XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di lunedì 5 dicembre 2011

TESTO AGGIORNATO ALL'11 GENNAIO 2012

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
gli aeroporti rappresentano un fattore decisivo di sviluppo economico e sociale per il nostro Paese, come peraltro evidenziato nell'ambito dell'indagine conoscitiva deliberata dalla IX Commissione (trasporti, poste e telecomunicazioni) della Camera dei deputati, con l'obiettivo di individuare le criticità del sistema aeroportuale italiano e di definire adeguate linee di intervento, anche a livello legislativo;
tale indagine conoscitiva, il cui documento conclusivo è stato approvato in data 17 febbraio 2010, con riferimento al tema della «capacità» degli aeroporti, intesa come capacità di traffico aereo e quindi di attività degli aeroporti stessi, ha evidenziato l'opportunità di una maggiore apertura dei diritti di volo relativi ad accordi bilaterali con Paesi extracomunitari. Tale apertura avrebbe l'effetto di accrescere l'accessibilità diretta intercontinentale, che, anche a causa delle difficoltà attraversate dalla compagnia di riferimento nazionale, risulta per l'Italia assai limitata e penalizzante;
per tali ragioni deve essere valutata con favore la disposizione contenuta nel comma 5-bis dell'articolo 19 del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, ove si incarica il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministero degli affari esteri, di promuovere la definizione di nuovi accordi bilaterali nel settore del trasporto aereo, nonché la modifica di quelli vigenti, al fine di ampliare il numero dei vettori ammessi a operare sulle rotte nazionali, internazionali e intercontinentali, e ancora di ampliare il numero delle frequenze e destinazioni su cui è consentito operare a ciascuna parte, dando priorità ai vettori che si impegnino a mantenere i predetti livelli occupazionali;
a seguito del de-hubbing di Malpensa operato da Alitalia nel marzo 2008, il Governo si era impegnato a porre in essere ogni iniziativa di competenza per supportare la crescita dell'aeroporto di Malpensa e il nocciolo principale di tale impegno era rappresentato proprio dalla rinegoziazione degli accordi bilaterali per consentire l'attivazione di nuove rotte;
nell'autunno del 2009 la compagnia aerea Singapore Airlines manifestava formalmente la propria intenzione agli uffici competenti del Ministero delle infrastrutture e trasporti di operare un nuovo servizio quotidiano fra Milano e New York, richiedendo la concessione dei diritti di «quinta libertà», attualmente non contemplati dall'accordo bilaterale vigente tra Italia e Singapore, che avrebbero permesso al vettore di Singapore, che arriva in Italia e prosegue verso gli Stati Uniti, di effettuare servizi commerciali, ovvero di imbarcare passeggeri e merci, non soltanto tra Singapore e Milano e tra Singapore e New York, ma anche da Milano verso New York;
la concessione di tali diritti di «quinta libertà» è stata, tuttavia, negata alla compagnia asiatica Singapore Airlines. Sul punto l'allora Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Altero Matteoli, in data 14 giugno 2011, rispondendo all'interrogazione n. 4-10831, evidenziava come la rotta Milano-New York risulti già servita da un'offerta diversificata e, anche a seguito dell'accordo open skies tra Unione europea e Stati Uniti d'America, risultava potenzialmente operabile da tutti i vettori comunitari e statunitensi. L'attivazione della tratta Milano-New York da parte della Singapore Airlines, quindi, ad avviso del Ministro pro tempore Matteoli, più che costituire un nuovo servizio, si sarebbe configurata come una duplicazione a sicuro beneficio del vettore Singapore Airlines ed a probabile discapito dei vettori comunitari. Inoltre, si legge nel

testo della risposta all'interrogazione, la concessione di diritti di «quinta libertà» per consentire l'attivazione del servizio Milano-Singapore comporterebbe sia il prevedibile decremento del volume di traffico attualmente operabile dalle compagnie europee, sia il rischio che tali compagnie, in un'ottica di pianificazione strategica, siano indotte a non individuare nell'aeroporto milanese un possibile fulcro di una rete di collegamenti internazionali;
a partire dalla sentenza open skies della Corte di giustizia delle Comunità europee, del novembre 2002, l'Unione europea ha avviato una nuova politica nel settore delle relazioni esterne nel campo dell'aviazione, definendo una strategia globale intesa non soltanto ad assicurare certezza giuridica alle intese bilaterali tra gli Stati membri e i Paesi terzi, ma anche un ampliamento dell'accesso al mercato del trasporto aereo. L'obiettivo finale di tale strategia è quello di creare uno spazio aereo comune europeo (Ecaa), uniforme ed integrato, aperto agli Stati del Sud-Est europeo da estendere, in prospettiva, a quelli ricompresi nella politica europea di vicinato. Il disegno di legge di ratifica dell'accordo, approvato dal Parlamento il 5 maggio 2011, riveste una particolare rilevanza per il nostro Paese in ragione dei forti legami economici e commerciali con i Paesi dell'Europa sud-orientale;
l'attivazione della tratta Milano-New York da parte della Singapore Airlines potrebbe comunque rappresentare un importante investimento, foriero di impatti economici e occupazionali tanto più rilevanti in un Paese come il nostro, del quale si lamenta ripetutamente la bassa attrattività per investimenti diretti esteri;
in quasi tutti gli accordi bilaterali in essere tra Singapore e Paesi dell'Unione europea sono contemplati diritti di «quinta libertà» e la stessa Singapore Airlines opera regolarmente il collegamento Francoforte-New York;
l'aeroporto di Milano Malpensa risulta localizzato in un'area molto importante per il nostro Paese e oggi, a più di dieci anni dalla sua inaugurazione come aeroporto intercontinentale, è ancora alle prese, oltre che con le conseguenze derivanti dal già citato de-hubbing di Alitalia avvenuto nel 2008, anche con problemi connessi all'integrazione sullo scalo di Malpensa di network di compagnie diverse, anche con modelli di business differenziati, al fine di permettere la creazione di sinergie che migliorino le possibilità di offerta per i viaggiatori,


impegna il Governo:


a porre in essere ogni atto di competenza volto a dare piena attuazione a quanto previsto dal già citato comma 5-bis dell'articolo 19 del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185;
a porre in essere ogni atto di competenza teso a definire procedure, tempi e soluzioni certe rispetto all'individuazione di nuovi collegamenti intercontinentali per lo scalo di Malpensa che possano garantire i livelli occupazionali esistenti e creare nuove opportunità di lavoro;
a valutare con particolare attenzione l'opportunità di supportare la crescita dell'aeroporto di Malpensa, anche attraverso la rinegoziazione degli accordi bilaterali attualmente vigenti tra Italia e Singapore, contestualmente adottando le opportune iniziative finalizzate alla concessione dei diritti di «quinta libertà» sull'aeroporto di Malpensa alla compagnia aerea Singapore Airlines.
(1-00772)
«Monai, Donadi, Borghesi, Evangelisti, Barbato, Cambursano, Cimadoro, Di Pietro, Di Giuseppe, Di Stanislao, Favia, Aniello Formisano, Messina, Mura, Leoluca Orlando, Paladini, Palagiano, Palomba, Piffari, Porcino, Rota, Zazzera».

