XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di martedì 11 ottobre 2011

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta dell'11 ottobre 2011.

Albonetti, Alessandri, Belcastro, Berlusconi, Bernini Bovicelli, Bindi, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brugger, Brunetta, Caparini, Carfagna, Casero, Catone, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Gianfranco Conte, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, D'Amico, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Fava, Fitto, Franceschini, Frattini, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Leone, Lo Monte, Lupi, Madia, Mantovano, Maroni, Martini, Melchiorre, Meloni, Migliavacca, Misiti, Moffa, Mura, Nucara, Leoluca Orlando, Picchi, Polidori, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Romani, Romano, Rosato, Rotondi, Saglia, Stefani, Stucchi, Tabacci, Tremonti, Vito.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

Albonetti, Alessandri, Belcastro, Berlusconi, Bernini Bovicelli, Bindi, Bonaiuti, Bongiorno, Bossi, Brambilla, Brugger, Brunetta, Buttiglione, Caparini, Carfagna, Casero, Catone, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Gianfranco Conte, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, D'Amico, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Fava, Fitto, Franceschini, Frattini, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Jannone, La Russa, Leone, Lo Monte, Lombardo, Lupi, Madia, Mantovano, Maroni, Martini, Melchiorre, Meloni, Migliavacca, Misiti, Moffa, Mura, Nucara, Leoluca Orlando, Paniz, Picchi, Polidori, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Romani, Romano, Rotondi, Saglia, Stefani, Stucchi, Tabacci, Tremonti, Vito.

Annunzio di una proposta di legge.

In data 10 ottobre 2011 è stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di legge d'iniziativa del deputato:
CAMBURSANO: «Istituzione di un'imposta sui grandi patrimoni mobiliari e immobiliari» (4678).

Sarà stampata e distribuita.

Modifica del titolo di una proposta di legge.

La proposta di legge n. 1258, d'iniziativa del deputato LEVI, ha assunto il seguente titolo: «Disciplina dell'attività di raccolta della pubblicità destinata ai prodotti editoriali».

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

I Commissione (Affari costituzionali):
BERNARDINI ed altri: «Disposizioni per la dichiarazione e la regolarizzazione dei rapporti di lavoro nei settori con alta incidenza di lavoro irregolare ed elevata domanda di manodopera di lavoratori stranieri extracomunitari» (3864) Parere delle Commissioni II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), III, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), X, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

V Commissione (Bilancio):
DE MICHELI: «Delega al Governo per la disciplina del Patto di stabilità interno per le province e i comuni» (4038) Parere delle Commissioni I e VI.

VII Commissione (Cultura):
TOCCAFONDI e CARLUCCI: «Disposizioni per il finanziamento di progetti relativi alla conservazione e allo sviluppo delle istituzioni culturali esistenti nelle città capoluogo di regione» (3515) Parere delle Commissioni I, V, X e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
PALUMBO ed altri: «Dichiarazione di monumento nazionale e contributo per l'esecuzione dei lavori per il consolidamento e il restauro esterno e interno del Castello di Aci in Aci Castello» (4628) Parere delle Commissioni I, V e VIII.

VIII Commissione (Ambiente):
LO MONTE: «Disposizioni per il completamento della ricostruzione nei comuni della Valle del Belice colpiti dagli eventi sismici del gennaio 1968» (3500) Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria) e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
CICCHITTO ed altri: «Disposizioni per accelerare la ricostruzione nel territorio della regione Abruzzo colpito dal sisma del 6 aprile 2009» (4675) Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, XI, XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

IX Commissione (Trasporti):
DELFINO ed altri: «Modifica all'articolo 1 della legge 5 febbraio 1992, n. 122, concernente la disciplina dell'attività di autoriparazione» (4574) Parere delle Commissioni I, V, X e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

XI Commissione (Lavoro):
ANTONINO RUSSO: «Disposizioni per la stabilizzazione del personale scolastico e per l'integrazione delle graduatorie ad esaurimento, in attuazione di obblighi derivanti dalla partecipazione all'Unione europea» (3920) Parere delle Commissioni I, V, VII e XIV.

XIII Commissione (Agricoltura):
MARIO PEPE (PDL) ed altri: «Introduzione dell'articolo 1-bis della legge 3 agosto 1998, n. 313, per la tutela della qualità dell'olio vergine ed extravergine di oliva» (1281) Parere delle Commissioni I, X e XIV.

Annunzio della pendenza di un procedimento giudiziario ai fini di una deliberazione in materia di insindacabilità.

Con lettera pervenuta in data 5 ottobre 2011, il deputato Lucio BARANI ha rappresentato alla Presidenza - allegando la relativa documentazione - che è pendente nei suoi confronti un procedimento presso il tribunale civile di Firenze (atto di citazione del dottor Enrico Rossi) per fatti che, a suo avviso, concernono opinioni espresse nell'esercizio delle sue funzioni parlamentari, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione.

Tali atti sono stati assegnati alla competente Giunta per le autorizzazioni.

Trasmissione dal ministro dell'interno.

Il ministro dell'interno, con lettera del 29 settembre 2011, ha trasmesso una nota relativa all'attuazione data all'ordine del giorno DI GIUSEPPE n. 9/3175/13, accolto come raccomandazione dal Governo limitatamente al dispositivo nella seduta dell'Assemblea dell'11 marzo 2010, concernente il rafforzamento della collaborazione tra le autorità interessate nelle operazioni di sgombero dei beni confiscati alla criminalità organizzata.

La suddetta nota è a disposizione degli onorevoli deputati presso il Servizio per il Controllo parlamentare ed è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali) competente per materia.

Trasmissione dal ministro degli affari esteri.

Il ministro degli affari esteri, con lettere del 4 ottobre 2011, ha trasmesso una nota relativa all'attuazione data all'ordine del giorno BERNARDINI ed altri n. 9/1802/11, accolto come raccomandazione dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 19 novembre 2008 e, per la parte di propria competenza, agli ordini del giorno RUGGHIA ed altri n. 9/1802/18 e LA FORGIA ed altri n. 9/1802/23, accolti dal Governo nella medesima seduta dell'Assemblea, concernenti il processo di democratizzazione del Libano e l'andamento della missione UNIFIL; una nota relativa all'attuazione data agli ordini del giorno NARDUCCI ed altri n. 9/1802/25, BARBI ed altri n. 9/1802/26, GAROFANI ed altri n. 9/1802/27 e SARUBBI ed altri n. 9/1802/28, anch'essi accolti dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 19 novembre 2008, riguardanti iniziative volte a ripristinare il contributo italiano al Fondo per lo sminamento umanitario nonché la promozione di programmi di mine risk education destinati ai bambini, nonché una nota relativa all'attuazione data all'ordine del giorno ROSATO ed altri n. 9/1802/19, accolto dal Governo sempre nella seduta dell'Assemblea del 19 novembre 2008, concernente la crisi umanitaria in Congo.

Le suddette note sono a disposizione degli onorevoli deputati presso il Servizio per il Controllo parlamentare e sono trasmesse alla III Commissione (Affari esteri) competente per materia.

Trasmissione dal ministro delle infrastrutture e dei trasporti.

Il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con lettere del 4 ottobre 2011, ha trasmesso cinque note relative all'attuazione data agli ordini del giorno Pierdomenico MARTINO n. 9/4086/172, riguardante la proroga del termine per l'emanazione del decreto del ministro delle infrastrutture e dei trasporti concernente disposizioni contro l'esercizio abusivo del servizio taxi e di noleggio con conducente, CARDINALE n. 9/4086/177 e VALDUCCI n. 9/4086/264, riguardanti le modalità per il rilascio dell'autorizzazione ad esercitarsi alla guida del ciclomotore, FIANO n. 9/4086/179, concernente iniziative volte a salvaguardare i finanziamenti concessi alle Autorità portuali per la realizzazione di opere infrastrutturali, e LA FORGIA n. 9/4086/116, riguardante l'emanazione di un bando di concorso straordinario per il passaggio in servizio permanente dei volontari in ferma breve presso le capitanerie di porto, accolti dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 25 febbraio 2011.

Le suddette note sono a disposizione degli onorevoli deputati presso il Servizio per il Controllo parlamentare e sono trasmesse alla IX Commissione (Trasporti) competente per materia.

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

La Commissione europea, in data 10 ottobre 2011, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo a un programma dell'Unione europea per il cambiamento e l'innovazione sociale (COM(2011)609 definitivo), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite XI (Lavoro) e XII (Affari sociali);
Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio - Progressi nella realizzazione degli obiettivi di Kyoto (a norma dell'articolo 5 della decisione n. 280/2004/CE del Parlamento europeo e del Consiglio relativa ad un meccanismo per monitorare le emissioni di gas a effetto serra nella Comunità e per attuare il protocollo di Kyoto) (COM(2011)624 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla VIII Commissione (Ambiente);
Proposta modificata di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica dei regolamenti (CE) n. 1290/2005 e (CE) n. 1234/2007 del Consiglio per quanto riguarda la distribuzione di derrate alimentari agli indigenti nell'Unione (COM(2011)634 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla XIII Commissione (Agricoltura);
Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio in merito all'attuazione delle azioni di telerilevamento e all'utilizzazione delle risorse finanziarie messe a sua disposizione nel quadro del regolamento (CE) n. 78/2008 (seconda relazione intermedia) (COM(2011)639 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla XIII Commissione (Agricoltura).

Comunicazione di nomine ministeriali.

La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettere in data 7 e 10 ottobre 2011, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 19, comma 9, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, le seguenti comunicazioni concernenti il conferimento, ai sensi del comma 4 del medesimo articolo 19, di incarichi di livello dirigenziale generale, che sono trasmesse alla I Commissione (Affari costituzionali), nonché alle Commissioni sottoindicate:
alla V Commissione (Bilancio) le comunicazioni concernenti i seguenti incarichi nell'ambito del Ministero dell'economia e delle finanze:
al dottor Giuseppe Imparato, l'incarico di direttore della direzione centrale per la logistica e gli approvvigionamenti, nell'ambito del dipartimento dell'amministrazione generale, del personale e dei servizi;
al dottor Carlo Monticelli, l'incarico di direttore della direzione III - Rapporti finanziari internazionali, nell'ambito del dipartimento del tesoro;
alla VI Commissione (Finanze) le comunicazioni concernenti i seguenti incarichi nell'ambito del Ministero dell'economia e delle finanze:
al dottor Alessandro Rivera, l'incarico di direttore della direzione IV - sistema bancario e finanziario, affari legali, nell'ambito del dipartimento del tesoro;
al dottor Antonio Tagliaferri, l'incarico di reggenza della direzione generale per i giochi, nell'ambito dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato.

