XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 339 di giovedì 17 giugno 2010

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 10,05.

LORENA MILANATO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Bongiorno, Brancher, Caparini, Cicchitto, Colucci, Cosentino, Cossiga, Craxi, Dal Lago, Donadi, Fitto, Franceschini, Galati, Giancarlo Giorgetti, Martini, Migliavacca, Nucara, Pescante, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Romani, Saglia, Stefani, Tabacci, Urso, Valducci, Vegas e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio di petizioni (ore 10,08).

PRESIDENTE. Invito l'onorevole segretaria a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

LORENA MILANATO, Segretario, legge:
PAOLO EUGENIO VIGO, da Genova, chiede l'ampliamento del campo di applicazione delle norme in materia di autocertificazione (988) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
GABRIELLA CUCCHIARA, da Roma, chiede nuove norme in materia di diritto di difesa nell'ambito del processo amministrativo, civile e penale (989)- alla II Commissione (Giustizia);
TOMMASO BADANO, da Sassello (Savona), e altri cittadini chiedono l'inserimento degli interventi relativi ai generatori minieolici tra quelli cui si applicano le norme in materia di procedimento semplificato di autorizzazione paesaggistica (990) - alla VIII Commissione (Ambiente);
LEO PELLEGRINO, da Caltabellotta (Agrigento), chiede di accertare se le norme del decreto-legge n. 3 del 2009, recante disposizioni urgenti per lo svolgimento nell'anno 2009 delle consultazioni elettorali e referendarie, siano compatibili con i princìpi vigenti in materia di «silenzio elettorale» (991) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
FRANCESCO MASSO, da Carrara (Massa-Carrara), chiede nuove norme in materia di trattamento pensionistico degli ufficiali delle Forze armate cui sono state applicate le disposizioni della legge n. 404 del 1990 (992) - alla XI Commissione (Lavoro);
MARINO SAVINA, da Roma, chiede:
nuove norme per contrastare il fenomeno del riciclaggio di beni e titoli finanziari derivanti da evasione fiscale o Pag. 2da reati finanziari (993) - alle Commissioni riunite II (Giustizia) e VI (Finanze);
nuove norme in materia di accertamento delle situazioni di incompatibilità dei parlamentari condannati in via definitiva con sentenza passata in giudicato (994) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
RICCARDO LOPS, da Roma, chiede l'istituzione di una struttura per la valutazione e lo sviluppo dei brevetti, denominata «Banca delle idee» (995) - alla X Commissione (Attività produttive);
MIRKO ANTONIO SPAMPINATO, da Motta Sant'Anastasia (Catania), chiede:
la riforma della legge elettorale con la reintroduzione del voto di preferenza e nuove norme in materia di incandidabilità e ineleggibilità dei parlamentari (996) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
la possibilità per i laureati in scienze dell'educazione di svolgere l'attività di educatore e di essere inseriti nelle graduatorie del personale educativo della scuola dell'infanzia e primaria (997) - alla VII Commissione (Cultura);
SALVATORE GERMINARA, da Pistoia, chiede l'introduzione di una disciplina legislativa in materia di sospensione del pagamento delle rate del mutuo per l'acquisto della prima casa (998) - alla VI Commissione (Finanze);
MATTEO LA CARA, da Vercelli, chiede:
l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle operazioni di cartolarizzazione denominate SCIP 1 e SCIP 2 (999) - alla VI Commissione (Finanze);
che il Parlamento possa nominare parte dei componenti degli organi di direzione delle fondazioni bancarie (1000) - alla VI Commissione (Finanze);
MORENO SGARALLINO, da Terracina (Latina), chiede l'introduzione di norme volte a razionalizzare i criteri per il ricovero ospedaliero dei pazienti (1001) - alla XII Commissione (Affari sociali).

Seguito della discussione del disegno di legge: Individuazione delle funzioni fondamentali di Province e Comuni, semplificazione dell'ordinamento regionale e degli enti locali, nonché delega al Governo in materia di trasferimento di funzioni amministrative, Carta delle autonomie locali. Riordino di enti ed organismi decentrati (A.C. 3118-A); e delle abbinate proposte di legge Stucchi; Stucchi; Urso; Mogherini Rebesani ed altri; Angela Napoli; Garagnani; Giovanelli ed altri; Borghesi ed altri; Di Pietro ed altri; Ria e Moffa; Mattesini ed altri; Reguzzoni; Garagnani (A.C. 67-68-711-736-846-1616-2062-2247-2471-2488-2651-2892-3195) (ore 10,12).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge d'iniziativa del Governo: Individuazione delle funzioni fondamentali di Province e Comuni, semplificazione dell'ordinamento regionale e degli enti locali, nonché delega al Governo in materia di trasferimento di funzioni amministrative, Carta delle autonomie locali. Riordino di enti ed organismi decentrati; e delle abbinate proposte di legge d'iniziativa dei deputati Stucchi; Stucchi; Urso; Mogherini Rebesani ed altri; Angela Napoli; Garagnani; Giovanelli ed altri; Borghesi ed altri; Di Pietro ed altri; Ria e Moffa; Mattesini ed altri; Reguzzoni; Garagnani.
Ricordo che nella seduta del 16 giugno 2010 è stato da ultimo approvato l'articolo 3.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,13).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di Pag. 3preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo.

MASSIMO VANNUCCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, sono intervenuto circa un mese fa per le vie brevi, ma non ho ottenuto alcun risultato, perciò intervengo direttamente in Aula per sollecitare la risposta ad una mia interrogazione a risposta scritta n. 4-05270 che ho presentato il 9 dicembre 2009 e che riguarda il rapporto tra il nostro Paese e la Russia per una questione particolare: l'aumento dei dazi dal 30 al 45 per cento per l'importazione in Russia dei mobili fabbricati in Italia. Il tempo trascorso mi sembra troppo rispetto all'importanza del tema, anche perché probabilmente il Presidente del Consiglio in questo periodo ha incontrato l'amico Putin più di una volta e forse, se sollecitato, poteva affrontare questo problema.
Mi permetto di sollecitare anche la risposta ad altre due interrogazioni, che invece sono urgenti in quanto attengono a problemi di sicurezza e di salute. Mi riferisco all'interrogazione n. 5-02786, presentata il 21 aprile 2010 al Ministro della salute, sull'attuazione della direttiva EURATOM relativa alla sorveglianza e al controllo delle spedizioni di rifiuti radioattivi, e all'interrogazione n. 5-02898, che ho presentato al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e che concerne i rilevanti problemi di sicurezza viaria che abbiamo in una parte del territorio di Pesaro-Urbino.

PRESIDENTE. Onorevole Vannucci, la Presidenza si farà carico di sollecitare i Ministri competenti a fornire risposta alle interrogazioni da lei richiamate.

MAINO MARCHI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAINO MARCHI. Signor Presidente, anch'io vorrei sollecitare la risposta ad alcune interpellanze ed interrogazioni di cui sono primo firmatario, tutte rivolte al Ministro dell'interno e tutte molto datate.
Il primo atto in ordine di tempo è l'interpellanza n. 2-00137 del 24 settembre 2008, avente come cofirmatario l'onorevole Castagnetti, sui rave party, con particolare riferimento a quello che si è svolto il 9 e il 10 agosto 2008 nel territorio del comune di Guastalla, in provincia di Reggio Emilia.
Il secondo atto è l'interrogazione a risposta scritta n. 4-01265 dell'8 ottobre 2008, avente come cofirmatari i deputati reggiani: Alessandri, Barbieri e Castagnetti, in ordine all'eventuale apposizione del segreto di Stato su atti, documenti, notizie, attività o altri oggetti, relativi ai fatti del 7 luglio 1960 a Reggio Emilia, di cui sta per ricorrere il cinquantesimo anniversario.
Il terzo atto è l'interrogazione a risposta orale n. 3-00408, presentata il 25 febbraio 2009, avente come cofirmatari i deputati Motta, Ghizzoni e Miglioli, in ordine alle dinamiche di crescita della presenza e del radicamento delle organizzazioni criminali mafiose nel Nord e nel Centro Italia, con particolare riferimento all'Emilia-Romagna.
Fra l'altro, segnalo che su un argomento similare anche l'interpellanza n. 2-00481 del 23 settembre 2009, avente come primo firmatario l'onorevole Castagnetti e come cofirmatario il sottoscritto, è in attesa di risposta. Tale interpellanza è rivolta, oltre che al Ministro dell'interno, anche al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro della giustizia.
Ritengo che il notevole tempo trascorso dalla presentazione di tali atti richieda una celere risposta da parte del Ministro dell'interno: soprattutto sulle questioni della presenza delle organizzazioni mafiose al Nord è urgente che il Ministro Maroni espliciti l'opinione del Governo e il modo in cui intende agire.

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PRESIDENTE. Onorevole Marchi, la Presidenza si farà carico di sollecitare la risposta del Governo agli atti di sindacato ispettivo da lei richiamati.
Anche al fine di consentire l'ulteriore decorso del tempo regolamentare di preavviso, sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 10,15, è ripresa alle 10,35.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Avverto che la Commissione ha presentato gli emendamenti 12.101, 29.106, 29.107, 29.108, 29.109, 29.110 e 31.100 (Vedi l'allegato A - A.C. 3118-A). Il termine per la presentazione dei subemendamenti è fissato per le ore 11,45.

Cessazione dal mandato parlamentare del deputato Roberto Cota.

PRESIDENTE. Comunico che in data 17 giugno 2010 è pervenuta alla Presidenza la seguente lettera dell'onorevole Roberto Cota: «Onorevole Presidente, le comunico ai sensi dell'articolo 15, comma 1, del Regolamento della Giunta delle elezioni, che in data 23 aprile 2010 sono stato proclamato presidente della regione Piemonte, in esito alle elezioni regionali del 28 e 29 marzo scorsi.
Trattandosi di una carica incompatibile con il mio mandato parlamentare ai sensi dell'articolo 122, secondo comma, della Costituzione, rassegno le mie dimissioni dalla carica di deputato, pregandola di volerne dare nella prima seduta utile annuncio all'Assemblea affinché ne prenda atto.
L'occasione mi è gradita per formularle i migliori auguri di buon lavoro e porgere i miei più cordiali saluti. Firmato: Roberto Cota».
Anche noi facciamo al collega Roberto Cota i migliori auguri per il suo nuovo importante compito (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Trattandosi di un caso di incompatibilità, la Camera prende atto, a norma dell'articolo 17-bis, comma 2, del Regolamento, di questa comunicazione e della conseguente cessazione del deputato Cota dal mandato parlamentare.

Proclamazione di un deputato subentrante.

PRESIDENTE. Dovendosi procedere alla proclamazione di un deputato, a seguito della presa d'atto, nella seduta odierna, delle dimissioni del deputato Roberto Cota, comunico che la Giunta delle elezioni ha accertato, nella seduta dell'8 ottobre 2008 - ai sensi dell'articolo 86, comma 1, del testo unico delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361 - che il candidato che, nell'ordine progressivo della stessa lista n. 5 - Lega Nord nella medesima II circoscrizione Piemonte 2, segue immediatamente l'ultimo degli eletti risulta essere Maurizio Grassano. Do atto alla Giunta di questo accertamento e proclamo deputato, a norma dell'articolo 17-bis, comma 3, del Regolamento per la II circoscrizione Piemonte 2, Maurizio Grassano.
Anche a lui facciamo i migliori auguri per i compiti che lo attendono qui con noi.
Si intende che da oggi decorre il termine di venti giorni per la presentazione di eventuali ricorsi.

Sull'ordine dei lavori (ore 10,40).

GABRIELE CIMADORO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, intervengo per esprimere solidarietà al collega Buonanno, che aveva espresso sui giornali alcune opinioni che mi pare siano condivise quasi dalla maggioranza dei cittadini. Ritengo che il collega Giachetti Pag. 5abbia affrontato il problema in modo un po' demagogico, anche perché sulla vicenda dei pedofili e dei mafiosi credo che gran parte degli italiani sia d'accordo con Buonanno.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cimadoro.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, ma come «grazie»? Lei ha capito che cosa ha detto il collega Cimadoro? Ha fatto riferimento alla seduta dell'altro giorno, nella quale - peraltro mi sono anche chiarito con l'onorevole Buonanno, che credo abbia anche avuto modo di rimeditare sulle cose che ha detto e che gli sono state attribuite - ho riportato le dichiarazioni del collega Buonanno che si augurava che, così come accaduto per un detenuto in regime di articolo 41-bis che si è suicidato, ci fossero altri che seguissero la stessa linea del suicidio.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, a fine seduta!

ROBERTO GIACHETTI. Era un invito al suicidio dei mafiosi in regime di detenzione di cui all'articolo 41-bis e dei pedofili. Oggi l'onorevole Cimadoro non ha nulla di meglio da dire che associarsi alle parole dell'onorevole Buonanno e lei di ringraziarlo per questo! Complimenti! (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Credo che tutta l'Assemblea di questo Parlamento, o almeno la stragrande maggioranza, che appartiene a una nazione che ha avuto un ruolo di primo piano nell'abolizione della pena di morte, prima nel nostro ordinamento interno e poi per la moratoria della pena di morte presso le Nazioni Unite, concordi nel rispettare fino in fondo il diritto alla vita e alla dignità di ogni singola persona umana, anche ovviamente di quelle dei detenuti delle nostre carceri che possono avere commesso i delitti più terribili, ma hanno una dignità che va rispettata e una speranza di redenzione che è affermata, oltre che dalla cultura nazionale e dalle sue radici cristiane, anche dalla Costituzione italiana (Applausi).

MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, condivido appieno le sue parole per cui anche chi si macchia dei reati più gravi, efferati, orribili sul piano della coscienza umana, merita comunque rispetto e dignità e merita da parte dello Stato una sanzione, sì, seria, grave e duratura nel tempo, ma anche la possibilità di scontarla in condizioni di umana dignità, all'interno di un percorso, come prevede la nostra Costituzione e il nostro sistema giudiziario-penale, che porti all'emendazione e al reinserimento del reo. Crediamo che siano principi costituzionali mai derogabili.
Per tale ragione provo ed esprimo il massimo dissenso rispetto alle opinioni dell'onorevole Cimadoro (Applausi dei deputati dei gruppi e Italia dei Valori Partito Democratico). Esse non rispecchiano in alcun modo la posizione dell'Italia dei Valori. Anzi, il suo intervento in questa Aula ci ha creato imbarazzo e credo che, se queste sono le sue posizioni, forse farebbe bene a fare una riflessione sulla compatibilità di tali punti di vista con la linea politica dell'Italia dei Valori (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

Si riprende la discussione.

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 3118-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 3118-A).Pag. 6
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

DONATO BRUNO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'unico emendamento Ciccanti 4.1.

PRESIDENTE. Il Governo?

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

AMEDEO CICCANTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, ritiro l'emendamento in base al ragionamento fatto ieri dal presidente Casini. Ormai il provvedimento è un'altra cosa, rispetto a quello che è stato discusso in Commissione; è stato sostanzialmente svuotato del significato peculiare che aveva e, per quanto riguarda i servizi pubblici locali, il riferimento che facciamo noi alla gestione era sicuramente nei termini concorrenziali che abbiamo sempre sostenuto, anche presentando - l'intero gruppo UdC - una mozione nel luglio dell'anno scorso con cui chiedevamo che vi fossero le liberalizzazioni soprattutto dei servizi pubblici locali oltre che di quelli nazionali. L'emendamento è quindi ritirato con queste precisazioni.

PRESIDENTE. L'emendamento Ciccanti 4.1 pertanto è ritirato.
Passiamo alla votazione dell'articolo 4. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di volto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, intervengo solo per ricordare rapidamente che stiamo votando nuovamente per le città metropolitane in presenza delle province e di tutti gli altri elementi a nostra conoscenza.
Adesso abbiamo capito che questa è una legge destinata al nulla, alla pura propaganda, perché le funzioni sono provvisorie e non vi è alcuna sostenibilità economica. Tuttavia, avere anche il coraggio di votare in materia di città metropolitane mantenendo le province, mentre in Germania si pratica - come vediamo - il federalismo low cost accorpando i länder, credo sia un coraggio che lasciamo tutto intero alla maggioranza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, anche noi troviamo gravissimo - lo sottolineo - che non solo a questo punto non si vadano a toccare minimamente le province, ma che sia scomparso un qualcosa che era fondamentale, assodato, vale a dire che l'attivazione delle città metropolitane doveva portare alla scomparsa delle province (laddove le città metropolitane fossero state avviate). Anche da parte nostra vi è lo sconcerto per questo fatto, pertanto anche noi voteremo ovviamente contro l'idea che non sia previsto nel Codice delle autonomie, in modo automatico, il venir meno della provincia laddove si avvii la città metropolitana (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Amici. Ne ha facoltà.

SESA AMICI. Signor Presidente, anche noi voteremo contro questo articolo e lo faremo per un motivo molto semplice. Noi siamo di fronte ormai ad un testo che potremmo definire il testo dei desiderata o degli auspici, perché è del tutto evidente che, essendo di fatto svuotato di elementi sostanziali, c'è il paradosso che si definiscono le funzioni fondamentali delle città metropolitane (siamo di fronte ad una elencazione delle funzioni delle città metropolitane) ma non c'è nessuna norma che le istituisca, e quindi l'articolo in Pag. 7esame potrebbe essere definito come un'ipotesi di principio di là da venire (aspetteremo fiduciosi). È un atteggiamento irresponsabile proprio nei confronti di chi invece, ragionando sull'articolazione della statualità, vede nella città metropolitana il punto di una discussione molto lunga nelle aule parlamentari, che ancora oggi non vede la luce.

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Signor Presidente, credo sia doverosa una specificazione. Non è stato inserito alcunché rispetto alla soppressione delle province coincidenti con le città metropolitane nel testo del Codice delle autonomie, perché all'articolo 23, comma 8, della legge n. 42 del 2009 sul federalismo fiscale si prevede che la provincia di riferimento cessa di esistere e sono soppressi tutti i relativi organi. Quindi esiste già la disposizione, ed è per legge. A tal proposito vorrei ricordare che le undici città metropolitane dal 21 maggio dell'anno scorso avrebbero potuto intraprendere le iniziative per far nascere la città metropolitana e, ad oggi, mi risulta che siano zero le iniziative (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Repetti, onorevole Lo Monte...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 501
Votanti 498
Astenuti 3
Maggioranza 250
Hanno votato
259
Hanno votato
no 239).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 3118-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 3118-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

DONATO BRUNO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Tassone 5.1, nonché sull'emendamento Ciccanti 5.2. La Commissione, infine, raccomanda l'approvazione del suo emendamento 5.105.

PRESIDENTE. Il Governo?

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

AMEDEO CICCANTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, intervengo per annunciare il ritiro degli emendamenti Tassone 5.1 e Ciccanti 5.2.

PRESIDENTE. Pertanto, gli emendamenti Tassone 5.1 e Ciccanti 5.2 sono ritirati.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.105 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione. Pag. 8
(Segue la votazione).

Onorevole Sposetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 502
Votanti 261
Astenuti 241
Maggioranza 131
Hanno votato
260
Hanno votato
no 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Grassi...onorevole Cesaro...onorevole Leo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 506
Votanti 503
Astenuti 3
Maggioranza 252
Hanno votato
264
Hanno votato
no 239).

Prendo atto che il deputato La Loggia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 3118-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 3118-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

DONATO BRUNO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Lanzillotta 6.1, Favia 6.3, Tassone 6.4 e Favia 6.5.

PRESIDENTE. Il Governo?

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Lanzillotta 6.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, questo emendamento ha una finalità e, cioè, quella di dire che un giorno almeno tutto quello che stiamo facendo avrà un senso, anche se non in un tempo molto prossimo, ma, forse, tra dieci anni. Perché se non si crea un raccordo tra il meccanismo di finanziamento delle funzioni, previsto dall'articolo 119 della Costituzione e attuato dalla legge n. 42 del 2009, e l'elenco delle funzioni che, teoricamente, stiamo attribuendo al sistema degli enti locali, tutto ciò non si attuerà mai. Allora, si può dire che ci sarà una decorrenza, ma dire che questo sistema non sarà mai finanziato secondo il meccanismo dei costi standard e dei fabbisogni standard significa dire che questo è un pezzo di carta che non avrà mai nessun valore.

AMEDEO CICCANTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, vorrei chiedere al Ministro Calderoli se ha in mente qualche termine da dare all'Assemblea per la realizzazione delle indicazioni che vengono espresse in questo emendamento, cioè quando riterrà che si possano attuare le funzioni fondamentali che stiamo approvando, in rapporto ai decreti legislativi che si stanno Pag. 9impostando sulle imposizioni fiscali, sui fabbisogni standard e sui costi standard. Quando questi decreti delegati saranno applicati alle nuove funzioni fondamentali? Può dare all'Assemblea delle indicazioni temporali, il Ministro Calderoli, prima di passare al voto?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà.

ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, ovviamente, e lo sottolineo, voteremo a favore di questo emendamento presentato dalla collega Lanzillotta perché dovrebbe essere l'Abc di un quadro di provvedimenti che organicamente vanno a concorrere ad un nuovo assetto delle funzioni e delle modalità di finanziamento delle stesse. Capisco che può sembrare una discussione per tecnici che non appassiona particolarmente i commentatori e i giornali presi magari da altri aspetti più vistosi e meno importanti. Tuttavia, quanto è accaduto ieri e ciò che inevitabilmente si produce anche oggi è che noi abbiamo vanificato sostanzialmente per i prossimi cinque-sei anni un dibattito, che non è stato il dibattito di due mesi, per il quale abbiamo lavorato seriamente con il presidente e i colleghi della Commissione. Abbiamo vanificato un lavoro che va avanti dagli anni Novanta, che ci ha portato ad approvare il Titolo V della seconda parte della Costituzione, a disegnare cioè una fase di transizione ad un nuovo modello di organizzazione della Repubblica, ad una diversa articolazione delle funzioni amministrative dei singoli enti, a prevedere una responsabilità nuova in capo alle classi dirigenti locali per quanto riguarda il controllo e la gestione della spesa e le politiche delle entrate, cercando di creare cioè quel meccanismo virtuoso per il quale gli enti locali non sono più soltanto centri di spesa ma hanno anche una responsabilità per quanto riguarda le politiche delle entrate che, ovviamente, cambia il mondo dal punto di vista della responsabilità di una classe dirigente. Ieri noi abbiamo detto che tutto questo è sospeso. Rimane a galleggiare per altri sei anni nell'aria. Ciò creerà delle difficoltà e anche, per così dire, una mortificazione di quel processo serio, al quale abbiamo creduto e continuiamo a credere, di riforma della Repubblica che è necessario e fondamentale e che forse è l'unico strumento che abbiamo in mano per cercare di recuperare ritardi nell'unità vera di questo Paese.
Ritengo che di questo aspetto non ci si renda perfettamente conto. Questo emendamento ce lo ricorda in modo plastico e paradigmatico e, quindi, noi voteremo a favore dell'emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, il gruppo dell'UdC voterà a favore di questo emendamento e così, credo, dovrebbe votare l'intera Assemblea. Ritengo che vi sia un coordinamento tra il finanziamento e le funzioni fondamentali dopodiché resta la nostra critica al contenuto delle funzioni fondamentali individuate in questo testo e poi derogate, come sappiamo, in favore della legge n. 42 del 2009 con le funzioni provvisorie. Insomma certamente l'emendamento ha un suo valore di principio anche se i contenuti lasciano a desiderare.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lanzillotta 6.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Moles... onorevole Bernini... onorevole Mario Pepe... onorevole Andrea Orlando... onorevole Cicchitto... hanno diffamato l'onorevole Cicchitto attribuendogli l'incapacità nel maneggio dell'apparato meccanico che invece aveva usato perfettamente!
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 10
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 503
Votanti 502
Astenuti 1
Maggioranza 252
Hanno votato
242
Hanno votato
no 260).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Favia 6.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, proponiamo la riformulazione del primo comma dell'articolo 6 del provvedimento in oggetto, in quanto prevede che le funzioni fondamentali siano regolate da legge statale o regionale.
Riteniamo che tale comma sia incostituzionale, poiché le funzioni fondamentali sono riservate alla legge statale. Quindi, se si tratta di riparto di competenze, ai sensi dell'articolo 117 della Costituzione, bisognerebbe parlare della disciplina delle modalità di esercizio delle funzioni fondamentali: solo la disciplina, infatti, può essere ripartita tra competenze statali e competenze regionali.
Pertanto, riteniamo che, per non incorrere nella pronuncia di incostituzionalità, sarebbe opportuno riformulare il citato comma nel modo da noi proposto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, in molti interventi continuo a sentir dire che il provvedimento in oggetto è inutile. Devo ricordarvi che non è vero: questo provvedimento è dannoso, non è inutile. Infatti, se fosse inutile, sarebbe poca cosa, perderemmo un po' di tempo e non creeremmo alcun problema al Paese. Con il provvedimento in esame, invece, stiamo creando seri problemi ai comuni.
Lo ripeto, l'avevamo detto: prevedere prima il federalismo fiscale e, in seguito, il codice delle autonomie è stato un errore. Vorrei fare un esempio. Se si legge bene il testo, con i vari rinvii ed i vari articoli, ci si accorge, ad esempio, di un fatto: a questo punto, non vi è più un metodo di finanziamento per la costruzione e la gestione dei musei e delle pinacoteche. In altri termini, la cultura è esclusa dalle funzioni fondamentali e non è più previsto un finanziamento per tali attività.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 11,03)

GIAN LUCA GALLETTI. Quindi, il provvedimento in oggetto non è senza conseguenze: esso crea un problema ai comuni, perché non sapranno più come verranno finanziate determinate funzioni. Attraverso costi standard? Attraverso il fabbisogno? Ancora con la spesa storica? Non vi è chiarezza.
Vi invito a chiedere, domani mattina, ad un comune di tremila o cinquemila abitanti quale sarà l'impatto della norma in esame sul suo ambito. Non siamo in grado di dirlo noi che stiamo legiferando, figuriamoci esso. Pertanto, prendiamo la questione più seriamente, perché sta diventando pericolosa (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Favia 6.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

I colleghi hanno votato? Onorevole Simeoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 501
Votanti 315
Astenuti 186
Maggioranza 158
Hanno votato
52
Hanno votato
no 263). Pag. 11

Passiamo alla votazione dell'emendamento Tassone 6.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, il tema è lo stesso e quindi lo illustro con pochissime parole: la questione è che noi siamo contrari, e rimarremo contrari dinanzi a qualunque testo, con riferimento al fatto che le funzioni fondamentali dei comuni siano decise anche dalle regioni, secondo un criterio di geometria variabilissima. Siamo invece affezionati all'articolo 118 della Costituzione, che vuole che, secondo un principio sussidiario verticale, ai comuni spetti in via prioritaria l'attività, la riserva amministrativa; quando poi le funzioni sono esercitate ad un livello più alto, per il principio di sussidiarietà e di adeguatezza, saranno attribuite ad altri. Ma non esiste il fatto che le funzioni fondamentali dei comuni non siano individuate con legge dello Stato, ma siano affidate ad libitum a ciascuna regione. In questo senso va il nostro emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tassone 6.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Lo Presti? Onorevole Mussolini? Onorevole Lo Monte? Onorevole Codurelli?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 506
Votanti 314
Astenuti 192
Maggioranza 158
Hanno votato
51
Hanno votato
no 263).

Prendo atto che il deputato Piso ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Favia 6.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Rossi?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 506
Votanti 502
Astenuti 4
Maggioranza 252
Hanno votato
239
Hanno votato
no 263).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Rossi? Onorevole Cesario? Onorevole Lo Monte? Onorevole Andrea Orlando?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 507
Votanti 505
Astenuti 2
Maggioranza 253
Hanno votato
265
Hanno votato
no 240).

