XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 349 di mercoledì 7 luglio 2010

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

La seduta comincia alle 10,35.

SILVANA MURA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alessandri, Bonaiuti, Bongiorno, Brugger, Brunetta, Carfagna, Castagnetti, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Crimi, D'Alema, Dal Lago, Donadi, Gregorio Fontana, Franceschini, Lo Monte, Mazzocchi, Meloni, Milanato, Ravetto, Reguzzoni, Tabacci, Urso, Vitali e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio delle dimissioni di un Ministro.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Consiglio dei ministri ha inviato, in data 6 luglio 2010, la seguente lettera: «Onorevole Presidente, informo la signoria vostra che il Presidente della Repubblica, con proprio decreto in data odierna, adottato su mia proposta, ha accettato le dimissioni rassegnate dall'onorevole Aldo Brancher dalla carica di Ministro senza portafoglio. Cordialmente. Firmato: Silvio Berlusconi».

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,40).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori (ore 10,41).

MASSIMO VANNUCCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, approfitto di questo momento per sottoporle un problema. Ieri, in un'importante casa d'asta londinese, è stata battuta un'opera d'arte italiana, che è stata aggiudicata ad un collezionista americano. Si trattava del tavolo dello studiolo del duca di Urbino Francesco II della Rovere, un'opera importantissima: un tavolo con intarsi in avorio inciso e argento, che faceva parte dello studiolo, composto dal tavolo e da uno stipo con un monetiere. Le Pag. 2segnalo che lo stipo con il monetiere era già stato acquistato dallo Stato italiano nel 1999 e che l'opera si poteva completare con l'acquisto del tavolo.
Signor Presidente, il 17 giugno ho segnalato la data dell'asta e ho informato il Ministro per i beni e le attività culturali, attraverso un'interrogazione in Commissione, accompagnata da una mia lettera personale e da un successivo colloquio con il Ministro.
Voglio informarla che lo Stato italiano non si è presentato all'asta e non ha organizzato la nostra presenza. Credo che abbia dimostrato un vistoso disinteresse: questo mancato impegno è molto grave. Penso che non ci si possa rifugiare dietro le difficoltà economiche, considerato che l'importo era piuttosto limitato rispetto al valore del bene: il tavolo, infatti, è stato aggiudicato a un milione 200 mila euro. Credo, invece, che sia questo atteggiamento di disinteresse ad esporci, come in questo caso, ad una brutta figura internazionale e a non acquisire al patrimonio nazionale un bene prezioso che completava un'opera.
La morale, quindi, è che bisogna chiedere al Governo che ci metta più impegno: in questo momento le chiedo un suo intervento affinché venga informato il Ministro per i beni e le attività culturali sull'esito dell'asta: considerato che il bene non è stato aggiudicato ad un altro museo internazionale (vi erano interessi da parte del Metropolitan museum di New York e del Louvre di Parigi), ma ad un collezionista, chiedo di verificare che questo acquisto si sia perfezionato (nel caso contrario, potremmo tornare a valutarlo) e, comunque, di seguire il bene e verificare ancora le possibilità di acquisto.
Perché, signor Presidente, denuncio il disinteresse? Perché, pur comprendendo le difficoltà economiche, ritengo tuttavia che, per una cifra come questa, se ci fosse stato un impegno vero, diretto e sincero, si sarebbe anche potuto organizzare una cordata, chiedere l'impegno di privati o un'operazione di mecenatismo a qualche nostro facoltoso connazionale.
Tutto questo non è stato fatto. L'Italia ha perso un'altra occasione, l'arte italiana e chi ci ha trasmesso questo grande patrimonio culturale, di cui andiamo fieri, non sono stati in questo caso rispettati.

PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Vannucci. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento è presente in Aula e si farà sicuramente carico delle sue richieste.

LAURA FRONER. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LAURA FRONER. Signor Presidente, intervengo per informare lei e l'Assemblea che, in questo momento, sono in sciopero della fame, a staffetta con i lavoratori di Agile-ex Eutelia, in presidio davanti a Montecitorio. Questa è un'iniziativa per ottenere dalla Presidenza del Consiglio la convocazione immediata dei due tavoli già istituiti: il primo per valutare la situazione delle commesse pubbliche per Agile-ex Eutelia, il secondo relativo alle politiche industriali dell'information technology ed alle prospettive di questi lavoratori.
Agile-ex Eutelia rappresenta un patrimonio importante, o meglio essenziale per il nostro Paese, se pensiamo che per uscire dalla crisi abbiamo bisogno di produzioni e servizi qualificati e di alto valore aggiunto. Si tratta di lavoratori di alto livello, che hanno bisogno - per continuare ad esserlo - di lavorare e formarsi.
Agile-ex Eutelia è inoltre proprietaria di infrastrutture materiali e immateriali molto significative per il nostro Paese. Sto parlando di migliaia di chilometri di fibra ottica e del software necessario per la comunicazione. È questa una delle ragioni principali - assieme alla peculiare vicenda dei passaggi di proprietà di Agile-ex Eutelia - che hanno indotto molti deputati e senatori del Partito Democratico ad aderire a questa iniziativa, che speriamo si allarghi ad altri parlamentari.
Signor vicepresidente, le chiediamo di informare il Presidente della Camera - che in più occasioni ha espresso consapevolezza e sensibilità verso la situazione di Pag. 3questi lavoratori - e chiediamo alla Presidenza del Consiglio e in particolare al sottosegretario Gianni Letta, che a questo si era impegnato, di convocare i tavoli. Chiediamo una data.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, sospendo la seduta che riprenderà alle ore 11.

La seduta, sospesa alle 10,50, è ripresa alle 11.

Trasferimento a Commissione in sede legislativa del disegno di legge n. 3291-bis.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di disegno di legge a Commissioni in sede legislativa.
Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa del seguente disegno di legge, del quale la II Commissione (Giustizia) ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento: «Disposizioni relative all'esecuzione presso il domicilio delle pene detentive non superiori ad un anno» (testo risultante dallo stralcio degli articoli da 3 a 9 del disegno di legge n. 3291, deliberato dall'Assemblea il 12 maggio 2010) (3291-bis).
La Commissione ha elaborato un nuovo testo.
Ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento darò la parola ad un oratore contro e ad uno a favore per non più di cinque minuti ciascuno.
Ha chiesto di parlare contro, l'onorevole di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, sarò brevissimo. Intendo solo esprimere la contrarietà dell'Italia dei Valori all'assegnazione di questo provvedimento in sede legislativa in Commissione. Vorremmo discuterne in Aula, perché riteniamo che il merito di questo provvedimento sia sbagliato. In pratica, si tratta di stabilire per legge che tutte le condanne non vengano eseguite per un anno. Stabilito che il giudice condanna, per esempio, a tre anni, se ne devono scontare solo due. Vorrei ricordare che ogni tipologia di reato prevede un precetto ed una sanzione. Se viene violato il precetto, è prevista una sanzione che prevede, a sua volta, un minimo ed un massimo di pena. Perché è prevista una forbice entro cui il giudice deve stabilire la pena equa? Perché, tenuto conto delle ragioni per cui si punisce chi viola il precetto, il giudice, nello stabilire tra un minimo e un massimo, tiene conto del reato commesso, della personalità, della recidiva, delle attenuanti e delle aggravanti.
Insomma, una volta che il giudice stabilisce che, tra uno e sei anni, il condannato ne debba scontare tre e che per tre anni debba stare in galera, si intende che quello è il giudizio che si ritiene giusto, che quella è la pena che si ritiene giusto applicare e che il giudice ritiene che per quei tre anni il condannato debba stare nel carcere e non in altro luogo. Altrimenti, il giudice stesso avrebbe potuto stabilire una soluzione diversa ed una pena diversa. Bisogna lasciare al giudice, tenuto conto del caso concreto, dei fatti soggettivi, degli elementi oggettivi, dei precedenti e di un insieme di circostanze, l'individuazione dell'entità della pena e di dove e come deve essere scontata.
Decidere che per legge, una volta che si è fatto tutto il processo, ci sia un quarto grado di giudizio e che, senza tener conto di alcunché, si debba ridurre di un anno la detenzione in carcere a noi pare che sia il solito abuso e il solito modo sbrigativo per risolvere un problema diverso, che non è quello di venire incontro alle persone carcerate, affinché si risocializzino, ma è quello di risolvere diversamente un problema, che deve essere sì risolto, ma non in questo modo: quello della penuria dei posti in carcere. È una vita che stiamo dicendo che se aumenta la popolazione carceraria devono aumentare le strutture carcerarie e i servizi per la risocializzazione dei carcerati.
Invece, ogni volta, con un indulto, con un'amnistia, con una legge che fa il quarto grado di giudizio e riduce tout court, senza tener conto caso per caso di come stanno Pag. 4in realtà i fatti, si rimandano a casa persone che magari è bene che stiano in galera. Se è bene che stiano a casa o in galera lo ha valutato già il giudice con una valutazione a monte, quando ha pronunciato la sentenza e ha stabilito la condanna tra un minimo e un massimo di pena, individuando in quella la pena ritenuta equa.
Ecco perché riteniamo del tutto assurda questa normativa, una normativa vigliacca, che, non sapendo come risolvere il problema dei detenuti, ancora una volta, lo risolve all'italiana maniera: mandando fuori i delinquenti, dopo che il giudice ha già provveduto a decidere quale pena devono scontare (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Questa è la ragione di merito per cui riteniamo che questo disegno di legge non debba essere approvato e riteniamo, per una ragione di metodo, che non debba essa trasferito in sede legislativa alla Commissione.
Infatti, se ne deve discutere in Assemblea, perché il Paese deve sapere come ancora una volta si metta la coda in mezzo alle gambe, come ancora una volta ci si arrenda alla criminalità, come ancora una volta si dice che si vuole combattere la criminalità e poi si mettono fuori le persone soltanto perché non si sa come risolvere il problema di come tenerli in galera.
Per queste ragioni, di metodo e di merito, riteniamo che questo trasferimento alla Commissione in sede legislativa sia la solita furbata, che va contrastata. Per questa ragione, riteniamo e chiediamo che il provvedimento resti in Assemblea e se ne discuta concretamente, apertamente e pubblicamente, perché l'opinione pubblica e i cittadini possano sapere di questo ulteriore indulto mascherato, che il Parlamento si accinge a varare (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare a favore l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, non posso che richiamare alla memoria dei precedenti specifici, che abbiamo affrontato nel corso della trascorsa legislatura. Vorrei anche dire ai colleghi dell'Italia dei Valori che, in materia di indulto, questo Parlamento ha già dato in quell'occasione, con un provvedimento, allora sì, come i colleghi ricorderanno, che cancellò tre anni di pena in carcere a molti cittadini purtroppo detenuti. Si parla di circa 30 mila cittadini che vennero naturalmente rimessi in libertà.

ANTONIO BORGHESI. Dillo a loro!

MANLIO CONTENTO. In quell'occasione ci ritrovammo, molti di noi e molti colleghi dell'Italia dei Valori, sulla stessa posizione, nel dire che provvedimenti di indulto non erano la soluzione alla situazione carceraria. Infatti, il Governo di centrodestra, in questa legislatura, ha cambiato completamente prospettiva, come molti colleghi ricorderanno, proprio in quest'Aula, quando il Ministro della giustizia venne a riferire sulle linee della gestione della politica in tema di carceri e annunciò il piano straordinario, che è già stato avviato con la dichiarazione di emergenza, con lo stanziamento di circa 600 milioni di euro e con una doppia previsione: la prima, che dovrebbe partire entro l'anno, per l'ampliamento con nuovi padiglioni degli istituti esistenti, e la seconda, che sarà avviata dal 2011 in poi, che prevede la realizzazione di nuove strutture carcerarie.
Ecco perché, caro collega Di Pietro, non possiamo accettare che lei dia esclusivamente un punto di vista parziale, dimenticando che questo provvedimento, che richiama la responsabilità di larga parte del Parlamento, si inserisce, non come fu con il condono, all'interno di una strategia precisa del Popolo della Libertà.
Quest'ultimo ha una risposta molto chiara nei confronti dei reati commessi e dei loro protagonisti: se i posti negli istituti carcerari non sono sufficienti, vogliamo porre fine alle liberazioni anticipate, comunque si chiamino, per mantenere in galera chi rimane e chi ci deve rimanere, portando la capienza di quegli istituti a Pag. 5circa 80 mila posti. Ma oggi, caro collega Di Pietro - e mi avvio alla conclusione - dobbiamo dare una risposta anche di responsabilità. La capienza regolamentare è di 44 mila 592 posti; quella massima tollerata è di 66 mila 483 posti.
Al 31 maggio 2010 erano presenti nei nostri istituti penitenziari 67 mila 601 detenuti. Allora qui vi è anche un aspetto di responsabilità, perché, quando a Strasburgo si aprono questioni nei confronti dello Stato italiano per quanto concerne la restrizione e il rispetto della dignità di chi si trova negli istituti carcerari, abbiamo un dovere di responsabilità.
Il Popolo della Libertà si assumerà tale responsabilità insieme agli altri gruppi del Parlamento, che ringrazio per il lavoro pregevole che hanno svolto durante il passaggio in sede referente del disegno di legge, che verrà - sono convinto - confermato anche in sede legislativa.
È troppo facile denunciare una situazione intollerabile, ma non avere il coraggio politico di assumersi la responsabilità! Noi lo abbiamo e ci assumeremo tale responsabilità in questa occasione. Discuteremo in sede legislativa di come migliorare il testo, evitando che i responsabili di gravi reati possano essere beneficiati; al contrario, con uno slogan molto semplice, dalla realizzazione di questo piano pagheranno tutti coloro che verranno condannati; non metteremo fuori nessuno, perché questo non è uno «svuota carceri» come un indulto, ma uno «sconta pena», perché pagheranno tutti coloro che sono stati condannati anche in sede domiciliare, fino all'ultimo giorno di irrogazione della pena che è stata stabilita da un giudice di questa Repubblica.
Per tali ragioni siamo pronti a votare favorevolmente per il trasferimento in Commissione in sede legislativa, perché abbiamo il coraggio, come sempre come Popolo della Libertà, di assumerci fino in fondo tale responsabilità, anche in un'occasione difficile come questa, per dare risposte concrete a chi le chiede e per dimostrare che il Popolo della Libertà sul piano politico non si tira indietro neanche di fronte a situazioni complesse e difficili quale quella carceraria (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

EDMONDO CIRIELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Cirielli, non può intervenire, ha già parlato contro l'onorevole Di Pietro e a favore l'onorevole Contento.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di trasferimento a Commissione in sede legislativa del disegno di legge n. 3291-bis.
(È approvata).

La Camera approva per 409 voti di differenza.

Sull'ordine dei lavori.

ILEANA ARGENTIN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, sarò brevissima, intervengo sull'ordine dei lavori su questione personale per dire che qui fuori, come sapete, ci sono persone disabili che stanno manifestando. La situazione è veramente grave, il caldo è fortissimo. Oggi tutti i giornali hanno scritto che questo Governo avrebbe ritirato gli emendamenti che concernono i tagli sulla disabilità, invece arriva notizia dal Senato che non è stata presentata nessuna forma di emendamento.
Non vi è solo il danno quindi, ma anche la beffa. Tutti i giornali dicono che verrà modificata una situazione, ma in Senato gli emendamenti non sono arrivati. Non è tollerabile che questo Governo continui a prendersela con i più deboli ed è vergognoso che centinaia di persone, venute da tutta Italia, con grandi handicap e svantaggi, siano lì fuori, il 7 luglio con questo caldo, e che dopo una passerella di politici, Pag. 6non si è risolto nulla e non si è concretizzato niente (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori solo per fare presente a questa Assemblea e ad un gruppo in modo particolare, quello della Lega Nord, che il provvedimento che oggi si è deciso di trasferire in sede legislativa altro non è che un indulto mascherato (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Come ha detto il Ministro Maroni mandare a casa in un colpo solo 10-15 mila persone che oggi sono in galera in più rispetto a quelle che già sono ai domiciliari significa rendere impossibile il controllo. Voi state facendo un indulto: vi vergognate di farlo in quest'Aula e lo volete fare nel chiuso di una Commissione (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)...

PRESIDENTE. Onorevole Donadi, le chiedo scusa ma lei conosce fin troppo bene - credo - il Regolamento di questa Assemblea: questo non è un intervento né a titolo personale né sull'ordine dei lavori, ma semplicemente il commento di un voto che ha appena avuto luogo e sul quale si sono espressi contro l'onorevole Di Pietro e a favore l'onorevole Contento.

CARMELO PORCU. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARMELO PORCU. Signor presidente, anch'io sono stato poco fa in piazza con le associazioni dei disabili presenti questa volta unitariamente. Credo che sia un fatto estremamente importante che tutte le associazioni dei disabili si siano trovate in piazza unitariamente per dimostrare che anche nel nostro Paese il tema dei disabili merita una grande importanza. Brevemente voglio dire all'onorevole Argentin che siamo contenti di aver già ottenuto il risultato che questa norma verrà ritirata dal Governo e verrà poi modificata, in modo che i diritti dei veri invalidi non siano toccati e che vi sia una lotta veramente senza quartiere ai falsi invalidi che sono una vergogna dell'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!

ANNA TERESA FORMISANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, intervengo sullo stesso argomento per esprimere alcune considerazioni di carattere generale. Credo che in quest'Aula non vi sia un parlamentare che non abbia a cuore le politiche del Governo e delle regioni in materia dei diversamente abili o di chi ha necessità di avere più attenzione. Però voglio dire, caro Presidente, che è una vergogna che per arrivare a parlare di cose che in un Paese civile dovrebbero essere normalità, i disabili siano costretti a scendere in piazza con questo caldo e in queste condizioni: questo non può essere un Paese civile se non ha a cuore per primo le sorti dei più deboli (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori)!

Seguito della discussione del disegno di legge: Norme in materia di riconoscimento e sostegno alle comunità giovanili (A.C. 2505-A); e dell'abbinata proposta di legge: Catanoso (A.C. 1151) (ore 11,20).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Norme in materia di riconoscimento e sostegno alle comunità giovanili; e dell'abbinata proposta di legge d'iniziativa del deputato Catanoso.
Ricordo che nella seduta di ieri l'Assemblea ha accantonato l'emendamento De Girolamo 2.74 nonché i successivi Pag. 7emendamenti riferiti all'articolo 2 e la votazione dello stesso articolo. Si è quindi passati all'esame degli emendamenti riferiti all'articolo 3 e, dopo l'inizio delle dichiarazioni di voto e lo svolgimento di alcuni interventi relativi all'emendamento 3.200, a seguito di una richiesta avanzata dall'onorevole Quartiani, il seguito dell'esame è stato rinviato alla seduta odierna.
Prima di dare la parola al Presidente della I Commissione, onorevole Bruno, che l'ha richiesta, desidero fornire risposta a due questioni sollevate nella seduta di ieri.
La prima è riferita all'ammissibilità dell'emendamento De Girolamo 2.74, in quanto lo stesso sarebbe in contrasto con quanto disposto dall'articolo 49 della Costituzione, che garantisce a tutti i cittadini il diritto di associarsi liberamente in partiti. La seconda è invece relativa ad una condizione espressa dalla Commissione bilancio, ai fini del rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione.
Quanto alla prima questione, faccio in primo luogo presente che, secondo quanto affermato dal Presidente della Camera in sede di Giunta per il Regolamento nella seduta del 7 marzo 2002, possono formare oggetto di declaratoria di inammissibilità da parte della Presidenza solo le «proposte emendative il cui testo appaia in manifesto ed evidente contrasto con singole disposizioni costituzionali».
Come già ricordato nella seduta di ieri, quanto allo specifico contenuto dell'emendamento De Girolamo 2.74, rilevo che lo stesso non lede il diritto di associarsi in partiti garantito dall'articolo 49 della Costituzione, ma si limita a prevedere l'incompatibilità tra la titolarità di cariche associative nelle comunità giovanili e quella di incarichi all'interno di partiti politici e di movimenti di ispirazione politica. Non ricorrono pertanto i presupposti sopra richiamati per la dichiarazione di inammissibilità dell'emendamento 2.74, ferme restando le eventuali successive valutazioni che potranno essere adottate dagli organi costituzionali.
Ricordo al riguardo che l'ordinamento già prevede disposizioni di analogo tenore: la legge n. 146 del 1990 che, all'articolo 12, comma 2, esclude che possano far parte della Commissione di garanzia dell'attuazione del diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali, tra le altre, le persone che rivestano altre cariche pubbliche elettive, ovvero cariche in partiti politici; il decreto legislativo n. 163 del 2006 che, all'articolo 6, comma 3, prevede che i membri dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici non possono rivestire cariche nei partiti politici; il decreto legislativo n. 150 del 2009 che, all'articolo 13, comma 3, prevede che i componenti della Commissione per la valutazione, la trasparenza e l'integrità delle amministrazioni pubbliche non possono essere scelti tra persone che rivestono cariche in partiti politici.
Questo per quanto riguardava la questione posta dall'onorevole Quartiani. Quanto alla seconda questione, ha chiesto di intervenire il presidente della Commissione bilancio, onorevole Giancarlo Giorgetti, che ne ha facoltà ed al quale do volentieri la parola.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, nella seduta dell'Assemblea del 6 luglio l'onorevole Monai e l'onorevole Quartiani hanno sollevato questioni sulla formulazione dell'emendamento 3.200, che recepisce la condizione volta a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma della Costituzione, contenuta nel parere approvato dalla Commissione bilancio nella seduta del 29 giugno 2010.
In particolare, anche al fine di superare i timori espressi dall'onorevole Monai, che ritiene che la disposizione prefiguri lo storno di risorse del bilancio degli enti territoriali e la loro destinazione al finanziamento di attività svolte dal Dipartimento della gioventù, intendo chiarire che la condizione si è resa necessaria in quanto, ai sensi dell'articolo 1, comma 556, della legge n. 266 del 2005, l'ultimo anno per il quale è previsto un finanziamento per il Fondo nazionale per le comunità giovanili è il 2010. Al riguardo, occorre considerare che, in virtù dell'autonomia Pag. 8di bilancio riconosciuta alla Presidenza del Consiglio dei ministri, è sempre possibile una diversa articolazione temporale degli interventi, ad esempio attraverso il ricorso all'istituto del riporto, ed una rimodulazione degli stanziamenti, confermata anche dalle disposizioni dell'articolo 4 del provvedimento. Pertanto, la Commissione ha ritenuto necessario precisare che la riserva della quota del 10 per cento si riferisce anche ad eventuali ulteriori risorse, comunque utilizzate per la finalità della presente legge.
Successivamente all'espressione del parere da parte della Commissione bilancio, le Commissioni hanno approvato l'emendamento 3.102, che prevede il cofinanziamento da parte delle regioni di singole iniziative in favore delle comunità giovanili. Il ricorso all'istituto del cofinanziamento è di frequente previsto dal legislatore, e comporta che Stato e regioni concordino in merito alla realizzazione di specifiche iniziative, sostenendone congiuntamente gli oneri. Ciò non toglie che la previsione di cui all'articolo 3, comma 1, di carattere generale, ma pur sempre riferita alle risorse a disposizione del Ministro per le politiche giovanili, era e resta riferita esclusivamente ai fondi di provenienza statale.
Con riferimento ai chiarimenti richiesti dall'onorevole Quartiani, allo stato dell'esame del bilancio della Presidenza del Consiglio dei ministri, a noi risulta che nell'ambito del Fondo nazionale per le comunità giovanili, sono disponibili circa 12,8 milioni di euro per l'anno 2010.
Su tale importo potrà eventualmente incidere l'applicazione dell'articolo 3 del decreto-legge n. 78, ora all'esame del Senato, che prevede che la Presidenza del Consiglio nella propria autonomia proceda ad una riduzione degli stanziamenti per le politiche dei Ministri senza portafoglio e dei sottosegretari per un risparmio complessivo non inferiore a 50 milioni di euro, che dovranno essere destinati all'entrata del bilancio dello Stato. Tale riduzione potrà peraltro interessare anche il Fondo per le politiche giovanili, la cui dotazione risulta attualmente pari a 83.750.148,07 euro per l'anno 2010. Allo stato, proprio in virtù dell'autonomia garantita dalla Presidenza del Consiglio nell'attuazione della predetta disposizione, non è quindi possibile stabilire se il Fondo per le comunità giovanili verrà effettivamente ridotto. In ogni caso la disposizione non reca alcuna spesa aggiuntiva.
Faccio comunque presente che l'esame di eventuali norme onerose non sarebbe comunque precluso neppure presso l'altro ramo del Parlamento, che non si trova in sessione di bilancio ai fini dell'articolo 126, comma 1, del Regolamento del Senato, dal momento che è attualmente in corso l'esame di un decreto-legge che, malgrado la sua innegabile portata economica, non è stato considerato «collegato» in senso tecnico alla manovra di finanza pubblica (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, ringrazio lei e il presidente della V Commissione (Bilancio) per le delucidazioni in ordine alle due questioni poste, l'una relativa ad un emendamento che presentava, a nostro avviso, e continua a presentare elementi di incostituzionalità, quindi con problemi di ammissibilità. Ella stessa ha suggerito alle Commissioni di merito di verificare ulteriormente, nei passaggi che eventualmente dovessero determinarsi, che la disposizione effettivamente risponda non solo al dettato costituzionale ma anche a quelle che sono le norme in vigore in materia di associazionismo.
Su questo rilievo, signor Presidente, vorrei fare presente che il confronto relativo alle incompatibilità di assunzione di responsabilità direttive in comunità o associazioni giovanili non riconosciute o riconosciute dipende non già dal fatto che sussistano per organi di garanzia nazionale incompatibilità del genere, ma dipende dal fatto che la norma costituzionale Pag. 9esplicitamente non pone divieti (e non esistono altre normative relativamente alle associazioni non riconosciute) in ordine al fatto che responsabili di partito o rappresentanti politici in istituzioni elettive possano ricoprire incarichi all'interno di associazioni o comunità giovanili. Questo è il nodo che, a mio modo di vedere, deve essere sciolto ulteriormente dentro il dibattito e tramite il confronto parlamentare.
Chiedo inoltre alla Presidenza un supplemento di verifica in modo tale che non sia rinviato agli organi costituzionali, dopo la definizione e l'approvazione della legge, l'eventuale intervento in ordine ad una condizione di ricusazione o di valutazione della norma in merito ad un conflitto di carattere costituzionale (sul quale la Corte costituzionale o altri organismi possano intervenire). Quindi, signor Presidente, le chiedo un supplemento ulteriore di verifica attenta da parte di tutti gli organi parlamentari e delle Commissioni di merito, in modo tale che noi non abbiamo dubbio alcuno relativamente a questa materia, perché trattasi di una materia che già interviene per regolamentare diritti costituzionali che non devono essere ulteriormente normati; eventualmente la norma non può determinare la diminuzione di diritti di carattere parlamentare. Questo è il problema, la ringrazio della risposta, e penso che non possiamo paragonare gli organi di garanzia (e una relativa incompatibilità rispetto agli organi di garanzia) per quanto riguarda le responsabilità assunte da soggetti e da persone all'interno di partiti politici o come espressione di rappresentanza parlamentare o di partecipazione alle assemblee elettive, con la realtà dell'associazionismo e delle comunità giovanili.
In secondo luogo, vorrei - ringraziando anche il presidente Giorgetti della risposta - prendere atto del fatto che, come pensavamo e continuiamo a ritenere, la formulazione della condizione posta dalla Commissione bilancio, ex articolo 86 del Regolamento, non è in grado, come ha detto lo stesso presidente Giorgetti, di definire il quanto della norma. Si interviene, cioè, sulla percentuale relativamente al fondo complessivo, che deve rimanere in capo al Ministero, ma non si sa dire esattamente a quanto ammonti questo fondo, in quanto è composto sia dal fondo che è già, a norma vigente, previsto, sia dall'aggiunta di altre poste di bilancio che dovessero determinarsi. Questa indeterminatezza della norma, peraltro - come ho cercato di dire, ma come, mi pare, lo stesso presidente Giorgetti ha ammesso -, interviene sull'andamento dell'attuazione di una norma, che è il decreto-legge in materia fiscale, e, quindi, credo che, forse, la formulazione della condizione dovrebbe essere posta in termini molto più chiari rispetto all'attuale indeterminatezza.

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, l'ho detto la settimana scorsa al suo collega, Vicepresidente Lupi, e voglio dirlo anche a lei, soprattutto in una circostanza come quella odierna. Ieri, come lei ha ricordato, abbiamo sospeso di fatto i nostri lavori anche in attesa di avere questi due elementi di chiarimento. Purtroppo, però, come spesso accade, le chiederei, per cortesia, almeno quando c'è la possibilità di capire la ragione e le spiegazioni sul perché ieri abbiamo sospeso, di mantenere un minimo di decoro nel nostro emiciclo, affinché le persone come me - forse un po' sorde, seppur di giovane età -, possano ascoltare non solo le sue spiegazioni, ma anche quello che dice il collega Quartiani, oltre che il presidente Giorgetti. Diversamente, signor Presidente, dica al Presidente Fini di convocare un Ufficio di Presidenza e fornirci gli auricolari, perché, in questo modo, in cui non si capisce nulla di quello che viene dato come spiegazione all'Assemblea, non è possibile procedere, in maniera corretta, per nessun deputato. Non si sa che cosa si vota, quali sono le spiegazioni del perché si sono fatte delle domande il giorno precedente; così, non è possibile lavorare! Mi scusi questo sfogo, Pag. 10ma è la seconda volta che lo chiedo alla Presidenza e, quindi, spero che chi vuole partecipare, almeno ascoltando, alle sedute sia messo nelle condizioni di poterlo fare adeguatamente.

PRESIDENTE. Onorevole Volontè, interpreto le sue parole come una richiesta di maggiore attenzione rivolta a tutti i membri di quest'Aula e, naturalmente, anche di una educazione relativa al tono della voce. Per quanto riguarda l'auricolare, investirò di questa sua richiesta il Presidente, che valuterà.
Per quanto concerne, invece, l'intervento dell'onorevole Quartiani - e per la parte relativa all'inammissibilità dell'emendamento De Girolamo 2.74 -, non posso che confermare l'intervento del Presidente della Camera, in sede di Giunta per il Regolamento, nella seduta del 7 marzo 2002, che sottolinea come il potere presidenziale di dichiarare l'inammissibilità di emendamenti per contrasto con la Costituzione, vada collocato all'interno del sistema di controlli interni ed esterni del procedimento parlamentare, tra i quali rientrano quelli delle competenti Commissioni permanenti. Poiché il potere presidenziale di dichiarare l'inammissibilità è tale da incidere direttamente sulle prerogative dell'Assemblea, è da ritenere, peraltro, che il suo esercizio debba rimanere circoscritto e che esso debba riguardare, in via esclusiva, i casi in cui possa configurarsi come potere e dovere di chiusura rispetto alle garanzie interne al procedimento legislativo.
Da ciò discende che, come è stato precisato nella citata seduta della Giunta per il Regolamento, possono formare oggetto di declaratoria di inammissibilità da parte della Presidenza solo le proposte emendative in cui il testo sia in manifesto ed evidente contrasto con singole disposizioni costituzionali. Come ho precedentemente affermato e riaffermo tale ipotesi non riguardava in questo caso l'emendamento dell'onorevole De Girolamo.

CARLO MONAI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, ringrazio il presidente Giorgetti per questa puntualizzazione che chiarisce a verbale quel dubbio che legittimamente era sorto collegando la previsione della formulazione dell'emendamento 3.200 a quanto prevede il comma 3 dell'articolo 1 che sostanzialmente afferma che il disegno di legge vuole promuovere anche il perseguimento di obiettivi che sono propri delle regioni, delle province e dei comuni e, quindi, potrebbe in qualche modo alludere anche alle risorse messe in campo da questi enti locali.
Da qui il suggerimento che mi permetto di dare al presidente Giorgetti per la precisazione che le risorse citate dall'emendamento 3.200 possano essere specificate come le risorse dello Stato o le risorse statali piuttosto che semplicemente le risorse perché diversamente la formulazione rimarrebbe ambigua trattandosi di risorse comunque utilizzate per le finalità di cui alla presente legge. Quindi, ritornerebbe in auge il collegamento normativo con l'articolo 1, comma 3, che crea questa ambiguità. Da qui il suggerimento è di aggiungere alla locuzione «le risorse» le parole: «dello Stato» o «statali».

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il presidente della I Commissione, onorevole Bruno, che ne ha fatto richiesta.

DONATO BRUNO, Presidente I Commissione. Signor Presidente, volevo informare lei e l'Assemblea di quanto era avvenuto questa mattina in sede di Comitato dei diciotto. Noi avevamo chiesto ieri a chiusura della seduta la possibilità di convocare il Comitato dei diciotto proprio per discutere dell'emendamento De Girolamo 2.74, che aveva fatto sì che l'intero articolo 2 ieri venisse accantonato, e l'emendamento 3.200. Per quanto riguarda quest'ultimo l'Assemblea ha ascoltato le dichiarazioni del presidente Giorgetti e credo che il problema sia risolto.
Per quanto riguarda l'emendamento De Girolamo 2.74, ancorché vi siano quegli elementi di costituzionalità che non hanno tuttavia la prevalenza e non consentono al Pag. 11Presidente della Camera, come lei giustamente ha osservato, di dichiararne l'inammissibilità, la Commissione sta lavorando al fine di sopprimere le parti che potrebbero presentare quei rilievi e quei caratteri di incostituzionalità lavorando insieme alla firmataria dell'emendamento.
Dopodiché è emersa da parte del Comitato dei diciotto la chiara volontà di avere ancora tempo per approfondire l'intero provvedimento. Non va disconosciuto quanto accaduto ieri in Aula dove vi sono stati da parte di colleghi della maggioranza e dell'opposizione taluni rilievi che hanno fatto sì che il Comitato dei diciotto in primis e soprattutto il Ministro, al quale credo va il riconoscimento per questo provvedimento e per il lavoro che svolge da parte di tutta l'Assemblea e a nome mio e a nome del presidente Palumbo - voglio manifestare la mia solidarietà anche per i termini usati da taluno nei suoi confronti (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) - riconoscessero la necessità di approfondire il testo.
Con molta responsabilità il Ministro Meloni ha dichiarato la sua disponibilità qualora il Parlamento - riconoscendo quindi la sovranità di quest'Aula - avesse la necessità di approfondire ulteriormente il testo. Ho interpellato tutti i gruppi e all'unanimità questi hanno ritenuto che fosse doveroso e necessario, proprio perché si è registrata da parte di tutti la reale possibilità di far sì che questo provvedimento possa diventare legge dello Stato, di concedere un ulteriore tempo, proprio per non lasciare all'Assemblea, e a volte a talune intemperanze giustificate, perché nell'Aula tutto può accadere, di non far comprendere appieno lo spirito di questo provvedimento che - ripeto - è condiviso da tutti coloro che oggi facevano parte del Comitato dei diciotto.
Dunque, dinanzi a questa situazione credo che responsabilmente i gruppi e i due presidenti, unitamente al Ministro, hanno ritenuto di prendere una decisione e questa è la richiesta che le formulo, a nome mio e del presidente Palumbo: se è possibile avere un momento di ulteriore riflessione, per consentire alle due Commissioni di poter procedere a quell'esame che possa ancora ulteriormente migliorare il testo, atteso che rispetto al testo originale già il Governo e le relatrici hanno recepito tante delle condizioni e osservazioni che i colleghi hanno ritenuto di fare, ma credo che è possibile fare un ulteriore sforzo. Questo è il motivo per cui le chiedo che il provvedimento possa essere rinviato nelle Commissioni, al fine di poter procedere a questa ulteriore riflessione.

