XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 12 luglio 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
recenti provvedimenti proposti dal Governo recano disposizione per il Finanziamento del servizio ferroviario di interesse nazionale con l'introduzione di un sovrapprezzo al canone per il trasporto di passeggeri sulle linee ad alta velocità, destinando i relativi introiti alla diminuzione del costo di accesso all'infrastruttura ferroviaria per i servizi oggetto di contratti di servizio pubblico;
il sovrapprezzo si applicherebbe al canone dovuto per l'esercizio dei servizi di trasporto passeggeri a media e lunga percorrenza, non forniti nell'ambito di contratti di servizio pubblico, per la parte espletata su linee appositamente costruite o adattate per l'alta velocità, intendendosi con tale espressione una velocità non inferiore a 250 chilometri/ora;
il sovrapprezzo verrebbe introdotto per consentire uno sviluppo dei processi concorrenziali nel settore dei trasporti ferroviari, in armonia con la necessità di assicurare la copertura degli oneri per i servizi universali di trasporto ferroviario di interesse nazionale oggetto di contratto di servizio pubblico;
la misura del sovrapprezzo verrebbe determinata con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, sulla base dei costi dei servizi ferroviari oggetto dei contratti di servizio pubblico. La misura del sovrapprezzo è aggiornata ogni tre anni;
gli introiti derivanti dall'introduzione del sovrapprezzo sarebbero integralmente utilizzati dal gestore dell'infrastruttura ferroviaria (RFI S.p.A.) per diminuire il costo di accesso all'infrastruttura per i servizi ferroviari oggetto dei contratti di servizio pubblico;
la regione Sardegna risulta totalmente inesistente nei piani RFI;
l'articolata proposta di definanziamento proposta nei mesi scorsi da RFI risulta iniqua, discriminante e ad avviso dei sottoscrittori del presente atto di indirizzo viola il principio sancito dall'articolo 22 della legge n. 42 del 2009 relativamente alle misurazioni e compensazioni derivanti dal divario insulare; si tratta di un'articolazione che non tiene in alcun modo conto delle precedenti attribuzioni e, soprattutto, per quanto riguarda lo stanziamento che viene cancellato per la Sardegna, si aggiunge ad una situazione gravissima già denunciata in precedente atto di sindacato ispettivo dal quale si evince che la Sardegna ha subito una sottrazione di 629.876.683 nell'ultimo periodo di programmazione;
il sistema dei trasporti in Sardegna è ancora caratterizzato da condizioni di grave disagio e deficit infrastrutturale, gestionale ed organizzativo che producono non solo una bassa qualità del servizio offerto ma costituiscono un ostacolo al decollo della crescita e dello sviluppo economico;
alle oggettive difficoltà derivanti dalla insularità, dalla conformazione prevalentemente montuosa del territorio regionale, dalla bassa densità insediativa, si somma uno storico deficit di infrastrutturazione complessiva, che incide negativamente sullo sviluppo «sistemico» dell'intera regione, costituendo un ostacolo al decollo della crescita e dello sviluppo economico; al costo ed alle difficoltà proprie della condizione insulare, col conseguente basso livello di accessibilità alla rete nazionale ed europea, si unisce la debolezza delle connessioni interne all'isola, causate sia da forti carenze della rete stradale, sia dalla insufficiente dotazione infrastrutturale e dai mediocri livelli di servizio in particolare sulle linee ferroviarie;

nel futuro del sistema ferroviario in Sardegna permangono gravissimi motivi di preoccupazione, peraltro posti in maggiore evidenza dai recenti incidenti mortali: in data 15 giugno 2007 lungo la tratta a scartamento ridotto Nuoro-Macomer, nel quale hanno perso la vita due passeggeri e un macchinista; in data 27 dicembre 2009 lungo la tratta a scartamento ordinario Chilivani-Sassari, nel quale ha perso la vita un macchinista. La tratta, interessata da fenomeni franosi, è a tutt'oggi chiusa all'esercizio; nelle Ferrovie sarde persiste, da oltre un ventennio, una condizione di criticità grave, che rischia di condurre l'intera regione ad un assetto trasportistico monomodale (tutto strada) in totale controtendenza rispetto alle tendenze nazionali ed europee;
alcune carenze assimilabili ai contesti del Mezzogiorno e della Sardegna si riferiscono ai bassi livelli di accessibilità alla rete nazionale ed europea, nonché al proprio interno, causati da insufficienti dotazioni infrastrutturali ed ancora più da mediocri livelli di servizio sia delle linee che delle infrastrutture, ad una disomogenea distribuzione territoriale delle residenze e delle attività che evidenziano aree a bassa densità di popolazione;
l'infrastruttura regionale risulta essere collegata solo teoricamente alla direttrice tirrenica, afferente l'asse ferroviario numero 1 Berlino-Verona/Milano Bologna - Napoli-Messina-Palermo, attraverso i collegamenti marittimi e il tratto ferroviario di connessione con il porto di Civitavecchia la necessità di un effettivo ammodernamento dei sistema ferroviario della Sardegna, risulta a tutt'oggi non condivisa ed estranea alla pratica operativa di RFI, TRENITALIA, CARGO, confermandosi una situazione di deficit d'esercizio sintetizzabile a partire dal dato, antistorico, di una velocità media (lungo la rete ferroviaria nazionale) nell'ordine dei 70 chilometri/ora;
la condizione di criticità prefigura un futuro di abbandono per un patrimonio costituito da 436 chilometri di tracciato a scartamento ordinario, non elettrificata, per grandissima parte a semplice binario, sin qui gestita da FS-SpA, e da altri 626 chilometri da linee a scartamento ridotto, passati alla gestione regionale con quello che i firmatari del presente atto giudicano l'ingiustificabile e grave assenso della precedente giunta regionale, ma in assenza di qualsiasi risorsa sufficiente ad una seppur minima messa in sicurezza né tantomeno al suo adeguamento infrastrutturale; la provincia di Cagliari, la più popolosa, per fare un esempio, risulta 98a tra le province italiane, terzultima nel Mezzogiorno, ha un indice relativo alla rete ferroviaria di 24,7, leggermente superiore alla media regionale (24,5) ma comunque, nettamente al di sotto della media delle regioni del Mezzogiorno (84,7); la dotazione regionale di infrastrutture ferroviarie, la rete di livello nazionale, gestita da RFI, è costituita da 436 chilometri di linea (2,6 per cento del totale nazionale) a scartamento ordinario, semplice binario e non elettrificata. Solo 16,6 chilometri sono a doppio binario (Cagliari - Decimomannu), cui s'aggiungono circa 8 chilometri nella nuova tratta in galleria a Bonorva;
la densità ferroviaria, indice d'accessibilità del territorio, rapporto tra estesa delle linee e superficie regionale, è di 18 metri/chilometro quadro, contro un valore medio nazionale di 55; il grado di diffusione ferroviario della Sardegna è quindi 1/3 di quello nazionale; la rete è suddivisa in linee fondamentali (Cagliari-Chilivani-Olbia), complementari (Chilivani - P. Torres) e secondarie (Decimomannu - Iglesias; Villamassargia - Carbonia) con riferimento alla relativa funzione e all'entità del traffico;
il piano regionale dei trasporti, ed il piano regionale delle merci, come da ultimo approvato dalla giunta regionale con deliberazione n. 12/26 in data 16 aprile 2002 hanno indicato tra i progetti prioritari l'ammodernamento e velocizzazione della rete ferroviaria sarda l'intesa generale quadro stipulata l'11 ottobre 2002 tra il Presidente del Consiglio dei ministri,

il Ministro delle infrastrutture e del territorio, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio ed il Presidente della regione autonoma della Sardegna, nella quale sono indicate quali opere «di preminente interesse nazionale» ha individuato gli interventi ricadenti nel territorio sardo tra quelli inseriti nel 1o Programma delle infrastrutture strategiche;
in tale intesa le parti hanno convenuto che le risorse finanziarie occorrenti per la realizzazione degli interventi ivi previsti «saranno comunque rese disponibili fino alla completa realizzazione delle opere secondo gli importi che risulteranno dai quadri economici dei progetti approvati» e il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti «si impegna fin d'ora a sostenere, con risorse proprie e/o delle aziende vigilate, gli oneri economici per la progettazione di specifiche opere rientranti fra quelle per le quali le parti determineranno di collaborare»;
il documento n. 161 del 22 gennaio 2003, sottoscritto tra il capo del dipartimento coordinamento e sviluppo del territorio del Ministero delle infrastrutture e trasporti e il capo del dipartimento per le politiche di sviluppo e coesione del Ministero dell'economia e delle finanze, è finalizzato ad armonizzare i contenuti delle intese istituzionali di programma e degli accordi di programma quadro con quanto previsto nelle Intese generali quadro in ordine al 1o programma delle infrastrutture strategiche di cui alla citata delibera CIPE 21/2001 anche ai fini dell'appropriata gestione e rafforzamento delle attività di monitoraggio;
il programma attuativo, conseguente all'Intesa del 2002 e all'Accordo approvato dalla giunta regionale nel 2003, per quanto riguarda il trasporto ferroviario, prevedeva: ampliare, potenziare e velocizzare la rete ferroviaria, al fine di renderla idonea a garantire un adeguato livello di qualità nonché ad aumentare l'offerta del servizio esistente, anche attraverso una sostanziale riduzione dei tempi di percorrenza. A questo fine le parti concordano che gli interventi infrastrutturali previsti nel presente accordo, con le risorse disponibili e quelle programmate, sono funzionali all'obiettivo di ridurre, entro il quadriennio 2004-2007, i tempi di percorrenza sulle due relazioni Cagliari-Sassari-Porto Torres e Cagliari-Chilivani-Olbia-Golfo Aranci, in misura tale da elevarne il livello di concorrenzialità con le altre modalità di trasporto;
potenziare le principali linee ferroviarie per realizzare un significativo spostamento modale di quote di traffico dal sistema su gomma a quello su ferro. Tale obiettivo, peraltro, dovrà essere realizzato anche attraverso un riordino dei sistemi su gomma diretto ad eliminare eventuali parallelismi nell'offerta e, viceversa, a favorire l'interscambio gomma/ferro in prossimità delle stazioni;
realizzare interventi di collegamento ai nodi urbani ed ai servizi portuali ed aeroportuali; la definitiva attribuzione delle risorse del PON Trasporti 2000-2006 registra una pesante penalizzazione subita dalla regione Sardegna, in particolare nel settore delle ferrovie, ove il responsabile nazionale delle misure 1.1 e 2.1 risulta non aver proceduto a sviluppare la progettualità necessaria all'attuazione di un complesso di intervento mirati alla velocizzazione della principale linea ferroviaria regionale (Cagliari/Porto Torres/Golfo Aranci);
il recente documento del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti «Selezione dei progetti per la realizzazione del PON Trasporti 2000/2006 - Lista Progetti CdS 25 maggio 2009» mostra, per il settore delle ferrovie una situazione che emerge in tutta la sua gravità;
il Programma operativo nazionale trasporti 2000-2006 in Sardegna alla misura 1.1 - miglioramento della rete e del servizio ferroviario attraverso l'adeguamento della linea - con una dotazione di euro 1.518.420.228 (il 33,6 per cento dell'intero PON trasporti) ha totalmente escluso dall'intervento la regione Sardegna;

la misura 3.3 - sviluppo delle Infrastrutture finalizzate all'intermodalità delle merci, che ha avuto grosse difficoltà anche alla scala nazionale, per incertezze connesse al rispetto delle regole della concorrenza, ed alla conseguente impossibilità di finanziare infrastrutture destinate ad operatori privati ha anche in questo caso escluso la Sardegna nei bilanci di RFI, responsabile delle misure 1.1 e 2.1 del PON trasporti 2000-2006, è effettivamente entrata un'assegnazione complessiva di euro 2.086.936.887. L'ammontare di risorse teoricamente destinato alla regione, stimabile sulla base della quota dell'11,95 per cento, in euro 249 milioni circa, in ragione dell'assenza di progettazione, è stato distribuito sui territori delle altre regioni del Mezzogiorno;
nella programmazione 2007-2013 si rende necessario recuperare con somma urgenza tali risorse, opportunamente rivalutate anche per non perseverare nella seguente inaccettabile programmazione 2007-2013: il Programma nazionale «Reti e Mobilità», inizialmente destinato a tutte le regioni del Mezzogiorno non ha infatti ricompreso Abruzzo, Molise, Basilicata e Sardegna, risultando a tutt'oggi operativo solamente nella sezione finanziata del FERS, per le sole regioni rimaste nell'Obiettivo 1 (giova al riguardo rilevare che lo sforamento statistico di taluni indici economici non equivale ad un recupero del deficit infrastrutturale pregresso);
il programma di interventi relativo all'alta velocità e all'adeguamento infrastrutturale delle dorsali ferroviarie nazionali non ricomprende, tra le regioni destinatarie, la Sardegna;
gli interventi del Fondo Infrastrutture sin qui definiti interessano solo marginalmente la regione Sarda, comunque esclusa dagli interventi di adeguamento della rete ferroviaria;
gli interventi previsti dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, che approva con modifiche, il decreto legge 29 novembre 2008 n. 185, recante misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa e per ridisegnare in funzione anticrisi il Quadro strategico nazionale, destinano una specifica sezione di intervento, per 2.400 milioni di euro al sostegno delle ferrovie e del trasporto pubblico locale, utilizzando a tal fine le risorse del FAS 2007-2013; l'articolo 25 della legge 28 gennaio 2009 n. 2, al comma 2 cita esplicitamente i soli contratti di servizio di Trenitalia con le sole regioni a statuto ordinario «Per assicurare i necessari servizi ferroviari di trasporto pubblico, al fine della stipula dei nuovi contratti di servizio dello Stato e delle Regioni a statuto ordinario con Trenitalia s.p.a., è autorizzata la spesa di 480 milioni di euro per ciascuno degli anni 2009, 2010 e 2011»: una restrittiva applicazione di tale norma condurrebbe quindi ad una paradossale penalizzazione di tutte le regioni a statuto speciale, contraddicendo lo stesso principio ispiratore dell'omogeneità del sistema ferroviario italiano;
analoga perplessità riguarda la ripartizione delle risorse, al cui onere (1.440 milioni di euro per l'anno 2009 e 480 milioni di euro per ciascuno degli anni 2010 e 2011), ai sensi dei commi 3 e 4 del citato articolo 25, «si provvede mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 61, comma 1, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, relativa al Fondo per le aree sottoutilizzate, a valere sulla quota destinata alla realizzazione di infrastrutture ai sensi dell'articolo 6-quinquies del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133» ...«Ferrovie dello Stato s.p.a. presenta annualmente al Ministro dell'economia e delle finanze una relazione sui risultati della attuazione del presente articolo, dando evidenza in particolare del rispetto del criterio di ripartizione, in misura pari rispettivamente al 15 per cento e all'85 per cento, delle quote di investimento riservate al nord e al sud del Paese»;
risulta inaccettabile che tali risorse relative al fondo aree sottoutilizzate, all'interno del contesto nazionale, ed in

particolare del Mezzogiorno violino i criteri di ripartizione che non dovrebbero discostarsi per alcuna ragione da quelli assunti dal Quadro strategico nazionale 2007-2013, che hanno da tempo codificato, in favore della Sardegna, una quota di ripartizione pari al 12,61 per cento del totale delle risorse dedicate al Mezzogiorno (delibera CIPE 166/2007; tabella 4);
un eventuale scostamento da tali criteri di ripartizione andrebbe adeguatamente motivato, ad esempio sulla base di una compensazione per il pregresso non assegnato, ovvero assumendo criteri specifici relativi al fabbisogno infrastrutturale, misurabile attraverso fattori oggettivi quali l'estesa chilometrica, o l'insufficienza della velocità commerciale lungo linea: va detto sin d'ora che criteri di assegnazione delle risorse fondati sul riconoscimento dell'effettivo deficit infrastrutturale, condurrebbero a coefficienti di ripartizione delle risorse destinate al Mezzogiorno sensibilmente superiori al quantum sin qui solo teoricamente riconosciuto alla regione Sardegna. E di fatto comunque negato nell'ambito della richiamata programmazione; i criteri di ripartizione di tali somme all'interno del contesto nazionale, ed in particolare del Mezzogiorno non devono discostarsi in alcun modo se non per incrementarli, ai fini di ulteriore compensazione del pregresso sottratto, da quelli che il quadro strategico nazionale utilizza per la distribuzione delle risorse alla scala regionale, com'è noto pari al 12,61 per cento per ciò che attiene la regione Sardegna (delibera CIPE 166/2007, tabella 4);
i criteri di riparto dovrebbero essere sensibilmente superiori a tale quota, soprattutto se si prendesse in considerazione ad esempio il dato di fabbisogno infrastrutturale (rilevabile dalla estesa chilometrica, e dalla modesta velocità commerciale lungo linea);
la stima del quantum di risorse FAS, riparto nazionale, da assegnarsi alla regione Sardegna va comunque effettuata con la massima celerità al fine di recuperare i divari registrati e incrementati negli anni il citato comma due della legge 28 gennaio 2009, n. 2, non ha esplicitamente inserito nel riparto le regioni a statuto speciale, richiamando esclusivamente le sole regioni a statuto ordinario;
una restrittiva applicazione della norma costituirebbe una paradossale penalizzazione per tutte le regioni a statuto speciale, contraddicendo lo stesso principio ispiratore dell'omogeneità del sistema ferroviario italiano;
il sostanziale disimpegno di RFI ha condotto ad un progressivo abbattimento dei livelli di servizio sul sistema ferroviario della Sardegna: come emerge dalla lettura degli orari riportati dal sito Trenitalia a velocità commerciale media sulla rete RFI s'aggira, in Sardegna, sui 65-70 chilometri/ora; soltanto uno dei 5 collegamenti Cagliari-Sassari (261 chilometri in ferrovia, sulla strada statale n. 131) è infatti effettuato dal treno più veloce in 2 ore e 50 minuti (velocità commerciale 92 chilometri/ora;
gli altri quattro impiegano dalle 3 ore e 30' alle 4 ore, con una velocità commerciale media oscillante tra i 75 ed i 65 chilometri/ora: tempo superiore del 50 per cento rispetto a quello «impiegabile» da un'autovettura di media cilindrata sulla strada statale n. 131; il collegamento Sassari-Olbia (116 chilometri) è coperto in circa 1h 50 minuti alla velocità commerciale inferiore ai 65 chilometri/ora;
la tratta inter-city a più alto traffico (Cagliari-Oristano, 94 chilometri), che si sviluppa su tracciato in piano, è percorsa da circa 18 treni giornalieri, ma solamente 2 corse/die effettuano la tratta in 56 minuti circa, alla velocità commerciale di oltre 100 chilometri/ora: per le altre, i tempi di connessione giungono ai 70, 80, 110 minuti, segnate quindi da uno standard di esercizio che abbatte le velocità commerciali sino ai 60 e addirittura ai 47 chilometri/ora;
a tale rete si aggiungono 620 chilometri di rete ferroviaria a scartamento

