino.
La nota del 21 aprile 2010, alla quale fa riferimento l'onorevole interpellante, e le allegate tabelle di confluenza sono state diramate al fine di consentire ai dirigenti scolastici e al personale interessato di avere contezza dell'attuale fase transitoria.
Venendo a quanto rappresentato, faccio presente che in data 11 maggio 2010 è stata nuovamente trasmessa la suddetta nota del 21 aprile 2010 e contestualmente sono state ritrasmesse le tabelle di confluenza di cui trattasi con delle modifiche ed integrazioni ritenute necessarie per salvaguardare tutte le classi di concorso attualmente presenti nelle classi prime degli istituti di istruzione secondaria di secondo grado. Dalla tabella relativa al piano degli studi del liceo classico risulta che gli insegnamenti di lingua e letteratura italiana, lingua e cultura latina, lingua e cultura greca restano affidati ai docenti della classe di concorso A052/A.

PRESIDENTE. L'onorevole Zazzera ha facoltà di replicare.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, volevo dire al sottosegretario che non ci riteniamo soddisfatti della risposta del Governo non fosse altro perché essa è frutto di una riforma della scuola che nasce proprio da quello che ha citato nel suo cappello iniziale, riferendosi all'articolo 64, comma 4, del decreto-legge n. 112 del 2008.
Nasce tutto lì perché la riforma della scuola che voi avete intenzione di attuare e che ci state propinando è il frutto di tagli economici e non parla di qualità della scuola. Non avete neppure risposto alla domanda posta dall'interpellanza urgente che noi dell'Italia dei Valori abbiamo presentato, ossia se ritirate o meno la circolare n. 1348 del 21 aprile del 2010 del MIUR. Ritirate o no la circolare del MIUR? La risposta del sottosegretario è che non la ritirate.
È bene che queste cose vengano dette ai cittadini. Evidentemente, non ritirando la circolare del MIUR, di fatto state consentendo, così come dice nella sua nota il dirigente Chiappetta, la necessità di snellire l'attuale sistema delle classi di concorso sia per assicurare omogeneità che per attuare quel risparmio di cui tanto si parla nella riforma, riducendo le classi di concorso della tabella A da 99 a 58.
In pratica non stiamo costruendo una scuola fondata sulla qualità della formazione e degli insegnanti, sulla capacità di formare degli studenti che siano all'altezza.
Stiamo, invece, riducendo il numero degli insegnanti e, siccome non possiamo coprire con quelli attuali, allora li prendiamo da altre classi di concorso in modo illegittimo, facendogli praticamente insegnare materie per le quali non sono stati formati.
È come se lei, signor sottosegretario, che è un medico, in un ospedale prendesse un internista e lo mettesse in una sala operatoria. Credo che qualsiasi paziente non si farebbe operare da un medico internista messo in sala operatoria. Quindi, credo che alla scuola dovete dare maggiore importanza rispetto a quello che, invece, state facendo in questi mesi di grande confusione per le scuole, per le famiglie e per gli insegnanti. State ovviamente determinando una ingiustizia perché, di fatto, consentite ad alcuni insegnanti di avere maggiori opportunità di lavoro rispetto ad altri ai quali viene Pag. 17preclusa la possibilità di insegnare pur avendo titoli e qualifiche anche nella cosiddetta applicazione «a cascata», cioè nelle fasce più basse.
Credo che, invece, questo tipo di circolare serva a dequalificare una parte importate della nostra scuola rappresentata dal liceo classico, dalle scuole umanistiche che in questo modo vengono sempre più marginalizzate. In questo modo, si consentirà che escano degli studenti non all'altezza, non più preparati, diversamente dal passato, quando la scuola italiana ha sempre dimostrato, soprattutto nella parte umanistica, grandi capacità di formazione. Voi parlate di riforma della scuola, la chiamate così, ma, in realtà, altro non è che un taglio economico voluto dal Ministro Tremonti, che, non avendo risorse, non ha fatto cosa migliore che togliere 8 miliardi di euro dalla scuola per sanare i conti. Noi, invece, crediamo che nella scuola bisogna investire in termini di risorse, caro sottosegretario, non solo economiche, ma anche umane, se vogliamo investire nel nostro futuro di Paese e dei nostri figli (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Problematiche inerenti alla liquidazione degli onorari degli avvocati che hanno esercitato il patrocinio a spese dello Stato - n. 2-00703)

PRESIDENTE. L'onorevole Vassallo ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00703 concernente problematiche inerenti alla liquidazione degli onorari degli avvocati che hanno esercitato il patrocinio a spese dello Stato (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

SALVATORE VASSALLO. Signor Presidente, signor sottosegretario, come è noto, con il decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115, entrato in vigore nel 2002, quindi - lo sottolineo - in un'epoca nella quale era al Governo la stessa maggioranza attuale (nel periodo tra il 2001 e il 2006), è stato esteso il gratuito patrocinio dello Stato, in precedenza previsto solo per le materie penali, anche alle materie civili.
Vorrei sottolineare che l'assegnazione delle cause ad avvocati che danno la loro disponibilità per il gratuito patrocinio avviene attraverso un procedimento abbastanza rigoroso. Infatti, questi avvocati sono inseriti in apposite liste presso l'ordine forense e possono beneficiare del patrocinio a spese dello Stato soltanto i soggetti che abbiano un reddito annuo molto basso, ovvero inferiore ai 10.600 euro. Inoltre, c'è un vaglio preventivo da parte dell'ordine degli avvocati sul contenuto delle controverse in questione. Soltanto qualora l'ordine valuti che le istanze poste dai richiedenti siano meritevoli di tutela esse vengono assegnate al patrocinio gratuito a spese dello Stato. Terzo punto importante, per le ragioni che ho appena detto, le categorie che usufruiscono di questa opportunità sono prevalentemente quelle deboli.
Faccio tre esempi che rendono bene l'idea di quali siano i tipi di soggetti che usufruiscono del patrocinio a spese dello Stato. Si tratta innanzitutto in grande misura di disoccupati, di persone che hanno un reddito basso perché hanno perso il lavoro, in molti casi hanno bisogno di assistenza legale proprio perché hanno cause di lavoro in corso. In secondo luogo, molto spesso si tratta di donne, forse questa è la categoria che in misura più ampia usufruisce del gratuito patrocinio; molto spesso si tratta di donne che non hanno reddito o hanno un reddito molto basso e fanno causa per ragioni legate al diritto di famiglia, si parla di separazioni o comunque di controversie di vario genere che hanno carattere civile; è importante segnalare che soprattutto nella materia dello stalking, per esempio, la stessa maggioranza di centrodestra quando fu approvata la legge mise molta enfasi sul fatto che fosse necessario sostenere le donne che avanzano cause per questa ragione anche attraverso il patrocinio a spese dello Stato. In terzo luogo, in molti casi si tratta di minori che devono essere necessariamente patrocinati a spese Pag. 18dello Stato, ad esempio nel caso di minori che siano dichiarati in stato di adottabilità quando esista una controversia sulla dichiarazione di adottabilità perché i genitori naturali si sono opposti alla decisione del giudice di estrometterli dalla potestà genitoriale. Si tratta quindi di casi molto delicati, di categorie deboli che certamente sono meritevoli di tutela e che il nostro ordinamento giustamente garantisce, a partire dal 2002 anche per gli aspetti civili, attraverso l'istituto del patrocinio gratuito o più correttamente del patrocinio a spese dello Stato.
Va anche detto che una volta che un soggetto sia stato affidato alla difesa di un legale attraverso questo istituto, le procedure per il riconoscimento del compenso e la liquidazione sono anch'esse piuttosto rigorose, complicate e lunghe. In particolare nel caso del diritto di famiglia e della tutela dei diritti dei minori non è inusuale che il procedimento abbia compimento solo con il raggiungimento della maggiore età del minore stesso; quindi si può immaginare quanto sia lungo il procedimento per arrivare, dopo lo svolgimento del procedimento giudiziario, al decreto di liquidazione. Ebbene, è noto che questo problema ormai si sta diffondendo, anzi è già diffuso in tutti i tribunali italiani. Ho i dati del tribunale di Bologna ma ho elementi per ritenere che questo valga anche per tribunali di altre città del nord, del centro e del sud. Nel caso di Bologna ci sono 900 mila euro di crediti, un ammontare di impegni da parte del tribunale nei confronti di avvocati che hanno dato il gratuito patrocinio, con il decreto di liquidazione già emesso, ma a fronte di questo il Ministero della giustizia fa affluire nelle casse del tribunale solo 200 mila euro.
È chiaro che questo aspetto sta generando forti preoccupazioni da parte degli avvocati che hanno dato sinora la loro disponibilità, con proteste crescenti in tutti i tribunali italiani con il rischio che a un certo punto gli avvocati che fino ad ora lo hanno fatto decidano di ritirare la loro disponibilità al patrocinio a spese dello Stato oppure che assumano atteggiamenti che finiscono per bloccare il sistema; cominceranno a non segnalare ai loro potenziali clienti questa eventualità, anche qualora si tratti di soggetti che hanno i requisiti per chiedere legittimamente il patrocinio a spese dello Stato.
In questo modo è evidente che verrebbe meno la tutela di quei diritti così rilevanti che l'ordinamento cerca di tutelare attraverso questo istituto. È una situazione molto seria, molto grave e diffusa che, a causa della crisi economica, rischia di divenire ancora più seria per quanto riguarda le cause di lavoro.
Pertanto, chiediamo che il Governo, innanzitutto, fornisca qui oggi dei dati completi riguardo a tale situazione, cioè ci dica in maniera compiuta e precisa qual è l'ammontare degli importi a debito dell'amministrazione giudiziaria, possibilmente fornendo anche qualche elemento sul modo in cui questo ammontare è distribuito tra i diversi fori, e che, soprattutto, ci dica quali sono le misure che intende porre in essere per garantire intanto la corresponsione dei compensi dovuti agli avvocati e per evitare il rischio, che ho segnalato, che venga meno la tutela dei diritti per quelle categorie che dovremmo difendere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha facoltà di rispondere.

MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, in risposta all'onorevole Vassallo, desidero in primo luogo premettere che i pagamenti delle spese di giustizia - tra cui rientrano i compensi spettanti agli avvocati per prestazioni rese nell'ambito del patrocinio a spese dello Stato - sono liquidati dagli uffici giudiziari secondo le modalità disciplinate dal decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002, contenente il testo unico delle spese di giustizia.
In particolare, l'articolo 83 del citato decreto del Presidente della Repubblica dispone che l'onorario e le spese spettanti al difensore, all'ausiliario del magistrato Pag. 19ed al consulente tecnico di parte, sono liquidati dall'autorità giudiziaria con decreto di pagamento. Detta norma prevede inoltre che la liquidazione è effettuata «al termine di ciascuna fase o grado del processo e, comunque, all'atto della cessazione dell'incarico» da parte del magistrato che ha proceduto. La liquidazione deve avvenire sulla base della tariffa professionale vigente, tenendo conto, altresì, della natura dell'impegno professionale, in relazione all'incidenza degli atti assunti rispetto alla posizione processuale della persona difesa (articolo 82 dello stesso testo unico).
Ciò premesso, risulta evidente che il primo fattore che incide sui tempi necessari per procedere al pagamento dei compensi spettanti ai difensori per il patrocinio a spese dello Stato è costituito, innanzitutto, dalla procedura prevista dalle norme vigenti, le quali consentono di liquidare quanto dovuto a tale titolo ai difensori solamente al termine di ciascuna fase o grado del processo, ovvero alla cessazione dell'incarico.
Detti compensi, una volta liquidati, vengono trasmessi agli uffici dei funzionari delegati i quali provvedono al pagamento, seguendo l'ordine cronologico con cui pervengono i documenti di spesa, nei limiti dei fondi che il Dicastero periodicamente accredita agli stessi funzionari delegati. Le spese di giustizia, infatti, nonostante la natura obbligatoria, possono essere saldate nei limiti dei fondi annualmente stanziati in bilancio.
In proposito, costituisce circostanza nota il fatto che la limitata consistenza degli stanziamenti di bilancio ha determinato, negli ultimi anni, un progressivo aumento del debito per spese di giustizia. In particolare, nell'anno 2008 è stato riscontrato un debito complessivo, per la generalità delle spese di giustizia, di 270 milioni di euro mentre, nell'anno 2009, è emerso un debito di circa 180 milioni di euro, di cui 30 milioni riferibili ai compensi liquidati ai difensori.
Al riguardo, il Ministero dell'economia e delle finanze ha precisato che per le spese e gli onorari dei difensori e dei consulenti tecnici, poste a carico del capitolo di spesa n. 1360 - Spese di giustizia nei procedimenti penali ed in quelli civili con ammissione al gratuito patrocinio - dello stato di previsione del Ministero della giustizia, è stato previsto uno stanziamento pari a 328.332.480 euro per l'anno finanziario 2010 ed una disponibilità corrente di 201.573.707 euro in termini di competenza, e di 193.104.375 euro in termini di cassa. Sul predetto capitolo, con decreto n. 11932 sono stati assegnati, altresì, 60 milioni di euro in termini di cassa, per la copertura parziale dei residui accertati relativi al 2009, riguardanti i debiti dell'anno 2008.
Sempre sul capitolo 1360, con decreto di variazione di bilancio in corso di predisposizione, ai sensi dell'articolo 2, comma 250, della legge n. 191 del 2009, saranno assegnati ulteriori fondi in termini di competenza e di cassa per un importo di 1.032.363 euro.
Inoltre, in applicazione dell'articolo 9 del decreto-legge n. 185 del 2008, concernente la velocizzazione dei pagamenti da parte della pubblica amministrazione, nell'anno finanziario 2009 sono stati assegnati, con decreti del Ministro dell'economia e delle finanze n. 21945, registrato il 3 luglio 2009 e n. 102146, registrato il 16 novembre 2009, complessivi 350 milioni di euro per l'estinzione dei debiti pregressi relativi agli anni 2007 e 2008.
Per ciò che concerne, infine, i crediti vantati dai difensori per il patrocinio a spese dello Stato presso il tribunale di Bologna, faccio presente che a tale tribunale, per far fronte a tutte le spese di giustizia dell'anno 2009, sono stati accreditati 1 milione 380 mila euro, a fronte di esigenze rappresentate, dallo stesso ufficio giudiziario, per circa 1 milione 830 mila euro.
Al medesimo tribunale, compatibilmente con gli stanziamenti di bilancio ed in linea con i fondi accreditati agli altri uffici giudiziari, è stato assegnato, quindi, il 75 per cento di quanto effettivamente richiesto provvedendosi, inoltre, all'estinzione del debito maturato nell'anno 2008. Pag. 20
Segnalo, infine, che con l'inizio del nuovo anno finanziario il Ministero della giustizia, nel rispetto del principio di annualità e di competenza della legge di bilancio, ha iniziato ad accreditare ai funzionari delegati i fondi necessari per il pagamento delle spese relative all'anno 2010.

PRESIDENTE. L'onorevole Vassallo ha facoltà di replicare.

SALVATORE VASSALLO. Signor Presidente, naturalmente i dati che ci ha fornito il signor sottosegretario dovranno essere oggetto di un esame analitico e magari di un confronto anche con i tribunali. Naturalmente, non ho motivo di dubitare che i dati che ci sono stati forniti siano corretti. Per il momento, mi sembra di poter rilevare che in termini di cassa, però, le somme stanziate, così come lo stesso sottosegretario ci ha riferito, siano di gran lunga inferiori a quelle che sarebbero necessarie per coprire il montante dei debiti assai cospicuo, che lo stesso sottosegretario ha segnalato, debiti che si sono accumulati ormai già da un paio di anni. Quindi, in realtà non si capisce bene come, con una disponibilità di cassa così esigua, che nel breve termine ammonterebbe, se non capisco male, a 60 milioni di euro, in concreto i tribunali possano far fronte ai debiti che si sono accumulati, alle legittime aspettative da parte degli avvocati e anche, come dicevo, alla loro preoccupazione che questo sistema non sia a regime sostenibile, se le decisioni di spesa del Ministero e soprattutto le effettive disponibilità di cassa messe a disposizione dei tribunali continueranno ad essere così incongruenti rispetto ai debiti maturati.
Dunque mi chiedo se, di fronte alla mancanza di una risposta effettiva, in concreto, se il Governo stesso non debba cominciare a riflettere sull'ipotesi di considerare forme diverse di soluzione di questo problema, come potrebbe essere - così com'è stato ripetutamente chiesto dagli avvocati - un meccanismo anche più trasparente di compensazione dei crediti che sono stati da loro maturati, sugli oneri tributari che gravano sugli avvocati stessi, in particolare attraverso l'imposta sul valore aggiunto, l'IVA. Infatti, questo è un metodo che renderebbe più chiaro il nesso tra l'impegno che lo Stato chiede agli avvocati nel momento in cui, come si è detto - attraverso un procedimento abbastanza trasparente e rigoroso - viene chiesto loro di sostenere e patrocinare soggetti degni di tutela e l'impegno che lo Stato assume, in quello stesso momento, di corrispondere un compenso.
Naturalmente - ripeto - sui dati sarà opportuno tornare a riflettere, ma al momento mi sembra che la risposta sia insufficiente e non credo che risponda alle preoccupazioni degli avvocati, di cui ho detto anche in premessa.

(Carenze di organico presso il tribunale di Crotone - n. 2-00713)

