XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 9 marzo 2011

TESTO AGGIORNATO AL 16 MARZO 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
il primo trimestre del 2011 ha fatto registrare un grande fermento politico e sociale che ha attraversato tutto il Medio Oriente e il Maghreb;
contro i regimi autoritari dei Paesi arabi, si sono verificati significativi moti popolari che, accesisi in Algeria, si sono tumultuosamente estesi in Tunisia, con conseguente caduta e fuga del presidente Ben Alì, in Egitto, con le inevitabili e sofferte dimissioni del presidente Mubarak, in Bahrain, nello Yemen;
contestualmente si sono verificate rivolte anche in Libia, dove purtroppo la crisi in questo momento risulta essere molto più grave: si moltiplicano sempre più manifestazioni contro il regime del colonnello Gheddafi che, se fino a pochi giorni fa radunavano poche centinaia di attivisti, concentrate per lo più a Bengasi, e successivamente estesesi in altri centri della Cirenaica, sono ormai giunte anche a Tripoli;
dalle notizie che arrivano in maniera frammentaria dalla Libia, ma anche dal delirante discorso che ha tenuto il colonnello Gheddafi, il quale ha evocato una repressione «violenta e fulminante» contro gli eversori, appare evidente che siamo in presenza di una feroce reazione delle forze di sicurezza fedeli ai Governo che si avvale anche dell'aiuto di milizie mercenarie provenienti da altri paesi africani, probabilmente ciadiani e ugandesi, attraverso l'impiego di armi anche pesanti, che ha provocato un bagno di sangue con centinaia di vittime;
siamo evidentemente in presenza di un'epocale svolta storica nel mondo arabo che mai sarebbe stato possibile immaginare fino a qualche mese fa e le cause di questi rivolgimenti sono certamente da individuare nel crescente disagio di vasti strati delle popolazioni, soprattutto giovani, scolarizzati ma sottoccupati, per la costante e prolungata esclusione sociale, economica e politica; giovani che rivendicano il pieno rispetto dei diritti umani, civili e politici, la fine di regimi autoritari e corrotti e una rapida e piena transizione verso sistemi fondati sulla libertà e la democrazia;
c'è consapevolezza che la drammatica crisi in atto, ancorché ricca di risvolti certamente positivi per la piena affermazione della democrazia e della pace in un'area così strategica per il mondo, per l'Europa e per gli stessi nostri interessi nazionali, presenta incognite proprie di ogni fase di transizione che nel passato ha già tristemente condotto poi all'avvento regimi totalitari di stampo islamista, con relative manifestazioni di intolleranza illiberale e di aggressività esterna;
c'è altrettanta consapevolezza che il collasso dei regime del colonnello Gheddafi avrebbe per il nostro Paese importanti riflessi: l'anno scorso, infatti, la Libia è stato il nostro primo fornitore di petrolio e il quarto di gas; investitori libici sono attivi in diversi settori strategici della nostra economia; l'Italia si è impegnata a versare alla Libia 5 miliardi di dollari in 20 anni, formalmente a titolo di risarcimento per le efferatezze del nostro colonialismo, di fatto a sostegno delle opere infrastrutturali che impegnano nostre imprese sul suolo libico (impegni che afferiscono al Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra Italia e Libia firmato a Bengasi il 30 agosto 2008, entrato successivamente in vigore il 2 marzo 2009);
la crisi in questa parte del Mediterraneo sta già provocando e continuerà a provocare una crescita degli sbarchi verso le nostre coste, corridoio storico per l'accesso e il transito verso l'Europa la quale è parsa ai sottoscrittori del presente atto ispettivo balbettante e reticente, quando non indifferente; e non da meno si è comportato il Governo italiano che non ha esercitato alcuna pressione, come Paese

mediterraneo, per rendere più definita e assertiva la posizione europea, e per di più, come è noto, ha ritardato a esprimersi nel merito di ciò che di drammatico stava accadendo, in particolare sul versante libico, proposto addirittura a modello per il mondo arabo e islamico;
è inaccettabile che il Governo italiano non si sia prontamente pronunciato a favore di una condanna severa sulla violenza sanguinosa con cui il regime libico sta cercando di stroncare la rivolta popolare, colpendo in modo indistinto, perfino con l'inumana crudeltà dei raid aerei, i civili;
l'Italia non solo è uno dei principali partner commerciali della Libia, ma è il maggiore esportatore europeo di armamenti al regime di Gheddafi; i rapporti dell'Unione europea sulle esportazioni di materiali e sistemi militari certificano che nel biennio 2008-2009 l'Italia ha autorizzato alle proprie ditte l'invio di armamenti alla Libia per oltre 205 milioni di euro che ricoprono più di un terzo (il 34,5 per cento) di tutte le autorizzazioni rilasciate dall'Unione europea (circa 595 milioni di euro);
il 27 febbraio 2011 il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha approvato all'unanimità la risoluzione 1970/2011 che prevede misure contro Muammar Gheddafi e i suoi sodali: il blocco di tutti i loro beni all'estero, il divieto di viaggio e l'embargo di vendita di armi;
il primo ministro canadese Stephen Harper ha prontamente annunciato il congelamento del beni di Gheddafi e della sua famiglia, lanciando un appello al leader libico affinché «metta fine al bagno di sangue» e si dimetta; non solo, ha anche annunciato che applicherà le sanzioni Onu ma andrà anche oltre congelando tutte le transazioni finanziarie con il Governo e le altre istituzioni libiche, compresa la banca centrale;
il coinvolgimento della Corte penale internazionale per la ricerca delle responsabilità penali per i crimini contro l'umanità commessi dal 15 febbraio su territorio libico imporrebbe all'Italia quanto meno di congelare, (quando non a rivedere radicalmente) il trattato bilaterale con la Libia,


impegna il Governo:

a prevedere la sospensione immediata del trattato bilaterale come previsto anche dalla convenzione di Vienna sul diritto dei trattati, ratificata dall'Italia nel 1974 e dalla Libia solo nel 2008;
a sospendere l'esportazione di armi agli apparati militari libici;
a dare seguito a quanto disposto in sede Onu con la risoluzione 1970/2011 relativa alle sanzioni previste quali, per esempio, il congelamento dei beni libici, in questo caso in Italia;
a chiedere al regime libico la cessazione immediata delle violenze e il pieno rispetto dei diritti umani e civili;
a farsi promotore dell'avvio di un dialogo tra le parti in conflitto per favorire, con tempi e modalità concordate, la transizione verso lo stato di diritto e la democrazia;
a promuovere, di concerto con i partner europei e con i nostri alleati, le medesime iniziative verso tutti i Paesi dell'area interessati dalla crisi.
(1-00585)
«Evangelisti, Leoluca Orlando, Di Stanislao, Donadi, Borghesi».

La Camera,
premesso che:
in una domenica compresa tra il 15 aprile ed il 15 giugno prossimi i cittadini saranno chiamati ad esprimersi su quattro referendum abrogativi - in materia di legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale, di modalità e affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica, di determinazione della tariffa del servizio

idrico integrato, di nuove centrali per la produzione di energia nucleare - dichiarati ammissibili dalla Corte costituzionale nel mese di gennaio 2011;
in una domenica compresa tra il 15 aprile ed il 15 giugno prossimi i cittadini di oltre 1.100 comuni italiani e 11 province saranno chiamati ad esprimere il loro voto per il rinnovo delle relative amministrazioni;
la separazione dei due momenti elettorali - oltre a comportare disagio per i cittadini che si troverebbero a votare per tre volte nell'arco di poche settimane - comporterebbe un inutile esborso economico per le pubbliche amministrazioni, dell'ordine di diverse centinaia di milioni di euro;
a fronte della pesante entità del debito pubblico e dello stato in cui versa la finanza pubblica nazionale - che nel corso dell'attuale legislatura si sono riversati su tutti i settori con ingenti tagli di risorse - i risparmi derivanti dall'accorpamento delle elezioni ben potrebbero essere indirizzati verso fini di pubblica utilità, tra i quali: il rifinanziamento del Fondo per le non autosufficienze, le cui risorse si sono esaurite con il 2010; l'incremento dello stanziamento di 100 milioni di euro previsto dal Governo, solamente per il 2011, per i malati di SLA e per la loro assistenza domiciliare; il rifinanziamento del 5 per mille per un anno; la reintegrazione delle risorse tagliate al fondo per le politiche sociali e al fondo per le politiche per la famiglia, in quanto i due Fondi sono stati decurtati rispetto allo scorso anno complessivamente di circa 311 milioni di euro; l'acquisto di nuove autovetture per le forze di polizia; la realizzazione di asili nido; la reintegrazione delle risorse tagliate per il 2011 al Ministero della giustizia; la reintegrazione delle risorse tagliate per il 2011 al Ministero del lavoro e delle politiche sociali; il recupero di parte delle risorse finanziarie destinate dal Ministero alle «politiche per il lavoro», che nel bilancio per il 2011 risultano tagliate rispetto alle previsioni assestate 2010, di ben 559 milioni di euro; la reintegrazione delle risorse tagliate per il 2011 al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare; la messa in sicurezza degli edifici scolastici o, almeno, la realizzazione dell'anagrafe dell'edilizia scolastica nazionale; l'individuazione delle risorse per far fronte alle calamità naturali e per la messa in sicurezza del nostro territorio, in particolare per la recente calamità che ha colpito la regione Marche;
in un contesto nazionale dominato da una grave e perdurante crisi economico-finanziaria e da continui ed indistinti tagli alle risorse del bilancio, benvenuto sarebbe anche il puro e semplice risparmio derivante dall'accorpamento della data delle elezioni amministrative, che dimostrerebbe, ad avviso dei sottoscrittori del presente atto di indirizzo, insieme alla parsimonia, rispetto per i contribuenti e per la collettività,


impegna il Governo

ad adottare, per quanto di propria competenza, le iniziative utili a fissare la convocazione per la votazione dei referendum abrogativi nella medesima giornata prevista per il primo turno delle elezioni amministrative prossime venture.
(1-00586)
«Di Pietro, Donadi, Borghesi, Evangelisti, Favia, Cimadoro, Cambursano, Barbato, Di Giuseppe, Di Stanislao, Aniello Formisano, Messina, Monai, Mura, Leoluca Orlando, Paladini, Palagiano, Palomba, Piffari, Porcino, Rota, Zazzera».

Risoluzioni in Commissione:

La XI Commissione,
premesso che:
l'articolo 9 del decreto-legge 78 del 2010, convertito dalla legge 122 del 2010 detta una serie di norme volte a contenere le spese in materia di pubblico impiego;
per quanto riguarda le politiche del personale, si introducono nuove limitazioni alle assunzioni a tempo indeterminato da parte delle pubbliche amministrazioni. In particolare, si estendono agli anni 2012 e 2013 i limiti già previsti dalla legislazione vigente per gli anni 2010 e 2011 (20 per cento della spesa relativa al personale cessato nell'anno precedente);
viene rinviata, come ormai di prassi nelle manovre economiche, la data a partire dalla quale si potrà aumentare la spesa per le assunzioni: siamo al 2014 per le assunzioni al 50 per cento, mentre al 2015 per il reintegro del turn over;
quanto invece all'assunzione di personale a tempo determinato, con convenzioni o con contratti di collaborazione coordinata e continuativa, la spesa viene ridotta al 50 per cento di quella dell'anno precedente. La stessa riduzione è prevista per la spesa relativa a contratti di formazione lavoro, ad altri rapporti formativi, alla somministrazione di lavoro e al lavoro accessorio;
se da un lato è importante procedere ad un serio processo di rinnovamento del pubblico impiego, accrescendone anche la produttività, dall'altro la continua contrazione della spesa per far fronte ad esso mette in crisi molti settori della vita pubblica e l'efficienza dei servizi, anche fondamentali, offerti ai cittadini;
sarebbe riduttivo imputare questo stato di cose alle sole difficoltà economiche e di bilancio dello Stato; occorre invece evidenziare le responsabilità della politica e la mancanza di progetti organici e di sistema, che rilancino il funzionamento dello Stato e i servizi offerti ai cittadini, in un ottica di riforma di lungo periodo e non sempre e solo funzionale a superare la crisi del momento;
in questo stato di cose, accade spesso che la pubblica amministrazione indica concorsi pubblici che si concludono con graduatorie di vincitori ed eventualmente

altri candidati idonei e, successivamente, non vengano autorizzate le assunzioni, spesso neppure per l'intero numero dei posti messi a concorso;
in tal modo abbiamo da un lato la pubblica amministrazione che necessita di nuovo personale o di sostituire quello che è cessato dal lavoro per poter continuare a funzionare, e dall'altro esigenze di cassa che non consentono di farvi fronte. Alle volte le difficoltà di cassa erano note già prima che fosse autorizzato il concorso pubblico, ma vi si procede ugualmente;
si assiste così a situazioni paradossali di cui i cittadini fanno le spese: da un lato quelli che non ricevono dalla pubblica amministrazione i servizi che la legge gli riconosce oppure li ricevono di dubbia qualità o in tempi lunghi; dall'altro i vincitori di concorso e gli idonei, laddove previsti, che affrontano con grande sacrificio costi notevoli e tempi spesso biblici per partecipare ad un concorso pubblico, ma non vengono assunti;
per far fronte alle esigenze di risorse umane da parte della pubblica amministrazione, si finisce col ricorrere a soluzione contingenti, come il ricorso al lavoro flessibile che non solo non risolve il problema, non costituendo neppure un risparmio per l'erario, ma finisce col generare ulteriori situazioni problematiche;
innanzitutto tale situazione finisce con l'aumentare la precarizzazione e non si sottrae ad abusi. A tale proposito è sufficiente leggere il blog del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, il quale scrive «Non è un segreto che le amministrazioni pubbliche abbiano spesso utilizzato i contratti di lavoro atipici per ovviare ai vincoli finanziari posti in materia di assunzioni a tempo indeterminato; assumere personale mediante forme di reclutamento semplificate, se non addirittura fondate sull'intuitu personae. Attraverso un utilizzo improprio delle proroghe e dei rinnovi del contratto di lavoro, anche oltre i limiti temporali previsti dalla normativa vigente in materia, si sono così create forme di precariato che non hanno certo dato un buon apporto all'immagine della pubblica amministrazione»;
in secondo luogo perché l'utilizzo di personale con contratto di lavoro a termine - nelle sue varie forme - da parte delle pubbliche amministrazioni è assoggettato alle medesime fonti legislative che disciplinano detto istituto nell'ambito del lavoro privato (decreto legislativo n. 165 del 2001), pertanto esso deve servire per far fronte ad esigenze temporanee ed eccezionali delle amministrazioni pubbliche, mentre viene utilizzando - contra legem - per consentire lo svolgimento di mansioni ordinarie e non temporanee;
in terzo luogo perché nell'ambito del rapporto pubblico di lavoro continua a vigere il principio dell'accesso mediante concorso e il divieto assoluto della conversione del contratto a termine in contratto a tempo indeterminato;
in quarto luogo perché chi instaura un rapporto di lavoro flessibile con la pubblica amministrazione, spesso rinnovato anche per periodi successivi più o meno lunghi, acquisisce una competenza che non è immediatamente sostituibile dalla pubblica amministrazione e matura un'aspettativa a vedere stabilizzato il rapporto di lavoro;
in questo modo lo Stato perde la fiducia dei cittadini, creando conflitti tra chi ha vinto un concorso pubblico ed ha fatto un legittimo affidamento sull'assunzione e chi, pur non avendo vinto un concorso, aspira ad essere stabilizzato avendo a lungo servito lo Stato e avendo maturato specifiche competenze;
la prassi che si denuncia è dunque contraria ai principi del buon andamento della pubblica amministrazione;
una vicenda emblematica della situazione in cui versa il pubblico impiego è quella dell'Istituto nazionale di previdenza sociale;
la riorganizzazione dell'INPS negli ultimi anni ha determinato una crescita

dell'efficienza e una riduzione degli sprechi da parte dell'istituto. Tuttavia, a fronte di un aumento delle sue funzioni, il blocco delle assunzioni nella pubblica amministrazione ha determinato una costante e progressiva flessione della consistenza del personale rispetto alla pianta organica dell'INPS. Così sono anni che l'INPS denuncia carenza di personale;
nel settembre 2007 ha proceduto ad indire più concorsi pubblici per l'assunzione di personale;
tra questi, per esempio, vi è il concorso per l'assunzione di 50 posti nei ruoli del personale amministrativo dell'area funzionale B, area economica B1. Tale concorso, dopo una lunga gestazione, ha visto ben 319 candidati idonei su circa 25 mila concorrenti, che oggi vorrebbero essere assunti a fronte del cresciuto fabbisogno dell'INPS di assumere altro personale;
al contrario, invece, l'INPS continua a fronteggiare tale grave carenza di organico, ordinaria e strutturale, continuando a ricorrere all'assunzione di lavoratori a tempo determinato nei ruoli del personale amministrativo dell'area funzionale B;
in data 24 marzo 2010 (15 giorni prima della conclusione del concorso) ha sottoscritto un contratto per la fornitura di 900 lavoratori interinali, per 4 ore giornaliere, per 12 mesi, con mansioni di «addetto all'acquisizione dati su supporto informatico ed ai sistemi di archiviazione», profilo equivalente alla posizione B1 del contratto collettivo nazionale di lavoro degli enti pubblici non economici, con l'agenzia TEMPOR spa, specificatamente per il ruolo dell'area funzionale B. In data 25 giugno 2009, l'Inps ne aveva assunti altri 750, per 4 ore giornaliere, per 3 mesi, sempre con le stesse mansioni e lo stesso inquadramento;
però a partire dal 2011 l'INPS ha dichiarato di non poter più ricorrere neppure ai lavoratori somministrati, a causa dei tagli approntati dal decreto-legge n. 78 del 2010, il tutto malgrado sia stato confermato per il 2011 un fabbisogno pari a quello del 2010;
dal 1o gennaio 2011 sono rimasti a casa 550 lavoratori somministrati, mentre i restanti 1240 rischiano la stessa sorte a fine marzo, data di scadenza dell'appalto stipulato tra l'INPS e la società TEMPOR s.p.a.;
la situazione è paradossale considerando che i lavoratori in somministrazione si occupano di liquidare prestazioni di cassa integrazione, compresa quella in deroga, disoccupazione per lavoratori impiegati in aziende in crisi, come pure delle invalidità civili delle persone diversamente abili; a tali lavoratori, inoltre, è affidato il compito di rilasciare il certificato DURC, documento unico di regolarità contributiva, con il quale si attesta l'assolvimento, da parte dell'impresa, degli obblighi legislativi e contrattuali nei confronti di INPS, INAIL e Cassa edile. Si possono immaginare le difficoltà che si verificheranno per il regolare svolgimento delle attività delle imprese. Infatti, la situazione di crisi rende ancora più pesante affrontare, per i lavoratori, il ritardo nell'erogazione delle prestazioni e, per le imprese, il ritardo nel rilascio di documentazione fondamentale per la partecipazione agli appalti;
va assicurato il buon andamento della Pubblica amministrazione;
in base all'articolo 97, comma terzo, della Costituzione il concorso pubblico è istituito come lo strumento fondamentale di accesso al lavoro nella pubblica amministrazione, al fine di garantire il suo buon andamento e l'imparzialità, nonché la legalità e l'oggettività del merito e limitare fenomeni di clientelismo;
rimane saldo inoltre l'insegnamento consolidato della giurisprudenza della Corte costituzionale, secondo cui le deroghe legislative al principio dell'accesso agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni mediante concorso, seppure previste espressamente dallo stesso articolo 97, terzo comma, della Costituzione, sono sottoposte

al sindacato di legittimità costituzionale. In particolare, «l'area delle eccezioni» al concorso deve essere «delimitata in modo rigoroso» (sentenza n. 215 del 2009; sentenza n. 363 del 2006). Le deroghe, cioè, sono legittime solo in presenza di «peculiari e straordinarie esigenze di interesse pubblico» idonee a giustificarle (sentenza n. 81 del 2006). In altre parole, la deroga al principio del concorso pubblico deve essere essa stessa funzionale alle esigenze di buon andamento dell'amministrazione (sentenza n. 293 del 2009; sentenza n. 9 del 2010);
l'INPS ha dimostrato di avere necessità di assumere altro personale per lo svolgimento delle mansioni ordinarie che gli sono affidate e deve essergli consentito farlo rimuovendo nei suoi confronti, con interventi normativi, i limiti alle assunzioni, fino alla concorrenza del numero di nuove assunzioni necessarie per far fronte alle sue esigenze;
per far fronte ai bisogni immediati dell'INPS si deve procedere, primariamente, all'assunzione di quanti - vincitori ed idonei di un concorso indetto dall'ente nell'ultimo quinquennio - non siano ancora stati assunti;
per la copertura dei posti rimanenti è necessario procedere all'indizione di un nuovo concorso, valorizzando mediante il riconoscimento di un punteggio, l'esperienza maturata dai lavoratori che nello stesso arco di tempo abbiano lavorato presso l'ente mediante contratti di somministrazione, di collaborazione a progetto o a tempo determinato,


impegna il Governo

ad assumere le iniziative di competenza necessarie a rimuovere il blocco delle assunzioni nei confronti dell'INPS al fine di consentire l'assunzione dei vincitori e degli idonei sulla base dei punteggi conseguiti in precedenti concorsi dell'ente espletati nell'arco dell'ultimo quinquennio che non siano ancora stati assunti e per l'indizione di un concorso per la copertura dei posti rimanenti, riconoscendo un punteggio a chi abbia maturato esperienza lavorando presso l'ente nello stesso arco di tempo mediante contratti di somministrazione, di collaborazione a progetto o a tempo determinato.
(7-00509) «Paladini, Aniello Formisano, Borghesi, Di Pietro».

