XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 13 ottobre 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:

L'VIII Commissione,
premesso che:
il dramma consumatosi a Barletta il 3 ottobre 2011 con il crollo strutturale di una palazzina che ha causato la morte di cinque persone è l'ennesimo campanello di allarme sullo stato fatiscente e potenzialmente letale in cui versa, soprattutto nel Sud Italia, quella parte del patrimonio edilizio italiano che è figlia dell'edilizia di bassa qualità;
è necessario promuovere finalmente in modo concreto strumenti e vincoli davvero in grado di prevenire tragedie come quelle di Barletta;
il Governo, nella seduta della Camera dei deputati dell'8 giugno 2011, in sede di esame della proposta di legge atto camera n. 1952 sulla certificazione del «sistema casa qualità», ha accolto l'ordine del giorno n. 3, presentato dal promotore della presente risoluzione, in cui si affermava: «È necessario creare forme di certificazione relative allo stato di sicurezza e solidità strutturale degli immobili attraverso la tenuta di registri di manutenzione che consentano di conoscere, dal punto di vista strutturale, la storia di un fabbricato dalla sua nascita e passando poi per i lavori cui viene successivamente sottoposto»;
lo stesso ordine del giorno presenta l'ipotesi, fatta propria anche dal Governo, di istituire obbligatoriamente dei «registri di manutenzione che consentano di conoscere, dal punto di vista strutturale, la storia di un fabbricato dalla sua nascita e passando poi per i lavori cui viene successivamente sottoposto»,


impegna il Governo


a varare, in modo urgente e non più rinviabile alla luce della tragedia di Barletta, le opportune iniziative, anche in ottemperanza dell'impegno accolto dal Governo con l'accettazione dell'ordine del giorno ricordato in premessa, per garantire in modo organico strumenti in grado di prevenire e contrastare l'insicurezza strutturale di parte del patrimonio edilizio italiano.
(7-00711) «Cosenza».

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:

DI BIAGIO, ANGELA NAPOLI e PAGLIA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 9 del decreto-legge del 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, ha sancito il blocco contrattuale triennale per gli impiegati della pubblica amministrazione relativamente agli anni 2011, 2012, 2013;
le disposizioni hanno colpito duramente il personale delle forze armate, delle forze di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco. Si tratta di uomini e donne che mettono quotidianamente la propria vita al servizio dei cittadini e delle istituzioni, anche mettendo a rischio la propria incolumità;
l'approvazione delle disposizioni di cui al menzionato articolo 9, ha suscitato forti preoccupazioni in seno alle categorie evidenziate, motivando numerose manifestazioni che richiedevano il sollecito intervento del Governo al fine di ovviare alle criticità emergenti;
gli elementi più critici, di cui al comma 1 e al comma 21 dell'articolo 9 decreto-legge n. 78 del 2010, interessano il

trattamento economico, i meccanismi di adeguamento retributivo e i meccanismi di progressione automatica degli stipendi. Si tratta, in altre parole, di quei miglioramenti economici solitamente automatici e previsti dalla normativa nazionale sulle forze armate e di polizia;
in particolare, relativamente ai meccanismi di progressione automatica degli stipendi, il comma 21 blocca gli effetti economici delle progressioni di carriera che, per gli anni 2011, 2012 e 2013 non sono utili ai fini della maturazione delle classi, degli scatti di stipendio e della corresponsione dell'assegno di funzione, previsti dai rispettivi ordinamenti;
al fine di sopperire alle criticità evidenziate dalle organizzazioni sindacali, il Governo, tramite l'articolo 8, comma 11-bis, del decreto-legge n. 78 del 2010, ha istituito un fondo di 80 milioni di euro per ciascuno degli anni 2011 e 2012 da destinare al finanziamento di misure perequative per il personale menzionato;
successivamente, il fondo è stato incrementato con ulteriori risorse, in base a quanto disposto nell'articolo 1 del decreto-legge 26 marzo 2011, n. 27, convertito dalla legge 23 maggio 2011 n. 74;
si è dunque pervenuti ad uno stanziamento, per il fondo in questione, di 195 milioni di euro per gli anni 2011 e 2012 e di 115 milioni di euro per il 2013;
le risorse sono state attinte, senza ulteriori aumenti di spese per la finanza pubblica, dallo stesso comparto interessato, in particolare dai fondi previsti per il riordino delle carriere;
la normativa vigente prevede che le modalità di attribuzione delle risorse del fondo al personale interessato dalle misure, siano stabilite tramite un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri;
risulta all'interrogante che il decreto attuativo contenente le modalità di attribuzione, atteso da mesi dai referenti coinvolti nelle gravi misure di cui all'articolo 9 del decreto-legge del 31 maggio 2010, n. 78, non sia ancora stato disposto -:
in quali tempi si preveda si preveda di procedere all'adozione del decreto attuativo di cui in premessa, atteso da mesi dal personale delle forze armate, delle forze di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
(4-13584)

MARTELLA e VIOLA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nell'ultimo anno il territorio del Portoguarese è oggetto di numerose iniziative per la realizzazione di impianti a biomasse;
è già stata autorizzata la costruzione di tre impianti di generazione elettrica alimentati da biomasse ed un quarto impianto è in fase di approvazione alla conferenza dei servizi, per una potenza elettrica complessiva di 25 megawatt;
i procedimenti autorizzativi di impianti per produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili sono regolati a livello nazionale dall'articolo 12 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387 «Attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità»;
il Ministero dello sviluppo economico, congiuntamente al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministero per i beni e le attività culturali, ha emanato in data 10 settembre 2010, le «Linee guida per il procedimento di cui all'articolo 12 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387 per l'autorizzazione alla costruzione e all'esercizio di impianti di produzione di elettricità da fonti rinnovabili» nonché linee guida tecniche per gli impianti stessi;
la legge affida alle regioni, o alle province ove delegate, la competenza di autorizzare la costruzione, l'esercizio e la

modifica di impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili nel rispetto delle normative vigenti in materia di tutela dell'ambiente, di tutela del paesaggio e del patrimonio storico-artistico, e l'autorizzazione costituisce, ove occorra, variante allo strumento urbanistico, annullando di fatto ogni relativa competenza e capacità decisionale delle amministrazioni comunali e delle popolazioni, nel cui territorio detti impianti vengono installati;
ad oggi la regione Veneto non ha mai approvato un piano regionale per l'energia, il quale dovrebbe fornire indirizzi e linee guida per decidere, in concertazione con gli enti locali e le comunità interessate, la tipologia, la dimensione, i requisiti e le eventuali collocazioni degli impianti di produzione di energia elettrica e, tra questi, quelli ad energia rinnovabile;
è tanto più necessaria la sollecita approvazione del piano energetico regionale e soprattutto il recepimento da parte della regione Veneto delle linee guida del Governo, che danno alle regioni il potere di individuare le aree non idonee alla localizzazione di questi impianti;
l'autorizzazione e la realizzazione di tali impianti di produzione di energia elettrica con utilizzo di biomasse stanno generando allarme e diffusa preoccupazione nella popolazione del mandamento di Portogruaro;
l'amministrazione comunale di Portogruaro ha chiesto, in un recente ordine del giorno del consiglio comunale, alla regione Veneto di sospendere le procedure di approvazione di nuovi impianti -:
se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non ritenga, considerata la mancata deliberazione del piano energetico da parte della regione Veneto, che sussistano i presupposti per avviare la procedura per l'esercizio dei poteri sostitutivi ai sensi dell'articolo 5 della legge n. 10 del 1991;
se, nell'esercizio dei predetti poteri, non ritenga di tener conto degli auspici espressi dal comune di Portogruaro.
(4-13585)

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta orale:

TEMPESTINI, BARBI, PISTELLI, NARDUCCI, CORSINI e TOUADI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 4, comma 19, del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2011, n. 130, recante la proroga delle missioni internazionali e degli interventi di cooperazione allo sviluppo per il secondo semestre del 2011, autorizza la spesa di oltre 58 milioni di euro per la missione militare finalizzata alla protezione dei civili e delle aree a popolazione civile, nonché per il rispetto del divieto di sorvolo nello spazio aereo in Libia;
l'autorizzazione di spesa per la missione in Libia è tuttavia circoscritta al periodo 1° luglio-30 settembre 2011, e rappresenta non solo un limite finanziario, ma anche un'autorizzazione politica alla prosecuzione delle operazioni militari nell'area, cui volutamente, a differenza delle molte altre previste nel decreto, è stata data una scansione temporale ridotta;
il comunicato stampa pubblicato a conclusione della riunione, svoltasi il 5 e 6 ottobre 2011, dei Ministri della difesa dei Paesi Nato e dei Paesi partner coinvolti nella missione «Unified protector» in Libia rende noto che tale missione, nonostante si stia avvicinando il termine, non è ancora conclusa;
il Governo, nonostante l'evidente vuoto legislativo a copertura della missione, non ha ritenuto né di assumere le necessarie iniziative normative d'urgenza attraverso l'emanazione di un decreto- legge,

né di informare il Parlamento circa la decisione di prolungare la missione -:
quale sia stata la posizione assunta dal Governo italiano in sede Nato e quale sia l'attuale impegno delle forze armate italiane nella missione «Unified protector» ;
se il Governo non ritenga urgente fornire elementi in merito anche al fine di consentire la necessaria copertura legislativa e politica alla missione in Libia.
(3-01887)

Interrogazione a risposta in Commissione:

RENATO FARINA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
Agenzie di stampa riportano la notizia che nelle Maldive un cattolico di 30 anni, Shijo Kokkattu, originario dello Stato indiano del Kerala e insegnante da due anni nella scuola Raafainu a Raa Attol, un atollo dell'arcipelago maldiviano, è stato incarcerato perché aveva in casa una Bibbia e un rosario;
nelle Maldive la religione di Stato è l'islam e non c'è libertà di culto;
sembra che trasferendo alcuni dati su un computer scolastico, abbia copiato accidentalmente alcune canzoni mariane e un'immagine della Madonna e gli altri professori se ne sono accorti avvisando la polizia. Gli agenti hanno fatto irruzione nella casa di Kokkattu e lo hanno arrestato dopo aver trovato la Bibbia e il rosario. Da oltre una settimana è rinchiuso in prigione;
Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), ha affermato che «la mancanza di giustizia e l'intolleranza religiosa si riflettono nelle azioni del Governo maldiviano; questa è la peggior forma di persecuzione religiosa. Il Governo indiano deve pretendere le scuse per il trattamento meschino a cui è stato sottoposto un suo cittadino nelle Maldive, che si vanta di essere una delle mete turistiche più ambite al mondo, mentre arrestando innocenti rivela la sua intolleranza e discriminazione verso i non musulmani, e impone restrizioni della libertà di coscienza e di fede»;
«la libertà religiosa - ha aggiunto - rimane un argomento tabù nell'arcipelago. Tra i musulmani, rifiutare di praticare il culto in modo diverso da quello approvato dallo Stato può condurre all'arresto. Inginocchiarsi, congiungere le mani o usare simboli religiosi, come croci, candele, immagini o statuette possono provocare un'azione del Governo; tutto ciò è una chiara violazione dei diritti umani universali»;
nel 2008 un emendamento costituzionale ha negato ai non musulmani la possibilità di ottenere la cittadinanza maldiviana -:
se il Governo, visti i consistenti flussi turistici di italiani verso tale destinazione, quasi il 20 per cento del turismo nell'arcipelago, non ritenga possa essere oltremodo efficace una pressione morale sul Governo maldiviano per l'affermazione della libertà religiosa e contro la cristianofobia prospettando nel caso un boicottaggio di tale meta se non ci fossero riscontri positivi;
se non intenda promuovere, presso tour operator e agenzie turistiche, un'operazione di informazione verso i turisti.
(5-05512)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:

FUGATTI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
Il decreto del Presidente della Repubblica 26 novembre 1993, relativo alla istituzione del «Consorzio del Parco nazionale dello Stelvio» in applicazione della

legge quadro sulle aree protette di cui alla legge 6 dicembre 1991, n. 394, è stato il frutto di un accordo politico con cui si sanciva il principio di una gestione in forma federale dello stesso parco, nel massimo rispetto delle autonomie;
lo schema di decreto legislativo, approvato dal Consiglio dei ministri il 22 dicembre 2010, concernente «Norme di attuazione dello Statuto speciale della Regione Trentino-Alto Adige, recanti modifiche ed integrazioni all'articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica n. 270 del 1974, ha fortemente innovato gli assetti del parco nazionale dello Stelvio, sul piano della gestione e della configurazione;
il blocco della norma di attuazione dello statuto speciale della regione Trentino-Alto Adige che prevede la provincializzazione della parte trentina e altoatesina del parco nazionale dello Stelvio si è sovrapposto temporalmente alla scadenza degli organi dell'ente e ciò ha di fatto paralizzato la gestione del parco che si è vista aumentare anziché diminuire i molti problemi che da tempo sono un elemento di freno allo sviluppo del territorio di competenza, mentre è risaputo che il corretto ed efficiente funzionamento del parco potrebbe rappresentare un formidabile strumento di crescita e di valorizzazione economico-sociale della particolare area alpina protetta;
va segnalato al riguardo, che a causa del vigente regime di sospensione degli organi dell'ente, il presidente del consorzio non riceve alcun compenso da diversi mesi pur continuando ad occuparsi della sua gestione nell'interesse del parco, ma tale situazione non può certamente perdurare ancora oltre anche perché per garantire continuità all'esercizio di tali funzioni è necessario che ai relativi responsabili si riconosca ad ogni modo una necessaria, seppure minima, indennità;
in questi giorni si discute di un eventuale commissariamento del parco nazionale dello Stelvio. Ove tale proposito fosse portato a termine, a parere dell'interrogante, si provocherebbe un grave pregiudizio per la predetta gestione federale dell'area e si farebbe venire meno tutte quelle giuste richieste di maggiori autonomie gestionali, le quali, al contrario del commissariamento, e ove attuate, eliminerebbero le note criticità che fin dalla costituzione parco hanno rappresentato un elemento negativo per la sua gestione. Peraltro, un supposto commissariamento del parco si configurerebbe in netto contrasto ed in controtendenza con l'appena avviato processo di revisione in senso federale dello Stato;
in più occasioni la regione Lombardia e le due province autonome hanno richiesto di provvedere con urgenza alla nomina del direttivo del parco nazionale dello Stelvio, nelle more del perfezionamento delle modifiche apportate con decreto legislativo alle «Norme di attuazione dello Statuto speciale della Regione Trentino-Alto Adige, recanti modifiche ed integrazioni all'articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica n. 270 del 1974, al fine di garantire il pieno funzionamento del parco in argomento -:
quali iniziative di competenza intenda assumere affinché si pervenga alla rapida risoluzione del blocco della norma di attuazione dello statuto speciale della regione Trentino-Alto Adige quali provvedimenti intenda adottare per l'immediata nomina del direttivo del parco nazionale dello Stelvio, per garantirne il pieno funzionamento del medesimo parco nelle more dello sblocco della predetta norma di attuazione, evitando così ogni ipotesi di commissariamento.
(5-05517)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

