XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 15 luglio 2010

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:

FRONER, MARCHIONI e LULLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per il turismo. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro per il turismo hanno presentato un video promozionale, della durata di 30 secondi, realizzato dalla Presidenza del Consiglio e dal Dipartimento del Turismo, per invitare gli italiani a passare le vacanze in Italia;
a tale video pubblicitario, che sta andando in onda sulle reti televisive nazionali, fra l'altro discriminando completamente la montagna, ha prestato la voce il Presidente del Consiglio;
tale innovazione, ad avviso degli interroganti di tenore autarchico, potrebbe essere controproducente se i maggiori Paesi generatori di turismo per l'Italia dovessero decidere di fare altrettanto, invitando i propri turisti a rimanere in Spagna, piuttosto che in Inghilterra, in Germania o negli Stati Uniti per ragioni collegate a problemi economici interni;
gli italiani sono da sempre un popolo che per la maggioranza passa le proprie vacanze in Italia sia per ragioni economiche che per la pluralità di opportunità che offre in tal senso il nostro Paese ed è dunque lecito domandarsi se il predetto video pubblicitario non sia altro che l'ennesima dimostrazione di un'instancabile propensione al protagonismo da parte del Presidente del Consiglio dei ministri;
il dubbio è lecito visto che l'Osservatorio nazionale del turismo collocato presso il Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo della Presidenza del Consiglio dei ministri, sul proprio sito ha inserito in data 14 luglio 2010 interessanti informazioni riguardo al fatto che «per gli italiani l'esterofilia non è più di moda», con ciò evidenziando con grande chiarezza l'inutilità dello spot di cui la presente interrogazione si occupa;
in particolare l'Osservatorio del turismo rileva che sarebbero 16,1 milioni, l'8,6 per cento in più rispetto al 2009, gli italiani che durante il primo semestre del 2010 hanno effettuato almeno un periodo di vacanza e che il dato ancor più significativo sarebbe la crescita della percentuale di coloro che hanno voluto scegliere per le proprie vacanze località e destinazioni italiane; quest'anno secondo l'Osservatorio sarebbe stato raggiunto il 65,9 per cento del totale;
secondo l'Osservatorio anche le previsioni per i mesi più caldi dell'estate, da luglio a settembre, apparirebbero nel complesso positive con 19,6 milioni di italiani che intenderebbero trascorrere le vacanze in Italia, mentre 6,9 milioni si recheranno all'estero e 1,7 milioni avrebbero programmato entrambe le destinazioni;
dunque secondo la stessa Presidenza del Consiglio non c'era alcun bisogno di promuovere l'Italia presso gli italiani visto che già una percentuale altissima ha fatto questa scelta, mentre per quanti non hanno ancora deciso è ugualmente inutile in quanto in questo caso si tratta in larghissima parte di famiglie il cui reddito è in calo costante, di giovani disoccupati o precari che non possono permettersi di andare in vacanza né in Italia, né altrove, di anziani a basso reddito, di cassintegrati e così via;
il mercato turistico nazionale poteva essere opportunamente promosso se il portale del turismo www.italia.it per il quale, a quanto pare, il Ministro del turismo ha speso 8 milioni e 600 mila euro, fosse realmente funzionante;
il portale inaugurato a suo tempo dal Ministro Lucio Stanca con un investimento estremamente rivelante di 45 milioni di euro e chiuso l'anno seguente dal Governo

Prodi per l'evidente scarso rapporto tra costi e benefici, è stato rimesso in funzione dall'attuale Ministro del turismo in quella che agli interroganti appare una riedizione dispendiosa che non ha portato ricadute concrete per le imprese turistiche e per i turisti, visto che è collocato al posto 4562 del rank italiano della rete e al 184.594 di quello internazionale, ben al di sotto dei portali turistici degli altri paesi e anche del sito istituzionale www.enit.it;
anziché far funzionare l'ENIT per attirare più turisti stranieri, si è speso il denaro dei contribuenti per uno spot secondo gli interroganti inutile sul turismo interno che, sempre a giudizio degli interroganti, ha il solo scopo di rilanciare l'immagine appannata del Presidente del Consiglio dei ministri -:
quanto sia costato il video promozionale sul turismo ai contribuenti italiani;
se corrisponda al vero che le spese del Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo inizialmente fissate in 642.960 euro sono arrivate a 15,5 milioni di euro e quali siano le voci che hanno fatto levitare il bilancio, in particolare per quanto riguarda il funzionamento del Dipartimento;
quanto si sia speso effettivamente per la riedizione del portale www.italia.it e quali misure urgenti si intendano assumere per farlo funzionare realmente o per chiuderlo definitivamente;
se non considerino prioritario, per promuovere il mercato turistico interno, assumere iniziative per abbattere l'IVA sui pacchetti turistici finalizzati al superamento della stagionalità e al sostegno del turismo sociale, anche riformando l'attuale metodologia di erogazione e di gestione dei buoni vacanza, estendendone l'utilizzo sulla base di quanto previsto nei principali Paesi europei;

quali misure si intendano assumere per favorire la riqualificazione energetica e il recupero edilizio delle imprese ricettive italiane che, anche a causa della caduta dei flussi turistici non hanno risorse sufficienti per adeguarsi agli standard attesi dai turisti italiani e stranieri.
(5-03250)

Interrogazioni a risposta scritta:

STUCCHI, PIROVANO, CONSIGLIO e VANALLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
dagli articoli apparsi sui media locali della provincia di Bergamo, gli interroganti sono venuti a conoscenza di gravi episodi di discriminazioni ai danni degli studenti che hanno sostenuto gli esami di maturità;
in particolare:
a) il preside del liceo matematico naturalistico Salesiani di Treviglio (Bergamo), che ha richiesto un'ispezione ministeriale durante lo svolgimento degli esami, in una lettera aperta ha voluto esprimere la sua solidarietà alle famiglie degli studenti che sono stati penalizzati dalle valutazioni finali delle commissioni esterne, che non hanno valorizzato il percorso scolastico svolto nel quinquennio;
b) uno studente del liceo Lussana di Bergamo, sempre in una lettera aperta, ha descritto l'amarezza e raccontato come, dopo cinque anni frequentati con una media tra il sette e l'otto, ha ottenuto la deludente votazione di 60/100 e come l'intera classe sia stata «penalizzata nel tema di italiano» e da un «clima scandaloso» perpetrato dai commissari esterni;
c) un altro studente del liceo Mascheroni di Bergamo ha voluto raccontare la sua esperienza, analoga a quella dei suoi coetanei di altri licei bergamaschi, esponendo i medesimi episodi che hanno visto assegnare punteggi rasenti la sufficienza a ragazzi di elevate capacità linguistiche e culturali, quali valutazioni da parte dei commissari esterni alle prove scritte di italiano e atteggiamenti che acuivano la tensione e schernivano gli studenti

durante le prove orali (cronometravano esposizioni tesine senza lasciare finire le frasi, risa incontrollabili, e altro), con l'assegnazione di punteggi che tendevano sempre «al ribasso»;
le commissioni interne, composte dai professori che hanno seguito gli studenti nel quinquennio, si sono invece distinte nei racconti dei ragazzi per aver cercato di stemperare il clima di tensione e per aver provato, spesso invano, a mitigare l'assegnazione di equi punteggi finali;
per l'accesso ad alcuni concorsi o ad alcune selezioni di personale di aziende private viene spesso richiesto un determinato punteggio della maturità;
il direttore generale dell'ufficio scolastico della Lombardia, Giuseppe Colosio, ha ritenuto opportuno avviare i primi accertamenti al fine di verificare gli episodi sopra esposti -:
se intendano verificare celermente e puntualmente l'operato dei professori, che hanno composto le commissioni esterne per lo svolgimento degli esami di maturità negli istituti bergamaschi menzionati, al fine di valutare eventuali provvedimenti disciplinari adeguati a fronte del danno che a vita centinaia di studenti della provincia di Bergamo hanno, impotenti di fronte agli eventi, dovuto subire;
se ritengano opportuno, per il futuro e per evitare il ripetersi di tali tristi fatti, prevedere ad esempio un punteggio di professionalità per i professori che, chiamati a valutare la carriera scolastica dei ragazzi, siano effettivamente all'altezza del compito assegnatogli.
(4-08046)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
notizie riferiscono che la collezione di reperti archeologici e scientifici dell'Ispra (Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale), a causa dei cambi di sede e ragione sociale del principale istituto pubblico ambientale italiano, vigilato dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, rischia di non avere un adeguato spazio espositivo;
il museo ospita una collezione paleontologica e una litomineralogica di grande importanza, con 150 mila reperti che vanno dai fossili di invertebrati a quelli di vertebrati e vegetali, fino a reperti edilizi e decorativi;
la collezione, inserita tra quelle per cui il Fai (Fondo ambientale italiano) vuole organizzare delle visite guidate nel corso delle sue «giornate di primavera» del 2011, apparteneva storicamente al Servizio geologico d'Italia ed è stata esposta nella sede di Largo Santa Susanna dal 1884 al 1994;
il Servizio è nel frattempo diventato un dipartimento dell'Ipra e oggi il museo è solo parzialmente allestito nella sede dell'Istituto, mentre la maggior parte dei reperti sono inscatolati e consultabili solo su richiesta oppure tramite internet;
questa situazione rischia di peggiorare ulteriormente, visto che a marzo del 2011 la sede verrà spostata in un palazzo della Procter and Gamble all'Eur a Roma, dove sicuramente non esistono spazi per allestire un museo, tanto che chi vi lavora parla già di «svilimento totale e rischio che le collezioni finiscano in un garage»;
fonti del Ministero dicono che la struttura commissariale dell'Ispra si stia «adoperando per trovare una soluzione adeguata», tuttavia, considerati i problemi irrisolti dell'Istituto molti temono che sia solo l'ennesima voce senza fondamento -:
quali soluzioni siano al vaglio del Ministro interrogato in merito al problema di cui in premessa al fine di assicurare l'intera esposizione e fruibilità del patrimonio archeologico e scientifico del principale istituto pubblico ambientale italiano;
se non si ritenga opportuno l'intervento della Protezione civile.
(4-08053)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riporta Terra di giovedì 15 luglio 2010, nel Cilento, nei pressi di Pisciotta, una frana attiva da vari anni e di grosse dimensioni, caratterizzata finora da lento movimento, sta palesemente mettendo a rischio la sicurezza della linea ferroviaria tirrenica Battipaglia-Reggio Calabria, che rappresenta l'asse di importanza strategica per lo spostamento di persone e merci tra il Sud (Sicilia, Calabria, Basilicata, Campania) e il centro-Nord dell'Italia: una sua interruzione, dunque, determinerebbe gravi ripercussioni economiche su scala nazionale;
in particolare, tra le stazioni di Pisciotta e Ascea Marina la rete ferroviaria scorre quasi completamente in due gallerie: il binario verso nord è quello più vicino al mare e, all'altezza del torrente Fiumicello, scorre sopra un viadotto che, originariamente alto circa 7-8 metri rispetto all'alveo, tra il 2009 e il 2010 era più alto dell'alveo di soli due metri;
la frana interessa il versante sinistro orografico del vallone Fiumicello tra i comuni di Pisciotta ed Ascea e da anni causa continue deformazioni della sede stradale della ex strada statale 447; si riscontrano anche deformazioni distribuite lungo tutto il versante, rigonfiamenti e frane minori nell'alveo del Vallone che, negli ultimi anni, hanno causato la quasi completa occlusione della sezione fluviale su cui scorre la rete ferroviaria;
un grave dissesto si è verificato circa due anni fa in seguito a piogge molto consistenti che hanno causato una piena nell'alveo del Vallone: l'acqua della piena ha sormontato il viadotto ferroviario e si è riversata lungo la galleria che collega Pisciotta con Ascea Marina. L'evento alluvionale è stato prontamente notato, per cui nell'occasione è stato interrotto il transito dei treni;
la frana è del tipo a scorrimento rotazionale con superfici profonde lungo le quali avviene il lento scivolamento delle rocce verso il Vallone. Le rocce interessate sono rappresentate da alternanze di rocce aranacee, marnose, calcaree ed argillose del Flysch del Cilento. La pendenza del versante interessato è elevata per cui vi è la possibilità che il dissesto (finora lento) possa avere un'improvvisa accelerazione che risulterebbe catastrofica per la strada ex statale 447 e la linea ferroviaria;
a giudizio degli esperti, allo stato attuale si può affermare che l'evento catastrofico avverrà ma non si può prevedere quando esso si determinerà;