Richiesta di un parere parlamentare su atti del Governo.

Il ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 7 ottobre 2011, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, e degli articoli 40, 191 e 196 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto del Presidente della Repubblica recante disposizioni in materia di determinazione degli importi e delle modalità di pagamento dei diritti di copia e di certificato, del contributo unificato e delle spese per le notificazioni a richiesta d'ufficio nel processo civile, nonché in materia di riscossione delle spese di giustizia (409).

Tale richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del regolamento, alla II Commissione (Giustizia), che dovrà esprimere il prescritto parere entro il 10 novembre 2011. È altresì assegnata, ai sensi del comma 2 dell'articolo 96-ter del regolamento, alla V Commissione (Bilancio), che dovrà esprimere i propri rilievi sulle conseguenze di carattere finanziario entro il 26 ottobre 2011.

Atti di controllo e di indirizzo.

Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

ERRATA CORRIGE

Nell'Allegato A al resoconto della seduta del 31 marzo 2011, a pagina 6, prima colonna, alla quartultima e alla terzultima riga, nonché nell'Allegato A al resoconto della seduta del 27 aprile 2011, a pagina 11, prima colonna, alla diciannovesima, ventesima e ventunesima riga, le parole: «alle Commissioni riunite VI (Finanze) e X (Attività produttive» si intendono sostituite dalle seguenti: «alla VI Commissione (Finanze)».

INTERPELLANZA ED INTERROGAZIONI

Atti di intimidazione presso le sedi del Popolo della Libertà in Toscana - 3-01666

A) Interrogazione

MIGLIORI e MASSIMO PARISI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel pomeriggio di sabato 21 maggio 2011 in Firenze, alcuni facinorosi staccatisi da un corteo anarchico hanno assalito la sede fiorentina del Popolo della Libertà devastando la vetrata di ingresso e tentando di appiccare il fuoco all'interno della struttura fortunatamente al momento deserto;
più volte nel recente passato le sedi toscane del Popolo della Libertà sono state oggetto di attentati -:
quali nuove ed urgenti misure si intendano assumere in merito onde assicurare l'esercizio di fondamentali diritti costituzionali. (3-01666)

Elementi in merito al rilascio di licenze di pubblica sicurezza in favore di extracomunitari regolarmente immigrati in Italia, con particolare riferimento al porto d'armi - 3-01726

B) Interrogazione

ALESSANDRI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
sono giunte all'interrogante alcune segnalazioni relative a determinate questure, in particolare del Nord del Paese, che concederebbero licenze in materia di armi, in particolare licenze di porto d'armi per tiro a volo e per caccia, in favore di cittadini extracomunitari regolarmente immigrati in Italia, soprattutto a quelli di provenienza mediorientale;
al riguardo si fa presente che il regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, concernente l'approvazione del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza e il relativo regolamento, approvato con regio decreto 6 maggio 1940, n. 635, non prevedono il rilascio di licenze di pubblica sicurezza, in particolare quelle in materia di armi, a cittadini stranieri, tranne che per i richiedenti appartenenti ad uno Stato dell'Unione europea, per i quali l'articolo 61 del predetto regolamento d'esecuzione, di cui al regio decreto n. 635 del 1940 e successive modificazioni, dispone che per tali cittadini la licenza per il porto d'armi è rilasciata, secondo la rispettiva competenza, dal prefetto o dal questore della provincia in cui egli ha la residenza o il domicilio;
le uniche eccezioni a tali limitazioni sono disposte ai sensi dell'articolo 9 della legge 21 febbraio 1990, n. 36, e successive modificazioni, che attribuisce al Ministro interrogato o, su sua delega, al prefetto della provincia di confine, la possibilità di autorizzare personale appartenente alle forze di polizia o ai servizi di sicurezza di altro Stato, che sia al seguito di personalità dello Stato medesimo, ad introdurre e portare le armi di cui è dotato per fini di difesa. Ma tale autorizzazione deve essere limitata al periodo di permanenza in Italia delle personalità accompagnate e purché sussistano, tra i due Stati, condizioni di reciprocità. Inoltre, la predetta autorizzazione può essere rilasciata anche agli agenti di polizia dei Paesi appartenenti all'Unione europea e degli altri Paesi con i quali sono sottoscritti specifici accordi di collaborazione interfrontaliera per lo svolgimento di servizi congiunti con agenti delle forze di polizia dello Stato. Ad ogni modo, i soggetti in tal senso autorizzati possono utilizzare le armi esclusivamente per legittima difesa;
appare all'interrogante giustamente prudenziale e condivisibile non rilasciare licenze a cittadini extracomunitari immigrati in Italia che possiedono valori, usi e sensibilità differenti da quelle delle popolazioni interne, soprattutto quando essi provengono da culture che attribuiscono una diversa considerazione alla famiglia e alla donna e presso cui condotte criminose considerate gravissime nel mondo occidentale, come il maltrattamento del coniuge, non hanno addirittura la natura di reato -:
se sia a conoscenza di casi di rilascio di licenze di pubblica sicurezza, segnatamente in materia di armi, in favore di extracomunitari regolarmente immigrati in Italia e se, più in generale, abbia fornito specifiche disposizioni alle questure in merito ai procedimenti di valutazione dei richiedenti;
in caso fossero stati riscontrati rilasci di licenze ad immigrati extracomunitari, soprattutto nei tempi recenti, quali siano stati gli accertamenti effettuati nei confronti dei richiedenti, se tali accertamenti siano stati estesi anche ai Paesi di relativa provenienza e se, ove fossero stati riscontrati pareri favorevoli dalle autorità di tali Paesi, segnatamente quelli mediorientali asiatici o africani formalmente aderenti alla struttura dell'Interpol, tali assensi siano da valutarsi allo stesso modo di quelli forniti dai paritetici organi di polizia degli Stati occidentali;
se risulti che negli ultimi tempi si stia procedendo in maniera generalizzata, da parte di determinate prefetture, al diniego del rinnovo delle licenze di porto d'arma, anche quando non ricorrono i casi di cui agli articoli 11 e 43 del regio decreto n. 773 del 1931. (3-01726)

Iniziative per garantire adeguati mezzi e risorse alla questura di Prato - 3-01783

C) Interrogazione

GIACOMELLI e LULLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
non si comprendono i motivi che hanno portato, con i recenti provvedimenti di tagli ad un settore già generalmente penalizzato come quello delle politiche della sicurezza e con le mancate sostituzioni di prepensionamenti, a fare della questura di Prato la più penalizzata nell'ambito della regione Toscana;
la complessità e la delicatezza della situazione di Prato è testimoniata da una continua iniziativa mediatica di autorevoli esponenti del Governo e della maggioranza con ripetute assicurazioni e ribadita volontà di assicurare alle forze dell'ordine della seconda città della Toscana adeguati potenziamenti di mezzi, risorse ed uomini;
in realtà, a fronte dell'invio di un gruppo di militari, che ha rappresentato un ulteriore aggravio di lavoro per le forze dell'ordine, si è arrivati al paradosso che la funzionalità della questura di Prato, come più in generale quella delle forze dell'ordine, è assicurata dal senso del dovere e dallo spirito di sacrificio delle donne e degli uomini che vi prestano servizio -:
come il Governo ritenga di correggere le proprie decisioni, assicurando, non in forma mediatica ma in modo effettivo, alla questura di Prato le risorse, i mezzi, gli uomini necessari a mantenere la necessaria operatività, senza gravare gli operatori della sicurezza di un insostenibile peso di lavoro e di sacrificio;
se il Governo intenda assumere, d'intesa con la regione Toscana, la provincia di Prato e i comuni interessati, un'iniziativa volta a rinnovare lo spirito di collaborazione istituzionale del patto per la sicurezza ed a aggiornarne termini ed impegni, adeguandoli alla difficile e pesante situazione della realtà pratese.
(3-01783)

Iniziative ispettive nei confronti della procura della Repubblica presso il tribunale di Napoli - 2-01222, 3-01812, 3-01818 e 3-01843

D) Interpellanza ed interrogazioni

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
per l'ennesima volta i mezzi di comunicazione hanno riportato il contenuto di stralci di atti di indagine compiuti dalla procura della Repubblica presso il tribunale di Napoli;
numerosi quotidiani, infatti, hanno riportato parte di una conversazione telefonica intervenuta tra il signor Valter Lavitola, attualmente indagato dalla medesima procura, e il Presidente del Consiglio dei ministri, conversazione che sarebbe avvenuta appena il 24 agosto 2011;
altrettanto risulta accaduto in relazione alle informazioni testimoniali rese agli inquirenti, pochi giorni or sono, dalla segretaria del Presidente del Consiglio dei ministri, signora Marinella Brambilla;
infine, la stessa situazione risulta essersi verificata con riferimento alle recenti dichiarazioni testimoniali rilasciate allo stesso ufficio dall'avvocato Giorgio Perroni;
dalle informazioni in possesso degli interpellanti, gli atti di indagine concernenti tutti i casi riportati non risultano essere stati ancora depositati, conseguentemente non dovrebbero essere a conoscenza di terzi, essendo nell'esclusiva disponibilità e custodia degli uffici della procura della Repubblica di Napoli;
la pubblicazione da parte dei mezzi di comunicazione sembrerebbe, tra l'altro, riferirsi solamente a specifici e parziali contenuti, al punto che gli interpellanti ritengono di non poter escludere che la fuga di notizie possa essere stata favorita in modo da danneggiare, attraverso il rilievo dato alle notizie, proprio la vittima dei reati contestati agli indagati, e cioè il Presidente del Consiglio dei ministri;
a parere sempre degli interpellanti, il caso merita l'attenzione del Ministro interpellato e del servizio ispettivo, allo scopo di accertare se sussistano eventuali responsabilità nella gestione del procedimento e, in particolare, del fascicolo contenente gli atti di indagine sopra richiamati -:
se non ritenga doveroso disporre urgentemente un'ispezione presso gli uffici della procura di Napoli per accertare i fatti, allo scopo di avviare le iniziative di legge nei confronti di eventuali responsabili.
(2-01222) «Costa, Contento, Baldelli».

