XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 462 di martedì 12 aprile 2011

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 12.

RENZO LUSETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 7 aprile 2011.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Brugger, Cirielli, Dal Lago, Donadi, Fava, Frattini, Gava, Lo Monte, Lombardo, Lulli, Melchiorre, Monai, Sardelli, Simeoni, Tabacci e Valducci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori (ore 12,07).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, mi pare doveroso tener presente che in queste ultime ore, in questi ultimi tre giorni, il Governo italiano (salvo che venga in quest'Aula a dimostrare che persegue una linea diversa da quella che è apparsa e appare su tutti i quotidiani e che tutti i telegiornali hanno reso pubblica) pare si sia ormai posizionato su una linea che tende ad assecondare quella che, in gergo non molto forbito, nelle settimane scorse, il leader della Lega Umberto Bossi aveva definito la linea dei «föra di ball»: föra di ball per gli immigrati dalle coste del nord e föra di ball dall'Europa, mi pare che si aggiunga adesso.
Infatti dopo avere assistito, nelle giornate e nelle ore precedenti, al vertice tra i Ministri dell'interno dei Paesi europei, si sono succedute prese di posizione ispirate a logiche - certamente bisogna dire così, non si può usare altro linguaggio - di ritorsione, di dispetto verso i partner europei e si sono persino aleggiate ipotesi di separazione dall'Unione europea. Tutte queste sono parole pronunciate da Ministri della Repubblica e dallo stesso Presidente del Consiglio e ancora oggi i giornali e le agenzie ripetono posizioni di questo tenore o ancora più violente che sono state pronunciate dal Ministro dell'interno il quale si interroga se valga la pena continuare a restare in Europa, come se l'Europa fosse un'entità a sé stante e l'Italia fosse altro dall'Europa.
Il Ministro Maroni si accoppia all'altro Ministro leghista, l'onorevole Calderoli, il quale ha chiesto, nei giorni scorsi e ieri stesso, il rientro delle truppe impegnate per conto dell'ONU e con la NATO nel teatro del Libano e in Kosovo, per posizionarle ai nostri confini marittimi e terrestri. Tutto ciò è avvenuto con il silenzio assordante del Ministro degli affari esteri e naturalmente non abbiamo potuto sentire una parola dal Ministro delle politiche Pag. 2europee perché ancora manca, il Governo non ha nelle sue file questo Ministro.
Signor Presidente siamo di fronte a gesti, a prese di posizione di una irresponsabilità inaudita che trascinano l'Italia in una condizione che più che definire ridicola, in realtà la pone agli ultimi posti dell'affidabilità e della credibilità internazionale ed anche in un angolo nel rapporto con gli altri Paesi dell'Unione europea. Ciò proprio quando c'è bisogno di trovare unità e sostegno degli altri partner in una situazione di emergenza anche dal punto di vista dell'immigrazione e con l'impegno dell'Italia a mantenere ciò che la risoluzione dell'ONU ha stabilito che si definisse nel teatro nord-africano.
L'emergenza immigrazione non può essere strumentalizzata, non può essere utilizzata quasi fossimo di fronte ad una campagna elettorale e tuttavia anche una campagna elettorale non ammetterebbe che forze politiche di questo Paese mettessero in discussione la permanenza dell'Italia in Europa, giocando sulla paura degli italiani e non lavorando affinché ci siano nuove speranze per gli italiani e gli europei.
Quindi, signor Presidente, di fronte a questo strappo istituzionale, di fronte allo strappo della tradizione unitaria ed europeista dell'Italia, di fronte a queste irresponsabili prese di posizione di membri del Governo e dello stesso Presidente del Consiglio, noi chiediamo che questi venga a dire in quest'Aula e in questo Parlamento immediatamente qual è la politica e la linea dell'Italia.
Il sottosegretario Gianni Letta ha detto che questa sarà una settimana incandescente, ma spero che, oltre al teatro al quale stiamo assistendo e assisteremo oggi pomeriggio, cioè alla ripresa dell'esame del provvedimento riguardante la prescrizione breve, questa incandescenza non sia dovuta anche al fatto che si apre un altro terreno di scontro con i partner europei, quando in realtà noi abbiamo bisogno di un impegno unitario e forte dell'Italia per ricostruire un indirizzo comune dell'Europa sulle questioni di emergenza alle quali assistiamo in questi giorni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

GIULIANO CAZZOLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, un anno fa, a soli 59 anni, moriva a Modena, amorevolmente assistito dalla moglie Marzia, Edmondo Berselli, editorialista de la Repubblica, scrittore, intellettuale acuto, intelligente e prestigioso. Nonostante la malattia lo avesse debilitato e confinato in un letto per mesi, Edmondo non aveva mai smesso di lavorare e di scrivere per il suo giornale e di pubblicare i libri, che periodicamente pubblicava.
Edmondo Berselli era cresciuto in quel centro di eccellenza che rende onore alla mia città, Bologna: la casa editrice Il Mulino. Era stato dapprima redattore, poi direttore della omonima rivista che, da oltre mezzo secolo, è un autorevole punto di osservazione della società italiana. Poi aveva cominciato a scrivere per i quotidiani, dapprima per quelli locali, poi è stato chiamato da Giulio Anselmi, il suo mentore, a Il Messaggero, a La Stampa, a l'Espresso, e successivamente è passato a la Repubblica, dove ha trovato sistemazione definitiva, divenendo uno dei principali editorialisti di fatti italiani e non solo di questioni che riguardavano la politica.
Berselli è stato autore di molti libri di grande successo, che in occasione della ricorrenza dell'anniversario della sua morte, proprio in questi giorni tornano in libreria, raccolti in una sorta di opera omnia, da parte degli editori per i quali aveva lavorato, quali Il Mulino e altri come Mondadori.
Edmondo era uno scrittore acuto, brillante e, nello stesso tempo, profondo ed anticipatore degli eventi e dei processi politici, economici e sociali. Voglio ricordare qui - ed affidare queste parole agli atti della Camera - il primo e l'ultimo dei suoi libri. Il primo, aveva un titolo accattivante Il più mancino dei tiri e suscitò Pag. 3grande interesse per la sua struttura letteraria e per l'esercizio di intelligenza su cui si basava. Infatti, il libro partiva dalla descrizione di un'azione calcistica di Mariolino Corso, un giocatore dell'Inter di quando Berselli era giovane, e descrivendo quest'azione - ossia il fatto che Corso partiva dalla difesa, scendeva lungo il campo, dribblava una serie di calciatori avversari - come se si trattasse di un nuovo volo pindarico, teneva insieme le considerazioni che Berselli svolgeva sul Paese, fino a quando Corso, con le gambe storte e i calzettoni che gli cadevano sulle caviglie, segnava con uno dei più mancini dei tiri.
Nell'ultimo libro invece la protagonista, la sua cagnolina Liù, osserva la realtà italiana. Berselli era anche un grande ammiratore di Lucio Battisti ed ha grandemente contribuito a rendere onore a questo grande artista, l'onore che in vita non gli era stato sempre attribuito, mentre Berselli si considerava un fanatico e disse che lui non poteva dare un giudizio obiettivo su Lucio Battisti perché si sentiva di parte. Era di parte solo per Lucio Battisti, nonostante che i suoi orientamenti e le sue idee politiche fossero ben precisi, ma sapeva trattarli con leggerezza e con grande rispetto anche delle idee altrui.
Questi pochi tratti, signor Presidente, onorevoli colleghi, danno l'idea della complessità e della versatilità di un intellettuale che manca non solo a me, che gli ero amico, ma credo a noi tutti (Applausi).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'istituto di istruzione superiore «Pitagora» di Siderno, in provincia di Reggio Calabria, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Annunzio di petizioni (ore 12,15).

PRESIDENTE. Invito l'onorevole segretario a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

RENZO LUSETTI, Segretario, legge:
GIOVANNI METTI, da Roma, e numerosissimi altri cittadini chiedono:
misure per contrastare l'aumento delle tariffe RC auto e per assicurare la presenza delle agenzie assicurative sul territorio, nonché la piena liberalizzazione del mercato assicurativo e lo snellimento degli adempimenti burocratici (1171) - alla VI Commissione (Finanze);
MORENO SGARALLINO, da Terracina (Latina), chiede:
interventi per l'abolizione della pena di morte negli Stati Uniti d'America (1172) - alla III Commissione (Affari esteri);
la riduzione degli adempimenti fiscali a carico delle piccole imprese e norme in materia di responsabilità dei commercialisti nei confronti dei propri clienti (1173) - alla VI Commissione (Finanze);
norme in materia di subentro dei lavoratori dipendenti all'imprenditore in caso di fallimento aziendale (1174) - alla II Commissione (Giustizia);
MATTEO LA CARA, da Vercelli, chiede:
l'istituzione di una Commissione di inchiesta in materia di giochi e scommesse (1175) - alla VI Commissione (Finanze);
MICHELE VECCHIONE, da Alatri (Frosinone), chiede:
che tutti i comuni si dotino di aree attrezzate per accogliere i cittadini in caso di calamità (1176) - alla VIII Commissione (Ambiente);
l'ampliamento del novero degli aventi diritto ai trattamenti pensionistici spettanti ai congiunti dei caduti e degli invalidi di guerra e dei soggetti dichiarati inabili al lavoro (1177) - alla XI Commissione (Lavoro);
l'istituzione di un riconoscimento pubblico per i cittadini che, per varie ragioni, hanno conosciuto particolari difficoltà nella vita (1178) - alla I Commissione (Affari costituzionali); Pag. 4
la previsione di una riserva di posti, nell'ambito dei concorsi pubblici, a chi proviene da famiglie disagiate (1179) - alla XI Commissione (Lavoro);
il riconoscimento dei contributi previdenziali e assistenziali in favore dei figli che assistono i genitori (1180) - alla XI Commissione (Lavoro);
GLORIA CAPUANO, da Roma, chiede:
la soppressione delle norme che prevedono l'istituzione di commissioni mediche speciali per il rinnovo della patente agli ultraottantenni (1181) - alla IX Commissione (Trasporti);
TEODORO RUSSO, da Quindici (Avellino), chiede:
l'abrogazione dell'articolo 59 della Costituzione ovvero la soppressione del diritto di voto per i senatori a vita (1182) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
l'introduzione della possibilità che i cittadini possano approvare direttamente provvedimenti legislativi (1183) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
l'introduzione di un giuramento di fedeltà al popolo sovrano per tutti i cittadini che assumono funzioni pubbliche (1184) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
la previsione che il Ministro della giustizia eserciti obbligatoriamente e direttamente l'azione disciplinare nei confronti dei magistrati che hanno promosso l'azione penale nei confronti di parlamentari o componenti del Governo, in caso di loro assoluzione (1185) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
norme in materia di elezione dei magistrati onorari (1186) - alla II Commissione (Giustizia);
MAURIZIO ANGELO POGGI, da Pavia, e numerosi altri cittadini chiedono:
la soppressione delle norme del decreto-legge 22 febbraio 2011, n. 5, che prevedono la decurtazione di una giornata di ferie per i lavoratori pubblici e privati al fine di compensare gli effetti economici e giuridici della festa nazionale del 17 marzo 2011 (1187) - alla I Commissione (Affari costituzionali).

Svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni (ore 12,20).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni.

(Chiarimenti in merito all'esclusione delle città di Parma e Modena dalla mostra «La bella Italia. Arte e identità delle città capitali», nell'ambito delle celebrazioni dei 150 anni dell'Unità d'Italia - n. 2-00920)

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Barbieri rinuncia ad illustrare la sua interpellanza n. 2-00920, concernente chiarimenti in merito all'esclusione delle città di Parma e Modena dalla mostra «La bella Italia. Arte e identità delle città capitali», nell'ambito delle celebrazioni dei 150 anni dell'Unità d'Italia (Vedi l'allegato A - Interpellanza ed interrogazioni).
Il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, Francesco Maria Giro, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO MARIA GIRO, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, mi riferisco all'interpellanza in oggetto indicata, per precisare che, come peraltro desumibile dallo stesso sito ufficiale della Venaria reale, la mostra «La bella Italia. Arte ed identità delle città capitali», allestita presso le Scuderie Juvarriane della Reggia di Venaria dal 17 marzo 2011 al 11 settembre 2011, ospita oltre 350 opere d'arte provenienti dai musei d'Italia, del mondo nonché da collezioni private. Le opere esposte, scelte da un comitato curatoriale presieduto dal professor Antonio Paolucci, direttore dei musei vaticani, racconteranno l'identità delle principali capitali culturali italiane. Ogni capitale è rappresentata Pag. 5da opere d'arte, documenti ed oggetti in grado di significare e di ricostruire il suo profilo storico ed i suoi termini identitari. Una sezione specifica è dedicata ad alcune importanti opere d'arte esemplificative delle prestigiose collezioni dei principi mecenati degli antichi ducati di Parma e Modena. La mostra sarà inoltre ospitata dall'autunno 2011 presso palazzo Pitti di Firenze.
Colgo l'occasione per rammentare che, come noto, la competenza legislativa e regolamentare esclusiva in materia di tutela dei beni culturali è attribuita allo Stato dall'articolo 117 della Costituzione che, tuttavia, affida alla legislazione concorrente la materia della valorizzazione dei beni culturali e ambientali, la promozione e l'organizzazione di attività culturali. Le funzioni istituzionali di questa amministrazione in materia di mostre non organizzate direttamente dai propri istituti, sono di indirizzo e consistono, da un lato, nell'individuare gli strumenti giuridici adeguati ai singoli progetti di valorizzazione, senza, peraltro, entrare nel merito delle scelte operate sulla base di motivazioni di natura tecnico logistica operata dai realizzatori della mostra e, dall'altro, di procedere all'emanazione di provvedimenti autorizzatori del prestito dei beni storico artistici, laddove richiesti, anche in questo caso senza esprimere valutazioni in merito alle scelte operate dai curatori delle mostre. Sono fatte sempre salve, naturalmente, le prioritarie esigenze della tutela.
Il codice dei beni culturali, all'articolo 48, commi 3 e 5, disciplina, infatti, le autorizzazioni per mostre ed esposizioni. Prevede, in particolare, al comma 3 che le procedure e le modalità per il rilascio dell'autorizzazione per mostre vengono stabilite con decreto ministeriale. A tale proposito, con il decreto ministeriale 28 gennaio 2008 sono stati dettati criteri, procedure e modalità per tale attività autorizzatoria, sulla base delle indicazioni formulate da una apposita commissione.
Parimenti, in osservanza di quanto disposto dal comma 5 del predetto articolo 48 del codice, con il decreto ministeriale 9 febbraio 2005 sono state dettate le procedure, modalità e condizioni per l'assunzione da parte dello Stato della copertura dei rischi derivanti dal prestito di beni culturali per mostre e manifestazioni. Non sussistono, peraltro, disposizioni che impongono allo Stato, e per esso a questo Ministero, un controllo o un'ingerenza sul contenuto scientifico o antologico delle mostre.

PRESIDENTE. L'onorevole Barbieri ha facoltà di replicare.

EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, devo dire che il sottosegretario Giro è stato molto bravo nel rispondere a questa interpellanza, perché nella sostanza ha giustamente detto che non è il Ministero per i beni e le attività culturali il terminale della nostra interpellanza. Ne prendo atto e, quindi, non posso che dichiararmi soddisfatto.
Resta il giudizio di merito che chi ha curato questa mostra, Presidente Leone, è un ignorante, nel senso letterale del termine, perché ignora che Genova e Bologna non sono mai state capitali di ducati o di Stati preunitari e ha dimenticato, invece, due meravigliosi ducati, come quelli di Modena e Reggio Emilia, da un lato, e di Parma e Piacenza, dall'altro. Quindi, prendo atto che il Governo non c'entra nulla e resta il giudizio di ignoranza rispetto ai curatori della mostra.

(Elementi in ordine all'apposizione del vincolo indiretto su alcune aree circostanti la Villa del Torso in Moruzzo - (Udine) - n. 3-00175)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, Francesco Maria Giro, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Barbieri n. 3-00175, concernente elementi in ordine all'apposizione del vincolo indiretto su alcune aree circostanti la Villa del Torso in Moruzzo (Udine) (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni).

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FRANCESCO MARIA GIRO, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, con riferimento all'interrogazione presentata dall'onorevole Barbieri, nel richiamarmi a quanto rappresentato nel corso della passata legislatura a riscontro della prima interrogazione sul medesimo oggetto, rappresento che, nel frattempo, sono intervenuti due pronunciamenti giurisprudenziali sulla vicenda, entrambi favorevoli all'Amministrazione dei beni culturali.
Mi riferisco alla sentenza dell'8 novembre 2007, n. 715 del TAR del Friuli Venezia Giulia ed a quella del 5 febbraio 2008, n. 1939 della VI sezione del Consiglio di Stato. Si ritiene qui di riportare alcuni passi significativi di detta sentenza, da ultimo citata. Cito: «Qualora l'esigenza di tutela non sia strettamente legata ad uno specifico bene culturale ed occorra salvaguardare un'area vasta, il cui pregio è solo sottolineato dalla presenza, al suo interno, di uno o più singoli beni di interesse culturale, la legge impone l'adozione dello strumento di programmazione dell'uso del territorio disciplinato dalla parte terza, titolo I, capo III, del decreto legislativo, 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio), costituito dal piano paesaggistico.
La «ratio» della richiamata normativa va interpretata nel senso che solo aree territoriali circoscritte possono essere incise mediante il ricorso al c.d. vincolo indiretto. In ogni altro caso, la composizione degli interessi, pubblici e privati, che coesistono in un determinato contesto territoriale con quello storico-artistico testimoniato dall'immobile oggetto di fruizione deve essere realizzata mediante il ricorso alla strumentazione di piano. Essa solo è in grado di assicurare la presenza e la partecipazione dei titolari istituzionali degli interessi altrui, che debbono essere appurati nel corso della procedura che sfocia nell'atto finale di programmazione territoriale. Il sottoindicato esercizio del potere impositivo del vincolo indiretto è evidentemente del tutto precluso se la disciplina del territorio è già stata adottata. Le argomentazioni appena esposte dimostrano la correttezza dell'impostazione seguita dall'Amministrazione la quale, una volta individuate le aree da sottoporre a vincolo indiretto, a tutela della Villa di proprietà dell'odierna appellante, ha riscontrato che le ulteriori esigenze di tutela ad essa sottoposte riguardavano un territorio di ampiezza tale da non consentire l'imposizione di un vincolo, connesso con la presenza del bene di interesse culturale, costituito dalla Villa in questione, ma comportavano la necessità di coordinare l'utilizzo di una vasta porzione di territorio (giova sottolineare come l'appellante abbia richiesto l'imposizione del vincolo indiretto su ben ventuno mappali). L'Amministrazione, quindi, non ha escluso in radice l'esistenza delle ragioni di tutela avanzate dall'appellante, ma ha ritenuto che le stesse possono essere soddisfatte con l'imposizione del vincolo indiretto solo in relazione ad alcuni dei mappali elencati, caratterizzati dalla loro contiguità con il bene vincolato; per tutti gli altri ha rilevato come l'appellante abbia preteso di avviare un procedimento inadeguato rispetto all'estensione di territorio, ritenuta ben superiore a quella in diretto rapporto con la Villa di sua proprietà, tanto più che da alcune delle aree da vincolare l'immobile non era perfettamente visibile. Giustamente, quindi, l'Amministrazione ha affermato che il provvedimento richiesto dall'odierna appellante non costituisce la corretta forma d'intervento, da adottare nella fattispecie concreta».
La citazione, assai lunga, della sentenza finisce qui. In conclusione, però, intendo rassicurare l'onorevole interrogante che, in sede di redazione congiunta del piano paesaggistico, unitamente alla regione Friuli-Venezia Giulia, gli uffici periferici del Ministero per i beni e le attività culturali analizzeranno con la massima attenzione tutte le istanze di tutela del territorio.

PRESIDENTE. L'onorevole Barbieri ha facoltà di replicare.

EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, devo dire che la risposta del Governo Pag. 7è soddisfacente, anche perché fa il punto della situazione. Ho un solo rammarico, che esprimo a lei, signor Presidente, e al Governo: l'interrogazione porta la data del 10 ottobre 2008. Rispondere dopo due anni e mezzo significa - vorrei usare un eufemismo - rispondere un po' lentamente (Applausi del deputato Giachetti).

(Iniziative a favore della terapia intensiva neonatale - n. 3-01315)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, Francesco Maria Giro, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Binetti n. 3-01315, concernente iniziative a favore della terapia intensiva neonatale (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni).

FRANCESCO MARIA GIRO, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, il Ministero della salute condivide ogni iniziativa finalizzata a promuovere interventi di sanità pubblica diretti al contenimento di episodi come quello citato dall'onorevole interrogante e alla promozione di pratiche cliniche di comprovata efficacia ed appropriatezza. A tal fine, riconosce che è indispensabile adottare un approccio complessivo al problema, che non riguardi solo l'organizzazione delle cure perinatali ed il potenziamento del numero dei posti di terapia intensiva quanto, piuttosto, l'intero percorso nascita di cui il parto costituisce l'evento culminante. La complessità del fenomeno considerato richiede, inoltre, una strategia molteplice di intervento in grado di coniugare misure di programmazione sanitaria finalizzate all'incentivazione delle buone pratiche relative al parto.
In questa prospettiva va, altresì, considerata l'opportunità di valorizzare il ruolo dei vari professionisti nell'assistenza alla gravidanza e al parto, in particolare quello delle ostetriche, anche attraverso l'implementazione di percorsi alternativi per il parto fisiologico e il parto a rischio. Questo permetterebbe di contrastare la crescente medicalizzazione della gravidanza promuovendo, nel contempo, processi virtuosi di umanizzazione dell'assistenza e di miglioramento complessivo della qualità.
Nel rispetto delle valutazioni rese, si fa presente che in data 16 dicembre 2010 è stato sottoscritto l'accordo Stato-regioni relativo alle linee di indirizzo per la promozione di miglioramento della qualità, della sicurezza e dell'appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo. Le dieci linee di azioni, tra loro complementari e sinergiche, da avviare congiuntamente a livello nazionale, regionale e locale, sono le seguenti: misure di politica sanitaria e di accreditamento; carta dei servizi per il percorso nascita; integrazione territorio ed ospedale; sviluppo dei linee guida sulla gravidanza fisiologica e sul taglio cesareo da parte del Sistema nazionale di linee guida - Istituto superiore di sanità; programma di implementazione delle linee guida; elaborazione, diffusione ed implementazione di raccomandazioni e strumenti per la sicurezza del percorso nascita; procedure di controllo del dolore nel corso del travaglio e del parto; formazione degli operatori; monitoraggio e verifica delle attività; istituzione di una funzione di coordinamento permanente per il percorso nascita.
Le prime iniziative da realizzare sono quelle relative alla definizione di un dettagliato cronoprogramma delle dieci attività previste nell'accordo e la costituzione di un comitato permanente per il percorso nascita, che avrà il compito di coordinare e monitorare le attività previste e di verificare il recepimento dell'accordo all'interno di specifiche delibere regionali.
Alle valutazioni sopra rese, e nel ribadire che tra le priorità del Servizio sanitario nazionale si pone particolare attenzione alla tutela della donna durante tutto il percorso nascita, dalla fase preconcezionale al puerperio, e del bambino, dalla fase perinatale all'adolescenza, si rappresenta che, nell'ambito dell'utilizzo dei Fondi vincolati per la realizzazione degli obiettivi di carattere prioritario e di rilievo Pag. 8nazionale per l'anno 2010, l'accordo Stato-regioni, sancito in data 8 luglio 2010, in attesa della definizione del Piano sanitario nazionale 2010-2012, prevede che le regioni e le province autonome, nel rispetto delle proprie competenze ed autonomie, possano elaborare progettualità finalizzate ad affrontare e superare i nodi critici presenti nei propri territori nell'ambito dell'assistenza materna, infantile e pediatrica.
Infatti, la linea 8 dell'accordo citato, tutela della maternità e promozione dell'appropriatezza del percorso nascita, per fronteggiare le criticità emergenti in tale ambito, individua quale strategia funzionale la necessità di una programmazione globale, basata su reti integrate di servizi, presidi ospedalieri ed unità operative all'interno delle quali ogni singola struttura risponde a criteri di efficienza complessiva nella logica di tipo hub and spoke, garantendo l'organizzazione dei servizi in rete ed una offerta su base aziendale mediata dalla presa in carico e dalla continuità assistenziale in tutto il percorso fino ai centri di eccellenza.
In riferimento a quanto sopra, le Regioni hanno la possibilità di presentare progetti dettagliati nei tempi, nei costi, nei risultati attesi e nei meccanismi di verifica aventi per oggetto la risoluzione totale o parziale delle criticità segnalate nel settore dell'assistenza materna ed infantile, dando così una continuità ai progetti sviluppati secondo le indicazioni di cui al precedente accordo del 25 marzo 2009. A tale proposito, si fa presente che, relativamente ai progetti presentati dalle Regioni nell'anno 2009 per la linea tutela della maternità, sono state assegnate risorse per un totale di euro 141.671.731, come indicato nella tabella «Allegato 1», che, per conto del Ministero della salute competente deposito presso la Presidenza.

PRESIDENTE. L'onorevole Binetti ha facoltà di replicare.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, a me è sembrato di aver ricevuto una risposta molto articolata su tutto il sistema dell'assistenza al parto, quindi della medicina materno-infantile, letta dal punto privilegiato, ovvero il momento del parto, con una descrizione delle eventuali misure positive e, peraltro, come emergeva in finale dalla relazione del sottosegretario, anche con un accompagnamento economico di tutto rispetto in questi tempi di crisi assoluta.
Credo, però, che la domanda posta dall'interrogazione sia stata totalmente elusa. La domanda era molto precisa, molto puntuale e molto concreta e riguardava le terapie intensive neonatali da offrire ai bambini, che nascono gravemente immaturi o gravemente sottopeso, con questa precisa osservazione: oggi nascono con alta frequenza bambini in tali condizioni e mediamente questi bambini, proprio in relazione all'immaturità con cui nascono, vanno incontro a possibili successive forme di disabilità, perché non sempre si è in grado di fronteggiarle immediatamente, correttamente, con la giusta intensità di cure e con la giusta competenza.
Il caso specifico a cui si faceva riferimento era un caso singolare, accaduto al Policlinico Umberto I, di una bambina nata in gravissime condizioni, attentamente supportata dall'équipe e che, di fatto, era tornata a casa senza avere alterazioni di alcun tipo, perlomeno per quanto era prevedibile, in quel momento.
La domanda era molto precisa: poiché è sempre più frequente che nascano bambini in queste condizioni, quindi gravemente immaturi e gravemente sottopeso, e poiché c'è il rischio e la domanda di aborto da parte delle famiglie e, viceversa, il valore assunto è il valore della vita - ma di una vita alla quale possa andare unita la massima qualità di vita possibile - si chiedeva se su questa finestra, ovvero la qualità specifica dell'assistenza neonatale che si offre nelle terapie intensive, il Governo intendeva in qualche modo prendere delle misure positive.
Ora, all'interno dello scenario globale che è stato disegnato, peraltro mancano espliciti riferimenti a questo punto concreto che veniva posto. Nell'interrogazione Pag. 9posta si faceva riferimento a diversi ordini del giorno, che personalmente in questa legislatura ho presentato, ottenendo sempre risposta positiva da parte del Ministro, ma senza avere mai nessuna ricaduta concreta sul piano dell'assistenza o sul piano che potremmo dire dell'aggiornamento, del miglioramento tecnologico, umano, in termini di risorse umane o in termini comunque di intensità di cure che possono essere offerte ai bambini.
Riguardo questo, signor sottosegretario, non c'è nulla nella risposta, che è una bella risposta ad una domanda non posta, ma che elude totalmente il quesito che era stato formulato.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento degli atti di sindacato ispettivo all'ordine del giorno.

Sull'ordine dei lavori (ore 12,40)

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, in quest'Aula accadono tante cose, alcune anche singolari, come rilevava adesso l'onorevole Binetti. Abbiamo avuto, infatti, una dotta lezione sulla neonatalità da parte del sottosegretario alla cultura Giro il quale, però, non si è occupato del tema posto, che era quello della terapia intensiva neonatale, un piccolo insieme all'interno di un grande tema. Abbiamo sicuramente potuto apprezzare la cultura dell'onorevole Giro anche su questo tema, ma, forse, chi ci ascolta si domanderà come mai su un tema che riguarda la sanità, e una materia così specifica come quella della sanità, risponde il sottosegretario alla cultura. Fa parte di quei misteri ai quali non avremo mai risposta.
Ve ne è un altro, signor Presidente, al quale non riesco a dare risposta, ma, forse, lei mi potrà aiutare o, forse, il tempo ci aiuterà. In apertura di seduta, il segretario di Presidenza ci ha letto un numero cospicuo di petizioni che sono state rivolte alla Camera da parte di cittadini normali, quei singoli cittadini che noi vogliamo tanto rimangano legati alle nostre istituzioni e che lo fanno anche attraverso questa forma di partecipazione, così come loro concessa.
Credo sia un altro gruppo consistente di petizioni che si aggiunge alle tante che sono state lette in questa legislatura ed alle tantissime che hanno accompagnato le legislature precedenti. Ciascuna di queste petizioni, come ci viene comunicato attraverso il suo speech, viene rimandata alle Commissioni competenti. Mi pare che la più sollecitata oggi sia stata la Commissione affari costituzionali, ma, tendenzialmente, sono petizioni che, riguardando temi sollecitati dalle persone comuni, dalle persone che ascoltano e che sperano che il Parlamento, in qualche modo, risponda loro; ovviamente si riferiscono a diverse materie. I cittadini - ripeto - presentano le loro proposte attraverso le petizioni, così come è loro consentito fare. La domanda che le rivolgo, signor Presidente, è la seguente: dove vanno a finire queste petizioni? Abbiamo capito che vanno a finire nelle Commissioni competenti - partecipo anche con una certa assiduità alla mia Commissione -, ma un po' tutti noi che viviamo nelle Commissioni ci rendiamo conto che raramente esse uniscono al tema all'ordine del giorno - una proposta di legge o un decreto-legge - l'esame della petizione del signor Rossi o della signora Bianchi. Visto che le leggiamo, che ci arrivano e che, comunque, è un fatto positivo che le persone che ci ascoltano in qualche modo siano vicine alle istituzioni, anche attraverso questa forma di partecipazione, non pensa, signor Presidente, che bisognerebbe trovare, nelle maglie del Regolamento - non sto facendo nessun ostruzionismo, mi sto semplicemente interrogando - una sede nella quale, per le tante sollecitazioni che ci arrivano, ancorché senza forza di legge, come è del tutto evidente trattandosi di richieste, ci sia un momento, nella vita parlamentare nel quale vengano esaminate, magari fornendo anche qualche risposta?

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PRESIDENTE. Grazie a lei, onorevole Giachetti, per aver posto il problema. Penso che la sua domanda nel tempo se la sono posta diversi colleghi. Debbo dire che una riflessione va fatta: forse qualche volta le sarà balzata agli occhi, durante lo scorrere del programma dell'ordine dei lavori, qualche petizione abbinata a qualche proposta di legge. Si vede, ma sono rarissime e pochissime. La sua sollecitazione a fare una riflessione sul prosieguo, su quello che accade dopo averle lette, è giusta. Ritengo si possa dar corso ad una, - lo dico tra virgolette - indagine, attraverso gli uffici, per comprendere, dal punto di vista non solo numerico, ma di merito, il seguito delle petizioni che vengono puntualmente lette in maniera copiosa, come dice lei, in quest'Aula. La ringrazio, comunque, per l'intervento.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15.

La seduta, sospesa alle 12,45, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Caparini e Dal Lago sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,02).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo per chiedere il rinvio in Commissione della proposta di legge n. 3137-A e di procedere secondo il Regolamento dando la parola ad un oratore a favore e a uno contro e poi, se possibile, passare al voto.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, chi è che parla a favore?

ROBERTO GIACHETTI. Nessuno, signor Presidente.

PRESIDENTE. Chi è che parla contro?

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, anzitutto intervengo sull'ordine dei lavori per chiederle di dare la parola ad un deputato per gruppo vista l'importanza del provvedimento che abbiamo di fronte. Dal momento che è stata fatta questa richiesta, ritengo che possa essere opportuno che ciascun gruppo si pronunci.
Oltre a questo, signor Presidente, le ricordo che all'inizio dell'esame di questo provvedimento l'opposizione, sempre attraverso i colleghi Giachetti e Quartiani, ne ha già proposto il rinvio in Commissione. Quindi, signor Presidente, anche a fronte di questo dato, la invito a tenere in considerazione il fatto che su questa richiesta l'Aula si è già pronunciata, sebbene non in questa settimana.

Pag. 11

PRESIDENTE. È certamente fondata la prima osservazione non la seconda.
Ci sono colleghi di altri gruppi che intendono intervenire?

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, lei ha già parlato.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente sono intervenuto per chiederle di fare intervenire un rappresentante per gruppo.

PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, intervenga contro la proposta lei o un collega del suo gruppo. Prego, inoltre, gli altri gruppi che intendono intervenire di segnalare alla Presidenza la loro volontà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, come dicevo testé, c'è stata già una richiesta di rinvio in Commissione del provvedimento in esame. È evidente che ci troviamo in una fase in cui l'esame del provvedimento è già in stato avanzato, nel senso che si è iniziato e si è concluso l'esame dell'articolo 1, e siamo in questo momento nella fase dell'esame del complesso degli emendamenti all'articolo 2. Vi è una lista assai lunga di iscritti a parlare su questo punto. Credo che vi siano oltre trenta interventi, ciascuno dei quali ha un tempo che varia da un minuto al quarto d'ora, ai venti minuti. Quindi credo che da questo punto di vista, signor Presidente, vi sia la possibilità di consentire lo svolgimento di questa fase importante del provvedimento sul complesso degli emendamenti all'articolo 2.
Credo inoltre, signor Presidente, che abbiamo di fronte un iter ricco di insidie, così come l'opposizione sin da subito ci sta facendo intendere con questa richiesta del rinvio in Commissione. È altrettanto evidente, signor Presidente, che la maggioranza ha intenzione di rispondere con la presenza in Aula, con il voto sugli emendamenti secondo i pareri che verranno espressi dal relatore e dal Governo. Signor Presidente, abbiamo di fronte un iter di questo provvedimento con un contingentamento molto ampio. È stato letto dalla Presidenza uno speech nel corso della scorsa settimana, in seguito al quale si è individuata la conclusione del provvedimento per la tarda serata di domani. A fronte di questa comunicazione l'onorevole Franceschini è intervenuto facendo presente che non esiste accordo.
Anche a fronte di questo, signor Presidente, noi, calcolando i tempi residui e i tempi tecnici delle votazioni, ci prepariamo a considerare seriamente l'ipotesi della seduta notturna per questa sera, che peraltro è già stata prevista dal calendario che abbiamo messo a punto in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo.
Io credo che sul provvedimento in esame, malgrado la contrarietà politica dei gruppi di opposizione, sia giusto confrontarsi, non sia giusto da parte di alcuni colleghi andare sopra le righe nel dibattito e su questo mi affido all'equilibrio della Presidenza nel richiamare all'ordine eventuali comportamenti o toni fuori dall'ordinario svolgimento dei nostri lavori. Tuttavia credo, signor Presidente, che sia un elemento positivo per l'attività parlamentare e per il Parlamento poter confrontarsi sul provvedimento in esame proprio in forza del fatto che sul merito vi sono circa 200 emendamenti. Non so quanti di questi materialmente verranno posti singolarmente in votazione, però vi sarà la possibilità da parte delle opposizioni di esprimere liberamente, secondo quello che il nostro Regolamento prevede, la loro legittima opinione di contrarietà. Per altri aspetti il Governo e la maggioranza avranno l'occasione di far valere in quest'Aula e fuori le loro buone ragioni e credo che a questo punto, signor Presidente, il dibattito ed il confronto sul provvedimento in esame potranno aver luogo.
Sul rinvio in Commissione è evidente che il mio gruppo manifesta una netta contrarietà, poiché è un provvedimento di iniziativa parlamentare che la maggioranza sostiene ed abbiamo già votato contro nel corso della seduta di due settimane fa, quando all'inizio dell'esame del provvedimento proprio l'onorevole Giachetti Pag. 12richiese un voto per il rinvio in Commissione e riteniamo, signor Presidente, che questa debba essere coerentemente la nostra posizione.

ARTURO IANNACCONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente e onorevoli colleghi, il provvedimento che è all'ordine del giorno ha già subito un percorso molto travagliato a causa dell'ostruzionismo che è stato praticato dalle opposizioni. Vi è stato, purtroppo, il precedente di una pratica ostruzionistica legata anche all'approvazione del processo verbale delle sedute precedenti. Abbiamo già in altre sedute respinto la richiesta di sospensiva, la richiesta di rinvio del testo in Commissione. Insomma, quest'Aula ha più volte ribadito la volontà di arrivare all'approvazione di un provvedimento che - lo voglio ricordare - è stato approvato dal Senato della Repubblica il 20 gennaio 2010, più di un anno fa.
Noi non riteniamo che si debba insistere su un atteggiamento pervicacemente ostruzionistico e dilatorio, ma se si vuole aprire un confronto sul merito del provvedimento è giusto che lo si faccia, che ognuno dei gruppi parlamentari presenti in quest'Aula esprima la sua valutazione. Tuttavia sarebbe estremamente sbagliato, come dicevo prima, insistere nel tentativo di non arrivare all'approvazione del provvedimento in esame.
È un provvedimento che noi riteniamo assolutamente compatibile e coerente con la proposta più complessiva di riforma della giustizia che il Ministro Alfano ha avanzato. Quindi, ritengo che intervenire sull'eccessiva durata dei processi, intervenire a favore dei cittadini, che chiedono che la giustizia possa esprimersi in tempi compiutamente ragionevoli, e dare delle risposte sia un dovere da parte di questo Parlamento.
Sarebbe necessario riflettere, onorevoli colleghi, sulle pratiche consentite dal nostro Regolamento, e utilizzare anche l'esperienza non positiva di queste sedute per intervenire sull'impianto del Regolamento stesso e prevedere delle modifiche che, pur consentendo l'esplicarsi delle prerogative dei gruppi parlamentari, permettano di arrivare, nei tempi previsti, all'approvazione di un provvedimento.
Il Parlamento ha il dovere di legiferare e di giungere alla conclusione dei provvedimenti che sono all'attenzione dell'Assemblea, e non si può consentire di avere un Parlamento bloccato e paralizzato da pratiche ostruzionistiche e da cavilli interpretativi che ci portano ogni volta a ricominciare da capo. Noi ci siamo già espressi su tutte le questioni che sono state sollevate: dalla questione sospensiva al rinvio in Commissione; vi è stato anche l'esame di una questione pregiudiziale di costituzionalità.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ARTURO IANNACCONE. L'Assemblea si è già espressa su tutti questi punti e, pertanto, noi riteniamo che si debba procedere con i nostri lavori e arrivare, nei tempi previsti, all'approvazione del provvedimento in oggetto.

LUCIANO DUSSIN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, intervengo per esprimere la contrarietà del gruppo della Lega Nord alla richiesta di rinvio in Commissione del provvedimento in oggetto.
In Commissione, preso atto del lavoro svolto dal Senato, sono state apportate delle modifiche sostanziali al testo, che ora concerne un rilievo in ordine alla prescrizione breve da concedere agli incensurati. Tradotto in pratica e sostanza, ciò significa mandare un messaggio all'Unione europea, che da tempo ha formulato richieste al nostro sistema giudiziario per cercare di accorciare i tempi dei processi, che sono estremamente lunghi ed indifendibili a tal riguardo. Questo messaggio - è giusto Pag. 13ricordarlo a chi ci ascolta - lo abbiamo recepito e abbiamo cercato di applicarlo alle persone che, per la prima volta, hanno a che fare con la giustizia, vale a dire agli incensurati.
Tradotto in maniera estremamente pratica, la modifica è la seguente: se il lavoro dei magistrati, con riferimento ad un reato per il quale ora si prevedono dieci anni di tempo per arrivare a determinarne le conseguenze, in questi dieci anni, non dovesse compiersi, il reato va in prescrizione; con la modifica in oggetto, invece, esso andrebbe in prescrizione dopo nove anni e quattro o cinque mesi. Quindi, è semplicemente un messaggio che si manda, ma nella direzione giusta, dopodiché le opposizioni faranno il proprio lavoro. Ritengo che sia legittimo ricorrere all'ostruzionismo, ma non riesco a giustificare le strumentalizzazioni che vi sono in questi giorni relativamente a quanto stiamo discutendo.
Infatti, utilizzando i mass media, sembra che l'opposizione ci renda colpevoli di liberare stupratori, ladri e assassini, con il solito ritornello che si ripete di legislatura in legislatura privo di contenuti, fortemente strumentalizzato, che manda cattivi messaggi al Paese e che non porta, peraltro, consenso elettorale neanche da parte di chi è il soggetto strumentalizzatore di questo provvedimento e creerà un disagio collettivo perché sembra che qui si stia lavorando nella direzione opposta rispetto a quello si deve fare.
Mi ricordo dieci anni fa probabilmente è successa la stessa cosa, quando approvammo un provvedimento relativo alle rogatorie internazionali. Era un provvedimento che chiedeva, a un Paese che doveva inviarci dei documenti chiesti dal magistrato per un processo da fare nel nostro Paese, che questi documenti fossero accompagnati da un timbro e da un protocollo e non arrivassero semplicemente per fax. Anche in questo caso vi furono le solite dichiarazioni: farete uscire i ladri gli assassini, gli stupratori i pedofili. Ovviamente erano bugie clamorose, tanto che l'OCSE, tre mesi dopo l'approvazione di questa legge, l'ha portata ad esempio al resto dei Paesi dell'UE, come un provvedimento buono da imitare.
Il messaggio che noi mandiamo è questo: noi siamo pronti, abbiamo la coscienza a posto; il provvedimento è giusto, anche se non è determinante per i grandi cambiamenti del funzionamento della magistratura. D'altronde per questo bisognerebbe aprire discorsi troppo lunghi, e il tempo non lo consente, ma ormai anche i cittadini si sono fatti un'idea di chi sono le responsabilità di questi processi lunghissimi. Andiamo avanti, ripeto, con amarezza, perché vediamo che provvedimenti di buonsenso, anche come questi, vengono descritti all'opinione pubblica come il male dei mali.
Ciò non è; ovviamente i deputati dell'opposizione svolgeranno il loro lavoro a tale riguardo, ma io sono convinto che non avranno l'appoggio dei cittadini del resto del Paese, perché la strumentalizzazione è troppo evidente e pertanto siamo contrari al rinvio e siamo pronti ad approvare questa norma di legge.

PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 86 comma 7, prego il relatore, sul provvedimento onorevole Paniz, di esprimere l'orientamento sulla richiesta di rinvio in Commissione.

MAURIZIO PANIZ, Relatore. Francamente mi pare abbastanza anomalo che venga posta nuovamente all'ordine del giorno una richiesta di rinvio in Commissione, che mi pare sia stata già oggetto di votazione. Non mi sembra che sia cambiato nulla né dal punto di vista oggettivo né del punto di vista soggettivo, per cui non posso che esprimere parere contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione con procedimento elettronico senza registrazione di nomi la proposta di rinvio in Commissione della proposta di legge n. 3137-A.
(È respinta).

La Camera respinge per 11 voti di differenza.

Pag. 14

Seguito della discussione della proposta di legge S. 1880 - D'iniziativa dei senatori Gasparri ed altri: Misure per la tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi in attuazione dell'articolo 111 della Costituzione e dell'articolo 6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (Approvata dal Senato) (A.C. 3137-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge già approvata al Senato: Misure per la tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi, in attuazione dell'articolo 111 della Costituzione e dell'articolo 6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali.
Ricordo che nella seduta di giovedì 7 aprile 2011 è stato da ultimo respinto l'articolo aggiuntivo Di Pietro 1.02 ed hanno avuto inizio gli interventi sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo 2 del provvedimento.

(Ripresa esame dell'articolo 2 - A.C. 3137-A)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 3137-A).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Rinuncio, signor Presidente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Rinuncio, signor Presidente.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Mogherini Rebesani rinuncia a parlare sul complesso delle proposte emendative.
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Rinuncio, signor Presidente.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Santelli rinuncia a parlare sul complesso delle proposte emendative.
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole De Torre. Ne ha facoltà.

