XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 526 di mercoledì 28 settembre 2011

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 9.

GIANPIERO BOCCI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Bonaiuti, Bongiorno, Brugger, Brunetta, Caparini, Carfagna, Casini, Cesario, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Gianfranco Conte, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, De Biasi, Della Vedova, Donadi, Fava, Gregorio Fontana, Franceschini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Mantini, Meloni, Migliavacca, Migliori, Misiti, Moffa, Mura, Ravetto, Reguzzoni, Romano, Saglia, Stefani, Stucchi, Vito e Zaccaria sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Informativa urgente del Governo sui recenti disordini verificatisi nell'isola di Lampedusa (ore 9,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sui recenti disordini verificatisi nell'isola di Lampedusa.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del sottosegretario di Stato per l'interno)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per l'interno, Sonia Viale.

SONIA VIALE, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, nella seduta dell'Assemblea del 21 settembre, gli onorevoli Evangelisti, Mecacci e Russo hanno chiesto al Governo di riferire in Aula sugli episodi verificatisi il giorno precedente, iniziati con l'incendio del centro di prima accoglienza e soccorso, situato presso Contrada Imbriacola, a Lampedusa.
Il Governo ha dato prontamente la propria disponibilità a riferire sull'accaduto con un'informativa che tiene conto degli elementi acquisiti per il tramite della prefettura di Agrigento e del Dipartimento della pubblica sicurezza.
Desidero innanzitutto dare atto e ringraziare, anche in quest'Aula, il prefetto, il questore, i responsabili di tutte le forze dell'ordine e i vigili del fuoco per gli interventi attuati per fronteggiare l'evento, che sono stati pronti e immediati.
L'episodio al centro della ricostruzione odierna si colloca nella situazione di emergenza Pag. 2che, sin dai primi mesi di quest'anno, coinvolge in modo particolare l'isola di Lampedusa, proprio per la sua collocazione geografica di maggiore prossimità all'Africa.
Prima di addentrarmi nella ricostruzione dei fatti, non posso non esprimere, a nome del Governo, un sentimento di solidarietà nei confronti della popolazione di Lampedusa per lo spirito di accoglienza di cui ha dato e sta dando prova: comportamento che non risulta affatto offuscato da qualche manifestazione di disagio e di insofferenza.
Ed ora i fatti: il 20 settembre scorso, alle ore 16,45 circa, presso il centro si sviluppava un incendio di notevoli dimensioni. Secondo quanto emerge dai primi accertamenti compiuti dalle forze di polizia e dai vigili del fuoco, l'incendio sarebbe stato contestualmente appiccato da cittadini tunisini presso tre dei quattro padiglioni della struttura. Nella circostanza, circa 950 immigrati si sono allontanati, dirigendosi verso il centro abitato di Lampedusa.
I vigili del fuoco intervenivano immediatamente, sia con il personale del presidio che dall'inizio dell'emergenza opera presso il centro, sia con personale di rinforzo. Altrettanto tempestivo è stato l'intervento delle forze di polizia in servizio, finalizzato anche a rintracciare i tunisini e a raggrupparli presso alcuni siti, quali il campo sportivo e la zona antistante la caserma della Guardia di finanza.
Per meglio fronteggiare l'emergenza, il prefetto di Agrigento convocava una riunione tecnica di coordinamento delle forze di polizia, con la partecipazione del comandante provinciale dei vigili del fuoco e del comandante della capitaneria di porto Empedocle. Nella circostanza, veniva disposto un mirato rafforzamento del dispositivo di controllo del territorio.
Voglio ricordare che sono a disposizione della questura di Agrigento 460 unità, incrementate, nell'immediatezza dell'evento, di ulteriori cento. Concorrono, inoltre, ai servizi di vigilanza e controllo anche 150 militari delle forze armate.
I danni cagionati dall'incendio hanno reso inutilizzabili tre padiglioni della struttura. La maggior parte degli immigrati veniva rintracciata e ricondotta all'interno del centro, nell'unico padiglione utilizzabile, mentre la restante parte è stata sistemata presso il campo sportivo comunale.
Sei immigrati, due appartenenti alla polizia di Stato e un dipendente dell'ente gestore hanno dovuto fare ricorso alle cure per intossicazione da fumo. Nessun minore era presente nella struttura al momento dell'incendio.
L'attività di indagine condotta dalla polizia di Stato ha consentito di risalire agli autori dell'incendio, individuandoli in quattro cittadini tunisini, sottoposti al fermo di polizia giudiziaria per i reati di incendio, danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale.
I disordini sono proseguiti nella mattinata di mercoledì 21 settembre quando circa 400 tunisini si sono concentrati in prossimità di un distributore di benzina mentre alcuni lampedusani, che nella stessa mattinata si erano raggruppati davanti alla sede del Comune, raggiungevano la zona del distributore.
Alcuni immigrati impossessatisi di bombole di gas collocate all'esterno di un ristorante, minacciavano i lampedusani, creando un potenziale pericolo di esplosione per il distributore di benzina. I lampedusani lì accorsi iniziavano una sassaiola all'indirizzo dei tunisini.
Sul posto intervenivano i vigili del fuoco con i propri mezzi mentre le forze di polizia al fine di scongiurare pericoli per l'incolumità pubblica disperdevano i tunisini, liberando completamente l'area. Gli immigrati, scortati dalle forze di polizia, rientravano al centro di Contrada Imbriacola. Nell'occasione sono rimasti contusi una decina di tunisini ed altrettanti appartenenti alle forze dell'ordine.
Aggiungo inoltre che il 22 settembre il Commissario delegato per l'emergenza ha comunicato di aver pubblicato un bando Pag. 3di gara per l'affidamento dei servizi di rimozione, trasporto, demolizione e smaltimento di imbarcazioni e relitti presenti sull'isola.
Inoltre con provvedimento del 24 settembre scorso il comandante dell'ufficio circondariale marittimo di Lampedusa ha dichiarato il porto di Lampedusa luogo non sicuro per lo sbarco di migranti ai soli fini del soccorso in mare.
Sulla questione il Ministero dell'interno ha anche chiesto il parere dell'Avvocatura generale dello Stato che, sulla base delle Convenzioni internazionali per la salvaguardia della vita umana in mare, ha chiarito il concetto di luogo sicuro di sbarco. Questo viene individuato in località in cui le operazioni di soccorso possono ritenersi concluse, dove la vita delle persone soccorse non è ulteriormente minacciata e dove le loro necessità primarie come cibo, riparo ed assistenza medica possono essere reperite. Ai fini che interessano è dunque da ritenersi essenziale che lo sbarco debba avvenire in un luogo in cui i migranti soccorsi in mare possano essere raccolti e possano avere accesso ai loro bisogni primari.
Sin qui i fatti. Dall'inizio di quest'anno sono complessivamente sbarcati nelle isole pelagie 51.596 cittadini extracomunitari su un totale di sbarchi, su tutto il territorio nazionale, pari a 60.656 immigrati.
Le iniziative e le attività che il Ministero dell'interno ha attuato per far fronte alle emergenze si collocano nel solco della tradizione politica italiana in materia di immigrazione che è tra le più avanzate in Europa ed è in linea con le previsioni del Patto europeo sull'immigrazione e sui diritti d'asilo.
Nella gestione del fenomeno dell'immigrazione il Governo italiano ha sempre messo in primo piano la salvaguardia della vita umana in mare, numerosi sono stati in tal senso gli interventi dei nostri dispositivi navali anche al di fuori della nostra zona SAR laddove non intervenivano i paesi convenzionalmente competenti.
Sul piano interno, di fronte ad un fenomeno di tali proporzioni, è stata pianificata una serie di misure volte a garantire non solo l'accoglienza dei profughi grazie all'intesa del Governo con le regioni ed al ruolo svolto dalla Protezione civile, ma anche la sicurezza del territorio e delle frontiere.
Il Governo ha adottato una strategia di contenimento e di prevenzione del fenomeno con il duplice obiettivo di difendere la sicurezza delle frontiere e di salvaguardare la sovranità dello Stato attraverso il controllo del territorio. Il Governo per contrastare il fenomeno dell'immigrazione ha promosso e continua a ritenere fondamentale lo sviluppo e la cooperazione con i Paesi di origine e/o di transito degli immigrati illegali.
Sono stati stipulati, come è noto, accordi bilaterali con molti di questi Paesi in particolare in Nigeria, Ghana, Niger, Senegal e Gambia. Particolarmente intensi sono i rapporti di collaborazione con la Tunisia, con l'Egitto e con l'Algeria, Paesi da cui tradizionalmente provengono consistenti flussi di immigrati e che si sono impegnati a contenere le partenze, a collaborare in materia di riammissione e rimpatrio ed a eseguire specifici programmi di assistenza tecnica.
Per quanto riguarda la Libia, devo ricordare che, dopo i recenti avvenimenti, il Governo italiano e il Consiglio nazionale transitorio libico hanno firmato a Napoli il 17 giugno 2011 un memorandum d'intesa.
Il Ministero dell'interno ha assicurato la propria disponibilità a partecipare all'attività di riorganizzazione delle forze di polizia civili della nuova Libia, curando eventualmente l'organizzazione di corsi di formazione per il personale dirigente e per formatori.
Per quanto riguarda la Tunisia, il 12 settembre scorso il ministro Maroni si è recato a Tunisi per incontrare le autorità di quel Paese. Nell'occasione si è preso atto dei risultati positivi finora raggiunti nella collaborazione con l'autorità tunisina a seguito dell'accordo del 5 aprile ultimo scorso e si è concordato di intensificare le operazioni di rimpatrio prevedendo Pag. 4dieci voli a settimana articolati su cinque giorni con cento cittadini tunisini rimpatriati al giorno.
Il piano straordinario ha la durata di tre settimane.
Ho avuto già occasione di sottolineare, nell'immediatezza dell'evento, come gli atti vandalici e le rivolte, poste in essere dai cittadini tunisini, sono da mettere in stretta correlazione con la loro consapevolezza di essere rimpatriati. Oggi non posso, quindi, che ribadire quanto detto in quell'occasione, sottolineando, una volta di più, che gli episodi, nei cui confronti è ferma la condanna, non hanno modificato e non modificano il piano di rimpatrio che prosegue e non subirà rallentamenti. Sull'isola oggi non sono più presenti cittadini stranieri irregolari. Da quando è operativo il nuovo accordo, sono stati rimpatriati a Tunisi 841 extracomunitari clandestini di nazionalità tunisina. Per completezza di informazione, ricordo che nella mattinata di ieri tutti i minori presenti sull'isola sono stati imbarcati sulla nave Palladio, diretta a Porto Empedocle, per essere trasferiti presso una struttura ricettiva ubicata a Borgetto, in provincia di Palermo.
In conclusione, desidero ribadire quanto più volte ricordato in quest'Aula. L'emergenza, che da tempo stiamo affrontando, non è solo una questione da affrontare, come stiamo facendo, al massimo delle possibilità a livello nazionale, ma corrisponde a una crisi geopolitica che coinvolge tutto il Mediterraneo e, quindi, tutta l'Europa. Bisogna comprendere ciò se vogliamo un'Europa capace di costituire un unico grande sistema di governo del fenomeno dell'immigrazione. Ritengo che sia un dovere di tutti gli Stati membri aiutare i Paesi sottoposti a particolare pressione migratoria, come è l'Italia oggi, non soltanto sotto il profilo di un'equa ripartizione degli oneri ma anche per quanto concerne l'assunzione di responsabilità da parte dei singoli Stati. L'emigrazione rappresenta una sfida europea e richiede, pertanto, una risposta europea. Infatti, è soltanto una gestione concordata della crisi, nell'ottica della sussidiarietà e della responsabilità da parte di tutti gli Stati, che può incarnare il vero spirito dell'Unione europea. Occorre, tuttavia, riconoscere, con obiettività e onestà intellettuale, che questa risposta ancora tarda a venire.

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare Vincenzo Antonio Fontana. Ne ha facoltà.

VINCENZO ANTONIO FONTANA. Signor Presidente, le dichiarazioni che sono state testé rese dal sottosegretario di Stato per l'interno, Sonia Viale, nell'informativa del Governo sulla situazione di Lampedusa dopo i gravi incidenti, con un incendio di vaste proporzioni che è scoppiato proprio nel centro di accoglienza in Contrada Imbriacola, descrivono compiutamente l'efficacia degli interventi che sono stati adottati per superare questo momento di grave difficoltà che ha messo a dura prova l'atteggiamento anche dei residenti e dei lampedusani che, in questa occasione, voglio anche ringraziare, perché, per tanti mesi, hanno avuto veramente tanta pazienza ma anche tanta generosità nei riguardi di questi disperati che sono arrivati proprio nell'isola di Lampedusa.
Dopo la rivolta, infatti, le navi e i barconi intercettati sono stati dirottati sulla città di Porto Empedocle, mentre l'isola di Lampedusa è stata svuotata grazie a questo ponte aereo. Una decisione del Governo, quella di inibire il porto di Lampedusa, che potrebbe indicare nel porto agrigentino un nuovo punto nevralgico per l'arrivo dei migranti, consentendo, appunto, di alleggerire la pressione su Lampedusa, spostando gli sbarchi dei tunisini in terraferma. Una decisione opportuna, accettata con grande senso di responsabilità anche da tutta la comunità empedoclina con in testa il suo sindaco, che sottolinea che la comunità internazionale deve prendere atto che gli immigrati, che finora sono approdati a Lampedusa, lo hanno fatto perché l'isola Pag. 5non segna il confine della provincia di Agrigento, né della Sicilia, né dell'Italia, ma è il confine dell'Europa.
Così, come diceva bene il sottosegretario, è un problema di cui deve farsi carico l'intera Comunità europea. Ricordo anche le parole dell'onorevole Angelino Alfano, che definisce Check point Charlie il «passaggio a livello» per i tanti giovani che attraversano il Mediterraneo e che rischiano la vita per cercare democrazia, libertà, lavoro, benessere. Dunque, l'Unione europea deve farsi carico di questo problema.
Ritornando all'impegno del Governo, le operazioni di evacuazione della maggiore delle Pelagie sono state condotte con grande celerità grazie ai C130 che sono stati messi a disposizione dall'aeronautica militare e che hanno fatto avanti e indietro dall'aeroporto di Palermo per garantire l'attuazione del cronoprogramma che - come sottolineato dal questore di Agrigento - prevedeva lo svuotamento dell'isola in sole quarantotto ore. Il Governo italiano ha messo a disposizione anche due navi della flotta delle grandi navi veloci, ormeggiate al porto di Palermo, dove i tunisini sono stati sistemati in attesa del rimpatrio. Anche il sindaco De Rubeis ha ringraziato il Governo per l'avvio in tempi rapidissimi della macchina dei trasferimenti, esprimendo tutto il suo gradimento sulla soluzione che ha portato al dirottamento su porto Empedocle dei barconi, che saranno intercettati nel canale di Sicilia. Gli atti vandalici e le rivolte poste in essere dai cittadini tunisini - come ha giustamente osservato il sottosegretario - nascono dalla loro consapevolezza di essere rimpatriati. Questi episodi di inaccettabile violenza non modificano il piano dei rimpatri, che prosegue e non subirà certamente rallentamenti.
Con il sottosegretario esprimo dunque la più ferma condanna per le violenze che si sono verificate sull'isola e apprezzo la massima e costante attenzione del Viminale su quanto accaduto. Mi sento di rivolgere un ringraziamento particolare al prefetto, al questore e a tutte le forze dell'ordine e ai vigili del fuoco, che si sono tanto adoperati, hanno tenuto un comportamento attento e responsabile ed hanno svolto un lavoro con grande professionalità, ma anche con grande umanità e generosità, in un momento di forte tensione.
Una cosa è certa: sull'isola di Lampedusa non arriverà più nessuno o comunque quegli immigrati che arriveranno lo faranno assolutamente in modo sporadico e dall'isola saranno trasferiti in altri centri, per poter essere rimpatriati con il piano rimpatri, che non subirà alcun rallentamento. Le soluzioni adottate dal Governo e la rapidità degli interventi corrobora i nostri sforzi, orientati ad arginare tutte le conseguenze nefaste di un uso spregiudicato da parte di coloro che approfittano di chi migra nella speranza di trovare un futuro migliore. Sono sforzi che cercano di garantire la sicurezza di chi affronta il pericolo della propria incolumità in queste traversate...

PRESIDENTE. Onorevole Fontana, la prego di concludere.

VINCENZO ANTONIO FONTANA. ...e di evitare che l'isola di Lampedusa venga ulteriormente penalizzata dai continui approdi di extracomunitari.
Concludendo il mio intervento, non posso non ringraziare il sottosegretario Viale per il modo in cui segue l'evolversi di queste vicende...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Fontana.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Livia Turco. Ne ha facoltà.

LIVIA TURCO. Signor Presidente, noi esprimiamo sempre una netta condanna nei confronti di ogni forma di violenza, da qualunque parte essa provenga. Siamo anche noi grati ai cittadini di Lampedusa che, nel corso di questi anni, hanno dimostrato profonda solidarietà nei confronti delle persone che approdavano su quella terra. Dai cittadini di Lampedusa ho imparato il rispetto della dignità Pag. 6umana. Non è un caso che il 7 agosto il segretario del Partito Democratico, Pierluigi Bersani, sia andato a Lampedusa per esprimere solidarietà, sentimento umano, umana dignità e pietà nei confronti delle ormai migliaia di persone morte nel mare vicino a Lampedusa.
Vorremmo chiedere al Governo e a chi ci governa che sappia esprimere anche questi sentimenti di umana pietà nei confronti di quelle persone che fuggono dalla guerra e dalla fame e che incontrano, approdando sulle nostre coste, la morte. I cittadini di Lampedusa questo ci hanno insegnato: non soltanto il malessere e la rivolta, ma ci hanno insegnato ad essere cittadini solidali.
Detto questo lei, signor sottosegretario, ci ha illustrato in modo molto puntuale la dinamica dei fatti, ma non ci ha detto come sia potuto accadere e se fosse evitabile. Abbiamo sentito in quei giorni molte persone che operano a Lampedusa dire che quell'incendio e quella situazione di conflitto erano prevedibili ed evitabili.
Erano prevedibili per l'alto numero di persone che erano lì stipate fin dall'inizio. Noi siamo stati ripetutamente a Lampedusa e siamo rimasti colpiti nel vedere le persone così stipate in quei centri e in quelle strutture. Non doveva accadere: bisognava prevenire ogni forma di conflitto, così come hanno chiesto tante volte i cittadini di Lampedusa. Dunque, avreste dovuto applicare la vostra legge; noi non la condividiamo, ma vi chiediamo almeno di applicare le vostre leggi, di costruire queste benedette strutture dei centri di identificazione in cui possano essere portate le persone, perché Lampedusa è stato uno modello per l'Europa nella sua capacità di accoglienza, un modello che è stato totalmente stravolto. Tale situazione era prevedibile e prevenibile, se voi aveste gestito fin dall'inizio questa emergenza con un principio di razionalità, a partire dalle vostre leggi, con la definizione di strutture di centri di identificazione.
Inoltre, non ci ha detto nulla, signor sottosegretario, delle persone che sono stipate sulle navi. Vogliamo qui dire che quelle due navi affittate non ci paiono affatto una soluzione al problema di Lampedusa, neanche in termini di emergenza. Non so in quali Paesi le persone vengono trattenute fino a una settimana su delle navi, non ci ha detto fino a quando rimarranno su queste navi. Vi chiediamo di trovare subito una soluzione, perché quella è una cosa indegna! L'onorevole Siragusa, che è stata lì, ci ha raccontato, ha visto con i suoi occhi come sono stipate le persone. Certo che sono ben trattate, perché i marinai, le forze di polizia sono delle persone perbene, che trattano bene le persone, e ci mancherebbe ancora! Ma quegli spazi sono così ristretti, con i bambini, con i minori lì presenti; lei ci ha detto che i minori sono stati portati via, ma meno male! Vi è una donna presente con suo marito in una stanza con oltre 50 uomini.
Risolvete subito questo problema perché davvero stiamo dando uno spettacolo indecoroso. Mi chiedo quali sono i Paesi in Europa che gestiscono le emergenze in questo modo: applicate le vostre leggi, costruite questi benedetti centri! Lei ci ha parlato di un piano, di indirizzi generali, benissimo, della cooperazione con le regioni, però sono 15 anni che governate. Avete sempre detto «no» all'immigrazione e, mentre dicevate «no» all'immigrazione, avete ignorato che l'Italia è fatta in un certo modo, e che dunque questo Paese deve avere delle strutture a regime per l'accoglienza, per l'identificazione e per il diritto d'asilo.
Noi, purtroppo, oggi ci troviamo ad essere senza queste strutture a regime, ad essere sempre in una situazione di emergenza, un'emergenza tale che ci fa ricorrere all'uso delle navi. Noi vi chiediamo di risolvere subito questo problema, perché davvero è inaccettabile, così come chiediamo di insistere per l'accordo con la Tunisia, perché non vi è dubbio che quella è la strada maestra per risolvere il problema del governo dell'immigrazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Buonanno. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Viale per la sua relazione molto esaustiva e ovviamente ringrazio il Ministro dell'interno, con tutti i collaboratori, per quello che stanno facendo in materia di immigrazione.
Ovviamente, quello che ho sentito poc'anzi dal Partito Democratico non mi trova neanche un po' d'accordo, perché è facile parlare sempre dagli scranni dell'opposizione dicendo cosa bisogna fare, ma poi, quando sono stati al Governo, in occasione del problema e dell'emergenza in Albania, abbiamo visto come hanno trattato gli albanesi quando arrivavano sulle nostre coste; addirittura, hanno affondato delle navi e sono morte centinaia di persone, tanto per ricordare un avvenimento triste dei nostri tempi.
Per quanto riguarda la questione della rivolta, è evidente che chi viene nel nostro Paese e pensa di fare il «voglio, posso e comando» ha sbagliato indirizzo. Riteniamo che chi viene nel nostro Paese, con tutte le difficoltà che ovviamente sappiamo, deve comunque tener conto che ci sono delle regole, dei comportamenti e delle leggi. Se chi viene nel nostro Paese pensa di bruciare o attaccare la polizia e le forze dell'ordine - e qui va la nostra solidarietà a tutti quei poliziotti, quei carabinieri e membri della Guardia di finanza che hanno cercato di contenere la rivolta di questi tunisini, che, ricordo, minacciavano di far saltare un distributore di benzina, anche utilizzando 3 bombole del gas, con la paura degli abitanti di Lampedusa - è evidente che, quando poi vi sono quattro feriti tra le forze dell'ordine, non possiamo sempre solo stare a guardare, perché il troppo buonismo, quello sì, porta al razzismo.
Quando si è fatta una politica del buonismo, abbiamo visto poi com'è andata. Il nostro Paese, in realtà, è stato dimenticato dall'Europa. L'Italia è il Paese più vicino al Nord Africa e ha subito più di tutti le rivoluzioni, che nessuno prevedeva, dall'Egitto alla Tunisia e alla Libia. È evidente che ci siamo trovati con decine di migliaia di persone che sono arrivate sulle nostre coste ed aver risolto, almeno parzialmente, il problema credo che sia un titolo di merito di questo Governo e del Ministro dell'interno, insieme, ovviamente, a tutti quelli che collaborano con lui. Poi si viene criticati perché si poteva fare di più, ma, quando arrivano tutte queste persone, è anche difficile riuscire a trovare immediatamente delle sistemazioni. Bisogna certamente usare il buonsenso, e si è fatto, però riteniamo, così come ha fatto giustamente il Governo, che bisogna aiutare le persone a casa loro, così come sono stati fatti dei campi per aiutarli...

LIVIA TURCO. Avete tagliato i fondi per la cooperazione.

GIANLUCA BUONANNO. Vedo che l'ex Ministro Livia Turco è agitata, però deve far parlare anche gli altri.

PRESIDENTE. Onorevole Buonanno, la prego, vada avanti.

GIANLUCA BUONANNO. Si vede che è agitata perché, quando ha fatto il Ministro, non l'ha fatto bene, quindi adesso cerca di dire le cose che reputa necessarie. Sta di fatto che questo Governo ha cercato di dare una mano a queste persone nei loro posti di origine ed è giusto che sia così. Chi in questo Paese si comporta bene deve essere tutelato, chi viene qui da clandestino deve essere rimpatriato. Ne sono stati rimpatriati molti e la rivolta, come ha detto giustamente il sottosegretario, è scaturita dal fatto che nell'ultimo accordo sono stati aumentati di dieci volte i rimpatri giornalieri; quindi, hanno capito che sarebbero stati tutti riportati in Tunisia. Poi c'è anche da capire che tutti sono così malridotti, ma quando vediamo dalle immagini che scendono dalle barche con il telefonino, con le scarpe da ginnastica e con i vestiti firmati, mi viene anche da pensare che non siano tutti proprio in Pag. 8queste condizioni e c'è anche da sottolineare che molti di quelli che arrivano dalla Tunisia...

ANDREA SARUBBI. Ma vai a Lampedusa!

PRESIDENTE. Colleghi, ognuno ha diritto di dire quello che vuole.

ANDREA SARUBBI. Signor Presidente, ma i vestiti firmati...

PRESIDENTE. Ma lei non può interrompere.

GIANLUCA BUONANNO. Mi fa piacere che si arrabbino, però questo è quello che abbiamo visto (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Sappiamo anche che in Tunisia molti sono scappati dalle carceri - perché quando c'è stata la rivolta sono scappati dalle carceri - e sono venuti nel nostro Paese. Ci sono già anche diversi casi di persone tunisine che sono state rimpatriate e che ci siamo già ritrovate di nuovo a casa nostra. Dunque, questo Governo deve andare avanti nella politica dell'attenzione, mandando a casa chi non deve restare qui e accogliendo, giustamente, chi ha bisogno, ma il troppo buonismo lo lasciamo alla sinistra con la sua politica demagogica (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, noi vogliamo partire da un approccio diverso. Vorremmo evitare polemiche e demagogie, e, tuttavia, sottolineare alcuni aspetti che ci inquietano molto in questa vicenda. Anche noi ci uniamo alle parole dei colleghi che mi hanno preceduto, anche del sottosegretario, per esprimere la stima, il rispetto e la solidarietà nei confronti dei cittadini di Lampedusa, ovviamente anche di quegli immigrati che si trovano in situazioni così drammatiche da dover lasciare il proprio Paese a causa della guerra e dei disastri che stanno avvenendo, che avranno anche effetti positivi nei prossimi decenni, ma che, ovviamente, oggi inducono le persone a lasciare il proprio Paese per cercare una vita migliore per sé, per i propri cari e per i propri figli.
Tuttavia, mi premerebbe uscire un po' da quest'ultimo frangente di polemiche e sottolineare alcuni aspetti che mi sembrano importanti. Caro sottosegretario, la ringrazio della sua illustrazione puntuale, tuttavia lei ha detto alcune cose e ne ha omesse altre, ovviamente per ragioni di tempo (non penso assolutamente alla malafede). La prima è quella che sta molto a cuore anche a noi, che ha ricordato la collega Livia Turco. È comprensibile che per ventiquattro o quarantotto ore si possano stipare su navi da crociera madri, figli, genitori e ragazzi fuori del porto.
Diventa meno comprensibile se queste quarantotto ore diventano giornate intere o settimane. Non so se altri Paesi europei si sono mossi in questa direzione e nemmeno so se hanno avuto contingenze come queste, tuttavia non è possibile immaginare di lasciare le persone dentro navi da crociera, stipate a cinquanta in ogni stanza, perché quelle navi sono costruite e previste per viaggi di piacere, non per tenere assieme persone per un così lungo periodo.
La seconda questione riguarda il tema dell'Europa, che lei ha citato al termine del suo intervento. Ho piacere che lo abbia menzionato: penso che il Governo, invece di affrontarlo in Aula, lo dovrebbe affrontare al suo interno, perché abbiamo finalmente un Ministro per le politiche comunitarie e questi suoi inviti affinché l'Europa comprenda qual è la situazione dovrebbero essere portati a Bruxelles e approfonditi ulteriormente. Certamente a Bruxelles, come abbiamo visto negli ultimi mesi, vi è un ascolto attento delle ragioni degli italiani, ovviamente se queste sono ragioni politicamente comprensibili, non legate alla campagna elettorale. Quindi, grazie di avercelo ripetuto. La invito a fornire questi suggerimenti e a chiedere la Pag. 9solidarietà necessaria e la reciprocità in Europa nelle sedi competenti, attraverso i Ministri competenti.
Ovviamente, lei non ha potuto citare il tema del costo dell'affitto di queste barche. Ha invece detto, giustamente, che i minori accompagnati sono stati condotti in altra sede. Tuttavia, negli ultimi mesi, anche queste altre sedi dove vivono i minori accompagnati hanno suscitato qualche polemica giornalistica. Forse, sarebbe bene approfittare di questa e di altre occasioni per approfondire anche il tema dei minori accompagnati e della loro situazione nel nostro Paese.
Certamente, questo porto sicuro, che non sarà più dichiarato tale, ossia il porto di Lampedusa, dovrebbe ricevere da parte del Governo qualche indicazione su come gestire i prossimi mesi della crisi. Lei ha detto che Lampedusa è stata dichiarata un porto non più sicuro per i migranti. Bene, ma i migranti che si trovano in mare nei dintorni di Lampedusa dove andranno a finire?
Quindi, nell'apprezzare le sue parole e questo criterio generale della salvaguardia dei diritti umani e della vita in mare, mi sarei aspettato, onorevole sottosegretario, che lei aprisse uno spiraglio, una riflessione comune, su alcune delle conseguenze della relazione che lei ha svolto, che non possono rimanere conseguenze legate alla contingenza.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Volontè.

LUCA VOLONTÈ. Sto per concludere, signor Presidente. Si tratta di una contingenza che conosciamo tutti, drammatica, ma che ci dà l'occasione di dire che non possiamo pensare di parlare di una politica a medio termine davanti ad un fenomeno globale come quello che sta accadendo nel Mediterraneo tagliando i finanziamenti allo sviluppo e alla cooperazione, perché, se continuiamo a pensare al brevissimo periodo, all'emergenza, non riusciremo mai a prevedere perché si incendiano i centri di raccolta o a risolvere tempestivamente i problemi che hanno interessato l'isola di Lampedusa, proprio perché non spendiamo, anzi, tagliamo quei fondi per la cooperazione che sono fondamentali pilastri per avere una politica, anche dell'immigrazione (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ruvolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, intanto ringrazio il sottosegretario per la dettagliata relazione, molto puntuale, anche se vi sono ancora degli elementi da sottolineare.
Secondo il mio modo di vedere, il primo tema da mettere in grande evidenza, non per fare la solita retorica o demagogia, è esaltare il ruolo ed il comportamento della popolazione di Lampedusa e di Linosa, perché il problema riguarda, nella fattispecie, Lampedusa, ma coinvolge anche Linosa, che nel lessico viene regolarmente dimenticata. Quella è una realtà uguale, similare e da attenzionare tanto quanto quella di Lampedusa.
Si tratta di una popolazione che, nonostante i fatti e nonostante soprattutto le provocazioni, ha dato veramente il segno di essere una popolazione matura, responsabile, che dell'accoglienza fa un bene prezioso. Di questo va dato atto, ma va dato anche atto che bisogna tutelare quella popolazione, che bisogna garantirla e soprattutto garantire la sicurezza che merita nella fattispecie.
Certo, ci sono dei doveri - tanti doveri - ma ci sono anche regole da rispettare. È questo il tema di fondo a mio modesto modo di vedere, ovvero che tutto non può essere lasciato comunque all'arbitrio e a momenti di estemporaneità, sia per quanto riguarda gli immigrati, sia per quanto riguarda anche il diretto intervento da parte delle forze dell'ordine.
Cosa voglio dire in concreto? Ovviamente, un ringraziamento va al prefetto di Agrigento, al questore, a tutte le forze dell'ordine per quello che hanno fatto ed Pag. 10ai vigili del fuoco per l'intervento immediato che hanno prestato. Tuttavia, qui necessita anche un coordinamento complessivo per evitare che vengano a ripetersi questi fatti, molti incresciosi, che creano ad ognuno di noi un disagio molto forte, soprattutto per chi vive quella realtà, cioè chi è della provincia di Agrigento, come il sottoscritto.
Ma, detto questo, vorrei soffermarmi su alcune questioni. Lei ha citato il ricovero dei minori non accompagnati. È un atto meritorio - lo hanno fatto tutti - ma c'è un fatto ed una notazione che vanno veramente sottolineati con forza. Molte volte i minori vengono accompagnati in centri che hanno una convenzione con i comuni di pertinenza, e regolarmente non vengono quasi mai soddisfatti della loro prestazione, cioè non vengono remunerati tempestivamente. Comunque, molte volte, sono anni e anni di contenzioso tra l'amministrazione comunale, il Ministero dell'interno e le associazioni. Dal suo gesto - lo dice lei - non sembrerebbe (a me risultano cose ben diverse). Mi auguro che sia appunto come lei sta confermando.
Vi è poi un'altra questione molto forte. Quando gli immigrati si imbarcano e poi si disperdono, successivamente vanno ad occupare spazi, a volte anche fatiscenti ed a volte davvero inumani, nei territori nel comprensorio della provincia di Agrigento, soprattutto e non solo. Quell'impatto è immediato e si verificano situazioni di questa natura: agglomerati di extracomunitari che occupano un presidio marginale del territorio veramente in una maniera invivibile.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Ruvolo.

GIUSEPPE RUVOLO. Le amministrazioni locali e anche le forze dell'ordine non hanno quella prontezza di risposta rispetto a dei fenomeni che poi regolarmente sfociano in atti delinquenziali. Ecco, questa è la situazione che il Governo dovrà, secondo il mio modo di vedere, attenzionare e, soprattutto, si dovranno migliorare le strutture che sono sia a Lampedusa sia in altri centri.
Comunque questa è l'occasione - ripeto anche il ringraziamento per il dettaglio che ci avete voluto fornire - per un ringraziamento al Ministro Maroni, per avere attenzionato veramente, con grande senso del dovere e della responsabilità, questo momento particolare che sta vivendo Lampedusa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Leoluca Orlando. Ne ha facoltà.

LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, ho ascoltato la relazione del rappresentante delle Governo, che è talmente condivisibile da lasciare insoddisfatti.
Infatti, è una relazione che espone dei fatti, elenca delle circostanze, ma in essa non vi è una sola parola sulla genesi di quello che è accaduto né una parola sulla prospettiva di cambiamento e di miglioramento della situazione. Questo continuo fare riferimento allo spostamento dei migranti assomiglia tanto alla situazione che si verifica quando si provvede a smantellare un campo rom, non ponendosi la domanda su che fine fanno i rom che vengono mandati via da quel centro, costringendoli a vivere in condizioni ancora più disumane di prima.
Questa informativa nasce anche da un'interpellanza urgente presentata dal collega Evangelisti del gruppo dell'Italia dei Valori.
Essa fa riferimento sostanzialmente alle condizioni che si sono verificate il 20 settembre a Lampedusa e fa seguito, lo voglio ricordare, a una grande iniziativa nazionale del 25 agosto, quando decine e decine di parlamentari si sono recati nei diversi centri di accoglienza, denunciando l'insufficienza e la mancanza di attenzione alla qualità della vita all'interno di essi ed individuando in particolare, mi permetto di richiamarli ancora una volta, due tra questi centri che sostanzialmente sono una miccia pronta ad esplodere: il centro Serraino Vulpitta di Trapani, che prima si Pag. 11chiude e meglio è, e il centro di Gorizia (così faccio riferimento a due centri collocati in parti diverse del nostro Paese e nei quali ci sono condizioni di assoluta invivibilità).
Tornando al tema più specifico, credo che noi tutti ci associamo alle parole di solidarietà che sono state espresse, ma che non possono restare una mera espressione labiale.
Noi intendiamo esprimere grande solidarietà ai migranti disperati che sono sicuramente in condizioni drammatiche e che abbiamo il dovere di trattare come esseri umani e non come oggetti fastidiosi da rimuovere da un posto all'altro per creare meno fastidio possibile.
Esprimiamo solidarietà ai cittadini di Lampedusa, una comunità di 7 mila persone che, in appena nove mesi, ha visto passare 51 mila migranti. Voglio vedere quale realtà del nostro Paese, sottoposta a una simile pressione, non avrebbe reagito! I cittadini di Lampedusa hanno già dimostrato una straordinaria civiltà e sono un esempio per l'intero Paese. Non oso immaginare cosa accadrebbe se in una città come Milano arrivassero improvvisamente 7 o 8 milioni di migranti in condizioni disperate.
Quindi, esprimo la piena solidarietà ai cittadini di Lampedusa, la piena ed assoluta solidarietà alle forze dell'ordine, ai prefetti e ai questori che sono coinvolti in questa operazione.
Il problema non riguarda come si comportano queste persone ma, a monte, che cosa determina le condizioni di disagio.
Siamo in presenza di un combinato disposto veramente esplosivo di una normativa che noi abbiamo criticato e critichiamo e di un clima complessivo da parte del Governo di applicazione della medesima normativa che è stato espresso, credo in maniera emblematica, dal collega Buonanno, in un intervento che è la fotografia del clima nel quale questa maggioranza e questo Governo affrontano questo problema.
Di fronte a parlamentari che hanno invocato il diritto alla vita e a condizioni umane di vita di bambini e di donne, ovviamente l'onorevole Buonanno non ha trovato di meglio che citare il fatto che alcuni di costoro sono fuggiti dalle carceri. I bambini di cinque o sei anni? Le donne? Sono tutti fuggiti dalle carceri? Mi sembra un approccio assolutamente inaccettabile rispetto alla drammaticità del problema.
Tutto questo si evidenzia con un'altra fotografia: abbiamo, da una parte, l'intervento dell'onorevole Buonanno, che è la fotografia di un modo di affrontare il problema, dall'altra parte, la drammatica condizione in cui si trovano in questo momento centinaia di persone nel porto di Palermo, chiuse in navi certamente inadeguate, senza docce funzionanti, con due bagni soltanto per centinaia di persone.
Tutto questo non è interessante per il Parlamento sentirselo raccontare, ma porta il Parlamento a chiedere al Governo se si è posto il problema di come si sia determinata questa condizione e di cosa fare per evitare che essa continui.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

LEOLUCA ORLANDO. In generale, evidenzio soltanto alcune note. Nei rapporti bilaterali continuiamo a commettere errori. Occorre che il Governo italiano affronti seriamente, in sede europea, questo problema (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori), e se non lo fa seriamente e continua ad inseguire i rapporti bilaterali con singoli Stati si troverà di fronte a una circostanza che lei, signor sottosegretario, conosce benissimo: il Governo tunisino sta disattendendo l'accordo del 5 aprile. È un dato oggettivo rispetto al quale, siccome ci siamo infilati dentro questa logica privilegiata dei rapporti bilaterali, non cogliamo invece il bisogno di una dimensione e di un approccio diversi.
Ancora di più, i tagli alla cooperazione allo sviluppo. Allora, o si affrontano questi problemi o, diversamente, la sua esposizione sarà talmente condivisibile da lasciare insoddisfatti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

Pag. 12

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, signor sottosegretario, l'amarezza è che basta guardare gli atti di questa Camera degli ultimi mesi per sapere come fosse prevedibile che Lampedusa alla fine potesse diventare terra di guerriglia, spingendo una popolazione mite, accogliente per natura, a reagire male ad una concentrazione di persone mal gestita e male organizzata.
Certo, con questo episodio si è aperta una fase nuova che non può non tener conto delle ragioni profonde che vi stanno dietro: dove si mischia praticamente la crisi, che attanaglia il nostro Paese e spaventa le persone, unita al disagio locale di una realtà in cui gli ospiti e gli ospitanti vivono uno stress fuori misura. Questo genera una miscela esplosiva che il Governo non può non considerare.
La rivolta di Lampedusa richiede una revisione rapida degli accordi sottoscritti con tutti i Paesi, e i colleghi che hanno fatto esplicito riferimento ai rapporti con l'Europa hanno detto quello che pensiamo anche noi.
Nel contempo bisogna ripristinare il centro di prima accoglienza, rendere più snelle le procedure di smistamento, e non aspettare le rivolte per agire. Abbiamo mezzi, abbiamo progetti, programmi consolidati che possono essere messi in campo. Ammassare, stipare esseri umani a terra o nelle navi non rientra in nessun trattato, può valere per un'emergenza di qualche ora, di qualche giorno al massimo, oltre è una violazione di diritti umani.
Quindi schedare, rinchiudere le persone è degno di Gheddafi, non certamente di un Paese civile e moderno come il nostro. Gli accordi che sbandierammo dopo la rivolta di Lampedusa sono diventati carta straccia, vanno riorganizzati con una visione europea.
In Tunisia, soprattutto nel sud al confine con la Libia, quelle persone che scappano sono vestite bene perché vivono la loro normalità, non certamente perché abusano del lusso, e questo andrebbe spiegato ai nostri amici della Lega.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Oliveri. Ne ha facoltà.

SANDRO OLIVERI. Signor Presidente, sottosegretario, nel ringraziarla per la sua relazione (che però è stata una... relazione), pur avendo grande rispetto per il suo ruolo istituzionale e per la sua persona, ci saremmo tuttavia aspettati che su una informativa di questa rilevanza fosse intervenuto direttamente il Ministro Maroni.
Anche la sua assenza è forse la dimostrazione che la questione Lampedusa e immigrati viene trattata dal Governo come una semplice contingenza, e in tal senso si è orientata, appunto, la sua relazione.
Qualche giorno fa abbiamo presentato sulla questione - come Movimento per le Autonomie - un'interrogazione a mia prima firma per chiedere al Governo, alla luce della gravissima situazione di tensione che si è determinata a Lampedusa, di chiudere il centro di accoglienza e di trasformare l'isola in una stazione di mero transito per gli immigrati per procedere poi immediatamente a trasferirli in altri luoghi del nostro territorio nazionale. Il problema non è, infatti, solo quello di risolvere l'emergenza di queste settimane, bensì quello di risolvere definitivamente l'ormai insopportabile situazione dell'isola.
La situazione di Lampedusa è infatti ormai gravissima. In essa si sommano emergenza umanitaria, crisi del turismo, mancanza delle elementari garanzie di sicurezza per i cittadini e fortissima tensione sociale.
Le promesse fatte relative ad avveniristici campi da golf ed improbabili casinò si sono rivelate per quello che erano, chiacchiere senza fondamento. Il dramma di migliaia di uomini che in cerca di una vita degna di essere vissuta e di un lavoro dignitoso sbarcano sulle coste italiane non può esser affrontato scaricandolo sulla piccola isola di Lampedusa.
La nostra sensazione è, invece, che le azioni del Governo si limitino a fronteggiare Pag. 13l'emergenza, volendo però mantenere attiva con ostinazione una struttura - quella del centro di accoglienza - che assomiglia ad una grossa base militare, funziona da piattaforma di detenzione e di espulsione per le migliaia di giovani immigrati.
A questo punto non resta che prendere atto che la piccola isola ha già pagato a sufficienza, e, quindi, mettere la parola fine all'improprio utilizzo di quel territorio, effettuando il trasferimento immediato degli immigrati non appena arrivano.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.

GIUSEPPE FALLICA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FALLICA. Signor Presidente, intervengo solo per dare la mia testimonianza, quella di forza del Sud, rispetto a quanto detto dal sottosegretario Viale. Ringrazio il Ministro Maroni in particolare e le forze dell'ordine.
Chi conosce Lampedusa, come me, da oltre 25 anni, sa che cosa sono gli immigrati ed i profughi. Quelli che sono arrivati questa volta non erano profughi o immigrati clandestini normali, ma erano dei soggetti male intenzionati. Bene hanno fatto le forze dell'ordine.
Un porto non sicuro, un CPA distrutto, 50 mila profughi dall'inizio dell'anno, ma ora basta. Basta, i lampedusani sono ormai all'esasperazione ed è giusto che Lampedusa non sia più un punto di sbarco, ma che rimanga l'isola del turismo, la migliore isola del Mediterraneo.

Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, vorrei invitare il Governo a venire in Aula per discutere su un'interrogazione che ho presentato sui licenziamenti nel settore farmaceutico. Proprio nei mesi scorsi, ci sono stati numerosi lavoratori e migliaia di dipendenti che hanno perso il posto di lavoro.
Questa vicenda è diventata ulteriormente attuale proprio perché ieri la Pfizer ha annunciato il licenziamento di circa 180 informatori scientifici. Non possiamo accettare che ci siano aziende che dividono i profitti e socializzano le perdite.
Mi permetto, quindi, di sollecitare il Governo perché venga in Aula a discutere di temi importanti che attengono al diritto di cittadinanza e al diritto al lavoro.

PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 10,10.

La seduta, sospesa alle 9,55, è ripresa alle 10,14.

Seguito della discussione del disegno di legge: Delega al Governo per il riassetto della normativa in materia di sperimentazione clinica e per la riforma degli ordini delle professioni sanitarie, nonché disposizioni in materia sanitaria (A.C. 4274-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Delega al Governo per il riassetto della normativa in materia di sperimentazione clinica e per la riforma degli ordini delle professioni sanitarie, nonché disposizioni in materia sanitaria.
Ricordo che nella seduta di ieri è stato, da ultimo, approvato l'articolo 10.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,15).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante Pag. 14procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta che riprenderà alle ore 10,35.

La seduta, sospesa alle 10,15, è ripresa alle 10,40.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Avverto che prima dell'inizio della seduta la Commissione ha ritirato l'articolo aggiuntivo 11.0100.

(Esame articolo aggiuntivo riferito all'articolo 10 - A.C. 4274-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo aggiuntivo riferito all'articolo 10 ed ai subemendamenti ad esso riferiti (Vedi l'allegato A - A.C. 4274-A).
Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MELANIA DE NICHILO RIZZOLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo articolo aggiuntivo 10.0100 (Nuova formulazione) ed esprime parere favorevole sui subemendamenti Palumbo 0.10.0100.2, Binetti 0.10.0100.1 (Nuova formulazione), Palumbo 0.10.0100.3, Palumbo 0.10.0100.4.

PRESIDENTE. Il Governo?