ridotto, passata dalla gestione governativa alla gestione regionale in assenza di alcun progetto di ammodernamento, sulla quale la velocità di percorrenza oscilla tra i 60 chilometri/ora della Sassari-Alghero e della Cagliari-Mandas, per ridursi ai 33 chilometri sulle tratte a valenza turistico e paesistica:
Sorgono-Mandas-Arbatax;
Palau-Arzachena-Tempio-Nulvi,
Nuoro-Macomer-Bosa;
per tale sottosistema ferroviario regionale, sono necessari importanti momenti di riqualificazione: sulle tratte a maggiore valenza urbana, per le quali si prospetta (con fondi regionali, nazionali e comunitari) il completamento delle azioni già avviate con le metropolitane leggere di Cagliari e Sassari, con la estensione delle tratte elettrificate, e la semplificazione degli attuali passaggi a livello, da ricondurre a normali intersezioni semaforiche; per le tratte gravitanti sui centri urbani, per le quali occorre a ricondurre a standard, in particolare sulle tratte pianeggianti, le velocità di esercizio;
sulle tratte che attraversano i territori montani, segnandone paesaggio e storia, sulle quali la domanda di «turismo ambientale» ha mantenuto trend di crescita nell'ordine del 7-8 per cento all'anno, sino a lasciare inevase quote elevate di domanda, per l'insufficienza dei treni (dedicati alla domanda pendolare) e per la carenza di figure rare quali quelle dei macchinisti, in favore dei quali sono state peraltro pedissequamente applicate le norme relative al prepensionamento degli addetti; ai sensi dell'articolo 837 dell'articolo 1 della legge Finanziaria per il 2007 tali linee sono passate alla gestione regionale. Senza alcuna risorsa aggiuntiva, e senza registrare, e quantificare, i danni conseguenti ad oltre un cinquantennio di sostanziale assenza di investimenti, all'interno di un accordo a tutt'oggi privo delle risorse necessarie alla messa in sicurezza ed all'ammodernamento dell'infrastruttura;
il «Corridoio plurimodale Sardegna Continente» è privo del servizio di traghettamento ferroviario delle merci, sospeso da Trenitalia a partire dal luglio 2008;
la rete ferroviaria sarda, con particolare riferimento alle condizioni di sicurezza risulta evidente la penalizzazione subita dalla Sardegna sia in termini di mancata assegnazione di risorse pregresse, sia in termini di continuo decadimento del livello di servizio ferroviario;
nell'ambito della futura programmazione anche nel quadro della pianificazione dell'utilizzo del sovrapprezzo nazionale che dovesse essere previsto da futuri atti di Governo o legislativi,


impegna il Governo:


a valutare una rimodulazione dell'aggiornamento del contratto di Programma di Rete ferroviaria italiana tesa a restituire alla regione Sardegna le risorse parametrate spettantigli;
a valutare l'opportunità di disporre non solo la riassegnazione delle risorse che gli sono state sottratte con la proposta di aggiornamento del contratto di programma ma a provvedere ad una assegnazione congrua del periodo di programmazione 2011/2015 dove la Sardegna risulta totalmente esclusa;
a valutare la necessità di definire dei parametri certi per l'attribuzione delle risorse dei contratti di programma che risultano totalmente sbilanciati su alcune regioni a scapito di altre, su tutte la regione Sardegna;
ad inserire la Sardegna nelle regioni dotate di una rete ad alta velocità capace di riequilibrare la dotazione infrastrutturale che vede sempre maggiore il divario proprio nel settore ferroviario tra l'Italia e la Sardegna.
(1-00691)
«Pili, Nizzi, Vella, Murgia, Porcu, Carlucci, Scalera, Centemero, Ceccacci Rubino, Bonciani, Iapicca».

Risoluzioni in Commissione:

La XI Commissione,
premesso che:
al personale dipendente della società Poste italiane spetta, per il servizio prestato al momento dell'assunzione fino al 28 febbraio 1998 - data della trasformazione dell'ente Poste italiane in società per azioni - l'indennità di buonuscita di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 1032 del 23 dicembre 1973;
l'indennità di buonuscita viene calcolata, in base all'articolo 3 del citato decreto del Presidente della Repubblica, per tutti i dipendenti pubblici avendo a riferimento l'ultima retribuzione percepita dal lavoratore prima della sua collocazione in quiescenza;
il calcolo dell'indennità di buonuscita avendo a riferimento l'ultima retribuzione percepita ne garantisce la sua costante rivalutazione per effetto degli aumenti contrattuali e degli avanzamenti di carriera dei lavoratori; per i lavoratori postelegrafonici l'articolo 53, comma 6, della legge n. 449 del 30 dicembre 1997 (legge finanziaria 1998) stabilisce che «a decorrere dalla data di trasformazione dell'Ente poste italiane in società per azioni... al personale dipendente dalla società medesima spettano il trattamento di fine rapporto di cui all'articolo 2120 del codice civile e, per il periodo lavorativo antecedente, l'indennità di buonuscita maturata, calcolata secondo la normativa vigente prima della data di cui all'alinea del presente comma»;
alla liquidazione dell'indennità di buonuscita maturata per il servizio prestato in Poste italiane fino al 28 febbraio 1998 ha provveduto una gestione commissariale istituita presso l'Ipost, Istituto postelegrafonici, sino al 31 maggio 2010, data di soppressione di detto ente e di trasferimento delle sue funzioni all'INPS. Detta liquidazione viene però effettuata in base all'interpretazione letterale del comma 6 di cui sopra, facendo riferimento alla retribuzione percepita al 28 febbraio 1998, data di trasformazione dell'ente in società per azioni;
il sopra citato sistema di calcolo, che «congela» la buonuscita al valore maturato al 28 febbraio 1998 indipendentemente da quando il lavoratore andrà in pensione, determina un evidente e grave danno economico ai lavoratori interessati, e cioè a tutti i dipendenti di Poste assunti prima di tale data, che sono la grande maggioranza degli attuali dipendenti, ma anche impedisce la conseguente rivalutazione della buonuscita stessa;
in questi anni i lavoratori collocati in quiescenza hanno prodotto un notevole contenzioso giudiziario per la rivalutazione della buonuscita sulla base dell'ultima retribuzione percepita prima della quiescenza stessa; il contenzioso giudiziario ha avuto sino ad ora esito favorevole per i lavoratori, ma nonostante le sentenze avverse, le dinamiche di liquidazione adottate dall'Ipost continuano a fondarsi sull'interpretazione restrittiva dell'articolo 53 della suindicata legge;
i lavoratori postelegrafonici possono ottenere la concessione di un mutuo da parte dell'Ipost che lo eroga attingendo al fondo costituito dalla buonuscita del dipendente e rimasto nella disponibilità dell'istituto previdenziale per effetto dell'articolo 53 della legge n. 449 citata e sul quale l'istituto chiede al dipendente la corresponsione di interessi. Si realizza pertanto una situazione paradossale che vede il dipendente prestare il proprio denaro a sé stesso e corrispondere gli interessi legali sul prestito all'Ipost;
i dipendenti di Poste italiane non ottengono neanche l'anticipazione del 75 per cento della buonuscita così come avviene per altri lavoratori, ma alla richiesta, più volte reiterata dagli stessi di essere messi a conoscenza dell'esatto ammontare del valore della buonuscita maturato al 28 febbraio 1998, non è stato dato alcun tipo di riscontro da parte degli uffici competenti;

con precedente atto 5-03280, del 22 luglio 2010, si poneva all'attenzione del Ministro del lavoro e delle politiche sociali la questione dell'indennità di buonuscita del personale di Poste italiane SpA., come citato in premessa. In risposta a tale atto di sindacato ispettivo, il Governo, nella persona del sottosegretario allo sviluppo economico, evidenziava, tra l'altro, «che per l'introduzione di diverse forme di rivalutazione dell'indennità di buonuscita, come evidenziato anche dall'onorevole Interrogante, si renderebbe quindi necessario un nuovo intervento legislativo in materia»;
appare in tutta evidenza l'incongruenza del permanere dell'applicazione di un istituto tipico del rapporto di lavoro di diritto pubblico, quale l'indennità di buonuscita, a lavoratori, nel frattempo, passati alle dipendenze di un ente trasformato in società per azioni,


impegna il Governo:


ad intervenire con adeguate quanto repentine iniziative, anche di natura normativa, al fine di individuare una soluzione che consenta ai lavoratori di Poste spa di usufruire di un costante aggiornamento del valore dell'indennità di buonuscita, nonché per consentire il diritto alla corresponsione della buonuscita di detti lavoratori, pur in costanza del rapporto di lavoro;
a impartire le opportune direttive affinché vengano individuate, tra la società Poste italiane spa e le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative a livello nazionale, le modalità per rendere praticabile la citata corresponsione integrale o parziale dell'indennità di buonuscita maturata da detti lavoratori.
(7-00635)
«Codurelli, Damiano, Comaroli, Madia, Boccuzzi, Rampi, Berretta, Schirru».

La XI Commissione,
premesso che:
il Parco dello Stelvio è la più grande area protetta dell'arco alpino italiano, un bene naturalistico che da 75 anni è protetto come Parco nazionale e che custodisce un patrimonio di foreste, pascoli e ghiacciai di valore straordinario, ben al di là degli stessi confini nazionali italiani, come fissato dalla Convenzione internazionale per la protezione delle Alpi, un accordo vincolante tra Stati nazionali e regioni confinanti ratificato dal nostro Paese nel 1999;
la sensazione è che ancora una volta la montagna debba pagare un prezzo alto causa il patto di stabilità risorse economiche sono state stanziate dalla regione Lombardia, ma «l'interdizione al Parco» stabilita dal decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni dalla legge 31 luglio 2010, n. 122 che stabilisce che il limite di spesa non può superare il 50 per cento degli introiti dell'anno precedente, impedisce ulteriori investimenti;
il comma 28 dell'articolo 9 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, infatti, stabilisce che a decorrere dall'anno 2011, gli enti pubblici non economici, possono avvalersi di personale a tempo determinato o con convenzioni ovvero con contratti di collaborazione coordinata e continuativa, nel limite del 50 per cento della spesa sostenuta per le stesse finalità nell'anno 2009; mentre un mese fa si paventava la possibilità di una deroga, la Regione fino ad oggi non è riuscita a trovare una soluzione per rendere disponibili le risorse esistenti;
i lavoratori del parco nazionale dello Stelvio sono assunti annualmente dal mese di aprile al mese di ottobre e svolgono il loro lavoro a carattere stagionale per un minimo di 151 fino a un massimo di 180 giorni all'anno e hanno pertanto un contratto a tempo determinato;
stante il comma 28 dell'articolo 9 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, quest'anno il 50 per cento dei contratti del personale del parco non potrebbero essere rinnovati creando un serio problema di

gestione di uno dei parchi più importanti del nostro paese e lasciando molte famiglie senza una fonte di reddito;
in questo contesto è da considerarsi l'assoluta specificità del parco dello Stelvio, trattandosi di un ente di natura consortile direttamente sostenuto dalla regione Lombardia e dalle province autonome di Trento e Bolzano, a valere sulle proprie risorse, nel rispetto del patto di stabilità interno, e quindi non riconducibili al bilancio dello Stato;
la regione Lombardia e le province autonome di Trento e Bolzano, in qualità di amministrazioni partecipanti al consorzio, con atti dei rispettivi organi di giunta, hanno confermato la pubblica utilità dei lavori di manutenzione e valorizzazione territoriale, delegando l'esecuzione dei lavori in amministrazione diretta all'Ente parco nei limiti dei finanziamenti garantiti;
le province autonome di Trento e Bolzano e la regione Lombardia hanno già messo a disposizione i fondi necessari a garantire la copertura finanziaria integrale del personale necessario per la corretta manutenzione e gestione dell'area protetta compresi i contratti degli 82 forestali, numero già ridottosi della metà rispetto all'anno 2006, ma nonostante questo il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare non ha autorizzato la stipula dei contratti di lavoro a tempo determinato;
nella convocazione del Consiglio dei ministri n. 120 del 22 dicembre 2010 è stato approvato il decreto legislativo: «Norme di attuazione dello Statuto speciale della Regione Trentino-Alto Adige recanti modifiche ed integrazioni all'articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica n. 279 del 1974 in merito alle funzioni esercitate dalle Province di Trento e di Bolzano concernenti il Parco nazionale dello Stelvio»;
tale decreto mantiene la configurazione unitaria del parco e disciplina il nuovo assetto amministrativo per il parco nazionale dello Stelvio, affidando agli enti locali maggiori responsabilità nella gestione e assegnando loro il finanziamento integrale dei relativi oneri;
come definito dal Ministro per gli affari regionali, Raffaele Fitto, questo provvedimento permette il raggiungimento di un utile equilibrio, ispirato alla logica del federalismo, tra la necessità di assicurare forme adeguate di tutela di una importantissima area protetta e quella di responsabilizzare gli enti locali nella sua gestione e valorizzazione,


impegna il Governo:


a prevedere, in deroga all'articolo 9, comma 28, del decreto-legge n. 78 del 2010, la possibilità per il Parco nazionale dello Stelvio di stipulare contratti a tempo determinato per il personale adibito alla manutenzione e gestione del parco, senza gravare sul bilancio dello Stato, al fine di permettere la normale funzionalità del parco stesso;
a salvaguardare i posti di lavoro delle persone impiegate con contratto stagionale nel Parco nazionale dello Stelvio, a fronte della disponibilità delle risorse economiche esistenti.
(7-00636)
«Codurelli, Gianni Farina, Gnecchi, Braga».

TESTO AGGIORNATO AL 13 LUGLIO 2011

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
prima che venisse definitivamente emanato il decreto-legge n. 98 del 2011

contenente disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria per i prossimi quattro anni, è circolato un testo all'interno del quale era stata inserita, al comma 23 dell'articolo 37, una norma che prevedeva, in caso di condanna in appello per somme superiori ai 20 milioni di euro, che il giudice potesse non procedere a rendere esecutiva la sentenza;
la norma era stata immediatamente ribattezzata come «lodo Mondadori» con riferimento alla nota vicenda Cir-Fininvest ed era apparsa come una norma «ad aziendam», ancorché ad personam con il palese intento di favorire il gruppo economico del Presidente del Consiglio;
il Ministro Calderoli aveva spiegato che, in sede di discussione del Consiglio dei ministri, egli stesso non aveva né visto né letto la norma, ovvero che quella norma non era stata affatto deliberata; il Ministro responsabile della manovra, Tremonti, si era dichiarato «del tutto all'oscuro» a quanto inserito nel testo;
tuttavia, nel corso di trasmissione del testo al Capo dello Stato, quella norma era (secondo quanto si è appreso da indiscrezioni circolate sugli organi di stampa), ivi contenuta e ciò potrebbe voler dire che qualcuno, al di fuori del Consiglio dei ministri, nel redigere il documento, lo aveva, ad avviso degli interroganti, falsificato materialmente per ordine e conto di qualcun altro e in contrasto con quanto previsto dalla Costituzione;
a seguito delle molteplici reazioni avverse a questa norma, il Presidente del Consiglio dei ministri ha poi dovuto annunciare, il giorno successivo, il ritiro della stessa;
appare, tutto ciò, un problema di una certa rilevanza penale, istituzionale e costituisce un fatto gravissimo che attenta alla democrazia, alle istituzioni e allo Stato di diritto -:
se non ritenga di chiarire cosa è esattamente successo nel momento stesso della trasmissione del testo licenziato dal Consiglio dei ministri alla Presidenza della Repubblica;
se non ritenga di voler riferire se sia vero o non sia vero che avvierà, un'inchiesta per capire chi si sia prestato e per conto di chi ad alterare il citato documento e se, ricorrendone i presupposti, ne sia stata informata la procura della Repubblica competente.
(2-01152)
«Donadi, Evangelisti, Borghesi, Leoluca Orlando, Piffari».

Interrogazione a risposta scritta:

SCILIPOTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la signora Franca De Candia vuole morire davanti al Viminale; delusa e amareggiata per la circolare emanata del commissario di Governo che annulla di fatto e con data retroattiva il diritto al risarcimento della più nota vittima di usura ed estorsioni del nostro Paese, stanca di sentirsi utilizzata da tutti coloro che sostengono solo a parole di difendere le vittime, mentre in realtà difenderebbero solo interessi propri;
Franca De Candia, già fortemente provata dalle vicende per le quali non ha ottenuto e non potrà più ottenere alcun risarcimento da quelle istituzioni appositamente concepite dalla legge n. 108 del 1996 per la tutela delle vittime, dopo avere contestato quella che ritiene una assurda iniziativa contro legge del commissario antiracket, per far conoscere a tutti i malcapitati dell'usura il destino a cui sono esposti per la anomala attuazione della legge che dovrebbe tutelarli, appena dimessa dalla terapia intensiva a cui è stata sottoposta nel nosocomio della sua città, si è trasferita a Roma dove ha iniziato lo sciopero della fame e dei farmaci salvavita poiché intende lasciarsi morire davanti al Viminale;

le motivazioni a fondamento della sua drammatica scelta sono la conseguenza di 16 anni di negative esperienze al seguito della Federazione Antiracket che di fatto sembrerebbe gestire i destini dei malcapitati;
poiché si tratta di aspetti e lamentele più volte prospettate presso varie sedi, istituzionali e non, con particolare riferimento alla circostanza che alle vittime vere i fondi sarebbero stati elargiti con ritardi anche di molti anni e dopo la perdita degli immobili venduti all'asta, oltre che per importi notevolmente inferiori alle debitorie quantificate, la cui inconsistenza ha vanificato il beneficio, e reso impossibile la restituzione del mutuo;
di contro, sembrerebbe che a molti soggetti non aventi diritto, sarebbero stati erogati mutui e risarcimenti ingenti in tempi decisamente ridotti. E sono casi da verificare. Perché, qualora la gestione dei fondi dello Stato che sarebbero dovuti essere destinati alle vere vittime, si rivelerebbe una mala gestione, e qualora possano risultare complicità di soggetti componenti il comitato presso la struttura di Governo, la fattispecie esaminata sarà meritevole di indagini dell'autorità giudiziaria e del Parlamento;
la speranza è di riuscire ad evitare la prematura fine dell'esistenza di chi si è battuta per l'attuazione della legge antiusura e per le considerazioni esposte, e di dare attuazione al trionfo della giustizia, nel caso in cui la magistratura ritenga, alla luce di eventuali evidenze documentali, di dover aprire un fascicolo di indagine -:
se il Governo non ritenga di dover intervenire con urgenza, predisponendo misure atte a far luce e giustizia sul caso esposto in premessa e su casi similari, promuovendo un'indagine estesa a tutti i soggetti che hanno beneficiato di elargizioni e mutui ex lege n. 108 del 1996 e n. 44 del 1999 sull'utilizzo reale fattone delle somme ricevute e, contemporaneamente, perché sia accertata la reale esigenza e chi saranno i destinatari delle somme dei cosiddetti Pon Di Sicurezza per la cui attuazione sarebbe stato stanziato oltre un milione di euro.
(4-12653)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

