XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di giovedì 29 settembre 2011

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 29 settembre 2011.

Albonetti, Alessandri, Antonione, Berlusconi, Bernini Bovicelli, Bindi, Bonaiuti, Bongiorno, Bossi, Brambilla, Bratti, Brugger, Brunetta, Caparini, Carfagna, Casero, Catone, Cesario, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Gianfranco Conte, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Fava, Fitto, Gregorio Fontana, Franceschini, Frattini, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Jannone, La Russa, Leone, Lo Monte, Lucà, Lupi, Mantovano, Maroni, Martini, Mazzocchi, Melchiorre, Meloni, Miccichè, Migliavacca, Migliori, Misiti, Moffa, Nucara, Leoluca Orlando, Palumbo, Pecorella, Polidori, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Romani, Romano, Rotondi, Saglia, Stefani, Tabacci, Tremonti, Vitali, Vito.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta)

Albonetti, Alessandri, Antonione, Berlusconi, Bernini Bovicelli, Bindi, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Bratti, Brugger, Brunetta, Caparini, Carfagna, Casero, Catone, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Gianfranco Conte, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Fava, Fitto, Gregorio Fontana, Franceschini, Frattini, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Jannone, La Russa, Leone, Lo Monte, Lupi, Mantovano, Maroni, Martini, Mazzocchi, Melchiorre, Meloni, Miccichè, Migliavacca, Migliori, Misiti, Moffa, Nucara, Leoluca Orlando, Pecorella, Polidori, Prestigiacomo, Ravetto, Razzi, Reguzzoni, Romani, Romano, Rotondi, Saglia, Stefani, Tabacci, Tremonti, Vitali, Vito.

Annunzio di proposte di legge.

In data 28 settembre 2011 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
SBROLLINI: «Modifiche all'articolo 58 del testo unico delle leggi recanti norme per la elezione della Camera dei deputati, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, concernente l'introduzione del doppio voto di preferenza in favore di candidati di sesso diverso, nonché all'articolo 7 della legge 10 dicembre 1993, n. 515, in materia di limiti delle spese elettorali dei candidati» (4650);
MAURIZIO TURCO ed altri: «Delega al Governo per la riforma del codice penale militare di pace e per la riorganizzazione della giurisdizione militare» (4651);
DE POLI: «Modifiche all'articolo 110 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, in materia di installazione e di impiego di apparecchi e congegni per il gioco d'azzardo nei locali pubblici» (4652);
GUIDO DUSSIN ed altri: «Istituzione del Sistema elettronico per il controllo dei rifiuti» (4653);
GIAMMANCO: «Modifica all'articolo 7 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, in materia di limite del numero dei mandati parlamentari» (4654);
GIORGIO CONTE: «Disposizioni per la semplificazione dei procedimenti in materia di costruzione, acquisto, ampliamento e modifica degli impianti sportivi» (4655);
RUGGERI e POLI: «Modifiche alla disciplina in materia di detenzione e trasporto di munizioni per usi sportivi» (4656);
GARAGNANI: «Modifiche agli articoli 142, 203 e 208 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, in materia di limiti di velocità, di riscossione delle sanzioni pecuniarie e di destinazione dei proventi delle medesime» (4657);
PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE MANCUSO: «Modifica dell'articolo 69 della Costituzione, concernente la soppressione dell'indennità parlamentare» (4658);
PAGLIA ed altri: «Istituzione della Giornata nazionale per la celebrazione dell'Unità d'Italia» (4659).

Saranno stampate e distribuite.

Adesione di un deputato a una proposta di legge.

La proposta di legge CICCANTI: «Modifica all'articolo 51 del decreto legislativo 19 marzo 2001, n. 69, in materia di determinazione delle aliquote di valutazione per i capitani del ruolo speciale del Corpo della guardia di finanza nel periodo transitorio» (1805) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Compagnon.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

I Commissione (Affari costituzionali):
BELTRANDI ed altri: «Disposizioni in materia di funzioni fondamentali dei comuni e di esercizio delle medesime in forma associata da parte dei comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti» (4508) Parere delle Commissioni V, VII, VIII, IX, XII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

VIII Commissione (Ambiente):
LABOCCETTA: «Disposizioni in materia di sanatoria di opere edilizie abusive minori» (4606) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Commissioni riunite II (Giustizia) e IX (Trasporti):
CAVALLOTTO ed altri: «Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e al codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, in materia di omicidio e di lesioni personali commessi a causa della guida in stato di ebbrezza o di alterazione psico-fisica per uso di sostanze stupefacenti o psicotrope» (4533) Parere delle Commissioni I e XII.

Modifica nell'assegnazione di proposte di legge a Commissioni in sede referente.

Su richiesta delle Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio), le seguenti proposte di legge costituzionale - già assegnate alla I Commissione (Affari costituzionali) - sono assegnate, in sede referente, alle Commissioni riunite I e V, per consentire di procedere all'abbinamento, ai sensi dell'articolo 77 del regolamento, con i progetti di legge costituzionale n. 4620, 4596 e 4607:
PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE CAMBURSANO ed altri: «Modifica all'articolo 81 della Costituzione, in materia di debito pubblico» (4205);
PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE MARINELLO ed altri: «Modifica dell'articolo 81 della Costituzione, concernente i bilanci dello Stato e degli enti pubblici e l'equilibrio della finanza pubblica» (4525) - Parere delle Commissioni II, VI e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Modifica nell'assegnazione di un disegno di legge a Commissioni in sede referente.

La XII Commissione (Affari sociali) ha richiesto che il seguente disegno di legge, già assegnato in sede referente alla VI Commissione (Finanze), sia trasferito alla competenza primaria delle Commissioni riunite VI e XII:
«Delega al Governo per la riforma fiscale e assistenziale» (4566).

Tenuto conto della materia oggetto del disegno di legge, la Presidenza accoglie la richiesta. Il predetto disegno di legge è pertanto assegnato alle Commissioni riunite VI (Finanze) e XII (Affari sociali), con il parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), III, IV, V, VII, VIII, IX, X, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XIII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissione dal ministro dello sviluppo economico.

Il ministro dello sviluppo economico, con lettera del 26 settembre 2011, ha trasmesso una nota relativa all'attuazione data alle mozioni CIMADORO ed altri n. 1-00684, MOFFA ed altri n. 1-00688, Anna Teresa FORMISANO ed altri n. 1-00689, LULLI ed altri n. 1-00696 e REGUZZONI ed altri n. 1-00671, accolte dal Governo ed approvate dall'Assemblea nella seduta del 27 luglio 2011, concernenti iniziative volte a contrastare il fenomeno della contraffazione e ad assicurare il rispetto dei requisiti di sicurezza e di conformità dei prodotti all'ordinamento comunitario.

La suddetta nota è a disposizione degli onorevoli deputati presso il Servizio per il Controllo parlamentare ed è trasmessa alla X Commissione (Attività produttive) competente per materia.

Trasmissione dal ministro dell'economia e delle finanze.

Il ministro dell'economia e delle finanze, con lettera in data 28 settembre 2011, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 15-ter, comma 1, della legge 4 febbraio 2005, n. 11, la relazione sui flussi finanziari con l'Unione europea, riferita al secondo trimestre 2011 (doc. CCXVIII, n. 10).
Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla V Commissione (Bilancio) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

La Commissione europea, in data 28 settembre 2011, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Tabella di marcia verso un'Europa efficiente nell'impiego delle risorse (COM(2011)571 definitivo), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e X (Attività produttive);
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Verso una politica penale dell'Unione europea: garantire l'efficace attuazione delle politiche dell'Unione attraverso il diritto penale (COM(2011)573 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla II Commissione (Giustizia);
Proposta di decisione del Consiglio recante modifica della decisione 2007/659/CE per quanto riguarda il suo periodo di applicazione e il contingente annuale ammesso a beneficiare di un'aliquota ridotta dell'accisa (COM(2011)577 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla VI Commissione (Finanze). Tale proposta è altresì assegnata alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre dal 29 settembre 2011;
Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sull'applicazione della direttiva 2003/109/CE relativa allo status dei cittadini di paesi terzi che siano soggiornanti di lungo periodo (COM(2011)585 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla I Commissione (Affari costituzionali);
Proposta di decisione del Consiglio sulla posizione che l'Unione europea deve assumere all'interno del comitato per il commercio istituito dall'accordo di libero scambio tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Corea, dall'altra, rispetto all'adozione del regolamento interno del comitato per il commercio e alla compilazione di un elenco di quindici persone per esercitare la funzione di arbitro (COM(2011)592 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo a norma dell'articolo 294, paragrafo 6, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, riguardante la posizione del Consiglio in merito all'adozione di una decisione del Parlamento europeo e del Consiglio che accorda alla Banca europea per gli investimenti una garanzia dell'Unione europea in caso di perdite dovute a prestiti e garanzie a favore di progetti realizzati al di fuori dell'Unione europea e che abroga la decisione n. 633/2009/CE (COM(2011)597 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri).