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Palumbo 0.10.0100.2, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Santagata... Onorevole Leo... Onorevole Marsilio... Onorevole Mereu... Onorevole Codurelli... Onorevole Andrea Orlando... Onorevole Crosetto... Onorevole Baretta... Onorevole Maurizio Turco... Onorevole Farina Coscioni... Onorevole Zamparutti... Onorevole Ferranti... Onorevole Zaccaria... Onorevole Biasotti... Onorevole Carella... Onorevole Gibiino... Onorevole Monai... Onorevole Rao... Onorevole Cimadoro... Onorevole Palomba... Onorevole De Camillis... Onorevole Piccolo... Onorevole Soro... Onorevole Iannarilli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 480
Votanti 286
Astenuti 194
Maggioranza 144
Hanno votato
285
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che i deputati Berardi e Rota hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Barbato ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo alla votazione del subemendamento Binetti 0.10.0100.1 (Nuova formulazione).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, colleghi, vi prego di prestare attenzione a questo subemendamento, che rappresenta un momento molto particolare nella dinamica dei rapporti tra il sistema universitario, il sistema accademico e quella che è la rete formativa degli ospedali sul territorio. Pag. 15
Il problema vero per noi, oggi, è quello di garantire alla formazione degli specializzandi l'acquisizione reale delle competenze che permettano loro di svolgere il proprio lavoro clinico, ognuno nella propria specialità, con il massimo della competenza e con la massima abilità, avendo come obiettivo di riferimento la sicurezza del paziente.
Non vi è dubbio che per gli specializzandi poter ampliare, su base volontaria, il raggio dell'esperienza, spostandosi dal policlinico universitario in cui sono nati e si sono formati anche sul territorio, è un vantaggio concreto per il miglioramento della qualità della loro formazione. È certo, però, che per questo si debbono dare condizioni importanti. La prima è che essi non vadano a svolgere un lavoro sostitutivo rispetto ad altri medici che dovrebbero essere presenti nell'ospedale e che, invece, in qualche modo, non sono presenti; inoltre, non possono nemmeno essere considerati dei professionisti che hanno già raggiunto un obiettivo di competenza professionale, mentre sono ancora soggetti in formazione.
Pertanto, il subemendamento in oggetto sottolinea e restituisce alla responsabilità delle scuole di formazione e, quindi, all'università, la responsabilità di verificare che l'intero percorso formativo dello specializzando, in parte compiuto nelle università, in parte compiuto in quelli che potremmo chiamare i teaching hospital, cioè gli ospedali di territorio, sia veramente coerente con gli obiettivi che, per ogni scuola di specializzazione, vengono marcati addirittura a livello europeo. Dunque, ciò permette di avere la garanzia che i nostri specializzandi siano competitivi non solo sul territorio nazionale, ma anche sul territorio europeo ed internazionale.
Da questo punto di vista, l'ampliamento della rete formativa non può che essere un vantaggio per lo specializzando, per l'università ed anche per gli ospedali che, attraverso i giovani che arrivano a completare il loro iter formativo, possono aggiornare anche competenze, metodologie e tecniche didattiche di riferimento. Per questo motivo, invito a votare a favore di questo subemendamento.

PRESIDENTE. Porgiamo i nostri auguri al collega Montagnoli per la nascita del figlio Mattia. Auguri e complimenti (Applausi).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Binetti 0.10.0100.1 (Nuova formulazione), accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Malgieri, Buonanno, Volontè, Verini, Baretta, Pes, Monai, Crimi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 494
Votanti 481
Astenuti 13
Maggioranza 241
Hanno votato
481).

Prendo atto che il deputato Nizzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Palumbo 0.10.0100.3, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cesa, Corsaro, Mondello, D'Anna...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 498
Votanti 312
Astenuti 186
Maggioranza 157
Hanno votato
312).

Pag. 16

Prendo atto che il deputato Rota ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Palumbo 0.10.0100.4, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Bertolini, Agostini, Motta, Colaninno, De Micheli, Rossomando, De Luca...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 497
Votanti 302
Astenuti 195
Maggioranza 152
Hanno votato
302).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 10.0100 (Nuova formulazione) della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Miotto. Ne ha facoltà.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Signor Presidente, il percorso formativo per un medico in Italia, come sappiamo tutti, è molto lungo e si conclude quando un medico ormai ha 29 anni, se davvero è bravo. Siamo tutti consapevoli che occorre abbreviare l'ingresso nell'esercizio della professione e, quindi, che occorre una riforma di tutto il percorso formativo. Tale riforma viene reclamata da tempo e questa poteva essere l'occasione.
Con questo articolo aggiuntivo, purtroppo, presentato solo nella fase conclusiva dell'iter di questo disegno di legge, si tende ad affrontare solo parzialmente questo tema. Questo articolo aggiuntivo ha un pregio: intende coinvolgere le regioni nell'effettiva attuazione del decreto legislativo n. 368 del 1999 che prevede che la rete formativa per i giovani medici, e quindi per i medici che frequentano la scuola di specializzazione, si estenda anche agli ospedali di insegnamento. Tuttavia noi sappiamo bene che questo, pur scritto, pur previsto dal provvedimento, trova difficoltà quasi insormontabili nella sua concreta applicazione.
Era ed è evidente - questo lo diciamo al relatore, ma lo ricordiamo anche al Governo - che, per affrontare una riforma di questa natura, occorre avere innanzitutto un disegno complessivo del riordino dell'attività formativa; occorre avere la capacità di smuovere alcune rigidità che vi sono. È indiscutibile. Le abbiamo viste anche in queste ore con la denuncia di una sorta di «scippo» che sarebbe avvenuto o che avverrebbe con questo articolo 10-bis. Non è così: non avviene alcuno scippo dell'attività formativa alle università. Non è così.
Tuttavia - lo vogliamo ricordare - servono risorse: non si può chiedere ai medici in formazione, nella parte finale del loro corso, ossia nell'ultimo biennio, di entrare negli ospedali di insegnamento, inserendosi nella normale attività delle unità operative semplicemente con la borsa di studio. Quest'ultima, come tutti sappiamo, non comporta alcun riconoscimento previdenziale, né è una retribuzione e, pertanto, non può assolutamente essere considerata una sorta di compenso per un'attività di aiuto all'interno delle unità operative, che è indiscutibile.
Non parlo, naturalmente, della collaborazione nelle guardie notturne, che è e dev'essere assolutamente esclusa, tuttavia è indiscutibile che, nell'ultimo biennio, vi possa essere un apporto positivo nelle attività assistenziali. Per fare ciò, occorre mettere in campo risorse, altrimenti non si fanno queste riforme e tutto rimane così com'è.

PRESIDENTE. Onorevole Miotto, la invito a concludere.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Questa è la ragione per la quale, pur apprezzando finalmente il coinvolgimento delle regioni accanto alle facoltà di medicina, in questo settore, in questo campo così importante e decisivo per il futuro del sistema sanitario, in presenza di una carenza di medici che Pag. 17ci sarà nel prossimo periodo, pur apprezzando questo elemento importante, pensiamo che questo sia un articolo aggiuntivo un po' «di bandiera» e, quindi, ci asterremo dal voto relativo all'inserimento dell'articolo 10-bis.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole dell'Italia dei Valori all'articolo aggiuntivo al nostro esame.
Invito, inoltre, i colleghi a riflettere su un dato oggettivo: nelle scuole di specializzazione di mezza Italia, ancora oggi, specialmente nelle facoltà medico-chirurgiche e nelle specializzazioni di chirurgia, gli specializzandi arrivano al termine del corso di laurea senza aver svolto un valido praticantato.
Questo articolo aggiuntivo ci avvicina un pochino al modello americano, il quale, almeno da un punto di vista formativo, è sicuramente da imitare e, quindi, dà facoltà - non vi è neanche l'obbligatorietà, esso dà facoltà - allo specializzando di frequentare, nell'ultimo biennio, ossia dopo avere acquisito le norme teoriche, gli ospedali, consentendogli, così, di integrarsi e acquisire maggiore autonomia.
È importante sapere che questo è l'obiettivo di questo articolo aggiuntivo. Ritengo, infatti, che non ci si possa discostare da quello che accade in tutti Paesi occidentali, in cui è prevista, per lo specializzando, la frequentazione dei reparti specialistici di ospedali ad alta specialità.
Di conseguenza, annuncio il voto favorevole dell'Italia dei Valori.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 10.0100 (Nuova formulazione) della Commissione, nel testo subemendato, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Cesare Marini, Rugghia, De Micheli, Granata, Di Centa, Merloni, Andrea Orlando, Marchignoli, Alessandri, Galati e Sbai.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 515
Votanti 325
Astenuti 190
Maggioranza 163
Hanno votato
325).

(Esame dell'articolo 11 - A.C. 4274-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 4274-A).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Fioroni. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FIORONI. Signor Presidente, vorrei richiamare il Ministro ad una riflessione su questo articolo. Credo che il Ministro abbia sufficiente esperienza professionale, anche di ospedali pubblici, per rendersi conto che stiamo votando una norma che crea una disparità di trattamento aberrante.
Il trattamento giuridico, normativo ed economico dei dirigenti medici del Servizio sanitario nazionale viene equiparato, con questo articolo, a quello dei laureati in odontoiatria. Peccato che questo avvenga senza modificare una normativa che prevede, per i medici, come ricordava prima la collega Miotto, un percorso che consente l'accesso al sistema dirigenziale del nostro Servizio sanitario nazionale soltanto dopo la specializzazione nella branca per la quale è richiesto l'accesso al Servizio sanitario nazionale suddetto.
Dirò di più: lo stesso trattamento giuridico, normativo ed economico che viene riconosciuto dopo cinque anni di laurea oggi agli odontoiatri non viene riconosciuto né ai veterinari, né ai biologi, né ai Pag. 18farmacisti ai quali, per accedere al Servizio sanitario nazionale, viene richiesta, dopo la laurea, una specializzazione ed il trattamento comunque non è come quello dei dirigenti medici che hanno preso la specializzazione.
Peraltro ieri quest'Aula ha bocciato la normativa che voleva prevedere un autonomo ordine degli odontoiatri, pertanto si crea un'ulteriore disparità di trattamento per cui gli iscritti allo stesso ordine avranno un accesso normativo, giuridico ed economico che si realizza con il passaggio di undici anni per taluni e per altri con il passaggio di cinque anni.
Inviterei il Ministro a riflettere se non sia il caso che una pregevole intuizione di consentire l'accesso dopo una semplice laurea di durata quinquennale non possa essere estesa anche ai biologi, ai farmacisti ed ai veterinari e non possa essere previsto anche per i medici del nostro Paese.
Se poi il Ministro ritiene di andare avanti su questo percorso credo che vi siano anche elementi di incostituzionalità per il trattamento che viene riservato ai membri dello stesso ordine in quanto ad alcuni si richiedono trattamenti giuridici e normativi subordinati alla specializzazione e ad altri (parlo dei veterinari, dei farmacisti ed i biologi), pur essendo richiesta la specializzazione, accedono al Servizio sanitario nazionale con diverso trattamento economico e giuridico.
Quindi inviterei il Ministro a riflettere o a darci un chiarimento in tal senso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

GIUSEPPE PALUMBO, Presidente della XII Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PALUMBO, Presidente della XII Commissione. Signor Presidente, ciò di cui ha parlato l'onorevole Fioroni è vero, per carità, è nei fatti. Ieri abbiamo approvato un emendamento con il quale abbiamo incluso l'iscrizione all'albo nell'ordine dei medici anche degli odontoiatri senza fare distinzione. Secondo la vecchia legge oggi abbiamo due lauree distinte, una in medicina e chirurgia e una in odontoiatria e l'esercizio dell'attività professionale può esser svolto o iscrivendosi all'albo dei medici o a quello degli odontoiatri in maniera distinta e separata.
Se si fa il medico, non si può svolgere la professione di odontoiatra, se si fa l'odontoiatra non si può fare il medico. Ciò, riferendosi a coloro i quali sono disciplinati dal nuovo regolamento che sono solo laureati in odontoiatria, va bene. Per i vecchi c'è un problema perché se un anziano ha una laurea in medicina e la specializzazione, quando esisteva, in odontoiatria deve scegliere: o fa il medico o fa l'odontoiatra. Fin qui è tutto chiaro.
Cosa succede oggi? Per diventare poi quello che una volta era il primario, ossia il dirigente dell'unità operativa di odontoiatria, oggi non è più necessaria la specializzazione, perché la specializzazione non esiste più in odontoiatria, ma vi è solo la laurea, mentre per diventare primario di ginecologia e ostetricia serve la laurea più la specializzazione. Pertanto, nei fatti, un laureato in medicina dopo sei anni di laurea deve prendere una specializzazione della durata di cinque anni e poi, eventualmente, può diventare primario. Pertanto, passano undici anni.
Un laureato in odontoiatria, invece, si prende la sua buona laurea di cinque anni in odontoiatria e subito dopo, siccome la specializzazione non è più necessaria, può diventare primario anche lui nel reparto di odontoiatria. Questa discrepanza nei fatti esiste, attualmente. Praticamente, non so come possa essere evitata, probabilmente prevedendo due ordini diversi e poi l'ordine potrebbe dire: «Sì, ma devono trascorrere cinque anni dopo la laurea prima che diventi primario». Sicuramente serviranno dei chiarimenti che, spero, nei decreti attuativi di questo provvedimento verranno effettuati.

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 19

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Signor Presidente, sono d'accordo con l'onorevole Fioroni sul fatto che occorra porre rimedio alle disparità tra le diverse professioni sanitarie per la dirigenza. Naturalmente, si può impegnare il Governo su questo punto, con un ordine del giorno. Se, invece, l'emendamento non viene ritirato, il Governo, a questo punto, si rimette all'Aula.

GIUSEPPE PALUMBO, Presidente della XII Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PALUMBO, Presidente della XII Commissione. Signor Presidente, preannunzio che la Commissione esprimerà parere contrario sull'emendamento Pedoto 11.1.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, stavo proprio invitando il relatore ad esprimere il parere della Commissione sull'unico emendamento presentato all'articolo 11.

MELANIA DE NICHILO RIZZOLI, Relatore. Signor Presidente, l'unico emendamento presentato all'articolo 11 è l'emendamento Pedoto 11.1. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, dell'emendamento Pedoto 11.1.

PRESIDENTE. Il Governo?

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Il Governo si rimette all'Assemblea.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, non ho capito se il Governo si rimette all'Aula o se il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore. Prima il Ministro ha detto che si rimetteva all'Assemblea mentre adesso ha affermato che il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore. La pregherei, signor Presidente, di effettuare una verifica.

PRESIDENTE. Il Governo si rimette all'Assemblea. Vero, signor Ministro?

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Lo confermo, signor Presidente. Il Governo si rimette all'Assemblea.

PRESIDENTE. Sta bene.
Avverto che, poiché è stato presentato un unico emendamento interamente soppressivo dell'articolo 11, porrò in votazione il mantenimento di tale articolo.
Passiamo quindi alla votazione dell'articolo 11.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pedoto. Ne ha facoltà.

LUCIANA PEDOTO. Signor Presidente, intervengo solo per un minuto per ripetere a quest'Assemblea, se qualcuno non avesse seguito bene il dibattito che si è aperto, che se questo articolo viene approvato così come è, significa che i laureati in odontoiatria saranno i soli ad accedere al livello apicale e, quindi, ad assumere la carica di primario senza specializzazione e, dunque, solo con la laurea quinquennale. Lo ripeto: medici, farmacisti, veterinari e biologi per diventare primari dovranno frequentare prima il corso di laurea e poi la scuola di specializzazione.
Segnalo che questa disparità di trattamento è stata evidenziata anche dalla Conferenza Stato-regioni e anche dalla Commissione cultura della Camera. Si badi che non faccio riferimento all'esercizio della professione di odontoiatra ma soltanto all'accesso al concorso per diventare primario. Pertanto, chiedo che sia posto in votazione il mio emendamento 11.1.

Pag. 20

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Burtone. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, ho ascoltato con attenzione quanto sostenuto dalla collega Pedoto. Non voglio polemizzare, tuttavia non so quale altra strada debbano seguire gli odontoiatri per diventare primari. Il percorso di studi è quello della laurea in odontoiatria, non c'è un ulteriore passaggio; diventare primari è un altro tema, saranno le norme regionali e nazionali che delineeranno i requisiti per diventare primari. Stiamo sovrapponendo delle questioni che non si possono trattare congiuntamente. Un discorso è la laurea, quindi la necessità di distinguere il percorso dei medici rispetto a quello degli odontoiatri, che hanno un loro percorso, al quale non si può aggiungere una specializzazione, discorso diverso attiene alla questione relativa al primariato. Ci sono delle norme vigenti e si può accedere a quella importante carica soltanto se ci sono requisiti specifici, specificati dalla legge. Quindi - ripeto - senza polemica alcuna e con molto rispetto per le considerazioni svolte dalla collega Pedoto, mi permetto di suggerire, in questo caso, l'opportunità di ritirare l'emendamento a sua firma.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, credo che la materia sia abbastanza delicata. Siamo in presenza di una difformità di valutazione tra la maggioranza del Comitato dei nove - perché il relatore ed il presidente ci hanno detto che voterebbero contro l'emendamento o a favore del mantenimento dell'articolo - ed il Governo, che, rimettendosi all'Assemblea, in relazione anche al dibattito che si è svolto in Aula, prende una posizione in parte differente rispetto a quella previamente manifestata in Aula, il che evidentemente rende onore alla discussione di quest'Assemblea.
A questo punto, signor Presidente - proprio per non affrettare decisioni e voti che, in realtà, comportano la particolare definizione di un ruolo all'interno dei ruoli e delle funzioni di direzione nel settore ospedaliero, in particolare in quello pubblico, ossia nella sanità pubblica - credo che convenga eventualmente verificare nuovamente una posizione anche da parte del Comitato dei nove, in modo tale che si possa addivenire ad una posizione il più possibile unitaria dell'Assemblea, senza dividersi su una questione che ha una certa particolare valenza.

LUCIANA PEDOTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANA PEDOTO. Signor Presidente, intervengo soltanto per ritirare il mio emendamento 11.1.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, il mio intervento è collegato a quanto appena detto dalla collega Pedoto. Nel momento in cui la collega Pedoto ritira l'emendamento a sua firma, intervengo per dichiarazione di voto sull'articolo 11.
Noi esprimeremo voto favorevole sull'articolo 11 in quanto il corso di laurea in odontoiatria è già una laurea specialistica. Lasciare in Italia le scuole di specializzazione significa mantenere dei potentati o dei baronati, che sono in realtà inutili, in quanto oggi chi vuole fare l'odontoiatra non ha più bisogno di laurearsi in medicina e chirurgia e successivamente di specializzarsi perché esiste una laurea specialistica.
Per questa ragione, voteremo a favore dell'articolo 11.

Pag. 21

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani insiste nella richiesta di un eventuale accantonamento?

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. No, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Agostini, Bocciardo, Golfo, D'Amico, Mondello, Cesaro, Gozi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 518
Votanti 516
Astenuti 2
Maggioranza 259
Hanno votato
330
Hanno votato
no 186).

(Esame dell'articolo 12 - A.C. 4274-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 4274-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MELANIA DE NICHILO RIZZOLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 12.100 della Commissione. Essendo un emendamento soppressivo, se venisse approvato, verrebbero preclusi tutti gli altri emendamenti relativi all'articolo 12; pertanto, la Commissione invita al ritiro degli emendamenti Laura Molteni 12.30, Binetti 12.1, Pedoto 12.31, Pedoto 12.32, Miotto 12.33 e 12.34.

PRESIDENTE. Il Governo?

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Sulla base delle precisazioni fatte dal relatore, ove venisse approvato l'emendamento 12.100 della Commissione, sarebbero conseguentemente preclusi tutti gli altri emendamenti presentati all'articolo 12.
Indìco quindi la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.100 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Calearo Ciman...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 515
Maggioranza 258
Hanno votato
509
Hanno votato
no 6).

Prendo atto che la deputata Cosenza ha segnalato che non è riuscita a votare.

(Esame dell'articolo 13 - A.C. 4274-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 4274-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MELANIA DE NICHILO RIZZOLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Calgaro 13.1 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: sostituire le parole: «30.000» con le parole: «10.000» e le parole: «100.000» con le Pag. 22parole: «50.000». In pratica abbiamo raddoppiato le sanzioni previste dalla norma.

PRESIDENTE. Il Governo?

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accettano la riformulazione dell'emendamento Calgaro 13.1 proposta dal relatore.

MARCO CALGARO. Signor Presidente, ero distratto, non ho ascoltato il parere espresso dal relatore, può ripeterlo?

MELANIA DE NICHILO RIZZOLI, Relatore. Signor Presidente, ripeto per il collega distratto: la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Calgaro 13.1 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: sostituire le parole: «30.000» con le parole: «10.000» e le parole: «100.000» con le parole: «50.000». In pratica abbiamo raddoppiato le sanzioni previste dalla norma.

MARCO CALGARO. Signor Presidente, accetto la riformulazione, anche se ribadisco il fatto che la cifra che prima era proposta, e probabilmente anche questa, è molto bassa rispetto al vantaggio che ottiene chi chiude degli accordi vantaggiosi ed elusivi della norma rispetto alla prescrizione di farmaci in accordo con chi li vende.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Calgaro 13.1, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Migliori, Sposetti, Mondello, D'Anna, Lovelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 521
Votanti 520
Astenuti 1
Maggioranza 261
Hanno votato
513
Hanno votato
no 7).

Prendo atto che il deputato Monai ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che la deputata Cosenza ha segnalato che non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sbai, Granata, Golfo, Pisicchio, Volontè, D'Antoni, Occhiuto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 518
Votanti 512
Astenuti 6
Maggioranza 257
Hanno votato
511
Hanno votato
no 1).

(Esame dell'articolo 14 - A.C. 4274-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 14 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 4274-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MELANIA DE NICHILO RIZZOLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sugli emendamenti Lenzi 14.33 e Binetti 14.3 e invita al ritiro dell'emendamento Lanzillotta 14.34. La Commissione esprime parere favorevole Pag. 23sull'emendamento Patarino 14.30, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: sopprimere la parola «municipale». La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Patarino 14.31, a condizione che sia così riformulato: Al comma 7, aggiungere, in fine, le parole: e il collegamento del fascicolo sanitario elettronico alle informazioni detenute dai comuni per garantire una risposta uniforme sul territorio alle esigenze socio-sanitarie". Per quanto riguarda l'articolo aggiuntivo Patarino 14.030, il principio era condivisibile, però vi è un parere contrario della Commissione bilancio, quindi la Commissione formula un invito al ritiro.

PRESIDENTE. Il Governo?

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sugli emendamenti Lenzi 14.33 e Binetti 14.3, formula un invito al ritiro dell'emendamento Lanzillotta 14.34 e si riserva nel caso in cui questo non venga accolto; esprime altresì parere favorevole sugli emendamenti Patarino 14.30 e 14.31, a condizione che siano accolte le riformulazioni proposte dal relatore. Per quanto riguarda l'articolo aggiuntivo Patarino 14.030, vale lo stesso discorso dell'emendamento Lanzillotta 14.34.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lenzi 14.33, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Paolini, Osvaldo Napoli, De Luca, Gasbarra, Velo e Cesaro...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 518
Maggioranza 260
Hanno votato
517
Hanno votato
no 1).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Binetti 14.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, il fascicolo sanitario elettronico risponde a due logiche abbastanza interessanti.
La prima è quella di permettere al soggetto di conservare, in modo sintetico, tutti i dati che lo riguardano, e quindi, di rendere possibile un accesso alla sua storia clinica facilitato in tutte le condizioni, comprese quelle di emergenza, come quelle previste dall'emendamento che abbiamo appena votato, ad esempio l'arrivo in pronto soccorso e così via.
L'altro aspetto vantaggioso del fascicolo sanitario elettronico è quello di permettere degli studi epidemiologici e statistici abbastanza interessanti sui profili di cura che, di volta in volta, possono colpire per l'intensità con cui si presentano e per gli eventi critici a cui si va incontro.
Questa seconda parte dell'uso del fascicolo sanitario elettronico pone delle problematiche relative alla garanzia della privacy. Tutta la storia professionale del medico si costruisce intorno a quel segreto professionale che garantisce al paziente che niente di quello che dirà al suo medico diventerà di pubblico dominio. L'emendamento in esame serve a rafforzare il rispetto per la privacy del paziente quando questi dati vengono utilizzati per studi di tipo statistico, epidemiologico e così via, rendendo anonimi, alla fonte, i dati che verranno utilizzati; quindi è una garanzia per la salute del paziente, ma anche per il Sistema sanitario nazionale, che potrà disporre di tutti i dati, senza riserve da parte dei pazienti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Binetti 14.3, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 24

Onorevoli Moles, Mazzuca, Laboccetta, Antonino Russo, Motta, Esposito, Cazzola, Gava...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 519
Maggioranza 260
Hanno votato
517
Hanno votato
no 2).

Passiamo all'emendamento Lanzillotta 14.34.
Chiedo ai presentatori se accedono all'invito al ritiro dell'emendamento formulato dal relatore.

DONATO RENATO MOSELLA. Sì, signor Presidente, accediamo all'invito al ritiro.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Patarino 14.30.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione proposta dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Patarino 14.30, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Farina Coscioni, Follegot, De Poli, Sardelli, Buonanno, Biava...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 511
Maggioranza 256
Hanno votato
510
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Monai ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Patarino 14.31.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione proposta dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Patarino 14.31, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Granata, Lussana, Monai, D'Antoni, Marmo, Grimoldi, Scilipoti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 517
Maggioranza 259
Hanno votato
516
Hanno votato
no 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 14, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 11,32).

Onorevoli Mazzuca, Tanoni, Cesa, Lehner...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 520
Maggioranza 261
Hanno votato
519
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Reguzzoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'articolo aggiuntivo Patarino 14.030.
Onorevole Patarino, accede all'invito al ritiro formulato dal relatore?

Pag. 25

CARMINE SANTO PATARINO. Signor Presidente, ho all'attivo moltissimi ordini del giorno approvati, che però fino a questo momento non hanno visto alcun seguito nel concreto.
Voglio avere fiducia e voglio raccogliere l'invito che mi è stato porto sia dalla relatrice che dal Ministro di trasfondere il contenuto di questo mio articolo aggiuntivo in un ordine del giorno, con la speranza che il Ministro si impegni perché esso trovi per davvero efficacia in futuro, quando egli avrà i rapporti con le regioni.

PRESIDENTE. Sta bene, prendo atto che l'onorevole Patarino accede all'invito al ritiro del suo articolo aggiuntivo 14.030.

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Signor Presidente, condivido pienamente lo spirito di questo articolo aggiuntivo e vorrei dire all'onorevole Patarino che il Governo già sta lavorando e ha un progetto specifico, insieme con le regioni, per un portale dedicato. Vi è quindi l'impegno a costruire questo portale e a discuterne in Conferenza Stato-Regioni quanto prima.

(Esame dell'articolo 15 - A.C. 4274-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 15 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 4274-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MELANIA DE NICHILO RIZZOLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro sull'emendamento Palagiano 15.1, perché su di esso vi è il parere contrario della Commissione bilancio.
La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 15.100 ed esprime parere favorevole sull'emendamento Palumbo 15.30 (sono due emendamenti di natura formale).
La Commissione formula infine un invito al ritiro sull'emendamento Lanzillotta 15.31, perché anche in questo caso vi è il parere contrario della Commissione bilancio.

PRESIDENTE. Il Governo?

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Signor Presidente, il Governo formula un invito al ritiro sugli emendamenti Palagiano 15.1 e Lanzillotta 15.31 e si riserva nel caso in cui l'invito non venga accolto.
Il Governo esprime parere favorevole sull'emendamento 15.100 della Commissione e sull'emendamento Palumbo 15.30.

PRESIDENTE. Passiamo dunque all'emendamento Palagiano 15.1.
Chiedo ai presentatori se accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, vista anche la disponibilità del Ministro, voglio sottolineare di cosa stiamo parlando.
Il disegno di legge delega n. 4274, di cui stiamo oggi trattando, limita al fascicolo sanitario elettronico l'ammodernamento in rete dei dati relativi ai pazienti, e lo fa anche in una maniera discreta, prevedendo una protezione dei dati da parte del Garante della privacy. Credo soltanto che non si possa limitare al fascicolo sanitario elettronico la modernizzazione dei dati. Abbiamo, quindi, suggerito che l'Italia si adegui anche alle altre realtà d'Europa, attraverso la possibilità di fare consulenze on line, per esempio la telemedicina, stabilendo nei dettagli di che cosa si tratta. Signor Ministro, è troppo vago l'articolo 15 in cui lei avvia con le regioni e le province autonome un tavolo tecnico per l'implementazione della telemedicina.
Avevamo presentato, in un ordine del giorno sul quale c'era la sua disponibilità, ma che non ha avuto fortuna nella sede Pag. 26della Commissione bilancio, una dettagliata lista di cose che avremmo auspicato in Italia: la possibilità, cioè, di fare delle visite a distanza. Esiste un far west in rete: oggi chiunque ha un sintomo si rivolge alla rete per vedere se trova un riscontro e molto spesso si trova ad avere dei consigli da chi non è in possesso dei requisiti, cioè della laurea in medicina e chirurgia. Quindi, i teleconsulti, così come sono possibili in Francia e in Germania, dovrebbero essere possibili anche in Italia e spetta al legislatore stabilire quali sono i limiti e quali sono le certificazioni per poter accedere a questi portali.
Non si tratta di sostituire il medico con un medico on line. Si trattava soltanto - questa era la proposta dell'Italia dei Valori - di iniziare, a livello ministeriale, uno studio pilota, attivabile prioritariamente nelle zone più disagiate e svantaggiate, con carenza di medici, che consentisse visite a distanza, teleconsulti e la telesorveglianza, che so che è a lei molto cara, e cioè la possibilità di monitorare a distanza, con un elettrocardiogramma, per esempio, un cardiopatico cronico o un soggetto dializzato, attraverso quanto ci offre oggi la tecnologia. La Commissione bilancio ha bocciato questa iniziativa. Ci riserviamo di presentare un ordine del giorno, confidando nella sensibilità del Ministro.

PRESIDENTE. Prendo dunque atto che l'emendamento Palagiano 15.1 è stato ritirato.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 15.100 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Ghizzoni, Strizzolo, Veltroni, Pisicchio, Pastore, Garavini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 511
Maggioranza 256
Hanno votato
510
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Reguzzoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palumbo 15.30, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Porta, Marmo, Pili, Cesa, De Luca, Landolfi, D'Antona, Ria...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 502
Votanti 501
Astenuti 1
Maggioranza 251
Hanno votato
501).

Prendo atto che i deputati Calgaro, Reguzzoni e Anna Teresa Formisano hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Lanzillotta 15.31.
Chiedo ai presentatori se accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, intervengo rapidamente. Anche noi avevamo presentato l'emendamento in esame perché siamo convinti che l'Italia vanti un'esperienza pluriventennale sull'argomento della telemedicina. A questa esperienza a lungo maturata non corrisponde una crescita omogenea sul piano tecnologico e territoriale; infatti, le esperienze concrete fin qui sviluppate rimangono spesso patrimonio di territori e realtà circoscritte.
Ciò rende necessaria una fase di studio delle esperienze realizzate in modo da favorirne la conoscenza e la diffusione. Pag. 27Questa fase, a nostro avviso, deve essere preceduta da un attento censimento delle esperienze maturate come punto di partenza di qualunque evoluzione si voglia proporre al sistema.
L'obiettivo della realizzazione delle attività di telemedicina e teleconsulto sul territorio nazionale rende anche necessaria la definizione di un sistema normativo e di rendicontazione economica delle prestazioni che le renda praticabili e remunerabili.
Noi abbiamo accolto l'invito al ritiro dell'emendamento e lo abbiamo trasformato in un ordine del giorno. Confidiamo veramente nella sensibilità del Ministro perché quanto meno possa essere avviata una riflessione seria sull'argomento.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'emendamento Lanzillotta 15.31 è stato ritirato.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 15, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Ciccanti... Onorevole Dal Lago... Onorevole Volpi... Onorevole De Poli... Onorevole Garofani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 524
Votanti 326
Astenuti 198
Maggioranza 164
Hanno votato
326).

(Esame dell'articolo 16 - A.C. 4274-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 16 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 4274-A).
Avverto che la Commissione ha presentato una nuova formulazione dell'emendamento 16.101, che è in distribuzione, in relazione alla quale risulta alla Presidenza che tutti i gruppi abbiamo rinunciato ai termini per la presentazione dei subemendamenti. Prendo atto di tale rinuncia.
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MELANIA DE NICHILO RIZZOLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Palagiano 16.30, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: al comma 1 sostituire le parole «di patologia» con le seguenti «di tumori e di altre patologie»; conseguentemente, alla rubrica avviene lo stesso: sostituire le parole «di patologie» con le seguenti «di tumori e di altre patologie».
La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 16.101 la cui nuova formulazione è la seguente: al comma 2, primo periodo, sostituire le parole «acquisito il parere della» con le seguenti «d'intesa con la»; conseguentemente, al medesimo periodo, dopo le parole «di Trento e di Bolzano e», aggiungere le seguenti: «acquisito il parere».
La Commissione raccomanda, inoltre, l'approvazione dei suoi emendamenti 16.102 e 16.100, ed esprime parere favorevole sull'emendamento Palagiano 16.4.

PRESIDENTE. E l'articolo aggiuntivo 16.0100 della Commissione?

MELANIA DE NICHILO RIZZOLI, Relatore. La Commissione raccomanda l'approvazione del suo articolo aggiuntivo 16.0100.

PRESIDENTE. Il Governo?

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sull'emendamento Palagiano 16.30, purché riformulato nel modo testé indicato dal relatore.
Il Governo accetta gli emendamenti 16.101 (Nuova formulazione), 16.102 e Pag. 2816.100 della Commissione, ed esprime parere favorevole sull'emendamento Palagiano 16.4.
Il Governo, inoltre, accetta l'articolo aggiuntivo 16.0100 della Commissione, a condizione che sia riformulato sopprimendo le parole «e all'articolo 16». La spiegazione è che praticamente abbiamo aggiunto il riferimento all'intesa con la Conferenza Stato-regioni all'emendamento 16.101 della Commissione.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Palagiano 16.30.
Onorevole Palagiano, accetta la riformulazione del suo emendamento 16.30 proposta dal relatore?

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, accetto la riformulazione, ma vorrei anche esprimere una nota su questo emendamento. Già di per sé il provvedimento parlava di istituire i registri di mortalità, di patologie e di impianti protesici. Ognuno di noi sa che la patologia può essere grave o lieve e sa cosa significa, quindi, dare la massima discrezionalità alle regioni nell'istituire i registri delle patologie, che possono essere registri del diabete o dell'endometriosi.
Credo rappresenti una priorità del sistema sanitario nazionale quella che il Ministero della sanità abbia tutti i dati epidemiologici di ogni regione. Infatti, una cosa è l'autonomia della gestione della sanità e un'altra cosa è la ricerca medica, l'epidemiologia, che è chiaramente transregionale, anzi transnazionale.
Abbiamo voluto, in questa maniera, dare più forza al Ministro della sanità affinché i registri dei tumori vengano istituiti in tutte le regioni.
Vi sono delle aree industriali - ricordo Porto Marghera - dove l'incidenza dei tumori è alta. Ma anche per quanto riguarda le zone delle discariche di Napoli, Chiaiano e Terzigno, alcuni studi effettuati dagli ordini dei medici di Napoli hanno dimostrato un aumento di incidenza dei tumori i quali, da seconda causa di morte dopo le malattie cardiovascolari, sono, in queste sedi di discariche appunto, diventati la prima causa.
Abbiamo, quindi, necessità di conoscere il nesso di causalità tra la presenza di queste discariche, che troppo spesso contengono dei rifiuti ospedalieri particolarmente tossici, e l'aumento delle malformazioni fetali, l'aumento dei tumori e delle leucemie.
Abbiamo richiesto al Ministro di inserire prioritariamente il registro dei tumori affinché egli conosca esattamente le condizioni del territorio italiano e possa porvi un rimedio stabilendo il nesso di causalità con queste malattie.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palagiano 16.30, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vella, Vignali, Bobba, Bonavitacola, Servodio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 513
Votanti 499
Astenuti 14
Maggioranza 250
Hanno votato
499).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 16.101 (Nuova formulazione) della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Veltroni, Gianni, Mazzuca, Gasbarra, Tanoni, Sardelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 510
Votanti 507
Astenuti 3
Maggioranza 254
Hanno votato
507).

Pag. 29

Prendo atto che il deputato Cardinale ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 16.102 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cesa, Pili, Granata, Garofani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 519
Votanti 517
Astenuti 2
Maggioranza 259
Hanno votato
517).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 16.100 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Bernardini, Agostini, Ventucci, Leo, Volontè...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 521
Votanti 519
Astenuti 2
Maggioranza 260
Hanno votato
519).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palagiano 16.4, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Di Caterina... Onorevole Scalera... Onorevole Mazzuca...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 509
Votanti 508
Astenuti 1
Maggioranza 255
Hanno votato
508).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 16, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cesa... Onorevole Miglioli... Onorevole Granata...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 519
Votanti 518
Astenuti 1
Maggioranza 260
Hanno votato
518).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 16.0100 della Commissione.
Chiedo alla Commissione se accoglie la riformulazione proposta dal Governo.

MELANIA DE NICHILO RIZZOLI, Relatore. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 16.0100 della Commissione, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Migliori... Onorevole Miglioli... Onorevole Cuperlo... Onorevole Cesareo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 30
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 523
Votanti 340
Astenuti 183
Maggioranza 171
Hanno votato
340).

Prendo atto che il deputato Bachelet ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto astenersi e che il deputato Lamorte ha segnalato che non è riuscito a votare.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 4274-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 4274-A).
L'onorevole Palumbo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4274-A/5.

GIUSEPPE PALUMBO. Signor Presidente, vorrei illustrare per un momento l'ordine del giorno da me presentato per richiamare su esso l'attenzione dell'Assemblea. Infatti, con il disegno di legge in esame n. 4274-A abbiamo istituito una nuova disciplina della rete formativa nelle scuole di specializzazione che mi sembra molto importante.
Condivido la permanenza delle scuole nell'ordinamento universitario perché questo è fondamentale in quanto la formazione continua deve spettare alle università.
Condivido anche l'innovazione relativa all'inserimento dei cosiddetti medici specializzandi in formazione ammessi per il biennio conclusivo del corso all'interno di aziende del Servizio sanitario che tuttavia siano costituenti della rete formativa precedentemente approvata dalle università e dalle regioni.
Condivido ancora di più la partecipazione del medico specializzando alle attività ordinarie della scuola di specializzazione di cui fa parte per far sì che questi medici escano sempre più preparati.
Però, esprimo una certa preoccupazione che l'attività della specializzazione dei medici possa essere utilizzata impropriamente per vicariare le piante organiche delle strutture ospedaliere.
Questo è un discorso molto importante perché, se noi diamo alle strutture ospedaliere la possibilità di utilizzare - sottolineo utilizzare - i medici specializzandi degli ultimi due anni come personale di ordinaria assistenza, non facciamo altro che bloccare sicuramente tutti i concorsi e creare un altro tipo di precariato per questi giovani medici. Ogni due anni vengono tolti e ricambiati.
Pertanto, chiedo un impegno al Governo affinché nei decreti attuativi si tengano in massima considerazione le esigenze degli specializzandi che devono sicuramente avere una formazione professionalizzante in analogia con la residency di tutti i Paesi europei.
Però, non devono essere comunque utilizzati come forza lavoro di qualificazione iniziale a decremento delle piante organiche ospedaliere.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati?

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Signor Presidente, il Governo accetta gli ordini del giorno Barani n. 9/4274-A/1, Di Stanislao n. 9/4274-A/2, Binetti n. 9/4274-A/3.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Nunzio Francesco Testa n. 9/4274-A/4.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Palumbo n. 9/4274-A/5, Di Biagio n. 9/4274-A/6, Castellani n. 9/4274-A/7.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Bosi n. 9/4274-A/8.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Antonio Pepe n. 9/4274-A/9.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Farina Coscioni n. 9/4274-A/10, per motivi di bilancio.
Il Governo accetta gli ordini del giorno De Nichilo Rizzoli n. 9/4274-A/11, Giorgio Merlo n. 9/4274-A/12, Mario Pepe (PD) Pag. 31n. 9/4274-A/13, Lanzillotta n. 9/4274-A/14, Marinello n. 9/4274-A/15, Naro n. 9/4274-A/16.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Pedoto n. 9/4274-A/17 e Grassi n. 9/4274-A/18.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Laura Molteni n. 9/4274-A/19.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Vanalli n. 9/4274-A/20.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Rondini n. 9/4274-A/21.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Rivolta n. 9/4274-A/22.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Patarino n. 9/4274-A/23, Ciccanti n. 9/4274-A/24, Muro n. 9/4274-A/25 e Palagiano n. 9/4274-A/26.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Barani n. 9/4274-A/1, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/4274-A/2, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Binetti n. 9/4274-A/3, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Nunzio Francesco Testa n. 9/4274-A/4, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Palumbo n. 9/4274-A/5, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Di Biagio n. 9/4274-A/6, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Castellani n. 9/4274-A/7, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Bosi n. 9/4274-A/8, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Antonio Pepe n. 9/4274-A/9, accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Farina Coscioni n. 9/4274-A/10, non accettato dal Governo.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, il Ministro non accoglie l'ordine del giorno in esame con la motivazione «problemi di bilancio». Se andiamo a leggere, impegno per impegno, non vi è alcuna spesa. Forse, il Ministro non gradisce nelle premesse il ricordo che questo Governo, il 19 novembre 2010, ha approvato un ordine del giorno con il quale si è impegnato ad emanare i LEA, i livelli essenziali di assistenza, entro e non oltre il mese di novembre 2010.
La questione è molto semplice: non è che dal 2010 il Ministero non abbia proposto o fatto spese per mancanza di soldi, ma ha privilegiato altre cose. In altri termini, si è rifiutato e rimangiato l'impegno preso in quest'Aula rispetto ad una scadenza che aveva accettato, cioè quella di emanare nuovi LEA entro e non oltre il mese di novembre 2010. Era un impegno preso dal Ministro dell'economia e delle finanze, cioè dal Ministro che ha la competenza sul bilancio.
Oggi, il Ministro della salute ci viene a dire che non è accettabile un impegno concernente non i LEA, ma altre questioni. Comunicare entro novembre l'effettivo utilizzo dei finanziamenti stanziati, quali spese comporta? Scrivere una lettera? O, magari, il problema è che non si vuole comunicare qual è l'effettivo utilizzo dei finanziamenti stanziati per i «comunicatori» di nuova generazione?
Ancora, l'impegno secondo il quale noi chiediamo di rendere facilmente accessibile a tutti, anche su Internet, le modalità di accesso all'utilizzazione dei «comunicatori», individuando dei responsabili, non assumendoli, ma individuandoli all'interno di coloro che già lavorano nella pubblica Pag. 32amministrazione, quali problemi di bilancio comporta, signor Ministro? Verificare, entro maggio 2012, le reali condizioni di assistenza, anche domiciliare, presenti nelle varie regioni, quali problemi di bilancio comporta? Intervenire nelle regioni in cui il servizio sia assente, quali problemi di bilancio comporta?
Signor Ministro, lo dica chiaramente. Voi sulle questioni di assistenza diretta domiciliare ad un certo tipo di malati non volete parlare, non siete disposti a prenderle in considerazione, nonostante vi sia un impegno del Ministro dell'economia e delle finanze a rivedere i livelli essenziali di assistenza. È un impegno assunto già nel 2010, quindi è già preso: più che un dovere, è un obbligo verso se stessi. Voi avevate detto che lo avreste fatto entro novembre 2010: è passato un anno, non avete fatto nulla e non avete il coraggio di assumervi la vostra responsabilità.
Pertanto, ciò che lei dice, signor Ministro, è infondato. Questo ordine del giorno non comporta spese e non vi sono problemi di bilancio. Voi vi state assumendo una responsabilità politica, senza nemmeno avere il coraggio di assumervela fino in fondo.

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Signor Presidente, ho ascoltato con attenzione quanto detto e, nonostante evidentemente abbiamo registrato la non collaborazione del gruppo sul provvedimento in oggetto, in considerazione della particolare rilevanza sociale, cambio il parere e sono disponibile ad accogliere come raccomandazione l'ordine del giorno Farina Coscioni n. 9/4274-A/10.

PRESIDENTE. Prendo, dunque, atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Farina Coscioni n. 9/4274-A/10, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno De Nichilo Rizzoli n. 9/4274-A/11, Giorgio Merlo n. 9/4274-A/12, Mario Pepe (PD) n. 9/4274-A/13, Lanzillotta n. 9/4274-A/14, Marinello n. 9/4274-A/15 e Naro n. 9/4274-A/16, accettati dal Governo.
Chiedo all'onorevole Pedoto se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4274-A/17, accolto dal Governo come raccomandazione.

LUCIANA PEDOTO. Signor Presidente, già gli ordini del giorno sono promesse che durano poco, almeno assumiamo un impegno per bene. Io apprezzo la sensibilità del Ministro; ha preso la parola, in quest'Aula, anche il presidente della Commissione Palumbo, per carità.
Almeno prendiamoci l'impegno perché dobbiamo ricominciare a scrivere questa pagina tristissima e questa disparità di trattamento che si crea tra dentisti e tutti gli altri: medici, biologi, farmacisti e veterinari. Insisto, Ministro, rimarranno fuori i giovani da tutta questa operazione.

PRESIDENTE. Ministro, mi sembra che l'onorevole Pedoto la solleciti ad accettare il suo ordine del giorno e non solamente ad accoglierlo come raccomandazione.

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Sta bene, accetto l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Prendo allora atto che l'onorevole Pedoto non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4274-A/17, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Grassi n. 9/4274-A/18, accolto come raccomandazione, e Laura Molteni n. 9/4274-A/19, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Vanalli n. 9/4274-A/20, accolto dal Governo come raccomandazione. Pag. 33
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Rondini n. 9/4274-A/21, accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Rivolta n. 9/4274-A/22, accolto dal Governo come raccomandazione.

ERICA RIVOLTA. Signor Presidente, vorrei chiedere al Ministro se potesse accettarlo pienamente e non accoglierlo come raccomandazione.

PRESIDENTE. Ministro?

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. La risposta è affermativa. La motivazione è che una attenta rilettura dell'ordine del giorno, dopo aver parlato con il presentatore, mi ha convinto che si può accettare in toto.