PALAGIANO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in data 21 luglio 2009, l'interrogante ha presentato un'interrogazione a risposta immediata in Assemblea, avente ad oggetto la drammatica situazione dell'inquinamento nel golfo di Napoli, ed in particolare nella zona della costiera sorrentina;
a tutt'oggi la situazione è pressoché invariata, se non addirittura peggiorata, come si evince dalle continue denunce della stampa nazionale e locale e dallo sversamento del percolato nel golfo di Napoli, segnalato numerose volte dal WWF Campania;
nella penisola sorrentina la situazione è altrettanto grave, come risulta da alcuni episodi avvenuti tra il 2010 ed il 2011; in particolare:
a) un articolo apparso su Il Fatto Quotidiano del 24 luglio 2010, segnalava che un'indagine della procura della Repubblica di Torre Annunziata, in merito all'inchiesta sui giudizi di balneabilità del mare (tra Sorrento, Massa Lubrense, Vico Equense, Punta Campanella, Capri, Ischia e Castellammare di Stabia) pronunciati nel 2009, aveva formulato gli avvisi di conclusa indagine per 14 tecnici del dipartimento provinciale dell'A.r.p.a.c. di Napoli, tra i quali il responsabile dell'unità epidemiologica e il dirigente biologo, accusati di reati che vanno dal concorso in falso ideologico all'omissione d'atti d'ufficio;
b) da alcuni articoli di stampa, datati 1o giugno 2011, si apprende che i 14 tecnici sono stati rinviati a giudizio per le

false attestazioni di balneabilità del mare. Questi funzionari A.r.p.a.c. certificavano che le acque erano balneabili senza fare le analisi previste. La procura lo ha riscontrato verificando gli orari di entrata ed uscita dei battelli che facevano i controlli;
c) in data 5 febbraio 2011, a distanza di pochi metri dal complesso definito «ecomostro di Alimuri» - relativamente al quale l'interrogante ha presentato oltre un anno fa un'interrogazione parlamentare rimasta ancora senza risposta - tra le spiagge di Vico Equense (località Seiano) e Meta, è stata riversata in mare una fogna a cielo aperto, rendendo lo specchio acqueo di colore marrone, con vaste chiazze schiumose e maleodoranti, scaglie di sostanze in sospensione ed alghe verdi cresciute a ritmo esponenziale, a testimonianza dell'eutrofizzazione provocata dall'eccesso di nutritivi, nitrati e fosfati, contenuti negli scarichi fognari;
d) il comune di Sorrento, con ordinanza sindacale n. 192 del 19 aprile 2011 (protocollo n. 14.366), ha imposto il divieto di balneazione per lo specchio acqueo in località Marina Grande, salvo poi revocare lo stesso in data 17 maggio 2011 (protocollo n. 17.652), in quanto, a seguito delle analisi effettuate dall'A.r.p.a.c., «si sono verificate le condizioni previste dall'articolo 6 del decreto attuativo del 30 marzo 2010, decreto legislativo n. 116 del 2008»;
e) la spiaggia di San Francesco, sulla quale insistono i maggiori stabilimenti balneari del comune di Sorrento, è stata interdetta alla balneazione con ordinanza sindacale n. 283 9 giugno 2011 (protocollo n. 20.936), anch'essa revocata in data 17 giugno 2011 (protocollo n. 21.132), a seguito della comunicazione da parte dell'A.r.p.a.c. dell'esito favorevole delle analisi;
«episodi inquinanti» ed «effrazioni degli impianti» di depurazione locali, che hanno causato eventi dalla portata disastrosa (regolarmente denunciati da cittadini ed associazioni alla GORI S.p.A. - gestione ottimale risorse idriche, agli enti comunali, alle forze di vigilanza), si verificano senza sosta da oltre un decennio, in particolare nelle aree marine antistanti i piccoli impianti di depurazione, come Marina Grande o Punta Gradelle a Sorrento;
nel febbraio 2011, un grosso sversamento di liquami scuri è stato avvistato a Punta Gradelle, sulla costa di Sorrento. A giudizio del GORI S.p.A. una delle griglie che dovrebbero trattenere le particelle più grandi, e quindi proteggere la costa almeno dal macro inquinamento, sarebbe risultata mal funzionante e scarsamente sottoposta a manutenzione;
nel luglio 2011, l'A.r.p.a.c. ha registrato la cattiva funzionalità del depuratore di Marina Grande. Le analisi, effettuate dall'Agenzia per la protezione ambientale della Campania, hanno evidenziato che lo scarico del depuratore «non rientra nei limiti per scarichi in acque superficiali per il parametro Escherichia Coli»;
il 10 luglio 2011, come riportato da diversi organi di stampa nazionali e locali, un'ampia chiazza nera e dal fortissimo odore acre è stata avvistata nei pressi dello sbocco dell'alveo Pollena, tra i moli 54 e 55 del porto commerciale di Napoli. Ad oggi non sono ancora note la natura e la provenienza dei liquami, ma il rischio di una intossicazione è alto, specie considerando il ricovero di due marittimi per nausea, vomito e forte bruciore agli occhi, avvenuto immediatamente dopo l'essersi avvicinati alla chiazza scura;
è evidente che detta situazione costituisce pericolo, oltre che per l'ambiente, anche per la salute dei cittadini e conseguentemente si pongono seri interrogativi sulla qualità sulla commestibilità del pescato;
viene, inevitabilmente e gravemente, lesa l'immagine del golfo di Napoli, delle sue isole e della penisola sorrentina in Italia ed all'estero, compromettendo il turismo locale, con drammatiche conseguenze economiche ed occupazionali;

ad avviso dell'interrogante, gli enti che effettuano il controllo della qualità delle acque risultano troppo spesso inclini a giudizi talora privi del necessario grado di approfondimento, poco obiettivi nei confronti delle amministrazioni che, per evitare ricadute impopolari e negative sulla loro immagine, non pongono il necessario divieto di balneazione in alcune aree marine seriamente compromesse dall'inquinamento;
si ricorda che, secondo quanto riportato sul sito istituzionale dell'A.r.p.a.c., «le regole vigenti prevedono almeno un prelievo al mese, per ciascuno dei punti del monitoraggio». Tali prelievi dovrebbero essere effettuati, a giudizio dell'interrogante, più spesso, specie in estate, in maniera casuale e soprattutto in diversi momenti del giorno, in quanto la qualità e la pulizia delle acque sono soggette alle correnti marine, che cambiano nel corso della giornata, portando a risultati diversi, anche nell'arco delle 24 ore -:
se sia a conoscenza della situazione sopra descritta e quali iniziative di competenza intenda assumere di fronte a questa nuova e gravissima emergenza, che sembra prefigurare un vero e proprio disastro ambientale, anche e soprattutto in considerazione dell'inadeguatezza degli interventi posti in essere sul territorio;
se si intendano disporre controlli, anche per il tramite del Comando Carabinieri per la tutela dell'ambiente, per accertare la qualità degli scarichi segnalati ovvero la tipizzazione dei liquami (codice C.E.R.) per poter valutare l'entità del danno ambientale alla flora e alla fauna del sito, nonché le ripercussioni sulla salute dei cittadini;
se non si ritenga opportuno promuovere una collaborazione più stringente Guardia costiera, carabinieri, guardia di finanza e polizia di Stato e A.r.p.a.c. per una più intensa attività di vigilanza, soprattutto nelle aree in cui si sospettano scarichi illeciti di materiale inquinante;
se intenda promuovere ogni iniziativa di competenza atta ad impedire il perpetrarsi di tale continuo e ripetuto stato di minaccia all'ecosistema-mare ed alla salute stessa dei cittadini della penisola sorrentina, che rischiano di vedere definitivamente compromesso anche lo stesso sistema produttivo legato al turismo.
(4-12654)

TESTO AGGIORNATO AL 20 LUGLIO 2011

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ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
il mercato secondario europeo continua a essere oggetto di speculazioni in scia ai timori di contagio della crisi del debito pubblico;
l'Italia è protagonista ormai da qualche settimana di movimenti anomali sui mercati azionari e obbligazionari che hanno portato ad un incremento record fino a 300 punti base del differenziale di rendimento tra i titoli di Stato decennali italiani (Btp) e quelli tedeschi (Bund);
si sta assistendo in questi giorni ad un ribasso del valore dei titoli di Stato italiani senza precedenti dai tempi dell'introduzione dell'euro;
è noto che in Europa buona parte dei CDS (credit default swap), ovvero i costi per assicurarsi dal default di una nazione, vengono comprati e venduti da soggetti che non devono coprirsi da alcun rischio ma piuttosto da soggetti (in particolare gli hedge funds e le banche di investimento) che cercano di lucrare sui ribassi dei corsi sviluppando una speculazione sui titoli di Stato delle economie più in sofferenza e tra queste anche quella italiana;
il Partito Democratico è intervenuto in più di un'occasione (l'8 gennaio 2009, in occasione del crack della banca d'affari Lehman Brothers avvenuta nel

settembre 2008 e poi in seguito il 24 maggio 2010 e il 30 novembre 2010), mediante atti di sindacato ispettivo chiedendo che venisse arginata l'operatività degli speculatori attraverso un coinvolgimento a livello europeo per definire una politica coordinata volta a bloccare le vendile allo scoperto nei momenti di crisi finanziaria;
lo stesso presidente della Commissione europea, Manuel Barroso, si è dichiarato in più occasioni d'accordo sulla necessità di frenare le vendite accelerando il coordinamento dell'azione per contrastare la volatilità dei mercati e rafforzando la credibilità dei messaggi trasmessi ai mercati;
il blocco delle vendite allo scoperto applicato dalla Germania circa un anno fa sui titoli di Stato della zona euro e sulle azioni delle dieci maggiori società tedesche quotate in borsa non ha impedito le speculazioni su questi titoli effettuate mediante soggetti finanziari ubicati in altri Stati dell'eurozona; il mancato coordinamento fra gli Stati membri ha di fatto aumentato la volatilità dei corsi azionari e le tensioni nei mercati;
in queste ore la Consob ha tentato di arginare gli effetti speculativi in Italia approvando un nuovo regime di trasparenza in materia di vendite allo scoperto il quale prevede che a decorrere dall'11 luglio e fino al 9 settembre 2011, «gli investitori che detengano posizioni ribassiste rilevanti sui titoli azionari negoziati sui mercati regolamentati italiani sono tenuti a darne comunicazione»;
il valore dei Cds (credit default swap) contrattati in Italia è esiguo rispetto al valore dei contratti aperti nel resto d'Europa ed il provvedimento emanato dalla Consob seppur in linea con le necessità del Paese rischia di essere insufficiente -:
se il Governo non ritenga necessario e urgente promuovere nelle sedi europee il blocco delle vendite di titoli allo scoperto in tutta l'Unione europea, partendo dall'eurozona, così da garantire l'efficacia della misura stessa, nonché norme che prevedano la centralizzazione degli scambi e la standardizzazione dei contratti negoziati nei mercati;
se non ritenga necessario ed opportuno promuovere nelle sedi europee l'introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie in tutta l'Unione europea, al fine di ridurre la volatilità dei corsi azionari influenzati da operazioni speculative.
(2-01153)
«Boccia, Ventura, Baretta, Fluvi, Lulli, Gozi, De Micheli, Ginefra, Recchia, Nannicini, Andrea Orlando, Mosca, Martella, Dal Moro, Vaccaro, Genovese».

NUOVA FORMULAZIONE

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
il mercato secondario europeo continua a essere oggetto di speculazioni in scia ai timori di contagio della crisi del debito pubblico;
l'Italia è protagonista ormai da qualche settimana di movimenti anomali sui mercati azionari e obbligazionari che hanno portato ad un incremento record fino a 300 punti base del differenziale di rendimento tra i titoli di Stato decennali italiani (Btp) e quelli tedeschi (Bund);
si sta assistendo in questi giorni ad un ribasso del valore dei titoli di Stato italiani senza precedenti dai tempi dell'introduzione dell'euro;
è noto che in Europa buona parte dei cds (credit default swap), ovvero i costi per assicurarsi dal default di una nazione, vengono comprati e venduti da soggetti che non devono coprirsi da alcun rischio ma piuttosto da soggetti (in particolare gli hedge fund e le banche di investimento) che cercano di lucrare sui ribassi dei corsi sviluppando una speculazione sui titoli di Stato delle economie più in sofferenza e, tra queste, anche quella italiana;
lo stesso Presidente della Commissione europea, Manuel Barroso, si è dichiarato in più occasioni d'accordo sulla necessità di frenare le vendite accelerando il coordinamento dell'azione per contrastare la volatilità dei mercati e rafforzando la credibilità dei messaggi trasmessi ai mercati;
il blocco delle vendite allo scoperto applicato dalla Germania circa un anno fa sui titoli di Stato della zona euro e sulle azioni delle dieci maggiori società tedesche quotate in borsa non ha impedito le speculazioni su questi titoli, effettuate mediante soggetti finanziari ubicati in altri Stati dell'eurozona; il mancato coordinamento fra gli Stati membri ha, di fatto, aumentato la volatilità dei corsi azionari e le tensioni nei mercati;
in queste ore la Consob ha tentato di arginare gli effetti speculativi in Italia approvando un nuovo regime di trasparenza in materia di vendite allo scoperto il quale prevede che, a decorrere dall'11 luglio e fino al 9 settembre 2011, «gli investitori che detengano posizioni ribassiste rilevanti sui titoli azionari negoziati sui mercati regolamentati italiani sono tenuti a darne comunicazione»;
il valore dei cds (credit default swap) contrattati in Italia è esiguo rispetto al valore dei contratti aperti nel resto d'Europa ed il provvedimento emanato dalla Consob, seppur in linea con le necessità del Paese, rischia di essere insufficiente -:
se il Governo non ritenga necessario e urgente promuovere, nelle sedi europee, il blocco delle vendite di titoli allo scoperto in tutta l'Unione europea, partendo dall'eurozona, così da garantire l'efficacia della misura stessa, nonché norme che prevedano la centralizzazione degli scambi e la standardizzazione dei contratti negoziati nei mercati;
se non ritenga necessario ed opportuno promuovere, nelle sedi europee, l'istituzione di un'agenzia di rating pubblica europea al fine di migliorare i meccanismi attuali di valutazione economica dei mercati e del loro funzionamento.
(2-01153)
(Nuova formulazione) «Boccia, Ventura, Baldelli, Bernardo, Baretta, Germanà, Fluvi, Del Tenno, Lulli, Pagano, Gozi, Pugliese, De Micheli, Vincenzo Antonio Fontana, Ginefra, Ventucci, Recchia, Leo, Nannicini, Antonio Pepe, Andrea Orlando, Dima, Mosca, Berardi, Martella, Savino, Dal Moro, Vaccaro, Genovese».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VI Commissione:

LO MONTE, ZELLER e BRUGGER. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 7, comma 2, lettera p), del decreto-legge 13 maggio 2011, n. 70, concernente «Semestre Europeo - Prime disposizioni urgenti per l'economia», in un'ottica di semplificazione degli adempimenti a carico dei contribuenti, ha esonerato dall'obbligo di tenuta della scheda carburante i soggetti che acquistano il carburante per autotrazione presso gli impianti stradali di distribuzione esclusivamente mediante carte di credito, carte di debito o carte prepagate emesse da operatori finanziari soggetti all'obbligo di comunicazione previsto dall'articolo 7, sesto comma, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 605;
tuttavia, già la predetta tenuta della scheda carburante costituisce una semplificazione, in particolare per gli esercenti impianti stradali di distribuzione, per i quali è imposto il divieto di rilasciare

fattura (esclusi gli acquisti di gasolio da parte degli autotrasportatori di cose per conto terzi);
infatti, ai sensi dell'articolo 1, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 10 novembre 1997, n. 444, recante le norme per la semplificazione delle annotazioni da apporre sulla documentazione relativa agli acquisti di carburanti per autotrazione, l'annotazione degli acquisti nella predetta scheda viene equiparata alla fattura, garantendo così la detrazione dell'imposta -:
se intenda chiarire che le ricevute dei pagamenti effettuati mediante carte di credito, carte di debito o carte prepagate, emesse dai predetti operatori finanziari, ovvero i relativi estratti conto, con l'opportuna annotazione ad opera del contribuente dello scorporo dell'imposta compresa nell'importo pagato, sono considerate al pari delle annotazioni o delle fatture ai fini fiscali, in modo che la semplificazione sulla scheda carburante in favore del contribuente non si traduca per esso in una perdita del diritto alla detrazione dell'IVA.
(5-05095)

FLUVI, FOGLIARDI e STRIZZOLO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 6, comma 5, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, prevede un limite al numero di componenti degli organi di amministrazione e di controllo di tutti gli enti pubblici, anche economici, e di tutti gli organismi pubblici, anche con personalità giuridica di diritto privato;
l'Istituto per il credito sportivo, ente pubblico che opera, ai sensi dell'articolo 151 del testo unico bancario di cui al decreto legislativo 1o settembre 1993, n. 385, come banca, in particolare concedendo finanziamenti connessi al settore dello sport e della cultura ai sensi dell'articolo 4, comma 14, della legge 24 dicembre 2003, n. 350, dovrebbe pertanto adeguare il proprio statuto, al fine di assicurare che, a decorrere dal primo rinnovo successivo alla data di entrata in vigore del decreto-legge n. 78 del 2010, gli organi di amministrazione e di controllo siano costituiti da un numero di componenti non superiore a cinque, decisione che potrebbe provocare contenzioso con gli azionisti privati, rischiando da parte loro l'esercizio del diritto di recesso;
il 25 maggio 2011, nel rispondere all'interrogazione n. 5-04749 Fluvi, il Sottosegretario Bruno Cesario ha affermato che il Consiglio dei ministri ha deliberato, in via preliminare, nella seduta del 5 maggio 2011, uno schema di decreto del Presidente della Repubblica recante l'adeguamento della disciplina di organizzazione dell'Istituto per il credito sportivo, il quale, all'articolo 1, comma 1, prevede che il consiglio di amministrazione deve essere composto dal presidente nominato dal Presidente del Consiglio dei ministri o dal Sottosegretario di Stato con delega allo sport; da un membro designato dal Ministro per i beni e le attività culturali che assume la carica di vice-presidente; da un membro designato dalla Cassa depositi e prestiti spa sentito il Ministro dell'economia e delle finanze; da un membro designato dalla giunta nazionale del CONI e da un membro designato da tutti i soggetti partecipanti al capitale dell'Istituto;
il citato schema prevede inoltre, all'articolo 2, una disposizione transitoria secondo la quale i membri già insediati alla data di entrata in vigore del regolamento, anche dopo la naturale scadenza del relativo mandato, restano in carica fino alla nomina dei nuovi componenti degli organi collegiali;
con decisione del tutto diversa dalla soluzione indicata nel citato decreto, deliberato in via preliminare dal Consiglio dei ministri, il Governo ha nominato, con un decreto di nomina firmato il 17 giugno 2011 dal Presidente del Consiglio dei ministri, d'intesa con il Ministro per i beni e le attività culturali e il Ministro dell'economia e delle finanze, il presidente

uscente Andrea Cardinaletti con l'incarico di commissario straordinario alla guida dell'Istituto per il credito sportivo -:
su quali presupposti giuridici e con quale motivazione si ritenga che il consiglio di amministrazione uscente sia decaduto a seguito del decreto di nomina del commissario straordinario e se non sarebbe stato invece necessario, stando allo statuto vigente, dichiararne la decadenza con specifico e motivato provvedimento acquisito il parere della Banca d'Italia.
(5-05096)