I seguenti progetti di atti dell'Unione europea, già trasmessi dalla Commissione europea e assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, in sede primaria alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), sono altresì assegnati alla medesima XIV Commissione ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà.
Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 1760/2000 per quanto riguarda l'identificazione elettronica dei bovini e che sopprime le disposizioni relative all'etichettatura facoltativa delle carni bovine (COM(2011)525 definitivo), assegnata in sede primaria, in data 6 settembre 2011, alle Commissioni riunite XII (Affari sociali) e XIII (Agricoltura);
Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sull'introduzione accelerata delle norme in materia di doppio scafo o di tecnologia equivalente per le petroliere monoscafo (rifusione) (COM(2011)566 definitivo), assegnata in sede primaria, in data 26 settembre 2011, alla IX Commissione (Trasporti).

Il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre per entrambi i documenti dal 29 settembre 2011.

Atti di controllo e di indirizzo.

Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

TESTO UNIFICATO DELLE PROPOSTE DI LEGGE: BITONCI ED ALTRI; CERONI ED ALTRI; VANNUCCI ED ALTRI: DISPOSIZIONI CONCERNENTI LA RIPARTIZIONE DELLA QUOTA DELL'OTTO PER MILLE DELL'IMPOSTA SUL REDDITO DELLE PERSONE FISICHE DEVOLUTA ALLA DIRETTA GESTIONE STATALE (A.C. 3261-3263-3299-A)

A.C. 3261-A - Parere della I Commissione

PARERE DELLA I COMMISSIONE SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE

NULLA OSTA

sugli emendamenti contenuti nel fascicolo n. 3.

A.C. 3261-A - Articolo 1

ARTICOLO 1 DEL TESTO UNIFICATO DELLA COMMISSIONE

Art. 1.
(Criteri per la ripartizione della quota delle risorse di cui all'articolo 47, secondo comma, della legge 20 maggio 1985, n. 222, devoluta alla diretta gestione statale).

1. Alla ripartizione della quota delle risorse di cui all'articolo 47, secondo comma, della legge 20 maggio 1985, n. 222, devoluta alla diretta gestione statale e all'individuazione degli enti beneficiari si provvede con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri adottato entro il 30 novembre di ogni anno e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale in coerenza con apposito atto di indirizzo delle Commissioni parlamentari competenti per i profili finanziari. A tal fine, entro il 15 luglio di ciascun anno la Presidenza del Consiglio dei ministri trasmette alle Camere le domande valutate favorevolmente ai sensi dell'articolo 5, comma 2, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 10 marzo 1998, n. 76, unitamente alla documentazione relativa all'istruttoria svolta necessaria per la valutazione delle stesse.
2. Nella ripartizione delle risorse di cui al comma 1 è comunque assicurato il rispetto dei seguenti criteri:
a) equilibrata distribuzione degli interventi tra le diverse aree del territorio nazionale;
b) finanziamento di interventi riferiti a tutte le quattro tipologie di intervento di cui all'articolo 48 della legge 20 maggio 1985, n. 222;
c) destinazione delle risorse finalizzate ad interventi straordinari per calamità naturali e alla conservazione di beni culturali prioritariamente alle richieste presentate da enti territoriali.

3. Le risorse di cui al comma 1 non possono essere ridotte o destinate a finalità diverse da quelle di cui all'articolo 48 della legge 20 maggio 1985, n. 222, salvo che un provvedimento legislativo lo preveda per far fronte ad esigenze impreviste assolutamente straordinarie.

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 1 DEL TESTO UNIFICATO

ART. 1.
(Criteri per la ripartizione della quota delle risorse di cui all'articolo 47, secondo comma, della legge 20 maggio 1985, n. 222, devoluta alla diretta gestione statale).

Al comma 1, primo periodo, sostituire la parola: coerenza con la seguente: conformità.
1. 1. Cambursano, Borghesi.
(Approvato)

Subemendamento all'emendamento 1.50 del Governo

All'emendamento 1.50 del Governo, aggiungere, in fine, le parole: volti ad assicurare, in ogni caso, un adeguato ed equilibrato finanziamento di tutte e quattro le tipologie di intervento di cui all'articolo 48 della legge 20 maggio 1985, n. 222.
0. 1. 50. 1. Giorgio Conte.

Al comma 1, primo periodo, aggiungere, in fine, le parole: contenente i criteri generali.
1. 50. Governo.

Al comma 1, dopo il primo periodo, aggiungere il seguente: Ai fini della predisposizione dello schema del piano di ripartizione delle risorse di cui al primo periodo, resta, in ogni caso, fermo il procedimento amministrativo teso alla valutazione dell'ammissibilità delle richieste formulate e della loro fattibilità sotto il profilo tecnico ed economico, di competenza della Presidenza del Consiglio dei ministri.
1. 20. Giorgio Conte.

Al comma 1, sopprimere il secondo periodo.
1. 51. Governo.

Al comma 1, sostituire il secondo periodo con il seguente: Con il regolamento di cui all'articolo 2 è disciplinata la fase istruttoria sulle richieste di intervento, svolta in via amministrativa, ed è fissato il termine entro il quale la Presidenza del Consiglio dei ministri trasmette alle Camere, ai fini della predisposizione dell'atto di indirizzo di cui al primo periodo, le domande valutate favorevolmente, unitamente alla documentazione relativa all'istruttoria svolta necessaria per la valutazione delle stesse.
1. 22. Giorgio Conte.

Al comma 1, aggiungere, in fine, il seguente periodo: Il Governo, ove non intenda conformarsi alle indicazioni formulate dall'atto di indirizzo, trasmette alle Camere lo schema di decreto corredato dei necessari elementi integrativi di informazione, per i pareri definitivi delle Commissioni parlamentari competenti per i profili finanziari, che devono essere espressi entro quindici giorni.
1. 2. Borghesi, Cambursano.

Al comma 2, lettera a), aggiungere, in fine, le parole: nel perseguimento di un adeguato equilibrio tra le finalità sociali previste dalla legge 20 maggio 1985, n. 222 ed in ogni caso, compatibilmente con le indicazioni contenute nell'atto di indirizzo di cui al comma 1.

Conseguentemente, sopprimere le lettere b) e c).
1. 21. Giorgio Conte.

Al comma 2, sopprimere le lettere b) e c).
1. 52. Governo.

Al comma 2, sostituire la lettera b) con la seguente:
b)
equilibrata distribuzione dei finanziamenti tra gli interventi riferiti a tutte le quattro tipologie di intervento di cui all'articolo 48 della legge 20 maggio 1985, n. 222, garantendo per ogni tipologia di intervento almeno il 15 per cento del totale delle risorse disponibili;.
1. 3. Cambursano, Borghesi, Piffari, Zazzera.

Al comma 2, lettera b), sostituire le parole: finanziamento di con le seguenti: equilibrata distribuzione dei finanziamenti tra gli.
1. 4. Borghesi, Cambursano, Piffari, Zazzera.

Al comma 2, lettera c), dopo le parole: ad interventi straordinari aggiungere le seguenti: per l'assistenza ai rifugiati,.
1. 5. Donadi, Borghesi, Favia, Cambursano.

Al comma 2, lettera c), sostituire la parola: prioritariamente con la seguente: esclusivamente.
1. 6. Cambursano, Borghesi, Piffari, Zazzera.

Al comma 2, lettera c), aggiungere, in fine, le parole: per almeno l'ottanta per cento delle risorse impegnate per tali interventi.
1. 7. Borghesi, Piffari, Zazzera, Cambursano.

Al comma 3, sopprimere le parole:, salvo che un provvedimento legislativo lo preveda per far fronte ad esigenze impreviste assolutamente straordinarie.
1. 8. Cambursano, Borghesi.

Al comma 3, aggiungere, in fine, il seguente periodo: In attuazione di quanto previsto dal presente comma, all'articolo 27, comma 1, del decreto legislativo 23 maggio 2011, n. 79, la lettera c) è abrogata.
1. 23. Bitonci.
(Approvato)

Aggiungere, in fine, il seguente comma:
4. Le risorse di cui al comma 1 devono essere considerate aggiuntive nei confronti di risorse finanziarie destinate, da leggi dello Stato o dall'Unione europea, ad interventi tra quelli indicati dall'articolo 48 della legge 20 maggio 1985, n. 222.
1. 9. Cambursano, Borghesi.

