XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 29 novembre 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:

La III Commissione,
premesso che:
il 5 dicembre 2011 la comunità internazionale si riunirà a Bonn per discutere del futuro dell'Afghanistan in vista del progressivo e graduale ritiro dei contingenti internazionali dal Paese, già deciso dalla Comunità internazionale. L'appuntamento, organizzato sotto l'egida del Governo afghano e ospitato dal Governo tedesco, cade a dieci anni di distanza dall'inizio delle operazioni militari da parte delle truppe internazionali;
nonostante alcuni significativi progressi a livello legislativo e istituzionale l'Afghanistan resta secondo l'Afghan Woman's Network (AWN), «uno dei posti più pericolosi dove essere donna». A nove anni dalla caduta del regime talebano, i miglioramenti sulla condizione delle donne sono ancora insoddisfacenti. L'aspettativa media di vita di una donna è di 43 anni e ancora oggi una donna muore ogni 30 minuti per parto, collocando l'Afghanistan al secondo posto per mortalità materna nel mondo, con una media di 1600 morti ogni centomila parti, un numero superiore di dodici volte quello dell'Iran, e di ben centotrenta volte quello degli Stati Uniti; il tasso di alfabetizzazione delle donne afgane adulte è appena del 21 per cento. Tra il 60 e l'80 per cento delle donne è costretta a matrimoni forzati e spesso precoci;
nel 2009 è stata approvata un'importante legge contro la violenza sulle donne. Questa legge prevede una casistica di oltre 20 reati e punisce, fra l'altro, i matrimoni di bambine, i matrimoni forzati, la vendita o l'acquisto di donne con obiettivo o pretesto di matrimonio, il cosiddetto «baad» (consegna di una donna o ragazza per risolvere una disputa), l'auto-immolazione forzata, lo stupro e le percosse. Tuttavia nel corso della presentazione, da parte della Missione dell'Onu di assistenza all'Afghanistan (Unama), del Rapporto sulla violenza contro le donne afghane l'Alto commissario per i diritti umani, Navi Pillay, ha sottolineato che «il Governo dell'Afghanistan non è ancora riuscito a far applicare la legge alla maggior parte dei casi di violenza contro le donne afghane». Pillay ha quindi ribadito che il Governo afghano dovrà «moltiplicare i suoi sforzi affinché le donne di questo paese siano protette dalla violenza e la loro dignità, uguale a quella degli uomini, sia sostenuta in modo appropriato da questa importante legge (Evaw)»;
l'Italia, con l'adozione del Piano d'azione nazionale per l'attuazione della risoluzione ONU n. 1325 su «Donne, pace e sicurezza», nel dicembre dello scorso anno, ha assunto un ulteriore impegno per la promozione e tutela dei diritti delle donne nelle situazioni di conflitto, anche attraverso la loro inclusione nei negoziati di pace; manca tuttavia, ancora oggi, l'inclusione nel Piano nazionale degli indicatori temporali, degli obiettivi quantitativi, degli indicatori di successo e delle informazioni sulle risorse finanziarie;
trascorsi dieci anni dall'avvio delle operazioni militari è iniziata la fase di transizione, che prevede il graduale passaggio del controllo del territorio e della sicurezza del Paese in capo al Governo afghano;
l'Afghanistan vive oggi un momento di passaggio cruciale, e secondo un'indagine commissionata da Action Aid nell'estate 2011, emerge il forte timore delle donne afgane in relazione al fatto che il passaggio di consegne comporti un disinvestimento da parte del loro Governo e della comunità internazionale nella tutela dei diritti delle donne,


impegna il Governo:


attraverso la delegazione di alto livello che parteciperà alla Conferenza di Bonn ad includere i diritti delle donne tra le priorità nelle discussioni e programmazioni

relative alla ricostruzione afghana e come elemento irrinunciabile delle negoziazioni di pace;
contestualmente al progressivo e graduale ritiro dei contingenti militari, già deciso in accordo con la comunità internazionale, a destinare una parte delle risorse non più impegnate nella difesa del territorio ad interventi di cooperazione, volti a favorire la ricostruzione civile dell'Afghanistan e la tutela e promozione dei diritti umani, con particolare attenzione alla questione dei diritti delle donne e all'empowerment femminile;
ad includere, quanto prima, nel Piano d'azione nazionale gli indicatori temporali, gli obiettivi quantitativi, gli indicatori di successo e le informazioni sulle risorse finanziarie, coerentemente con quanto previsto dalla risoluzione ONU n. 1325.
(7-00732)
«Tempestini, Villecco Calipari, Boniver, Mogherini Rebesani».

La VI Commissione,
premesso che:
il settore dei giochi costituisce ormai uno dei più importati comparti dell'economia italiana: esso ha realizzato, nel 2010, un fatturato complessivo pari a circa 61 miliardi di euro, coinvolgendo circa 5.800 imprese ed impiegando complessivamente oltre 100.000 persone ed assicura all'erario un'importantissima fonte di gettito tributario, per circa 9,5 miliardi di euro;
il settore ha conosciuto, nel corso degli ultimi 15 anni, una notevole evoluzione, sia sotto il profilo regolatorio, sia sotto quello industriale, che ha portato ad una sua rapida modernizzazione, attraverso l'estensione delle modalità di gioco e l'introduzione di reti telematiche di raccolta, che hanno consentito, a loro volta, di ridurre notevolmente il gioco irregolare o illegale;
sono numerosi i profili di delicatezza che connotano tale tipologia di attività, in particolare per quanto riguarda la tutela dei consumatori e l'esigenza di assicurare la massima trasparenza e legalità in un ambito che, per la rilevanza degli interessi economici e dei flussi finanziari coinvolti, risulta esposta ad alcuni rischi;
l'evoluzione normativa nel settore dei giochi è risultata tuttavia, in alcuni casi, piuttosto convulsa, essendo spesso dettata più che altro dall'esigenza di incrementare il gettito erariale, piuttosto che da quella di assicurare un quadro normativo il più possibile chiaro, stabile ed omogeneo;
in primo luogo occorre garantire presidi pubblicistici di regolazione e vigilanza adeguati ad assicurare i primari interessi pubblici sussistenti, ribadendo innanzitutto che i principi cardine della regolazione di tale settore devono essere rappresentati:
a) dalla tutela dei giocatori;
b) dal rispetto del divieto di gioco per i soggetti minori;
c) dal contrasto alle forme di gioco patologico;
d) dalla garanzia circa la piena trasparenza della struttura proprietaria e l'operatività dei soggetti concessionari;
e) dalla tutela degli interessi erariali;

al fine di raggiungere i predetti obiettivi, appare utile incentivare ogni opportuna forma di dialogo e concertazione tra l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato ed i soggetti imprenditoriali operanti nel settore, sempre nel pieno rispetto delle rispettive responsabilità;
inoltre, in un contesto più ampio, occorre cogliere l'occasione rappresentata dalla presentazione, da parte della Commissione europea, del Libro Verde sul gioco d'azzardo on-line nel mercato interno (COM(2011) 128 definitivo/2), nonché

dai successivi interventi normativi a livello di Unione europea in materia, al fine di ribadire la fondatezza, e la compatibilità con i principi comunitari, dell'assetto concessorio adottato dall'ordinamento italiano, in particolare al fine di evitare che l'ingresso indiscriminato nel mercato italiano di operatori di gioco on-line basati in altri Stati membri possa determinare un indebolimento degli strumenti regolatori posti a tutela dei consumatori, oltre a rappresentare una forma di concorrenza sleale nei confronti degli operatori nazionali, sottoposti ad un regime di requisiti ed obblighi molto più rigoroso;
in parallelo, assume analogo rilievo, sia sotto l'aspetto degli interessi erariali, sia sotto quello della rilevanza economica e sociale, il settore dei tabacchi lavorati, che a sua volta presenta profili di peculiare delicatezza per ciò che concerne l'elevato livello del prelievo, il particolare assetto concorrenziale del mercato, la notevole articolazione della rete distributiva e la presenza di specifici profili pubblicistici di tutela della salute;
a tale ultimo riguardo è opportuno che, nell'applicazione delle recenti novità normative introdotte in materia di tassazione e di rivendita dei generi di monopolio, si tenga conto, oltre che dei vincoli dettati dal complessivo sforzo di stabilizzazione dei conti pubblici, anche dall'esigenza di mantenere una prospettiva di stabilità a tale settore, in particolare evitando di dare nuovamente adito a fenomeni di contrabbando che hanno caratterizzato negativamente una fase precedente, nonché tutelando l'interesse dei consumatori e delle comunità locali nel loro complesso a disporre di una rete di vendita che assicuri su tutto il territorio nazionale la disponibilità di servizi essenziali anche nelle aree geomorfologicamente svantaggiate,


impegna il Governo:


a valutare le ricadute che i decreti dirigenziali dell'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato, concernenti l'aumento del prelievo erariale unico sul settore dei giochi, adottati in forza dell'articolo 2, comma 3, primo periodo, del decreto-legge n. 138 del 2011, potranno avere sul settore medesimo, sia per scongiurare che un inasprimento del regime tributario possa indurre un ampliamento del gioco illegale, sia al fine di evitare l'insorgere di contenziosi tra l'amministrazione e gli operatori del settore, determinati da una sostanziale delegificazione che, in particolare per quanto riguarda gli aspetti tributari, potrebbe risultare problematica;
a fare in modo che la definizione degli aspetti fondamentali della disciplina delle concessioni dei giochi pubblici, nonché del prelievo sulla raccolta di gioco, siano ricondotti alla fonte legislativa primaria e non siano devoluti ad atti normativi secondari;
con specifico riferimento ai profili tributari, a verificare la possibilità di eliminare la diversificazione nel regime di prelievo dei giochi on-line rispetto ai giochi cosiddetti «fisici», la quale risulta in molti casi irrazionale, ad esempio per quanto riguarda il trattamento fiscale del Bingo «fisico», che attualmente sconta un'aliquota del 12 per cento, più onerosa rispetto a quella applicata al Bingo on-line, sebbene quest'ultimo sia gravato da costi di gestione certamente inferiori;
a riconsiderare le previsioni di cui all'articolo 1, comma 78, della legge n. 220 del 2010, le quali hanno introdotto una serie di requisiti ed obblighi di natura patrimoniale per i concessionari dei servizi pubblici di gioco su rete fisica, verificando in particolare l'opportunità di rivedere i parametri previsti da tale normativa, al fine di tener conto degli impegni finanziari che sono stati assunti dai medesimi concessionari, anche a seguito di obblighi di legge, nonché onde evitare un trattamento deteriore degli stessi rispetto agli operatori on-line;
ad assumere tutte le opportune iniziative, in sede comunitaria, al fine di veder riconosciuto il diritto di ciascuno

Stato membro dell'Unione europea ad assoggettare anche gli operatori titolari di un'autorizzazione o concessione rilasciata da altro Stato membro che offrano servizi di gioco d'azzardo via internet anche in quest'ultimo Stato, a requisiti ed obblighi riconducibili alla tutela di interessi pubblici, quali: la valutazione delle qualifiche professionali e dell'integrità degli operatori stessi; la protezione dei consumatori contro i rischi di frode; il contrasto alle infiltrazioni nel settore da parte della criminalità organizzata; la lotta alle diverse forme di dipendenza patologica dal gioco, valorizzando in tal senso l'orientamento emerso in materia in alcune sentenze della Corte di giustizia dell'Unione europea, tra le quali, da ultima, la sentenza del 15 settembre 2011 relativa alla normativa austriaca, con la quale la Corte ha confermato il principio secondo cui gli Stati membri possono limitare l'accesso al mercato dei giochi ai soli operatori conseguito la relativa concessione dal regolatore nazionale, ed ha escluso che esista alcun obbligo di mutuo riconoscimento dei titoli autorizzatori o concessori rilasciati in materia dai diversi Stati membri;
a velocizzare, sia pure nel pieno rispetto della normativa in vigore, le procedure amministrative e di collaudo relative agli apparecchi da gioco cosiddetti videolotteries (VLT), al fine di consentire il rispetto dei piani di sviluppo previsti e l'installazione degli apparecchi per i quali sono già state rilasciate le licenze;
per quanto riguarda specificamente il settore del Bingo, a valutare l'opportunità di prorogare ulteriormente le disposizioni che hanno previsto un incremento della percentuale di somme giocate restituite ai giocatori, nonché a prevedere il riallineamento delle scadenze delle concessioni relative al Bingo «fisico»;
a rafforzare, anche con il contributo dei soggetti concessionari, le azioni di contrasto e di recupero dei fenomeni di ludopatia, sia attraverso presidi che impediscano al singolo giocatore di impegnare risorse esorbitanti rispetto alla propria condizione economica, sia attraverso programmi di informazione, sensibilizzazione e recupero;
a irrobustire i meccanismi per rendere maggiormente efficace il divieto, già sancito dalla normativa vigente, di partecipazione al gioco da parte dei soggetti minori;
a promuovere la realizzazione di un «testo unico dei giochi» che consenta di razionalizzare e stabilizzare il complesso corpus normativo vigente in materia, nonché ad evitare ogni eccesso di adempimenti amministrativi e burocratici inutili;
per quanto riguarda il settore dei tabacchi lavorati, a valutare con attenzione l'impatto di un eventuale incremento del prelievo sulle sigarette, in forza delle previsioni di cui all'articolo 2, comma 3, secondo periodo, del decreto-legge n. 138 del 2011, in particolare per ciò che attiene all'eventuale espansione del volume del contrabbando e della contraffazione, nonché per quanto riguarda gli squilibri che tale incremento potrebbe, di riflesso, determinare sul consumo dei tabacchi trinciati;
sempre con riferimento al settore dei tabacchi, ad applicare le nuove disposizioni di cui all'articolo 24, comma 42, del decreto-legge n. 98 del 2011, le quali prevedono che entro il 31 dicembre 2011, con regolamento emanato dal Ministro dell'economia e delle finanze di concerto con il Ministro della salute, siano dettate disposizioni concernenti le modalità per l'istituzione di rivendite ordinarie e speciali di generi di monopolio, in modo tale da tenere conto, in ossequio al criterio di cui alla lettera a) del predetto comma 42, relativo all'esigenza di garantire all'utenza una rete di vendita capillare, della specifica situazione delle rivendite ubicate nei piccoli comuni, nei comuni montani o in quelli caratterizzati da particolari condizioni geografiche, al fine di evitare la chiusura di tali esercizi, che costituiscono spesso uno strumento indispensabile per l'erogazione di servizi fondamentali per la vita di quelle comunità locali, nonché al

fine di consentire un ampliamento dei prodotti che possono essere offerti dalle rivendite, onde evitare la desertificazione commerciale di tali territori;
a favorire, sia pure nel rigoroso rispetto delle diverse responsabilità e competenze, forme permanenti di dialogo e concertazione tra l'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato e le diverse tipologie di soggetti imprenditoriali operanti nel settore.
(7-00731) «Bernardo, Ventucci».

La X Commissione,
premesso che:
secondo il Rapporto Italia 2011 dell'Eurispes, negli ultimi due anni i cosiddetti negozi «compro oro» (ossia i negozi che acquistano e vendono oro e altri preziosi usati) in Italia sono quadruplicati: attualmente sono circa ventimila i punti vendita operanti su tutto il territorio nazionale con un giro d'affari pari a circa 3 miliardi di euro l'anno;
malgrado i dati siano parziali e spesso contrastanti, le associazioni di categoria (e in particolare l'ADOC - Associazione per la difesa e l'orientamento dei consumatori) calcolano che, negli ultimi due anni, l'aumento medio dell'apertura di nuovi punti vendita sia pari al 25 per cento (valore approssimativo) per regione, con picchi del 60 per cento (valore approssimativo) nelle regioni del Sud;
certamente, tra le cause del proliferare dei punti vendita si devono annoverare, da un lato, l'impennata merceologica dei prezzi dell'oro che ha trasformato questo metallo da un bene rifugio in un vero e proprio bene di investimento, dall'altro, la perdurante crisi economica che costringe molte famiglie a vendere oggetti preziosi per poter disporre di denaro liquido;
peraltro, è da considerare che le procedure amministrative per l'apertura di un punto vendita di oro usato sono piuttosto snelle (oltre che possedere i requisiti di incensurabilità e onorabilità, è necessario il rilascio dell'autorizzazione di pubblica sicurezza da parte della questura previa comunicazione al comune di inizio attività, e apertura della partita IVA; non è, invece, necessaria l'autorizzazione dell'Ufficio italiano dei cambi);
ogni negozio che acquista e vende oro si attiene a un proprio listino e può effettuare le proprie valutazioni di stima (le quotazioni ufficiali delle borse internazionali e delle mercuriali sono, infatti, meramente indicative e non vincolanti); ciò, in molti casi, si traduce in una truffa ai danni del consumatore (articolo 640 del codice penale), spesso ignaro di peso e carati del materiale e comunque non in grado di effettuare una valutazione e un calcolo valoriale esatti;
vi sono inoltre casi limite in cui il materiale commerciato è totalmente falso e privo di valore economico e, frequentemente, le attività degli esercizi «compro oro» sono soggette a infiltrazioni da parte delle associazioni mafiose, che utilizzano tali attività come copertura per riciclare proventi illeciti (configurandosi, pertanto, la fattispecie penale del riciclaggio ai sensi dell'articolo 648-bis del codice penale);
i rilevanti introiti prodotti dall'esercizio di tali attività rappresentano, pertanto, capitali di illecita provenienza, in quanto derivanti da un'attività di per sé stessa criminosa;
più in generale, spesso alle attività degli esercizi «compro oro» si associano episodi criminogeni, come comprovato dai dati diffusi dalla Guardia di finanza, secondo cui i sequestri di pietre preziose nei casi di falso, truffa, contraffazione, usura, ricettazione e violazione delle leggi di pubblica sicurezza ammontano, per tutto il 2009 e nei primi dieci mesi del 2010, a oltre due milioni di euro, e vicini alla stessa cifra sono quelli relativi alla minuteria e agli oggetti di gioielleria,


impegna il Governo:


a promuovere, anche in collaborazione con le associazioni di categoria,

un'attività di monitoraggio che consenta di censire i punti vendita attualmente operanti sul territorio nazionale;
a promuovere e attuare, anche in collaborazione con le associazioni di categoria, iniziative tese all'informazione e all'educazione del consumatore in ordine alle problematiche e criticità sottese alle attività di «compro oro», al fine di evitare pregiudizi economici causati da condotte truffaldine eventualmente poste in essere dai commercianti;
in attuazione di quanto previsto dalle leggi vigenti, a promuovere e realizzare interventi di prevenzione primaria e secondaria al fine di evitare l'infiltrazione, l'espansione e il radicamento nel territorio regionale delle associazioni criminose che si avvalgono delle attività di «compro oro» per riciclare i proventi illeciti;
più in generale, con l'obiettivo di realizzare un sistema integrato di sicurezza e promuovere l'ordinata e civile convivenza, a valorizzare e a incrementare - nei limiti delle proprie competenze - le azioni volte a prevenire e a contrastare i rischi di proliferazione dei fenomeni criminosi collegati alle attività di «compro oro»;
a promuovere la definizione di una normativa omogenea su tutto il territorio nazionale che, tra l'altro, preveda: una specifica (e maggiormente stringente) procedura per l'apertura di punti vendita e il censimento degli stessi mediante l'iscrizione in apposito albo; adempimenti amministrativi da presidiare mediante l'introduzione di apposite sanzioni amministrative; criteri merceologici vincolanti a cui i commercianti devono attenersi nel determinare il prezzo di scambio; specifici controlli da parte degli operatori competenti in materia di contrasto alla criminalità, preordinati ad evitare che le attività di «compro oro» si traducano in bacini criminogeni.
(7-00733)«Cimadoro, Evangelisti».

La X Commissione,
premesso che:
Pansac International con sedi a Mira (Venezia), Marghera (Venezia), Ravenna, Zingonia (Bergamo) e Portogruaro (Venezia) (quest'ultima oggi non operativa) è un gruppo con quasi 850 dipendenti operante nel settore della produzione di pellicole sintetiche per la cura alla persona, l'alimentare e il settore edilizio;
a seguito della cattiva gestione della proprietà oggi il gruppo è all'interno di un piano di ristrutturazione del debito, con relativa omologa emessa dal tribunale di Milano, al fine di evitare il fallimento per l'alta esposizione debitoria non ancora risolta;
il pool di banche creditrici (Unicredit, Intesa San Paolo, Monte dei Paschi di Siena e Banca Nazionale del Lavoro) ha proceduto di fatto con il piano di ristrutturazione del debito e di rilancio industriale delle attività designando allo scopo quale amministratore delegato Stefano Lupi;
l'11 novembre 2011, lo stesso Stefano Lupi ha comunicato ai lavoratori, la sospensione di tutte le attività del gruppo senza prospettive e con il rischio che l'azienda non riparta più. Una decisione questa dovuta ai venir meno delle banche interessate (Unicredit in primis) rispetto agli impegni assunti con il progetto industriale di rilancio della Pansac International;
nell'incontro tenutosi presso il Ministero dello sviluppo economico il 16 novembre 2011 le organizzazioni sindacali hanno evidenziato come questa scelta non sia accettabile proprio per il lavoro fatto fino ad oggi inteso a rilanciare un'azienda leader a livello internazionale, con un suo mercato in un settore produttivo non in crisi;
il piano industriale e di risanamento è stato ovviamente predisposto dall'azienda

e concordato con il sistema bancario ed è passato attraverso il sacrificio del sito di Portogruaro, rispetto al quale nulla è stato fatto né per una vendita ad altri produttori né per una riconversione dei siti che salvaguardasse i posti di lavoro;
i siti interessati specie nel territorio della provincia di Venezia rientrano in una drammatica situazione di crisi del sistema produttivo in relazione alla quale la provincia di Venezia ha chiesto il riconoscimento dell'area di crisi; se si concretizzasse la malaugurata ipotesi della chiusura, si andrebbe ad aggravare una situazione occupazionale già drammatica;
le istituzioni locali si sono già attivate in modo autorevole (regione Veneto, provincia di Venezia, comune di Mira, comune di Venezia, comune di Portogruaro, i sindacati e Confindustria di Venezia) per rappresentare la eccezionale gravità di questa situazione e chiedere interventi immediati da parte del Ministero dello sviluppo economico,


impegna il Governo:


ad assumere con urgenza ogni iniziativa di competenza in relazione all'avvio della procedura di amministrazione straordinaria (Marzano o Prodi-Bis) ricorrendo alla nomina di una persona super partes di estrema affidabilità in qualità di commissario straordinario, che dia garanzie di ripresa produttiva e di mantenimento dei posti di lavoro;
ad intervenire con urgenza, per quanto di competenza, affinché il sistema bancario che oggi guida i destini di Pansac International continui a sostenere quel progetto industriale salvaguardando un gruppo storico e i posti di lavoro.
(7-00734)
«Lulli, Viola, Martella, Baretta, Murer».

TESTO AGGIORNATO AL 30 NOVEMBRE 2011

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:

FALLICA, STAGNO D'ALCONTRES, GRIMALDI, IAPICCA, PUGLIESE, TERRANOVA, MISITI e SOGLIA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
Trenitalia, a giudizio degli interroganti, sta continuando, indisturbata, nella sua politica di vera e propria netta separazione fra Nord e Sud con la riduzione dei trasporti da Roma verso l'intero Mezzogiorno;
risulta evidente la differenza sostanziale negli standard dei servizi di trasporto su ferro fra Nord e Sud, rilevando che per il Meridione sono garantiti pochi treni, sporchi e privi di servizi essenziali;
già dal mese di aprile 2011 si era subita la soppressione dei vagoni letto da Lecce a Roma;
è di questi giorni la notizia che l'intero Sud viene penalizzato con la soppressione di una ventina di treni a lunga percorrenza;
dal 12 dicembre 2011 saranno cancellati i treni notturni a tariffe più basse che collegano Bari e Roma, Milano e Torino, saranno soppressi l'Eurostar Lecce-Milano delle ore 7, i periodici notturni per Venezia e Milano, i periodici con servizio delle auto a seguito su Milano San Cristofaro; i treni espresso 951/956 Lecce-Roma via Taranto diverranno periodici, così come l'intercity notte Lecce-Roma, finora giornaliero, e che ora opererà solo il venerdì; saranno soppressi l'intercity notte 782 Reggio Calabria-Milano, l'intercity notte 785 Milano-Reggio Calabria, l'espresso notte periodico 1665 Torino Porta Nuova-Reggio centrale, l'espresso notte 1641 periodico Milano Centrale-Crotone, l'espresso notte 1644 periodico Crotone-Milano Centrale;

alle dette soppressioni vanno aggiunte le altre che riguarderanno decine di treni nel trasporto regionale;
dunque, sono risultate non veritiere le affermazioni di quanti nel fantomatico giorno per il Sud avevano addirittura assicurato interventi immediati per la rete ferroviaria del Meridione -:
se non intendano immediatamente intervenire presso Trenitalia per evitare che il Sud venga ulteriormente emarginato attraverso la forte penalizzazione del turismo, oltre che di pendolari meridionali per studio o per lavoro;
se non ritengano di dover ristabilire una situazione di equità sociale attraverso interventi prioritari e immediati per rende effettiva e credibile quella perequazione infrastrutturale, teoricamente presente nella legge n. 42 del 2009 sul federalismo fiscale;
se non ritengano, nell'ambito di effettive liberalizzazioni, assumere iniziative per individuare soggetti diversi da Trenitalia che possano garantire anche i cosiddetti «trasporti sociali».
(4-14000)

DI STANISLAO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
due distinte campagne di controllo (una si è svolta a maggio, l'altra a ottobre del 2011) effettuate dal personale della direzione e dai militari del nucleo operativo del gruppo carabinieri per la tutela del lavoro di Napoli, competente per tutta l'area del centro-sud hanno riscontrato che oltre il 70 per cento delle imprese edili che lavorano per la ricostruzione post terremoto a L'Aquila sono risultate irregolari;
su 217 aziende ispezionate, 154 sono risultate quelle irregolari. Sono numerose le violazioni in materia di sicurezza sul lavoro, che hanno portato alla denuncia di 163 persone, di cui una per «falsità morale e ideologica»; di 549 posizioni lavorative 64 sono state riscontrate irregolari. Sono 38 i lavoratori «in nero» scoperti nell'ambito dell'attività ispettiva, mentre sono 22 i provvedimenti di sospensione dell'attività imprenditoriale. Le prescrizioni contestate per violazioni sulla sicurezza sono state 404 per un totale di circa 1,7 milioni di ammende; a 184 mila euro ammontano le ammende per violazioni della normativa sui pubblici appalti e, infine, sono 167 le sanzioni amministrative inflitte per un totale di 134 mila euro;
i dati sono stati recentemente annunciati in una conferenza stampa in cui si sono evidenziate gran parte delle problematiche nel settore della sicurezza nei cantieri;
la ricostruzione post terremoto a L'Aquila dopo oltre due anni e mezzo è ancora, per molti aspetti, bloccata e in molte zone ancora non vede inizio -:
se il Governo non ritenga di dover avviare un'attività di controllo e monitoraggio approfondita e specifica soprattutto nel settore dell'edilizia a cui è strettamente legata l'attività di ricostruzione, sia per quanto riguarda la sicurezza nei cantieri sia per quanto riguarda il lavoro nero.
(4-14001)

LAGANÀ FORTUGNO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la perturbazione che sta colpendo in questi giorni la regione Calabria ha per l'ennesima volta messo in luce tutte le fragilità non solo del territorio calabrese ma anche del sistema di trasporto ferroviario e viario;
a Ciminà i carabinieri hanno tratto in salvo un ragazzo di 21 anni, il quale, nel percorrere la strada provinciale, non essendosi accorto del crollo che aveva interessato un tratto del ponte è precipitato nella fiumara in piena;
la linea ferroviaria tra Lamezia e Catanzaro è stata interrotta a causa del crollo di un ponte ed un convoglio è

deragliato per la presenza sui binari dei detriti provocati da uno smottamento;
nella locride sono stati evacuati gli abitanti di Platì, a causa del rischio di smottamento, mentre molte strade sono state chiuse sempre per colate fangose che ne occludevano il passaggio;
ogni precipitazione, a causa del delicato assetto idrogeologico che caratterizza la Calabria, rappresenta ormai un rischio per le vite dei calabresi e per i loro beni e comporta danni ambientali dai costi sempre più onerosi -:
se si intenda riconoscere su tutto il territorio lo stato di emergenza;
se non si ritenga necessario promuovere, per quanto di competenza la predisposizione di un piano d'intervento immediato in grado di mitigare gli effetti delle perturbazioni nel breve periodo e nel contempo dar vita a delle linee guida di prevenzione vincolanti corredate dalle apposite coperture finanziarie;
se si intenda intervenire presso il gestore della rete ferroviaria affinché sia garantita la necessaria sicurezza lungo le tratte a maggior rischio frana.
(4-14002)

GERMANÀ e GAROFALO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
l'emergenza maltempo, che da tempo colpisce l'intero territorio italiano, ha interessato nella giornata del 22 novembre 2011 la provincia messinese, soprattutto la fascia di comuni compresi tra il comune di Barcellona Pozzo di Gotto e quello di Saponara;
sono ormai ingenti i danni causati in questi comuni dall'esondazione dei torrenti che li attraversano, poiché vista probabilmente la scarsa manutenzione a cui sono stati sottoposti nel corso degli anni, non sono stati in grado di recepire l'enorme mole di acqua precipitata in poche ore sulla zona;
la massa di acqua e fango, comprensiva di detriti, ha invaso le strade limitrofe provocando il caos tra la popolazione e gli abitanti dei piani inferiori che hanno rischiato anche la vita, fino al loro salvataggio;
in diverse zone, del medesimo territorio, si sono staccate porzioni di terreno che hanno invaso le strade, rendendo inagibili le stesse e mandando in tilt i collegamenti e dunque i soccorsi;
la situazione più critica, allo stato attuale, è quella del comune di Saponara dove una frana ha colpito una frazione causando la distruzione di alcune abitazioni e la morte di alcuni degli occupanti, sorpresi in un luogo apparentemente sicuro come può essere la propria abitazione -:
se non si ritenga necessario riconoscere immediatamente lo stato di calamità naturale e destinare aiuti anche economici per gli interventi necessari a fronteggiare la grave situazione e a sostegno dell'impegno immane cui sono sottoposti i sindaci delle zone colpite.
(4-14003)

OLIVERIO e LARATTA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
tra il 22 e il 23 novembre 2011 fenomeni meteorologici di particolare intensità hanno di nuovo sconvolto alcune aree del nostro Paese, trasformando un evento atmosferico in un bollettino di guerra per gli abitanti della Calabria e della Sicilia così accomunati alla recente tragedia successiva ad un evento meteorologico verificatasi a Genova e in Lunigiana;
è evidente che non è più possibile rimandare quegli interventi strutturali di difesa del suolo e del territorio da troppo tempo ignorati se non vogliamo perdere altre vite umane; gli studi in materia indicano chiaramente che tre quarti del totale dei comuni italiani sono a rischio di alluvione, frane e dissesti di vario genere

e, pertanto, chiariscono, se ce ne fosse ancora bisogno, che la tutela del territorio è oggi per l'Italia l'opera pubblica più urgente e importante;
il maltempo degli ultimi giorni ha provocato allagamenti e frane in Calabria e Sicilia; drammatica è la situazione nel messinese dove un'ondata di fango ha trascinato via le persone causando tre vittime, tra cui un bimbo di 10 anni; il maltempo ha provocato un morto anche in provincia di Catanzaro per il crollo di un muro di contenimento che ha ceduto a causa delle forti piogge che si sono abbattute sulla zona;
il territorio calabrese è in ginocchio, soprattutto in provincia di Catanzaro dove per tutta la notte del 22 novembre 2011 è continuato a piovere; dopo aver provocato il deragliamento di un treno nel tratto tra Catanzaro e Lamezia il maltempo si è allargato a tutto il Catanzarese provocando l'esondazione di diversi torrenti tra cui l'Umbro, a Cropani, e determinando una situazione particolarmente grave su Catanzaro città, l'area più colpita al momento, dove ci sono ancora famiglie isolate e si sta procedendo all'evacuazione di alcune persone; allagamenti e disagi hanno segnato tutta la rete viaria e ferroviaria causandone la chiusura come è stato per la linea ferroviaria tra Crotone e Soverato; difficoltà si registrano anche per l'approvvigionamento idrico e le linee telefoniche;
la provincia di Catanzaro chiede con urgenza risorse per far fronte ai danni provocati dal maltempo e per intervenire in modo incisivo sulle infrastrutture più importanti, che hanno subito danni;
la situazione del territorio della suddetta provincia risulta, infatti, estremamente compromessa perché la viabilità è stata danneggiata ovunque e necessita di un intervento importante, con fondi adeguati, che consenta di poter rapidamente fra fronte alle situazioni di criticità;
è dagli anni settanta che il territorio calabrese non beneficia di nessun tipo di intervento di prevenzione e tutela e che ora viene fuori con tutta la sua fragilità resa ancora più grande da quei fenomeni di abusivismo dilagante che rappresentano una piaga che non si riesce a sanare;
al momento le istituzioni locali stanno lavorando con le sole proprie forze nel tentativo di arginare i danni più rilevanti ma l'intervento delle competenze centrali non può farsi attendere; in particolare è urgente che vengano esercitate le prerogative che la normativa vigente affida al Governo centrale in materia di politiche di protezione civile, di poteri di ordinanza, di promozione e di coordinamento delle attività di intervento finalizzate alla tutela dell'integrità della vita, dei beni, degli insediamenti e dell'ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi o da altri grandi eventi che determinino situazioni di rischio -:
se non ritenga urgente dichiarare lo stato di emergenza per i territori della provincia di Catanzaro colpiti dai recenti eventi alluvionali al fine di intervenire immediatamente per fornire il necessario sostegno alle istituzioni territoriali nel far fronte ai molteplici danni subìti dalle zone alluvionate che hanno avuto anche la perdita di vite umane.
(4-14007)

SCILIPOTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
un nubifragio si è abbattuto con tutta la sua potenza sulla provincia di Messina. Uno scenario terribile, apocalittico: frane, allagamenti, smottamenti, fiumi di acqua al posto delle strade, ponti crollati, litorale sommerso;
le città più colpite: Barcellona Pozzo di Gotto, Milazzo e il comune di Saponara, che è stato colpito da una frana, un pezzo di montagna che si è staccato e ha causato tre vittime, di cui un bambino di dieci anni, causando disperazione e rabbia;

il torrente Longano, che taglia in due la città di Barcellona Pozzo di Gotto, e il torrente Idria sono esondati, hanno invaso tutte le strade del comune, causando ingenti danni a esercizi commerciali, cantine e abitazioni, con cassonetti dell'immondizia e autovetture travolti da fiume di fango e acqua e trascinati via, seminando devastazione e creando un forte sentimento di panico;
centinaia di persone sfollate dalle frazioni di Migliardo e Gala; Barcellona Pozzo di Gotto irriconoscibile, le attività didattiche delle scuole di ogni ordine e grado sospese; oltre duemila persone senza luce; le case arroccate sulla montagna, travolte o a rischio;
i vigili del fuoco, intervenuti con coraggio e determinazione, e con i mezzi disponibili, nella contrada Pozzoperla, hanno tratto in salvo con i gommoni alcune famiglie;
una ondata di maltempo dunque, caratterizzata dall'azione continuata e persistente di precipitazioni violente di fortissima intensità, che ha prodotto su tutto il territorio del messinese diffuse situazioni di grave sofferenza e l'ulteriore dissesto idrogeologico, provocando, oltre a significativi danni materiali, la perdita di vite umane;
il tutto in un contesto caratterizzato da deficienza di soccorsi, di impegno, di opere di carattere emergenziale; la popolazione, i commercianti, le famiglie, i bambini hanno perso tutto, anche l'immagine e l'identità dei comuni interessati da questa bomba d'acqua;
permane, nel frattempo, lo stato di all'erta meteo della protezione civile -:
se non intenda valutare la possibilità di assumere iniziative anche normative, dare una sospensione del secondo acconto con scadenza 30 novembre 2011 delle imposte, sia sulle persone fisiche che sulle persone giuridiche;
se non intenda valutare la possibilità di assumere iniziative, anche normative, per dare una sospensione del pagamento IVA con scadenza 16 dicembre 2011, a tutte le imprese danneggiate dall'alluvione;
se non intenda valutare la possibilità di assumere iniziative anche normative per disporre l'annullamento del pagamento dei contributi per i dipendenti di tutte quelle imprese danneggiate dall'alluvione, relativamente ai mesi di novembre e dicembre 2011.
(4-14010)

SCILIPOTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
un fortissimo nubifragio si è abbattuto con tutta la sua potenza sulla provincia di Messina. Uno scenario terribile, apocalittico: frane, allagamenti, smottamenti, fiumi di acqua al posto delle strade, ponti crollati, litorale sommerso;
le città più colpite: Barcellona Pozzo di Gotto e Milazzo; il comune di Saponara è stato colpito da una frana, un pezzo di montagna che si è staccato e ha causato tre vittime, di cui un bambino di dieci anni;
il torrente Longano, uno dei principali che attraversa il territorio di Barcellona Pozzo di Gotto, e il torrente Idria, sono esondati, hanno invaso tutte le strade del comune, causando ingenti danni a esercizi commerciali, cantine e abitazioni, con cassonetti dell'immondizia e autovetture travolti da fiume di fango e acqua e trascinati via;
centinaia di persone sfollate dalle frazioni di Migliardo e Gala; Barcellona Pozzo di Gotto irriconoscibile, le attività didattiche delle scuole di ogni ordine e grado sospese; oltre duemila persone senza luce;
nella contrada Pozzoperla, i vigili del fuoco, là, dove hanno potuto intervenire, con coraggio e determinazione, e con i mezzi disponibili, hanno tratto in salvo

con i gommoni alcune famiglie; una ondata di maltempo dunque, caratterizzata dall'azione continuata e persistente di precipitazioni violente di fortissima intensità, che ha prodotto sul tutto il territorio del messinese diffuse situazioni di grave sofferenza e l'ulteriore dissesto idrogeologico, provocando, oltre a significativi danni materiali, la perdita di vite umane;
il tutto in un contesto caratterizzato da deficienza di soccorsi, di impegno, di opere di carattere emergenziale; la popolazione, i commercianti, le famiglie, i bambini hanno perso tutto, anche l'immagine e l'identità dei comuni interessati da questa bomba d'acqua -:
quali misure di competenza i Ministri interrogati intendano adottare urgentemente al fine di risolvere lo stato emergenziale provocato da questa alluvione, in un territorio che non è più in grado di assorbire altri eventi climatici come questi;
quali siano le misure urgenti che si intendono adottare per attuare soluzioni che possano risolvere quei problemi che potranno presentarsi in una zona ad alto rischio di dissesto idrogeologico;
quali saranno i provvedimenti futuri necessari per agevolare i cittadini e le imprese danneggiate dall'alluvione.
(4-14011)

BITONCI, FORCOLIN e MOLGORA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il 21 novembre 2011 il Presidente del Consiglio dei ministri Monti ha emanato un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che prevede il differimento del versamento di 17 punti percentuali dell'acconto IRPEF dovuto per il periodo d'imposta 2011, da versare entro mercoledì 30 novembre 2011;
tale riduzione, decisa solo 9 giorni prima del termine ultimo per versare il secondo acconto, costringe i contribuenti e, conseguentemente, i consulenti, a ricalcolare i valori, con notevole carico di lavoro concentrato in pochi giorni, senza contare le complicazioni per chi ha già provveduto al versamento; in questo caso, per i contribuenti Irpef, dipendenti e pensionati, che hanno presentato il modello 730/2011 e che si avvalgono del sostituto d'imposta, sarà quest'ultimo che dovrà restituire il maggiore acconto già trattenuto, se hanno già operato la trattenuta per il secondo o unico acconto Irpef per il 2011, dal momento che il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri prevede che il sostituto dovrà restituire le maggiori somme con la retribuzione o la pensione di dicembre; gli altri contribuenti, che hanno già versato l'acconto nella vecchia misura del 99 per cento avranno diritto a un credito d'imposta in misura pari al maggiore importo versato, che potranno usare in compensazione con i versamenti dei tributi, contributi e premi da fare con il modello F24;
a parere dell'interrogante sarebbe opportuno definire con opportuno anticipo tempi e modi dei provvedimenti di questo tipo, che generano incertezza nei contribuenti e ingenti carichi di lavoro per i professionisti -:
se il Governo intenda per il futuro concordare con le associazioni di categoria (contribuenti e professionisti) le modalità di applicazione dei provvedimenti di questo tipo, al fine di dare congruo anticipo sia ai contribuenti, sia ai professionisti per gestire modifiche e ricalcoli.
(4-14021)

CATANOSO GENOESE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
a giudizio dell'interrogante è, ormai, indifferibile la necessità di definire con chiarezza il ruolo dei vigili del fuoco nelle emergenze e, più in generale, nel più ampio quadro del sistema di protezione civile;
l'ultima emergenza che ha interessato la Liguria è sotto gli occhi di tutti ed ha evidenziato il totale fallimento del coordinamento

delle emergenze, evidenziato dal venir meno del ruolo di tutela nei confronti dei cittadini che in prima persona hanno pagato, anche questa volta, un tributo altissimo di vite umane;
i vigili del fuoco rappresentano la componente fondamentale nel sistema di protezione civile, sono i primi ad intervenire in situazioni troppo spesso drammatiche, pagando «sul campo», a stretto contatto con la popolazione da soccorrere, le improvvisazioni e il drammatico fallimento della protezione civile;
la mancanza di pianificazione e di allertamento «senza equivoci» mette a repentaglio la tutela e la salvaguardia dei cittadini, sottoponendo gli stessi vigili del fuoco a rischi elevatissimi che determinano, a volte, il pagamento con la vita propria le mancate responsabilità di altri;
non è più tollerabile che per superficialità e leggerezza di altri i vigili del fuoco non possano svolgere la loro opera se non in una condizione di precarietà e di elevato rischio;
tali ragioni imporrebbero senza indugi il superamento della dicotomia dei due dipartimenti (protezione civile e vigili del fuoco) andando oltre quello che per i vigili del fuoco rappresenta un contenitore vuoto, che comporta, tra l'altro, spese enormi per il Paese (doppia sede, doppi mezzi, doppio personale, doppi elicotteri, doppi aerei);
si tratta di una riforma non più rinviabile che consentirebbe un notevole risparmio di risorse che potrebbero essere investite nella sicurezza dei cittadini;
attraverso il superamento di tale dicotomia, riportando la protezione civile al Ministero dell'interno, i vigili del fuoco potrebbero essere chiamati ad interessarsi anche delle materie di protezione civile quali la prevenzione, la previsione e la pianificazione dell'emergenza valorizzando gli oltre 700 ingegneri del corpo nazionale, che costituiscono la più grande società di ingegneria al mondo;
se questi compiti fossero stati dati ai vigili del fuoco, a giudizio dell'interrogante e del sindacato autonomo Confsal - vigili del fuoco, non si sarebbe verificato tutto ciò e si sarebbero potute risparmiare delle vite umane;
tali responsabilità si perpetuano da anni, com'è avvenuto nel caso dell'alluvione di Soverato: si diede l'autorizzazione a far nascere un camping sul greto di un fiume a carattere torrentizio dove perirono più di 30 persone, alcune delle quali portatori di handicap, e dove un vigile sommozzatore subì un grave incidente sul lavoro per prestare la sua opera di soccorso;
per non parlare del disastro di Sarno dove, rispetto ad un'emergenza annunciata, nulla fu fatto e dove un vigile del fuoco di 30 anni morì per prestare la sua opera;
si dovrebbe fare tesoro del passato e degli accadimenti recenti per istituire un modello rispondente a quello di un Paese interessato da continue emergenze;
a tutto ciò si aggiunge il fatto che la recente emergenza ha messo in luce gli effetti dei tagli al soccorso pubblico delle ultime leggi finanziarie, tagli che hanno determinato una carenza di vigili del fuoco anche nelle zone interessate ed una mancanza di mezzi di soccorso, rendendo così complicata anche la lodevole, coraggiosa e rischiosissima opera dei vigili del fuoco;
la carenza di organico è stata in parte compensata con il ricorso al raddoppio del turno di servizio ma sul fronte dei mezzi utilizzati è inconcepibile che alcuni mezzi anfibi, essenziali in tali tipologie di soccorso, non siano potuti partire per raggiungere le zone interessate perché fuori uso per mancanza di risorse per le riparazioni;
i vigili del fuoco, con gli oltre 600.000 interventi di soccorso l'anno, rappresentano un investimento per il Paese, un investimento sulla sicurezza;

i vigili del fuoco sono chiamati a compiti che permettono risparmi per la pubblica amministrazione, basti pensare all'allestimento dei campi per gli immigrati o all'abbattimento dei 130 edifici avvenuti in questi 2 anni all'Aquila;
questi edifici abbattuti dai vigili del fuoco hanno comportato un costo per lo Stato di soli 300 mila euro, a fronte dei 40 milioni di euro che sarebbero serviti se tale lavoro fosse stato svolto da privati; per non parlare della «messa in sicurezza» delle opere storiche, monumentali e artistiche che rappresentano la ricchezza inestimabile di questo Paese;
a fronte di questi risparmi sarebbe stato equo evitare di tagliare i già magri bilanci dei vigili del fuoco -:
quali iniziative intenda adottare il Governo per risolvere le problematiche esposte in premessa.
(4-14028)

EVANGELISTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
si è recentemente appreso della chiusura dell'altoforno delle acciaierie Lucchini di Piombino dal 23 dicembre 2011 al 18 gennaio 2012, annunciata dall'azienda stessa;
la chiusura dell'altoforno appare preoccupante non soltanto per i 2.200 dipendenti dell'azienda, che vedono messo a rischio il salario, a causa del ricorso alla cassa integrazione e il loro stesso futuro lavorativo, ma rappresenta anche un serio rischio di impoverimento di tutto il tessuto economico e sociale della Val di Cornia;
la dismissione dell'alto forno rischia infatti di innescare seri problemi a livello sociale e occupazionale per Piombino e per tutto l'indotto che ruota intorno alle acciaierie;
risulta sempre più evidente e urgente, a parere dell'interrogante, la necessità di accelerare tutte le procedure per tradurre in concreto l'accordo finalmente raggiunto con le banche nel mese di luglio 2011, perfezionato poi a ottobre, che può garantire salario per i lavoratori, la ripresa produttiva e la sopravvivenza per l'indotto;
l'allarme dei sindacati e di tutte le categorie economiche della Val di Cornia è stato più volte lanciato e si è concretizzato in manifestazioni e giornate di sciopero -:
se non ritengano di favorire l'avvio urgente di un confronto tra le parti per la salvaguardia del futuro industriale e occupazionale delle acciaierie Lucchini di Piombino;
più in generale, quali iniziative il Governo intenda adottare per garantire prospettive di sviluppo certe a tutto il comparto della siderurgia italiana.
(4-14037)

...