MARIA LETIZIA DE TORRE. Signor Presidente, voglio intervenire per esprimere il disagio che penso ciascuno di noi stia provando in questo momento in Aula, chi tra di noi è all'opposizione, ma anche chi tra di noi è alla maggioranza e lo lascia trapelare quando ci incontriamo nei corridoi di questo palazzo. È un disagio però che è soprattutto il disagio fortissimo degli italiani. È veramente una situazione molto imbarazzante essere qui per volere, da parte della maggioranza, approvare una legge ad personam che anche gli opinionisti vicini a questa maggioranza riconoscono essere tale, e che in tutto il mondo, ormai, anche con prese in giro e con delegittimazione del nostro Paese, viene fatto riferimento a queste due settimane e a questa terza settimana di lavoro del Parlamento italiano, in un Parlamento blindato perché è da tempo che abbiamo le forze dell'ordine che circondano il palazzo di Montecitorio come in un Paese del quarto mondo, davanti ad un Governo fatto da rappresentanti, da ministri della Repubblica che hanno abdicato al loro compito più alto, ad essere, come dice la parola ministri, al servizio del Paese, e tanto più con un capo dei ministri, con il Ministro dei ministri che ha abdicato al suo ruolo, a mettersi, come dice la stessa parola, «sotto tutti», per poter servire il Paese.
Se anche fosse vero, ma quanta distanza c'è in questa affermazione dalla realtà, che, ahimè, la legge è uguale per tutti e non c'è nessun accanimento verso nessuno nei procedimenti per cui questo Pag. 15provvedimento viene pensato, ma anche fosse vero che vi fosse questo accanimento, cosa dovrebbe fare un ministro del Paese? Dovrebbe avere come unico obiettivo il bene supremo di questo Paese e non dovrebbe accadere quanto sta accadendo, non dovrebbe avvenire questa crescita esponenziale di tensioni qui, in quest'Aula, ma anche fuori, nel Paese, ed anche nelle relazioni internazionali. Non dovrebbe essere spinto e accresciuto questo scontro nel Paese e questa ormai non percezione del ruolo che hanno i diversi poteri di questo Paese. Non dovrebbe esserci una corsa sfrenata verso interessi particolari a cui invece assistiamo e che esiste da tempo; non dovrebbe esserci questa quotidiana delegittimazione del ruolo di questo Parlamento; non si dovrebbe neppure immaginare di aumentare il numero dei reati prescritti, che sono tantissimi: nel 2009, quasi 150 mila. Prescrivere un reato vuol dire che una vittima non viene risarcita, vuol dire che un colpevole non viene riconosciuto tale.
L'aumentare il numero dei reati prescritti, cioè non conclusi, non è un bene del Paese. Un Ministro che vuole servire il Paese, vedendo questa escalation di tensione, vedendo quanto sta accadendo e vedendo che una sua presenza paralizza la crescita dell'Italia, dovrebbe farsi da parte, come tanti leader europei e non europei stanno facendo, di questi tempi, con grande coraggio.
Invece assistiamo ad una situazione, veramente, ripeto, imbarazzante. Abbiamo un Parlamento con una maggioranza servile, in un palazzo blindato. Questo è pericoloso e triste, perché delegittima la nostra democrazia. È una situazione in cui dobbiamo reagire, ed è per questo che tutte le opposizioni, e il Partito Democratico con grandissima convinzione, sono presenti al completo in quest'Aula, perché se la democrazia è delegittimata ogni giorno, se non è curata nei suoi particolari, se a ciascun potere non viene lasciato di esprimere pienamente e in modo riconosciuto il proprio ruolo, una democrazia si estingue piano piano.
Come diceva Shirin Ebadi: la democrazia è un fiore che va innaffiato ogni giorno. Colleghi, questa è la gravità della situazione e questa è la gravità del nostro ruolo di parlamentari, che dovrebbe essere anche di esempio educativo verso il resto del Paese. Invece, qui, stiamo non solo compiendo una cosa scandalosa che non ha nulla a che fare con la chiamata a cui ciascuno di noi ha risposto, essendo qui a servire il Paese, ma diffondiamo nel Paese un'abitudine ad accettare le cose più impensate e più diverse, e ad abituarsi a questa situazione. Questa è una morsa che si stringe attorno alla democrazia italiana.
Ormai molti osservatori dicono che non siamo più in una reale democrazia. Penso che questo sia vero e che ci richiami, tutti, fortemente, ad una reazione a non essere servili, ma ad esprimere oggi i voti, qui dentro, ciascun voto che esprimeremo, per servire il Paese, non per essere servili a qualcuno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Viola. Ne ha facoltà.

RODOLFO GIULIANO VIOLA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Governo oggi in carica, in carica dal 2008, il Governo della destra, ha fondato molto del suo consenso elettorale sui temi della sicurezza. Non sfugge a nessuno, quindi, che il lavoro svolto in questi tre anni sia stato, almeno nel tentativo, quello di dare risposte su questi argomenti.
Avete venduto al Paese pacchetti sicurezza come fossero pacchetti vacanze: dall'introduzione del reato di immigrazione clandestina, clamorosamente negato, oggi, con la sanatoria del permesso breve per i tunisini, ai maggiori poteri ai sindaci, che purtroppo non hanno impedito il perseverare dei furti in appartamento, e anche questo oggi messo in discussione da una sentenza della Corte costituzionale, fino a pene più severe per tutti, senza, però, che queste fossero realmente applicate. I risultati sono fallimentari e sotto gli occhi di tutti: il tour operator, voi, ha venduto un pacchetto fasullo. È noto e consolidato, Pag. 16infatti, al contrario, che i capisaldi dell'azione di maggiore efficacia in tema di sicurezza sono, da un lato aumentare le disponibilità di risorse per le forze dell'ordine - al contrario drammaticamente tagliate in questi anni - e, dall'altro, la certezza della pena, la certezza della pena.
Su quest'ultimo aspetto, con l'approvazione di questo provvedimento sulla cosiddetta prescrizione breve, il fallimento è totale. Fornisco alcuni dati presi da documenti ufficiali, tenendo presente che gli uffici del vostro Ministro Alfano stimano in 15 mila i processi che avranno una prescrizione anticipata.
Il processo breve incide sui tempi di prescrizione di moltissimi reati, portandoli a sette anni, anziché sette anni e mezzo, da quelli urbanistici alle disposizioni urgenti per la tutela delle norme di particolare interesse ambientale, alle norme per la tutela delle acque dall'inquinamento, ai reati previsti per la salvaguardia di Venezia, alle norme in materia di smaltimento dei rifiuti, alle norme in materia di biodegradabilità dei detergenti sintetici, alle norme a tutela della difesa del mare, alle norme che riguardano incidenti rilevanti connessi con determinate attività industriali (parliamo della Thyssenkrupp), alle norme per il controllo delle armi, alle disposizioni che riguardano la tutela delle acque, alla corruzione semplice in atti giudiziari, all'abuso d'ufficio, alla truffa semplice o aggravata, alle frodi fiscali, alle frodi comunitarie, al falso in bilancio, alla vendita di prodotti con marchi contraffatti, al traffico di rifiuti, allo sfruttamento della prostituzione, alla violenza privata, all'incesto, al furto in appartamento, alla calunnia e alla falsa testimonianza, ai maltrattamenti in famiglia, all'aborto clandestino, alla corruzione, alla bancarotta; tutte norme sulle quali questo Parlamento in questi tre anni ha legiferato, ha aggravato le pene e ha dato un giro di vite per provare con norme più severe a limitare questi reati.
E voi, d'emblée, fate in modo che 15 mila processi che riguardano questi reati vengano cancellati. Sulla bancarotta si stima che almeno 80 mila, quindi quasi tutti i risparmiatori truffati nel caso Parmalat, vedranno sfumare la possibilità di ottenere rimborsi. Insomma, un vero e proprio colpo di spugna, una amnistia mascherata, senza contare i 150 mila processi che comunque andranno in prescrizione per i quali non state facendo niente.
Di fronte alla riforma epocale che il Ministro ci aveva proposto, vi avevamo detto: bene, siamo qui, discutiamone, diamo una giustizia migliore agli italiani. Ma allora ci chiediamo dove sono andati a finire i proclami sulla sicurezza in questo Paese. Cosa andrete a dire alle vittime, a migliaia, dei reati succitati, che stanno aspettando giustizia e, giunte quasi alla fine dei processi, se la vedranno negare? Vi siete rimangiati tutto: dalla sicurezza alla giustizia, siete un vero e proprio bluff per questo Paese! Speriamo che ve ne andiate presto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rugghia. Ne ha facoltà.

ANTONIO RUGGHIA. Signor Presidente, il collega Dussin, poco fa, ci ha detto che questo provvedimento è un provvedimento che si basa sul buonsenso e che non c'è proprio niente di negativo rispetto a questa scelta che la maggioranza sta compiendo, di approvare questo cosiddetto processo breve. Nella seduta scorsa l'onorevole Corsaro ci ha detto di non provare proprio nessun imbarazzo, perché questo provvedimento viene ritenuto, alla fine, un provvedimento utile per rendere più efficiente la nostra giustizia perché, come è stato ricordato, lo chiede l'Europa e lo chiede l'efficienza del sistema giudiziario. Ma queste sono affermazioni assolutamente gravi, che dimostrano come da parte della maggioranza non ci sia quel senso di responsabilità che sarebbe lecito attendersi quando si tratta di provvedimenti che riguardano la giustizia nel nostro Paese.
C'è una cosa che tutti gli italiani hanno capito. La cosa che tutti gli italiani hanno capito è che noi, per l'ennesima volta, in questo Parlamento siamo qui a contrastare Pag. 17la scelta del Governo e della maggioranza di modificare, di cambiare la legge sostanzialmente nell'interesse di uno solo, del capo della coalizione di centrodestra, del Presidente del Consiglio. È l'ennesima volta che ci troviamo ad affrontare situazioni come questa. Noi siamo qui - e questo lo hanno capito tutti gli italiani - perché voi proprio non volete, non accettate il principio che Silvio Berlusconi possa essere giudicato, come tutti gli altri cittadini, in nome del popolo italiano dalla magistratura e che venga giudicato per i reati che gli vengono contestati. A Silvio Berlusconi, più volte è stata rappresentata questa esigenza, serve questa legge per salvarsi da uno dei tanti processi che lo vedono imputato per far saltare il processo Mills e gli serve di fare in modo che questa legge venga approvata in tempi brevi.
Questo lo hanno capito tutti gli italiani, signor Presidente. Altro che senso di responsabilità! Altro che legge basata sul buon senso! Altro che maggioranza che dichiara di non provare alcun imbarazzo! Siamo ancora ad approvare una spregevole legge ad personam. Ma quello che non tutti gli italiani hanno compreso - e noi siamo qui, con la nostra opposizione, in Parlamento per cercare di fare capire a tutti, e lo faremo oltre che nel Parlamento anche fuori, nel Paese - è che attraverso questa ennesima legge ad personam per il Presidente del Consiglio, per fare in modo che Silvio Berlusconi riesca a non farsi processare per il processo Mills-bis, insieme a questa scelta si rischia di far saltare 15 mila processi, perché si è detto che sono pochi mesi in meno rispetto ai tempi previsti per la prescrizione. Tuttavia, in un Paese come il nostro, dove ogni anno 170 mila processi muoiono per prescrizione, per il fatto che la giustizia non funziona, per il fatto che alla giustizia non vengono assegnate le risorse che sarebbero necessarie a garantirne l'efficienza, se aggiungiamo a questa situazione gli effetti di questa amnistia vera e propria che viene contrabbandata per processo breve aggiungeremo un altro 10 per cento di processi in più che rischiano di saltare. Si tratta di un 10 per cento di processi rispetto al numero totale dei procedimenti che sono in corso nei nostri tribunali.
E di quali processi si tratta? Le amnistie - come è stato ricordato - perlomeno escludono reati gravi, con questo provvedimento invece tutti i reati vengono inseriti nella legge e rischiano la prescrizione anche reati odiosi. Le cronache di questi giorni ci danno conto delle preoccupazioni dei familiari delle vittime del terremoto de L'Aquila perché c'è il rischio, ad esempio, che tutti coloro che si sono resi responsabili della costruzione di edifici realizzati in barba alle norme sulla sicurezza possano farla franca, compresi coloro che sono responsabili di aver costruito nel modo che abbiamo visto la casa dello studente de L'Aquila. Rischiano di vedere prescritto il processo anche le vittime di quel maledetto incidente alla stazione ferroviaria di due anni fa, a Viareggio. Rischiano di vedere prescritti i processi le vittime di tanti infortuni mortali sul lavoro, di tanti processi che riguardano i reati ambientali, le vittime dei più gravi casi di bancarotta che si sono registrati nel nostro Paese e che hanno colpito migliaia e migliaia di famiglie italiane, dal crack Parmalat al crack Cirio.
Rischiano di saltare i processi che dovevano in qualche modo risarcire le vittime dell'Eternit di Torino.
Insomma, tutto questo viene posto in essere per salvare il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. La maggioranza ha dimostrato di non preoccuparsi delle conseguenze che possono realizzarsi sul nostro Stato di diritto, non si è preoccupata delle conseguenze che possono determinarsi in un ordinamento della giustizia secondo cui la legge è uguale per tutti. Inoltre, lancia un segnale al Paese molto grave. È stato ricordato che noi in quest'Aula stiamo discutendo l'approvazione di questa proposta di legge sul processo breve e intorno a quest'Aula sale l'indignazione di tutto il Paese. L'Aula di palazzo Montecitorio sostanzialmente è blindata e i cittadini fanno sentire la loro forte opposizione a un provvedimento così ingiusto e sbagliato. Pag. 18
Ricordo che la maggioranza di centrodestra vinse le elezioni, anche perché si impegnò in campagna elettorale in una battaglia senza frontiera e senza sconti nei confronti della criminalità. Il centrodestra si propose come la coalizione che si candidava al Governo del Paese più intransigente contro la criminalità, più decisa contro la delinquenza comune. Oggi per l'ennesima volta, invece, vediamo che queste promesse elettorali sono state tradite dai comportamenti concreti della maggioranza e del Governo di centrodestra.
Noi ricordiamo benissimo ciò che dicevano i rappresentanti della destra e della Lega Nord Padania in campagna elettorale. Lo ricordano bene anche i cittadini italiani. Oggi nel tentativo di salvare per l'ennesima volta - questo è un tormentone che ormai in questo Paese si ripete da oltre dieci anni - da un procedimento penale il Presidente del Consiglio si fa una legge che va contro le esigenze di giustizia dei cittadini italiani e che non dà certezza alle vittime di gravi reati commessi in questi anni. Si fa una legge che colpisce il principio dello Stato di diritto. Altro che legge basata sul buon senso, altro che legge approvata - così è stato detto dal centrodestra - senza nessun imbarazzo.
Noi dobbiamo dirvi, signori della maggioranza, che in questo Parlamento chi si sente imbarazzato siamo noi che non riusciamo a comprendere come possa essere governato in questo modo un grande Paese come il nostro, come possano essere assunti provvedimenti che mettono in discussione i principi costituzionali che vogliono la legge uguale per tutti. Siamo noi a sentirci imbarazzati. Voi non provate questo senso di vergogna per i vostri comportamenti.
Tuttavia, siamo convinti che insieme a noi sempre di più nell'opinione pubblica emerga la consapevolezza che questo Paese meriterebbe altro: un Parlamento che, di fronte alla grave situazione di crisi economica che stanno vivendo le nostre famiglie, cerchi di impegnarsi per affrontare le ragioni della crisi, per individuare una prospettiva per far uscire l'Italia dalla crisi, per dare un futuro e una speranza al nostro Paese e alle nuove generazioni. Invece, siamo in Parlamento a discutere solo di provvedimenti come questi. Noi vorremmo che il Parlamento del nostro Paese non venisse rappresentato come un'Aula dove la maggioranza viene garantita dalla presenza dei Ministri dell'economia, della difesa e degli esteri.
Essi dovrebbero fronteggiare ben altre emergenze e non stare qui soltanto per fare numero, per pigiare un tasto, per dare il proprio voto a favore di provvedimenti assolutamente sbagliati ed ingiustificati. Noi vorremmo che i Ministri fossero impegnati nel loro lavoro.
Ad esempio, vorremmo che il Ministro Frattini, il Ministro degli affari esteri, in sede comunitaria fosse più capace e più risoluto nell'affrontare i problemi del nostro Paese. Vorremmo che il Ministro fosse lì dove è necessario fronteggiare il problema dell'immigrazione. Vorremmo che il Ministro della difesa, mentre il nostro Paese è impegnato nel conflitto e nell'intervento della comunità internazionale in Libia, fosse lì a difendere gli interessi del nostro Paese, a controllare una situazione che naturalmente è carica di tensioni e di pericoli per la comunità internazionale.
Insomma, non vorremmo assistere allo spettacolo a cui siamo costretti in questi giorni: un Parlamento che è ridotto soltanto a un «votificio», una maggioranza in grado solo di precettare i suoi parlamentari, un Governo utilizzato come massa critica per aggiungere numeri ad una maggioranza che, altrimenti, andrebbe sotto nelle votazioni in Aula.
Vorremmo che questa maggioranza di centrodestra, sostanzialmente così distante dagli interessi dei cittadini, arrivasse finalmente al capolinea, perché l'Italia è un Paese che ha bisogno di essere governato nelle questioni essenziali che riguardano la vita della gente, non per gli interessi di uno solo, del Presidente del Consiglio, che sostiene la difesa delle sue ragioni in Parlamento e lo fa meno nei processi e che, quando decide di partecipare, bontà sua, ad un'udienza in tribunale, lo fa organizzando una claque, rivolgendosi ad Pag. 19un'agenzia interinale per pagare finti supporter davanti al Palazzo di giustizia, lo fa per salire sul predellino, come ha fatto altre volte, a lanciare accuse disgustose contro la magistratura di questo Paese, con un atteggiamento non responsabile, contrario a quello che dovrebbe, invece, essere assunto da parte di chi ha il compito di governare la nostra nazione e un grande Paese democratico come il nostro.
Signor Presidente, se proprio i colleghi della maggioranza non provano imbarazzo, se proprio i rappresentanti della maggioranza ritengono di fare una scelta di buonsenso, noi pensiamo che in queste affermazioni si manifesti distanza tra una maggioranza ridotta ad una sorta di collegio difensivo del Presidente del Consiglio ed il Paese, che invece vorrebbe essere governato. Se questo imbarazzo voi non lo provate, siamo sicuri che saranno gli italiani, e lo faranno già nelle prossime elezioni amministrative, a dare un segno chiaro, quello di sbarazzarsi di voi e della vostra politica ingiusta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MAURIZIO PANIZ, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Ferranti 2.1.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo?

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Ricordo, onde evitare equivoci, che poiché è stato presentato un unico emendamento interamente soppressivo dell'articolo 2, sarà posto in votazione il mantenimento di tale articolo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, intervengo per sottoporre all'attenzione dei colleghi che si stanno raccontando cose difformi dal vero quando si parla di disastri ferroviari. Li avete fatti i conti? È questo fatto che voglio porre all'attenzione del Parlamento. State raccontando cose che generano odio sociale.
Lo scandaloso cartello che è stato esposto l'altro giorno dal collega Zazzera non è rilevante tanto perché viene disconosciuto dal suo stesso partito e dal gruppo Partito Democratico, ma perché è stata cristallizzata per sempre, nei server di tutto il mondo, l'immagine «Maroni assassino». Questo è il problema per il quale richiamo i colleghi ad una maggiore correttezza intellettuale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
È possibile, giusto e doveroso disquisire di qualunque cosa, è possibile anche raccontare dei fatti qui in Aula, ma non è possibile infangare il nome delle persone partendo da presupposti falsi come quello che state raccontando secondo il quale, per esempio, il provvedimento in esame, una volta approvato, renderebbe esenti da pena gli eventuali colpevoli del disastro di Viareggio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Sapete che non è vero, sapete che quel reato oggi, secondo la disciplina attuale dell'istituto della prescrizione, si prescrive in venti anni più quattro anni e mezzo. Se il provvedimento in esame divenisse legge questi diventerebbero comunque ventitré. Se uno Stato in ventitré anni non riesce a processare una persona, non mi potete convincere che invece in ventiquattro anni lo avrebbe fatto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Per cui richiamo tutti ad una maggiore correttezza nel dibattito parlamentare (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico. Pag. 20
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 602
Maggioranza 302
Hanno votato
307
Hanno votato
no 295).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare. Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sugli articoli aggiuntivi presentati.

MAURIZIO PANIZ, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, su tutti gli articoli aggiuntivi presentati.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Di Pietro 2.023.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Di Pietro 2.023, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Romano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 604
Maggioranza 303
Hanno votato
297
Hanno votato
no 307).

Passiamo all'articolo aggiuntivo Di Pietro 2.024.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Di Pietro 2.024, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 603
Maggioranza 302
Hanno votato
297
Hanno votato
no 306).

Passiamo all'articolo aggiuntivo Di Pietro 2.025.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Di Pietro 2.025, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 603
Maggioranza 302
Hanno votato
295
Hanno votato
no 308).

Passiamo all'articolo aggiuntivo Palomba 2.022. Pag. 21
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Palomba 2.022, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 603
Maggioranza 302
Hanno votato
295
Hanno votato
no 308).

Prendo atto che la deputata De Micheli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'articolo aggiuntivo Di Pietro 2.04.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Di Pietro 2.04, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Pianetta, Corsaro...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 605
Maggioranza 303
Hanno votato
295
Hanno votato
no 310).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 3137-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 3137-A).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Nicco. Ne ha facoltà.

ROBERTO ROLANDO NICCO. Signor Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, signori rappresentanti del Governo, le relazioni annuali sullo stato della giustizia, presentate dal Procuratore generale della Corte suprema di Cassazione, fotografano una situazione molto grave e, per certi aspetti, vicino al collasso dell'intero sistema giudiziario italiano.
Il Procuratore generale Vitaliano Esposito è stato anche quest'anno molto esplicito: «È oramai sotto gli occhi di tutti - ha esordito - come la situazione quasi fallimentare della giustizia e dei suoi tempi si stia trasformando in una situazione che si può definire quasi di insolvenza per lo Stato». E, dunque, la riforma del sistema giudiziario è un imperativo categorico. Il Consiglio dei ministri ha recentemente avanzato una sua proposta di riforma costituzionale e di questo dovremmo oggi noi discutere, per capire se effettivamente si tratta di quella riforma epocale da taluni evocata o non, piuttosto, di una riforma, come ha improvvidamente affermato il Presidente Berlusconi, con la quale tangentopoli non sarebbe esistita (non nel senso che non ci sarebbero stati corrotti e corruttori, ma che non sarebbero mai stati scoperti).
È comunque di tutta evidenza che per affrontare una riforma costituzionale, sia essa quella della giustizia o quella istituzionale, non meno urgente, ci vorrebbe quel clima politico di confronto costruttivo che da tempo, invano, il Capo dello Stato auspica e non, per usare proprio le sue parole, quello «spettacolo intollerabile, Pag. 22che mette a rischio la credibilità delle istituzioni e sconcerta i cittadini», spettacolo che da tempo caratterizza la vita parlamentare.
Ora, proprio la volontà pervicace della maggioranza di proporre all'esame dell'Aula la proposta di legge sul cosiddetto processo breve è la prova provata che questa maggioranza ha scelto la direzione non del confronto ma dello scontro frontale.
Siamo ancora una volta, l'ennesima, provocatoriamente, a discutere di una leggina ad personam o, meglio, «ad Berlusconem», e non della riforma della giustizia, siamo al Parlamento piegato alle sue ossessione giudiziarie.
Dietro il titolo molto accattivante di «Misure per la tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi», con alti richiami alla Costituzione e alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, sta una realtà molto prosaica, già ampiamente richiamata da molti colleghi, quella di far prescrivere uno dei più rilevanti processi a carico del Presidente del Consiglio, quel processo Mills in cui egli è imputato per corruzione in atti giudiziari, oltretutto con effetti gravi e devastanti sull'intero ordinamento.
Lei, signor Ministro, nella sua relazione alle Camere sullo stato della giustizia, ha giustamente affermato che la lentezza del sistema giudiziario impedisce al cittadino di fruire della giustizia quale servizio di uno Stato democratico, ma la prescrizione, signor Ministro, è il contrario della giustizia. Il cittadino vittima di un delitto si aspetta non che il procedimento giudiziario in cui è parte lesa venga prescritto, ma che giunga inesorabilmente a sentenza. Il punto focale di ogni riforma della giustizia dovrebbe essere che si giunga a sentenza.
La strada da voi imboccata conduce, di fatto, oggettivamente, nella direzione opposta, all'invito e all'esaltazione a mettere in campo pratiche dilatorie in funzione proprio della prescrizione da contrabbandare poi come assoluzione, e in ciò il Presidente del Consiglio è un maestro insuperato. Altro che certezza della pena quale deterrente vero e credibile contro la criminalità! Tra indulti, processi brevi e prescrizioni, qui siamo al «libera tutti», anzi, al «libera tutti» per liberarne uno soltanto, mentre per il cittadino onesto al danno si unisce la beffa.
È una strada che noi componenti delle minoranze linguistiche avversiamo fortemente e la nostra valutazione sull'articolo in esame e sull'intera proposta di legge sarà pertanto convintamente negativa (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze linguistiche).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevoli rappresentanti del Governo, questa è indubitabilmente una legge ad personam che però si avvolge nel tenuissimo velabro di una legge generale che ricerca l'alibi perfetto ma provoca solo un effetto devastante sui procedimenti in itinere, come è stato peraltro assai bene illustrato dai colleghi dell'opposizione nel corso di numerosi interventi e da un numero cospicuo di giornali indipendenti.
La mia domanda, dunque, ai bravi colleghi avvocati della maggioranza è una sola: perché mai non avete pensato ad una legge ad personam che almeno avesse avuto il coraggio di assumere la responsabilità di fronte al Paese di quel che si voleva compiere? Se l'obiettivo, infatti, era quello di salvare il Premier da quella che lui stesso ha definito «la rapina del processo Mills», nel quale è accusato di corruzione in atti giudiziari, ai sensi dell'articolo 319-ter del codice penale, sarebbe bastato agire, per esempio, sulla pena edittale, accorciandola di un anno, per generare un effetto immediato sulla prescrizione. Così Berlusconi sarebbe uscito dall'odiato processo, la maggioranza avrebbe votato una legge onestamente ad personam senza produrre gli effetti devastanti di questo provvedimento sul sistema processuale.
Noi dell'opposizione avremmo naturalmente votato contro, ma - vivaddio - i Pag. 23danni del provvedimento sarebbero stati più limitati.
Vorremmo allora, sommessamente, suggerire al Premier un'attenzione più precisa nella scelta delle strategie processuali, se possibile distinguendole per il futuro dalle strategie legislative e, se proprio non è possibile, almeno riflettendo un po' meglio sulla scelta dei suoi avvocati (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Angela Napoli. Ne ha facoltà.

ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, onorevole Ministro, abbia pazienza, mi rivolgo a lei perché sono convinta che chiunque di noi in questo momento si rivolga a lei venga considerato un «fastidioso» (e sicuramente tale è considerato anche dai Ministri e sottosegretari che le siedono accanto), però con molto rispetto mi permetto di rivolgerle una nuova domanda perché a quella rivolta nei giorni scorsi non mi ha dato alcuna risposta.
La domanda, onorevole Ministro, è questa: lei si sente di garantire che il provvedimento che stiamo trattando, ed in particolare l'articolo 3 per il quale ho presentato un emendamento soppressivo, rispetti davvero il primo comma dell'articolo 3 della nostra Carta costituzionale per cui tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche e soprattutto - onorevole Ministro - condizioni personali e sociali?
Le pongo questa domanda perché personalmente sono sicura che, se questo provvedimento diverrà legge, allorquando un povero ladro di galline (perché sarà solo per i ladri di galline), divenuto tale per poter sfamare i propri figli, entrerà nell'aula del tribunale e leggerà che la legge è uguale per tutti, il suo pensiero correrà a tutti coloro che, pur resisi responsabili di reati ben più gravi (quali corruzione, concussione, truffa ed altro), in quell'aula non ci entreranno mai e potranno continuare, garantiti dall'impunità, a maggior ragione se incensurati, a rendersi responsabili degli stessi gravi reati. In altre parole, potranno tranquillamente continuare nella concussione, nella truffa, nella violenza e in altro.
Onorevole Ministro, onorevoli colleghi della maggioranza, onorevole relatore, vi sentite davvero con la coscienza serena nell'approvare norme che pongono su piani diversi cittadini responsabili dello stesso reato classificandoli in incensurati e recidivi? Vi sentite davvero sereni sapendo che numerosissimi imputati di reati commessi da incensurati, magari lungo il corso di tanti anni, possano addirittura evitare di ricorrere a riti alternativi, tanto la prescrizione che attende li rende garantiti dall'assoluta impunità?
Onorevole Ministro, onorevoli colleghi della maggioranza, possibile che non siate mossi da qualche dubbio, da qualche perplessità?
Pensate di averci fatto cadere nella trappola eliminando l'articolo della norma transitoria e propinandoci il sostitutivo articolo 3, i cui effetti benefici non saranno rivolti solo al Presidente del Consiglio, ma a tanti altri imputati, guarda caso per lo più appartenenti ai cosiddetti colletti bianchi o area grigia?
I cittadini, che sono costretti a registrare che viene dilapidato il denaro pubblico quotidianamente da truffe e corruzioni, non possono che continuare a perdere la fiducia nella giustizia.
L'estinzione del processo per violazione e per prescrizione non è in alcun modo funzionale alla soluzione dei problemi relativi alla ragionevole durata del processo. L'ho già detto: vi è la cosiddetta legge ex-Cirielli che, di fatto, non ha portato a nulla se non all'esplosione delle carceri proprio in conseguenza della nuova disciplina della recidiva.
A nostro avviso, onorevole Ministro e onorevoli colleghi, l'introduzione dell'automatica sentenza di proscioglimento per violazione della durata ragionevole e, quindi, per la prescrizione, diventa peggiore di un'amnistia. L'introduzione di questa nuova normativa, anche senza quella norma transitoria che avete cancellato Pag. 24con un bluff, porterebbe automaticamente ad interrompere tutti i programmi in atto nei vari uffici giudiziari e a ripartire da zero, scegliendo i processi già perenti.
Ma il fatto ancora più grave, onorevole Ministro, è che questo provvedimento chiamerà i giudici a modificare i calendari processuali, a svantaggio di quei processi che sono soggetti alla prescrizione processuale, introdotta, appunto, dalla nuova normativa, vale a dire, in primo luogo, i processi per i reati più gravi quali l'omicidio volontario e i reati di criminalità organizzata, con il risultato, fra l'altro, di rendere molto più frequenti le scarcerazioni per decorrenza dei termini di imputati non giudicati.
Onorevole Ministro, in questi giorni l'ho resa destinataria di interrogazioni parlamentari sul fatto che numerosi boss della 'ndrangheta siano liberi e che molti lo stiano per diventare per decorrenza dei termini. Le chiedo: di fronte alla conclamata battaglia contro la criminalità organizzata, se un articolo, quale, appunto, l'articolo 3, inserito in questo provvedimento, può davvero aiutare l'attuazione dei processi, allora spieghi il motivo per il quale i magistrati non si sentirebbero costretti a mettere da parte i processi che vedono implicati soggetti molto più numerosi e per reati più gravi, pur di non arrivare ai tempi di prescrizione previsti da questa legge.
E se anche si vuole dire che i tempi di prescrizione vengono, comunque, limitati rispetto agli attuali, le chiedo, onorevole Ministro, se non sia almeno necessario valutare i processi che coinvolgono imputati più numerosi e per reati gravi. Non è possibile mantenere comunque dei tempi così rigidi, assolutamente non flessibili, di fronte ai quali resta il problema dei corrotti, di coloro che truffano.
Onorevole Ministro, lei ogni giorno sicuramente avrà modo di apprendere le numerose truffe che vengono perpetrate sui fondi nazionali e sui fondi comunitari. Lei sa benissimo che gli imputati di quelle truffe risulteranno persone incensurate e che, invece, dietro quelle persone incensurate ci sono uomini della criminalità organizzata. Le chiedo: è vero, ormai lo sappiamo tutti, questo articolo 3 serve per il Presidente del Consiglio dei ministri, ma ci vogliamo rendere conto di tutti i benefici che verranno conseguiti attraverso questo provvedimento da altri imputati?
È questa la nostra richiesta: richiamare l'attenzione perché l'articolo 3 della Costituzione italiana metta davvero tutti i cittadini uguali di fronte alla legge. Non è possibile che si faccia orecchio da mercante rispetto a quello che accadrà.
L'Italia in questo momento non ha bisogno di amnistie camuffate. L'Italia in questo momento non ha bisogno di alcun tipo di impunità: chi ha pagato, chi commette i reati è giusto che venga processato e condannato, e che espii la propria pena, qualsiasi tipo di reato esso sia (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per l'Italia, Partito Democratico e Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Porgo un saluto alla delegazione di diplomatiche e diplomatici della Repubblica islamica dell'Iran guidata dal vice capo missione Mehdi Akuchakian in visita in Italia, che assiste dalla tribuna ai nostri lavori (Applausi).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori semplicemente per avere da lei un'informazione utile per capire come andremo avanti.
Mi pare che vi siano alcune decine di interventi sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo 3. Mi pare che, come di consueto, si preveda che i lavori della Camera arrivino fino alla sera e poi ci sia eventualmente la prosecuzione in seduta notturna.
Mi è parso di capire dalle parole del collega Baldelli, intervenuto contro la richiesta di rinvio in Commissione, che egli desse per certo che si procedesse anche in seduta notturna. Pag. 25
Vorrei chiederle se questa è una comunicazione che lui ha avuto prima che fosse comunicata agli altri gruppi, se lei ha già deciso in questo senso ed eventualmente, se la Presidenza dovesse decidere di andare in seduta notturna, se fosse possibile saperlo per tempo in modo che soprattutto i Ministri ma anche noi che non siamo certamente figli di un dio minore, possiamo organizzare la nostra permanenza in Aula.

PRESIDENTE. La Presidenza si riserva di fornirle una tempestiva risposta.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Franceschini. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, iniziamo adesso la trattazione dell'articolo 3, che introduce la cosiddetta prescrizione breve. Quindi, arriviamo al momento massimo in cui vengono calpestate le regole.
Introduciamo nel nostro ordinamento un'amnistia generalizzata perché questo è il modo in cui noi dovremmo chiamare questo provvedimento. Tutto ciò viene fatto - lo ricordiamo un'altra volta - per bloccare il processo Mills anche a costo di introdurre nel nostro ordinamento una norma che bloccherà e manderà in fumo migliaia di processi contro i criminali comuni. Uno schiaffo a chi rivolge alle istituzioni una domanda di sicurezza, una domanda di certezza. Uno schiaffo in faccia - lo abbiamo visto in questi giorni - anche ai parenti delle vittime del terremoto de L'Aquila che chiedono giustizia per le persone che sono morte sotto le macerie (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Con tutto questo si calpesta lo Stato di diritto e si calpestano i principi della nostra Costituzione. Tutto questo viene fatto in fretta, con la massima urgenza, con i tempi contingentati. È anche per questo che noi utilizzeremo una parte del nostro tempo per leggere gli articoli della Costituzione, che con il vostro voto adesso state calpestando.
Articolo 1: «L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione» (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bersani. Ne ha facoltà.

PIER LUIGI BERSANI. Signor Presidente, «La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale» (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Letta. Ne ha facoltà.

ENRICO LETTA. Signor Presidente, «Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza. Nessuna restrizione può essere determinata da ragioni politiche. Ogni cittadino è libero di uscire dal territorio della Repubblica e di rientrarvi, salvo gli obblighi di legge» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bindi. Ne ha facoltà.

ROSY BINDI. Signor Presidente, «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese» (Applausi Pag. 26dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Commenti di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alema. Ne ha facoltà.

MASSIMO D'ALEMA. Signor Presidente, leggerò l'articolo 87 della Costituzione, che afferma: «Il Presidente della Repubblica è il Capo dello Stato e rappresenta ...» (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego di non interrompere.

MASSIMO D'ALEMA. Signor Presidente, forse dobbiamo interrompere, non è un male questo...

PRESIDENTE. Non interrompere l'oratore.

MASSIMO D'ALEMA. Ah, l'oratore! Riprendo signor Presidente: «Il Presidente della Repubblica è il Capo dello Stato e rappresenta l'unità nazionale. Può inviare messaggi alle Camere. Indice le elezioni delle nuove Camere e ne fissa la prima riunione. Autorizza la presentazione alle Camere dei disegni di legge di iniziativa del Governo. Promulga le leggi ed emana i decreti aventi valore di legge e i regolamenti. Indice il referendum popolare nei casi previsti dalla Costituzione. Nomina, nei casi indicati dalla legge, i funzionari dello Stato. Accredita e riceve i rappresentanti diplomatici, ratifica i trattati internazionali, previa, quando occorra, l'autorizzazione delle Camere. Ha il comando delle Forze armate, presiede il Consiglio supremo di difesa costituito secondo la legge, dichiara lo stato di guerra deliberato dalle Camere. Presiede il Consiglio superiore della magistratura. Può concedere grazia e commutare le pene. Conferisce le onorificenze della Repubblica».
Aggiungo un breve commento: meno male che c'è, dal momento che in questo momento rappresenta l'unico punto di riferimento per i cittadini (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Applausi polemici di deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Mi sia consentito ancora di leggere la prima riga dell'articolo successivo: «Il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere (...)» (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Applausi polemici di deputati del gruppo Popolo della Libertà). E più che una lettura è un auspicio (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Applausi polemici di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fioroni. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FIORONI. Signor Presidente, l'articolo 24 della Costituzione recita: «Tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi. La difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento. Sono assicurati ai non abbienti, con appositi istituti, i mezzi per agire e difendersi davanti ad ogni giurisdizione. La legge determina le condizioni e i modi per la riparazione degli errori giudiziari».
Vorrei fare un breve commento: questa, forse, è la prima volta che create i presupposti per togliere tutto questo e creare nuovi errori giudiziari (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Applausi polemici di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fassino. Ne ha facoltà.

PIERO FASSINO. Signor Presidente, colleghi, vorrei richiamare l'attenzione su quanto prevede l'articolo 67 della Costituzione, laddove recita che: «Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato».
Credo che dovremmo ricordarlo tutti e dovrebbero ricordarlo soprattutto coloro che pensano che noi siamo qui per eseguire Pag. 27gli ordini di un capo, mentre invece siamo qui per rappresentare gli interessi di una nazione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Applausi polemici di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sereni. Ne ha facoltà.

MARINA SERENI. Signor Presidente, l'articolo 68 della Costituzione recita: «I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell'esercizio delle loro funzioni. Senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a perquisizione personale o domiciliare, né può essere arrestato o altrimenti privato della libertà personale, o mantenuto in detenzione, salvo che in esecuzione di una sentenza irrevocabile di condanna, ovvero se sia colto nell'atto di commettere un delitto per il quale è previsto l'arresto obbligatorio in flagranza. Analoga autorizzazione è richiesta per sottoporre i membri del Parlamento ad intercettazioni, in qualsiasi forma, di conversazioni o comunicazioni e a sequestro di corrispondenza».
Come vedete, colleghi, già la Costituzione prevedeva e prevede che vi siano dei margini di tutela per chi, in questo momento, fa questa esperienza. Ma a voi non basta: voi calpestate la Costituzione ogni giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Soro. Ne ha facoltà.

ANTONELLO SORO. Signor Presidente, «La Corte costituzionale giudica: sulle controversie relative alla legittimità costituzionale delle leggi e degli atti, aventi forza di legge, dello Stato e delle Regioni; sui conflitti di attribuzione tra i poteri dello Stato e su quelli tra lo Stato e le Regioni, e tra le Regioni; sulle accuse promosse contro il Presidente della Repubblica, a norma della Costituzione» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

GAETANO PECORELLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Sull'ordine dei lavori?

GAETANO PECORELLA. No, signor Presidente, vorrei leggere anch'io un articolo della Costituzione.

PRESIDENTE. Onorevole Pecorella, verrà iscritto nell'elenco di chi ha chiesto di parlare. Quando sarà il suo turno, le darò la parola.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Livia Turco: non è presente.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Veltroni. Ne ha facoltà.

WALTER VELTRONI. Signor Presidente, «La responsabilità penale è personale. L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Non è ammessa la pena di morte» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marrocu: non è presente.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Villecco Calipari. Ne ha facoltà.

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Signor Presidente, l'articolo 5 della Costituzione recita: «La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Castagnetti. Ne ha facoltà.

Pag. 28

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Signor Presidente, l'articolo 9 recita: «la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, intervengo solo per leggere una lettera al Ministro che è arrivata da L'Aquila che recita così: (...) Se venisse applicata, rappresenterebbe una mannaia sui crolli assassini de L'Aquila (Casa dello studente, Convitto e numerosi altri edifici privati). Sarebbe un'amnistia generalizzata per gli infortuni mortali avvenuti sul posto di lavoro, per i morti di amianto, di uranio, di frane e di alluvioni, per molti reati contabili e societari. Per questo, domani, continua questa lettera, saremo davanti a Montecitorio con tante associazioni di familiari. Firma: Antonietta Centofanti, a nome e per conto del Comitato familiari vittime Casa dello studente. A noi può anche non rispondere ma, prima o poi, privatamente o pubblicamente lei e la sua coscienza dovrà rispondere a questa lettera (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)..

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ventura. Ne ha facoltà.

MICHELE VENTURA. Signor Presidente, l'articolo 25 della Costituzione recita: «Nessuno può essere distolto dal giudice naturale precostituito per legge. Nessuno può essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima del fatto commesso. Nessuno può essere sottoposto a misure di sicurezza se non nei casi previsti dalla legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Maran. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO MARAN. Signor Presidente, «La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, l'articolo 111 recita: «La giurisdizione si attua mediante il giusto processo regolato dalla legge. Ogni processo si svolge nel contraddittorio tra le parti, in condizioni di parità, davanti a giudice terzo e imparziale. La legge ne assicura la ragionevole durata. Nel processo penale, la legge assicura che la persona accusata di un reato sia, nel più breve tempo possibile, informata riservatamente della natura e dei motivi dell'accusa elevata a suo carico; disponga del tempo e delle condizioni necessari per preparare la sua difesa; abbia la facoltà, davanti al giudice, di interrogare o di far interrogare le persone che rendono dichiarazioni a suo carico, di ottenere la convocazione e l'interrogatorio di persone a sua difesa nelle stesse condizioni dell'accusa e l'acquisizione di ogni altro mezzo di prova a suo favore; sia assistita da un interprete se non comprende o non parla la lingua impiegata nel processo. Il processo penale è regolato dal principio del contraddittorio nella formazione della prova. La colpevolezza dell'imputato non può essere provata sulla base di dichiarazioni rese da chi, per libera scelta, si è sempre volontariamente sottratto all'interrogatorio da parte dell'imputato o del suo difensore. La legge regola i casi in cui la formazione della prova non ha luogo in contraddittorio per consenso dell'imputato o per accertata impossibilità di natura oggettiva o per effetto di provata condotta illecita. Tutti i provvedimenti giurisdizionali devono essere motivati. Contro le sentenze e contro i provvedimenti Pag. 29sulla libertà personale, pronunciati dagli organi giurisdizionali ordinari o speciali, è sempre ammesso ricorso in cassazione per violazione di legge. Si può derogare a tale norma soltanto per le sentenze dei tribunali militari in tempo di guerra. Contro le decisioni del Consiglio di Stato e della Corte dei conti il ricorso in cassazione è ammesso per i soli motivi inerenti alla giurisdizione.
Contro le decisioni del Consiglio di Stato e della Corte dei Conti, il ricorso in Cassazione è ammesso per i soli motivi inerenti alla giurisdizione».
La Costituzione garantisce il giusto processo. È giusto farsi processare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, credo che adesso possa anche annotare che il collega Pecorella rinuncia.

PRESIDENTE. Non ho capito, chiedo scusa.

ROBERTO GIACHETTI. Adesso può anche annotare che il collega Pecorella rinuncia al suo intervento perché sullo stesso argomento non possono parlare più di due deputati.

PRESIDENTE. Non comprendo francamente, deciderà l'onorevole Pecorella.

Sull'ordine dei lavori (ore 16,40).

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, ieri è stata una giornata surreale per il susseguirsi di dichiarazioni, contraddittorie una con l'altra, su un problema fondamentale che riguarda il rapporto tra il nostro Paese e l'Unione europea. Non voglio aprire questo capitolo, né fare polemiche, dico solo che in un momento come questo, è indispensabile che il Presidente del Consiglio venga in Parlamento a riferire sulla politica italiana rispetto all'Unione europea. È un fatto di dignità, di serietà del Parlamento e dell'intero Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico, Italia dei Valori e Misto-Alleanza per l'Italia); per cui le chiedo di farsi tramite di questa nostra richiesta e di aprire un dibattito di politica europea in Parlamento alla presenza del Presidente del Consiglio, anche perché abbiamo sentito troppe voci discordanti una con l'altra (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico, Italia dei Valori e Misto-Alleanza per l'Italia).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, vorrei rafforzare ulteriormente la richiesta dell'onorevole Casini anche perché io, questa mattina, per il mio gruppo, prima che iniziasse lo svolgimento delle interrogazioni e dell'interpellanza, ho avuto modo di chiedere esplicitamente al Governo che fosse in particolare il Presidente del Consiglio a riferire in ordine alle gravissime dichiarazioni del Ministro dell'interno e di altri ministri della Repubblica; dichiarazioni che recano danno all'Italia nelle sedi internazionali e in sede europea. Colgo ancora l'occasione per chiedere con forza che immediatamente il Presidente del Consiglio venga in Aula e riferisca e dica qual è la linea del Governo, che il Governo intende seguire (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 30

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, vorrei appoggiare la richiesta del Presidente Casini, ricordando anche che il Presidente del Consiglio ricopre ad interim la delega di Ministro delle politiche comunitarie. Ciò è già stato sottolineato più volte, in quest'Aula; giudico uno scandalo e un'umiliazione per la Repubblica italiana il fatto che, mentre i ministri in libertà, contraddicendosi, danno giudizi negativi o positivi ed altre cariche istituzionali si pronuncino sul tradimento della missione da parte dell'Unione europea, il Governo italiano resti, per ragioni che ben conosciamo e che non sono certo di alta cucina, senza il Ministro per le politiche comunitarie. A maggior ragione quindi appoggiamo la richiesta che il Presidente del Consiglio, pro tempore anche Ministro delle politiche comunitarie, venga a riferire in Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per l'Italia e Unione di Centro).