PRESIDENTE. Prendo allora atto che l'onorevole Rivolta non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4274-A/22, accettato dal Governo, e che i presentatori non insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno Patarino n. 9/4274-A/23, Ciccanti n. 9/4274-A/24, Muro n. 9/4274-A/25 e Palagiano n. 9/4274-A/26, accettati dal Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4274-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà. Le ricordo che ha quattro minuti di tempo a sua disposizione.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, intanto mi sembra che il lavoro della Commissione e anche della relatrice, seppur con toni ed accenti diversi, sia stato un buon lavoro. Anche se, quando si dice che questo provvedimento omnibus è il risultato della politica generale del Governo, mirata a modernizzare il Paese e che dunque è al servizio dei cittadini, noi restiamo perplessi. Da un lato non possiamo che essere concordi sul fatto che la ricerca sanitaria, la sicurezza delle cure, la tutela del malato, la regolazione, almeno per ora, delle professioni sanitarie - sulle quali noi ci siamo espressi con una forte riserva anche per quelle preesistenti - la sanità elettronica e i registri di interesse sanitario siano temi rilevanti per un Paese moderno. Quindi, intervenire con disposizioni e previsioni pensate ad hoc per ciascun ambito era necessario, perché il Servizio sanitario nazionale non è il sistema perfetto che vorremmo e richiede un'attenzione speciale anche e soprattutto nel tempo che stiamo attraversando.
Detto questo, noi ci siamo chiesti perché si sia aspettato tanto per mettere mano ad un provvedimento definito molto innovativo, di grandissima utilità e attento soprattutto agli interessi e ai diritti dei pazienti nonché dei cittadini italiani. Noi pensiamo che l'obiettivo ambizioso ma condivisibile di incidere su diversi comparti dell'impianto sanitario del nostro Paese, meritasse forse una riflessione più specifica. I diversi comparti di cui si occupa, necessitano sì di un tagliando per adeguarli alle mutate dinamiche sociali, ai nuovi saperi e soprattutto alle severe contingenze imposte dalla crisi economica, ma forse proprio per questo avrebbero meritato una trattazione separata e la predisposizione di singoli specifici provvedimenti.
Noi diciamo questo pensando non solo alla chiarezza ricognitiva in favore di coloro che devono applicare le norme - si parla tanto di semplificazione normativa -, ma anche alle molteplici implicazioni che derivano da ogni materia e che comportano, se davvero si vogliono realizzare riforme strutturali, approfondimenti interdisciplinari che non possono esaurirsi in uno o al massimo due articoli di un'ampia delega al Governo.
Venendo al merito di alcune misure, suscita grande perplessità il contrasto tra Pag. 34l'intento riformatore della delega, per esempio la sperimentazione clinica o sulla sanità elettronica, e la circostanza che per realizzare queste iniziative non devono derivare nuovi e maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Per non parlare poi della tutela degli ordini professionali che mira ad allargare questi ordini che a detta di tutti sono governati da norme vecchie, arcaiche e di mera autotutela.
In alcuni casi si tratta di carrozzoni burocratici, mentre nel Paese soffia forte il vento di liberalizzazioni utili alla crescita e al progresso. Forse anche in questo si poteva dare un segnale.
Vi sono alcune misure previste nella delega, come quelle relative alla sicurezza delle cure, che rientrano istituzionalmente tra quelle già demandate ai soggetti del Servizio sanitario nazionale e per le quali si può agire da subito nella direzione dell'ottimizzazione delle risorse e della riduzione degli sprechi. Tuttavia, pensare di fare le riforme derubricando alla radice il tema risorse, significa «porre una zeppa» alle riforme stesse, rischiando di affossarle e di farle passare per mere dichiarazioni di principio.
Sul riassetto della normativa in materia di sperimentazione clinica dei medicinali ad uso umano è condivisibile la filosofia delineata dalla norma, ma ad una condizione: i decreti legislativi che saranno adottati diano un quadro chiaro dei soggetti, delle modalità, delle responsabilità e dei controlli di sicurezza per l'esercizio di tali attività, a differenza dei princìpi ispiratori della delega in discussione, i quali paiono così ampi da farla apparire «in bianco».
Bene è stato fatto nel sancire l'impignorabilità delle risorse destinate alla ricerca sanitaria, ma questo non è certamente il solo aspetto di questo tema, sul quale riflettere ed intervenire. I finanziamenti sono essenziali, ma occorre ragionare anche di altro: la ricerca nella sanità e, aggiungo, più in generale la ricerca è un capitolo che non può risolversi in una norma di passaggio, come fa questa delega che vuole essere riformatrice.
Occorre azzerare le baronie ed assicurare l'assegnazione trasparente delle risorse a progetti o ad ambiti di ricerca ben definiti, verificando i risultati ottenuti attraverso metodologie di stampo anglosassone, da parte di soggetti indipendenti ed autorevoli, sul modello della «valutazione tra pari».
È necessario abbassare i limiti di età per incentivare i giovani ricercatori. Riservare quote di risorse in favore di coloro che hanno meno di quarant'anni è stato un segnale, ma noi crediamo che occorra scommettere tutto su giovani freschi di studi, pronti a investire sul talento dell'intelletto.

PRESIDENTE. Onorevole Mosella, la invito a concludere.

DONATO RENATO MOSELLA. Concludo, signor Presidente. Sul tema della sicurezza delle cure, la delega appalesa...

PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è scaduto abbondantemente, onorevole Mosella.

DONATO RENATO MOSELLA. Avevo sette minuti di tempo a disposizione, signor Presidente.

PRESIDENTE. No, ne aveva quattro e ne sono già trascorsi cinque. Comunque, concluda, onorevole Mosella.

DONATO RENATO MOSELLA. L'intento della norma è di adottare misure per la sicurezza delle cure, salvo poi dire che tutto questo si fa in attesa dell'adozione di una disciplina organica a carico del rischio clinico.
Noi, sostanzialmente, daremo un voto favorevole per senso di responsabilità, ma riteniamo che per migliorare la sanità nel nostro Paese sarebbe utile fermarsi, andare oltre il testo in esame e ragionare su riforme strutturali ed organiche, e non settoriali, senza attendere il definitivo collasso del sistema, il quale - è bene dirlo Pag. 35- è fortemente lesionato (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signora Presidente, l'Aula è chiamata a dare una delega al Governo: una delega che, già di per sé, in termini di metodo dovrebbe presupporre un minimo, non dico di fiducia, ma almeno di «confidenza» che, poi, questo Governo rispetterà quando andiamo a votare.
Signora Presidente, di fronte al fatto già citato che, nella seduta del 19 novembre 2010, questo Governo ha accettato un ordine del giorno con il quale si impegnava ad emanare il nuovo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sull'introduzione dei nuovi livelli essenziali di assistenza (LEA) entro e non oltre la fine del mese di novembre 2010, e che questo non è accaduto, il Governo aveva accettato per la seconda volta di impegnarsi a introdurre i nuovi LEA e il nomenclatore entro il mese di novembre 2011.
Questo Governo è venuto meno alla parola data a questo Parlamento e oggi ci viene a chiedere in materia una nuova delega.
Prima di entrare nel merito, i LEA, i livelli essenziali di assistenza, lo dice la parola stessa «essenziali», sono l'equivalente del pane e dell'acqua, il minimo indispensabile per la sopravvivenza a livelli, nemmeno decenti, dei malati.
Su questo il Governo gioca, prendendo impegni, prendendoli due volte, disattendendoli due volte ed oggi addirittura chiedendo una delega per fare cosa? Per il riassetto della normativa in materia di sperimentazione clinica, per la riforma degli ordini e delle professioni sanitarie nonché altre disposizioni in materia sanitaria. E pensa bene, il Governo, nonostante le precedenti assunzioni di responsabilità di fronte a questo Parlamento, di tenere fuori, ancora una volta, i livelli essenziali - vorrei che ci fosse un minimo di attenzione solo su questa parola, «essenziali» - di assistenza.
Siamo fermi a quindici anni fa, la tecnologia è andata avanti, molto avanti, tanto è vero che se ne parla anche in questo disegno di legge delega che ci viene richiesto, eppure il Governo, sui livelli essenziali di assistenza, nonostante i ripetuti impegni presi e disattesi, continua a far finta di non sentire, di non vedere, di non assumersi le proprie responsabilità.
Quindi per una questione di metodo noi voteremo contro questo disegno di legge delega al Governo perché non ci fidiamo e non ci fidiamo non sulla base di fatti pregiudiziali, non perché siamo all'opposizione, ma proprio perché con gli ordini del giorno abbiamo dato fiducia a questo Governo che davvero avrebbe potuto adottare un provvedimento su qualcosa che è dovuto e scontato ossia i livelli essenziali di assistenza ai malati.
Non possiamo votare a favore di una delega sulla base di una richiesta che peraltro, nel merito, non condividiamo, ma non condividevate neanche voi e non condivideva neanche la stragrande maggioranza di questo Parlamento. Riforma degli ordini, delle professioni...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MAURIZIO TURCO. Sono già scaduti i cinque minuti, onorevole Presidente?

PRESIDENTE. Mancano trenta secondi. Lei aveva cinque minuti a disposizione.

MAURIZIO TURCO. Allora in particolare nel merito, per quanto riguarda la riforma degli ordini delle professioni sanitarie eravate, eravamo, tutti d'accordo o almeno al 99 per cento durante la campagna elettorale che c'era la necessità di liberalizzare. Vecchi programmi degli anni Novanta di forze politiche emergenti e di illuminati economisti liberali che siedono in questo Parlamento oggi sono carta straccia. Pag. 36
È vero che non volete nuovi ordini professionali - avete tentato comunque -, intanto al Senato per fortuna è bloccata una richiesta di 22 nuovi ordini professionali. E noi dovremmo darvi fiducia, dovremmo darvi una delega per rimettere in uno stato di buongoverno della sanità tutto quello che è in contraddizione con le riforme auspicate? Volete una delega per fare una controriforma. Noi siamo contrari e voteremo contro (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, come già affermato nella discussione sulle linee generali il provvedimento che ci apprestiamo a votare è una sorta di provvedimento omnibus sulla sanità che va a toccare diversi, ma non tutti i nodi e le criticità presenti nel Sistema sanitario nazionale spaziando dal fascicolo sanitario elettronico, alla sperimentazione clinica, dalle professioni sanitarie ai comitati etici, dagli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, con particolare riguardo ai direttori scientifici che non hanno più il vincolo dell'esclusività, al rischio clinico.
Non posso non apprezzare il clima collaborativo che si è registrato in Commissione affari sociali, testimoniato dall'accoglimento di numerosi emendamenti dell'opposizione da parte del relatore e del Ministero, di cui una quindicina dell'Italia dei Valori che, quindi, sono parte integrante di questo testo. Quindi, l'opposizione ha contribuito a migliorare un testo che, comunque, mantiene, ancora oggi, delle luci e delle ombre e che, in seguito, potrà essere migliorato.
L'oggetto principale che è anche oggetto di delega al Governo che, quindi, dovrà emanare i decreti delegati successivamente, entro termini ben precisi, è dato dalla sperimentazione clinica e, quindi, dalla sperimentazione di farmaci per uso umano in campo sanitario. Non posso non ricordare che l'Italia non è più un Paese che attrae la ricerca. L'Italia è diventata - diciamolo - un po' la cenerentola a livello europeo, mentre in precedenza era fra i primi posti a livello mondiale. Questo è avvenuto per due ordini di fattori: in primo luogo, per il taglio delle risorse; in secondo luogo, perché non riesce ad attrarre la ricerca. Ricordo che la ricerca, in Italia, avviene ancora grazie a Big Pharma, cioè quel cartello che unisce tutte le multinazionali del farmaco. Big Pharma contribuisce al 77 per cento e soltanto l'1 per cento della ricerca avviene grazie al contributo delle università - pensate come è poco - e soltanto il 9 per cento per contributo delle aziende sanitarie locali.
Diciamo, quindi, che la ricerca viene svolta grazie ai finanziamenti delle multinazionali ma si tratta di una ricerca non spontanea, che non ha come obiettivo l'uomo ma è una ricerca mirata, sbilanciata e finalizzata al profitto. Nonostante sia stata effettuata una sburocratizzazione dei protocolli, questi sono ancora piuttosto lunghi in Italia e ci fanno assistere a delle vicende davvero vergognose. Mentre in un trial internazionale, in uno studio multicentrico, effettuato, per esempio, in Francia o in Inghilterra, la ricerca vera e propria è già iniziata, attraverso il reclutamento dei pazienti, in Italia, invece, stiamo ancora a mettere le carte a posto in quanto questo o quel comitato bioetico non hanno ancora espresso il loro parere.
Dunque, siamo intervenuti non solo sulla riduzione dei comitati etici, che in Italia sono 254 contro una media di 40-50 negli altri Stati d'Europa, ma garantendo l'efficienza di questi comitati etici che devono fornire la risposta in tempi rapidi e certi. Il Ministro ci è venuto incontro accogliendo questo emendamento ma senza tener conto, invece, che i vari comitati etici in Italia non interloquiscono e, quindi, negli studi multicentrici basta che uno di essi non abbia espresso il parere o che sia in contrasto con un altro comitato etico che la ricerca si ferma.
Perciò, parlavo di luci ed ombre e, ancora, di lavoro da fare per migliorare e Pag. 37attrarre ulteriormente la ricerca. Ma vogliamo attrarre la ricerca delle multinazionali soltanto quando gli interessi di queste coincidono con quelli che auspichiamo noi. Bisogna dare, Ministro, una corsia preferenziale, un corridoio particolare a quelle ricerche che hanno come fine l'uomo e la soluzione di alcuni problemi. Si tratta di ricerche in campo oncologico, le ricerche sull'AIDS e quelle sulle malattie cardiovascolari. È in questi casi che dobbiamo, in qualche maniera, invogliare gli investitori stranieri a venire qui, in Italia, e a fare ricerca quando l'obiettivo è la salute del cittadino e quando l'obiettivo è l'uomo. Tutto questo credo non sia stato previsto dal provvedimento in esame e, comunque, vi è ancora davvero molto da fare.
Anche grazie al contributo delle opposizioni, vi è stata una maggiore sensibilità. Lei sa bene che il testo iniziale di questo disegno di legge non prevedeva alcun accenno alla medicina e alla sperimentazione di genere. È stato necessario l'intervento delle opposizioni per inserire due emendamenti ed oggi, anche in Italia, la sperimentazione dovrà tener conto di quel soggetto instabile che è la donna e che poco viene utilizzato dalle case farmaceutiche, in quanto gli scompensi e le modificazioni endocrino-ormonali fanno sì che essa non sia un soggetto ideale per poter sperimentare. Quindi, come ho detto anche durante l'illustrazione di un mio emendamento, vi è una gran quantità di letteratura che stabilisce che i farmaci non hanno lo stesso meccanismo d'azione o, meglio, non hanno lo stesso metabolismo nell'individuo maschile e in quello femminile. Da oggi in Italia si dovrà tener conto anche che le donne hanno un sistema endocrino diverso e, quindi, come tale, dovranno ricevere dei farmaci soltanto quando la scienza medica avrà stabilito che il farmaco è efficace nella donna e, soprattutto, che non fa male.
Ci sono stati altri diversi punti, come quello relativo agli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico. Sono quarantadue istituti sparsi in tutta Italia, nei quali, Ministro, non sempre c'è l'eccellenza certificata: essi, molto spesso, rappresentano un blasone, una sorta di autoreferenzialità da parte del politico locale che vuole aprire nel suo territorio un polo di eccellenza. Io avrei insistito sugli istituti di ricovero e cura. Non è possibile che la legge tenga soltanto conto del rapporto di esclusività del direttore scientifico. La ringraziamo per aver accolto il nostro emendamento che ha determinato la cancellazione di quella odiosissima norma che conferiva il dono dell'ubiquità a professionisti di grande calibro nazionale, che dovevano spaziare dal nord al sud d'Italia, trovandosi magari ad essere professori ordinari a Roma e, nel contempo, direttori scientifici nel sud d'Italia.
Ha cancellato questa norma - gliene diamo atto - ma c'è da fare ancora di più. Vorremmo che gli istituti di ricovero e cura di carattere scientifico fossero sotto la sua diretta sorveglianza e che dimostrassero con i fatti e con la ricerca, che molto spesso non fanno la loro attività affinché si possa effettivamente conferire questo blasone soltanto a chi lo merita. Dite di essere il Governo che vuole intercettare il merito, ma credo che anche gli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico meritino una rivisitazione più profonda rispetto a quanto previsto da questa legge.
Purtroppo, non posso però toccare tutti i punti. Abbiamo fatto molte cose, ma altre ce ne sono da fare. Tuttavia, in sintesi, signor Ministro, credo che i problemi fondamentali di questa legge siano due. In primo luogo, è difficile sostenere di poter fare una legge omnibus, una legge delega o una miniriforma dell'università a costo zero: bisogna mettere i quattrini e bisogna investire, come hanno fatto gli Stati Uniti e altri Stati che, anche in un momento di crisi, hanno privilegiato la sanità e la cultura. Qui invece vediamo che si realizza tutto senza ulteriori oneri a carico dello Stato e quindi abbiamo delle perplessità che tutto possa essere realizzato.
In secondo luogo, rileviamo il peccato veniale e originale di questo disegno di legge, ossia quello di delegare al Governo Pag. 38una materia così delicata, come quella della ricerca scientifica dei farmaci per uso umano. Si tratta di una materia scottante, non solo perché coinvolge il Governo sul piano etico, ma perché sono in ballo decine di miliardi di euro. Onestamente, signor Ministro, non abbiamo tutta questa fiducia nel Governo da potergli delegare il compito di fare queste riforme, dandogli l'autorizzazione ad agire al nostro posto. Esiste il Parlamento, che non può essere scippato da queste prerogative ed esistono le Commissioni competenti, che possono affrontare adeguatamente i problemi.
Per questo, per le luci e per le ombre che ha questo disegno di legge, per la mancanza di finanziamenti e per il tipo di provvedimento, legge delega, l'Italia dei Valori preannunzia il proprio voto di astensione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Patarino. Ne ha facoltà.

CARMINE SANTO PATARINO. Signor Presidente, signori ministri, onorevoli colleghi, da circa vent'anni, come si evince da una dichiarazione del 12 febbraio 1990 rilasciata dal Ministro della sanità dell'epoca, si avverte in Italia la mancanza di una legislazione in materia di sperimentazione clinica, una lacuna imperdonabile per un Paese civile, che non poteva rimanere in un campo così importante, quale quello che riguarda la salute dell'uomo in una condizione di così grave ritardo rispetto ad altri Paesi europei.
Noi di Futuro e Libertà per l'Italia salutiamo quindi favorevolmente il varo di questo provvedimento anche se esso non ci soddisfa come avremmo voluto e lascia ancora aperti molti spazi a modifiche e ad interventi migliorativi, che ci auguriamo possano intervenire quando il Governo adotterà i decreti legislativi. Si tratta di un disegno di legge che mira a colmare quella lacuna e a mettere finalmente ordine normativo nel settore della sperimentazione clinica e degli ordini professionali. Che si intenda, per davvero, mettere ordine nella materia è dimostrato innanzitutto dalla importante e attesa decisione di ridurre drasticamente il numero dei comitati etici e quindi della volontà di liberare, quanto più possibile, il campo dall'impacciante lentocrazia burocratica, semplificando gli adempimenti formali, relativi alla presentazione della domanda per il parere del comitato etico stesso.
Un grande passo avanti in tema di trasparenza viene fatto con la revisione del sistema di notifica delle reazioni e degli eventi avversi verificatisi nel corso della sperimentazione, con l'istituzione di un portale di consultazione per il cittadino.
Anche per la formazione vengono posti interessanti paletti sia riguardo ai criteri generali per la disciplina degli ordinamenti didattici, prevedendo dei percorsi specifici in materia di metodologia della ricerca e sperimentazione dei farmaci e prevedendo addirittura l'eventualità dell'istituzione di master in conduzione e gestione di studi clinici controllati, sia riguardo all'aggiornamento periodico del personale medico, sanitario e sociosanitario impegnato nella sperimentazione clinica dei medicinali.
Un'altra iniziativa meritevole di attenzione è quella prevista dall'articolo 2 primo comma in cui, sostituendo il comma 814 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, viene stabilito che, a decorrere dall'anno in corso, nell'ambito delle risorse previste per il finanziamento dei bandi di ricerca di cui al decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, una quota pari al 10 per cento di tali risorse è destinata a progetti di ricerca sanitaria presentata da ricercatori di età inferiore ai quarant'anni. Uno quota modesta, è vero, si sarebbe potuto destinare di più magari ricorrendo ad altri capitoli del bilancio dello Stato o prevedendo, sempre sotto il controllo diretto dello Stato, altre fonti, potenziando per esempio il coinvolgimento dei privati, degli enti locali e di altre istituzioni come le camere di commercio, le associazioni di categoria, eccetera. Tuttavia è già tanto che si riservi la giusta attenzione e il dovuto riguardo ai giovani che sono, come in tutti i Paesi del mondo, Pag. 39anche per l'Italia, la più grande delle risorse, con una significativa differenza però: altrove si punta su quella grande risorsa, destinando alla ricerca finanziamenti di assoluto rispetto e non parlo soltanto degli Stati Uniti, di Germania, di Francia, di Inghilterra o di altre importanti nazioni europee, ma della Cina, dell'India dove si investe ormai da anni in ricerca e cultura dieci volte di più che da noi che siamo costretti ormai a contenderci con i Paesi poco sviluppati gli ultimi posti della graduatoria con tutte le conseguenze negative sul piano economico e sociale.
Se oggi in Italia, soprattutto nel Mezzogiorno, si è tornati a subire il doloroso salasso dell'emigrazione giovanile, specialmente tra i laureati in medicina, ciò è dovuto alla mancanza di prospettive per il futuro, all'impossibilità per il giovane di misurarsi, di essere messo alla prova per dimostrare le sue capacità. Spesso i nostri giovani vanno all'estero dove vengono valorizzati come meritano e dove trovano strutture e tecnologie d'avanguardia, permettendo a chi li ospita, grazie al loro impegno, ai loro studi e alle loro scoperte, di conquistare primati mondiali con enormi ritorni di natura economica, di immagine e di prestigio.
Avere quindi destinato quella quota del 10 per cento è un primo segnale, modesto ma - voglio essere ottimista - promettente. Per il futuro si potrà fare di più, si dovrà fare di più per il bene della scienza, della medicina, della salute dell'uomo, ma anche per il bene dell'economia in particolare dell'economia del Mezzogiorno, alla quale un grande contributo per la crescita e lo sviluppo può arrivare proprio dalla ricerca e dalla sperimentazione in campo sanitario che - può sembrare un paradosso - è il campo in cui maggiormente difetta il sud e che invece da problema potrebbe diventare, se semplicemente organizzato a dovere, la sua risorsa.
Potrebbe diventare un richiamo e un riferimento per il sud e del sud, cioè per il Mediterraneo. Molto atteso e tutto sommato rispondente alle aspettative di una società moderna, che punta alla migliore qualità della vita, è il capitolo relativo alla riforma degli ordini delle professioni sanitarie, per i quali si vuole prevedere il loro riconoscimento di enti pubblici non economici, che devono agire quali organi sussidiari dello Stato, al fine di garantire il rispetto dei principi previsti, oltre che da questo disegno di legge, anche dai codici deontologici per la tutela della salute dei cittadini. Anche l'inserimento delle categorie professionali dei biologi e degli psicologi tra le professioni sanitarie e il passaggio dell'alta vigilanza sui loro ordini dal Ministero della giustizia a quello della salute rappresenta un fatto positivo. Infine, per il capitolo relativo alla sanità elettronica, va bene l'istituzione del fascicolo sanitario elettronico con tutte le sue caratteristiche e le sue finalità, così come l'assistenza sanitaria on line. Per tutte queste motivazioni e per le considerazioni espresse già nel mio intervento sul complesso degli emendamenti, Futuro e Libertà esprimerà un voto favorevole su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Anna. Ne ha facoltà.

VINCENZO D'ANNA. Signor Presidente, come gruppo di Popolo e Territorio, vogliamo innanzitutto esprimere il nostro apprezzamento per la disponibilità del Ministro e per il clima di concordia che ha regnato all'interno della Commissione affari sociali, dove c'è stata una perfetta sintesi, un'integrazione ed un accoglimento molto ampio anche di proposte che provenivano dall'opposizione. Credo che il Ministro Fazio debba essere ringraziato, perché tra tutti coloro che reggono un Dicastero è quello che deve barcamenarsi tra una legislazione, che nel modificare il titolo V della Costituzione e nel dare alle regioni la potestà organizzativa, molto spesso mette il Ministro e il Ministero nella condizione di non poter realmente incidere, soprattutto di cozzare su uno scoglio, che è quello Pag. 40della «regionalizzazione» della sanità, e quindi di non essere neanche in grado di fare rispettare quel minimo comune denominatore negli ambiti in cui c'è una legislazione concorrente tra lo Stato e le regioni. Pertanto, è stata elaborata la delega in materia di sperimentazione clinica, in materia di ricerca, in materia di requisiti per i direttori scientifici, mettendo al riparo i fondi della ricerca dalle pratiche di impignorabilità. Molto spesso infatti le regioni sono indebitate e avendo una serie di debiti non pagati sono aggredite da procedure monitorie da parte dei creditori e dei fornitori di beni e servizi, che spesso andavano a pignorare anche i fondi destinati alla ricerca. Questo provvedimento introduce un altro elemento, che può far fare alla sanità italiana un passo avanti: il fascicolo sanitario elettronico, cioè uno strumento interdisciplinare che può consentire a tutti i soggetti, che operano nell'ambito del Servizio sanitario nazionale di poter interagire tra di loro, di poter spesso razionalizzare le richieste che riguardano la diagnosi e la cura del paziente e, soprattutto, evitare ridondanze, sprechi e inappropriatezze prescrittive, che non poco pesano sulle dissestate finanze della sanità italiana.
Io, però, ho anche il debito, come biologo, di ringraziare tutti i componenti della Commissione ed il Ministro per avere voluto, dopo quarantacinque anni, scrivere una pagina di integrazione e di riconoscimento della dignità professionale dei biologi, che sono stati, insieme agli psicologi, inseriti all'interno delle professioni sanitarie.
Formulo questo ringraziamento a nome di decine di migliaia di colleghi che sono stati sempre, spesso, emarginati e che da anni sono costretti, nell'ambito ospedaliero, a transitare attraverso il ruolo sanitario e non attraverso la professione sanitaria, quindi a rimanere in quel limbo indistinto tra professione sanitaria e professione tecnica che, certo, non ha premiato la professionalità, la competenza e la molteplicità dell'impiego del biologo all'interno del Sistema sanitario nazionale.
Mi sia, però, consentito dire che quello che il Ministro adesso porta a compimento è solo un piccolo mattone. Nel settore della sanità vi è bisogno di una nuova grande riforma all'interno della quale tutti i soggetti competitori possano svolgere, secondo principi di efficienza e di razionalità della spesa, il proprio compito, sfruttando la terzietà dello Stato e delle regioni, in una sanità in cui la pubblicità del servizio è ancora ritenuta la statualità della gestione, in cui il comparto privato accreditato viene contingentato e pagato a tariffa, mentre, dall'altra parte, si continua con lo spreco e lo sperpero di pubblico denaro, pagando a piè di lista prestazioni che finiscono con il costare dalle due alle otto volte in più. Questa è una situazione insostenibile, per cui bisogna abbandonare il pregiudizio negativo nei confronti degli altri competitori ed operatori che operano all'interno del Sistema sanitario nazionale per arrivare ad un modello di competizione e collaborazione tra pubblico e privato che veda le regioni e lo Stato terzi rispetto al controllo dell'efficienza e della qualità delle prestazioni e, soprattutto, rispetto al contenimento e all'appropriatezza dell'uso delle sostanze economiche e finanziarie.
Vorrei ricordare, in quest'Aula, che il Servizio sanitario nazionale costa ben 107 miliardi di euro l'anno e che continua a produrre dai 10 ai 15 miliardi di euro di disavanzo extra budget. È una mole di denaro infinita che spesso è stata usata come leva per elargire prebende, per moltiplicare incarichi e personale all'interno di piante organiche pletoriche, perché, altrimenti, non si spiegherebbe come, malgrado il blocco del turnover, dopo quindici anni, continuino a restare aperti ospedali ed ambulatori, se le piante organiche, a suo tempo concepite, non fossero state enormemente ridondanti di personale.
Io vengo da un piccolo comune, nel quale, un giorno, assunsero sei ascensoristi Pag. 41in un ospedale che non aveva ascensori, solo perché questo era previsto dalla pianta organica e questo si dovette fare. Potrei raccontare di altri sprechi e sperperi della sanità campana, la quale ha accumulato circa 6 miliardi di euro di debito, pur avendo degli ospedali che spesso sono dei mendicicomi, se non dei veri e propri lazzaretti, dove vi è la denegata sanità, che è riservata, ormai, solo agli extracomunitari.
Quindi, caro Ministro, nel complimentarmi con lei perché ha voluto portare a compimento questo progetto, la esorto a proseguire nella riforma della sanità, verso una sanità che sia basata sull'efficienza e sulla competizione. Vedete, cum petere non significa solo «chiedere insieme», ma anche «cercare insieme». La competizione è la più alta forma di collaborazione; la scienza è competitiva, lo sport è competitivo.
Se non ci fosse competizione, nessuno potrebbe dare il meglio di sè e, nel momento in cui il cliente è anche paziente, dare il meglio di sè significa offrire una buona sanità, significa porre il paziente al centro del sistema, e non già le burocrazie parassitarie, le lobby e le camarille professionali, che oggi, all'interno di questo sistema, difendono le proprie nicchie di interessi e di comodità.
Questa è la sanità che l'Italia merita, ma credo di poter dire che questa è la sanità che l'Italia può sostenere, perché, nel momento in cui ci troviamo con 1.911 miliardi di euro di debito, non possiamo più permetterci il lusso di avere comparti statalizzati che continuano a produrre deficit, disservizio e spreco di pubblico denaro.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole D'Anna.

VINCENZO D'ANNA. Detto questo, nel ringraziare il Ministro, con grande convinzione annunciamo il voto favorevole del gruppo di Popolo e Territorio (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, è stato un lavoro interessante, condotto insieme, e direi, anche rispetto ad altre esperienze, un lavoro condotto in modo costruttivo, condividendo le difficoltà, le precarietà e anche quelle che possano essere in realtà le aspettative e i valori attesi in termini di qualità e di salute da parte del Paese.
Certamente si tratta di un disegno di legge omnibus, nel quale c'è di tutto un po'. Forse il tentativo era quello di dare soluzione ad alcuni problemi nel complesso rapporto tra salute e malattia, anche proprio nello spirito del primo comma dell'articolo 32 della Costituzione, che recita: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività».
L'intervento normativo è caratterizzato da disposizioni però solo apparentemente eterogenee tra loro ed in realtà sufficientemente collegate all'unico obiettivo di assicurare una maggiore efficienza ed efficacia al Servizio sanitario nazionale. Sono prese in considerazione sia la qualità delle prestazioni direttamente offerte ai pazienti sia lo sviluppo del progresso tecnico-scientifico (questo secondo obiettivo, ovviamente, resta sempre subordinato al primo).
Il disegno di legge che ci accingiamo a votare, rispetto all'impianto originale, è stato modificato in modo significativo grazie al contributo di tutti i parlamentari della XII Commissione e questo lavoro di confronto e di collaborazione ha certamente contribuito a migliorare il testo, come hanno riconosciuto tutti i miei colleghi, a snellirne alcuni passaggi, a razionalizzarne l'impianto ed a fare chiarezza sui punti affidati al Ministro con deleghe specifiche.
Credo che si possa dire che si è fatto un buon lavoro sia sul piano strettamente tecnico-scientifico che su quello politico. Vi sono tre ragioni per votare favorevolmente su questo disegno di legge e qualche Pag. 42criticità, che rende necessario continuare a tenerlo sotto osservazione nei prossimi sviluppi applicativi. Mi soffermerò in modo speciale sulle ragioni per dire di «sì»: l'indubbio contributo alla ricerca in campo clinico; la revisione della disciplina degli ordini professionali; la modernizzazione del sistema sanitario attraverso lo sviluppo della sanità elettronica.
Tra le criticità vi sono i chiaroscuri della delega al Ministro che fanno appello alla sua parola, e su questa parola noi contiamo per gli impegni concreti e precisi per quel che resta di questa legislatura. Non sappiamo quanto durerà questa legislatura, ma credo che questo è il tempo in cui il Ministro impegna la sua parola, ed è su questa parola che noi vogliamo votare di «sì» al disegno di legge in esame.
Per quello che riguarda la ricerca clinica, vorrei dire che una prima garanzia di tutela della salute dei cittadini è quella di avviare un serio lavoro di ricerca clinica, che consenta non solo di approfondire gli aspetti diagnostici, ovvero capire di che cosa soffra il paziente e perché, ma soprattutto di avviare quei processi di sperimentazione farmacologia che permettono di garantire ai pazienti i migliori farmaci possibili nelle migliori condizioni possibili.
Vale la pena ricordare che la ricerca clinica è un tipo di ricerca che serve a raccogliere dati sulla sicurezza e sull'efficacia di nuovi farmaci o di nuovi dispositivi.
Si tratta di studi che possono essere condotti solo dopo che sono state raccolte sufficienti informazioni sulle caratteristiche del prodotto e sulla sua sicurezza preclinica e dopo che un comitato etico abbia offerto sufficienti garanzie per effettuare la sperimentazione concreta. Oggi molti pazienti hanno accesso a determinate terapie, spesso costosissime, solo se sono inserite in un determinato protocollo di ricerca, se fanno parte di uno specifico trial clinico, quasi sempre multicentrico. Il numero dei pazienti coinvolti in uno studio ha un grande effetto sulla possibilità di determinare con efficacia gli effetti che vengono indagati; in un certo senso, definisce il potere statistico del trial. Più è grande il numero dei partecipanti a uno studio, maggiore è il suo potere statistico. Questo rende necessario attivare dei trial sempre multicentrici ed è su questa multicentricità che, molte volte, si perdono i meandri di una burocrazia confusa e diversificata nelle diverse sedi.
In Italia le sperimentazioni cliniche dei medicinali per uso umano, pur mostrando un trend positivo negli ultimi dieci anni, sostanzialmente dovuto al necessario adeguamento alle disposizioni dell'Unione europea, sono ancora caratterizzate da processi lenti, complessi, costosi e non efficienti. La causa va ricercata nella burocratizzazione confusa e contraddittoria con cui interagiscono le numerose autorità coinvolte nell'autorizzazione e nella disomogeneità delle procedure adottate dalle singole strutture sanitarie locali sia attraverso le direzioni generali che i comitati etici.
L'attuale disegno di legge, con azioni mirate, cerca di evitare un'ulteriore riduzione della nostra ricerca clinica a favore di Paesi dotati di contesti procedurali, regolatori ed economici più disponibili. In un periodo in cui il nostro Paese, dopo avere effettuato tagli drammatici anche in aeree di interesse primario come la salute, ha urgente bisogno di ritrovare un nuovo slancio per la sua ripresa in campo economico e sociale, non si può dimenticare che la sperimentazione costituisce un'entrata aggiuntiva ed alternativa per l'amministrazione sanitaria. Comporta, inoltre, notevoli vantaggi anche in termini di formazione continua per il personale interno di una struttura, grazie alla partecipazione all'attività scientifica di ricerca, con benefiche ricadute sulla qualità del servizio, a tutto vantaggio dei pazienti che potranno contare sulla conoscenza di strategie terapeutiche sempre più avanzate.
Vale la pena segnalare due passaggi del disegno di legge in questione, per i riflessi positivi che potrebbero avere, se ben gestiti: la riduzione del numero dei comitati etici e l'aumento dei centri di eccellenza in cui si potrà fare sperimentazione clinica Pag. 43partendo dalla fase zero fino ad arrivare alla fase 4. Il disegno di legge affronta il tema dei comitati etici cercando di razionalizzarne il numero e le modalità di funzionamento. In Italia vi sono 269 comitati etici su una popolazione di 60 milioni di abitanti, mentre in Francia sono 40 su una popolazione analoga e in Germania 53 su una popolazione di 82 milioni di abitanti.
Questo dà l'idea del perché, nonostante tutti i comitati etici, per le loro decisioni, debbano fare riferimento alla Dichiarazione di Helsinki del 1964, alle norme del Good clinical practice for trials, alle leggi nazionali e internazionali e, dove applicabili, alle raccomandazioni del Comitato nazionale di bioetica, arrivino però spesso a decisioni tra di loro contraddittorie, caratterizzate da una forte disomogeneità su molti aspetti concreti, su cui non mi soffermo, ma che sono, di fatto, uno degli elementi che maggiormente rallentano anche soltanto l'approvazione dei protocolli di ricerca. Il Ministro Fazio, illustrando in alcune occasioni questi aspetti del disegno di legge, ha evidenziato come esso abbia l'intento esplicito di favorire gli investimenti in Italia dell'industria farmaceutica, innovando la sperimentazione clinica, e quindi favorendo le sperimentazioni di fase 1, che sono alla base di tutte le sperimentazioni cliniche di fase 2 e 3.
Quindi, si tratta di un provvedimento a lungo atteso non solo dal mondo scientifico, ma anche dall'industria. In Italia vi è un'ulteriore difficoltà legata al ridotto numero di centri di eccellenza, in particolare per quanto riguarda la fase 1. In genere si tratta di centri dislocati nel Nord Italia, con conseguente diversificazione della qualità della ricerca e degli investimenti su base geografica. È fondamentale identificare i meccanismi di creazione e di gestione di una rete di eccellenza nella ricerca di fase zero e di fase 1, per fissare requisiti minimi per i centri che intendano svolgere studi appunto in fase zero e in fase 1.
Si vede come un progetto organico di razionalizzazione della ricerca clinica possa e debba far collaborare tra di loro moltissimi centri con ruoli e competenze diverse, ma con un indubbio salto di qualità per tutto il Piano nazionale. Un altro aspetto molto interessante di questo disegno di legge, per quanto riguarda sempre la ricerca, è l'attenzione, come abbiamo sottolineato in occasione del dibattito, verso i giovani ricercatori, quelli di età inferiore ai 40 anni, destinando ai loro progetti una quota non inferiore al 10 per cento delle risorse del Ministero della salute.
L'obiettivo è quello di valorizzare la creatività scientifica dei giovani, la loro capacità di assumere un punto di vista diverso e meno conformista, senza nulla concedere, però, ad una curiosità superficiale e pericolosa. Molti giovani ricercatori italiani emigrano all'estero attratti non dalle migliori condizioni economiche, ma dalla possibilità di mettersi in gioco verificando le proprie ipotesi scientifiche, e le loro intuizioni trovano spesso conferma in contesti scientificamente meno gerarchicamente strutturati e meno burocratizzati. Permettere ai giovani di affrontare i problemi con uno sguardo diverso può aiutare a scoprire soluzioni nuove, laddove oggi vediamo solo problemi, e ciò sarà tanto più possibile anche perché i direttori scientifici degli IRCCS saranno scelti con maggiore flessibilità e con una maggiore attenzione al merito e ai risultati finora raggiunti proprio nel campo della ricerca.
Un altro aspetto - sempre nel campo della ricerca - che mi piace sottolineare è quello che riguarda la scelta nel campo dell'innovazione tecnologica. Ci siamo soffermati già questa mattina sui fascicoli sanitari elettronici, ci siamo soffermati sulle procedure di telemedicina, di teleconsulto e di telesorveglianza. Sono modalità che permettono di garantire qualità di assistenza anche a pazienti che sono nelle loro case, la famosa assistenza domiciliare di pazienti cronici o di pazienti che non possono in qualche modo raggiungere con facilità le strutture ospedaliere, ma sono anche strutture che permettono di garantire una trasmissione di dati con minori costi e con una maggiore Pag. 44possibilità di razionalizzare le conoscenze e di farle convergere verso progetti di ricerca condivisi.
Sono queste, e anche altre, le molte ragioni che ci spingeranno a votare a favore di questo disegno di legge, ma - ripeto - la riserva è tutta giocata nella parola che il Ministro ha dato, perché queste parole non siano parole in libertà, ma parole che davvero incrociano i bisogni dell'università, i bisogni dell'industria, i bisogni dei giovani ricercatori, i bisogni di tutti coloro che si aspettano dalla nostra sanità un deciso salto di qualità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Laura Molteni. Ne ha facoltà.