COSTA, CONTENTO e SISTO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
come noto, la procura della Repubblica presso il tribunale di Napoli sta svolgendo indagini in relazione ad un episodio di ritenuta estorsione ai danni del Presidente del Consiglio dei ministri; nelle ultime ore, si sono verificati alcuni episodi che destano sconcerto;
le agenzie di stampa hanno riportato le dichiarazioni rese dal procuratore capo di Napoli Lepore alla trasmissione 24 mattino, su radio 24; tra di esse meritano, a parere degli interroganti, di essere citate integralmente le seguenti: «la memoria difensiva non basta, perché è una versione unilaterale, vanno fatte le domande e ci sono fatti specifici da contestare»; «Berlusconi è parte lesa, non indagato. Naturalmente se lui desse una versione che contrasta con alcuni elementi obiettivi che abbiamo a disposizione, allora bisogna che una delle due posizioni prevalga sull'altra»;
a ciò si aggiunga che, stando alle rivelazioni dei mezzi di informazione, i sostituti procuratori incaricati dell'inchiesta - in vista dell'audizione del Presidente del Consiglio dei ministri - avrebbero proceduto all'assunzione di informazioni nei confronti dei difensori di un indagato, i quali risulterebbero essere stati obbligati a rispondere in quanto «sollevati» dal segreto professionale - pur opposto - in virtù di un decreto adottato dalla stessa procura e tanto benché a norma dell'articolo 200 del codice di rito penale solo il giudice può ordinare, svolti i necessari accertamenti, che il testimone/avvocato deponga, allorché abbia motivo di dubitare della fondatezza della dichiarazione di volersi avvalere del segreto professionale;
se quest'ultima circostanza risultasse confermata, ci si troverebbe di fronte, a parere degli interroganti, ad una palese violazione del diritto di difesa finalizzata a raccogliere, travolgendo le regole processuali, ma in sintonia con le dichiarazioni del procuratore capo di Napoli, «fatti specifici da contestare» alla vittima del reato, rendendo lecito il dubbio che in concreto le indagini siano orientate contro il Presidente del Consiglio dei ministri -:
se, alla luce delle circostanze indicate, non ritenga opportuno disporre un'ispezione presso i competenti uffici giudiziari, al fine di verificare l'accaduto e di accertare eventuali responsabilità.
(3-01812)

VITALI, COSTA, SISTO, TORRISI, FUCCI, PANIZ, PIANETTA, CONTENTO, CALABRIA, CASSINELLI e SAVINO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
è stata notificata da parte della procura della Repubblica di Napoli una citazione a comparire in qualità di persona informata sui fatti al Presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi nell'ambito del procedimento penale n. 31376/011;
il giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Napoli, in un'ordinanza di custodia cautelare emessa nell'ambito del medesimo procedimento penale qualifica espressamente come «fatti indubbiamente collegati» al procedimento napoletano quelli riguardanti l'indagine sul medesimo Presidente del Consiglio dei ministri Berlusconi, pendente dinanzi alla procura di Milano («processo Ruby»);
tale «collegamento» viene sostanzialmente riconosciuto dallo stesso giudice per le indagini preliminari dell'ordinanza, anche con riferimento al procedimento penale dinnanzi all'autorità giudiziaria di Bari;
tale situazione di collegamento dei fatti, affermata dallo stesso giudice per le indagini preliminari della misura cautelare, rende automatico e doveroso che al Presidente del Consiglio dei ministri Berlusconi sia pienamente garantito il diritto di difesa, come previsto dagli articoli 363 e 210 del codice di procedura penale;
tale diritto è stato negato dalla scelta della procura di Napoli di citare il Presidente del Consiglio dei ministri Berlusconi come semplice persona informata dei fatti;
in particolare, al predetto deve essere garantita la presenza del difensore con ogni conseguente facoltà;
tale violazione, tenuto conto di quanto già accaduto e della delicatezza della vicenda, lancia una luce non rassicurante sul procedimento, con risvolti giudiziari ed effetti politici gravissimi -:
se non intenda adottare iniziative ispettive ai fini dell'eventuale esercizio dei poteri di competenza. (3-01818)

CONTENTO e PANIZ. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli avrebbe confermato a Il Velino la presentazione di un'istanza di revoca al provvedimento adottato il 20 settembre 2011 dal giudice per le indagini preliminari che dichiarava la propria incompetenza a favore dell'autorità giudiziaria di Roma;
tale dichiarazione segue, di meno di ventiquattro ore, la precedente in cui sempre il dottor Lepore assicurava la sollecita trasmissione degli atti all'autorità competente;
a sostegno della richiesta, stando sempre alle notizie di agenzia, sarebbero sorti «nelle ultime ore, altri elementi» che farebbero «pensare ad un ragionamento più ampio» e che, di fatto, legherebbero l'inchiesta a Napoli e si tratterebbe di «atti coperti dal segreto istruttorio», sui quali il capo dell'ufficio non potrebbe dire nulla, ma che consentirebbero la revoca dell'assegnazione del fascicolo a Roma;
secondo gli interroganti, appare davvero singolare la coincidenza temporale circa la scoperta di detti nuovi elementi a distanza di poche ore dalla decisione sulla competenza da parte del giudice per le indagini preliminari e a poche ore dalla decisione del tribunale del riesame investito della questione dai difensori degli imputati;
altrettanto singolare appare, a distanza di poche ore, l'atteggiamento del capo della procura partenopea, che, dopo aver assicurato la trasmissione degli atti a Roma, con ciò negando implicitamente l'esistenza di ulteriori elementi, si rende protagonista di una clamorosa smentita di quanto dichiarato sulla base di circostanze coperte da segreto e che avrebbe valutato attentamente nell'arco di queste poche ore;
la singolarità dell'ennesimo colpo di scena che ha per protagonista la procura napoletana meriterebbe, sempre a parere degli interroganti, l'attenzione del Consiglio superiore della magistratura e, magari, anche del procuratore generale presso la Corte di cassazione, perché ogni ritardo sulla trasmissione degli atti all'autorità competente si appalesa idoneo a riflettersi negativamente anche sulla rapida valutazione, da parte dei magistrati competenti, dei presupposti relativi ai provvedimenti restrittivi della libertà assunti in quel di Napoli;
il presente atto di sindacato ispettivo segue analoghe iniziative attraverso le quali si è auspicata un'eventuale ispezione presso quell'ufficio giudiziario -:
se non ritenga opportuno disporre, alla luce delle ulteriori circostanze emerse, l'ispezione presso la procura della Repubblica presso il tribunale di Napoli.
(3-01843)

NOTA DI AGGIORNAMENTO DEL DOCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA 2011 (DOC. LVII, N. 4-BIS/A)

Risoluzioni

La Camera,
esaminata la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2011, relativa alla manovra pubblica 2012-2014;
considerati i segnali di rallentamento della ripresa economica che si sono manifestati a livello internazionale, nei mesi estivi, dopo l'iniziale fase di recupero dalla crisi che si era avviata nel corso del 2010;
considerato che il quadro programmatico contenuto nel DEF di aprile 2011 prevedeva il raggiungimento del pareggio entro il 2014 mediante una manovra correttiva pari a circa il 2,3 per cento del Prodotto interno lordo nel biennio 2013-2014, cui è stato dato seguito mediante il decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, che ha effettuato un intervento correttivo nel periodo di riferimento, pari a circa 48 miliardi di euro;
considerato altresì che, a seguito dell'aggravarsi delle tensioni sui differenziali di rendimento dei titoli del debito pubblico nazionale rispetto a quelli emessi da altri Paesi europei, con il decreto-legge 13 agosto 2011 n. 138, è stato effettuato un ulteriore intervento correttivo che, al fine di anticipare il pareggio di bilancio al 2013, ha elevato la correzione complessiva a 59.8 miliardi di euro, pari al 3,5 per cento del prodotto interno lordo;
valutato positivamente l'impegno assunto dal Governo di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013, malgrado il difficile contesto economico-finanziario,

impegna il Governo:

a proseguire negli indirizzi già indicati nelle risoluzioni parlamentari approvate dalle Camere con riferimento al Documento di economia e finanza;
ad adottare, nell'ambito di politiche di riforme strutturali, interventi normativi orientati al rilancio dello sviluppo e dell'occupazione, in particolare nel Mezzogiorno, al fine di garantire la coesione sociale e una migliore protezione degli strati più deboli della società;
a raggiungere entro il 2013 un livello prossimo al pareggio di bilancio, contenendo l'indebitamento netto rispetto al prodotto interno lordo al livello del 3,9 per cento nel 2011, all'1,6 per cento nel 2012, allo 0,1 per cento nel 2013, nonché a conseguire un accreditamento netto pari allo 0,2 per cento del prodotto interno lordo nel 2014;
a realizzare una correzione all'indebitamento netto strutturale in misura pari allo 0,5 per cento del prodotto interno lordo nel 2011, al 2,3 per cento nel 2012 e all'1,2 per cento nel 2013, facendo in modo che il rapporto tra indebitamento netto strutturale e prodotto interno lordo decresca al 2,8 per cento nel 2011 e allo 0,6 per cento nel 2012, conseguendo un accreditamento netto strutturale dello 0,6 per cento del prodotto interno lordo nel 2013 e dello 0,5 per cento nel 2014;
a conseguire livelli crescenti di avanzo primario, raggiungendo un rapporto rispetto al prodotto interno lordo dello 0,9 per cento nel 2011, del 3,7 per cento nel 2012, del 5,4 per cento nel 2013 e del 5,7 per cento nel 2014;
a far sì che il rapporto tra il debito pubblico e il Prodotto interno lordo sia pari al 120,6 per cento nel presente anno e diminuisca progressivamente, raggiungendo il 119,5 per cento nel 2012, il 116,4 per cento nel 2013 e il 112,6 per cento nel 2014;
a fare in modo che il saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato, al netto delle regolazioni contabili e debitorie, non sia superiore a 2,2 miliardi di euro per il 2012, e raggiunga valori positivi negli anni successivi, in misura non inferiore a 16,9 miliardi di euro nel 2013 e a 38 miliardi di euro nel 2014;
a ridurre gradualmente il saldo di cassa del settore pubblico, portandolo al -1,8 per cento del prodotto interno lordo nel 2012, per poi raggiungere negli anni successivi un valore positivo, pari allo 0,3 per cento del prodotto interno lordo nel 2013 e allo 0,7 per cento del prodotto interno lordo nel 2014;
a ridurre il fabbisogno di cassa del settore statale portandolo a 27,6 miliardi di euro nel 2012, per raggiungere valori positivi negli anni successivi, in misura pari a 7 miliardi di euro nel 2013 e a 12,5 miliardi di euro nel 2014;
quanto al Programma delle infrastrutture strategiche:
a recepire le indicazioni contenute nel parere approvato dalla Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici;
a presentare alle Camere entro il mese di gennaio i disegni di legge collegati alla manovra di finanza pubblica, indicati nella Nota di aggiornamento.
(6-00092)
«Cicchitto, Reguzzoni, Moffa».