BARBATO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
dal monitoraggio sui prezzi dei carburanti effettuato dal sito internet quotidianoenergia.it del 12 luglio 2011 si apprende che gli aumenti dei prezzi sulla rete italiana di distribuzione continuano: «Oggi torna infatti a muoversi Eni con +0,6 centesimi sul prezzo raccomandato della benzina e +1,4 centesimi su quello del diesel. Su di 0,7 centesimi sulla sola verde anche Tamoil». «Crescono ancora di conseguenza i prezzi praticati sul territorio, dove si continuano a recepire i forti aumenti del fine settimana e i nuovi ritocchi al rialzo»;
la stessa fonte indica inoltre che il prezzo della benzina è ormai, in media, abbondantemente oltre quota 1,6 euro/litro, mentre il prezzo del diesel ha quasi raggiunto il livello di 1,5 euro/litro, sempre nei valori medi; a livello di punte massime oggi si rilevano picchi di 1,665 euro/litro per la benzina e di 1,520 euro/litro per il diesel, in entrambi i casi nell'area del Sud;
il Corriere della Sera, in un articolo del 12 luglio 2011, indica che a «a far schizzare all'insù i prezzi dei carburanti, oltre alla ripresa delle quotazioni internazionali dei prodotti raffinati (benzina e gasolio) è stato l'aumento delle accise deciso dal Governo, combinato con l'effetto moltiplicatore dell'IVA»; riportando quanto dichiarato dall'Unione petrolifera, il medesimo quotidiano informa che: «Negli ultimi 15 giorni l'aumento dei carburanti è stato pari a 7,5 centesimi al litro, ma 5,5 centesimi sono da imputare all'aumento delle accise e all'effetto di moltiplicazione dell'IVA. Solo 2 centesimi sono dunque imputabili ad aumenti reali dei costi industriali»;
a tal proposito, il quotidiano delle fonti di energia, Staffetta Quotidiana, riporta, sempre in data 12 luglio, che: «Quanto ai differenziali regionali, al Sud registriamo medie della benzina a quota 1,66 euro/litro (Sicilia) e vicinissime a 1,7 euro/litro in Campania (per via dell'addizionale regionale di 3 centesimi al litro). Minime in Piemonte e Veneto poco sotto 1,6 euro/litro in media. Per il gasolio registriamo un divario tra nord e sud di circa sei centesimi tra 1,48 euro/litro e 1,54 euro/litro, e punte di 1,55 euro/litro in Sicilia e nella provincia autonoma di Bolzano»;
in tale contesto Federconsumatori e Adusbef stimano che, per ogni automobilista, ci sarà una crescita annua dei costi di 488 euro, tra costi diretti, pari a 288 euro, e costi indiretti, pari a 200 euro -:
alla luce di quanto sopra esposto, quali urgenti iniziative intenda adottare il Governo per non sottoporre i cittadini all'ulteriore stress economico determinato dai continui rincari sui carburanti da autotrazione, in particolare per quanto riguarda i cittadini delle regioni meridionali, i quali, pur disponendo di un reddito mediamente più basso rispetto al resto della penisola, subiscono, paradossalmente, rincari più elevati e sono già gravati dagli incrementi del carico fiscale disposti dalle regioni meridionali, nonché al fine di evitare che la dinamica dei prezzi di tali prodotti determini processi inflattivi particolarmente dannosi per le fasce di reddito medio-basse.
(5-05097)

Interrogazione a risposta in Commissione:

BOBBA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
Sogin è una società di Stato con unico socio il Ministero dell'economia e delle finanze, che ne detiene interamente il capitale sociale;
la SOGIN è incaricata del decommissioning degli impianti nucleari italiani ed in particolare a Saluggia, provincia di Vercelli, di realizzare le opere «connesse all'impianto di cementazione CEMEX» destinato alla solidificazione delle scorie liquide, fra esse il D2, deposito per migliaia di metri cubi di rifiuti nucleari, vita di progetto 50 anni;
l'autorizzazione è stata data in deroga alla normativa urbanistica, che vieta di costruire in quell'area ritenuta inidonea, per mezzo di ordinanze del commissario delegato Generale Jean (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 7 marzo 2003, n. 3267), ma l'opera non è mai stata costruita nei tempi previsti, per i quali l'inizio deve avvenire entro 1 anno e terminare entro 3 anni, ai sensi dell'articolo 15 del Testo unico sull'edilizia;
nel 2009, SOGIN otteneva dal comune una proroga di altri 3 anni per «ultimazione» dell'opera, benché dal 31 dicembre 2006 fosse terminata l'emergenza e le attività dovessero «rientrare nel regime ordinario previsto dalle norme di settore», secondo la lettera dell'allora Ministero delle attività produttive, prot. 14046, del 20 agosto 2007, necessitando quindi di parere ISPRA, autorizzazione del Ministro competente, Variante al piano regolatore comunale, comunicazione alla commissione esecutiva dell'Unione europea;
secondo una nota della Commissione europea del 2009, la stessa aveva informazioni circa l'uso quale deposito temporaneo di rifiuti di «basso livello» (cat. II);
il bando 2010 prevede invece che il deposito «D2» conterrà rifiuti sia di II che di III categoria (intermediate and high level waste), mentre le ordinanze del commissario Jean si riferivano a «rifiuti a bassa attività attualmente già presenti sul sito allo stato solido»;
il progetto depositato presso il comune di Saluggia (prot. 4543, 16 maggio 2006) riporta dimensioni dell'edificio diverse da quelle riportate nel bando assegnato;
il 6 luglio scorso a Saluggia sono state raccolte circa 1.500 firme ad una petizione destinata al sindaco del comune di Saluggia, al presidente della provincia di Vercelli, al presidente della regione Piemonte, al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico e al segretario generale commissione delle Comunità europee, per chiedere l'annullamento della proroga per costruire il deposito nucleare D2 a Saluggia, firmata dall'architetto Ravetto, sulla legittimità delle cui funzioni lo stesso interrogante ha depositato apposita interrogazione ancora in attesa di risposta nonostante i numerosi solleciti, e sulla quale fu affidato incarico all'avvocato Golinelli di redigere un parere, poi inviato alla regione Piemonte -:
se non si intenda verificare che SOGIN abbia rispettato tutte le procedure previste dalla legislazione vigente, ed in particolare se sia in possesso di tutte le autorizzazioni delle autorità competenti e di tutti i requisiti necessari per costruire nell'area citata;
se non si intenda constatare con urgenza che siano stati ottemperati tutti gli obblighi previsti ai sensi dell'articolo 41 del decreto legislativo n. 230 del 1995 sulle «direttive Euratom sulle radiazioni ionizzanti» per la costruzione del deposito per lo stoccaggio di rifiuti radioattivi cosiddetto «D2», ed, in particolare, se sia stata data comunicazione alla Commissione esecutiva dei dati generali del progetto in questione;
se siano state autorizzate le opere del bando 2010, che risulta già assegnato,

consistenti nella rimozione di una scarpata a ridosso della difesa idraulica esistente e nella realizzazione di un muro in gabbioni metallici zincati, di un impianto lava ruote e di una «cabina elettrica - NCE»;
se sia stata rispettata la destinazione d'uso dichiarata per il deposito «D2».
(5-05088)

Interrogazioni a risposta scritta:

MURO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la società e-creative, in data 18 dicembre 2009, consegnava presso l'ufficio del capo di gabinetto del Ministero dell'economia e delle finanze un progetto innovativo, indirizzato con una relazione al Ministro interrogato, che descriveva la creazione di un nuovo «gratta e vinci», denominato GrattaLotto, con un meccanismo rivoluzionario che consente notevoli benefici economici sia alle casse erariali (aumento delle vendite per effetto della maggiore appetibilità del gioco; previsione di raccolta per 20 miliardi di euro annui; aumento della percentuale degli introiti per lo Stato sulla raccolta complessiva; nuovi introiti determinati dalla valuta del fondo di accantonamento; ampliamento del portafoglio clienti con l'acquisizione di nuovi consumatori dall'estero) che ai giocatori/clienti (sono previsti i seguenti vantaggi: quadruplicazione del 1o premio senza l'aumento del prezzo del ticket; eliminazione dei biglietti di ripetizione a favore di quelli con guadagno);
la società non riceveva alcun riscontro e, nel frattempo, il Gruppo Lottomatica si aggiudicava la gara per la gestione delle lotterie, indetta mediante un controverso bando di gara che ha provocato aspre contrapposizioni interpretative tra i più alti organi della magistratura amministrativa;
successivamente, la e-creative, in data 23 giugno 2010, inoltrava alle Camere a mezzo raccomandata A/R petizione ex articolo 50 della Carta Costituzionale, allegando alla stessa la copia integrale del progetto denominato «GrattaLotto», nella quale richiedeva l'annullamento della gara e la sua modifica o sostituzione con una nuova procedura di selezione aperta e competitiva e non discriminatoria per garantire i preminenti interessi pubblici con l'introduzione dei prodotti innovativi di sua ideazione nel mercato. La petizione alla Camera dei deputati reca il n. 1034 ed è stata annunciata all'Assemblea nella seduta del 27 luglio 2010 ed assegnata alla 6o Commissione (Finanze); la petizione trasmessa al Senato reca il n. 1202 ed è stata annunciata all'Assemblea nella seduta del 05 ottobre 2010 ed assegnata alla 6o Commissione permanente, Finanze e Tesoro.
peraltro, l'articolo, 21 del decreto-legge n. 78 del 2009 cosiddetto «Decreto Anticrisi» dettava la precisa volontà di garantire maggiore capillarità nella vendita e raccolta delle lotterie a estrazione istantanea e il conseguente sviluppo quantitativo e qualitativo del gioco nel rispetto delle regole comunitarie attraverso una procedura aperta, competitiva e non discriminatoria che garantisca la tutela dei preminenti interessi pubblici;
tale volontà è stata disattesa dal bando di gara emesso dall'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato che non ha prodotto alcun maggior utile nella raccolta 2010 ripetendo, con una piccola flessione, i ricavi del 2009 ed ha ingiustificatamente eliminato dalla partecipazione tutti gli altri soggetti concessionari idonei lasciando immutata, e quindi senza possibilità di sviluppo, la gestione del gioco all'unico precedente concessionario -:
per quali motivi non sia stato ancora valutato ed attuato il progetto del gratta e vinci denominato «GrattaLotto» che permetterebbe, attraverso un innovativo meccanismo di erogazione del montepremi, vincite anche di 4 o 5 volte superiori a quelle attuali, di raddoppiare i volumi di raccolta complessiva, nonché di triplicare l'utile netto in favore dello Stato.
(4-12655)

LANDOLFI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'Agenzia delle entrate d direzione regionali della Campania - settore gestione risorse, ufficio contenzioso e disciplina ha notificato al dottore Gennaro Aversano, responsabile insieme ad altri, la omessa registrazione di n. 122 atti giudiziari presso l'ufficio locale dell'Agenzia delle entrate di Santa Maria Capua Vetere (CE), di cui lo stesso è stato direttore nel periodo dal 19 luglio 2006 al 6 aprile 2009, contestando un'ipotesi di danno erariale stimato provvisoriamente in 395.228,00 euro;
a tal fine ha emesso un atto di costituzione in mora n. 144/Ris. Contenzioso disciplinare notificato il 23 febbraio 2009 seguito da un atto di costituzione in mora rettificativo n. 732/Ris. notificato il 16 novembre 2009;
in particolare, le determinazioni della suddetta Agenzia delle entrate si basano su 4 documenti:
relazione conclusiva dell'indagine conoscitiva sul processo «registrazione atti giudiziari», prodotta il 17 ottobre 2008 dall'audit manager Luigi Di Verniere;
denuncia alla Corte dei conti - procura regionale c/o la sezione giurisdizionale per la regione Campania da parte della direzione regionale della Campania - ufficio audit interno - con atto n. 942/UAI/2008 del 21 ottobre 2008, rettificata poi con una successiva nota del 16 gennaio 2009;
relazione prodotta il 27 luglio 2009 dall'audit manager Eduardo Iervolino a conclusione degli approfondimenti eseguiti nell'ambito dell'indagine condotta dal Di Verniere;
denunce rettificative inoltrate dalla direzione regionale della Campania - ufficio audit interno alla Corte dei conti;
i comportamenti e le attività poste in essere dai seguenti soggetti:
Luigi Di Vemiere - audit manager;
Eduardo Iervolino - audit manager;
Gaetano Maria - responsabile ufficio contenzioso e disciplina;
Francesco Caiazzo - responsabile ufficio audit interno;
Angelo Albonico - responsabile settore audit e sicurezza;
Alessandro Piccirillo - responsabile settore gestione risorse;
Enrico Salvatore Sangermano - direttore regionale;
nell'ambito della gestione dell'indagine conoscitiva, nonché nella fase di riesame dei relativi esiti sono stati denunciati negli atti difendi prodotti i partire dalla relazione n. 16/Ris. del 1o settembre 2008 fino alle deduzioni del 15 febbraio 2010 depositate alla Corte dei conti con riferimento a diversi profili di illegittimità;
il sopraindicato Francesco Caiazzo, al contrario, nella sua denuncia alla Corte dei conti del 21 ottobre 2008 evidenzia che «i direttori che hanno avuto la gestione nei periodi nei quali si sono verificate le decadenze sono stati sentiti dal manager incaricato al fine di conoscere eventuali osservazioni aventi possibile rilevanza ai fini dell'indagine», ma tale osservazione non è assolutamente esatta in quanto egli sarebbe smentito proprio dal manager incaricato, che, nella sua relazione conclusiva del 17 ottobre 2008 riferisce di aver fatto richiesta via e-mail di chiarimenti al Dottor Ciro Alvino e al dottor Claudio Vollono, precedenti responsabili dell'ufficio;
in tutto ciò, risentirebbe che il dottor Gennaro Aversano, nella qualità di direttore dell'ufficio non sia mai stato ascoltato in merito, non gli sia stato riconosciuto il diritto al contraddittorio, non gli siano stati richiesti chiarimenti e non abbia potuto partecipare delle attività svolte dagli audit manager incaricati;

non sarebbero state osservate le disposizioni contenute nella circolare della direzione centrale del personale n. 2005/54830 del 7 maggio 2005, in tema di passaggio delle consegne e l'esimente ivi prevista sarebbe stata invocata solo per il dottor Vollono sia da Luigi Di Verniere sia da Francesco Caiazzo, i quali avrebbero ignorato la disposizione presente nella medesima circolare: «naturalmente, il direttore uscente che non provvede a passare le consegne rimane responsabile delle conseguenze che derivano da circostanze che non abbia reso note al direttore subentrante e, in particolare, dei possibili danni erariali derivanti dalla scadenza dei termini previsti dalla legge». Con la nota 3326 del 16 gennaio 2009 viene evidenziata alla direzione regionale la loro anomalia comportamentale;
l'unico criterio temporale seguito per misurare le quote di responsabilità amministrativo - contabile da attribuire ai soggetti che si sono succeduti nella direzione dell'ufficio confligge con l'articolo 1 della legge 14 gennaio 1994, n. 20 (la responsabilità dei soggetti sottoposti alla giurisdizione della Corte dei conti in materia di contabilità pubblica è personale e limitata ai fatti e alle omissioni connesse con dolo o colpa grave) e con l'articolo 2043 codice civile, secondo cui anche le pubblica amministrazione è obbligata a rispettare il princìpio del neminem leadere. Prescindere da questi criteri, oltre che scorretto, è illegittimo e infondato nel merito;
con le memorie del 27 novembre 2008, il dottor Aversano deduce e documenta, in diritto e in fatto, la sua estraneità alla vicenda e conclude invitando la direzione regionale a richiedere alla Corte dei conti l'archiviazione della sua posizione;
la direzione regionale, dal canto suo, con una relazione del 16 gennaio 2009, che viene estesa all'ufficio normativa del lavoro, condivide la ricostruzione dei fatti da egli proposta e conclude dichiarando la sua estraneità alla vicenda;
a sua volta, il predetto ufficio informa la Corte dei conti che provvederà alla costituzione in mora di tutti i soggetti segnalati, tranne che per il dottor Aversano e (...) e che i periodi con i relativi importi che nel prospetto generale sono stati imputati ai sunnominati Aversano e (...) siano da attribuirsi a (...);
a ciò avrebbero dovuto seguire autonome iniziative della direzione regionale - ufficio Audit interno, ufficio normativa del lavoro e ufficio del direttore regionale - per far archiviare la posizione del dottor Aversano ed in particolare l'ufficio normativa del lavoro avrebbe dovuto attivarsi per evitare che allo stesso venisse notificata la sospensione dell'esodo incentivato;
il dottor Aversano, così, segnala al direttore regionale i comportamenti irrituali ed illegittimi tenuti dal dottor Albonico, dal dottor Caiazzo e dal dottor Gaetano Maria, responsabili di non aver monitorato e controllato le procedure adottate e le attività svolte dal Di Verniere nella conduzione dell'indagine conoscitiva e sui relativi esiti;
il dottor Aversano chiede che il direttore regionale, Enrico Salvatore Sangermano, disponga che ogni suo collaboratore si attivi per rimuovere gli eventi pregiudizievoli che lo avevano danneggiato professionalmente ed economicamente e la richiesta viene presa in considerazione al diverso fine di proporre l'affidamento di un incarico di studio e ricerca e contestuale revoca di quello di direttore dell'ufficio di Santa Maria Capua Vetere;
ma tale proposta risulterebbe ad avviso dell'interrogante immotivata è arbitraria, in quanto iniziativa gratuita e personale del direttore regionale;
tale iniziativa viene promossa come conseguenza dell'indagine conoscitiva condotta dal Di Verniere e della connessa denuncia per «presunto danno erariale» presentata alla procura regionale della Corte dei conti della regione Campania da Francesco Caiazzo. «Si ha motivo di ritenere che a seguito di quanto comunicato

alla Procura della Corte dei conti, quest'ultima non procederà all'archiviazione nei confronti del dottor Aversano..» è questa la motivazione con cui il direttore regionale formula la proposta;
gli stessi dirigenti avrebbero assunto atteggiamenti arroganti rifiutando qualsiasi approccio col dottor Aversano, il quale è così costretto a rivolgersi direttamente al pubblico ministero della Corte dei conti provando documentalmente la propria estraneità e richiedendo l'archiviazione della sua posizione. Ma vi è di più. Lo stesso chiede alla direzione regionale con istanza del 30 maggio 2009 (all. 28) di comunicare urgentemente alla Corte dei conti la «espressa conferma» della sua estraneità alla vicenda, ma ottiene risposta sostanzialmente negativa. Di tutta la situazione vengono informate la direzione centrale audit e Sicurezza, la direzione centrale del personale, l'ufficio dirigenti e i vari uffici della direzione regionale;
non c'è nessuna giustificazione al comportamento dei nominati responsabili della direzione regionale, compreso il direttore regionale. La loro condotta è illegittima ingiustificata e inopportuna nei confronti del dottor Aversano, le cui denunce vengono estese alle strutture di vertice dell'Agenzia, al servizio ispettivo del dipartimento della funzione pubblica e in data 16 febbraio 2011 anche alla procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere;
le argomentate e documentate difese svolte non evitano però al dottor Aversano il procedimento dinanzi alla Corte dei conti;
di tale atto la direzione regionale è subito informata, tant'è che il 28 giugno 2010 Ciro Alvino è convocato dal direttore regionale per l'assegnazione a nuovo incarico, naturalmente di studio e ricerca. Ma l'atteggiamento dei vertici della direzione regionale diventa ancora più inaccettabile quando, alla richiesta di revoca della sospensione della procedura di esodo incentivato e di completamento della procedura di risoluzione consensuale del rapporto di lavoro, la direzione regionale ritiene di dover chiedere alla Corte dei conti «puntuali e più esaustivi chiarimenti in merito». Con la firma dell'accordo del 9 settembre 2010 si completa la procedura di esodo incentivata;
il rapporto tra la direzione regionale ed il dottor Aversano, in tal modo, si incrina fino al punto che quest'ultimo è costretto fin dal mese di luglio 2010 a chiarire per iscritto che l'incarico di studio e ricerca era di irrilevante significatività per le attività che egli avrebbe dovuto svolgere fino al 5 aprile 2010 e che «dal 6 aprile 2010 fino all'attualità (25 agosto 2010) sono anche formalmente inattivo, perché senza incarico». Ed è infine obbligato a reiterare al direttore dell'Agenzia delle entrate di adottare i provvedimenti più opportuni nei confronti dei soggetti sinora indicati;
il dottor Aversano produce in data 7 dicembre 2010, a seguito dell'archiviazione della sua posizione da parte della Corte dei conti, istanza di rimborso delle spese legali sostenute e alla successiva richiesta di accesso per tutelare e difendere le proprie ragioni, la direzione regionale oppone dinieghi con motivazioni di dubbia conformità rispetto alle disposizioni di leggi vigenti -:
se il Ministro interrogato sia informato degli esiti della indagine conoscitiva e degli scritti difensivi presentati dal dottor Aversano e tramite il legale di fiducia, Avvocato Nunzio Mazzocchi da Caserta, nel periodo dal 1o settembre 2008 fino al 17 febbraio 2010, della circostanza che gli atti difensivi sono stati comunicati al direttore dell'Agenzia delle entrate, dottor Attilio Befera, al direttore centrale audit e sicurezza, dottor Stefano Crociata, al direttore centrale del personale, dottor Girolamo Pastorello e al responsabile ufficio dirigenti, Signor Marco Annecker;
se sia a conoscenza di eventuali iniziative ispettive e disciplinari, in ragione di condotte irregolari, illecite, illegittime, infondate e delle attività attribute a ciascuno dei soggetti coinvolti nella vicenda ed anche

del conseguente affidamento dell'incarico di studio e ricerca attuato dal direttore dell'Agenzia;
se abbia disposto adeguate ispezioni su quanto dedotto dal dottor Aversano e quali iniziative intenda adottare per accertare eventuali livelli di responsabilità;
se in relazione alle aziende ricordate in premessa siano state avviate indagini.
(4-12656)

...