LAURA MOLTENI. Signor Presidente, questo disegno di legge è finalizzato ad assicurare una maggiore funzionalità del Servizio sanitario nazionale, adottando misure incisive e significative in diversi settori. Oltre a delegare il Governo al riassetto e alla riforma delle disposizioni in materia di sperimentazione clinica dei medicinali per uso umano, il disegno di legge reca disposizioni in materia di ricerca sanitaria; contiene disposizioni sul rapporto di lavoro del direttore scientifico degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico; reca una delega al Governo per la riforma degli ordini delle professioni sanitarie di medico chirurgo, di odontoiatra, di medico veterinario e detta disposizioni in materia di sicurezza delle cure per prevenire il verificarsi di eventi avversi; sancisce e legittima il fascicolo sanitario elettronico, già istituito da parecchie regioni nel rispetto delle norme in tema di protezione dei dati personali; promuove, inoltre, l'implementazione delle attività di telemedicina e teleconsulto e istituisce sistemi di sorveglianza e registri di mortalità, dei tumori, di altre patologie e di impianti protesici, ai fini di ricerca scientifica in ambito medico, biomedico ed epidemiologico, allo scopo di istituire un sistema attivo di raccolta delle informazioni di rilevante interesse e di impatto sul governo sanitario.
Vorrei sottolineare che, grazie all'intervento in Commissione e in Aula della Lega Nord, sono stati approvati emendamenti importanti, riferiti a quello che le regioni, a seguito delle modifiche intervenute nel 2001 relative al Titolo V della Costituzione, stante il proprio ruolo, esprimono oggi in materia di organizzazione e gestione della sanità. Vi è un emendamento voluto dalla Lega Nord e presentato dalla XII Commissione grazie al quale viene introdotta una norma cedevole in merito al ruolo delle strutture sanitarie e agli strumenti di gestione del rischio clinico e di sicurezza delle cure e ai programmi di formazione obbligatoria, per cui si applica la normativa statale solo fino alla data di entrata in vigore delle disposizioni adottate dalle regioni in attuazione dei principi fondamentali disciplinati da questa legge.
Questo disegno di legge è in sostanza un omnibus della legislazione sanitaria. Voglio ricordare che in XII Commissione, con convinzione, abbiamo poi inciso significativamente nel passaggio dell'alta vigilanza sull'ordine professionale degli psicologi dal Ministero della giustizia a quello della salute. Con altrettanta convinzione, abbiamo sostenuto il passaggio dell'alta vigilanza sull'ordine professionale dei biologi dal Ministero della giustizia a quello della salute.
Con altrettanta convinzione abbiamo sostenuto la necessità della confisca delle cose e degli strumenti che sono serviti a coloro che commettono il reato di esercizio abusivo della professione sanitaria, reato che reca grave danno ai cittadini.
È stata approvata anche l'introduzione del registro dei tumori e su questo, riguardo all'intervento che ha svolto prima l'onorevole Palagiano dell'Italia dei Valori, voglio ricordare al collega che, dove ci sono le discariche, non si costruiscono case all'interno delle medesime e nemmeno in adiacenza. La legge detta una normativa precisa che regola questi aspetti.
Voglio, inoltre, significare che, in attesa dell'adozione di una disciplina organica in tema di rischio clinico, le strutture sanitarie delle regioni promuoveranno la comunicazione trasparente degli eventi avversi Pag. 45sulla base delle linee guida prodotte dal Ministero della salute e, per volontà della Lega Nord Padania, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano.
A questo proposito, ribadiamo il ruolo centrale che le regioni sono chiamate a svolgere in tale settore. La maggior parte delle disposizioni relative a questo articolato di legge sono concordate e adottate, sempre per volontà della Lega Nord Padania, previa intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano.
È stato, poi, anche approvato un emendamento, a firma Barani e Laura Molteni, grazie al quale, da un lato, i medici avranno la certezza di poter stipulare un'assicurazione, e, dall'altro lato, i cittadini potranno avere più certezze di poter ottenere, in caso di errori sanitari, un risarcimento.
Passiamo agli ordini del giorno: grazie ad un nostro ordine del giorno, pienamente accolto dal Governo, il Governo stesso si è impegnato, in esecuzione della legge n. 403 del 1971, a garantire lo svolgimento dei corsi di formazione professionale per massofisioterapisti non vedenti e a riconoscere, attraverso un'adeguata comunicazione istituzionale, tutte le funzioni legittimamente svolte dal massofisioterapista con riguardo sia all'individuazione del suo profilo professionale, sia al relativo titolo di studio e percorso formativo.
È stato accolto anche un ordine del giorno riferibile al settore farmacogenetico con il quale il Governo si impegna a valutare l'adozione di iniziative, anche normative, finalizzate a regolare e a promuove la diffusione delle attività di ricerca e di assistenza nel settore della farmacogenetica.
È stato invece accolto come raccomandazione dal Governo il nostro ordine del giorno con il quale, in tema di svolgimento dell'Expo 2015, al fine di far fronte alle situazioni di emergenza ed urgenza connesse a tale manifestazione, si chiede all'Esecutivo di valutare lo stanziamento, per il prossimo triennio, di un contributo straordinario all'Azienda regionale emergenza e urgenza (AREU 118) della regione Lombardia, finalizzato al potenziamento dei servizi di soccorso sanitario territoriale.
È stato anche accolto pienamente un ultimo ordine del giorno relativo al settore dei medicinali omeopatici con il quale si impegna il Governo a garantire il puntuale rispetto delle procedure dei soli requisiti sostanziali per la registrazione semplificata dei farmaci omeopatici, così come prescritto dall'articolo 16 del decreto legislativo n. 219 del 2006. Ciò è importante perché, fare inserire ulteriori requisiti in tale materia, può mettere oggi, soprattutto in questo particolare momento di crisi economica, in grave difficoltà le nostre piccole e medie imprese le quali rischiano di perdere, a loro volta, competitività rispetto alle imprese estere. Imprese estere che con i loro prodotti sono già molto presenti nel nostro mercato.
Infine, voglio anche ricordare che, in questi anni, grazie al procedimento di attuazione dell'articolo 119 della Costituzione, si è sancito il passaggio dalla spesa storica ai costi standard quale criterio cardine per la determinazione delle risorse da attribuirsi alle regioni per il finanziamento dei livelli essenziali di assistenza.
Con l'avvento del federalismo fiscale non potranno più esserci regioni sprecone e non potrà più esserci una sanità sprecona, una sanità malata, una sanità come quella che oggi, in molte parti del Paese, non risponde adeguatamente ai bisogni di cura e di salute della popolazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Voglio, inoltre, ricordare che il federalismo fiscale è anche il federalismo della responsabilità, della responsabilità della spesa, della responsabilità della gestione della cosa pubblica e della responsabilità personale di fronte ai cittadini di questo Paese.
Gli amministratori che creeranno buchi di bilancio e disavanzo non solo non potranno più essere candidati in comuni, Pag. 46province, regioni e Parlamento, ma neanche andare a far parte di consigli di amministrazione degli enti pubblici.
Con queste premesse e con queste dichiarazioni di voto, con gli emendamenti approvati e gli ordini del giorno accolti e con tutto quello che è stato approvato in relazione al provvedimento in esame, voteremo a favore convinti che questa sarà una rivoluzione in campo sanitario (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Miotto. Ne ha facoltà.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Signor Presidente, succede così di rado di parlare di sanità in quest'Aula che forse la discussione di questi due giorni sarà stata utile, avrà avuto una qualche utilità.
Eppure, il sistema sanitario del nostro Paese costituisce uno dei pilastri del modello di coesione sociale che affonda le proprie radici nella Costituzione.
E sappiamo che, soprattutto in un periodo di crisi come quello attuale, assicurare il diritto alla salute, come il diritto all'istruzione, il diritto alla casa e all'assistenza, dovrebbe rappresentare una priorità per un Governo attento ai bisogni dei propri cittadini proprio per difendere la parte di popolazione che è più esposta ai rischi di impoverimento, all'incombente accentuazione delle disuguaglianze.
Purtroppo questo Governo, a differenza di quanto fanno molte democrazie occidentali e contraddicendo gli impegni assunti in occasione del summit del G8 conclusosi con il documento enfaticamente intitolato People first di circa due anni fa, in modo superficiale e controproducente, insegue il pareggio di bilancio, pur importante, realizzandolo però attraverso i tagli alla spesa che è necessaria per garantire diritti fondamentali.
È un indirizzo politico superficiale - dicevo - quanto ingiusto perché non distingue tra spesa pubblica improduttiva e spesa per la sanità, e ricordo, tale spesa ogni 100 euro, ne attiva 183 di prodotto interno lordo. Ciò è altresì controproducente e miope perché ogni investimento in salute contribuisce a sconfiggere il diffuso senso di insicurezza così pericoloso nel frenare i progetti di vita delle persone.
Dico questo perché sullo sfondo della discussione di questo provvedimento omnibus sulla sanità rigorosamente a costo zero, come ha preteso rigorosamente la Commissione bilancio, si aggira lo spettro dei tagli decisi poche settimane fa con la manovra di luglio: tagli che gravano su un sistema che costa meno della media europea e che avrebbe bisogno, invece, di un'iniezione di fiducia da parte di tutti i Ministri di questo Governo, anche di coloro che sovrintendono agli equilibri di bilancio.
Vede, relatore, aprendo la discussione generale su questo provvedimento lei ha definito questo provvedimento un disegno di legge che riguarda temi fondamentali per il Servizio sanitario nazionale. Non voglio polemizzare sugli aggettivi, ma suggerisco maggior misura.
Infatti, per difendere davvero il Servizio sanitario nazionale occorre rivedere i livelli essenziali, occorre ricordare che da tanto tempo attendono l'estensione universale le donne che chiedono il parto senza dolore, per fare un esempio. Occorre sostenere gli investimenti, bisogna valorizzare il lavoro dei professionisti che operano nel sistema e che vivono quotidiane umiliazioni con il blocco dei contratti e del turnover. Occorre superare la precarietà di un'intera generazione di medici che non hanno il contratto a tempo indeterminato nel sistema sanitario nazionale.
Occorre rispettare il patto per la salute. Occorre ripianare il trasferimento a compensazione dei ticket. Occorre garantire il puntuale finanziamento dei livelli essenziali. Occorre garantire la corresponsabilità dei professionisti nel governo delle aziende, scegliendo il merito come unico parametro nel conferimento degli incarichi di direzione di unità semplice e complessa. Occorre riformare i percorsi formativi e consentire un più rapido ingresso dei giovani. Pag. 47
A questo proposito, per la discussione che si è fatta anche stamani sugli odontoiatri, le ricordo, signor Ministro, che in verità lei ha preso un impegno, giustamente, a riconsiderare questo problema, ma tenga presente che per difendere i giovani che si laureano occorre davvero rimuovere tutti quei vincoli che oggi li costringerebbero a raddoppiare il corso di studi.
Ovviamente il sistema sanitario necessita di una costante manutenzione ordinaria, così io inquadrerei il contesto nel quale inserire anche il disegno di legge che è oggi all'ordine del giorno.
Accanto ad interventi normativi molto settoriali, alcuni dei quali sono stati anche da noi proposti, assumono rilievo però le due deleghe affidate al Governo, un Governo oltremodo screditato, ma chiamato a regolare, semplificando le procedure, la sperimentazione clinica dei medicinali ed ammodernare l'ordine dei medici e delle altre figure sanitarie, regolate da norme che risalgono al 1946.
I mutamenti profondi della professione medica avvenuti in questi anni, la crescente sensibilità dei cittadini verso il principio della libera scelta e dell'autodeterminazione, la crescente invadenza del principio della sostenibilità finanziaria, che influenza l'attività clinica, la diffusione della medicina difensiva impongono una riforma, impongono più democrazia negli ordini, più trasparenza, più certezza delle sanzioni.
Questi sono anche gli obiettivi della delega che il Governo ha presentato. Ebbene, su queste coordinate noi valuteremo i decreti legislativi in attuazione della delega.
Certo, c'è stata polemica su tali questioni, anche al Senato. Tuttavia, in nome di una generale avversione ai sistemi ordinistici, spesso giustamente respinti, non si può però omettere una riforma attesa da anni delle professioni sanitarie, che sono chiamate a confrontarsi con l'evoluzione scientifica, che incrocia rilevanti questioni di bioetica: il necessario adeguamento del codice deontologico, la necessità di riscrivere il rapporto medico-paziente, come i miei colleghi della Commissione hanno ricordato nel corso di questa discussione.
Evitiamo la banale contabilità sul numero degli ordini. Assumiamo, invece, l'atteggiamento di riformare gli ordini, che nella funzione pubblicistica può evitare derive corporative.
Signor Ministro e signora relatrice, noi abbiamo apprezzato l'atteggiamento di confronto che si è realizzato in Commissione, che ha condotto anche all'accoglimento di numerosi emendamenti presentati dal gruppo del Partito Democratico. Tuttavia, crediamo che il peso di queste due deleghe condizioni il nostro orientamento finale.
Noi crediamo che il lavoro fatto sia di buon auspicio in previsione dell'esame dei decreti attuativi, sui quali io penso che potremo sciogliere la riserva che oggi qui convintamente esprimiamo, una riserva che ci consente di esprimere un voto di astensione sul provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, gli elementi principali che costituiscono questo disegno di legge del Governo riguardano la ricerca sanitaria, la sicurezza delle cure, il rafforzamento della tutela del malato, la regolazione delle professioni sanitarie, la sanità elettronica e i registri d'interesse sanitario.
Durante il dibattito presso la XII Commissione, sono emerse delle valutazioni positive sul provvedimento. Tutti i gruppi hanno contribuito, come hanno riferito, ed hanno ringraziato il Ministro pubblicamente della sua disponibilità e del lavoro che è stato svolto in Commissione. Ciò, proprio perché la sanità e la tutela dei cittadini non possono essere né di destra né di sinistra e devono guardare ad un unico obiettivo: quello dell'interesse sanitario della tutela dei nostri cittadini, che noi, come gruppo, abbiamo avuto sempre ben presente. Pag. 48
Si tratta, infatti, di una serie di misure che imprimono una svolta innovativa in materia sanitaria e si inquadrano nella lunga serie di modernizzazioni del sistema Paese, avviata proprio da questo IV Governo Berlusconi. Io stesso, nella seduta della XII Commissione del 25 maggio, ho condiviso in toto la relazione dell'onorevole De Nichilo Rizzoli, la relatrice - che ringrazio a nome di tutto il gruppo per il lavoro che ha svolto -, e ho espresso il desiderio dell'approvazione celere del provvedimento anche da parte dell'altro ramo del Parlamento, vista la forza innovativa della riforma in esso contenuta. Sarà compito del nostro Ministro fare in modo che anche il Senato lo approvi celermente, come abbiamo fatto noi.
È, in particolare, di notevole importanza l'obiettivo che si è posto il Governo di razionalizzare la sperimentazione clinica dei medicinali per uso umano, coordinando le fonti normative esistenti, sia nazionali che comunitarie. È vero che la definizione delle politiche nazionali in materia di sanità è di competenza esclusiva degli Stati membri, tuttavia, è importante coordinarsi con l'azione dell'Unione europea, che è indirizzata al miglioramento della sanità pubblica, alla prevenzione delle malattie e all'eliminazione delle fonti di pericolo per la salute fisica e mentale.
Di grande rilievo sono le disposizioni previste dal provvedimento in esame in materia di professioni sanitarie, che hanno completato il recepimento di quanto previsto dalla direttiva 2005/36/CE, la cosiddetta direttiva qualifiche, relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali, già recepita nell'ordinamento nazionale con il decreto legislativo n. 206 del 2007, relativo agli albi e agli ordini di medico chirurgo, odontoiatra, medico veterinario e farmacista.
Al riguardo, permettetemi di fare un'osservazione, perché non abbiamo capito. Come maggioranza, siamo andati «sotto» con riferimento ad un emendamento che, ovviamente, grida vendetta. Infatti, non si è voluto dare all'ordine degli odontoiatri quell'autonomia che tutti gli ordini degli odontoiatri italiani ci chiedono unanimemente, con voto unanime. Ci dicono: perché lasciate noi, che abbiamo cinque anni di odontoiatria, sotto l'ordine dei medici che, oltre alla laurea, hanno cinque anni di specializzazione? Perché non ci volete dare questa autonomia? È stato un puntiglio di natura politica, che fa sì che questo provvedimento non abbia la lode, ma abbia solamente il trenta. Noi, però, siamo stati coerenti anche in questo, perché consideravamo ciò una forma di riformismo importante di concetti liberali, di principi liberali, che noi abbiamo; respingiamo, quindi, qualsiasi forma di massimalismo.
Per quanto concerne lo strumento della delega al Governo in materia sanitaria, strumento criticato dall'opposizione, il Ministro Fazio e la relatrice De Nichilo Rizzoli hanno chiarito - ed io condivido la loro posizione - che tale strumento è da ricondursi alla specificità tecnica della materia trattata in merito agli aspetti della sperimentazione clinica. Ciò non pregiudica il confronto parlamentare in quanto, comunque, vi è stato un ampio ed approfondito dibattito proprio nella XII Commissione ed anche in Aula.
Il Governo, inoltre, ha studiato con attenzione gli eventuali problemi di coordinamento con gli equivalenti disegni di legge in corso di esame presso la XII Commissione del Senato, in particolare, in sede consultiva, per quanto riguarda il rispetto delle competenze regionali in materia.
Vorrei ricordare il parere favorevole espresso anche dalla Conferenza Stato-regioni su questo nostro provvedimento.
Il relatore ha anche presentato delle proposte emendative, poi approvate, molto rilevanti, tra cui l'introduzione, nel codice penale, dell'articolo 348-bis che punisce l'esercizio abusivo della professione sanitaria con la confisca delle cose e degli strumenti che sono serviti a commettere il reato.
È inoltre disciplinato nel provvedimento il fascicolo sanitario elettronico, elemento qualificante con cui il singolo assistito potrà essere tutelato; tale fascicolo infatti racchiude la sua storia sanitaria Pag. 49e permette la valutazione dell'efficacia delle cure mediche nel tempo. È prevista l'assistenza sanitaria online che prevede che il Ministero della salute, nell'ambito delle proprie disponibilità finanziarie e senza nuovi o maggiori oneri per lo Stato, avvii con le regioni un tavolo tecnico per l'implementazione e l'omogeneizzazione, sul territorio nazionale, delle attività di tale medicina e tale consulto, istituendo un portale di consultazione per il cittadino; tale portale ha un grandissimo rilievo per accrescere e rendere tempestiva l'informazione dei cittadini in ordine alla sperimentazione dei nuovi farmaci.
Il Governo è quindi riuscito a colmare notevoli lacune del Servizio sanitario nazionale, seguendo una linea di grande efficienza che salvaguarda il cittadino-paziente. Si pensi ancora alla semplificazione delle procedure e ai sistemi informatici a supporto delle sperimentazioni cliniche.
Tale riforma è stata posta in essere a costo zero dal momento che si prevede che non comporti nuovi o maggiori oneri per lo Stato. Un esempio: per i progetti di ricerca sanitaria presentati da ricercatori di età inferiore a quaranta anni, è previsto un finanziamento mediante la destinazione del 10 per cento dei fondi per la ricerca finalizzata. Non abbiamo ovviamente condiviso la scelta, dovuta all'approvazione dell'emendamento Palagiano, che la disciplina prevista per i crediti formativi valesse solo per i ricercatori che sceglievano gli Stati Uniti e l'Europa; noi riteniamo che i nostri ricercatori possano andare in tutto il mondo a fare esperienza, compreso il Giappone, la Cina e la Corea e acquisiscano lì i crediti formativi, ma quell'emendamento miope ha fatto sì che tale disciplina fosse limitata solo ed esclusivamente a certe zone e non ad altre. Speriamo che il Ministro ci ponga rimedio.
Altro aspetto rilevante è la riforma delle professioni e degli ordini sanitari. La delega al Governo ex articolo 6 del provvedimento prevede il rispetto di criteri direttivi ben precisi quali la definizione dei compiti degli ordini in relazione all'abilitazione all'esercizio professionale e al processo di formazione continua degli iscritti, all'obbligo di copertura assicurativa per responsabilità professionale per gli iscritti all'albo e al rafforzamento del codice deontologico; il tutto nell'interesse preminente dei pazienti. Qui si è inserito il mio emendamento, approvato, che fa sì che il rischio sanitario sia come l'RC-auto: sia il medico, sia le assicurazioni sono obbligate a fare la loro parte nell'interesse del risarcimento del cittadino utente.
Si tratta dunque, infine, di un provvedimento di grande importanza che durante il suo esame parlamentare ha tenuto conto sia della condizione del Servizio sanitario nazionale sia dello stato dell'economia e per questo non ha introdotto nuovi oneri a carico della finanza pubblica, pur perseguendo, con efficacia, l'obiettivo della miglior tutela della salute dei cittadini. Per la mia parte politica è sempre stato chiaro che il Servizio sanitario nazionale ha la propria ragion d'essere nell'interesse dei cittadini e in particolare dei pazienti, e dato che il provvedimento al nostro esame si pone in tale logica, esprimo il voto favorevole a nome del gruppo del Popolo della Libertà (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Stagno D'Alcontres. Ne ha facoltà.

FRANCESCO STAGNO d'ALCONTRES. Signor Presidente, i deputati di Forza del Sud, condividono i principi delle deleghe chieste dal Ministro della salute, professor Fazio, che da buon tecnico ha «radiografato» alcune problematiche del nostro Sistema sanitario nazionale e ha chiesto chiaramente di agire in delega per le difficoltà che spesso si incontrano per legiferare e quindi definire dei passaggi necessari.
Non intendo ripetere i titoli delle varie deleghe in quanto ho poco tempo a disposizione e i colleghi ne hanno già parlato a sufficienza, ma è chiaro che non sono solo questi i problemi legati alla sanità italiana. Pag. 50
Abbiamo apprezzato i maggiori compiti agli ordini professionali delle professioni sanitarie, ma riteniamo anche opportuno che il Ministro si occupi della «medicina difensiva». È un problema che costa al Paese 1 miliardo 400 milioni di euro. Spetta al Ministero, a livello centrale, esercitare un controllo sulla qualità e l'appropriatezza delle prestazioni.
Ritengo, senza dubbio, che il Ministro nei prossimi mesi attenzionerà anche questi problemi, in quanto ciò porta ad un dispendio di risorse notevole. Inoltre, anche per quanto riguarda i livelli essenziali di assistenza (LEA), di cui ha parlato il collega Maurizio Turco, vorrei ricordare al Ministro che la loro applicazione viene controllata e censurata dal comitato ministeriale per l'applicazione dei LEA. Ebbene, molte regioni che sono in piano di rientro, sono state bocciate per l'applicazione dei LEA e sarebbe bene che questo comitato non abbia solo un potere di censura, ma che, prima di arrivarvi, abbia la possibilità di controllare l'efficacia, l'efficienza e l'appropriatezza delle prestazioni.
Ritengo che il provvedimento del Governo che ci viene sottoposto abbia una valenza notevole in quanto snellisce e determina una maggiore agilità, non solo nell'azione dei professionisti della sanità, ma anche nell'azione dei cittadini e dell'utenza, i quali costantemente si rivolgono al sistema sanitario.

PRESIDENTE. Onorevole Stagno D'Alcontres, la invito a concludere.

FRANCESCO STAGNO d'ALCONTRES. Vorrei ricordare all'Aula che il Sistema sanitario italiano, in base a un giudizio dell'Organizzazione mondiale della sanità, è il secondo, e che la riforma dei precedenti Governi e del Presidente Bindi in particolare, che allora era Ministro della sanità, ha prodotto risultati abbastanza rilevanti dal punto di vista dell'appropriatezza delle prestazioni, ma va aggiornata costantemente (Applausi di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro, al quale ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, ho seguito con attenzione questo disegno di legge che aveva la pretesa di risolvere molti problemi su una materia così delicata: quando si coinvolge la salute del cittadino, infatti, è chiaro che si deve procedere con la massima diligenza e, soprattutto, con cautela.
Avendo seguito i lavori dell'Aula, abbiamo visto passi in avanti e tre passi indietro. Credo che l'Italia dei Valori abbia dato un contributo importante a questo provvedimento, facendo approvare emendamenti significativi. Questi ultimi andavano verso una liberalizzazione che non abbiamo ottenuto in quanto, poi, a fronte di emendamenti approvati, ve ne sono stati altri che chiudevano e ponevano barriere: faccio l'esempio dei dentisti, dei farmacisti, di categorie e lobby che, comunque, esistono e andrebbero smantellate.

PRESIDENTE. Onorevole Cimadoro, la invito a concludere.

GABRIELE CIMADORO. Entriamo nel merito di materie che sono prettamente di competenza regionale, arriviamo addirittura a dire che lo stress riesce a porre condizioni probabilmente sindacalmente discutibili ed entriamo nel merito dell'impignorabilità degli stipendi dei ricercatori. Faccio l'esempio di alcuni ricercatori pagati spropositatamente e non pagati per un lavoro che non svolgevano; dunque, non pignorare per dare, ad esempio, ad un rettore di università la possibilità di «spendere e spandere» quello che vuole, tanto poi alla fine lo stipendio non può essere pignorato: credo che ciò sia insensato.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

Pag. 51

(Correzioni di forma - A.C. 4274-A)

MELANIA DE NICHILO RIZZOLI, Relatore. Chiedo di parlare ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MELANIA DE NICHILO RIZZOLI, Relatore. Signor Presidente, ai fini del coordinamento formale delle disposizioni contenute nel disegno di legge A.C 4274-A, propongo la seguente correzione di forma: all'articolo 9, comma 2, l'ultimo periodo è sostituito dal seguente: «Le strutture sanitarie analizzano i «quasi eventi» verificatisi al fine di predisporre in modo tempestivo misure per la prevenzione e la rimozione delle cause che li hanno determinati».
Inoltre, signor Presidente, mi permetta di ringraziare il Ministro, il professor Fazio, che ha fortemente voluto il provvedimento, il presidente della XII Commissione, l'onorevole Giuseppe Palumbo, i commissari, i deputati di maggioranza e opposizione oltre naturalmente ai funzionari delle Commissioni II e V degli uffici della Camera (Applausi).

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, le correzioni di forma proposte dal relatore si intendono approvate.
(Così rimane stabilito).
Ha chiesto di parlare il Ministro della salute, Ferruccio Fazio. Ne ha facoltà.

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Signor Presidente, onorevoli deputati non ruberò più di un minuto, ma è doveroso dire due parole su questo disegno di legge. Ha ragione l'onorevole Miotto quando dice che è un disegno di legge che fa manutenzione nella materia della sanità, ma credo che noi tutti sappiamo che al giorno d'oggi la manutenzione forse è ancora più importante di interventi radicali e senza manutenzione non si va avanti.
Vi sono però anche degli aspetti innovativi e ci sono due misure importanti per lo sviluppo, oggi che parliamo di problemi dello sviluppo: la sperimentazione clinica delle nostre imprese e gli specializzandi... (Commenti del deputato Giachetti).

PRESIDENTE. Signor Ministro la prego...

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Ancora una parola per ringraziare l'opposizione...

PRESIDENTE. Questo lo accettiamo volentieri!

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. ... l'opposizione per l'atteggiamento costruttivo che c'è stato in Commissione e mi impegno a fare in modo che a livello dei decreti attuativi questo atteggiamento costruttivo continuerà a mantenersi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi prima di indire la votazione nominale finale devo dare, per par condicio, due buone notizie soprattutto in relazione alle osservazioni che mi avete mosso ieri.
Volevo dire che l'onorevole Touadi è diventato di recente padre: è nato il piccolo Pierre Edouard e anche l'onorevole Marco Carra è diventato padre di una bella bambina che si chiama Angelica. Colgo l'occasione per fare gli auguri al padre, alla madre e ai bambini (Applausi).

(Coordinamento formale - A.C. 4274-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al Coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Pag. 52

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 4274-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 4274-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzucca, Migliori, Pianetta, D'Anna, Benamati, Stradella, Traversa, Goisis, Pianetta, Traversa, Goisis, Ministro Carfagna. Gli onorevoli Pianetta e Goisis non riescono a votare. Avete votato tutti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Delega al Governo per il riassetto della normativa in materia di sperimentazione clinica e per la riforma degli ordini delle professioni sanitarie, nonché disposizioni in materia sanitaria» (4274-A):

Presenti 509
Votanti 312
Astenuti 197
Maggioranza 157
Hanno votato 305
Hanno votato no 7
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare e che avrebbe voluto astenersi.

Modifica nella composizione della Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.

PRESIDENTE. Il presidente del gruppo parlamentare Partito Democratico ha chiesto, con lettera in data 22 settembre 2011, che nella Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa l'onorevole Piero Fassino, cessato dal mandato parlamentare, sia sostituito, quale membro effettivo, dall'onorevole Federica Mogherini Rebesani, attualmente membro supplente della medesima delegazione.
Se non vi sono obiezioni la Presidenza procederà in tal senso secondo la costante prassi applicativa dell'articolo 56, comma 4, del Regolamento.
(Così rimane stabilito).

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 13,36).

LINO DUILIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Testo sostituito con errata corrige volante LINO DUILIO. Signor Presidente, semplicemente e brevemente per sollecitare la risposta ad un'interrogazione presentata il 2 marzo scorso. Dal 2 marzo sono passati, oramai, più di sette mesi e non è pervenuta alcuna risposta. Si tratta di un problema che riguarda il destino delle comunità montane, diciamo così, che, come sappiamo, è stato affidato alle regioni. Esse vivono in una situazione di precarietà se non di drammaticità perché, dopo che il problema è stato affidato alle regioni, queste ultime, in alcuni casi, non prevedono nemmeno uno stanziamento a bilancio per far sì che le persone che lavorano possano ricevere la retribuzione a fine mese.
Ho segnalato anche un caso particolare per una comunità montana, quella di Buscento, Lambro e Mingardo in Campania, che è un caso emblematico oltre che concreto. Ho chiesto al Governo e al Ministero dell'economia e delle finanze, in particolare, di intervenire e, comunque, di fornire al Parlamento l'informazione circa questa problematica.
Come è abitudine ormai credo, signor Presidente, da troppo tempo il Governo non risponde o risponde con estremo ritardo all'interrogazione anche quando, come in questo caso, c'è di mezzo il Pag. 53destino di centinaia di migliaia di persone e delle relative famiglie. Prego la Presidenza di sollecitare la risposta.
LINO DUILIO. Signor Presidente, semplicemente e brevemente per sollecitare la risposta ad un'interrogazione presentata il 2 marzo scorso. Dal 2 marzo sono passati, oramai, più di sette mesi e non è pervenuta alcuna risposta. Si tratta di un problema che riguarda il destino delle comunità montane, diciamo così, che, come sappiamo, è stato affidato alle regioni. Esse vivono in una situazione di precarietà se non di drammaticità perché, dopo che il problema è stato affidato alle regioni, queste ultime, in alcuni casi, non prevedono nemmeno uno stanziamento a bilancio per far sì che le persone che lavorano possano ricevere la retribuzione a fine mese.
Ho segnalato anche un caso particolare per una comunità montana, quella di Buscento, Lambro e Mingardo in Campania, che è un caso emblematico oltre che concreto. Ho chiesto al Governo e al Ministero dell'economia e delle finanze, in particolare, di intervenire e, comunque, di fornire al Parlamento l'informazione circa questa problematica.
Come è abitudine ormai credo, signor Presidente, da troppo tempo il Governo non risponde o risponde con estremo ritardo all'interrogazione anche quando, come in questo caso, c'è di mezzo il Pag. 53destino di centinaia o migliaia di persone e delle relative famiglie. Prego la Presidenza di sollecitare la risposta.

PRESIDENTE. Onorevole Duilio, la sua richiesta troverà sicuramente il Presidente e la Presidenza impegnati alla sollecitazione da lei richiesta.

FRANCESCO BARBATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, intervengo per sottoporre all'attenzione dell'Aula una gravissima situazione che si sta verificando nell'industria italiana. Mi riferisco alla Alenia, l'industria di Finmeccanica. Ebbene, questa industria ha presentato un piano industriale con il quale si prevede addirittura che la sede legale della Alenia...

PRESIDENTE. Onorevole Barbato...

FRANCESCO BARBATO. ...venga trasferita da Pomigliano a Venegono, in provincia di Varese, e che venga chiuso lo stabilimento di Casoria, in provincia di Napoli, con 460 lavoratori.
Ho partecipato, lunedì scorso, ad un consiglio comunale allargato, presso il comune di Casoria. Il consiglio comunale era allargato alla regione, alla provincia e ai parlamentari, ma ero l'unico parlamentare presente. Questa è una ragione in più per cui quei lavoratori e quei cittadini hanno sottolineato che oggi vi è un grande assente, la politica, perché alle loro vicende e alle loro questioni dovrebbero trovare soluzione il Governo e la politica. Invece, la politica manca sul territorio anche fisicamente.
Ebbene, in quella occasione, signor Presidente, ho registrato la fortissima tensione di quei lavoratori. Essi immaginano di dover perdere il lavoro in un'industria e in un settore che costruisce pezzi per gli aerei. Si tratta di un mercato che oggi ha grande diffusione, vi è mercato in quel settore. Pertanto, non è concepibile che si chiuda un'azienda e si faccia una politica industriale di restrizione con i 460 lavoratori di Casoria. Si tratta di uno degli ultimi pezzi dell'industria presente in quella città. Una volta, la gran parte delle industrie dell'hinterland napoletano erano a Casoria. Ora vogliono smantellare e chiudere anche questa industria.
Ebbene, vi riporto qui puntualmente la forte preoccupazione, la rabbia e l'indignazione che ho registrato di quei lavoratori.
Non meravigliatevi se Di Pietro denuncia che c'è una forte tensione nel Paese e ci possono essere delle conseguenze gravi perché, molto probabilmente, quei lavoratori, sommati a quelli di Termini Imerese che erano qui ieri e a quelli dell'Irisbus, verranno fra poco ad accerchiare questi palazzi e a prendere con i forconi la politica che è in questi palazzi.
Per questa ragione, in modo costruttivo e preventivo, rinnovo in questa occasione pubblica - poiché ho sentito dire che il Presidente del Consiglio ed il Governo stanno preparando un piano per la crescita e lo sviluppo - la richiesta alla Presidenza del Consiglio di incontrare una delegazione del gruppo parlamentare dell'Italia dei Valori sul tema della crescita e dello sviluppo, che si deve misurare su queste questioni concrete: sul lavoro e sull'occupazione di Alenia perché - lo ripeto - Alenia non deve andare via da Casoria perché Casoria non si tocca.

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, le ricordo che è fatto divieto ai parlamentari di esporre simboli, scritte, cartelli o cose simili. Non pensi che, ricorrendo ad una maglietta - senza la giacca dovutamente abbottonata, o meglio aperta all'occasione - lei non si stia macchiando della violazione di questo articolo del Regolamento.
La prego, per cortesia, di interrompere il suo intervento e di allontanarsi dall'Aula perché, con quella maglietta, lei sta contravvenendo ad una norma regolamentare.

FRANCESCO BARBATO. Concludo il mio intervento...

Pag. 54

PRESIDENTE. È già concluso, onorevole Barbato.

MARCO ZACCHERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, sarò velocissimo. La settimana scorsa avevo già sottolineato il problema relativo al fatto che su Internet circola una grande quantità di messaggi diffamanti nei confronti dei parlamentari.
Segnalo che non ho visto alcun intervento in proposito da parte dell'Ufficio di Presidenza, almeno pubblicamente, mentre anche questa settimana continua a circolare un'altra montagna di messaggi. Peraltro, continuano ad essere pubblicati i dati - molto opinabili - delle spese della cassa dell'assistenza integrativa della Camera dei deputati, con affermazioni che ci mettono in ridicolo, quali: rimborsate ai deputati spese per fisiatria per 3 milioni e 180 mila euro, senza neppure dire che ciascuno di noi paga per questa assistenza integrativa (ciascuno di noi paga 566 euro al mese) e addirittura pare che la Cassa sia leggermente in attivo.
È ora di finirla con queste affermazioni! Perché la Presidenza della Camera - che ha fior di uffici stampa - non interviene pubblicamente e diffonde su Internet, nei modi più moderni e veloci, semplicemente la verità? Tanto più quando c'è qualcuno in quest'Aula - e alludo a colui che mi ha preceduto, ma anche e soprattutto ad altri deputati, come ad esempio la collega Bernardini - che pubblica i risultati di questi dati, cioè le spese, senza dire che esse vengono pagate da tutti. Mi sembra un atteggiamento estremamente scorretto, di metodo dei colleghi, ma anche della Presidenza della Camera, che continua a non intervenire. Qui c'è chi lavora e chi non lavora, ma penso che tutti lo facciamo con dignità ed impegno e sono stufo, anzi siamo stufi di essere «smessaggiati» tutti i santi giorni in modo veramente indecoroso. Non si può rispondere a tutti! Io cerco di rispondere a tutti coloro che mi scrivono cose del genere.
Diciamo semplicemente la verità: ciò che sbagliamo, ma anche ciò che non è come viene diffuso su Internet. Signor Presidente, la prego di un intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Zacchera, condivido pienamente le sue parole e la sua indignazione, ma le faccio presente che, sul sito della Camera, da molto tempo, sono pubblicati i dati precisi che ci riguardano.
Comunque torneremo in sede di Ufficio di Presidenza a valutare quali altre azioni possano essere intraprese per stabilire la realtà dei fatti.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, intervengo soltanto per sollecitare la risposta ad una interrogazione parlamentare che ho presentato il 31 maggio e che riguarda la proliferazione, che ha visto il nostro Paese crescere a dismisura, delle gestioni commissariali, straordinarie ed emergenziali. È un settore e un ambito nel quale si denunciano i costi, le inefficienze, i rischi di clientelismo e la scarsa trasparenza.
Per cui ritengo urgente sollecitare una risposta a questa interrogazione per poter conoscere quella che è stata nel dettaglio la realtà delle gestioni commissariali, questione particolarmente urgente perché attiene sicuramente all'assetto democratico del nostro Paese che scivola sempre di più verso la non democrazia, ma anche perché attiene al settore della spesa pubblica che credo sia in questo momento di assoluta priorità.

UGO LISI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

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UGO LISI. Signor Presidente, dopo che lei ha fatto gli auguri alle mamme e ai papà di quest'Aula, ai colleghi e colleghe che sono divenuti genitori, ci tenevo ad intervenire in qualità di primo firmatario di una proposta di legge, che lei penso ricorderà, di qualche anno fa, insieme al senatore Pontone al Senato, sulla festa dei nonni che si celebra domenica 2 ottobre nella giornata degli Angeli custodi. Primariamente vi erano due versioni, ma l'altra si festeggiava a luglio, con Sant'Anna che è la nonna di Gesù. Abbiamo ritenuto, anche per le scolaresche italiane, di farlo nel giorno degli Angeli custodi, quindi il 2 ottobre.
A tutti i nonni e alle nonne italiani l'augurio più sentito da parte di chi ha voluto fortemente quest'iniziativa con questa legge a costo zero, sottolineo, che ha dei valori, che nobilita la politica e la fa divenire con la «P» maiuscola e non ha uno sfondo commerciale. Nonni e nonne spesso sono gli ammortizzatori sociali delle famiglie perché spesso provvedono non solo a crescere ma anche a mantenere economicamente intere famiglie e nipoti anche negli studi.
Vorrei anche ringraziare il Presidente Napolitano e tutti coloro che con la festa dei nonni hanno a che fare perché attraverso il Presidente Napolitano e questa legge dobbiamo premiare i dieci (capisco che forse ai colleghi di Futuro e Libertà per il Terzo Polo non interessa, parliamo di valori) nonni più meritevoli, che vengono premiati ogni anno. Si tratta di nonni e nonne che magari hanno fatto tanto, come quella nonna che, per salvare il nipotino con il passeggino, si è lanciata sotto un TIR. Vorrei ricordare queste persone e queste figure (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

MARIO TULLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TULLO. Signor Presidente, rapidamente, questa mattina gli operai della Fincantieri di Sestri Ponente (Genova) sono stati costretti a quattro ore di sciopero. Lo sciopero è una libertà ma di fatto è una costrizione perché quando sei già in cassa integrazione - come sono da tempo gli operai della Fincantieri - quattro ore di sciopero pesano.
Cosa chiedono? Chiedono che il Governo riapra un tavolo di trattative, così come chiesto dalle organizzazioni sindacali e dagli enti locali. Lo chiedono anche gli operai degli altri cantieri perché da giugno, quando è stato annunciato il ritiro del piano industriale, nonostante tanti ordini del giorno e mozioni con cui quest'Aula ha impegnato il Governo a rispettare un impegno per il rilancio della cantieristica, nulla è accaduto. È imminente un nuovo decreto sullo sviluppo, noi crediamo che ci voglia da parte del Governo attenzione a questo settore, lo si deve agli operai di Sestri Ponente e a tutti quelli del gruppo Fincantieri e non solo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

GIANLUCA BENAMATI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BENAMATI. Signor Presidente, molto brevemente, anch'io vorrei sollecitare una risposta ad un interrogazione: l'interrogazione a risposta scritta n. 4-11881, depositata il 17 di maggio, non molto tempo fa, ma è una storia annosa che sta continuando e riguarda la strada statale 45 della Val Trebbia in provincia di Piacenza.
È un'arteria viaria essenziale per quella provincia e per la parte montana del piacentino che versa in condizioni che non esito a definire disastrose; alcune parti di questa arteria dovrebbero essere interessate da lavori di ammodernamento rientranti nella legge obiettivo che però non sono né in corso né c'è speranza che siano eseguite. Vi sono state recentemente delle emergenze, frane, cadute di massi e c'è stata anche una vittima, interruzione della viabilità. Su questo l'ANAS, audita in Commissione Ambiente il 3 febbraio, si è impegnata comunque ad un intervento di Pag. 56emergenza per un ammodernamento e una messa in sicurezza. C'è una risoluzione approvata all'unanimità dalla Commissione Ambiente in materia; con questa interrogazione sollecito il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ad una risposta chiara e univoca sugli intendimenti e le condizioni in relazione a questa strada.

MASSIMO POLLEDRI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, intervengo per segnalare un fatto avvenuto la settimana scorsa subito dopo il voto, quando all'uscita sono stato avvicinato da un giornalista armato di telecamera e vari microfoni, spintonato e provocato verbalmente con questi cinque centesimi che doveva consegnare. Mi dicono che sia stata mandata in onda recentemente. Signor Presidente, non sono né una vittima né un uomo sfortunato, anzi mi ritengo un uomo fortunato e tutti i giorni lo ricordo e ringrazio. Poi non so se ho altri vizi. Sono purtroppo leghista, non sono una vittima, sono eterosessuale, non ambisco ad avere niente, però chiedo, signor Presidente, non tanto per me, che una tutela in qualche modo vada restituita non tanto al parlamentare come persona, ma al Parlamento come istituzione. Non credo sia giusto questo clima di caccia alle streghe, come diceva il collega Zazzera, nei confronti non solo dei deputati, ma anche di quanti lavorano in questa pubblica amministrazione con onore e con senso di dedizione. Credo che non si possa lasciare a questa categoria, che molte volte è anche una casta, che però sicuramente non scrive di se stessa, il diritto, l'obbligo o in qualche modo il privilegio di potere non solo giudicare, ma anche aggredire persone che rappresentano il popolo.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, mi riallaccio all'intervento del collega. I dati che il collega ha riferito li abbiamo ricevuti tutti. Sono pubblicati su un sito, che si chiama www.affaritaliani.it, che ha un direttore responsabile. Mi chiedo perché una falsità pubblicata su un giornale venga perseguita civilmente e penalmente, ma per una falsità scritta contro un'istituzione - perché piaccia o no siamo ancora un'istituzione, finché non arriverà la dittatura giudiziaria o del «popolo viola» - non si può obbligare questi signori quanto meno a pubblicare una smentita, come peraltro prevede la legge che stiamo approvando. Signor Presidente, chiedo che lei si attivi con il Presidente della Camera per perseguire civilmente questi signori, che devono scrivere la verità. Oppure mi dite che, poiché risulta che ho diritto al volo di Stato, lo voglio, che ho diritto all'accesso gratuito ai cinema, lo voglio, che ho diritto alle cure sanitarie, le voglio, che ho diritto a 19 mila euro netti al mese, li voglio, e potrei continuare. Non è giusto che noi come istituzione - siamo un'istituzione come la magistratura - continuiamo a tollerare che vengano diffuse delle falsità. Prendiamo - lo sappiamo tutti e ho qui la mia busta paga - 5.090 euro netti al mese, da 11.700 lordi. Il mio cachet di permanenza a Roma è di 3.500 euro. Semmai, tra l'altro, il vero scandalo è che lo prendono anche i romani, che non vanno in albergo come tutti noi non romani, che ogni notte spendiamo 100, 150, 190 euro, come tutti sanno. Allora, vogliamo in modo bipartisan riportare le cose alla realtà, cioè le informazioni alla loro verità. Noi prendiamo tanto, prendiamo come i magistrati, prendiamo molto meno di tanti direttori, segretari comunali e dirigenti locali, che zitti zitti portano a casa molti più soldi con molto minore impegno orario. Infatti, se consideriamo un parlamentare medio - io mi considero un parlamentare medio - che viene qui il lunedì pomeriggio e se ne va il giovedì sera, fa circa 330 ore al mese. Prendiamo 10 mila, 12 mila euro netti a seconda dei casi. Noi della Lega versiamo anche molto al partito, ma non tutti lo Pag. 57fanno. Noi portiamo a casa intorno ai 9.000 euro netti, con una busta paga di 20 o 25 euro l'ora. Sembra una cosa incredibile, ma se fate i conti è così. Allora, mi chiedo: è molto? È poco? Lascio il giudizio al popolo, ma guardiamo anche chi si impegna molto meno sul piano orario. Se un parlamentare lavora e legge tutti i dossier altro che le sei, otto o cinque ore che fa un dirigente pubblico, ne fa tantissime. Entriamo qui alle 9 e finiamo alle 21, alle 22, alle 23, alle 2 di notte. Occorre che la Camera proprio come istituzione, a mio giudizio, si tuteli - lo ripeto - anche sul piano giudiziario. Chiamiamo questi signori che blaterano questi dati a dimostrare in giudizio la veridicità di quanto affermano (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Paolini, vale ciò che ho detto prima all'onorevole Zacchera. All'interno del monte ore può inserire anche il tempo impiegato per gli incontri politici a cui partecipiamo tutte le sere.

SIMONETTA RUBINATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONETTA RUBINATO. Signor Presidente, è proprio su questo argomento che vorrei intervenire anche per fornire un'informazione al collega Paolini. Condivido il suo intervento, così come condivido la richiesta che ha formulato l'onorevole Zacchera alla Presidenza di fare in modo che venga svolto una sorta di monitoraggio e di controllo della correttezza delle informazioni, soprattutto quando queste passano attraverso organi di stampa.
Ho sotto mano la stampata del sito www.affaritaliani.it, un quotidiano online che rientra tra le rubriche del quotidiano Il Giornale, su cui viene riportata una lettera scritta da una lettrice che passa informazioni non corrette, anzi false: la lettera della lettrice viene ripresa dalla giornalista, che evidentemente cura il sito, la quale conferma, in qualità di scrittrice e giornalista, queste informazioni in gran parte false, in parte non corrette, in minimissima parte vere. Per esempio, non sono vere quelle che riguardano i privilegi che ha elencato adesso il collega Paolini.
Tra l'altro, la citata giornalista, oltre a convalidare le informazioni fornite dalla lettrice, si permette anche di fare un commento di questo tenore: «Carissimo lettore, la sua disamina degli introiti dei parlamentari è precisa e utile per coloro i quali ancora non conoscono l'esatto ammontare dei loro netti, inconcepibili, ricavi. La sua lettera si commenta da sola. Non tutti conoscono l'assurdità degli incassi mensili e annuali dei parlamentari e dintorni, però tutti sanno che questi abnormi compensi vengono percepiti non perché i sopracitati politici lavorano per il bene del Paese, bensì per danneggiarlo, oltre a causare scompensi spaventosi all'economia interna e all'economia di esportazione, vessata da richieste sempre più pressanti di finanziamenti e quant'altro...».
Queste cose sono inaccettabili non perché qualcuno si permette di esprimere opinioni su di noi, ma perché ledono la dignità dell'istituzione Parlamento. Non si può difendere la dignità dell'istituzione Parlamento sparando nel mucchio su quelli che lo compongono e che vi lavorano, ossia i parlamentari, senza fare distinzioni. Credo che anche il quotidiano Il Giornale riceva contributi pubblici.
Preciso che Internet non deve avere il bavaglio, massima diffusione delle notizie su questo mezzo, libertà, ma correttezza. Quindi, quando le firme sono di persone che, tra l'altro, lavorano come scrittori e giornalisti e ricevono contributi da parte dello Stato, il minimo che si può pretendere è che forniscano dati giusti per informare correttamente i cittadini. Quindi, il problema non è fermare le notizie, ma che i cittadini abbiano le notizie corrette per potersi fare un'opinione giusta, personale, che ritengono più opportuna.
Dunque, l'intervento che ho citato del sito www.affaritaliani.it non l'ho letto personalmente, ma un elettore del mio collegio Pag. 58me lo ha inoltrato e mi ha detto: «per cortesia, siccome so che vi sono parlamentari che lavorano, ti chiedo di svolgere un intervento presso la Presidenza della Camera perché vengano passate a noi cittadini le notizie giuste». Per questo, insieme all'onorevole Quartiani, ho preso l'iniziativa di scrivere una lettera su questo tema, allegando anche il documento citato, così come quello riguardante la questione dell'ultima denuncia, anche questa falsa e scorretta, sulle spese mediche dei parlamentari, al Presidente della Camera, lettera che è stata sottoscritta anche da altri venticinque colleghi.
Il Presidente della Camera ci ha risposto da poco dicendo che ha trasmesso questa lettera, che chiede appunto di fare chiarezza e di tutelare la dignità dell'istituzione, al Collegio dei questori. Siamo in attesa di avere risposte su quali iniziative concrete il Parlamento, la Camera dei deputati, anche attraverso l'azione dei Questori, vorrà assumere non per difendere la casta, ma per difendere la dignità del Parlamento, dando ai cittadini informazioni corrette di modo che questi possano farsi giudizi fondati su fatti veri e non su menzogne che vengono, addirittura, propagate ed amplificate da giornali che ricevono contributi pubblici e, quindi, contributi che escono dalle tasche dei cittadini, per essere informati correttamente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rubinato. Verrà richiamata l'attenzione di tutta la Presidenza sul resoconto di questa parte della seduta.

SANDRO BRANDOLINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SANDRO BRANDOLINI. Signor Presidente, anche io vorrei sollecitare la risposta ad un'interrogazione.
Si tratta dell'interrogazione a risposta scritta n. 4-02154, presentata alla Presidenza del Consiglio dei ministri il 28 gennaio 2009 (quindi addirittura oltre due anni fa). È stato poi delegato, subito dopo, il Ministro della difesa per la risposta, che a tutt'oggi non c'è stata.
Si tratta di un problema che riguarda le scie rilasciate dagli aerei, le cosiddette scie chimiche, che preoccupano molti cittadini e sarebbe, quindi, opportuno ottenere questa risposta per tranquillizzarli.

PRESIDENTE. Sono così terminati anche gli interventi sull'ordine dei lavori.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, per proseguire alle ore 16 con la discussione della mozione nei confronti del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali.

La seduta, sospesa alle 14, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della salute, il Ministro per i rapporti con il Parlamento, il Ministro dello sviluppo economico ed il Ministro per la pubblica amministrazione ed innovazione.

(Iniziative relative alla carenza di personale sanitario e alle modalità di accesso alle facoltà di medicina e chirurgia - n. 3-01849)

PRESIDENTE. L'onorevole Lo Monte ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01849 concernente iniziative relative alla carenza di personale sanitario e alle modalità di accesso alle facoltà di medicina e chirurgia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

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CARMELO LO MONTE. Signor Presidente, signor Ministro, negli ultimi anni è cresciuto il malcontento legato all'insufficiente numero di iscrizioni previsto per la facoltà di medicina. Negli ultimi quattordici anni si è consentita l'iscrizione a una media di 7.500 iscritti all'anno, per un totale di 104 mila nuovi iscritti, a fronte della previsione di un turnover stimato in almeno 130 mila medici nello stesso periodo. È evidente che, se anche non vi fosse neanche un abbandono nel corso di studi, la diminuzione in quattordici anni sarebbe pari a 26 mila medici. Vi è in Italia una forte concentrazione di personale medico nella fascia di età superiore o uguale ai 60 anni, per cui è possibile stimare che almeno 17 mila medici lasceranno il Servizio sanitario nazionale entro il 2015. A partire dal 2013 è ipotizzabile un saldo negativo tra pensionamenti e nuove assunzioni, scenario questo che è ancora più marcato...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

CARMELO LO MONTE. ...nel Sud Italia con le regioni impegnate con i piani di rientro. Appare chiaro che il sistema del numero chiuso è anacronistico, contrario ai principi del liberalismo...

PRESIDENTE. La prego di formulare la domanda, onorevole Lo Monte.

CARMELO LO MONTE. ...ed iniquo, perché non è basato né sul merito né sull'effettivo fabbisogno.

PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Ferruccio Fazio, ha facoltà di rispondere.

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Signor Presidente, con riferimento alla problematica della determinazione del fabbisogno, essa è avvenuta nel marzo 2011 alla presenza, tra l'altro, degli ordini dei medici e della FNOMCeO ed è stata fatta con il conto annuale Igop-Ragioneria dello Stato che riporta anche i dati della situazione per età dei medici in servizio presso il Servizio interno nazionale ma anche quelli dell'Ufficio di statistica del MIUR concernente il numero dei laureati in medicina e chirurgia. Queste sono modalità comuni ad altri Paesi europei. In quella sede il fabbisogno di medici - come è stato accennato nell'interrogazione in esame - è stato stimato pari a 10.566 unità. È stato fatto un accordo con gli ordini dei medici e questo è risultato superiore alla capacità formativa complessiva degli atenei stessi. Il MIUR pertanto ha ritenuto di determinare un aumento comunque per il 2011-2012 pari a 9.501 unità. Vorrei ricordare che negli ultimi anni c'è sempre stato un ampliamento dell'offerta formativa che è passata da 7.366 unità del 2007-2008 a 9.527 unità del 2010 -2011, con un aumento in tre anni di circa il 30 per cento, quindi un aumento significativo dell'offerta formativa. Riteniamo che, nonostante c'è un certo numero di medici di una certa età che, come correttamente è stato indicato, andranno in pensione, il fenomeno possa essere in equilibrio con un numero di immatricolati compreso tra le 9.000 e le 10.000 unità. Ricordo che l'Italia ha un numero di medici professionalmente attivi superiore alla media europea pari a 4,1 medici per mille abitanti in Italia, contro una media europea di 3,4 medici per mille abitanti (fonte Eurostat) che dovrebbe, a nostro avviso, compensare abbastanza ampiamente l'andata in pensione di alcuni medici. Vorrei fare una precisazione da ultimo: la tabella citata dall'interrogante e relativa al confronto del fabbisogno tra regioni, associazioni, ordini e collegi non riguarda il fabbisogno di medici ma di educatori professionali, tecnici sanitari di radiologia medica e tecnici audio e protesisti. È solo una precisazione che ritengo doverosa.

PRESIDENTE. L'onorevole Lo Monte ha facoltà di replicare.