A.C. 3261-A - Articolo 2

ARTICOLO 2 DEL TESTO UNIFICATO DELLA COMMISSIONE

Art. 2.
(Revisione delle disposizioni regolamentari in materia di utilizzazione della quota dell'otto per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche devoluta alla diretta gestione statale).

1. Con regolamento da adottare ai sensi dell'articolo 17, comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400, e successive modificazioni, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono introdotte le modifiche necessarie ad adeguare le disposizioni del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 10 marzo 1998, n. 76, a quanto previsto dall'articolo 1 della presente legge.
2. Lo schema del regolamento di cui al comma 1 è trasmesso alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica per l'acquisizione del parere delle competenti Commissioni, che si esprimono entro trenta giorni dalla trasmissione. Decorso tale termine il regolamento può essere comunque adottato.

A.C. 3261-A - Articolo 3

ARTICOLO 3 DEL TESTO UNIFICATO DELLA COMMISSIONE

Art. 3.
(Entrata in vigore).

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

A.C. 3261-A - Ordini del giorno

ORDINI DEL GIORNO

La Camera,
premesso che,
nel settembre del 2000, durante il Vertice del Millennio delle Nazioni Unite, 189 Capi di Stato e di Governo, di paesi ricchi e poveri, condivisero una visione del mondo senza povertà e adottarono la Dichiarazione del Millennio;
con essa si impegnarono a raggiungere, entro il 2015, otto obiettivi concreti e misurabili (gli Obiettivi del Millennio: combattere la fame, la disparità tra i sessi, la mortalità infantile, l'HIV/AIDS e, al contempo, migliorare l'accesso ai servizi pubblici essenziali, quali l'istruzione e la salute);
l'Italia ha una grande responsabilità, in sede ONU ha assunto l'impegno a dare entro il 2015 lo 0,7 per cento del proprio PIL in Aiuto Pubblico allo Sviluppo. Questo impegno è stato successivamente confermato in diverse sedi internazionali e all'interno dell'Unione Europea;
dopo otto anni dalla Dichiarazione, alcuni dei paesi più poveri dell'Africa hanno raggiunto obiettivi intermedi e se continueranno così riusciranno a raggiungere gli Obiettivi del Millennio entro il 2015;
molti dei paesi più ricchi, tra cui l'Italia, non stanno rispettando i propri impegni soprattutto in termini di efficacia degli aiuti e di regole commerciali;
l'Italia è decisamente indietro e risulta essere il fanalino di coda tra i paesi europei. Il nostro paese si è impegnato a dare lo 0,7 per cento del PIL in Aiuto Pubblico allo Sviluppo entro il 2015, ma da uno degli ultimi rapporti OCSE emerge che è fermo allo 0,19 per cento;
serve una seria pianificazione volta ad un aumento progressivo delle risorse;
inoltre l'Italia si è impegnata a rispettare la Dichiarazione di Parigi, con la quale dovrebbe in particolare riconoscere ai paesi poveri un ruolo di leadership nell'elaborazione dei programmi e delle politiche di sviluppo e garantire che le risorse per lo sviluppo raggiungano i destinatari contribuendo a programmi di lotta alla povertà, di promozione della salute e dell'ambiente;
altresì, l'aiuto italiano, stando ai dati forniti dall'OCSE/DAC, sarebbe scesa dallo 0,16 per cento allo 0,15 per cento del PIL, con una contrazione in termini reali rispetto al 2009 del 1,5 per cento ma del 35 per cento rispetto al 2008;
non solo l'Italia continua a mettere all'ultimo posto delle proprie scelte di bilancio l'aiuto pubblico allo sviluppo, ma questa scelta sta provocando l'allontanamento di tutta l'Unione Europea dagli obiettivi continentali: mentre l'aiuto UE sale del 6,7 per cento, infatti, l'Italia si conferma fanalino di coda dei paesi dell'Unione, addirittura dopo la Grecia che, invece, nonostante le difficoltà di bilancio continua a destinare lo 0,17 per cento de Pil all'aiuto pubblico allo sviluppo. L'aiuto pubblico del nostro Paese in termini assoluti è pari a quello del Belgio e della Danimarca;
di fronte a questa drammatica situazione, diventa essenziale - così come già affermato dall'OCSE - rendere maggiormente vincolante il sistema delle promesse fatte dai governi, chiedendo loro di sostenere tali impegni con piani specifici che garantiscano l'allocazione delle risorse promesse per l'aiuto pubblico allo sviluppo,

impegna il Governo

a valutare, nell'ambito della ripartizione della quota dell'otto per mille dell'IRPEF devoluta alla diretta gestione statale, maggiori risorse ed interventi per la finalità «Fame nel mondo» al fine di poter sostenere e contribuire a raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio ed aumentare l'impegno per l'aiuto pubblico allo sviluppo.
9/3261-A/1. Di Stanislao.

La Camera,
premesso che,
nel settembre del 2000, durante il Vertice del Millennio delle Nazioni Unite, 189 Capi di Stato e di Governo, di paesi ricchi e poveri, condivisero una visione del mondo senza povertà e adottarono la Dichiarazione del Millennio;
con essa si impegnarono a raggiungere, entro il 2015, otto obiettivi concreti e misurabili (gli Obiettivi del Millennio: combattere la fame, la disparità tra i sessi, la mortalità infantile, l'HIV/AIDS e, al contempo, migliorare l'accesso ai servizi pubblici essenziali, quali l'istruzione e la salute);
l'Italia ha una grande responsabilità, in sede ONU ha assunto l'impegno a dare entro il 2015 lo 0,7 per cento del proprio PIL in Aiuto Pubblico allo Sviluppo. Questo impegno è stato successivamente confermato in diverse sedi internazionali e all'interno dell'Unione Europea;
dopo otto anni dalla Dichiarazione, alcuni dei paesi più poveri dell'Africa hanno raggiunto obiettivi intermedi e se continueranno così riusciranno a raggiungere gli Obiettivi del Millennio entro il 2015;
molti dei paesi più ricchi, tra cui l'Italia, non stanno rispettando i propri impegni soprattutto in termini di efficacia degli aiuti e di regole commerciali;
l'Italia è decisamente indietro e risulta essere il fanalino di coda tra i paesi europei. Il nostro paese si è impegnato a dare lo 0,7 per cento del PIL in Aiuto Pubblico allo Sviluppo entro il 2015, ma da uno degli ultimi rapporti OCSE emerge che è fermo allo 0,19 per cento;
serve una seria pianificazione volta ad un aumento progressivo delle risorse;
inoltre l'Italia si è impegnata a rispettare la Dichiarazione di Parigi, con la quale dovrebbe in particolare riconoscere ai paesi poveri un ruolo di leadership nell'elaborazione dei programmi e delle politiche di sviluppo e garantire che le risorse per lo sviluppo raggiungano i destinatari contribuendo a programmi di lotta alla povertà, di promozione della salute e dell'ambiente;
altresì, l'aiuto italiano, stando ai dati forniti dall'OCSE/DAC, sarebbe scesa dallo 0,16 per cento allo 0,15 per cento del PIL, con una contrazione in termini reali rispetto al 2009 del 1,5 per cento ma del 35 per cento rispetto al 2008;
non solo l'Italia continua a mettere all'ultimo posto delle proprie scelte di bilancio l'aiuto pubblico allo sviluppo, ma questa scelta sta provocando l'allontanamento di tutta l'Unione Europea dagli obiettivi continentali: mentre l'aiuto UE sale del 6,7 per cento, infatti, l'Italia si conferma fanalino di coda dei paesi dell'Unione, addirittura dopo la Grecia che, invece, nonostante le difficoltà di bilancio continua a destinare lo 0,17 per cento del Pil all'aiuto pubblico allo sviluppo. L'aiuto pubblico del nostro Paese in termini assoluti è pari a quello del Belgio e della Danimarca;
di fronte a questa drammatica situazione, diventa essenziale - così come già affermato dall'OCSE - rendere maggiormente vincolante il sistema delle promesse fatte dai governi, chiedendo loro di sostenere tali impegni con piani specifici che garantiscano l'allocazione delle risorse promesse per l'aiuto pubblico allo sviluppo,

impegna il Governo

a valutare, nell'ambito della ripartizione della quota dell'otto per mille dell'IRPEF devoluta alla diretta gestione statale, la possibilità di destinare maggiori risorse ed interventi per la finalità «Fame nel mondo» al fine di poter sostenere e contribuire a raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio ed aumentare l'impegno per l'aiuto pubblico allo sviluppo.
9/3261-A/1. (Testo modificato nel corso della seduta) Di Stanislao.