GIUSTIZIA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
davanti alle continue denunce di una giustizia che, in Calabria, soffre per mancanza di fondi, personale e mezzi, l'ennesima dichiarazione del procuratore aggiunto di Catanzaro, Giuseppe Borrelli, ha aperto uno squarcio nella società civile e nelle istituzioni;
nel corso di una conferenza stampa per gli arresti di tre persone accusate di un omicidio di mafia nel Cosentino, il magistrato si era infatti lamentato della carenza della carta e del toner per stampare le ordinanze;
a lui aveva fatto eco il procuratore aggiunto di Cosenza Domenico Airoma, pronto a sottolineare come nella città erano stati stanziati appena settemila euro per le spese destinate a questo genere di materiali;
non è la prima volta che Borrelli rileva i limiti di uffici che, se da un lato devono contrastare la criminalità organizzata più potente, dall'altro non possono utilizzare neanche il fax;
l'ufficio del giudice per le indagini preliminari è quello che soffre maggiormente questa penuria, dal momento che lì si effettuano le copie da notificare: tomi da centinaia di pagine che costituiscono gli atti da notificare a indagati, arrestati e legali;
se è vero che è pronto uno stanziamento straordinario per la sicurezza, con alcuni milioni di euro destinati alla Calabria, è necessario che questo avvenga subito, essendo terminate tutte le riserve;
la situazione degli uffici giudiziari calabresi dovrebbe provocare imbarazzo in coloro che, avendone la competenza, hanno il preciso dovere di intervenire a sostegno della magistratura impegnata senza risorse in una lotta impari contro la più potente organizzazione criminale del mondo -:
se, per quanto di competenza, non intenda adottare in tempi rapidi soluzioni efficaci, al fine di impedire che la lotta alla 'ndrangheta venga condotta in una condizione di precarietà assoluta che non è possibile più tollerare.
(2-01155)
«Tassone, Adornato, Binetti, Bosi, Buttiglione, Calgaro, Capitanio Santolini, Enzo Carra, Cera, Ciccanti, Compagnon, De Poli, Delfino, Dionisi, Anna Teresa Formisano, Galletti, Libè, Lusetti, Mantini, Marcazzan, Mereu, Ricardo Antonio Merlo, Mondello, Naro, Occhiuto, Pezzotta, Poli, Rao, Ria, Ruggeri, Scanderebech, Nunzio Francesco Testa, Volontè, Zinzi».

Interrogazione a risposta immediata:

TIDEI, FERRANTI, CAPANO, MARAN, AMICI, ANDREA ORLANDO, CAVALLARO, CIRIELLO, CONCIA, CUPERLO, MELIS, PICIERNO, ROSSOMANDO, SAMPERI, TENAGLIA, TOUADI, QUARTIANI e GIACHETTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
sono già 29 i suicidi in carcere dall'inizio del 2011: l'ultimo in ordine di

tempo (ma si potrebbe essere già superati dalla cronaca) è quello di un giovane detenuto (28 anni) che il 27 giugno 2011 - dopo un colloquio con i familiari - si è impiccato nel bagno della sua cella nel sovraffollatissimo carcere di Bari. Un carcere vecchissimo, del 1926, che, con una capienza di 250 detenuti, ne ospita 530, più del doppio. Un sovraffollamento mortale (alla tragica conta 2011 bisogna aggiungere, finora, tre agenti penitenziari) che dopo il 2010 - l'anno più «nero» per le carceri italiane, con un record storico di 191 suicidi e 1.134 tentati suicidi - pretende il suo costante tributo di vite umane. Secondo i dati di «Ristretti orizzonti», dal 2000 ad oggi nelle carceri italiane sono morti 1.800 detenuti, di cui 650 per suicidio, cui vanno aggiunti 87 agenti di polizia penitenziaria. Pare indubbio che, nel silenzio assordante delle istituzioni, nelle carceri italiane stia avvenendo una «strage silenziosa» nemmeno scalfita dalla circolare del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria dell'agosto 2010 sull'emergenza suicidi e che prevedeva speciali corsi di formazione per il personale di custodia finalizzati all'istituzione di unità di ascolto e alla prevenzione di suicidi ed atti di autolesionismo;
le disumane condizioni di vita nelle carceri italiane vengono quasi sistematicamente passate sotto silenzio dai media e dall'opinione pubblica; come sotto silenzio continuano a passare le giornaliere sofferenze di tante persone, di frequente diverse in tutto, razza, nazionalità, religione, rinchiuse 18-20 ore al giorno in spazi angusti, in celle fatiscenti, spesso sotto psicofarmaci per poter reggere ad una simile condizione di sofferenza;
la realtà carceraria è una realtà di disperazione e crudeltà, una pentola in ebollizione dove il disagio del personale di custodia e trattamento, demotivato, sottopagato e gravemente al di sotto dell'organico previsto, si aggiunge a quello dei reclusi ammassati nelle celle e a cui si disconoscono le necessità più elementari;
considerato che a tale drammatica situazione il Governo continua a non dare risposte e si sono perse le tracce del piano carceri, reso difficilmente attuabile dalle manovre finanziarie promosse dal Ministro dell'economia e delle finanze, appare preoccupante la mancanza di una lungimirante e sistematica politica penale che nel segno delle depenalizzazioni di molti reati ormai privi di disvalore sociale, di interventi su leggi che producono un aumento del numero dei detenuti in misura sempre più rilevante e del rafforzamento degli strumenti sanzionatori alternativi alle pena detentiva, possa, nel medio periodo, invertire la tendenza ad un sovraffollamento carcerario che, con il trend attuale, potrebbe a fine 2011 raggiungere le 70.000 presenze;
non meno preoccupante e drammatica è la situazione di abbandono e di incertezza normativa in cui versano i 6 ospedali psichiatrici giudiziari italiani. Una situazione «scomoda» quella dei vecchi manicomi criminali, di chi non ha voce o ne ha meno degli altri. Il numero degli internati in ospedali psichiatrici giudiziari cresce costantemente: dai 1.200 del novembre 2007 si è passati nel maggio del 2010 a 1.460; gli ultimi dati, del maggio 2011, riferiscono di ben 1.550 reclusi. Dopo il passaggio sancito col decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 2008 della sanità penitenziaria al servizio sanitario nazionale e, quindi, alle regioni, la mancata attivazione di queste ultime e la carenza di risorse hanno provocato una situazione di estremo degrado e in alcuni casi di vera e propria malagiustizia. Se infatti il promesso programma di dismissione non è mai partito, dalla nota relazione della Commissione d'inchiesta parlamentare sull'efficacia e l'efficienza del servizio sanitario nazionale, presieduta dal senatore Marino, è emerso un quadro di ordinaria disumanità: abbandono igienico-sanitario delle strutture, abusi e vessazioni sugli internati, nonché un uso improprio delle cosiddette proroghe dell'internamento. Basti pensare - si richiamano i dati prodotti proprio dalla citata Commissione - che all'11 aprile 2011, su 376

internati dichiarati «dimissibili», solo 65 sono stati effettivamente dimessi, mentre per altri 115 è stata prevista una proroga dell'internamento; di questi ultimi, i socialmente pericolosi sono solo 5, mentre tutti gli altri non sono usciti dall'ospedale psichiatrico giudiziario perché non hanno ricevuto un progetto terapeutico, non hanno una comunità che li accolga o un'azienda sanitaria locale che li assista. E si va spesso avanti così, con la magistratura di sorveglianza che va di proroga in proroga per mancanza di un programma di reinserimento territoriale. Si parla di soggetti che se in passato hanno manifestato un qualche disagio mentale o disturbi della personalità (e magari sono guariti da tempo), ora sono spesso internati per reati minori, come oltraggio, resistenza a pubblico ufficiale ed altro e che, da sani, si ritrovano in ospedali psichiatrici giudiziari a tempo indeterminato, solo perché nessuno si può prendere cura di loro. Storie, insomma, di denegata giustizia ed «ergastoli bianchi» -:
se e quali improrogabili iniziative il Governo intenda assumere con urgenza per garantire un immediato e concreto miglioramento della drammatica situazione degli istituti penitenziari e se non ritenga necessario avviare un'approfondita indagine conoscitiva nazionale sulle carceri e sulla situazione degli ospedali psichiatrici giudiziari, con particolare riferimento alla problematica della reiterazione delle «proroghe» degli internamenti.
(3-01748)

Interrogazione a risposta in Commissione:

TOMMASO FOTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
già in precedenti atti di sindacato ispettivo l'interrogante ha evidenziato le gravissime difficoltà in cui versano gli uffici giudiziari di Piacenza, vuoi per la carenza di personale, vuoi per la precarietà delle strutture in cui lo stesso opera;
la presidente del tribunale di Piacenza ha giustamente evidenziato, anche pubblicamente, una situazione non più tollerabile al riguardo, tenuto anche conto del fatto che il sistema informatico non risulta allo stato utilizzabile e che le strutture che ospitano gli uffici necessitano di non più rinviabili interventi di manutenzione straordinaria, oltre che di messa a norma degli impianti -:
quali urgenti ed indifferibili iniziative di competenza intenda assumere al riguardo.
(5-05092)

TESTO AGGIORNATO AL 13 LUGLIO 2011

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
Ferrovie dello Stato è una spa partecipata al 100 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze. Oltre ad essere la più grande azienda del Paese è anche il più grande gruppo che in Italia gestisce il trasporto ferroviario. Ad esempio, fanno parte del gruppo Ferrovie dello Stato società quali Trenitalia, RFI, Italferr, ed altre;
il 23 dicembre 2010 il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ed i vertici del gruppo Ferrovie dello Stato hanno firmato un contratto di programma 2007-2011 per la gestione degli investimenti nel settore. Il suddetto contratto, in attuazione dell'articolo 14 del decreto legislativo 8 luglio 2003, n. 188, nonché della concessione, ha per oggetto la disciplina dei rapporti tra lo Stato ed RFI con riguardo:
a) alla realizzazione degli investimenti per l'infrastruttura ferroviaria, alla manutenzione straordinaria ed al rinnovo dell'infrastruttura medesima, nonché all'adozione di tutte le misure, gli interventi, le attività e le opere ai fini del miglioramento

della qualità dei servizi, dello sviluppo dell'infrastruttura ferroviaria e del rispetto dei livelli di sicurezza compatibili con l'evoluzione tecnologica;
b) alle modalità di funzionamento delle suddette attività, allo scopo di individuare i mezzi disponibili per il raggiungimento degli obbiettivi di cui alla lettera a). Tale contratto di programma implica l'affidamento della gestione di un servizio pubblico da parte dello Stato al gruppo Ferrovie dello Stato a fronte evidentemente di cospicui stanziamenti di risorse pubbliche;
il reclutamento di personale all'interno del gruppo Ferrovie dello Stato avviene attraverso un processo di raccolta e selezione di curriculum vitae pervenuti attraverso la compilazione dell'apposito form nella sezione web dei siti delle società del gruppo;
il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, all'articolo 18 così recita:
«1. A decorrere dal sessantesimo giorno successivo all'entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto-legge, le società che gestiscono servizi pubblici locali a totale partecipazione pubblica, adottano con propri provvedimenti, criteri e modalità per il reclutamento del personale e per il conferimento degli incarichi nel rispetto dei principi di cui al comma 3 dell'articolo 35 del decreto legislativo n. 165 del 2001;
2. Le altre società a partecipazione pubblica totale o di controllo adottano, con propri provvedimenti, criteri e modalità per il reclutamento del personale e per il conferimento degli incarichi nel rispetto dei principi, anche di derivazione comunitaria, di trasparenza, pubblicità ed imparzialità.
3. Le disposizioni di cui al presente articolo non si applicano alle società quotate sui mercati regolamentati»;
dal 21 ottobre 2008, le società interamente pubbliche devono sottostare alle norme pubblicistiche del reclutamento del personale fissate dall'articolo 35 del decreto legislativo n. 165 del 2001 che stabilisce: «Le procedure di reclutamento nelle Pubbliche amministrazioni si conformano ai seguenti principi:
a) adeguata pubblicità della selezione e modalità di svolgimento che garantiscono l'imparzialità ed assicurino economicità e celerità di espletamento, ricorrendo, ove è opportuno, all'ausilio di sistemi automatizzati, diretti anche a realizzare forme di preselezione;
b) adozione di meccanismi oggettivi e trasparenti, idonei a verificare il possesso dei requisiti attitudinali e professionali richiesti in relazione alla posizione da ricoprire;
c) rispetto delle pari opportunità tra lavoratrici e lavoratori;
d) decentramento delle procedure di reclutamento;
e) composizione delle commissioni esclusivamente con esperti di provata competenza nelle materie di concorso, scelti tra funzionari delle amministrazioni, docenti ed estranei alle medesime, che non siano componenti dell'organo di direzione politica dell'amministrazione, che non ricoprano cariche politiche e che non siano rappresentanti sindacali o designati dalle confederazioni ed organizzazioni sindacali o dalle associazioni professionali»;
in precedenza la Corte Costituzionale con sentenza n. 466 del 28 dicembre 1993 - successivamente alla trasformazione in società per azioni degli enti di gestione delle partecipazioni statali e degli enti pubblici economici per effetto dell'articolo 15 del decreto legge 11 luglio 1992, n. 333, convertito dalla legge 8 agosto 1992, n. 359 - ha affermato che persiste l'assoggettamento al controllo della Corte dei conti delle società in questione finché le stesse continuano ad essere detenute, in modo esclusivo o maggioritario, dallo Stato. Inoltre, il consiglio di Stato (sezione VI, 20 maggio 1995, n. 498), ha deliberato che, nonostante l'intervenuta privatizzazione formale, i contratti stipulati dalla

spa Ferrovie dello Stato sono assoggettati alle procedure dell'evidenza pubblica e le relative controversie appartengono alla giurisdizione del giudice amministrativo;
secondo quanto previsto dall'articolo 97 della Costituzione: «Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge» -:
quante assunzioni siano state effettuate all'interno del gruppo Ferrovie dello Stato e con quali criteri, a far data dall'entrata in vigore del decreto legge n. 112 del 2008, posto che ad avviso degli interpellanti, le società del gruppo Ferrovie dello Stato, partecipate al 100 per cento dallo Stato, devono procedere al reclutamento delle risorse umane attraverso selezioni pubbliche e trasparenti, come previsto per tutte le società pubbliche.
(2-01154)
«Mattesini, Murer, Marchi, Mario Pepe (PD), Miglioli, Colombo, D'Incecco, Bellanova, Melis, Grassi, Corsini, Albini, Cenni, Trappolino, Codurelli, Garavini, Giovanelli, Gnecchi, Laganà Fortugno, Mazzarella, Genovese, Recchia, D'Antona, Rigoni, Giorgio Merlo, Ginoble, D'Antoni, Boccuzzi, Zampa, Argentin, Braga, De Pasquale, Esposito, Farinone, Ferranti, Pierdomenico Martino, Tenaglia, Zaccaria».