CARMELO LO MONTE. Signor Ministro, non me ne voglia, le sue parole sono una conferma del fatto che a fronte di una situazione che cambia non vi è ancora Pag. 60un'idea chiara da parte del Governo nel suo complesso sulla necessità di superare l'attuale sistema del numero chiuso nella facoltà di medicina.
Nel 2010-2011 vi è stata un'offerta di nuove iscrizioni di 9.500 posti; tale offerta è stata confermata per l'anno accademico 2011-2012 nonostante lo stesso Ministero in data 27 aprile 2011 abbia dichiarato che il fabbisogno formativo dei medici chirurgici, suddiviso per regioni e province autonome, era di 10.566 unità. La programmazione nazionale dei corsi di laurea nella facoltà di medicina e chirurgia continua quindi a svolgersi secondo i criteri, le analisi e le stime dell'effettivo fabbisogno. Davanti a un turnover in continua crescita la strategia del contenimento dei nuovi laureati mostra ormai falle sempre più evidenti. L'Inghilterra dovrebbe insegnare: dopo una scellerata politica del numero chiuso si è trovata ad affrontare una gravissima carenza di personale medico, tanto da doverlo reclutare in ogni parte del globo.
Lei stesso un anno fa, signor Ministro, diceva in Parlamento che nel 2018 avremo 22 mila professionisti in meno, che quindi il Ministero, le regioni, la federazione dei medici avevano chiesto all'università un aumento dell'offerta formativa, e che occorreva promuovere politiche attive per fronteggiare la carenza di personale sanitario.

PRESIDENTE. Deve concludere.

CARMELO LO MONTE. Lo stesso Piano sanitario nazionale, - concludo -, approvato proprio nei giorni scorsi, conferma questi dati. È arrivato il momento di assumere una decisione radicale. D'intesa col Ministero dell'università si aumenti in modo significativo, almeno del 20 per cento, l'offerta formativa a partire dall'anno in corso, e soprattutto si superi il numero chiuso, come avviene in Francia, sostituendolo ove necessario con una seria selezione meritocratica e con regole rigorose riguardanti l'obbligo di un regolare percorso di studi.

(Iniziative volte a promuovere attività di formazione rivolte ai medici specialistici e agli altri operatori sanitari per la diagnosi precoce dell'Alzheimer e delle altre demenze - n. 3-01850)

PRESIDENTE. L'onorevole Binetti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01850 concernente iniziative volte a promuovere attività di formazione rivolte ai medici specialistici e agli altri operatori sanitari per la diagnosi precoce dell'Alzheimer e delle altre demenze (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, volevo semplicemente ricordare - come premessa - il fatto che la demenza di Alzheimer oggi colpisce il 5 per cento delle persone con più di 60 anni, e che in Italia si stimano circa 500 mila gli ammalati. È una malattia che comincia in modo molto subdolo, e che apparentemente può passare inosservata, ma che ha una durata media di oltre dieci anni, per cui noi ci troviamo davanti ad una perdita progressiva di capacità destinata a durare a lungo nel tempo e a costituire un impegno notevole per la famiglia, che attualmente costituisce in fondo l'unica risorsa reale per questi malati.
Sappiamo che non ci sono farmaci efficaci. Quelli che vengono utilizzati in maniera quasi sintomatica sono soprattutto quelli che funzionano come inibitore dell'aceticolinesterasi, ma in realtà è un'ipotesi tratta da un risultato anatomo-patologico piuttosto che non da risultati clinici con cui ci si può confrontare. Una recente ricerca di Lancet ha detto che il costo economico per la cura dei pazienti affetti da demenze a livello mondiale è di circa 600 miliardi di dollari all'anno. La domanda è questa. Ci troviamo davanti ad un fenomeno in crescita, ad un fenomeno grave senza via di ritorno.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

PAOLA BINETTI. Che cosa si può fare - concludo - in questo momento per Pag. 61creare un livello di formazione adeguata, per creare una capacità di diagnosi precoce, e per creare delle possibilità di intervento adeguato?

PRESIDENTE. Grazie onorevole Binetti. Il Ministro della salute, Ferruccio Fazio, ha facoltà di rispondere.

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Signor Presidente, onorevole Binetti, la ringrazio per aver sollevato un problema di sicura rilevanza sociale e clinica. Il Ministero ha diverse iniziative al riguardo. Vorrei esporre quelle di interesse per questa questione. Abbiamo recentemente completato la stesura del documento Linee di indirizzo per le demenze, che è all'esame della Conferenza unificata Stato-regioni al fine di un accordo in calendario per la discussione tecnica al 18 ottobre di quest'anno. Il documento individua proprio una serie di azioni concrete che devono essere realizzate sia a livello nazionale, sia a livello regionale, sia a livello locale, per dare proprio impulso a quelle che sono le attività del settore.
Nello specifico le attività di formazione degli attori coinvolti sono affrontate: nell'azione 7, che è dedicata all'offerta e potenziamento di percorsi di formazione ed educazione rivolti ai care-givers e alle figure di accompagnamento; nell'azione 8, che è destinata alla formazione degli operatori e dei carers informali con attivazione prioritaria di percorsi ECM di tutte le figure professionali coinvolte con modalità integrate; coinvolgimento di tutta la comunità scientifica nella formazione di professionisti sanitari; promozione di occasioni formative con partecipazione di figure professionali sia del sociale, sia dei familiari, sia dei carers formali.
A ciò vorrei aggiungere che il Programma di educazione continua in medicina ECM, il cui avvio è avvenuto il 1o gennaio 2010 per l'Alzheimer, prevede obiettivi specifici formativi riguardo alla fragilità, ai percorsi clinico-assistenziali, diagnostici e riabilitativi, ai profili di assistenza, ai profili di cura e, infine, ad aspetti relazionali di umanizzazione delle cure che sono di grande importanza. Tale offerta formativa ha registrato, nel 2010, oltre 123 eventi formativi nel sistema ECM su questa tematica. Per esempio: «La malattia di Alzheimer e il ruolo del medico di medicina generale», che è estremamente importante; «Le demenze e l'Alzheimer nell'anziano e disturbi comportamentali»; «La gestione della malattia di Alzheimer e delle demenze»; aggiornamenti per le valutazioni cliniche e così via. Una serie di attività, quindi, sono in corso e, in particolare, l'incremento della formazione a distanza fa sperare che la nostra intenzione di creare un'uniformità sul territorio nazionale delle procedure assistenziali per l'Alzheimer faccia superare le attuali disparità di diagnosi e trattamento farmacologico, oltre che aggiornare un numero significativo di professionisti sanitari.

PRESIDENTE. L'onorevole Binetti ha facoltà di replicare.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, la sequenza di iniziative di carattere formativo ha un punto di riferimento prevalentemente nel personale sanitario, nei familiari, nella figura del caregiver. Le chiedo, però, se in questa funzione di formazione non vada anche ricompresa, come dicevamo giusto stamattina, la formazione alla ricerca nel campo dell'Alzheimer. Infatti, risulta veramente sorprendente che, con una cifra attuale - ed insisto - di 600 miliardi di dollari l'anno, con un trend di crescita che la porterà, nel 2030, ad aumentare dell'85 per cento il costo e il carico, non ci siano in realtà programmi di ricerca adeguati su questa patologia. Accanto alla formazione di tipo sociale e clinico, nella doppia dimensione diagnostica e di intervento sintomatico, è forse il caso di prevedere anche una formazione specifica alla ricerca. In realtà, l'Alzheimer oggi costituisce un modello particolarmente significativo dell'integrazione dell'attività sociale, assistenziale e di ricerca e costituisce un'opportunità straordinaria, anche nelle facoltà di medicina, perché gli studenti si formino ad una visione d'insieme Pag. 62della patologia organica, con la sofferenza psicologica e con l'impatto sociale che questo comporta, nonché con le implicazioni economiche che tutto questo ha sul Sistema sanitario nazionale. Il progetto di formazione, quindi, che le chiedo, signor Ministro, è una visione globale, a tutto campo, di questa patologia che vada oltre la frammentazione degli interventi che le diverse istituzioni possono, con molta buona volontà, mettere in piedi. Come lei ben sa, nonostante la numerosità degli eventi e anche la maggiore frequenza degli accessi a questi corsi di formazione, siamo molto lontani dal definire un quadro di intervento sull'Alzheimer che ne faccia, proprio per la sua specificità, un modello di apprendimento, di ricerca e di intervento socio-economico.

(Iniziative di competenza volte a garantire la prevenzione, la diagnosi e la cura di diabete e obesità - n. 3-01851)

PRESIDENTE. L'onorevole Palumbo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Baldelli n. 3-01851, concernente iniziative di competenza volte a garantire la prevenzione, la diagnosi e la cura di diabete e obesità (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

GIUSEPPE PALUMBO. Signor Presidente, onorevole Ministro, l'Organizzazione mondiale della sanità ha calcolato che 36 dei 57 milioni di morti che ogni anno si verificano nel mondo dipendono da patologie non trasmissibili legate soprattutto allo stile di vita e, in pratica, in modo particolare, al diabete, all'obesità ed alle patologie ad esse concernenti. In Italia, il diabete colpisce oltre il 5 per cento della popolazione, più di 4 milioni di persone, se si considera quell'1-2 per cento di diabetici che non sapendo di esserlo, sono colpiti nella nostra nazione. Nel 1998 questa malattia incideva sulle casse dello Stato per circa 5 miliardi di euro; oggi, per il 2011, sono previsti costi che supereranno i 10 miliardi di euro, più che raddoppiati, quindi, in meno di 15 anni. In Italia, secondo le ultime stime, ci sono circa 5 milioni di obesi a cui si aggiungono almeno 20 milioni di persone solamente in sovrappeso e che, probabilmente, andranno anch'esse ad essere obese. Le chiediamo, pertanto, quali sono le iniziative intraprese dal Ministero della salute per definire i criteri appropriati per la prevenzione soprattutto, la diagnosi precoce e la cura di queste due gravi patologie, diabete ed obesità.

PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Ferruccio Fazio, ha facoltà di rispondere.

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Signor Presidente, onorevole Palumbo, proprio ieri è stato presentato, ed è in pubblicazione sul sito del Ministero della salute, il quaderno della salute sui criteri di appropriatezza clinica, strutturale, tecnologica e operativa per la prevenzione e la diagnosi dell'obesità e del diabete mellito. Com'è noto, obesità e diabete sono strettamente collegati e l'obesità infantile è un problema importante nel nostro Paese, particolarmente in alcune regioni dove abbiamo una prevalenza del 49 per cento, come in Campania, rispetto ad altre regioni, e rappresenta quindi un problema di rilievo. Le diverse forme di appropriatezza sono fondamentali per poter proprio garantire una uniforme e corretta gestione del Servizio sanitario nazionale nel monitorare i servizi.
Quindi, nel piano sanitario nazionale 2011-2013, che attualmente è in corso di definitiva approvazione, sono specificatamente sottolineati proprio tra gli obiettivi prioritari il miglioramento della capacità del servizio internazionale e, quindi, dei servizi sanitari regionali nell'erogare e monitorare i servizi proprio attraverso la razionalizzazione dell'offerta e l'appropriatezza delle prestazioni, ma anche migliorare la conoscenza sulla prevenzione, sulla cura, sul trattamento del diabete e sull'influenza sul diabete dell'obesità proprio con metodologie di informazione, formazione ed educazione e sviluppo di ricerca di base clinica. Oltre a questo, è in Pag. 63corso il nuovo progetto IGEA, che è integrazione, gestione e assistenza per la malattia diabetica. Questo progetto persegue l'obiettivo dell'implementazione nel servizio internazionale di sistemi informativi per la gestione integrata del diabete; la promozione o la competenza delle persone con diabete e del loro caregiver nell'autogestione della malattia e la definizione di set di indicatori per valutare i costi e le appropriatezze relative all'assistenza dei pazienti diabetici.
Infine, il piano nazionale della prevenzione 2010-2012 rinnova proprio gli obiettivi dei precedenti piani, ma in modo specifico riconsidera questi obiettivi dal punto di vista della prevenzione di queste malattie. Com'è noto, cardini della prevenzione di tipo 1 e, quindi, primaria sono proprio i quattro principi: la sana alimentazione, l'esercizio fisico, la lotta all'alcool e la lotta al fumo, che evidentemente vanno a contrastare gran parte dell'obesità che è una delle grandi cause del diabete.

PRESIDENTE. L'onorevole Palumbo ha facoltà di replicare.

GIUSEPPE PALUMBO. Signor Ministro, mi ritengo soddisfatto della risposta che lei ci ha dato. Pur volendo accentuare alcuni concetti fondamentali, lei ha fatto cenno alla conoscenza che costituisce un problema importantissimo anche per la prevenzione. Pertanto aggiungerei anche un problema di informazione, ad esempio, nelle scuole perché soprattutto per i giovani si riesca a far conoscere quali sono i rischi legati ad una cattiva alimentazione e a cattivi stili di vita, e quale è la prevenzione in grado di eliminare questo tipo di fattori.
Inoltre, come lei ha accennato e spero che questo vada pure avanti, il ruolo delle ricerche in questo campo che speriamo di poter portare avanti anche con futuri finanziamenti, sui fattori genetici legati a questi fatti, che sono anch'essi molto importanti. Infatti, se ci sono fattori genetici predisponenti e in più non facciamo quella prevenzione, è ovvio che si aggraveranno sicuramente i malati di queste patologie. Se, invece, chi ha fattori genetici può saperlo, evidentemente già comincia a prevenire, perché si sa che è un soggetto più a rischio. Pertanto speriamo che sempre più questa prevenzione e conoscenza siano fatti in maniera tale da poter avere una popolazione sempre meno a rischio e sempre più curata.

(Iniziative di competenza del Governo in relazione ad alcune dichiarazioni del Ministro per le riforme per il federalismo - n. 3-01853)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01853, concernente iniziative di competenza del Governo in relazione ad alcune dichiarazioni del Ministro per le riforme per il federalismo (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANTONIO DI PIETRO. Signori del Governo, nei giorni scorsi un Ministro in carica, addirittura il Ministro delle riforme, il Ministro Bossi nell'esercizio delle sue funzioni, perché Ministro si è sempre, ventiquattro ore al giorno, ha dichiarato che intende combattere per la libertà della Padania però, non dell'Italia, ed intende utilizzare un esercito per questo, della Padania non dell'Italia, per procurare non un'Italia unita ma la secessione e la disgregazione dell'Italia.
Infine, tutto questo lo vuole fare perché tutti coloro che si riconoscono nell'Italia e nel tricolore sono dei somari. Questa non è una boutade, ma è una violazione degli articoli 290, 291 e 292 del codice penale, perché è un vilipendio all'un tempo alla Repubblica, alle istituzioni costituzionali, alle Forze armate, alla bandiera. Allora, io chiedo a voi del Governo cosa intendete fare per salvaguardare lo Stato di diritto, la democrazia, il nostro Stato rispetto ad un Ministro che intende disgregare lo Stato nell'esercizio delle sue funzioni, addirittura minacciando i giornalisti che rivelano i suoi piani di prendere «una mano di botte» (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

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PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevole di Pietro, la Presidenza del Consiglio preliminarmente fa presente che le affermazioni del Ministro Bossi menzionate dall'interrogante costituiscono un'iniziativa non istituzionale, bensì di partito, svoltasi nell'ambito di una manifestazione prettamente politica, che non investe pertanto l'istituzione governativa, che il Ministro Bossi rappresenta. Si tratta pertanto, con tutta evidenza, di esternazioni configurabili come dichiarazioni politiche del segretario federale della Lega Nord e non come enunciazioni programmatiche del Ministro per le riforme istituzionali. Non risulta infatti che nella sua veste di Ministro della Repubblica l'onorevole Bossi sia mai venuto meno ai principi della disciplina e dell'onore, cui sono tenuti i rappresentanti delle istituzioni pubbliche nell'esercizio delle loro funzioni, così come prevede la nostra Costituzione.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro ha facoltà di replicare.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Vito, siccome io credo che sia molto più intelligente e molto più esperto di quel che ha dimostrato, ritengo che anche lei sia in malafede, perché un Ministro, per definizione non è a giorni e a ore alterne nell'esercizio delle sue funzioni: egli esprime sempre, nelle ventiquattro ore - come un ufficiale di polizia giudiziaria così un Ministro dell'esercizio delle sue funzioni - il concetto di pubblico impiegato. Quindi, quando un Ministro, nell'esercizio delle funzioni, afferma che intende disgregare lo Stato italiano, combattere con un esercito per mandare lo Stato italiano a monte, egli fa un progetto politico ed esprime un progetto politico da portare avanti.
Quando poi in questo Governo, oltre ad un Ministro che vuole disgregare il Paese, vi è un altro Ministro che vuole addirittura rimanere al Governo nonostante sia sotto processo per mafia, quando addirittura vi è il Presidente del Consiglio che è accusato di reati gravissimi e ciò nonostante rimane al Governo, noi abbiamo di fronte un Paese con due fotografie: da una parte un Paese formale, dove c'è un Governo pieno di soggetti politici che intendono o rovinare il Paese o rovinare la credibilità delle istituzioni, comunque mandare il Paese in malora; dall'altra parte abbiamo un Paese reale disperato, con una disperazione sociale tale che sta arrivando la rivolta sociale. Io ho detto che da un momento all'altro ci scappa la violenza: ricordatevi che gli autori della violenza, la causa della violenza, coloro che sono i mandanti di questa violenza che sta per nascere nel Paese siete voi del Governo. E mi meraviglio di lei, signor Ministro, che è intelligente e dovrebbe capirlo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Intendimenti in ordine alla stipula di un accordo con la Confederazione elvetica per l'introduzione di un meccanismo di prelievo da applicare ai cittadini italiani non residenti in Svizzera che vi detengano capitali o beni patrimoniali - n. 3-01854)

PRESIDENTE. L'onorevole Vannucci ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01854, concernente intendimenti in ordine alla stipula di un accordo con la Confederazione elvetica per l'introduzione di un meccanismo di prelievo da applicare ai cittadini italiani non residenti in Svizzera che vi detengano capitali o beni patrimoniali (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, sono stimati circa 200 miliardi di euro che residenti italiani hanno depositato in Svizzera senza informare il fisco. Il problema coinvolge tutta Europa e va anche oltre l'Europa. Nei giorni scorsi Germania e Regno Unito hanno siglato intese che prevedono sommariamente: per la Germania una tassazione del 26 per Pag. 65cento circa sugli utili dei cittadini tedeschi (la Svizzera si impegna a riversarli facendo da sostituto d'imposta); per la Gran Bretagna addirittura la tassazione va dal 27 al 48 per cento. In tutti e due gli Accordi per il pregresso, per quanto si è conseguito in passato, è prevista una tassazione non sugli utili, ma sul capitale, addirittura fra il 19 e il 34 per cento.
Sono cifre che fanno impallidire rispetto allo scudo fiscale che avete voluto. La Germania ha già ricevuto in acconto, solo alla firma, una cifra di due miliardi di franchi...

PRESIDENTE. Onorevole Vannucci, le chiedo scusa. Prego cortesemente l'onorevole Barbato di uscire dall'Aula.
Prego, onorevole Vannucci, può continuare.

MASSIMO VANNUCCI. Queste cifre, come dicevo, fanno impallidire rispetto allo scudo fiscale che avete voluto. La Germania, alla firma dell'Accordo, ha già ricevuto un primo acconto di 2 miliardi di franchi svizzeri, che sono più di due miliardi di euro. La domanda è: cosa intende fare l'Italia? Eventuali accordi, come incideranno sui contribuenti italiani che hanno usufruito dello scudo fiscale?

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevole Vannucci, do lettura della risposta fornita dal Ministero dell'economia e delle finanze al quale è rivolta la sua interrogazione a risposta immediata. Il Ministero dell'economia e delle finanze, in relazione agli accordi che la Svizzera ha concluso con la Germania e il Regno Unito, fa presente che, allo stato, è conosciuto solo il testo dell'Accordo stipulato con la Germania, appena pubblicato sul sito dell'amministrazione fiscale svizzera nella versione rimessa ad approvazione parlamentare. Il testo dell'Accordo tra Svizzera e Regno Unito non risulta invece, ad oggi, divulgato né firmato dai due Paesi. L'Accordo tra Confederazione elvetica e Germania prevede per il pregresso che i valori mobiliari non tassati e collocati in Svizzera da contribuenti tedeschi prima dell'Accordo medesimo vengano tassati in Svizzera con un'imposta applicata in modo forfettario con un'aliquota oscillante tra i 19 e il 34 per cento dei valori patrimoniali detenuti. Viene così realizzata una regolarizzazione attraverso un prelievo una tantum effettuato dalle banche in forma anonima e versato al fisco tedesco per il tramite della amministrazione svizzera. L'Accordo prevede, altresì, l'introduzione di un'imposta liberatoria su base annuale nella misura del 26,375 per cento su interessi, dividendi, plusvalenze e altri redditi. Le banche svizzere applicheranno tale liberatoria e la verseranno, in forma anonima, all'amministrazione svizzera che, a sua volta, ne riverserà l'importo al fisco tedesco.
Il Ministero dell'economia e delle finanze comunica che il dipartimento delle finanze ha osservato che tali Accordi appaiono in controtendenza rispetto allo scenario dell'ultimo decennio di discussioni avutesi in ambito internazionale, finalizzate ad affermare i principi della trasparenza e dello scambio di informazioni tra gli Stati quali strumenti di contrasto dell'evasione fiscale.
Gli Accordi della Germania e del Regno Unito dovranno, comunque, essere presentati dagli Stati firmatari ai gruppi di lavoro OCSE per essere oggetto di verifica da parte della Commissione europea per la valutazione della loro compatibilità con l'attuale direttiva risparmio, che prevede una aliquota sugli interessi dei redditi da capitale pari al 35 per cento a partire dal 1o luglio 2011.

PRESIDENTE. L'onorevole Vannucci ha facoltà di replicare.

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, Ministro, certo, è ingrato il suo compito di dover portare la voce del Ministero dell'economia delle finanze, e capita sempre così, che le ha fornito una nota sibillina in cui lei non risponde assolutamente a Pag. 66niente. La risposta per noi era prevedibile; abbiamo voluto portare in Aula questo tema perché i cittadini si rendessero conto del danno che il Governo ha provocato con lo scudo fiscale. Basta confrontare le cifre che lei ha ripreso correttamente, quelle sì, rispetto a quello che avevo detto io e vediamo il danno che ha avuto l'Italia. Il danno lo hanno avuto soprattutto i 50 mila frontalieri italiani che lavorano in Svizzera o nei territori confinanti, con le «prove muscolari», che sembrano confermate nella nota, che ad oggi non hanno prodotto nulla, solo danni per loro, perché il Governo italiano non ha ratificato nemmeno gli Accordi europei. Come avete visto altri Paesi trattano ed incassano, senza fare proclami. Non potete avere principi etici, non potete avere una contrarietà su base etica, visto che avete prodotto una vergogna come quella dello scudo fiscale in questo Paese. Certo, la Francia può dirlo, ma non ha fatto le norme che avete fatto voi.
Allora noi auspichiamo che invece questi Accordi vengano fatti, che ci sia questa discussione, vorremmo parteciparvi attivamente e vorremmo riprendere la questione dello scudo fiscale. Noi avevamo chiesto per questo una tassazione supplementare e per noi la questione rimane aperta. Nell'Accordo andranno ricompresi, secondo noi, anche quei capitali, come ci sembra giusto fare, perché altrimenti, se non si farà, bisognerà quantificare il danno che avete provocato all'Italia.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Vannucci.

MASSIMO VANNUCCI. Ma a questo, signor Ministro, lei non ha risposto e dovreste farlo, dovrete farlo in quest'Aula e soprattutto dovrete farlo davanti al Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative del Governo in ordine ai sequestri delle navi Savina Caylyn e Rosaria D'Amato e alla liberazione degli ostaggi - n. 3-01855)

PRESIDENTE. L'onorevole Muro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01855, concernente iniziative del Governo in ordine ai sequestri delle navi Savina Caylyn e Rosaria D'Amato e alla liberazione degli ostaggi (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

LUIGI MURO. Signor Presidente, nel febbraio del 2011 prima e nell'aprile dello stesso anno due motonavi battenti bandiera italiana, quindi territorio italiano, sono state sequestrate in Somalia. Mi auguravo che oggi fosse presente il Ministro Frattini, non per mancanza di rispetto per il Ministro Vito, che ha tutta la nostra stima per la sua autorevolezza, ma perché dopo sette, quasi otto mesi, di silenzio burocratico del Ministro, rotto solo qualche tempo giorno fa da un'intervista televisiva, ci aspettavamo un intervento e una presa di coscienza più forte da parte del Governo.
Le famiglie, undici famiglie italiane, sono state lasciate per lunghissimi mesi in silenzio. Chi vi parla, insieme ad altri parlamentari di tutti gli schieramenti, ha cercato anche di supportare, secondo le nostre competenze, queste difficoltà, spesso diventando quasi controparte.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Muro.

LUIGI MURO. Ma a tutt'oggi nulla è accaduto, se non assicurazioni, se non occhiatine compiacenti, se non qualche parola di conforto, da ultimo ...

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Muro.

LUIGI MURO. ...dal sottosegretario Letta, in una manifestazione tenutasi a Roma il 7 settembre scorso. Oggi ciò non è più possibile. Vogliamo sapere cosa fa il Governo e vogliamo sapere se tutti cittadini italiani sono uguali o meno.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

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Testo sostituito con errata corrige volante ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevole Muro, le do lettura della risposta fornita dal Ministero degli affari esteri. Il Ministero sottolinea che la sorte degli stralci della Savina Caylyn e della Rosaria D'Amato costituisce una preoccupazione costante del Governo italiano sin dalle prime ore dei due sequestri. Il Ministero fa presente che è stata subito avviata una azione ad amplissimo raggio per restituire gli undici italiani e i trentadue stranieri a bordo delle due navi alle loro famiglie.
La primaria preoccupazione è sempre stata quella di evitare di mettere a repentaglio le loro vite. Il Ministero degli affari esteri fa presente che si è pertanto esclusa un'azione di forza per liberare gli ostaggi perché questa rischierebbe di avere un costo in vite umane che nessuno è disposto a sostenere.
Il Ministero degli affari esteri comunica che il Governo ha quindi da subito sviluppato una azione diplomatica e di intelligence ad amplissimo raggio che ha dovuto tenere conto sia del complesso quadro internazionale che dell'ampiezza del fenomeno della pirateria. Il Ministero ricorda che allo stato attuale vi sono ottantanove navi nelle mani dei pirati e che il fenomeno ha fruttato loro nel 2010 oltre 80 milioni di dollari. Come è noto, l'ONU ha adottato una risoluzione che obbliga gli Stati, senza esclusioni, a non alimentare con il pagamento dei riscatti questa grave forma di crimine internazionale. Si sono pertanto svolte in luglio, su incarico del Ministro degli affari esteri, le missioni dell'onorevole Boniver, suo inviato speciale per le emergenze umanitarie, in Tanzania e a Gibuti e quelle in Somalia del sottosegretario Mantica che ha incontrato sia il Presidente Sheik Sharif Sheik Ahmed che quello del Puntland. Facendo anche leva sul forte impegno italiano contro la carestia e per la stabilizzazione della Somalia, le più alte cariche dei Paesi della regione sono state sollecitate nel corso di queste missioni ad attivare tutti i canali possibili per favorire la liberazione degli ostaggi e ad evitare iniziative che possano mettere in pericolo la loro sicurezza.
La settimana scorsa il Ministro Frattini ha ulteriormente alzato il livello della nostra azione, promuovendo presso le Nazioni Unite, a New York una riunione sulla Somalia in cui sono state decise delle importanti azioni contro la pirateria. Particolarmente significativo inoltre è l'incontro che Ministro Frattini ha avuto, sempre a New York, con il Premier somalo, il quale ha assicurato che fornirà l'apertura di un canale di dialogo con i rapitori e non risparmierà alcuno sforzo per ottenere la liberazione degli ostaggi. Il Premier ha anche tenuto ad inviare un messaggio alle famiglie degli ostaggi, ribadendo che la loro liberazione viene considerata un obiettivo della massima importanza. È proprio partendo da questo importante impegno del Primo ministro somalo che il Governo intende continuare a sviluppare la sua energica azione. Entro breve il sottosegretario Mantica tornerà nella regione per mantenere elevata la nostra pressione diplomatica.
Una pressione che, come ha comunicato il Ministero degli affari esteri, il Governo continuerà ad esercitare con la dovuta pazienza e discrezione. Mai, come in queste circostanze, il Ministero degli affari esteri ritiene che vadano messe da parte le nostre distinzioni, per far prevalere quello spirito di collaborazione che possa contribuire a riportare a casa tutti gli ostaggi.
ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevole Muro, le do lettura della risposta fornita dal Ministero degli affari esteri. Il Ministero sottolinea che la sorte degli ostaggi della Savina Caylyn e della Rosaria D'Amato costituisce una preoccupazione costante del Governo italiano sin dalle prime ore dei due sequestri. Il Ministero fa presente che è stata subito avviata una azione ad amplissimo raggio per restituire gli undici italiani e i trentadue stranieri a bordo delle due navi alle loro famiglie.
La primaria preoccupazione è sempre stata quella di evitare di mettere a repentaglio le loro vite. Il Ministero degli affari esteri fa presente che si è pertanto esclusa un'azione di forza per liberare gli ostaggi perché questa rischierebbe di avere un costo in vite umane che nessuno è disposto a sostenere.
Il Ministero degli affari esteri comunica che il Governo ha quindi da subito sviluppato una azione diplomatica e di intelligence ad amplissimo raggio che ha dovuto tenere conto sia del complesso quadro internazionale che dell'ampiezza del fenomeno della pirateria. Il Ministero ricorda che allo stato attuale vi sono ottantanove navi nelle mani dei pirati e che il fenomeno ha fruttato loro nel 2010 oltre 80 milioni di dollari. Come è noto, l'ONU ha adottato una risoluzione che obbliga gli Stati, senza esclusioni, a non alimentare con il pagamento dei riscatti questa grave forma di crimine internazionale. Si sono pertanto svolte in luglio, su incarico del Ministro degli affari esteri, le missioni dell'onorevole Boniver, suo inviato speciale per le emergenze umanitarie, in Tanzania e a Gibuti e quelle in Somalia del sottosegretario Mantica che ha incontrato sia il Presidente Sheik Sharif Sheik Ahmed che quello del Puntland. Facendo anche leva sul forte impegno italiano contro la carestia e per la stabilizzazione della Somalia, le più alte cariche dei Paesi della regione sono state sollecitate nel corso di queste missioni ad attivare tutti i canali possibili per favorire la liberazione degli ostaggi e ad evitare iniziative che possano mettere in pericolo la loro sicurezza.
La settimana scorsa il Ministro Frattini ha ulteriormente alzato il livello della nostra azione, promuovendo presso le Nazioni Unite, a New York una riunione sulla Somalia in cui sono state decise delle importanti azioni contro la pirateria. Particolarmente significativo inoltre è l'incontro che Ministro Frattini ha avuto, sempre a New York, con il Premier somalo, il quale ha assicurato che fornirà l'apertura di un canale di dialogo con i rapitori e non risparmierà alcuno sforzo per ottenere la liberazione degli ostaggi. Il Premier ha anche tenuto ad inviare un messaggio alle famiglie degli ostaggi, ribadendo che la loro liberazione viene considerata un obiettivo della massima importanza. È proprio partendo da questo importante impegno del Primo ministro somalo che il Governo intende continuare a sviluppare la sua energica azione. Entro breve il sottosegretario Mantica tornerà nella regione per mantenere elevata la nostra pressione diplomatica.
Una pressione che, come ha comunicato il Ministero degli affari esteri, il Governo continuerà ad esercitare con la dovuta pazienza e discrezione. Mai, come in queste circostanze, il Ministero degli affari esteri ritiene che vadano messe da parte le nostre distinzioni, per far prevalere quello spirito di collaborazione che possa contribuire a riportare a casa tutti gli ostaggi.

PRESIDENTE. L'onorevole Muro ha facoltà di replicare.

LUIGI MURO. Signor Presidente, ovviamente siamo totalmente insoddisfatti, non tanto della risposta del Ministro, che è una risposta rispondente alla fotografia di quello che è accaduto, ma guardiamo la sostanza.
Probabilmente, per avere una risposta, prossimamente presenteremo un'altra interrogazione, chiedendo come mai in pochi giorni si sono liberati alcuni giornalisti poco tempo fa. Cosa è successo per la Pag. 68Sgrena, per Mastrangelo e per le due Simone?
Forse, rispondendo a questa interrogazione troveremo anche la soluzione per portare a casa dei cittadini che non sono di serie «B», ma sono dei marittimi che lavorano quotidianamente, che non hanno nemmeno il diritto al voto e che forse avrebbero diritto a tornare dai propri cari.

(Orientamenti del Governo in merito allo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili nel Mezzogiorno, al fine di rilanciarne l'economia - n. 3-01852)

PRESIDENTE. L'onorevole Ruvolo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01852, concernente orientamenti del Governo in merito allo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili nel Mezzogiorno, al fine di rilanciarne l'economia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, signor Ministro, l'interrogazione è stata dettata soprattutto dall'ultima indagine dello Svimez, circa la condizione che vive il nostro Paese nel Mezzogiorno e nell'estremo sud in particolare.
Per il secondo anno consecutivo il Mezzogiorno registra una stagnazione economica, con le aree più depresse di questo Paese, con crescita vicino allo zero, e con il tasso di disoccupazione che cresce in tutto il Paese, ma che colpisce in maniera particolare, ancora una volta, il Mezzogiorno, con una vera e propria emergenza che riguarda i giovani e non solo. Con questo quadro estremamente preoccupante gradirei una risposta del Governo in termini concreti.

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Paolo Romani, ha facoltà di rispondere.

PAOLO ROMANI, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, la politica di promozione e di incentivazione delle fonti rinnovabili ha un'indubbia ricaduta positiva sullo sviluppo di nuove opportunità occupazionali nel Mezzogiorno, che beneficia maggiormente degli incentivi, viste le maggiori dotazioni naturali di risorse rinnovabili. Ad oggi, su 11 mila MW di potenza fotovoltaica installata, circa un terzo è nel sud, con prospettive di ulteriore crescita.
Essendo il valore degli incentivi soggetto ad un progressivo abbassamento nel tempo in relazione alla riduzione dei costi delle tecnologie, vi sarà una maggiore spinta verso progetti più efficienti e, quindi, maggiore convenienza a localizzare gli impianti nelle più assolate regioni del Mezzogiorno.
Più in particolare, sulle quattro regioni dell'area convergenza, Puglia, Sicilia, Campania e Calabria, è attivo il Programma operativo interregionale (cosiddetto POI), «Energie rinnovabili e risparmio energetico», che, in linea con gli obiettivi e le misure individuate dalla strategia di Lisbona per il rilancio della competitività europea, costituisce lo strumento con il quale si dà attuazione alle previsioni del quadro strategico nazionale 2007-2013 in materia di energia.
Il programma ha come obiettivi principali, cito: aumentare la quota di energia consumata proveniente da fonti rinnovabili e migliorare l'efficienza energetica promuovendo le opportunità di sviluppo locale.
Esso si articola in tre assi prioritari: produzione di energia da fonti rinnovabili; efficienza energetica ed ottimizzazione del sistema energetico; assistenza tecnica e azioni di accompagnamento. Attualmente è stato predisposto, ed è di prossima pubblicazione, un bando a sostegno delle filiere della biomassa riguardante le linee di attività (interventi per l'attivazione di filiera per la produzione di energia da biomassa), con una dotazione finanziaria di 100 milioni di euro.
Quanto alla risposta del territorio - che è obbligatoria nel caso di questi finanziamenti - con riferimento ad altri due bandi (i due che ho citato), nel primo caso sono pervenute 50 domande, che Pag. 69riguardano investimenti per circa 356 milioni di euro e agevolazioni per 252 milioni di euro; nel secondo sono pervenute 51 domande, riguardanti investimenti per 230 milioni di euro e agevolazioni per 164 milioni di euro.
Inoltre, il nostro Ministero ha impegnato un totale di 273 milioni di euro solo per ciò che attiene alla Direzione generale per l'energia, prevedendo interventi di efficientamento energetico degli edifici ed utenze pubbliche, interventi sperimentali di geotermia e di potenziamento e adeguamento delle reti, da sommare ai fondi previsti per i bandi ed i contratti di programma che ho già menzionato.

PRESIDENTE. L'onorevole Ruvolo ha facoltà di replicare.

GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, accolgo con interesse ed anche favorevolmente le dichiarazioni del Ministro in ordine alle questioni energetiche che si possono sviluppare nel Mezzogiorno, ma vorrei cogliere anche l'occasione, signor Ministro, per dire che il quadro in premessa è drammatico.
Non è possibile individuare solo questa scelta per dare una possibilità di crescita al Mezzogiorno. Occorrono investimenti, innovazione, ricerca e occorre dare quell'impulso necessario che ormai da cinquant'anni il Mezzogiorno non ha.
Vorrei cogliere l'occasione per dire che in questo momento di grave difficoltà del Paese il Mezzogiorno può diventare davvero una opportunità, se il Governo crede a questa opportunità.
Io sono molto fiducioso che venga messa una marcia in più per questo scopo e soprattutto per non spaccare davvero l'Italia, perché l'Italia si spacca se il Mezzogiorno decade ancora di più.
Vorrei cogliere - lo ripeto: sono molto fiducioso nell'azione del Governo - questa grande opportunità. Signor Ministro: adesso o mai più (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio)!

(Dati relativi all'applicazione delle disposizioni della «riforma Brunetta» in materia di eccedenze di personale e mobilità collettiva nel pubblico impiego - n. 3-01848)

PRESIDENTE. L'onorevole Vanalli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Reguzzoni n. 3-01848, concernente dati relativi all'applicazione delle disposizioni della «riforma Brunetta» in materia di eccedenze di personale e mobilità collettiva nel pubblico impiego (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, il Governo Amato, con il decreto legislativo n. 165 del 30 marzo 2001, ha disposto che le pubbliche amministrazioni nel rilevare l'eccedenza di personale attuino una procedura che può portare i dipendenti anche al collocamento in disponibilità con l'80 per cento dello stipendio.
Successivamente, signor Ministro, lei, con il suo decreto legislativo n. 150 del 2009 ha anche determinato che i dirigenti che non individuano tali eccedenze di personale possono rispondere di danno erariale.
Le chiediamo, quindi, di sapere i dati numerici, ripartiti per regione, delle eccedenze di personale rilevati in forza delle citate disposizioni e, in caso di mancata attuazione della norma, quali ne siano le ragioni e conseguentemente quante procedure per danno erariale siano state avviate.

PRESIDENTE. Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, Renato Brunetta, ha facoltà di rispondere.

RENATO BRUNETTA, Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. Signor Presidente, colleghi, onorevoli interroganti, si fa presente in via preliminare che il personale in disponibilità dichiarato in eccedenza a conclusione della relativa procedura è iscritto in due distinti elenchi: il primo per le amministrazioni dello Stato e il secondo per le altre amministrazioni, tenuto conto delle strutture regionali e Pag. 70provinciali competenti che hanno l'obbligo di trasmettere i relativi dati al Dipartimento della funzione pubblica.
Al riguardo si segnala che non tutte le regioni presentano situazioni di personale in disponibilità e che il fenomeno, laddove presente, è circoscritto complessivamente a poche unità di personale, ad eccezione della regione Campania che presenta, sulla base degli atti in possesso dell'amministrazione affidata alla mia responsabilità (che andrebbero comunque attualizzati), un numero di unità pari a circa 60, di cui 8 dirigenti.
Il Dipartimento della funzione pubblica, in relazione alle proprie attribuzioni, non ha modo di riscontrare la sussistenza di casi di eccedenza di personale non dichiarati. Per tali casi, ove esistenti, l'obbligo di avviare i procedimenti per giudizio di responsabilità per danno erariale ricade in capo agli organi di vertice o di controllo di ciascuna amministrazione.
Peraltro, è in corso una attività di monitoraggio del fenomeno a seguito dei recenti interventi normativi di potenziamento dello strumento della mobilità inseriti nelle ultime manovre finanziarie, potenziamento che si rende necessario per ragioni di economicità ed efficienza, di razionale utilizzo delle risorse, di ottimizzazione della distribuzione delle stesse, anche come possibile conseguenza degli interventi di riduzione degli assetti organizzativi.
Tali interventi, infatti, potranno causare un incremento del fenomeno in argomento, cioè le eccedenze, con il possibile aumento del numero di personale inserito negli elenchi di disponibilità.
Si segnala inoltre che, in relazione alle riduzioni di dotazioni organiche del personale, in deroga a quanto previsto dall'articolo 33 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, le unità di personale eventualmente risultati in soprannumero all'esito delle riduzioni non costituiscono eccedenze ai sensi del citato articolo 33 e restano temporaneamente in posizione soprannumeraria nell'ambito dei contingenti di ciascuna area o qualifica dirigenziale.
Le posizione soprannumerarie si considerano riassorbite all'atto delle cessazioni, a qualunque titolo, nell'ambito della corrispondente area o qualifica dirigenziale. Tale ultima misura di salvaguardia, che ha evitato la messa in disponibilità di personale appartenente alle amministrazioni centrali, non è stata tuttavia riproposta dagli ultimi provvedimenti di legge recanti manovre di finanza pubblica in occasione delle previste ulteriori riduzioni di dotazioni organiche.
Assicuro comunque all'interrogante che sarà mio compito monitorare in progress il combinato disposto della legislazione del 2001 con le recenti normative, in modo tale da far emergere le eccedenze e i provvedimenti sulla mobilità che verranno presi in base a queste eccedenze. Sarà mia premura comunicarlo tempestivamente al Parlamento.

PRESIDENTE. L'onorevole Vanalli ha facoltà di replicare.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, si dice di solito che chiedere è lecito, rispondere è cortesia. Lei è stato cortese nella sua risposta anche con l'ultimo impegno che si è preso, però credo che forse i suoi uffici non abbiano completato tutto il lavoro che la norma richiedeva andasse completato.
È, infatti, sotto gli occhi di tutti che ci sono enti pubblici, soprattutto i comuni del Nord, che in passato hanno limitato l'assunzione del proprio personale dipendente per favorire la fornitura di servizi ai cittadini. Ci sono le amministrazione del Sud che, invece, quando andava bene come ammortizzatore sociale, se non per compiacenze politiche, hanno assunto un numero spropositato di questi dipendenti con il risultato che oggi, grazie al meccanismo dei costi storici e non di quelli standard, tutti noi stiamo pagando i dipendenti di molti comuni e di molte realtà del Sud.
Quindi, per darle un metro di paragone, se la dotazione standard di personale presa come esempio fosse quella della Lombardia, solo per i comuni potremmo Pag. 71risparmiare ed avremmo un esubero di dipendenti pubblici dell'ordine di circa 200 mila unità.
In questo momento, dove sarebbe necessario risparmiare per investire nel rilancio dell'economia, i circa 8 miliardi di euro di risparmio che si avrebbero non sarebbero poca cosa.
Si potrebbe quindi, applicando interamente l'articolo 33 sopra citato, abbassare i costi delle spese correnti, trasferire il personale in eccedenza, limitare soprattutto l'operato di quei politici locali che rastrellano i consensi durante le campagne elettorali, promettono il posto di lavoro e poi tutti lo pagano, tutti noi, soprattutto del Nord.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Vanalli.

PIERGUIDO VANALLI. Vorrei rispondere all'onorevole Di Pietro. Forse è vilipendio alla Nazione anche continuare a sfruttare il lavoro di alcuni, soprattutto quelli del Nord, campando alle loro spalle. È ora che qualcuno lo dica, noi lo diciamo da sempre e più che mai in questo momento di necessità di rilancio dell'economia: continuare nell'opera di sfoltimento delle eccedenze, anche in termini numerici del personale, è oltremodo necessario (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16.

La seduta, sospesa alle 15,50, è ripresa alle 16,05.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alessandri, Bernini Bovicelli, Brugger, Brunetta, Bruno, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Colucci, Gianfranco Conte, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Fava, Franceschini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Mantini, Martini, Melchiorre, Meloni, Misiti, Moffa, Mura, Ravetto, Reguzzoni, Stucchi, Tabacci, Vito e Zaccaria sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Discussione della mozione Franceschini ed altri n. 1-00694, presentata a norma dell'articolo 115, comma 3, del Regolamento, nei confronti del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, onorevole Francesco Saverio Romano.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Franceschini ed altri n. 1-00694, presentata a norma dell'articolo 115, comma 3, del Regolamento, nei confronti del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, onorevole Francesco Saverio Romano (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione della mozione è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali della mozione presentata.
È iscritta a parlare l'onorevole Villecco Calipari, che illustrerà anche la mozione Franceschini ed altri n. 1-00694, di cui è cofirmataria. Ne ha facoltà.