PRESIDENTE. A questo punto, in base agli articoli 41 e 45 del Regolamento, darei la parola ad un deputato per gruppo, per poi verificare l'accoglimento della proposta formulata dal presidente Bruno.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, prendo atto che con le sue parole il presidente Bruno ha illustrato esattamente le motivazioni in base alle quali, prima che si avviasse la discussione in Aula ieri, il gruppo dell'Italia dei Valori aveva proposto una questione sospensiva del provvedimento, proprio perché erano necessari ulteriori approfondimenti. Se l'Aula avesse accolto quella nostra richiesta ci saremmo risparmiati l'andamento veramente sgradevole che in qualche caso vi è stato ieri in quest'Aula sul provvedimento in esame. Mi fa piacere che, seppure a distanza di 24 ore, i gruppi abbiano compreso e abbiano riconosciuto quel che di fatto è un accoglimento a tempo ritardato della proposta che l'Italia dei Valori aveva già avanzato ieri a quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

JOLE SANTELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI. Signor Presidente, innanzitutto vorrei fare un ringraziamento sentito al Ministro per la disponibilità, che ha dimostrato in tutte le sedute delle Pag. 12Commissioni, al lavoro, all'elaborazione e all'accordo con tutte le forze politiche; prova ne è stata il voto in Commissione, anzi nelle Commissioni riunite; prova ne è stata anche l'atteggiamento con cui siamo entrati col provvedimento in esame in quest'Aula, nella discussione sulle linee generali. Mi dispiace che molti colleghi che non hanno partecipato ai lavori delle Commissioni, che non hanno partecipato alle riunioni, che non hanno partecipato al dibattito e che forse hanno peccato per non conoscere abbastanza la normativa, abbiano creato dubbi legittimi, che giustamente sarà il caso di chiarire. Pertanto credo che un minimo di riflessione per ricostruire il clima che si era già costruito nelle Commissioni riunite, anche grazie al lavoro delle relatrici e del Ministro, possa essere utile.

PAOLA BINETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, l'Unione di Centro ha seguito il provvedimento in esame fin dal primo momento con grande interesse e con lo spirito collaborativo di chi guarda alle tematiche che hanno al centro i giovani come ad uno dei problemi determinanti per lo sviluppo del nostro Paese, anche per rigenerare quella sorta di patto fra il mondo politico e il mondo dell'associazionismo giovanile, improntato ad una fiducia reciproca e alla possibilità di prospettive di collaborazione a tutto campo. Fin dal primo momento abbiamo cercato di attivare, insieme al Ministro e insieme alle due relatrici, uno sguardo molto costruttivo rispetto alle prospettive di miglioramento del disegno di legge in esame e, come abbiamo detto, dobbiamo riconoscere che molte delle nostre proposte e dei nostri suggerimenti sono stati accolti.
Certamente quello che è successo ieri in Aula ha dimostrato come all'interno del Popolo della Libertà vi siano fratture e linee di tensione molto forti, che rivelano una debolezza intrinseca come problema della maggioranza.
Da questo punto di vista, riteniamo che la soluzione che si è prospettata questa mattina in sede di Comitato dei diciotto, e che è stata perfettamente sintetizzata dal presidente Bruno, rappresenti la modalità positiva migliore per affrontare la riflessione su un disegno di legge che non può essere un provvedimento di parte: proprio perché ha come oggetto di riferimento specifico i giovani, esso deve avere come orizzonte di approvazione l'Assemblea nella sua complessità, perché questo è il messaggio forte che la politica deve trasmettere ai giovani. Non vi sono partiti che guardano ai giovani con maggiore interesse, con maggiore disponibilità di servizio e con maggiore capacità di valorizzazione di altri.
Il rinvio nelle Commissioni del provvedimento in oggetto può creare quelle condizioni di condivisione e di ulteriore miglioramento del testo e quella prospettiva di risposta efficace ai problemi che vengono dai giovani. Certamente, con riferimento a questo, signor Presidente, auspichiamo che il rinvio non equivalga ad una sorta di requiem per il provvedimento in oggetto. Questo sarebbe veramente grave, non tanto per il disegno di legge in sé, non tanto per un eventuale smacco, come potrebbe essere vissuto, per lo meno, da una parte della maggioranza, ma perché sarebbe una ferita, un vulnus molto grave inferto a tutto il mondo dei giovani, che su questo provvedimento hanno nutrito una speranza concreta.
Pertanto, mentre ribadiamo la nostra disponibilità alla collaborazione, chiediamo che davvero di questo disegno di legge si possa fare uno strumento efficace ed operativo per venire incontro ai bisogni dei giovani (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

DONATO RENATO MOSELLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, abbiamo già dato atto al Ministro Pag. 13Meloni di aver dialogato in modo costruttivo con le opposizioni e di aver recepito nel testo del provvedimento più di uno dei rilievi che abbiamo mosso in sede di discussione sulle linee generali. Tuttavia, questa mattina, in sede di Comitato dei diciotto, in un clima - io credo - molto costruttivo, anche per l'atteggiamento molto responsabile del Ministro, abbiamo preso atto che non vi sono le condizioni per procedere. Il provvedimento non ha retto al passaggio in Aula.
Sicuramente, vi sono delle responsabilità larghe e diffuse alla base di ciò, tuttavia, è necessario anche dire che la maggioranza non ha retto a questa prova e che ha dato una rappresentazione abbastanza confusa di un provvedimento che, pur avendo alcuni nodi da sciogliere, aveva anche le condizioni per camminare e per arrivare a concludere il suo iter.
Signor Presidente, noi restiamo convinti che, nel nostro Paese, vi sia bisogno di un provvedimento - quadro che riguardi l'universo giovanile. Vi sono troppe leggi e troppe contraddizioni tra i diversi ambiti di impegno. Purtroppo, le questioni che interessano il mondo dei giovani non sono circoscritte solo all'uso del tempo libero: per le nuove generazioni, i problemi sono legati allo studio, alla ricerca, all'avviamento al lavoro, alla possibilità di formarsi una famiglia e alla tutela della salute.
Quella dei nostri giovani è una condizione evidenziata con chiarezza da un gran numero di ricerche, che ciascuno di noi può vedere con i propri occhi attraverso la comunità che vive, attraverso i figli ed i nipoti. Vorrei solo accennare al fatto che, pochi giorni fa, una grande associazione che si occupa di infanzia e di giovani ha presentato un dossier sulla condizione dei bambini e degli adolescenti nel nostro Paese esaminata alla luce degli ultimi dieci anni di ricerche. Si tratta di un quadro preoccupante, ma che può ancora essere recuperato.
In margine di tale dossier di Telefono azzurro - che invito l'Assemblea a leggere - sono state presentate alcune proposte operative. La prima, in particolare, mi sembra degna di attenzione, in quanto preliminare ad ogni altro intervento; si tratta di una proposta che condividiamo e che proponiamo all'attenzione dell'Assemblea.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

DONATO RENATO MOSELLA. Si chiede che la Presidenza del Consiglio dei ministri promuova, fin da subito, una maggiore chiarezza ed un maggior coordinamento delle competenze sui temi dell'infanzia e dell'adolescenza. Si registra, infatti, una parcellizzazione di incarichi, distribuiti a diversi Ministeri o organi istituzionali: Presidenza del Consiglio dei ministri, Ministro per le pari opportunità, Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Ministero della salute, Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza. Ne deriva una responsabilità diffusa che incide negativamente sull'efficacia degli interventi di tutela dell'infanzia e della gioventù.
Noi ci auguriamo che il testo del disegno di legge, sottoposto di nuovo al vaglio delle Commissioni, possa essere il prosieguo di questo cammino, che possa dare ai giovani la risposta che attendono, così come auspica anche al Ministro che, con grande passione, con grande competenza, con grande disponibilità ha portato in quest'Aula un provvedimento nel quale credeva, e ciò era plasticamente visibile.
Facciamo quindi in modo che la distrazione, largamente diffusa in quest'Aula, insieme a qualche strumentalizzazione, possa essere ricondotta, nel più breve tempo possibile, nei giusti canali, dando luogo a proposte costruttive e restituendo, a lei e ai giovani che attendono, un provvedimento utile (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PIERGUIDO VANALLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, ho già comunicato in Commissione Pag. 14l'intendimento del nostro gruppo. Noi abbiamo partecipato alla costruzione di questo provvedimento con emendamenti, con proposte, modificandolo insieme al Governo, alle relatrici e anche alle opposizioni; infatti, molti emendamenti e molto proposte sono stati presentati dalle opposizioni, sono stati accolti e fanno parte del testo portato in Aula.
Per noi il testo, così come l'abbiamo iniziato ieri in discussione, poteva essere sostenibile ed è ancora sostenibile; non vogliamo, però, sottrarci alla possibilità di ulteriori miglioramenti visto che c'è la disponibilità di tutti i gruppi ad andare in questa direzione.
Quindi, l'ipotesi di riportare il testo all'esame delle Commissioni per un approfondimento, per un'eventuale, possibile modifica ci vede favorevoli.
Rivolgo un invito ai colleghi, soprattutto a quelli delle Commissioni competenti nel merito: se fossero più presenti nelle Commissioni dove si discute nel merito, magari alcune osservazioni che sono state svolte ieri in Aula (non mi riferisco tanto a quelli della minoranza perché fanno il loro lavoro, ma agli altri colleghi) non sarebbero state portate all'attenzione di tutti e sarebbero stati risolti i primi problemi. Dico questo soprattutto, per lo meno, nel rispetto di chi nelle Commissioni è sempre presente e lavora e degli altri colleghi che poi si fidano di chi al tavolo dei nove dà le indicazioni perché ha seguito il provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

SESA AMICI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SESA AMICI. Signor Presidente, il presidente della I Commissione, Donato Bruno, ha avanzato una proposta che già questa mattina aveva trovato la condivisione dell'intero Comitato dei diciotto circa la richiesta del rinvio in Commissione del provvedimento all'esame dell'Aula.
Credo che non sfugga a nessuno, né può sfuggire tanto meno a un rappresentante del gruppo dell'opposizione (che anch'io in questo momento rappresento per il Partito Democratico), che il rinvio in Commissione è cosa diversa da una sospensiva, come quella richiesta dal gruppo dell'Italia dei Valori. Del resto, noi su quella sospensiva avevamo espresso un voto di astensione, perché in qualche modo si paventava già nella discussione - per gli elementi di criticità riscontrati sul testo, per alcune ambiguità su cui continuiamo a mantenere la necessità di un ulteriore chiarimento - che forse era necessario che il provvedimento avesse un maggiore tempo di discussione sia nelle Commissioni sia nel lavoro produttivo che era stato svolto nella fase emendativa.
Siamo stati profeti. Credo, però, che questo dato non debba sfuggire perché gli aspetti emersi ieri in Aula testimoniano che quel provvedimento, sia per una questione di clima politico sia per alcuni elementi che sono tutti interni alla maggioranza, non solo debba tornare in Commissione, ma che nelle Commissioni possa trovare la sede dove non ci sia semplicemente una astratta condivisione, ma piuttosto una riflessione approfondita che tolga i dubbi e le ambiguità presenti nel testo e che continuano ad essere l'elemento sul quale vogliamo riflettere.
Infine, e lo dico al Ministro, aver portato in Aula un provvedimento, nella convinzione di svolgere una azione positiva nei confronti di una realtà complessa ed articolata come quella del mondo giovanile, non può diventare il terreno sul quale imbastire ragionamenti dove ognuno cerca di dare una propria idea della realtà giovanile.
Il tema delle organizzazioni giovanili, della loro condizione, è molto complesso e dovrebbe essere affrontato in modo tale da trovare nella legge non semplicemente aspetti normativi ma un elemento di riflessione che ponga alla politica, all'azione di Governo l'esigenza non solo di individuare fondi, ma di costruire politiche sul serio, perché quella realtà venga letta in tutta la sua complessità e non attraverso gli occhiali di una parte. Pag. 15
Credo che, con questo spirito, il rinvio in Commissione ci possa consentire sul serio di avviare una riflessione nel merito e di poter approdare ad un testo che non dev'essere necessariamente condiviso da tutti, ma che possa, invece, trovare, dentro quell'elemento, una riflessione che sia di aiuto e di auspicio ad una lettura vera della realtà giovanile di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

GIORGIA MELONI, Ministro della gioventù. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIA MELONI, Ministro della gioventù. Signor Presidente, già stamattina nel Comitato dei diciotto, nelle Commissioni, il Governo ha dato la propria disponibilità ad accogliere la proposta di immaginare un ulteriore approfondimento su questo provvedimento. Lo abbiamo fatto perché chiaramente non possiamo non tenere in considerazione diverse perplessità che, anche in quest'Aula, ieri, sono state manifestate e anche perché - come sa chi ha avuto la pazienza di lavorare su questo provvedimento - c'è, da parte del Governo, la voglia e la volontà di produrre un provvedimento, su un tema così delicato, che possa essere il più possibile condiviso e compreso, e che possa in qualche maniera essere approfondito.
Ciò è stato anche manifestato dal fatto che il testo giunto ieri all'attenzione di quest'Aula era un testo profondamente modificato rispetto a quello che era arrivato nelle Commissioni, il quale era stato modificato con un contributo trasversale di tutte le forze politiche che avevano lavorato nelle Commissioni e che avevano avuto la voglia, la volontà e la pazienza per approfondire quel provvedimento.
Mancano i pareri di alcune Commissioni, comunque, evidentemente, il lavoro di chi vi parla, delle relatrici e dei presidenti - che ringrazio - non è stato sufficiente fin qui a far comprendere a tutti la ratio di questo provvedimento.
Pertanto, il Governo è disponibile ad un'ulteriore verifica in Commissione, almeno per venire incontro a tutti quelli che hanno davvero interesse per il merito di questo provvedimento. Infatti, purtroppo, devo anche notare come non tutti quelli che hanno espresso con tanta veemenza la loro contrarietà in quest'Aula hanno avuto la stessa determinazione nell'operare, non dico per migliorare il provvedimento, ma per leggerlo.
Penso che, a monte di ciò, occorra anche fare una valutazione di carattere più generale: non è facile essere Ministro della gioventù in quest'epoca politica. Non è facile essere Ministro della gioventù di fronte ad una generazione che è la prima nella storia della Repubblica italiana a confrontarsi con una realtà peggiore di quella dei propri padri.
Non è facile affrontare una questione così complessa con un Ministero senza portafoglio. Non è facile dare qualche speranza ad una generazione che, molto spesso, si considera abbandonata dalle istituzioni, lontana dalla politica o, comunque, non compresa dalla classe politica.
È ancora più difficile - e francamente anche doloroso - sentir dire in quest'Aula che le politiche rivolte alle giovani generazioni sono «il barile del porco salato». È difficile, francamente, pensare a tutti quei ragazzi che ogni giorno, sul territorio nazionale, mettono in piedi spazi di aggregazione giovanile, mentre le istituzioni se ne fregano di loro, semplicemente perché ritengono che uno spazio di aggregazione, un presidio di legalità, un luogo in cui offrire qualcosa di sano, costruttivo e bello possa rappresentare un'alternativa alla criminalità organizzata, alla droga, al disagio, al degrado e a tutto quello che, purtroppo, in molti spazi la fa da padrone sul nostro territorio nazionale.
È difficile pensare a tutti questi ragazzi giudicati in quest'Aula come «bamboccioni gruppettari». Francamente, mi sembra una lettura ingenerosa perché vi sono tantissimi ragazzi che si occupano di spazi come quelli che questo provvedimento prevede e che, probabilmente, non si considererebbero Pag. 16dei bamboccioni gruppettari, ma semplicemente persone che provano a fare qualcosa per il bene di se stessi e della propria generazione.
A me è parso che, in alcuni momenti, quello che veniva in qualche modo giudicato di questo provvedimento non fosse tanto il merito, ma il fatto stesso che ad una iniziativa rivolta specificamente alle giovani generazioni si potessero destinare risorse.
Infatti, in diversi interventi svolti in quest'Aula si è detto che vi sono altre priorità. Priorità che, comunque - segnalo sommessamente - non sarebbero risolvibili con i 12 milioni di euro che oggi sono previsti per questa finalità. E non potremmo risolvere, Onorevole Martino, mi dispiace, il problema dei militari, che pure è un problema importante, e tanti altri che sono stati segnalati.
Potremmo, però, fornire una risposta importante a questo problema, che è una questione che tutti citano, tutti i partiti politici e tutte le generazioni: di come si fa prevenzione rispetto al disagio. Su quali siano, poi, gli strumenti per fare quella prevenzione, evidentemente non abbiamo ancora le idee chiarissime.
Brevemente, voglio solo ricordare che questo provvedimento prevede la possibilità di aprire, su tutto il territorio nazionale, degli spazi di aggregazione giovanile gestiti da associazioni di ragazzi. Questo è, molto semplicemente, il provvedimento sul quale si è aperto questo ampio dibattito, ed è un provvedimento sul quale c'è un ampio accordo da parte delle associazioni giovanili; anche di questo mi sarebbe piaciuto che si fosse tenuto più conto all'interno di quest'Aula durante il dibattito.
Infatti, dal forum delle associazioni in poi, sono state audite molte associazioni in Commissione, vi è stato un ampio dibattito e vi è un'ampia convergenza su questo provvedimento proprio perché, da anni, il mondo giovanile chiede che si possano avere spazi di questo tipo.
Nelle altre grandi democrazie occidentali, infatti, sono spesso le scuole ad assolvere a questo compito ma a noi non è dato di farlo perché in molte occasioni, purtroppo, le scuole non sono aperte nel pomeriggio perché non vi sono le risorse. Questo è un tema molto complesso, e con le risorse a disposizione non risolveremo neanche il problema della scuola.

PRESIDENTE. Signor Ministro, le chiedo scusa ma devo interromperla.
Onorevoli colleghi, per cortesia, il Ministro sta svolgendo un suo intervento con grande attenzione nei confronti dell'Aula e dei lavori che si sono svolti in questi giorni. Tutti abbiamo dimostrato, giustamente, grande interesse verso questo provvedimento e credo che sarebbe cosa buona ascoltare il Ministro o, quanto meno, consentirle di svolgere il suo intervento in un clima più silenzioso perché così è veramente difficile a tutti - per chi parla e per chi ascolta - seguire i lavori.
Grazie, signor Ministro, la prego di continuare.

GIORGIA MELONI, Ministro della gioventù. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Quello che si cerca di fare è rispondere ad una carenza che, ripeto, ho sentito rivendicare e condannare, nel corso degli anni, anche da diverse forze politiche, da diverse associazioni giovanili e da diversi ambiti.
Sul merito della proposta che avanziamo vi è stata un'ampia disponibilità all'approfondimento e vi è un'ulteriore disponibilità che il Governo vuole dare: siamo disponibili a tornare in Commissione per valutare - con chi dovesse avere l'interesse a farlo - come migliorare ulteriormente questo provvedimento.
Sono molto convinta della bontà e dell'utilità di questa norma e anche del segnale che una norma di questo tipo può dare a generazioni di ragazzi che si sentono chiamati in causa dalla politica quasi esclusivamente in campagna elettorale.
Questo perché è importante il segnale di un Parlamento che, in un momento difficile come questo, di crisi economica, decide di investire sulla responsabilità e sulla partecipazione delle giovani generazioni, e non dire loro semplicemente: abbiamo inventato qualcosa per voi di cui voi Pag. 17siete i fruitori, ma organizzate voi la vostra quotidianità e un'alternativa.
Penso che questo possa essere - soprattutto in questo momento - un bel segnale e lo credo con tutta me stessa perché su questo ho costruito un pezzo della mia storia politica. Lo voglio dire anche rispetto all'assenza di stile con la quale sono state argomentate, in quest'Aula, alcune opposizioni al provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Frasi del tipo «piatto ricco mi ci ficco» non sono tollerabili da parte di gente che ha una storia politica perché quello che sono venuta a dire in quest'Aula lo dico da qualche decennio nelle strade, nelle piazze, nelle scuole e nelle università e non tollero che qualcuno metta questo in discussione, come se si portassero in Aula dei provvedimenti per rispondere a non si sa quale interesse secondario (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e commenti del deputato Mussolini).
Non ci sono «piatti» nei quali qualcuno si sta infilando, ci sono semplicemente il tentativo e la voglia di offrire delle risposte politiche e di dare dei segnali politici, perché quello che la mia generazione ha ereditato, quello che questa generazione ha ereditato in termini di difficoltà, è stato anche spesso il risultato di una disattenzione.
Io vorrei tentare di offrire una lettura diversa a tante giovani generazioni, si può non essere d'accordo nel merito e ho grande rispetto, essendo una persona abituata a manifestare il proprio dissenso, per chi manifesta il dissenso, purché lo si faccia perché si hanno degli obiettivi di carattere politico, su delle valutazioni carattere politico. Questo mi interessa perché sono una persona che sul merito della politica ha sempre grande interesse ad approfondire le questioni.
Quello che però mi piacerebbe dimostrare, - concludo davvero Presidente, e la ringrazio, così come ringrazio tutti i gruppi parlamentari e tutte le persone che sono intervenute - anche attraverso il dibattito e la partecipazione, è che c'è ancora una politica che si pone il problema di cosa sta lasciando dietro di sé.
Io ho avuto l'impressione che spesso la politica non sia stata in grado di disegnare questo nel rapporto con le giovani generazioni. Questa è la ricetta che noi proponiamo, se ce ne sono delle altre siamo disposti a valutarle, ma l'obiettivo è e rimane porci il problema non di cosa sarà utile per la prossima scadenza elettorale, ma di quello che noi stiamo lasciando dopo il nostro passaggio. Vi ringrazio (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

FRANCESCO BARBATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Colleghi, per cortesia...

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'idea...

ROBERTO GIACHETTI. Presidente, ma aveva chiesto di parlare un capogruppo!

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, le chiedo scusa, ho una richiesta di intervento sull'ordine dei lavori del presidente Franceschini. Allora, se il suo è un intervento con il quale intende interloquire con il Ministro, do prima la parola a lei, dopo procediamo sul resto. Prego, onorevole Barbato.

FRANCESCO BARBATO. Grazie, signora Presidente, fermo restando che ero disponibile a dare la precedenza al presidente Franceschini.
Signor Presidente, signor Ministro, l'Italia dei Valori ha le idee molto chiare sui costi e sulle spese della politica, ma soprattutto sui difetti e sui vizi della politica e soprattutto ancora sulle interferenze e sulle ingerenze della politica e dei partiti nella gestione della pubblica amministrazione.
Noi in questo provvedimento, signor Ministro, registriamo alcuni elementi, perché dobbiamo cercare di capire poi alla fine dove vanno a parare certi provvedimenti, Pag. 18come vanno spesi certi soldi, e perché poi davvero non è simpatico nascondersi dietro ai giovani, dietro al sostegno alle comunità giovanili per mascherare, invece, atteggiamenti e difetti di una vecchia politica.
Signor Ministro, glielo voglio dire con grande schiettezza: lei è un Ministro molto giovane, fresco, diciamo nuovo, però è molto giovane solo apparentemente, perché in questo provvedimento che lei sta mettendo in campo vedo che lei rappresenta una politica molto vecchia e stantia, perché nel momento in cui ci ripropone delle modalità, dei percorsi di vecchia politica, di vecchia Repubblica, si ha l'impressione che lei qui stia cercando di finanziare non politiche di sostegno per i giovani.
Abbiamo l'impressione che si voglia fare entrare il maneggio della politica e dei partiti, le persone riconducibili a partiti o a correnti, signor Ministro, perché ho l'impressione che lei voglia finanziare la sua corrente, la corrente di Alemanno, del suo assessore regionale Lollobrigida che gestirà questi fondi, il suo parente (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)... Allora questa vecchia politica che fa rabbrividire, Pomicino e Mastella, perciò lei è vecchio, signor Ministro, lei rappresenta la vecchia politica ...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Barbato. Onorevole Armosino, prego (La deputata Saltamartini si avvicina animosamente ai banchi dei deputati del gruppo Italia dei Valori, trattenuta dai commessi - Scambio di apostrofi tra i deputati Saltamartini e Barbato - Il deputato Dima si avvicina animosamente ai banchi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Scambio di apostrofi tra i deputati Dima e Zazzera che entrano in contatto fisico)...
Onorevole... colleghi, per cortesia... onorevole Saltamartini, la prego.
Sospendo la seduta (Deputati del gruppo Popolo della Libertà scendono nell'emiciclo e si dirigono animosamente verso i banchi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Il deputato Rampelli si avvicina al banco del deputato Barbato, ed è trattenuto).

MAURIZIO BIANCONI. Ma che c... dici? Vergogna...

PRESIDENTE. Dispongo che i deputati questori ed i commessi intervengono (I deputati questori e i commessi ottemperano all'invito del Presidente).
Per cortesia! Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 12,10, è ripresa alle 12,20.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, non intendo dare la parola a nessuno che la voglia chiedere sull'accaduto, che è molto grave, ma ne rinvio le considerazioni ad una riunione dell'Ufficio di Presidenza e ad una riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo. Prego i colleghi di prendere posto.

MARIA TERESA ARMOSINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA ARMOSINO. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, intervengo, come è stato richiesto, in relazione alle dichiarazioni rese dal Ministro della gioventù in quest'Aula. Credo di poter parlare a nome di quei molti parlamentari della mia parte politica che ieri sono stati in Aula, silenziosi, ad assistere ad un dibattito che ha avuto, a volte, un'animosità che non si dovrebbe avere nelle Aule parlamentari.
Esprimo al Ministro della gioventù la solidarietà della prevalenza del gruppo Popolo della libertà (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà): voglio esprimerla a prescindere dal merito del provvedimento, perché il Ministro oggi ha dimostrato di avere la capacità di svolgere il ruolo di Ministro.
Quando un Ministro, attesa una situazione che può dare anche solo origine a perplessità o a dubbi, accetta di riportare Pag. 19in Commissione un provvedimento, questa è la prova provata che crede in quel provvedimento, contro tutte le illazioni, anche quelle non dette o quelle mal fatte in quest'Aula politica.
Mi sia concessa una riflessione in ordine anche ad un altro aspetto. Si è detto: in questo momento in cui non vi sono denari, perché dare denari ai giovani? In questo momento in cui non vi sono denari, si usano o si userebbero - cosa che contesto -, attraverso i partiti, denari pubblici da dare ai giovani.
Mi rivolgo a ciascuno di noi che è in quest'Aula: attenti alle affermazioni che pronunciamo, noi siamo tutti nominati da partiti che vivono del finanziamento pubblico e, quindi, del contributo dei cittadini italiani. La prima regola di un partito, per avere il finanziamento pubblico, è che sappia aprire a una democrazia partecipata: ciò vuol dire parità di accesso non per le caste, ma per gli uomini, per le donne e anche per i giovani di questo Paese.

DONATA LENZI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATA LENZI. Signor Presidente, spero che il mio intervento possa svolgersi in un clima tranquillo e di reciproco confronto.
Mi ero iscritta a parlare per interloquire con il Ministro, dopo il suo intervento. Quanto è accaduto in seguito è particolarmente grave, perché il dibattito era un confronto politico: lei ha chiesto di non tornarci sopra, ma è chiaro che l'episodio ha modificato e guastato la discussione che si stava svolgendo.
Signor Ministro, le riconosco di aver tentato di trovare un punto d'accordo con l'opposizione, ma, mi permetta, non possiamo non sottolineare che i problemi maggiori - il suo intervento lo ha dimostrato - sono con la sua maggioranza.
Quanto è avvenuto adesso potrebbe confondere questo dato politico e far ritenere che si torni ad una divisione fra maggioranza e opposizione, ma il provvedimento in esame ha trovato gli ostacoli maggiori all'interno della maggioranza.
Questo provvedimento dimostra che c'è un dato politico di oggettiva difficoltà della maggioranza, che oggi ha rimandato due provvedimenti in Commissione e che in quest'Aula non riesce ad approvare nessun provvedimento. Questo è un dato politico che - ripeto - non può essere nascosto nel momento in cui si svolge, invece, un confronto eccessivamente duro.
Mi permetto di sottolineare - e spero che ci sia l'occasione di constatarlo - un dato politico. Fuori da quest'Aula, oggi, si stanno svolgendo tre manifestazioni di protesta davanti alle nostre sedi: in piazza Montecitorio, in via del Corso, a piazza Santi apostoli. Dovremmo preoccuparci di più di quello che sta avvenendo fuori: una protesta dura nei confronti della manovra, alla quale si sta rispondendo con l'aggressione, con la durezza, addirittura con le botte, invece che con il confronto e la discussione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Spero, pertanto, che in quest'Aula si possa tornare a parlare di politiche giovanili. Avevamo accettato che questa fosse un'occasione per parlare di politiche giovanili e di giovani - come più volte è stato sottolineato - non in difficoltà, di «casi clinici», delle dipendenze e così di seguito, ma dei nostri ragazzi, per così dire «normali», della grande massa di giovani in Italia, che si aspettano un'Assemblea attenta, disponibile, che discuta i provvedimenti nel merito.
Oggi, peraltro, quei giovani sono fuori, davanti a questo Parlamento - mi riferisco a quelli che sono in difficoltà, dell'ex Eutelia e di altre fabbriche in crisi - e chiedono a quest'Assemblea di garantire loro possibilità reali di realizzarsi, di trovare lavoro e di mettere su famiglia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, va preso atto delle dichiarazioni dei singoli gruppi e del dibattito che si è svolto dopo l'intervento del Ministro Meloni. Credo che si possa, se non vi sono obiezioni, dichiarare Pag. 20che il provvedimento si intende rinviato in Commissione.
(Così rimane stabilito).

Sull'ordine dei lavori (ore 12,26).

MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente mi avevano detto che sarei potuto intervenire dopo il voto sul rinvio in Commissione.

PRESIDENTE. Onorevole Donadi non si procede a votazione, dato che non vi erano obiezioni.

MASSIMO DONADI. Cercherò di parlare con molta calma e pacatezza. Ho ascoltato la dichiarazione dell'onorevole Barbato. A prescindere dalla condivisione o meno, nel merito, di quanto da lui affermato, non ho rinvenuto espressioni, parole o ingiurie che possano aver giustificato una reazione così forte e - non posso non dire - violenta, da parte di alcuni colleghi.
L'onorevole Barbato è stato colpito con un pugno al volto (Commenti di deputati del gruppo Popolo della Libertà); non voglio neanche raccogliere questa piccola provocazione, chiedo soltanto al Presidente della Camera di acquisire le registrazioni interne, di convocare l'Ufficio di presidenza e di fare una valutazione a 360 gradi - partendo dalle dichiarazioni dell'onorevole Barbato e considerando tutto quello che è poi successo in Aula - perché credo che provvedimenti di natura disciplinare dovranno essere adottati (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, l'insistenza con cui le ho chiesto la parola, prima che succedessero questi episodi spiacevoli, è legata al fatto - sembra un po' strano doverlo ricordare adesso, ma sento il bisogno di farlo ugualmente - che, mentre in Aula è andato in scena questo spettacolo non proprio edificante, a pochi metri da noi, i manifestanti dell'Aquila - ci sono 5.000 manifestanti che sono venuti questa mattina dall'Aquila - hanno avuto scontri con la Polizia e ci sono stati anche alcuni feriti.
Da qui non abbiamo evidentemente gli elementi per capire quello che è successo, tuttavia la richiesta che abbiamo fatto qualche tempo fa - e rinnoviamo adesso - è che ci sia un intervento immediato della Presidenza sul Governo perché faccia presente, tramite i canali che riterrà di utilizzare, alle forze di polizia, che di fronte hanno...

EDMONDO CIRIELLI. Voi avete fatto venire gli avvocati! Vergogna! Vergogna!

PRESIDENTE. Onorevole Cirielli! Onorevole Cirielli, la richiamo all'ordine.

DARIO FRANCESCHINI. Poiché mi è chiaro il clima dell'Aula in questo momento, sto cercando di usare parole molto misurate, mentre ne userei molto volentieri altre. Chiedo che ci sia un intervento per far presente alle forze di polizia, nello svolgimento del loro dovere, che di fronte hanno persone disperate, esasperate e molto spesso prese in giro e che, quindi, usino tutti gli accorgimenti necessari perché non ci siano altri episodi come quelli che si sono verificati poco fa (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Franceschini, le chiedo scusa ma a me era stato detto che lei intendeva parlare dopo la dichiarazione del rinvio di questo provvedimento in Commissione. Se da parte del suo gruppo fosse stata comunicata alla Presidenza l'emergenza, le avrei dato subito la parola.

Pag. 21

FABRIZIO CICCHITTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, credo non sfugga a nessuno il fatto che ci troviamo tutti di fronte ad una situazione nella quale è accaduto un incidente in Aula e contemporaneamente - sto a quello che dice l'onorevole Franceschini - sono avvenuti incidenti sulla piazza. Credo che questo debba portare tutti ad una riflessione ed un grandissimo senso di responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), nel senso, cioè, che c'è il rischio che la situazione si accartocci su se stessa e che una prassi della demonizzazione dell'avversario politico poi si traduca in qualcosa di molto peggio.

TERESA BELLANOVA. Quelle persone hanno perso la casa!