La Camera,
esaminata la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2011, relativa alla manovra pubblica 2012-2014;
considerati i segnali di rallentamento della ripresa economica che si sono manifestati a livello internazionale, nei mesi estivi, dopo l'iniziale fase di recupero dalla crisi che si era avviata nel corso del 2010;
considerato che il quadro programmatico contenuto nel DEF di aprile 2011 prevedeva il raggiungimento del pareggio entro il 2014 mediante una manovra correttiva pari a circa il 2,3 per cento del Prodotto interno lordo nel biennio 2013-2014, cui è stato dato seguito mediante il decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, che ha effettuato un intervento correttivo nel periodo di riferimento, pari a circa 48 miliardi di euro;
considerato altresì che, a seguito dell'aggravarsi delle tensioni sui differenziali di rendimento dei titoli del debito pubblico nazionale rispetto a quelli emessi da altri Paesi europei, con il decreto-legge 13 agosto 2011 n. 138, è stato effettuato un ulteriore intervento correttivo che, al fine di anticipare il pareggio di bilancio al 2013, ha elevato la correzione complessiva a 59.8 miliardi di euro, pari al 3,5 per cento del prodotto interno lordo;
valutato positivamente l'impegno assunto dal Governo di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013, malgrado il difficile contesto economico-finanziario,

impegna il Governo:

a proseguire negli indirizzi già indicati nelle risoluzioni parlamentari approvate dalle Camere con riferimento al Documento di economia e finanza;
ad adottare, nell'ambito di politiche di riforme strutturali, interventi normativi orientati al rilancio dello sviluppo e dell'occupazione, in particolare nel Mezzogiorno, al fine di garantire la coesione sociale e una migliore protezione degli strati più deboli della società;
a raggiungere entro il 2013 un livello prossimo al pareggio di bilancio, contenendo l'indebitamento netto rispetto al prodotto interno lordo al livello del 3,9 per cento nel 2011, all'1,6 per cento nel 2012, allo 0,1 per cento nel 2013, nonché a conseguire un accreditamento netto pari allo 0,2 per cento del prodotto interno lordo nel 2014;
a realizzare una correzione all'indebitamento netto strutturale in misura pari allo 0,5 per cento del prodotto interno lordo nel 2011, al 2,3 per cento nel 2012 e all'1,2 per cento nel 2013, facendo in modo che il rapporto tra indebitamento netto strutturale e prodotto interno lordo decresca al 2,8 per cento nel 2011 e allo 0,6 per cento nel 2012, conseguendo un accreditamento netto strutturale dello 0,6 per cento del prodotto interno lordo nel 2013 e dello 0,5 per cento nel 2014;
a conseguire livelli crescenti di avanzo primario, raggiungendo un rapporto rispetto al prodotto interno lordo dello 0,9 per cento nel 2011, del 3,7 per cento nel 2012, del 5,4 per cento nel 2013 e del 5,7 per cento nel 2014;
a far sì che il rapporto tra il debito pubblico e il Prodotto interno lordo sia pari al 120,6 per cento nel presente anno e diminuisca progressivamente, raggiungendo il 119,5 per cento nel 2012, il 116,4 per cento nel 2013 e il 112,6 per cento nel 2014;
a fare in modo che il saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato, al netto delle regolazioni contabili e debitorie, non sia superiore a 2,2 miliardi di euro per il 2012, e raggiunga valori positivi negli anni successivi, in misura non inferiore a 16,9 miliardi di euro nel 2013 e a 38 miliardi di euro nel 2014;
a migliorare gradualmente il saldo di cassa del settore pubblico, portandolo al -1,8 per cento del prodotto interno lordo nel 2012, per poi raggiungere negli anni successivi un valore positivo, pari allo 0,3 per cento del prodotto interno lordo nel 2013 e allo 0,7 per cento del prodotto interno lordo nel 2014;
a ridurre il fabbisogno di cassa del settore statale portandolo a 27,6 miliardi di euro nel 2012, per raggiungere valori positivi negli anni successivi, in misura pari a 7 miliardi di euro nel 2013 e a 12,5 miliardi di euro nel 2014;
quanto al Programma delle infrastrutture strategiche:
a recepire le indicazioni contenute nel parere approvato dalla Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici;
a presentare alle Camere entro il mese di gennaio i disegni di legge collegati alla manovra di finanza pubblica, indicati nella Nota di aggiornamento.
(6-00092)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Cicchitto, Reguzzoni, Moffa».

La Camera,
esaminata la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2011;
premesso che:
la Nota di aggiornamento non costituisce più un documento eventuale, da presentare nel caso di scostamenti rispetto agli obiettivi e alle previsioni inizialmente individuati, ma rappresenta un documento dai contenuti obbligatori, inserito a pieno titolo tra gli strumenti di programmazione individuati dall'articolo 8 della legge n. 196 del 2009;
l'articolo 10-bis della legge n. 196 del 2009, infatti, prevede esplicitamente che la Nota di aggiornamento debba contenere l'aggiornamento delle previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica, l'aggiornamento degli obiettivi programmatici contenuti nel DEF al fine di rivedere la ripartizione tra i sottosettori della manovra e di tenere conto delle raccomandazioni del Consiglio europeo relative al Programma di stabilità e al Programma nazionale di riforme;
contrariamente a quanto previsto dalla normativa vigente, la Nota di aggiornamento del DEF 2011 non reca nel dettaglio alcuni dei contenuti necessari. Fra questi, emerge in tutta evidenza la mancata esplicitazione della nuova articolazione degli obiettivi di indebitamento netto per sottosettore; l'obiettivo della pressione fiscale non è esplicitato secondo quanto previsto dalla legge di contabilità ed è indicato in maniera fuorviante non includendo il maggior gettito atteso dalla revisione delle agevolazioni fiscali ed assistenziali;
la Nota di aggiornamento non definisce, altresì, i contenuti della prossima manovra finanziaria, limitandosi soltanto a descrivere le misure già adottate nei mesi scorsi e si limita ad indicare genericamente i titoli dei provvedimenti collegati alla manovra di finanza pubblica, da presentare alle Camere entro il mese di gennaio;
la mancanza di tali contenuti non appare giustificata e priva il Parlamento di elementi essenziali per una seria discussione sul documento in esame;
considerato che:
per quanto riguarda la crescita, la Nota di aggiornamento rivede significativamente il trend di crescita dell'economia italiana rispetto alle previsioni formulate ad aprile 2011. Nel quadriennio 2011-2014, si ipotizza un peggioramento delle prospettive di crescita del Paese di circa 2 punti percentuali, che in termini reali corrisponde ad una mancata crescita stimata in oltre 30 miliardi di euro;
per il 2011 il PIL italiano è stimato crescere ad un tasso dello 0,7 per cento rispetto all'1,1 per cento indicato ad aprile, con una mancata crescita pari ad oltre 7 miliardi di euro. Una dinamica modesta è indicata anche per gli anni 2012 e 2013, in cui il PIL è previsto, rispettivamente, allo 0,6 per cento e allo 0,9 per cento (nel DEF 2011 rispettivamente dell'1,3 per cento e del 1,5 per cento). Nel 2014 la crescita si attesterebbe in misura pari all'1,2 per cento;
sulle stime di crescita formulate nella Nota di aggiornamento vi sono, tuttavia, forti dubbi e da più parti sono valutate come ottimistiche. La stessa Commissione europea, nell'ultimo Interim forecast, e il FMI collocano la crescita italiana per il 2011 e per gli anni successivi ad un livello più basso di quello stimato dal Governo italiano, in ragione della evidente debolezza della domanda interna, prefigurando per il nostro Paese un lungo periodo di stagnazione;
inoltre, le misure di riequilibrio dei conti pubblici disposte dal decreto-legge n. 98 del 2011 e dal decreto-legge n. 138 del 2011, per stessa ammissione del Governo rischiano di produrre: «effetti non positivi sul livello di attività economica nel breve periodo attraverso gli usuali canali di trasmissione agli aggregati della spesa privata...» anche se controbilanciati da non meglio esplicitati: «meccanismi di tipo non Keynesiano a supporto della crescita, con un miglioramento delle aspettative degli agenti economici». Occorrerebbe rafforzare il potenziale di crescita dell'economia nazionale anche perché una ripresa dell'economia meno intensa di quella prospettata nella Nota di aggiornamento renderebbe difficile anche il pieno conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica (pareggio di bilancio ed avanzo primario);
il Paese ha due grandi questioni da affrontare per uscire dalla situazione critica in cui attualmente si trova: la riduzione del debito pubblico e la crescita economica, invertendo il trend di declino che caratterizza il nostro sistema da ormai oltre venti anni;
le due questioni non sono scisse e non possono essere trattate separatamente, come finora fatto dall'esecutivo: il riequilibrio duraturo dei conti pubblici e il progressivo rientro del debito pubblico può essere realizzato soltanto attraverso il rafforzamento del potenziale di crescita dell'economia nazionale, l'attuazione di profonde riforme strutturali, le politiche industriali, gli investimenti, gli interventi di redistribuzione del reddito ed un seria attuazione della spending review;
su tali tematiche la Nota di aggiornamento non prevede alcuna chiara indicazione, con ciò confermando che il Governo, oltre ad attribuire al documento in esame soltanto un valore di mero adempimento burocratico, non ha ancora definito una propria strategia e definito le linee di intervento;
la Nota di aggiornamento si limita a riportare i risultati delle manovre correttive e ad annunciare che: «a completamento della manovra di bilancio 2012-2014, il Governo intende collegare i provvedimenti in materia di: infrastrutture; liberalizzazioni e privatizzazioni; interventi in favore del Sud». Nessuno di questi interventi, tuttavia, è argomentato nel merito e nulla è dato sapere sulle altre iniziative che il Governo intende adottare per il sostegno e il rilancio del sistema competitivo da più parti invocate e ritenute ineludibili;
nella Nota di aggiornamento non vi sono, poi, tracce di intervento relativamente alle politiche di settore;
le infrastrutture sono un elemento chiave della capacità di crescita di un paese. Il miglioramento e il potenziamento della dotazione infrastrutturale, in termini di reti e nodi, di plurimodalità e di logistica, e soprattutto di grandi assi di collegamento costituisce una condizione necessaria per incrementare la competitività del nostro paese. L'evidenza dell'impatto positivo del capitale pubblico sulla performance del sistema economico è abbondante. Per l'Italia, le stime indicano che per ogni punto percentuale di aumento dello stock di capitale pubblico il prodotto può crescere fino allo 0,6 per cento nel lungo periodo. Le misure disponibili concordano nel segnalare un ritardo dell'Italia rispetto ai principali paesi europei in termini di dotazione infrastrutturale. Alla luce di queste considerazioni, appare problematica la drastica riduzione della spesa pubblica per investimenti prevista nel prossimo biennio;
appaiono, altresì, estremamente problematici i dati riportati nell'allegato riguardante il programma delle infrastrutture strategiche, che non definisce in modo trasparente le priorità di intervento e soprattutto le disponibilità necessarie a tale fine;
la situazione del mercato del lavoro rimane difficile e si viene aggravando: il tasso di disoccupazione registra un tendenziale miglioramento ma solo a causa dell'andamento del tasso di inattività che cresce e compensa l'andamento apparentemente positivo del tasso di disoccupazione. Tali dati sono il sintomo di una grave situazione di sfiducia da parte dei cittadini, ed in particolare dei giovani e delle donne, sulla possibilità di trovare un'occupazione, e sempre più persone decidono di rinunciare a trovarlo. Sulla base di recenti rilevazioni Istat, il tasso di inattività complessivo si attesta al 37,9 per cento (+0,4 per cento rispetto all'anno precedente). Il risultato deriva dall'aumento dell'indicatore per gli uomini (27 per cento) e per le donne (48,6 per cento). Nel Nord l'indicatore si attesta al 31,1 per cento; nel Centro raggiunge il 33,7 per cento e nel Mezzogiorno, raggiunge il 48,8 per cento. Il tasso di inattività della popolazione tra 15 e 64 anni sale dal 73,8 per cento (+2,2 per cento rispetto all'anno precedente) e la crescita è diffusa nell'insieme del territorio nazionale, soprattutto tra gli uomini;
nel contesto attuale appare sempre più necessario ed urgente ridurre le diseguaglianze distributive e a riequilibrare il carico fiscale tra i cittadini. Secondo la Banca d'Italia, il 10 per cento delle famiglie con il reddito più basso percepiva solo il 2,5 per cento del totale dei redditi prodotti; mentre il 10 per cento delle famiglie con redditi più elevati percepiva una quota del reddito pari al 26,3 per cento. Sempre nel 2008, il 10 per cento delle famiglie più ricche possedeva quasi il 45 per cento dell'intera ricchezza netta delle famiglie italiane. In tale ambito la delega per la riforma del sistema fiscale ed assistenziale non appare lo strumento idoneo a raggiungere tali obiettivi,

