XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di giovedì 24 marzo 2011

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 24 marzo 2011.

Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Antonione, Barbi, Berlusconi, Bindi, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brugger, Brunetta, Bruno, Buttiglione, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Commercio, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Fava, Fitto, Franceschini, Frattini, Galati, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Leone, Lo Monte, Lombardo, Lupi, Mantovano, Maroni, Martini, Melchiorre, Meloni, Miccichè, Migliavacca, Milanato, Leoluca Orlando, Arturo Mario Luigi Parisi, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Romani, Rotondi, Saglia, Sardelli, Stefani, Tabacci, Tremonti, Valducci, Vito, Volontè.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta)

Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Antonione, Berlusconi, Bindi, Bocci, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brugger, Brunetta, Bruno, Buttiglione, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, De Biasi, Della Vedova, Donadi, Fava, Fitto, Franceschini, Frattini, Galati, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Jannone, La Russa, Leone, Lo Monte, Lombardo, Lupi, Mantovano, Maroni, Martini, Melchiorre, Meloni, Miccichè, Migliavacca, Milanato, Leoluca Orlando, Paniz, Arturo Mario Luigi Parisi, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Rigoni, Roccella, Romani, Rotondi, Saglia, Sardelli, Stefani, Tabacci, Tremonti, Valducci, Vernetti, Vitali, Vito, Volontè.

Annunzio di proposte di legge.

In data 23 marzo 2011 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
CARLUCCI: «Norme generali sullo stato giuridico degli insegnanti delle istituzioni scolastiche e formative» (4202);
BUONANNO: «Istituzione di un'imposta sui trasferimenti di denaro all'estero tramite le banche, le agenzie di incasso e trasferimento di fondi e gli altri intermediari finanziari» (4203);
GAVA ed altri: «Disposizioni per la disciplina dei porti ad accesso regolato di Venezia e di Chioggia» (4204);
PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE CAMBURSANO: «Modifica all'articolo 81 della Costituzione, in materia di debito pubblico» (4205);
RIGONI: «Modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, e al testo unico di cui al decreto legislativo 20 dicembre 1993, n. 533. Introduzione del sistema elettorale maggioritario a doppio turno con ballottaggio per l'elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica» (4206).
Saranno stampate e distribuite.

Adesione di deputati a proposte di legge.

La proposta di legge BECCALOSSI ed altri: «Introduzione dell'articolo 348-bis del codice penale, concernente l'abusivo esercizio delle professioni medica e odontoiatrica» (4033) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Catanoso Genoese.
La proposta di legge BECCALOSSI ed altri: «Disposizioni in materia di esercizio delle attività sanitarie nella forma di società tra professionisti» (4034) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Stasi.
La proposta di legge BECCALOSSI ed altri: «Modifica all'articolo 102 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, in materia di limite del valore dei beni materiali strumentali dell'impresa deducibili nell'esercizio in cui sono stati acquisiti» (4035) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Catanoso Genoese.
La proposta di legge LOLLI ed altri: «Disposizioni per la ricostruzione e lo sviluppo economico-sociale dei territori colpiti dal sisma del 6 aprile 2009, nonché per la prevenzione dei rischi sismici» (4107) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Iannuzzi.
La proposta di legge LA LOGGIA ed altri: «Norme per la stabilizzazione dei vigili del fuoco volontari discontinui» (4123) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Holzmann.

Modifica del titolo di una proposta di legge.

La proposta di legge n. 4164, d'iniziativa dei deputati MARIANI ed altri, ha assunto il seguente titolo: «Disposizioni per il trasferimento delle infrastrutture stradali alle regioni e per la loro gestione, istituzione dell'Autorità per i servizi e l'uso delle infrastrutture di trasporto nonché delega al Governo per l'introduzione di incentivi fiscali per investimenti infrastrutturali nel settore dei trasporti».

Trasmissione dal Senato.

In data 23 marzo 2011 il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza la seguente proposta di legge:
S. 37-831-948-1344-1354-1391. - Senatori PETERLINI ed altri; senatore PICCIONI; senatori SACCOMANNO ed altri; senatrice BIANCHI; senatori ZANETTA ed altri; senatrice INCOSTANTE: «Disposizioni per la promozione della piena partecipazione delle persone sorde alla vita collettiva e riconoscimento della lingua dei segni italiana» (approvata, in un testo unificato, dalla 1a Commissione permanente del Senato) (4207).

Sarà stampata e distribuita.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

VII Commissione (Cultura):
LARATTA e CESARE MARINI: «Norme concernenti il governo delle istituzioni scolastiche e lo stato giuridico dei docenti» (4121) Parere delle Commissioni I, V, XI e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
VIII Commissione (Ambiente):
POLIDORI: «Disposizioni per la razionalizzazione della gestione delle acque e istituzione di un comitato per il riordino delle norme in materia di distribuzione delle risorse idriche per usi potabili e di raccolta delle acque reflue» (4155) Parere delle Commissioni I, V e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
MARIANI ed altri: «Disposizioni per il trasferimento delle infrastrutture stradali alle regioni e per la loro gestione, istituzione dell'Autorità per i servizi e l'uso delle infrastrutture di trasporto nonché delega al Governo per l'introduzione di incentivi fiscali per investimenti infrastrutturali nel settore dei trasporti» (4164) Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), IX (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento), X, XI, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
IX Commissione (Trasporti):
META ed altri: «Istituzione dell'archivio nazionale dei mezzi nautici da diporto e della patente nautica a punti per i conducenti di natanti, imbarcazioni e navi da diporto, delega al Governo per la disciplina della medesima e disposizioni concernenti lo sportello telematico del diportista» (4153) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VIII, XII e XIV.
XI Commissione (Lavoro):
BUCCHINO ed altri: «Modifica all'articolo 22 del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, in materia di rimborso dei contributi previdenziali versati dai lavoratori extracomunitari che rimpatriano senza avere maturato il diritto alle relative prestazioni» (4082) Parere delle Commissioni I e V.
XIII Commissione (Agricoltura):
OLIVERIO ed altri: «Norme in materia di bevande analcoliche alla frutta, succhi di frutta e nettari, nonché di etichettatura, promozione e salvaguardia dei prodotti italiani» (4114) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, X, XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissioni dal Presidente del Senato.

Il Presidente del Senato, con lettere in data 22 e 23 marzo 2011, ha comunicato che sono state approvate, ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del regolamento del Senato, le seguenti risoluzioni:
risoluzione della 2a Commissione (Giustizia) sulla iniziativa di un gruppo di
Stati membri per l'adozione di una direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa all'ordine europeo di indagine penale (atto comunitario n. 9288/10) (Atto Senato doc. XVIII, n. 81), che è trasmessa alla II Commissione (Giustizia) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea);
risoluzione della 9a Commissione (Agricoltura) sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante organizzazione comune dei mercati agricoli e disposizioni specifiche per taluni prodotti agricoli (regolamento OCM unica) (COM(2010)799 definitivo) (Atto Senato doc. XVIII, n. 82), che è trasmessa alla XIII Commissione (Agricoltura) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea);
risoluzione della 6a Commissione (Finanze) sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alle vendite allo scoperto e ai credit default swap (COM(2010)482 definitivo) (Atto Senato doc. XVIII, n. 83), che è trasmessa alla VI Commissione (Finanze) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea);
risoluzione della 9a Commissione (Agricoltura) sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sui regimi di qualità dei prodotti agricoli (COM(2010)733 definitivo) (Atto Senato doc. XVIII, n. 84), che è trasmessa alla XIII Commissione (Agricoltura) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Il Presidente del Senato, con lettera in data 23 marzo 2011, ha comunicato che la 14a Commissione permanente (Politiche dell'Unione europea) del Senato ha approvato, a conclusione dell'esame, ai sensi dell'articolo 144, commi 1, 5 e 6, del regolamento del Senato, le seguenti risoluzioni:
risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante abrogazione di alcuni atti obsoleti del Consiglio nel settore della politica agricola comune (COM(2010)764 definitivo) (Atto Senato doc. XVIII-bis, n. 37), che è trasmessa alla XIII Commissione (Agricoltura) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea);
risoluzione sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla concessione di ulteriore assistenza macrofinanziaria a favore della Georgia (COM(2010)804 definitivo) (Atto Senato doc. XVIII-bis, n. 38), che è trasmessa alla III Commissione (Affari esteri) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea);
risoluzione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2000/25/CE per quanto riguarda l'applicazione a trattori a carreggiata stretta di fasi entro cui fissare i limiti di emissione (COM(2011)1 definitivo) (Atto Senato doc. XVIII-bis, n. 39), che è trasmessa alla IX Commissione (Trasporti) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Trasmissione dalla Presidenza del Consiglio dei ministri.

La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 21 marzo 2011, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 52, comma 4, lettera c), della legge 27 dicembre 2002, n. 289, la relazione della regione Marche concernente l'attuazione degli adempimenti previsti dall'accordo del 14 febbraio 2002 tra lo Stato, le regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, in materia di accesso alle prestazioni diagnostiche e terapeutiche e di indirizzi applicativi sulle liste di attesa, relativa all'anno 2010 (doc. CCI, n. 24).

Questo documento - che sarà stampato - è stato trasmesso alla XII Commissione (Affari sociali).

Trasmissione dal Comitato interministeriale per la programmazione economica.