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta orale:

MOGHERINI REBESANI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la giornalista e autrice Francesca Marino - che collabora tra l'altro con le testate nazionali «Il Messaggero», «L'Espresso» e «Limes» e che recentemente ha pubblicato il volume «Apocalisse Pakistan» - è arrivata domenica scorsa, il 20 novembre 2011, all'aeroporto di Karachi, in Pakistan, proveniente dall'India, Paese dove si trova, in un orfanotrofio di Calcutta, la sua figlia adottiva di due anni;
nonostante fosse in possesso di un visto giornalistico rilasciatole il 25 ottobre 2011 dall'ambasciata del Pakistan a Roma, è stata fermata e trattenuta per tutta la notte negli uffici della polizia aeroportuale, senza la presenza di un avvocato, ma ufficialmente non in stato di arresto. La mattina successiva la giornalista italiana è stata condotta negli uffici della

«Federal intelligence administration», sempre in assenza di un avvocato, dove è stata trattenuta fino al pomeriggio, venendo sottoposta ad interrogatori sulla sua attività lavorativa e sulle ragioni delle sue frequenti visite in India;
fino all'ultimo, la giornalista italiana non ha ricevuto motivazioni ufficiali sul perché il suo visto fosse stato inserito il 1o novembre 2011 - in data successiva, quindi, alla sua regolare concessione dall'ambasciata pakistana a Roma - su una «lista nera» di giornalisti e attivisti per i diritti umani sgraditi alle autorità pakistane;
Francesca Marino è stata costretta ad imbarcarsi su un volo per l'India dopo che, su intervento del Ministero dell'interno pakistano, le era stato concesso di rimanere nel Paese per 72 ore;
fonti pakistane attendibili hanno in seguito comunicato alla stessa giornalista italiana che avrebbe rischiato di essere accusata di spionaggio e di attività anti-pakistane (reati per i quali è prevista anche la pena capitale);
la Federazione nazionale della stampa e la commissione pari opportunità della FNSI hanno denunciato la gravità dell'episodio, segnalando come non sia accettabile che, in un Paese che ha normali rapporti diplomatici con l'Italia, una giornalista sia sottoposta a un fermo di polizia del tutto immotivato e illegale e sia costretta con l'intimidazione a non poter svolgere la propria attività professionale e a poter esercitare il proprio diritto/dovere all'informazione -:
di quali informazioni disponga il Governo italiano in relazione a tale episodio e se non ritenga di dover intervenire con urgenza presso le autorità pakistane, chiedendo loro una puntuale informativa al riguardo e, più in generale, una verifica sulle effettive garanzie di sicurezza e di agibilità per poter svolgere liberamente l'attività professionale che devono essere assicurate alle decine di giornalisti italiani che, a grave rischio personale, si occupano puntualmente delle vicende di interesse internazionale che si svolgono in Pakistan e nel vicino Afghanistan.
(3-01946)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

RENATO FARINA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
lo scorso 10 novembre 2011 Federazione della stampa cattolica vietnamita ha denunciato la situazione alla comunità internazionale e ha condannato la propaganda anti-cristiana del Governo e le ripetute aggressioni da parte della polizia e delle bande contro le comunità cristiane del Paese asiatico;
l'aggressione più vistosa è avvenuta il 3 novembre 2011 nella già citata parrocchia di Thai Ha, quando un gruppo di circa un centinaio di persone vi ha marciato contro urlando slogan ostili da due megafoni. I sacerdoti, i religiosi e i fedeli laici attivi nella parrocchia sono stati poi picchiati e hanno assistito impotenti al danneggiamento dell'edificio parrocchiale. Gli aggressori sono fuggiti soltanto quando, dopo il suono delle campane, altri fedeli sono accorsi in parrocchia, per prestare soccorso;
stando a quanto riferisce un comunicato della stampa cattolica vietnamita, sia il monastero che la parrocchia di Thai Ha sono ormai costantemente monitorati e spiati da agenti della polizia segreta che girano in borghese accompagnati dalle guardie territoriali. Sono inoltre state installate delle telecamere che controllano i movimenti intorno ai due luoghi sacri. Già tre anni fa, nel settembre 2008, la cappella del monastero era stata oggetto di una devastazione, con la conseguente distruzione di alcune statue e di alcuni libri. In quell'occasione gli aggressori gridarono minacce di morte contro tutta la comunità cristiana, redentoristi e persino l'arcivescovo;
il Governo comunista di Hanoi ha negato ogni responsabilità, anche indiretta, dell'accaduto, parlando di gesti spontanei del popolo, giustificati però dal Governo stesso in ragione del «caos sociale» che i

cattolici, a detta del regime, starebbero provocando;
denunciando le oppressioni subite alla comunità internazionale, la Federazione della stampa cattolica vietnamita ha quindi chiesto formalmente al Governo di fermare gli atti terroristici contro il monastero e la parrocchia di Thai Ha e la persecuzione contro la chiesa cattolica e le altre religioni rafforzando la sicurezza presso tutti i luoghi di culto. La Stampa cattolica vietnamita ha anche sollecitato il rispetto della legge promulgata dallo stesso Governo e la restituzione di tutte le proprietà confiscate alla chiesa cattolica e alle altre religioni in Vietnam insieme al rispetto assoluto dei diritti umani e della libertà religiosa affermati dalla Carta delle Nazioni unite;
la Camera dei deputati ha approvato il 12 gennaio 2011 la risoluzione Mazzocchi dove si impegna il Governo «a promuovere nelle competenti sedi internazionali, di concerto con i partner dell'Unione europea, iniziative atte a rafforzare il rispetto del principio di libertà religiosa, la tutela delle minoranze religiose, la lotta contro la cristianofobia e il monitoraggio delle violazioni, dando concreta attuazione agli strumenti internazionali esistenti, quali la "Dichiarazione delle Nazioni Unite per l'eliminazione di ogni forma di intolleranza e discriminazione basate sulla religione o sul credo" del 1981 e, da ultimo, la Risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite contro l'intolleranza religiosa» -:
se il Governo sia conoscenza dei fatti citati;
se non intenda intraprendere nelle competenti sedi internazionali azioni volte alla tutela del principio di libertà religiosa nel Vietnam.
(5-05745)

RENATO FARINA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
già in data 13 ottobre 2011 l'interrogante ha presentato un'interrogazione n. 5-05512 sulle violazioni costanti della libertà religiosa, non garantita dalla Costituzione, nello Stato delle Maldive;
le Maldive sono una meta turistica privilegiata da esponenti politici di qualsiasi schieramento, di cui non si conosce alcuna presa di posizione sull'argomento sopra esposto;
si legge su «il Giornale.it» in data 18 novembre 2011 che: «Molti politici hanno prenotato la stessa isola (alle Maldive, ndr) e lo stesso albergo: il Palm Beach» segue l'indicazione dei nomi di personalità di rilievo istituzionale»;
sussiste l'ovvio diritto di ciascuno a passare dove e come crede le proprie vacanze, senza che questo sia oggetto di censure morali;
anche gli atti privati delle personalità politiche, tuttavia, assumono significati simbolici forti -:
se il Governo non intenda informare tutti i viaggiatori diretti alle Maldive come chiesto nel precedente atto citato in premessa, della violazione dei diritti di libertà religiosa in quell'isola con la imposizione costituzionale della pratica islamica per i cittadini dell'arcipelago e della gravissima repressione di espressioni confessionali diverse;
se il Governo, in linea con gli indirizzi contenuti nella risoluzione unitaria del 12 gennaio 2011 Mazzocchi ed altri, non intenda agire presso le autorità delle Maldive, facendo valere ogni forma di legittima pressione diplomatica ed economica, anche in ragione del forte flusso di turisti italiani nell'arcipelago, per promuovere il rispetto della libertà religiosa.
(5-05749)

Interrogazioni a risposta scritta:

FEDI, GIANNI FARINA, GARAVINI, NARDUCCI e PORTA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Ministro degli affari esteri sta procedendo a chiusure di sedi e agenzie consolari;

le chiusure di sedi consolari nel mondo comportano la riduzione del personale di ruolo e a contratto impiegato all'estero;
per il personale già in servizio presso consolati e agenzie consolari interessate dal programma di razionalizzazione della rete diplomatico-consolare nel mondo, si pone l'esigenza di accedere con urgenza a forme di ricollocamento -:
quali siano i criteri di riorganizzazione adottati per l'individuazione delle sedi presso cui destinare il personale da ricollocare;
se i criteri siano finalizzati all'adozione di una graduatoria per ciascuna sede o se tali criteri interessino tutte le sedi della rete diplomatico-consolare in ciascun Paese;
se siano previste, nei casi in cui i contraenti decidano di recedere dal contratto di lavoro, forme di sostegno ai lavoratori attraverso la corresponsione di indennità;
se non si ritenga necessario, infine, informare, tempestivamente e puntualmente, il personale impiegato presso le sedi e le agenzie consolari interessate dal piano di razionalizzazione della rete consolare nel mondo, in relazione ai tempi di attuazione del piano.
(4-14023)

DI BIAGIO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in data 23 novembre 2011 il Ministero degli affari esteri ha provveduto notificare alle Organizzazioni sindacali del Ministro degli affari esteri, alle organizzazione italiane nel mondo nonché al Consiglio generale degli italiani all'estero il nuovo piano di razionalizzazione della rete consolare che andrà in vigore nel 2012;
il suindicato piano prevede la chiusura di 17 sedi in totale e una in declassamento: 13 nel territorio dell'Unione europea e 4 nei Paesi extra europei;
le citate dinamiche di razionalizzazione rientrano in un programma definito dal precedente Governo e che ha visto la sua realizzazione in diversi step esecutivi a partire dal 2008;
la razionalizzazione, con le sue discutibili conseguenze sul piano dell'efficienza e dell'organizzazione del nostra rete diplomatico-consolare oltre confine, è stata oggetto di discussione, approfondimenti e confronti in sede parlamentare fin dalle prime battute dell'attuale legislatura;
è stata pertanto oggetto di note ministeriali, atti di indirizzo e di controllo in entrambe le Camere del Parlamento: in talune circostanze il Governo si è impegnato a rivedere alcuni aspetti della citata dinamica riorganizzativa oltre confine;
il programma di razionalizzazione della rete estera del Ministro degli affari esteri, sebbene formulato al fine di ridurre le spese in capo all'Amministrazione, - a detta dell'interrogante - non sembra aver seguito alcuna logica riorganizzativa, comportando nel corso degli anni difficili conseguenze sul versante del supporto ai nostri connazionali e alle nostre imprese oltre confine;
a detta dell'interrogante le chiusure fin'ora autorizzate dal Ministro degli affari esteri, non sembrerebbero aver condotto ad una significativa riduzione della spesa, considerando i costi esorbitanti che l'amministrazione è stata chiamata a sostenere per smantellare le sue strutture, riorganizzare il personale e in talune circostanze sostenere i contenziosi che ne sono derivati;
appaiono del tutto non trascurabili anche i riflessi politico-diplomatici che tali «razionalizzazioni» hanno determinato: segnatamente in quei Paesi dove le autorità locali hanno tenacemente insistito affinché non si procedesse con la chiusura delle sedi individuate come riferimento imprescindibile delle buone relazioni bilaterali;
alla luce delle nuove determinazioni, risulta particolarmente complessa la decisione

di chiudere l'ufficio consolare di Tolosa, in Francia, e quelli di Adelaide e Brisbane in Australia considerando che le sedi riceventi di tali strutture risultano particolarmente lontane da quelle in chiusura e materialmente non in grado di sostenere la mole di lavoro che ne deriverebbe, anche in considerazione dell'alta densità di cittadini italiani ivi residenti;
in virtù degli aspetti suindicati sarebbe ragionevole procedere con l'istituzione di agenzie consolari, in grado di far fronte all'elevata domanda di servizi ed assistenza in loco -:
se si intenda rivedere gli aspetti di questo ultimo step di razionalizzazione della rete consolare oltre confine, anche alla luce di eventuali nuove dinamiche organizzative che potrebbero derivare dall'insediamento del nuovo Governo;
se non si ritenga auspicabile procedere con l'istituzione di Agenzie consolari nelle città di Tolosa, Brisbane e Adelaide, anche al fine di garantire un adeguato quanto doveroso supporto amministrativo ai tanti connazionali residenti.
(4-14025)

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta immediata:

BRIGUGLIO, DELLA VEDOVA, GRANATA, LO PRESTI, DI BIAGIO, MENIA, BARBARO, BOCCHINO, BONGIORNO, CONSOLO, GIORGIO CONTE, DIVELLA, LAMORTE, MORONI, MURO, ANGELA NAPOLI, PAGLIA, PATARINO, PERINA, PROIETTI COSIMI, RAISI, RUBEN, SCANDEREBECH, TOTO e TREMAGLIA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
un'eccezionale ondata di maltempo si è abbattuta sul territorio della provincia di Messina, investendo, in particolare, la fascia tirrenica, provocando ingentissimi danni ambientali e materiali e, nel comune di Saponara, tre vittime accertate, tra le quali un bambino di 10 anni;
il devastante nubifragio abbattutosi in poche ore, ma con particolare violenza, ha scaricato una «bomba» d'acqua, provocando smottamenti, allagamenti ed esondazioni di numerosi torrenti, coinvolgendo numerosi comuni, tra i quali quelli più colpiti risultano Barcellona Pozzo di Gotto, Milazzo, Rometta e Saponara, che presentano già allo stato attuale ingentissimi danni;
le prime stime parlano di circa 350 millimetri di pioggia torrenziale sui Peloritani e di 150 millimetri sulla fascia tirrenica con l'interessamento di tutti i torrenti e i corsi d'acqua, che esondando hanno paralizzato l'intera area, provocando danni alle abitazioni e a numerose sedi di attività produttive, e reso impraticabile buona parte del sistema infrastrutturale viario e ferroviario;
per tutta la giornata a Barcellona Pozzo di Gotto, a causa dell'esondazione dagli argini del torrente Longano, acque e detriti hanno trascinato auto, alberi e ogni altra cosa, inondando i pianterreni di negozi e abitazioni; un allagamento ha interessato il tratto autostradale Messina-Palermo ed a causa di ciò centinaia di automobilisti sono rimasti bloccati nello loro auto; il maltempo ha provocato una frana sulla strada statale n. 113, bloccando così l'unica strada alternativa, e si è interrotto anche il traffico ferroviario;
il nubifragio ha, inoltre, causato un vasto black-out: la situazione più critica sempre nei comuni di Milazzo, Barcellona Pozzo di Gotto e San Filippo del Mela, dove le abbondanti piogge hanno causato l'allagamento di oltre una decina di cabine elettriche e lasciato senza energia elettrica circa 3 mila famiglie;
il 9 novembre 2011 un'ondata di maltempo aveva già provocato gravissimi danni, in particolare in provincia di Messina, ma anche di Catania e di Enna. In tale occasione è anche caduto un elicottero

del 118, provocando la morte di un operatore, mentre altri sono rimasti gravemente feriti;
nel 2009 il territorio messinese è stato colpito da una tragica alluvione, che, insieme a tantissimi danni a beni pubblici e privati, ha, soprattutto, causato 37 vittime a Messina-Giampilieri e Scaletta Zanclea;
sebbene il Governo abbia dichiarato lo stato d'emergenza per i territori alluvionati ed abbia sbloccato 100 dei 162 milioni originariamente previsti solo per gli interventi necessari a seguito dell'alluvione del 2009, destinandoli anche in favore delle popolazioni colpite dalla recente alluvione del 22 novembre 2011, ciò non è sufficiente, tant'è che c'è una protesta generalizzata che coinvolge cittadini, forze politiche e sociali ed istituzioni;
in considerazione dell'estrema gravità dei fatti accaduti e dei danni provocati dall'alluvione a Saponara e nel comprensorio di Barcellona Pozzo di Gotto, emerge chiaramente la necessità di un intervento immediato da parte del Governo nazionale al fine di destinare risorse finanziarie per il recupero e la messa in sicurezza delle zone colpite, per il risarcimento dei danni subiti dalle popolazioni interessate e, soprattutto, dalle numerose attività economiche e commerciali andate distrutte;
si rende necessario un differimento degli adempimenti fiscali e tributari in favore delle popolazioni colpite, compresi quelli relativi al termine del 30 novembre 2011;
si rende, altresì, necessario un intervento quanto più rapido possibile del Governo nazionale di sostegno alle popolazioni colpite da questo tragico evento calamitoso per favorire la messa in atto di una serie di attività finalizzate al ripristino delle normali condizioni idrogeologiche dell'area interessata dal nubifragio e al recupero dei danni materiali registrati a causa delle intemperie -:
se il Governo non intenda adottare in tempi brevissimi iniziative volte ad assicurare i fondi per far fronte all'emergenza, attuale e del 2009, differire gli adempimenti fiscali e tributari in favore delle popolazioni colpite ed adottare ogni altra iniziativa di competenza per garantire il recupero e la messa in sicurezza del territorio, nonché il risarcimento per le popolazioni e le imprese colpite e danneggiate dagli eventi calamitosi e, in particolare, dall'alluvione del 22 novembre 2011, che ha colpito Barcellona Pozzo di Gotto e il suo hinterland, causando tre vittime nel comune di Saponara, tra cui un bambino di dieci anni, e provocando danni ingentissimi.
(3-01949)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
sul sito www.comitati-cittadini.org il Comitato 25 Agosto, il Comitato Villanova ed il Comitato Fiumesino denunciano, anche con fotografie, la presenza di abbondante e densa «schiuma» che il 24 novembre 2011 si è spiaggiata sulla costa di Falconara Marittima (Ancona);
sul sito www.comitati-cittadini.org, i suddetti comitati, denunciano la presenza di queste abbondanti e dense «schiume» fin dal 2006 -:
se quanto riportato nel suddetto sito corrisponde al vero;
se i Ministri interrogati siano a conoscenza del fenomeno;
quali iniziative di competenza intendano assumere i Ministri interrogati per comprendere le cause delle «schiume» di Falconara Marittima.
(4-14022)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
gli interroganti hanno presentato gli atti di sindacato ispettivo n. 5-02268 e n. 5-02048, tutt'ora senza risposta, aventi ad oggetto le attività della Mythen, azienda che in Basilicata produce biodiesel, olio di soia, glicerina pura e fosfato monopotassico;
sull'inquinamento prodotto dalla Mythen esistono inoltre le inchieste di Maurizio Bolognetti, della direzione nazionale di Radicali Lucani, di cui ai video http://blog.fainotizia.it/inchiesta/i-veleni-industriali-e-politici-della-basilicata-video-inchiesta-sulla-val-basento e http://blog.fainotizia.it/video/i-veleni-industriali-e-politici-della-basilicata-video-inchiesta-sulla-val-basento?reportage=5103282;
lo scorso mese di settembre, il Basento è stato oggetto di una moria di pesci che aveva allarmato la popolazione;
secondo una nota della prefettura di Matera del 18 novembre 2011, risulta che l'esito delle analisi chimico fisiche eseguite da Arpab su campioni di acqua prelevati presso il fiume Basento, a monte e a valle dello stabilimento Mythen, nonché allo scarico industriale della medesima azienda, hanno permesso di accertare che gli agenti chimici che hanno determinato l'inquinamento riscontrato nel fiume Basento, a valle dello scarico Mythen, sono gli stessi contenuti nello scarico della stessa ditta;
il sindaco di Ferrandina ha quindi adottato un'ordinanza che vieta l'attingimento delle acque del Basento sia per scopi irrigui, che per dissetare mandrie e greggi, o per qualunque altro scopo, per 1 chilometro a monte dello scarico della Mythen e tutto il tratto del fiume Basento a seguire nel territorio di Ferrandina fino al confine del comune di Pisticci;
analoga ordinanza aveva adottato anche il sindaco di Pisticci, Di Trani, dieci giorni dopo la moria di pesci sopra citata -:
se non ritenga il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare di inviare con la massima urgenza un'ispezione del comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente al fine di accertare quanto rappresentato in premessa, segnalando eventuali violazioni di legge all'autorità giudiziaria per i seguiti di competenza;
quali azioni si intendano adottare per limitare il danno ambientale provocato nonché per ordinare, ai sensi dell'articolo 305 del decreto legislativo n. 152 del 2006, al soggetto gestore che ha cagionato danni ambientali di assumere le necessarie misure di ripristino.
(4-14029)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 17 del decreto-legge n.195 del 2009, convertito con modificazioni, dalla legge n. 26 del 2010, in tema di interventi urgenti nelle situazioni a più elevato rischio idrogeologico e di salvaguardia della sicurezza delle infrastrutture e il patrimonio ambientale e culturale, ha previsto - previo accordo di programma tra il Ministero dell'ambente e della tutela del territorio e del mare e regioni - la possibilità di nominare commissari straordinari delegati, sistematizzando così la pianificazione straordinaria introdotta dal decreto Sarno;
esistono quindi oggi 20 commissari straordinari il cui stipendio, (130.000 euro) dal 2010 risulta uno tra gli investimenti più significativi -:
se il Ministro non ritenga di rivedere il ricorso alla figura del commissario straordinario delegato di cui all'articolo 17 del decreto n. 195 del 2009 assumendo

iniziative normative per abolire tale figura e riportando alla gestione ordinaria le attività connesse agli interventi volti alla riduzione del rischio idraulico, di frana e di difesa della costa.
(4-14032)

MIOTTO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nei comuni di Este e Monselice, situati in provincia di Padova, in un raggio di soli 5 chilometri e all'interno del parco regionale dei Colli euganei (istituito con legge regionale n.38 del 10 ottobre 1989, BUR n.58 del 1989) operano ben tre cementifici;
il suddetto parco rientra nei siti di interesse comunitario (nonché nella rete «Natura 2000») e il piano ambientale che lo regola, definisce le cementerie incompatibili con le finalità del parco medesimo, sollecitandone la riconversione o la delocalizzazione;
malgrado questo, con delibera n. 316 del 29 dicembre 2010 la provincia di Padova ha espresso parere favorevole di compatibilità ambientale ad un progetto di rinnovamento allo stabilimento di Italcementi di Monselice, che permetterebbe di prolungarne l'attività per altri 30 anni. Con sentenza n.803 del 9 maggio 2011, il Tar del Veneto ha riconosciuto il contrasto tra l'intervento progettato e le norme del piano ambientale. Su ricorso dell'azienda e di altri Enti il 17 gennaio 2012 sarà chiamato a pronunciarsi il Consiglio di Stato;
a causa dell'elevato inquinamento prodotto da queste attività industriali e dal traffico ad esse collegato il «piano di tutela e risanamento dell'atmosfera» (approvato il 12 novembre 2011 dal consiglio regionale del Veneto) ha collocato, i comuni di Este e Monselice in zona A - da risanare;
le attuali normative, e in particolare il decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152, prevedono per i cementifici dei limiti di emissione come sotto riportato:
polveri totali: mg 30/Nm3;
biossido di zolfo: mg 600/Nm3;
ossido di azoto: mg 1.800/Nm3;
sorprendentemente, per gli inceneritori (decreto legislativo 11 maggio 2005, n.133 in attuazione della direttiva 2000/76/CE) si prevedono i seguenti limiti di emissione:
polveri totali: mg 10/Nm3;
biossido di zolfo: mg 50/Nm3;
ossido di azoto: mg 200/Nm3;
appare evidente la macroscopica ed incomprensibile diversità dei limiti di emissione tra cementifici e inceneritori per gli (stessi inquinanti, molto pericolosi per la salute. Ancora più incomprensibile risulta l'agevolazione ai cementifici se si considera che le quantità assolute in peso (concentrazione per portata) dei sopraccitati inquinanti sono normalmente assai superiori per un cementificio rispetto a quelle di un inceneritore;
altra anomalia palese risulta dal fatto che non si tiene conto, nel fissare i limiti di emissione, della effettiva distanza tra tre impianti che producono cemento. Tra l'altro, i limiti di emissione concessi ai cementifici in questione sono tra i massimi consentiti dalla legge. Quindi la popolazione residente nell'area del parco si trova a dover sopportare un carico di pericoloso inquinamento ben superiore rispetto a quello, già molto elevato, di un singolo cementificio -:
se non ritenga di dover assumere iniziative normative, anche in tempi rapidi, al fine di adeguare le misure dei limiti di emissione dei cementifici per equipararle almeno a quelle degli inceneritori nonché al fine di adeguare i limiti di emissione in funzione della distanza dei cementifici tra di loro, delle distanze dagli insediamenti abitativi e all'interno di territori protetti.
(4-14046)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MANCUSO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
a Roma, in via Oslavia, è situata Casa Balla, l'ultima residenza del grande artista futurista Giacomo Balla;
Casa Balla è la più perfetta, nonché unica, rappresentazione di una casa-studio-abitazione futurista genialmente concepita come un tutt'uno;
sull'appartamento vige il vincolo di tutela statale;
discendenti dell'artista hanno impugnato tale vincolo e questo contenzioso legale impedisce l'apertura al pubblico dell'appartamento;
nel 2009, anno di celebrazione del centenario futurista, l'assessore alla cultura del comune di Roma Umberto Croppi assicurava alla stampa nazionale la prossima apertura dell'appartamento agli studiosi d'arte, ma non al pubblico;
a oggi, il servizio telefonico istituito dal comune di Roma, informativo sullo stato delle opere d'arte della capitale (060608), non è in grado di riferire se Casa Balla sia o meno visitabile -:
se il Governo intenda chiarire la disponibilità alle visite pubbliche di Casa Balla anche al fine di rendere fruibile un patrimonio artistico-culturale unico nel suo genere.
(5-05743)

VANNUCCI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il consiglio di Stato con sentenza del 23 novembre 2011 ha riaperto il caso dei bronzi dorati da Cartoceto di Pergola che ha visto nel corso degli anni una lunga controversia sulla loro assegnazione per esposizione che si pensava conclusa con l'attribuzione al comune di Pergola;
allo scopo, da anni, il comune di Pergola, in base al decreto ministeriale 30 giugno 1993, ha infatti realizzato, presso l'ex convento di San Giacomo, messo a disposizione dall'amministrazione provinciale di Pesaro e Urbino, una sede museale configurata quale centro operativo museale alle dipendenze delle Soprintendenze per i beni ambientali e architettonici, per i beni archeologici e per i beni artistici e storici delle Marche, con impegno finanziario notevole;
la sede museale è stata realizzata secondo i più moderni accorgimenti scientifici che hanno determinato alti costi di realizzazione e determinano notevoli costi di gestione;
il comune di Pergola e l'amministrazione provinciale di Pesaro e Urbino hanno garantito in tutti questi anni la gestione del museo di Pergola con iniziative ed aperture al pubblico e riconosciuto successo di visitatori;
si sono svolti numerosi e qualificati programmi di valorizzazione culturale con oneri a carico esclusivo del comune e dell'amministrazione provinciale;
da notizia di stampa si apprende che la sentenza disporrebbe che entro quattro mesi gli enti interessati: province di Ancona e Pesaro Urbino e comuni di Pergola e Ancona «dovranno lealmente collaborare al fine di individuare una soluzione allocativa», in coerenza con quanto previsto nell'accordo del 27 luglio 2001;
il citato accordo del 2001 prevedeva il pendolarismo dell'importante reperto (6 mesi a Pergola, 6 mesi ad Ancona) e non fu firmato dal Ministro per i beni e le attività pro tempore culturali proprio per l'impraticabilità dovuta all'estremo rischio delle operazioni;
in forza di ciò la precedente sentenza del Consiglio di Stato del 2008 aveva

annullato l'accordo stabilendo «di fatto» la permanenza a Pergola. Oggi tale decisione è stata rivista;
più volte il Ministero era intervenuto per evitare la deprecabile soluzione ed evitare rischi per uno dei più importanti reperti archeologici nazionali;
va ricordato, fra gli altri, il decreto Ronchey che riconobbe il museo dei Bronzi di Pergola quale sede staccata del museo archeologico regionale e la circolare del 2002 che vietava lo spostamento da Pergola dove il gruppo bronzeo si trova ininterrottamente dal 1999;
tutti gli accordi fra gli enti possono essere sottoscritti come il Consiglio di Stato determina, la condizione che venga fissato il principio della non trasportabilità periodica del bene e del suo spostamento da Pergola dove sono stati rinvenuti e dove è stata organizzata al meglio la sua fruizione con importanti riscontri -:
se il Ministro sia informato dell'accaduto;
se intenda prontamente ed attivamente intervenire, per quanto di competenza, in coerenza con i precedenti atti, per garantire che qualsiasi intesa che venga assunta non possa in alcun modo, per i rischi connessi, determinare il «pendolarismo» del complesso bronzeo di Cartoceto di Pergola e tantomeno il suo spostamento dalla sede naturale del museo dei bronzi di Pergola.
(5-05759)

...

DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
in Italia, l'obbligo del libretto di idoneità sanitaria per alimentaristi (LISA) è stato stabilito dalla legge 30 aprile 1962, n. 283, e dal relativo regolamento d'esecuzione per decreto del Presidente della Repubblica 26 marzo 1980, n. 327;
il succitato libretto, obbligatorio per il personale addetto alla preparazione, manipolazione e vendita di sostanze alimentari, veniva rilasciato dall'autorità sanitaria competente, previa visita medica ed accertamenti; lo stesso personale era tenuto a visite mediche di controllo (rinnovo annuale) e a eventuali speciali misure profilattiche;
l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), già nel 1989 (Technical Report Series 785/1989), ha segnalato che gli accertamenti sanitari di routine sugli alimentaristi sono di «chiara inefficacia» in termini di risultati per la prevenzione e rappresentano uno «spreco di risorse umane ed economiche»;
il decreto legislativo n. 155 del 1997 che ha recepito la direttiva europea 43/93 sull'igiene dei prodotti alimentari, ha modificato e integrato il quadro legislativo: in particolare ha reso responsabile il titolare dell'azienda dell'obbligo di informazione e aggiornamento del proprio personale alimentarista;
in seguito al recepimento della direttiva europea 43/93, dal 1o gennaio 2006, in materia di igiene della produzione e della commercializzazione degli alimenti, sono entrati in applicazione i regolamenti attuativi previsti dal regolamento (CE) n. 178/2002 (principi e requisiti generali della legislazione alimentare), in particolare il regolamento (CE) n. 852/2004 sull'igiene dei prodotti alimentari;
sulla base del nuovo assetto regolamentare, tutte le regioni e le province autonome italiane hanno modificato la normativa sul rilascio libretto sanitario per alimentaristi, abolendo di fatto i controlli sanitari sugli operatori del settore alimentare ed istituendo corsi di formazione professionale sul sistema di auto-controllo HACCP, in linea con le segnalazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità e con i regolamenti europei;

ad oggi, malgrado le considerazioni di inefficacia in termini di prevenzione espresse dall'Organizzazione mondiale della sanità nel 1989 e nonostante i regolamenti comunitari succitati, presso l'amministrazione della difesa sono ancora in atto i controlli sanitari sul personale alimentarista -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto in premessa e quali iniziative intenda intraprendere per garantire il recepimento dei regolamenti europei sull'igiene dei prodotti alimentari, segnatamente all'istituzione dei corsi di formazione professionale HACCP in favore del personale alimentarista;
se il Ministro interrogato sia in grado di quantificare l'ammontare annuo della spesa finora sostenuta dalle singole Forze armate, a partire dal 1o gennaio 2006, per il controllo sanitario eseguito presso i servizi sanitari militari giurisdizionali di aderenza sul personale militare e civile addetto alla preparazione, manipolazione e distribuzione degli alimenti.
(4-14039)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
l'Organizzazione mondiale della sanità considera l'infezione da HIV quale malattia «comportamentale» stabilendo, senza nessun margine interpretativo, che non sussiste alcun rischio «ideologico» nella trasmissione, ma che la medesima possa essere efficacemente contrastata mediante specifica «profilassi» e specifici interventi sui rischi «comportamentali» - esempio corretto utilizzo dei DPI-dispositivi di protezione individuale;
con le linee guida della commissione nazionale per la lotta contro l'AIDS - «Aggiornamento delle conoscenze sulla terapia dell'infezione da HIV, Documento complementare su Specifiche Materie», edite nel 2008 ed aggiornate con documento integrativo del 2010 - è stato ampiamente evidenziato il razionale scientifico della decisione di impiegare una terapia antiretrovirale (ARV) post-esposizione per ridurre il rischio di infezione da HIV;
sebbene la prevenzione primaria, attraverso una riduzione dei comportamenti a rischio, costituisca la prima linea di difesa contro l'infezione da HIV, la PPE (profilassi post-esposizione) è considerata oggi un'importante opportunità quando gli sforzi preventivi abbiano fallito o non fossero attuabili, come durante una contaminazione parenterale (esempio puntura accidentale con ago o tagliente solido visibilmente contaminato da sangue) o a seguito di una violenza sessuale;
sulla base delle evidenze disponibili nella maggior parte dei Paesi dotati di risorse economiche, sono state elaborate, sulla opinione di esperti in materia, specifiche raccomandazioni per il ricorso alla PPE sia in ambito occupazionale (esempio personale sanitario in relazione allo specifico rischio biologico) che non occupazionale (esempio rapporti sessuali non protetti, violenza sessuale); l'offerta della PPE vede coinvolti i servizi di medicina preventiva per il personale, i centri di counselling e di esecuzione dei test laboratoristici, le cliniche per le malattie sessualmente trasmesse, i consultori, i servizi di pronto soccorso, i SERT e i medici di medicina generale;
sebbene la specificità e la complessità dell'argomento rendano raccomandabile che la PPE venga gestita presso i centri di malattie infettive o comunque da personale sanitario con elevata esperienza di valutazione del rischio di infezione da HIV, assistenza ai pazienti ed utilizzo degli ARV, le aziende sanitarie pubbliche e private devono stilare, ai sensi delle succitate linee guida ministeriali, un protocollo di gestione (anche in caso di riferimento ad altra struttura) al fine di assicurare entro il tempo raccomandato la valutazione del rischio, l'eventuale somministrazione della PPE (preferibilmente entro 1-4 ore) e la successiva adeguata gestione clinica e assistenziale degli esposti da parte degli esperti;

la politica di prevenzione, attuata mediante i servizi di medicina preventiva e del lavoro, si basa sulle raccomandazioni nazionali della Commissione nazionale per la lotta contro l'AIDS del Ministero della salute ed internazionali dell'ILO - Organizzazione internazionale del lavoro, nonché su specifici regolamenti, strumenti legislativi ed applicativi;
anche presso l'amministrazione della difesa, così come presso qualsiasi luogo di lavoro pubblico o privato, esiste un rischio trasmissivo di infezione da HIV, sia occupazionale - esempio rischio biologico delle professioni sanitarie militari - che non occupazionale - esempio rischio trasmissivo nei rapporti sessuali non protetti; rischio di violenza sessuale, che nel comparto Difesa, potrebbe vedere direttamente coinvolto il personale militare femminile impiegato sia sul territorio nazionale che internazionale;
la ratio di una scrupolosa applicazione delle norme di sicurezza, articolata altresì in base al principio dell'Evidence Based Medicine e delle raccomandazioni internazionali, oltre che delle linee guida ministeriali messe a punto da esperti di settore, andrebbe costantemente individuata nella particolare natura delle attività d'istituto delle Forze armate svolte in ambienti non rispondenti spesso agli standard pubblici e/o privati dei Paesi considerati «evoluti» - esempio recente missione di assistenza sanitaria e umanitaria a favore delle popolazioni terremotate di Haiti; attività di C.F.M. - controllo dei flussi migratori - a favore di naufraghi e profughi provenienti da paesi considerati serbatoio dell'infezione HIV non efficacemente trattata a mezzo di ARV, e altro;
la salvaguardia e la sicurezza del personale dipendente è un obbligo ribadito dall'attuale ordinamento giuridico vigente, così come specificato dai decreti legislativi n.81 del 2008 e n.106 del 2009, che peraltro trova riscontro nelle normative applicative delle Forze armate tenendo conto delle particolari esigenze connesse al servizio espletato, sia nel territorio nazionale che nelle operazioni internazionali;
presso l'Amministrazione della difesa non risulta contemplato o regolamentato l'accesso alle terapie farmacologiche ARV di «profilassi post-esposizione», né presso i servizi sanitari militari in territorio nazionale né nei teatri operativi internazionali -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto in premessa e quali iniziative intenda intraprendere per voler garantire il recepimento delle linee guida internazionali e nazionali in tema di «raccomandazioni per l'accesso alla profilassi post-esposizione HIV».
(4-14040)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
in base all'articolo 32, comma 2, della Costituzione italiana nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge;
in base all'articolo 5 della legge n. 135 del 1990 la rilevazione dell'infezione da HIV deve essere effettuata con modalità che non consentano l'identificazione della persona; nessuno può essere sottoposto ad analisi tendenti ad accertare l'infezione da HIV se non per motivi di necessità clinica nel suo interesse; sono consentite analisi di accertamento di infezione da HIV, nell'ambito di programmi epidemiologici, soltanto quando i campioni da analizzare siano stati resi anonimi con assoluta impossibilità di pervenire alla identificazione delle persone interessate; la comunicazione di risultati di accertamenti diagnostici diretti o indiretti per infezione da HIV può essere data esclusivamente alla persona cui tali esami sono riferiti; l'accertata infezione da HIV non può costituire motivo di discriminazione, in particolare per l'iscrizione alla scuola, per lo svolgimento di attività sportive, per l'accesso o il mantenimento di posti di lavoro;
in base all'articolo 6 della legge n. 135 del 1990 è vietato ai datori di lavoro, pubblici e privati, lo svolgimento di