impegna il Governo:

a definire i termini di una manovra pluriennale per il rilancio dell'economia e il rientro del volume globale del debito pubblico, nel rispetto del percorso definito in sede comunitaria;
per conseguire contemporaneamente equità e sviluppo sostenibile, ad adottare le proposte che il Partito democratico ha avanzato in occasione delle manovre degli ultimi mesi, tra le quali:
un piano di riduzione dei costi della politica, dalla riduzione del numero dei parlamentari all'accorpamento degli uffici periferici dello Stato, alla riduzione delle società partecipate da regioni, province e comuni ed eliminazione degli organi per le società «in house» (oltre 50 mila incarichi), alla riorganizzazione di enti, agenzie ed organismi, intermedi e strumentali (consorzi di bonifica, bacini imbriferi montani) nel quadro del riordino delle competenze degli enti locali, alla centrale unica per gli acquisti di beni e servizi e riduzione del numero delle stazioni appaltanti;
l'introduzione di una imposta ordinaria sui grandi valori immobiliari, basata su criteri fortemente progressivi;
un piano quinquennale di dismissione e valorizzazione di immobili demaniali in partenariato con gli enti locali per almeno 25 miliardi di euro e introduzione di un'asta competitiva per le frequenze televisive;
il rilancio delle liberalizzazioni nei servizi professionali, nella distribuzione dei farmaci, nella filiera petrolifera, nelle assicurazioni, nei servizi bancari, nelle reti energetiche;
la definizione di politiche industriali per lo sviluppo sostenibile, il lavoro, il Mezzogiorno mediante la stabilizzazione dell'agevolazione fiscale del 55 per cento per l'efficienza energetica, i progetti per rinnovazione tecnologica italiana e la ricerca, con attenzione prioritaria alle straordinarie risorse potenziali, a partire dalle donne, del Mezzogiorno;
misure contro l'evasione fiscale (tracciabilità, a fini anti-riciclaggio, dei pagamenti superiori a 1000 euro e, a fini anti-evasione, dei pagamenti superiori a 300 euro; comunicazione da parte delle imprese dell'elenco clienti-fornitori; parziale o totale deducibilità delle spese per la manutenzione della casa di abitazione) finalizzate alla copertura della riduzione dei contributi sociali sui contratti a tempo indeterminato al fine di eliminare i vantaggi di costo dei contratti precari, della riduzione dell'Irpef, in via prioritaria sulle mamme lavoratrici, della graduale eliminazione del costo del lavoro a tempo indeterminato dalla base imponibile dell'Irap; il rifiuto di qualunque ipotesi di condono fiscale che per sua natura annulla gli effetti e i possibili risultati di una seria azione di contrasto all'evasione;
l'eliminazione dell'articolo 8 del decreto-legge n. 138 del 2011 che introduce una inaccettabile derogabilità alle leggi ed ai contratti nazionali;
l'apertura di un tavolo di confronto con le parti sociali sul tema del welfare;
la rinegoziazione dei trattati bilaterali con i «paradisi fiscali» transitati dalla black alla white list dell'Ocse (in particolare Svizzera).
(6-00093)
«Franceschini, Ventura, Maran, Villecco Calipari, Amici, Boccia, Lenzi, Quartiani, Giachetti, Rosato, Baretta, Calvisi, Capodicasa, De Micheli, Duilio, Genovese, Marchi, Cesare Marini, Misiani, Nannicini, Rubinato, Sereni, Vannucci».