FABRIZIO CICCHITTO. Credo che tutti dobbiamo, anche autocriticamente, misurarci con la situazione. Per quello che mi riguarda e per quello che riguarda il mio gruppo, chiedo scusa in Aula per il gesto sbagliato di alcuni colleghi, che hanno attraversato l'Aula e hanno reagito ad una situazione (Generali applausi). Lo faccio, in primo luogo, perché in tutta la mia storia ho respinto la violenza e, in secondo luogo, perché alle provocazioni che indubbiamente l'onorevole Barbato fa in quest'Aula quotidianamente si risponde con intelligenza politica e non cadendo nelle provocazioni (Applausi).
Per questa ragione, respingo dalla A alla Z quello che ha detto l'onorevole Barbato e ritengo indegno il suo modo di far politica (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Signor Presidente, aggiungo anche un'altra cosa: qualche giorno fa, in modo ben altrimenti molto civile, l'onorevole Barani, esprimendo la sua solidarietà all'onorevole Formica ha mosso dei rilievi politici al senatore Maritati. Lei lo ha richiamato in Aula e poi il Presidente Fini gli ha mandato una lettera di richiamo. Signor Presidente, non vorrei che si usassero due pesi e due misure (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), per cui all'onorevole Barbato e ad altri esponenti dell'Italia dei Valori è consentito quotidianamente insultare il Presidente del Consiglio ed altri esponenti di quest'Aula, mentre l'onorevole Barani viene richiamato per una critica politica fatta ad un altro esponente politico. Dico questo con spirito costruttivo e con la consapevolezza piena che in un momento del genere dobbiamo essere tutti capaci di dare a questa Aula il contributo del meglio e non del peggio di noi stessi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Onorevole presidente Cicchitto, non vorrei fosse distratto dai complimenti e anche dai miei ringraziamenti, che le rivolgo molto volentieri per il suo intervento. Voglio, però, precisare, in primo luogo, che anche oggi ho tolto la parola all'onorevole Barbato (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Ho tolto la parola all'onorevole Barbato, che, anziché cinque minuti, ha parlato tre minuti, proprio per le parole che stava usando. Il mio richiamo all'onorevole Barani non riguardava un membro di quest'Aula, ma, siccome venivano rivolte ingiurie ad un membro dell'altro ramo del Parlamento, lei sa che, in questi casi, il Presidente ha il dovere di richiamare il parlamentare proprio perché si rivolge ad un componente dell'altro ramo del Parlamento, che non può difendersi neanche per fatto personale. Spero che, da questo punto di vista, tra di noi sia chiarito questo aspetto. La ringrazio.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 12,35)

Inversione dell'ordine del giorno.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 22

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, essendo stato approvato, senza neanche la necessità del voto, perché sottoposta dal presidente Bruno come una decisione unanime del Comitato dei diciotto, il rinvio in Commissione del provvedimento sulle comunità giovanili, chiedo alla Presidenza l'inversione dell'ordine del giorno, per poter iniziare ad affrontare il quarto punto, vale a dire le ratifiche, approfittando con ciò altresì della presenza in Aula del sottosegretario Mantica; quindi, propongo di affrontare le tre ratifiche e successivamente le mozioni in tema di tagli alle spese militari.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, si darà quindi luogo all'inversione dell'ordine del giorno.
(Così rimane stabilito).

Rinvio in Commissione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Sudan sulla promozione e reciproca protezione degli investimenti, con Protocollo, fatto a Khartoum il 19 novembre 2005 (A.C. 2252) (ore 12,38).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Sudan sulla promozione e reciproca protezione degli investimenti, con Protocollo, fatto a Khartoum il 19 novembre 2005.
Ricordo che, nella seduta del 5 luglio 2010, si è conclusa la discussione sulle linee generali e che ha avuto luogo la replica del relatore, mentre il rappresentante del Governo vi ha rinunciato. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori il relatore, onorevole Renato Farina. Ne ha facoltà.

RENATO FARINA, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, chiedo il rinvio in Commissione di questo disegno di legge - oggi è una tradizione - d'accordo con tutti i gruppi, in presenza di un numero di emendamenti veramente anomalo quando si tratti di una ratifica.
La motivazione di questa decisione risiede nella necessità di considerare come sia possibile contemperare al meglio le preoccupazioni per i diritti umani, che per quanto riguarda il Sudan sono imposte da una realtà spaventosa, con la necessità di regolare giuridicamente con i Governi pro tempore la presenza delle nostre imprese sul territorio.
Queste imprese, a mio giudizio, sono una garanzia di presenza alternativa rispetto alla tirannide e alla persecuzione. Devo dire che in Commissione l'attenzione ai diritti umani non è riguardo al Sudan una questione di queste ore; è stata all'occhio della Commissione, al punto che si è deciso di posticipare la ratifica all'esito delle elezioni sudanesi. Detto questo, occuparsi di più e con più attenzione di Africa è sempre un bene. Grazie, signor Presidente, anche se è impossibile essere ascoltati, anche da lei, in quest'Aula.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, rimane stabilito che il provvedimento è rinviato in Commissione.

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Belarus sulla cooperazione e la mutua assistenza amministrativa in materia doganale, con allegato, fatto a Minsk il 18 aprile 2003 (A.C. 3498-A) (ore 12,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Belarus sulla cooperazione e la mutua assistenza amministrativa in materia doganale, con allegato, fatto a Minsk il 18 aprile 2003.
Ricordo che nella seduta del 5 luglio 2010 si è conclusa la discussione sulle Pag. 23linee generali e che il relatore ed il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 3498-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, nel testo della Commissione.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 3498-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 482
Votanti 480
Astenuti 2
Maggioranza 241
Hanno votato
480).

Prendo atto che i deputati Monai, Castiello, Cuomo e Golfo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Burtone ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 3498-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sbai, Golfo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 486
Votanti 484
Astenuti 2
Maggioranza 243
Hanno votato
484).

Prendo atto che i deputati Monai, Castiello e Cuomo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Burtone ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 3498-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Strizzolo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 493
Votanti 492
Astenuti 1
Maggioranza 247
Hanno votato
492).

Prendo atto che il deputato Cuomo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Burtone ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 3498-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Simeoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ). Pag. 24

(Presenti 494
Votanti 493
Astenuti 1
Maggioranza 247
Hanno votato
493).

Prendo atto che i deputati Fassino, Cavallotto e Cuomo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3498-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, già nel corso della discussione sulle linee generali avevamo anticipato il voto favorevole del gruppo dell'Italia dei Valori sul disegno di legge di ratifica di questo Accordo. Ciò soprattutto per assicurare - come dicevamo - il pieno rispetto della legislazione doganale e realizzare un'efficace azione di prevenzione, investigazione e repressione delle violazioni delle norme, rendendo nello stesso tempo più trasparente il rispettivo interscambio culturale.
Non può però sfuggire alla nostra attenzione, soprattutto dopo il rinvio in Commissione che poco fa abbiamo di nuovo deliberato per quanto riguarda la ratifica dell'Accordo con il Sudan, che un problema di democrazia e di diritti umani (ovviamente non della stessa entità riscontrabile nel Paese africano) esiste anche per quanto riguarda la Bielorussia, che non è propriamente un Paese che noi definiremmo democratico secondo i canoni, la cultura e la tradizione occidentale, soprattutto quella europea, tant'è che lo stesso Consiglio d'Europa più di una volta ha messo all'indice l'attività di Minsk, del suo Governo e del Premier Lukashenko. Pertanto esprimeremo un voto favorevole, ma intendiamo richiamare l'attenzione del Governo sulla necessità che anche in questo Paese venga assicurato il rispetto della democrazia, dei diritti umani e della libera informazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, intervengo brevemente per ribadire il nostro voto favorevole su questo Accordo molto importante tra la Repubblica della Bielorussia e la Repubblica italiana nella lotta ad alcuni traffici illegali, in particolare per contribuire fortemente in quel territorio alla lotta contro il traffico degli stupefacenti ed altre piaghe importanti.
Nello stesso tempo voglio ricordare e dare qui atto - come ha già fatto in qualche modo il collega che mi ha preceduto - dell'impegno di un relatore italiano al Consiglio d'Europa, il collega Rigoni, che per la prima volta lo scorso anno ha portato all'attenzione particolare dei Paesi del Consiglio d'Europa l'ipotesi di un allargamento alla Bielorussia in qualità di osservatore dei lavori del Consiglio d'Europa, affinché quel Paese in tutta evidenza possa avvicinarsi a quegli standard minimi di democrazia che evidentemente potrebbero portare giovamento non solo alle popolazioni ed al rispetto dei diritti umani e dei principi di democrazia in quel Paese, ma anche all'intero contesto dei Paesi europei.
Certamente assistiamo a violazioni palesi delle regole della democrazia, delle regole elettorali e non solo a quelle della divisione tra poteri, tuttavia registriamo questa intenzione che però purtroppo, proprio nel corso di questi primi sei mesi dell'anno 2010, ha conosciuto degli alti e bassi, come se in quel Paese vi fosse, da un lato, la tentazione positiva da parte di alcuni settori della politica di intraprendere questo viaggio faticoso e difficile verso la democrazia, dall'altro un potere consolidato che non vuole assolutamente intraprendere questo avvicinamento al rispetto dei diritti umani e della democrazia.
Mi riferisco esplicitamente alla condanna a morte ed alla successiva esecuzione Pag. 25della pena di morte in sei casi negli ultimi sei mesi, che certamente rappresenta un segnale di resistenza ad un percorso che è dapprima nell'interesse dell'Europa e che certamente taluni all'interno della Bielorussia vogliono percorrere per dare pieno rispetto ai diritti umani, agli standard della democrazia, al principio di trasparenza ed alle regole che potrebbero nel tempo portare il regime di Lukashenko e le istituzioni della Bielorussia verso quella che intendiamo essere una democrazia compiuta.
In questo contesto è di tutta evidenza che il presente Accordo, sia pur riferendosi solo al tema della cooperazione e della mutua assistenza amministrativa in materia doganale, costituisce un'occasione in più per il Governo italiano - e dunque per un importante protagonista della politica europea - per stimolare e mettere la Bielorussia nelle condizioni di incamminarsi nella direzione dei diritti umani, al fine di compiere passi importanti dove tutti la attendiamo e dove certamente l'attende la stessa popolazione di quel Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tempestini. Ne ha facoltà.

FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, il nostro gruppo voterà a favore della ratifica del Trattato in esame. Mi consentirà - e mi consentiranno i colleghi - una brevissima osservazione. Condivido quanto detto dal relatore, dall'onorevole Narducci, e in sede dichiarazione di voto dai colleghi che mi hanno preceduto, Volontè ed Evangelisti. Credo però che sia questa l'occasione per fare una brevissima riflessione su un tema.
Noi abbiamo rinviato pochi minuti fa in Commissione il disegno di legge di ratifica dell'Accordo con il Sudan, e anche relativamente a questo provvedimento che abbiamo all'esame sorgono spontanee questioni e riflessioni che attengono ad un delicato e complesso tema, che è quello di come rapportarsi, da parte del Parlamento, nei confronti di Paesi sui quali pendono in maniera più o meno accentuata questioni, rilievi e, in qualche caso, pesanti accuse che attengono alla tutela mancata o all'offesa dei diritti umani (e in qualche caso queste mancanze e queste offese assumono caratteristiche davvero eclatanti). Penso che da questo punto di vista, come Parlamento, saremo chiamati ad una riflessione più approfondita, che è auspicio - credo - di tutti porre in essere, perché siamo di fronte ad un tema in parte nuovo che giustappone, da un lato, l'esigenza di normalità del percorso diplomatico e del rapporto tra gli Stati, dall'altro, esigenze nuove che la tutela della democrazia, intesa come questione che travalica i confini nazionali, pone all'ordine del giorno.
Penso che questo rapporto, che è molto complesso e anche molto difficile, sarebbe bene che il Parlamento italiano lo affrontasse con una riflessione matura, con una riflessione più attenta per uscire dall'episodico e per toccare questo tema in modo più complessivo. Penso che noi abbiamo in questo caso una questione evidente, quella del mancato rispetto da parte della Bielorussia della moratoria sulla pena di morte. Tocchiamo un nervo assai delicato della materia. Dobbiamo quindi accompagnare questa approvazione, e purtroppo vi saranno altri casi che incontreremo nel corso del lavoro parlamentare. Penso ad altri Paesi che si trovano in condizioni analoghe, forse peggiori della Bielorussia. Dobbiamo trovare il modo, caro Presidente, di fare il punto su un tema delicato e complesso. Con questo auspicio confermiamo il voto favorevole del Partito Democratico alla ratifica di questo Trattato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pianetta. Ne ha facoltà.

ENRICO PIANETTA. Signor Presidente, intervengo brevemente per annunciare che il gruppo Popolo della Libertà voterà a favore di questo provvedimento, che si pone l'obiettivo di rafforzare la lotta contro Pag. 26la frode e i numerosi traffici illeciti provenienti appunto da quelle regioni che costituiscono l'ex Unione Sovietica. Questo provvedimento, peraltro, consentirà una maggiore semplificazione delle procedure doganali, rendendo meno oneroso il compito degli operatori e quindi più trasparente l'interscambio commerciale tra i nostri due Paesi. Voglio anche rilevare che il provvedimento avrà anche dei benefici effetti per quanto riguarda la sicurezza dei nostri territori.
Inoltre, questo provvedimento, proprio perché si pone in contrasto con i traffici illeciti, produrrà effetti positivi per le imprese che operano legalmente sul territorio, garantendo una corretta concorrenza e una corretta competitività.
Anch'io voglio evidenziare, signor Presidente, come hanno fatto i colleghi che mi hanno preceduto e come ha fatto, in termini molto esaustivi e precisi, il relatore, la grande preoccupazione per quanto attiene la questione dei diritti umani in quel Paese. Lo stesso relatore ha, infatti, evidenziato la carenza di progressi verso standard democratici come li intendiamo a livello europeo, anche in ragione della pena di morte che, purtroppo, è ancora esistente e messa in atto. Sono tutte preoccupazioni che questo Parlamento, come del resto la comunità internazionale, dovrà particolarmente mettere in atto per fare in modo che ci sia un processo più democratico e più coerente con quelli che sono i nostri principi e la condivisione dei nostri principi.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 3498-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3498-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 3498-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Landolfi... onorevole Strizzolo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Belarus sulla cooperazione e la mutua assistenza amministrativa in materia doganale, con allegato, fatto a Minsk il 18 aprile 2003) (3498-A):

(Presenti e votanti 495
Maggioranza 248
Hanno votato
495).

Prendo atto che la deputata De Pasquale ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Slovenia per la manutenzione del confine di Stato, fatta a Roma il 7 marzo 2007 (A.C. 3499-A) (ore 12,58).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Slovenia per la manutenzione del confine di Stato, fatta a Roma il 7 marzo 2007. Pag. 27
Ricordo che nella seduta del 5 luglio 2010 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che il relatore ed il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 3499-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, nel testo della Commissione.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 3499-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 13)

PRESIDENTE. Onorevole Lanzillotta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 496
Maggioranza 249
Hanno votato
496).

Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 3499-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vella... onorevole Mazzuca... onorevole Miglioli... onorevole Tocci... onorevole Landolfi... onorevole Barbaro... onorevole Zazzera...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 497
Votanti 496
Astenuti 1
Maggioranza 249
Hanno votato
496).

Prendo atto che il deputato Milo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 3499-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Granata... onorevole Miglioli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 496
Votanti 495
Astenuti 1
Maggioranza 248
Hanno votato
495).

Prendo atto che i deputati Milo e Golfo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 3499-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Calearo Ciman... onorevole Miglioli... onorevole Mariarosaria Rossi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ). Pag. 28

(Presenti 499
Votanti 498
Astenuti 1
Maggioranza 250
Hanno votato
498).

Prendo atto che la deputata De Torre ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3499-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questa ratifica riguarda il confine tra l'Italia e la Repubblica di Slovenia. Si impone quindi una riflessione perché da poco, nel 2004, quel confine che segnò nel secolo breve tante violenze e tanto sangue, quel confine orientale che in qualche modo delimitava la cortina di ferro tra l'Occidente e i Paesi del Patto di Varsavia - anche se l'ex-Jugoslavia sappiamo fosse un Paese non allineato - ha per tanti decenni marcato un confine reale, una frontiera tra due mondi politici e tra comunità o stili.
Oggi la riflessione è che questa Convenzione debba segnare solo un confine amministrativo perché il confine reale tra questi due Paesi fortunatamente è caduto il 21 dicembre 2004 e ricordo che al confine di Stupizza insieme al Ministro degli esteri sloveno e al presidente Illy segammo fisicamente la sbarra di quella frontiera che per tanti anni aveva segnato questi due mondi contrapposti. Dunque questo passaggio sia auspicabilmente solo un passaggio formale e impegni il Governo da domani mattina a risolvere gli altri problemi scottanti che riguardano le ferite non ancora rimarginate di quei conflitti. C'è il Trattato di Osimo, ci sono i beni dei nostri italiani che si sono dovuti allontanare da quelle terre e per i quali noi dell'Italia dei Valori ma anche altre forze politiche del Parlamento abbiamo presentato proposte di legge tese a risolvere una volta per tutte questo annoso e irrisolto problema nazionale di dignità dei nostri cittadini che hanno dovuto abbandonare quelle terre e di uguaglianza rispetto ai nostri connazionali che dalla Libia si sono dovuti allontanare e che hanno avuto proprio lo scorso anno una tutela nell'ambito del Trattato di ratifica dell'Accordo Italia-Libia.
Dunque l'auspicio è che questo voto sia un voto di transizione, di sottolineatura che questi confini ormai non esistono più ma che vi sono ancora problemi irrisolti che vanno assolutamente messi in testa all'agenda politica per dare risposte ai tanti connazionali che ancora oggi le attendono (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, preannunzio il voto favorevole del gruppo Unione di Centro alla ratifica di questa Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Slovenia. Di per sé questa Convenzione ha un contenuto molto normale, per così dire, non impegnativo, anche se la poniamo a confronto con altre ratifiche. Tuttavia diciamo che chiude - una volta approvata, quindi quando sarà approvata - un percorso lungo di rapporti e convenzioni fra il nostro Paese e l'ex Jugoslavia. Infatti questa Convenzione, una volta approvata, sostituirà quella approvata e firmata a Nova Gorica il 29 ottobre del 1980.
Sono passati pochi decenni, però il mondo è letteralmente cambiato e soprattutto quel confine è cambiato. Tuttavia, sono rimaste in piedi alcune tensioni, perché le popolazioni, da una parte e dall'altra, sono sempre le stesse e le esperienze e i confronti che in quegli anni, quando quella veniva chiamata la cortina Pag. 29di ferro, si sono susseguiti, evidentemente hanno lasciato dei segni.
Ora quindi non si tratta entrare nel merito tecnico del contenuto di questa Convenzione, che ovviamente va bene. Di quel contenuto voglio solo sottolineare una parte: quella che va a gestire, a cavallo del confine, i rapporti e i passaggi delle popolazioni e degli interessati, che dovrebbe agevolare in modo migliore gli attuali impegni e rapporti tra le due parti. Ma ciò che voglio sottolineare è che credo sia opportuno in futuro che questa Convenzione aiuti ad andare oltre quelle difficoltà e quei contenziosi che esistono ancora, che vanno sì guardati, ma in maniera totalmente diversa, guardando avanti. Se noi pensiamo che l'Europa si è allargata oltre i 25 e i 27 ad est, che quel confine è diventato comunque un centro più che un confine, diventa fondamentale che si chiudano quelle tensioni o meglio quelle incomprensioni che ancora esistono. Non c'è più la Jugoslavia, c'è la Slovenia; vicino alla Slovenia c'è la Croazia, che sta aspettando di entrare. Dobbiamo inoltre stare attenti alle tensioni che esistono anche tra questi Paesi e pertanto il nostro confine, quello tra l'Italia e la Slovenia, potrebbe veramente diventare un confine aperto, ricco di proposte, che vada a migliorare il rapporto di quei popoli, guardando verso est.
Quindi, secondo me le motivazioni di fondo che devono muovere anche le future azioni del Governo sono di far diventare queste Convenzioni, che non hanno contenuto di scontro, bensì di proposta, delle Convenzioni che guardino ancora più lontano. Pertanto, è con le preoccupazioni passate che devono diventare speranze e prospettive per il futuro, che noi riteniamo di dare un voto convintamente favorevole, con queste parole, alla Convenzione Italia-Repubblica di Slovenia (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fassino. Ne ha facoltà.

PIERO FASSINO. Signor presidente, anche io, come hanno già fatto colleghi che sono intervenuti, voglio richiamare il valore politico della Convenzione che stiamo ratificando, che dal punto di vista tecnico ha contenuti ordinari ed è relativo al problema di manutenzione dei confini, ma che da un punto di vista politico segna un passaggio molto importante nelle relazioni tra il nostro Paese e la Slovenia. Noi sappiamo che la frontiera orientale del nostro Paese è stata per un lungo periodo una frontiera della sofferenza e del dolore e come quella frontiera fosse parte di quella cortina di ferro che ha diviso l'Europa in due e che, dividendo l'Europa in due parti contrapposte, ha prodotto sofferenze di cui hanno pagato il costo popolazioni inermi, come per esempio i 350 mila italiani che sono stati protagonisti di un esodo drammatico, all'indomani della seconda guerra mondiale.
Quel confine - che è stato a lungo un confine della sofferenza - dal 1989 non esiste più e, sempre dal 1989, anche quella parte d'Europa ha conosciuto quel processo di integrazione progressivo che ha riunificato l'Europa e che ha consentito, per questa via, di sanare le ferite della storia.
La Slovenia oggi è parte dell'Unione europea e delle politiche di integrazione più intense (come lo spazio Schengen di libera circolazione e l'euro) e, inoltre, ha già svolto il turno di Presidenza dell'Unione europea, dimostrando di saper esercitare le funzioni che spettano ad un Paese membro della nostra Comunità europea nel modo migliore.
Pertanto, credo che, da questo punto di vista, l'atto che compiamo oggi rappresenti la sanzione di un percorso di superamento delle ferite della storia e dei contenziosi del passato, che non può che consentire alle relazioni italo-slovene di conoscere una fase sempre più intensa, e contribuire, per questa via, positivamente al consolidamento del processo di integrazione dell'Europa centrale ed orientale nell'Unione europea.
Poche settimane fa, in Slovenia, si è svolto un referendum importante che ha consentito di mettere su binari positivi anche la soluzione del contenzioso tra Pag. 30Slovenia e Croazia, concernente i confini tra quei due Paesi. Sappiamo tutti come l'Unione europea sia impegnata nel dare corso ad una politica di integrazione dei Balcani occidentali, che porti quell'intera regione, che all'inizio degli anni Novanta è stata funestata dalla più grave guerra che il continente abbia conosciuto, all'interno dell'Unione europea, determinando così, definitivamente, un processo di stabilizzazione, di pace e di prosperità. A tutto questo, le relazioni italo-slovene possono dare un contributo importante e l'atto che compiamo oggi rappresenta, certamente, uno strumento in grado di dare ad esse un impulso ulteriore in termini positivi ed essenziali.
Naturalmente - è stato ricordato - la storia non è mai indolore: essa lascia delle eredità difficili e le ha lasciate anche in quella terra. Tuttavia, anche le eredità che la storia ci ha consegnato, anche quelle ferite che ancora non sono state sanate definitivamente, potranno trovare una soluzione tanto più facile e proficua in un contesto di collaborazione. Non è certamente uno scenario di conflitto che potrebbe garantirci una soluzione migliore dei contenziosi ancora aperti; è al contrario, in un quadro di cooperazione e di integrazione che potremo dare una soluzione reciprocamente soddisfacente anche ai contenziosi che ancora sono aperti e per i quali sollecitiamo il Governo a mettere in campo tutte le iniziative necessarie.
Signor Presidente, concludo ricordando che, tra pochi giorni, a Trieste, il Presidente della Repubblica Napolitano, il Presidente della Repubblica slovena e il Presidente della Repubblica croata parteciperanno insieme ad un concerto, che è stato indetto esattamente per sottolineare la volontà di questi tre Paesi di mettere fine alle ferite del passato e di realizzare una politica di pacificazione, di integrazione e di cooperazione sempre più intensa.
Credo che il modo migliore per sottolineare, da parte del nostro Parlamento, il valore di questo atto che impegnerà le tre personalità più significative e più rappresentative dei Paesi che tra qualche giorno si troveranno insieme a Trieste, sia ratificare, oggi, il Trattato in esame. Per questo, voteremo a favore e ringrazio i colleghi dell'attenzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pianetta. Ne ha facoltà.

ENRICO PIANETTA. Signor Presidente, vorrei svolgere una breve dichiarazione di voto per confermare che gruppo del Popolo della Libertà voterà a favore del provvedimento in esame che, per la sua chiarezza, non può che confermare e rafforzare le relazioni bilaterali tra i nostri due Paesi, cioè tra l'Italia e la Slovenia.
La Slovenia - come è stato ricordato - fa parte dell'Unione europea dal 2004 ed è nella zona dell'euro dal gennaio del 2007. Per la nuova situazione politica successiva al 1989 - il provvedimento al nostro esame, oltre ad essere elemento tecnico è anche un elemento politico - i confini che sono stati definiti a seguito del Trattato di Parigi del 1947 e del Trattato di Osimo del 1975, adesso avranno anche, grazie a modalità di natura tecnologica, migliori possibilità per quanto riguarda la loro manutenzione.
Voglio anche ricordare, proprio per rafforzare tutti gli elementi di integrazione della Slovenia in Europa, che la Slovenia è interessata all'ammodernamento della linea ferroviaria nell'ambito del progetto del Corridoio 5 e, pertanto, si stanno incrementando anche i lavori relativi alle opere nella zona di confine. Questo per sottolineare la valenza politica, la valenza tecnica e quindi confermare, proprio in questa luce di maggiore collaborazione, di maggiore integrazione e di maggiore armonia tra i nostri due Paesi il voto favorevole del gruppo del Popolo della Libertà.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 3499-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato. Pag. 31
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3499-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 3499-A, di cui si è testè concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Ghiglia, onorevole Moffa onorevole Vico, onorevole Fugatti, onorevole Codurelli, onorevole Barbareschi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (vedi votazioni):
(Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Slovenia per la manutenzione del confine di Stato, fatta a Roma il 7 marzo 2007) (3499-A):

Presenti 477
Votanti 475
Astenuti 2
Maggioranza 238
Hanno votato 475

(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 13,15).

IVANO MIGLIOLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IVANO MIGLIOLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il 7 luglio del 1960, cinquant'anni fa, a Reggio Emilia, durante uno sciopero, caddero Lauro Farioli, operaio di 22 anni, Ovidio Franchi di 19 anni, Marino Serri di 41 anni, Afro Tondelli di 36 anni, Emilio Reverberi di 39 anni.
La strage di Reggio Emilia fu l'apice di un periodo di alta tensione in tutto il Paese in cui avvennero scontri con la polizia, alla quale l'allora Presidente del Consiglio Tambroni aveva dato la libertà di aprire il fuoco in «situazioni di emergenza».
Le reazioni, l'indignazione furono molteplici in tutto il Paese, ma alla fine di quella tragica settimana si contarono in Italia 11 morti e centinaia di feriti. Queste drammatiche conseguenze avrebbero poi costretto alle dimissioni, com'è noto, il Governo Tambroni e aperto una fase politica nuova nel Paese.
La strage di Reggio Emilia è una pagina non ancora chiusa, per Reggio, per la città e per i familiari di quelle cinque vittime. Anche ieri Enrica Ferrari, a nome dei familiari, ha sottolineato come quei ragazzi sono ancora in attesa di giustizia da uno Stato che, oltre ad ucciderli, li ha anche incolpati di aver costretto i poliziotti a farlo.
È una ferita ancora aperta quella tragica vicenda raccontata da Fausto Amodei nella canzone Per i morti di Reggio Emilia, che poi è diventato un classico della canzone popolare e di protesta in questo Paese.
Sono passati cinquant'anni: occorre ricordare, rielaborare e riflettere, nella convinzione che il confronto tra i valori e gli ideali di quei ragazzi di allora e dei ragazzi di oggi, su temi come il lavoro, la democrazia, la Costituzione e i diritti, sono ancora quanto mai attuali.
Cinquant'anni dopo, quei ragazzi con la maglietta a strisce hanno ancora da insegnarci. Ma se allora - come disse Sandro Pertini - si trattava di difendere la Resistenza costi quel che costi, oggi si tratta di difendere la Costituzione. È questo il modo per ricordare e onorare la memoria Pag. 32dei ragazzi di Reggio Emilia, morti cinquant'anni fa mentre manifestavano per i diritti e per la democrazia.
Parliamo di cinquant'anni fa, ma anche oggi, qui, a Roma, in questa città, ci sono cittadini, lavoratori, invalidi che protestano: i cittadini de L'Aquila e i lavoratori invalidi protestano per la propria libertà e per i propri diritti. Non è un buon segnale la carica della polizia e ci auguriamo che si faccia presto una verifica di quanto è successo.
Dunque, i morti di Reggio Emilia ci raccontano e ci ricordano di un periodo passato, ma ci ricordano anche che, se oggi in questo Paese si può continuare a manifestare e a battersi per la Costituzione e la democrazia, è anche per il loro sacrificio. Per questo, motivo, essi vanno ricordati e onorati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Miglioli. La Presidenza e l'Assemblea si uniscono al suo ricordo.

MARCO ZACCHERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, intervengo sull'argomento - e non solo per sollecitare la risposta ad una interrogazione - con riferimento al ricordo doveroso delle vittime di Reggio Emilia, ma ricordo anche come quelle vittime fossero indirettamente legate ad un atto di sopraffazione: la volontà del Partito Comunista Italiano di non voler far svolgere il congresso nazionale del Movimento Sociale Italiano a Genova (Applausi del deputato Tommaso Foti - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Non abbiamo dimenticato i ganci dei portuali per il fegato dei poliziotti. Anche questo fa parte della nostra storia. Non dobbiamo dimenticare che fu una scelta politica la volontà di cambiare il destino di questo Paese. Anche questa è storia. La strategia della tensione nacque perché non si volle che, liberamente, una parte di centrodestra di questo Paese - anticipando forse di decenni quello che poi è avvenuto - relegasse il Partito Comunista Italiano all'opposizione, mentre invece, sotto sotto, si voleva, con il centrosinistra, una continua apertura a sinistra.
Fu una pagina difficile del nostro Paese. Non va ricordata soltanto con una versione dei fatti. Questo non c'entra nulla con i morti di Reggio Emilia, nel senso che tutti noi siamo contro ogni tipo di violenza, ma ricordiamo anche le persone che, sull'altro fronte, soffrivano perché in quel momento veniva conculcata la libertà per una scelta politico-strategica del Partito Comunista Italiano. Questa, almeno, è la mia legittima versione dei fatti: si impedì ad un partito politico, che era seduto in questi banchi, di svolgere liberamente e in pace un congresso nazionale. Ricordiamo anche queste cose.
Detto ciò, desidero anche sollecitare la risposta ad una interrogazione - anche se ciò, al confronto, mi fa ridere - da me presentata al Ministro Gelmini nel febbraio di quest'anno, concernente il cosiddetto movimento dei cinquecento, che non ha avuto risposta.

PRESIDENTE. Onorevole Zacchera, sarà cura della Presidenza sollecitare il Governo.

AUGUSTO DI STANISLAO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, ho partecipato alla manifestazione dei terremotati aquilani e sono stato con loro fino ad ora. Credo che le loro giuste rivendicazioni non potevano, non possano e non potranno mai più essere prese a manganellate.
Ritengo che un Governo che ha assunto impegni, che abbia il senso di responsabilità e una coscienza civica, oltre che un senso di responsabilità politico-istituzionale, e soprattutto una cultura di Governo profonda e legata al territorio e ai bisogni, non possa sottrarsi alle proprie responsabilità e debba dare risposte. Pag. 33
Credo che una manifestazione così pacifica - che ha visto coinvolti quaranta pullman e 7 mila persone, con tanti primi cittadini tra cui il sindaco de L'Aquila ed altri esponenti delle istituzioni - andava trattata assolutamente in maniera diversa. Allo stesso modo, andavano finalmente assunte delle responsabilità, non solo e non tanto dicendo che bisognava e bisogna sospendere le tasse: occorre cancellarle direttamente, senza più tornare su questo tipo di problema, e cominciare a dare risposte per lo sviluppo e il rilancio dell'occupazione e dell'economia aquilana.
Ritengo che essi non chiedano privilegi, ma equità e, soprattutto, il rispetto dei propri diritti.
Penso, quindi, che la risposta dei manganelli - non per colpa delle forze dell'ordine ma, probabilmente, di un Governo inadeguato ed incapace - dia la cifra della cultura di Governo e del senso, in questo caso, di irresponsabilità.
Pertanto, signor Presidente, le chiedo di farsi portatrice di un messaggio - che il sottoscritto porta da parte degli aquilani - al Ministro dell'interno Maroni. Chiediamo che egli venga immediatamente a riferire in Aula perché, oltre a tafferugli, vi sono stati incidenti, chiamiamoli così, nei quali alcuni persone e alcuni giovani sono stati presi a manganellate, e ne ho anche una documentazione fotografica.
Rispetto a questo dato e ad una manifestazione pacifica - che ha avuto la stessa compostezza con la quale io sto chiedendo che il Ministro venga in Aula a riferire - mi auguro che vi sia la stessa capacità, senso di responsabilità e, soprattutto, la serenità del Ministro di venirci a rappresentare la posizione del Governo e, soprattutto, che attraverso la sua voce, finalmente, il Governo, il Ministro Tremonti e il Presidente Berlusconi si assumano fino in fondo le proprie responsabilità e una volta per tutte diano risposte certe e non solo promesse fumose, delle quali, ormai, la gente non ne vuole più sapere.

RENATO FARINA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENATO FARINA. Signor Presidente, vorrei segnalare all'Assemblea quello che è accaduto negli scorsi giorni in Cina, in particolare nella Mongolia interna: l'assassinio in circostanze misteriose di un sacerdote e di una suora della Chiesa cattolica non ufficiale, quella che non riconosce come suprema autorità il Governo cinese ma il Pontefice romano.
Un caso come questo - che vedo ripetersi sempre più spesso, non sono in Cina ma in molti Paesi - ci richiama, a mio giudizio, al dovere di preservare tra i diritti umani innanzitutto il diritto alla libertà religiosa, che sempre più vedo essere connesso al diritto alla vita.
Chiedo che il Governo italiano possa accennare ad un interesse, su queste vicende, con il Governo cinese.
In seconda istanza - e anche qui in tono minore - vorrei chiedere al Ministro della funzione pubblica di rispondere ad una mia interrogazione sul caso di una signora napoletana che si vede privata dei certificati per ragioni burocratiche assolutamente ridicole, ma questo nuoce alla sua vita.

