XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 379 di mercoledì 6 ottobre 2010

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 9,05.

GIUSEPPE FALLICA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Bonaiuti, Brugger, Buonfiglio, Caparini, Ciccanti, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Crosetto, D'Alema, Donadi, Gregorio Fontana, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Leo, Lombardo, Lo Monte, Mazzocchi, Migliori, Ravetto, Reguzzoni, Sardelli, Tabacci, Urso e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Informativa urgente del Governo sui recenti tragici incidenti sul lavoro e sulle iniziative di competenza per contrastare tale fenomeno (ore 9,10).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sui recenti tragici incidenti sul lavoro e sulle iniziative di competenza per contrastare tale fenomeno.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, il Ministro Sacconi, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo misto.

(Intervento del Ministro del lavoro e delle politiche sociali)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, il Governo svolge di buon grado il proprio dovere di informare il Parlamento circa le attività che sta svolgendo in collaborazione con le regioni, dato l'assetto istituzionale in materia, alla luce anche dei recenti eventi che, al di là delle statistiche fortunatamente nel loro complesso calanti, ci rivelano ancora, tuttavia, la presenza di punti deboli nella nostra capacità di prevenire soprattutto il verificarsi di tali infortuni e di promuovere assetti organizzativi anche in imprese particolarmente strutturate come nel caso della DSM di Capua, utili ad evitare che si determinino decessi nel lavoro.
Il caso della DSM di Capua ha suscitato non pochi interrogativi, non solo perché ha ripetuto infortuni mortali nei cosiddetti ambienti confinati, dei quali poi tratterò più specificamente, ma anche perché questo Pag. 2infortunio si è realizzato in una società che addirittura aderisce al cosiddetto programma responsible care della Federchimica, un'azienda che teoricamente ha assunto anche impegni ulteriori rispetto a quelli previsti dalla legge e nella quale tuttavia - sarà il magistrato ad accertarlo più puntualmente - a prima vista, sembrano essersi prodotte forti carenze informative con riferimento a quei rischi interferenziali, che si producono quando più soggetti appaltatori operano nell'ambito dello stesso sito.
La mia informativa doverosamente, comunque, si rivolge al complesso delle attività di implementazione del Testo unico in materia di salute e sicurezza, che costituisce certamente un impianto normativo che ci mette in una condizione - almeno da un punto di vista regolatorio - avanzata rispetto a molti altri Paesi e rispetto alle convenzioni dell'Organizzazione internazionale del lavoro. Molti provvedimenti di attuazione, cui il testo unico rinvia, incontrano - lo ripeto - la necessaria complessità di un assetto istituzionale che è stato, peraltro, contrastato nella vita parlamentare. Infatti, vorrei ricordare che la modifica della Carta costituzionale - poi bocciata dal referendum - aveva ipotizzato la riconduzione nella responsabilità centrale delle attività relative alla salute e alla sicurezza del lavoro, in quanto se ne ravvisava la necessaria uniformità nel territorio nazionale, anche al fine di effettività delle norme stesse non aiutata certamente da eventuali difformità nel territorio.
Non a caso, è proprio attraverso lo strumento del dialogo permanente e della leale collaborazione permanente tra Stato e regioni che si cerca faticosamente il raccordo - peraltro anche con le parti sociali - per realizzare quella uniformità, che istituzionalmente non è garantita.
Vorrei ricordare in ogni modo che l'implementazione dei molti atti cui fa rinvio il testo unico in materia di salute e sicurezza è affidata in primo luogo alla Commissione consultiva per la salute e la sicurezza sul lavoro, prevista dallo stesso testo unico, che è composta in maniera paritaria e tripartita da rappresentanti delle amministrazioni pubbliche centrali, delle regioni, dei sindacati e delle organizzazioni dei datori di lavoro. Questo organismo è stato ricostituito nel dicembre del 2008. La Commissione si è insediata subito dopo l'inizio del nuovo anno e ha svolto diciassette riunioni. L'ultima è del 15 settembre e la prossima sarà il 20 ottobre, quindi con una cadenza circa mensile. Soprattutto, questa Commissione si è articolata in nove gruppi tecnici di lavoro nei quali è garantita sempre la presenza dei soggetti che poi fanno parte della Commissione. Questi gruppi si sono regolarmente insediati e svolgono con assoluta continuità riunioni sulle materie che sono state loro devolute. Un comitato poi, in particolare, è stato chiamato a dare attuazione al cosiddetto sistema di qualificazione delle imprese - del quale voglio subito dire qualcosa, perché c'entra con la vicenda di Capua - il quale ha lo scopo di individuare in determinati settori che imprese possano operare e a quali condizioni, con riferimento a elementi relativi alla salute e alla sicurezza. Tale sistema, che si realizzerà per mezzo di un decreto del Presidente della Repubblica, cui fa rinvio il testo unico, verrà attuato, da un lato, nel settore edile, attraverso l'attivazione di quella cosiddetta patente a punti che è stata inserita nelle ultime correzioni del testo unico in questa legislatura, mentre altri settori dovranno essere individuati da questa stessa Commissione consultiva.
Nel corso delle riunioni di questa Commissione, proprio per il drammatico ripetersi di infortuni gravissimi in ambienti cosiddetti limitati o confinati, come i silos e le cisterne, nei quali si sono ripetuti purtroppo decessi, è stata condivisa l'opportunità, su proposta del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, di inserire, tra le attività per le quali dovrà operare il sistema di qualificazione delle imprese, quelle lavorazioni che si svolgono negli ambienti confinati. Questa proposta paradossalmente era stata formalmente inviata proprio il 10 settembre 2010, il giorno prima del fatto luttuoso di Capua, ma era Pag. 3stata già proposta informalmente dai nostri uffici - se non ricordo male - nel mese di luglio.
Come dicevo, è stato inviato a tutti i componenti un documento nel quale questo settore è identificato in quanto settore nel quale dovrà operare il futuro sistema di qualificazione. Questa scelta potrebbe essere il presupposto perché siano imposte alle imprese che svolgono attività che possano implicare operazioni in ambienti limitati o confinati condizioni imprescindibili in termini di sicurezza, quali una specifica formazione del personale sugli effetti degli agenti nocivi e sulle procedure salvavita per lavorare in ambienti confinati e il possesso da parte dell'impresa dei necessari dispositivi di protezione individuale, in modo che sia vietato ai committenti rivolgersi a imprese prive di tali elementi e agli appaltatori o ai lavoratori autonomi di poter svolgere questa attività in difetto di tali misure di prevenzione. In tal modo, si realizzerebbe dal punto di vista della stessa legittima esistenza dell'impresa, il risultato di impedire ex lege che possano operare aziende che non dimostrino di aver rispettato il livello di sicurezza che operazioni particolarmente rischiose, come quelle che si sono evidenziate anche nel caso di Capua, impongono.
Al fine di condividere sia la strategia di interventi prevenzionistici sia le modalità di tali interventi, il Ministero avrà proprio domani a Modena, in occasione di una fiera dedicata alla salute e alla sicurezza nel lavoro, una riunione con le regioni e le parti sociali in sede tecnica.
In questa riunione, oltre alla misura fondamentale di inserire gli ambienti confinati, insisto in proposito, tra quelli le cui attività di manutenzione devono essere soggette a preventiva qualificazione, il Ministero sottoporrà alle parti sociali e alle regioni una serie di soluzioni operative obbligatoriamente applicabili ai lavori di manutenzione di questo genere, quali la previsione di un'attività di formazione specifica a carico delle imprese committenti. Prima parlavamo di formazione da parte dell'appaltatore verso i propri dipendenti ai fini della qualificazione, in questo caso invece ci riferiamo a una formazione specifica da parte del committente e cioè di colui che detiene il dominio di quel sito produttivo e che deve realizzare una formazione adeguata circa le caratteristiche del medesimo sito in cui interagiscono gli appaltatori, in modo che essa sia precedente l'inizio dei lavori appaltati.
La seconda proposta che facciamo è quella del divieto assoluto di subappalto nell'ambito degli ambienti confinati mentre la terza è quella della presenza obbligatoria di un rappresentante dell'impresa committente alle lavorazioni effettuate dall'impresa appaltatrice in funzione di controllo e indirizzo a fini prevenzionistici dell'attività dei lavoratori della medesima ditta appaltatrice e dell'interferenza di esse con le attività dei lavoratori dell'impresa committente. Lo ripeto, sarà il magistrato a chiarire l'episodio di Capua ma con ogni probabilità, al di là del documento cartaceo - perché in questi casi è obbligatorio produrre il DUVRI, il documento di valutazione dei rischi interferenziali - è importante che ci sia una figura di committente che garantisca quella continuità informativa che in quel caso sembra non esserci stata se, come è vero, le persone sono entrate in un ambiente confinato convinte che fosse non a rischio e trovandovi invece la morte.
Segnalo ora altre attività che la Commissione consultiva per la salute e sicurezza sul lavoro sta svolgendo per l'attuazione di altri contenuti del testo unico. Innanzitutto segnalo il completamento della predisposizione dello schema di decreto interministeriale per la costituzione e la regolamentazione del Sistema informativo nazionale per la prevenzione. Si tratta di uno strumento importantissimo e, direi, fondamentale. Non abbiamo bisogno tanto di statistiche complessive del fenomeno bensì di un sistema informativo autorevole e condiviso, la cui responsabilità sarà in capo all'Inail che già detiene buona parte delle informazioni, per poter monitorare, in ciascuno dei diversi ambiti lavorativi e territoriali e in ciascuna delle diverse dimensioni e categorie merceologiche di imprese, quale sia l'andamento Pag. 4degli infortuni, in modo da tarare le politiche sui percorsi che si realizzano attraverso il medesimo sistema informativo. A questo punto siamo pronti. Non è stato semplice per varie ragioni e perché quando si tratta di integrare le attività di più amministrazioni non è mai facile. Manca il parere del garante, cui è stato chiesto, e la Conferenza Stato-regioni che sarà convocata subito dopo per il varo definitivo. L'altro aspetto che la Commissione sta esaminando è quello della prosecuzione del confronto diretto a identificare le peculiari esigenze di particolari settori e attività. Segnalo in particolare un atto necessario a individuare le modalità di regolamentazione della disciplina della salute e della sicurezza per alcune categorie di volontari. Sapete che per i volontari abbiamo corretto la norma precedente che li uniformava a tutti i lavoratori dipendenti, individuando - è stata già predisposta una bozza di provvedimento - alcune specifiche regolamentazioni per i volontari della Protezione civile e della Croce rossa.
Così anche siamo prossimi, attraverso un altro provvedimento, alla definizione della segnaletica stradale per i cantieri in presenza di traffico veicolare. Potrei citare la prossima data del 27 ottobre per individuare puntualmente il contenuto di questo provvedimento, ma mi interessa segnalare al Parlamento come l'attività relativa si stia positivamente svolgendo.
Inoltre ricordo il completamento delle attività preparatorie del provvedimento per l'individuazione delle modalità per l'effettuazione delle verifiche periodiche delle attrezzature di lavoro e dei criteri per l'abilitazione dei soggetti pubblici o privati legittimati e realizzare tali verifiche.
Segnalo che all'esito delle ultime riunioni tra i rappresentanti dei Ministeri del lavoro, della salute e dello sviluppo economico, con i rappresentanti delle regioni e dell'ex ISPESL, che si sono tenute proprio in luglio, è stata predisposta la versione consolidata del testo che è in corso di trasmissione alla Conferenza Stato-regioni.
Siamo inoltre prossimi alla bozza del provvedimento relativo alle autorizzazioni per i lavori sotto tensione ed inoltre segnalo l'acquisizione recente del parere favorevole della Conferenza Stato-regioni per il decreto interministeriale del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, e del Ministero della salute, che quindi adesso è alla firma, per la regolamentazione del primo soccorso in ambito ferroviario.
Ricordo inoltre la definizione, ormai giunta quasi alla conclusione, della campagna nazionale per la prevenzione nel settore dell'edilizia, da realizzarsi anche ovviamente grazie al sostegno dell'INAIL, al coinvolgimento delle parti sociali e alla condivisione delle ASL e delle direzioni provinciali del lavoro per procedure ispettive e per la previsione di una campagna informativa di divulgazione di procedure operative a livello nazionale e territoriale.
E, ancora, segnalo la redazione dell'atto relativo alla formazione del datore di lavoro, che intenda svolgere in proprio i compiti del servizio di prevenzione e protezione, e alla definizione dei contenuti e delle modalità della formazione dirigenti proposti e dei lavoratori.
Ho citato soltanto questi atti che sono in itinere, e non gli atti che sono già stati fortunatamente perfezionati. Segnalo solo la complessità di percorsi che, come ho detto, devono essere opportunamente e largamente condivisi secondo un processo redazionale sia ascendente che discendente attraverso la Conferenza Stato-regioni.
Sono operazioni complesse, ma devo presumere che alla fine la larga condivisione sia anche garanzia di effettività di quelle norme, posto anche che, come ricorderò, la vigilanza su larga parte di esse, tranne che per l'edilizia, per il lavoro ferroviario e per l'esposizione a radiazioni ionizzanti, la competenza, come sapete, è del servizio sanitario regionale, anzi dei servizi socio-sanitari regionali.
Tuttavia, a fianco degli atti, sono rilevanti le azioni previste proprio dal Testo unico per il contrasto del fenomeno infortunistico. Pag. 5Tra queste azioni vorrei ricordare in particolare quelle dedicate all'informazione e alla formazione, come prevede l'articolo 11 del testo unico, che dispone direttamente e specificatamente risorse, che sono state poi articolate dalla Conferenza Stato-regioni nei due ambiti dell'informazione e della formazione.
La campagna di comunicazione è stata già avviata e si svolge non solo attraverso i diversi media, ma anche con il potenziamento del sito informativo del Ministero. Tale campagna è mirata specificamente anche alle malattie professionali, per le quali vi è anche una produzione di materiale divulgativo con modalità interattive.
Per le attività promozionali nell'anno 2009 sono stati stanziati 37 milioni di euro ed è stato già predisposto il decreto interministeriale con il quale ripartire questi finanziamenti nell'ambito di tre temi: progetti di investimento in materia di salute e sicurezza per le piccole e medie imprese; finanziamento di progetti formativi in questo ambito, dei quali quattordici da impegnare in una campagna nazionale di formazione le cui finalità e caratteristiche vengono definite con accordo tra le parti sociali da recepire in un bando dell'INAIL (una parte di queste risorse è invece gestita su base regionale); finanziamento di attività di istituti scolastici, universitari e di formazione dirette ad inserire nei programmi di tali istituti il tema della salute e della sicurezza sul lavoro.
Questo documento è stato oggetto di discussione con le regioni e le parti sociali nell'ambito sempre della Commissione consultiva, ha ottenuto il parere favorevole dei ministeri, è stato inoltrato alla Conferenza Stato-regioni per il parere che è stato reso in forma positiva e quindi, dal punto di vista contabile, tutte le risorse sono state regolarmente impegnate e sono disponibili per le diverse attività.
Sono in preparazione i bandi INAIL ed è stata predisposta una carta di intenti tra il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e l'INAIL affinché si proceda all'inserimento della salute e della sicurezza nei programmi scolastici e universitari, come appunto prescrive il testo unico.
Si è inoltre già riunita più volte la cabina di regia prevista dalla carta di intenti tra il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e l'INAIL al fine proprio della più idonea implementazione di tale attività nell'ambito scolastico.
Per l'anno 2010 il provvedimento di riparto delle risorse prevede le seguenti destinazioni: 20 milioni di euro per il finanziamento delle attività promozionali per le piccole e medie imprese, dei quali 15 relativi all'acquisto di attrezzature di lavoro rispettose delle previsioni comunitarie di riferimento e 5 da destinare al finanziamento dell'adozione di modelli di organizzazione e gestione della sicurezza da parte delle piccole e medie imprese; circa 11 milioni di euro per attività formative su base regionale in continuità con gli anni precedenti; 5 milioni di euro per il finanziamento di attività di istituti scolastici, universitari e di formazione dirette ad inserire nei rispettivi programmi il tema della salute e della sicurezza sul lavoro.
Concludo queste mie informazioni con il terzo ambito di attività, dopo quello regolatorio e quello delle azioni promozionali: l'ambito cioè della vigilanza. Per quanto riguarda infatti la vigilanza demmo subito alle attività ispettive - per la parte di diretta nostra competenza, ed ho ricordato prima, in particolare, l'edilizia - l'obiettivo di selezionare nel proprio ambito di attività le violazioni più gravi, con particolare riguardo a quelle che mettono a rischio la salute delle persone. In passato infatti il volume delle violazioni era indistinto così come la valutazione delle stesse attività ispettive avveniva senza distinzione tra piccole violazioni formali e gravi violazioni sostanziali.
Siamo soddisfatti degli esiti che abbiamo registrato, riguardo ai quali fornisco solo alcuni dati di riferimento per quanto riguarda le attività di vigilanza nel 2009. Le ipotesi di reato in materia di Pag. 6sicurezza sul lavoro rilevate sono state 23.218 a fronte delle 14.815 del 2008 (più 56 per cento) ed ottimi risultati sono stati raggiunti anche in relazione al lavoro nero dove i provvedimenti sono cresciuti del 61 per cento, così come le violazioni della disciplina degli appalti e della somministrazione sono cresciute del 273 per cento (6.649 nel 2009 rispetto alle 1.782 del 2008). Inoltre, nel corso dello stesso anno sono stati adottati nel solo settore dell'edilizia 1.771 provvedimenti di sospensione dell'attività imprenditoriale.
È stato cioè molto importante chiedere attività ispettive, anche a costo di ridurre il numero delle ispezioni, chiedere l'approfondimento delle violazioni più gravi o più sostanziali, che possono richiedere più tempo per singola ispezione. È ovvio che le violazioni, anche più modeste e formali, sono riscontrate nel momento in cui sono individuate. Nello stesso lavoro di intelligence, che si è rafforzato allo scopo di indirizzare l'attività ispettiva, orientarla alle situazioni lavorative nelle quali è ragionevolmente prevedibile che si possano riscontrare violazioni più gravi, anche grazie al fatto che i criteri meritocratici degli stessi ispettori sono stati ispirati a tali più gravi violazioni, si sono prodotti i risultati che ho citato.
Noi abbiamo voluto in modo particolare creare un sistema di vigilanza per il contrasto delle violazioni più gravi, soprattutto del lavoro sommerso totale, che costituisce in modo specifico nelle lavorazioni a più forte contenuto di manualità, o a contatto con sostanze nocive, immanente pericolo per l'incolumità delle persone. Abbiamo voluto costruire un sistema che andasse oltre l'integrazione, che pure si è positivamente avviata (non voglio dirvi realizzata) tra le attività ispettive del Ministero del lavoro delle politiche sociali e quelle degli istituti previdenziali, dell'INPS e dell'INAIL in modo particolare. Abbiamo cioè sottoscritto tre forme di collaborazione nei giorni scorsi, proprio alla luce della positiva esperienza che abbiamo realizzato nelle quattro regioni del Mezzogiorno, ove abbiamo avviato con ottimi risultati un programma di vigilanza straordinaria sull'edilizia e sull'agricoltura.
Proprio alla luce di tali esperienze, delle collaborazioni che si sono lì realizzate, abbiamo sottoscritto tre intese: una con l'Agenzia delle entrate per lo scambio di informazioni, per l'incrocio dei dati; una con l'Arma dei carabinieri per il coinvolgimento della parte territoriale dell'Arma dei carabinieri, cioè per il coinvolgimento delle stazioni territoriali, dei presidi territoriali di cui l'Arma unicamente dispone in termini così capillari nel territorio (ove si fa tra l'altro uno specifico riferimento all'individuazione di situazioni che possono costituire pericolo per la sicurezza, come tipicamente un cantiere abusivo, ma non solo ovviamente); una, infine, con la guardia di finanza, ancora per la segnalazione di situazioni a rischio tramite incrocio di informazioni. Con l'Arma dei carabinieri noi collaboriamo anche attraverso il Nucleo specializzato, ma, come ho detto, l'accordo sottoscritto estende tale collaborazione dal Nucleo specializzato all'intera dimensione territoriale dell'Arma dei carabinieri. Per quanto riguarda la guardia di finanza e l'Agenzia delle entrate, è fondamentale lo scambio di informazioni che consente di selezionare gli obiettivi, di svolgere un robusto lavoro di intelligence.
Un ultimo, ma non ultimo, punto: abbiamo chiesto alle parti sociali (e stiamo per avviare tavoli a ciò dedicati) di poter dar vita nei mercati del lavoro più frammentati, e come tali più a rischio di gravi violazioni (cioè l'edilizia, in cui anzi il sistema bilaterale esiste già, ma soprattutto l'agricoltura ed il turismo), ad una rete diffusa su tutto il territorio nazionale di organismi bilaterali utili ad integrare il controllo istituzionale con il controllo sociale. Le prime reazioni mi sembrano largamente positive, e confido che presto si possa addivenire ad intese a tal proposito, proprio perché occorre un fortissimo presidio territoriale, non soltanto istituzionale, utile anche a contrastare in alcuni ambiti forme odiose di intermediazione, come il caporalato. Pag. 7
Finisco davvero con un riferimento alla complessa collaborazione tra organi centrali e organi regionali, cioè tra i servizi socio-sanitari regionali e le attività ispettive del Ministero e degli enti previdenziali. Il testo unico parla di un'attività di coordinamento che si riproduce nella dimensione regionale. Ce ne rispondono le direzioni regionali del lavoro. Devo rilevare che non è semplice il verificarsi di questo coordinamento e credo che una riflessione a proposito della unicità dell'attività ispettiva su tutto il territorio nazionale sia opportuna, superando discussioni di principio a questo proposito.
Auspicherei molto che si potesse addivenire in termini larghissimamente, se non unanimemente, condivisi a decisioni in merito perché la collaborazione, non per cattiva volontà di alcuni, non è oggettivamente semplice e il servizio socio-sanitario è caricato di una responsabilità non secondaria che è quella della vigilanza sulla sicurezza per tutti gli ambiti lavorativi tranne quelli - come ho detto - dell'edilizia, dell'esposizione a radiazioni ionizzanti e del rapporto di lavoro ferroviario. In ogni caso, credo che questa materia debba essere oggetto di leale collaborazione tra istituzioni - e lo è -, tra Stato e regioni.
La collaborazione, al di là di queste oggettive difficoltà che riscontro nell'ambito della vigilanza, ma che sono, a mio avviso, in re ipsa, è importante anche dal punto di vista politico e parlamentare attraverso la continua interazione tra Governo e Parlamento. La stessa Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro, con particolare riguardo alle cosiddette morti bianche, presso il Senato della Repubblica, è un luogo nel quale ricorrentemente esaminiamo l'evoluzione degli atti regolatori, ma soprattutto delle politiche attive e delle attività di vigilanza, perché, ovviamente, anche un solo decesso si deve motivare; fosse anche uno solo il decesso che riscontriamo - purtroppo non è uno solo - ci deve impegnare alla più intelligente azione, non solo di contrasto delle violazioni, ma soprattutto di prevenzione.

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Pelino. Ne ha facoltà.

PAOLA PELINO. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, ha ricostruito in maniera ampia le attività che il Ministero sta seguendo, sia relativamente ai provvedimenti di attuazione del cosiddetto Testo unico sulla salute e sicurezza sul lavoro, che rispetto alle iniziative promozionali della prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali. Al riguardo, sottolineo che il tema del contrasto agli incidenti sul lavoro è assolutamente prioritario per il nostro Paese, chiamato a predisporre efficaci misure di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali, al fine di ridurre le dimensioni del fenomeno infortunistico, come indica la Commissione europea (riduzione del 25 per cento del totale degli infortuni in Europa entro il 2012). Fenomeno quest'ultimo - vale la pena evidenziare - che implica, secondo le ultime stime disponibili dell'INAIL relative al 2005, costi sociali per oltre 45 miliardi di euro, pari al 3,21 per cento del prodotto interno lordo, espressione di un enorme disagio sociale, in termini di sofferenze di lavoratori e famiglie colpite da incidenti sul lavoro, che va assolutamente contrastato.
Il sistema istituzionale delineato dal legislatore punta a realizzare una governance su base tripartita delle attività in materia di salute e sicurezza sul lavoro che consenta alle amministrazioni pubbliche di individuare, con le parti sociali, indirizzi di attività e vigilanza uniformi su tutto il territorio nazionale. L'obiettivo è quello di rendere maggiormente efficace l'azione pubblica per il miglioramento dei livelli di tutela dei lavoratori, evitando la sovrapposizione e la duplicazione degli interventi dei soggetti istituzionalmente a ciò deputati, nel pieno rispetto delle competenze Pag. 8regionali. Tali finalità sono state ulteriormente perseguite con le disposizioni correttive al testo unico dettate dal decreto legislativo n. 106 del 2009 che, in un'ottica di semplificazione, hanno mirato a rendere maggiormente effettiva la tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
Il tutto, secondo un approccio per obiettivi e non già solo per regole, attraverso linee di intervento volte, in particolare, a creare attorno agli attori principali del sistema, i lavoratori e le imprese, una rete di soggetti pubblici e privati chiamati a sostenerli nella loro azione sul campo, ossia negli ambienti di lavoro, al fine di perseguire insieme l'interesse pubblico, individuale e collettivo, ad un lavoro sicuro.
In tale contesto l'azione dei soggetti pubblici istituzionali deve essere valutata, quindi, non soltanto in funzione meramente sanzionatoria e repressiva, quanto piuttosto quale strumento per la costruzione di conoscenza e di una moderna cultura della prevenzione e della sicurezza, condivisa all'interno degli ambienti di lavoro nel comune interesse dei lavoratori e delle imprese.
Per realizzare tale obiettivo, innanzitutto, il Testo unico su salute e sicurezza sul lavoro chiede alle amministrazioni pubbliche di adoperarsi per fare «sistema» contro il fenomeno degli infortuni e delle malattie professionali. Dunque, la prima considerazione che mi permetto di sviluppare, quale esortazione al Ministro Sacconi, è di completare e definire il quadro istituzionale nel quale Stato, amministrazioni centrali, regioni e parti sociali possano elaborare e sviluppare una vera e propria strategia nazionale per il miglioramento dei livelli di tutela in ogni ambiente di lavoro, pubblico o privato. In tale contesto, un importante strumento potrebbe essere il polo della prevenzione, che fa capo all'INAIL, il quale sarà chiamato inevitabilmente a svolgere un ruolo di indirizzo delle attività che, prima del decreto-legge n. 78 del 2010 e della legge n. 122 di conversione del medesimo decreto-legge, erano divise tra INAIL, ISPESL e IPSEMA. Qui, l'augurio, è che si giunga a una regolamentazione delle attività delle strutture incorporate in tempi rapidi, in modo da permettere il migliore e più economico utilizzo delle risorse che, soprattutto in termini di esperienza ed elevata professionalità, provengono da ISPESL e IPSEMA.
Altra priorità è senz'altro quella di intervenire, come ha sottolineato il Ministro, con misure di contrasto degli infortuni nel settore delle costruzioni e con riferimento agli appalti, specie ove legati alle manutenzioni, in quanto realtà connotate da indici infortunistici molto superiori alle medie INAIL. Bisogna evitare misure di controllo di tipo burocratico, a favore di procedure di sicurezza semplici ed efficaci, comprensibili ai protagonisti, ciascuno per proprio conto, della salute e sicurezza sul lavoro.
Altro obiettivo dell'azione di Governo deve essere poi quello di promuovere e favorire la formazione dei lavoratori per evitare rischi per se stessi e per i propri colleghi, una formazione moderna ed efficace - come troppo spesso in Italia non è stata - che tenda a potenziare un arricchimento delle competenze della persona, potenziare l'attività di vigilanza sui luoghi di lavoro, avvalersi della collaborazione delle ASL e delle direzioni provinciali del lavoro.
Infine va valutata l'iniziativa positiva - non a caso intrapresa sotto l'Alto patronato del Presidente della Repubblica - di intraprendere una importante campagna di comunicazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Ciò che si chiede al Ministro Sacconi e al suo Dicastero è quindi di governare questi processi di sviluppo del sistema italiano di prevenzione degli infortuni sul lavoro in maniera organica.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

PAOLA PELINO. Cosa che l'Italia richiede a gran voce per evitare che si ripetano drammi umani devastanti quali sono gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. Il contrasto agli infortuni e alle malattie professionali è un imperativo Pag. 9categorico al quale il Governo di un Paese civile non può né intende sottrarsi per cui, nel ringraziare il Ministro Sacconi, mi sento di incoraggiarlo nel proseguire con la massima decisione sulla difficile strada che ha intrapreso, per raggiungere quei risultati che tutti noi auspichiamo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Damiano. Ne ha facoltà.