La Camera,
esaminata la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (DEF) 2011;
premesso che:
l'articolo 10, comma 3, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, prevede che:
«3. Il Governo presenta alle Camere una Nota di aggiornamento della Decisione di cui al comma 1, come risultante dalle conseguenti deliberazioni parlamentari, ogniqualvolta intenda modificare gli obiettivi di cui al comma 2, lettera e), ovvero in caso di scostamenti rilevanti degli andamenti di finanza pubblica rispetto ai medesimi obiettivi che rendano necessari interventi correttivi.»;
tale norma indica espressamente due fattispecie - revisione degli obiettivi programmatici ovvero andamenti di finanza pubblica divergenti tali da determinare scostamenti rilevanti rispetto ai medesimi obiettivi - che nell'esperienza applicativa hanno determinato l'esigenza della presentazione di un aggiornamento del quadro di programmazione;
ai sensi dell'articolo 10 della legge n. 196 del 2009, il DEF indica gli obiettivi di politica economica e il quadro delle previsioni economiche e di finanza pubblica almeno per il triennio successivo. Essa reca, inoltre, quale importante novità rispetto al precedente DPEF, la definizione degli obiettivi programmatici articolati per i tre sottosettori del conto delle amministrazioni pubbliche relativi all'amministrazione centrale, alle amministrazioni locali e agli enti di previdenza;
sono state riviste al ribasso le stime sul Pil italiano approssimandole (con ottimismo) a quelle formulate dei principali istituti internazionali e della Commissione Ue;
quest'anno la crescita del Pil si fermerà allo 0,7 per cento contro l'1,1 per cento della precedente previsione, mentre nel 2012 l'incremento è previsto allo 0,6 per cento contro l'1,3 per cento precedentemente ipotizzato;
il Fondo monetario internazionale ha recentemente previsto per l'Italia una crescita del Pil nel 2012 di appena lo 0,3 per cento, la metà dell'incremento indicato dal Governo. Per quanto riguarda il 2013 il Pil dovrebbe crescere - secondo la Nota di aggiornamento del DEF - dello 0,9 per cento e nel 2014 all'1,2 per cento. Da questi numeri emerge una realtà inquietante: a fine 2014 il Pil sarà ancora inferiore al livello del 2007. Il nostro Paese secondo queste previsioni non riuscirà a recuperare la perdita di Pil di oltre il 6 per cento accumulata nel 2008 e nel 2009;
il Governo stima che il peggioramento del ciclo non altererà l'obiettivo di deficit che resta fissato al 3,9 per cento del Pil. Evidentemente esso fa affidamento oltre che sui tagli di spesa disposti con le ultime due manovre di luglio ed agosto, anche su parte degli incassi dell'asta sulle frequenze tv, peraltro già anticipati con l'assestamento di bilancio mediante i soliti tagli al FAS. Nel totale, la nota di aggiornamento al DEF, conferma che la correzione totale dei conti pubblici, a regime (ovvero nel 2014) sarà di ben 59,8 miliardi. Sembrerebbero almeno tre gli elementi che hanno indotto il Governo a confermare gli obiettivi di deficit escludendo così, almeno per ora, il ricorso ad una nuova manovra correttiva: la certezza delle maggiori entrate connesse all'aumento dell'IVA (con un gettito pari a 4,2 miliardi l'anno per l'intero triennio); la riduzione dei «regimi di favore fiscale e assistenziale» per 4 miliardi nel 2012, 16 miliardi nel 2013 e 20 miliardi nel 2014 (al momento non attribuite nel conto in attesa di una puntuale definizione delle riduzioni per effetto della clausola di salvaguardia disposta con la manovra di luglio - decreto-legge n. 98). Ed infine, l'avanzo primario (il saldo di bilancio al netto degli interessi) che il governo prevede in crescita dello 0,9 per cento del Pil per quest'anno, al 3,7 per cento del 2012, fino al 5,7 per cento del 2014;
inoltre, il Governo, con una previsione ancora una volta fin troppo ottimistica, punta nel medio periodo su «meccanismi di tipo non-keynesiano» a supporto della crescita che propizieranno «un miglioramento delle aspettative degli agenti economici». Al riguardo il Governo cita alcuni futuri provvedimenti collegati alla legge di stabilità su «infrastrutture, liberalizzazioni e privatizzazioni ed interventi a favore del Sud». Il tutto, in presenza di un quadro macroeconomico che fa registrare un'inflazione pari al 2,6 per cento nell'anno in corso (in discesa all'1,8 per cento nel biennio successivo) e di un tasso di disoccupazione che oscilla tra l'8,2 per cento e l'8 per cento;
per quanto concerne i conti pubblici, la Nota di aggiornamento del DEF prevede che il deficit quest'anno si attesterà al 3,9 per cento del Pil; scenderà all'1,6 per cento nel 2012 e si arriverà al pareggio (o quasi) nel 2013, anno nel quale il deficit dovrebbe scendere allo 0,1 per cento. Anche sul deficit, però, le cifre previsionali del Governo differiscono da quelle del Fmi che ritiene che l'Italia nel 2013 chiuderà i conti con un deficit superiore all'1 per cento;
sul fronte del debito pubblico, la Nota indica nel 120,6 per cento il rapporto con il prodotto interno lordo per quest'anno. Nel 2012 il rapporto debito/Pil dovrebbe scendere al 119,5 per cento per poi diminuire al 116,4 per cento nel 2013 e al 112,6 per cento nel 2014. I Governi di centro sinistra avevano lasciato i conti pubblici con un rapporto debito/Pil poco sopra il 102 per cento. Le precedenti stime prevedevano dal 2011 al 2014 un rapporto debito-Pil del 120,0 per cento (2011), 119,4 per cento (2012), 116,9 per cento (2013), 112,8 per cento (2014);
la pressione fiscale registra un deciso aumento: si attesterà al 42,7 per cento nel 2011 per poi salire di oltre un punto (al 43,8 per cento) nel 2012, al 43,9 per cento nel 2013 e poi ridiscendere al 43,7 per cento nel 2014. Nelle precedenti stime il Governo indicava una pressione fiscale al 42,5 per cento per l'anno in corso, al 42,7 per cento per il 2012, al 42,6 per cento per il 2013 e al 42,5 per cento per il 2014;
il tasso di disoccupazione quest'anno sarà dell'8,2 per cento per poi scendere all'8,1 per cento nel 2012 e 2013 e attestarsi all'8 per cento nel 2014. Nelle precedenti stime il Governo indicava un tasso di disoccupazione superiore: l'8,4 per cento per il 2011, l'8,3 per cento per il 2012, all'8,2 per cento per il 2013 e all'8,1 per cento per il 2014. Ci si può chiedere come sia possibile che la disoccupazione sia più bassa rispetto a quella più alta della precedente stima nella quale era formulata una crescita del Pil molto più sostanziosa. A meno che la riduzione della disoccupazione non sia frutto dei provvedimenti di deregolamentazione del mercato del lavoro approvati nei mesi scorsi;
quello che è certo è che i consumi delle famiglie, in questo contesto, non aumenteranno anche a causa di un tasso troppo alto di disoccupazione e per l'aumento della pressione fiscale. Nella Nota, tra l'altro, è scritto: «i consumi delle famiglie sono attesi in rallentamento» e «la dinamica del mercato del lavoro nel medio termine potrebbe rappresentare un fattore di rischio per le decisioni di spesa delle famiglie»;
la nota di aggiornamento del DEF 2011 conferma l'intenzione del Governo di metter mano alla riforma fiscale e assistenziale entro il 2012. Si ricorda che «è prevista una clausola di salvaguardia che prevede, in caso di mancata riforma, la riduzione dei vigenti regimi di riduzione fiscale e assistenziale per un importo pari a 20 miliardi dal 2014». Viene poi anticipato che la ripartizione tra ministeri delle minori spese (per complessivi 7 miliardi) sarà definita con apposito decreto del Presidente del Consiglio dei ministri entro il prossimo 25 settembre». Impegno che, come si è potuto constatare, è stato del tutto disatteso rispetto alla tempistica contenuta nella presente Nota di aggiornamento al DEF;
le manovre approvate in luglio (decreto-legge n. 98) ed in agosto (decreto-legge n. 138) presentano - al di là della credibilità assai dubbia del raggiungimento dei saldi di finanza pubblica - un sicuro aspetta depressivo dei consumi e della produzione di beni e servizi, rendendo ancora più difficile il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica indicati;
la situazione di emergenza ha fatto sì che la manovra approvata pesi in modo eccessivo sulle entrate, poiché per puntare maggiormente sui risparmi di spesa senza troppo intaccare la spesa produttiva sarebbe stata necessaria la messa a punto di riforme di carattere strutturale, che come tali comportano tempi lunghi di realizzazione ed esiti incerti;
non si è voluto da parte del Governo, nonostante la richiesta più volte avanzate da parte dell'Italia dei Valori, incidere in maniera efficace sui costi impropri della politica quali, ad esempio, la soppressione delle province e delle altre istituzioni intermedie inutili, la soppressione del vitalizio per i parlamentari nazionali e regionali, la drastica riduzione delle auto blu e delle spese per consulenza;
la mancanza di margini per interventi di sostegno allo sviluppo e la prospettiva di un aumento considerevole della pressione fiscale rendono quindi ancora più fosche le previsioni per la crescita dei prossimi anni, tanto da mettere in discussione il conseguimento degli obiettivi della manovra stessa;
la situazione quindi è tutt'altro che stabilizzata e le tendenze delle prossime settimane restano caratterizzate da estrema incertezza. Non è un caso che già si inizi a parlare dell'ipotesi di un'altra manovra a fine anno, con interventi di vario genere finalizzati a ridimensionare la consistenza dello stock di debito pubblico (operazioni di privatizzazione, imposta patrimoniale) o a rafforzare ulteriormente la correzione del deficit. Il nodo sta nei problemi dal lato della crescita che a loro volta si ripercuotono sull'evoluzione dei saldi di finanza pubblica. Affrontare l'andamento dei conti senza misure in grado di incidere sulla dinamica della produttività è come concentrarsi sui sintomi senza curare la malattia;
in ossequio alle regole europee e per ottenere l'appoggio dei mercati si annunciano obiettivi addirittura eccessivi sul deficit (il pareggio di bilancio negli ultimi venti anni non è stato conseguito da nessuna delle economie avanzate in condizioni cicliche normali, e solo sporadicamente da alcune in fasi di boom economico come alla fine degli anni novanta) e questo comporta un supplemento di restrizione fiscale rispetto a quanto sarebbe necessario per ricondurre il nostro rapporto debito/Pil su un sentiero di flessione (in sostanza un deficit strutturalmente intorno all'1.5-2 per cento del Pil basterebbe rispetto a tale obiettivo);
in questo contesto, la valenza taumaturgica data all'inserimento in Costituzione del principio del pareggio del bilancio appare eccessiva. Pur considerando una positiva incidenza di tale principio, in un contesto di forte crisi finanziaria, senza crescita, dover mantenere il bilancio dello Stato in pareggio potrebbe diventare una condizione inutile ai finì della sostenibilità del debito pubblico;
la difficile situazione ciclica, aggravata dalla correzione fiscale, a sua volta avrà conseguenze anche sull'evoluzione di medio termine dell'economia. In particolare perché negli ultimi anni il divario di crescita della produttività della nostra industria, specie rispetto a quella tedesca, ha continuato ad ampliarsi, e questo ha eroso ulteriormente la nostra posizione competitiva. Data l'attuale divergenza ciclica, anche il ciclo degli investimenti in Italia ripartirà con ritardo rispetto alle economie dove la ripresa è in una fase più avanzata, come la Germania;
nella quasi totale assenza di misure incisive di sostegno allo sviluppo, appare difficile quindi che la manovra si realizzi nella sua interezza e che il saldo di bilancio possa raggiungere il pareggio nel 2013. Peraltro la manovra è stata elaborata senza la pubblicazione di stime aggiornate della crescita del prodotto le quali infatti sono state ridimensionate nell'aggiornamento al Documento di economia e finanza (DEF);
nel frattempo, le stime di riferimento rimangono quelle contenute nel DEF di aprile, che già prospettavano una manovra di bilancio (ancora da specificare ma già quantificata dalle differenze tra il saldo tendenziale e il saldo programmatico) pari a circa 2.4 punti di Pil;
la concretizzazione della manovra con i due decreti estivi rivela però valori più elevati. In percentuale, rispetto al Pil nominale previsto ad aprile, si parla di una correzione di circa 3.4 punti, ben un punto in più rispetto alla previsione iniziale. A ciò si deve aggiungere che negli ultimi mesi il quadro macro internazionale è peggiorato. Partendo dal presupposto di una crescita molto più contenuta e degli effetti di ciò sulla manovra solo parzialmente contabilizzati, il pareggio di bilancio non sembra un obiettivo raggiungibile. Si tratta comunque di un intervento di entità considerevole, per cui l'indebitamento netto dovrebbe portarsi al di sotto del 2 per cento già nel 2013 pur non raggiungendo l'equilibrio tra entrate e spese;
a ciò si associa un Pil praticamente stagnante per tutto il periodo, una crescita vicina allo zero nel 2012 per rimanere comunque al di sotto dell'1 per cento negli altri anni. L'obiettivo del pareggio di bilancio non sembra peraltro raggiungibile nemmeno nel caso in cui si incorpori la manovra al suo valore facciale;
in base a quanto riportato nell'allegato III alla Nota di aggiornamento al DEF 2011, contenente il Rapporto annuale 2010 sugli interventi nelle aree sottoutilizzate, nel capitolo III dedicato alle «politiche nazionali e politiche di sviluppo» emerge che le risorse per la politica regionale aggiuntiva, che rappresentano la parte preponderante della spesa destinata allo sviluppo del Mezzogiorno, «costituiscono una quota ridotta della spesa pubblica totale, infatti il volume di risorse speso annualmente ai fini della politica di sviluppo regionale, come ricordato anche dalla Banca d'Italia, ha rappresentato in media nel periodo 1998-2007, solo il 5,9 per cento della spesa pubblica primaria destinata al Mezzogiorno e l'1,8 per cento di quella italiana complessiva, con un consistente ridimensionamento nell'ultimo biennio (rispettivamente 4,4 e 1,4 per cento)»,