La Camera,
premesso che:
il provvedimento al nostro esame integra le disposizioni di cui all'articolo 47 della legge n. 222 del 1985 in merito alla ripartizione della quota dell'otto per mille dell'IRE devoluta alla diretta gestione statale. La legge n. 222 citata prevede che tale quota sia suddivisa tra le seguenti finalità: fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione dei beni culturali;
tra i beni culturali di cui il nostro Paese è ricco spiccano i siti patrimonio dell'umanità della lista dell'Unesco;
quella di Sito Patrimonio dell'Umanità è la denominazione ufficiale delle aree registrate nella Lista del Patrimonio dell'Umanità, o nella sua accezione inglese World Heritage List, della Convenzione sul Patrimonio dell'Umanità;
la Convenzione sul Patrimonio dell'Umanità, adottata dalla Conferenza generale dell'UNESCO il 16 novembre 1972, ha lo scopo di identificare e mantenere la lista di quei siti che rappresentano delle particolarità di eccezionale importanza da un punto di vista culturale o naturale;
il Comitato della Convenzione, chiamato Comitato per il Patrimonio dell'Umanità, ha sviluppato dei criteri precisi per l'inclusione dei siti nella lista;
le caratteristiche più significative della Convenzione per il patrimonio mondiale del 1972 riguardano la capacità di unire in un singolo documento i concetti di conservazione naturale e la preservazione delle opere culturali. La Convenzione riconosce i modi in cui l'uomo interagisce con la natura, ed il fondamentale bisogno di preservare l'equilibrio fra i due;
secondo l'ultimo aggiornamento effettuato nella riunione del Comitato per il Patrimonio dell'Umanità a Siviglia il 30 giugno 2009, la lista è composta da un totale di 890 siti (di cui 689 beni culturali, 176 naturali e 25 misti) presenti in 148 Nazioni del mondo;
attualmente l'Italia è la nazione a detenere il maggior numero di siti inclusi nella lista dei patrimoni dell'umanità (47 siti), seguita dalla Spagna (42 siti) e dalla Cina (40 siti):
Incisioni rupestri della Valcamonica (1979);
Chiesa e convento domenicano di Santa Maria delle Grazie con L'ultima cena di Leonardo da Vinci, Milano (1980);
Centro storico di Roma, le proprietà extraterritoriali della Santa Sede nella città e la Basilica di San Paolo fuori le mura (1980-1990);
Estensione del patrimonio di Roma ai beni compresi entro le mura di Urbano VIII (1990);
Centro storico di Firenze (1982) Venezia e la sua Laguna (1987) Piazza del Duomo di Pisa (1987);
Centro storico di San Gimignano (1990);
Sassi di Matera (1993);
Città di Vicenza e le Ville palladiane del Veneto (1994-1996);
Centro storico di Siena (1995);
Centro storico di Napoli (1995);
Crespi d'Adda (1995);
Ferrara città del Rinascimento e delta del Po con le delizie estensi (1995-1999);
Castel del Monte (1996);
Trulli di Alberobello (1996);
Monumenti paleocristiani di Ravenna (1996);
Centro storico della città di Pienza (1996);
Palazzo Reale del XVIII secolo di Caserta, con il Parco, l'Acquedotto Carolino e il complesso di San Leucio (1997);
Residenze sabaude di Torino e dintorni (1997);
Orto botanico di Padova (1997);
Duomo, Torre Civica e Piazza Grande di Modena (1997);
Aree archeologiche di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata (1997);
Villa romana del Casale, presso Piazza Armerina (1997);
Su Nuraxi di Barumini (1997);
Portovenere, le Cinque Terre e le isole di Palmaria, Tino e Tinetto (1997);
Costiera amalfitana (1997);
Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi di Agrigento (1997);
Area archeologica e Basilica patriarcale di Aquileia (1997);
Centro storico di Urbino (1998);
Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano con il sito archeologico di Paestum e Velia;
Roscigno Vecchia e la Certosa di Padula (1998);
Villa Adriana a Tivoli (1998);
Città di Verona (2000);
Isole Eolie (2000);
Assisi, la Basilica di San Francesco e altri siti francescani (2000);
Villa d'Este a Tivoli (2001);
Città tardo barocche del Val di Noto (Sicilia sud-orientale) (2002);
Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia (2003);
Necropoli etrusche di Cerveteri e Tarquinia (2004);
Val d'Orcia a Siena (2004);
Città di Siracusa e la necropoli di Pantalica (2005);
Le Strade Nuove e i Palazzi dei Rolli di Genova (2006);
Mantova e Sabbioneta (2008);
Ferrovia retica nel paesaggio dell'Albula e del Bernina (2008);
Dolomiti (2009);
Longobardi in Italia: i luoghi del potere (2011);
Siti palafitticoli preistorici dell'Arco alpino (2011);
spesso per la conservazione e la valorizzazione di questi siti lo stesso Ministero per i beni e le attività culturali non dispone di tutte le risorse necessarie,

impegna il Governo

a valutare in maniera prioritaria le richieste riferite a progetti collegati a siti patrimonio dell'umanità di cui alla lista dell'Unesco.
9/3261-A/2. Monai, Zazzera.

La Camera,
premesso che:
con il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 23 aprile 2010 si è previsto per il 2010 la possibilità per i contribuenti di destinare una quota pari al 5 per mille dell'Irpef a finalità di interesse sociale, in questo modo molte associazioni ed enti di rilevanza sociale possono continuare la loro benefica attività grazie al denaro dei contribuenti;
l'Agenzia delle Entrate ha stabilito che la presentazione delle richieste di ammissione al beneficio da parte di dette associazioni ed enti avvenisse entro il 7 maggio 2010 e solo in forma telematica, nei modi e nelle forme previste dalla stessa Agenzia e vale a dire, innanzitutto, abilitandosi ai servizi telematici;
dal 23 aprile al 7 maggio sono trascorsi solo 14 giorni, di cui solo 10 lavorativi ed in questi giorni in molti hanno provato ad inoltrare la richiesta, ma il sistema non ha riconosciuto la password e il pincode dell'anno precedente;
i contatti telefonici con l'Agenzia in quei giorni sono stati impediti dalla lunga lista d'attesa, data dalla brevità tra l'emanazione del Decreto e la scadenza per l'ammissione al beneficio;
molte richieste del nuovo pincode e della nuova password sono rimaste disattese o hanno avuto il loro esito ben oltre il termine di scadenza per poter richiedere l'ammissione al beneficio;
inoltre dopo aver avuto il pincode e la password, nel momento in cui si richiede l'attivazione dei servizi telematici, viene comunicato sul portale web dell'Agenzia che bisogna rivolgersi ad un incaricato terzo abilitato (a pagamento);
le conseguenze di tutto ciò, a quanto risulterebbe, sono state che non tutti hanno potuto accedere al beneficio,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di una diversa e più efficace procedura per l'ammissione al beneficio del 5 per mille alle associazioni che ne dovessero fare richiesta.
9/3261-A/3. Catanoso.

La Camera,
premesso che:
a seguito di una serie interventi legislativi adottati a decorrere dalla legge finanziaria per il 2004 le risorse dell'otto per mille dell'IRPEF destinato allo Stato sono state sensibilmente ridotte;
c'è totale mancanza di informazione in ordine al funzionamento del meccanismo dell'otto per mille, con particolare riguardo alla destinazione delle quote dei contribuenti che non esprimono alcuna scelta,

impegna il Governo

a impiegare una somma comunque non inferiore al 10 per cento della disponibilità complessiva della quota annuale a diretta gestione statale dell'otto per mille dell'IRPEF, alla realizzazione di messaggi pubblicitari e al conseguente acquisto di spazi televisivi, radiofonici, della stampa periodica, nonché di altri mezzi di informazione, allo scopo di assicurare adeguata informazione ai contribuenti sul funzionamento del meccanismo dell'otto per mille, con particolare riguardo alla destinazione delle quote dei contribuenti che non esprimono alcuna scelta, sulla possibilità di scegliere di destinare la quota pari all'otto per mille a scopi di interesse sociale o di carattere umanitario a diretta gestione dello Stato, nonché sulle iniziative sociali e umanitarie che lo Stato finanzia o intende finanziare con le risorse ad esso assegnate.
9/3261-A/4. Farina Coscioni, Beltrandi, Bernardini, Mecacci, Maurizio Turco, Zamparutti.