indagini volte ad accertare nei dipendenti o in persone prese in considerazione per l'instaurazione di un rapporto di lavoro l'esistenza di uno stato di sieropositività; alle violazioni di tali disposizioni si applica il sistema sanzionatorio previsto dall'articolo 38 della legge 20 maggio 1970, n. 300;
in base all'articolo 15, comma 3, della legge n. 359 del 1990 nessun provvedimento può essere preso nei confronti di chi abbia rifiutato di sottoporsi agli accertamenti per la ricerca di anticorpi HIV o di chi, sulla base di tali accertamenti, sia risultato essere sieropositivo;
nel 1994 si è espressa la Corte costituzionale - sentenza n. 218 - suggerendo che, qualora alcune attività lavorative o mansioni potessero comportare rischi di trasmissione dell'infezione verso terzi (in particolare questa ipotesi nasceva da un caso relativo ad attività in ambito sanitario) «dovrebbe» essere prevista la possibilità del datore di lavoro di richiedere all'interessato l'esecuzione del test, ciò perché l'interesse per la salute collettiva e la sua tutela, in base alle conoscenze medico-scientifiche dell'epoca, superava i diritti del singolo; che la conseguenza di questa sentenza possa essere quella di «screening di massa» è tuttavia espressamente negato dalla stessa Corte; la succitata sentenza demandava al legislatore il compito di individuare le eventuali mansioni che potessero esporre terzi a contrarre l'infezione da HIV e rispetto alle quali prevedere l'esecuzione del test. Ad oggi il Parlamento non si è mai espresso in tal senso; la Corte costituzionale con sentenza n. 218 del 1994 ha evitato di pronunciarsi sulla questione di costituzionalità dell'articolo 6, legge n. 135 del 1990, lasciando immutata la disciplina del «divieto per i datori di lavoro»; a conferma di ciò, la stessa cassazione penale, sezione III, nella sentenza 8 gennaio 1998, n. 43, ha statuito che costituisce il reato di cui all'articolo 6, legge n. 135 del 1990, e sono puniti a norma dell'articolo 38 Statuto dei lavoratori, il datore di lavoro e a titolo di concorso il medico che sottopongano all'esame per la ricerca della sieropositività lavoratori dipendenti o persone prese in considerazione per l'instaurazione di un rapporto di lavoro;
già nel marzo del 1994 la Commissione nazionale AIDS del Ministero della salute ha approvato un documento nel quale viene specificato che «sulla base delle conoscenze scientifiche disponibili sulle modalità di trasmissione dell'HIV non è giustificato, anzi sembra irragionevole, prevedere l'obbligatorietà di screening per l'HIV per gli operatori, anche del comparto sanitario». La Commissione, nel parere reso in relazione all'eccezione di incostituzionalità degli articoli 5 e 6 della legge, n. 135 del 1990 proposta dal pretore di Padova, ha effettuato una disamina dello stato delle conoscenze sulla trasmissione dell'infezione da HIV allo scopo di evidenziare quale sia il fondamento tecnico-scientifico delle disposizioni che non consentono l'esecuzione obbligatoria del test per l'accertamento dell'infezione da HIV; nel documento ha sostenuto che, seguendo le raccomandazioni dei Center for Diseases Control and Prevention statunitensi per la prevenzione della trasmissione del virus della immunodeficienza umana (HIV) che si basano sul rispetto delle precauzioni universali, pur in un settore particolarmente a rischio qual è quello sanitario, il rischio di infezione occupazionale può considerarsi solo ipotetico; ed ancora, la Commissione ha ricordato come la disciplina che è stata emanata nel nostro Paese, in coerenza con gli indirizzi delineati con decreto ministeriale 28 settembre 1990, ha definito l'insieme delle norme di protezione tanto per gli operatori delle strutture sanitarie che per quelli delle strutture assistenziali, sia pubbliche che private, con criteri di sistematicità e generalità per i diversi settori e ha rimarcato come le precauzioni previste sono da ritenersi adeguate tanto per la protezione degli operatori che per quelle delle persone assistite;
sulla scorta delle succitate valutazioni medico-scientifiche, imprescindibili per il corretto inquadramento della questione dei rischi di contagio e della loro ricorrenza

in concreto, risulta dunque superata la questione della tutela dei terzi, da inquadrarsi, semmai, in un contesto di politica di prevenzione del rischio comportamentale del singolo in linea con le indicazioni elaborate dall'ILO nel 2001 con "Il Codice di condotta nei luoghi di lavoro per la prevenzione del contagio da HIV», documento che ha messo in evidenza che il rischio di trasmissione del virus HIV è strettamente collegato a comportamenti personali, specifici e non casuali, normalmente non ricorrenti nei luoghi di lavoro;
in Italia, all'esigenza di tutela dal rischio del contagio, ha risposto il legislatore con il decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626, in materia di prevenzione della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro; com'è noto la normativa, modificata ed integrata con il decreto legislativo n. 81 del 2008 ed il decreto legislativo n. 106 del 2009, prevede misure generali di tutela volte alla valutazione dei rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori ed alla loro eliminazione in relazione alle conoscenze acquisite in base al progresso tecnico e, ove ciò non sia possibile, alla loro riduzione al minimo; in particolare viene in evidenza l'obbligo di informazione e formazione sui rischi e sulle misure di sicurezza, unici strumenti privilegiati di strategia prevenzionale anche nella prevenzione del rischio di infezione da virus HIV; ne deriva che il datore di lavoro ha l'obbligo di assumere le concrete misure prevenzionali in relazione alla rilevanza, alla specificità e alla attualità del rischio di contagio rendendo edotti i lavoratori sui metodi di prevenzione, a prescindere dallo stato sierologico dei singoli;
in base alle più recenti ed aggiornate conoscenze medico-scientifiche, richiedere un test per l'accertamento della positività per anticorpi HIV non costituisce garanzia che gli aspiranti concorrenti militari non siano entrati in contatto col virus in periodi immediatamente antecedenti o successivi all'esecuzione del test di cui sopra; la norma internazionale dell'ILO del 17 giugno 2010 ribadisce, peraltro, il divieto di esecuzione del test HIV in qualsiasi settore lavorativo, comprese Forze Armate, di polizia e corpi di vigilanza;
in Italia, malgrado in nessun ambito possa essere prevista l'esecuzione obbligatoria del test per HIV per accedere o mantenere un posto di lavoro, presso l'Amministrazione della difesa vengono indetti bandi di concorso pubblico nei quali è ancora previsto l'obbligo di presentazione del test anticorpale HIV in data non antecedente i tre mesi rispetto a quella di convocazione a visita medica collegiale di idoneità -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto sopra e quali iniziative intenda intraprendere per garantire il rispetto della normativa nazionale ed internazionale nelle procedure di selezione del personale della difesa.
(4-14041)

...

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanze:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro della salute, per sapere - premesso che:
il sistema di bollinatura dei farmaci è stato avviato nel 1988 al fine di stroncare le truffe verso il Servizio sanitario nazionale; sulla base degli ottimi risultati riscontrati nella lotta alle truffe, con decreto 2 agosto 2001, il bollino farmaceutico viene arricchito di un codice numerico per la tracciabilità integrale di sicurezza di tutti i farmaci indipendentemente dal fatto che gli stessi siano destinati al Servizio sanitario nazionale. Il decreto stabilisce, tramite specifiche rigidissime riportate nell'allegato tecnico, tutte le caratteristiche che deve avere il bollino sia come layout che come tecniche di stampa e di lettura dei dati in chiaro e codificati;
nel decreto 4 agosto 2003 del Ministro dell'economia e delle finanze nell'ambito del quale si aggiornano le procedure

di produzione dell'Istituto poligrafico e zecca dello Stato (IPZS), il bollino farmaceutico è equiparato alle carte valori al pari dei francobolli o dei valori bollati;
a decorrere dal 2004 il bollino, fino a quel momento stampato da industrie cartotecniche fiduciarie delle farmaceutiche operanti sotto il controllo del Ministero della salute, viene stampato anche dall'officina carte valori del Poligrafico;
il 23 novembre 2009 il Ministero della salute, dopo un accordo con l'Istituto, emana una circolare (direzione generale del sistema informativo n. 0004313-P-23/11/2009) a tutte le categorie interessate alla distribuzione dei farmaci, con la quale si rende noto che l'IPZS ha avviato la sperimentazione di nuove soluzioni tecnologiche per la stampa dei bollini precisando che le nuove tecnologie di stampa utilizzate lasceranno invariate le caratteristiche tecniche previste dal decreto 2 agosto 2001, mentre vi potrebbero essere talune differenze cromatiche;
nel 2011 entrano in commercio prodotti farmaceutici con i nuovi bollini; da un'analisi comparativa con le prescrizioni dettate dal decreto 2 agosto 2001 si constata che nei nuovi bollini i dati relativi al codice prodotto e al codice progressivo sono fuori specifica, come pure è diversa la grafica del numero in chiaro sul secondo strato del bollino;
in sostanza le diversità sono tali da poter indurre il consumatore a ritenere che il bollino non sia autentico; analoghe perplessità possono essere sollevate da grossisti e distributori al dettaglio ove si consideri che la citata circolare 23 novembre 2009, assicurava la piena identità dei layout;
grazie alle caratteristiche dei bollini ed alla loro irriproducibilità, che facilitano i controlli posti in essere dall'Agenzia del farmaco e dal Ministero della salute, l'Italia si trova nell'invidiabile situazione di essere all'avanguardia mondiale nella lotta alla falsificazione dei prodotti farmaceutici. Il sistema in sostanza, consentendo la tracciatura e la garanzia di autenticità di ogni confezione, è a garanzia della fede pubblica;
il risultato è che, a fronte di preoccupanti statistiche sul commercio mondiale di farmaci falsificati (sino al 70 per cento delle concezioni circolanti nei Paesi dell'Est, nel Sud est asiatico o in Africa, oltre il 30 per cento delle confezioni circolanti negli Stati uniti, tra il 10 ed il 20 per cento nei Paesi comunitari), l'Italia ne è praticamente priva, salvo gli acquisti che improvvidamente i consumatori effettuano senza garanzie su internet;
a riprova del grado di consapevolezza delle istituzione dell'Unione europea in merito all'ingresso di farmaci falsificati sul mercato comunitario, il 21 luglio è entrata in vigore la direttiva dell'8 giugno 2011, n. 2011/62/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, che modifica la direttiva 2001/83/CE, recante un codice comunitario relativo ai medicinali per uso umano; la nuova direttiva ha il compito espresso di impedire l'ingresso di medicinali falsificati nella catena di fornitura legale; nelle premesse si avverte che «... Nell'Unione aumentano in misura allarmante i ritrovamenti di medicinali falsificati sotto i profili dell'identità, della storia o dell'origine (...). L'esperienza acquisita dimostra che tali medicinali falsificati arrivano ai pazienti non solo attraverso canali illegali, ma anche attraverso la catena di fornitura legale (...). (I medicinali in commercio dovrebbero avere) caratteristiche di sicurezza dovrebbero consentire la verifica di ogni confezione di medicinali fornita (...) -:
se non si ritenga che la fornitura dei bollini di cui al decreto del Ministro della sanità 2 agosto 2001, con caratteristiche non corrispondenti al relativo disciplinare tecnico, costituisca una violazione delle norme sulle caratteristiche tecniche della carte valori, oltre che della fede pubblica, e se non si ritenga opportuno assumere le iniziative di competenza per la sospensione della fornitura dei suddetti bollini.
(2-01276) «Marmo».

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
i recenti articoli di stampa su affari e tangenti relativamente a società in rapporti con aziende del Gruppo Finmeccanica, apparsi sulla maggior parte dei giornali italiani e sui giornali stranieri gettano un forte discredito sulle aziende di Stato italiane;
si legge un intreccio di affari e di costituzione di forti consistenti somme di denaro su società che vedono coinvolti il capo delle relazioni esterne di Finmeccanica Lorenzo Borgogni e le sue figlie;
inoltre è un intreccio di rapporti familiari: tra il presidente Guarguaglini, la moglie Marina Grossi, amministratore delegato della controllata Selex, un genero di Guarguaglini anche lui coinvolto in situazioni dubbie;
per di più i soldi costituiti all'estero, qui c'è anche la beffa, sono stati scudati;
il signor Borgogni ha annunciato una autosospensione -:
se e quali attività il Borgogni continui a svolgere in Finmeccanica;
se i soldi costituiti all'estero oggetto di deposizione al magistrato di cui si ha notizia il 20 novembre 2011 siano gli unici o se vi siano notizie di altre fonti in vari Paesi del mondo;
se il Governo non intenda verificare le dichiarazioni di acquisizione di commesse per sapere effettivamente quali commesse poi siano state assunte;
se risulti che l'andamento di borsa sia andato di pari passo con l'annuncio delle commesse assunte;
se il Ministro abbia mai ricevuto atti formali e comunicazioni da parte della Consob e dell'Isvap;
cosa intenda il Governo fare per un gruppo che vedeva un'azione di Finmeccanica valere l'equivalente di 12 euro, con una capitalizzazione circa di 12 miliardi di euro ridotta proprio in questi giorni di notizie giornalistiche, a circa 3 miliardi di euro;
se si intenda riportare i soldi costituiti all'estero nella disponibilità di Finmeccanica e valutare quanti di questi milioni costituiti all'estero potevano essere calcolati nei dividendi e quindi per la quota parte essere distribuiti all'azionista pubblico, cioè il Ministero dell'economia e delle finanze, cioè lo Stato Italiano venendo a mancare in questa maniera un'entrata per le casse dello Stato, con danno per le stesse;
se alcune società del cosiddetto «civile» di Finmeccanica siano state vendute per avere plusvalenze attive per ristabilire equilibri di bilancio e se queste scelte non possano comportare grossi rischi nei prossimi tempi per i livelli occupazionali;
se con simili disastrosi risultati e in presenza di inchieste e di verbali della magistratura che riportano interrogazioni di esponenti dei vertici di Finmeccanica, il Governo non intenda assumere iniziative precauzionali nei confronti degli amministratori e dei dirigenti del gruppo agli effetti di compensare eventuali danni che potrebbero essere accertati.
(2-01278) «Razzi».

Interrogazioni a risposta immediata:

DI PIETRO, BORGHESI e DONADI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in data 19 novembre 2011, la procura della Repubblica di Roma ha disposto tre mandati di arresto nell'ambito di un'inchiesta concernente l'assegnazione a Selex sistemi integrati (ovvero la società di Finmeccanica che progetta, realizza e commercializza grandi sistemi per l'homeland protection) di appalti da parte di Enav s.p.a. (Ente nazionale di assistenza al volo);
secondo quanto si apprende dalla stampa nazionale, tale inchiesta ha coinvolto

direttamente uno dei principali esponenti dell'Enav s.p.a.: l'amministratore delegato Guido Pugliesi. Nei suoi confronti, infatti, il giudice per le indagini preliminari, Anna Maria Fattori, su richiesta del pubblico ministero, Paolo Ielo, ha disposto la misura cautelare degli arresti domiciliari in quanto accusato di illecito finanziamento ai partiti. Le misure cautelari della custodia in carcere per frode fiscale sono state, invece, disposte nei confronti di Manlio Fiore, direttore commerciale di Selex, e di Marco Iannilli, commercialista di Selex e uomo di fiducia dell'ex «consulente globale» di Finmeccanica Lorenzo Cola, già coinvolto nell'ambito dell'indagine giudiziaria sui fondi neri Finmeccanica-Selex avviata nel 2010 dalla magistratura;
nell'ambito degli accertamenti condotti dal pubblico ministero, Paolo Ielo, compaiono, inoltre, come indagati per finanziamento illecito ai partiti anche il segretario amministrativo dell'UdC Giuseppe Naro e Lorenzo Borgogni, responsabile delle relazioni esterne di Finmeccanica. Per quest'ultimo, il pubblico ministero aveva chiesto la custodia in carcere, ma il giudice per le indagini preliminari ha ritenuto che non sussistano gli estremi per la misura restrittiva. Sono stati, infine, perquisiti quattro dirigenti di Enav: tutti indagati, secondo quanto risulta agli interroganti, alcuni per corruzione;
in questo momento la procura della Repubblica sta valutando l'opportunità di impugnare al tribunale del riesame il rigetto da parte del giudice per le indagini preliminari della richiesta di arresto di Lorenzo Borgogni. L'episodio contestato a Borgogni, iscritto per illecito finanziamento ai partiti, è legato alla vendita alla società Eurotec dell'imbarcazione del deputato Marco Milanese, la «Mochi Craff», ad un prezzo pari a 1,9 milioni di euro maggiorato rispetto al suo valore di mercato, ovvero 1,4 milioni. Tale surplus, secondo quanto emerge dalla stampa nazionale, avrebbe costituito la contropartita richiesta da Marco Milanese in cambio della nomina, decisa dal consiglio di amministrazione di Enav, dell'ex consigliere di amministrazione dell'ente, Fabrizio Testa, a presidente di Technosky, società controllata da Enav;
per il pubblico ministero tale surplus costituirebbe una forma illecita di finanziamento di un singolo parlamentare. Il giudice per le indagini preliminari, nel respingere la richiesta di arresto di Lorenzo Borgogni, al quale è attribuita una partecipazione sotto forma di concorso, ha affermato che non sussistono elementi sufficienti per giustificare l'emissione di una misura restrittiva. Nel frattempo, secondo quanto si evince da un comunicato di Finmeccanica, Lorenzo Borgogni ha annunciato la propria decisione di autosospendersi dall'incarico di responsabile delle relazioni esterne di Finmeccanica;
l'episodio che ha portato agli arresti domiciliari Guido Pugliesi è lo stesso in cui appare coinvolto Giuseppe Naro: ovvero il versamento di una presunta tangente da duecentomila euro versata al tesoriere dell'UdC da Tommaso Di Lernia, responsabile della Print sistem, società legata ai subappalti della Selex;
ad accompagnare Tommaso Di Lernia presso gli uffici di Giuseppe Naro in via Due Macelli, nel mese di febbraio 2011, sarebbe stato proprio Guido Pugliesi e per la procura della Repubblica di Roma a confermarlo, secondo quanto si apprende dalla stampa nazionale, sarebbero anche il telefono cellulare di Di Lernia, risultato agganciato alla cella della zona in cui lavora Naro, ed il passaggio della sua auto nella zona a traffico limitato. Di Lernia, inoltre, che con le sue rivelazioni avrebbe consentito di aprire uno squarcio nel meccanismo del funzionamento degli appalti dell'Enav, avrebbe riconosciuto Naro, tramite «ricognizione fotografica», durante un interrogatorio;
altre personalità di spicco risultano essere finite nel mirino degli accertamenti condotti dalla magistratura o in filoni di inchiesta collegati tra loro, come, in particolare, il presidente di Finmeccanica, Pierfrancesco Guarguaglini, già indagato

prima dell'estate 2011, per frode fiscale e false fatturazioni, così come la moglie Marina Grossi, amministratore delegato di Selex, indagata per corruzione e false fatturazioni;
quanto descritto dalla presente interrogazione appare di eccezionale gravità se solo si considera che Finmeccanica, attualmente, secondo i dati Consob aggiornati al 3 marzo 2011, appare partecipata per il 32,45 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze, dalla Tradewinds global investors llc per il 5,382 per cento, dalla BlackRock per il 2,24 per cento e, infine, dalla Libyan investment authority (Libia) per il 2,01 per cento;
il Ministero dell'economia e delle finanze rappresenta, quindi, l'azionista di riferimento di Finmeccanica e, stando a quanto sta emergendo, sarebbe opportuno, oltre che doveroso, sgombrare il campo da ogni dubbio circa possibili e inquietanti intrecci di affari ed interessi pubblici e privati che coinvolgono direttamente il primo gruppo industriale italiano nel settore dell'alta tecnologia e tra i primi dieci player mondiali nell'aerospazio, difesa e sicurezza: gruppo industriale che, per quanto risulta agli interroganti, soffrirebbe un'esposizione debitoria di oltre un miliardo di euro ed il cui titolo in borsa, dall'inizio del 2011, ha perso circa il 46 per cento del proprio valore -:
se, alla luce di quanto descritto dalla presente interrogazione e dalle risultanze emerse dalle indagini condotte dalla magistratura, che stanno coinvolgendo imprese italiane di primaria e strategica importanza come Selex, Enav e Finmeccanica, il Governo non intenda assumere iniziative dirette alla revoca urgente degli incarichi attualmente conferiti a Pierfrancesco Guarguaglini in Finmeccanica e alla moglie Mariana Grossi in Selex.
(3-01950)

REGUZZONI, LUSSANA, LUCIANO DUSSIN, FOGLIATO, MONTAGNOLI, ALESSANDRI, ALLASIA, BOSSI, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CAVALLOTTO, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DAL LAGO, DESIDERATI, DI VIZIA, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, ISIDORI, LANZARIN, MAGGIONI, MARONI, MARTINI, MOLGORA, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
sul quotidiano Libero di domenica 23 ottobre 2011 è stato pubblicato un articolo, a firma De Stefano, dal titolo «I siciliani vanno ancora in baby pensione»;
secondo l'articolo di giornale, una legge regionale varata nel 2004, di recepimento della normativa nazionale in materia di handicap (la legge n. 104 del 1992), prevede che i dipendenti della regione possano essere collocati a riposo, con 20 anni di contributi per le donne o 25 anni per gli uomini, se dimostrano di avere un parente da accudire;
sempre secondo l'articolo di stampa, dal 2004 al 2007 hanno beneficiato di tale norma circa un centinaio di siciliani all'anno, mentre nel biennio 2008-2010 ne hanno goduto 680 dipendenti regionali, vale a dire 1.080 dipendenti baby pensionati, per una spesa circa di 20 milioni di euro l'anno;
peraltro, l'articolo riporta nomi e ruoli dei dipendenti collocati a riposo e comunque sempre in carico alla regione come consulenti, capi delle strutture tecniche o assessori;
le baby-pensioni sono un'eredità degli anni '70, il cui onere per lo Stato si aggira

intorno ai 9 miliardi e mezzo l'anno e sulle quali il legislatore intervenne già negli anni '90 per contenere la spesa pensionistica;
è, a parere degli interroganti, alquanto scandaloso che ben 14 anni dopo, nel 2004, periodo in cui sono già avviati gli interventi per l'innalzamento dell'età pensionabile, la regione Sicilia promulghi una legge a beneficio dei suoi dipendenti ed in controtendenza non solo con l'Italia stessa, ma anche con l'Europa;
situazioni come quella descritta, a giudizio degli interroganti, rischiano di incidere negativamente, nel medio e lungo periodo, sul patto di stabilità e sul complessivo processo di razionalizzazione della spesa pubblica;
il Presidente del Consiglio dei ministri, nelle dichiarazioni programmatiche rese alle Camere, ha affermato che il sistema pensionistico italiano «rimane caratterizzato da ampie disparità di trattamento tra diverse generazioni e categorie di lavoratori, nonché da aree ingiustificate di privilegio»; nelle stesse dichiarazioni programmatiche si legge che «i problemi del Mezzogiorno vanno affrontati non nella logica del chiedere di più, ma di una razionale modulazione delle risorse» e che «il riequilibrio di bilancio, le riforme strutturali e la coesione territoriale richiedono piena e leale collaborazione tra i diversi livelli istituzionali. Occorre riconoscere il valore costituzionale delle autonomie speciali nel duplice binario di responsabilità e reciprocità» -:
di quali elementi disponga in relazione a quanto esposto in premessa e se non ritenga necessario ed urgente, anche alla luce degli interventi prospettati dal Governo, adottare ogni iniziativa di competenza, anche in sede di Conferenza Stato-regioni, al fine di salvaguardare la tenuta dei vincoli derivanti dal patto di stabilità, con particolare riferimento alla normativa in materia di requisiti anagrafici e contributivi per l'accesso al pensionamento.
(3-01951)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:

BARBATO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
a seguito dell'inchiesta aperta dalla procura della Repubblica presso il tribunale di Roma, che sembra illuminare uno scenario di torbidi rapporti tra ENAV e Finmeccanica, il titolo di Finmeccanica ha subito una serie di tracolli in Borsa;
i conti di Finmeccanica già registravano una situazione di marcata criticità, con una perdita netta di 767 milioni di euro, e il piano industriale presentato dal management prima della scorsa estate non ha convinto la borsa, tant'è vero che gli investitori hanno continuato a penalizzare il titolo, il quale, nel corso del mese di novembre 2011, ha subito un vero e proprio crollo, con perdite che nello stesso mese hanno toccato punte del -20,33 per cento e che sono addirittura giunte fino a un -50 per cento;
dall'ordinanza del GIP di Roma riportata sul quotidiano Libero del 20 novembre 2001 emerge come l'ENAV sarebbe al centro di un sistema «inteso come meccanismo di attribuzione di commesse che, attraverso illeciti rapporti personali con sviamento di poteri pubblici e privati, garantiva, con fatture gonfiate, illecite contribuzioni di denaro a singoli e a Partiti»; sempre secondo il quotidiano Libero della stessa data «Spuntano 200.000 euro in nero per l'UDC - arrestato Pugliesi, capo di ENAV: avrebbe versato una tangente al tesoriere del Partito di Casini»;
ulteriori allarmanti articoli in materia sono stati pubblicati sul quotidiano Il Giornale del 21 novembre 2011: «ENAV, fondi neri con lavori mai fatti - Così la mazzetta fa scalo in Qatar»; «Palazzo in subbuglio per lo scandalo. La bufera dell'inchiesta romana sugli appalti ENAV

sconvolge il mondo politico e dal Palazzo arrivano le preoccupate reazioni di ex ministri e parlamentari»;
secondo un articolo di Sergio Rizzo pubblicato sul Corriere della Sera del 21 novembre 2011 il piano industriale presentato per Alenia (altra società del gruppo Finmeccanica) ha «a che vedere più con la politica che con l'industria. La società, che incorpora 465 milioni di capitale sociale, cambia nome: assume infatti quello della società incorporata, 11 milioni di capitale. Per giunta, cambia pure sede legale, trasferendosi in quella della società incorporata, Venegono Superiore (Varese) appunto da Pomigliano d'Arco (Napoli) (...) in qualunque altro Paese del mondo risulterebbe a dir poco sorprendente. Ma non nella nostra meravigliosa Italia, dove tutto è possibile»;
questi gravi e diffusi fenomeni di cattiva gestione del gruppo Finmeccanica, che stanno determinando la fuga di investitori dal titolo, nonché una forte riduzione degli ordini (-21 per cento pari a 10,6 miliardi di euro), indusse l'interrogante a chiedere al neo Presidente del Consiglio Monti (come riportato su articoli de La Città e de Il Giornale del 20 novembre 2011) di azzerare tutti i vertici delle società a partecipazione pubblica riconducibili a Finmeccanica: Alenia, Finmeccanica, ENAV, affermando che tali società, «invece di garantire i lavoratori, assicuravano le cricche nel disprezzo della legge, bypassando le gare pubbliche, favorendo le imprese amiche e riempiendo le tasche di soldi a consulenti come il latitante Lavitola»;
tali opache vicende fanno emergere con particolare forza l'esigenza di ricondurre alla piena trasparenza e legalità la gestione delle società a partecipazione pubblica, in particolare al fine di tutelare gli azionisti ed i risparmiatori, che hanno già sofferto un significativo nocumento dal crollo dei corsi azionari di Finmeccanica, nonché per evitare che questi fatti possano ingenerare ulteriore discredito presso l'opinione pubblica nei confronti della classe politica -:
di quali informazioni disponga anche attraverso la CONSOB, in merito ai riflessi sugli andamenti di borsa delle vicende sopra sintetizzate, e quali iniziative intenda assumere, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di evitare che opacità, o vere e proprie irregolarità, nella gestione delle predette società a partecipazione pubblica possano condizionare in negativo i corsi dei rispettivi titoli, determinando gravi danni per i piccoli azionisti ed i risparmiatori, i quali sono stati fortemente colpiti dalla gravissima crisi economico-finanziaria in atto, oltre a costituire un ulteriore elemento di turbolenza in un mercato finanziario già particolarmente volatile.
(5-05762)

LO MONTE, ZELLER e BRUGGER. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 15 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 601, prevede che, sui finanziamenti a medio-lungo termine erogati dalle banche e dagli istituti di credito alle imprese, venga applicata un'imposta sostitutiva, di norma dello 0,25 per cento dell'ammontare complessivo del finanziamento erogato, in luogo delle imposte di registro, di bollo, ipotecarie e catastali e delle tasse di concessione governativa;
nel persistere della difficile situazione economica congiunturale capita spesso che le banche concedano finanziamenti a società holding per la riqualificazione di precedenti indebitamenti, propri o di società controllate, trattandosi sostanzialmente di mutui di scopo per l'estinzione di affidamenti accordati in precedenza dalle banche;
ultimamente la tendenza di alcuni uffici territoriali dell'Agenzia delle entrate è quella di negare l'applicazione dell'imposta sostitutiva per tali tipologie di finanziamento, applicando un'interpretazione giurisprudenziale in virtù della quale l'agevolazione tributaria spetta solo nel caso in cui il finanziamento è volto ad effettuare investimenti produttivi;

in occasione dell'interrogazione a risposta immediata in Commissione VI svolta il 6 luglio 2011, si riferiva che sulla problematica era in programma l'emanazione di un documento di prassi, da concordare con le agenzie territoriali competenti, che chiarisse la disciplina fiscale applicabile ai predetti finanziamenti;
il 18 novembre 2011 la Commissione tributaria di 1o grado di Bolzano, nell'accogliere il ricorso per un caso analogo a quello illustrato nell'interrogazione, presentato da una società holding contro un avviso di liquidazione per imposta di registro emesso dall'Agenzia delle entrate - ufficio territoriale di Bolzano - ha emesso la sentenza n. 93/01/2011, con la quale ha disposto il rimborso dell'imposta di registro pagata in eccedenza per i mutui di scopo;
è sempre più urgente un chiarimento dell'amministrazione finanziaria in materia, per garantire un'applicazione omogenea delle disposizioni normative e per scongiurare l'insorgere di un ampio contenzioso, soprattutto dopo l'ultimo pronunciamento sopra citato -:
se, alla luce della recentissima giurisprudenza della commissione tributaria di Bolzano, intenda procedere tempestivamente al fine di chiarire che anche per i cosiddetti mutui di scopo, ovvero i finanziamenti a medio-lungo termine concessi alle società holding per la riqualificazione di precedenti indebitamenti, sia applicabile l'imposta sostitutiva dello 0,25 per cento, come previsto dall'articolo 15 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 601.
(5-05763)

FLUVI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 56 del decreto legislativo n. 446 del 1997 ha autorizzato le province a istituire l'imposta provinciale sulle formalità di trascrizione, iscrizione e annotazione dei veicoli richieste al pubblico registro automobilistico (IPT) avente competenza nel proprio territorio;
ai sensi del comma 2 del citato articolo 56, l'imposta è applicata sulla base della tariffa determinata da un decreto ministeriale, le cui misure possono essere aumentate dalle province, anche con successiva deliberazione, fino ad un massimo del trenta per cento, ed è dovuta per ciascun veicolo al momento della richiesta di formalità;
con successivo decreto ministeriale 27 novembre 1998, n. 435 è stato emanato il regolamento che ha determinato le misure dell'imposta provinciale di trascrizione secondo la tabella allegata al suddetto decreto ministeriale, la quale prevede: per gli atti soggetti a IVA, che l'IPT sia dovuta in misura fissa per l'importo di euro 150,81, mentre, per gli altri atti, essa è modulata sulla base delle caratteristiche e alla potenza del veicolo;
i periodi dal terzo al quinto dell'articolo 1, comma 12, del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 148 del 14 settembre 2011, recano modifiche all'imposta provinciale di trascrizione, anticipando alla data di entrata in vigore della legge di conversione del citato decreto-legge (19 settembre 2011), gli effetti dell'articolo 17, comma 6, del decreto legislativo n. 68 del 2011 (in materia di autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario e delle province, nonché di costi e fabbisogni standard nel settore sanitario);
per effetto di questa disposizione, viene prevista l'uniformità di tassazione dell'imposta per gli atti soggetti o non soggetti ad IVA, con applicazione generalizzata delle tariffe riguardanti questi ultimi atti;
tale modifica comporterà, per gli atti soggetti ad IVA, il passaggio dal pagamento di una tariffa in somma fissa (150,81 euro)

a quello di una tariffa modulata sulla base delle caratteristiche di potenza e portata dei veicoli soggetti ad immatricolazione, con conseguente incremento di gettito a livello provinciale;
a decorrere dal 19 settembre 2011, la tariffa fissa per gli atti soggetti a IVA rimane applicabile solo alle formalità di competenza delle Province delle regioni a statuto speciale (Friuli-Venezia-Giulia, Sicilia e Sardegna) e di quelle delle province autonome (Trento, Bolzano), mentre per tutte le altre Province l'imposta è calcolata in proporzione alla potenza del veicolo oggetto della formalità;
la nuova disposizione comporta un consistente inasprimento della tassazione delle auto nuove e usate con rincari medi superiori tra l'ottanta e il cento per cento del prezzo, penalizzando ulteriormente il mercato automobilistico già in gravissima difficoltà;
la citata modifica, in quanto applicabile solo alle formalità di competenza delle province delle regioni a statuto ordinario, ha determinato una grave discriminazione nei confronti degli operatori ivi residenti;
al fine di evitare la maggiorazione d'imposta, molte aziende del settore stanno trasferendo la sede legale (e quindi le immatricolazioni) nelle province delle regioni a statuto speciale, esentate dall'aumento, con la conseguenza che le province delle regioni a statuto ordinario stanno registrando ingenti perdite in termini di entrate fiscali ed, inevitabilmente, dovranno recuperate tale gettito prevedendo altre entrate erariali -:
quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Ministro al fine di rimuovere questa grave distorsione dovuta alla concorrenza fiscale tra le province di regioni a statuto ordinario e quelle di regioni a statuto speciale e promuovere un coordinamento nei processi di federalismo.
(5-05764)

Interrogazione a risposta in Commissione:

DELFINO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il territorio del comune di Savigliano, in provincia di Cuneo, è stato interessato da numerosi eventi alluvionali gravi causati dall'esondazione dei torrenti Mellea e Maira;
da uno studio condotto dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare risulterebbe che il 9,8 per cento della superficie nazionale, pari all'81,9 per cento dei comuni italiani è ad alto rischio idrogeologico;
in particolare, per la messa in sicurezza del torrente Mellea è stato già da tempo approvato il progetto relativo alla realizzazione delle sponde artificiali, indispensabili per contrastare gli effetti negativi di un eventuale evento calamitoso, per il quale, però, la regione Piemonte sta ancora aspettando il trasferimento dei fondi FAS ad essa spettanti;
con la legge finanziaria per il 2010 sono stati destinati 900 milioni di euro ai piani straordinari diretti a rimuovere le situazioni a più elevato rischio idrogeologico;
con il decreto legge 29 dicembre 2010, n. 225, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2011, n. 10 sono state ridotte di 100 milioni di euro le risorse disponibili al finanziamento degli interventi di risanamento ambientale e di messa in sicurezza delle aree ad alto rischio idrogeologico;
tale norma prevede che le risorse disponibili possano essere utilizzate anche tramite un accordo di programma sottoscritto dalla regione interessata e dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nel quale venga definita la quota di cofinanziamento regionale;
tale strumento, convogliando in un unico piano coordinato sia le risorse statali che quelle regionali, avrebbe dovuto evitare la duplicazione degli interventi e la frammentazione della spesa, nonché agevolare

una più rapida attuazione degli interventi e un monitoraggio più incisivo;
ad oggi, però, risulterebbe che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare non abbia ancora ottenuto il trasferimento integrale della sopracitata cifra, pregiudicando degli accordi di programma;
secondo quanto affermato dal sottosegretario all'ambiente e alla tutela del territorio e del mare, onorevole Belcastro, in una precedente interrogazione, il decreto di messa a disposizione delle risorse a favore della regione Piemonte risulterebbe ancora al vaglio dell'ufficio centrale di bilancio;
nella medesima circostanza, il Sottosegretario non ha altresì fornito alcuna indicazione sui tempi necessari all'effettivo trasferimento dei fondi alla regione;
con l'approssimarsi della stagione invernale e quindi del rischio di nuovi eventi alluvionali risulta doveroso sollecitare una rapida erogazione dei fondi necessari per i lavori di messa in sicurezza del torrente Mellea, ormai non più procrastinabili -:
a che punto sia l'iter di controllo relativo al decreto di messa a disposizione delle risorse a favore della regione Piemonte necessarie per la realizzazione degli interventi citati;
se non intenda sollecitare la condizione di tali procedure al fine di rendere effettivo il trasferimento dei fondi FAS alla regione, indispensabili per l'attuazione degli interventi diretti a rimuovere le attuali criticità presenti nel territorio saviglianese.
(5-05740)

Interrogazioni a risposta scritta:

BOSI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
con il passaggio delle televisioni al digitale terrestre in ampie zone della Toscana, in modo particolare nelle aree montane, ma anche in alcune zone della città di Firenze, come il quartiere d'Oltrarno, il segnale della prima, seconda e terza rete della RAI, presenta un'immagine che si sgrana ogni 3-4 minuti;
il disturbo arrecato dal cattivo funzionamento del digitale terrestre, per i canali RAI, mette in crisi il sistema d'informazione al quale gli abbonati hanno pienamente diritto -:
se non ritengano di dover procedere ad una immediata verifica dei motivi per i quali perdura il disservizio;
come intendano tempestivamente intervenire per consentire ai cittadini delle aree interessate di poter usufruire dei tre canali RAI per cui pagano regolarmente un canone annuale e con esso il diritto ad una corretta ricezione.
(4-14005)

MARINELLO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la Seus, società regionale del 118 della regione Sicilia, è ritenuta dall'assessorato alla sanità siciliana una società in house, partecipata al 54 per cento dalla regione e che si trova attualmente a gestire un colossale esubero di lavoratori e ha acquistato un numero di ambulanze di gran lunga superiore a quello necessario alla gestione del servizio;
l'affidamento in house prevede che un committente pubblico, derogando al principio di trasparenza, possa provvedere da sé o anche attraverso società interamente partecipate con capitale pubblico;
la regione Sicilia ha affidato alla Seus la gestione del 118, senza espletare la gara ma affidandole direttamente il suddetto servizio di emergenza per tre anni e a un costo pari a 325 milioni di euro l'anno che grava sulle pubbliche finanze;
in data 6 ottobre 2011 l'autorità di vigilanza dei contratti ha smentito la regione Sicilia escludendo che la Seus potesse

essere una società in house e ha imposto alla regione Sicilia di ritirare l'affidamento dell'esercizio alla Seus trasmettendo gli atti alla Corte dei conti. L'autorità ha infatti ritenuto essersi verificata una violazione dei princìpi disciplinanti i cosiddetti affidamenti in house providing e perciò stesso i princìpi di libera concorrenza, parità di trattamento, non discriminazione, trasparenza e pubblicità, nonché di economicità dettati dal decreto legislativo n. 163 del 2006, e del trattato CE -:
se il Governo intenda provvedere alla nomina di un commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro del deficit sanitario nella regione Sicilia dal momento che la mancanza di trasparenza nella gestione della sanità e dei contratti pubblici ha costretto l'autorità di vigilanza dei contratti ad intervenire con una censura così importante.
(4-14015)