La Camera,
premesso che:
un sistema aeroportuale efficiente e sostenibile è una delle leve per uscire dalla crisi economica e per favorire una centralità dell'Italia nei commerci e nelle culture internazionali;
un sistema aeroportuale adeguato all'aumento dei flussi di passeggeri non può che essere la più agevole porta di ingresso verso l'Europa da parte di quei Paesi che guardano all'Italia come opportunità di crescita;
nel settore del trasporto aereo sono evidenti i ritardi dell'Italia rispetto agli altri Paesi concorrenti e l'immobilismo coniugato a scelte strategiche non adeguate rendono concreto il rischio di emarginazione;
l'indagine conoscitiva sul sistema aeroportuale italiano, conclusa dal Parlamento nel febbraio 2010, ha individuato come centrale per il rilancio del settore la necessità di considerare l'insieme degli aeroporti del nostro Paese come «sistema integrato»;
al contrario allo stato attuale vige un assoluto disordine nel sistema aeroportuale nazionale;
negli ultimi anni, accanto alla crescita della domanda di trasporto aereo, si è imposta una logica cosiddetta di «federalismo aeroportuale», che ha danneggiato la qualità dei servizi e lo sviluppo dell'intero settore;
infatti, in Italia operano ben 47 aeroporti commerciali con voli di linea; di questi, solamente i primi 20 aeroporti assorbono il 94 per cento della domanda passeggeri; solo 7 aeroporti, con un traffico superiore ai 5 milioni di passeggeri all'anno, soddisfano il 70 per cento dell'intero traffico nazionale;
in pratica, oggi il nostro sistema aeroportuale nazionale è diffuso a macchia d'olio, con una concentrazione maggiore nel Nord del Paese, che, in pianura padana, conta su un aeroporto commerciale ogni 50 chilometri;
tale sistema aeroportuale si dimostra ormai inadeguato a soddisfare la crescita di domanda prevista per i prossimi anni in Italia;
negli scenari a medio termine, le stime indicano una crescita in Italia nell'ordine di 100 milioni circa di passeggeri; pertanto, è fondamentale tornare ad un sistema di pianificazione e programmazione degli interventi che superi il modello attuale di frammentazione del sistema, indicandone un altro più efficiente ed in grado di competere con la liberalizzazione del mercato del traffico aereo;
il processo di liberalizzazione del mercato aereo, a livello nazionale, ha favorito una sorta di «cannibalismo aeroportuale», con la tendenza dei gestori, soprattutto negli scali di medie e piccole dimensioni, a farsi una concorrenza spietata per attrarre compagnie aeree, soprattutto low cost;
tale approccio è sicuramente funzionale alle esigenze di impresa, ma si rivela controproducente in relazione alla qualità dei servizi e alla programmazione;
la sfida per il sistema aeroportuale italiano consiste nel non perdere il previsto raddoppio dei volumi di passeggeri e il conseguente indotto in termini di occupazione e di prodotto interno lordo, mediante interventi in alcuni scali strategici che devono essere avviati con carattere di urgenza;
il potenziamento e il rilancio dell'aeroporto di Milano Malpensa è sicuramente tra gli interventi aeroportuali di valore strategico che riveste carattere di urgenza;
dopo il de-hubbing di Malpensa operato da Alitalia nel marzo 2008, il Governo si era impegnato a garantire, per quanto di sua competenza, ogni atto a supporto della crescita di Malpensa, allo scopo di non privare il Nord del Paese di

un'indispensabile funzione di collegamento con il resto del mondo; nodo principale di tale impegno consisteva nella rinegoziazione degli accordi bilaterali per consentire l'attivazione di nuove rotte;
rispondendo il 28 febbraio 2011 all'interrogazione n. 4-04009 presentata dal gruppo del Partito democratico al Senato della Repubblica sul rilancio di Malpensa e sulla concessione del diritto di «quinta libertà» al vettore Singapore Airlines, il Ministro pro tempore, Matteoli, ha affermato che «il rispetto di tale impegno è stato avviato dal Governo con l'emanazione delle legge n. 2 del 2009 (cosiddetta salva Malpensa) che, appunto, ha consentito alle autorità aeronautiche italiane di autorizzare, su base provvisoria, servizi aerei richiesti da compagnie aeree straniere e, nel contempo, alle amministrazioni competenti di promuovere la definizione di nuovi accordi bilaterali nel settore nel trasporto aereo al fine di ampliare il numero dei vettori ammessi ad operare sulle rotte interessate, nonché il numero delle frequenze su cui è consentito operare a ciascuna parte. Proprio grazie alla rinegoziazione, avviata a seguito di detta norma, di numerosi accordi bilaterali ed al raggiungimento, ad oggi, di 19 nuove intese (una delle quali con Singapore), tutte di contenuto ampliativo per capacità e frequenze, si è pienamente rispettato l'impegno di salvaguardare l'aeroporto di Malpensa, che si è reso protagonista di una notevolissima crescita»;
inoltre, poiché nella medesima interrogazione si sottolineava come l'attivazione di una nuova rotta da parte della compagnia Singapore Airlines rappresentasse un importante investimento il medesimo Ministro rispondeva che tale richiesta veniva fatta «non considerando che sia la rotta Singapore-Milano sia la rotta Milano-New York sono allo stato rotte già operate, per cui la concessione dei diritti di "quinta libertà" richiesti da Singapore per attivare un nuovo servizio Singapore-Milano-New York, lungi dal costituire nuova rotta, si configurerebbe invece come duplicazione di servizi già esistenti a beneficio del vettore di Singapore e a discapito dei servizi operati da vettori comunitari»;
inoltre, nella sua risposta il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per giustificare le motivazioni per le quali non riteneva possibile concedere il diritto di «quinta libertà» alla Singapore Airlines, affermava che «ad ulteriore chiarimento, risulta utile sottolineare la distinzione, essenziale per comprendere pienamente il senso e le implicazioni delle intese aeronautiche, tra negoziazione di accordi bilaterali volti ad incrementare i collegamenti diretti tra due Paesi parti dell'accordo e concessione di diritti di "quinta libertà" che comportano non solo un ulteriore collegamento tra i due Paesi in questione, ma un nuovo servizio tra uno dei due Paesi e un Paese terzo (nella fattispecie, infatti, si parla di una rotta Milano-New York in prosecuzione della Singapore-Milano). Se l'ampliamento dei collegamenti diretti tra due Paesi (in terza e quarta libertà) produce certamente effetti benefici sugli operatori economici e sui consumatori, per quanto concerne la concessione di diritti di "quinta libertà" è necessario non limitare l'analisi al vantaggio immediato derivante dall'incremento dei servizi commerciali operati, ma spingerla alla valutazione di possibili e più complesse implicazioni economiche di lungo periodo, soprattutto in relazione ad un inevitabile decremento che tale concessione porterebbe al volume di traffico attualmente operato dalle compagnie europee»;
infine, concludeva il Ministro che «sembra opportuno evidenziare che un atteggiamento di particolare cautela nella concessione di diritti di "quinta libertà" a Singapore è comune tanto alle istituzioni comunitarie, quanto ai singoli Stati membri dell'Unione europea. La Commissione europea, considerando che sussistono ottime relazioni con le autorità aeronautiche di Singapore, ha ritenuto opportuno sottolineare ai Paesi membri l'esigenza di valutare attentamente se l'estensione dei