IANNUZZI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
l'organizzazione del Ministero per i beni e le attività culturali è articolata nel

territorio della provincia di Salerno attraverso le tre Soprintendenze specialistiche ai beni archeologici, ai beni storici ed artistici, ai beni architettonici e paesaggistici e con il prestigioso archivio di Stato;
l'attività degli uffici salernitani del Ministero riguarda un esteso territorio, comprensivo della province di Salerno ed Avellino con ben 277 comuni e si sostanzia in una meritoria vasta e complessa azione di tutela, conservazione, recupero e restauro dei beni del ricchissimo e prezioso del patrimonio storico, artistico, archeologico, architettonico e paesaggistico di quei territori;
quest'attività, così rilevante, postula conoscenze specialistiche ed aggiornate ed interventi rapidi e complessi, contemplati dal codice per i beni culturali;
le manovre finanziarie, varate dal Governo negli ultimi anni, hanno comportato pesanti e ripetuti tagli delle risorse finanziarie a disposizione delle Soprintendenze e degli uffici periferici del Ministero, creando così gravi difficoltà;
è stata delineata e si è diffusa l'ipotesi della soppressione e della chiusura della Soprintendenza ai BSAE (beni storici e artistici) e dell'archivio storico di Salerno, che possono, a giusta ragione, vantare una tradizione ed una esperienza qualificate ed apprezzate, grazie al lavoro di un pool specialistico di storici d'arte, esperti e restauratori di altissimo livello; ne è derivata una situazione di incertezza pericolosa e di pregiudizievole disorientamento che penalizza gravemente lo svolgimento di funzioni così delicate ed essenziali;
tale ventilata soppressione sarebbe del tutto ingiustificata e negativa, con il pesantissimo depauperamento dell'azione di tutela e valorizzazione del patrimonio storico ed artistico nelle province di Salerno ed Avellino -:
quali siano gli intendimenti del Ministero in ordine alla conservazione ed al rispetto del ruolo così importante svolto dalla soprintendenza ai beni storici e artistici e dall'archivio di Stato di Salerno, escludendo ogni pure paventata temuta ipotesi di soppressione e di chiusura di tali uffici che si sono affermati e godono di generale stima ed apprezzamento per le preziose e qualificate attività che esercitano da tanti anni con altissima professionalità e con tanti risultati così rilevanti per la tutela, la conservazione, la valorizzazione, il restauro del patrimonio storico, artistico, culturale nei territori salernitani ed irpini.
(5-05513)

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DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la legge 27 marzo 1992, n. 257, e successive modificazioni, ha introdotto i benefici previdenziali ai lavoratori esposti all'amianto in attività soggette all'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali;
l'articolo 47 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, e successive modificazioni, ha esteso i benefici previdenziali ai lavoratori esposti all'amianto in attività non soggette all'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali;
la Gazzetta del Mezzogiorno, del 10 ottobre 2011, ha pubblicato un articolo dal titolo: «Malattie professionali, Taranto in prima fila» ove è riportato che: «Tra Taranto e provincia, segnala l'Inail, ci sono in sospeso 4.500 domande di personale militare. "Non sappiamo quante si possono configurare come riconosciute - dice Giuseppe Gigante, direttore dell'Inail di Taranto -

perché non ci sono ancora le specifiche tecniche. L'esposizione all'amianto per i militari funziona diversamente rispetto al personale Ilva. Se i metalmeccanici aggiungevano ai loro contributi quelli derivanti dall'esposizione all'amianto e andavano in pensione prima, i militari, invece, devono comunque avere le condizioni per andare in pensione perché l'esposizione all'amianto accresce solo la base imponibile"» -:
quanti siano gli appartenenti al comparto sicurezza-difesa destinatari del beneficio e quanti quelli che ne abbiano fatto richiesta;
quali immediate iniziative si intendano adottare per rendere esecutiva la volontà del legislatore di riconoscere il beneficio di cui in premessa;
se esistano siti dove svolgono servizio i dipendenti del comparto difesa-sicurezza che non siano ancora stati bonificati, quali siano e quali immediati interventi di bonifica si intendano attuare.
(4-13579)

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ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
la legge 26 novembre 2010, n. 199, in materia di esecuzione alternative delle pene detentive non superiori ad un anno, ha stabilito, tra l'altro, l'adeguamento dell'organico del Corpo di polizia penitenziaria, occorrente per fronteggiare le gravi carenze in atto. Il Ministro della giustizia è stato autorizzato all'assunzione di personale nel ruolo degli agenti e degli assistenti del Corpo di polizia penitenziaria, nei limiti numerici consentiti dalle risorse a disposizione;
in dettaglio, i commi 1 e 2 dell'articolo 4 della legge n. 199, novellando l'articolo 2, comma 215, della legge finanziaria 2010 (legge n. 191 del 2009), prevedono che le risorse derivanti dalla gestione dei crediti relativi alle spese di giustizia (comma 213) e le maggiori entrate derivanti dall'attuazione del comma 212, in materia di contributo unificato, siano destinate a finalità di giustizia, tra le quali in primis l'adeguamento dell'organico del Corpo di polizia penitenziaria. A tale scopo si sopprime la previsione della finanziaria 2010 che destinava le maggiori risorse del già citato comma 212, al Fondo per le esigenze urgenti ed indifferibili del Ministero dell'economia e delle finanze;
dalla relazione tecnica della legge finanziaria 2010 si evince che le maggiori entrate dell'incremento del contributo unificato assommano a 60,7 milioni di euro annui; mentre quelle derivanti dalla gestione dei crediti relativi alle spese di giustizia assommano a 168,6 milioni di euro per anno, sia pure con un trend decrescente nel corso degli anni;
le risorse sono pertanto ampiamente sufficienti all'assunzione dei circa 1.800 unità di polizia penitenziaria prevista dalla legge n. 199 del 2010; d'altro canto non può considerarsi gravante su questo incremento di personale, la recente richiesta avanzata dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (DAP) di coprire 1.145 unità del Corpo, tramite l'autorizzazione al turn-over anno 2010, ai sensi dell'articolo 2, comma 208, della legge finanziaria 2010 in quanto si tratta di una spesa limitata a quella relativa al personale cessato dal servizio (e quindi coperta dagli stanziamenti a regime) e per la quale comunque il comma 209 delle Finanziaria medesima apposta ulteriori 344 milioni di euro nel 2011 e 600 milioni nel 2012, sia pure con riferimento all'intero comparto sicurezza-difesa;
si ha notizia in questi giorni che il Ministero dell'economia e delle finanze non intenderebbe provvedere alla integrale attuazione dell'articolo 4 della legge n. 199 del 2010, per «carenza di risorse»;

va rilevato che con il suddetto articolo 4 il Parlamento e la maggioranza hanno inteso inviare un segnale preciso in termini di sicurezza, sia ai cittadini che agli operatori;
giova anche ricordare che l'organico di polizia penitenziaria è di 44.620 unità, fissato nel 1992 quando i detenuti erano meno di 40 mila, ma attualmente è sottodotato di circa 5.000 unità (sono in servizio 39.500 poliziotti penitenziari), a fronte di oltre 67 mila detenuti -:
se i Ministri interpellati non ritengano provvedere con la massima urgenza alla copertura finanziaria degli incrementi di organico del Corpo di polizia penitenziaria, in ottemperanza a quanto disposto dal Parlamento con la legge n. 199 del 2010.
(2-01233)
«Vitali, Moffa, Antonino Foti, Pelino».

Interrogazioni a risposta in Commissione:

NEGRO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la situazione di rischio idrogeologico del territorio italiano è nota e conclamata. Uno studio del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare evidenzia che il 9,8 per cento della superficie nazionale è ad alta criticità idrogeologica e che sono 6.633 i comuni interessati pari all'81,9 per cento dei comuni italiani. In particolare, il 24,9 per cento dei comuni è interessato da aree a rischio frana, il 18,6 per cento da aree a rischio alluvione e il 38,4 per cento da aree a rischio sia di frana che di alluvione;
l'articolo 2, comma 240, della legge finanziaria 2010, ha destinato 900 milioni di euro ai piani straordinari diretti a rimuovere le situazioni a più elevato rischio idrogeologico (individuate dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentite le autorità di bacino e il dipartimento della protezione civile);
il comma 12-quinques dell'articolo 2, del decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 225 convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2011, n. 10, ha ridotto di 100 milioni di euro le risorse disponibili, già preordinate, con delibera CIPE del 6 novembre 2009, al finanziamento degli interventi di risanamento ambientale e degli interventi diretti a rimuovere le situazioni a più elevato rischio idrogeologico, come sopra citato;
la norma in questione stabilisce che le risorse disponibili possano essere utilizzate anche tramite accordo di programma sottoscritto dalla regione interessata e dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e nell'ambito del quale venga definita la quota di cofinanziamento regionale;
lo strumento dell'accordo di programma ha consentito di convogliare, all'interno di un unico piano coordinato, sia le risorse statali sia quelle regionali, evitando così duplicazioni di interventi e frammentazione della spesa, e di attivare processi che consentiranno una più rapida attuazione degli interventi ed una maggiore incisività del monitoraggio;
risulterebbe che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare non abbia ancora ottenuto il trasferimento integrale della predetta cifra e ciò pregiudica l'esecuzione dei predetti accordi di programma -:
se non intenda procedere nell'immediato ad assegnare al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare la totalità delle risorse di cui all'articolo 2, comma 240, della legge n. 191 del 2009, come previste a legislazione vigente, al fine di dare attuazione agli interventi straordinari diretti a rimuovere le situazioni a più elevato rischio idrogeologico presenti nel territorio nazionale.
(5-05509)

GIOACCHINO ALFANO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il comma 44 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria 2007) ha modificato l'articolo 17, comma 6, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, introducendo il principio dell'inversione contabile (reverse change) per quanto riguarda il pagamento dell'Iva nei settori della telefonia mobile e dei computer, compresi i relativi componenti e accessori; il meccanismo individua nel soggetto cessionario, il responsabile obbligato a versare l'imposta sul valore aggiunto;
come previsto dalle direttive riguardanti il regime dell'imposta sul valore aggiunto, la norma è stata sottoposta al vaglio comunitario. Le motivazioni addotte dall'Italia nella richiesta di approvazione comunitaria hanno evidenziato l'obiettivo di porre rimedio alla diffusione delle «frodi carosello» e di quelle perpetrate per mezzo di società cartiere. Secondo i documenti inviati dall'Italia «Un numero significativo di operatori (...) evade il pagamento dell'IVA all'erario dopo la vendita dei loro prodotti. I loro acquirenti, tuttavia, hanno il diritto di beneficiare di una detrazione fiscale in quanto sono in possesso di fatture valide. Questo tipo di evasione fiscale assume una forma più aggressiva quando gli stessi beni sono ceduti più volte, in base a uno "schema a carosello", senza alcun versamento IVA all'erario»;
l'autorizzazione comunitaria è pervenuta nel novembre 2010 e la disposizione è entrata in vigore dal 1o aprile 2011. Il Consiglio Ecofin, composto dai Ministri delle finanze della Ue, ha accolto la richiesta delle amministrazioni fiscali di Italia, Austria e Germania, concordando che il provvedimento resti in vigore fino a tutto il 2013; la deroga è subordinata all'introduzione da parte degli Stati «..di obblighi adeguati ed efficaci in materia di controllo e notifica per quanto concerne i soggetti passivi che cedono i beni a cui si applica l'inversione contabile a norma della presente decisione»;
con lettera in data 4 ottobre 2010, Federpneus, l'Associazione italiana rivenditori specialisti di pneumatici, ha segnalato al Ministero dell'economia e delle finanze la presenza sul mercato dei pneumatici di prodotti offerti con prezzi largamente inferiori al valore normale, tanto da far ritenere altamente probabile una evasione di IVA, Federpneus ha segnalato che la situazione denunciata non solo arreca un danno all'erario, ma penalizza anche fortemente gli operatori onesti che subiscono la concorrenza sleale di operatori che agiscono evadendo l'IVA ed hanno quindi la possibilità di praticare prezzi inferiori del 20 per cento. L'associazione ha quindi chiesto l'applicazione nel settore del commercio dei pneumatici, sia del meccanismo del reverse change, sia l'introduzione del principio della solidarietà nel pagamento dell'IVA;
il Ministero ha fatto presente la necessità di una preliminare verifica sulla reale diffusione dei fenomeni evasivi nel settore delle cessioni dei pneumatici che giustifichi l'intervento normativo, del quale è competente il decisore politico;
a quasi un anno dalla risposta del Ministero agli operatori del settore, non risulta effettuata alcuna verificai -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno procedere a verifiche ed ispezioni nel settore dell'importazione e della vendita di pneumatici, al fine di verificare veridicità di quanto sottoscritto con lettera in data 4 ottobre 2010 dalla Federpneus, Associazione italiana rivenditori specialisti di pneumatici;
se non ritenga inoltre opportuno, nell'ambito dei prossimi provvedimenti volti al contrasto dell'evasione, assumere iniziative normative dirette ad introdurre quanto prima il meccanismo dell'inversione contabile (reverse change) per quanto riguarda il pagamento dell'IVA nel settore della vendita dei pneumatici.
(5-05511)

BORGHESI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
dal 3 gennaio 2011 un dipendente del Ministero dell'economia e delle finanze e la moglie sono in comando per un anno in mobilità volontaria presso l'Agenzia delle entrate - direzione regionale del Veneto; sono titolari nei ruoli del Mef, ex direzione territoriale dell'economia e delle finanze dal 1° aprile 1990 attualmente area III fascia F3;
l'agenzia delle entrate invece li ha inquadrati nell'area III fascia F1. Non si conosce il percorso logico e giuridico di questo declassamento;
gli importi delle voci di stipendio e indennità integrativa speciale (nonché importi buoni pasto, aree con livelli di progressione di carriera Area III da F1 a F6 e la stessa iscrizione al fondo di previdenza) sono perfettamente uguali sia all'ex tesoro che all'Agenzia delle entrate, cambia solo l'importo dell'indennità di Amministrazione, inferiore al Tesoro perché una quota del Fondo unico di amministrazione non è mai stata oggetto di contrattazione per essere inserita direttamente in busta paga, tant'è che a fine anno sul Cud sono indicate sempre somme molto più elevate rispetto a quelle indicate dall'Agenzia delle entrate;
posto che i due dipendenti appartengono allo stesso Ministero dell'economia e delle finanze, per quanto sopra espresso, non dovrebbe essere effettuato alcun declassamento (come ad esempio per lavoratori provenienti dalla scuola, provincia o altri comparti che invece sono titolari di diverse situazioni giuridiche ed economiche);
si evidenzia che l'orientamento dell'agenzia delle entrate non ha paragoni con altre Agenzie fiscali in quanto tutte le altre agenzie fiscali (dogane, territorio e demanio) non applicano questa iniqua retrocessione;
l'autonomia di ciascuna agenzia fiscale non può arrivare ad applicare la normativa in modo così difforme e contrastante tra ciascuna di esse, infatti la stessa Agenzia delle entrate, sino a pochissimi anni fa non procedeva nel modo suddetta;
i due dipendenti ritengono di aver già vissuto la loro carriera lavorativa (sono entrati a vent'anni per concorso, al Tesoro, come 4° livello e sempre per concorso sono transitati al 6° livello, nel 2004 hanno superato il corso di riqualificazione con esami finali ed interrogazioni presso commissione arrivando, appunto, all'area III Fascia 3) e non pensavano assolutamente di dover subire un vero e proprio declassamento, all'Agenzia delle entrate di Venezia;
la questione proposta è meritevole di chiarimento ai fini di una perequazione normativa. Non è possibile che con un unico contratto Agenzie fiscali si debbano, poi, riscontrare queste disparità di trattamento (orientamento dell'Agenzia delle entrate che contrasta con le altre dogane, demanio, territorio nonché con quello previsto dall'Amministrazione autonoma dei monopoli di stato, Monopoli). La normativa dovrebbe comunque essere applicata uniformemente tra le diverse agenzie fiscali;
l'orientamento (declassamento professionale di due livelli) della Agenzia delle entrate è difforme da quello di tutte le altre agenzie fiscali ed è recentissimo (da circa 2 anni). Prima non era così. I dipendenti sono iscritti allo stesso fondo di previdenza, del Ministero dell'economia e delle finanze ed hanno le stesse voci di stipendio tabelle, IIS al centesimo responsabilità e progressioni economiche coincidendo le tre aree con le 6 fasce economiche da F1 a F6;
il dipendente sostiene di aver telefonato all'Ufficio delle entrate di Roma trattamento personale chiedendo spiegazioni in merito ricevendo per risposta che pur condividendo le argomentazioni esposte, gli uffici sarebbero ancora in attesa di

risposta al quesito all'ARAN e all'ispettorato generale per gli ordinamenti del personale e l'analisi dei costi del lavoro pubblico formulato per altri casi simili;
l'ARAN (da parte sua) non conferisce e non dà assistenza ai singoli dipendenti della pubblica amministrazione, ma solo a sindacati e pubbliche amministrazioni -:
se i Ministri siano a conoscenza dei fatti narrati;
se non ritengano opportuno monitorare le azioni poste in essere dall'Agenzia delle entrate, attraverso l'interessamento di ARAN e Igop affinché venga applicata la normativa uniformemente tra le diverse Agenzie fiscali per affermare il principio di equità di inquadramento correttamente all'Area III-F 3 nei confronti dei lavoratori;
se non ritengano opportuno assumere iniziative volte a garantire uniformità di comportamento come per tutte le Agenzie fiscali.
(5-05520)