La Camera,
premesso che:
nel 2001 in un volume, edito dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, Dipartimento per l'informazione e l'editoria, vi è un saggio del professor Carlo Cardia - membro della «Commissione governativa avente il compito di procedere alla revisione dell'importo deducibile ed alla valutazione del gettito della quota IRPEF al fine di predispone eventuali modifiche» - dal titolo «La legge 222/1985: attuazione problemi, prospettive» nel quale, tra l'altro, il professor Cardia afferma che una «questione che sta profilandosi è una questione di fatto, di natura squisitamente finanziaria, riassumibile in termini molto semplici: dal flusso finanziario dell'8 per mille del gettito IRPEF derivano alla Chiesa cattolica (recte: alla CEI) delle somme veramente ingenti, che hanno superato ogni più consistente previsione. Si parla ormai di circa 900-1.000 miliardi (di lire) l'anno. Il livello è da considerarsi tanto più alto in quanto il fabbisogno per il sostentamento del clero non supera mediamente i 400-500 miliardi annui (di lire). Ciò vuol dire che la CEI ha la disponibilità annua di diverse centinaia di miliardi per finalità ("esigenze di culto della popolazione, sostentamento del clero, interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di paesi del terzo mondo": articolo 48 legge 222 del 1985) che sono chiaramente "secondarie" rispetto a quella primaria del sostentamento del clero; e che, lievitando così il livello del flusso finanziario si potrebbe presto giungere al paradosso per il quale è proprio il sostentamento del clero ad assumere il ruolo di finalità secondaria rispetto alle altre. Tutto ciò porterebbe a vere e proprie distorsioni nell'uso del denaro da parte della Chiesa cattolica, e, più in generale, riaprirebbe il capitolo di un finanziamento pubblico irragionevole che potrebbe raggiungere la soglia della incostituzionalità se riferito al valore della laicità quale principio supremo dell'ordinamento. (...)»;
la situazione si è ulteriormente deteriorata tant'è che in relazione all'anno 2010 la CEI ha ricevuto oltre un miliardo di euro ed ha destinato al sostentamento del clero 360 milioni,

impegna il Governo

a richiedere ai membri italiani della «Commissione governativa avente il compito di procedere alla revisione dell'importo deducibile ed alla valutazione del gettito della quota IRPEF al fine di predisporre eventuali modifiche» se abbiano preso o meno in considerazione la necessità di predisporre le necessarie modifiche e le ragioni per le quali non le abbiano predisposte;

ad attivarsi in via diplomatica presso la Santa Sede per proporre, alla luce di oltre un quarto di secolo di esperienza, la revisione della legge n. 222 del 1985.
9/3261-A/5. Maurizio Turco, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Zamparutti.

La Camera,
premesso che:
il presente provvedimento è volto a modificare l'articolo 48 della legge 20 maggio 1985, n. 222, concernente la ripartizione della quota dell'otto per mille del gettito dell'imposta sul reddito delle persone fisiche a diretta gestione statale;
l'otto per mille è il meccanismo con cui lo Stato italiano ripartisce, in base alle scelte dei contribuenti, l'otto per mille dell'intero gettito fiscale IRPEF fra lo Stato e diverse confessioni religiose, per scopi definiti da legge;
le quote dell'otto per mille sono utilizzate dallo Stato per interventi straordinari per la fame nel mondo, le calamità naturali, l'assistenza ai rifugiati e la conservazione di beni culturali;
la scuola, che si occupa di formare i futuri cittadini, deve essere considerata come lo strumento principale per la crescita individuale e sociale e garantire che l'esercizio del diritto allo studio si realizzi in condizioni di agibilità e sicurezza;
negli ultimi tre anni di governo Berlusconi, questo settore è stato colpito duramente tra tagli indiscriminati e provvedimenti arrangiati con il solo obiettivo di fare cassa, prevedendo la riduzione delle classi e l'aumento del rapporto alunni/docenti;
con il decreto-legge 25 giugno 2008, n.112 convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008 n. 133, è stata imposta una riduzione della spesa per l'istruzione di circa 8 miliardi di euro in tre anni attraverso un taglio indiscriminato dei posti negli organici di oltre 87 mila docenti e di oltre 44.500 unità destinate al personale ausiliare, tecnico e amministrativo (ATA);
oltre al taglio generalizzato del personale, il Governo ha operato anche un drastico ridimensionamento della rete scolastica. L'operazione è cominciata con il Piano programmatico nel 2008 - in cui è stata prevista la soppressione delle scuole con meno di 50 alunni (circa 4200 plessi) e l'accorpamento di quelle con un numero di alunni tra i 300 e i 500 (circa 700 plessi) - e si è conclusa con il decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111;
con la manovra di luglio, infatti, è stato previsto che le scuole primarie e quelle medie vengano aggregate in istituti comprensivi, perdendo nei fatti la loro autonomia, se hanno meno di 1.000 alunni, ridotti a 500 nelle zone più disagiate e a 300 nelle piccole isole e nelle scuole di montagna;
per la prima volta i finanziamenti destinati all'autonomia scolastica sono scesi sotto i 100 milioni di euro, passando dai 269 milioni di euro del 2001 ai 79 milioni del 2011. In dieci anni, il finanziamento è stato ridotto del 71 per cento;
per queste ragioni, in seguito al peggioramento della situazione finanziaria e ai pesanti tagli di organico e di tempo scuola, i dirigenti sono stati costretti a ricercare forme di autofinanziamento che si sono tradotte nella richiesta di contributi sempre più onerosi alle famiglie,

impegna il Governo

a modificare la legge 20 maggio 1985, n. 222, sull'otto per mille al fine di consentire ai cittadini di indicare esplicitamente la «scuola pubblica» come destinataria di una quota fiscale dell'otto per mille da utilizzare d'intesa con enti locali per la sicurezza e l'adeguamento funzionale degli edifici e a pubblicare ogni anno un rapporto dettagliato circa l'erogazione delle risorse e lo stato degli interventi realizzati.
9/3261-A/6. Antonino Russo, Ghizzoni, Bachelet, Coscia, De Biasi, De Pasquale, De Torre, Levi, Lolli, Mazzarella, Melandri, Nicolais, Pes, Rossa, Siragusa.

PROPOSTA DI LEGGE: VIETTI E RAO: DISPOSIZIONI IN MATERIA DI ATTRIBUZIONE DELLE FUNZIONI AI MAGISTRATI ORDINARI AL TERMINE DEL TIROCINIO (A.C. 2984-A) ED ABBINATE PROPOSTE DI LEGGE: FERRANTI ED ALTRI; PALOMBA (A.C. 3046-4619)

A.C. 2984-A - Parere della I Commissione

PARERE DELLA I COMMISSIONE SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE

NULLA OSTA

sugli emendamenti contenuti nel fascicolo n. 2.

A.C. 2984-A - Parere della V Commissione
PARERE DELLA V COMMISSIONE SUL TESTO DEL PROVVEDIMENTO E SUGLI EMENDAMENTI PRESENTATI

Sul testo del provvedimento elaborato dalla Commissione di merito:

NULLA OSTA

Sugli emendamenti trasmessi dell'Assemblea

NULLA OSTA

sugli emendamenti contenuti nel fascicolo n. 2.

A.C. 2984-A - Articolo 1

ARTICOLO 1 DELLA PROPOSTA DI LEGGE N. 2984 NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

ART. 1.

1. Il comma 2 dell'articolo 13 del decreto legislativo 5 aprile 2006, n. 160, e successive modificazioni, è sostituito dal seguente:
«2. I magistrati ordinari al termine del tirocinio non possono essere destinati a svolgere le funzioni giudicanti monocratiche penali, salvo che per i reati di cui all'articolo 550 del codice di procedura penale, le funzioni di giudice per le indagini preliminari o di giudice dell'udienza preliminare anteriormente al conseguimento della prima valutazione di professionalità».

PROPOSTA EMENDATIVA RIFERITA ALLA PROPOSTA DI LEGGE

ART. 1.

Sostituirlo con il seguente:
Art. 1. - 1. Il comma 2 dell'articolo 13 del decreto legislativo 5 aprile 2006, n. 160, e successive modificazioni, è soppresso.
1. 1. Di Pietro, Palomba.

A.C. 2984-A - Articolo 2

ARTICOLO 2 DELLA PROPOSTA DI LEGGE N. 2984 NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

ART. 2.

1. L'articolo 9-bis del decreto legislativo 5 aprile 2006, n. 160, è abrogato.

A.C. 2984-A - Articolo 3

ARTICOLO 3 DELLA PROPOSTA DI LEGGE N. 2984 NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEI PRESENTATORI

ART. 3.