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00713, concernente carenze di organico presso il tribunale di Crotone (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MARIO TASSONE. Signor Presidente, procedo ad una breve illustrazione della mia interpellanza. Ascoltando il collega Vassallo, il quale replicava all'interpellanza che aveva presentato insieme ai colleghi del suo gruppo, non c'è dubbio che il mondo della giustizia molte volte è disarticolato e insufficiente rispetto ad esigenze anche minimali e alle previsioni legislative che abbiamo più volte approvato dopo discussioni e valutazioni di insieme.
Nell'interpellanza ripropongo le vecchie questioni: di organico di magistrati, non soltanto di magistrati, di alcuni uffici giudiziari, di procure della Repubblica. In fondo, richiamo le cose dette puntualmente ogni anno all'inaugurazione degli anni giudiziari. Se avessimo la diligenza - ce l'abbiamo tutti, per dire la verità - di recuperare le relazioni allora dei procuratori generali, oggi dei presidenti delle corti d'appello e gli interventi dei rappresentanti Pag. 21del CSM e del Ministero della giustizia, all'inaugurazione degli anni giudiziari, non c'è dubbio che ci accorgeremmo del fatto che il leit motiv è sempre lo stesso e che i problemi sono sempre gli stessi, forse con qualche aggiornamento di date, con qualche elemento di valutazione in più rispetto a modifiche normative che via via nel tempo sono entrate in vigore. Tuttavia, c'è sempre questa situazione di grande disagio, che diventa enorme, incolmabile, irrefrenabile se la riferiamo a situazioni che meriterebbero maggiore attenzione, maggiore consistenza. Ecco perché nella mia interpellanza parlo della procura della Repubblica di Crotone, dove l'organico si assottiglia sempre di più, dove c'è un allarme molto forte e molto stringente da parte del procuratore Mazzotta, che si è sempre distinto per la sua diligenza, per la sua professionalità e per la sua capacità.
Ritengo che Crotone meriti attenzione, come la meritano certamente tutti gli uffici giudiziari del nostro Paese, in particolare quelli dove maggiormente si evidenziano rischi, situazioni di gravità per quanto riguarda la criminalità comune e quella più vasta, fino alle organizzazioni criminali che tengono sempre sotto sequestro il territorio.
Lo dico nella mia interpellanza e riesco a capire quello che succede all'interno del Ministero della giustizia, riesco a capire quanto accade, nel segno di un forte equivoco, nell'attività del CSM. Noi abbiamo prodotto delle norme per quanto riguarda le sedi disagiate, e abbiamo riproposto gli uditori giudiziari dopo il tirocinio, anche se qualcuno di noi ha manifestato qualche perplessità rispetto alla delicatezza delle situazioni territoriali esistenti.
Il CSM certamente agisce molte volte in contrasto con la logica. Più volte abbiamo detto che bisogna agire con maggiore efficacia, e ci è stato risposto che non può essere intaccata l'autonomia e l'indipendenza dei magistrati. Nessuno vuole inficiare tutto questo, nessuno vuole metterlo in discussione. Tuttavia, ci sono delle contraddizioni: da un lato, non c'è una obbligatorietà, una coercizione per quanto riguarda la destinazione di figure di magistrati inquirenti e di altro tipo negli uffici giudiziari; dall'altro, il CSM, anche nel vuoto degli organici di alcune procure della Repubblica, accoglie i trasferimenti. C'è una contraddizione in termini, perché certamente noi salvaguardiamo l'indipendenza dei magistrati, ma non salvaguardiamo la gestione della giustizia, l'applicazione delle norme e l'affermazione del diritto e dell'autorità dello Stato in alcuni territori.
Anche la destinazione di uditori giudiziari dopo il primo tirocinio - lo evidenziamo io e i miei colleghi in questa interpellanza - rappresenta una misura inadeguata (come dicevo poc'anzi) in riferimento ad alcune tipologie di reati (l'estorsione, l'usura, vicende poco serie in materia di abusivismo edilizio, in materia commerciale, reati contro le assicurazioni).
Sono aspetti più volte evidenziati, e noi sappiamo che la microcriminalità è un reticolato che serve da logistica e da humus per la costruzione di azioni criminali più forti, compiute dalla criminalità organizzata, ovvero quelle azioni 'ndranghetiste, presenti e pericolose anche nell'area crotonese (non soltanto a Crotone centro, ma in molti paesi della provincia).
Non c'è dubbio che questo ci obbliga ad un momento di riflessione. Non so cosa risponderà il sottosegretario alla mia interpellanza, però ho sottoscritto questa interpellanza - come dovere di parlamentare - perché dopo tanti anni sono un parlamentare impenitente, che crede ancora nel sindacato ispettivo, nel colloquio, nel dialogo collaborativo che può venir fuori tra Governo e Parlamento rispetto ad alcuni percorsi e ad alcune soluzioni di problemi.
Nella mia interpellanza faccio riferimento chiaramente alla carenza degli uffici giudiziari di questa nostra regione. Voglio ricordare che, dopo la bomba che fu messa presso il portone della sede della procura della Repubblica di Reggio Calabria, ci furono in quella città un Consiglio dei Ministri e le presenze assidue del Pag. 22Ministro Guardasigilli e del Ministro dell'interno, che diedero poi comunicazioni in merito ad alcune misure che riguardavano la sicurezza, in particolare l'ampliamento dell'organico degli uffici giudiziari della procura della Repubblica di quella città. Anche a tal proposito, dall'annuncio poi non si è definito e normalizzato quanto si era promesso (vi era stata la promessa di sei magistrati). Forse in questi giorni qualcosa si è mosso, però il percorso è reso più difficile dall'impermeabilità di un Consiglio superiore della magistratura che dialoga come controparte nei confronti del Governo, e credo che tutto ciò crei degli squilibri, delle disfunzioni. In questo modo il meccanismo si inceppa e il sistema giustizia diventa sempre più disarticolato, pesante e approssimativo.
E allora faccio anche riferimento, nella mia interpellanza, signor Presidente e signor sottosegretario, alla vicenda di Locri che è balzata all'attenzione proprio in queste ore. C'è un ufficio di un tribunale che sta per chiudere i battenti, c'è un depauperamento di presenze di magistrati che avviene attraverso questo tecnicismo dei «trasferimenti» e sappiamo che Locri è una zona a rischio, una zona delicata. Dovremmo fare tutto un discorso sulle sedi disagiate e, quindi, sugli incentivi che diamo ai magistrati, ma questo sarebbe un altro ripercorrere a ritroso storie che non capisco, perché poi dovremmo dare incentivi a tutti i funzionari pubblici, alle forze dell'ordine e quant'altro.
C'è sempre un'area di privilegi particolari, di attenzioni particolari o di sollevamento di alcune responsabilità che anche i magistrati dovrebbero avvertire, ma non voglio entrare nel merito di queste vicende. Avremmo anche l'opportunità e l'occasione di recuperare e di riprendere questo discorso, ma c'è il problema di Locri, c'è il problema della Locride, dove vi è un alto volume di reati e una criminalità diffusa che ha occupato il territorio, situazione che stride moltissimo rispetto a quella che è, invece, l'inadeguatezza degli uffici giudiziari.
Vorrei capire che tipo di possibilità e di potere ha il Governo. Siccome il Governo è impegnato da tanto tempo a presentare «pacchetti giustizia», dovremmo realizzare una riforma complessiva, iniziando certamente dal CSM, prima di andare ad inseguire situazioni del tutto particolari e irrilevanti rispetto a quelle che sono le esigenze e le attese dei cittadini.
Ho voluto semplicemente, signor Presidente, rilevare alcune disfunzioni non in termini rituali, retorici, propagandistici, ma veri e reali. Nel momento in cui diciamo tutti quanti di dover sconfiggere la criminalità organizzata - e credo che alcuni risultati per la verità si stanno ottenendo, grazie all'azione dei magistrati e all'azione delle forze dell'ordine -, ritengo che un nuovo clima che ci riporti ad una giustizia effettiva, e non semplicemente evocata o auspicata, possa certamente determinare e infondere nei cittadini quella sicurezza e quelle garanzie sui diritti e, soprattutto, sui principi e sul senso dello Stato e della comunità solidale, che oggi non ravvisiamo e che ci fa disperdere in mille rivoli, in mille situazioni indecifrabili e «indeclinabili».
Ritengo che questo sia il dato su cui ci dobbiamo confrontare per capire che la criminalità organizzata si combatte attraverso la credibilità di una giustizia che si afferma e non sia delegata per assenza, per vuoti di organici. Ritengo che questo sia il dato della valutazione che oggi svolgiamo, al di là delle posizioni espresse in quest'Aula, di maggioranza o di opposizione, avendo veramente il senso di una situazione, di una vicenda e di una storia che tutti quanti dovremmo condividere, dovremmo valutare con grande serenità e con grande senso di responsabilità. Questo è tutto, signor Presidente, attendo la risposta da parte del sottosegretario.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha facoltà di rispondere.

MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, nel rispondere agli onorevoli interpellanti, intendo segnalare che il Governo, proprio per far fronte Pag. 23alla sempre più grave situazione di scopertura degli uffici giudiziari meno richiesti, ha recentemente adottato il decreto-legge n. 193 del 29 dicembre 2009, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 302 del 30 dicembre 2009, recante, tra le altre, alcune norme in materia di trasferimento d'ufficio dei magistrati nelle sedi disagiate.
Gli articoli 2 e 3 del decreto-legge in questione prevedono, infatti, alcune modifiche alla normativa attualmente vigente in tema di copertura delle predette sedi giudiziarie (legge 4 maggio 1998, n. 133), divenute ormai straordinariamente urgenti per far fronte alla sempre più grave situazione di scopertura degli uffici.
Numerose sedi giudiziarie, specialmente in luoghi ove è particolarmente importante mantenere alto ed efficiente il livello di contrasto alla criminalità organizzata, si trovano, come è noto, in notevoli difficoltà operative per carenza di personale di magistratura.
Per tali ragioni si è ritenuta di straordinaria urgenza l'adozione di misure eccezionali, attesa l'evidente necessità di assicurare la funzionalità dell'amministrazione della giustizia.
Si è, pertanto, ritenuto indispensabile ricorrere - seppur per una limitata durata nel tempo - alle norme contenute all'interno del disegno di legge di iniziativa governativa in materia di procedimento penale, all'esame del Parlamento, consentendo al Consiglio superiore della magistratura, nei casi in cui difettino aspiranti al trasferimento presso le sedi disagiate, di procedere al trasferimento d'ufficio, oltre che dei magistrati cosiddetti ultradecennali, anche di tutti i magistrati che abbiano conseguito la prima o la seconda valutazione di professionalità.
La possibilità per il Consiglio superiore di procedere al trasferimento d'ufficio dei magistrati nelle sedi cosiddette disagiate trova, secondo la disciplina prevista dal decreto-legge in esame, un limite temporale nella data del 31 dicembre 2014, dovendosi ritenere che entro tale data potrà spiegare i suoi effetti concreti una modifica delle norme ordinamentali idonea a risolvere in via definitiva il problema.
La durata del trasferimento d'ufficio, inoltre, risulta circoscritta nel tempo, per un verso, dalla normativa di dettaglio emanata dal Consiglio superiore della magistratura (circolare n. 12046 dell'8 giugno 2009), la quale consente al magistrato trasferito d'ufficio di avanzare domanda di tramutamento dopo due anni dall'immissione in possesso dell'ufficio, e, per altro verso, dal richiamo dell'articolo 5 della legge 4 maggio 1998, n. 133, che attribuisce al magistrato: una anzianità figurativa pari al doppio di quella effettiva per ogni anno di permanenza nella sede disagiata ai fini delle domande di trasferimento; il diritto del magistrato ad essere riassegnato, a domanda, alla sede di provenienza, con le precedenti funzioni, anche in soprannumero, se la permanenza in effettivo servizio presso la sede disagiata supera i quattro anni.
L'individuazione, poi, del requisito del conseguimento della prima valutazione di professionalità si rende necessaria per consentire di destinare magistrati anche agli uffici di procura, vigendo il divieto di trasferirvi magistrati con meno anzianità.
La modifica normativa prevede, inoltre, che i magistrati in questione possano essere trasferiti presso tutte le sedi disagiate che non siano state coperte su disponibilità degli interessati, eliminando ogni riferimento alle sedi a copertura immediata, precedentemente contenuto nella legge n. 133 del 1998.
Si prevede, inoltre, l'introduzione di una deroga espressa in caso di trasferimento d'ufficio di magistrati non ultradecennali presso sedi disagiate non coperte dal divieto del passaggio da funzioni giudicanti a funzioni requirenti, e viceversa, all'interno di altri distretti della stessa regione, previsto dall'articolo 13, commi 3 e 4, del decreto legislativo 5 aprile 2006, n. 160.
Tale modifica si rende necessaria al fine di consentire al Consiglio superiore della magistratura, ove possibile, di individuare i magistrati da sottoporre al trasferimento Pag. 24d'ufficio tra quelli in servizio presso i distretti della medesima regione, limitando al minimo i disagi necessariamente connessi allo spostamento coatto della sede di servizio.
Viene confermato, viceversa, il divieto del trasferimento infradistrettuale previsto dalle medesime norme, nonché il più generale principio stabilito dall'articolo 1 della legge n. 133 del 1998, secondo cui il trasferimento d'ufficio dovrà comunque avvenire verso una sede distante oltre cento chilometri dalla sede in cui il magistrato presta il proprio servizio.
Vengono, da ultimo, introdotte alcune modifiche volte a rendere più agevole l'individuazione dei magistrati da assoggettare al trasferimento d'ufficio anche per le regioni dove, tradizionalmente, vi è una più alta concentrazione di sedi disagiate, in relazione alle quali il bacino di magistrati dal quale è consentito attingere risulta più ridotto, in virtù dell'espresso divieto di trasferire magistrati che siano in servizio presso altre sedi disagiate.
Su questo ultimo punto, segnalo che è stata introdotta la possibilità di ricorrere, per tali casi, anche a magistrati in servizio presso le regioni limitrofe. Sono state, inoltre, apportate alcune ulteriori modifiche, necessarie per adattare il testo alle innovazioni descritte e per rendere tassativamente individuabile l'ufficio giudiziario da cui attingere per i trasferimenti, onde eliminare ambiti di discrezionalità suscettibili di dubbi di legittimità costituzionale.
Infine, rispetto alla versione contenuta nel disegno di legge di riforma del processo penale, il provvedimento prevede un ampliamento del numero delle sedi annualmente individuabili come disagiate da parte del Consiglio superiore della magistratura (che potranno quindi arrivare sino ad ottanta), nonché dei magistrati ivi destinabili (che potranno giungere fino a centocinquanta).
Per venire allo specifico del quesito posto dagli onorevoli interpellanti, comunico che nella seduta del 6 maggio 2010, l'assemblea plenaria del Consiglio superiore della magistratura ha deliberato all'unanimità i primi trasferimenti nelle sedi cosiddette disagiate dei magistrati che ne hanno fatto richiesta.
Tali trasferimenti sono stati disposti ai sensi della legge n. 24 del 22 febbraio 2010 (alla quale si era data attuazione con delibera del CSM in data 16 marzo 2010). Sono, così, stati trasferiti in 10 diversi uffici i 13 magistrati richiedenti, a fronte dei 75 posti pubblicati, suddivisi in 42 uffici.
Benché il Consiglio superiore della magistratura, con delibera del 16 marzo 2010, avesse pubblicato come sedi disagiate (cui conseguono i benefici economici e di carriera previsti dalla legge), tre posti di sostituto procuratore presso la procura di Crotone e due posti di sostituto procuratore presso la procura di Locri, la procedura per il trasferimento alla procura di Crotone è stata conclusa senza aspiranti; mentre per la procura di Locri un posto è rimasto senza aspiranti e l'altro è tuttora al vaglio del CSM.
Preso atto degli esiti della procedura, il Consiglio superiore della magistratura dovrà ora tempestivamente attivare, a norma delle modifiche introdotte, la procedura di copertura dei suddetti posti vacanti, tramite il trasferimento d'ufficio nei termini sopra indicati.