diritti di traffico conseguente ad un eventuale accordo globale andrebbe ad avvantaggiare allo stesso modo le compagnie di Singapore e quelle comunitarie o se, invece, solo quelle di Singapore sarebbero in grado di trarre profitto economico dall'ampliamento del proprio portafoglio di diritti»,


impegna il Governo:


a chiarire se sussistano ancora le ragioni indicate dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti pro tempore in merito al diniego della concessione dei diritti di «quinta libertà» sull'aeroporto di Malpensa alla compagnia aerea Singapore Airlines;
a definire in tempi brevi un piano nazionale della rete aeroportuale che disincentivi la parcellizzazione degli aeroporti e permetta di individuare gli aeroporti prioritari, su cui concentrare le risorse disponibili;
in rapporto al prevedibile incremento del traffico aereo che si registrerà in un arco di tempo relativamente limitato, ad intervenire con urgenza per porre rimedio alle carenze infrastrutturali del sistema aeroportuale mediante il potenziamento dell'accessibilità e dell'intermodalità, adeguando i collegamenti degli aeroporti italiani con la rete ferroviaria e stradale e garantendo il necessario raccordo tra sviluppo della rete aeroportuale e programmazione in materia di infrastrutture di trasporto.
(1-00773)
«Meta, Marantelli, Mosca, Fiano, Lovelli, Velo, Peluffo, Quartiani, Boffa, Bonavitacola, De Biasi, Cardinale, Duilio, Farinone, Gasbarra, Gentiloni Silveri, Ginefra, Laratta, Pierdomenico Martino, Giorgio Merlo, Pollastrini, Tullo, Codurelli».

La Camera,
premesso che:
il nostro sistema istituzionale si sta vieppiù caratterizzando come una struttura di tipo regionalista forte, con netti elementi che tendono ad assimilarla, quanto ai rapporti fra il centro e la periferia, a modelli di tipo federale, in seguito all'approvazione della legge costituzionale n. 3 del 2001 e alla sua successiva attuazione;
la fase di attuazione è risultata non solo lunga ma anche particolarmente difficoltosa dal punto di vista tecnico, poiché non si è ancora addivenuti ad una revisione dell'assetto amministrativo dello Stato stesso, non solo per quanto riguarda il trasferimento di funzioni ma anche per ciò che concerne la struttura stessa dei livelli di governo;
il riassetto istituzionale è avvenuto con un approccio di tipo emergenziale, frazionario e niente affatto coerente ed omogeneo, attraverso il susseguirsi di interventi normativi giustificati, più che dalla necessità di rendere più efficiente il sistema, dal bisogno di razionalizzare e tagliare, spesso in maniera indiscriminata;
solo per citarne alcuni, si è intervenuti in tema di enti locali, strutture intermedie e modalità associative con la legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria per il 2008), con il decreto-legge 7 ottobre 2008, n. 154 (convertito, con modificazioni, dalla legge 4 dicembre 2008, n. 189), con il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 (convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008), con la legge 23 dicembre 2009, n. 191, con il decreto-legge n. 2 del 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 42 del 2010, e il decreto-legge n. 78 del 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 122 del 2010, nonché, da ultimo, con la manovra finanziaria di emergenza adottata dal Parlamento nel corso dell'estate 2011 (decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148);

con questi interventi, che spesso sono stati effettuati in materie di competenza regionale - creando non pochi conflitti dinnanzi alla Corte costituzionale - utilizzando la competenza statale in materia di coordinamento della finanza pubblica, si è tentato di razionalizzare, tagliando, riducendo e talvolta ristrutturando organi e organismi in modo confuso, come nel caso dei difensori civici, delle comunità montane, del regime delle indennità e dei gettoni di presenza;
l'incoerenza e la frammentarietà di tali interventi mina fortemente la tenuta dello stesso impianto costituzionale poiché l'assenza di un'ottica sistemica complessiva mina alla base la possibilità di dare attuazione sino in fondo ai principi di cui all'articolo 118 della Costituzione, con particolare riferimento al principio di sussidiarietà, adeguatezza e differenziazione;
in questo quadro, infatti, è decisamente difficile procedere ad un riassetto complessivo delle funzioni amministrative, considerando che l'assetto istituzionale degli enti locali è così fortemente indeterminato e soggetto ad interventi normativi non sempre coerenti fra loro, che spesso vedono anche il concorso delle regioni stesse, dotate di potestà legislativa spesso piena in materia;
sotto quest'ultimo profilo è senza dubbio evidente che l'indeterminatezza del quadro normativo statale si riverbera in maniera negativa anche sul modo in cui le regioni stesse possono intervenire in materia;
in altri Paesi europei si è addivenuti ad una revisione della struttura degli enti locali con successo negli ultimi anni, sia passando attraverso forme di aggregazione sia attraverso modalità (spesso incentivate) di fusione, in modo da garantire non solo il principio di sussidiarietà - secondo cui le funzioni devono essere il più possibile esercitate dal livello di governo più vicino ai cittadini - ma anche quello di adeguatezza, sulla base del quale l'ente locale deve insistere su un territorio sufficientemente vasto e avere a disposizione sufficienti strumenti e risorse per poter svolgere le funzioni ad esso attribuito in maniera efficiente,


impegna il Governo:


ad assumere un approccio che vada al di là della mera necessità di tagliare e contenere la spesa pubblica, ma che affianchi ad esso il bisogno di rendere il nostro sistema istituzionale più efficiente a tutti i livelli di governo, soprattutto nelle rinnovate modalità di rapporto fra «il centro e la periferia»;
ad impegnarsi, nel rispetto delle prerogative del Parlamento e nei limiti delle proprie competenze, anche favorendo un rapido iter dei progetti di legge di riforma pendenti in Parlamento, affinché si provveda ad un riordino complessivo di funzioni e competenze, nonché ad un riordino della struttura degli enti locali, in modo da sostituire definitivamente il testo unico attualmente in vigore e fornire agli enti locali un quadro normativo certo, entro cui essi stessi possano abbandonare gradualmente la logica emergenziale per poter ricominciare ad investire sulla qualità dei servizi offerti ai loro cittadini.
(1-00774)
«Bressa, Amici, Bordo, D'Antona, Ferrari, Fontanelli, Giachetti, Giovanelli, Lo Moro, Minniti, Naccarato, Pollastrini, Vassallo, Zaccaria».