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

A.C. 2984-A - Ordine del giorno

ORDINE DEL GIORNO

La Camera,
premesso che:
la proposta di legge all'esame dell'Assemblea è volta a rivedere, in senso meno restrittivo, le funzioni che i magistrati ordinari possono svolgere subito dopo aver terminato il tirocinio;
l'articolo 13, comma 2, del decreto legislativo n. 160 del 2006 aveva infatti impedito che i magistrati ordinari al termine del tirocinio potessero essere destinati a svolgere le funzioni requirenti, giudicanti monocratiche penali o di giudice per le indagini preliminari o di giudice dell'udienza preliminare, prima del conseguimento della prima valutazione di professionalità;
tale ultima disposizione ha incrementato i noti problemi di vuoti nell'organico degli uffici giudiziari, precludendo così la possibilità ai procuratori di avvalersi del supporto dei giovani magistrati, soprattutto in caso di carenza di personale e ciò ha fatto registrare l'attuale larga convergenza sulla necessita di modificare tale norma;
gli uffici giudiziari della provincia di Bolzano, nei quali la carenza di organico è un problema ancora più grave per la difficoltà di selezionare magistrati bilingue, tedesco e italiano, ai sensi degli articoli 33 e seguenti del decreto del Presidente della Repubblica 26 luglio 1976, n. 752, e successive modificazioni, godono di una deroga al divieto sancito con l'articolo 13, comma 2, del decreto legislativo n. 160 del 2006, introdotta con l'articolo comma 5, del decreto-legge 29 dicembre 2009, n. 193, convertito con modificazioni nella legge 22 febbraio 2010, n. 24,

impegna il Governo

di applicare la deroga di cui all'articolo 3-bis, comma 5, del decreto-legge 29 dicembre 2009, n. 193, convertito con modificazioni nella legge 22 febbraio 2010, n. 24, anche al testo novellato dell'articolo 13, comma 2, del decreto legislativo n. 160 del 2006, soprattutto alla luce dell'attuale modifica normativa, volta a concedere maggiori funzioni ai magistrati ordinari subito dopo aver concluso il tirocinio.
9/2984-A/1. Zeller, Brugger.

INTERPELLANZE URGENTI

Elementi e iniziative in merito al rispetto della normativa comunitaria e nazionale con riguardo alla costruzione da parte di Sogin di un deposito per lo stoccaggio di rifiuti radioattivi nel comune di Saluggia (Vercelli) - 2-01213

A)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri dello sviluppo economico, dell'economia e delle finanze e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere - premesso che:
in data 12 luglio 2011, il primo firmatario del presente atto, depositava l'interrogazione n. 5-05088, che veniva pubblicata in allegato al resoconto della seduta n. 499, per portare a conoscenza dei Ministri interpellati l'operato e la gestione della Sogin, società di Stato con unico socio il Ministero dell'economia e delle finanze, che ne detiene interamente il capitale sociale, relativamente all'impianto di cementazione Cemex destinato alla solidificazione delle scorie liquide, fra esse il «D2», deposito per migliaia di metri cubi di rifiuti nucleari, sito in Saluggia, provincia di Vercelli;
nel citato atto di sindacato ispettivo si chiedeva di verificare che Sogin avesse rispettato tutte le procedure previste dalla legislazione vigente, ed in particolare se fosse in possesso di tutte le autorizzazioni delle autorità competenti e di tutti i requisiti necessari per costruire nell'area citata, con particolare attenzione agli obblighi previsti ai sensi dell'articolo 41 del decreto legislativo n. 230 del 1995 sulle «direttive Euratom sulle radiazioni ionizzanti» per la costruzione del deposito per lo stoccaggio di rifiuti radioattivi cosiddetto «D2», e se sia stata data comunicazione alla commissione esecutiva dei dati generali del progetto in questione;
la Commissione europea, nella sua risposta E-006949/2011 all'interrogazione presentata dall'onorevole Gianluca Susta sulle medesime problematiche, precisava quanto segue: «Le autorità italiane sono tenute a presentare alla Commissione, a norma dell'articolo 37 del trattato Euratom, il progetto relativo all'attivazione del deposito per lo stoccaggio di rifiuti radioattivi denominato "D2"». Per poi proseguire: «Conformemente all'articolo 42 del trattato Euratom, il progetto in questione deve essere comunicato alla Commissione al più tardi tre mesi prima della conclusione dei primi contratti con i fornitori, ovvero tre mesi prima dell'inizio dei lavori, quando questi debbano essere compiuti dall'impresa con mezzi». La Commissione affermava inoltre: «Sono in corso alcune discussioni tra l'impresa interessata e l'autorità preposta al rilascio delle licenze per lo stoccaggio del "D2" di una quantità limitata di rifiuti cementati che in pochi anni diventeranno da rifiuti di categoria III a rifiuti di categoria II. La Commissione esaminerà la questione dopo il ricevimento delle notifiche ufficiali da parte degli organi italiani competenti»;
la risposta della Commissione europea dimostra in modo puntuale che Sogin, allo stato attuale, non ha i requisiti per proseguire con i lavori e che, qualora qui si costruisse un deposito e vi venissero stoccate le scorie di categoria III, vi resterebbero davvero per sempre, visto che ad oggi non risulta che vi siano in Italia e all'estero siti in grado di stoccare le scorie e le ricerche in merito sono state quindi sospese;
il 22 settembre 2011, un'agenzia di stampa, riprendendo anche le dichiarazioni del sindaco del comune di Saluggia, Marco Pasteris, rendeva noto: «Il Comune di Saluggia, che, lo scorso 29 luglio, con un'ordinanza, aveva disposto la sospensione dei lavori evidenziando alcune prescrizioni, ha dato il proprio «Via libera» dopo aver verificato che tali prescrizioni «erano state completamente rispettate». La decisione è stata comunicata sia alla società Monsud, incaricata dei lavori, sia alla Sogin» (Ansa);
la ripresa dei lavori è stata possibile grazie alla mera decadenza della precedente ordinanza sospensiva, in quanto trascorso il termine utile di 45 giorni;
per il termine dei lavori occorre una tempistica triennale, mentre l'autorizzazione alla costruzione ha scadenza tra circa un anno;
appare evidente agli interpellanti, in assenza delle autorizzazioni da parte dell'Ispra e quindi del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, così come in assenza di documentazione e della trasmissione dei progetti in sede europea, l'illegittimità dell'ordinanza del comune di Saluggia che consente il prosieguo dei lavori di costruzione del deposito «D2» per le scorie nucleari;
nel 2009 l'architetto Ravetto, assessore all'urbanistica, presidente della commissione edilizia e responsabile del servizio tecnico urbanistico del comune di Saluggia, ha rilasciato alla Sogin una proroga al permesso di costruire il deposito per rifiuti nucleari in un'area in cui il piano regolatore vieta nuove costruzioni, in palese conflitto di interessi, in quanto lo stesso Ravetto risulta essere consulente della Sogin, così come documentato nell'interrogazione n. 5-03406, depositata dal primo firmatario del presente atto;
per la suddetta tipologia di rifiuti di categoria III, non esistendo un sito di smaltimento né in Europa né in Italia, se gli stessi fossero stoccati nel «D2» non sarebbe possibile stabilire il loro allontanamento;
il costo dei lavori per la costruzione del deposito «D2» ammonta a circa 12 milioni di euro, una spesa onerosa per il nostro Paese, visto il disagio economico in cui versa l'Italia -:
se non si intenda con estrema urgenza verificare l'operato di Sogin e garantire il rispetto della legislazione europea e nazionale vigente.
(2-01213)
«Bobba, Mattesini, Gnecchi, Bellanova, Mariani, Castagnetti, Ginefra, Farinone, Capano, Esposito, Bernardini, Servodio, Miotto, Rampi, Trappolino, Damiano, Narducci, Lovelli, Lucà, Grassi, Pes, Livia Turco, Boccuzzi, Codurelli, Marchi, Bucchino, Portas, Carella, Morassut, Mecacci, Calvisi, Realacci, Cilluffo, Sarubbi, Braga, Rosato, Martella, Miglioli, Rubinato, Froner, Tidei, Barbi, Iannuzzi, Berretta, D'Incecco, Cavallaro, Pedoto, De Micheli, Fogliardi, Vannucci, Quartiani, Federico Testa, Albonetti, Zucchi, Oliverio, Sposetti, Zunino, Schirru, Benamati, Cenni, Capodicasa, Baretta, Fiorio, Ginoble, Fioroni, Vaccaro, Rossa, Touadi, Giorgio Merlo, Gianni Farina».
(27 settembre 2011)

Chiarimenti in merito agli effettivi metodi e criteri di scelta dei vertici del Corpo della Guardia di finanza, alla luce delle vicende emerse da recenti notizie di stampa - 2-01212