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di replicare.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, in primo luogo, prendo atto delle indicazioni e dei riferimenti richiamati dal sottosegretario, il quale ha ripercorso con puntualità e con precisione l'iter tormentato sul piano legislativo, alla ricerca di un giusto equilibrio e, come sappiamo, gli equilibri in questa materia sono sempre difficili da affermare e definire. Infatti, vi è sempre qualcosa di impalpabile che sfugge: quando, infatti, si parla di giustizia in questo nostro Paese, si ha a che fare - lo ripeto ancora - con il CSM, con una certa realtà di magistrati, sia requirenti sia giudicanti, e si evidenzia una difficoltà forte di interlocuzione, certamente molto più pesante e molto più complessa rispetto Pag. 25ad altre figure professionali. Signor Presidente, ho fatto anche riferimento alle norme approvate dal Parlamento, rispetto alle quali, come traspare dalle parole del sottosegretario, vi è qualche resistenza in più da parte del CSM o, peggio ancora, emergono certe interpretazioni. Il CSM, infatti, dà interpretazioni alla vigilia o durante o dopo, svolgendo una particolare funzione di commentatore, a volte drastico, rispetto ai percorsi legislativi (ed è ciò che più mortifica e preoccupa), alle esigenze che si avvertono e che rappresentano anche il fondamento delle norme che approviamo, dei dibattiti che svolgiamo, delle discussioni e delle votazioni che si susseguono.
Questa discussione, questa valutazione su Locri e Crotone, così come su tutti gli altri uffici giudiziari, che stiamo facendo questa mattina, rischia di essere peregrina se la si considera semplicemente come una parentesi tra poche persone presenti in quest'Aula o come un'interlocuzione fra un parlamentare e il sottosegretario per la giustizia nella quale avverto tutte le difficoltà da parte del Ministero. Non vi è dubbio che il Ministero della giustizia abbia qualche difficoltà, per la sua stessa natura, per le sue competenze e per le garanzie costituzionali che proteggono il CSM e questa realtà.
Se, però, io fossi un cittadino, come quei cittadini che ci ascoltano - se qualcuno avesse il piacere di sintonizzarsi con noi o di leggere i nostri dibattiti sui resoconti stenografici dell'Assemblea -, se fossi un cittadino di Crotone e dovessi esprimere tutto ciò che ho sentito e che, ovviamente, poi leggerò, avrei subito un moto legittimo e vorrei capire se i magistrati ci sono o no e in che misura. La legge - quella eccezionale, per così dire - resterà in vigore fino al 2014, ma il 2014 rischia di diventare un appuntamento impalpabile, irraggiungibile e che sfugge ad una gestione seria delle cose.
Certamente ringrazio il sottosegretario per la sua risposta, sinceramente, ma tale risposta non affascina, non induce a tanto ottimismo e soprattutto credo che anche lei, signor sottosegretario, attraverso il trincerarsi dietro normative, numeri e riferimenti a commi e a pandette vedrà come tutto questo copre una realtà insufficiente e lacunosa che lascia molto perplessi e preoccupati.
Se la nostra è una preoccupazione, ci sono invece ambienti che sono sollevati: sono gli ambienti della criminalità. In questo nostro Paese non si è fatta mai una valutazione forte rispetto ai pericoli della criminalità organizzata o della microcriminalità, ma induciamo continuamente alla grande retorica e agli stimoli passionali, ma molto passeggeri, rispetto alla lotta e al contrasto alla criminalità organizzata e alla microcriminalità, per ristabilire e recuperare la dignità delle istituzioni, quindi la prevalenza e la riaffermazione dello Stato, dove lo Stato non c'è.
Ad esempio quando parliamo di Crotone, parliamo anche di vicende drammatiche che poi dimentichiamo e tutto viene derubricato. Se ne discute per qualche giorno o per qualche mese, ma poi ci dimentichiamo degli elementi tossici su cui si è costruita una città e si sono costruite le scuole, delle operazioni da irresponsabili compiute da certe industrie, come il sotterramento di elementi nocivi per la salute pubblica, dove le responsabilità sono ancora impalpabili, indefinite e irraggiungibili. Chi deve perseguire tutto questo, se manca una magistratura inquirente? Vogliamo, allora, rivedere le responsabilità sulla titolarità delle indagini? Questo è un altro punto interrogativo che sarà oggetto di dibattito oggi e - me lo auguro - anche in futuro, ma questa inerzia e questa paralisi certamente mortificano e creano una paralisi e, soprattutto, fanno capire che siamo inani rispetto al volume di affari che altri realizzano.
Dicevo poc'anzi che certamente alcuni risultati sono stati raggiunti, come emerge dalle valutazioni che abbiamo fatto e facciamo continuamente in Commissione antimafia, ma tutto questo non può essere esaustivo, perché la microcriminalità, una certa criminalità, come l'usura, l'estorsione e le operazioni poco chiare, rappresenta veramente un momento di occupazione Pag. 26forte anche di questo territorio e noi non abbiamo gli strumenti per farvi fronte.
Vi è l'obbligatorietà dell'azione penale, che ormai è un'indicazione puramente formale e non un fatto veritiero, tanto per usare un altro termine e per essere corretto nei confronti, signor Presidente, di quest'Aula. Vi è l'obbligatorietà dell'azione penale, però non abbiamo gli strumenti e i mezzi. Vedo gli uffici giudiziari che si lamentano per la precarietà o per l'assenza di un numero adeguato di magistrati inquirenti, di magistrati giudicanti, di strutture amministrative e anche di risorse economiche.
Essi devono fare il «giochetto» anche sulla carta, sulle telefonate, su altre vicende. Questo universo «giustizia» funziona poco: non voglio dire che vi sono responsabilità che iniziano oggi o due anni fa, forse ce le siamo trascinate per troppo tempo. Forse, l'unica amarezza che posso avere e che posso trasmettere in questo momento, in quest'Aula, è che non si è fatto molto per capire né per comprendere che almeno questo sistema doveva funzionare perché era un invito, una sollecitazione, una testimonianza di efficienza e di responsabilità.
Dove il sistema «giustizia» non funziona, ovviamente, le altre cose, come concatenazione, non funzioneranno, perché a monte mancherà il senso della giustizia e ci sarà un chiaro passepartout a delinquere senza che ci possa essere un contrasto vero alla criminalità organizzata. Mi chiedeva - ed ho finito signor Presidente - se ero soddisfatto o insoddisfatto. Da questa mia valutazione, da questo mio ragionamento si capisce tranquillamente che non sono assolutamente soddisfatto. Il procuratore Mazzotta continuerà a lavorare con la sua solita passione pur avendo questo quadro, questo percorso, tutto impalpabile, tutto un gioco di poteri. Ovviamente c'è un potere, quello del CSM che dovrebbe essere riarticolato, ridefinito per garantire l'indipendenza dei magistrati, se i magistrati vi sono e se vi sono soltanto per fare giustizia.
In questo quadro, dovremmo trovare un giusto accordo e un giusto approdo, ma questo approdo e questo accordo sono molto lontani. Inoltre, si vede tranquillamente che anche le norme che abbiamo previsto sul disagio, sulla coercizione, sulla coesione dei trasferimenti e sugli appelli non hanno funzionato.
Mi auguro che anche questo atto di sindacato ispettivo possa fare riflettere maggiormente per una definizione di tutto il mondo della giustizia, non inseguendo situazioni particolari, ma avendo la forza e la volontà di affrontarle «di petto», in termini complessivi ed universali.

(Iniziative per verificare responsabilità del personale della polizia di Stato coinvolto nella vicenda riguardante il giovane Stefano Gugliotta - n. 2-00709)