Interrogazione a risposta orale:

BURTONE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nelle ultime settimane si sono registrati notevoli problemi presso gli uffici postali del comune di Pisticci sia negli uffici del paese che delle periferie e in particolare per quello di Pisticci Scalo;
ci sono stati momenti di tensione anche tra personale ed utenza;
tagli di personale e sottoutilizzo degli sportelli diventano un combinato disposto davvero micidiale per il disservizio;
anziani, imprese, cittadini sono alle prese con un servizio che non funziona;
il personale in servizio fa quello che può e bisogna comprendere anche le difficoltà in cui si trova ad operare perché non messo nelle condizioni di poter svolgere al meglio le proprie mansioni -:
se e quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, il Ministro intenda attivare per migliorare l'efficienza del servizio postale su Pisticci, incrementando le unità di personale e consentendo di utilizzare al meglio gli sportelli disponibili, con l'apertura dell'ufficio postale di Pisticci Scalo anche il sabato.
(3-01746)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VIII Commissione:

PIFFARI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
uno degli ultimi casi di accordo per l'affidamento diretto senza gara d'appalto dei lavori per la realizzazione di infrastrutture di importanza nazionale è quello firmato il 7 marzo 2011, presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, per la realizzazione dei lavori del primo lotto della tratta ad alta velocità Treviglio-Brescia;
da quanto dichiarato da Legambiente Lombardia in ordine allo specifico caso sopra indicato, ma il discorso potrebbe essere generalizzato alla gran parte dei lavori per la realizzazione di infrastrutture affidati senza gara, a causa dell'affidamento diretto dell'appalto dei lavori, i costi dell'opera, sono notevolmente lievitati, per un importo di circa 900 milioni di euro e con un costo di quasi 35 milioni di euro a chilometro;

la Corte dei conti, nella propria relazione del 2008, aveva già dichiarato espressamente: «da parte governativa si evidenzia, in particolare, che l'Italia rischierebbe l'emarginazione dall'Europa, continuando a non rispettare regole e procedure europee e accettando costi delle opere pubbliche, che non sono paragonabili a quelli d'uso in Europa. Per quanto riguarda detti costi risulterebbe che la tratto Torino-Novara, costruita completamente in pianura, sarebbe costato oltre 50 milioni di euro al chilometro, notevolmente più dei costi medi stimati francesi (13 al chilometro) e di quelli spagnoli (15 al chilometro). D'altronde, anche in Italia, presumibilmente, potrebbero realizzarsi risparmi consistenti mediante l'espletamento di procedure di gara se si considera che il costo per chilometro della tratta Padova-Mestre, affidata con appalto pubblico, è pari a 19 milioni di euro»;
il 21 giugno 2011, Schiavella, segretario generale di Fillea CGIL, sul sito ufficiale ho dichiarato: «Dal Cresme e da Federcostruttori arriva uno ennesima conferma della gravità della crisi del settore delle costruzioni e la consapevolezza che la ripresa è ancora molto lontano, soprattutto a causa dell'assenza di un ruolo anticongiunturale degli investimenti in opere pubbliche, crollati drasticamente negli ultimi due anni. Se a questo aggiungiamo l'allarme dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici, che denuncia in sostanza la presenza di un mercato bloccato dove poche imprese si accaparrano una fetta consistente delle opere pubbliche senza una gara ma con l'affidamento diretto, e l'allarme dell'Osservatorio sui Costi del Non Fare, che reputa il 2010 un anno horribilis per i ritardi nel rilancio di un serio piano infrastrutturale, non siamo solo di fronte ad uno scenario preoccupante ma nel pieno del peggiore degli incubi», aggiungendo che il Governo «avrebbe dovuto realizzare in dieci anni 223 miliardi di grandi opere. Bene, in 10 anni le opere realizzate non raggiungono il 25 per cento del totale, e se esaminiamo l'andamento delle gare e delle opere, non basteranno 30 anni, ed un incremento ad oggi di oltre 100 miliardi, per completare quelle promesse fatte dal premier (...);
da un articolo dell'8 luglio 2011 (fonte Bergamonews e Varesenews) si apprende il grido d'allarme lanciato dal presidente Aiscat, Fabrizio Palenzona in merito all'inserimento da parte del Governo nella manovra finanziaria del tetto dell'1 per cento all'ammortamento fiscale dei beni in concessione che bloccherebbe gli investimenti infrastrutturali per quasi 40 miliardi di euro nel solo settore autostradale mettendoli a rischio, come ammesso anche dal viceministro Castelli -:
quali siano le ragioni per cui la modalità di «affidamento diretto» dei lavori per le opere pubbliche sia stata la procedura adottata e privilegiata rispetto alla pubblica gara, procedura che garantisce maggiormente il risparmio di risorse sufficienti alla realizzazione di strategiche infrastrutture quali Brebemi, Pedemontana, Tem e Tav, in antitesi rispetto a quanto previsto dalle norme nazionali e dalle direttive comunitarie e alle indicazioni dei giudici contabili della Corte dei conti.
(5-05098)

MARIANI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il comma 2 dell'articolo 32 del decreto-legge n. 98 del 2011, attualmente all'esame del Senato della Repubblica, dispone - secondo quanto riportato testualmente nella relazione illustrativa - «la, revoca dei finanziamenti CIPE delle infrastrutture strategiche per le quali non sia stato pubblicato il relativo bando di gara»;
in realtà la normativa in questione, contenuta nei commi da 2 a 7 del citato articolo 32 del decreto-legge n. 98 del 2011, è ben più complessa di quanto lascerebbe intendere il passo sopra citato della relazione illustrativa del Governo;
in particolare, i commi 2, 3 e 4 dell'articolo in questione dispongono la revoca dei finanziamenti CIPE per un

complesso di opere non preventivamente individuate, né apparentemente allo stato individuabili dal momento che l'attività di individuazione delle singole opere non può prescindere da un'attenta verifica in ordine alla emanazione o meno di atti e provvedimenti ministeriali, in gran parte non pubblicati in Gazzetta Ufficiale, né trasmessi alle Camere;
i successivi commi 5, 6 e 7 introducono una specifica procedura diretta a differire ad un momento successivo alla conversione in legge del provvedimento d'urgenza in questione l'individuazione dei finanziamenti (e quindi delle opere) revocati (comma 5), la loro destinazione ad un fondo appositamente istituito presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (comma 6) e, soprattutto, la destinazione delle risorse di tale fondo alla realizzazione del programma delle infrastrutture strategiche di cui alla legge 21 dicembre 2001 (comma 7) -:
quali siano, in dettaglio, le opere infrastrutturali suscettibili di revoca dei relativi finanziamenti ai sensi dei commi 2, 3 e 4 dell'articolo 32 del decreto-legge n. 98 del 2011.
(5-05099)

LIBÈ. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nell'anno 2006 è stata stipulata una convenzione tra Anas, comune e provincia di Parma per la realizzazione nel territorio del comune di Parma di due tratti del nuovo asse viario Fidenza/confine con la provincia di Reggio Emilia, complanare della strada statale n. 9 via Emilia, con un progetto che prevede la realizzazione in due stralci per un finanziamento complessivo di circa 67 milioni di euro;
al primo stralcio viene assegnata priorità 1 con la realizzazione della «tratta di collegamento tra la viabilità est e la tangenziale nord di Parma» e la «tratta di collegamento tra l'asse viario Cispadano e la via Emilia in località Sanguinaro» per una lunghezza di circa 10 chilometri, al secondo priorità 2 con la realizzazione della «tratta di collegamento della via Emilia in località Sanguinaro con la tangenziale di Fidenza» e la «tratta di collegamento tra il fiume Enza ed il sistema tangenziale di Parma» per un totale di 8 chilometri circa;
secondo quanto previsto agli articoli 2 e 5 dell'accordo, l'Anas si impegna a completare la progettazione e a realizzare le opere sulla base dei progetti preliminari sviluppati dalla provincia e dal comune compatibilmente con il formale inserimento delle necessarie disponibilità finanziarie nei contratti di programma di durata triennale previsti dalla convenzione di concessione Ministero delle infrastrutture e dei trasporti/Anas;
il progetto preliminare è stato inviato ad Anas il 23 ottobre 2006 comprensivo delle varie integrazioni sopravvenute nel tempo;
il 6 novembre 2007 il comune di Parma in un incontro con Anas ha consegnato una proposta di modifica dei progetti, senza oneri aggiuntivi rispetto a quanto previsto dalla convenzione, per la ridefinizione degli stralci in modo da rispondere meglio alla valutazione di impatto ambientale e ad accelerare la conclusione dei lavori quantomeno del primo tratto relativo allo stralcio numero 1 per un totale di 7,6 chilometri, che, secondo la proposta, potrebbe entrare in funzione entro 5 anni circa;
in una seduta di question time in Commissione ambiente nel luglio 2008 l'allora sottosegretario competente in materia Giuseppe Reina, rispondendo ad un precedente atto dell'interrogante sulla vicenda, indicava come in futuro si sarebbe provveduto ad inserire l'opera in questione nel piano triennale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
allo stato attuale, tuttavia, a distanza di circa 3 anni non risulta ancora essere

inserito nel suddetto piano il finanziamento dell'opera e in particolare del sopracitato primo stralcio -:
quale sia l'effettivo stato dell'iter procedurale per l'inserimento nel piano triennale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti dell'opera in questione.
(5-05100)

Interrogazioni a risposta scritta:

CARLUCCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la città di Barletta è capoluogo della sesta provincia pugliese ed un nodo infrastrutturale di primo piano nel nord della Puglia con una stazione ferroviaria da circa 500.000 passeggeri l'anno sulla direttrice Roma-Caserta-Foggia-Bari;
Trenitalia ha deciso di sopprimere, a far data dal 12 giugno 2011, le fermate nella stazione di Barletta dell'Eurostar n. 9359 RM-BA con partenza da Roma Termini alle 18.45 e dell'Eurostar n. 9352 BA-RM con partenza da Bari Centrale alle 9.50;
si tratta di una decisione ad avviso dell'interrogante incomprensibile visto che le fermate soppresse coincidono con i treni maggiormente utilizzati da tutti coloro che si recano a Roma per motivi di studio o di lavoro e che desiderano andare e tornare sfruttando l'intera giornata;
la soppressione di tali fermate determina un grosso disagio per i viaggiatori della sesta provincia e del comprensorio ofantino, che sono costretti a raggiungere le città di Trani, distante 15 chilometri, o di Foggia, distante 87 chilometri, per utilizzare l'Eurostar diretto a Roma -:
quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda assumere per ripristinare al più presto le fermate dei treni Eurostar n. 9359 RM-BA, con partenza da Roma Termini alle 18.45, e n. 9352 BA-RM, con partenza da Bari centrale alle 9.50, nella stazione di Barletta come previsto prima dell'entrata in vigore dell'orario estivo.
(4-12649)

PILI, NIZZI, VELLA, MURGIA, SCALERA, CARLUCCI, CENTEMERO e CECCACCI RUBINO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per i beni e le attività culturali. Per sapere - premesso che:
numerose amministrazioni pubbliche sono costrette a districarsi nell'applicazione di norme in materia paesaggistica che rendono complessa la realizzazione di opere pubbliche;
tale difficoltà si riscontra anche in materia di validità dell'autorizzazione paesaggistica;
l'articolo 146 del codice dei beni culturali e del paesaggio (decreto legislativo n. 42 del 2004) stabilisce - quale norma generale - che l'autorizzazione è valida per un periodo di cinque anni, scaduto il quale l'esecuzione dei progettati lavori deve essere sottoposta a nuova autorizzazione (comma 4);
al contrario l'articolo 46 del testo unico in materia di espropriazione per pubblica utilità (decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2001, n. 327) prevede, con riferimento alle opere per le quali sia stata dichiarata la pubblica utilità, che dal rilascio del provvedimento di autorizzazione paesistica e sino all'inizio dei lavori decorre il termine di validità di cinque anni dell'autorizzazione stessa;
al comma 2 dello stesso articolo 46 del testo unico richiamato si dispone che: «Qualora i lavori siano iniziati nel quinquennio, l'autorizzazione si considera valida per tutta la durata degli stessi»;
il richiamato articolo 46 del testo unico introduce di fatto e in diritto una norma speciale (che deroga quindi alla normativa generale sopra richiamata) applicabile esclusivamente alle opere di pubblica utilità -:
se i Ministri competenti non ritengano di dover fornire una propria interpretazione rispetto all'applicazione delle

norme richiamate al fine di evitare ulteriori dannosi pregiudizi alla realizzazione di opere di pubblica utilità sia in ambito regionale che comunale;
se non ritengano di dover disporre una propria circolare interpretativa su questo punto al fine di evitare interpretazioni contraddittorie e fuorvianti.
(4-12651)

...

INTERNO

Interrogazione a risposta immediata:

ZELLER e BRUGGER. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il decreto del Ministro interrogato del 4 giugno 2010 ha disciplinato le modalità di svolgimento del test di conoscenza della lingua italiana, al cui superamento è subordinato il rilascio del permesso di soggiorno CE per i soggiornanti di lungo periodo, gli stranieri che sono regolarmente presenti sul territorio nazionale da almeno 5 anni, in attuazione dell'articolo 9 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, recante il «Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero»;
il 9 dicembre 2010 si è svolta una riunione presso il commissariato del Governo per la provincia di Bolzano con i rappresentanti della provincia stessa, per concordare le questioni tecnico-organizzative proprio per questi test e, in quella sede, essi hanno fatto notare la peculiarità dei territori bilingue, in particolare della provincia di Bolzano, dove la lingua maggiormente diffusa è il tedesco;
l'articolo 99 dello statuto speciale della regione Trentino-Alto Adige/Südtirol, infatti, prevede espressamente che nel territorio regionale la lingua tedesca è parificata all'italiano e tale parificazione è meglio specificata nella norma di attuazione di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 574 del 1988;
è opportuno ricordare che la problematica della lingua è un aspetto fondamentale per l'integrazione sociale e lavorativa degli stranieri di lungo periodo e sia il diritto internazionale che quello comunitario (direttiva 2003/109/CE del Consiglio del 25 novembre 2003), già recepito nell'ordinamento interno, proprio nel Testo unico di cui il decreto ministeriale è attuativo, pongono il divieto di operare discriminazioni fondate sulla lingua e prevedono l'uguale trattamento dei cittadini stranieri rispetto a quelli nazionali, e di questo principio esiste già un'affermazione nella giurisprudenza (sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea del 24 novembre 1998 sul procedimento C-274/96 Bickel e Consiglio di Stato, sezione VI, decisione 2639/2006) -:
se il Ministro interrogato ritenga opportuno chiarire, rispetto all'applicazione del decreto del 4 giugno 2010 nella provincia di Bolzano, che i soggiornanti di lungo periodo possono scegliere di sostenere l'esame di conoscenza linguistica ai fini del rilascio del permesso di soggiorno CE nella lingua che ritengono più accessibile, in conformità alle norme costituzionali in materia di uso della lingua, vigenti in quel territorio.
(3-01747)

Interrogazione a risposta in Commissione:

BELLANOVA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, all'articolo 63 «Incompatibilità», comma 1, punto 2, stabilisce che non può ricoprire la carica di sindaco, presidente della provincia, consigliere comunale, provinciale o circoscrizionale «colui che, come titolare, amministratore, dipendente con poteri di rappresentanza o di coordinamento ha parte, direttamente o indirettamente, in servizi, esazioni di diritti, somministrazioni o appalti, nell'interesse del

comune o della provincia, ovvero in società ed imprese volte al profitto di privati, sovvenzionate da detti enti in modo continuativo, quando le sovvenzioni non siano dovute in forza di una legge dello Stato o della regione»;
il decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, all'articolo 63, «Incompatibilità», comma 1, punto 6, prevede che: non può ricoprire la carica di sindaco, presidente della provincia, consigliere comunale, provinciale o circoscrizionale «colui che, avendo un debito liquido ed esigibile, rispettivamente, verso il comune o la provincia ovvero verso istituto od azienda da essi dipendenti è stato legalmente messo in mora ovvero, avendo un debito liquido ed esigibile per imposte, tasse e tributi nei riguardi di detti enti, abbia ricevuto invano notificazione dell'avviso di cui all'articolo 46 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602»;
l'azienda «Grafiche», di proprietà dei signor Giuseppe Ripa, è concessionaria del servizio di impianti cartellonistici ed al tempo stesso risulta morosa nei confronti dello stesso comune di cui Ripa è assessore al traffico e alla mobilità;
la concessionaria DOGRE s.r.l - ufficio affissioni e pubblicità - comune di Lecce in una comunicazione, datata 25 maggio 2011, allega l'elenco delle ditte per le quali si evidenzia un debito accertato e definitivo. Nel sopra citato elenco vengono, infatti, riportate: P.E.S. srl con un debito di euro 6.860,00, Gianna Promotion srl con un debito di euro 226.765,18, Brand & Co. Srl con un debito di euro 163.228,94, Pubblilook di Potenza Stefania con un debito di euro 23.079,00, Servizi Italia di Morelli Claudio con un debito di euro 377.114,46, Mcdex di Zuccaio Vincenzo con un debito di euro 1.004,00, Promogroup di Giancarlo Lucrezio con un debito di euro 2.302,88 e Grafiche di Ripa Giuseppe con un debito di euro 25.832,24, accumulato nel periodo 2007-2011;
l'assessore Ripa in un recente comunicato apparso sulla stampa locale ha asserito che «la mia azienda nel rispetto dei diritti riconosciuti ad ogni cittadino, ha aderito al condono comunale per una cifra di circa 26 mila euro; la cifra dovuta è stata regolarmente ammessa a condono e rateizzata; ad oggi sono state pagate puntualmente tutte le scadenze dovute per un ammontare di circa 21 mila euro; ne restano a saldo circa 6 mila corrispondenti alle rate sino al 31 dicembre 2011; pertanto è banalmente evidente che la somma comunicata inizialmente non è comprensiva delle somme già regolarmente versate; l'adesione al condono e il puntuale pagamento delle rate dovute, elimina ogni forma di presunta incompatibilità con la mia posizione di amministratore pubblico»;
dalla documentazione fornita dall'ufficio affissioni e pubblicità, però, si evince che le dichiarazioni dell'assessore Ripa siano contrastanti con gli atti prodotti dalla concessionaria DOGRE;
è necessario che gli organi competenti accertino i fatti sopra richiamati ed al tempo stesso si attivino per fare chiarezza altresì in merito alla fondatezza di notizie in base alle quali nel campo della cartellonistica della città di Lecce vi sarebbero pratiche poco trasparenti anche tra le aziende che hanno accumulato pesanti situazioni di morosità che risulterebbero essere intestate fittiziamente a soggetti di copertura;
l'articolo 70 del decreto legislativo n. 267 del 2000 prevede la possibilità di promuovere l'azione popolare per far valere la decadenza dalla carica di sindaco, di presidente della provincia, di consigliere comunale, provinciale e circoscrizionale, ma non di assessore;
ne deriva una situazione che appare all'interrogante di scarsa coerenza sotto il profilo normativo, in quanto, le disposizioni vigenti, pur prevedendo i requisiti di candidabilità, eleggibilità e compatibilità stabiliti per la carica di consigliere comunale e provinciale anche per gli assessori comunali e provinciali nominati al di fuori dei componenti del consiglio (articolo 47 del decreto legislativo n. 267 del 2000),

non contemplano nei casi di incompatibilità di questi ultimi la facoltà di esercizio dell'azione popolare -:
se si intendano assumere iniziative normative volte a introdurre la possibilità di promuovere l'azione popolare (anche da parte del prefetto) per la decadenza dalla carica di assessore comunale e provinciale per motivi di incompatibilità, come nel caso di cui in premessa.
(5-05089)

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CONTENTO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
numerosi docenti, per ragioni diverse, hanno presentato, nel corrente anno, la domanda di aggiornamento della propria posizione in graduatoria oltre i termini prescritti, a pena di decadenza, dalla legge;
alcuni di essi risulterebbero aver fatto ricorso in sede amministrativa, anche giurisdizionale, con esiti diversi, atteso che, in qualche caso, la relativa domanda sarebbe stata accolta e, in altri, respinta;
tra di loro, qualcuno sembra essersi rivolto direttamente agli uffici periferici e, attraverso questi ultimi, al Ministero per veder ristabilita un'uniformità di atteggiamenti nei confronti delle situazioni maturate;
in particolare, il tribunale amministrativo regionale per il Lazio (sezione terza bis), con la decisione n. 21794/2010, riferendosi ad una vicenda analoga concernente le graduatorie ad esaurimento per l'anno 2009, ha ritenuto ingiustificata una disciplina che riconduca alla mancata presentazione della domanda di permanenza in graduatoria la «cancellazione definitiva» dalla medesima, ritenendo, per contro, corretto il reinserimento dell'interessato con il recupero del punteggio maturato all'atto della cancellazione;
la decisione del tribunale appare in linea con i principi di buona amministrazione cui dovrebbe ispirarsi anche l'attività del competente Ministero -:
quale sia l'orientamento tenuto dai competenti uffici in tali casi e quali direttive siano state impartite in proposito per evitare disparità di trattamento;
quali urgenti iniziative intenda assumere in vista della predisposizione delle prossime graduatorie e con riferimento a coloro che, pur avendo presentato la domanda oltre i termini previsti nel 2011, hanno manifestato la volontà di permanere nella medesima.
(5-05091)