impegna il Governo:

sul piano nazionale:
a riformulare la Nota di aggiornamento al DEF 2011 al fine di introdurvi specifiche indicazioni aggiuntive circa le scelte di politica economica e di gestione della finanza pubblica funzionali - e coessenziali - al superamento della crisi in atto, al sostegno dell'economia, al rilancio dei consumi e degli investimenti necessari ai fini di una crescita reale del Paese ed in linea con le raccomandazioni di politica economica rivolte all'Italia dal Consiglio Europeo;
ad adottare una politica di sviluppo nazionale con una visione unitaria del Paese esigenza questa assoluta e imprescindibile per conciliare la sopravvivenza e la crescita dei sistemi produttivi più forti con la salvaguardia di una azione costante per la riduzione del divario di sviluppo tra Nord e Sud mettendo finalmente in pratica il più volte annunciato già nel lontano 26 novembre 2010 ma mai realizzato Piano nazionale per il Sud che è rimasto lettera morta facendo venire meno l'impegno politico e di indirizzo strategico al quale l'esecutivo stesso aveva puntato al fine di ridurre i divari territoriali;
a mettere in atto una seria politica di contrasto alla disoccupazione, con particolare riferimento al Mezzogiorno e a rafforzare ed estendere gli ammortizzatori sociali, anche in modo da garantire un carattere universale della protezione anche nei confronti dei lavoratori atipici;
ad impostare una manovra anticiclica per il biennio 2012-2013, che riduca la pressione fiscale, trasferendola almeno in parte dal lavoro, dalle famiglie, dalle imprese alla rendita speculativa e ai grandi patrimoni;
ad operare per la riduzione - e la redistribuzione tra i diversi soggetti economici e sociali - della pressione fiscale, a partire dalla restituzione del fiscal drag, attraverso un aumento delle detrazioni IRPEF per i carichi familiari nonché la riduzione dell'Irap per le imprese prevedendo altresì il pagamento dell'IVA al momento in cui si incassa e non in anticipo;
a dare conto, dettagliatamente, della reale consistenza del Fondo sociale per occupazione e formazione, istituito nello stato di previsione del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali nonché del Fondo strategico per il Paese a sostegno dell'economia reale, istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, in base a quanto stabilito dal decreto-legge n. 185 del 2008;
già con il prossimo provvedimento legislativo in materia di sviluppo, a destinare una quota significativa degli introiti eccedenti i 2,4 miliardi di euro dell'asta per frequenze 4G, per interventi mirati allo sviluppo ed alla diffusione della banda larga nel nostro Paese, in linea con quanto recentemente rilevato dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni;
a ripristinare i fondi per la scuola, l'università e la ricerca;
a sostenere l'innovazione con risorse certe recuperando il divario di produttività innanzitutto rispetto agli altri paesi europei, anche attraverso la cooperazione strategica tra le università e le PMI;
a promuovere, tramite adeguate politiche industriali, lo sviluppo dei settori produttivi a più alta intensità tecnologica e la riconversione ecologica del nostro sistema produttivo a partire dal sostegno alle fonti energetiche rinnovabili, alla mobilità sostenibile, all'agricoltura biologica ed alla filiera corta dei prodotti agricoli;
a prevedere il riavvio degli interventi di liberalizzazione dei mercati, allo scopo di ridurre le rendite di posizione e favorire la libera concorrenza fra imprese e diminuire i costi posti a carico del cittadino-consumatore;
a ripristinare la piena operatività agli strumenti automatici di incentivazione, quale il credito d'imposta sugli investimenti nel Mezzogiorno, la cui efficacia risulta vanificata dal ripristino dei tetti finanziari e dagli appesantimenti amministrativi connessi al meccanismo della prenotazione;
a sostenere il made in Italy e delineare specifici indirizzi per promuovere l'immagine dell'Italia all'estero, sia attraverso l'implementazione di strumenti efficaci a contrastare gli abusi di mercato e la contraffazione a garanzia delle imprese e a tutela dei consumatori, sia mediante il riassetto e la razionalizzazione degli enti operanti nel settore dell'internazionalizzazione;
ad aumentare la brevettabilità delle innovazioni italiane, considerato che molte delle innovazioni italiane non sono brevettate e ciò rappresenta un doppio handicap nella competizione globale, in quanto rende più facili le imitazioni e impedisce al contempo di incassare le royalties e moltiplicare il valore dello sforzo innovativo;
a incrementare la datazione del fondo per il finanziamento del trasporto pubblico locale reperendo le risorse economiche necessarie anche attraverso la soppressione dei finanziamenti che il Governo ha stanziato sino ad oggi per la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina;
a sostenere il finanziamento di opere pubbliche di piccole e medie dimensioni, anche attraverso l'esclusione dal computo dei saldi validi ai fini del rispetto del patto di stabilità interno delle spese per investimenti per i comuni virtuosi;
prevedere un contributo di solidarietà del 15 per cento del valore delle operazioni di rimpatrio o di regolarizzazione delle attività finanziarie e patrimoniali detenute all'estero ai sensi dell'articolo 13-bis del decreto legge 1o luglio 2009, n.78, convertito con modificazioni dalla legge 3 agosto 2009, n. 102 e successive modificazioni (capitali regolarizzati tramite lo scudo fiscale) al fine di raggiungere la percentuale del 20 per cento ormai stabilita per la tassazione delle rendite finanziarie;
a ripristinare le norme di contrasto all'evasione fiscale introdotte dal Governo Prodi;
a riferire sull'esito del recupero fiscale e quindi delle reali entrate derivanti da quanto previsto dai commi 5-bis e 5-ter, dell'articolo 2 del decreto-legge n. 138 del 2011, convertito con modificazioni in legge n. 148 del 2011, in materia di recupero delle somme dovute dai contribuenti che hanno aderito al condono fiscale 2003-2004 sulla base della legge n. 289 del 2002 e che non hanno pagato buona parte delle rate, secondo quanto già da tempo denunciato dalla Corte dei conti, anche a seguito di quanto sancito dalla Corte di cassazione che con la sentenza n. 19681, depositata il 27 settembre ultimo scorso, ha ribadito l'incompatibilità con la direttiva comunitaria, della sanatoria degli omessi versamenti IVA, prevista dalla norma sui condoni del 2002, che quindi risulterebbe inapplicabile. A tal fine, in base alla citata sentenza della Cassazione si chiede al Governo di recuperare l'IVA non pagata a seguito del condono del 2002;
a ridurre la quota di deducibilità per le sofferenze creditizie dallo 0,30 allo 0,20 per cento;
a tagliare effettivamente i costi impropri della politica, tramite misure quali la soppressione parziale delle province, in attesa della eliminazione nella nostra Costituzione dell'istituzione provincia, l'eliminazione del vitalizio per i consiglieri regionali, includendo in tale misura anche gli ex consiglieri regionali, la soppressione di tutti gli enti inutili e delle spese per consulenze e rappresentanza, nonché l'adozione di nuove regole per gli appalti e per l'intervento della Protezione civile e per combattere la corruzione;
a ridurre effettivamente la spesa pubblica, in attuazione del principio della spending review inserito nel decreto-legge n. 138 del 2011, convertito con modificazioni, nella legge n. 148 del 2011, tramite misure quali una riduzione dei consumi intermedi delle pubbliche amministrazioni, attraverso un taglio modulabile, soprattutto a carico delle amministrazioni centrali, la razionalizzazione delle strutture periferiche dell'amministrazione dello Stato, l'accorpamento degli enti di previdenza pubblica e il rafforzamento del ruolo della CONSIP, nonché mediante la riduzione delle spese militari, impegnandosi altresì a dare conto al Parlamento, entro il 30 novembre, dell'obiettivo raggiunto nell'ambito del programma di razionalizzazione e riorganizzazione della spesa pubblica;
a prevedere misure concrete volte a garantire nei tempi previsti il pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese, attuando nel nostro ordinamento tutte le indicazioni comunitarie sancite in materia;
sul piano europeo:
ad aprire con forza un negoziato per ottenere in sede dell'Unione europea una revisione del Patto di stabilità e crescita che non sia un nuovo pesante ostacolo allo sviluppo ridiscutendo i criteri di cui al Trattato di Maastricht, mettendo tra le priorità la questione occupazionale, nonché la funzione della BCE che deve essere più orientata allo sviluppo anziché al solo controllo dell'inflazione;
ad introdurre una tassa sulle transazioni finanziarie (compravendita di titoli, azioni, obbligazioni, valute, e di ogni altro prodotto finanziario) valida per tutti paesi dell'eurogruppo (da proporre anche al G20) tra lo 0,1 e lo 0,5 per cento del valore scambiato e destinare il gettito di tale imposta (circa 100 miliardi di euro l'anno) a progetti europei di grandi infrastrutture, della ricerca, di progetti di conversione ecologica del sistema produttivo ad iniziare dal settore energetico e da quello della mobilità;
a proporre l'emissione di eurobond anche con la garanzia delle riserve auree delle diverse banche centrali per finanziare (unitamente al gettito della Tobin tax) progetti europei di grandi infrastrutture, della ricerca, di progetti di conversione ecologica del sistema produttivo ad iniziare dal settore energetico e da quello della mobilità;
a proporre il divieto delle vendite dei titoli di Stato e di altri prodotti finanziari allo scoperto e «nude» (naked short selling) per limitare le possibilità speculative;
a promuovere la costituzione di un agenzia di rating europea;
a sostenere l'armonizzazione fiscale europea ad iniziare dall'IVA;
a proporre la creazione di un Fondo monetario europeo;
a sostenere la costituzione di un esercito europeo di pronto intervento con la contestuale riduzione delle spese militari nazionali.
(6-00094)
«Borghesi, Donadi, Cambursano, Evangelisti, Di Pietro, Barbato, Cimadoro, Di Giuseppe, Di Stanislao, Favia, Formisano, Messina, Monai, Mura, Leoluca Orlando, Paladini, Palagiano, Palomba, Piffari, Porcino, Rota, Zazzera».