la situazione è tale che sarebbe necessario realizzare immediatamente una nuova galleria in sicurezza per evitare la zona in frana, o altro idoneo intervento che garantisca la sicurezza dei treni e la funzionalità della rete ferroviaria di strategica importanza per la nazione;
la frana è lunga circa 500 metri e larga 400 metri. Il volume di rocce coinvolte è dell'ordine di 2-4 milioni di metri cubi; il peso di un metro cubo varia da 1500 a 2000 chilogrammi. La linea ferroviaria è variamente interessata nel tratto in viadotto sul Vallone Fiumicello e nell'ultimo tratto delle gallerie Pisciotta-Vallone Fiumicello;
alcune centinaia di metri ad ovest vi è un'altra frana verificatasi in passato: si tratta di una paleofrana di notevoli dimensioni, caratterizzata da una nicchia di distacco adiacente a quella della frana attiva di Pisciotta, e da un terrazzo di frana su cui scorre la strada. Tale frana antica fornisce indicazioni sulla probabile evoluzione della frana attiva di Pisciotta. È molto probabile che l'evoluzione geomorfologica causerà l'abbassamento della parte di versante a monte della strada e il rigonfiamento della parte sottostante fino all'alveo del Fiumicello. Tali deformazioni sconvolgeranno drasticamente la morfologia della parte basale della frana dove

sono ubicati il viadotto e le gallerie ferroviarie in corrispondenza del Vallone Fiumicello;
fino ad ora le autorità competenti si sono limitate ad assistere e a monitorare la progressiva decadenza della strada e della linea ferroviaria. La società Italferr è responsabile degli interventi di adeguamento, potenziamento e rinnovamento dei principali itinerari della rete ferroviaria italiana e, a giudizio degli interroganti, avrebbe dovuto già essere intervenuta per eliminare il serio e inevitabile rischio causato dalla frana di Pisciotta; al momento, tuttavia, non è accaduto nulla -:
se si intendano attuare immediati provvedimenti per la messa in sicurezza dell'area interessata dal rischio di dissesto idrogeologico, considerati la gravità della situazione e il danno per i passeggeri della linea ferroviaria interessata;
se si intenda realizzare nel più breve tempo possibile una nuova galleria e tutti gli eventuali interventi idonei a garantire la sicurezza dei treni e la salvaguardia dei passeggeri, nonché la tutela degli utenti del tratto stradale interessato.
(4-08055)

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AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta scritta:

PICCHI, MIGLIORI e BARBIERI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 5 giugno 2010, il presidente russo Dimitri Medvedev ed il primo ministro tedesco Angela Merkel, nel memorandum finale dell'incontro svoltosi a Berlino, hanno proposto, in materia di sicurezza europea, la creazione di un nuovo comitato politico e di sicurezza;
l'idea contenuta nel memorandum delinea la possibilità di creare un nuovo comitato composto dal capo della diplomazia europea (attualmente Catherine Ashton) ed il Ministro degli affari esteri russo (Sergej Lavrov);
tale comitato, che nel memorandum viene definito con il nome di «comitato politico e di sicurezza Russia-Unione europea», avrebbe il compito di:
permettere uno scambio più agevole di opinioni e punti di vista sui maggiori temi politici e di sicurezza;
sviluppare le linee guida per operazioni congiunte civili/militari;
fare raccomandazioni sulle varie situazioni di crisi e di conflitti alla cui risoluzione la Russia e l'Unione europea stanno contribuendo all'interno delle varie cornici internazionali;
mostrare celermente la propria utilità trovando una soluzione condivisa e duratura al conflitto congelato in Transnistria;
in tale occasione il cancelliere Angela Merkel ha fatto notare che a Bruxelles esiste già un comitato che si occupa di questioni legate alla sicurezza, ovvero il comitato politica e sicurezza del Consiglio europeo (CPS), e che esso potrebbe essere integrato al fine di permettere i contatti tra Unione europea e Russia non solo a livello di ambasciatori ma anche di Ministri degli esteri;
la Germania sembra essersi impegnata in un grande sforzo al fine di spiegare agli alleati europei che la prosecuzione dell'avvicinamento russo-tedesco, con la realizzazione del comitato politico e di sicurezza, produrrà benefici tangibili per tutti i membri dell'Unione europea;
in tale ottica deve essere letto l'ultimo incontro, tenutosi il 23 giugno 2010, del cosiddetto «triangolo di Weimar», un club creato nel 1991 che riunisce Francia, Germania e Polonia;
il 14 e 15 luglio 2010, a Ekaterinburg in Russia, i due statisti si incontrano nuovamente per concentrarsi sul commercio bilaterale, sui rapporti economici, tecnologici,

di cooperazione regionale e culturale, e sui modi per rafforzare l'interazione tra i rispettivi Ministeri degli interni;
tra le priorità del Cremlino si annoverano la sicurezza europea (nell'ambito dell'iniziativa russa per un Trattato di sicurezza), le relazioni della Russia con l'Unione europea e la NATO, e le questioni relative ai risultati e l'attuazione degli accordi raggiunti al G8 e G20;
il leader del Cremlino solleverà, inoltre, la questione della distensione per le procedure relative ai visti tra la Russia e l'Unione europea ed il cancelliere Merkel si interesserà ai conflitti cosiddetti congelati, come la situazione nel Nagorno-Karabakh, la Transnistria e il Kirghizistan;
il Parlamento europeo, con la risoluzione del 17 giugno 2010 sulle conclusioni del vertice Unione europea-Russia (31 maggio-1o giugno), svoltosi a Rostov sul Don, ha:
accolto con favore la firma del protocollo sulla protezione delle informazioni classificate e la dichiarazione comune su Gaza della vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per la politica estera e di sicurezza, Catherine Ashton, e del Ministro russo per gli affari esteri, Sergei Lavrov;
espresso la propria soddisfazione per il fatto che il primo vertice Unione europea-Russia tenutosi dopo l'entrata in vigore del trattato di Lisbona sia stato condotto in modo costruttivo e siano stati realizzati dei progressi parziali;
invitato il Consiglio e la Commissione a perseguire iniziative comuni con il Governo russo volte a rafforzare la sicurezza e la stabilità nel mondo e, in particolare, nella zona di vicinato comune e a conseguire una soluzione pacifica e conforme al diritto internazionale dei conflitti in Moldavia e nel Caucaso Meridionale;
preso atto del progetto di trattato sulla sicurezza europea proposto dalla Russia il 29 novembre 2009, ma ha contemporaneamente attirato l'attenzione sul fatto che questa nuova proposta non può pregiudicare gli attuali obblighi degli Stati membri dell'Unione europea in materia di sicurezza;
invitato il Consiglio europeo ad elaborare una posizione comune su tale proposta, anche considerando che l'Unione europea e la Russia, che è membro del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, condividono una responsabilità nel mantenimento della stabilità mondiale, e che una cooperazione rafforzata e relazioni di buon vicinato tra l'Unione europea e la Russia rivestono particolare importanza per la stabilità, la sicurezza e la prosperità dell'Europa;
l'attuale politica russa è il risultato di un lungo processo di avvicinamento della Russia all'Occidente, che anche l'Italia ha contributo con costanza a realizzare: in particolare, bisogna ricordare la nascita, nel 2002 a Pratica di Mare, del Consiglio Nato-Russia, fortemente voluto dal Governo italiano, che aveva avviato la fase finale del processo di integrazione della Russia in Occidente nel 2001, al vertice G8 di Genova, quando si svolse l'incontro bilaterale tra il Presidente del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi, ed il Presidente russo, Vladimir Putin -:
se il Governo italiano ne sia al corrente e quale atteggiamento intenda assumere nei confronti dell'iniziativa russo-tedesca.
(4-08050)

MAURIZIO TURCO, MECACCI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nel 1998 l'Unione europea decise di iniziare i negoziati per l'inclusione del settore greco dell'isola di Cipro e nel 1999 la Grecia tolse il suo veto all'ingresso della Turchia nell'Unione fornendo aiuti al Governo turco in seguito a un devastante terremoto, segnando così un cambiamento del clima politico relativo alla questione di Cipro;

nel 2000 ripresero, almeno formalmente i negoziati tra i rappresentanti delle due comunità Klerides (greca) e Denktash (turca) nell'ambito dell'ONU, coi greco-ciprioti che sostenevano una federazione riunificata, mentre i turcociprioti ne volevano una basata su uguale sovranità;
nel 2001 la Turchia tolse il veto, pur ponendo alcune condizioni, all'accordo tra l'Unione europea e la NATO, rendendo possibile a Klerides di attraversare la «linea verde» che separa Nicosia per andare a incontrare Denktash nella parte nord;
nel 2002 l'Unione europea, in mancanza di un accordo interno a Cipro, sembrò nuovamente disposta ad accettare il solo settore greco, e Klerides e Denktash ripresero i negoziati quindi con la mediazione dell'ONU allo scopo di entrare nell'Unione europea;
alla fine del 2002 il segretario generale dell'ONU Kofi Annan presentò un piano di pace che proponeva una federazione governata a rotazione;
nel 2003 Tassos Papadopoulos fu eletto nel settore greco e poche settimane dopo scadde il termine stabilito dall'ONU per raggiungere un accordo. Nello stesso anno Kofi Annan ammise che il suo piano di soluzione consensuale era fallito, ma insistette affinché venisse messo ai voti;
sempre nel 2003, malgrado lo stallo negoziale, per la prima volta dopo tre decenni, turchi e greco-ciprioti attraversarono la «linea verde» che divideva il Paese;
in due referendum paralleli nell'aprile 2004 i greco-ciprioti respinsero un piano ONU per la riunificazione dell'isola, mentre i turco-ciprioti lo accettarono;
il 1o maggio Cipro divenne, insieme ad altri nove paesi, membro a pieno titolo dell'Unione europea, ma solo la parte greca ottenne i benefici dell'appartenenza;
in dicembre 2004 Ankara dichiarò che avrebbe riconosciuto Cipro quale membro dell'Unione europea prima dell'inizio dei negoziati per il proprio ingresso nell'Unione, programmati per l'ottobre 2005;
a seguito del risultato del referendum la Commissione europea promise di avviare progressivamente una serie di aiuti volti a bilanciare l'isolamento economico della parte nord dell'isola e tra questi vi era anche la promessa di un accordo di commercio diretto tra gli stati membri dell'Unione europea e Cipro nord;
nell'aprile 2005 Mehmet Ali Talat fu eletto presidente turcocipriota. In maggio, il Governo greco-cipriota e alcuni funzionari dell'ONU ripresero a parlare della possibilità di un nuovo accordo di pace. Nel giugno di quell'anno, il Parlamento cipriota approvò la bozza della Costituzione europea;
nel marzo 2006, nonostante gli impegni assunti, Ankara non aveva ancora riconosciuto Cipro quale membro dell'Unione europea e manteneva truppe nella RTCN. I negoziati per l'ingresso della Turchia proseguivano, mentre i caschi blu pattugliavano la «linea verde»;
durante gli ultimi cinque anni le parti, seppur a fasi alterne e con risultati non sempre soddisfacenti per entrambi, hanno mantenuto vivi i contatti volti alla ricerca di una soluzione onnicomprensiva del problema;
dal 1o dicembre 2009 è entrato in vigore il trattato di Lisbona che assegna, tra le altre cose, al Parlamento europeo un ruolo di legislatore e che quindi la procedura di definizione e adozione dell'accordo commerciale diretto tra l'Unione europea e Cipro nord è divenuto oggetto della procedura legislativa ordinaria;
nel marzo del 2010 la proposta dell'accordo è stata assegnata alla commissione per il commercio internazionale per un parere e per relatore è stato nominato un eurodeputato italiano, Niccolò Rinaldi, del gruppo dell'Alleanza dei liberal-democratici per l'Europa (ALDE);