GIULIANO CAZZOLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, mi associo alle parole del collega Miglioli che ha pronunciato poco fa in quest'Aula a ricordo dei caduti del 7 luglio 1960.
Peraltro, proprio ieri ricorreva un altro episodio di quella dolorosa vicenda: i fatti di Porta San Paolo, quando dei manifestanti furono caricati dai carabinieri a cavallo guidati da Raimondo D'Inzeo, il quale era un campione di ippica di quei tempi.
Signor Presidente, allora, cinquant'anni fa, c'ero, e stavo sostenendo gli esami di maturità, proprio in quei giorni in cui questi avvenimenti si verificavano.
Ricordo che restai impressionato da un discorso di Pietro Nenni alla Camera, il quale era un ottimo oratore; allora i Pag. 34discorsi che si tenevano alla Camera erano ben fatti, e i leader politici ci tenevano.
Ricordo che Pietro Nenni usò questo espediente oratorio, un po' quello usato stamattina anche dall'onorevole Miglioli: lesse uno ad uno i nomi dei caduti e pronunciò poi queste parole: nell'affidare i loro nomi agli atti della Camera faccio l'auspicio che questi eventi non debbano ripetersi mai più. Nel mio piccolo, signor Presidente, sono ancora qui a fare quest'auspicio e credo che anche grazie a quegli eventi il Paese sia cambiato.
Oggi esiste un rapporto diverso fra i cittadini e le forze di polizia, nonostante gli incidenti che si possono determinare: le forze di polizia sono un corpo civile, sono lavoratori sindacalizzati che hanno tanto in comune con gli altri lavoratori. Quindi, credo che abbia fatto bene l'onorevole Miglioli a ricordare in quest'Aula quegli avvenimenti, lo ringrazio per averlo fatto e per avermi dato la possibilità di associarmi alle sue parole (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

GIUSEPPE GIULIETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, intervengo brevemente, non per associarmi anch'io alle parole dell'onorevole Miglioli, bensì per ricordare semplicemente a noi che nel 1960 il contesto era un po' diverso: c'era una grande manifestazione in un Paese che aveva nell'antifascismo un punto di riferimento e c'era una provocazione palese ad una città martire, quindi non è esattamente tutto uguale a tutto, e quindi per fortuna questo è stato ricordato.
Inoltre, Presidente, intervengo per sollevare una questione che è stata posta anche dall'onorevole Franceschini e dall'onorevole Di Stanislao. Mi è capitato di essere fuori prima, quando sono arrivati migliaia e migliaia di cittadini de L'Aquila; peraltro non è la prima volta che vengono accolti in questo modo, e mi sembra fondamentale che ci sia un'esposizione in Aula.
Sottolineo un dato, Presidente, pregandola di segnalarlo anche alla Commissione di vigilanza per i servizi radiotelevisivi, che sembra poca cosa: questi cittadini aquilani, esattamente gli stessi, per mesi hanno dominato le prime serate di tutti i telegiornali e di tutti i programmi italiani come protagonisti quando si doveva battere le mani; non appena queste cittadine e questi cittadini hanno cominciato a manifestare un loro dissenso non politico, ma di merito, questi cittadini sono stati prima oscurati mediaticamente, poi tagliati politicamente, cancellati.
Allora, ciò pone una questione di grande delicatezza sulla quale non si può giocare perché non è un problema di schieramenti: è come se si potesse esistere solo in funzione di ciò che si dice. Pertanto, questa sera sarà molto importante non solo sapere cosa è accaduto affinché non si ripeta più, ma anche che sia consentito a queste donne e uomini di esprimere liberamente il loro pensiero, il loro punto di vista e di non essere cancellati prima in sede politica e poi anche in sede civile e mediatica perché le cose si reggono.
Per questa ragione, Presidente, sollevo la questione in modo formale affinché la Commissione di vigilanza voglia mettere fine a questo sconcio della cancellazione delle genti di Abruzzo e de L'Aquila da qualche mese a questa parte, da quando hanno smesso soltanto di battere le mani (Applausi della deputata Pollastrini).

ISIDORO GOTTARDO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ISIDORO GOTTARDO. Signor Presidente, mi sento in obbligo, alla luce della manifestazione di questa mattina della popolazione dell'Abruzzo, di esternare in quest'Aula un sentimento di grande preoccupazione. Io vengo dal Friuli, che nel 1976 è stato messo letteralmente in ginocchio da un terremoto devastante che ha demolito chiese, patrimoni d'arte, e messo in ginocchio tanti centri. Pag. 35
Vorrei dire agli amici e alla popolazione abruzzese, ma soprattutto a chi ha responsabilità politiche che è necessario governare lo stato d'animo delle popolazioni, che non è mai facile, non è stato facile per nessuno. Soprattutto occorre non dare l'impressione al resto del Paese, che esprime solidarietà, che non si abbia la consapevolezza che dalla ricostruzione si rinasce con la solidarietà, ma in primo luogo contando molto sulle proprie forze e sulla propria capacità di governarsi.
Ricostruire una città come L'Aquila, fatta di un grande patrimonio architettonico-artistico, non sarà facile e giustamente mi pare che nessuno l'abbia mai nascosto, indicando la necessità di anni ed anni per costruire una città di quel tipo.
L'impressione che si ha dall'esterno è che in qualche maniera sull'Abruzzo si giochi, magari una partita, da un lato, di grande soddisfazione, e che poi qualcuno lasci che un certo sentimento popolare di legittima insoddisfazione si esprima per dimostrare che la situazione è tragica e che così non va.
Io ho sentito molte persone del Friuli chiedersi: cosa si aspettano dallo Stato, i miracoli? Non è una bella sensazione trarre la convinzione che vi siano realtà drammaticamente colpite, che poi non si aiutano, soprattutto da sole, per quello che serve, ma si aspettano qualcosa dagli altri.
Potrei perfettamente fare a meno di svolgere queste considerazioni amare, perché è facile contestarle: credo, invece, che vadano pronunciate, nell'interesse soprattutto di chi, qui dentro e, soprattutto, in Abruzzo, rappresenta le istituzioni.
Le strumentalizzazioni che ho sentito pronunciare da parte di qualcuno su tali drammi, in quest'Aula, credo non facciano assolutamente bene...

AUGUSTO DI STANISLAO. Vergognati!

PRESIDENTE. Onorevole Di Stanislao, la prego.

CARLO CICCIOLI. Stai superando i limiti!

AUGUSTO DI STANISLAO. Si deve vergognare!

PRESIDENTE. Onorevole Di Stanislao!

ISIDORO GOTTARDO. Tu che dici «vergognati» dovresti conoscere prima di tutto la storia degli altri, di chi ha patito, molto prima di voi, i drammi di quella realtà, si è tirato su le maniche, ha pianto i sui morti e i suoi feriti ed ha proceduto alla ricostruzione.
In Friuli, facendo i miracoli, abbiamo impiegato quindici anni per ricostruire il nostro patrimonio: non lo abbiamo fatto in due giorni. Abbiamo avuto la grande solidarietà internazionale, dello Stato e di tutti e siamo stati considerati un esempio nella ricostruzione del terremoto.
State attenti a non buttare via quel sentimento di grande solidarietà che il Paese è in grado di esprimere, dando la sensazione che dentro quella solidarietà si costruiscano giochi politici, perché questo non vale a nessuno.
Da noi, la Chiesa, che fu uno dei grandi artefici della ricostruzione e della coesione sociale, ebbe grande difficoltà, insieme con una politica fatta di grande saggezza, a governare quel processo. Ci riuscimmo perché vi fu una grande solidarietà politica e una grande coesione sociale e nessuno - proprio nessuno - si abbandonò mai ad alcun tipo di strumentalizzazione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, questo punto dei nostri lavori non è dedicato a discussioni generali su un argomento, fosse anche importante come il terremoto de L'Aquila o i vari terremoti che, purtroppo, hanno devastato questo nostro Paese.
Naturalmente, il Presidente non può conoscere prima il contenuto degli interventi di chi chiede la parola, ma vi pregherei di non trasformare questo momento in un dibattito intorno agli interventi dell'onorevole Di Stanislao, dell'onorevole Giulietti e dell'onorevole Gottardo, perché si tratta di un modo improprio di usare questo momento.

Pag. 36

LUCA RODOLFO PAOLINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, prendo atto di quanto ha affermato, ma mi permetta una replica.
Sposo appieno quanto ha dichiarato il collega Gottardo con tono pacato e serio. A volte, un facile populismo porta a pronunciare affermazioni che strappano applausi, ma sono contrarie alla verità. Il collega Gottardo ha affermato la verità: piaccia o no, è la verità. Chi ha parlato contro di lui e gli ha gridato «vergognati» dovrebbe vergognarsi, perché vi sono realtà diverse dal Friuli dove, dopo decine di anni, non per colpa della gente, che è vittima e non artefice di quanto è accaduto, ancora si parla di danni da terremoti o da altri interventi calamitosi e nessuno si straccia le vesti. Nel caso dell'Abruzzo, che rappresenta una pagina tragica del nostro Paese, si pretenderebbero davvero i miracoli. Purtroppo non siamo ancora attrezzati.

GIORGIO JANNONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO JANNONE. Signor Presidente, pur apprezzando e condividendo le sue affermazioni, mi permetta di intervenire sull'ordine dei lavori, come è avvenuto in molte occasioni precedenti, per soffermarmi sulle dichiarazioni di un nostro collega appena battute da tutte le agenzie, sempre sul medesimo argomento, ossia il terremoto, sul quale non mi soffermo (credo che tutti dobbiamo il massimo rispetto per le popolazioni colpite da un evento così grave).
L'onorevole Di Pietro pochi minuti fa ha dichiarato proprio ai margini della manifestazione di cui abbiamo tanto parlato che finalmente «la rivolta sociale è alle porte». Mi auguro - lo spero - che l'onorevole di Pietro non conosca bene l'accezione di rivolta sociale ma certo il termine rivolta di per sé implica una violenza che credo nessuno in quest'Aula voglia auspicare.
Credo che tutti in quest'Aula vogliano distinguersi da dichiarazioni tanto pericolose.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Signor Presidente, vorrei accogliere il suo invito a non trasformare questo intervento in un dibattito.

PRESIDENTE. Onorevole Stracquadanio non lo farà? Immagino che non accoglierà il mio invito.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Non posso farlo, sono costretto a parlare per pochi minuti, ma per una ragione molto semplice: avremmo dovuto interrompere questo dibattito dall'inizio, non è stato fatto e adesso non è ammissibile che il resoconto stenografico plauda a quello che accade fuori, senza che vi sia una replica. Signor Presidente, al di là di quello che hanno detto i colleghi che sono intervenuti prima di me, ci vorrebbe qualche parola di verità. La prima affermazione vera che vorrei fare è che il sindaco di una città governa, non incita alla rivolta e non porta la gente in piazza. Il sindaco Cialente è commissario straordinario per il centro storico dall'inizio di questa vicenda, se c'è qualcuno contro cui deve protestare è di fronte allo specchio, perché la sua irresponsabilità è totale. Questo non lo dico senza parlare di atti, perché il problema vero è che lui non ha preso neanche una decisione da quando è stato nominato commissario straordinario. Non si può pretendere di non prendere decisioni e di lamentarsi perché le cose non funzionano. La seconda considerazione che intendo fare è che, proprio in virtù delle decisioni e delle richieste della giunta comunale de L'Aquila e della giunta provinciale, si rinunciò a fare la new town, per avere Pag. 37diciassette o diciannove nuovi quartieri, i quali soffrono di qualche problema di urbanizzazione. Ciò è evidente perché se si fosse fatta invece «L'Aquila 2» gli oneri di urbanizzazione e le opere di urbanizzazione sarebbero state più semplici. Ad ogni modo, il punto chiave è un altro: non si può pretendere che - dopo che in pochi mesi è stato messo un tetto a tutto - la ricostruzione architettonica di opere che richiedono restauri conservativi o ricostruttivi decennali, come è avvenuto ad Assisi, possa essere fatta attraverso le manifestazione delle carriole. Infatti, purtroppo, il terremoto ha distrutto il centro storico de L'Aquila e non è un gesto volontaristico che riporta indietro le lancette del tempo e se gli amministratori de L'Aquila, che hanno i poteri per fare queste cose, sono i primi a fingere e ad ingannare il popolo, portando qui alla fine 5.000 manifestanti di una città che conta 60 mila abitanti e 120 mila residenti - considerando il numero degli studenti che risiedono li - forse è il fallimento, non la rivolta sociale, ad essere sotto i loro occhi.
Non mi fermo qui, signor Presidente, perché noi abbiamo offerto a L'Aquila una vocazione che non aveva più o che aveva perso perché quella era una città che stava morendo, indipendentemente dal terremoto, ed il terremoto ne ha certificato la morte civile. Il Governo ha proposto di fare a L'Aquila una grande università di carattere internazionale, una nuova Harvard italiana, e ci è stato risposto che volevamo cementificare. Invece, al posto di questo mostro universitario di grandissime dimensioni, che è La Sapienza di Roma, la quale richiama tutto il centro Italia, volevamo rilanciare l'economia aquilana attorno ad un nuovo polo universitario capace di ridurre anche le dimensioni dell'università La Sapienza e di avere, nella sostanza, con un assetto stradale che funziona, la possibilità di far convergere a L'Aquila nuove forze e nuove energie economiche.
Tuttavia tutto questo non funziona se il sindaco in carica non ha una visione, anzi peggio, ha qualche interesse in gioco nella partita della non ricostruzione e poi cerca di scaricare questi interessi sul Governo che lo ha nominato dall'inizio commissario straordinario.
Quindi tutto quello che ha detto l'onorevole Di Stanislao, dovrebbe dirlo al sindaco Cialente e non al Governo perché, - da quando non c'è più la Protezione civile - su richiesta delle autorità locali, i problemi sono andati moltiplicandosi.
Siamo noi che dobbiamo andare a L'Aquila a manifestare contro di loro e non il contrario (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, come ho già detto altre volte in cui mi sono soffermato sulle modalità con le quali si utilizza la fase conclusiva del dibattito, dopo avere esaurito i punti all'ordine del giorno, relativamente ai richiami alle questioni che riguardano i lavori dell'Aula, penso che se ne faccia un uso improprio. Di questo non attribuisco colpe alla Presidenza, ma riguarda il modo attraverso il quale i colleghi intendono utilizzare questa loro prerogativa, attraverso la quale è possibile intervenire su questioni che vanno al di là dell'ordine del giorno.
Evidentemente, il punto che molti colleghi hanno toccato riguarda la vicenda aquilana e le ricadute di una certa esasperazione dovuta alla condizione nuova che si è determinata anche relativamente alla disponibilità di risorse a L'Aquila e in Abruzzo nella fase post terremoto. Ciò, come ha già avuto modo di sottolineare il presidente del mio gruppo, oggi ha determinato uno scontro di piazza. È stato probabilmente più che altro un intervento non preventivamente autorizzato oppure, se autorizzato, credo che il Ministro dell'interno e il Governo dovrebbero riferire, perché da questo punto di vista credo non sia possibile rinviare o rimpallarsi le responsabilità di una situazione grave, che richiama un certo allarme sociale in quella Pag. 38realtà, che evidentemente si è tramutata anche in una presenza massiccia di aquilani indipendentemente dal loro orientamento politico. Penso che nessuno qui, né in piazza né in quest'Aula, possa strumentalizzare una condizione grave dei terremotati e dei cittadini de L'Aquila. Evidentemente, ci sono delle rivendicazioni, c'è una libertà di manifestazione. Credo che nessuno abbia il diritto di impedire ai primi cittadini eletti, in situazioni come quella de L'Aquila, di rappresentare il disagio dei loro cittadini anche attraverso manifestazioni di piazza che richiamino l'opinione pubblica attorno ad una vicenda che sta diventando effettivamente grave e di difficile gestione, probabilmente non in termini di ordine pubblico, ma sicuramente in termini di risposte, affinché possa sedarsi un certo allarme sociale che cresce sempre di più in quella realtà.
Se non ci sono risorse disponibili a far fronte agli impegni che questo Parlamento e il Governo si sono assunti è del tutto evidente che noi dovremo fare una riflessione complessiva.
Quindi, è anche per questo motivo che io, signor Presidente, non sono intervenuto nel merito, rimpallando le responsabilità al Governo piuttosto che agli amministratori locali, al di là del fatto che un conto è avere un'opinione su come si comportano gli amministratori locali, un conto è accusarli, come ha fatto l'onorevole Stracquadanio, di interessi personali nella vicenda aquilana. Ciò non dovrebbe essere consentito, perché queste affermazioni devono essere corroborate da precise indicazioni che possano far risalire alla veridicità delle stesse.
Quando si fanno affermazioni gratuite, che riguardano autorità elette, che si tratti di sindaci piuttosto che di membri di questo Parlamento o del Governo nazionale, ci si deve assumere la responsabilità piena di quello che si dice.
Ma posto che questa questione va trattata in maniera diversa e non attraverso l'insulto, perché di tale questione si tratta, nei confronti del sindaco Cialente, dico, signor Presidente, che forse sarebbe venuto il momento di dedicare una parte dei nostri lavori, una mezza giornata di questo Parlamento, a discutere con il Governo e in sua presenza della situazione aquilana e di quelli che possono essere gli impegni della comunità nazionale e di questo Parlamento, oltre che del Governo nazionale, per far fronte alle difficoltà nuove in cui versano i cittadini della città aquilana e di tutta la provincia de L'Aquila colpita dal terremoto dell'anno scorso.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, riferirò al Presidente. La seduta è sospesa e riprenderà alle 15.

La seduta, sospesa alle 13,50, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali ed il Ministro per i rapporti con il Parlamento.

(Chiarimenti in merito al pagamento delle sanzioni comminate all'Italia per il superamento delle quote latte assegnate - n. 3-01161)

PRESIDENTE. L'onorevole Libè ha facoltà di illustrare l'interrogazione Casini n. 3-01161, concernente chiarimenti in merito al pagamento di sanzioni comminate all'Italia per il superamento delle quote latte assegnate (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, signor Ministro, un anno fa in quest'Aula abbiamo approvato la legge Zaia, che permetteva agli evasori recidivi di sanare a Pag. 39poco prezzo la loro posizione. Fu un regalo ai furbi a danno degli onesti, che con tanta fatica hanno rispettato le leggi e ricordiamo che questi furbi sono quantificati nell'1,5 per cento di tutti i produttori di latte nel nostro Paese.
Si è trattato di un'evasione, come la abbiamo chiamata allora e come la chiamiamo oggi, che è costata al Paese due miliardi di euro circa ad oggi; due miliardi di euro che ha pagato tutto il Paese, non una categoria, non qualcheduno; sono due miliardi di euro che potevano essere utilizzati per tutta l'agricoltura e non solo per una parte.
Oggi si disconosce anche quella legge e si vuole di più: si vogliono bloccare i pagamenti! Era scandaloso ieri ed è devastante oggi. Avevamo ragione allora ad opporci, abbiamo ancora più ragione oggi. La legalità di chi ha chiesto questa legge, ovvero la legalità della Lega, metteva sullo stesso piano chi ha evaso e quei produttori che ancora oggi, per acquistare le quote e produrre latte, stanno pagando le rate del mutuo alle banche. Questa è la situazione. Oggi, a maggior ragione, ci troviamo al Senato con la presentazione da parte del relatore di un emendamento che formalmente chiede questo.
Signor Ministro, ci aspettiamo dalla sua risposta una posizione ferma, non per quanto chiediamo noi, ma per quanto chiedono gli allevatori che sono sui campi a lavorare - e non in mezzo alle piazze a protestare - per quegli allevatori e per tutti quei cittadini onesti che rispondono alle regole (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Giancarlo Galan, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

GIANCARLO GALAN, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, speravo di non dovere intervenire più sulla questione delle quote latte e consideravo finita la vicenda. Non è così, allora tanto vale proporre un brevissimo riepilogo all'interno dei tre minuti.
Il Comando dei carabinieri delle politiche agricole e alimentari ha diffuso una relazione di approfondimento, che è stata da alcuni variamente interpretata, in modo da richiedere una interruzione delle operazioni di prelievo.
La relazione è stata oggetto di un'attenta analisi da parte del competente Dipartimento ministeriale, dell'Agea e del commissario straordinario, che giunsero tutti e tre alla stessa conclusione e cioè che nessun elemento oggettivo può supportare l'ipotesi che in passato si siano verificate irregolarità di entità tale da incidere in modo apprezzabile sul calcolo del prelievo.
Gli approfondimenti ministeriali hanno quindi confermato le conclusioni a cui erano arrivate tutte le commissioni di indagine, ben cinque, in dieci anni di lavoro ad oggi. La questione delle multe sulle quote latte è effettivamente costata 1,7 milioni di euro di mancati trasferimenti europei al nostro Paese.
Voglio ricordare anche che la legge 30 maggio 2003, n. 119, aveva previsto la possibilità, di cui molti produttori hanno approfittato, di rateizzare il prelievo dovuto e che la legge 9 aprile 2009, n. 33, ha autorizzato una nuova rateizzazione del debito pregresso. Circa la richiesta di sospensione dei pagamenti, la Commissione europea - e anche questo va ben sottolineato -, interpellata in proposito nel mese di dicembre, ha negato nel modo più assoluto tale possibilità. Pertanto mi sembra che non sia possibile sospendere la riscossione del prelievo in nessuna delle forme attualmente in atto.
Nell'ambito della manovra finanziaria in corso di esame al Senato, il relatore ha effettivamente presentato questa mattina un emendamento che sospende la riscossione del prelievo.
Su questa norma sono assolutamente contrario (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Unione di Centro, Italia dei Valori e Misto-Alleanza per l'Italia): è la contrarietà del 95 per cento degli operatori del settore, è la contrarietà di tutte le organizzazioni agricole, è la contrarietà del Parlamento e più Pag. 40in particolare di quasi tutte le forze politiche di questa Camera che l'anno scorso costrinsero al ritiro i presentatori di identici emendamenti. È la contrarietà della Commissione europea che aprirebbe nei nostri confronti una procedura di infrazione con conseguenze disastrose economicamente a carico dell'erario, è la contrarietà della legalità, della trasparenza, dei comportamenti onesti derivanti dall'ordinamento comunitario e da quello nazionale.
Non voglio credere alla possibilità che una norma siffatta sia approvata: se lo sarà, farò le valutazioni che il caso richiede e che gli insegnamenti che mi sono stati impartiti impongono (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Unione di Centro, Italia dei Valori e Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. L'onorevole Casini ha facoltà di replicare.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Ministro, lei ci ha chiuso la bocca e siamo contenti che ce l'abbia chiusa perché una volta tanto da parte di un rappresentante del Governo è venuta una presa di posizione pulita, onesta e trasparente, su cui siamo totalmente e pienamente d'accordo, ed un messaggio semplice ma chiaro, ossia che in questo Paese non la si può sempre fare franca, che ogni tanto arriva il momento in cui le leggi vanno rispettate.
Questa mattina vi sono state manifestazioni di persone non autosufficienti e di invalidi davanti al Parlamento (e in Italia non vi sono solo finti invalidi ma anche invalidi reali) e vi sono state manifestazioni dei cittadini de L'Aquila che, nonostante le tante cose che il Governo ha fatto, si trovano in condizioni drammatiche. Queste persone ci segnalano una sola cosa, una sola esigenza: la legalità e il rispetto delle leggi.
Se questo emendamento presentato dal relatore - che dice testualmente: «al fine di fare fronte alla grave crisi (...) in cui versa il settore lattiero-caseario (...) il pagamento degli importi previsti dai piani di rateizzazione (...) è sospeso fino al 31 dicembre 2010» - venisse approvato dalla maggioranza, contraddirebbe palesemente, da un lato, ad un'esigenza di onestà e di legalità, dall'altro, ad un'esigenza più volte fatta presente da noi dell'opposizione (non solo da noi, ma anche dall'Italia dei Valori, dal Partito Democratico, da tutti). Ma soprattutto, da oggi in poi questo emendamento contrasterebbe brutalmente con quello che dice un Ministro della Repubblica onesto cui va tutta la nostra solidarietà (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Popolo della Libertà e Misto-Alleanza per l'Italia).

(Elementi in merito ad un'operazione del comando carabinieri politiche agricole ed alimentari nei confronti di due aziende della provincia di Caserta attive nel comparto della produzione di mozzarella di latte di bufala - n. 3-01162)

PRESIDENTE. L'onorevole Milo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01162 concernente elementi in merito ad un'operazione del comando carabinieri politiche agricole ed alimentari nei confronti di due aziende della provincia di Caserta attive nel comparto della produzione di mozzarella di latte di bufala (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANTONIO MILO. Signor Presidente, signor Ministro, circa dieci giorni fa un nucleo del comando carabinieri politiche agricole ed alimentari di Salerno ha di fatto bloccato, con procedure anomale e senza alcuna apparente ragione, tutto il latte congelato di bufala esistente presso due grandi strutture del casertano. Per eseguire tale blocco i carabinieri hanno fatto riferimento al regolamento (CE) n. 178/2002 che consente, solo dopo un'analisi su un possibile rischio sanitario, di procedere all'eventuale blocco di prodotti alimentari (è da evidenziare che nel casertano oltre 200 trasformatori sono rimasti così privi di materia prima).
Signor Ministro, il blocco in definitiva è apparso del tutto irragionevole, adottato al Pag. 41di fuori di ogni parametro e procedura prevista dal regolamento (CE) n. 178/2002.
Le chiedo se lei sia a conoscenza dei fatti sovraesposti e se sia in grado di spiegare la finalità di un'operazione in cui, nella sostanza, si è fatto riferimento in maniera del tutto impropria al regolamento (CE) n. 178/2002.

PRESIDENTE. Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Giancarlo Galan, ha facoltà di rispondere.

GIANCARLO GALAN, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, sono al corrente di questa ed altre iniziative poste in essere dal nucleo delle politiche agricole dei carabinieri: questa di Salerno deriva dalla risultanza dei lavori da tempo avviati, ai sensi di quanto è previsto dal Comitato di Garanzia.
Sin dall'inizio - spiace dirlo - è emersa una pratica assai diffusa nell'utilizzo di latte congelato per la produzione di mozzarella di bufala campana DOP: come ognuno sa, assolutamente vietato dall'articolo 3 del disciplinare di produzione. Le operazioni si sono concentrate su due centri di congelamento e stoccaggio: Eurofrigo Srl e Frigocaserta Srl.
Le indagini hanno, ahimè, da subito evidenziato situazioni potenzialmente dannose anche per la salute dei consumatori. In particolare: in primo luogo, ingenti quantità di latte stoccato nelle celle frigo scaduto di validità anche da tre anni; in secondo luogo, latte acquistato da un allevamento dichiarato infetto per brucellosi. Inoltre, la discordanza tra la quantità presente e quella indicata nei documenti di trasporto: per la quantità rilevata in eccesso o in difetto, la parte non ha saputo fornire adeguate giustificazioni. Una partita di latte di bufala proveniente da più allevamenti, di cui uno dichiarato non ufficialmente indenne da brucellosi, per la quale non venivano rispettati i parametri di rintracciabilità. Un sequestro cautelativo di 7.800 chilogrammi di cagliata bufalina, perché la tracciabilità della stessa risultava solo parzialmente attuata.
A seguito delle operazioni di prima pesatura a campionamento, che hanno peraltro interessato oltre 100 caseifici, sono emerse in tutti i casi discordanze di natura contabile, tanto da doversi procedere al sequestro dell'intero quantitativo di latte congelato stoccato. L'autorità sanitaria competente, cioè il sindaco di Vitulazio per i caseifici facenti capo ad Eurofrigo, accogliendo le memorie difensive pervenute da alcuni caseifici esclusivamente per i campioni negativi, ha disposto il dissequestro sotto vincolo sanitario, intimando alla medesima di sottoporre il latte congelato a trattamento termico di pastorizzazione, nonché di trasformazione sotto la vigilanza del Servizio sanitario.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GIANCARLO GALAN, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Il Servizio veterinario e il nucleo dei carabinieri sovraintenderanno quindi a tutte le fasi successive, disponendo peraltro che non venga avviato alla produzione di mozzarella campana DOP il quantitativo di latte dissequestrato.
Insomma, diciamocela tutta: peggio di così! E poi dovremmo tutelare l'eccellenza e la qualità dei prodotti italiani... Ecco, non è certo con questi comportamenti che lo si fa.

PRESIDENTE. L'onorevole Milo ha facoltà di replicare.

ANTONIO MILO. Signor Presidente, signor Ministro, le anticipo che mi dichiaro estremamente insoddisfatto; anche perché le ho chiesto della lana, e lei mi ha risposto della seta.
Non le ho parlato della mozzarella DOP, bensì di un sequestro di latte di bufala per la trasformazione di mozzarella non DOP; e ciò è chiaro nel testo della mia interrogazione a risposta immediata. Lei mi ha riferito di sequestri per il passato, che hanno interessato una serie di aziende: io le ho invece parlato di un sequestro in particolare, che ha bloccato l'economia di questo Pag. 42settore in tutta la provincia di Caserta. È stato richiamato un regolamento comunitario, il n. 178, che non ha nulla a che vedere con quanto lei mi ha riferito e con quanto è stato fatto rispetto al sequestro di circa dieci giorni fa.
Non è così, signor Ministro, che noi possiamo tutelare la mozzarella DOP e quella non DOP. La sua risposta è stata assolutamente - mi perdoni e mi permetta - insoddisfacente, perché non le ho chiesto la storia di quanto avviene in provincia di Caserta: le ho chiesto il perché di questo sequestro ed il perché dopo le analisi, anche positive, ancora non è invece avvenuto il dissequestro; soltanto perché chi ha effettuato tale sequestro (mi riferisco ai carabinieri, cui va tutta la mia stima ed il mio rispetto, ed all'ASL competente) ha bisogno di compiere ulteriori analisi.
Ritengo che in questi casi le analisi vadano fatte tutte, da subito, non a step, perché a questo punto mi viene da pensare cose assolutamente diverse. Tutti i trasformatori della provincia di Caserta hanno dovuto in questi quindici giorni comprare latte da altre parti, avendo chiaramente una serie di problemi sotto l'aspetto economico. È così, signor Ministro, che non tuteliamo né la mozzarella di bufala DOP né quella non DOP. Nella mia interrogazione non le chiedevo di soprassedere a problematiche del passato, le ho fatto una domanda ben precisa, e a tal proposito le chiederò anche un'ispezione ministeriale riguardo alle istituzioni che hanno formalmente proceduto a questo sequestro (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano).

(Chiarimenti in merito a recenti procedure di assunzione presso l'Unire ed iniziative per il risanamento dell'ente ed il rilancio del settore dell'ippica - n. 3-01163)

PRESIDENTE. L'onorevole Callegari ha facoltà di illustrare l'interrogazione Reguzzoni n. 3-01163 concernente chiarimenti in merito a recenti procedure di assunzione presso l'Unire ed iniziative per il risanamento dell'ente ed il rilancio del settore dell'ippica (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

CORRADO CALLEGARI. Signor Presidente, l'Unire versa da tempo in una grave crisi finanziaria e funzionale che ha reso necessaria la nomina di un commissario straordinario avvenuta il 13 marzo. In data 13 aprile il commissario straordinario ha presentato al Ministero vigilante un programma di risanamento sulla base delle linee elaborate dallo stesso Dicastero. Nonostante ciò il Ministero vigilante, in data 13 maggio, in modo apparentemente inaspettato ha comunicato di non aver approvato il bilancio preventivo per il 2010, costringendo di fatto il commissario alle dimissioni.
In data 23 giugno il Ministro interrogato ha proceduto alla nomina di un nuovo commissario e, in data 28 giugno, nel corso di un'audizione presso la XIII Commissione ha sostanzialmente ribadito la volontà di risanare l'Unire e di rilanciare il settore dell'ippica ponendo fine agli sprechi. Da organi nazionali di stampa si apprende che lo scorso 29 giugno il segretario generale dell'Unire, nonostante la giornata fosse festiva, ha proceduto all'assunzione di quattordici nuove unità, consentendo all'avanzamento di livello professionale di altre tre.
Allora chiediamo come le assunzioni del 29 giugno si concilino con il nuovo corso, che il Ministero ha annunciato di avere inaugurato, per risanare l'Unire e rilanciare l'ippica, e, in specie, come s'intendano giustificare fatti come quelli in premessa.

PRESIDENTE. Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Giancarlo Galan, ha facoltà di rispondere.

GIANCARLO GALAN, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Onorevole Callegari, distinguo due parti nella sua interrogazione; la prima riguarda il bilancio. Le devo dire che non è esattamente Pag. 43come si è delineato, perché il bilancio preventivo del 2010 era stato predisposto dal consiglio d'amministrazione, che il commissario straordinario, per definizione, è stato chiamato a sostituire. Quindi non esiste continuità tra il primo atto e il seguente. Sul bilancio stesso poi il collegio sindacale dell'Unire si era già due volte espresso con parere negativo, e lo stesso decreto del Presidente del Consiglio dei ministri con cui veniva nominato il commissario Baggio evidenziava chiaramente questa circostanza (quella del bilancio) come motivo di scioglimento degli organi ordinari.
A queste considerazioni ha fatto seguito il parere contrario del Ministero dell'economia e delle finanze, quindi a quel punto era scontata la non approvazione del bilancio da parte del mio Ministero. Per quanto riguarda la questione delle assunzioni, concordo con lei: quando l'ho saputo sono inorridito. La prima cosa che ho fatto è stata quella di chiedere qualche spiegazione. Gliele leggo (sarà un po' noioso, ma è così): l'Unire nel 2005 è stata autorizzata a bandire concorsi per venti funzionari e quattro dirigenti (i concorsi sono stati espletati nel 2006); l'Unire è stata autorizzata ad assumere i vincitori di quei concorsi con decreti del Presidente della Repubblica del 2007 e del 28 agosto 2009; nonostante i provvedimenti d'autorizzazione l'ente non ha potuto procedere ad effettuare tutte le assunzioni per il divieto del decreto-legge n. 78 del 2009, rimosso solo con la legge n. 25 di quest'anno; superato il divieto legislativo, si è configurato per i vincitori dei concorsi un vero e proprio diritto all'assunzione, tant'è che alcuni di essi hanno presentato, per il tramite dei rispettivi legali, specifiche diffide all'ente ad adempiere.
Ecco perché il commissario straordinario, nominato il 23 giugno, si è visto, nella lettera di incarico, fra i compiti assegnati anche quello di procedere alle assunzioni di personale già autorizzate ai sensi della vigente normativa. D'altra parte, lo stesso commissario Baggio, in una relazione a me inviata il 17 maggio, rappresentava che sarebbe importante l'inserimento almeno di un direttore generale e di tre direttori di secondo livello.
Infine, faccio presente che le assunzioni di 14 unità - notate bene - portano il personale in servizio a 178, ma lasciano ancora vacanti ben 53 posti nell'attuale pianta organica dell'ente, ossia il 25 per cento. È vero che i costi del personale gravano sulla disfatta dell'Unire solo per il 2,5 per cento.
Con questo, le ho fornito alcuni dati asettici, ma, se un commento è permesso, il mio moto di indignazione è lo stesso di quello che ha pervaso lei.