CESARE DAMIANO. Signor Presidente, ringrazio il Ministro per avere accolto la mia richiesta formulata nella seduta del 22 settembre a nome del Partito Democratico di riferire in Aula su quanto accaduto nel caso di Santa Maria Capua Vetere. Naturalmente la discussione di oggi ci consente di ampliare lo sguardo, di affrontare il tema della sicurezza nei luoghi di lavoro, anche se la presenza in Aula non ci conforta. Dobbiamo ancora una volta rilevare come la cosiddetta centralità del lavoro, che tutte le forze politiche indicano, poi alla prova dei fatti viene dimenticata.
Utilizzando le argomentazioni dettagliate del Ministro, vorrei, tuttavia, rilevare un atteggiamento estremamente contraddittorio del Governo. Finalmente, signor Ministro, si apprezza la legge n. 81 del 2008, contro la quale il nuovo Governo Berlusconi, sin dall'inizio della sua formazione, ha avuto un accanimento, che ha portato ad una revisione e ad un abbassamento delle tutele e delle sanzioni. Ciò non va dimenticato, anche se devo dire che la legge n. 81 del 2008 ha retto alla prova dei fatti.
A me fa piacere che, finalmente, si parli di rischi interferenziali. Ho sentito anche qualche esponente del Governo parlare di stress lavoro correlato: tutti termini che sembravano invenzioni o appesantimenti burocratici, mentre adesso si rivelano questioni essenziali per tutelare il lavoro, come si è visto nel caso di Santa Maria Capua Vetere.
Parlavo, dunque, di un atteggiamento contraddittorio: da una parte, si dice lotta al lavoro nero e tutela della salute, tuttavia non dimentico che, a partire dal decreto-legge in materia di emergenza rifiuti in Campania del luglio 2008, si sono apportate deroghe, così come nella successiva manovra estiva, che ha tolto i libri paga e matricola presenti, rendendo più difficili i controlli.
Tutto questo va ricordato, così come va ricordato l'atteggiamento di qualche settimana fa di un Ministro come Tremonti, il quale ha detto che la legge n. 626 del 1994 è un lusso. La legge n. 626 del 1994 non c'è più perché è stata assorbita dalla legge n. 81 del 2008, ma questo non è il rilievo più grave. Il rilievo più grave è il fatto che un Ministro della Repubblica pensi che la tutela della salute nei luoghi di lavoro sia un lusso che non possiamo più permetterci (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Misto-Alleanza per l'Italia), anche se va dato atto al Ministro Tremonti di avere poi rettificato questa sua affermazione.
Pertanto, molte volte abbiamo visto che, dietro la logica della semplificazione e della minore burocrazia, si è andati nella direzione di abbassare le tutele e diminuire i controlli. Sono d'accordo, signor Ministro, sui controlli mirati, che ho fatto anch'io quando ero Ministro del lavoro. Occorre, infatti, puntare non a 4 milioni e mezzo di imprese indistintamente, ma a quelle - soprattutto le piccole - che hanno determinate lavorazioni pericolose e concentrare lì la nostra attenzione. Non si devono, tuttavia, diminuire i controlli, soprattutto - come è avvenuto - nelle regioni meridionali, che sappiamo costituiscono un punto delicato in cui la malavita organizzata, attraverso il lavoro nero e il caporalato, compie lo scempio che abbiamo visto causando infortuni e incidenti sul lavoro.
Pertanto, dal momento che il tempo a nostra disposizione è estremamente limitato, esorto a fare molta attenzione. È vero che da tempo, per fortuna, il numero degli infortuni e degli incidenti sul lavoro sta calando, ma non possiamo dimenticare che ci troviamo in una situazione nella quale, da gennaio ad agosto 2010, abbiamo totalizzato 826 milioni di ore di cassa integrazione. Sfonderemo il tetto del miliardo Pag. 10di ore: ciò vuol dire, in termini numerici, 600 mila persone che, nell'arco di un intero anno, sono fuori dalla produzione. Anche questo dato concorre al miglioramento delle statistiche, alle quali - va ricordato - è contrapposto il fatto che, purtroppo, signor Ministro, aumentano le malattie professionali.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

CESARE DAMIANO. Detto ciò, anziché fare propaganda, da parte del Governo, nei confronti delle piccole e medie imprese (alle quali si dice che sono soffocate dalla burocrazia), signor Ministro, applichi i decreti attuativi della legge n. 81 del 2008, che consentono alle piccole imprese di avere una semplificazione burocratica. Glielo chiedo, così come le chiedo - e lo avevo già fatto in Commissione lavoro - di andare a vedere perché è stata tolta la responsabilità delle imprese nei cantieri dell'edilizia circa l'esposizione del cartellino di riconoscimento, il quale non sarà una soluzione risolutiva, ma combatte la questione del lavoro nero.
Inoltre, affrontiamo un tema fondamentale: quello degli appalti e del massimo ribasso. Signor Ministro, è giunto il momento di varare una legge nella quale il costo del lavoro e della sicurezza vengano scorporati dal contesto del massimo ribasso, perché, altrimenti, condanniamo i lavoratori al lavoro nero (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e al salto delle coperture per quanto riguarda la sicurezza. Allo stesso modo, ripristiniamo la vecchia normativa della responsabilità solidale negli appalti in capo al committente per la trasparenza contributiva. Credo che tutto questo sia importante.
Mi auguro si prendano tutte le iniziative previste dal decreto-legislativo n. 81 del 2008 per quanto riguarda la formazione nelle scuole - perché dobbiamo educare le nuove generazioni - e che alle parole che lei ha detto oggi possano seguire dei fatti concreti.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

CESARE DAMIANO. Applichiamo il decreto-legislativo n. 81 perché ci stiamo rendendo conto che è un provvedimento molto importante per il Paese per la tutela della sicurezza dei lavoratori (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, ringrazio, innanzitutto, il Ministro per l'intervento esaustivo che oggi ha svolto. Egli ha sottolineato come tutte le azioni del Governo siano mirate al rispetto dell'attuazione del testo unico e penso, quindi, che - dopo l'intervento del Ministro - anche il centrosinistra possa rassicurarsi per quanto riguarda le azioni che sta portando avanti il Governo. Tuttavia, al contempo, è in atto anche una forte azione di sensibilizzazione verso le categorie interessate, al fine di far comprendere l'importanza del rispetto delle regole. Sono convinto, infatti, che, senza una seria opera che renda consapevoli i datori di lavoro e i lavoratori dell'indispensabilità della messa in pratica di tutte le norme previste, riguardo alla sicurezza sul lavoro, mai riusciremo a raggiungere risultati eccellenti.
Sicuramente il sistema sanzionatorio rappresenta un deterrente che, ovviamente, deve essere accompagnato da controlli costanti ed assidui da parte degli organi preposti. Ma se gli stessi attori - e sto parlando dei lavoratori e dei datori di lavoro - non parteciperanno in modo attivo e consapevole, è evidente che i risultati difficilmente saranno ottimali.
Con queste premesse vorrei riassumere qualche numero così da andare a superare, forse, le dichiarazioni di qualche esponente politico di una parte o dell'altra e parlare di fatti concreti. Infatti, nell'Unione europea - compreso il nostro Paese - vi è una costante diminuzione degli infortuni sul lavoro: nell'ultimo quinquennio si parla di una diminuzione del 13 per cento e, per quanto riguarda il nostro Paese, del 18,2 per cento. Pag. 11
Purtroppo, ancora il 3 per cento degli occupati all'interno dell'Europa subisce infortunio nello svolgere attività lavorativa. Anche in questo caso, però, il nostro Paese risulta avere una situazione più favorevole con, all'incirca, il 2,5 per cento. Devo invece dire che un dato sfavorevole, rispetto agli altri Paesi dell'Europa a quindici, riguarda le morti sul lavoro, per le quali presentiamo ancora, purtroppo, dati sopra la media.
Entrando nel dettaglio: il nostro Paese ha visto il calo, dal 2008 al 2009, del 9,7 per cento degli infortuni sul lavoro e del 6,3 per cento delle morti; percentuali che - e questo può forse rispondere al quesito posto dall'onorevole Damiano - al netto della componente «perdita di lavoro» dovuta alla crisi mondiale che ha colpito anche il nostro Paese - cito l'INPS - si attesterebbero rispettivamente intorno ad una diminuzione del 7 e del 3,4 per cento.
Si tratta quindi di segnali positivi, che trovano motivazione nelle azioni che molti organi preposti, compreso il Governo, stanno compiendo. Governi - devo dire - sia di centrodestra sia di centrosinistra, hanno compiuto delle azioni, si sono impegnati in questa direzione e i risultati si sono visti in tutti questi anni. Il mio non è, dunque, un discorso di parte, per dire «quanto siamo bravi e quanto voi siete cattivi», ma è un discorso che cerca di essere oggettivo. I segnali, però, allo stesso tempo, dimostrano che molto è ancora da fare.
Oltretutto, per analizzare la situazione del nostro Paese è indispensabile anche andare a vedere le profonde differenze che permangono tra i diversi territori per quanto riguarda la sicurezza sul lavoro. Basti pensare che, mentre nel nord-est e nel nord-ovest del Paese abbiamo assistito ad un calo delle morti sul lavoro, nel centro vi è stato addirittura un aumento del 7,9 per cento. Appare chiaro, dunque, che la cultura della sicurezza e soprattutto la prevenzione trovano maggiori difficoltà a raggiungere risultati nel centro-sud, non potendo oltretutto considerare i dati del lavoro sommerso che, in alcune aree del Mezzogiorno, raggiunge picchi di ben oltre il 50 per cento.
Per esplicitare le difficoltà di cui sto parlando, prendo ad esempio i dati legati alle violazioni nelle strutture sanitarie. Nel corso del 2007 i NAS hanno riscontrato una netta differenza tra nord e sud: nel nord il 19 per cento delle strutture non era in regola rispetto alle normative vigenti; nel centro il 52 per cento; nel sud, addirittura, il 75 per cento. Questi dati comprendono: la mancanza di impianti di prevenzione di infortuni, uscite di emergenza ostruite, assenza di maniglioni antipanico, ma anche l'assenteismo del personale.
Speciale attenzione merita anche la questione legata ai lavoratori stranieri. In questi casi, parliamo sempre, ovviamente, di lavoratori regolari, perché non abbiamo e non possiamo considerare i dati su quelli irregolari, che ovviamente sarebbero dati ancora più allarmanti.
Ebbene, benché i residenti stranieri rappresentino il 6,5 per cento, gli infortuni sul lavoro che coinvolgono cittadini non italiani, rappresentano il 16,4 per cento del totale. Dunque, vi è una proporzione decisamente sfavorevole. È chiaro, quindi, che coloro che provengono da Paesi nei quali la cultura della sicurezza sul lavoro non ha ancora trovato un'affermazione, come nel nostro Paese, sono in maggior pericolo.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Sto per terminare, signor Presidente, ancora pochi secondi.
In conclusione, signor Presidente, dobbiamo riconoscere che la strada da percorrere è ancora lunga, ma quella intrapresa dal Governo sembra quella giusta. Si tratta di una strada che deve presupporre risposte concrete e indirizzate alle esigenze di diversi soggetti in diversi territori, nei quali, però, gli amministratori locali devono assumersi le loro responsabilità. Infatti, non è pensabile che vi siano ancora luoghi - e mi riferisco a quanto ho detto Pag. 12precedentemente - come la Calabria dove 36 strutture sanitarie su 39 risultano irregolari (sempre in base ai dati del 2007).

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Fedriga.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Sto per terminare, mi consenta solo un'ultima frase.
Sostengo questo poiché, se solo una parte delle istituzioni combatte il grave male degli infortuni sul lavoro e delle cosiddette morti bianche mentre un'altra parte, di fatto, permette situazioni di illegalità, difficilmente raggiungeremo i risultati che ci siamo prefissati (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Poli. Ne ha facoltà.

NEDO LORENZO POLI. Signor Presidente, signor Ministro, credo che nel 2009 il dato significativo della diminuzione delle morti sia importante. Però, dobbiamo tenere in considerazione anche che nel 2009 si è registrato un calo delle ore lavorative, dovuto alla crisi economica, e dunque ciò fa dubitare che la diminuzione delle morti sia dovuta anche a una maggiore attenzione rispetto al problema della sicurezza sul lavoro.
Ho ascoltato con attenzione il suo intervento e devo dire che, pur essendo all'opposizione (ma la nostra è un'opposizione seria e costruttiva), condivido nella sostanza quello che lei ha affermato a condizione che riesca a metterlo in pratica, perché poi il problema della messa in pratica si scontra con le linee che il Ministro Tremonti ha dato e non so, quindi, se riuscirà mai a portare avanti quello che lei ha affermato nella sua relazione.
Poiché sono dell'ambiente del lavoro, mi sono trovato per caso, l'altra mattina, presso l'ispettorato del lavoro di Lucca. In una circolare il direttore regionale di Lucca chiedeva di mandare due ispettori a Prato, a causa di una situazione di emergenza. Sono rimasto allibito da questa circolare. Non è il sistema giusto quello di spostare del personale, che è già poco rappresentativo rispetto al programma che si deve compiere sul territorio, se c'è un'emergenza in un'altra zona (e sappiamo che a Prato vi sono problemi con il lavoro nero e altri problemi ancora). Quindi, si torna sempre al problema dei fondi, perché se non possiamo fare le cose con l'organizzazione dovuta non riusciamo ad affrontare i problemi.
Mi riferisco poi a quanto lei ha detto in ordine all'accentramento della vigilanza in un unico istituto. Credo che oggi sia inutile avere gli ispettori del lavoro, dell'INPS, dell'INAIL e poi quelli delle ASL, la Guardia di finanza e i Carabinieri, che pure effettuano sopralluoghi, perché poi complessivamente non riusciamo nemmeno a coordinare queste istituzioni, né a focalizzarci meglio sugli incidenti e sugli infortuni che avvengono nei cantieri e nelle fabbriche.
Pertanto, credo che sia fondamentale quello che lei ha affermato, cioè di accorpare e di procedere verso un unico istituto che gestisca le ispezioni sul lavoro, per quanto concerne la lotta all'evasione e al lavoro nero, e che sia in grado anche di controllare che i cantieri e le fabbriche rispettino le norme sulla sicurezza.
Quello che lei ha affermato, che è fondamentale e che in questo Paese manca sempre, è l'informazione e la formazione. Dobbiamo concentrare gli sforzi. Oggi vi è un istituto, l'INAIL, che è presente e capillare su tutto il territorio nazionale. Penso che, quando la formazione è gestita da diversi enti, alla fine non riusciamo ad ottenere risultati. Credo, invece, che dovrebbe esservi una sinergia tra le regioni e l'INAIL, in modo da gestire anche la formazione e l'informazione che, come giustamente lei ha sostenuto, deve partire anche delle scuole.
Ne parlavamo quando eravamo insieme al Senato nella Commissione lavoro e nella Commissione delle morti bianche, ossia di inserire nel programma della scuola, delle superiori e dell'università un'informazione coerente e sempre più precisa per quanto Pag. 13riguarda la sicurezza sul lavoro. Per farlo, dobbiamo riorganizzare la materia e quindi condivido l'accorpamento nell'INAIL dell'IPSEMA e dell'ISPESL. Tuttavia all'INAIL deve essere garantito un mandato più ampio, maggiori fondi e maggiori organizzazioni per poter fronteggiare totalmente, su tutto il territorio, questi processi che cambiano radicalmente il modo di affrontare il problema della sicurezza sul lavoro.
Evidentemente non riusciremo a risolvere il problema al 100 per cento, perché credo che sia impossibile. Tuttavia, questa nuova impostazione, questa nuova organizzazione dovrebbe accelerare affinché si arrivi il prima possibile a cambiare il sistema di gestione di questo importante problema.
Dobbiamo anche tenere presente che - avevo preparato degli appunti in relazione ad alcuni dati, ma non sto a leggerli perché credo che siano già stati affrontati dagli altri che mi hanno preceduto - ciò su cui dobbiamo fare più attenzione sono anche gli incidenti che accadono specialmente alle persone che vanno dai 40 ai 60 anni di età, che perdono il lavoro e vanno poi ad esercitare altri lavori...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

NEDO LORENZO POLI. Sto terminando, signor Presidente. Magari sono quelli i più interessati in maniera importante. Infatti, su 358 infortuni mortali che si sono verificati nel 2010, 158 si riferiscono a persone che vanno dai 40 e 59 anni. Quindi, bisogna stare attenti anche alle persone che perdono il lavoro e che vanno su altri lavori per i quali non sono preparati...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Poli, ha oltrepassato il tempo a sua disposizione.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, ringrazio innanzitutto il Ministro per l'esaustiva relazione, che ho molto apprezzato. Ringraziando lei, ringraziamo tutta l'amministrazione in generale e il Governo per l'impegno che ha profuso in questi anni nella lotta a questa terribile piaga, quella degli infortuni sul lavoro. Si tratta di una piaga che purtroppo continua ad affliggere i Paesi industrializzati, sempre alla ricerca del difficile, se non impossibile, compromesso tra esigenze della produttività, difesa del lavoro e sacra protezione della vita e della salute umana. È un tema sul quale non ci possono essere divisioni o distinguo di sorta, al pari della lotta alla criminalità, la quale, purtroppo c'entra anche con gli infortuni del lavoro.
I dati, signor Ministro, dimostrano che il nostro Paese ha compiuto grandi sforzi nella direzione corretta. Come lei ha già ricordato, gli incidenti dal 2002 al 2009 sono diminuiti addirittura del 20 per cento, mentre gli infortuni mortali sono scesi di ben il 30 per cento e si sono attestati, nel 2009, a 1.050. È un dato confortante. Purtroppo, è arido parlare di cifre quando si parla di vite umane, però su queste dobbiamo basarci.
Questo trend positivo ci fa sperare che il numero dei morti sul lavoro in Italia possa, per la prima volta, finalmente scendere sotto i mille. Anche dal raffronto con gli altri Paesi europei giungono indicazioni confortanti. Il numero degli infortuni rispetto agli occupati è stabilmente al di sotto della media europea ed è più basso anche rispetto a Paesi con forti tradizioni di tutela e protezione del lavoro.
Tuttavia, nel nostro Paese la concreta realtà del fenomeno è molto diversificata. I dati - lo ha ricordato anche lei stesso - variano molto in base al settore produttivo, al tipo di incidenti, alla zona geografica, addirittura alla nazionalità dei lavoratori coinvolti, alla dimensione delle imprese in cui si verificano gli incidenti e, inoltre, specie laddove sono diffuse forme di sfruttamento - ed ecco perché il riferimento alla criminalità è pertinente -, allo sfruttamento del lavoro nero. In questi settori possono annidarsi le infiltrazioni più pericolose della criminalità.
In generale, resta comunque molto alta la mortalità media annua, specie se confrontata Pag. 14con altri grandi Paesi europei, come Francia, Germania, Inghilterra e Spagna. Si segnalano forti criticità in settori cruciali come l'agricoltura e trasporti.
Mi permetto, signor Ministro, a nome del gruppo di Futuro e Libertà per l'Italia di indicare alcune priorità per rafforzare l'impegno di tutti. Si tratta di priorità che anche lei stesso ha sottolineato. Quindi, occorre concentrare gli sforzi sul versante della prevenzione con una serie di interventi coordinati. Occorre migliorare la regolazione in direzione di una sempre maggiore efficacia e semplicità procedurale e organizzativa, recependo le metodologie e le pratiche virtuose provenienti da esperienze internazionali.
È necessario incrementare i controlli rendendoli soprattutto più mirati ed efficaci specie per quei settori e per quelle aree che, come detto, dimostrano maggiore criticità senza ovviamente interventi punitivi. Occorre, inoltre, avviare azioni e campagne concrete di sensibilizzazione, divulgazione e formazione sui temi della salute. Lei ha ricordato che stanno per essere impiegate delle risorse in questo senso in termini di salute e sicurezza del lavoro in modo da migliorare i livelli di prevenzione e tutela sugli ambienti di lavoro. Quest'ultimo fattore è fondamentale: creare e diffondere in tutti i protagonisti del mondo del lavoro una cultura diffusa e capillare della prevenzione e della protezione senza la quale i controlli, le sanzioni e la repressione sono inutili e infruttuosi.
Questa sensibilizzazione deve cominciare, come lei ha ricordato, dagli stessi lavoratori che debbono sentirsi chiamati in causa in prima persona come tutori di se stessi. Il Ministero da lei diretto e l'Amministrazione possono fare molto in questa direzione in sinergia con gli altri soggetti pubblici e privati. Come è stato ricordato, mi riferisco agli istituti che si occupano di questa materia e alle organizzazioni sindacali e datoriali. La legge ci affida importanti risorse: lei le ha ricordate ed elencate. La sua relazione ci ha dato un quadro chiaro delle coordinate in base alle quali le stesse saranno impiegate in formazione, ricerca ed istruzione.

PRESIDENTE. Onorevole Lo Presti, la prego di concludere.

ANTONINO LO PRESTI. È necessario però sorvegliare e controllare attentamente le procedure di investimento di queste risorse perché non rimangano non spese o, peggio, impiegate inutilmente. A tale proposito - e concludo - siamo sicuri che lei potrà offrire idonee assicurazioni sull'impiego di queste somme e di queste risorse indispensabili per perseguire gli obiettivi che tutti condividiamo, per combattere la piaga degli infortuni sul lavoro. Nell'impegno su tale fronte lei potrà contare, signor Ministro, sull'appoggio del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, al di là di tutte le norme e dei testi unici, per quanto parlare di cifre sugli infortuni mortali sul luogo di lavoro non sia molto simpatico, questa mattina avrei voluto da lei sapere anche dove sono stati questi morti e questi infortuni, quante persone sono state denunciate e quante persone sono state arrestate per questo. Sarebbe stato interessante saperlo. Infatti, lei ha parlato di adesione ai programmi di sicurezza ulteriori e mi riferisco anche alla DSM di Capua, ma purtroppo ci sono anche altre vittime. Il 4 ottobre ci sono state altre 5 vittime in poche ore. Sono morti Lionello Amadei, Marion Neago, Sauro Moregola e Nino Cassola. A Napoli il 4 ottobre è morto un operaio sessantacinquenne mentre lavorava al ripristino di un pozzo. A Lucca è morto Lionello Amadei, 61 anni; a Genova è morto Nino Cassola di 33 anni di Struppa cadendo all'interno di un pozzo per l'estrazione di biogas. A Mantova è morto Sauro Moregola, agricoltore di 51 anni.
Signor Ministro, ogni giorno purtroppo abbiamo una statistica molto alta: da quattro a cinque morti; normalmente una Pag. 15persona muore nei luoghi di lavoro. Questo per noi è fondamentale perché, al di là dell'adesione ai programmi di sicurezza ulteriori, voi il 23 agosto avete fatto partire la nuova campagna ministeriale sulla sicurezza sul lavoro intitolata: «La pretende chi si vuole bene». Mi auguro che alle parole poi seguano anche i fatti. Infatti, al di là della nuova normativa (l'AC 3209-bis approvato dalla Camera e ora all'esame del Senato), proprio il 24 agosto (fonte Corriere della Sera) abbiamo visto quali sono state le dichiarazioni, successivamente ritrattate, del Ministro Tremonti che appunto parlava di una quantità di regole inutili: «Siamo in un mondo dove tutto è vietato» dice il Ministro Tremonti.
Poi dopo rettifica al Berghem Fest, sottolineando subito dopo che «robe come la 626 sono un lusso che non possiamo permetterci». Questo la dice lunga su quello che poi affermate riguardo alle ispezioni che volete svolgere, considerando anche che le violazioni sono aumentate.
Anche per quanto concerne la sospensione che volete applicare alle aziende, non vorremmo che poi, dopo averla applicata, si riaprissero quelle aziende, perché da una parte si sospendono, ma dall'altra nascono nuove aziende con gli stessi titolari e le stesse attività, quindi credo che su questo occorra stabilire una regola. Non si può sospendere un'attività ad un'azienda, a delle persone, e poi uno, due mesi dopo, consentire che la stessa azienda nasca in maniera diversa, con un nome diverso, ma in realtà sempre con le stesse persone! Credo che questo sia un tema che occorre evidenziare perché dovrebbe essere prioritario per il disagio sociale e soprattutto per i costi che comporta; dovremmo impegnarci molto per la prevenzione, in particolare per attuare misure di contrasto e non controlli burocratici.
Come ha detto lei, Ministro, si dovrebbero superare le discussioni di principio, ma l'atto Camera 3209-bis non va nella direzione di aumentare le ispezioni, le attività di vigilanza, e soprattutto le responsabilità; noi invece vogliamo controlli mirati, non controlli generali, finalizzati a fare statistiche, e quindi previsti esclusivamente sulla carta per far vedere che sono stati effettuati, ma che di fatto non sono efficaci. Vorremmo che gli adempimenti cui sono tenuti i datori di lavoro al verificarsi di infortuni sul lavoro non fossero mascherati come quelli che sono stati introdotti nell'atto Camera 3209-bis, nel quale l'articolo 7, nell'ottica di una semplificazione per il datore di lavoro, prevede una modifica degli adempimenti della comunicazione da inviare all'istituto assicuratore, che dovrà essere trasmessa alla direzione provinciale del lavoro, ma solo quando - sentite bene - l'infortunio riguarda un lavoro soggetto all'obbligo dell'assicurazione, e quindi l'infortunio di morte, di inabilità superiore.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIOVANNI PALADINI. Credo che queste cose non vadano bene, perché le statistiche non ci interessano. Vorrei ringraziare, come ha fatto lei, Ministro, gli appartenenti alle forze dell'ordine che svolgono controlli mirati e su questo non ci dovrebbero essere divisioni. Lotta al lavoro nero, legge sul massimo ribasso: anche noi vorremmo naturalmente che si intervenisse.

PRESIDENTE. Onorevole Paladini, deve concludere.

GIOVANNI PALADINI. Concludo, Presidente. La prossima volta, signor Ministro, venga in Aula e magari ci porti anche le statistiche per sapere quante persone sono state denunciate (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà, per due minuti.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, signor Ministro, la sua è stata un'informativa onesta. Vorrei far risuonare in quest'Aula l'articolo 1 della nostra Costituzione nella parte in cui afferma: «L'Italia Pag. 16è una Repubblica democratica fondata sul lavoro». La tutela di questo diritto basilare non può che essere integrale, riguardare tutti gli ambiti di lavoro, anche quelli che lei ha citato come gli ambienti confinati, che sono stati i veri killer dei nostri ultimi lavoratori caduti.
In tutta evidenza, i Padri costituenti pensavano al lavoro come ad un principio generatore di una vita individuale, familiare e sociale, che fosse decorosa e sicura. Il lavoro era, e resta, per la nostra Carta costituzionale lo strumento chiave perché sia affermata la dignità della persona. Allora non possiamo permettere, in un capovolgimento di prospettiva, che il lavoro, invece di generare vita, rischi di attentare alla vita e che, in particolare, sia una sorta di roulette russa proprio per i più deboli.
Bisogna fare attenzione perché si è creata una forbice molto pericolosa, le cui due lame sono, da una parte, la rarefazione della domanda di lavoro, dall'altra, l'allargarsi di aree di persone che vivono in una tale situazione di disagio da essere pronte ad accettare qualsivoglia lavoro disponibile, anche quando presenta evidenti condizioni di pericolo. Questo vale per i lavoratori, ma vale anche per quegli appaltatori nel sistema del massimo ribasso.
Il bacino del lavoro nero è la prima fabbrica di infortuni sul lavoro, da questo punto di vista i numeri degli infortuni sul lavoro rispecchiano un cinismo inumano, che in nome del profitto furbo accetta di mettere in gioco il diritto alla vita di chi non ha alternative. Cinismo è anche quello espresso dall'infortunistica nelle grandi e medie aziende.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

DONATO RENATO MOSELLA. Oggi vi sono strumenti e norme volti ad azzerare i rischi e la mancata applicazione degli stessi va considerata azione delittuosa e non peccato di incuria o di superficialità o, peggio ancora, il frutto di semplice fatalità.
Sono due i nervi che lei pure ha toccato...

PRESIDENTE. Onorevole Mosella, deve concludere.

DONATO RENATO MOSELLA. ... il massimo ribasso negli appalti e la formazione: occorre più formazione, mettendo insieme datori di lavoro, regioni e parti sociali...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Mosella. Le chiedo scusa, ma il tempo è il tempo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Misiti, al quale ricordo che ha due minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, non avendo tempo per svolgere un intervento organico, mi limito soltanto ad esporre alcuni concetti.
Innanzitutto, credo che il lavoro e l'attività del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, nella storia, siano sempre stati buoni e ancora oggi si qualificano come molto utili. Tale attività è stata descritta bene dal Ministro Sacconi e, a mio avviso, impiega molte energie e molti sforzi nell'elaborazione di soluzioni, attraverso le sottocommissioni alla commissione che è stata istituita, le quali, successivamente, potranno permettere di ridurre ancora di più la mortalità nei cantieri. Questa riduzione, però, a mio avviso, può essere affrontata soprattutto se si intensificano ancora di più i controlli e se si investe soprattutto nelle ispezioni e nell'unificazione del tipo di ispezioni che devono essere svolte nei cantieri stessi.
Formulo due proposte. Quando si parla del massimo ribasso, il problema va affrontato non in termini di massimo ribasso, ma, nell'ambito degli appalti, in termini di indipendenza e comunque di invariabilità: la spesa per la sicurezza già viene messa da parte rispetto all'appalto al ribasso. Bisogna inserire anche quella relativa ai lavoratori, perché sicuramente non varia molto.
In conclusione, la questione degli ambienti confinati va vista tecnicamente in modo diverso: va proibito totalmente l'ingresso dei lavoratori all'interno di ambienti Pag. 17confinati al di sotto di un certo volume. Se questo aspetto viene inserito nella normativa, credo che si eviteranno molte morti bianche.

PRESIDENTE. Onorevole Misiti, la ringrazio anche per la precisione con la quale ha «spaccato» i due minuti.
È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,23).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

PAOLA PELINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLA PELINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo solo per sottolineare un ennesimo atto intimidatorio avvenuto ieri ai danni della dottoressa Alessandra Servidori, consigliere nazionale di parità presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, attraverso una missiva anonima che, all'interno, non conteneva alcuno scritto, ma che, ancora peggio, conteneva pezzi di carta igienica con tracce di escrementi. Si tratta di un deprecabile e ignobile gesto, che volevo trasmettere a questa Assemblea per esprimere i segni della nostra più affettuosa solidarietà, con la convinzione che da questa Assemblea vi siano i più vivi segnali di sdegno verso una donna che affronta quotidianamente tutte le problematiche delle politiche sociali.

Per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo per sollecitare il Governo a fornire una risposta ad una serie di interrogazioni, presentate al Ministro della giustizia, che narrano di alcuni casi di mala giustizia che sono presenti, purtroppo, anche nel nostro Paese.
Per tali casi, la scorsa settimana, un gruppo di persone, che si sente all'interno di un recinto dal quale non riesce ad uscire per fatti che ritiene di mala giustizia - e ciò, in qualche modo, è anche comprovato - ha manifestato davanti a Montecitorio.
Ho presentato almeno una decina di interrogazioni relative ad alcuni di questi casi, tuttavia il Ministro della giustizia, ad oggi, non ha risposto ad alcuna delle interrogazioni che ho presentato dall'inizio di questa legislatura.
Sollecito una risposta a tutte le interrogazioni, in blocco, perché credo che la gente abbia il diritto almeno di conoscere.

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, la Presidenza si farà carico di trasmettere la sua richiesta al Governo.
Non essendo ancora decorsi i termini per il preavviso, previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento, sospendo la seduta che riprenderà alle 10,45 con immediate votazioni.

La seduta, sospesa alle 10,25, è ripresa alle 10,45.

Trasferimento a Commissione in sede legislativa del disegno di legge n. 3624.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di un disegno di legge a Commissione in sede legislativa. Pag. 18
Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa del seguente disegno di legge, del quale la III Commissione (Affari esteri) ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:

alla III Commissione (Affari esteri):
«Modifiche ed integrazioni al decreto legislativo 9 marzo 1948, n. 812, recante nuove norme relative all'Ordine della Stella della Solidarietà Italiana» (3624).
(La Commissione ha elaborato un nuovo testo).

Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per il rafforzamento della competitività del settore agroalimentare (A.C. 2260-A/R) e delle abbinate proposte di legge: Cosenza ed altri; d'iniziativa dei senatori: Scarpa Bonazza Buora ed altri (Approvata dal Senato); Jannone e Carlucci (A.C. 2646-2743-2833).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Disposizioni per il rafforzamento della competitività del settore agroalimentare e delle abbinate proposte di legge di iniziativa dei deputati Cosenza ed altri; di iniziativa dei senatori Scarpa Bonazza Buora ed altri, già approvata dal Senato; Jannone e Carlucci.
Ricordo che, nella seduta di ieri, sono stati da ultimo respinti gli identici articoli aggiuntivi Bordo 6.040 e Delfino 6.041.
Avverto che, prima dell'inizio della seduta, l'onorevole Delfino ha ritirato l'articolo aggiuntivo 7.034, di cui è primo firmatario, e che l'onorevole Di Giuseppe ha ritirato il suo emendamento 7-ter.701.

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 2260-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2260-A/R).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

VIVIANA BECCALOSSI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Delfino 7.1, Di Giuseppe 7.200, Ferranti 7.40, raccomanda l'approvazione del suo emendamento 7.500 ed esprime parere contrario sull'emendamento Ferranti 7.41.
La Commissione esprime altresì parere contrario sugli articoli aggiuntivi Di Giuseppe 7.01, Delfino 7.07, Di Giuseppe 7.020, Delfino 7.058 e 7.033, Fiorio 7.0703, nonché sugli identici articoli aggiuntivi Di Giuseppe 7.0800 e Marco Carra 7.0801.
Ricordo che sugli articoli aggiuntivi Di Giuseppe 7.01, Delfino 7.07, 7.058, 7.033 e Fiorio 7.0703 anche la V Commissione ha espresso parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIANCARLO GALAN, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Delfino 7.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, intervengo molto brevemente. Pensavamo che la nuova alba portasse una disponibilità maggiore del Governo e del Ministro Galan, ma così non è. Questa proposta di soppressione deriva da una valutazione che abbiamo fatto su questa parte del provvedimento che ancora sussiste, che vuole dare più rigore, più certezza e trasparenza. Pag. 19
Non capiamo come si voglia modificare la norma che noi invece vogliamo sopprimere, perché va verso una depenalizzazione e una riduzione delle sanzioni e prevede che la sospensione davanti ai mancati adempimenti sull'etichettatura scompaia o sia applicata solo in caso di reiterazione. Quindi, ci sembra un evidente indebolimento delle finalità che invece il provvedimento ci propone. Per questo motivo, noi proponiamo la soppressione dell'articolo 7.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gottardo. Ne ha facoltà.