la forte opposizione degli eurodeputati ciprioti (tutti provenienti dalla parte greca) alla bozza ha dato il via a una procedura di accertamento della basi giuridiche del documento (secondo la proposta della commissione essa sarebbe stata introdotta secondo l'articolo 207 del trattato di Lisbona (Misure per la realizzazione della politica commerciale comune) mentre i greco-ciprioti ritengono che la questione sia da affrontare secondo il 10o protocollo dell'atto d'accesso all'Unione del 2003 che quindi dovrebbe prevedere l'unanimità);
tale contrapposizione il 27 aprile 2010 ha portato la conferenza dei coordinatori dei gruppi nella commissione del commercio internazionale del Parlamento europeo a inviare alla conferenza dei presidenti la questione per una decisione inerente alle basi legali in modo da determinare quale sia la commissione del parlamento europeo competente;
alla riunione del 16 giugno 2010, la conferenza dei presidenti ha deciso di richiedere al comitato affari giuridici di pronunciarsi sulla materia di concerto con l'ufficio legale del Parlamento e che tale decisione dovrebbe essere resa alla prossima riunione prevista per settembre 2010 -:
quale sia la posizione del Governo italiano in merito all'accordo commerciale diretto tra l'Unione europea e Cipro nord, tenendo presente l'importanza che tale accordo rappresenta anche per lo sblocco definitivo del processo di ingresso della Turchia nell'Unione europa;
se il Governo sia al corrente della posizione di altri Stati membri dell'Unione europea, come per esempio quelle della Germania, e come intenda, data la nota posizione italiana a favore della rapida conclusione del processo di accesso della Turchia nell'Unione europea, coordinarsi cogli altri Governi al fine di facilitare l'adozione di tale accordo, pendente dal 2004, entro la fine del corrente anno.
(4-08058)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

BOBBA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
SCF è il consorzio che gestisce in Italia la raccolta e la distribuzione dei compensi, dovuti ad artisti e produttori discografici, per l'utilizzo in pubblico di musica registrata, come stabilito dalle direttive dell'Unione europea e dalla legge sul diritto d'autore;
il diritto connesso dovuto ai fonografici, ex articolo 73 della legge 22 aprile 1941, n. 633, abbinata al provvedimento del diritto d'autore, come specificato dalla stessa legge è dovuto da tutti coloro che utilizzano detto mezzo a scopo di lucro, ovvero da chi utilizza mezzi fonografici per far ascoltare la musica di sua scelta al fine produrre occasione di divertimento per aumentare la propria potenzialità di entrate;
diversamente chi utilizza una semplice radio o un televisore, riproducendo musica o informazioni da altri scelti, soggetti i quali sono tenuti a pagare il diritto connesso, non dovrebbe corrisponderli;
tale interpretazione viene confermata da un comunicato del maggio 2008, con il quale SCF trasmetteva alle parrocchie le modalità e i termini di riscossione dei diritti connessi relativi all'uso dei fonogrammi e nel quale precisava: «Non si è invece tenuti ad alcun pagamento alla SCF (mentre permane l'obbligo di pagare i diritti SIAE) quando la musica è eseguita dal vivo o semplicemente trasmessa da radio e televisioni»;
il decreto del Ministero per i beni e le attività culturali, del 30 dicembre 2009, nel caso di assenza di scopo di lucro, ha previsto che la riscossione dei diritti connessi assuma la forma di un equo compenso,

il quale pur sottraendosi tecnicamente alla definizione di tributo, di fatto non si differenzia da una prestazione patrimoniale imposta, come lo è ad esempio il canone RAI, infatti nel caso dell'equo compenso tale libertà non sussiste giacché l'omesso versamento del compenso, ex comma 4 dell'articolo 71-septies della legge sul diritto d'autore, è punito «con la sanzione amministrativa pecuniaria pari al doppio del compenso dovuto, nonché nei casi più gravi o di recidiva, con la sospensione della licenza di autorizzazione all'esercizio dell'attività commerciale o industriale da quindici giorni a tre mesi ovvero con la revoca della licenza o autorizzazione stessa»;
appare indifferente, come la stessa Corte costituzionale ha precisato negli ultimi anni, il nomen juris della corresponsione, sia essa contributo, compenso, canone o altro, rilevando, al fine di qualificare un obbligo imposto dallo Stato quale prestazione patrimoniale imposta, il solo carattere coattivo dell'imposizione, ovvero il fatto che al soggetto passivo dell'imposta non sia lasciata libertà di scelta tra il versarla o meno;
l'articolo 23 della Costituzione stabilisce che «Nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla legge», sancendo così il principio della riserva di legge in materia tributaria;
pur riconoscendo che la Corte costituzionale ha già reiteratamente chiarito che «il principio della riserva di legge di cui all'articolo 23 della Costituzione va inteso in senso relativo, limitandosi a porre al legislatore l'obbligo di determinare preventivamente sufficienti criteri direttivi di base e linee generali di disciplina della discrezionalità amministrativa», a parere dell'interrogante il decreto 30 dicembre 2009, anche alla luce dell'articolo 71-septies della legge sul diritto d'autore e della direttiva UE 29/2001, fa sorgere diversi dubbi circa la possibilità di ritenere che l'obbligo di pagamento dell'equo compenso sia stato, effettivamente, introdotto nel nostro Ordinamento nel rispetto del principio della riserva di legge;
recentemente la sezione specializzata Mercato unico, interna al CESE (Comitato economico e sociale europeo) ha prodotto un documento, finalizzato alla modifica delle normativa comunitaria in materia di diritti d'autore e connessi, secondo il quale «Il ricorso ai mezzi di comunicazione come la radio e la televisione non può costituire un'esecuzione pubblica primaria qualora la ritrasmissione avvenga per radio o televisione in luoghi come ristoranti, caffè, eccetera (...); come conseguenza logica e giuridica questo utilizzo non dà luogo all'obbligo di remunerare i diritti (...); l'ascolto dei fonogrammi alla radio va considerato come uso privato da parte del cittadino, sia questi a casa oppure al lavoro, in autobus o al ristorante (...); la remunerazione destinata agli aventi diritto è stata corrisposta dalle emittenti, che costituiscono le vere utilizzatrici»;
è in corso nei confronti di SCF da parte di alcune associazioni di categoria rappresentanti i pubblici esercenti, il giudizio relativo all'accertamento negativo del diritto vantato dalla società consortile ad incassare l'equo compenso per la diffusione di musica d'ambiente presso attività artigiane e commerciali;
SCF, avvalendosi di accordi unilaterali con associazioni di categoria, pur non essendo il gestore unico della riscossione, potendo porlo in essere anche l'azienda titolare del diritto, sta effettuando una campagna di reclutamento di consorziati offrendo agli aderenti degli sconti, che seppur nell'autonomia dello statuto, appare quantomeno inopportuna -:
se non si intenda convocare un tavolo tecnico cui prendano parte i soggetti rappresentanti dei beneficiari dei diritti connessi e degli utilizzatori, oltre che del Comitato consultivo permanente per il diritto d'autore, nel tentativo di accedere ad una ponderata e condivisa soluzione delle problematiche sottoposte;

se non si ritenga necessario assumere iniziative dirette a rivedere la disciplina relativa alla corresponsione dell'equo compenso, al fine di evitare abusi come quelli esposti in premessa e in particolar modo del diritto connesso, in modo da precisare i soggetti tenuti alla corresponsione, i titolari del diritto, nonché l'identificazione esatta dell'onere dovuto.
(5-03243)

Interrogazione a risposta scritta:

NARDUCCI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
è necessario bilanciare la normativa volta a garantire ambiente pulito ed aria salubre attraverso la promozione di fonti alternative di energia con quella posta a tutela del paesaggio e dell'habitat;
nella regione Molise è in atto un massiccio potenziamento delle strutture finalizzate alla produzione di energia elettrica attraverso la costruzione di torri eoliche (sono attualmente in fase di istruttoria istanze per l'installazione o l'ampliamento di circa 3000 torri) anche in prossimità di siti archeologici di particolare rilievo come quello di Pietrabbondante (Isernia), quello dell'antica città romana di Saepinum-Altilia e in prossimità degli antichi tratturi che collegavano l'Abruzzo alla Puglia;
l'eolico in Molise, alle summenzionate condizioni, costituirebbe una ferita profonda inferta al tessuto sociale e culturale della regione che da anni sostiene la candidatura Unesco della «Via dei Tratturi». Proprio il paesaggio, dunque, costituisce l'elemento di identità culturale della regione che l'eolico comprometterebbe in un momento in cui le forze migliori dell'imprenditoria e della società molisana convergono invece alla costruzione della candidatura alla lista del patrimonio dell'Unesco, grande attrattore di movimenti e dinamiche turistico culturali;
le aree archeologiche ed in generale tutti i luoghi della cultura del Molise, dopo la fase di tutela e conservazione degli ultimi anni, sono in fase di crescita e anche di grande visibilità a livello nazionale. L'attrattività culturale e turistica molisana verrebbe fortemente compromessa dall'installazione di torri eoliche in prossimità di aree archeologiche e paesaggistiche proprio nel momento in cui a fatica si è avviata la valorizzazione delle strutture e dei servizi culturali al pubblico. Ne risulterebbe compromesso e invalidato quel processo di sviluppo economico faticosamente avviato negli ultimi anni;
non inducono ad ottimismo le due ordinanze del tribunale amministrativo regionale del Molise sui ricorsi n. 142/2010 e n. 232/2009, emesse il 9 giugno 2010, che respingono l'istanza del Ministero per i beni e le attività culturali tesa a salvaguardare il sito archeologico di Pietrabbondante (Isernia), e accolgono la richiesta della ditta I.S. RENEWABLE s.r.l., né tanto meno sentenze analoghe riguardanti l'area archeologica dell'antica città romana di Saepinum-Altilia o altri siti di fondamentale importanza per il patrimonio artistico molisano;
se il Ministero per i beni e le attività culturali, di fronte al rischio di stravolgimento di aree di alto pregio storico, culturale e archeologico, dovuto all'installazione di torri eoliche, intenda assumere ogni iniziativa di competenza tesa ad impedire tale grave danno e a tutelare il patrimonio culturale e paesaggistico regionale in stretta osservanza dell'articolo 9 della Costituzione, di cui l'area archeologica di Saepinum-Altilia e del teatro italico di Pietrabbondante costituiscono esempi straordinari, al pari degli altri siti di valenza storica, naturalistica, ambientale e architettonica di cui i percorsi tratturali, che collegano l'Abruzzo alla Puglia, sono parte fondamentale.
(4-08044)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il Partito per la tutela dei diritti di militari e forze di polizia (Pdm) fin dalla sua costituzione avvenuta nel luglio del 2009, tramite il primo firmatario del presente atto che ne è anche il cofondatore, ha sollecitato il pieno rispetto dei diritti costituzionalmente garantiti di cui sono titolari tutti i militari, senza eccezione alcuna, che sono stati oggetto di numerosi atti di sindacato ispettivo, ordini del giorno su proposte di legge, e altre iniziative, nei due rami del Parlamento;
informazioni reperibili sul web, rendono noto che è stata presentata una denuncia alle procure della Repubblica presso il tribunale penale di Padova e presso il tribunale penale di Verona contro il generale di corpo d'armata dei carabinieri Massimo Iadanza in relazione alla nota di risposta Prot. n. 117/5-2-2005 del 28 giugno 2010, indirizzata al Consiglio intermedio della rappresentanza militare (COIR) del Comando interregionale carabinieri «Vittorio Veneto» -:
se il Ministro sia a conoscenza di quanto in premessa, chi siano i promotori della denuncia, per quali motivi, quali immediate iniziative intenda intraprendere per ricondurre la questione trattata nella nota a firma del generale Iadanza nell'alveo del pieno rispetto del dettato costituzionale e se il suo contenuto possa intendersi riferito anche ai militari dell'Arma dei carabinieri che attualmente ricoprono incarichi nei consigli della rappresentanza militare a livello di Cobar, Coir e Cocer.
(4-08047)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:

DELFINO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
i tagli previsti dal Governo, nei confronti dei trasferimenti alle regioni, stanno mettendo a dura prova la gestione delle risorse disponibili da attribuire ai vari settori;
le ricadute più pesanti stanno colpendo soprattutto il settore delle politiche sociali, con gravi ripercussioni sulle attività socio-assistenziali;
ad oggi le richieste di intervento, soprattutto di assistenza economica, sono in costante aumento, in quanto la situazione generale sta rimarcando una recrudescenza rispetto all'anno precedente, data la grave crisi economica che sta colpendo soprattutto le fasce più deboli della popolazione;
allo stato attuale, è impensabile che i comuni possano farsi carico di ulteriori quote in favore degli enti gestori, in quanto gli stessi bilanci comunali risentono pesantemente delle notevoli riduzioni ad essi destinate e del rispetto del patto di stabilità sempre più vincolante;
gli enti locali si vedono fortemente preoccupati per le ricadute che tale manovra finanziaria avrà sull'erogazione dei servizi alla persona, e in particolare quelli riservati alle fasce deboli, perdurando sul territorio l'acuirsi di una già grave crisi economica;
gli enti gestori, nonché le fondazioni di settore, lamentano da tempo l'impossibilità di farsi carico di ulteriori trasferimenti finanziari stanti le difficoltà di natura economica gravanti sugli stessi;
risulta necessario un atto di responsabilità collettiva, che non può e non deve tramutarsi solamente in uno spot propagandistico

preelettorale, ma in un'azione concreta e continuativa in favore di un settore importante come quello delle politiche sociali a sostegno delle famiglie -:
quali iniziative intenda attuare con urgenza, al fine di impedire la drastica riduzione dei fondi attribuiti alle regioni e destinati all'erogazione dei servizi alla persona, che rischia di colpire in modo così significativo le fasce più deboli della popolazione italiana, sia con l'aumento dei costi di questi servizi socio-assistenziali indispensabili, sia con la possibile e concreta disattivazione dei medesimi per mancanza di risorse da parte degli enti locali.
(5-03242)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:

MOTTA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il sistema penitenziario della regione Emilia-Romagna ha una capienza regolamentare di 2.393 detenuti a fronte di una previsione organica di 2.401 agenti di polizia penitenziaria e 552 unità di personale dirigenziale e tecnico (direttori, contabili, educatori, assistenti sociali, e altri);
oggi nelle carceri della regione sono detenute 4.539 persone (+189 per cento) a fronte di una presenza organica di soli 1.746 agenti di polizia penitenziaria (- 28 per cento) e 290 tra personale dirigenziale e tecnico (- 48 per cento);
grave, in particolare, risulta essere la carenza di organico nel carcere di Parma dove le unità in difetto rispetto alla dotazione organica sono 131 a fronte di una popolazione carceraria che è al 140 per cento della capienza consentita;
rispondendo ad una precedente interrogazione (n. 5-01170, a prima firma dell'odierno interrogante) il Governo aveva assicurato «un piano straordinario di assunzioni in modo tale da consentire al personale, chiamato a svolgere un'attività estremamente impegnativa, delicata e rischiosa, condizioni lavorative meno stressanti»;
notizie riportate dalla stampa locale in data 13 luglio 2010 riferiscono al contrario che nei prossimi giorni prenderanno servizio presso le carceri dell'Emilia-Romagna soli 15 agenti, nessuno dei quali risulterebbe assegnato al carcere di Parma;
la gravità di tale situazione è confermata dal fatto che dall'inizio dell'anno è stato registrato, in regione, il ferimento, con prognosi superiore ai cinque giorni, di dieci agenti, di cui otto a Parma;
il cosiddetto «piano carceri» prevede l'aumento della capienza regolamentare del sistema carcerario dell'Emilia-Romagna di 1.240 posti entro il 2012 per far fronte al sovraffollamento;
tale aumento di capacità, benché auspicabile, rischia tuttavia di aggravare la già precaria situazione qualora non si provvedesse alla completa copertura delle posizioni in organico attualmente scoperte e ad un loro ampliamento in vista dell'aumento della popolazione carceraria -:
quali azioni il Ministro interrogato intenda attuare al fine di intervenire sul grave sovraffollamento del sistema carcerarlo della regione Emilia-Romagna e in particolare dell'istituto di Parma;
se e in che termini l'amministrazione penitenziaria abbia provveduto alle assunzioni annunciate nella risposta alla precedente interrogazione n. 5-01170 a cui il Governo ha risposto in II Commissione il 2 dicembre 2009;
se, a fronte della persistente carenza di organico, il Governo non ritenga di prevedere all'ulteriore messa in servizio di personale tecnico (educatori, assistenti sociali, e altri) e di polizia penitenziaria al fine di ottemperare alle attuali previsioni organiche;

quali Interventi e con che tempistica, con il cosiddetto «piano carceri», si preveda di attuare sul carcere di Parma al fine di ovviare all'attuale, insostenibile, sovraffollamento.
(5-03244)

Interrogazioni a risposta scritta:

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'interrogante, assieme alla segretaria dell'Associazione Radicale Il Detenuto Ignoto, Irene Testa, e a Cristiano Scardella militante dei diritti umani di Cagliari, il giorno 10 luglio 2010 ha effettuato una visita ispettiva presso la casa circondariale Buoncammino di Cagliari;
sotto la guida del comandante dottoressa Michela Cangiano, l'interrogante ha potuto parlare tanto con i detenuti quanto con gli agenti e il personale sanitario, verificando le condizioni di esecuzione della pena;
nell'istituto, a fronte di una capienza regolamentare di 330 persone, sono accalcati 535 detenuti di cui 127 in attesa di 1o giudizio, 84 ricorrenti, 56 ricorrenti, 265 definitivi, 1 internato provvisorio e 1 internato definitivo; nel 2009 si è registrato un forte turn over di presenze: nell'anno, infatti, ben 2.000 sono i detenuti transitati nella struttura;
fra i 535 detenuti, 167 sono tossicodipendenti e 17 alcoldipendenti mentre, secondo quanto riferito dal dottor Matteo Papoff, le diagnosi psichiatriche riguardano ben 160 ristretti; 40 detenuti hanno un'infezione da HIV, mentre coloro che sono affetti a epatite C sono 215;
a fronte di un quadro sanitario così compromesso, il personale sanitario è del tutto insufficiente e, ad aggravare la situazione, c'è da sottolineare il fatto che ancora non è stato effettuato il passaggio dalla sanità penitenziaria a quella del Servizio sanitario nazionale; ciò determina un quadro di incertezza anche su come nel 2011 avverrà il finanziamento di tutto il settore sanitario del carcere, personale compreso;
i detenuti stranieri sono circa il 10 per cento e, paradossalmente, proprio il carcere è la prima istituzione che si occupa di loro dal punto di vista sanitario; i servizi sul territorio, infatti, sono assolutamente carenti per tutti i cittadini disagiati per cui il carcere - come ha confermato il dottor Papoff - è divenuta una vera e propria discarica del disagio sociale;
i detenuti passano chiusi in celle sovraffollate 20 ore al giorno senza svolgere alcun tipo di attività; la presenza all'aperto prevista dalle 9 alle 11 e dalle 13 alle 15 (anche con il solleone estivo) si svolge in passeggi squallidi e angusti, giustamente definiti «cubicoli», cioè gli spazi sepolcrali delle antiche catacombe;
nelle celle del piano terra, ciascuna di circa 8 metri quadrati e perciò destinate in origine ad ospitare una persona, convivono dai 2 ai tre detenuti; considerata la superficie occupata dal letto a castello, dal tavolo, dagli sgabelli e dai miseri mobiletti, non c'è lo spazio fisico per muoversi; dato lo scarso rifornimento da parte dell'amministrazione di stracci e detersivi, le celle - già fatiscenti - sono sporche e maleodoranti; la presenza di scarafaggi è all'ordine del giorno e, non di rado, circolano anche topi;
dopo l'ulteriore taglio delle mercedi, sono veramente pochissimi i ristretti che hanno la fortuna di poter lavorare e i pochi che hanno questa opportunità, che riguarda esclusivamente impieghi che non offrono alcuna opportunità di imparare un mestiere utile per l'esterno, lo fanno per pochi spiccioli al mese: un rumeno che aveva lavorato per 5 mesi ha ricevuto 100 euro al mese dai quali l'amministrazione sottrae circa 60 euro per il mantenimento e per la quota INPS; un altro detenuto, per un mese di piantonamento ha ricevuto 60