Interrogazione a risposta scritta:

PALAGIANO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in un momento di grande difficoltà economica e sociale, come quello si sta vivendo, ampie fasce di popolazione non riescono a districarsi nella gestione delle più normali spese di routine: dalle bollette al mutuo, dalle tasse ai libri scolastici ed universitari per i figli, fino all'acquisto di beni di prima necessità. La soglia di povertà in Italia ha raggiunto il triste primato del 19 per cento ed è in questo contesto che si inserisce pienamente il fenomeno dei «compro oro», che può, a ragione, essere considerato uno dei tanti volti di questa crisi;
negli ultimi tre anni in Italia, secondo Movimprese-InfoCamere, c'è stato un aumento del 23,5 per cento, in media, degli esercizi di «compro oro», con punte che hanno sfiorato il 60 per cento al Sud (Roma, Napoli e Palermo in testa), e allo stato attuale sono circa 6 mila i negozi che comprano oro nel nostro Paese;
soltanto a Roma esistono più di 200 esercizi commerciali di questo tipo;
una diffusione così capillare però, non è frutto unicamente della crisi economica nazionale e dell'innalzarsi del valore dell'oro, ma dipende senz'altro da molti altri fattori. Il più immediato appare, indubbiamente, la facilità con la quale si possono ottenere le licenze per l'apertura. Basta, infatti, la semplice presentazione della documentazione prevista per legge alla camera di commercio, senza la richiesta e la necessità di ulteriori, specifiche, competenze. Nel nostro Paese, dunque, non esistono, per legge, requisiti stringenti per la concessione di questa tipologia di licenze: l'importante è che il richiedente abbia la fedina penale pulita e che il negozio dove eserciterà e dove pagherà in contanti oro e preziosi sia un luogo «visibile e riconoscibile»;
a seguito di numerose indagini della polizia, è emerso che almeno il 14 per cento del totale dei «compro oro» in Italia sottende operazioni illegali, viola le principali norme (specie in materia di antiriciclaggio: identificazione del cliente, registrazione, emissione della ricevuta fiscale) e, di fatto, sembrerebbe muoversi nell'area grigia del commercio «nero». Questa stima, secondo il professor Ranieri Razzante, presidente dell'Associazione italiana responsabili antiriciclaggio (AIRA), è probabilmente molto più bassa del dato reale;
diversi sono gli episodi di cronaca - su tutto il territorio nazionale - legati ai «compro oro» e che riguardano, spesso, la piccola criminalità come nel caso di ladri che rivendono i gioielli frutto di rapine o borseggi. La facilità di vendere deriva proprio dal fatto che alcuni esercenti si comportano illegalmente, non richiedendo né registrando i documenti identificativi, ed omettendo la ricevuta fiscale;
un'altra delle caratteristiche dei «compro oro» in Italia è la loro crescente

«volatilità», intendendo con questo termine la velocità con cui questi esercizi aprono e chiudono repentinamente, oppure cambiano titolare, un fenomeno «strano», e certamente sospetto, che è stato definito dalla polizia della capitale «il turnover delle licenze»;
secondo l'AIRA, un «compro oro» in un anno guadagna circa 350/400 mila euro, con un giro d'affari complessivo in Italia di circa 2,1 miliardi di euro. Si stima, inoltre, che ogni negozio investe, in media, 40/50 mila euro annui nella pubblicità. Questo grandissimo movimento di denaro avrebbe, pertanto, altre fonti che vanno al di là degli «impegni» di catenine, bracciali, anelli, dei cittadini italiani in difficoltà;
in particolare, anche attraverso numerose indagini della polizia e della Guardia di finanza, si evidenzia che l'infiltrazione della criminalità organizzata nel settore dei «compro oro» è molto diffusa. Lo scopo è quello di riciclare proventi illeciti e i principali «attori» sono la camorra e i narcotrafficanti;
secondo il presidente dell'AIRA, «sembrerebbe che la malavita abbia trovato, in Italia, un canale privilegiato per smistare denaro proveniente da altri reati, proprio quello del "Compro oro"»;
le norme antiriciclaggio contenute nell'ultima manovra finanziaria hanno abbassato a 2.500 euro la quota massima di denaro da far circolare senza tracciabilità, ossia fuori dal circuito controllato delle carte di credito e degli assegni. Una norma senz'altro importante ma che non potrà certo risolvere e mettere fine ad un fenomeno di questa portata -:
quali iniziative urgenti di competenza si intendano assumere, al fine di potenziare i controlli da parte delle forze dell'ordine e, in particolare, della Guardia di finanza su questi specifici esercizi commerciali, nel rispetto della normativa italiana sull'antiriciclaggio;
quale sia il quadro aggiornato, informativo e statistico delle attività di compravendita dell'oro sul territorio nazionale e se non sia il caso di prevedere, in un ambito così delicato e suscettibile di infiltrazioni illegali, delle modalità più stringenti in relazione al rilascio delle licenze, nonché una sorta di elenco ufficiale degli esercizi autorizzati sul territorio italiano;
se non si intendano assumere iniziative volte a prevedere una normativa maggiormente efficace e restrittiva in materia di antiriciclaggio.
(4-13587)

...

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:

CICCIOLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il signor Durdevic Miljenko, nato a Sebenico (Croazia) il 18 agosto 1952, di origine serba ma cittadino croato, residente a Cupra Marittima (Ascoli Piceno), è attualmente detenuto in stato di custodia cautelare nel carcere di Ascoli Piceno, in seguito ad un mandato di cattura spiccato dalla procura di Ascoli su una vicenda accaduta in Croazia nel 1998 conseguente alla sua attività di avvocato in quel Paese; tale ordine di custodia cautelare è stato confermato dalla corte di appello di Ancona con ordinanza del presidente facente funzioni della stessa corte di appello o di convalida dell'arresto di Durdevic Miljenko eseguito in data 17 settembre 2011 e di applicazione all'estradando della misura della custodia cautelare in carcere (R.N. 12/2001 Estr. corte di appello di Ancona); a seguito di ciò veniva convalidato l'arresto eseguito ad iniziativa della squadra mobile della questura di Ascoli Piceno a fini estradizionali sul presupposto della esistenza del provvedimento n. K-12/01 del 6 ottobre 2004 emesso dal tribunale di Sibenik (Croazia) per il reato di truffa asseritamente commesso il 5 maggio 1998 in Zara (Croazia) previsto e punito dall'articolo 224, paragrafo 4 del codice penale

croato, per avere in qualità di avvocato sottratto l'ammontare di HRK 138.250,00 a scapito dei suoi clienti italiani, denaro destinato alla partecipazione a un'asta pubblica per l'acquisizione di una barca da pesca, con il quale provvedimento è stato condannato ad anni due e mesi quattro di reclusione;
il signor Durdevic Miljenko ha esercitato per circa 20 anni le funzioni di procuratore della Repubblica di Sibenik e nel 1990 a seguito del conflitto bellico tra Serbia e Croazia veniva rimosso dalla carica a causa delle sue origini serbe;
nella veste di procuratore della Repubblica Durdevic Miljenko ha avuto sotto il suo diretto controllo anche la polizia segreta croata svolgendo funzioni di coordinamento dei relativi servizi sul territorio sottoposto alla sua giurisdizione;
soltanto dopo la cessazione della carica di procuratore della Repubblica il suddetto Durdevic ha iniziato ad esercitare in Croazia l'attività libero professionale di avvocato e dopo qualche anno è stato sottoposto ad ingiusto processo, che egli ritiene di matrice sostanzialmente politica, nel quale è stato condannato per un reato completamente diverso da quelli per i quali era stato imputato e senza neppure che i presunti truffati abbiano mai denunciato di aver subito alcuna truffa ad opera del signor Durdevic;
per il trattamento giudiziario patito e per censurare le gravissime violazioni dei propri diritti il signor Durdevic Miljenko ha proposto anche ricorso alla Corte di giustizia dell'Aia contro lo stato Croato per la persecuzione e ritorsione mediante restrizione in cella carceraria in compagnia di detenuti, che egli, nella pregressa veste di procuratore della Repubblica, aveva fatto processare e condannare a gravi pene detentive, e così facendo è stato esposto anche al rischio di perdere la vita;
il signor Durdevic risiede permanentemente in Italia, nel comune di Cupra Marittima sin dal 1999, è coniugato con cittadina italiana, ed ha due figli nati in Italia con i quali convive stabilmente, ed esercita attività di consulenza legale in Italia; tale sua condizione famigliare, di residenza e professionale era ed è ben conosciuta dall'autorità giudiziaria Croata sin dall'avvio del singolare processo;
sia prima che dopo la pronuncia della cosiddetta sentenza di condanna il signor Durdevic è sempre rimasto presso la sua residenza in Cupra Marittima, ed addirittura l'autorità di Sibenik in data 24 febbraio 2005 gli ha anche rinnovato la patente guida internazionale in forza del permesso di permanenza in Italia che è stato rilasciato dall'autorità croata con il consenso di quella giudiziaria dello stesso Paese;
contrariamente a quanto è stato asserito col provvedimento impugnato il signor Durdevic Miljenko è in possesso soltanto di carta d'identità rilasciata dal comune di Cupra Marittima non valida per l'espatrio (copia di tale documenti è presente agli atti del fascicolo della corte d'appello di Ancona), e tali rilascio ha avuto luogo dopo che la Croazia aveva rinnovato il permesso di permanenza in Italia al signor Durdevic e nonostante vi fosse la pendenza penale in questione;
con nota del 21 settembre 2011 il Ministero della giustizia ha richiesto alla corte d'appello di Ancona il mantenimento delle misura della custodia cautelare in carcere, ritenendo che «non sussistono, allo stato, ragioni ostative all'estradizione del sunnominato verso la Croazia» -:
se, il Ministero della giustizia, nel richiedere il mantenimento della custodia cautelare in carcere per il signor Durdevic, abbia preso adeguatamente in considerazione quanto segnalato in premessa, con particolare riferimento alle doglianze concernenti la matrice asseritamente politica della vicenda processuale che ha portato alla condanna dello stesso Durdevic.
(3-01888)

Interrogazioni a risposta scritta:

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dall'Osservatorio permanente sulle morti in carcere composto da Ristretti Orizzonti, Radiocarcere, Antigone, A Buon Diritto, Il Detenuto Ignoto e Radicali Italiani, Mohamed Nahiri, 35 anni, detenuto nel carcere Pagliarelli di Palermo, si è impiccato domenica notte alle sbarre del bagno della sua cella con un lenzuolo;
intorno alle 3 di notte, Nahiri ha afferrato il lenzuolo della sua branda, l'ha bagnato e si è impiccato alle sbarre della finestra del bagno. I suoi sette compagni di cella si sono accorti di quanto accaduto solo quando ormai purtroppo non c'era più nulla da fare. Il magistrato di turno non ha ritenuto necessario disporre l'autopsia;
Mohamed Nahiri era arrivato al Pagliarelli nel mese di maggio 2011. Ad Augusta, dove era rinchiuso dal 2007, l'uomo aveva avuto alcuni problemi con gli altri carcerati e con il personale penitenziario che avrebbe aggredito in più di un'occasione. Finito in cella per l'omicidio di un connazionale a Roma, il tunisino sarebbe uscito nell'ottobre del 2019. Neanche al Pagliarelli Nahiri aveva intrecciato buoni rapporti con i compagni, tanto da essere trasferito qualche settimana fa in un'altra cella, nella quale dormivano in otto;
da inizio anno sale a 146 il totale dei «morti di carcere»: 50 detenuti si sono suicidati, uno è stato ucciso (il 24enne Abbedine Kemal, «pestato» nel carcere di Opera il 23 giugno 2011 da persone non ancora identificate e poi deceduto in ospedale per le ferite riportate), 29 sono morti per «cause da accertare» ed i restanti 66 per «cause naturali»;
l'età media dei suicidi è di 35 anni, quella dei morti per cause diverse dal suicidio di 41 anni. Quarantadue dei «morti di carcere» sono stranieri, 104 italiani. Tre le donne: Loredana Berlingeri, 44 anni, morta per un'infezione il 4 marzo nel carcere di Reggio Calabria; Adriana Ambrosini, 24 anni, suicida nell'ospedale psichiatrico giudiziario di Castiglione (Mn) il 3 aprile 2011 ed Elena D., 30enne deceduta il 12 luglio nel carcere di Trani (Ba) per cause non ancora accertate -:
se e come al momento del suicidio di Nahiri fosse garantita la sorveglianza;
se il tunisino suicida fosse seguito dallo psicologo del carcere; quanti colloqui e di che durata abbia fatto dall'inizio della detenzione nel carcere palermitano;
quanti detenuti dovrebbe ospitare e quanti in effetti ospiti il carcere Pagliarelli di Palermo;
quanti siano gli agenti di polizia penitenziaria e quanti, invece dovrebbero essere secondo le leggi e le disposizioni vigenti, e ciò anche in relazione alla possibilità di rendere disponibili, proprio perché sorvegliati, spazi di socializzazione e di lavoro, di formazione e di impegno del tempo in attività formative;
quante siano le unità dell'equipe psico-pedagogica e se e come possano coprire o coprano le esigenze dei detenuti del carcere Pagliarelli;
se il Ministro non intenda intervenire, in questo come in altre carceri, perché siano garantite a chi sconta una pena tutte le condizioni previste dalla legge perché la pena sia tale evitando un aggravamento derivato da condizioni strutturali e ambientali del carcere stesso.
(4-13582)