La Presidenza del Consiglio dei ministri - dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica, in data 11 marzo 2011, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, comma 4, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, le seguenti delibere CIPE, che sono trasmesse alla V Commissione (Bilancio), nonché alle Commissioni sottoindicate:
n. 91/2010 del 18 novembre 2010, concernente «Programma delle infrastrutture strategiche (legge n. 443 del 2001). Schemi idrici regione Puglia - Acquedotto potabile del Sinni: variante al progetto definitivo» - alla VIII Commissione (Ambiente);
n. 92/2010 del 18 novembre 2010, concernente «Nuovo programma irriguo nazionale. Regioni del sud Italia» - alla XIII Commissione (Agricoltura).

Trasmissione dal ministro della difesa.

Il ministro della difesa, con lettere del 9, 10 e 11 marzo 2011, ha trasmesso sette note relative all'attuazione data agli ordini del giorno DONADI ed altri n. 9/1441-quater-F/3, PALADINI ed altri n. 9/1441-quater-F/4, CIRIELLI n. 9/1441-quater-F/6, BOSI ed altri n. 9/1441-quater-F/8, accolti dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 19 ottobre 2010, RUGGHIA ed altri n. 9/1441-quater-F/11, accolto come raccomandazione dal Governo nella medesima seduta dell'Assemblea, e MIOTTO ed altri n. 9/1441-quater-C/21, accolto come raccomandazione dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 28 gennaio 2010, concernenti il risarcimento per il personale militare vittima dell'esposizione all'amianto, nonché, per la parte di propria competenza, all'ordine del giorno RUGGHIA n. 9/1441-quater-C/28, accolto anch'esso dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 28 gennaio 2010, concernente il riordino dei ruoli e delle carriere del personale del comparto sicurezza e difesa.
Il ministro della difesa ha altresì trasmesso una nota relativa all'attuazione data alla mozione BOSI ed altri n. 1/00559, accolta dal Governo ed approvata dall'Assemblea nella seduta dell'8 febbraio 2011, riguardante iniziative in materia di concessione degli alloggi di servizio del Ministero della difesa.
Le suddette note sono a disposizione degli onorevoli deputati presso il Servizio per il Controllo parlamentare e sono trasmesse alla IV Commissione (Difesa) competente per materia.

Trasmissione dal ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.

Il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, con lettera in data 11 marzo 2011, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 2-ter, del decreto-legge 30 ottobre 2007, n. 180, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 dicembre 2007, n. 243, la relazione sullo stato di attuazione delle disposizioni di cui all'articolo 5, commi 18 e 19, del decreto legislativo 18 febbraio 2005, n. 59, in materia di prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento (doc. XXVII, n. 29).

Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla VIII Commissione (Ambiente).

Trasmissione dal ministro dell'interno.

Il ministro dell'interno, con lettere del 14 marzo 2011, ha trasmesso quattro note relative all'attuazione data agli ordini del giorno LULLI ed altri n. 9/3857-A/18, accolto dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 2 dicembre 2010, riguardante il contrasto al fenomeno delle violazioni gravi o reiterate in materia di tutela del lavoro, MESSINA ed altri n. 9/3778-A/59, accolto dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 19 novembre 2010, concernente la concessione ai comuni della cessione pro soluto, a favore della Cassa depositi e prestiti, di crediti non prescritti ed esigibili, e, per la parte di propria competenza, agli ordini del giorno Maurizio TURCO ed altri n. 9/3638/300 e CASINI ed altri n. 9/3638/320, accolti dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 28 luglio 2010, riguardanti la definizione ed il finanziamento di misure perequative per il personale delle Forze armate, delle Forze di polizia e del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco.
Le suddette note sono a disposizione degli onorevoli deputati presso il Servizio per il Controllo parlamentare e sono trasmesse alla I Commissione (Affari costituzionali) competente per materia.

Atti di controllo e di indirizzo.

Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B  al resoconto della seduta odierna.

Annunzio di risposte scritte ad interrogazioni.

Sono pervenute alla Presidenza dai competenti Ministeri risposte scritte ad interrogazioni. Sono pubblicate nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

COMUNICAZIONI DEL GOVERNO SULLA CRISI LIBICA

Risoluzioni

La Camera,
ascoltate le comunicazioni del Governo, premesso che:
la risoluzione Onu 1973/2011 fornisce alla comunità internazionale un doppio orizzonte di intervento. Il primo, anche in ordine di importanza, riguarda la protezione dei civili; il secondo, è l'applicazione di una no-fly zone, cioè una interdizione di tutti i voli nello spazio aereo libico, anche questa con lo scopo precipuo della protezione dei civili, obiettivo per il quale si autorizzano gli Stati membri a «prendere tutte le misure necessarie per imporre l'osservanza dell'interdizione sui voli»;
il Consiglio affari esteri dell'Unione europea del 21 marzo 2011 ai punti 6 e 7 del documento relativo alla situazione in Libia ha affermato il principio di solidarietà comunitaria nei confronti degli Stati membri più direttamente interessati dai movimenti migratori e assunto l'impegno a fornire il sostegno necessario in relazione all'evolversi della situazione, anche attraverso la pianificazione di un'apposita azione navale nel Mediterraneo;
considerato che:
la risoluzione è il frutto di un intenso lavoro diplomatico che ha portato all'astensione di due paesi con diritto di veto - Cina e Russia - che in precedenza si erano detti contrari all'intervento ed è la diretta conseguenza di esplicite richieste che alla comunità internazionale sono giunte dall'Organizzazione della Lega Araba;
l'azione militare è sostenuta dalla partecipazione di paesi arabi quali il Qatar e gli Emirati arabi uniti, a cui potrebbero aggiungersi altri paesi e la risoluzione ha il pieno sostegno dei nostri alleati a iniziare degli Stati Uniti e dei principali partner europei;
l'intervento internazionale si è reso inevitabile quando la rotta del fronte anti-Gheddafi costretto ormai nella sola zona di Bengasi, rischiava di trasformarsi in una sanguinosa repressione delle fazioni ribelli e in azioni punitive «casa per casa» come aveva già minacciato il figlio del Rais, Saif Gheddafi, mentre già giungevano notizie di violenze contro la popolazione civile che il segretario di Stato americano ha definito «atrocità inenarrabili»;
in questo quadro la partecipazione dell'Italia all'intervento internazionale non poteva mancare. Essa è stata motivata dalla reciproca fedeltà e fondamentale comunanza di principi che lega l'Italia ai nostri alleati storici impegnati sullo stesso fronte, dal rispetto che essa nutre nei confronti dei consessi multilaterali di cui fa parte, dalle particolari condizioni geografiche, storiche, economiche e politiche che vedono un primario interesse del nostro Paese nel tutelare la stabilità dell'area mediterranea;
vi sono comunque delle condizioni che occorre siano garantite affinché il Paese possa tener fede ai suoi impegni senza che siano messi in pericolo i suoi interessi nazionali;
rilevato che:
l'Italia riceve il 25 per cento del petrolio e il 14 per cento del gas naturale di cui ha bisogno dalla Libia;
l'Italia è il Paese più esposto ad eventuali ritorsioni militari o terroristiche da parte libica, ha quindi un interesse primario nel non valicare i confini dettati dalla risoluzione Onu che giustificano l'intervento con il solo criterio della protezione delle popolazioni civili. Ogni altra azione che possa essere intesa come ostile dalla popolazione della Libia e dalle opinioni pubbliche dei paesi arabi metterebbe a serio repentaglio la nostra sicurezza nazionale;
l'Italia è anche il Paese più esposto alle ondate migratorie dalle coste Nord africane che sì annunciano di dimensioni difficilmente prevedibili. Tale flusso, se incontrollato, riveste anche profili di sicurezza nazionale poiché è noto che tra quanti potrebbero giungere si potrebbero inserire terroristi di varia provenienza;
l'Italia sarà comunque esposta ad una fortissima pressione di rifugiati e richiedenti asilo in fuga dalle zone di guerra e di instabilità della sponda Sud del Mediterraneo,

le approva

e impegna il Governo

ad adoperarsi per far emergere in tutte le sedi opportune il punto di vista dell'Italia e le circostanze che rendono possibile il suo sostegno all'intervento internazionale;
a garantire, nell'ambito di un rigoroso rispetto della risoluzione Onu anche attraverso opportune iniziative politico diplomatiche e alla intimazione del cessate il fuoco, il ritorno più rapido possibile a uno stato di non conflittualità;
a rappresentare nelle sedi proprie la necessità di assegnazione alla Nato del comando e del controllo delle operazioni militari e al fine di giungere a un coordinamento degli sforzi alleati;
ad assumere ogni utile iniziativa affinché le imprese europee impossibilitate ad onorare i contratti in essere in ragione delle sanzioni ONU e UE trovino una tutela negli articoli 10 e 12 del regolamento dell'Unione europea 204/2011, che rispettivamente prevedono le modalità per assicurare i pagamenti dovuti alle imprese europee in base a contratti precedenti l'entrata in vigore delle sanzioni e la preclusione di eventuali azioni legali per inadempimento contrattuale;
a riattivare, non appena le circostanze e le decisioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU lo renderanno possibile, gli accordi bilaterali, in particolare quelli in materia energetica, stipulati dall'Italia con la Libia;
ad adoperarsi, nelle opportune sedi, in primo luogo in ambito NATO, affinché sia attuato, anche in ottemperanza di quanto previsto dalla risoluzione ONU 1973, l'embargo sulle armi nei confronti della Libia;
ad insistere, così come stabilito dai punti 6 e 7 del Consiglio affari esteri dell'Unione europea del 21 marzo 2011 richiamati in premessa, affinché l'Unione europea renda immediatamente operativa un'azione di pattugliamento del Mediterraneo in funzione di deterrenza e di contrasto alle organizzazioni criminali legate anche a gruppi terroristici e dedite al traffico di esseri umani, nonché in funzione di prevenzione migratoria e di assistenza umanitaria;
a ottenere dai partners europei e dalla Commissione un apporto di mezzi, anche finanziari, per condividere l'onere della gestione degli sbarchi di immigrati, secondo quanto stabilito nelle conclusioni del Consiglio europeo straordinario dell'11 marzo scorso;
ad attivarsi nelle sedi proprie affinché l'Europa si doti al più presto di un «sistema unico di asilo», che fin da subito preveda un sistema di burden sharing teso a redistribuire la presenza degli immigrati tra i paesi membri e fornisca una maggiore assistenza nelle operazioni di riconoscimento e identificazione di coloro che si dirigono verso le coste italiane;
ad adottare ogni iniziativa per assicurare la protezione delle popolazioni della regione, nello scrupoloso rispetto della risoluzione n. 1973 e delle relative prescrizioni;
ad adottare ogni iniziativa necessaria per assicurare che l'Italia partecipi attivamente con gli altri paesi disponibili, ovvero nell'ambito delle organizzazioni internazionali di cui il Paese è parte, alla piena attuazione della risoluzione n. 1973 ai fini della protezione dei civili e delle aree popolate sotto pericolo di attacco, ivi compresa la concessione in uso di basi sul territorio nazionale;
a tenere costantemente informato il Parlamento.
(6-00071) «Cicchitto, Reguzzoni, Sardelli, Corsaro, Stefani, Scilipoti».