euro che, sottratto il mantenimento e la quota INPS, si sono ridotti a 27 euro;
fa parte dello sfascio gestionale dell'istituto - privato dall'amministrazione centrale dei mezzi indispensabili di sussistenza - anche la sensibile carenza dell'organico degli agenti di polizia penitenziaria, degli educatori e degli psicologi;
nel quadro sopra descritto, è facile che accadano (e accadono) episodi di inqualificabile disfunzione burocratica che pesano in modo insopportabile dal punto di vista umano sulle già disperate condizioni di vita dei detenuti:
Riccardo Brunella, per esempio, da una parte si è visto autorizzare dal magistrato le telefonate alla sorella ma dall'altra gli sono state negate dall'Ufficio Comando «perché il numero telefonico non compare nelle pagine bianche»;
Stefano Carmignani, detenuto in carrozzina, è stato inviato da Sassari a Buoncammino perché nel carcere di San Sebastiano ci sono barriere architettoniche; da Cagliari è stato però assegnato a Poggioreale, ma le udienze dei suoi processi si svolgono tutte in Sardegna;
Efisio Gerina, è stato operato per due volte al retto per un tumore e sta in cella con la sacca per defecare; è inoltre affetto da aneurisma dell'aorta addominale sottorenale e molti familiari, padre compreso, sono morti a seguito di questa patologia; continua a rimanere in prigione nonostante che il suo stato di salute sia stato riconosciuto incompatibile con lo stato di detenzione in carcere;
due sale colloqui hanno ancora l'illegale muretto divisorio; l'area verde per gli incontri con i figli o parenti minori non esiste;
il nuovo carcere di Uta, secondo le più ottimistiche previsioni, entrerà in funzione tra il 2011 e il 2012, avrà 800 posti, anche se ancora non si sa con quale personale verrà gestito e se saranno realizzate le infrastrutture necessarie ad assicurare il trasporto del personale e dei parenti in visita -:
quali provvedimenti si intendano adottare per riportare nella legalità costituzionale il carcere di Buoncammino e per porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono sottoposti i detenuti;
cosa si intenda fare per colmare la carenza di organico del personale: agenti, educatori e psicologi;
cosa si intenda fare per fronteggiare la gravissima situazione sanitaria, per accelerare il passaggio della sanità penitenziaria al Servizio sanitario nazionale e per garantire finanziamenti adeguati per l'anno prossimo;
in che modo si pensi di poter affrontare - nella situazione igienico-sanitaria sopra descritta del carcere di Buoncammino e, in particolare, nell'attuale periodo estivo - il rischio di diffusione di malattie infettive;
in particolare, quali iniziative immediate si intendano mettere in atto per aumentare gli spazi di vivibilità delle celle, fino a farli divenire degni di un essere umano; per fare in modo che i detenuti non siano costretti a trascorrere nell'ozio e nella sporcizia 20 ore della loro giornata; per stanziare i fondi necessari almeno per la manutenzione ordinaria delle celle, delle docce, dello spazio wc in pessime condizioni igieniche, dei passeggi e delle caserme degli agenti; per mettere l'aria condizionata nelle sale dei colloqui, per togliere immediatamente il muretto che ancora persiste in due sale colloqui; per realizzare l'area verde per l'incontro dei detenuti con i loro bambini;
quali informazioni sia in grado di fornire sul nuovo carcere di Uta specificando quale sarà l'organico previsto per le diverse funzioni e se si stiano realizzando le infrastrutture necessarie ad assicurare il trasporto del personale e dei parenti in visita nel piccolo comune in provincia di Cagliari.
(4-08051)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dall'Osservatorio permanente sulle morti in carcere, composto da Radicali Italiani, Redazione Radiocarcere, Redazione Ristretti Orizzonti, Associazione «Il Detenuto Ignoto», Associazione «Antigone», Associazione «A Buon Diritto», il pomeriggio del 14 luglio 2010, Antonio Spada, trentacinquenne, detenuto nella casa circondariale delle Vallette (Torino), arrestato nel 2005, originario di Aversa, esponente di secondo piano dei Casalesi, si è suicidato; l'uomo, che doveva scontare ancora nove anni di condanna all'interno del penitenziario «Lorusso e Cotugno» aveva già tentato di impiccarsi in cella la domenica precedente. In quella circostanza, il detenuto era stato subito soccorso dagli agenti di polizia penitenziaria che l'avevano trasferito all'ospedale Maria Vittoria. Spada che si trovava nella settima sezione-blocco A del carcere delle Vallette era sottoposto a regime di alta sicurezza;
dall'inizio del mese, oltre al suicidio di Antonio Spada, l'Osservatorio sulle morti in carcere ha raccolto segnalazioni di altri tre detenuti morti nelle carceri italiane: al nuovo complesso di Rebibbia, Roma, il 3 luglio è morto Hugo Cidade, 47 anni, argentino. Aveva una cirrosi epatica, patologia già ampiamente diagnosticata e per cui pare i medici del carcere avessero già da tempo dichiarato l'incompatibilità con il regime carcerario. Nonostante questo è rimasto in cella e vi è morto. Tra il 7 e l'8 luglio, nel carcere di Napoli Secondigliano sono morti due detenuti italiani, sembra a causa di gravi malattie di cui erano affetti. Non si sa altro su di loro, né i nomi né l'età; Con questi ultimi 4 casi salgono così a 101 i detenuti morti da inizio anno: 30 si sono impiccati, 7 sono morti per avere inalato del gas (4 di loro si sono suicidati, per gli altri 3 probabilmente si è trattato di un «incidente» nel tentativo di sballarsi), mentre 64 detenuti sono morti per malattia, o per cause ancora da accertare. In 10 anni i detenuti morti sono stati 1.699, di cui 591 per suicidio; dal 1o gennaio 2000 ad oggi nelle carceri italiane sono morti 1.688 detenuti: 586 per suicidio, 7 uccisi da altri carcerati, 84 stroncati da overdose di sostanze stupefacenti. Le restanti 1.011 morti in cella sono da attribuire quasi tutte a «malori improvvisi», oppure a malattie non diagnosticate, o sottovalutate, o curate in maniera inadeguata. L'ordinamento penitenziario (legge n. 354 del 1975) prevede che un detenuto in condizioni di salute critiche sia ricoverato in ospedale, per essere curato e, quando non c'è cura possibile, per consentirgli di morire da persona libera, ma, evidentemente, in almeno 100 casi l'anno questo non viene fatto;
ogni anno più di 150 detenuti muoiono in cella, di questi 50 o 60 si suicidano: numeri drammatici che da almeno 20 anni sono pressoché stabili;
a giudizio della prima firmataria del presente atto, il numero dei suicidi potrebbe essere drasticamente diminuito se solo si rispettasse quanto previsto dall'ordinamento penitenziario nella parte in cui viene previsto che un detenuto debba rimanere in cella soltanto la notte in quanto nel corso dell'intera giornata allo stesso l'amministrazione penitenziaria dovrebbe offrire l'opportunità di lavorare, studiare, fare attività sportive e ricreative. Al contrario, oggi le predette disposizioni non vengono rispettate per mancanza di spazi, di soldi e di personale, al punto che, tranne in alcuni istituti di pena, i detenuti arrivano a trascorrere anche 20-22 ore al giorno chiusi in una cella, spesso sovraffollata, dove è possibile soltanto stare in branda ad aspettare che il tempo passi -:
nel rispetto e a prescindere dalla inchiesta avviata dalla magistratura quali siano gli intendimenti del Governo e quali siano gli esiti, allo stato, dell'inchiesta avviata nell'ambito dell'amministrazione penitenziaria al fine di accertare modalità ed eventuali responsabilità in ordine al suicidio di Antonio Spada;

di quali informazioni disponga il Ministro in ordine ai due decessi avvenuti tra il 7 e l'8 luglio 2010 nel carcere di Napoli Secondigliano e se intenda avviare una indagine amministrativa interna in proposito;
se il Governo non ritenga che l'alto tasso di atti di autolesionismo e di suicidi in carcere dipenda anche dalle condizioni di sovraffollamento degli istituti di pena e dalle aspettative frustrate di migliori condizioni di vita al loro interno;
quali iniziative intenda porre in essere affinché gli indirizzi di gestione del sistema penitenziario siano conformi ai princìpi del nuovo regolamento penitenziario in ordine agli interventi di trattamento del detenuto;
quali siano gli intendimenti del Governo in ordine all'esigenza di riforma della legge n. 354 del 26 luglio 1975 e dunque dell'ordinamento penitenziario e dei criteri di esecuzione delle pene e delle altre misure privative o limitative della libertà.
(4-08052)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:

BOSI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
secondo un elenco ufficiale di Rete ferroviaria italiana (RFI), nel nodo fiorentino dell'alta velocità ben 277 edifici, fra i quali case, palazzi, scuole e costruzioni storiche sono «opere sottoposte a testimoniale di stato e monitoraggio topografico» in vista della cantierizzazione per i lavori;
il sindaco di Firenze ha richiesto una nuova valutazione di impatto ambientale (VIA) prima dell'inizio della realizzazione del tunnel;
il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e RFI si sono resi indisponibili ad assecondare tale richiesta;
probabilmente la lista degli edifici da monitorare si andrà estendendo nel corso dei prossimi mesi;
l'attuale fascia di tutela (dieci metri di distanza dal passaggio del tunnel) è ancora troppo ristretta per scongiurare il danno agli edifici sottopassati dalla TAV;
l'avvio dei lavori di scavo del tunnel comporterà anni di disagi alla cittadinanza che vive o lavora nell'area fiorentina;
è prioritario consentire la più ampia e completa garanzia circa il minor danno e disagio possibile agli edifici pubblici e privati interessati dai lavori;
appare comunque inopportuno, anche come precedente, l'avvio dei lavori di un'opera pubblica di così grande impatto, al di fuori del prescritto provvedimento di V.I.A. -:
se non ritenga di esercitare, per quanto di competenza, un'attenta e costante vigilanza a tutela degli edifici pubblici e privati interessati dai lavori, tenuto conto, in particolare, del possibile aumento di stabili da monitorare.
(3-01184)

Interrogazione a risposta in Commissione:

PES. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
come diffusamente riportato dagli organi di stampa (tra gli altri, La Nuova Sardegna, 16 giugno 2010, L'Unione Sarda, 17 giugno 2010) l'acquisto, la costruzione e l'ammodernamento di immobili per il Corpo della Guardia di finanza di Oristano è oggetto di indagine dei Carabinieri del Ros toscano, i quali hanno consegnato ampia documentazione alla procura di Firenze;
i lavori furono assegnati ad un soggetto imprenditoriale, il consorzio stabile Novus S.p.A. di Napoli, riconducibile al

costruttore Francesco De Vito Piscicelli, dopo il parere positivo per la realizzazione della nuova caserma rilasciato, il 29 novembre del 2004, dal presidente del servizio integrato per le infrastrutture e i trasporti per Lazio, Abruzzo e Sardegna Angelo Balducci;
nella prima versione l'importo da mettere a gara è di 4 milioni e 160 mila euro;
il consorzio Novus si aggiudicò l'appalto, grazie a un ribasso del 5,49 per cento rispetto al prezzo di partenza;
il 16 dicembre 2004, un decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti stabilì che l'onere per la realizzazione dell'opera aumentasse da 4 milioni e 160 mila euro a 6 milioni e 700 mila euro;
il 19 luglio 2006 il comitato tecnico amministrativo integrato per le infrastrutture e i trasporti approva una perizia di variante per circa un milione di euro, per la realizzazione di due strade di collegamento e per l'adeguamento della rete telefonica che dovrà essere utilizzata dai finanzieri, portando l'onere complessivo dell'opera a 8 milioni e 138 mila euro;
la fine dei lavori era prevista per il 2007, ma ad oggi la struttura non è ancora ultimata, né i lavori sembrano proseguire -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra illustrati e se, per quanto di sua competenza, intenda fare chiarezza su quanto accaduto;
quali iniziative intenda intraprendere per fare in modo che i lavori giungano al termine il prima possibile e senza ulteriori oneri da parte dei contribuenti.
(5-03246)

Interrogazione a risposta scritta:

RAMPI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
i comuni novaresi di Oleggio, Marano Ticino, Pombia, Varallo Pombia e Castelletto sopra Ticino, la provincia di Novara e la regione Piemonte dal 2005, a seguito di un'indicazione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti inviata ad ENAC (ente nazionale aviazione civile), hanno fatto parte della commissione aeroportuale dell'aeroporto di Malpensa, successivamente sono stati estromessi, secondo l'interrogante, in modo improprio dallo stesso ENAC sulla base di una propria circolare del luglio 2007;
se questa situazione fosse confermata il territorio novarese non avrebbe modo di partecipare alle decisioni della commissione aeroportuale, che ha il compito di studiare, scegliere e far applicare gli scenari e le modalità di avvicinamento e decollo degli aerei al fine di contenerne l'inquinamento acustico;
secondo l'attuale piano investimenti di SEA, società di gestione dello scalo di Malpensa, vi è il progetto di realizzare una terza pista in previsione di un'espansione di traffico a 50 milioni di passeggeri, sebbene il contesto attuale sia cambiato rispetto alle previsioni del 2007 a cui si riferisce lo studio per questa terza pista, tanto che l'attività dell'aeroporto di Malpensa, che nell'anno 2007 aveva gestito circa 23.800.000 passeggeri e una media di 734 movimenti al giorno nel 2009 è stata poco più di 17.500.000 con una media 521 movimenti al giorno, è molto lontana dai livelli di saturazione;
per la costruzione della terza pista la SEA si pone l'obiettivo sottoporre il progetto esclusivamente a VIA-valutazione d'impatto ambientale, sfruttando le procedure straordinarie previste per l'Expo, e non alla VAS (valutazione ambientale strategica). La VAS è il solo strumento che permette di valutare la convivenza tra sviluppo e ambiente su vasta area;
con le migliorie eseguite e in completamento nel 2010 al terminal 1 e quelle previste per il terminal 2 per il 2011 la capacità dell'aeroporto con le attuali infrastrutture potrebbe probabilmente arrivare

a 40 milioni di passeggeri senza dover fare la terza pista, quindi ampiamente capace di superare l'incremento di passeggeri per l'Expo 2015 previsto nell'ordine di 6 milioni di passeggeri;
la previsione mondiale di sviluppo del trasporto aereo è stato calcolato del 3,9 per cento all'anno per cui i 40 milioni di passeggeri verrebbero raggiunti a Malpensa solamente nel 2030, rendendo non giustificata la costruzione nel breve/medio periodo di una terza pista;
oltretutto il traffico attualmente autorizzato senza necessità di VIA è di 21.300.000 di passeggeri o 940 movimenti al giorno (gli attuali movimenti sono 550) e che il superamento di questo limite impone la VIA sulla struttura attuale dell'aeroporto;
l'inquinamento del traffico aeroportuale coinvolge un'area con raggio di almeno 20 chilometri dall'aeroporto e che con la terza pista comprometterebbe ancora più di oggi la qualità della vita e la salute dei cittadini dell'Ovest Ticino, oltre alla flora e la fauna del parco del Ticino, dichiarato dall'UNESCO «riserva della biosfera»;
occorre ragionare in termini di sistema aeroportuale complessivo del Nord Italia, abbandonando logiche di accentramento, non economiche e dannose per l'ambiente;
nel contesto dell'adozione del piano territoriale regionale della Lombardia è stato approvato il nuovo piano d'area nel quale sono indicate le procedure per la VAS, procedura da attivare precedentemente all'approvazione dello stesso;
il piano d'area di Malpensa attualmente in vigore è vecchio di 10 anni e non ha raggiunto gli obiettivi che si era prefissato;
nel quadro della revisione strategica per lo sviluppo del sistema aeroportuale del Nord Italia, con particolare riferimento allo scalo di Malpensa, appare opportuno istituire un tavolo permanente tra regione Piemonte, regione Lombardia, parti sociali ed enti locali ai fini di assicurare politiche attive per l'occupazione diretta ed indiretta;
contestualmente appare logico che la regione Lombardia, con il coinvolgimento istituzionale della regione Piemonte e la provincia di Novara, riconsideri la struttura del piano d'area individuando, nel polo aeroportuale, nel polo fieristico milanese e nel polo logistico di Novara, una vasta area integrata di funzioni e servizi;
di conseguenza dovrebbe essere impedito l'avvio di ogni intervento infrastrutturale, anche in itinere, che non sia stato precedentemente sottoposto a VAS;
sia istituito un luogo di consultazione permanente tra tutte le istituzioni presenti sul territorio per una comune condivisione delle scelte -:
quali provvedimenti intendano i Ministri interrogati adottare in merito:
a) alla ipotizzata costruzione della terza pista di Malpensa rispetto alla situazione di traffico aereo attuale alle prospettive di evoluzione del traffico nel breve termine;
b) alla necessità che i comuni e gli enti piemontesi vengano riammessi a pieno titolo nella commissione aeroportuale, esclusi dall'ENAC, peraltro in contrasto con le indicazioni diramate dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
(4-08045)

...

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:

DI PIETRO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 11 maggio 2010, sulle pagine di un quotidiano locale, il Corriere di Caserta, veniva data ampia diffusione alla notizia in base alla quale, secondo le

testimonianze rese da alcuni pentiti, Antonio Scalzone, attuale sindaco di Castel Volturno, quando era primo cittadino nei primi anni del duemila, incontrò più volte nella sede della concessionaria Mercedes, di proprietà del referente locale dei casalesi, tale Paolo Diana, detto «scarpone» (arrestato per reato di associazione camorrista), alcuni esponenti del clan per discutere di affari;
alcuni giorni dopo, al cospetto di un inusuale silenzio serbato dal sindaco sulla questione, ed in mancanza di iniziative ufficiali dell'amministrazione, i componenti dell'opposizione chiedevano la convocazione di un consiglio comunale d'urgenza perché la questione fosse chiarita;
il 24 maggio 2010, in sede di consiglio comunale, l'opposizione avanzava la proposta di redigere un documento congiunto con la maggioranza da inoltrare alle istituzioni e finalizzato ad avere delucidazioni e rassicurazioni al riguardo di tale vicenda;
per dovere di cronaca si rammenta che nel 1998, l'amministrazione guidata dallo stesso Scalzone all'epoca del suo primo mandato da sindaco, veniva sciolta per infiltrazioni camorristiche; con decreto in data 14 settembre 1998 il Presidente della Repubblica, in pieno accoglimento della richiesta del Ministro dell'interno, ha provveduto allo scioglimento per la durata di 18 mesi del consiglio comunale di Castel Volturno;
si legge, tra l'altro, nel predetto provvedimento che:
a) il consiglio comunale di Castel Volturno (Caserta), rinnovatosi nelle consultazioni amministrative del 16 novembre 1997, presentava forme di condizionamento da parte della criminalità organizzata, tali da compromettere la libera determinazione e l'imparzialità degli organi elettivi, il buon andamento dell'amministrazione ed il funzionamento dei servizi, con grave pregiudizio per lo stato dell'ordine e della sicurezza pubblica;
b) sono state rilevate illecite interferenze nella vita dell'ente... (operante - ndr.) in un contesto ambientale profondamente permeato dalla presenza della criminalità organizzata;
c) gli esiti degli accertamenti esperiti hanno evidenziato come il clima di diffusa illegalità amministrativa era strettamente correlato alle convergenti influenze sulla cosa pubblica esercitate direttamente o indirettamente dalla locale criminalità organizzata;
d) l'intensa rete di frequentazioni e le molteplici relazioni, che variano dal semplice rapporto interpersonale a quello di parentela tra alcuni amministratori e dipendenti con esponenti dei locali clan criminali, hanno determinato connivenze e cointeressenze pregiudizievoli per i legittimi interessi della comunità cittadina;
e) è stato accertato un forte interessamento delle organizzazioni camorristiche già in occasione delle ultime consultazioni amministrative che, tra l'altro, hanno portato alla conferma nella carica di alcuni personaggi presenti nella compagine elettiva di quell'ente;
inoltre, la questione avente ad oggetto la gestione rifiuti nel comune di Castel Volturno, negli anni dal 2000 al 2004, è già stata oggetto di procedimento penale, ampiamente pubblicizzato dagli organi di stampa, che ha interessato il presidente pro tempore del Consorzio CE/4, successivamente tratto in arresto, e altri esponenti importanti del PdL, unitamente a nomi eccellenti quali i fratelli Orsi. Quindi, le preoccupazioni che tali vicende suscitano nella cittadinanza meritano l'interesse prioritario da parte delle istituzioni preposte;
in una realtà come quella di Castel Volturno, già ampiamente destabilizzata da vicende di criminalità di interesse nazionale, è fondamentale fugare anche il più piccolo dubbio circa la trasparenza e

la legalità dell'azione amministrativa posta in essere dal sindaco -:
se il Ministro dell'interno non reputi necessario disporre con massima urgenza l'avvio della procedura di cui all'articolo 143 del decreto legislativo n. 267 del 2000 e successive modificazioni, in particolare incaricando il prefetto territorialmente competente di effettuare tutti gli accertamenti del caso così come previsti dal citato decreto legislativo al fine di verificare la sussistenza di elementi concreti, univoci e rilevanti su collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata di tipo mafioso o similare dell'attuale sindaco di Castel Volturno, Antonio Scalzone, o degli amministratori del medesimo comune, ovvero su forme di condizionamento degli stessi, tali da determinare un'alterazione del procedimento di formazione della volontà degli organi elettivi ed amministrativi e da compromettere il buon andamento o l'imparzialità dell'amministrazione stessa, nonché il regolare funzionamento dei servizi ad essa affidati o, ancora, che risultino tali da arrecare grave e perdurante pregiudizio per lo stato della sicurezza pubblica.
(4-08043)

MARCO CARRA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la legge 13 settembre 1965 (cosiddetta Rognoni-La Torre), integrando la legge 31 maggio 1965, n. 575 recante «Disposizioni contro la mafia» ha introdotto, accanto alle misure di prevenzione di carattere personale, anche quelle di carattere patrimoniale del sequestro e della confisca dei beni;
la sopraccitata legge n. 575 del 1965, come successivamente modificata, prevede che i beni confiscati alla mafia possano essere mantenuti al patrimonio indisponibile dello Stato per finalità di ordine pubblico, giustizia e protezione civile, ovvero trasferiti per finalità istituzionali o sociali al patrimonio del comune ove l'immobile è sito, ovvero al patrimonio della provincia o della regione;
molti immobili, nonostante siano stati assegnati ai comuni per essere destinati a finalità di pubblico interesse, non possono essere utilizzati per la presenza di ipoteche e pignoramenti iscritti sugli stessi;

con decreto n. 15812 del 9 maggio 2008 dell'Agenzia del demanio-direzione generale-area beni e veicoli confiscati veniva trasferito al patrimonio indisponibile del comune di Suzzara (Mantova) un'unità immobiliare, ubicata in Suzzara, già oggetto di confisca disposta in forza di provvedimento emesso in data 5 marzo 1998 dal tribunale di Brindisi ai sensi della legge n. 575 del 1965, come successivamente modificata ed integrata;
il comune di Suzzara intende utilizzare l'immobile assegnato, e per il quale ha già ottenuto finanziamento di 121.000,00 euro dalla regione Lombardia a sostegno delle spese di ristrutturazione, per finalità sociali ed in particolare per la realizzazione di alloggi per famiglie in difficoltà;
sull'immobile grava tuttora ipoteca, a favore di Intesa SEC NPL spa, costituita nel 1993 a garanzia di mutuo concesso da CARIPLO e per la quale, con ordinanza del tribunale di Brindisi del 5 febbraio 2008, mai comunicata al comune di Suzzara, è stata riconosciuta la buona fede del predetto istituto bancario e pertanto convalidata;
in data 17 giugno 2010 è stato notificato al comune di Suzzara precetto di intimazione al pagamento a Intesa SEC spa (nel frattempo subentrata a CARIPLO) del complessivo importo di 153.707,98 euro in conto restituzione somme concesse con il mutuo sopraindicato, oltre interessi e spese, avvertendo che in caso di mancato pagamento si procederà ad esecuzione forzata sull'immobile confiscato e ora appartenente al patrimonio indisponibile del comune di Suzzara;
il comune di Suzzara, ha immediatamente e tempestivamente proposto opposizione al precetto davanti al tribunale di Mantova;

il comune di Suzzara non è in grado di sostenere l'ingiusto onere conseguente all'ipoteca gravante sull'immobile trasferitogli dallo Stato, con conseguente rischio che il medesimo, se sottoposto a procedura di alienazione a mezzo asta, ritorni nella disponibilità di organizzazioni criminose organizzate -:
quali iniziative concrete si intendano assumere per evitare che si verifichino casi come quelli riportati in premessa e per garantire ai comuni di mantenere la proprietà di immobili confiscati alle organizzazioni criminali mafiose ed agli stessi assegnati affinché siano destinati alle finalità sociali previste dalla normativa, impedendo un loro ritorno in possesso alle organizzazioni mafiose.
(4-08048)