ANIELLO FORMISANO, PALADINI, BARBATO, PALAGIANO, CAMBURSANO, PORCINO, BORGHESI e EVANGELISTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'attività economica svolta da agenzia Defendini s.r.l., con sede legale a Torino e presente sul territorio nazionale con sedi in Campania, Toscana, Liguria, Lazio, Piemonte, Veneto, consiste essenzialmente, nel recapito di plichi e pacchi urbani urgenti e di corrispondenza ordinaria, nonché nel servizio di corriere espresso nazionale ed internazionale e di gestione di uffici posta, in outsourcing;
accanto alle attività tradizionali, agenzia Defendini s.r.l. fornisce un servizio di trattamento di archivi ottici e cartacei nonché di logistica integrata;
dal gennaio 2004 la società agenzia Defendini s.r.l. ha ampliato la propria presenza sul territorio assumendo dimensioni nazionali con l'acquisizione di appalti per la notificazione di cartelle esattoriali;
in Campania, ad esempio, ha lavorato anche nell'ambito della corrispondenza e della notifica delle cartelle di pagamento del gruppo Equitalia Polis s.p.a. per le province di Napoli, Caserta e Benevento;
per lo svolgimento della suddetta attività, la società è arrivata ad occupare circa 60 impiegati e 300 collaboratori messi notificatori;
nel dicembre del 2008 la società Equitalia spa ha indetto una gara di appalto, per l'assegnazione delle lavorazioni di cui sopra. L'agenzia Defendini srl è risultata vincitrice; successivamente, a seguito dell'analisi della documentazione, la commissione aggiudicatrice di Equitalia spa, ha rilevato due anomalie per le quali ha ritenuto di dover escludere l'agenzia Defendini srl dalla gara. Contro tale decisione l'agenzia Defendini srl ha effettuato ricorso al TAR del Lazio, che lo ha respinto;
nel mese di giugno del 2009, a seguito della disdetta del contratto da parte di Poste italiane s.p.a. a TNT Post s.p.a., per subappalto non dichiarato, veniva richiesta alla agenzia Defendini s.r.l. di subentrare alla TNT Post s.p.a. per il servizio di recapito delle raccomandate;
nel gennaio 2010, a seguito della mancata presentazione del Durc regolare, le Poste italiane s.p.a. davano disdetta del contratto alla società;
da marzo 2011 l'azienda è in amministrazione straordinaria a causa della sentenza della sezione fallimentare del tribunale di Torino che ha dichiarato lo stato di insolvenza della società, causata dalla perdita di grandi commesse come quelle con Equitalia e Poste italiane;
da quel momento, tutti i dipendenti della Campania, ad eccezione di due, sono in Cassa integrazione straordinaria a zero ore e tutti i collaboratori sono stati licenziati;
attualmente a seguito di ulteriore perdita di commesse e la mancata ricerca di nuove, l'amministratore straordinario

intende aprire la procedura di mobilità, azzerando completamente i livelli occupazionali in Campania e chiudendo le filiali (senza voler attendere almeno tutto il 2012, anno in cui verranno a gara importanti commesse, da parte, tra le altre, di Poste italiane e Equitalia S.p.A.);
dalla relazione del commissario giudiziale si apprende che per «poter risanare l'azienda si ritiene conveniente creare una nuova struttura, separata da quella ora insolvente, nella quale fare convergere il ramo d'azienda operativo con l'obiettivo di creare una "nuova Defendini" con nuove procedure e nuove sedi, sicuramente alleggerita di personale che, al termine della Amministrazione Straordinaria, possa essere ceduta ad un competitor nel nuovo scenario del mercato postale liberalizzato»;
in data 23 novembre 2011 il commissario avvia la procedura di mobilità, ex articoli 3, 4 e 24 della legge 23 luglio 1991 n. 223 per riduzione del personale, per 100 unità su 208 dipendenti. Tale procedura ha importanti vizi formali e sostanziali: in primo luogo è incomprensibile in quanto i tempi della durata del commissariamento sono molto più lunghi del novembre 2011. In secondo luogo non esistono certezze nemmeno per coloro che rimangono e in terzo luogo con la chiusura di intere sedi periferiche si esclude la Defendini - come già ricordato - da importanti gare d'appalto che vi saranno all'inizio del 2012 -:
quali iniziative di competenza il Governo intenda mettere in essere ai fini della salvaguardia dei livelli occupazionali delle sedi dell'agenzia Defendini che rischiano oggi la chiusura.
(4-14017)

MAZZOCCHI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nel settore dei giochi pubblici è stata avviata, con le disposizioni del decreto-legge n. 39 del 2009 e successive modificazioni ed integrazioni, un'ulteriore fase di consolidamento dell'offerta di gioco legale, con la previsione dell'introduzione di nuovi sistemi di gioco con videoterminali, denominati VLT;
il principale fornitore di tali sistemi di gioco in Italia è la società Adria Gaming (gruppo Novomatic), che distribuisce il sistema e gli apparecchi videoterminali a nove dei dieci attuali concessionari;
si è constatato che Novomatic ha acquisito il controllo societario del concessionario G Matica, mediante il versamento di 15.000.000 di euro circa e ha massicciamente finanziato vari altri concessionari, sia per la fornitura di VLT sia per l'acquisito dei diritti di installazione dei videoterminali medesimi;
l'acquisizione della quota di partecipazione di maggioranza del concessionario G Matica delinea senz'altro una situazione di controllo sostanziale di Novomatic sulla società concessionaria con potenziali e significative conseguenze a danno degli altri concessionari «clienti» di Novomatic medesima, per la fornitura della tecnologia VLT;
i suddetti finanziamenti riconosciuti da Novomatic ad alcuni concessionari, pur risultando finalizzati all'acquisizione dei diritti VLT, provocano, a giudizio dell'interrogante, una sostanziale riduzione dell'autonomia nella gestione e nello sfruttamento commerciale dei suddetti diritti all'installazione dei terminali VLT;
tali acquisizioni e finanziamenti sempre ad avviso dell'interrogante, consentirebbero a Novomatic di esercitare un controllo decisionale su ben 4 concessionari, che detengono complessivamente oltre il 50 per cento del mercato, conferendole di fatto piena facoltà nel definire come e dove installare gli apparecchi VLT associati ai diritti VLT finanziati;
le regole concessorie previste da AAMS-Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato contengono un chiaro divieto di partecipazione incrociata tra concessionari, a garanzia del libero esplicarsi delle regole di concorrenza e a

salvaguardia dell'interesse pubblico teso ad evitare pericolose concentrazioni nel ristretto mercato dei giochi;
la strategia perseguita dal gruppo Novomatic si sta concretizzando nella realizzazione di forme di integrazione verticale lungo la filiera produttiva dell'offerta di gioco VLT ovvero nella assunzione di Novomatic e/o di società controllate (Adria Gaming) di un ruolo attivo e contestuale nelle distinte posizioni di concessionario, gestore ed esercente oltre a quella di fornitore di sistemi VLT;
effetto di tali operazioni è, ad avviso dell'interrogante, l'assunzione da parte di Novomatic di un ruolo del tutto assimilabile a quello di un concessionario ancorché privilegiato in ragione della non trasmissibilità delle responsabilità fiscali che continuano a gravare sul concessionario beneficiario del finanziamento;
la piena autonomia decisionale nella gestione commerciale dei diritti VLT finanziati a terzi concessionari, consentirebbe così a Novomatic di agire come una sorta di «mega gestore» che, grazie alla posizione di dominio rivestita nel ruolo di fornitore di sistemi VLT, può competere e sottrarre agli altri concessionari ed ai loro gestori partner gli esercizi ovvero le sale da gioco in cui sono installabili le VLT, offrendo ai rispettivi titolari, esercenti o gestori di sala, condizioni economiche particolarmente vantaggiose che non possono essere offerti dagli altri concessionari e gestori concorrenti;
si rileva come Novomatic, attraverso società controllate, sia impegnata anche nella gestione diretta di sale da gioco, rivestendo quindi anche la figura di gestore di sala parallelamente a quella di fornitore del principale sistema di gioco VLT di nove dei dieci concessionari autorizzati dall'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato;
tutti i concessionari hanno effettuato notevolissimi investimenti per dare avvio all'introduzione nel mercato dei videoterminali VLT in un contesto concorrenziale inizialmente immune da fenomeni distorsivi;
la rilevante quota di mercato propria di Novomatic la pone a giudizio dell'interrogante in una situazione di posizione dominante e rende prevedibile nel medio termine la transizione graduale verso condizioni di sostanziale monopolio nel mercato dei sistemi VLT;
a rafforzare tale ipotesi vi è la constatazione che le dimensioni del mercato italiano delle VLT, il cui numero è limitato ex lege a 57.000 apparecchi installabili, rafforzano la posizione di dominio del fornitore VLT in questione;
il prodotto VLT richiesto dall'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato per il mercato italiano non è un prodotto standard ma esso deve necessariamente possedere determinate specifiche tecnico-produttive che lo rendono un prodotto «peculiare», commercializzabile solo sul territorio italiano;
a lungo andare tale situazione potrebbe anche causare una perdita di entrate erariali, conseguente all'alterazione delle regole di concorrenza -:
se gli uffici del Ministero, in applicazione delle previsioni delle convenzioni di concessione attualmente vigenti e dei correlati poteri di controllo, ispezione e vigilanza affidati all'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato, siano a conoscenza delle vicende come sopra narrate;
se in particolare siano a conoscenza dei significativi finanziamenti operati dal predetto produttore di tecnologie di gioco;
se tali finanziamenti siano stati prestati da parte del medesimo soggetto, che avrebbe già acquisito una partecipazione societaria di controllo in un concessionario, a più concessionari;
se gli stessi finanziamenti, per entità e forma dei contratti, non costituiscano forme di partecipazione sostanziale del fornitore di tecnologia alla gestione delle attività in concessione, dando luogo quindi ad una sorta di sub-concessione o di

compartecipazione nella concessione ed in più di una concessione;
se la stessa forma di partecipazione sostanziale non avvenga per diversi concessionari, superando con ciò, indirettamente, le previsioni dell'affidamento in concessione, in particolare le disposizioni dell'articolo 21, comma 2, della convenzione di concessione, della convenzione di concessione (secondo cui: «è vietata la cessione parziale di quote di partecipazione di società o di RTI titolari di concessione ad altro concessionario od a soggetti che possiedono quote di partecipazione del capitale di altre società o di altri RTI titolari di concessione»), che vietano la partecipazione di un medesimo soggetto a differenti raggruppamenti o società affidatari per evitare situazioni di concentrazione di fatto o, comunque, di deviazione della libera concorrenza;
se la stessa forma di partecipazione sostanziale non determini in capo ad un medesimo soggetto la capacità di operare, indirettamente, su un numero di videoterminali superiore al limite di legge individuato nel quattordici per cento del numero di nulla osta dagli stessi già posseduti;
se la stessa forma di partecipazione sostanziale, realizzata da un singolo produttore di tecnologie di gioco, non determini rischi per il concreto controllo delle funzionalità di gioco da parte dell'affidatario della concessione, dell'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato stessa e del proprio partener tecnologico Sogei;
se sia ammissibile che il fornitore di tecnologia di gioco offra direttamente a terzi la possibilità di stipulare contratti per la collocazione delle videolotterie, ad avviso dell'interrogante, spogliando ed espropriando il concessionario delle proprie prerogative, ponendosi direttamente in concorrenza con altri concessionari, ivi compresi quelli con i quali ha stipulato ed ha in corso accordi commerciali;
quali misure abbia adottato l'Amministrazione per verificare e scongiurare gli eventuali rischi sopra esposti;
se ritenga opportuno promuovere iniziative di controllo da parte dell'Amministrazione, per verificare la realizzazione delle suddette pratiche di finanziamento poste in essere dal fornitore di tecnologia in accordo con taluni concessionari e conseguenti rischi di contrazione del mercato, al fine di valutare l'adozione delle misure previste dalla convenzione di concessione, ivi compresa la decadenza o l'avvio del procedimento di revoca per gli stessi concessionari;
se ritenga opportuno non consentire la partecipazione al prossimo bando di gara per la selezione dei concessionari per la raccolta di gioco attraverso apparecchi di cui all'articolo 110, comma 6, del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, di soggetti che risultino essere produttori e/o fornitori di sistemi di gioco VLT, precludendo, altresì, tale partecipazione anche a soggetti che abbiano legami di controllo, partecipazione o collegamento con quest'ultimi, sia esso di natura sostanziale, formale o contrattuale, anche alla luce di quanto previsto dall'articolo 2359 del codice civile;
se ritenga, infine, di assumere iniziative per prevedere il divieto assoluto per soggetti che risultino essere già produttori e/o fornitori di sistemi di gioco VLT, di partecipare al suddetto bando di gara, a maggior ragione nei casi in cui questi abbiano direttamente o indirettamente legami di controllo, partecipazione o collegamento con i concessionari, sia esso di natura sostanziale, formale o contrattuale, anche alla luce di quanto previsto dall'articolo 2359 del codice civile.
(4-14049)

...

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:

RAO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il tema della genitorialità in ambito carcerario ha suscitato, soprattutto negli

ultimi anni, un crescente interesse a livello nazionale e comunitario, finalizzato all'ottimizzazione di una disciplina tesa alla difesa e alla garanzia della relazione tra genitori detenuti e i propri figli;
la legge 8 marzo 2001, n. 40 (legge Finocchiaro), ha rappresentato un primissimo intervento legislativo caratterizzato dalla priorità offerta all'interesse del minore, alla difesa dell'unità familiare, rispetto alla mera valutazione sull'entità del reato commesso e alle esigenze di custodia cautelare;
la suddetta legge, nel promuovere lo sviluppo di una fervida operatività nei riguardi di un tema umano, naturale e così socialmente rilevante come la relazione tra genitori e figli, ha introdotto la detenzione speciale per le madri di bambini di età sotto i 10 anni anche nel caso in cui la condanna superi i 4 anni (incluse le condanne all'ergastolo), purché esse abbiano scontato un terzo della loro condanna;
ulteriori interventi sono stati successivamente ripresi con l'approvazione della legge 21 aprile 2011, n. 62, recante «Disposizioni a tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori», uno dei più importanti, nonché qualificanti provvedimenti di questa legislatura in materia di giustizia. Tra le principali novità del provvedimento si segnalano: l'applicazione, come regola generale, della detenzione domiciliare per le madri condannate con bambini di età inferiore a dieci anni, l'ulteriore limitazione delle ipotesi in cui è possibile sottoporre a custodia cautelare in carcere le madri con prole di età inferiore a tre anni, la previsione della possibilità di disporre la custodia cautelare della donna incinta, della madre di prole di età non superiore ai sei anni (o del padre nei casi indicati) in un istituto a custodia attenuata, l'istituzione di case famiglia protette dove le detenute madri, in specifiche e residuali ipotesi, possano scontare sia la custodia cautelare che l'esecuzione della pena detentiva;
contrariamente alle previsioni contenute nel comma 3 dell'articolo 1 della legge, con le sole eccezioni di limitate iniziative regionali, nessun intervento ad oggi è stato operato dal legislatore nazionale per l'individuazione e predisposizione degli istituti a custodia attenuata per madri detenute (I.C.A.M), necessari al fine di avviare la sperimentazione di un modello operativo di tipo comunitario (da realizzare in sedi esterne agli istituti penitenziari, dotate di sistemi di sicurezza non riconoscibili dai bambini);
l'individuazione delle case famiglie protette, vera novità inserita nella legge suddetta, è prevista e disciplinata dall'articolo 4, il quale affida a un decreto del Ministro della giustizia, da adottare entro centottanta giorni dall'entrata in vigore della stessa, la determinazione delle caratteristiche tipologiche delle case famiglia protette, attualmente previste dal nuovo articolo 284 del codice di procedura penale e dagli articoli 47-ter e 47-quinquies della legge 26 luglio 1975, n. 354, così come modificata;
nonostante sia scaduto il termine previsto per l'adozione del decreto da parte del Guardasigilli, nessun atto è stato ad oggi predisposto per la definizione delle caratteristiche tipologiche delle medesime (anche con riferimento ai sistemi di sorveglianza e di sicurezza) e, sulla base di tali caratteristiche, per l'individuazione delle strutture gestite da enti pubblici o privati -:
quali necessari e urgenti provvedimenti intenda adottare al fine di rendere effettiva la disciplina introdotta a tutela del mantenimento dei rapporti sociali e familiari dei detenuti.
(3-01945)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 25 novembre 2011, sul quotidiano La Sicilia, è apparso un articolo intitolato:

«UGL polizia penitenziaria denuncia le condizioni di degrado del carcere di Piazza Armerina»;
nell'articolo citato viene riferito che il segretario regionale dell'Ugl polizia penitenziaria, Francesco D'Antoni, ha inviato una nota al vertice nazionale e regionale dell'amministrazione penitenziaria sottolineando lo stato di grande degrado delle carceri della provincia di Enna e in particolare di Piazza Armerina; situazione che starebbe provocando il continuo malcontento del personale di polizia penitenziaria «principalmente per il senso di abbandono da parte dell'amministrazione penitenziaria»;
tra i punti dolenti denunciati dal sindacato della polizia penitenziaria vi è la cronica carenza di personale che rende difficile la gestione dei turni di lavoro e spesso costringe ad operare al di sotto dei livelli minimi di sicurezza;
sulle condizioni che si vivono all'interno del carcere di Enna, Francesco D'Antoni ha reso la seguente impietosa relazione: «Il carcere di Piazza Armerina è una delle realtà più affollate d'Italia senza sottovalutare la circostanza che alcune unità hanno fatto richiesta di trasferimento presso il nuovo carcere di Gela. È deprimente constatare in quali condizioni, giornalmente, si è costretti a lavorare a Piazza Armerina dove la Direzione è incurante anche di fornire ad alcuni ufficiali, come quelli del comandante e della sorveglianza, il minimo corredo di cancelleria che renderebbe l'attività sicuramente più dignitosa ed efficiente, con la motivazione che non ci sono fondi. Sarebbe opportuno conoscere il budget di cui dispone il carcere di Piazza Armerina da non permettersi l'acquisto di un toner e aspettare ben sei mesi per averlo. Da registrare anche l'assenza di sistemi di chiusura automatica ai cancelli di portineria e seconda porta che, pertanto, devono essere chiusi ed aperti a mano, nonché la mancanza di sistemi interni di videosorveglianza. Da registrare le pessime condizioni igienico-sanitarie della caserma agenti perché manca un'impresa di pulizia che migliori la situazione. Questa condizione rende impossibile agli agenti l'utilizzo della caserma per l'inadeguatezza dei locali, dove si registrano anche infiltrazioni d'acqua piovana. Scoraggiante anche lo stato degli automezzi indispensabili per una struttura penitenziaria; 4 macchine quasi tutte prossime alla rottamazione. Inoltre non si capisce per quale motivo la reggenza della struttura di Piazza Armerina viene affidata ad un direttore in missione proveniente da Nicosia quando si potrebbe affidare al direttore delle carceri di Enna o di Caltagirone»;
la prima firmataria del presente atto - senza mai ricevere risposta - ha presentato numerose interrogazioni riguardanti gli istituti penitenziari di Enna e provincia, alcune delle quali a seguito di approfondite visite ispettive effettuate di persona che hanno riscontrato, oltre a quanto denunciato dall'UGL, anche la drammatica e illegale detenzione delle persone ivi ristrette; nell'ordine, le interrogazione hanno riguardato: il carcere di Enna, n. 4-13514; n. 4-10754; n. 4-08659; n. 4-08507; n. 4-08070; il carcere di Nicosia, n. 4-08510 e il carcere di Piazza Armerina, n. 4-08508 -:
quali provvedimenti urgenti intenda adottare, sollecitare e/o promuovere per risolvere i problemi denunciati che si registrano ormai da anni negli istituti penitenziari di Enna e provincia.
(5-05748)

FERRANTI, PICIERNO, SAMPERI e ROSSOMANDO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
con l'entrata in vigore, nell'ottobre del 1989, del nuovo codice di procedura penale, venne introdotta, come forma di verbalizzazione delle udienze penali, non più la dettatura da parte del giudice o il sunto del segretario di udienza, ma la registrazione e la successiva trascrizione, oppure ove possibile, attraverso la stenotipia;
l'articolo 51 delle disposizioni di attuazione del codice di procedura penale,

regolava l'attività di reperimento da parte dell'autorità giudiziaria del personale appositamente addestrato, e delegava il capo dell'ufficio giudiziario a stipulare contratti con ditte specializzate;
le modalità di documentazione del codice di procedura penale, sono quelle previste dall'articolo 134 al 142. Con il decreto-legge n. 115 del 30 giugno 2005, articolo 9, venne modificato l'articolo 51 disposizioni attuative del codice di procedura penale, togliendo di fatto all'autorità giudiziaria il potere di incaricare il personale esterno, prevedendo che la gestione del servizio avvenisse per mezzo di un unico appalto nazionale stipulato dal Ministero della giustizia;
nel novembre del 2006 è stato aggiudicato l'appalto, con un unico lotto, al consorzio ASTREA;
nella gara successiva il consorzio ASTREA perdeva l'appalto, aggiudicato ad un altro raggruppamento di imprese: conseguenza di ciò è stata la nascita di una serie di contenziosi;
dai primi di agosto 2011 a seguito di una sentenza del Consiglio di Stato il consorzio ASTREA è stato riammesso al servizio di verbalizzazione delle udienze penali, nonostante il fatto che, il 20 giugno 2011, sul sito del Ministero, fosse stato pubblicato un avviso di preinformazione di gara d'appalto relativo al servizio documentazione atti processuali penali, avviso nel quale, oltre al riferimento specifico alla registrazione, trascrizione e stenotipia, veniva indicata anche l'introduzione della fonoregistrazione e trascrizione da file audio e delle modalità in A.S.R. mediante trascrizione automatica dei dati da file multimediale registrato in udienza, il sistema doveva essere supportato da un portale accessibile via web da tutti gli utenti del servizio (attivi e passivi), che svolgesse anche funzioni di banca dati del sistema;
il Governo, tramite l'allora sottosegretario Casellati, però, rispondendo ad un'interpellanza urgente dell'interrogante in merito, la n. 2-00023, del 27 maggio 2008 aveva espresso gravi giudizi circa la funzionalità del servizio fornito dal consorzio Astrea, e in particolare ha dichiarato «ci troviamo di fronte ad una serie di gravi inadempienze contrattuali da parte del consorzio Astrea. Si deve premettere che per il servizio di trascrizione degli atti dibattimentali dell'ufficio GIP è previsto un compenso annuale, per i servizi base, pari a 23 milioni e 400 mila euro. L'amministrazione ha proceduto ad effettuare i necessari conguagli, che hanno portato ad una riduzione del pagamento pari a 3 milioni e 164 mila euro rispetto al corrispettivo annuale previsto. Oltre a ciò, si deve far presente che gli uffici giudiziari hanno evidenziato, nell'esecuzione del contratto, numerosi disservizi, costituiti soprattutto dal ritardo nella consegna dei verbali degli atti dibattimentali e dell'ufficio GIP. Tali disservizi, risultanti dal portale di rilevazione sopra indicato, hanno generato degli scostamenti dai livelli di servizio concordati tali da comportare una contestazione di penalità pari a 4 milioni e 95 mila euro. La stessa procura generale di Torino, in considerazione di quanto abbiamo detto, ha segnalato l'applicabilità, nella specie, delle penali previste nel contratto e ha richiesto all'amministrazione di non procedere ad ulteriori pagamenti in favore del consorzio Astrea fino all'avvenuta dimostrazione, da parte di quest'ultimo, della intervenuta regolarizzazione dei rapporti di lavoro dipendente e dell'estinzione di tutte le obbligazioni retributive e contributive, con liberazione dell'amministrazione dagli obblighi derivanti dalla solidarietà passiva previsti dalla legge. L'intera vicenda è stata inoltre sottoposta al vaglio dell'Avvocatura generale dello Stato. Tale organo, a seguito dell'esame della documentazione trasmessagli dal Ministero, si è espresso nel senso che i pagamenti a favore del consorzio Astrea potranno essere effettuati subordinatamente alla presentazione, da parte di questo, della documentazione attestante gli avvenuti versamenti delle retribuzione e dei contributi in favore del personale. Tali documenti, richiesti al consorzio in data

28 aprile 2008, non sono stati ancora integralmente prodotti. Dalla situazione sopra rappresentata è derivata l'interruzione totale nell'erogazione del servizio da parte del consorzio Astrea. Pertanto, il Ministero ha provveduto a comunicare a tutti i presidenti di corte d'appello le modalità operative da adottare per far fronte, nell'immediatezza, a tale situazione di emergenza. Nel frattempo, sono proseguiti, senza sosta, i contatti con l'Avvocatura generale dello Stato al fine di trovare una soluzione ottimale alle varie problematiche»;
il sistema di appalto del servizio di verbalizzazione delle udienze penali, mediante registrazione e trascrizione, è affidato, ormai, prevalentemente a società private esterne, che utilizzano centinaia di giovani reclutati dal miraggio di lavorare nel tribunale spesso purtroppo non adeguatamente formati e verosimilmente sottopagati, il che, da un lato comporta una serie di costi sicuramente rilevanti, dall'altro non consente una effettiva ed efficace pubblicità del processo e una accurata e corretta gestione dei dati sensibili trattati;
purtroppo sembra che, anche a causa di una serie di scelte di gestione sbagliate, ci si trovi ad assistere alla degenerazione di un sistema che non garantisce a pieno l'adeguatezza tecnica degli addetti al servizio finalizzata ad offrire un servizio realmente utile nell'amministrazione della giustizia -:
se il Ministro non ritenga che la questione della trascrizione degli atti dibattimentali e dell'ufficio del Gip debba essere del tutto ripensata assumendo iniziative se del caso normative, dirette a prevedere un oculato decentramento della gestione del servizio, una maggiore responsabilizzazione dei capi degli uffici giudiziari ed il conferimento di singoli incarichi di consulenza tecnica all'ausiliario del giudice, conformati a protocolli elaborati dal Ministero, d'intesa con i presidenti delle Corti d'appello, al fine di poter garantire la professionalità, la puntualità, la riservatezza nella raccolta dei dati nonché un risparmio in termini di costi.
(5-05752)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 25 novembre 2011, sul quotidiano La Nuova Ferrara, è apparso un articolo intitolato: «Polizia penitenziaria a corto di mezzi, così salta il processo per il detenuto»;
nell'articolo citato viene riferito che il tribunale di Ferrara si è visto costretto a rinviare un'udienza perché la polizia penitenziaria non ha potuto portare materialmente il detenuto dal carcere a palazzo di giustizia;
l'imputato, Sereno Quirino, 47 anni, di origine napoletana, invece di essere tradotto in tribunale, è rimasto direttamente in carcere, e con lui anche i due testimoni, già ristretti per altro reato nella casa circondariale, ciò a causa del fatto che quella mattina non c'erano abbastanza cellulari per trasportare tutti i detenuti in attesa di convalida di misura cautelare o di processo;
l'udienza, che doveva tenersi in aula A alle 9.30, è stata dunque rinviata al 6 dicembre 2011 -:
quali provvedimenti urgenti intenda adottare la casa circondariale di Ferrara dei mezzi e degli uomini necessari per far fronte alle continue traduzioni esterne dei detenuti.
(5-05756)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il 22 novembre 2011, la prima firmataria del presente atto si è recata in visita ispettiva presso il carcere romano di Regina Coeli accompagnata dall'avvocato

Alessandro Gerardi e da Irene Testa, militante radicale nonché segretaria dell'associazione Il Detenuto Ignoto;
la visita è stata guidata dagli appartenenti al Corpo della polizia giudiziaria, in particolare dal comandante Moccaldo, dal Commissario Lancieri e dal brigadiere Emiliano Francescangeli; inoltre nel corso della visita la delegazione radicale ha avuto modo di incontrare anche il dirigente sanitario, dottor Franceschini, e la psicologa Ada Palmonella, la quale presta la propria attività all'interno del reparto «Nuovi Giunti»;
la casa circondariale di Regina Coeli è una struttura realizzata nel 1600 e ormai non è più in grado di garantire standard accettabili di carcerazione; non a caso la stessa richiede continui e costosissimi lavori di restaurazione;
al momento dell'ingresso in carcere, a Regina Coeli erano presenti 1197 detenuti su una capienza regolamentare di 724 posti e «tollerabile» di 1002; di questi ben 676 risultavano essere stranieri (comunitari ed extracomunitari). Un detenuto su quattro è in attesa di appello, mentre i detenuti tossicodipendenti ammontano a 672 e quelli affetti da HIV a 37;
il dato delle presenze fa letteralmente impallidire atteso che: a) lo stesso è aggravato dal fatto che attualmente nella casa circondariale di Regina Coeli una sezione e mezza risulta essere chiusa per lavori di ristrutturazione; b) il numero dei reclusi supera di molto anche quella capienza «tollerabile» spesso usata dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria come metro di misura per minimizzare il dramma del sovraffollamento;
la conseguenza più grave del sovraffollamento è legata al peggioramento delle condizioni di vita dei detenuti e di quelle di lavoro degli operatori penitenziari, in particolar modo degli agenti di polizia penitenziaria in cronica carenza di organico (capita spesso che due soli agenti debbano controllare oltre 220 detenuti);
secondo quanto denunciato il 4 ottobre 2011 dal Garante regionale del Lazio per i detenuti, Angiolo Marroni, a Regina Coeli «i detenuti sono costretti, a causa del sovraffollamento, a dormire in sei o otto in celle che dovrebbero contenerne la metà o su materassi gettati in terra in locali destinati alla socialità, con soli 20 minuti di aria al giorno a disposizione, qualche volta senza mangiare, e con il rischio di epidemie alle porte»;
nel recente passato i collaboratori del Garante hanno ricevuto lamentele dai detenuti della casa circondariale di via della Lungara anche per la quantità e la qualità del cibo; in almeno un'occasione, 50 detenuti della sezione di primo ingresso non hanno ricevuto il pasto;
nell'istituto di pena in questione, inoltre, la situazione igienico-sanitaria comincia ad essere preoccupante, con il rischio che scoppino epidemie con malattie contagiose come tubercolosi e scabbia;
la visita ispettiva, durata all'incirca tre ore, si è svolta all'interno del centro diagnostico terapeutico e del reparto «nuovi giunti», la cui capienza regolamentare è di 120 posti ma che attualmente contiene 156 detenuti;
nel reparto chirurgia del centro diagnostico terapeutico non funziona la sala operatoria e all'interno di esso sono ubicati 89 detenuti; tra questi vi è anche il signor A. B. il quale, sebbene abbia bisogno di costante assistenza psichiatrica, da quando è stato recluso è riuscito a parlare soltanto una volta con lo psicologo;
nella sezione nuovi giunti, composta di tre piani, il sovraffollamento, i divieti di incontro, i casi di isolamento sanitario e disciplinare rendono la situazione ingestibile: 3 detenuti sono ristretti all'interno di celle di circa 6 metri quadri, costruite per contenere una sola persona; gli stessi rimangono chiusi nelle loro stanze 23 ore e 40 minuti su 24 nell'ozio più completo (soltanto dieci di loro lavorano) e con il blindato della cella che si chiude alle 18 fino al mattino successivo; hanno appena

20 minuti d'aria al giorno, non possono cucinare, non hanno momenti di socialità, possono contare su un solo rotolo di carta igienica fornito dall'amministrazione, non possono fare la doccia tutti i giorni ma solo 2 o 3 volte la settimana, non vengono fomiti loro detergenti sufficienti per pulire le celle, molti gabinetti sono rotti, in alcune celle mancano le lampadine e in due casi non funzionava nemmeno il televisore; alcuni reclusi non hanno nemmeno la branda e sono quindi costretti a vivere su materassi stesi a terra;
nel reparto primo ingresso, inoltre, gli arredi delle celle sono scarsi e inadeguati (a volte i detenuti sono costretti a mettere sotto i letti gli oggetti personali, compresi gli indumenti), il vitto insufficiente, i muri scrostati, sporchi e ammuffiti. Al primo piano l'area ricreativa è stata trasformata in una cella all'interno della quale sono ristretti ben cinque detenuti e qualche settimana prima della visita ispettiva, all'interno del bagno degli psicologi, sei di loro hanno dormito in terra;
la direttiva europea 2008/120/CE del Consiglio (18 dicembre 2008) riguardante le norme minime per la protezione dei suini, al punto 8 delle considerazioni iniziali stabilisce che «I suini traggono beneficio da un ambiente che corrisponde alle loro esigenze in termini di possibilità di movimento e di comportamento esplorativo. Il loro benessere sembra essere pregiudicato da forti restrizioni di spazio»; nella stessa direttiva si fa anche riferimento allo spazio che devono avere a disposizione i suini di sesso maschile adulti: «i recinti per i verri devono essere sistemati e costruiti in modo da permettere all'animale di girarsi e di avere il contatto uditivo, olfattivo e visivo con gli altri suini. Il verro adulto deve disporre di una superficie libera al suolo di almeno 6 metri quadrati»; è possibile pertanto affermare che nel reparto nuovi giunti del carcere di Regina Coeli i detenuti, essendo ristretti in spazi non superiori ai 2 metri quadri a testa, dispongono di un terzo dello spazio che le direttive europee impongono per gli allevamenti di suini;
nel corso della visita ispettiva la prima firmataria del presente atto ha avuto modo di colloquiare con decine e decine di detenuti. Nella circostanza uno di loro, il signor E. F. ha detto di soffrire di paralisi ostetrica (lo stesso soffre di malformazione al braccio destro fin dalla nascita) e quindi di avere enormi problemi di movimento non potendo egli né lavarsi né vestirsi in modo autonomo, cioè senza chiedere l'aiuto e l'assistenza degli altri detenuti. Un altro recluso, africano, avverte continui e forti dolori alla schiena a causa di una coltellata ricevuta in passato e, quindi, dice di essere fortemente limitato nei movimenti e di aver bisogno di cure mediche che nessuno ancora gli ha saputo garantire;
a causa del taglio del 35 per cento al monte ore, già estremamente esiguo, degli psicologi penitenziari, a Regina Coeli, nel delicatissimo reparto nuovi giunti - laddove cioè occorre valutare le condizioni psicologiche di chi ha appena varcato la soglia del carcere, il pericolo che compia atti di auto o eterolesionismo, e dunque indicare per ciascuno se, ad esempio, si renda necessaria la detenzione in una cella di quelle cosiddette «a rischio», senza lenzuola né suppellettili, o in una cella normale - si prevedono solo 24 ore mensili da ripartire fra 7 psicologi, mentre per l'osservazione e trattamento sono previste solo 10 ore mensili;
nella sezione primo ingresso i detenuti dovrebbero permanere solo qualche giorno in attesa di essere destinati alle rispettive sezioni, ciononostante quasi tutti, a causa del sovraffollamento, sono costretti a restare chiusi in quel reparto anche per mesi e mesi;
a Regina Coeli la prima firmataria del presente atto ha potuto riscontrare una situazione di vera e propria emergenza umanitaria la quale non è ancora deflagrata grazie al senso di responsabilità dei detenuti e, soprattutto, all'impegno della polizia e degli operatori penitenziari. Per tutti questi motivi gli interroganti hanno deciso di portare anche a conoscenza

del magistrato di sorveglianza gli esiti della visita ispettiva affinché lo stesso si attivi esercitando i poteri/doveri che gli attribuisce l'ordinamento penitenziario in materia di vigilanza sul rispetto delle leggi e dei regolamenti che sovrintendono l'esecuzione della custodia in carcere;
quanto esposto in merito al sovraffollamento, all'inadeguatezza della struttura, alla carenza di personale, alla scarsa assistenza sanitaria ed alle precarie condizioni igieniche è già stato oggetto di altri atti di sindacato ispettivo poiché già rilevato nel corso delle numerose visite effettuate dalla prima firmataria del presente atto presso la struttura penitenziaria romana -:
se il Governo sia a conoscenza di tutto quanto sopra esposto e, in caso affermativo, se ritenga opportuno effettuare, negli ambiti di competenza, ispezioni all'interno della casa circondariale di Regina Coeli;
quali iniziative, negli ambiti di competenza, si intendano intraprendere al fine di: a) rimuovere tutte le criticità e aberrazioni evidenziate in premessa; b) garantire il rispetto del terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione.
(5-05757)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
per esperienza diretta sul campo, i direttori degli istituti penitenziari e degli uffici di esecuzione penale esterna, hanno quella competenza specifica nella gestione dell'organizzazione amministrativa, complessa, pluri e inter-professionale, necessaria per gestire l'esecuzione delle misure privative della libertà personale: per questo nel 2005, con la legge n. 154, è stata creata la «carriera dirigenziale penitenziaria» alla quale la legge ha riconosciuto un ordinamento speciale di diritto pubblico, al pari di altre famiglie professionali incaricate di funzioni di competenza esclusiva dello Stato, come i magistrati, i prefetti, le forze di polizia, i diplomatici;
successivamente, nel 2006, è stato approvato il decreto legislativo 15 febbraio 2006, n. 63, che ha definito l'ordinamento della carriera dirigenziale penitenziaria;
da allora l'ordinamento della carriera dirigenziale penitenziaria è rimasto privo di qualunque concreta attuazione, tanto per gli aspetti economici, quanto per quelli giuridici e di carriera, tutti aspetti sostanzialmente legati alla mancata stipula del primo contratto di categoria, atteso che il tavolo negoziale apertosi dopo la grande manifestazione di protesta di tutte le organizzazioni sindacali della dirigenza penitenziaria, svoltasi il 7 luglio 2011 dinanzi al dipartimento della funzione pubblica, si è arenato dopo due sole riunioni, a causa del differimento a data da destinarsi comunicato dalla parte pubblica;
il sovraffollamento delle strutture carcerarie si configura quale grave situazione di disagio e illegalità tale da comportare delle condizioni spesso considerabili inumane e degradanti per i detenuti, le quali sono sanzionabili, come già avvenuto, dagli organi di giustizia europea e internazionali; realizzano di fatto un aggravio di pena rispetto a quanto comminato dai giudici; rendono impossibile ogni ipotesi di rieducazione del detenuto prevista dall'articolo 27 della Costituzione;
a ciò si unisce una grave carenza di personale addetto alla custodia, alla vigilanza, alla rieducazione e ad altri aspetti essenziali connessi con la detenzione;
in particolare, per quanto riguarda specificamente i dirigenti penitenziari, occorre evidenziare che l'ultima immissione nel ruolo dei direttori risale al lontano 1997 e che a vario titolo, per effetto degli intervenuti collocamenti a riposo e per interventi legislativi di riduzione della spesa, l'organico dei direttori in servizio ha subito una pesante e progressiva riduzione, sino a giungere alle attuali 385 unità che, per effetto della riduzione prevista dall'articolo 1 del decreto-legge 13 agosto

2011, n. 138, subirà, ove non si intervenga con urgenza e normativamente, ad una diminuzione ulteriore di circa 40 posti;
in molte regioni, tra l'altro, risultano mancanti numerose figure di direttore di istituto di pena da assegnare ad altrettanti istituti, la qual cosa costringe i direttori in servizio a gestire più istituti;
nel comunicato sindacale del 28 novembre 2011, il segretario del Sindacato direttori penitenziari (SI.DI.PE), organizzazione sindacale che raccoglie il maggior numero di dirigenti penitenziari, ha reso noto che «il Capo del Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria, pur esprimendo il proprio rammarico, avrebbe comunicato a molti dirigenti penitenziari, generali e non, presso il Dipartimento, che la recente normativa, unita ad una direttiva del Ministro della giustizia, determina l'avvio delle procedure per la cessazione anticipata del rapporto di servizio dei dirigenti che hanno raggiunto quaranta anni di contribuzione»;
il timore del sindacato dei dirigenti penitenziari è rappresentato dal fatto che la cessazione anticipata del rapporto di servizio dei dirigenti che hanno raggiunto quaranta anni di contribuzione, non darà l'avvio a nuovi concorsi per dirigenti penitenziari, atteso che, negli ultimi mesi, i posti di comando del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria che, sulla base del decreto legislativo n. 63 del 2006, spetterebbero ai dirigenti penitenziari, vengono continuamente assegnati ai magistrati cosiddetti «fuori ruolo»;
in occasione dell'incarico conferito al professor Monti per la formazione del Governo, l'Unione delle camere penali ha sottoscritto un appello affinché il Sottosegretario alla giustizia sia persona che possieda, tra le altre, una specifica competenza in materia, precisando che «senza nulla togliere al profilo dei diversi candidati, vi è da rilevare che a fronte di un ministero della Giustizia affollato di magistrati fuori ruolo, la nomina di un sottosegretario prelevato direttamente dai ranghi della magistratura mantiene e rafforza la commistione del tutto impropria tra i compiti politici e amministrazione della Giustizia che da decenni si registra. Sarebbe auspicabile che il governo desse un segno di discontinuità rispetto al passato dimostrando, tra l'altro, che nel variegato mondo della giustizia è del tutto erroneo identificare la competenza tecnica solo nei magistrati» -:
se corrisponda al vero quanto scritto nel comunicato del Sindacato dei dirigenti penitenziari del 28 luglio 2011, ossia che starebbero per prendere avvio le procedure che porteranno alla cessazione anticipata del rapporto di servizio dei dirigenti penitenziari che hanno raggiunto quaranta anni di contribuzione;
se si intendano bandire nuovi concorsi per dirigenti penitenziari sulla base di quanto stabilito nel decreto legislativo n. 63 del 2006, così da aumentare il numero, di per sé abbastanza esiguo ed insufficiente, dei direttori degli istituti penitenziari e degli uffici di esecuzione penale esterna;
cosa intenda fare, più in generale, al fine di dare concreta attuazione a tutti gli aspetti - economici, giuridici e di carriera - sanciti e riconosciuti nelle norme di all'ordinamento della carriera dirigenziale penitenziaria introdotte con il decreto legislativo n. 63 del 2006;
quanti siano i posti di comando all'interno dell'amministrazione penitenziaria che, sebbene sulla base del decreto legislativo n. 63 del 2006 spettino ai dirigenti penitenziari, vengono attualmente ricoperti dai magistrati «fuori ruolo» e se non ritenga di dover ridimensionare tale presenza, riservandola a casi eccezionali di comprovata professionalità ed esperienza;
se, più in generale, al fine di assicurare l'efficienza del servizio della giustizia, non intenda promuovere l'immediata revisione delle modalità di collocamento fuori ruolo dei magistrati e di attribuzione

degli incarichi extragiudiziari, salvaguardando le contrapposte esigenze di non disperdere «forza lavoro» né, per contro, preziose professionalità.
(5-05758)

Interrogazioni a risposta scritta:

NICOLA MOLTENI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
com'è riportato da vari quotidiani nazionali è stato nominato capo di gabinetto del neo Ministro della giustizia il dottor Filippo Grisolia;
il dottor Filippo Grisolia è anche il presidente della corte di assise del tribunale di Milano, che stava giudicando diversi imputati in merito all'efferato caso che vede Lea Garofalo, collaboratrice di giustizia, sequestrata, uccisa con un colpo di pistola e il cui cadavere è stato «sciolto» nell'acido;
l'opinione pubblica fu turbata grandemente, sia per la gravità dei reati, nonché per il contesto in cui furono commessi e per la pericolosità dei mandanti ed esecutori, ma oltremodo anche dal fatto che il marito e i familiari erano coinvolti in prima persona negli efferati delitti;
tra gli imputati vi è il marito della vittima, contro cui si è costituita parte civile la figlia Denise, 19 anni, che vive sotto protezione e che nelle scorse settimane aveva reso una coraggiosa testimonianza;
stante la modificazione della composizione del collegio giudicante, le difese, utilizzando gli strumenti previsti dal codice di rito, non hanno dato il consenso a mantenere valide le prove finora raccolte in dibattimento, rendendo in buona parte inutilizzabile tutto il lavoro svolto in aula;
tale circostanza comporta che il processo dovrà ricominciare da «zero», e il Pubblico ministero della direzione distrettuale antimafia dovrà riconvocare tutti i testi finora ascoltati, tra cui la figlia Denise;
per il procedimento detto vi è anche l'ulteriore difficoltà legata al trascorrere del tempo, dato che se entro luglio non dovesse giungere a sentenza di primo grado per ben sei imputati, attualmente in custodia cautelare, scadranno i termini di carcerazione preventiva e potrebbero tornare in libertà;
nonostante le dichiarazioni del presidente del tribunale di Milano e la nomina di altro magistrato che sostituirà il presidente Filippo Grisolia, è evidente che il rischio che non si arrivi a sentenza prima di luglio, e che di conseguenza gli imputati vengano scarcerati, appare non solo concreta ma alquanto probabile;
infine, a un primo esame, la nomina compiuta da questo Ministro del capo di gabinetto appare priva della necessaria ponderazione tra i diversi interessi che compongono e debbono sempre coesistere in tutte le decisioni, a maggior ragione in quelle con un forte potere discrezionale, e questo al fine di non consentire che si provochi un vulnus che vada a nuocere sia alla tutela dell'ordine pubblico che al buon andamento della giustizia -:
quali urgenti iniziative il Ministro intenda assumere per evitare i gravi effetti pregiudizievoli ricordati in premessa.
(4-14047)

LUSSANA. - Al Ministro della giustizia. - premesso che:
come riportato da vari quotidiani, dovrà ricominciare dall'inizio il processo in corso da alcuni mesi, a Milano per l'omicidio di Lea Garofalo, poiché la corte di assise è rimasta senza il presidente Filippo Grisora, nominato capo di gabinetto del neo Ministro della giustizia Paola Severino;
l'opinione pubblica fu scossa profondamente dalla terribile vicenda di Lea Garofalo, collaboratrice di giustizia uccisa e sciolta nell'acido per mano del marito e dei suoi familiari, che colloca per la prima volta nel contesto milanese una modalità di uccisione tipica della 'ndrangheta;

il processo è iniziato due mesi fa e vede imputati per l'efferato omicidio il marito Vito Cosco, il fratelli dell'uomo e altre persone, tutti appartenenti a clan malavitosi, mentre una ragazza di diciannove anni, figlia della vittima e dell'imputato vive da tempo sotto tutela dopo aver denunciato la scomparsa della madre ed aver avuto il coraggio di costituirsi parte civile contro il padre;
in vista del cambiamento della composizione della corte, le difese, utilizzando gli strumenti forniti dalla legge, non hanno dato il consenso a mantenere valide le prove finora raccolte in dibattimento, azzerando così tutto il lavoro svolto in aula;
tale circostanza comporta che il processo, aggiornato al 1o dicembre 2011 per la nomina di un nuovo presidente dovrà ricominciare daccapo e il pubblico ministero della direzione distrettuale antimafia dovrà riconvocare tutti i testi finora ascoltati, tra cui la stessa Denise;
per il procedimento esiste anche un ulteriore problema legato al trascorrere del tempo, dato che entro luglio deve giungere alla conclusione del primo grado di giudizio, in quanto per i sei imputati, attualmente in carcere, scadranno i termini di custodia cautelare e, se entro quella data non interverrà la sentenza, potrebbero tornare in libertà;
appare sconcertante la mancata adozione di misure per evitare la cancellazione del lavoro svolto, cosicché il processo deve ripartire dalla prima udienza, particolare da non sottovalutare perché in questo caso i termini della custodia cautelare durano 1 anno, così da far temere fortemente la scarcerazione degli imputati nel prossimo mese di luglio -:
quali iniziative di competenza il Ministro intenda adottare per evitare i gravi effetti pregiudizievoli ricordati in premessa.
(4-14048)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante che Trenitalia s.p.a. abbia deciso di interrompere il servizio di treni notturni a decorrere dall'11 dicembre 2011, in conseguenza di una mancata corresponsione di finanziamenti da parte dello Stato e di un limitato interesse da parte dell'utenza, ad avviso della stessa impresa ferroviaria, per tale tipologia di servizio;
tale decisione appare non in linea con gli onerosi interventi di ammodernamento della flotta di vagoni letto, ivi incluse numerose carrozze di ultima generazione che risulterebbero al momento non utilizzate;
risulta, altresì, che numerosi disservizi hanno preceduto la comunicazione della soppressione dei treni notturni, tanto che i viaggiatori si sono, tra l'altro, rivolti alla procura della Repubblica di Torino lamentando carenze (riduzione del servizio e della manutenzione, difficoltà per le prenotazioni), a conferma della rilevanza sociale dei treni notte e dell'effettiva richiesta di tale servizio da parte della collettività;
la suddetta procura, peraltro, a seguito di una segnalazione dei sindacati, ha aperto un'inchiesta sull'intermediazione di manodopera relativa al lavoro sui treni notturni in questione. In particolare, ad avviso della magistratura, vi sarebbe stato un subappalto illecito del servizio svolto a bordo dei convogli, che avrebbe danneggiato i lavoratori Servirail Italia s.r.l., quasi 500 in tutta Italia. I lavoratori, infatti, sono stati già raggiunti da lettere di licenziamento in conseguenza della cessazione del servizio a far data dall'11 dicembre 2011. L'ipotesi di reato sarebbe quella di «somministrazione illecita di

manodopera», in quanto i suddetti lavoratori avrebbero svolto l'attività direttamente al servizio di Trenitalia su treni di proprietà della stessa impresa ferroviaria, eseguendo disposizioni e collaborando con il personale di Trenitalia, utilizzando gli stessi strumenti tecnologici e le stesse divise, operando in applicazione del medesimo contratto. Sulla base di informazioni acquisite dalla stampa, il magistrato ha affidato ai carabinieri del Nas il compito di verificare la situazione;
risulta, peraltro, che Trenitalia avrebbe annunciato l'assunzione di mille unità di personale mediante concorsi e chiamata diretta, senza prima procedere ad integrare i lavoratori impegnati sui treni notturni;
la soppressione dei treni notturni avrebbe, pertanto, impatto sia sull'utenza, in particolare dalle regioni del Sud, che sono già escluse dall'alta velocità e che perderanno adesso anche treni comodi e confortevoli, sia sui lavoratori che perderanno il proprio posto di lavoro -:
se non intendano intervenire su Trenitalia s.p.a al fine di garantire un servizio efficiente e di qualità di treni notturni ed assumere, per quanto di competenza, iniziative perché si possa giungere ad integrare tutto il personale dei treni notte di Servirail Italia s.r.l. con decorrenza 11 dicembre 2011, prima di avviare le mille assunzioni annunciate da Trenitalia, avvalendosi della professionalità e della lunga esperienza di personale già formato, con conseguenti risparmi, a copertura dei posti disponibili.
(2-01277)
«Stagno d'Alcontres, Fallica, Iapicca, Pugliese, Misiti, Soglia, Terranova, Grimaldi, Brugger».

Interrogazione a risposta in Commissione:

VELO, ALBINI, DE PASQUALE, GATTI, FONTANELLI e CENNI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel giugno del 1999, con l'approvazione in conferenza di servizi del progetto definitivo dell'ampliamento a tre corsie dell'autostrada A1, tratto Firenze Nord- Firenze Sud, è stato firmato, su richiesta delle amministrazioni locali interessate, un accordo procedimentale relativo alle opere di ricaduta connesse all'ampliamento. L'accordo prevedeva, tra gli altri, i seguenti interventi di potenziamento e messa in sicurezza, con l'obiettivo di allontanare il traffico di attraversamento da Tavarnuzze, Bottai e Galluzzo, per migliorare la qualità della vita dei residenti e poter adeguatamente riqualificare tali centri:
a) due semisvincoli sulla Firenze-Siena, in grado di liberare Tavarnuzze dal traffico di attraversamento;
b) l'allungamento della galleria di Pozzolatico;
c) la trasformazione della zona «Pali Enel» lungo la Greve in un parco pubblico attrezzato;
d) un parcheggio scambiatore nell'area vicino al casello di Firenze Certosa (oggi Firenze Impruneta);
e) l'ampliamento e la riqualificazione del parcheggio dei Bottai;
f) una pista ciclopedonale da Bottai a Tavarnuzze;
g) il bypass del Galluzzo;
a dodici anni dalla firma del citato accordo, mentre è stata finalmente aperta la circolazione sulla terza corsia, le opere di compensazione e mitigazione legate all'intervento sono in larga parte incompiute, a causa di contenziosi con le imprese o sopravvenute difficoltà tecniche e procedurali, o addirittura mai iniziate;
risulta all'interrogante, in particolare, che le attività per la realizzazione delle principali opere di compensazione, il parcheggio scambiatore, il parcheggio dei Bottai e il bypass del Galluzzo, siano totalmente ferme, seppure a diversi livelli procedimentali;

il parcheggio scambiatore, che ha lo scopo di intercettare la funzione di sosta e scambio dei pendolari (finora svolta dal parcheggio dei Bottai), oltre ad offrire una localizzazione adeguata e attrezzata (bar, informazioni, servizi e altro) per un nodo di scambio relativo al trasporto pubblico locale, sia nella direzione del Chianti che in quella verso la città di Firenze, è ancora fermo alla progettazione preliminare, nonostante le sollecitazioni del comitato tecnico di garanzia, per imprecisati problemi tecnici e perché le soluzioni progettuali ipotizzate prevedevano eccessivi costi di gestione;
i lavori del parcheggio dei Bottai, del quale era prevista in progetto la riqualificazione e l'ampliamento, nonché la realizzazione di una pensilina per la sosta degli autobus del trasporto pubblico, che si riteneva di potenziare dopo l'apertura del bypass del Galluzzo, iniziati e continuamente interrotti a causa del contenzioso con la ditta appaltatrice, la BTP, sono fermi anche se la struttura potrebbe già essere parzialmente utilizzata;
i lavori del cosiddetto bypass del Galluzzo, che ha lo scopo di collegare il traffico proveniente dal Chianti e dalla Firenze Siena con la Senese, evitando Bottai e Galluzzo e di limitare il traffico di attraversamento, con notevoli miglioramenti nella qualità della vita degli abitanti, della qualità dell'aria, ma anche della viabilità, oltre a consentire la riorganizzazione del traffico nella zona sud di Firenze e migliorare la viabilità trasversale verso la Bagnese e Ponte a Greve (garantendo anche un collegamento snello con la linea 1 della tramvia), sono fermi per i citati problemi con la ditta appaltatrice, ma anche a causa di una indagine giudiziaria sull'utilizzo e/o lo smaltimento delle terre di scavo;
riassumendo, dal 1999 ad oggi e considerato quanto precede, sono stati realizzati solo piccoli interventi e i due semisvincoli. È stata, inoltre, recentemente firmata la convenzione tra società autostrade e il comune di Impruneta per la realizzazione del Parco Pali e con il comune di Firenze per la realizzazione del bypass delle Cascine del Riccio ed altre opere minori;
alle numerose manifestazioni di protesta spontanee si è recentemente aggiunta l'iniziativa della provincia di Firenze e degli altri enti locali interessati i quali, constatando l'inerzia della società appaltatrice e delle concessionarie, si sono mobilitati a sostegno delle giuste rivendicazioni dei cittadini che, stanchi di sopportare una situazione di forte disagio derivante dalla presenza di tanti cantieri, peraltro inattivi, in una zona a fortissima concentrazione di traffico, lamentano anche notevoli pericoli per la propria incolumità a causa delle lunghe attese degli autobus lungo la Senese e degli attraversamenti pedonali non protetti dai previsti impianti semaforici;
ai disagi dei cittadini si aggiungono quelli dei lavoratori della concessionaria, BTP, vittime del contenzioso con la società autostrade e della crisi aziendale, spesso privati persino del salario loro dovuto -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e se non reputi opportuno intervenire per favorire lo sblocco dei cantieri e la consegna di opere indispensabili per la ripresa delle attività economiche e, ancor più, per la sicurezza e la tutela della salute dei pendolari e di quanti vivono e lavorano in quell'area, in particolare, se non reputi di doversi attivare per consentire l'utilizzo anche parziale di quelle infrastrutture che, a seguito delle opportune verifiche sullo stato di avanzamento dei lavori e sulla presenza di tutti i requisiti di sicurezza, dimostrino di poter essere già destinate alla fruizione del pubblico.
(5-05753)

Interrogazioni a risposta scritta:

GIULIETTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
Riccardo Antonini, ferroviere, esponente dell'Assemblea del 29 giugno, e consulente

di parte civile, per l'inchiesta sulla strage ferroviaria di Viareggio, del 29 giugno 2009, per conto di alcuni familiari delle vittime e per la Filt-CGIL, qualche giorno fa è stato licenziato «per giusta causa», senza alcun preavviso, da parte delle Ferrovie dello Stato;
la lettera di licenziamento, inviata il 28 ottobre è pervenuta ad Antonini il 7 novembre e «facendo meno scalpore se fosse arrivata nei giorni tra il 2 e il 4 novembre, mentre si stava svolgendo a Lucca l'incidente probatorio per la strage di Viareggio»;
il motivo del licenziamento, stando al Rfi sarebbe dovuto «... in particolare per le gravi ingiurie e i pesanti insulti rivolti direttamente all'Amministratore delegato Mauro Moretti, nel corso di un dibattito pubblico nell'ambito di una manifestazione organizzata dal PD e tenutasi a Genova il 9 settembre»;
tale manifestazione è stata interrotta a causa delle contestazioni dei presenti. Antonini, quel giorno, così ha scritto in risposta alla prima contestazione disciplinare ricevuta: «smentisco di aver pronunciato frasi offensive. Quel giorno io ero in piedi nello spazio esterno al dibattito. Al termine dell'iniziativa mi sono mi avvicinato all'auto e alla scorta dell'Amministratore delegato e gli ho chiesto il perché dei 10 giorni di sospensione. Lui mi si è avvicinato di parecchio quasi a contatto fisico, dicendomi che se avessi continuato a partecipare all'incidente probatorio, come consulente di parte civile dei familiari delle vittime e della Filt-CGIL, avrebbe provveduto al mio licenziamento»;
«Articolo 21. Liberi di», di cui l'interrogante è portavoce, non solo è solidale con i parenti delle vittime della strage di Viareggio ma lo è anche con Riccardo Antonini perché il suo licenziamento sembrerebbe avere tutte le caratteristiche di un vero e proprio atto di rappresaglia e persino di una limitazione dei diritti di libertà previsti dal medesimo articolo 21 della Costituzione -:
quali iniziative intenda assumere nei confronti della società Ferrovie dello Stato per ripristinare una situazione di normalità e di rispetto della Carta costituzionale e del medesimo statuto dei lavoratori, dal momento che Antonini stava svolgendo la sua corretta funzione di perito per conto della Filt CGIL.
(4-14020)

FAVA e STUCCHI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nell'ambito del programma triennale e decennale degli investimenti prioritari Società Ferrovie dello Stato s.p.a. è stata autorizzata a provvedere alla realizzazione della linea ferroviaria Milano-Napoli, a norma dei decreti del Ministro dei trasporti di concerto con il Ministro del tesoro del 30 aprile 1990, n. 48/T, e del 16 maggio 1991, n. 71/T, e dei contratti di programma stipulati tra il Ministero dei trasporti e le Ferrovie dello Stato in data 23 gennaio 1991, 29 dicembre 1992, nonché 25 marzo 1996;
la concessione della progettazione esecutiva e della costruzione, nonché dello sfruttamento economico per cinquanta anni del sistema alta velocità, è stata affidata alla TAV s.p.a.;
in data 27 luglio 1995, la regione Toscana e il Ministero dei trasporti, le Ferrovie dello Stato s.p.a., la TAV s.p.a. hanno sottoscritto un accordo quadro sul «quadruplicamento veloce della tratta ferroviaria Bologna-Firenze, Sviluppo del Servizio Ferroviario Regionale e Trasporto merci su ferrovia», avente in allegato l'accordo «Preliminare» per l'attraversamento di Firenze;
in data 24 aprile 1997 è stato, altresì, sottoscritto uno specifico «Protocollo di intesa» per la definizione del tracciato della tratta terminale Alta Velocità Bologna-Firenze dal chilometro 71+500 all'innesto

nel nodo di Firenze, del tracciato del passante del nodo Alta Velocità di Firenze e della localizzazione della stazione Alta Velocità;
il 28 gennaio 1998 i firmatari del suddetto protocollo di intesa hanno sottoscritto l'atto aggiuntivo allo stesso in cui si definivano il tracciato del passante Alta Velocità nella zona Fortezza - Belfiore - Macelli e la collocazione della stazione Alta Velocità per la parte fuori terra e per la parte sotterranea e le modalità di cantierizzazione dei lavori;
l'approvazione delle opere può essere così scaricata nelle tappe che seguono:
a) il passante e la stazione Alta Velocità sono state approvate con conferenza di servizi del 3 marzo 1999 - in seno alla quale si sarebbe svolta la procedura di valutazione di impatto ambientale dell'opera - e del 28 dicembre 2003, in virtù delle modifiche sostanziali apportate al progetto che si sono succedute nel tempo;
b) il progetto di sistemazione a piano regolatore generale ferroviario tra le stazioni di Firenze Castello e Firenze Rifredi e per la realizzazione del dispositivo infrastrutturale del cosiddetto «scavalco» è stato approvato nell'ultima conferenza di servizi del 22 luglio 2005;

dall'iter di approvazione dell'opera sembrerebbe che il progetto per la realizzazione del passante e della stazione sotterranea sia stato approvato sprovvisto di legittima valutazione di impatto ambientale e in assenza di autorizzazione paesaggistica e che i lavori siano iniziati in violazione delle prescrizioni ambientali;
sulla base della documentazione esaminata, risulterebbe che:
a) l'opera è di limitata utilità per ammissione dello stesso Ministero e comporta un sacrificio economico non commisurato ai limitati benefici che essa è destinata a produrre;
b) non esiste l'autorizzazione paesaggistica con riferimento a tali lavori;
c) anche se si ritenesse esistente un'eventuale autorizzazione paesaggistica, la sostanziale integrale differenza del progetto rende necessaria una nuova procedura di Valutazione di impatto ambientale;
d) l'inizio dei lavori di scavo delle gallerie e della stazione è di dubbia legittimità perché a tutt'oggi non paiono rispettate le prescrizioni ambientali, tra cui anche la destinazione delle terre di scavo, cosicché gli scavi sono in corso quando ancora non si può sapere se, quando e dove saranno destinate le terre che saranno prodotte -:

se il Ministro sia a conoscenza di quanto esposto in premessa, se non si intenda accertare con la massima urgenza la legittimità o meno dell'opera, stante il fatto che essa - per stessa certificazione ministeriale - presenta evidenti rilievi critici per quanto riguarda il bilancio fra risorse e tempi necessari alla realizzazione del passante da un lato, e l'esiguità degli effetti attesi, in termini di capacità ed efficienza dell'intero sistema ferroviario, dall'altro e, posto che l'opera è in corso di realizzazione, se non si intenda sospendere i lavori iniziati in assenza del rispetto delle prescrizioni ambientali minime in punto di recupero delle terre di scavo.
(4-14036)

...

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

TULLO e ROSSA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. - Per sapere - premesso che:
il fenomeno dell'immigrazione nel nostro Paese è sempre più diffuso per

ragioni storiche, sociali, economiche che interessano molti Paesi, in particolare quelli nordafricani;
i flussi migratori pongono all'Italia, come ad altri Paesi europei, temi e politiche tese a favorire l'integrazione degli stranieri, con particolare attenzione ai bambini, a partire dal mondo della scuola e dello sport;
in questo quadro si muovono molte società sportive che hanno ormai tra le loro nobili finalità anche quella di favorire attraverso il gioco e lo sport l'inserimento e l'integrazione di minori provenienti da altri continenti e in molte situazioni si tratta di soggetti che sono soli nel nostro Paese e affidati a strutture adeguate, attraverso la rete dei servizi sociali dei nostri comuni;
la società sportiva, Nuova Oregina di Genova è nota per l'impegno sociale, attraverso i suoi volontari, nei confronti di soggetti minori affidati ai servizi sociali e attraverso questi a strutture come comunità alloggio/protette per favorire attraverso lo sport l'inserimento degli stessi nella nuova realtà in cui vivono e studiano;
nel mese di maggio 2011 la Federazione italiana gioco calcio aveva revocato alla società in questione il tesserino di un minore nordafricano, che aveva giocato per tutta la stagione ottenendo anche diverse convocazioni nella rappresentativa regionale; è di questi giorni la comunicazione alla Nuova Oregina che nella seduta del 10 novembre la FGCI ha rifiutato sulla base degli articoli 19 e 19-bis del regolamento FIFA su «status e trasferimenti di calciatori da paesi extracomunitari» il tesseramento di un ragazzo ghanese di 14 anni, in affidamento ai servizi sociali perché nella condizione di «rifugiato»;
nel carteggio intercorso tra la società e la FIGC, è emerso che sono migliaia i casi di minori che per le più disperate condizioni, sono costretti a vivere in Italia senza genitori, e che la richiesta di recuperare un loro consenso talvolta è palesemente impossibile;
forte può essere la delusione che un minore, già portatore di difficili storie personali e al centro di un percorso d'integrazione, può subire a seguito di tali decisioni, vanificando anche quegli sforzi messi in atto da diversi soggetti (servizi, comunità, società sportiva);
le normative FIFA e FIGC che amministrano il calcio anche dilettantistico sono tese a tutelare indubbiamente dal rischio di uno sfruttamento da parte di spregiudicati che tentano sul filo della legalità di strappare dal loro contesto per finalità speculative giovani atleti, magari abbandonandoli a se stessi in caso che non dimostrino doti tecniche adeguate;
è necessario, dinanzi alle situazioni denunciate nonché più complessivamente per il mutato contesto sociale legato ai flussi migratori, ritrovare un giusto equilibrio tra le normative vigenti, affinché siano evitate speculazioni legate all'attività sportiva, ma contemporaneamente sia evitata un'eccessiva rigidità che nei fatti mette in discussione il diritto al gioco dei minori stranieri -:
se il Governo sia a conoscenza di questa situazione, che coinvolge migliaia di minori stranieri, che per più ragioni sono soli nel nostro Paese e affidati alla rete dei servizi sociali e quali iniziative di competenza si intendano intraprendere per rivedere la normativa vigente a partire da quelle in materia di permessi di soggiorno, al fine di superare un problema che danneggia migliaia di minori e rende anche complicato il compito di educatori, volontari, istituzioni che anche attraverso lo sport ed il gioco sono impegnati a favorire politiche d'integrazione.
(5-05747)

PES, GHIZZONI, FRONER, FERRANTI, GATTI, BRANDOLINI, GNECCHI, MADIA, FARINONE, VERINI, SBROLLINI, SIRAGUSA, TULLO, D'ANTONA, FONTANELLI, DE PASQUALE, COSCIA, ARTURO MARIO LUIGI PARISI, NARDUCCI, MIOTTO, CONCIA, PEDOTO, SCHIRRU, STRIZZOLO, MOGHERINI REBESANI,

GRASSI, TIDEI, GARAVINI e CALVISI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione. - Per sapere - premesso che:
in data 11 novembre 2011 un'imbarcazione di 6 metri, con un motore di 40 cavalli, è partita da Annaba (Algeria) con 29 migranti e destinazione Francia;
due giorni dopo la partenza, i carabinieri di Carbonia hanno intercettato la richiesta di aiuto inviato dal cellulare di un naufrago;
in data 16 novembre, dopo cinque giorni dalla partenza e tre dall'allarme, l'imbarcazione viene avvistata dalla guardia costiera 65 miglia dalla costa;
i naufraghi, una volta recuperati, sono stati accompagnati al pronto soccorso di Iglesias in condizioni gravissime: fortemente disidratati, denutriti, in ipotermia, alcuni in stato soporoso;
uno di loro, di neanche 18 anni, è deceduto assiderato nell'imbarcazione nella notte tra il dodici e il tredici novembre;
quasi tutti i naufraghi presentavano le tipiche lesioni a mani e piedi di chi è stato a un passo dall'assideramento, alcuni presentavano fratture agli arti inferiori e superiori;
uno di loro presenta una lesione al polmone, probabilmente dovuta alla compressione toracica;
14 migranti stati accolti al centro di prima accoglienza di Elmas;
i dati di Fortess Europe - forniti dalla comunità di Sant'Egidio in occasione della Giornata mondiale del rifugiato - rivelano che nei primi cinque mesi del 2011 hanno perso la vita nel Mediterraneo, durante il loro tragitto verso l'Europa, 1820 persone; di queste 1.633 in viaggio verso il nostro Paese;
il bilancio dei morti è presumibilmente molto più grave se si pensa a quanti si trovavano a bordo di imbarcazioni di cui non si è avuta più notizia e che non sono mai riuscite a toccare le nostre coste;
il cambiamento degli assetti geopolitici che sta interessando i Paesi del Nord Africa ha spinto molte persone ad intraprendere le pericolose traversate in mare;
la Convenzione di Ginevra relativa allo status dei rifugiati, la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, la Convenzione ONU contro la tortura e altre pene o trattamenti inumani o degradanti, la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e il Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, vietano le espulsioni, i respingimenti e ogni forma di rinvio, diretto o indiretto, verso luoghi nei quali esista un serio rischio che le persone rinviate possano essere vittime di tortura, persecuzione, altre gravi violazioni dei diritti umani e conflitti armati o condizioni di violenza generalizzata;
in particolare, la Convenzione di Ginevra del 1951, all'articolo 33, stabilisce che «Nessuno Stato Contraente espellerà o respingerà, in qualsiasi modo, un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate a motivo della sua razza, della sua religione, della sua cittadinanza, della sua appartenenza a un gruppo sociale o delle sue opinioni politiche». L'obbligo di non-respingimento per gli Stati non comporta alcuna limitazione geografica e si applica a tutti gli agenti statali nell'esercizio delle loro funzioni all'interno o all'esterno del territorio nazionale. È vietata, quindi, non solo l'espulsione dal territorio di uno Stato ma anche il respingimento alle frontiere dello Stato o il rinvio o l'accompagnamento verso il luogo di temuta persecuzione;
gli obblighi sanciti da questi strumenti internazionali e richiamati dalla normativa nazionale sono inderogabili e debbono essere sempre rispettati dalle autorità che svolgono attività di controllo alle

frontiere e contrasto all'immigrazione irregolare, anche quando operano in zone extraterritoriali -:
se siano a conoscenza di quanto riportato in premessa;
se nell'affrontare questa drammatica vicenda, siano stati rispettati i diritti fondamentali della persona sanciti dalle convenzioni internazionali;
se intendano inaugurare una politica nuova rispetto a quanto fatto finora per fronteggiare la questione dell'immigrazione;
se il nostro Paese intenda svolgere un ruolo più attivo nel promuovere a livello europeo un approccio, non solo più solidale tra gli Stati membri, ma anche maggiormente attento all'integrazione e alla regolamentazione dei flussi migratori;
se siano in corso accordi bilaterali con l'Algeria per gestire in modo congiunto i flussi migratori, agevolando riforme atte a migliorare la condizione di vita e aiutare lo sviluppo delle popolazioni sopraffatte dalla miseria e da regimi illiberali, al fine di contenere alla radice i flussi migratori;
quali misure, in concreto, intendano adottare i Ministri interrogati al fine di gestire l'emergenza, con riferimento all'assistenza a terra e in mare dei profughi e quali iniziative formali intendano assumere per coinvolgere le istituzioni dell'Unione europea nella più ampia ottica di solidarietà tra i Paesi membri.
(5-05750)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 25 novembre 2011, l'agenzia di stampa ADNKRONOS ha diramato una notizia inquietante: dopo aver denunciato la violenza subita dall'ex compagno, una migrante clandestina è stata rinchiusa nel centro di identificazione ed espulsione di Bologna e ora rischia il rimpatrio coatto;
la donna infatti è rinchiusa nel centro di via Mattei a Bologna dalla fine di agosto, quando ha chiamato i carabinieri di Forlì denunciando di essere stata derubata, picchiata, stuprata e ferita alla gola con un coltello dal suo ex compagno;
la migrante era venuta in Italia per dare ai propri figli, rimasti lontano, una vita più dignitosa, dopodiché ha trovato lavoro e una casa tramite lo stesso uomo che prima l'ha aiutata e protetta, diventando il suo compagno, e si è poi trasformato nel suo aguzzino;
sulla vicenda il sito migranda.it ha deciso di lanciare il seguente appello in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne: «Le istituzioni hanno risposto alla sua richiesta di aiuto con la detenzione amministrativa riservata ai migranti che non hanno un regolare permesso di soggiorno. La sua storia che racconta di una doppia violenza subita come donna e come migrante non ha avuto alcuna importanza per loro ma ha molta importanza per noi» -:
se quanto esposto in premessa corrisponda al vero;
per quali motivi la donna sia stata richiusa all'interno di un centro di identificazione ed espulsione dopo aver denunciato di essere stata violentata dal suo ex compagno;
se non intenda rilasciare alla migrante un permesso di soggiorno per motivi di giustizia e, conseguentemente, revocare il decreto di espulsione e il successivo provvedimento di trattenimento presso il centro di identificazione ed espulsione.
(5-05755)

RONDINI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il giorno 13 maggio 2011, a Lacchiarella (Milano), vi è stata una diffusione a mezzo stampa di uno scritto prodotto dal consigliere di maggioranza dell'amministrazione comunale di Lacchiarella, signor

Fausto Franceschi, eletto regolarmente nella lista civica «Vivere Lacchiarella», il quale denuncia pubblicamente il grave fenomeno di evasione fiscale da parte della locale pro-loco, dell'abituale prassi di ricevere denaro da terzi senza emettere alcun tipo di fattura o ricevuta che attesti l'avvenuto incameramento di denaro, provento di affitti e usufrutti di strutture pubbliche di proprietà del comune di Lacchiarella, denunciando l'esistenza di un non chiaro e quantificabile «giro di nero» ovvero di denaro non tracciabile del quale non è chiara la sua destinazione e il suo utilizzo;
viene altresì evidenziato dal signor Fausto Franceschi, che il sindaco pro-tempore signor Luigi Acerbi era stato avvisato da tempo, tramite lettere scritte dallo stesso Franceschi (la prima risalirebbe all'agosto del 2010) di quanto accadeva nella pro-loco, stigmatizzando che lo stesso Acerbi non ha mai presentato alcun atto formale o azioni d'indagine o di controllo a seguito della denuncia del consigliere comunale appartenente alla sua coalizione il quale evidenziava che il sindaco da tempo sapesse di quanto accadeva, che nulla era stato fatto e che esso fosse connivente;
vengono nominati altri due consiglieri di maggioranza, dei quali non vengono esplicitati i nomi, che sono testimoni e vittime di questo tipo di gestione scorretta;
il signor Fausto Franceschi, essendo anche Consigliere della pro-loco di Lacchiarella, in quanto vi è una rappresentanza di consiglieri comunali che di diritto occupano tre posti nel consiglio di amministrazione della pro-loco (2 di maggioranza e 1 di minoranza) a seguito del rilevante contributo elargito dalla giunta comunale pari a 30.350,00 euro/anno, denuncia che all'atto della richiesta di visionare i bilanci della pro-loco ha ricevuto un categorico rifiuto da parte del Presidente della pro-loco signor Campagnoli;
il signor Fausto Franceschi denuncia che i consiglieri di maggioranza abbiano cercato di minimizzare e che mal sopportino la sua iniziativa facendo così supporre un ulteriore numero di soggetti, appartenenti alla maggioranza del gruppo consigliare «Vivere Lacchiarella», parimenti conniventi;
gli organi di stampa hanno ripreso quanto accaduto su denuncia dei cittadini di Lacchiarella; l'8 giugno 2011 è comparso un articolo su «La Padania» - pagine 8 e 9 - e il 10 giugno 2011 la notizia è stata diffusa al TG di Primarete Lombardia e Telecolor -:
se si intendano inviare ispettori della Guardia di finanza per effettuare gli accertamenti del caso affinché venga fatta chiarezza;
se, a seguito della grave denuncia e alla comprovata mancanza di trasparenza e di un comportamento integerrimo da parte dei consiglieri comunali di maggioranza, non si intenda valutare la sussistenza dei presupposti per l'esercizio dei poteri di cui all'articolo 142 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali.
(5-05760)

Interrogazioni a risposta scritta:

GARAGNANI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
si fa riferimento alla ipotizzata decisione dell'assessore al welfare del comune di Bologna di interventi protettivi dal freddo con la costruzione a carico del comune di «rifugi di legno» per gli immigrati irregolari;
la legislazione nazionale, in quanto tale ha come scopo la tutela della collettività intera e pertanto, a parere dell'interrogante, deve necessariamente prevalere su provvedimenti in contrasto con la medesima assunti dalla Giunta comunale;
non è certo in discussione il principio di solidarietà nei confronti di chi versa in condizioni di estrema indigenza bensì un preciso indirizzo politico che un Governo ed il Parlamento ha democraticamente

assunto per razionalizzare l'afflusso indiscriminato di clandestini privi di ogni prospettiva e di tutela nel nostro paese -:
se il Governo intenda dare una risposta precisa che, al di là del fatto particolare che è oggetto della presente interrogazione, chiarisca i margini di discrezionalità degli enti locali nel trattamento degli immigrati irregolari.
(4-14016)

RAO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
concluso il suo rapporto di lavoro con la Rai, dall'inizio di questo mese di novembre Michele Santoro conduce il programma «Servizio pubblico», che viene trasmesso su diverse piattaforme: sul satellite per gli abbonati a Sky, in streaming su diversi siti internet e sul digitale terrestre attraverso un network di reti locali disseminate su tutto il territorio nazionale;
il programma «Servizio pubblico» è prodotto da una società di cui fanno parte, tra gli altri, lo stesso Santoro e un'associazione senza scopo di lucro che ha raccolto le sottoscrizioni effettuate dai telespettatori;
il grande successo di pubblico registrato dal programma assume un particolare significato innovativo se si pensa che «Servizio pubblico» non va in onda su nessuna delle reti nazionali generaliste, che da sole raccolgono circa l'80 per cento di share:
in tutti e tre i giovedì successivi alla prima puntata, quella che ha consentito di valutare le potenzialità dell'esperimento di Santoro, si sono verificati furti e strani incidenti ai danni dei ripetitori di alcune delle reti locali che fanno parte del network che trasmette «Servizio pubblico». Il giorno della seconda puntata sono stati rubati due trasmettitori di Telelombardia; è stata poi la volta di due apparecchi del Trentino colpiti da un attentato incendiario e, ieri, di due ricevitori di ponte radio del gruppo televisivo Telesanterno-Telecentro di Modena;
i ripetitori del segnale televisivo non sono un comune impianto industriale, ma lo strumento attraverso cui si sostanzia un servizio pubblico, come dimostra la legge che assegna alle reti locali una quota del canone -:
quali siano gli orientamenti del Governo con riferimento agli episodi accaduti, anche in base a quanto emerso dalle indagini di Polizia giudiziaria, e se possano essere ritenuti diretti a danneggiare le reti locali colpite o la trasmissione di Michele Santoro;
quali urgenti misure intendano mettere in atto per garantire la sicurezza dei ripetitori televisivi;
quanti episodi di questo genere si verifichino, in media, nel corso di un anno e quanti se ne siano verificati nel 2011.
(4-14026)

NICOLA MOLTENI e RIVOLTA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione. - Per sapere - premesso che:
nel centro di accoglienza situato a Prestino, originariamente destinato ad ospitare attività di sostegno a beneficio di famiglie disagiate, sono presenti 85 extracomunitari provenienti da una struttura situata a Tavernola, sgomberata in quanto necessitante di importanti interventi manutentivi;
il trasferimento degli extracomunitari, provenienti in massima parte da Paesi popolati da persone di religione musulmana, e la loro permanenza a Prestino, paese della provincia comasca avente tremila abitanti, sono avversati dai cittadini residenti e dalle autorità circoscrizionali della zona, che ne hanno chiesto lo sgombero;
ciononostante, il prefetto di Como ha ritenuto di dover confermare le decisioni

relative alla presenza degli extracomunitari nel centro di accoglienza di Prestino;
i profughi di stanza nella provincia di Como - distribuiti tra Prestino ed i comuni di Capiago Intimiamo, Erba, Cucciago ed altri ancora - che continuano a costare 46 euro al giorno pro-capite agli enti locali, avrebbero dovuto essere rimpatriati, tanto più che la fase acuta dell'emergenza generata dalla crisi tunisina e dalla guerra di Libia è ormai superata;
sottolineando comunque come il territorio della provincia di Como e gli enti locali lariani abbiano contribuito per mesi con responsabilità e serietà, anche attraverso la collaborazione di alcune associazioni di volontariato, alla gestione dell'emergenza profughi provenienti dal Nord Africa -:
quali circostanze impediscano adesso di trasferire ad altro sito gli extracomunitari trasferiti a Prestino; quali motivazioni ostino al rimpatrio nei rispettivi Paesi di provenienza dei profughi presenti sul territorio della provincia di Como; come, infine, il Governo intenda gestire l'emergenza profughi in Italia e in particolare nella provincia di Como, ora che la guerra di Libia è terminata e la Tunisia si è finalmente avviata verso la ricostruzione politica ed economica, facendo venir meno i presupposti umanitari della concessione dei permessi temporanei di soggiorno.
(4-14031)

DI STANISLAO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione. - Per sapere - premesso che:
in occasione della Giornata mondiale sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, celebrata il 20 novembre, l'Unicef ha realizzato uno studio dal quale emerge che un adolescente di origine straniera su due (54,1 per cento) in Italia ha assistito a fenomeni di razzismo nei confronti di coetanei. Uno su cinque (il 22,2 per cento) ha invece subito in prima persona questo tipo di comportamento. Quanto ai comportamenti razzisti, più della metà (53,8 per cento) sono avvenuti nell'ultimo anno; gran parte (61,5 per cento) a scuola;
da tempo associazioni e organizzazioni che si battono per i minori chiedono che vengano rispettati i diritti di 572 mila minori di origine straniera nati in Italia. Complessivamente, sono quasi un milione i minori stranieri regolarmente registrati all'anagrafe. La campagna «L'Italia sono anch'io» punta a raccogliere 50 mila firme per presentare due proposte di legge: una sulla cittadinanza ai figli degli stranieri, l'altra sul voto alle elezioni amministrative per gli immigrati residenti;
l'Italia risiede nel Consiglio dei diritti umani dal 19 giugno 2011, e per dimostrare il suo impegno per i diritti umani, secondo Human Rights Watch, il Governo italiano deve dare particolare attenzione al fenomeno della discriminazione e del razzismo;
l'Italia ha il diritto e il dovere di adeguarsi ed entrare in un'«ottica europea» più ampia non solo per garantire condizioni di maggiore sicurezza dei cittadino ma anche per sensibilizzarli affinché ci sia maggior coesione e rispetto reciproco verso tutti gli extracomunitari che risiedono legalmente nel nostro Paese;
occorre pertanto una politica dell'integrazione efficace e risolutiva necessariamente da affrontare a 360 gradi per garantire la convivenza civile e democratica tra persona di diverse etnie;
in questo quadro, particolare attenzione deve essere data ai minori stranieri puntando sull'inclusione e non sulla discriminazione. Tutti i bambini e gli adolescenti rappresentano la più grande risorsa da valorizzare e da tutelare. Il buon esempio e le buone pratiche di convivenza civile devono partire dalle istituzioni che devono dare i necessari strumenti per una reale integrazione;
sarebbe opportuno avviare in tempi rapidi la riforma della legge sulla cittadinanza

attualmente ferma in Commissione affari costituzionali avviando percorsi agevolati di acquisizione della cittadinanza italiana per i minori stranieri nati in Italia e per i minori arrivati nel nostro Paese in tenera età -:
se il Governo intenda avviare opportune iniziative atte ad arginare il fenomeno del razzismo e della violenza tra bambini e adolescenti soprattutto nelle scuole.
(4-14033)

PELUFFO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
da articoli apparsi sul sito affaritaliani.it risultano casi di favori a «potenti di turno»; il primo caso è di una decina di giorni fa, la vicenda era quella «classica»: l'anziana mamma di un direttore sanitario si rompe una gamba, dovrebbe essere operata la settimana dopo e invece il sabato mattina si apre una sala operatoria generalmente chiusa, con tanto di primario, ex primario, e medici dalle mani abilissime;
sempre affaritaliani.it pubblica una notizia che riguarda il nipote del «potente milanese di turno» il quale intraprende, già una decina di anni fa, il commercio di auto di lusso, Lamborghini Gallardo, Ferrari F40 o Enzo o F50, Aston Martin, auto da sogno, che però richiedono veri e propri «investimenti» per essere comprate oppure, contratti di leasing molto onerosi;
dall'articolo risulta che, per problemi legati al fisco o altro, la persona non può intestarsi tutte le auto che alla fine gestisce; si tratta non di fuoriserie nuove, ma usate, finanziate da una società di leasing come se fossero nuove; a questo punto vengono coinvolti chirurghi, professionisti stimati, amici di famiglia che in alcuni casi intascano dai 15 mila ai 20 mila euro; altri sperano in un avanzamento di carriera;
da quanto risulta il parente del potente paga le multe irrogate a queste auto (non nella disponibilità dei prestanome), il parente del potente paga le rate del leasing (a tranche di 4 mila euro), ma ad un certo punto il meccanismo si inceppa e le auto iniziano a sparire: una viene rubata in Italia e riappare in Olanda con documenti falsi, un'altra una Aston Martin viene «fotografata» dalla Polstrada di Savona, che ovviamente chiama a rapporto il prestanome; intanto la rate del leasing arrivano puntuali;
da quanto si legge il parente del potente, intanto, appare e scompare a intermittenza; alcuni si sono rivolti a un legale per cercare di uscire da questa brutta trappola -:
se siano a conoscenza delle notizie apparse sul quotidiano online e quali iniziative di competenza siano state intraprese per stanare questi meccanismi di corruzione.
(4-14043)

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
si fa riferimento a quanto accaduto al terzo circolo didattico di Bologna a seguito della decisione del dirigente di sospendere dall'insegnamento della religione cattolica un'insegnante responsabile unicamente di avere trattato con i bambini la differenza fra male e bene citando un passo dell'Apocalisse, che riguarda - come ha detto l'insegnante medesima - metaforicamente la battaglia fra le forze del bene e quelle del male, ed in questo senso usare le espressioni artistiche della nostra tradizione religiosa è un arricchimento culturale di grande importanza e non certo una deminutio;
nonostante la solidarietà dei genitori manifestata esplicitamente al dirigente scolastico con una lettera, il medesimo

ha ritenuto di procedere all'allontanamento della docente in questione sulla base della protesta dei famigliari di una alunna, in realtà a parere dei genitori e dell'interpellante per una pregiudiziale ideologica, presente da sempre nella scuola di cui trattasi distintasi negli anni recenti per polemiche durissime contro il Ministro Gelmini e l'orientamento del Ministero nonché per la partecipazione a numerosi scioperi indetti dalla CGIL scuola, con relativa occupazione e violazione della normativa scolastica, il tutto oggetto negli anni passati di numerosi atti di sindacato ispettivo del sottoscritto e denunce alla magistratura;
la vicenda in esame evidenzia innanzitutto a giudizio dell'interrogante una indiretta violazione del Concordato fra Stato italiano e Chiesa cattolica, laddove esclude di fatto l'autorità ecclesiastica dal compito affidatole per legge di controllare che l'insegnamento della religione cattolica - esercitato su libera scelta dei genitori come ben si sa - si svolga secondo la disciplina e la tradizione della medesima, non sulla base di scelte del tutto discrezionali del docente o del dirigente scolastico; in questo senso il fatto che l'insegnante svolge a tutti gli effetti il suo compito educativo anche in altre materie, non essendo incaricata di insegnare la sola religione, nulla toglie alla gravità del provvedimento adottato, che secondo l'interrogante oltre a violare la libertà di insegnamento lede la professionalità della docente in questione in una materia delicata come quella succitata, senza addebiti particolari e senza una previa audizione della diretta interessata oltre che dell'autorità ecclesiastica competente;
in conclusione, l'interpellante rileva la persistente tendenza in provincia di Bologna di determinati dirigenti scolastici (non tutti ovviamente) a concepire l'insegnamento della religione cattolica, apostolica romana come una materia estranea al normale orario curriculare, in molti casi confinata nelle prime o ultime ore dell'orario scolastico, o come insegnamento di storia delle religioni in palese contrasto con la normativa vigente -:
se il Ministro intenda assumere ogni iniziativa di competenza non solo per chiarire i limiti di intervento dei dirigenti scolastici in questa materia, ma anche per far piena luce su quanto avvenuto nel terzo circolo didattico di Bologna e per ripristinare quella «legalità scolastica» spesso violata in nome dell'ideologia, ideologia che, a giudizio dell'interpellante, da sempre a Bologna ha trasformato esponenti di determinati settori del corpo docente in attivisti politici facendo venire meno il loro ruolo di educatori e causando danni enormi all'immagine stessa della scuola bolognese ed emiliano romagnola.
(2-01279) «Garagnani».