PRESIDENTE. L'onorevole Frassinetti ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00709, concernente iniziative per verificare responsabilità del personale della polizia di Stato coinvolto nella vicenda riguardante il giovane Stefano Gugliotta (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, signor sottosegretario, questa vicenda che è stata oggetto delle cronache di questi giorni sia televisive che sulla stampata, è stata anche portata in Parlamento oltre che con questa interpellanza urgente sottoscritta da molti colleghi del Popolo della Libertà - che ringrazio in questa sede - anche da altre forze politiche.
Intanto, non è di poco conto il fatto che per fortuna oggi il giovane Stefano Gugliotta sia a casa sua, in quanto ieri sera c'è stata la scarcerazione: questa è sicuramente una buona notizia. Tuttavia, resta il problema che in quella cella questo giovane non avrebbe mai dovuto essere trasportato - per di più anche in condizioni fisiche menomate da ferite e da lesioni - e che, per quelli che sono stati i fatti, doveva essere rilasciato già mercoledì 5 maggio dopo l'episodio. Si tratta di un episodio che sicuramente va condannato e Pag. 27che ha suscitato un allarme nell'opinione pubblica, in particolare per via della registrazione fatta da un testimone, che ha dato l'opportunità a tutti di vedere nell'immediato e di constatare la gravità dell'accaduto, soprattutto per le scene che rappresentano Stefano sul motorino aggredito prima da un agente e poi, in successione, da altri quattro o cinque.
Vorrei soffermarmi anche sul fatto che il ragazzo - come dicevo poc'anzi - è stato trasportato in carcere con i segni delle lesioni su tutto il corpo, un dente rotto, numerosi punti di sutura in testa. Questo ragazzo ha avuto la sola colpa di passare nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Una premessa doverosa va fatta, quella di ricordare che le nostre forze dell'ordine svolgono il difficile ruolo di mantenere l'ordine pubblico con spirito di abnegazione e di sacrificio, spesso pagando anche con la vita l'adempimento del loro dovere.
Questa è una premessa necessaria, affinché nessuno pensi che questa interpellanza urgente sia un atto in qualche modo contro le forze dell'ordine. Tutt'altro, direi: essa serve proprio a fare chiarezza, poiché ci riporta - anche da un punto di vista più strettamente giuridico - alle fattispecie di reato che la procura contesta all'agente inserito nella lista degli indagati e accusato di lesioni volontarie aggravate, in quanto avrebbe ecceduto con atti arbitrari i limiti delle sue attribuzioni.
E mi soffermerei proprio sui termini «ecceduto con atti arbitrari». Al contrario, la procura in capo alla vittima parla di «reazione legittima ad un atto arbitrario». Pertanto, i termini «arbitrario» ed «eccesso», provenienti da organi di autorità giudiziaria, rendono in maniera oggettiva la doverosa contestazione di un episodio che, come dicevo prima, ha creato anche allarme sociale.
Dovrebbe farci riflettere il fatto che, mentre era in atto questo pestaggio, vi sia stata una pronta reazione di persone «normali». Vorrei soffermarmi su questo punto, ossia sulle urla dei cittadini, i quali, dalle finestre dei palazzi prospicienti alla strada dove avveniva l'evento, imploravano la polizia di smetterla. Questo è ancora più importante, perché si sentivano urla di uomini, ma anche di donne, quindi persone comuni che - nonostante fossero allarmate in generale da una situazione precaria di sicurezza che, purtroppo, esiste nelle nostre città - hanno sentito il dovere di intervenire per cercare di porre fine a questo evento.
Pertanto, onorevole sottosegretario, con questa interpellanza urgente chiediamo al Governo di capire e chiarire ancora meglio la dinamica dei fatti, per vedere se esistano eventuali responsabilità, non solo degli agenti che hanno avuto a che fare più da vicino con questo grave episodio, ma anche in capo ai funzionari addetti al controllo e al coordinamento delle operazioni di sicurezza, i quali quella sera erano di turno nei pressi dello stadio Olimpico dove si svolgeva la finale di coppa Italia Roma-Inter. Pertanto, ripeto, poniamo il quesito non solo con riferimento agli agenti che hanno partecipato al pestaggio, ma anche ai coordinatori delle operazioni di sicurezza.
Questo perché? Perché la celerità e la prontezza di risposta sono fondamentali a tutela non solo del ragazzo che è stato vittima dell'accaduto, ma anche delle forze dell'ordine che hanno bisogno di chiarezza, affinché in futuro non si verifichino più episodi di questo genere.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha facoltà di rispondere.

MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, voglio innanzi tutto esprimere, a nome di tutto il Governo, la più ferma condanna di ogni forma di violenza da qualsiasi parte provenga.
In merito ai fatti che sono oggetto dell'interpellanza urgente, sono in corso indagini giudiziarie ed un'inchiesta interna disposta dal Capo della polizia, per individuare ogni eventuale responsabilità, che verrà perseguita senza riserve. Il Governo auspica una rapida conclusione degli accertamenti. Tuttavia, tenuto conto che la Pag. 28responsabilità penale è personale, sono da evitare processi sommari e attacchi indiscriminati alle forze dell'ordine, le quali svolgono quotidianamente il difficile compito della gestione dell'ordine pubblico con professionalità e sacrificio.
Dalla ricostruzione dei fatti della questura di Roma emerge che, al termine dell'incontro di calcio Roma-Inter di mercoledì 5 maggio scorso, un folto gruppo di tifosi romanisti, all'uscita dallo stadio, ha dato luogo a disordini, attaccando ripetutamente le forze dell'ordine con lanci di oggetti contundenti, pietre, bottiglie di vetro e razzi illuminanti.
In una delle fasi dei disordini, in via del Pinturicchio, dove poco prima si erano radunati altri tifosi, venivano individuati due giovani che si stavano allontanando senza casco a bordo di un motorino.
All'intimazione dell'alt, il giovane alla guida del motorino non si fermava, dicendo che non c'entrava nulla e cercando di spingere l'operatore. Uno dei due giovani veniva identificato nella persona di Stefano Gugliotta, nei cui confronti risultano denunce e segnalazioni per rapina, lesioni personali e guida in stato di alterazione psico-fisica per sostanze stupefacenti.
Come dicevo, sono in corso un'indagine giudiziaria e un'inchiesta interna per la ricostruzione dei fatti, ma il ragazzo veniva poi comunque accompagnato al posto di polizia presso lo stadio Olimpico ove veniva visitato da un medico del 118. Al termine degli accertamenti di rito e delle cure mediche, il giovane veniva accompagnato presso il carcere di Regina Coeli poiché, su richiesta del pubblico ministero di turno, il giudice per le indagini preliminari ne convalidava l'arresto.
Secondo le informazioni fornite dal procuratore della Repubblica di Roma al Ministero della giustizia, risulta che all'esito dei primi accertamenti l'ufficio requirente ha prospettato, nella competente sede giudiziaria, che si versi nell'ipotesi di reazione ad atto arbitrario del pubblico ufficiale, con conseguente iscrizione del reato di lesioni ai danni del Gugliotta e con richiesta di scarcerazione del medesimo, accolta nella serata di ieri. Lo stesso procuratore ha, inoltre, precisato che le indagini proseguono per la più precisa ricostruzione dei fatti e l'accertamento delle responsabilità.
Al fine di chiarire esattamente le fasi dell'arresto e verificare ogni comportamento illecito, sono stati individuati tutti gli appartenenti alla Polizia di Stato che hanno partecipato alle varie fasi del fermo e le loro annotazioni sono state trasmesse all'autorità giudiziaria per le valutazioni di competenza. Qualora venissero accertate, al termine delle indagini, responsabilità penali nei confronti di uno o più appartenenti alle forze dell'ordine, il Ministero dell'interno si costituirà parte civile.

PRESIDENTE. L'onorevole Frassinetti ha facoltà di replicare.

PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, mi dichiaro parzialmente soddisfatta della risposta del Governo e approvo l'intenzione dello stesso di costituirsi parte civile contro colui il quale venga riconosciuto responsabile delle lesioni a Stefano Gugliotta.
Mi associo, anche, al fatto che vada condannata la violenza, da qualsiasi parte provenga, e come già detto nell'illustrazione di questa interpellanza, ribadisco la fiducia nelle forze dell'ordine che svolgono costantemente il loro lavoro.
Tuttavia, che sia stato fatto presente nella risposta del Governo che il ragazzo non si fosse fermato all'alt intimatogli, non giustifica, a parer mio, il comportamento di quegli agenti che potevano, vista la superiorità numerica, procedere al fermo senza ricorrere alla violenza: se si è in cinque o sei contro un ragazzo solo, si può anche immobilizzarlo. Inoltre, il fatto che il ragazzo avesse dei precedenti penali, non può costituire, nel nostro Stato di diritto, una scusa per abusare dell'esercizio del proprio operato.
Ritengo che questi dati non vadano per nulla inseriti in un discorso che possa in qualche modo legittimare ciò che è accaduto, ma bisogna ricercarne i motivi. Forse il problema va ascritto a un certo stato di emergenza continua presente nella nostra Pag. 29società attuale, il quale alza l'attenzione, facendo talvolta perdere la lucidità.
Fare chiarezza con celerità è sicuramente utile, sia nell'interesse del giovane, sia nell'interesse delle forze di polizia che rischiano, per il comportamento sconsiderato di pochi, di rovinare il forte apprezzamento del quale godono nella gran parte dei cittadini e dell'opinione pubblica. Proprio ieri il sindacato di polizia ha ricordato che il 99 per cento degli agenti compie il proprio dovere fino in fondo; con questa interpellanza, quindi, si vuole tutelare anche l'immagine delle forze di polizia, le quali sono impegnate a garantire l'ordine pubblico.
Piuttosto questo episodio riporta sicuramente alla ribalta il problema della necessità di potenziare la formazione degli agenti, perfezionando la loro preparazione professionale. Proprio in questi casi l'agente deve dimostrare di essere lucido e di essere capace, anche in situazioni concitate come quelle dopo lo svolgimento di una partita ad alto rischio dove si sono verificati dei disordini, di mantenere la calma e di saper discernere episodi da episodi. Non contesto che prima vi fossero stati degli scontri, ma in quel momento erano solo due i giovani sul motorino.
In conclusione mi auguro, pertanto, che si intervenga con sanzioni adeguate per punire i responsabili di questo grave fatto e per dare delle risposte immediate ai cittadini, augurandoci che dopo i casi delle uccisioni di Gabriele Sandri e di Stefano Cucchi non vi siano altri episodi come questo e che questo episodio rimanga l'ultimo dove si debbano in qualche modo constatare abusi di legge da parte di chi la legge deve farla rispettare.

(Iniziative del Governo in relazione alla situazione occupazionale dei dipendenti dell'Agenzia Defendini srl alla luce delle ultime gare di appalto per il servizio di notifica delle cartelle di pagamento tributarie e dei conseguenti contenziosi - n. 2-00712)