La Camera,
valutata positivamente la risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite n. 1973 del 17 marzo 2011,

impegna il Governo

ad adottare ogni iniziativa per assicurare la protezione delle popolazioni della regione, nello scrupoloso rispetto della risoluzione n. 1973 e delle relative prescrizioni; ad adottare ogni iniziativa necessaria per assicurare che l'Italia partecipi attivamente con gli altri paesi disponibili, ovvero nell'ambito delle organizzazioni internazionali di cui il Paese è parte, alla piena attuazione della risoluzione n. 1973 ai fini della protezione dei civili e delle aree popolate sotto pericolo di attacco, ivi compresa la concessione in uso di basi sul territorio nazionale; a tenere costantemente informato il Parlamento.
(6-00072) «Franceschini, Adornato, Della Vedova, Donadi, Vernetti, Melchiorre, La Malfa».

La Camera,
udite le comunicazioni del Governo,
premesso che:
il 30 agosto 2008 a Bengasi, l'Italia e la Libia hanno firmato il Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista, che tra le altre cose afferma che entrambi i paesi sono impegnati a «operare per il rafforzamento della pace, della sicurezza e della stabilità, in particolare nella regione del Mediterraneo»;
l'articolo 6 di detto Trattato intitolato «Rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali» stipula che le parti, di comune accordò, agiscono conformemente alle rispettive legislazioni, agli obiettivi e ai principi della Carta delle Nazioni Unite e della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo;
considerato che:
dal 15 febbraio 2011 si sono verificate in Libia rivolte esplose sull'onda delle proteste verificatesi in Tunisia, Egitto, Algeria, Bahrein, Yemen, Giordania e altri Stati mediorientali, mosse dal desiderio di rinnovamento politico contro il regime quarantennale del presidente della Jamāhīriyya Muammar Gheddafi, salito al potere il 1o settembre 1969 dopo un colpo di Stato che condusse alla caduta della monarchia filo-occidentale del re Idris;
che in più occasioni osservatori internazionali indipendenti hanno confermato l'uso sproporzionato di forza contro la popolazione civile con attacchi militari contro gli insorti;
nella seduta plenaria del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite del 25 febbraio 2011 l'Alto Commissario Onu per i diritti umani Navy Pillay ha sostenuto che il Consiglio non avrebbe dovuto «allentare la sua vigilanza in Libia perché la minaccia di rappresaglie violente sui civili è ancora presente», ricordando che «la repressione della pacifica espressione di dissenso è intollerabile» e che «gli attacchi diffusi contro la popolazione civile possono ammontare a crimini di diritto internazionale»;
si trattava della prima volta dalla sua fondazione che il Consiglio si riuniva per discutere di possibili violazioni dei diritti fondamentali di uno dei suoi 47 membri;
a seguito del dibattito il Consiglio ha votato per sospendere la Libia dal Consiglio stesso decidendo anche di creare una commissione indipendente per accertare quanto paventato dall'Alto Commissario per i diritti umani;
il 26 febbraio 2011 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato la risoluzione n. 1970 che impone sanzioni politiche ed economiche alla Libia, riferendo la situazione di quel paese all'ufficio del procuratore generale della Corte penale internazionale;
il 17 marzo 2011 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato la risoluzione n. 1973 con cui ha accertato che il Governo libico si è reso responsabile di gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani, incluso detenzioni arbitrarie, di sparizioni forzate, tortura ed esecuzioni sommarie e che i suoi diffusi e sistematici attacchi contro la popolazione civile costituiscono gravi crimini contro l'umanità;
la stessa risoluzione n. 1973 ha pertanto rafforzato le misure adottate in precedenza ed in particolare ha autorizzato gli Stati membri ad adottare «tutte le misure necessarie» per proteggere la popolazione civile. La risoluzione inoltre stabilisce il divieto di sorvolo dello spazio aereo libico al fine di proteggere i civili (cosiddetta «no-fly zone») istituendo de facto un bando ai voli di aerei libici fuori dallo spazio aereo libico; rafforza il bando al traffico di armi con la Libia e ribadisce le sanzioni individuali;
che l'articolo 103 prevede che «In caso di contrasto tra gli obblighi contratti dai membri delle Nazioni Unite con il presente Statuto e gli obblighi da essi assunti in base a qualsiasi altro accordo internazionale prevarranno gli obblighi derivanti dal presente Statuto»;
inoltre che l'articolo 60 della Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati del 1969, ratificata dall'Italia il 12 febbraio 1974 relativo alla «Estinzione di un trattato o sospensione della sua applicazione come conseguenza della sua violazione» stipula che, tra le altre cose, «Una violazione sostanziale di un trattato bilaterale ad opera di una delle parti legittima l'altra ad invocare la violazione come motivo di estinzione del trattato o di sospensione totale o parziale della sua applicazione»;
considerato infine che l'Italia non ha ancora incorporato tutte le norme contenute nello Statuto di Roma della Corte penale internazionale entrato in vigore nel 2002,

impegna il Governo:

ad intraprendere le iniziative necessarie per sospendere formalmente il Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista, fatto a Bengasi il 30 agosto 2008 anche per dare un chiaro messaggio di dissociazione da un regime messo sotto tutela dalle Nazioni Unite attraverso una serie di gravi sanzioni imposte dal mese di febbraio 2011 dalla Comunità internazionale;
ad applicare in tutti i suoi aspetti senza ritardo alcuno le sanzioni derivanti dalle risoluzioni n. 1970 del 26 febbraio e n. 1973 del 17 marzo 2011 adottate dal Consiglio di sicurezza tenendo informato costantemente il Parlamento dello stato di aderenza a tali dettami da parte dei vari soggetti imprenditoriali coinvolti;
a portare a termine entro il nono anniversario dell'entrata in vigore dello Statuto di Roma del 2 luglio 2011 l'adeguamento alle norme contenute nella carta fondativa della Corte penale internazionale al fine di esser pronta a collaborare pienamente con l'ufficio del procuratore generale qualora la leadership libica venisse incriminata per crimini contro l'umanità;
a continuare la propria opera in soccorso delle persone che fuggono dalla Libia verso i paesi vicini sia attraverso azioni dirette, sia sostenendo gli sforzi delle varie agenzie internazionali presenti: dall'Alto Commissario per i diritti umani, il Fondo mondiale per l'alimentazione e l'Organizzazione internazionale per le migrazioni;
a mettere in atto tutte le misure necessarie al fine di fornire assistenza a tutti coloro che fuggono via mare verso l'Italia coordinando coi partner europei eventuali distribuzioni straordinarie anche in altri Stati membri dell'Unione europea in deroga alla Convenzione di Dublino del 1990.
(6-00073)
«Mecacci, Maurizio Turco, Bernardini, Farina Coscioni, Zamparutti, Beltrandi, Colombo, Sarubbi, Ferrari, Gozi, Touadi, Duilio».

TESTO UNIFICATO DELLE PROPOSTE DI LEGGE: REALACCI ED ALTRI; ZACCHERA; MARCHI ED ALTRI; FAVA ED ALTRI; STRADELLA E CARLUCCI; LUCIANO ROSSI ED ALTRI; RAZZI ED ALTRI: DISCIPLINA DELL'ATTIVITÀ DI COSTRUTTORE EDILE E DELLE ATTIVITÀ PROFESSIONALI DI COMPLETAMENTO E FINITURA EDILIZIA (A.C. 60-496-1394-1926-2306-2313-2398-A)

A.C. 60-A - Parere della I Commissione

PARERE DELLA I COMMISSIONE SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE

NULLA OSTA

sugli emendamenti contenuti nel fascicolo n. 1, nonché sugli emendamenti 1.100, 2.100 e 10.100 della Commissione.

A.C. 60-A - Parere della V Commissione

PARERE DELLA V COMMISSIONE SUL TESTO DEL PROVVEDIMENTO E SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE

Sul testo del provvedimento elaborato dalla Commissione di merito:

PARERE FAVOREVOLE

con la seguente condizione, volta a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione:
all'articolo 10, comma 3, ultimo periodo, sostituire le parole: della presente legge con le seguenti: del presente articolo.

Sugli emendamenti trasmessi dall'Assemblea:

PARERE CONTRARIO

sugli emendamenti 10.50 e 10.51 in quanto suscettibili di determinare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica privi di idonea quantificazione e copertura;

NULLA OSTA

sui restanti emendamenti.