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 3118-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 3118-A). Pag. 12
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

DONATO BRUNO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 7.200 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento).
Il parere è contrario sugli emendamenti Ciccanti 7.2, Lanzillotta 7.1 e Lanzillotta 7.3.

PRESIDENTE. Il Governo?

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento dell'emendamento 7.200 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento), accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 511
Votanti 509
Astenuti 2
Maggioranza 255
Hanno votato
266
Hanno votato
no 243).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Ciccanti 7.2.

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, intervengo per ritirare l'emendamento Ciccanti 7.2.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'emendamento Ciccanti 7.2 è stato ritirano.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lanzillotta 7.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente e colleghi, l'emendamento in esame è una logica conseguenza del comma 1 del testo della Commissione.
Infatti, se si dice che le funzioni di ciascun livello non possono essere esercitate da agenzie o da società appartenenti ad altri livelli, e cioè che una competenza dello Stato non può essere esercitata attraverso una società della regione o del comune, è chiaro che queste società, ove esistenti, perdono qualsiasi funzione. Una conseguenza è che bisognerebbe almeno sopprimere le società, gli enti e le agenzie che operano nelle materie non attribuite alla loro competenza.
Capisco che il provvedimento non ha ben chiarito e distinto il ruolo di ciascun ente, ma qui non solo lasciamo la stratificazione tra comuni e province, ma non intacchiamo la pletora - migliaia e migliaia di società e di agenzie - che operano in tutti i settori dello scibile umano. Pertanto, è inutile dire, al comma 1, che ogni livello opera attraverso società dedicate alle proprie funzioni e poi non accettare la logica conseguenza, ossia che le società che operano in materie che non appartengono loro andrebbero soppresse.
Come ricordava Mantini, in base ad un accordo bipartisan in Germania si sta studiando più della metà della riduzione dei Länder e noi non riusciamo, con uno scatto di orgoglio della politica dinanzi ad una manovra da 25 miliardi di euro, nemmeno a dire che sopprimiamo una inutile società dei comuni o delle province. Non credo che riusciremo a fare un grande cambiamento e una grande riqualificazione della spesa andando per questa strada.

Pag. 13

PRESIDENTE. Passiamo, quindi, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lanzillotta 7.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 510
Votanti 507
Astenuti 3
Maggioranza 254
Hanno votato
238
Hanno votato
no 269).

Prendo atto che il deputato Zaccaria ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere uno favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lanzillotta 7.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fontanelli. Ne ha facoltà.

PAOLO FONTANELLI. Signor Presidente intervengo per esprimere il consenso e il voto favorevole a questo emendamento presentato dalla collega Lanzillotta. Credo che questo emendamento contenga due fattori importanti. Il primo è di principio: se si vuole andare in direzione del federalismo, tenendo conto del Titolo V e di una giusta valorizzazione delle funzioni e delle responsabilità degli enti locali, questo è detto chiaramente. Nel caso di funzioni degli enti locali esercitate in modo improprio da altri organi dello Stato è giusto che siano tolte, soppresse e siano interamente affidate agli enti locali. Poi, vi è un dato di fatto: qui si parla molto di spesa e si continuano a tenere gli enti locali sotto i riflettori come l'unico fattore di spreco. Tutti i dati ci dicono che nell'ultimo decennio gli enti locali sono stati più capaci di risparmiare e di gestire in modo virtuoso la spesa, che non le articolazioni dello Stato. Pertanto, vi è un consenso pieno a questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo, quindi, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lanzillotta 7.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Scilipoti... onorevole Simeoni... onorevole Minasso.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 506
Votanti 504
Astenuti 2
Maggioranza 253
Hanno votato
239
Hanno votato
no 265).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Scilipoti, onorevole Lo Monte, onorevole Granata.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 507
Votanti 505
Astenuti 2
Maggioranza 253
Hanno votato
270
Hanno votato
no 235). Pag. 14

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 3118-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 3118-A).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, prima che il presidente Bruno esprima i pareri c'è una questione che riguarda la struttura fedele - o meglio credo infedele, in questo caso - del mio emendamento 8.2.
In Commissione, infatti, tale emendamento recava il riferimento all'articolo 44 della Costituzione mentre, ora, vedo scritto: articolo 118. Nulla per quanto riguarda il riferimento all'articolo 118 perché è del tutto evidente che, quando si richiama l'applicazione dei principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza in ordine all'assegnazione delle funzioni agli enti locali, è chiaro che si fa riferimento all'articolo 118.
Tuttavia, in particolare la seconda parte dell'emendamento voleva richiamare la questione dell'unione dei comuni e delle zone montane e, quindi, il richiamo all'articolo 44 della Costituzione è il richiamo al legislatore costituzionale, che ha previsto un particolare trattamento e un ruolo specifico del legislatore, il quale deve porre attenzione ai territori montani; ciò al fine di richiamare il testo originale.
Quindi, se si vuole ulteriormente precisare il richiamo all'articolo 118 non vi sono problemi, vorrei, però, ci fosse anche il richiamo all'articolo 44, come in precedenza il testo recava.

PRESIDENTE. Gli uffici mi dicono che quanto da lei segnalato corrisponde al vero. Prego quindi i colleghi di prendere atto - ed in particolar modo il presidente Bruno - del fatto che l'emendamento Quartiani 8.2 deve intendersi, nell'ultima riga, nel senso di recare le parole: «adeguatezza di cui all'articolo 118 della Costituzione e dell'articolo 44 della Costituzione».
Onorevole Quartiani, così va bene?

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Sì, Presidente.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

DONATO BRUNO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Borghesi 8.1, Quartiani 8.2, Ciccanti 8.3, Bosi 8.4, Tassone 8.5, Giovanelli 8.6, Tassone 8.7, Borghesi 8.10, Borghesi 8.11, Borghesi 8.12, Borghesi 8.13, Donadi 8.14, Tassone 8.15, nonché sul subemendamento Ciccanti 0.8.100.1.
La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 8.100.
Inoltre, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 8.101 ed esprime parere favorevole sull'identico emendamento Ciccanti 8.16.
La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Ciccanti 8.18 e Vannucci 8.19.
La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 8.102 e esprime parere contrario sugli emendamenti Vannucci 8.20, sugli identici emendamenti Favia 8.21 e Tassone 8.22, nonché sugli emendamenti Vannucci 8.24, Ciccanti 8.25, Tassone 8.27.
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 8.200 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento), mentre esprime parere contrario sugli emendamenti Ciccanti 8.29 e Favia 8.33.

PRESIDENTE. Presidente Bruno, qual è il parere della Commissione sull'articolo aggiuntivo Tassone 8.01?

DONATO BRUNO, Relatore. Signor Presidente, i pareri sugli articoli aggiuntivi si esprimono, solitamente, dopo la votazione Pag. 15dell'articolo ai quali si riferiscono, tuttavia, il parere della Commissione sull'articolo aggiuntivo Tassone 8.01 è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Borghesi 8.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, da almeno un paio d'anni sosteniamo che uno dei problemi per abbassare la spesa pubblica - e, in particolare, quella riguardante la gestione degli enti locali - sia quello relativo alla soglia dei cittadini amministrati, poiché è evidente che i costi di struttura richiesti per gestire servizi generali, come i servizi anagrafici, urbanistici, tecnici e sociali, non sono compatibili con un livello minimo di cittadini amministrati. Il fatto che vi siano comuni con un numero di abitanti molto basso e che comunque devono avere un responsabile del servizio bilancio, del servizio urbanistico, del servizio tecnico, del servizio di polizia municipale e così via evidentemente ha un impatto rilevante sulla finanza pubblica.
Per questo da tempo abbiamo chiesto che vi fosse una norma per favorire il miglioramento dei conti di finanza pubblica che imponesse, in qualche modo, a queste realtà di associarsi nella gestione dei servizi generali. La prima volta che il Governo ha accolto questa nostra posizione è stata nella legge n. 42 del 2009 sul federalismo fiscale, dove questo meccanismo è stato accolto per premiare i comuni in termini di incentivi quando si associano tra loro per l'esercizio delle funzioni.
Ora finalmente vediamo riconosciuta tale norma anche in questo provvedimento. Però, a nostro parere, l'aver limitato alla soglia di 5 mila abitanti i comuni al di sotto dei quali è richiesta la forma dell'associazione non affronta in modo abbastanza significativo il problema. Dico questo perché, come è noto, su 8 mila comuni italiani quelli che hanno meno di 5 mila abitanti sono circa 5 mila. Questo vuol dire che ammettendo che ognuno si associ con un altro comune resterebbero, comunque, in piedi 3 mila comuni con oltre 5 mila abitanti e altre 2.500 aggregazioni e, quindi, avremmo portato sostanzialmente da 8 mila a 5.500 i centri di spesa. Tuttavia, questo non affronta in modo realmente significativo e impattante il problema.
Per questo chiediamo - e lo facciamo con questo emendamento ed anche con una serie di emendamenti successivi su cui non interverrò più - di alzare questa soglia. La soglia più alta che proponiamo è quella di 20 mila abitanti. Questo avrebbe l'effetto di ridurre a circa 500 - da 8 mila - i centri di spesa per i servizi generali, con un effetto altamente favorevole sui saldi di finanza pubblica. Qualcuno potrebbe obiettare che vi sono comuni molto dispersi sul territorio. Tuttavia, oggi le tecnologie permettono, anche in un punto molto piccolo del territorio, di avere uno sportello telematico che affronta e risolve i problemi della gente.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANTONIO BORGHESI. Per questo chiediamo di votare a favore di questo emendamento.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Borghesi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, intervengo anche per illustrare in qualche modo gli emendamenti dell'Unione di Centro e risparmiare qualche parola. Voglio dire che purtroppo tutto l'esame di questo testo è diventato un po' una farsa teatrale. Lo sappiamo ma andiamo avanti lo stesso. Del resto, lo stesso titolo dell'articolo 8 «Modalità di esercizio Pag. 16delle funzioni fondamentali» dovrebbe essere piuttosto «Modalità di esercizio delle funzioni fondamentali provvisorie». Infatti, in questa logica tutto diventa molto precario.
Tuttavia vi è un punto - e lo riassumo in sintesi - che sicuramente condividiamo. Lo abbiamo condiviso dell'inizio e abbiamo cercato di dare un contributo attraverso emendamenti. Si tratta del punto relativo all'esercizio delle funzioni da parte delle unioni dei comuni più piccoli. Anche su questo punto dobbiamo fare riferimento alla soglia stabilita nel decreto-legge relativo alla manovra finanziaria, cioè la soglia dei 5 mila abitanti e dei 3 mila per le comunità montane.
Procedere all'unione dei comuni minori, e soprattutto all'esercizio in forma consortile delle funzioni dei comuni minori, è una riforma da lungo tempo attesa e assolutamente necessaria, e non sono in discussione né il campanile, né la fascia tricolore, né la dignità municipale dei comuni minori, ma la ricerca di forme e di ambiti più efficienti per l'esercizio dei servizi e delle funzioni. È uno sforzo naturalmente impegnativo che non si liquida con poche norme, ma su questo impegno credo che tutti dovremmo convergere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà.

ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, approfitto di questo primo emendamento per fare alcune considerazioni sull'articolo 8, che è molto importante ed anche innovativo. Ricordo a me stesso e all'Assemblea l'articolo 5 della Costituzione: la Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali.
Molti commentatori di questo articolo - io sono d'accordo con loro - attribuiscono a quel «riconosce» una preesistenza, cioè le autonomie preesistono alla Repubblica, preesistono alla Costituzione, e questo è un fondamento importante della cultura di questo Paese e della sua stessa natura.
Coloro i quali riconducono tutto il dibattito sulle autonomie come se stessimo quasi trattando dei capitoli di bilancio dovrebbero riflettere sull'articolo 5 della Costituzione e sul suo carattere. Allora, dove sta il passo in avanti, l'innovazione dell'articolo 8 del provvedimento in esame? Sta nel fatto che occorre tenere conto di una evoluzione che oggettivamente c'è nel sistema sociale, nel sistema delle relazioni economiche, nel sistema del rapporto tra le imprese e le istituzioni, nel sistema di una competitività che fa perno sul territorio.
Mi rivolgo al collega Volpi, che parla spesso di questi argomenti, al quale vorrei ricordare che il fatto di averci negato l'introduzione della funzione fondamentale dello sviluppo economico in capo ai comuni è in contraddizione con questa oggettiva realtà: le autonomie che sono a riferimento del territorio sono una parte fondamentale della competitività economica del sistema Italia.
Ebbene, tenendo conto di questi cambiamenti e di queste novità, stiamo facendo fare un passo avanti al mondo delle autonomie, chiedendo loro di rinunciare ad una parte della propria autonomia, di viverla in modo diverso, di superare una dimensione localistica che storicamente oggi può diventare quasi paradossalmente una negazione dell'autonomia. Infatti, quest'ultima ha un senso se è efficace e se funziona, ossia se ha una capacità di intervento vero sulla realtà, obbligandoli ad associarsi per esercitare alcune funzioni.
Questo è un passo in avanti straordinario, e molto importante, del quale dobbiamo dare atto a tutte le associazioni delle autonomie locali che ne hanno riconosciuto la necessità e che ci hanno quindi sostenuto in questa scelta. Credo sia importante ricordare - lo faceva il collega Borghesi - che i comuni sotto i 5 mila abitanti sono in Italia 5.700.
Si tratta quindi di un numero molto consistente, e siccome le funzioni fondamentali che chiamiamo loro a gestire in modo obbligatoriamente associato sono le principali e le più importanti, è del tutto Pag. 17evidente che realizzeremo una semplificazione del sistema che a me interessa sotto il profilo della gestione dei conti pubblici, ma maggiormente dal punto di vista dell'efficacia delle politiche che gli enti locali debbono essere messi in condizione di portare avanti (politiche sociali, politiche di programmazione territoriale, politiche di controllo della sicurezza pubblica, politiche di sostegno allo sviluppo economico).
Credo che segniamo una tappa importante nella storia delle autonomie locali, peccato che anche ciò, come gran parte del resto, rimarrà tra le cose sospese. Da qui a sei anni, qualcuno potrà anche intervenire per modificare radicalmente quello che oggi stiamo deliberando e, quindi, l'efficacia di questo provvedimento, per la quale abbiamo lavorato tanto, purtroppo anche su questo punto verrà drammaticamente sospesa.
L'ultima cosa che voglio dire è in merito all'emendamento 8.1 presentato dal collega Borghesi e da altri dell'Italia dei Valori. È inutile giocare al rialzo. Ciò è sbagliato perché si prescinde dall'articolo 5 della Costituzione, non si entra cioè dentro lo spirito di tale articolo.
Questa legge riconosce e definisce i piccoli comuni come quelli che sono sotto i 5 mila abitanti, e noi diciamo a tali piccoli comuni che se vogliano esercitare delle funzioni lo devono fare obbligatoriamente in modo associato. Sparare cifre più alte è un gioco che possiamo fare tutti.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ORIANO GIOVANELLI. Rispetto alla efficacia di queste proposte o alla loro utilità abbiamo delle riserve, anzi siamo contrari. Quindi, voteremo contro l'emendamento Borghesi 8.1.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, intervengo solo per fare rilevare come l'approvazione del famigerato emendamento all'articolo 1, e quindi il testo odierno dell'articolo 1, abbia bloccato e vanificato anche questo articolo 8 che probabilmente è una delle poche parti buone e migliori di questa legge.
Le funzioni fondamentali, che ovviamente non esistono più perché il riferimento all'articolo 2 scompare o comunque viene sospeso, non potranno essere esercitate obbligatoriamente in forma associata con grave dispendio di economie e di funzionalità per i piccoli comuni.
Per rispondere al collega Giovanelli, capisco il suo ragionamento ma credo che, come in tante altre parti, questa legge avrebbe potuto essere più coraggiosa. Abbiamo troppi comuni, probabilmente un numero maggiore andrebbe obbligato a svolgere funzioni in forma associata.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 8.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 494
Votanti 493
Astenuti 1
Maggioranza 247
Hanno votato
18
Hanno votato
no 475).

Prendo atto che il deputato Porfidia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Quartiani 8.2, nel testo corretto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, questo emendamento cerca di rafforzare il ruolo, peraltro già Pag. 18previsto nell'articolo 118 della Costituzione, delle regioni in ordine alla disciplina delle funzioni fondamentali e del loro esercizio.
Infatti, si propone che vengano sostituiti i commi 2 e 3 del provvedimento con un comma che autorizza le regioni a disciplinare con proprie leggi quali delle funzioni fondamentali previste dall'articolo 2 di questo provvedimento vanno esercitate obbligatoriamente e in forma associata da parte dei comuni secondo ovviamente i principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza contenuti nell'articolo 118. In particolare, nel nostro emendamento facciamo riferimento anche alla osservanza dell'articolo 44 della Costituzione, il quale recita testualmente che «la legge dispone provvedimenti a favore delle zone montane».
Introduciamo questo secondo riferimento costituzionale perché anzitutto nella prima parte dell'emendamento compiamo un esercizio di ordine generale relativamente all'affermazione che deve essere data piena competenza legislativa alle regioni in materia di regolazione e di organizzazione delle forme associative secondo il riconoscimento giurisprudenziale anche più recente in riferimento all'articolo 32 del Testo unico degli enti locali.
Infatti, la Corte costituzionale ha recentemente espresso un orientamento giurisprudenziale sulla competenza regolatrice residuale, ad esempio, per quanto riguarda quelle che oggi sono chiamate comunità montane e che in futuro, all'interno di una disponibilità delle regioni di dare corso all'attuazione dell'assegnazione delle funzioni, potrebbero assumere denominazioni diverse e anche funzioni ulteriori rispetto a quelle che oggi vengono loro assegnate da deleghe dall'alto e dal basso. In questo caso, ad esempio, la competenza regolatrice residuale, cioè esclusiva, per quanto riguarda le comunità montane è attribuita alle regioni. Questo è l'orientamento giurisprudenziale prevalente.
L'emendamento, quindi, declina anche in questo senso il riconoscimento di questa competenza alle regioni a fronte della determinazione dei principi generali sulle unioni dei comuni che è un compito statale. Tra tali principi rientra la fattispecie della unione speciale di comuni montani così come anche qualificata dalla stessa Corte costituzionale.
Quindi, signor Presidente, cerchiamo di dare un ruolo più appropriato anche relativamente a quanto contenuto all'articolo 118 della Costituzione alle regioni, per quanto riguarda il loro ruolo di determinazione delle funzioni fondamentali e l'esercizio in modo obbligatorio delle forme associate da parte dei comuni. Cerchiamo, inoltre, anche di mantenere viva la differenziazione e la specialità dei territori montani che, come si sa, nella norma costituzionale sono l'unico riferimento di carattere territoriale che viene salvaguardato e indicato al legislatore al fine di prendere provvedimenti legislativi appropriati e specifici.
Questo è il testo dell'emendamento che spero i colleghi di maggioranza e opposizione possano sostenere per migliorare il testo di questa norma (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, all'onorevole Quartiani che rivolge un appello anche alle forze dell'opposizione a sostenere questo emendamento, devo dire che purtroppo la proposta emendativa di cui è primo firmatario è insostenibile. Con essa, infatti, si perpetua l'errore di obbligare i comuni ad esercitare in forma associata determinate funzioni con una lesione all'articolo 5 della Costituzione, che è stata ricordata anche dal collega del suo gruppo. Nell'emendamento in esame vi è, infatti, una lesione all'autonomia dei comuni: è la prima volta che la legislazione nazionale obbliga ad esercitare le funzioni fondamentali non in forma autonoma, ma in altre forme.
Ma non basta, perché, addirittura, nonostante le funzioni fondamentali dei comuni siano assegnate dalla Costituzione, in Pag. 19base all'articolo 117, primo comma, lettera p), alla legislazione dello Stato, con questo emendamento vorremmo affidare le stesse alle regioni con un'altra lesione di carattere costituzionale. C'è davvero da meravigliarsi! Posso capire la preoccupazione del collega nei confronti di un caos amministrativo che si sta prefigurando con questo provvedimento, per cui sul piano sostanziale probabilmente si semplificherebbe la questione, però siamo in presenza di valori e principi costituzionali rispetto ai quali non possiamo derogare e invece si comincia a derogarvi pesantemente. L'obbligo delle forme associate, lo ripeto, non solo è una lesione, ma rappresenta anche un elemento di complicazione dell'amministrazione pubblica degli enti locali.
Pertanto, noi voteremo a favore dei nostri emendamenti, ma certo non dell'emendamento del collega Quartiani.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Causi. Ne ha facoltà.

MARCO CAUSI. Signor Presidente, intervengo per ricordare a tutta l'Assemblea che l'emendamento Quartiani 8.2 va considerato insieme al successivo emendamento Giovanelli 8.6. Con questi due emendamenti proponiamo una manovra in due tappe: la prima tappa, cui si riferisce l'emendamento Giovanelli 8.6, risponde esattamente a quello che è previsto oggi nel testo, quindi consiste nell'obbligatorietà della gestione associata delle funzioni per un certo numero di funzioni, ma poi proponiamo una seconda tappa, allo scopo di arrivare a leggi regionali che organizzino il settore con attenzione alle effettive esigenze territoriali che sono molto difformi all'interno del Paese, regione per regione.
Quindi con l'emendamento Quartiani 8.2 non vogliamo eliminare la prima tappa, ma ne aggiungiamo una seconda, cioè, mentre facciamo un passo avanti verso l'esercizio obbligatorio delle funzioni fondamentali in forma associata, chiediamo alle regioni, ai sistemi regionali di autorganizzarsi con un'attenzione verso il territorio. Faccio soltanto un esempio: nell'articolo...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Causi, il suo tempo è scaduto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Naccarato. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO NACCARATO. Signor Presidente, l'emendamento in esame è la dimostrazione del tentativo di migliorare il testo dell'articolo 8, e in particolare di rendere da subito efficaci le norme in esso contenute per rendere obbligatorio lo svolgimento in forma associata delle funzioni da parte dei comuni. Su questo tema il nostro tentativo va nella direzione di rispondere al tema dell'efficienza, efficacia ed adeguatezza delle funzioni e dei servizi erogati ai cittadini.
Peccato, come ha ricordato bene l'onorevole Giovanelli, che l'emendamento all'articolo 1 votato nella giornata di ieri vanifichi tutti gli articoli inerenti alle funzioni e al loro svolgimento, perché, vincolandole al periodo transitorio della legge sul federalismo fiscale, stiamo discutendo di una norma che entrerà in vigore, nella migliore delle ipotesi, nell'arco dei prossimi sei anni, e quindi purtroppo non la vedremo applicata in tempi brevi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Saluto la delegazione della Congregazione dei missionari di San Carlo (Scalabriniani), che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Quartiani 8.2, nel testo corretto, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 20
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 501
Votanti 499
Astenuti 2
Maggioranza 250
Hanno votato
183
Hanno votato
no 316).

Prendo atto che il deputato Genovese ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Avverto che l'emendamento Giovanelli 8.6 è stato ritirato e avverto, altresì, che il gruppo Partito Democratico ha esaurito i tempi a disposizione. La Presidenza, essendone stata avanzata richiesta, analogamente a quanto fatto per altri gruppi, concede un ampliamento dei tempi pari a un terzo rispetto a quelli originariamente previsti dal contingentamento.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ciccanti 8.3.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 11,45)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ciccanti 8.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Dima, Maggioni, Mondello...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 499
Votanti 324
Astenuti 175
Maggioranza 163
Hanno votato
60
Hanno votato
no 264).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Bosi 8.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, chiedo un attimo di attenzione al Ministro e al relatore. Quando si obbligano soprattutto i piccoli comuni a gestire le funzioni insieme senza tenere conto delle distanze, delle condizioni morfologiche e della possibilità fisica di raccordo fra un comune e l'altro, si compie un errore. È vero che la Commissione ha modificato l'articolo in esame, inserendo la norma che esclude da questo obbligo i comuni non limitrofi, ma, quando si parla di ambito ottimale per la gestione di tali funzioni, signor Ministro, bisogna dare anche indicazioni di massima.
Credo che, pur riservando a chi di dovere il compito di definire gli ambiti ottimali nei quali si gestiscano insieme queste funzioni, sia opportuno tenere conto delle condizioni morfologiche. Ad esempio, a proposito dell'unione dei comuni dell'arcipelago toscano, voglio vedere come faranno a gestirsi, in un ambito ottimale, trattandosi di isole che hanno grandi problemi di coordinamento. Questo vale anche per le montagne. Non capisco perché non si voglia inserire un accenno o un'accezione sulla morfologia del territorio e, quindi, dare un'indicazione a chi dovrà stabilire l'ambito territoriale ottimale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bosi 8.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Ghiglia, Iannarilli, Biasotti, Soro...
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 21
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 490
Votanti 292
Astenuti 198
Maggioranza 147
Hanno votato
32
Hanno votato
no 260).

Prendo atto che il deputato D'Antoni ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Prendo atto, altresì, che il deputato Sarubbi ha segnalato di aver erroneamente espresso voto favorevole, mentre avrebbe voluto astenersi.
Passiamo all'emendamento Tassone 8.5. Ha chiesto di parlare l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, intervengo per comunicare che ritiriamo l'emendamento Tassone 8.5, che prevede la soppressione dei commi 3, 4, 5 e 6.

PRESIDENTE. Sta bene.
Saluto i docenti e gli allievi del master etica e relazioni istituzionali presso l'Ateneo pontificio Regina Apostolorum, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tassone 8.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cicchitto, Raisi e Misiti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 496
Votanti 307
Astenuti 189
Maggioranza 154
Hanno votato
27
Hanno votato
no 280).

Prendo atto che il deputato Ruben ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 8.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Castiello, Bianconi e Cesario...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 499
Votanti 497
Astenuti 2
Maggioranza 249
Hanno votato
17
Hanno votato
no 480).

Prendo atto che il deputato Ruben ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che la deputata Anna Teresa Formisano ha segnalato che non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 8.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Trappolino e Barbato...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 495
Maggioranza 248
Hanno votato
19
Hanno votato
no 476).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 8.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 22

Onorevoli Cristaldi, Martinelli, Vignali e Mondello...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 494
Maggioranza 248
Hanno votato
18
Hanno votato
no 476).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 8.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Scilipoti, Romele, Briguglio, Farina Coscioni e Madia... Onorevole Franceschini?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 500
Maggioranza 251
Hanno votato
19
Hanno votato
no 481).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Donadi 8.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Franceschini, Mazzuca, Gava, Vignali e Dima ...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 502
Votanti 501
Astenuti 1
Maggioranza 251
Hanno votato
20
Hanno votato
no 481).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tassone 8.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cristaldi, Giro, Mazzuca, Miglioli e Gasbarra...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 500
Votanti 303
Astenuti 197
Maggioranza 152
Hanno votato
31
Hanno votato
no 272).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Ciccanti 0.8.100.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sbai, Barani, Mazzuca, Dima, Lo Monte, Veltroni, Marchignoli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 502
Votanti 501
Astenuti 1
Maggioranza 251
Hanno votato
29
Hanno votato
no 472).

Prendo atto che il deputato Tocci ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 8.100 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Amici. Ne ha facoltà.