ISIDORO GOTTARDO. Signor Presidente, colleghi, è del tutto evidente che l'intento di questo provvedimento è quello di andare verso un effettivo rispetto della norma, della trasparenza e della legalità, cercando di sgravare quelle forme che, molto spesso, attraverso un'eccessiva burocrazia, portano ad aperture di atti amministrativi di penalizzazione che poi si riducono nel nulla. Il problema vero che abbiamo davanti è da un lato quello di dare certezza al consumatore di una effettiva trasparenza e di guidare il mondo produttivo che vuole incamminarsi secondo lo schema europeo verso un effettivo mercato che chiede qualità, trasparenza e serietà, dall'altro accompagnare l'impresa e cioè l'azienda alla trasformazione dell'idea che la filiera di qualità si costruisce su norme certe. Abbiamo tuttavia anche la preoccupazione che ogni parola che scriviamo in più significhi molto spesso costi e aggravi per l'impresa e la perdita di competitività per il sistema agroalimentare. Dobbiamo quindi da un lato dare certezza della trasparenza e della serietà e premiare coloro che lo capiscono e fanno sforzi in questa direzione, dall'altro non rendere impossibile la vita alle imprese soprattutto quelle del settore agroalimentare affinché, nel certificare la filiera e nel dare ad essa tracciabilità, non siano costrette a mettere in piedi un'inutile burocrazia. In altri termini, non possiamo pensare di avere un'etichetta che sia tre volte la dimensione della confezione. Su questo dobbiamo avere tutti grande senso di responsabilità perché è facile rincorrere l'idea che con questa norma abbiamo tutto certificato e tracciabile. Dobbiamo anche pensare a cosa significa tradurre tutto questo in realtà e in comportamenti concreti all'interno del sistema della filiera. Se produciamo burocrazia non facciamo un favore al cittadino consumatore, non rendiamo il nostro sistema più competitivo né lo aiutiamo ad uscire, anche attraverso questo provvedimento, dalla crisi che c'è, esiste e che può essere in parte risolta attraverso investimenti sia di carattere materiale sia di carattere comportamentale che sono fondamentali. Per queste ragioni abbiamo cercato, come gruppo del popolo della Libertà e come maggioranza, di puntare alle cose concrete, che servono effettivamente, cercando di evitare norme e aggravi che apparentemente rendono l'idea che siamo assolutamente severi con chi non è in regola ma poi realtà, se si traducono in una rincorsa burocratica a questioni di cavilli formali, non producono assolutamente nulla di positivo. Per queste ragioni, le indicazioni di voto del relatore e del Governo ci paiono assolutamente appropriate e condivisibili.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zucchi. Ne ha facoltà.

ANGELO ZUCCHI. Signor Presidente, voglio solo invitare il ministro Galan a riflettere sull'articolo 7 in esame. Stiamo parlando delle misure sanzionatorie per la produzione e il commercio dei mangimi. Misure così rigide, che prevedevano una responsabilità penale, scaturivano dalla vicenda della mucca pazza, signor Ministro. In quella circostanza tutti sappiamo come andò la vicenda e il ruolo che in essa ebbero i mangimi. In quell'occasione si stabilirono norme sanzionatorie molto rigide per chi provvedeva alla commercializzazione dei mangimi. Con questo provvedimento voi trasformate i reati, penali, in illeciti amministrativi e riducete le sanzioni Pag. 20amministrative, dando un segnale di assoluta non rigidità e anche non coerenza rispetto al tema che ho indicato in premessa. Pertanto, signor Ministro, la invito a rivedere questo articolo e ad accettarne la soppressione proposta dall'onorevole Delfino.

PRESIDENTE. Invito i colleghi a prendere posto.
Saluto gli studenti della scuola media dell'istituto comprensivo Fidenae, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Viola. Ne ha facoltà per un minuto.

RODOLFO GIULIANO VIOLA. Signor Presidente, vorrei riprendere quanto argomentato dal collega Zucchi per invitare veramente il Ministro Galan a riflettere sulla questione. Guardate, la vicenda della mucca pazza è esemplare. In Europa abbiamo buttato via una marea di risorse per rincorrere il problema. Qui lo possiamo anticipare: aboliamo, come dire, stralciamo questo articolo, perché con esso ripristiniamo la norma precedente.
Non è un voler essere «giustizialisti», è semplicemente una norma di buonsenso dal punto di vista della prevenzione, e dunque un invito alla riflessione e al buonsenso, proprio perché da questo punto di vista il nostro Paese si è caratterizzato per avere le norme più rigorose e per averle fatte rispettare e perché questo ci permetterebbe poi di evitare uno spreco di risorse a valle del problema.

PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Delfino 7.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Gasbarra, Pagano, Cesare Marini, Di Pietro... Onorevole Di Pietro ha votato? Se non ha la tessera, prego gli assistenti parlamentari di fornire una tessera all'onorevole di Pietro. Onorevoli Cesaro, Briguglio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 503
Maggioranza 252
Hanno votato
241
Hanno votato
no 262).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare, il deputato Bosi ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto favorevole e che il deputato Marinello ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Avverto che il gruppo del Partito Democratico ha esaurito i tempi a sua disposizione.
La Presidenza, essendone stata avanzata specifica richiesta, analogamente a quanto fatto in precedenti e analoghe circostanze, concede a tale gruppo un ampliamento dei tempi pari ad un terzo rispetto a quelli originariamente previsti dal contingentamento.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Giuseppe 7.200. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, i commi 1 e 2 di questo articolo sostituiscono l'articolo 22 della legge n. 281 del 1963, perché con essi vengono riformulate le sanzioni in materia di produzione e commercio dei mangimi, vengono poi trasformati tutti i reati in illeciti amministrativi e viene anche ridotta l'entità della somma della sanzione, nonostante le condotte sanzionate vadano soprattutto ad incidere sulla salute delle persone.
L'emendamento presentato dal gruppo dell'Italia dei Valori cosa chiede? Chiede di adeguare le sanzioni all'illecito commesso. Vi è anche da considerare che la Commissione giustizia, proprio nel suo Pag. 21parere, ha chiesto di valutare l'opportunità di aumentare le sanzioni previste in questo caso.
Noi chiediamo dunque di aumentare le sanzioni previste nell'articolo 7, sostituendo le parole: «da 2 mila a 20 mila euro», con l'importo «da 15 mila a 66 mila euro».

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Giuseppe 7.200, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Pepe, Trappolino, Veltroni, Aprea, Bongiorno, Velo, Cesare Marini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 508
Maggioranza 255
Hanno votato
240
Hanno votato
no 268).

Prendo atto che il deputato Delfino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferranti 7.40. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà, per tre minuti.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, anche l'emendamento in esame si inquadra e si ricollega a quelli precedenti. Credo infatti che su questo punto bisognerebbe riflettere un po' tutti insieme su quanto si sta facendo: in un provvedimento che tutela la competitività del sistema agroalimentare, ritengo che tale competitività non possa essere tutelata attraverso un abbassamento dei livelli di prevenzione. Con questa nuova formulazione dell'articolo 22 - come hanno ricordato in precedenza i colleghi - si opera una marcia indietro rispetto alla configurazione di un reato che era il frutto di una legislazione prodottasi a partire dai fatti della cosiddetta mucca pazza.
Ma se anche volessimo andare nella direzione di una depenalizzazione - su questo punto mi rivolgo anche ai colleghi della maggioranza, perché questa nostra osservazione era stata recepita nel parere approvato dalla maggioranza in Commissione giustizia - sicuramente non dobbiamo fare sconti a chi non rispetta i principi di conformità alla legge posti a tutela dei consumatori, degli altri produttori e quindi del mercato.
A tale proposito ricordo che su una analoga misura contenuta nell'atto Camera n. 1961 (ma avvenne così anche in precedenti legislature) si pronunciò la Commissione giustizia della Camera con un parere che su questo aspetto fu lapidario ed unanime: laddove si interviene sulla vendita di mangimi con caratteristiche diverse rispetto a quelle dichiarate, ovvero contenenti sostanze vietate dalla legge, si incide direttamente su un interesse di rilevanza costituzionale, la salute dei consumatori, per cui appare opportuna una riflessione sulla reale esigenza di rendere meno rigoroso l'apparato sanzionatorio di questa materia.
Su tale punto vorrei che questo messaggio fosse poi un modo per riflettere sul fatto che non si possono abbassare le sanzioni pecuniarie perché queste ultime, anche nell'ambito di una depenalizzazione, sono poste a tutela di beni costituzionalmente garantiti.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

DONATELLA FERRANTI. Chiedo pertanto che il parere del Governo e della relatrice su questo aspetto e su questo nostro emendamento, il cui senso tra l'altro è stato recepito nel parere della Commissione giustizia votato dalla maggioranza, venga modificato. Come mai la maggioranza in Commissione giustizia pensa una cosa mentre in Assemblea non ha il coraggio di votare questo emendamento? Rivolgo dunque un appello ai colleghi.

Pag. 22

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, forse questa è l'ultima opportunità per trovare su questo emendamento una soluzione. Mi pare che il Ministro abbia espresso un minimo di sensibilità rispetto ad un tema delicato, credo quindi che vi siano dei margini per una riflessione e per non compiere un passo indietro rispetto alla sicurezza alimentare, traguardo che avevamo già guadagnato con un protocollo molto più rigido al di là della penalizzazione o meno della vicenda, sia opportuno e costituisca una garanzia per il futuro.

PAOLO RUSSO, Presidente della XIII Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO, Presidente della XIII Commissione. Signor Presidente, credo che sia utile, sull'emendamento in esame, che si possa chiedere al relatore ed al Governo un ulteriore elemento di mediazione. La norma approvata in Commissione serve a riportare lo status quo ante rispetto alla vicenda BSE: ritorniamo quindi a condizioni sanzionatorie come prima. La sollecitazione della collega Ferranti utilmente indica invece di mantenere una tensione alta sul fronte della sanzione dal punto di vista amministrativo. Probabilmente, come spesso accade, la giusta posizione sta nel mezzo. Chiederei alla collega relatrice se è disponibile a formulare un parere favorevole ad una soluzione del tipo: sostituire le parole «15.000 euro» con «8.000 euro» e le parole «60.000 euro» con «30.000 euro», chiedendo ai colleghi presentatori di aderire a tale proposta.

PRESIDENTE. Onorevole Beccalossi?

VIVIANA BECCALOSSI, Relatore. Signor Presidente, accolgo la proposta di mediazione del presidente Russo, non senza spiegare di che cosa si tratta, ammesso che interessi all'Assemblea. Queste sono le sanzioni che vengono comminate a coloro che usano erroneamente farine animali, per quanto (Commenti)... Non lo sto spiegando a lei, onorevole: lo sto spiegando ai colleghi, se ha la bontà di ascoltare; altrimenti non importa. Come stavo dicendo, si tratta di sanzioni comminate a coloro che utilizzano erroneamente le farine animali, che, come tutti ricordano, durante la crisi della BSE erano state un problema perché viste, correttamente, come veicolo di trasmissione della BSE. Di conseguenza, in piena emergenza BSE, quando vi fu un calo del consumo di carne rossa del 60 per cento, si decise di aumentare in maniera forte, giustamente, le sanzioni per chi, erroneamente o meno, potesse utilizzare tali farine. Siccome non siamo più in emergenza BSE, mi sento di accogliere questa proposta.

PRESIDENTE. Il relatore fornisce ovviamente anche il parere del Comitato dei nove, da questo punto di vista.
Chiedo ai presentatori se accedano alla riformulazione dell'emendamento Ferranti 7.40 formulata dal relatore.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, credo che si tratti di un giusto punto d'intesa.

PRESIDENTE. Posso dunque sintetizzare la proposta fatta propria dal Comitato dei nove, avanzata dal presidente della Commissione ed accettata dall'onorevole Ferranti. L'emendamento viene così riformulato: sostituire le parole «da 2.000 euro a 20.000» con le seguenti da «8.000 a 30.000».. Il parere della Commissione sull'emendamento Ferranti 7.40 diventa favorevole. Qual è il parere del Governo?

GIANCARLO GALAN, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, il Governo dimostra, come è stato detto dall'onorevole Cimadoro, sensibilità; però est modus in rebus, si insegnava, ed in questo caso ho l'impressione - l'onorevole Beccalossi lo ha spiegato bene - che per un eccesso di populismo o di passione sanzionatoria si arrivi Pag. 23ad uno di quei paradossi tipici in Italia per cui, per esempio, è quasi più grave uccidere un cormorano minore che sparare al guardiacaccia. Mi sembra in questo caso che introdurre una sanzione, come si voleva, superiore per i mangimi animali di quella concernente il cibo riservato all'alimentazione umana sarebbe stato per davvero un paradosso. Spero che con queste cifre si ritorni nella normalità, e quindi, come sempre, non mi sottraggo dal formulare un giudizio favorevole sulla mediazione raggiunta.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 7.40, nel testo riformulato accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Moles, Gatti, Trappolino, Calvisi, Versace e Vignali.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 511
Votanti 510
Astenuti 1
Maggioranza 256
Hanno votato
507
Hanno votato
no 3).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.500 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Sposetti... onorevole Cesare Marini... onorevole Speciale... onorevole Scajola...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 509
Votanti 508
Astenuti 1
Maggioranza 255
Hanno votato
506
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 7.41, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Casero... onorevole De Siano... onorevole Ghedini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 510
Votanti 509
Astenuti 1
Maggioranza 255
Hanno votato
242
Hanno votato
no 267).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Giulietti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 513
Votanti 508
Astenuti 5
Maggioranza 255
Hanno votato
475
Hanno votato
no 33).

Pag. 24

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Di Giuseppe 7.01.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, già all'articolo 2 siamo intervenuti sull'agricoltura biologica e questo articolo aggiuntivo tende proprio a sostenere e a rafforzare l'agricoltura biologica in Italia. Infatti, chiediamo di destinare 10 milioni di euro - cosa impossibile, signor Ministro, è vero? Perché lei è quasi diventato un Ministro senza portafoglio - per gli anni 2010 e 2011 proprio al Fondo per lo sviluppo dell'agricoltura biologica e di qualità. Questo Fondo esiste già perché è stato istituito con la legge n. 488 del 1999 con l'obiettivo di promuovere lo sviluppo di una produzione agricola di qualità ed eco-compatibile e di salvaguardare, inoltre, il territorio rurale e, quindi, tutelare il lavoro e la salute dei consumatori. Obiettivi questi che erano tutti nel provvedimento in esame, ma che, ormai, non si raggiungeranno più perché è rimasta soltanto l'etichettatura. Comunque, alla copertura finanziaria di questi 10 milioni di euro si dovrebbe provvedere con la cosiddetta legge mancia.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Di Giuseppe 7.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mosca... onorevole Corsaro... onorevole De Nichilo Rizzoli... onorevole Laboccetta... onorevole Sposetti... onorevole Cesare Marini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 511
Maggioranza 256
Hanno votato
240
Hanno votato
no 271).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Delfino 7.07, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca, onorevole Cristaldi, onorevole Speciale, onorevole Scilipoti, onorevole D'Anna, onorevole Fioroni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 508
Votanti 507
Astenuti 1
Maggioranza 254
Hanno votato
236
Hanno votato
no 271).

Prendo atto che i deputati Barbareschi, Mondello e Mecacci hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che i deputati Germanà, Milo e Belcastro hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Di Giuseppe 7.020.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, per quanto riguarda la rintracciabilità dei prezzi all'origine, noi abbiamo presentato questo articolo aggiuntivo con il quale si dispone che in tutte le cessioni dei prodotti alimentari sia obbligatorio riportare il prezzo all'origine, quello cioè corrisposto al produttore nelle fatture di vendita e così via fino alla fattura finale, proprio per tutelare sia il produttore che il consumatore, ma anche per favorire il Pag. 25contenimento dei prezzi al consumo dei prodotti agroalimentari e per assicurare la libera concorrenza. L'articolo aggiuntivo chiede inoltre che per i prodotti agroalimentari esposti per la vendita al dettaglio sia prevista l'indicazione del prezzo unitario di vendita e il prezzo unitario all'origine come risulta dalle rispettive fatture di acquisto. È prevista anche una sanzione pecuniaria in caso di elusione che va dai 3 mila euro ai 15 mila euro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Burtone. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, nel mondo agricolo vi erano tante aspettative per questo provvedimento, le proposte emendative avrebbero potuto incidere ulteriormente per migliorarne i contenuti, invece le scelte del Governo, gli stralci determinati, hanno vanificato ogni possibilità di aiuto, di sostegno vero al già debole settore agricolo. Rimane però ancora qualche passaggio significativo; questo articolo aggiuntivo in esame può rappresentare un fatto nuovo. La questione posta è il divario, lo diceva in precedenza la collega, tra il basso prezzo pagato al produttore e l'alto prezzo pagato dal consumatore. C'è la mortificazione del produttore, dobbiamo riconoscerlo, e soprattutto del piccolo produttore, quello che fatica di più. Non è una forzatura dire che il piccolo produttore spesso viene deprezzato e, si aggiunge, ci sono anche chiari ed evidenti fenomeni speculativi nei passaggi, nelle fasi, della filiera alimentare, tanto che alla fine il prezzo al consumatore molto spesso si impenna.
Con l'articolo aggiuntivo si chiede trasparenza, lo chiediamo al Ministro, e vogliamo anche sottolineare che un comparto interessato a questo problema è quello agrumicolo ed è per questo motivo che segnaliamo la proposta emendativa ai parlamentari meridionali della maggioranza che si sono assunti anche la responsabilità di bocciare l'articolo aggiuntivo Delfino 2.01 che aveva l'obiettivo di dare un minimo aiuto al debolissimo comparto agrumicolo. Sappiamo tutti che tra qualche mese ci sarà la solita crisi ciclica dell'agrumicoltura e questo passaggio è molto atteso dai produttori. Spero quindi sia assunta una posizione positiva da parte dell'Aula.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, l'articolo aggiuntivo pone una questione assolutamente importante relativa alla grande disparità tra il corrispettivo dato ai produttori agricoli e il prezzo di vendita di questi prodotti.
Tuttavia, ritengo che questa disparità non possa tradursi, signor Ministro e signori colleghi, in un ulteriore aggravio da parte dei dettaglianti, i quali vendono prodotti agricoli ed agroalimentari creando ulteriore difficoltà (penso soprattutto agli esercizi commerciali nelle zone disagiate e così via). Pertanto, al di là della finalità che è positiva, sul piano concreto, amministrativo e pratico andremmo ulteriormente a rendere più difficile al nostro commercio la possibilità di operare, mentre io ritengo - e concludo, signor Presidente - che evidentemente c'è l'esigenza, tutta politica, da parte dell'agricoltura, di trovare più forza e più coesione nel tutelare i prodotti agricoli.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Di Giuseppe 7.020, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Della Vedova... onorevole Ghizzoni... onorevole Sposetti... onorevole Cesare Marini... onorevole Gatti... onorevole Pizzolante... onorevole Biava... onorevole Baccini.
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 26
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 516
Maggioranza 259
Hanno votato
220
Hanno votato
no 296).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Delfino 7.058, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Gatti... onorevole Frassinetti... onorevole Cesare Marini... onorevole Sposetti... onorevole Baretta... onorevole Agostini... onorevole Cesare Marini.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 512
Votanti 511
Astenuti 1
Maggioranza 256
Hanno votato
237
Hanno votato
no 274).

Prendo atto che il deputato Borghesi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Delfino 7.033.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, sicuramente questo articolo aggiuntivo, purtroppo, verrà respinto. Tuttavia, voglio ricordare al signor Ministro che noi abbiamo rilevanti partite sospese sulle calamità naturali. È opportuno che il Governo - che non vuole prendere il treno di questo provvedimento per affrontare tale questione - provveda nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, poiché vi è una situazione veramente di grande difficoltà per la mancata disponibilità di risorse per fronteggiare le calamità naturali che si sono verificate nel 2009.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Delfino 7.033, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Carra... onorevole Mondello... onorevole Motta... onorevole Damiano... onorevole Casini... l'onorevole Centemero ha votato? Onorevole Romano.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 515
Votanti 514
Astenuti 1
Maggioranza 258
Hanno votato
242
Hanno votato
no 272).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Fiorio 7.0703, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Romano... onorevole Pini... onorevole Gasbarra... onorevole Traversa... onorevole Sposetti... onorevole Sereni... onorevole Palumbo. Riusciamo a fare qualcosa per l'onorevole Sposetti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 512
Votanti 510
Astenuti 2
Maggioranza 256
Hanno votato
238
Hanno votato
no 272). Pag. 27

Prendo atto che il deputato Sposetti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che i deputati Colucci e Pini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
L'onorevole Sposetti non riesce a votare: prego gli addetti di intervenire per sbloccare il suo terminale in modo da permettergli di votare.
Passiamo alla votazione degli identici articoli aggiuntivi Di Giuseppe 7.0800 e Marco Carra 7.0801.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marco Carra. Ne ha facoltà.

MARCO CARRA. Signor Presidente, con questo articolo aggiuntivo vogliamo sanare una situazione che consideriamo profondamente ingiusta che Governo e maggioranza hanno introdotto con la manovra del luglio scorso.
Chiediamo, in sostanza, l'abrogazione dell'articolo 40-bis del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, che ha consentito lo spostamento del pagamento della rata delle multe sulle quote latte dal 30 giugno scorso al 31 dicembre prossimo. Per quelle poche decine di produttori che hanno aderito al programma di rateizzazione previsto dalla legge 9 aprile 2009, n. 33 - sono per l'esattezza 109 -, si è pensato di adottare questa misura per dare un po' di sollievo al comparto agricolo. Ricordo che le aziende che producono latte sono circa 40 mila, a fronte dei poco più di cento interessati da questo provvedimento. La stragrande maggioranza dei produttori, quindi, ha iniziato alcuni anni fa il programma di rateizzazione in base alla legge 30 maggio 2003, n. 119, indebitandosi e vendendo parte delle loro proprietà.
Quella che vogliamo abrogare è una norma incomprensibile, che privilegia pochi produttori e che costa alcuni milioni di euro allo Stato, ai quali dobbiamo aggiungere la inevitabile sanzione europea.
Abbiamo apprezzato le parole del Ministro dette all'epoca, il quale aveva sostenuto che se quella norma fosse passata, si sarebbe dimesso: la norma è passata e il Ministro è rimasto al suo posto, penso giocandosi la propria credibilità agli occhi degli imprenditori e dei produttori.
È iniziata, poi, una sorta di balletto da parte del Ministro, il quale è saltato da una parte all'altra del palcoscenico del teatrino, sostenendo, prima, le ragioni di chi non ha rispettato le regole, poi correggendo quella posizione.
Pensiamo che con questo articolo aggiuntivo vi sia la possibilità, per il Ministro, di tornare alla sua posizione originaria, che è identica alla nostra: corrispondere, cioè, alle richieste di migliaia di produttori di latte che hanno rispettato le regole e di corrispondere alle esigenze e alle richieste delle organizzazioni di categoria che, unanimemente - devo dire - pur con manifestazioni differenti, hanno protestato contro quel provvedimento.
Pensiamo che se quest'articolo aggiuntivo fosse approvato - e ci auguriamo, quindi, che il Governo e la relatrice modifichino la loro posizione - vi sarebbe, davvero, un recupero di credibilità del Ministro: una sorta di dimostrazione che il Ministro non prende ordini da nessuno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, signor Ministro, torniamo ad affrontare la questione delle quote latte. Il gruppo dell'Italia dei Valori chiede di abrogare l'articolo 40-bis del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78.
In occasione dell'esame parlamentare di quel decreto-legge è stata introdotta - nonostante il suo dissenso, signor Ministro - una norma che prevede il rinvio del pagamento della rata in scadenza della multa a carico delle imprese che hanno sforato le quote latte.
Se non vi sono risorse per altri provvedimenti che avrebbero potuto dare ossigeno alle imprese agricole, perché insistere sul rinvio del pagamento delle rate in scadenza a carico di quelle imprese che hanno sforato le quote latte? Pag. 28
Perché adottare due pesi e due misure? Perché fare figli e figliastri?
Inoltre, si deve considerare che tutte le imprese agricole hanno difficoltà economiche perché i redditi sono al minimo e bassi. Questa è, quindi, la motivazione che ha fatto scaturire questo articolo aggiuntivo dell'Italia dei Valori.
Voglio ricordare che la storia delle quote latte è infinita, iniziata nel 1984 e con un costo, per l'Italia, che va oltre i 4 miliardi di euro. Si tratta di soldi già pagati all'Unione europea e che sono a totale carico dei contribuenti. Al gruppo dell'Italia dei Valori non sta bene che voi facciate agricoltori di serie A e agricoltori di serie B (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, signor Ministro, l'Agea ha reso noto che dal 15 novembre partiranno le procedure di ritiro delle quote aggiuntive eventualmente assegnate dopo che l'Unione europea aveva concesso all'Italia circa 750 mila tonnellate di quote di produzione in più, se i produttori debitori di prelievi esigibili non si saranno messi in regola. In alternativa, se non pagano le multe, potranno ovviamente aderire alla nuova forma di rateizzazione introdotta dalla legge n. 33 del 2009.
Pertanto, credo che questo articolo aggiuntivo, al di là del suo valore simbolico, richiami puntualmente le procedure oggi previste dalla normativa. In conseguenza anche della gravità delle conseguenze delle procedure esecutive di ritiro delle quote, credo che si debba compiere un'ulteriore, scrupolosa e approfondita verifica sull'entità dei debiti dei produttori di latte perché, come prima ricordava giustamente la collega, non è immaginabile che vi sia una normativa che tratta coloro che si sono adeguati alla normativa in modo punitivo rispetto a quelli che sono sempre andati oltre la legge (e non dico di più).
Voglio dare atto, in tutte le occasioni e anche su iniziative del gruppo dell'Unione di Centro, che il Ministro Galan non ha cambiato opinione e in ogni occasione ha ribadito la volontà di portare avanti la normativa italiana, così come deliberata dal Parlamento. Credo anche che questo dato non gli venga riconosciuto solo dalla mia parte politica. Stando al monitoraggio effettuato sulla credibilità dei membri di questo Esecutivo, noto con piacere che il Ministro Galan registra un dato crescente. Questo vuol dire che nel Paese vi è una profonda volontà di legalità anche in questo settore. Mi auguro che il Governo non venga meno a questo impegno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi Di Giuseppe 7.0800 e Marco Carra 7.0801, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, D'Anna, Lo Monte, Granata...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 517
Maggioranza 259
Hanno votato
241
Hanno votato
no 276).

(Stralcio dell'articolo 7-bis - A.C. 2260-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'articolo 7-bis di cui la Commissione propone lo stralcio.
Su tale proposta darò la parola, ai sensi degli articoli 41, comma 1, e 45 del Regolamento ad un deputato per ciascun gruppo che ne faccia richiesta.
Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di stralcio dell'articolo 7-bis.
(È approvata).

Pag. 29

La Camera approva per 49 voti di differenza.

(Stralcio dell'articolo 7-ter - A.C. 2260-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'articolo 7-ter di cui la Commissione propone lo stralcio.
Su tale proposta darò la parola, ai sensi degli articoli 41, comma 1, e 45 del Regolamento ad un deputato per ciascun gruppo che ne faccia richiesta.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Oliverio. Ne ha facoltà.

NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Signor Presidente, signor Ministro, noi siamo contrari allo stralcio, perché riteniamo necessario e indispensabile prorogare fino al 31 dicembre prossimo le agevolazioni in materia di previdenza agricola alle imprese localizzate nelle zone montane svantaggiate e nelle zone agricole svantaggiate. Tali agevolazioni sono scadute il 31 luglio scorso e i relativi versamenti dovranno essere effettuati entro la entro la fine del corrente mese.
Le agevolazioni interessano le aziende agricole collocate in territori difficili, laddove diventa impossibile fare impresa, dove la meccanizzazione è assolutamente problematica e la dimensione aziendale particolarmente piccola non consente di reggere una competitività oramai del tutto basata sul ribasso spietato del prezzo. In queste zone svantaggiate e di montagna l'agricoltura svolge un'importante funzione di presidio. In questi territori e in quelle aziende si produce l'eccellenza agroalimentare che è il fiore all'occhiello del made in Italy.
Non si tratta di creare condizioni a favore per le imprese del Mezzogiorno, anche perché le agevolazioni interessano l'85 per cento delle aziende di tutto il territorio nazionale, e in questa legislatura sono state prorogate a rate, a Roma direbbero «a spizzichi e bocconi». Si tratta invece di un'esigenza manifestata dalle aziende del comparto primario per mantenere inalterati i costi del lavoro, in un momento particolarmente difficile per il nostro sistema economico, e per mettere la maggior parte delle aziende nella condizione di promuovere una programmazione che tenga in debita considerazione il costo effettivo del fattore lavoro.
Il Partito Democratico chiede che venga effettuata una scelta strategica che, se non confermata, rischierebbe di mettere le aziende ubicate in questi territori in condizioni più sfavorevoli rispetto alle altre. Serve un segnale di attenzione, signor Ministro.
L'approvazione delle proroghe crea, tra l'altro, le migliori condizioni per il sostegno ed il rilancio dell'agricoltura nelle aree più povere del Paese, che deve fare i conti sia con la polverizzazione delle aziende, sia con una crisi strutturale che dura da ormai troppo tempo e che non fa intravedere prospettive.
Tutte le organizzazioni agricole che abbiamo udito in Commissione chiedono unitariamente - e lo hanno fatto anche in occasione di manifestazioni di piazza - l'adozione di questa misura, che serve per allentare la morsa della crisi sugli agricoltori e sugli stessi lavoratori.
Signor Presidente, signor Ministro, mi auguro che la maggioranza e il Governo sappiano guardare con disponibile attenzione alla questione della proroga, votando «no» allo stralcio.

GIANCARLO GALAN, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCARLO GALAN, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, premettendo che condivido il contenuto dell'intervento fatto con così tanta passione dall'onorevole Oliverio, chiedo che si voti comunque a favore perché, in primo luogo, non c'entra e abbiamo deciso di stralciare e di lasciare soltanto alcuni contenuti; in secondo luogo, perché so che è stato predisposto un Pag. 30ordine del giorno sull'argomento sul quale preannuncio il parere favorevole del Governo.
Francamente aggiungo che questo sarà uno dei principali obiettivi che cercherò di raggiungere, perché ritengo che sia giusto e anche conveniente per lo Stato: infatti non sono somme che si perdono, ma che eventualmente non si guadagnano, ma che non si guadagnerebbero in quella proporzione perché molti sarebbero spinti ad attuare altre forme per nascondere la realtà.
Quindi, la condivisione è pressoché totale: dico di sì ad un ordine del giorno che appoggeremo - credo anche insieme alla Commissione - fino in fondo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di stralcio dell'articolo 7-ter.
(È approvata).

La Camera approva per 45 voti di differenza.

(Esame articoli aggiuntivi riferiti all'articolo 7-ter - A.C. 2260-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli aggiuntivi riferiti all'articolo 7-ter (Vedi l'allegato A - A.C. 2260-A/R).
Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

VIVIANA BECCALOSSI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli articoli aggiuntivi Di Giuseppe 7-ter.06 e Cenni 7-ter.013, sui quali ha espresso parere contrario anche la V Commissione (Bilancio).

PRESIDENTE. Il Governo?