La Camera,
esaminata la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2011 (doc. LVII, n. 4-bis);
premesso che:
dal punto di vista procedurale, la nota in esame costituisce la prima applicazione del nuovo ciclo di programmazione previsto dalla legge n. 39 del 2011 dove esso viene riorganizzato in due momenti distinti e che pertanto, in questa nuova configurazione, la nota in esame non rappresenti più un documento eventuale, da presentare nel caso di scostamenti rispetto agli obiettivi e alle previsioni iniziali, ma rappresenti un documento necessario, facente parte a pieno titolo degli strumenti di programmazione individuati dalla legge di contabilità;
le misure recate dagli ultimi interventi di finanza pubblica sono in larga parte ispirate ed orientate dalle raccomandazioni di politica economica rivolte nel luglio scorso dal Consiglio europeo all'Italia nel quadro della procedura relativa al semestre europeo, nonché dalle indicazioni contenute nella lettera inviata il 5 agosto scorso dalla Banca Centrale europea al Presidente del Consiglio dei ministri;
nel DEF era previsto in particolare l'obiettivo di medio termine del raggiungimento del pareggio di bilancio entro il 2014, da raggiungere con una manovra complessiva pari al 2,3 per cento del PIL nel periodo 2013-2014; per realizzare l'aggiustamento indicato nel DEF è stato quindi approvato il decreto-legge del 6 luglio 2011 n. 98, con il quale è stata prevista una correzione fiscale di circa 48 miliardi di euro complessivi. Successivamente, con il decreto-legge 13 agosto 2011 n. 138, è stato incrementato l'ammontare della correzione fiscale complessiva sino a 59,8 miliardi di euro;
il quadro presentato nel DEF di aprile risulta pertanto evidentemente mutato, sia per effetto del rallentamento dell'economia mondiale sia per i conseguenti riflessi nell'economia del nostro Paese: a tal fine, la nota di aggiornamento in esame provvede in particolare a modificare le stime di crescita, prevedendo una dinamica del PIL più contenuta rispetto a quanto stabilito nel DEF;
il peggioramento delle prospettive macroeconomiche, alla luce dei più recenti sviluppi complessivi, sia di natura esterna che interna, hanno pertanto condotto - secondo quanto riportato nella Nota - a rivedere le stime di crescita dell'economia italiana nelle misure sopra esposte: tale revisione, rispetto al DEF, comporta un peggioramento delle prospettive di crescita per l'intero periodo 2011-2014 pari a circa due punti percentuali;
il quadro macroeconomico presentato nella nota di aggiornamento recepisce pertanto sia l'evoluzione dello scenario economico internazionale sia l'operare di una pluralità di fattori legati alla manovra correttiva;
in estrema sintesi viene evidenziato, in particolare, un rallentamento dei consumi delle famiglie ed una domanda estera netta che sostiene la crescita del PIL nonostante il freno alla crescita delle esportazioni. A queste si aggiunge un'evoluzione più debole dell'offerta di lavoro accompagnata tuttavia ad una riduzione dell'utilizzo delle ore di cassa integrazione rispetto al 2010;
quanto alle grandezze economiche, viene inoltre segnalato nella nota un miglioramento del dato relativo agli occupati misurati in unità standard di lavoro rispetto alla stima del DEF, nonché, sul versante monetario, un rialzo dell'inflazione per effetto dei rincari delle materie prime;
per quanto riguarda il quadro di finanza pubblica, la nota in esame ricostruisce le principali misure introdotte con le manovre da ultimo approvate. Per quanto concerne le entrate, in particolare, le variazioni introdotte dipendono, in larga parte, dalla prevista riduzione dei regimi fiscali e assistenziali di favore (con effetti pari a 4 miliardi di euro nel 2012, 16 miliardi nel 2013 e 20 miliardi nel 2014);
nel 2013 e nel 2014, in particolare, al netto di tali riduzioni, l'ammontare delle maggiori entrate (pari a circa 20 miliardi l'anno) è pressoché corrispondente alla prevista riduzione netta delle spese. Tale riduzione, comporterà un decremento del peso delle spese correnti rispetto al Pil, che passerà dal 42,7 per cento nel 2011 al 40,9 per cento nel 2014 e di uno più modesto delle spese in conto capitale, che passerà dal 3 per cento al 2,6 per cento;
le misure adottate con i citati decreti legge comportano l'azzeramento del deficit tendenziale prevista nel DEF - pari rispettivamente al 2,7 e al 2,6 per cento del PIL per gli anni 2013 e 2014 - anticipando il pareggio di bilancio di un anno rispetto a quanto indicato nel DEF: il deficit è infatti stimato pari allo 0,1 per cento del PIL nel 2013, mentre nel 2014 è addirittura previsto un avanzo di bilancio pari allo 0,2 per cento;
la nota in esame non reca tuttavia una nuova articolazione degli obiettivi di indebitamento netto per sottosettore, anche se la drastica accelerazione del percorso di consolidamento potrebbe influire sulla ripartizione proposta in aprile;
per il rapporto debito/PIL, mentre è previsto un incremento per l'anno in corso, esso rimane sostanzialmente inalterato nel 2012 per poi presentare un profilo discendente negli anni 2013 e 2014 rispetto a quanto stimato nel DEF;
la sensibile riduzione del debito nel triennio 2012-2014 è attribuita ad elevati e crescenti avanzi primari frutto delle due manovre estive che sono tutti da dimostrare;
ancora più specificamente sul versante delle entrate, la nota di aggiornamento prevede un aumento della pressione fiscale di circa un punto percentuale tra il 2010 ed il 2014, al netto della riduzione delle agevolazioni fiscali ed assistenziali: precisamente, essa passa nel 2011 dal 42,5 per cento indicato nel DEF al 42,7 per cento, nel 2012 dal 42,7 per cento al 43,8 per cento, nel 2013 dal 42,6 per cento al 43,9 per cento e nel 2014 dal 42,5 per cento al 43,7 per cento;
nel complesso le entrate finali indicate dalla Nota di aggiornamento passano dai 738 miliardi di euro del 2011 agli 818 miliardi del 2014, mentre nel DEF di aprile erano stimate pari, rispettivamente, a 739 miliardi di euro nel 2011 e a 814 miliardi del 2014;
tale correzione è evidentemente sbilanciata sul lato delle entrate, ove peraltro si include, per un importo pari a circa la metà della correzione medesima, la riduzione delle agevolazioni fiscali prevista dal decreto-legge n. 138 del 2011;
la manovra realizzata con il decreto n. 138 del 2011, avente l'obiettivo di anticipare l'obiettivo del pareggio di bilancio nel 2013, se da un lato è apparsa necessaria per contrastare l'ampliamento dei differenziali di rendimento dei titoli di stato italiani rispetto a quelli di altri paesi europei, dall'altro lato potrebbe produrre effetti non positivi sul livello di attività economica nel breve periodo, i cui effetti potrebbero riflettersi nella flessione del gettito da imposizione diretta e che pertanto non è acclarato se la combinazione degli effetti di trascinamento legati alla revisione al ribasso delle stime di crescita e degli effetti restrittivi della manovra, sia suscettibile di determinare una riduzione del gettito da imposizione diretta;
segnalato come un'efficace politica di duratura stabilizzazione della finanza pubblica debba svilupparsi non solo su misure di incremento delle entrate e di riduzione delle spese improduttive, che pure sono necessarie, soprattutto nell'immediato, ma debba poggiare anche su una serie mirata di interventi che incentivino la ripresa della crescita economica e favoriscano l'ampliamento delle basi imponibili, riducendo per tale via il rapporto debito/PIL e deficit/PIL e ricostituendo la fiducia dei mercati, degli imprenditori e dei cittadini nelle prospettive del Paese;
rilevato, a quest'ultimo proposito, come il primo e più efficace strumento di sostegno alla crescita economica sia rappresentato dalla realizzazione di una riforma tributaria che, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, riequilibri il carico tributario a favore dei fattori del lavoro e della produzione e determini una riduzione complessiva della pressione fiscale sulla famiglie ed i lavoratori;
rilevato inoltre che:
pur essendo l'Italia in linea con la media europea del tasso di occupazione, i livelli di occupazione giovanile risultano ancora particolarmente deludenti;
le pressioni determinatesi di recente sui mercati finanziari riflettono l'incertezza sul futuro del Paese, che registra tassi di crescita del prodotto interno lordo particolarmente deludenti;
la Nota di aggiornamento conferma l'impatto depressivo sull'economia delle manovre di finanza pubblica adottate, registrando un minore tasso di crescita del prodotto interno lordo rispetto a quello previsto nel documento di economia e finanza di aprile;
la Nota in esame risulta più ottimistica rispetto alle stime effettuate dal fondo monetario internazionale, rappresentando in tal modo come la politica economica del Governo abbia condotto il Paese alla recessione;
il decremento nella stima della crescita del PIL risulta essere superiore in termini percentuali a quello che si riscontra nei principali Paesi dell'Unione europea e a quelli dell'area dell'euro nel suo complesso;
nella Nota manca ogni indicazione sull'attuazione del federalismo fiscale con particolare riferimento alla questione delle entrate regionali, che avrebbero dovuto progressivamente sostituire l'imposizione fiscale di livello statale, senza un incremento progressivo della pressione fiscale,

impegna il Governo

a riformulare la Nota di aggiornamento al DEF 2011 al fine di introdurvi specifiche indicazioni inerenti le scelte di politica economica e di gestione della finanza pubblica dirette al superamento della crisi in atto, al sostegno dell'economia, al rilancio dei consumi e degli investimenti necessari ai fini di una crescita reale del Paese ed in linea con le raccomandazioni di politica economica rivolte all'Italia dal Consiglio europeo, ponendo una particolare attenzione al recepimento delle proposte avanzate dalle parti sociali nel progetto delle imprese per l'Italia del 30 settembre 2011.
(6-00095)
«Ciccanti, Lo Presti, Lanzillotta, Commercio».

DISEGNO DI LEGGE: S. 2803 - RENDICONTO GENERALE DELL'AMMINISTRAZIONE DELLO STATO PER L'ESERCIZIO FINANZIARIO 2010 (APPROVATO DAL SENATO) (A.C. 4621)

A.C. 4621 - Articolo 1

ARTICOLO 1 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

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