SESA AMICI. Signor Presidente, l'Aula ha ascoltato l'intervento del collega Giovanelli, che ha già delineato l'importanza di questo articolo e l'importante risultato Pag. 23non solo per le autonomie e per la possibilità di svolgere delle funzioni associate attraverso i comuni. Tali funzioni associate sono molto importanti e riguardano i servizi di prossimità, per esempio gli asili nido, le questioni amministrative e quante possibilità hanno gli enti locali di poter svolgere sul serio le loro funzioni sulla base di un criterio di qualità e soddisfacimento dei bisogni.
Credo che sia un punto importante, sia per il modo con cui si è tenuta la discussione in Commissione, sia perché abbiamo formulato in riferimento a ciò anche un elemento di definizione più esatta dei piccoli comuni: abbiamo posto la distinzione della forma obbligatoria associata da parte dei comuni fino a 5.000 abitanti, mantenendo invece un elemento di distinzione per quelli di 3.000 abitanti, così come previsto dall'emendamento della Commissione. Anche questo è un fatto importante, perché i nostri comuni non sono tutti uguali, nemmeno i piccoli comuni.
Credo sia importante dare conto, in questa fase, del motivo per cui voteremo a favore di tale emendamento della Commissione, che è esattamente frutto di quanto avremmo voluto fosse l'intero provvedimento, ovvero la possibilità di ragionare in termini concreti e reali delle funzioni fondamentali per il sistema delle autonomie e degli enti locali.
Abbiamo perso un'occasione, come l'ha persa l'insieme della classe politica dirigente e di quest'Aula, che vede una presenza massiccia di amministratori provenienti da esperienze amministrative anche di enti locali piccoli, grandi e medi. Perché abbiamo perso questa occasione? Perché quando abbiamo iniziato l'esame del provvedimento - il Ministro Calderoli lo sa bene - abbiamo insistito perché tale discussione avvenisse come punto di partenza nell'Aula della Camera e lo abbiamo fatto per un motivo molto semplice: ritenevamo che questa fosse seriamente l'occasione, dopo tanti anni e tante discussioni, di mettersi alla prova su uno spirito riformatore.
Tale progetto è stato improvvisamente bloccato da una decisione e condizione provenuta dalla Commissione bilancio, che non solo inficia il lavoro produttivo che avevamo svolto in Commissione, ma che rende tale provvedimento e anche questo articolo 8, così fondamentale per noi, un punto su cui bisognerà aspettare ancora per la possibilità di una sua attuazione.
Questo è il limite politico, e credo anche che rappresenti la miopia strategica di chi, con questa visione, ha voluto immettere l'elemento della temporalità. Si realizzano le leggi, si approvano i principi, però la loro attuazione viene sempre demandata ad una scadenza che è legata più alle logiche politiche che a quelle dell'efficienza del sistema degli enti locali.
Tale sistema riguarda non astrattamente - lo vorrei ricordare - le funzioni, ma l'esercizio di queste ultime ha una ricaduta sulle persone reali e concrete, sui loro problemi, sulla loro possibilità di avere il soddisfacimento dei propri bisogni. Si tratta di una miopia politica. Di questo noi vi rimprovereremo, e lo faranno soprattutto quegli amministratori che aspettavano dal Codice delle autonomie la certezza delle proprie funzioni, dei tempi e delle risorse.
Per inciso - avremo modo e tempo per discuterne - sarà il sistema degli enti locali (non avendo nemmeno più le funzioni fondamentali nel Codice delle autonomie) a dover affrontare i veri tagli di una manovra economica pesantissima che ne ridurrà fondamentalmente la funzione principale svolta nei confronti dei cittadini che amministrano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, intendo segnalare che l'emendamento della Commissione in esame segna un primo parziale passo in avanti - per questo apprezzabile - nella direzione del riconoscimento della specialità della montagna (dei territori, degli enti Pag. 24e delle popolazioni montane), così come stabilito dall'articolo 44 della Costituzione. Questo è il risultato ottenuto anche grazie all'impegno dei commissari del gruppo del Partito Democratico nella I Commissione, ma credo sia anche il risultato ottenuto da tutti coloro che in questo Parlamento hanno combattuto, e continueranno a combattere una battaglia, non già di carattere specifico e particolare tesa semplicemente ad ottenere benefici per il proprio territorio, ma una battaglia di tutti coloro che riconoscono nella montagna un valore di carattere nazionale, e perciò non deve essere spopolata, ma deve essere utilizzata e valorizzata da tutta la comunità nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.100 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Napoli, onorevole Pedoto, onorevole Oliverio, onorevole Milo, onorevole Miglioli, onorevole De Angelis, onorevole Cimadoro, onorevole Nizzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 485
Votanti 484
Astenuti 1
Maggioranza 243
Hanno votato
465
Hanno votato
no 19).

Prendo atto che il deputato Berardi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Ciccanti 8.16 e 8.101 della Commissione, accettati dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Lamorte, onorevole Giro, onorevole Codurelli, onorevole Russo, onorevole Farina Coscioni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 484
Maggioranza 243
Hanno votato
464
Hanno votato
no 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ciccanti 8.18, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca, onorevole Franzoso, onorevole Berruti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 479
Votanti 296
Astenuti 183
Maggioranza 149
Hanno votato
30
Hanno votato
no 266).

Prendo atto che il deputato Bruno ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Vannucci 8.19.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vannucci. Ne ha facoltà.

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, lo spirito di questo articolo è condivisibile, la sua declinazione è parziale e insufficiente. Stiamo cercando di modificarlo. Un primo passo, un primo segnale, è stato questo della specificità della montagna. Allora, se è giusto obbligare i piccoli comuni ad associare le funzioni dobbiamo, però, evitare che questo avvenga in forma non corretta Pag. 25o spontanea. Se non definiamo, cioè, un quadro di riferimento preciso, corriamo il rischio che, poi, i comuni si associno per simpatia, per affinità politiche, per altri scopi. Riteniamo che, invece, siano le regioni a dover individuare le aree di riferimento. È anche vero che il testo, in questo senso, è già stato modificato, con il riferimento all'omogenea area geografica, ma non in maniera stringente come ci vorrebbe. Allora, con questo emendamento chiediamo che siano le regioni a preparare uno schema di aree in cui, obbligatoriamente, i comuni debbono associarsi, altrimenti avremmo una mappa dell'Italia che, se non rispetterà, appunto, questa omogeneità, rischierà di creare problemi, e lo spirito di questo provvedimento, lo spirito dell'associazione dei comuni, non verrà accolto pienamente. Chiedo, quindi, l'approvazione di questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vannucci 8.19, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Luciano Rossi... onorevole Lusetti... onorevole Scilipoti... onorevole Simeoni... onorevole Mariarosaria Rossi... onorevole Ciccioli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 494
Votanti 471
Astenuti 23
Maggioranza 236
Hanno votato
206
Hanno votato
no 265).

Prendo atto che il deputato Mecacci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.102 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Miglioli... onorevole Misiani... onorevole Boccuzzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 498
Votanti 476
Astenuti 22
Maggioranza 239
Hanno votato
473
Hanno votato
no 3).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Vannucci 8.20.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vannucci. Ne ha facoltà.

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, intervengo con la speranza di avere maggior successo rispetto a prima. Se prima chiedevamo un provvedimento più prescrittivo (che, quindi, la competenza fosse delle regioni), con questo emendamento, invece, chiediamo maggiore autonomia a favore dei comuni. E, infatti, chiediamo che siano i comuni medesimi a scegliere la forma di associazione. Le forme sono varie. L'unione è una forma complessa, vi è una duplicazione di organi, di assessorati, di organismi; i comuni potrebbero scegliere, ad esempio, la convenzione, che è una funzione più semplice, meno costosa e via dicendo. In ogni caso, dovremmo lasciare queste scelte ai comuni, che potrebbero partire da una convenzione, evolvere in un'unione e passare ad una successiva fusione, che è nell'auspicio di tutti. Credo, però, che la responsabilità della scelta, anche nell'interesse generale e dei costi, debba essere lasciata ai comuni e sono certo che essi sceglieranno le forme più semplici che hanno a disposizione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

Pag. 26

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, purtroppo pur capendo lo spirito illustrato dal collega Vannucci, il gruppo dell'UdC voterà contro. Sappiamo che queste forme di associazione dei comuni dal basso non producono effetti. Lo sappiamo ed è inutile insistere. Occorre una scelta riformatrice, coraggiosa in direzione dell'associazione dei comuni minori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, ho una propensione favorevole all'emendamento del collega Vannucci perché i comuni devono fare i conti con le proprie condizioni e con le proprie strutture organizzative: obbligarli senza una dimostrazione - perché non c'è una dimostrazione - del vantaggio funzionale ed economico è un errore. Ci sono state forme associate già collaudate e fallite clamorosamente perché non tornano i conti e finiscono per costare più delle forme di gestione autonoma...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Bosi.

FRANCESCO BOSI. Quindi, questo obbligo, senza dimostrazione di effettivi vantaggi, per quanto mi riguarda è una totale assurdità!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vannucci 8.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Sposetti... onorevole Della Vedova...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 503
Votanti 482
Astenuti 21
Maggioranza 242
Hanno votato
193
Hanno votato
no 289).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Favia 8.21 e Tassone 8.22, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Torrisi... onorevole Pizzolante...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 496
Votanti 322
Astenuti 174
Maggioranza 162
Hanno votato
51
Hanno votato
no 271).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Vannucci 8.24. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vannucci. Ne ha facoltà.

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, brevemente per segnalarlo ai colleghi. L'emendamento si propone di non duplicare le forme associative. Noi sappiamo che lo Stato non interviene più per le comunità montane ma sappiamo anche che le regioni, laddove possibile e laddove lo ritengono, possono mantenere questa forma di organizzazione. Con l'emendamento stabiliamo che, laddove la regione preveda la comunità montana, questi comuni però non possono far parte di altre forme associative. Sarà la comunità montana stessa che farà l'unione, l'associazione, la convenzione ma non una duplicazione di forme associative magari all'interno della stessa comunità montana. Mi sembra che la proposta emendativa vada Pag. 27nel senso della migliore organizzazione e anche del risparmio e possa essere condivisa.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vannucci 8.24, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzocchi... onorevole Granata... onorevole Mazzuca... onorevole Pili... onorevole Andrea Orlando...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 502
Votanti 500
Astenuti 2
Maggioranza 251
Hanno votato
219
Hanno votato
no 281).

Prendo atto che il deputato Cesare Marini ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ciccanti 8.25, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mondello...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 495
Votanti 474
Astenuti 21
Maggioranza 238
Hanno votato
214
Hanno votato
no 260).

Prendo atto che il deputato Zaccaria ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che i deputati Barbato e Cesare Marini hanno segnalato che avrebbero voluto astenersi.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tassone 8.27, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca? Onorevole Briguglio? Onorevole Ciccioli?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 495
Votanti 493
Astenuti 2
Maggioranza 247
Hanno votato
231
Hanno votato
no 262).

Prendo atto che il deputato Cesare Marini, ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.200 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento), accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Martino? Onorevole Pedoto?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 496
Votanti 315
Astenuti 181
Maggioranza 158
Hanno votato
305
Hanno votato
no 10).

Pag. 28

Prendo atto che il deputato Cesare Marini ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ciccanti 8.29, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Orlando?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 500
Votanti 494
Astenuti 6
Maggioranza 248
Hanno votato
214
Hanno votato
no 280).

Prendo atto che il deputato Cesare Marini ha segnalato che avrebbe voluto astenersi, che il deputato Zaccaria ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Scilipoti ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Favia 8.33, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Codurelli? Onorevole Cenni? Onorevole Simeoni? Onorevole Mazzuca?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 500
Votanti 498
Astenuti 2
Maggioranza 250
Hanno votato
233
Hanno votato
no 265).

Prendo atto che il deputato Cesare Marini ha segnalato che avrebbe voluto astenersi, che il deputato Tocci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che i deputati Aprea e Scilipoti hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione dell'articolo 8.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bossa. Ne ha facoltà.

LUISA BOSSA. Signor Presidente, che cosa chiedevano i nostri emendamenti presentati all'articolo 8? Che i comuni potessero essere capaci di programmare insieme il proprio sviluppo, per poter dare risposte sempre più adeguate ai cittadini, per ridurre gli sprechi, per eliminare i doppioni, per poter ottenere davvero risultati di efficienza, che potessero innescare quella sussidiarietà che i comuni devono esercitare. Sussidiarietà vuol dire essere vicino, essere accanto. Quando i comuni rispondono ai bisogni sono accanto ai loro cittadini e lo fanno meglio se si associano per migliorare la loro vita.
Tutto questo, nel disegno di legge che stiamo votando, non avviene limpidamente: vi è sempre qualcosa di non detto, di nascosto nella produzione legislativa di questo Governo. Non solo: badate, si vogliono eliminare le province - ne abbiamo parlato ieri a lungo - e qui le spingiamo a mettersi insieme. Insomma, le rendiamo più forti. Le contraddizioni insite nel disegno di legge in esame sono innumerevoli.
Ci stupiamo molto che non vi sia una determinazione temporale perché i comuni esercitino le loro funzioni. Come per dire: «Sì, sì, le facciamo le cose, vedete, ma non si sa quando. Piano piano, che volete? Sì, la riforma c'è, ma è atemporale». E le risorse? «C'è la crisi, bisogna stringere la cinghia».
Dispiace molto che Osvaldo Napoli ritiri i suoi emendamenti. Come me è stato sindaco, come me è stato nell'ANCI con un ruolo non secondario. Il gioco di squadra, evidentemente, è più importante delle idee che si sono professate.
È davvero triste, perché si sarebbe potuto fare meglio ed è vero - come è Pag. 29stato detto dall'onorevole Amici - che abbiamo perso un'occasione. Le nostre proposte emendative andavano in questo senso: introducevano certezze e responsabilità, elementi innovativi in un disegno svuotato, via via, di significato e, quindi, di effetti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, il gruppo dell'Unione di Centro si asterrà sull'articolo 8 del provvedimento in oggetto, ma con qualche perplessità. Da tale articolo, infatti, si evince il pericolo che avevo indicato anche in sede di discussione sulle linee generali: si sta andando verso un centralismo delle regioni.
Ritengo che le modalità di esercizio delle funzioni fondamentali si sarebbero dovute sintonizzare con l'articolo 5 della Carta costituzionale, ma tutto questo non è avvenuto. Abbiamo dato una serie di contributi attraverso un'intensa attività emendativa, come quella dell'onorevole Ciccanti e dell'onorevole Bosi, che, in particolare, aveva indicato anche un percorso importante. Infatti, attraverso le sue proposte emendative, egli chiedeva di tenere presenti le specificità di alcuni comuni collocati in una situazione territoriale ed ambientale particolare, che meritavano di ricevere un'attenzione ed una considerazione altrettanto particolari.
L'articolo 8 ci vede impegnati anche per quanto riguarda il futuro; tuttavia, abbiamo dovuto ritirare molte proposte emendative, poiché - dopo le vicende, a tutti note, che hanno caratterizzato la giornata di ieri - mancava il presupposto con riferimento alle funzioni fondamentali e all'articolo 21 della legge n. 42 del 2009.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MARIO TASSONE. Pertanto, signor Presidente, ci asterremo sull'articolo in esame, ma sarà un'astensione molto sofferta. Infatti, vengono salvate le modalità di esercizio dei comuni, tuttavia, in questo articolo, ed è fonte di grave preoccupazione, viene rinnovato e sacralizzato un centralismo regionale, che avevamo denunciato e che dovevamo respingere e rifiutare con forza (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, il gruppo dell'Italia dei Valori si asterrà sull'articolo 8 del provvedimento in esame.
La normativa in oggetto, infatti, contiene concetti che abbiamo avanzato in altre proposte di legge, e che, quindi, riteniamo positivi; tuttavia, essa - in seguito all'approvazione dell'articolo 1 e, quindi, del famigerato emendamento della Commissione bilancio - vanifica in maniera definitiva le associazioni obbligatorie dei piccoli comuni. Inoltre, la norma in oggetto, poteva essere migliorata attraverso le nostre proposte emendative, che, però, sono state tutte respinte. Pertanto, esprimeremo un voto di astensione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Saltamartini... onorevole Santelli... onorevole D'Amico... onorevole De Micheli... onorevole Lusetti... onorevole Pagano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 490
Votanti 267
Astenuti 223
Maggioranza 134
Hanno votato
264
Hanno votato
no 3). Pag. 30

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Tassone 8.01.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, questo articolo aggiuntivo pone il problema della valutazione della valenza turistica dei comuni, poiché inopinatamente si pongono obblighi, immaginando che la tipologia dei comuni sia quella per cui, in base al numero degli abitanti residenti, la popolazione sia sempre la stessa.
Il nostro Paese - che è un Paese ad alta valenza turistica - in zone di mare e anche di montagna vede comuni che hanno pochi residenti ma moltissime presenze. Ciò crea evidentemente anche condizioni di organizzazione molto diverse, bilanci molto più alti, problemi di seconde case e di villaggi turistici, per cui si hanno dei comuni di fatto con grandi dimensioni che vengono confusi con quelli di piccole dimensioni.
Si potrebbero fare centinaia di esempi, ma questo voler dire di «no» a questo articolo aggiuntivo è irrazionale, come del resto molte delle scelte che sono state fatte sono indiscriminate e irrazionali, e creeranno grandi complicazioni nella gestione dell'amministrazione.

PRESIDENTE. Passiamo, quindi, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Tassone 8.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Casini... onorevole Cesa... onorevole D'Amico... onorevole Torazzi... onorevole Cesa, ha votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 499
Votanti 291
Astenuti 208
Maggioranza 146
Hanno votato
29
Hanno votato
no 262).

(Esame dell'articolo 9 - A.C. 3118-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 3118-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

DONATO BRUNO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Borghesi 9.2, raccomanda l'approvazione del suo emendamento 9.100 ed esprime parere favorevole sull'emendamento 9.200 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento). La Commissione esprime, inoltre, parere favorevole sull'emendamento Duilio 9.4, a condizione che sia riformulato. Se vuole, posso leggere la riformulazione proposta.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Bruno, legga la riformulazione.

DONATO BRUNO, Relatore. Al comma 5, secondo periodo, sostituire le parole: «, nel rispetto del», con le seguenti «. I decreti di cui al secondo periodo si conformano ai principi di cui al comma 2, e al».

PRESIDENTE. Il Governo?

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti. Pag. 31
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 9.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Baccini... onorevole Vico... onorevole Capitanio Santolini, la aspettiamo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 501
Votanti 499
Astenuti 2
Maggioranza 250
Hanno votato
236
Hanno votato
no 263).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.100 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 487
Votanti 486
Astenuti 1
Maggioranza 244
Hanno votato
478
Hanno votato
no 8).

Prendo atto che i deputati Mastromauro, Scalia e Angeli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.200 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento), accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Torrisi la aspettiamo... onorevole Maggioni... onorevole Mondello... onorevole Torrisi, ha votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 502
Votanti 303
Astenuti 199
Maggioranza 152
Hanno votato
303).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Duilio 9.4. Chiedo al presentatore se accetta la riformulazione proposta dal relatore.

LINO DUILIO. Signor Presidente, ringrazio il presidente Bruno per aver accolto - sia pure in parte, ossia con riformulazione - il mio emendamento. Ovviamente, tra la reiezione e l'accoglimento, sia pure con riformulazione, io propendo per l'accoglimento e quindi mi dichiaro d'accordo.
Tuttavia, sottolineo al presidente Bruno - che ritengo sarà d'accordo con me - che se continuiamo con questa procedura di norme di delegificazione, le quali non perimetrano puntualmente la materia, esse diventano forme surrettizie di delega che, in una situazione sine die - senza, quindi, che sia previsto un termine finale - espropriano un poco il Parlamento delle sue competenze.
Accetto e ringrazio, ma spero per il futuro di riuscire a migliorare ulteriormente il nostro modo di procedere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sta bene, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Duilio 9.4, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 32

Onorevole Cristaldi, onorevole Miglioli, onorevole Letta, onorevole Esposito, onorevole Pedoto, onorevole D'Antona, ha votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 505
Votanti 501
Astenuti 4
Maggioranza 251
Hanno votato
501).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere il voto.
Passiamo alla votazione dell'articolo 9, nel testo emendato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà.

ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, questa delega, relativa alle ulteriori funzioni da trasferire alle autonomie, in attuazione dell'articolo 118 della Costituzione, è una delega giustificata e quasi necessitata, nel senso che si tratta di una partita importante riguardante le competenze dello Stato da trasferire ulteriormente alle regioni e alle autonomie. È del tutto evidente che, più che procedere con articoli espliciti che determinano fin d'ora tutta la procedura e tutti i contenuti, è giusto ricorrere alla delega.
Tuttavia, c'è il dato politico di questo provvedimento, che noi continuiamo a sottolineare, anche rischiando di essere noiosi: di tutto quello che abbiamo discusso su questo provvedimento, fino ad adesso, non se ne farà niente per i prossimi sei anni e rimangono in piedi tre deleghe.
Sostanzialmente, fino ad adesso, abbiamo fatto ginnastica - dal punto di vista dell'organizzazione istituzionale delle funzioni - e altre tre questioni rilevanti, sempre relative a questo provvedimento, le affrontiamo con delega: se le affronta, cioè, quasi totalmente il Governo da solo.
Per questa ragione non possiamo votare a favore su un articolo che giustificherebbe il voto a favore, ma ci asterremo, distinguendo nettamente, così, la nostra responsabilità da quella della maggioranza rispetto a ciò che rimane e a ciò che è questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Nola, onorevole Capitanio Santolini, onorevole Letta.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 501
Votanti 265
Astenuti 236
Maggioranza 133
Hanno votato
265).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.

(Esame dell'articolo 10 - A.C. 3118-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 3118-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

DONATO BRUNO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 10.200 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, Pag. 33del Regolamento) ed esprime parere contrario sugli emendamenti Tassone 10.1, Ciccanti 10.2, Borghesi 10.3.

PRESIDENTE. Il Governo?

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.200, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Luciano Rossi, Mura, Savino... a posto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 499
Votanti 263
Astenuti 236
Maggioranza 132
Hanno votato
262
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tassone 10.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli De Micheli, Gava, Pedoto, Forcolin, Centemero, Mazzuca, Fontanelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 500
Votanti 490
Astenuti 10
Maggioranza 246
Hanno votato
230
Hanno votato
no 260).

Prendo atto che il deputato Misiti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ciccanti 10.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, dico due parole solo per esprimere un concetto. Con questo emendamento ci occupiamo del trasferimento di una funzione fondamentale esercitata dalla regione ai comuni individuati, appunto, per l'esercizio della funzione stessa.
Nel trasferimento di questa funzione fondamentale, l'emendamento chiede che il trasferimento avvenga sulla base di apposite relazioni tecniche, previa intesa con l'ente locale medesimo. Si tratta di una proposta di assoluto buonsenso, quella dell'emendamento in esame, per evitare anche che vi sia un trasferimento d'imperio dalla regione al comune in mancanza totale di un'intesa anche sul piano tecnico.
Esprimere un parere contrario su questo tipo di emendamento vuol dire esattamente negare qualunque ipotesi di dialogo anche sulle cose più razionali e ragionevoli. In realtà, volete una maxi-delega al Governo che procederà con decreto legislativo - queste sono le intenzioni - nella riforma dell'ordinamento degli enti locali in Italia e francamente non va bene.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ciccanti 10.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 34

Onorevoli Santelli, Tommaso Foti, Mazzuca...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 497
Votanti 494
Astenuti 3
Maggioranza 248
Hanno votato
233
Hanno votato
no 261).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 10.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sbai, Cristaldi, Laboccetta, Moles, Misiani...l'onorevole Misiani ha votato...onorevoli Ferranti, Gava...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 500
Votanti 498
Astenuti 2
Maggioranza 250
Hanno votato
237
Hanno votato
no 261).

Passiamo alla votazione dell'articolo 10, nel testo emendato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Strizzolo. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, intervengo per sottolineare e ribadire, ancora una volta, quello che già ieri alcuni colleghi del Partito Democratico avevano rappresentato con spirito critico ma anche costruttivo rispetto all'andamento complessivo di quello che è previsto in questo provvedimento.
Già ieri l'onorevole Bressa affermava di stare attenti perché rischiamo addirittura di fare dei passi indietro rispetto a quella che è la situazione di oggi.
Ebbene, nonostante lo sforzo da parte del Partito Democratico, ma anche di altri colleghi di opposizione, per contribuire a migliorare un testo comunque già abbastanza decapitato con l'emendamento presentato dalla maggioranza a seguito del pronunciamento della V Commissione ieri, non è stato possibile migliorare neanche quel poco che si sarebbe potuto, perché c'è una posizione di netta chiusura.
Credo che anche rispetto a questo articolo che ci accingiamo a votare il nostro non possa che essere un giudizio negativo, perché anzi con questo provvedimento si rischia di creare un pesantissimo e confuso intreccio politico, istituzionale e amministrativo che crea grande difficoltà alle amministrazioni e agli enti locali del nostro Paese.
Addirittura, a mio modo di vedere, con questo provvedimento, così come viene impostato (ossia con le mutilazioni che ci sono state), si creano i presupposti per un massacro dal punto di vista finanziario e dei poteri anche per il futuro: altro che decentramento e valorizzazione, così come viene tanto pomposamente propagandato!
Per cui, alla luce di questa impostazione, il nostro giudizio è nettamente contrario. Rispetto ad una necessità effettiva di realizzare con gradualità, ma con grande chiarezza, un percorso di trasferimento di poteri, di funzioni e di risorse agli enti locali, si va nella direzione opposta.
Tuttavia sono convinto, signor Presidente, che il Governo sarà costretto dai propri amministratori locali a correggere sin da subito anche quanto contenuto ingiustamente nella manovra finanziaria che in questo momento è all'esame del Senato. Per cui il nostro voto sull'articolo 10 sarà nettamente contrario (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 35

Onorevole Bernardo, onorevole Moles, onorevole Fontanelli.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 500
Votanti 466
Astenuti 34
Maggioranza 234
Hanno votato
266
Hanno votato
no 200).

Prendo atto che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 11 - A.C. 3118-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 3118-A).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, credo che prima di passare all'esame dei singoli emendamenti bisognerebbe comprendere quali siano la portata ed il contenuto normativo dell'articolo in esame. Il Ministro incaricato della semplificazione ci potrebbe spiegare perché in un testo di legge si deve prevedere che il Governo presenti non decreti delegati, ma disegni di legge per fare quello che parte del testo della Costituzione (in vigore già da nove anni) prevede che si faccia con legge e per la quale quindi il Governo avrebbe potuto presentare dei disegni di legge già da moltissimo tempo.
Per di più non aggiunge nulla come criteri e contenuti di questi eventuali disegni di legge, e quindi vorrei capire onestamente, per non produrre montagne di leggi inutili, a cosa serva questo articolo 11.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, aggiungo una sola parola: siccome questa norma-manifesto-propaganda altro non è che l'idea che entro 12 mesi si debba fare il completamento del cosiddetto federalismo amministrativo, cioè il trasferimento alle regioni di tutte le competenze amministrative in capo allo Stato, mi chiedo con quali risorse si pensa che le regioni martoriate dalla manovra finanziaria - come il presidente Formigoni e tutti gli altri presidenti delle regioni stanno denunciando a ragion veduta - possano farsi carico di ulteriori trasferimenti amministrativi di funzioni in così breve tempo.
Forse anche a questa domanda si dovrebbe rispondere però non con i soliti spot elettorali e propagandistici, ma con fatti e numeri.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 11 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

DONATO BRUNO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Donadi 11.1 e parere favorevole sull'emendamento 11.200 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento).

PRESIDENTE. Il Governo?

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Donadi 11.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Trappolino, Mazzocchi, Mura, Bossi, Pizzolante, Ghiglia, Brancher, Touadi, Granata... Pag. 36
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 488
Votanti 485
Astenuti 3
Maggioranza 243
Hanno votato
226
Hanno votato
no 259).