La Camera,
premesso che:
l'articolo 114 della Costituzione stabilisce che «la Repubblica è costituita dai comuni, dalle province, dalle città metropolitane, dalle regioni e dallo Stato»;
i comuni rappresentano senza dubbio l'ente che il cittadino sente più vicino, sia per il fatto che i rapporti tra lo stesso cittadino e l'ente sono molto più frequenti, sia perché l'ente municipale eroga una serie di servizi e funzioni fondamentali, pur essendo queste ultime tra loro eterogenee

e difformi anche nella modalità con cui vengono erogate negli oltre ottomila comuni italiani;
la complessità delle funzioni erogate ai cittadini, congiuntamente all'elevata frammentazione degli enti comunali, ha convinto il legislatore ad adottare disposizioni riguardanti le unioni dei comuni inserendole all'interno del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali del 2000;
la finalità principale dell'unione dei comuni è indubbiamente quella di incentivare modalità di cooperazione per l'espletamento di funzioni in forma associata;
la necessità di razionalizzare le risorse è stata acuita dalla crisi economica internazionale che ha colpito tutti i Paesi e che impone di ripensare in termini di maggiore efficienza tutti i processi gestionali della pubblica amministrazione;
in questo contesto, la normativa nazionale è intervenuta in questi ultimi anni più volte, ribadendo la necessità, per gli enti di piccole dimensioni, di adottare forme di cooperazione, precisando dettagliatamente, come nel decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, quali siano le funzioni che i comuni devono esercitare in forma associata;
successivamente alle disposizioni del citato decreto-legge n. 78 del 2010, il legislatore è intervenuto nuovamente sul tema delle funzioni nei piccoli comuni, prevedendo con il decreto-legge n. 138 del 2011 l'obbligo per tutti i comuni con popolazione inferiore a 1.000 abitanti la gestione associata di tutte le funzioni e servizi, da attuarsi con un'unione comunale (micro unioni) al raggiungimento di previsti limiti minimi demografici o in via eccezionale con una specifica convenzione al verificarsi di presupposti di efficacia ed efficienza e consentendo ai comuni con popolazione inferiore a 1.000 abitanti, che adottano suddetta convenzione, di mantenere direttamente la programmazione e la gestione delle proprie risorse finanziarie e patrimoniali;
le unioni di comuni non hanno rilievo costituzionale e, in base ai principi su cui poggia il federalismo istituzionale, è, quindi, possibile delineare una semplificazione che riduca gli adempimenti a carico degli enti locali e comporti, inoltre, una riduzione della spesa;
il quadro giuridico venutosi a creare suggerisce una riorganizzazione dell'istituto dell'unione dei comuni che, nel rispetto della normativa vigente in materia di gestione associata comunale e di finanza pubblica, potrebbero essere sostituite dalle federazione di comuni, le quali, riflettendo la struttura organizzativa dell'unione di comuni, e pur non essendo un ente, non prevedendo personalità giuridica, né disponendo di organi o di strutture articolate, potrebbero garantire, altresì, economie di scala ed efficienza;
la federazione dei comuni si definisce come modello associativo che prevede uffici unici per la gestione di singole funzioni e servizi, sotto la diretta responsabilità dei singoli comuni «specializzati» nello svolgimento di determinati compiti, e in cui l'attività istituzionale è definita secondo le direttive della conferenza dei sindaci dei comuni facenti parte della federazione e coordinata da un segretario comunale incaricato dalla conferenza dei sindaci e scelto tra quelli in servizio presso i comuni stessi;
l'ambito ottimale di riferimento è liberamente scelto dai comuni, ma deve garantire, almeno per i comuni con popolazione inferiore a 1.000 abitanti, la gestione associata efficiente di tutte le funzioni e servizi;
la federazione si fonda su un atto costitutivo e su un regolamento. Alla federazione possono aderire sia i comuni con popolazione inferiore a 1.000 abitanti, sia i comuni con popolazione compresa tra 1.000 e 5.000 abitanti (che possono trovare nella federazione la soluzione all'obbligo della gestione associata delle funzioni fondamentali),

sia comuni con popolazione superiore a 5.000 abitanti (che possono trovare nella federazione la soluzione alla gestione dei problemi relativi alla carenza di risorse e al patto di stabilità);
all'interno della federazione, ogni attività è svolta, a livello gestionale, da un solo ente secondo un protocollo d'intesa sottoscritto tra le parti e che prevede l'istituzione di una «struttura comune», ovvero uffici unici situati presso uno o più comuni della federazione, così che la gestione di ciascun ufficio unico comporta una spesa prevista ad inizio anno coperta con il concorso di tutti i comuni aderenti, che, nel rispetto della autonoma programmazione delle risorse, trasferiscono parte di queste all'ente che gestisce l'ufficio unico;
il riparto delle risorse utilizzate per sostenere i costi delle funzioni garantite dalla federazione è riportato all'interno di un bilancio, che, pur non avendo una propria valenza giuridica, diventa per la federazione stessa, oltre che strumento di rendicontazione, anche mezzo per la definizione degli obbiettivi generali e delle linee operative dei diversi comuni;
ai fini patto di stabilità, così come per i vincoli in materia di gestione del personale, la federazione consente di dare luogo a compensazioni gestionali tra i comuni aderenti in base ai saldi obiettivo definiti dalla vigente normativa, così che, ad esempio, un dipendente a tempo determinato può essere impiegato dal comune sulla base delle disponibilità di spesa dello stesso, per poi essere impiegato anche negli altri enti facenti parte della federazione,


impegna il Governo


ad adottare le opportune iniziative al fine di introdurre nel nostro ordinamento il modello associativo della federazione dei comuni per la gestione associata di funzioni e servizi.
(1-00775)
«Reguzzoni, Bossi, Lussana, Luciano Dussin, Fogliato, Montagnoli, Alessandri, Allasia, Bitonci, Bonino, Bragantini, Buonanno, Callegari, Caparini, Cavallotto, Chiappori, Comaroli, Consiglio, Crosio, D'Amico, Dal Lago, Desiderati, Di Vizia, Dozzo, Guido Dussin, Fava, Fedriga, Follegot, Forcolin, Fugatti, Gidoni, Giancarlo Giorgetti, Goisis, Grimoldi, Isidori, Lanzarin, Maggioni, Maroni, Martini, Molgora, Laura Molteni, Nicola Molteni, Munerato, Negro, Paolini, Pastore, Pini, Pirovano, Polledri, Rainieri, Rivolta, Rondini, Simonetti, Stefani, Stucchi, Togni, Torazzi, Vanalli, Volpi».