Pag. 72

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Signor Presidente, la mozione che abbiamo presentato noi del Partito Democratico è di sfiducia al Ministro delle politiche agricole Francesco Saverio Romano. Non avremmo neanche voluto mai presentarla, perché lei, onorevole Romano, non sarebbe mai dovuto diventare Ministro. Sull'inopportunità di quella nomina abbiamo sentito molte autorevoli voci e Ministro - lo ricordiamo - lo è diventato perché, con il suo gruzzolo di voti, quelli degli allora Responsabili, ha fatto da stampella ad un Governo già in agonia.
Ora, però, lei occupa da sette mesi la poltrona del Dicastero dell'agricoltura e, dunque, non ci resta che l'arma di una mozione di sfiducia.
Ci rivolgiamo, seppur con pochissima speranza avendo ascoltato le dichiarazioni ufficiali, a voi colleghi di tutta la maggioranza. Fermatevi, aprite gli occhi, guardate dove ci state portando.
Era dalla fine della Seconda guerra mondiale che l'Italia non raggiungeva un tale livello di marginalità, subalternità e isolamento internazionale. Questa mozione è un appello per arrestare questa deriva, è un allarme che segnala un iceberg sempre più vicino e minaccioso sulla nostra rotta.
È una mano tesa nei confronti di tutti coloro i quali all'interno del PdL, animati da ideali e valori autenticamente liberali e conservatori, ritengono che la misura sia ormai colma, che il livello di discredito internazionale del nostro Paese sia a questo punto assolutamente insostenibile.
Di qui la mozione: illustrarla non significa entrare nel merito dell'azione giurisdizionale che riguarda il Ministro Romano, valutarne o meno la fondatezza, gli elementi probatori. A noi sta il compito di prenderne atto, di registrare che un Ministro della Repubblica è il destinatario di una imputazione coatta per concorso esterno in associazione mafiosa. Questi sono i fatti.
Noi non vogliamo ergere oggi questa Camera a tribunale. Rispettiamo i modi, i luoghi, i tempi e i ruoli della magistratura. Non ci vogliamo sostituire ad essa, né pretendiamo di anticiparne le decisioni. Noi siamo e restiamo una forza politica fortemente e profondamente garantista.
Alla magistratura spetta vagliare responsabilità penali, non morali, né tantomeno politiche. Quindi, non in nome di un fanatico quanto vano giustizialismo, ma in nome della politica, del suo primato e del primato delle istituzioni nazionali, democratiche e repubblicane, abbiamo presentato questa mozione di sfiducia individuale. Il giustizialismo non è la nostra cultura, né tanto meno ci appartiene qualsivoglia forma di subalternità nei confronti della magistratura.
Noi stiamo ai fatti: un Ministro è destinatario di un ordine di imputazione e, per di più, coatta. Dietro questa azione non ci sono i pubblici ministeri, ma un giudice per le indagini preliminari. Sì, perché c'è una vicenda processuale che smentisce tutte le narrazioni del centrodestra nei confronti della magistratura inquirente. Qui, i pubblici ministeri - lungi dal dimostrare vis persecutoria - hanno addirittura chiesto l'archiviazione del caso.
È stato il GIP a chiedere l'imputazione coatta. La prima lezione da trarre da questa vicenda allora è che nelle procure esiste una dialettica, un'articolazione vitale e feconda, che la politica non è ostaggio delle «toghe rosse», che non ha nulla da temere e che non esiste nessuna premeditazione, nessuna giustizia ad orologeria, che la realtà è più complessa delle semplificazioni e delle ricostruzioni facili. Se lasciamo da parte fantasie e pregiudizi ideologici, forse saremo in grado di restituire al Paese quella credibilità nelle istituzioni e nella classe dirigente, quella certezza del diritto e nel diritto che in questi ultimi anni si sono pesantemente deteriorate.
Avendo chiarito questo, possiamo arrivare al punto. Noi non siamo qui per evidenziare una responsabilità penale, noi siamo qui per denunciare una responsabilità politica e istituzionale o meglio, nostro malgrado, l'assenza di una responsabilità politica e istituzionale. Sì, onorevoli colleghi, perché la realtà è molto Pag. 73semplice: un Ministro imputato è un Ministro a mezzo servizio e l'Italia oggi non si può permettere il lusso di uomini a mezzo servizio. L'Italia ha bisogno di un Ministro delle politiche agricole a tempo pieno, come avrebbe bisogno di un Presidente del Consiglio a tempo pieno; invece abbiamo un Presidente del Consiglio a tempo perso, che ha fatto perdere al Paese almeno tre anni e mezzo di tempo senza fare nulla.
Il Ministro delle politiche agricole è uno dei più importanti ministri in Europa. Il futuro della nostra agricoltura dipende dalla capacità negoziale, dalla rispettabilità internazionale di chi va a trattare in nome e per conto degli agricoltori italiani. È di tutta evidenza come questa vicenda infici di per sé, ancor prima di qualsivoglia decisione riguardante il rinvio a giudizio, la credibilità internazionale ed europea del nostro Paese e del titolare di uno dei settori più strategici sul piano comunitario.
Dobbiamo decidere e chiarirci le idee sul se e sul come vogliamo stare in Europa: se vogliamo starci tra i primi della classe o tra quelli che rischiano la bocciatura, se vogliamo starci con l'arte di arrangiarsi o se invece ci stiamo e viviamo l'Europa come un'occasione per diventare un Paese migliore. In Europa funziona così. Un Ministro sente tutta la responsabilità del prestigio e della credibilità della carica che ricopre e per rispetto di quella carica e per rispetto del suo Paese fa di tutto per evitare equivoci e malintesi.
Avremmo preferito le dimissioni. In Europa funziona così. Ma queste non sono arrivate. Siamo dunque a chiedere, per mantenere alta la rispettabilità e la credibilità internazionale dell'Italia, che il Ministro Romano cessi dall'incarico e affronti da cittadino la questione giudiziaria che lo riguarda. Noi, oggi, non poniamo a questo Parlamento l'ennesimo caso di questione morale, poniamo una questione politica, una questione di efficienza politica, di serietà istituzionale. Urge un primo e inequivocabile segno di discontinuità. Saranno capaci di darlo i colleghi della Lega? Avete ancora il senso delle istituzioni - le istituzioni nazionali, italiane e repubblicane, che dite non essere le vostre, come ha fatto bene intendere Umberto Bossi a Venezia -?
Il vostro annunciato voto di fiducia a Romano è un voto a favore dello sfascio. Vi serve perché ha coperto i vostri amici truffatori delle quote latte. Vi ha fatto un favore da Ministro e adesso lo ricambiate. Questo vostro voto di fiducia puzza di voto di scambio, uno scambio dove voi pensate di guadagnarci. Ma colleghi della Lega è solo per poco. Come spiegherete anche questo, dopo Milanese, ai vostri elettori? Come lo spiegherà il Ministro dell'interno Maroni a tutti i cittadini italiani?
Il senso di questa mozione allora è quello di fermare un disegno volto a screditare l'Italia, a toglierci la mafia che ci sta addosso. Sì, Ministro Romano, perché la mafia non sta addosso a lei come persona, ma sta addosso a tutti i cittadini onesti del nord e del sud di questo Paese, che credono ancora nei valori di libertà, di eguaglianza e di giustizia della nostra Repubblica. La mafia è addosso all'Italia del sud e ora, nonostante quel che dice la Lega, la mafia è addosso anche al nord. A noi spetta il compito di strappare questa camicia mafiosa, che strozza il nostro Paese.
Chi vuol combattere questa battaglia, colleghi della maggioranza, dia un primo segno, votando la nostra mozione di sfiducia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà, per sette minuti.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, per l'ennesima volta, per troppe volte da questa legislatura, quest'Aula ha dovuto occuparsi di un tema, il rapporto tra etica e politica. Voglio dire subito che l'etica non ha nulla a che vedere con la legge penale e con il codice penale.
Non interessano, perciò, in questo caso, le prove penali.
Il collega del PdL che parlerà più avanti ci dirà che siamo in presenza non Pag. 74di condanne, ma di semplici indagini. Non è questo il problema. Tutto ciò nulla ha a che vedere con l'etica e con il rapporto tra etica e politica perché, prima di qualunque codice penale, ne esiste un altro che si chiama codice morale e che non ha bisogno dello stesso tipo di prova di quello penale. Questo ha ricordato proprio ieri a tutti gli italiani il cardinale Bagnasco e lo ha fatto in base al codice morale della religione cattolica. Il cardinale ha parlato ai cattolici, ma anche ai non credenti, come me ad esempio, proprio perché quel codice morale che lui ha citato si sovrappone, in larga parte, ad un codice morale universale.
Nei Paesi civili non vi è bisogno di leggi per fare valere il codice morale perché la gente si dimette prima. È inutile che stia a ricordare quanti casi simili abbiamo avuto. Penso ai ministri della Svezia che si sono dimessi, addirittura, per non avere pagato il canone televisivo o i contributi del personale di servizio, per non parlare di un ministro francese che si è dimesso perché con i soldi dello Stato si pagava un appartamento di 600 metri quadrati vicino agli Champs-Élysées, o del ministro del lavoro britannico che si è dimesso per non avere dichiarato di avere preso 103 mila sterline di donazione, o dei ministri del Governo Obama che non sono diventati ministri proprio perché si erano dimenticati, soltanto, di segnalare che avevano ricevuto gratuitamente servizi come un'autovettura. Persino in Grecia è capitato che un ministro indagato si sia dimesso. Non parliamo poi del caso del ministro tedesco che si è dimesso perché si è scoperto che aveva copiato la tesi di laurea, o dei ministri e sottosegretari francesi che si sono dimessi perché avevano messo in conto allo Stato delle scatole di sigari!
Ho parlato prima del Ministro tedesco della difesa, Theodor Zu Guttenberg, che si è dimesso per avere copiato la tesi di dottorato, che ha persino rinunciato al titolo di studio e, successivamente, ha dato le dimissioni. Non dimentichiamoci, poi, del Primo Ministro israeliano che si è dimesso perché indagato e ha dichiarato «sono grato di vivere in un Paese dove anche un Primo Ministro si deve dimettere quando è indagato per atti di corruzione». Così si fa laddove il codice morale viene prima (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
In questo caso, nella nostra Italia, abbiamo solo due casi di ministri che si sono dimessi: il Ministro Scajola ed il Ministro Brancher. Penso che a questo punto si considereranno, probabilmente, dei «fessacchiotti», visto che tutti gli altri sono sempre stati salvati.
Può, allora, chi ha assunto comportamenti come quelli di Saverio Romano ricoprire il ruolo di Ministro della Repubblica? Penso che a tutti noi possa capitare di stringere la mano di qualche delinquente o di qualche mafioso, soprattutto quando sono al di fuori del loro territorio, ma se io frequento e ho incontri ripetuti e dimostrati con delinquenti e mafiosi incorro nella violazione di quel codice di cui sopra, quel codice che è necessario rispettare.
Nel caso del Ministro Romano i magistrati hanno chiesto il rinvio a giudizio con la motivazione che Romano avrebbe, consapevolmente e fattivamente, contribuito al sostegno ed al rafforzamento dell'associazione mafiosa. Questa accusa nasce da rapporti presunti, ma anche dimostrati, con esponenti di Cosa Nostra tra i quali Angelo Siino, Giuseppe Guttadauro, Girolamo Miceli, Antonino Mandalà, Francesco Campanella. Qualcuno tra questi avrebbe persino affermato: «Abbiamo nelle mani Saverio Romano». Frequentazioni di questo genere fanno scattare una condanna morale, non importa se seguirà o meno quella penale. Persino il Presidente della Repubblica ha espresso delle riserve sulla sua nomina proprio per via di questi provvedimenti.
La cosa davvero sorprendente, mi permettano alcuni colleghi, è la posizione della Lega Nord su questo tema.
Io voglio ricordare che proprio oggi un loro esponente, il professor Fruscio, più volte parlamentare ed esponente, per conto della Lega Nord, di importanti incarichi in grandi aziende pubbliche, ha dichiarato: questa è la prima volta dal Pag. 751946 che ci troviamo di fronte ad una richiesta per sospetta associazione mafiosa. Come può la Lega - cioè il suo partito - nel nome della tenuta del Governo accettare un Governo che è tenuto in piedi da un indiziato di mafia? Come può un Ministro dell'interno dire: finiamola con questi pettegolezzi della procura! Questo lo dice il professore Fruscio, esponente della Lega Nord, e dice anche: vorrei tornare alla vecchia Lega.
Tutti sanno che il sottoscritto, più di quindici anni fa, ha avuto per qualche anno rapporti di vicinanza con la Lega Nord, ma a quel tempo mai sarebbe capitato - o poteva capitare - che la Lega Nord approvasse o sostenesse situazioni di questo tipo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori), perché si sarebbero rivoltati i militanti e gli elettori.
E, invece, in questa legislatura, la Lega Nord con i suoi voti determinanti ha salvato il sottosegretario Cosentino (concorso esterno in associazione di stampo camorristico), ha salvato il sottosegretario Bertolaso (cricca della Protezione civile), ha salvato il deputato Angelucci (associazione a delinquere, concorso in truffa aggravata e falso in atto pubblico), ha salvato il deputato Verdini (abuso di ufficio), ha salvato il deputato Milanese (in relazione a rivelazione di segreto di ufficio, a corruzione propria ed associazione a delinquere), ha salvato l'ex Ministro Lunardi (corruzione).

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Borghesi.

ANTONIO BORGHESI. Allora ci sarà pure un voto di scambio, come si dice, per gli allevatori, ma io credo che gli elettori della Lega Nord siano molti di più di quegli allevatori. E siccome le elezioni, vicine o lontane che siano, ci saranno a breve, credo che a questo partito in qualche modo sarà difficile documentare come hanno salvato e stanno salvando personaggi, che - e non per il codice morale - non hanno alcun diritto di rivestire le cariche che rivestono (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Saluto la folta delegazione dell'Assemblea cattolica di Algerola, in provincia di Napoli, che sta assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
È iscritto a parlare l'onorevole Lehner. Ne ha facoltà per otto minuti.

GIANCARLO LEHNER. Signor Presidente, io sono sufficientemente vecchio per ricordare altre stagioni politiche. Ricordo un periodo storico in cui i forcaioli erano a destra e in cui a destra addirittura si invocava l'introduzione del codice militare di guerra in tempo di pace, mentre a sinistra - e mi rivolgo proprio ai banchi della sinistra -, a parte un residuo di stalinismo, c'erano persone che leggevano Sciascia, che si abbeveravano ai saggi fondamentali di Ferrajoli, ai saggi di Italo Mereu, che insomma non si limitavano a seguire, per così dire, le vecchie ondate originate da Vishinskij e da Stucka. Era una sinistra vivida, autentica in cui anche io militavo.
E io sono cresciuto - attenzione - nel garantismo e sono cresciuto grazie a questi autori, che spero che qualcuno di voi voglia adesso riprendere in mano. Ripeto: Sciascia, Bobbio, Mereu, Ferrajoli, Di Federico. Questi non sono autori di destra, questi appartengono alla migliore tradizione della sinistra, che voi avete in vario modo cancellato.
Ma andiamo ai fatti per favore. Io ho studiato e ho letto il caso che attiene al Ministro Romano e ho scoperto cose che secondo me fanno inorridire. Il Ministro Romano viene indagato nel 2003 e siccome non si trovano prove sufficienti il PM chiede l'archiviazione. Attenzione, stiamo parlando non di un PM favorevole o buonista: stiamo parlando di uno dei PM più seri e rigorosi che operano a Palermo, che chiede l'archiviazione.
A questo punto Romano svolge un'attività politica e amministrativa complessa, e ricca, occupa varie cariche - non ve le elenco, ma ne occupa tante - a lungo, diventa anche ministro nel Governo Dini, sottosegretario anzi non ministro. Nel Pag. 762001 è eletto in Parlamento. Dal 2006 al 2010 guida la segreteria regionale dell'UdC in Sicilia.
È responsabile organizzativo del partito. Insomma, nessun magistrato, nessun giornale, nessun uomo politico ha niente da dire verso questa carriera ascensionale del Ministro Romano (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).
A un certo punto, Romano fa una scelta: lascia l'opposizione e dà il suo voto favorevole all'attuale Governo (siamo al 29 settembre 2010). Non passa nemmeno un mese e quel procedimento penale, ormai in sonno, viene ripescato. Viene il dubbio, scusatemi, e viene da citare Falcone, il quale disse: io dico che bisogna stare attenti a non confondere la politica con la giustizia penale. In questo modo l'Italia, pretesa culla del diritto, rischia di diventarne la tomba.
E voi oggi - attenzione - con questa richiesta di sfiducia state cavalcando appunto il cammino verso la tomba del diritto e della cultura giuridica. Cosa c'è sul Ministro Romano? Vi sono semplicemente i soliti pentiti e le solite delazioni. Non vi sono riscontri, non vi è assolutamente nulla, tant'è che, di nuovo, lo stesso pubblico ministero, rigoroso, severo e direi arcigno, chiede l'archiviazione.
A questo punto vi è un GIP, che si chiama Giuliano Castiglia, e che dovrà, forse, un giorno spiegare le ragioni della sua insistenza, che chiede coattivamente il rinvio a giudizio. Vi sono riscontri? No, vi sono parole di pentiti. A questo punto, sempre ai miei ex compagni a sinistra, vorrei citare non un nostro autore, ma un procuratore fiscale dello Stato Pontificio, un avvocato severo e durissimo, amante della pena di morte e della tortura, eppure grande giurista.
Il suo nome era Prospero Farinacci e, in un testo che ha fatto scuola per circa tre secoli, il Praxis et theorica criminalis, scriveva: a chi rivela - stiamo parlando dei pentiti - per la speranza dell'impunità, o concessa dalla legge o promessa dal giudice, non si crede nulla contro i nominati. Farinacci, cioè, dice che il pentito che, in cambio di un premio, accusa qualcuno, non va creduto. E aggiunge: per accusare qualcuno, gli indizi devono essere legittimi e sufficienti, ed anche - attenzione a questo passaggio - verisimili, probabili, non leggeri, né di semplice formalità, ma gravi, urgenti, certi, chiari, anzi, più chiari del sole di mezzogiorno.
Ma voi capite che noi dobbiamo prendere una lezione giuridica da un avvocato del Sant'Uffizio? Io dico che il Ministro Romano è vittima di una persecuzione giudiziaria (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Garavini. Ne ha facoltà per cinque minuti.

LAURA GARAVINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, continuo a sperare che quest'oggi il Parlamento abbia ancora uno scatto di dignità.
Nonostante le dichiarazioni rilasciate ancora fino a poche ore fa, continuo a sperare che quest'Aula, almeno nella sua maggioranza, oggi ci faccia uscire e dire in modo chiaro e netto: nessun indagato per mafia può ricoprire un incarico istituzionale, tanto meno un esponente del Governo. Non ci dovrebbe essere neanche bisogno di chiedere le dimissioni del ministro Romano: ci saremmo aspettati che le desse di persona, in segno di rispetto del Parlamento e di tutti i cittadini. A dire il vero non ci saremmo neanche aspettati che diventasse Ministro perché quando è stato nominato ministro, Saverio Romano era già sotto inchiesta per gravi reati. È questo il punto cruciale del problema che si cerca di nascondere. Nei confronti del collega Romano pende l'infamante accusa di concorso in associazione mafiosa. Secondo la procura di Palermo, cito l'ordinanza: «Ha messo a disposizione di Cosa Nostra il proprio ruolo, contribuendo alla realizzazione del programma criminoso dell'organizzazione tendente all'acquisizione di poteri di influenza sull'operato di organismi politici ed amministrativi». I nomi dei personaggi con i quali lui ha avuto a che fare non sono nomi di poco conto, li citava prima il collega dell'Italia Pag. 77dei Valori. Allora di fronte ad accuse simili, il Parlamento può girarsi dall'altra parte? Il Governo, dopo che già una volta non ha seguito i consigli saggi del presidente Napoletano, può continuare a fare finta di niente? Con la nostra mozione chiediamo alla politica un gesto di responsabilità, di smarcarsi dalla magistratura e di fare prevalere le proprie scelte autonome, indipendentemente dalle procure. La magistratura faccia il suo corso ma noi come politici non possiamo e non dobbiamo aspettare il giudizio della magistratura. La politica deve agire d'anticipo per impedire che le istituzioni vengano infangate dal sospetto delle infiltrazioni mafiose. Se la politica non esercita fino in fondo la sua responsabilità, come ci si può lamentare del clima di sfiducia che vediamo crescere così fortemente nel Paese? Se neppure di fronte ad accuse così gravi non si è disposti a rinunciare a cariche importanti fino a quando le vicende penali non siano chiarite, come ci si può aspettare che i cittadini abbiano fiducia nella politica? Mi rivolgo principalmente al Ministro dell'interno, che non vedo seduto ai banchi del Governo, a anche al Ministro della giustizia. Con quale credibilità lo Stato può chiedere al commerciante o al semplice cittadino di denunciare racket ed estorsioni se poi la massima espressione dello Stato, il Governo, non è al di sopra di ogni sospetto? Il Ministro dell'interno solo due mesi fa, in sede di Consiglio dei ministri ha chiesto lo scioglimento per mafia del comune di Belmonte Mezzagno. Il Governo ha risposto di no: questo è grave perché in questo modo ha impedito di avviare un percorso per allontanare la mafia da quell'amministrazione locale. Ma la cosa più grave sarebbe se il Governo avesse detto di no perché questo comune è il feudo elettorale del Ministro Romano, governato da un suo stretto parente. Anche oggi il Governo si appresta a dire di no ed è una vergogna. Ma il Parlamento può esprimersi ancora diversamente. Il Parlamento è chiamato ad assumersi una responsabilità politica ed etica. Noi crediamo nel primato della politica, non possiamo lasciare che le istituzioni vengano delegittimate dal sospetto di connivenze con la mafia. Mi rivolgo dunque soprattutto ai colleghi della Lega. Perché mandare un segnale così devastante al Paese? In questi due anni di legislatura abbiamo lavorato insieme, abbiamo portato a casa anche provvedimenti contro le mafie che possono dare un contributo importante. Perché mettere a rischio la dignità delle istituzioni? Dov'è finita la Lega paladina della legalità? Ribadiamo ancora una volta la nostra richiesta di dimissioni che toglierebbero il nostro Paese da pesanti imbarazzi anche a livello europeo. Le tematiche dell'agricoltura, di competenza del Ministro, sono molto importanti per la crescita e lo sviluppo dell'Italia, non solo all'interno del nostro Paese ma soprattutto a livello europeo.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

LAURA GARAVINI. A quei tavoli altri Paesi fanno dimettere un Ministro per il solo fatto di aver copiato una parte del proprio dottorato di ricerca, figuriamoci se il nostro Paese può godere di credibilità se lasciamo che a rappresentarci sia un indagato per mafia! Onorevoli colleghi, diciamo in modo chiaro e netto che la mafia non ha nulla da cercare, neanche in forma di semplice sospetto, all'interno dei nostri scranni.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mario Pepe (Misto-R-A). Ne ha facoltà per due minuti.

MARIO PEPE (Misto-R-A). Signor Presidente - lei è sempre avaro con me -, io e l'onorevole Misiti respingeremo questo ultimo tentativo di mettere in difficoltà il Governo in un momento non facile per la vita politica del nostro Paese. L'Italia è sotto la lente di ingrandimento dell'Europa non solo per i conti del debito pubblico, ma anche per il declino della nostra civiltà del diritto. Le sentenze di condanna da parte della Corte europea dei diritti dell'uomo non si contano più. Le ultime riguardano l'eternità dei processi ma anche le troppe assoluzioni in processi che Pag. 78non dovevano mai iniziare. In questo clima di declino s'inserisce la vicenda umana e politica del Ministro Romano. Io penso al travaglio di quel pubblico ministero che per otto anni ha indagato su di lui, e che per sottrarsi al rimorso ha chiesto per due volte l'archiviazione, ma poi è successo qualcosa, il Ministro Romano è corso in soccorso al Governo Berlusconi, ed ecco la scomunica, l'archiviazione coatta.
Signor Presidente - concludo - vorrei rivolgermi al Presidente della Repubblica nella qualità di Presidente del Consiglio superiore della magistratura per ricordargli le parole di un illustre studioso: l'organo di autogoverno della magistratura è un organo di non governo della magistratura, e questo non governo è gabellato e difeso come autonomia, autonomia che si è trasformata in sovranità e ha di fatto posto la magistratura fuori dall'unità dello Stato. I fatti di questi giorni dimostrano l'attualità di queste parole sulle quali tutti dovremmo riflettere se vogliamo salvare le istituzioni che ci siamo liberamente dati.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Oliverio. Ne ha facoltà per cinque minuti.

NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non posso innanzitutto non sottolineare la protervia del Ministro Romano e del Presidente del Consiglio che hanno voluto imporre alla politica e al Parlamento la nomina di un Ministro a tutti i costi e per evidenti motivi di sopravvivenza dell'esecutivo, pur essendo quest'ultimo gravato di sospetti di collusione mafiosa. Il Ministro dell'interno Maroni sa bene che per sciogliere un consiglio comunale è necessario, tranne qualche eccezione, solo una relazione del prefetto, e non occorre che il sindaco o uno dei consiglieri sia coinvolto in vicende giudiziarie. Invece al solo scopo di pagare la cambiale firmata dal Presidente del Consiglio per restare in sella è stato compiuto un atto che nuoce gravemente alla credibilità ed alla onorabilità del Parlamento e del sistema politico, già sotto scacco per quel composto inaccettabile di populismo antiistituzionale, che proprio la destra agita, e di persistente svilimento del principio (che prima di essere costituzionale è di buon senso) che prescrive per chi ha cariche pubbliche di esercitare le proprie funzioni con disciplina ed onore, principio decisamente sgradito al Presidente del Consiglio.
Su un'altra cambiale intendo spendere qualche parola in più. È con tutta evidenza quella che la Lega si appresta a pagare al Ministro Romano votando contro l'ennesima fiducia. Questa cambiale ha un nome, Agea, e un cognome, quote latte. L'Agea è l'Agenzia per l'erogazione dei fondi europei in agricoltura. Su pressione della Lega il Ministro Romano ne ha disposto il commissariamento, azione per la quale non risulta ragione effettiva e comprensibile, se non quella di compiacere il partito di Bossi e Maroni che chiedeva l'allontanamento dal presidente ex senatore e professor Dario Fruscio, anch'egli leghista ma evidentemente non prono agli ordini dei capi.
Il professore Fruscio si stava infatti adoperando perché si concludesse l'insopportabile ingiustizia che vede un ristretto gruppo di furbetti del latte non pagare le multe imposte al nostro paese dall'Unione europea a causa dello sforamento operato da questi ultimi (poche centinaia) della produzione assegnata.
Loro, gli «splafonatori», ci hanno guadagnato milioni, mentre la collettività, cioè tutti noi, paghiamo miliardi all'Unione europea. E la Lega Nord Padania li difende, fregandosene del diritto, della giustizia e degli onesti. E se qualcuno prova a mettere i bastoni tra le ruote, lo caccia. È accaduto con Fruscio, con la complicità del Ministro Romano, che oggi incasserà la cambiale firmata allora da Bossi e Maroni. Abbiamo chiesto di votare la sfiducia al Ministro Romano per le ragioni che sappiamo. Credo, però, che buone motivazioni le potremmo trarre anche dalla sua attività al delicatissimo Dicastero delle politiche agricole, alimentari e forestali; il Ministro Romano è un cattivo Ministro, non gli si può ascrivere alcun risultato Pag. 79nella tutela e nella promozione delle nostre produzioni agricole, così come i suoi predecessori i quali almeno non si sono troppo esercitati in un'opera di spoil system e di collocazione di amici e sodali di partito ai vertici dell'amministrazione degli enti controllati dal Ministero. Basti pensare - lo dico, in particolare, ai colleghi della Lega Nord Padania e ai loro elettori - alle sue recenti nomine: il presidente del CRA, che è siciliano, l'amministratore delegato del SIN, che è siciliano, il presidente ed amministratore delegato dell'Agecontrol Spa, che è siciliano, il capo del Dipartimento delle politiche competitive del mondo rurale, che è siciliano, e la sostituzione di diversi dirigenti di seconda fascia. Un'opera tanto massiccia quanto pervicace, memoria di un modo di fare politica che si immaginava superato da lustri, se non da decenni. L'agricoltura italiana, oggi alle prese con un complicato appuntamento europeo, riempie le dichiarazioni del Ministro, ma scompare dai suoi atti e dalla stessa Unione europea che, per l'assenza ed il silenzio assordante del Ministro, taglierà significativamente risorse alla nostra PAC.
Signor Presidente, non c'è campo, non c'è comparto, non c'è ambito produttivo che non mostra un deficit di attenzione e di azione del Ministero. Per la nostra agricoltura un Ministro come Romano ha la stessa utilità di uno sciame di cavallette (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Votando oggi la sfiducia ridaremo speranze anche a decine di migliaia di operatori economici e lavoratori dell'agricoltura (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, la mozione di sfiducia nei confronti del Ministro Romano prende le mosse da una disinterpretazione di un principio che, nel nostro sistema, deve rivendicare tutta la sua pienezza. Credo non si possa e non si debba prescindere da quella che è la Carta costituzionale, soprattutto quando ci si trova a valutare la mozione di sfiducia nei confronti di un Ministro. Una presunzione di non colpevolezza che, se cristallizzata per ciascun cittadino, non può non essere cristallizzata, soprattutto in un'Aula parlamentare, per un cittadino che riveste, comunque, un ruolo di Governo. E voglio essere più chiaro su questo punto: non si tratta di difendere un astratto diritto a che ciascuno di noi possa essere considerato non colpevole fino ad una condanna definitiva, ma si tratta di paragonare in modo corretto quella che è una presunzione che vale nel processo a quella che è una presunzione che deve valere nella politica. In altri termini, vi è, nel caso di specie, una caratterizzazione dell'inchiesta così scandita: in primo luogo, fatti contestati almeno fino a dieci anni fa e, poi, una richiesta del pubblico ministero che è perfettamente sovrapposta al parere del GIP che, invece, ha ritenuto addirittura di imporre l'imputazione. È singolare: il pubblico ministero, sugli stessi elementi su cui, poi, il GIP ritiene completo il quadro di accusa tale da imporre l'imputazione, richiede l'archiviazione. A questa richiesta di archiviazione corrisponde pari pari un parere, invece, di dissenso, tale da imporre l'imputazione coatta. Il GIP avrebbe potuto imporre nuove prove e nuove indagini e, invece, pari pari, su quello stesso materiale su cui la pubblica accusa chiede l'archiviazione, impone l'imputazione coatta. A me sembra che questo sia un parallelo di insopprimibile rilevanza per fugare ogni ipotesi di rimbalzo di questo tipo di logica nell'Aula del Parlamento. Rispetto ad una richiesta di archiviazione da parte di un pubblico ministero che, per anni ed anni, ha indagato su questi soggetti e che ha ritenuto, dopo anni di indagini, di concludere in tal senso, corrisponde un dissenso di un GIP; non è un'indagine a freddo quella che può stimolare una sfiducia nei confronti del parlamentare.
E se voi esaminate - vi prego di farlo perché queste valutazioni è vero che sono politiche ma quando la politica prende le Pag. 80mosse da un procedimento penale non si può prescindere dalla conoscenza degli atti perché sarebbe vano ricondurre soltanto ad un principio di appartenenza il travolgimento di un qualsiasi cittadino -, andate a rileggere quel provvedimento del GIP, scoprirete con quanta - uso un termine tecnico - saccenza quel GIP affronta le categorie procedimentali, con quanto spirito didattico, come se dovesse insegnare ad un giurista qualsiasi quali sono i presupposti per poter decidere. Nella parte finale di quel provvedimento, che va letto per comprendere quanto sia traballante e incapace di conculcare nelle nostre coscienze una sfiducia nei confronti di un cittadino, addirittura il GIP cita - la citazione è beffarda - l'articolo 6 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo cioè il diritto del cittadino ad accelerare il processo per avere una sentenza quanto prima. Come viene utilizzato quell'articolo da questo singolo GIP che vuole governare il nostro Governo? Viene utilizzato per dire: poiché c'è un diritto alla speditezza, dico vada speditamente a giudizio, anziché andare a fondo del problema e indagare più a fondo dopo che il pubblico ministero gli aveva chiesto l'archiviazione. Ecco una giustizia da cui dal parere di uno poco saggiamente amministrato si vogliono trarre conseguenze politiche. Ma questa non è la politica, signor Presidente e pazienti colleghi: la politica non è la strumentalizzazione del parere di uno sulla scorta di un giudizio non condiviso dalla stessa procura per utilizzare questo non parere in senso politico, per mettere fuori gioco un ministro o un cittadino qualsiasi che faccia politica. Se non ci abituiamo a queste logiche e al governo corretto del rapporto tra giustizia e politica siamo destinati ad una signoria delle procure sul Parlamento. E questo non deve essere consentito (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)! Non deve essere consentito! Dobbiamo invece seriamente rivendicare un intelligente garantismo che privilegiando i diritti di ciascuno ad un giusto processo non trasformi l'aula del Parlamento in un'aula di giustizia e non ci trasformi in giustizialisti che per timore di ripercussioni magari anche mediatiche si adeguano e si adagiano al parere del popolo giustizialista per evitare di rivendicare l'unico compito che abbiamo in quest'aula, signor Presidente: garantire il rispetto delle regole. Perché se venissimo meno a questo compito per qualsiasi ragione non potremmo più sedere validamente su questi scranni. Credo che questo non può essere un motivo per sfiduciare chicchessia, meno che mai chi si è visto dopo anni e anni di indagine archiviato e con una dotta dissertazione su qualche articolo del codice di procedura penale «condannato» ad una valutazione di fiducia o non fiducia in quest'aula (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e territorio).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni presentate.

(Intervento del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, onorevole Francesco Saverio Romano.

FRANCESCO SAVERIO ROMANO, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, per la verità sono stato tentato di parlare dallo scranno. Ho pensato però che potesse essere considerata una provocazione: non lo è e mi attengo al mio posto. Parlare dallo scranno perché ritengo che in questa occasione anziché ostinarci a guardare il dito sarebbe il momento di guardare alla luna. Vi è una perdita più o meno consapevole della centralità del Parlamento nel nostro sistema democratico. Ci è capitato di osservarlo con le azioni speculative da parte della finanza che, senza controllo, può decidere o meno le sorti di un Governo. È capitato con il potere editoriale massmediatico. In questi giorni Pag. 81e in questi mesi sono stato oggetto di una campagna di aggressione che non auguro a nessuno: una campagna di aggressione che ha riguardato non soltanto me ma anche la mia comunità politica e i miei familiari e spesso con grossolane inesattezze.
Ho letto che oggi si sarebbe discusso dell'autorizzazione al mio arresto. Un autorevole testata della RAI, il TG3, ne ha fatto titolo di apertura. Ieri la stessa testata parlava del «via libera» o meno al processo. Tutte informazioni riportate anche da illustri giornalisti, che hanno provocato quella disinformatia alla quale io non mi abituerò mai e che ho il dovere di denunciare, nel momento in cui questa limita l'esercizio di un potere democratico come quello della mia funzione. Ed è successo che vi è anche, fra questi poteri, quello che un tempo era l'ordine giudiziario e che nel tempo è diventato centrale nella vita democratica del nostro Paese, ha soverchiato il Parlamento, ne vuole condizionare le scelte. Guardate che questo lo dico non tanto per citare un'altra volta Sir Francis Bacon («il leone che deve stare sotto il trono»), ma lo dico, perché non mi scandalizza che ne diventi potere, perché sono assai convinto che il potere deve comunque corrispondere alla responsabilità. Nel nostro Paese questi tre poteri non sono minimamente collegati ad alcuna responsabilità. Il potere, quando è collegato alla responsabilità, nel suo errato esercizio, o peggio nella sua disapplicazione, o peggio ancora nel suo colpevole uso, ne prevede una sanzione.
Non l'ho fatta lunga, soltanto per dire che un provvedimento giudiziario, quale che sia, di tipo istruttorio, può chiamare un intero Parlamento - per buone ragioni, tutte politiche - a dissertare se questo incide sulla tenuta o meno di un Governo senza che quel provvedimento stesso possa un giorno rispondere in termini di responsabilità. Semplicemente questo vi voglio fare notare, perché non è la prima volta che accade (Commenti del deputato Furio Colombo): è accaduto quando il Governo Berlusconi, nel 1995, è caduto attraverso un'iniziativa giudiziaria, così come è accaduto per il Governo Prodi. Ma a me piace ricordare una mozione di sfiducia bocciata da questo Parlamento contro il sottosegretario Caliendo, la cui posizione è stata archiviata rispetto alle accuse che gli erano state mosse (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio).
Allora, il tema sul quale io vi voglio fare riflettere - ed entrerò poi nel merito - è quello intanto della funzione (Commenti del deputato Furio Colombo)...

PRESIDENTE. Onorevole Colombo, non disturbi!

FRANCESCO SAVERIO ROMANO, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali....che noi parlamentari abbiamo e che questo organo, che è centrale nel nostro sistema democratico, così com'è previsto dalla Costituzione, è chiamato a svolgere su iniziativa di un provvedimento, di un ordine che è privo di quella responsabilità che gli darebbe la credibilità per chiedere al Parlamento stesso di pronunciarsi. Anche perché l'accusa grave ed importante alla quale molti di voi fanno riferimento non è altro che un titolo di reato. Cosa intendo dire? Il titolo di reato, quale che sia, è importante nella sua sostanza, è importante per quello che ci sta sotto, non mai per quello che viene scritto come soggetto di imputazione. E poiché questo titolo è privo di sostanza - non perché l'ho stabilito io, ma perché per ben tre volte l'ha stabilito il PM procedente - io non vedo quale relazione possa esservi tra la gravità del titolo e la sostanza alla quale il sottoscritto dovrebbe arrendersi.
Arrendersi, quindi, rispetto ad un principio che è quello di avere riconosciuta dignità, di aver riconosciuto quell'onore che mi è stato tolto in questi mesi. Perché a voi non sfugge che da qualche tempo, i processi, soprattutto quando riguardano uomini politici, si sono trasferiti in aule improprie, nelle piazze e, in questo caso, anche in Parlamento. Però questa ordinanza ha bisogno di essere raccontata soltanto per fare giustizia di quella disin Pag. 82formazione alla quale, fino ad oggi, fino a stamattina, ho assistito. Io non sono mai stato rinviato a giudizio. Io non ho mai subito un processo né una condanna. Io e i miei familiari, fino alla settima generazione siamo incensurati, verticalmente e orizzontalmente; sono un cittadino che non ha nessun peso e non ce l'ho, non soltanto sulla coscienza, ma anche rispetto al giudizio al quale ogni cittadino deve sottoporsi.
Questa indagine inizia nel 2003 e si conclude nel 2005, dal marzo del 2003 al marzo del 2005, con un'archiviazione richiesta dal pubblico ministero e accolta dal GIP dell'epoca. Il sottoscritto, un mese dopo, diventa sottosegretario al lavoro nel Governo Berlusconi. Sei mesi dopo, grazie alle propalazioni di Campanella, viene reinscritto nel registro degli indagati e questa indagine dal 2005 spira, perché tecnicamente il termine massimo utilizzabile per un reato così grave è di due anni, nel novembre 2007. Dal novembre 2007, al novembre 2010 nessuna attività, nessuna notizia. Poiché non mi è mai stato notificato alcun avviso di garanzia, né dopo il 2003 sono mai stato chiamato per essere sentito, qualche volta mi sono chiesto: perché mai? La risposta è stata data dal pubblico ministero, in sede di richiesta di archiviazione e in sede di udienza camerale nella quale ha reiterato la richiesta di archiviazione: Poiché vi erano dei procedimenti in corso, laddove si discuteva anche della posizione, per certi versi, dell'onorevole Romano, abbiamo aspettato il tempo; però nonostante questi processi, non abbiamo che fare la richiesta di archiviazione perché non possiamo portarlo in giudizio. Si direbbe: va bene anche questo, ma un uomo politico, dopo otto anni, ha il diritto di conoscere, quanto meno di conoscere, cosa realmente è accaduto in quel tempo? Perché se è stato fatto un processo in mia assenza, in altri processi, è cosa ancora più grave, al di là dell'esito che di quel processo stesso se ne è avuto in riferimento alla mia persona. Sapete cosa accade? Questo dimostra comunque la malattia del nostro sistema giudiziario, perché se per otto anni quest'uomo politico, che ha svolto funzioni importanti nella politica del nostro Paese, è stato tenuto libero, la giustizia ha fallito; se invece è stato tenuto sulla graticola e non doveva, per otto anni, a me questo sembra un tempo interminabile che non è consentito si faccia passare sulla graticola a nessuno (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio).
Allora, io contesto questa mozione di sfiducia perché è odiosa, perché riguarda dei fatti cristallizzati all'epoca dell'indagine e descritti al capo dell'ordinanza, che immagino sia stata letta dai proponenti, in tre episodi: uno del 1991, uno del 2000 e un altro episodio del 2001.
Tempus regit actum. Se ci fosse stata un'indagine, come dire?, calda, se ci fosse stata, rispetto a questa indagine un'iniziativa che mi avesse riguardato non ci avrei pensato due volte a inchinarmi rispetto al giudizio. Qui sta accadendo invece che rispetto ad una posizione che va ormai dritta al macero, perché quel fascicolo era diretto a quella destinazione, tutto ad un tratto si riscopre invece, da parte di un singolo magistrato, che c'è la necessità, non già di approfondire le lacune delle indagini svolte in quella procura, ma che quella indagine stessa, attraverso una disquisizione illogico-deduttiva, può essere utilizzata per mandare Romano a processo.
Allora, qui si inserisce il tema che va, a mio avviso, centrato rispetto al ruolo che questo Parlamento ha e deve poter esercitare. Io più che una mozione di sfiducia mi sarei aspettato un atto ispettivo per capire come mai è potuto accadere questo, come mai un uomo che svolge una funzione politica importante e di rilievo possa essere stato tenuto otto anni sulla graticola, con il rischio che in questi otto anni, cari colleghi dell'UdC, abbia potuto offrire se stesso, il suo partito, la sua azione alla collusione mafiosa. Io dico: stiamo molto attenti, cari colleghi, siamo molto attenti perché questo è un principio che una volta disatteso diventa uno sbrego per la nostra democrazia. Non è soltanto il principio della garanzia che è dovuta a ogni cittadino Pag. 83ma è il principio di legalità, cosa diversa dai principi giustizialisti ai quali non mi accomodo. Ciò anche perché in questo nostro Paese una sparuta pattuglia di magistrati, per loro stessa ammissione, non perché lo dico io, insieme ad alcuni movimenti politici, vorrebbero realizzare una democrazia etica al posto della democrazia aritmetica.

TERESA BELLANOVA. Ma cosa dici? Ma che dici?

FRANCESCO SAVERIO ROMANO, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Onorevoli colleghi l'ho appena sentito dire dall'onorevole Borghesi, che ha parlato di etica, ha parlato di codice morale e sto appena ripetendo (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)... sto soltanto ripetendo delle cose che io ho letto già nel 2002, nel gennaio 2002, andate a rileggerlo, in Micromega due autorevoli magistrati del nostro paese hanno scritto trenta pagine che parlano della democrazia etica anteposta a quella aritmetica.
Lo dico perché ritengo che oggi io abbia il dovere di fare questo discorso anche per coloro i quali magari lo pensano, ma per opportunità, per qualche difficoltà ad esprimere compiutamente il loro pensiero non lo dicono. Non possiamo tenere un Parlamento sotto ricatto delle iniziative giudiziarie. Il Parlamento deve svolgere la sua funzione liberamente e deve lasciar svolgere alla magistratura la sua funzione liberamente...

FURIO COLOMBO. Ci indichi un Paese...

PRESIDENTE. Onorevole Colombo! (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Prego, signor Ministro, prosegua.

FRANCESCO SAVERIO ROMANO, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Grazie, signor Presidente. Il trono deve evitare di schiacciare il leone e però è sotto gli occhi di tutti che il leone oggi ha già una zampa sul trono.
La mia vicenda, quale che sia l'esito, è comunque una vicenda circoscritta e personale che lascerà però un segno in questo Parlamento perché ognuno di voi, cari colleghi, è chiamato a votare una mozione di sfiducia che si rifà ad un capo di imputazione.
E quel capo di imputazione, così com'è scritto, rileva una qualità che non è politica, è una qualità personale, che il sottoscritto avrebbe offerto nel tempo, in quel tempo, e non in questi sei mesi in cui ha svolto il ruolo di Ministro, all'associazione Cosa Nostra. Lo dico perché, cari colleghi, in tutti questi anni, al sottoscritto, non è stato mai fatto alcun rilievo, anche quando ha svolto autorevoli e importanti funzioni.
Alla fine, concludo e lo faccio anche perché, cari colleghi, ritengo che sia il momento di sottolineare un aspetto che mi riguarda molto personalmente e che riguarda quell'iniziativa politica che, insieme a me, alcuni altri colleghi sposarono nel momento in cui il Presidente Berlusconi, con i cinque punti programmatici, chiese il sostegno anche alle opposizioni responsabili. Ho fatto una scelta insieme a questi colleghi, in piena coscienza e con senso di responsabilità: se anche queste sono le conseguenze, io sono disposto ad accettarle (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio).