PRESIDENTE. L'onorevole Iannaccone ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00712, concernente iniziative del Governo in relazione alla situazione occupazionale dei dipendenti dell'Agenzia Defendini srl alla luce delle ultime gare di appalto per il servizio di notifica delle cartelle di pagamento tributarie e dei conseguenti contenziosi (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, signor sottosegretario, la nostra interpellanza urgente fa riferimento alla situazione grave che si è venuta a determinare dal punto di vista occupazionale a seguito di una gara di appalto, che è stata posta in essere dalla società Equitalia Spa per quanto riguarda la distribuzione delle cartelle di pagamento. Questo servizio veniva effettuato, dal gennaio 2004 e per conto di Equitalia Polis, dall'agenzia Defendini srl la quale occupava circa duemila lavoratori di cui mille solo nella regione Campania.
L'agenzia Defendini srl ha in una prima fase vinto questa gara di appalto. Successivamente la commissione giudicatrice di Equitalia ha rilevato, a suo parere, due presunte anomalie per le quali la Defendini è stata esclusa. È in atto un contenzioso dinanzi al tribunale amministrativo regionale del Lazio e al consiglio di Stato.
La situazione che si è venuta a determinare è tale per cui, non essendo stato effettuato un bando di gara con la previsione che l'eventuale vincitore dovesse poi garantire i livelli occupazionali, i lavoratori a carico della Defendini, a seguito di queste gare, praticamente hanno perso il posto di lavoro.
Anche il consiglio regionale della Campania si è occupato recentemente della vicenda ed è stato votato un ordine del giorno a sostegno della tutela occupazionale di questi lavoratori.
Signor sottosegretario, voglio segnalarle, ma solo per inquadrare questa vicenda nel contesto drammatico dell'occupazione nel Mezzogiorno, che il sud sta perdendo continuamente posti di lavoro. Tra il 1997 e il 2008 circa 700 mila persone hanno abbandonato il Mezzogiorno e solo nel 2008 il Mezzogiorno ha Pag. 30perso oltre 122 mila residenti a favore delle regioni del centro-nord, a fronte di un rientro di circa 60 mila persone. Riguardo alla provenienza, oltre l'87 per cento delle partenze ha origini in tre regioni, ossia Campania, Puglia e Sicilia.
L'emorragia più forte è proprio in Campania con meno di 25 mila residenti. Quindi, se non ci dovesse essere una risposta perché sembra che le Poste non abbiano assolutamente intenzione di garantire la tutela occupazionale di questi lavoratori, la situazione della regione Campania diventerebbe ancora più grave dal punto di vista dei livelli occupazionali.
Pertanto, la nostra richiesta al Governo è di valutare l'opportunità di convocare un tavolo di confronto con Equitalia e Poste italiane per arrivare ad una soluzione che metta al primo punto la salvaguardia del posto di lavoro degli attuali addetti al servizio di notifica e questa convocazione è ancora più urgente, a nostro parere, in quanto i lavoratori in oggetto, per l'età avanzata, troverebbero difficilmente uno spazio occupazionale alternativo rispetto a quello attuale.
Per questo motivo, proprio alla luce dei dati che abbiamo segnalato, facciamo un appello forte al Governo affinché metta in campo tutte le iniziative utili per garantire il posto ai lavoratori che, allo stato attuale, lo hanno perso.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 12)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Luigi Casero ha facoltà di rispondere.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. In merito alle osservazioni fatte dall'interpellante si comunica che con bando di gara, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea dell'8 novembre 2008 e sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana del 12 novembre 2008, Equitalia Spa (società del gruppo Equitalia, di cui fa parte anche Equitalia Polis Spa menzionata nell'interpellanza) ha indetto la gara per l'affidamento del servizio di notificazione delle cartelle e degli altri documenti esattoriali per il gruppo Equitalia.
La commissione giudicatrice ha iniziato i propri lavori il 22 novembre 2008 e, all'esito degli stessi, in data 29 aprile 2009, Equitalia Spa ha aggiudicato in via provvisoria il servizio ai concorrenti risultati primi nella graduatoria di ciascun lotto, i quali hanno successivamente prodotto i documenti richiesti per l'aggiudicazione definitiva. Tra questi, il costituendo raggruppamento temporaneo di imprese composto da Agenzia Defendini srl (mandataria), Infocert Spa (mandante) e Uniposta Recapito Spa (mandante).
A seguito delle verifiche prescritte dalla normativa vigente, effettuate dalla stazione appaltante, sul possesso dei requisiti di partecipazione autodichiarati ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 445 del 2000 dai concorrenti, in fase di gara, è emerso che alla data di scadenza della presentazione dell'offerta (22 dicembre 2008), la società Uniposta Recapito Spa - diversamente da quanto dichiarato ai fini della partecipazione alla gara - non era in regola con il pagamento dei contributi INPS, stante l'esistenza di debiti insoluti definitivamente accertati.
Inoltre, la società Inforcert Spa, in quanto indirettamente controllata dalle camere di commercio per il tramite di Infocamere, incorreva nel divieto di cui all'articolo 13 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito in legge dall'articolo 1 della legge 4 agosto 2006, n. 248.
Per tali motivi, Equitalia Spa, in ottemperanza a quanto previsto dalla normativa sugli appalti pubblici, nonché, conseguentemente, dai documenti di gara, con provvedimento del 30 luglio 2009, protocollo n. 2009/8186, ha dovuto disporre l'esclusione del costituendo RTI sopramenzionato dalla procedura di gara, nonché l'annullamento dell'aggiudicazione provvisoria già operata in favore del medesimo per i lotti 2 e 4.
Con ricorso al TAR Lazio, notificato in data 11 agosto 2009, il costituendo raggruppamento suindicato ha chiesto l'annullamento Pag. 31del provvedimento di esclusione. Con sentenza del 14 ottobre 2009, le cui motivazioni sono state depositate il 27 gennaio 2010, il TAR Lazio ha respinto il ricorso precisando che correttamente e doverosamente è stato escluso il RTI ricorrente dalla procedura di gara revocando l'aggiudicazione provvisoria.
Pertanto, in merito alla vicenda giudiziaria scaturita dall'esclusione del RTI Defendini dalla gara in questione, non risultano conferenti le citate pronunce giurisprudenziali le quali in ogni caso, vale sottolineare, non affrontano il tema dell'irregolarità contributiva che ha determinato l'esclusione del concorrente.
In data 10 novembre 2009 il citato RTI ha proposto appello avverso la sentenza del TAR del Lazio. Ad oggi non è stata ancora fissata la data per la discussione nel merito del ricorso in appello.
In data 20 novembre 2009 Equitalia Spa ha provveduto a stipulare i contratti normativi con gli aggiudicatari dei quattro lotti: il RTI composto da Poste italiane Spa (mandataria) e da Poste Spa (mandante) per i lotti 1, 2 e 4 ed il RTI composto da TNT Post notifiche srl (mandataria) e dalle società TNT Post Italia Spa, SNEM Spa, Consorzio stabile Olimpo/Lampo Service srl (mandanti) per il lotto 3.
Nel frattempo, sono stati proposti due distinti ricorsi da parte di Agenzia Defendini srl e di TNT Post notifiche srl per i quali, in data 27 gennaio 2010 è stata rinviata la discussione di merito. Risultano altresì inconferenti, nel caso di specie, le sentenze citate in ordine alle modalità di effettuazione delle notifiche. Infatti, la sentenza n. 5305/1999 riguarda le notifiche di comunicazioni in materia civile e alle stesse non si applica, ovviamente, la disciplina delle notifiche di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973.
Per quanto riguarda, invece, la sentenza n. 14105/2000, essa, per quanto inconferente con la questione sollevata, si limita ad affermare che i messi notificatori sono tenuti alla corretta attestazione dei fatti indicati nelle relate (per non incorrere in responsabilità penale), non facendo alcun riferimento alla necessaria identificabilità dei messi stessi. Di contro, la medesima sentenza sostiene che la notifica delle cartelle di pagamento è disciplinata dall'articolo 26 del decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973 (che costituisce norma speciale rispetto all'articolo 127 del decreto del Presidente della Repubblica n. 43 del 1988), ai sensi del quale la notifica può essere legittimamente effettuata anche mediante raccomandata.
In merito all'ultima richiesta relativa alla costituzione di un tavolo per affrontare il tema della disoccupazione generata dalla vicenda posta dell'interpellante, il Governo sta valutando la possibilità di costituire questo tavolo e l'auspicio è che nel breve si possa affrontare questo tema e cercare di risolvere la questione in oggetto.

PRESIDENTE. Saluto il gruppo di italiani emigrati di Svizzera, coordinati dalla federazione degli emigranti abruzzesi in Svizzera, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
L'onorevole Iannaccone ha facoltà di replicare.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, la risposta del sottosegretario ha ricostruito puntualmente la vicenda oggetto della nostra interpellanza. È evidente che abbiamo fatto necessariamente e doverosamente riferimento ai fatti accaduti e, quindi, abbiamo citato la agenzia Defendini che ha lavorato per Equitalia. Ritengo che sia interesse di tutti che la gara d'appalto che ha portato avanti Equitalia sia assolutamente regolare e non viziata da nessuna forma di illegittimità. Quindi, saranno poi i tribunali amministrativi ad esprimersi in maniera definitiva rispetto a questa vicenda.
Abbiamo segnalato al Governo la drammatica situazione che si è venuta a determinare a danno dei lavoratori e delle loro famiglie.
In modo particolare ciò riguarda una regione, la Campania, che come ho ricordato nel mio intervento precedente segnala un forte tasso di disoccupazione e difficoltà Pag. 32oggettive di ricollocazione sul mercato del lavoro di personale che per l'età parzialmente avanzata trova difficoltà ancora superiori.
Quindi, in conclusione del mio intervento, sottolineando che il sottosegretario a nome del Governo non ha escluso la costituzione di un tavolo con Equitalia e con Poste italiane Spa proprio per valutare la situazione occupazionale, noi ribadiamo - se ci è consentito, con fermezza e determinazione - la nostra richiesta al Governo di istituire questo tavolo. Quindi non deve essere ritenuta solo un'ipotesi auspicabile, ma occorre invece perseguire con determinazione questa strada. Se Poste italiane alla fine del percorso dovesse aggiudicarsi in maniera definitiva questo servizio si dovrà fare carico evidentemente anche dei lavoratori che hanno perso il posto di lavoro.
Il nostro auspicio è che la vicenda si concluda positivamente, confidiamo nell'azione intelligente ed efficace, attenta e responsabile del Governo al fine di trovare una soluzione positiva che la regione Campania si attende; tant'è vero che, come ho ricordato, lo stesso consiglio regionale della Campania in un ordine del giorno votato all'unanimità da tutti i gruppi auspicava una conclusione positiva della vicenda. Quindi, anche nell'ambito di uno spirito di leale collaborazione e di attenzione dei diversi livelli istituzionali, è auspicabile che il Governo realizzi in maniera concreta l'ipotesi che il sottosegretario ha formulato in quest'Aula in risposta alla nostra interpellanza.

(Dati sulla situazione e sulle modalità di utilizzo del Fondo per l'erogazione ai lavoratori dipendenti del settore privato dei trattamenti di fine rapporto - n. 2-00708)