PILI, NIZZI, VELLA, CENTEMERO, SCALERA, MURGIA, PORCU, CARLUCCI e CECCACCI RUBINO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in seguito all'attivazione dei corsi ministeriali nell'anno 2008 e per gli anni 2008-2010 (cfr. decreto ministeriale n. 137 del 1997) 35 laureati nella sola città di Cagliari, in tutta Italia si arriva a circa 20.000, alcuni già docenti precari hanno intrapreso il corso di studi biennale e abilitante (per definizione dello stesso decreto ministeriale n. 137 del 1997) all'insegnamento dello strumento musicale nelle scuole medie per la classe di concorso A77;
detto biennio prevedeva una selezione iniziale a valore concorsuale, la frequenza obbligatoria, un piano di studi di 30 esami più tirocinio elaborativo e pratico, esame finale diviso in tre prove e una quota obbligatoria divisa in rate, in tutto per una spesa complessiva di 3.000 euro;
tale impegno formativo e l'ingente spesa finanziaria era finalizzata all'abilitazione e all'inserimento nelle graduatorie ad esaurimento, così come è accaduto agli

omologhi del 2009, iscritti ed abilitati ai sensi dello stesso decreto ministeriale;
si registra quindi un'evidente disparità di trattamento, in quanto coloro che risultano abilitati un anno prima hanno goduto di un emendamento ad hoc per l'inserimento;
risultano di fatto tagliati fuori, eliminati, coloro che, nonostante abbiamo seguito lo stesso iter e in possesso dello stesso titolo, registrano l'unica differenza nell'anno di immatricolazione;
usufruiscono del diritto di entrare nelle graduatorie anche coloro i quali, immatricolatisi l'anno precedente a. a. 2007/2008, hanno conseguito l'abilitazione essendo finiti fuori corso;
nella stessa situazione di esclusi si trovano i docenti abilitati quest'anno, i quali hanno iniziato lo stesso corso «abilitante» l'anno successivo (2009/2010) e che si sono tutti abilitati regolarmente entro la riapertura delle graduatorie ad esaurimento, lo scorso maggio;
sono oltre 50 i docenti abilitati privati dei propri diritti solo per la città di Cagliari, ma a questi si sommano anche quelli di Sassari e di tutti gli altri conservatori italiani;
in seguito a un ricorso al Tar si è riusciti ad ottenere l'inserimento con riserva (decreto ministeriale 44/111 sull'aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento);
riserva che si auspicava potesse essere sciolta alla riapertura delle graduatorie, lo scorso giugno 2011, ma così non è stato -:
se non ritenga di dover assumere le opportune iniziative al fine di sanare una grave discriminazione che preclude a numerosi docenti la possibilità di essere inseriti nelle apposite graduatorie ad esaurimento;
se non ritenga di dover uniformare il trattamento riservato ai docenti negli anni precedenti a tutti coloro che hanno seguito analogo iter informativo e abilitativo;
se non ritenga necessario promuovere le opportune iniziative al fine di rendere effettivo il valore legale del titolo acquisito nella fattispecie richiamata, compreso più quello dei docenti in scienza della formazione primaria ai fini dell'inserimento nelle graduatorie ad esaurimento;
se non ritenga di dover adottare opportuni e urgenti provvedimenti considerato che, come per lo specifico insegnamento dello strumento musicale nella scuola media - classe di concorso A77, le graduatorie permanenti risultino essere pressoché esaurite in gran parte del territorio nazionale e occorre quindi procedere al reclutamento per scorrimento delle graduatorie d'istituto senza tenere in considerazione il possesso dell'abilitazione o meno.
(5-05093)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

CONTENTO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nella recente tabella recata dal decreto legislativo 21 aprile 2011, n. 67, hanno trovato inserimento una serie di attività che, proprio in quanto considerate «usuranti», attribuiscono ai lavoratori che le praticano determinate agevolazioni in materia previdenziale;
tra esse non pare esser stata, però, ricompresa l'attività dei cosiddetti «magazzinieri cellisti», cioè di quei lavoratori che si occupano dell'immagazzinamento, della movimentazione e della spedizione delle specialità surgelate mantenute nelle celle frigorifere nel rispetto della catena del freddo;
com'è noto, tali lavoratori operano a tempo pieno in condizioni microclimatiche di notevole disagio a causa della bassissima

temperatura che deve obbligatoriamente essere mantenuta nei locali e che raggiunge perfino i - 24o Celsius -:
se tali attività siano state valutate o meno quali attività «usuranti» e sulla base di quali ragioni;
se siano ipotizzabili iniziative dirette in tal senso ovvero, in caso contrario, per quali motivi;
quali iniziative, anche normative, si intendano coltivare nel merito.
(5-05090)

Interrogazione a risposta scritta:

BITONCI e LANZARIN. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la recente sentenza del TAR Veneto, III Sezione, n. 950/2011 del 7 giugno 2011 ha posto a carico di un comune del vicentino l'integrazione della retta di ricovero in residenza sanitaria di una anziana non autosufficiente e indigente.
il tribunale amministrativo regionale del Veneto ha ritenuto che i redditi dei familiari, persone benestanti, non devono essere conteggiati in tale situazione di indigenza;
il decreto legislativo n. 130 del 3 maggio 2000 ha stabilito che nel caso di handicap grave o di ultrasessantacinquenni non autosufficienti non si conteggi, per le prestazioni assistenziali, il reddito dei familiari ma esclusivamente quello del soggetto richiedente. Il tutto in attesa di un apposito decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, mai adottato;
l'assistenza dovrebbe essere posta a carico del comune solo in caso di assoluta indigenza dell'assistito e dei suoi parenti più prossimi e per non gravare i comuni del costo di tutti gli ultrasessantacinquenni non autosufficienti non in possesso di «idonea» pensione;
i comuni, che hanno entrate limitate e spese sociali già molto elevate, non sarebbero comunque in grado di assolvere al pagamento di questo maggior onere -:
quali iniziative di competenza, anche normative, intenda intraprendere il Governo per non gravare i comuni di oneri per l'assistenza sociale anche nei confronti di chi, handicappato grave (e quindi indigente per definizione) o ultrasessantacinquenne non autosufficiente, disponga di una rete familiare in grado di pagare le spese assistenziali.
(4-12652)

...

PARI OPPORTUNITÀ

Interrogazione a risposta immediata:

FAVIA. - Al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
l'Italia, seppur con un grave ritardo rispetto ad altri Paesi europei, si è dotata di una normativa specifica - recata dal decreto legislativo n. 151 del 2001 - contenente il «Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, a norma dell'articolo 15 della legge 8 marzo 2000, n. 53», con l'obiettivo, tra l'altro, di «garantire una più ampia tutela della maternità e della paternità» medesime (così stabilisce la legge delega);
tra i diritti garantiti alle lavoratrici-madri vi è quello relativo al divieto di licenziamento, di cui all'articolo 54 del decreto legislativo n. 151 del 2001, nel periodo «dall'inizio del periodo di gravidanza fino al termine dei periodi di interdizione dal lavoro previsti, nonché fino al compimento di un anno di età del bambino»;
tali disposizioni trovano integrale applicazione e sono puntualmente recepite dal contratto collettivo nazionale di lavoro valevole per il personale non dirigenziale di Poste italiane s.p.a. (segnatamente dall'articolo 45), laddove si prevede: «L'Azienda garantisce la tutela della lavoratrice madre, che abbia informato il

datore di lavoro del proprio stato, in conformità alle previsioni di legge in materia con particolare riferimento alle disposizioni di cui al capo II «Tutela della salute della lavoratrice« del testo unico, alle previsioni del decreto legislativo n. 626 del 1994, e successive modifiche e integrazioni, e al documento di valutazione dei rischi»;
da quanto emerge dalle segnalazioni dei sindacati di categoria, sono sempre più numerosi i casi di lavoratrici che, avendo viste respinte le proprie domande di riavvicinamento lavorativo al luogo di residenza familiare (ciò che si presumerebbe, invece, facilmente possibile per un'azienda tipicamente «a rete» come Poste italiane s.p.a.), sono poste nell'oggettiva impossibilità di prendersi cura dei propri figli minori (specie se questi sono più di uno e in giovanissima età) e costrette, quindi, a rassegnare le proprie «dimissioni volontarie» dall'azienda medesima -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere presso Poste italiane s.p.a. affinché gli obiettivi di cui al decreto legislativo n. 151 del 2001 in tema di tutela della maternità siano pienamente realizzati.
(3-01752)

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta immediata:

REGUZZONI, LUSSANA, LUCIANO DUSSIN, FOGLIATO, MONTAGNOLI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CAVALLOTTO, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DAL LAGO, DESIDERATI, DI VIZIA, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, ISIDORI, LANZARIN, MAGGIONI, MOLGORA, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
le azioni di miglioramento genetico, in particolare quelle relative ai controlli funzionali, costituiscono strumenti indispensabili alla selezione del bestiame e alla conservazione della biodiversità, al fine di ottenere dall'attività zootecnica i migliori risultati;
lo svolgimento dei controlli funzionali e la tenuta dei registri anagrafici sono affidati alle Associazioni nazionali allevatori (Ana) e all'Associazione italiana allevatori (Aia) che si avvalgono, per quanto concerne le attività a livello periferico, della collaborazione delle Associazioni provinciali allevatori (Apa) presso cui hanno sede gli uffici provinciali dei libri genealogici e dei controlli, ai sensi di quanto disposto nei disciplinari del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali;
la copertura delle spese per lo svolgimento delle attività di cui sopra è stata assicurata, fino al 2010, per circa l'80 per cento da contributi pubblici (la restante parte è oggetto di compartecipazione finanziaria da parte dei singoli allevatori), corrisposti, ogni anno, in parte, attraverso un contributo concesso dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e, in parte, per tramite di un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recante uno stanziamento determinato d'intesa con le regioni e, poi, tra le stesse ripartito;
a decorrere dal 2011, per effetto dei recenti interventi correttivi apportati alla spesa pubblica, rimane attivo solo il contributo ministeriale, peraltro su un livello inferiore rispetto agli anni precedenti, mentre le altre risorse risultano azzerate;
in risposta ad un precedente atto di sindacato ispettivo, volto ad evidenziare le

problematiche derivanti dall'azzeramento delle risorse previste per lo svolgimento delle funzioni delle Associazioni provinciali allevatori, l'allora Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali comunicava che già nel mese di dicembre 2010 era stata inoltrata al Ministro dell'economia e delle finanze una formale richiesta di ripristino della linea di finanziamento statale;
solo nel mese di maggio 2011 il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ha formalizzato il proprio impegno, con l'adozione di un decreto per lo stanziamento di una somma di 25 milioni di euro, che, sebbene non sufficiente a garantire l'intero fabbisogno stimato in 56 milioni di euro, assicura comunque il proseguimento delle attività di controllo funzionale;
il 23 giugno 2011 il Ministero dell'economia e delle finanze ha espresso parere negativo alla rimodulazione finanziaria delle risorse destinate all'attuazione degli interventi di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 maggio 2011, che, di fatto, ha impedito l'adozione del provvedimento con il quale si dispone il parziale finanziamento degli oneri delle Associazioni provinciali allevatori -:
di quali ulteriori elementi disponga il Ministro interrogato in relazione ai fatti espressi in premessa e, in considerazione dell'importanza delle attività di cui trattasi, ai fini della garanzia qualitativa e quantitativa delle produzioni animali e della tutela delle risorse genetiche nazionali, anche rispetto alle strategie commerciali di Paesi esportatori di animali da riproduzione, se non ritenga opportuno assumere iniziative, d'intesa col Ministero dell'economia e delle finanze, per rendere immediatamente disponibili le somme necessarie a garantire l'operatività delle Associazioni provinciali allevatori nel 2011.
(3-01753)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:

MADIA. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 35 del comma 3 del decreto-legge n. 207 del 2008 convertito dalla legge n. 14 del 2009 prevede che «Con decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e con il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, da adottare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, sono definite le modalità applicative delle disposizioni di cui al comma 14 dell'articolo 66 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n, 133, come modificato dal comma 2 del presente articolo, intese a chiarire che, a fine di garantire omogeneità di computo delle retribuzioni del personale cessato e di quello neo assunto, nella definizione delle economie delle cessazioni non si tiene conto del maturato economico»;
ad oggi il decreto in questione non è stato ancora adottato bloccando di fatto la possibilità per gli enti pubblici di ricerca di emettere bandi concorso per le assunzioni del personale anche in presenza di bilanci virtuosi;
sono bloccate le risorse rese disponibili dalle cessazioni dell'anno 2009 che potrebbero invece essere utilizzate, senza nessun aggravio per il bilancio dello Stato, anche per dare prospettive ai tanti precari di elevata professionalità che operano nel comparto della ricerca -:
quali siano i motivi di tale ritardo e quali siano le iniziative che il Governo

intende assumere per «liberare» le risorse già disponibili nei bilanci degli enti pubblici di ricerca e destinate all'emissione di bandi di concorso per l'assunzione del personale.
(5-05087)

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SALUTE

Interrogazioni a risposta immediata:

CERA, GALLETTI, NUNZIO FRANCESCO TESTA, BINETTI, DE POLI, VOLONTÈ, CICCANTI, COMPAGNON, NARO e ANNA TERESA FORMISANO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la Casa sollievo della sofferenza, il noto policlinico di San Giovanni Rotondo, voluto da padre Pio e che adesso è uno dei primi in Italia, sarà sede della sperimentazione clinica sulle cellule staminali cerebrali, con la creazione dei laboratori e delle strutture necessarie. Queste realizzazioni fanno parte di un più ampio progetto di sviluppo della struttura in corso di avviamento che doterà l'ospedale di nuovi mezzi per portare la ricerca sempre più vicina ai malati;
nel 1999 il professor Vescovi - oggi direttore scientifico dell'ospedale - ha scoperto il metodo che permette di isolare cellule staminali dal cervello umano, moltiplicandole in modo virtualmente illimitato, aprendo la strada all'ampliamento di questa ricerca fino alla sperimentazione clinica sull'uomo;
la ricerca sviluppata fino ad oggi dal professor Angelo Vescovi e dal team di ricerca presso la Cell factory di Terni ha mostrato che il trapianto di cellule staminali cerebrali rappresenta una delle terapie potenzialmente efficaci per le persone colpite da sclerosi laterale amiotrofica, sclerosi multipla, malattia di Alzheimer e altre malattie neurodegenerative;
l'ospedale ha adottato il progetto del professor Vescovi, che affianca fattivamente i ricercatori nel compimento di questa missione di speranza per le persone colpite da malattie neurodegenerative;
come è noto, il progetto coniuga etica e ricerca scientifica avanzata, dal momento che il prelievo e l'isolamento delle cellule staminali vengono effettuati esclusivamente nel pieno rispetto di tutti i principi dell'etica cattolica e dietro specifiche autorizzazioni dei comitati etici;
la Casa sollievo della sofferenza ha ottenuto l'autorizzazione dall'Istituto superiore di sanità per procedere con la sperimentazione. Ora la Casa sollievo della sofferenza dovrà inviare il dossier scientifico della sperimentazione ai comitati etici dei vari centri ospedalieri coinvolti nello studio, primo fra tutti quello dell'ospedale Santa Maria di Terni e solo dopo l'autorizzazione dei comitati etici potrà avere inizio la selezione dei pazienti -:
se sia a conoscenza dello stato dell'arte del progetto e della tempistica dei processi di autorizzazione da parte dei comitati etici e cosa intenda fare per accelerare l'applicazione effettiva della sperimentazione in corso.
(3-01750)

BALDELLI e BOCCIARDO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il sistema nazionale di sorveglianza, previsione e allarme per la prevenzione degli effetti delle ondate di calore sulla salute della popolazione è stato attivato dal Dipartimento della Protezione civile nel 2004 e consente di individuare, per ogni specifica area urbana, le condizioni meteo-climatiche che possono avere un impatto significativo sulla salute dei soggetti vulnerabili;
in base a questi modelli sono elaborati dei bollettini giornalieri per ogni città, in cui sono comunicati i possibili effetti sulla salute delle condizioni meteorologiche previste a 24, 48 e 72 ore;

negli ultimi giorni è successo sempre più di frequente che i bollettini segnalassero situazioni meteo-climatiche classificate come «livello 2» (temperature elevate e condizioni meteorologiche che possono avere effetti negativi sulla salute della popolazione a rischio) e «livello 3» (ondata di calore: tre giorni consecutivi di situazioni meteo di livello II);
in questi casi diventa essenziale adottare interventi di prevenzione mirati per salvaguardare la salute della popolazione a rischio -:
quali siano le iniziative del Ministero della salute per prevenire l'insorgenza dei malesseri collegati al caldo eccessivo.
(3-01751)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
il 7 luglio 2011 gli organi di stampa hanno riportato il comunicato dei vertici della IRISBUS spa (gruppo FIAT-Industrial) attraverso il quale si comunicava la prossima dismissione della produzione autobus dello stabilimento di Flumeri (Avellino), decisione che, se diverrà operativa, causerà un «terremoto» nel tessuto economico-sociale della Valle dell'Ufita e della intera provincia di Avellino;
l'Azienda in questione conta infatti 690 dipendenti con un indotto che supera i 2000 addetti e solo nel 2010 ha investito 8 milioni di euro nella ristrutturazione aziendale che diventano 30 milioni considerando tutti gli investimenti degli ultimi 5 anni -:
quali iniziative e provvedimenti il Governo intenda prendere al fine di scongiurare quanto esposto in premessa, onde evitare ripercussioni di carattere economico e sociale che porterebbero numeri elevati di cassa integrazione e disoccupazione, in una zona, l'Irpinia, già martoriata e gravemente colpita dalla crisi economica in atto.
(2-01151)
«Pugliese, Fallica, Di Caterina, Castiello, Grimaldi, Stagno d'Alcontres, Terranova, Berardi, Belcastro, Porfidia, Razzi, Ruvolo, Gioacchino Alfano, Garofalo, De Luca, Barani, De Camillis, Iapicca, Vessa, Moles, Bernardo, Iannaccone, Scilipoti, Boffa, Petrenga, Pagano, Soglia, Stasi, Cosenza, Misuraca, Allasia, Germanà, Minardo».