PRESIDENTE. L'onorevole Callegari ha facoltà di replicare.

CORRADO CALLEGARI. Signor Presidente, sono sinceramente dispiaciuto, ma devo dichiararmi totalmente insoddisfatto della risposta del Ministro. La sua replica non ha, infatti, consentito di chiarire perché, neanche due mesi fa, sia stato rigettato un piano di risanamento dell'Unire, peraltro redatto nel rispetto delle linee di indirizzo ministeriale. E perché oggi, anziché iniziare a combattere gli sprechi, si proceda comunque a nuove assunzioni, visto che si tratta di 14 unità che, aggiunte ai 3 avanzamenti, fanno quasi il 10 per cento del personale attualmente in essere.
Come è possibile conciliare iniziative di questo tipo con la necessità di risanamento, peraltro più volte annunciata, nonché portata a motivo delle recenti decisioni sull'Unire e sull'ippica?
Francamente, signor Ministro, non riusciamo a cogliere i necessari elementi di coerenza tra la sua dichiarata volontà ed il modo in cui i suoi enti vigilati la mettono in pratica.
La Lega Nord Padania, signor Ministro, non è interessata ai piccoli giochi di potere che stanno dietro alle assunzioni carbonare, fatte di nascosto in un palazzo romano, all'ombra e in un giorno di festa. Alla Lega Nord Padania preme il futuro dell'allevamento equino che, oggi, è messo a rischio, anche a causa del venir meno dei compiti che l'Unire è tenuto a svolgere Pag. 44a sostegno di questa importante attività. Queste inadempienze, signor Ministro, non sono giochi di potere, ma compiti istituzionali che sono disattesi.
Ci dispiace, signor Ministro, ma la sensazione che se ne ricava è che, in questi due mesi, l'Unire non sia stato oggetto di un'iniziativa di risanamento, ma, assai più semplicemente e tristemente, lo strumento dell'ennesima lottizzazione politica.
Per questo, siamo insoddisfatti e lo resteremo finché sull'Unire e sull'ippica non ci saranno segnali più rassicuranti di quelli che lei ci ha fornito oggi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Iniziative a tutela dei consumatori e dei produttori italiani in relazione alla commercializzazione ed al consumo dei pomodori di importazione - n. 3-01164)

PRESIDENTE. L'onorevole Taddei ha facoltà di illustrare l'interrogazione Baldelli n. 3-01164, concernente iniziative a tutela dei consumatori e dei produttori italiani in relazione alla commercializzazione ed al consumo dei pomodori di importazione (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

VINCENZO TADDEI. Signor Presidente, signor Ministro, la quantità di pomodori cinesi che arriva nel nostro Paese è in continuo aumento ed ha registrato un incremento del 174 per cento nel trimestre dicembre-febbraio 2010, rispetto al precedente periodo del 2009, anno in cui, in Italia, sono arrivati 82 milioni di chili di concentrato da proporre, in modo subdolo, come made in Italy.
I pomodori conservati sono la prima voce dell'import agroalimentare dalla Cina verso il nostro Paese. La stessa Cina, oggi, è al terzo posto nel mondo nella commercializzazione di tale prodotto, dopo gli Stati Uniti d'America e l'Unione europea, con una quota pari ad oltre il 34 per cento del totale.
Dalle navi sbarcano fusti di oltre 200 chili di peso, circa mille al giorno, con concentrato da lavorare e confezionare come italiano. Un quantitativo che corrisponde a circa il 10 per cento della produzione di pomodoro fresco destinato alla trasformazione realizzato in Italia, che, nel 2009, è stato di circa 5 miliardi di chili. Nel settore del pomodoro lavorato dall'industria...

PRESIDENTE. Onorevole Taddei, deve concludere.

VINCENZO TADDEI. ...sono impegnati, in Italia, tanti lavoratori, che coltivano più o meno 85 mila ettari con circa 178 industrie di trasformazione.
In tale quadro, chiedo al Governo di conoscere quali iniziative intenda intraprendere a tutela dei consumatori e dei produttori del nostro Paese.

PRESIDENTE. Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Giancarlo Galan, ha facoltà di rispondere.

GIANCARLO GALAN, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, onorevole Taddei, facciamo un patto: se lei ha l'intenzione di leggere una risposta che si è preparato, io faccio a meno di leggere quanto hanno preparato gli uffici (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Se, invece, siamo qui per ascoltare e per dibattere, le dico che lei evidenzia un problema eclatante proprio sul settore del pomodoro: i dati sono quelli che lei ha fornito e la domanda è pertinente. Come difenderci, come difendere il prodotto italiano?
Distinguerei, anzitutto, tra due comportamenti: i comportamenti leciti e i comportamenti che non lo sono. E ai comportamenti leciti che producono quelle importazioni di prodotto occorre aggiungere un «purtroppo» leciti. Infatti, anche ieri ero con tanti produttori coltivatori diretti al Brennero e sono passati alcuni camion che contenevano merce perfettamente lecita. Ma è lecito veder passare 21 Pag. 45mila 500 chili di prosciutti stipati in un camion prodotti in Olanda, allevati in Germania che erano destinati ad alcune tra le case produttrici di prosciutti più note d'Italia? Sì, è lecito. È lecito che un prosciutto diventi un prosciutto italiano con i suoi bei marchi, anche se ha quella provenienza. È lecito ma non è giusto, non è giusto nei confronti dei nostri produttori, non è giusto nei confronti dei nostri consumatori.
Dunque, ritengo che vi siano, tra i tanti, due interventi da compiere che competono a noi: difendere sino alla fine il nostro prodotto in tutte le sedi. Non ho mancato di partecipare ad una riunione a Bruxelles in questa direzione. Difenderlo in qualsiasi sede internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Difenderlo con un'azione presso l'Unione europea.
Secondo intervento: qualcosa dobbiamo fare anche noi. Forse questa Camera è un po' in ritardo rispetto all'altra. Noi la legge sull'etichettatura la dobbiamo ai nostri produttori e la dobbiamo ai nostri consumatori. Ci sono state vicende in questo Paese che ci hanno obbligato a posporla. Spero che questa posposizione sia la più breve possibile perché almeno questo - di fronte ad una concorrenza internazionale che non deve pagare dazi, paletti, burocrazie e forme di difesa del consumatore ma può permettersi una produzione molto più spregiudicata - ai nostri produttori lo dobbiamo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e di deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Taddei ha facoltà di replicare.

VINCENZO TADDEI. Signor Presidente, apprezzo l'intervento del Ministro. Mi dichiaro soddisfatto e ritengo che l'azione del Governo sarà estremamente positiva e che i nostri produttori verranno difesi in maniera puntuale rispetto a tale questione. Tra l'altro, in questi giorni si apre la campagna dei pomodori in molte realtà del nostro Paese e, quindi, c'è apprensione in questo settore. La ringrazio nuovamente.

(Iniziative per il rispetto della riserva a favore dell'emittenza televisiva locale di un terzo dei programmi irradiabili nell'ambito del piano nazionale di assegnazione delle frequenze - n. 3-01165)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01165, concernente iniziative per il rispetto della riserva a favore dell'emittenza televisiva locale di un terzo dei programmi irradiabili nell'ambito del piano nazionale di assegnazione delle frequenze (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, signor - a questo punto devo dire - sostituto parlamentare (infatti, l'interrogazione è diretta al Presidente del Consiglio e mi risponde sempre lei che è un volto così buono e così pulito, ma non è a lei che mi rivolgo insomma), le pongo una questione terribilmente semplice, una questione matematica: è vero o non è vero che la legge n. 249 del 1997 ha previsto una riserva di un terzo dei programmi televisivi del digitale terrestre irradiabili dalle emittenti locali poiché l'Accordo internazionale di Ginevra del 2006 ha previsto che le frequenze per il nord-est in tutto devono essere ventisette? È vero o non è vero che matematica vuole che diciotto dovrebbero essere le frequenze nazionali e nove quelle locali coordinate?
È vero o non è vero che il 28 giugno 2010 il piano nazionale di assegnazione delle frequenze televisive dell'Autorità per le comunicazioni ha previsto invece 25 emittenti nazionali? Se la matematica non è un'opinione, 27 meno 25 fa 2. Come mai? Chi l'ha deciso? Cosa vuole fare il Governo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)?

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, ringrazio Pag. 46l'onorevole Di Pietro per le parole di stima personale. Naturalmente, per quanto mi riguarda, rappresento la risposta che in questo caso il Ministero dello sviluppo economico ci comunica, rilevando innanzitutto che il piano delle frequenze televisive non rientra tra le sue competenze, ma che invece è stato votato dal consiglio dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Il Ministero, infatti, ha il solo compito di assegnare le risorse pianificate sulla base di quanto stabilito dall'Autorità con la delibera citata nell'interrogazione dell'onorevole Di Pietro.
In particolare, pianificando 25 reti nazionali aventi caratteristica di equivalenza, con una copertura del territorio superiore all'80 per cento della popolazione, l'Autorità ha messo sullo stesso piano tutti gli operatori televisivi presenti e futuri, in linea con quanto richiesto dalla Commissione europea.
Il Ministero comunica che, secondo l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, la pianificazione è stata svolta in perfetta coerenza con le disposizioni normative vigenti. Inoltre, con l'uso estensivo della tecnica isofrequenziale, già sperimentata con successo nella regione Sardegna, sono stati raggiunti gli obiettivi indicati dalla delibera del 2009.
Tali obiettivi, secondo la stessa Autorità per il Ministero sono complessivamente superiori alle risorse coordinate per l'Italia previste dall'Accordo di Ginevra del 2006. La maggior parte delle reti nazionali indicate in tale piano è interamente isofrequenziale e può, quindi, raggiungere la copertura richiesta nel territorio nazionale mediante l'impiego di un'unica frequenza.
Il Ministero informa, inoltre, che secondo l'Autorità solo alcune delle reti nazionali pianificate, pur utilizzando estensivamente la tecnica isofrequenziale, hanno la necessità di impiegare in alcune aree tecniche una frequenza diversa da quella principale, per consentire una sostanziale equivalenza di copertura rispetto alle reti a singola frequenza. Ciò a causa dei vincoli interferenziali con i Paesi confinanti e degli accordi internazionali, vincoli che fanno sì che alcune frequenze non siano di fatto utilizzabili sull'intero territorio nazionale.
Quanto al coordinamento internazionale, il Ministero dello sviluppo economico, in collaborazione con l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, ha in corso una serie di incontri bilaterali con tutte le amministrazioni radioelettricamente confinanti, tra cui anche la Croazia e la Slovenia, con l'obiettivo di ampliare, sulla base dell'accesso equo alla risorsa, la possibilità di uso delle risorse spettrali, in aggiunta a quelle del piano di Ginevra 2006. A tali incontri ha direttamente partecipato il Viceministro, onorevole Paolo Romani, che il 31 maggio ha incontrato il Segretario di Stato sloveno per definire un'intesa sull'utilizzo ottimale delle frequenze disponibili, le cui ricadute potranno avere effetti anche su altri Paesi limitrofi, come la Croazia.
In conclusione, quindi, onorevole Di Pietro, il Ministero e l'Autorità, per quanto di competenza, stanno elaborando una serie di misure volte a garantire l'efficientamento dello spettro radioelettrico non utilizzato da parte dei soggetti assegnatari attuali e futuri, al fine di garantire, tra l'altro, adeguata ed effettiva disponibilità di capacità trasmissiva a tutti gli operatori di rete.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro ha facoltà di replicare.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Ministro, come al solito le concedo le attenuanti generiche, perché lei non c'azzecca niente con questa materia. Infatti, non so se se ne è accorto, ma ha detto due cose, una contraria all'altra: da una parte, ha detto che ciò non è compito del Ministero dello sviluppo economico e, dall'altra, ha detto che il Ministero dello sviluppo economico, proprio con il Viceministro Romani, sta andando a trattare con la Croazia e con la Slovenia.
Allora, evidentemente il compito e l'incarico ce l'ha, e certo che ce l'ha! E qual è il problema? Il problema è che si sta ancora trattando con la Croazia e con la Pag. 47Slovenia quali e quante frequenze coordinate assegnare.
La domanda che le ho posto è di tipo matematico: posto che a Ginevra hanno deciso che all'Italia spettano 27 frequenze e posto che la legge italiana e la delibera della stessa Autorità per le garanzie nelle comunicazioni hanno previsto che un terzo delle radiofrequenze (e quindi 9, perché la matematica anche in questo Parlamento dovrebbe essere una cosa certa e non un'opinione) deve essere riservato alle televisioni locali del nordest e principalmente al Veneto e al Friuli Venezia Giulia, io le chiedo e mi chiedo: come fa a far quadrare i conti con la Slovenia, con la Croazia, con le regioni in una situazione di questo genere?
Signor Ministro, le rivolgo, quindi, un'altra domanda. Posto che, invece, il Ministero dello sviluppo economico deve occuparsi di ciò, eccome, perché ha il compito di coordinare le frequenze in sede internazionale, perché ha competenza in materia di modifiche sul piano nazionale delle ripartizioni delle frequenze, le chiedo: chi è a capo del Ministero dello sviluppo economico che si occupa anche di comunicazione? Berlusconi. Chi è che si avvantaggia di questo nelle televisioni nazionali, facendo finta che ventisette meno venticinque faccia nove? Berlusconi. È o non è un conflitto di interessi questo?
Signor Ministro, vorrei chiedere al suo Presidente del Consiglio di non cambiare almeno la matematica, perché siamo stufi di vedere il gioco delle tre carte (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

(Iniziative nei confronti della Libia in relazione alla recente vicenda dei cittadini eritrei trattenuti in un centro di detenzione nel sud del Paese, con particolare riferimento al rispetto della normativa internazionale relativa allo status dei rifugiati - n. 3-01166)

PRESIDENTE. L'onorevole Livia Turco ha facoltà di illustrare l'interrogazione Tempestini n. 3-01166, concernente iniziative nei confronti della Libia in relazione alla recente vicenda dei cittadini eritrei trattenuti in un centro di detenzione nel sud del Paese, con particolare riferimento al rispetto della normativa internazionale relativa allo status dei rifugiati (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

LIVIA TURCO. Signor Presidente, da parecchi giorni, giungono notizie drammatiche dal centro di detenzione di Sebha riguardanti 250 cittadini eritrei. Pensiamo che il Governo italiano debba agire e che debba farlo non soltanto sulla base della Costituzione e della Convenzione di Ginevra, ma anche sulla base degli articoli 1 e 6 del Trattato con la Libia, che prevedono il rispetto dei diritti umani fondamentali.
Vorremmo sapere cosa sta facendo il Governo e suggerire tre iniziative immediate: che si apra l'ufficio dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (ACNUR) in Libia; che si dia sostegno e si prenda in considerazione la proposta del Consiglio italiano per i rifugiati (CIR) nel senso di prendere un'immediata iniziativa umanitaria, ovviamente, nel contesto della Commissione europea; infine, che si coinvolga il Parlamento nella gestione dell'Accordo tra Italia e Libia, ricordando che il Governo stesso aveva recepito al Senato un ordine del giorno, a prima firma del senatore Marcenaro, che prevedeva proprio il coinvolgimento del Parlamento nella gestione dell'Accordo.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

LIVIA TURCO. Quindi, ci chiediamo se non sia giunto il momento che il Governo si adoperi affinché una delegazione parlamentare vada a visitare i centri della Libia.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, in questo caso, l'interrogazione a risposta immediata Pag. 48era rivolta al Ministero degli affari esteri che, naturalmente, è stato interessato per la risposta.
In particolare - mi rivolgo, all'onorevole Livia Turco e all'onorevole Tempestini che, in seguito, svolgerà la replica - con riferimento ai vari punti della vostra interrogazione a risposta immediata, espongo quanto segue.
Circa la presenza a Tripoli dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, il Ministro degli affari esteri ha subito dichiarato che l'Italia avrebbe dato un contributo alla ricerca di una soluzione e, in seguito, ha scritto al suo omologo libico, auspicando l'avvio di un negoziato per un accordo quadro necessario per consentire all'Alto commissariato di operare in Libia in condizioni di pieno diritto.
Il 24 giugno scorso, l'assistente dell'Alto commissario ha incontrato a Tripoli il Ministro degli esteri libico ed ha espresso la gratitudine dell'Alto commissariato per la sensibilizzazione svolta dal Ministro Frattini nei confronti delle autorità libiche.
L'Alto commissariato potrà proseguire ufficiosamente nell'assistenza dei rifugiati in Libia e, contestualmente, avvierà un negoziato per un memorandum di intesa, che costituisca il quadro giuridico per l'operatività in Libia in forma ufficiale.
In merito, poi, al trasferimento di immigrati irregolari eritrei dal centro di Misurata a quello di Sebha, il Ministero degli affari esteri fa sapere che, secondo la nostra ambasciata, vi sarebbero stati tumulti nel centro di Misurata dovuti, verosimilmente, alla distribuzione, da parte delle autorità libiche, di formulari per selezionare personale da adibire a lavori socialmente utili. Gli interessati, però, avrebbero scambiato tali formulari per documenti finalizzati al rimpatrio in Eritrea.
Il nostro ambasciatore ha incontrato il Viceministro degli esteri libico, il quale ha confermato che le autorità libiche stanno completando la raccolta dei dati personali degli immigrati eritrei, per poi affidarli a diverse shabìe (una sorta di prefetture) ed avviarli a lavori socialmente utili.
È chiaro che la vicenda dei cittadini eritrei non può essere risolta dalla sola nostra, pur privilegiata, relazione bilaterale. Il nostro Governo è particolarmente attivo per sollecitare un ruolo più incisivo e determinante dell'Unione europea.
Inoltre, il Ministero degli esteri ricorda che l'articolo 6 del Trattato italo-libico di amicizia concerne il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, sancendo l'impegno di agire conformemente alla Carta delle Nazioni Unite e alla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Una previsione di carattere generale, comunque, idonea ad impegnare Tripoli al rispetto di norme e standard internazionali in materia. La Libia, pur non essendo parte della Convenzione di Ginevra del 1951 e non disponendo di una legge sull'asilo, ha ratificato la Convenzione dell'Organizzazione dell'Unità Africana del 1969 sui rifugiati in Africa, testo complementare alla Convenzione di Ginevra, che impegna a garantire lo status di rifugiato secondo i criteri di Ginevra. Infine quindi, e concludo, il Ministero degli esteri comunica che il negoziato in corso con l'Unione europea per un accordo quadro comprende un ampio capitolo migratorio. La Commissione europea è impegnata, conformemente al mandato del Consiglio, ad ottenere dalle autorità libiche anche garanzie sulla tutela delle persone che necessitino di protezione internazionale.

PRESIDENTE. L'onorevole Tempestini ha facoltà di replicare.

FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, signor Ministro, devo comunicarle con molta franchezza la mia insoddisfazione rispetto alle sue parole. Noi chiediamo al Governo italiano con forza, perché in questo Parlamento non molto tempo fa vi è stato un voto a proposito del Trattato con la Libia, che è stato molto impegnativo per tutti. Per noi lo è in modo assoluto, nel senso che abbiamo votato Pag. 49quel Trattato perché in esso, come ha ricordato l'onorevole Turco, vi sono riferimenti espliciti e netti rispetto alla necessità che vengano tutelati i diritti umani e, componente essenziale di questa azione di tutela è certamente tutto quello che riguarda i rifugiati e quello che riguarda il diritto di non-refoulement. Qui siamo di fronte ad un caso da manuale; debbo dire che consiglierei diversamente alla nostra diplomazia di trattare il Parlamento, venendoci a spiegare il fatto che a questi poveri disgraziati è stato sottoposto un documento per, non ho capito bene, quale soluzione amministrativa della loro vita. Mi pare che le questioni cozzino di per sé quando si pensa che la punizione per questo trattamento sarebbe quella di essere trasferiti nel pieno deserto libico.
Sorvoliamo su questo aspetto non molto gradevole della risposta che ci ha fornito il nostro ambasciatore. Il punto essenziale che noi vogliamo osservare e riproponiamo qui è duplice: da una parte dobbiamo far sì che il Governo italiano eserciti una pressione molto forte perché l'Unione europea rompa una situazione di stallo che c'è nella definizione della politica per l'immigrazione comunitaria.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

FRANCESCO TEMPESTINI. Questo è il primo tema sul quale vorremmo che il Governo si impegnasse con forza maggiore rispetto a quanto ha fatto finora. Il secondo è che il Governo italiano si prenda carico della condizione dei rifugiati che sono in questo campo di Brak, che se ne faccia carico nell'unico modo possibile, coinvolgendo l'Unione europea per disegnare un avvio di soluzione...

PRESIDENTE. Deve concludere.

FRANCESCO TEMPESTINI...che può essere quella, e finisco subito, non di dare a questi rifugiati una soluzione di lavoro in Libia ma trattarli per quello che sono: rifugiati e quindi farli venire sul suolo italiano, per essere poi, insieme all'Unione europea, dirottati, come è giusto che sia, su tutto il territorio comunitario.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta che riprenderà alle 16.

La seduta, sospesa alle 15,45, è ripresa alle 16,05.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alessandri, Antonione, Brugger, Cirielli, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Donadi, Gregorio Fontana, Franceschini, Jannone, Leo, Martini, Pecorella, Reguzzoni, Stefani, Stucchi, Tabacci e Urso sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione di una componente politica del gruppo parlamentare Misto.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera in data odierna, il deputato Maurizio Grassano, iscritto al gruppo parlamentare Misto, ha chiesto di aderire alla componente politica Liberal Democratici-MAIE.
Il rappresentante di tale componente, con lettera in pari data, ha comunicato di avere accolto tale richiesta.

Sull'ordine dei lavori (ore 16,06).

GIOVANNI LOLLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNI LOLLI. Signor Presidente e cari colleghi, questa mattina i miei concittadini aquilani hanno dato vita ad una grande manifestazione unitaria. Vorrei Pag. 50sottolineare «unitaria» perché so che questa mattina si è svolto un dibattito forse poco informato. La manifestazione era indetta dal consiglio comunale de L'Aquila unitariamente, dai sindacati, da Confindustria, da tutte le forze sociali, da tutti i comuni di destra e di sinistra del «cratere»; aveva l'adesione del consiglio regionale, del consiglio provinciale e anche di tanti comitati.
Ebbene, purtroppo questa manifestazione unitaria - che voleva richiamare il Parlamento, in modo particolare il Senato, sui tanti problemi ancora aperti della mia città - si è svolta in un clima molto duro nella città. La polizia, per ben tre volte, ha fronteggiato i terremotati. Vi sono stati alcuni incidenti. Anche io, ahimé, cercando di mettermi in mezzo, mi sono trovato a prendere un po' di manganellate. E due ragazzi sono stati feriti per fortuna in modo non grave.
A tal riguardo, intanto, vorrei dire ciò: da me non sentirete mai, tanto meno oggi, alcuna parola di critica nei confronti di quei poliziotti e di quei carabinieri che stavano lì a fare il loro dovere, tra l'altro - come sappiamo - alle prese loro stessi con problemi molto seri che riguardano la loro condizione, il loro salario e il loro futuro, e che - ripeto - si trovavano lì, cercando di fare il proprio dovere.
Al contrario, se mi permettete, magari ho qualche critica da rivolgere al Governo, che era stato avvertito di questa manifestazione e che avrebbe fatto meglio ad incontrare la delegazione dei terremotati: cosa che ha fatto - lo voglio sottolineare - il Presidente del Senato, al quale siamo tutti quanti grati. Il Governo, come dicevo, avrebbe fatto meglio ad incontrare la delegazione dei terremotati e non, piuttosto, a contribuire a dare vita a tutto quello che è successo.
Vi prego, dunque, cari colleghi, per quanto riguarda gli aquilani: mi hanno raccontato (poi leggerò il resoconto) che questa mattina sono stati espressi giudizi (credo) di persone che, vedendo la televisione, immaginano - e lo posso capire - che a L'Aquila sia tutto risolto. Da aquilano vi prego, come primo invito: venite a L'Aquila, venite tutti a L'Aquila, venite a rendervi conto di come stiamo combinati!
Naturalmente, per me sarebbe facilissimo adesso buttare questa vicenda in politica e dire che va tutto male perché è colpa del Governo, ma attenzione: non è questo il modo, sarebbe un modo vile di parlare di una questione che è troppo seria e che ci riguarda tutti. Ripeto, riguarda tutti!
Sapete qual è il motivo principale per cui questi terremotati oggi sono venuti qui? Perché, diversamente da quello che è successo in tutti gli altri terremoti, nelle Marche, nell'Umbria e in Molise, dove le tasse e i tributi sono stati sospesi, fatti ripagare 18 mesi dopo, e chiesti indietro 12 anni dopo, al 40 per cento, in 120 rate, sapete cosa succede a L'Aquila? I tributi sono stati sospesi per 14 mesi e adesso si vorrebbe che venissero riscossi e restituiti tutti insieme. Ma vi rendete conto di quale follia? Proprio non è possibile!
Tanto per darvi una cifra di come stiamo combinati: in quella città, la cassa integrazione - tra quella ordinaria, quella straordinaria e quella in deroga - è aumentata di 800 volte! Solo nel centro urbano ci sono mille esercizi commerciali che non sono potuti ripartire. È una situazione drammatica. In quella situazione, dover ricominciare a pagare le tasse e addirittura gli arretrati è assolutamente impossibile!
%Inoltre, perché lo sappiate, ho sentito che qualche critica è stata mossa al sindaco della città; è giustissimo che gli enti locali si assumano, fino in fondo, la propria responsabilità: sindaco e presidente della regione, perché quest'ultimo è commissario e vicecommissario il sindaco.
Il commissario ed il vicecommissario si sono visti sbloccare qualche giorno fa, rispetto ai famosi quattro miliardi dei fondi FAS che erano stati destinati, per fortuna 800 milioni. Sapete cosa hanno dovuto fare con questi 800 milioni? 400 milioni sono serviti - chiedetelo al presidente Chiodi se non è vero - per pagare gli alberghi che la Protezione civile non ha pagato, alberghi nei quali sono stati ospitati, in tutti questi mesi, i terremotati. Pag. 51Inoltre, sono serviti per pagare l'autonoma sistemazione dei cittadini, i quali si sono dovuti pagare, per conto proprio, tale possibilità che non è stata ancora pagata, e per pagare le ditte e le imprese che stanno lavorando.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIOVANNI LOLLI. Mi avvio a concludere, signor Presidente. Su tutte queste cose, vi prego, cerchiamo insieme di ascoltare questo grido di dolore così drammatico che è emerso. La discussione è in corso al Senato, e questo provvedimento può ospitare qualche prima risposta, ma torniamo anche noi, unitariamente, come abbiamo fatto un anno fa - quando abbiamo votato unitariamente una mozione - ad occuparci del terremoto, e non crediate che sia tutto risolto.
Mi scusi, signor Presidente, un ultimo secondo ancora per una considerazione un po' amara: in questi giorni a L'Aquila si sono svolte manifestazioni enormi, vi è stata, infatti, una manifestazione che non si era mai vista prima, di ventimila persone, composta ed unitaria, e i giornali non ne hanno dato traccia. Sono sicuro che oggi, che vi sono stati scontri, sicuramente i giornali ne daranno traccia; non è giusto e non è educativo che bisogna arrivare a queste cose per farsi vedere (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori).
Come non è educativo che il Tg1 abbia dato la notizia di quello che è successo oggi, dicendo che Bersani è stato contestato, una cosa totalmente falsa.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, sposto leggermente l'attenzione: tra poco affronteremo delle mozioni che riguardano direttamente il Ministero della difesa e vedo qui in Aula il sottosegretario.
Il sito on line de L'espresso ci informa che il nostro è un vero e proprio bilancio di guerra: sono tra 1.200 e 1.500 i talebani uccisi dai paracadutisti italiani (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Le fonti, ufficiosissime, sono della rivista italiana di difesa (RID) e su questi dati si dice addirittura, in fondo, che tutte le notizie sono custodite dai vertici militari e dal Governo nel segreto più assoluto, e non vi è mai stata una comunicazione al Parlamento.
Signor Presidente, vorrei intanto rappresentarle che, in proposito, presenterò un atto di sindacato ispettivo, ma le sarei grato se intanto volesse chiedere al Ministro della difesa di smentire questa notizia o, se non è grado di smentirla, di informare adeguatamente e correttamente il Parlamento.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, è presente in Aula il sottosegretario del Ministero della difesa, il quale, se lo ritiene potrà intervenire.

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, non voglio far perdere tempo all'Aula, ma vorrei esprimere la mia solidarietà e la condivisione rispetto alle affermazioni che ha fatto l'onorevole Lolli pochi minuti fa.
Anch'io sono stato recentemente a L'Aquila e credo che non possiamo - su questa vicenda - stendere un silenzio dopo le tante dichiarazioni dei mesi scorsi.
Onorevoli colleghi, dobbiamo essere onesti: togliere dalle tende migliaia di persone e costruire delle case - come ha fatto questo Governo - credo sia un fatto molto positivo, e dobbiamo riconoscerlo. Ma proprio perché riconosciamo con amore di verità quello che il Governo ha fatto, allo stesso modo dobbiamo capire che, nella disperazione di questi cittadini Pag. 52aquilani che abbiamo visto questa mattina, non vi è strumentalità e faziosità politica.
C'è la consapevolezza di avere davanti a sé una città morta, in cui anche le aziende che hanno organizzato la transennatura devono abbandonare il campo perché non ci sono i soldi per i pagamenti. Tutto il resto è rappresentato da chiacchiere. Questa è la realtà.
Dunque, non dividiamoci su L'Aquila, ma cogliamo il senso dell'appello dell'onorevole Lolli che, secondo me, in questo momento ha parlato più da abruzzese che da esponente politico del suo partito e troviamo un punto di intesa comune. Vedo tanti amici abruzzesi del Popolo della Libertà. Essi hanno la consapevolezza, come noi, che questi problemi sono reali e non hanno etichettature politiche. Allora, onorevoli colleghi, parliamo de L'Aquila perché la gente in Italia crede che il problema de L'Aquila sia risolto, perché i telegiornali dall'ordine del giorno della quotidianità hanno eliminato il tema de L'Aquila mentre il tema de L'Aquila è presente, perché vi è una città addormentata che rischia di morire.
Onorevole Lolli, voglio esprimere la mia solidarietà da italiano e da cittadino di questo Paese sia a lei, sia a tutti gli abruzzesi, sia a tutti gli aquilani, con l'impegno da parte del mio gruppo parlamentare di non abbandonarvi (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori).

PAOLA PELINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLA PELINO. Signor Presidente, anche io voglio esprimere la mia solidarietà, quella che ho sempre espresso sin dal primo momento e sin dal 6 aprile come persona in causa perché sono di Sulmona, vivo in provincia de L'Aquila e sin dai primi momenti ho vissuto il dramma, un dramma molto grande che ha coinvolto vite umane e che non può definirsi in poco tempo.
Come tutti gli italiani penso - e gli abruzzesi, in particolar modo - che si debba prendere atto di quanto il Governo ha fatto per l'emergenza. Sappiamo perfettamente che, una volta esaurita l'emergenza, è stata data comunque la possibilità alla gente di vivere dignitosamente dopo tre, quattro e cinque mesi dal terremoto. Questo è stato un grande successo del nostro Governo. Oggi, però, comincia il vero problema di questo evento così tragico: il problema della ricostruzione. Sappiamo che la violenza del terremoto si è abbattuta non su un paesino di poche anime ma sul capoluogo di regione, su un centro storico che ha una grandissima estensione e tutti noi vorremmo, con una bacchetta magica, che questo centro storico venisse ricostruito nel minor tempo possibile. Tuttavia, sappiamo perfettamente che questo non può avvenire, perché vi sono anche strutture di valore architettonico e beni che sono anche sottoposti a vincolo da parte della soprintendenza per i beni culturali. Conosciamo perfettamente il disagio e lo stato d'animo degli aquilani che vorrebbero rivedersi nelle loro case.
Tutto questo, però, è sui tavoli e tutto questo naturalmente viene seguito passo passo da un Paese e da un Governo che naturalmente deve affrontare una grande crisi, una crisi internazionale che ha colpito anche il nostro Paese. Dunque, mi sembra ovvio che ciò che oggi alberga nell'animo degli aquilani sia la paura di essere dimenticati. Ebbene, voglio dire loro che questo non accadrà, né oggi né per i prossimi anni, ossia quelli che saranno necessari per la ricostruzione.
Sono state già prese iniziative che potranno favorire una sorta di ripresa economica. Sappiamo, come ha già accennato l'onorevole Lolli, che vi sono state proroghe e deroghe di cassa integrazione perché è chiaro che il tessuto sociale, in questo momento, non può vivere quella condizione che vive e che ha vissuto sino ad oggi.
Ma tra questo - non voglio neanche usare il termine «strumentalizzare» - e gridare sempre che non si sta facendo nulla, c'è una differenza. Pag. 53
Vorrei dire ai miei fratelli aquilani che non è così, e che in questo Governo anche oggi, anche ieri, anche giorni fa nella Commissione bilancio, abbiamo tutti rappresentato qualcosa a favore della nostra L'Aquila e del nostro Abruzzo ed il Governo ci sta dando dei segnali.
Una cosa è certa: quello che chiedono gli aquilani oggi non può essere garantito solo in termini di tempo, cioè il Governo non può dire oggi che da qui e per tre anni non si pagheranno le tasse. Questo Governo lo sta comunque facendo, a piccoli passi, con piccoli periodi, però lo sta realizzando.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

PAOLA PELINO. Ora si tratta solo di dare quella garanzia, ma ne sono convinta.
Abbiamo presentato, come hanno ricordato, una mozione e questa è stata firmata da tutti noi - maggioranza e opposizione - proprio per L'Aquila. Abbiamo un unico grande desiderio: allentare e alleviare la sofferenza degli aquilani e soprattutto rivedere L'Aquila nel suo splendore, e questo è il desiderio di tutta l'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

BRUNO TABACCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, desidero molto brevemente dare la mia solidarietà al collega Lolli e ai cittadini aquilani che hanno manifestato oggi. Vedete, non so se stasera il telegiornale delle ore 20 trasmetterà le immagini dei contrasti che ci sono stati, perché in questi mesi la vicenda de L'Aquila è stata continuamente sottaciuta, sull'idea che già tutto era stato risolto e che quella regione era tornata a vivere in splendida floridezza, ma così non è.
Il Governo ha voluto incassare anzitempo il risultato di una ricostruzione che non c'è stata, e quando a qualcuno di noi è capitato - qualche settimana dopo l'evento - di mettere in discussione il criterio con cui si andavano a fare le new town siamo stati zittiti, e ci è stato detto «noi siamo i più bravi, siamo quelli che passano direttamente dalla Protezione civile alla ricostruzione».
Non è così, non è avvenuto così, e il modello Friuli sta a dimostrare che la vicenda dell'Abruzzo e de L'Aquila è nel pieno della sua temperie. Di questo bisogna prendere atto, altro che bearsi di risultati che non ci sono stati! Poi si arriva alla durezza di queste contestazioni. È naturale che ci sia tutto il consiglio comunale, ma sarà ancora peggio se non ci sarà una capacità di affrontare in maniera rigorosa (altro che new town!) il tema della ricostruzione.
È il modulo scelto che è sbagliato e in più le infiltrazioni delle cricche non fanno intendere che ci sia una prospettiva salutare o che vi sia una prospettiva sana dietro questa idea di ricostruzione. Ecco, di queste cose sarebbe bene che il Parlamento prendesse coscienza ed anche che i cittadini italiani fossero informati in maniera adeguata (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Alleanza per l'Italia e Partito Democratico).