La XI Commissione,
premesso che:
il comma 28 dell'articolo 9 del decreto-legge n. 78 del 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 122 del 2010, riduce del 50 per cento rispetto alla spesa sostenuta nell'anno 2009 la spesa delle pubbliche amministrazioni, oltre che per il personale a tempo determinato o con convenzioni ovvero con contratti di collaborazione coordinata e continuativa, anche per i contratti di formazione lavoro, gli altri rapporti formativi e la somministrazione di lavoro;
la disposizione si applica a partire dall'anno 2011 alle amministrazioni dello Stato, anche ad ordinamento autonomo, alle agenzie, incluse le agenzie fiscali, agli enti pubblici non economici, alle università e agli enti pubblici di cui all'articolo 70, comma 4, del decreto legislativo n. 165 del 2001;
il comma 6 del decreto legge 29 dicembre 2010, n. 225, al fine di garantire l'operatività degli sportelli unici per l'immigrazione nel completamento delle procedure di emersione del lavoro irregolare prevede il rinnovo di un anno dei contratti a tempo determinato del personale operante presso i suddetti sportelli;
anche l'Inps è soggetta alle Limitazioni di spesa per il personale in conseguenza della disciplina sul blocco del turn-over. Per l'istituto è indispensabile mantenere l'impiego degli strumenti di lavoro flessibile e, in particolare, il servizio di somministrazione di lavoro a tempo determinato, al fine di conseguire gli obiettivi connessi alle finalità istituzionali, quali il contrasto alle frodi in materia di invalidità civile, la lotta all'evasione contributiva e al lavoro nero e la gestione degli ammortizzatori sociali;
l'INPS sulla base delle disposizioni al momento vigenti si è avvalso di unità lavorative somministrate a tempo determinato con qualifica B1 mediante contratti di appalto, previo esperimento di procedure di svolta del contraente previste dal decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 (codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE);
attualmente è in corso il contratto di somministrazione con scadenza 31 marzo 2011, che vede impiegate 1.240 persone che, di conseguenza, perderanno a breve il lavoro, incrementando le file dei disoccupati se non verrà modificata entro detta scadenza la legge; già 550 persone hanno perso il lavoro dal 1o gennaio 2011 (sempre lavoro a somministrazione);
le disposizioni in materia di riduzione delle risorse umane per l'Inps comporteranno una riduzione del personale a vario titolo impiegato pari al 6 per cento dell'attuale forza lavoro, con inevitabili ricadute sull'operatività dell'ente, in particolare delle sedi territoriali, già provate delle recenti fuoriuscite per sopraggiunti limiti di età e/o di anzianità;
il Governo ha accolto diversi ordini del giorno vertenti su materie analoghe ed in particolar modo, accogliendo gli ordini del giorno Gatti 9/4086/228, Pisacane 9/4086/276 e Damiano 9/3778/23 si è impegnato a garantire la prosecuzione dell'operatività delle amministrazioni interessate, che si avvalgono di personale precario, attraverso la proroga dei contratti di lavoro del personale assunto a tempo determinato presso l'INPS o con contratti di collaborazione o in convenzione con le agenzie di somministrazione al fine di

garantire i servizi prestati e la compierà ed efficiente operatività dell'Istituto,


impegna il Governo:

ad assumere le iniziative di competenza per rimuovere, tempestivamente e comunque in tempi compatibili con quanto esposto in premessa, il vincolo normativo attualmente vigente, tenendo fede agli impegni assunti più volte in Assemblea, permettendo così la proroga dei contratti di somministrazione di lavoro operanti presso l'Inps, con l'obiettivo di assicurare i medesimi livelli di servizio attraverso l'impiego di personale in grado di far fronte agli effetti conseguenti dall'applicazione delle disposizioni in materia di riduzione delle risorse umane.
(7-00511)
«Poli, Cesa, Ruggeri, Naro, Galletti, Occhiuto, Anna Teresa Formisano, Tassone, Nunzio Francesco Testa, Dionisi, Delfino, De Poli».

La XIII Commissione,
premesso che:
il fenomeno della contraffazione e della pirateria in campo commerciale sta provocando pesanti danni all'economia del nostro Paese, alla tutela del made in Italy e alle entrate fiscali e tributarie dello Stato;
la Camera dei deputati, al fine di individuare le misure più opportune per fronteggiare il fenomeno ha, tra l'altro, costituito specifica commissione di inchiesta;
in special modo, la contraffazione in campo agroalimentare, oltre ai danni citati, può provocare conseguenze negative anche sulla salute dei consumatori;
sul contrasto al fenomeno della contraffazione e della pirateria sono da tempo impegnate, con buoni risultati, istituzioni e forze di polizia;
recentemente, tra le azioni di contrasto, il Corpo forestale dello Stato ha effettuato il sequestro di una ingente partita di olio extravergine di oliva contraffatto, per un valore di circa quattro milioni di euro;
tale sequestro ha riguardato una partita di olio «deodorato», cioè olio di scarsa qualità rettificato in olio apparentemente senza difetti ma non commercializzabile legalmente come olio extravergine di oliva;
dal 1o aprile 2011 è prevista l'entrata in vigore del regolamento (UE) n. 61/2011 del 24 gennaio 2011 che, pur nell'intento positivo di normare in termini analitici il contenuto dell'olio extravergine di oliva, fissa il limite massimo consentito di «alchil esteri» ad un quantitativo di gran lunga superiore a quello contenuto in olio extravergine di oliva ottenuto da spremitura di olive fresche e sane;
i limiti fissati dal regolamento (UE) n. 61/2011 possono favorire la pratica della «deodorazione» dell'olio di oliva e quindi la produzione e l'immissione sul mercato di olio di dubbia qualità e provenienza, comunque etichettato come olio extravergine di oliva, arrecando così danno alle produzioni di qualità e alla salute dei consumatori;
l'olio extravergine di oliva rappresenta uno tra i principali prodotti agroalimentari su cui si qualifica il made in Italy,


impegna il Governo:

ad assumere in sede nazionale le opportune iniziative per salvaguardare la produzione italiana di olio extravergine di oliva e la sicurezza alimentare, intensificando i controlli sui prodotti destinati al consumo, assumendo iniziative normative per aumentare le sanzioni contro chi viola le norme in materia di sicurezza alimentare e varando ulteriori e specifiche indicazioni circa la corretta etichettatura dell'olio extravergine di oliva in linea, con quanto già approvato dal Parlamento;

a chiedere, in sede comunitaria, la sospensione dell'entrata in vigore del regolamento (UE) 61/2011 che fissa un elevato quantitativo degli «achil esteri» nell'olio extravergine di oliva tale da non garantirne la buona qualità, anche al fine di verificare se tale limite possa incentivare e favorire la pratica della «deodorazione» e per valutare più approfonditamente le conseguenze che i limiti fissati possono produrre sul piano della contraffazione e della sicurezza alimentare.
(7-00510)
«Sani, Agostini, Oliverio, Zucchi, Brandolini, Trappolino, Cenni, Ceccuzzi, Cavallaro, Servodio».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:

DESIDERATI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
visti i dati diffusi sulla puntualità degli scali europei, l'aeroporto di Fiumicino risulta il peggiore e questo incide molto negativamente sia sull'immagine del nostro Paese, sia sull'accessibilità dei nostri territori;
l'aeroporto di Malpensa è attualmente ancora molto sotto-utilizzato;
il Governo ha accettato, come raccomandazione, un ordine del giorno a firma Cota, Reguzzoni, Dal Lago (9/1094-A-R-2) che lo impegnava ad attivarsi verso la completa liberalizzazione del trasporto aereo;
sulla base della legge 28 gennaio 2009, n.2 il Ministero degli affari esteri, d'intesa con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e con l'Ente nazionale per l'aviazione civile, ha inviato nota verbale con cui si sono fornite istruzioni per prospettare ad un primo gruppo di 39 Paesi di accreditamento la possibilità di rinegoziare gli accordi aerei bilaterali;
il Governo ha ben operato gestendo la situazione di crisi dell'ex Alitalia ereditata sia perché ha evitato il protrarsi di situazioni di «assistenzialismo», finanziando le perdite costanti, sia per aver scelto la liberalizzazione dei cieli quale politica attiva del settore -:
quale sia l'intendimento del Governo sia in ordine alle politiche di tutela dell'immagine e dell'economia del nostro Paese, sia in merito ad una più equa distribuzione del traffico internazionale sull'interno del nostro territorio;
quali siano i progressi ottenuti nel campo della liberalizzazione del trasporto aereo, sia in terra di distribuzione e riassegnazione degli slot, sia in tema di accordi bilaterali con Paesi terzi;
quale sia il giudizio del Governo sull'efficienza degli scali nazionali e se e quali misure il Governo intenda attivare in ordine alla gestione delle operazioni di terra e al regime di concessione a società private della gestione degli aeroporti.
(4-11179)

SIRAGUSA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
con decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, recante «Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica», è stato, tra l'altro, disposto:
al primo comma dell'articolo 15, che «entro quarantacinque giorni dall'entrata in vigore del presente decreto-legge, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sono stabiliti criteri e modalità di

applicazione del pedaggio sulle autostrade e sui raccordi autostradali in gestione diretta di ANAS s.p.a., in relazione ai costi di investimento e di manutenzione straordinaria oltre che quelli relativi alla gestione, nonché l'elenco delle tratte da sottoporre a pedaggio»;
al secondo comma del medesimo articolo 15, che «in fase transitoria, a decorrere dal primo giorno del secondo mese successivo a quello di entrata in vigore del presente decreto» [e quindi dal 1o luglio 2010] «e fino alla data di applicazione dei pedaggi di cui al comma 1, comunque non oltre il 31 dicembre 2011, ANAS S.p.a. è autorizzata ad applicare una maggiorazione forfettaria di un euro per le classi di pedaggio 3, 4 e 5, presso le stazioni di esazione delle autostrade a pedaggio assentite in concessione che si interconnettono con le autostrade e i raccordi autostradali in gestione diretta ANAS. Le stazioni di cui al precedente periodo sono individuate con il medesimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di cui al comma 1. Gli importi delle maggiorazioni sono da intendersi IVA esclusa. Le maggiorazioni tariffarie di cui al presente comma non potranno comunque comportare un incremento superiore al 25 per cento del pedaggio altrimenti dovuto»;
in data 25 giugno 2010 il Presidente del Consiglio dei ministri ha adottato un decreto con il quale, «nelle more dell'adozione del decreto di cui all'articolo 15, comma 1, del citato decreto-legge n. 78 del 2010», disponeva, nell'articolo unico, quanto segue: «Nella tabella allegata che costituisce parte integrante del presente provvedimento sono individuate le stazioni di esazione relative alle autostrade a pedaggio assentite in concessione che si interconnettono con le autostrade e i raccordi autostradali in gestione diretta ANAS, presso le quali, a decorrere dal 1o luglio 2010 e fino alla data di applicazione dei pedaggi di cui all'articolo 15, comma 1, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, e comunque non oltre il 31 dicembre, si applica la maggiorazione tariffaria forfettaria prevista dall'articolo 15, comma 2, del citato decreto-legge n. 78 del 2010, secondo le modalità ivi prescritte, che non potrà comunque comportare un incremento superiore al 25 per cento del pedaggio altrimenti dovuto. Le entrate derivanti dall'attuazione del presente provvedimento vanno a riduzione dei contributi annui dovuti dallo Stato per investimenti relativi a opere e interventi di manutenzione straordinaria anche in corso di esecuzione da parte dell'ANAS s.p.a.»;
con tale provvedimento è stata quindi approvata la prevista maggiorazione tariffaria forfetaria transitoria ed è stato fornito l'elenco delle stazioni e dei raccordi interessati dal provvedimento;
sul quotidiano il Giornale di Sicilia del 2 marzo 2011, si legge che «a partire da maggio, per andare a Punta Raisi o per entrare a Palermo da Villabate, si dovrà pagare un pedaggio autostradale. Una vera rivoluzione che colpirà migliaia di automobilisti siciliani. In base al decreto del Presidente del Consiglio, che ha già individuato le autostrade gestite dall'Anas "da sottoporre al pagamento", solo in Sicilia sono soggetti al pedaggio 425 chilometri di autostrade, pari al 45 per cento dell'intera rete di Anas. I pedaggi, infatti, sono previsti sulla A19 Palermo-Catania, A29 Palermo-Marzara del Vallo, A29 direzione Alcamo-Trapani, A29 diramazione per Birgi, A29 raccordo diramazione per Punta Raisi e A29 diramazione per via Belgio. Il costo sarebbe di 1,50 euro a tratta. Quindi, chi abita, ad esempio, a Carini e lavora a Palermo pagherebbe tre euro per andare e tornare. Novanta euro al mese per 20 giorni di lavoro.
Non ci saranno caselli, ma un sistema di rilevazione automatica attraverso un bollino prepagato sul parabrezza. In mancanza di tale bollino, la multa sarà inevitabile. Anas, però, non guadagnerebbe nulla da questa operazione, perché la somma dei pedaggi verrà defalcata dai trasferimenti statali alla società. In questo modo, il Governo nazionale, vorrebbe recuperare trecento milioni di euro. E circa la metà arriverà proprio dalla Sicilia»;

l'imposizione dei pedaggi sulle autostrade siciliane va a colpire cittadini già penalizzati da un sistema di trasporto stradale e ferroviario obsoleto o addirittura inesistente e costretti ad utilizzare mezzi privati per gli spostamenti. Si pensi, ad esempio, a coloro i quali hanno acquistato una casa nell'hinterland delle città e si devono spostare per lavoro -:
se quanto illustrato in premessa corrisponda al vero e, in caso affermativo, se non si ritenga necessario un ripensamento, in merito alle scelte effettuate.
(4-11186)

FARINONE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della gioventù. - Per sapere - premesso che:
l'edizione 2015 dell'Esposizione universale si terrà in una vasta area alle porte di Milano che sarà facilmente raggiungibile con i mezzi del servizio del trasporto pubblico oltre che con quelli privati;
è da anni vissuta come un problema, soprattutto dalle giovani generazioni che via via si susseguono, la carenza a Milano di strutture dedicate alla fruizione della musica giovanile, in particolare rock -:
se si possa valutare l'opportunità di individuare - nel perimetro delle aree che ospiteranno Expo 2015 - una localizzazione adatta alla realizzazione di una struttura da destinare alla concertistica rock o comunque di musica giovanile.
(4-11187)

TESTO AGGIORNATO AL 15 MARZO 2011

...

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZAMPA e FARINONE. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
le note vicende che hanno scosso i paesi del Nord Africa (Libia, Tunisia, Egitto, Algeria e altri), hanno, come noto, determinato un grande aumento degli sbarchi di extracomunitari sulle coste siciliane, in particolare sull'isola di Lampedusa;
nella maggior parte dei casi si tratta di giovani uomini, ma l'UNHCR parla anche di donne e minori, molti dei quali non accompagnati;
secondo Save The Children, organizzazione non governativa con status consultivo presso il Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC) sono 200 i minori di nazionalità tunisina arrivati nell'isola dall'inizio dell'emergenza e diversi di loro, già collocati nelle comunità di accoglienza in Sicilia nei giorni scorsi, sono fuggiti. Al contrario non è noto se siano sbarcati a Lampedusa minori stranieri non accompagnati di altra nazionalità;
da denunce allarmanti provenienti da altre organizzazioni non governative emerge una grandissima preoccupazione per i minori coinvolti nelle tensioni e nelle violenze in corso in Libia -:
quale sia la situazione dei minori stranieri non accompagnati provenienti dal nord Africa e approdati a Lampedusa;
se non reputi doveroso intervenire tempestivamente affinché nessun minore giunto in Italia rimanga senza protezione o diventi «invisibile»;
se non ritenga fondamentale dare sostegno alle organizzazioni non governative nella loro attività di assistenza umanitaria in Libia;
se la nostra ambasciata in Libia si stia prodigando affinché i minori in quel Paese possano essere soccorsi, assistiti e accolti in Italia, laddove esistano condizioni di pericolo per loro.
(5-04362)

Interrogazioni a risposta scritta:

DESIDERATI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il traffico aereo di linea fra due Stati è regolamentato da accordi bilaterali, articolati in base a schemi fissi, sottoscritti

dai Governi dei due Paesi interessati e che attraverso la stipula di un accordo bilaterale viene sancito un regime regolamentare che definisce la quantità di voli offerti, il numero dei soggetti ammessi ad operare e il numero di destinazioni servite tra i due Paesi;
tali accordi non vengono sottoscritti esclusivamente secondo puri criteri commerciali e possono essere di due tipi: open sky o accordi tradizionali;
gli accordi open sky consentono a tutti i vettori delle due parti di collegare qualsiasi punto del proprio territorio con tutti i punti della controparte, in genere senza limitazioni di frequenze (ad esempio Italia/USA e da marzo 2008 UE/USA);
gli accordi tradizionali prevedono il numero di vettori designabili da ciascuna parte e abilitati ad operare i collegamenti tra i due Paesi (designazione singola, designazione multipla), prevedono i punti d'accesso di ciascuna parte presso i quali i vettori designati possono atterrare (ogni compagnia è invece generalmente libera di partire da qualsiasi punto all'interno del proprio Paese) e prevedono altresì il numero di frequenze operabili tra i due Paesi, i posti offerti e le tariffe;
l'area di Milano e del Nord Italia subisce attualmente forti limitazioni in termini di accessibilità aerea dovute all'attuale configurazione degli accordi bilaterali vigenti che, di fatto, ostacolano o impediscono il concreto sviluppo del trasporto aereo in tale area, attraverso la predeterminazione del vettore designato (monodesignazione), la limitazione delle frequenze e dei punti di accesso;
il riposizionamento su Roma della maggior parte dei servizi extra europei di Alitalia accentua pesantemente queste limitazioni soprattutto, ma non solo, con riferimento all'aeroporto di Malpensa al quale non sono al momento garantite paritarie condizioni di accessibilità con l'altro principale scalo nazionale pur in presenza di richieste di vettori italiani e stranieri intenzionati ad attivare, nel breve-medio termine, nuovi collegamenti e/o ad incrementare il numero delle frequenze su detto aeroporto;
tali richieste, il cui accoglimento è ostacolato dai vigenti accordi bilaterali o dalla concreta attuazione data agli stessi, riguardano:
1) l'accesso su Milano dei seguenti vettori: Belavia (Bielorussia), Malaysia Airlines (Malesia), Korean Air/Asiana (Corea del Sud), Biman (Bangladesh), Air Moldova (Moldova), Gulf Air (Bahrain), Air Astana (Kazakistan), Kuwait Airways (Kuwait), China Airlines/Eva Air (Taiwan);
2) l'incremento di frequenze nei seguenti collegamenti: Riyadh/Milano (Saudi Arabia-Arabia Saudita), Amman/Milano (Royal Jordanian-Giordania), Tripoli/Milano (Libyan Arab/Afrigiyah-Libia), Tunisi/Milano (Tunis Air-Tunisia);
3) l'attivazione di nuovi collegamenti da Milano o incremento degli attuali da parte dei seguenti vettori nazionali: Air Italy, Blue Panorama, Eurofiy/Meridiana, Livingston, Neos verso i seguenti paesi: Argentina, Brasile, Egitto, Ghana, Giappone, Israele, Nigeria, Russia, Tunisia, Venezuela;
inoltre, con riferimento agli altri aeroporti, risultano inevase numerose e fondate richieste miranti a ristabilire per tutti gli aeroporti del Paese regole di libero mercato e condizioni di parità di accesso;
alla luce del riposizionamento di Alitalia sullo scalo di Roma, i vigenti accordi aeronautici bilaterali determinano su Milano e sugli altri aeroporti notevoli elementi di criticità in quanto, nella maggior parte dei casi, il numero delle frequenze previste, pur un presenza di pluridesignazione, è interamente, o quasi interamente, operato da Alitalia (ad esempio Argentina, Algeria, Ghana, Brasile);
inoltre, le previsioni di monodesignazione limitano alla sola Alitalia il diritto di operare (ad esempio Egitto e Venezuela) e

le eventuali previsioni di limitazione dei punti di accesso sono state finora attuate unicamente a favore di Roma;
il Governo, in data 10 giugno 2008, ha accolto l'ordine del giorno Cota, Reguzzoni, Dal Lago (A.C. 9/1094-A-R/2), impegnandosi «ad adottare ogni possibile iniziativa ed impartire ogni necessaria istruzione affinché si pervenga ad un'urgente revisione/ridefinizione dei vigenti accordi bilaterali in modo da garantire, anche su Malpensa e sugli altri aeroporti, l'effettiva liberalizzazione dei diritti di traffico con riguardo al numero dei vettori designati, al numero delle frequenze consentite e al numero dei punti di accesso»;
il processo di privatizzazione di Alitalia e la sua fusione con Air One hanno creato non solo una situazione di monopolio su alcune rotte, ma anche il pericoloso e non accettabile ruolo di una compagnia privata cui viene affidato in esclusiva il collegamento del nostro paese con alcuni paesi terzi;
l'articolo 9, comma 5-bis della legge 2 del 2009, stabilisce che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministero degli affari esteri ed in collaborazione con l'Enac promuova la definizione di nuovi accordi bilaterali nel settore del trasporto aereo nonché la modifica di quelli vigenti;
il Ministro degli affari esteri, rispondendo all'interrogazione 4-03858 Reguzzoni, in cui si chiedevano riscontri in merito alla ridefinizione con la Nigeria, ha precisato che è stata inviata una nota verbale alle competenti autorità nigeriane al fine di rendere note la nuova politica italiana tesa alla liberalizzazione del traffico aereo, l'intenzione di aggiornare gli accordi in vigore in coerenza con la predetta politica;
l'Enac ha inoltrato una proposta di revisione dell'accordo aereo con il suddetto Paese, nel rispetto dell'interesse manifestato dalla controparte e dall'industria del trasporto aereo italiano, ed anche alla luce dell'esigenza di adeguamento dell'accordo aereo alla normativa comunitaria proponendo l'inserimento delle clausole comunitarie (Reg. 847 del 2004);
al momento della risposta alla suddetta interrogazione, in data 17 novembre 2009, si era in attesa di riscontro da parte della Nigeria -:
se sia pervenuta risposta da parte della Nigeria alla proposta di revisione degli accordi bilaterali in tema di collegamenti aerei inoltrata dal Governo italiano in cui si rendeva nota la nuova politica del nostro Paese tesa alla liberalizzazione del traffico aereo e, in caso affermativo, quali siano i contenuti dell'accordo stipulato fra le parti.
(4-11177)