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, per sapere - premesso che:
l'avvocato Gianpiero Martini è attualmente commissario liquidatore del Consorzio agrario provinciale di Ferrara;
il Consorzio agrario provinciale di Ferrara è in liquidazione coatta amministrativa con l'autorizzazione all'esercizio provvisorio e alla continuazione dell'attività;
l'avvocato Gianpiero Martini è stato nominato commissario liquidatore anche dal Consorzio agrario provinciale di Rovigo in data 7 aprile 2006 e riconfermato nella carica in data 30 ottobre 2006;
dopo l'omologazione del concordato nel febbraio 2010 ed il ritorno in esercizio ordinario del Consorzio agrario provinciale di Rovigo è stato nominato commissario governativo;
dopo la nomina dell'avvocato Gianpiero Martini, il Consorzio agrario provinciale di Rovigo si sarebbe rifornito di merci, per svariati milioni di euro, oltre che dai fornitori istituzionali, anche dal Consorzio agrario provinciale di Ferrara;

questo nuovo sistema di approvvigionamento ha fatto transitare attraverso il bilancio del Consorzio agrario provinciale di Ferrara merci che in passato venivano acquistate direttamente, senza intermediazione, dalla struttura rodigina;
questa operazione commerciale ha aumentato i ricavi lordi della struttura consortile ferrarese; oltre ai compensi, di legge, spettanti ai commissari liquidatori dei Consorzi agrari, qualora sia stata autorizzata la continuazione dell'attività degli stessi, è corrisposto un ulteriore compenso pari allo 0,10 per cento dei ricavi lordi;
il commissario liquidatore del Consorzio agrario provinciale di Ferrara riveste la qualifica di pubblico ufficiale;
nell'agosto 1996, pochi giorni prima della scadenza dei termini prescrittivi, l'ingegner Franco Rizzi, allora Commissario liquidatore del Consorzio agrario provinciale di Rovigo, aveva iniziato un'azione di responsabilità nei confronti degli ex amministratori e sindaci dello stesso Consorzio agrario;
alla maggior parte degli amministratori erano stati posti sotto sequestro beni per oltre cinque miliardi di lire solido fra tutti;
alcuni amministratori, rimarcando la mancata fazione di alcuni soggetti, non di secondo piano, nella vicenda consortile, e più precisamente i direttori che si erano avvicendati in carica nel periodo considerato dall'azione di responsabilità ed i commissari governativi che erano subentrati all'atto dello scioglimento del consiglio, provvedevano a chiamarli in causa;
oltre all'azione civile azionata dal commissario liquidatore ingegner Franco Rizzi, la procura della Repubblica aveva avviato un procedimento penale che si è concluso in secondo grado per tutti coloro che erano stati rinviati a giudizio, con la seguente sentenza assolutoria: «perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato»;
pochi giorni dopo la sua nomina il commissario liquidatore Giampiero Martini ha affidato al dottor Nicola Ermini, dottore commercialista e revisore contabile in Firenze, il seguente incarico: «Dica il perito, esaminati i bilanci del Consorzio Agrario di Rovigo relativi agli esercizi dal 1983 al 1989, tenuto conto delle perizie contabili in date 25 marzo e 18 luglio 1996, redatte dai Dottori Commercialisti Leopoldo Mutinelli e Francesco Spimpolo, con studio in Padova, esaminata ulteriormente la documentazione afferente l'azione di responsabilità promossa dalla liquidatela contro amministratori e sindaci del Cap. di Rovigo attualmente pendente dinanzi al Tribunale di Venezia RG 4975/1999:
a) se i bilanci del Cap, di Rovigo relativi agli esercizi dal 1983 al 1989 compresi siano stati correttamente redatti secondo la normativa civilista e contabile all'epoca vigente;
b)quando eventualmente si sia verificata la perdita del patrimonio netto;
c)l'eventuale insorgenza di perdita di gestione riferite ad operazioni poste in essere dopo la menzionata perdita del patrimonio netto sino al decreto di messa in liquidazione coatta amministrativa, quantificando le perdite stesse, al fine della quantificazione dei risarcimenti eventualmente dovuti dagli amministratori e sindaci del Consorzio agrario provinciale di Rovigo all'epoca dei fatti»;
in data 11 maggio 2006 il dottor Nicola Ermini depositava e giurava la perizia richiesta dall'avvocato Giampiero Martini avanti al dottor Paolo Nasti, notaio in Firenze. Le conclusioni della stessa in risposta ai quesiti sono:
a)si può sostenere che i bilanci relativi agli esercizi 1983-1989 siano stati redatti non sempre correttamente, secondo la normativa civilistica e contabile all'epoca vigente; comunque, gli esiti penali per amministratori e sindaci hanno dato luogo a conseguenze assolutorie in

grado di appello e le erronee imputazioni non hanno occultato la perdita del patrimonio netto;
b)la perdita del patrimonio netto è infatti avvenuta nell'esercizio 1989 e poteva essere rilevata da amministratori e sindaci al momento dell'approvazione del bilancio nel 1990;
c)le perdite di gestione riferite ad operazioni poste in essere dopo la menzionata perdita del patrimonio netto sino al decreto di messa in liquidazione coatta amministrativa (1991) non rilevano ai fini della presente indagine dal momento che non possono essere poste a carico degli amministratori e sindaci che sono cessati con la commissariazione governativa il 3 aprile 1990, senza aver potuto approvare il bilancio 1989;
nei confronti dei chiamati in causa Antonella Scorzoni e Paolo Scorzoni, eredi di Steno Scorzoni, di Ferdinando Montanari e degli eredi di Guido Guizzardi, ex direttori del Consorzio, nonché di Dino Dal Monte e degli eredi di Giorgio Candeo, commissari governativi chiamati in causa da alcuni convenuti, esclusi fin dall'inizio dalla controversia giudiziale da parte del commissario liquidatore ingegner Franco Rizzi, il Consorzio agrario non ha mai svolto domande giudiziali;
dalla perizia del dottor Nicola Ermini si evincerebbe che tutte le operazioni che hanno portato all'ingente passivo del consorzio agrario di Rovigo, dopo l'azzeramento del patrimonio, sarebbero attribuibili ai due commissari liquidatori Giorgio Candeo e Dino Dal Monte;
l'azione di responsabilità si è chiusa con tutti i soggetti interessati convenuti e chiamati in causa a spese compensate -:
se risulti che l'organo di vigilanza delle liquidazioni coatte amministrative del Consorzio agrario provinciale di Ferrara e del Consorzio agrario provinciale di Rovigo abbia autorizzato le operazioni di approvvigionamento e se le stesse abbiano procurato un indebito profitto al commissario liquidatore di entrambe, avvocato Giampiero Martini;
per quale motivo l'organo di vigilanza abbia autorizzato il commissario liquidatore Giampiero Martini alla chiusura dell'azione di responsabilità anche nei confronti degli ex commissari governativi Enrico Candeo (eredi) e Dino Dal Monte, dal momento che la perizia redatta dal professor Nicola Ermini, per espressa richiesta dello stesso avvocato Martini, li indicherebbe come i soli responsabili del dissesto finanziario del Consorzio Avario di Rovigo, tenendo anche conto che quest'ultimi, chiamati in causa nel corso del procedimento civile, non sono stati giudicati in sede penale e non possono vantare alcuna sentenza assolutoria, relativamente ad un comportamento doloso;
in quale modo l'organo di vigilanza intenda procedere per recuperare le somme che avrebbero dovuto essere risarcite dai due commissari governativi o dai loro eredi;
se l'avvocato Giampiero Martini abbia presentato all'organo di vigilanza delibere e, in caso affermativo, per quali importi, relativamente ai pagamento delle spese legali dei chiamati in causa, in modo particolare del commissario governativo Dino Dal Monte e del direttore Guido Guizzardi;
in quale modo l'organo di vigilanza intenda recuperare le somme eventualmente erogate indebitamente.
(2-01156)«Raisi, Della Vedova».

Interrogazione a risposta immediata:

IANNACCONE e MOFFA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il gruppo Fiat ha comunicato la decisione di chiudere lo stabilimento Irisbus di Flumeri, in Valle Ufita;

quella dell'Irisbus è una realtà industriale intorno alla quale negli anni si è creato un indotto che dà lavoro a centinaia di famiglie;
è inaccettabile che il management della Fiat, con sconcertante disinvoltura e senza alcun preavviso, decida di dismettere uno stabilimento, lasciando senza futuro un territorio già fortemente penalizzato dalla crisi economica in corso;
con numerosi e diversificati atti di sindacato ispettivo si è più volte messa in evidenza la drammatica situazione che stanno attraversando i lavoratori del gruppo Fiat;
nonostante le ripetute sollecitazioni e le tante rassicurazioni, la situazione produttiva dello stabilimento Fma continua ad essere molto critica, con produzioni a singhiozzo e nessuna sicurezza per il futuro;
tutto il comparto produttivo dell'Irpinia sta subendo gravi contraccolpi, che rischiano di affossare ogni ipotesi di crescita dell'intera area, stante l'enorme influenza che il comparto Fiat ricopre in quel territorio;
nella provincia di Avellino vi sono 80 mila disoccupati che corrispondono ad una percentuale del 30-35 per cento della popolazione; se a questi si dovessero aggiungere i lavoratori dell'Irisbus, si registrerebbe, sul fronte occupazionale, una crisi profonda che colpirebbe l'intera economia dell'Irpinia, andando ad aggravare ulteriormente la già difficile situazione delle popolazioni locali;
è necessario che i vertici Fiat siano posti dinanzi alle loro responsabilità e che si pronuncino in maniera definitiva sulle loro intenzioni in merito al destino dello stabilimento di Pratola Serra e ora dell'Irisbus;
sono numerosi i lavoratori dell'indotto che si ritrovano in un vicolo cieco e rischiano di perdere il posto di lavoro;
in questa situazione, stante il pericolo imminente di perdita del posto di lavoro, è necessario intervenire affinché il gruppo Fiat riveda la decisione assunta di chiudere l'Irisbus e non si arrivi allo spostamento della produzione di pullman in altri Paesi;
appare del tutto evidente agli interroganti che il gruppo Fiat, nonostante gli impegni verbali assunti sulla volontà di mantenere gli impianti produttivi nel nostro Paese, non abbia nessuna intenzione di rafforzare e mantenere tali produzioni e si accinga, al contrario, soprattutto nel Mezzogiorno, a ridimensionare e chiudere molti dei suoi stabilimenti -:
quali iniziative il Governo intenda intraprendere, a partire da un prima ed immediata convocazione di un tavolo di concertazione con le parti sociali e le imprese coinvolte, al fine di salvaguardare i livelli occupazionali, il futuro e la sicurezza del reddito per tutti i lavoratori coinvolti, loro malgrado, in questo processo di dismissioni, compresi quelli legati all'indotto dello stabilimento Irisbus di Flumeri.
(3-01749)

Interrogazione a risposta in Commissione:

PILI, MURGIA, SCALERA, CARLUCCI, CENTEMERO e CECCACCI RUBINO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la Direttiva 2009/72/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, relativa a norme comuni per il terzo mercato interno dell'energia elettrica, il cui iter di recepimento da parte degli Stati membri era previsto a partire dal mese di marzo 2011, all'articolo 15, comma 4 dispone che: «per motivi di sicurezza degli approvvigionamenti, uno Stato membro può ordinare di dare la priorità al dispacciamento di impianti di generazione alimentati con fonti nazionali di energia combustibile primaria, con un limite del 15 per cento di tutta l'energia primaria necessaria per generare l'energia elettrica consumata nello Stato membro interessato in ogni anno civile.»;

la richiamata disposizione della direttiva in materia di sicurezza degli approvvigionamenti energetici sembra non trovare recepimento negli atti legislativi proposti o adottati dallo Stato italiano;
sia al fine di realizzare una più flessibile articolazione delle fonti energetiche per la produzione di elettricità, sia al fine di elevare i profili di sicurezza degli approvvigionamenti, occorre considerare una più massiccia utilizzazione della fonte nazionale rappresentata dai consistenti giacimenti di carbone localizzati nella zona sud-occidentale della Sardegna;
il riferimento a quanto previsto all'articolo 15, comma 4, della suddetta Direttiva, risulterebbe presente, nel Testo unico ricognitivo per la produzione elettrica dell'autorità per l'energia elettrica e il gas aggiornato al 20 marzo 2011, in cui si legge quanto di seguito si riporta articolo 30, comma 7: «In presenza di più offerte di vendita caratterizzate da uno stesso prezzo si applica il seguente ordine di priorità:
a) le offerte di vendita delle unità essenziali ai fini della sicurezza, nelle ore in cui sono dichiarate indispensabili ai sensi dell'articolo 6455;
b) le offerte di vendita delle unità di produzione alimentate da fonti rinnovabili non programmabili;
c) le offerte di vendita delle unità di produzione alimentate da fonti rinnovabili diverse da quelle di cui alla lettera b);
d) le offerte di vendita delle unità di produzione di cogenerazione;
e) le offerte di vendita delle unità di produzione CIP6/92 e delle unità di produzione decreto legislativo n. 387 del 2003 o legge n. 239 del 2004 e delle unità di produzione 74 del 2008;
f) le offerte di vendita delle unità di produzione alimentate esclusivamente da fonti nazionali di energia combustibile primaria, per una quota massima annuale non superiore al quindici per cento di tutta l'energia primaria necessaria per generare l'energia elettrica consumata;
g) le altre offerte di vendita»;
alla lettera f) dell'articolo 30 comma 7 del Testo unico ricognitivo per la produzione elettrica, compare quanto previsto all'articolo 15, comma 4, della direttiva 2009/72/CE, ma con l'aggiunta dell'avverbio «esclusivamente»;
tale inserimento preclude la «priorità di dispacciamento» per la centrale che utilizzi, in maniera non esclusiva, come previsto nel Progetto Sulcis, un'alimentazione da fonte nazionale di energia combustibile primaria (come il carbone Sulcis);
risulta poco chiaro perché nel recepimento della direttiva sul terzo mercato elettrico negli Stati membri, non sia stato incluso esattamente quanto disposto dall'articolo 15, comma 4 della direttiva stessa;
tale avverbio «esclusivamente» risulta ostativo al progetto Sulcis, cui fa esplicito riferimento la legge n. 99 del 2009 e presentato dalla Sotacarbo SpA, posto che lo stesso fa riferimento ad una centrale a carbone alimentata in mix con carbone Sulcis;
all'incremento della attività estrattiva del carbone Sulcis, nelle more della realizzazione del progetto integrato previsto dalla legge 99 del 2009 potrebbe utilmente affiancarsi l'applicazione di tecniche finalizzate all'abbattimento del tenori di zolfo (lisciviazione del carbone) che ne riducono l'impatto ambientale, sviluppando industrialmente il brevetto di tali tecnologie depositato dalla concessionaria Carbosulcis Spa a totale proprietà pubblica, e rendono possibile la commercializzazione profittevole di sottoprodotti -:
se non intenda il Ministro dello sviluppo economico di doversi avvalersi della facoltà assegnata agli Stati membri dell'Unione europea di disporre la priorità al dispacciamento di energia elettrica prodotta

da impianti di generazione alimentati, in misura consistente ma non certamente esclusiva (pari o superiore al 50 per cento in mix di alimentazione), da carbone nazionale;
se non ritenga di dover proporre con urgenza un provvedimento che consenta il recepimento integrale della direttiva comunitaria eliminando ogni possibile richiamo all'esclusività dell'alimentazione da carbone nazionale.
(5-05094)

Interrogazione a risposta scritta:

MELIS, CALVISI, FADDA, MARROCU, ARTURO MARIO LUIGI PARISI, PES, SCHIRRU e SORO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con la fermata in corso dell'impianto craking e, a cascata, di quelli di politene Hd e aromatici, lo stabilimento Vinyls di Porto Torres è attualmente chiuso; per altro gli impianti dei cloroderivati della Vinyls sono fermi da oltre 2 anni con prospettive industriali praticamente imprevedibili (e probabilmente, a giudicare dalle notizie di questi giorni, inesistenti);
negli ultimi mesi si è prospettata, anche con accordi sottoscritti dai soggetti istituzionali del territorio, l'ipotesi dell'insediamento nella area di Porto Torres della cosiddetta «chimica verde», con la produzione di oli lubrificanti vegetali, la costruzione ex novo di un impianto di bioplastiche e quello di una centrale termica alimentata da biomasse prodotti in loco (tutte ipotesi da verificare, per altro, ivi compresi i tempi di attuazione dei programmi, che in ogni caso ad oggi si prevedono in almeno 2 anni per realizzare la sola prima parte del progetto);
con la richiamata fermata del petrolchimico, pure volendo dare credito alla prospettiva della «chimica verde» (che a regime per altro non garantirebbe comunque la ricollocazione per tutti i lavoratori precedentemente occupati, in particolare di quelli dell'indotto pari a 650 unità) il Nord Sardegna si troverà a gestire nel brevissimo periodo una crisi economico sociale di gravissima entità;
le bonifiche ambientali, con l'investimento dei primi 530 milioni di euro previsti dall'accordo sindacale con ENI del 19 ottobre 2009 rappresentano in questo contesto drammatico una occasione unica di occupazione sebbene si debba rilevare che i 530 milioni di euro citati quantificano soltanto una parte dell'intera somma necessaria per completare totalmente la messa in sicurezza d'emergenza dell'intero sito di Porto Torres: calcoli della stessa Eni suggerivano pochi anni fa la cifra di 1,5 miliardi in totale;
allo stato attuale si ha notizia di 13 progetti, il cui iter preparatorio dovrebbe concludersi nel più breve tempo possibile, sia per dar luogo al necessario ripristino ambientale, atto dovuto al territorio e premessa del nuovo insediamento della «chimica verde», sia per dare risposte occupazionali immediate alle aziende e alla domanda di lavoro locale -:
quali informazioni possano fornire i Ministri circa tempi e modalità delle bonifiche previste nel citato accordo del 19 ottobre 2009;
se, data la drammatica situazione occupazionale nel territorio di Porto Torres, i Ministri interrogati non ritengano necessario intervenire, con l'autorità che deriva al Governo dall'essere maggiore azionista dell'ENI, presso l'ente petrolifero per ottenere:
a) accelerare i tempi di inizio delle bonifiche ambientali nell'area, indicandone finalmente modalità e date precise;
b) di privilegiare, nelle gare d'appalto relative alle bonifiche, quelle aziende che, già da tempo presenti nel territorio, offrono perciò, proprio in base alla loro attività pregressa, serie garanzie di professionalità, e che dispongono di autorizzazioni,

certificazioni e mezzi idonei a garantire il pronto e efficace svolgimento dei lavori;
c) di garantire nelle varie fasi dei lavori, in appalto e eventualmente in subappalto, specificamente quelle maestranze che fossero già precedentemente occupate nell'area, e ciò per non vanificare l'indiscusso patrimonio di professionalità dei lavoratori espulsi recentemente dal petrolchimico in seguito alla cessazione delle attività, ivi comprese le maestranze della Vinyls (qualora la vertenza in atto, come da premessa, non andasse a buon esito) e comunque quelle dell'indotto;
d) di monitorare, d'intesa con istituzioni locali e sindacati, l'esecuzione dei lavori di bonifica, con l'adozione immediata di provvedimenti ad hoc per l'area del petrolchimico e la ricollocazione di tutte le maestranze, indotto compreso, sia sulla «chimica verde» che sulle bonifiche, eventualmente anche con l'adozione di misure specifiche per l'area del Nord Sardegna.
(4-12650)

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Apposizione di firme ad una mozione.

La mozione Nirenstein e altri n. 1-00669, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 giugno 2011, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Sbai, Colombo.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta scritta Munerato e Negro n. 4-12634, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 luglio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bitonci.

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ERRATA CORRIGE

Interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-12646 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 498 dell'11 luglio 2011. Alla pagina 23213, prima colonna, sopprimere dalla riga ventiseiesima alla riga trentaseiesima.