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARCO CARRA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'8 settembre 2011, presso l'ufficio scolastico territoriale provinciale di Mantova, si è tenuta la cerimonia di consegna dei premi della Borsa di studio intitolata al maggiore Ferruccio Spadini, milite fascista della guardia nazionale repubblicana il quale operò in Valcamonica tra il 1943 ed il 1945;
l'annuncio di tale cerimonia è apparso sul sito della signora Barbara Spadini (nipote del maggiore Spadini) sotto l'egida dell'aquila littoria;
in un primo momento, stando all'annuncio sopra citato, la cerimonia avrebbe dovuto tenersi presso la scuola media L.B. Alberti, la quale è parte dell'istituto comprensivo intitolato a Luisa Levi, la più giovane ebrea deportata da Mantova e morta quattordicenne nel campo di sterminio di Bergen Belsen;
le giuste proteste della comunità mantovana (ad esempio, la comunità

ebraica e l'Anpi) hanno impedito che la cerimonia si tenesse presso l'istituto comprensivo Levi;
Ferruccio Spadini è stato, come detto, maggiore della Guardia nazionale repubblicana in Valcamonica, dove ha comandato il battaglione ordine pubblico e ha commesso fatti così gravi da essere condannato, dopo la Liberazione, alla pena di morte dalla Corte d'assise straordinaria di Brescia. Spadini ha presentato ricorso contro la sentenza alla Corte di cassazione di Milano, ma il ricorso è stato respinto. Il 13 febbraio 1946, pochi mesi prima dell'amnistia Togliatti, il Maggiore repubblichino venne fucilato. Su 12 richieste di condanne a morte formulate dalla Corte d'assise straordinaria di Brescia, due sole furono eseguite. Nel 1960 i familiari del Maggiore presentarono un nuovo ricorso in Cassazione. Spadini, come altri, venne assolto post-mortem dall'accusa di concorso in omicidio. Il collaborazionismo rimase coperto dall'amnistia;
da un lato, è semplicemente vergognoso che si istituiscano borse di studio in nome di simili personaggi; dall'altro lato, è inqualificabile che queste stesse borse di studio vengano istituzionalizzate dal provveditorato, come accaduto a Mantova, tant'è che la signora Spadini ha scritto sul blog della Fondazione RSI di Roma che «grazie invece ad un'accorta organizzazione, il provveditore agli studi di Mantova, professoressa Bianchessi ha con atto pubblico conferito il premio in provveditorato, istituzionalizzando così il premio stesso, che diviene credibile e ufficiale. Nessuna cerimonia goliardica o folkloristica, attorno a mio nonno, ma un vero e proprio riconoscimento da parte dell'istituzione scuola che, inconsapevolmente, ha reso un grande servizio anche alla memoria storica di mio nonno e a tutta la Repubblica sociale Italiana. Questo precedente non voglio sia dimenticato perché spero sia un passo istituzionale che crei una "prima volta", cosa che finora nella scuola non è mai accaduto»;
quanto è accaduto è indegno per la città di Mantova, medaglia di bronzo al valor civile per le azioni umanitarie svolte dopo l'8 settembre 1943, e per lo stesso territorio della provincia, distintosi per le battaglie resistenziali. Per i cittadini mantovani è inaccettabile subire l'oltraggio di essere stati i primi a veder riconosciuto ufficialmente un premio alla memoria del collaborazionismo fascista agli invasori nazisti, ai massacratori delle popolazioni inermi, a coloro che hanno internato nei lager centinaia di migliaia di nostri soldati, agli sterminatori degli ebrei, dei rom e di tutti coloro che non erano graditi al regime -:
se il Ministero sia a conoscenza di tale vergognosa iniziativa;
quali iniziative il Ministro intenda assumere affinché il provveditorato di Mantova non si presti più alla istituzionalizzazione di simili fatti;
se il Ministro intenda intervenire (nelle forme e nei modi che riterrà opportuni) nei confronti del provveditore di Mantova professoressa Bianchessi onde evitare che, in futuro, copra, più o meno consapevolmente, un inaccettabile disegno revisionista;
quali iniziative il Ministro intenda assumere affinché, nel Paese, l'istituzione scolastica si adoperi per affermare la corretta memoria per impedire una riscrittura falsa della storia d'Italia, durante il periodo nazi-fascista, che non può conoscere compromessi tra chi si è battuto per la libertà e la democrazia nel nostro Paese e chi ha fatto la scelta di stare dalla parte della dittatura fascista.
(5-05746)

Interrogazioni a risposta scritta:

STUCCHI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
con ordinanza n. 05712/2010 reg. ord. sosp. del 14/12/2010 - reg. ric. n. 09819/2010 - il Consiglio di Stato ha

respinto l'istanza cautelare proposta in primo grado dai docenti appartenenti alla classe di concorso A/042 (informatica), che reclamavano l'esclusività dell'insegnamento della relativa materia;
il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per il biennio degli istituti tecnici commerciali, ha riconosciuto ai docenti appartenenti alla classe di concorso A/075 (dattilografia e stenografia) il diritto di insegnare informatica;
alcuni dirigenti scolastici sembra che abbiano affidato, nel biennio di taluni istituti bergamaschi, l'insegnamento dell'informatica privilegiando i docenti della classe di concorso A/042, anche non abilitati, penalizzando i docenti della classe di concorso A/075, abilitati da decenni, nonché insegnanti di ruolo -:
se non ritenga opportuno verificare i fatti sopra esposti e la corretta gestione delle assegnazioni dei docenti negli istituti bergamaschi.
(4-14004)

GHIZZONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 2, comma 9, della legge 30 dicembre 2010, n. 240, regola la durata dei mandati degli organi universitari, sia collegiali che non, nel periodo transitorio conseguente all'adozione dei nuovi statuti delle università come modificati in base alle norme previste dalla medesima legge;
per quanto riguarda i rettori, il medesimo comma prevede che il mandato dei rettori in carica al momento dell'adozione del nuovo statuto è prorogato sino al termine dell'anno accademico successivo;
l'articolo 29, comma 11, lettera a) della legge n. 240 del 2010 ha abrogato l'articolo 14, quinto comma, della legge 18 marzo 1958, n. 311, che prevedeva che il rettore collocato a riposo per limiti di età rimane in carica fino alla scadenza naturale del mandato;
a un rettore in carica che è collocato a riposo per limiti d'età in data successiva alla data di entrata in vigore della legge n. 240 del 2010, cioè successivamente al 29 gennaio 2011, non può più applicarsi la norma di proroga prevista dalla legge n. 311 del 1958 e ora esplicitamente abrogata;
d'altra parte, al rettore in carica al momento dell'adozione del nuovo statuto si applica la proroga sino al termine dell'anno accademico successivo di cui alle premesse;
il rettore che, dopo l'adozione del nuovo statuto della sua università, è collocato a riposo per limiti d'età viene a trovarsi in situazione di incertezza normativa riguardo alla sua permanenza nella carica -:
come il Ministro interrogato intenda dare soluzione al problema indicato, chiarendo i punti controversi evidenziati in premessa.
(4-14030)

ANTONINO RUSSO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la legge 296 del 2006 ha trasformato le graduatorie permanenti dei docenti in Graduatorie ad esaurimento;
dopo la chiusura delle graduatorie sono stati attivati nuovi corsi abilitanti e nel 2008 è stato approvato un emendamento alla legge 169 del 2008 che ha riaperto le graduatorie ad esaurimento per circa 21 mila docenti iscritti ai corsi abilitanti sopra indicati, non tenendo tuttavia conto, degli abilitati iscritti ai corsi speciali attivati nel 2007 di cui ai decreti ministeriali numeri 21 del 2005 e 85 del 2005;
dal 2008 al 2010 sono stati attivati nuovi corsi abilitanti con modalità identiche rispetto ai precedenti e determinati sulla base del fabbisogno di personale docente nelle scuole statali:
2008 e 2009: attivazione del secondo e terzo corso di secondo livello

finalizzato alla formazione dei docenti di strumento musicale nella scuola media (classe di concorso 77/A);
2008: attivazione dei bienni abilitanti COBASLID di formazione docenti ABA - arte e disegno;
2008 e 2009: attivazione dei semestri aggiuntivi, di cui alla nota ministeriale n. 3057/2008, attivati presso le SSIS;
2008, 2009 e 2010: attivazione dei corsi di laurea in scienze della formazione primaria;

l'articolo 15 del decreto ministeriale 249 del 2010 recante «Definizione della disciplina dei requisiti e delle modalità della formazione iniziale degli insegnanti della scuola dell'infanzia, della scuola primaria e della scuola secondaria di primo e secondo grado, ai sensi dell'articolo 2, comma 416, della legge 24 dicembre 2007, n. 244» attribuisce pari diritti di trattamento ai docenti iscritti dal 2007 al 2010 ai corsi abilitanti attivati prima dell'approvazione del suddetto decreto in data 15 febbraio 2011;
inoltre, l'ordine del giorno G105 - accolto durante la seduta n. 510 del 26 febbraio 2011 - ha impegnato il Governo a prevedere un intervento normativo finalizzato a consentire l'inserimento nelle graduatorie ad esaurimento di tutti i docenti iscritti dal 2009 al febbraio 2011 ai corsi a numero chiuso attivati su disposizione del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca;
si segnala, altresì, l'approvazione da parte del CNSU, in occasione dell'adunanza plenaria tenutasi il 18-19 aprile del 2011, di una mozione in favore della riapertura delle graduatorie ad esaurimento per i docenti immatricolati nel triennio 2008-2010 ai corsi abilitanti ministeriali;
il problema sopracitato è di tale portata che notevole è stata la mole degli atti pubblici di cui è stato oggetto: mozioni a livello regionale già approvate e molte altre in corso di approvazione, interrogazioni parlamentari presentate nell'anno 2010 e 2011 da esponenti sia di maggioranza che di opposizione, numerosi emendamenti presentati, sottoscritti ed approvati a livello bipartisan in occasione delle manovre correttive discusse nell'anno 2011;
in due note ministeriali diramate a seguito degli emendamenti 9.25 e 9.83, l'ufficio legislativo del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha certificato di voler dare avvio all'inserimento nelle graduatorie ad esaurimento dei docenti abilitati e abilitandi già a partire dal corrente anno scolastico 2011-2012 e ha chiarito come la riapertura dei termini per i nuovi aventi titolo non avrebbe in alcun modo inficiato la tempistica della pubblicazione della graduatorie provvisorie delle Gae e che, pertanto, si sarebbe potuta ipotizzare l'assegnazione di un termine breve (10/15 giorni) da far decorrere immediatamente dopo la data di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della legge di conversione del decreto-legge 70 del 2011;
sarebbe opportuna un'iniziativa normativa che consenta l'inserimento nelle graduatorie ad esaurimento secondo le seguenti modalità:
a) domanda di inserimento a pieno titolo in III fascia per le seguenti categorie (circa 3000):
1) i circa 350 docenti già in possesso dell'abilitazione conseguita nel 2008 al termine dei corsi speciali abilitanti di cui ai decreti ministeriali numeri 21 del 2005 e 85 del 2005;
2) i circa 900 docenti già in possesso dell'abilitazione conseguita nel 2010 presso i conservatori di musica e gli istituti musicali pareggiati al termine del secondo corso di secondo livello finalizzato alla formazione dei docenti di strumento musicale nella scuola media (classe di concorso 77/A);

3) i circa 200 docenti già in possesso dell'abilitazione conseguita nel 2010 presso le accademie di belle arti statali al termine dei bienni abilitanti di formazione docenti ABA - Arte e Disegno - attivati nell'anno accademico 2008/2009;
4) i circa 1700 docenti già in possesso dell'abilitazione conseguita dopo il 30 giugno 2009 al termine dei corsi di laurea in Scienze della formazione primaria (immatricolati ad anni successivi al primo);
5) i docenti già in possesso dell'abilitazione conseguita entro il 2010 al termine dei semestri aggiuntivi, di cui alla nota ministeriale n. 3057 del 2008, attivati presso le SSIS dall'anno accademico 2008/2009;
6) i docenti già in possesso di abilitazione che non hanno potuto produrre domanda di inserimento/aggiornamento/permanenza nelle graduatorie ad esaurimento per il biennio 2007/2009;

b) domanda di inserimento in III fascia con riserva da sciogliere entro il 30 giugno 2012 per le seguenti categorie (circa 650 o meno):
1) i circa 650 docenti immatricolati nell'anno accademico 2009/2010 presso i conservatori di musica e gli istituti musicali pareggiati al terzo corso biennale abilitante di secondo livello finalizzato alla formazione dei docenti di strumento musicale nella scuola media (classe di concorso 77/A);

c) domanda di inserimento in III fascia con riserva da sciogliere in occasione dei successivi aggiornamenti per le seguenti categorie (circa 17000):
1) docenti immatricolati negli anni accademici 2008/2009 (circa 7200), 2009/2010 (circa 4900) e 2010/2011 (circa 5000) ai corsi di laurea in scienze della formazione primaria -:

se non ritenga opportuno assumere un'iniziativa normativa che consenta di presentare entro giugno 2012 domanda di inserimento a pieno titolo e/o con riserva nelle graduatorie ad esaurimento ad oggi vigenti (e sino al 2014) per tutti i docenti immatricolatisi negli anni 2008/09, 09/10, 10/11 ai corsi abilitanti all'insegnamento attivati annualmente con decreto ministeriale del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, come descritto in premessa.
(4-14034)

TESTO AGGIORNATO AL 30 NOVEMBRE 2011

...

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:

BURTONE. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il signor Michele Cupri nato a Ferrandina (Matera) il 24 aprile 1955, coniugato con due figli, sta vivendo una particolarissima e drammatica condizione legata al suo essere stato un corretto cittadino;
dopo 28 anni di servizio nella fabbrica ex Pirelli (PNT) di Ferrandina è stato collocato prima in cassa integrazione e successivamente in mobilità;
dall'aprile 2003 ad oggi ha maturato 171 settimane di mobilità pari a 3 anni e mezzo su oltre 8 anni di ammortizzatori sociali e questo perché è un lavoratore che ha cercato di trovare una nuova occupazione non rassegnandosi all'assistenza in un territorio che non offre molte opportunità lavorative vista la crisi ormai cronica del tessuto produttivo e industriale della Valbasento;
il signor Cupri ha trovato lavoro come insegnante di laboratorio meccanico tecnologico a tempo determinato, non a Ferrandina o in provincia di Matera ma a Venezia;
il signor Cupri avrebbe commesso l'errore di aver comunicato il proprio

domicilio, non la residenza, all'Inps e al centro per l'impiego di competenza (Valbasento-Pisticci Scalo);
a causa di questa comunicazione oggi il signor Cupri si trova escluso dalle liste di mobilità in deroga predisposte dalla regione Basilicata;
una esclusione scoperta per caso (con una telefonata del lavoratore alla sede Inps per chiedere il perché dei ritardi di pagamento) e neppure comunicata in base ad un automatismo legato ad un accordo siglato tra regione Basilicata e organizzazioni sindacali il 4 agosto 2011;
il signor Cupri ha trovato un lavoro a 1.000 chilometri di distanza e tuttavia ha regolarmente versato i contributi e pagato le tasse in Basilicata essendone appunto residente;
il signor Cupri ha cercato anche una nuova occupazione stabile e in base all'incentivo che le imprese ottengono nell'assunzione di lavoratori dalle liste di mobilità aveva trovato una opportunità sfumata proprio per la sua cancellazione dalle liste di mobilità;
vi è anche il paradosso che per i lavoratori lucani della platea delle mobilità che lavorano in Puglia e che sono nella stessa situazione del signor Cupri viene chiesta la salvaguardia del diritto alla mobilità;
la vicenda del signor Cupri mette in evidenza una drammatica situazione in cui si trova una famiglia a causa della burocrazia -:
se e quali iniziative di competenza il Ministro intenda assumere per verificare se la condizione in cui si è venuto a trovare il signor Cupri sia un problema meramente burocratico nonché per superare eventuali rigidità al legittimo reinserimento di lavoratori esclusi dalle liste di mobilità per ragioni di tal tipo che, secondo l'interrogante, sono stati ingiustamente penalizzanti per i lavoratori stessi come appare evidente nella vicenda descritta in premessa.
(3-01947)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

FEDRIGA e BITONCI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere premesso che:
l'ENPAPI (Ente nazionale di previdenza ed assistenza della professione infermieristica) è un ente previdenziale di diritto privato istituito il 24 marzo 1998 per assicurare la pensione obbligatoria in favore di infermieri professionali, assistenti sanitari, vigilatrici d'infanzia, che esercitano la professione in forma autonoma, associata o in cooperativa;
negli ultimi anni l'ENPAPI è molto cresciuto nella dimensione, nel numero degli iscritti, nel patrimonio gestito, ma anche e soprattutto nelle spese;
secondo, infatti, quanto emerso dalla relazione della Corte dei conti (4/2011) sulla gestione finanziaria dell'ente per gli esercizi 2008 e 2009, il patrimonio netto a fine 2009 ha raggiunto i 16,5 milioni di euro, con una crescita del 25,4 per cento rispetto al 2008; ma sono ugualmente cresciuti i costi per gli organi sociali che, dopo la flessione del 2008 rispetto all'esercizio precedente, hanno registrato un aumento nel 2009 del 14,4 per cento passando da 912 mila euro a 1.043 mila euro;
diversi sono gli episodi che, a parere dell'interrogante, creano non pochi dubbi sulla gestione dell'ente: in primis, dal bilancio 2009 si desume che l'ente abbia assunto impegni di investimento per circa 86 milioni di euro, a fronte di versamenti per contributi di circa 33 milioni; inoltre la nebulosa operazione di acquisto della nuova prestigiosa sede, in via Farnese, nel quartiere romano Prati, acquistata da un'agenzia immobiliare a 16 milioni di euro e rivenduta all'ENPAPI lo stesso giorno a 20 milioni di euro;
la vicenda della compravendita è peraltro connessa ad un'altro curioso e quanto mai insolito episodio, inerente la convocazione d'urgenza di un consiglio di amministrazione il 26 ottobre 2010 per votare la sfiducia al presidente in carica e

la convocazione di un altro consiglio di amministrazione dopo 48 ore (il 28 ottobre 2010) per ridare la fiducia allo stesso presidente;
secondo quanto riportato su Il Sole 24 Ore del 30 ottobre 2010, la mozione di sfiducia è passata nel consiglio di amministrazione del 16 ottobre con la votazione di quattro consiglieri su cinque e la nomina - comunicata al Ministero del lavoro e delle politiche sociali - del nuovo presidente, ma poi, due giorni dopo, la mozione è stata ritirata, ridando fiducia allo stesso presidente alla presenza del collegio sindacale presieduto dalla dirigente generale risorse umane e affari generali del Ministero del lavoro e delle politiche sociali -:
se non convenga sulla necessità ed urgenza di vigilare e fare piena luce sulle scelte strategiche, sugli investimenti e sulle spese per gli organi statutari effettuate dall'ENPAPI, al fine di salvaguardare i versamenti contributivi degli infermieri ed evitare che una gestione inadeguata dell'ente previdenziale ne comprometta la pensione;
se non convenga sull'opportunità di chiarire gli avvenimenti relativi alla sfiducia del presidente in carica, alla nomina di un nuovo presidente con conseguente comunicazione al Ministero vigilante, ed all'azzeramento di tale nomina con successiva conferma del presidente sfiduciato.
(5-05754)

BARBATO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Besana Group SpA è un'azienda italiana con sede a San Gennaro Vesuviano, con circa 400 dipendenti e che vanta una leadership sul mercato italiano della lavorazione e commercializzazione della frutta secca ed essiccata;
tale società recentemente è assurta agli onori della cronaca in seguito ad una denuncia per violazione della privacy inoltrata il 6 luglio 2011 alla direzione provinciale del lavoro di Napoli dal sindacato SIA-Confsal, il sindacato indipendente agroalimentare;
con quest'ultima si faceva presente che l'azienda aveva posizionato delle telecamere, con finalità di controllo sui suoi dipendenti, persino nei bagni dello stabilimento, contravvenendo in tal modo a quanto prescritto dall'articolo 4 della legge n. 300 del 1970, secondo cui «È vietato l'uso di impianti audiovisivi e di altre apparecchiature per finalità di controllo a distanza dell'attività dei lavoratori», se non previo accordo, come viene successivamente precisato nel medesimo articolo, con le rappresentanze sindacali o a seguito di uno specifico provvedimento in tal senso da parte dell'ispettorato del lavoro;
in assenza sia di accordi tra le parti sia di autorizzazione da parte dell'ispettorato del lavoro, la spiegazione fornita dall'amministratore delegato della Besana Group, Riccardo Calcagni, ai giornalisti del Il Mattino e riportata in un articolo del 3 settembre 2011, risulta essere che le telecamere posizionate nei bagni sono finte e sono state installate su richiesta dei lavoratori stessi, avendo questi ultimi lamentato in passato dei furti subiti all'interno degli stabilimenti;
ad aggravare la situazione, tuttavia, contribuisce il comportamento antisindacale assunto dal presidente dall'azienda e desunto dal racconto degli operai iscritti nelle liste del SIA-Confsal, i quali hanno riferito al loro rappresentante, Giovanni De Pietro, di aver subito minacce al fine di ottenere la loro cancellazione dal sindacato, ponendosi questi di fatto in contrasto con il diritto di associazione e libertà sindacale previsto all'articolo 14 della legge n. 300 del 1970 -:
se il Ministro interrogato sia al corrente dei fatti sopra descritti, e quali iniziative intenda adottare per far luce su

questa incresciosa vicenda, affinché i lavoratori della Besana Group Spa possano contare su una maggiore tutela dei loro diritti sindacali e sul rispetto sicuro del loro diritto alla privacy.
(5-05761)

Interrogazioni a risposta scritta:

FEDI, GIANNI FARINA, GARAVINI, NARDUCCI e PORTA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 18 della Convenzione Italia-Australia contro le doppie imposizioni fiscali, firmata a Canberra il 14 dicembre 1982 e ratificata con la legge 27 maggio 1985, n. 292, stabilisce che le pensioni (comprese quelle pubbliche) e le annualità pagate ad un residente di uno degli Stati contraenti sono imponibili soltanto in detto Stato;
alcuni pensionati INPDAP, residenti in Paesi che hanno stipulato con l'Italia convenzioni bilaterali contro le doppie imposizioni fiscali che prevedono la tassazione delle pensioni pubbliche nel Paese di residenza, hanno ripetutamente segnalato che l'Istituto procede con molto ritardo alla detassazione delle pensioni e comunque continua ad operare le ritenute alla fonte per le addizionali regionali;
è stata posta la questione all'attenzione dell'Agenzia delle entrate che, in una nota del 7 novembre 2011, ha confermato che l'esenzione dalla ritenuta IRPEF alla fonte deve riguardare anche le addizionali, anche quelle istituite dopo l'entrata in vigore delle convenzioni bilaterali;
l'INPDAP, a quanto consta agli interroganti, continua a non applicare correttamente le norme contenute nelle convenzioni bilaterali contro le doppie imposizioni fiscali operando sia le ritenute IRPEF alla fonte che le ritenute per le addizionali regionali -:
se questa situazione sia determinata dalla mancanza di informazione e formazione del personale addetto alla gestione delle pensioni INPDAP;
in conformità a quali disposizioni non si proceda alla detassazione completa delle prestazioni in pagamento verso Paesi con i quali sono in vigore convenzioni bilaterali contro le doppie imposizioni fiscali che prevedono la tassazione nel Paese di residenza anche per le pensioni pubbliche;
quali iniziative si intendano adottare per assicurare una completa revisione delle procedure garantendo la piena applicazione delle norme previste dalle convenzioni bilaterali in materia fiscale.
(4-13999)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
un operaio di Alanno, vicino Pescara, il 23 novembre 2011 è rimasto gravemente ferito a Cugnoli, dove stava eseguendo dei lavori su un tetto ed è caduto, riportando diversi traumi e si trova in stato di coma -:
quale sia l'esatta dinamica dell'incidente;
se le normative relative alla sicurezza sul lavoro siano state rispettate.
(4-14009)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nella giornata del 23 novembre 2011 hanno avuto luogo ben sette gravi incidenti sul lavoro, causando altrettante vittime;
due morti sul lavoro hanno avuto luogo in Lazio: un operaio polacco di 28 anni morto dopo una caduta da un'altezza

di dieci metri da un'impalcatura costruita per riparare il tetto di una fabbrica a Supino, nel frusinate. Nelle stesse ore a Soriano nel Cimino, in provincia di Viterbo, è morto, schiacciato da una lastra di peperino il signor Giuseppe Delle Monache, mentre lavorava nella cava della Società Micci srl;
un altro operaio di una cava ha perso la vita ad Aurisina, in provincia di Trieste; la vittima era un lavoratore straniero di 59 anni ed è rimasto schiacciato da uno sperone di roccia di oltre 4 tonnellate staccatosi dalla parete, ed è morto sul colpo. Un collega, sfiorato dall'enorme masso, ha riportato lesioni alla testa;
a Rottofreno, pochi chilometri da Piacenza, ha perso la vita Gheorghe Barbuta, operaio di origine romena, caduto da oltre tre metri di altezza da un tetto;
un operaio 56enne, dipendente di un'impresa edile, è morto a Montano Lucino, nel comasco, mentre lavorava in cantiere, colpito alla testa da una pietra;
il giorno prima è morto un altro operaio a Foggia, si chiamava Marcello Cassinese, lavorava allo zuccherificio Sfirlog, gruppo Sfir; è stato schiacciato da un carico di confezioni di zucchero caduto sul nastro trasportatore dove l'operaio si trovava;
a Spoleto è deceduto un operaio che lavorava in un cantiere edile; è morto cadendo da una impalcatura -:
di quali elementi disponga in merito all'esatta dinamica degli incidenti;
se risulti rispettata la normativa in materia di sicurezza sul lavoro;
quali iniziative si intendano promuovere, o adottare in ordine a quanto sopra esposto.
(4-14013)

SIRAGUSA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in base a quanto denunciato dagli enti del terzo settore impegnati nella gestione dei servizi per l'infanzia e l'adolescenza, è intenzione dell'amministrazione comunale di Palermo non rinnovare la convenzione per l'anno 2012 ai servizi socio educativi (centri aggregativi) affidati con D/D n. 1754 del 1 dicembre 2010 e sospenderne il servizio in attesa dell'espletamento di una nuova gara e di una nuova assegnazione degli stessi;
tali servizi sono stati messi a bando nel novembre 2009 ed assegnati soltanto dopo 13 mesi, con una interruzione dell'attività dei centri per tutto il 2010 che è ripresa, a fatica, nel gennaio 2011 con una prospettiva, dichiarata dal bando, di tipo triennale, così come previsto dalla legge n. 285 del 1997;
è in un'ottica pluriennale che gli enti gestori dei servizi hanno programmato impegni ed attività al fine di dare efficacia all'azione educativa e sociale richiesta dal piano locale e dal bando pubblico di affidamento dei servizi;
ora il comune di Palermo si accinge a mettere a bando i servizi, per 10 mesi, da marzo a dicembre 2012, prevedendo due mesi di sospensione (gennaio febbraio) per l'espletamento del bando che, nella precedente edizione ha richiesto un anno di lavoro;
tale decisione, secondo quanto riportato dal Giornale di Sicilia del 17 novembre 2011, deriverebbe da un divieto dell'ufficio contratti del comune di Palermo e del dirigente delle attività socio-assistenziali, di prorogare le convenzioni, poiché si violerebbe la normativa sugli appalti;
nel sopra citato articolo si legge che «l'articolo 57 del Codice dei contratti pubblici (legge n. 163 del 2006), infatti, consente la proroga solo se il bando prevede la continuità, la durata e l'importo. Poiché il bando per il 2011 parla solo di una generica possibilità di proroga, gli uffici hanno applicato in maniera restrittiva la norma, anche sulla base di sentenze come quella che dà ragione al Centro Padre Nostro»;

secondo gli enti del terzo settore i servizi in questione rientrano nel piano infanzia e adolescenza del comune di Palermo il quale è redatto secondo quanto previsto dalla legge n. 285 del 1997 e prevede una programmazione triennale finalizzata proprio a servizi di cui, peraltro, vi è copertura di spesa;
tale previsione - sempre secondo gli enti - era contenuta nel bando e pertanto si tratta di una «prosecuzione programmata»;
in base a quanto deciso dall'amministrazione comunale da gennaio 2012 verranno interrotti i servizi per l'infanzia;
i centri socio educativi sono rimasti gli unici servizi per l'infanzia attivi sul territorio a causa della contrazione della spesa sociale;
se tali centri fossero messi in condizione di non poter svolgere il loro servizio, circa 2.000 bambini e adolescenti palermitani ne sarebbero privati in pieno anno scolastico e in un momento storico nel quale le famiglie vivono gravi difficoltà economiche e sociali;
molti dei bambini e dei ragazzi iscritti ai centri socio educativi sono stati accolti su invio dei servizi sociali del comune di Palermo, dell'ASF, della giustizia minorile e del tribunale di Palermo e per molti di questi l'inserimento nei centri ha evitato l'inserimento in servizi residenziali;
si produrrebbe altresì un grave danno sociale ed economico per il comune di Palermo dovuto all'istituzionalizzazione dei bambini ed adolescenti privati del servizio offerto dai centri. Ad oggi il comune di Palermo paga 16 milioni di euro per il ricovero di circa 700 minori in comunità. Tre bambini in comunità costano quanto un centro socio-educativo 6-12 anni rivolto mediamente a 60 bambini e sei adolescenti in comunità costano quanto un centro socio-educativo 12-18 anni rivolto mediamente a 80 adolescenti e giovani;
la necessità di dare continuità ai servizi, la cui interruzione rappresenta un fatto grave che danneggia innanzitutto i ragazzi e il loro futuro, è sostenuta con forza da tutti i servizi sociali, educativi, scolastici e religiosi che operano a Palermo a favore dell'infanzia e dell'adolescenza -:
se il Ministro non ritenga, nell'ambito delle proprie competenze anche alla luce della legge n. 285 del 1997, opportuno assumere iniziative dirette a garantire la continuità ai servizi e agli interventi educativi evitando l'interruzione di tali servizi a partire da gennaio 2012.
(4-14014)

GARAVINI, GIANNI FARINA, FEDI e PORTA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
circa 400.000 pensionati INPS risiedono fuori dai confini nazionali;
nel 2011, l'Istituto centrale delle banche popolari italiane (ICBPI), cui era affidato il pagamento delle prestazioni pensionistiche all'estero, ha imposto una verifica dell'esistenza in vita dei beneficiari attraverso la localizzazione del pagamento di una rata delle pensioni presso gli sportelli della «Western Union», per la riscossione diretta da parte dei pensionati;
tale soluzione ha generato intuibili e diffusi disagi, denunciati dai sottoscritti in un precedente atto di sindacato ispettivo (n. 4-11875), in particolare a coloro che soffrono di problemi di mobilità;
l'erogazione delle pensioni INPS ai residenti all'estero è stata affidata, a partire dal 1° febbraio 2012, a «Citibank» che, a distanza di pochi mesi, ha attivato una nuova campagna di certificazione di esistenza in vita;
da tutti i 126 Paesi ove risiedono i beneficiari delle pensioni INPS giunge notizia delle gravi difficoltà incontrate dai nostri connazionali nel tentativo di adempiere alle formalità necessarie a certificare la propria esistenza in vita;

la Citibank ha provveduto all'invio di una modulistica da compilare e da rispedire dopo avere fatto attestare l'esistenza in vita da un testimone, ossia da un funzionario di un consolato/ambasciata italiana o, in alternativa, da un pubblico ufficiale riconosciuto dalla legislazione del Paese di residenza dell'interessato;
la stessa Citibank ha stilato una lista tassativa e molto ristretta dei pubblici ufficiali abilitati ad autenticare, non sempre a titolo gratuito, il Certificato di esistenza in vita, tra i quali spiccano, in ordine di accessibilità i funzionari del comune e della regione di residenza;
tuttavia, non tutti gli enti locali stranieri riconoscono il modulo inviato ai connazionali, anzitutto poiché in alcuni casi la documentazione recapita è stata erroneamente redatta in una lingua non riconosciuta nel Paese interessato e, in secondo luogo, poiché prodotto da un ente privato di uno Stato diverso da quello per cui prestano servizio;
in molti casi, i comuni rifiutano conseguentemente di compilare e validare il modulo della Citibank e si rendono disponibili esclusivamente a rilasciare le attestazioni formali di esistenza in vita con la loro modulistica ordinaria;
ancora una volta sono state registrate criticità per quel che riguarda i nominativi delle beneficiarie delle pensioni INPS; i dati precompilati da Citibank, infatti, riportano il cognome del coniuge della beneficiaria che spesso non coincide con quello del documento d'identità; tale incongruenza, in alcuni casi ha reso impossibile l'attestazione da parte dei funzionari abilitati;
la Citibank richiede inoltre che il testimone conservi in archivio una copia del modulo, mentre l'originale deve essere rispedito entro il 2 aprile 2012, unitamente alla copia di un documento d'identità con fotografia, o di un recente estratto conto bancario, o di una recente bolletta di gas, elettricità o telefono;
qualora la pensione dovesse essere versata su un conto bancario cointestato ad altre persone, la Citibank richiede altresì di compilare un ulteriore modulistica, sottoscritta anche dal cointestatario e da restituire entro il 15 dicembre del corrente anno;
la possibilità per i connazionali di raggiungere i consolati e le ambasciate per fruire della loro assistenza, negli ultimi anni si è ulteriormente ridotta a seguito del depotenziamento della rete diplomatico-consolare;
anche i funzionari dei consolati esprimono qualche riserva nel dare seguito alle richieste di Citibank, in particolare per quel che concerne l'indicazione dei dati personali del pubblico ufficiale chiamato a testimoniare;
ulteriori disagi riguardano la mancata o ritardata ricezione dei plichi dovuta perlopiù al mancato aggiornamento da parte dell'INPS dell'indirizzario dei titolari di pensioni residenti all'estero, o alla trasmissione inesatta di tali indirizzi all'istituto bancario incaricato dell'invio;
infine, si rileva che i recenti beneficiari di pensione non hanno ricevuto nessuna informazione da parte di Citibank e conseguentemente non conoscono ancora la procedura da seguire affinché sia loro assicurata la regolare erogazione delle rate;
il coordinamento CePa dei patronati riferisce dello stato di grande difficoltà in cui versano i pensionati residenti all'estero e del lavoro straordinario che devono offrire nel tentativo di mediare tra i beneficiari delle pensioni, i consolati, gli enti locali, la Citibank e l'Istituto nazionale di previdenza sociale -:
se ritenga d'intervenire con estrema urgenza presso l'Istituto nazionale di previdenza sociale, affinché sia richiesta alla Citibank una radicale e immediata semplificazione della procedura atta a certificare l'esistenza in vita dei beneficiari delle pensioni;

in particolare, se non intenda indurre l'INPS e Citibank ad allargare i soggetti abilitati ad autenticare il certificato di esistenza in vita e, parallelamente, ad accettare i moduli ordinari degli enti locali dei Paesi di residenza attestanti l'esistenza in vita dei titolari delle pensioni e a considerare validi quelli già emessi e normalmente riconosciuti a livello internazionale;
al fine di evitare che la mancata ricezione del plico e la conseguente impossibilità di procedere al rinvio delle certificazioni esatte si traduca in un'ingiusta sospensione delle rate pensionistiche, se non intenda sollecitare un tempestivo aggiornamento dell'indirizzario dei pensionati residenti all'estero e un chiarimento circa gli adempimenti cui sono tenuti i nuovi beneficiari che non hanno ancora ricevuto alcuna informazione da parte di Citibank.
(4-14042)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta immediata:

PAOLO RUSSO e BALDELLI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 7 della legge 12 novembre 2011, n. 183 (legge di stabilità per il 2012), reca disposizioni in materia di dismissioni di terreni agricoli;
in particolare, si prevede che, entro tre mesi dall'entrata in vigore, il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, con uno o più decreti di natura non regolamentare, da adottare d'intesa con il Ministero dell'economia e delle finanze, individua i terreni a vocazione agricola, non utilizzabili per altre finalità istituzionali, di proprietà dello Stato non ricompresi negli elenchi predisposti ai sensi del decreto legislativo 28 maggio 2010, n. 85, nonché di proprietà degli enti pubblici nazionali, da alienare a cura dell'Agenzia del demanio mediante trattativa privata per gli immobili di valore inferiore a 400.000 euro e mediante asta pubblica per quelli di valore pari o superiore a 400.000 euro;
si prevede, altresì, che, nelle procedure di alienazione dei terreni, al fine di favorire lo sviluppo dell'imprenditorialità agricola giovanile, è riconosciuto il diritto di prelazione ai giovani imprenditori agricoli;
la norma, come peraltro precisato espressamente nella relazione tecnica del Governo, è volta a favorire il rilancio dell'occupazione in agricoltura e ad agevolare i processi di ricambio generazionale nel settore agricolo;
appare, pertanto, assolutamente necessario che per l'attuazione della misura in questione siano seguite procedure e modalità rigorose, che consentano di realizzare effettivamente le finalità previste, offrendo un reale supporto alle prospettive imprenditoriali dei giovani agricoltori ed evitando che la misura stessa si traduca in una svendita surrettizia di beni pubblici -:
quali siano i tempi e le modalità per l'attuazione dell'articolo 7 della legge di stabilità per il 2012, con particolare riferimento alle modalità volte a garantire il perseguimento degli obiettivi in premessa indicati.
(3-01948)