DAL MORO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella notte fra il 11 e il 12 luglio 2010, davanti all'abitazione del sindaco del comune di Schio, Luigi Dalla Via, si è verificata una forte esplosione dovuta essenzialmente allo scoppio di quattro/cinque cosiddette bombe molotov;
tale deflagrazione ha causato la distruzione di numerose panchine, di talune recinzioni e, altresì, di alberi e cespugli facenti parte della grande aiuola dell'adiacente via dei Boldù sita davanti alla stessa abitazione del sindaco;
la medesima esplosione ha causato anche il danneggiamento di un vicino impianto sportivo parrocchiale della Ss. Trinità;
i carabinieri della stazione di Schio sono stati allarmati da una delle figlie dello stesso sindaco poco dopo le ore 2.00 del mattino, mentre taluni vicini, residenti nelle abitazioni limitrofe, si sono svegliati allarmati dal frastuono causato dall'esplosione;
tale episodio, pur essendo - ad oggi - privo di rivendicazioni di alcun tipo, è oggetto di indagine (in seguito ad una denuncia per «istigazione all'odio razziale») sia da parte dei carabinieri della stessa stazione di Schio e sia da parte della Digos di Vicenza;
come noto, durante i giorni precedenti all'esplosione, un esponente del consiglio di quartiere Poleo-Stadio ha condotto via web campagne pseudo-razziali contro il futuro insediamento al rustico Pettinà di una famiglia sinti, nel contesto di un progetto comunale di integrazione sociale portato, con costanza, avanti dallo stesso sindaco di Schio, Luigi Dalla Via -:
se il Ministro sia a conoscenza della situazione esposta in premessa;
se il Governo abbia valutato, per tempo e con attenzione, i segnali d'allarme più volte sollevati e quali misure siano state messe in atto per tutelare il sindaco, la sua famiglia e, più in generale, l'intera amministrazione comunale dal ripetersi di atti simili.
(4-08049)

BOSSA, ANDREA ORLANDO, PICCOLO, PICIERNO, GRAZIANO, CIRIELLO, NICOLAIS, BOFFA, SARUBBI, MAZZARELLA, IANNUZZI e VACCARO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
alle recenti consultazioni elettorali amministrative del 28-29 marzo 2010, nel comune di Castellammare di Stabia, provincia di Napoli, è risultato eletto alla carica di sindaco il dottor Luigi Bobbio, magistrato ordinario con valutazione idonea alla copertura delle funzioni di giudice di Corte di appello;
dal 2001 al 2006 il dottor Bobbio è stato in aspettativa perché parlamentare della Repubblica;
sul Bollettino ufficiale del Ministero della giustizia n. 20 del 31 ottobre 2008 decreto ministeriale 13 giugno 2008 Vo U.C.B. 22 settembre 2008 si legge: «Decreta la conferma del collocamento fuori ruolo organico della Magistratura del dottor L. Bobbio, nato a Napoli il 10 gennaio 1957, magistrato ordinario di quarta generazione di professionalità, già in servizio

presso la segreteria dell'allora Vice Presidente della Camera dei deputati, onorevole Giorgia Meloni, per essere destinato, con il suo consenso, al Ministero per le politiche giovanili con l'incarico di Capo di Gabinetto»;
il dottor Luigi Bobbio, infatti, giusta formale deliberazione del Consiglio superiore della magistratura, successivamente alla conclusione del mandato parlamentare sempre nel 2006, è stato collocato «fuori ruolo» per incarico in seno alla Camera dei deputati, nonché, come si evince dal Bollettino ufficiale del Ministero della giustizia n. 20 del 31 ottobre 2008 di nuovo «fuori ruolo» per l'incarico di capo di gabinetto del Ministro della gioventù. Incarico che tuttora ricopre;
ai fini dell'esercizio delle funzioni giudiziarie, pertanto, il dottor Luigi Bobbio risulterebbe essere stato, da ultimo, nominato nel distretto della corte di appello di Napoli;
a causa dello status rivestito di giudice ordinario, a norma di legge, il dottor Luigi Bobbio, ai fini dell'eleggibilità alla carica di sindaco, doveva essere collocato in aspettativa per candidatura elettorale entro la data di scadenza del termine utile alla presentazione delle candidature alle elezioni amministrative del 28-29 marzo 2010, coincidente con le ore 12 del 27 febbraio 2010;
nonostante alla citata scadenza del 27 febbraio 2010 il dottor Luigi Bobbio non fosse stato collocato dal Consiglio superiore della magistratura in aspettativa con formale, espressa e propedeutica deliberazione, ma si trovasse, invece, nello status di giudice collocato fuori ruolo, è avvenuto che: il dottor Luigi Bobbio, in vista della scadenza del predetto termine, ha rilasciato dichiarazione sotto responsabilità, ex decreto del Presidente della Repubblica n. 445 del 2000, di non incorrere in cause di ineleggibilità alla carica di sindaco; è stato eletto a sindaco di Castellammare di Stabia; è stato formalmente convalidato nella relativa elezione dalla competente commissione elettorale II; ugualmente è, del resto, accaduto in occasione delle consultazioni amministrative del 2007, utili al rinnovo del consiglio comunale di San Giuseppe Vesuviano, provincia di Napoli, in occasione delle quali il dottor Luigi Bobbio ha formalmente presentato la propria candidatura alla carica di sindaco e, capolista non eletto alla carica, è stato convalidato nella relativa elezione alla carica di consigliere comunale, pur rivestendo, all'epoca, il medesimo status di giudice collocato fuori ruolo e non in aspettativa;
la predetta circostanza è provata anche dal fatto che in data 27 maggio 2008, si rendeva copresentatore di interrogazione consiliare, presso il predetto comune, in materia di elargizione da parte della giunta di contributo economico per la sagra della zeppola;
il sindaco attualmente in carica presso Castellammare di Stabia sarebbe, dunque, affetto da vizio di ineleggibilità, posto che alla data di presentazione della propria candidatura rivestiva lo status di magistrato non collocato in aspettativa per candidatura elettorale, ma fuori ruolo perché capo di gabinetto di un Ministero e, dunque, ancora ascrivibile alle funzioni giudiziarie nel distretto di corte di appello, e precisamente presso la direzione distrettuale antimafia di Napoli, competente per territorio nell'intero distretto di corte d'appello di cui è parte anche la città di Castellammare di Stabia -:

se il Ministro dell'interno intenda adottare iniziative, anche attraverso il prefetto di Napoli, in relazione alla situazione di ineleggibilità del sindaco di Castellammare, Luigi Bobbio;

se il Ministro della giustizia intenda adottare iniziative di competenza ove risulti la mancata ottemperanza del dottor Bobbio a quanto previsto per le candidature di magistrati ad elezioni amministrative in termini di collocamento in aspettativa.
(4-08056)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:

SCHIRRU, CALVISI, FADDA, MARROCU, MELIS, ARTURO MARIO LUIGI PARISI, PES, DAMIANO e SIRAGUSA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'azienda SIELTE opera sulle reti di telecomunicazione per conto dei principali provider di servizi dati e telefonici. La configurazione degli apparati, i nuovi allacciamenti, la manutenzione delle infrastrutture sono demandate alle squadre di tecnici SIELTE da grandi committenti come Telecom Italia. Pur in una fase di difficoltà del settore in cui opera, la SIELTE la stessa ha mantenuto il valore e i volumi degli altri anni, registrando, una lieve crescita grazie alla buona diversificazione, confermando così i risultati anche in termini di utili;
attualmente i dipendenti SIELTE del Centro Operativo reti fisse di Cagliari in Sardegna sono 18, per i quali è aperta la procedura di mobilità che scadrà il 30 luglio 2010, oltre ai 12 lavoratori operanti sulle reti mobili dello stesso cantiere collocati in Cassa Integrazione Straordinaria per due anni dal gennaio 2010;
la SIELTE, tra le giornate di venerdì 25 e lunedì 28 giugno, ha chiuso all'improvviso il cantiere di Cagliari, senza che fossero avvisati né i lavoratori, né le organizzazioni sindacali. I lavoratori che si sono presentati nel cantiere lunedì mattina, hanno trovato i cancelli del cantiere chiusi, i mezzi già trasferiti, o venduti, ad una società di subappalto, con le sigle societarie già modificate;
da ormai diversi mesi, i lavoratori della SIELTE in tutta Italia, proseguono nelle iniziative sindacali volte a dare rilievo alla propria condizione ed in difesa del proprio posto di lavoro. Le modalità di assegnazione degli appalti Telecom e di effettuazione dei lavori da parte delle aziende appaltanti, contro l'uso ormai ad avviso smodato del ricorso al subappalto, sta assumendo proporzioni allarmanti;
le organizzazioni sindacali, durante le ultime mobilitazioni avvenute nel capoluogo sardo, hanno chiesto un intervento nei confronti dell'azienda e della principale committente Telecom per affrontare il tema dell'affidamento degli appalti che comporta la chiusura del cantiere di Cagliari dove ormai l'estromissione di professionalità presenti da tempo in azienda causa il ricorso al subappalto per il 100 per cento delle attività. Inoltre, si chiede di riportare la trattativa in corso al tavolo ministeriale, con richiesta di ritiro della procedura di mobilità, per accorpare le diverse vertenze aperte in vari territori nazionali (Cagliari, Padova, Palermo), nonché, si sollecita una convocazione del tavolo interassessoriale regionale dove tutte le parti vengano chiamate a confrontarsi sulla situazione del settore in Sardegna -:
se non ritengano opportuno convocare con urgenza un unico tavolo nazionale che riaccorpi le vertenze in atto nei diversi territori della penisola;
quali iniziative, anche normative, intendano porre in essere per scongiurare le gare d'appalto con logiche di massimo ribasso.
(4-08054)