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole Ministro, le leggi della politica politicante suggerirebbero, forse, di fronte all'adozione di una scelta così integrale come quella della sfiducia di un Ministro della Repubblica, Pag. 84un attento soppesamento dei numeri, al fine di evitare che, per quell'ineluttabile eterogenesi dei fini causata dall'istinto di sopravvivenza dei Governi in carica, il voto di sfiducia si tramuti in una sorta di soccorso alla maggioranza che si vorrebbe invece colpire. Ma agire lasciandoci ispirare dalla politica politicante, in questo contesto così drammaticamente fragile in cui si agita la scena pubblica italiana, significa forse accogliere la filosofia corrente di un agire furbo, impastato di tattiche e di calcoli piegati all'autoreferenza del ceto politico. E noi non possiamo più permettercelo.
La casa Italia brucia e abbiamo il dovere di intervenire. Ogni omissione, ogni accettazione di ragioni altre che non quelle della verità e dell'interesse supremo del Paese, diventa un gesto colpevole. Le ragioni della mozione di sfiducia - che è un atto politico, è bene rammentarlo, e non giurisdizionale del Parlamento nei confronti di un membro del Governo - sono esaurientemente indicate nei documenti presentati dalle opposizioni, ma vorrei dire che sono ancor meglio raccontate dal ragionamento lucido, amaro e responsabile svolto non da un esponente della politica, bensì dal capo dell'episcopato italiano, il cardinale Bagnasco. L'Italia ha bisogno di aria pura, e quest'aria che il Governo ci fa respirare non lo è affatto. Il Ministro Romano, che pure dichiara di trarre ispirazione dalla cultura dei cattolici, forse dovrebbe meditare più approfonditamente sul monito del capo dei vescovi italiani, convenendo sulla verità profonda di quelle parole, che comportano l'assunzione di gesti di responsabilità di fronte al Paese, gesti che pure ha saputo compiere, per esempio, in circostanze non troppo diverse da quella che stiamo considerando oggi, l'onorevole Cuffaro. Forse che, allora, l'immagine fiaccata del Paese, che un peso così importante ha avuto nella condanna alla fragilità economica e finanziaria che sta compromettendo la nostra ripresa nonostante i grandissimi sacrifici chiesti ai cittadini, forse che quell'immagine non è il riflesso delle cattive immagini che comportamenti individuali di membri del Governo, a cominciare dal suo Presidente, hanno offerto, minando in radice la credibilità dell'intero Paese?
E non è, si badi, solo da un punto di vista dell'etica pubblica - oggi è stata evocata più volte - pur fortemente umiliata, che svolgiamo le nostre considerazioni, ma è per il danno concreto all'Italia, il furto di futuro alle giovani generazioni, il pesantissimo presente delle famiglie, dei ceti medi, dei disoccupati, dei meridionali diventati più poveri e più fragili, perché questo Governo ha lasciato il Paese fuori controllo e minato la sua credibilità internazionale.
Verrebbe davvero voglia di indire una class action per i danni inferti agli italiani dalla permanenza del Governo Berlusconi che, dopo la larghissima sfiducia raccolta nel Paese, sconta l'isolamento totale con la bocciatura delle parti sociali, dei sindacati, della Confindustria in prima fila e poi della Chiesa.
È probabile, dunque, che il Ministro Romano raccolga la solidarietà della maggioranza. È probabile che la Lega, più volte proclamatasi partito della legalità, continui a garantire i sui voti chiudendosi nel bunker della difesa disperata del piccolo Eldorado di potere che gli elettori del Nord difficilmente vorranno confermarle.
È probabile, dunque, che la mozione di sfiducia venga rigettata da questa maggioranza disperata, che tanto somiglia a quei film crepuscolari di Luchino Visconti, senza averne tuttavia la nobiltà. Ma questa proterva resistenza non cambierà le cose, onorevoli colleghi della maggioranza, perché siete sconfitti nel sentimento popolare e la vostra permanenza in sella non farà altro che apportare ulteriori danni agli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Alleanza per l'Italia e Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, signor Ministro Romano, mi rivolgo proprio a lei. Prima, nel suo discorso, ha Pag. 85proclamato la sua innocenza e ne ha spiegato le ragioni, ma ha sbagliato posto. Non è qui che deve spiegare le ragioni della sua innocenza, lo deve fare davanti all'autorità giudiziaria.
Qui noi dobbiamo decidere se sia opportuno, in uno Stato di diritto e in un Paese democratico, dove ci sono delle regole del gioco da rispettare anche sul piano etico e politico, che al Governo ci sia un Ministro per cui è stato chiesto il rinvio a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa.
È un giudizio politico che dobbiamo dare e non una sentenza giudiziaria.
Ebbene, prendiamo atto che nei suoi confronti la magistratura sta procedendo in due differenti indagini. In entrambi i casi ci sono risvolti di tipo mafioso. Il primo direttamente, perché lei è accusato, con una richiesta di rinvio a giudizio sulla quale il 25 ottobre il giudice dovrà decidere, in quanto avrebbe consapevolmente e fattivamente contribuito al sostegno e al rafforzamento dell'associazione mafiosa intrattenendo, anche al fine dell'acquisizione del sostegno elettorale, rapporti diretti o mediati con numerosi esponenti di spicco dell'organizzazione fra i quali Angelo Siino, Giuseppe Guttadauro, Domenico Miceli, Antonino Mandalà, Francesco Campanella.
Lei è accusato di aver messo a disposizione di Cosa Nostra il proprio ruolo, contribuendo alla realizzazione del programma criminoso dell'organizzazione, tendente all'acquisizione di poteri di influenza negli organismi politici e amministrativi. Lei è accusato di aver voluto candidare, su input del boss Guttadauro, Mimmo Miceli, poi condannato per mafia, alle regionali del 2001.
Lei è accusato in quanto, insieme a Totò Cuffaro (in carcere per fatti mafiosi), avrebbe assecondato le richieste del capo mafia Mandalà, inserendo Giuseppe Acanto nelle liste dei candidati della lista Biancofiore per le regionali del 2001.
Insomma, lei è accusato di fatti gravi di cui dovrà rendere conto alla magistratura.
Quel che noi chiediamo è sapere se in queste condizioni lei può stare al Governo o meno. Lei è anche accusato, in realtà, di corruzione aggravata dall'agevolazione di Cosa Nostra. Il prossimo 3 ottobre il GIP dovrà decidere in merito ad alcune intercettazioni telefoniche che riguardano appunto il suo interessamento per la società Gas del famoso Ciancimino per cui Gianni Lapis la accusa di aver consegnato 50 mila euro in cambio di suoi favoritismi.
Insomma, quel che noi chiediamo è di sapere se, rispetto a indizi di questo genere, o meglio a carte di questo genere, richieste di rinvio a giudizio per fatti di associazione mafiosa, debba valere per lei e per il Governo quello che vale per i consigli comunali e per gli amministratori comunali o provinciali.
La legge impone, e il Ministro Maroni - che non c'è - molte volte lo ha rivendicato come suo merito, che quando all'interno di un consiglio comunale o di un consiglio provinciale ci sono delle persone che, attraverso propri comportamenti, hanno delle contiguità, non fatti penalmente rilevanti, non richieste di rinvio a giudizio, ma semplicemente rapporti personali con esponenti mafiosi tali da non rendere credibile l'azione del consiglio comunale o del consiglio provinciale, si deve procedere allo scioglimento dei consigli comunali, dei consigli provinciali e, per essi, delle giunte, dei sindaci e dei presidenti delle province (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Allora, io mi chiedo, le chiedo e chiedo al Ministro Maroni: perché ciò che è obbligatorio fare per un consiglio comunale non è opportuno fare per un Governo, che pure è un organismo collegiale? Perché ci devono stare due pesi e due misure (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo)?
Quello che chiediamo qui è un gesto di responsabilità: non affermare la sua colpevolezza, ma andare dal suo giudice e far valere le sue ragioni, e non coinvolgere le istituzioni per suoi fatti personali.
Glielo dico io guardandola negli occhi, Ministro: prima di lei, nel novembre del 1996, facevo anch'io il Ministro. Mi trovavo a Istanbul e mi segnalarono, tramite Pag. 86un'agenzia di stampa, che la procura di Brescia aveva iniziato delle indagini nei miei confronti. Dodici minuti dopo mi sono dimesso e non perché mi sentivo colpevole. Sono corso dal mio giudice a farmi giudicare (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del gruppo Partito Democratico). Sapevo che non potevo caricare il Governo di una responsabilità politica del genere e, soprattutto, non potevo mettere le istituzioni alla berlina del Paese.
Non si può, infatti, chiedere ai poveri cristi di rispettare la legge e, soprattutto, non si può chiedere ai consiglieri comunali - che non hanno fatto nulla, semplicemente hanno avuto la ventura di partecipare ad un'assemblea fatta di eletti in cui taluni di loro hanno rapporti di contiguità con esponenti mafiosi - di dimettersi, mentre lei dice di no, che non si deve dimettere.
Le vorrei ricordare un fatto, Ministro, lei che si è vantato molto dicendo che la procura della Repubblica per più volte ha chiesto l'archiviazione. Lei lo ha letto meglio di me e più di me quel provvedimento della procura. La procura della Repubblica dice che richiede l'archiviazione, ma dice anche che sono provati i suoi rapporti di contiguità con quelle persone, cioè vale a dire esattamente come si chiede al Ministro dell'interno di sciogliere i consigli comunali ogni volta che ci sono rapporti di contiguità, a prescindere dalla responsabilità penale.
E si ricordi una cosa, ossia che si chiede lo scioglimento di organismi come i consigli comunali e provinciali senza l'intervento e prima ancora dell'intervento della magistratura, ma con atto amministrativo del prefetto. Qui siamo in presenza di una richiesta di rinvio a giudizio della procura della Repubblica per fatti già strutturati in un capo d'imputazione.
Ecco perché io ritengo che lei debba dimettersi. Ecco perché ritengo che noi dobbiamo chiedere, attraverso un voto di sfiducia, che lei lasci il Governo.
Certo, lei non lo farà, ma questo che cosa vuol dire? Vuol dire che chi in questo Parlamento le dà la fiducia diventa complice politico e morale dei suoi comportamenti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del gruppo Partito Democratico), e lo diventa perché, innanzitutto, adotta appunto due pesi e due misure a seconda se una persona serve o non serve a stare nella maggioranza e a stare al Governo.
Diciamo la verità, lei ha reclamato la sua innocenza, ma lei, ancora oggi, anzi oggi, è venuto a reclamare una cosa che nessuno mette in discussione. Quel che noi vogliamo mettere in discussione è che lei in questo momento sta ricevendo il corrispettivo di un voto di scambio, tipico di un atteggiamento mafioso, che è avvenuto il 14 dicembre, perché questo va affermato in modo politico. Il 14 dicembre il Governo era sotto perché non aveva la maggioranza ed è andato in giro a cercare, attraverso un voto comprato, venduto, ricattato, un voto di scambio, la sua maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). È andato a cercarla in tutta le file di quelli che erano all'opposizione.
E nelle file dell'opposizione ha trovato persone («quaquaraquà», come direbbe qualcuno del suo paese), che si sono vendute per 30 denari anche all'interno di questa opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del gruppo Partito Democratico)!
Ed è andato a cercare chi come lei, che quaquaraquà non è (perché piuttosto è un mammasantissima), che ha preteso di diventare Ministro, che ha preteso di diventarlo attraverso la sua maggioranza e di avere un corrispettivo che ottiene oggi. Lo ha ottenuto facendo il Ministro, lo ottiene oggi violentando il Parlamento per darle una maggioranza e un voto di fiducia pur se ciò non dovrebbe essere possibile.
Ecco perché resto amareggiato nel vedere un Ministro dell'interno, che tutti i giorni si vanta di combattere la criminalità mafiosa, codardo che fugge e neanche si presenta proprio nel momento in cui si deve chiedere la massima trasparenza nel Parlamento (Applausi dei deputati del Pag. 87gruppo Italia dei Valori e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Futuro e Libertà per il Terzo Polo)!
Ecco perché denuncio pubblicamente questo dato di fatto. Infatti, al Ministro dell'interno vorrei ricordare che quelle vittorie che la magistratura, i poliziotti e i carabinieri stanno ottenendo nei confronti della mafia e della criminalità organizzata non sono merito suo, né di questo Governo, ma sono state ottenute nonostante questo Governo e nonostante che ella sia presente in Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
Non glielo dico io. Provi a rivedere un po' di agenzie: «La Polizia lotta contro la mafia e il Governo taglia i fondi», «La Polizia è al collasso: a rischio la sicurezza dei cittadini», «Lotta alla criminalità, la Polizia non ha i soldi per la benzina». Questo è il Governo di oggi, dell'impunità, della convivenza. Un altro Ministro prima di lei ha detto che bisogna convivere con la mafia.

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, la prego di concludere.

ANTONIO DI PIETRO. Mi avvio alla conclusione, per niente caro signor Ministro.
Lei in questo momento chiede a questo Parlamento un voto per la sua fiducia. Lei in questo momento chiede a questo Parlamento di ottemperare ad un voto di scambio. In questo Parlamento in questo momento ci si sta comportando come in qualsiasi associazione criminale: con un voto di scambio (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Granata. Ne ha facoltà.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Futuro e Libertà voterà favorevolmente alla mozione di sfiducia nei confronti del Ministro Francesco Saverio Romano, poiché, al di là delle responsabilità giudiziarie che saranno accertate dalla magistratura, ritiene che spetti al Parlamento e, quindi, alla politica fare un passo avanti e lanciare un chiaro segnale alla Nazione.
Oggi non è in discussione nessun principio garantista. Noi non siamo e non saremo mai un tribunale penale. Noi siamo chiamati a giudicare sulla politica e sul buon funzionamento delle istituzioni. Riteniamo un grave danno per l'immagine dell'Italia e per la credibilità delle istituzioni che il Ministro continui a ricoprire la carica e a rappresentare il Governo come se nulla fosse.
Tra le tante personalità che aspiravano a quel ruolo, il Presidente del Consiglio decise, contro tutto e tutti, di nominare Saverio Romano, nonostante i gravi procedimenti giudiziari nei suoi confronti e nonostante che in campagna elettorale avesse chiesto voti contro Berlusconi.
C'era una cambiale da onorare: il suo cambio di schieramento a dicembre contribuì a salvare il Governo.
Abbiamo atteso, in queste settimane che hanno preceduto la mozione di sfiducia che oggi discutiamo, un atto di dignità politica. Abbiamo soprattutto atteso invano che la richiesta di tale atto di dignità politica provenisse anche da alcuni settori della stessa maggioranza che riteniamo sensibili e coerenti alle politiche di contrasto alle mafie. Ministro Maroni, il suo silenzio è stato sorprendente per noi.
Anzi, la sua dichiarazione di sostegno a Romano di qualche giorno fa ci ha lasciato perplessi e - lo confessiamo - ci ha lasciato anche molto delusi nei suoi confronti. Lei ha ben operato come Ministro dell'interno nelle politiche di contrasto alle mafie. Ha sempre sostenuto, con ben altro stile rispetto a importanti settori del Governo, l'azione della magistratura e delle forze dell'ordine impegnate nella repressione militare delle organizzazioni criminali attraverso indagini sofisticate, arresti, sequestri e confische di ingenti patrimoni, che per certi versi hanno certificato la straordinaria forza delle mafie sull'intero territorio nazionale, ma anche la volontà dello Stato di reagire. Pag. 88
Ministro Maroni, oggi le diciamo, ma lei lo sa bene, che gli arresti, le retate, i sequestri e le confische dei patrimoni sono importanti, ma altrettanto importante è l'esempio che la politica deve dare all'opinione pubblica e i segnali che si devono lanciare alle organizzazioni criminali.
Come fa, quindi, a sostenere la permanenza all'interno dell'Esecutivo di un Ministro la cui nomina aveva già sollevato serie perplessità da parte del Presidente della Repubblica e che risulta comunque in contatto con numerosi soggetti condannati o indagati per mafia di Palermo, di Villabate, di Belmonte Mezzagno?
È proprio su Belmonte Mezzagno, Ministro Maroni, che lei ci sorprende e ci delude maggiormente, lei che insieme al prefetto di Palermo Caruso, ex prefetto di Palermo, funzionario di grande livello e di sua assoluta sfiducia, da lei infatti opportunamente nominato direttore dell'Agenzia nazionale per i beni confiscati, ha raccolto un rapporto circostanziato sulle incontestabili infiltrazioni mafiose dell'amministrazione guidata da Saverio Barrale, zio del Ministro Romano, sindaco di un paese che costituisce contemporaneamente il feudo elettorale di Romano, la città di origine della sua famiglia, ma anche l'avamposto più avanzato di quella rete di protezione che ha garantito la latitanza di Bernardo Provenzano, capo indiscusso di Cosa Nostra, in tasca al cui autista e strettissimo collaboratore è stato trovato un pizzino con il numero di cellulare di Romano.
Sorvolo sul numero dei pentiti che hanno riferito della vicinanza di Romano a Cosa Nostra, sorvolo su ciò che emerge dalle carte delle indagini che il 24 ottobre porterà il GIP di Palermo a pronunciarsi sulla richiesta di rinvio a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa, che è comunque questione e vicenda estranea alla nostra azione politica di oggi in questo Parlamento. In quelle carte risultano i contatti e i recapiti telefonici. Risultano anche parecchie telefonate, sia in entrata che in uscita, tutte riferite alle utenze di Saverio Romano.
Non mi soffermerò sulle dichiarazioni rese alla magistratura dal tributarista dei Ciancimino, Gianni Lapis, relative a dazioni di denaro nei confronti di Romano in riferimento agli appalti della società Gas, gioiello di famiglia della famiglia Ciancimino.
Non mi soffermerò neanche sul fatto che l'onorevole Romano sia stato uno dei pochi parlamentari ad opporsi e ad aver votato contro il regime del 41-bis (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
In un Paese normale sarebbero il Presidente del Consiglio, il Ministro dell'interno, il Ministro della giustizia a chiedere ad un Ministro implicato in un'inchiesta di mafia di farsi da parte. Non significherebbe certamente dare per buone accuse che devono tutte essere provate e che noi ci auguriamo non siano provate né anticipare la pronuncia dei tribunali, ma proteggere le istituzioni dal discredito che il semplice sospetto della contiguità con la criminalità mafiosa di un Ministro irreparabilmente comporta.
Le questioni che emergono su Romano devono infatti essere considerate dal Parlamento, dalla politica e dalle istituzioni con occhi diversi e per certi versi più severi di quelli degli inquirenti.
Il nostro giudizio sul contesto nel quale il Ministro opera e sul complesso delle sue relazioni prescinde anche dalla decisione di rinvio a giudizio che spetta esclusivamente alla magistratura. Le nostre sono solo valutazioni di tipo politico.
Per questo riteniamo che il primo pensiero che un politico sottoposto a un procedimento penale per reati così gravi, che si trova a svolgere un ruolo importante di rappresentanza della nostra nazione, dovrebbe avere a cuore sia salvaguardare il prestigio dell'istituzione nella quale esercita una pubblica funzione. Dovrebbe esprimere fiducia verso l'operato della magistratura, dovrebbe fugare ogni ombra e sospetto da parte dei cittadini, facendo un passo indietro.
Contemporaneamente, la politica non dovrebbe chiudere gli occhi su comportamenti, frequentazioni, rapporti non solo Pag. 89oggettivamente provati, ma in molti casi ricercati e rivendicati dallo stesso Romano.
Dovunque in Europa il Ministro avrebbe dovuto dimettersi spontaneamente, pretendere l'accertamento della responsabilità e dimostrare con l'esempio che la legge è uguale per tutti. Questo dovrebbe essere ancora più forte in una fase nella quale rischiamo di essere travolti dai sentimenti dell'antipolitica.
Mi chiedo: se la politica rinuncia a darsi un severo codice etico, se anche da parte di settori istituzionalmente e politicamente legati alle battaglie di legalità, quali quelli della Lega Nord, quali quelli dell'ex destra, prima missina, poi di Alleanza Nazionale, con le quali abbiamo condiviso battaglie, si chiudono oggi gli occhi e si finge di non vedere, parlando di congiunture e di toghe rosse, di congiure giudiziarie, perché poi sorprenderci se la magistratura opera un'azione di supplenza alla politica?
Ad alcuni colleghi parlamentari e di Governo che si accingono a votare contro la mozione di sfiducia per valutazione di fedeltà, antica o acquisita recentemente, al Governo e alla maggioranza chiedo come faranno a continuare ad onorare la memoria di Paolo Borsellino, giudice esemplare (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Partito Democratico), uomo di destra, che in uno dei suoi interventi più significativi, dopo la morte di Falcone, lanciò un anatema a quei politici che avevano tradito per viltà, calcolo, complicità, che avevano perduto per sempre il diritto alla parola.
Profetico nel dire che un politico non deve essere solo onesto e leale nei confronti dello Stato, ma deve anche sembrarlo non chiedendo consensi, non avendo relazioni, non coltivando rapporti con i pezzi dell'antistato mafioso.
Infine mi rivolgo a lei, Ministro Romano. L'abbiamo vista, in questi giorni, lanciare quella che è stata definita una controffensiva mediatica con la quale ha sostanzialmente minacciato il Governo che la sfiducia nei suoi confronti farebbe venire meno la maggioranza. Sappiamo anche da alcuni suoi atti che, nella gestione del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, lei spesso si muove sprezzante di quelle regole sulle quali ha giurato nelle mani di un perplesso Capo dello Stato. Mi riferisco a nomine effettuate in enti di controllo e nella struttura dirigenziale del Ministero per cui abbiamo già pronte apposite interpellanze, ma parlo anche, colleghi della Lega, di qualche nomina effettuata in società legate alla distribuzione di fondi per l'agricoltura e a qualche copertura di imprenditori padani su procedure poco trasparenti sulle quote latte (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Ho voluto citare questi episodi legati alle sue interviste, ai suoi avvertimenti e alla presentazione di un suo libro, Ministro Romano, dal titolo La mafia addosso che ci ha fatto pervenire con un biglietto molto affettuoso. Non so se questo libro è di taglio autobiografico, ma me ne voglio servire per parlare direttamente a lei e alla sua dignità. Sì, alla dignità, una parola ricamata sull'abito d'onore di ogni servitore dello Stato, quei servitori dello Stato - lo dico al Ministro Maroni che speravo fosse presente in Aula - che in situazioni analoghe a quelle in cui si trova il Ministro Romano, verrebbero immediatamente sospesi dal servizio e dallo stipendio (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo e di deputati del gruppo Partito Democratico)!
Chi ha giurato sulla Costituzione e sulla Repubblica dovrebbe essere disposto a dare la propria vita per difenderla da ogni macchia e da ogni mano o sfiducia che la vorrebbero infangare, quelle mani che hanno strappato la vita a tanti. Vi sono parole che nascono, invece, per essere marce e hanno il potere di fare marcire ciò che vi è intorno. Una di queste è la parola «mafia». Quando qualcuno accosta la parola «Ministro» alla parola «mafia» bisogna pronunciare due volte la parola «dignità». Lasci cadere dentro sé queste due parole, ascolti il suono che proviene dalla campana della sua coscienza, salvi il Pag. 90suo ed il nostro nome e salvi anche l'onore degli italiani che ancora credono nel Parlamento e nelle istituzioni.
Ministro, si affidi alla legge, difenda le sue ragioni, ma allontani la macchia dal Parlamento e dal Governo, lo faccia per lei, ma, soprattutto, per tutti noi. Se non lo farà lei, chiederemo di farlo al Parlamento votando «sì» alla sfiducia nei suoi confronti (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, diceva Leonardo Sciascia che bisognava stare molto attenti e guardarsi dai professionisti dell'antimafia. Io ho l'impressione che, a distanza di tempo, in qualche misura, si stia ricostruendo questo sistema dei professionisti dell'antimafia che hanno fatto molto danno al nostro Paese e che forse, con i loro comportamenti, onorevole Di Pietro, hanno impedito ai Governi precedenti di fare quello che ha fatto il Governo attuale facendo arrestare tanti mafiosi.
Voglio dire questo perché la situazione degli inquirenti e della polizia non era molto diversa da quella di oggi e, se vi è stata, da parte di questo Governo, un'accelerazione nel colpire i santuari mafiosi, evidentemente vi è anche una grande responsabilità positiva di questo Esecutivo e di questa maggioranza.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 17,34)

SILVANO MOFFA. Per arrivare alla questione che ci riguarda da vicino, lo dico perché stamattina un giornale ha ricostruito nel dettaglio la suddetta questione e lo ha fatto partendo da una considerazione.
Vorrei leggere solo la premessa, per poi fare alcune considerazioni. Il titolo è: «Romano e l'antimafia delle patacche». «Per quasi sette anni» - scrive questo giornalista - "la mafiosità di Saverio Romano è rimasta a galleggiare nei sotterranei del palazzo di giustizia di Palermo senza che i pubblici ministeri, nemmeno quelli più arcigni e tenaci, trovassero un appiglio valido per tirare fuori da quella brodaglia giudiziaria un preciso capo d'accusa".
Ma dopo il 23 marzo di quest'anno, giorno in cui Romano diventa Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, quella stessa mafiosità diventa sempre meno volatile. Le danze le riapre il giudice per le indagini preliminari, Giuliano Castiglia, il quale non solo respinge la richiesta di archiviazione formulata dalla procura per sbarazzarsi di quelle carte, ma dispone anche un'imputazione coatta per concorso esterno in associazione mafiosa.
Per il Ministro, su cui in passato si poteva cogliere soltanto qualche chiazza d'unto, si apre la stagione più nera, quella degli amici che lo difendono e degli ex amici che lo massacrano, quella dei veleni e degli indignati articoli dei giornali, fino alle riserve sollevate dal Quirinale, al momento della nomina, e alla mozione di sfiducia sottoscritta da Di Pietro e Bersani sulla quale la Camera è chiamata oggi ad esprimersi.
Ma quali sono - si chiede questo giornale - gli elementi nuovi rispetto a quelli che per sette anni erano rimasti a bagnomaria sotto gli occhi un po' sonnacchiosi e un po' compiaciuti dei sostituti procuratori, che con quell'inchiesta mai chiusa tenevano comunque un deputato appeso al palo?»
Di questo dobbiamo interrogarci! E io mi domando e vi domando, onorevoli colleghi, può il Governo, può il Parlamento, può la politica essere sempre e comunque condizionata - stiamo parlando delle istituzioni - da indagini giudiziarie così ondivaghe, da procure e giudici, che come un fiume carsico qualche volta emergono al momento giusto? E il risultato di quest'emersione è soltanto la condizione di nuovi veleni che vengono irrogati, che vengono inoculati, di sospetti, Pag. 91di ombre, di una caligine, che scende su tutto e su tutti, che umilia il Parlamento, che fa perdere l'onorabilità e la dignità delle persone, annichilisce persino la capacità e l'operatività di chi è chiamato a svolgere un ruolo istituzionale a livello di Governo!
Su questi argomenti nessuno si interroga, nessuno interviene. Ma, insomma, dopo sette anni in una procura, se la mafiosità di Saverio Romano rimane a galleggiare, il CSM non ha nulla da dire in questo Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo e Territorio, Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)? Dov'è il Consiglio superiore della magistratura? Perché ha atteso? Perché non si muove per capire chi tra il pubblico ministero e il GIP ha ragione? È questo un modo limpido, chiaro, un modo giusto di affrontare il tema e di combattere la mafia nel nostro Paese?
Per non parlare poi del veleno, che è stato dissipato nei giorni e nelle settimane scorse, attraverso alcuni articoli di giornale, attraverso questo stillicidio massmediale, che ormai è diventata l'arma attraverso la quale anche l'antipolitica si insinua all'interno del Parlamento, cercando di disgregare il ruolo e la funzione cardine del Parlamento, abbattendo un'istituzione e mettendo sotto i piedi la democrazia nel nostro Paese (Commenti del deputato Barbato).
E allora, allora - mi rivolgo proprio a quei settori, a cominciare dalla sinistra - io ringrazio Giancarlo Lehner, che oggi ha indicato anche alcuni cultori e filosofi del diritto, che vengono dalla cultura della sinistra, che era una cultura garantista, dove venivano innanzitutto la difesa di alcuni elementi cardine della giustizia (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo e Territorio, Popolo della Libertà e Lega Nord Padania), dove la presunzione di innocenza non era il luogo o il modo per difendere la persona in quanto tale e in quanto evidentemente sottoposta ad un'accusa, ma era un principio cardine sul quale le regole del diritto si reggevano.
Oggi, il garantismo viene seppellito nel nome di una lotta politica che ha ormai assunto dei connotati di assoluta indecenza e sta diventando un'autentica barbarie nel nostro Paese. Su questo il Parlamento dovrebbe interrogarsi! Su queste questioni dovrebbe interrogarsi, non ergersi - come è stato fatto anche da ultimo nel corso di alcuni interventi che ho ascoltato - a giudice in un processo che il Parlamento non potrà mai celebrare.
E di processo si tratta, cari colleghi, perché per voi il processo nelle sedi deputate è soltanto un elemento secondario, un corollario. A voi interessa altro. A voi interessa colpire il Governo, a voi interessa colpire attraverso Romano quest'Esecutivo, a voi interessa in qualche modo procurare le condizioni per vendicarvi di quel 14 dicembre, che è stato invece il momento in cui è stata affossato quello che era il tentativo di ribaltare questa maggioranza e questo Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo e Territorio, Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Futuro e Libertà per il Terzo Polo) e di mettere in crisi l'Esecutivo.
Questa è la verità! Questa è la verità. Altro che parlare di scambio di voti. Cosa era il tentativo di aggrapparsi a qualche deputato della maggioranza per cambiare l'Esecutivo, per mandare avanti il Governo Berlusconi? E lo voglio dire, i veri venduti siete voi, cari amici di Futuro e Libertà per il Terzo Polo. E lo voglio dire anche in riferimento alle frasi che sono state pronunciate ieri - lo voglio dire con pacatezza - dall'onorevole Cesa, perché in quelle frasi vi è anche la dimostrazione, palpabile e visibile, di quello che avete intenzione di fare attraverso quella mozione. Cesa ha detto che Romano deve essere dimissionato e sfiduciato, perché è stato un «ribaltonista» e perché ha difeso le quote latte per interessi di bottega della Lega. Mi domando e le domando, onorevole Cesa: cosa c'entra tutto questo con l'accusa di mafia (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo e Territorio, Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)? Cosa c'entra tutto questo con una mozione che evidentemente ha altri scopi e altri obiettivi? Pag. 92
Non fateci lezioni di moralismo, perché siamo ormai stanchi di sentire da quei banchi lezioni di moralismo. Ci si erge a moralisti e si confonde la moralità con il moralismo. Forse il Partito Democratico ritiene che sia meno suscettibile di analisi di mafiosità quello che è accaduto nell'eremo di Sesto San Giovanni, quello che riguarda alcuni personaggi che si chiamano Penati, che si chiamano costruzione di un sistema che, dal livello locale, è arrivato a livello nazionale (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)?
Allora, basta con il moralismo gretto. Abbiate il coraggio di tornare a fare un confronto politico vero, affrontando i temi della giustizia che sono anche all'interno di questo percorso che oggi riguarda il Ministro Romano e che può riguardare chiunque. Abbiamo il dovere di difendere il Parlamento nella sua integralità, nella sua capacità di essere luogo di rappresentanza degli interessi veri degli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo e Territorio, Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori e del deputato D'Anna).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Adornato. Ne ha facoltà.

FERDINANDO ADORNATO. Signor Presidente, signor Ministro, il Presidente Berlusconi non sa ...

PRESIDENTE. Onorevole D'Anna, per cortesia. Onorevole D'Anna (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). Onorevole D'Anna, onorevole D'Anna!
Prego, onorevole Adornato.

FERDINANDO ADORNATO. Signor Presidente, inizio di nuovo la mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Sta bene. Calcoliamo il tempo a sua disposizione a partire da questo momento.

FERDINANDO ADORNATO. Signor Presidente, signor Ministro, il Presidente Berlusconi - non so se è con lui al telefono - non sa o gli conviene far finta di non sapere cosa vuol dire essere un uomo di Stato e resiste, chiuso nel suo bunker, contro ogni ragionevolezza. Ma si sa, a Berlusconi non interessa tanto la politica e ormai interessa poco anche l'Italia.
Ma lei, onorevole Romano, lei che ha vissuto di pane e politica, lei che si è formato a una grande scuola, dovrebbe sapere cosa significa servire lo Stato. Dovrebbe sapere che ogni ragione personale - perché lei non è più parlamentare ma è Ministro - persino la più fondata - questo non lo voglio negare - deve saper farsi da parte di fronte all'interesse superiore della comunità. Lei dovrebbe conoscere a memoria queste pagine di Don Sturzo, cariche di grande attualità. Gliele cito: «C'è tanta corruzione in giro. Se non si mette una barriera in nome di principi saldi sarà impossibile farvi argine. E bisogna che la prima ad essere corretta sia la vita pubblica. Ministri, deputati, sindaci, consiglieri siano esempio di osservanza fedele ai principi della moralità». Il fondatore dei popolari, quelli veri, concludeva: «Non ci sono due moralità, una privata e una pubblica. La moralità è una e una sola». Se le capita, lo ricordi a Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
Ma, evidentemente, lei queste cose le ha dimenticate. Ma può succedere. Può succedere, perché siamo uomini e imperfetti e, per di più, quando si viene folgorati sulla via di Arcore, in un solo pomeriggio, ci si inebria e allora sì può finire per barattare un Don Sturzo con un Dom Pérignon (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Ma sgombriamo subito il campo da un possibile equivoco: noi oggi non voteremo - caro Ministro, come lei ha detto e lo condivido, ma anche caro Moffa - per autorizzare o meno il suo arresto, ma per sfiduciarla come Ministro. Non è dunque un voto giudiziario ma politico, lei lo ha fatto notare. Certo che è un voto politico, Pag. 93non ci risulta che lei sia un agronomo! Dunque, non ci interessano in questa sede le opinioni della magistratura sulle quali ci auguriamo che lei abbia totalmente ragione. Noi siamo e saremo sempre garantisti, non pensiamo che la magistratura debba dettare l'agenda della politica. Del resto siamo il partito che ha candidato Calogero Mannino credendo nella sua innocenza e lui e noi abbiamo avuto ragione.
Nello stesso tempo, però, ci opponiamo a qualsiasi campagna tesa a delegittimare la magistratura che lavora per difendere la nostra convivenza e che specie nella sua Sicilia ha pagato un enorme tributo di vite umane (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
Ragioniamo allora: da una parte c'è il giustizialismo, lei ha ragione, che corrode la certezza del diritto imparziale; dall'altra, però, c'è l'impunità del potere, che oltraggia l'eguaglianza dei cittadini davanti alla legge. Si tratta di due facce della stessa medaglia e noi lavoriamo a spezzare questa sorta di guerra civile che in questi anni, da destra come da sinistra, ha tentato di schiacciare lo Stato di diritto. È una lotta difficile la nostra ma va intesa. Lo ripeto, le cose della magistratura non c'entrano, le critiche che ci portano a votarle contro sono tutte e soltanto istituzionali e politiche.
Le elenco: il singolo ha i suoi diritti ma lo Stato non può coprirli. Neanche alla più innocente delle innocenze si può consentire di fare invadere le istituzioni dal sospetto di inquinare l'immagine dell'Italia nel mondo. Sono cose che Claudio Scajola ha capito dimettendosi, perché coinvolgere lo Stato nella propria difesa personale - lei potrà difendersi e recuperare, lo spero, il suo onore - non si può fare, è irresponsabile. Perché allora, onorevole Romano, non segue l'esempio di Scajola? Mi scusi, domanda inutile. Nella vostra maggioranza, infatti, non si osservano principi, si recita a soggetto: Papa agli arresti, Milanese salvo, Scajola dimesso, Romano ammesso. Questa non è arte di Governo, è solo arte di arrangiarsi. Arrancare ogni mattina per sbarcare il lunario alla sera, senza bandiera, senza valori.
Ci sono milioni di italiani che ogni giorno fanno il loro dovere, a cominciare da quei veri servitori dello Stato che sono i soldati e le forze dell'ordine. Ebbene, questi italiani vorrebbero avere, in una situazione di «smarrimento nazionale» come questa, un Governo di cui andare fieri, un Governo che dia l'esempio della virtù, ad esempio un Governo che non a tenti di lottizzare anche Bankitalia, come in queste ore stiamo vedendo. Ma si ritrovano invece davanti una compagine sgangherata, che il dovere non sa neanche dove sta di casa.
Se Berlusconi e lei, signor Ministro, aveste dato retta a Giorgio Napolitano, che salutiamo come unica e certa bussola istituzionale di un Paese sbandato, oggi l'Italia si sarebbe risparmiata questa ennesima triste pagina della storia. Il Capo dello Stato vi aveva avvisato ma si sa, Dio toglie il senno a coloro che vuol perdere.
Una seconda osservazione tutta politica, come vedrà, signor Ministro, riguarda lei come membro di questo Governo, quindi può essere estesa ai suoi colleghi del Popolo della Libertà e della Lega Nord Padania. Resistete, resistete, ma per che cosa? Per quale progetto? Noi non abbiamo frequentato il servo encomio quando eravamo nella Casa delle libertà, non abbiamo dunque bisogno, oggi, di praticare il codardo oltraggio. Noi non siamo ossessionati da Berlusconi, lo consideriamo semplicemente un leader al tramonto, come è capitato a tanti. Solo che l'Italia è in pericolo e lui non ne vuole prendere atto. E voi? Non vi accorgerete che resistere senza progetto in questo tornante decisivo della storia è letteralmente suicida? Sì, sì che ve ne accorgerete, lo gridate in privato. E poi? Il tempo passa, Roma scivola verso Atene, assediata da fantasmi di riforme mai fatte.
Su questo, vedete, ha ragione Berlusconi, che sorride delle vostre proteste private. In Parlamento, cari colleghi della maggioranza, dovete togliergli la fiducia, alla luce del sole, non per disamore di Berlusconi ma per amore dell'Italia. Cosa altro deve succedere perché qualcuno di voi (Applausi dei deputati del gruppo Pag. 94Unione di Centro per il Terzo Polo, Partito Democratico, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Italia dei Valori) scelga di essere protagonista della svolta politica che ormai tutti chiedono? I leader di domani nasceranno dal coraggio dimostrato in questi giorni. Se invece tacete ancora oggi, difficilmente potrete essere credibili domani. Era possibile prendere atto del tramonto del berlusconismo quattro anni o tre anni fa, come abbiamo fatto noi o anche un anno fa, ma oggi non solo è possibile, oggi è urgente e necessario per salvare l'Italia.
Una classe dirigente degna di tal nome non avrebbe bisogno delle parole del cardinal Bagnasco per accorgersi che l'aria è inquinata, che la collettività guarda sgomenta agli attori della scena pubblica, che l'Italia è disastrata.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 17,50)

FERDINANDO ADORNATO. Coraggio allora, perché a furia di guardare inerti il tramonto arriva il buio, ed è il buio che rischia di incombere sull'Italia. Anche voi, amici della Lega (che rumoreggiate), avete salvato ieri un Milanese, oggi salvate un Romano. Potenza dei cognomi: forse è il vostro singolare modo di celebrare l'unità nazionale (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Partito Democratico, Italia dei Valori e Futuro e Libertà per il Terzo Polo). Ma questa, guardate è solo l'unità delle nomenclature, delle nomenclature che si autoassolvono, esattamente tutto ciò che il vostro popolo disprezza. Oppure non sarà, oppure non sarà che voi con Romano avete siglato un patto indecente: noi ti salviamo se tu mandi via il dottor Fruscio dall'Agea, così i furbetti delle quotine latte dormiranno sonni tranquilli. Uno scambio di prigionieri, il signor Ministro Saverio Romano in cambio dei signori evasori fiscali: che bella pax siculo-padana. Ma, vede, ci sono le Ministre in quota rosa? Vorrà dire che lei sarà Ministro in «quota latte» (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Partito Democratico, Italia dei Valori e Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
Ma pensando al suo Mezzogiorno non mi va più di scherzare, e le dico che lei dovrebbe dimettersi non una ma due volte, perché lei sorregge il Governo più antimeridionalista della storia di questo Paese, e perciò si dimetta ancora una seconda volta se la mozione passerà. Lei infine - tocco un tema evocato dall'onorevole Moffa in polemica con Lorenzo Cesa -, signor Ministro, insieme a Scilipoti è l'esponente più in vista di quella pattuglia di parlamentari che accorrendo in soccorso della maggioranza ha prolungato l'agonia del Governo Berlusconi e dunque l'agonia per l'Italia. Eppure il Premier, con il senso dell'umorismo che gli è il proprio ha continuato in questi mesi a tuonare contro i ribaltoni. È sicuro che non ce l'avesse con lei, onorevole Romano?
Ma vede io non so se la società di oggi sia - come si sostiene - una «società liquida». Quello che so è che certamente la politica italiana è diventata una «politica liquida». Progetti, valori, idealità sono stati sostituiti da una sorta di qualunquismo del potere che tutto omologa, la consistenza delle persone e delle comunità nascosta da una nuvola mediatica che abolisce ogni scala di valori, una sorta di dittatura del presente che annulla la storia, il passato, la verifica delle idee.

PRESIDENTE. Deve concludere.

FERDINANDO ADORNATO. L'unico metro - concludo - di misura è il potere o l'affermazione individuale per i quali si è disposti a sacrificare e a vendere tutto, corpi e anime. Lo scatto di un giorno, come quello che l'ha portata al Governo brucia una vita. L'utilitarismo si insinua nelle nostre coscienze schiantando ogni pudore. In questa notte dei valori non è saltata solo l'etica, è sparita anche l'etichetta. Allora vede - ho proprio concluso - l'Unione di centro non vota tanto contro di lei. In fondo il suo destino, quale che esso sia, non cambierà le sorti dell'Italia. Noi votiamo essenzialmente - ecco la Pag. 95ragione del nostro voto - contro questa «politica liquida» che lei rappresenta, che non è certo l'ideale per il quale molti di noi hanno scelto la vita pubblica. E - ne sia certo - non sarà questa la politica che lasceremo ai nostri figli perché già bussa alle porte dell'Italia una nuova era. Più resistete, più perderete (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Partito Democratico, Italia dei Valori, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Misto-Alleanza per l'Italia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fogliato. Ne ha facoltà.

SEBASTIANO FOGLIATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, mentre tutti i nostri concittadini sono in difficoltà e seguono con apprensione l'evolversi della crisi internazionale e del nostro Paese, il Parlamento è ancora una volta bloccato a causa dell'opposizione su una questione che nulla ha a che vedere con le vere necessità e aspettative della gente.
Ormai siamo all'ennesima mozione di sfiducia che le opposizioni presentano nei confronti di singoli membri del Governo, ma non tanto per criticare il loro operato presso i relativi Dicasteri, bensì con l'evidente intenzione di tentare - finora invano - di mettere in crisi il Governo e la sua maggioranza. Sono quindi mozioni di sfiducia che hanno un carattere puramente strumentale, ed è quanto di più anticostituzionale possa esistere. Proprio l'opposizione, che ogni volta che si parla di modifica della Carta costituzionale si scandalizza ponendosi a difesa della sua intangibilità, poi essa stessa è la prima a non tenerne conto quando giova ai suoi interessi. È un classico esempio di doppiopesismo della sinistra che da sempre si erge, pur non avendo alcun titolo, a giudice della legalità, ma solo quando le conviene.
È per questo che non voglio entrare nel merito della mozione di sfiducia individuale perché le questioni ivi rappresentate nulla hanno a che fare con il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e con l'operato del Ministro in tale sede, ma riguardano situazioni giudiziarie che sarà la magistratura, il cui giudizio noi rispetteremo pienamente, e non di certo il Parlamento, a definire o a influenzare. Oggi, in questa sede, avremmo potuto impiegare più costruttivamente il nostro tempo, vista la presenza del Ministro, per occuparci di agricoltura (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). Al Ministro vorremmo chiedere di adoperarsi per condurre, sotto l'egida del Governo, le funzioni di riferimento di particolari interessi del nostro settore primario in ambito europeo in materia di politiche agricole, forestali ed agroalimentari, anche per evitare, in tal senso, i rischi di disimpegno delle nostre risorse comunitarie e del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale. Si dovrebbe impegnare a far elaborare un programma agricolo strategico nazionale con principi da inserire già da subito nelle linee guida del Documento di economia e finanza in via di approvazione volto a coordinare le azioni di sviluppo rurale, agroindustriale e forestale dei programmi di sviluppo rurale delle regioni. Si tratta di armonizzare e far convergere gli obiettivi agricoli territoriali con gli interessi del nostro Paese volti alla competitività del settore agricolo, alla maggiore redditività degli agricoltori ed alla sostenibilità ambientale dell'intero comparto agricolo e forestale.
Noi della Lega Nord Padania sottolineiamo che il comparto agricolo, agroalimentare e forestale è un pilastro fondamentale dell'economia del Paese, seconda voce del PIL nazionale, e, per questo, indispensabile fonte di sviluppo e di occupazione. Riteniamo, pertanto, utile segnalare le priorità che investono il settore agricolo e sulle quali chiediamo uno sforzo congiunto di tutte le parti politiche perché l'agroalimentare è uno dei settori portanti del nostro Paese. L'agricoltura è un comparto essenziale che dimostra di essere vivo e vitale nonostante i numerosi problemi che condizionano la competitività Pag. 96delle aziende, come gli elevati costi produttivi ed i prezzi non remunerativi dovuti agli oligopoli che detengono il mercato a monte e a valle della filiera agricola. L'agricoltura non coniuga solo economia e tutela del territorio, ma rappresenta una delle voci fondanti della stessa società e ben oltre il valore tipico dei singoli prodotti, come il vino o il formaggio. Anche altre questioni ci interessano e, tra queste, una su tutte la PAC. Il prossimo 12 ottobre la Commissione europea presenterà la proposta legislativa relativa alla PAC post 2013 per il periodo 2014-2020, aprendo di fatto il negoziato che porterà, attraverso la procedura di codecisione, all'approvazione definitiva di nuovi regolamenti (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). Ed è questa una fase cruciale in cui si deciderà il futuro dei nostri agricoltori. Chiediamo, quindi, al Ministro di intervenire con decisione su alcuni punti fondamentali quali i parametri di attribuzione dei pagamenti diretti che, se definiti in base alla superficie agricola utilizzata, risulteranno per noi estremamente penalizzanti. Altre anticipazioni che ci preoccupano fortemente riguardano la definizione di «agricoltori attivi», che saranno gli effettivi beneficiari degli aiuti, indubbiamente, dopo le critiche mosse al sistema del disaccoppiamento che ha comportato l'abbandono di tante colture e aperto di fatto ad un'agricoltura non produttiva. Risulta fondamentale concentrare gli aiuti sugli agricoltori che effettivamente producono, ma definire attivi i soggetti in cui il 5 per cento del reddito totale proviene da attività agricola significa considerare attivi praticamente tutti ed eludere, quindi, il problema. Chiediamo, inoltre, che vengano adottate misure di mercato efficaci a governare le produzioni agricole e a garantire la programmazione in caso di volatilità dei prezzi (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori), misure che consentano...

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di consentire all'onorevole Fogliato di svolgere il suo intervento fino al termine dei minuti di cui dispone.

SEBASTIANO FOGLIATO. ... la gestione delle crisi come le assicurazioni sulle nostre produzioni. Il nostro Paese è contribuente netto al bilancio dell'Unione europea; riceve, cioè, il 10 per cento della spesa agricola comune, mentre realizza il 12,6 per cento della PAC e contribuisce con il 14 per cento al bilancio comunitario. Per questo, pretendiamo che la nostra posizione sia rafforzata al fine di orientare il negoziato PAC su decisioni più favorevoli per noi. Sempre legate alla PAC vi sono molte altre questioni, come ripensare alla liberalizzazione dei diritti di reimpianto dei vigneti, che diventerà ufficiale dal 2015. Già alcune multinazionali acquistano terreni, ad esempio nell'area del Chianti. Qui possiamo parlare di fenomeni come il land grabbing.

TERESA BELLANOVA. Stai al tema!

SEBASTIANO FOGLIATO. Lo so che non vi interessa, che sono altre le questioni.
C'è poi il tema della contraffazione. La richiesta di legalità nel settore dell'agroalimentare (Applausi polemici dei deputati del gruppo Partito Democratico e Italia dei Valori) si fa sempre più presente a seguito del consistente numero di frodi nel settore alimentare...

PRESIDENTE. Vi prego il trattenere il vostro entusiasmo per consentire al collega Fogliato di terminare!

SEBASTIANO FOGLIATO. ..., aumentato del 32 per cento rispetto al 2008!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego! Ogni deputato ha il diritto di dire tutto che ciò che ritiene in quest'Aula nei limiti di quello che è il Regolamento.

SEBASTIANO FOGLIATO. Tre prodotti su quattro che sono venduti come made in ItalyPag. 97sono ottenuti da materia prima straniera. L'uso ingannevole di denominazioni, immagini, loghi e marchi ha lo scopo di falsificare l'identità merceologica di un prodotto e il continuo aumento quasi sempre avviene con le modalità dell'imitazione. Il richiamo fa evocare, in chi acquista, gli elementi della tradizione gastronomica del nostro Paese e coinvolge il nome di prodotti tipici. I prodotti di questo tipo, associando il proprio prodotto a luoghi, sede di produzione di qualità, si appropria della notorietà e del successo internazionale di alcune produzioni alimentari italiane come mezzo di affermazione sul mercato. Tra le produzioni più colpite ci sono i prodotti DOP e IGP; il danno complessivo per il sistema alimentare italiano è stimato in 50 miliardi di euro all'anno (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). Lo so che non vi interessa...

PRESIDENTE. Vi avverto che se continua questo brusio l'onorevole Fogliato disporrà di qualche secondo in più per svolgere il suo intervento. Quindi vi prego caldamente di consentirgli di svolgere in modo ordinato il suo intervento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

SEBASTIANO FOGLIATO. Un altro dato: il cibo finto made in Italy prodotto in Cina vale da solo la nostra intera produzione agricola. Queste sono considerazioni che continuano a non interessarvi, però è giusto che se ne parli oggi qui in Parlamento poiché riguardano il Ministero dell'agricoltura. Chiediamo al Ministro l'attuazione immediata della legge sull'etichettatura d'origine dei prodotti agroalimentari, la nostra legge, e inoltre che intervenga nelle sedi comunitarie per il mantenimento dei dazi all'importazione su alcuni prodotti al fine di salvaguardare la competitività delle nostre imprese dalla concorrenza sleale dei Paesi terzi e dalle loro pratiche scorrette, ad esempio, la triangolazione commerciale. C'è poi il sistema dei rifiuti, il Sistri: lamentiamo anche su questo una scarsa concertazione con il Ministero dell'ambiente, del territorio e del mare degli adempimenti in materia di rifiuti del Sistri a carico del settore primario dove occorre semplificare tenendo conto della specificità del settore agricolo.
Altri temi che per motivi di tempo posso soltanto enunciare senza entrare nel merito: incentivare gli accordi di filiera, il contrasto agli OGM, il contrasto alla commercializzazione di cibi derivanti da animali clonati, il consumo di suolo e la diffusione incontrollata di grandi impianti di energia rinnovabile. Onorevoli colleghi, è di questo che si dovrebbe discutere, è di questo che la Lega Nord vorrebbe occuparsi perché il mondo agricolo nell'odierna mozione di sfiducia non interessa nulla (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Noi siamo interessati alle cose serie e concrete che possono avere una ricaduta positiva sulla vita quotidiana dei nostri cittadini e delle nostre imprese. Invece, voi colleghi dell'opposizione, siete ormai diventati sordi e ciechi alle istanze che vengono dalla gente perché troppo impegnati per motivi partitici a cercare di abbattere il Governo - costi quel che costi - per poter andare al potere, e per fare questo non esitate a ricorrere alla più bieca strumentalizzazione e alla menzogna, incuranti se poi queste produrranno ulteriori pene e sacrifici ai nostri cittadini e al nostro Paese. Ma la menzogna - scusi Presidente, ma devo recuperare - ha bisogno di una grande dose di propaganda per essere illusoriamente e momentaneamente creduta. In questo siete maestri. Noi crediamo nella verità che si difende da sola e non ha bisogno di alcuna propaganda. La verità, cari colleghi, è che la Lega Nord ha a cuore la sorte della gente e delle imprese del nostro Paese. Voi soltanto della vostra sopravvivenza politica. Per questo voteremo contro la mozione di sfiducia (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Popolo della Libertà e Popolo e Territorio - Deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo espongono cartelli recanti la scritta: «Alla faccia della LEGAlità...!»)