DESIDERATI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il traffico aereo di linea fra due Stati è regolamentato da accordi bilaterali, articolati in base a schemi fissi, sottoscritti dai Governi dei due Paesi interessati e che attraverso la stipula di un accordo bilaterale viene sancito un regime regolamentare che definisce la quantità di voli offerti, il numero dei soggetti ammessi ad operare e il numero di destinazioni servite tra i due Paesi;
tali accordi non vengono sottoscritti esclusivamente secondo puri criteri commerciali e possono essere di due tipi: open sky o accordi tradizionali;
gli accordi open sky consentono a tutti i vettori delle due parti di collegare qualsiasi punto del proprio territorio con tutti i punti della controparte, in genere senza limitazioni di frequenze (ad esempio Italia/USA e da marzo 2008 UE/USA);
gli accordi tradizionali prevedono il numero di vettori designabili da ciascuna parte e abilitati ad operare i collegamenti tra i due Paesi (designazione singola, designazione multipla), prevedono i punti d'accesso di ciascuna parte presso i quali i vettori designati possono atterrare (ogni compagnia è invece generalmente libera di partire da qualsiasi punto all'interno del

proprio Paese) e prevedono altresì il numero di frequenze operabili tra i due Paesi, i posti offerti e le tariffe;
l'area di Milano e del Nord Italia subisce attualmente forti limitazioni in termini di accessibilità aerea dovute all'attuale configurazione degli accordi bilaterali vigenti che, di fatto, ostacolano o impediscono il concreto sviluppo del trasporto aereo in tale area, attraverso la predeterminazione del vettore designato (monodesignazione), la limitazione delle frequenze e dei punti di accesso;
il riposizionamento su Roma della maggior parte dei servizi extra europei di Alitalia accentua pesantemente queste limitazioni soprattutto, ma non solo, con riferimento all'aeroporto di Malpensa al quale non sono al momento garantite paritarie condizioni di accessibilità con l'altro principale scalo nazionale pur in presenza di richieste di vettori italiani e stranieri intenzionati ad attivare, nel breve-medio termine, nuovi collegamenti e/o ad incrementare il numero delle frequenze su detto aeroporto;
tali richieste, il cui accoglimento è ostacolato dai vigenti accordi bilaterali o dalla concreta attuazione data agli stessi, riguardano, fra l'altro anche l'accesso su Milano del vettore Belavia (Bielorussia);
inoltre, con riferimento agli altri aeroporti, risultano inevase numerose e fondate richieste miranti a ristabilire per tutti gli aeroporti del Paese regole di libero mercato e condizioni di parità di accesso;
alla luce del riposizionamento di Alitalia sullo scalo di Roma, i vigenti accordi aeronautici bilaterali determinano su Milano e sugli altri aeroporti notevoli elementi di criticità in quanto, nella maggior parte dei casi, il numero delle frequenze previste, pur un presenza di pluridesignazione, è interamente, o quasi interamente, operato da Alitalia (ad esempio Argentina, Algeria, Ghana, Brasile);
inoltre, le previsioni di monodesignazione limitano alla sola Alitalia il diritto di operare (ad esempio Egitto e Venezuela) e le eventuali previsioni di limitazione dei punti di accesso sono state finora attuate unicamente a favore di Roma;
il processo di privatizzazione di Alitalia e la sua fusione con Air One hanno creato non solo una situazione di monopolio su alcune rotte, ma anche il pericoloso e non accettabile ruolo di una compagnia privata cui viene affidato in esclusiva il collegamento del nostro Paese con alcuni Paesi terzi;
l'articolo 9, comma 5-bis della legge 2 del 2009, stabilisce che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministero degli affari esteri ed in collaborazione con l'Enac promuova la definizione di nuovi accordi bilaterali nel settore del trasporto aereo nonché la modifica di quelli vigenti;
il Ministro degli affari esteri, rispondendo all'interrogazione 4-03858 Reguzzoni, in cui si chiedevano riscontri in merito alla ridefinizione degli accordi bilaterali con la Bielorussia, ha precisato che è stata inviata una nota verbale di carattere programmatico e informativo sui nuovi sviluppi della politica italiana, dalla quale si evince la disponibilità da parte italiana alla revisione degli accordi in senso più liberale;
al momento della risposta alla suddetta interrogazione, in data 17 novembre 2009, si era in attesa di riscontro da parte della Bielorussia -:
in che modo sia avanzato il dialogo con la Bielorussia in riferimento alla proposta di revisione degli accordi bilaterali in tema di collegamenti aerei inoltrata dal Governo italiano, in cui si rendeva nota la nuova politica del nostro Paese tesa alla liberalizzazione del traffico aereo.
(4-11178)

DESIDERATI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Governo, nel rispondere all'interrogazione 4-04748 Reguzzoni, in ordine alla riqualificazione della strada statale

n. 341 «Gallaratese» regione Lombardia e alla variante alla strada statale n. 33 «del Sempione» tra Rho e Gallarate, ha esposto l'avanzamento del progetto e le problematiche connesse;
la realizzazione dei collegamenti dell'aerostazione di Malpensa con il territorio è un punto importante dell'azione di Governo e tra gli interventi previsti rientrano la riqualificazione della strada statale 341 «Gallaratese» e la nuova strada statale «del Sempione» (soprattutto nel tratto veresino e da Gallarate e Rho);
la variante tra Rho e Gallarate sulla strada statale n. 33 e l'intervento strada statale n. 341 - tratto tra l'autostrada A8 (Gallarate) e la strada statale n. 527 (Vanzaghello) sono inseriti nel primo programma della legge obiettivo;
al momento della risposta alla suddetta interrogazione, in data 8 marzo 2010, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e il Ministero per i beni e le attività culturali avevano espresso parere favorevole con prescrizioni, mentre il Cipe non aveva ancora emesso la delibera di approvazione;
il costo previsto dell'infrastruttura della variante Rho-Gallarate è di 387 milioni di euro, solo parzialmente finanziati a valere sui fondi della legge n. 345 del 1997 - Malpensa 2000;
in riferimento all'intervento sulla strada statale n. 341, il Cipe ha approvato il progetto preliminare nel 2008 e, al momento della risposta alla suddetta interrogazione, era in corso la gara per l'affidamento della progettazione definitiva;
il costo previsto dell'infrastruttura è di 133 milioni di euro ed è interamente finanziato -:
quale sia lo stato di attuazione degli interventi citati in premessa, quale sia l'ammontare attuale dei finanziamenti per la realizzazione della variante tra Rho e Gallarate e quale sarà la probabile prossima evoluzione del rispettivo iter realizzativo.
(4-11181)

GIRLANDA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Kosovo è una Repubblica indipendente nata con dichiarazione unilaterale il 17 febbraio 2008, attualmente amministrato dall'Onu e riconosciuto come Stato da 75 Paesi, di cui 22 facenti parte dell'Unione europea;
l'Unione europea, riunita il 18 febbraio 2008 in assemblea a Strasburgo, non è riuscita a disegnare una linea guida unitaria e ha lasciato i vari Stati liberi di riconoscere la provincia secessionista, processo nel quale l'Italia si è immediatamente contraddistinta per la sua posizione favorevole al riconoscimento;
il Paese ha ripreso solo l'8 marzo 2011 un dialogo con la Serbia, Paese da cui ha avuto origine la scissione, mentre è ancora oggi attiva la missione europea Eulex, volta ad aiutare le autorità del Kosovo a costruire uno Stato di diritto;
nell'ambito della missione sopra citata sono state attivate indagini volte ad appurare il traffico di organi umani durante la guerra contro la Serbia, nonché imponenti traffici di droga, che sembrerebbero transitare attraverso la neonata Repubblica -:
quale sia la natura dei rapporti economici e diplomatici del nostro Paese con la Repubblica del Kosovo e quali siano le previsioni circa i prossimi sviluppi del dialogo tra Kosovo e Serbia ed il ruolo dell'Italia in tale sviluppo.
(4-11183)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
un'agenzia stampa Ansa del giorno 8 marzo 2011 dal titolo «Amianto: ex operai

eternit svizzera tornati in Salento malati i segni della malattia sul 35 per cento dei primi 194 operai esaminati (ANSA)» ha diffuso la notizia che «Circa mille salentini, tutti concentrati tra i territori di Corsano e Tiggiano, nel Capo di Leuca, tutti ex emigranti tornati in Italia dopo aver lavorato nello stabilimento della Eternit, a Niederurnen, in Svizzera, stanno morendo uno dopo l'altro per la comparsa del cancro ai polmoni a causa delle polveri respirate durante la loro attività lavorativa. I dati sono forniti dalla Asl che sottopone a periodiche visite gli ex operai. La storia di questi ex operai è raccontata oggi sulle pagine de La Gazzetta del Mezzogiorno. Intorno al 1960 molti giovani che non trovavano lavoro in Italia sono partiti dal Salento diretti in Svizzera, nella fabbrica della Eternit, portandosi via, grazie al passaparola, familiari, amici e vicini di casa. Dal Paese elvetico sono poi tornati a casa per godersi la pensione ma ben presto hanno scoperto di essere ammalati. Tutti si sottopongono a controlli periodici grazie alla Asl di Lecce che gratuitamente effettua visite pneumologiche annuali in virtù di un accordo con l'unione dei Comuni «Terre di leuca». Molti degli ex operai della Eternit sono già morti a causa del cancro. Oggi ne sopravvivono circa 250 a Corsano, altri 200 a Tiggiano, alcune decine sparsi in paesi limitrofi come Gagliano del Capo e Alessano. I primi dati in possesso della Asl annunciano un disastro: sui primi 194 casi esaminati, il 35 per cento presenta già i sintomi della malattia tumorale. «Una strage - si legge nell'articolo de La Gazzetta del Mezzogiorno - che sta silenziosamente annullando una intera generazione». «Quando i dirigenti sapevano dei controlli - racconta un operaio - ci facevano spegnere le macchine per pulirle dalla polvere».-:
se non si ritenga di assumere ogni iniziativa utile nei confronti del Governo della Confederazione elvetica al fine di tutelare i cittadini italiani malati, e i loro familiari, che abbiano contratto patologie a causa dell'attività lavorativa prestata e quali siano le immediate azioni assistenziali nei confronti di questi ultimi.
(4-11188)

ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'Italia ha importanti rapporti con Taiwan, sui quali si riflette favorevolmente la positiva evoluzione, in corso da tre anni, delle relazioni tra Taipei e Pechino, come dimostrano i 16 accordi, in altrettante materie, già firmati tra le due parti;
dall'11 gennaio 2011 i cittadini taiwanesi possono entrare in tutti Paesi dell'Unione europea senza visto, e questa agevolazione rappresenta un elemento propulsore dei rapporti economici, culturali e turistici tra l'Unione europea e Taiwan;
molti Paesi europei - e segnatamente, di recente, la Francia - tenendo conto del grande sviluppo dell'interscambio commerciale e degli investimenti industriali e finanziari con Taiwan, hanno sottoscritto intese bilaterali volte ad evitare la doppia imposizione fiscale. Sarebbe dunque urgente ed utile che anche il nostro Paese sottoscrivesse una analoga intesa nell'interesse delle aziende italiane operanti a Taiwan così come di quelle taiwanesi presenti in Italia che, con sempre maggiore attenzione, ci considerano un importante partner economico, confermato anche dai voli diretti Roma-Taipei ai quali si spera presto di aggiungere il collegamento aereo con Milano-Malpensa -:
quali iniziative i Ministri interrogati intendano intraprendere per giungere ad una celere sottoscrizione della predetta intesa con Taiwan, finalizzata ad evitare la doppia imposizione fiscale, sottolineando che essa contribuirebbe significativamente a rafforzare i già ottimi rapporti bilaterali ed a favorire un ulteriore, interessante spazio di sviluppo per le imprese italiane.
(4-11194)

MURER e TEMPESTINI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto denunciato dal Coordinamento italiano sostegno donne afgane (CISDA), un decreto emanato nel mese di gennaio 2011 dal Consiglio dei ministri dell'Afghanistan stabilisce che entro 45 giorni dalla sua entrata in vigore la gestione delle case rifugio per donne maltrattate attualmente attribuita ad ONG afghane passerà al controllo del Ministero degli affari femminili afghano (MoWA);
tale decreto emanato dal presidente Karzai recepisce una decisione assunta della Corte suprema afgana, l'organismo legislativo più oscurantista del Paese, secondo la quale l'allontanamento da casa delle donne maltrattate che si rifugiano nel centri di accoglienza gestiti dalle Ong è reato;
in particolare si prevede la chiusura di alcuni rifugi, l'obbligo delle donne di essere accompagnate nei rifugi da un mahram (parente maschio o marito), l'insegnamento della religione islamica, l'obbligo per le donne accolte di sottoporsi a costanti «esami medici» per il monitoraggio della loro attività sessuale;
il Governo afghano giustifica l'adozione di tale provvedimento sostenendo che il MoWA garantirebbe una migliore gestione dei fondi oltre ad una migliore selezione dello staff interno; in realtà, secondo quanto sostenuto dal CISDA, l'emanazione di tale provvedimento sarebbe avvenuta nell'esclusivo interesse di compiacere i fondamentalisti e i taleban con cui lo stesso Governo ha avviato delle trattative; infatti, il controllo diretto del Governo su tali rifugi sarebbe molto ben gradito ai fondamentalisti e ai taleban che da sempre hanno considerato tali luoghi come delle vere e proprie case di prostituzione;
l'approvazione di tali nuove norme costituisce un ennesimo attacco alla vita e alla dignità delle donne afgane vittime di violenza, alle quali non verrebbe più garantita alcuna protezione, in quanto difficilmente un familiare di sesso maschile, tanto più se marito, l'accompagnerebbe a cercare rifugio per sfuggire alle violenze che, nella maggior parte dei casi, si verificano proprio in famiglia;
in Afghanistan lo stupro è motivo di vergogna e di ripudio per la donna; inoltre, se dall'esame medico dovesse risultare che la stessa ha subito violenza, una volta sotto il controllo governativo, la vittima sarebbe condannata anziché ascoltata;
se la donna fuggisse da un matrimonio forzato, una volta raggiunto il rifugio sarebbe denunciata dallo stesso Governo per essersi allontanata da casa; le ragazze rimandate a casa vivrebbero nella vergogna e nell'emarginazione, o sarebbero direttamente giustiziate, come dimostrano i vari casi di lapidazione avvenuti in diverse parti del Paese negli ultimi mesi;
nel caso la famiglia chiedesse il ritorno a casa della donna per qualsivoglia motivo, anche in caso di un matrimonio forzato, lo staff del rifugio non potrebbe rifiutarsi. Come se non bastasse, molte delle donne provenienti da case rifugio verranno accusate di adulterio all'interno della loro comunità;
l'Afghanistan è uno dei Paesi più corrotti al mondo e, pertanto, la sottrazione della gestione dei rifugi alle Ong non consentirebbe alcun controllo sui fondi eventualmente stanziati dalle agenzie internazionali a favore delle donne vittime di violenza;
nel marzo 2009 il Governo Karzai ha firmato una legge intesa a colpire soprattutto le donne della comunità sciita secondo cui le donne non possono rifiutarsi di avere rapporti sessuali con il marito né tanto meno recarsi al lavoro, dal medico o a scuola senza il suo permesso;
nel marzo 2007, il Governo Karzai aveva provveduto a garantire l'amnistia per tutti i crimini contro l'umanità commessi in Afghanistan negli ultimi 20 anni;

nel gennaio 2007 il giornalista Parwez Kambashkh era stato condannato a morte da un tribunale di Balkh, dopo esser stato accusato di blasfemia a causa delle sue idee sulla parità dei diritti delle donne. Parwez, a seguito delle pressioni internazionali, venne graziato, ma altre decine di giornalisti versano nelle medesime condizioni;
nel luglio 2006, il Governo Karzai ha reintrodotto il Ministero per il vizio e la virtù, tristemente noto già sotto il regime talebano;
le organizzazioni afgane che si battono per i diritti umani denunciano inoltre le continue pressioni da parte del Governo per legalizzare il sistema di «giustizia informale», un sistema tribale all'interno del quale è prevista la lapidazione delle donne;
tra il 2001 e il 2011 il Governo italiano ha investito centinaia di milioni di euro nel progetto di ricostruzione della giustizia afgana -:
se il Governo italiano non ritenga doveroso attivarsi con la massima urgenza per verificare l'evoluzione della situazione dei diritti delle donne afgane, accertando, in particolare, se quanto riportato in premessa circa il contenuto del recente decreto emanato dal presidente Karzai corrisponda al vero; in caso affermativo, se e quali azioni intenda promuovere, nell'ambito dei rapporti tra l'Italia e il Governo afgano, affinché si disponga il ritiro del medesimo decreto;
se ritenga opportuno fornire ogni utile dettaglio circa il modo in cui sono stati investiti i fondi a suo tempo stanziati dal Governo italiano per sostenere la ricostruzione del sistema giudiziario del Paese, considerato che l'approvazione in questi ultimi anni di leggi in palese violazione delle principali norme internazionali sui diritti umani, in particolare quelli riguardanti le donne, alimenta il sospetto che tali progetti di cooperazione e di sostegno siano, in realtà, falliti.
(4-11198)

TESTO AGGIORNATO AL 23 MARZO 2011

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:

CATANOSO, CECCACCI RUBINO, FRASSINETTI, GIAMMANCO, MANCUSO, MANNUCCI, REPETTI, LA LOGGIA, GIBIINO, ANTONIONE e CAZZOLA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro per i rapporti con le regioni e coesione territoriale. - Per sapere - premesso che:
la direttiva 2009/147/CE tutela l'avifauna sul territorio dell'Unione europea e prevede che gli Stati membri dell'Unione adottino tutte le misure necessarie per mantenere o adeguare le popolazioni delle specie di uccelli selvatici ad un livello di conservazione soddisfacente;
in base alla direttiva comunitaria, la caccia in Europa può svolgersi solo se non arreca danno alla conservazione degli uccelli e se è effettuata entro determinati e specifici limiti;
tra i principali di questi limiti vi è il divieto assoluto di cacciare durante il periodo della riproduzione e della migrazione preriproduttiva degli uccelli;
questa direttiva è stata recepita in Italia principalmente, sebbene in modo parziale, dalla legge quadro nazionale n. 157 del 1992, che tutela la fauna selvatica e disciplina la caccia;
nel 2006 la Commissione europea ha attivato contro la Repubblica italiana la procedura di infrazione 2006/2131 ex articolo 226 del Trattato CE per «non conformità alla direttiva 2009/147/CE»;
detta procedura di infrazione è stata accompagnata da un parere motivato di oltre 60 punti che recano le molte contestazioni mosse dalla Commissione, tra cui il cattivo sistema italiano di deroghe di caccia, l'assenza nella legge italiana del divieto di cacciare durante la riproduzione

e la migrazione preriproduttiva degli uccelli e la mancanza di una norma esplicita, sempre nella legislazione nazionale, che preveda l'impegno di Stato e regioni ad adottare ogni misura necessaria per il buono stato di conservazione degli uccelli;
con la legge comunitaria 2009, in recepimento della direttiva europea, l'Italia ha inserito nella legge n. 157 del 1992 il divieto di caccia nei periodi di migrazione e riproduzione degli uccelli e l'obbligo per Stato e regioni di mantenere in buono stato di conservazione gli uccelli selvatici, rispondendo in parte alla procedura di infrazione;
nel luglio 2010 la Corte di giustizia ha comunque condannato la Repubblica italiana in merito alla procedura 2006/2131 per non aver ottemperato per tempo e del tutto agli obblighi comunitari;
l'Italia deve ora rapidamente adeguarsi su tutti gli aspetti citati nella sentenza della Corte di giustizia, anche dando piena e corretta applicazione alle norme comunitarie recepite, onde evitare la seconda e definitiva condanna, che comporterebbe anche pesanti sanzioni economiche;
per favorire la piena e corretta applicazione delle norme recepite, l'ISPRA (Istituto per la protezione e la ricerca ambientale), che è l'autorità scientifica nazionale in materia, nel luglio 2010 ha trasmesso a tutte le regioni le indicazioni su come adeguare le normative regionali, tra l'altro riducendo il periodo di caccia e sospendendo la cacciabilità di alcune specie particolarmente sofferenti;
le regioni hanno completamente disatteso le indicazioni dell'autorità scientifica nazionale e gli obblighi di legge, con alcuni casi clamorosi quali quelli di Calabria, Lazio e Puglia, in cui, dopo un iniziale adeguamento dei calendari, anche dovuto a varie ordinanze dei TAR, hanno nuovamente modificato i calendari venatori consentendo di cacciare in periodi vietati e a specie in cattivo stato di conservazione;
a tale situazione, gravissima dal punto di vista giuridico e naturalistico, che potrebbe determinare un nuovo intervento da parte degli organismi comunitari, va posto immediato rimedio tramite l'adeguamento di tutti i calendari venatori regionali secondo le indicazioni dell'ISPRA;
la tutela della fauna è potestà esclusiva dello Stato, il quale, anche attraverso gli organi ufficiali di consulenza quale l'ISPRA, detta le misure minime di conservazione, tra cui i limiti massimi per la stagione di caccia, cui le regioni devono adeguarsi e rispetto ai quali possono prevedere misure solo più restrittive e mai più permissive;
dunque è obbligo dello Stato e in particolare dei Ministeri competenti intervenire affinché le norme siano pienamente applicate e, nel caso di specie, siano applicati il divieto di cacciare durante la riproduzione e la migrazione degli uccelli e il divieto di cacciare a specie in cattivo stato di conservazione secondo le indicazioni dell'ISPRA -:
quali iniziative i Ministri interrogati intendano porre in essere per far sì che, a partire dai prossimi calendari venatori, siano applicate pienamente le misure di tutela dettagliatamente indicate dall'ISPRA nella sua «Guida alla stesura dei calendari venatori», elaborata in conseguenza dell'approvazione della legge comunitaria 2009, tra le quali il divieto di caccia durante le fasi di riproduzione e migrazione degli uccelli e la sospensione dai calendari venatori di specie in cattivo stato di conservazione;
se i Ministri interrogati non intendano agire in maniera urgente al fine di far sì che i calendari venatori della prossima stagione venatoria siano predisposti per tempo e con tutti gli elementi del caso, nonché al fine di evitare che una nuova e questa volta definitiva condanna della Corte di giustizia si produca contro la Repubblica italiana.
(4-11185)