Prendo atto che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 11.200 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Causi. Ne ha facoltà.

MARCO CAUSI. Signor Presidente, il merito dell'emendamento 11.200 è condivisibile. Si dice che l'esercizio delle funzioni trasferite dev'essere contestuale al trasferimento delle risorse e si collega il trasferimento delle risorse finanziarie e delle risorse umane e strumentali ai principi generali dell'articolo 10 della legge n. 42 del 2009. Quindi, nulla osta a valutare positivamente il merito di questo emendamento.
Purtroppo però, signor Presidente, sono costretto a ricordare ancora una volta a tutta l'Assemblea, a tutte le colleghe e i colleghi, che queste belle norme di coordinamento alla legge n. 42 del 2009 sono fortemente inficiate a questo punto dalla decisione assunta ieri con l'emendamento relativo alla copertura finanziaria che, lo ricordo a tutta l'Assemblea, blocca l'attuazione della Carta delle autonomie locali alla lista delle funzioni fondamentali che erano state indicate in via provvisoria nell'articolo 21 della legge n. 42 del 2009.
Quindi, le nuove funzioni fondamentali che sono descritte dall'articolo 2 di questa legge e le ulteriori funzioni che potranno essere trasferite agli enti locali sulla base degli articoli 9, 10 e 11 di questa legge non vedranno una loro operatività nei prossimi mesi in un percorso immediato di riforma, ma vengono lasciate in un limbo che potrebbe durare fino a sei anni.
Infatti, l'emendamento votato ieri dal Governo e dalla maggioranza dice che tutto ciò che sta fuori dalla lista delle funzioni provvisoriamente inserite nella legge n. 42 del 2009 resta in un limbo e potrà essere forse applicato nel corso dei prossimi sei anni, cioè prendendosi l'intero periodo transitorio previsto dalla legge n. 42 del 2009.
Si tratta di un grave vulnus che è stato apportato ieri al peso politico di questo provvedimento. Questa Carta delle autonomie che avrebbe potuto essere un momento di riforma importante è stata fortemente depotenziata da una decisione di ieri.
È per questo che il Partito Democratico, pur condividendo il merito dell'emendamento 11.200, si asterrà dalla votazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.200, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Napoli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 487
Votanti 263
Astenuti 224
Maggioranza 132
Hanno votato
261
Hanno votato
no 2).

Passiamo alla votazione dell'articolo 11.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà.

ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, già sul complesso degli emendamenti a questo articolo i colleghi Lanzillotta e Mantini hanno detto cose importanti. Pag. 37Siamo all'articolo 117 della Costituzione, commi terzo e quarto, cioè alle materie sulle quali è prevista - rispettivamente - una legislazione concorrente e competenze residuali delle regioni su tutto quanto non elencato dall'articolo 117 stesso. Si tratta, quindi, di una materia importante. Però giustamente la collega Lanzillotta evidenziava una questione che nasconderebbe un atteggiamento tattico-dilatorio da parte del Governo. Credo che la collega Lanzillotta abbia ragione, nel senso che sul passaggio di queste competenze alle regioni si poteva già avere legiferato senza ricorrere ad una ulteriore delega che sostanzialmente rinvia la materia ancora di diversi mesi. Questo evidenzia il nodo centrale di tutta questa discussione.
Voglio dire che noi abbiamo di fronte un testo costituzionale, proposte legislative che intervengono sulle regioni e sulle autonomie, ma che dovrebbero prevedere in contemporanea una profonda riorganizzazione dello Stato centrale. Questo è il punto sul quale si cerca di prendere tempo, si evita di prendere decisioni impegnative e che possano pestare «calli» a poteri consolidati, ma delle due l'una: o noi leggiamo l'attuazione del Titolo V come un profondo ridisegno dello Stato centrale oppure il nostro sistema non va in equilibrio.
Quindi, non si può continuare a dilazionare l'intervento sulla riorganizzazione dello Stato centrale, non si possono continuare a chiedere deleghe su deleghe per rivedere una struttura amministrativa dello Stato centrale che si tarda pericolosamente a prendere in considerazione con scelte coerenti e nette. La questione sta tutta qui: si tratta di una schizofrenia che alla fine pagheremo tutti perché se il sistema non va in equilibrio noi praticamente abbiamo acceso attese, messo in moto meccanismi di spesa, attivato organizzazioni che però di contro non trovano nell'alleggerimento dello Stato centrale la giusta compensazione.
Credo che a questo proposito ci sia una questione politica molto rilevante. Ciò non significa avere in mente uno Stato centrale debole o fragile, ma diverso: autorevole e fortemente capace di decidere circa le materie sulle quali ha una competenza esclusiva, autorevole e capace di dare gli indirizzi fondamentali con le leggi di principio circa le materie sulle quali è necessario dare indirizzi con tale strumento, ma nello stesso tempo uno Stato leggero da un punto di vista amministrativo.

PRESIDENTE. Onorevole Giovanelli, la prego di concludere.

ORIANO GIOVANELLI. Capisco che in questo luogo e in questa città sembra difficile dire cose di questo genere, ma di qui si passa.
Se non cambia lo Stato centrale rispetto alla nuova articolazione del Titolo V è inutile che perdiamo tempo con riferimento al tema della sua attuazione: il Titolo V rimarrà una chimera, una cosa messa lì, che non produrrà i suoi effetti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 492
Votanti 489
Astenuti 3
Maggioranza 245
Hanno votato
262
Hanno votato
no 227).

Prendo atto che la deputata Goisis ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che il deputato Tullo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario. Pag. 38
Secondo le intese intercorse tra i gruppi, sospendiamo a questo punto l'esame del provvedimento che riprenderà la prossima settimana.

Sull'ordine dei lavori e per un richiamo al Regolamento (ore 12,58).

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, nella giornata di ieri, il collega e vicepresidente della Commissione lavoro, onorevole Giuliano Cazzola, ha ricevuto una lettera minatoria che recita le seguenti parole: «Dalle tue dichiarazioni una cosa s'è capita. Sei un infame, amico degli ebrei e come loro devi bruciare nel sacro fuoco dei forni. Cane rognoso». A fronte di questa lettera minacciosa e vile credo di dover esprimere in quest'Aula la solidarietà profonda e l'affetto umano e politico al collega Cazzola da parte dell'intero gruppo del Popolo della Libertà (Applausi).

PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, credo che l'applauso segnali ovviamente la solidarietà dell'intera Assemblea.

CESARE DAMIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CESARE DAMIANO. Signor Presidente, vorrei associarmi alla solidarietà nei confronti dell'onorevole Cazzola a nome del gruppo del Partito Democratico, perché riconosco all'onorevole Cazzola una capacità di interlocuzione e di discussione di merito della quale gli va assolutamente dato atto (Applausi). Voglio dire all'onorevole Cazzola che sicuramente noi dimostreremo concretamente la nostra solidarietà di fronte ad atti di questa natura (Applausi).

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, a nome dell'Italia dei Valori esprimo solidarietà nei confronti del collega Cazzola per le minacce che ha ricevuto (Applausi).

GIAN LUCA GALLETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, ci associamo alla solidarietà all'onorevole Cazzola per la lettera minatoria che ha ricevuto. Ci complimentiamo per il lavoro che ha continuato a svolgere sui temi del lavoro e ci auguriamo che continui a farlo, perché lo fa nell'interesse di tutti e del popolo italiano (Applausi).

PRESIDENTE. All'onorevole Cazzola va la solidarietà anche della Presidenza, ma, come si è potuto constatare, in questi casi, come sempre, va la solidarietà di tutta l'Assemblea.

MATTEO BRIGANDÌ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, ho chiesto la parola con riferimento agli interventi svolti precedentemente sulla vicenda che ha riguardato l'onorevole Cimadoro e il collega del mio gruppo, l'onorevole Buonanno.
Vorrei specificare che i detenuti suicidi negli ultimi vent'anni sono 1.027 e che, mentre tra coloro che abitano in Italia vi è un suicidio ogni 20 mila persone, tra i detenuti c'è un suicidio ogni 924 e questo è un dato significativo.
È evidente che, per me e per il gruppo al quale ho l'onore di appartenere, il suicidio non è nient'altro che una sconfitta dello Stato. La Costituzione, infatti, afferma che la pena dovrebbe tendere alla rieducazione e una persona che si suicida Pag. 39in carcere, evidentemente, sancisce la sconfitta di questo principio, che è un principio religioso, etico e morale.
Questa è la posizione chiara e lampante con riferimento al suicidio, al quale si faceva cenno. Noi, però, non possiamo non rilevare alcuni fatti: nonostante ci discostiamo dalla posizione del parlamentare che ha pronunciato quelle affermazioni, il parlamentare stesso ha ricevuto ben novemila voti personali nel momento in cui è stato eletto, non più di due o tre mesi fa. Egli, quindi, rappresenta evidentemente una sua realtà, che non è una realtà della Lega, ma una sua realtà.
La seconda considerazione da svolgere, signor Presidente, riguarda il fatto che si tratta del suicidio di un condannato, che rappresenta certamente un momento brutto di una persona che ha davanti a sé lunghi anni da trascorrere in carcere. Io, nel mio piccolo, qualche giorno in carcere, grazie ad un giudice sciagurato, l'ho passato. La prima cosa alla quale si pensa è proprio quella. L'unico meccanismo è quello che porta a dire: «io non c'entro nulla, quello è un bastardo», e si cerca di suicidarsi o di spararsi. È evidente, quindi, che comunque vi è un meccanismo di sconfitta.
Diversa, però, è la situazione tra coloro che si suicidano perché condannati con sentenza di condanna, magari per reati gravi, e coloro che invece si suicidano perché qualche giudice li mette in carcere perché facciano da testimone o perché confessino un reato.

DONATELLA FERRANTI. È pericolosissimo!

MATTEO BRIGANDÌ. Certo che è pericolosissimo, onorevole collega. È pericolosissimo ed è avvenuto in quest'Aula.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, se un giudice mette in carcere una persona e questa si suicida, quello è un fatto, ma, al secondo e al terzo suicidio, il meccanismo è questo: il giudice o lo prevede o non lo prevede. Se tale previsione è legittima, allora è evidente che chi ritiene che questa previsione sia legittima è a favore della pena di morte, perché ritiene che legittimamente un giudice possa prevedere la morte e, ciononostante, irrogare una sanzione, che è a dispetto del principio di presunzione di innocenza sancito dalla Costituzione e, quindi, rappresenta un momento di pena di morte. Se, invece, il principio non è quello della prevedibilità e non è collegato alla logica della pena di morte, allora siamo di fronte ad un'ipotesi di dolo eventuale.
In conclusione, l'unica cosa certa è che noi non abbiamo né alleati né capi del nostro partito che abbiano commesso queste azioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, siccome non è stata aperta la discussione in ordine alle considerazioni di ordine politico che il collega Brigandì ha compiuto, chiedo ancora una volta, come ho fatto in altre occasioni, che anche i colleghi del mio gruppo - non solo i colleghi di altri gruppi - utilizzino adeguatamente la fase degli interventi sull'ordine dei lavori dopo la discussione su un punto all'ordine del giorno.
È evidente, infatti, che tali questioni, come quella posta dall'onorevole Brigandì con argomentazioni da disapprovare del tutto - almeno da parte del sottoscritto e del mio gruppo -, devono essere oggetto o di atti di sindacato ispettivo, oppure di discussione nelle Commissioni di merito. I parlamentari hanno a disposizione anche la possibilità di presentare mozioni o di adottare altri strumenti che garantiscano la discussione in Aula.
Diversamente, dovrei intervenire per cinque minuti contro le argomentazioni dell'onorevole Brigandì, poi so che altri prenderebbero la parola per argomentare contro le mie considerazioni e si aprirebbe una discussione in un luogo improprio. Quindi, signor Presidente, le chiedo di far Pag. 40presente anche al Presidente Fini che si usino in maniera appropriata le fasi di discussione in Aula, compresa quella degli interventi sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, lei sa, anche per l'esperienza e la responsabilità che ha, che - ormai come prassi - l'utilizzo degli interventi di fine seduta sull'ordine dei lavori da parte dei colleghi viene fatto o per segnalare un argomento di interesse generale all'attenzione dell'Assemblea, anche con considerazioni di tipo personale o politico su cui la Presidenza non può intervenire, o per sollecitare la risposta ad interrogazioni o per evidenziare questioni che la Presidenza della Camera può e deve porre all'attenzione del Governo nell'interesse dell'Assemblea.
Quindi, questa è la prassi dei lavori della nostra Assemblea che si è consolidata nel tempo. Ovviamente, terrò presenti le sue osservazioni e le riferirò al Presidente Fini, ma mi sembra che dobbiamo proseguire su questa strada e, a mio parere, anche l'intervento dell'onorevole Brigandì andava in questa direzione.

NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Signor Presidente, si è svolto ieri a Roma presso il Ministero delle attività produttive un incontro tra la proprietà della Abramo Customer Care (ex Datel), i rappresentanti sindacali CGIL, CISL, UIL e UGL, le rappresentanze aziendali, il presidente della provincia e il sindaco della città di Crotone per affrontare la situazione venutasi a creare a seguito del venir meno di importanti commesse che incidono pesantemente sui già precari livelli occupazionali dell'azienda.
Gli esuberi attuali sarebbero circa ottantacinque e a Crotone piove sempre sul bagnato: dopo i lavoratori della Gres e della Sasol anche per i lavoratori della ex Datel inizia una via crucis.
La città di Crotone aveva già attraversato la grave crisi industriale delle grandi fabbriche siderurgiche, che ha innescato un triste meccanismo di reazione a catena che ha causato la chiusura di tante piccole aziende dell'indotto. Questa situazione va a sommarsi alle numerose chiusure di piccole e medie imprese di altri comparti, costrette alla resa dagli effetti di una crisi che su questo territorio pesa in misura più marcata. Ricordo che negli ultimi mesi dell'anno scorso, la stessa azienda ha già ricollocato in attività diversi lavoratori, circa novecento a tempo indeterminato, a seguito della perdita di commesse e della diminuzione di volumi dei committenti.
Per l'offerta occupazionale che assicura, per l'innovazione e la tecnologia messe in campo, l'azienda Abramo rappresenta una delle realtà più significative di quel territorio. In considerazione della grave crisi che morde la provincia di Crotone, che presenta, tra l'altro, forti criticità anche in relazione ai temi della sicurezza, è assolutamente da scongiurare anche l'ipotesi di perdita di un solo ulteriore posto di lavoro, soprattutto per le famiglie dei lavoratori, già alle prese con miracoli quotidiani per arrivare a fine mese.
Signor Presidente, il problema, purtroppo, torna d'attualità anche perché nei mesi scorsi e precisamente il 13 gennaio scorso una mia interrogazione al Ministro del lavoro e delle politiche sociali aveva posto una serie di quesiti che ancora attendono una risposta. Signor Presidente, la prego quindi di invitare il Governo a promuovere con la massima urgenza ogni iniziativa, in particolare verso la società H3G Italia, affinché la società Abramo possa mantenere almeno lo stesso volume di attività finora garantito, che permette la salvaguardia dei livelli occupazionali, evitando così il ricorso agli ammortizzatori sociali in deroga. Signor Presidente, ci conto.

MASSIMO POLLEDRI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 41

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, intanto volevo esprimere, anche a nome dell'onorevole Fedriga e del gruppo Lega Nord Padania, la solidarietà al collega Cazzola per la minaccia ricevuta.
Intervengo tuttavia sugli articoli 41, 45 e 89, come da lei richiamato, relativi all'osservanza dei limiti di correttezza negli interventi. Il punto è che l'onorevole Giachetti è intervenuto due volte: la prima, ha attaccato e commentato alcune dichiarazioni giornalistiche; la seconda, «don» Giachetti, è salito ancora sul pulpito e per la seconda volta ha ottenuto «udienza» da parte del Presidente Buttiglione, che ha pure rincarato.
Ricordo a proposito che il parere della Giunta per il Regolamento del 24 ottobre 1996 considerava ammissibili, individuandoli al punto 1.1, come appunto da lei richiamato, gli interventi incidentali, e al punto 1.5 prevedeva deroghe solamente per ragioni eccezionali e urgenti - e non mi sembra che la lettura di un quotidiano sia cosa eccezionale e urgente - di rilevanza politica e di interesse generale.
Signor Presidente, sicuramente non tocca a me guardare la trave che è nel nostro occhio perché vi sono persone ben più importanti di me che lo possono fare, ma la pagliuzza di «don» Giachetti forse andrebbe ricordata, perché quando si sale sul pulpito, forse bisognerebbe avere un minimo di coerenza e memoria storica.
Io ricordo che in questa stessa sala, nella scorsa legislatura, sedeva a pieno titolo un nostro collega condannato per omicidio, con un passato di brigatista. Ricordo poi che sempre in quest'Aula abbiamo avuto parlamentari da quella parte che piantavano marijuana fuori di qui. Il collega Giachetti forse allora non si indignava e non interveniva. Abbiamo avuto primi ministri che andavano a braccetto con hezbollah che sicuramente hanno commesso azioni decisamente peggiori di quelle del nostro collega. Abbiamo avuto parlamentari e gruppi politici di cui si è detto che nelle regioni rosse scandivano periodicamente: «dieci, cento, mille Nassiriya» (ma saranno sicuramente pagliuzze). Ne abbiamo viste di tutti i colori,
Ora, se dobbiamo scagliare la prima pietra, almeno bisogna essere sicuri di essere senza peccato.

IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, visto che si sono fatte talune considerazioni, prima di proporre una sollecitazione a una risposta, mi sia consentito ricordare al collega Polledri che nel suo «rosario» poteva allora inserire anche il comportamento di certi ministri nei confronti della festa della Repubblica, del tricolore e dell'inno di Mameli: se voleva essere completo e corretto, doveva citare anche quelli.
Mi rivolgo ora a lei, signor Presidente, per introdurre una piccola, se consentito, «innovazione». Stamattina ho presentato un'interrogazione a risposta orale. Per un breve periodo ho presentato interrogazioni a risposta scritta, pensando che in tal modo i tempi di risposta fossero più rapidi. Siccome così non è stato, ho ripreso a presentare interrogazioni a risposta orale e faccio una sollecitazione preventiva. È questa la piccola innovazione.
Sarebbe infatti opportuno e necessario, signor Presidente, che su tale interrogazione che riguarda un fatto contingente, il percorso del federalismo demaniale nel nostro Paese, vi fosse una risposta rapida da parte del Governo, perché si tratta di una richiesta sollecitata e sostenuta da tempo dall'amministrazione regionale del Friuli Venezia Giulia già ai tempi della presidenza Illy, anzi vi fu la sottoscrizione di un protocollo di intesa fra la regione Friuli Venezia Giulia e il Governo, allora presieduto da Prodi, per avviare un percorso che consentisse in maniera definitiva il trasferimento dallo Stato alla comunità di Udine dell'uso della proprietà del castello della stessa Udine.
Mi riferisco al percorso avviato sul federalismo demaniale. Il Ministro Calderoli - che fino a qualche istante fa era qui presente, e mi dispiace che in questo momento non ci sia - ha tanto declamato Pag. 42il provvedimento. Tra l'altro mi risulta che a qualche mese di distanza dall'approvazione del testo definitivo da parte del Consiglio dei ministri (avvenuta il 20 maggio, e oggi siamo al 17 giugno) il decreto legislativo non sia stato ancora pubblicato sulla Gazzetta ufficiale.
Chiedo il suo intervento, signor Presidente, affinché agisca presso il Governo perché vi sia l'impegno a inserire anche il castello di Udine nell'elenco dei beni da trasferire agli enti locali, che sarà allegato al provvedimento sul federalismo demaniale. Tra l'altro su questa richiesta c'è una condivisione amplissima delle istituzioni locali, tant'è che questo problema è stato sollecitato e richiamato sia dal sindaco della città di Udine, il professor Honsell, sia dal presidente della provincia, il professor Fontanini, che tra l'altro è anche segretario regionale della Lega Nord del Friuli Venezia Giulia. Quindi, signor Presidente, le chiedo di intervenire in via preventiva sul Governo per accelerare una risposta a questa interrogazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie onorevole Strizzolo. Sarà premura della Presidenza sollecitare la risposta.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, credo che tra i diritti inalienabili, garantiti dalla Costituzione, vi siano anche le farneticazioni dei singoli parlamentari. Ognuno si assume quindi la responsabilità delle sciocchezze che liberamente e democraticamente può dire, anche in quest'Aula.
Intendo richiamare la sua attenzione, Presidente, sul fatto che sono in difficoltà, una difficoltà paurosa, perché vedo uno iato fra i drammi che ci stanno di fronte e talvolta l'impotenza a dare delle risposte adeguate. Ho appena saputo che a Livorno è morto un camionista schiacciato da un tubo lungo 16 metri. È il secondo incidente mortale nel giro di pochi giorni. Lunedì sera, sempre a Livorno, nello stesso posto, però cadendo da una impalcatura, è morto un giovane straniero.
Non so più cosa dire, non so più cosa fare, se non rivolgere una preghiera alla Presidenza perché ancora una volta intervenga nei confronti del Governo, perché le norme, le disposizioni che insieme abbiamo varato per alzare il livello di sicurezza sul lavoro possano essere seguite con attenzione, e perché vengano messe in campo tutte le attività, le azioni ispettive e amministrative affinché questa guerra (che produce quasi mille morti ogni anno nel nostro Paese) possa trovare, prima o poi, una fine.

PRESIDENTE. Grazie onorevole Evangelisti, se lo riterrà opportuno potrà anche presentare atti di sindacato ispettivo per approfondire e sottolineare la gravità di quanto è accaduto.

SOUAD SBAI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SOUAD SBAI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il tribunale di Pordenone lunedì 14 giugno, (tre giorni fa) ha condannato all'ergastolo El Ketaoui Dafani, padre assassino di Sanaa Dafani, sgozzata, decapitata lo scorso 30 settembre 2009 a Pordenone per la sola colpa di voler vivere all'italiana. La condanna all'ergastolo è la giusta pena per un'omicidio così efferato. Un delitto in cui un padre uccide una figlia credendo di poter assolutamente lavare un'onta inesistente col sangue di un'innocente. Questa condanna esemplare è una vittoria per tutta l'Italia, per tutte le donne e gli uomini italiani immigrati che amano l'Italia, e che credono nei nostri valori fondanti. Il rigetto delle attenuanti generiche richieste dalla difesa non poteva che essere tale per un crimine tanto efferato.
Voglio ringraziare accoratamente la magistratura che ha giudicato con onestà questa vicenda. I giudici ci hanno dato Pag. 43ragione e hanno fatto giustizia. Una giustizia - perdonate l'annominazione - giusta. Una giustizia senza ideologismi e buonismi, una giustizia che ha affermato con forza che esistono valori che non possono essere negoziati, e che mettere in discussione alcuni principi, che sono etici prima di declinarsi in diritti civili, in Italia non è permesso!
Caro Presidente, ci batteremo contro l'introduzione, nell'ordinamento giuridico del nostro Paese, del principio secondo cui sia possibile riconoscere attenuanti di tipo culturale, etnico o religioso, che mettano in discussione e in pericolo i diritti fondamentali dell'uomo: l'uguaglianza, la pari dignità, il libero pensiero, la libertà.
Non permetteremo che forme di segregazione, di violenza, di sopruso, possano essere fatte prevalere sulla sacralità della vita. Dobbiamo, invece, lavorare affinché nel nostro ordinamento venga introdotta la fattispecie di aggravante culturale in base alla quale, se un delitto viene commesso in nome dell'obbedienza a tradizione, usanze e regole inaccettabili, quel delitto, non solo non deve essere, in un certo qual modo, compreso, ma la pena prevista deve essere appesantita. In quel tribunale, qualche giorno fa, eravamo tutte Sanaa! Mi preme ringraziare l'avvocatessa Gemelli che ha brillantemente condotto il dibattito e rivolgere un plauso al Ministro per le pari opportunità, Mara Carfagna che, con il suo Ministero, insieme all'associazione «Acmid Donna ONLUS», ha deciso di costituirsi parte civile (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

CARMEN MOTTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARMEN MOTTA. Signor Presidente, intervengo per segnalare che nella giornata di ieri un violentissimo nubifragio si è abbattuto nella zona della bassa parmense e ha colpito, in maniera veramente pesantissima, i comuni di Fontanellato, Fontevivo, Polesine Parmense, Zibello, Busseto e Soragna. Sono caduti, signor Presidente, nel giro di quattro ore, qualcosa come 100 millimetri di pioggia, che hanno mandato praticamente in tilt tutto il sistema idraulico della zona. Sono stati registrati ingenti danni alle coltivazioni, alle case, alla viabilità. Le due situazioni più drammatiche, più critiche, si sono verificate a Fontanellato, dove, purtroppo, un blackout, a seguito di questo nubifragio, ha colpito un centro di riabilitazione, il «Centro Cardinal Ferrari», e nel comune di Zibello dove vi è stato il caso - che è stato sventato, ma che poteva essere drammatico - del crollo del tetto della scuola e, fortunatamente, i bambini erano stati fatti evacuare poco prima, in tempo.
Tutta questa situazione è stata presidiata in modo assolutamente encomiabile da interventi molto tempestivi delle forze dell'ordine, della Protezione civile, dei vigili del fuoco e grazie al soccorso anche di medici i quali si sono prodigati e hanno evitato, ovviamente, rischi maggiori per le persone e per gli automobilisti che transitavano in quel momento sulle arterie che attraversano questa zona del parmense.
Oltre agli interventi che ho citato prima e che sono stati quanto mai opportuni per evitare danni maggiori, segnalo anche che a Busseto è stato colpito il museo «Casa di Verdi», che è finito, purtroppo, sott'acqua e si sono, anche in questo comune, registrati ingenti danni all'agricoltura. Tutto ciò, quindi, per dire che è in atto la valutazione, da parte della provincia di Parma e della regione Emilia-Romagna, per decidere se decretare lo stato di calamità. Ci sono in corso, ovviamente, dei sopralluoghi molto mirati. Voglio cogliere questa occasione per esprimere una vicinanza mia personale alle istituzioni e alle popolazioni colpite da un evento così grave.
Signor Presidente, concludo chiedendole di rappresentare al Governo la necessità di seguire in modo puntuale l'evolversi della vicenda, della situazione e che, nel caso venga dichiarato - come credo sarà - lo stato di calamità, il Governo possa garantire gli aiuti assolutamente necessari per ripristinare questa zona di alto valore da molti punti di vista, sia per Pag. 44le caratteristiche peculiari di ordine produttivo sia anche culturali. Più in generale, perché un evento atmosferico di tale intensità e gravità, che ricordo si verifica ogni mezzo secolo, non lasci un segno troppo a lungo in queste zone particolarmente ricche e produttive che necessitano ovviamente di essere supportate nell'azione di recupero di quanto è stato devastato dal nubifragio.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Motta. Sarà premura della Presidenza segnalare al Governo quanto da lei oggi detto al fine di intraprendere le iniziative opportune.

FILIPPO ASCIERTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, intervengo per verificare la fondatezza di alcune notizie che giungono e che sono un po' allarmanti e che riguardano le forze dell'ordine. Valuti lei se il Ministro può riferire in Aula oppure in altro modo ciò che presumibilmente si sta verificando.
Da quando è iniziato l'iter di esame della manovra finanziaria giungono voci di circa tremila dirigenti, tra forze dell'ordine e Forze armate, che hanno chiesto di andare in pensione perché hanno paura che nel provvedimento, che attualmente è all'esame del Senato, possano essere contenute decurtazioni sul loro trattamento di quiescenza.
Comprende bene, signor Presidente, che tremila dirigenti, tra forze dell'ordine e Forze armate, è un problema serio per il nostro Paese. Mi auguro che tutto ciò non sia fondato e che quindi si possa sapere qual è la reale situazione.