Interrogazioni a risposta scritta:

REALACCI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il prodotto made in Italy è normalmente il frutto di processi e di professionalità estremamente evoluti: oltre alla garanzia di qualità e di sicurezza alimentare, tale prodotto incorpora conoscenze ed informazioni inerenti alla traduzione, mescolandole con le caratteristiche proprie ed irripetibili di un habitat non riproducibile altrove;

nel settore agro-alimentare, la dilatazione geografica degli scambi commerciali, in concorso con il processo di industrializzazione del sistema produttivo e la frequente importazione di prodotti privi di etichettatura di origine causano la diffusione di condotte illecite e di pratiche commerciali scorrette, con conseguenti effetti negativi per la salute dei consumatori e per il mercato, penalizzando i veri prodotti agroalimentari made in Italy;
negli scaffali dei supermercati, infatti, i veri prodotti italiani risultano mischiati e confusi tra prodotti di origine diversa, con l'impossibilità per il consumatore, spesso, di percepire tale differenza, a causa della carenza o poca chiarezza delle informazioni in etichetta;
la completa accessibilità delle informazioni sulle etichette dei prodotti alimentari è motivo discriminante delle decisioni consapevoli che il consumatore esercita nella preferenza di acquisto dei cibi in corrispondenza alle caratteristiche qualitative presentate;
l'esperienza insegna che, proprio sfruttando le difficoltà di percezione delle diciture obbligatorie, ma anche facoltative, previste nell'etichettatura dei prodotti offerti in vendita, i consumatori possono essere facilmente indotti in errore sulle caratteristiche dei prodotti e sull'effettiva località di provenienza;
l'agevolazione delle finalità informative e l'ottimizzazione delle condizioni di leggibilità delle indicazioni in etichetta è, invece, sicuramente perseguita precisando i criteri di raffigurazione dei caratteri e delle corrispondenti diciture e definendo la posizione delle medesime, posto che la collocazione in un diverso campo visuale può sviare l'attenzione del consumatore, anche se mediamente avvertito, inducendolo in errore;
in data 8 giugno 2011 il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali ha firmato un decreto finalizzato a stabilire criteri oggettivi di leggibilità delle informazioni destinate al consumatore finale relativamente all'indicazione obbligatoria del luogo di origine o provenienza dei prodotti alimentari;
il decreto, con riferimento ad olio di oliva, carni bovine e di pollame, miele, latte fresco e passata di pomodoro, integra le disposizioni vigenti, precisando alcune modalità aggiuntive per l'apposizione in etichetta delle informazioni relative all'origine dei prodotti, definendone anche i criteri tipografici di stampa;
nel provvedimento risulta altresì disciplinato il periodo per lo smaltimento delle scorte di prodotti alimentari legittimamente etichettati ai sensi della normativa vigente e per l'adeguamento delle etichette alle nuove disposizioni;
l'entrata in vigore del decreto è subordinata alla conclusione del procedimento previsto dalla direttiva 98/34/CE che prevede una procedura d'informazione nel settore delle norme e delle regolamentazioni tecniche e delle regole relative ai servizi della società dell'informazione -:
se il Ministro interrogato intenda chiarire per quale motivo il decreto, seppure firmato a giugno, dopo oltre quattro mesi, non risulti ancora pubblicato nella Gazzetta Ufficiale;
se sia stata ultimata la procedura prevista dalla direttiva 98/34/CE e se e quando il testo del decreto sia stato notificato alla Commissione europea per l'avvio della stessa;
se la mancata pubblicazione ed entrata in vigore del decreto anche in considerazione delle previsioni sullo smaltimento delle scorte di prodotti già etichettati, possano consolidare l'adozione di ulteriori e ripetuti comportamenti fraudolentemente finalizzati ad ingannare i consumatori e quali azioni il Ministro interrogato intenda adottare, o abbia già adottato, al fine di prevenire le pratiche fraudolente o ingannevoli, ai danni del made in Italy o, comunque, ogni altro tipo di operazione o attività commerciali in grado di indurre in errore i consumatori.
(4-14006)

NASTRI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto è emerso dalla prima indagine sulla qualità degli oli di oliva in vendita in Italia, effettuata dalla Coldiretti, Symbola e Unaprol, attraverso l'analisi organolettica su campioni di olio acquistati ed esaminati da parte del panel, ovvero il campione rappresentativo costituito dall'Agenzia delle dogane, in oltre il 40 per cento delle bottiglie di olio extravergine di oliva in vendita nei supermercati e nella grande distribuzione, sarebbero presenti muffe, mentre il 16 per cento delle bottiglie conterrebbe olio derivante da olive alterate e l'8 per cento addirittura rancido;
più della metà delle bottiglie di olio esaminate dovrebbe pertanto, secondo quanto denunciano le suesposte associazioni agricole, essere declassato in quanto non potrebbe essere venduto come extravergine;
dall'analisi effettuata, prosegue il rapporto della Coldiretti, sono stati esclusi quelli a denominazione di origine (Dop) e quelli ottenuti al 100 per 100 da olive italiane, ma compresi oli di grande diffusione;
risulta pertanto inammissibile, a giudizio dell'interrogante, ove fosse confermato quanto suesposto, che in Paese come l'Italia, che produce ed esporta olio extravergine di oliva la cui qualità è riconosciuta a livello internazionale, come simbolo d'eccellenza del made in Italy nel settore agroalimentare, possa essere venduto olio di oliva vergine ed extravergine con muffa, che potrebbe provocare anche danni alla salute dei consumatori, nonché all'immagine di tanti olivicoltori colpiti duramente dalla contraffazione;
la Coldiretti inoltre, ha evidenziato come in quattro bottiglie di olio extravergine su cinque in vendita in Italia, che contengono miscele di diversa origine, risulta praticamente illeggibile la provenienza delle olive impiegate, nonostante sia obbligatorio indicarla per legge nell'etichetta, dal 1o luglio 2009, in base al regolamento comunitario n. 182 del 6 marzo 2009;
sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati infatti, è quasi impossibile, nella maggior parte dei casi, leggere le scritte: «miscele di oli di oliva comunitari», «miscele di oli di oliva non comunitari» o «miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari», obbligatorie per legge nelle etichette dell'olio di oliva;
quanto suesposto, a giudizio dell'interrogante, richiede iniziative urgenti, volte a sostenere la filiera interessata, a tutela sia dei consumatori, che delle numerose imprese del settore, gravemente colpite dal fenomeno della contraffazione -:
quali iniziative urgenti, nell'ambito delle rispettive competenze, intendano intraprendere al fine di salvaguardare un settore agroalimentare strategico e fondamentale per l'economia italiana, quale quello esposto in premessa;
se non ritengano opportuno avviare specifici controlli, al fine di verificare che all'interno delle bottiglie di olio di oliva ed extravergine di oliva, attualmente in vendita, non sussistano pericoli per la salute dei consumatori;
se non ritengano infine opportuno, in prossimità del Natale durante il quale l'olio extravergine di oliva è particolarmente venduto ed apprezzato, predisporre ulteriori controlli, per contrastare la concorrenza sleale e le sofisticazioni che insidiano l'olio italiano, al fine di garantire che la qualità e i metodi di produzione e commercializzazione siano conformi a quanto previsto dal disciplinare vigente.
(4-14008)

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SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:

MANCUSO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
le cellule staminali contenute nel cordone ombelicale nulla hanno a che fare

con le staminali embrionali, che vanno estratte al prezzo della soppressione di embrioni e dunque sollevano numerose e giustificate perplessità etiche;
le staminali contenute nel cordone ombelicale hanno un'alta capacità di differenziazione, il che le rende utilizzabili nella cura di alcune patologie come le leucemie;
in Italia esistono, presso gli ospedali pubblici, 19 banche pubbliche di sangue cordonale;
nelle banche pubbliche di sangue cordonale italiane le madri possono conservare il proprio sangue cordonale, mettendolo a disposizione di chiunque avesse necessità di un trapianto di cellule staminali in conseguenza di malattie quali le leucemie;
nel mondo sono attive circa 140 banche private di sangue cordonale che permettono la conservazione del sangue cordonale esclusivamente per l'eventuale necessità di trapianto del proprio figlio;
in Italia la «donazione autologa» è ammessa solo nel caso in cui il bambino abbia già in atto o in famiglia una malattia per cui sia possibile una terapia con cellule staminali;
ad oggi più di 60mila unità di sangue cordonale sono state esportate dall'Italia e conservate in banche private con sede all'estero, per un volume d'affari di circa 150 milioni di euro;
a seguito dell'accordo Stato-regioni del 29 aprile 2010, il Ministero della Salute ha stabilito che i privati possano ricorrere a proprie spese alle banche private, ma ha ribadito che «tale attività di conservazione ad uso autologo presenta rilevanti incertezze scientifiche relative alla capacità di soddisfare eventuali esigenze terapeutiche future»;
a ottobre 2011, l'autorità garante della concorrenza e del mercato è intervenuta su 6 banche private del sangue cordonale perché rivedessero i propri messaggi pubblicitari fuorvianti;
il professor Licinio Contu, genetista di fama e presidente della Federazione Italiana Adoces (Associazione italiana donatori cellule staminali), ha dichiarato che «le banche private da riprendere sono ben più di 6, in quanto promettono congelamenti fino a 25-30 anni, eventualmente rinnovabili, quando la comunità scientifica sostiene che non si possano conservare integre le cellule nell'azoto per un periodo superiore a 12-13 anni»;
in media il rischio per un bambino di ammalarsi di una delle poche malattie in cui è ammissibile il trapianto autologo di sangue cordonale nei primi 15 anni di vita è dello 0,001 per cento;
inoltre, le banche private di sangue cordonale presentano le staminali cordonali come una panacea non solo per leucemie e linfomi, ma anche per patologie degenerative come l'Alzheimer, cosa assolutamente non comprovata da alcuna ricerca scientifica;
in Italia sui circa 1.200 punti nascita, solo poco più di 300 sono accreditati a eseguire il prelievo del sangue cordonale -:
se il Governo intenda attuare una campagna informativa attraverso i media sulla possibilità di donare nelle banche pubbliche italiane il proprio sangue cordonale, anche al fine di evitare le inesattezze contenute nei messaggi pubblicitari delle banche private;
quali iniziative di competenza intenda mettere in atto il Governo per aumentare il numero di punti nascita italiani accreditati al prelievo del sangue cordonale.
(5-05741)

Interrogazioni a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano Il Gazzettino nella sua edizione del 22 novembre 2011 pubblica

un articolo della giornalista Giulietta Raccanelli;
nel citato articolo si racconta dell'incredibile situazione in cui versa il reparto di oncologia, padiglione Gaggia dell'ospedale civile di Venezia; in particolare, il reparto, con i suoi 27 posti letto perennemente occupati, avrebbe infrastrutture palesemente inadeguate se è vero che i pazienti, anche quelli costretti a lunghe degenze, non hanno di fatto il diritto di farsi una doccia per la semplice ragione che la doccia in reparto non esiste;
l'Associazione di volontari (Avapo) punto di riferimento a Venezia per i malati di tumore, da anni ne ha fatto richiesta, e ha messo anche a disposizione i fondi per la ristrutturazione; solo tre mesi fa l'Ulss ha dato il suo nullaosta; nonostante ciò i lavori non sono neppure cominciati, e i pazienti si continuano ad arrangiare con spugne e bacinelle;
nel citato articolo si riferisce di un aspetto ancor più penoso e inaccettabile, che riguarda i pazienti oncologici allo stadio terminale della malattia. A questi malati, per i quali non fa più effetto alcuna cura, resterebbe solo il diritto di essere assistiti con cure palliative e di accompagnamento. A Venezia l'unica struttura è costituita dall'hospice del Fatebenefratelli, con appena otto posti letto. Per tutti gli altri in attesa, ci sono solo due possibilità: tornare a casa con l'assistenza domiciliare, oppure restare in reparto, in attesa della morte senza riparo e discrezione, perché il reparto ovviamente deve funzionare. L'unica, reciproca protezione è costituita da una tenda azzurra che però non copre nemmeno tutto il letto. E in quegli spazi, spesso sarebbero costretti a convivere malati terminali e malati deceduti;
non esiste neppure una stanza del «commiato», anche se potrebbe essere predisposta in tempi celeri: tutto è bloccato, infatti, da ostacoli burocratici -:
se quanto sopra riferito corrisponda al vero e, in caso affermativo, quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, si intendano adottare, anche promuovendo gli opportuni controlli da parte dei carabinieri del Nucleo antisofisticazione e sanità, perché sia posto rimedio a una situazione che definire vergognosa e incivile è poco.
(4-14012)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
da un articolo pubblicato sul quotidiano Il Manifesto del 26 novembre 2011 risulta che nelle acque del fiume Alaco sono state rinvenute quantità di ferro e manganese al di sopra della norma, oltre a sostanze dovute alla decomposizione delle piante sommerse e un forte inquinamento batteriologico, dovuto a escrementi di animali;
l'acqua potabile fornita a circa 400mila persone proviene dall'invaso dell'Alaco, una diga a mille metri d'altezza, nel territorio comunale di Brognaturo, tra le province di Vibo e Catanzaro; si tratta di una delle opere incompiute, terminata da Sorical, la Società risorse idriche calabresi, nel 2004 che quando si è trattato nel 2006 di fornire più acqua ai comuni ha visto la società mista (il cui socio privato è la multinazionale francese Veolia) adottare procedure di trattamento dell'acqua in maniera troppo rapida e approssimativa;
nonostante questo, si è continuato con la potabilizzazione, senza neppure installare due analizzatori in continuo del ferro e del manganese;
fonti accreditate, riferiscono che, per almeno due anni, i fanghi non venivano disidratati e venivano prelevati allo stato liquido con autobotti e trasportati, con costi al di fuori da ogni logica; le stesse fonti segnalano che le acque di risulta del lavaggio dei filtri e della disidratazione dei fanghi (che oggi non avviene), non vengono smaltite, ma reimmesse in testa all'impianto;

inoltre le acque che arrivano provengono dal trattamento di ferro e manganese, e finiscono per peggiorare le caratteristiche del liquido in ingresso e complicare il funzionamento di tutto il potabilizzatore per un costo 10 volte superiore a quanto previsto -:
se quanto riferito in premessa corrisponda al vero e quali iniziative si intendano promuovere a tutela della salute pubblica.
(4-14019)

GARAVINI, GIANNI FARINA, FEDI e PORTA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
dal 1° maggio 2010, ai sensi dei nuovi regolamenti dell'Unione europea, i titolari di pensione italiana e i loro familiari, residenti in altro Stato membro (titolari di E 121), e i familiari dei lavoratori italiani che risiedono in un Paese diverso da quello del capofamiglia (titolari di E 109), hanno diritto di ricevere la tessera europea di assicurazione malattia (TEAM) dalle competenti istituzioni italiane;
nella primavera del 2010, gli italiani titolari di E 121 o E 109 sono stati informati dalle istituzioni competenti degli altri Stati Unione europea delle intervenute modifiche normative e delle loro conseguenze giuridiche, ossia che solo sul territorio nazionale sarebbe stato possibile continuare a utilizzare la Tessera sanitaria dello Stato di residenza, mentre per le prestazioni sanitarie fuori del territorio nazionale avrebbero avuto diritto al rilascio della TEAM italiana;
anche una nota del Ministero della Salute del 30 marzo 2010, ha dato notizia «dell'importante modifica normativa», specificando tuttavia che «non sono state ancora definite con le competenti amministrazioni le modalità di invio all'estero della TEAM», e «nelle more della definizione di tali procedure», raccomandando agli assessorati regionali e provinciali alla Sanità «di emettere, su richiesta dell'interessato, un certificato sostitutivo provvisorio valido anche sino a sei mesi»;
quasi due anni dopo l'entrata in vigore del regolamento, l'Italia non ha ancora definito la procedura e le modalità d'invio della TEAM all'estero;
i connazionali residenti all'estero che abbiano esplicitamente richiesto il rilascio della TEAM italiana, sono riusciti a ottenere soltanto il certificato sostitutivo, da rinnovare ogni sei mesi alle Aziende Sanitarie Locali con esplicita richiesta via fax o per posta ordinaria;
tale certificato sostitutivo, rilasciato dalle singole ASL locali e redatto esclusivamente in lingua italiana, risulta di difficile interpretazione per le strutture sanitarie estere, e genera dunque evidenti complicazioni ai connazionali che intendono fruire delle prestazioni sanitarie -:
se intenda assumere le iniziative di competenza per ovviare agli impedimenti burocratici cui sono soggetti i connazionali all'estero, promovendo la definizione rapida delle modalità e delle procedure per l'invio all'estero della Tessera europea di assicurazione malattia ai pensionati (e ai loro familiari) in possesso di un modello E 121 e ai familiari di lavoratori, che risiedono in un Paese diverso da quello del capofamiglia, in possesso di un modello E 109.
(4-14024)

TESTO AGGIORNATO AL 21 DICEMBRE 2011

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SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
la società Newrest Wagons Lits-Servirail Italia (in raggruppamento temporaneo d'impresa insieme alla società Wasteels International Italia ed in qualità di capogruppo) risulta avere in affidamento da Trenitalia sino a giugno 2012 il servizio sui vagoni letto e sulle carrozze cuccetta;

la società Trenitalia ha comunicato la disdetta del contratto con sei mesi di anticipo e avviato una nuova gara d'appalto per l'affidamento dei servizi stanziando per il bando di gara 55 milioni di euro, un valore pari alla metà delle risorse previste dal bando di gara precedente;
a seguito del nuovo bando di gara si prevede un taglio cospicuo dei servizi che riguarderanno in particolare i collegamenti nazionali Nord-Sud e, conseguentemente, una drastica riduzione di personale;
anche se mancano conferme ufficiali, una delle aziende partecipanti alla gara, avrebbe fatto un'offerta economica con un ulteriore ribasso del 22 per cento sui 55 milioni messi a disposizione;
a seguito di ciò, la società Servirail, del gruppo Newrest Wagons Lits, ha deciso di non partecipare alla nuova gara d'appalto, considerandola non remunerativa ed inviato 483 lettere di preavviso di licenziamento per tutti i propri dipendenti con effetto dal 11 dicembre 2011, per cessazione di attività nel settore;
il personale in questione comprende «impiegati amministrativi» «operatori specializzati di bordo» (conduttori vagoni letto) e «operatori qualificati di bordo» (cuccettisti) che accolgono e assistono la clientela sui vagoni letto e cuccette, dal primo capolinea fino a destinazione, ritiro e registrazione biglietti sia su palmare (inviando dati direttamente al server di Trenitalia) che su cartaceo, assegnazione posti, servizio di sveglia e prima colazione e assistenza del viaggiatore nelle stazioni di discesa;
il taglio dei servizi nel servizio di accompagnamento notte della clientela, secondo quanto comunicato dalle organizzazioni sindacali di settore, rischiano di ricadere pesantemente anche sull'indotto (manutenzione, imprese di pulizia e servizi connessi) che impiega circa 400 lavoratori in tutta Italia, portando a 800 le unità lavorative che da dicembre 2011 potrebbero rimanere senza lavoro;
il servizio ferroviario di trasporto notturno ha un ruolo essenziale per i collegamenti Nord-Centro-Sud. Si tratta di servizi graditi ed accessibili dal punto di vista delle tariffe da innumerevoli categorie di viaggiatori: pendolari (lavoratori, studenti, malati, anziani), per ricongiungimenti famigliari e per turismo;
questi servizi vengono utilizzati nonostante la concorrenza del trasporto aereo low-cost sulle stesse tratte da oltre un milione e mezzo di viaggiatori, con un incremento della domanda del 12 per cento nel 2010. Questo settore è inserito nell'ambito del servizi di interesse collettivo dopo la liberalizzazione del mercato avviata nel 2001;
tenuto conto della «utilità sociale» del servizio, volta a soddisfare la domanda di mobilità più «debole», dislocata sul territorio, il servizio rientra tuttora nell'ambito di quelli «contribuiti» dallo Stato e non può essere messo a rischio dalla priorità concessa all'alta velocità come spesso viene giustificato;
nel corso degli ultimi anni si sono registrate continue decurtazioni e soppressioni di vetture letto e cuccette, sui treni notte per la Sicilia, su Reggio Calabria via jonica, la totale soppressione dei treni cosidetti «della neve» per Calalzo e San Candido e soppressioni varie da Torino, Milano, Venezia per la Sicilia, Calabria, Puglia e dal Sud della Campania, mentre altri tagli sono al vaglio di Trenitalia ed in arrivo con il nuovo orario invernale che partirà dall'11 dicembre;
la conferma della decisione di Trenitalia di smantellare il servizio notte arriva anche dal mancato affidamento del servizio nei collegamenti notturni con la Francia (Roma-Parigi e Venezia-Milano-Parigi) e dalla firma di una accordo commerciale con la società Veolia Transved, che dal 12 dicembre gestirà con personale francese anziché italiano i collegamenti Italia-Francia;
tutto ciò contribuirà a rendere ancor più drammatica la situazione occupazionale

dei 483 lavoratori della Servirail Wagons Lits che da 135 anni gestisce i vagoni letti e cuccette delle Ferrovie dello Stato, anche perché, pur considerando il gap strutturale tra costi e ricavi, non si giustificano ulteriori riduzioni o tagli al servizio notturno;
infine, non essendoci stata la mediazione delle parti sociali i lavoratori rischiano di rimanere senza ammortizzatori sociali -:
quali iniziative urgenti il Governo intenda assumere per tutelare i lavoratori della Servirail Wagons Lits, anche favorendo, per quanto di competenza, l'impiego dei medesimi lavoratori nell'impresa affidataria del nuovo appalto o nei servizi gestiti direttamente da Trenitalia considerando che trattasi di lavoratori altamente qualificati con conoscenza delle lingue straniere e degli stessi mezzi tecnologici dei ferrovieri e considerando che in altre nazioni europee che hanno già decurtato o abolito il servizio notte si è provveduto ad internalizzare nelle ferrovie statali i lavoratori in esubero;
se sia a conoscenza delle reali motivazioni che hanno indotto Trenitalia a privilegiare l'accordo con la Veolia Transdev per il servizio di accompagnamento notturno della clientela nei collegamenti con la Francia abbandonando, di fatto, la società Servirail Wagons Lits grazie a delle condizioni di gara inaccettabili;
se non ritenga di assumere le necessarie iniziative per assicurare un adeguato stanziamento da destinare al trasporto notturno di lunga e media percorrenza onde mantenere il perimetro dei servizi notturni di «utilità sociale» a garanzia di una più che sufficiente copertura del territorio nazionale.
(2-01280)
«Tassone, Mereu, Compagnon, Galletti, Anna Teresa Formisano, Mondello, Adornato, Binetti, Bosi, Calgaro, Capitanio Santolini, Enzo Carra, Cera, Ciccanti, De Poli, Delfino, Dionisi, Libè, Lusetti, Mantini, Marcazzan, Ricardo Antonio Merlo, Occhiuto, Pezzotta, Poli, Ria, Ruggeri, Nunzio Francesco Testa, Volontè, Zinzi».

Interrogazioni a risposta in Commissione:

SCARPETTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
Ansaldobreda, azienda che opera nel settore della progettazione costruzione di mezzi di trasporto su rotaia (treni regionali, treni ad alta velocità, mass-transit) e che occupa direttamente circa 2.300 dipendenti ed ha stabilimenti in Toscana, Campania, Calabria e Sicilia, è interamente posseduta da Finmeccanica;
fino agli inizi degli anni 2000 Ansaldobreda rappresentava il quarto player del settore a livello mondiale con una capacità competitiva che ha portato le proprie produzioni sui principali mercati internazionali più esigenti come ad esempio il Nord Europa e gli Usa;
progressivamente, a causa dell'assenza di una seria politica industriale e per una marginalizzazione di Finmeccanica del settore dei trasporti dal core-business (nonostante le formali e ripetute rassicurazioni del management ai rappresentanti degli enti locali e della regione Toscana) l'azienda ha avuto performance negative dal punto di vista della capacità competitiva e perdite di bilancio assai consistenti, puntualmente ripianate dall'azionista;
recentemente Ansaldobreda, in accordo con Bombardier, si è aggiudicata una importante gara per la fornitura a Trenitalia di un consistente numero di treni ad alta velocità e ciò potrà consentire un periodo di relativa tranquillità produttiva e creare i presupposti per avviare un processo di risanamento e di rilancio dell'industria italiana del settore;

a partire dal mese di luglio il nuovo amministratore delegato di Finmeccanica si è lasciato andare a dichiarazioni altalenanti e fra di loro contraddittorie circa i futuri assetti di Ansaldobreda: prima ha parlato di cessione dell'asset (congiuntamente alla vendita della solida Ansaldo Sts), successivamente di accordi societari con altri operatori del settore, infine ancora di cessione tout-court;
risulta con tutta evidenza che questa continua girandola di notizie diffuse dai vertici della holding, oltre a dimostrare lo stato confusionale del management, del resto puntualmente e pesantemente sottolineato dall'andamento dei mercati finanziari creano disagio e apprensione nei lavoratori e nelle aziende dell'indotto per il loro futuro -:
se il Governo, azionista di riferimento di Finmeccanica, nel quadro di una politica industriale mirata a valorizzare il patrimonio italiano, non ritenga opportuno chiedere al management di Finmeccanica e di Ansaldobreda un chiaro progetto industriale che, prima di parlare di futuri assetti proprietari, di deconsolidamento o di cessioni, parta dall'ineludibile risanamento ed abbia come obbiettivo fondamentale lo sviluppo delle capacità produttive, della dimensione ed il radicamento in Italia di un comparto industriale strategico per il Paese.
(5-05742)

GAROFALO e GERMANÀ. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la costante e graduale riduzione, in termini quantitativi e qualitativi, del servizio di trasporto ferroviario viaggiatori a media e lunga percorrenza diurno e notturno da e per la Sicilia registratasi negli ultimi anni in funzione del progetto del gruppo Ferrovie dello Stato di complessiva razionalizzazione ed efficientamento dei servizi e della rete finalizzato alla contrazione dei costi costituisce un dato incontrovertibile;
la logica aziendale di FS tesa al perseguimento di obiettivi economico-finanziari, premiale solo rispetto ai servizi ferroviari maggiormente remunerativi, collide con le caratteristiche del servizio ferroviario di media-lunga percorrenza da e verso la Sicilia in quanto servizio che presenta un conto economico in perdita;
l'offerta di treni a media e lunga percorrenza da e per l'Isola rientra, tuttavia, nell'ambito del servizio universale disciplinato attraverso il contratto di servizio tra lo Stato e Trenitalia, finalizzato proprio a garantire quei servizi di trasporto ferroviario che, indipendentemente dal loro equilibrio finanziario, sono ritenuti di utilità sociale;
il servizio ferroviario di media e lunga percorrenza diurno e notturno da e per la Sicilia svolge, infatti, un ruolo fondamentale, date le peculiarità geografiche e morfologiche dell'isola per garantire ai cittadini la mobilità tra i diversi territori del Paese per fini di lavoro, di studio e turistici servendo diverse regioni e centri urbani medio-grandi, non interessati dall'alta velocità;
per il raggiungimento del citato scopo della garanzia effettiva al diritto alla mobilità, quale strumento di coesione sociale, dei cittadini siciliani di fronte allo svantaggio dell'insularità, nonché della finalità dello sviluppo economico e sociale di un territorio per il quale dovrebbe essere garantita la continuità territoriale per un principio di equità, occorre che, nell'ambito del nuovo contratto di servizio, vengano definite in maniera non discriminatoria la quantità e la qualità dell'offerta ordinaria di media e lunga percorrenza;
occorre, infatti, un segnale concreto di svolta rispetto ad una logica d'azione che, fino a questo momento, ha portato, purtroppo, all'accrescimento del divario tra il Nord ed il Sud del Paese;
proprio a partire dal prossimo 12 dicembre, con l'entrata in vigore della nuova offerta ferroviaria 2011-2012 di Trenitalia, sarà confermata la presenza dei

convogli diurni a media e lunga percorrenza da e per la Sicilia mentre verrà riorganizzata quella notturna;
in particolare, in base a quanto dichiarato dall'amministratore delegato di Ferrovie dello Stato SpA Mauro Moretti nel corso dell'audizione informale svoltasi in Commissione Trasporti lo scorso 3 novembre 2011, le tre coppie di collegamenti giornalieri notturni che oggi circolano sulle relazioni Palermo-Torino/Milano/Venezia, con sezioni da/per Siracusa, e viceversa, verrebbero mantenute ma con attestazione a Roma e con conseguente previsione di un interscambio con i servizi alta velocità per le citate destinazioni;
la suddetta riorganizzazione prevedrebbe la fissazione di prezzi agevolati per la clientela siciliana sulle tratte ad alta velocità citate e la garanzia di una sensibile riduzione dei tempi di percorrenza rispetto agli attuali -:
se il ministro interrogato possa confermare la concordata previsione di una riorganizzazione dell'offerta dei collegamenti ferroviari notturni dalla Sicilia per il Nord Italia, e viceversa, nel nuovo contratto di servizio con Trenitalia, per come descritta in premessa, non penalizzante per la mobilità dei cittadini siciliani e, dunque, idonea a garantire la prestazione del servizio universale del trasporto ferroviario di media e lunga percorrenza da e per l'Isola;
se, nel quadro della predetta riorganizzazione del servizio universale ferroviario notturno di media e lunga percorrenza da e per la Sicilia, siano state prestate idonee garanzie per il personale attualmente occupato nell'espletamento del servizio.
(5-05744)

TORAZZI, ALESSANDRI, FORCOLIN, CALLEGARI, MAGGIONI, ALLASIA e BITONCI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il gruppo IPC, società primaria nel settore dei macchinari per la pulizia, è una società italiana operante da decenni nel mercato europeo, commercializzando prodotti di propria progettazione che produce in diversi siti italiani;
a causa della concorrenza dei paesi low-cost gli impianti italiani e la stessa società sono in grave crisi con il rischio di chiusura totale;
lo stabilimento sito a Vaiano Cremasco (Cremona) (Ipc Integrated Professional Cleaning) impiegava 180 dipendenti, ora, dopo tre anni di cassa integrazione a singhiozzo ridotti a 50 dipendenti, con la prospettiva di totale chiusura del sito produttivo;
lo stabilimento sito a Summaga di Portogruaro (Venezia) (Ipc Portotecnica) impiega circa 120-140 dipendenti, compresi gli impiegati dell'amministrazione, attualmente in cassa integrazione da circa 1 anno e mezzo;
lo stabilimento sito a Villa Bagno (Reggio Emilia) (Ipc Gansow) impiega circa 100 dipendenti, anch'essi in cassa integrazioni;
la situazione illustrata ha comportato gravi ripercussioni su tutta la catena dei fornitori -:
se il Ministro sia al corrente della situazione illustrata in premessa e quali iniziative intenda intraprendere per coadiuvare il rilancio della società e sostenere i dipendenti coinvolti;
se non ritenga opportuno aprire un tavolo ministeriale vista la specificità dell'azienda, che progetta ed assembla e quindi funge da collettore di lavoro per i bacini interessati, e le dimensioni del gruppo.
(5-05751)

Interrogazioni a risposta scritta:

MURA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la Pansac International fondata da Dario Lori è un'azienda specializzata nella lavorazione di materiale plastico per imballaggi

a fini alimentare, sanitario, igienico e medico. Contava circa mille dipendenti tra i quattro stabilimenti, uno a Ravenna, due in provincia di Venezia, a Mira e Marghera e uno in provincia di Bergamo, a Zingonia, e i due uffici di Mantova e di Milano che sono stati già chiusi in passato;
dopo la morte del fondatore la gestione della Pansac è passata al figlio Fabrizio Lori che ha provveduto a diversificare i prodotti e ad investire maggiormente sulla ricerca così da riuscire in breve tempo a sviluppare l'azienda raggiungendo nel 2005 i massimi risultati di fatturato e di assunzione. Sempre nello stesso anno. Lori rileva la squadra di calcio del Mantova;
a partire dal 2006 la situazione della Pansac peggiora. Gli investimenti nell'ambito sportivo sono sempre più importanti e i conti del gruppo iniziano a risentirne, sfociando nella crisi del 2009;
nel 2009 la Nuova Pansac mette in mobilità i dipendenti dello stabilimento di Ravenna, segue un anno di cassa integrazione ordinaria. Nel novembre 2010 dopo la certificazione di un buco di gestione di 308 milioni di euro, il tribunale di Milano emette decreto di omologa dell'accordo intercorso tra Pansac e istituti finanziari al fine di ristrutturare il debito dell'azienda a fronte della definizione di un piano industriale. Nasce così la new company Pansac International srl;
il nuovo piano industriale presentato nell'aprile del 2011 prevede la chiusura dello stabilimento di Ravenna e il trasferimento della produzione in Veneto. Il territorio romagnolo perderebbe oltre ai circa cento posti di lavoro anche uno stabilimento produttivo e con effettivi margini di guadagno;
nel 2011 fallisce il Mantova calcio, a fronte del piano industriale prospettato dai manager Pansac viene siglato in luglio un accordo presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali per il rinnovo della cassa integrazione straordinaria per due anni;
dall'agosto del 2011 gli amministratori locali in contatto con i rappresentanti del Ministero dello sviluppo economico per conoscere il futuro dell'azienda ravennate, non ricevono alcuna risposta chiara da parte della proprietà. Questa situazione di incertezza è sfociata nel blocco dei cancelli dell'azienda da parte dei lavoratori Pansac per impedire il trasferimento dei macchinari fino al 21 novembre, data prevista per la riapertura dello stabilimento;
lo scorso 22 novembre a seguito di un'interrogazione urgente presentata dai consiglieri del gruppo assembleare regionale IdV Emilia Romagna, l'assessore regionale Muzzarelli ha confermato l'impegno della regione Emilia Romagna a garanzia della cassa integrazione straordinaria;
ad oggi, l'azienda sembra orientata a procedere con una richiesta di amministrazione straordinaria, che rappresenta l'unica via per proseguire nella ricerca di nuovi acquirenti. Soltanto evitando la liquidazione, o il fallimento, si potrà, infatti, preservare l'attività produttiva e gli stabilimenti potranno continuare a lavorare, anche attraverso attività in conto lavorazione che sono in fase di definizione -:
se il Ministro sia a conoscenza di questa situazione, se intenda affrontarla e con quali misure, non solo per salvaguardare lo stabilimento ravennate della Pansac a tutela dei lavoratori e delle loro famiglie, ma anche per garantire al territorio la continuazione produttiva del sito.
(4-14018)

DI PIETRO e LEOLUCA ORLANDO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
lo stabilimento Fiat di Termini Imerese occupa 1.600 dipendenti diretti, a cui si aggiungono altri 600 lavoratori dell'indotto;
Termini Imerese è secondo gli interroganti esattamente la metafora di come la Fiat sta trattando l'Italia. Da un anno è stata annunciata la chiusura e nulla è

stato fatto per cercare una seria alternativa tanto che oggi arriva la conferma della chiusura da parte di Fiat, senza nessuna certezza occupazionale per i lavoratori;
solo tre anni fa Marchionne aveva promesso, per quell'area, investimenti complessivi per 500 milioni di euro con l'obiettivo di produrre circa 100 mila nuove Ypsilon all'anno, in modo da rendere lo stabilimento di Termini Imerese produttivo. Nel tempo ha cambiato idea e ha deciso di chiudere, mentre la nuova Ypsilon, che doveva essere prodotta a Termini Imerese, sarà fabbricata in Polonia, con il risultato che migliaia di lavoratori siciliani saranno mandati a casa, chiudendo uno stabilimento produttivo da quasi cinquant'anni;
la regione Sicilia e la Comunità europea avevano messo a disposizione ingenti finanziamenti per la ristrutturazione dello stabilimento e dell'area circostante. Oggi la realtà è un'altra, Marchionne ha deciso da tempo di trasferire l'attività e gli investimenti della Fiat in altri Paesi e dal 2008 migliaia di operai e tecnici Fiat sono in cassa integrazione mentre vengono elargiti all'azienda fondi per l'innovazione e per gli ammortizzatori sociali;
secondo gli interroganti la vera e unica innovazione di Marchionne è stata quella di utilizzare gli operai e i tecnici come una sorte di capro espiatorio per spostare negli Usa la testa dell'azienda e nei Paesi low-cost (come Serbia, Polonia, Turchia, e altri) la produzione, chiudendo gradualmente diverse realtà italiane, addossando la responsabilità agli stessi lavoratori che poi venivano licenziati;
i lavoratori meritano rispetto, solidarietà ma soprattutto la seria ricerca di una soluzione industriale vera. In questi dodici mesi, e cioè da quando l'azienda ha annunciato la chiusura dello stabilimento siciliano, il Governo pro tempore non è stato capace di proporre soluzioni concrete per evitare al Mezzogiorno e al Paese l'ennesimo dramma occupazionale gli interroganti si augurano che questo Governo non assecondi Marchionne che ha ufficializzato di fatto la fuga della Fiat dall'Italia a differenza dalla linea tenuta dal precedente Governo;
l'Italia dei Valori è stato l'unico partito a denunciare fin dall'inizio queste operazioni finanziarie, chiedendo al Governo di far sentire la propria voce esattamente come fecero la Merkel con la Opel e Sarkozy con la Renault quando le due aziende erano a rischio;
l'Italia dei Valori ha già avanzato le sue proposte: acquisizione dello stabilimento di Termini Imerese da parte della regione Sicilia, al valore di i euro; infrastrutturazione del porto con investimenti per 350 milioni di euro; ammodernamento delle aziende dell'indotto, utilizzo dei 100 milioni di euro di fondi europei. Tutto ciò serve per predisporre un bando internazionale di gara, rivolto a produttori di tutto il mondo, tale da rendere conveniente e interessante l'investimento in Italia per un secondo costruttore di auto. Il gruppo Italia dei Valori ha proposto inoltre, che tutti gli operai siano riassunti dalla nuova azienda in modo da riorganizzare l'intero indotto senza perdita di posti di lavoro. Nella fase di transizione, invece, i lavoratori devono restare dipendenti Fiat e sarebbe necessario che la regione si impegnasse a integrare la cassa integrazione, se necessario anche facendo ricorso ai fondi europei. Si ritiene che questa proposta sia tutt'ora valida e che possa essere utile per salvare Termini Imerese da una tragedia occupazionale e sociale -:
se il Governo intenda far valere gli interessi nazionali chiedendo alla Fiat di rispondere del denaro pubblico percepito e i chiarire l'effettivo contenuto del cosiddetto «piano fabbrica Italia»;
quali iniziative di competenza, il Governo intenda porre in essere per ottenere dalla Fiat un rinvio della chiusura dello stabilimento al fine di individuare soluzioni industriali alternative condivise dall'insieme delle organizzazioni sindacali e dei lavoratori che diano risposte occupazionali ai lavoratori di Termini Imerese e del suo indotto.
(4-14027)

LO MORO e VICO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per la coesione territoriale. - Per sapere - premesso che:
da più parti, e segnatamente dall'ANPACA, associazione nazionale che coordina e rappresenta oltre 200 soggetti responsabili di patti territoriali contratti d'area, si sollecita la necessità di superare alcune criticità che non consentono il completamento di parte importante dei programmi di investimento finanziati a partire dal 1994 e di riprendere e rilanciare la programmazione negoziata;
sull'argomento è stato presentato più di un atto di sindacato ispettivo;
con il decreto cosiddetto milleproroghe del febbraio 2011 è stato prorogato al 31 dicembre 2011 il termine per il completamento delle iniziative finanziate con gli strumenti della programmazione negoziata, non ancora completate alla data delle proroghe precedentemente concesse e realizzate in misura non inferiore al 40 per cento degli investimenti ammessi;
in occasione della discussione del richiamato decreto, è stato altresì accolto l'ordine del giorno 9/4086/185 che impegnava il Governo in particolare su tre obiettivi strategici:
1) predisporre gli interventi necessari per il superamento delle criticità evidenziate in questi anni da Anpaca, Associazione nazionale che rappresenta 200 soggetti responsabili di patti territoriali e contratti d'area, e riguardanti in particolare gli obiettivi occupazionali ed il tasso di attualizzazione finale degli investimenti al fine di rendere possibile la conclusione positiva delle iniziative finanziate e non disperdere il lavoro svolto in questi anni su tutto il territorio nazionale;
2) mettere in atto azioni immediate finalizzate alla riassegnazione delle risorse finanziarie rivenienti da rinunce e revoche ed oggetto di istanze di rimodulazione su progetti immediatamente cantierabili, presentate dai soggetti responsabili ai sensi della legge n. 99 del 2009 pari complessivamente a circa 756 milioni di euro e attualmente in perenzione amministrativa anche mediante il parziale utilizzo delle cosiddette «risorse liberate» legate alla programmazione 2000-2006 o nell'ambito del decreto di riforma degli incentivi alle imprese e di quanto previsto nel Piano per il Sud;
3) valorizzare, anche nell'ambito della prevista riforma della Programmazione negoziata il lavoro svolto in questi anni sul territorio nazionale dai soggetti responsabili dei patti territoriali e dai responsabili unici dei contratti d'area che ha ottenuto importanti risultati anche in termini di coinvolgimento del partenariato locale, crescita sociale, coesione istituzionale tra tutti i soggetti protagonisti dello sviluppo, enti locali, forze sociali, associazioni imprenditoriali e di categoria;
fino alla data odierna, probabilmente anche a causa della presentazione da parte del precedente Governo del maxiemendamento sulla legge finanziaria, non è stata intrapresa nessuna iniziativa concreta in merito ai punti suindicati;
in un periodo di grave crisi economica ed occupazionale appare assolutamente necessario salvaguardare le iniziative imprenditoriali beneficiarie di incentivi pubblici e valorizzare l'esperienza particolarmente positiva rappresentata dai patti territoriali e dai contratti d'area che hanno, in particolare, il merito di aver aiutato la messa in rete dei vari soggetti dello sviluppo locale, con riflessi positivi sul piano della coesione sociale e territoriale;
le criticità rilevate, ben note a livello ministeriale e tuttora presenti, vanno affrontate con urgenza per consentire il completamento dei programmi di investimento entro la data prevista del 31 dicembre 2011 ed evitare contenziosi da cui possono derivare solo danni per le imprese, l'occupazione, i territori e la finanza pubblica -:
se non si ritenga utile non disperdere il lavoro svolto in questi anni su tutto il

territorio nazionale con l'esperienza dei patti territoriali e dei contratti d'area, che ha ottenuto importanti risultati anche in termini di coinvolgimento del partenariato locale, crescita sociale, coesione istituzionale tra tutti i soggetti protagonisti dello sviluppo, enti locali, forze sociali, associazioni imprenditoriali e di categoria;
se e quali azioni urgenti si intendano porre in essere per dare attuazione a quanto previsto dall'ordine del giorno ricordato in premessa, superare in tempo utile le problematiche esistenti e portare a compimento progetti già finanziati;
se e come si intenda riprendere e rilanciare l'esperienza della Programmazione negoziata e valorizzare l'esperienza dei soggetti responsabili delle iniziative a suo tempo finanziate, coordinate a livello nazionale dall'ANPACA.
(4-14035)