Pag. 98

PRESIDENTE. Vi prego di togliere immediatamente quei cartelli! Prego i commessi di procedere alla rimozione dei cartelli (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente).
Onorevoli colleghi (Dai banchi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania si scandisce: «Lega, Lega!»)! Onorevoli colleghi, vi prego di non costringermi a sospendere la seduta (Commenti del deputato Laboccetta)! Onorevole Laboccetta, si taccia! (Il deputato Di Pietro espone un foglio sul quale è raffigurata una poltrona di colore verde e recante le scritte: «Slegati!» e «Lega poltrona»).
Onorevole Di Pietro, tolga anche lei immediatamente il cartello! Che cos'è? Onorevole Di Pietro, la richiamo all'ordine (Commenti)!
Avverto che in caso continuasse a registrarsi il clima che si registra in questo momento sarò costretto a sospendere la seduta.
Vediamo se è possibile riprendere i lavori. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Soro. Ne ha facoltà.

ANTONELLO SORO. Signor Presidente, mi sembra assolutamente irreale questo clima...

PRESIDENTE. Attenda onorevole Soro: prego i colleghi della Lega di stare seduti (Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Prego tutti i colleghi di rimanere seduti in silenzio! Onorevole Goisis, dia l'esempio! Prego, onorevole Soro.

ANTONELLO SORO. Signor Presidente, non mi pare questa una circostanza per manifestare ilarità. Noi pensiamo che sia un momento serio. Lo strano intervento dell'onorevole Fogliato poteva farci pensare ad una sua candidatura per la successione al Ministro Romano (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). Ma l'onorevole Romano ci ha confermato stasera - e la cosa non ci fa sorridere - che non intende dimettersi dalla carica di Ministro. La sua argomentazione resa in quest'Aula non ci ha convinto, onorevole Romano. Anzi, io non vorrei apparire irriguardoso e neanche insensibile al naturale, umano e personale travaglio, ma sinceramente penso che il suo discorso...

ROBERTO GIACHETTI. Presidente!

PRESIDENTE. Attenda onorevole Soro: pregherei di nuovo i colleghi di consentire all'onorevole Soro di svolgere il suo intervento!
Onorevole Lo Presti! Prego, onorevole Soro.

ANTONELLO SORO. Signor Presidente, la questione che si discute oggi è una questione molto seria, forse troppo seria per la valutazione che alcuni gruppi ne vogliono dare. Come dicevo, le argomentazioni portate oggi dal Ministro Romano in questa sede non ci hanno convinto ed anzi... (Commenti)
Signor Presidente, se non si può proseguire sospenda la seduta, la prego.

PRESIDENTE. Sto facendo tutto quello che è in mio potere per evitare di sospendere la seduta.
Onorevole Soro, lei ha i dieci minuti di tempo che appartengono al suo gruppo, al di là del fatto che lei sia interrotto o meno. È responsabilità esclusiva della Presidenza presiedere.
Invito per l'ennesima ed ultima volta i colleghi di Futuro e Libertà e della Lega a non mettere in atto comportamenti tali da costringermi a sospendere la seduta.
Onorevole Soro, prego, può continuare.

ANTONELLO SORO. Signor Presidente, vorrei dire al Ministro Romano che non ci ha convinto e suggerire di utilizzare il suo discorso in un'altra assise, quella appropriata, nella quale potrà portare i suoi argomenti, spero persuasivi. Perché, vorrei dirlo subito, signor Presidente, non abbiamo mai pensato di comminare al Ministro Romano una pena anticipata; la questione aperta riguarda la compatibilità della sua carica attuale con la sua condizione di inquisito per reati di mafia e Pag. 99insieme la caduta della sua autorevolezza, alla luce dei fatti emersi. A quanti ricoprono le cariche più rilevanti dello Stato non è richiesto soltanto di rispettare la legge, è richiesto di saper rappresentare nel modo migliore le istituzioni e i valori su cui si fondano. A loro è assegnata la tutela del prestigio dello Stato di fronte ai cittadini. Questo assunto è dentro la nostra Costituzione e, prima ancora, nella coscienza civile degli italiani, esattamente come accade in tutte le democrazie del mondo. Potendo farei anch'io, come hanno fatto altri colleghi, un lungo elenco di personalità politiche e di Governo che, in ogni angolo del mondo, hanno rassegnato le dimissioni per ragioni assai più banali. Ricorderò però, in questa circostanza, che in questa legislatura i Ministri Scajola e Brancher e, con qualche fatica in più, il sottosegretario Cosentino, hanno rassegnato le dimissioni dall'incarico di Governo, sottraendosi allo spettacolo, che non è un bello spettacolo democratico, che questa sera noi viviamo.
Non è nostro compito, né nostro obiettivo emettere sentenze, bensì è nostro dovere difendere, lo hanno detto i miei colleghi, il prestigio delle istituzioni che rappresentiamo. La nostra richiesta di dimissioni del Ministro Romano, non rappresenta un atto di accusa. Noi chiediamo al Governo, al Parlamento, ai colleghi della maggioranza e dell'opposizione di fare una scelta di responsabilità e di autotutela. Chiediamo di fare una scelta che rispetti il prestigio e la dignità delle istituzioni di questo Paese agli occhi degli italiani e della più vasta platea di osservatori che in ogni angolo del pianeta seguono con interesse e crescente preoccupazione il declino del nostro Paese.
Per il cittadino Romano vale quello che vale per chiunque: si è innocenti fino a prova contraria; noi di questo siamo assolutamente convinti. Anche in questo caso, la giustizia farà il suo corso, ma l'onorevole Romano non è un semplice cittadino, è un rappresentante del Governo italiano e in questa posizione ha una responsabilità che gli impone di non far ricadere le gravi accuse nei suoi confronti sull'immagine del Governo italiano e, tantomeno, sull'immagine del Paese.
Chi crede nell'autonomia della politica, chi ritiene che altri poteri non debbano svolgere un ruolo di supplenza, e noi siamo fra questi, ha il dovere di tenere alto e limpido il profilo delle istituzioni. Noi che non abbiamo mai condiviso le distorsioni giustizialiste né fatto concessioni alle pulsioni massimaliste presenti nelle viscere del Paese, coltiviamo un'idea alta della giustizia, nella convinzione che il diritto debba essere permeato da valori. Noi pensiamo che il Ministro faccia bene a difendersi; è un suo diritto e un suo dovere. L'accertamento delle responsabilità penali sarà compito delle magistratura e non del Parlamento, perché noi crediamo - lo crediamo sempre, in tutte le circostanze - nella divisione e nella distinzione dei poteri. La politica però non può attendere l'accertamento delle responsabilità penali; in qualunque Paese normale, un caso come questo avrebbe prodotto le dimissioni di un qualunque uomo politico.
Questo non avviene in Italia perché si è progressivamente smarrito il senso del rigore e il rispetto dell'etica pubblica che una classe dirigente deve avere. Questa sera sono rimasto turbato dalle parole pesanti ed irresponsabili nei confronti della magistratura di Palermo. Sono le istituzioni, ma sono anche le persone che si muovono nella frontiera più difficile, più esigente e più pericolosa della lotta alla mafia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e la disinvoltura con cui l'onorevole Romano e l'onorevole Moffa hanno parlato, stasera, della magistratura di Palermo dà il segno inequivocabile di una deriva inarrestabile di questa maggioranza, di questo Governo e purtroppo di una parte larga di questo Parlamento.
Penso che l'idea della giustizia sia sempre inseparabile dalla fiducia, non la fiducia raccolta in quest'Aula attraverso il voto di uno Scilipoti in più, ma quella più esigente di una comunità di cittadini che devono rispettare le regole che questo Parlamento scrive, di una comunità di Pag. 100italiani che ogni giorno, nella loro vita, incontrano lo Stato con le sue leggi e con le sue imposizioni. Senza fiducia nello Stato e nelle sue istituzioni resta l'anarchia. Questa fiducia però non si acquista per chiamata nominale e neppure si ottiene con le sole dichiarazioni, la fiducia si conquista con la coerenza nei comportamenti in un paragone esigente tra quello che si dice, i modelli che si invocano e le scelte, anche individuali, che noi ogni giorno mettiamo in essere.
Per queste ragioni oggi ci saremmo aspettati un atteggiamento diverso da parte dei gruppi della maggioranza e particolarmente da parte della Lega. Nei primi anni Novanta in quest'Aula esibiva il cappio come simbolo della sua idea di legalità; io appartengo allo schieramento di quelli che non hanno mai apprezzato e condiviso quelle esibizioni e quell'idea della politica, ma è difficile non registrare il cambiamento. Non sappiamo quale sia la natura del legame che rende inossidabile l'alleanza dei rappresentanti romani della Lega con il Presidente del Consiglio, che porta i parlamentari di quel partito a votare in palese contrasto con gli elementari principi della legalità, del comune senso della moralità repubblicana, del comune sentimento degli italiani onesti, quelli che non si turano il naso, ma è certo che in questi mesi la Lega si è progressivamente allontanata dal suo profilo originario e oggi si schiera con un inquisito per mafia, questa è la conclusione cui è arrivata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
In questi giorni alcuni autorevoli osservatori hanno affacciato il sospetto di uno scambio tra il Ministro Romano e la Lega riferito al commissariamento della AGEA, l'agenzia che governa i fondi europei per l'agricoltura, l'ente che dovrebbe far pagare le multe relative alle quote latte. Non sappiamo se questa congettura sia vera, ma riconoscerà, l'onorevole Fogliato, che almeno è verosimile.
Avremmo rivolto oggi, stasera, una domanda al Ministro dell'interno, un Ministro che ha il compito istituzionale di combattere più di ogni altro la mafia e al quale in più di un'occasione abbiamo dato atto di aver fatto il suo dovere. Il Ministro dell'interno in forza della legge può sciogliere un consiglio comunale nella presunzione di inquinamento mafioso. Maroni ha esercitato questo potere in più di un'occasione e in quest'Aula ne ha legittimamente menato vanto. Così è accaduto che diversi consiglieri comunali, in diverse città italiane, non indagati da alcun magistrato siano stati privati del loro mandato perché nel consiglio c'era un collega in odore di mafia. Come può lo stesso Ministro che ha deciso la soppressione, la chiusura, la revoca del mandato popolare a questi consiglieri comunali, come può lo stesso Ministro non cogliere il problema quando in discussione c'è la reputazione, il prestigio, non di un consigliere comunale, ma di un Ministro della Repubblica (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)? Non ci illudiamo che l'onorevole Maroni voglia rispondere a questa domanda, ma avremmo apprezzato se in questa circostanza, in questa brutta storia, avesse evitato di presentarsi alle televisioni come il portavoce del suo partito.
L'onorevole Romano, in questi giorni, ha ripetuto più volte che la sfiducia nei suoi confronti nasconde il tentativo di sfiduciare il Presidente del Consiglio. Noi abbiamo tanti motivi, non è un mistero, per chiedere le dimissioni del Governo.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Soro.

ANTONELLO SORO. Egli è l'uomo che più a lungo di chiunque altro ha guidato l'Italia, che più a lungo di chiunque altro italiano ha avuto il privilegio di misurarsi con la sfida di Governo, che in questi lunghi anni ha preferito coltivare i suoi interessi piuttosto che quelli della comunità nazionale, che ha tradito il suo manifesto liberale, che non ha fatto una sola riforma dello stato dell'economia degna di questo nome, che ha portato l'Italia sempre più indietro nella competizione globale, che ha aumentato le tasse oltre ogni limite precedente, che ha tradito e svuotato Pag. 101la delega per la riforma del federalismo fiscale, che ha dissipato il credito che il nostro Paese aveva guadagnato presso le cancellerie di tutto il mondo. No, davvero, non abbiamo bisogno di pretesti per chiedere le dimissioni...

PRESIDENTE. Onorevole Soro, ha parlato due minuti e mezzo oltre il tempo stabilito, quindi ha ampiamente recuperato.

ANTONELLO SORO. Concludo, signor Presidente. Oggi noi chiediamo un'altra cosa specifica: chiediamo di allontanare l'ombra della mafia dal Governo della nostra Repubblica! Per queste ragioni voteremo la mozione di sfiducia individuale al Ministro dell'agricoltura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la vicenda di cui stiamo trattando oggi ha il sapore amaro, per un uomo come il Ministro Romano, ma anche questa discussione ha un sapore amaro, perché, con la scusa di trasportare questa discussione sul piano politico, si vogliono nascondere certi aspetti che emergono da questa iniziativa nei confronti del diretto interessato.
Dire, come fa il collega Soro, che la giustizia deve fare il suo corso è abbastanza divertente, caro collega, dal momento che lei, come molti altri dell'opposizione, ha dimenticato un passaggio, che pure è stato evocato in quest'Aula, e cioè il fatto che questa indagine è partita nel 2003, è stata archiviata nel 2005, è stata riaperta, è rimasta in un cassetto della procura dal 2007 al 2010 ed è stata ripresa in mano quando il Ministro Romano decide di sostenere il Governo, per evitare che in seguito a quello che è accaduto sul piano politico, anche in quest'Aula, questo Governo, che aveva ricevuto i voti da parte dell'elettorato, potesse essere messo in minoranza, magari da chi oggi, anche in quest'Aula, rivendica ed imputa ad altri il dovere di comportamenti di rispetto (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Ed è questo aspetto che a mio giudizio rende sospetto anche il vostro atteggiamento. Voi avete utilizzato esattamente lo stesso piano - naturalmente politico - del sospetto per adombrare scambi di interessi tra il comportamento di un partito in quest'Aula e il comportamento del Ministro Romano. Ciò è esattamente quello che adombrano i pentiti di mafia tramite il provvedimento che in quest'Aula voi non volete nemmeno lontanamente leggere.
Allora, assistiamo ai richiami fatti, naturalmente, dall'amico Di Pietro, il quale legge il capo di imputazione, ma si dimentica di alcuni aspetti fondamentali, che fanno la differenza su alcune questioni che pur stiamo vivendo, perché è facile rivendicare nei confronti del Ministro Romano la necessità di moralità, ma, guarda caso, a rivendicarla sono gli stessi che chiudono gli occhi sulla vicenda che riguarda un certo presidente Lombardo. Capisco perché, perché mentre il transito, in questo caso, è avvenuto dall'opposizione alle forze di maggioranza, in quel caso è stato il contrario: è andato dalle forze dell'allora maggioranza verso quelle che sono le forze di opposizione.
La cosa divertente, onorevole Di Pietro, è che se vi è uno che ha dichiarato - si legga il testo di la Repubblica - di avere effettivamente incontrato quei mafiosi per motivi politici, è proprio il presidente Lombardo, a cui, guarda caso, il capo di imputazione viene modificato: non è più concorso esterno, ma il reato meno grave di scambio di voto.
Invece, da questa parte, mentre il Ministro Romano nega di aver partecipato a quell'incontro che lei ha evocato in quest'Aula, non si dice, però, che quell'incontro è smentito da uno dei dichiaranti, non si ricorda che un'intercettazione telefonica del 29 aprile del 2003 fissava quel supposto incontro il 3 maggio, alle ore 9 e il 3 maggio, alle ore 9 non c'è uno straccio di prova che quell'incontro sia avvenuto, anzi Pag. 102che ce ne sono esattamente in senso contrario (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

ANTONIO DI PIETRO. È il giudice che lo deve decidere, non il Parlamento!

MANLIO CONTENTO. Ma non è finita qui. Lei, onorevole Di Pietro, ama e ha il sapore della battuta, evocando anche frasi molto forti, come quando ha detto, per fare un esempio, a chi si appresta in termini politici di votare magari contro la sfiducia, di dovere fare attenzione, come se sostanzialmente ci fosse una sorta di complicità, quasi come quella mafiosa. A lei, onorevole Di Pietro, chiedo: ma lei, che è così attento e ha letto il capo di imputazione di quella ordinanza riportata su questo libro a firma di Saverio Romano con la collaborazione della giornalista Barbara Romano, è mai capitato - a lei che è così sagace - di sentire che un capomafia come Guttadauro - che lei ha evocato in quest'Aula - definisca il nostro attuale Ministro dell'agricoltura - non se ne abbia - «questo non è che ci gioca a favore, questo è un cornutazzo»? Io non ho mai visto, onorevole Di Pietro, una persona che in qualche modo vive di collusioni con la mafia essere definita in questi termini. Ecco perché in quest'Aula voi non state affrontando un tema sotto il profilo politico. Voi - e non ve ne rendete conto - state rischiando di utilizzare le dichiarazioni dei pentiti per destabilizzare il Parlamento, cioè l'Aula più importante, che è il cuore della democrazia (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Voi utilizzate quei provvedimenti in forma acritica e non vi sfiora nemmeno il pensiero che la complicità che imputate a noi nei confronti del Ministro Romano forse è quella che in termini politici noi possiamo rivolgere a voi per non avere il coraggio di affrontare il vero problema, che è quello di un uso distorto dei pentiti che oggi colpisce la politica, colpisce il Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) perché è debole e perché quindi si può tranquillamente effettuare un'indagine come questa nei termini che sono sotto gli occhi di tutti.
Ma ci sono altri passaggi, signor Presidente, che vorrei brevemente respingere. Uno di questi riguarda le affermazioni fatte dal collega Adornato allorché, rivolgendosi a noi, dice: «che cosa aspettate a sfiduciare in questa situazione il vostro Presidente del Consiglio?». Onorevole Adornato, non prendiamo lezioni da lei, perché ne abbiamo già prese. Abbiamo visto che lei, in effetti, non ha avuto nessuna remora a dimenticarsi di tutti i favori che ha avuto entrando in una lista (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania) e di tutti i favori che ha ottenuto quando chiedeva naturalmente di essere considerato in quel senso. Ci scusi se sotto questo profilo rivendichiamo in termini morali il diritto di non comportarci come lei, anche nei confronti di chi guarda la politica e la guarda con ammirazione e rispetto.
Signor Presidente, quanto anche all'evocazione di Borsellino e di Falcone, mi rivolgo all'onorevole Granata. Io sono un uomo di destra: non ho mai considerato Borsellino un uomo di destra, l'ho considerato prima di tutto, un uomo di Stato, un magistrato integerrimo di quelli che, se ce ne fossero, probabilmente non saremmo neanche qui a discutere di questa inchiesta (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio). Questo è quello che è cambiato.
Cari amici - e ho finito - oggi quello che non si vuol comprendere è che non soltanto le istituzioni della politica sono nell'occhio del ciclone e delle contestazioni. Cito la frase di Angelo Panebianco sul Corriere della Sera di oggi: la magistratura oggi non dispone più del prestigio di cui godeva all'epoca di «mani pulite». La sua reputazione, stando ai sondaggi, non è cattiva come quella della classe politica, ma ci va ormai molto vicino. Persino il più ottuso dei cittadini capisce che 100 mila intercettazioni per un'inchiesta sono cose da pazzi. Persino il più fiducioso rimane disorientato, vedendo procure che si sbranano e inchieste che Pag. 103rimbalzano come palline da ping-pong fra Napoli, Roma e Bari. La magistratura è ormai altrettanto logorata della classe politica.
Allora, il Ministro Romano, se verrà giudicato, pagherà per le sue responsabilità. Quando pagheranno quei magistrati con queste ordinanze? Quando pagheranno giudici come Woodcock, che mandano in galera innocenti, che vengono assolti senza processo? Quando risponderà questa gente (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio)?
E voi, voi che siete ciechi di fronte a queste cose, volete che noi consegniamo a voi la guida di questo Paese? Scordatevelo! Combatteremo fino alla fine perché ai ciechi non si può dare in mano un Paese che ha bisogno di un Governo e di una riscossa nazionale (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Popolo e Territorio - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Vi sono ora sei colleghi che hanno chiesto di parlare a titolo personale. Ne hanno ovviamente diritto per non più di un minuto a testa.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Laboccetta. Ne ha facoltà.

AMEDEO LABOCCETTA. Signor Presidente, noi non abbiamo paura dei messaggi intimidatori dell'onorevole Di Pietro. Non ci fanno paura i suoi toni, i suoi comportamenti, le sue provocazioni.
Vorrei dare un consiglio all'onorevole Di Pietro. Onorevole Di Pietro, guardi un po' di più in casa sua, in particolare in qualche comune della provincia di Napoli. Scoprirà - mi ascolti bene - che non ci sono mafiosi forse in quel comune, ma c'è qualche accattone.
Allora, la smetta di venire qui a fare le lezioni del moralista e si ricordi, onorevole Di Pietro, che sono sempre più intransigenti quelli che poi fanno comode e proficue transigenze. Se lo ricordi bene!
Oggi, Presidente Fini, lei che è un po' nervoso dovrebbe notare che quest'Aula, se è stata turbata, lo è stata perché il suo gruppo di appartenenza (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Laboccetta. Il suo minuto è terminato.

AMEDEO LABOCCETTA. Non è terminato!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, ho ascoltato l'intervento dell'onorevole Contento, ma forse egli non si è accorto che ieri al Senato, in un'Aula pressoché unanime, quindi tutti voi, vi siete rifiutati di porre fine alla criminale illegalità della giustizia e delle carceri italiane.
In nome di quella giustizia e dell'amnistia, di fronte a questo ceto politico che inchioda lo Stato alla condizione di criminale, i deputati Radicali continueranno da oggi, da adesso, da questo momento, la loro battaglia per l'amnistia, l'amnistia della Repubblica, l'amnistia della giustizia, l'amnistia delle carceri, e non parteciperanno al voto (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, il Presidente della Repubblica, che viene richiamato molto spesso, ha detto che la condizione della giustizia e delle carceri ci umilia in Europa. Ebbene, ieri il Senato ha umiliato il Presidente della Repubblica, ha umiliato i cittadini.
Si tratta di una violazione dei diritti umani, che viene fatta sistematicamente. Su queste cose siete tutti d'accordo. Ieri c'è stato un Parlamento unanime contro un'amnistia che è necessaria per la nostra Repubblica, per farla rientrare nella legalità (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Beltrandi. Ne ha facoltà.

MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, dopo che tutti voi al Senato, ieri, avete votato in modo da non interrompere ed aggravare, anzi, la condizione di flagranza ufficiale ed indiscutibile dello Stato italiano contro i diritti umani e la Costituzione, dopo il voto di ieri al Senato, noi non partecipiamo al vostro voto.
In nome della giustizia, del carcere, dell'amnistia, noi non partecipiamo al voto di un ceto che inchioda lo Stato alla condizione criminale.
Noi ci batteremo, inoltre, per impedire che metà di voi, la metà dei parlamentari italiani siano espulsi dall'oligarchia, perché diventi ancora di più tale (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, di fronte al persistente rifiuto di interrompere la flagranza di reato in cui si trova la Repubblica, per le condizioni di illegalità della giustizia e del carcere, questioni che il Presidente della Repubblica ha definito di prepotente urgenza, di fronte a tutto questo per noi in questa giornata non si discute la sfiducia nei confronti di uno di voi, di maggioranza o di opposizione che sia. Per noi oggi non rileva, perché vogliamo esprimere con la nostra non partecipazione al voto (Dai banchi dei deputati del gruppo Italia dei Valori si grida: «Vergogna!») la sfiducia ad una intera classe politica che si ostina a mantenere lo sfascio della giustizia, che è il fondamento dello Stato di diritto, per ripristinare il quale urge una amnistia...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi...

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Amnistia per la Repubblica (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Antonio Martino. Ne ha facoltà.

ANTONIO MARTINO. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, io, a dispetto della sentenza della Corte costituzionale sul caso Mancuso, considero la votazione che sta per avere luogo come manifestamente anticostituzionale. L'istituto della revoca del Ministro esisteva nello Statuto albertino. I padri costituenti dibatterono se mantenerla nella Costituzione repubblicana e decisero di non farlo perché la responsabilità è collegiale del Governo e mai del singolo ministro. Questa sfiducia individuale è anticostituzionale.
Naturalmente parteciperò alla votazione, ma è una violazione della Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Leoluca Orlando. Ne ha facoltà.

LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, ho chiesto di intervenire perché resti a verbale, dopo le dichiarazioni dell'onorevole Contento, che l'Italia dei Valori non sostiene il governo Lombardo. In questo Parlamento è l'unica forza politica che non sostiene né Romano, né Lombardo. Lo registri, per favore, a verbale; e non faremo alleanze in Sicilia con nessun partito che si ostina a sostenere Lombardo, meno che mai che sostiene Romano (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, non voglio fare polemiche, ma voglio fare una riflessione ad alta voce. Qualcuno ha parlato all'interno di quest'Aula di «quaquaraquà», ma io mi permetto Pag. 105di ricordare a questo qualcuno che, se oggi il centrosinistra si trova in queste condizioni, è anche per un patto non rispettato da parte di qualcuno che lo doveva rispettare.
Perciò, quando parla, sa perfettamente quello che dice perché lo è, ma sicuramente io non ho niente da rimproverarmi e sarei ancora disponibile a fare quello che ho fatto il 14 dicembre, perché devo liberare questo Paese dai cialtroni e da coloro i quali hanno riscaldato per vent'anni quest'Aula parlamentare (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo e Territorio e Popolo della Libertà)!

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazione)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione per appello nominale sulla mozione Franceschini ed altri n. 1-00694, presentata a norma dell'articolo 115, comma 3, del Regolamento, nei confronti del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, onorevole Francesco Saverio Romano.
Ricordo che l'oggetto della deliberazione della Camera è la mozione di sfiducia nei confronti del Ministro Romano. Pertanto, chi intende esprimere voto di fiducia nei confronti del Ministro deve votare «no», mentre chi intende esprimere un voto di sfiducia deve votare «sì».
Avverto che la Presidenza ha accolto alcune delle richieste di anticipazione del turno di voto di membri del Governo e di deputati che ne hanno fatto motivata richiesta.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio).

La chiama inizierà dal deputato Guido Dussin (Deputati del gruppo Partito Democratico espongono cartelli recanti la scritta: «Amnistia»).
Prego i colleghi della delegazione Radicale di togliere immediatamente quei cartelli e i commessi di provvedere (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente). Grazie.
Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.
(Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 18,40)

(Segue la chiama - Al momento della chiama del deputato Berlusconi, applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Segue la chiama - Proteste).

PRESIDENTE. Colleghi, scusate tanto (Commenti del deputato Landolfi)... Onorevole Landolfi, la prego di non usare quel tono, va bene? Il Presidente ha detto che era stata accettata una lista di deputati che avevano fatto richiesta (Proteste)... Prego, onorevole Milanato, continui con la chiama.
(Segue la chiama).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione per appello nominale sulla mozione Franceschini ed altri n. 1-00694, presentata nei confronti del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, onorevole Francesco Saverio Romano:
Presenti e votanti 609
Maggioranza 305
Hanno risposto 294
Hanno risposto no 315
(La Camera respinge - Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania, Popolo e Territorio - Vedi votazioni).

Hanno risposto sì:
Adornato Ferdinando
Agostini Luciano
Albini Tea
Albonetti Gabriele
Amici Sesa
Argentin Ileana
Bachelet Giovanni Battista Pag. 106
Barbaro Claudio
Barbato Francesco
Barbi Mario
Baretta Pier Paolo
Bellanova Teresa
Benamati Gianluca
Berretta Giuseppe
Bersani Pier Luigi
Bindi Rosy
Binetti Paola
Bobba Luigi
Bocchino Italo
Bocci Gianpiero
Boccia Francesco
Boccuzzi Antonio
Boffa Costantino
Bonavitacola Fulvio
Bongiorno Giulia
Bordo Michele
Borghesi Antonio
Bosi Francesco
Bossa Luisa
Braga Chiara
Brandolini Sandro
Bratti Alessandro
Bressa Gianclaudio
Briguglio Carmelo
Brugger Siegfried
Bucchino Gino
Burtone Giovanni Mario Salvino
Buttiglione Rocco
Calgaro Marco
Calvisi Giulio
Cambursano Renato
Capano Cinzia
Capitanio Santolini Luisa
Capodicasa Angelo
Cardinale Daniela
Carella Renzo
Carra Enzo
Carra Marco
Casini Pier Ferdinando
Castagnetti Pierluigi
Causi Marco
Cavallaro Mario
Cenni Susanna
Cera Angelo
Cesa Lorenzo
Ciccanti Amedeo
Cilluffo Francesca
Cimadoro Gabriele
Ciriello Pasquale
Codurelli Lucia
Colaninno Matteo
Colombo Furio
Compagnon Angelo
Concia Anna Paola
Consolo Giuseppe
Conte Giorgio
Corsini Paolo
Coscia Maria
Cuomo Antonio
Cuperlo Giovanni
D'Alema Massimo
Dal Moro Gian Pietro
Damiano Cesare
D'Antona Olga
D'Antoni Sergio Antonio
De Biasi Emilia Grazia
Delfino Teresio
Della Vedova Benedetto
De Micheli Paola
De Pasquale Rosa
De Poli Antonio
De Torre Maria Letizia
Di Biagio Aldo
Di Giuseppe Anita
D'Incecco Vittoria
Dionisi Armando
Di Pietro Antonio
Di Stanislao Augusto
Divella Francesco
Donadi Massimo
Duilio Lino
Esposito Stefano
Evangelisti Fabio
Fadda Paolo
Farina Gianni
Farinone Enrico
Favia David
Fedi Marco
Ferranti Donatella
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Fontanelli Paolo
Formisano Aniello
Formisano Anna Teresa
Franceschini Dario
Froner Laura
Galletti Gian Luca Pag. 107
Garavini Laura
Garofani Francesco Saverio
Gasbarra Enrico
Gatti Maria Grazia
Genovese Francantonio
Gentiloni Silveri Paolo
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Ginefra Dario
Ginoble Tommaso
Giovanelli Oriano
Giulietti Giuseppe
Gnecchi Marialuisa
Gozi Sandro
Granata Benedetto Fabio
Grassi Gero
Graziano Stefano
Iannuzzi Tino
La Forgia Antonio
Laganà Fortugno Maria Grazia
La Malfa Giorgio
Lamorte Donato
Lanzillotta Linda
Laratta Francesco
Lenzi Donata
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Libè Mauro
Lolli Giovanni
Lombardo Angelo Salvatore
Lo Moro Doris
Lo Presti Antonino
Losacco Alberto
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Luongo Antonio
Lusetti Renzo
Mantini Pierluigi
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marcazzan Pietro
Marchi Maino
Marchignoli Massimo
Marchioni Elisa
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marini Cesare
Marrocu Siro
Martella Andrea
Martino Pierdomenico
Mastromauro Margherita Angela
Mattesini Donella
Mazzarella Eugenio
Melandri Giovanna
Melchiorre Daniela
Melis Guido
Menia Roberto
Mereu Antonio
Merlo Giorgio
Merloni Maria Paola
Messina Ignazio
Meta Michele Pompeo
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Minniti Marco
Miotto Anna Margherita
Misiani Antonio
Mogherini Rebesani Federica
Monai Carlo
Mondello Gabriella
Morassut Roberto
Moroni Chiara
Mosca Alessia Maria
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Mura Silvana
Murer Delia
Muro Luigi
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Napoli Angela
Narducci Franco
Naro Giuseppe
Nicco Roberto Rolando
Nicolais Luigi
Nucara Francesco
Occhiuto Roberto
Oliveri Sandro
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Orlando Andrea
Orlando Leoluca
Paglia Gianfranco
Paladini Giovanni
Palagiano Antonio
Palomba Federico
Parisi Arturo Mario Luigi
Patarino Carmine Santo
Pedoto Luciana
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pepe Mario (PD)
Perina Flavia
Pes Caterina Pag. 108
Pezzotta Savino
Piccolo Salvatore
Picierno Pina
Piffari Sergio Michele
Pisicchio Pino
Pistelli Lapo
Pizzetti Luciano
Poli Nedo Lorenzo
Pollastrini Barbara
Pompili Massimo
Porcino Gaetano
Porta Fabio
Portas Giacomo Antonio
Proietti Cosimi Francesco
Quartiani Erminio Angelo
Raisi Enzo
Rampi Elisabetta
Rao Roberto
Realacci Ermete
Recchia Pier Fausto
Ria Lorenzo
Rigoni Andrea
Rosato Ettore
Rossa Sabina
Rossomando Anna
Rota Ivan
Ruben Alessandro
Rubinato Simonetta
Ruggeri Salvatore
Rugghia Antonio
Russo Antonino
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sani Luca
Santagata Giulio
Sarubbi Andrea
Sbrollini Daniela
Scanderebech Deodato
Scarpetti Lido
Schirru Amalia
Sereni Marina
Servodio Giuseppina
Siragusa Alessandra
Soro Antonello
Sposetti Ugo
Strizzolo Ivano
Tabacci Bruno
Tanoni Italo
Tassone Mario
Tempestini Francesco
Tenaglia Lanfranco
Testa Federico
Testa Nunzio Francesco
Tidei Pietro
Tocci Walter
Toto Daniele
Touadi Jean Leonard
Trappolino Carlo Emanuele
Tullo Mario
Turco Livia
Vaccaro Guglielmo
Vannucci Massimo
Vassallo Salvatore
Velo Silvia
Veltroni Walter
Ventura Michele
Verini Walter
Vernetti Gianni
Vico Ludovico
Villecco Calipari Rosa Maria
Viola Rodolfo Giuliano
Volontè Luca
Zaccaria Roberto
Zampa Sandra
Zazzera Pierfelice
Zeller Karl
Zinzi Domenico
Zucchi Angelo
Zunino Massimo

Hanno risposto no:
Abelli Gian Carlo
Abrignani Ignazio
Alessandri Angelo
Alfano Angelino
Alfano Gioacchino
Allasia Stefano
Angelucci Antonio
Antonione Roberto
Aprea Valentina
Aracri Francesco
Aracu Sabatino
Ascierto Filippo
Baccini Mario
Baldelli Simone
Barani Lucio
Barba Vincenzo
Barbareschi Luca Giorgio
Barbieri Emerenzio
Beccalossi Viviana
Belcastro Elio Vittorio
Bellotti Luca
Berardi Amato Pag. 109
Bergamini Deborah
Berlusconi Silvio
Bernardo Maurizio
Bernini Anna Maria
Berruti Massimo Maria
Bertolini Isabella
Biancofiore Michaela
Bianconi Maurizio
Biasotti Sandro
Biava Francesco
Bitonci Massimo
Bocciardo Mariella
Bonaiuti Paolo
Bonciani Alessio
Bonino Guido
Boniver Margherita
Bossi Umberto
Bragantini Matteo
Brambilla Michela Vittoria
Brancher Aldo
Brunetta Renato
Bruno Donato
Buonanno Gianluca
Calabria Annagrazia
Calderisi Giuseppe
Calearo Ciman Massimo
Callegari Corrado
Caparini Davide
Carfagna Maria Rosaria
Carlucci Gabriella
Casero Luigi
Cassinelli Roberto
Castellani Carla
Castiello Giuseppina
Catanoso Basilio
Catone Giampiero
Cavallotto Davide
Cazzola Giuliano
Ceccacci Rubino Fiorella
Centemero Elena
Ceroni Remigio
Cesario Bruno
Cesaro Luigi
Chiappori Giacomo
Cicchitto Fabrizio
Ciccioli Carlo
Cicu Salvatore
Cirielli Edmondo
Colucci Francesco
Comaroli Silvana Andreina
Consiglio Nunziante
Conte Gianfranco
Contento Manlio
Corsaro Massimo Enrico
Cosentino Nicola
Cosenza Giulia
Cossiga Giuseppe
Costa Enrico
Craxi Stefania Gabriella Anastasia
Crimi Rocco
Crosetto Guido
Crosio Jonny
Dal Lago Manuela
D'Amico Claudio
D'Anna Vincenzo
De Angelis Marcello
De Camillis Sabrina
De Corato Riccardo
De Girolamo Nunzia
Dell'Elce Giovanni
Del Tenno Maurizio
De Luca Francesco
De Nichilo Rizzoli Melania
Desiderati Marco
Di Cagno Abbrescia Simeone
Di Caterina Marcello
Di Centa Manuela
Dima Giovanni
D'Ippolito Vitale Ida
Distaso Antonio
Di Virgilio Domenico
Di Vizia Gian Carlo
Dozzo Gianpaolo
Dussin Guido
Dussin Luciano
Faenzi Monica
Fallica Giuseppe
Farina Renato
Fava Giovanni
Fedriga Massimiliano
Fitto Raffaele
Fogliato Sebastiano
Follegot Fulvio
Fontana Gregorio
Fontana Vincenzo Antonio
Forcolin Gianluca
Formichella Nicola
Foti Antonino
Foti Tommaso
Frassinetti Paola
Frattini Franco
Fucci Benedetto Francesco
Fugatti Maurizio
Galati Giuseppe Pag. 110
Garagnani Fabio
Garofalo Vincenzo
Gava Fabio
Gelmini Mariastella
Germanà Antonino Salvatore
Ghedini Niccolò
Ghiglia Agostino
Giacomoni Sestino
Giammanco Gabriella
Gianni Giuseppe
Gibiino Vincenzo
Gidoni Franco
Giorgetti Alberto
Giorgetti Giancarlo
Girlanda Rocco
Giro Francesco Maria
Goisis Paola
Golfo Lella
Gottardo Isidoro
Grassano Maurizio
Grimaldi Ugo Maria Gianfranco
Grimoldi Paolo
Guzzanti Paolo
Holzmann Giorgio
Iannaccone Arturo
Iannarilli Antonello
Iapicca Maurizio
Isidori Eraldo
Jannone Giorgio
Laboccetta Amedeo
Laffranco Pietro
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
Landolfi Mario
Lanzarin Manuela
La Russa Ignazio
Lazzari Luigi
Lehner Giancarlo
Leo Maurizio
Leone Antonio
Lisi Ugo
Lorenzin Beatrice
Lunardi Pietro
Lupi Maurizio
Lussana Carolina
Maggioni Marco
Malgieri Gennaro
Mancuso Gianni
Mannucci Barbara
Mantovano Alfredo
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Marini Giulio
Marmo Roberto
Maroni Roberto
Marsilio Marco
Martinelli Marco
Martini Francesca
Martino Antonio
Mazzocchi Antonio
Mazzoni Riccardo
Mazzuca Giancarlo
Meloni Giorgia
Miccichè Gianfranco
Migliori Riccardo
Milanato Lorena
Milanese Marco Mario
Milo Antonio
Minardo Antonino
Minasso Eugenio
Misiti Aurelio Salvatore
Mistrello Destro Giustina
Misuraca Dore
Moffa Silvano
Moles Giuseppe
Molgora Daniele
Molteni Laura
Molteni Nicola
Montagnoli Alessandro
Mottola Giovanni Carlo Francesco
Munerato Emanuela
Murgia Bruno
Mussolini Alessandra
Napoli Osvaldo
Nastri Gaetano
Negro Giovanna
Nicolucci Massimo
Nirenstein Fiamma
Nizzi Settimo
Nola Carlo
Orsini Andrea
Pagano Alessandro
Palmieri Antonio
Palumbo Giuseppe
Paniz Maurizio
Paolini Luca Rodolfo
Parisi Massimo
Paroli Adriano
Pastore Maria Piera
Pecorella Gaetano
Pelino Paola
Pepe Antonio
Pepe Mario (Misto-R-A)
Pescante Mario
Petrenga Giovanna Pag. 111
Pianetta Enrico
Picchi Guglielmo
Pili Mauro
Pini Gianluca
Pionati Francesco
Pirovano Ettore
Pisacane Michele
Piso Vincenzo
Pittelli Giancarlo
Pizzolante Sergio
Polidori Catia
Polledri Massimo
Porcu Carmelo
Porfidia Americo
Prestigiacomo Stefania
Pugliese Marco
Rainieri Fabio
Rampelli Fabio
Ravetto Laura
Razzi Antonio
Reguzzoni Marco Giovanni
Repetti Manuela
Rivolta Erica
Roccella Eugenia
Romani Paolo
Romano Francesco Saverio
Romele Giuseppe
Ronchi Andrea
Rondini Marco
Rossi Luciano
Rossi Mariarosaria
Rosso Roberto
Rotondi Gianfranco
Russo Paolo
Ruvolo Giuseppe
Saglia Stefano
Saltamartini Barbara
Sammarco Gianfranco
Santelli Jole
Sardelli Luciano Mario
Savino Elvira
Sbai Souad
Scajola Claudio
Scalera Giuseppe
Scalia Giuseppe
Scandroglio Michele
Scapagnini Umberto
Scelli Maurizio
Scilipoti Domenico
Siliquini Maria Grazia
Simeoni Giorgio
Simonetti Roberto
Sisto Francesco Paolo
Soglia Gerardo
Speciale Roberto
Stagno d'Alcontres Francesco
Stanca Lucio
Stasi Maria Elena
Stefani Stefano
Stracquadanio Giorgio Clelio
Stradella Franco
Stucchi Giacomo
Taddei Vincenzo
Terranova Giacomo
Testoni Piero
Toccafondi Gabriele
Togni Renato Walter
Torazzi Alberto
Torrisi Salvatore
Tortoli Roberto
Traversa Michele
Tremonti Giulio
Urso Adolfo
Valducci Mario
Valentini Valentino
Vanalli Pierguido
Vella Paolo
Ventucci Cosimo
Verdini Denis
Vessa Pasquale
Vignali Raffaello
Vitali Luigi
Vito Elio
Volpi Raffaele
Zacchera Marco

Sono in missione:
Lo Monte Carmelo

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 29 settembre 2011, alle 9,30:

1. - Seguito della discussione delle mozioni Di Pietro ed altri n. 1-00391, Tempestini ed altri n. 1-00621, Pezzotta ed altri n. 1-00623, Antonione, Dozzo, Sardelli ed altri n. 1-00625, Pisicchio ed Pag. 112altri n. 1-00629 e Di Biagio e Della Vedova n. 1-00712 concernenti iniziative per garantire la trasparenza delle informazioni relative all'aiuto pubblico allo sviluppo.

2. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
BITONCI ed altri; CERONI ed altri; VANNUCCI ed altri: Disposizioni concernenti la ripartizione della quota dell'otto per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche devoluta alla diretta gestione statale. (C. 3261-3263-3299-A).
- Relatore: Ceroni.

3. - Seguito della discussione delle mozioni Garavini ed altri n. 1-00655, Di Biagio ed altri n. 1-00663, Zacchera ed altri n. 1-00672, Tassone ed altri n. 1-00716, Leoluca Orlando ed altri n. 1-00717 e Mosella ed altri n. 1-00718 concernenti iniziative relative alle procedure per il voto degli italiani all'estero, alla luce delle vicende delle ultime consultazioni referendarie.

4. - Seguito della discussione del disegno di legge (previo esame e votazione delle questioni pregiudiziali di costituzionalità e della questione pregiudiziale di merito presentate):
Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato). (C. 1415-C).
- Relatore: Bongiorno.

5. - Seguito della discussione della proposta di legge:
VIETTI e RAO: Disposizioni in materia di attribuzione delle funzioni ai magistrati ordinari al termine del tirocinio. (C. 2984-A).
e delle abbinate proposte di legge: FERRANTI ed altri; PALOMBA. (C. 3046-4619).
- Relatore: Rao.

6. - Seguito della discussione del disegno di legge costituzionale:
Modifiche agli articoli 41, 45, 97 e 118, comma quarto, della Costituzione. (C. 4144-A).
e delle abbinate proposte di legge costituzionali: VIGNALI ed altri; VIGNALI ed altri; BELTRANDI ed altri; MANTINI ed altri. (C. 3039-3054-3967-4328).
- Relatore: Bruno.

7. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1474 - Ratifica ed esecuzione dei Protocolli di attuazione della Convenzione internazionale per la protezione delle Alpi con annessi, fatta a Salisburgo il 7 novembre 1991 (Approvato dal Senato). (C. 2451-A).
e delle abbinate proposte di legge: ZELLER ed altri; FRONER. (C. 12-1298).
- Relatore: Dozzo.

(al termine delle votazioni)

8. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 19,45.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 4274-A - subem. 0.10.0100.2 480 286 194 144 285 1 46 Appr.
2 Nom. subem. 0.10.0100.1 n.f. 494 481 13 241 481 44 Appr.
3 Nom. subem. 0.10.0100.3 498 312 186 157 312 43 Appr.
4 Nom. subem. 0.10.0100.4 497 302 195 152 302 43 Appr.
5 Nom. articolo agg. 10.0100 515 325 190 163 325 43 Appr.
6 Nom. articolo 11 518 516 2 259 330 186 42 Appr.
7 Nom. em. 12.100 515 515 258 509 6 42 Appr.
8 Nom. em. 13.1 rif. 521 520 1 261 513 7 40 Appr.
9 Nom. articolo 13 518 512 6 257 511 1 40 Appr.
10 Nom. em. 14.33 518 518 260 517 1 40 Appr.
11 Nom. em. 14.3 519 519 260 517 2 40 Appr.
12 Nom. em. 14.30 rif. 511 511 256 510 1 40 Appr.
13 Nom. em. 14.31 rif. 517 517 259 516 1 40 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 25)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. articolo 14 520 520 261 519 1 40 Appr.
15 Nom. em. 15.100 511 511 256 510 1 39 Appr.
16 Nom. em. 15.30 502 501 1 251 501 38 Appr.
17 Nom. articolo 15 524 326 198 164 326 38 Appr.
18 Nom. em. 16.30 rif. 513 499 14 250 499 38 Appr.
19 Nom. em. 16.101 n.f. 510 507 3 254 507 38 Appr.
20 Nom. em. 16.102 519 517 2 259 517 38 Appr.
21 Nom. em. 16.100 521 519 2 260 519 38 Appr.
22 Nom. em. 16.4 509 508 1 255 508 38 Appr.
23 Nom. articolo 16 519 518 1 260 518 38 Appr.
24 Nom. articolo agg. 16.0100 rif. 523 340 183 171 340 38 Appr.
25 Nom. ddl 4274-A - voto finale 509 312 197 157 305 7 33 Appr.