PUGLIESE. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la delega al Governo sulla revisione delle circoscrizioni giudiziarie, contenuta nel decreto-legge 13 agosto 2011 n. 138 convertito dalla legge il 14 settembre 2011 con voto definitivo della Camera dei deputati, ha quale obiettivo la riorganizzazione

della distribuzione degli uffici giudiziari sul territorio nazionale, entro un periodo di un anno con ulteriori due anni per eventuali correzioni del piano;
la riduzione delle circoscrizioni giudiziarie avrà inizio dagli uffici di primo grado, prevede che sia garantita l'esistenza di un tribunale ordinario nei circondari dei capoluoghi di provincia e per ogni distretto di corte d'appello la presenza di almeno tre dei tribunali attuali con le relative procure, mentre saranno ridotte le sezioni distaccate dei tribunali;
in ordine alle procure la delega al Governo stabilisce che sia possibile accorpare più uffici di procura indipendentemente dall'eventuale accorpamento dei relativi tribunali, prevedendo nel caso che l'ufficio di procura accorpante possa svolgere le funzioni requirenti in più tribunali;
anche gli uffici del giudice di pace non circondariali potranno essere ridotti, con la opportunità, entro sessanta giorni dalla pubblicazione degli elenchi degli uffici da sopprimere, gli enti locali interessati possano evitare la soppressione facendosi carico dei costi;
la revisione delle circoscrizioni giudiziarie è una riforma certamente necessaria e più volte ritenuta urgente e tuttavia per i criteri e gli indirizzi adottati e per effetto di una legge delega suscita forti preoccupazioni in ordine alle conseguenze che avrebbe una soppressione indiscriminata dei piccoli tribunali con un aggravamento della già difficile situazione relativa alle pendenze di fascicoli procedimentali;
i piccoli tribunali, infatti, rappresentano in molte zone del Paese, soprattutto al Sud nonché nelle aree interne, un indispensabile presidio dello Stato in termini di prevenzione, di legalità e di giustizia al fine di fronteggiare il fenomeno della piccola e grande criminalità organizzata;
la presenza sul territorio dei tribunali dovrebbe essere garantita e semmai sostenuta in modo da garantire ai cittadini il principio di diritto di prossimità della giustizia, intervenendo semmai in ordine alla efficienza del sistema giudiziario che oggi configurano, in particolare per quel che riguarda la giustizia civile, sempre di più casi di denegata giustizia;
sia l'associazione nazionale dei magistrati, sia l'organismo unitario dell'avvocatura, anche da diversi punti di vista, hanno espresso osservazioni e dubbi in ordine ai criteri di attuazione della riforma ed ai suoi effettivi risultati se non modificata;
il Ministro interrogato ha annunciato la costituzione di un gruppo di lavoro presso il Ministero «specificamente dedicato a questa riforma» -:
quali indirizzi e criteri il Ministro intenda adottare nella attuazione della legge delega, al fine di evitare che tale revisione abbia conseguenze devastanti sul territorio e per i cittadini.
(4-13588)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
come riportato dal quotidiano Latina Oggi del 10 ottobre 2011, l'ex sindaco di Sperlonga, attualmente presidente della provincia di Latina, Armando Cusani, è stato rinviato a giudizio per abusi edilizi in merito alla realizzazione dell'Hotel Grotta di Tiberio sito nel comune di Sperlonga, di cui è proprietario insieme ad Erasmo Chiappi; il processo vede coinvolto anche il responsabile dell'ufficio tecnico del comune di Sperlonga, Antonio Faiola;
nel processo i reati contestati (abusivismo edilizio e abuso d'ufficio) rischiano di essere dichiarati estinti per intervenuta prescrizione, atteso che, dalla cronaca locale, si apprende che l'ultima udienza si è tenuta il 23 settembre 2011, la prossima verrà celebrata a gennaio 2012, e tra i reati di cui al capo di imputazione il più recente risale al maggio 2006, mentre gli altri sono tutti riferibili alla data del 23 settembre 2005;

la parte offesa ha denunciato pubblicamente, come riportato dal quotidiano Latina Oggi del 10 ottobre 2011, il rischio che la politica locale abbia intimorito la procura di Latina attraverso un «clima che umilia la giustizia», al punto che è stata chiesta l'avocazione delle indagini al procuratore generale presso la corte d'appello mediante una istanza trasmessa anche alla procura della Repubblica di Perugia ed al Consiglio superiore della magistratura -:
se intenda disporre accertamenti preliminari presso la procura di Latina al fine di verificare se quanto denunciato nell'articolo pubblicato sul quotidiano Latina Oggi il 10 ottobre 2011 corrisponda al vero.
(4-13592)

RENATO FARINA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il signor G.V. è stato vittima anni fa di una serie di truffe che sinteticamente sono state riprese in un articolo apparso sul quotidiano Libero il 29 luglio 2007 a firma dell'interrogante;
stesso interrogante a suo tempo inviò per posta al procuratore capo presso la procura della Repubblica di Milano l'articolo sulla vicenda del signor G.V. accompagnandolo con una lettera in cui si faceva presente che nel citato testo c'erano notizie di reato che, a causa della obbligatorietà dell'azione penale e per la particolare rilevanza sociale del reato indicato, necessitavano sicuramente dell'attenzione della magistratura;
questa lettera dell'interrogante non ha ricevuto alcun riscontro;
si apprende invece che ora che il medesimo soggetto del quale nella lettera inviata all'autorità giudiziaria l'interrogante aveva fatto precisamente nome e cognome è stato arrestato come risulta dalle agenzie di stampa in data 13 luglio 2011, a causa dei medesimi reati, connessi con soggetti obiettivamente «forti» quali le banche, come risulta alle notizie riferite;
l'interrogante ritiene di intravedere nel comportamento prima omissivo e poi meritoriamente attivo della procura una diversità di attitudine a seconda del soggetto denunciante: inesistente con i cittadini inermi, efficace con i «poteri forti» -:
se al Governo risulti notizia di quanto sopra esposto e se non intenda acquisire informazioni preliminari in relazione a quanto rappresentato in premessa.
(4-13595)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

RIGONI e FADDA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'area industriale della provincia di Massa Carrara continua ad essere interessata da una profonda crisi di particolare complessità;
in ragione della peculiare congiuntura economica della provincia di Massa Carrara, è stato recentemente sottoscritto dal Ministero dello sviluppo economico e dalla regione Toscana, un nuovo apposito protocollo propedeutico alla sottoscrizione dell'accordo di programma per lo sviluppo e la reindustrializzazione delle locali aree produttive;
per la provincia di Massa Carrara il Ministero dello sviluppo economico, in attuazione degli impegni assunti, ai sensi del decreto ministeriale del 24 marzo 2010, con il quale è stata introdotta la disciplina di dettaglio della riforma degli interventi di deindustrializzazione, ha dato avvio alla cosiddetta procedura di formale «accecamento della crisi industriale complessa», che si è conclusa con decreto

ministeriale del 2 aprile 2011. Tale decreto risulta essere in corso di registrazione presso gli organi di controllo;
in particolare, desta sempre più viva preoccupazione la situazione relativa alla Nuova Cantieri Apuania (NCA) per la quale vengono preclusi definitivamente ipotesi di partnership al di fuori di soluzioni private, e con prospettive produttive definitivamente estranee alla tradizione cantieristica;
NCA nel frattempo ha vinto una gara per la progettazione e la costruzione di un maxi traghetto (una nave Ro-Ro) da adibire al trasporto di carrozze e carri ferroviari, passeggeri, autovetture e automezzi pesanti nello Stretto di Messina. Tale commessa contiene altresì un'opzione per una seconda nave dello stesso tipo (cosiddetta nave in opzione per RFI - Rete ferroviaria italiana S.p.A);
la prima unità, il cui contratto è stato firmato il 27 aprile 2011 (prezzo 49,5 milioni di euro) è oggi in costruzione con consegna prevista all'armatore nell'autunno del 2012, rischia di divenire l'ultima testimonianza di un'esperienza e di una professionalità maturata in decenni di attività nel settore della navalmeccanica;
in questo senso, si rende necessario e urgente comprendere in tempi rapidi se le dichiarazioni rilasciate alle maestranze del cantiere dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Matteoli, relativamente all'acquisizione di una seconda commessa, cosiddetta nave in opzione per RFI possano trovare effettiva realizzazione;
qualora fosse finanziata la seconda nave prevista nella gara sopracitata e RFI la ordinasse, NCA potrebbe dare continuità al suo carico di lavoro in un momento di mercato molto difficile e potrebbe ridurre il ricorso agli ammortizzatori sociali; questo prolungamento dell'attività consentirebbe un miglior traghettamento della società verso quanto previsto dal protocollo per lo sviluppo e la deindustrializzazione delle aree produttive della provincia di Massa-Carrara, ovvero la ricerca di un partner industriale privato che garantisca la continuità operativa del cantiere -:
cosa intenda fare il Governo, e precisamente il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, al fine di garantire il finanziamento a RFI per la costruzione della seconda nave in opzione;
se il Governo intenda assumere le iniziative normative necessarie per il finanziamento vista la scadenza dell'opzione prevista per il 27 aprile 2012 ed in particolare in relazione al contratto di programma 2007-2011 per la gestione degli investimenti firmato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e da RFI spa in scadenza al 31 dicembre 2011.
(5-05510)

CROSIO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la strada statale 340 Regina è l'asse di collegamento internazionale di una serie di comuni rivieraschi con la Svizzera ed è percorsa quotidianamente da numerosi mezzi, anche pesanti, che spesso causano code interminabili, ripetuti incidenti e disagi ai lavoratori pendolari, soprattutto frontalieri;
il consiglio d'amministrazione dell'Anas ha dato il via libera al progetto esecutivo per il completamento dei lavori di adeguamento della strada statale 340 «Regina», tronco Menaggio-confine di Stato, nel tratto compreso tra Cressogno e Albogasio, in provincia di Como, già il 29 ottobre 2009;
l'intervento è atteso da circa 25 anni dai cittadini locali ed è finalizzato al completamento delle opere civili e alla realizzazione degli impianti di ventilazione e di sicurezza per la messa in esercizio della galleria Albogasio, in variante all'attuale tracciato della strada statale «Regina»;
con questo intervento si miglioreranno i tempi di percorrenza e troverà

soluzione una parte dei problemi di traffico che interessano l'arteria stradale; la galleria risolverebbe almeno in parte il problema delle strettoie fra Oria, Albogasio e San Mamete;
nel mese di febbraio 2011, l'Anas aveva annunciato che il tunnel sarebbe stato consegnato nel mese di settembre 2011;
i lavori civili sono stati ultimati, mentre sembra ancora in ritardo l'ultimazione dei lavori relativi agli impianti tecnici -:
per quando si prevedano l'ultimazione dei lavori e l'apertura dell'opera al traffico stradale e ai circa 8.000 frontalieri che ogni giorno affrontano i disagi del percorso.
(5-05515)

LOVELLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa sono emerse le preoccupazione fra i pendolari della linea Genova-Torino in merito all'ipotesi di cancellazione di tutti gli intercity che collegano i due capoluoghi di regione che verrebbe attuata da metà dicembre 2011 col prossimo cambio di orario;
l'intenzione sarebbe quella di mantenere solo i treni regionali e il timore è soprattutto per gli intercity che, partiti da Genova, al mattino, fermano ad Alessandria ed arrivano fino a Torino: uno alle 6,57 (arrivo ad Alessandria 7,55), poi alle 7,50 (8,55) e l'ultimo alle 9,04 (9,57). Inoltre, rischierebbero la cancellazione anche gli intercity del pomeriggio, da Torino, per il ritorno a casa, quelli delle 14,05 e delle 18,05, con un grave peggioramento della qualità della vita per i pendolari;
tale decisione di Trenitalia a giudizio dell'interrogante potrebbe rappresentare un inadempimento degli obblighi di servizio pubblico gravanti sulla stessa in base al contratto di servizio vigente con lo Stato per i treni a media e lunga percorrenza -:
se sia a conoscenza delle modifiche all'orario dei treni in programma da metà dicembre 2011 sulla linea Torino-Genova e se non ritenga che tale decisione possa compromettere gli obblighi di servizio pubblico cui è tenuta Trenitalia;
quali iniziative intenda intraprendere per evitare una ulteriore penalizzazione per i pendolari fra le due città e fra le stazioni intermedie a partire da Alessandria.
(5-05516)

PILI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti con nota n. 0052194 del 23 dicembre 2009 ha conferito al presidente della regione autonoma della Sardegna, ai sensi del comma 3 dell'articolo 36 della legge del 17 maggio 1999 n. 144, la propria delega ad indire e presiedere una conferenza di servizi, con il compito di individuare il contenuto dell'imposizione di oneri di servizio pubblico sulle rotte da e per la regione Sardegna in conformità al Regolamento (CE) n. 1008/2008;
il 14 gennaio 2011 dopo oltre un anno dalla delega conferita dal Ministro al presidente della regione veniva pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto di imposizione dell'onere del servizio pubblico e le relative procedure e oneri per la realizzazione del servizio;
gli stessi decreti dopo qualche settimana venivano revocati perché le risultanze della conferenza dei servizi e il contenuto degli stessi decreti risultavano in totale contrasto con le risoluzioni e mozioni approvate dalla competente commissione della Camera presentate a prima firma dal sottoscritto interrogante;
in particolare i decreti revocati non contenevano nell'imposizione dell'onere del servizio pubblico la tariffa unica che doveva uniformare il costo dei biglietti dei non residenti a quello dei residenti;