AUGUSTO DI STANISLAO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, intervengo solo per ricordare all'Aula che qualche tempo fa, in maniera solenne, abbiamo votato all'unanimità una mozione che impegnava il Governo a mettere in campo alcune iniziative delle quali ancora non vediamo nessun tipo di approdo.
Qualcosa si è fatto, ma la gran parte ancora si deve fare. Vivendo noi in Abruzzo e non essendo direttamente coinvolti nella vicenda, ma stando sulla costa, qualche elemento in più di cognizione lo abbiamo rispetto a questo aspetto.
Voglio dire ai colleghi di maggioranza e anche del Governo che in Abruzzo in questi mesi di fatto è cambiato il modello di sviluppo socio-economico: 20 o 30 mila Pag. 54persone sono nella costa e non torneranno più a L'Aquila perché non vi è stata alcuna risposta in termini di ricostruzione, di rilancio dell'economia e dello sviluppo, nonché di occupazione.
Oggi vi è stata una manifestazione pacifica e civile dai toni tesi per ricordare al Governo con il cuore, con la mente, con la voglia di prospettiva e con un futuro sempre più incerto, se non nero, che cosa bisognava fare. È stato lanciato un SOS per la ricostruzione, attraverso il quale si chiede la sospensione delle tasse, l'occupazione vera e reale e il sostegno all'economia.
Hanno detto qualcosa di più e meglio di quello che sto dicendo e che ha osservato bene il collega Lolli, al quale va la mia solidarietà e l'antica amicizia, oltre al fatto che stamattina siamo stati insieme a condividere queste lagnanze e il grido di dolore del popolo aquilano.
Voglio dire che viene chiesto da queste persone di smetterla con le proroghe, di passare a provvedimenti importanti e non dell'ultimo minuto. La richiesta forte e netta che in questo momento proviene da 60 mila persone, riguarda il congelamento di mutui e prestiti, la sospensione di tasse e imposte per cinque anni e la successiva restituzione in dieci anni senza interessi, la garanzia per i disoccupati, i cassaintegrati e i precari, misure per far ripartire le attività economiche e commerciali, un piano di ricostruzione per la città de L'Aquila e per i paesi limitrofi attraverso procedure snelle ed efficaci, tutte le risorse economiche e necessarie anche prevedendo una tassa di scopo e un contributo di solidarietà.
Questi rivoluzionari oggi chiedevano questo impegno da mantenere che era stato preso solennemente in quest'Aula da parte di tutti noi! Allora se una manifestazione civile vuol farsi passare per qualcosa di rivoluzionario, dico che loro si stanno appendendo al loro futuro pensando che abbiamo preso delle decisioni durature e una volta per tutte significative allocando anche le risorse. Così non è stato e loro oggi ci hanno ricordato solo una cosa, che non vogliono privilegi, ma equità e rispetto dei loro diritti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

DOMENICO DI VIRGILIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Di Virgilio, non posso darle la parola perché ha già parlato per il suo gruppo l'onorevole Pelino.

Seguito della discussione delle mozioni Franceschini e altri n. 1-00395, Casini ed altri n. 1-00402, Di Stanislao ed altri n. 1-00403, Cicu, Gidoni ed altri n. 1-00404 Lo Monte ed altri n. 1-00405 e Mosella ed altri n. 1-00406 sulle risorse destinate al settore della difesa (ore 16,25).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Franceschini e altri n. 1-00395, Casini ed altri n. 1-00402, Di Stanislao ed altri n. 1-00403, Cicu, Gidoni ed altri n. 1-00404 (Nuova formulazione) e Lo Monte ed altri n. 1-00405 sulle risorse destinate al settore della difesa (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta del 5 luglio 2010, è stata presentata la mozione Mosella ed altri n. 1-00406 che è già stata iscritta all'ordine del giorno.
Avverto altresì che alla mozione Franceschini ed altri n. 1-00395 sono stati presentati quattro emendamenti; alla mozione Cicu, Gidoni ed altri n. 1-00404 (Nuova formulazione) sono stati presentati quattro emendamenti e gli emendamenti sono pubblicati nell'apposito fascicolo.
Avverto che in data odierna la mozione Franceschini ed altri n. 1-00395 è stata riformulata e contestualmente sono stati ritirati gli emendamenti Maurizio Turco ed altri n. 1-00395/2 e Maurizio Turco ed altri n. 1-00395/3. I restanti emendamenti si intendono riferiti al testo riformulato, che è in distribuzione. Pag. 55
Quanto alle modalità di esame delle predette mozioni, ricordo che l'articolo 113 del Regolamento prevede che l'esame di ciascuna mozione comprende la discussione sulle linee generali e la discussione degli emendamenti.
L'articolo 112 del Regolamento stabilisce inoltre che, quando l'Assemblea lo consenta, più mozioni relative ad argomenti identici o connessi possono formare oggetto di una sola discussione. Nella prassi, come è noto, si svolgono rispettivamente un'unica fase di discussione ed un'unica fase di dichiarazioni di voto, che riguardano l'insieme delle mozioni presentate. Al termine della citata fase si procede direttamente in sequenza al voto di ciascuna mozione. Conformemente a tale prassi, se non vi sono obiezioni, in questo caso, essendo stati presentati emendamenti ad alcune delle mozioni all'ordine del giorno, procederemo dapprima all'esame e alla votazione degli emendamenti riferiti a ciascuna delle predette mozioni, previe eventuali dichiarazioni di voto sui singoli emendamenti, indi al voto delle singole mozioni, preceduto da un'unica fase di dichiarazioni di voto riguardante l'insieme delle mozioni presentate.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per la difesa, onorevole Crosetto, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

GUIDO CROSETTO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, sugli emendamenti il parere è contrario, così semplifico, sia quelli riferiti alla mozione Franceschini ed altri n. 1-00395, nel testo riformulato sia quelli riferiti alla mozione Cicu, Gidoni ed altri n. 1-00404 (Nuova formulazione).
Partirei dal parere del Governo sulla mozione Franceschini ed altri n. 1-00395 con una premessa, se mi è consentito.
Trattandosi di un tema così importante come la difesa e la riorganizzazione del futuro modello di difesa, il Governo si è sforzato di trovare il modo di dare parere favorevole - quando era possibile - ad ognuna delle mozioni presentate. Certamente ciò comporta la necessità di intervenire sul dispositivo delle varie mozioni chiedendo ai presentatori se possono accettare le riformulazioni. Pertanto, il parere sarà un po' complesso.
Partendo dalla mozione Franceschini ed altri n. 1-00395 (Nuova formulazione), per quanto riguarda la parte motiva, il Governo non ha nulla da eccepire sui capoversi primo, secondo e terzo.
Con riferimento al quarto capoverso, ci permetteremmo di proporre delle riformulazioni, anche perché ci sono alcune affermazioni lontane dalla realtà. Quindi, il Governo propone di sostituire le parole «già sottratto» con le parole «ridotto» proseguendo con «le spese per l'esercizio di un miliardo e mezzo di euro nel triennio, riducendo le risorse destinate alla funzione difesa in una misura distante da quelle previste nelle principali nazioni europee». Sempre con riferimento al medesimo capoverso, si propone la soppressione delle parole «ed incidono pesantemente nei settori del reclutamento, dell'addestramento, della manutenzione dei mezzi operativi e delle infrastrutture e nel mantenimento a livello delle scorte, fino a mettere a rischio la funzionalità e l'efficienza dello strumento militare». Peraltro, questa affermazione, cioè che questi tagli abbiano inciso sull'efficienza dei mezzi operativi e dello strumento militare, non è corretta. Quindi, il Ministero non può accettarla.

PRESIDENTE. Colleghi, vi pregherei di fare silenzio perché è difficile seguire, il parere è un po' articolato...

GUIDO CROSETTO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, in effetti il parere è molto articolato.
Per quanto riguarda il quinto capoverso, occorre sottolineare che attualmente le conseguenze negative nel settore del personale di cui parlano i presentatori non si sono determinate. Quindi, chiediamo di sostituire le parole «si sono Pag. 56determinate» con le parole «rischiano di determinarsi». Si tratta di una possibilità e di una eventualità che non possiamo disconoscere all'opposizione di poter sottolineare. Allo stesso tempo, chiediamo di sostituire le parole «hanno subito» con le parole «potrebbero subire». Inoltre, chiediamo di sopprimere le parole «impedendo, tra l'altro, il transito di un'aliquota dei volontari in ferma determinata negli organici delle forze di polizia, come previsto all'atto del loro arruolamento». Infatti, ciò non è vero: è stato recentemente approvato il turnover completo per le forze di polizia.

PRESIDENTE. Colleghi, non so che cosa fare... sottosegretario Crosetto, le chiederei di avvicinarsi un po' di più al microfono. Prego i colleghi di fare silenzio. È una moratoria, poi riprendete dopo!

GUIDO CROSETTO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Cercherò di alzare la voce...

PRESIDENTE. Lei però non ne approfitti!

GUIDO CROSETTO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Mai con lei, signor Presidente!
Per quanto riguarda il sesto capoverso della parte motiva non vi sono osservazioni.
Con riferimento al settimo capoverso, in cui si esprime un giudizio sull'area industriale della difesa, ci permettiamo soltanto di chiedere che vengano aggiunte le parole «negli ultimi decenni». Infatti, se c'è un declino degli arsenali e dell'area industriale della difesa, non penso che ciò possa essere attribuito ai due anni del Ministero La Russa. Quando visito gli arsenali di Taranto e La Spezia constato che da almeno 15, 20 o 30 anni non ci sono investimenti: diventa difficile per chi è al Governo da due anni accettare sulle spalle una responsabilità di questo tipo. Quindi, accettiamo il capoverso, a patto che si parli degli ultimi decenni, nel senso che gli investimenti infrastrutturali non fatti risalgono almeno agli ultimi 30-40 anni nel campo degli arsenali.
Non vi è nulla da eccepire o da osservare a proposito dei capoversi ottavo e nono.
Per ciò che concerne il decimo capoverso chiediamo di sostituire la parola «comprometterebbero» con le parole «potrebbero compromettere».
Con riferimento all'undicesimo capoverso non vi sono osservazioni.
Il Governo, invece, è contrario al dodicesimo capoverso, perché esprime un giudizio negativo sull'operato del Governo.
Sugli impegni, il primo capoverso del dispositivo è condivisibile, con solo una riformulazione. Chiediamo di sostituire la parola: «considerare» con la parola: «riconsiderare», perché altrimenti il dispositivo non ha un senso logico. Chiediamo, altresì, di eliminare le parole: «restrittive» e «recente», in quanto, se ci sono stati tagli alla difesa, hanno riguardato tutto il passato. Nel capoverso successivo, il disposto va bene, ma chiederemmo di eliminare le parole: «con l'urgenza che la gravità della situazione impone»; si tratta di un giudizio soggettivo che non ci sentiamo di accettare, perché avvalorerebbe l'idea di essere in una crisi della difesa, dove effettivamente non siamo.
Nel capoverso seguente, chiediamo di sostituire le parole: «a dare impulso» con le parole: «a proseguire e perseguire». Per quanto riguarda il capoverso successivo, chiediamo di sostituire le parole: «a sostenere» con le parole: «a proseguire», perché è ingiusto nei confronti del Ministro della difesa attuale e dei Ministri precedenti il fatto che questo sforzo non vada avanti da decenni. È un giudizio che non investirebbe solo noi, ma tutti, anche i precedenti Dicasteri della difesa.
Il seguente capoverso va bene, ma chiederemmo di eliminare tutto il capoverso successivo, dalle parole: «ad invertire» fino alle parole: «tagli selettivi». Ci va bene anche l'ultimo capoverso del dispositivo, possibilmente salvo un termine di Pag. 57cinque mesi, nel senso che un'imposizione tassativamente in cinque mesi non potrebbe essere garantita.
Questo è il complesso parere sulla mozione Franceschini ed altri n. 1-00395, che deriva dal fatto che il Governo ritiene che su un tema importante, come quello della difesa, sarebbe opportuno che il Parlamento trovasse dei punti di coesione e non di divisione. Lo sforzo da parte nostra è stato quello possibile.
Passo alla mozione Casini ed altri n. 1-00402: per quanto riguarda le premesse, i primi tre capoversi sono condivisibili. Per quanto riguarda il quarto, vi sono alcuni dati che, probabilmente, vengono riportati un po' in tutte le relazioni provenienti non dalla Difesa, ma da altri organismi, che andrebbero probabilmente rivisti. Infatti, quando parlano complessivamente del bilancio della Difesa, non tengono conto del fatto che in tale bilancio, quello che viene fatto preventivamente, non è conteggiato il miliardo e 400 milioni circa delle missioni internazionali e non sono normalmente ricomprese le parti degli investimenti che ricadono sotto la legge n. 808 del 1985 o le norme sugli investimenti che ricadono sotto il Ministero dello sviluppo economico.
Ma, soprattutto, consiglierei a tutti i gruppi, per un'analisi attenta del bilancio della Difesa, di verificare i dati a consuntivo, perché se guardiamo al 2009 - lo dico come dato che può essere utile per chi voglia fare una riflessione seria sulla Difesa - ci accorgeremmo che partiamo da un bilancio preventivo che per i consumi intermedi prevede un miliardo e 400 milioni di euro, mentre nel bilancio consuntivo arriva a 3 miliardi e 400 milioni di euro.
Quando si parla di tagli alla Difesa, quindi, sarebbe opportuno guardare effettivamente non quanto è stato stanziato nel bilancio preventivo, ma quanto effettivamente è stato speso per il Ministero della difesa - vale anche per gli altri Ministeri - a consuntivo. Quello è il dato reale della spesa, che, Governo dopo Governo, impegna sui capitoli. È un consiglio per dare una lettura più attenta e vicina alla realtà.

PRESIDENTE. Sottosegretario Crosetto, ma qual è la proposta di riformulazione?

GUIDO CROSETTO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, per quanto riguarda il quarto capoverso delle premesse, proponiamo di sostituire le parole successive alle parole: «progressivamente ridotta» con le parole: «al di sotto della media europea», senza citare percentuali. Infatti, le percentuali sarebbero sbagliate, sia per quanto riguarda la media europea sia quelle attribuite alla Difesa italiana. Mi permetto poi di chiedere di sostituire, nello stesso capoverso, le parole: «dal Governo» con le parole: «dai vari Governi», perché la destinazione non riguarda solo questo Governo.
Nel successivo capoverso, anche in questo caso, i dati richiamati rischiano di essere diversi dalla realtà: ad esempio si parla di una diminuzione degli investimenti di 560 milioni di euro, quando invece in un'altra mozione è scritto (mi sembra nella mozione Lo Monte) che si registra un aumento di 300 milioni di euro sugli investimenti. Per tale ragione consiglierei ai presentatori di eliminare quel capoverso, in quanto contiene dei dati che non corrispondono alla realtà. Abbiamo dunque da osservare, ma per rispetto nei confronti dei presentatori. Sono condivisibili i due capoversi successivi.
Il Governo non condivide infine l'ultimo capoverso della parte motiva. Per quanto riguarda gli impegni è condivisibile il primo capoverso.

PRESIDENTE. Mi scusi, sottosegretario Crosetto, può richiamarci anche il parere sulle lettere, per cortesia?

GUIDO CROSETTO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Scusi?

PRESIDENTE. Vi sono delle lettere nel testo della mozione. Abbia pazienza, non siamo veloci come lei.

GUIDO CROSETTO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, devo coordinare il testo della mozione con il Pag. 58mio foglio. La lettera e) va bene. Così come va bene il capoverso che segue. Il Governo non condivide invece, come detto, il successivo capoverso relativo al nuovo modello di difesa.

PRESIDENTE. Sta bene, così è più chiaro.

GUIDO CROSETTO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Per quanto riguarda gli impegni, il Governo condivide il primo capoverso. Più complesso è il parere sul secondo capoverso, nel senso che - e mi rivolgo agli onorevoli Casini, ai cofirmatari Cesa, Vietti, Bosi ed altri - non si può condizionare il varo del nuovo modello di difesa alla «piena realizzazione» di un modello, ovvero quello delineato dalla legge n. 331 del 2000, che in qualche modo si dovrebbe realizzare, dovrebbe avere piena attuazione nel 2020, quando invece le necessità di intervenire sono un poco condivise in tutte le mozioni che oggi discutiamo.
Pertanto tale scrittura così non è condivisibile. Io direi piuttosto a condizionare il varo del nuovo modello di difesa professionale alla verifica del punto di attuazione attuale, ovvero del punto attuale di quello delineato (...) e alla definizione delle risorse da destinare al bilancio della difesa; sopprimendo dunque le parole «dei tagli da apportare». Con questa riformulazione il parere del Governo sarebbe favorevole.
Per quanto riguarda il capoverso successivo, nella parte «a predisporre un piano di investimenti nel settore della difesa selettivo e funzionale alle esigenze prioritarie delle nostre Forze armate», il parere è favorevole, ma a tale formulazione segue, dopo una virgola, «privilegiando i programmi di reclutamento (...)». Ad avviso del Governo i due periodi sono slegati, perché un conto è parlare di investimenti, un conto di programmi di reclutamento. Ci vorrebbe dunque semmai un punto e virgola per suddividere i due periodi, perché altrimenti così ingeneriamo false argomentazioni che si leggono sui giornali che con i tagli agli investimenti si possa intervenire sul personale.
Chi si è occupato un poco di bilancio sa che le spese di investimento, le spese correnti o le spese per il personale non sono intercambiabili fra di loro: una spesa di investimento 100, può valere, se attualizzata sul personale, 10.
Suggerirei quindi, visto che mi pare che l'intento sia dare importanza sia agli investimenti sia al personale, di spezzare in due parti il periodo quindi «predisporre un piano di investimenti nel settore della difesa (...)» poi un punto e virgola, e dopo «privilegiare i programmi di reclutamento (...)», come un'altra parte distinta del dispositivo, senza cambiarne lo spirito, ma senza legare le due cose, evitando di ingenerare problemi di interpretazione.

PRESIDENTE. Non vada oltre sottosegretario, perché quando lei richiama le lettere che giustamente ci ha precisato, quelle lettere testualmente fanno parte di una mozione che è stata approvata il 12 marzo 2009, così come si legge nella stessa, e come richiamato nelle sue premesse.
Pertanto cambiare o non cambiare il testo di una mozione già approvata è irrilevante: lei può non condividerla, ma non può chiedere di modificarla. Non può modificare dunque il testo perché è una mozione già approvata e viene solo richiamata testualmente in questa sede.

GUIDO CROSETTO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, faccio riferimento al mio speech.

PRESIDENTE. Capisco signor sottosegretario, ma evidentemente il suo speech non è esatto.
Lei non può intervenire su quella parte perché si tratta di una mozione che è stata già approvata dalla Camera il 12 marzo del 2009. Lei può dire di non condividerla, anche se su di essa era stato espresso un parere favorevole da parte del Governo, ma non può chiedere di modificarla.

GUIDO CROSETTO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Se anche quei periodi fanno parte della mozione già approvata Pag. 59chiaramente il Governo si adegua a quanto aveva in quella circostanza già detto.
Il Governo esprime sostanzialmente un parere contrario su tutta la mozione Di Stanislao ed altri n. 1-00403 anche perché essa contiene alcune affermazioni che il Governo non comprende e non può condividere, peraltro in parte contraddittorie laddove da una parte si parla di aumentare la spesa e dall'altra del fatto che vi è un'eccessiva spesa con eccessivi sprechi. Non ne abbiamo colto la logica e quindi sostanzialmente il parere è contrario su tutta la mozione. Vi sono però alcune considerazioni che vanno fatte anche in relazione all'intervento di lunedì scorso dell'onorevole Di Stanislao il quale dice che la decisione sugli investimenti non passa per il Parlamento.
Ricordo che esiste una legge, la legge Giacchè, che disciplina come vengono fatti gli investimenti nel campo della difesa, che prevede che il Ministro invia al Parlamento il programma degli investimenti, il Parlamento esprime la sua opinione ed il Ministro può o meno tenere conto delle indicazioni della Commissione. Il Ministro La Russa - ma ciò vale per tutti i precedenti Ministri - ha sempre tenuto conto delle indicazioni del Parlamento. Ma vi è qualcosa nel processo di procurement che deve essere spiegato e che deriva dalla legge Bassanini. Le indicazioni che il Ministro trasmette al Parlamento e che riceve approvate dal Parlamento vengono inviate al capo di stato maggiore della difesa che, ai sensi della legge Bassanini e cioè della totale separazione nell'amministrazione pubblica tra la parte politica e quella gestita dai funzionari, decide autonomamente in che modo e in che misura procede questa parte dei programmi, inviando semmai al Ministro alcune riflessioni che il Ministro, una volta ricevute, trasmette al Parlamento per avere il parere del Parlamento medesimo. Questo è l'attuale funzionamento secondo la legge che regola il procurement e quindi tutte le mozioni quando parlano di maggiore controllo del Parlamento dovrebbero allora mettere in discussione, così come sta facendo la IV Commissione, una eventuale modifica della legge Giacchè. Ma fino ad oggi questo Governo e tutti gli altri Governi hanno totalmente rispettato ciò che la legge prevede in ordine alle comunicazioni al Parlamento ed al coinvolgimento dello stesso all'interno del processo di procurement, tanto più che analoghe comunicazioni vengono fornite di volta in volta con la nota aggiuntiva e con lo stato di previsione. Sono infatti tre gli atti che il Governo fornisce durante l'anno al Parlamento: oltre ai programmi da approvare, la nota aggiuntiva e lo stato di previsione nel quale sono contenuti tutti gli stati di avanzamento dei vari programmi e qualunque decisione in merito. Tenevo però a sottolineare a nome del Governo questo aspetto.

PRESIDENTE. Sottosegretario Crosetto, quindi il parere del Governo sulla mozione Di Stanislao ed altri n. 1-00403 è da intendersi contrario?

GUIDO CROSETTO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Sì, signor Presidente.
Il Governo esprime invece parere favorevole sulla mozione Cicu, Gidoni ed altri n. 1-00404 (Nuova formulazione). Per quanto riguarda la mozione Lo Monte ed altri n. 1-00405 il Governo non ha nulla da osservare sul primo, secondo, terzo, quarto e quinto capoverso della parte motiva. Andrebbe invece soppresso il sesto capoverso sempre della parte motiva in quanto i dati non sono uguali a quelli contenuti nel bilancio dello Stato perché si riferiscono non al bilancio dello Stato ma ad uno studio fatto, per cui invito i firmatari ad eliminare il capoverso in questione così come quello successivo che riguarda i carabinieri, in quanto i dati riportati non sono reali, e quello successivo ancora che riguarda lo stanziamento relativo alle missioni, che non corrisponde alla verità.
Il parere è favorevole invece sul capoverso successivo, che inizia con «infine, nel novero delle spese della difesa» e così via, nonché sui seguenti.
Con riguardo all'impegno, sono condivisibili il primo ed il secondo capoverso. Pag. 60Sul terzo, chiediamo una riformulazione: «a contribuire a rafforzare l'azione dell'Unione europea nel campo della non proliferazione, del disarmo e del controllo degli armamenti, sulla base della strategia europea adottata nel dicembre 2003». I capoversi successivi dell'impegno sono tutti condivisibili.
Con riferimento al testo della mozione Mosella ed altri n. 1-00406, chiediamo di riformulare il primo capoverso della parte motiva: espungendo l'avverbio «pesantemente», sostituendo l'espressione «decurtazione sistematica» con la parola «riduzione», e sostituendo, infine, l'espressione «anche l'opposizione» con quella «tutto il Parlamento»; perché sia la maggioranza sia l'opposizione lo hanno fatto.
Il parere è contrario ai capoversi secondo, terzo e quarto, in quanto non rappresentano la realtà. Il parere è invece favorevole sul quinto, con una riformulazione: nell'espressione «e che, in particolare, colpisce pesantemente» sostituire queste parole con le seguenti: «potrebbero colpire», ed espungere le parole da: «nonché» fino a: «missioni internazionali». Il parere è, poi, contrario sui quattro capoversi successivi.
Il parere è favorevole sul capoverso che inizia con le parole «il Consiglio supremo di difesa, nella riunione del 10 marzo». Il parere è contrario a tutti i capoversi successivi della parte motiva.
Per quanto riguarda l'impegno, il parere è favorevole al primo capoverso, con l'esclusione della parte: «anche alla luce del recente e vago annuncio del varo della 'mini-naja'». È ugualmente favorevole a quello successivo; nonché al terzo, con una riformulazione: sostituire la parola «riduzione» con la parola «quantificazione».
Il parere è inoltre favorevole sul quarto capoverso, con una riformulazione, espungendo l'espressione «più elevato»; e sul quinto, ugualmente con una riformulazione: sostituire la parola «predisporre» con l'espressione «proseguire gli».
Ancora, il parere è favorevole sul penultimo capoverso dell'impegno, con una riformulazione: «a proseguire le iniziative, per quanto di propria competenza, per l'accertamento delle verità» e così via.
Infine, il parere è favorevole sull'ultimo capoverso, con una riformulazione: sostituire l'espressione «prevedere un» con «proseguire il», e l'espressione «in grado di garantire» con quella «per continuare a garantire».

(Esame degli emendamenti - Mozione n. 1-00395 - Nuova formulazione)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli emendamenti riferiti alla mozione Franceschini ed altri n. 1-00395 (Nuova formulazione) (Vedi l'allegato A - Mozioni), che avverrà ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Maurizio Turco n. 1-00395/1.
Passiamo ai voti. Prego i colleghi di prendere posto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco n. 1-00395/1, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Barbi, onorevole Bianconi, onorevole Ghiglia, onorevole Marco Carra, onorevole Lusetti, onorevole Narducci, onorevole Fluvi, onorevole Centemero, onorevole Servodio, onorevole Bellanova...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 485
Votanti 293
Astenuti 192
Maggioranza 147
Hanno votato
12
Hanno votato
no 281).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Maurizio Turco n. 1-00395/4.
Passiamo ai voti. Pag. 61
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco n. 1-00395/4, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Paolo Russo, onorevole Luciano Rossi, onorevole Centemero, onorevole Giulietti, onorevole Formichella...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 489
Votanti 296
Astenuti 193
Maggioranza 149
Hanno votato
13
Hanno votato
no 283).

Prendo atto che il deputato Dima ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

(Esame degli emendamenti - Mozione n. 1-00404 - Nuova formulazione)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli emendamenti riferiti alla mozione Cicu, Gidoni ed altri n. 1-00404 (Nuova formulazione) (Vedi l'allegato A - Mozioni), che avverrà ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento.
Passiamo all'emendamento Maurizio Turco n. 1-00404/1.

MARCO ZACCHERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, ho cercato disperatamente di avvisarla. Non ha funzionato...

PRESIDENTE. Non l'ho vista. Mi dispiace.

MARCO ZACCHERA. Con l'occasione, Presidente, mi chiedo perché esprimendo il voto poi non può rimanere l'indicazione. Se in quella frazione di secondo...

PRESIDENTE. Onorevole Zacchera, è una vecchia questione che sarà proposta alla Giunta per il Regolamento.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco n. 1-00404/1, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Moroni, onorevole Giachetti, onorevole Zazzera, onorevole Mazzuca, onorevole Rosato, onorevole Costa, onorevole Cicchitto, onorevole Scalera, onorevole Commercio, onorevole D'Alema, onorevole Latteri, onorevole Marsilio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 500
Votanti 492
Astenuti 8
Maggioranza 247
Hanno votato
202
Hanno votato
no 290).

Prendo atto che il deputato Giacomoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Maurizio Turco n. 1-00404/2.
Ricordo che, trattandosi di emendamento sostitutivo, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, si pone prima ai voti l'inciso che l'emendamento tende a sostituire; se l'inciso è mantenuto, l'emendamento cade; se è soppresso, si pone ai voti l'emendamento.
Passiamo ai voti.
Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento delle parole «anche attraverso» Pag. 62contenute nel quinto capoverso del dispositivo della mozione Cicu, Gidoni ed altri n. 1-00404 (Nuova formulazione).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Stiamo votando il mantenimento dell'inciso. Chi vuole sostituire l'inciso deve esprimere un voto contrario, chi vuole mantenere l'inciso deve votare a favore. Onorevole Codurelli...
Ricordo, ancora una volta, che trattandosi di emendamento sostitutivo, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, si pone prima ai voti l'inciso che l'emendamento tende a sostituire. Se l'inciso è mantenuto, l'emendamento cade, se è soppresso si pone ai voti l'emendamento.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 503
Votanti 494
Astenuti 9
Maggioranza 248
Hanno votato
485
Hanno votato
no 9).

Prendo atto che il deputato Giacomoni ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto favorevole.
Pertanto, cade l'emendamento Maurizio Turco n. 1-00404/2.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Maurizio Turco n. 1-00404/3.
Ricordo che, trattandosi di emendamento soppressivo, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, si pone ai voti il mantenimento dell'inciso che l'emendamento tende a sopprimere.
Passiamo ai voti.
Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento del settimo capoverso del dispositivo della mozione Cicu, Gidoni ed altri n. 1-00404 (Nuova formulazione).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Chi vuole sopprimere l'inciso deve esprimere un voto contrario, chi lo vuole mantenere deve votare a favore. Onorevole Barbieri... onorevole Capodicasa... onorevole Costa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 505
Votanti 504
Astenuti 1
Maggioranza 253
Hanno votato
494
Hanno votato
no 10).

Prendo atto che il deputato Giacomoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
È così mantenuto il settimo capoverso del dispositivo della mozione Cicu, Gidoni ed altri n. 1-00404 (Nuova formulazione).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Maurizio Turco n. 1-00404/4.
Ricordo che, trattandosi di emendamento sostitutivo, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, si pone prima ai voti l'inciso che l'emendamento tende a sostituire; se l'inciso è mantenuto, l'emendamento cade; se è soppresso, si pone ai voti l'emendamento.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento delle parole «pianificazione, sia per soddisfare le esigenze urgenti, quali, per esempio, quelle correlate alla protezione e alla sicurezza del personale impiegato nei teatri operativi, sia per assicurare uno sviluppo capacitivo dello strumento militare coerente con le prevedibili esigenze future» contenute nell'ottavo capoverso del dispositivo della mozione Cicu, Gidoni ed altri n. 1-00404 (Nuova formulazione).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Chi vuole sostituire l'inciso deve esprimere un voto contrario, chi vuole mantenere l'inciso deve votare a favore. Onorevole Compagnon... onorevole Della Vedova... onorevole Traversa... onorevole Capodicasa... Pag. 63onorevole Cesario... onorevole Laffranco... onorevole Bianconi... onorevole Scalera... ancora l'onorevole Laffranco... onorevole Centemero...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 503
Votanti 501
Astenuti 2
Maggioranza 251
Hanno votato
493
Hanno votato
no 8).

Prendo atto che il deputato Sarubbi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario, che il deputato Giacomoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Vessa ha segnalato che non è riuscito a votare.
Pertanto cade l'emendamento Maurizio Turco n. 1-00404/4.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nello scorso mese di febbraio in quest'Aula abbiamo convertito il decreto-legge che prorogava la partecipazione del personale delle Forze armate e di polizia alle missioni internazionali.
Già in quell'occasione abbiamo avuto modo di esprimere tutto il nostro apprezzamento per l'alta qualità dell'impegno che i nostri militari spendono quotidianamente in favore delle popolazioni del mondo martoriate da guerre e da conflitti civili. Specie in Medio Oriente i nostri uomini hanno dimostrato di essere garanzia di sicurezza e di sviluppo per le popolazioni vessate dal terrorismo, dal fanatismo religioso e da conflitti civili quasi sempre particolarmente cruenti.
Alla luce di un quadro internazionale fortemente condizionato dalla grave congiuntura economica siamo qui a distanza di alcuni mesi a ribadire l'esigenza di garantire alle Forze armate quegli strumenti e quelle risorse necessarie a continuare questo impegno.
Occorre che ognuno di noi che è stato chiamato a rappresentare il popolo italiano sia consapevole che in molte aree del pianeta permangono situazioni di instabilità e di rischio per la sicurezza che rischiano di investire in vari modi il nostro Paese: crisi di carattere politico, sociale, etnico che si traducono in migrazioni incontrollate, in aumento dei traffici illeciti di ogni tipo, in molte crisi e, in molti casi, in fenomeni terroristici.
Dunque, alle nostre Forze armate il compito di garantire la difesa e la sicurezza nel nostro Paese prevenendo conflitti e agevolando il mantenimento dell'equilibrio internazionale.
Pertanto, il gruppo Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia, oltre ad aver sottoscritto la mozione Cicu, Gidoni ed altri n. 1-00404, che impegna il Governo a garantire che lo strumento militare nel suo complesso continui a disporre delle capacità necessarie per l'assolvimento dei compiti istituzionali, intende in questa sede chiedere al Ministro della difesa e a tutti i membri dell'Esecutivo di evitare che si prospettino, anche solo in maniera del tutto ipotetica, ulteriori penalizzazioni o riduzioni degli stipendi già particolarmente bassi degli appartenenti alle Forze armate e alle forze di polizia.
Siamo certi che il Ministro La Russa, che in questi due anni ha dimostrato dedizione e competenza, non permetterà che la manovra economica contenga disposizioni che penalizzino i nostri uomini e si adopererà, anche in virtù della nostra mozione, a promuovere iniziative che vadano verso il riassetto ed una riorganizzazione stessa di tutti i settori delle Forze armate.