PRESIDENTE. Ovviamente la Presidenza, senza entrare nel merito di quanto da lei riportato, le deve ricordare che la manovra è attualmente all'esame del Senato e, quindi, è in quella sede che i colleghi senatori potranno approfondire i contenuti di essa e l'opportunità di intervenire. Per questo è inopportuna la richiesta fatta al Governo di venire a riferire in Aula riguardo a questo punto. Quando il provvedimento relativo alla manovra finanziaria arriverà all'esame della Camera dei deputati potremo altrettanto svolgere, come sempre facciamo, il nostro lavoro.
Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 13,30, è ripresa alle 15,10.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Bossi, Brancher, Caparini, Cicchitto, Colucci, Cossiga, Donadi, Franceschini, Alberto Giorgetti, Giro, La Russa, Lo Monte, Mantini, Mantovano, Martini, Nucara, Paniz, Pescante, Ravetto, Reguzzoni, Rigoni, Roccella, Ruben, Tabacci, Urso, Valducci, Vegas, Vietti, Vito e Zaccaria sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio della nomina di una Commissione di indagine ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento.

PRESIDENTE. Comunico che l'onorevole Amedeo Laboccetta, intervenendo in Assemblea nella seduta del 9 giugno 2010 e, successivamente, con lettera pervenuta l'11 giugno 2010, ha richiesto, ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento, la nomina di una Commissione di indagine che giudichi la fondatezza delle accuse rivoltegli dall'onorevole Francesco Barbato nel corso della stessa seduta. Pag. 45
Sussistendone i presupposti, il Presidente della Camera ha dato corso alla richiesta formulata dall'onorevole Amedeo Laboccetta e ha conseguentemente nominato una Commissione di indagine, di cui ha chiamato a far parte l'onorevole Rocco Buttiglione, in qualità di presidente, e gli onorevoli Roberto Mario Sergio Commercio e Giacomo Stucchi.
La Commissione dovrà riferire alla Camera prima della sospensione dei lavori parlamentari per la pausa estiva.

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. Il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla VII Commissione (Cultura):
S. 2150. - «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 aprile 2010, n. 64, recante disposizioni urgenti in materia di spettacolo e attività culturali» (Approvato dal Senato) (3552) - parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria) e XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale) e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.
Poiché il suddetto disegno di legge è iscritto nel calendario dei lavori dell'Assemblea per la prossima settimana, ai sensi del comma 5 dell'articolo 96-bis del Regolamento i termini di cui ai commi 3 e 4 del medesimo articolo si intendono conseguentemente adeguati.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 15,15).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative del Governo in ordine allo stato di crisi dell'azienda Eutelia, anche in considerazione delle disdette delle commesse operate da importanti imprese e istituzioni pubbliche - n. 2-00760)

PRESIDENTE. L'onorevole Madia ha facoltà di illustrare l'interpellanza Damiano n. 2-00760, concernente iniziative del Governo in ordine allo stato di crisi dell'azienda Eutelia, anche in considerazione delle disdette delle commesse operate da importanti imprese e istituzioni pubbliche (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmataria.

MARIA ANNA MADIA. Signor Presidente, sinteticamente la vicenda è molto oscura e complessa, non starò qui a ripeterla, anche perché ormai è sui giornali, se ne parla da diversi mesi e tutti abbiamo sentito parlare dell'azienda Eutelia, di Agile, di Omega che ha comprato Agile, che è il ramo information technology di Eutelia.
Vorrei soltanto citare alcuni nomi di società coinvolte in questa vicenda, anche per capirne proprio la complessità: Phonemedia, Libeccio, Olivetti, Edisontel, Bull, Getronics. Insomma, noi qui siamo di fronte al risultato di una serie di fusioni e acquisizioni varie, di aziende che è difficile vedere dentro una realtà industriale chiara, e in questo caotico gioco di scatole cinesi di aziende cedute a un euro, ci troviamo da una parte con la magistratura che giustamente, con i suoi tempi, fa luce su quelli che sono stati gli scopi speculativi - cioè quantomeno fa luce su come, quanto e con quali modalità si sono avuti scopi speculativi che però nella natura mi sembrano ovvi - e, dall'altra parte, con l'assenza totale di un piano industriale. Pag. 46
In mezzo a tutto questo, però - questa è la ragione della nostra interpellanza urgente - vi sono i lavoratori: si tratta di persone con professionalità molto qualificate, che hanno passato diversi mesi con dei contratti oggi cosiddetti garantiti (eppure non hanno percepito stipendi), che, ancora oggi, pur essendo in cassa integrazione, non hanno ricevuto tutte le spettanze, né hanno ben chiaro quale sarà il loro futuro.
Tutto questo oggi avviene nel momento in cui i tribunali fallimentari hanno svolto il loro compito: infatti, sia il tribunale di Arezzo (per quanto riguarda Eutelia), sia il tribunale di Roma (per quanto riguarda Agile), hanno decretato il fallimento ed hanno rifiutato i concordati preventivi richiesti.
A questo punto, ancora di più - ed è questa la ragione per cui svolgiamo l'interpellanza urgente proprio oggi che i lavoratori sono qui fuori a manifestare - la responsabilità della politica c'è tutta. Pertanto, richiamo il Governo e la sua responsabilità semplicemente a mantenere la parola data. Infatti Gianni Letta, il 26 novembre 2009 - vi sono le sue dichiarazioni - si era impegnato per il mantenimento delle commesse pubbliche. Queste commesse, dal 26 novembre 2009, stanno scomparendo.
Inoltre, il sottosegretario Letta si era impegnato anche a convocare i due tavoli già istituiti presso la Presidenza del Consiglio - uno proprio per le commesse, l'altro per lo sviluppo strategico dell'azienda Agile - non appena vi fossero state da parte dei tribunali fallimentari le sentenze di commissariamento. Ebbene, le sentenze sono state emesse - l'ultima il 20 aprile, cioè due mesi fa - e, come gruppo del Partito Democratico, chiediamo al Governo, in questa sede, di indicare una data certa di convocazione dei citati tavoli. In altri termini, chiediamo al Governo di mantenere la parola data per bocca di uno dei suoi più autorevoli esponenti, come il sottosegretario Letta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Aldo Brancher, ha facoltà di rispondere.

ALDO BRANCHER, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in una prima fase, la Presidenza del Consiglio dei ministri è intervenuta sulla vicenda di Eutelia Spa solo in via indiretta, esaminando la situazione critica in cui si è venuta a trovare la società Agile Srl.
La decisione del Consiglio dei ministri e le riunioni tra Governo e organizzazioni sindacali, cui si fa riferimento nell'interpellanza urgente, che sono state ricordate dalla collega, si riferiscono con ogni probabilità alla vicenda che ha interessato una società costituita attraverso spin-off da Eutelia, e cioè Agile Srl, nel cui perimetro sono state trasferite - nel corso dei primi mesi del 2009 - le attività industriali di information technology in capo ad Eutelia stessa.
Agile Srl, nel giugno 2009, è stata acquistata dal gruppo Omega ed immediatamente si sono manifestate difficoltà economiche e finanziarie, che hanno coinvolto anche un'altra società dello stesso gruppo, il consorzio Phonemedia. La Presidenza del Consiglio ha seguito con particolare attenzione la vicenda di queste due società (Agile e Phonemedia), tenuto conto delle importanti ripercussioni occupazionali che la loro crisi avrebbe determinato (8.000 lavoratori coinvolti su tutto il territorio nazionale), convocando specifiche riunioni con le parti sociali il 26 novembre e il 9 dicembre 2009 ed il 1o febbraio 2010, per individuare possibili soluzioni che garantissero la continuità produttiva ed aziendale.
In tale prospettiva, è intervenuto anche lo stesso Consiglio dei ministri che, nella riunione del 17 dicembre scorso, ha rivolto alle amministrazioni ed ad altre aziende private un invito a confermare gli impegni contrattuali assunti nei confronti di Agile e Phonemedia.
Tale invito è stato successivamente ribadito nelle lettere inviate singolarmente a Pag. 47tutti i soggetti - pubblici e privati - interessati.
Molte sono state le società che hanno aderito all'appello rivolto dal Governo di non sospendere i contratti in essere con Agile e Phonemedia, ma ci sono state anche istituzioni e società, sia pubbliche che private, che hanno ritenuto di non poter accogliere l'invito, in quanto la situazione delle due società non avrebbe garantito un adeguato livello del servizio.
Successivamente a tale data sono state avviate, dinanzi ai tribunali competenti (tribunale fallimentare di Roma per Agile ed ex Eutelia e differenti tribunali nazionali per le diverse società del Consorzio Phonemedia), le istanze per l'ammissione delle due società alla procedura di amministrazione straordinaria; in conseguenza di ciò, l'attività del Governo è stata doverosamente sospesa nel rispetto dovuto alla separazione dei poteri dello Stato. Infatti, il Governo, dopo un intervento della magistratura, non ha più promosso azioni autonome, essendo l'autorità giudiziaria l'unico soggetto responsabile ad assumere decisioni in merito alle società.
Quanto alle possibili iniziative future, queste saranno definite sulla base della decisione che la magistratura assumerà e che potrebbe sostanziarsi nell'ammissione di Eutelia alla procedura di amministrazione straordinaria ex legge Prodi, per dare continuità all'azienda, ovvero nel caso fosse deciso di dichiararne il fallimento.
È intenzione del Governo avviare successivamente alla pronuncia dell'autorità giudiziaria ogni possibile attività di sostegno che possa ridurre la situazione di grave disagio in cui versano i lavoratori delle società in argomento.

PRESIDENTE. L'onorevole Damiano ha facoltà di replicare.

CESARE DAMIANO. Signor Presidente, sto pensando che alla fine non sono molto soddisfatto della risposta ricevuta - e lo dico in tono anche amichevole - perché francamente ci saremmo aspettati che il sottosegretario, a nome della Presidenza del Consiglio dei ministri, rispondesse alle domande che abbiamo formulato, ma ciò non è avvenuto. Non avevamo bisogno di ripercorrere una storia che conosciamo bene perché fin dall'inizio siamo stati, con altri partiti di opposizione, al fianco di questi lavoratori in una battaglia estremamente difficile ed estremamente aspra.
Il punto della situazione è questo: naturalmente vorremmo valutare l'azione del Governo sulla base della realtà, della corrispondenza tra le dichiarazioni che si fanno e i fatti. Purtroppo, riscontriamo una distanza abissale, enorme, una contraddizione evidente tra quello che è stato promesso e quello che è stato fatto. Ancora una volta, vige questa cattiva abitudine della «politica spot»: si riuniscono Consigli dei ministri, si assumono impegni, si tengono conferenze stampa, si dice «state tranquilli, risolveremo tutto» e poi, alla fine, nulla si muove.
Pertanto, per non rimanere nel vago, vorrei fare alcuni esempi concreti. Intanto, vorrei sempre ricordare che siamo in una situazione veramente paradossale.
Sono infatti a rischio ben 10 mila posti di lavoro, che sicuramente non sono una bazzecola. Inoltre, la cosa ancora più contraddittoria consiste nel fatto che non stiamo parlando di settori obsoleti, di tecnologie in dismissione, di code di processi produttivi, di situazioni che avevano in qualche modo bisogno di un aggiustamento finale perché chiaramente fuori mercato; no, stiamo parlando dell'information technology.
Allora, la domanda che mi pongo è: al di là delle buone intenzioni di un Governo, e delle dichiarazioni che un Consiglio dei ministri (comprendiamo che la momentanea vacanza di un Ministro delle attività produttive - non con questo che ci manchi il Ministro Scajola - può creare qualche problema di indirizzo di politiche industriali che, del resto, a questo Governo non stanno molto a cuore), è mai possibile che su un settore così strategico e così innovativo come l'information technology (quando si parla di fibre ottiche, di banda larga, insomma, di cose che dovrebbero costituire il futuro di questo Paese), non vi Pag. 48sia l'ombra di un interesse determinato e di un intervento che assomigli anche solo lontanamente a quello che noi chiamiamo tradizionalmente - e di cui si è persa traccia in questo Paese - politica industriale e potenziamento e supporto dei fattori di innovazione di un Paese come il nostro che, giustamente, guarda alla sua modernizzazione?
Come non accorgersi che corriamo il rischio di compiere un capolavoro, e, vale a dire, la messa in discussione di 10 mila posti di lavoro in un settore che avrebbe delle potenzialità di carattere produttivo e tecnologico. Quest'ultimo dispone di un patrimonio di professionalità indiscutibili - questi lavoratori sono, infatti, professionalità eccellenti a disposizione del Paese - che corrono il rischio di essere disperse dalla cattiva gestione di una proprietà che - per fortuna è stata messa da canto - aveva come unico scopo quello di inventarsi delle scatole cinesi, delle strategie finanziarie e lo spezzatino delle parti pregiate da vendere per, poi, eliminare tutto quello che non era assolutamente pregiato. Tutto questo è per noi veramente incomprensibile.
Vi è stato il Consiglio dei ministri del 17 dicembre dal quale è stato fatto un invito. Ma, signor sottosegretario, a lei risulta che la RAI, le Poste e la Camera dei deputati abbiano accolto questo invito? A noi non risulta, anzi, ci sembra che quelle commesse siano scomparse nel nulla.
La Camera dei deputati non ha rinnovato le commesse ad un'azienda che aveva tutte le potenzialità per svolgerle in modo efficace, e tali potenzialità vengono così disperse.
La RAI e le Poste ci dicono che qualche relazione con il Governo mantengano e, quindi, qualche suggerimento, un pochino forte, poteva essere indirizzato; ciò al di là dell'auspicio roboante di un Consiglio dei ministri che illude di fare qualcosa ma, in realtà, non produce assolutamente nulla.
Vorrei poi ricordarle, signor sottosegretario, che il tribunale civile di Arezzo ha già decretato il commissariamento di Eutelia. Ciò era, per noi, un punto di assoluta chiarezza e ci risulta, inoltre, che il 20 aprile di quest'anno il tribunale fallimentare di Roma abbia, anch'esso, decretato l'amministrazione controllata di Agile; cose, quindi, già avvenute.
La nostra domanda tiene conto di una situazione reale, e di questi lavoratori parleranno, in seguito, altri colleghi del Partito Democratico. Tali lavoratori, infatti, lottano per tenere in vita questa realtà produttiva, nell'indifferenza, a questo punto, del Governo, e debbono subire uno stress crescente. Voglio ricordare che questi lavoratori, prima di arrivare alla cassa integrazione, hanno vissuto una situazione nella quale, per mesi e mesi, non avevano il pagamento dello stipendio. Voglio anche ricordarle un piccolo particolare del comportamento di questo Governo. Noi, in Commissione lavoro (qui siamo tutti rappresentati), avevamo tentato con successo di fare un accordo.
In questi punti dell'accordo della Commissione lavoro della Camera avevamo anche detto, proprio guardando alla situazione Phonemedia-Agile-Eutelia, di poter pagare gli stipendi a questi lavoratori che non avevano lo stipendio. Avevamo suggerito una misura che aveva una sua copertura attraverso l'utilizzo di un fondo presso l'INPS che attualmente è a disposizione delle imprese che sono in stato fallimentare.
L'accordo c'è stato, con il Popolo della Libertà, con la Lega, con i partiti di opposizione (compreso il nostro), salvo che il Ministro Sacconi e il vostro Governo lo hanno bocciato, lasciando soltanto piccole cose di sopravvivenza. Hanno bocciato quell'accordo unitario in Commissione lavoro (poi portato in Aula) che aveva fra i punti anche una misura che naturalmente non si poteva adottare.
Qui passa tutto, ma pagare degli stipendi a persone che non percepiscono lo stipendio e non sanno più come risolvere i loro problemi di vita quotidiana è insopportabile per le casse dello Stato! Siamo passati dentro a questa via crucis e questi lavoratori sono qui fuori a manifestare; c'è un lavoratore che sta facendo lo sciopero della fame, ma non lo fa tanto Pag. 49per fare, perché questo compromette la salute di una persona, e alle volte la sua stessa esistenza, come sappiamo.
Si tratta di una tragedia che deve essere assolutamente considerata, ma nelle sue parole non troviamo nessuna corrispondenza. Devo anche dirle che questa mattina questi lavoratori hanno avuto un incontro con l'onorevole Fini (quindi con il Presidente della Camera) che ha diramato anche un comunicato di interessamento presso il Governo per una situazione che davvero corre il rischio di essere esplosiva.
Questi lavoratori non lasceranno il loro presidio, non si accontenteranno di quello che lei ci ha raccontato. Ma lei immagini: noi torniamo da questi lavoratori per dire cosa? Che il Governo ci ha illustrato una situazione? Che il Governo non ha nessuna intenzione, se non dopo che la via giudiziaria abbia concluso il suo iter, di prendere in considerazione la possibilità di un incontro?

PRESIDENTE. La prego di concludere.

CESARE DAMIANO. Concludo, signor Presidente. Abbiamo formulato una domanda alla quale non abbiamo avuto risposta. Tutto questo discorso è per dire che vogliamo una data per l'incontro presso la Presidenza del Consiglio. Questo è il senso della nostra richiesta e della nostra interpellanza urgente.
Vogliamo una data e chiediamo, a nome del Partito Democratico, che il Governo si esprima su questo punto: la data di un incontro con i lavoratori e le organizzazioni sindacali presso la Presidenza del Consiglio. Dovete onorare gli impegni che avete preso con questi lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Chiarimenti in ordine ai provvedimenti sanzionatori adottati dalla questura di Roma a seguito della manifestazione dei lavoratori Eutelia-Agile dell'11 marzo 2010 - n. 2-00756)

PRESIDENTE. L'onorevole Vico ha facoltà di illustrare l'interpellanza Boccia n. 2-00756, concernente chiarimenti in ordine ai provvedimenti sanzionatori adottati dalla questura di Roma a seguito della manifestazione dei lavoratori Eutelia-Agile dell'11 marzo 2010 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, quella di Agile-Eutelia è una vicenda che comincia il 15 giugno del 2009, continua ancora oggi ed immagino continuerà ancora per lungo tempo, o fino a quando non saranno accolte quelle richieste che in quest'Aula con tanti atti di sindacato ispettivo sono state già avanzate dal Partito Democratico (e non esclusivamente) ed anche dai sindacati dei lavoratori e dai lavoratori.
L'oggetto della nostra interpellanza urgente attiene alle vicende che sono accadute l'11 marzo del 2010, relative alla protesta dei lavoratori di Agile-Eutelia che si sono raccolti per strada in Roma (nelle vicinanze della Camera dei deputati ed esattamente sul marciapiede della Via del Corso adiacente alla galleria Alberto Sordi) esibendo striscioni delle loro città d'origine e delle loro aziende distribuite in Italia con la loro partecipazione e delle loro famiglie.
Perché manifestavano?
Il motivo per cui manifestavano era ottenere la reiterazione di una richiesta di incontro presso la Presidenza del Consiglio che solo alcune settimane prima era stato convenuto ed annunciato da parte della stessa Presidenza del Consiglio. L'incontro aveva ad oggetto una vertenza terribile che si è svolta in date diverse, dal 15 giugno 2009 in poi, mese dopo mese, durante la quale si è assistito allo smantellamento di un'azienda, all'invenzione delle scatole cinesi, all'intervento abbastanza rapido di custodie fallimentari, alla disdetta dei contratti e alla reiterazione da parte di enti pubblici del mantenimento degli stessi che si sono quasi tutti esauriti il 31 dicembre 2009. Si tratta di un'azienda, ma mi sia consentito anche di dire, di un gruppo Pag. 50societario che, come hanno chiarito gli eventi successivi, ha suscitato particolare interesse sia per la magistratura penale che, più in generale, per quella amministrativa.
Questi lavoratori da giugno hanno chiesto due cose semplici, consapevoli di appartenere ad un insieme di scatole cinesi (così mi piace definirle) la cui ricchezza, signor Presidente e onorevole rappresentante del Governo, non è rappresentata solo dal know how dei lavoratori, dalla loro esperienza e professionalità, né solo dal pacchetto di servizi che hanno saputo rendere, e hanno reso fino a qualche tempo fa, bensì dal pregio di 14 mila chilometri di fibra ottica, che non è un fatto assolutamente ininfluente ai fini degli interessi del Paese: non solo della singola azienda, ma del Paese.
Questi lavoratori hanno organizzato una manifestazione, come ricordavo prima, alla quale hanno partecipato alcuni deputati del Partito Democratico, tra cui il sottoscritto, l'onorevole Esposito e l'onorevole Boccuzzi. Durante questa manifestazione la Polizia di Stato ha identificato esclusivamente i deputati di cui ho appena fatto il nome; tra l'altro, nel mese di maggio - qui emerge l'improprietà della risposta del Governo che ho appena ascoltato -, erano già intervenute le sentenze dei tribunali di Roma e di Arezzo, ciò a testimonianza di quanto la vicenda sia complessa. Ebbene, agli stessi deputati è stato notificato un verbale di contestazione da parte della questura di Roma. Dal documento di polizia risulta che i deputati sono stati indicati come istigatori di un blocco stradale che si sarebbe determinato in quella giornata e in quel luogo e che nei loro confronti è stata comminata una sanzione pecuniaria, che è stata comminata contemporaneamente anche a circa ventuno lavoratori del gruppo Eutelia-Agile.
Onorevole sottosegretario, posto che il Partito Democratico con atti di sindacato ispettivo già presentati in quest'Aula e con comunicati ufficiali ha già assicurato che interverrebbe comunque in favore dei ventuno lavoratori cui è stata comminata la sanzione pecuniaria e che da otto mesi non percepiscono lo stipendio (ma questo elemento sia accolto solo come una nota alla nostra interpellanza), ci preme sapere, in particolare, quale sia la modalità di individuazione dei ventuno lavoratori nei confronti dei quali sono stati adottati i provvedimenti sanzionatori.
Abbiamo, infatti, un legittimo sospetto che la composizione della lista dei lavoratori - questa è la ragione per la quale abbiamo presentato l'interpellanza urgente in esame - sia stata impropriamente redatta. A tale proposito, ci permettiamo di asserire che si è trattato di una pacifica manifestazione e di un'identificazione non opportuna nei confronti dei deputati e che l'individuazione dei lavoratori è avvenuta senza identificazione degli stessi.
Vogliamo, quindi, essere sicuri e certi che la risposta del Ministero dell'interno infonderà oggi tranquillità e certezza circa lo svolgimento effettivamente pacifico di quella manifestazione e specificherà che il traffico non fu assolutamente bloccato (come accade ormai da anni nella zona adiacente al Parlamento e a Palazzo Chigi). Riteniamo quindi opportuno assicurare ai lavoratori, che sono ancora in piazza Montecitorio, che vi è un impegno del Governo e del Parlamento affinché i problemi si risolvano e non si complichino in maniera così inopportuna, come ci è parso essere avvenuto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Michelino Davico, ha facoltà di rispondere.

MICHELINO DAVICO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, il mantenimento dell'ordine e della sicurezza in occasione di manifestazioni pubbliche costituisce uno degli impegni più delicati a cui le forze dell'ordine fanno fronte, con moduli operativi costantemente ispirati ai criteri di equilibrio e prudenza, finalizzati a prevenire ulteriori e più gravi tensioni.
I servizi che vengono predisposti hanno l'obiettivo di contemperare il diritto, costituzionalmente Pag. 51garantito, di libera manifestazione del pensiero con le esigenze, altrettanto insopprimibili, di tutela della sicurezza e della pubblica e privata incolumità, che comprendono anche il diritto alla mobilità e alla libera circolazione delle persone. Esigenze, queste ultime, che sono soddisfatte attraverso l'osservanza di norme che disciplinano l'ordinata convivenza civile.
I criteri che ho illustrato non sono solo enunciazioni teoriche, ma esprimono i principi ai quali si ispira la politica dell'ordine pubblico del Governo - e, per esso, del Ministero dell'interno - e che hanno trovato applicazione anche nell'episodio al quale fanno riferimento gli onorevoli interpellanti.
Nella circostanza, circa duecento persone, che stavano partecipando alla manifestazione già preavvisata per piazza Montecitorio, riguardante le note problematiche dei lavoratori dell'azienda ex Eutelia, inscenavano una estemporanea iniziativa di protesta. Venivano, infatti, bloccati entrambi i sensi di marcia di via del Corso, all'altezza di piazza Colonna e in direzione di via dei Sabini, non consentendo in alcun modo il transito veicolare.
Il blocco del traffico causava notevoli ripercussioni sulle condizioni generali della viabilità e della libera circolazione della zona e costringeva il personale della Polizia municipale a disporre la deviazione del trasporto pubblico e privato.
Nonostante i manifestanti si fossero collocati in un luogo diverso da quello per il quale avevano formulato il preavviso, le forze di polizia impegnate nel servizio di ordine pubblico non ponevano in essere interventi coattivi, e ciò proprio per evitare ulteriori tensioni.
Nel contempo, decidevano di adottare tutte le misure idonee ad attenuare i gravi disagi alla viabilità ed alla più generale libertà di circolazione delle persone: disagi che, tuttavia, restavano notevoli, in considerazione dell'ora di punta e della centralità dell'arteria stradale interessata.
Nella circostanza, personale del Commissariato di polizia Trevi-Campo Marzio individuava venticinque persone tra i manifestanti, quali autori del blocco stradale. Ad essi, pertanto, veniva successivamente notificato un verbale di accertamento della violazione amministrativa di cui all'articolo 17 del decreto-legge 30 dicembre 1999, n. 507, per «occupazione della sede stradale». Più in particolare, la sanzione amministrativa è stata contestata a quattro deputati, di cui tre menzionati nell'interpellanza, riconosciuti dal personale operante proprio in ragione della qualità da essi rivestita di parlamentari della Repubblica.
Per quanto riguarda gli altri manifestanti destinatari della contestazione amministrativa, alcuni sono stati identificati sul posto tramite documento di identità personale, mentre gli altri sono stati riconosciuti anche con l'ausilio delle questure di residenza, attraverso le immagini fornite dalla Polizia scientifica.
I provvedimenti sanzionatori adottati, pertanto, sono scaturiti proprio da quei criteri di equilibrio e di ponderazione ai quali ho fatto riferimento in premessa e vanno ricondotti ad una valutazione connessa al bilanciamento tra diverse libertà costituzionalmente garantite: la libertà di riunione, da una parte, e il diritto alla libera circolazione, dall'altra, che nella circostanza era stato gravemente compromesso.

PRESIDENTE. L'onorevole Esposito, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.