ULTERIORE PARERE DELLA V COMMISSIONE

PARERE CONTRARIO

sull'emendamento 10.100;

PARERE FAVOREVOLE

sui restanti emendamenti contenuti nel fascicolo n. 2, non compresi nel fascicolo n. 1.

INTERPELLANZE URGENTI

Orientamenti del Governo circa l'affissione di una targa commemorativa in ricordo di Gabirle Sandri nella stazione di servizio della A1 «Badia al Pino» - 2-00981

A)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri delle infrastrutture e dei trasporti e dell'interno, per sapere - premesso che:
nel mese di novembre 2010, in occasione del terzo anniversario dalla morte di Gabriele Sandri, i familiari del giovane ucciso chiedevano l'affissione nella stazione di servizio dell'A1 «Badia al Pino», dove l'11 novembre del 2007 il tifoso laziale veniva ucciso dall'agente di polizia Luigi Spaccarotella, di una targa con scritto: «Nel ricordo di Gabriele Sandri, cittadino italiano»;
questa richiesta, nonostante il parere favorevole dell'Anas, veniva rigettata dalla società Autostrade per l'Italia spa adducendo, quale motivazione, il fatto che la targa avrebbe creato un precedente, costringendo la società ad affiggere targhe in memoria di tutte le vittime della strada;
in seguito al diniego della società Autostrade per l'Italia spa si è creato un vero e proprio moto di indignazione diffusa che ha invaso web, stampa e televisioni nazionali, provocando una petizione sostenuta da 25.000 firme per chiedere la concessione della targa commemorativa;
in seguito a tali iniziative, l'amministratore delegato di Autostrade per l'Italia spa si era dichiarato favorevole all'affissione della targa, suggerendo ai familiari di Gabriele Sandri di rivolgersi al comune di Civitella in Val di Chiana e alla prefettura di Arezzo per avere il nulla osta definitivo. Il sindaco di Civitella in Val di Chiana, Massimiliano Dindalini, aveva dimostrato una totale e assoluta disponibilità, ma poi, rappresentando alcune perplessità, cambiava idea sostenendo di aver bisogno di ulteriori approfondimenti, nonché del parere vincolante del prefetto di Arezzo, dottor Saverio Ordine;
trascorso ormai diverso tempo nessun parere è giunto né dal sindaco del comune di Civitella in Val di Chiana, né dal prefetto di Arezzo;
Gabriele Sandri non è assolutamente equiparabile alle vittime degli incidenti stradali e rappresenta un caso unico in Italia che ha creato sgomento non solo tra i tifosi della Lazio e tra i suoi concittadini di Roma, ma nell'intero mondo sportivo e nell'intera opinione pubblica nazionale che, in diverse occasioni, ha manifestato sdegno per quanto accaduto e assoluta solidarietà e sostegno alla famiglia della vittima -:
se i Ministri interpellati siano a conoscenza della vicenda descritta in premessa e se, effettuate tutte le verifiche del caso, intendano attivare le più opportune e celeri procedure, anche mettendo in atto un tavolo di confronto fra le parti, al fine di assicurare l'affissione della targa commemorativa su quanto accaduto a Gabriele Sandri nella stazione di servizio dell'A1 «Badia al Pino» l'11 novembre del 2007.
(2-00981) «Frassinetti, Formichella, Holzmann, Murgia, Marsilio, Pili, Gottardo, Ciccioli, Barbieri, Cesario, Mannucci, Di Caterina, Garagnani, Bernardo, Faenzi, Castiello, Mussolini, Ceccacci Rubino, Porcu, De Nichilo Rizzoli, Sbai, Di Centa, Aracri, Giancarlo Giorgetti, Nola, Piso, Costa, De Corato, Ceroni, Luciano Rossi, Minasso, Malgieri, Repetti, Mistrello Destro, Pianetta, Angelucci, Mariarosaria Rossi, Beccalossi, Lainati, Laffranco, Barbaro, Biava, Tullo, Simeoni».

Iniziative di competenza del Governo al fine di garantire un corretto utilizzo degli autovelox sulla strada statale Agrigento-Palermo - 2-01007

B)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri delle infrastrutture e dei trasporti e dell'interno, per sapere - premesso che:
la sicurezza stradale nasce da un insieme di norme, attenzioni e comportamenti che, combinandosi, rendono le strade più o meno sicure;
la differenza tra una strada sicura ed una pericolosa sarà sempre la condotta dei soggetti che vi transitano;
una campagna di comunicazione che punti all'«educazione» e alla sicurezza, come quella adottata dal Ministero competente, non poteva prescindere dal coinvolgere tutti i soggetti interessati, chiamandoli in prima persona a mantenere comportamenti corretti;
ogni misura adottata per rispettare le norme che puntano a garantire la sicurezza sulla strada deve apparire funzionale ai veri obiettivi che si perseguono, senza dare la sensazione di volere vessare gli utenti con accorgimenti che poco hanno a che vedere con la guida sicura;
diventa sempre più pressante la protesta dei cittadini raggiunti da uno sproporzionato numero di contravvenzioni elevate lungo la strada statale 189 Agrigento-Palermo;
si fa riferimento alla decisione delle amministrazioni comunali di Castronovo e Lercara Friddi di installare autovelox fissi con limiti di velocità estremamente ridotti in tratti di strada che non giustificano tale esagerato rallentamento della marcia, provocando a volte un grave pericolo a seguito di repentine frenate per non incorrere nelle sanzioni previste;
questa misura, obbedendo più ad esigenze di fare cassa che a rispettare misure di sicurezza, penalizza oltre modo chi è costretto a spostarsi frequentemente lungo la strada in questione per impegni di lavoro e di studio, come conferma anche la presenza di autovelox mobili presenti sulla stessa strada ad iniziativa di amministrazioni comunali limitrofe;
non si vuole contestare l'uso degli autovelox, ma tali strumenti, ad avviso degli interpellanti, non possono rappresentare una «trappola» artatamente predisposta per sorprendere l'automobilista, quanto, piuttosto, un mezzo per educare a comportamenti di maggiore prudenza, sorretti e preceduti da una serie di dispositivi che gradualmente siano visibili lungo il percorso stradale;
la mancata copertura autostradale di questa parte del territorio siciliano rende congestionati determinati tratti necessari per il transito, frequentati soprattutto per esigenze di lavoro dalla popolazione;
l'intenso traffico sull'arteria non consente di contestare l'effetto deterrente degli stessi strumenti di controllo sulla velocità, anche se lascia fortemente perplessi l'accanimento con cui alcuni comuni fanno uso degli autovelox in alcune zone della rete viaria che non presentano caratteristiche tali da imporre limitazioni così basse;
il numero delle contravvenzioni elevate anche per infrazioni minime ha finito per convincere i cittadini che si tratti di provvedimenti predisposti con l'unico intento di rimpinguare le asfittiche casse comunali;
sarebbe opportuno posizionare le segnalazioni nei tratti particolarmente pericolosi ad una distanza dagli autovelox tale da consentire agli automobilisti di moderare gradualmente la velocità, adeguandola ai limiti imposti ed evitando brusche riduzioni della velocità di marcia con rischio di tamponamenti;
sarebbe opportuno che l'Anas, in qualità di proprietaria della strada, prima di dare il suo nulla osta svolgesse gli accertamenti necessari per stabilire la congruità delle limitazioni di velocità imposte;
sarebbe opportuna una maggiore attenzione da parte dei prefetti che hanno l'autorità per far svolgere quelle indagini che riterranno opportune ed eventualmente per agire nei confronti di quelle amministrazioni locali che utilizzano questi sistemi per colpire le tasche dei cittadini anziché garantire la sicurezza -:
quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Governo al fine di assicurare il giusto equilibrio in relazione alla necessità di garantire la sicurezza della strada Agrigento-Palermo, rimuovendo quelle condizioni vessatorie che poco incidono sul comportamento virtuoso degli automobilisti e che si traducono in un elevato costo accessorio per chi è costretto a percorrere un'arteria che già ha fatto pagare prezzi molto elevati in termini di vite umane.
(2-01007) «Vincenzo Antonio Fontana, Giammanco, Gioacchino Alfano, Germanà, Marinello, Antonino Foti, Barani, Murgia, Barba, Minardo, Pelino, Toccafondi, Iannarilli, De Luca, Garofalo, Girlanda, Traversa, Ciccioli, Cazzola, Gibiino, Vella, Bocciardo, Sammarco, Pili, Ghiglia, Vignali, Bernardo, Torrisi, Berruti, De Girolamo, Ceroni, Scandroglio, Catanoso, Pagano, Beccalossi, Berardi, Castellani, Cristaldi, Iapicca, Laffranco, Giulio Marini, Misuraca, Pugliese, Scalera, Stagno D'Alcontres».