Pag. 64

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, abbiamo già espresso la nostra opinione sulla mozione nella discussione generale e qui confermiamo il nostro giudizio sulla questione: nel nostro Paese abbiamo bisogno di essere uniti, come Parlamento, nell'aiutare e nello stare vicini alle Forze armate, per sostenere quanto più possibile i nostri ragazzi su tutti i fronti in cui si trovano ad agire.
Abbiamo chiesto al Governo un impegno: superare la logica dei tagli lineari nelle Forze armate, anche perché vi sono settori estremamente avanzati che vanno premiati e altri settori che possono considerarsi meno avanzati e, quindi, non finanziabili.
Dunque, va verificato se è possibile incrementare l'addestramento e la manutenzione dei mezzi. In altre parole, noi abbiamo la necessità che il Parlamento e il Governo italiano stiano sempre più vicini e rafforzino le strutture e gli uomini delle Forze armate.
Pertanto, noi voteremo a favore della nostra mozione Lo Monte ed altri n. 1-00405 e accettiamo le modifiche che sono state richieste da parte del sottosegretario: soprattutto per quanto riguarda i numeri, possiamo benissimo fare a meno di considerarli e accettiamo anche la modifica che è stata chiesta per quanto riguarda il terzo capoverso del dispositivo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, il sottosegretario rappresenta il Governo e comprendo che debba necessariamente esprimere alcune considerazioni sul ragionamento che costituisce la premessa al dispositivo che nella mozione abbiamo presentato.
Tuttavia, pur comprendendo la necessità di pulire, per così dire, alcune parti del testo, non condivido sostanzialmente le omissioni, e ne spiego le ragioni. Intanto, noi, proprio in quest'Aula, avevamo già più volte espresso in più occasioni al Ministro alcune nostre considerazioni e devo dire che erano state accolte con toni molto più collaborativi; anzi vi era stato un intervento - che è agli atti della Camera - che manifestava comprensione per le ragioni che abbiamo espresso in questo dispositivo. In effetti le abbiamo sostanzialmente recuperate dal confronto che è avvenuto alcune settimane fa.
Noi pensiamo che la politica di difesa italiana risenta di un prolungato periodo di decurtazione delle risorse che sì - lei lo ha detto, sottosegretario - viene da lontano e probabilmente non riguarda gli ultimi anni, ma un lungo e articolato periodo di tempo. Tuttavia, nella sostanza questa è la verità: si tratta di una decurtazione sistematica del bilancio, fatta eccezione per alcune missioni, che sono state rifinanziate.
Quindi, la spesa si è deteriorata nella quantità e nella qualità. Ciò in uno scenario mondiale sempre più complicato e sempre più compromesso, in cui il Paese rischia di minare la sua proiezione internazionale e, soprattutto, la sicurezza dei propri soldati impegnati, in diversi fronti, in missioni all'estero.
Anche durante il question time, abbiamo trattato della questione dei Balcani, un'area che per l'Italia riveste un'importanza strategica primaria, dove la pacificazione interetnica è molto lontana da venire, e che richiede una tecnologia ed un ruolo più adeguato del nostro Paese. Il Ministro sembrava abbastanza convinto della necessità di spingere proprio in questa direzione di maggiore impegno per quella realtà e per quelle terre dove i nostri giovani corrono rischi molto, ma molto seri.
Pertanto, lo stesso ritiro parziale dai Balcani, annunciato dal Ministro della difesa in alcune occasioni pubbliche, ci è parso dettato più dalla mancanza di risorse che da obiettivi di politica estera, magari, condivisi con gli alleati.
Riteniamo, quindi, che questa persistente crisi finanziaria internazionale abbia Pag. 65reso necessario un intervento sulla spesa pubblica, che, poi, si è tradotto nel meccanismo - che, ormai, anche gli italiani hanno imparato a conoscere - dei tagli lineari del 10 per cento delle dotazioni finanziarie di tutti i Ministeri, compreso il Ministero della difesa, con riferimento alle spese rimodulabili nel triennio 2011-2013.
Tali tagli, in particolare, colpiscono pesantemente l'esercizio e l'addestramento delle Forze armate, la manutenzione e l'ammodernamento dei mezzi, nonché la messa in efficienza e la produttività dell'area industriale della difesa. Ciò in contrasto con l'obiettivo fondamentale di garantire ed incrementare la sicurezza del personale e l'efficienza dei contingenti nazionali impegnati nelle missioni internazionali. Su questo ragionamento sono impostate le nostre premesse: non abbiamo aggiunto, né tolto nulla a quanto è stato, in più sedi, esplicitato.
I tagli, di fatto, finiranno per spiegare i loro effetti maggiori sui reparti periferici della difesa, sulle brigate e sui reggimenti, che rappresentano il cuore pulsante ed il braccio operativo delle nostre Forze armate. Anche la riduzione delle risorse rischia di produrre conseguenze negative sulle strutture della sanità militare, considerate, unanimemente, di eccellenza per la qualità dei servizi resi.
In fondo, questi tagli, fatti un po' «al buio», rischiano di penalizzare gli investimenti destinati all'equipaggiamento dei militari italiani, già al centro di polemiche e di riserve da parte degli addetti ai lavori.
Ricorderà quest'Assemblea, quando si è discusso, anche sugli organi di stampa, in maniera molto forte, della necessità di tutelare la salute e la sicurezza dei nostri militari proteggendoli dal pericolo di possibile contagio di sostanze nocive. Già da tempo, infatti, la questione dell'adozione di adeguate misure protettive per i partecipanti alle missioni internazionali ha portato ad un dibattito a proposito delle morti di alcuni militari italiani a causa dell'uranio impoverito. Dico questo solo per cogliere in quale direzione abbiamo indirizzato l'attenzione.
Abbiamo chiesto al Governo un impegno che, alla fine, il sottosegretario ha dimostrato di accogliere nella sua totalità: in altri termini, «ha fatto le pulci» alla premessa dell'atto di indirizzo in esame, ma accogliendone la sostanza. A noi va bene: non abbiamo alcuna difficoltà. Crediamo, infatti, che questo debba diventare un riferimento importante per il Ministero e per il Ministro, affinché, nei mesi a venire, vi siano una rotta ed un'indicazione più puntuale da seguire a tutela dei nostri giovani.
Abbiamo impegnato, quindi, il Governo a rappresentare, nelle adeguate sedi parlamentari, gli intendimenti di medio e breve termine sulle proprie politiche di difesa, anche alla luce del recente, e un po' vago, annuncio del varo di una mini naia che, francamente, ci ha lasciato un po' perplessi. Infatti, al Paese non mancano esperienze di volontariato per i giovani di carattere formativo, ne abbiamo in abbondanza: quindi, prevedere un'esperienza per alcune settimane, che comporta spese rilevanti, a noi sembra, quantomeno, strano.
Abbiamo invitato il Governo a riconsiderare i tagli lineari alle Forze armate in ragione degli impegni assunti dal nostro Paese in seno agli organismi di difesa internazionale; a riconsiderare la riduzione delle risorse disponibili in funzione delle esigenze anche pratiche, materiali, di approvvigionamento dei reparti militari di periferia in modo da assicurare il regolare esercizio; a tenere nel debito conto le esigenze delle strutture della sanità militare, al fine di assicurarne la funzionalità ed il più elevato livello di prestazione assistenziale (siamo un'eccellenza, almeno in questo non torniamo indietro); a prevedere interventi finalizzati a garantire una migliore qualità e una più adeguata razionalizzazione della spesa militare. Noi pensiamo che perseguire un piano di investimenti nel settore della difesa che sia in grado, come lei ha voluto evidenziare, e noi siamo d'accordo, di garantire la sicurezza del personale e la sua professionalità, l'efficienza dei contingenti nazionali impegnati nelle missioni internazionali, sia Pag. 66un supporto, uno stimolo al Governo a mantenere alta la guardia. È per questo che accogliamo la richiesta di modifica del testo da parte del Governo e ci sottoponiamo al voto dell'Aula. (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'Italia dei Valori chiede, ancora una volta e credo non sarà l'ultima, un sereno, maturo e approfondito dibattito sul tema che stiamo affrontando. Un dibattito parlamentare evidentemente non anticipato e non esaurito sulla stampa, come succede spesso al nostro Ministro e al nostro Governo. Siamo stanchi, insieme al Paese reale e alle Forze armate, di leggere e sentire annunci, esternazioni mirabolanti che poi vengono vanamente sconfessati dai numeri: oggi i numeri dicono che si spende poco, male e paradossalmente anche sprecando. L'intervista del Ministro del 24 maggio di quest'anno è un'ulteriore conferma della necessità di un incisivo e reale cambiamento delle nostre politiche in materia di difesa. Non sono accettabili tagli lineari senza porsi minimamente il problema di come rendere efficienti la macchina della difesa, riorganizzando gli investimenti, con un nuovo programma di lavoro e con delle nuove e diverse priorità. È necessario, cari colleghi, Governo e maggioranza, rimodulare la politica degli investimenti, non sempre coerenti con il nostro modello di difesa che deve incentrarsi sull'acquisto di tecnologie e mezzi atti più a garantire la sicurezza dei nostri soldati nelle missioni internazionali che all'acquisto di armamenti, atti all'offesa; ovvero un modello di difesa centrato sulla formazione e sull'addestramento. In questo settore c'è veramente molto da fare, con un lavoro politico, teso a verificare tutti i programmi, rivedendone l'utilità, i costi e i tempi di attuazione. Bisogna sviluppare accordi da realizzare all'interno di sinergie europee, sia dal punto di vista delle politiche industriali sia da quello degli assetti operativi; e ancora, bisogna fare passi avanti decisivi per la costruzione di uno strumento militare finalmente di carattere europeo.
Bisogna attivarsi con un ruolo concretamente propulsivo nell'ambito degli sforzi internazionali per il disarmo in primis, soprattutto quello del nucleare, per la non proliferazione nucleare e il sostegno anche ai settori non convenzionali. Una politica della difesa della sicurezza così impostata ha una sua concreta validità e spendendo meno ma spendendo meglio è possibile recuperare valore aggiunto riportando la capacità produttiva del sistema difesa a valori finalmente più significativi. Non è questione di antimilitarismo ideologico o di pacifismo demagogico; noi chiediamo garanzie per i nostri soldati in missione, per il loro addestramento e per il loro equipaggiamento. La crisi impone una riflessione sul modello di difesa, bisogna investire su sistemi utili per operazioni di peacekeeping e risparmiare sul resto. Per noi è così, per voi è un punto di domanda che rimane aperto e spero che quanto prima il Ministro ci chiarisca il punto di vista del Governo e della maggioranza.
E allora: tagli alla Difesa, ma non alla «viva il parroco». In questo settore non si possono avere ambiguità - e sono d'accordo con il collega Parisi - né sentimenti diversi quando si è all'opposizione o quando si è al Governo. Chiedere che vengano passate al vaglio le spese per gli armamenti è sacrosanto, ossia verificare l'utilità e l'impiego di ogni euro speso per la Difesa. Mi sembra un fatto legittimo e anche una prerogativa di questo Parlamento.
In conclusione, con la nostra mozione abbiamo inteso fotografare criticità e potenzialità della Difesa italiana, ipotizzando linee di riforma e anche di sviluppo. Questo perché la situazione è grave, ma ancora non disastrosa: pochi soldi senza pianificazione, investimenti e ricerca agli ultimi posti, con una politica del Governo priva di indirizzo, che non decide, trascurando e anche oscurando le Forze armate. Pag. 67Dunque, ancora una volta, cosa bisogna fare? Occorre cambiare prima che sia troppo tardi, prima che un patrimonio di uomini, mezzi e formazione deperisca in maniera irrimediabile, fino a declassarsi rispetto alle esigenze e agli standard di carattere europeo e internazionali.
Rischiamo così che le Forze armate vengano percepite più come un peso, che come una risorsa, come noi riteniamo. Le Forze armate versano da troppi anni in un pericoloso limbo: i tagli da una parte, la grave assenza di scelte politiche dall'altra, che ne definiscono la natura, i programmi e anche le prospettive. È un processo già iniziato da tempo e a cui non si è data risposta. Esso non è stato accompagnato da un vero e proprio dibattito politico interno, che abbia coinvolto pienamente il Parlamento e che consenta anche la formazione di uno stabile consenso, quale premessa necessaria per la mobilitazione delle risorse ma anche per la mobilitazione delle coscienze dei nostri concittadini e di tutta l'Italia.
A mio avviso, abbiamo compiuto uno sforzo importante quando parliamo nella nostra mozione di un impegno del Governo a garantire cose che noi riteniamo lapalissiane (e spero che anche gli altri colleghi lo riconoscano); quando chiediamo un dibattito parlamentare che rientra nella prerogativa del Parlamento; quando chiediamo che si garantiscano efficaci programmi di esercitazione, aggiornamento delle professionalità e dello strumento militare, che permettano ai nostri soldati di ricominciare ad effettuare i necessari addestramenti navali, terrestri ed aerei, nonché a garantire la formazione allo svolgimento delle funzioni di pubblica sicurezza; e ancora, quando chiediamo al Governo di impegnarsi ad adottare i necessari provvedimenti straordinari per correggere il grave squilibrio del personale, per evitare che il Paese corra il rischio di ritrovarsi con uno strumento militare di fatto impossibilitato a svolgere appieno le proprie funzioni; e ancora, quando chiediamo al Governo di impegnarsi a perseguire l'esigenza di una migliore qualità e di una razionalizzazione della spesa militare, accentuando la dimensione interforze dello strumento militare a livello nazionale e realizzando le migliori sinergie nel settore industriale e negli asset operativi a livello europeo; e da ultimo, ma non per ultimo, quando chiediamo al Governo di impegnarsi a valutare e predisporre una più attenta analisi dei costi dello strumento militare nella direzione del suo efficientamento e della sua riorganizzazione.
È evidente che noi, con questa mozione, chiediamo un dibattito su questioni concrete e sui numeri e diciamo anche al sottosegretario Crosetto che occorre ragionare in termini di spesa e di razionalizzazione, ma anche di capacità di scelte, per dire finalmente alle Forze armate che cosa vuole fare questo Governo nella prospettiva del modello di difesa europeo.
In questo caso, evidentemente, parliamo di finanziamenti selettivi, ma anche di spesa selettiva. Questo è il punto, la questione reale alla quale bisogna dare risposte concrete, finalmente dentro un progetto, una pianificazione ed una programmazione che oggi non vediamo perché riteniamo che il Ministro e il Governo abbiano smarrito la rotta e crediamo che stiano lavorando più in un ambito di carattere provinciale, piuttosto che in una dimensione europea.
Ebbene, la nostra mozione ha avuto il compito, finalmente, di far fare un sussulto a quest'Aula e di ragionare su questioni concrete. Speriamo che vi siano le occasioni e le sinergie, nelle quali io credo, che richiamavo prima, con riferimento alle quali, in questi casi, ritengo non si possa essere ambigui, affinché vi possano essere successivi passi all'interno di un dibattito preventivo e si possa ritrovare l'unitarietà dentro quest'Aula.
Infatti, rispetto alla difesa e al welfare non si può essere divisi, ma bisogna avere una propria indicazione autonoma che venga riconosciuta da tutta l'Aula, in cui l'intero Paese si riconosca.
Mi auguro che il nostro lavoro non venga definito residuale e non sia stato fatto invano. Continueremo a lavorare affinché, attraverso l'impulso, lo stimolo e le Pag. 68proposte dell'Italia dei Valori, il Governo, e anche la maggioranza, possano vedere in maniera diversa la difesa e il nuovo modello di difesa ed inserirla in questa innovazione, facendo in modo che questo Paese sia finalmente attrezzato per le nuove sfide che stanno arrivando, per le quali dobbiamo essere pronti e non assolutamente retrocedere (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, intervenendo sull'ordine dei lavori, le avrei chiesto di sospendere per dieci minuti la seduta per consentire, a chi vuol parlare di altro - vedo che ci sono capannelli dove si parla di altro -, di poter uscire e permettere a noi di parlare di una questione seria quale quella delle nostre Forze armate e della difesa.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia, volete consentire di far parlare il collega? Onorevole Bosi, si è tutti nella stessa condizione.

FRANCESCO BOSI. La ringrazio signor Presidente, non è un problema personale, per lasciar parlare me (perché parlerei anche nel caos), ma per rispetto delle nostre Forze armate. Spesso, infatti, siamo chiamati ad onorare i caduti e credo che l'atteggiamento che il Parlamento tiene, quando si occupa di una questione di così grande rilievo, sia molto importante.
Anche il taglio che è stato dato alle mozioni delle quali stiamo discutendo e lo stesso intervento del rappresentante del Governo - che si è sforzato di individuare elementi e tratti di collegamento tali da permettere all'Aula della Camera di esprimere una valutazione, la più possibile concorde - ha un senso nella misura in cui anche noi ci accingiamo a discutere intorno a queste questioni che riguardano le nostre Forze armate e la politica della difesa con un atteggiamento diverso.
Abbiamo presentato questa mozione, tenendo conto che ci sono due elementi importanti dai quali non possiamo prescindere: primo - al quale ho già accennato - quello della natura delle Forze armate che nella nostra cultura e tradizione repubblicana sono il simbolo dell'unità d'Italia; l'altra è la questione già approvata, nel marzo dell'anno scorso - si tratta di una risoluzione - all'unanimità, da parte di tutta la Camera, che dava indicazioni precise nei confronti di una situazione oggettivamente difficile.
Abbiamo, cioè, un modello di difesa che è stato approvato per legge e che porta ad una identificazione della struttura, anche numerica, delle nostre Forze armate, e abbiamo la tendenza all'erosione di questa consistenza, rischiando di stravolgere un modello funzionale ed organizzativo senza averne creato uno nuovo. Ecco il senso della mozione che venne approvata alla Camera e che invitava il Governo a valutare tutti questi elementi: l'esigenza della funzionalità, l'esigenza della sicurezza, l'esigenza della proiettabilità nelle missioni internazionali delle nostre Forze armate; in una parola la plausibilità e la credibilità dello strumento militare.
Di fronte a questa mozione che costituisce, credo, anche un punto di riferimento e una pietra miliare per il Governo, si è, invece, continuato anche in questo anno ad erodere un modello organizzativo senza averne creato uno nuovo o noto, conosciuto, approvato o apprezzato. Credo che, ad esempio, su un problema così importante - e mi permetto di dirlo al rappresentante del Ministero della difesa, ma anche ai colleghi - non sarebbe assolutamente male poter formare una Commissione bicamerale che studi il nuovo modello di difesa, perché è un patrimonio di tutti che non appartiene né a questo né a quel Governo ma all'Italia. Diamo, dunque, una risposta seria a questa problematica.
Nello stesso tempo, signor Presidente, credo che dovremmo anche evitare - cosa che alcune mozioni fanno e mi riferisco, in particolare, a quella dell'Italia dei Valori - affermazioni denigratorie nei confronti Pag. 69delle nostre Forze armate. Questo è l'appunto che mi permetto di fare. Nel frattempo, esprimo anche una valutazione sulle altre mozioni. Devo dire che sulla mozione della maggioranza non troviamo niente di non condivisibile. Forse l'unico aspetto è che ci saremmo legittimamente aspettati alcuni impegni più chiari. Allo stesso modo, non trovo niente di non condivisibile nella mozione Franceschini ed altri n. 1-00395, che richiama alcuni aspetti che sono reali e incontrovertibili. Dunque, questa è la nostra posizione.
Ovviamente, votando a favore di queste due mozioni, che sono state presentate l'una dal gruppo del Partito Democratico e l'altra dal gruppo del Popolo della Libertà, vogliamo dare un contributo ad una maggiore unitarietà possibile delle espressioni di voto parlamentare intorno a tematiche urgenti e difficili. Queste, infatti, devono essere affrontate non solo in questa sede e spero che vi sia un'occasione di continuità e di impegno parlamentare più forte e più reale di quella che non è stata fino a questo momento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gidoni. Ne ha facoltà.

FRANCO GIDONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo qui chiamati a discutere del futuro della politica di difesa del nostro Paese direi con grande tempismo, considerato che in questo momento al Senato è in corso l'esame della manovra economico-finanziaria del Governo e in questa Camera giungerà a breve il decreto-legge semestrale di proroga delle missioni internazionali di pace.
Nelle mozioni oggi in discussione sono rappresentate legittime preoccupazioni che non intendiamo negare dal momento che in parte anche le condividiamo. A dividerci, però, sui testi sono essenzialmente due elementi: il primo è una diversa valutazione della gravità della crisi finanziaria abbattutasi sull'Europa, cosa ben diversa della recessione internazionale che ha colpito le economie occidentali tra il 2008 e il 2009, perché questa crisi pone in discussione il futuro della moneta unica europea. È il pieno riconoscimento della difficoltà congiunturale in cui ci troviamo il criterio alla luce del quale riteniamo si debbano valutare le ragioni dei tagli severi a cui dovrà sottostare, tra gli altri, anche la Difesa.
Ci divide poi, probabilmente, anche la diversa visione che abbiamo della funzione delle nostre Forze armate. Infatti, pensiamo che esse non debbano essere uno stipendificio, come più in generale crediamo che non lo debba essere alcun ramo della pubblica amministrazione, ma vadano viste come uno strumento essenziale della tutela degli interessi nazionali del nostro Paese. Analogamente, riteniamo che le Forze armate non debbano neppure essere una centrale di committenza che le nostre imprese produttrici di materiale d'armamento possano mungere a piacimento. Le Forze armate sono, invece, lo strumento di una politica che deve riflettere gli obiettivi che il Paese si dà attraverso le regole del confronto democratico.
Per questo riteniamo utile in questa sede sottolineare come non sia sufficiente battersi perché lo strumento militare sia sottratto alla trappola di questo o quel taglio. Farlo sarebbe miope. Dobbiamo, invece, onestamente riflettere su ciò che dalle nostre Forze armate vogliamo e sulle risorse finanziarie che possiamo assegnare in vista delle missioni che a loro vogliamo imporre.
Tutto ciò presuppone una percezione condivisa dei rischi e delle minacce gravanti sul nostro Paese e sulle alleanze di cui facciamo parte, nonché una valutazione dei partner con i quali possiamo contribuire a contenerli, ecco perché come Lega chiediamo che venga al più presto aperto in Parlamento un confronto su questi argomenti.
Al momento Governo e Parlamento chiedono lo strumento militare a protezione rispetto alle manifestazioni più evidenti della crescente instabilità internazionale e, al contempo, la capacità di testimoniare i valori della nostra gente, procurando un credito maggiore al Paese. Condividiamo questa prospettiva che il Pag. 70documento di maggioranza condensa nella sua articolata premessa e pensiamo conseguentemente che alle nostre Forze armate, che non stanno poi così male come comunemente si crede, debbano essere garantite alcune certezze. La prima concerne la preservazione di un equilibrio tra le risorse assegnate al personale, all'esercizio e all'investimento. È ovvio che il processo di professionalizzazione dello strumento militare non può essere arrestato, anche perché il Paese ha dimostrato di non essere più disponibile ad accettare la coscrizione obbligatoria.
Potremo discutere dei numeri da raggiungere a regime, ma il principio deve essere fatto salvo, come deve essere evitato l'invecchiamento progressivo di coloro che sono alle armi. Si pensi a qualsiasi forma di scivolo, ma una cosa deve essere certa: alla Difesa servono uomini e donne giovani, perché il loro lavoro è assolutamente speciale ed esige prestazioni che soltanto persone nel pieno della loro capacità possono fornire. Anche per questo occorrerà salvaguardare il loro entusiasmo e loro motivazioni, fornendo certezze sul piano degli alloggi (forse, anche su tale piano), ma senza dimenticare di eliminare le sperequazioni ancora esistenti tra le differenti categorie di personale. Ci sono tensioni che devono essere governate e potrebbero essere eliminate con provvedimenti di ampiezza limitata.
Per quanto riguarda gli investimenti pacta sunt servanda: non possiamo pensare di uscire facilmente dagli impegni contratti nell'ambito di numerosi programmi multinazionali in cui siamo coinvolti senza pagare penali e subire contraccolpi. Nessuno pensi, tuttavia, che i nostri soldati siano nelle condizioni in cui si trovavano sessant'anni fa. Lo vediamo in Afghanistan, dove proprio i nuovi equipaggiamenti in dotazione delle nostre unità hanno contribuito a contenere al massimo le perdite.
Il problema maggiore sono i consumi intermedi, una voce dietro alla quale ci sono funzioni essenziali come l'addestramento del personale e la manutenzione dei mezzi. Su questo specifico aspetto occorre riflettere, perché non possiamo arruolare giovani e comprare costosi equipaggiamenti se poi questi giovani non li forniamo adeguatamente e permettiamo alle loro armi di arrugginire e di incepparsi.
Condividiamo appieno, quindi, quella parte della mozione della maggioranza in cui si fa riferimento alla necessità di trovare fonti certe e stabili di finanziamento e con cui coprire i costi legati ai consumi intermedi. Onorevoli colleghi, non possiamo nascondere che attraversiamo un periodo difficile, una fase storica nella quale è anche possibile che il nostro Paese debba accettare un ridimensionamento. Abbiamo il dovere di essere realisti e di individuare cosa possiamo permetterci e cosa no sotto lo specifico profilo delle capacità di difesa. Tutto questo, ovviamente, avendo ben chiaro debito e riconoscenza che ci lega a chi ogni giorno, anche adesso, pone a repentaglio la propria vita e mette in gioco tutto se stesso per garantire a questo Paese la considerazione cui aspira nel mondo.
Per questo motivo preannuncio che la Lega Nord sosterrà la mozione sottoscritta dalla maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rugghia. Ne ha facoltà.

ANTONIO RUGGHIA. Signor Presidente, con questa mozione chiediamo un dibattito approfondito sulle risorse da destinare al settore della difesa e quindi sull'efficienza e sulla capacità operativa delle forze armate, sugli investimenti per l'acquisizione dei sistemi d'arma, sul conseguimento degli obiettivi fissati dalla legge di riforma approvata dal Parlamento nel 2000. Quando fu approvata la legge n. 331 del 2000 erano già trascorsi dieci anni dalla fine dell'era del confronto militare tra blocchi contrapposti sia in Europa che nel mondo.
Non solo in Italia, ma in tutta Europa venivano avviate le trasformazioni necessarie per rendere professionali le Forze armate. Per i giovani del nostro Paese è Pag. 71stato abolito il servizio di leva. Insomma, vi era la sensazione dell'avvio di una nuova stagione per l'Italia e per l'Unione europea attraverso le missioni per la tutela della pace da sostenere con politiche e strumenti di difesa capaci di maggiore professionalità, di proiettarsi all'esterno, di integrarsi e cooperare fra loro.
La riforma pertanto guardava all'Europa ed era considerata un elemento fondamentale del processo di integrazione e costruzione europea. Era previsto uno sbocco occupazionale per i giovani militari attraverso strutture di promozione e coordinamento che avevano il compito di agevolare l'inserimento nel mondo del lavoro dei volontari e l'attuazione degli obiettivi della legge n. 331 del 2000 è stata affidata ad una previsione ventennale in modo attendibile e trasparente.
Crediamo, signor Presidente, che dopo dieci anni sarebbe comunque giusto e doveroso, da parte del Parlamento, verificare la distanza tra gli obiettivi e i risultati. Otto di questi dieci anni sono stati governati da Berlusconi e dalla sua maggioranza e certamente non si può dire che l'azione del Governo sia stata all'altezza delle ambizioni e delle missioni di quella storica riforma. Soprattutto a partire dal 2004 è stato abbandonato il percorso previsto per la sostenibilità e l'efficienza del modello e non si avverte quella volontà di creare sinergie tra i Paesi europei per accelerare la costruzione di un comune sistema di difesa.
Per lo sbocco occupazionale dei volontari che hanno dato prova di valore, umanità e capacità nelle difficili e pericolose missioni internazionali non è stato fatto praticamente nulla rispetto ai previsti obiettivi di inserimento nel mondo del lavoro. Il blocco degli arruolamenti nelle Forze armate e di polizia ha limitato drasticamente le loro prospettive occupazionali. Inoltre, la vendita e l'alienazione del patrimonio della Difesa non più indispensabile, che doveva servire a trovare risorse, è rimasta sostanzialmente bloccata e comunque lasciata nelle mani del Ministro Tremonti che, con l'ultima finanziaria, ha deciso di lasciare alla Difesa soltanto le briciole.
L'area industriale della Difesa, con i suoi centri di manutenzione e con gli arsenali, è stata messa in una situazione di estrema difficoltà quando, invece, attraverso l'efficiente funzionamento dell'area possono essere recuperate notevoli ed utilissime risorse. Allo stesso tempo, mentre la scure del Ministro dell'economia e delle finanze si abbatte su enti, aziende, e società, viene lasciata in vita la fantomatica Difesa Servizi Spa, cui verrebbe affidato il compito di privatizzare funzioni pubbliche di spesa.
Insomma, signor Presidente, ogni volta che c'è una discussione su leggi di spesa, quando governa il centrodestra c'è sempre una ragione di politica economica usata come alibi per giustificare il tradimento di promesse e di legittime aspettative. E ogni volta vengono assunte decisioni, magari attraverso il voto di questioni di fiducia, che snaturano ruoli e funzioni decisive su materie che il Parlamento dovrebbe affrontare con un dibattito adeguato.
Anche per la Difesa l'ossessione dei governi di Berlusconi di colpire tutto ciò che è pubblico ha lasciato effetti. Siamo ormai al 40 per cento in meno delle risorse necessarie sia per il settore dell'investimento che per quello dell'esercizio, e il bilancio della Difesa ormai, con il 70 per cento di spesa per il personale e solo per il 30 per cento per tutte le altre funzioni, è assolutamente inadeguato per uno strumento militare moderno.
Signor Presidente, siamo assolutamente convinti dell'urgenza di intervenire sulla spesa della Difesa così come per tutti gli altri settori della pubblica amministrazione, avvertiamo la necessità di dover operare una rigorosa selezione di scelte per concorrere al rilancio della nostra economia e per dare risposte ad aspettative occupazionali dei giovani e a quelle del nostro tessuto produttivo ed industriale.
Con questa mozione siamo qui a manifestare per intero la volontà di portare il nostro contributo, chiedendo che venga Pag. 72sviluppato su questi temi un dibattito parlamentare adeguato. Le nostre Forze armate sono impegnate in attività di presidio della sicurezza nazionale e, all'estero, in 32 missioni in varie zone del mondo. Ormai gli stabilimenti dei nostri militari all'estero variano tra le 8 e le 10 mila unità.
La portata di questa attività comporta un grande impegno che deve essere sostenuto da un apparato militare moderno, che deve poter contare sull'efficienza dell'esercizio, sulla formazione degli uomini e sulla sicurezza dei mezzi.
Quindi, abbiamo il dovere di assumere e condividere scelte politiche. Non si può andare avanti per strappi o forzature. Sull'acquisizione dei sistemi d'arma recentemente il Ministro La Russa ha rilasciato a il Giornale un'intervista a dir poco surreale, nella quale ha annunciato 5 miliardi di tagli agli investimenti. Prima ha affermato che le armi e i caccia bombardieri non sono di sua proprietà e poi ha comunicato, però, di aver tagliato le spese previste per gli Eurofighter da 121 a 96 unità per 2 miliardi di risparmio, quattro fregate in meno rispetto a quelle previste (2 miliardi di risparmio), l'aereo spia e il sistema anticarro (ancora un miliardo di risparmi) e poi ha affermato di non avere firmato ancora l'ordine degli F35 e che non sa se lo firmerà (15 miliardi da spalmare fino al 2026).
Noi siamo prontissimi a confrontarci con il Ministro e con il Governo, però La Russa - bontà sua - deve comprendere che non è lui che può decidere così, perché non si tratta di roba sua. Venga a spiegarci che cosa intenda fare per gli F35 e per l'ordine dei 131 aerei che lui ha proposto di effettuare in Commissione difesa. Qui vorrei ribadire che noi, come Partito Democratico, abbiamo abbandonato la seduta, in assenza di garanzie su investimenti e su ritorni positivi per la nostra economia. Magari si possono tagliare - come dice il Ministro - 5 miliardi dai sistemi d'arma. Noi siamo convinti che magari si potrà fare anche di più esaminando con attenzione i 71 programmi dei sistemi di arma o di realizzazione di infrastrutture operative e logistiche che impegnano il nostro Paese. Ci vuole però una seria e ragionata visione di insieme. Ci vuole soprattutto la volontà di definire un nuovo modello, sia negli assetti organici che in quelli operativi, e di sviluppare le necessarie e indispensabili sinergie europee. Ci conforta in questo senso quanto è stato deciso dal Consiglio supremo di difesa convocato oggi dal Presidente della Repubblica che ha espresso valutazioni simili alle nostre.
Signor Presidente, nei dieci anni successivi all'approvazione della legge n. 331 del 2000 il mondo ha continuato a cambiare. Soltanto l'11 settembre dell'anno successivo, con il crollo delle Twin Towers la minaccia del terrorismo ha raggiunto il suo apice. Assistiamo ad un cambiamento veloce ed inarrestabile sul piano della sicurezza e della pace. La nostra volontà di pace deve fare i conti con un mondo che pacifico non è. Sta per giungere a conclusione l'indagine conoscitiva svolta dalla Commissione sul modello difesa e sui sistemi d'arma. Sarebbe il caso di trasferire i risultati dell'indagine al Parlamento e delineare l'indirizzo su quali programmi ritenere ancora validi, quali possono essere abbandonati e su quali è possibile sospendere la decisione in una visione della nostra politica internazionale di difesa che tenga conto dei nostri impegni, dei cambiamenti che continuano a modificare il mondo, rendendolo più insicuro. Dobbiamo muoverci sulla scena internazionale sapendo quali oneri possiamo sopportare, fornendo contributi proporzionati al nostro ruolo e prestigio internazionale, alle nostre responsabilità e alle nostre effettive capacità economiche all'interno dell'Unione europea, delle Nazioni Unite e dell'Alleanza atlantica. Con questa impostazione sentiamo l'urgenza di definire il modello di difesa strumento della nostra politica estera orientando la nostra rotta con la bussola dell'articolo 11 della nostra Costituzione.
Per questi motivi vi chiediamo di votare la nostra mozione. Ringrazio il sottosegretario Crosetto per l'impegno che ha messo per accettare alcune parti della nostra Pag. 73mozione, ma di fronte a questi temi noi di fronte al Paese abbiamo il dovere della chiarezza e con assoluta chiarezza dobbiamo manifestare per intero tutto il nostro giudizio negativo sull'attività del Governo sulla difesa. Con estrema chiarezza proponiamo la nostra mozione per affrontare finalmente un dibattito che sia all'altezza di quella scelta che fu fatta dieci anni fa e che dobbiamo ribadire con un nuovo modello.
Noi annunciamo il voto favorevole anche alle mozioni dell'Italia dei Valori e dell'Unione di Centro, così come alla mozione Lo Monte ed altri n. 1-00405, che ci appaiono condivisibili e che come noi sostengono l'esigenza di un confronto parlamentare. Sarà contrario il nostro voto alla mozione di maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

GUIDO CROSETTO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Chiedo di parlare per una precisazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GUIDO CROSETTO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, nell'ambito di un rapporto tra il Governo e il Parlamento molto disponibile da parte del Governo, anche se poi la disponibilità, dopo l'intervento dell'onorevole Rugghia, è assolutamente inutile, osservo che avevamo dato parere contrario su tutta la mozione Di Stanislao n. 1-00403.
Vorrei ora variare il parere: il parere è favorevole sui primi due capoversi delle premesse, mente il parere è contrario sui restanti capoversi delle premesse. Per quanto riguarda gli impegni, il parere è favorevole sul primo capoverso fino alle parole: «modello di difesa», mentre è contrario sulla parte successiva. Il parere è contrario sul secondo capoverso del dispositivo, mentre è favorevole sul terzo capoverso, con una riformulazione. Chiediamo di sostituire le parole: «a perseguire l'esigenza di una migliore qualità e di una razionalizzazione» con le seguenti: «a proseguire il lavoro per una migliore qualità ed una razionalizzazione», mentre il parere è favorevole sul quarto capoverso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cicu. Ne ha facoltà.