STEFANO ESPOSITO. Signor Presidente, non devo neanche pensarci: è una risposta che credo sia offensiva. Scopriamo che il Ministero dell'interno, perché lo ha dichiarato, di fronte ad una situazione che è stata ben descritta in quest'Aula dagli interventi che hanno preceduto il mio e anche dall'interpellanza precedente, ha addirittura utilizzato le immagini della Polizia scientifica per irrogare una multa, una sanzione da 2.500 o 10 mila euro, a lavoratori che stavano protestando legittimamente. Mi domando come si possa, in un contesto come questo, arrivare addirittura ad insultare, perché Pag. 52questo ha fatto il sottosegretario oggi, la funzione stessa dei parlamentari. Io sono uno di quelli che è stato identificato e la voglio tranquillizzare: non sono e non siamo preoccupati per noi, ma per la funzione. Io non sono stato identificato da nessun poliziotto presente. Riconosco il lavoro equilibrato che hanno svolto i funzionari presenti. Il blocco stradale è stato deciso dalle forze dell'ordine, perché c'era una preoccupazione nei confronti dei manifestanti. Quindi, è evidente che anche la risposta ci conferma quanto è stato detto in alcuni momenti, cioè che questa è una scelta politica, quella di punire dei lavoratori che hanno osato, anche nei giorni successivi, dimostrare il loro dissenso in maniera forte anche nei confronti di esponenti della maggioranza. Questo non è sopportabile. Chiedo al Ministero dell'interno, visto che le sanzioni sono state comminate dal prefetto di Roma, se davvero si pensa di poter procedere in maniera così poco obiettiva, trattando i parlamentari della Repubblica come fomentatori e istigatori di una manifestazione. Signor sottosegretario, noi siamo arrivati lì a dare un contributo in una situazione in cui quei lavoratori avevano ragione e il Governo si era disinteressato totalmente di dare risposte. Abbiamo svolto una funzione politica ed abbiamo dato un contributo per evitare che la situazione potesse degenerare. Ora mi chiedo: è davvero credibile una risposta peraltro così burocratica? Non è la dimostrazione di una mancanza di impegno? Mi aspettavo che oggi il Ministro dell'interno si assumesse la responsabilità di dire che queste sanzioni venivano ritirate non nei confronti dei parlamentari, ma di quei lavoratori.
Ovviamente questi lavoratori e noi stessi tuteleremo nelle sedi proprie i nostri e i loro diritti. È evidente che questo Governo ha scelto uno scontro frontale su questa vicenda ed io le posso garantire che il gruppo del Partito Democratico, oltre a continuare ad essere al fianco di quei lavoratori, produrrà tutte le iniziative necessarie per dimostrare che voi avete fatto una scelta politica gravissima, che mette a rischio, questa sì, la possibilità di manifestare pacificamente per chiedere risposte che erano state da voi promesse.
È il Governo che aveva promesso a quei lavoratori la possibilità di avere una sede nella quale provare a risolvere i problemi. Non solo non avete dato quella sede, non solo ancora oggi non avete dato una risposta, ma li volete punire.
Questo diventa un elemento di libertà: lo dico anche a lei, signor sottosegretario, perché molti esponenti del suo partito, quando si è trattato di manifestare a fianco degli agricoltori per le quote latte, hanno bloccato autostrade, e non risultano azioni di alcun tipo; anzi, molti parlamentari si sono rivolti, come è giusto, alla Giunta per le autorizzazioni, non per loro stessi, ma per tutelare quegli agricoltori.
Questo è il vostro stile, questa è la vostra idea di ordine pubblico! Ma è la vostra idea, perché la mia solidarietà nei confronti delle forze di polizia, che svolgono tutti i giorni il loro lavoro, è totale. Questa è la vostra linea, questa è la politica del Ministro Maroni; su questo, non intendiamo abdicare e faremo una battaglia durissima, perché oggi, in quest'Aula, lei ha detto che noi siamo degli istigatori, che è una cosa inaccettabile, signor sottosegretario, e ha detto che quei lavoratori meritano di essere puniti. Noi non stiamo con voi, ma stiamo con loro (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)!

(Elementi in merito alla gestione e all'operato dell'Ente teatrale italiano - n. 2-00758)

PRESIDENTE. L'onorevole Carlucci ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00758, concernente elementi in merito alla gestione e all'operato dell'Ente teatrale italiano (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

GABRIELLA CARLUCCI. Signor Presidente, signor sottosegretario, a me interessa molto approfondire questo argomento, perché in questi giorni, in cui si è Pag. 53parlato della chiusura di enti inutili e si è creato anche un allarme nei confronti dei lavoratori e dei dipendenti di questi enti, era opportuno sgombrare il campo dalle falsità o comunque dalle notizie non esatte che sono circolate sui giornali.
Mi preme assolutamente rassicurare tutti i dipendenti: dai dati forniti dall'Ente teatrale italiano in un'agenzia comunicata attraverso l'Adnkronos il 4 giugno i dipendenti sarebbero 173, mentre dai dati ufficiali del Ministero pare siano molti di meno.
Che siano 173 o siano meno, fatto sta che questi dipendenti non corrono alcun rischio, in quanto saranno riassorbiti dalla pubblica amministrazione, e alcuni di essi, le cui professionalità sono molto valide, potranno, addirittura, essere finalmente valorizzati all'interno del Ministero per i beni culturali e, magari, svolgere quelle funzioni che avrebbero potuto e dovuto svolgere all'interno dell'ETI e che, invece, non sono riusciti a svolgere.
Mi interessa un approfondimento circa questo ente, l'Ente teatrale italiano; infatti, abbiamo sottoposto al Governo un'interpellanza che riguarda appunto il presidente, che è uno di quelli che si lamenta, perché è uno di quelli che certamente perderà il posto. Abbiamo detto che i dipendenti pubblici di questo ente non perderanno il posto, ma certamente lo perderanno i consiglieri di amministrazione, il presidente e il direttore generale.
Per quanto riguarda il presidente, è ovvio, si parla di uno stipendio di 180 mila euro l'anno; è chiaro che dà fastidio perdere un emolumento del genere, però dobbiamo anche capire che questo è un ente che, dei 12 milioni di euro ottenuti dallo Stato ogni anno, ne spende in attività, che poi adesso andremo in maniera più analitica ad analizzare, soltanto uno.
Tutto il resto viene speso nella gestione e nelle strutture. Abbiamo detto che vogliamo capire meglio le attività e anche la personalità di questo presidente, Giuseppe Ferrazza, che dal 2002 al 2004 ha ricoperto la funzione di revisore dei conti dell'Ente teatrale italiano con Domenico Galdieri presidente.
Dall'agosto 2004 è presidente riconfermato dell'Ente teatrale italiano.
Dal 2002 al 2005 la dottoressa Luciana Libero è stata consigliere di amministrazione dell'Ente teatrale italiano; è importante far capire questo, perché poi la stessa Luciana Libero pone in evidenza alcune disfunzioni di questo ente, forte dell'esperienza di consigliere di amministrazione svolta dal 2002 al 2005.
Dal 1998 al 2005 l'Ente teatrale italiano ha promosso il progetto «Aree disagiate» per il sostegno delle attività teatrali nelle aree meno sviluppate del Paese.
Nel 2002, conclusasi la prima fase del progetto «Aree disagiate», il consiglio di amministrazione dell'Ente teatrale italiano ha approvato il nuovo quadriennio nel segno della continuità con il periodo precedente.
Infatti, in un pamphlet dedicato a Il teatro e il suo sud l'autrice, consigliere di amministrazione dell'ETI dal 2002 al 2005, con delega per il sud, spiega che: «il progetto «Aree disagiate» è stato progressivamente smantellato dalla presidenza dell'Ente di quel periodo che ha preferito rivolgere altrove, in gran parte a Napoli, su iniziative contigue alla propria attività, le risorse che erano invece destinate» appunto alle aree disagiate.
Sempre in questo libro l'autrice (che ricordo ancora essere stata membro del consiglio di amministrazione di questo Ente per tanti anni) scrive che numerose risorse che potevano essere destinate ad un nuovo progetto meridionale sono state invece dedicate ad iniziative sparse, in particolare sempre di area napoletana e sempre con i fondi dell'Ente.
Vorremmo sapere se il Governo sia a conoscenza dell'ammontare e dei destinatari dei singoli stanziamenti, da parte dell'Ente teatrale italiano, nell'ambito del progetto «Aree disagiate» dal 2002 al 2005, se sia a conoscenza del fatto che l'Ente teatrale italiano abbia assunto, attraverso i teatri direttamente gestiti, personale successivamente distaccato presso la sede della direzione generale, infine se sia a conoscenza delle piante organiche sia dei teatri collegati sia dell'Ente teatrale Pag. 54italiano e dei motivi per i quali dal 2002, anno della promulgazione dello statuto dell'Ente teatrale italiano, non sono mai state costituite, né mai convocate, la consulta territoriale e la consulta tecnico-artistica, come previsto dall'articolo 13 dello statuto dell'Ente teatrale (che - ricordo - avrebbero dovuto essere i due strumenti che, in maniera trasparente, avrebbero dovuto gestire i fondi dell'Ente).
Si tratta di due strutture indicate nel rinnovato regolamento dell'Ente che avevano come compito quello di consultare sia le categorie dello spettacolo sia gli enti locali per una migliore e più trasparente gestione dei fondi dell'Ente teatrale, ma queste consulte, per quanto costituite, non si sono mai riunite né hanno mai deliberato in merito alla destinazione dei fondi dell'Ente teatrale italiano.
Chiediamo, quindi, in tal senso lumi al Governo.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, Francesco Maria Giro, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO MARIA GIRO, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, desidero anzitutto ringraziare i miei colleghi per avermi permesso - ma lo avevo comunicato in modo anticipato questa mattina - di intervenire scavalcando l'ordine che era stato stabilito: purtroppo devo incontrare una delegazione del Kosovo su delega del Ministro Bondi, altrimenti avrei rispettato l'ordine come ho sempre fatto (mi scuso, tuttavia, per questo «incidente»).
Ritengo innanzitutto opportuno precisare che il dottor Ferrazza è stato nominato revisore dei conti nel periodo 2002-2005 (con nomina del 1o ottobre 2002) e non dal 2002 al 2004. Parimenti, preciso che lo stesso funzionario è stato nominato presidente dell'ETI il 1o agosto 2005 ed è stato successivamente riconfermato alla presidenza nel 2008.
Per quanto più propriamente attiene alle richieste avanzate con l'interpellanza faccio presente che nel periodo 2002-2005 non vi sono stati finanziamenti autorizzati nell'ambito del progetto «Aree disagiate», in quanto lo stesso progetto si è svolto nel periodo compreso tra il 1999 ed il 2001: questo, tuttavia, non esime l'Ente dal controllo rigoroso dei risultati di questo progetto.
Il Ministero è a conoscenza del fatto che personale assunto per i teatri è stato in parte distaccato presso la sede centrale, così come anche documentato dalla relazione del Ministero dell'economia e delle finanze del 2008, e questo aspetto sarà attentamente verificato dal Ministero per valutare ruolo e funzioni del personale distaccato dai teatri.
La presenza in sede centrale di tale personale, documentata fin dal 2003, avrebbe consentito la realizzazione di economie di scala nella gestione dei teatri; tale circostanza è stata debitamente riscontrata anche dal Ministero dell'economia e delle finanze che, con nota dell'11 dicembre 2009, ha ritenuto che tale configurazione delle attività fosse comunque legittima ed appropriata.
Bisogna però vedere se fosse appropriata l'effettiva funzionalità dei teatri e del personale che è stato distaccato presso i teatri: questo lo verificheremo.
Il Ministero è anche a conoscenza delle piante organiche dei teatri gestiti dall'Ente e di quelle dell'Ente stesso, da sempre allegate al bilancio dell'ETI.
Da tali dati risulta che la dotazione della pianta organica è di 173 unità più 15 ad esaurimento, mentre la consistenza reale al 31 dicembre 2009 era di 135 unità più 10 ad esaurimento.
Per quanto concerne la consulta tecnico-artistica, si ricorda che la stessa, costituita nel 2003, si è riunita una prima volta nel medesimo anno; quanto alla consulta territoriale, costituita nel 2006, essa si è riunita una volta congiuntamente a quella artistica.
Un po' poco, direi! E chi lavora poco, inevitabilmente, rischia di non rispettare la propria missione, che era quella di convocare le associazioni di categoria e gli enti locali per condividere le linee guida e Pag. 55finalizzare così con trasparenza le erogazioni dell'ETI. Verificheremo anche questo punto.
Per quanto concerne, infine, le affermazioni riportate nel libro pubblicato dalla dottoressa Luciana Libero, consigliere ETI dal 2002 al 2005, il Governo può solo osservare che le stesse rappresentano le opinioni dell'autrice.

PRESIDENTE. L'onorevole Carlucci ha facoltà di replicare.

GABRIELLA CARLUCCI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Giro, perché nella spiegazione che ha dato in risposta alla nostra interpellanza ha tentato di leggere tra le righe e, dichiarando la volontà di approfondire, fa capire che le notizie contenute nella risposta fornita dagli uffici non sono così chiare.
Intanto, tengo a precisare che le date circa le varie nomine del dottor Ferrazza sono contenute nel sito ufficiale dell'ETI, che riporta delle date evidentemente contrastanti con quelle che poi vengono diffuse in maniera più o meno ufficiale. Nel sito ufficiale si afferma infatti che Ferrazza è presidente dall'agosto 2004 al febbraio 2007 e poi dal marzo 2007 ad oggi.
Va detto, inoltre, che la Commissione cultura della Camera ha espresso un parere favorevole sulla sua riconferma alla presidenza dell'ETI solo il 9 luglio 2008. È, dunque, singolare che le date indicate dall'ente nel suo sito ufficiale siano discordanti e non corrispondano esattamente alla realtà.
In merito al progetto «Aree disagiate», è opportuno segnalare che tali progetti rappresentavano il cuore della missione dell'ETI. Peccato che, invece, siano stati cancellati dopo poco, né si conosce l'efficacia di quelli che comunque sono stati realizzati, anche perché proprio il sottosegretario Giro ha sottolineato che le due famose consulte, quella tecnica e quella artistica, si sono riunite una sola volta e non hanno mai potuto verificare il lavoro svolto né hanno mai potuto condividere insieme ai vertici dell'ente il lavoro futuro. Questa, secondo me, è una grave carenza, perché questo era il migliore strumento di trasparenza per capire come venivano utilizzati i fondi pubblici.
Consideriamo poi la deliberazione del consiglio di amministrazione: viene approvata con decorrenza immediata la sospensione di assunzioni di personale, anche per sostituzione di maternità, dando mandato al direttore generale di ricorrere in caso di necessità alla mobilità interna delle risorse. Peccato che, anche a seguito di tale delibera, l'ente abbia continuato ad assumere e a distaccare personale presso la sede centrale. Nella risposta fornita viene detto che queste persone lavoravano sì nella sede centrale, ma si occupavano dei teatri. Non è vero! Si occupavano esplicitamente delle attività dell'ente e, dunque, delle attività centralizzate presso la direzione generale.
Quando, dunque, si parla di progettualità chiariamo che mettevano in atto tale progettualità persone che non potevano più essere assunte, perché come abbiamo detto la deliberazione del consiglio di amministrazione n. 486 vietava l'assunzione di personale. Ebbene, in barba a tale deliberazione, si sono assunte delle persone la cui progettualità riguarda esplicitamente l'ente e non i teatri.
A proposito dei costi di questo ente, a parte quelli dei consiglieri di amministrazione, degli stipendi del direttore generale o del presidente, ovvero gli unici stipendi che verrebbero eliminati e - tengo molto a ribadirlo - gli unici posti che verrebbero eliminati, un altro costo veramente impressionante è quello della sede, intendo l'immobile dove è ospitato l'Ente teatrale italiano, che fino al 2006 costava alle casse dello Stato 650 mila euro l'anno.
Sennonché, nel 2006 l'immobile è stato ceduto ai Fondi immobiliari italiani Spa che hanno fatto lievitare i costi del suo affitto, che adesso costa alle casse dello Stato e dunque a tutti i contribuenti 800 mila euro l'anno. Ciò significa che, al di là degli stipendi, vi sono anche tali costi aggiuntivi che non servono a nulla.
Torniamo ora al discorso relativo ai dipendenti: il 4 giugno, in una comunicazione Pag. 56all'agenzia Adnkronos dell'ETI, che si preoccupava della chiusura e dunque delle sorti dei propri dipendenti, si dichiaravano 173 dipendenti.
Peccato che nella sua risposta si parli di 135 unità! Ribadisco quindi che la sua risposta ha la sufficienza, però merita degli approfondimenti; lei ha detto che ce li fornirà.
Per quanto riguarda i commenti o le denunce presentate da Luciana Libero, quest'ultima non era una passante: era un membro del consiglio di amministrazione. Ciò che afferma e che ha raccontato (sono le cifre e i dati che noi abbiamo riportato) sono dichiarazioni rese da una persona che faceva parte del consiglio di amministrazione dell'Ente; quindi, non una passante. Spero comunque di poter approfondire con il sottosegretario i quesiti che sono rimasti inevasi.

(Iniziative del Governo in ordine alla decisione della Indesit Company di chiudere due stabilimenti nelle province di Bergamo e Treviso - n. 2-00752)

PRESIDENTE. L'onorevole Vanalli ha facoltà di illustrare l'interpellanza Stucchi n. 2-00752, concernente iniziative del Governo in ordine alla decisione della Indesit Company di chiudere due stabilimenti nelle province di Bergamo e Treviso (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, con l'interpellanza in esame vorremmo avere dal Governo chiarimenti in merito alla vicenda che vede coinvolta la ditta Indesit Company di proprietà della famiglia Merloni, che in provincia di Bergamo, più precisamente a Brembate Sopra, e in provincia di Treviso, nel comune di Refrontolo, ha annunciato la chiusura di due insediamenti produttivi; tale chiusura causerà la messa in mobilità, e poi il licenziamento di numerose centinaia di addetti.
La notizia ha colto tutti impreparati: oltre ai lavoratori, anche gli amministratori locali e tutti coloro che attorno a queste industrie lavorano. Infatti, in particolare la ditta sita nel comune di Brembate Sopra rappresenta quasi l'eccellenza, la punta di diamante del tipo di lavorazione e di attività dell'intera Merloni: si costruiscono lavatrici, si costruiscono prodotti di primario valore produttivo e di alto livello di specializzazione.
La chiusura di tali attività ha lasciato tutti preoccupati, perché se vengono chiusi i siti dove si produce meglio, dove si svolge l'attività di punta della compagnia, cominciano ad esservi preoccupazioni anche per i siti dove si producono altri beni, magari di minore impatto produttivo.
Contestualmente a tale annunciata chiusura, viene invece poi presentato dalla stessa società un piano di investimenti da 120 milioni nel triennio 2010-2012, potenziando i poli industriali di Fabriano e di Caserta.
In merito, come enti locali, i comuni di Brembate Sopra e di Refrontolo si sono attivati, sentendo i vertici dell'azienda, sentendo i sindacati, per capire il motivo della chiusura, ed il motivo per il quale si investe in altri siti, e non in quelli dove la produzione era di eccellenza. Vi sono stati degli interventi anche da parte dei politici del luogo: io ed il mio collega siamo di quelle zone, e abbiamo quindi cercato di intervenire con la ditta per capire le motivazioni.
Dal Governo vorremmo sapere se è intenzionato ad aprire dei tavoli di confronto con la ditta medesima, per cercare di trovare una soluzione a tale situazione. Essa lascia sconcertati anche per il modo con il quale è stata comunicata la notizia: la mattina, da quanto ci hanno detto gli stessi lavoratori, era stato presentato il piano delle ferie ed il piano della cassa integrazione ordinaria, che da alcuni mesi la ditta sta portando avanti; di fatto, poche ore dopo hanno sentito dalle agenzie di stampa della chiusura degli interi stabilimenti. Un atteggiamento, quindi, abbastanza incomprensibile da parte della ditta stessa.
Vorremmo quindi sapere, qualora la ditta Indesit dovesse confermare le decisioni Pag. 57che ha comunicato in tal modo, se non si ritenga opportuno attivare una specifica unità di crisi presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, coinvolgendo i rappresentanti dei lavoratori e richiedendo la presenza anche del Ministero dello sviluppo economico, al fine di individuare ogni possibile soluzione che eviti o limiti ripercussioni negative sugli attuali livelli occupazionali.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Pasquale Viespoli, ha facoltà di rispondere.

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, con riferimento all'interpellanza urgente inerente alle scelte aziendali della Indesit Company passo ad illustrare quanto reso noto dal Ministero dello sviluppo economico e dai competenti uffici del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Il consiglio di amministrazione di Indesit Company si è riunito il 9 giugno 2010 a Fabriano per discutere il piano per il consolidamento della presenza industriale Indesit in Italia. Come segnalato dall'interpellante, nel triennio 2010-2012 sono stati previsti investimenti in Italia per 120 milioni di euro, diretti soprattutto a focalizzare la missione degli stabilimenti del gruppo su produzioni ad alto contenuto tecnologico. Il piano prevede il rilancio della competitività degli stabilimenti italiani attraverso iniziative, tra le quali l'accorpamento negli impianti del centro-sud d'Italia di alcune produzioni, mirate a rendere sostenibile l'assetto industriale. In particolare, sono previsti interventi di accorpamento negli stabilimenti di Fabriano e Caserta delle produzioni di lavabiancheria a carica dall'alto (stabilimento di Brembate) e di apparecchiature speciali di cottura (stabilimento di Refrontolo). Si informa che proprio nella data odierna è previsto l'avvio di una fase di discussione con le parti sociali finalizzata al raggiungimento di intese che rendano possibile l'esecuzione del piano di investimenti in un contesto di competitività sostenibile, che realizzi al tempo stesso la salvaguardia dei posti di lavoro e la competitività complessiva del gruppo sui mercati internazionali.
Con specifico riferimento all'esame della situazione occupazionale, si segnala che le parti non hanno richiesto alcun incontro né è pervenuta al Ministero del lavoro altra segnalazione al riguardo. Per completezza si comunica altresì che, con decreto direttoriale n. 48349 del 27 novembre scorso, è stato approvato un programma di crisi aziendale per cessazione di attività dell'unità di None (Torino), e contestualmente è stata autorizzata la corresponsione del relativo trattamento straordinario di integrazione salariale in favore dei lavoratori dipendenti dalla citata unità produttiva, per un massimo di 610 lavoratori per il periodo dal 13 luglio 2009 al 12 luglio 2010.
In conclusione, nel confermare la piena disponibilità ad esaminare le situazioni di criticità che dovessero determinarsi, mettendo in campo tutti gli strumenti di sostegno al reddito e a salvaguardia dei livelli occupazionali previsti dalla normativa vigente in materia, si informa che il Ministero dello sviluppo economico ha deciso di attivare un tavolo di confronto per affrontare le gravi conseguenze che causerebbe la chiusura degli stabilimenti di Brembate, che conta 430 dipendenti, e di Refrontolo, che conta novanta dipendenti.

PRESIDENTE. L'onorevole Consiglio, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.

NUNZIANTE CONSIGLIO. Signor Presidente, signor sottosegretario, ci riteniamo soddisfatti per quanto riguarda la celerità e il contenuto della risposta, soprattutto perché fa riferimento a quel tavolo che sarà istituito affinché le parti possano ragionare seriamente sulla capacità di questa azienda di mantenere il più possibile personale che ha una storia, una cultura, e quindi la possibilità economica di vivere nel proprio territorio. Il nostro movimento è stato molto attento alla capacità Pag. 58territoriale di produrre reddito; è stato molto vicino alle politiche territoriali relative alla capacità della terra bergamasca, e in generale del nord, di avere delle potenzialità produttive di alto livello, con ottime prestazioni anche sotto l'aspetto imprenditoriale. È chiaro che, in un periodo economico come questo, alcune aziende cercano di ottimizzare al massimo i profitti e non sempre hanno attenzione a quel territorio che tanto ha dato loro. Tuttavia, probabilmente l'azienda ha cercato di ottimizzare al massimo quelli che erano i nostri intenti e mi riferisco alla questione degli incentivi sulla rottamazione degli elettrodomestici, perdendo un po' di vista quello che poteva essere invece una sorta di investimento su un territorio già segnato da grandi difficoltà economiche, in particolare per quanto riguarda il tessile (ricordo ad esempio la Tenaris). Per quanto riguarda la politica bergamasca, noi del movimento della Lega ci siamo mossi tempestivamente e abbiamo cercato di capire, anche con i Ministri di riferimento del territorio, che tipo di atteggiamento positivo si potesse avere nei confronti di un'azienda che ha avuto una storia importante e che ha una produzione che continuerà nel sud.
Ci siamo battuti veramente, inoltre, per mantenere sul suolo nazionale le produzioni di eccellenza, ma bisogna stare attenti ad evitare che quegli incentivi, che si utilizzano anche per le grandi aziende, poi, con il taglio dell'IRPEF per il sud e quant'altro, determinino una sorta di transumanza interna sotto il profilo della delocalizzazione, non tale da essere esportata all'estero, ma, addirittura, in Italia. Un fatto questo che non sempre è concepibile. Capiamo che il momento storico-economico porta le aziende ad ottimizzare al massimo alcune situazioni e, quindi, da qui anche la capacità degli imprenditori di dover fare, probabilmente, qualche sacrificio e degli accorpamenti di aziende, ma gradiremmo molto che un territorio che ha dato tantissimo a questo Paese, riceva, da parte dei politici, un'attenzione particolare. Parlavamo di 430 più 90, ossia di circa 500 lavoratori, che moltiplicati, almeno per tre, fanno circa 1.500 persone. È una situazione che con l'indotto porterà un serio problema sociale. Anche i nostri sindacati hanno avuto la capacità di interfacciarsi con la politica locale, cercando di ottimizzare al massimo quelle che sono le capacità di far sì che questa gente non perda il lavoro. Chiediamo, quindi, al Governo, che si è sentito da subito disponibile ad avere un atteggiamento positivo nei confronti di queste crisi economiche, di queste problematiche legate all'occupazione, una sorta di tavolo che possa arrecare meno problemi possibili alle famiglie (a noi, come movimento e come politica in generale, sta più a cuore). Auguro, perciò, a questa azienda di avere quella serenità per intraprendere una strada che possa quanto meno in parte mantenere la produzione sul territorio bergamasco, ma auguro anche alla politica e ai sindacati di far sì che alcune situazioni sociali vengano veramente monitorate in senso positivo.

(Esiti degli approfondimenti compiuti dagli organi competenti in merito al regime tributario applicato alle somme che sarebbero state percepite dall'associazione «Italia dei Valori» a titolo di rimborso elettorale - n. 2-00755)

PRESIDENTE. L'onorevole Donadi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00755, concernente esiti degli approfondimenti compiuti dagli organi competenti in merito al regime tributario applicato alle somme che sarebbero state percepite dall'associazione «Italia dei Valori» a titolo di rimborso elettorale (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, in effetti il tema dei rimborsi elettorali e dello statuto delle forme giuridiche del partito «Italia dei Valori» è un tema che - al di là di una certa oggettività su cui credo si abbia davvero ben poco da dire con ben pochi scoop da sostenere da parte di una certa stampa non direi tanto schierata, ma esplicitamente di proprietà di una parte politica - ha avuto grande Pag. 59risalto attraverso notizie e racconti, il più delle volte non solo fantasiosi, ma, addirittura, calunniosi, al punto che ci hanno visti spesso costretti a sporgere querela. La questione ha avuto, però, anche un rilievo all'interno di quest'Aula grazie ad iniziative, poste in essere più volte e da mesi, da un gruppo parlamentare: in particolare, il gruppo della Lega Nord Padania ha inizialmente presentato un'interpellanza urgente che ha ricevuto una prima risposta sostanzialmente negativa da parte del Governo, nel senso che, secondo quanto ha riferito il Ministro e quanto hanno relazionato le autorità competenti, allo stato non vi è alcuna irregolarità, alcunché di sanzionabile, dal punto di vista fiscale e sotto altri profili, per quanto riguarda l'utilizzo dei finanziamenti pubblici e la gestione, a livello giuridico, del partito «Italia dei Valori». Poiché, in occasione della prima risposta data dal Governo, si dava atto di un'inchiesta dell'Agenzia delle entrate e di eventuali ulteriori approfondimenti, sempre il gruppo della Lega Nord Padania, nella persona dell'onorevole Brigandì, ha presentato una nuova interpellanza parlamentare chiedendo di conoscere, appunto, questi sviluppi.
La cosa strana verificatasi ad un certo punto è che questa interpellanza veniva calendarizzata, il Governo era in Aula pronto per rispondere, ma ogni volta l'onorevole Brigandì diceva di non avere più interesse in quel momento ad ascoltare la risposta del Governo e chiedeva il rinvio a data da destinarsi. La data da destinarsi arrivava nuovamente, ma l'onorevole Brigandì non voleva sentire la risposta e nuovamente ne chiedeva il rinvio. Però, non gli veniva meno l'interesse - cosa strana - tant'è vero che, fino ad un paio di giorni fa, non ha rinunciato alla propria richiesta di sindacato ispettivo; semplicemente non voleva poi, giunto in Aula, sentire la risposta.
A questo punto, poiché noi abbiamo interesse a conoscere questa risposta e poiché crediamo che, per i motivi che dicevo prima, legati anche alle campagne di stampa che su questo fatto sono state condotte, sia interesse dell'opinione pubblica conoscere la risposta del Governo, abbiamo girato, facendola propria, la richiesta dell'onorevole Brigandì e siamo quindi ansiosi di sapere dal Governo cosa ne è, in termini di regolarità o meno, dell'operato dell'Italia dei Valori, sia sotto il profilo fiscale sia sotto il profilo giuridico, per quanto riguarda l'utilizzo del finanziamento pubblico.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali Pasquale Viespoli, ha facoltà di rispondere.