ad oggi, trascorsi quasi 22 mesi dalla delega, risulta ancora totalmente inattuata la procedura per l'imposizione dell'onere del servizio pubblico;
tale situazione oltre che incomprensibile e inaccettabile genera un indebito guadagno delle compagnie aeree a scapito del servizio pubblico imposto dalle norme comunitarie provocando un danno diretto ai passeggeri non residenti che devono subire tariffe fuori controllo e dall'altra un danno incalcolabile all'economia della Sardegna;
i decreti revocati contenevano, però, un presupposto ancor oggi valido che affermava: «la necessità di continuare a garantire la continuità territoriale tra la Regione Sardegna e gli scali di Roma Fiumicino e Milano Linate attraverso la sola imposizione di oneri di servizio pubblico, senza procedere alla concessione del servizio aereo di linea in esclusiva e senza compensazione finanziaria»;
i decreti emanati e poi revocati non prevedevano, dunque, in alcun modo compensazioni finanziarie;
la Commissione trasporti della Camera dei deputati in data 21 aprile 2010 ha approvato all'unanimità la risoluzione conclusiva relativa alla modifica della continuità territoriale aerea da e per la Sardegna;
nel dispositivo della richiamata risoluzione parlamentare si impegnava il Governo:
ad avviare un immediato confronto per ridefinire, nell'ambito della conferenza di servizi che il Presidente della Regione Sardegna è stato delegato ad istituire e presiedere dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, la disciplina della continuità territoriale, superando quella vigente, che risulta inadeguata sia sotto il profilo concettuale che sotto quello dei servizi e dei costi, per pervenire a un modello di continuità territoriale intesa come un fattore di riequilibrio di condizioni permanenti di svantaggio derivanti dall'insularità e di garanzia del diritto alla mobilità per i territori svantaggiati, tenendo conto anche di quanto previsto dalla legge 5 maggio 2009, n. 42, in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione;
in particolare, ad assumere le appropriate iniziative per definire e attuare una continuità territoriale che, tenga conto, oltre che degli effetti del processo di liberalizzazione del mercato del trasporto aereo, anche dei seguenti obiettivi:
a) favorire l'individuazione di un maggior numero di voli e di rotte aeree da e per la Sardegna che consenta, nel contesto dello sviluppo potenziale della domanda, di avere più operatori sulla stessa rotta;
b) favorire la possibilità di determinare, sulla base del principio di riequilibrio legato alle condizioni insulari della Sardegna, di una tariffa massima a cui si applichi il regime degli oneri di servizio pubblico, applicando, come parametro, le condizioni più favorevoli del costo ferroviario;
c) favorire la possibilità, per tutte le compagnie aeree di poter viaggiare sulle rotte di collegamento con gli aeroporti della Sardegna, proponendo, nell'ambito di una situazione di concorrenza, ribassi rispetto alla tariffa massima prestabilita in relazione agli oneri di servizio pubblico;
la risoluzione infine prevedeva l'estensione del regime di continuità territoriale a tutti i cittadini, in ottemperanza al principio di non discriminazione riaffermato dalla decisione della Commissione n. 2007/332/CE, del 23 aprile 2007, e, nell'ambito delle competenze attribuite ai singoli soggetti istituzionali dalla normativa vigente, a prevedere che a tutti i cittadini residenti nel territorio nazionale ed europeo che intendano effettuare voli da e per la Sardegna sia applicata la tariffa sottoposta ad onere di servizio pubblico, in modo da garantire il rispetto del principio di riequilibrio territoriale in relazione all'insularità della regione;

il regolamento comunitario nella definizione dell'imposizione dell'onere del servizio pubblico non prevede compensazioni in quanto lo stesso onere viene calcolato valutando i costi effettivi di produzione del servizio e un «margine di profitto ragionevole», riconosciuto tra il 5/10 per cento;
il regolamento comunitario individua, dunque, due capisaldi per la definizione dell'onere del servizio pubblico sommando i seguenti fattori:
a) i costi netti sostenuti per la prestazione dell'onere di un servizio pubblico;
b) un margine di profitto ragionevole;
occorre, dunque, individuare gli elementi del costo netto e definire un margine di profitto ragionevole;
il costo netto appare elemento fondamentale per soddisfare il requisito di trasparenza posto come elemento chiave dal regolamento europeo e della stessa autorità garante per la concorrenza che nel 2006 aveva così definito le compensazioni utilizzate nella continuità territoriale della Sardegna: «tale sistema di sussidi è caratterizzato da particolare opacità e non consente di individuare correttamente i confini degli oneri di servizio pubblico imposti, impedendo al contempo una minimizzazione dei costi per la collettività»;
occorre scongiurare in tutti i modi possibili infrazioni comunitarie e censure di varia natura, vedasi caso Tirrenia con l'apertura della procedura di infrazione, definendo nel modo più analitico e puntuale il costo netto richiamato dalla normativa comunitaria per la prestazione dell'onere del servizio pubblico;
il principale elemento di valutazione del costo netto, internazionalmente riconosciuto nell'ambito aeronautico, è quello del costo ora/volo;
il costo ora/volo è definito da organismi terzi che hanno utilizzato metodi analitici per tutte le voci di costo necessarie per definire con precisione il dato;
in particolar modo uno dei primari operatori mondiali nel settore aeronautico ha individuato tutti i fattori di costo necessari per determinare il costo ora/volo sommando le seguenti voci:
operazioni di volo: costo equipaggi, costo carburante, spese aeroportuali e assistenza al volo, assicurazioni sull'aereo, spese di leasing e affitti;
manutenzione diretta: riguarda i costi sostenuti per la manutenzione di aerei, quali costo del lavoro, dei materiali e servizi acquistati da terzi, costi delle riparazioni o di revisione di tutti i sistemi e delle attrezzature necessarie;
manutenzione indiretta: riguardano i costi fissi e le spese generali sostenute per riparazioni e revisioni secondo gli standard delle autorità internazionali preposte al controllo. Comprendono le spese di gestione delle scorte, dei magazzini e rilevazioni contabili;
servizi ai passeggeri: sono costi di assistenza ai passeggeri in volo (comfort, sicurezza), stipendi del personale di cabina (e non quello degli equipaggi), costi di ristorazione e costo di assicurazione dei passeggeri;
servizi ai velivoli: costi di rifornimento, dei controlli, protezione e programmazione dei voli;
servizi di traffico: riguardano i costi delle operazioni al terminal (trasferimento bagagli e altri servizi), stipendi per il personale che fornisce servizi a terra, costi delle attrezzature e il loro leasing, affitti (non le tasse aeroportuali);
servizi amministrativi;
servizio prenotazione e vendite: comprende le remunerazioni per il personale delle biglietterie e le spese dei sistemi di prenotazione;

comunicazione e pubblicità: riguarda i costi sostenuti per convincere i potenziali clienti a preferire una data compagnia;
spese generali e amministrative: riguardano il complesso delle attività della compagnia aerea e le spese di contabilità, acquisti, assistenza legale e amministrazione;
ammortamento: riguarda l'ammortamento dei costi dei velivoli, dei motori, delle attrezzature di volo, dei costi e attrezzature e immobili a terra (hangar, aeroporti), e dei costi sostenuti per acquisire attività intangibili (marchi, avviamento e progettazioni);
per le voci di tosto richiamate vengono esplicitate alcune variabili contenute nell'analisi che risulta utile riportare al fine di comprendere il dettaglio di, analisi posto alla base della definizione del costo ora/volo:
costo carburante - costo al litro di carburante. Si basa su un sondaggio Conklin & de Decker di un certo numero di operatori di base fissa (FBO) presso i principali aeroporti aviazione generale negli Stati Uniti. Il prezzo include tutte le tasse e le imposte;
consumo di carburante - Il consumo di carburante medio è rappresentato in galloni all'ora per la marca/modello di velivolo. Tutti i dati sono generalmente derivati da manuali di volo ed il consumo è calcolato a velocità di crociera tipica e comprende carburante a terra. L'altitudine di crociera per velivoli assunta in assenza di pressione, è di 8.000 piedi;
al dato del consumo oggettivo di carburante tecnicamente individuato è sommato un 15 per cento per tenere conto di condizioni operative non ideali. Un 15 per cento legato ai seguenti possibili accadimenti:
a) tecniche di pilotaggio - utilizzo di diverse impostazioni di potenza rispetto a quelle consigliate;
b) restrizioni di controllo del traffico aereo - che impongono all'aereo volare ad un'altitudine minore di quelle ottimali. Quote più basse di solito aumentano il consumo di carburante;
c) ritardi ferra;
d) carburante tankering - utilizzo di più carburante del necessario per un unico volo;
fuel additivi - Il costo di additivi per carburanti utilizzati per l'anti-formazione di ghiaccio o come fungicida;
lubrificanti (Aircraft Pistone Only) - Costo di tutti i lubrificanti come olio motore e olio trasmissione;
manutenzione - lavoro. Inclusa routine in programma (tutti i giorni e ispezioni minori), non in programma e in condizioni di lavoro di manutenzione. Completo piano di manutenzione garantita. Comprende anche tutti i lavori necessari per la sostituzione della linea di pezzi, la rimozione/sostituzione incidente, il lavoro di revisione di componenti e manodopera connesse alla realizzazione di direttive di navigabilità e bollettini di servizio obbligatorio. Nuovi costi di manutenzione degli aeromobili al fine di dimostrare il beneficio di copertura della garanzia. Un fattore di invecchiamento è applicato in base all'età degli aeromobili;
manutenzione - parti. Comprende anche parti associate con le direttive di aeronavigabilità e i bollettini di servizio obbligatorio. Un parametro di invecchiamento è applicato in base all'età degli aeromobili;
sbarco e tariffe parcheggio. Rappresenta i costi associati di atterraggio e parcheggio dell'aereo fuori dalla caso base. Viene utilizzata una formula in base che fa riferimento al peso lordo massimo del velivolo;
equipaggio spese. Le spese sostenute dal personale per alloggi, trasporti e pasti sostenute dall'equipaggio quando si è lontani da casa base. I costi sono tipici di una grande area metropolitana;

forniture piccole e ristorazione. Le spese sostenute per forniture o per la cabina e la cabina di pilotaggio (batterie torcia, tovaglioli, carta igienica) e tutti gli in-flight catering per l'equipaggio e i passeggeri. Viene utilizzata una formula basata sul numero di passeggeri più equipaggio e, le dimensioni del velivolo;
i costi ora/volo relativi alla categoria dei principali aeromobili tra i quali sono compresi tra gli altri, alcuni utilizzati nelle rotte tra la Sardegna e i principali aeroporti italiani secondo quanto indicato dalla società Conklin & de Decker ed in particolare:
tipo Aeromobile Airbus ACJ320, Categoria Jets, Costo ora/volo 6,916 dollari;
l'analisi sopra riportata costituisce la base e il metodo di partenza dal quale determinare gli oneri di servizio pubblico in modo trasparente e rispettoso di quel parametro europeo del «ragionevole margine di profitto» oltre il quale è vietato andare senza incorrere in un palese aiuto di stato;
su tali costi effettivi e misurabili va, infatti, sommato un 8 per cento di utile di impresa ritenuto sin dalla prima analisi di applicazione dell'onere del servizio pubblico nel 1999 uno base ragionevole di guadagno sull'onere del servizio pubblico;
al fine di individuare il costo finale del biglietto a passeggero si rende necessario calcolare un load factor non sul pregresso che, considerati i costi dei biglietti soprattutto per i non residenti, sarebbe assolutamente fuorviante e non veritiero, ma su un margine di incremento, legato all'applicazione della tariffa unica anche per i non residenti, tale da superare la soglia minima del 70 per cento di capacità di riempimento;
l'analisi di tutta una serie di dati e la loro elaborazione per difetto fa emergere un danno per la Sardegna di notevoli dimensioni non solo in termini di accessibilità ma anche economici e conseguentemente sociali;
la tratta Roma-Cagliari e viceversa nel 2010 ha registrato complessivamente 742.267 passeggeri di cui si calcola un dato attendibile forfettario del 35 per cento di non residenti, per un valore assoluto di 259.793 passeggeri. I non residenti hanno pagato una tariffa media tra i 120/140 euro a tratta;
assumendo il dato minimo di 120 euro (netto tasse) e la percentuale minima del 35 per cento di non residenti si determina l'indebito guadagno delle compagnie se fosse in vigore la tariffa unica così come è obbligo fare per attuare correttamente la normativa comunitaria;
in particolare per la rotta Roma-Cagliari-Roma considerata una tariffa base di 43 euro (al netto tasse) si genera un indebito guadagno per le compagnie aeree superiore ai 20.000.000 di euro;
per la tratta Cagliari-Milano-Cagliari passeggeri (2010) 441.535 di cui non residenti 154.537 con un costo medio per un non residente 140/160 euro a fronte di una tariffa unica di 54 euro si genera un indebito guadagno per le compagnie aeree superiore ai 13 milioni di euro;
per la tratta Olbia-Milano-Olbia passeggeri (2010) 237.373 di cui non residenti 83.080 con un costo medio per un non residente 190/210 euro a fronte di una tariffa unica di 54 euro si genera un indebito guadagno per le compagnie aeree di 11 milioni 300 mila euro;
per la tratta Olbia-Roma-Olbia passeggeri (2010) 280.548 di cui non residenti 98.191 con un costo medio per un non residente di 160/180 euro a fronte di una tariffa unica di 43 euro si genera un indebito guadagno per le compagnie aeree di 11 milioni 488 mila euro;
per la tratta Alghero-Roma-Alghero passeggeri (2010) 254.335 di cui non residenti 89.017 con un costo medio per un non residente di 140/160 euro a fronte di una tariffa unica di 43 euro si genera un indebito guadagno per le compagnie aeree di 8 milioni 600 mila euro;

per la tratta Alghero-Milano-Alghero passeggeri (2010) 167.105 di cui non residenti 58.486 con un costo medio per un non residente di 150/170 euro a fronte di una tariffa unica di 54 euro si genera un indebito guadagno per le compagnie aeree di 5 milioni 600mila euro;
il complessivo guadagno indebito che è stato generato dalle compagnie aeree in seguito alla mancata attivazione dell'onere del servizio pubblico della tariffa unica è pari a 69.988.000 euro;
tale dato che si presume essere calcolato per difetto considerato che il 35 per cento di non residenti non risulta omogeneo, basti pensare al dato di Olbia per via della stagione estiva, rappresenta la gravità del ritardo sin qui accumulato e del vantaggio generato a favore delle compagnie aeree che continuano a gestire i collegamenti con la Sardegna in termini esclusivamente commerciali e di fatto monopolistici;
all'evidente e insostenibile ritardo che genera guadagni in totale contrasto con la prevista imposizione dell'onere del servizio pubblico;
alla data odierna non risulta da nessun atto ufficiale pubblico la definizione da parte della conferenza dei servizi della proposta di imposizione dell'onere del servizio pubblico con l'individuazione della tariffa unica, già definita come base di calcolo per i residenti nei decreti poi revocati; qualsiasi compensazione sarebbe illegittima proprio perché la base di calcolo della tariffa unica è generata dalla somma dei costi di produzione e dell'utile di impresa alla base della normativa comunitaria -:
se non ritenga di dover sollecitare la regione Sardegna, delegata dal Governo, a definire urgentemente la proposta di imposizione dell'onere del servizio pubblico con la definizione della tariffa unica nell'ambito della conferenza dei servizi;
se non ritenga di proporre alla conferenza di servizi una propria proposta al fine di evitare ulteriori perdite di tempo prevedendo un puntuale ed esaustivo metodo di calcolo dell'onere del servizio pubblico in modo da non incorrere in violazioni sia comunitarie che statali considerato che i decreti saranno emanati dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti;
se non ritenga proprio alla luce dei ritardi sin qui accumulati nella definizione dell'onere del servizio pubblico e considerato il conseguente e ingiustificabile guadagno da parte delle compagnie aeree di dover assumere tutte le iniziative istituzionali necessarie per risolvere positivamente e urgentemente una questione fondamentale per lo sviluppo della Sardegna.
(5-05519)

Interrogazione a risposta scritta:

RUVOLO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
sabato 1o ottobre si è svolta l'ennesima manifestazione, organizzata spontaneamente dai cittadini, per protestare contro lo stato vergognoso in cui versa la strada statale 189 che collega Palermo ad Agrigento;
ormai, purtroppo, non si contano più gli incidenti stradali, spesso con esito drammatico, che avvengono lungo questa arteria, denominata non a caso la strada della morte;
è da tutti riconosciuto che tale strada avrebbe bisogno di interventi seri ed urgenti al fine di ristabilire adeguati requisiti di sicurezza e risultano incomprensibili i ritardi nell'esecuzione dei necessari lavori;
la sacrosanta indignazione dei cittadini che abitano lungo la strada statale e che sono costretti ad usufruire di questo tratto di strada è dovuta anche alle mancate promesse che, da più parti e in più occasioni, sono state fatte sull'ammodernamento della strada statale 189;
non è più accettabile che i ripetuti interventi, sia nei confronti dell'Anas che

degli organi di governo responsabili di tali opere, tesi a sollecitare la messa in sicurezza della statale in oggetto siano continuamente disattesi mentre continua lo stillicidio di vite umane dovuto anche ai ritardi di tali interventi;
tali inaccettabili ritardi sono la dimostrazione dolente della disattenzione in cui versa il territorio siciliano che avrebbe necessita, al contrario, di opere di ammodernamento infrastrutturale non solo per aiutare lo sviluppo economico ma per dimostrare, nei fatti, agli abitanti dell'isola dell'interesse delle istituzione nei confronti degli stessi -:
quando si intenda, con la dovuta urgenza, attivare tutte le procedure necessarie, coinvolgendo tutti gli enti e le istituzioni responsabili e competenti, al fine di avviare e concludere tutte le opere indispensabili per l'ammodernamento e la messa in sicurezza della strada statale 189.
(4-13576)

...