Risoluzioni in Commissione:

Le Commissioni VIII e X,
premesso che:
la direttiva 2009/71/Euratom istituisce un quadro comunitario per la «sicurezza nucleare degli impianti nucleari», sulla base di un principio di responsabilità nazionale degli Stati relativamente al menzionato problema della sicurezza;
tra le finalità della direttiva 2009/71/Euratom figura la configurazione e il potenziamento delle autorità deputate, in sede locale, alla regolamentazione del settore, nonché la promozione di programmi volti a sviluppare un costante miglioramento della regolamentazione stessa, in materia di sicurezza, per garantire il rispetto di adeguati standard di tutela e protezione dei lavoratori del settore e della popolazione dai rischi derivanti dall'eventuale esposizione a radiazioni ionizzanti;
in attuazione della direttiva è attualmente allo studio della Commissione ambiente uno schema di decreto legislativo,

recante alcune modifiche al decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 230, e alla legge 23 luglio 2009, n. 99;
è opportuno ricordare che l'articolo 29 della legge 23 luglio 2009, n. 99, entrata in vigore il 15 agosto 2009, ha effettivamente istituito in Italia l'Agenzia per la sicurezza nucleare, quale autorità di regolamentazione e di verifica della conformità ai requisiti nazionali di sicurezza nucleare;
l'organismo sarebbe sorto con l'intenzione e lo scopo di assumere le funzioni dei diversi dipartimenti ed enti fino ad allora preposti al caso, quali il CNEN, l'ENEA-DISP, l'ANP, l'APAT e l'ISPRA e, dopo il recente referendum abrogativo del piano di sviluppo delle centrali nucleari, esso avrebbe mantenuto le sole funzioni di regolamentazione, controllo e sicurezza legate al decommissionamento e alla gestione dei rifiuti radioattivi a materiali nucleari;
l'Italia non dispone infatti di centrali nucleari attive per la produzione di energia nucleare. Nondimeno sul nostro territorio sono presenti numerose istallazioni nucleari, che vanno dagli impianti per i quali è previsto un processo di decommissioning, alle istallazioni in esercizio, con impianti di uso didattico e di ricerca e con i depositi. Alcune delle menzionate istallazioni interessano impianti legati allo smaltimento delle scorie nucleari e dei rifiuti radioattivi di diversa natura, tra cui i rifiuti sanitari;
relativamente alla questione dei rifiuti radioattivi, sono stati predisposti due depositi nazionali per lo stoccaggio definitivo, rispettivamente superficiale e geologico. Il deposito superficiale è attualmente in fase di realizzazione, per quanto non siano chiari i tempi effettivi in cui tale realizzazione sarà portata a compimento. Il progetto relativo al deposito geologico, per i rifiuti ad alta reattività, è invece in una fase ancor più tarda;
nella situazione evidenziata, in cui si parla di circa 19 istallazioni totali, resta chiaramente aperto il problema della sicurezza nucleare degli impianti, oggetto della direttiva;
inoltre, pur non essendoci centrali nucleari (di potenza) in funzione in sede nazionale, sappiamo che nel raggio di 200 chilometri oltre il confine italiano sono presenti circa 30 reattori nucleari funzionanti. Tale circostanza rende fondamentale la collaborazione dell'Italia con le autorità comunitarie deputate alle attività di indagine sull'affidabilità di tali siti, anche al fine di individuare un quadro comunitario quanto più omogeneo possibile relativamente alle procedure di regolamentazione e di sicurezza del settore nei diversi Paesi;
a fronte del quadro evidenziato, il funzionamento effettivo dell'Agenzia italiana per la sicurezza nucleare risulta, tuttavia, assai ridotto e quasi inesistente, a detta dello stesso presidente dimissionario, il dottor Veronesi, che ha definito l'Agenzia «qualcosa che era nato asfittico e non ha mai preso forma»;
tale circostanza rappresenta un danno per il Paese, sia sul versante della sicurezza della popolazione e del giusto coordinamento delle attività ad essa direzionate, sia sul versante economico, giacché al momento l'organismo risulterebbe praticamente privo di dipendenti e unicamente fonte di sprechi. Tutte le realtà coinvolte nel settore continuano di fatto ad operare senza un effettivo coordinamento delle attività che renda più agile e adeguato il raggiungimento degli obiettivi di sicurezza di cui alla direttiva 2009/71/Euratom;
di fatto, i compiti e le funzioni di cui l'Agenzia sarebbe titolare sono attualmente assolti in via primaria dalle strutture del dipartimento nucleare, rischio tecnologico e industriale dell'ISPRA e dell'ente per le nuove tecnologie, l'energia e l'ambiente (ENEA), due organismi che il comma 2 del predetto articolo 29 associa alle attività dell'attività dell'agenzia;

si tratta di realtà sorte e specializzatesi con particolare professionalità e competenza sulle questioni coinvolte ad ampio spettro nell'ambito della gestione nucleare, dalla gestione dei rifiuti radioattivi alla disattivazione degli impianti e alla gestione dei siti, dalla ricerca di laboratorio allo sviluppo di tecnologie innovative ed avanzate, dalla fornitura di supporto operativo, tecnico e scientifico al monitoraggio sui diversi settori coinvolti, con particolare riferimento alle radiazioni ionizzanti;
in relazione ai menzionati compiti, tanto l'ISPRA quanto l'ENEA, collaborano da anni con le organizzazioni internazionali che operano nel settore, potendo in tal modo porsi al primo posto come interlocutori delle Autorità di sicurezza nucleare degli altri Stati membri dell'Unione europea,

impegnano il Governo:

ad assumere iniziative per rivedere l'attuale configurazione dell'Agenzia per la sicurezza nucleare anche alla luce delle difficoltà operative, dei costi di mantenimento della stessa e del mancato coordinamento con gli altri enti e realtà operativi sul medesimo versante, sussistendo al momento ancora specifichi incarichi in capo a quegli enti dei quali avrebbe dovuto assumerne ruolo e funzioni ai sensi della citata legge n. 99 del 2009;
a consentire in tempi rapidi l'attuazione della direttiva 2009/71/Euratom con particolare riferimento al coordinamento delle attività inerenti la gestione delle istallazioni nucleari e la sicurezza di tali istallazioni;
ad intraprendere le opportune misure necessarie a velocizzare la realizzazione dei depositi nazionali per lo stoccaggio definitivo dei rifiuti radioattivi;
a predisporre rinnovati meccanismi di monitoraggio delle istallazioni attualmente esistenti sul territorio nazionale e degli organismi deputati a gestirle, al fine di garantire il serio, rapido e adeguato trattamento dei materiali pericolosi.
(7-00741)«Di Biagio, Raisi».

La V Commissione,
premesso che:
l'incidenza dei processi di liberalizzazione promossi dalla Comunità europea ha dato vita, da parte degli Stati membri, a diverse reazioni relative sia alla necessità del perdurare di una particolare influenza statale sugli operatori dei settori produttivi strategici, sia ai rischi di fenomeni distorsivi della concorrenza in tali settori come conseguenza della liberalizzazione stessa e della spessa conseguente privatizzazione;
in Italia, prima la legge 359 del 1992 e poi la legge 474 del 1994, hanno determinato la trasformazione in società per azioni di IRI, ENI, INA e ENEL prevedendone la privatizzazione attraverso l'utilizzo dell'offerta pubblica di vendita (OPV) o della trattativa diretta, in modo da realizzare un assetto societario ad azionariato diffuso nel quale è di regola presente un nucleo stabile di azionisti di riferimento;
il Governo, per l'individuazione degli azionisti strategici, ha intrapreso di volta in volta strade diverse. Infatti, non solo ha introdotto regole sul funzionamento dei nuclei stabili, ma ha previsto due meccanismi di regolazione nell'acquisto delle partecipazioni al fine di: 1) rendere contendibile il controllo dei nuclei; 2) favorire la riallocazione proprietaria delle imprese. Il primo è costituito dalla determinazione nello statuto del tetto massimo di azioni, con diritto di voto, non modificabili per un triennio, possedute da azionisti singoli o da un gruppo di soggetti tra loro collegati. Il secondo è rappresentato dall'obbligo di lancio di un'offerta pubblica di acquisto (OPA) successiva da parte degli acquirenti che, di concerto con altri, possano disporre della maggioranza dei