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, con il documento in esame gli onorevoli interpellanti, facendo seguito alla interpellanza n. 2-00585, svolta presso l'Aula della Camera dei deputati in data 25 febbraio 2010, afferente i rimborsi elettorali spettanti alla lista Italia dei Valori - Lista Di Pietro, riallacciandosi alle dichiarazioni rese in sede di risposta dal sottosegretario di Stato delegato, che aveva assicurato a proposito del regime fiscale applicabile alle somme percepite dall'associazione di cui trattasi, che: «gli organi competenti effettueranno gli opportuni approfondimenti del caso», chiedono di far conoscere gli esiti degli accertamenti ulteriori. Preliminarmente, si rammenta che in sede di risposta al documento di sindacato n. 2-00585 citato, si era riferito che l'Agenzia delle entrate riteneva necessario al fine dell'accertamento del predetto regime fiscale di conoscere taluni elementi in capo all'associazione Italia dei Valori senza il possesso dei quali sarebbe stato impossibile procedere a verifiche.
In particolare, l'Agenzia riteneva rilevante conoscere la natura soggettiva dell'ente; il titolo effettivo di attribuzione delle somme; la qualificazione fiscale dell'ente; l'inquadramento reddituale delle somme in argomento in una delle categorie individuate dall'articolo 6, comma 1, del TUIR (redditi fondiari, di capitale, di lavoro dipendente, di lavoro autonomo, di impresa e diversi). Pag. 60
Infatti, l'Agenzia sostiene che, nel presupposto che l'associazione in argomento sia riconducibile fra gli enti non commerciali e che le somme non rappresentino contributi erogati a sostegno delle attività che realizzano direttamente gli scopi istituzionali, tali somme sono soggette ad IRES se rientrano in una delle categorie reddituali di cui all'articolo 143, comma 1, del TUIR in base al quale «il reddito complessivo degli enti non commerciali di cui alla lettera c) del comma l dell'articolo 73 è formato dai redditi fondiari, di capitale, di impresa e diversi, ovunque prodotti e quale ne sia la destinazione ad esclusione di quelli esenti dall'imposta e di quelli soggetti a ritenuta alla fonte a titolo di imposta o ad imposta sostitutiva (...)».
Si era anche già riferito che l'eventuale dichiarazione di illiceità della percezione dei rimborsi elettorali da parte dell'Associazione in argomento, effettuata dai competenti organi giurisdizionali, comporterebbe l'applicazione delle disposizioni in materia di tassazione dei proventi da attività illecita recate dall'articolo 14, comma 4, della legge 24 dicembre 1993, n. 537 e dall'articolo 36, comma 34-bis, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito con modificazioni dalla legge 4 agosto 2006, n. 248.
In particolare, l'articolo 14, comma 4, della legge n. 537 del 1993 stabilisce che devono intendersi compresi nelle categorie di reddito di cui al citato articolo 6, comma 1, del TUIR «se in esse classificabili, i proventi derivanti da fatti, atti o attività qualificabili come illecito civile, penale o amministrativo se non già sottoposti a sequestro o confisca penale (...)».
L'articolo 36, comma 34-bis, del decreto-legge n. 223 del 2006 prevede, invece, che la disposizione recata dal citato articolo 14, comma 4, della legge n. 537 del 1993 «si interpreta nel senso che i proventi illeciti ivi indicati, qualora non siano classificabili nelle categorie di reddito di cui all'articolo 6» del TUIR, «sono comunque considerati come redditi diversi».
Si era, altresì, fatto presente che il Ministero della giustizia, attraverso la Procura della Repubblica di Roma, in merito ai fatti prospettati con l'interpellanza in esame, aveva riferito che in proposito è incardinato il procedimento penale n. 7739/09 N, nel cui ambito il pubblico ministero ha inoltrato richiesta di archiviazione al GIP, che ha provveduto in conformità in data 26 maggio 2009. Inoltre, secondo quanto comunicato dal Capo dell'Ufficio requirente, la denuncia riguardava numerosi fatti, molti dei quali erano stati già oggetto di altro procedimento (definito con provvedimento di archiviazione), mentre altri erano privi di rilievo penale.
Per quanto attiene l'attualità del quesito ora in esame, l'Agenzia delle entrate rileva che non dispone di ulteriori elementi o dati dai quali sia possibile desumere l'esistenza di violazioni fiscali a carico dell'associazione di cui trattasi.
Qualora dovessero sopraggiungere ulteriori elementi e/o informazioni, anche relativi all'esistenza di violazioni della legge sui rimborsi elettorali, l'agenzia potrà valutare l'opportunità di intraprendere attività ispettive al fine di verificare il corretto trattamento tributario delle somme eventualmente percepite dalla predetta associazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Donadi ha facoltà di replicare.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, mi devo dichiarare soddisfatto da quanto affermato dal sottosegretario in sede di risposta e mi riferisco alle dichiarazioni dell'Agenzia delle entrate, che, rispondendo alla richiesta di integrazione, attestano - ed è l'ultima frase che il sottosegretario ha pronunciato - che la gestione dei fondi dei finanziamenti pubblici dell'Italia dei Valori è perfettamente lecita.
Resto un po' deluso dal fatto che, per leggere questa frase, l'unica significativa e l'unica innovativa rispetto a quanto già detto in passato, il sottosegretario l'abbia inserita in una dissertazione di dieci minuti, con la quale credo - al di là del rimando ad una serie di commi e di Pag. 61articoli, alla lettura evidentemente poco comprensibile, senza i testi di supporto - ha fatto più confusione che altro.
Credo che, in ogni caso, sia da salutare da parte nostra con soddisfazione il fatto che, nonostante le campagne di stampa e le campagne politiche condotte da più parti e da diversi soggetti politici del centrodestra, con un accanimento che sicuramente ora si dimostra degno di miglior causa, un ente assolutamente terzo e competente, quale l'Agenzia delle entrate, non solo dopo aver esaminato l'intera questione in una prima occasione, ma dopo l'acquisizione di ulteriori elementi che erano stati richiesti, confermi, senza alcun margine di dubbio, la dichiarazione che l'uso dei finanziamenti pubblici effettuato dal partito dell'Italia dei Valori è corretto e rientra nella norma, prendendosi anche il lusso - questa è una mia personalissima e libera interpretazione, quindi non la voglio in alcun modo attribuire formalmente all'Agenzia delle entrate - di dire che si menzionano procedimenti penali ancora pendenti, ma per i quali vi sono già state o richieste di archiviazione oppure fatti assolutamente analoghi che sono già stati in plurime occasioni definiti con analoghi provvedimenti di archiviazione.
Come dire: tanto rumore per nulla, tanto fumo creato sempre e solo per la stessa ragione. Infatti, Italia dei Valori è un partito che ha su tutto un valore da difendere: quello della propria onorabilità. Di fronte ad un partito che non ha mezzi di informazione a propria disposizione, che non è proprietario di tre reti televisive e che non ne controlla altre tre attraverso gli strumenti del Governo del Paese, è facile cercare di schizzare di fango contro questa onorabilità con affermazioni false e calunniose, come più volte è stato fatto da organi di stampa, anche di proprietà della famiglia del Presidente del Consiglio. Oggi in quest'Aula - e di questo ringrazio il sottosegretario - è stata finalmente data una parola di chiarezza (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Elementi in ordine alla vicenda riportata da organi di stampa relativa alla diffusione di intercettazioni concernenti la scalata alla Banca nazionale del lavoro da parte di Unipol - n. 2-00739)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00739, concernente elementi in ordine alla vicenda riportata da organi di stampa relativa alla diffusione di intercettazioni concernenti la scalata alla Banca nazionale del lavoro da parte di Unipol (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, chiediamo di conoscere dal Presidente del Consiglio cosa faccia, cosa sappia e come intenda comportarsi in relazione ad un fatto, in parte già accertato e che in parte può essere accertato solo con il suo contributo.
Si tratta di un fatto che, se fosse vero, sarebbe gravissimo per la stessa esistenza della democrazia e per il mantenimento di uno Stato di diritto nel nostro Paese; una vicenda sulla quale, stranamente, l'informazione ufficiale evita di riferire e di prendere posizione.
Il fatto è il seguente ed è scritto negli atti del procedimento penale che ha portato, circa un mese fa, all'arresto di un certo Fabrizio Favata, perché avrebbe ottenuto 300 mila euro da tale Roberto Raffaelli per non rivelare alla stampa la notizia di fatti illegali che avrebbero coinvolto il Presidente del Consiglio. Mi spiego meglio.
Fabrizio Favata, ex socio di Paolo Berlusconi, fratello del Presidente del Consiglio, riferisce che, insieme al suo amico e socio Roberto Raffaelli, si sarebbe recato, alla vigilia di Natale del 2005 nella casa di Silvio Berlusconi ad Arcore e che qui avrebbe fatto ascoltare ai due fratelli Berlusconi un file audio. In tale file veniva riportata l'intercettazione telefonica di una telefonata intervenuta fra l'allora capo Pag. 62dell'opposizione Fassino e Giovanni Consorte, cioè colui che si stava occupando della scalata alla Banca nazionale del lavoro da parte di Unipol.
Di tale intercettazione telefonica non esisteva un solo documento scritto, ma solo un file audio, che era a disposizione solo della società Rcs (Research control system), che di mestiere dà in affitto gli strumenti di intercettazione alle procure della Repubblica d'Italia al fine di svolgere le intercettazioni. In altri termini, si tratta di società dotate di strumenti tecnici di intercettazione attraverso cui le varie procure della Repubblica intercettano e svolgono la propria attività.
Oggi più che mai è importante prendere atto di una verità: l'idea che le intercettazioni telefoniche vengono passate ai giornali dai magistrati viene smentita proprio dal fatto in questione. In questo caso, infatti, una persona è stata arrestata per aver ricattato il suo socio in relazione al fatto che voleva mettere, altrimenti, l'opinione pubblica a conoscenza di un fatto illecito avvenuto a casa del Presidente del Consiglio. E non si tratta di un fatto illecito da poco.
Il fatto illecito in questione riguarda l'acquisizione illegittima, illegale e criminale di un'intercettazione telefonica, che doveva essere a disposizione della procura. Il soggetto incaricato di effettuarla, d'accordo con il fratello del Presidente del Consiglio, si reca a casa del Presidente del Consiglio e gliela regala come cadeau di Natale! Il Presidente del Consiglio in carica ascolta questa telefonata e non fa nulla! O meglio, qualcosa fa.
Se è vero, come è vero, che pochi giorni dopo, il 27 dicembre dello stesso anno, il giornale di proprietà del fratello del Presidente del Consiglio - cioè, il Giornale - pubblicò quella intercettazione telefonica, abbiamo a che fare con un Presidente del Consiglio che intende liberarsi del capo dell'opposizione di allora, l'onorevole Fassino, attraverso l'utilizzo di intercettazioni telefoniche illegalmente acquisite. E oggi questo Presidente del Consiglio viene a dirci che le intercettazioni telefoniche offendono la privacy!
Egli dovrebbe guardarsi allo specchio, se questo è vero, perché non solo ha offeso la privacy, ma ha offeso la democrazia! Ed ha offeso la democrazia perché ha utilizzato il suo ruolo e la sua funzione in commistione con i suoi affari personali, per screditare un partito politico dell'opposizione, che non è l'Italia dei Valori, ma di cui noi abbiamo il dovere di prendere le difese, perché ciò è a difesa della democrazia.
Al di là della vicenda penale, abbiamo interesse a sapere dal Presidente del Consiglio - e non dal sottosegretario incaricato che ci legge una «letterina» - quale sia stato il suo ruolo in questa vicenda, posto che egli è chiamato a dare spiegazioni alla magistratura e presso la magistratura di Milano non vuole recarsi! Egli si è già messo in moto addirittura con provvedimenti di legge che gli permettono di non andare neanche a dare spiegazioni alla magistratura!
Rispetto a tutto questo c'è un fatto grave: come si può in un Paese democratico, in uno Stato di diritto, difendersi da questo modo di governare, cioè quello di liberarsi degli avversari attraverso attività di dossieraggio di discredito, con l'utilizzo di sistemi contrari alla legge? Come si può? Abbiamo necessità di saperlo, perché in un Paese democratico come l'America, quando Nixon ha fatto molto meno, si è dovuto dimettere per tutto questo!
Abbiamo bisogno che in quest'Aula ci sia una discussione ben chiara. Abbiamo bisogno in quest'Aula di conoscere esattamente la vicenda, al di là della valutazione penale, al di là del fatto se per lui è reato o meno avere solo ascoltato questa intercettazione telefonica, al di là di qualche teste di comodo che verrà a dire che spontaneamente il giornalista lo ha pubblicato (perché poi è andato anche dal giornalista a dare questa informazione)!
Al di là di questo, c'è un dato di fatto acclarato: quel giorno, alla vigilia di Natale, quelle persone sono andate proprio da lui per fargli ascoltare quella telefonata e, in un Paese democratico, egli aveva il dovere di difendere il capo dell'opposizione, non di tramare contro. Pag. 63
Noi abbiamo bisogno che qui venga il Presidente del Consiglio: che venga in questa sede o in una Commissione parlamentare a raccontare la sua storia e che questa storia venga verificata, perché, se venisse riscontrata, sarebbe una storia da impeachment, una storia da sfiducia, una storia che imporrebbe al Presidente del Consiglio di lasciare immediatamente il posto in cui si trova, perché è un posto che non può essere ricoperto da una persona che, con l'inganno, la commissione di reati e il silenzio interessato, si vuole liberare della sua opposizione.
Ora noi ascolteremo ciò che la Presidenza del Consiglio dei ministri ci manda a dire attraverso la «letterina», ma già adesso possiamo dire che tale questione non può essere risolta soltanto affidandola al sottosegretario di turno, che ci legge la «letterina» in Aula, senza un'assunzione di responsabilità diretta da parte del Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Giacomo Caliendo, ha facoltà di rispondere.

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, leggerò la risposta all'interpellanza urgente dell'onorevole Di Pietro, che non deriva da una «letterina» della Presidenza del Consiglio dei ministri, ma da accertamenti e da richieste di dati forniti dalla procura della Repubblica di Milano.
Il procuratore della Repubblica di Milano, con riferimento alla vicenda in questione, ha soltanto segnalato che nel procedimento penale n. 41895/2009 Modello 21, risulta richiesta, emessa ed eseguita un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Favata Fabrizio per il reato di estorsione in danno di Raffaelli Roberto, ai sensi dell'articolo 629 del codice penale.
Ha aggiunto inoltre che, avendo il Raffaelli, già amministratore delegato di Rcs Srl, rassegnato, sin dal 4 dicembre 2009, le dimissioni da qualunque carica sociale e risultando i reati per i quali vi è iscrizione a suo carico riferibili esclusivamente alla persona dell'amministratore delegato, senza coinvolgimento della società, la procura di Milano non ha ritenuto di interrompere il conferimento di incarichi professionali alla Rcs Srl.
Peraltro, dalle stesse fonti citate dall'interpellante non risulta alcun coinvolgimento del Presidente del Consiglio nella vicenda penale.
Inoltre - avendolo sentito solo oggi dall'onorevole Di Pietro, il quale, da un lato dice «se e vero», e poi che addirittura il Presidente del Consiglio dalle autorità giudiziarie di Milano sia stato richiesto di una precisazione, - devo dire che questa affermazione non risulta da alcuna parte.
Quanto al secondo quesito formulato nell'interpellanza, sulla base del monitoraggio effettuato dal dipartimento per gli affari di giustizia del Ministero, posso fornire i seguenti dati trasmessi dalle procure interpellate. Infatti, abbiamo fatto anche una richiesta a tutte le procure.
Nel rappresentare, peraltro, che si tratta di dati incompleti, in quanto non tutti gli uffici giudiziari hanno tempestivamente risposto, voglio altresì evidenziare che molti di essi erano già a conoscenza delle dimissioni del signor Raffaelli e che hanno autonomamente valutato se continuare, comunque, ad avvalersi della Rcs Srl per il noleggio di apparati per le intercettazioni.
Tanto premesso, e nei limiti che ho appena segnalato, comunico che le sole procure che, attualmente, continuano ad intrattenere rapporti commerciali con la Rcs Srl sono quelle di Genova, Rimini, Piacenza, Bologna, Lecce, Salerno e Verona, oltre a quella, come ho detto, di Milano.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro ha facoltà di replicare.

ANTONIO DI PIETRO. Signor sottosegretario, io le ho chiesto «fava» e lei mi ha risposto «pisello». L'interpellanza diceva testualmente: si chiede se quanto in premessa (cioè quel che ho detto prima io) corrisponda al vero, cioè se è vero o non Pag. 64è vero che il Presidente del Consiglio ha avuto modo di ascoltare, la vigilia di Natale, un'intercettazione telefonica illecitamente acquisita che riguardava il capo dell'opposizione, Fassino.
Inoltre, si chiedeva di sapere se sia vero o no che egli, venuto a conoscenza del fatto che questa intercettazione telefonica è stata, poi, illecitamente pubblicata da il Giornale, di proprietà di suo fratello, non abbia fatto nulla come Presidente del Consiglio per impedirla ma, anzi, si sia attivato perché ciò avvenisse.
Lei mi ha risposto: la Rcs continua a svolgere attività di consulenza per la procura della Repubblica. Che c'azzecca? Io le ho chiesto altro! Io le ho chiesto, con riferimento al Presidente del Consiglio, se corrisponda al vero e quale elemento di informazione intenda fornire al riguardo in merito alla verità se il Presidente del Consiglio si è interessato o no di questo.
Lei mi ha poi risposto: abbiamo chiesto alla procura di Milano, la quale ci ha segnalato che non ha ritenuto di interrompere la collaborazione con la Rcs (e ha fatto bene, se quella ha gli strumenti per intercettare, non è possibile non proseguire con le altre migliaia di intercettazioni che sta facendo).
Il problema è che un manager della Rcs, ascoltando questa telefonata, ha violato - e per questo è sotto indagine - la segretezza; egli, addirittura, è andato a darla al Presidente del Consiglio, il quale lo ha ricevuto. Ciò che vogliamo sapere è se egli si sia attivato proprio per screditare la forza politica di opposizione. Tale fatto rappresenterebbe un danno alla democrazia enorme, perché vuol dire liberarsi della sua opposizione in maniera illegale e attraverso lo strumento del «dossieraggio» e della criminalizzazione, utilizzando, inoltre, elementi addirittura illecitamente acquisiti.
Questa è la domanda alla quale deve rispondere e alla quale non avete risposto e non volete rispondere.
Non mi si venga a dire che non risulta un suo coinvolgimento penale, perché questo lo accerterà la magistratura. In questa sede dobbiamo discutere del coinvolgimento politico di un Presidente del Consiglio, capo di un partito di maggioranza che, mentre è Capo del Governo, si attiva per togliere voce, credibilità e spazio al capo dell'opposizione.
Lo ripeto: è esattamente ciò che ha tentato di fare Nixon e per cui gli americani lo hanno mandato a casa! Anzi, per molto meno lo hanno mandato a casa.
Sotto questo aspetto abbiamo bisogno di avere una risposta, che non c'è stata. Certo, avremmo potuto sapere qualcosa di più se l'avvocato deputato Ghedini si fosse degnato di andare alla procura della Repubblica a dire, quanto meno, la parte di sua competenza, ma oggi abbiamo preso atto che si è dovuta muovere la procura della Repubblica con l'accompagnamento coattivo, poi revocato.
Questi sono fatti gravi, che non possono essere ignorati e a cui bisogna dare una risposta politica, ma questa risposta politica non c'è stata. O meglio: la risposta politica c'è stata, perché il suo silenzio è un silenzio che parla, signor sottosegretario, è un silenzio di chi non può e non vuole dire. Non mi riferisco a lei, ma a questo Governo, che non può dire nulla, perché il fatto, politicamente inteso, lo ha commesso, perché questa telefonata illecitamente acquisita è stata illecitamente pubblicata.
E voi volete fare un provvedimento sulle intercettazioni! Quelle legittime, quelle legittimamente disposte ed acquisite dalla procura, depositate legittimamente e messe a disposizione delle parti non si devono far sapere alla popolazione e all'opinione pubblica (quelle è meglio che l'opinione pubblica non le conosca), quelle invece illecite, fatte addirittura in violazione dei principi fondamentali della democrazia contro il capo dell'opposizione (oltre al fatto che non rispondete) le coprite e, anzi, vi attivate per realizzarle.
Ecco perché abbiamo chiesto - ribadiamo anche qui la nostra richiesta - un'inchiesta parlamentare. La procura della Repubblica accerterà se Berlusconi ha fatto finta di non sentire mentre stava a casa sua ad ascoltare, ma noi abbiamo il dovere di sapere perché, se ciò è avvenuto, Pag. 65il fatto stesso che a casa sua abbiano avuto una tresca di questo genere, la vigilia di Natale, contro il capo dell'opposizione, impone a questo Parlamento, per la sua dignità e per quella della democrazia e del Paese, di istituire una commissione di inchiesta.
Abbiamo necessità di sapere se Berlusconi abbia commesso tutto questo, perché sono responsabilità politiche ed etiche: tale comportamento, se accertato, reclamerebbe le immediate dimissioni del Presidente del Consiglio, per indegnità politica e morale e per gravissimo danno alle istituzioni democratiche dell'Italia!
Ecco perché non possiamo consentire che una risposta di questo genere cerchi di far passare tutto quello che è accaduto finora all'acqua di rose. Non lo possiamo consentire perché ne va di mezzo la democrazia del Paese, ne va di mezzo la credibilità delle istituzioni, ne va di mezzo la credibilità di questo Parlamento, già fortemente compromessa proprio da certi interventi.
Pertanto, riteniamo che la risposta che ci è stata data sia una risposta che non c'azzecca niente con la richiesta che abbiamo fatto. A noi non interessa sapere se le procure della Repubblica d'Italia si servono della ditta Rcs o di altre per fare le intercettazioni.

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Beh, ma la domanda c'era!

ANTONIO DI PIETRO. A noi interessa sapere se il Presidente del Consiglio si sia reso responsabile di un attentato alla democrazia, cercando di minare i diritti costituzionali e parlamentari del rappresentante massimo dell'opposizione dell'epoca.
È una risposta che, con il suo silenzio, ci è stata data: siete colpevoli e come tali dovete assumervi le responsabilità davanti a questo Parlamento, a questo Paese e alla storia (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico - Commenti di deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

(Iniziative del Governo a sostegno del gruppo industriale Fincantieri, con particolare riferimento alla cantierabilità delle commesse pubbliche - n. 2-00759)

PRESIDENTE. L'onorevole Favia ha facoltà di illustrare l'interpellanza Di Pietro n. 2-00759, concernente iniziative del Governo a sostegno del gruppo industriale Fincantieri, con particolare riferimento alla cantierabilità delle commesse pubbliche (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, è noto come la cantieristica navale sia uno dei settori industriali più importanti del nostro Paese. In questo ambito la Fincantieri è senz'altro uno dei maggiori gruppi industriali ed è attivo nel settore della crocieristica, della cantieristica militare e mercantile e quindi rappresenta uno dei gruppi e delle realtà produttive più importanti del nostro Paese.
La Fincantieri ha circa 8.500 addetti diretti e, attraverso le esternalizzazioni e le lavorazioni date in appalto, impiega complessivamente altre 18 mila unità, quindi stiamo parlando di qualcosa come 26-27 mila posti di lavoro.
Le sedi ove sono collocati i cantieri di questa azienda sono numerose in Italia. Ricordo Trieste, Monfalcone, Marghera, Sestri Ponente (Genova), Ancona, Castellammare di Stabia, Palermo, Muggiano (La Spezia) e Genova. In ognuna di queste città sono impiegati numerosissimi addetti, da diverse centinaia a migliaia, e in esse l'economia si regge, spesso e volentieri, in gran parte proprio sull'attività della cantieristica.
La crisi, dapprima negata da questo Governo, poi ritenuta superata, e poi ancora dichiarata con l'esigenza di una manovra correttiva «lacrime e sangue», rischia di mettere in gravissima difficoltà molti settori, tra cui anche questo del gruppo industriale Fincantieri, il quale ha già 1.600 lavoratori collocati in cassa integrazione, che entro la fine del 2010 rischiano di superare la straordinaria cifra di 2.000 unità. Pag. 66
Il Governo, a fine 2009, aveva dichiarato l'avvio di commesse pubbliche straordinarie a sostegno del settore con commesse militari e civili. Finora non si è avuta notizia di queste commesse e il rischio è che si continui con la cassa integrazione senza che entro il 2010 arrivi nei cantieri navali neppure un'ora di lavoro.
Pertanto, noi dell'Italia dei Valori, e devo ringraziare anche gli altri colleghi del Partito Democratico che hanno sottoscritto la nostra interpellanza, soprattutto i parlamentari delle regioni e delle città ove i cantieri hanno sede, siamo estremamente preoccupati per questa ulteriore lesione al mondo del lavoro che viene perpetrata da questo Governo.
Quindi, chiediamo al Governo se intenda assumere rapidamente le iniziative che aveva promesso per garantire l'immediata cantierabilità delle commesse pubbliche, sia militari sia civili, e vorremmo sapere anche quali iniziative intenda assumere affinché vengano acquisite nuove commesse sul mercato mondiale per far fronte a questo momento di straordinaria crisi, di grande necessità di stabilità dei posti di lavoro per i nostri concittadini che sono in grande sofferenza.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Giacomo Caliendo, ha facoltà di rispondere.