Iniziative a sostegno della regione Marche recentemente colpita da eccezionali precipitazioni - 2-00993

C)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
l'intera regione Marche e parte della regione Abruzzo sono state colpite nei giorni scorsi da forti calamità naturali;
dopo la fase dell'emergenza occorre pensare alla ricostruzione;
l'eccezionale precipitazione piovosa ha colpito le cinque province marchigiane Pesaro, Ancona, Macerata, Fermo, Ascoli Piceno e la provincia di Teramo;
secondo i dati della protezione civile, 52 sono le zone allagate, 113 le persone allontanate dalle abitazioni, 43 le località senza elettricità, 70 le strade interrotte;
le conseguenze più pesanti si sono avute nella provincia di Fermo dove, come è noto, l'esondazione del fiume Ete ha provocato vittime;
i danni più pesanti sono così riassumibili:
a) allagamenti di aziende artigiane e industriali con conseguente interruzione dell'attività e pregiudizio della ripresa generalizzata nelle aree prossime ai fiumi Ete, Chienti, Tenna e Tronto. Ma anche in altre zone e province delle Marche;
b) ancora più vasta l'area compromessa per le colture agricole, con particolare riferimento al comparto fioro-vivaistico molto presente nella zona;
c) su tutta la costa da Pesaro a Teramo forti danni alle strutture turistiche balneari e drammatica erosione delle spiagge in grado di compromettere la prossima stagione;
d) danni consistenti alle infrastrutture viarie dovute a smottamenti e frane su tutto il territorio regionale con strade ancora chiuse al traffico;
e) compromissione delle regimentazioni e degli argini fluviali in tutto il territorio regionale;
la regione Marche, sentiti i comuni e le province, ha approntato una prima stima dei danni consistenti in 480 milioni di euro per danni a privati ed infrastrutture pubbliche, mentre non è ancora quantificata la stima per i danni alle colture agricole;
la situazione richiede la deliberazione dello stato di emergenza e le conseguenti ordinanze per lo stato di calamità naturale;
azioni vanno assunte per il riconoscimento dei danni alle aziende colpite di ogni settore fornendo gli strumenti per la ripresa produttiva con moratoria immediata sugli adempimenti fiscali e contributivi e sugli impegni bancari delle aziende;
vanno stanziate risorse per il ripristino della rete viaria, per la sistemazione del dissesto idrogeologico che si è prodotto e per il ripristino delle aree di costa sia per le infrastrutture che per il ripascimento delle spiagge;
con la recente conversione in legge del decreto-legge n. 225 del 29 dicembre 2010, riferito a «proroga termini», si è intervenuto (articolo 2, commi da 2-quater a 2-octies) con significative modifiche alla legge 24 febbraio 1992, n. 225, istitutiva del servizio nazionale della protezione civile;
in particolare, con l'aggiunta dei commi 5-quater e 5-quinques all'articolo 5, della citata legge n. 225 del 1992, sembra condizionarsi la possibilità per le regioni di accedere al fondo per la protezione civile all'assunzione di aumenti delle proprie imposizioni tributarie e/o all'elevazione delle imposte regionali sulla sanzione;
anche nel caso di accesso al fondo di riserva per le spese impreviste sembra intendersi che vada prevista una reintegrazione del fondo mediante l'aumento di accise sui carburanti;
l'interpretazione delle norme richiamate non è chiara, non essendo mai stata attuata la recente procedura e non sembra, nel caso specifico dell'alluvione delle Marche, essere attuabile richiedendo decreti attuativi per la sua applicazione non ancora emessi;
in ogni caso andrebbero emanate «linee guida» non ancora predisposte;
la circostanza consiglierebbe di agire sulla base delle norme preesistenti -:
quali iniziative abbia assunto o intenda assumere il Governo per la calamità naturale occorsa nella regione Marche; quante risorse siano state destinate o quante ne intenda destinare, con quali strumenti e per quali finalità fra le cinque indicate in premessa;
quale sia la corretta interpretazione delle norme introdotte con la legge del 26 febbraio 2011, n. 10 (cosiddetta «proroga termini»), che modificano la legge n. 225 del 1992, istitutiva del servizio nazionale di protezione civile e se le stesse siano applicabili all'emergenza Marche senza che siano stati emessi i decreti attuativi e, comunque, le linee guida per la nuova procedura.
(2-00993) «Ventura, Vannucci, Agostini, Merloni, Giovanelli, Cavallaro, Pistelli, De Torre, Ginoble».

Iniziative di competenza volte a far luce su una violenza che sarebbe avvenuta all'interno dei locali della stazione dei carabinieri del quartiere Quadraro di Roma - 2-00994

D)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri dell'interno e della difesa, per sapere - premesso che:
gli organi di stampa nazionale hanno reso noto, nei giorni scorsi, l'episodio di una giovane donna che sarebbe stata vittima di un abuso sessuale compiuto da alcuni carabinieri all'interno dei locali della stazione dei carabinieri del quartiere Quadraro di Roma, dove si trovava nella notte tra il 23 e il 24 febbraio 2011 in stato di fermo in attesa dell'udienza di convalida;
tale episodio ha destato una viva reazione nell'opinione pubblica, al punto che, nei giorni successivi, hanno avuto luogo proteste degli abitanti dello stesso quartiere di fronte all'ingresso della stazione dei carabinieri, confermando una preoccupazione sempre più forte tra i cittadini di Roma per un crescente senso di insicurezza alimentato dai numerosi episodi di violenta verificatisi negli ultimi mesi nella Capitale, di cui sono state vittime le donne;
l'eventuale responsabilità per fatti penalmente rilevanti che dovesse emergere dall'attività istruttoria in corso sarebbe ovviamente individuale. Tuttavia, è altrettanto importante che l'accertamento e i provvedimenti conseguenti siano rigorosi, affinché nessuna ombra cali sull'operato e sulla credibilità dei carabinieri, tanto apprezzati sia nell'opera di contrasto alla criminalità organizzata e nel controllo del territorio, sia nelle attività di peace-keeping e di formazione delle forze di polizia, svolte nell'ambito delle missioni internazionali -:
quali siano gli elementi informativi sino ad ora a disposizione in relazione a tale episodio e come i Ministri interpellati intendano adoperarsi, ciascuno per la propria competenza, per fornire la massima collaborazione alle autorità inquirenti, al fine di favorire quell'esito rapido e trasparente delle attività di indagine in corso necessario a fare piena luce sull'accaduto e sulle responsabilità ad esso connesse.
(2-00994) «Mogherini Rebesani, De Biasi, Zampa, Argentin, Livia Turco, Velo, Realacci, Sereni, Margiotta, Soro, Martella, Froner, Fontanelli, Garofani, Giacomelli, Gatti, Gentiloni Silveri, Gasbarra, Touadi, Bocci, Sarubbi, Servodio, Recchia, Lenzi, Cardinale, Mosca, Murer, Pollastrini, Cuperlo, Giovanelli, Gnecchi, Mattesini, Mazzarella, Colombo, Morassut, Melis, Verini, Losacco».