voti esercitabili nell'assemblea ordinaria o di esercitare un'influenza dominante nella medesima assemblea;
il legislatore ha inserito un meccanismo di garanzia e controllo, ossia l'esercizio di poteri speciali da parte dello Stato. La golden share si applicava alle società che operano in settori relativi ai servizi pubblici, tra i quali il decreto legislativo 332 del 1994 indica espressamente la difesa, i trasporti, le telecomunicazioni e le fonti di energia;
il termine golden share, azione dorata, indica l'istituto giuridico, di origine britannica, per il quale uno Stato durante o seguito di un processo di privatizzazione, o vendita di parte del capitale, di un'azienda pubblica, si riserva, indipendentemente dall'effettivo numero di azioni da esso possedute, poteri speciali (esempio di nomina e di veto all'acquisizione di partecipazioni rilevanti) e/o vincoli statutari (esempio limite al possesso azionario, tetti ai diritti di voto, obbligo di controllo nazionale). La quota in mano pubblica può essere al limite ridotta ad una sola simbolica azione e conferisce allo Stato un potere sulle scelte strategiche anche quando la privatizzazione è completata. La golden share, la cui durata è di solito limitata nel tempo, ha come finalità quella di tutelare l'interesse della collettività in quelle società attive in settori strategici, quali energia o difesa;
nello specifico, lo Stato anche senza la maggioranza del capitale con diritto di voto in assemblea, può influire sul comando dell'impresa con l'esercizio: 1) del diritto di gradimento, che impedisce, che soci privati acquistino le azioni e superino una «soglia di attenzione», tra il 3 e il 5 per cento; 2) del diritto di opporsi a decisioni fondamentali per il destino delle società, quali fusioni, scissioni, trasferimenti d'azienda, e altro; 3) del diritto di nominare uno o più amministratori, fino ad un quarto del totale, e sindaci della società;
la disciplina dei criteri per l'esercizio dei poteri speciali fu dettata successivamente con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 febbraio 2000, il quale conciliò due esigenze diverse rispondendo sia ai rilievi mossi al Governo dalla Comunità europea sulla scarsa chiarezza dei criteri di esercizio dei poteri speciali e sia limitando i poteri alla tutela di interessi specificamente richiamati, rendendo noti previamente e formalmente i criteri di esercizio. Infatti, la genericità delle disposizioni della legge sulle privatizzazioni sul tema aveva costretto il Governo a precisare che l'esercizio dei poteri speciali non si può fondare su obiettivi generici di politica economica ed industriale, ma su specifici motivi di ordine pubblico, sicurezza pubblica e difesa, come precisato nel decreto;
sotto un diverso profilo, inoltre, il decreto chiariva la ratio della golden share: il motivo per il quale sopravvivono tali poteri in una società in cui lo Stato non è più azionista di maggioranza veniva giustificato «dall'esigenza di salvaguardare gli interessi vitali dello Stato» rispondendo «ad imprescindibili motivi di interesse generale, in coerenza con obiettivi in materia di privatizzazioni e di tutela della concorrenza e del mercato»;
la disciplina relativa alla golden share è stata dichiarata dalla Corte di giustizia europea in netta contrapposizione alle disposizioni contenute nel trattato Comunità europee. In particolare, la corte europea nell'esaminare il caso italiano, ha statuito l'incompatibilità di alcuni articoli relativi alla dismissione di partecipazioni dello Stato e di enti pubblici con le regole della libera concorrenza e di circolazione dei capitali. La Corte ha ribadito che i poteri speciali, potendo ostacolare o scoraggiare l'esercizio di libertà fondamentali garantire dal Trattato, devono soddisfare quattro condizioni: 1) applicarsi in modo non discriminatorio, come in ragione della nazionalità; 2) devono essere giustificati da imperativi motivi di interesse generale, e quindi non bastano considerazioni di carattere economico o amministrativo; 3) devono essere idonei a garantire il conseguimento dell'obiettivo

perseguito; 4) devono essere proporzionati, nel senso che non devono andare oltre quanto necessario per il raggiungimento degli scopi dichiarati;
per queste ragioni ha assunto particolare rilievo la riforma della golden share; infatti la legge finanziaria per il 2004 ha operato una generale revisione al fine di limitare la portata dei poteri speciali anche in considerazione dei rilievi formulati dalla Commissione europea in merito alla necessità di una compatibilità della normativa con i principi dell'ordinamento comunitario relativi alla libertà di stabilimento e di movimento dei capitali. L'articolo 4, comma 227, della citata legge finanziaria, disciplina diritti speciali conferiti allo Stato italiano su alcune società e, di conseguenza, la riformulazione dell'articolo 2, comma 1, decreto-legge 332 del 1994 recita: «Tra le società controllate direttamente o indirettamente dallo Stato operanti nel settore della difesa, trasporti, telecomunicazioni, fonti di energia, e degli altri pubblici servizi, sono individuate con un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri (...), quelle nei cui statuti, prima di ogni atto che ne determini la perdita del controllo, deve essere introdotta, con una deliberazione dell'assemblea straordinaria, una clausola che attribuisca al Ministro dell'economia e delle finanze la titolarità di uno o più dei seguenti poteri speciali da esercitare con il Ministro delle attività produttive (...);
rispetto alla disciplina previgente, viene meno la previsione in base alla quale l'esercizio dei poteri speciali avrebbe dovuto tenere conto di obiettivi nazionali di politica economica e industriale, specificando che il pericolo non può essere generico ma deve riguardare l'ordine pubblico, la sanità, la difesa nazionale, l'approvvigionamento delle materie prime, la sicurezza delle reti, la continuità dei servizi pubblici essenziali, delle telecomunicazioni e dei trasporti;
per le innovazioni recate dalla legge finanziaria per il 2004, le prerogative dello Stato italiano interessano i seguenti profili: a) le società sotto tutela sono solo quelle operanti in settori ritenuti vitali per il Paese; b) l'esercizio dei poteri speciali ci può essere solo nel caso in cui l'operazione rechi pregiudizio ad interessi vitali dello Stato, con apposito rinvio ad un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri per la definizione dei criteri con i quali i poteri stessi devono essere esercitati; c) è stato sostituito il «potere di opposizione» con il «potere di gradimento preventivo» nei confronti di rilevanti modifiche di assetti proprietari assunzioni di partecipazioni rilevanti e patti parasociali; d) inserimento del limite dei poteri di nomina ad un solo amministratore, privo del diritto di voto;
sempre con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 giugno 2004, in attuazione della suindicata legge finanziaria per il 2004, si individuano nuovi criteri per l'esercizio di poteri speciali, ribadendo le finalità di esercizio dei poteri speciali, il criterio di idoneità e rilevanza rispetto agli interessi da tutelare, la possibilità di introdurre limiti temporali, il rispetto dei principi dell'ordinamento interno e comunitario con particolare riferimento al principio di non determinazione. Vengono poi eliminate le giustificazioni di esercizio dei poteri speciali correlate a modalità generali di riassetto proprietario o di svolgimento dell'attività della società;
connessa alla normativa dei poteri speciali, bisogna considerare la disciplina recata dalla legge finanziaria per il 2006 che permette che gli statuti delle società in cui lo Stato detenga una partecipazione rilevante, possano prevedere l'emissione di strumenti che attribuiscono all'assemblea speciale dei loro titolari, il diritto di richiedere a favore di questi ultimi, l'emissione di nuove azioni, anche al valore nominale o di nuovi strumenti finanziari partecipativi che hanno diritti di voto in assemblea ordinaria e straordinaria. L'efficacia di tali ulteriori poteri, in funzione antiscalata, è subordinata all'approvazione comunitaria;