INTERNO

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
si è creata a Bologna una situazione di tensione per effetto della mostra «il PCI nella storia d'Italia» che, a causa anche delle uccisioni di massa verificatesi nel periodo 1945-48 per opera della sinistra, ha provocato indignazione in larghi settori dell'opinione pubblica con la conseguente contro-mostra promossa dal movimento giovanile PDL sui misfatti del comunismo in tutto il mondo con l'obiettivo di ribadire la verità storica e di rendere un servizio alla città di Bologna, non certo, di provocare, dal momento che i provocati sono tanti bolognesi -:
quali siano le motivazioni in base alle quali il prefetto di Bologna ed il questore hanno chiesto al PDL della città di Bologna di spostare ad altra piazza, rispetto a quella originariamente ipotizzata, la manifestazione in assenza di segnali di turbamento dell'ordine pubblico e soprattutto in considerazione del fatto che da sempre secondo l'interpellante la sinistra bolognese gode di un trattamento privilegiato da parte delle autorità periferiche dello Stato obiettivamente influenzate dalla maggioranza a livello locale, essendo secondo l'interpellante, la richiesta del prefetto e questore un'abdicazione dello Stato nei confronti della prepotenza altrui, dal momento che lo Stato medesimo deve garantire a tutti i cittadini la possibilità di manifestare liberamente il proprio pensiero, cosa in sé ovvia ma non tanto a Bologna ove solo il «politically correct» viene concesso ed al riguardo la tolleranza nei confronti di quella che l'interpellante ritiene una violazione continua della legalità scolastica appare emblematica.
(2-01234) «Garagnani».

Interrogazione a risposta orale:

FIANO, VILLECCO CALIPARI, META e MINNITI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la criminalità organizzata, sia nazionale che autoctona, si è ormai stabilmente insediata in ampie aree del territorio nazionale mostrando di saper abilmente sfruttare qualsiasi smagliatura del sistema legislativo e giudiziario;
ha un volume d'affari quantificato in 311 miliardi di euro nei 27 Paesi dell'Unione europea classifica nella quale l'Italia è seconda, con 81 miliardi, secondo quanto emerso in un convegno tenuto a Napoli a maggio scorso, nel prologo del Festival dell'economia di Trento: stima inferiore al reale per la difficoltà di quantificare risorse sottratte all'economia attraverso corruzione e controllo di attività illegali;
secondo un dossier della Banca d'Italia intitolato «I costi economici della criminalità

organizzata», le mafie sottraggono al Mezzogiorno il 15 per cento del pil procapite;
tali dati confermano che le mafie rappresentano un grave problema di sicurezza pubblica ed un ancor più pressante problema di ordine economico impedendo lo sviluppo delle regioni del Sud e falsando l'economia del Nord;
i sistemi di contrasto necessitano di continue evoluzioni che consentano non solo di reprimere ma anche soprattutto di prevenire gravi fenomeni di inquinamento della società civile;
il Governo ha fatto della lotta alla criminalità organizzata una dei pilastri fondanti della sua politica sulla sicurezza senza che alla parole abbia fatto seguito l'adozione di misure coordinate e di adeguati investimenti;
a fronte di un'organizzazione ormai sempre più strutturata secondo criteri imprenditoriali che fa della pianificazione del proprio agire uno dei pilastri della gestione delle attività illecite vengono riproposti modelli di contrasto inefficaci, consistenti nell'adozione di misure tampone verso eventi che appaiono gestiti come se si versasse di continuo in una situazione emergenziale;
a tale incomprensibile logica risponde la creazione di sempre più numerosi, settoriali, gruppi di lavoro chiamati ad occuparsi di singole realtà criminali, parcellizzando l'attività antimafia, come sta accadendo nel caso degli appalti per la ricostruzione dell'Aquila, nel caso dell'Expo Milano 2015, e della TAV, lavori pubblici per i quali sono stati creati, presso la direzione centrale della polizia criminale, nuovi organismi interforze con notevole dispendio di risorse economiche nonché di personale;
ai proclami del Governo in tema di lotta al crimine organizzato hanno fanno riscontro una serie di tagli indiscriminati che hanno colpito le forze dell'ordine e gravemente compromesso la funzionalità dell'attività di contrasto al crimine, dando agli operatori di Polizia una sensazione di isolamento mai avuta prima, come dimostrano le sempre più frequenti proteste di piazza;
tra le strutture maggiormente penalizzate in termini di risorse umane e professionali figura la direzione investigativa antimafia creata nel 1991 con la legge n. 410, fortemente voluta da Giovarmi Falcone, al fine di allineare il sistema di contrasto italiano a modelli organizzativi già efficacemente collaudati in altri Paesi, dotando il nostro Paese di un organismo omologo a strutture investigative, quali FBI e BKA, con una forte vocazione al contrasto del crimine organizzato;
dalla data della sua creazione si è assistito ad una costante riduzione dei fondi passati dai 28 milioni di euro nel 2001 agli attuali 15 milioni di euro nel corrente anno, di cui 5 accordati in un secondo momento, ed attinti dal fondo «spese impreviste», non sufficienti neanche a pagare le spese correnti ed i contratti corso, stimate in 9 milioni di euro;
tale «naturale» depauperamento, scaturito dalla volontaria mancata attuazione del dettato normativo, è stato in parte assorbito dalla continuità garantita dal personale formatosi, nel corso degli anni, anche attraverso complesse attività addestrative, finalizzate all'elaborazione di metodologie di contrasto alla mafia, sempre più professionali, fondate non solo sulla mera repressione dei delitti, ma specialmente sulle attività di analisi dei fenomeni criminali;
nonostante questo, grazie alla professionalità degli operatori della direzione investigativa antimafia, sono in aumento i risultati conseguiti in materia di monitoraggio degli appalti e di sequestri che, dal 2009 al primo semestre 2011 la direzione investigativa antimafia hanno raggiunto l'importo di 5,7 miliardi di euro di beni sequestrati e 1,2 miliardi di euro di beni confiscati;
tutto ciò rende la direzione investigativa antimafia in termini aziendalistici,

«un'azienda in attivo» che contribuisce in maniera consistente ad implementare le risorse del Ministero dell'interno e della giustizia -:
quali siano le ragioni per cui si prospettano ulteriori tagli che renderebbero inoffensiva la direzione investigativa antimafia invece di proporre risparmi di spesa ottenuti da una gestione più oculata delle strutture se solo si ha riguardo ai costi di locazione dello stabile che ospita D.I.A., D.C.S.A. e D.C.P.C., pari a circa 17 milioni di euro l'anno o destinando parte dei patrimoni confiscati alla stessa direzione investigativa antimafia che in tal modo si autoalimenterebbe;
perché si continui a mortificare la struttura distaccando personale altamente qualificato in gruppi di lavoro superflui, laddove quella stessa attività è già svolta efficacemente dall'«osservatorio centrale sugli appalti» (O.C.A.P.), istituito presso la direzione investigativa antimafia preposto a svolgere l'attività di monitoraggio con riguardo alle opere pubbliche di carattere strategico, individuate ai sensi della legge n. 443 del 2001 istituito per coniugare le esigenze di vigilanza centralizzata con quelle di intervento mirato sul territorio;
perché non sia mai stata data attuazione alle previsioni della legge n. 410 del 1991 in particolare alla norma che conferisce alla struttura il coordinamento delle indagini in materia di criminalità organizzata, facendo obbligo agli ufficiali ed agenti di polizia giudiziaria di fornire ogni possibile collaborazione ed alla norma che prevede la creazione di un ruolo unico del personale della direzione investigativa antimafia ponendo fine alla mortificazione del personale continuamente scavalcato nella progressione in carriera;
perché non si smentisca con chiarezza l'ipotesi di cancellare il trattamento economico aggiuntivo corrisposto a tutto il personale in servizio presso le sedi della direzione investigativa antimafia, che comporterebbe una chiara ed irreversibile demotivazione di chi l'antimafia la fa quotidianamente con ottimi risultati nonostante i tagli;
se sia in alcun modo allo studio del Governo, l'obiettivo di chiudere un importante strumento dell'antimafia come la direzione investigativa antimafia.
(3-01886)

Interrogazione a risposta in Commissione:

MONAI, FAVIA e PALADINI. - Al Ministro dell'interno. - per sapere - premesso che:
il commissariato di pubblica sicurezza di Cividale del Friuli esplica per il mandamento di competenza, compreso tra l'Alta Val Resia, il Manzanese e le Valli del Natisone, con 24 comuni e oltre 75.000 cittadini residenti, tutte le funzioni di una questura della Repubblica, nonché quelle di settore di polizia di frontiera con duraturi e continui rapporti con gli organi di sicurezza della vicina Repubblica di Slovenia;
l'organico previsto dal Ministero sarebbe di 42 dipendenti, ma ve ne sono, al momento, solamente 33 tra i quali un operatore civile, uno tecnico e ben 5 soggetti che sono esentati dal servizio notturno;
l'attività di prevenzione è svolta dalla squadra volante 24 ore su 24 con 15 operatori e le statistiche hanno visto un incremento degli interventi con 14.690 persone e 9.930 veicoli controllati solo nel corso del 2010;
va rappresentato, in proposito e più in generale, l'allarme lanciato dal SAP del Friuli Venezia Giulia: a giorni tutte le volanti della regione Friuli Venezia Giulia rimarranno a secco di carburante se non arriveranno i rifornimenti; ciò ha destato allarme nella popolazione che è stata chiamata a sottoscrivere una petizione popolare al riguardo. La carenza di carburante

si affianca ad altri disservizi essenziali: in molti uffici della polizia mancano articoli di cancelleria e i fondi per la manutenzione dei veicoli, costretti al fermo se necessitano di riparazioni;
tornando al commissariato di Cividale, l'impegno del personale è svolto anche nei settori anticrimine ed amministrativo, in quest'ultimo con un notevole lavoro del personale, come si evince dai numeri: ben 1.224 permessi di soggiorno e 1.206 passaporti rilasciati nei soli 9 mesi dall'inizio del corrente anno;
il commissariato intrattiene rapporti di collaborazione con tutte le forze di polizia ed istituzioni operanti sul territorio ed è punto di riferimento per i comuni del mandamento e per gli altri enti;
vengono altresì trattate anche le pratiche inerenti agli infortuni sul lavoro, agli alloggiati, alle comunicazioni di ospitalità e alle cessioni di fabbricato;
Cividale del Friuli è anche luogo in cui sorge un centro di prima accoglienza per rifugiati minori;
il personale viene spesso impegnato in servizi di tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica anche al di fuori del territorio di propria competenza, come per esempio per la presenza allo stadio di calcio «Friuli» di Udine;
negli anni scorsi si è riusciti a far fronte alle esigenze anche con minor organico grazie alle aggregazioni disposte dal Ministero -:
se e come il Ministro intenda intervenire al fine di scongiurare il pericolo di interruzione del pubblico servizio di vigilanza del territorio a causa della mancanza dei rifornimenti di carburante per le volanti e se e come si intenda incrementare l'organico di fatto a quello di diritto al commissariato di pubblica sicurezza di Cividale del Friuli.
(5-05514)

Interrogazione a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel quartiere napoletano di Soccavo le cosche della camorra di fatto requisiscono scantinati, cantine, appartamenti, per «assegnarli» in subaffitto ad altre persone diverse dai legittimi assegnatari;
nello stesso quartiere è sorto un comitato civico spontaneo per la legalità, composto da cittadini, che intendono difendere i diritti di chi si ostina a rispettare le regole; il comitato ha elaborato un dossier per documentare la vita impossibile della gente normale assediata dai clan che documenta anche la disperazione di chi è pronto a tutto pur di trovare un tetto;
nel dossier si illustra per esempio il caso di due anziani coniugi, allontanatisi dal loro appartamento per andare ad assistere una figlia a Varese in attesa di un bambino; al loro ritorno hanno trovato i loro mobili abbandonati in strada e la serratura dell'appartamento cambiata, il loro appartamento era stato occupato da abusivi. Dopo numerosi e vani tentativi di poter tornare in possesso del loro appartamento, si sono arresi e sono tornati a Varese; gli abusivi in questione, che avrebbero dovuto essere allontanati sono ancora nell'appartamento. Il primo tentativo di sgombero è fallito perché nella stanza da letto gli agenti hanno trovato un anziano malato intrasportabile; il secondo tentativo è parimenti fallito perché l'occupante era incinta; fallito anche il terzo tentativo perché uno dei figli degli occupanti, era stato dichiarato invalido «a causa delle evidenti carenze affettive»;
difendere gli scantinati dalle occupazioni abusive risulta essere ancora più arduo: gli inquilini del numero 2 di via Agrippa, hanno preferito murare metà delle cantine; nell'altra metà si era già sistemata una famiglia abusiva che minacciava di occupare anche le altre cantine; non è però stato possibile bloccare l'occupazione

del porticato che è stato murato, ed è diventato l'ufficio di una società per lo smaltimento dei rifiuti pericolosi;
a chi si è opposto alle occupazioni abusive è capitato di trovarsi una pistola puntata in faccia con conseguenti minacce -:
se quanto sopra esposto corrisponda a verità;
in caso affermativo, cosa si intenda fare a fronte di tale grave situazione, e come si giustifichi il fatto che simili gravi episodi si siano verificati senza che vi sia stato alcun intervento da parte delle forze dell'ordine e di chi ha il compito precipuo di garantire e tutelare la legalità così clamorosamente violata.
(4-13578)

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:

DE PASQUALE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
le classi di concorso delle materie letterarie nelle scuole secondarie di II grado, secondo il decreto ministeriale n. 39 del 30 gennaio 1998 (attualmente vigente) sono le seguenti: a) A052: lettere, latino, greco al liceo classico; b) A051: lettere, latino nei licei e istituti magistrali; c) A050: lettere negli istituti di istruzione secondaria di II grado;
dall'anno scolastico in corso in seguito all'approvazione della nota ministeriale n. 272 del 14 marzo 2011, gli insegnanti di lettere e latino al primo e secondo anno del liceo classico sono stati reclutati dalle classi di concorso A051 e A052, mentre in tutti gli altri licei per le materie dell'ambito disciplinare di lettere sono stati reclutati insegnanti esclusivamente dalle graduatorie A050 e A051 e per gli istituti tecnici e professionali esclusivamente dalla classe di concorso più bassa A050;
in base alla nota ministeriale sopra citata i docenti della classe di concorso A051 hanno la possibilità di insegnare al ginnasio del liceo classico, pur non possedendo titolo abilitante per l'insegnamento al ginnasio, come risulta dalle tabelle allegate al decreto ministeriale n. 39 del 30 gennaio 1998 attualmente vigente; allo stesso modo, sempre in contrasto con la vigente normativa, si assegna anche alla classe di concorso A050 la possibilità di insegnare nei licei, sebbene gli insegnanti in possesso dell'abilitazione A050 non abbiano il titolo necessario per legge;
con il suddetto intervento gli abilitati delle classi di concorso A051 e A050, hanno la possibilità di accedere ad un cospicuo numero di istituti (A050 estesa ai licei escluso il classico, A051 estesa al biennio del classico) con la conseguente limitazione delle possibilità lavorative della classe di concorso A052;
tale situazione si ripercuote negativamente sulla qualità della didattica delle lingue classiche, in quanto, in seguito all'ammissione degli abilitati nella classe A051, si determina al ginnasio la separazione dell'insegnamento del latino e del greco e dell'italiano, discipline caratterizzate da un elevatissimo grado di interdisciplinarità e pertanto comprensibili più efficacemente se affidate a docenti esperti di tutto l'ambito disciplinare letterario, vale a dire i docenti abilitati nella classe di concorso A052, unici a possedere il titolo previsto dalla normativa vigente; non di meno la professionalità specifica dei docenti della classe A052 risulta essere necessaria anche al triennio del Liceo classico, dove il legame interdisciplinare, che nel corso del triennio interessa non solo le lingue, ma anche le letterature, diventa ancora più profondo -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno rivedere le suddette classi di concorso al fine di assicurare opportunità lavorative corrispondenti alla professionalità acquisita nel corso degli studi (e in questo senso va interpretata la sospensiva del TAR del Lazio, che con sentenza del 28

luglio 2011 si è espresso in favore di dieci docenti ricorrenti), estendendo ai docenti della classe di concorso A052 la possibilità di insegnare in tutti gli istituti superiori di II grado, lasciando gli insegnamenti letterari sia del biennio che del triennio del liceo classico esclusivamente agli insegnanti della classe di concorso A052, in quanto classe di concorso più specialistica anche per garantire agli studenti una conoscenza adeguata delle materie fondamentali del percorso scolastico da loro intrapreso.
(5-05518)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:

CAPARINI, GRIMOLDI, STUCCHI, RAINIERI e CONSIGLIO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
i distaccamenti volontari del Corpo nazionale dei vigili del fuoco provvedono autonomamente, per sopperire alla cronica mancanza di risorse tecniche, all'acquisto di mezzi ed attrezzature per il soccorso istituzionale antincendio, che vengono successivamente donati al Ministero dell'interno;
all'interno dei distaccamenti volontari dei vigili del fuoco sono state costituite proprio a questo scopo delle ONLUS, che risultano impegnate nella ricerca di contributi e fondi;
con il decreto ministeriale n. 177 del 14 settembre 2010, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha previsto la concessione di un contributo per gli acquisti di materiale da destinare al soccorso tecnico assicurato dal Corpo nazionale dei vigili del fuoco;
tale contributo risulta però pari soltanto al 35 per cento dell'importo riconosciuto per l'acquisto dei mezzi per il soccorso tecnico, mentre il contributo concesso per l'acquisto di autoambulanze ha la misura del 60 per cento;
la sola Associazione italiana vigili del fuoco volontari ha pianificato nel 2011 l'esborso di circa 850 mila euro per provvedere all'acquisto di mezzi antincendio -:
quali ragioni impediscano al Governo di estendere all'acquisto dei veicoli antincendio da destinare al soccorso tecnico compiuti dalle ONLUS nate nei distaccamenti volontari dei vigili del fuoco le medesime agevolazioni previste per chi sostiene i costi dell'acquisizione delle autoambulanze.
(4-13580)

TORAZZI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la situazione dei conti pubblici richiede continui sacrifici ai cittadini;
Confindustria e numerosi attori politici ed economici richiedono pressantemente una revisione del sistema pensionistico che penalizzerebbe principalmente le pensioni di anzianità, quelle cioè derivate dal pagamento di pesanti contributi da parte dei lavoratori;
le pensioni di anzianità, frutto dei sacrifici dei lavoratori, già oggi sopportano un gravissimo peso generato dalle pensioni di invalidità e vecchiaia, che giova ricordarlo, non prevedono il versamento nel tempo di contributo alcuno;
negli ultimi anni una politica indiscriminata di immigrazione ha introdotto, senza alcuna selezione, milioni di cittadini stranieri la cui assistenza pregiudica la tenuta del welfare italiano sia per quanto riguarda la sanità, sia per quanto riguarda gli enti locali;
le leggi sul ricongiungimento prevedono la concessione della completa assistenza, anche nel campo pensionistico, a

persone che non hanno mai versato un contributo o pagato una tassa allo Stato durante la loro vita attiva;
per quanto sopra esposto è diventata consuetudine tra gli stranieri ospiti in Italia di richiedere il ricongiungimento al solo scopo di ottenere un'integrazione al reddito -:
quanti siano i cittadini stranieri che in seguito al ricongiungimento abbiano ottenuto la pensione di vecchiaia, quanti abbiano ricevuto pensioni di invalidità o forme di assistenza assimilabili, quanto sia l'ammontare annuo totale di tali erogazioni, quali iniziative normative il Governo intenda intraprendere, stante il grave stato della finanza pubblica, per porre fine a questa pratica che offende i cittadini Italiani che tanto hanno pagato per ottenere pensioni uguali o addirittura (nel caso di cumulo tra pensione di vecchiaia e invalidità) inferiori a cittadini stranieri appena arrivati in Italia.
(4-13581)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 10 ottobre 2011 il quotidiano Il Messaggero riferiva del caso di ceramiche prodotte in Cina, arrivate in Italia con marchio CE rivendute come made in Italy a tutti gli effetti;
le ceramiche in questione, venivano anche fatte arrivare da Egitto, Tunisia e Turchia, attraverso i porti di Napoli e Livorno, e successivamente distribuite a rappresentanti e clienti;
questo mentre l'Inps pagava e continua a pagare mensilmente centinaia di dipendenti in cassa integrazione;
si tratta di una vicenda che, ipotizzano i carabinieri di Viterbo presuppone una presunta frode commerciale e truffa aggravata allo Stato nel distretto delle ceramiche di Civita Castellana e vedrebbe coinvolto anche l'imprenditore Genesio Bevilacqua;
secondo quanto avrebbero appurato gli inquirenti, i sanitari acquistati dalla Cina venivano pagati circa 15 dollari a pezzo dall'azienda, per poi essere rivenduti a prezzi molto più elevati, sbaragliando la concorrenza italiana comunitaria in maniera tutt'altro che trasparente;
secondo quanto affermato dall'imprenditore, che respinge le accuse, la provenienza dei suoi prodotti sarebbe nota; e la ditta, «dopo avere visto negli anni passati le aziende delle stoviglie soccombere davanti alla concorrenza di paesi con manodopera meno cara», si sarebbe attrezzata spostando le linee di produzione base in Cina, «ma li i nostri prodotti sono lavorati secondo il nostro brevetto e sottoposti a certificazione di qualità pezzo per pezzo. In questo modo siamo in grado di applicare sconti sui prezzi di listino e di catalogo ai nostri distributori, un migliaio. Assicurando design e qualità del tutto italiani» -:
di quali elementi disponga il Governo in relazione alla vicenda di cui in premessa e in particolare se risulti confermato che prodotti acquistati in Cina sono poi stati venduti in Italia a prezzi molto più elevati, con marchio CE e risultanti fabbricati in Italia;
se e quanti dipendenti della ditta Altea ed eventualmente di altre riconducibili all'imprenditore Bevilacqua risultano essere in cassa integrazione;
a quanto ammonti la cifra versata dall'INPS a favore di lavoratori posti in cassa integrazione;
se e quali iniziative si intendano porre in essere volte al recupero dei fondi corrisposti dall'Inps, ove ne sia accertata un'indebita percezione.
(4-13594)

POLITICHE EUROPEE

Interrogazione a risposta scritta:

NASTRI. - Al Ministro per le politiche europee, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
gli elementi principali delle proposte legislative sulla politica agricola comune, presentate dalla Commissione europea, i cui contenuti dovranno essere oggetto di negoziato con il Consiglio e il Parlamento europeo, seguendo il processo di codecisione, prevedono un tetto agli aiuti per le aziende più grandi e il 30 per cento del sostegno al reddito ancorato a pratiche sostenibili;
le proposte di modifica alla politica agricola comune, prevedono inoltre una redistribuzione dei fondi tra nuovi e vecchi Stati membri, tramite un nuovo criterio uniforme per tutta l'Unione europea, che comporterà, nel caso fosse introdotto, un calo (stimato intorno al 5-6 per cento in termini nominali) delle risorse nazionali dedicate al supporto per gli agricoltori italiani, tra il 2014 e il 2020;
il nuovo impianto stabilisce, infatti, che gli aiuti diretti vengano versati sulla base del numero degli ettari, piuttosto che sulle serie storiche relative alla produzione, con l'obiettivo di riequilibrare il sostegno finanziario, come suesposto, tra i vecchi e i nuovi Stati membri, in considerazione del fatto che per i Paesi del cosiddetto allargamento mancano statistiche storiche affidabili;
l'Italia, in conseguenza di quanto suesposto, ove fossero introdotte le nuove disposizioni legislative, subirebbe una decurtazione di circa il 6 per cento, pari a 285 milioni di euro fino al 2019;
nel complesso le proposte di riforma della politica agricola comune, appaiono complessivamente insoddisfacenti per l'intero e fondamentale comparto dell'economia italiana, costituito dall'agricoltura -:
quali iniziative, nell'ambito delle rispettive competenze, intendano intraprendere al fine di promuovere una redistribuzione delle risorse tra gli Stati membri, che non danneggi pesantemente le aziende agricole italiane, così come rischia di accadere con le proposte di modifica della politica agricola comune, recentemente presentate dalla Commissione europea;
se non intendano conseguentemente tutelare le imprese italiane del settore interessato, promuovendo radicali modifiche delle proposte di riforma della politica agricola comune per il periodo 2014-2020, che, stante il progetto che s'intende introdurre, premierebbe l'agricoltura estensiva, penalizzando invece l'agricoltura che produce maggiormente e con qualità più evidente, quale quella italiana.
(4-13586)

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SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:

FUCCI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
un recente rapporto della Corte dei conti sull'effettiva attuazione dei programmi per lo sviluppo dell'edilizia, sanitaria di cui all'articolo 20 della legge n. 67 del 1988 afferma come, in tutte le regioni, finora sia stata effettivamente utilizzata solo una parte (in taluni casi del tutto marginale) dei fondi assegnati da parte dello Stato per ammodernare e rinnovare le strutture dedicate alla cura della salute;
più nello specifico, la Corte dei conti riassume così lo stato dell'arte: «Rispetto al programma legislativo complessivo è stato attivato solo il 59,2 per cento delle risorse stanziate, di cui solo il 41,82 per cento è pervenuto all'erogazione dei contributi». A causare queste inefficienze sarebbero in particolare la lentezza da parte degli enti locali nell'individuare i progetti per l'edilizia sanitaria e la farraginosità del meccanismo stesso di concessione dei fondi da parte dello Stato;

la difficoltà nell'utilizzare in modo razionale i fondi per l'edilizia sanitaria rappresenta un danno per la sanità italiana, che, se sa un lato conosce la presenza di centri ospedalieri e per le ricerca medica di assoluta eccellenza, su un altro piano registra ancora la presenza, soprattutto nel Mezzogiorno, di strutture antiquate e prive di dotazioni tecnologiche e strumentali adeguate;
in virtù dell'articolo 4 della delibera CIPE 6 agosto 1999, le funzioni in materia di gestione e utilizzo dei fondi per l'edilizia sanitaria appartengono al Ministero della salute -:
quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di garantire e supportare, grazie anche all'efficiente utilizzo delle risorse destinate a tale scopo, i piani di ammodernamento e rinnovo delle strutture sanitarie presenti in Italia.
(4-13583)

SCILIPOTI. - Al Ministro della salute, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in data 6 ottobre 2011, a pagina 13 del quotidiano Latina Oggi, è stato pubblicato un articolo a firma della giornalista Elisa Fiore sul caso di protesi difettose impiantate a cinque pazienti della provincia pontina, nel quale si legge: «Dal 2007 vivono in solitudine il loro calvario. Inoltre la ASL di Latina ad oggi non avrebbe ancora indicato né una struttura a cui rivolgersi per essere rioperati, né fornito dati necessari a risalire alle responsabilità oggettive di chi ha pagato e saldato quelle protesi infilzate nelle loro colonne vertebrali; sono i pontini che hanno subito interventi chirurgici in una casa di cura della provincia e Villa Erbosa a Bologna allorché il neurochirurgo Sergio Acampora era già attivo all'interno del centro Neuromed di Pozzilli (in Molise); su ognuno di loro è stato eseguito un intervento di "fissazione elastica" della colonna vertebrale, attraverso dei dispositivi realizzati e progettati "in house" proprio dallo stesso Acampora; ora le perizie eseguite dal Prof. Iapichino hanno dato, nella maggior parte dei casi, un quadro desolante: quegli interventi non erano necessari e nello specifico, per ciò che riguardava Lino Guerrieri, oggi 46enne, l'incidente stradale di cui era stato vittima, non richiedeva quel tipo di intervento; Lino Guerrieri, così come altri suoi colleghi di ventura, accomunati dalla sorte di aver intrapreso le vie brevi di un intervento chirurgico all'interno di una struttura privata convenzionata, ora sono ridotti allo stremo. L'inchiesta, rimbalzata da Latina a Isernia e poi da Isernia a Latina ed ancora da Latina a Bologna, inizierebbe a dare i suoi primi frutti. Il sostituto procuratore della Repubblica di Bologna avrebbe indicato già un perito, un consulente tecnico della procura, ed un mese fa la prima paziente operata da Acampora prima a Bologna e, successivamente a Terracina, sarebbe già stata sottoposta a visita medica da parte del Ctu, Matteo Todini. Ma proprio in attesa dell'evoluzione di questa inchiesta divenuta ormai di carattere nazionale, il legale dei cinque pazienti pontini, il legale del Sig. Guerrieri ha richiesto all'ASL di Latina, in quanto ente strumentale ed accessorio del Ministero della Salute, di fornirgli tutti gli atti relativi al pagamento delle protesi e di eventuali ulteriori erogazioni in adempimento "degli obblighi di cui all'articolo 32 della Costituzione".
Allo stesso tempo Bonanni solleva una questione tutt'altro che irrilevante: "Acampora è ancora convenzionato con la ASL di Latina e quali provvedimenti sono stati assunti in relazione ai fatti esposti e denunciati presso le autorità competenti?".
Guerrieri, come gli altri, ha bisogno di un nuovo intervento, per la rimozione dei dispositivi interspinosi e nessun neurochirurgo si dice disposto ad intervenire, motivo per cui sempre in virtù del principio costituzionalmente garantito del diritto alla salute da parte del cittadino; si chiede di sapere perché ad oggi sebbene il Sig. Guerrieri abbia fatto specifica richiesta, sembra che nessuna indicazione sulla