SALVATORE CICU. Signor Presidente, credo che oggi abbiamo sprecato l'opportunità di dare veramente un messaggio non solo al Paese e alle nostre Forze armate; un messaggio che andava e va trasferito ad un contesto internazionale, che vive un momento di grave instabilità.

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia!

SALVATORE CICU. Conosciamo la complessità e la delicatezza di questi temi. Conosciamo anche, però, l'insensibilità dell'Aula rispetto a questi temi, perché chiediamo continuamente un approfondimento che vada verso la ricerca di un'impostazione e di una politica che guardi a temi che sono di riferimento globale, alla sicurezza ed alla garanzia che i nostri militari all'estero abbiano non solo la copertura del Paese in termini di sensibilità, ma la garanzia che il Paese si occupi di loro rispetto al loro trattamento, alla sicurezza che dobbiamo...

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia! Onorevole Osvaldo Napoli! Onorevole Lainati!

SALVATORE CICU. Grazie, Presidente. Dicevo che il Governo ha dato tutta la sua disponibilità per realizzare la condizione che ci fosse una mozione unitaria. Ora ci troviamo a discutere e a valutare, punto per punto, quel percorso, quel progetto, quella dimensione che vogliamo dare, innanzitutto, ad un nuovo modello di sistema della difesa, che un po' arranca, che tarda ad arrivare, che ancora ha dei punti forti di criticità.
Ma di questo siamo tutti consapevoli e vogliamo e dobbiamo essere a sostegno anche di una riflessione che dia un contributo propositivo e dia la possibilità che, in tempi Pag. 74brevi, si realizzi la condizione che, nella comparazione con un sistema di difesa europeo, che si raccordi con quelle organizzazioni con le quali partecipiamo attivamente nei contesti internazionali, si possa e si debba discutere in quest'Aula e nelle Commissioni di pertinenza e di riferimento, finalmente attivando un confronto dal quale derivi un'individuazione che avvii il meccanismo di un confronto con la necessità, che oggi si realizza attraverso la consapevolezza di una crisi globale economica, che un Paese, per andare avanti, deve restare nel contesto europeo a cui appartiene come sistema globale e di mercato della moneta, realizzando anche la condizione di guardare agli interessi interni, cioè alle nostre Forze armate.
Dobbiamo mediare tra diverse esigenze, ma soprattutto fra le esigenze che guardano alla professionalizzazione, e quindi a quel percorso che è già iniziato, ma che deve essere completato, nelle nostre Forze armate, e anche e soprattutto ad una pianificazione e programmazione del sistema industriale.
Ora è chiaro che le voci che attengono alle funzioni difesa e sicurezza sono diversificate nel nostro bilancio, tuttavia voglio ricordare ai colleghi che la nota aggiuntiva allo stato di previsione della spesa per il 2010, pubblicato dal Ministero della difesa, indica una spesa pari a 20,36 milioni di euro.
Vi è un dato però che deve essere messo in rilievo ed è una nota fortemente positiva rappresentata dalla spesa per gli investimenti: essa aumenta per la prima volta di 287 milioni di euro, con un incremento del 10 per cento rispetto al 2009, che porterà in totale a 3.172 milioni di euro. È evidente quindi che vi sono aspetti sicuramente penalizzanti, ma anche una destinazione e una disponibilità che vogliono rafforzare fortemente una proiezione che guarda allo strumento militare. In questo momento abbiamo però la necessità di dare, come è stato detto da tutti i colleghi, un segnale che riguarda gli uomini, il nuovo modello della difesa, ma anche e soprattutto le politiche di disarmo.
Siamo protagonisti nel contesto internazionale su questo tema e abbiamo voluto dare il nostro contributo forte, lineare, univoco e continuativo. Credo che dobbiamo proseguire su questa strada. Vi sono delle distanze, è chiaro, ognuno svolge il suo ruolo e deve dedicare i suoi argomenti per realizzare le condizioni, in questo caso in maniera seria, per far derivare le differenze e i distinguo, ma credo che, in questo momento, signor sottosegretario - e lei lo ha fatto durante tutto questo confronto - dobbiamo ancora di più dimostrare che vogliamo dare un segnale forte.
Per quanto è possibile sostengo dunque che dobbiamo votare a favore di tutte le mozioni, cercando di realizzare però la possibilità di eliminare quelle parti, che in qualche modo rientrano nella demagogia e nel complesso del ruolo parlamentare, ma che non portano, serenamente e seriamente, a nessun tipo di obiettivo.
Concludo dunque con questo invito che credo verrà accolto, se vogliamo, per dare soprattutto un segnale a un contesto internazionale, che non merita che quest'Aula si divida su un metodo e su un sistema che tutti poi alla fine ci troviamo a condividere.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

Sull'ordine dei lavori (ore 18,02).

DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, chiedo la parola, anche se le potrà sembrare strano, per un richiamo all'articolo 116 del Regolamento, che disciplina la posizione della questione di fiducia.
Pochi minuti fa, infatti, cosa inedita, il Ministro dell'economia e delle finanze e il Presidente del Consiglio, in una nota congiunta (evidentemente hanno bisogno di far vedere anche nella forma di essere Pag. 75ancora in grado di operare congiuntamente), hanno anticipato che porranno la questione di fiducia sulla manovra finanziaria sia al Senato che alla Camera. Il provvedimento non è ancora in Aula al Senato, arriverà tra diverso tempo alla Camera e il Governo avverte l'esigenza di dire con una nota ufficiale congiunta che verrà posta la questione di fiducia!
Oggi abbiamo avuto la prova di una giornata molto complicata dal punto di vista sociale, che è un errore sottovalutare: quando in piazza, senza nessuna organizzazione nazionale dietro, né di partito né di sindacato, manifestano contemporaneamente i terremotati de L'Aquila, i disabili, i lavoratori di Eutelia e l'unica risposta è ignorare o occultare attraverso i mezzi di comunicazione, si tratta di una scelta irresponsabile. Non gestire ed evitare i problemi, fingere di ignorare che esistono, è il modo migliore per far esplodere le tensioni sociali e questa è esattamente la linea che si sta seguendo da parte di un Esecutivo che pretende di mostrare i muscoli senza più averli.
L'annuncio della posizione della questione di fiducia, prima ancora che un provvedimento arrivi in Aula, prima ancora di sapere quale sarà l'atteggiamento dei gruppi di opposizione e dei gruppi di maggioranza, non è soltanto un'offesa al Parlamento, mi rivolgo ai parlamentari di maggioranza: prima di tutto è un'offesa a voi, perché i parlamentari di maggioranza in tutti i Governi hanno sempre avuto un rapporto dialettico con il Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)!
Non si può silenziosamente vedere sottratta alla sovranità di quest'Aula la possibilità di intervenire, di migliorare o di cambiare i provvedimenti, invece si viene soltanto anticipatamente chiamati a dire di «sì» o di «no». Ma questo è anche il modo peggiore per affrontare le settimane difficili che avremo davanti. Anche per questo, signor Presidente, la prego di informare il Presidente della Camera del fatto che noi chiediamo alla Presidenza della Camera di compiere un passo formale per fare presente che, mentre un provvedimento è in discussione in un ramo del Parlamento, è inaccettabile, per la dignità dell'altro ramo del Parlamento, leggere in una nota congiunta del Presidente del Consiglio e di un Ministro che verrà posta la questione di fiducia anche in questo ramo del Parlamento: è una questione di dignità che riguarda tutti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Prendo atto delle sue osservazioni, che rappresenterò al Presidente della Camera.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, vorrei prendere spunto da quello che ha appena detto il presidente Franceschini per ricordare che abbiamo in quest'Aula stigmatizzato tante volte il comportamento del Governo, che spesso faceva lavorare le Commissioni di merito in materie sulle quali poi all'ultimo momento poneva la questione di fiducia.
Abbiamo ritenuto già quella una grave offesa al Parlamento che non poteva utilizzare i tempi e i momenti necessari in Assemblea per discutere dei provvedimenti. Il fatto che ora vi sia l'annuncio, ossia la fiducia preventiva, ancora prima che venga avviata la discussione, a me e ed al mio gruppo appare un fatto di una gravità inaudita che, da un punto di vista anche formale, rappresenta un atto di violenza alla Costituzione.
Per questo le chiedo di interessare il Presidente della Camera affinché assuma i provvedimenti necessari per salvaguardare le funzioni che questo Parlamento ha (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 76

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, vorrei con molta semplicità dire che sicuramente condividiamo quanto ha detto l'onorevole Franceschini. È vero che non siamo dei marziani e non veniamo dalla luna, quindi sappiamo che la questione di fiducia in fasi delicate della vita dei Governi e del Paese è stata posta in modo abitudinario e dunque, da questo punto di vista, non ne vogliamo fare un dramma. Però cogliamo l'occasione per svolgere una riflessione che forse è un po' più profonda del biasimo cui ci associamo giustamente per la posizione così inconsueta della questione di fiducia, proclamata con comunicato stampa.
Questo Paese vive sicuramente una stagione difficile ed abbiamo una manovra che sta assumendo caratteristiche delicate. Oggi abbiamo ascoltato il Ministro Galan che è venuto qui e in presenza di un emendamento presentato sulle quote latte ha semplicemente detto al question time (potenza della diretta!) che se questo emendamento presentato dal relatore, che mirava a prorogare al 31 dicembre dell'anno prossimo il pagamento delle multe per il settore lattiero-caseario, verrà approvato lui dovrà trarne le conseguenze.
Le regioni non vengono ricevute come Presidenza delle regioni (ci ha detto così, in un incontro che abbiamo avuto con lui oggi all'ora di colazione il presidente Errani), ma poi vengono naturalmente incontrate separatamente in sede di partito. L'altro giorno mi sono trovato nella stessa mattina i sindacati dei poliziotti di centrodestra, i prefetti di tutta Italia, la Polverini ed Alemanno che hanno chiamato molti di noi - di destra, di sinistra e di centro - al capezzale, giustamente, del comune e della regione Lazio.
Il problema allora è di fondo, molto più di fondo, e vorrei dirlo agli amici della maggioranza che - capisco - evidentemente oggi subiscono la posizione della questione di fiducia come, né più e né meno di quanto tanti di noi, in altre circostanze, hanno subìto, con le stesse posizioni della questione di fiducia, e quindi non ne voglio fare una questione drammatica.
Ma io mi pongo un problema: pensate veramente che questa sia una strada positiva per andare avanti?
Pensate che la posizione della questione di fiducia in questi termini, al Senato e alla Camera, sia un modo per rispondere a quanti in Aula (ed io sono tra quelli), all'atto di una inevitabile manovra annunciata, hanno dichiarato: siamo disponibili ad aiutare, perché in questa occasione si tratta di aiutare il Paese? Basta! Non ho altro da aggiungere, perché siamo tutti maggiorenni e vaccinati (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, non farei - riprendendo le parole dell'onorevole Casini - un dramma su questa vicenda: non mi sento defraudato come parlamentare di maggioranza, come ha detto il collega Franceschini. Non è una questione drammatica. Credo che il confronto in atto al Senato e nel Paese sia di tutta evidenza: sono stati presentati in Commissione al Senato oltre 2 mila emendamenti; il gruppo della Lega ne ha presentati ottanta. Vengono dunque vagliate numerose proposte, presentate dai colleghi senatori.
Nel Paese è in svolgimento un confronto serrato, che vede tutti i giorni prese di posizione dei presidenti delle regioni, dei sindaci, delle varie componenti della vita civile del Paese. Un confronto che ha portato anche dei risultati concreti. È stato citato l'esempio dei disabili: ricordo all'onorevole Franceschini, se non lo sa, che abbiamo cambiato quanto inizialmente previsto, dando ragione a chi aveva richiesto, giustamente, una modifica del testo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
La politica è infatti confronto, ed è anche ascoltare le ragioni di tutti. Si tirano però in ballo le istituzioni solo quando fa comodo, e ci si dimentica che è assoluta esigenza del Paese approvare Pag. 77questa manovra finanziaria, approvarla nei termini dei saldi previsti dal Ministro Tremonti, dal Governo e dal Presidente Berlusconi, esattamente senza «sforare» i patti stabiliti in sede internazionale. Abbiamo infatti, al di là di definire dove e come vengono operati i tagli, il dovere di mantenere in vita la finanza di questo Paese: di evitare a questo Paese il rischio Grecia, di evitargli i danni enormi che deriverebbero dalla mancata approvazione di questo provvedimento. Per cui, se per l'iter necessario ed i nostri complicati e bizantini Regolamenti parlamentari è necessario porre la questione di fiducia su questa manovra, la Lega è d'accordo nel mettere la questione di fiducia su questa manovra (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo per le stesse ragioni testè espresse dal collega Reguzzoni: non credo sia opportuno sollevare un caso in questo momento. Sappiamo benissimo la rilevanza delle esigenze internazionali che conducono alla manovra, e l'attenzione con cui il Governo ha seguito l'evolversi di essa, in questo momento, nell'altro ramo del Parlamento. È evidente che nessun deputato di maggioranza si sente offeso dalla nota del Presidente del Consiglio e del Ministro dell'economia e delle finanze, in ordine all'ipotesi di porre la questione di fiducia su tale importante provvedimento, con un peso rilevante a livello europeo per gli equilibri finanziari e per le questioni che sono ad essa collegate.
Il Governo ha dimostrato capacità, insieme alla maggioranza, di grande dialogo, anche con le forze sociali, e di approfondimento di questo testo. Signor Presidente, quando vi è stata la situazione a parti invertite (e ritengo che ammettere ciò sia un gesto di onestà intellettuale), onorevole Franceschini ed altri colleghi di opposizione, noi abbiamo svolto lo stesso ruolo che in questo momento state svolgendo voi. È legittimo che l'opposizione manifesti la propria contrarietà, anche semplicemente all'ipotesi che il Governo ponga la questione di fiducia: questo è nelle cose, questo fa parte della democrazia, e questo rispettiamo.
La posizione della questione di fiducia è però una prerogativa prevista dai Regolamenti, e dalla nostra Costituzione: non è una violazione né dei primi, né della seconda. Ricordo che questo Governo ha posto la questione di fiducia diverse volte in questa legislatura, ma non più di quello precedente; se non per il fatto che è durato di più di quello precedente, perché quello precedente è andato a casa, perché la maggioranza precedente è implosa (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Questa maggioranza è invece ancora qui, è in Aula (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia!

SIMONE BALDELLI. Può dispiacere a qualcuno, ma così è. Sappiamo benissimo che, se volessimo non guardare il dito che indica la luna, ma guardare alla luna, dovremmo fare tutti quanti una riflessione più onesta e più seria sulle ragioni per le quali spesse volte il Governo si vede costretto a porre la questione di fiducia.
Noi non abbiamo fatto in questa legislatura quello che tante volte voi in passato avete fatto, adducendo a ragione della fiducia un ostruzionismo che di fatto non c'era. Il Governo spesso ha posto la fiducia non millantando questioni politiche che non erano nelle cose e nei fatti, ma motivandola o con l'importanza del provvedimento o con altre ragioni. In questo caso, ricordo ai colleghi dell'opposizione che il Governo ha anche dato prova di grande disponibilità al dialogo. Non oltre due settimane fa in questa Aula si svolgeva una seduta fiume su proposta di una parte dell'opposizione. Il Governo forse avrebbe avuto vita più facile nel chiedere la fiducia sugli enti lirici. Ricordo che il Ministro Bondi è stato qui 38 ore insieme a tutti i Pag. 78deputati di maggioranza e anche a tutti i deputati di opposizione. Questo Parlamento ha lavorato anche perché la maggioranza ha fatto la scelta di non porre la fiducia su quel provvedimento. Si è modificato quel provvedimento e lo si è mandato al Senato. Quindi, quando ci sono state le condizioni, questo Governo non si è fatto guardare in faccia. Se in questo momento il Ministro dell'economia e delle finanze e il Presidente del Consiglio ritengono che queste siano le condizioni per porre la fiducia su un provvedimento importante come quello della manovra di finanza pubblica non saranno certo la maggioranza o i deputati di maggioranza ad opporsi a questa decisione. Andiamo avanti con coraggio, con la convinzione di sempre, sapendo che dietro di noi c'è un mandato popolare che gli elettori confermano sempre a Berlusconi, bocciando sempre la sinistra ad ogni appuntamento elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

BRUNO TABACCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, so che c'è una maggioranza ampia in quest'Aula e non l'ho mai messa in discussione, così come non contesto il risultato elettorale che voi spesso ricordate. Però mi pare che i richiami non sono tanto riferiti alle procedure quanto alla sostanza. Voi fino a poche settimane fa ci avevate detto che non c'era neppure bisogno di una manovra correttiva. Questo è il problema politico. Ci avevate rassicurato che eravate i migliori in Europa e che i dati di riferimento dell'Italia la mettevano al riparo da qualsiasi rischio. Poi avevate aggiunto che non avreste messo le mani nelle tasche degli italiani, e oggi i vostri presidenti di regione e i vostri sindaci dicono che devono tagliare i servizi. Questo è il problema. Quindi voi siete incapaci di gestire una crisi di queste proporzioni (questo è il fatto che emerge), e in più il vostro Presidente del Consiglio si chiede come si possa fare in questo Paese, lui ha così pochi poteri, e c'è una opposizione che non ha proposte alternative. Infatti, si vede. Deve porre la fiducia perché non sa come uscirne, perché deve far quadrare i conti in casa sua. Quindi, mi sa che le cose sono davvero complicate, e purtroppo a pagare il conto sono gli italiani, ma non vedo chi altri possano essere. Visto che gli italiani vi hanno dato il consenso, è giusto che, alla fine, si assumano anche le responsabilità conseguenti (Applausi dei deputati dei gruppi Misto - Alleanza per l'Italia, Partito Democratico e Italia dei Valori).

Si riprende la discussione delle mozioni.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che i presentatori della mozione Franceschini ed altri n. 1-00395 (Nuova formulazione) non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo. Pertanto, il parere del Governo sulla mozione nella sua interezza deve intendersi contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Franceschini ed altri n. 1-00395 (Nuova formulazione), non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cristaldi, Mazzuca, Bernini Bovicelli, Ceccacci Rubino, Scalera, Rampelli, Centemero, Ghiglia, Germanà, Tommaso Foti, Capano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 494
Maggioranza 248
Hanno votato
238
Hanno votato
no 256).

Pag. 79

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Casini ed altri n. 1-00402, nel testo riformulato accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Rampelli... onorevole Scalera... onorevole Centemero... onorevole Ghiglia... onorevole Tommaso Foti... onorevole Calearo Ciman... onorevole Scalia... onorevole Germanà... onorevole Conte...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 494
Votanti 487
Astenuti 7
Maggioranza 244
Hanno votato
485
Hanno votato
no 2).

Passiamo alla votazione della mozione Di Stanislao ed altri n. 1-00403.
Avverto che i presentatori della mozione hanno accettato la riformulazione proposta dal Governo riguardante il primo ed il terzo capoverso del dispositivo.
Avverto, altresì, che ne è stata richiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare distintamente le parti su cui il Governo ha espresso parere favorevole da quelle su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Con riferimento al primo capoverso del dispositivo, la proposta del Governo è nel senso di riformularlo sopprimendo la parte da «al fine di garantire» fino alla fine del capoverso. È così sottosegretario?

GUIDO CROSETTO, Sottosegretario di Stato per la difesa. È così, signor Presidente.

PRESIDENTE. Il parere del Governo è, quindi, in questo caso, favorevole?

GUIDO CROSETTO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Di Stanislao ed altri n. 1-00403, limitatamente al primo ed al secondo capoverso della parte motiva ed al primo, al terzo e al quarto capoverso del dispositivo, nel testo riformulato, accettati dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Della Vedova... onorevole Scalera... onorevole Bossa... onorevole Ruben... onorevole Traversa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 493
Votanti 483
Astenuti 10
Maggioranza 242
Hanno votato
476
Hanno votato
no 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Di Stanislao ed altri n. 1-00403, limitatamente alle restanti parti della parte motiva e del dispositivo, non accettate dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cristaldi... onorevole Mazzuca... onorevole Calearo Ciman... onorevole Frassinetti... onorevole Scalera... onorevole Centemero... onorevole Ruben... onorevole Nirenstein... onorevole Capodicasa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 493
Votanti 491
Astenuti 2
Maggioranza 246
Hanno votato
199
Hanno votato
no 292).

Pag. 80

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cicu, Gidoni ed altri n. 1-00404 (Nuova formulazione), accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca... onorevole Scilipoti... onorevole Gatti... onorevole Capodicasa... l'onorevole Luciano Rossi ha votato... sottosegretario Roccella...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 492
Votanti 491
Astenuti 1
Maggioranza 246
Hanno votato
291
Hanno votato
no 200).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lo Monte ed altri n. 1-00405, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Sbai... onorevole Cristaldi... onorevole Antonino Foti... onorevole Luciano Rossi... onorevole Mariarosaria Rossi... onorevole Capodicasa... onorevole Baretta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 486
Votanti 481
Astenuti 5
Maggioranza 241
Hanno votato
480
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Cesa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Mosella ed altri n. 1-00406, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cristaldi... onorevole Luciano Rossi... onorevole Cassinelli... onorevole Farina Coscioni... onorevole Di Virgilio... onorevole Capodicasa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 487
Votanti 480
Astenuti 7
Maggioranza 241
Hanno votato
480).

Prendo atto che i deputati Cesa e Fugatti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 18,25).

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, intervengo nelle forme che ci sono consentite come delegazione radicale nel Partito Democratico in merito alla manifestazione e alle vicende legate alla ricostruzione in Abruzzo, giustamente richiamate dal collega Lolli ad inizio seduta di oggi pomeriggio.
Infatti, quello legato alla tragedia abruzzese e de L'Aquila, è un fatto che da radicali ci ha riguardato e ci riguarda, al punto da aver deciso di tenere i lavori del nostro ultimo comitato nazionale di Radicali italiani proprio a L'Aquila. Tale incontro è stato reso gravemente clandestino, in un momento in cui l'intera vicenda Pag. 81aquilana sta cadendo nel dimenticatoio. Lo dico perché temo che la nostra clandestinità sia in realtà clandestinità delle ragioni che ci hanno portato a compiere quella scelta, che è la denuncia di una gestione fallimentare, affidata dolosamente tutta a logiche e modalità emergenziali, che hanno comportato anche la sospensione delle garanzie democratiche. Tale gestione preludeva, con la presunzione di un successo conseguito in Abruzzo, come con la presunzione di un successo conseguito in Campania, addirittura alla creazione di una società per azioni della Protezione civile, la Protezione civile Spa. Questa operazione non vi è riuscita semplicemente perché è diventata di dominio pubblico, attraverso l'informazione sulle inchieste che avevano colpito i dirigenti della Protezione civile e che hanno messo l'opinione pubblica davanti ai fatti che vi riguardano.
Allora, la centralità dell'Abruzzo per noi è centralità di questa denuncia, è centralità della denuncia del silenzio che impedisce di far sapere agli italiani che vi sono ancora almeno 32.000 persone che hanno vissuto il terremoto e che ancora non hanno una dimora, che sono alloggiate presso alberghi, presso caserme o presso sistemazioni a cui loro stessi hanno dovuto provvedere. Ciò ci porta, per queste persone, a voler dare un contributo in termini di rientro negli strumenti normativi ordinari, con le necessarie tutele delle zone franche e anche del reperimento delle necessarie risorse, anche con una tassa di scopo se necessario, per provvedere alla ricostruzione e per provvedere al restauro di uno dei centri storici più importanti d'Europa, che dovrebbe essere occasione per il coinvolgimento delle migliori menti del nostro Paese e non solo, con la ricerca di quei finanziamenti che al G8 de L'Aquila vi eravate impegnati a recuperare, attraverso un'operazione di fund raising internazionale, e di cui invece non si è saputo più nulla. Infatti, spenti i riflettori sul grande evento, è sceso il silenzio, un silenzio che nasconde lo strascico di devastazione che avete lasciato non solo in Abruzzo e a L'Aquila, ma anche a La Maddalena. È utile certamente, dal vostro punto di vista, che su tutto questo cada il silenzio, che finito il grande evento si spengano i riflettori e si spengano soprattutto per l'assenza di conoscenza le menti dei cittadini (Applausi di deputati del gruppo Partito democratico).

MASSIMO POLLEDRI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, conoscevo l'assioma secondo cui «piove, Governo ladro», «piove, Governo fa i terremoti» non lo conoscevo, imparo oggi che è il Governo che propone e dispone dei terremoti.
Comunque, signor Presidente, chiedo semplicemente un sollecito all'interrogazione n. 4-04392 del 1o ottobre 2009, perché attiene ad una questione relativa ad un inceneritore che l'amministrazione di centrosinistra, con encomiabile solerzia ambientale, sta per disporre come prossima realizzazione. L'interrogazione prevede invece una serie di atti a nostro giudizio dovuti, che potrebbero influenzare tale nefasta decisione.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo già questa sera, anche ai fini del verbale di seduta, perché rimanga nel resoconto in corso di seduta di oggi. La prego di prestare un attimo di attenzione, perché vi è un passaggio sul quale non mi trovo concorde: certamente non sulle parole che sono state pronunciate in Aula, ma lei sa che di tanto in tanto vi sono degli incisi, che vengono fatti non so da chi, dagli uffici immagino.
Mi riferisco al passo riportato al termine dell'intervento dell'onorevole Barbato. Il Presidente dice: «La ringrazio, onorevole Barbato. Onorevole Armosino, prego». Poi, tra parentesi, vi è un inciso, Pag. 82in cui si dice: «La deputata Saltamartini si avvicina animosamente ai banchi dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori» - assolutamente vero - «trattenuta dai commessi»: questo è un po' meno vero, perché sono arrivati con un leggero ritardo di tempo.
Poi, si dice: «Scambio di apostrofi tra i deputati Saltamartini e Barbato», che è sicuramente vero; ed ancora: «Il deputato Dima si avvicina ai banchi dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori»: forse, anche in questo caso, bisognava dire «animosamente», ma, comunque, questo è un passaggio che, forse, dovrebbe essere corretto. Si dice, inoltre: «Scambio di apostrofi tra i deputati Dima e Zazzera, che entrano in contatto fisico».
Signor Presidente, per la verità, l'onorevole Zazzera siede a fianco dell'onorevole Barbato e da lì non si è mai mosso, non si trova in una zona laterale. Quindi, lo scambio di apostrofi, in realtà, si è tradotto in un: «Cosa fai?» rivolto al collega Dima, di cui si parla in precedenza, che si è avventurato tra i banchi del gruppo dell'Italia dei Valori, animosamente, nei confronti dell'onorevole Barbato, e che, tentando di colpire l'onorevole Barbato, ha fisicamente toccato l'onorevole Zazzera.
A mio avviso, riassumere tutto questo con la frase: «Scambio di apostrofi tra i deputati Dima e Zazzera, che entrano in contatto fisico» è, perlomeno, non esattamente corrispondente a ciò che è avvenuto. Infatti, l'onorevole Zazzera non si è mai mosso dal posto in cui si trovava e, quindi, non vorrebbe, poi, trovarsi ad essere considerato autore di qualche contatto fisico che non ha sicuramente cercato, rimanendo esattamente seduto al proprio posto. Pertanto, chiederei che questa parte venisse valutata e modificata, e che, eventualmente, se ne tenesse conto nel resoconto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, prendo atto delle sue precisazioni. Si tratta di una rendicontazione di come si sono svolti i fatti che, in seguito, potranno essere chiariti. Infatti, sa benissimo che è stato dato mandato da parte del Presidente Fini ai Questori per visionare l'accaduto, per poi, procedere in sede di Ufficio di Presidenza e prendere atto di come sono andate le cose.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, mi permetta. Dobbiamo anche dirci se quanto scritto corrisponda o no a ciò che è avvenuto. A me pare che quella frase non riporti realisticamente ciò che è avvenuto e, pertanto, a mio giudizio, dovrebbe essere modificata.
Ribadisco: tutti sanno dove si trova l'onorevole Zazzera, che non si è mai mosso. Se qualcuno è andato addosso a lui per colpire il suo vicino di banco, ritengo che si debba dire che vi è stato un contatto fisico, tuttavia, è anche necessario dire come è avvenuta la dinamica del fatto. Tra l'altro, questo dimostra anche come i commessi non fossero già lì: infatti, il collega è potuto indisturbatamente arrivare ai banchi dell'Italia dei Valori.

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, infatti, sarà l'Ufficio di Presidenza ad accertare la responsabilità. Il resoconto si limita a descrivere i fatti, senza addebitare a nessuno come sia stato il contatto o di chi siano le responsabilità. Tali elementi saranno estrapolati direttamente dal filmato interno e portato all'attenzione prima dei Questori e, poi, dell'Ufficio di Presidenza. Comunque, la ringrazio per le sue precisazioni, che potranno essere sicuramente utili.

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissioni in sede referente (ore 18,38).

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri ha presentato alla Presidenza Pag. 83il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e IV Commissione (Difesa):
«Conversione in legge del decreto-legge 6 luglio 2010, n. 102, recante proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace, di stabilizzazione e delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia» (3610) - Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, VIII, IX, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XII e XIV.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani ricordando che il Parlamento in seduta comune è convocato domani alle ore 14,30 per l'elezione di otto componenti del Consiglio superiore della magistratura e che la chiama avrà inizio dai senatori.

Giovedì 8 luglio 2010, alle 10:

Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 18,40.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 3498-A - articolo 1 482 480 2 241 480 63 Appr.
2 Nom. articolo 2 486 484 2 243 484 63 Appr.
3 Nom. articolo 3 493 492 1 247 492 63 Appr.
4 Nom. articolo 4 494 493 1 247 493 62 Appr.
5 Nom. Ddl 3498-A - voto finale 495 495 248 495 60 Appr.
6 Nom. Ddl 3499-A - articolo 1 496 496 249 496 59 Appr.
7 Nom. articolo 2 497 496 1 249 496 59 Appr.
8 Nom. articolo 3 496 495 1 248 495 59 Appr.
9 Nom. articolo 4 499 498 1 250 498 59 Appr.
10 Nom. Ddl 3499-A - voto finale 477 475 2 238 475 58 Appr.
11 Nom. Moz.Franceschini e a n.1-395- em.1 485 293 192 147 12 281 58 Resp.
12 Nom. Moz.Franceschini e a n.1-395- em.4 489 296 193 149 13 283 58 Resp.
13 Nom. Moz.Cicu,Gidoni e a n. 1-404- em.1 500 492 8 247 202 290 57 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 23)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. Moz.Cicu,Gidoni e a n. 1-404- em.2 503 494 9 248 485 9 57 Appr.
15 Nom. Moz.Cicu,Gidoni e a n. 1-404- em.3 505 504 1 253 494 10 57 Appr.
16 Nom. Moz.Cicu,Gidoni e a n. 1-404- em.4 503 501 2 251 493 8 56 Appr.
17 Nom. Moz. Franceschini ed a n. 1-395nf 494 494 248 238 256 55 Resp.
18 Nom. Moz. Casini ed a n. 1-402 rif. 494 487 7 244 485 2 55 Appr.
19 Nom. Moz. Di Stanislao ed a n. 1-403 I rif. 493 483 10 242 476 7 55 Appr.
20 Nom. Moz. Di Stanislao ed a n. 1-403 II 493 491 2 246 199 292 55 Resp.
21 Nom. Moz. Cicu,Gidoni ed a n. 1-404nf 492 491 1 246 291 200 55 Appr.
22 Nom. Moz. Lo Monte ed a n. 1-405 rif. 486 481 5 241 480 1 55 Appr.
23 Nom. Moz. Mosella ed a n. 1-406 rif. 487 480 7 241 480 55 Appr.