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, anche noi ci associamo a questi interventi perché, essere rappresentati presso l'Unione europea da un Governo, il cui Ministro dell'interno fa parte di un partito che, da sempre, spara a zero contro l'Europa e da un Presidente del Consiglio che blocca un intero Parlamento - stiamo tra l'altro conteggiando i tempi di tutte le leggi ad personam fatte per lui - e che quindi sul piano internazionale è considerato poco più che una macchietta (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), credo che ciò richieda che noi discutiamo in questa sede quale deve essere il rapporto tra un Paese civile come il nostro e l'Unione europea. Quindi, la discussione si faccia in quest'Aula.

MARIO PEPE (IR). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO PEPE (IR). Signor Presidente, vorrei ricordare agli appassionati della Costituzione che l'articolo 28 recita: «I funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti».

PRESIDENTE. Onorevole Mario Pepe, mi perdoni...

MARIO PEPE (IR). Volevo sapere se i magistrati appartengono alla categoria dei funzionari dello Stato e se...

PRESIDENTE. Onorevole Mario Pepe, le chiedo a che titolo intende intervenire, perché se vuole recitare un articolo della Costituzione si deve iscrivere a parlare, insieme agli altri colleghi. Prima di dare la parola all'onorevole Amici annuncio che la Presidenza trasmetterà alla Presidenza del Consiglio la richiesta avanzata dalle opposizioni.

Si riprende la discussione (ore 16,45).

(Ripresa esame dell'articolo 3 - A.C. 3137-A)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Amici. Ne ha facoltà.

SESA AMICI. Signor Presidente, l'articolo 7 della Costituzione recita: «Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti, accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale».
La nostra Costituzione aveva previsto finanche i Patti, oltre l'equilibrio dei poteri, che voi invece, in questo momento, state calpestando (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mario Pepe (IR). Ne ha facoltà.

Pag. 31

MARIO PEPE (IR). Signor Presidente, bisogna leggere anche l'articolo 28 della Costituzione, secondo cui: «I funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative (...)».
Vorrei sapere se i magistrati, in questo Paese, appartengono ai funzionari dello Stato. Oggi vi fa comodo difenderli, ma domani toccherà a voi, perché il Governo Prodi è caduto per mano della magistratura. Ricordatevelo!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Livia Turco. Ne ha facoltà.

LIVIA TURCO. Signor Presidente, l'articolo 32 della Costituzione recita: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.

DONATA LENZI. Signor Presidente, l'articolo 6 della Costituzione recita: «La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche». Se lo fa - ricordo - tutela la libertà e la dignità di tutte le persone, stranieri o cittadini italiani, che vivono e si trovano sul territorio della nazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Boccia. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, continuiamo con questa splendida lettura della Costituzione, che spesso chiediamo che si legga nelle scuole , ma dico ai nostri colleghi, soprattutto di maggioranza, che fa molto bene a noi, invece. L'articolo 8 ci ricorda che: «Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge. Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano. I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze».
Signor Presidente, all'onorevole Mario Pepe (IR) ricordo che il Governo Prodi è caduto per una scelta politica dell'onorevole Mastella, che, se non ricordiamo male, milita in questo momento nel Popolo della Libertà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Antoni. Ne ha facoltà.

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Signor Presidente, l'articolo 10 della Costituzione recita: «L'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute. La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali. Lo straniero, al quale sia impedito nel suo Paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge. Non è ammessa l'estradizione dello straniero per reati politici» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pistelli. Ne ha facoltà.

LAPO PISTELLI. Signor Presidente, l'articolo 11 della Costituzione recita: «L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le nazioni; promuove e favorisce Pag. 32le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Damiano. Ne ha facoltà.

CESARE DAMIANO. Signor Presidente, mi pare che questo ripasso della Costituzione faccia bene a tutti. Leggerò l'articolo 14: «Il domicilio è inviolabile. Non vi si possono eseguire ispezioni o perquisizioni o sequestri se non nei casi e modi stabiliti dalla legge secondo le garanzie prescritte per la tutela della libertà personale. Gli accertamenti e le ispezioni per motivi di sanità e di incolumità pubblica o a fini economici e fiscali sono regolati da leggi speciali». Come vede, signor Presidente, questo articolo ci fa ben comprendere come i padri costituenti avessero previsto tutte le garanzie di tutela fondamentale per i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gentiloni Silveri. Ne ha facoltà.

PAOLO GENTILONI SILVERI. Signor Presidente, l'articolo 79 della Costituzione, che ha una certa attinenza con le materie di cui ci stiamo occupando, recita: «L'amnistia e l'indulto sono concessi con legge deliberata a maggioranza dei due terzi (...)». Lo ripeto: «L'amnistia e l'indulto sono concessi con legge deliberata a maggioranza dei due terzi dei componenti di ciascuna Camera, in ogni suo articolo e nella votazione finale. La legge che concede l'amnistia o l'indulto stabilisce il termine per la loro applicazione. In ogni caso l'amnistia e l'indulto non possono applicarsi ai reati commessi successivamente alla presentazione del disegno di legge» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Levi. Ne ha facoltà.

RICARDO FRANCO LEVI. Signor Presidente, leggerò l'articolo 12 della Costituzione: «La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni». Signor Presidente, ho letto con particolare convinzione questo articolo in questo anno che segna il centocinquantesimo anniversario dell'Unità d'Italia che alcuni mettono in discussione insieme ai suoi simboli e voglio qui ricordare che in quest'Aula, come in tutti gli edifici pubblici italiani, accanto al tricolore italiano, è collocata la bandiera blu con le dodici stelle gialle dell'Unione europea, quella bandiera che il nostro Ministro dell'interno sembra volere ammainare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Melandri. Ne ha facoltà.

GIOVANNA MELANDRI. Signor Presidente, leggo l'articolo 17 della Costituzione: «I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz'armi. Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso. Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pollastrini. Ne ha facoltà.

BARBARA POLLASTRINI. Signor Presidente, continuiamo a recitare la Costituzione e lo facciamo per una ragione evidente, perché questo Governo disattento, inefficace e incapace sta offendendo la coscienza di milioni di donne e di uomini in questo Paese. Continueremo a fare la nostra opposizione qui, in Parlamento, e in collegamento con quanti stanno alzando la testa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, l'articolo 13 della Costituzione recita: Pag. 33«La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell'autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge. In casi eccezionali di necessità ed urgenza, indicati tassativamente dalla legge, l'autorità di pubblica sicurezza può adottare provvedimenti provvisori, che devono essere comunicati entro quarantotto ore all'autorità giudiziaria e, se questa non li convalida nelle successive quarantotto ore, si intendono revocati e restano privi di ogni effetto. È punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà. La legge stabilisce i limiti massimi della carcerazione preventiva». Non sempre viene rispettata, ma questo dice la nostra Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Argentin. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, l'articolo 23 della Costituzione recita: «Nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla legge».
Sì, Presidente, in base alla legge, quella legge che a noi non fa paura, a noi del centrosinistra che crediamo che la legge abbia un senso vero e che non cerchiamo di girarvi intorno come molti di voi tentano di fare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e della deputata Bongiorno).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bachelet. Ne ha facoltà.

GIOVANNI BATTISTA BACHELET. Signor Presidente, proseguendo nella lettura della Costituzione, leggerò l'articolo 22 che recita: «Nessuno può essere privato, per motivi politici, della capacità giuridica, della cittadinanza, del nome».
È una reazione agli eccessi totalitari: gli ebrei italiani privati della cittadinanza, le minoranze linguistiche il cui nome veniva forzatamente reso italiano. È, come altre parti della Costituzione che io spero nessuno voglia abolire, un aiuto a non tornare su errori del passato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gasbarra. Ne ha facoltà.

ENRICO GASBARRA. Signor Presidente, l'articolo 35 della Costituzione recita: «La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme e applicazioni. Cura la formazione e l'elevazione professionale dei lavoratori. Promuove e favorisce gli accordi e le organizzazioni internazionali intesi ad affermare e regolare i diritti del lavoro. Riconosce la libertà di emigrazione, salvo gli obblighi stabiliti dalla legge nell'interesse generale, e tutela il lavoro italiano all'estero».
Quanto sarebbe bello se il Parlamento facesse tante sedute e la notturna per occuparsi di questo e non per dei provvedimenti utili al Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baretta. Ne ha facoltà.

PIER PAOLO BARETTA. Signor Presidente, l'articolo 33 della nostra Costituzione recita: «L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento. La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato. La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali. È prescritto un esame di Stato per l'ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi e per l'abilitazione all'esercizio professionale. Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti Pag. 34autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bobba. Ne ha facoltà.

LUIGI BOBBA. Signor Presidente, l'articolo 28 della Carta costituzionale recita: «I funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti. In tali casi la responsabilità civile si estende allo Stato e agli enti pubblici» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bossa. Ne ha facoltà.

LUISA BOSSA. Signor Presidente, l'articolo 26 della Costituzione italiana recita: «L'estradizione del cittadino può essere consentita soltanto ove sia espressamente prevista dalle convenzioni internazionali. Non può in alcun caso essere ammessa per reati politici» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Colaninno. Ne ha facoltà.

MATTEO COLANINNO. Signor Presidente, l'articolo 19 della Costituzione recita: «Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda, e di esercitarne in privato e in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, spero che siano chiare due cose. Noi tentiamo disperatamente di impedirvi di sputtanare il Paese, di sputtanare voi stessi (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Colombo!

FURIO COLOMBO. Stiamo appassionatamente tentando di impedirvi di sputtanare voi stessi e stiamo chiedendo, specialmente ai membri del Governo, che sono qui presenti...

PRESIDENTE. Onorevole Colombo, la prego di utilizzare termini che siano rispettosi della lingua italiana!

FURIO COLOMBO. ...di avere un minimo di rispetto per se stessi e per quel che resta della loro reputazione.
L'articolo 18 della Costituzione italiana recita: «I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale. Sono proibite le associazioni segrete» - come la P2 (Commenti del deputato Volpi)! Come la P2! - «e quelle che perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare» come la Lega Padana (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Biasi. Ne ha facoltà.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, articolo 34 della Costituzione recita: «La scuola è aperta a tutti» - (Una voce dai banchi del gruppo del gruppo Lega Nord Padania: Frequentala!). Io l'ho fatto e spero che lo faccia anche tu! - «L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 35

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Fontanelli,che aveva chiesto di parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Giacomelli. Ne ha facoltà.

ANTONELLO GIACOMELLI. Signor Presidente, vorrei leggere l'articolo 42 della Costituzione: «La proprietà è pubblica o privata. I beni economici appartengono allo Stato, ad enti o a privati. La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti. La proprietà privata può essere, nei casi preveduti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi d'interesse generale. La legge stabilisce le norme ed i limiti della successione legittima e testamentaria e i diritti dello Stato sulle eredità» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gozi. Ne ha facoltà.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, leggo la prima parte dell'articolo 117: «La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali». Si tratta di quei vincoli che non avete mai voluto rispettare, cari colleghi.
«Lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie: a) politica estera e rapporti internazionali dello Stato; rapporti dello Stato con l'Unione europea; diritto di asilo e condizione giuridica dei cittadini di Stati non appartenenti all'Unione europea».
Questo articolo andrà modificato dopo le dichiarazioni del Ministro dell'interno di ieri. Infatti, per la prima volta nella storia dell'integrazione europea, un Paese fondatore - attraverso il suo Presidente del Consiglio e il suo Ministro dell'interno - ha dichiarato di voler abbandonare l'Unione europea. Se volete procedere, vi indico l'articolo 50 del Trattato di Lisbona: potete avviare la procedura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lucà. Ne ha facoltà.

MIMMO LUCÀ. Signor Presidente, leggo la prima parte dell'articolo 42: «La proprietà è pubblica o privata. I beni economici appartengono allo Stato, ad enti o a privati. La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti».
La seconda parte del medesimo articolo recita: «La proprietà privata può essere, nei casi preveduti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi d'interesse generale.
La legge stabilisce le norme ed i limiti della successione legittima e testamentaria e i diritti dello Stato sulle eredità.» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Minniti. Ne ha facoltà.

MARCO MINNITI. Signor Presidente, articolo 36: «Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa. La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge. Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi.» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Miotto. Ne ha facoltà.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Signor Presidente, di fronte al tentativo di travolgere il principio costituzionale dell'uguaglianza di fronte alla legge, non appaia inutile leggere gli articoli della nostra Costituzione, perché questo ci aiuta Pag. 36a prendere coscienza della distanza che vi è tra i diritti sanciti dalla Costituzione e i diritti esigibili. Pensiamo all'articolo 29, cari colleghi: «La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull'eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare».
Ecco, siamo molto distanti dalla proclamazione di questi diritti anche nei fatti, tanto è vero che il sottosegretario Giovanardi ha sentito la necessità di annunziare le proprie dimissioni qualche settimana fa e non ha dimenticato nei giorni scorsi di richiamare il Presidente del Consiglio all'impegno di ripristinare i fondi del suo Ministero che sono stati azzerati, tant'è che, a questo punto, il suo incarico appare inutile. Ricordiamocelo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Morassut. Ne ha facoltà.

ROBERTO MORASSUT. Signor Presidente, leggo l'articolo 41 della Costituzione dopo la grande manifestazione dei precari di sabato scorso, un modo per ricordare al Governo la priorità assoluta del problema del lavoro e dell'occupazione nel nostro Paese, che dovrebbe essere molto più importante ed urgente per il Parlamento delle vicende giudiziarie del Capo del Governo: «L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pizzetti. Ne ha facoltà.

LUCIANO PIZZETTI. Signor Presidente, leggerò l'articolo 31 della Costituzione: «La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose. Protegge la maternità, l'infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo».
Come vede, signor Presidente, è un concetto nobilissimo e civilissimo del termine «favore», che è esattamente il contrario di quello che questa maggioranza pratica con sgradevole solerzia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Andrea Orlando. Ne ha facoltà.

ANDREA ORLANDO. Signor Presidente, articolo 92: «Il Governo della Repubblica è composto del Presidente del Consiglio e dei ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei ministri. Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Boccuzzi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BOCCUZZI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con onore e orgoglio condivido con voi l'articolo 20 della nostra Costituzione: «Il carattere ecclesiastico e il fine di religione o di culto d'una associazione od istituzione non possono essere causa di speciali limitazioni legislative, né di speciali gravami fiscali per la sua costituzione, capacità giuridica e ogni forma di attività.» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, non intervengo sull'ordine dei lavori. Stiamo parlando seriamente di Costituzione. Vi è una disposizione transitoria e finale, la dodicesima, che vado a leggere. Pag. 37
«È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
In deroga all'articolo 48, sono stabilite con legge, per non oltre un quinquennio dall'entrata in vigore della Costituzione, limitazioni temporanee al diritto di voto e alla eleggibilità per i capi responsabili del regime fascista.» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, intervengo per leggere l'articolo 21 della Costituzione.
«Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili.
In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell'autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all'autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s'intende revocato e privo di ogni effetto.
La legge può stabilire con norme di carattere generale che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica.».
Nel testo di questo articolo non è presente una disciplina in materia di televisione ed è forse questo il motivo per il quale la libertà di stampa e di informazione, in questo mezzo, non è completamente garantita (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tenaglia. Ne ha facoltà.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 17,10)

LANFRANCO TENAGLIA. Signor Presidente, il mio intervento sarà nel merito.
Abbiamo concluso la lettura della nostra Costituzione, una delle costituzioni più belle del mondo.
Signor Ministro, lei è silente in quest'Aula, ma fuori no. Sì, ancora, ancora. Non smetteremo per tutta la giornata di richiamarla alle sue responsabilità.
Entrando in Aula, signor Ministro, lei ha dichiarato che nessuno si lamenta più del cosiddetto processo breve, ma si lamentano della disciplina dell'istituto della prescrizione breve che incide in termini molto tenui solo sul versante degli incensurati. Certo, incide in termini molto tenui sugli incensurati perché a voi questi non interessano. Vi interessa un'altra categoria, quella degli incensurabili della quale, in Italia, fa parte una sola persona con un nome e cognome, Silvio Berlusconi. Per questo cadiamo nella solita mistificazione che vede divisa la discussione in materia di giustizia tra garantisti e giustizialisti, tra riformismo e conservatorismo.
Vede, signor Ministro, questa differenza, questo confine, deve passare tra il garantismo dell'innocenza e dell'efficienza da una parte e il garantismo dell'impunità, quello che voi perseguite, dall'altra. Il garantismo dell'impunità è quello che rende l'impunità più semplice. Abbiamo visto tanti esempi di ciò. Il provvedimento in esame è come altri, come la legge Cirami, la legge ex Cirielli, la legge in materia di rogatorie internazionali, la legge Pecorella, il lodo Schifani ed il lodo Alfano, la legge sul cosiddetto legittimo impedimento.
Vi sarebbe molto da fare, invece, in materia di garantismo dell'innocenza. Bisognerebbe rendere il processo consono Pag. 38alla sua funzione che è quella ribadita dalla Corte costituzionale, dalla nostra Costituzione e dalla Corte di giustizia dell'Unione europea, che voi tante volte richiamate a sostegno della proposta di legge in esame.
Quindi, qual è la funzione del processo penale? Consiste nell'accertare e ricostruire probatoriamente i fatti. E potremmo farlo rendendo questo accertamento molto più veloce.
In tre anni non avete realizzato norme semplicissime! La posta elettronica certificata obbligatoria, l'eliminazione delle nullità formali per le notifiche, la riforma dell'articolo 171 del codice di procedura penale, la riforma della rinnovazione degli atti processuali in caso di rinnovazione del dibattimento. L'eliminazione dell'articolo 415-bis del codice di procedura penale, una formalità inutile che da sola abbrevierebbe i processi molto di più di quanto state facendo con un intervento che, invece di abbreviarlo, abbrevia solamente il percorso verso l'impunità. Voi parlate tanto di garantismo, ma il garantismo dell'innocenza è il garantire che nessun innocente possa finire neanche per sbaglio in galera, quindi significa diminuire l'errore giudiziario. Non è forse questa la ragione per cui vi abbiamo chiesto, fin dall'inizio della legislatura, l'istituzione di un collegio per l'emissione delle misure cautelari?
Ma di tutto questo nulla vi interessa. Vi interessa solamente ledere l'autorevolezza della magistratura, ledere l'autorevolezza del processo penale e far sì che il processo non produca verità, ma sia solo funzionale a produrre la fine di un processo. Questa è una proposta di legge ad personam che non è fatta per un processo ad personam, ma per un processo nel quale è stato accertato, nei fatti, con sentenza passata in giudicato, che un soggetto, l'avvocato Mills, è stato corrotto per testimoniare il falso. Questa è la verità! E non vorremmo più che sulla prima rete televisiva un conduttore parli di un processo contra personam. Non è contro nessuno! È un processo fatto per accertare la verità.
Con questa proposta di legge voi state facendo della prescrizione un agente patogeno del processo. La prescrizione deve essere l'eccezione, non deve essere l'effetto terapeutico del processo, deve essere un esito raro e straordinario. Con questa proposta di legge si ribalta completamente la prospettiva: la prescrizione diventa l'esito finale e certo di tanti processi. Sono stati citati processi molto gravi e sono stati citati tanti tipi di reato. Ma, certo! Questa è una proposta di legge che si applica a qualsiasi tipo di reato, fatta eccezione per quelli con finalità di terrorismo o di criminalità organizzata.
Vede, onorevole Paniz, non è un problema di quanto si accorcia il tempo per la prescrizione, ma è un problema di segnale che si manda. Il segnale è sempre quello e ripetuto: l'impunità ha una corsia preferenziale rispetto all'accertamento della verità nel processo e secondo le regole processuali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Ma questa proposta di legge, per questi motivi, è minata da una grave incostituzionalità, che è data dalla sua irragionevolezza, inserendosi in un corpo che è già gravemente malato, quello della giustizia. Questa proposta di legge farà del processo un percorso di fatto e privo di trasparenza verso la prescrizione, favorirà le tecniche dilatorie e le impugnazioni strumentali.
Quando si dice che la prescrizione diventa un esito fisiologico, una fine scontata, si ribalta la finalità propria dell'istituto e quindi si cozza con l'articolo 3 della Costituzione. Si portano tanti processi ad una fine diversa da quella dell'accertamento della verità, che è la fine dell'amnistia. Per questo in tanti hanno parlato di «amnistia mascherata». Non ce la siamo inventata noi!
Io ho parlato di qualcosa di peggio dell'amnistia, che è un colpo di spugna, e sapete perché? È un colpo di spugna cieco o meglio un colpo di spugna, che ci vede molto bene perché per fare quello che deve fare e cioè eliminare il processo Mills, non si cura di tutto il resto ovvero di colpire migliaia di altri processi. Voi chiederete: ma che cosa saranno 165 mila rispetto a 150 mila processi? Saranno 15 mila imputati non giudicati e almeno 15 Pag. 39mila parti offese senza giustizia. Che volete che sia! Però secondo noi ciò è profondamente incostituzionale. Perché questo colpo di spugna è peggio di un'amnistia? Perché avrà un'applicazione illimitata nel tempo. Ogni amnistia è limitata nel tempo, è limitata al giorno di presentazione nella legislatura del primo disegno di legge che la prevede. Questo provvedimento, al contrario, sarà un'amnistia permanente - altra ragione di incostituzionalità -, uno strumento surrettizio per superare alcune delle norme della Costituzione che prevedono altri percorsi e meccanismi per approvare l'amnistia.
In secondo luogo, l'amnistia deve essere approvata dal Parlamento a maggioranza di due terzi, mentre voi state approvando questo provvedimento con dieci voti di differenza, qui alla Camera. Inoltre, vedete, l'amnistia prevede delle esclusioni. Stiamo discutendo dell'articolo e delle proposte emendative più importanti. Noi ne abbiamo presentate alcune che mirano a fissare tali esclusioni, probabilmente le respingerete ma io vi chiederei, almeno una volta, di ascoltare non noi ma quelli che stanno qui fuori, quei familiari, e di fare quello che è stato fatto in tutte le altre amnistie. Avvocato Paniz, riuniamo il Comitato dei nove e inseriamo le prime due esclusioni previste dall'articolo 3, lettere a) e b), dell'ultima amnistia prevista dal decreto del Presidente della Repubblica 12 aprile 1990, n.75: reati commessi in occasione di calamità naturali, approfittando delle condizioni determinate da tali eventi ovvero in danno di persone danneggiate ovvero al fine di approfittare illecitamente di provvedimenti adottati; reati commessi da pubblici ufficiali contro la pubblica amministrazione quando sono compiuti in relazione ad eventi di calamità naturale. Ecco, almeno evitiamo a coloro che ridevano il 6 aprile 2009 di ridere un'altra volta, questa sera, dopo l'approvazione dell'articolo in esame (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Io non sono tra coloro che si stracciano le vesti quando si parla di leggi in materia di giustizia per cui, come fate voi, qualsiasi legge in materia di giustizia, se serve a Berlusconi o all'altra parte, anche se serve a tutti cittadini, non va bene. Non voglio stare a questo gioco, voglio anche credere alla buona fede di qualcuno di voi, ma sarei convito della buona fede di tutti voi se il Presidente del Consiglio fosse venuto in quest'Aula a dirci: io, qui, davanti a voi, rinuncio alla prescrizione nel processo Mills (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Sarebbe stato il segnale ma non è avvenuto. Vedete, prima di me sono stati letti molti articoli della Costituzione. Io voglio leggere due commi - gli interi articoli sono stati già letti - che secondo me sono fondamentali anche in vista della discussione - se mai ci sarà - della riforma epocale sulla giustizia. Si tratta del secondo comma dell'articolo 101: «I giudici sono soggetti soltanto alla legge.» e del primo comma dell'articolo 104: «La magistratura costituisce un ordine autonomo ed indipendente da ogni altro potere.».
Vedete, questi articoli sono quelli che in più di cinquant'anni della nostra Repubblica hanno impedito, impediscono e impediranno una vergogna del passato, ossia vedere scritto in un decreto presidenziale: ritenuto che per le manifestazioni compiute i magistrati suddetti non offrono garanzia di un fedele adempimento dei loro doveri di ufficio e si sono posti in condizioni di incompatibilità con le generali direttive politiche del Governo, decretiamo per Chieppa Vincenzo - giudice - ed altri la dispensa dal servizio (firmato Mussolini e Rocco).
Noi ci batteremo per impedire che nella nostra Costituzione ciò sia ancora permesso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi rivolgo anche al Ministro della giustizia Angelino Alfano. Nel titolo di questa proposta di legge, che in tanti abbiamo ricordato in questa Aula, c'è scritto che essa viene emanata anche in attuazione della Convenzione europea per Pag. 40la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali.
Sapete tutti che questo provvedimento rafforza quanto previsto nella cosiddetta legge ex Cirielli, che distingue la posizione di coloro che sono incensurati, per quanto riguarda la prescrizione, da coloro che, invece, hanno commesso in passato alcuni reati.
Noi riteniamo - così come per la ex Cirielli - anche questo provvedimento ingiustificato perché è chiaro che gli incensurati rimarranno tali fino a che sono previsti provvedimenti di questo tipo.
Ma quello che rende veramente insopportabile questa norma - che è una norma ad personam e che non scalfisce minimamente il problema gravissimo della giustizia nel nostro Paese - è che questo Governo in questo momento non ha l'autorevolezza di parlare di giustizia attraverso questi provvedimenti quando tollera, e ha tollerato dall'inizio di questa legislatura, che nelle nostre carceri si attuino comportamenti che costringono il detenuto a subire una vera e propria forma o forme di tortura (quel reato che voi non volete introdurre nel nostro ordinamento, e si capisce il perché), e io cercherò di spiegarvelo in questo intervento.
Lo scorso fine settimana, con una delegazione radicale, sono andata a visitare il carcere Gazzi di Messina. So, signor Ministro, che ci è stato anche lei. Non so se lei abbia visitato due reparti: il primo che si chiama «La sosta», e il secondo che si chiama incredibilmente «Centro clinico». Ebbene, nel reparto «La sosta» si costringono esseri umani a vivere in uno spazio inferiore ai due metri quadrati. Sono costretti, questi esseri umani, ad arrampicarsi perché i letti a castello sono a quattro piani; ad arrampicarsi come scimmie perché non c'è nemmeno la scaletta per arrivare al quarto piano del letto a castello.
In queste condizioni, quindi senza potersi letteralmente muovere e con il degrado di queste cosiddette gabbie, celle (non so come le volete chiamare), questi esseri umani sono costretti a vivere per 21 ore al giorno, perché le ore d'aria sono un'ora e mezza la mattina e un'ora e mezza il pomeriggio.
Allora, cosa sono questi? Trattamenti disumani e degradanti. In più, la follia dell'amministrazione penitenziaria genera dei comportamenti nei confronti dei detenuti che sono assolutamente da pazzi.
Pensate che un detenuto, che si trovava presso il carcere di Catania, è stato trasferito al carcere Gazzi perché vi era un centro clinico. Questo detenuto deve fare ogni settimana una trasfusione di sangue perché è microcitemico. Ebbene, lo sapete dove lo portano ogni settimana? Ripeto che lui stava già a Catania. Lo portano, ogni settimana, da Gazzi, dove è stato trasferito, a Catania, con le scorte, con le macchine della polizia penitenziaria, ammanettato. Lo riportano a Catania per fare la trasfusione!
Signor Ministro, lei non risponde mai alle interrogazioni parlamentari che noi presentiamo su questo argomento. Ma vuole verificare? Si rende conto che l'amministrazione penitenziaria è letteralmente impazzita? Lo vuole comprendere o no, questo? Che cosa fate?
È di domenica scorsa la notizia che i NAS hanno sequestrato un milione e centomila galline perché erano trattate male, si trovavano in spazi ristretti e le gabbie erano sporche, come quelle di Messina. Ma i NAS non ci vanno mai nelle carceri italiane? E, se ci vanno, che cosa fanno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? E i magistrati di sorveglianza, che cosa stanno a fare? Non vedono quello che succede a Messina, a Poggioreale?
Noi tolleriamo, stiamo tollerando e siamo responsabili delle torture di questi esseri umani. Nessun passo avanti è stato fatto.
Ecco perché veramente mi appello a lei, Ministro della giustizia; lei è stato a Gazzi, ma ci è andato nel reparto «La sosta»? Ci è andato al «Centro clinico»? Lo ha visto, al «Centro clinico», quel detenuto che è costretto a strisciare per terra perché non gli viene data una carrozzina? Lo ha visto, signor Ministro? Lo so, lei è distratto, ma Pag. 41che ci è andato a fare a Gazzi, a fare questa visita così, senza andare sul luogo per vedere come sono trattati i detenuti?

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 17,30)

RITA BERNARDINI. Signor Ministro, vi è un detenuto costretto a strisciare, a Gazzi, per potersi arrampicarsi su un WC lurido, sporco, perché avete tagliato persino i fondi per pulire le celle, per i detersivi. Questo cittadino, che non ha la carrozzella, deve strisciare in una cella piccola fino ad arrampicarsi sul WC. Non è una vergogna? Che autorevolezza ha uno Stato che si comporta in questo modo con degli essere umani? La giustificazione che ci hanno fornito per la mancanza della carrozzella è la seguente: la carrozzella non entra nella porta della cella del «Centro clinico». E, allora, perché lo avete mandato lì? Perché spostate i detenuti senza nessuna ragionevolezza dalle loro regioni, li mandate dalla Campania alla Sicilia, da Brescia a Palermo? Perché fate questo?
Il grido di allarme: «stiamo morendo», mi è arrivato anche dal carcere della sua città, signor Ministro, da Agrigento. Non sono ancora andata a visitarlo; ci vogliamo andare insieme? Certo, sistemeranno qualcosa prima della nostra visita, ma non possono sistemare l'indecenza e l'incuria che dura da anni e per la quale non viene fatto niente. Avete tagliato i fondi persino degli psicologi, esattamente il 30 per cento quest'anno. Il 20 per cento dei detenuti ha problemi di tipo psichiatrico. Avete tagliato tutti i fondi per il lavoro in carcere.
E, allora, vi dico che se un Governo vuole essere autorevole nel momento in cui propone delle leggi sulla giustizia deve anzitutto rispettare i principi fondamentali, a partire dall'articolo 27 della nostra Costituzione che è stato letto in quest'aula (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Futuro e Libertà per l'Italia).

FURIO COLOMBO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori soltanto per far notare che, durante l'intera e appassionata perorazione dell'onorevole Bernardini, il Ministro della giustizia ha fatto una lunga telefonata e molte conversazioni. Mi sembrava giusto farlo notare (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Briguglio. Ne ha facoltà.

CARMELO BRIGUGLIO. Signor Presidente, credo che la non partecipazione a questo dibattito da parte sia della maggioranza sia del Ministro della giustizia, che esortiamo a prestare una maggiore attenzione al dibattito come è suo preciso dovere, dia il senso di quest'Aula distratta dinanzi ad un passaggio importante della nostra Repubblica.
Credo che si tratti, intanto, di chiarire da parte della maggioranza, dal punto di vista politico, se veramente si vuole sostenere la tesi che questa è una proposta di legge non ad personam ma una legge che riguarda tutti i cittadini italiani che si troveranno o che si trovano nelle condizioni di essere incensurati. Perché se si afferma questa tesi e poi fuori da quest'Aula, nei talk show, nelle piazze, nei dibattiti si sostiene che c'è un attacco da parte della cosiddetta magistratura militante al Presidente del Consiglio e questa legge è uno strumento di legittima difesa rispetto a questo attacco, bisogna esser chiari e scegliere quali delle due posizioni si vuole sposare. Per noi è una legge che stravolge il sistema giudiziario e «violenta» l'articolo 3 della Costituzione.
Il Presidente del Consiglio è molto spiritoso in alcune occasioni e noi ce ne rallegriamo. Oltre ad essere spiritoso è anche un maestro di marketing politico-elettorale e anche televisivo. Ci ha molto divertito il disegnino di qualche tempo fa, mostrato in tutte le televisioni, con cui ha cercato di mandare un messaggio semplice semplice per gli utenti del sistema mediatico Pag. 42che riesce molto bene a padroneggiare: quello della bilancia che penderebbe eccessivamente dalla parte dell'accusa e che occorrerebbe, con una riforma della giustizia o con delle leggi, certamente non attraverso questa che stiamo discutendo, riequilibrare verso la difesa.
Purtroppo in questo disegnino mancava una scritta fondamentale che c'è in tutti i tribunali della Repubblica e, cioè, che la legge è uguale per tutti. Questa è l'unica cosa che ha dimenticato il Presidente del Consiglio.
Pertanto, noi come Futuro e Libertà - anche se forse è tardi, e lo facciamo non con un ostruzionismo selvaggio ma utilizzando tutti gli strumenti del Regolamento - vorremmo richiamare ed esortare il Governo e la maggioranza quanto meno a partecipare alla discussione di merito degli emendamenti e alla discussione di merito di questa proposta di legge e ad avere un momento di ripensamento.
Anche perché - lo voglio dire con grande chiarezza - nel partito di maggioranza relativa si susseguono riunioni di Ministri che pensano al proprio futuro, ad un futuro che - è inevitabile - vi sarà dopo questo Presidente del Consiglio (vi sarà un dopo-Berlusconi).
Ma lo voglio dire al Ministro Alfano, che è un Ministro giovane, che ha diritto ad avere delle sue aspirazioni e può anche coltivarle: il Ministro della giustizia non è un Ministro come tutti gli altri, è il Ministro guardasigilli. Dovrebbe essere una garanzia per la Repubblica e per il popolo italiano. Non pensi che, nel momento in cui si macchierà di aver messo in qualche modo la sua firma su una legge di questo genere, ci si possa dimenticare che si è assunto una responsabilità grave sul piano politico, ma anche direi sul piano storico di questa piccola storia di questa nostra piccola Italia, almeno in questa stagione, senza che i cittadini italiani se ne possono ricordare.
Non si pensi che si possa succedere a Silvio Berlusconi, coltivando delle aspirazioni verso il futuro, nel momento in cui ci si è resi responsabili di una legge così grave, che autorizza chiunque nel nostro Paese a pensare che la legge non è uguale per tutti.
Per questo noi speriamo che vi sia un ripensamento da parte del Governo e da parte della maggioranza. Ancora c'è qualche giorno di tempo. Questo silenzio assordante che viene da parte della maggioranza è un silenzio di complicità, che non possiamo dimenticare noi, come parlamentari che rappresentiamo l'unità nazionale, e che certamente non dimenticherà il popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, intervengo per un richiamo agli articoli 49 e 51 del Regolamento. Vorrei fare presente a lei, signor Presidente, e all'Aula, che il nostro gruppo aveva già chiesto all'inizio dell'esame del provvedimento la possibilità di procedere con voto segreto. Lo avevamo chiesto anche immediatamente dopo l'esame della questione pregiudiziale.
Il Presidente di turno, all'inizio del dibattito sul provvedimento, aveva risposto che la richiesta di votazione a scrutinio segreto non poteva essere accolta e che il provvedimento recava disposizioni in materia di spese di giustizia, di nullità degli atti del procedimento, insomma di questioni di carattere procedurale e che quindi non occorreva, anche per prassi, procedere all'utilizzo degli articoli che consentono di secretare la votazione.
Testualmente rispondeva il Presidente: «Al di là delle disposizioni aventi natura organizzativa e procedurale, pur numerose, anche le altre attinenti alla materia della prescrizione risultano comunque non secretabili sulla base di prassi assolutamente consolidata».
Ora, signor Presidente, la prassi è sempre possibile innovarla. Credo, peraltro, essendo entrati nel merito dell'articolo 3, Pag. 43che ci si trovi di fronte ad un provvedimento, quello sulla prescrizione, che provoca allarme sociale e suscita grande attenzione da parte della pubblica opinione. Dunque, occorre non solo richiamarsi alla prassi, ma anche all'esigenza di un ordinato svolgimento dei lavori parlamentari, in relazione anche alle esigenze a cui quest'Aula deve rispondere di fronte all'opinione pubblica.
Siamo arrivati all'articolo 3 del provvedimento in esame, che riguarda i termini massimi di durata della prescrizione. Non possiamo, signor Presidente, non rinnovare dunque la richiesta di voto segreto sull'articolo 3 e sugli emendamenti relativi a tale articolo.
Sappiamo che, sulla base dei precedenti, si possono votare a scrutinio segreto soltanto le proposte riguardanti gli elementi costitutivi del reato e della pena.
Sta di fatto, però, signor Presidente, che la prescrizione è uno strumento, ancor più in questo caso, che azzera gli elementi costitutivi del reato e della pena. E, in diritto penale, la prescrizione determina l'estinzione di un reato a seguito del trascorrere di un determinato periodo di tempo.
Dunque, ci troviamo di fronte al paradosso per cui, in altri casi, dovremmo votare a scrutinio segreto un semplice aumento di pena, mentre, invece, oggi, sull'articolo in esame concernente la prescrizione breve, dovremmo votare a scrutinio palese la proposta riguardante l'azzeramento complessivo dei reati.
Questa è una contraddizione, signor Presidente, sulla quale chiediamo un ulteriore momento di riflessione alla Presidenza della Camera, un ulteriore momento di meditazione, anche utilizzando quei venti minuti che ci separano dallo svolgimento della Conferenza dei presidenti di gruppo, in modo tale che vi sia una risposta alla nostra richiesta che, ancora una volta, fa riferimento agli articoli 49 e 51 del Regolamento, ma anche agli articoli della Costituzione che lo stesso Regolamento richiama: mi riferisco all'articolo 6, agli articoli da 13 a 22 e da 24 a 27 della Costituzione, cioè a tutti gli articoli riferibili alle questioni di libertà e ai diritti di libertà.
Signor Presidente, le chiedo di poter avere la risposta del Presidente della Camera ad avvenuto svolgimento della Conferenza dei presidenti di gruppo sulla questione che testé le ho posto.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, riferirò al Presidente la sua richiesta. Comunque, vi sono ancora molti colleghi che hanno chiesto di parlare e, quindi, vi sarà sicuramente tempo per una valutazione della sua richiesta.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, preferisco leggere un ampio stralcio della lettera aperta ai parlamentari di maggioranza da parte del Comitato dei familiari delle vittime della Casa dello studente e dell'Associazione vittime universitarie del sisma e dei familiari delle vittime del convitto nazionale. Nella lettera si dice che il processo breve uccide di nuovo tutti coloro i quali sono deceduti per colpa del terremoto: «(...) Il giorno in cui passerà la legge (...) sarà un lutto cittadino, per noi aquilani e per tutti quei genitori che da tutta Italia avevano mandato i loro figli a studiare a L'Aquila, non a morirvi (...)».«Quelle vite» - si legge, tra l'altro, nella lettera - «ci sono state strappate dall'illegalità. E il dolore, il lutto, la devastazione hanno sconvolto per sempre l'esistenza dei sopravvissuti». A ciò va aggiunto che: «(...) La proposta di legge sul processo breve rappresenta una mannaia sui crolli assassini de L'Aquila, un'amnistia generalizzata per gli infortuni mortali avvenuti sul posto di lavoro, per i morti di amianto, di uranio, di frane, di alluvioni, per le vittime di Viareggio martoriate dalle ustioni e per molti reati contabili e societari (...)».«Per opporci (...)» - dicono i familiari delle vittime - «noi saremo (...) di fronte a Montecitorio (...)». In effetti, oggi, onorevole Presidente, registriamo la presenza di queste persone e il loro grido angosciato (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Biagio. Ne ha facoltà.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, da qualche giorno, sento ripetere da referenti della maggioranza che il provvedimento in oggetto porta con sé una riforma grandiosa ed urgente del nostro ordinamento. Non capisco dove sia la riforma, anche perché davanti agli occhi vedo solo un deturpamento dello Stato di diritto.
Autorevoli giuristi e commentatori della società civile convengono nel riconoscere che il problema per eccellenza del nostro Paese sta proprio nell'assenza della certezza del diritto. Infatti, alla base della legittimazione di molte azioni disgustose da parte di italiani, così come di extracomunitari, esisterebbe la mancanza di certezza del diritto nel nostro Paese. Tutti convengono nel ritenere che questo sia un handicap non solo sotto il profilo ordinamentale, ma anche, e soprattutto, sotto il profilo culturale e sociale.
Però a quanto pare questa cosa poco interessa, infatti, la grandiosa riforma di Alfano non farebbe che accelerare quella deriva di incertezza normativa, semplicemente per non far processare il nostro Premier, oltre a quei delinquenti violenti e compagnia bella.
Cari colleghi della maggioranza, le riforme sono altre, la riforma è il fine, è il mezzo di iniziative che mirano all'evoluzione, al miglioramento e allo sviluppo del Paese. Ed io in queste norme non vedo nulla ma nemmeno la lontana parvenza di tutto questo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Menia. Ne ha facoltà,

ROBERTO MENIA. Signor Presidente e colleghi, alcuni di noi, alcuni colleghi in precedenza hanno letto, ed hanno fatto bene, parole, articoli, massime della nostra Costituzione. Anche io vorrei leggervi qualche cosa, proponendovi una suggestione. Una suggestione antica perché si tratta di parole scritte quasi cento anni fa, ma che si attagliano perfettamente - io credo - al nostro presente. È una suggestione antica che a me viene dal cuore, viene da vicende a me familiari, dalle terre da cui provengo. Sono illusioni antiche, illusioni di una città di vita. Nella città di vita si protegge - e lo leggo testualmente -, si difende, si preservano tutte le libertà e tutti i diritti popolari. Si assicura l'ordine interno con la disciplina e con la giustizia. Si studia di ricondurre i giorni e le opere verso quel senso di virtuosa gioia che deve rinnovare dal profondo il popolo, finalmente affrancato da un regime uniforme di soggezioni e di menzogne; costantemente, ci si sforza di elevare la dignità e di accrescere la prosperità di tutti i cittadini cosicché il ricevere la cittadinanza possa dal forestiero essere considerato nobile titolo ed altissimo onore come era un tempo il vivere con legge romana. Tutti i cittadini dello Stato, di ambedue i sessi, sono e si sentono uguali davanti alla legge.
Io vorrei che fosse così anche l'Italia di oggi, dove si è fieri di essere italiani e dove tutti si è e ci si sente uguali davanti alla legge.
Queste parole erano di Gabriele D'annunzio, la Costituzione era lo Statuto della Reggenza del Carnaro proclamata l'8 settembre 1920, la città di vita era la città di Fiume (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Granata. Ne ha facoltà.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, onorevole Ministro, io e lei, signor Ministro, abbiamo una comune provenienza geografica. Proveniamo entrambi dalla Sicilia ed abbiamo entrambi una comune provenienza culturale: lei è di Agrigento ed io sono siracusano. Quindi, dovremmo avere una certa dimestichezza, anche per gli studi che hanno caratterizzato le nostre vite, con la cultura classica. Ebbene, le consiglio, signor Ministro, di rileggere un passo di Aristotele, quando sostiene: «si ritiene comunemente che ingiusto sia chi viola la legge, cioè chi cerca di avere più degli altri e che non rispetta l'uguaglianza, sicché, è chiaro che giusto Pag. 45sarà chi rispetta la legge e l'uguaglianza. Dunque, la nozione di giusto sarà quella di ciò che è conforme alla legge e ciò che rispetta l'uguaglianza, quella di ingiusto sarà di ciò che è contro la legge e di ciò che non rispetta l'uguaglianza».
Alla luce di queste considerazioni, che non sono del «Popolo viola» e nemmeno di Futuro e Libertà, ma di Aristotele, nei suoi panni, Signor Ministro, nei panni del Premier, nei panni dei membri del Governo, nei panni di tutti i parlamentari della maggioranza, indifferente a ciò che state consumando in quest'Aula, dovete avere la piena consapevolezza che siete stati qualificati come ingiusti, perché sostenete la disuguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, oltre alla serie di questioni collegate a questo vostro sostenere questa tesi.
Questa non è una considerazione che proviene dalle file dell'opposizione ma è una considerazione che proviene da quel pensiero classico che dovrebbe essere insegnamento di vita soprattutto per chi come lei, molto spesso, ha ricordato le sue radici sia di tipo culturale che di tipo etnico, se così posso dire. Signor Ministro, è ancora in tempo per tenere in considerazione queste parole che arrivano dall'antichità classica e che vi bollano come ingiusti perché state promuovendo una norma che distrugge il principio dell'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge e di fronte ai principi di cittadinanza attiva (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, molti colleghi hanno citato la Costituzione, hanno letto articoli della stessa, io voglio sommariamente solo ricordare il principio dell'articolo 111 della Costituzione che dice appunto che la giurisdizione si attua mediante il giusto processo e che la legge ne assicura la ragionevole durata. Ragionevole durata per che cosa, Ministro Alfano? La ragionevole durata per concludere il processo, per produrre la sentenza, per rendere giustizia alle vittime dei reati. Tutta la legislazione dovrebbe essere improntata, così come l'azione di Governo, a questo fine: rendere più ragionevole la durata del processo ai fini della produzione della sentenza, non ai fini della prescrizione del processo. Questo principio è talmente chiaro anche nei suoi fondamenti di diritto che è persino offensivo doverlo ricordare se non vi fosse, come sappiamo, un interesse che esula e si pone come superiore persino ai fondamenti del diritto, alla logica ed al buon senso; un interesse particolare, da tutelare.
Lei sa, Ministro Alfano, che molti ordinamenti non conoscono la prescrizione? Tutti quelli di common law, perché il fine principale è esattamente quello di perseguire i reati, di rendere giustizia, altre forme di semplificazione sono irragionevoli e contrarie a questi fondamentali principi. È come se, per rendere più semplice una complessa riqualificazione o ristrutturazione di una azienda, noi ne decretassimo anzitempo il fallimento perché così è più breve e il problema si risolve prima; è come se, anziché preoccuparci di rendere cure magari faticose, costose e lunghe ad un malato, decidessimo anzitempo di sopprimerlo. Voi fate la stessa cosa con il diritto delle vittime ad avere giustizia, con il diritto della società a rendere giustizia.
Se allora questa è la vostra visione della prescrizione, dovete tener conto anche di essere in contrasto con l'Europa, quell'Europa che ritenete assente ma che quando è presente non vi piace. Tutta la giurisprudenza della Corte di Strasburgo è orientata in questo senso: rispetto del diritto all'equo processo. Un giusto processo che significa per l'appunto un processo, in tempi ragionevoli, che renda una sentenza, si concluda con una sentenza e non sia un porto franco per i delinquenti, come diceva un noto giurista, Von Listz, il codice di procedura penale, un arcipelago per la navigazione dei delinquenti alla ricerca delle proprie convenienze tra cui appunto, ritardare i processi per cercare la prescrizione, l'estinzione dei processi stessi. Tutta la giurisprudenza della Corte Pag. 46di Strasburgo va in direzione opposta rispetto alla riduzione dei termini di prescrizione del reato che si risolve in un meccanismo che ostacola l'accertamento sul merito della questione dedotta in giudizio.
Cito con piacere il parere del Consiglio superiore della magistratura, anche perché, forse, potrebbe essere una delle ultime citazioni, se si volesse dar corso alle vostre proposte di legge al Senato, che tendono ad impedire i pareri del Consiglio superiore della magistratura, di cui pure lei, non personalmente o fisicamente, ma secondo l'ordinamento, in quanto Ministro della giustizia, dovrebbe avere gran cura, in una libertà, discrezionalità e, ovviamente, nell'utilizzazione, semplicemente nel tenerne conto, non certo nell'adeguarvisi, in un principio di leale collaborazione con un'istituzione dello Stato.
Il Consiglio superiore della magistratura, infatti, come si ricorda in questo giorno in cui si recitano i fondamenti della Costituzione, è presieduto dal Capo dello Stato e, dunque, anche questa iniziativa legislativa tendente ad impedire e abolire i pareri del Consiglio superiore della magistratura la dice lunga sull'idea di giustizia che avete nei vostri programmi.
Il Consiglio superiore della magistratura dice testualmente nel suo parere: «Invero, il diritto consacrato dall'articolo 6 della Convenzione - il diritto al giusto processo in tempi ragionevoli - e, prima di essa, dagli articoli 24 e 111 della nostra Costituzione, è anzitutto che il processo ci sia e che sia un processo che si concluda con una decisione di merito. In secondo luogo, che sia un processo di durata ragionevole ed improntato agli altri principi descritti dalla norma costituzionale. Ciò che si chiede all'ordinamento italiano è, cioè, di trovare gli strumenti per accelerare lo svolgimento dei processi, facilitando l'accertamento giudiziario, non certo di favorire l'espunzione dei reati prima ancora che ci sia una decisione nel merito.».
È evidente che anche questo parere, che autorevolmente proviene dal Consiglio superiore della magistratura, non scalfisce minimamente una politica improntata, non alla ricerca della giustizia e dell'efficienza, ma ad altri qualificati e personali interessi. Insomma, siete per il processo breve qui e siete pure per il processo lungo al Senato, come sappiamo.
Insomma, una strana politica la vostra, Ministro Alfano: punire i giudici e favorire gli imputati. Una sola cosa fate davvero bene: la prevenzione dei reati. Il Premier Berlusconi nei panni di don Benzi, che toglie le ragazze, le giovani prostitute, dai marciapiedi per portarle a fare il proprio bunga bunga pagandole in anticipo, è veramente una figura esilarante del punto in cui siamo giunti e arrivati.
Vi ritenete superiori alla legge. Già nel 1938, Sturzo, nel suo libro «Politica e morale», ricordò che chi si ritiene superiore a lege hominum si ritiene anche solutus a lege Dei, cioè superiore alla morale.
Noi dell'UdC voteremo con convinzione contro questo pessimo articolo 3 e vi inviteremo davvero a lasciar stare le prescrizioni ad personam, a lasciar stare questa cattiva politica sulla giustizia, se si vuole ricercare un confronto utile al Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Sardelli, che aveva chiesto di parlare: s'intende che vi abbia rinunziato. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pecorella. Ne ha facoltà.

GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, ascoltando la lettura della Costituzione da parte di molti colleghi dell'opposizione, mi sono convinto che molti di loro leggevano alcuni articoli per la prima volta.
Lo dico non soltanto perché avevano bisogno di avere il foglio in mano per conoscerne il contenuto - persino dell'articolo 1 e dell'articolo 3 che credo chiunque debba sapere a memoria - ma perché nella loro politica della giustizia ignorano totalmente alcuni dei principi fondamentali di cui hanno dato lettura oggi.
Per esempio, che cosa ne pensa l'opposizione dell'articolo 111 della Costituzione, Pag. 47laddove dice che il giudice deve essere terzo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)? Che cosa vuole dire terzo? Vuole dire che evidentemente questo giudice non si identifica in nulla con il pubblico ministero, però siccome vi fa comodo avere una magistratura compatta, unita e simbolica al servizio, allora ci si dimentica che il giudice terzo non è il giudice che va a braccetto con il pubblico ministero e non è il pubblico ministero che fa oggi l'accusatore e domani il giudice (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Posto questo, tenete conto che la Costituzione vi dice che il giudice deve essere terzo, ma dice un'altra cosa, come ha letto l'onorevole Bressa, ossia che il giudice deve essere imparziale. Cosa vuol dire imparziale? Vuol dire che non deve essere condizionato da nessuna ideologia politica. Deve essere un soggetto che guarda allo stesso modo chi la pensa come lui e chi la pensa in un modo diverso (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Allora vi dico che, se si legge la Costituzione, bisogna leggerla con intelligenza politica e, aggiungo, con onestà intellettuale. Infatti, ascoltando gli interventi di molti in questi giorni mi sono chiesto se l'onestà intellettuale, l'onestà del pensiero e il rispetto della verità facciano parte o meno delle regole della democrazia, perché quanto sento dire come ho sentito fare poco fa...(Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Credo che sia utile ascoltare cosa altri hanno da dire, più che parlare, e non lo dico né con acrimonia, né con polemica.
Sto semplicemente osservando che, quando si afferma che si prescriverà, che ci sarà l'amnistia per il disastro ferroviario che è punito con quindici anni di carcere e che si prescrive oggi con 18 anni di carcere e domani con 17 anni di carcere e si prescrive oggi, se è ancora in primo grado, dopo 17 anni e mezzo di carcere, si dice una cosa che offende il buonsenso (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Infatti, pensate se avessimo ancora un primo grado tra diciassette anni, pensate a cosa saranno questo Paese e anche il mondo fra diciassette anni: secondo voi tra diciassette anni saremo in primo grado a discutere della vicenda di Viareggio? Questo non ha senso per una giustizia ragionevole. Allora vi dico che fa parte, secondo me, della democrazia e del reciproco rispetto, il rispetto della verità, il rispetto di come stanno le cose.
Poi si può essere in disaccordo, si può dire (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) e io l'ho anche detto nel mio intervento che questa legge può servire al Presidente del Consiglio, così come servirà ad altre persone, ma non si può alterare la verità dei fatti, perché questo non è onesto. E voglio aggiungere...

FURIO COLOMBO. È per Berlusconi! Il Presidente Berlusconi rispetti la verità (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!

RENATO FARINA. Ma basta!

PRESIDENTE. Onorevole Colombo, per cortesia!

GAETANO PECORELLA. Vede, io credo che se lei ascoltasse imparerebbe qualcosa, perché lei fa un cicaleccio inutile, mentre credo che si stiano dicendo delle cose...

PRESIDENTE. Presidente Pecorella, si rivolga al Presidente.

GAETANO PECORELLA. Lo so, signor Presidente, ma qualche volta bisogna anche dirle le cose, perché, vede, i «Pierini» non possono far parte di un Parlamento, devono stare fuori dal Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Iniziativa Responsabile)!
Concludo, anche dando un senso a quella che si dice essere una disparità di trattamento per l'incensurato. Credo, se vogliamo vedere anche un risvolto criminologico in questa legge, che laddove l'incensurato abbia un qualche vantaggio rispetto al pregiudicato, ciò significhi indurre Pag. 48anche i cittadini a non commettere reati, e questo lo sappiamo, perché abbiamo la sospensione condizionale della pena che si dà agli incensurati (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Iniziativa Responsabile).
Ecco perché credo che, al di là di ogni polemica, questa legge non distrugga il sistema, e faccio riferimento ai processi in primo grado - non quelli che sono arrivati a diciassette anni e sono in Cassazione - dopo sette, dieci, quindici, diciassette anni.
Credo che ci dovremmo vergognare se oggi ancora ci poniamo il problema...

FURIO COLOMBO. Vergognarsi è la parola giusta (Proteste dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!

GAETANO PECORELLA. Ma ascoltate! Ma impara qualcosa!

FURIO COLOMBO. Questa si chiama arringa (Proteste dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Onorevole Colombo, la prego, faccia svolgere l'intervento al presidente Pecorella. Dopo, se vuole, le darò la parola.

GAETANO PECORELLA. Stavo dicendo che ci dovremmo vergognare davanti al mondo se oggi discutiamo ancora se è giusto o sbagliato che dopo quindici, diciassette, vent'anni un processo in primo grado debba finire o debba continuare, peraltro con il destino di prescriversi tra il primo e il secondo grado per ovvi motivi naturali.
Allora credo di non aver detto cose né polemiche né inventate. Ho parlato un po' di diritto in un'Aula che è disposta soltanto, almeno dal mio punto di vista, ad impedire che si ragioni sulle cose. Cerchiamo di tornare a ragionarci un po'. Io penso - e concludo, Presidente - che il muro di Berlino è caduto dovunque salvo che qua dentro (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Iniziativa Responsabile - Congratulazioni).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, ho ascoltato ovviamente le parole dell'onorevole Pecorella ed egli ha perfettamente ragione a chiedere di poter parlare senza essere interrotto. È la stessa richiesta che molto spesso i deputati di quest'altra parte avanzano. Lo abbiamo fatto anche mentre leggevamo gli articoli della Costituzione. Si sarebbe potuto fare qualche facile commento sulla refrattarietà e sull'allergia magari che da quell'altra parte c'è ogni volta che si tocca il tema della Costituzione. Non lo dico nei confronti dell'onorevole Pecorella, che ovviamente ho ascoltato.
Mi dispiace perché lo ascolto sempre con interesse anche se spesso non sono d'accordo, ma non sono certo qui, sull'ordine dei lavori, a confutare le sue tesi. Lo farò anzi, potrei tentare di farlo, in altre occasioni.
Vorrei invece dire che c'è una caduta di stile che mi auguro sia sanata perché l'onorevole Pecorella, che ci ha fatto una lezione sulla Costituzione, sa perfettamente che chi viene qui dentro e chi sta qui dentro in base alla Costituzione, non lo stabilisce né l'onorevole Pecorella né il gruppo dell'onorevole Pecorella. Qui dentro ci mandano gli elettori. Purtroppo ci mandano un po' meno gli elettori e un po' più le segreterie dei partiti, onorevole Pecorella, grazie ad una ignobile legge elettorale che lei ha votato e non certo io (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

FLAVIA PERINA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FLAVIA PERINA. Signor Presidente, ho ascoltato con interesse l'intervento del collega Pag. 49Pecorella. Un intervento interessante che tuttavia contrasta con quanto sento ripetere da tanti giorni da altri colleghi del Popolo della Libertà in televisione e anche in quest'Aula. Tanti hanno definito apertamente questo provvedimento come uno scudo necessario, una forma di legittima difesa per il Presidente del Consiglio, rinunciando ad ogni alibi giuridico sulla confezione di questo provvedimento. Mi è piaciuta anche la citazione del muro di Berlino perché ricordo che prima della caduta del muro di Berlino c'era un grande partito, la Democrazia Cristiana, che si trincerò dietro una fase: «Non ci faremo processare nelle piazze». Adesso c'è la sensazione che non si accetti neanche il processo davanti ad un tribunale e questo non mi sembra sicuramente un passo avanti per la nostra democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, vorrei riproporre la nostra analisi sulla Costituzione della Repubblica italiana che all'indomani del 1o gennaio del 1948, quando entrò in vigore, fu da subito disapplicata, successivamente violata e tradita, sempre interpretata, raramente applicata. Oggi, proprio oggi, abbiamo la controprova. Oggi, per la prima volta, la Commissione affari costituzionali, anche grazie alla volontà del presidente, onorevole Donato Bruno, si è riunita per la prima volta dal 1948 per applicare e dare attuazione ad uno dei tanti articoli della Costituzione della Repubblica italiana disapplicati, mai applicati.
È esattamente uno degli articoli centrali, per quello che riguarda la vita democratica di un Paese, ed è la vita democratica di un partito.
Infatti, l'articolo 49 recita: «Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale». Questa Assemblea per sessantatré anni ha fatto finta che questo - come tanti altri articoli della Costituzione - non esistesse. Spesso con l'aiuto della Corte costituzionale si è provveduto a continuare nella violazione, nel tradimento, nella disapplicazione di quella che oggi tutti chiamano la «grande Costituzione» della Repubblica italiana.
Quindi, torniamo alla Costituzione! Torniamo ad uno Stato democratico! Oggi un'istituzione come il Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa sostiene che lo Stato italiano è uno Stato criminale, che abitualmente delinque. Sono vent'anni che il Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa continua a dire che in questo Paese lo Stato di diritto è messo in pericolo proprio per la mancanza di una riforma della giustizia.

PRESIDENTE. Onorevole Maurizio Turco, la prego di concludere.

MAURIZIO TURCO. Signor Ministro, non basta il titolo di una legge: è importante quello che c'è scritto dentro.
Noi non crediamo che questa legge aiuterà il nostro Paese ad uscire fuori da quelle violazioni alle quali da trent'anni siamo costantemente e abitualmente condannati (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fontanelli. Ne ha facoltà.

PAOLO FONTANELLI. Signor Presidente, credo che la presenza qui in Aula anche del Ministro dell'economia sia un elemento che possa valorizzare e rendere più significativa la lettura dell'articolo 53 della nostra Costituzione, che recita: «Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività». Vorrei commentare che, alla luce degli ultimi dati ufficiali che vengono resi pubblici sulle denunce dei redditi, così come quelli sull'evasione, tutto questo dimostra come quanto ancora siamo lontani dalla realizzazione di questo obiettivo della Costituzione. Pag. 50
Credo che su tale aspetto si debba concentrare un impegno per rendere davvero più eguale la legge italiana verso tutti i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, onorevoli colleghi (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)...

PRESIDENTE. Colleghi per cortesia!

GIORGIO LA MALFA. Non si preoccupi, signor Presidente. Parlando oggi nelle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e III (Affari esteri) il Ministro dell'interno, onorevole Maroni, ha riferito di una riunione molto difficile nella quale egli ha rappresentato l'Italia ieri a Bruxelles. Non ha ripetuto le espressioni discutibili alle quali faceva riferimento poco tempo fa l'onorevole Casini, che giustificano la richiesta che lo stesso onorevole Casini ha formulato di una pronta presenza del Presidente del Consiglio per parlare della posizione dell'Italia sull'Europa.
Non ha ripetuto quelle affermazioni, ma ha dato un'immagine di isolamento del nostro Paese, che giustifica un forte senso di solidarietà che personalmente io e credo tutti i colleghi delle Commissioni abbiamo sentito: la solitudine del Ministro dell'interno. È evidente, onorevoli colleghi, che il Ministro dell'interno avrebbe avuto bisogno di avere accanto a sé nei giorni precedenti il Ministro degli esteri e il Presidente del Consiglio.
Ma è altrettanto evidente a tutta l'Assemblea, alla maggioranza e all'opposizione o all'opposizione e, forse, anche alla maggioranza, che il Presidente del Consiglio non è nelle condizioni, oggi, di parlare con voce forte in Europa per difendere gli interessi del Paese. Questo è evidente a tutti e voi lo sapete, perché voi stessi, colleghi della Lega, lamentate l'assenza del Ministro degli affari esteri e lamentate il silenzio del Presidente del Consiglio.
Ma sapete che la ragione per la quale il Presidente del Consiglio non può essere presente è che vi sono questi problemi dei quali vi state occupando qui in questi giorni. Quando andiamo all'estero, quando i colleghi della Commissione difesa o della Commissione esteri vanno all'estero, si sentono domandare, come mi sono sentito domandare io la scorsa settimana, come mai abbiamo tardato in una certa conferenza internazionale: io ho risposto che il Parlamento stava votando un conflitto di attribuzione. Quando lo hanno sentito, si sono messi a ridere, e voi lo sapete!
Quando questa settimana noi faremo tardi nei nostri impegni internazionali e ci chiederanno che cosa discutevamo ieri in Parlamento, noi non potremo rispondere che discutevamo della distribuzione degli immigrati clandestini o della situazione economica del Paese o delle proteste che la Marcegaglia ha sollevato per l'abbandono e la condizione dell'industria italiana.
Siamo qui riuniti, per giorni e giorni, perché dobbiamo approvare una legge che risolva i problemi giudiziari dell'onorevole Berlusconi, il Presidente del Consiglio. Ma voi credete davvero, onorevoli colleghi, che nelle cancellerie di Europa non conoscano i lavori parlamentari? Voi credete davvero che i giornali stranieri non conoscano il significato del dibattito parlamentare? Il mio amico Pecorella ha fatto un nobile sforzo per dire quello che ha detto e aveva ragione nel chiedere che l'Assemblea lo ascoltasse, perché egli è un uomo intelligente e colto.
Ma quando l'onorevole Pecorella dice che il grande problema della giustizia italiana è che il giudice deve essere terzo, caro amico Pecorella, questo problema lo discuteremo, se mai lo discuteremo, quando arriverà la riforma costituzionale del Ministro Alfano, lei confonde il provvedimento che uccide la prescrizione e i processi con la riforma costituzionale, ma la riforma costituzionale che stiamo facendo è questa, onorevoli colleghi.
Quella del Ministro Alfano è destinata a restare nei cassetti, perché, se questa non passa, vi sarà la crisi di Governo, e se Pag. 51questa passa, il Presidente del Consiglio non avrà più bisogno di parlare di giustizia, perché egli avrà ottenuto la giustizia di cui ha bisogno, cioè la giustizia dell'ingiustizia, e voi lo sapete (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Ricordo il vostro silenzio e il timido discorso del collega Pecorella e il discorso dell'onorevole Corsaro, che, quando ha avuto il coraggio di dire di che cosa si trattava, è stato coperto di contumelie, perché aveva sollevato la coperta con cui volete nascondere le vergogne. Onorevoli colleghi, è molto grave che il nostro Paese sia così isolato in Europa e nel mondo, in particolare, che si riuniscano la Francia, la Germania, l'Inghilterra e gli Stati Uniti e non sentano la necessità di ascoltare l'Italia. È molto grave che un Ministro serio, come il Ministro dell'interno, debba tornare, come si dice, con le pive nel sacco dalla riunione di Bruxelles. Ma domandatevi, in coscienza, se non siete voi, con queste leggi con cui chiedete al Parlamento di decidere in materie che non riguardano la vita democratica del Paese, a indebolire l'Italia!
Fatevi un esame di coscienza e, se vi sono coscienze alte nel centrodestra, vengano fuori e abbiano il coraggio di consentire al Paese di imboccare una nuova strada (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nicola Molteni. Ne ha facoltà.

NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, credo che sia innanzitutto opportuno manifestare apprezzamento e condivisione per le parole del collega Pecorella.
Credo che egli abbia ricondotto nel merito il dibattito politico e, soprattutto, abbia riportato un po' di equilibrio, di riflessione e di competenza nel merito del provvedimento in esame dopo che, ormai da settimane, assistiamo alla demagogia e alle strumentalizzazioni politiche che l'opposizione sta ponendo in atto. Mi associo, quindi, alle riflessioni e alle analisi, soprattutto di merito, del provvedimento in esame svolte da parte del collega Pecorella.
Credo che tutti gli anni, in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, sentiamo ripetere che il sistema giudiziario del nostro Paese non funziona e che uno dei punti critici, dei vulnus, principali del nostro sistema giudiziario è rappresentato dall'eccessiva durata dei processi, tant'è che sistematicamente il nostro Paese viene sanzionato e infrazionato dall'Unione europea proprio per l'eccessiva durata dei processi stessi. Infrazioni che, ovviamente, comportano dei costi per il nostro Paese che vengono pagati da tutti cittadini.
Quindi, emerge la necessità e la volontà da parte di tutte le forze politiche di ribadire che occorre, attraverso riforme necessarie e indispensabili, migliorare e ribaltare il sistema giustizia del nostro Paese. Vi è infatti l'esigenza di avere una giustizia più certa, più giusta e delle sentenze che vengano emanate in tempi certi e rapidi perché, come la Lega Nord spesso afferma, la giustizia non deve essere amministrata nell'interesse degli avvocati o dei magistrati, ma nell'interesse del popolo.
Per questo motivo il gruppo Lega Nord sostiene la proposta di legge in oggetto e sosterrà sempre qualunque tipo di riforma che vada nella direzione di rendere il sistema giustizia più certo e più giusto, soprattutto per i nostri cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Avverto che sono stati ritirati dalla presentatrice gli emendamenti Ferranti 3.401, Ferranti 3.462 e Ferranti 3.468.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 18,25)

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 3 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MAURIZIO PANIZ, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un Pag. 52invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, su tutti gli emendamenti.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
Approfitto del mio intervento per esprimere il parere del Governo sugli emendamenti presentati all'articolo 3 e per rispondere ad alcune obiezioni di merito che sono state formulate nel corso del dibattito, con la legittima richiesta da parte dei colleghi dell'opposizione al Governo di intervenire, ma si trattava di obiezioni tutte relative al tema oggetto dell'articolo in esame e, dunque, mi permetto di chiedere la parola in quest'Aula specificamente su questo argomento.
Vorrei dire che, attualmente, in Italia i processi penali durano, in media, 317 giorni in primo grado, 738 giorni in Corte d'appello e 204 giorni in Cassazione. In media, dunque, un processo attraversa i tre gradi di giudizio in 1.259 giorni, ossia in tre anni e cinque mesi.
A questi tempi processuali vanno sommati i tempi delle indagini che durano, sempre in media, circa 400 giorni. In primo grado, con il rito monocratico, il 46 per cento dei processi viene celebrato in meno di sei mesi, il 19 per cento tra sei mesi e un anno, il 18 per cento tra un anno e due anni e, infine, il 17 per cento in oltre due anni. Con il rito collegiale, dove si trattano i processi più gravi, le classi di durata si rallentano leggermente con il 36 per cento dei processi celebrati entro sei mesi ed il 23 per cento in oltre due anni.
In base al dato quinquennale in Italia si prescrivono, in media, ogni anno circa 170 mila procedimenti penali, quindi 466 al giorno.
Ai fini della corretta valutazione di impatto della norma attualmente in discussione, che modificherebbe i termini della prescrizione, occorre tuttavia tenere conto di due circostanze: la prima è che essa riguarderebbe solo i processi di primo grado e le prescrizioni in primo grado sono state circa 125 mila nel 2009; la seconda è che il beneficio riguarda solo gli imputati incensurati, che in base ai dati del casellario giudiziario sono in media il 55 per cento sul totale dei condannati. Se si applicano queste considerazioni alla stima di impatto quantitativa che è circolata in questi giorni, allora è corretto dire che i processi penali a rischio diventano circa lo 0,2 per cento, mentre ogni anno si prescrivono in media il 5 per cento dei procedimenti totali aperti, che sono attualmente tre milioni e 290 mila in tutti i gradi di giudizio. Si tratta quindi dello 0,2 per cento.
Sempre sul dato delle prescrizioni si osservi come circa 100 mila delle prescrizioni annuali avvengano già in fase di indagini preliminari con richiesta al GIP. In altre parole, la maggior parte delle prescrizioni si consuma, di fatto, già in fase di indagini, ancor prima del dibattimento, per una selezione di gravità dei reati operata dai pubblici ministeri. Sulla base di questa prassi sono i processi meno importanti che vengono lasciati indietro e sui quali più probabilmente agisce il termine della prescrizione.
La domanda concreta dovrebbe essere, dunque, un'altra e cioè non quanti sono i processi a rischio prescrizione, ma quanti, tra questi processi a rischio prescrizione, non si sarebbero prescritti se il Parlamento non avesse approvato la norma che tende oggi ad approvare. Questo è il punto! (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). La quotidiana esperienza giudiziaria insegna che pochi di questi processi sarebbero giunti alla meta dell'ultimo grado di giudizio. In realtà anche quei pochi che fossero riusciti a superare la barriera del primo grado, sarebbero andati incontro alla prescrizione nei successivi gradi di giudizio e questo anche in considerazione della durata media del processo di appello, che è più del doppio rispetto a quella di primo grado.
In questi giorni, signor Presidente, onorevoli colleghi, sono state diffuse informazioni non condivisibili relative all'impatto Pag. 53di questa norma. Mi riferisco specificamente alla strage di Viareggio e de L'Aquila. Per esempio, il disastro di Viareggio avvenne nel giugno 2009. L'autorità giudiziaria sta procedendo per reati gravissimi, come l'omicidio colposo plurimo e il disastro ferroviario, puniti con pene molto severe e che si prescriveranno, quindi, in un tempo lontanissimo. Ebbene, se la norma all'esame del Parlamento fosse approvata, la prescrizione del disastro ferroviario di via Viareggio maturerebbe in 23 anni e quattro mesi, quindi nel 2032, e la prescrizione dell'omicidio colposo plurimo addirittura dopo, fino a un massimo di 35 anni dai fatti, quindi nel 2044 (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!
D'altra parte la norma riguarda, così come anche nella gran parte dei casi de L'Aquila, soltanto gli incensurati e non anche i recidivi. Pertanto, mi sento di dire che analoghe considerazioni possono farsi sul disastro de L'Aquila, se è vero che il termine di prescrizione ordinaria è di 10 anni, aumentabile ad 11, anzi specificamente 11 anni ed otto mesi. A soli due anni dalla tragedia del sisma abruzzese credo vi sia tutto il tempo per definire il giudizio. Peraltro, nella fattispecie, il termine di prescrizione si ridurrebbe di soli dieci mesi.
La norma, nella parte che tocca solo la posizione degli incensurati e non anche quella dei recidivi, non riguarda i termini di prescrizione dei reati, che restano invariati, ma riguarda il surplus di durata del processo determinato dai cosiddetti atti interruttivi della prescrizione, che si riduce mediamente di qualche mese. Ad esempio per le truffe, per l'aggiotaggio e per il market abuse, si passerebbe dall'attuale tetto massimo di 7 anni e sei mesi a 7 anni; per reati più gravi, come la bancarotta fraudolenta, il furto pluriaggravato, la rapina semplice, l'usura e la violenza sessuale, si passerebbe dagli attuali 12 anni e sei mesi a poco più di 11 anni e sei mesi; per la bancarotta fraudolenta ed aggravata (il caso Parmalat) si passerebbe dai 18 anni e nove mesi a 17 anni e sei mesi; per le lesioni volontarie (il caso Clinica Santa Rita) si passerebbe da 8 anni e nove mesi a 8 anni e due mesi.
Anche per i reati contro la pubblica amministrazione il surplus di durata del processo nei confronti degli incensurati viene ridotto di pochi mesi: di sei mesi per il reato di corruzione (da 7 anni e sei mesi a 7 anni) e di otto mesi per la corruzione in atti giudiziari (da 10 anni a 9 anni e quattro mesi). Per reati di particolare allarme sociale, come l'omicidio colposo commesso in violazione di norme sulla circolazione stradale e sulla prevenzione degli infortuni sul lavoro, si passerebbe da 17 anni e sei mesi a 16 anni e quattro mesi, che diventano addirittura 23 anni e quattro mesi, se il fatto è commesso da chi guida in stato di ebbrezza e sotto l'effetto di sostanze stupefacenti.
Conclusivamente, il regime della prescrizione resta quello introdotto nel 2005 che in questi anni la Corte costituzionale, più volte sollecitata dai giudici, ha fatto salvo, estendendone, anzi, gli effetti a tutti i dibattimenti nei quali non sia stata ancora pronunciata la sentenza di primo grado, cosa affermata nella sentenza del 23 novembre del 2006, n. 393. La nuova norma, dunque, si limita a completare la riforma del 2005 per differenziare la posizione dell'imputato incensurato da quella del recidivo. Se poi il reato, invece di prescriversi in dieci anni - mi riferisco a quello cui ha più volte ha alluso l'opposizione - si prescriverà in nove anni e quattro mesi, occorrerebbe piuttosto domandarsi come mai in un tempo così lungo non si sia ancora arrivati nemmeno a una sentenza di primo grado (Prolungati applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Iniziativa Responsabile).

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, ringrazio il Ministro della sua informativa. È importante questo dialogo Pag. 54con il Parlamento e le sono grato, Signor Ministro, di avere risposto, però vorrei dare voce a una obiezione che sento sollevata da molti colleghi dell'Aula: se l'impatto è così modesto, onorevole Ministro, ci spiega perché state bloccando il Parlamento da settimane su una cosa del tutto inutile o forse utile solo a qualcuno - come teorizza l'opposizione - e non al Paese e ai cittadini italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico, Italia dei Valori e Futuro e Libertà per l'Italia)?

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente...

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego!

ROBERTO GIACHETTI. ... io non so se le bordate che le sono state tirate nei giorni scorsi dai colleghi della maggioranza la stiano portando ad assumere in quest'Aula un orientamento riguardo la gestione delle nostre sedute particolarmente restrittivo, per usare un eufemismo. Però, signor Presidente, vorrei sottolineare che il Ministro della giustizia, con il suo intervento, avrebbe dovuto rendere il parere sulle proposte emendative presentate all'articolo 3. Intanto non è stato un parere quello del Ministro, che ha letto un speech che si era preparato legittimamente e non ha neanche detto quale era il parere (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)... State tranquilli, avete «fatto» la notturna, abbiamo tempo, state lieti!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, fate concludere l'onorevole Giachetti!

ROBERTO GIACHETTI. Vorrei dire, signor Presidente, che intanto non si è trattato di un parere ma di un intervento politico che, ovviamente, a termine di Regolamento, il Ministro può fare in qualunque momento. C'è un piccolissimo particolare: si è trattato di un intervento politico, che inevitabilmente va fuori dal seminato di un parere e riapre un dibattito politico e, a mio avviso, signor Presidente, lei dovrebbe consentire che sia riaperto il dibattito almeno sul complesso degli emendamenti. Soprattutto, signor Presidente, lei deve tener conto del fatto che il Governo e la maggioranza hanno dei tempi che ovviamente usano come vogliono. Se si riapre un dibattito politico dopo che l'opposizione ha consumato tre o quattro ore di tempo contingentato, ritengo che lei debba porsi il problema di come andiamo avanti e di quali sono i tempi (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)...

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego!

ROBERTO GIACHETTI. ... che lei, signor Presidente e nessun altro, riserva alle opposizioni, ancorché tali tempi siano raddoppiati. Siamo in una condizione in cui ogni mezz'ora il Ministro ritiene di rendere pareri compiendo, ovviamente, degli inserimenti a gamba tesa dentro il dibattito! E noi dobbiamo anche essere contenuti nei tempi contingentati! Mi dica lei, Signor Presidente, se questo è un modo di presiedere equilibrato!

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, è facile verificare dal resoconto stenografico che il Ministro ha iniziato il suo intervento esprimendo parere conforme a quello espresso dal relatore (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania) e ha ritenuto di motivare (Commenti del deputati Giachetti)... Onorevole Giachetti, non può mettere in discussione anche il resoconto stenografico! Io capisco le ragioni dell'opposizione, ma credo non ci sia alcun motivo per polemizzare come lei sta facendo. Il Governo ha la libertà di motivare il suo parere come meglio crede, dopodiché valutazioni di tipo politico non spettano, in questo caso, alla Presidenza.

ROBERTO GIACHETTI. Regolamentare, signor Presidente! Regolamentare!

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PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, il Regolamento è stato ampiamente rispettato. Si legga il resoconto stenografico e verificherà quello che tutti i colleghi hanno sentito, vale a dire che il Governo ha iniziato il suo intervento esprimendo parere conforme.
Onorevole Giachetti, il Regolamento è chiarissimo al riguardo, e la prego di non insistere! Tutti i colleghi presenti hanno inteso le parole del Ministro e il fatto che il Ministro abbia dedicato due secondi per esprimere il parere conforme e diverse decine di minuti per motivarlo non ha nulla in contrasto con quello che prevede il nostro Regolamento.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, intervengo brevemente per sottolineare - anche riprendendo cose già dette naturalmente - che non è comprensibile la motivazione con cui il Ministro ha ritenuto lungamente di spiegare il parere del Governo sugli emendamenti in questione.
Ma perché per il market abuse dobbiamo passare da sette anni e sei mesi a sette anni, se non per favorire una giustizia di classe consentendo a chi potrà pagare milioni di parcelle agli avvocati di ritardare esattamente per quei sei mesi, mentre i poveri cristi finiranno tutti condannati e non prescritti, signor Ministro (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per l'Italia e Partito Democratico)? Questo è il punto incomprensibile del provvedimento che ci costringete a votare: la giustizia di classe per gli incensurati che hanno i quattrini, e i poveri cristi li lasciamo marcire in galera. Questa è la verità, signor Ministro, che mancava nel suo parere (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per l'Italia e Partito Democratico).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, molto sommessamente volevo fare presente che l'articolo 50, comma 2 del nostro Regolamento recita che se i Ministri chiedono di essere sentiti a norma dell'articolo 64 della Costituzione si intende riaperta la discussione relativa all'oggetto. Quindi da questo punto di vista va inteso l'intervento del Ministro. Ovviamente questa è un'interpretazione alla quale la Presidenza può non acconsentire, tuttavia c'è un richiamo regolamentare. Il Ministro ha chiesto di essere sentito per un parere, ha svolto non solo un intervento sul parere ma un intervento che sostanzialmente ha riaperto la discussione, quindi c'è il diritto dei singoli parlamentari di considerare a norma di Regolamento (articolo 50, comma 2) riaperta la discussione prima che si proceda alla votazione sul provvedimento medesimo.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, le faccio sommessamente presente che il Ministro non ha chiesto di esprimere un parere. Così come da sempre la Presidenza ha il dovere di fare, dopo aver inteso il parere del relatore, è stato chiesto al Governo di esprimere il parere. Quindi non siamo in presenza dell'articolo 50, comma 2, che lei puntualmente richiama, ma siamo in presenza di una prassi consolidata e incontestabile. Ogni qual volta si passa alle votazioni la Presidenza deve acquisire, per fornirlo all'Aula, il parere del relatore e del Governo. Dopo di che è chiaro che il Governo ha assoluta libertà di comportamento al riguardo.
Lei, che è un parlamentare esperto, sa che in tante circostanze non si è alzato il Ministro competente, in altre circostanze si è alzato un sottosegretario, in altre circostanze il parere è stato motivato con un solo aggettivo (conforme), in circostanze diverse - come quella che stiamo vivendo - è stato motivato in modo ampio. Ma mi permetta di dirle che l'articolo 50, comma 2 che richiama non è al riguardo pertinente.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Angela Napoli 3.300, e Rao Pag. 563.303, Ferranti 3.305, e Di Pietro 3.315, per i quali i presentatori, non accedono al ritiro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Samperi. Ne ha facoltà per cinque minuti.

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, abbiamo avuto due richiami, uno dell'onorevole Pecorella che ha fatto riferimento all'onestà intellettuale, l'altro del Ministro Alfano che finalmente ci ha fornito i dati sull'impatto che questa normativa avrà sul sistema.
Ma proprio perché l'onorevole Pecorella ha richiamato l'onestà intellettuale, anche dell'opposizione, avrebbe dovuto dare indicazioni più precise sul contenuto di questo provvedimento. E proprio perché il Ministro Alfano, alla fine della riunione del Consiglio della giustizia dell'Unione europea, ha affermato che il processo breve è una misura che riguarda la civiltà democratica del Paese perché i tempi infiniti dei processi danneggiano tutti i cittadini, egli avrebbe dovuto adottare la stessa onestà intellettuale che ha richiamato l'onorevole Pecorella.
Niente di più ingannevole, Ministro Alfano, perché lei sa bene che, in questo provvedimento, non c'è nessun taglio dei tempi del processo e non è stata adottata nessuna misura per curare i mali della giustizia italiana. E le cifre che lei ci ha sbandierato, come se tutto fosse normale, come se la prescrizione fosse un evento assolutamente distante dalla vita fisiologica del nostro processo, rappresentano dati che non corrispondono alla realtà. Infatti, 170 mila processi l'anno che si prescrivono non sono un dato fisiologico, signor Ministro, e io, dai banchi dell'opposizione, in questa legislatura, ha sentito gridare tante volte allo scandalo per la prescrizione di questi 170 mila processi.
Eppure, con questo provvedimento, voi non curate i mali della giustizia, voi non affrontate tutte le problematiche che pure gli operatori del diritto vi hanno indicato e non adottare i rimedi che, sempre operatori ed esperti del diritto, vi hanno segnalato. Non affrontate niente di tutto questo, ma tagliate ulteriormente i tempi della prescrizione. E ridurre questi tempi, che già sono stati ridotti abbondantemente nel 2005 dalla legge cosiddetta ex Cirielli, è un male grande. Infatti, il Consiglio superiore della magistratura vi aveva già avvertito, sempre nel 2005, che la riduzione dei tempi di prescrizione rischiava di far prescrivere tutti i processi per i reati puniti con la pena della reclusione compresa nel massimo tra i 5 ed i 6 anni e la grande maggioranza di quelli puniti con la pena della reclusione massima di 8 anni.
Voi sapete bene come, in questo sistema così massacrato, che ha visto diminuire le risorse umane, sia dei magistrati che dei cancellieri, del 30-35 e, a volte, del 40 per cento - ricordiamoci che, da decenni, non si fanno più concorsi per cancellieri -, non può reggere un ulteriore taglio dei tempi.
Ecco perché i dati che lei ci ha portato, signor Ministro, andrebbero bene in un sistema normale, non nel nostro sistema giustizia che voi continuate a «taglieggiare».
Ma anche il Presidente Berlusconi afferma delle cose ingannevoli, onorevole Pecorella, e, se lei richiama l'onestà intellettuale, dovrebbe richiamare, innanzitutto, il suo Presidente del Consiglio. Quest'ultimo, infatti, afferma di essere perseguitato dalla giustizia e, per questo, è costretto a proporre, a lei, signor Ministro, o alla sua maggioranza, una serie di proposte di legge a sua tutela. Ma anche qui niente di più ingannevole: solo nell'aprile del 2011 Berlusconi è tornato a presentarsi davanti ai giudici per i suoi processi, ossia dopo ben nove anni. L'ultima volta è stato nel 2003, strana condizione per un perseguitato della giustizia...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Samperi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Ministro, lei ci ha parlato dei pochi effetti che questa legge porterà sulla riduzione dei Pag. 57tempi della prescrizione. Quello che noi contestiamo è proprio la politica giudiziaria di questo Governo che individua nella prescrizione o nell'amnistia gli strumenti per risolvere i processi e per attuare giustizia.
Noi riteniamo che una giustizia giusta sia quella che dà ragione a chi ha ragione e dà torto a chi ha torto e non che fa finire i processi prima che questi arrivino a decidere nel merito.
Il fatto poi che, in questo caso, sono soltanto pochissimi i processi che si prescrivono dimostra ancora una volta che lo scopo vero non è quello di abbreviare i tempi processuali o alleggerire il lavoro della giustizia, ma soltanto di impedire a qualcuno - e sempre a quello - di farsi processare.
In questo senso c'è la vostra non onestà intellettuale, per utilizzare le parole care al collega Pecorella, il quale ha fatto riferimento ad una asserita non onestà intellettuale dei magistrati perché deciderebbero o opererebbero per fini politici.
Allora, mi chiedo e chiedo a quest'Aula: ma è intellettualmente onesto dire ed approvare in quest'Aula un provvedimento in cui si dice che «Ruby Rubacuori» è la nipote di Mubarak? Questo è intellettualmente onesto? Io dico che è disonesto, così come dico che è disonesto fare una legge senza conoscere le conseguenze che questa comporta.
Lei mi dirà, signor Ministro, che le conseguenze - lo ha appena affermato - non incidono sui cittadini. Ebbene, leggo a lei, non in qualità di Ministro ma di avvocato Alfano, leggo all'avvocato Paniz, leggo all'avvocato Pecorella, vi leggo una lettera degli avvocati Diego Abate e Pietro Striano, i quali scrivono: Egregi signori, intendiamo portare a vostra conoscenza quanto accadrà (...). Si tratta di una lettera aperta che dovreste aver già letto e che lei doveva già citare nella sua relazione per onestà intellettuale. Questi avvocati portano a sua conoscenza quanto accadrà in seno al processo che li vede difensori di circa 200 parti civili. Quindi, non stiamo parlando di soggetti che parlano a vanvera, ma dei difensori delle parti civili del processo pendente innanzi al tribunale di Nola contro i vertici della Montefibre per gli omicidi colposi di 80 ex-dipendenti dello stabilimento di Acerra, morti per patologie correlabili all'inalazione di amianto.
Bene, il detto processo ha già subito gli effetti infausti della cosiddetta legge ex-Cirielli con 45 prescrizioni. L'approvazione della prescrizione breve porterebbe alla prescrizione di tutti i reati e le parti civili rimarrebbero senza giustizia. Questa è la verità! Allora, in quello 0,2 per cento, oltre al Presidente Berlusconi, si ricordi che ci sta mettendo 200 parti lese e anche gli ottanta morti per problemi legati all'amianto.
Lei dice che quello che non va bene è il fatto che, in un tempo così lungo, non si sia arrivati nemmeno alla sentenza di primo grado o ad una sentenza definitiva. Questa è la colpa che noi facciamo a voi, perché se non si arriva a sentenza la colpa non è dei giudici che non riescono ad arrivare a sentenza, ma è innanzi tutto della mancanza di strumenti, della mancanza di risorse, della mancanza di personale, della mancanza di provvedimenti che agevolano un processo nell'arrivare a destinazione anziché impedire al processo di arrivare a destinazione.
Infatti, quello che non date alla giustizia sono gli strumenti, i mezzi e gli uomini. Quante volte vi abbiamo detto che dovete intervenire sull'ufficio del processo, sulla questione delle notificazioni, sulla questione delle impugnazioni, sulla questione che riguarda tutto quel sistema di processi bagatellari. Avevamo proposto tutta una serie di interventi.
Tutto questo voi non lo fate ed allora la risposta è una e una sola, cioè che per i processi in corso la legge che stiamo approvando serve solo per garantire l'impunità del Presidente del Consiglio. Contro questa legge vi è un solo modo: andare al referendum il 12 e 13 giugno; i cittadini italiani dicano una volta per tutte a questo Presidente del Consiglio che non ha più neanche la fiducia degli italiani e che, quindi, deve andare a casa (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

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Sul calendario dei lavori dell'Assemblea (ore 18,55).

PRESIDENTE. A seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, oggi i lavori proseguiranno fino alle ore 20,30 e, dopo una sospensione di un'ora, riprenderanno alle ore 21,30 fino alle ore 23,30.
Domani la seduta avrà inizio alle ore 9,30 e proseguirà fino alle ore 13,30. Riprenderà nel pomeriggio, dopo il question time, a partire dalle ore 16.
L'esame del disegno di legge n. 4219 - Conversione in legge del decreto-legge 25 marzo 2011, n. 26, recante misure urgenti per garantire l'ordinato svolgimento delle assemblee societarie annuali (da inviare al Senato - scadenza: 25 maggio 2011), avrà luogo da mercoledì 27 aprile.
È stato infine stabilito che nella settimana in corso avrà luogo, dopo gli altri disegni di legge di ratifica, l'esame del disegno di legge n. 4135 - Ratifica ed esecuzione del Protocollo di modifica della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Federazione russa per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio e per prevenire le evasioni fiscali (Approvato dal Senato).
L'organizzazione dei tempia per la discussione del disegno di legge di ratifica n. 4135 sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo 3 - A.C. 3137-A)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà, per un minuto.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, a Torino il 6 dicembre 2007 scoppiò un incendio nello stabilimento della ThyssenKrupp. In quell'incendio morirono 7 operai. Gli imputati sono 6, tra i quali l'amministratore delegato della Thyssen Italia, accusato di omicidio volontario.
L'11 aprile 2011 si è svolta a Torino la novantaduesima udienza, dedicata alle repliche dei PM e degli avvocati dell'accusa. Le prossime udienze sono previste anche fino alla fine di aprile. Già nella mattina del 15 la Corte di assise si riunirà in camera di consiglio per preparare la sentenza di primo grado. Ma la definizione del processo è ancora molto lontana: tutti gli imputati sono incensurati, tutti potranno beneficiare della prescrizione breve. Le vittime non avranno mai giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Leoluca Orlando. Ne ha facoltà, per un minuto.

LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, 6 aprile 2009, alle ore 3,32: questa è l'ora del terremoto che due anni fa ha distrutto L'Aquila; 309 le vittime e ingenti danni in tutta l'area; il paese di Paganica è quasi tutto distrutto; palazzine ed alberghi sono crollati a L'Aquila; reparti dell'ospedale della città sono seriamente danneggiati e costretti a chiudere, tanto che è stato chiesto di allestire un ospedale da campo; persone disperse e tanti morti. Con il sisma la Casa dello studente si è spaccata in due tronchi ed un'intera ala è crollata sugli studenti che si trovavano nelle loro stanze e che non sono riusciti a fuggire in tempo. Il crollo della Casa dello studente rimarrà uno dei simboli di questa tragedia che ha colpito l'Abruzzo ed il Paese: ragazzi che da diverse parti d'Italia si sono trasferiti a L'Aquila per inseguire il loro sogno, per studiare e cercare di costruirsi un futuro. È stata rinviata al 5 novembre prossimo l'udienza preliminare relativa...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Leoluca Orlando.

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LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Leoluca Orlando, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà, per un minuto.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, nella notte del 29 giugno 2009 la città di Viareggio è stata colpita da un gravissimo disastro ferroviario. Sono morte 33 vittime innocenti. Nell'inchiesta aperta dalla procura di Lucca sul disastro ferroviario di Viareggio vi sono 38 indagati, manager e dipendenti di Ferrovie dello Stato, di RFI, di Trenitalia, di Cima riparazioni e della tedesca Gatx. Per tutti gli indagati la procura formula queste ipotesi di reato: incendio e disastro ferroviario colposo, omicidio e lesioni colpose plurime. Tutti gli imputati sono incensurati, tutti potranno beneficiare della prescrizione breve. Le vittime non avranno mai giustizia. I familiari vi ringraziano (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà, per un minuto.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, presso gli stabilimenti Fincantieri di Palermo una quarantina di lavoratori circa muoiono a seguito di forme tumorali contratte lavorando a contatto con le polveri di amianto.
Non sono state adottate misure di sicurezza adeguate. Undici ex rappresentanti legali di Fincantieri e di una serie di imprese dell'indotto sono accusati di omicidio colposo e lesioni colpose e la sentenza di primo grado è arrivata soltanto nel 2010. Tutti i dirigenti risultano incensurati. Le vedove e i figli dei quaranta lavoratori ringraziano il Presidente del Consiglio Berlusconi e questo Governo per non aver mai avuto e per non potere avere più giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, a Parma e a Milano, nel 2004, si realizza il più grande scandalo di bancarotta fraudolenta ed aggiotaggio perpetrato da una società privata in Europa. Il «buco» lasciato dalla Parmalat si aggirava sui 14 miliardi di euro. Il fallimento della Parmalat è costato l'azzeramento del patrimonio azionario di piccoli azionisti, mentre i risparmiatori che avevano investito in bond hanno ricevuto solo un parziale risarcimento.
Con l'accusa di bancarotta fraudolenta, è stato condannato a 18 anni di reclusione il patron della Parmalat, Callisto Tanzi, nonché numerosi suoi collaboratori tra dirigenti, revisori di conti e sindaci.
Tutte le condanne saranno annullate a breve dalla prescrizione, anche grazie alla beffa finale di questo provvedimento. Tutti gli imputati sono incensurati e tutti potranno beneficiare della prescrizione breve. Le vittime non avranno mai giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Il 9 settembre 2005, nello stabilimento siderurgico Ilva di Taranto, ha perso la vita Gianluigi Di Leo, venticinquenne operaio di Mottola, in provincia di Taranto, schiacciato e ucciso da una trave subito dopo che aveva terminato il proprio turno e si accingeva a timbrare il cartellino.
Il giudice dell'udienza preliminare ha rinviato a giudizio 24 persone con le Pag. 60accuse di omicidio colposo e omissione di cautele contro gli infortuni sul lavoro. Tutti gli imputati sono incensurati e tutti potranno beneficiare della prescrizione breve. Le vittime non avranno mai giustizia.
Con questa legge criminogena, voi - maggioranza e deputati del Popolo della Libertà e della Lega - sarete i veri assassini di Gianluigi Di Leo. Voi rimarrete coloro che, ancora una volta, avranno ammazzato Gianluigi Di Leo, il giovane lavoratore dell'Ilva di Taranto. Con questa legge criminogena, voi riammazzate le vittime del lavoro. Voi sarete gli ultimi assassini di questi lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Barbato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, signor Ministro, con riferimento ai suoi dati, lei è intervenuto dicendo «mi sento di dire»: noi ci sentiamo di contestare i suoi dati.
A Roma, il 14 marzo 2008, a sei anni dal default di 250 miliardi di vecchie lire, è cominciato il processo Cragnotti ed altri 32 imputati, tra cui l'attuale presidente di Mediobanca, Geronzi, tutti accusati di bancarotta per distrazione e truffa aggravata ai danni dei risparmiatori della Cirio.
La vicenda risale al 2003, quando il fallimento del gruppo Cirio, allora guidato da Cragnotti, aveva fatto andare in default obbligazioni per un milione e 125 miliardi di euro, emesse tra il 2000 e il 2002. L'udienza preliminare era cominciata nel giugno del 2008, con la richiesta di costituzione di parte civile avanzata da circa 1.500 persone, pochissime rispetto ai 12 mila risparmiatori.
La procura della Repubblica di Perugia ha formulato un'accusa di concorso in bancarotta impropria e, durante tale inchiesta, è emerso che i marchi del settore latte erano stati acquisiti con valutazione «zero lire», mentre, in sede di conferimento alla Cirio, erano stati valutati per decine di miliardi di lire.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GABRIELE CIMADORO. Concludo, signor Presidente. Il 2 marzo 2011 (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cimadoro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, tra il 2005 e il 2008, a Milano, presso la clinica Santa Rita, venivano effettuati interventi abnormi ed invasivi su pazienti eseguiti in totale disprezzo delle condizioni di fragilità del malato.
Le accuse sono di truffa, falso ideologico, falsificazione delle cartelle cliniche e, soprattutto, una serie di interventi inutili e dannosi, che hanno provocato lesioni gravi o gravissime per circa 90 persone, oltre alla morte di cinque pazienti. Tutti gli imputati sono incensurati e tutti potranno beneficiare della prescrizione breve. Le vittime non potranno beneficiare di nulla. Le vittime non avranno mai giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, leggo dalle agenzie, in questo momento, che il Viceministro delle infrastrutture, il senatore Castelli, avrebbe reso la seguente dichiarazione alla trasmissione «Un giorno da pecora»: «Con la violenza è giusto usare le armi. Gli immigrati bisogna respingerli. Per adesso non possiamo sparargli, almeno per ora».
Se queste dichiarazioni fossero confermate - e così pare signor Presidente - è del tutto evidente che in uno Stato di Pag. 61diritto il senatore Castelli dovrebbe dimettersi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Nessuno ha il diritto in questo Paese, con la nostra Costituzione, con la nostra storia repubblicana, di immaginare di poter sparare contro gli immigrati. Per di più, un rappresentate del Governo non può permettersi di usare queste parole di violenza nei giorni in cui chiediamo all'Europa di comprendere le nostre ragioni. È una vergogna e, se queste affermazioni fossero confermate, noi chiederemo le dimissioni del Viceministro Castelli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bocchino. Ne ha facoltà.

ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, colgo intanto l'occasione, anch'io, a nome di Futuro e libertà, per chiedere che, il Governo chiarisca il senso delle parole del Viceministro Castelli. Perché certo non può il Governo italiano avere questa posizione sull'immigrazione nello stesso giorno in cui il Presidente del Consiglio firma il decreto per l'emergenza umanitaria. O vi è l'emergenza umanitaria e non ci possono essere le armi, perché il problema è umanitario, o vi sono le armi e Berlusconi non poteva dichiarare l'emergenza umanitaria. Se il Governo ci fa chiarezza anche su questo aspetto sarebbe utile. Il mio intervento, a sostegno di un emendamento che entra nella parte clou di questo provvedimento, riguarda soprattutto quanto il Governo ha sostenuto in Aula qualche minuto fa. Si è sostenuto che i tempi di prescrizione con questa norma si riducono in maniera molto poco significativa e che, pertanto, non incide su quella che è la prescrizione. Invece, c'è da dire che noi sappiamo benissimo che incide quanto meno su un processo, che è il motivo per cui siamo qui - non dobbiamo nasconderci la verità - perché se questa norma fosse ininfluente, non ci sarebbe motivo: mentre vi è una rivoluzione nei paesi del Mediterraneo, mentre vi è un'emergenza umanitaria decretata dal Presidente del Consiglio, mentre vi è una crisi economica internazionale, una crisi ambientale internazionale rispetto ai fatti del Giappone, noi siamo qui a fare una norma che non cambia nulla. Invece, cambia la prescrizione nel processo Mills ed evita a Berlusconi la condanna di primo grado. Avrebbe avuto la condanna di primo grado e poi la prescrizione a gennaio dell'anno prossimo; anticipando a quest'anno la prescrizione, evita una condanna. Passi per questo, non mi scandalizza la cosa, ma era meglio fare una norma per la prescrizione di questo processo ed evitare di picconare il sistema delle garanzie, il sistema della legalità, il sistema giudiziario all'interno di questo Paese. C'è poi un errore di fondo in questa norma: bisognava escludere dalla prescrizione breve i reati tipici della politica. Il pubblico ufficiale che commette il reato di concussione e corruzione è per forza incensurato, perché, se non fosse incensurato, sarebbe interdetto dai pubblici uffici. Quindi, dare il doppio canale, una prescrizione per il recidivo ed una per l'incensurato, può avere una sua valenza, ma vanno esclusi i reati dei pubblici ufficiali, perché i pubblici ufficiali non hanno il doppio canale: o sono incensurati o non sono pubblici ufficiali. Ecco perché noi contestiamo questa norma ed il danno che reca. E poi chiedo al Governo: ma questa norma è compatibile con quel provvedimento anticorruzione che avete sbandierato un anno fa come una misura salvifica perché aumentava le pene per i politici corrotti e che poi avete chiuso nei cassetti del Senato e lo tenete lì con doppia mandata e avete paura di portarlo seriamente all'attenzione del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per L'Italia)? La Corte dei conti ha detto quest'anno che, nel 2010, la corruzione è costata 70 miliardi di euro alle casse dello Stato. Noi sappiamo una cosa di questo provvedimento: sappiamo che serve a favorire la prescrizione per Berlusconi nel processo Mills.
Sappiamo, con certezza, che farà dire alla Corte dei conti che quei 70 miliardi di euro diventeranno 80, 90, 100 miliardi e Pag. 62che, in questo Paese, aumenterà la corruzione proprio perché è evidente che, diminuendo i tempi di prescrizione, è più probabile l'impunità per questi reati. Questa è la cosa grave, non aver pensato ad una prescrizione più corta per gli incensurati, ma averla pensata per risolvere un problema, introducendo all'interno di questa fattispecie anche i politici verso i quali, secondo noi, nel momento in cui sbagliano, vi sarebbe bisogno di una prescrizione talmente lunga da essere quasi impossibile (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Porta. Ne ha facoltà.

FABIO PORTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro della giustizia, intervengo a titolo personale, perché sono in grande imbarazzo e difficoltà anche rispetto ai tanti elettori della mia circoscrizione elettorale, ai quali mi riesce difficile spiegare che questo Parlamento, che unitariamente si sta battendo da alcuni anni per riportare in Italia il terrorista assassino Cesare Battisti, si appresta ad approvare una norma che offende quella stessa cultura giuridica che non dovrebbe consentirci di dimenticare tali gravi atti. Come spiegare infatti, ai nostri elettori, che quegli stessi rappresentanti di Governo che si ergono a difensori di giustizia, di una giustizia severa e giusta e della certezza della pena, dando anche lezioni ad altri Paesi, quando è il caso, si apprestano a calpestare e offendere l'uguaglianza dei cittadini....

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Porta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Esposito. Ne ha facoltà.

STEFANO ESPOSITO. Signor Presidente, Ministro Alfano, purtroppo lei ha spiegato in maniera dotta ma poco efficace le ragioni per le quali questo Parlamento è bloccato da tre settimane intorno ad una vicenda che farà urlare, nei prossimi mesi, molte vittime che non avranno giustizia. Le chiedo che cosa rimarrà della sua proposta epocale della giustizia? Rimarrà solo il ricordo di un Ministro di belle speranze che come al solito si è messo al servizio del suo capo per risolvere i suoi problemi dimenticandosi dei problemi degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giorgio Merlo. Ne ha facoltà.

GIORGIO MERLO. Signor Presidente, Ministro Alfano, rappresentanti del Governo, voi avete parlato di una riforma epocale; io ho avuto occasione di ascoltare questa riforma epocale dalle reti Mediaset, dal Tg1, in parte dal Tg2, insomma praticamente dai tre quarti dell'informazione pubblica e privata del nostro Paese e mi sono fatto un'idea; mi è venuto un dubbio, che questa riforma, epocale lo sia per buona parte dell'informazione pubblica e privata del nostro Paese e se dobbiamo fare una riforma epocale oggi, questa riforma è proprio quella dell'informazione. Una riforma capace di non trasformare in epocale una riforma che tale non è. Sotto questo aspetto mi pare che sarebbe opportuno invertire le priorità e dire le cose come stanno: l'unica vera grande riforma che noi ci attendiamo da due anni e mezzo a questa parte e dai dieci anni che ha governato Berlusconi è quella riforma dell'informazione capace di ridare un sistema democratico, aperto, trasparente e soprattutto capace di ridare quella libertà di informazione, quell'informazione trasparente, completa ed obiettiva che da troppi anni manca nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mario Pepe (PD). Ne ha facoltà.

MARIO PEPE (PD). Signor Presidente, dopo l'intervento brillante del mio compagno di banco, vorrei dire che il tecnicismo Pag. 63del Ministro Alfano è comprensibile sul piano della tecnica giurisprudenziale e giuridica. Il tema non è quello, il tema è quello del senso della giustizia in sé e la dialettica processuale. Ripensando al grande Cicerone, estensore del diritto e di un trattato di politica, il «De re publica», egli riteneva che la giustizia fosse presidium et ornamentum rei publicae.
Non ritengo che questa legge sia decoro della democrazia dello Stato italiano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mattesini. Ne ha facoltà.

DONELLA MATTESINI. Signor Presidente, potremmo dire che questo provvedimento, che riguarda il processo breve, in realtà produce un'ingiustizia lunga. Un'ingiustizia lunga quanto le 22 prescrizioni inviate all'Italia da GRECO, quell'organismo dei gruppi di Stati contro la corruzione che è stato istituito nel 1999 dal Consiglio d'Europa.
Queste 22 prescrizioni dovevano avere una risposta da parte di codesto Governo entro il 31 gennaio di quest'anno, ma solo il silenzio è stata la risposta da parte del Governo, l'unica risposta data che esprime una profonda preoccupazione per il fatto che troppi processi non arrivano a conclusione per la prescrizione.
Processo breve ma lunga amnistia, che inciderà soprattutto sui reati contro la pubblica amministrazione e soprattutto di corruzione. Confindustria, in questi giorni, ha ricordato e ha detto in modo molto chiaro che mai come ora le aziende sono state sole. Ma con questo provvedimento le aziende saranno ancora più sole; sole in un sistema in cui la corruzione, l'illegalità, l'evasione fiscale e quella previdenziale, insieme al lavoro nero, stanno ammazzando il sistema sano del nostro sistema produttivo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Granata. Ne ha facoltà.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, in merito alla soppressione dell'articolo 3 credo si debba tener conto di alcune considerazioni che sono state espresse dall'organo supremo di governo della magistratura, il CSM. So che per qualcuno in quest'Aula, e non soltanto in quest'Aula, il CSM non è altro che una congregazione, un'associazione di pericolosi sovversivi e toghe rosse. Ma l'impostazione che ha dato il CSM, rispetto all'incidenza del provvedimento oggi in discussione sul sistema giudiziario italiano, è ben lontana dalle considerazioni brillantemente esposte sul piano estetico, ma certamente non su un piano sostanziale, dal Ministro Alfano in questa sede. Anche perché credo sia significativo il fatto che, nel corso di tutto il dibattito, sia mancato al banco del Governo, e anche in Aula, se non con qualche apparizione, il Ministro Maroni.
Chissà cosa ne pensa Maroni - che tanto ha fatto contro la corruzione, contro il traffico dei rifiuti e nel contrasto ad alcune attività collaterali a quella delle mafie - di un provvedimento che, di fatto, va a smorzare gli strumenti in mano alla polizia, ai carabinieri e alle forze dell'ordine per contrastare la criminalità organizzata (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mazzarella. Ne ha facoltà.

EUGENIO MAZZARELLA. Signor Presidente, vorrei far notare all'Aula e al Governo, che forse non ci ha pensato, che il combinato disposto di questa proposta di legge in senso lato, più prescrizione breve, genera una sorta di anatocismo prescrittivo, cioè un vantaggio composto sul vantaggio già conseguito dall'imputato con la prescrizione breve, che si rinnova nel tempo. Il che individua un'autentica usura da prescrizione a danno del sistema giudiziario e a vantaggio dell'imputato, che è criminogena: invita a delinquere. Pag. 64
In parole povere, immaginate un giovane corruttore giudiziario o un finanziere d'assalto che calcoli nei rischi della bancarotta fraudolenta o dell'azione corruttiva il ricorso alla prescrizione breve in quanto incensurato. Sottratto dalla prescrizione al giudizio, resterà incensurato e potrà reiterare, da incensurato, con gli stessi vantaggi, le sue azioni criminose, senza mai arrivare a un giudizio di condanna.
Faccio allora una proposta: che almeno si limiti a una, due o al massimo tre volte la possibilità di poter usufruire della prescrizione breve. Avendo il Premier 75 anni circa, sedato magari dall'età, gli dovrebbero bastare. Almeno salviamo le giovani generazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Murer. Ne ha facoltà.

DELIA MURER. Signor Presidente, vorrei sottolineare, con questo mio intervento, un elemento. L'onorevole Casini si chiedeva, dopo l'intervento del Ministro Alfano, che senso ha questo provvedimento. Perché occorre adottare questo provvedimento? Ovviamente questo provvedimento serve al Premier, però vorrei anche ricordare che, insieme al Premier, verranno salvati anche molti delinquenti, pure incensurati, calpestando il diritto ad avere giustizia da parte di molte vittime.
Non sono certamente numeri grandissimi, ma pur sempre persone, dai dati che ci ha dato lei, che giustizia non avranno, accorciando i tempi della prescrizione. Credo che dal dibattito si smascheri bene il senso del provvedimento: è un provvedimento ad personam, che si allarga, però, in una ingiustizia più ampia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gatti. Ne ha facoltà.

MARIA GRAZIA GATTI. Signor Presidente, ho fatto i conti sui dati che ci ha dato il Ministro: saranno 15 mila i processi cancellati e non mi sembra si tratti di un numero basso. L'altra cosa che vorrei dire è questa: ha ragione l'onorevole Bergamini quando dice in un'intervista di oggi che è una vergogna che il processo per la strage di Viareggio duri dieci anni, ma con lo stato dei tribunali, i tagli che ci sono stati alla giustizia e la vostra non capacità di riforma, questo rischio c'è ed è pesante.
Questo provvedimento non interviene per accorciare il tempo dei processi, non riforma la giustizia, quello che mette a rischio di prescrizione il processo di Viareggio è questo tipo di provvedimento: la prescrizione breve. Si mette a rischio il processo di Viareggio, ma sicuramente si farà una cosa: verrà cancellato il processo Mills, in cui è imputato per corruzione il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ginefra. Ne ha facoltà.

DARIO GINEFRA. Signor Presidente, componenti del Consiglio dei Ministri e Ministro Alfano, mi rivolgo in particolar modo a lei, perché ritengo sia la persona più direttamente interessata a questo provvedimento, prima ancora che lo stesso soggetto cui questa norma si rivolge. Non stiamo parlando solamente di una legge ad personam per il Presidente del Consiglio e per affermare quel principio di impunità che inseguite da tanti anni, ma è anche lo strumento che ella ha deciso di utilizzare nella sua corsa alla successione.
La comprendo; questo provvedimento, di fatto, rappresenta un doppio interesse personale: quello del Presidente del Consiglio e quello del Guardasigilli. Ritengo che nella patria del diritto romano avremmo potuto accogliere uno sforzo maggiore e una prolusione maggiore e più significativa. Questa legislatura è iniziata con l'intento di riformare le nostre istituzioni e colui che era designato come statista oggi scappa, come scappano tutti i leader ...(Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marantelli. Ne ha facoltà.

DANIELE MARANTELLI. Signor Presidente, in questi giorni si è compreso il prezzo che il diritto alla sicurezza dovrà pagare per salvare l'attuale Capo del Governo dalle conseguenze delle sue abitudini poco esemplari: impunità e amnistia per chi si è reso colpevole di stupri e corruzione, un prezzo pesante per ogni persona per bene. Anche se non sono esperto come il collega Pecorella ho capito che questa legge sta alla giustizia e alla sicurezza come la più famosa igienista dentale della Lombardia sta alla castità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Ecco perché la contrastiamo: per farci capire da tanta brava gente che nell'aprile 2008 ritenne che PdL e Lega volessero fare dell'Italia un Paese più giusto e sicuro. Questo provvedimento costringe ognuno di noi a scegliere tra due modelli di vita pubblica: quello di Emilio Fede e quello di Marco Fedi. Noi stiamo con affetto con Marco Fedi, collega deputato emigrato in Australia nel 1983 oggi assente perché seriamente ammalato, esempio di moralità e attaccamento alle istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marchioni. Ne ha facoltà.

ELISA MARCHIONI. Signor Presidente, questo Governo aveva cominciato, all'inizio della legislatura, parlando di grandi riforme e della sicurezza come un tema centrale su cui avrebbe incentrato le proprie politiche, poi sono arrivati i tagli, drastici, alle risorse delle forze dell'ordine che lo hanno incontrato recentemente proprio qui davanti a Montecitorio quando chiedevano risorse per mettere la benzina nelle macchine, quindi di tante parole nessun risultato.
Poi sono arrivati altri provvedimenti: è diventato reato essere un clandestino, per cui le carceri sono piene di persone che, perché hanno perso il lavoro, sono anche diventate indesiderate sul suolo italiano. Poi il colpo finale: anche per tutto ciò che è stato merito delle forze dell'ordine e del lavoro che hanno svolto, tutti coloro che avevano in corso un giusto processo, proprio per dare il colpo finale alla sicurezza, non hanno più nemmeno la certezza della pena e la certezza che quello che è stato imbastito dalle forze dell'ordine sarà completato, perché i processi possono essere cancellati senza che vi sia un motivo oggettivo relativo alla loro durata. Adesso non so più cosa ci possiamo aspettare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marchignoli. Ne ha facoltà.

MASSIMO MARCHIGNOLI. Signor Presidente, voi dite che non fate leggi ad personam e poi al Senato allungate il processo perché vi serve sul «processo Ruby» e qui, oggi, abbreviate la prescrizione perché serve al Presidente del Consiglio per il «processo Mills», il tutto con la complicità della Lega Nord, un partito che vede fallita la sua missione fondamentale, che non raccoglie più le firme nelle piazze perché non ha più il coraggio di guardare negli occhi i cittadini che ha ingannato, con un Paese che va allo sfascio, dove non si parla di lavoro perché non avete tempo, dove non si parla di impresa perché non avete tempo, dove ci si allontana dall'Europa perché avete rinnegato quell'ambito...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Marchignoli.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rigoni. Ne ha facoltà.

ANDREA RIGONI. Signor Presidente, ciascuno di noi esiste solo per un breve intervallo di tempo, indaga soltanto una piccola parte dell'universo. Ma si sa, la Pag. 66specie umana è una specie curiosa, ci facciamo domande e cerchiamo risposte. Come possiamo comprendere il mondo in cui ci troviamo? Qual è la realtà in cui viviamo? Al liceo ci affidavamo alla filosofia, che ci prendeva e ci appassionava. Oggi, alla luce degli eventi, la realtà dei fatti è immediatamente comprensibile. Il Governo del Paese è piegato esclusivamente verso gli interessi del Premier. Questo Governo senza pudore e senza vergogna ancora una volta calpesta lo Stato di diritto, rinuncia ad una vera e profonda riforma della giustizia per sostenere provvedimenti che tendono a fermare processi, assicurare impunità e introdurre un'amnistia mascherata screditando, se possibile, ancora di più il Paese e il Parlamento agli occhi della comunità internazionale.
Una vecchia storiella scozzese dice che: una volta corre il cane e una volta corre la lepre. Oggi tocca alla lepre ma si prepari, signor Ministro, questo Governo «solo chiacchiere e distintivo» è al capolinea. Domani saranno gli italiani che vi faranno correre (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pistelli. Ne ha facoltà.

LAPO PISTELLI. Signor Presidente, secondo molti commentatori il Ministro Alfano sarebbe l'erede designato, il giovane brillante a cui il «Cavaliere» si appresta a lasciare l'eredità, e credo che questo compito molto importante gli abbia richiesto una prova d'amore molto impegnativa, che è questa prescrizione breve. Una pagina francamente non gloriosa della sua attività di Ministro, ma devo dire che mentre molti colleghi lo hanno ringraziato per le informazioni che ha dato, io vorrei invece farlo riflettere su come da tre settimane questo Parlamento si è avvitato su una norma che, secondo le sue parole, non produce effetti e che dopo tre settimane che lo abbiamo ascoltato dichiarare a talk show, televisioni e interviste, finalmente ci abbia soddisfatti con un breve e parco discorso preparato dagli uffici. Per qualcuno che si prepara a ricevere un'eredità importante ci saremmo aspettati un ingaggio con l'Aula molto più impegnativo e molto più all'altezza di questa istituzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rubinato. Ne ha facoltà.

SIMONETTA RUBINATO. Signor Presidente, con questa proposta di legge vi accingete ad introdurre nell'ordinamento penale, accanto alle tradizionali cause di estinzione della punibilità dell'amnistia, dell'indulto e della grazia, un nuovo istituto che comporterà l'estinzione del processo per il decorso dei termini, i quali, per chi conosce le condizioni della giustizia penale italiana, solo in modo ipocrita potete ritenere adeguati. Si tratta della abdicazione dello Stato italiano a rendere giustizia in via generale e permanente quando il reato è commesso da un incensurato. Non pensate alle migliaia di persone offese dai reati, non pensate ai cittadini che hanno subito un danno da un reato, non pensate a quali saranno le loro reazioni di fronte a questa denegata giustizia introdotta per legge. Voi demolite ancora di più la fiducia nella giustizia da parte dei cittadini favorendo, da un lato, l'impunità dell'autore del reato incensurato e, dall'altro, il falsi giustizia da sé.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, signor Ministro, brevemente perché lei non è che non abbia convinto noi, ma nei giorni scorsi non ha convinto il Consiglio superiore della magistratura. Contrariamente a quanto è stato detto qui, lì non hanno votato le «toghe rosse» - lei sa che è da ridere questa definizione - ma venti su ventiquattro componenti. Non ha convinto neanche coloro che hanno le posizioni più affini alle sue ma sono tecnici e sanno che i numeri che lei ha dato sono scritti sulla sabbia. Pag. 67
Le sue parole sono state molto prudenti su alcuni temi. Torno a segnalarle il tema delle morti sul lavoro. Lei sa che non ha dati e che non può averne. Sa che su questo tema la Presidenza della Repubblica e il Pontefice hanno richiamato l'attenzione di tutti. Sa che su questo tema molti di voi hanno manifestato grande attenzione e passione.
Su questioni così delicate le chiederei grande prudenza e nei prossimi giorni una grande attenzione. Infatti, negli ultimi tempi sul tema delle morti sul lavoro sono stati fatti persino spot vergognosi e poi ci lamentiamo che si alzano le voci di molti familiari.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Boffa. Ne ha facoltà.

COSTANTINO BOFFA. Signor Presidente, in questi giorni dovete spiegare ai cittadini italiani per quale motivo il Governo, anziché occuparsi delle tante e vere emergenze con cui quotidianamente il Paese reale è costretto a confrontarsi, costringe il Parlamento a discutere dell'ennesimo provvedimento teso a salvaguardare gli interessi privati del Presidente del Consiglio.
Dovremmo discutere di come affrontare le tante difficoltà economiche, sociali e occupazionali che investono l'Italia di oggi e di quale idea di sviluppo e crescita abbiamo per il futuro del nostro Paese. Invece no, avete deciso che il nostro tempo, il nostro lavoro e il nostro impegno vanno spesi nella perenne e costante ricerca di una via di uscita ai problemi giudiziari che investono il Capo del Governo.
Avete trasformato le Aule del Senato e della Camera in una sorta di studio legale privato e dinanzi alle nostre proteste (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Boffa.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ceccuzzi. Ne ha facoltà.

FRANCO CECCUZZI. Signor Presidente, l'articolo 3 che stiamo esaminando rappresenta il cuore di questo provvedimento che, se sarà approvato, provocherà effetti devastanti. Con l'entrata in vigore della prescrizione breve, migliaia di processi in corso verrebbero a decadere. Per favorire una sola persona state sacrificando la certezza del diritto e della pena anche per reati molto gravi. Tanti cittadini in attesa di avere giustizia si vedranno negare il riconoscimento dell'offesa subita e l'accesso ad un giusto risarcimento. Intanto, i colpevoli rimarranno impuniti, addirittura con riferimento a quelle pene che possono andare da cinque a dieci anni.
Si tratta di una vera e propria amnistia preventiva, una legge vergognosa, che offende i cittadini onesti e che risulta ancora più inaccettabile perché fino ad ora è stata sostenuta da un pugno di voti di quei ministri, sempre più al servizio di interessi privati e sempre meno al lavoro per il bene del nostro Paese, e di quei parlamentari che hanno tradito il mandato degli elettori cambiando casacca. Si tratta di una situazione inaccettabile per la democrazia e per lo Stato di diritto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Ceccuzzi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Trappolino. Ne ha facoltà.

CARLO EMANUELE TRAPPOLINO. Signor Presidente, signor Ministro, ancora una volta avete piegato al bisogno di uno soltanto lo spirito della legge: per bloccare un processo ne fermate innumerevoli. Lei stesso ha parlato di 15 mila processi. Il Consiglio superiore della magistratura ha parlato di un'amnistia e il Ministro di un'incidenza tenue della norma. Ma si può - chiedo - parlare di «incidenza tenue» quando l'oggetto è il diritto delle vittime ad avere giustizia?
Signor Ministro, questa è una norma che aggrava ancora di più il senso di Pag. 68insicurezza dei cittadini. Si tratta di un grosso errore e ancora una volta esponete questo Parlamento ad un dibattito umiliante e, poiché non riuscite a reggere il confronto, siamo qui da tre settimane. Nelle parole dei colleghi della maggioranza in questi giorni c'è stato imbarazzo e inquietudine, c'è la debolezza irrequieta di chi presto dovrà giustificare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Trappolino.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tidei. Ne ha facoltà.

PIETRO TIDEI. Signor Presidente, che questo provvedimento serva esclusivamente a salvare il Presidente del Consiglio dal processo, lo ha indirettamente ammesso lo stesso Ministro Alfano.
Se, infatti, nella stragrande maggioranza dei reati, anche quelli a maggior rilevanza e allarme sociale, questo provvedimento, come dice lui, ha scarsissima rilevanza, e anzi inciderebbe alla fine solo per lo 0,2 per cento, perché si sono perse tutte queste risorse e tutto questo tempo, quando, viceversa, questo tempo avrebbe dovuto essere impiegato - lo dico rapidamente - per tre o quattro cose, come risolvere le carenze organiche, la revisione delle circoscrizioni, l'istituzione dell'ufficio del processo, l'informatizzazione e la riduzione massiccia?
Allora, in questo caso, non vi sarebbero 170 mila processi che rischiano la prescrizione, ma zero processi, perché avremmo riformato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Tidei. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ghizzoni. Ne ha facoltà.

MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, siamo così giunti al «cuore di tenebra» di questo provvedimento, cioè alla norma che introduce la cosiddetta prescrizione breve, applicabile a coloro i quali, incensurati, si sono macchiati di reati anche gravissimi. Lo abbiamo ricordato più volte in questa discussione: ne godranno e potrebbero goderne coloro i quali, per esempio, sono responsabili della strage di Viareggio o dei crolli assassini de L'Aquila, che hanno provocato la morte dei ragazzi che alloggiavano alla Casa dello studente e al Convitto.
I dati che ci ha fornito il Ministro, che ha avuto finalmente la compiacenza di fornirci, non smentiscono questa interpretazione; semmai, la rafforzano. L'emendamento che abbiamo presentato ha l'obiettivo di cancellare questa vergogna, che è davvero un'amnistia mascherata. Vi chiediamo di riflettere ancora, di pensare soprattutto alle parti lese e alle vittime, perché, approvando questa proposta di legge, limitereste il loro diritto ad ottenere giustizia. È di questo che porterete la responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fontanelli. Ne ha facoltà.

PAOLO FONTANELLI. Signor Presidente, intervengo per una dichiarazione di voto a titolo personale per esprimere il disagio rispetto all'imbroglio comunicativo e fattuale che queste norme rappresentano per il Paese. In realtà, vi era e vi è un'attesa forte in Italia perché vi sia una reale riforma del sistema giudiziario, perché i tempi dei processi siano accorciati, perché le sentenze arrivino e vi sia giustizia per i cittadini.
Ma tutto quello che stiamo discutendo poco ha a che fare con questa esigenza. Speravamo, quando era stata annunciata la riforma, che si potesse andare in questa direzione. Invece, siamo di fronte ad un provvedimento che riguarda esclusivamente le esigenze del Presidente del Consiglio, come è stato detto. Vedere qui la maggioranza e tutto il Governo presente sicuramente è un elemento che rappresenta la forza del Premier nel suo condizionamento, ma è anche una grande debolezza Pag. 69rispetto ai numeri con cui è iniziata questa legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fontanelli. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Recchia. Ne ha facoltà.

PIER FAUSTO RECCHIA. Signor Presidente, in questi giorni difficili per il nostro Paese, anche aggravati dalla crisi della maggioranza, ci eravamo illusi almeno di aver trovato un Ministro con una sua idea generale, diciamo di interesse generale sulla giustizia. Mi riferisco, evidentemente, al Ministro Alfano.
Lo credevamo pronto a confrontarsi, anche a sfidarci nel merito di quella che egli ha chiamato una riforma epocale della giustizia. Dopo quindici giorni abbiamo scoperto che di questa riforma epocale è rimasta la prescrizione breve, solo la prescrizione breve, che, abbinata a quanto fatto al Senato la settimana scorsa, produce soltanto una generalizzata amnistia, tra l'altro senza le cautele proprie di quest'ultima e con un valore definitivo.
Signor Ministro, lei oggi, dopo un silenzio imbarazzante, mi auguro per lei imbarazzato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Recchia. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marco Carra. Ne ha facoltà.

MARCO CARRA. Signor Presidente, sono rimasto colpito dalle parole e dall'appello accorato che la madre di una ragazza di 21 anni morta nella strage di Viareggio ha rivolto al Presidente della Repubblica a L'Aquila, nei giorni scorsi, durante la sua visita. Ha chiesto, appunto, al Presidente della Repubblica di fare di tutto perché questa legge non passi.
Mi pare che questa madre, e insieme a lei tutti i parenti delle vittime, non vivano sulla Luna, ma siano perfettamente consapevoli di quello che sta accadendo in quest'Aula.
È per questo che i parenti delle vittime di questa strage e gli stessi sopravvissuti stanno correndo il rischio di vedere messo in discussione il processo dal quale si aspettano giustizia e che domani saranno davanti a Montecitorio a protestare. A testimoniare che al loro dolore aggiungono (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Corsini. Ne ha facoltà.

PAOLO CORSINI. Signor Presidente, esiste una parola d'ordine che presiede alle norme contenute nel provvedimento in esame: salvate il generale Berlusconi.
Sono norme rivelatrici dei fondamenti della cultura politica del gruppo Popolo della Libertà, una cultura non solo regressiva, ma profondamente illiberale. La libertà come arbitrio, come licenza, con usurpazione. L'immunità non come principio di garanzia, ma come diritto all'impunità. In sostanza, l'inversione del rapporto tra legalità e legittimità, la norma che nega il giusto.
Il Ministro Alfano, finalmente, «mosse collo e piegò sua costa», dopo giorni di dibattito, ma in precedenza non l'imperturbabilità del giusto, ma la responsabilità di un nuovo porcellum, la produzione di un monstrum, la prescrizione breve e il processo lungo, cioè l'amnistia di reati infamanti, la negazione del principio liberale della norma impersonale e l'apoteosi della norma discrezionale a favore del (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nicolais. Ne ha facoltà.

LUIGI NICOLAIS. Signor Presidente, ho ascoltato gli interventi degli onorevoli colleghi in merito alla proposta di legge in esame. Questa, per raggiungere l'interesse personale del Presidente del Consiglio, mette in crisi il principio di eguaglianza di tutti i cittadini davanti alla giustizia. Pag. 70
Penso che, ancora una volta, dovremmo porci il problema generale dell'etica pubblica. Forse bisogna tornare a riflettere su questo grande vecchio problema: il mondo contemporaneo ha problemicizzato il rapporto tra etica e politica che il mondo moderno aveva fondato in base alla loro distinzione
Domandiamoci allora, rapidamente, quali sono state e quali dovrebbero essere le qualità dell'uomo politico interpretato non come un santo, ma come un uomo pratico. Queste qualità sono essenzialmente tre: la passione, la responsabilità e la lungimiranza. Non si può fare politica se non sia ha la passione per il proprio agire, ma la passione può significare un'agitazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...
Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente sulla base dei criteri costantemente seguiti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nannicini. Ne ha facoltà.

ROLANDO NANNICINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, i dati che il Ministro ha fornito oggi erano stati già anticipati in una sua intervista rilasciata al quotidiano il Giornale del 31 marzo scorso.
Egli aveva fatto presente l'esistenza di 164.000 sentenze di prescrizione emanate in un anno su 3 milioni di procedimenti penali che vi sono in Italia. Nei dati che ha fornito oggi in Aula vi è un'omissione perché, sicuramente, da 164.000 che ci si aspettava nel 2010 diverranno 164.001. Paniz, lei e l'avvocato Ghedini, non siete stati così bravi. Non ce l'avete fatta ad essere così puntuali e a farlo per uno solo. Nella modifica, vi è un dodicesimo per anno, un mese per ogni anno di prescrizione, se vogliamo fare un calcolo veloce. Allora, altri 6 mila processi un altro anno saranno sottoposti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santagata. Ne ha facoltà.

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, vorrei spezzare una lancia in favore della proposta di legge in esame perché vi è un aspetto che è sfuggito ai più, un aspetto sistemico. Se le buone giustizie si misurano anche dal fatto che riduciamo la recidività dei reati, quello in esame è un provvedimento che, non condannando coloro che sono incensurati, nel tempo - ci vorranno anni - ridurrà i recidivi e, paradossalmente, se facessimo un modello matematico puro, arriveremmo a dovere abolire la giustizia così come la conosciamo perché non avremmo più materiale. Coloro che sono incensurati non vengono condannati, lo stock dei recidivi esistente pian piano si esaurisce e abbiamo risolto il problema della giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lussana. Ne ha facoltà per cinque minuti.

CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, ritengo che prima di procedere alla votazione di questi importanti identici emendamenti debbano essere fatte alcune considerazioni.
Innanzitutto bisogna ricordare lo spirito con cui nasce il provvedimento di legge, ovvero lo spirito con cui la Camera lo ha ereditato dal testo del Senato. Quale finalità si propone la proposta di legge? Quella di dare finalmente attuazione a quello che è un principio sacrosanto, ovvero la ragionevole durata del processo, un principio purtroppo disatteso dal nostro sistema giustizia. Le ragioni chiaramente sono molteplici, ma mi sembra che più volte il Ministro Alfano abbia dimostrato le intenzioni di questo Governo di intervenire non solo con le modifiche procedurali, ma anche in termini di mezzi e di risorse per questo importante settore.
Resta, però, il problema della ragionevole durata del processo, una garanzia per Pag. 71i cittadini che, appunto, viene disattesa. Infatti, abbiamo ricordato più volte in questo dibattito quante volte purtroppo il nostro Paese ogni anno è condannato dalla Corte di giustizia europea perché questo principio viene quotidianamente violato. Allora era giusto fare la riflessione e per questo è stata presentata quella proposta di legge, che poi tra l'altro alla Camera è stata modificata. È stata modificata, ma resta il principio per cui i processi devono chiudersi in un tempo ragionevole, non c'è più la sanzione, l'estinzione che poteva mettere a rischio dei processi e si introduce un altro concetto importante, che è quello della responsabilizzazione dei magistrati (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Questo è un concetto che a voi non piace, ma che questo provvedimento finalmente prende in considerazione a garanzia dei cittadini.
Un'ultima osservazione in conclusione del mio intervento. Il Ministro - e lo ringrazio per le risposte che ci ha dato con le quali ha smascherato le vostre falsità e le vostre bugie - ha considerato un dato importante, sul quale nessuno vuol riflettere: il 5 per cento dei processi annualmente si prescrive e non per le norme che approva il Parlamento, ma perché dei magistrati fanno delle scelte, lasciando magari nel cassetto dei processi importanti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Senza ipocrisia, allora, visto che presto mi auguro parleremo della riforma costituzionale della giustizia, parliamo finalmente dell'obbligatorietà dell'azione penale. Questo è un principio che nessuno vuole cancellare. Consentiamo, però, di indicare delle priorità e, se non vogliamo affidarle al Parlamento, sia il Procuratore generale a indicare tali priorità. Allora i processi sulla morti del lavoro e sui disastri ferroviari, saremo sicuri che andranno avanti con una corsia preferenziale (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, questa discussione contempla un aspetto che ritengo vada sottolineato; purtroppo, infatti, dopo le precisazioni rese dal Ministro della giustizia - precisazioni richieste al Ministro della giustizia nei giorni scorsi proprio dall'opposizione che lo accusava di non rispondere naturalmente alle contestazioni che gli venivano mosse circa gli effetti di questo provvedimento sui procedimenti pendenti - speravo non venissero più invocati degli episodi tragici della storia recente del nostro Paese e che purtroppo vengono utilizzati strumentalmente per far credere a chi è fuori da queste Aule che il provvedimento in esame possa incidere negativamente nei confronti di quelle drammatiche vicende.
Il Ministro lo ha chiarito e noi intendiamo ribadirlo: non ci sarà nessun effetto per quanto riguarda il terremoto de L'Aquila per quelle gravi mancanze che sono state contestate; non ci sarà nessun effetto per la tragedia di Viareggio, perché in vent'anni dovranno essere puniti coloro che hanno delle responsabilità; non ci sarà nessun effetto nei confronti di altre indagini delicate, ivi comprese quelle sul caso dei risparmiatori della Parmalat. Quando infatti, ci si è preoccupati di queste cose sapevamo ed era scritto su tutti i giornali che la sentenza di primo grado era imminente. Ma i nostri avversari, signor Presidente, preferiscono non ripetere quello che è scritto sulla norma di legge con il secondo comma, cioè che le disposizioni relative a questa prescrizione e a questa modifica non si applicano ai procedimenti nei quali alla data in vigore della presente legge è già stata pronunciata sentenza di primo grado.
Quindi, anche in quegli episodi che avete citato e che sono oggetto di sentenze, in alcuni casi già intervenute, come per la ThyssenKrupp, e in altri che sono qui per arrivare, sicuramente non ci saranno questi effetti negativi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Ma la verità signor Presidente, è un'altra: è che, purtroppo, in occasione della discussione sui provvedimenti della giustizia, qualcuno dell'opposizione vorrebbe Pag. 72che in un provvedimento valido naturalmente per milioni di incensurati allorché siano tratti a giudizio, ci fosse scritta una cosa particolare o che almeno (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) fosse aggiunta, cioè che le disposizioni di cui al comma 1 non si applicano ai procedimenti nei quali alla data di entrata in vigore della presente legge sia già stata pronunciata sentenza in primo grado, tranne che per il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Perché la verità, Signor Presidente è che siamo noi che subiamo le accuse! Onorevole Casini, ci può dire tutto ma non saremo mica noi che teniamo ferma l'Aula dopo che abbiamo subito un grande attacco dell'opposizione di quattro ore e mezzo sul processo verbale (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania), unico caso nella storia dei parlamenti europei! Sono gli altri che ci tengono qui! Ma la questione di fondo è proprio questa: non si può più discutere di giustizia perché noi veniamo accusati di fare leggi ad personam e non si rende conto, l'opposizione, che ha grosse tradizioni, che in questo modo è lei che finisce esclusivamente per essere non un'opposizione nazionale ma un'opposizione ad personam! Questa è l'opposizione che abbiamo oggi e con la quale dobbiamo fare i conti (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)! E poi ci invitano a discutere di problemi importanti! Siamo pronti - sto per concludere, signor Presidente - basta che ci facciano lavorare come prevede l'articolo 70 (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) se non ricordo male, della Carta costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), secondo cui la funzione legislativa appartiene alle Camere, nonostante il vostro ostruzionismo. Noi andremo in fondo con questo provvedimento e con la riforma costituzionale (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Iniziativa Responsabile - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Biagio. Ne ha facoltà.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, questa mattina il Ministro Alfano da Lussemburgo dove partecipa al Consiglio europeo della giustizia, ha inteso illuminarci su alcuni aspetti attinenti questa epocale riforma del nostro ordinamento. Il Ministro, in maniera molto timida, ha ammesso che il provvedimento o meglio la prescrizione andrà a incidere sugli incensurati, ribadendolo anche a quest'Aula. Nello stesso tempo, però, ha tentato vanamente di tranquillizzare l'opinione pubblica, i giornalisti e l'Europa in genere, sul fatto che le disposizioni, in realtà, non sono così vincolanti, che soprattutto non avrebbero un grosso impatto negativo e che qui si strumentalizza con l'ostruzionismo - così come l'onorevole Contento ribadisce, d'altro canto - con il risultato di non far capire nulla, tanto a noi quanto agli interlocutori europei interessati, mai come adesso, quello che succede in Europa sul versante della giustizia. Ma, visto che malgrado le intenzioni, il Ministro non è stato molto chiaro anzi, ci ha confuso ancora di più le idee, confermando in maniera candida i nostri dubbi...

PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rao. Ne ha facoltà.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, prenderò molto meno del mio tempo. Ho ascoltato il suo intervento molto articolato, signor Ministro, ed ho ascoltato però anche - non volevo intervenire - l'intervento della collega Lussana, che addirittura ha parlato di corsia preferenziale per certi processi e per certe stragi di cui si è parlato molto, anche troppo, forse, in quest'Aula oggi. Noi non vogliamo strumentalizzare ma anche dopo l'intervento accorato del bravo collega Contento vorrei avere un chiarimento dal signor Ministro, senza acrimonia e senza alcuna strumentalità. Forse si tratta di una disattenzione ma sarebbe grave se così fosse, mi corregga Pag. 73se sbaglio. Lei ha parlato per Viareggio di un disastro ferroviario doloso che si prescrive effettivamente in dodici anni ma leggendo anche su Internet adesso, le accuse parlano di disastro colposo, di lesioni e omicidio colposi, che si prescrivono in soli sei anni e non è ancora iniziato il primo grado del processo. Forse sbaglio ma se così fosse, anche un mese in meno per le vittime di questi reati sarebbe esiziale, se così non fosse la prego di chiarire (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Si sono così conclusi gli interventi per dichiarazioni di voto. Colleghi, vi prego...
È stata richiesta la votazione segreta sull'articolo 3 del provvedimento e sugli emendamenti e gli articoli aggiuntivi riferiti allo stesso articolo 3. Ricordo in proposito che tale disposizione fissa al comma 1 un tetto all'aumento dei termini codicistici di prescrizione nel caso in cui intervenga l'interruzione della stessa, tetto che varia a seconda che ricorrano o meno ipotesi di recidiva o di abitualità. Il comma 2 detta poi una disposizione transitoria relativa all'applicazione del comma 1.
Alla luce del contenuto l'articolo 3, disponendo in materia di durata della prescrizione quale causa di estinzione del reato, non è - sulla base dei consolidati precedenti in materia per prassi mai contraddetta - sottoponibile a scrutinio segreto. Pertanto la richiesta di sottoporre allo scrutinio segreto la votazione dell'articolo 3 non può essere accolta. Quanto alle proposte emendative riferite all'articolo 3, la richiesta di voto segreto può essere accolta solo con riguardo all'articolo aggiuntivo Palomba 3.023, limitatamente ai commi da 7 a 13 che, intervenendo in materia di impugnazioni, incidono sull'articolo 24 della Costituzione (diritto di difesa). A richiesta, pertanto, tale parte dell'articolo aggiuntivo potrà essere posta in votazione separatamente. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Angela Napoli 3.300, Rao 3.303, Ferranti 3.305 e Di Pietro 3.315, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Casini, onorevole Di Stanislao...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 604
Maggioranza 303
Hanno votato
295
Hanno votato
no 309).

Prendo atto che il deputato Tortoli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere il voto.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, le vorrei porre due questioni, e disciplinatamente sono andato a fare quello che lei mi ha consigliato di fare, cioè a rileggere le dichiarazioni del Ministro Alfano. Faccio anche un richiamo al Regolamento, in base al combinato disposto degli articoli 83 e 86. Ovviamente oltre a fare riferimento agli articoli - come lei mi ha suggerito - faccio riferimento alla prassi. Se lei mi consente, signor Presidente, aggiungo una libera interpretazione della lingua italiana e anche un uso del tutto privato della logica. L'articolo 83 del Regolamento è quello che definisce in modo chiaro qual è il momento nel quale il Governo ha la facoltà di replica. Replica vuol dire che ci sono degli interventi, il Ministro ascolta gli interventi e replica agli interventi e ai quesiti che sono stati posti negli interventi. Nella fattispecie si tratta del comma 3 dell'articolo 83, il quale Pag. 74sostiene che il relatore e il Governo possono replicare al termine della discussione.
Ovviamente ci si riferisce alla discussione generale. Differente è la possibilità - perché è chiaro che il Governo ha delle possibilità aggiuntive, ma è chiaro anche che queste si devono inserire nello svolgimento della seduta - che viene data al Governo con l'articolo 86, dove invece si specifica chiaramente qual è l'oggetto dell'intervento del Governo, cioè il parere sulle proposte emendative. Ora signor Presidente - ho concluso su questo punto - le leggo le parole del Ministro Alfano affinché lei ovviamente possa liberamente interpretarle come crede: «Presidente, parere conforme a quello del relatore, e approfitto del parere su questi emendamenti per rispondere ad alcune obiezioni di merito che mi sono state formulate nel corso del dibattito».
Usando la prassi, il Regolamento, la logica e la lingua italiana, la replica (quella che ha fatto il Ministro) è la replica a un dibattito, mentre il parere che il Ministro deve rendere è un parere sulle proposte emendative, che non hanno suscitato nessun dibattito e sono lì da alcune settimane, e a quello dovrebbe attenersi. Altrimenti già abbiamo una dilatata e «fiumosa» presenza del Governo quando ritiene di parlare nelle nostre discussioni, considerato che ha delle garanzie in più, ma se la dilatiamo addirittura fino a questo punto, a mio avviso si crea - come ho spiegato visto che è un provvedimento contingentato, piaccia o meno all'onorevole Contento al quale ricordo che è difficile parlare di ostruzionismo quando i tempi sono contingentati - una lesione dei diritti dell'opposizione.
Ripeto, capisco perfettamente che lei è stato ripetutamente attaccato ma penso che lei abbia fino ad ora, fino a qualche decina di minuti fa, equilibratamente presieduto la seduta, tuttavia temo stia facendo qualche sgarbo eccessivo all'opposizione (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
A questo proposito, avviandomi alla conclusione, signor Presidente, vorrei far presente - lo so, ma un giorno, tra qualche decina d'anni, o, magari, tra qualche decina di settimane, andrete all'opposizione anche voi e così questo: «eh...eh» ve lo rifarete in altra occasione (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) - che noi adesso siamo, in funzione di quanto lei ha stabilito in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, se non ho capito male, alle ore 20. Noi alle ore 20,30, in base a quello che lei ha stabilito, dovremmo sospendere la seduta e riprenderla alle ore 21,30. Questo anche perché, parlando sull'ordine dei lavori, ci dà la possibilità di svolgere alcune funzioni. Le pongo il seguente problema, signor Presidente: se noi adesso iniziamo la fase delle dichiarazioni di voto, in merito alla quale, come lei già sa, abbiamo degli interventi a titolo personale che comportano delle dichiarazioni già previste sul prossimo emendamento da parte almeno dei gruppi dell'opposizione, ma anche i gruppi di maggioranza mi pare partecipino alla nostra discussione, che cosa succede, signor Presidente? Non possiamo interrompere le dichiarazioni di voto e, allora, le segnalo, visto che lei parla di prassi, che tutta la prassi che mi ricordo, ma, sicuramente, vi saranno altri precedenti, afferma che, se non ci sono i tempi per svolgere le dichiarazioni di voto, si interrompe la seduta e si riprende quando era previsto che si riprendesse. La pregherei, quindi, se la prassi effettivamente è questa, di aggiornarci su quello che intende fare.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, l'onorevole Giachetti mi ha anticipato nella seconda parte del suo intervento perché intendevo proprio richiamare la sua attenzione sulla necessità, o meglio sull'opportunità, di sospendere adesso, prima di entrare nella fase delle dichiarazioni di voto, i nostri lavori. Le sottopongo, quindi, il problema negli stessi termini in cui l'ha fatto l'onorevole Giachetti. Pag. 75Tuttavia, dopo aver ascoltato il collega Giachetti, soprattutto per la prima parte del suo intervento, faccio fatica a non essere d'accordo con lui per quanto riguarda la replica intervenuta a seguito del parere espresso dal Ministro, il quale aveva tutto il diritto di esprimere il parere sugli emendamenti, aveva tutto il diritto di replicare, ma, essendoci stata una replica, c'era la possibilità che l'opposizione e chiunque altro potesse di nuovo intervenire con un adeguato spazio di tempo. Le sottopongo anch'io questa ulteriore riflessione.

PRESIDENTE. Per quanto riguarda la prima parte dell'intervento dell'onorevole Giachetti, ripreso nell'ultima parte del discorso dell'onorevole Evangelisti, la Presidenza conferma quanto espresso in precedenza e non ritengo, quindi, necessario sottolineare il precedente parere. Quanto all'osservazione svolta dall'onorevole Giachetti circa la decisione assunta in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, vale a dire di sospendere la seduta alle ore 20,30 e di riprendere i lavori alle ore 21,30, corrisponde certamente al vero quanto detto dall'onorevole Giachetti stesso circa il fatto che, per consolidata prassi, non si interrompe la seduta nello stesso momento in cui sono in corso delle dichiarazioni di voto. Dovendosi procedere alla votazione dell'emendamento Ferranti 3.311 e risultando iscritti a parlare ventisette colleghi con alcuni di essi che, avvalendosi del tempo ancora a disposizione, possono parlare cinque minuti ed altri che possono parlare, a titolo personale, un solo minuto, è, quindi, prevedibile che, alle ore 20,30, saranno ancora in corso le dichiarazioni di voto e non si potrà dar seguito alla sospensione annunciata in Conferenza dei presidenti di gruppo. È la ragione per la quale la Presidenza ritiene più opportuno sospendere fin d'ora la seduta, ma la ripresa sarà alle ore 21 anziché alle ore 21,30.

La seduta, sospesa alle 20, è ripresa alle 21.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Bonaiuti, Brambilla, Brugger, Brunetta, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Fava, Fitto, Franceschini, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Lo Monte, Lombardo, Maroni, Martini, Meloni, Miccichè, Migliavacca, Leoluca Orlando, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Rotondi, Saglia, Sardelli, Stefani, Tabacci, Tremonti e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa notturna della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, le chiedo scusa e chiedo scusa ai colleghi, non vorrei tediare i nostri lavori. Mi ponevo soltanto un problema. Non sono stato fortunato con la logica e con l'italiano. Vorrei provare con la matematica. Il Presidente e i presidenti di gruppo hanno deciso, in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, che ci sarebbe stata una sospensione alle 20,30 per riprendere alle 21,30 e per lavorare poi dalle 21,30 fino alle 23,30; cioè, dopo la cena, si era previsto di lavorare per due ore.
Atteso che abbiamo sospeso alle 20 e riprendiamo alle 21, vorrei sapere se, come diceva Totò, è la somma che fa il Pag. 76totale e, quindi, se lavoreremo fino alle 23, ovvero se in un'interpretazione del tutto libera ovviamente, come sono state sino adesso le interpretazioni della Presidenza, noi riteniamo di lavorare sino alle 23,30. Questo sempre perché così ciascuno di noi può organizzarsi meglio. La ringrazio, signor Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, mi sto procurando un pallottoliere per dare la risposta, come lei potrà immaginare....
Onorevole Giachetti, in effetti con il pallottoliere è evidente che sarebbero due ore (Commenti del deputato Quartiani)... Il Governo in questo momento può anche distrarsi, onorevole Quartiani. Dicevo che sarebbero due ore e, di conseguenza, con il pallottoliere dovremmo terminare i lavori alle 23.
Tuttavia, avendo stabilito di terminare alle 23,30 può darsi che il pallottoliere non ci aiuti perché non è stato stabilito se le 23,30 significava due ore di lavoro, stante che iniziavamo alle 21,30, o significava comunque le 23,30.
Quindi, non posso che rimettermi ai gruppi, onorevole Giachetti, perché come lei sa la decisione nella Conferenza dei presidenti di gruppo è una decisione che non si cambia.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, a prescindere dal pallottoliere di chicchessia, la scelta che la Presidenza ha fatto prima della sospensione, poiché l'onorevole Giachetti ha posto una questione in relazione alla continuità della fase di dichiarazione di voto, non è stata quella di chiudere prima la seduta notturna, ma di anticipare la sospensione dei lavori che doveva essere dalle 20,30 alle 21,30 e che invece è stata anticipata dalle 20 alle 21. Infatti, è rimasta un'ora di sospensione dei lavori. Questo, signor Presidente, non cambia gli orari di questa sera né quelli di domani mattina né quelli di domani pomeriggio.
Questa, a mio modestissimo avviso, è l'interpretazione autentica di quanto stabilito in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo e, per conferma, anche da quanto mi suggerisce il presidente Cicchitto, che alla Conferenza dei presidenti di gruppo ha preso parte.

PRESIDENTE. In effetti, onorevole Giachetti, la comunicazione della Conferenza dei presidenti di gruppo è, da questo punto di vista, assolutamente inequivocabile: i lavori, dopo una sospensione di un'ora, riprenderanno alle 21,30 - leggasi 21 in questo caso - fino alle 23,30.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vedo che anche la matematica non ci aiuta, però vorrei ritornare alla logica; dopodiché, ovviamente, signor Presidente, come in tutte le cose, è lei che deciderà.
Se noi fossimo andati avanti con la fase delle dichiarazioni di voto e magari avessimo debordato oltre le ore 20,30 e fossimo arrivati alle 21, che cosa avremmo fatto? Avremmo sospeso dalle 21 alle 21,30 e avremmo ripreso poi fino alle 23,30, o saremmo arrivati magari, con un'ora di pausa, che era prevista, alle 22,30 e avremmo proseguito fino alle 23,30 (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)? Rilassatevi, sono appena le 21,10! Rilassatevi, state tranquilli. Stiamo cercando di capire. Vi vedo particolarmente nervosi. È presto, state calmi!
Stavo dicendo, signor Presidente: è vero quello che lei dice, però vorrei che fosse chiaro a lei e anche al collega Baldelli che non siamo in una fase ordinaria, siamo in una fase straordinaria, nella quale, come è noto, vi è una cosa che si chiama contingentamento dei tempi. Ora, è del tutto evidente, signor Presidente, che sottratta un'ora il contingentamento dei tempi rimane sempre quello.
Tuttavia, credo che non sfugga a lei, non sfugga ai colleghi e non sfugga a Pag. 77nessuno che un conto è arrivare fino alle 23,30 e un conto è arrivare fino alle 23.
Poiché io avevo interpretato la decisione della Conferenza dei presidenti di gruppo con l'esigenza, oltre che di prendere un'ora di pausa per la cena, di lavorare ulteriormente, quindi di consentire ai gruppi di opposizione di impiegare ulteriormente un tempo che è contingentato, e cioè è di due ore, adesso ovviamente questo squilibra tale tempo, perché lavoriamo per due ore e mezzo anziché per due ore.
Allora, le vorrei chiedere - e ovviamente valuterà lei - se, visto l'argomento, che indubbiamente crea a mio avviso un'incertezza rispetto alle nostre regole, non sia il caso magari di tornare a riunire la Conferenza dei presidenti di gruppo per avere certezza (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Concludo, signor Presidente: noi sappiamo che la Conferenza dei presidenti di gruppo è dominus dei nostri lavori. Sappiamo anche, volendo - ma lo dico così, soltanto per dire - che noi addirittura potremmo decidere con un voto d'Aula come proseguire.
Però, signor Presidente, probabilmente saggezza potrebbe comportare...

PRESIDENTE. Le faccio presente, onorevole Giachetti, che abbiamo terminato i lavori alle 20 anziché alle 20,30, quindi quella mezz'ora...

ROBERTO GIACHETTI. Assolutamente sì, signor Presidente. Le sto semplicemente dicendo che ovviamente noi possiamo rimetterci alla Presidenza oppure decidere se e come l'Aula deve andare avanti, perché certamente è importante la Conferenza dei presidenti di gruppo, ma credo che sia anche importante quello che decide l'Aula.
Quindi, vorrei sapere se è possibile rivedere questa decisione e terminare i lavori alle 23 oppure, diversamente, se la decisione della Presidenza è un'altra.

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, è certo che va riconosciuta al collega Giachetti una grande vena artistica in tutte queste impostazioni che gli riescono molto bene.
Fermo restando che comunque la Conferenza dei presidenti di gruppo aveva deciso degli orari e la Presidenza, nella sua autonomia, ha deciso di anticipare la chiusura, rimane il fatto che aveva deciso di lavorare dopo la riapertura per due ore.
Quindi le due ore, se noi non la tiriamo tanto per le lunghe su queste cose, dovrebbero terminare alle 23.
Mi rimetto anch'io alla Presidenza, affinché si rispettino le decisione prese dalla Conferenza dei presidenti di gruppo in termini di tempi (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, sento tanta gente che non c'era in Conferenza dei presidenti di gruppo che dice che cosa ha deciso la Conferenza dei presidenti di gruppo. La Conferenza dei presidenti di gruppo ha deciso di fare una seduta dalle 21,30 alle 23,30. È stata anticipata la pausa, quindi non cambia nulla; però, l'Aula è sempre sovrana e potrebbe decidere di andare avanti anche oltre le 23,30.
Quindi, invito a non perdere tempo e ad iniziare con i nostri lavori (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, credo che, innanzitutto, sia necessario riconoscere alla Presidenza la piena potestà di decidere nel momento Pag. 78in cui sono stati ascoltati i gruppi. Mi permetto di farle presente, signor Presidente, che il capogruppo della Lega ha appena sostenuto che non è la Presidenza - se ho capito bene - ma è direttamente l'Assemblea a decidere: non si capisce perché debba essere l'Assemblea, in questo momento, a imporre un calendario dei lavori che già la Conferenza dei presidenti di gruppo ha deciso ed ordinato sostanzialmente.
Siamo di fronte solo ad una questione di carattere interpretativo. In altri termini, si tratta di interpretare lo speech del Presidente a seguito della Conferenza dei presidenti di gruppo relativamente al fatto che si debba o meno scegliere o decidere di andare avanti per due ore, da questo momento in poi, quindi fino alle 23, oppure se occorre interpretare quella decisione nel senso di arrivare alle 23,30.
Ovviamente, se vi sono dei gruppi che considerano, invece, che non debba essere la Presidenza ad interpretare la scelta e lo speech del Presidente della Camera, e si vuole procedere al voto, procediamo pure. Evidentemente, questo sarebbe un ulteriore elemento che porterebbe in questa Camera una forzatura rispetto non solo al merito del provvedimento che stiamo esaminando, ma anche rispetto alla procedura.
Sarebbe un'ulteriore forzatura della procedura, dopo che, la settimana scorsa, essa era stata forzata con l'inversione dell'ordine del giorno e, poi, con il rinvio in Commissione del disegno di legge comunitaria, cioè sostanzialmente, dando priorità a provvedimenti che erano di interesse generale della collettività e dei cittadini (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)...

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani...

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Certamente, poi, se vogliamo creare una situazione da tumulto, possiamo anche interrompere la seduta, signor Presidente. Vedo, infatti, che vi sono alcuni colleghi della maggioranza che, anziché ascoltare e contribuire a decidere insieme il percorso che dobbiamo fare, si divertono esclusivamente ad insultare, a urlare, a gridare...

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani...

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. ...e, quindi, a fare un esercizio di ginnastica verbale che, probabilmente, potrebbero anche evitare di fare, in modo tale che noi, ad un certo punto, possiamo decidere come si vuole proseguire.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, la posizione del suo gruppo è chiara. Adesso, darò la parola all'onorevole Sardelli, che aveva chiesto di parlare, e poi prenderò la decisione. Prego, onorevole Sardelli, ha facoltà di parlare.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, noi abbiamo apprezzato, in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, il ruolo ed il profilo istituzionale del Presidente Fini che, con un equilibrio al di sopra delle parti, sta governando questo percorso legislativo.
Credo che, in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, il Presidente Fini abbia avuto anche un conflitto con il presidente Franceschini e il presidente Donadi. Il Presidente Fini sicuramente arriverà in Aula e saprà chiarire il proprio intendimento, al quale noi ci rimettiamo nel rispetto del ruolo istituzionale che egli ricopre.
Intanto, signor Presidente, la prego di non eccedere in democrazia o in populismo e di non protrarre ulteriormente questa stucchevole discussione (Applausi dei deputati dei gruppi Iniziativa Responsabile e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Onorevole Sardelli, se accettassi il suo consiglio, non avrei dovuto darle la parola (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 79

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, credo che le categorie della democrazia e del populismo vadano lasciate per temi di maggiore rilevanza di questa discussione e, addirittura, di maggiore rilevanza dei sei mesi che, come ci ha spiegato il Ministro, tutto sommato - cosa vi lamentate - sono sei mesi, avanti e indietro, di prescrizione breve, lunga, purché poi sui recidivi si faccia la faccia feroce, come se tutti gli altri restassero in galera.
Questo solo per dire, signor Presidente, che noi ci rimettiamo alla sua interpretazione circa quanto deciso dalla Conferenza dei presidenti di gruppo. Credo che terminare i lavori alle 23, probabilmente, sarebbe nell'auspicio di tutti i parlamentari e, quindi, noi saremmo assolutamente d'accordo a concludere i lavori alle 23. Dopodiché, signor Presidente, se lei prenderà una decisione diversa, non sarà certamente da parte nostra un elemento di contestazione.

PRESIDENTE. Ritengo che, avendo interrotto i lavori del pomeriggio mezz'ora prima, anche facendo il calcolo delle 2 ore, dobbiamo arrivare fino alle 23,30. Quindi, per quanto mi riguarda, mi atterrei alla decisione della Conferenza dei presidenti di gruppo.

Proposta di trasferimento a Commissione in sede legislativa di una proposta di legge (ore 21,15).

PRESIDENTE. Comunico che sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di domani l'assegnazione, in sede legislativa, della seguente proposta di legge, della quale la sottoindicata Commissione, cui era stata assegnata in sede referente, ha chiesto, con le prescritte condizioni, il trasferimento alla sede legislativa, che proporrò alla Camera a norma del comma 6 dell'articolo 92 del Regolamento:

alla IX Commissione (Trasporti):
ZELLER ed altri: «Disposizioni in favore delle vittime del disastro ferroviario della Val Venosta/Vinschgau» (3403).
(La Commissione ha elaborato un nuovo testo).

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo 3 - A.C. 3137-A)

PRESIDENTE. Ricordo che, prima della sospensione della sua seduta, sono stati da ultimo respinti gli identici emendamenti Angela Napoli 3.300, Rao 3.303, Ferranti 3.305 e Di Pietro 3.315.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferranti 3.311.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, il nostro emendamento è chiaro ma questo intervento mi consente di rispondere all'intervento del Ministro della giustizia.
Io credo che mai come oggi il Ministro Alfano si sia sentito in imbarazzo. Questo provvedimento, infatti, è una legge ad personam che non reca il suo cognome, fortunatamente per lui; questa volta lui ne era fuori ed invece comunque vi si è trovato dentro. Si è trovato dentro a dover dare delle giustificazioni. Ma un Ministro che, rispetto ad un parere del Consiglio superiore della magistratura che parla di amnistia, non batte ciglio, che non si pone un problema, che non fa un'indagine approfondita, io credo che sia un Ministro che abbia delle problematiche da dover risolvere. E per quello che ho potuto conoscere del Ministro Alfano, credo che egli sia rimasto scosso da questo doppio ruolo che gli è toccato. Un ruolo personale dove vuole mantenere una sua dignità e una sua coerenza ed un ruolo di Governo, di questo Governo, in cui è costretto a dare dei dati che non sono veri.
Signor Ministro, lei ha citato dei dati che non danno la reale situazione della realtà dei processi, della realtà dei processi in cui i reati verranno estinti. Essi si estingueranno a seguito di questo ulteriore Pag. 80accorciamento della prescrizione breve, della prescrizione per i cosiddetti incensurati, che non ha luogo in nessun altro Paese d'Europa.
Qui oggi ho sentito parlare di Europa, anche l'onorevole Lussana ha richiamato l'Europa. Ma in Europa - e più avanti ve lo rappresenteremo - nessuna norma prevede per gli incensurati un tempo più breve per l'accertamento del reato.
Signor Ministro, lei, che è anche avvocato, sa quanto noi che non c'è una sovrapposizione tra tempo del processo e tempo di prescrizione del reato. La prescrizione del reato comincia a decorrere quando il reato si consuma, si compie, si commette e, quindi, quando lei parla di 10 anni, di 18 anni di processo, questi tempi non riguardano il processo. Ad esempio, nel caso di un comportamento che riguarda un usuraio, non è che noi troviamo l'usuraio nel momento in cui egli compie l'usura, ma magari si scopre in seguito e da quel giorno comincia e decorrere la prescrizione. E magari si scopre dopo qualche tempo e la nostra prescrizione in Italia, dopo la cosiddetta legge ex Cirielli, da lì comincia a decorrere, anzi corre velocemente ed è più breve che negli altri Paesi.
Con questa norma voi, che avete fatto i conti per il processo Mills, avete fatto in modo che il processo Mills si estinguesse presto, subito, e non a febbraio del 2012, così come sarebbe la sua naturale fisiologia (e magari poteva essere celebrato anche il processo d'appello, che ne sappiamo noi?).
Signor Ministro, lei non ha avuto la correttezza istituzionale, dato che qui ci si è riempiti la bocca con il senso di lealtà, di correttezza, di senso istituzionale, di fare un monitoraggio sui processi che veramente si estingueranno a causa dell'entrata in vigore di questa legge. Questi dati che lei ci ha dato sono falsati perché, quando lei parla del 2 per cento dei processi, su tre milioni e 290 processi in tutti i gradi di giudizio, il 2 per cento sono settemila processi, settemila processi che si estingueranno. Si estinguono adesso, subito, appena entra in vigore la legge, ma questa legge, a regime, è peggio di un'amnistia, l'ha detto anche il collega Tenaglia, l'ha detto il collega Orlando, l'hanno detto tutti i colleghi che sono intervenuti. Questa legge rimane in vigore e avrà i suoi effetti di estinzione che si protrarranno nel tempo, quindi, quando sarà a regime, e riguarderà tutti i processi, anche quelli che saranno in Cassazione e in Corte d'appello, perché la transitoria riguarda solo questa prima fase di applicazione, ma per i nuovi processi, quelli che devono ancora iniziare, riguarderà anche i processi d'appello, i processi in Cassazione, e allora riguarderà 15 mila processi. Caro Ministro, la sfido a dire, quale monitoraggio lei ha effettuato in ciascun ufficio di tribunale per sapere i processi che verrebbero ad essere estinti adesso e quali sono le proiezioni future di una legge vergogna, di una legge che non ha una sua ragionevolezza. Mi ricollego a quello che è scritto sul «pacchetto sicurezza» che Maroni ha voluto e mi dispiace che il Ministro Maroni sia assente da quest'Aula per altri impegni che tutti riconosciamo, ma voi, colleghi della Lega Nord Padania, nel 2008, avete escluso che, per gli incensurati, valga l'attenuante generica di per sé.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

DONATELLA FERRANTI. Quindi un incensurato che viene condannato non ha diritto a nessuno sconto di pena mentre un incensurato che ha portato avanti il processo per anni, che ha beneficiato di varie scorciatoie, poi invece, anche se ha varie pendenze, a questo punto noi vogliamo invece beneficiarlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pompili. Ne ha facoltà.

MASSIMO POMPILI. Signor Presidente, signor Ministro, lei ha fatto poco fa una lunga prolusione, ha detto tante cose, noi le verificheremo puntualmente nelle prossime ore perché domani continua il nostro lavoro. Lei solo una cosa non ha detto, Pag. 81non ha speso una parola di chiarimento e cioè non ha specificato se il processo breve e l'allungamento del processo incideranno sui procedimenti a carico di Berlusconi: Mills, diritti tv, Mediatrade per un verso, Ruby Rubacuori per l'altro, e se il Premier intenderà avvalersene. Lei proprio non ce l'ha fatta, non ci ha messo la faccia, ha continuato a nascondersi dietro gli emendamenti dell'onorevole Paniz e del senatore Mugnai; lei non deve inquietarsi, non c'è nulla di personale, il nostro è un giudizio politico. Questa è la sua vera riforma della giustizia che rimarrà scritta negli annali della storia del Parlamento e, per questo, il nostro giudizio politico è che lei è un Ministro arrogante e servile (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, vorrei brevemente intervenire perché davvero si sentono molte cose ma non se ne sentono mai altre. Per esempio, per migliorare la qualità dei processi non si sente mai dire che i giudici potrebbero semplicemente fare dei rinvii più brevi, oppure, impegnarsi di più, oppure che il CSM potrebbe premiare quelli bravi, laboriosi e capaci, penalizzando in qualche modo quelli meno bravi, laboriosi e capaci. Oppure ancora, che dei 239 fuori ruolo che, mi pare, attualmente sono autorizzati, se ne potrebbe ridurre qualcuno in modo da consentire di coprire tante sedi vacanti.
Questo è il punto su cui dovrebbe soffermarsi un Parlamento, ossia bisognerebbe che questo Parlamento e questo legislatore affrontasse il problema in modo positivo e propositivo, non semplicemente andando a contestare dei dati che ci sono stati forniti poco fa, dopo che da tempo l'opposizione chiedeva dei dati (Commenti del deputato Colombo).
Non abbiamo motivo di ritenere che siano erronei e quindi dobbiamo credere a quanto ha detto poc'anzi il Ministro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vico. Ne ha facoltà.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, signor Ministro, tornerò sulla questione che riguarda la riduzione del tempo di prescrizione per coloro che violano l'articolo 322 del codice penale, ovvero l'istigazione alla corruzione. Le dirò subito, come le è noto, che la corruzione è, di fatto, un reato già depenalizzato in Italia. Secondo la Cassazione, già con l'attuale legislazione, prima del processo breve, l'80 per cento dei processi per corruzione decade, finendo in prescrizione.
Con le nuove norme che si vogliano approvare in queste ore arriveremmo al numero e alla percentuale del 90 per cento, cioè nove processi su dieci finiranno, quindi, in prescrizione.
Ovviamente se a quei nove decimi vi aggiungiamo tutti coloro che non sono stati «beccati» (si usa questo termine), allora vi sarebbe violazione di quanto l'ONU ci ha chiesto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, a Bari, dal maggio 2009, Gianpaolo Tarantini ed altre 78 persone sono imputate presso il tribunale di Bari per corruzione, favoreggiamento della prostituzione, spaccio di sostanze stupefacenti e falso, nell'ambito dell'inchiesta sugli scandali della sanità pugliese.
Tutti gli imputati sono incensurati, tutti potranno beneficiare della prescrizione breve. Resteranno impuniti, non vi sarà giustizia.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, stavo rileggendo l'articolo 24 del nostro Regolamento, al comma 7, e volevo Pag. 82provare a coniugarlo insieme al comma 12 dello stesso articolo. Le chiederei, quindi, anche di aiutarmi nella lettura.
Al comma 7 si recita che: «La Conferenza dei Presidenti di gruppo (...) determina il tempo complessivamente disponibile per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario (...) in rapporto alla loro complessità.
È poi scritto che: »Il tempo restante è riservato agli interventi che i deputati chiedano di svolgere a titolo personale, comunicandolo prima dell'inizio della discussione. Il tempo attribuito al Gruppo misto (...)« e così via. Al comma 12 è scritto: »Il Presidente della Camera dispone che la disciplina di cui al presente comma si applichi, qualora ne sia fatta richiesta da parte di un Gruppo parlamentare, per i progetti di legge riguardanti questioni di eccezionale rilevanza politica, sociale o economica (...)". Tali tempi, appunto, possono essere ampliati a discrezione del Presidente.
Data l'eccezionale rilevanza politica del testo al nostro esame, le chiederei di poter ampliare in maniera considerevole i tempi a disposizione, perché nel caso specifico il gruppo dell'Italia dei Valori ha ormai pressoché concluso quelli a propria disposizione, e anche quelli a titolo personale sono, ormai, proprio alla consunzione.
La ringrazio, se può aiutarmi ad interpretare bene questi due commi dell'articolo 24.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, come lei sa, su questo punto, ha già preso una decisione il Presidente della Camera e non posso che rivolgere la domanda allo stesso Presidente, certamente non sostituirmi o dare un'interpretazione diversa e tradurla in un ampliamento dei tempi.
La ringrazio della sua domanda, ma la risposta è già contenuta nella decisione assunta dal Presidente precedentemente.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Motta. Ne ha facoltà.

CARMEN MOTTA. Signor Presidente, il Ministro Alfano ha ritenuto solo oggi, dopo due settimane di dibattito in quest'Aula, di fornire alcuni dati sull'impatto della legge, ma non ha spiegato perché, dalla promessa di una riforma epocale della giustizia che escludeva norme ad personam, ora sostiene - lo ha sostenuto anche oggi a spada tratta - questo provvedimento che invece è proprio un provvedimento ad personam.
Il Ministro ha minimizzato gli effetti delle norme sui processi, ma resta il fatto che reati odiosi come la corruzione, il falso in bilancio e reati a sfondo sessuale potranno usufruire dei tempi di prescrizione: alla faccia della tutela dei più deboli e degli onesti, che è stata una vostra bandiera elettorale, un vostro totem, una questione che la Lega ancora oggi difende come una propria prerogativa!
Questo, signor Ministro, lo dovrà spiegare al Paese e il giudizio definitivo lo daranno i cittadini, gli elettori, molto presto e vi diranno che alle vostre promesse e alle vostre furbizie non ci credono più. Ve lo dimostreranno nel modo più efficace: non votandovi più (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, ci chiediamo di quale giustizia stiamo parlando a dire il vero, perché in processi per reati gravi quali il traffico dei rifiuti, le frodi fiscali, lo sfruttamento della prostituzione, l'omicidio colposo per colpa medica e tanti altri sarà impossibile accertare i fatti. Allora di quale giustizia stiamo parlando? Ma soprattutto: di quale misura per la tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi stiamo parlando?
Qui si tratta di un vero e proprio condono, di una giustizia non giusta, di una giustizia che è ingiustizia. Il Ministro sicuramente rimarrà Ministro perché è il prediletto, ma da oggi in poi lo chiameremo, visti i risultati, Ministro dell'ingiustizia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

Pag. 83

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Coscia. Ne ha facoltà.

MARIA COSCIA. Signor Presidente, con il suo intervento di poco fa il Ministro Alfano ha confermato che ancora una volta al Parlamento viene impedito di occuparsi dei tanti problemi degli italiani e della stessa riforma della giustizia definita addirittura epocale dallo stesso Ministro Alfano, perché il Parlamento è stato bloccato di nuovo sulla discussione di provvedimenti ad personam per il Premier o, meglio ad defensorum: alla Camera la prescrizione breve e al Senato il processo lunghissimo.
Il Ministro ha confermato, per salvare il Premier dai processi, che si manderanno comunque al macero migliaia di processi e così migliaia di cittadini e cittadine non avranno giustizia. State scrivendo un'altra pagina nera per il Parlamento e per il Paese, approvando un provvedimento vergognoso per la giustizia italiana e fate tutto questo per fermare il processo Mills e per impedire una sentenza di condanna per Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, è davvero paradossale il lavoro che stiamo facendo. Dovremmo essere qui per quello che veniva chiamato il processo breve, poi prescrizione breve, mentre nell'altro ramo del Parlamento si sta lavorando per un processo lungo. In entrambi i casi si tratta di una sorta di tenaglia che ha l'unico obiettivo di tirare fuori Silvio Berlusconi dai processi nei quali è imputato. Siamo all'ennesima norma ad personam rispetto alla quale qualcuno ha fatto osservare che c'è una opposizione ad personam. È vero: quando c'è una dittatura, c'è sempre una opposizione ad personam (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cuomo. Ne ha facoltà.

ANTONIO CUOMO. Signor Presidente, Ministro Alfano, per un deputato che ancora si sforza di mantenere i rapporti con il proprio territorio, nonostante l'ignobile e vergognosa legge elettorale che avete voluto, questi sono giorni difficili, qui dentro e fuori di qui.
Penso anche, e lo dico in tutta sincerità, che lo siano anche per i colleghi della maggioranza, almeno per quelli che hanno un forte radicamento territoriale. Cari colleghi della maggioranza, nella vita come nella politica c'è un punto di equilibrio nella dimensione della democrazia oltre il quale non è dato di andare, e voi quel punto l'avete purtroppo abbondantemente superato. Il problema non è tanto quello di cercare di salvare... (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cuomo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Graziano. Ne ha facoltà.

STEFANO GRAZIANO. Signor Presidente, una prescrizione è comunque un'ingiustizia. Ho ascoltato con molta attenzione la replica di fatto del Ministro e vorrei dirgli che o ci sono tante piccole ingiustizie o ci sono tante grandi ingiustizie perché mi pare evidente che la sua replica dimostra chiaramente che un'ingiustizia è questo processo, un processo che in realtà è una prescrizione. Mi pare molto chiaro il fatto che il combinato disposto dalla prescrizione breve, di qua, e il processo lungo, di là, realizza la condizione di impunità per una sola persona (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rampi. Ne ha facoltà.

Testo sostituito con errata corrige volante ELISABETTA RAMPI. Signor Presidente, stiamo tentando con la nostra battaglia Pag. 84parlamentare, attraverso i nostri emendamenti, di arginare gli effetti devastanti di questo «provvedimento vergogna» con cui non si affrontano i problemi della giustizia italiana, non si affrontano i problemi dei cittadini, ma ancora una volta, per rincorrere i problemi di una sola persona, si calpesta la nostra Costituzione e si sferra un duro colpo alla democrazia del Paese. Le annunciate riforme epocali, come quella della giustizia, finiscono così per tradursi miseramente in un'ennesima legge ad persona, al solo scopo di salvare il Presidente del Consiglio dal «processo Mills», di garantirgli l'impunità costi quel costi, anche se a causa di questo provvedimento andranno in prescrizione migliaia di processi e molti reati gravi e violenti potranno rimanere impuniti. Altro che sicurezza! A causa di questo modo di intendere la politica si stanno delegittimando sempre di più le istituzioni. Il Paese ha perso ogni credibilità e basta aprire un qualsiasi quotidiano per capire cosa l'Europa e il mondo pensino di noi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). ELISABETTA RAMPI. Signor Presidente, stiamo tentando con la nostra battaglia Pag. 84parlamentare, attraverso i nostri emendamenti, di arginare gli effetti devastanti di questo «provvedimento vergogna» con cui non si affrontano i problemi della giustizia italiana, non si affrontano i problemi dei cittadini, ma ancora una volta, per rincorrere i problemi di una sola persona, si calpesta la nostra Costituzione e si sferra un duro colpo alla democrazia del Paese. Le annunciate riforme epocali, come quella della giustizia, finiscono così per tradursi miseramente in un'ennesima legge ad personam, al solo scopo di salvare il Presidente del Consiglio dal «processo Mills», di garantirgli l'impunità costi quel costi, anche se a causa di questo provvedimento andranno in prescrizione migliaia di processi e molti reati gravi e violenti potranno rimanere impuniti. Altro che sicurezza! A causa di questo modo di intendere la politica si stanno delegittimando sempre di più le istituzioni. Il Paese ha perso ogni credibilità e basta aprire un qualsiasi quotidiano per capire cosa l'Europa e il mondo pensino di noi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cenni. Ne ha facoltà.

SUSANNA CENNI. Signor Presidente, questo pomeriggio il Ministro Alfano, con le cifre e le considerazioni che ci ha illustrato, non ha fatto altro che rafforzare la nostra convinzione. Abbiamo un'Aula ingessata da settimane da un provvedimento che voi avete imposto ed accelerato per dare una sola risposta al Premier: la sua prescrizione sul «processo Mills». Siamo qui bloccati mentre francamente dovremmo occuparci di altro. Penso, per esempio, a quel 33 per cento del nostro agro-alimentare contraffatto e sofisticato, parlo di un volume d'affari di circa 51 miliardi di euro nel nostro Paese. Potremmo fare molte cose. Abbiamo approvato una legge importante, quella sull'etichettatura, e mi sento di dire che, se potessimo etichettare questo provvedimento, dovremmo dire agli italiani che è nocivo per la giustizia, che è nocivo per la Costituzione e che è nocivo anche per la salute degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Losacco. Ne ha facoltà.

ALBERTO LOSACCO. Signor Presidente, da settimane e mesi ormai questa maggioranza non si occupa di altro che dei guai giudiziari del Presidente del Consiglio. Dagli imprenditori che lamentano di essere stati lasciati soli ai giovani precari che scendono in piazza per chiedere opportunità e lavoro, l'Italia reale sta abbandonando questo Governo e chiede un'altra stagione politica. Questo provvedimento è un'amnistia mascherata: per inseguire l'impunità di una persona sola si stabilisce l'impunità per molti. Si tratta di uno schiaffo ai cittadini che vogliono sicurezza e certezza del diritto. Ministro Alfano, dica agli italiani quali sono le conseguenze di questo provvedimento che nulla ha a che vedere con la riforma della giustizia. Così si logora il senso di appartenenza ad una comunità civile, così si scoraggia il senso di onestà e di legalità della gran parte dei cittadini. Se ne accorgeranno presto quegli elettori moderati che vi hanno votato, pensando che avreste garantito loro maggiore sicurezza. Questo è il ben servito che gli date: un altro provvedimento che premia i disonesti, che mina la certezza del diritto, che mette ancora di più in pericolo la sicurezza dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mariani. Ne ha facoltà.

RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, il gravissimo disastro ferroviario di Viareggio ha provocato la morte di 32 persone e danni irreversibili a uomini e cose. C'è stato un percorso molto complicato per l'accertamento della verità e la chiamata in causa di molti imputati: 38 oltre a 8 enti. Pochi giorni fa, nel mese di Pag. 85marzo, si è dato avvio all'incidente probatorio. I reati ipotizzati sono: incendio e disastro ferroviario colposo, omicidio colposo e lesioni plurime.
In questo periodo assisteremo alla richiesta di perizie e di consulenze tecniche. Vi sembrerà superfluo, ma voglio ricordare lo stesso che i familiari delle vittime di quella strage hanno chiesto alle più alte cariche dello Stato, di fronte al dolore condiviso con milioni di italiani ed insieme alle associazioni unite della comune causa (penso alle associazioni delle vittime delle stragi di Bologna, di Linate, Moby Prince, San Giuliano di Puglia), di avere giustizia e verità.
Signor Ministro, noi non siamo convinti, ma le rivolgiamo la domanda: perché non avete previsto norme che abbrevino i tempi del processo adeguando la normativa a quella che esiste nel resto d'Europa? Questo sarebbe stato un segnale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, la mia opinione personale è che il Paese necessiti effettivamente di una riforma della giustizia, civile, amministrativa, contabile ed anche penale. Una riforma fatta nell'interesse del cittadino e non degli addetti ai lavori (magistrati e avvocati che siano). Sono tra gli ingenui che avevano creduto, pur tra tanti dubbi, che il Ministro Alfano, cui non fanno difetto doti e qualità politiche, volesse davvero porre mano ad un obiettivo così ambizioso.
Purtroppo, questa proposta di legge disastrosa che volete approvare vi dà clamorosamente torto. Soprattutto essa renderà impossibile un sereno confronto sui temi della giustizia di cui il Paese ha molto bisogno. Questo è un grave danno per l'Italia di cui vi assumete la responsabilità tutta intera (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Velo. Ne ha facoltà.