PRESIDENTE. L'onorevole Boccia ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00708, concernente i dati sulla situazione e sulle modalità di utilizzo del Fondo per l'erogazione ai lavoratori dipendenti del settore privato dei trattamenti di fine rapporto (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, l'interpellanza urgente che abbiamo sottoposto nei giorni scorsi come gruppo del Partito Democratico al Governo pone alcuni quesiti molto delicati che per la verità avevamo già posto a margine di alcuni dibattiti in Commissione bilancio e nella Commissione bicamerale sul federalismo, quando ci è apparso sempre più chiaro, dopo le audizioni della Ragioneria generale dello Stato e in particolar modo della Corte dei conti, che gli effetti dell'articolo 1 della legge finanziaria 2007, in particolare modo i commi che vanno dal 755 al 759, in realtà diventavano sempre più preoccupanti. Si tratta di quegli effetti che avevamo richiamato in Commissione e anche in quest'Aula a margine dell'ultima manovra finanziaria e che riguardano l'iscrizione a bilancio delle somme di trattamenti di fine rapporto dei lavoratori privati da un lato e di quelli pubblici dall'altro.
Questo è un tema che riguarda alcuni milioni di lavoratori, certamente centinaia di migliaia, che vogliono chiarezza non solo perché all'improvviso sono particolarmente attenti a come vengono iscritte nel bilancio dello Stato alcune poste, signor Presidente, ma perché a nostro avviso c'è stata una forzatura nell'utilizzo di queste risorse. La nostra preoccupazione è aumentata sensibilmente da 15 giorni a questa parte, quando anche la Corte dei conti ha messo nero su bianco questo problema.
Questi temi sono diventati poi di dominio pubblico anche per effetto di alcune inchieste giornalistiche, condotte da alcuni giornali specializzati che ancora hanno passione per inchieste legate al funzionamento della contabilità pubblica.
Nella nostra interpellanza abbiamo messo in evidenza alcune questioni sulle quali richiamo l'attenzione del sottosegretario Casero. In particolare, i commi 758 e 759 della legge finanziaria indicavano la possibilità di utilizzare quelle risorse per il Fondo per la promozione della nuova edilizia, per il Fondo insediamento delle Pag. 33infrastrutture strategiche ed energetiche, per le imprese pubbliche, per l'autotrasporto - ciò è oggettivamente importante, lo ribadiamo, anche perché in quest'Aula ci sono rappresentanti di questo comparto che dovrebbero preoccuparsi di realizzare interventi strutturali sull'autotrasporto e non interventi spot, come quelli che in qualche modo derivano dall'utilizzo improprio del TFR - per non parlare poi del Fondo per l'alta velocità e l'alta capacità, del rifinanziamento della rete tradizionale delle Ferrovie dello Stato e dei nuovi investimenti ANAS ed altro.
La Corte dei conti, nella deliberazione n. 2 del 2010, ha analizzato la gestione delle relazioni finanziarie, in particolar modo quella tra il Ministero dell'interno e le autonomie territoriali, anche con riguardo alle modalità di utilizzazione della parte del fondo destinato a finanziare interventi di investimento delle stesse autonomie territoriali.
Con la nostra interpellanza urgente abbiamo voluto richiamare l'attenzione del Governo sull'allocazione delle risorse e sulle modalità con cui le stesse sono state iscritte a bilancio. In particolar modo, siamo preoccupati per l'utilizzo del TFR inoptato, perché una parte di questo è andato a pagare rate di ammortamento di mutui, cosa che non era mai stata fatta prima, lo sottolineo, mai.
In particolare, la cosa che appare ancor più imbarazzante, riguardando quei capitoli di bilancio, è il pagamento degli oneri degli LSU, ossia dei lavoratori socialmente utili, dei comuni di Napoli e di Palermo e degli LSU della provincia di Napoli. In sostanza, sia nel caso in cui vengano pagate rate di ammortamento dei mutui finalizzate al riequilibrio dei bilanci degli enti dissestati, sia che vengano disposti contributi parziali o totali sull'ammontare di mutui degli enti locali destinati ad investimenti risalenti nel tempo, la finalizzazione delle somme prelevate dal fondo appare chiaramente vanificata, perché nessun intervento viene di fatto posto in essere.
Emergono alcuni profili di criticità, per la precisione sette, che sintetizzo richiamandoli, che hanno caratterizzato la nostra interpellanza e sui quali pretendiamo delle risposte esaurienti ed esaustive dal Governo. Innanzitutto, le procedure di accertamento del TFR da versare restano incerte e ci sono chiari scostamenti tra le previsioni di bilancio e le coperture. I lavoratori hanno il diritto di vedere sgombrato ogni equivoco su questi scostamenti, però mi permetto di dire che tale diritto ce l'hanno tutti gli italiani, perché se questo diventa un precedente, inizia a passare l'idea, nel nostro Paese, che neanche il TFR è garantito.
Il secondo profilo di criticità attiene all'assenza di poste passive: non le abbiamo ritrovate e vorremmo capirne il motivo. Il terzo tema concerne il fatto che il Ministro del lavoro non ha tutelato il rispetto del vincolo di destinazione d'uso, compito che pure spettava al Ministero stesso, ma non c'è traccia di una nota, di una lettera, di una interlocuzione tra il Ministro del lavoro e il Ministro dell'economia e delle finanze.
Il quarto profilo riguarda le finalità dell'utilizzazione per l'erogazione del trattamento di fine rapporto, che non sono congrue rispetto all'utilizzo stesso delle risorse. Il quinto profilo attiene alla classificazione di spesa di investimento attribuita al contributo corrente agli enti locali sull'ammortamento dei vecchi mutui, che altera anche i saldi. Il sesto punto si riferisce alla classificazione di spesa di investimento attribuita agli ordinativi in favore della Cassa depositi e prestiti, che altera anche in questo caso i saldi, sottodimensionandoli. Infine, come ho detto all'inizio della mia relazione, non c'è nessuna correlazione tra la natura degli investimenti - penso ai lavoratori socialmente utili di Napoli e Palermo - e le finalità con le quali dovrebbero essere utilizzate le risorse per i trattamenti di fine rapporto.
Pertanto, signor sottosegretario Casero, messi in evidenza questi profili di criticità, chiediamo quali siano, negli stati di previsione di tutti i Ministeri - a questo punto non solo del Ministero dell'interno, che è quello che in qualche modo è stato Pag. 34messo in evidenza dalla relazione della Corte dei conti, nella deliberazione n. 2 del 2010 - i quadri consuntivi circa la situazione dei fondi di trattamento di fine rapporto, le modalità reali del loro utilizzo, la consistenza dei fondi e le modalità con le quali le somme saranno restituite al sistema di previdenza privata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Luigi Casero, ha facoltà di rispondere.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, con l'interpellanza urgente n. 2-00708 l'onorevole Boccia ed altri pongono quesiti in ordine alla situazione dei fondi TFR non destinati alle forme pensionistiche complementari, alle modalità del loro utilizzo, alla consistenza dei fondi e alle modalità con le quali le somme saranno restituite al sistema di previdenza privata. Inoltre, nell'interpellanza si sostiene che i contributi versati nel Fondo di tesoreria dovrebbero essere restituiti, in ragione dell'indisponibilità di dette somme, per fini diversi dalla previdenza privata.
Al riguardo, si fa presente che tale interpretazione appare in contrasto con la vigente normativa. Infatti, la legge n. 296 del 2006, nell'istituire il Fondo di tesoreria, ha stabilito: che il Fondo è istituito presso la tesoreria dello Stato e che all'INPS ne è affidata la gestione, in riferimento alla riscossione dei contributi e all'erogazione delle prestazioni; che il Fondo è finanziato secondo le modalità dei sistemi a ripartizione; che gli avanzi gestionali del Fondo a ripartizione potevano essere utilizzati - limitatamente al triennio 2007-2009 - per il finanziamento di una serie di interventi, «subordinatamente alla decisione delle Autorità statistiche comunitarie in merito al trattamento contabile del Fondo».
Pertanto, come accertato dalle autorità statistiche comunitarie nel corso del procedimento richiamato dall'articolo 1, comma 762, della legge n. 296 del 2006, il Fondo di tesoreria presenta le seguenti caratteristiche: si tratta di una gestione previdenziale obbligatoria pubblica a ripartizione, alimentata dal contributo dei datori di lavoro, la cui entità, pari al 6,91 per cento della retribuzione, è stabilita dalla legge e le modalità di versamento da parte dei datori di lavoro sono identiche a quelle previste per le altre contribuzioni previdenziali obbligatorie; non è in alcun modo riconducibile all'ambito della previdenza privata.
Conseguentemente, non sussiste alcun obbligo giuridico di reintegrare il Fondo, dal momento che l'unica obbligazione esistente, come per tutte le altre gestioni previdenziali pubbliche a ripartizione, è quello di corrispondere agli assicurati le prestazioni previste dalla legge (trattamenti e anticipazioni) al momento della maturazione dei requisiti.
Peraltro, non può essere prevista alcuna restituzione al «sistema della previdenza privata», regolato dal decreto legislativo n. 252 del 2005, in quanto il Fondo di tesoreria fa parte del sistema della previdenza pubblica obbligatoria.
Pertanto, i contributi affluiti al Fondo di tesoreria, al netto delle prestazioni erogate e delle somme corrispondenti agli sgravi ed agevolazioni contributive stabiliti dalla legge, sono versati sul capitolo di entrata n. 3331 del bilancio dello Stato, denominato «Versamenti corrispondenti alle risorse accertate sul fondo per l'erogazione ai lavoratori del settore privato dei trattamenti di fine rapporto di cui all'articolo 2120 del codice civile», sulla base di quanto accertato nel corso della conferenza dei servizi, ai sensi del comma 759 dell'articolo 1 della legge n. 296 del 2006.
Conseguentemente, le relative appostazioni contabili risultano solo sul conto del bilancio e non hanno valenza patrimoniale per quanto riguarda il rendiconto generale dello Stato.
Sulla questione, l'Istituto nazionale per la previdenza sociale, tramite il Ministero del lavoro e della previdenza sociale, ha comunicato che il citato Fondo è alimentato da un contributo mensile a carico dei datori di lavoro che abbiano alle proprie dipendenze almeno cinquanta dipendenti, Pag. 35pari alla quota di cui al TFR maturato da ciascun lavoratore del settore privato dipendente dalle aziende stesse, non destinato alle forme pensionistiche complementari di cui al decreto legislativo 5 dicembre 2005, n. 252.
Il contributo in questione viene pagato dalle aziende e comunicato con il modello della denuncia mensile (DM). In base alle ripartizioni contabili delle denunce di tali aziende, l'Istituto trasferisce mensilmente su un conto indisponibile di tesoreria le somme derivanti dai contributi effettivamente riscossi al netto delle prestazioni erogate. Queste ultime consistono nel TFR pagato e nelle anticipazioni concesse ai lavoratori, che le aziende corrispondono ai propri dipendenti, conguagliando i relativi importi con il modello della denuncia mensile. Qualora l'azienda non possa effettuare direttamente questo pagamento, l'Istituto provvede ad erogare direttamente le prestazioni ai lavoratori ed a sottrarre tali somme dai contributi riscossi, prima di effettuare il riversamento allo Stato.
In seguito alle trimestrali conferenze di servizi tra Ministero dell'economia e delle finanze, Ministero del lavoro e delle politiche sociali e INPS, ai sensi del comma 759 della legge citata, si accerta la consistenza delle risorse affluite al Fondo e l'INPS provvede a versare gli importi in questione al capo X Entrate, capitolo 3331 del bilancio dello Stato.
Le somme complessivamente trasferite allo Stato dall'INPS sono pari a complessivi euro 12.149.073.886,70, cosi distribuiti: 3.406.782.644,00 euro nel 2007, 4.211.944.319,57 euro nel 2008, 4.530.346.923,13 euro nel 2009.
Come precisato dall'articolo l, comma 758, della legge n. 296 del 2006 citata, l'utilizzazione di tali risorse da parte dello Stato può avvenire solo al netto degli sgravi concessi alle imprese che conferiscono il TFR alla previdenza complementare o al Fondo di tesoreria, in base ai commi 764 e 766.
Per quanto concerne l'utilizzazione di queste somme da parte dello Stato, il medesimo comma 758 prevedeva che le somme accertate col procedimento di cui sopra fossero destinate al finanziamento degli interventi previsti nell'elenco 1 della medesima legge, di tipo infrastrutturale e in conto capitale.
Il comma 105 dell'articolo 2 della legge 23 dicembre 2009, n. 191 (legge finanziaria per l'anno 2010), in combinato disposto con il comma 66 del medesimo articolo 2, stabilisce che le somme del TFR possano essere destinate dallo Stato, oltre che per gli interventi previsti nel citato elenco 1, anche a copertura di ulteriori interventi diretti ad assicurare l'equilibrio economico-finanziario della gestione sanitaria.