con sentenza 26 marzo 2009, la disciplina italiana relativa alla golden share, in principio contenuta nel convertito decreto-legge 332 del 1994, convertito dalla legge 474 del 1994, è stata dichiarata in contrasto con le disposizioni del Trattato Comunità europea in quanto «restrittiva della libera circolazione dei capitali, articolo 56 Comunità europea, e della libertà di stabilimento, articolo 43 Comunità europea».
tutto ciò premesso, si ritiene urgente ed indifferibile in un momento in cui la speculazione internazionale attacca le sovranità nazionali, prestare una maggiore attenzione alla difesa delle partecipazioni azionarie dello Stato, quindi dell'intera collettività, in quelle realtà societarie che operano nei settori che ancora adesso, sia dal punto di vista politico-economico, sia dal punto di vista della legislazione interna, hanno carattere di strategicità, ovvero: approvvigionamento, produzione, trasporto e distribuzione di energia in qualsiasi sua forma; infrastrutture di trasporti e di telecomunicazioni; tecnologia relativa alla difesa; gestione del risparmio diffuso (esempio Poste che ha liquidità di moneta);
a tal fine, in ossequio alle osservazioni avanzate dagli organi politici e giurisdizionali delle Comunità europee vanno fissati criteri trasparenti, non discriminatori e proporzionali per l'esercizio delle azioni (golden share) a difesa delle partecipazioni azionarie di cui sopra. Occorre che la previsione dei «poteri speciali» venga adottata a posteriori e che, qualora si basino su criteri oggettivi e precisi, le condizioni di esercizio siano note anticipatamente agli interessati ed impugnabili davanti ad un giudice. A titolo meramente esemplificativo: 1) la reciprocità intesa come possibilità attuata o negata a imprese di Paesi terzi nell'acquisto di posizioni di controllo in aziende di Trioni in cui abbiano sede principale le società interessate all'acquisizione; 2) l'abbattimento a un terzo della soglia di acquisizioni di azioni libere sul mercato prevista dal decreto legislativo 58 del 1998 (legge Draghi); 3) divieto ad un operatore straniero legato ad un'organizzazione terroristica che tenti di acquisire partecipazioni in società nazionali operanti in un settore strategico; 4) divieto ad una società straniera che controlli reti internazionali di energia, e che in passato abbia già sfruttato la sua posizione per creare difficoltà di approvvigionamento a Paesi limitrofi, acquisisca una partecipazione in una impresa nazionale,


impegna il Governo


ad assumere le opportune iniziative normative per introdurre dei poteri speciali in linea con quanto sopra esposto e con le normative comunitarie.
(7-00740)
«Alberto Giorgetti, Saglia, Lorenzin, Bernardo, Vignali, Bianconi».

La VII Commissione,
premesso che:
gli immigrati nel nostro Paese sono sempre più numerosi per ragioni storiche, sociali, economiche che interessano molti Paesi, in particolar modo quelli nordafricani;
i flussi migratori pongono all'Italia, come ad altri Paesi europei, temi e politiche atte a favorire l'integrazione degli stranieri, con particolare attenzione ai bambini, a partire dal mondo della scuola e dello sport;
numerose sono le società sportive che favoriscono attraverso il gioco e lo sport l'inserimento e l'integrazione di minori provenienti da altri continenti e, in molte situazioni si tratta di soggetti che sono soli nel nostro Paese e affidati a strutture adeguate attraverso la rete dei servizi sociali dei nostri comuni;
il regolamento Fifa su «Status e trasferimenti di calciatori da Paesi extracomunitari», stabilisce che «il primo tesseramento di un minore straniero possa essere effettuato solo se il ragazzo è arrivato

nel Paese di destinazione con i genitori e per motivi indipendenti dal calcio»;
tale norma, nata per contrastare la tratta dei giovani calciatori, di fatto, discrimina tanti bambini per i quali lo sport potrebbe essere uno strumento di inserimento sociale;
la dichiarazione dei diritti del fanciullo, approvata dall'Assemblea delle Nazioni Unite nel 1959, poi aggiornata nel 1989, prevede che l'interesse del minore debba prevalere su ogni altro;
nel mese di maggio 2011 la società sportiva Nuova Oregina di Genova, nota per il suo impegno sociale nei confronti di soggetti minori affidati ai servizi sociali, si vede revocare dalla Federazione nazionale gioco calcio il tesserino di un minore nordafricano che aveva giocato per tutta la stagione;
nella seduta del 10 novembre 2011 la FGCI ha rifiutato sulla base degli articoli 19 e 19-bis del regolamento FIFA su «status e trasferimenti di calciatori da Paesi extracomunitari» il tesseramento di un ragazzo ghanese di 14 anni, in affidamento ai servizi sociali perché nella condizione di «rifugiato»;
sono migliaia i casi di minori che per le più disperate condizioni, sono costretti a vivere in Italia senza genitori, e la richiesta di recuperare un loro consenso talvolta è palesemente impossibile,


impegna il Governo


ad adoperarsi, per quanto di sua competenza, per attivare un tavolo tecnico tra FIFA, FGCI e il Ministero per gli affari regionali, il turismo e lo sport per definire un protocollo di intesa finalizzato alla revisione della normativa sopracitata al fine di garantire la piena integrazione, nonché favorire attraverso lo sport l'inserimento sociale dei giovani immigrati nella nuova realtà in cui vivono e studiano, tenendo conto dello status giuridico di cui effettivamente godono.
(7-00739)«Rossa, Lolli, Tullo».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro della salute, per sapere - premesso che:
le Lame rappresentano un'incisione carsico-erosiva che solca il territorio della provincia di Bari caratterizzandone il paesaggio; si tratta dei resti di letti di antichi fiumi, che attraversando il territorio nel corso del tempo, l'hanno scavato ed eroso, facilitati dalla particolare geo-morfologica calcarea e calcarenitica del suolo;
nell'entroterra della provincia barese ve ne sono nove, fra le quali la più lunga è la Lama San Giorgio, il cui corso vallivo dista circa 3 chilometri dal centro abitato del comune di Triggiano, con una lunghezza di circa 42 chilometri (si distende, infatti, dal contrafforte di monte Sannace nelle vicinanze del comune di Gioia del Colle, attraversando i comuni di Sammichele di Bari, Casamassima, Rutigliano, Noicattaro e Triggiano, prendendo il nome dalla cala in cui sfocia, cioè quella di San Giorgio) e una larghezza in media di 100 metri, ed arriva fino al territorio di Bari ove sfocia nel mare Adriatico;
la sua struttura morfologica, tipica delle Lame pugliesi con meandri e alcune brevi incisioni affluenti laterali che si immettono sul solco principale, è stata riconosciuta dalla legge regionale del 24 luglio del 1997 n. 19, quale area naturale protetta d'interesse naturalistico, ambientale e paesaggistico del suo corso, nonché per le presenze di testimonianze antropiche