SILVIA VELO. Signor Presidente, questa è la terza settimana in cui la maggioranza forza i lavori parlamentari per l'approvazione - di fatto - di un salvacondotto per il Presidente del Consiglio in vista della sentenza sul processo Mills. Questa terza settimana di lavori, insieme all'imbarazzante replica del Ministro Alfano, danno un quadro chiarissimo della visione del Governo e della maggioranza per il Governo del Paese.
La cose più triste di questa discussione è che dal Ministro e dalla maggioranza in queste tre settimane non è arrivata una parola sui bisogni veri della giustizia italiana, su come rendere la giustizia più efficiente e su quali riforme sono necessarie per rendere più brevi i processi, non più breve la prescrizione. Non c'è stata una parola perché l'unico interesse è quello di salvaguardare gli interessi del capo. Purtroppo, è per questo che sedete sui banchi del Governo ai danni degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Burtone. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, oggi pomeriggio numerosi colleghi del Partito Democratico sono intervenuti e hanno letto alcuni articoli della Costituzione, non per rispondere ad un rito, ma per ribadire che la Costituzione non è stata regalata, ma conquistata con il sangue di tanti patrioti: uomini e donne, giovani e anziani nella lotta di liberazione. Quindi, non va tradita, soprattutto in uno dei principi fondamentali, il diritto all'uguaglianza di tutti i cittadini. Invece, il Governo e la maggioranza di centrodestra con questa legge vogliono mettere in campo un sistema processuale che sarà inadeguato ad assicurare la punizione ai colpevoli e a riconoscere i diritti delle vittime dei reati. Si Pag. 86tratta di una doppia giustizia. Dunque, paradossalmente il Governo e la maggioranza non vogliono un processo breve, ma un processo negato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Servodio. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA SERVODIO. Onorevole Ministro, la domanda che ci poniamo è come i cittadini, le imprese, i lavoratori vivano la giustizia in Italia. A questa domanda dobbiamo rispondere. Potremo mai discutere insieme, seriamente, noi dell'opposizione e la maggioranza e il Governo, se non sia il caso di provvedere a semplificare le tante giurisdizioni e le diverse competenze giudiziarie che vi sono in Italia? Questo provvedimento è solo una misura urgente. Abbreviare i termini della prescrizione dei reati non è un progetto di riforma della giustizia; peraltro, legare la prescrizione non al reato ma al soggetto è un principio molto pericoloso.
Caro Ministro, avremmo voluto confrontarci su come garantire imputati e parti offese, su come garantire veramente il processo breve e anche come realizzare una riforma della giustizia che si interessi anche di altri processi, quello civile e quello amministrativo, che vivono crisi non minori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Meta. Ne ha facoltà.

MICHELE POMPEO META. Signor Presidente, la prescrizione breve, in una situazione che, di fatto, sancisce l'estinzione di migliaia e migliaia di processi, al di là dei numeri del Ministro e di altri, porterà ad un inevitabile allungamento dei tempi, e questo è generato dal fine di far maturare la prescrizione.
Ministro Alfano, questo mortificherà l'obiettivo fondamentale del processo, sicuramente a favore della ricerca del tempo della prescrizione, con buona pace della tutela delle vittime dei reati e della giustizia, sacrificate, anche queste, sull'altare delle norme derogatorie a favore del Presidente del Consiglio.
Signor Ministro, credo che lei debba frequentare più la prima e la seconda Camera che non la terza. Le bugie le ha dette, come i suoi predecessori, in quella sede. Venga qui a confrontarsi, perché da Vespa - le ricordo che ci sono le registrazioni - lei giurò e spergiurò sul fatto che non avrebbe messo in campo alcun provvedimento a favore del «signore di Arcore» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mogherini Rebesani. Ne ha facoltà.

FEDERICA MOGHERINI REBESANI. Signor Presidente, questo provvedimento ha un obiettivo principale, che è quello di cancellare un processo per un imputato, ma forse gli effetti collaterali sono anche peggiori. Il primo è l'effetto amnistia di cui molti hanno parlato e che tanto ha a che fare con quella sicurezza che dite di avere a cuore. Il secondo è di umiliare Governo e Parlamento e bloccarci per settimane e per mesi su un provvedimento che, appunto, serve a una sola persona.
Di fronte al grido di solitudine degli imprenditori, di fronte a una crisi economica ed occupazionale che non sembra migliorare, di fronte al conflitto in Libia, di fronte alla difficile gestione dell'afflusso di profughi, di fronte a tutto questo i Ministri competenti, tutti, sono in Aula a fare un favore al capo, invece che a lavorare per l'Italia.
Ministro Brunetta, anche voi siete dipendenti pubblici! Forse anche voi dovreste rispondere agli italiani e chiedere loro, compresi i vostri elettori, se sono disposti a pagare il prezzo di questa vostra inefficienza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Avverto che i tempi disponibili per interventi a titolo personale Pag. 87sono esauriti. Si intende, pertanto, che gli ulteriori interventi svolti a tale titolo saranno imputati ai tempi a disposizione dei singoli gruppi. Chiedo se questo possa comportare una riduzione a trenta secondi degli interventi.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, data l'importanza del provvedimento, avevamo già proposto al Presidente della Camera di verificare se ricorrevano e possono ricorrere le condizioni per un aumento di un terzo dei tempi a disposizione. Questo non comprometterebbe assolutamente il termine conclusivo, che può essere tranquillamente calcolato, entro il quale il provvedimento sarà licenziato.
Qui si parla di ostruzionismo, ma deve essere evidente che l'ostruzionismo dovrebbe essere verificato all'interno di un provvedimento che non ha contingentamento. Quando un provvedimento è contingentato, è del tutto evidente che, a un certo punto, vi è una conclusione certa e qualunque capogruppo la può verificare e la può calcolare. Dunque, se anche vi fosse l'aumento di un terzo dei tempi, non viene messa in discussione la bontà del provvedimento e non viene messa in discussione neanche la prassi.
Vi sono precedenti nelle discussioni parlamentari in cui, addirittura, si è fatto ostruzionismo e in cui è stata data la possibilità, non tanto di aumentare di un terzo il tempo a disposizione dei gruppi, ma di ampliare il tempo degli interventi a titolo personale.
Signor Presidente, delle due l'una. Se siamo di fronte ad un ostruzionismo, se così viene considerato dai colleghi lo svolgimento di interventi molto chiari e precisi nel merito rispetto alla norma, allora l'intervento, ridotto a trenta secondi, non si può imputare ai tempi a disposizione dei gruppi, ma deve essere semplicemente calcolato come aumento dei tempi a disposizione per lo svolgimento di interventi a titolo personale, così com'erano contingentati nel provvedimento, così come si è sempre fatto.
Ai gruppi rimane quel tempo residuo per potere svolgere interventi di merito su ciascuno degli emendamenti che saranno discussi. Se invece siamo di fronte ad una situazione non ostruzionistica e se la Presidenza dà un terzo dei tempi in più a ciascun gruppo, siamo disposti ad imputare i nostri trenta secondi di intervento a titolo personale anche sui tempi dei gruppi.
È evidente, signor Presidente, che qualsiasi altra decisione non potrebbe essere interpretata se non come uno scenario nel quale viene messa in discussione la prerogativa propria di ciascun collega, di ciascun deputato e di ciascun gruppo di intervenire nel merito di un provvedimento e di garantire che vi sia una discussione equa in quest'Aula, nella quale non solo vi è un confronto molto duro tra maggioranza e opposizione e non vi è disponibilità della maggioranza all'ascolto, ma esiste anche il dato della presenza continua del Governo, dei ministri che, anziché fare il loro mestiere, (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) sono qui a votare per imporre al Parlamento italiano una decisione che non è nell'interesse dei cittadini e che non risponde alle esigenze di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

LUCIANO MARIO SARDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, l'intervento dell'onorevole Quartiani mi sorprende fino ad un certo punto perché egli non partecipa mai alle Conferenze dei presidenti di gruppo e, conseguentemente, in Aula svolge un discorso completamente diverso da quello che vi è stato in Conferenza.
Ci rimettiamo all'equilibrio e alla corretta interpretazione del Presidente Fini e Pag. 88non pensiamo che l'Aula possa svolgere un ruolo che è proprio della Conferenza dei presidenti di gruppo e, quindi, la preghiamo di evitare ulteriori, inutili e stucchevoli discussioni.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, preciso che intervengo a norma del Regolamento per un richiamo allo stesso. È un po' sorprendente l'intervento appena ascoltato dell'onorevole Sardelli. Partecipa alle riunioni della Conferenza dei presidenti di gruppo da venti giorni e ha scoperto i poteri assoluti di questo organo. Prima di essere «disponibile» non sapeva assolutamente nulla di questo.
Poco fa avevo svolto un intervento chiedendo una risposta che, francamente, lei non ha soddisfatto perché ha detto che vi era già stato un intervento del Presidente della Camera. Io chiedevo, a nome del gruppo dell'Italia dei Valori, un ampliamento del tempo a disposizione. Adesso aggiungo che l'articolo 24, comma 11, del Regolamento precisa e recita: «I termini per gli interventi svolti dai deputati a titolo personale o per richiami al Regolamento sono fissati dal Presidente». Vi è quindi un'ampia discrezionalità da parte del Presidente stesso.
Vorrei che lei tenesse conto di questa discrezionalità, trattandosi appunto, come è stato evidenziato da più parti, di questioni di eccezionale rilevanza politica. In più, vorrei farle notare che la famosa Conferenza dei presidenti di gruppo, che aveva definito i tempi per l'esame del provvedimento in oggetto, aveva stabilito, in totale, 100 ore e 15 minuti di discussione.
Ora, siccome siamo in presenza di un atteggiamento «fideistico» da parte dei colleghi della maggioranza, che non ritengono di dover intervenire, eccepire, arricchire e irrobustire le argomentazioni espresse dal Ministro a sostegno del provvedimento, le chiedo di poter, almeno in parte, disporre di questo tempo, che appunto era comunque previsto nella calendarizzazione dei nostri lavori.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, mi dispiace, ma la mia non era una risposta personale. Come lei sa, è stata assunta una decisione in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, motivata dal Presidente, ed io mi sono riferita a tale decisione e alle motivazioni addotte dal Presidente. Dunque, lei è tornato sulla domanda, ma io non posso che risponderle nello stesso modo.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, rubo pochi secondi e nell'occasione mi permetto di rivolgermi davvero a tutti e anche e soprattutto ai responsabili dei diversi gruppi della maggioranza per dire semplicemente - ovviamente deciderà lei, signor Presidente, ci mancherebbe altro - che ci dobbiamo porre il problema che quando facciamo degli strappi al Regolamento, non facciamo solo degli strappi all'opposizione o alla maggioranza del momento, ma creiamo degli strappi che poi inevitabilmente si ripercuotono sui lavori della Camera per gli anni che seguono.
Ora, signor Presidente, consideriamo la natura dell'intervento a titolo personale. È, infatti, sicuramente accaduto a mia memoria che quando i gruppi hanno esaurito il tempo a disposizione gli interventi, non essendoci più tempo, andavano, per così dire, a pescare nel serbatoio degli interventi a titolo personale laddove previsti.
Ma la natura dell'intervento a titolo personale è tale per cui chi prende la parola, parla per l'appunto a titolo personale. La natura dell'intervento a titolo personale è un serbatoio distinto da quello dei gruppi e ad esso attingono tutti i gruppi. La prego di ragionare e di condurre anche una riflessione, e mi rivolgo anche ai colleghi della maggioranza: l'intervento a titolo personale è un titolo che Pag. 89appartiene a tutti i gruppi, maggioranza e opposizione, è un titolo di tutti. Ora, dare per scontato che, esauriti i tempi per gli interventi a titolo personale, quei tempi vengano imputati ai gruppi, teoricamente - lei si rende conto, Presidente - significherebbe che se la maggioranza volesse, esauriti quei tempi, essa potrebbe addirittura togliere dei tempi all'opposizione. È una costruzione veramente particolare. La natura dell'intervento a titolo personale è, appunto, ha titolo personale. Poi vengono i tempi a disposizione dei gruppi.
Stiamo peraltro parlando di residui, di spiccioli, di minuti, signor Presidente, non stiamo parlando di ore di discussione davanti a noi, perché al gruppo del Partito Democratico credo sia rimasta mezzora (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PIETRO LAFFRANCO. Basta!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia! Francamente questo atteggiamento non mi sembra assolutamente adeguato e consono alla serietà del momento.

ROBERTO GIACHETTI. In questo caso cerco di spiegare che non sto facendo ostruzionismo e concludo subito, signor Presidente. Sto semplicemente cercando di chiederle se è possibile un ulteriore riflessione con la Presidenza e magari, se fosse possibile, anche con i gruppi e - ripeto - semplicemente perché noi stiamo, a mio avviso, minando una distinzione sostanziale che c'è tra il tempo che viene imputato ai gruppi e quello che viene imputato agli interventi a titolo personale. Mettere in condizione i gruppi di esaurire quei pochi minuti che sono rimasti per lo svolgimento di interventi a titolo personale è qualcosa che secondo me «strappa» ulteriormente di fronte a un tempo contingentato, che comunque sappiamo benissimo andrà a scadenza.
Presidente, noi abbiamo fatto e le facciamo formalmente richiesta anche di ampliamento di un terzo del tempo che abbiamo a disposizione come gruppo. Sia chiaro che l'ampliamento di un terzo è l'ampliamento rispetto a quello che il Presidente ha assegnato, ma ne fanno richiesta i gruppi, non è automatico. Non è quindi detto che tutti i gruppi vogliano richiedere un ampliamento di un terzo del tempo. Comunque, le chiediamo di poter continuare gli interventi a titolo personale, utilizzando il minuto che è a disposizione, perché diversamente questo inciderebbe sì, a mio avviso, addirittura sulla possibilità del singolo deputato di potersi esprimere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

GIAN LUCA GALLETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, intervengo sempre sul Regolamento, perché abbiamo già poco tempo e ci mancherebbe che ce lo portano via anche per gli interventi sul Regolamento.
Andando dietro a quanto diceva l'onorevole Giachetti, chiedo alla maggioranza di valutare la posizione nella quale si trova il mio gruppo. Noi, come avete notato, non abbiamo partecipato all'ostruzionismo legittimo, che una parte della minoranza ha messo in cantiere in questi giorni.
Abbiamo un tempo limitato perché siamo un gruppo minore rispetto al Partito Democratico e avevamo deciso di concentrare i nostri interventi sull'articolo 3, perché è lì che abbiamo la gran parte delle nostre proposte emendative, che sono il cuore del provvedimento e oltretutto sono poche. Ora ci troviamo nella condizione assurda che il PD e l'IdV, avendo fatto il loro mestiere legittimo, hanno preso tutti i tempi che sarebbero spettati anche a noi per gli interventi a titolo personale. Lo trovo profondamente ingiusto verso un gruppo che ha deciso di adottare in Aula una strategia diversa. Non rivendico nulla, faccio solo presente alla Presidenza che si sta consumando uno strappo nei confronti di un gruppo rappresentato in quest'Aula e che ha diritto ad avere i suoi tempi. Pertanto chiedo seriamente di valutare l'opportunità di dare ulteriore tempo ai Pag. 90gruppi per permettere all'UdC di poter legittimamente fare non ostruzionismo ma un dibattito sereno come finora abbiamo fatto e abbiamo intenzione di fare anche nel prosieguo del dibattito (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, avendo anche sentito il Presidente della Camera e avendo egli confermato le decisioni che ha assunto già nel pomeriggio, nel corso della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, non sono in grado e non ho la possibilità di cambiare le decisioni assunte dal Presidente il quale, avendo raddoppiato i tempi, non intende concedere l'ampliamento ulteriore di un terzo. È stato consumato tutto il tempo a disposizione per gli interventi a titolo personale. Capisco benissimo e condivido pienamente l'intervento dell'onorevole Giachetti come comprendo l'obiezione mossa dall'onorevole Galletti: il tempo a titolo personale è un tempo diverso da quello assegnato ai gruppi, è per di più un tempo complessivo e unico al quale ciascuno attinge secondo l'atteggiamento parlamentare che intende prendere. La decisione assunta dal Presidente è questa, se domani mattina alla sua presenza intende cambiarla lo potrà fare, io questa sera non posso, sono di fronte a questo bivio (Commenti del deputato Colombo)... onorevoli colleghi, abbiate pazienza, onorevole Colombo, per cortesia! Colleghi! O gli interventi a titolo personale accedono al tempo che è rimasto ai gruppi e allora posso dare la parola, altrimenti non posso dare più la parola neanche a titolo personale. Questa è la situazione.

ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, sono perfettamente consapevole dell'ambito ristretto all'interno del quale lei si può muovere nella conduzione dell'Aula, a fronte di decisioni prese dalla Conferenza dei Presidenti di gruppo e autorevolmente interpretate dal Presidente della Camera. Le pongo una questione: se i tempi vengono adesso tolti dal tempo assegnato ai gruppi - benché questa sia una cosa molto discutibile, perché in linea di principio sono interventi contro i gruppi che esprimono convinzioni personali in dissenso dal gruppo e che non dovrebbero incidere sul tempo assegnato ai gruppi - lei potrebbe dare la parola in modo tale da salvaguardare i singoli gruppi? Vale a dire: se interviene in dissenso del gruppo un deputato dell'UdC, lei toglie il tempo all'UdC ma non può togliere i tempi all'UdC per un intervento in dissenso di un deputato del PD o di un altro partito, quale che esso sia.

PRESIDENTE. Non c'è dubbio! Non è che se interviene a titolo personale un esponente del Partito Democratico va a togliere tempo a un altro gruppo, l'intervento è riferito al proprio gruppo, evidentemente, anche se capisco la contraddizione e sono assolutamente d'accordo.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, le chiedo scusa, lei ha detto una cosa che la prego di verificare con gli uffici, perché credo non esista un precedente analogo e se noi costruiamo un precedente di questo tipo siamo «alla frutta». Lei può ridurre - c'è la prassi ripetuta anche del Presidente Casini e del Presidente Violante - i tempi per gli interventi a titolo personale ma non può impedire a un deputato di esprimere la propria opinione, ancorché in tempi ristretti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
L'unica cosa che lei non può fare - ricordo che lei può anche ridurre a quindici secondi la durata dell'intervento, come è accaduto - è dirmi che non posso prendere la parola per esprimere il mio pensiero, ancorché in quindici secondi. Pag. 91Signor Presidente, questo sarebbe veramente grave, sarebbe un precedente inaudito.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Basta con questo rimpallo! Non è mai successo!

PRESIDENTE. Onorevole Dussin, la prego. Onorevole Evangelisti, le ho dato la parola, prego.

FABIO EVANGELISTI. Signora Presidente, intervengo sempre per un richiamo al Regolamento. Lei mi costringe a leggere nuovamente il comma 11 dell'articolo 24, dove è scritto che i termini per gli interventi svolti dai deputati a titolo personale sono fissati dal Presidente, non negati dal Presidente. Quindi lei deve fissare un termine degli stessi, ma non li può negare.

PRESIDENTE. Onorevole Dussin, voleva intervenire? La prego di non usare le mani ma la voce per rispondermi. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Signora Presidente, non voglio polemizzare, però abbiamo tutti una certa esperienza sull'andamento dei lavori. Questa è una proposta di legge, e a memoria mia non è mai stato dedicato tanto tempo alle opposizioni per arrivare a portare in essere quello che è il loro doveroso lavoro. Tuttavia abbiamo raddoppiato i tempi, non sono stati limitati gli emendamenti, e adesso c'è un rimpallo di richieste per aumentare ancora i tempi (alle quali ovviamente noi siamo assolutamente contrari). È questione loro. Se non sono riusciti a gestirsi i lavori d'Aula come gruppi di opposizione è inutile che vengano continuamente a chiedere l'aumento dei tempi, quando la Conferenza dei presidenti di gruppo ha già concesso oltremodo la possibilità di lavorare. Voglio ricordare una cosa sola sulla gestione dei tempi. Durante l'esame della riforma costituzionale del Titolo V, di D'Alema, il nostro gruppo ha avuto un'ora e si trattava di cambiare qualche articolo della Costituzione.
Prima ha giustamente ricordato il tenore di questo provvedimento il Ministro della giustizia. C'è una strumentalizzazione in corso che è di origine prettamente politica e non riguarda il merito. Esauriti i tempi - basta - si va avanti, si vota come si faceva secondo il Presidente della Camera Violante: terminati i tempi, si partiva procedendo a tutte le votazioni conseguenti.

PRESIDENTE. Onorevole Dussin, lei potrà comunque invocare questo precedente per poter avere più tempo a sua disposizione. Quando cresce la democrazia parlamentare dovremmo essere tutti più soddisfatti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

LUCIANO MARIO SARDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, la invito a rispettare il suo ruolo istituzionale. Mi fa rimpiangere Fini. Lei parla troppo, come gli amici della sinistra, e non decide mai.

IVANO STRIZZOLO. Come ti permetti?

ROLANDO NANNICINI. Vergogna!

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signora Presidente, anch'io intervengo per invitarla a considerare ulteriori possibilità, una volta finiti i tempi stabiliti per quanto riguarda gli interventi a titolo personale. Non ho una lunga esperienza parlamentare - per l'amor del cielo -, ma per Pag. 92quanto riguarda gli interventi a titolo personale è difficile negare la possibilità. Poi si possono considerare tempi ridotti, che non c'entrano nulla con il tempo assegnato all'inizio del provvedimento. Ma la inviterei a valutare il tempo per potersi esprimere a titolo personale, anche in relazione ai precedenti che ci sono.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. È l'ultimo intervento.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, intervengo per un richiamo al Regolamento. Se possiamo, lo leggiamo insieme, alle 22,10 fa bene ripetere insieme il Regolamento, che in fondo è coma la nostra Costituzione. Se leggiamo attentamente l'articolo 85, al comma 7, recita che su ciascun articolo, emendamento, subemendamento e articolo aggiuntivo è consentita una dichiarazione di voto per non più di cinque minuti ad un deputato per gruppo. Su questo nulla quaestio. Non possono effettuare la dichiarazione di voto i presentatori dell'emendamento, del subemendamento o dell'articolo aggiuntivo già intervenuti nella discussione sull'articolo - cioè quelli che hanno parlato sul complesso degli emendamenti - sempre che il testo non sia stato modificato dalle votazioni precedenti. Il Presidente concede la parola ad un deputato per ciascuna delle componenti politiche costituite nel gruppo misto e ai deputati che intendano esprimere un voto diverso rispetto a quello dichiarato dal proprio gruppo. Vorrei insistere nella lettura su questo punto, il quale sostiene che il Presidente - leggo letteralmente - concede la parola ai deputati che intendano esprimere un voto diverso rispetto a quello dichiarato dal proprio gruppo, stabilendo le modalità e i limiti di tempo degli interventi. Non impedendo...

PRESIDENTE. Va bene, onorevole Quartiani,

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, il richiamo al Regolamento è il seguente: non sto sostenendo che lei al momento sta impedendo. Lei ha fatto una proposta, che è quella di sottrarre al tempo dei gruppi gli interventi in dissenso dai gruppi. Non si può pensare che gli interventi in dissenso dai gruppi, cui hanno diritto tutti i deputati, sui quali lei può definire di concedere...

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, mi è chiaro. Domani mattina alle 8,30 è convocata la Conferenza dei presidenti di gruppo per definire il chiarimento intorno all'esaurimento dei tempi che si è verificato e alla necessità di procedere... (Commenti del deputato Franceschini). La convoca il Presidente. Presidente Franceschini, le do la parola, però questo chiaramente devo comunicarlo. A questo punto, assumo io la decisione di concedere la parola per quindici secondi a tutti coloro che sono iscritti.

DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, naturalmente il Presidente della Camera può convocare la Conferenza dei presidenti di gruppo, però faccio presente, siccome è stato riferito più volte in modo sbagliato, che non c'è stata alcuna intesa o alcuna decisione della Conferenza dei presidenti di gruppo, che non ha raggiunto alcun tipo di accordo né lo raggiungerà domattina. Ci sono state decisioni del Presidente comunicate alla Conferenza dei presidenti di gruppo, quindi credo che potrebbe assumersi le sue responsabilità senza fare una riunione che non raggiungerà intesa, dato il contenuto di questo provvedimento.

PRESIDENTE. Infatti, presidente Franceschini - naturalmente se il presidente Sardelli mi consente di interloquire con lei - volevo dirle che non ho mai detto che era una decisione della Conferenza dei Pag. 93presidenti di gruppo. Ho detto che il Presidente Fini l'aveva comunicata alla Conferenza dei presidenti di gruppo ed io non mi potevo sostituire ad una decisione assunta dal Presidente Fini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Esposito. Ne ha facoltà, per quindici secondi.

STEFANO ESPOSITO. Signor Presidente, prendo atto che abbiamo un tempo molto ristretto. Purtroppo, con i problemi che ha questo Paese, come la disoccupazione, ci stiamo occupando di una cosa che riguarda il Presidente del Consiglio. Devo dire che questo Parlamento avrebbe molte cose più serie di cui occuparsi, utilizzando anche la presenza del Ministro Tremonti.

PRESIDENTE. Onorevole Esposito, la ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Corsini. Ne ha facoltà.

PAOLO CORSINI. Signor Presidente, in questo Paese molti studiosi sostengono che la democrazia sia al bivio. Ora, in realtà, a me pare che tutto il dibattito su queste norme documenti un tentativo di una sorta di «parificazione della trivialità» portando la democrazia nella suburra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Causi. Ne ha facoltà.

MARCO CAUSI. Signor Presidente, con questa forzatura il Governo e la maggioranza rendono ancora più acuta una frattura già grave fra il Paese e le istituzioni. Abbiamo visto un Presidente del Consiglio che arringa alla piazza contro la magistratura. Non si era mai visto, perlomeno al cinema.

PRESIDENTE. Si è deciso che il Presidente dà 15 secondi per interventi a titolo personale a tutti coloro che sono iscritti e non viene tolto dal tempo dei gruppi perché credo che... No! No!
Scusatemi, chiariamoci subito su questo punto, sono d'accordo con il Presidente della Camera. Domani mattina alle 8,30 c'è di nuovo la Conferenza dei presidenti di gruppo. Il Presidente assumerà altre decisioni. Io mi assumo la responsabilità di applicare quegli articoli del Regolamento secondo i quali io posso regolare il tempo a titolo personale, non lo posso negare perché ritengo che questo sia un modo per tutelare il Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori e Futuro e Libertà per l'Italia).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vannucci. Ne ha facoltà.

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, signor Ministro, spero che lei si renda conto che nel fornirci le cifre, come ha fatto oggi sui tempi della giustizia, lei di fatto ha confessato il suo fallimento. Sarebbero quelli i risultati dopo tre anni: complimenti, ne tragga le conseguenze.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Boccuzzi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BOCCUZZI. Signor Presidente, quando sono in aula per il processo Tyssen in tribunale ovviamente leggo che la legge è uguale per tutti, ma forse ahimè è proprio vero per i cittadini le leggi si applicano, per gli amici si interpretano, per alcuni si eludono (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Duilio. Ne ha facoltà.

LINO DUILIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che con il provvedimento in esame la finzione oramai ha superato la realtà. Bastava che il Presidente, come è stato detto, dicesse che non avrebbe utilizzato la prescrizione e ci Pag. 94saremmo forse occupati dei problemi della giustizia. Così non è, forse sarebbe il caso che ciascuno riflettesse...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Calvisi. Ne ha facoltà.

GIULIO CALVISI. Siamo passati dal processo alla Perry Mason al processo giusto e oggi arriviamo al processo breve che vuol dire l'impunità per uno degli imputati. Penso che la giustizia nel corso di questi anni sia peggiorata...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Agostini. Ne ha facoltà.

LUCIANO AGOSTINI. Signor Presidente, qualche giorno fa il Presidente del Consiglio parlando ad un'assemblea del Popolo della libertà dichiarava: contro di me una persecuzione dei giudici che Al Capone al confronto sembrava un dilettante. Da qui abbiamo capito che anche il Presidente del Consiglio qualche volta dice la verità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bellanova. Ne ha facoltà.

TERESA BELLANOVA. Signora Presidente, a Viareggio ci furono 32 vittime, 8 nella casa dello studente a L'Aquila. Ci sono quasi 3 mila famiglie che attendono gli esiti del processo Eternit. Sono più di 1.300 le cosiddette morti bianche e bianchi sono i teli che coprono le vittime di queste...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Berretta. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE BERRETTA. Signor Presidente, siamo di nuovo qui alle prese con l'ennesima legge ad personam. Un ossimoro, un odioso privilegio dopo il lodo Alfano, la legge Pecorella, la legge ex Cirielli, il condono edilizio nelle aree protette, la legge Gasparri e il decreto salva Retequattro, il lodo Schifani, la legge Cirami...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rao. Ne ha facoltà per cinque minuti (Commenti).

ROBERTO RAO. Rilassati, tranquilli, prendiamo tutti i cinque minuti ai nostri 37,19 che ci rimangono, almeno cerchiamo di usufruire del diritto di fare opposizione concreta e seria attraverso i nostri emendamenti. Questo tempo è computato, tranquilli. Siamo d'accordo. Abbiamo sentito prima il professore, il collega Pecorella che ha fatto un ragionamento molto alto, accorato, diverso dalle pulsioni che spesso spingono a presentare emendamenti su provvedimenti che già di per sé rappresentano una forzatura. Possiamo partire dall'assunto secondo cui la giustizia in Italia non funziona. Su questo ritengo che nessuno in quest'aula sia in disaccordo. È un problema che abbiamo denunciato molte volte in diverse occasioni. Il problema è che non abbiamo insieme la stessa prospettiva, lo stesso indirizzo su quella che è la soluzione da adottare. Su come cambiare la giustizia in Italia non siamo tutti d'accordo.
Qualcuno propone di partire dalla testa, proponendo riforme epocali costituzionali, che avranno un percorso lunghissimo in quest'Aula e che arriveranno probabilmente - come ha detto e riconosciuto lo stesso Ministro - forse, come buoni propositi, addirittura per la prossima legislatura. Ma ancora più spesso si parte dalla coda e dal 1994-1995 in poi si sono susseguiti una serie di provvedimenti limitati, parziali, che poi con il tempo sono stati considerati ad personam, che di fatto però non hanno risolto niente, altrimenti non saremmo ancora oggi a parlare di provvedimenti di questo tipo, che scatenano le ire dell'opposizione e che probabilmente non soddisfano neanche pienamente tutti i componenti della stessa maggioranza. Pag. 95
Il Ministro si sforza di spiegarli nel migliore dei modi, ma francamente non ci riesce. Allora, si va avanti partendo dalla coda, come dicevo, con una certa schizofrenia e con una certa irrazionalità, a rischio di rendere i provvedimenti incostituzionali, con un'ansia da prestazione anche di chi fa l'emendamento migliore spesso, scavalcando lo stesso bravissimo avvocato Ghedini, che in genere organizza queste sortite a difesa del suo assistito.
Questo risultato, però, ha sicuramente un effetto: se ha un effetto incerto nei confronti di Berlusconi, ha un effetto certo per quanto riguarda il caos del destino degli imputati, che non hanno più diritto ad una sentenza certa, almeno quelli che la vogliono, delle vittime dei reati, degli avvocati e dei magistrati, le cui decisioni non sono più basate su norme stabili e chiare, ma affidate spesso alla fantasia o allo zelo di uno stuolo di commissari tecnici della giustizia italiana, che un po' come nelle chiacchiere da bar si riuniscono: chi dice la sua, chi presenta un emendamento zelante, che non risolve comunque i problemi, e chi li rimanda comunque al prossimo emendamento ad personam.
Ora siamo al penultimo posto in Europa - lo sanno bene i colleghi Ministri ed il collega Ministro Alfano - per la prescrizione dei processi. In Italia si prescrivono troppi processi e non è certo un bel primato, ma non si risolve accorciando la prescrizione per alcuni, gli incensurati, che resteranno comunque tali, molti di essi, se si prescrivessero sempre i processi a loro carico, soprattutto coloro - lo sappiamo bene - che possono avvalersi di eccellenti e costosi collegi di difesa, con tutte le capacità di sfruttare le possibilità dilatorie che già sono offerte dal codice di procedura penale.
A nostro giudizio i problemi della giustizia in Italia si risolvono in altri modi: facendo svolgere i processi, mettendo i giudici nelle condizioni di arrivare alla sentenza. Ma di queste soluzioni non vi è traccia nelle vostre leggi e neppure nelle vostre riforme epocali (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Angela Napoli. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, intervengo per lasciare agli atti il mio intervento. Le dico subito che è impropria la dizione di processo breve: è un modo per far finire il processo, per far morire il processo, piuttosto che per provare le eventuali responsabilità di un colpevole o l'eventuale assoluzione di un innocente. Non è una frase mia, signor Presidente, è una frase del procuratore Pietro Grasso, procuratore nazionale della direzione antimafia. Lo dico affinché rimanga agli atti (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Brandolini. Ne ha facoltà, per 15 secondi.

SANDRO BRANDOLINI. Signor Presidente, intervengo solo per due battute; devo dire intanto che sono d'accordo con Berlusconi: i dilettanti vengono puniti, i professionisti invece restano impuniti. L'altra battuta è per l'amico Paniz: mi auguro che il suo emendamento abbia lo stesso successo che ha avuto come...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Brandolini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Carella. Ne ha facoltà.

RENZO CARELLA. Signor Presidente, se approvate questo provvedimento non ci sarà una sentenza, non ci sarà mai una verità. Voi verrete sconfitti, la storia non si interesserà di voi e sarete ricordati solo per il discredito e la vergogna che avete procurato all'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Dal Moro. Ne ha facoltà.

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GIAN PIETRO DAL MORO. Signor Presidente, oggi assistiamo all'ennesimo strappo alla cultura della legalità. Si ripete, ancora una volta, una cronistoria che, da tempo, viviamo in quest'Aula: si trasformano norme e leggi non secondo interessi collettivi, ma a comando di una persona, del vostro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Dal Moro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Incecco. Ne ha facoltà.

VITTORIA D'INCECCO. Signor Presidente, il giorno in cui passerà il provvedimento sul processo breve - hanno detto gli aquilani - sarà un lutto cittadino. Non mortifichiamo, allora, quei genitori che, da ogni parte d'Italia, avevano mandato i loro figli a studiare e non pensavano mai che potessero morire. Oggi essi rivendicano il diritto alla giustizia che, certamente, non lenirà il loro dolore, ma farà onore almeno alla memoria dei loro poveri ragazzi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fadda. Ne ha facoltà.

PAOLO FADDA. Signor Presidente, mi auguro che gli italiani abbiano compreso che, da tre settimane, il Governo è presente al gran completo solo per impedire che il Presidente Berlusconi venga processato. Ecco perché noi andiamo avanti nella nostra battaglia di civiltà, convinti che possiamo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fadda.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Farinone. Ne ha facoltà.

ENRICO FARINONE. Signor Presidente, in quindici secondi, non si possono dire molte cose, ma una sola, chiara si può dirla e la dirò con le parole del Consiglio superiore della magistratura dell'altro giorno: il processo breve è un'amnistia di fatto. Questo è il dato di fondo su cui stiamo discutendo in questi giorni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fiorio. Ne ha facoltà.

MASSIMO FIORIO. Signor Presidente, con questo provvedimento, le vittime di reati gravi saranno ancora più sole. Ne cito alcuni: la corruzione, la concussione, le violenze sessuali, il furto in casa, le rapine, le truffe, gli incendi dolosi, il falso in bilancio, le lesioni colpose da infortunio sul lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fiorio.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fluvi. Ne ha facoltà.

ALBERTO FLUVI. Signor Presidente, credo che dobbiamo tutti renderci conto del fatto che quest'Aula e questo Parlamento sono ormai impegnati da tre settimane a discutere prima di Ruby ed ora del processo breve. Avete tentato di convincerci, prima, che Ruby era la nipote di Mubarak (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fluvi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fogliardi. Ne ha facoltà.

GIAMPAOLO FOGLIARDI. Signor Presidente, nei giorni scorsi, un noto professore di un'università del nord mi chiedeva come stesse andando questa vicenda del processo breve. Alla fine, mi confessava due cose. La prima: nelle ultime elezioni ho votato per il Popolo della Libertà; la Pag. 97seconda: mi vergogno di spiegare in aula ai miei studenti la ratio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fogliardi, in quindici secondi entra una cosa sola!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Froner. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, così è ridicolo!

LAURA FRONER. Signor Presidente, vorrei chiedere al Ministro Alfano come spiega tutta questa presenza del Governo e di una maggioranza così compatta da più di due settimane per trattare un unico provvedimento, quello sulla prescrizione breve, che ha un'unica spiegazione plausibile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Froner.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garofani. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SAVERIO GAROFANI. Signor Presente, ho troppo rispetto per l'attività e per il ruolo del Parlamento per definire una legge - anche questa pessima legge - una «legge vergogna». Però mi vergogno - e credo che dovreste vergognarvi anche voi - di stare qui a discutere un provvedimento come questo, quando ci sarebbe da parlare di Europa, di immigrazione, dei problemi del lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Garofani.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, mi dia il via per non perdere i secondi.

PRESIDENTE. Quindici secondi, prego.

FEDERICO PALOMBA. Grazie. Signor Presidente, il Ministro si è domandato come mai, in un tempo così lungo, non si sia arrivati nemmeno ad una sentenza di primo grado nei confronti di Berlusconi? Dimentica, forse, che il processo del presunto corruttore è stato separato da quello verso il corrotto, perché ci sono stati il suo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Palomba.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, speriamo che dopo questa ennesima legge ad personam per Berlusconi, Berlusconi fallisca anche questo obiettivo: ha dato i soldi a Ruby, perché non si prostituisse, li ha dati a Mora, perché non fallisse, speriamo che il suo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, Pericle tenne agli ateniesi un discorso assolutamente interessante. In questo discorso, tra le altre cose, diceva che loro vedevano bene che le persone partecipassero alla vita pubblica facendo anche gli imprenditori, ma non andava bene...

PRESIDENTE. Grazie onorevole Borghesi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, intervengo solo per dire che cosa pensano gli italiani del Governo Berlusconi: di questo Governo gli italiani hanno Pag. 98le balle piene e non possono più (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)...

PRESIDENTE. Basta...
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, una materia così delicata avrebbe dovuto avere più attenzione da parte di un Ministro un po' distratto. Si tratta di temi delicatissimi. Noi qui approviamo un provvedimento e non abbiamo i termini precisi del provvedimento....

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cimadoro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Granata. Ne ha facoltà, per quindici secondi.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, ho quindici secondi per costatare che non è vero che il PdL è un partito non attento ai temi della legalità. Il consigliere regionale di riferimento del Premier Berlusconi, Minetti, ha efficacemente contrastato oggi in consiglio regionale l'abusivismo dei parrucchieri. Un grande segnale di legalità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Contento. Ne ha facoltà per cinque minuti.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, credo sia giusto dedicare qualche battuta su questa situazione paradossale. Mi rivolgo in particolare a lei che presiede, dal momento che sarà anche condivisibile la valutazione relativa ai tempi di discussione che dovrebbero servire ad alimentare il confronto democratico e, quindi, a rafforzare la democrazia.
Certo che è abbastanza singolare che, in fin dei conti, sulla scorta di questo principio, quegli argomenti e quei supplementi di tempo vengano utilizzati per prolungare i tempi di discussione.
Signor Presidente, ci può essere anche una dichiarazione di voto sull'emendamento - sempre che quella dichiarazione di voto attenga all'argomento in discussione - e ci potrebbero essere allora, come lei giustamente ha ricordato, dei diritti di intervenire in dissenso, sempre che quel dissenso sia correlato all'oggetto della discussione.
In verità, tutto questo non c'è e, quindi, anche questa difesa dei tempi, questa difesa del confronto, questo richiamo alla democrazia, diventano sostanzialmente sterili all'interno di una Assemblea in cui ormai ognuno utilizza i tempi come meglio crede e, soprattutto, li utilizza per raccontare anche delle vicende che non sono vere e per ripeterle nella speranza - come è sempre stato affermato - che una menzogna detta più volte finisca per essere una verità.
Noi riteniamo, invece, che questo non possa senz'altro realizzarsi, che chi ascolta le sedute di questa Camera - come ci auguriamo - possa farsi un'idea - me lo consenta - del livello politico a cui è arrivata l'opposizione.
Per quanto ci riguarda noi continueremo questo confronto - facciamo finta che lo sia - democratico, prendendoci anche le accuse che non meritiamo, ascoltando con pazienza, e con pazienza raggiungeremo questo obiettivo, perché ce lo siamo naturalmente dati. E siccome non riusciranno a fermarci, dovranno registrare - e concludo - alla fine di questa discussione oggi, domani o dopodomani, che saranno sconfitti come sono stati sconfitti in decine di voti di fiducia da dicembre ad oggi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Briguglio. Ne ha facoltà.

CARMELO BRIGUGLIO. Signor Presidente, l'onorevole Contento dimentica i tanti anni in cui ha fatto opposizione e ostruzionismo parlamentare che è il sale della democrazia. Siamo qui noi a ricordarglielo.

Pag. 99

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, la norma sulla prescrizione breve di fatto è l'unica disposizione legislativa di una certa rilevanza rimasta all'interno di questo provvedimento. Oggi il Ministro Alfano...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Mura.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, vorrei fare un intervento sull'ordine dei lavori, è stato chiesto al Presidente della Camera...

PRESIDENTE. No, onorevole Piffari, abbiamo preso una decisione, sarà per la prossima volta.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 3.311, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scalera, Cuomo, Boccuzzi, Orlando....
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 599
Maggioranza 300
Hanno votato
291
Hanno votato no 308).

Prendo atto che il deputato Borghesi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole. Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferranti 3.312.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà, le ricordo che ha cinque minuti di tempo a sua disposizione.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, devo dire che sono un po' meravigliata di alcuni interventi anche dei colleghi della maggioranza con cui condividiamo la Commissione giustizia; interventi dal tono un po' professorale, che poco riguarda quello che deve essere l'Aula. Forse questo emendamento voi non lo avete neanche letto però in realtà con questi emendamenti noi abbiamo cercato di costruire qualcosa che fosse in linea con quella di cui ci si riempie spesso la bocca: l'Europa, e quello che in Europa si prevede con riferimento alla prescrizione dei reati.
La prescrizione del reato è qualcosa per cui lo Stato, dopo un certo periodo di tempo dice: non sono più interessato a perseguire quel reato, non mi interessa più. Non capiamo allora perché voi avete accorciato questo interesse dello Stato per certi reati; perché non vi siete invece allineati a quello che accade in Europa dove, ad esempio in Francia, quando avviene un fatto per cui si interrompe la prescrizione, poi riinizia un termine più lungo; in Spagna addirittura, quando si individua una persona nei confronti della quale c'è un processo, viene congelato il termine di prescrizione perché lo Stato deve avere il tempo di arrivare ad una pronuncia di merito; in Germania addirittura se viene pronunciata la sentenza di condanna di primo grado il termine di prescrizione rimane sospeso fino a che la sentenza non passa in giudicato; i sistemi di common law non prevedono la prescrizione del reato, esistono dei limiti di tempo per impedire che i fatti debbano essere provati quando il tempo trascorso rende difficile il reperimento della prova.
Da questi elementi di diritto comparato, noi traiamo un elemento importantissimo: questa norma criminogena che avete coniato, che avete creato, non c'è da nessuna parte. Una norma che ci mette fuori dall'Europa, perché l'Europa vuole che i processi si svolgano, certo in un tempo ragionevole, ma non si va ad estinguere il reato perché dietro ogni reato, ministri che siete qua, impegnati in questo voto perché senza di voi non ci sarebbe la Pag. 100maggioranza, che non viene accertato, che cade sotto la scure della prescrizione, ci sono delle persone che sono vittime o che sono imputati.
Un reato che si estingue non determina una sentenza di responsabilità o di innocenza, ma rimane sempre quell'amaro in bocca, che premia soprattutto chi, attraverso i rinvii, le scorciatoie e i collegi difensivi - che possono essere anche abili, ma non mirano a quell'accertamento - in realtà fanno allungare quei tempi. Ministro Alfano, questa è la cosa che ci lascia sconcertati: che, per questo termine di prescrizione più breve, non avete considerato minimamente la complessità che distingue un reato da un altro, come la complessità negli accertamenti, la complessità nell'imputazione e quante vittime vi sono in un processo.
Le vittime hanno diritto ad ottenere una pronunzia di merito, perché non è vero che il processo che si estingue in primo grado è la stessa cosa per le vittima che è costituita parte civile. Qui vi sono tanti avvocati che mi potranno confermare - se sono coerenti con loro stessi e se la mattina poi possono guardarsi davanti allo specchio con lealtà - che la vittima costituita parte civile ha un interesse specifico ad avere l'accertamento della responsabilità civile nel processo penale, anche se poi il reato si estingue nei gradi successivi.
Addirittura, la vittima parte civile ha l'interesse a portare quel processo fino in Cassazione per il riconoscimento dei propri diritti. Perché non avete tirato fuori da questa prescrizione abbreviata per i cosiddetti incensurati i gravi reati di corruzione, i gravi reati dei disastri colposi, i gravi reati di omicidio colposo, i gravi reati di truffa e di usura, quelli che costituiscono allarme sociale? Essere incensurato non è un qualcosa che poi fa cambiare l'interesse dello Stato all'accertamento di quel reato, potrà influire sulla pena e potrà portare un beneficio di sospensione della pena. Oggi l'onorevole Pecorella ci ha ricordato l'articolo 111 della Costituzione...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Ferranti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro: prendo atto che vi rinunzia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Biagio. Ne ha facoltà per cinque minuti.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, intervengo a titolo personale...