PRESIDENTE. L'onorevole Nannicini ha facoltà di replicare per l'interpellanza Boccia n. 2-00708, che ha testè sottoscritto.

ROLANDO NANNICINI. Onorevole sottosegretario Casero, mi sarei atteso una risposta meno burocratica e più attenta alla situazione finanziaria del bilancio dello Stato, perché non vogliamo assumere un atteggiamento che porti i conti pubblici dello Stato fuori controllo, però vogliamo descrivere con correttezza quale è stata l'azione finanziaria di questo Governo attraverso le due finanziarie che abbiamo modo di confrontare. Si tratta di entrate una tantum per spese correnti di tutti gli anni, ad esempio la partecipazione dello Stato ai libri di testo gratuiti o parzialmente gratuiti: tutti gli anni dobbiamo trovare i famosi 180 milioni di euro per garantire la copertura finanziaria della norma.
Gli LSU di Napoli e altri elementi sono poste di bilancio che tutti gli anni ritroviamo. Come le abbiamo coperte? Una parte con la falsità dello scudo fiscale (e non voglio riaprire il capitolo dello scudo fiscale) e con entrate una tantum come la predisposizione di utilizzo di una finanziaria del 2007 sulla quale voglio però mettere in risalto che cosa avvenne in quel periodo. In quel periodo tutti i fondi che non andavano al sistema previdenziale, e che non erano optati dai lavoratori per il sistema previdenziale - per la seconda gamba di tale sistema - ed erano optati per la funzione del TFR, non rimanevano più da parte nell'impresa. Ce ne avete Pag. 36dette tante. Non rimanevano più nell'impresa, ma venivano destinati al fondo ricordato nella risposta del sottosegretario, ma anche nell'interpellanza e nell'illustrazione dell'onorevole Boccia, dunque venivano destinati al processo del TFR. Ricordo che sono il 6,91 sulla retribuzione di ogni lavoratore, sia pubblico sia privato. Però in quella fase Eurostat ci disse che, poiché tali risorse erano spostate dal settore privato - il versamento non rimane più nell'impresa - ai conti pubblici attraverso l'INPS, che è sempre classificata nell'elemento dell'andamento del Patto di stabilità, lo Stato avrebbe avuto il beneficio in quella fase non per quanto riguardava la spesa corrente o la spesa di investimento, ma per quanto riguardava l'alleggerimento della sua cassa per 14 miliardi. Quindi, la misura contenuta nella finanziaria approvata nel 2006 per il 2007 era essenzialmente su questo aspetto. L'altro livello di intervento era finalizzato essenzialmente a certi temi. Bisogna ricordare che le Ferrovie dello Stato erano un'angoscia, l'ANAS non aveva i fondi per fare gli investimenti (eravamo fermi). Quindi, altra cosa è utilizzare il fondo per la ripresa del Paese come rimedio per investimenti che danno promozione anche dell'elemento economico di questa ripresa. No, voi disattendete questo, non rispondete alla Corte dei conti che vi fa degli appunti precisi, però voglio aggiungere una domanda al sottosegretario Casero, con molta calma e senza rabbia reciproca, perché il problema è di tutti e due, del Governo e dell'opposizione, della maggioranza e della minoranza: come appronteremo la legge finanziaria relativa al 2011 se nascondiamo alcuni elementi passivi dello Stato? Le cito un fatto semplice. Si è inventato lo strumento SCIP1 e SCIP2 per l'alienazione dei beni pubblici dicendo che si conferiscono in un Fondo, e intanto si prendono i soldi, si anticipano i denari alla cassa dello Stato, non si destinano alla diminuzione del debito che è il tema di fondo della discussione europea in questa fase (non quello del deficit e della spesa corrente), e non si vendono nemmeno gli immobili. Sappiamo che Eurostat stabilirà un criterio molto più rigido: se istituisci i Fondi e le società per alienazioni, gli immobili devono essere venduti entro 18 mesi (perché è un prestito mascherato). Allora, continuate in questa maggioranza ad avere una gestione di bilancio con una tantum, con elementi straordinari, con l'utilizzo di Fondi non corrispondente alla finalità dell'istituzione degli stessi, e a questo non rispondete. Anzi, date un'immagine al Paese, nella discussione complessiva di questi elementi, del tutto diversa rispetto alla gravità e all'attenzione che dobbiamo destare.
Mi sarei atteso una risposta diversa, un'attenzione diversa, e non una risposta burocratica che cita i commi e che dice che è possibile - lo abbiamo appreso oggi - e non vi è alcun obbligo di restituzione al fondo del TFR dei fondi prelevati.
Nel corso della discussione sulla legge finanziaria questo non ce l'avete detto. Non era quello forse il periodo, non si poteva dire ai lavoratori che si sarebbe prelevato una percentuale del 6,91 della loro retribuzione versata dagli imprenditori e dallo Stato. In quella fase non ce l'avete detto, oggi c'è la novità che l'avete comunicato con tutta franchezza, anche se in modo burocratico.
La questione è che si afferma sempre che stiamo lontani dal mondo del lavoro e dell'impresa che deve competere nel sistema globale, ma se c'è un'eccedenza potrebbe essere benissimo diminuito questo 6,91 a beneficio del reddito dei lavoratori che scarseggia - glielo segnalo con molta attenzione in questa fase -, o anche della concorrenzialità dell'impresa.
No, questa percentuale viene destinata a spesa corrente e non al rilancio del Paese, non si restituisce e si continua a gestire le finanziarie in termini di entrate una tantum per spese annuali che sono chiare nel bilancio dello Stato, in «barba» alla razionalità e all'attenzione rispetto alla spesa pubblica.
Siamo convinti, quindi, che non potrete continuare in questo modo perché sia la condizione del Paese, sia l'Europa, non l'Europa astratta, ma l'Europa vera, l'Europa che attraverso l'Euro ha difeso fino Pag. 37in fondo le nostre possibilità di un debito che, le ricordo, è di 1769 miliardi (l'Euro ha garantito il nostro debito, perché se eravamo da soli non so che cosa avremmo pagato come tassi di interesse), richiamano la nostra attenzione. Le regole vanno, quindi, rispettate e vi richiamiamo di nuovo ad un dibattito culturale, economico e politico che non nasconda questi elementi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze all'ordine del giorno.

Approvazione in Commissione.

PRESIDENTE. Comunico che nella seduta di ieri, mercoledì 12 maggio 2010, la IV Commissione permanente (Difesa), ha approvato, in sede legislativa, il seguente progetto di legge: VANNUCCI e ZUCCHI: «Modifica all'articolo 4 della legge 23 aprile 1959, n. 189, in materia di nomina e revoca del Comandante generale del Corpo della guardia di finanza» (864); BOCCHINO ed altri: «Norme in materia di nomina del Comandante generale del Corpo della guardia di finanza e di attività di concorso del medesimo Corpo alle operazioni militari in caso di guerra e alle missioni militari all'estero» (3244); DI PIETRO ed altri: «Modifiche all'articolo 4 della legge 23 aprile 1959, n. 189, in materia di nomina del Comandante generale del Corpo della guardia di finanza, e all'articolo 1 del decreto legislativo 19 marzo 2001 n. 69, concernente il Comandante in seconda del medesimo Corpo» (3254); CICU ed altri: «Norme in materia di nomina del Comandante generale del Corpo della guardia di finanza e di attività di concorso del medesimo Corpo in operazioni militari in caso di guerra e alle missioni militari all'estero» (3269-ter), in un testo unificato con il seguente titolo: «Norme in materia di nomina del Comandante generale del Corpo della guardia di finanza e di attività di concorso del medesimo Corpo alle operazioni militari in caso di guerra e alle missioni militari all'estero» (864-3244-3254-3269-ter).

TESTO AGGIORNATO AL 17 MAGGIO 2010

Modifica nella composizione di una componente politica del gruppo parlamentare Misto.

Testo sostituito con l'errata corrige del 17 MAGGIO 2010 PRESIDENTE. Comunico che, con lettera in data 2 maggio 2010, il deputato Aurelio Salvatore Misiti, iscritto al gruppo parlamentare Misto, ha chiesto di aderire alla componente politica del Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud. Il rappresentante di tale componente, con lettera in pari data, ha comunicato di aver accolto tale richiesta. PRESIDENTE. Comunico che, con lettera in data 12 maggio 2010, il deputato Aurelio Salvatore Misiti, iscritto al gruppo parlamentare Misto, ha chiesto di aderire alla componente politica del Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud. Il rappresentante di tale componente, con lettera in pari data, ha comunicato di aver accolto tale richiesta.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera in data odierna, la presidente della Commissione giustizia ha fatto presente che la Commissione non potrà concludere in tempo utile l'esame del disegno di legge n. 3291-bis, recante «Disposizioni relative all'esecuzione presso il domicilio delle pene detentive non superiori ad un anno», previsto nel vigente calendario dei lavori a partire dalla prossima settimana, ove concluso dalla Commissione, chiedendo nel contempo di valutare l'opportunità di inserire il medesimo nel calendario a partire da lunedì 24 maggio, qualora nel frattempo non si siano realizzate le condizioni per il trasferimento in sede legislativa. L'esame di tale provvedimento non sarà pertanto iscritto all'ordine del giorno della seduta di lunedì 17 maggio.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 17 maggio 2010, alle 15:

1. - Discussione del disegno di legge:
Disposizioni in materia di semplificazione dei rapporti della Pubblica Amministrazione Pag. 38con cittadini e imprese e delega al Governo per l'emanazione della Carta dei doveri delle amministrazioni pubbliche e per la codificazione in materia di pubblica amministrazione (Testo risultante dallo stralcio degli articoli 14, 25 e 27 del disegno di legge n. 3209, disposto dal Presidente della Camera, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 1, del Regolamento, e comunicato all'Assemblea il 2 marzo 2010) (C. 3209-bis-A).
- Relatore: Orsini.

2. - Discussione del testo unificato delle proposte di legge:
STUCCHI; BARBIERI ed altri; SCHIRRU ed altri; VOLONTÈ e DELFINO; OSVALDO NAPOLI e CARLUCCI; PRESTIGIACOMO; CIOCCHETTI; MARINELLO ed altri; GRIMOLDI ed altri; NACCARATO e MIOTTO; CAPARINI ed altri; CAZZOLA ed altri; COMMERCIO e LOMBARDO; PISICCHIO: Norme in favore dei lavoratori che assistono familiari gravemente disabili (C. 82-322-331-380-527-691-870-916-1279-1377-1448-1504-1995-2273-A).
- Relatore: Delfino.

La seduta termina alle 12,40.