Iniziative per fronteggiare l'emergenza amianto in Sicilia - 2-00959

E)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri del lavoro e delle politiche sociali, della salute e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere - premesso che:
l'asbesto (o amianto) è un insieme di minerali del gruppo dei silicati, appartenente alla serie mineralogiche del serpentino e degli anfiboli, ed è un materiale molto comune e diffuso in natura, costituito da fibre sottili ma molto addensate, che lo rendono altamente resistente dal punto di vista meccanico e, al tempo stesso, flessibile;
inoltre, pur non essendo un materiale refrattario, ha una buona resistenza non solo termica, ma anche rispetto all'azione di agenti chimici e biologici, all'abrasione e all'usura;
è necessario un breve excursus cronologico relativo all'impiego dell'amianto, che, in ragione delle ottime caratteristiche chimiche e meccaniche, è stato utilizzato fino agli anni '80, nella fabbricazione di oltre 3.000 prodotti e manufatti industriali, anche unito ad altri materiali in diverse percentuali, al fine di sfruttare al meglio le sue intrinseche qualità;
si ricordano, per inciso, solo alcuni dei prodotti più diffusi realizzati impiegando amianto: ovvero, tubi per acquedotti, fogne, lastre e fogli in cemento-amianto, mattonelle per pavimentazioni, frizioni, freni e prodotti vari per attrito, guarnizioni, filtri per bevande, tute, coperte, guanti antincendio, pannelli fonoassorbenti e/o isolanti, vernici, rivestimenti, stucchi, feltri e tegole;
a fronte del massiccio utilizzo del minerale, a causa delle sue intrinseche qualità, questo materiale reca con sé un paradosso eclatante: infatti, le fibre e la polvere di asbesto sono estremamente pericolose per la salute umana, e già nel 1900, in Inghilterra, fu descritta la prima malattia che venne riconosciuta come provocata dalla polvere di amianto e denominata «asbestosi»; nel dettaglio, si tratta di una fibrosi polmonare interstiziale causata dall'esposizione professionale, quindi continuativa, alle polveri contenenti asbesto;
il meccanismo d'azione attraverso il quale si produce la malattia è legato alla penetrazione delle fibre di asbesto attraverso la bocca e il naso, lungo l'albero bronchiale, fino a giungere agli alveoli polmonari;
la gravità dell'asbestosi dipende dalla durata, ovvero dagli anni di esposizione, e dall'intensità, cioè dalla quantità di fibre inalate: si tratta, pertanto, di una malattia per la quale esiste una stretta correlazione tra «dose» di asbesto inalata e «risposta» dell'organismo;
dal 1994, insieme all'asbestosi che è stata la prima malattia amianto correlata riconosciuta dall'Inail, sono state, altresì, tabellate come tali anche il carcinoma polmonare e il mesotelioma (pleurico, pericardico e peritoneale), malattie che compromettono anche la popolazione non esposta professionalmente, ma residente in zone del territorio che ospitano insediamenti industriali che lavorano amianto;
infine, va rilevato che l'amianto opera un'azione sinergica di sostegno al altri agenti patogeni, rafforzando il loro potere cancerogeno, e, infatti, tra le fasce di popolazione professionalmente esposte ad asbesto, si registra, oltre ad un'elevata mortalità causata da malattie specifiche provocate dall'amianto, anche un forte incremento del tasso generale di mortalità e, in particolare, della mortalità per cancro che colpisce le vie respiratorie e l'apparato gastrointestinale;
dopo questa breve introduzione relativa ai dati eziologici ed epidemiologici, preme esporre la circostanza che in Italia, la lotta alla «fibra killer», ha preso le mosse dalla legge 27 marzo 1992, n. 257, relativa alla cessazione dell'impiego dell'amianto, la prima ad occuparsi anche dei lavoratori ad esso esposti, e che ha fissato alla data del 28 aprile 1994 il divieto per l'estrazione, l'importazione, l'esportazione, la commercializzazione e la produzione di amianto, di prodotti di amianto e di prodotti contenenti amianto. Tuttavia, non era previsto un divieto assoluto di impiego di materiali contenenti amianto (ad esempio, pezzi di ricambio), acquistati prima del 1994;
la portata rivoluzionaria della citata legge n. 257 del 1992 emerge dal dettato dell'articolo 13, in base al quale sono stati introdotti diversi benefici consistenti in una rivalutazione contributiva del 50 per cento ai fini pensionistici dei periodi lavorativi comportanti un'esposizione al minerale nocivo;
in particolare, tale beneficio è stato previsto in favore dei lavoratori di cave e miniere di amianto, a prescindere dalla durata dell'esposizione (comma 6), per i lavoratori che abbiano contratto una malattia professionale asbesto correlata in riferimento al periodo di comprovata esposizione (comma 7) e, infine, per tutti i lavoratori che siano stati esposti per un periodo superiore ai dieci anni (comma 8);
in seguito alla normativa indicata, nel 1995 venne stabilita una procedura amministrativa che coinvolgeva l'Inail per l'accertamento dei presupposti di legge per il riconoscimento dei predetti benefici previdenziali: in particolare, l'Inail procedeva all'accertamento dei rischi presso lo stabilimento del datore di lavoro, tramite la cosiddetta Contarp, ovvero la consulenza tecnica di accertamento dei rischi professionali;
sulla base della mappa del rischio così predisposta e dei curricula professionali dei lavoratori, venivano, quindi, rilasciati agli stessi gli attestati dell'eventuale periodo di avvenuta esposizione all'amianto: tale procedura è stata sostanzialmente confermata con decreto interministeriale del 27 ottobre 2004, adottato ai sensi della legge n. 326 del 2003, che ha, però, ridotto la rivalutazione contributiva al 25 per cento e stabilito che il beneficio è utile solo ai fini della misura della pensione e non più, quindi, anche per la maturazione del diritto;
si pone, altresì, il problema che il singolo lavoratore, in assenza di una Contarp, può incontrare serie difficoltà nel documentare in sede amministrativa la propria esposizione all'amianto, dovendo, pertanto, ricorrere spesso ad un accertamento giudiziale;
infine, occorre ricordare che, oltre alla vigente normativa italiana relativa alla tutela della salute dei lavoratori esposti ad amianto, con il decreto legislativo 25 luglio 2006, n. 257, entrato in vigore il 26 settembre 2006, lo Stato italiano ha attuato la direttiva 2003/18/CE relativa alla protezione dei lavoratori dai rischi derivanti dall'esposizione all'amianto durante il lavoro;
tutto ciò premesso, si sottolinea il caso siciliano, visto che nella regione Sicilia si registrano ogni anno 400 decessi accertati per cancro alla pleura e sono state presentate 36.000 domande di risarcimento da parte di alcune categorie di lavoratori che sono stati a contatto con l'amianto, ma se nel computo si integrassero anche i nuclei familiari la cifra si moltiplicherebbe. Cosa ancor più allarmante è la consapevolezza che la scia delle vittime è destinata ad allargarsi, poiché, come è ormai accertato, i danni di questo minerale killer si manifestano dopo circa venti o più anni, mettendo, quindi, a repentaglio il benessere delle generazioni future, in totale e assoluto spregio della responsabilità intergenerazionale che deve ispirare la comune condotta civile;
in Sicilia la questione dell'esposizione all'amianto riguarda diversi centri industriali in particolare:
a) la ex Sacelit, industria che, sita ad Archi, frazione di San Filippo del Mela, in provincia di Messina, dal 1958 al 1993 ha prodotto in Sicilia tubi, contenitori e lastre a base di amianto e che si è meritata il triste appellativo di «fabbrica della morte», visto che dal 1975 si sono susseguiti ininterrottamente decessi di lavoratori e, su un totale di 220 dipendenti assunti nel periodo di attività dell'azienda, solo 8 non si sono ammalati di patologie polmonari; nel 2001 è iniziata l'erogazione dei primi risarcimenti agli ex dipendenti e ai familiari dei deceduti; nel 2007 la procura di Barcellona Pozzo di Gotto ha sequestrato lo stabilimento, la cui attività era cessata 14 anni prima, ma l'area non è stata sottoposta a bonifica ed i capannoni dal 2001 erano adibiti a deposito da un'azienda che commerciava in detersivi e prodotti alimentari e solo da due anni, essendo stata inserita come area di bonifica di interesse nazionale, sono stati iniziati i lavori nel terreno esterno e da qualche mese nell'area interna all'azienda;
b) la società Pirelli di Villafranca Tirrena, sempre in provincia di Messina, i cui ex dipendenti hanno lavorato sottoposti a rischio amianto, a causa degli impianti di produzione totalmente coibentati e isolati con amianto, con talco contenente tremolite (amianto) e altri prodotti altamente cancerogeni, e devono, quindi, essere beneficiari dei diritti previdenziali previsti, soprattutto in ragione del terrificante dato che, su circa 1.000 ex dipendenti, sono stati già registrati più di 300 decessi direttamente riconducibili all'ambiente di vita e di lavoro e dopo 16 anni dal licenziamento e pensionamento sono ancora in attesa di una sorveglianza sanitaria che doveva tutelarne la loro integrità fisica e salvare qualche vita umana;
l'Inail di Milazzo sta conducendo, con un atteggiamento che denota, ad avviso degli interpellanti, scarsa sensibilità, pratiche concernenti il riconoscimento delle malattie professionali a coloro che sono stati esposti e le reversibilità ai superstiti;
il tenore delle risposte rese è, con frequenza, il seguente: «gli accertamenti effettuati consentono di ritenere il tipo di rischio lavorativo cui è stato esposto non idoneo a provocare la malattia professionale» oppure «per il decesso dell'assicurato non può essere riconosciuto il diritto alla rendita ai superstiti in quanto la morte non è riconducibile all'evento»;
ciò ha portato ad instaurare dei procedimenti legali che, dopo lungo periodo, sono stati e saranno tutti positivi. Si sta, inoltre, assistendo ad una sorta di conflitto di interesse interno all'Inail, che, momentaneamente, ricopre il duplice ruolo sia di ente erogatore, che di ente controllore, mentre è indispensabile che i riconoscimenti vengano effettuati direttamente dall'azienda sanitaria provinciale e dello Spresal, che sono gli enti deputati ed autorizzati a procedere alla sorveglianza sanitaria degli ex dipendenti in pensione che sono stati esposti a elementi cancerogeni;
tra l'altro, sebbene la disciplina vigente preveda che le aziende sanitarie locali (recentemente ridenominate agenzie di sanità pubblica) si attivino per dare avvio ai censimenti ed alle mappature dei fabbricati in cui è presente amianto e i proprietari degli immobili informino le aziende sanitarie locali al riguardo e, in caso di imprenditori titolari di capannoni industriali, questi siano obbligati a procedere alla nomina di un «responsabile con compiti di controllo e coordinamento di tutte le attività manutentive connesse al manufatto contenente amianto», in Sicilia non sono mai stati effettuati né i censimenti, né una mappatura del territorio che abbia ad oggetto la presenza di materiale contenente amianto, per cui risulta difficile quantificare ed annoverare esattamente i prodotti nocivi;
c'è grande urgenza di individuare un mezzo di smaltimento dell'amianto, che non sia l'interramento ma un vero impianto di inertizzazione, ovvero un impianto all'interno del quale i prodotti di amianto vengano trattati a temperature elevatissime di circa 1.200-1.300 gradi, ricavandone un prodotto da utilizzare, eventualmente, come additivo in edilizia -:
quali iniziative, quali impegni verranno assunti e quali azioni verranno implementate per fronteggiare l'emergenza amianto in Sicilia e, in particolare, con riferimento agli stabilimenti produttivi citati in premessa.
(2-00959) «Germanà, Ghiglia, Bonciani, Gibiino, Lazzari, Tortoli, Sisto, Cassinelli, Scandroglio, Mario Pepe (IR), Vincenzo Antonio Fontana, Torrisi, Franzoso, Vella, Vignali, Bocciardo, Centemero, Nirenstein, Simeoni, Golfo, Stracquadanio, Biancofiore, Vitali, Lehner, Traversa, Iapicca, Palumbo, Cicu, D'Ippolito Vitale, Antonione, Nastri, Cazzola, Pugliese, Berruti, Calabria, Contento, Barba, De Girolamo, Lisi, Misuraca, Terranova».