GIANCARLO GALAN, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Di Giuseppe 7-ter.06, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Letta, Mazzuca, Santagata, Martino, Farina...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 515
Votanti 514
Astenuti 1
Maggioranza 258
Hanno votato
236
Hanno votato
no 278).

Prendo atto che i deputati Belcastro e Iannaccone hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Cenni 7-ter.013, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vito, Granata, Pili, Latteri, Fogliardi, Agostini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 516
Votanti 515
Astenuti 1
Maggioranza 258
Hanno votato
235
Hanno votato
no 280).

Pag. 31

(Stralcio dell'articolo 7-quinquies - A.C. 2260-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo ora all'articolo 7-quinquies, di cui la Commissione propone lo stralcio. Su tale proposta darò la parola, ai sensi degli articoli 41, comma 1, e 45 del Regolamento ad un deputato per ciascun gruppo che ne faccia richiesta.
Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di stralcio dell'articolo 7-quinquies.
(È approvata).

La Camera approva per 44 voti di differenza.
Si intende pertanto decaduto l'emendamento 7-quinquies.300 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento).

(Stralcio dell'articolo 7-sexies - A.C. 2260-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'articolo 7-sexies di cui la Commissione propone lo stralcio.
Su tale proposta darò la parola, ai sensi degli articoli 41, comma 1, e 45 del Regolamento ad un deputato per ciascun gruppo che ne faccia richiesta.
Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedente elettronico, senza registrazione di nomi, la proposta di stralcio dell'articolo 7-sexies.
(È approvata).

La Camera approva per 48 voti di differenza.

(Stralcio dell'articolo 7-septies - A.C. 2260-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'articolo 7-septies di cui la Commissione propone lo stralcio.
Su tale proposta darò la parola, ai sensi degli articoli 41, comma 1, e 45 del Regolamento ad un deputato per ciascun gruppo che ne faccia richiesta.
Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedente elettronico, senza registrazione di nomi, la proposta di stralcio dell'articolo 7-septies.
(È approvata).

La Camera approva per 493 voti di differenza.

(Stralcio dell'articolo 7-octies - A.C. 2260-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'articolo 7-octies di cui la Commissione propone lo stralcio.
Su tale proposta darò la parola, ai sensi degli articoli 41, comma 1, e 45 del Regolamento ad un deputato per ciascun gruppo che ne faccia richiesta.
Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedente elettronico, senza registrazione di nomi, la proposta di stralcio dell'articolo 7-octies.
(È approvata).

La Camera approva per 43 voti di differenza.

(Stralcio dell'articolo 7-novies - A.C. 2260-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'articolo 7-novies di cui la Commissione propone lo stralcio. Pag. 32
Su tale proposta darò la parola, ai sensi degli articoli 41, comma 1, e 45 del Regolamento ad un deputato per ciascun gruppo che ne faccia richiesta.
Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedente elettronico, senza registrazione di nomi, la proposta di stralcio dell'articolo 7-novies.
(È approvata).

La Camera approva per 489 voti di differenza.
Si intende pertanto decaduto l'emendamento 7-novies.300 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento).

(Stralcio dell'articolo 7-decies - A.C. 2260-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'articolo 7-decies di cui la Commissione propone lo stralcio.
Su tale proposta darò la parola, ai sensi degli articoli 41, comma 1, e 45 del Regolamento ad un deputato per ciascun gruppo che ne faccia richiesta.
Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedente elettronico, senza registrazione di nomi, la proposta di stralcio dell'articolo 7-decies.
(È approvata).

La Camera approva per 37 voti di differenza.

(Stralcio dell'articolo 7-undecies - A.C. 2260-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo ora all'articolo 7-undecies, di cui la Commissione propone lo stralcio. Su tale proposta darò la parola, ai sensi degli articoli 41, comma 1, e 45 del Regolamento ad un deputato per ciascuno dei gruppi che ne faccia richiesta.
Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico, senza registrazione di nomi, la proposta di stralcio dell'articolo 7-undecies.
(È approvata).

La Camera approva per 46 voti di differenza.
Si intendono pertanto decaduti gli emendamenti 7-undecies.300 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento) e Di Giuseppe 7-undecies.702.

(Esame degli articoli aggiuntivi riferiti all'articolo 7-undecies - A.C. 2260-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli aggiuntivi riferiti all'articolo 7-undecies (Vedi l'allegato A - A.C. 2260-A/R).
Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sugli articoli aggiuntivi.

VIVIANA BECCALOSSI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'articolo aggiuntivo Sani 7-undecies.042. Ricordo che anche la V Commissione (Bilancio) ha espresso sul medesimo parere contrario.
La Commissione esprime, altresì, parere contrario sugli articoli aggiuntivi Brugger 7-undecies.046, Di Giuseppe 7-undecies.0709, Zucchi 7-undecies.0710, Di Giuseppe 7-undecies.0712, Marco Carra 7-undecies.0718, Cenni 7-undecies.0719 e Brandolini 7-undecies.0720. Ricordo, altresì, che la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario sugli articoli aggiuntivi Di Giuseppe 7-undecies.0709, Zucchi 7-undecies.0710, Di Giuseppe 7-undecies.0712 e Marco Carra 7-undecies.0718 e Cenni 7-undecies.0719.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIANCARLO GALAN, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

Pag. 33

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Sani 7-undecies.042, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Damiano, Golfo, Romano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 514
Votanti 513
Astenuti 1
Maggioranza 257
Hanno votato
235
Hanno votato
no 278).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Brugger 7-undecies.046, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Barbareschi, Giulietti, Franzoso, Capano, Mazzuca, Di Pietro, Palagiano, Cicchitto, Grimoldi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 522
Maggioranza 262
Hanno votato
243
Hanno votato
no 279).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Di Giuseppe 7-undecies.0709.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Il gruppo dell'Italia dei Valori ha presentato due articoli aggiuntivi Di Giuseppe 7-undecies.0709 e 7 undecies.0712, relativi al bieticolo saccarifero.
Noi chiediamo che venga data attuazione all'impegno assunto dal Governo nel dicembre del 2008 a seguito dell'accoglimento di un ordine del giorno dell'Italia dei Valori.
Signor Ministro, dobbiamo decidere quale sia il ruolo degli ordini del giorno perché lei poco fa ha sostenuto che, per quanto riguarda gli sgravi contributivi, il Governo accetterà un ordine del giorno relativo a questo problema. Ebbene, le chiedo che valore darà il Governo a quell'ordine del giorno. Infatti, la situazione dei bieticolo saccarifero è piuttosto grave: erano stati previsti degli aiuti di stato per cinque anni, dal 2006 al 2010, tuttavia sono stati erogati soltanto fino al 2008, rimangono 86 milioni di euro da erogare agli zuccherifici rimasti in attività.
Si tratta un problema serio, che abbiamo affrontato diverse volte in Commissione agricoltura, ma pare che il Governo non lo voglia proprio risolvere.
Pertanto, con i due articoli aggiuntivi che abbiamo presentato, chiediamo proprio che - per salvaguardare non solo l'occupazione ma tutto il settore del bieticolo saccarifero - il Governo decida, una volta per tutte, di erogare questi 86 milioni di euro.
Quell'ordine del giorno non ha trovato attuazione; questo articolo aggiuntivo verrà, purtroppo, respinto e noi ci chiediamo quale sarà la soluzione che lei - signor Ministro - offrirà per questo importante comparto dell'agricoltura.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Di Giuseppe 7-undecies.0709, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario. Pag. 34
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Trappolino, Granata, Mazzuca, Consolo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 515
Maggioranza 258
Hanno votato
236
Hanno votato
no 279).

Prendo atto che il deputato D'Antoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Zucchi 7-undecies.0710, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli De Siano, Mazzuca, Corsaro, Di Virgilio, Boniver, Damiano, Sereni, Duilio, Rainieri, Cesario...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 518
Maggioranza 260
Hanno votato
241
Hanno votato
no 277).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Di Giuseppe 7-undecies.0712, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Trappolino, Granata, Piso, Damiano, Anna Teresa Formisano, Saltamartini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 517
Maggioranza 259
Hanno votato
238
Hanno votato
no 279).

Prendo atto che il deputato Nunzio Francesco Testa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Marco Carra 7-undecies. 0718, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Trappolino, Granata, Centemero, De Siano, Gava, Damiano, Bosi e Antonino Russo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 519
Votanti 518
Astenuti 1
Maggioranza 260
Hanno votato
241
Hanno votato
no 277).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Cenni 7-undecies.0719.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Trappolino. Ne ha facoltà.

CARLO EMANUELE TRAPPOLINO. Signor Presidente, la proposta emendativa che abbiamo presentato è il tentativo di dare un supplemento di concretezza ad un provvedimento che nel complesso, almeno stando agli intenti originari - è stato detto dai colleghi nel corso degli interventi - risulta particolarmente riuscito. Per fronteggiare una situazione di grave crisi per il settore agricolo, caratterizzata da un forte innalzamento dei Pag. 35costi di produzione e dall'estrema volatilità dei prezzi delle materie prime, l'articolo aggiuntivo concernente il credito di imposta per le coltivazioni sotto serra, che sottoponiamo all'Aula, non avrebbe avuto ragione di essere presentato se il Governo non avesse deciso l'abolizione del cosiddetto bonus gasolio. Ciò nelle forme di una misura o di una norma più volte annunciata dal Governo, compatibile con il mercato comune ed il rilievo, avanzato nello scorso anno dalla Commissione europea, sul ripristino dell'accisa zero sul gasolio agricolo per le serre e soprattutto - altro tema caro al mondo agricolo - la proroga della fiscalizzazione degli oneri sociali. Gli agricoltori si sono sgolati in questi mesi, arrivando fin sotto il Parlamento.
In verità, il complesso delle richieste necessarie a sollecitare il Governo ad intraprendere una vera politica agricola nazionale era ben più consistente e ponderato, ma in un contesto di crisi e di disperato disincanto, Ministro, anche il ripristino dell'accisa sul gasolio e la proroga della fiscalizzazione degli oneri sociali per le zone svantaggiate poteva costituire quel segnale di attenzione che l'agricoltura italiana richiedeva.
La proposta emendativa, quindi, vuole in un certo senso mitigare gli effetti del mancato ripristino dell'accisa zero, riconoscendo per i periodi di imposta in corso al 31 dicembre 2010 e al 31 dicembre 2011, nel limite complessivo di 15 milioni di euro per ciascun anno di riferimento, un credito di imposta su una quota parte del costo del gasolio utilizzato nelle coltivazioni sotto serra, costo che incide tra il 15 e il 20 per cento sul totale dei costi aziendali. Si tratta di un tentativo di restituire un po' di fiducia a quegli agricoltori che in questi anni hanno visto crescere in misura imponente costi produttivi e burocratici ed oneri previdenziali: più 26 per cento in due anni. Nel 2009 i redditi degli agricoltori hanno subito un taglio del 21 per cento. Con questo clima ci si dispone alla disperazione e all'abbandono. Sarebbe opportuno da parte del Governo e della maggioranza qualche gesto di responsabilità nei riguardi del mondo dell'agricoltura e degli agricoltori italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Cenni 7-undecies.0719, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cassinelli, Mazzuca, Pizzolante, Cenni, Soro, Monai, De Corato, Polledri e Scilipoti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 504
Votanti 502
Astenuti 2
Maggioranza 252
Hanno votato
236
Hanno votato
no 266).

Prendo atto che il deputato Scanderebech ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Poli ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Brandolini 7-undecies.0720, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca, onorevole Di Virgilio, onorevole Nastri, ancora l'onorevole Di Virgilio. L'onorevole Nastri ha votato.

Pag. 36

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 503
Maggioranza 252
Hanno votato
243
Hanno votato
no 260).

Prendo atto che il deputato Sisto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Poli ha segnalato che non è riuscito a votare.

(Esame dell'articolo 7-duodecies - A.C. 2260-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7-duodecies (Vedi l'allegato A - A.C. 2260-A/R), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mario Pepe (PD). Ne ha facoltà.

MARIO PEPE (PD). Signor Presidente, ci si avvia a chiudere questo grande sforzo di vigore emendativo che è nato soprattutto da parte del Partito Democratico per arricchire un provvedimento che apparirà soltanto come un OGM, in quanto molto emendato e forse contaminato, perdendo l'occasione per rilanciare un settore, quello agricolo, che sta a cuore non solo ai produttori ma all'economia italiana. Il Ministro Galan lo sa bene ed ha annunciato che presto presenterà un piano-programma per rilanciare l'agricoltura nel nostro Paese.
Il provvedimento all'articolo 7-duodecies in fondo riassume lo sforzo che devono fare i produttori e, direi, lo Stato e il sistema delle autonomie per rilanciare le produzioni di qualità. La competitività può essere affrontata dal nostro Paese solo su questo versante. Si spiega così l'invito ai produttori a rilevare la quantità delle produzioni ai fini della tracciabilità, perché solo la tracciabilità ci consente di essere competitivi in Europa. Solo così possiamo conservare le qualità organolettiche della mozzarella nelle regioni dove essa viene prodotta, non accantonando il sistema regionalistico ma valorizzandolo se vogliamo creare una grande occasione per l'agricoltura del nostro Paese. Pertanto preannuncio il voto a favore.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti dell'Istituto Comprensivo Statale di Solopaca (BN), che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7-duodecies.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Marco Carra, onorevole Osvaldo Napoli.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 503
Votanti 502
Astenuti 1
Maggioranza 252
Hanno votato
499
Hanno votato
no 3).

Prendo atto che il deputato Poli ha segnalato che non è riuscito a votare.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2260-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 2260-A/R).
Avverto che l'ordine del giorno Cazzola n. 9/2260-AR/33 è stato ritirato dal presentatore. Prendo atto che nessuno dei presentatori chiede di intervenire per illustrare i relativi ordini del giorno.

VIVIANA BECCALOSSI, Relatore. Chiedo di parlare.

Pag. 37

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VIVIANA BECCALOSSI, Relatore. Signor Presidente, come abbiamo già avuto modo di dire nel corso del dibattito di questo provvedimento, esso è nato prevedendo una serie di argomenti diversi che, come è già stato detto, affronteremo in diversi provvedimenti che il ministro Galan vorrà proporre.
Questo è un provvedimento che ha deciso di concentrarsi solo sulla questione etichettatura. Per tale ragione ritengo che il titolo del provvedimento sia poco attinente rispetto...

PRESIDENTE. Onorevole Beccalossi, le devo chiedere scusa per l'interruzione, ma questa correzione di forma, che lei sta facendo e che è ovviamente fondamentale, dobbiamo proporla prima della votazione finale.
Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati?

GIANCARLO GALAN, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Catanoso n. 9/2260-AR/1.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Mario Pepe n. 9/2260-AR/2, Nastri n. 9/2260-AR/3, Frassinetti n. 9/2260-AR/4, Iannaccone n. 9/2260-AR/5, Di Biagio n. 9/2260-AR/6, Cosenza n. 9/2260-AR/7, Delfino n. 9/2260-AR/8, Libè n. 9/2260-AR/9, Beccalossi n. 9/2260-AR/10.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Di Giuseppe n. 9/2260-AR/11, perché contrario all'ordinamento comunitario e non accetta l'ordine del giorno Rota n. 9/2260-AR/12, perché è in corso un dibattito a livello europeo che sarebbe scorretto anticipare.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Zazzera n. 9/2260-AR/13.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Monai n. 9/2260-AR/14, non accetta l'ordine del giorno Borghesi n. 9/2260-AR/15 ed accetta gli ordini del giorno De Camillis n. 9/2260-AR/16 e Oliverio n. 9/2260-AR/17.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Brandolini n. 9/2260-AR/18, a condizione che venga riformulato nel senso di sostituire le parole «impegna il Governo ad intervenire» con le parole «impegna il Governo a valutare l'opportunità di intervenire».
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Cuomo n. 9/2260-AR/19, Marrocu n. 9/2260-AR/20 e Sani n. 9/2260-AR/21, accetta l'ordine del giorno Laratta n. 9/2260-AR/22 e accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Lovelli n. 9/2260-AR/23.
Il Governo accetta invece gli ordini del giorno Ferranti n. 9/2260-AR/24 e Cenni n. 9/2260-AR/25, mentre non accetta l'ordine del giorno Marco Carra n. 9/2260-AR/26. Il Governo accetta invece gli ordini del giorno Trappolino n. 9/2260-AR/27 e Zucchi n. 9/2260-AR/28.
Il Governo accetta, limitatamente al dispositivo, l'ordine del giorno Agostini n. 9/2260-AR/29. Non ne accetta le premesse, che non sono assolutamente condivisibili.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Dal Moro n. 9/2260-AR/30, e accetta l'ordine del giorno Fiorio n. 9/2260-AR/31.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Servodio n. 9/2260-AR/32, a condizione che venga riformulato introducendo le parole «compatibilmente con le risorse finanziare disponibili».
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Tassone n. 9/2260-AR/34, mentre accetta gli ordini del giorno Angeli n. 9/2260-AR/35, Bonavitacola n. 9/2260-AR/36 e Castellani n. 9/2260-AR/37.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Catanoso n. 9/2260-AR/1, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Mario Pepe (PD) n. 9/2260-AR/2, Nastri n. 9/2260-AR/3, Frassinetti n. 9/2260-AR/4, Iannaccone n. 9/2260-AR/5, Di Pag. 38Biagio n. 9/2260-AR/6, Cosenza n. 9/2260-AR/7, Delfino n. 9/2260-AR/8, Libè n. 9/2260-AR/9, Beccalossi n. 9/2260-AR/10, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Di Giuseppe n. 9/2260-AR/11, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Di Giuseppe n. 9/2260-AR/11, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cristaldi, Cesario, Bianconi, Catone, Ravetto, Berruti, Barbareschi, Toto, Faenzi, Letta, Soro, Milo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 489
Maggioranza 245
Hanno votato
231
Hanno votato
no 258).

Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Rota n. 9/2260-AR/12, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rota n. 9/2260-AR/12, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cassinelli, Gava, Ceccacci Rubino, Ravetto, Giulietti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 489
Votanti 488
Astenuti 1
Maggioranza 245
Hanno votato
231
Hanno votato
no 257).

Prendo atto che i deputati Cimadoro e Realacci hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zazzera n. 9/2260-AR/13, accolto dal Governo come raccomandazione e che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Monai n. 9/2260-AR/14, accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/2260-AR/15, non accettato dal Governo.

ANTONIO BORGHESI. Sì, signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, è veramente sorprendente - e chiedo al Ministro un attimo di attenzione - perché non so se il suo parere contrario nasce solo dal fatto che il suo predecessore, il Ministro Zaia, invece si era espresso sempre favorevolmente su questo problema.
Il problema è semplice e riguarda il fatto che mentre per quanto concerne la trasmissione ai fini della verifica delle quote latte il numero dei quantitativi da latte prodotti viene comunicato in modo telematico, il numero dei capi bovini...Chiedo però al Ministro un attimo di attenzione, altrimenti...

PRESIDENTE. Onorevole Gottardo, per cortesia, il Ministro deve prestare attenzione all'intervento dell'onorevole Borghesi. Prego, onorevole Borghesi, prosegua pure il suo intervento.

ANTONIO BORGHESI. Come dicevo, mentre il numero dei quantitativi da latte prodotti è comunicato telematicamente, il numero dei bovini deve essere riportato a penna: ma che controllo incrociato si può Pag. 39fare se avviene una situazione di questo genere? Venga inviato piuttosto tutto in via telematica. Durante l'esame in Commissione del decreto-legge n. 4 del 2009 il Ministro aveva accolto questa nostra posizione ma poi il decreto-legge decadde e quindi non se ne fece più nulla. Il 2 aprile un altro ordine del giorno venne accolto come raccomandazione ed anche in questa occasione vorrei ricordare che la Commissione su questo punto aveva espresso un parere favorevole, se ne è poi chiesto lo stralcio ma la posizione della Commissione era chiara.
Chiedo dunque al Governo se alla luce di tali considerazioni possa riconsiderare il suo parere o comunque quale sia il reale motivo per cui non viene accettato questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo conferma il parere contrario.
Passiamo quindi ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Borghesi n. 9/2260-AR/15, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cristaldi, Mazzuca, Vignali, Cicchitto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 498
Votanti 496
Astenuti 2
Maggioranza 249
Hanno votato
236
Hanno votato
no 260).

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno De Camillis n. 9/2260-AR/16 ed Oliverio n. 9/2260-AR/17, accettati dal Governo. Prendo altresì atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Brandolini n. 9/2260-AR/18, accettato dal Governo, purché riformulato, e che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Cuomo n. 9/2260-AR/19, Marrocu n. 9/2260-AR/20 e Sani n. 9/2260-AR/21, accolti dal Governo come raccomandazione.
Prendo inoltre atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Laratta n. 9/2260-AR/22, accettato dal Governo, e che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Lovelli n. 9/2260-AR/23, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Ferranti n. 9/2260-AR/24, e Cenni n. 9/2260-AR/25, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Marco Carra n. 9/2260-AR/26, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Marco Carra n. 9/2260-AR/26, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Gava, Veltroni, Damiano, Corsaro, Vignali.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 493
Maggioranza 247
Hanno votato
233
Hanno votato
no 260).

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Trappolino n. 9/2260-AR/27,e Zucchi n. 9/2260-AR/28, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Agostini n. 9/2260-AR/29, accettato dal Governo limitatamente al dispositivo. Pag. 40
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Dal Moro n. 9/2260-AR/30, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fiorio n. 9/2260-AR/31, accettato dal Governo.
Onorevole Servodio, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2260-AR/32, accolto dal Governo come raccomandazione ove riformulato?

GIUSEPPINA SERVODIO. Signor Presidente, forse il Ministro è disinformato, ma l'Assemblea ha già approvato un finanziamento per il Fondo per la promozione della campagna del settore vinicolo-oleario. L'Assemblea ha già deciso: vi sono oltre 2 milioni. Non capisco quindi per quale motivo si sia riservato di formulare solo un parere di raccomandazione. L'Assemblea ha già deciso ed è sovrana, quindi la pregherei veramente di consultarsi con i suoi collaboratori per verificare questa notizia, che sicuramente è fondata, e di cambiare il parere sull'ordine del giorno in esame.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo non modifica il parere formulato.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Servodio n. 9/2260-AR/32, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cristaldi, Mazzuca, Milo e Damiano.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 496
Maggioranza 249
Hanno votato
234
Hanno votato
no 262).

Prendo atto che il deputato Viola ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Ricordo che l'ordine del giorno Cazzola n. 9/2260-AR/33 è stato ritirato.
Onorevole Tassone, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2260-AR/34, non accettato dal Governo?

MARIO TASSONE. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha la solidarietà di tutto il suo gruppo. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Almeno questo, signor Presidente.

PRESIDENTE. Anche del Presidente. Prego.

MARIO TASSONE. La ringrazio, signor Presidente, lei è sempre gentile.
Signor Presidente, vorrei che il Ministro chiarisse perché questa contrarietà ad un ordine del giorno, che auspica una maggiore attenzione da parte del Governo per le piccole e medie industrie ed imprese agricole che si trovano in crisi ed in grande disagio, soprattutto quelle calabresi e del Mezzogiorno. Anche quello dell'intermediazione è un tema che noi riproponiamo con forza. Le difficoltà oggettive vi sono: auspichiamo un alleggerimento fiscale, e provvedimenti di carattere previdenziale. Vorrei capire dal Ministro, lo faccio per curiosità, proprio come fatto parlamentare: noi avevamo costruito con molta attenzione il dispositivo, che suona così...
Però, signor Presidente, se il Ministro non mi ascolta, che faccio? Posso parlare con Nicodemo Oliverio, che è d'accordo con me?

PRESIDENTE. Onorevole Tassone, intanto la ascolta il Presidente, poi anche il Ministro. Vada avanti. Si sta già esaurendo il tempo.

MARIO TASSONE. Facciamo le cose serie, perché se no non facciamo nulla. Pag. 41
Caro Ministro, vorrei sapere il perché lei non accoglie...

PRESIDENTE. Onorevole Tassone, credo che sia in suo favore questo lavorìo.

MARIO TASSONE. Non me ne importa niente, signor Presidente: il Ministro deve ascoltare. Può sospendere la riunione e deve ascoltare (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico)! Deve ascoltare il Ministro, non può svolgere la trattativa sulla vicenda, molto difficile e molto delicata!
Signor Presidente, vorrei sapere dal Ministro perché il Governo non sarebbe d'accordo ad attivarsi maggiormente sul settore agricolo con politiche adeguate a livello comunitario e nazionale al fine di combattere i persistenti squilibri lungo le filiere, valorizzare il prodotto agricolo e generare nuovo valore sulla filiera stessa con politiche fiscali, previdenziali e di settore per tutti i protagonisti del comparto alimentare. Qui non ci troviamo semplicemente su un ordine del giorno, ma di fronte ad un diniego da parte di un Ministro e di un Governo rispetto ad una richiesta confezionata in termini molto corretti, perché chiediamo impegno ad attivarsi maggiormente. Vogliamo sapere qual è il discorso e la posizione del Ministro. Una posizione seria, però, signor Ministro, non come quella sulle quote-latte, ma seria, dove possiamo capire qual è la politica del Governo per quanto riguarda le imprese alimentari (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Onorevole Tassone, credo che il Ministro le risponderà. Prego, Ministro Galan, ha facoltà di parlare.

GIANCARLO GALAN, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, onorevole Tassone, la mia risposta sarà molto più seria del suo intervento (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro). Le spiego perché c'è questa contrarietà: perché tutto quello che lei scrive è semplicemente «aria fritta». Dopo di che, se lei mette tutta questa passione su cose scontate - potrei rileggerle, ma lo sa anche lei che sono scontate -, allora accogliamolo come raccomandazione, non sarà una tragedia. Una pagina di «aria fritta» in più non inficia i lavori della Camera.

PRESIDENTE. Signor Ministro, gli ordini del giorno sono atti di indirizzo e non «aria fritta».

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, sono molto corretto e rispetto anche il Ministro Galan come lui deve rispettare la nostra posizione. Non può venire con questa saccenteria, con questo comportamento, per dire che è «aria fritta». È un contributo che dà il Parlamento per quanto riguarda anche la fiscalizzazione e la previdenza. Sarà «aria fritta», ma non lo può venire a dire con questa saccenteria e questo comportamento. Inoltre, con la regalia che fa, non lo possiamo accogliere come raccomandazione; pretendo e voglio il voto su questo ordine del giorno (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Tassone n. 9/2260-AR/34, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Giammanco...onorevole Napoli...onorevole Codurelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei Pag. 42gruppi Partito Democratico, Unione di Centro, Italia dei Valori e Misto-Alleanza per l'Italia - Vedi votazioni).

(Presenti 496
Votanti 489
Astenuti 7
Maggioranza 245
Hanno votato
247
Hanno votato
no 242).

Prendo atto che il deputato Ruben ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Angeli n. 9/2260-AR/35, Bonavitacola n. 9/2260-AR/36 e Castellani n. 9/2260-AR/37 accettati dal Governo.
È così osservato l'esame degli ordini del giorno presentati.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, siccome siamo nella fase...

PRESIDENTE. Scusate, onorevoli colleghi, oltre al voto finale, abbiamo altre questioni importanti da svolgere, come abbiamo fatto tutta la mattina, quindi occorre silenzio. Chi vuole uscire mentre si svolgeranno le dichiarazioni di voto ovviamente lo può fare, ma devo ascoltare quanto mi dice l'onorevole Giachetti. Prego, onorevole Giachetti.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, volevo solo un po' di attenzione. Siccome siamo in una fase delicata, quella delle dichiarazioni di voto, volevo soltanto rimarcare che se il Governo inizia ad andare sotto anche sull'«aria fritta», la questione si complica.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2260-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Commercio. Ne ha facoltà.