VESSA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
una valanga di ricorsi minaccia di abbattersi sui tribunali amministrativi regionali dopo che sarà pubblicato il decreto sulle rinnovabili approvato in via definitiva dal Consiglio dei ministri;
una norma in particolare contenuta nel decreto legislativo ha messo in seria difficoltà il settore dell'energia fotovoltaica, eliminando, con soli tre mesi di preavviso, il terzo conto energia, quello che fissava gli incentivi per il solare dal gennaio 2011 alla fine del 2013;
il decreto ha stabilito che potranno godere delle tariffe così stabilite solo gli impianti allacciati alla rete entro la fine di maggio, mentre per tutti gli altri i nuovi incentivi saranno stabiliti con un decreto da emanare entro la fine di aprile;
gli operatori, che avevano sollevato anche dubbi di costituzionalità, si preparano adesso a dare battaglia;
molto probabilmente tutti gli operatori che alla scadenza del 31 maggio 2011 richiederanno l'accesso alle tariffe del terzo conto energia e si vedranno rispondere con un diniego, si appelleranno al tribunale amministrativo regionale contro la decisione;
è particolarmente grave il fatto che tale intervento legislativo leda diritti acquisiti degli operatori che hanno effettuato i propri investimenti sulla base del terzo conto, entrato in vigore pochi mesi fa, e che rischiano di non avere il tempo necessario per il loro completamento entro la data prevista dal nuovo decreto -:
quali siano le iniziative che si intendano predisporre al fine di colmare quella che all'interrogante appare una evidente quanto deplorevole anomalia normativa e procedurale, allo scopo di tutelare i produttori di energia verde.
(4-11190)

VESSA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo sulle energie rinnovabili approvato la scorsa settimana dal Governo modifica il meccanismo degli incentivi danneggiando di fatto la Campania e il Meridione, che ospitano la maggiore quantità di pannelli solari e che dovranno rinunciare a ingenti fondi;
il conto energia, ovvero il programma europeo che disciplina gli incentivi in materia varato il 6 agosto, è stato bloccato fino al 30 aprile, quando dovrà essere redatto un nuovo piano da parte dei Ministeri competenti;
al tempo stesso il decreto legislativo stabilisce la retroattività delle norme e dunque si rende valido anche per gli interventi in corso di realizzazione;
una doppia misura che fa crollare in un sol colpo le certezze per gli investitori e mette a rischio una quantità impressionante di risorse, quasi tutte destinate al Mezzogiorno;
si tratta di circa 50 miliardi di euro di incentivi in 20 anni, pari a 2,5 miliardi all'anno, per raggiungere la quota Ue di 8 mila megawatt che rappresentano il 17 per cento delle rinnovabili (basti pensare che la Germania e il Giappone sono già a 52 mila megawatt);
le regioni principalmente coinvolte sono la Campania e la Calabria, mentre la Puglia e la Sicilia hanno già realizzato una parte di opere;
almeno un terzo di questi fondi, secondo gli esperti, avrebbero dovuto essere impiegati in Campania per la produzione di energie rinnovabili;
nel comparto sono impiegati circa 120 mila lavoratori, una volta e mezzo i dipendenti della Fiat e il loro posto è oggi in pericolo anche perché, in assenza di

certezze, gli investitori stranieri sono pronti a ritirarsi -:
quali siano le iniziative che i Ministri interrogati intendano intraprendere, rispettando i vincoli comunitari e attuando un piano energetico nazionale coerente con il fabbisogno di energia rinnovabile sul territorio nazionale e, in particolare, nel meridione e se si intendano assumere opportune iniziative normative di rettifica della disciplina vigente.
(4-11202)

TESTO AGGIORNATO AL 31 MARZO 2011

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per i beni e le attività culturali, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
a seguito dei progressivi tagli del Fondo unico dello spettacolo (FUS), la società Cinecittà-Luce s.p.a., sta ricevendo dallo stesso finanziamenti via via decrescenti. Si è passati infatti gradualmente dai 29 milioni di euro nel 2004, ai 17,2 milioni di euro nel 2010, che sono destinati a ridursi ancora di più nel 2011, attestandosi a soli 7,5 milioni di euro;
la funzione della società Cinecittà-Luce è particolarmente utile, sia per la promozione del cinema italiano all'estero, sia per la valorizzazione di nuovi talenti con la distribuzione di film d'autore. Si tratta, in sostanza, di un pilastro della politica culturale italiana in un ambito, come quello cinematografico, spesso messo in difficoltà dalla forza delle produzioni cinematografiche d'oltre oceano, che hanno l'enorme vantaggio di partenza di essere girati in lingua inglese;
questo ridimensionamento del FUS, sia pure motivato da esigenze di politiche di bilancio, rischia di ridurre al minimo l'attività di Cinecittà-Luce mette a rischio il posto di almeno 80 lavoratori, il che rappresenterebbe un fatto sicuramente dannoso per la cultura italiana -:
se non si ritenga necessario ed urgente riconsiderare la decisione del taglio dei finanziamenti, al fine di consentire la continuazione dell'attività ed il rilancio di una struttura culturale storicamente assai importante per il Paese, quale è appunto Cinecittà-Luce.
(2-00999)
«Carlucci, Goisis, Garagnani, Rivolta, Botta, Pionati, Grimoldi, Vessa, Moles, Barbieri, Germanà, Vincenzo Antonio Fontana, Nirenstein, Baccini, Consiglio, Chiappori, Grassano, Iannaccone, Porfidia, Sardelli, Centemero, Palmieri, Pagano, Lainati, Pili, Nizzi, Barba, Murgia, Saltamartini, Bergamini, Porta, Renato Farina, Sbai, Di Virgilio, Aprea, Calabria, Cassinelli, Ceroni, De Girolamo, Frassinetti, Rossa, Pes, Capitanio Santolini».

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DIFESA

Interrogazione a risposta orale:

ASCIERTO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
Le associazioni combattentistiche d'Arma e quelle di categoria (U. e SU) della Difesa riscuotono spesso riconoscimenti verbali in circostanze pubbliche e private, ad ogni livello Istituzionale, per il loro operato che consiste nel promuovere e diffondere nella società quei valori fondamentali quali: integrità morale, spirituale e materiale, tipici della propria Patria;
alcune di queste associazioni, per la loro attività, usufruiscono di locali all'interno di caserme, alcune dismesse, cedute temporaneamente dalla difesa al demanio dello Stato;

le associazioni sino ad oggi hanno pagato canoni di affitto ridotti che ha consentito loro di svolgere la benemerita attività a favore della collettività;
l'associazione ANUPSA, ad esempio, conta circa 8000 iscritti a livello nazionale ed è presente nel Nord Est d'Italia suddivisa in 9 gruppi con circa 2000 soci che svolgono la propria attività di puro volontariato; tale attività è alimentata esclusivamente dalle quote associative versate dai singoli appartenenti che così consentono di pagare il canone, lì dove esiste la possibilità di una sede;
sembrerebbe imminente la possibilità che i canoni di locazione di queste sedi siano aumentati dal consueto 10 per cento annuo al 50 per cento a partire dall'anno 2011 e ciò significherebbe un forte aggravio delle spese di affitto che porterebbe a un dissesto del modesto bilancio associativo con la conseguente chiusura delle stesse associazioni per l'impossibilità a sostenere i costi -:
quali provvedimenti il Ministro interrogato intenda porre in essere al fine di lasciare invariati i canoni preesistenti per scongiurare la chiusura di tali associazioni che promuovono i valori della Patria e delle tradizioni militari.
(3-01508)

Interrogazione a risposta scritta:

PALADINI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
migliaia di famiglie di militari fruiscono degli alloggi demaniali del Ministero della difesa e che la mozione n. 1-00559 in merito alle politiche di fruizione degli alloggi demaniali della difesa, approvata l'8 febbraio 2011 con amplissima maggioranza, aveva fatto ben sperare circa l'inserimento di una specifica disposizione all'interno del decreto-legge «Milleproroghe»;
i contenuti sono stati invece completamente disattesi dal decreto-legge «Milleproroghe» lasciando molta perplessità sulla reale volontà dei vertici della difesa, in quanto non si è evidenziato alcun cambio di rotta nella politica avviata, tant'è che nello stesso decreto non compare alcun accenno in merito al rinvio dell'applicazione dei canoni al libero mercato dal 1o gennaio 2011 fino alla notifica all'utente del canone medesimo;
senza il rinvio dei canoni al libero mercato, resta l'esigenza di dare attuazione agli impegni assunti in sede parlamentare in favore delle famiglie di tanti onesti lavoratori dello Stato;
ad avviso dell'interrogante sarebbe auspicabile, ove possibile, che il Ministro della difesa formalizzi il suddetto rinvio in un «atto di indirizzo» allo Stato maggiore della difesa;
occorre dare concretezza allo spirito della mozione, offrendo un segnale concreto di apertura verso le tante famiglie di militari che vivono con angoscia tale situazione nell'attesa di una possibile soluzione -:
se il Ministro interrogato non ritenga utile l'avvio di una politica mirata a dare concretezza allo spirito della mozione di cui in premessa e a dare seguito al rinvio dell'applicazione dei canoni al libero mercato dal 1o gennaio 2011 fino alla notifica all'utente dei canoni medesimi.
(4-11197)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:

GRIMOLDI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'introduzione del DURC per ambulanti ha prodotto, in alcuni comuni delle Marche (e in tutti comuni delle altre regioni che ne fanno richiesta) l'obbligo per gli operatori mercatali di sanare i debiti pregressi con gli enti pubblici e le

pubbliche amministrazioni, pena la decadenza delle autorizzazioni commerciali su aree pubbliche e l'impossibilità a partecipare alle operazioni di spunta;
il DURC viene rilasciato dall'INPS, dopo aver verificato per il tramite del soggetto esattore (Equitalia S.p.a.) la regolarità di tutti i pagamenti;
in data 1o febbraio 2011 è entrata in vigore la legge regionale della regione Marche che prevede appunto la richiesta del DURC per esercitare le attività di vendita ambulante;
molti cittadini extracomunitari, invece di proseguire le loro attività richiedendo il DURC e quindi mettendosi in regola, hanno preferito vendere le loro attività e relative autorizzazioni commerciali;
peraltro, sembra che anche in sede di stipula degli atti di vendita/cessione il DURC non sia stato richiesto;
in questo modo tutti i debiti che non erano stati pagati relativi alle attività divengono sostanzialmente non recuperabili;
la medesima situazione parrebbe manifestarsi anche in altri settori commerciali (negozi, artigiani...) -:
se i Ministri siano a conoscenza dei fatti citati e se non ritenga opportuno intervenire per accertare eventuali responsabilità.
(4-11175)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:

LIBÈ e RAO. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che;
un agente della polizia penitenziaria in servizio nel carcere di Parma è stato ricoverato circa due settimane fa nell'ospedale cittadino per aver contratto la tubercolosi;
è altissimo il rischio per gli agenti di contrarre malattie contagiose, a causa della promiscuità esistente nelle carceri, dove il 25 per cento dei detenuti sono tossicodipendenti, molti dei quali sieropositivi e affetti da patologie infettive come l'epatite B e C;
in alcune carceri del Nord Italia la percentuale di tossicodipendenti sale addirittura al 55/60 per cento. Gli stranieri sono il 37 per cento come media nazionale, mentre al Nord arrivano a punte del 50/60 per cento, molti del quali provenienti dai paesi del Nord Africa;
la vicenda di Parma non è isolata, in quanto ci sono stati casi di epatite B e C contratta dal personale di polizia penitenziaria, che spesso entra in contatto con soggetti dei quali, per ragioni di privacy, non conosce lo stato di salute e il quadro clinico;
sarebbe opportuno che il personale di polizia penitenziaria potesse sottoporsi periodicamente allo screening per le patologie infettive come la Tbc, le forme di epatite ed altre, in ragione della tipologia di lavoro a rischio;
nel carcere di Parma, dove sono ristretti 524 detenuti e lavorano circa 250 appartenenti alla polizia penitenziaria, la tensione è altissima -:
se non intenda intervenire al più presto, affinché il personale di polizia penitenziaria e i detenuti siano accuratamente controllati, per evitare il diffondersi della tubercolosi.
(3-01509)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

BOCCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nelle prossime settimane un centinaio di nuovi detenuti provenienti da istituti penitenziari campani arriveranno al carcere di Maiano (Spoleto);

tale evento andrà ad appesantire la situazione, già al limite della sostenibilità, del carcere di Spoleto;
nel 2010 nel penitenziario di Maiano si sono registrati tra i detenuti 67 atti di autolesionismo, un suicidio, 6 tentati suicidi, 3 aggressioni ai danni degli agenti penitenziari e 59 scioperi della fame;
la capienza dell'istituto è di 450 reclusi, ma i dati al 31 dicembre 2010 indicano una presenza di 676 detenuti; le sezioni sono aumentate da 13 a 19; le celle di tre metri per tre, concepite per ospitare un solo detenuto, ne ospitano due e si pensa di inserire anche un terzo letto; lo spazio comune per la ricreazione dei detenuti è stato soppresso per la carenza di agenti di sorveglianza;
in questa situazione drammatica gli agenti penitenziari cercano di mantenere, tra mille difficoltà, una pacifica convivenza tra detenuti ma sono costretti a sopperire alla carenza di organico facendo turni massacranti e gli straordinari non vengono loro pagati;
la legge 199 del 2010, cosiddetta «svuota carceri», è stata un fallimento: solo mille detenuti in tutta Italia sono usciti dal carcere per concludere la pena detentiva inferiore ad un anno presso il loro domicilio -:
se non ritenga di adottare interventi urgenti per risolvere i problemi della carenza di agenti e del sovraffollamento nel carcere di Spoleto.
(5-04356)

TORRISI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 16 aprile 2004 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 30 un concorso ad esami, per 110 posti, inerente il profilo professionale di funzionario contabile, area C, posizione economica C1;
il 31 gennaio 2007 nel bollettino ufficiale del Ministero della giustizia n. 2 viene pubblicata la graduatoria ufficiale definitiva del suddetto concorso;
negli anni 2008 e 2009 sono stati immessi in servizio soltanto i primi 67 vincitori;
nel mese di novembre dell'anno 2009 viene autorizzata l'assunzione anche per 43 candidati idonei utilmente collocati nella graduatoria del concorso medesimo, a completamento dei 110 dieci posti messi a concorso;
il 12 aprile del 2010 sono stati immessi in servizio 33 dei 43 contabili convocati, essendo emerse 10 rinunce che immediatamente avrebbero potuto essere coperte tramite scorrimento della vigente graduatoria;
in data 19 maggio 2010, tramite comunicazione scritta, il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria invita gli idonei utilmente collocati, a redigere in ordine di preferenza un elenco contenente le sedi rimaste vacanti dalle rinunce;
ad oggi, non si sono avute comunicazioni circa l'assunzione dei 10 idonei utilmente classificati nella graduatoria;
sembra essere necessaria al fine di poter procedere con l'immissione in servizio degli ultimi 10 vincitori del concorso, l'approvazione del regolamento di organizzazione del Ministero della giustizia;
nel corso del Consiglio dei ministri n. 119 del 17 dicembre 2010 su proposta del Ministro interrogato, veniva approvato il nuovo schema di decreto del Presidente della Repubblica recante il «Regolamento di organizzazione del Ministero della giustizia»;
attualmente, nulla si sa sullo stato di avanzamento del procedimento riguardante il suddetto provvedimento. L'unico punto certo è che il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria senza tale provvedimento non può procedere alle assunzioni dei vincitori e degli idonei dei concorsi relativi ai profili di funzionario contabile, educatore penitenziario e collaboratore amministrativo;

la graduatoria del concorso medesimo scade il 31 marzo 2011, come da proroga disposta con il decreto-legge «milleproroghe» -:
se non ritenga il Ministro di assumere le iniziative di competenza affinché il regolamento di cui in premessa venga immediatamente adottato e si proceda celermente al completamento delle assunzioni dei 10 idonei suddetti, per i quali, è doveroso sottolinearlo, non deve essere stanziato neanche un euro in più rispetto a quanto già fatto in occasione dell'assunzione dei 33 idonei in data 12 aprile 2010, dato che questi 10 contabili subentrano per rinuncia.
(5-04359)

Interrogazioni a risposta scritta:

SCILIPOTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
è a conoscenza dell'interrogante che al signor Domenico Longo, rettore responsabile ed editore del periodico L'Altra Voce, il 26 settembre 2009 occorreva un episodio spiacevole, allorquando, accompagnato da un suo collaboratore, si portava in Morcone (Benevento) per distribuire l'ultimo numero (ossia il n. 5 del settembre 2009 - anno 16o) del predetto periodico;
mentre stava distribuendo il suddetto giornale nelle immediate adiacenze dell'ingresso della fiera che ivi si teneva in quei giorni, veniva avvicinato da una pattuglia di carabinieri composta da due sottufficiali (un maresciallo, probabilmente il comandante della locale stazione ed un brigadiere) i quali gli chiedevano conto della sua attività raccogliendo le generalità;
alla fine, congedandosi, i due militi ritornavano in un locale dal quale erano venuti fuori, sito all'ingresso della fiera stessa;
poco dopo sopraggiungeva un vigile urbano del comune di Morcone (Benevento) in divisa, che si appurava essere tale Lombardi, il quale, senza mezzi termini, invitava il signor Domenico Longo ad andarsene perché, a suo parere, non stava svolgendo un'azione lecita;
alle rimostranze del predetto vigile urbano, il signor Longo fece presente di aver chiarito la sua posizione con i carabinieri già intervenuti;
verso le ore dodici il Lombardi ritornava alla carica, facendosi spalleggiare da una quindicina di altre persone del posto, ed insieme aggredivano il predetto giornalista. Il tutto avveniva sotto lo sguardo dei due sottufficiali dell'arma, che, a quanto pare, non sarebbero intervenuti;
gli aggressori, compiuta la loro violenta missione e costretto il giornalista ad andare via, si allontanavano senza che i militari presenti avvertissero l'esigenza di identificarli;
il signor Domenico Longo ricorreva alle cure dei sanitari della clinica GEPOS di Telese Terme (Benevento) che formularono diagnosi di tre giorni s.c.;
sin da subito il Longo inutilmente cercò di avere un colloquio con il comandante della compagnia dei carabinieri di Cerreto Sannita (Benevento) per illustrare i fatti accaduti. Ma, tranne un iniziale colloquio con tale maresciallo Scarinzi, il quale s'impegnò di promuovere un incontro tra il Longo ed il comandante della compagnia, detto incontro si rivelava impossibile, nonostante reiterate richieste;
per questi fatti il signor Domenico Longo sporgeva querela (come tante altre sporte dal predetto giornalista), che è all'attenzione degli inquirenti;
non è ozioso sottolineare che il signor Domenico Longo si è distinto in questi anni per una serie di coraggiose inchieste a carico di magistrati di quel tribunale -:
se siano state avviate indagini in relazione alla querela sporta dal predetto giornalista per l'aggressione subita in Morcone (Benevento);

se e quali iniziative, anche disciplinari, abbiano assunto il comandante della compagnia dei carabinieri di Cerreto Sannita (Benevento) e gli altri superiori gerarchici in relazione a quello che appaiono all'interrogante gravi omissioni poste in essere dai sottufficiali della stazione dei carabinieri di Morcone (Benevento) in occasione dei fatti innanzi esposti.
(4-11195)

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in data 13 marzo 2009 veniva arrestato con ordinanza del GIP del Tribunale di Castrovillari, Rimoli Antonio, reo confesso dell'omicidio della propria moglie, assassinata con sedici pugnalate tutte in zone vitali e, poi, sgozzata;
nell'ordinanza custodiale il GIP evidenziava che: «L'atteggiamento dimostrato dall'indagato nel corso dell'interrogatorio in cui non ha mostrato alcun segno di pentimento almeno di rincrescimento rifugiandosi viceversa nella reiterazione del risentimento nei confronti della vittima...»;
il tribunale del riesame di Catanzaro, con provvedimento del 26 marzo 2009, ritenuta la pericolosità della condotta del Rimoli, indice di una inclinazione a delinquere, ha ritenuto la custodia cautelare in carcere assolutamente necessaria;
detto provvedimento del tribunale del riesame non veniva impugnato sicché si costituiva giudicato cautelare sulla necessità della misura della detenzione carceraria a carico di Rimoli;
il GIP del tribunale di Castrovillari in data 18 novembre 2009 in sede di rito abbreviato, emetteva sentenza con cui riconosceva il Rimoli Antonio responsabile del delitto di omicidio pluriaggravato, negava le attenuanti generiche, e lo condannava ad anni 30 di reclusione;
il GlP del Tribunale di Castrovillari rigettava, altresì, l'istanza della difesa dell'imputato di sostituzione della custodia in carcere con quella degli arresti domiciliari; detto diniego non veniva impugnato sicché si costituiva sul punto ulteriore giudicato cautelare;
con sentenza del 23 novembre 2010 la corte d'assise d'appello di Catanzaro, ancora non passata in giudicato, lasciando inalterato il quadro processuale dei fatti, delineato dall'accusa, concedeva all'imputato del feroce uxoricidio le attenuanti generiche, e riduceva la pena al Rimoli a 15 anni di reclusione;
inoltre, nel mentre non era stata ancora depositata la motivazione della citata sentenza, in data 3 gennaio 2011, la corte d'assise d'appello di Catanzaro emetteva ordinanza, depositata il 7 gennaio 2011, con la quale sostituiva alla detenzione carceraria (la cui durata era stata addirittura dimezzata) gli arresti domiciliari;
in data 15 dicembre 2007 Gianluca De Marco, di anni trentacinque, in Villapiana (Cosenza) assassinava la moglie di anni trentadue, inferendole 22 coltellate, e la figlioletta di quattro anni, con dieci coltellate; in esito al gravissimo episodio delittuoso il GIP del Tribunale di Castrovillari emetteva ordinanza di custodia cautelare in carcere per il De Marco;
con sentenza del 19 marzo 2009 Gianluca De Marco, colpevole del delitto di omicidio plurimo pluriaggravato, veniva condannato alla pena dell'ergastolo;
la corte di assise di appello di Catanzaro (presidente e giudice a latere nelle stesse persone della sentenza emessa il 23 novembre 2010 nei confronti di Antonio Rimoli), con sentenza n. 9/2010, pronunciata il 6 maggio 2010, escludeva l'aggravante della premeditazione e riduceva al De Marco la pena a 16 anni di reclusione -:
se non intenda assumere iniziative normative volte ad evitare, nel caso di delitti che presentano caratteristiche di così evidente efferatezza, effetti di riduzione della pena o regimi sanzionatori alternati che appaiono all'interrogante

particolarmente in contrasto con diffusi sentimenti di equità e giustizia.
(4-11199)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