PRESIDENTE. Onorevole Di Biagio, non le posso consentire di intervenire a titolo personale, perché lei è il primo rappresentante del suo gruppo che interviene su quest'emendamento.
Non vi sono altri che intendono intervenire per il suo gruppo? Onorevole Consolo, prego. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, ieri avevo invitato il Ministro ad un gesto di buon senso in relazione a questa norma, introdurre cioè il concetto che potevano avvalersi di questa nuova norma - che pare stia per essere approvata - soltanto coloro che avessero risarcito il danno. Tutti mi hanno detto che era una proposta emendativa di buon senso, però non ho avuto risposta e non riesco ancora a comprendere le motivazioni.
Vorrei una risposta dal Ministro, se no poi non possiamo chiederci perché votiamo in un modo piuttosto che in un altro (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ria. Ne ha facoltà.

LORENZO RIA. Signor Presidente, ha fatto bene la collega Ferranti a tornare al merito delle questioni di cui ci stiamo occupando. Ha fatto bene perché è dalle questioni di merito che si capisce che noi stiamo conducendo una battaglia in positivo, con proposte alternative, con proposte, a partire da quelle emendative riferite all'articolo 1, che vanno tutte, davvero, Pag. 101nella direzione di individuare misure per la tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi.
Onorevole Contento, non che per noi non sia importante la battaglia che stiamo conducendo, che è una battaglia, se vogliamo, simbolica, ma con la quale vogliamo far giungere forte la nostra voce nel Paese rispetto a ciò che si sta consumando in quest'Aula.
L'onorevole Contento lo ha detto molto bene e molto candidamente con la sua consueta capacità oratoria, però ha detto: «noi siamo qui con pazienza, raggiungeremo questo obiettivo perché questo è l'obiettivo che ci siamo dati». Colleghi, è proprio questo l'obiettivo che si è data la maggioranza, ossia quello di giungere con questo provvedimento, attraverso la norma dell'articolo 3, a cancellare uno dei processi, quello nel quale più facilmente in tempi ragionevoli il tribunale di Milano sarebbe arrivato a sentenza.
Sottosegretario Caliendo, il problema è proprio questo: perché non dare la possibilità ai cittadini di vedere e di toccare con mano che le indagini che si sono svolte, il lavoro che è stato condotto dalla magistratura e le sentenze che ci sono state in quel processo possono riguardare anche il Presidente del Consiglio?
Non si può dire che tanto a gennaio, a febbraio, comunque, la prescrizione avrebbe portato alla cancellazione del processo, perché non è così. Non è così perché la sentenza pone un punto fermo in termini di verità che si raggiunge sia pure a livello di primo grado e costituisce la conclusione di una fase importante del processo, nella quale molte cose già si sono dimostrate vere.
Ebbene, signor Ministro, lei ha detto le cose che ha detto con il piglio di chi sa di poter dire le cose che dice perché svolge un ruolo e ricopre una carica. Però ha detto delle cose che davvero non stanno né in cielo, né in terra, perché lei sa, naturalmente molto meglio di me, che questo provvedimento era partito ed era stato anche approvato dal Senato con ben altra impostazione e ben altro impianto che noi non condividevamo, ma che neanche voi condividevate, al punto che questo provvedimento, arrivato alla Camera, è stato fermo qui per oltre un anno.
Signor Ministro, deve rispondere a questa domanda: perché avete tenuto fermo questo provvedimento per più di un anno? Perché, se con questo provvedimento volevate raggiungere i risultati che ci sono in Europa di un processo più breve, di un processo equo, di un processo che deve chiudersi nei tempi ragionevoli, non lo avete portato avanti da un anno a questa parte e invece vi siete fermati e lo avete ripreso - quando lo avete ripreso? - nel momento in cui, dichiarato incostituzionale il legittimo impedimento, il Presidente del Consiglio si è trovato nudo, sprovvisto di una copertura. Avete ripreso un provvedimento che ormai era in un cassetto, su un binario morto.
Lo avete ripreso per inserire questa unica norma e lo avete fatto, signor Ministro, appena qualche giorno dopo... mi farebbe piacere che lei mi guardasse negli occhi (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Certo, perché un Ministro della Repubblica che dice davanti alle telecamere di fare una riforma epocale e di cancellare e abbandonare le norme ad personam, non può avere la fiducia del Paese nel momento in cui, appena tre giorni dopo, accetta che la sua maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo di Unione di Centro)...

PRESIDENTE. Prendo atto che gli onorevoli Di Stanislao, Messina e Cambursano, i quali avevano chiesto di parlare per dichiarazione di voto, vi rinunziano.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, questo provvedimento impedirà a Laura Pellegrini, alias ellekappa, e a tutti gli italiani di capire. Berlusconi, che giurava di non aver mai pagato una donna, ieri ha confessato di aver pagato la nipote di Mubarak per evitare che si prostituisse. Avrà mica pagato anche Mills per sottrarlo alla corruzione? Questa è «una legge barzelletta» che ci impedirà anche il gusto di ridere.

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, sempre Pericle agli ateniesi diceva: «Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati e ci è stato insegnato di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa»...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Borghesi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, le leggi si fanno per stabilire o per ristabilire un senso di giustizia, per risarcire chi ha ricevuto un torto, per far sì che le regole di una società vengano rispettate. Le leggi non si fanno per favorire l'accusato o per far sì che la faccia franca!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, siamo al famigerato articolo 3, quello che prevede la prescrizione breve per uccidere il «processo Mills»...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Favia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, avevo in mente di dire altre cose ma guardando i lavori dico: signori Ministri e signori sottosegretari che siete anche deputati, perché non pensate a dimettervi da ruolo di deputati? Probabilmente dareste un'idea di Governo molto più seria di quella che date adesso perché sembrate soltanto degli scolaretti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, la prescrizione breve è l'unica disposizione legislativa rimasta all'interno di questo provvedimento. Il Ministro Alfano ci ha detto che è ininfluente, allora mi chiedo come mai la volete approvare a tutti costi e come mai i Ministri sono...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Mura.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Leoluca Orlando. Ne ha facoltà.

LEOLUCA ORLANDO. Non riuscirete a far prescrivere la vergogna di questa indegna proposta, né si prescriverà mai l'indignazione e il disprezzo delle vittime di tanti reati!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ginoble. Ne ha facoltà.

TOMMASO GINOBLE. Signor Presidente, Ministro Alfano, il diritto di governare viene da un risultato elettorale, ma l'autorevolezza per governare la si conquista e dipende dai comportamenti...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Ginoble.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gnecchi. Ne ha facoltà.

MARIALUISA GNECCHI. Signor Presidente, anch'io vorrei ricordare al Ministro Alfano che sempre l'articolo 110 della Costituzione prevede che spettano al Ministero della giustizia l'organizzazione e il funzionamento dei servizi relativi alla giustizia e quindi ci chiediamo come in questi tre anni...

FABIO EVANGELISTI. La Russa, perché ti sbracci tanto?

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PRESIDENTE. Ministro La Russa! La prego, Ministro. Per cortesia.
Grazie, onorevole Gnecchi. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole La Forgia. Ne ha facoltà.

ANTONIO LA FORGIA. Signor Presidente, dal suo posto lo si vede bene: l'arroganza del Capo del Governo ha costretto noi, l'opposizione, ma anche la sua maggioranza e il suo Governo ad una guerriglia che fa molto male a noi, ma quel che è peggio fa molto male alle istituzioni. Condivido...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole La Forgia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Laganà Fortugno. Ne ha facoltà.

MARIA GRAZIA LAGANÀ FORTUGNO. Signor Presidente, voi con questo provvedimento non solo ferite l'uguaglianza dei cittadini dinanzi alla legge per dare l'ennesimo salva condotto ad un capo assoluto, ma offendete e umiliate quanti combattono quotidianamente per l'affermazione del principio della legalità e della giustizia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lulli. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, intervengo per esprimere il più fermo dissenso da questo provvedimento. Quello che fa più tristezza è vedere autorevoli parlamentari impegnati nelle furbizie e nelle falsità per portare a casa...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Lulli.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Madia. Ne ha facoltà.

MARIA ANNA MADIA. Signor Presidente, si tratta di una norma che spinge gli imputati, quelli più facoltosi, quelli con mezzi economici, ad arrivare alla prescrizione che diventa più vicina. Insomma, Ministro, una norma che allunga i processi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cesare Marini. Ne ha facoltà.

CESARE MARINI. Signor Presidente, credo che dovremmo avere una maggiore serenità per affrontare questo provvedimento che ha una ricaduta non di poco conto sul nostro sistema giudiziario (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marrocu. Ne ha facoltà.

SIRO MARROCU. Signor Presidente, processo breve, intervento brevissimo. Andate avanti perché non è nella vostra disponibilità fermarvi, perché lui lo ritiene un atto dovuto da parte vostra. È dovuto per ciò che è stato per voi, per ciò che è e per ciò che pensate possa essere nel futuro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pierdomenico Martino. Ne ha facoltà.

PIERDOMENICO MARTINO. Signor Presidente, in questi giorni abbiamo chiesto più volte al Ministro della giustizia di spiegare perché il Parlamento è bloccato da tre settimane su questo provvedimento e a chi serve. Oggi finalmente l'ammissione, anzi la confessione, di Alfano: non serve a niente e a nessuno se non a Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Merloni. Ne ha facoltà.

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MARIA PAOLA MERLONI. Signor Presidente, oggi si scrive una brutta pagina della storia della nostra Repubblica e con le norme che volete approvare si colpisce il nostro Stato di diritto e concedendo la prescrizione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Merloni...
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Migliavacca. Ne ha facoltà.

MAURIZIO MIGLIAVACCA. Signor Presidente, questo provvedimento indica un fallimento che non è solo politico, ma anche morale, di chi governa il sistema della giustizia. Infatti, produrrà non più giustizia, ma meno giustizia, non meno impunità, ma più impunità e tutto questo per salvare un solo imputato: il Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Miglioli. Ne ha facoltà.

IVANO MIGLIOLI. Signor Presidente, signor Ministro, lei dopo tre settimane di silenzio con l'intervento di oggi ha fornito i dati che certificano che il vostro Governo sulla giustizia ha alzato bandiera bianca e ha fallito. Ogni giorno vengono prescritti 400 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Miglioli...
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Misiani. Ne ha facoltà.

ANTONIO MISIANI. Signor Presidente, molti italiani hanno creduto all'annuncio di una riforma epocale della giustizia. Che cosa rimane di quella promessa? Rimane lo spettacolo epocale di ministri e sottosegretari di un grande paese precettati come scolaretti per votare l'ennesima legge ad personam (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mosca. Ne ha facoltà.

ALESSIA MARIA MOSCA. Signor Presidente, nella situazione surreale che stiamo vivendo e che non ha alcun modo di essere spiegata ai cittadini, la domanda alla quale non riusciamo a trovare proprio una risposta è come sia possibile che non vi sia nelle file della maggioranza neanche un tentennamento nel portare avanti una norma (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Mosca...
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Narducci. Ne ha facoltà.

FRANCO NARDUCCI. Signor Presidente, vorrei chiedere al Ministro Alfano se vede i titoli dei giornali europei e se si rende conto della considerazione che abbiamo presso i suoi omologhi Ministri della giustizia nelle principali cancellerie europee (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Narducci...
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Oliverio. Ne ha facoltà.

NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Signor Presidente, noi non siamo d'accordo con i tanti colleghi che vogliono ammorbidire la giustizia o renderla più clemente. Noi crediamo che la giustizia sia giustizia senza qualificazione, senza attributi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Oliverio... Pag. 105
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pedoto. Ne ha facoltà.

LUCIANA PEDOTO. Signor Presidente, «vogliono far morire i processi»: queste sono le parole dette oggi dal procuratore nazionale antimafia Piero Grasso. La fine di migliaia di processi sarà la conseguenza delle irresponsabilità di questo Governo e di questa maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Peluffo. Ne ha facoltà.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Signor Presidente, le chiedo di intervenire a titolo personale. A dire il vero, mi ero iscritto prima quando c'era a disposizione un minuto. Quindi, io inizio l'intervento e poi mi iscrivo altre tre volte se non riesco a completare il pensiero...

PRESIDENTE. Onorevole Peluffo, lei ha già finito il tempo a sua disposizione.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Signor Presidente, allora mi iscrivo altre quattro volte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mario Pepe (PD). Ne ha facoltà.

MARIO PEPE (PD). Signor Presidente, questa legge realizza un antico giudizio della sofistica: «la giustizia è l'utile del più forte» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Mario Pepe (PD), gli antichi servono anche a risparmiare tempo!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pes. Ne ha facoltà.

CATERINA PES. Signor Presidente, «I cittadini cui sono affidate le funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge». È l'articolo 54 della Costituzione, traete voi le debite conseguenze (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piccolo. Ne ha facoltà.

SALVATORE PICCOLO. Signor Presidente, questa doveva essere una riforma storica. Non c'è che dire, la montagna ha partorito il topo, anzi, un mostro, e di mostriciattolo in mostriciattolo state devastando il sistema istituzionale. Non c'è che da dire basta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Antonino Russo. Ne ha facoltà.

ANTONINO RUSSO. Signor Presidente, «Misure per la tutela del cittadino». Si sarebbe potuto concludere qui il titolo di questo provvedimento, aggiungendo, magari, soltanto il nome del cittadino: Berlusconi. Sicuramente, ci sarebbe stata meno ipocrisia e maggiore coerenza con l'esigenza di brevità. Ovviamente la brevità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sanga. Ne ha facoltà.

GIOVANNI SANGA. Signor Presidente, abbiamo cercato di far valere le nostre ragioni e le nostre preoccupazioni, ma tutto era già stato scritto e deciso fuori, lontano da qui. Non riformare e rendere efficiente la giustizia, ma tutelare e garantire qualche super privilegiato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sani. Ne ha facoltà.

LUCA SANI. Signor Presidente, tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge. La maggioranza applica questo principio come ne «La fattoria degli animali», dove tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali di altri. Ricordo che per Orwell gli animali più uguali degli altri erano i maiali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sbrollini. Ne ha facoltà.

DANIELA SBROLLINI. Signor Presidente, la libertà non fondata sulla giustizia è una parola vuota, buona a nascondere illusioni. Proprio i più grandi tiranni hanno glorificato a voce più alta la libertà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scarpetti. Ne ha facoltà.

LIDO SCARPETTI. Signor Presidente, a proposito di onestà intellettuale, Governo e maggioranza dovrebbero dire chiaramente: a noi interessa soltanto salvare una persona, il nostro capo, che ci ha dato tanto e che speriamo ci darà tanto, in barba al diritto di giustizia di migliaia e migliaia di cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Schirru. Ne ha facoltà.

AMALIA SCHIRRU. Signor Presidente, nell'ambito di un processo teso ad abbreviare i tempi è necessario prendere delle precauzioni, come previsto nel nostro emendamento; precauzioni e misure tese a salvaguardare persone e famiglie che aspettano di avere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Siragusa. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA SIRAGUSA. Se voleste rendere più breve il processo, potenziereste gli organici di procure e tribunali e li dotereste di risorse adeguate. Ma voi non volete arrivare alle sentenze; volete mettere KO il sistema giudiziario, fare la prescrizione breve, un'amnistia generalizzata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Strizzolo. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, con questo provvedimento si porta la giustizia italiana in un tunnel sempre più oscuro e buio, a vantaggio dei potenti e a danno dei più deboli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tempestini. Ne ha facoltà.

FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, trovo che questo provvedimento confermi un vecchio adagio della politica italiana, che è quello che non si riesce a superare il vizio del trasformismo delle classi dirigenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Federico Testa. Ne ha facoltà.

FEDERICO TESTA. Signor Presidente, questo Paese avrebbe davvero bisogno di una riforma epocale della giustizia, ma questo provvedimento non va in questa direzione, ma va, anzi, nella direzione contraria di aggiungere ingiustizia in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tocci. Ne ha facoltà.

WALTER TOCCI. Deputati della destra, vi è chiaro che Berlusconi non è eterno? Almeno questo è un problema che non potete risolvere con leggi ad personam. Verrà il giorno che faremo un bilancio di questi anni e vi chiederete quanti prezzi ha pagato la destra italiana per sostenere il suo leader (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tullo. Ne ha facoltà.

MARIO TULLO. Avete annunciato un piano straordinario per riformare la giustizia e state facendo un provvedimento per salvare il Premier. Colgo l'occasione, vista la presenza in Aula del Ministro: dov'è finito il piano carceri? Nel frattempo, nelle carceri italiane si continua a morire (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Verini. Ne ha facoltà.

WALTER VERINI. Signor Presidente, voglio ricordarlo anch'io: tra i rischi più pesanti di questo provvedimento vi è quello che vadano in fumo i procedimenti a carico dei responsabili degli incidenti sul lavoro. Sarebbe un'offesa nei confronti delle vittime e nei confronti di chi si batte per la sicurezza. Tutto questo non è civile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zampa. Ne ha facoltà.

SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, un illustre giurista ha scritto, a proposito del provvedimento in esame, che è come se per rimediare ad un infezione localizzata ad un dito, anziché ricorrere alle cure, si amputasse il braccio o, addirittura, si uccidesse il malato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zucchi. Ne ha facoltà.

ANGELO ZUCCHI. Signor Presidente, per la verità avevo inteso che fossimo qui per abbreviare solo il tempo della prescrizione, ma abbiamo finito con abbreviare anche il tempo della dichiarazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zunino. Ne ha facoltà.

MASSIMO ZUNINO. Signor Presidente, onorevole Ministro, alla fine del 2009 i procedimenti civili pendenti nel nostro Paese hanno segnato il record assoluto di 5.826.000.
A fronte di questa situazione drammatica della giustizia l'unico provvedimento che lei ha saputo proporci è quello relativo all'istituto della prescrizione breve, l'ennesima legge ad personam (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, ricorda il film «Cassandra Crossing»? (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). A tutta velocità, sul binario sbagliato, senza una guida, questo è il Governo qui riunito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA. Signor Presidente, avete provato a mascherare un provvedimento fatto ad hoc per il Presidente del Pag. 108Consiglio con una veste di efficienza, di equità e di giustizia per i cittadini. Tutto falso.
Non ci stancheremo di dichiarare le inefficienze e i rischi della proposta di legge in esame. Gli inganni non durano più: il re è nudo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è un peccato non avere abbastanza tempo per parlare di giustizia perché mi pare che questa sera il clima sia quello giusto, probabilmente non siete giusti voi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.

DONATA LENZI. Signor Presidente, nel denunciare l'aumento del 30 per cento dei reati di corruzione quest'anno il Procuratore generale della Corte dei conti ha segnalato, tra le cause, la diminuzione dei termini di prescrizione per il reato di corruzione da quindici a sette anni e mezzo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Villecco Calipari. Ne ha facoltà.

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Signor Presidente, il Parlamento non è un megafono del Premier, ma è un luogo istituzionale.
Non può essere piegato agli interessi privati di una sola persona (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sereni. Ne ha facoltà.

MARINA SERENI. Signor Presidente, se gli uomini fossero angeli non sarebbe necessario un Governo. Se i governanti fossero angeli non sarebbe necessario alcun controllo né interno né esterno sul Governo.
Ma in un quadro in cui uomini governano uomini sorge un grande problema. In primo luogo, lo Stato deve controllare i governati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, signor Ministro, se fosse vero, come lei ha detto, che il provvedimento in esame impatta solo lo 0,2 per cento dei processi, il fatto di aver preso in pieno proprio i processi Mediatrade e Mills è indice di una mira veramente straordinaria.
Lei deve essere uno dei tiratori scelti del re (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Amici. Ne ha facoltà.

SESA AMICI. Signor Presidente, Ministro Alfano, lei si è svelato questa sera, ha dimostrato che dietro quelle cifre esiste una giustizia ingiusta. Saranno centinaia le persone che questa sera continueranno a chiedervi dov'è la giustizia in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ventura. Ne ha facoltà.

MICHELE VENTURA. Signor Presidente, onorevole Contento, lasci stare il livello a cui è giunta l'opposizione. Non si dimentichi mai che, a proposito di livello, lei è tra coloro, che hanno creduto alla storiella di Ruby nipote di Mubarak (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 109

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nannicini. Ne ha facoltà.

ROLANDO NANNICINI. Signor Presidente, il mio intervento deve essere completo quindi, quando sta per finire il tempo a mia disposizione, me lo segnali perché devo entrare nel merito di argomenti abbastanza ricchi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Mi faccia dire una cosa. Tra conflitti di interesse e altro, un tedesco mi ha detto che in Germania per fare pagare il canone...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Nannicini. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Martella. Ne ha facoltà.

ANDREA MARTELLA. Signor Ministro, l'ho osservata attentamente nel corso di questo dibattito parlamentare. Lei non ha mai alzato, tranne adesso, lo sguardo verso l'opposizione, verso chi è intervenuto. Secondo me lei si sente colpevole, si sente un esecutore.
Forse l'amnistia passerà, ma il giudizio politico su di lei rimarrà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, se mi consente, vorrei ricordare ai colleghi leghisti che, quando un giudice si alzerà per pronunciare una sentenza di non doversi procedere per prescrizione del reato, questa sarà una sconfitta dello Stato, una sconfitta di tutti i cittadini, di tutta Italia, ma anche del nord (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, le chiederei la grande cortesia di potermi avvisare a dieci secondi. La ringrazio.

PRESIDENTE. Sono trascorsi ora dieci secondi.

ROBERTO GIACHETTI. La ringrazio, signor Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maran. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO MARAN. Signor Presidente, Berlusconi - si è capito - non ha alcun interesse a riformare la giustizia. Vuole soltanto sfruttarne le disfunzioni per alimentare il proprio vittimismo davanti all'opinione pubblica: c'è differenza tra un riformatore e un opportunista (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Peluffo. Ne ha facoltà.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Signor Presidente, il preambolo l'ho fatto prima, per cui inizio «l'intervento a puntate». Il Ministro Alfano poche settimane fa presentava in pompa magna la sua proposta di riforma della giustizia di rango costituzionale, per affrontare finalmente, come dichiarava... (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Peluffo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rubinato. Ne ha facoltà.

SIMONETTA RUBINATO. Signor Presidente, il Ministro oggi ci ha detto che il 5 per cento dei processi già cade in prescrizione ogni anno. Quello che è singolare, però, è che la sua preoccupazione non sia quella di ridurre questo 5 per cento, ma di allargarlo quel tanto che Pag. 110basta per far cadere in prescrizione anche i processi del Premier (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vannucci. Ne ha facoltà.

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, in un Paese civile, per abbreviare i tempi dei processi, si fissano i nuovi tempi, si organizzano gli strumenti e si dice: da adesso in poi si fa così. Non si cambiano le regole in corso. Pur di rimanere in piedi voi rinunciate alla civiltà giuridica ed alla dignità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

IVANO STRIZZOLO. Valducci, che vuoi dal Presidente? Vattene da lì!

PRESIDENTE. Aveva parlato la volta precedente, l'onorevole Vannucci. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gasbarra. Ne ha facoltà.

ENRICO GASBARRA. Signor Presidente, vorrei esprimere solidarietà al Ministro perché è stato un avversario apprezzato. Da oggi credo che lo accompagnerà un tormento e un dubbio: valeva la pena umiliare la Costituzione per salvare il suo capo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garofani. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SAVERIO GAROFANI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, alla fine probabilmente riuscirete a portare a casa questo provvedimento. Non illudetevi però, perché la prescrizione, presso l'opinione pubblica e presso gli italiani, non sarà tanto breve (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bocci. Ne ha facoltà.

GIANPIERO BOCCI. Signor Presidente, bastano pochi secondi per dire che questa proposta di legge non garantisce giustizia alle vittime, ma garantisce l'impunità di Berlusconi. Come sempre siete forti con i deboli e siete deboli con i forti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bonavitacola. Ne ha facoltà.

FULVIO BONAVITACOLA. Signor Presidente, la ringrazio di questi generosi quindici secondi, ma non posso accettare. Non mi sento in grado, perché questa è roba da Presidente del Consiglio: solo Berlusconi, in quindici secondi, chissà quante balle riuscirebbe a dire! Rinuncio quindi al mio tempo residuo e riconosco l'inferiorità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Naccarato. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO NACCARATO. Signor Presidente, oggi il Ministro Alfano ci ha descritto il fallimento del suo Governo sulla giustizia: ci ha spiegato che il provvedimento che stiamo esaminando serve solo ed esclusivamente a salvare Berlusconi dal processo Mills. Già questo di per sé è gravissimo. Averlo ammesso con tanta... (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Naccarato. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ciriello. Ne ha facoltà.

PASQUALE CIRIELLO. Signor Presidente, quindici secondi per dare doverosamente atto al Ministro Alfano di avere Pag. 111svolto l'intervento più efficace tra quelli ascoltati in Aula stasera, un intervento naturalmente non a favore del provvedimento ma contro, perché ci ha spiegato... (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Ciriello. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Meta. Ne ha facoltà.

MICHELE POMPEO META. Signor Presidente, la mia solidarietà va al Ministro Alfano. La ringrazio che volge lo sguardo verso le opposizioni. Lei ha detto le bugie da Vespa e negli altri talk show che ha solcato. Vada da Chiambretti a raccontare la verità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marco Carra. Ne ha facoltà.

MARCO CARRA. Signor Presidente, la presenza, domani, dei cittadini di L'Aquila e di Viareggio davanti a Montecitorio è la conferma che questo provvedimento di epocale ha solo la vergogna che vi portate appresso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Carella. Ne ha facoltà.

RENZO CARELLA. Signor Presidente, il Paese è stremato, la crisi sta distruggendo attività economiche e posti di lavoro, i giovani non hanno futuro. Anziché pensare a tutto questo siamo impegnati a creare l'impunità per il Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Incecco. Ne ha facoltà.

VITTORIA D'INCECCO. Signor Presidente, di solito per migliorare basta seguire le buone prassi, però noi in questo momento non seguiamo le buone prassi, non siamo in sintonia con il resto dell'Europa. Questa è una norma che non c'è in nessun altro Paese d'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Causi. Ne ha facoltà.

MARCO CAUSI. Signor Presidente, crisi nel Mediterraneo, crisi nell'immigrazione, crisi nei rapporti tra Italia ed Europa, crisi economica che non è ancora finita, eppure il Governo da tre settimane sta qui compattamente per sostenere una traballante maggioranza. Non è così che si governa e anche gli elettori di destra e della Lega vi faranno pagare un prezzo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Dal Moro. Ne ha facoltà.

GIAN PIETRO DAL MORO. Signor Presidente, ma cari colleghi della maggioranza, pensate veramente che gli italiani credano che tutto il Governo rimanga qui solo per votare per tanti giorni e per un principio di legalità? Non ci crede nessuno, non ci credete nemmeno voi, siete qui solo per assicurare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Dal Moro. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fogliardi. Ne ha facoltà.

GIAMPAOLO FOGLIARDI. Signor Presidente, che il provvedimento fosse urgente e prioritario lo dovreste spiegare anche agli imprenditori che proprio ieri hanno denunciato di essere stati lasciati soli. Andate a rinnovare loro questo impegno e sentite poi cosa penseranno. È il fanalino, la fotocopia, la facciata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

Pag. 112

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fogliardi. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ferrari. Ne ha facoltà.

PIERANGELO FERRARI. Signor Presidente, cari colleghi, deve essere chiaro che anche in queste condizioni stiamo difendendo la dignità del Parlamento e l'uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge. Tutto qui, ma è molto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sarubbi. Ne ha facoltà.

ANDREA SARUBBI. Signor Presidente, il Ministro Alfano ci ha spiegato poco fa che questa norma riguarda un processo su cinquecento. Uno su cinquecento è la probabilità di fare un ambo al lotto, farne due di fila su una ruota Mills e sull'altra Mediatrade è da fenomeni. Bisogna riconoscere al Presidente del Consiglio di essere un uomo particolarmente fortunato al gioco (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Sarubbi. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Morassut. Ne ha facoltà.

ROBERTO MORASSUT. Signor Presidente, si tratta di un provvedimento ignobile, non solo perché è un'amnistia, un condono a favore di chi risultasse colpevole nei processi, un incentivo a commettere reati ma anche un danno per quei cittadini onesti che eventualmente coinvolti in procedimenti giudiziari hanno il diritto a dimostrare l'innocenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Morassut. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lo Moro. Ne ha facoltà.

DORIS LO MORO. Signor Presidente, dobbiamo evitare la burocratizzazione della magistratura per consentire ai giudici, che l'articolo 101 della Costituzione vuole soggetti solo alla legge, di non essere compiacenti, come i tecnici che hanno quantificato i dati forniti oggi in Aula dal Ministro Alfano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Velo. Ne ha facoltà.

SILVIA VELO. Signor Presidente, signor Ministro, lei ha sostenuto prima che questo provvedimento non è ad hoc per il Presidente del Consiglio, poi che non ha grandi effetti sui processi in corso. Delle due l'una, entrambe sono troppe anche per voi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole De Torre. Ne ha facoltà.

MARIA LETIZIA DE TORRE. Signor Presidente, il Parlamento è un luogo dove si parla ma conseguentemente c'è anche chi ascolta. Non crede questa maggioranza di poter ascoltare, di poter capire che forse questa legge non s'ha da fare, che altrimenti l'amarezza di cui parla il sottosegretario Letta rimarrà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole De Torre. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gianni Farina. Ne ha facoltà.

GIANNI FARINA. Signor Presidente, in una storica conferenza sulla filosofia moderna, tenutasi il 31 dicembre 2010 in Islanda, si decise di ridurre i tempi di intervento da quindici a dieci secondi: una sintesi perfetta per la prescrizione breve (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

Pag. 113

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signora Presidente, l'articolo 50 del nostro Regolamento recita: «Ogni volta che l'Assemblea o la Commissione stia per procedere ad una votazione, salvo nei casi in cui la discussione sia limitata per espressa disposizione del Regolamento, i deputati hanno sempre la facoltà di parlare per una pura e succinta spiegazione del proprio voto e per non più di dieci minuti». Essendo ora terminato il tempo contingentato, entra in causa allora l'articolo precedente, quello per cui deve essere consentita la possibilità di intervenire. Si tratta dell'articolo 45, che recita: «Nei casi di discussione limitata per espressa disposizione del Regolamento è in facoltà del Presidente, se l'importanza della questione lo richiede, di dare la parola ad un oratore per ciascun gruppo, oltre gli interventi che il Presidente stesso può eccezionalmente consentire, e di aumentare i termini previsti per la durata degli interventi».
Signora Presidente, le chiedo, in base al nostro Regolamento, alla lettera e allo spirito di questi due articoli che le ho citato; perché togliere decoro e dignità agli interventi dei parlamentari, riducendoli a soli 15 secondi (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Futuro e Libertà per l'Italia)? Facciamo un cambiamento. Si diminuisca il numero degli interventi, ma almeno si dia la possibilità di dare un senso compiuto alle nostre argomentazioni. Si diano almeno 40 secondi, 30 secondi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Biagio. Ne ha facoltà.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, considerando la pregnanza e l'utilità per il Paese di questo provvedimento oltre all'aspettativa di tanti criminali che auspicano con partecipazione la definitiva ratifica del provvedimento, invito i colleghi di smetterla di processare regole democratiche e votare senza...

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, intervengo per un richiamo al Regolamento, perché rimanga agli atti il nostro fermo dissenso circa le modalità da lei applicate nella conduzione della seduta di oggi (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Va bene.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Si tratta di modalità che riteniamo non debbano costituire un precedente, perché, se è vero che è diritto delle opposizioni rappresentare il proprio pensiero, è anche diritto del Parlamento lavorare, cosa che è stata impedita dalla sua conduzione (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

FABRIZIO CICCHITTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABRIZIO CICCHITTO. Signora Presidente, intervengo perché sia agli atti che lei si è assunta la responsabilità di una violazione gravissima del Regolamento, perché ha annullato il contingentamento (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Iniziativa Responsabile - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Noi non abbiamo sollevato il problema per non creare incidenti e per non accedere alle sue provocazioni, ma lei oggi ha violato il Regolamento. Ha capito? E questo non può costituire nel modo più assoluto un precedente (Vivi applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Iniziativa Responsabile - Commenti Pag. 114dei deputati del gruppo Partito Democratico - Dai banchi del gruppo Partito Democratico si grida: Vergogna!).

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, intervengo per testimoniare da parte nostra il pieno rispetto. Credo che vi sia una questione di fondamentale per quel che mi riguarda. E i fondamentali sono che il Regolamento della Camera innanzitutto, come tutte le regole della democrazia (piaccia o no, direbbero altri), è fatto per tutelare la minoranza, ed è la tutela della minoranza che qualifica un sistema democratico, non il suo contrario.
Mi spiace che soprattutto le persone di grande e lunghissima esperienza parlamentare fingano di dimenticarsi le cose...

GIANCARLO LEHNER. Tempo!

PRESIDENTE. Onorevole Lehner!

GIANCARLO LEHNER. Tempo!

PRESIDENTE. Onorevole Lehner, la prego. Lasci che l'onorevole Della Vedova svolga il suo intervento. Prego, onorevole Della Vedova.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. È una questione di responsabilità, signor Presidente. Mi spiace che persone di lunga esperienza parlamentare lo dimentichino. Io non ho una lunga esperienza parlamentare, ma quello che è successo l'ho vissuto all'opposizione nella precedente legislatura e non avevo sentito questi richiami così pesanti nei confronti della Presidenza che allora aveva comprensibilmente assunto questa decisione. Per cui da parte nostra non credo che cambi molto nella scelta che la maggioranza e il Governo hanno già preso di portarci qui di sera e di notte per ore e ore per questa giustizia di classe, che è quella che voi scegliete. La sua scelta, invece, signor Presidente, di cui noi le diamo atto, mi sembra di grande equilibrio, anche per la concessione dei quindici secondi, quando lei poteva scegliere anche diversamente.

DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, davvero forse è la stanchezza, ma la faccia tosta e l'insulto all'intelligenza, non solo dei parlamentari ma di chi ha pronunciato quelle parole, nel sentire, da una maggioranza che ha scelto di calpestare scientificamente le regole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) ad ogni livello, in ogni provvedimento e soprattutto nelle norme che stiamo approvando, accusare l'opposizione, che sta in modo assolutamente responsabile (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) - in questo caso la parola responsabile è usata a proposito - facendo l'opposizione contro un provvedimento che ritiene indegno, dentro le norme regolamentari e stando attenti a non uscire mai da quello che prescrivono i nostri Regolamenti; sentire qui l'attacco, che è stato rivolto a lei, è veramente intollerabile.
La invito a respingerlo con determinazione per il ruolo che lei ricopre e al quale noi questa sera riconosciamo di aver operato una scelta intelligente (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), nel rispetto delle regole, che salvaguarda il diritto dei parlamentari che saranno all'opposizione molto presto - noi ci auguriamo molto presto (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) - di intervenire in questa Aula a sostenere le proprie ragioni in dissenso dal proprio gruppo. Così come abbiamo rispettato e apprezzato la sua decisione di questa sera, noi domani mattina accetteremo qualsiasi decisione adotterà il Presidente della Camera, purché non venga soppresso un diritto che non si può sopprimere, cioè il diritto del parlamentare a intervenire in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 115

PRESIDENTE. Naturalmente ciascun presidente di gruppo ha espresso il proprio pensiero ed è giusto che questo resti agli atti. Io sono molto serena sulla scelta che ho assunto anche perché, come vi ho comunicato, non l'ho assunta da sola. Credo che la Conferenza dei presidenti di gruppo di domani mattina prenderà le decisioni successive. Questa sera la decisione è stata assunta anche in collegamento con il Presidente della Camera. Credo che sia stata una scelta a tutela del Parlamento e mi auguro che in alcune circostanze ci sarà qualcuno, perché sicuramente questo avverrà, che dovrà fare riferimento a questo precedente proprio per rispettare la dignità del Parlamento e dei parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
A questo punto ha chiesto di parlare l'onorevole Costa per cinque minuti. Prendo atto che vi rinuncia.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 3.312, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Barani... onorevole Sardelli... onorevole Pugliese... onorevole Sposetti... onorevole Volpe...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 596
Maggioranza 299
Hanno votato
289
Hanno votato
no 307).

Prendo atto che il deputato Ronchi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Avverto che gli identici emendamenti Di Pietro 3.23 e Ria 3.304 sono stati ritirati dai presentatori.
Il seguito dell'esame è rinviato alla seduta di domani alle ore 9,30.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 13 aprile 2011, alle 9,30:

(ore 9,30 e ore 16)

1. - Seguito della discussione della proposta di legge:
S. 1880 - d'iniziativa dei senatori: GASPARRI ed altri: Misure per la tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi, in attuazione dell'articolo 111 della Costituzione e dell'articolo 6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (Approvata dal Senato) (C. 3137-A).
- Relatore: Paniz.

2. - Assegnazione a Commissione in sede legislativa della proposta di legge C. 3403.

3. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 2569 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 febbraio 2011, n. 5, recante disposizioni per la festa nazionale del 17 marzo 2011 (Approvato dal Senato) (C. 4215).
- Relatore: Calabria.

4. - Seguito della discussione dei disegni di legge:
Ratifica ed esecuzione dello Scambio di lettere tra il Governo della Repubblica italiana e l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO) per la concessione di un immobile in Roma come sede per la Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo (CGPM), fatto a Roma il 19 gennaio e il 24 marzo 2006 (C. 4027-A).
- Relatore: Narducci. Pag. 116
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra Repubblica italiana e la Repubblica di Albania, aggiuntivo alla Convenzione europea di estradizione del 13 dicembre 1957 ed alla Convenzione europea di assistenza giudiziaria in materia penale del 20 aprile 1959, ed inteso a facilitarne l'applicazione, fatto a Tirana il 3 dicembre 2007, con Scambio di Note effettuato a Tirana il 18 e 19 settembre 2008 (C. 4024-A).
- Relatore: Renato Farina.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale e scientifica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Panama, firmato a Roma il 2 maggio 2007 (C. 4040).
- Relatore: Malgieri.

5. - Discussione del disegno di legge:
S. 2170 - Ratifica ed esecuzione del Protocollo di modifica della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Federazione russa per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo Aggiuntivo, del 9 aprile 1996, fatto a Lecce il 13 giugno 2009 (approvato dal Senato) (C. 4135).
- Relatore: Tempestini.

6. - Seguito della discussione della relazione territoriale sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella regione Lazio approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti. (Doc. XXIII, n. 6).

7. - Seguito della discussione delle mozioni Della Vedova ed altri n. 1-00612, Rao ed altri n. 1-00614, Ferranti ed altri n. 1-00615, Costa, Lussana, Belcastro ed altri n. 1-00616, Bernardini ed altri n. 1-00617, Di Pietro ed altri n. 1-00618 e Mosella ed altri n. 1-00619 concernenti iniziative relative alla situazione delle carceri.

8. - Seguito della discussione della mozione Pescante, Gozi, Maggioni, Buttiglione, Ronchi, Razzi, Porcino ed altri n. 1-00567 concernente iniziative per la tutela e la promozione della lingua italiana nelle istituzioni dell'Unione europea.

9. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
BITONCI ed altri; CERONI ed altri; VANNUCCI ed altri: Disposizioni concernenti la ripartizione della quota dell'otto per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche devoluta alla diretta gestione statale (C. 3261-3263-3299-A).
- Relatore: Ceroni.

(ore 15)

10. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PROPOSTA DI LEGGE DI CUI SI PROPONE L'ASSEGNAZIONE A COMMISSIONE IN SEDE LEGISLATIVA
IX Commissione (Trasporti):
ZELLER ed altri: «Disposizioni in favore delle vittime del disastro ferroviario della Val Venosta/Vinschgau» (3403).
(La Commissione ha elaborato un nuovo testo).

La seduta termina alle 23,35.

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO DEI DEPUTATI LEOLUCA ORLANDO E LUIGI NICOLAIS SUGLI IDENTICI EMENDAMENTI 3.300, 3.303, 3.305 e 3.315, RIFERITI ALL'ARTICOLO 3 DELLA PROPOSTA DI LEGGE N. 3137-A

LEOLUCA ORLANDO. Il 6 aprile 2009 alle ore 3,32, questa è l'ora del terremoto Pag. 117che due anni fa ha distrutto L'Aquila, 309 le vittime, ingenti i danni in tutta l'area: il paese di Paganica è quasi del tutto distrutto, palazzine ed alberghi sono crollati a L'Aquila, reparti dell'ospedale della città seriamente danneggiati e costretti a chiudere, tanto che è stato chiesto di allestire un ospedale da campo; persone disperse e tanti morti.
Con il sisma la Casa dello Studente si è spaccata in due tronconi ed un'intera ala è crollata sugli studenti che si trovavano nelle loro stanze e che non sono riusciti a fuggire in tempo.
Il crollo della Casa dello Studente rimarrà uno dei simboli di questa tragedia che ha colpito l'Abruzzo. Ragazzi che da diverse parti dell'Italia si erano trasferiti a L'Aquila per inseguire il loro sogno, per studiare e cercare di costruirsi un futuro
È stata rinviata al 5 novembre prossimo l'udienza preliminare relativa al crollo della casa dello Studente dell'Aquila, che si trova in via XX Settembre e che accoglieva gli studenti vincitori di borsa di studio dell'Università abruzzese, uno dei filoni simbolo della maxi inchiesta sul terremoto che nel 2009 devastò il capoluogo abruzzese.
I capi di imputazione per gli indagati sono omicidio colposo e disastro colposo, reati puniti dal codice con una pena fino a dieci anni.
Tutti gli imputati sono incensurati, tutti potranno beneficiare della prescrizione breve. Le vittime non avranno mai giustizia.

LUIGI NICOLAIS. Ascoltando gli interventi degli onorevoli colleghi in merito a questo disegno di legge che, per raggiungere l'interesse personale del Presidente del Consiglio, mette in crisi il principio di eguaglianza di tutti i cittadini dinanzi alla giustizia, penso che ancora una volta dovremmo porci il problema generale dell'etica pubblica.
Forse bisogna tornare a riflettere su questo grande, vecchio problema che il mondo moderno ha fondato. Il mondo contemporaneo ha problemicizzato il rapporto tra etica e politica, che il mondo moderno aveva fondato in base alla loro distinzione. Domandiamoci, allora, rapidamente quali sono, quali sono state, quali dovrebbero essere le qualità dell'uomo politico, interpretato non come un «santo», ma, come uomo pratico. Queste qualità sono essenzialmente tre: la passione, la responsabilità, la lungimiranza.
Non si può far politica se non si ha passione per il proprio agire. Ma la passione può significare un'agitazione come dire romantica, priva di razionalità, per non fare riferimento a qualcosa di peggio, come si potrebbe pensare, specialmente oggi. E perciò serve la responsabilità, ossia la volontà e la capacità di capire le conseguenze delle proprie azioni, il che significa avere lungimiranza, ossia la qualità di ragionare le conseguenze delle proprie scelte. E per tenere insieme passione, responsabilità e lungimiranza serve sobrietà e la dignità propria e il rispetto per la dignità degli altri.
E invece troppo spesso si cade, si cede ad un «nemico del tutto banale e fin troppo umano: la vanità» Che cosa significa vanità? Significa non sapere controllare l'istinto di potenza, le ambizioni del potere. In tal caso, troppo spesso, troppo facilmente il politico perde la razionalità perché confonde lo scopo della sua attività, che è il bene comune, con l'autoesaltazione, e anziché porsi esclusivamente al servizio della causa che anima la sua passione, il politico si preoccupa di se stesso. Allora il politico diventa demagogo - e si badi che sto ripetendo considerazioni che non sono di oggi e neppure di ieri. Sto riportando considerazioni del 1919. Il demagogo, diceva Max Weber nel 1919, è «costretto a contare sull'effetto, perché egli si trova continuamente in pericolo tanto di di Pag. 118ventare un mero attore quanto di prendere con leggerezza la responsabilità e le conseguenze del suo agire e di preoccuparsi soltanto della »impressione che suscita". Al livello più serio, se dietro al politico che diventa demagogo c'è la perdita della responsabilità, che governa la passione e razionalizza la lungimiranza, non è più possibile nascondere i propri interessi personali.
Ritengo che forse tutti noi, a partire dal Presidente del Consiglio e dai suoi ministri, dovremmo tenere conto, oggi più che mai, di questi fondamentali principi.

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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 4135

Ddl di ratifica n. 4135 - Italia-Federazione russa per evitare doppie imposizioni

Tempo complessivo: 2 ore.

Relatore 5 minuti
Governo 5 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 18 minuti (con il limite massimo di 3 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 22 minuti
Popolo della Libertà 20 minuti
Partito Democratico 18 minuti
Lega Nord Padania 9 minuti
Unione di Centro 7 minuti
Futuro e Libertà per l'Italia 7 minuti
Iniziativa Responsabile 7 minuti
Italia dei Valori 6 minuti
Misto: 8 minuti
Alleanza per l'Italia 2 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 2 minuti
Liberal Democratici - MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 9)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Pdl 3137-A - mantenimento articolo 2 602 602 302 307 295 10 Appr.
2 Nom. articolo agg. 2.023 604 604 303 297 307 9 Resp.
3 Nom. articolo agg. 2.024 603 603 302 297 306 9 Resp.
4 Nom. articolo agg. 2.025 603 603 302 295 308 9 Resp.
5 Nom. articolo agg. 2.022 603 603 302 295 308 9 Resp.
6 Nom. articolo agg. 2.04 605 605 303 295 310 9 Resp.
7 Nom. em. 3.300, 3.303, 3.305, 3.315 604 604 303 295 309 7 Resp.
8 Nom. Pdl 3137-A - em. 3.311 599 599 300 291 308 9 Resp.
9 Nom. em. 3.312 596 596 299 289 307 8 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.