struttura pubblica che potrebbe eseguire l'intervento è stata data dall'azienda ASL di Latina»;
la difesa delle vittime, come riportato dal quotidiano Latina Oggi, oltre ad aver agito con diversi esposti alla procura della Repubblica, sembra che abbia azionato anche la tutela civilistica, ma soprattutto opportunamente si vorrebbero conoscere i motivi per i quali la ASL ha autorizzato gli acquisti di protesi mal funzionanti e soprattutto se sia il caso di porre sotto sequestro tale documentazione, per evitare che siano impiantate ad altri pazienti -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto sopra e quali iniziative intendano assumere al fine di evitare che si continuino ad utilizzare le protesi difettose alla colonna vertebrale dei pazienti della provincia di Latina e del resto d'Italia e affinché quelle realizzate siano immediatamente ritirate assumendo altresì le opportune iniziative normative perché le vittime siano indennizzate;
se non si ritenga opportuno adottare iniziative normative e regolamentari ed ogni altro provvedimento utile affinché si eserciti maggiore vigilanza sulle protesi e su qualsiasi altro strumento di terapia medica immesso sul mercato, nell'interesse del paziente e della collettività, rispetto al bene imprescindibile della salute;
se non sia opportuno chiarire chi sia la ditta che realizza le dette protesi e se non si ritenga necessario intervenire per interromperne la produzione;
se sia a conoscenza di chi abbia liquidato le somme alle strutture sanitarie per l'esecuzione degli interventi.
(4-13589)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
si fa riferimento alla grave denuncia del ricercatore Antonio Sili Scavalli, esponente del sindacato autonomo Fials, secondo il quale le gallerie nei sotterranei dell'ospedale universitario Umberto I di Roma «rischiano di esplodere»;
in particolare, la rete dei gas medicali correrebbe insieme con quelle dell'elettricità, dell'acqua, di trasmissione dati e con i tubi che trasportano il vapore a sette atmosfere, e questo con evidenti e intuibili «enormi pericoli per i pazienti e per il personale dell'ospedale»;
l'allarme lanciato dal dottor Sili Scavalli è sostenuto da due relazioni tecniche supersegrete commissionate dallo stesso policlinico;
il dottor Sili Scavalli, dopo aver mandato più di una diffida alla regione e alla direzione dell'Umberto I, con la richiesta di intervento immediato, ha inviato gli atti anche in procura;
i lavori per la bonifica e la ristrutturazione dei sotterranei dell'Umberto I, costati, tra progettazione e opere, ben diciotto milioni alle casse della regione, sarebbero tutti da rifare, e questo perché da quei tunnel non sono stati allontanati i pericoli e le condizioni insalubri per i pazienti e gli operatori sanitari;
risulterebbe anzi, che in quei 2,7 chilometri di sotterranei ci sarebbero molte più insidie ora che prima che fosse avviato il cantiere, al punto che si parla di «bomba innescata sotto la vita di chi nel policlinico universitario va a farsi curare o a lavorare. Basterebbe un cortocircuito a far accadere un disastro»;
risulterebbe inoltre che la rete delle fogne sia rimasta fatiscente com'era, ma ora corre sotto uno strato di cemento armato di 30 centimetri; cosicché è impossibile ispezionarla senza dover frantumare lo strato stesso con i martelli pneumatici;
ove si ponesse mano a quel tipo di lavoro, incomberebbe una ulteriore insidia: la formazione di sacche di gas nei tratti di fognature ostruite, cosicché potrebbe

verificarsi un'esplosione con qualsiasi innesco, devastando i padiglioni sovrastanti;
inoltre che per centinaia di metri, i sotterranei che corrono sotto la clinica ostetrico-ginecologica siano rimasti com'erano: con tubi, cavi, fili elettrici scoperti e pareti che trasudano liquami, mentre il resto del tunnel a lavori formalmente ultimati è ancora da collaudare;
sui muri ancora freschi di calce, tra prese elettriche e condutture, affiorano macchie di umidità, muffe e salnitro che qua e là hanno già corroso l'intonaco delle pareti. E le piogge devono ancora arrivare;
in corso d'opera, e ancora prima che la gara fosse vinta da un'associazione temporanea di imprese (Società italiana costruzioni, Eugenio Ciotola spa), il dottor Sili Scavalli aveva già fatto pervenire ben quattro diffide alla regione e al management del policlinico universitario;
alla Corte dei conti il dottor Sili Scavalli aveva consegnato tre esposti, e quattro li aveva lasciati alla procura della Repubblica; da questi ultimi sono infine finalmente scattate le indagini che hanno portato all'iscrizione nel registro degli indagati dei sei componenti la commissione che scelse il progetto (il presidente Alessandro Chierchia; la signora Daniela Celin, consorte dell'allora direttore generale Ubaldo Montaguti; il direttore della protezione civile regionale Maurizio Pucci; l'avvocato Maria Pia Forleo, stretto collaboratore dell'allora presidente del provveditorato alle pubbliche Angelo Balducci; la signora Carla Palombi; e il comandante dei vigili del fuoco Luigi Abate); risultano inoltre indagati anche la Società italiana costruzioni, la Eugenio Ciotolata spa e l'allora responsabile dell'ufficio tecnico dell'Umberto I, Raffaella Bucci -:
se quanto sopra esposto corrisponda a verità;
ove venisse confermato, quali iniziative urgenti si ritenga di dover adottare o promuovere, a fronte di una situazione così grave e pregiudizievole per l'incolumità di centinaia di pazienti ed operatori sanitari;
se non si intendano effettuare accertamenti preliminari in merito alle ragioni, per le quali le ripetute e circostanziate denunce del dottor Sili Scavalli non abbiano a lungo avuto seguito;
se effettivamente esistano due relazioni tecniche commissionate dallo stesso policlinico Umberto I, tenute segrete;
per quale ragioni dette relazioni tecniche non vengano rese note e quale sia il loro contenuto.
(4-13593)

TESTO AGGIORNATO AL 14 OTTOBRE 2011

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:

TORAZZI, FOGLIATO, MAGGIONI, ALLASIA, RAINIERI, CALLEGARI e BITONCI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in data 6 ottobre 2011, il consiglio di amministrazione di Parmalat spa ha deliberato all'unanimità l'adesione della società al sistema di cash pooling del Gruppo Lactalis;
nell'ambito di tale sistema, la liquidità del gruppo è accentrata in capo a B.S.A. Finances snc («BSA Finances»), società di diritto francese interamente controllata dalla capogruppo B.S.A. S.A. («BSA»), direttamente o per il tramite di società dalla stessa controllate;
tale operazione sostanzialmente trasferisce in Francia quasi un miliardo e quattrocento milioni di euro di liquidità Parmalat;
di fatto tali fondi, provenienti dalle azioni di responsabilità intentate dall'ex amministratore delegato Bondi verso le banche corresponsabili del crack Parmalat, rappresentavano il frutto principale

dell'azione di salvataggio e rilancio del gruppo Parmalat da parte del Governo italiano -:
se il Governo sia al corrente di quanto segnalato e se non ritenga opportuno, alla luce di quanto esposto assumere le iniziative di competenza per salvaguardare la stabilità finanziaria di Parmalat Italia spa al fine di garantire le capacità produttive del gruppo, gli investimenti ed i livelli occupazionali in Italia.
(4-13577)

PILI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
poste italiane ad oggi è una società per azioni il cui capitale è detenuto al 100 per cento dallo Stato italiano attraverso il Ministero dell'economia e delle finanze ed è posta sotto il controllo e la vigilanza del Ministero dello sviluppo economico;
Poste italiane s.p.a. è la più grande azienda di servizi italiana in grado di contribuire allo sviluppo del Paese, il tutto preservandone le caratteristiche sociali;
Poste italiane S.p.a. - nel riorganizzare il conferimento del servizio di ristoro a mezzo distributori automatici nelle diverse sedi e uffici postali, in uso a qualsiasi titolo a Poste italiane s.p.a. ubicati sull'intero territorio nazionale - ha predisposto uno specifico documento «manifestazione di interesse» nel quale ha indicato i requisiti richiesti per l'acquisizione, appunto, della manifestazione di interesse da parte delle aziende operanti nel settore della distribuzione automatica. Tra i requisiti minimi di accesso alla gara prevista per l'assegnazione, è stata prevista una quantità minima di distributori nella disponibilità dell'operatore economico installati in Italia al 31 dicembre 2010, esclusi i distributori a cialde, che deve essere almeno di mille unità, di cui almeno 200 presenti nell'ambito geografico per il quale si intende manifestare interesse. È stata prevista, inoltre, una copertura territoriale minima in termini di distributori già installati al 31 dicembre 2010 nella disponibilità dell'operatore economico su almeno tre regioni facenti parte dell'ambito geografico per il quale si esprime interesse a partecipare. Ed, inoltre, indici di fatturato complessivamente superiori a 80 milioni di euro nel triennio 2008-2009-2010;
i criteri sopra elencati evidentemente escludono tutte le piccole e medie imprese del settore che, peraltro, sono radicate sul territorio, ad esclusivo vantaggio di un numero estremamente esiguo di grandi realtà imprenditoriali. Le piccole e medie imprese escluse dai requisiti richiesti da Poste Italiane s.p.a. sono oltre 1.100 -:
se, alla luce di quanto testé illustrato, i Ministri interrogati intendano intervenire al fine di garantire che i requisiti richiesti per la manifestazione di interesse, relativa alla gestione di distributori automatici presso le sedi in uso a qualsiasi titolo a Poste italiane s.p.a. essere rivisti affinché alle tantissime piccole e medie imprese italiane del settore non venga preclusa una importante opportunità commerciale in un momento di grave crisi economica, come quello che sta attraversando il Paese.
(4-13590)

FUGATTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
Edison S.p.A. è la più antica società europea nel settore dell'energia; in particolare nel settore energia elettrica è il secondo produttore in Italia (circa 15 per cento della produzione nazionale) e in Grecia (circa 12 per cento della produzione nazionale), mentre nel settore idrocarburi, Edison è il secondo operatore in Italia coprendo circa il 17 per cento del fabbisogno nazionale di gas; il gruppo impiega circa 4.000 persone con attività e uffici rappresentanza in Europa, Africa e

Medio Oriente; la «nuova Edison» nasce dalla fusione, nel 2002, tra Montedison, Edison, Sondel e Fiat Energia;
nel 2005 il controllo di Edison passa a Transalpina di Energia, joint venture paritetica tra Eléctricité de France e Delmi; quest'ultima raccoglie i soci italiani con le seguenti quote: A2A S.p.A. 51 per cento, Iren S.p.A. 15 per cento, Sei S.p.A. 10 per cento, Dolomiti Energia S.p.A. 10 per cento; il rimanente 14 per cento è suddiviso tra gli investitori finanziari;
il 15 settembre 2011, anche a seguito dell'incontro avvenuto tra il Ministro dello sviluppo economico ed il numero uno di EDF Proglio, EDF, A2A e Delmi hanno concordato la proroga al 31 ottobre 2011 dei patti parasociali relativi a Edison e Transalpina di Energia (TdE), fissando il termine per la loro eventuale disdetta al 31 ottobre 2011; sia EDF, sia Delmi mantengono il diritto di comunicare la disdetta dei patti parasociali entro tale data; tale disdetta comporterebbe l'avvio della liquidazione di TdE tramite la procedura d'asta per la cessione delle azioni Edison detenute dalla stessa TdE;
le parti stanno da mesi lavorando ad un accordo: da un lato la previsione che EDF abbia la maggioranza assoluta nel capitale di Edison, con i soci italiani riuniti in Delmi in minoranza e lo spacchettamento di Edipower fra i vari azionisti; dall'altro l'acquisto da parte dei soci italiani di tutta Edipower, in modo da costituire un polo di produzione italiana con le utilities locali al centro del progetto; tale seconda ipotesi richiederebbe un sostegno finanziario stimato in circa 1 miliardo di euro, difficile da sostenere senza la collaborazione dei principali istituti di credito; a tal proposito si registrano con preoccupazione anche le parole dell'amministratore delegato di Cassa depositi e prestiti, che escludono un intervento di Fondo strategico italiano a sostegno di questa seconda ipotesi avanzata dal presidente del consiglio di gestione di A2A;
il verificarsi della prima ipotesi rischierebbe di aumentare significativamente la presenza francese nel mercato italiano della produzione di energia elettrica, considerando le centrali di Edipower che finirebbero ad Edison a seguito dello spacchettamento e la quota di mercato (pari a circa il 5,8 per cento) che oggi è detenuta da E.On., che potrebbe finire a breve a Gdf Suez, altro grande gruppo energetico francese;
dopo le acquisizioni da parte di gruppi transalpini di aziende come Parmalat, Bulgari, Moncler, Brioni, dopo le insistenti voci di un interessamento di Safran per Avio S.p.A., il rischio concreto è di perdere il controllo di un'azienda che opera in un settore strategico per il nostro Paese come quello energetico;
notizia dei giorni scorsi è che Acea, azienda multiutilities di Roma, contesterebbe oggi l'acquisizione, avvenuta nel 2005, del 50 per cento di Edipower da parte di Edison, allora controllata da EdF e da AEM (ora A2A dopo la fusione con ASM di Brescia);
l'operazione sarebbe avvenuta, secondo Acea, in violazione delle norme del bando di gara preparato dal Governo per la privatizzazione delle centrali Enel; il bando prevedeva una soglia massima di controllo del 30 per cento da rispettare per cinque anni nel caso di società aggiudicatarie a controllo pubblico; tale è il caso di Edf, sotto il controllo del governo francese e di A2A controllata invece dal comune di Milano e dal comune di Brescia; in un comunicato stampa di Acea, infatti, si legge che «Acea ha deciso di esercitare tutte le azioni legali possibili al fine di ottenere da parte di Edf il riconoscimento del danno subito sul mercato elettrico ad opera della stessa società francese, che, nel 2005, attraverso la controllata Edison, ha acquisito illegalmente, congiuntamente con Aem Milano (oggi A2A), la maggioranza di Edipower, superando la soglia del 30 per cento»;

tale azione si innesta in una fase già delicata, che vede come attori Edf da un lato e i soci italiani dall'altra (guidati da A2A), ma che vede come protagonisti anche il Governo italiano e quello francese -:
quali siano le valutazioni che hanno portato la Cassa depositi e prestiti ad escludere un intervento di Fondo strategico italiano a supporto di un'iniziativa imprenditoriale di fondamentale interesse per il sistema economico ed industriale italiano, con l'acquisto di Edipower e con la costituzione di un vero e proprio polo italiano per la produzione di energia;
se il Governo intenda assumere ogni iniziativa di competenza per sostenere quello che ormai viene definito dai media «lodo Zuccoli»; se il Governo sia informato di iniziative legali intraprese da Acea sull'acquisizione, avvenuta nel 2005, della maggioranza di Edipower e quali azioni il Governo intenda promuovere.
(4-13591)

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Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in Commissione Bocci n. 5-05255, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 agosto 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Margiotta.

L'interrogazione a risposta in Commissione Ginefra e altri n. 5-05508, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 ottobre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Menia.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo (ex articolo 134, comma 2o, del Regolamento).

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Borghesi n. 4-12339 del 16 giugno 2011 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-05520.