LOVELLI, META e VELO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il consiglio di amministrazione del gruppo Ferrovie dello Stato sta per approvare il nuovo piano industriale per il quinquennio 2011-2015;
il piano delinea l'attività aziendale nei prossimi 5 anni in relazione alla strategia produttiva, industriale, finanziaria ed organizzativa del gruppo Ferrovie dello Stato;
le informazioni sul piano al momento sono frammentarie ed occasionali rese disponibili, per lo più, da anticipazioni ed indiscrezioni apparse sugli organi di informazione ed in base alle quali ciò che sta per esser deciso necessita di approfondite valutazioni;
dalle informazioni stampa si evince che le linee guida del piano industriale sono lo scorporo e la razionalizzazione del settore merci, la cessione del pacchetto di controllo ai privati di Grandi Stazioni e l'espansione all'estero e nel mercato europeo, sulla scia dei progetti già intrapresi;
in particolare sembrerebbe che la divisione cargo di Trenitalia - già interessata negli anni passati da un importante processo di ristrutturazione - subirebbe un ulteriore processo di razionalizzazione che ne prevede lo scorporo da Trenitalia, la fusione con le altre società controllate del gruppo, in primo luogo con la tedesca TX Logistik, e la quotazione in borsa;
sempre secondo le anticipazioni, il piano prevedrebbe anche la cessione del pacchetto di controllo della società Grandi Stazioni, che potrebbe diventare una delle più importanti privatizzazioni di questi ultimi anni (il 40 per cento, comunque, è già in mano agli azionisti privati); Grandi Stazioni, società che controlla le 13 principali stazioni della rete, disporrebbe di un patrimonio di strutture completamente rinnovate e trasformate in grandi centri di attività commerciali e sviluppo di servizi;
inoltre, la società Grandi Stazioni potrebbe gestire, in una posizione di terzietà assoluta, l'ingresso di nuovi operatori ferroviari e la loro ricerca di spazi o di operatività in stazione. La questione dello scorporo dal gruppo e della costituzione di una società autonoma è stata più volte richiamata anche per il ruolo di RFI, società di gestione dell'infrastruttura, per la quale - sempre secondo le anticipazioni stampa - non è prevista invece alcuna novità nel piano industriale, perché ritenuta utile alle strategie del gruppo e perché rappresenta una linea che non è seguita in quasi nessun paese in Europa;
le maggiori attenzioni del piano, comunque, dovrebbero essere dedicate alla valorizzazione dell'alta velocità (AV) e, soprattutto, ai progetti di espansione in Europa, proprio partendo dai risultati conseguiti nel segmento alta velocità con meccanismi interamente di mercato; gli obiettivi sembrano essere molto ambiziosi e puntano ad acquisire all'estero imprese ferroviarie ancora più grandi di Arriva Deutschland - acquisizione conclusa di recente - e portare la concorrenza dell'alta velocità italiana sui grandi itinerari europei;
per realizzare questi ambiziosi progetti, il Gruppo dovrebbe recuperare redditività, a questo evidentemente, servirebbero le cessioni di pacchetti di controllo e l'eventuale quotazione di società risanate nei loro bilanci e nella loro struttura. Sembrerebbe, inoltre, che Ferrovie dello Stato starebbe lavorando all'ipotesi di «prendere in gestione diretta la ristorazione negli scali dove arriva l'alta velocità»;
da una recente intervista rilasciata dall'amministratore delegato del Gruppo,

infine, si apprende che sarebbe prossima la costituzione di «uno o due fondi immobiliari» e il rafforzamento nel settore delle tlc e che, per il medesimo, sarebbe inevitabile abbandonare almeno 154 treni a lunga percorrenza, ritenuti evidentemente non compatibili con la missione di Ferrovie dello Stato o non sufficientemente redditizi -:
quali iniziative intendano assumere i Ministri interrogati per garantire la copertura del servizio universale, se siano a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali siano le loro valutazioni sul piano industriale del gruppo Ferrovie dello Stato, in particolare, se condividano le strategie del gruppo e se non reputino opportuno, quali azionisti, pur nel riconoscimento del ruolo nuovo che le Ferrovie dello Stato devono assolvere nel mercato, dare indicazioni precise sulla missione strategica del gruppo stesso.
(5-04358)

BERGAMINI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la stazione ferroviaria di Muratella del comune di Roma, vive una situazione di gravissimo degrado, denunciata sia dagli abitanti della zona sia da chi si reca quotidianamente a prendere il treno;
nella suddetta stazione ferroviaria non è presente alcun servizio di biglietteria, neanche automatica e i passeggeri sono costretti a recarsi negli esercizi commerciali posti al di fuori della stazione per acquistare il titolo di viaggio;
nei sottopassaggi non esiste alcun controllo, a causa dell'assenza di videocamere, con grave pregiudizio per la sicurezza dei passeggeri che transitano, soprattutto in orari serali e notturni;
le colonnine di richiesta di soccorso risultano fuori servizio e su di esse è posto da tempo un cartello di manutenzione da parte delle Ferrovie dello Stato;
è stata segnalata la completa assenza del personale delle Ferrovie dello Stato, anche nelle ore di massima frequentazione della stazione;
l'accesso ai binari per i passeggeri disabili o a mobilità ridotta è difficoltoso dal momento che, il sottopassaggio per raggiungere il secondo binario, è servito soltanto da rampe di scale ed è privo di ascensore di collegamento;
il regolamento (CE) n. 1371/2007 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2007, relativo ai diritti e agli obblighi dei passeggeri nel trasporto ferroviario, stabilisce una specifica tutela delle persone disabili e con mobilità ridotta prevedendo, all'articolo 21, che le imprese ferroviarie e i gestori delle stazioni devono garantire, per le persone a mobilità ridotta, l'accesso alle stazioni, alle banchine, al materiale rotabile e agli altri servizi;
l'articolo 24 del suddetto regolamento prevede che, in caso di partenza, transito o arrivo di una persona disabile o a mobilità ridotta in una stazione ferroviaria dotata di personale, il gestore della stazione deve fornire gratuitamente l'assistenza necessaria all'interessato per salire sul treno in partenza o scendere dal treno in arrivo per il quale ha acquistato il biglietto -:
se il Governo sia a conoscenza della situazione di degrado in cui versa la stazione ferroviaria sopra citata e quali iniziative intenda assumere nei confronti del gruppo Ferrovie dello Stato per far fronte tempestivamente alle inefficienze e ai disservizi descritti in premessa.
(5-04364)

Interrogazione a risposta scritta:

GIANNI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
come è noto la mancanza di una rete di infrastrutture moderna è una delle cause principali del mancato sviluppo economico nel Sud d'Italia;

in questo senso la situazione che si vive in provincia di Siracusa è esemplare sia in merito ai ritardi inaccettabili nell'esecuzione delle opere che per il disinteresse che gli organi preposti alla realizzazione di varie opere dimostrano;
il sistema di trasporto per ferro e la rete stradale sono la dimostrazione evidente di questo irresponsabile disinteresse, che nuoce gravemente agli abitanti e alla volontà di sviluppo dell'economia locale;
dall'estate 2010 la situazione, per quanto riguarda il trasporto su ferro, è andata ulteriormente peggiorando:
a) con il taglio di ulteriori tre corse della linea Siracusa-Catania-Messina, a cui si è aggiunto il mancato ammodernamento di alcune tratte, fra le quali l'elettrificazione della linea Siracusa-Noto-Ragusa;
b) con la mancata entrata in servizio del nuovo scalo merci «Pantanelli», le nuove officine, la platea di lavaggio, il depuratore e la dirigenza centrale operativa, opere queste che hanno comportato una vasta cementificazione nonché un notevole esborso di denaro, con la conseguenza del blocco quasi totale del traffico merci;
c) con il blocco del raddoppio dei binari da Targia (Siragusa) a Bicocca (Catania) per motivazioni ancora da comprendere;
d) con la scomparsa da ogni impegno ufficiale del cosiddetto «nodo Catania» che avrebbe dovuto comprendere, tra l'altro, l'interramento del tratto Catania-Bicocca e la nuova stazione centrale;
e) con la mancata eliminazione nel siracusano dei passaggi a livello, nonostante un impegno di spesa di 750 milioni di euro per tali opere;
tali incredibili mancanze, che dimostrano una volontà di bloccare l'economia della zona più che pensare al suo rilancio, vengono imputate dalle Ferrovie dello Stato alla mancata firma del contratto di servizio tra regione, Stato, RFI e Trenitalia;
a tutto ciò, si accompagna un sistema stradale che presenta vistose carenze sia in termini di sviluppo che per quanto riguarda la manutenzione -:
se non ritenga necessario ed urgente intervenire, per quanto di competenza, affinché siano avviate e concluse tutte le opere infrastrutturali «promesse» più volte ai siciliani per quanto riguarda tutta l'area della provincia di Siracusa e i collegamenti di questa provincia con il resto dell'isola;
se intenda prendere contatti con tutti i soggetti interessati al fine di pervenire alla sottoscrizione del contratto di servizio con «Ferrovie Italia», assicurando, contemporaneamente, che la medesima azienda proceda alle necessarie opere di ammodernamento della linea ferroviaria siciliana;
come e quando s'intenda, più in generale, approntare un piano di opere infrastrutturali per quanto riguarda la mobilità nell'intera provincia di Siracusa e in Sicilia, per consentire, al di là di inutili promesse, un rilancio concreto dell'economia su questo territorio che è stato fortemente penalizzato, proprio in virtù di «storiche» mancanze, dalla profonda crisi economia che ha colpito il Paese.
(4-11192)

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INTERNO

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
i vigili del fuoco rappresentano ormai un insostituibile corpo di pubblica sicurezza cui però non viene corrisposto un trattamento pari a quello degli altri corpi dello Stato preposti alle medesime funzioni;

essi, infatti, rischiano la vita come i colleghi delle forze di polizia ma con una retribuzione di circa 300 euro in meno al mese;
oltre a non veder riconosciuto come usurante il proprio lavoro, non hanno le maggiorazioni, ai fini pensionistici, previste per le forze armate e di polizia;
aggravano notevolmente la situazione appena descritta un sistema di avanzamenti professionali congelato da anni e gestito in modo superficiale (a differenza delle forze di polizia dove si è provveduto ad un riordino delle carriere), unitamente ad una sempre maggiore carenza di organico che aumenta a dismisura il rischio professionale -:
se non ritenga opportuno, attraverso il superamento delle accennate disparità, porre il Corpo nazionale dei vigili del fuoco in piena efficienza funzionale e lavorativa, al fine di migliorare la risposta in termini di sicurezza dei cittadini;
se non intenda procedere a nuove assunzioni di personale, con esaurimento di tutte le graduatorie vigenti.
(2-00997)«Tassone».

Interrogazione a risposta in Commissione:

PIZZETTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la sede del distaccamento permanente dei vigili del fuoco di Crema (Cremona) soffre da tempo di pesanti problemi strutturali e non è più ormai adeguata agli attuali standard operativi sia in merito all'alloggiamento del personale che agli spazi di ricovero dei mezzi di soccorso;
al fine di trovare una soluzione ai problemi evidenziati e verificata maggiormente percorribile la proposta di realizzazione di una nuova caserma anziché di ristrutturazione e ampliamento della caserma esistente, il comune di Crema, individuata l'area, si è attivato di concerto con il comando provinciale dei vigili del fuoco per sviluppare un progetto in base alle caratteristiche generali fornite dal Ministero dell'interno;
la nota inviata dall'Agenzia del demanio - filiale Lombardia al comune di Crema in data 30 ottobre 2008, recitava: «Consultato per le vie brevi il Dipartimento dei Vigili del Fuoco, è stata confermata l'esigenza di edificare la sede del distaccamento di Crema a cura e spese dello stesso Ministero dell'Interno»;
le note del Ministero dell'interno - dipartimento dei vigili del fuoco trasmesse all'Agenzia del demanio - filiale Lombardia in data 7 luglio 2008 e 23 febbraio 2009 richiedevano l'assegnazione in uso governativo di un'area demaniale sita nel comune di Crema per la realizzazione della nuova sede del distaccamento dei vigili del fuoco e si comunicava che «a tal proposito questa Amministrazione ha incluso la realizzazione del distaccamento di Crema nelle prossime programmazioni pluriennali» -:
quale sia l'importo delle risorse finanziarie stanziate dal Ministero dell'interno e il cronoprogramma dei lavori per la costruzione della nuova sede del distaccamento dei vigili del fuoco di Crema (CR).
(5-04365)

Interrogazione a risposta scritta:

DIMA. - Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
le carenze di organico che si registrano nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco costringerebbero l'amministrazione competente ad impiegare ogni giorno ed in via ordinaria un enorme numero di vigili discontinui;
questo tipo di impiego sarebbe attuato in difformità da quanto previsto dall'articolo 9 del decreto legislativo n. 139 del 2006 «Riassetto delle disposizioni relative alle funzioni ed ai compiti del corpo nazionale dei vigili del fuoco a norma dell'articolo 11 della legge 29 luglio

2003, n. 229», nella parte in cui stabilisce che il personale volontario può essere richiamato in servizio temporaneo in occasione di calamità naturali o catastrofi o in caso di particolari necessità delle strutture centrali e periferiche del Corpo nazionale;
questo tipo di impiego risulta essere del tutto anomalo e quanto mai unico nella generale disciplina del diritto del lavoro dovendosi appellare al principio della straordinarietà prevista dal decreto legislativo sopra citato, anche se nei fatti tutto ciò sembrerebbe non avvenire;
negli anni passati si era giunti all'attivazione di un processo di stabilizzazione del suddetto personale, secondo quanto previsto dalla legge n. 296 del 2006, che, però, sembrerebbe essersi interrotto a seguito dell'introduzione nella legge finanziaria per il 2010 di norme e conseguentemente di risorse che lascerebbero aperta la possibilità a personale proveniente dalle Forze armate di essere assunti nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco, non permettendo quindi un completo assorbimento negli organici a titolo definitivo di chi per anni ha prestato servizio in via volontaria -:
quali iniziative il Ministro intenda porre in essere per garantire la stabilizzazione di personale che da più anni presta servizio quale volontario nel Corpo dei vigili del fuoco.
(4-11176)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZUCCHI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il giorno 13 dicembre 2010, diverse scuole di Pavia sono state occupate dagli studenti per protesta. Nella totalità dei casi, la questione si è normalizzata dopo qualche giorno, con un periodo di autogestione, con assemblee pubbliche, con discussioni fra studenti e dirigenti scolastici;
in una di queste scuole, il liceo Foscolo, l'occupazione è iniziata alle 7 di mattina ed è stata interrotta alle 19 della sera dall'intervento delle forze dell'ordine;
l'intervento della Digos e dei carabinieri è avvenuto dopo che il preside del liceo professor Lorenzo Fergonzi, ha ritenuto di chiamare le forze dell'ordine perché la scuola era stata chiusa da alcuni studenti occupanti;
durante l'azione di sgombero, la polizia ha girato alcuni video di documentazione, che sono poi stati sottoposti al preside, chiedendo il riconoscimento degli studenti. A quanto risulta dagli atti, il preside non ha fornito nominativi, «ma avrebbe "delegato" il riconoscimento ai docenti, fornendo alla polizia un elenco degli insegnanti che erano presenti la mattina dell'occupazione. Ai professori (alcuni sarebbero anche entrati nell'istituto, a parlare con gli studenti) sarebbe stato chiesto se vedessero, nelle immagini, i propri studenti» (tratto da: La Provincia Pavese del 5 marzo 2011);
lo sgombero da parte delle forze dell'ordine ha dato inizio alla procedura giudiziaria per cui si è pervenuti (anche grazie al riconoscimento tramite i filmati) alla spedizione di 34 informazioni di garanzia allievi nei confronti di 28 minorenni e sei maggiorenni del liceo Foscolo di Pavia, da parte del tribunale per i minori di Milano;
i capi d'imputazione per gli studenti indagati sono due: occupazione abusiva della scuola per manifestare contro la «riforma Gelmini» (che in quei giorni di dicembre ha animato molte scuole cittadine e che si è fatta sentire in tutta Italia), ed interruzione di pubblico servizio, per aver interrotto le lezioni -:
quali siano gli orientamenti del Ministro in relazione al comportamento del preside, che allo scrivente risulta essere stato l'unico in Italia durante le proteste di

dicembre 2010 ad aver fatto intervenire le forze dell'ordine, in relazione anche allo spirito educativo che la scuola incarna;
se ritenga utile un approfondimento ulteriore dell'accaduto per verificare se l'intervento delle forze dell'ordine fosse davvero necessario e dettato da esigenze di pubblica sicurezza;
come intenda intervenire per ripristinare la necessaria serenità nell'istituto scolastico, in cui si è creata una grave frattura fra le famiglie degli studenti e il preside, e nel quale è quanto mai urgente riprendere il percorso educativo interrottosi così bruscamente.
(5-04367)

Interrogazione a risposta scritta:

CASTIELLO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
vi è stato un parere dell'Avvocatura dello Stato in ordine all'interpretazione dei commi 605 e 619 della legge n. 296 del 2006 (Finanziaria per il 2007) circa l'immissione in ruolo nel mondo della scuola dei dirigenti campani alla luce del concorso ordinario del 2004 e, poi, nominati in altra regione;
alla luce, invece, di un'erronea interpretazione della legge, moltissimi addetti della scuola, al fine di non perdere il diritto alla nomina sono stati prima costretti a chiedere e ad accettare l'incarico dirigenziale presso altre regioni d'Italia e poi a subire un'ingiusta esclusione dai ruoli in seguito ad un ultimo concorso bandito con decreto ministeriale 3 ottobre 2006 che, nei fatti, ha totalmente annullato i sacrosanti diritti di quanti risultavano precedentemente idonei avendone i titoli ed i diritti;
tali diverse interpretazioni della legge finanziaria per il 2007, contrastanti con il precedente parere dell'Avvocatura dello Stato e per giunta applicate in maniera distorta, hanno provocato un notevole numero di contenziosi legali tra le parti;
nella regione Campania sono risultati paradossalmente nominati solamente tutti gli idonei i quali non hanno rispettato, invece, la decadenza dei termini del precedente «concorso ordinario» tanto che risulterebbero finanche vacanti o affidati a reggenze numerosissimi posti -:
quali iniziative il Governo intenda adottare al fine di verificare la difficile situazione riscontrata e di agevolare, viste le numerose disponibilità, la nomina dei dirigenti che ne facciano richiesta - oggi in servizio presso altre regioni in ossequio alla legge ed alla precedente interpretazione fornita dall'Avvocatura dello Stato - presso la regione di residenza, sanando l'evidente caso di ingiustizia e disparità venutosi a creare, anche rendendo più elastica la percentuale del 30 per cento prevista per la mobilità interregionale.
(4-11174)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:

MORASSUT. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'alienazione degli alloggi degli enti previdenziali pubblici è ormai avvenuta per la maggior parte del patrimonio (circa 100.000 alloggi) attraverso il cosiddetto processo di «cartolarizzazione»;
la parte restante, valutata ad oggi in circa 9.000 alloggi - in gran parte localizzati nella capitale - non è priva di problemi seri ed irrisolti;
la cartolarizzazione del patrimonio immobiliare degli enti previdenziali pubblici è stata decisa dal Parlamento italiano su richiesta del Governo;
con la legge n. 410 del 23 novembre 2001 il suddetto percorso di «cartolarizzazione» è stato avviato cedendo gli immobili ad una società - la SCIP - che ha

condotto la rivendita agli inquilini secondo procedure ben definite: prezzo di vendita individuato sulla base delle valutazioni correnti di mercato diminuito del 30 per cento ulteriore abbattimento del prezzo per l'acquisto secondo la procedura del mandato collettivo - almeno l'80 per cento delle unità immobiliari complessive di ciascun immobile, al netto di quelle libere;
altresì, sempre in base alla legge, le unità immobiliari definitivamente offerte in opzione entro il 26 settembre 2001 venissero vendute anche successivamente al prezzo e alle condizioni indicati nell'offerta e anche in caso di mancanza di tale offerta, ai conduttori che avessero manifestato la volontà di acquistare entro il 31 ottobre del 2001, fossero vendute al prezzo ed alle condizioni in vigore alla medesima data;
agli inquilini con livelli di redditi medio bassi - 19 mila euro annui - veniva garantito il rinnovo del contratto di locazione per 9 anni, a decorrere dalla prima scadenza del contratto successiva al trasferimento delle unità immobiliari alla SCIP e agli anziani ultrasessantacinquenni era consentita l'alienazione della sola nuda proprietà, nel caso di esercizio del diritto di opzione con riferimento al solo diritto di usufrutto;
fu stabilita una sanatoria per gli occupanti senza titolo, limitatamente alle occupazioni che non comportavano reato diverso dalla semplice occupazione abusiva, fino al settembre 2001;
con la legge 14 del 27 febbraio 2009 si è proceduto alla liquidazione della società di cartolarizzazione degli Immobili pubblici (SCIP), i beni immobili non ancora alienati venivano restituiti al soggetti originariamente proprietari - gli enti previdenziali pubblici - , e si stabiliva che i medesimi procedessero alla vendita diretta degli immobili con le medesime disposizioni vigenti per le operazioni di cartolarizzazione;
era in ultimo previsto che si potessero, al fine di favorire la tutela del diritto di abitazione, promuovere azioni per la definizione del contenzioso privilegiando soluzioni transattive e di bonario componimento;
a distanza di oltre due anni dalla liquidazione della SCIP gli enti previdenziali pubblici tornati in possesso degli alloggi - in particolare l'INPS - non hanno dato ancora corso alle procedure di vendita degli alloggi secondo quanto stabilito dalle leggi in materia precedentemente richiamate;
migliaia di famiglie si trovano oggi nella preoccupante condizione di aver avviato mutui per acquistare l'alloggio, congelato risparmi consistenti gravando sui propri bilanci, assunto impegni che rischiano di restare senza esito e di assistere nel pieno della crisi nel frattempo sopraggiunta all'erosione delle risorse accantonate per acquistare l'alloggio;
i conduttori con bassi redditi che non sono stati in grado di comperare l'alloggio rischiano di restare senza casa e di essere sfrattati essendo nel frattempo scaduti i termini della proroga della locazione;
resta irrisolto il problema degli occupanti senza titolo che tuttavia hanno pagato regolare affitto agli enti previdenziali pubblici e che rischiano di ampliare le fila del disagio abitativo se non considerati come parte di una soluzione complessiva e concertata -:
quali misure intenda nel più breve tempo possibile, porre in essere per venire incontro alle richieste delle famiglie che intendono acquistare l'alloggio agli stessi patti e condizioni di quanti hanno già completato l'acquisto negli anni precedenti lo scioglimento di SCIP;
quali iniziative intenda assumere per sollecitare rapidamente l'INPS affinché vengano celermente riattivate le procedure di alienazione degli immobili alle stesse condizioni e modalità previste dalla legislazione vigente in materia richiamata nelle premesse con l'obbiettivo di concludere il processo di cartolarizzazione, stabilizzare la situazione di migliaia di famiglie

che vivono in una situazione di incertezza e di recuperare risorse consistenti alla amministrazioni pubbliche in un momento di crisi economica e finanziaria;
quali risposte intenda dare alle richieste delle famiglie di aprire sotto il coordinamento del Ministero del lavoro e delle politiche sociali un tavolo di confronto tra le rappresentanze degli inquilini e l'INPS finalizzato ad individuare una soluzione positiva per i conduttori che non sono stati in grado di comperare l'alloggio e che sono oggi privi di ogni garanzia e copertura di fronte ai rischio di sfratto e di risoluzione del contratto di locazione;
come intenda affrontare e risolvere in un quadro di garanzie sociali il problema degli occupanti senza titolo che benché privi di contratto pagano regolarmente l'affitto all'INPS e che rappresentano una fascia non trascurabile di famiglie che rischiano di accrescere la crescente condizione di precarietà abitativa che interessa milioni di famiglie italiane.
(4-11180)

DIONISI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la Technicolor s.p.a. è una società facente parte del gruppo multinazionale Thomson, ed opera in Italia nel settore dell'industria cinematografica e televisiva da più di 50 anni;
detta società è presente, sul territorio nazionale, con due stabilimenti, entrambi ubicati in Roma, di cui uno in via Urbana, 172 e l'altro in via Tiburtina, 1138 in cui è stata eletta la sede legale e amministrativa della società;
presso lo stabilimento di via Tiburtina 1138 si effettuano lavorazioni specifiche legate alla produzione di film, impressi su pellicola fotosensibile nonché lavorazioni di post produzione video-digitali;
presso lo stabilimento di via Urbana 172 si svolgono, invece, esclusivamente lavorazioni di post produzione audio, consistenti in attività di doppiaggio, mixage e sincronizzazione;
durante l'anno 2010 nel settore pellicola l'organico ammontava a 177 persone, i quali hanno effettuato mediamente 20 giorni di straordinario pro capite (straordinario + saldo multi periodale), non potendo usufruire pienamente dei giorni di ferie, per ottemperare alle consegne richieste dal mercato;
al 20 dicembre 2010 i dipendenti dell'area film erano scesi a 156 di cui 147 con contratto a tempo indeterminato e 9 con contratto a tempo determinato;
in questi ultimi anni le istituzioni nazionali ed europee hanno investito ingenti risorse pubbliche nello sviluppo di questo importante settore;
la Technicolor s.p.a. in base a una previsione interna fatta per l'anno 2011, in cui si ipotizza un calo di circa il 50 per cento delle commesse, ha avviato, già al 28 dicembre 2010, le procedure di mobilità per 73 dipendenti, tutti operanti nello stabilimento di via Tiburtina 1138 dell'area film;
oltre ad aver dato inizio alle procedure di mobilità per i 73 dipendenti ritenuti in esubero, ha effettuato altri due licenziamenti, con preavviso, di due impiegate poiché il settore contabilità è stato trasferito in Polonia;
durante i primi due mesi dall'inizio della procedura, la Technicolor è ricorsa più volte al lavoro straordinario di sabato e domenica, anche nella area film soggetta alla riduzione del 50 per cento dei dipendenti;
sempre nell'area film, interessata dagli esuberi, un mese prima dell'inizio della procedura di mobilità sono stati contrattualmente stabilizzati molti dipendenti (più di 10 unità) che lavoravano in Technicolor

da molti anni, salvo essere probabilmente inseriti successivamente in un'ipotesi di licenziamento collettivo;
durante i primi 45 giorni di trattativa (nella fase sindacale) la Technicolor ha negato qualsiasi possibilità di riduzione dei numeri o ricollocazione dei dipendenti all'interno dell'azienda e ha osteggiato l'utilizzo di ammortizzatori sociali come la cassa integrazione;
solo dopo l'incontro, avvenuto a carattere conoscitivo con le istituzioni, l'azienda a fatto capire di poter richiedere la cassa integrazione solo a patto che questa sia, con nomi e tempi definiti, finalizzata all'uscita;
durante la prima fase di trattativa la Technicolor ha proposto dei pacchetti economici atti all'adesione volontaria di messa in mobilità, su cui non si hanno al momento notizie numeriche di adesioni;
la prima fase si è conclusa il 22 febbraio 2011 con esito di mancato accordo e si è ancora in attesa di convocazione da parte dell'assessorato regionale al lavoro -:
quali iniziative di propria competenza intenda adottare per garantire il mantenimento dei livelli occupazionali della Technicolor alla luce delle possibili evoluzioni del settore;
se intenda verificare il rispetto della normativa in materia di lavoro e, in particolare, in materia sindacale, viste le difficoltà denunciate da CGIL, CISL e UIL di istituire delle rappresentanze interne all'azienda;
se e come si intenda procedere per garantire la concessione della cassa integrazione in deroga e per definire eventuali percorsi di ricollocazione e formazione per il personale che dovesse essere posto in uscita dall'azienda;
quali iniziative intenda adottare per sostenere un comparto produttivo strategico per lo sviluppo del settore cinematografico e delle arti visive in genere.
(4-11189)

NACCARATO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
secondo i dati elaborati dall'Osservatorio sul mercato del lavoro della provincia di Padova relativi al triennio 2008-2010, nel distretto del legno del Montagnanese e della Sculdascia (Padova) 84 delle 500 aziende del settore hanno cessato l'attività;
in particolare, a Casale di Scodosia le imprese del comparto sono passate da 240 a 214, a Castelbaldo da 19 a 15, a Masi da 14 a 10, a Megliadino San Fidenzio da 10 a 8, a Megliadino San Vitale da 27 a 23, a Merlara da 38 a 30, a Montagnana da 74 a 56, a Saletto da 10 a 5, a Santa Margherita d'Adige da 24 a 17 e a Urbana da 44 a 38. Nello stesso periodo nel distretto del legno si è registrato un drastico calo delle assunzioni, con un saldo occupazionale passato da 212 a 145 posti di lavoro;
il distretto del legno nel padovano si caratterizza come polo produttivo dall'esperienza cinquantennale, con la presenza di operatori di alta qualità e con imprese dotate di un elevato grado di differenziazione e innovazione. Le 416 aziende attualmente attive nel comparto risultano, altresì, possedere una significativa flessibilità produttiva che si concretizza nella capacità delle stesse di poter rapidamente convertire la propria produzione in altri ambiti;
nell'ultimo decennio, al fine di venire incontro alle mutate esigenze della clientela e con l'obiettivo di rafforzare la proiezione sui mercati delle economie emergenti, le aziende del distretto del legno si sono specializzate nella produzione del mobile classico rivisitato con linee e materiali moderni. Tale prospettiva ha fino a oggi garantito alle aziende del comparto una commercializzazione autonoma del prodotto impedendo che le imprese del distretto si trasformassero unicamente in laboratori per la subfornitura di componenti per i grandi marchi del settore;

l'economia complessiva del distretto del legno, e quindi anche il suo rilancio, sono strettamente legati all'azione coordinata delle istituzioni locali. In particolare, al riguardo, risulta fondamentale l'azione di accompagnamento in percorsi di sviluppo pre-competitivi della provincia di Padova e della regione Veneto, enti preposti alla definizione di linee-guida e allo stimolo di piani strategici nell'ambito della programmazione produttiva e occupazionale del territorio, oltre che al coordinamento funzionale delle diverse realtà imprenditoriali della zona -:
se siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
quali iniziative di competenza intendano assumere al fine di promuovere l'azione di coordinamento necessaria al rilancio dell'economia di un settore strategico quale il distretto del legno nei comuni del Montagnanese e della Sculdascia;
in che modo intendano garantire l'attuale livello occupazionale delle imprese del distretto del legno.
(4-11204)

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PARI OPPORTUNITÀ

Interrogazione a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
il 24 febbraio 2011 l'ONU ha celebrato il lancio storico di UN Women, formalmente noto come l'ente delle Nazioni Unite per l'uguaglianza di genere e l'empowerment delle donne, che riunisce le competenze di quattro preesistenti organismi delle Nazioni Unite, rappresentando lo sforzo più ambizioso dell'ONU per imprimere un'accelerazione alle azioni per conseguire la parità di genere. In tutto il mondo, i sostenitori dei diritti delle donne ne hanno annunciato la nascita;
il segretario generale dell'ONU Ban Ki-moon afferma che «con la nascita di UN Women, diamo il benvenuto a un nuovo potente agente di progresso in materia di parità di genere e di accrescimento delle prerogative e opportunità riservate alle donne»;
Ban Ki-moon ha nominato l'ex presidente cileno Michelle Bachelet come il primo direttore esecutivo di UN Women. Definendo il lancio come la prima di molte altre tappe importanti nella ricerca globale della parità tra i sessi, la signora Bachelet ha dal canto suo affermato che la decisione di istituire UN Women riflette l'attuale frustrazione per il passo lento del cambiamento. Gli Stati membri delle Nazioni Unite hanno approvato all'unanimità la creazione della nuova organizzazione, dopo una lunga e intensa attività di sensibilizzazione da parte degli attivisti femministi;
UN Women sosterrà i singoli Paesi nella loro marcia di avvicinamento alla parità tra i sessi in economia e in politica e nel porre fine in tutto il mondo al fenomeno della violenza contro le donne. La nuova organizzazione darà il proprio apporto per la definizione di norme internazionali per il progresso e per il coordinamento degli sforzi delle Nazioni Unite in favore di nuove opportunità per le donne e le ragazze, fondamentali in tutti i programmi delle Nazioni Unite per lo sviluppo e la pace;
i progressi per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del millennio come la riduzione della mortalità materna, sono lenti e irregolari ed è necessario che tutte le parti in causa, i Governi, le fondazioni, il settore privato, la società civile, gli istituti accademici e privati, contribuiscano nel potenziamento delle opportunità per le donne, visto come strategia strumentale per raggiungere gli obiettivi -:
se e come l'Italia sia coinvolta in questo progetto e se intenda assumere un ruolo di primo piano all'interno dell'UN Women, potente propulsore della parità delle donne.
(4-11200)

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

OLIVERIO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
in Europa la coltivazione della cipolla è stata introdotta solo nel Medioevo, furono i Fenici e i Greci ad introdurre in Calabria l'uso della cipolla, appreso a loro volta da Assiri e Babilonesi;
l'area storica di produzione in Calabria è il territorio di Capo Vaticano nel comune di Ricadi, ma il nome «Rossa di Tropea» deriva dal semplice fatto che le spedizioni in tutto il mondo delle cipolle avvenivano dalla scalo ferroviario di Tropea, il centro più importante e conosciuto della zona. Il trasporto delle cipolle rosse dai campi alla stazione di Tropea avveniva, una volta, tramite somari oppure con carri trainati dai buoi, percorrendo sentieri a ridosso del mare;
la distesa del promontorio di Capo Vaticano che si propaga verso Tropea - Parghelia è caratterizzata da lussureggianti orti, famosi per la «Rossa di Tropea». La cipolla viene ora coltivata sui terrazzamenti del Monte Poro, di Ricadi e lungo la costa da Nicotera fin oltre la piana di Lamezia Terme;
la dolcezza della cipolla rossa di Tropea dipende, oltre che dalla varietà, dal particolare microclima, dai terreni sabbiosi che si trovano in prossimità del mare lungo la costa tirrenica. Tutte le operazioni colturali, vengono eseguite a mano dai contadini del posto. Le tecniche di lavorazione della cipolla sono tramandate da una generazione all'altra, e oggi la vendita di questo prodotto contribuisce allo sviluppo socio-economico della zona;
tre le forme tipiche: a trottola (cipolla rotonda di Tropea), dal sapore dolce, l'involucro esterno è di colore rosso acceso, l'interno ha un colore rossovinaccia; a tronco-conica dal sapore agrodolce; ovale sapore forte;
ricca di glucosio, potassio e sodio, ma con pochi grassi, la «Rossa di Tropea» viene anche tradizionalmente utilizzata per curare le infezioni intestinali, per prevenire malattie cardiovascolari, per la calcolosi renale e la pertosse. La cipolla rossa di Tropea ha ottenuto il marchio di prodotto a denominazione di origine e indicazioni geografiche protette (IGP) nel luglio 2007, è quasi irripetibile rispetto ad altre tipologie di cipolle in commercio anche per il contenuto di caroteni. Per avere le suddette qualità deve essere coltivata esclusivamente in terreni con caratteristiche particolari che si riscontrano solo nella zona del vibonese;
la coltivazione della cipolla rossa di Tropea genera reddito ed occupazione e, quindi, svolge un ruolo positivo nell'economia regionale della Calabria. La produzione lorda vendibile è pari a circa 10 milioni di euro. La produzione media annuale si aggira sulle 20-26.000 tonnellate, a fronte di una superficie media coltivata di circa 600 ettari. Il prodotto viene commercializzato in Italia e all'estero e soprattutto in Germania, Francia, Austria, Svizzera e Svezia;
nel 2010 le imprese aderenti al consorzio di tutela, hanno commercializzato sui mercati oltre 10.000 tonnellate di prodotto a marchio IGP, con quasi 500 ettari di superficie agraria utilizzata (SAU) a produzione certificabile e a prezzi molto interessanti; nello stesso tempo è proseguita la «guerra» contro la «finta» cipolla rossa di Tropea, spacciata per autentica, presente sul mercato spesso quando quella vera non è più disponibile; i dati, infatti, confermano, sia il grado di penetrazione sui mercati della cipolla rossa di Tropea, sia il gradimento del consumatore e una certa preferenza per i prodotti tutelati da marchi di qualità;
a seguito delle forti piogge che hanno colpito la Calabria e in particolare la provincia di Vibo Valentia, nei primi due

giorni del mese corrente, da una verifica effettuata dalla Coldiretti Calabria nei comuni della fascia tirrenica vibonese - dove è concentrata la maggiore produzione - comprendente Ricadi, Tropea, Parghelia, Zambrone, Briatico, Pizzo e le frazioni di Portosalvo, Vibo Marina e Bivona, si è rilevato che, su una superficie agricola di circa 300 ettari, utilizzata per la coltivazione del «cipollotto», «fresco» e «da serbo», si è verificato un danno economico che ha interessato circa 120 ettari di superficie coltivata, pari al 60 per cento, della produzione, i cui danni vengono stimati complessivamente in 1.270.000,00 euro;
il mancato reddito viaggia su cifre astronomiche di quasi 18 mila euro ettaro, basti pensare che per il realizzarsi del prodotto il solo costo unitario di manodopera ammonta a oltre 15 mila euro. In un ettaro di terreno se normalmente si ricavavano 400/600 quintali di prodotto, quest'anno non si sta superando la soglia del 40 per cento, prodotto comunque non vendibile poiché di «seconda categoria» e di pezzatura ridotta. La maggior parte delle aziende, negli appezzamenti con maggiori fallanze, stanno procedendo a rilavorare i terreni e ad assolcarli per ripetere la piantagione;
tale danno è comprensivo sia del danno diretto, dovuto alla compromessa coltivazione in atto - causa l'allettamento della parte epigea della pianta e al dilavamento dello «strato vegetale» con conseguente esposizione alla luce delle radici, causandone una notevole riduzione della funzione di assorbimento e deprezzamento complessivo, in qualità e pezzatura - quanto del danno indiretto, dovuto al forte compattamento del terreno con conseguente aumento dei fenomeni di asfissia radicale;
le imprese produttrici sono estremamente preoccupate, per la campagna 2011 erano state messe a punto strategie di marketing tali da prevedere il triplicarsi delle quantità prodotte e certificate con marchio Igp. Il rallentamento delle vendite, dovuto alla mancanza di prodotto, sta determinando forti passività alle tante aziende che avevano investito sulle maggiori produzioni;
risulta urgente adottare provvedimenti di carattere economico in grado di sostenere gli agricoltori e gli imprenditori che producono la cipolla di Tropea colpiti dalla crisi: le imprese sono, infatti, in pieno fermento in quanto fortemente indebitate -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione di crisi esposta in premessa e se non ritenga urgente decretare lo stato di crisi per calamità naturale per le produzioni della cipolla di Tropea a causa degli eventi meteorologici che hanno colpito la regione Calabria nei primi giorni del mese di marzo 2011 compromettendo la coltivazione del prodotto e la conseguente commercializzazione.
(5-04357)

Interrogazioni a risposta scritta:

DIMA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
da notizie apparse sulla stampa regionale, il Corpo forestale dello Stato di Cosenza avrebbe inviato alla procura della Repubblica di Cosenza ed a quella di Rossano due distinti rapporti di polizia giudiziaria in cui si segnalerebbe il taglio abusivo e clandestino di ettari di bosco dell'altopiano silano, più precisamente nei comuni di Spezzano della Sila e di Longobucco, in provincia di Cosenza, e si configurerebbe, di conseguenza, l'esistenza di condotte criminose di danno ambientale;
dal rapporto del Corpo forestale si evincerebbe che sarebbero stati tagliati, senza alcuna autorizzazione o prescrizione di legge, ben seimila e seicento alberi al fine di soddisfare le esigenze di un mercato, quello del legname, che garantisce introiti finanziari ed economici di non poco conto alle aziende di settore;

a seguito di questo importante lavoro d'indagine svolto nei mesi precedenti, le due procure della Repubblica avrebbero aperto un apposito fascicolo d'indagine ed individuato le possibili ipotesi di reato;
il Corpo forestale dello Stato è costantemente impegnato nei controllo delle aree boschive al fine di arginare un fenomeno che sta assumendo proporzioni preoccupanti per la quantità di alberi tagliati abusivamente e per la grandezza delle aree boschive oggetto di interesse di questa attività illegale;
questo «mercato del legname», illegale e clandestino, potrebbe essere gestito dalla criminalità organizzata che ne ricava enormi profitti, tanto che alcune intimidazioni e minacce compiute contro gli amministratori locali e, negli anni scorsi, contro lo stesso comandante provinciale di Cosenza del Corpo forestale dello Stato potrebbero avere la stessa matrice e, cioè, quella delle organizzazioni criminali;
questo fenomeno, a cui si affianca anche quello degli incendi boschivi quasi sempre di natura dolosa e che sono compiuti per il raggiungimento di finalità illecite, rappresenta il campanello d'allarme dell'esistenza di un'attività che deturpa l'ambiente ed il paesaggio -:
quali iniziative i Ministri interrogati intendano porre in essere per rafforzare l'attività d'indagine, di prevenzione dei fenomeni illegali e di controllo del territorio e delle aree boschive che in questi anni è stata egregiamente compiuta dal Corpo forestale dello Stato nonché per garantire la realizzazione di interventi di competenza volti alla tutela del patrimonio boschivo calabrese.
(4-11193)

PALADINI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
dagli organi di stampa (quotidiano Italia Oggi, 11 aprile 2009, titolo «Ambrosio cinque volte sotto accusa») risulta che il dottor Giuseppe Ambrosio, già capo del dipartimento politiche di sviluppo ed oggi capo di gabinetto del Ministro, risulterebbe indagato per vari reati contro la pubblica amministrazione;
per i fatti contestati pendono ben cinque procedimenti penali per i cui contenuti si richiama il quotidiano «La Stampa» del 3 marzo 2011, titolo «La fabbrica delle lauree false al Ministero» ovvero «Titoli inventati per promuovere moglie e segretaria. Processo per il braccio destro di Zaia e Galan»;
tali circostanze implicano quanto meno la necessaria attenzione da parte degli organi di controllo preposti in seno alla pubblica amministrazione, anche al fine di garantire il limpido esercizio di delicati incarichi -:
se il Ministro si sia costituito parte civile nei procedimenti indicati in premessa;
se, alla luce delle emergenti notizie di reato, si siano posti in essere provvedimenti di qualsivoglia natura da parte degli organi di controllo, anche al fine di destinare e garantire l'esercizio di delicati incarichi nella più assoluta trasparenza.
(4-11196)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARCO CARRA. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
si apprende, dalla stampa locale, che il sindaco di Mantova si è autonominato presidente del «Centro Internazionale di Palazzo Te»;
il «Centro internazionale di Palazzo Te» è l'ente che si occupa della gestione operativa di Palazzo Te, palazzo di proprietà

comunale, il quale vive di contributi dell'amministrazione comunale di Mantova;
si è in presenza di una sovrapposizione inquietante del ruolo dell'amministrazione comunale che si trova ad essere, contemporaneamente, controllore e controllato;
per questa ragione vi sono inoltre dubbi sul fatto che il conferimento di tale incarico possa essere considerato pienamente conforme alla normativa vigente;
l'ispettorato per la funzione pubblica svolge, tra l'altro, attività di verifica sul «corretto conferimento degli incarichi» da parte delle pubbliche amministrazioni -:
se il Ministro intenda dar corso ad un'ispezione specifica dell'ispettorato della funzione pubblica per valutare la correttezza del conferimento dell'incarico di presidente del «Centro internazionale di Palazzo Te» da parte del sindaco di Mantova.
(5-04368)