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il settore agroalimentare è nel pieno di una crisi strutturale. La situazione è grave, in particolare nel sud del nostro Paese. L'inaccessibilità al credito per le aziende e l'assenza di misure di sostegno efficaci hanno aggravato il pesante stato di crisi nel settore. Nella sola Sicilia il divario tra costi di produzione e ricavi ha determinato la chiusura in pochi anni di 50 mila imprese agricole.
Dal 1o agosto 2010, in conseguenza della scadenza delle agevolazioni sui contributi previdenziali per la manodopera agricola, riconosciute alle aziende che ricadono nelle aree montane e nelle regioni ex obiettivo 1, sono, di fatto, aumentati gli oneri previdenziali e ciò ha costretto le aziende agricole a una notevole riduzione dell'impiego di manodopera determinando in tal modo l'espulsione dal processo produttivo di decine di migliaia di braccianti. Il provvedimento del quale discutiamo aveva l'ambizione di rappresentare una mini-finanziaria per il settore agricolo. Questo in buona parte non si è verificato e alla fine, la vera novità, comunque positiva, di questo provvedimento, che ora giunge all'esame dell'Assemblea con numerose richieste di stralcio, è il rifinanziamento dei contratti di filiera sull'intero territorio nazionale attraverso il rafforzamento dei distretti agroalimentari.
Valutiamo positivamente le disposizioni riguardanti le esenzioni per la produzione e il commercio delle sementi e degli oli nonché le norme relative alla etichettatura dei prodotti alimentari. La montagna ha partorito un topolino e, comunque, in tempi di crisi strutturale ed economica, anche le parzialità assumono qualche rilevanza. Ancora una volta purtroppo si sposta nel tempo l'assunzione di interventi e di programmi strutturali in quanto tutte quelle che all'inizio del percorso parlamentare Pag. 43del testo in esame erano definite priorità adesso sono diventate soltanto degli stralci.
In conclusione, signor Presidente, i deputati del gruppo Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud esprimeranno comunque un voto favorevole al provvedimento ribadendo però, ancora una volta, la necessità di provvedimenti strutturali per l'agricoltura italiana e in particolare per quella del meridione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole Ministro, il gruppo Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia - Partito Liberale Italiano esprime soddisfazione per il disegno di legge che ci accingiamo ad approvare e che si pone l'obiettivo di rilanciare il settore agroalimentare. È il Governo del fare che anche in questa occasione conferma di voler proseguire sulla strada del cambiamento, delle riforme e della soluzione dei problemi che ci vengono posti quotidianamente dai cittadini. È il Governo della concretezza che si contrappone a chi si adopera esclusivamente per alimentare polemiche sterili e pretestuose, in larga parte non comprese dai cittadini che invece si attendono provvedimenti come quello ora all'esame di quest'Aula. Chi ancora oggi mina l'azione di questo Esecutivo si assume una responsabilità enorme dinnanzi ai cittadini italiani che finalmente hanno potuto apprezzare una compagine di Governo dedita a risolvere questioni annose che in molti casi hanno compromesso lo sviluppo del Paese e il riscatto del Mezzogiorno.
Sono tanti, cari colleghi, gli agricoltori e gli imprenditori del settore che plaudono al provvedimento che stiamo per varare e che finalmente disciplina l'etichettatura in senso stretto dei prodotti alimentari e la tracciabilità degli stessi. Una disciplina questa che valorizza le produzioni locali, le produzioni di eccellenza e pone un freno al fenomeno del falso made in Italy in un settore che assiste, nella maggior parte dei casi, alla concorrenza sleale di Paesi che spacciano come italiani beni agroalimentari prodotti altrove, e spesso di scarsissima qualità. D'altro canto i consumatori italiani potranno finalmente conoscere esattamente dove i prodotti sono stati coltivati, lavorati e qual è l'iter che ha portato quel prodotto sul banco di un determinato supermercato. Non si tratta evidentemente di conoscere solo questi dati, ma di attivare tutti gli strumenti informatici e telematici per poter garantire la massima trasparenza dei prodotti che arrivano sulle tavole degli italiani. Un modo, è evidente, per avvicinare il consumatore all'imprenditore agricolo e per sostenere le nostre produzioni che si caratterizzano per bontà e qualità, caratteristiche queste molto spesso non presenti nei prodotti che provengono dall'estero.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano è un partito nato con il preciso intento di tutelare le ragioni di un Mezzogiorno danneggiato anche sul versante della produzione agricola.
Le regioni meridionali hanno produzioni di eccellenza, che hanno subìto, anch'esse, la forte penalizzazione derivante dalla scarsa dotazione infrastrutturale o dall'obsolescenza della stessa, a cui si è aggiunta, negli ultimi anni, una crisi che ha ulteriormente mortificato il settore. A tal proposito, in particolare i produttori di uve stanno affrontando una grave crisi a causa del prezzo irrisorio con il quale viene quotata la loro produzione. Tale situazione rischia di determinare una crisi irreversibile per molte aziende, che rappresentano uno degli assi principali del sistema produttivo meridionale.
Pertanto, nell'annunciare il nostro voto favorevole al disegno di legge in esame, chiediamo al Governo e al Ministro di studiare e realizzare, in concorso con le regioni interessate, misure concrete, atte a sostenere le aziende agricole, in particolare quelle produttrici di uve, affinché le Pag. 44stesse non siano, nel prossimo futuro, costrette ad abbandonare tali produzioni o, peggio ancora, a dover dichiarare fallimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, mi rivolgo al signor Ministro: questo provvedimento è stato completamente svuotato e lei lo sa bene. Per rifarmi alla sua battuta, se il provvedimento non avesse contenuto l'etichettatura, certo, ieri e oggi, avremmo veramente trattato di «aria fritta» (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
L'etichettatura dei prodotti all'origine e la tracciabilità rappresentano sicuramente elementi fondamentali per concretizzare un rapporto più trasparente con i consumatori. Certamente, essi costituiscono uno strumento di tutela del consumatore stesso, il quale deve disporre di informazioni sufficienti per poter fare una scelta consapevole dei prodotti alimentari che vuole consumare.
Lo stesso Parlamento europeo ha espresso preoccupazione per la scarsa diffusione delle informazioni sulla catena alimentare ed ha auspicato l'estensione agli alimenti trasformati dell'obbligo di indicare il luogo di origine delle materie prime. Tuttavia, ci chiediamo: siamo sicuri che questa fretta di deliberare su un tema tanto importante per gli agricoltori e per i consumatori, che poi verrà affrontato anche in Europa, sia completamente giusta? Il rischio è che si possa compromettere la competitività di un settore che è fortemente proiettato sui mercati esteri, come confermano anche gli ultimi dati che hanno visto un balzo di oltre il 10 per cento dell'export. È chiaro, comunque, che poi le norme devono essere uguali per tutti i competitor europei.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 12,40)

ANITA DI GIUSEPPE. Il gruppo dell'Italia dei Valori - lo riconfermo - condivide l'obiettivo di aumentare la consapevolezza dei consumatori e garantire anche una maggiore trasparenza sull'origine dei prodotti alimentari e una maggiore tracciabilità dei prodotti agroalimentari.
Tuttavia, signor Ministro, essere favorevoli all'etichettatura e alla tracciabilità dei prodotti alimentari, non significa, poi, essere d'accordo sulla politica agricola che il Governo ha messo in atto, se si può dire che il Governo abbia messo in atto una politica agricola. In realtà, dal momento che molte proposte emendative che affrontavano i problemi seri, veri e concreti dell'agricoltura italiana sono state respinte, abbiamo visto che c'è un'assenza assoluta di politica, da parte del Governo, con la quale poter affrontare la crisi del settore. Come ben sa, signor Ministro, si tratta di un settore tormentato soprattutto dalla carenza di liquidità e dalla perdita di redditività delle aziende, dovute ai costi produttivi, contributivi e burocratici ed è per questo motivo che abbiamo presentato proposte emendative concernenti gli sgravi contributivi.
Mancano le risorse, quelle risorse promesse dal Governo da mesi - direi da anni - e che non sono mai state reperite, e il numero degli agricoltori è drasticamente diminuito.
La ringrazio, signor Ministro, perché ogni tanto si distrae ma poi si accorge che ci sono anch'io e mi guarda, e per questo la ringrazio, ma deve anche tener presente che noi dell'opposizione, quando interveniamo, lo facciamo con spirito di collaborazione. Io non urlo e voglio essere collaborativa, ma gradirei tanto anche essere ascoltata.
Oggi l'agricoltura dà lavoro al 3,8 per cento degli occupati totali contro il 29,2 per cento dell'industria e il 67 per cento dei servizi. Sarà questa la causa della scarsa attenzione che il Governo riserva all'agricoltura: una occupabilità minore rispetto agli altri settori dell'economia italiana? Signor Ministro, l'ho sottolineato anche in Commissione: l'agricoltura non è un piccolo mondo antico da conservare; Pag. 45sono le produzioni agricole il primo oggetto della globalizzazione mondiale e l'oggetto principale della normativa europea.
Da parte vostra, signor Ministro, deve cambiare l'approccio, il quale deve essere responsabile. Lei ha detto che vi saranno futuri provvedimenti, ma credo che questo discorso lei lo debba fare, più che all'Aula, al Ministro Tremonti. Poco fa ho fatto una battuta sul portafoglio, perché lei - secondo noi dell'Italia dei Valori - è un Ministro senza portafoglio. Tuttavia, crediamo anche che il Ministro Tremonti, ormai, il portafoglio, l'abbia tolto a tutti i Ministri; questa è la verità considerati i tagli che sono stati fatti in tutti i settori. Certo, dei tagli si risente ancora di più nell'agricoltura, ma, comunque, di portafoglio non ce n'è più per nessuno.
Signor Ministro, esiste una condizione di emergenza nell'agricoltura italiana che si evidenzia in tutti i comparti agricoli, ed esiste anche una forte difficoltà di accesso al credito che si è aggravata, purtroppo, a causa della stretta bancaria. Nonostante questa situazione così grave e così seria il settore agricolo italiano viene considerato un ramo poco rilevante dell'economia italiana e l'attuale Governo, in due anni e mezzo, non ha varato provvedimenti per risollevare l'agricoltura da questa situazione. È per tali motivi che chiediamo provvedimenti per i quali investire delle risorse, tenuto conto che, sino ad ora, di provvedimenti, proprio non ne sono stati prodotti.
Se - contemporaneamente a questo provvedimento sulla etichettatura - vi saranno interventi strutturali, allora sì che si avranno dei cambiamenti favorevoli; noi ce lo auguriamo.
L'Italia ha una variabilità orografica e climatica che fa sì che non esista un'unica agricoltura, ma ne esistano più di una, ciascuna con specifiche caratteristiche per dimensioni culturali e sociali e per tali motivi è importante tutelarle tutte. Il Governo, signor Ministro, come le tutela? Lei, Ministro, si sente responsabile di questa scarsa tutela dell'agricoltura da parte del Governo? Credo proprio di sì, facendo finta di non vedere; soprattutto, non si ascoltano le richieste degli agricoltori, ingannati dalle tante promesse di questo Governo. Lei è arrivato da poco, ma promesse ne erano state fatte anche in precedenza: mai mantenute! In tutti i provvedimenti varati nel 2009 e nel 2010 non vi è stato nulla che riguardasse l'agricoltura.
Attenzione, però, perché il rinvio del pagamento della rata in scadenza della multa a carico delle imprese che hanno sforato le quote latte vi è stato. Sì, che vi è stato, perché, evidentemente, gli sforatori hanno il loro santo in paradiso.
Non vi sono risorse per la conferma della fiscalizzazione degli oneri sociali agricoli, né per l'esonero dal pagamento delle accise per il gasolio utilizzato nelle serre e niente per il settore bieticolo saccarifero.
Lei mi chiederà: perché insiste tanto? Perché uno dei quattro zuccherifici rimasti in attività si trova nella mia regione: il Molise. Ho anche partecipato a dei tavoli, signor Ministro, e le assicuro che le difficoltà in questo settore sono tante. Mi auguro che lei riesca ad affrontare seriamente questo problema.
Ci sono altri 15 zuccherifici, che hanno invece dismesso l'attività, per i quali stiamo aspettando anche che il Governo presenti un progetto di riconversione.
Dunque, non c'è niente di niente. Sicuramente gli agricoltori vogliono continuare a produrre qualità a prezzi competitivi nonostante la crisi, ma da soli, signor Ministro, non riusciranno ad affrontare questa benedetta o maledetta crisi. Vi è una crisi che ha bisogno di interventi immediati, concreti e, pertanto, di risorse. Dunque, il Governo deve decidere qual è il ruolo che vuole dare al settore agricolo nell'ambito dell'economia del Paese e quali sono questi interventi concreti.
Ministro, il voto dell'Italia dei valori sarà favorevole all'etichettatura e alla tracciabilità perché, appunto, l'etichettatura è utile. Però, non so chi lo disse, ma voglio ricordarle questo: «Si può ingannare tutti per un po', alcuni per sempre, ma non tutti per sempre». Non riuscirete più a Pag. 46ingannare gli agricoltori, che hanno bisogno di risposte concrete. All'inizio del vostro mandato - non il suo, signor Ministro, ma di questo Governo - avete ingannato gli agricoltori. Gli agricoltori vi hanno creduto però, Ministro, le voglio dare un consiglio.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole!

ANITA DI GIUSEPPE. Cominci veramente a dare delle risposte, perché gli agricoltori sapranno con chi prendersela, perché l'attuale Ministro è lei (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bellotti. Ne ha facoltà.

LUCA BELLOTTI. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, voteremo tra breve una questione che riguarda l'etichettatura delle nostre produzioni. Sono norme, tra l'altro, già previste nell'ambito comunitario e quello che stiamo facendo, in questa giornata, non è nient'altro che la certificazione di quanto chiede il mondo dell'agroalimentare, il nostro settore dell'agricoltura.
L'occasione, tuttavia, è importante non solo per soffermarci a parlare della certificazione e della carta di identità delle nostre produzioni agroalimentari, ma anche per cercare di fare un ragionamento un po' più ampio sul mondo dell'agricoltura italiana. Raramente avviene che alla Camera dei deputati si parli di provvedimenti che riguardano il settore agricolo. Spesso vi sono norme, che sono magari contenute in altri provvedimenti, che riguardano in parte il mondo agricolo e che vengono anche inserite in contesti economici diversi.
Dunque, credo che questa sia una delle migliori occasioni per tentare di fare il punto e per cercare anche di presentare delle proposte. Signor Ministro, credo, purtroppo amaramente, che quando parliamo di agricoltura parliamo molto da vicino di un settore non solo in crisi, come tanti settori nazionali e anche tanti settori economici europei, ma di un settore che rasenta la povertà. Non vorrei che magari vi fosse nell'immaginario collettivo l'idea che l'agricoltura è sempre più vicina alla povertà. Essa è sempre più vicina alla povertà, ma mi auguro che vi possa essere uno scatto in avanti da parte di questo Governo e soprattutto da parte sua, signor Ministro, per disegnare una strategia importante, necessaria e fondamentale per il mondo agricolo.
Perché le dico questo? Perché oggi siamo in un ambito economico dove mancano assolutamente le risorse. È assurdo impiegare milioni di euro in questo settore, piuttosto che in quest'altro o in un altro ambito agricolo. Sappiamo che abbiamo la cassa vuota. Però, anche con la cassa vuota abbiamo la possibilità di poter dare, ad esempio, delle regole là dove il nostro Paese, nel settore agricolo, è ai primi posti in Europa. Mi riferisco al settore dell'agricoltura biologica, dove siamo i primi produttori europei. Ebbene, da anni manca una legge organica del settore.
Ma vogliamo parlare di altro?
Vogliamo parlare di un settore addirittura strategico, dove il nostro Paese è totalmente deficitario? Parliamo del settore zootecnico, del settore degli allevamenti. Anche lì manca un piano strategico nazionale. Vogliamo parlare di una questione che spesso è all'ordine del giorno e che abbiamo votato a spezzoni, magari durante l'ultima legge finanziaria? Parliamo di bioenergie: oggi, ad esempio, manca una legge del settore e un piano nazionale delle bioenergie.
Quando abbiamo iniziato a parlare di queste cose anche alla Camera dei deputati, pensavamo - e credo la stragrande maggioranza dei legislatori - di dare un contributo all'agricoltura italiana, in modo tale che la filiera della produzione energetica potesse essere integrativa rispetto alla filiera del settore agroalimentare, e nello stesso tempo competitiva, per poter far aumentare il reddito dell'agricoltura italiana e dell'agricoltore. Ebbene, oggi ci troviamo di fronte a delle norme che Pag. 47favoriscono non solo l'impresa agricola, ma dei settori che con l'agricoltura non hanno niente a che fare. Credo quindi che sia necessario e fondamentale da parte sua, signor Ministro, definire un quadro di operatività e di certezze che oggi l'agricoltura italiana non ha.
Per ritornare sulla questione dell'etichettatura, credo che questa sia assolutamente necessaria, perché etichettare significa dare identità, dare territorio alla produzione, dare anche la certezza ai consumatori della salubrità delle produzioni. Tuttavia, riteniamo che tutto ciò sia importante, ma non sia assolutamente l'unica cosa da fare.
Infatti, spesso quando parliamo del nostro Paese, ci riferiamo al made in Italy, alle nostre produzioni certificate, ai prodotti DOP e IGP, ai nostri prodotti a denominazione di origine geografica. Abbiamo superato la Francia: mi ricordo che un Ministro del passato amava spesso ricordarlo. Le nostre produzioni sono eccezionali e straordinarie, però, signor Ministro, se andiamo a verificare quanto ciò abbia fatto aumentare le vendite dei prodotti italiani, non nel nostro Paese, ma all'estero, vedremo amaramente che non abbiamo avuto nessun aumento di vendita dei prodotti agroalimentari.
Pertanto, signor Ministro, la strategia del nostro Paese deve essere rivolta in un'altra direzione, perché oggi, nel settore agroalimentare italiano, le nostre grandi multinazionali italiane sono quattro o cinque (parliamo di Barilla, di Rana, della Ferrero) e gestiscono il 5, 6, 7 o 8 per cento della produzione agroalimentare totale.
Spesso queste sono capaci e abili, sono dei grandi gruppi che vanno all'estero con propri mezzi, con una propria strategia e con una propria comunicazione. Tuttavia esiste anche il 95 per cento delle nostre piccole aziende agroalimentari italiane, fatte magari di poche persone, con decine di operatori, che all'interno dell'azienda non hanno nemmeno una referenza che parli inglese e non sanno nemmeno come affrontare il mercato straniero.
Credo che se tutti noi vogliamo valorizzare il settore agroalimentare italiano, lo sbocco principale e fondamentale deve essere l'estero, le nostre vendite, le esportazioni, per cui dobbiamo mettere in piedi una logistica a sostegno delle nostre piccole imprese e della capacità, spesso mancante nelle piccole imprese, di andare fuori dai nostri confini.
Poi, signor Ministro, guardi una rivisitazione alla logistica che vi è alla base delle produzione agroalimentari. Oggi - e nel Parlamento italiano ormai da anni non se ne parla più - i consorzi agrari, che sono punti di riferimento irrinunciabili dell'agricoltura italiana in ogni provincia e in ogni territorio, sono in crisi, sono sull'orlo del collasso economico e finanziario, ma comunque hanno un patrimonio di competenze, di conoscenze, di storia e di tecnologia irrinunciabile se vogliamo parlare di agricoltura.
Quindi, il settore delle filiere va affrontato e occorre tentare di dare anche a questo proposito una strategia a supporto della nostra economia e della nostra agricoltura. Sto parlando di ragionamenti, signor Ministro, che comportano spese assolutamente ridotte. Significa mettere le mani su normative che oggi non sono più affini ai tempi moderni e non corrispondono più alle esigenze del nostro settore.
Infatti, e concludo, credo che alla base della forza di tutti i Paesi occidentali vi sia l'agricoltura. L'agroalimentare spesso è il motore di importanti economie: il nostro Paese, se il 20 per cento dei lavoratori non avesse l'agricoltura alle spalle, non riuscirebbe ad avere uno sviluppo anche in termini di forza lavoro così importante.
Nella storia delle civiltà l'agricoltura ha sempre avuto un ruolo fondamentale: pensiamo a tutte le coltivazioni che hanno segnato i nostri tempi. Quindi, l'agricoltura rappresenta la civiltà e la nostra storia.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

LUCA BELLOTTI. Mi auguro che il Governo la rimetta al centro dell'interesse nazionale, perché con l'agricoltura italiana Pag. 48possiamo sviluppare molti posti di lavoro e dare energia al nostro Paese.
Signor Ministro, concludo anche con un pizzico di polemica, perché non possono andare all'attenzione del Governo italiano solo i provvedimenti che riguardano un settore limitato (e vi è stata anche una figuraccia che abbiamo fatto recentemente con la questione delle quote latte). Quindi, credo e mi auguro che lei possa portare presto i provvedimenti che l'agricoltura italiana attende (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, signor Ministro, questo provvedimento poteva rappresentare una straordinaria occasione per un confronto ampio e approfondito sull'agricoltura, che costituisce - lo sappiamo - un patrimonio straordinario di saperi e di culture che si concretizzano poi in un'articolazione molto ricca di produzioni di qualità e di attività agroalimentari.
Si tratta di un settore economico che contribuisce in modo decisivo all'affermazione del made in Italy nel mondo. Non potevamo immaginare che l'ambizioso programma del suo predecessore Ministro Zaia di sostenere il rafforzamento della competitività del settore agricolo e agroalimentare si sbriciolasse letteralmente contro il muro del rigore del Ministro Tremonti, il quale, di fatto, ha negato la possibilità di realizzare politiche forti per la tenuta, ma soprattutto per la crescita, di questo settore, che presenta tra altri molti aspetti negativi, ma anche dinamiche in alcune filiere estremamente positive.
Purtroppo, anche in questo caso, come in altre occasioni, il Governo ha predicato bene e razzolato malissimo stralciando tutte le norme che davano sostanza alle promesse e alle illusioni del Ministro Zaia di sostegno all'agricoltura. Nel lungo iter del provvedimento in sede di Commissione agricoltura si erano condivise e approvate con larghe maggioranze molte misure che avrebbero dato certezze ai produttori e alle aziende agricole ed agroalimentari: dai contratti di filiera allo sviluppo dell'imprenditorialità giovanile; dal sostegno alla cooperazione alla proroga degli sgravi contributivi previdenziali delle zone svantaggiate; dal fondo di solidarietà per le calamità naturali al sostegno dell'attività di ricerca e sperimentazione; dal rilancio delle opere previste dal Piano irriguo nazionale al sostegno di incentivi al credito di imposta alle misure per il gasolio per le produzioni in serra e quant'altro.
Purtroppo, ancora una volta, non si è data alcuna risposta concreta agli agricoltori perché la decisione di stralciare dal disegno di legge sulla competitività tutti gli impegni di spesa a favore delle imprese significa aver rinunciato a dare a questo settore agricolo ed agroalimentare le risorse indispensabili per fronteggiare quelle difficoltà che complessivamente si trovano ad affrontare, al di là - lo voglio anche dire - di qualche specifico settore produttivo che nel corso di questa annata agraria ha potuto certamente avvalersi di prezzi più favorevoli che in passato.
Riguardo al provvedimento che sarà sottoposto alla votazione finale, siamo di fronte all'approvazione di una normativa che comprende sette articoli ed è essenzialmente riferita al tema della tracciabilità e dell'etichettatura d'origine. Siamo certamente davanti a questioni importanti che il gruppo UdC da sempre ha condiviso e continua a condividere, ma è un provvedimento - lo voglio ribadire - lontano, molto distante da quell'ambizioso annuncio che ne fece l'allora Ministro Zaia.
Il testo in esame introduce norme che nel suo iter sono state molto migliorate, anche per l'efficace apporto delle opposizioni e per il rapporto positivo, che voglio riconoscere, tra la maggioranza, il Governo e le opposizioni. Merita, a mio giudizio, una sottolineatura l'accoglimento degli emendamenti relativi alla presenza di OGM e quelli sulla tracciabilità e sull'estensione a ciascuna filiera dell'etichettatura d'origine. Per tale motivo, giudichiamo positivamente queste norme, che Pag. 49rappresentano un passo certamente in avanti sotto il profilo di una corretta informazione ai consumatori in materia di sicurezza alimentare, anche perché introducono l'obbligo di segnalare l'eventuale utilizzazione di OGM in conformità alla normativa comunitaria in qualunque fase del percorso alimentare dei prodotti.
Pertanto, si tratta di un provvedimento che rafforza anche l'obiettivo delle lotte alle frodi, della lotta all'agro pirateria, imponendo l'obbligo di indicare il luogo d'origine o di provenienza per tutti i prodotti commercializzati, sia quelli trasformati, sia quelli non trasformati. Siamo comunque convinti, signor Ministro, che su questa normativa il Governo dovrà svolgere un importante lavoro in sede europea, perché l'armonizzazione necessaria della nostra legislazione con quella comunitaria venga realizzata in modo alto, senza che ci sia alcun cedimento sulla tutela delle nostre produzioni di qualità e sulla trasparenza verso i consumatori.
È vero, siamo nel mercato unico, per cui è necessaria una legislazione chiara, senza alcuna discriminazione per tutti gli operatori dell'Unione europea. Riteniamo fondamentale procedere su tale impostazione; il provvedimento - lo ribadisco - è un passo giusto in questa direzione e può certamente portare maggiore tranquillità a tutti i consumatori.
Rimane, come dicevo introducendo questo breve intervento, la grande delusione per lo stralcio di tutte le norme sulla competitività, sul Fondo di solidarietà, sul sostegno alle imprese, sul credito di imposta, sul ripristino della legislazione previdenziale scaduta il 31 luglio per le aree svantaggiate, sugli aiuti per il credito, per il gasolio e per il settore saccarifero.
L'UdC vuole confermare l'impegno qui, in quest'Aula, e fuori, a sostenere con decisione l'agricoltura e le imprese agricole con proposte positive, che si pongano anche - signor Ministro - nella logica, nell'impostazione che questo «Governo del fare» dovrebbe veramente concretizzare, perché constatiamo che il comparto vive delle difficoltà anche rilevanti in alcuni settori; allora occorrono misure ordinarie, misure straordinarie che garantiscano risorse vere.
In due anni (lo affermiamo con rammarico), è vero, c'è stata la grande crisi, ma sostanzialmente le risorse per il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e per il comparto della nostra grande agricoltura sono diminuite: sono i dati che lo affermano, non il gruppo UdC.
Tra gli altri Paesi, cito, ad esempio, la Francia, che ha compiuto un intervento straordinario, superando anche, in un momento di difficoltà della sua agricoltura, eventuali normative comunitarie di grande sostegno alla viticoltura: vorremmo che, oltre alla maggioranza ed al Governo, soprattutto lei, signor Ministro, qualificasse la sua attività ministeriale con questa nuova capacità e con la forza di fornire vere risposte alle aziende, ai produttori e ad un settore che, come dicevo, è vanto di questa nostra grande tradizione imprenditoriale.
Naturalmente, come ho affermato nel corso dell'intervento, guardiamo positivamente a queste normative, pur se sono altra cosa rispetto al testo del provvedimento all'inizio del suo iter. Votando a favore del provvedimento, lo carichiamo anche di un'attesa e di una speranza al fine di approvare un nuovo provvedimento, che dovremo affrontare in Aula o in Commissione per dare concretezza anche a quegli impegni che provengono dalla maggioranza, ma anche da parte sua: «Sono venuto per rispondere alle esigenze e alle necessità del mondo agricolo».
Concludo, quindi, preannunziando il voto favorevole del gruppo UsC sul provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fogliato. Ne ha facoltà.

SEBASTIANO FOGLIATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nelle precedenti fasi della discussione si è giustamente richiamato il difficoltoso iter del presente provvedimento e, soprattutto, si è evidenziato Pag. 50come nel testo che oggi siamo chiamati ad approvare siano state sostanzialmente recuperate le caratteristiche peculiari del testo originario voluto dall'allora Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali Luca Zaia.
Il provvedimento, infatti, è tornato ad assumere il carattere di norma finalizzata al conseguimento di un numero ridotto, ma preciso, di obiettivi, tutti di rilevanza strategica, al fine del rafforzamento della competitività del settore agroalimentare.
A chi lamenta la carenza di norme di spesa, vorrei ricordare che le migliori leggi non sono quelle che distribuiscono piccole prebende a tanti beneficiari, ma quelle che contribuiscono a definire un contesto funzionale allo sviluppo del sistema.
In tal senso, mi sento tranquillo nell'affermare che tutte le norme recate da questo provvedimento concorrono a determinare un contesto favorevole al rafforzamento competitivo del nostro sistema agroalimentare.
Il provvedimento in esame è a tutti noto come legge sull'etichettatura: è comprensibile e giusto che sia così, in quanto le norme che introducono l'obbligo dell'indicazione dell'origine delle materie prime agricole in etichetta hanno centralità assoluta rispetto non solo al provvedimento, ma anche a molte tematiche di particolare rilevanza per il settore agricolo ed i suoi rapporti con le altre componenti del sistema socio-economico.
Il tema dell'indicazione di origine dei prodotti alimentari è da tempo al centro di aspri contenziosi che, nel loro complesso, hanno fornito la misura sia dell'entità della posta in gioco sia delle difficoltà che vi sono ogni qual volta si tratta di dirimere i conflitti di interesse che, come nel caso in specie, pongono in contrapposizione i diritti dei cittadini con gli obiettivi di profitto di soggetti con più forte capacità di pressione.
Preferiamo parlare di diritti dei cittadini, ma anche degli agricoltori, in quanto teniamo fin da subito a sgombrare il campo da quello che riteniamo essere il principale equivoco sul quale sono state strumentalmente costruite le contrapposizioni ed i contenziosi di cui parlavo in precedenza, ossia che, attraverso l'etichettatura dell'origine, si voglia perseguire una difesa protezionistica delle produzioni agricole nazionali.
Al riguardo, infatti, teniamo a precisare che l'etichettatura dei prodotti dell'origine dei prodotti agroalimentari non è in alcun caso una misura che altera la libera concorrenza o che crea situazioni tali da determinare posizioni di favore per alcuni a danno di altri.
Anzi, è l'esatto contrario: è infatti una misura che elimina le attuali e gravi asimmetrie informative che impediscono al consumatore di operare scelte di acquisto informate e consapevoli e che, per di più, contrasta in modo decisivo le truffe a danno del cittadino che, con sempre maggiore frequenza, si trova ad acquistare prodotti, la cui effettiva qualità niente ha a che vedere né con il nome del prodotto stesso, né con l'immagine che, attorno ad esso, si tende a costruire attraverso messaggi pubblicitari non sempre veritieri (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Come è noto, la normativa comunitaria non vieta agli Stati membri di imporre l'obbligo dell'indicazione dell'origine, ma subordina tale possibilità ai casi in cui l'omissione di tale indicazione possa indurre in errore il consumatore. Dovrebbe, tuttavia, essere evidente che tale induzione in errore è un rischio sempre presente per tutti quei prodotti - e oggi a causa della globalizzazione sono sempre di più - le cui materie prime agricole sono indifferentemente producibili in Italia e all'estero e sono regolarmente impiegate anche per ottenere prodotti tipicamente italiani.
È, infatti, evidente che il consumatore mai potrà essere indotto in errore rispetto al caffè, al tè o al cioccolato, i cui prodotti di base non sono ottenibili in Italia, ma sarà sempre in condizione di incertezza rispetto all'origine delle materie prime con cui è stata ottenuta la pasta, il pomodoro, il formaggio e qualsiasi altro prodotto che, di questi tempi, può di fatto provenire da Pag. 51qualsiasi altra parte del mondo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Per questo, riteniamo che l'indicazione dell'origine debba essere obbligatoria, così come siamo convinti che è una malintesa idea della libera concorrenza quella in base alla quale, indicando l'origine delle materie prime utilizzate per la produzione di beni alimentari, si creano ostacoli alla circolazione delle merci.
Dovrebbe essere, infatti, evidente che la prescrizione di indicare in etichetta l'origine delle materie prime agricole non coincide in alcun modo con l'imposizione di utilizzare prodotti agricoli italiani, ma solo con l'obbligo di indicare la provenienza di ciò che si utilizza per produrre i beni alimentari che poi si immettono sul mercato.
Il problema è che coloro che si oppongono all'obbligo dell'etichettatura sono perfettamente consapevoli che l'origine della materia prima agricola è un'informazione che il consumatore ritiene di primaria importanza al fine di orientare le proprie scelte di acquisto e che molti prodotti che oggi sono venduti per italiani, in base alla ricetta o alla marca, potrebbero non essere più egualmente graditi ed apprezzati, nel momento in cui venisse chiarito che di italiano in questi stessi prodotti vi è ben poco.
Non solo: il consumatore, una volta correttamente informato riguardo all'origine delle materie prime agricole, potrebbe anche decidere di non acquistare beni alimentari ottenuti con prodotti provenienti da Paesi nei quali, ad esempio, non sono sufficientemente garantiti i diritti umani, dove si sfrutta il lavoro minorile e femminile (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) o dove non sussistono sufficienti garanzie riguardo al rispetto dell'ambiente, all'utilizzo di sostanze chimiche proibite e, più in generale, riguardo a tutto quell'insieme di norme che per noi sono, non solo irrinunciabili, ma anche espressione di un livello di civiltà dal quale non si può certo pensare di retrocedere solo per risparmiare qualche centesimo sull'acquisto di un qualsivoglia prodotto o, peggio ancora, per assecondare le strategie di delocalizzazione produttiva o di approvvigionamento a basso costo di qualche multinazionale dell'agroalimentare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Ecco allora che - se la guardiamo da questo punto di vista, peraltro economicamente corretto - l'indicazione di origine non è una misura che altera la concorrenza, bensì un elemento che la favorisce.
I consumatori, infatti, avendo tutte le informazioni necessarie, potranno orientare i loro acquisti e quindi variare la domanda in funzione della diversa offerta che, a parità di prodotto, sarà offerta loro. Niente e nessuno, infatti, obbliga o potrà obbligare il consumatore ad acquistare un prodotto italiano per il semplice fatto di averne indicato l'origine nazionale in etichetta.
Saranno invece il mercato e i meccanismi della tanto evocata concorrenza - tuttavia nei fatti sconfessata - a fare sì che la domanda e l'offerta possano incontrarsi in funzione delle rispettive valutazioni di utilità.
Sarà dunque il mercato a dire se il consumatore, una volta che potrà disporre delle necessarie informazioni, preferirà orientarsi sul prodotto di origine italiana o su altri prodotti provenienti da altri luoghi.
Si potrà finalmente chiarire in modo aperto e leale se, ai fini della qualità di un prodotto alimentare, conta di più l'origine delle materie prime agricole o la ricetta in base alla quale sono trasformate o la marca con cui sono vendute.
Noi siamo certi che un prodotto espressione della nostra tradizione agroalimentare è migliore quando è ottenuto da materie prime locali rispetto a quando è il risultato della trasformazione di prodotti di varia provenienza.
Siamo sicuri di ciò, di cui sono consapevoli anche coloro che sostengono il contrario e che si oppongono all'obbligo dell'indicazione di origine. Ne siamo certi perché non abbiamo dubbi sull'importanza che la nostra agricoltura ha ai fini dell'ottenimento dei nostri prodotti alimentari, Pag. 52così come non ne abbiamo riguardo alla centralità dell'agricoltura nell'ambito del sistema agroalimentare italiano e quindi del ruolo che la stessa agricoltura è in grado di svolgere ai fini dello sviluppo territoriale. La Lega da sempre si batte perché questa importanza e questa centralità siano riconosciute e affinché agli agricoltori siano forniti gli strumenti necessari per ottenere questo riconoscimento. L'indicazione dell'origine è indubbiamente uno di questi strumenti e non è certo un caso che la paternità delle norme, che finalmente la rendono obbligatoria, sia di Luca Zaia, Ministro leghista. Ciò rende ancora più convinto il voto favorevole da parte del gruppo della Lega Nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Oliverio. Ne ha facoltà.

NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Signor Presidente, signor Ministro, il Governo, di fronte alla grave crisi economica che ha creato serie difficoltà in tutti i comparti, specialmente in quello agricolo ed agroalimentare, non solo non è sceso in campo, così come hanno fatto nei mesi scorsi la Francia, la Germania e la Spagna, che hanno destinato adeguate risorse per rilanciare il settore, ma si è addirittura nascosto e continua imperterrito a farlo, lasciando imprenditori e lavoratori alle prese con i loro problemi. Il Governo, però, si è nascosto con la foglia del fico di un provvedimento, quello che in questi giorni abbiamo esaminato, di un'etichettatura che da sola non risolve i problemi dell'agricoltura e che, in questa fase, se non si lavora per aprire un nuovo scenario in ambito europeo, rischia di essere inapplicabile. È un prezzo che forse il Ministro Galan ha dovuto pagare in ossequio al governatore Zaia, alla Lega Nord, verso la quale ha tuonato in un primo momento sulle quote latte, ma senza alcun risultato, per poi fare una vera e propria inversione politica ad U. Così come ha cambiato, positivamente in questo caso, rotta sull'idea di etichettatura impostata dal suo predecessore Zaia.
Signor Presidente, per un vero rilancio della competitività in questo provvedimento ci sono solo e soltanto parole, il che dimostra che il Governo in materia di agricoltura si muove con il passo del gambero, spesso e volentieri senza nemmeno il passo in avanti. Gli stralci di questi giorni lo dimostrano.
Il Governo avrebbe dovuto, insomma, mettere in campo interventi strutturali, per consentire alle aziende agricole di operare in un contesto di crisi del settore, a cominciare per esempio dalla proroga delle agevolazioni previdenziali per le aree svantaggiate, scadute nel luglio scorso, ma così non è stato.
Il Governo con il settore agricolo si è comportato come lo sceriffo di Nottingham: ha dilapidato le risorse degli agricoltori delle zone svantaggiate di montagna per darle a coloro che hanno rottamato le auto di grande cilindrata o addirittura per prorogare le rate delle quote latte degli splafonatori protetti dai leghisti.
Siamo davanti a pochissime idee e confuse e poi non ci sono risorse. Questo ci preoccupa e ci indegna, perché uno dei settori trainanti della nostra economia, l'agricoltura, è di fatto completamente ignorato. Noi ritenevamo e ancora oggi restiamo convinti che l'approvazione di una normativa nazionale sull'etichettatura dei prodotti agricoli non potrà avere un'efficacia giuridica, in quanto la competenza a legiferare in materia di commercializzazione di etichettature e più in generale di informazione al consumatore è dell'Unione europea. L'Europarlamento ha infatti legiferato sull'etichettatura generale dei prodotti e su quella nutrizionale. Spetta ora al Consiglio dei Ministri agricoli in Europa - e il Ministro Galan credo che ne abbia consapevolezza - approvare in via definitiva la direttiva. Tuttavia, ci piace pensare che questo provvedimento possa essere uno strumento di pressione perché il dibattito in Europa volga verso la soluzione da noi auspicata. Voglio precisare, onorevoli colleghi, che il Governo e la maggioranza erano partiti da una concezione Pag. 53di etichettatura particolarmente diversa da quella che approveremo oggi e che avevamo definito, quando il provvedimento è giunto in Commissione, una vera e propria patacca. Allora il Ministro era Zaia.
Gli emendamenti presentati dal Partito Democratico e dalle forze dell'opposizione, nonché la disponibilità della relatrice e dello stesso Ministro Galan, che ora ringrazio, hanno sostanzialmente migliorato, e non di poco, questo provvedimento, creando le condizioni per una nostra condivisione.
Tale provvedimento venne portato in Aula e il Governo fu battuto. A tale proposito segnaliamo le proposte emendative approvate il 10 febbraio 2010, relative alle misure a favore del ricambio generazionale e dello sviluppo delle imprese giovanile e, in particolare, dell'imprenditoria femminile, nonché quelle relative alle misure per favorire la concentrazione delle imprese agricole cooperative.
Signor Presidente, il Partito Democratico è convinto che il vantaggio competitivo dell'agricoltura italiana risieda in un patrimonio enogastronomico straordinario, la cui valorizzazione deve essere un obiettivo, che risponda alle aspettative dei cittadini e al tempo stesso rappresenti una soluzione economicamente valida per le nuove sfide del mercato.
In tale quadro la sicurezza alimentare deve diventare tema centrale delle politiche agricole e l'etichettatura ne è parte integrante, rappresentando un'autostrada che conduce diritti alla fonte, per così dire al campo dove nasce e cresce quel determinato prodotto. Siamo infatti convinti che l'etichettatura non rappresenti un modo per ghettizzare le nostre produzioni, ma per valorizzare pienamente il made in Italy.
Ci deve essere quindi consentito di effettuare con chiarezza la tracciabilità dei prodotti, per conoscere cosa stiamo acquistando, da dove proviene, come è stato trasformato e cosa abbiamo deciso consapevolmente di mangiare. L'etichettatura è pertanto la carta di identità delle nostre produzioni. Per tali ragioni abbiamo chiesto con forza ed abbiamo ottenuto - così come accade per tutti i cittadini italiani, che sono muniti della carta di identità - che tutte le filiere agricole devono essere dotate di un'etichetta, che ne indichi l'identità, la provenienza e la tracciabilità.
Ecco perché attribuiamo una valenza piena, qualificante e significativa alle proposte emendative da noi presentate ed approvate, relative all'obbligo di etichettare tutte le filiere, alla tracciabilità dei prodotti agricoli, all'acquisizione dei pareri delle competenti Commissioni parlamentari in occasione del varo dei decreti interministeriali, che definiscono le modalità per l'indicazione obbligatoria, e relative infine all'indicazione dell'eventuale utilizzazione di ingredienti con presenza di OGM e ad altre diverse proposte emendative, tese a rafforzare l'azione di contrasto alle contraffazioni.
Qualche perplessità, non ideologica, resta ancora. Per esempio, il testo prevede che, in caso di prodotti trasformati, il cosiddetto paese di origine sia quello della materia prima prevalente, nonché quello in cui è avvenuta l'ultima trasformazione sostanziale. Questi nuovi obblighi potrebbero, anziché fornire motivi di chiarimento, determinare confusione nel consumatore. Ecco un esempio pratico ed anche attuale: una passata di pomodoro, realizzata con il 51 per cento di materia prima italiana e con il 49 per cento di prodotto anche semilavorato o importato, costituisce un prodotto che ha subito un'ultima trasformazione sostanziale in Italia. In questo caso sarà il Parlamento, secondo l'emendamento proposto dal Partito Democratico, a chiarire la questione, ad individuare i prodotti da etichettare e a garantire che le scelte non vengano dettate dalle diverse e potenti lobby.
Questo è il lavoro che i democratici sono orgogliosi di aver messo in campo per modificare un provvedimento esaminato in quest'Aula e in altre occasioni, che - lo voglio ricordare - hanno fatto registrare la sconfitta della maggioranza. Bisogna comunque prendere atto che, per merito del PD e dell'opposizione, molto è stato fatto per rendere effettiva l'etichettatura Pag. 54e, se si fosse proceduto fin dall'inizio con una maggiore condivisione, si poteva e si doveva fare di più. Ma, come sempre, noi democratici vogliamo far prevalere il nostro senso istituzionale, caratterizzato da un forte riformismo, annunciando il voto favorevole soprattutto per dare maggiore forza al Governo in Europa, in occasione del voto finale sull'etichettatura da parte del Consiglio dei ministri agricoli.
Signor Presidente, noi democratici siamo e saremo affianco dell'agricoltura per la sua piena difesa e per la sua massima valorizzazione. Su questa strada vorremmo incontrare il Governo, (magari non episodicamente come oggi) con una politica finalmente dei fatti, perché di parole, tutte le nostre aziende ne hanno già sentite abbastanza e sono stufe (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Camillis. Ne ha facoltà.

SABRINA DE CAMILLIS. Signor Presidente, colleghi, rappresentanti del Governo, Ministro, oggi definiamo un provvedimento di notevole importanza sia per gli imprenditori agricoli sia per i consumatori ed è conciliando gli interessi degli uni e degli altri che difendiamo l'interesse più generale del nostro Paese, che ha nel settore della produzione agricola un enorme appeal internazionale e che va sostenuta e rafforzata, come deve essere sostenuto e difeso il consumatore.
Sono soddisfatta ed onorata di fare la dichiarazione di voto a nome del gruppo del PdL anche perché, come mamma, spesso ho avuto dubbi su quello che si porta sulle nostre tavole, dove l'attuale sistema di etichettatura non garantisce una scelta consapevole e, di conseguenza, non ci consente di avere la certezza della qualità, della salubrità e del percorso degli alimenti che utilizziamo per i nostri figli.
Come è stato già detto più volte, l'iter di questo provvedimento è stato molto articolato e non ho intenzione di ripercorrerlo: è giusto, però, precisare che alcune disposizioni che erano contenute nel provvedimento iniziale sono state già approvate attraverso altre norme, come ad esempio il Fondo di solidarietà.
È chiaro che, attraverso lo stralcio di parti del provvedimento, le disposizioni su cui ci accingiamo a votare sono ridotte rispetto a quelle iniziali, ma non sono di minore importanza, anzi le ritengo di notevole rilevanza.
Quella fatta è stata una scelta di grande responsabilità compiuta grazie al lavoro di tutti, in particolare della relatrice, l'onorevole Beccalossi, che ringrazio, ma un ringraziamento deve essere rivolto anche ai colleghi dell'opposizione, che pure hanno contribuito a migliorarne le parti su cui andremo a votare.
Ed è doveroso ringraziare il Ministro Galan perché ha sollecitato e seguito la definizione di questa norma, dando attuazione ad impegni che erano stati presi a suo tempo, ed è quanto meno opportuno ribadire come tutti gli interventi del Ministro Galan siano stati volti a definire impegni precisi per quel che riguarda le altre questioni di grande rilevanza per il mondo agricolo, che verranno inserite in un nuovo provvedimento governativo.
Abbiamo infatti deciso di salvaguardare e di approvare quelle norme che riguardano più da vicino i diritti del consumatore ad essere informato attraverso l'etichettatura e la tracciabilità dei prodotti alimentari, così come si introduce il Sistema di qualità nazionale di produzione integrata finalizzato a garantire la qualità superiore del prodotto contraddistinto da un basso uso di sostanze chimiche.
Vengono, inoltre, rafforzati i controlli anche affiancando il Corpo forestale dello Stato all'ispettorato centrale della qualità e delle repressioni frodi, così come l'indicazione chiara sull'origine di un prodotto ha anche una funzione di eticità perché si saprà con chiarezza dove e con quali regole, anche di rispetto dei lavoratori e dell'ambiente, sarà stato realizzato.
Questo provvedimento deve essere considerato il punto di partenza di un'attenzione puntuale e concreta del Governo, del Pag. 55Ministro Galan e del Popolo della Libertà nei confronti del mondo dell'agricoltura, settore economico di grande rilevanza nel nostro Paese che vive una crisi mondiale a cui dobbiamo rispondere con tempestività. Penso per tutti agli allevatori sardi piuttosto che ai produttori di pomodoro, in questo momento, ed al presidente Paolo Russo cui pure vanno il mio ringraziamento e quello dei colleghi per il lavoro che sta portando avanti attraverso una serie di audizioni in Commissione, un'attività di dialogo costruttivo con tutto il mondo dell'agricoltura, dei produttori, delle industrie di trasformazione e della finanza, da cui emerge in modo evidente la crisi del comparto (ma anche la possibilità e la volontà di un suo rilancio), che deve tornare ad essere competitivo sullo scenario internazionale.
Ed è per questo che ci tengo a sottolineare come le norme stralciate dal dispositivo in esame, e che mantengono una loro valenza strategica per il comparto, per espresso impegno del Governo, ribadito ancora stamattina dal ministro Galan, che ringrazio per questo, verranno concretizzate quanto prima. È necessario però che ciò avvenga presto, Ministro: il fondo bieticolo dev'essere coperto. La filiera bieticola non può essere abbandonata dall'Italia: lo zucchero è un prodotto strategico, e dopo la ristrutturazione del comparto ciò che è rimasto va difeso, tutelato, rilanciato, ma soprattutto vanno rispettati gli impegni presi.
Bisogna tra l'altro rispondere a due emergenze: in primo luogo il pagamento dei debiti contributivi pregressi, attraverso la rateizzazione per i contributi maturati al 31 dicembre 2005, così come prevista dalla legge n. 296 del 2006, su cui l'INPS sta creando notevoli problemi interpretativi per la scadenza, che ritiene invece essere al semestre precedente.
Vi è in secondo luogo la partita degli sgravi scaduti, quelli al 31 luglio 2010, su cui il Ministro si è impegnato ancora stamane. Il Ministro ha detto bene: quelle sono somme che non si perdono, ed abbiamo la necessità di rispondere con equità alle imprese che ci chiedono tale provvedimento.
È poi necessario rilanciare anche opere infrastrutturali per il mondo rurale, dando a questo settore strumenti per più innovazione, più ricerca, guardando con consapevolezza ai nuovi ruoli che la produzione agricola può rivestire, dalla salvaguardia dell'ambiente alla prevenzione ed alla tutela della salute dei cittadini.
Concludo tornando al provvedimento. Il settore dell'agricoltura italiana, attraverso la tutela del paesaggio, i suoi prodotti tipici, è ambasciatore del made in Italy. Ma vi è un dato, già evidenziato in Aula; è però utile ricordarlo. Noi esportiamo 24 miliardi di euro di agroalimentare nel mondo, ma a livello mondiale perdiamo 200 miliardi di euro di prodotto made in Italy falso, che occupa impropriamente spazi che dovrebbero essere dei nostri imprenditori, e che soprattutto ingannano i consumatori. Questi numeri ci dicono che il provvedimento su cui stiamo votando non è una foglia di fico.
Vi sono state emergenze che tutti ricordano, a partire per esempio dalla BSE. Con quell'emergenza si è riusciti a certificare la filiera della carne, e oggi dovunque comperiamo carne bovina vi è un'etichetta che ci racconta la storia di quella carne. La sfida del provvedimento in esame è proprio quella di non attendere altre emergenze per certificare le altre filiere: sarà quindi utile vigilare sull'attuazione della norma, perché da oggi in poi il consumatore dovrà sapere in ogni momento cosa porta sulla propria tavola.
Al di là dei discorsi a tutto campo, ed in alcuni casi con critiche fuori luogo su cui alcuni colleghi si sono esercitati, un dato è certo: da oggi in poi ogni prodotto dovrà avere la sua vera storia scritta sull'etichetta, ed è per questo che il gruppo del PdL voterà favorevolmente sul provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, Pag. 56l'onorevole Ruvolo. Ne ha facoltà, per due minuti.
Prendo atto che vi rinunzia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, annuncio il voto contrario dei radicali al provvedimento in esame, perché esso interviene in una materia comunitaria sottratta ai singoli Stati. Si tratta di un provvedimento-spot, su cui riconosciamo il contributo del PD per cercare di migliorarlo, ma che ha il destino segnato: quello del provvedimento cosiddetto «made in Italy» dell'allora Ministro Alemanno, rispedito da Bruxelles al mittente. È peraltro un provvedimento che interviene in fase di revisione della direttiva europea su tale materia, per cui oltre ad essere fuori tema è anche fuori tempo (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

PAOLO RUSSO, Presidente della XIII Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO, Presidente della XIII Commissione. Signor Presidente, vorrei ricordare che il tribolato provvedimento in esame è ritornato ripetutamente tra Assemblea e Commissione: immaginate quanto è stato difficile seguire il nostro lavoro, soprattutto da parte degli uffici. Vorrei, a nome di tutti i colleghi, ringraziare gli uffici, che ci hanno assistito straordinariamente.

(Correzioni di forma - A.C. 2260-A/R)

VIVIANA BECCALOSSI, Relatore. Chiedo di parlare ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VIVIANA BECCALOSSI, Relatore. Signor Presidente, intervengo semplicemente per chiedere la modifica del titolo del provvedimento, d'accordo con il Ministro e con la Commissione, dal momento che abbiamo concentrato l'attenzione sull'etichettatura.
Propongo, quindi, all'Assemblea, ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento, la seguente correzione di forma: il titolo del disegno di legge in esame è sostituito dal seguente: «Disposizioni in materia di etichettatura e di qualità dei prodotti alimentari».

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la proposta di correzioni di forma testé avanzata dalla relatrice si intende accolta dall'Assemblea.
(Così rimane stabilito).

(Coordinamento formale - A.C. 2260-A/R)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2260-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2260-A/R, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cristaldi... onorevole Traversa... onorevole Calderisi... onorevole Anna Teresa Formisano... onorevole Scajola...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 57
Comunico il risultato della votazione nel seguente nuovo titolo:

«Disposizioni in materia di etichettatura e di qualità dei prodotti alimentari» (2260-A/R):
Presenti 494
Votanti 493
Astenuti 1
Maggioranza 247
Hanno votato 487
Hanno votato no 6.

(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che i deputati Di Pietro, Nirenstein e Lovelli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Dichiaro così assorbite le proposte di legge nn. 2646, 2743 e 2833.

Trasferimento a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 3351 (ore 13,38).

PRESIDENTE. Comunico che la I Commissione affari costituzionali ha chiesto, con le prescritte condizioni a norma del comma 6 dell'articolo 92 del Regolamento, il trasferimento in sede legislativa della seguente proposta di legge:
ROSSA ed altri: «Istituzione della giornata nazionale in memoria delle vittime dei disastri ambientali ed industriali causati dall'incuria dell'uomo» (3351).
La Presidenza, acquisito l'assenso di tutti i gruppi, derogando al termine di cui al comma 1 dell'articolo 92 del Regolamento, ne propone l'assegnazione in sede legislativa alla I Commissione (Affari costituzionali).
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Per consentire alla stessa Commissione di procedere all'abbinamento richiesto dall'articolo 77 del Regolamento è, quindi, trasferita in sede legislativa anche la proposta di legge: MURGIA: «Istituzione della giornata nazionale in memoria delle vittime di tragedie causate dall'incuria dell'uomo e dalle calamità naturali» (197).

Inserimento all'ordine del giorno dell'Assemblea della discussione di una mozione (ore 13,40).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, a norma del comma 2 dell'articolo 27 del Regolamento, le chiedo di poter passare alla discussione, anche celere, della mozione a prima firma Zamparutti con, tra le altre, le firme dei colleghi Franceschini, Della Vedova, Casini, Nucara, Pianetta, Donadi, Brugger e Stefani. Le firme rappresentano già di per sé con chiarezza una trasversalità su questa mozione. Credo che sarebbe utile farla subito.

PRESIDENTE. Nel ritenere che su tale proposta vi sia una sostanziale unanimità, testimoniata anche dalle sottoscrizioni apposte alla mozione, la porrò in votazione dando la parola, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento ad un deputato contro ed uno a favore. Ha chiesto di parlare a favore l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, avendo consultato i gruppi di maggioranza vi è assenso su questa proposta, con l'impegno ad una conclusione rapida dell'iter.

ILEANA ARGENTIN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, vorrei poter apporre la mia firma alla mozione di cui si tratta.

PRESIDENTE. Sta bene. Pag. 58
Ricordo che, a norma dell'articolo 27, comma 2, del Regolamento, per deliberare su materie non iscritte all'ordine del giorno è necessaria una votazione palese mediante procedimento elettronico con registrazione dei nomi e la maggioranza dei tre quarti dei votanti.
Passiamo ai voti.
Indico la votazione nominale mediante procedimento elettronico sulla proposta di inserire all'ordine del giorno della seduta odierna l'esame della mozione Zamparutti ed altri n.1-00450, concernente iniziative in ambito internazionale contro la pena di morte, in particolare per scongiurare l'esecuzione di Sakineh Mohammadi Ashtiani.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Caparini, onorevole De Girolamo, onorevole Ghizzoni, onorevole D'Anna, onorevole Oliverio onorevole Cesario
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 482
Votanti 481
Astenuti 1
Maggioranza dei tre quarti
dei votanti 360
Hanno votato 481
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Discussione della mozione Zamparutti ed altri n. 1-00450 concernente iniziative in ambito internazionale contro la pena di morte, in particolare per scongiurare l'esecuzione di Sakineh Mohammadi Ashtiani (ore 13,45).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca dunque l'esame della mozione Zamparutti ed altri n. 1-00450 concernente iniziative in ambito internazionale contro la pena di morte, in particolare per scongiurare l'esecuzione di Sakineh Mohammadi Ashtiani,
Avverto che il relativo testo, già pubblicato sull'allegato B al resoconto stenografico della seduta del 5 ottobre 2010, è altresì in distribuzione (Vedi l'allegato A - Mozione).
Avverto inoltre che la ripartizione dei tempia riservati alla discussione è in distribuzione e sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali della mozione.
È iscritta a parlare l'onorevole Zamparutti, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00450. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, ringrazio la Presidenza e ringrazio tutti i gruppi per aver consentito la calendarizzazione di questa mozione, unico momento istituzionale, sul piano nazionale, in vista della giornata mondiale contro la pena di morte, domenica prossima 10 ottobre, importante anche perché è imminente un voto su una risoluzione per la moratoria universale delle esecuzioni capitali alle Nazioni Unite. Come «Nessuno tocchi Caino» sappiamo quanto l'abolizione stia proseguendo, sono ormai 154 i paesi che, a vario titolo, hanno rinunciato alla pena di morte e 43 quelli che ancora la praticano. Vi è una progressiva riduzione delle esecuzioni, ma il numero è sempre alto, sono state 5.679 l'anno scorso.
Il dato politico rilevante è che il 99 per cento di queste esecuzioni è compiuto da Paesi totalitari e illiberali dove vige in gran parte il segreto di Stato. Assistiamo proprio in questi Paesi alle aberrazioni su cui peraltro anche il Governo si è impegnato: il caso di Sakineh in un Paese, l'Iran, che resta all'indice della lotta alla pena di morte, anche perché è l'unico Paese nella comunità internazionale che la pratica nei confronti dei minorenni e che ancora pratica la lapidazione. Pag. 59
È urgente quindi, è importante un impegno in sede multilaterale dell'Italia dopo quello storico voto del 2007 che fu possibile grazie all'impegno del Governo - che però aveva alle spalle voti unanimi del Parlamento - e l'impegno di tutti i Governi che si sono succeduti negli ultimi sedici anni, che è stato possibile grazie a quell'impegno, a quella lotta non violenta, innanzitutto di Marco Pannella, a partire da Saddam Hussein, lotta che di nuovo è in corso per quanto riguarda la verità in Iraq e per quanto riguarda la Shoah nelle carceri italiane. La mozione impegna il Governo a accrescere il numero dei Paesi a favore della risoluzione per la moratoria in sede delle Nazioni Unite e ad intervenire nei confronti della dittatura iraniana per scongiurare non solo l'esecuzione di Sakineh ma per abolire la pena di morte nei confronti dei minori e migliorare lo standard dei diritti umani in questo Paese (Applausi)

PRESIDENTE. Non essendovi altri iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Enzo Scotti, che esprimerà altresì il parere sulla mozione all'ordine del giorno.

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo del mio intervento ed esprimo il parere favorevole del Governo al contenuto della mozione in esame, ringraziando molto i presentatori (Applausi).

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, mi sembra «assurdo che le leggi, che sono l'espressione della pubblica volontà, che detestano e puniscono l'omicidio, ne commettano uno esse medesime e, per allontanare i cittadini dall'assassinio, ne ordinino un pubblico». Lo scriveva Cesare Beccaria nel 1764 in Dei delitti e delle pene (Commenti di deputati del gruppo Popolo della Libertà)...

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia.

CARLO MONAI. Eppure questo monito è ancora oggi attuale e pressante, se è vero che ancora oggi in 43 Stati del mondo la pena capitale viene praticata. Va dato merito alle organizzazioni non governative e ai tanti parlamentari che, in tante parti del mondo e del nostro Paese, hanno fatto di questa vertenza una bandiera importante per la tutela dei diritti civili e politici, nonché per la tutela della vita e del rispetto della persona nel pianeta.
Anche in Italia, solo nel 2007, abbiamo modificato la Costituzione, glissando ed eliminando quel riferimento al codice penale militare di guerra, che ammetteva ancora nel nostro Paese la pena capitale. C'è ancora lavoro da fare. Le Nazioni Unite, nel 2007 e nel 2008, hanno stigmatizzato, con la richiesta di moratoria internazionale, questa pratica becera e barbara.
Ancora oggi il caso di Sakineh ha riportato l'attenzione su questa grave lesione dei diritti fondamentali dell'uomo: è bene che anche il Parlamento, con questa mozione, faccia sentire la sua voce e il Governo italiano se ne faccia promotore nei più ampi ambiti internazionali (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

Pag. 60

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, il gruppo Futuro e Libertà per l'Italia ringrazia innanzitutto la collega Zamparutti per aver promosso questa discussione e questa mozione, ed interviene non solo per esprimere il voto favorevole, ma anche per segnalare una richiesta di impegno, affinché il Governo italiano prosegua in quella attività di primo piano che tradizionalmente, fin dal primo Governo Berlusconi del 1994, ha svolto in tutte le sedi internazionali e in sede ONU, sotto la spinta di «Nessuno tocchi Caino» e di tante organizzazioni, al fine non solo di combattere la pena di morte, ma per fare ogni sforzo diplomatico possibile affinché il maggior numero di Paesi passi da una fase di adozione di sistemi di pene di morte, ad una fase di moratorie, di sospensione e, poi, di cancellazione per via giuridica (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, l'Unione di Centro ha presentato e sottoscritto questa mozione con la firma del presidente Casini, in quanto da molto tempo ci battiamo per la moratoria della pena di morte: una pena insopportabile per la nostra cultura e le nostre coscienze. Non riconosciamo allo Stato il diritto di togliere la vita e riteniamo che le pene - anche quelle giustamente severe, per i reati più odiosi - non possano essere contro la vita, ma debbano essere, appunto, umane.
La riduzione parziale delle esecuzioni nello scorso anno, rispetto al 2007-2008, non è una grande soddisfazione. Abbiamo presentato in sede OSCE, con un forte ruolo della delegazione italiana, una risoluzione approvata ad Oslo nel 2010, la quale ricorda, tra l'altro, a Paesi come la Lettonia, il Kazakhstan e gli Stati Uniti che è tempo di moratoria anche in quei Paesi.
Riteniamo che il Governo debba impegnarsi sul caso di Sakineh, con iniziative concrete con il Governo e presso l'Assemblea nazionale dell'ONU, dove è in corso l'elaborazione di una nuova risoluzione in cui vorremo più co-sponsor nella campagna per la moratoria. È davvero tempo di fatti e atti concreti (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stefani. Ne ha facoltà.

STEFANO STEFANI. Signor Presidente, a molti di noi, di fronte a delitti efferati, a volte scappa la parola e si dice: ci vorrebbe la pena di morte.
Tuttavia, vi assicuro che - forse me lo fa dire la mia età - nessuno ha il diritto di sopprimere una vita umana (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), pertanto annuncio con convinzione - checché ne dica Casini - il voto favorevole della Lega Nord Padania (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

LUCIANO MARIO SARDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma alla mozione.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maran. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO MARAN. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il nostro gruppo raccomanda la sollecita approvazione della mozione in esame. La sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite in corso a New York ha messo all'ordine del giorno la discussione di una nuova risoluzione per la moratoria universale delle esecuzioni capitali dopo quelle - ricordo - approvate a stragrande maggioranza nel 2007 e nel 2008, le quali erano state prodotte e sostenute dal nostro Paese, anche con il voto unanime del Pag. 61Parlamento e l'impegno di tutti i Governi che si sono succeduti negli ultimi sedici anni.
Riteniamo necessario, pertanto, sollecitare l'impegno del Governo ad intervenire, in questo contesto, presso le autorità iraniane perché sia scongiurata l'esecuzione di Sakineh, ed avviare un'azione volta ad aumentare - come è naturale - il numero dei co-sponsor e di voti a favore della risoluzione, per rafforzare il nuovo testo sui punti che nella mozione abbiamo indicato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pianetta. Ne ha facoltà.

ENRICO PIANETTA. Signor Presidente, nel chiedere la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto, desidero sottolineare la funzione che il Parlamento italiano ha sempre dato a questo argomento. Il risultato storico del 2007 è un fatto che ha messo l'Italia all'avanguardia, in questo settore, contro la pena di morte. Adesso si tratta di confermare questi risultati per indurre tanti Paesi che ancora comminano la pena di morte a desistere nei confronti di questa loro azione.
Il Ministro Frattini si è dato da fare tanto alla sessantacinquesima riunione delle Nazioni Unite e mi auguro che questo supporto del Parlamento italiano possa consentire di registrare - alla prossima risoluzione presentata alle Nazioni Unite - un incremento del numero di Paesi che sono contro la pena di morte. Per questo motivo esprimo il voto favorevole del gruppo Popolo della Libertà a questa mozione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Onorevole Pianetta, la Presidenza consente la pubblicazione del testo integrale della sua dichiarazione di voto, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Zamparutti ed altri n. 1-00450, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cassinelli, Cristaldi, Moles, Sardelli, Mondello, Lovelli, Fluvi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Colleghi, ancora un momento...Ma cosa è successo? Onorevoli colleghi, ho detto che la votazione era chiusa, ma non è seguita la chiusura effettiva della stessa. Mi dispiace, ma dobbiamo ripetere la votazione. Annullo, pertanto, la votazione.
Indìco nuovamente la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Zamparutti ed altri n. 1-00450, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vella, Cassinelli, De Siano, Stradella, Zamparutti... ci mancherebbe... colleghi un attimo... abbiamo votato tutti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 447
Votanti 444
Astenuti 3
Maggioranza 223
Hanno votato
444).

Prendo atto che i deputati Vannucci, Ruvolo e Mariani hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Pag. 62

Sull'ordine dei lavori (ore 14).

ANDREA LULLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, già ieri in chiusura dei lavori ho sollevato una questione grave accaduta nel mio territorio, la morte di tre cittadini di origine cinese. Oggi sono qui a rivolgere un appello tramite lei, signor Presidente, al sindaco della mia città che sembra non voler proclamare il lutto cittadino per questo avvenimento.
Sinceramente devo dire che è un po' sorprendente - e sono moderato - che non si senta l'obbligo morale di proclamare il lutto cittadino verso chi ha perso la vita in avvenimenti di cui poi dovrà essere accertata la responsabilità eventuale, cittadini che vivono e lavorano a pieno titolo nella mia terra, una terra ricca di tradizioni democratiche e civili che non merita un'ombra che faccia intravedere una discriminazione su chi perde la vita in tragici avvenimenti semplicemente perché ha il colore della pelle diverso.
Spero che questa decisione venga rivista. Non può essere motivo di negazione del lutto cittadino il fatto che esso non sia mai stato proclamato perché questi avvenimenti non sono mai avvenuti nella mia città, né può essere motivo di, come dire, moderazione il fatto che si annunci un minuto di silenzio presso il consiglio comunale.
Spero, anche dopo il voto unanime appena vissuto da parte di questa Assemblea, che questo segno distintivo della cultura e della tradizione di questo Paese sia patrimonio di tutti e non solo di qualcuno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PIER PAOLO BARETTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER PAOLO BARETTA. Signor Presidente, intervengo per denunciare che questa mattina la sede confederale nazionale della CISL, qui a Roma, è stata fatta oggetto di un attacco, con lancio di uova e fumogeni, da parte di un gruppo di persone che si sono autodefinite «Action diritti». Si tratta di un fatto grave che condanno e che dobbiamo condannare, che segue altri episodi che sono avvenuti nei giorni scorsi e che si inserisce in un clima di intimidazione e di violenza che tende, evidentemente, da un lato a criminalizzare una parte del mondo del lavoro dividendolo ulteriormente, dall'altro a minare anche il tentativo di ripresa di un dialogo sociale che sembra avviato in questi giorni.
È un episodio che, lo ripeto, va condannato e rispetto al quale è evidente la necessità di stroncare e prevenire questa spirale. Chiedo, pertanto, che il Governo venga a riferire su questi fatti il più presto possibile (Applausi).