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il Ministero dello sviluppo economico, in considerazione dell'importanza rivestita dal settore della navalmeccanica, ha attivato un «tavolo nazionale» con lo scopo di contribuire a rafforzare il comparto.
La crisi economica mondiale e la contrazione dei mercati hanno avuto un ruolo determinante per le difficoltà del settore cantieristico-navale. Dalle diciannove imprese di costruzione navale iscritte, infatti, nel 2006, negli albi speciali delle imprese di costruzione, si è passati a dodici nel 2009. Ciò è avvenuto perché, nonostante la cantieristica italiana si sia affermata, nel corso degli anni, come leader nelle costruzioni a tecnologia avanzata, carenze di commesse e cancellazioni di ordini hanno ridefinito in negativo i carichi di lavoro, al punto che molte aziende, tra le quali la Fincantieri, sono state costrette a far ricorso alla cassa integrazione guadagni.
Tuttavia, la Marina militare ha proceduto all'assegnazione di importanti ordini e Fincantieri, per parte sua, è riuscita ad acquisire significative commesse all'estero, quali quella relativa alla realizzazione della seconda parte del programma Fremm (Fregata europea multi missione) per quattro unità, quella relativa alla realizzazione della seconda coppia di sommergibili Classe U212A, quella relativa all'acquisizione di un contratto per una nave rifornitrice di squadra per la Marina indiana, con opzione per una seconda unità, nonché quella per il refitting di due navi veloci lanciamissili per il Kenya ed il contratto per una corvetta per gli Emirati Arabi Uniti. Ciò ha contribuito a garantire a Fincantieri Spa di poter continuare la sua attività nel comparto navale.
Nell'audizione presso la Commissione industria del Senato, l'amministratore delegato della società ha evidenziato la solidità del bilancio confermando, in caso di acquisizione di nuove commesse, l'impegno a mantenere l'attuale assetto produttivo e la volontà di ripartire i carichi di lavoro equamente su tutti i cantieri.
Nello specifico, si evidenzia che, per quanto concerne i due pattugliatori, si tratta di unità destinate alla Guardia costiera, di competenza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Esse sono destinate a «garantire la piena attuazione della normativa comunitaria in materia di monitoraggio del traffico navale e di informazione, nelle more dell'organico recepimento della direttiva 2009/I7/CE, nonché allo scopo di assicurare il rispetto delle previsioni comunitarie in materia di controllo e vigilanza sull'attività di pesca attraverso l'accrescimento, sul piano operativo, della capacità dell'attuale dispositivo di vigilanza e controllo a mare». Il programma pluriennale è stato autorizzato con la legge n. 244 del 2007 ed è stato Pag. 67rifinanziato con l'articolo 3-bis del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, convertito dalla legge n. 166 del 2009.
Al riguardo, si specifica che è stata avviata dagli organi competenti una procedura di individuazione del contraente, per la realizzazione delle predette unità di pattugliatori, da espletarsi mediante gara a evidenza pubblica, la cui fase di preselezione scadrà il prossimo 30 giugno.
Per quanto concerne il decreto legge 25 marzo 2010, n. 40, lo stesso prevede, tra l'altro, la realizzazione di piattaforme navali multiruolo, da destinare, prioritariamente, ad operazioni di soccorso costruite con avanzate tecnologie duali e interventi per il settore dell'alta tecnologia.
Le risorse complessive derivanti da tale provvedimento normativo sono stimate nell'ordine di 50 milioni di euro ed è in corso di predisposizione il decreto che le assegna alle diverse finalità previste, secondo le modalità di utilizzo specifiche di ciascun obiettivo, tenendo conto delle esigenze di ripresa delle attività produttive del cantiere di Castellammare di Stabia.
Inoltre, per effetto del de-finanziamento (in base alla legge n. 166 del 2009) del limite di impegno della legge n. 149 del 1990, all'epoca gestita dal Ministero dello sviluppo economico, si è proceduto al trasferimento dei fondi su un capitolo di entrata del Ministero dell'economia e delle finanze secondo le ordinarie procedure di legge.
Infine, relativamente a programmi di interesse Fincantieri, il Ministero della difesa, anche mediante la messa a disposizione di strutture della Marina militare italiana per la formazione degli equipaggi e l'assicurazione di qualità, sta fornendo il massimo supporto all'industria nazionale per la definizione di un contratto di vendita all'Algeria di fregate tipo Fremm, di unità da sbarco e per la realizzazione di infrastrutture portuali nel paese nordafricano. Il costo complessivo del contratto è stimato in circa 6.000 milioni di euro.

PRESIDENTE. L'onorevole Favia ha facoltà di replicare.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, signor sottosegretario, intanto prendiamo atto che il Governo dichiara l'esistenza della crisi, da noi da tempo denunciata, e prendiamo atto, con preoccupazione, che le imprese navali iscritte nell'apposito albo a fine 2009 sono diminuite di sette unità su diciannove: questo è il segno di una crisi drammatica.
Abbiamo preso atto del lungo elenco che lei ha citato di potenziali commesse per la Fincantieri, ma ci sembra che di immediata cantierabilità ve ne siano poche.
Prendiamo atto dell'impegno preso dall'amministratore delegato in Commissione di fare quanto possibile per mantenere tutti i cantieri della Fincantieri nelle città che ho citato prima, da Ancona a Genova a Monfalcone, tutte città importanti, che vivono per buona parte sull'attività di tali cantieri, ma non posso nascondere la preoccupazione per l'incombere della cassa integrazione, che già è stata attuata per 1.600 addetti e che rischia, se la cantierabilità di queste commesse non sarà immediata, di aumentare a dismisura.
Continueremo, quindi, a vigilare sull'attività del Governo in relazione alla cantieristica nazionale e, soprattutto, a quella della Fincantieri, nell'auspicio che cessi il ricorso alla cassa integrazione e che riparta virtuosamente un'attività che possa scongiurare la cassa integrazione e, anzi, che si giunga al riassorbimento di chi già fruisce di questo strumento, in questo terribile momento di crisi.

(Iniziative del Governo al fine di ottenere la riapertura immediata della sede dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati a Tripoli - n. 2-00753)

PRESIDENTE. L'onorevole Murer ha facoltà di illustrare l'interpellanza Franceschini n. 2-00753, concernente iniziative del Governo al fine di ottenere la riapertura immediata della sede dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati a Tripoli (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), che ha testé sottoscritto.

Pag. 68

DELIA MURER. Signor Presidente, con questa interpellanza, che fa seguito ad una mozione che il nostro gruppo aveva già presentato in Aula per tutelare le persone che sono oggetto di respingimento, sottolineiamo il fatto che il Governo libico nei giorni scorsi ha chiuso l'Agenzia dell'ONU per i rifugiati nella sede di Tripoli.
La portavoce dell'UNHCR ha riferito che le autorità di Tripoli hanno ordinato la chiusura degli uffici senza alcun preavviso e senza fornire alcuna giustificazione. Noi sappiamo che questa sede è stata operativa per diciannove anni, pur non avendo mai ottenuto un riconoscimento ufficiale. Nonostante le difficoltà operative, ha svolto nel tempo un ruolo decisivo per le attività di protezione dei rifugiati e dei migranti. È stata un riferimento anche sul tema della gestione dei flussi migratori e nel monitoraggio dei centri di detenzione per migranti presenti in Libia, anche in collaborazione con il Consiglio italiano per i rifugiati (CIR).
Pertanto, questa è stata una presenza assolutamente importante, perché è stata un presidio per il riconoscimento dello status di rifugiato politico, per la registrazione dei richiedenti asilo, nonché per la procedura per la determinazione del loro status. La sua chiusura, dunque, dà luogo effettivamente ad un vuoto di garanzie e di assistenza in territorio libico.
Vorrei ricordare, inoltre, un episodio denunciato dall'UNHCR il 6 giugno relativo ad un S.O.S. arrivato da una barca sulla quale si trovava una ventina di migranti, in gran parte eritrei, a poche miglia da Malta. Su questa barca si trovavano anche tre donne e un bambino di otto anni.
L'UNHCR ha allertato le autorità italiane e maltesi, che però non sono intervenute, ma hanno atteso che, invece, la marina libica intervenisse. Questo intervento è avvenuto solo un giorno e mezzo dopo, con gravi difficoltà per le persone a bordo della barca.
Vorrei ricordare che anche il Governo italiano aveva attribuito alla presenza in Libia dell'UNHCR un fondamentale ruolo proprio per la garanzia del rispetto dei diritti umani dei migranti e delle persone che scappano da fame, pestilenze e carestie.
Il nostro interesse di interpellanti, a questo punto, è quello di capire se il Governo italiano intenda intervenire con tutte le sue possibilità per la riapertura immediata della sede dell'UNHCR a Tripoli. Mi permetto di dirlo anche perché c'è stato un grande interessamento da parte del Premier Berlusconi per risolvere il problema del cittadino svizzero in Libia. Noi vorremmo che uguale solerzia ci fosse anche per la riapertura della sede ONU.
In secondo luogo, vorremmo capire, anche per il ruolo che la sede ONU ha svolto a Tripoli per i richiedenti asilo e i rifugiati per ottenere lo status di profugo, perché attualmente non abbiamo più nessun presidio di questo genere in quel Paese.
Vorrei anche avere dal Governo informazioni relativamente al destino delle persone che erano a bordo della barca di cui non si sono avute più informazioni.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Stefania Gabriella Anastasia Craxi, ha facoltà di rispondere.

STEFANIA GABRIELLA ANASTASIA CRAXI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, come riportato dai principali media italiani e internazionali, le autorità libiche hanno disposto nei giorni scorsi la chiusura dell'ufficio dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati di Tripoli, invitando il personale internazionale a lasciare la Libia una volta completate le procedure amministrative. La partenza, quindi, dovrà avvenire già nelle prossime settimane; nel frattempo, sono sospesi i programmi di assistenza ai richiedenti asilo e ai rifugiati gestiti dall'UNHCR.
Secondo le informazioni raccolte dalla nostra ambasciata a Tripoli, il Ministero degli affari esteri libico aveva chiesto all'UNHCR di interrompere le proprie attività già a marzo, adducendo come motivazione il fatto che la Libia non è parte Pag. 69della Convenzione di Ginevra sullo status di rifugiato del 1951 e non è mai stato concluso un Accordo di sede per consentire all'UNHCR di operare in Libia.
Nei giorni scorsi, il Ministero degli affari esteri libico ha ribadito la stessa posizione al coordinatore locale dell'ONU, sollecitando l'immediata chiusura dell'ufficio UNHCR a Tripoli. Il Ministero ha poi espresso pubblicamente questa linea in un comunicato ufficiale del 9 giugno.
Come sottolineato dall'interpellante, pur operando in Libia solo sulla base di una situazione di fatto, l'UNHCR ha svolto un'azione preziosa. Basti pensare, in particolare, allo screening nei campi di raccolta di clandestini per il riconoscimento dello status di rifugiato, al rinnovo dei documenti di identità ai rifugiati soggiornanti in Libia e all'organizzazione di operazioni di ristabilimento di rifugiati in altri Paesi, principalmente europei, tra cui l'Italia.
Il Governo ha espresso più volte il suo apprezzamento per questo operato e per un'azione, condotta d'intesa con le autorità libiche, che ha dimostrato la sensibilità di Tripoli nei confronti della problematica dei rifugiati e la sua volontà di collaborare con le competenti organizzazioni internazionali ad una migliore gestione del fenomeno.
Le operazioni di resettlement dalla Libia in Italia di rifugiati (40 persone accolte nel 2007, 29 nel 2008 e 67 nell'ottobre 2009) hanno anche testimoniato dell'impegno umanitario del nostro Paese e della costante collaborazione con l'UNHCR, l'Organizzazione internazionale per le migrazioni e le autorità libiche, per assicurare un'adeguata tutela ai migranti e alle persone che necessitano di protezione internazionale.
Come lo stesso Ministro Frattini ha sottolineato fin dal primo momento, il Governo auspica, e ne fa stato in tutti i suoi incontri bilaterali, che le autorità di Tripoli e l'UNHCR avviino quanto prima un negoziato che consenta a quest'ultimo di riprendere quanto prima le proprie attività in Libia; un auspicio che ha fatto oggetto anche di una lettera che il Ministro Frattini ha inviato al Ministro degli affari esteri libico, Musa Kusa.

PRESIDENTE. L'onorevole Lenzi, che ha testé sottoscritto l'interpellanza, ha facoltà di replicare.

DONATA LENZI. Signor Presidente, la nostra soddisfazione è molto parziale, intanto perché nella risposta manca il riferimento all'episodio indicato di una nave rimandata indietro, in riferimento alla quale non conosciamo più il destino di coloro che vi erano sopra.
Vorrei ricordare al sottosegretario che, quando due anni fa, all'inizio di questa XVI legislatura e del IV Governo Berlusconi, è stato portato in quest'Aula l'accordo, fondamentale per il Governo, con la Libia - fondamentale perché attinente alle politiche di sicurezza e di rimpatrio dei clandestini e di controllo degli arrivi e degli sbarchi sulle coste della Sicilia, e non solo - le nostre perplessità, e non solo le nostre, si sono concentrate proprio sulla mancanza di tutela dei diritti umani in territorio libico.
In quella sede e in quella discussione ci fu ribadito, assicurato e mostrato che un punto di presidio - non l'unico, certo, però sicuramente qualificato, come lo stesso sottosegretario ha avuto adesso modo di ripetere - era garantito dalla presenza, anche se non regolamentata, ma da ben 19 anni, dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati.
Signor sottosegretario, lei comprende che il fatto che venga a mancare questo presidio inficia anche quell'accordo e rende più evidenti le nostre perplessità di allora. Non vorremmo che dell'accordo che costò allora, due anni fa, 5 miliardi di euro di investimenti, non una cosa piccola, alla fine rimanga solo un accordo commerciale, fatto sulla pelle di tanti, che sono mandati lì, non nella loro terra d'origine, che non sono rimpatriati da dove sono fuggiti, ma che vengono rimandati in uno Stato nel quale sono transitati, che sta svolgendo - impropriamente, mi viene da dire - sulle nostre coste un ruolo Pag. 70di polizia, in qualche modo dato sia dall'Italia sia da Malta.
Questo era il significato della citazione dell'episodio ultimo - ma non il primo - di un barcone arrivato vicino alle nostre coste e alle coste maltesi sulle quali si è atteso che intervenisse la Libia con i propri mezzi. Le nostre preoccupazioni, quindi, rimangono ed attengono alla tutela dei diritti umani che non possono in qualche modo scontare una qualità inferiore a seconda delle razze o del Paese di provenienza delle persone, degli uomini, delle donne e dei bambini che vi sono coinvolti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Elementi in merito alla modalità di trasferimento della salma di monsignor Luigi Padovese, vicario apostolico dell'Anatolia e iniziative presso le autorità turche per l'accertamento della verità sull'omicidio del prelato - n. 2-00757)

PRESIDENTE. L'onorevole Vignali ha facoltà di illustrare l'interpellanza Lupi n. 2-00757 concernente elementi in merito alla modalità di trasferimento della salma di monsignor Luigi Padovese, vicario apostolico dell'Anatolia e iniziative presso le autorità turche per l'accertamento della verità sull'omicidio del prelato (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.

RAFFAELLO VIGNALI. Signor Presidente, come tutti purtroppo sappiamo il 3 giugno è stato assassinato a Iskenderun in Turchia monsignor Luigi Padovese, vicario apostolico dell'Anatolia e cittadino italiano. Nei giorni scorsi, in particolare venerdì 11 giugno, sul quotidiano il Giornale a firma di Andrea Tornielli è apparso un articolo dal titolo: «I Turchi trattano il prete martire come un pacco postale» e sul quotidiano La Stampa un altro a firma di Giacomo Galeazzi intitolato: «Il corpo di Padovese torna tra le merci».
Le notizie riportate da questi quotidiani si riferiscono al trasporto della salma del vescovo Padovese, e in particolare si legge che il trasporto sarebbe avvenuto su un aereo merci,giovedì mattina, senza che nessuna autorità dello Stato italiano fosse stata avvisata. Infatti, come riportato dai due giornali, sono stati gli operatori dello scalo di Malpensa ad accorgersene e secondo questi quotidiani pare che nemmeno la diocesi di Milano fosse stata avvertita.
L'interpellanza che rivolgiamo al Governo riguarda anzitutto questi aspetti, se cioè siano stati fatti accertamenti quanto alle cause e alle responsabilità nella modalità del trasferimento della salma (e quindi se corrispondano al vero le notizie riportate dagli organi di stampa) nonché quali iniziative il Governo abbia assunto o intenda assumere presso le autorità turche per l'accertamento della verità in merito all'omicidio di Sua Eccellenza, monsignor Luigi Padovese.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Stefania Gabriella Anastasia Craxi, ha facoltà di rispondere.

STEFANIA GABRIELLA ANASTASIA CRAXI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Vorrei innanzitutto fornire alcuni elementi riguardo al trasferimento delle spoglie di monsignor Luigi Padovese. L'8 giugno scorso, non appena concluse le procedure medico-legali in loco ed ottenuta la necessaria documentazione da parte delle competenti autorità locali, il consolato d'Italia a Smirne ha richiesto al comune di Milano, come previsto dal regolamento di polizia mortuaria, l'autorizzazione all'ingresso della salma nel territorio nazionale. Nella comunicazione del consolato al comune venivano altresì specificati la data e l'orario di arrivo della salma.
La nunziatura apostolica ad Ankara è stata regolarmente informata dall'ambasciata circa le modalità e i tempi del rimpatrio della salma di monsignor Padovese.
Il comune di Milano ha rilasciato l'autorizzazione il 9 giugno. Lo stesso giorno è stato effettuato il rimpatrio della salma, Pag. 71utilizzando non un volo merci, ma un volo di linea della compagnia Turkish Airlines n. TK 1837 (tipo di vettore B 738), con arrivo a Milano-Malpensa alle ore 10 del 9 giugno.
Il consolato, in contatto con la curia provinciale di Milano dei frati minori cappuccini e con l'impresa funebre da questi ultimi incaricata, ha altresì accertato che fosse stato predisposto il trasporto della salma dall'aeroporto di Milano-Malpensa. Ciò per quanto riguarda il trasferimento delle spoglie.
Quanto all'accertamento della verità sull'omicidio, il Governo italiano si è immediatamente attivato con le autorità turche perché venga fatta al più presto chiarezza sulle circostanze e le motivazioni che hanno portato alla tragica scomparsa di Monsignor Padovese. Appena cinque giorni dopo l'uccisione del vicario apostolico dell'Anatolia, il nostro ambasciatore ad Ankara è stato ricevuto dal primo ministro Erdogan. Nel corso del colloquio, il Premier turco ha tenuto ad assicurare alle autorità italiane che i competenti organi inquirenti stanno effettuando le indagini con la massima accuratezza e serietà per fare piena luce sull'assassinio.
Appena appresa la notizia del decesso di Monsignor Padovese, rappresentanti delle nostre autorità diplomatiche e consolari in Turchia si sono immediatamente recati sul luogo del delitto per acquisire aggiornate informazioni e vigilare sullo svolgimento preliminare dei rilievi effettuati dalle autorità giudiziarie di polizia che hanno fornito, fin dai primi contatti, la massima collaborazione, impegnandosi a completare l'inchiesta nel più breve tempo possibile.
Va peraltro riconosciuta la particolare tempestività dell'intervento delle autorità turche che hanno subito tradotto in arresto il presunto omicida e proceduto all'autopsia della salma appena tre ore dopo il decesso della vittima. L'esame si è svolto con la massima trasparenza, anche in presenza di un testimone, e il referto è stato prontamente inviato anche alle nostre autorità diplomatiche.
Un ulteriore esame autoptico è stato commissionato al dipartimento di medicina legale di Adana per svolgere accertamenti aggiuntivi, volti ad una più accurata determinazione dei motivi del decesso.
L'ambasciata d'Italia ad Ankara si mantiene anche in costante raccordo con la Nunziatura Apostolica e, per il tramite del Consolato a Smirne e del Vice Consolato Onorario a Iskenderun, con le autorità giudiziarie e di polizia, garantendo alla stessa Nunziatura, al Vicariato di Iskenderun e al Vescovado di Smirne ogni possibile assistenza.

PRESIDENTE. L'onorevole Vignali ha facoltà di replicare.

RAFFAELLO VIGNALI. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole sottosegretario Stefania Craxi. Sono certo di quanto il Governo italiano si sia adoperato immediatamente per seguire tale vicenda. Personalmente, ma credo si possa dire tutti noi abbiamo anche apprezzato la presenza sua e del sottosegretario Mantica alle esequie solenni nel duomo di Milano, lunedì scorso. Certamente rimane il rammarico che nessuna autorità civile fosse presente all'arrivo della salma, giovedì scorso, a Malpensa, perché si trattava comunque di un cittadino italiano, morto in circostanze violente, peraltro, un illustre cittadino italiano.
Quanto all'omicidio, di certo rimane la preoccupazione per il clima generale del Paese e non solo di quel Paese: pochi mesi fa è successo un episodio simile ad un altro sacerdote, don Santoro, che tutti ricordiamo. In questa occasione, come allora, è stato colpito un cittadino italiano, un vescovo, un uomo di pace, un grande protagonista del dialogo interreligioso.
Sull'omicidio restano comunque alcune perplessità, almeno rispetto alle prime notizie date nell'immediato dagli organi di stampa. Penso a quanto ha fatto trapelare l'agenzia di stampa Asianews, un'agenzia molto bene informata, in particolare sul fatto che il presunto omicida abbia comunque invocato il nome di Allah, che la Pag. 72forma sia quella di un omicidio rituale e che l'omicida sia andato soltanto una volta dallo psicologo, adombrando anche l'ipotesi che potesse essere una sorta di azione preventiva per giustificare un gesto.
Può anche darsi che si trattasse veramente di una persona malata o comunque debole di mente; resta il fatto che spesso si usa dire, quando si verificano eventi del genere, che «sono pazzi». Non sarebbe la prima volta che vediamo usare questo vecchio trucco.
Resta inoltre il dato di un Paese, come purtroppo tanti - anzi direi troppi - nei quali i cristiani sono discriminati, perseguitati ed uccisi. Se considerassimo i cristiani una sorta di etnia sui generis, probabilmente scopriremmo che sono i più perseguitati del mondo statisticamente.
Sappiamo però anche che il Governo è parte attiva su tali temi da sempre, e non da oggi: abbiamo apprezzato in questi due anni l'impegno suo, quello del Ministro Frattini e degli altri sottosegretari su tale fronte in tutte le sedi. Chiediamo, quindi, che il Governo italiano, se possibile, intensifichi non solo in quel Paese, ma anche in tutti gli altri, le azioni diplomatiche per risolvere e, laddove possibile, prevenire situazioni di questo genere o anche evitare discriminazioni, che magari non portano all'uccisione, ma che pure sussistono.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Sull'ordine dei lavori (ore 17,23).

PRESIDENTE. Comunico che la discussione sulle linee generali del disegno di legge di conversione del decreto-legge 30 aprile 2010, n. 64, recante disposizioni urgenti in materia di spettacolo e attività culturali, già prevista per lunedì prossimo, 21 giugno, ove il decreto fosse stato trasmesso dal Senato e concluso dalla Commissione, non avrà luogo, in quanto il relativo messaggio è pervenuto alla Presidenza solo in data odierna.
La calendarizzazione del disegno di legge di conversione sarà stabilita dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, che si riunirà lunedì prossimo.
Comunico inoltre che, come già preannunciato ai gruppi, con lettera in data 15 giugno 2010, il presidente della Commissione agricoltura ha rappresentato l'esigenza di un differimento dell'esame della proposta di legge n. 209 e abbinate, in materia di sostegno agli agrumeti caratteristici, già previsto a partire da lunedì prossimo, 21 giugno, nonché del seguito dell'esame del disegno di legge n. 2260-A, riguardante il rafforzamento della competitività del settore agroalimentare, già previsto a partire da martedì prossimo, 22 giugno.
L'esame di tali provvedimenti non sarà pertanto iscritto all'ordine del giorno delle sedute della prossima settimana.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 21 giugno 2010, alle 16:

Discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 20 maggio 2010, n. 72, recante misure urgenti per il differimento di termini in materia ambientale e di autotrasporto, nonché per l'assegnazione di quote di emissione di CO2 (C. 3496-A).
Relatore: Bonciani.

La seduta termina alle 17,25.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 3118-A - articolo 4 501 498 3 250 259 239 66 Appr.
2 Nom. em. 5.105 502 261 241 131 260 1 66 Appr.
3 Nom. articolo 5 506 503 3 252 264 239 65 Appr.
4 Nom. em. 6.1 503 502 1 252 242 260 65 Resp.
5 Nom. em. 6.3 501 315 186 158 52 263 66 Resp.
6 Nom. em. 6.4 506 314 192 158 51 263 66 Resp.
7 Nom. em. 6.5 506 502 4 252 239 263 66 Resp.
8 Nom. articolo 6 507 505 2 253 265 240 66 Appr.
9 Nom. em. 7.200 511 509 2 255 266 243 66 Appr.
10 Nom. em. 7.1 510 507 3 254 238 269 65 Resp.
11 Nom. em. 7.3 506 504 2 253 239 265 65 Resp.
12 Nom. articolo 7 507 505 2 253 270 235 65 Appr.
13 Nom. em. 8.1 494 493 1 247 18 475 65 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 8.2 501 499 2 250 183 316 63 Resp.
15 Nom. em. 8.3 499 324 175 163 60 264 62 Resp.
16 Nom. em. 8.4 490 292 198 147 32 260 63 Resp.
17 Nom. em. 8.7 496 307 189 154 27 280 63 Resp.
18 Nom. em. 8.10 499 497 2 249 17 480 63 Resp.
19 Nom. em. 8.11 495 495 248 19 476 63 Resp.
20 Nom. em. 8.12 494 494 248 18 476 63 Resp.
21 Nom. em. 8.13 500 500 251 19 481 62 Resp.
22 Nom. em. 8.14 502 501 1 251 20 481 61 Resp.
23 Nom. em. 8.15 500 303 197 152 31 272 61 Resp.
24 Nom. subem. 0.8.100.1 502 501 1 251 29 472 61 Resp.
25 Nom. em. 8.100 485 484 1 243 465 19 60 Appr.
26 Nom. em. 8.16, 8.101 484 484 243 464 20 60 Appr.
INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 8.18 479 296 183 149 30 266 60 Resp.
28 Nom. em. 8.19 494 471 23 236 206 265 59 Resp.
29 Nom. em. 8.102 498 476 22 239 473 3 59 Appr.
30 Nom. em. 8.20 503 482 21 242 193 289 59 Resp.
31 Nom. em. 8.21, 8.22 496 322 174 162 51 271 59 Resp.
32 Nom. em. 8.24 502 500 2 251 219 281 59 Resp.
33 Nom. em. 8.25 495 474 21 238 214 260 59 Resp.
34 Nom. em. 8.27 495 493 2 247 231 262 59 Resp.
35 Nom. em. 8.200 496 315 181 158 305 10 59 Appr.
36 Nom. em. 8.29 500 494 6 248 214 280 59 Resp.
37 Nom. em. 8.33 500 498 2 250 233 265 59 Resp.
38 Nom. articolo 8 490 267 223 134 264 3 59 Appr.
39 Nom. articolo agg. 8.01 499 291 208 146 29 262 59 Resp.
INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. em. 9.2 501 499 2 250 236 263 59 Resp.
41 Nom. em. 9.100 487 486 1 244 478 8 59 Appr.
42 Nom. em. 9.200 502 303 199 152 303 59 Appr.
43 Nom. em. 9.4 rif. 505 501 4 251 501 58 Appr.
44 Nom. articolo 9 501 265 236 133 265 58 Appr.
45 Nom. em. 10.200 499 263 236 132 262 1 58 Appr.
46 Nom. em. 10.1 500 490 10 246 230 260 58 Resp.
47 Nom. em. 10.2 497 494 3 248 233 261 58 Resp.
48 Nom. em. 10.3 500 498 2 250 237 261 58 Resp.
49 Nom. articolo 10 500 466 34 234 266 200 57 Appr.
50 Nom. em. 11.1 488 485 3 243 226 259 57 Resp.
51 Nom. em. 11.200 487 263 224 132 261 2 56 Appr.
52 Nom. articolo 11 492 489 3 245 262 227 56 Appr.