TESTO AGGIORNATO AL 16 MARZO 2011

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SALUTE

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
l'Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS) fondazione Santa Lucia di Roma è una struttura di eccellenza nazionale nel campo della neuroriabilitazione ed un centro di rilievo internazionale per la ricerca scientifica nel campo delle neuroscienze;
la struttura opera con 750 dipendenti con rapporto subordinato a tempo pieno con contratto a tempo indeterminato e ospita molti operatori dell'università e di strutture di ricerca con circa 450 studenti che seguono i corsi di laurea per le professioni sanitarie;
con una serie di decreti commissariali a partire dal n. 41 e dal n. 56 del 2009 seguiti da numerosi altri della giunta Polverini nel 2010 e 2011 si rischia di compromettere gravemente le possibilità di riabilitazione dei cittadini, impedendo il ricovero presso il Santa Lucia dei pazienti affetti da mielolesioni e da gravi malattie degenerative, e permettere che pazienti colpiti da cerebrolesioni da ictus o di origine traumatica, anche con esito di coma, vengano ricoverati in strutture con dotazione di personale e di spazi di degenza/riabilitazione notevolmente inferiori a quelli necessari per tali prestazioni di alta specialità neuroriabilitativa. Ciò al solo fine di ridurre la spesa sanitaria, rifiutando un'adeguata remunerazione tariffaria per le indispensabili prestazioni riabilitative;
infatti, la regione Lazio, per remunerare la fondazione Santa Lucia, applica ad avviso degli interpellanti arbitrariamente le tariffe per la riabilitazione ordinaria di euro 261,84 per la riabilitazione neurologica e di euro 237,05 per la riabilitazione ortopedica. Tali tariffe sono quelle del decreto del Ministero della salute 12 settembre 2006, uguali a quelle del decreto ministeriale 14 dicembre 1994 e del decreto ministeriale 30 giugno 1997;
il Consiglio di Stato, con sentenza 01205/2010, ha confermato l'annullamento del decreto ministeriale 12 settembre 2006 per «difetto di istruttoria nella determinazione delle tariffe per mancata applicazione dei precisi criteri dettati dallo stesso Ministero con decreto ministeriale 15 aprile 1994»;
le tariffe di riabilitazione sono quindi rimaste immutate dal 1994 dato che la regione Lazio ha ignorato, da oltre 16 anni, l'obbligo di revisione periodica delle tariffe tenendo conto delle variazioni legate alle innovative e migliorative metodologia di cura che influenzano la qualità e la quantità dei fattori produttivi (esempio

maggiore personale specializzato, diagnostica, medicinali, comfort alberghiero), nonché degli incrementi di costo dei fattori produttivi dovuti all'inflazione;
dal 1994 il costo della vita Istat è cresciuto del 43 per cento, il costo del lavoro del 74 per cento in valore e del 45 per cento in numero di persone, in massima parte per le professioni sanitarie, gli spazi per la degenza e la riabilitazione del 144 per cento, in quanto la fondazione Santa Lucia si è dovuta adeguare alle disposizioni di cui al decreto ministeriale 29 gennaio 1992, che ha fissato i requisiti necessari alle strutture sanitarie per l'esercizio delle attività di alta specialità;
l'inadeguatezza della remunerazione tariffaria si protrae ormai dal 2005 ed ha causato un disequilibrio economico-finanziario enorme di oltre 75.000.000 di euro non più sostenibile tramite il ricorso al credito bancario e tale da compromettere la sopravvivenza della fondazione Santa Lucia in assenza di interventi immediati;
l'attività della Fondazione Santa Lucia, pur realizzata nell'ambito territoriale della regione Lazio, interessa un bacino d'utenza che copre tutto il Centro-sud d'Italia e che, in ogni caso, vede la struttura protagonista di iniziative che valorizzano l'immagine del Paese in ambito europeo ed internazionale -:
se i Ministri interessati siano a conoscenza dei fatti sopra rappresentati e se non ritengano che nell'ambito del ripianamento complessivo del debito della regione Lazio non debba essere data specifica attenzione, tra gli altri, all'Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS), fondazione Santa Lucia, nei fatti e in diritto giudicabile una struttura di eccellenza nazionale ed internazionale nella neuroriabilitazione e nelle neuroscienze;
se i Ministri interessati non ritengano che sia necessario ed urgente agire mediante il commissario ad acta, adottando ogni opportuna iniziativa utile a risolvere la grave situazione economica in cui versa la fondazione Santa Lucia, a garanzia del diritto dei pazienti ad essere curati in una struttura specializzata per il trattamento di gravi e complesse patologie, nonché a garanzia dei livelli occupazionali dell'istituto, garantendo al medesimo la remunerazione in funzione della sua qualificazione, nonché dei maggiori requisiti, strutturali, tecnologici, organizzativi e di ricerca;
se, conseguentemente, non ritengano che si debba procedere, nello specifico, alla formalizzazione dell'accordo di remunerazione per gli anni 2005-2010 con tariffe adeguate alla struttura dei costi dell'«alta specialità», alla conseguente rideterminazione del numero dei posti letto ad alta specialità (codice 75), in conformità allo status di IRCCS e di ospedale di rilievo nazionale e di alta specializzazione per la riabilitazione neuromotoria della fondazione Santa Lucia ed al perfezionamento di un protocollo di intesa per il triennio 2011-2013, che consenta la prosecuzione delle attività di riabilitazione, cura, ricerca e didattica.
(2-00998)
«Anna Teresa Formisano, Cesa, Patarino, Buonfiglio, Scapagnini, Livia Turco, Fioroni, Veltroni, Di Giuseppe, Dionisi, Binetti, Nunzio Francesco Testa».

Interrogazione a risposta in Commissione:

BELLANOVA. - Al Ministro della salute, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
La Gazzetta del Mezzogiorno, in data 8 marzo 2011, riporta una notizia che appare sin dalla lettura delle prime righe gravissima e che coinvolge ben mille persone del territorio del Capo di Leuca. Si tratta degli ex lavoratori della Eternit emigrati a Niederumen, in Svizzera, negli anni 60 per cercare un'occupazione e dopo anni di duro lavoro stanno morendo, uno dopo l'altro, a causa della comparsa di placche pleuriche, mesoteliomi ed asbestosi;

molti di questi lavoratori, giunti al pensionamento, sono riusciti a rientrare nel loro paese d'origine e sottoposti a controlli periodici gratuiti, nella fattispecie visite pneumologiche, presso la Asl di Lecce hanno appreso di essere malati;
di queste persone diversi sono, purtroppo, già deceduti ed oggi sopravvivono circa 250 lavoratori a Corsano, altri 200 a Tiggiano ed alcune decine vivono in paesi limitrofi quali Gagliano del Capo ed Alessano. Dalle prime rilevazioni fatte dalla Asl di Lecce emergono dati catastrofici: su 194 casi esaminati ben il 35 per cento presenta già i segni della malattia tumorale;
la procura piemontese sembrerebbe aver avviato una prima fase di indagini in merito all'attività della multinazionale Eternit con sede in Italia, accusata di aver taciuto sui rischi dell'esposizione all'amianto, facendo continuare a lavorare gli operai inconsapevoli del rischio al quale erano sottoposti. Su questo preliminare pare si stia lavorando per riconoscere agli stessi lavoratori un indennizzo ammettendo il sopraggiungere della patologia professionale;
per gli ex emigranti in Svizzera, invece, la situazione sembrerebbe apparire più complessa, poiché la Suva, istituto svizzero equivalente dell'Inail italiano, sembrerebbe ammettere la patologia professionale solo dopo che la malattia è in uno stato avanzato;
tra le testimonianze riportate dal quotidiano pugliese c'è anche quella di un ex operaio che oggi si trova costretto a vivere con il polmone sinistro funzionante solo a metà. La Suva ha riconosciuto all'operaio lo status di malattia professionale, ma per l'ente elvetico lo stadio della malattia non è ancora talmente avanzato da riconoscere allo stesso l'indennizzo;
sempre dalle testimonianze apparse sulla stampa, i lavoratori raccontano che i dirigenti dell'azienda «quando sapevano dei controlli, ci facevano spegnere le macchine per pulirle dalla polvere» e ciò senza fornire alcuna spiegazione ai lavoratori;
queste persone, per anni hanno lavorato duramente, ignari, sembrerebbe dei rischi ai quali andavano incontro e colpevoli solo di avere preso le cosiddette «valigie di cartone» per emigrare in cerca di una situazione lavorativa migliore, oggi si trovano a lottare su due fronti: da una parte la malattia, dall'altra le farraginosità burocratiche che impediscono di avere il giusto risarcimento -:
se i Ministri interrogati non ritengano opportuno intervenire con urgenza per attivare un rapido contatto con le autorità elvetiche utile a rendere più celeri le pratiche di indennizzo spettanti ai lavoratori sopra indicati, ma anche per sollecitare una verifica sulle eventuali responsabilità utile a conoscere chi effettivamente ha lucrato per anni sulla salute di tanti lavoratori che oggi si trovano ad affrontare una situazione di vita devastante.
(5-04360)

Interrogazioni a risposta scritta:

CASTIELLO e DI CATERINA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno, con sede centrale a Portici (Napoli), ha sedi distaccate nei capoluoghi di provincia delle regioni Campania e Calabria e con i suoi 350 dipendenti risulta essere uno dei dieci istituti zooprofilattici presenti in Italia e, quindi, di enorme valenza scientifica e sanitaria;
lo stesso è dotato di piena e totale autonomia gestionale, tecnica ed amministrativa e svolge una importantissima funzione di supporto a favore del Ministero della salute, per l'istituto superiore di sanità, regioni, ASL, produttori-allevatori e liberi professionisti nel campo veterinario;

l'istituto risulta ancora governato in base alla legge 503 del 1970, poiché a questo non è stata applicata la legge di riordino, come per le ASL;
attualmente lo stesso istituto è retto da una figura commissariale che, di fatto, incarna tutti i poteri del consiglio di amministrazione ed è altresì prevista anche la figura di un direttore generale, oggi vacante, che assuma la gestione del personale;
l'attuale commissario, in carica da oltre 10 anni, dispone di una delibera di nomina molto sui generis poiché, caso unico in Italia, non pone un limite temporale alla carica rivestita ma rimanda il tutto sino... «...all'attuazione della Legge di riordino degli Istituti...» -:
quali iniziative il Governo intenda adottare al fine di porre finalmente fine, dopo oltre dieci anni, a questa lunghissima, inusuale ed ingiustificata «fase transitoria» di un istituto di valenza nazionale con funzioni assolutamente fondamentali anche nel settore alimentare e della salute, superando una situazione che concentra tutte le funzioni nelle sole mani di una figura commissariale legata ad un modello gestionale anacronistico e superato soprattutto per un ente di tale importanza strategica nello scenario nazionale.
(4-11184)

GRIMOLDI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi anni vi sono state una serie di crisi aziendali che hanno colpito diverse compagnie aeree di stanza presso lo scalo di Malpensa, oltre a numerose altre aziende dell'indotto aeroportuale;
in aggiunta a questi complicati problemi, dovuti a sfavorevoli congiunture del mercato, l'aeroporto di Malpensa subisce un'altra mancanza, particolarmente sentita dal personale aeronavigante;
in particolare si tratta della realizzazione di un ambulatorio polifunzionale all'interno dell'aeroporto che colmerebbe la grave lacuna della sostanziale mancanza di una rete di assistenza medica specialistica per gli aeronaviganti;
peraltro, ciò rende piuttosto problematica l'ottemperanza degli obblighi di legge previsti in materia di idoneità e inidoneità al volo (decreto del Presidente della Repubblica n. 620 del 1980), oltre a comportare per migliaia di lavoratori non pochi disagi per espletare le richieste (ed obbligatorie) visite specialistiche in sedi logisticamente non agevoli;
la realizzazione di tale struttura medico specialistica sembrava ormai cosa fatta, visto che nell'aprile del 2008, in risposta ad una precedente interrogazione parlamentare in merito il Sottosegretario per la salute, professore Gaglione, rassicurava sul fatto che il Ministro della salute aveva già autorizzato l'apertura di un ambulatorio polifunzionale all'interno dell'aeroporto, e che era già stato acquisito il parere da parte dell'Agenzia del demanio riguardo all'affitto di una palazzina già attrezzata per lo scopo;
nonostante queste rassicurazioni, a tre anni di distanza nulla è stato fatto e la questione rimane tuttora aperta -:
se il Ministro sia a conoscenza della problematica e se non intenda intervenire affinché si trovi la soluzione dei problemi amministrativi e burocratici che impediscono la realizzazione della suddetta struttura medico-specialistica.
(4-11201)

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

BELLANOVA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la promozione delle energie rinnovabili costituisce da tempo uno dei principali obiettivi della politica dell'Unione europea

nel settore energetico, poiché dallo sviluppo delle energie alternative può derivare un importante contributo al raggiungimento degli obiettivi stabiliti dal protocollo di Kyoto, ma anche una riduzione della dipendenza dell'Unione europea dalle importazioni di combustibili fossili, in particolare gas e petrolio;
nella legislazione nazionale, la crescita di interesse per le energie rinnovabili, costituisce un fenomeno relativamente recente, ciò sia in termini di agevolazioni amministrative e procedurali che in termini di sostegno agli investimenti;
il 3 marzo 2011 il Consiglio dei ministri ha licenziato lo schema di decreto legislativo recante «Attuazione della direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili, recante modifica e successiva abrogazione delle direttive 2001/77/CE e 2003/30/CE»;
questo decreto avrebbe dovuto ridefinire il quadro autorizzativo, individuando, per i vari settori delle rinnovabili, regole operative certe, così da rendere raggiungibili gli obiettivi comunitari che, peraltro, per l'Italia prevedono il raggiungimento del 17 per cento di fonti rinnovabili sul consumo energetico finale al 2020. Tali obiettivi sono stati recepiti anche dal piano di azione nazionale che il Governo italiano ha inviato alla Commissione europea;
il testo approvato in sede di Consiglio dei ministri, però, sembrerebbe differire in modo sostanziale dal testo licenziato dalle Commissioni VIII e X della Camera e del Senato. In queste sedi si era proceduto a fare un lungo lavoro di ascolto e mediazione coinvolgendo gli attori primari: la Conferenza Stato-regioni, le associazioni di categoria interessate, sia quelle ambientali che quelle produttive;
il sopra citato decreto legislativo, all'articolo 25, al comma 9, reca l'incentivazione della produzione di energia elettrica da impianti solari fotovoltaici per i quali l'allacciamento alla rete elettrica abbia luogo entro il 31 maggio 2011; al comma 10 del sopra citato articolo si legge «fatto salvo quanto previsto dall'articolo 2-sexies del decreto-legge 25 gennaio 2010, n. 3, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 marzo 2010, n. 41, l'incentivazione della produzione di energia elettrica da impianti solari fotovoltaici che entrino in esercizio successivamente al termine di cui al comma 9 è disciplinata con decreto del Ministro dello sviluppo economico, da adottare, di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentita la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, entro il 30 aprile 2011, sulla base dei seguenti principi:
a) determinazione di un limite annuale di potenza elettrica cumulativa degli impianti fotovoltaici che possono ottenere le tariffe incentivanti;
b) determinazione delle tariffe incentivanti tenuto conto della riduzione dei costi delle tecnologie e dei costi di impianto e degli incentivi applicati negli Stati membri dell'Unione europea;
c) previsione di tariffe incentivanti e di quote differenziate sulla base della natura dell'area di sedime;
d) applicazione delle disposizioni dell'articolo 7 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, in quanto compatibili con il presente comma»;
il 24 agosto 2010 sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana veniva pubblicato il decreto del Ministro dello sviluppo economico recante «incentivazione della produzione di energia elettrica mediante conversione fotovoltaica della fonte solare» che regolava le tariffe incentivanti da riconoscere alla produzione di energia elettrica ottenuta da impianti fotovoltaici entrati in funzione dopo il 31 dicembre 2010. Questo decreto prevedeva un abbattimento, attraverso una modulazione progressiva, su base quadrimestrale e per tutto il 2011, del conto energia e prevedeva, inoltre, una ulteriore riduzione dello stesso sino al 31 dicembre 2013;

le previsioni contenute nel sopracitato decreto hanno consentito agli operatori del settore una programmazione degli investimenti su base triennale. Questa programmazione sarebbe coincisa con la fase 2 delle politiche per il fotovoltaico in Italia, una fase destinata a finalizzare la strutturazione di un settore produttivo che, in controtendenza rispetto al trend economico nazionale, è cresciuto esponenzialmente nel corso degli ultimi 3 anni;
l'anticipazione al 31 maggio 2011 prevista dal decreto del 3 marzo 2011, inizialmente fissata per il 31 dicembre 2013, per la connessione degli impianti alla rete al fine di usufruire dell'incentivo previsto dal «terzo conto energia», elimina, in modo retroattivo, qualsiasi elemento di prevedibilità degli investimenti nel settore fotovoltaico in Italia, azzerando di fatto la programmazione pluriennale di un settore produttivo che avrebbe potuto essere il motore trainante per una eventuale ripresa economica del Paese;
risulta evidente che investimenti ingenti, come quelli legati alla costruzione e gestione di impianti fotovoltaici, si fondano su un progetto preliminare che indichi in modo chiaro e dettagliato le condizioni e le tempistiche del rientro dell'investimento e la sua produttività. Appare altrettanto chiaro che il settore bancario e finanziario fornisce le risorse economiche utili a realizzare gli investimenti infrastrutturali costosi, come quelli fotovoltaici, proprio fondando la valutazione di investimento principalmente sulla prevedibilità dei tempi di restituzione dell'importo finanziato. È immaginabile, dunque, che un sistema normativo, nella fattispecie quello licenziato il 3 marzo 2011, che introduce un elemento di incertezza cospicuo, lasciando nel buio il valore degli incentivi oltre la data del 31 maggio 2011, rischia di scatenare una rilevante battuta d'arresto nel circuito economico che gravita intorno a questo comparto;
l'approvazione del decreto ha suscitato un diffuso e giustificato allarme in tutte le associazioni di imprenditori del settore delle rinnovabili ed in tutte quelle imprese che sono legate al comparto stesso. Le stime di Asso Energie Future parlano di ben 120.000 persone che sono direttamente o indirettamente occupate nel settore del fotovoltaico. Il Gruppo imprese fotovoltaiche italiane (Gifi) aderente a Confindustria ANIE ha denunciato che, stante le attuali determinazioni, sarebbero a rischio 40 miliardi di euro di investimenti programmati per i prossimi mesi e che per almeno 10.000 persone si dovrà fare ricorso alla cassa integrazione;
va detto che dal 1992 sino ad oggi sono stati destinati più di 40 miliardi di euro, prelevati dalle bollette dei cittadini italiani, alle fonti fossili ed alla chiusura del ciclo del vecchio nucleare. Occorre rilevare che nel 2010 la somma sostenuta per incentivare le rinnovabili è stata di 2,7 miliardi di euro;
il Ministro Romani presentando il decreto ha sottolineato, per ciò che concerne il limite degli 8000 megawatt, che «c'era il rischio che l'obiettivo, fissato al 2020, potesse essere raggiunto ben prima del 2013. Per questo ci siamo mossi per tempo, stabilendo che il nuovo regime parta dal prossimo giugno», ed inoltre, proseguendo ha asserito che il «decreto approvato dal governo contrasta il caro bollette»;
i dati GSE, riguardo alla prima esternazione del Ministro, chiariscono che a febbraio 2011 il numero di megawatt fotovoltaici che usufruiscono di incentivo ammonta a 3200. Studi condotti da Crédit Suisse e Morgan Stanley prevedono una progressione, legata essenzialmente alla disponibilità e tempistica di messa a disposizione dell'ingentissimo capitale finanziario necessario, fino a 4700 megawatt entro la fine del 2011. Si evince, dunque, che attualmente si è abbastanza lontani dal raggiungimento dell'obiettivo degli 8000 megawatt che, va ricordato, è in ogni caso pari alla metà dell'obiettivo che si è posta, ad esempio, la Germania dove sono già stati installati oltre 16.000 megawatt di fotovoltaico e si prevede di arrivare a 52.000 megawatt nel 2020;

sempre il GSE ha reso noto, poche settimane addietro, il reale peso in bolletta degli incentivi legati al fotovoltaico: ogni mese, a partire da gennaio 2011, gli italiani pagano 1 euro e 70 centesimi circa per sostenere gli incentivi. Tale dato per essere valutato obiettivamente può essere comparato con il decommissioning del nucleare mai entrato in funzione in Italia che pesa sulla bolletta degli italiani circa 5 euro al mese da più di vent'anni;
il testo del sopracitato decreto legislativo, all'articolo 8, comma 5, prevede che gli impianti collocati in aree agricole debbano essere realizzati entro 1 anno dall'entrata in vigore del decreto stesso, con serio rischio di pregiudizio nei confronti di quelle aziende che, pur disponendo di titoli autorizzativi validi ed efficaci, secondo la normativa vigente, non saranno nelle condizioni, causa la complessità tecnica e finanziaria di un investimento fotovoltaico, di connettere gli impianti alla rete elettrica;
il testo del sopracitato decreto legislativo, all'articolo 25, comma 10, lettera a), prevede che la determinazione del nuovo conto energia per il fotovoltaico, dopo il 31 maggio, si baserà anche su «la determinazione di un limite annuale di potenza elettrica cumulativa degli impianti fotovoltaici». Il concetto del limite annuale di potenza elettrica incentivabile impedirebbe, di fatto, qualunque programmazione di futuri investimenti, essendo il percorso autorizzativo, quello finanziario e quello realizzativo di un impianto, talmente complessi da essere difficilmente conciliabili con il sistema delineato dall'articolo 23 -:
se i Ministri interrogati, alla luce di quanto sopra esposto, non ritengano opportuno intervenire con urgenza per apportare un correttivo normativo al decreto legislativo di cui in premessa, recuperando gli indirizzi scaturiti dai pareri delle Commissioni competenti di Camera e Senato che rappresentavano una linea di indirizzo condivisa con le parti interessate;
se i Ministri interrogati, al fine di non lasciare nella completa incertezza, operativa e finanziaria, centinaia di aziende, non ritengano necessario anticipare l'emanazione del decreto ministeriale, stabilito per il mese di aprile 2011, riconoscendo un valore adeguato degli incentivi, al fine di consentire che un comparto, come quello delle fonti rinnovabili, che produce occupazione e slancio economico, non rischi il collasso procurando un danno ingentissimo al Paese.
(5-04361)