GIULIANO CAZZOLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, mi associo alle parole dell'onorevole Baretta nell'esprimere solidarietà alla CISL a nome del Popolo della Libertà. Mi associo anche nella richiesta che il Governo venga a riferire su una sequela di fatti che ormai non sono più isolati ma che denotano una situazione di intolleranza che non va più sopportata e contro la quale occorre reagire.
La CISL è una grande organizzazione e appartiene non solo alla storia del sindacato ma alla storia del Paese, direi alla storia migliore del sindacato e alla storia migliore del Paese.
È sicuramente dalla parte dei lavoratori e, nel loro interesse, ha saputo indicare nuove frontiere, nuovi indirizzi, nuove soluzioni ai problemi, spesso prima di altri, pagandone il prezzo.
È molto grave questo clima di odio che attraversa il Paese. Questi ulteriori avvenimenti Pag. 63dimostrano che le preoccupazioni espresse dal Ministro Maroni sono fondate. Quindi, credo che anche dopo questo avvenimento dobbiamo avere tutti uno scatto di responsabilità per fermare questa spirale di odio, facendoci tutti un esame di coscienza, ma soprattutto dire che è ora di finirla (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, intervengo soltanto affinché risulti agli atti che ero e sono presente in Parlamento e che ho votato a favore del disegno di legge n. 2260 recante «Disposizioni per il rafforzamento della competitività del settore agroalimentare».
So che si può lasciare la segnalazione agli uffici però a me interessava che restasse nero su bianco questo mio voto, il voto favorevole, perché quello agroalimentare è un settore cui sia io che l'Italia dei Valori teniamo molto. Capisco che nella concitazione del momento possa esserci stato un errore mio piuttosto che un difetto della scheda. Così però il mio voto resterà agli atti e siamo tutti tranquilli.

STEFANO ALLASIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori per comunicare alla Presidenza ed eventualmente al Ministero dell'interno - ma credo che ciò sia già stato fatto prontamente grazie al questore di Torino - un allarme bomba a Torino, nella sede della Lega Nord, questa mattina, in via Poggio.
Questa mattina, alle 10,55, si è ricevuta nei nostri uffici una telefonata anonima con una voce maschile, senza inflessioni dialettali o di altra nazionalità, indubbiamente di nazionalità italiana, che dichiarava che, dopo un'ora, sarebbe esplosa una bomba nella sede della Lega Nord a Torino. Fortunatamente, come nel 99 per cento dei casi, è stato un falso allarme, però sta destando sempre più scalpore e preoccupazione per la Lega Nord, quella piemontese e quella torinese, perché è l'ennesimo attacco violento da parte di persone che possiamo chiamare facinorose o, come le definiamo noi a Torino, «zecche» che fanno parte dell'ala antagonista extraparlamentare che indubbiamente è più vicina ad una parte di coalizione che non è propriamente quella del Governo.
Indubbiamente il nostro timore, la nostra preoccupazione e la nostra attenzione rimarranno sempre alte. Tuttavia era un atto doveroso comunicare all'Aula, alla Presidenza e al Governo questo atto. Se dovessero esserci degli sviluppi, sarebbero prontamente annunciati in quest'Aula.
Ribadisco che si è trattato di un allarme bomba che desta sospetto proprio in un momento di clima di rivendicazione, da parte della sinistra, di brogli elettorali e di attacchi personali ai nostri militanti.

PRESIDENTE. Onorevole Allasia, la ringrazio per l'intervento. Naturalmente la Presidenza si unisce alle preoccupazioni da lei sottolineate.

FURIO COLOMBO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, ovviamente l'evento richiede la solidarietà, l'attenzione e la preoccupazione di tutti i partecipanti e di tutti i presenti in quest'Aula. Sono sicuro che ce l'ha e ce l'avrà, anche se fisicamente in questo momento è espressa da uno solo.
Nello stesso tempo, sarebbe bene che non si chiamasse in causa il discorso politico che avviene intorno alle istituzioni e alle situazioni politiche, e che si chiama semplicemente buona politica di tutti i giorni. Quindi, solidarietà e, però, distinzione quando si fa di ogni erba un fascio e si chiama alla colpa qualcuno che la colpa non ha, ma che sta semplicemente facendo il proprio lavoro politico.

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MARIA ANTONIETTA FARINA COSCIONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIA ANTONIETTA FARINA COSCIONI. Signor Presidente, intervengo semplicemente per dire che l'amore vince sempre. Mi riferisco al tribunale di Firenze, che ha posto un quesito di costituzionalità sulla legge n. 40 del 2004 in materia di fecondazione medicalmente assistita. L'amore vince sempre sul sadismo dei politici e dei sacralizzatori della vita, che nel 2004 hanno voluto la legge n. 40.
Credo che oggi questo pronunciamento vada nella direzione della libertà di ricerca scientifica che nel nostro Paese sappiamo essere preclusa da dogmatismi ideologici e da veri e propri fondamentalismi. Si tratta di un segnale chiaro ed è veramente una bellissima coincidenza che l'assegnazione del Nobel per la medicina sia andata proprio allo scopritore di una tecnica che ha dato letteralmente la vita a milioni di bambini in tutto il mondo.

PAOLA BINETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, intervengo su questa stessa questione. Non conosco esattamente la formulazione concreta con cui è stato posto il quesito da parte del tribunale di Firenze. Se però è vero ciò che risulta dalle agenzie di stampa, vorrei semplicemente sottolineare che si tratta di un quesito già posto e, quindi, già autorizzato al referendum dalla Corte costituzionale nel gennaio 2005, sottoposto a referendum popolare (era il quarto quesito concretamente del referendum sulla legge n. 40 del 2004) e che ha già ottenuto una risposta negativa da parte del popolo italiano nei termini del 75 per cento.
Questo sarà sicuramente un motivo per seguire questa questione e, quindi, anche per approfondirla nei modi e nei tempi più giusti, però mi sembra corretto sottolineare che questo quesito è stato già posto e, quindi, ammesso alla consultazione popolare. Il popolo italiano ha dato già una risposta.
A questo punto la domanda è: che senso ha porre un quesito una volta e sottoporlo a un referendum se poi insistentemente e continuamente si torna sullo stesso argomento? Sembra quasi che, finché non si ottiene il risultato voluto, ci sia sempre la possibilità di ribadire un problema. Mi auguro che la Corte costituzionale sappia rispondere correttamente con quello che già pochi anni fa è stato affermato.

ANDREA SARUBBI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA SARUBBI. Signor Presidente, lungi dal voler aprire un lungo dibattito su questo tema, mi preme però fare un paio di osservazioni. La prima è che per una forza politica come la nostra del Partito Democratico, che basa tutta la propria azione politica sul rispetto delle sentenze dei giudici, naturalmente non ci può essere una preclusione su quello che la Corte costituzionale dirà, per cui siamo in attesa. È un'attesa vigile per i motivi che l'onorevole Binetti ha ricordato poco fa, per il fatto cioè che il Parlamento si è già occupato di questo tema e che il popolo italiano si è già espresso (o non espresso come accadde all'epoca, e comunque era un segnale al riguardo).
Una cosa vorrei dirla, però, per mantenere l'equilibrio: da un lato c'è grande fiducia in quello che i giudici diranno, altrimenti non avrebbe senso avere fiducia quando si tratta di vicende giudiziarie che riguardano il Presente del Consiglio: uno non può scegliersi i giudici in base alle sentenze che emettono; se hai fiducia una volta la devi avere sempre anche su altri temi un po' più scomodi e scottanti.
D'altra parte, vorrei respingere le accuse più o meno velate di fondamentalismo, perché proprio questa mattina sono andato a rileggermi tutti i resoconti del giugno 2002. Quindi, stiamo parlando di due legislature fa e in Aula, quindi, non Pag. 65c'eravamo né io, né l'onorevole Binetti, né l'onorevole Farina Coscioni. Ho letto le dichiarazioni di voto da parte della destra e della sinistra di allora che certamente si tenevano lontane dal fondamentalismo, ma erano ispirate ad una laicità che però non poteva ignorare alcuni valori di fondo, che ognuno di noi ha e che esprime in un determinato modo.
Per questo motivo credo che anche oggi qui, in quest'Aula, bisogna ribadire la sovranità del Parlamento il quale, qualsiasi cosa i giudici decideranno, poi eventualmente potrà essere chiamato a pronunciarsi nuovamente nei modi che riterrà opportuni.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Sarubbi.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 14,15, è ripresa alle 15,05.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Bergamini, Brugger, Buonfiglio, Caparini, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Donadi, Renato Farina, Gregorio Fontana, Franceschini, Jannone, Lo Monte, Mantovano, Martini, Mazzocchi, Migliavacca, Nucara, Ravetto, Reguzzoni, Sardelli, Stefani, Tabacci e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro della salute ed il Ministro per i rapporti con il Parlamento.

(Elementi e iniziative in merito all'erogazione di trattamenti previdenziali a favore di esponenti della criminalità organizzata - n. 3-01261)

PRESIDENTE. L'onorevole Buonanno ha facoltà di illustrare l'interrogazione Reguzzoni n. 3-01261, concernente elementi e iniziative in merito all'erogazione di trattamenti previdenziali a favore di esponenti della criminalità organizzata (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, signor Ministro, questa interrogazione è stata presentata, perché - essendo un componente della Commissione antimafia - in una recente audizione ho strabuzzato gli occhi e mi si sono allargate le orecchie nel sentire che nel nostro Paese vi sono boss mafiosi che percepiscono la pensione. Mi riferisco alla pensione di anzianità, ovviamente all'età prestabilita, e alle pensioni inerenti ad attività che queste persone svolgevano fittiziamente mentre erano dei criminali. Dunque vi sono persone - si tratta sempre di criminali che a nostro giudizio, a giudizio della Lega, dovrebbero rimanere solo ed esclusivamente in galera - che prendono soldi dallo Stato quando in realtà si tratta solo ed esclusivamente di criminali. In merito a tale questione vorremmo avere dei dati precisi, perché, oltre ad essere una questione economica e di rispetto per la gente onesta, credo che sia una questione di principio. In questo Paese deve valere la regola secondo la quale chi è un criminale o un delinquente deve stare in galera e non deve avere soldi dallo Stato, mentre chi si comporta bene deve essere aiutato, anche perché nel nostro Paese ci sono tante persone che prendono una pensione da fame.

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PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, ha facoltà di rispondere.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, l'interrogante solleva lo stesso problema che i proponenti di alcune iniziative legislative hanno sollevato, iniziative che sono all'esame della competente Commissione parlamentare (che il Governo sta assistendo nel suo percorso legislativo). Ci chiede in fondo l'interrogante, e si chiedono quei colleghi che hanno presentato questa proposta di legge, fino a che punto debbano rimanere intatti i diritti ad alcune prestazioni di carattere previdenziale quando le persone hanno infranto il patto di civile e libera convivenza che è alla base del nostro sistema democratico, compiendo alcune categorie di reati (perché non a tutti evidentemente l'interrogante faceva riferimento, penso soprattutto egli si riferisse alla partecipazione alla criminalità organizzata). Non siamo in grado, oggi, di fornire i dati che lei ha chiesto, perché ciò richiede un incrocio tra i dati in possesso degli enti previdenziali e quelli in possesso del sistema giudiziario riferiti a condanne passate in giudicato, delle quali peraltro sarebbe necessario circoscrivere l'ambito in modo esatto; è operazione che ragionevolmente compiremo nell'ambito dell'assistenza ai lavori della Commissione competente in relazione ai disegni di legge di cui parlavo. Vi è un profilo che merita particolare attenzione, ed è quello legato alla possibilità che molti rapporti di lavoro siano stati fittizi. In altre parole, una carriera «lavorativa» svoltasi nell'ambito della criminalità organizzata può avere dato luogo a contribuzioni a fronte di prestazioni lavorative fittizie. Già l'ordinamento attuale ci consente di reprimere situazioni di questo genere, impedendo che vi possa essere un'ingiusta percezione di prestazioni che non hanno a fondamento una vera attività lavorativa.
Per altro verso valuterà il legislatore, anche alla luce dei dati che potremmo fornire, se e in che misura le prestazioni soprattutto di carattere assistenziale, che cioè non costituiscono salario differito e non corrispondono a contributi effettivamente versati e accantonati in relazione a vere prestazioni lavorative, in che misura la parte di tipo assistenziale di alcune prestazioni previdenziali a carico del solo bilancio dello Stato possa essere corrisposta in relazione a determinate fattispecie criminose la cui colpevolezza sia stata accertata in via definitiva.

PRESIDENTE. L'onorevole Buonanno ha facoltà di replicare per due minuti.

GIANLUCA BUONANNO. Ringrazio il signor Ministro. Devo dirle che noi della Lega tra le varie caratteristiche abbiamo quella di non pensare e non parlare in politichese nel senso che vogliamo piuttosto andare al punto focale della situazione. In queste ore si sta discutendo in Commissione, proprio su proposta della Lega Nord, di abolire le pensioni ai boss mafiosi e ai terroristi che hanno commesso delitti efferati cioè a persone che non sono degne di stare nella nostra società e che devono rimanere solo in galera senza ricevere un briciolo dallo Stato se non quello di sopravvivere. Riteniamo che sia giusto, visto che ormai c'è un mondo dove i cittadini vedono i politici sempre più lontani, dare delle risposte che non possono essere quelle di un muro di gomma quando da un lato lo Stato, in maniera molto efficace con il Ministro Maroni, a nostro giudizio il miglior Ministro dell'interno del dopoguerra, e con il Ministro Alfano, Ministro della giustizia, è riuscito a fare in modo che in questi due anni e mezzo siano andati in galera 26 dei 30 più pericolosi latitanti mafiosi o che siano stati confiscati alla mafia circa 15 miliardi di euro.
Questo Stato se da una parte è così cattivo e capace di imporre questi provvedimenti dall'altra non può dare i soldi a questa gente, che non merita assolutamente niente. Addirittura ci risulta che vi sono anche persone che hanno percepito l'indennità di disoccupazione mentre erano latitanti. Ci sono comuni che probabilmente danno soldi alle famiglie che in Pag. 67realtà fanno un lavoro per cercare di proteggere questi mafiosi camorristi e quelli della 'ndrangheta vale a dire la feccia di questo Paese e questa feccia deve essere eliminata e noi della Lega Nord siamo straconvinti che questa sia la strada giusta.
Peraltro colgo l'occasione e concludo, signor Presidente, per esprimere tutta la nostra ammirazione per il procuratore capo di Reggio Calabria che ancora ieri ha subito una minaccia molto grave con un bazooka trovato a circa 200 metri dalla procura di Reggio Calabria. Questi sono segnali che devono essere spazzati via e che vogliamo che siano spazzati via. E non venga Totò Riina in estate a dirci che vuole l'aria condizionata. Quello deve stare in galera, rimanere lì al caldo e non con l'aria condizionata.

(Chiarimenti in merito alla riforma del mercato del lavoro, con particolare riferimento alla introduzione del cosiddetto «statuto dei lavori» - n. 3-01262)

PRESIDENTE. L'onorevole Lo Presti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Moffa n. 3-01262 concernente chiarimenti in merito alla riforma del mercato del lavoro, con particolare riferimento alla introduzione del cosiddetto «statuto dei lavori» (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, onorevole Ministro, oggetto della nostra interrogazione, come ricordava il Presidente, è proprio quel particolare segmento del piano triennale per il lavoro approvato nel luglio 2010 che riguarda appunto il cosiddetto statuto dei lavori. Per chi ci ascolta, si tratta di un progetto di coordinamento coerente, che si basa sul principio in base al quale il diritto del lavoro può e deve essere governato da un autonomo ed efficiente sistema di norme e di relazioni industriali che si sostituisca alla logica formalistica delle norme inderogabili così come avviene, ad esempio, per lo statuto dei lavoratori. Lo statuto dei lavori dovrà costituire quindi uno strumento certamente più elastico, ma non meno efficace, di tutela del diritto al lavoro e di tutela del lavoro medesimo, frutto di un proficuo incontro di volontà delle parti sociali che rappresentano gli interessi dei lavoratori e dei datori di lavoro. Vorremmo sapere, signor Ministro, a che punto è lo stato dell'arte e l'attuazione di questo importante progetto a cui noi del gruppo di Futuro e libertà per l'Italia guardiamo con interesse.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, ha facoltà di rispondere.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, l'interrogante, giustamente, ha ricordato la recente approvazione da parte del Consiglio dei ministri, nei primi giorni di agosto, del piano triennale per il lavoro: si tratta di un piano definito «Liberare il lavoro per liberare i lavori», con l'intenzione di creare maggiore occupazione e, soprattutto, una maggiore intensità occupazionale della crescita, nel momento in cui tutte le economie di tradizionale industrializzazione rischiano una crescita senza occupazione, in relazione soprattutto all'ingresso di tecnologie che hanno forti poteri di razionalizzazione delle attività tradizionali.
Il piano segnala l'esigenza di uno statuto dei lavori utile a sostituire il tradizionale statuto dei lavoratori, ma soprattutto a raggiungere tre obiettivi. Innanzitutto, quello di un testo unico che riunisca razionalmente, integrando opportunamente, cambiando ove necessario - si tratta, quindi, di un testo unico, come si dice tecnicamente, innovativo, non semplicemente compilativo - le mille leggi, circa, e le quindicimila disposizioni, circa, in materia di lavoro, a quarant'anni dallo statuto dei diritti dei lavoratori, che fu opportunamente definito nel tempo in cui fu approvato dallo stesso Parlamento.
A fianco dell'esigenza di creare un testo unico, lo statuto dei lavori vuole raggiungere l'obiettivo di ampliare le tutele anche Pag. 68a quelle forme di lavoro indipendente, come le collaborazioni coordinate e continuative, che però risultano dipendenti socio-economicamente, perché magari fondate su una sola - o in larga parte prevalente - committenza.
Infine, l'obiettivo dello statuto dei lavori è quello di consentire un maggiore ruolo alle parti sociali, perché una parte della disciplina, quella non attinente ai diritti fondamentali - che, come tali, devono essere universalmente applicati e regolati da norme inderogabili di legge - e che riguarda le tutele (che già oggi sono differenziate, nei diversi contesti settoriali, territoriali e aziendali), potrebbe essere derogata dalle parti sociali attraverso accordi. È proprio a questa parte che noi abbiamo fatto riferimento quando abbiamo chiesto alle parti sociali: «Realizzate voi un avviso comune, un'intesa fra di voi per dirci quali parti vorreste poter adattare alle diverse circostanze aziendali o territoriali».

PRESIDENTE. Ministro Sacconi, concluda.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Questa richiesta, però, non è in contrasto con la volontà del Governo di presentare, nei prossimi giorni, all'esame del Parlamento un disegno di legge delega dedicato, appunto, allo statuto dei lavori, a quel sogno in nome del quale Marco Biagi è morto (la definizione, come sappiamo, è sua). Ciò costituisce una ragione in più per volere quanto prima l'esame da parte del Parlamento di questa riforma essenziale.

PRESIDENTE. L'onorevole Lo Presti ha facoltà di replicare.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Ministro, grazie per aver comunicato al Parlamento questa importante iniziativa legislativa. Grazie anche per avere ricordato la figura del compianto Marco Biagi, che tutti abbiamo perfettamente in mente come uno dei fondatori di una nuova metodologia di approccio alle questioni importanti del diritto del lavoro e alle questioni riguardanti i lavoratori.
Signor Ministro, credo che noi, come Paese occidentale, al pari delle altre democrazie sviluppate, abbiamo bisogno di rincorrere e di trovare al più presto un nuovo modello di sviluppo.
Quindi, soffermarsi a codificare un così grande ed importante segmento della nostra vita sociale, qual è quello delle relazioni fra lavoratori e parti sociali, fra lavoratori e datori di lavoro, credo sia fondamentale per proseguire nella strada di questa nuova concezione dello sviluppo, che non può che fondarsi su un nuovo patto fra le forze sociali, che non devono più contrapporsi in sterili conflittualità, ma, semmai, devono collaborare, in una visione di insieme, alla soluzione dei gravi problemi che affliggono la società moderna.
Le sue affermazioni e le sue rassicurazioni, quindi, ovviamente ci confortano.
Credo che coinvolgere il Parlamento nell'importante costruzione di questo nuovo progetto sia significativo e offra la migliore garanzia affinché questo progetto vada, quanto prima, a soluzione.

(Iniziative per l'abrogazione della trattenuta a carico dei sacerdoti percettori di più trattamenti previdenziali - n. 3-01263).

PRESIDENTE. L'onorevole Belcastro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01263, concernente iniziative per l'abrogazione della trattenuta a carico dei sacerdoti percettori di più trattamenti previdenziali (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Signor Ministro, siamo davanti ad una disparità di trattamento tra una categoria di lavoratori Pag. 69- i ministri di culto, e quindi anche i nostri sacerdoti - e tutte le altre categorie. La norma incriminata è la legge 22 dicembre 1973, n. 903, che prevede una trattenuta di un terzo sulla pensione del clero, quando si è in presenza di altra pensione.
Mi sembra che i ministri del culto e quindi i nostri sacerdoti - proprio per la funzione speciale che svolgono sui territori del nostro Stato ed in particolare su territori difficili, quali quelli del sud - non meritino questa disparità di trattamento. C'è bisogno - a giudizio di chi vi parla - di un intervento decisivo per rimuovere questa grave ingiustizia.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, ha facoltà di rispondere.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, l'interrogante solleva un problema che impegna il Governo ad un'ulteriore riflessione - lo dico sin d'ora - perché la legge vigente prevede che, in presenza di più prestazioni di carattere previdenziale, vi sia una trattenuta di un terzo sulla pensione del clero. Questo Fondo, il cosiddetto Fondo clero è alimentato da due forme di contribuzione, finalizzate a dare ad esso un'autosostenibilità.
I lavoratori in questione costituiscono un tertium genus, cioè una specie particolare rispetto alle tradizionali categorie di lavoratori: i lavoratori dipendenti e i lavoratori indipendenti. Il Fondo del clero - proprio in ragione della particolare condizione di questa categoria di «lavoratori» - non partecipa della solidarietà più generale del sistema, ma deve essere direttamente sostenibile, ossia in grado di sostenersi sulla base delle contribuzioni e anche - così è stato ritenuto fino ad ora - sulla base di una regola secondo la quale, in presenza di più prestazioni, vi sarebbe il taglio di un terzo di quella frutto di questo Fondo particolare.
La prima riflessione che consegno a lei e all'Assemblea è che un intervento può sembrare doveroso, nel momento in cui abbiamo deciso il superamento del cumulo tra pensione e salario perché, in fondo, anche questa prestazione costituisce un salario differito nel tempo.
Pertanto, valuterò se intanto, all'interno della disciplina vigente, sia possibile superare questo prelievo forzoso, questo taglio del terzo sulla base di ciò che ho detto, ossia della libertà di cumulo che questo Governo ha introdotto tra pensione e salario, posto che la prestazione che deriva da questo Fondo può essere considerata salario, ancorché salario differito al momento della quiescenza.

PRESIDENTE. L'onorevole Belcastro ha facoltà di replicare.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. La ringrazio, signor Ministro, per la sensibilità che lei e il suo Governo dimostrano nei confronti di tutti i problemi.
Mi piace sottolineare che questo servizio che i ministri del culto, i nostri sacerdoti svolgono sui nostri territori deve essere considerato un lavoro.
È un lavoro di grande pregio, se è vero che spesso la Chiesa e i suoi uomini sparsi sui territori hanno un ruolo fondamentale all'interno della società civile, di supporto all'attività dello Stato, dei Governi e delle amministrazioni locali. Spesso in territori difficili, se non ci fosse la Chiesa, tanta gente sarebbe più sola e abbandonata alle proprie disgrazie. Spesso la Chiesa, con i suoi ministri, i sacerdoti, è l'unico punto di riferimento della società civile in terreni difficili. Quando parlo di terreni difficili, mi piace ricordare i territori da cui io provengo, il profondo sud, che ahimè spesso vive realtà che hanno bisogno di grande assistenza, anche morale.
Pertanto, prendo atto e mi compiaccio, signor Ministro, per l'interesse che ha dimostrato e per le iniziative che riterrà di assumere. Mi sento più tranquillo in ordine a ciò che accadrà per restare vicini ad una categoria che ha bisogno di grande vicinanza da parte dei nostri Governi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano).

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(Intendimenti del Governo sulle misure per favorire l'occupazione femminile - n. 3-01264)

PRESIDENTE. L'onorevole Mura ha facoltà di illustrare l'interrogazione Donadi n. 3-01264, concernente intendimenti del Governo sulle misure per favorire l'occupazione femminile (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

SILVANA MURA. Signor Presidente, Ministro Sacconi, un anno fa l'Italia dei Valori le chiese quali politiche il Governo intendeva realizzare per favorire e incentivare l'occupazione femminile. Oggi, siamo di nuovo qui, dopo un anno, e le riproponiamo la stessa domanda: vogliamo sapere cosa ha fatto il Governo in quest'anno per le donne che lavorano e per quelle che il lavoro, pur volendo, non lo trovano, e che cosa intenda fare il Governo nel prossimo futuro.
Le chiedo scusa ma, nel momento in cui ritengo che la risposta che lei mi darà sarà abbastanza scontata, mi permetto di anticiparmela da sola. Il Governo in questo anno non ha fatto nulla e non potrà nemmeno fare nulla poiché è paralizzato dallo sfaldamento della maggioranza.
Anzi, mi devo correggere, signor Ministro, perché non è vero che il Governo non ha adottato misure che riguardano le lavoratrici. Ciò, però, non significa che le misure adottate siano a favore delle donne che lavorano. Penso all'innalzamento dell'età pensionabile per le dipendenti del settore pubblico a sessantacinque anni...

PRESIDENTE. Onorevole Mura, la prego di concludere.

SILVANA MURA. Signor Presidente, non ho ancora concluso. Ancora un secondo e concludo. Penso all'abolizione della legge sulle dimissioni in bianco, alla limitazione del ricorso al part time e al mancato rinnovo degli incentivi fiscali a favore delle lavoratrici del Mezzogiorno. Signor Ministro...

PRESIDENTE. Onorevole Mura, deve proprio concludere. Poi potrà intervenire in sede di replica.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, ha facoltà di rispondere.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, nonostante la sfiducia dell'interrogante in ciò che posso dire, vorrei ricordare in primo luogo che riforme come quella del collega Treu, in passato, e di Marco Biagi, successivamente, hanno avuto oggettivamente l'effetto di sospingere soprattutto l'occupazione femminile, tanto che ancora nel 2008 cresceva quasi del 2 per cento rispetto all'anno precedente. In tutto il periodo precedente l'occupazione femminile era cresciuta più di quella maschile, in un Paese nel quale, peraltro, cronicamente l'occupazione femminile è sempre rimasta, soprattutto per il contributo negativo del Mezzogiorno, a livelli tra i più bassi d'Europa.
Che cosa abbiamo fatto noi in questo periodo? Innanzitutto, vorrei ricordare che l'impiego degli ammortizzatori sociali, la scelta di garantire la continuità del rapporto di lavoro anche in assenza di ore lavorate o, comunque, in presenza di una forte riduzione delle ore lavorate, ha protetto molti uomini, ma anche molte donne e continua a proteggere, mentre stiamo parlando, molte donne e molti uomini.
Tocca alle regioni - e con esse abbiamo una reale collaborazione - fare in modo che non si tratti solo di un sostegno al reddito, ma magari anche di un sostegno alle competenze delle donne, costrette all'inattività dalla caduta della domanda globale.
Noi abbiamo varato anche un piano specifico, insieme con la collega Carfagna, che ha due obiettivi fondamentali. Un obiettivo è quello di diffondere maggiormente i servizi di cura, facendo leva in modo particolare sui nidi familiari, sulle cosiddette mamme di giorno. Tale programma è sostenuto dal fatto che abbiamo deliberato che tali attività possano essere facilmente remunerate attraverso il buono Pag. 71prepagato, il cosiddetto voucher, e abbiamo un tavolo con le grandi centrali cooperative anche per favorire, attraverso la loro attività, la diffusione di questi servizi familiari, che si sommano e possono sommarsi in modo esponenziale agli asili, che sono invece più strutturati e per i quali servizi le regioni hanno esclusiva competenza.
È ben vero che abbiamo destinato a questi obiettivi quelle risorse che verranno dal contenimento della spesa previdenziale, legato all'innalzamento dell'età di lavoro nel pubblico impiego - e sottolineo solo nel pubblico impiego - perché questa è stata l'imposizione di una sentenza della Corte di Giustizia europea, che la Commissione europea ci ha detto essere ineludibile anche nei tempi. Tali risorse dovranno accumularsi man mano che si applicherà la nuova disciplina.
Dall'altra parte, il secondo obiettivo di questo piano: abbiamo chiesto alle parti sociali di modulare l'orario di lavoro, di cambiare fra di loro gli orari di lavoro, in modo da favorire la conciliazione tra tempo di lavoro e tempo di non lavoro, soprattutto tempo di famiglia.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Voglio dedicare un'ultimissima considerazione ai contratti di inserimento, soprattutto per le donne nel Mezzogiorno. Si tratta di contratti di inserimento agevolati, per i quali la Commissione europea ci appare non più consentire tali agevolazioni, sulla base di un regolamento che fu varato dalla stessa Commissione europea, essendo un poco «distratto» il Governo che lei, onorevole Mura, sosteneva nella precedente legislatura.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Infatti, una volta approvato un regolamento europeo molto brutto, che noi stiamo cercando di far correggere...

PRESIDENTE. Deve concludere, signor Ministro.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. È un regolamento che non prevede possibili agevolazioni alle donne in base ai divari territoriali. Eppure, noi siamo il Paese con i maggiori divari territoriali!

PRESIDENTE. L'onorevole Mura ha facoltà di replicare.