B)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
la stampa quotidiana riporta la notizia che il signor Valter Lavitola, direttore de L'Avanti, ora latitante, avrebbe raccomandato al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi la nomina ai vertici della Guardia di finanza del generale Emilio Spaziante;
in particolare, i giornali riportano estratti di un'intercettazione di una telefonata con il Presidente del Consiglio del Lavitola, interpretandola come un tentativo di quest'ultimo di favorire la nomina del generale Spaziante a vice comandante della Guardia di finanza;
in realtà, la predetta intercettazione fa emergere, in modo ancora più grave, la precisa volontà del Lavitola di facilitare la nomina del generale Spaziante come successore del generale Nino Di Paolo nel ruolo di comandante generale della Guardia di finanza;
emergerebbe, infatti, che, prima ancora del completamento dell'iter parlamentare dell'intervento legislativo, con il quale si è recentemente introdotta la possibilità di nominare il comandante generale della Guardia di finanza tra gli appartenenti al corpo, e dopo qualche giorno dalla predetta telefonata tra Lavitola e il Presidente del Consiglio Berlusconi, il predetto Lavitola intrattenesse rapporti con il Presidente del Consiglio e con il Ministro dell'economia e delle finanze Tremonti per stabilire che il successore del generale Di Paolo avrebbe dovuto essere il generale Spaziante;
sempre secondo notizie riportate dagli organi di informazione emergono rapporti molto stretti e continui tra il medesimo generale Spaziante e il deputato Marco Milanese, all'epoca consigliere politico del Ministro dell'economia e delle finanze, attraverso incontri che si sarebbero addirittura tenuti presso gli uffici della Guardia di finanza diretti dallo Spaziante, siti in Roma in via Sicilia, e sarebbero continuati anche dopo che il predetto deputato è stato raggiunto da provvedimento restrittivo;
ancora da notizie di stampa si apprende di incontri tra lo stesso generale e il dottor Borgogni, esponente di Finmeccanica, che si sarebbero svolti presso ristorante «Il ceppo» di Roma;
appare del tutto sconvolgente anche solo l'ipotesi che possa assurgere al ruolo di comandante generale del Corpo della Guardia di finanza una persona raccomandata da un latitante, il quale, per di più, intrattiene rapporti con il Capo del Governo e con il Ministro dell'economia e delle finanze per ottenere tale obiettivo;
risulta altresì paradossale, sempre alla luce delle circostanze sopra riportate, la ventilata intenzione del Governo di ricollocare il generale Spaziante ai vertici dei servizi segreti -:
se e in che modo intenda fare assoluta chiarezza, dinanzi agli organi parlamentari, su tale inquietante vicenda, in particolare in merito al coinvolgimento diretto dello stesso Ministro dell'economia e delle finanze e del deputato Marco Milanese, nella sua qualità di consigliere politico del Ministro, e se intenda illustrare quali siano, al di là degli aspetti meramente formali, gli effettivi metodi e criteri di scelta dei vertici del Corpo della Guardia di finanza, al fine di ridare dignità ed autorevolezza ad un'istituzione, quella della Guardia di finanza, che svolge un ruolo indispensabile a presidio della legalità e per il contrasto all'evasione fiscale ed alla criminalità economica, nonché al fine di salvaguardare l'onorabilità degli appartenenti al Corpo della Guardia di finanza.
(2-01212)
«Barbato, Donadi, Messina, Cambursano, Zazzera».
(27 settembre 2011)

Chiarimenti in merito agli impegni assunti dallo Stato italiano in materia di cooperazione allo sviluppo e al relativo adempimento - 2-01210

C)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri dell'economia e delle finanze e degli affari esteri, per sapere - premesso che:
gli stanziamenti previsti a favore della legge n. 49 del 1987, in materia di cooperazione allo sviluppo, hanno registrato - come denunciato dagli stessi interpellanti nel mese di maggio 2011 - un trend allarmante negli ultimi 4 anni, passando dai 732 milioni di euro stanziati nel 2007 per l'anno 2008 - ultimo anno del Governo Prodi - fino ai soli 175 milioni di euro stanziati con l'ultima legge finanziaria per l'anno 2011 - ridotti a 158 milioni a marzo 2011 - e probabilmente destinati a scendere ben al di sotto dei 100 milioni di euro alla fine al 2014, segnando di fatto la sostanziale fine della cooperazione bilaterale pubblica italiana allo sviluppo;
i dati riportati sono preoccupanti non solo in relazione alla netta caduta quanto ad efficacia ed impatto della cooperazione allo sviluppo bilaterale italiana, ma anche perché incidono in maniera gravissima sul ruolo dell'Italia nell'ambito della cooperazione allo sviluppo portata avanti dall'Unione europea e dal sistema della Nazioni unite, e, più in generale, sulle politiche di vicinato, nelle quali è interesse e dovere dell'Italia essere impegnata, specie, alla luce degli ultimi avvenimenti, nell'area del Mediterraneo; l'Italia è attualmente solo al 15o posto del sistema Onu di sviluppo, al pari di Belgio e Finlandia, mentre la presenza dei nostri uffici territoriali nei diversi Paesi si è contratta di un quarto, al pari del personale e degli esperti negli ultimi 3 anni;
complessivamente, l'Italia, con appena lo 0,15 per cento sul prodotto interno lordo per l'aiuto pubblico allo sviluppo, è ormai collocata in posizione lontanissima dal raggiungimento di quegli obiettivi fissati nel Consiglio europeo del maggio 2005, che prevedevano il raggiungimento dello 0,51 per cento del prodotto interno lordo entro il 2010 e dello 0,70 per cento entro il 2015, e nell'anno della scadenza del primo di questi obiettivi quantitativi, l'Italia è il Paese responsabile per il 40 per cento del loro mancato raggiungimento, con un ammontare di risorse complessivo destinato all'aiuto pubblico allo sviluppo, in percentuale al prodotto interno lordo, inferiore persino alle risorse impegnate a questo scopo dalla Grecia;
al Consiglio europeo di giugno 2011, il Governo ha ribadito per l'ennesima volta l'intenzione di raggiungere gli obiettivi quantitativi previsti entro il 2015, il che significherebbe quintuplicare l'attuale volume destinato all'aiuto pubblico allo sviluppo; tuttavia, secondo le stime effettuate dalla stessa Commissione europea, la tendenza prevista nei prossimi anni è quella di un'ulteriore riduzione del volume di aiuti;
al di là dell'impegno politico a raggiungere questi livelli, la situazione di morosità del nostro Paese per la cooperazione allo sviluppo nei confronti della comunità internazionale risulta aggravata dalla mancanza di informazioni precise, dettagliate e trasparenti, atte a fornire un quadro chiaro non solo sull'ammontare complessivo di risorse ancora da erogare in virtù di impegni formalmente assunti dall'Italia nelle sedi internazionali - sia con riferimento a banche e fondi di sviluppo, sia con riferimento alle diverse agenzie delle Nazioni Unite, o organizzazioni internazionali di sviluppo come ad esempio il Fondo globale per la lotta all'Aids, tubercolosi e malaria o la Convenzione per l'aiuto alimentare - ma soprattutto dall'assenza di un quadro chiaro sull'ammontare di risorse che l'Italia si è formalmente impegnata a destinare ad attività di cooperazione allo sviluppo attraverso accordi stipulati con i singoli Paesi extracomunitari, ad esempio in risposta a crisi umanitarie o a sostegno di processi di ricostruzione;
al di là, infatti, degli accordi che, ex articolo 80 della Costituzione, sono obbligatoriamente sottoposti ad autorizzazione alla ratifica da parte del Parlamento - che, sia pur con grande ritardo, prima o poi giungono ad un esame parlamentare - sussistono un'ampia serie di protocolli, memorandum d'intesa o atti similari, rientranti nella categoria degli accordi in forma semplificata e in grado di perfezionarsi con la sola firma del Governo, dai quali possono derivare obblighi finanziari per l'Italia in materia di cooperazione allo sviluppo e che sfuggono ad un esame parlamentare;
la scarsa trasparenza poi del bilancio pubblico in questa materia, a causa della nota separazione tra i fondi attribuiti ed erogati dal Ministero degli affari esteri e quelli, invece, assai più consistenti di competenza del Ministero dell'economia e delle finanze, rende difficile la compiuta determinazione dell'ammontare di risorse ancora dovuto, dei ritardi nell'effettuare i pagamenti e dell'esatto ammontare delle risorse da reperire per onorare impegni internazionali sottoscritti, al fine di avere un quadro completo delle obbligazioni finanziarie minime da assolvere per riconquistare una qualche credibilità internazionale -:
quali siano complessivamente, e per singole voci, gli impegni formalmente assunti dall'Italia che risultano in scadenza nell'arco di questa legislatura in materia di cooperazione allo sviluppo, nei confronti di organizzazioni internazionali, agenzie e fondi di sviluppo Onu, banche e fondi di sviluppo, nonché nei confronti dei singoli Paesi;
in base alle risorse oggi disponibili, quali di questi impegni i Ministri interpellati ritengano che potranno essere assolti.
(2-01210)
«Bersani, Franceschini, Tempestini, Pistelli, Barbi, Maran, Narducci, Mogherini Rebesani».
(26 settembre 2011)