BELLANOVA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
lo stesso piano nazionale per il Sud implementato dal Governo il 26 novembre 2010, al capitolo 2 «inquadramento» asserisce che al Sud Italia «la dotazione delle infrastrutture fisiche e sociali resta inadeguata»;
da oltre vent'anni i cittadini salentini attendono la realizzazione della strada «regionale n. 8» che interessa la viabilità lungo direttrice Melendugno-Vernole-Lecce. Questo tratto di strada, peraltro molto trafficata, in più occasioni è stata oggetto di pericolosità per gli automobilisti ed i cittadini che quotidianamente la percorrono;
la strada regionale n. 8, i cui lavori di realizzazione hanno un costo complessivo di circa 54 milioni di euro, dovrebbe attraversare diversi comuni del territorio salentino: Lecce, Lizzanello, Vernole e Melendugno;
dopo diverse azioni legali, attualmente si continua ad attendere il completamento dei lavori di realizzazione, dato che circa 23 milioni di euro sono stati già stanziati dal Ministero competente e ad oggi si attende l'accreditamento della somma rimanente che ammonta a circa 31 milioni di euro;
la sentenza del Consiglio di Stato (IV sezione) n. 1460 del 26 gennaio 2010 ha decretato che la regione Puglia ha diritto a ricevere la somma residua. Si tratta di un trasferimento restante di risorse che la regione Puglia attende dall'anno 2005 in

base a quanto stabilito dalla convenzione ex Agensud n. 266/88 che permetterebbe di realizzare i lavori di completamento della strada;
tra i ritardi sopra menzionati per la cantierizzazione della strada regionale n. 8 va aggiunto che i lavoratori delle ditte appaltanti, circa duecento persone, attualmente in regime di cassa integrazione in deroga, hanno manifestato, nel mese di febbraio 2011; presso la prefettura di Lecce il proprio disagio occupazionale derivante dal mancato avvio dei suddetti lavori -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno intervenire con urgenza per verificare se le risorse utili al completamento dell'opera, già deliberate, siano ancora effettivamente disponibili, come da disposizioni originarie, e quali siano ad oggi le motivazioni che impediscono lo sblocco della rimanente quota per l'avvio dei lavori utili alla realizzazione della strada regionale n. 8.
(5-04363)

MELIS. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il decreto del Ministro dello sviluppo economico 7 luglio 2009, «Attuazione degli interventi previsti per l'anno 2009, a favore di progetti proposti da start-up in settori di alta e medio-alta tecnologia, nell'ambito del fondo per l'innovazione tecnologica di cui alla legge n. 46 del 1982», prevedeva, al punto «presentazione delle domande» (articolo 4 comma 1) che gli interventi previsti fossero attuati secondo quanto stabilito per la procedura valutativa dall'articolo 5 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 123, «con procedimento a graduatoria»;
la scadenza per la presentazione delle relative domande era fissata dallo stesso articolo 4, comma 2 «a partire dal sessantesimo giorno successivo alla data di pubblicazione» del decreto (7 luglio 2009) e «sino al centottantesimo giorno dalla medesima data» (gennaio 2010);
all'articolo 5 «Criteri di formazione delle graduatorie», comma 1, si stabiliva altresì che la graduatoria fosse tassativamente formata entro novanta giorni dalla scadenza del bando di cui all'articolo 4 sopra citato, dunque entro l'aprile 2010;
essendo scaduti i 90 giorni predetti nell'aprile 2010, ad oggi, marzo 2011, la graduatoria suddetta non è stata ancora pubblicata;
alla richiesta di notizie da parte di alcune imprese interessate, specificamente della Prossima Isola srl avente sede in Sassari, il dottor Bruno, responsabile per il dipartimento dello sviluppo e la coesione economica, direzione generale per l'incentivazione delle attività imprenditoriali, divisione VIII, avrebbe risposto per iscritto nel dicembre 2010 che «la pubblicazione delle graduatoria in oggetto è legata al parere che dovrà esprimere il Comitato tecnico della legge n. 46 del 1982 sui singoli progetti»;
il ritardo, ad avviso dell'interrogante, ingiustificato e ingiustificabile, provoca un danno gravissimo alle imprese concorrenti al bando, che sulla base dei loro piani industriali avevano promosso la domanda di finanziamento in settori dalla elevatissima dinamica di innovazione, contando sul rispetto dei tempi da parte dell'amministrazione e che ora rischiano, di vedere colpite da obsolescenza le rispettive strategie aziendali -:
quali siano le ragioni del ritardo, nella pubblicazione della graduatoria e come giustifichi il Ministro quella che all'interrogante appare la mancata osservanza di un obbligo di legge;
quali assicurazioni possa dare il Ministro di un pronto espletamento della suddetta pubblicazione delle graduatorie.
(5-04366)

Interrogazioni a risposta scritta:

VESSA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
malgrado i progressi definiti dal Governo italiano negli ultimi anni sul versante

della politica energetica, così come evidenzia anche il rapporto del 2009 dell'Agenzia internazionale dell'energia, la normativa italiana in materia, anche dopo l'approvazione e la pubblicazione del decreto legislativo in materia presenta importanti lacune e frammentarietà, che non consentono di tratteggiarne un quadro globale coerente e fattivo;
la sfida del raggiungimento degli obiettivi comunitari, nonostante l'ottimismo del Ministro Prestigiacomo, riguardo al «pacchetto energia-ambiente» dell'Unione europea, per adeguarsi agli obiettivi concordati per la diffusione delle energie rinnovabili, impone che entro il 2020 l'Italia dovrà abbattere le emissioni di anidride carbonica e, quindi, il 17 per cento dell'energia che si consuma dovrà provenire da fonti rinnovabili, obiettivo che sembra molto lontano dall'essere raggiunto;
in Germania la capacità di programmazione industriale ha portato a realizzare una potenza fotovoltaica tre volte maggiore rispetto a quella italiana ed è stato fissato un obiettivo al 2020 di 52 mila megawatt, mentre in Italia si discute sugli 8 mila megawatt;
il decreto legislativo avrebbe, dunque, definito un sistema apparentemente virtuoso, ma nel quale non sembrano mancare inevitabili incertezze che ci si porterà avanti per mesi, soprattutto per quanto riguarda i finanziamenti per gli impianti, che le banche non erogheranno più;
come è noto l'allacciamento alla rete elettrica è la fase ultima della produzione di energia rinnovabile e dipende in larga parte dall'amministrazione pubblica e dall'Enel; un impianto che dovesse partire oggi non è certo di poter raggiungere questo obbiettivo vista la lentezza dell'Enel e della pubblica amministrazione e, di conseguenza, il sistema bancario non può più erogare finanziamenti già deliberati perché è incerta la conclusione del procedimento;
l'Italia al momento importa 12 twh di elettricità rinnovabile dall'estero, per cui in 10 anni il nostro Paese avrebbe pagato 500 milioni di euro ai produttori stranieri, risorse prelevate dalle bollette e, quindi, sostenute dai cittadini;
tale discrasia normativa e procedurale rende vana qualsivoglia politica di incentivazione e di promozione dell'energia alternativa nel nostro Paese, continuando a valorizzare i grossi produttori che traggono vantaggio dall'importazione di energia «finta verde», mettendo sempre più in ombra, oltre che in seria difficoltà, quei piccoli produttori, che, invece, renderebbero realmente fattivo e lungimirante il sistema dei certificati verdi;
stando agli aspetti evidenti, legittimati da una normativa ad avviso dell'interrogante confusa e deficitaria, dinanzi ad un obbligo legittimo e orientato all'implementazione della produzione di energia pulita, è stato riconosciuto anche lo strumento per superarlo;
la logica vorrebbe che il Governo e il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare indicessero quanto prima un tavolo con Confindustria e Abi per definire il nuovo sistema degli incentivi per quantità e qualità;
pur volendo comprendere le logiche sottese al decreto legislativo, non ci si spiega come e perché non decidere che tutti gli impianti già autorizzati e cantierizzati restino nel vecchio conto energia per evitare quel blocco dei finanziamenti bancari che già si è realizzato -:
quali siano le iniziative che si intendono predisporre al fine di colmare l'evidente quanto deplorevole anomalia normativa e procedurale evidenziata in premessa, allo scopo di tutelare i produttori di energia verde, rispettare i vincoli comunitari e attuare un piano energetico nazionale esplicativo del fabbisogno di energia rinnovabile sul territorio nazionale e regionale e se si intendano assumere opportune iniziative normative di rettifica della disciplina vigente.
(4-11191)

PILI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
a seguito dell'intesa tra la regione Sardegna e il Governo il 21 dicembre 2001, (delibera n. 121 (Gazzetta Ufficiale n. 51/2002 supplemento ordinario), il CIPE, ai sensi dell'articolo 1 della legge n. 443 del 2001 ha approvato il primo programma delle opere strategiche, che include, nell'allegato, tra i collegamenti per potenziare il sistema di trasmissione nazionale, il «Nuovo collegamento sottomarino in corrente continua SA.PE.I» (Sardegna - Penisola Italiana);
la regione Sardegna (aprile 2003) ha approvato il piano Energetico ambientale regionale che ha assunto la scelta di far della Sardegna una «piattaforma energetica dei Mediterraneo», privilegiando tutte le fonti di energia endogene e inserendo l'elettrodotto Sardegna Italia come infrastruttura strategica per la realizzazione di questo obiettivo;
il 17 marzo 2011 il Ministro dello sviluppo economico inaugurerà l'importante infrastruttura elettrica;
l'elettrodotto è costato 750 milioni di euro;
l'infrastruttura collega la Sardegna e il Lazio arrivando a 1.600 metri di profondità, la più alta al mondo, 435 chilometri di estensione, con una capacità di 1.000 megawatt di potenza;
il SA.PE.I collegherà la Sardegna alla penisola italiana con un doppio cavo sottomarino in corrente continua a 500 kV;
il SA.PE.I. è una delle opere strategiche più importanti programmate dal governo italiano, d'intesa con la regione Sardegna, attraverso la società Terna per potenziare il sistema elettrico nazionale;
è il secondo collegamento più lungo al mondo, dopo quello tra Olanda e Norvegia;
l'imponente infrastruttura decisa nel dicembre 2001 era stata inserita nei programmi di governo sia nazionali che regionali con l'obiettivo di rompere l'isolamento energetico della Sardegna e favorire una produzione energetica finalizzata anche all'esportazione, consentendo, da una parte, un abbattimento dei costi di produzione e favorendo dall'altra la concorrenzialità tra i vari soggetti importatori e produttori;
il SA.PE.I determina un aumento della sicurezza del sistema elettrico sardo (i 1.000 Megawatt del SA.PE.I corrispondono a oltre il 50 per cento del fabbisogno dell'isola);
l'entrata in funzione dell'elettrodotto rappresenta una decisiva opportunità per gli operatori elettrici della Sardegna di partecipare con minori vincoli di scambio alle contrattazioni del mercato elettrico, garantendo allo stesso tempo maggiore flessibilità, minori costi e sicurezza di esercizio del sistema;
i sardi e la Sardegna dovrebbero risparmiare circa 70.000.000 euro/anno dall'entrata in funzione dell'elettrodotto e la connessione consentirà, grazie all'esportazione verso il continente, la normalizzazione del prezzo zonale dell'energia elettrica, incidendo, conseguentemente sul prezzo unico nazionale -:
se non ritenga opportuno promuovere con gli operatori del settore elettrico-energetico regionale e nazionale un'apposita conferenza di servizi, al fine di valutare gli effetti sul mercato elettrico sardo conseguenti all'entrata in funzione dell'elettrodotto tra la Sardegna e la penisola;
se non ritenga, nell'ambito della stessa conferenza, definire insieme agli operatori un quadro gestionale dell'infrastruttura teso a definire gli obiettivi strategici futuri e a monitorare gli effetti su larga scala e diretti sulle attività produttive sarde;
se non ritenga di dover individuare apposite procedure di monitoraggio tese a rendere trasparenti e verificabili i benefici dell'elettrodotto garantendo che la gestione favorisca l'effettiva concorrenza tra soggetti;

se non ritenga di proporre procedure commissariali, o comunque tese ad accelerare; per l'avvio della realizzazione del metanodotto Algeria - Sardegna - Italia, considerato il ritardo accumulatole, nell'ambito dello sviluppo produttivo energetico conseguente, la necessità di utilizzare a pieno la nuova infrastruttura strategica dell'elettrodotto.
(4-11203)

OLIVERIO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nel 2002 la Progetto Ecologia s.r.l., con sede legale a Cirò Marina, ha partecipato al primo bando Pia (pacchetto integrato di agevolazioni) «innovazione», misura prevista dal Pon, avendo quale obiettivo finale la costruzione di un impianto innovativo di sterilizzazione di rifiuti ospedalieri;
la domanda fu approvata nella fase istruttoria dalla banca concessionaria delle agevolazioni finanziarie. A seguito di ciò, la Progetto Ecologia s.r.l. ha provveduto a realizzare l'impianto, come previsto dal piano finanziato, nel comune di Casabona, dove attualmente svolge la relativa attività e dove trovano occupazione trentuno dipendenti;
ad oggi non risultano, dalla lettura della stampa locale, essere ancora erogati alla suddetta società, le ultime due tranche del finanziamento concessole, per un totale complessivo di cinquecentomila euro, nonostante abbia realizzato l'obiettivo finale previsto dal piano finanziato, così come riscontrato dallo stesso Ministero competente, che avvalendosi di un suo esperto, il professore Porpiglia, dopo aver esaminato tutti i documenti ed effettuato dei sopralluoghi, non ha potuto far altro che riscontrare la regolarità del progetto innovativo;
il mancato versamento di quanto ancora dovuto, che perdura da ben quattro anni, ha messo in stato di crisi l'azienda, che non è più in grado di adempiere alle rate dei mutui per pagare i fornitori, gli stipendi ai dipendenti e di far fronte ad altri oneri economici e finanziari che la progetto s.r.l. si è dovuta accollare per iniziare la sua attività;
le lungaggini burocratiche stanno compromettendo in maniera irreversibile l'equilibrio economico e finanziario della società. Al fine di sollecitare la vertenza aziendale, il 23 febbraio 2011 gli imprenditori e una rappresentanza di dipendenti della società hanno promosso un sit-in di protesta a Roma davanti al Ministero dello sviluppo economico, disponendosi simbolicamente sotto un gazebo con dei contenitori di rifiuti vuoti;
il mancato sblocco dei fondi potrebbe mettere fine a questa realtà produttiva del Sud. Ad essere penalizzate ancora una volta le aziende del meridione, che già operano in condizioni drammatiche. Allo stesso tempo 31 famiglie rischiano di finire sul lastrico -:
se il Ministro interrogato, fatte tutte le ulteriori e necessarie verifiche con gli organi competenti, anche relative alla posizione e al comportamento della società Progetto Ecologia srl, intenda adottare qualche efficace iniziativa per verificare la correttezza della condotta della banca concessionaria e per fare in modo che la stessa sblocchi, nel più breve tempo possibile, i fondi ancora dovuti alla citata società, al fine di definire una vicenda divenuta ormai paradossale.
(4-11205)

CAVALLOTTO, ALLASIA, RONDINI, TOGNI, SIMONETTI, BUONANNO, TORAZZI, FOGLIATO e PASTORE. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in seguito al passaggio dalla televisione di tipo analogico al metodo digitale terrestre, soprattutto con la digitalizzazione del Piemonte orientale, molti cittadini piemontesi lamentano numerosi problemi riferiti alla ricezione del segnale Rai, perché lo spegnimento totale del segnale precedentemente trasmesso dalle tv nazionali e locali sembra essere entrato in funzione senza che per gli utenti fossero

garantite condizioni di accesso alle reti almeno pari se non superiori, alla situazione garantita con il sistema analogico;
i cittadini non sono a conoscenza delle cause che generano tale problema: forse imputabili alla mancanza di ripetitori, forse alla mancanza di manutenzione della rete di ripetitori esistenti o di frequenze, ma convengono che non siano state attivate azioni mirate al fine di garantire una reale situazione di accesso al nuovo sistema che doveva offrire, nelle dichiarazioni iniziali, maggiori servizi, portando ad un miglioramento della situazione preesistente;
la Rai, in qualità di concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, così come previsto dall'articolo 45 del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, dovrebbe svolgere un servizio pubblico sul territorio italiano, sulla base di un contratto nazionale stipulato con il Ministero delle comunicazioni, assicurando a tutti i cittadini la possibilità di usufruire di tale servizio;
il perdurare dei disservizi emersi in una prima fase, ma che ancora non sono stati rimossi, mina la credibilità e la trasparenza del sistema radiotelevisivo pubblico, portando i cittadini piemontesi a metterne in dubbio l'affidabilità;
i cittadini di vaste aree territoriali piemontesi non sono stati messi nelle condizioni di poter accedere al segnale Rai e pertanto è stata loro negato l'accesso al servizio pubblico radiotelevisivo, eppure sono chiamati puntualmente a pagare il canone alla concessionaria -:
quali azioni il Ministro intenda intraprendere per far sì che il diritto di accesso alle reti del servizio pubblico radiotelevisivo sia garantito, attraverso la trasmissione in tecnica digitale terrestre, a tutti i cittadini italiani con copertura integrale sul territorio, così come previsto dall'articolo 45 del decreto legislativo n. 177 del 2005;
se non ritenga doveroso, a causa dei disagi subiti dai cittadini della regione Piemonte, valutare la possibilità di assumere iniziative dirette a sospendere il pagamento del canone Rai fintanto che non sia ripristinato il servizio di trasmissione, o altresì prevedere un rimborso per tutti gli abbonati Rai che stanno regolarmente pagando per un servizio di cui non usufruiscono.
(4-11206)

...

TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:

GIRLANDA. - Al Ministro del turismo. - Per sapere - premesso che:
le recenti rivolte popolari nei Paesi dell'Africa settentrionale e dell'area del Golfo stanno producendo un incremento nell'afflusso di profughi in fuga diretti nelle regioni dell'Italia insulare e peninsulare, tale da presentare criticità di diverso ordine, in grado di produrre effetti negativi nel contesto economico e sociale locale;
tale fenomeno interessa l'intero Paese, con incidenza particolare sulle regioni dell'Italia meridionale;
le suddette regioni registrano un aumento ciclico del flusso turistico dall'Italia e dal resto del mondo in modo particolare nella stagione primaverile ed estiva, connesso in primo luogo con le bellezze naturali e le eccellenze ricettive soprattutto in relazione al turismo balneare;
l'incremento di profughi può danneggiare il settore turistico e ricettivo, provocando un decremento negli arrivi, acuito dalla crisi economica globale, incidendo negativamente sul settore, sull'occupazione, sulle economie locali e sull'esclusività di diverse aree a spiccata vocazione turistica, soprattutto di carattere stagionale;
tale effetto può avere ripercussioni durature nell'Italia meridionale, anche a fronte di alcune modifiche nelle destinazione e nelle partenze effettuate da compagnie

navali e tour operator, che rischiano di danneggiare il settore, attualmente baricentrico nel contesto mediterraneo -:
quali iniziative verranno attuate al fine di sostenere il settore turistico-ricettivo delle regioni dell'Italia meridionale, a fronte dell'afflusso dei profughi dalle regioni del nord Africa e delle criticità connesse a questo fenomeno.
(4-11182)

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Apposizione di una firma ad una mozione.

La mozione Ciccioli e altri n. 1-00321, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 gennaio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

Apposizione di firme a risoluzioni.

La risoluzione in Commissione Scandroglio ed altri n. 7-00170, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 maggio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

La risoluzione in Commissione Barani e Garagnani n. 7-00253, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 gennaio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

L'interpellanza Garagnani e Mazzuca n. 2-00587, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 gennaio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta scritta Dima n. 4-03061, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 maggio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta in Commissione Poli e altri n. 5-01440, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 maggio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta in Commissione Contento n. 5-01450, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 maggio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Barbieri n. 4-03118, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 maggio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta in Commissione Pagano n. 5-01464, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 maggio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta orale Malgieri n. 3-00848, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 gennaio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Zacchera n. 4-05798, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 gennaio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Sbai n. 4-05808, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 gennaio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Catanoso n. 4-05814, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 gennaio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Catanoso n. 4-05815, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 gennaio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Zacchera n. 4-05817, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 gennaio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Zacchera n. 4-05818, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 gennaio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Cazzola n. 4-05820, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 gennaio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Toccafondi n. 4-05822, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 gennaio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Zacchera n. 4-05823, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 gennaio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Laboccetta n. 4-05826, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 gennaio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta in Commissione Nastri n. 5-02364, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 gennaio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta in Commissione Toccafondi n. 5-02373, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 gennaio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta in Commissione Barani e Di Virgilio n. 5-04324, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 marzo 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bocciardo.

L'interrogazione a risposta scritta Realacci e altri n. 4-11172, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 marzo 2011, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: De Pasquale, Gatti, Carella.

L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Fugatti e altri n. 5-04342, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 marzo 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bitonci.

L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Guido Dussin n. 5-04351, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 marzo 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Fugatti.