Iniziative in ordine alla nota ministeriale del 14 marzo 2011 relativa alle classi di concorso delle materie letterarie nelle scuole secondarie di II grado - 2-01012

F)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
le classi di concorso delle materie letterarie nelle scuole secondarie di II grado, secondo la dicitura tradizionale attualmente vigente, sono le seguenti: a) A052: lettere, latino, greco al liceo classico; b) A051: lettere, latino nei licei e istituti magistrali; c) A050: lettere negli istituti di istruzione secondaria di II grado;
la suddivisione delle classi di concorso dell'ambito disciplinare di lettere serve ad assegnare agli insegnanti cattedre nelle diverse tipologie di istituti secondari di II grado e, dalle tabelle dei decreti ministeriali del 2 marzo 1972 (recante indicazioni circa le nuove classi di abilitazione all'insegnamento secondario e nuove classi di concorso a cattedre), del 3 settembre 1982 (recante indicazioni circa le nuove classi di concorso a cattedre) e n. 39 del 30 gennaio 1998 (testo coordinato delle classi di concorso) risulta con chiarezza la seguente associazione delle classi di concorso ai diversi insegnamenti dei vari istituti superiori: a) A052: italiano, latino, greco, storia, educazione civica, geografia al ginnasio del liceo classico; latino e greco al triennio; b) A051: italiano, latino, storia, educazione civica, geografia al biennio del liceo scientifico; italiano e latino al triennio del liceo classico e scientifico; italiano, latino, storia, educazione civica, geografia al primo anno dell'istituto magistrale, latino e storia al triennio; c) A050: materie letterarie negli istituti magistrali, istituti tecnici, istituti professionali, licei artistici, istituti d'arte e istituto per la decorazione e l'arredo della chiesa;
comunque ogni classe di concorso più alta possiede i requisiti professionali e i titoli necessari per insegnare in quelle inferiori (si parla a questo proposito infatti di «abilitazioni a cascata», come indicato dal decreto ministeriale n. 54 del 1998) e, quindi, la classe di concorso più alta in assoluto tra quelle delle materie letterarie, cioè l'A052, è abilitata all'insegnamento delle materie letterarie in qualsiasi istituto secondario inferiore o superiore;
fino all'entrata in vigore della riforma delle superiori attuata dal Ministro interpellato, le classi di concorso sopra elencate erano considerate atipiche solo in rare eccezioni, ad esempio al triennio del liceo classico. Lì l'insegnamento del latino era assegnato sia alla A052, classe di concorso cui inevitabilmente deve competere l'insegnamento delle lingue e delle lettere classiche al liceo classico, data la valenza specifica dell'abilitazione conseguita, sia alla A051, esclusivamente per ottemperare ad esigenze strettamente legate alla didattica, ossia con l'obiettivo di garantire agli insegnanti e agli studenti l'omogeneità dei consigli di classe e delle sezioni;
le sovrapposizioni tra le classi di concorso letterarie determinate dalle atipicità erano, tuttavia, tollerate fino all'anno scolastico 2010-2011 (cioè fino all'entrata in vigore della riforma delle scuole secondarie), perché era prassi dei dirigenti scolastici attribuire le cattedre di lettere agli istituti professionali e tecnici attingendo dalla classe di concorso A050, ai licei (escluso il ginnasio del classico) attingendo dalla classe A051, ai ginnasi dei licei classici attingendo esclusivamente dalla A052, al triennio del liceo classico per italiano e latino dalla A051, per latino e greco dalla A052;
già nella primavera 2010, in occasione dell'emanazione da parte del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca della nota (protocollo 1348 del 21 aprile 2010) che stabiliva la confluenza delle vecchie classi di concorso nei nuovi insegnamenti del primo anno degli istituti superiori secondo la riforma in vigore dall'anno scolastico 2010-2011, gli interpellanti si sono trovati a sottoporre all'attenzione del Ministro interpellato il problema riguardante l'estensione, contemplata dalle tabelle allegate alla suddetta nota, dell'atipicità nell'ambito degli insegnamenti di lettere alle superiori; estensione che, senza alcun riguardo per le esigenze di didattica delle lingue classiche presenti nel biennio del liceo classico, penalizza la classe di concorso A052, cioè quella in possesso di competenze certificate per l'insegnamento al liceo classico e, nel rispetto del principio del merito, quella che ha maggiori titoli per insegnare le materie letterarie anche negli altri istituti superiori;
il Ministro interpellato, evidentemente riconoscendo la propria svista, aveva emanato successivamente un'altra nota (protocollo n. 968 dell'11 maggio 2010) che, recependo le istanze rappresentate come legittime, era intervenuta a modificare le tabelle di confluenza precedentemente pubblicate;
ora il 14 marzo 2011 è stata emanata dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca una nuova nota (protocollo 272 del 14 marzo 2011) che stabilisce per il prossimo anno scolastico la confluenza delle vecchie classi di concorso nei nuovi insegnamenti dei primi due anni degli istituti superiori per effetto della «riforma Gelmini»;
secondo la suddetta nota 272 e le tabelle ad essa allegate, gli insegnanti di lettere e latino al primo e secondo anno del liceo classico verranno reclutati dalle classi di concorso A051 e A052, mentre in tutti gli altri licei per le materie dell'ambito disciplinare di lettere saranno reclutati insegnanti esclusivamente dalle graduatorie A050 e A051 e per gli istituti tecnici e professionali esclusivamente dalla classe di concorso più bassa A050;
risulta, pertanto, evidente che la nota ministeriale sopra citata assegna alla classe di concorso A051 la possibilità di insegnare in contrasto con la vigente normativa al ginnasio del liceo classico, mentre, come risulta dalle tabelle allegate al decreto ministeriale n. 39 del 30 gennaio 1998 attualmente vigente, i docenti della classe di concorso A051 non possiedono il titolo abilitante per l'insegnamento al ginnasio; allo stesso modo, sempre in contrasto con la vigente normativa, assegna alla classe di concorso A050 la possibilità di insegnare nei licei, dal momento che gli insegnanti in possesso dell'abilitazione A050 non hanno il titolo necessario per legge;
tale situazione, ad avviso degli interpellanti non coerente con le disposizioni vigenti, consente così la possibilità per gli abilitati delle classi di concorso più basse (A051 e A050) di accedere ad un cospicuo numero di istituti (A050 estesa ai licei escluso il classico, A051 estesa al biennio del classico) e la conseguente limitazione delle possibilità lavorative della classe di concorso più alta;
tale situazione, poi, oltre a penalizzare il personale di ruolo della A052 che ha prestato per anni servizio nei licei classici, porterà alla completa estromissione dall'insegnamento degli insegnanti precari abilitati nella medesima classe di concorso che da anni lavorano con contratti a tempo determinato e che, all'interno delle graduatorie permanenti, non hanno la possibilità di far valere il loro punteggio sulle classi di concorso A051 e A050, per le quali posseggono l'abilitazione ma non il riconoscimento del pieno punteggio;
queste iniziative del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca si ripercuoteranno negativamente sulla qualità della didattica delle lingue classiche. Infatti, per la prima volta dall'anno scolastico 2011-2012 ad insegnare lettere e latino al ginnasio del liceo classico diventerà norma utilizzare abilitati nella classe A051, rendendo prassi abituale dividere l'insegnamento ginnasiale del latino e del greco, discipline caratterizzate da un elevatissimo grado di interdisciplinarità e pertanto comprensibili più efficacemente se affidate ad uno stesso docente esperto di entrambe le discipline;
inoltre, considerata la cospicua riduzione delle ore di latino, italiano e storia-geografia nei licei, gli esuberi nella classe di concorso A051 saranno tali da costringere i dirigenti scolastici di istituti con diversi indirizzi, per via della salvaguardia della titolarità, ad assegnare le cattedre di lettere e latino al liceo classico al personale perdente posto nella classe di concorso A051 oppure, come recita la nota in esame, in assenza di titolari da «salvaguardare» l'attribuzione dovrà avvenire prioritariamente previa intesa con l'ufficio scolastico territoriale, scegliendo le classi di concorso in esubero a livello provinciale;
è, inoltre, in corso la revisione delle classi di concorso per l'insegnamento nelle scuole secondarie e, come emerge dall'analisi delle bozze delle tabelle, per quanto riguarda le materie letterarie negli istituti secondari superiori, il Ministro interpellato, proseguendo sulla strada inaugurata dalle sopra citate note ministeriali, si appresta, ad avviso degli interpellanti, a sacrificare totalmente il principio del merito (abilitazione superiore e servizio specifico) alla logica del riciclaggio degli esuberi determinatisi in seguito all'applicazione della sua riforma delle superiori -:
se il Ministro interpellato intenda ritirare la nota del 14 marzo 2011 e rivedere le diciture delle classi di concorso, in modo da permettere a chi ha titoli maggiori e professionalità più elevate di avere almeno le stesse opportunità lavorative di chi è inserito all'interno dell'ambito disciplinare (quindi A052: lettere, latino e greco negli istituti secondari di secondo grado) oppure lasciare che il liceo classico sia appannaggio esclusivo degli insegnanti abilitati A052 e, quindi, modificare le diciture delle classi di concorso A051 (lettere, latino nei licei, escluso il classico) e A050 (lettere negli istituti tecnici e professionali).
(2-01012) «Di Pietro, Di Giuseppe, Donadi, Zazzera».