DE CAMILLIS e BECCALOSSI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il made in Italy e in particolare il made in Italy agroalimentare rappresenta una straordinaria leva competitiva per la crescita del Paese;
la Coldiretti ha denunciato in modo dettagliato e preciso una serie di iniziative poste in essere da società partecipate dal Ministero dello sviluppo economico di vera e propria «svendita» dell'economia e dei nostri territori che hanno fatto parlare, con una notevole eco su tutti gli organi di comunicazione, di una vera e propria contraffazione di Stato;
il contrasto alla contraffazione ha, del resto, conseguenze economiche e sanitarie di rilievo tanto per le imprese quanto per i consumatori, si che tutte le parti sociali (Abi, Alleanza cooperative italiane, Ania, Cgil, Cia, Cisl, Claai, Coldiretti, Confagricoltura, Confapi, Confindustria, Reteimprese Italia, Ugl, Uil) con un documento unitario del 4 agosto 2011, nella definizione delle priorità sulle quali operare per rilanciare la crescita, hanno chiesto di «attuare politiche incisive volte alla promozione e difesa del made in Italy di qualità quale leva competitiva del Paese in grado di valorizzare il lavoro, il capitale e il territorio italiano, sfruttando il potenziale di penetrazione commerciale all'estero delle imprese italiane»;
nelle dichiarazioni sugli indirizzi e le linee programmatiche espresse al Parlamento (audizione del 19 aprile 2011) lo stesso Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali pro tempore non ha lasciato dubbi sulla responsabilità di, affrontare con decisione la lotta alla contraffazione; nella suddetta audizione a proposito delle innumerevoli circostanze in cui i prodotti agroalimentari italiani sono preda di sofisticazioni e frodi, il Ministro ha rilevato: «intendo attivarmi per garantire una piena tutela informativa ai consumatori italiani e, al contempo, attraverso un'adeguata azione a livello europeo e mondiale, intendo supportare il vero made in Italy contrastando quei fenomeni degenerativi denominati, nel gergo italian sounding, che sono da considerarsi altamente decettivi e ingannevoli (penso a prodotti con lo stivale, con la bandiera o con denominazioni che evocano malamente prodotti nazionali), i quali, in modo scorretto, speculano sulla nostra forza, sulla nostra cultura, sulla nostra tradizione per attivare meccanismi di vero illecito concorrenziale, vanificando ingiustamente il sacrificio dei nostri operatori e abusando del buon nome italiano nei mercati internazionali»;
Coldiretti ha denunciato, dopo il caso nell'azienda casearia Lactitalia, anche il caso Parmacotto società che risulta partecipata dal Ministero dello sviluppo economico tramite società italiana per le imprese all'estero - SIMEST;
nella risposta scritta, pubblicata giovedì 10 marzo 2011, della seduta n.447, all'interrogazione 4-08770, il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali pro tempore ha parlato dell'adozione di «una serie di iniziative, avvalendosi della collaborazione del Ministero dello

sviluppo economico e della società erogatrice del finanziamento pubblico "Simest s.p.a."»; in particolare, si è portato a conoscenza che «tutte le amministrazioni coinvolte stanno già predisponendo ulteriori criteri per l'assegnazione dei progetti di finanziamento nell'ambito dell'internazionalizzazione delle aziende agroalimentari, al fine di scongiurare qualsiasi tipo di appropriazione indebita delle denominazioni protette ed impropri richiami all'origine italiana dei prodotti ottenuti e commercializzati» è stata data, inoltre, notizia dell'istituzione di «un tavolo tecnico di lavoro per predisporre le linee guida di settore (da inserire nei prossimi contratti di finanziamento delle iniziative imprenditoriali) il cui rispetto costituirà, non solo, un mezzo di valutazione per l'ammissibilità delle domande ma consentirà, al contempo, di evitare fenomeni di concorrenza sleale nei confronti dei produttori nazionali»;
più in particolare, la Società italiana per le imprese all'estero finanziaria di sviluppo e promozione delle imprese italiane all'estero, controllata per il 76 per cento dal Governo italiano, opera come partner qualificato delle imprese che scelgono l'internazionalizzazione per affermare la propria presenza sui mercati esteri;
la SIMEST ha recentemente stipulato con il gruppo Parmacotto, azienda italiana leader nel settore dell'agroalimentare, un accordo che prevede un investimento di 11 milioni di euro nel capitale sociale dell'azienda, finalizzato ad una sua ulteriore espansione negli USA, Francia e Germania dove punta a consolidare la propria presenza;
l'azienda in questione, con il supporto di SIMEST ha già avviato anche negli Stati Uniti un progetto che ha portato all'apertura di un punto vendita monomarca a New York e prevede di strutturare una vera e propria catena di locali caratterizzati dall'offerta di prodotti italian sounding tanto è vero che Alessandro Rosi, amministratore delegato di Parmacotto, ha dichiarato: «la metà circa delle carni suine lavorate nel mio gruppo, che non produce solo prosciutto cotto, viene da fuori: Francia, Danimarca, Spagna e Germania, per lo più»... «Ciò che conta è il know how, la lavorazione delle carni. È un fatto di cultura»... «Prendiamo il caso del salame. Negli Stati Uniti ne è proibita l'esportazione, perciò nel nostro emporio di Manhattan non possiamo vendere i nostri prodotti italiani. Perciò un tecnico della nostra azienda di San Gimignano si è trasferito nel New Jersey importando lì metodi e processi di produzione in ogni passaggio, adottati in Toscana. Il risultato è che a Manhattan lei può trovare una finocchiona che non teme il confronto con quella toscana» ...«Dal punto di vista culturale è una finocchiona made in i Italy. L'importante è che la carne sia di prima scelta, trattata nelle condizioni migliori..»;
nei punti vendita già aperti nei diversi Stati, nell'Unione europea e negli Stati Uniti, dedicati alla salumeria tradizionale italiana, segmento di eccellenza del made in Italy e sinonimo di qualità e genuinità, si vendono alimenti realizzati con ingredienti e materie prime non italiane confezionati sul posto con etichette e marchi che evocano prodotti tipici della gastronomia italiana e delle specialità regionali;
con l'obiettivo di cogliere e segnalare anomalie, indicatori e forme nelle quali, anche al di fuori del nostro Paese, possono presentarsi le diverse modalità della contraffazione, è stata istituita con deliberazione del 13 luglio 2010 un'apposita Commissione parlamentare di inchiesta, rafforzando il contrasto a tale fenomeno;
la stessa volontà del Parlamento di tutelare l'identità e la territorialità dell'autentico made in Italy agroalimentare non è in discussione, se facciamo riferimento non solo alla recente normativa settoriale sull'olio extravergine di oliva quanto, soprattutto, alle disposizioni generali in materia di etichettatura e di qualità dei prodotti alimentari (legge 3 febbraio 2011,

n.44) approvate al fine di assicurare ai consumatori una completa e corretta informazione sulle caratteristiche dei prodotti oltre che al fine di rafforzare la prevenzione e la repressione delle frodi alimentari;
la diffusione di prodotti che traggono in inganno circa la vera origine geografica realizza un evidente danno all'immagine della nostra produzione agroalimentare nazionale, raggirando i consumatori che non vengono messi in condizione di scegliere in modo responsabile;
le operazioni di sostegno dell'italian sounding, da parte della SIMEST, determinano, tuttavia, danni ancora più gravi a giudizio dell'interrogante in quanto bloccano ogni potenzialità di crescita delle imprese italiane a causa della «saturazione» del mercato con prodotti che richiamano qualità italiane senza essere di origine nazionale, impedendo ai consumatori di effettuare una corretta comparazione sulla base della diversa qualità e convenienza con prodotti autentici del made in Italy;
il sostegno della SIMEST alle attività di commercializzazione di prosciutti ed altri salumi della tradizione italiana da parte di Parmacotto al fine di creare una rete di locali per la ristorazione si inserisce, tra l'altro, in un periodo di grave crisi dell'allevamento di suini nel nostro Paese -:
quali vantaggi per il sistema agroalimentare nazionale la SIMEST abbia promosso con una strategia di finanziamento all'estero di imprese che commercializzano prodotti con quella che all'interrogante appare una falsa identità di origine, utilizzando manodopera, presentandosi quale soggetto d'imposta e creando valore aggiunto all'estero;
quali iniziative intenda mettere in campo per verificare i criteri con cui vengono scelti, da parte della Simest, i progetti da finanziare e se non sia da ritenere, comunque, urgente deliberare il blocco degli attuali investimenti in attività di delocalizzazione di produzioni agroalimentari che costituiscono attività di concorrenza sleale;
come intenda documentare i controlli che la Simest ha effettuato ed effettua sulle attività del settore agroalimentare delle quali acquisisce partecipazioni ovvero sostiene attraverso altre modalità affinché sia garantita la conformità allo scopo sociale;
quali chiarimenti, precisi e incontrovertibili, intenda formulare a proposito del riscontro delle necessarie informazioni circa le partecipazioni e finanziamenti ad altre società del settore agroalimentare;
quali siano gli intendimenti del Governo in relazione al danno sofferto dalle imprese nazionali a fronte dell'avvenuta occupazione di mercato da parte di imprese, come Parmacotto, che grazie a cospicui finanziamenti hanno immesso prodotti soltanto imitativi di quelli autentici italiani, eliminando o riducendo sensibilmente le future possibilità di scelta dei consumatori in termini di confronto di qualità e di prezzo;
quali iniziative intenda assumere per sanzionare la più grave irregolarità commessa da SIMEST di attraversare società Parmacotto da essa partecipata in relazione alle norme in materia di protezione di denominazioni di origine protetta a proposito della promozione di un prodotto (salumi calabresi) che gode del riconoscimento europeo;
rispetto alla recente scelta del Parlamento di valorizzare l'effettiva origine geografica degli alimenti ed al sostegno dichiarato dal Governo di procedere all'attuazione della legge sull'etichettatura attraverso l'adozione dei decreti attuativi, se non debba valutarsi gravemente lesivo delle linee programmatiche di sviluppo economico l'operato dei rappresentanti legali di SIMEST e, dunque, in che tempi e secondo quali modalità voglia revocare il mandato di rappresentanza agli attuali amministratori di SIMEST;

in che termini intenda declinare l'impegno ad intraprendere progetti di promozione all'estero dei veri prodotti del made in Italy compatibilmente con la ricchezza dei nostri territori e la pluralità delle nostre produzioni anche più specificamente eliminando le barriere sanitarie che, proprio nel settore della carne, ostacolano il commercio con l'estero.
(4-14038)

DI PIETRO, DI GIUSEPPE, MESSINA e MONAI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'italian sounding, ovvero l'evocazione in etichetta dei prodotti tipici italiani, rappresenta la forma più diffusa e nota di contraffazione e falso made in Italy nel settore agroalimentare, tanto che recenti stime indicano che, a livello mondiale, il giro d'affari dell'italian sounding superi addirittura i 60 miliardi di euro l'anno (ben 164 milioni di euro al giorno);
come emerge sia dalla stampa nazionale che locale, la Coldiretti ha recentemente denunciato talune vicende che riguardano l'utilizzo improprio di risorse pubbliche da parte della Società italiana per le imprese all'estero s.p.a. - Simest Spa (ovvero l'azienda italiana partecipata al 76 per cento dal Ministero dello sviluppo economico che assiste le imprese italiane che investono all'estero). In particolare, per quanto risulta agli interroganti, tali risorse pubbliche sarebbero state utilizzate per finanziare direttamente o indirettamente la produzione o la distribuzione di prodotti alimentari che nulla hanno a che fare con il tessuto produttivo del nostro Paese;
il 4 agosto 2011 le parti sociali rappresentate da Confindustria, Abi, Alleanza Cooperative Italiane, Ania, Cgil, Cia, Cisl, Claai, Coldiretti, Confagricoltura, Confapi, Rete Imprese Italia, Ugl, Uil, hanno siglato un documento unitario che, con riferimento alle problematiche concernenti il fenomeno della contraffazione, anche agroalimentare, nonché la definizione delle priorità sulle quali operare per rilanciare la crescita, chiede di «attuare politiche incisive volte alla promozione e difesa del made in Italy di qualità quale leva competitiva del Paese, in grado di valorizzare il lavoro, il capitale e il territorio italiano, sfruttando il potenziale di penetrazione commerciale all'estero delle imprese italiane»;
nel corso del 2011, il Governo presieduto dall'onorevole Silvio Berlusconi, ha assunto numerosi impegni volti ad arginare il fenomeno della contraffazione agroalimentare, nonché a promuovere l'internazionalizzazione delle imprese all'estero. Ne sono esempi le dichiarazioni sugli indirizzi e le linee programmatiche espresse il 19 aprile 2011 dal Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali pro tempore al Parlamento sul contrasto a livello europeo e mondiale dell'italian sounding in quanto fenomeno ingannevole e scorretto che danneggia cultura e la tradizione italiana, vanificando il sacrificio degli operatori italiani e abusando del buon nome italiano nei mercati internazionali; ulteriore esempio sono anche le intenzioni espresse dal Governo in risposta all'interrogazione parlamentare n. 4-08770 circa la definizione di ulteriori criteri di finanziamento dei progetti all'estero in grado di scongiurare appropriazioni indebite delle denominazioni protette e impropri richiami all'origine italiana dei prodotti commercializzati;
ciononostante, secondo quanto denunciato dalla Coldiretti, la SIMEST, partecipata come si è detto dal Ministero dello sviluppo economico, avrebbe continuato a perfezionare operazioni di malcelato sostegno all'italian sounding, danneggiando gravemente ogni possibilità di crescita delle imprese italiane a causa della «saturazione» del mercato con prodotti che richiamano qualità italiane senza essere di origine nazionale;
in particolare, dopo il caso dell'azienda casearia Lactitalia che paradossalmente produce in Romania ed esporta

in tutto il mondo prodotti Italian sounding a danno delle nostre imprese, la Coldiretti ha denunciato anche il caso Parmacotto spa in cui la SIMEST possiede una partecipazione finanziaria pari a 210.000 azioni dell'importo di 2.100.000 euro, come pure in Parmacotto USA Inc.;
Parmacotto Usa Inc è una società commerciale facente parte del gruppo Parmacotto ubicata a New York con l'obiettivo di concentrare l'attività nel territorio statunitense e realizzare uno stabilimento dedicato alla produzione di «pre-affettati» direttamente negli Usa;
il 12 ottobre 2011 SIMEST ha siglato un nuovo accordo con il gruppo Parmacotto che prevede un investimento di SIMEST di 11 milioni di euro, finalizzato ad una ulteriore espansione del gruppo Parmacotto negli USA, Francia e Germania;
in particolare, per quanto risulta agli interroganti il gruppo Parmacotto, con il supporto di SIMEST ha già avviato negli Stati Uniti un progetto che ha portato all'apertura di un punto vendita monomarca a New York e prevede di strutturare una vera e propria catena di locali caratterizzati dall'offerta di prodotti italian sounding;
nei punti vendita già aperti nei diversi Stati, nell'Unione europea e negli Stati Uniti, dedicati alla salumeria tradizionale italiana, si vendono alimenti realizzati con ingredienti e materie prime non italiane confezionati sul posto con etichette e marchi che evocano prodotti tipici della gastronomia italiana e delle specialità regionali;
l'amministratore delegato di Parmacotto, Alessandro Rosi, ha dichiarato alla stampa nazionale che «la metà circa delle carni suine lavorate nel mio gruppo, che non produce solo prosciutto cotto, viene da fuori: Francia, Danimarca, Spagna e Germania, per lo più» ... «Ciò che conta è il know how, la lavorazione delle carni. È un fatto di cultura» ... «Prendiamo il caso del salame. Negli Stati Uniti ne è proibita l'esportazione, perciò nel nostro emporio di Manhattan non possiamo vendere i nostri prodotti italiani. Perciò un tecnico della nostra azienda di San Gimignano si è trasferito nel New Jersey importando lì metodi e processi di produzione in ogni passaggio, adottati in Toscana. Il risultato è che a Manhattan lei può trovare una finocchiona che non teme il confronto con quella toscana» ... «Dal punto di vista culturale è una finocchiona made in Italy. L'importante è che la carne sia di prima scelta, trattata nelle condizioni migliori...»;
appare del tutto inaccettabile che SIMEST spa agevoli società, anche di rilievo internazionale, che, di fatto, minacciano la produzione italiana, per di più tramite una società che per statuto dovrebbe svolgere l'attività contraria: ovvero promuovere e tutelare le aziende e le produzioni nazionali all'estero;
appare del tutto irragionevole che SIMEST spa indirizzi il proprio sostegno ad investimenti in attività di delocalizzazione che, oltre a costituire occasioni di concorrenza sleale ai prodotti italiani, sottraggono colpevolmente opportunità di lavoro ed occupazione al sistema Italia;
appare necessario porre in essere ogni opportuna iniziativa volta a dirimere tale deprecabile situazione che risulta, peraltro, del tutto in contrasto con le linee di intervento governative sopra riportate -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti descritti in premessa e, in caso affermativo, quali iniziative intendano assumere al riguardo;
quali vantaggi per il sistema agroalimentare nazionale la SIMEST abbia promosso con una strategia di finanziamento all'estero di imprese che commercializzano prodotti con quella che agli interroganti appare una falsa identità di origine, utilizzando manodopera, presentandosi quale soggetto d'imposta e creando valore aggiunto all'estero;

se non si ritenga quanto mai urgente rivedere, alla luce di guanto descritto in premessa, l'investimento relativo alla quota societaria nel gruppo Parmacotto da parte della SIMEST, bloccando altresì gli attuali investimenti in attività di delocalizzazione di produzioni agroalimentari che costituiscono attività di concorrenza sleale;
se e quali iniziative di competenza si intendano assumere per verificare i criteri con i quali vengono scelti, da parte della SIMEST, i progetti da finanziare;
quali iniziative il Governo intenda adottare al fine di documentare i controlli che la SIMEST ha eseguito ed esegue sulle attività del settore agroalimentare affinché venga assicurata la piena corrispondenza allo scopo sociale;
quali elementi di chiarimento si intendano fornire in relazione alle partecipazioni e ai finanziamenti da parte di SIMEST spa in favore di altre società del settore agroalimentare;
quali siano gli intendimenti, del Governo in relazione al danno sofferto dalle imprese nazionali a fronte dell'avvenuta occupazione di mercato da parte di imprese, come Parmacotto, che grazie a cospicui finanziamenti hanno immesso prodotti che paiono soltanto imitativi di quelli autentici italiani;
se e quali iniziative intenda adottare per sanzionare la più grave irregolarità commessa da SIMEST attraverso la società Parmacotto con riferimento al rispetto delle norme in materia di protezione di denominazioni di origine protetta;
se alla luce della grave vicenda descritta in premessa il Governo non intenda porre in essere iniziative dirette a revocare il mandato agli attuali amministratori di SIMEST;
quali iniziative si intendano assumere per intraprendere progetti di promozione all'estero dei veri prodotti del made in Italy.
(4-14044)

DI PIETRO, PALADINI, ANIELLO FORMISANO, PIFFARI, CIMADORO, EVANGELISTI, CAMBURSANO, BARBATO e PALAGIANO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nel 2006 Eutelia entra nel mercato dell'information technology con l'acquisizione delle consociate italiane delle multinazionali di informatica Getronics (già Olivetti) e Bull. Con queste operazioni senza costi, Eutelia eredita un notevole patrimonio di competenze e professionalità, oltre 60 milioni di euro di liquidità (TFR dei lavoratori), immobili di notevole pregio dislocati in tutto il Paese e circa 260 milioni di euro di commesse con clienti strategici pubblici e privati;
nei due anni successivi Eutelia non presenta nessun piano industriale per valorizzare il considerevole patrimonio italiano acquisito, eludendo il confronto sindacale e ministeriale, ma si distingue per controverse operazioni industriali e finanziarie all'estero. L'azienda ha inoltre problemi nella certificazione dei bilanci, attirando le attenzioni della Consob e il riscontro di pesanti indizi da parte del pubblico ministero Rossi di Arezzo nell'inchiesta denominata Crisalide;
ad aprile del 2008 Eutelia presenta un piano di rilancio industriale nel quale l'unica cosa certa è la richiesta di cassa integrazione per 772 unità. Dopo una contrattazione sindacale ottiene un contratto di solidarietà per circa 2200 lavoratori a partire dal 1o luglio dello stesso anno con un beneficio di circa 40 milioni di euro;
a gennaio del 2009, il consiglio di amministrazione di Eutelia emana una delibera per la dismissione del comparto IT, mentre nel mese di maggio dello stesso anno, Eutelia a valle di una riunione con l'unità di Crisi - costituita dal Ministero dello sviluppo economico, dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, dalle organizzazioni sindacali e da alcune regioni italiane - annuncia la cessione di ramo d'azienda IT per 1986 dipendenti ad una

sua controllata al 100 per cento AGILE srl, azienda con 100 dipendenti e con un capitale sociale di 96.000 euro;
il 15 giugno Eutelia, diserta il previsto incontro al Ministero dello sviluppo economico con l'unità di crisi per la valutazione di alcune soluzioni industriali con alcune aziende del settore e procede al trasferimento di un ramo d'azienda ad Agile srl per 2160 dipendenti gravandola anche di debiti tributari e con i fornitori. Contestualmente cede le proprie quote a OMEGA spa ripulendosi di costi del personale e passività pregresse di ogni genere per circa 6 milioni di euro. Il perimetro IT ceduto rappresenta un volume di affari annuo (dati di bilancio 2008) di circa 120 milioni di euro, presenta un portafoglio ordini di 130 milioni di euro e impiega circa 2.160 risorse su tutto il territorio nazionale. Il prezzo della compravendita è stato pari a 96.000 euro, corrispondente al valore nominale delle quote di Agile trasferite ad Omega;
nel primo incontro del 9 luglio 2009 per valutare il piano industriale presso il Mise, il dottor Claudio Massa ed il dottor Sebastiano Liori in rappresentanza della nuova proprietà illustrano con ottimismo, che pare però poco suffragato da una approfondita conoscenza di risorse e professionalità presenti nell'azienda l'intenzione di creare una rete di imprese che con virtuose sinergie garantiranno il mantenimento dei livelli occupazionali. Si riservano di fornire dettagli nel successivo incontro presso il Ministero dello sviluppo economico programmato per il 22 settembre;
negli incontri successivi del 17 settembre e del 22 settembre 2009 Agile/Omega non presenta nessun piano industriale al Ministero dello sviluppo economico ed il rapporto con le organizzazioni sindacali si inasprisce perché nel frattempo non si pagano emolumenti dal mese di luglio né le spettanze maturate (contributi previdenziali, fondi complementari di previdenza, fondi sanitari interaziendali, rimborsi spese), non si onorano i debiti verso i fornitori, i quali avrebbero interrotto le consegne con gravissime conseguenze per le attività dell'azienda, considerata l'importanza della sua clientela sia pubblica che privata: Ministeri, polizia, tribunali, Rai, Ferrovie della Stato, Inail, Banche, Poste italiane e vari enti locali e altre istituzioni;
a novembre 2009 inizia lo stato di agitazione dei lavoratori Agile che chiedono al tribunale di Roma la dichiarazione dello stato di insolvenza ai fini dell'ammissione dell'azienda in amministrazione straordinaria;
il 3 dicembre 2009 la procura di Milano ha aperto un'inchiesta su Eutelia, la società di telecomunicazioni quotata in borsa i cui ex dipendenti nel giugno scorso sono stati trasferiti a migliaia a diverse società del gruppo Omega. Le ipotesi di reato sono di tipo societario e borsistico;
il 23 dicembre 2009 il tribunale di Roma opera il sequestro dell'intera Azienda Agile compresi i crediti, le disponibilità liquide ed ogni altra titolarità e li affida ai custodi giudiziari. I custodi hanno poteri di amministrazione ordinaria di gestione del patrimonio fino alla conclusione del procedimento per dichiarazione dello stato di insolvenza o fallimento;
il 14 gennaio 2010 viene dichiarata l'insindacabilità della condotta Eutelia ed Agile ed il giudice competente del tribunale di Roma ordina alle società la rimozione degli effetti, con sentenza n. 2741 del 2010, della cessione da Eutelia ad Agile avvenuta in data 15 giugno 2009. Nessuno sembra adoperarsi per l'esecuzione della sentenza;
il 15 febbraio 2010 i custodi di Agile convocano le organizzazioni sindacali al Ministero del lavoro e delle politiche sociali e comunicano la messa in Cassa integrazione guadagni straordinaria per circa 1000 lavoratori;
ad aprile 2010 viene decretata l'amministrazione straordinaria di Agile ed i custodi giudiziari vengono sostituiti dai

nuovi amministratori. Consta agli interroganti che nel frattempo i custodi avessero depositato una relazione dettagliata sulle attività illecite degli amministratori di Eutelia ed Agile;
a maggio 2010 la sezione fallimentare del tribunale di Milano dichiara il fallimento di Libeccio, la holding che controlla il gruppo Omega, società romana nella quale sono confluite alcune attività di information technology di Eutelia;
a giugno 2010 il tribunale di Arezzo accoglie la richiesta del pubblico ministero Rossi, dichiara Eutelia insolvente e dispone la nomina di tre commissari giudiziari;
il 9 luglio 2010 la procura della Repubblica presso il tribunale di Roma emette 8 ordinanze di custodia cautelare in carcere contro i presunti responsabili del crack «Agile srl» (creazione illegale bad company). Gli indagati, infatti, «hanno acquistato numerose società con alcune migliaia di dipendenti - spiega una nota della Guardia di Finanza - ed hanno posto in essere una enorme operazione dolosa volta tra l'altro a cagionare il fallimento della società Agile al fine di spogliarla dei suoi asset e di sottrarre la garanzia ai creditori più importanti, i circa 2000 dipendenti». Gli arrestati sono: Samuele Landi, nella sua qualità di presidente del consiglio di Amministrazione di Agile nonché amministratore di Eutelia; Pio Piccini nella qualità di presidente ed amministratore delegato di Omega nonché amministratore unico di Agile; Leonardo Pizzichi, quale presidente del consiglio di Amministrazione Eutelia; Claudio Marcello Massa, quale amministratore di fatto di Agile, amministratore pro-tempore di Omega; Marco Fenu, quale dirigente di Agile e tesoriere del Gruppo Omega; Salvatore Riccardo Cammalleri, nella qualità di amministratore unico e procuratore di Agile; Antonangelo Liori, dominus del Gruppo Omega; Isacco Landi, quale consigliere di amministrazione di Eutelia. Tutti dovranno rispondere - a vario titolo - del reato di bancarotta fraudolenta in concorso;
a luglio 2010 il giudice del tribunale fallimentare di Arezzo decreta l'amministrazione straordinaria di Eutelia e nomina i commissari straordinari;
il 15 dicembre 2010 il tribunale civile ha pubblicato l'impianto della sentenza n. 2968 sul ricorso Eutelia, seguente all'udienza dello scorso 15 dicembre per infrazione all'articolo 28 dell'azienda TLC di Arezzo, nella cessione del ramo d'azienda IT, oggi Agile srl. Il tribunale conferma la condotta antisindacale;
il 18 febbraio 2011 il giudice Alessandro Arturi concede il patteggiamento a Pizzichi Leonardo, Cammalleri Salvatore Riccardo, Piccini Pio e Fenu Marco per il reato di bancarotta fraudolenta. Per gli altri imputati l'udienza è fissata in una data successiva e, secondo indiscrezioni, patteggeranno la pena, ad esclusione di Samuele Landi attualmente latitante a Dubai;
il 27 maggio 2011, il tribunale di Roma accetta la costituzione come parte civile di tutti i lavoratori contro gli autori del disastro Agile/Eutelia: il signor Landi, il signor Massa e signor Liori. Si sono costituiti parte civile 1.070 lavoratori;
il decreto sviluppo n. 70 del 13 maggio 2011, convertito della legge 12 luglio 2011, n. 106, stabilisce solo l'unificazione dei crediti di Eutelia ed Agile fino alla data della dichiarazione di insolvenza di Agile (19 aprile 2010). Le aziende continuano separatamente le amministrazioni straordinarie;
il 12 luglio 2011 è pubblicato il bando unificato di vendita di Agile ed Eutelia. Il bando premia secondo gli interroganti la proposta economica e non quella occupazionale. Non sono inseriti nel bando gli immobili e l'acquirente non dovrà rispondere delle cause in corso;
attualmente la situazione di Agile ed Eutelia è quella di avere due amministrazioni straordinarie, una per Agile e una per Eutelia;

la società Agile è frutto, secondo le sentenze dei tribunali, della cessione fraudolenta del ramo IT di Eutelia. Il fallimento della società Agile è stato l'obiettivo accertato del piano ambiguo del management Eutelia per occultare passività e lavoratori;
il Governo pro-tempore è stato chiamato in causa dalle organizzazioni sindacali ben prima della cessione fraudolenta ed ha assistito inerte, al prevedibile degrado progressivo della situazione economica ed occupazionale di Agile;
il Governo, pur manifestando a parole il sostegno ai lavoratori, non è intervenuto in prima istanza in attesa delle sentenze giudiziarie, poi una volta certificata la truffa dalle sentenze dei tribunali, ha dichiarato la sua impotenza a poter intervenire giustificandola con l'assenza di strumenti legislativi e secondo gli interroganti legittimando la prevalenza di condotte illegali sulla politica, dei poteri forti e speculativi sui lavoratori;
il Ministro dello sviluppo economico pro tempore nel decreto sviluppo n. 70 del 13 maggio 2011 ha annunciato di aver previsto le misure per la soluzione dei problemi dei lavoratori Eutelia. Successivamente, sono stati pubblicati contemporaneamente due bandi di gara separati per Agile ed Eutelia in amministrazione straordinaria. Le procedure di vendita essenzialmente premiano principalmente l'offerta economica sull'occupazione e cancellano le responsabilità societarie accertate dalle sentenze dei tribunali. Nessuna azienda, come prevedibile, ha utilizzato la premialità marginale per acquistare congiuntamente le aziende Eutelia e Agile e salvaguardare i livelli occupazionali;
i motivi per mantenere ancora Eutelia in amministrazione straordinaria sembrano agli interroganti finalizzati solo a sterilizzare la rimozione degli effetti della sentenza articolo 28 n. 2741 del 2010 e le impugnative dei lavoratori di Agile ceduti nel giugno 2009 con l'effetto che ci si ritrova, da una parte, l'azienda Eutelia con la rete in fibra ottica di circa 13.500 chilometri) patrimonio economico e di controllo della comunicazione, con la licenza di operatore telefonico nazionale e tratte intercontinentali e dall'altra quasi 1.400 lavoratori con pochi contratti di servizi destinati al fallimento -:
se il Governo non intenda al più presto rendere operativi i finanziamenti della banda larga con il risultato indotto di salvare i lavoratori Agile/Eutelia, evitando di distruggere un patrimonio professionale e culturale dei lavoratori proveniente da aziende prestigiose come Olivetti e Bull;
quali misure intenda adottare il Governo per tutelare efficacemente tutti i lavoratori Eutelia ed Agile nella consapevolezza che, se non si adottano le misure opportune molti lavoratori, ancora lontani dall'età pensionabile, rimarrebbero senza nessuna possibilità di inserimento lavorativo e sostegno economico.
(4-14045)

...

Apposizione di una firma ad una mozione.

La mozione Vannucci e altri n. 1-00768, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 novembre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Di Giuseppe.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta scritta Consiglio n. 4-13984, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 novembre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bitonci.

L'interrogazione a risposta in Commissione Callegari n. 5-05735, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 novembre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bitonci.

Pubblicazione di testi riformulati.

Si pubblica il testo riformulato dell'interrogazione a risposta immediata in assemblea Nicco n. 3-01935 già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 547 dell'8 novembre 2011.

NICCO, BRUGGER e ZELLER. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la Costituzione italiana, all'articolo 6, sancisce che la Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche;
la legge 15 dicembre 1999, n. 482, in attuazione del citato articolo 6 della Costituzione, detta norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche, tra cui le popolazioni parlanti il francese e il franco-provenzale;
lo statuto speciale della regione autonoma Valle d'Aosta (legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 4), all'articolo 38, parifica la lingua francese a quella italiana nella Valle d'Aosta;
il 28 dicembre 2009 la Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento per l'informazione e l'editoria e la Rai hanno siglato apposita convenzione per le trasmissioni di programmi radiofonici e televisivi in lingua francese per la regione autonoma Valle d'Aosta;
il 4 luglio 2011 la commissione paritetica Stato-regione autonoma Valle d'Aosta ha approvato uno schema di norme di attuazione dello statuto speciale della Valle d'Aosta in materia di ordinamento linguistico in cui, all'articolo 4, si dispone che la società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo assicuri le necessarie misure e condizioni per la tutela di tutte le lingue e idiomi usati in Valle d'Aosta;
analogo quadro di riferimento tutela le altre minoranze linguistiche storiche;
in data 19 ottobre, durante una audizione in Commissione cultura, scienza e istruzione della Camera dei deputati, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri pro tempore Paolo Bonaiuti ha affermato che il Governo intende procedere ad una sensibile riduzione delle risorse destinate alle convenzioni Rai per le minoranze linguistiche;
la conferenza delle regioni e delle province autonome, preso atto di quanto dichiarato dal Sottosegretario in data 27 ottobre 2011, ha adottato un ordine del giorno nel quale esprime forte preoccupazione per l'annunciata riduzione delle risorse destinate alle convenzioni per la trasmissione di programmi radiofonici e televisivi in lingua francese nella regione autonoma Valle d'Aosta e in lingua tedesca e ladina nelle province autonome di Trento e Bolzano, chiedendo al Governo di non compromettere l'effettività della tutela delle minoranze garantita anche dalle convenzioni in questione -:
se il Governo attualmente in carica intenda procedere ad un drastico taglio delle risorse destinate alle convenzioni Rai per le minoranze linguistiche. (3-01935)

Si pubblica il testo riformulato dell'interrogazione a risposta immediata in assemblea Realacci n. 3-01938 già pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 547 dell'8 novembre 2011.

REALACCI, FRANCESCHINI, MARAN, BOCCIA, QUARTIANI, GIACHETTI, MARIANI, BENAMATI, BOCCI, BRAGA, BRATTI, ESPOSITO, GINOBLE, IANNUZZI, MARANTELLI, MARGIOTTA, MORASSUT, MOTTA, VIOLA e DAL MORO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nella crisi economica grave e prolungata che l'Italia sta vivendo, gli investimenti in edilizia di qualità, in risparmio energetico, fonti rinnovabili, innovazione, ricerca e in generale nella green economy rappresentano un importante volano per la ripresa dell'economia e rendono al tempo stesso l'Italia più rispettosa dell'ambiente, più competitiva e più vicina alle

esigenze delle persone, delle comunità, dei territori;
il contenimento delle emissioni di anidride carbonica per ridurre il rischio di mutamenti climatici è una delle più grandi sfide che l'umanità ha davanti, nonché oggetto di discussione in questi giorni alla conferenza COP 17 in corso a Durban;
l'Italia ha già assunto in sede internazionale e, in particolare, a livello comunitario importanti e vincolanti impegni di riduzione delle emissioni di anidride carbonica nell'ambito del programma detto «20-20-20»;
il sistema di agevolazione fiscale del 55 per cento ha fino ad oggi certamente riscosso un enorme successo, come dimostrano i dati del Cresme e dell'Enea. Il volume complessivo di interventi ad oggi è stato di 16,5 miliardi di euro, per un totale di 1,36 milioni di interventi. Sono stati attivati ogni anno oltre 50 mila posti di lavoro nei settori coinvolti, soprattutto piccole e medie imprese nell'edilizia e nell'indotto: dalle fonti rinnovabili alla domotica, dagli infissi ai materiali avanzati. Si è, inoltre, favorita un'importante innovazione e una spinta di tutto il comparto verso la qualità. Si tratta, dunque, di una misura i cui benefici hanno sostanzialmente ripagato le mancate entrate determinate dallo sgravio fiscale;
il credito d'imposta del 55 per cento è uno dei successi più significativi della green economy nel nostro Paese ed ha al tempo stesso garantito importanti risparmi nelle emissioni di anidride carbonica, contribuendo ad alleggerire la bolletta energetica delle famiglie. Inoltre, grazie alle misure stanziate negli anni passati, l'Italia sta recuperando, con successo, il ritardo accumulato rispetto ad altri Paesi europei nel campo delle fonti rinnovabili, attivando anche un importante comparto economico;
si tratta, pertanto, di una delle misure anticicliche di gran lunga più importanti che sono state attivate negli ultimi anni. Secondo la sopra citata indagine Cresme-Enea, gli effetti complessivi sul bilancio del nostro Paese sono stati positivi;
come è stato più volte ribadito dai massimi esperti in materia, inclusi i tecnici del Dipartimento della protezione civile, gran parte del patrimonio edilizio italiano è di qualità scadente e lontano dagli standard antisismici indispensabili nel nostro Paese;
avviando immediatamente un piano straordinario di consolidamento e miglioramento sismico degli edifici pubblici e privati, non solo si potrebbe mettere in sicurezza gran parte della popolazione, ma si potrebbe rilanciare un'economia legata all'edilizia di qualità, attivare il sistema delle piccole e medie imprese e produrre anche un rilevante effetto sul terreno occupazionale;
l'VIII Commissione della Camera dei deputati sia nella XV che nella XVI legislatura si è occupata del tema, con pareri e atti, da ultimo con l'approvazione, nella seduta del 29 luglio 2010, del documento conclusivo dell'indagine conoscitiva sul mercato immobiliare in cui si ribadisce la bontà e l'importanza dello sgravio fiscale in efficienza energetica;
nel programma nazionale di riforma (che è parte integrante del documento di economia e finanza presentato alle Camere il 13 aprile 2011), in sede di indicazione delle priorità di azione per una economia eco-efficiente e per il rispetto degli impegni internazionali assunti dall'Italia in materia di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, il Governo ha espressamente riconosciuto la «particolare efficacia della misura concernente le detrazioni fiscali del 55 per cento per la riqualificazione energetica degli edifici»;
nel cosiddetto allegato Kyoto al documento di economia e finanza (allegato VI - «Documento sullo stato di attuazione degli impegni per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra e sui relativi indirizzi») si legge testualmente che «al fine di porre il Paese su un giusto percorso emissivo rispetto agli obiettivi annuali di (riduzione delle emissioni di gas a effetto serra) per il periodo 2013-2020 si evidenzia la necessità di riconfermare e rifinanziare

le azioni di cui all'allegato 1», fra le quali figura espressamente anche «l'incentiva zione del risparmio energetico negli edifici esistenti attraverso la detrazione fiscale del 55 per cento»;
più volte nella XVI legislatura, da ultimo con l'ordine del giorno 04612/121 del 14 settembre 2011, il Governo si è impegnato a dare stabilità al credito d'imposta per il miglioramento energetico degli edifici da estendersi anche all'adeguamento antisismico degli edifici -:
se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative volte a dare stabilità al credito d'imposta del 55 per cento previsto per il miglioramento energetico degli edifici, per sostenere inoltre un importante settore della nostra economia, nonché per estendere le agevolazioni fiscali in questione anche agli interventi di consolidamento antisismico del patrimonio edilizio esistente. (3-01938)

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interpellanza Barbieri n. 2-00398 del 10 giugno 2009;
interrogazione a risposta immediata in Assemblea Germanà n. 3-01931 dell'8 novembre 2011;
interrogazione a risposta immediata in Assemblea Di Pietro n. 3-01934 dell'8 novembre 2011;
interrogazione a risposta immediata in Assemblea Reguzzoni n. 3-01937 dell'8 novembre 2011;
interrogazione a risposta scritta Di Pietro n. 4-13971 del 22 novembre 2011.

Ritiro di una firma da una interrogazione.

Interrogazione a risposta scritta Lo Moro e altri n. 4-13992, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 novembre 2011: è stata ritirata la firma del deputato Oliverio.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta orale Delfino n. 3-01918 del 27 ottobre 2011 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-05740.