Stato di attuazione delle iniziative per la realizzazione di impianti di produzione di acqua potabile per le isole di Pantelleria, Lampedusa, Linosa e Salina - 2-01199

D)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri dell'ambiente e la tutela del territorio e del mare e delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
tutta la fascia meridionale della Sicilia da sempre è stata caratterizzata da deficit idrico sia in termini potabili che irrigui. Lo stesso territorio, oltre alla marginalità geografica rispetto al resto del Paese, è gravato da condizioni di degrado economico-sociale anche per la carenza idrica direttamente connessa alla scarsa piovosità in tale aree;
le esigue risorse idriche di falda disponibili risultano in atto sovrasfruttate, tanto che nelle aree comprese tra la provincia di Trapani e quella di Agrigento si registra un notevole abbassamento del livello della falda freatica sin sotto il livello medio marino, per cui si registra l'intrusione di acqua salmastra nella falda in prossimità delle coste;
tale fenomeno finirà col mettere in crisi, oltre il sistema potabile, anche quello agricolo a causa della impossibilità di attingere risorse dal sottosuolo per via dell'elevata salinità delle acque di falda che danneggia colture e territorio;
nel recente passato non sono state rare le occasioni di contrapposizione tra operatori del settore agricolo ed enti o istituzioni preposte alla gestione del servizio idrico potabile per la ripartizione delle esigue risorse disponibili;
la situazione prima descritta assume connotazioni più acute nel territorio della provincia di Agrigento dove il bilancio tra le risorse idriche disponibili ed il fabbisogno, purtroppo, si presenta decisamente negativo;
le infrastrutture idrauliche realizzate in favore delle popolazioni agrigentine sono il frutto di attività di programmazioni e realizzazioni che oggi potrebbero segnare il loro riscatto dalla sete e dalle «guerre di poveri», mentre non sembrano andare nella medesima direzione invece le recenti notizie apprese dalla stampa dalle quali si evince che sono in corso di svolgimento procedure avviate dal dipartimento regionale per i rifiuti e le acque per lo smontaggio di un modulo dell'impianto di dissalazione da 25 l/s, recentemente ristrutturato e convertito secondo il principio di funzionamento ad osmosi inversa, che consente di produrre acqua dissalata a basso costo, né sembrano concretizzarsi le procedure di riscatto del nuovo impianto di dissalazione ad osmosi inversa realizzato con project financing che consentirebbe la produzione di circa 100 l/s di acqua potabile a costi inferiori ad 1 euro al metro cubo;
il nuovo modulo di proprietà della regione, appena ristrutturato, in grado di produrre circa 25 l/s a bassi costi, è destinato a soddisfare il fabbisogno idrico dell'isola di Pantelleria e, mentre oggi si sta assistendo allo smontaggio del modulo da 25 l/s da installare a Pantelleria, domani si potrebbe verificare che sia smontato l'impianto da 100 l/s per l'isola di Lampedusa;
il commissario per l'emergenza idrica in Sicilia prima e la cessata Arpa dopo avevano avviato e concluso la procedura di project financing per dotare le isole di Pantelleria, Lampedusa, Linosa e Salina di propri impianti di produzione di acqua potabile in grado di soddisfare la domanda idropotabile di quelle significative realtà territoriali;
non ultimo resta il problema dei tanti lavoratori che, dopo essere stati privati degli impianti in grado di produrre acqua potabile per le proprie famiglie, ora rischiano di perdere il proprio posto di lavoro a causa di una visione localistica del sistema di approvvigionamento idrico;
gli spostamenti di impianti di dissalazione si devono svolgere sulla scorta di studi, riscontri e verifiche e devono comprendere uno scenario in scala regionale che escluda l'insorgenza di situazioni emergenziali nel territorio della provincia di Agrigento o nella fascia centro-meridionale della Sicilia;
si sarebbero dovute effettuare analisi dei costi necessari agli spostamenti degli impianti prima descritti e della economicità dei trasferimenti e vanno adottate tutte le possibili misure atte a garantire la continuità lavorativa dei dipendenti degli impianti di dissalazione -:
quale sia lo stato di attuazione dei project financing nelle isole di Pantelleria, Lampedusa, Linosa e Salina, il cui completamento potrebbe segnare la fine del rifornimento idrico con navi cisterna, con oneri di diverse decine di milioni di euro a totale carico dello Stato, nonché il riscatto e l'acquisizione del nuovo impianto di dissalazione di Porto Empedocle.
(2-01199)
«Vincenzo Antonio Fontana, Marinello, Germanà, Pagano, Garofalo, Minardo, Torrisi, Cazzola, Barani, De Luca, Ciccioli, Mancuso, Toccafondi, Mannucci, Murgia, Iannarilli, Vella, Pili, Scalera, Vignali, Ceccacci Rubino, Migliori, Minasso, Girlanda, Abelli, Garagnani, De Nichilo Rizzoli, Versace, Nizzi, Biancofiore, Cristaldi, Lisi, Scelli, Ghiglia, Stradella, Luciano Rossi, Castellani».
(15 settembre 2011)

Iniziative in merito alla prospettiva di una riforma strutturale della Croce rossa italiana - 2-01211

E)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, i Ministri della salute e del lavoro e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
le recenti polemiche sollevate in merito alla possibile e repentina privatizzazione della Croce rossa italiana (Cri), attualmente ente pubblico non commerciale, rendono non rinviabile la riforma;
la XII Commissione igiene e sanità del Senato ha avviato un'indagine, necessaria ai fini della conoscenza dei problemi che affliggono l'ente, non ultimo quello economico-finanziario;
i compiti che la Croce rossa svolge a livello interno - così come ha più volte ricordato negli ultimi mesi il commissario straordinario, avvocato Francesco Rocca - ricadono nelle regole stabilite dalle direttive comunitarie; purtroppo il problema è che la Croce rossa ha dei costi talmente elevati che finisce per non essere competitiva, perdendo sempre più gare, con la conseguenza che i precari in essa impegnati rischiano di perdere il loro posto di lavoro;
si è in presenza di una situazione difficile che denota la necessità di una riforma strutturale, ma nello stesso tempo graduale e fatta con ragionevolezza senza produrre danni sociali;
alla negatività della situazione economica in cui versa la Croce rossa si aggiunge la mancata gestione di un cospicuo patrimonio immobiliare, non del tutto inventariato e certamente valorizzato;
a parere degli interpellanti, andrebbe individuata, tra «statalizzazione» e «privatizzazione», una formula in grado di rispettare la natura internazionale e la coerenza con le varie «convenzioni» a cui l'Italia ha aderito, nonché la mission che pone l'ente nella condizione di non poter identificarsi né con lo Stato, né con il mercato;
gli interpellanti ritengono doveroso ristabilire con coerenza una riautenticazione di fini e di attività, nel rispetto dell'evoluzione stessa del volontariato e della specifica esperienza italiana del «terzo settore»;
il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 gennaio 2011 pubblicamente esprime la volontà di estendere e rafforzare il ruolo istituzionale e civile dell'Agenzia del terzo settore -:
quali iniziative si intendano tempestivamente attuare, tali da risolvere la difficile situazione economica della Croce rossa, nel pieno rispetto della sua natura internazionale e coerentemente con le convenzioni a cui l'Italia ha aderito;
se non si ritenga opportuno avviare un tavolo di confronto tra istituzioni interessate, mondo del volontariato e terzo settore, che abbia come obiettivo la riformulazione legislativa e statutaria della Croce rossa, valutando la possibilità di delegare a ciò l'Agenzia del terzo settore.
(2-01211)
«Pezzotta, Adornato, Binetti, Bosi, Buttiglione, Calgaro, Capitanio Santolini, Enzo Carra, Cera, Ciccanti, Compagnon, De Poli, Delfino, Dionisi, Anna Teresa Formisano, Galletti, Libè, Lusetti, Mantini, Marcazzan, Mereu, Ricardo Antonio Merlo, Mondello, Naro, Occhiuto, Poli, Rao, Ria, Ruggeri, Scanderebech, Tassone, Nunzio Francesco Testa, Volontè, Zinzi».
(26 settembre 2011)