Iniziative per l'adozione di misure a tutela delle imprese strategiche italiane contro le cosiddette scalate ostili, nel rispetto del principio di reciprocità - 2-01013

G)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
la scalata ai marchi italiani non è un fatto nuovo, dopo le cessioni di Gucci, di Bnl a Bnp Paribas e di Sma ad Auchan, la vendita del gruppo Lucchini al gruppo siderurgico russo Severstal e le notizie di una possibile acquisizione di Alitalia da parte di Air France;
nei giorni scorsi l'allarme è cresciuto con il riassesto di Edison, che stava per finire nelle mani del socio statale Edf, l'evitato ingresso di Groupama nel capitale Premafin, finanziaria del gruppo Ligresti, l'offerta pubblica di acquisto su Bulgari da parte di Lvmh e l'acquisto a sorpresa dell'11,4 per cento di Parmalat per conto del primo marchio mondiale alimentare Lactalis;
su Parmalat si concentrano una serie di interessi dell'industria agricola italiana e delle grandi cooperative del latte, che temono di perdere un grande cliente nazionale, e ci si preoccupa delle sorti di un'azienda rinata da uno dei peggiori fallimenti della storia;
dopo la recente cessione di Gianfranco Ferrè al Paris group di Dubai, con la cessione di Bulgari a Lvmh (Louis Vuitton Moet Hennessy) è stata segnata una nuova tappa dell'esodo dei marchi storici del lusso italiano;
lo sfaldamento del made in Italy nel campo della moda è cominciato già da anni; sono diversi i brand italiani acquisti soprattutto da gruppi francesi, come il marchio Fendi, venduto anch'esso al Lvmh, che controlla anche la maison Emilio Pucci, Valentino è passato qualche anno fa dal gruppo Marzotto al fondo di private equity Permira Holdings Limited (Phl), mentre Gucci e Bottega Veneta fanno parte entrambi del gruppo francese Ppr (Pinault - Printemps - Redout);
preoccupa fortemente l'intenzione di diversi fondi di private equity di mettere sul mercato altri marchi noti, come Coin, Rinascente, Giochi Preziosi, Blu vacanze, Metroweb;
il passaggio in mani straniere di tanti marchi italiani può provocare pesanti ripercussioni sull'economia del nostro Paese e, quindi, introdurre norme che scoraggino scalate di investitori esteri sulla base della mancanza di reciprocità da parte di altri Paesi è utile;
tuttavia, la quota di aziende a controllo estero (fonte «The global operations of European firms. The second efige policy report»), definite come quelle con almeno il 50 per cento del capitale posseduto da azionisti stranieri, in Italia è bassa (4,1 per cento), meno della metà di quella francese (10,3 per cento) e un terzo di quella del Regno Unito (12,2 per cento);
il confronto internazionale indica che il sistema di imprese italiano è più chiuso sia in entrata che in uscita, le imprese italiane sono anche meno frequentemente parte di un gruppo, molto raramente hanno un venture capitalist nella compagine azionaria e hanno una quota di finanziamento bancario superiore a quello degli altri Paesi;
è necessario, dunque, occuparsi in primo luogo delle condizioni in cui le imprese operano e dei problemi di competitività di sistema: il controllo delle imprese italiane soffre di problemi antichi e mai risolti, come la sottocapitalizzazione e la struttura proprietaria incentrata sulla famiglia, generalmente contraria all'apertura del capitale per timore di perdere il controllo;
è, altresì, necessario accrescere la capitalizzazione delle imprese, favorendo l'afflusso del risparmio delle famiglie verso forme di investimento azionario, sviluppando il mercato borsistico, facendo crescere il settore del venture capital e del private equity, predisponendo una strategia di politica industriale che manca all'economia italiana;
è contestualmente utile varare, sulla base del criterio della reciprocità ed evitando di incorrere in procedure di infrazione da parte della Commissione europea, norme contro le scalate ostili sulla falsariga della «norma anti-opa» annunciata dal Governo francese nel luglio del 2005, dopo il tentativo di scalata del gigante americano Pepsi-Cola alla Danone, seguito, un mese dopo, dall'interesse del gruppo siderurgico Vale do Rio per la Erame;
da allora il Governo francese è in grado di dire sì o no a una società che intende acquisire una partecipazione o il controllo di un gruppo francese «strategico», dettando nel caso le condizioni per ottenere il nullaosta: sono stati, infatti, definiti 11 settori strategici ed è stata prevista una distinzione tra aziende predatrici dell'Unione europea ed extra Unione europea per evitare interventi da parte dell'Unione europea;
tra le norme più forti previste dalla normativa francese è rilevante quella che dà all'Amf (la Consob francese) il potere di chiedere al presunto scalatore, anche solo in base a notizie che anticipano l'effettiva scalata, un piano dettagliato entro 48 ore, in caso di mancata risposta è previsto un blocco di sei mesi, come è accaduto all'Enel quando nel 2006 tentò di scalare Suez, nel caso della progettata fusione fra la spagnola Abertis e Autostrade e con il tentativo da parte di Ferrovie dello Stato di entrare nelle ferrovie francesi;
anche il Canada ha promulgato fin dal 1985 una legge federale che prevede l'obbligo di notifica per gli stranieri che prendono il controllo di una impresa canadese: l'Investment Canada act dà al Governo la facoltà di vietare investimenti stranieri cospicui se non portano un beneficio al Paese;
il Ministro interpellato, con una mossa tardiva, ha lanciato nei giorni scorsi l'allarme per l'escalation verificatasi nelle ultime settimane -:
quali iniziative intenda assumere per accelerare l'adozione di misure a tutela delle imprese strategiche italiane, basate sulla reciprocità, nel rispetto delle regole europee, anche rifacendosi al modello della normativa esistente in Francia e in Canada, contro le scalate ostili.
(2-01013) «Vico, Amici, Bellanova, Bernardini, Berretta, Bonavitacola, Bressa, Burtone, Capodicasa, Cavallaro, Ceccuzzi, Ciriello, Dal Moro, D'Antona, De Pasquale, D'Incecco, Ghizzoni, Ginefra, Ginoble, Grassi, Pierdomenico Martino, Mastromauro, Mecacci, Miglioli, Miotto, Peluffo, Piccolo, Pistelli, Quartiani, Tullo, Maurizio Turco».

Iniziative per la protezione del magistrato Giuseppe Lombardo e per il contrasto alla criminalità organizzata calabrese - 2-00988

H)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri dell'interno e della giustizia, per sapere - permesso che:
la 'ndrangheta, malgrado una perdurante azione di contrasto messa in opera dalla magistratura e dalle forze di polizia, continua ad essere l'organizzazione mafiosa con il maggior potenziale di pericolosità come hanno dimostrato negli ultimi anni l'uccisione di esponenti politici, gli attentati dinamitardi nella città di Reggio Calabria contro le strutture giudiziarie, l'utilizzo di armi di potenza devastante anche negli omicidi interni alle cosche, la costante azione di minaccia e intimidazione portata avanti contro magistrati, appartenenti alle forze di polizia, giornalisti, amministratori locali, imprenditori e semplici cittadini;
nella città di Reggio Calabria sono in corso, da parte della locale direzione distrettuale antimafia, importanti indagini che stanno svelando importanti e delicati rapporti tra capi della 'ndrangheta, esponenti politici di livello nazionale, regionale e locale, e appartenenti alle forze di polizia infedeli;
su molte di queste attività è impegnato da tempo il magistrato Giuseppe Lombardo che nel corso delle indagini ha già delineato il preoccupante quadro di rapporti illeciti che miravano a svelare agli appartenenti alla 'ndrangheta le attività di contrasto in corso contro di loro;
il magistrato Giuseppe Lombardo è già stato più volte oggetto di minacce di attentato, l'ultima delle quali nei giorni scorsi con l'invio di un proiettile;
attualmente detto magistrato risulta avere un livello di protezione personale che non sembra adeguato al livello ed all'attualità delle minacce che gli sono state rivolte -:
quali urgenti iniziative intendano assumere al fine di garantire la dovuta protezione al magistrato Giuseppe Lombardo e per evitare che venga in qualsiasi modo frenata l'attuale attività di contrasto alla criminalità organizzata calabrese.
(2-00988) «Garavini, Viola, Strizzolo, Laratta, Bossa, Scarpetti, Siragusa, Schirru, Zucchi, Lo Moro, Marantelli, Vannucci, Marchi, Marchignoli, Causi, Boffa, Naccarato, Giorgio Merlo, Corsini, Gianni Farina, Rosato, Vico, Albonetti, Cesare Marini, Coscia, Rossa, Picierno, Madia, Motta, Capano, Lolli, Fadda, Laganà Fortugno, Santagata, Bucchino, Samperi».

Problematiche riguardanti la ridefinizione dei collegi elettorali per le elezioni provinciali di Catanzaro - 2-01011

I)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
la prefettura di Catanzaro, nel ridefinire l'ambito dei collegi provinciali (che da trenta passano a ventiquattro), in ottemperanza a quanto stabilito dall'articolo 2 del decreto-legge 25 gennaio 2010, n. 2, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 marzo 2010, n. 42, avrebbe dovuto attenersi ai criteri della consistenza demografica, della struttura economico-sociale, della contiguità, nonché del tribunale nella cui circoscrizione è compreso il territorio del collegio;
dalla disamina della ridefinizione dei collegi provinciali operata dalla prefettura emerge palesemente come la stessa non abbia affatto rispettato i citati parametri;
infatti, mentre i collegi del comune di Catanzaro hanno in media una popolazione di 13.000 abitanti ed i collegi del comune di Lamezia Terme una popolazione in media di 14.000 abitanti, gli altri comuni risultano raggruppati in collegi aventi, in media, una popolazione di 17.000 abitanti; gli abitanti totali della provincia di Catanzaro sono 369.947: divisi per i 24 collegi, risultano mediamente per collegio 15.415 abitanti;
difficilmente, quindi, i collegi esterni alla città di Catanzaro e Lamezia Terme potranno esprimere un proprio rappresentante in seno al consiglio provinciale;
la prefettura non ha esattamente registrato il numero degli abitanti dei comuni costituenti i vari collegi provinciali: ad esempio, il comune di Belcastro risulta avere, nella nota del 12 aprile 2010, un numero di abitanti di 3.612, laddove la cifra esatta è di 1.400;
si è, inoltre, operata una riduzione dei collegi del comune di Catanzaro da otto a sette, senza tuttavia dividere il numero degli abitanti del comune per i sette collegi elettorali -:
se non intenda intervenire in modo che la proposta di ridefinizione dei collegi elettorali risulti conforme ai criteri ricordati in premessa.
(2-01011) «Tassone, Galletti».