SILVANA MURA. Signor Presidente, ringrazio il Ministro per la sua gentile risposta, ma è chiaro che non mi posso dichiarare soddisfatta.
Lei, signor Ministro, continua a fornire un elenco di grandi promesse. Tanto noi quanto lei sappiamo benissimo che il Governo Berlusconi, le promesse che fa non solo non le ha mai realizzate, ma non potrà neanche realizzarle. Tant'è che lei un anno fa, quando arrivò in quest'Aula a rispondere all'altro question time che ho menzionato prima, aveva detto di voler raggiungere due obiettivi: gli orari di lavoro più flessibili, proprio per consentire alle lavoratrici madri di poter conciliare l'attività lavorativa con quella familiare, e aumentare notevolmente i servizi di cura all'infanzia e alla non autosufficienza. Entrambi i propositi sono rimasti però lettera morta, perché la verità è che questo Governo, da due anni che si è insediato, nulla ha fatto di concreto per favorire l'inclusione delle donne nel mercato del lavoro.
L'Europa ci imponeva di raggiungere per il 2010 il 60 per cento di occupazione femminile e arriveremo a malapena al 46 per cento (siamo sicuramente al di sotto della media degli altri Paesi europei); il CNEL, nel suo rapporto di luglio, sostiene che nel 2009 l'occupazione femminile ha registrato un ulteriore arretramento ed anche i primi dati che ci arrivano per il 2010 confermano una situazione peggiorativa; sempre il CNEL ribadisce che la mancanza di servizi sociali a sostegno dell'infanzia e della famiglia obbligano le donne a rinunciare al lavoro dopo la Pag. 72nascita del primo figlio; la crisi economica sicuramente non aiuta, perché le aziende sono costrette a licenziare e le prime a essere licenziate sono proprio le donne; le lavoratrici con contratto a tempo parziale sono oltre due milioni e mezzo e si tratta di una flessibilità coatta, imposta, senz'altro non volontaria.
Concludo, citando un caso emblematico, che riguarda una azienda, la Omsa di Faenza, un'azienda importante, che impegnava 250 operaie e che ha chiuso. Queste 250 lavoratrici oggi sono senza lavoro, perché quell'azienda ha deciso di andare a produrre in Serbia.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

SILVANA MURA. Ebbene, a questo Governo non interessa nulla di queste donne, come di molte altre donne, per cui chiediamo allo stesso Governo se forse non sia il caso di registrare anche questo fallimento e magari di lasciare il passo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Iniziative di competenza del Ministro della salute per la riduzione dei tempi delle liste di attesa per le prestazioni sanitarie - n. 3-01265)

PRESIDENTE. L'onorevole Mancuso ha facoltà di illustrare l'interrogazione Baldelli n. 3-01265, concernente iniziative di competenza del Ministro della salute per la riduzione dei tempi delle liste di attesa per le prestazioni sanitarie (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

GIANNI MANCUSO. Signor Presidente, signor Ministro, il nostro Paese può vantare un sistema sanitario universalistico e solidaristico che è stato collocato dall'OMS al secondo posto al mondo. Si tratta di un sistema complesso ad erogazione mista a forte prevalenza pubblica. Occupandoci in questa sede di salute delle persone, dobbiamo sottolineare il fatto che i tempi di attesa per ottenere le prestazioni sanitarie sono di estrema rilevanza: in questo ambito si può e si deve fare meglio.
Non è possibile aspettare fino a 360 giorni per fare un'ecografia al seno o una risonanza magnetica al cranio, fino a 420 per una mammografia; non è degno di un Paese civile aspettare 180 giorni per una visita neurochirurgica, 270 per una visita senologica; non è tollerabile aspettare oltre 1.000 giorni per una protesi al seno o all'anca o 540 per un intervento al menisco.
La nostra Costituzione dichiara che la Repubblica tutela la salute come diritto fondamentale dell'individuo e - anche se la modifica parlamentare del 2001 del Titolo V ha stabilito che le regioni sono competenti in materia di sanità - è doveroso garantire a tutti i cittadini italiani tempi certi e qualità omogenea delle prestazioni.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIANNI MANCUSO. Signor Ministro, le liste d'attesa sono il primo nemico della sanità italiana e la prima causa della disaffezione dei pazienti/utenti nei confronti del Sistema sanitario nazionale.

PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Ferruccio Fazio, ha facoltà di rispondere.

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Signor Presidente, onorevoli deputati, conosciamo bene i tempi di attesa che i cittadini sono costretti a subire per poter effettuare esami diagnostici ed interventi chirurgici. È un fenomeno che abbiamo ereditato dal passato - devo dire, un passato sia prossimo sia anche remoto - cui stiamo cercando di porre rimedio.
A questo fine vorrei comunicare che la settimana scorsa, il 28 settembre, abbiamo trasmesso alla Conferenza Stato-regioni il nuovo Piano nazionale di governo delle liste di attesa per il triennio 2010-2012 con l'obiettivo di rappresentare un percorso di garanzia, un percorso di appropriatezza, un percorso di equità di accesso dei cittadini ai servizi sanitari. Pag. 73
Il nuovo Piano nazionale istituisce un doppio binario per differenziare le prestazioni urgenti da quelle erogate con finalità preventive. Il nuovo Piano crea corsie preferenziali per i pazienti affetti da malattie oncologiche e cardiovascolari e, per la prima volta, fissa il limite massimo di attesa entro il quale devono essere garantite ai cittadini 58 prestazioni individuate dal Ministero della salute.
Abbiamo voluto quindi rendere compatibili le aspettative dei cittadini con i livelli essenziali di assistenza.
Il nuovo Piano prevede anche l'utilizzo di una quota di risorse da vincolare per specifici progetti regionali in materia di centro unico di prenotazione (risorse che andranno a valersi sugli obiettivi di piano del Fondo sanitario nazionale). Esso inoltre prevede - ed è questa una parte importante - il monitoraggio dei tempi di attesa sui siti web di regioni e province autonome nonché delle aziende sanitarie, sia pubbliche sia private accreditate.
Per il monitoraggio il Piano utilizza i seguenti flussi informativi: prestazioni ambulatoriali con rilevazione sia semestrale sia con modalità di SDO, percorsi diagnostico-terapeutici, tempi di attesa delle prestazioni in libera professione intramuraria, sospensione dell'erogazione delle prestazioni.
Per la prima volta verrà potenziata l'informazione ai cittadini sulle liste di attesa con campagne informative e con sezioni dedicate facilmente accessibili sui siti web delle regioni e delle aziende sanitarie. Crediamo che questa sia una vera e propria rivoluzione che si associa all'iniziativa intrapresa dal mese scorso con cui sono state adottate le linee guida del sistema CUP del Ministero della salute, che per la prima volta mettono in rete tutti i CUP, cioè i centri unici di prenotazione regionali.

PRESIDENTE. L'onorevole Mancuso ha facoltà di replicare.

GIANNI MANCUSO. Signor Ministro, la ringraziamo per la risposta: senza illudere i cittadini italiani la consideriamo un'ottima premessa al lavoro che tutto il sistema dovrà svolgere.
Purtroppo la dilatazione delle prescrizioni, non sempre utili né necessarie, ha contribuito a determinare il rischio di non garantire i livelli essenziali di assistenza. È necessario richiamare tutti gli attori del sistema (medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, medici specialisti) ad una collaborazione più fattiva per una presa in carico ancora più consapevole dei pazienti.
Analogamente a quanto è stato fatto nelle strutture ospedaliere di pronto soccorso, con l'istituzione dei triage con i vari colori, bianco, verde, giallo, rosso, riferibili ai codici della gravità, andrebbe previsto l'uso sistematico dell'indicazione della classe di priorità, da quella urgente a quella programmabile.
È bene ricordare a chi ci ascolta che il risultato finale delle prestazioni sanitarie, sia che si tratti di una visita, di un intervento chirurgico, di una radiografia o di un esame del sangue, è condizionato da una complessa catena di comando: questa vede in lei, signor Ministro, l'apice, e dal Ministero si passa per le venti regioni, fino alle aziende sanitarie, e da qui alle strutture ospedaliere territoriali, ancora ai medici di famiglia, per non parlare dei condizionamenti dei contratti di lavoro, degli accordi collettivi nazionali. Lungo questa filiera si annidano ancora troppi sprechi, diseconomie ed incongruenze.
Giudichiamo positivamente il Piano nazionale del Governo delle liste di attesa per il triennio 2010-2012: in particolare, l'individuazione delle aree cardiovascolare ed oncologica, ancora principali cause di morte nel nostro Paese, quali aree prioritarie per lo sviluppo di percorsi diagnostici e terapeutici, ed i relativi tempi massimi di attesa.
Auspichiamo che l'attività libero-professionale intramuraria venga potenziata per contribuire all'accorciamento delle liste di attesa, ed insieme l'attività libero-professionale pura contribuisca ad allargare l'offerta delle prestazioni. Pag. 74
Ben venga il monitoraggio nazionale e regionale; dopo, chi merita venga premiato, e chi fa il lazzarone venga penalizzato.
Signor Ministro, noi speriamo molto in lei. I controlli, se eseguiti seriamente, saranno il grimaldello per fare trasparenza (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Iniziative per garantire un equo risarcimento a favore di tutte le vittime di trasfusioni di sangue infetto - n. 3-01266)

PRESIDENTE. L'onorevole Miotto ha facoltà di illustrare l'interrogazione Livia Turco n. 3-01266, concernente iniziative per garantire un equo risarcimento a favore di tutte le vittime di trasfusioni di sangue infetto (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Signor Presidente, da venti giorni un gruppo di persone sta manifestando davanti a Montecitorio, ventiquattr'ore al giorno, perché si tratta di persone vittime di trasfusioni di sangue infetto che non hanno ottenuto risposta dal Governo. In Italia, sia chiaro, sono migliaia purtroppo queste persone, che a causa di vaccinazioni, assunzioni di emoderivati e di trasfusioni infette hanno contratto gravi patologie.
Vi sono state varie sentenze, ed anche alcune iniziative legislative molto lodevoli: l'ultima è quella assunta dal Governo Prodi con la legge finanziaria per il 2008 (proponente era il Ministro Turco), che aveva avviato delle procedure di transazione per i risarcimenti da riconoscere a questi soggetti. Nei provvedimenti attuativi si prevedeva che tali transazioni dovessero essere effettuate in analogia ed in coerenza con i criteri già fissati per le persone emofiliche.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Così non è; ed in più, ora si aggiunge perfino una prescrizione breve: dopo cinque anni si perde tutto.

PRESIDENTE. Deve concludere.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Concludo subito, signor Presidente, la ringrazio. Non vorrei che il cinismo raggiungesse vette ingiustificabili (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Ferruccio Fazio, ha facoltà di rispondere.

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Signor Presidente, in riferimento a tale questione, comunico che sono pervenute al Ministero della salute circa 7 mila domande di partecipazione all'operazione transattiva prevista dalla legge finanziaria per il 2008.
È un'operazione complessa, che prevede il coinvolgimento del Ministero della salute, del Ministero dell'economia e delle finanze, nonché dell'Avvocatura dello Stato. Si tratta di un'operazione finalizzata ad una transazione cosiddetta di massa, prevista per legge, che per dimensioni non ha eguali nella storia del Ministero della salute.
Si sta procedendo ad un costante confronto con le associazioni e i legali dei danneggiati, che sono stati tutti convocati a Roma nel mese di luglio scorso: circa mille convocazioni in tre giorni, per essere informati sullo stato del procedimento e su una bozza di proposta economica da porre al vaglio dell'Avvocatura dello Stato. Nel corso dell'incontro di luglio, i legali e le associazioni hanno avanzato ogni valutazione critica, con particolare riferimento alla questione della prescrizione e della diversa proposta economica, a seconda della gravità della patologia.
Tali valutazioni sono pervenute in forma scritta nel mese di agosto, sono state tutte raccolte ed esaminate dalla commissione interministeriale che dovrà stilare la proposta di decreto da sottoporre ai due Ministeri ed all'Avvocatura generale dello Stato.
Siamo, quindi, in una fase istruttoria. Voglio assicurare che, per ora, nessuno è stato escluso dalla procedura transattiva tranne in casi di inammissibilità per vizi Pag. 75della domanda; casi, quindi, dove non c'entra la prescrizione e che si presumono pari a circa 300.

PRESIDENTE. L'onorevole Livia Turco ha facoltà di replicare.

LIVIA TURCO. Signor Presidente, come ha detto bene l'onorevole Miotto si tratta di persone che vivono i danni come conseguenza di vaccinazioni sbagliate e, quindi, di persone particolarmente colpite che subiscono un danno per responsabilità.
È una vicenda che si trascina da molti anni, ma, nella finanziaria del 2008, con l'impegno di tutte le forze politiche, si era riuscito a trovare uno stanziamento molto significativo pari a 180 milioni di euro. So bene, sappiamo bene, quanto sia complessa la procedura perché si tratta, anche in questo caso, di evitare abusi; però una cosa sono gli abusi, altra cosa è stabilire dei criteri che sono discriminatori come quelli che erano stati paventati dalla proposta di decreto che era stata illustrata.
Per questo, chiediamo al Ministero di ascoltare davvero le associazioni affinché non ci siano queste discriminazioni all'interno delle stesse patologie e, soprattutto, di evitare che il tempo necessario per l'accertamento di qual è la causa del danno porti le persone che, comunque, il danno lo vivono e sono malate, ad essere colpite e ad avere un indennizzo davvero risibile.
Sappiamo, infatti, che questo può portare ad una differenza da 400 mila a 68 mila euro. Il problema, quindi, che poneva l'onorevole Miotto, quello della prescrizione, ci sembra particolarmente rilevante ed è questo l'aspetto che vorremmo raccomandare molto al Governo. Inoltre, vorremmo che non si aggiungessero discriminazioni ad una difficoltà e ad un danno che le famiglie hanno già subìto perché - cito il comma 13 dell'articolo 11 del decreto-legge n. 78 del 2010, «(...) la somma corrispondente all'importo dell'indennità integrativa speciale non è rivalutata secondo il tasso di inflazione». Vi è già un danno, quindi, non vorremmo che se ne aggiungesse un altro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Salutiamo i docenti e gli allievi della scuola media «Giuseppe Giusti» di Terzigno, provincia di Napoli, e della scuola media «Massimo D'Azeglio» di Ascoli Piceno, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

(Iniziative urgenti per la dichiarazione di pubblica utilità e di immissione in possesso delle aree destinate allo svolgimento dell'Expo 2015 e per la revoca dell'attuale commissario straordinario - n. 3-01267)

PRESIDENTE. L'onorevole Mantini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01267, concernente iniziative urgenti per la dichiarazione di pubblica utilità e di immissione in possesso delle aree destinate allo svolgimento dell'Expo 2015 e per la revoca dell'attuale commissario straordinario (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, Expo 2015 è una sfida globale affascinante contro la fame, la povertà. È una grande opportunità, anche per Milano e per l'Italia, che l'UdC sostiene con molta convinzione. Nel tempo si sono accumulati ritardi, confusioni, crisi gestionali, con il rischio del fallimento dell'Expo, che sarebbe gravissimo.
Chiediamo l'intervento del Governo - perché lo Stato è il principale attore - affinché sia emanata un'ordinanza di dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità ed urgenza dei lavori e di immissione in possesso delle aree al fine, appunto, di corrispondere all'impegno, entro il 19 ottobre, con il Bureau international des expositions.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevole Pag. 76Mantini, rispondo secondo gli elementi trasmessi dal Dipartimento della protezione civile anche sulla base di quanto rappresentato, a tale Dipartimento, dal sindaco di Milano in qualità di commissario straordinario delegato.
Nell'ambito dell'Accordo di programma appositamente promosso per conferire al sito dell'Expo 2015 una disciplina urbanistica coerente con le previsioni del dossier di candidatura e di registrazione, tutti gli enti locali interessati, (regione Lombardia, comune di Milano, comune di Rho e provincia di Milano) hanno concordemente predisposto una variante agli strumenti urbanistici generali che è stata pubblicata lo scorso 20 settembre.
In tal modo viene raggiunto il duplice obiettivo di adeguare la disciplina urbanistica al fine di garantire la coerenza della destinazione delle aree con l'allestimento dell'esposizione universale e di apportare una significativa riqualificazione del sito in considerazione dell'eredità che l'Expo lascerà sul territorio milanese.
È da rilevare, inoltre, che per quanto concerne l'acquisizione delle aree i soci di Expo 2015 Spa, nella giornata di ieri, 5 ottobre, hanno raggiunto l'accordo per ottenere da subito la disponibilità dei terreni attraverso la costituzione di un diritto di superficie che verrà regolato con apposito atto.
In ogni caso con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3900 dello scorso 5 ottobre, di intesa con la regione Lombardia, il commissario straordinario è stato autorizzato ad adottare tutti i provvedimenti, qualora si rendesse necessario, per assicurare la disponibilità delle aree individuate nel dossier di registrazione e per realizzare tutte le opere necessarie all'evento nei tempi richiesti dal Bureau international des expositions anche in deroga alla disciplina ordinaria.

PRESIDENTE. L'onorevole Mantini ha facoltà di replicare.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, mi dichiaro largamente insoddisfatto da questa risposta del Governo innanzitutto perché non si sono mai viste opere pubbliche e grandi programmi di infrastrutture pubbliche fatte sulla base del comodato d'uso o del diritto di superficie.
È una innovazione totale, naturalmente se si andrà avanti su questa strada giuridicamente impercorribile si risponderà anche alla Corte dei conti e alle autorità preposte ai controlli.
Devo anche aggiungere che questa soluzione è del tutto ipotetica, perché questi accordi vanno e vengono in un balletto che francamente non fa onore a Milano e al nostro Paese e quindi vedremo se saranno confermati e che veste avranno.
Noi siamo per la via maestra, chiara, efficiente, quella dell'espropriazione dei terreni con il pieno riconoscimento dei valori ai proprietari e per gare pubbliche, comunitarie, europee, per gli appalti dei lavori. Siamo per il rispetto della proprietà, dell'interesse pubblico e della concorrenza. Legalità ed efficienza stanno insieme e non devono, non possono soccombere sotto il peso degli interessi di pochi. L'Expo 2015 e i soldi dei cittadini non servono per risanare i debiti di qualche immobiliarista e delle banche che li sostengono. Abbiamo troppo rispetto e amore per Milano, capitale dell'innovazione, per abbandonarla a trame affaristiche e oscure.
In ogni caso, se il Governo, che ha la responsabilità, poiché parliamo di opere realizzate nel sistema di protezione civile, ha emanato un'ordinanza che dà pieni poteri per procedere all'espropriazione, anche con tempi più veloci, al commissario Moratti e quest'ultimo non ritiene di seguire questa strada, si pone l'ipotesi di un'eventuale revoca o di un'altra misura per risolvere il conflitto di una situazione, che era e resta gravemente ingarbugliata.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Approvazione in Commissione.

PRESIDENTE. Comunico che nella seduta di oggi, mercoledì 6 ottobre 2010, la Pag. 77I Commissione permanente (Affari costituzionali), ha approvato, in sede legislativa, il seguente progetto di legge:
Rossa ed altri: «Istituzione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dei disastri ambientali e industriali causati dall'incuria dell'uomo» (3351), con l'assorbimento della seguente proposta di legge: Murgia: «Istituzione della Giornata nazionale in memoria delle vittime di tragedie causate dall'incuria dell'uomo e dalle calamità naturali» (197), che pertanto sarà cancellata dall'ordine del giorno.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.

PRESIDENTE. Comunico altresì che in data 5 ottobre 2010, il Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti il senatore Lorenzo Piccioni, in sostituzione del senatore Vincenzo Nespoli, dimissionario.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 7 ottobre 2010, alle 9,30:

Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 15,55.

TESTO DEL SOTTOSEGRETARIO DI STATO PER GLI AFFARI ESTERI, ENZO SCOTTI, IN SEDE DI INTERVENTO DEL GOVERNO SULLA MOZIONE N. 1-00450

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Ringrazio l'onorevole Zamparutti e tutti i firmatari, per aver voluto presentare questa mozione sulla pena di morte nella giornata di oggi, significativamente alla vigilia della Giornata mondiale contro la pena di morte, che cade ogni anno il 10 ottobre. Si tratta di una mozione che il Governo intende accogliere pienamente, perché è mosso, nella sua azione in questo settore, dallo stesso spirito e dalla stessa determinazione che animano il Parlamento e la società civile italiana nel condurre battaglie di civiltà come questa.
Riteniamo, infatti, che solo una comunità internazionale composta da Stati che rispettano i diritti dell'individuo possa garantire la pace e la sicurezza internazionale. Questa vocazione democratica ha ispirato l'Italia nella sua azione internazionale contro la pena di morte. Siamo convinti che l'abolizione della pena capitale contribuisca al rafforzamento dei diritti umani e che la pena di morte non solo non abbia alcun valore aggiunto in termini di deterrenza, ma che ogni errore giudiziario sia drammaticamente irreversibile quando un individuo viene privato del proprio diritto alla vita.
Con questa determinazione, l'Italia ha dato impulso sin dagli anni 90 ad un'iniziativa in ambito Nazioni Unite che ha poi portato alla storica adozione della prima risoluzione sulla moratoria della pena capitale da parte dell'Assemblea Generale dell'ONU nel dicembre 2007, approvata con 104 voti a favore, 54 contrari e 29 astensioni.
Sullo sfondo di questo successo, insieme ad altri 88 co-sponsor provenienti da tutte le aree del mondo, nel 2008 abbiamo promosso una seconda risoluzione sulla moratoria, approvata dall'Assemblea Generale con un numero maggiore di voti favorevoli (106) e un numero minore di voti contrari (46).
Ciò conferma la tendenza internazionale verso l'abolizione della pena capitale, se si pensa che solo nel 1994 la prima risoluzione sulla moratoria presentata dal Governo italiano era stata respinta dall'Assemblea Generale.
Attualmente, l'Italia, insieme ai partner dell'Unione Europea e agli altri co-sponsor provenienti da tutti i continenti del Pag. 78mondo, è impegnata nei negoziati della nuova risoluzione sulla moratoria che presenteremo tra qualche settimana all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
L'obiettivo del Governo è quello di ottenere un aumento dei co-sponsor e dei voti favorevoli anche quest'anno e di confermare così quella tendenza internazionale verso l'abolizione della pena capitale. Tendenza che è stata ulteriormente avvalorata dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, nel suo ultimo rapporto sulla moratoria, pubblicato lo scorso agosto.
Dal rapporto emergono dati positivi, ma ancora preoccupanti dati negativi che ci spingono a fare di più sul terreno dell'abolizione della pena di morte. Per tale motivo, il Governo sta negoziando alle Nazioni Unite per rafforzare il testo della risoluzione di quest'anno su alcuni aspetti che riteniamo rilevanti per ridurre l'applicazione della pena capitale. Tra questi, abbiamo chiesto di inserire un espresso appello agli Stati a rendere pubblici i dati sulle condanne a morte e sulle esecuzioni. La mancanza di informazione dell'opinione pubblica sui «fatti» riguardanti la pena capitale è, infatti, causa diretta di un maggior numero di esecuzioni.
L'attuale versione chiede anche agli Stati di ridurre progressivamente l'uso della pena capitale e il numero dei reati per i quali essa può essere imposta. Ma soprattutto, chiede agli Stati di limitare la pena di morte ai reati più gravi. Si tratta anche in tal caso degli stessi elementi sollevati dall'onorevole Zamparutti nella sua mozione, che pertanto non solo condividiamo appieno ma testimoniano ancora una volta la piena sintonia del Governo e del Parlamento su questo dossier. Continueremo ad adoperarci perché le nostre proposte siano mantenute nel corso del negoziato, fermo restando l'obiettivo prioritario di aumentare i voti favorevoli al testo per confermare ancora una volta la tendenza internazionale verso l'abolizione della pena capitale.
L'impegno del nostro Paese a favore dell'abolizione della pena capitale non si limita però al solo ambito multilaterale, ma si esplica anche attraverso un costante monitoraggio della situazione internazionale accompagnato da prese di posizione in relazione a casi individuali di condanne a morte. A tale riguardo, vorrei accennare al caso tristemente noto di Sakineh Mohammadi Ashtiani, che in realtà è solo uno dei tanti su cui il Governo è attivo.
Il Governo ha promosso con la Francia una proposta di dichiarazione da parte dell'Unione europea per deplorare fermamente la condanna della donna iraniana alla lapidazione. Già da alcune settimane, il Ministro Frattini si è fatto portatore di una decisa campagna sulle sorti di Sakineh Ashtiani, dando istruzioni nei primi giorni di settembre all'Ambasciatore d'Italia a Teheran affinché facesse pervenire alle Autorità iraniane la richiesta di un gesto di clemenza, dopo aver sollevato la questione anche con l'Ambasciatore della Repubblica Islamica a Roma. Auspichiamo che questa ferma presa di posizione della comunità internazionale possa portare a risultati positivi.
Il Ministro Frattini, oltre all'intensa attività svolta sul caso di Sakineh Ashtiani - su cui si è fatto promotore insieme al Ministro per le pari opportunità di una forte campagna di sensibilizzazione pubblica - sì è sin qui impegnato, in linea con l'azione del Governo, a sollevare le nostre vive preoccupazioni sulla generale situazione dei diritti umani nel Paese in ogni occasione di incontro bilaterale con la controparte iraniana. Questo è avvenuto, infatti, in occasione dei colloqui che l'Onorevole Ministro ha avuto con il Ministro degli Esteri di Teheran, Mottaki, a margine della Conferenza di Kabul del 20 luglio scorso e dell'ultima Assemblea Generale ONU, lo scorso 22 settembre. È impegno del Governo proseguire in questo senso, con particolare attenzione ai casi di condanna capitale nei confronti di minori al momento della commissione del reato. A conferma della nostra intenzione è sufficiente ricordare che il Governo italiano si è associato ai partner dell'Unione europea per promuovere una démarche da parte della Presidenza belga affinché esprima alle Autorità iraniane la ferma condanna Pag. 79da parte europea delle gravi violazioni dei diritti umani nel Paese, con specifica menzione di una serie di casi che comprendono anche la condanna a morte di minori.
Questa intensa azione multilaterale e bilaterale testimonia credo il convinto impegno del Governo su un dossier prioritario quale la campagna contro la pena di morte, che continueremo a portare avanti ad ogni livello ed in ogni ambito, congiuntamente al Parlamento e alla società civile, il cui supporto e la cui continua opera di sensibilizzazione sono per noi estremamente importanti.
Per queste ragioni, il parere del Governo sulla mozione ed in particolare sulla parte dispositiva è pienamente e convintamente favorevole.
È, infatti, la comunanza di intenti e la stretta collaborazione tra Governo, Parlamento e società civile italiana che hanno permesso e che permettono all'Italia di portare avanti con successo questa battaglia con un ruolo ed un impegno che le vengono universalmente riconosciuti. Vi ringrazio.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO ENRICO PIANETTA SULLA MOZIONE N. 1-00450

ENRICO PIANETTA. La battaglia contro la pena di morte ha radici consolidate nel nostro paese.
L'Italia è la patria di Cesare Beccaria che considerava la pena di morte una guerra dello Stato contro i propri cittadini.
Anche il Parlamento ha svolto una funzione costante ed efficace: mi riferisco al Comitato contro la pena di morte e al Comitato per la promozione e la protezione dei diritti umani.
L'Italia alle Nazioni Unite è stata la capofila negli anni presentando risoluzioni per una moratoria contro la pena di morte.
Dopo alcuni tentativi fatti dai Governi italiani finalmente è stato conseguito uno storico obiettivo negli scorsi anni: mi riferisco all'approvazione della moratoria nel 2007.
Ma non è una battaglia vinta in modo definitivo: la pena di morte oltre a violare un diritto umano fondamentale - la vita - non costituisce un deterrente contro i delitti.
Nonostante ciò molti paesi la praticano ancora.
Per questo bisogna continuare.
È quindi fondamentale che alle Nazioni Unite ci sia negli anni un costante incremento del numero di paesi che aderiscono a mettere in atto una moratoria contro la pena di morte.
Dobbiamo conseguire questo risultato anche durante la sessantacinquesima sessione delle Nazioni Unite che si è aperta lo scorso 23 settembre.
Il Governo italiano, come di consuetudine, ha svolto e sta svolgendo una azione di sensibilizzazione nei confronti di paesi che non praticando da qualche tempo la pena di morte potrebbero aderire ad una risoluzione per una moratoria.
Il Ministro degli affari esteri Franco Frattini, come ha confermato alla Delegazione parlamentare italiana, si sta muovendo in tal senso.
La risoluzione che sarà presentata a New York può quindi conseguire questo obiettivo.
La mozione al nostro esame va in questa direzione: dare sostegno all'azione del Governo da parte dell'intero Parlamento italiano.

Pag. 80

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DELLA MOZIONE N. 1-00450

Mozione n. 1-00450 - Iniziative in ambito internazionale contro la pena di morte, in particolare per scongiurare l'esecuzione di Sakineh Mohammadi Ashtiani

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 59 minuti (con il limite massimo di 12 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 21 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 7 minuti
Partito Democratico 1 ora e 1 minuto
Lega Nord Padania 31 minuti
Unione di Centro 26 minuti
Futuro e Libertà per l'Italia 26 minuti
Italia dei Valori 24 minuti
Misto: 26 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti
Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano 6 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 5 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
Repubblicani, Azionisti, Alleanza di Centro 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 2260-A/R ed abb. - em. 7.1 503 503   252 241 262 59 Resp.
2 Nom. em. 7.200 508 508   255 240 268 58 Resp.
3 Nom. em. 7.40 rif. 511 510 1 256 507 3 58 Appr.
4 Nom. em. 7.500 509 508 1 255 506 2 58 Appr.
5 Nom. em. 7.41 510 509 1 255 242 267 58 Resp.
6 Nom. articolo 7 513 508 5 255 475 33 58 Appr.
7 Nom. articolo agg. 7.01 511 511   256 240 271 57 Resp.
8 Nom. articolo agg. 7.07 508 507 1 254 236 271 57 Resp.
9 Nom. articolo agg. 7.020 516 516   259 220 296 56 Resp.
10 Nom. articolo agg. 7.058 512 511 1 256 237 274 56 Resp.
11 Nom. articolo agg. 7.033 515 514 1 258 242 272 55 Resp.
12 Nom. articolo agg. 7.0703 512 510 2 256 238 272 55 Resp.
13 Nom. articolo agg. 7.0800, 7.0801 517 517   259 241 276 55 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. articolo agg. 7-ter.06 515 514 1 258 236 278 54 Resp.
15 Nom. articolo agg. 7-ter.013 516 515 1 258 235 280 54 Resp.
16 Nom. articolo agg. 7-undecies.042 514 513 1 257 235 278 54 Resp.
17 Nom. articolo agg. 7-undecies.046 522 522   262 243 279 54 Resp.
18 Nom. articolo agg. 7-undecies.0709 515 515   258 236 279 54 Resp.
19 Nom. articolo agg. 7-undecies.0710 518 518   260 241 277 54 Resp.
20 Nom. articolo agg. 7-undecies.0712 517 517   259 238 279 54 Resp.
21 Nom. articolo agg. 7-undecies.0718 519 518 1 260 241 277 54 Resp.
22 Nom. articolo agg. 7-undecies.0719 504 502 2 252 236 266 55 Resp.
23 Nom. articolo agg. 7-undecies.0720 503 503   252 243 260 55 Resp.
24 Nom. articolo 7-duodecies 503 502 1 252 499 3 54 Appr.
25 Nom. odg 9/2260-A/R ed abb./11 489 489   245 231 258 54 Resp.
26 Nom. odg 9/2260-A/R ed abb./12 489 488 1 245 231 257 54 Resp.
INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 34)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. odg 9/2260-A/R ed abb./15 498 496 2 249 236 260 54 Resp.
28 Nom. odg 9/2260-A/R ed abb./26 493 493   247 233 260 54 Resp.
29 Nom. odg 9/2260-A/R ed abb./32 496 496   249 234 262 54 Resp.
30 Nom. odg 9/2260-A/R ed abb./34 496 489 7 245 247 242 54 Appr.
31 Nom. Ddl 2260-A/R ed abb. - voto finale 494 493 1 247 487 6 53 Appr.
32 Nom. Inserimento odg Moz. Zamparutti 482 481 1 360 481   53 Appr.
33 Nom. Votazione annullata               Annu.
34 Nom. Moz. Zamparutti ed a. n. 1-450 447 444 3 223 444   53 Appr.