TESTO AGGIORNATO AL 10 FEBBRAIO 2011

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

NASTRI e CARLUCCI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto risulta da un'analisi effettuata dalla Coldiretti presentata in occasione del premio Oscar Green 2010, il salone della creatività del made in Italy, un giovane imprenditore che intende avviare una impresa agricola o un agriturismo,

impiega attualmente almeno due anni e mezzo, a causa di una burocrazia che limita di fatto la libertà di impresa;
la cosiddette pastoie burocratiche, a giudizio dell'associazione agricola, risultano essere uno degli ostacoli principali all'avvio dell'attività agricola, come confermato da un'altra indagine della Coldiretti-Swg, dalla quale emerge che 4 giovani su 10, confermano come le lungaggini nell'esame della predisposizione di domande e documenti, rappresentino il problema principale del settore agricolo;
dai vari adempimenti necessari per avviare l'attività, prosegue il rapporto, emerge che solo per l'apertura della partita Iva e l'iscrizione nel registro delle imprese e all'Inps, sono necessari almeno 13 giorni;
risulta inoltre, che i bandi dei piani di sviluppo rurale (Psr) necessari per l'insediamento dei giovani in agricoltura, vengono pubblicati solitamente dopo 120 giorni dall'approvazione degli stessi Psr e successivamente è possibile presentare la domanda, che impiega almeno 60 giorni per essere recepita, più altri 260 giorni affinché si completi l'istruttoria;
il decreto che concede il via libera materiale alle misure per iniziare l'attività agricola, inoltre, viene emesso dopo un anno, e altri 90 giorni occorrono per accedere al credito agricolo;
appare evidente a giudizio della Coldiretti, con riferimento a quanto suesposto, che lo scenario risulta alquanto desolante e preoccupante per i giovani che vorrebbero avviare un'attività agricola, in considerazione dei tempi e delle difficoltà burocratiche che rappresentano autentici ostacoli e vessazioni nei confronti dell'imprenditoria agricola -:
quali iniziative intenda intraprendere, nell'ambito delle sue competenze, al fine di prevedere adeguate iniziative volte a snellire nei tempi più rapidi, le procedure attuali che rallentano e spesso addirittura ostacolano l'avvio di un'attività agricola;
se non ritenga opportuno assumere iniziative normative che consentano, anche attraverso l'effettivo coinvolgimento dei centri servizi promossi dai privati, al fine di non pregiudicare il ricambio generazionale in agricoltura, di intraprendere l'inizio di un'attività agricola in tempi più ragionevoli rispetto a quelli attuali, esageratamente lunghi e caratterizzati da troppi vincoli.
(5-03249)

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SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
tre anziani sono deceduti nelle settimane scorse nella casa di cura «Istituto Palazzolo», fondazione don Gnocchi, di Milano;
contemporaneamente nella citata casa di cura avrebbe avuto luogo un'epidemia di origine alimentare, probabilmente causata da uova utilizzate per realizzare una maionese, vicenda resa nota da un «post» pubblicato su Facebook e successivamente ripreso dalla stampa;
secondo quanto riferito da Il Giornale il 1o giugno 2010, «...negli stessi giorni dell'epidemia, almeno tre anziani colpiti dall'intossicazione sono morti. La familiare di un'anziana ricoverata ha ricevuto da uno dei medici l'informazione che i decessi erano diretta conseguenza dell'epidemia» -:
di quali elementi disponga il Ministro interrogato in ordine all'episodio descritto in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere, con particolare riferimento all'esigenza di promuovere, in collaborazione con le regioni, una ridefinizione dei criteri di autorizzazione e di accreditamento nonché delle modalità di controllo di strutture assistenziali come quella sopraccitata.
(4-08059)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MARCO CARRA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il sito di interesse nazionale (SIN) «Laghi di Mantova e Polo chimico» perimetrato con decreto del Ministero dell'ambiente nei febbraio 2003 è in gran parte ricompreso all'interno del parco del Mincio;
tale sito è stato oggetto di risoluzione - approvata in VIII Commissione parlamentare nel luglio 2008 - di impegno per il Governo ad adottare iniziative per lo sblocco delle risorse stanziate per il SIN;
il sito è tra i 4 candidati dalla regione Lombardia per l'inserimento nel programma straordinario nazionale per il recupero economico produttivo dei siti inquinati;
vi è stata successivamente la decisione governativa di trasferimento dei fondi destinati al programma di recupero di cui sopra ad altro fondo;
è urgente come certificato da più enti, Arpa e Ministero dell'ambiente in primis, la messa in sicurezza della falda, rimane urgente e non rinviabile la soluzione di una situazione di forte rischio ambientale con presenza di Surnatante, solventi in falda e una sorta di discarica in area Syndial -:
se il Governo intenda finanziare gli interventi di bonifica ed in quale misura;
se il Governo intenda delegare la regione Lombardia, l'amministrazione provinciale di Mantova ed i comuni interessati, a partire da quello di Mantova, ad assolvere a specifiche competenze per velocizzare la bonifica;
come il Governo intenda affrontare operativamente il problema «Surnatante» presente in modo massiccio nel sito mantovano;
come il Governo intenda intervenire concretamente sulla continua diffusione dei solventi cloriti;
come il Governo intenda discutere e definire il nuovo accordo di programma del sito mantovano.
(5-03245)

CICCANTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il recapito della corrispondenza nelle province di Ascoli e Fermo, da parte di Poste italiane, presenta gravi difficoltà di smaltimento;
l'accordo del 15 settembre 2006 tra Poste italiane e le organizzazioni sindacali prevedeva una copertura organica del 100 per cento, al fine di garantire la fruizione delle ferie estive degli operatori del settore;
tale impegno non è stato mantenuto, nonostante siano stati trasferiti con funzioni di sportellista molti addetti ai CPD (centri primari di distribuzione) senza essere rimpiazzati, ovvero le sostituzioni sono state pari ad un decimo dei trasferimenti;
i settori in difficoltà sono quelli relativi al recapito ed alla video-codifica, ai cui carichi di lavoro si rimedia con mesi e mesi di prestazioni straordinarie aggiuntive;
dopo la riduzione degli addetti ai turni notturni, si prevede addirittura la eliminazione del turno antimeridiano;
si lamentano forti disservizi alla clientela, con evidenti arretrati di corrispondenza da recapitare -:
quali siano le iniziative più opportune e congrue che Poste Italiane intenda

assumere per porre rimedio ai disservizi lamentati, anche in vista dell'approssimarsi della liberalizzazione del servizio postale;
per quanto tempo ancora dovrà durare questa situazione di carenza di personale, nei settori del recapito e della video-codifica, nell'area corrispondente alle province di Fermo ed Ascoli Piceno.
(5-03247)

BOBBA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la cooperativa orizzonti sociali Lombardia, in data 25 giugno 2010, è subentrata alla precedente cooperativa orizzonti sociali, nella gestione della «Casa Soggiorno Anziani» di Arborio, a seguito di gara informale mediante procedura negoziata, indetta dal comune di Arborio;
i dirigenti del nuovo gestore sono gli stessi del precedente, essendo la cooperativa orizzonti sociali Lombardia un surrogato della prima, istituita attraverso un atto di cessione di ramo d'azienda, in quanto la cooperativa uscente non avrebbe potuto partecipare alla gara, essendo insolvente al contratto di appalto in scadenza per morosità fiscale nei versamenti di competenze per TFR e per i continui ritardi nei pagamenti delle retribuzioni, oltre ad avere in atto pignoramenti presso il comune autore della gara di appalto;
a parere dell'interrogante non si intravede l'opportunità di un ricorso ad una gara informale mediante procedura negoziata, essendo questa procedura un'eccezione ai princìpi di libera concorrenza, prevista al solo scopo di semplificare il quadro procedimentale per i lavori di importo minore o comunque limitato;
pur ritenendo lecito il ricorso a tale procedura di aggiudicazione, risulta quantomeno sconveniente l'ammissione di taluni soggetti alla gara, come la cooperativa orizzonti sociali Lombardia, i quali non possono essere considerati, secondo l'interrogante, idonei a garantire una gestione non solo trasparente, ma anche in grado di ottemperare a princìpi quali efficienza e responsabilità, che, nel caso come quello di specie, risultano indispensabili per l'amministrazione di un servizio relativo al diritto alla salute, di cui all'articolo 32 della Costituzione;
il capitolato di appalto della gara, aggiudicata dalla predetta cooperativa, «prevede l'assorbimento nei confronti di tutto il personale in servizio, alle stesse condizioni possedute al momento della presa in carico da parte dell'aggiudicataria»;
da quanto si evince da lettera raccomandata inviata ai dipendenti, la cooperativa orizzonti sociali Lombardia, al fine di procedere al riassorbimento degli stessi, richiedeva obbligatoriamente la sottoscrizione della domanda di adesione alla cooperativa, dando anche un termine finale ed improrogabile per la sua consegna, scaduto il quale il dipendente non socio, sarebbe stato considerato rinunciatario, e la cooperativa avrebbe provveduto «ad accogliere le nuove adesioni a socio per l'espletamento dell'appalto»;
la lettera b) dell'articolo 37 del Contratto collettivo nazionale delle cooperative sociali stabilisce: «L'azienda subentrante, nel caso in cui siano rimaste invariate le prestazioni richieste e risultanti nel capitolato d'appalto, o convenzione, assumerà, nei modi e condizioni previsti dalle leggi vigenti, ferma restando la risoluzione del rapporto di lavoro da parte dell'impresa cessante, il personale addetto all'appalto o convenzione stessi,...»;
a fortiori, la sentenza della Corte di appello di Torino, del 31 maggio 2008, precisava che «In ipotesi di passaggio di appalto, una società cooperativa che sia soggetta, per disposizione del CCNL applicato, all'obbligo di riassunzione del personale ivi addetto, non può opporre a detto personale l'esistenza di una norma

statutaria che riservi ai soli soci la prestazione lavorativa, giacché le norme dello statuto non sono opponibili a terzi, né l'assetto normativo introdotto dalla legge 3 aprile 2001, n. 142, può essere interpretato nel senso di precludere alle cooperative di avvalersi anche della prestazione di dipendenti non soci; conseguentemente, la cooperativa subentrante ha l'obbligo di assumere anche i dipendenti del precedente appaltatore che non presentino domanda di associazione» -:
se nell'ambito delle rispettive competenze, i Ministri interrogati non intendano assumere iniziative volte a verificare la condotta della cooperativa e, in secondo luogo, a riscontrare che non vi sia una lesione dei diritti dei lavoratori.
(5-03248)

Interrogazione a risposta scritta:

MASTROMAURO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - per sapere - premesso che:
l'articolo 5 del decreto legislativo n. 44 del 15 marzo 2010 prevede che il piano di numerazione automatica dei canali del digitale terrestre, debba rispettare come criterio prioritario le abitudini e preferenze degli utenti con riferimento alle emittenti locali;
le indagini commissionate dall'Agcom sulle abitudini degli italiani che avrebbero espresso preferenza per le emittenti nazionali non restituiscono una fotografia della realtà del nostro Paese, in quanto sono state effettuate in regioni dove è già scattato il passaggio definitivo al digitale terrestre, ovvero dove le tv locali sono già state penalizzate e private del posizionamento ottenuto in trent'anni di attività;
qualora la numerazione automatica non si ispirasse ai princìpi di tutela dell'emittenza locale, al principio del pluralismo informativo e al diritto dei cittadini ad essere informati, si produrrebbero danni gravissimi alle tv locali ma anche alle piccole medie imprese, che riescono a promuoversi solo grazie all'emittenza locale. Un danno, dunque, all'economia del Paese;
indagini diverse, come quelle fornite dall'Auditel, portano risultati differenti per le tv locali: in oltre l'80 per cento dei casi, queste occupano le posizioni 8 e 9 nel canale digitale e in alcune regioni anche la numero 7, poiché la percentuale nazionale delle tv locali è del 51 per cento -:
quali iniziative di competenza il Ministro dello sviluppo economico intenda assumere volte a garantire il lavoro delle tv locali nel rispetto della libera concorrenza di mercato, con l'obiettivo di promuovere le tv locali in quanto piccole e medie imprese da tutelare per l'economia del settore e del Paese, da un lato, e come organi informativi eccellenti ai fini della libera informazione, dall'altro.
(4-08057)

...

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta scritta Simonetti n. 4-01570, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 novembre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Simonetti n. 4-04826, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Simonetti e Buonanno n. 4-06138, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 febbraio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Fugatti n. 4-07774, pubblicata nell'allegato B

ai resoconti della seduta del 28 giugno 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Fugatti e altri n. 4-07911, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

Ritiro di una firma da una interpellanza.

Interpellanza urgente Boccia e altri n. 2-00789, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 luglio 2010: è stata ritirata la firma del deputato Reguzzoni.