di non trascurabile valore storico, culturale, artistico ed archeologico, a conferma che essa rappresenta un patrimonio naturale e ambientale della regione Puglia, di rilevante importanza;
la peculiarità morfologica del territorio interessato, è caratterizzata da depositi alluvionali argillosi, provenienti dalla degradazione dei calcari le cosiddette terre rosse, le cui caratteristiche inducono le Lame ed in particolare quella di San Giorgio, ad essere considerate osservate speciali a causa di una serie di fattori fondamentali per la sicurezza del territorio, primo fra tutti l'elevata pressione antropica che minaccia seriamente questi ecosistemi, unitamente alla struttura del territorio che rende i bacini delle lame largamente permeabili, e in cui le forti piogge possono generare piene di elevata entità, come ad esempio quella del 23 ottobre 2005 relativa alle Lame Lamasinata e San Giorgio, che ha provocato morti e gravi danni;
l'edificazione invasiva degli alvei, le discariche abusive a cielo aperto, lo scarico di acque reflue non depurate, le pratiche agricole dannose e intensive, costituiscono inoltre ulteriori fattori negativi, che rischiano di procurare seri pericoli per l'incolumità di un territorio quale la Lama di San Giorgio che andrebbe pertanto tutelato e preservato;
risulta conseguentemente quanto meno paradossale, a giudizio dell'interrogante, in considerazione di quanto suesposto, il provvedimento adottato il 5 agosto 2011 (n. 75/CD/A) dal commissario per l'emergenza ambientale e presidente della regione Puglia Vendola, che autorizza lo scarico nella Lama San Giorgio, definita dalla stessa regione parco naturalistico, dei reflui di fogna attraverso il depuratore di Sammichele;
tale decisione, adottata sulla base di progetti non sottoposti alla VIA, ma alla procedura più semplice della sola assoggettabilità, come confermato anche dal tribunale amministrativo del Lazio, che ha respinto i ricorsi promossi dai comuni interessati, ribaltando l'orientamento espresso in prima istanza, ha determinato la realizzazione da parte dell'Acquedotto pugliese, di un collettore di scarico dell'impianto di depurazione che, come suesposto, ha iniziato dal 28 ottobre 2011 a scaricare acque reflue nella Lama San Giorgio;
i numerosi tentativi di esortazione e gli ammonimenti, da parte degli amministratori locali dei suesposti comuni interessati, di rivedere la decisione che ha individuato nella Lama San Giorgio il recapito finale di quattro depuratori, i quali scaricheranno acque di fogna depurate per una portata complessiva di circa 300 l/s, si sono rivelati vani e inefficaci, nonostante gli stessi amministratori abbiano proposto soluzioni alternative alle modalità di smaltimento nella stessa Lama;
l'impianto già in attività, sta provocando infatti allarme e preoccupazione fra gli amministratori dei comuni interessati e le stesse comunità locali coinvolte, in considerazione che la realizzazione dei collettori per lo sversamento delle acque reflue del depuratore di Sammichele e di Casamassima in Lama San Giorgio, non ha tenuto conto degli effetti dello scorrimento dell'acqua nell'alveo della medesima Lama, con particolare riferimento all'impatto sulla vegetazione e sulla fauna; né tantomeno è stato considerato che il letto alluvionale è prevalentemente secco durante tutto l'anno e che la decisione intrapresa non ha valutato inoltre, la pericolosità derivante dall'esistenza di numerose proprietà private lungo la lama;
appare inoltre contraddittoria e penalizzante, a giudizio dell'interpellante, la scelta del comune di Bari di avallare il progetto regionale dello sversamento dei reflui nell'area naturalistica interessata, in considerazione della presentazione da parte della stessa amministrazione barese, di un progetto di riqualificazione proprio all'interno della Lama di San Giorgio;
quanto esposto costituisce inoltre, a giudizio dell'interpellante, fondati motivi

di preoccupazione e inquietudine, se si valuta che le recenti tragiche vicende di eventi alluvionali avvenute in Liguria, Toscana e in ultimo in Sicilia, causati dal dissesto idrogeologico dei territori interessati, sono state provocate anche dalla mancanza di adeguate politiche di prevenzione e di tutela del suolo e del sistema idrogeologico, unitamente a scelte pericolose di insistere sulla vulnerabilità di territori fortemente antropizzati, proprio come la Lama San Giorgio;
il progetto dello sversamento dei reflui inoltre, a giudizio dell'interpellante, modificando il regime delle portate, che sono normalmente legate alle precipitazioni meteoriche, rischia di alterare pesantemente lo stato dei luoghi e, come precedentemente esposto, degli habitat presenti nella Lama;
risulta inoltre all'interpellante, che proprio all'interno dell'area della Lama San Giorgio interessata allo sversamento delle acque reflue del depuratore di Casamassima, si trovino 8 pozzi artesiani da cui l'Acquedotto pugliese emunge acqua potabile che immette nella rete idrica del centro abitato del comune di Rutigliano nei momenti di crisi idrica, 8 pozzi che sono censiti nel PTA-Puglia (piano regionale di tutela delle acque approvato ad ottobre 2009);
in caso di malfunzionamenti dei depuratori, con conseguente sversamento di acque inquinate, si potrebbero pertanto verificare gravi conseguenze di tipo igienico e sanitario per le comunità dei luoghi coinvolte dallo scarico dei reflui, nonché per le colture adiacenti e l'ambiente in generale, con un contemporaneo deturpamento di aree di notevole valenza naturalistica e paesaggistica;
anche la società Pura srl, che fa capo al gestore dell'intero comparto della depurazione in Puglia, ovvero l'Acquedotto pugliese, ha ammesso i rischi e pericoli ambientali e per la salute, allorquando si verificano precipitazioni piovose;
consta all'interpellante che il 7 novembre 2011 la suddetta società, abbia inviato una comunicazione a tutti gli enti locali della provincia di Bari comunicando che: «durante le abbondanti precipitazioni atmosferiche avvenute il 6 novembre u.s., gli impianti in oggetto sono stati interessati da un notevole incremento della portata affluente e da interruzioni di energia elettrica di breve durata. Si rammenta, ove necessario, che tale afflussi di acque meteoriche non sono compatibili con il processo depurativo di acque reflue urbane e che la loro immissione in fogna nera non è consentita;
risulta interessante, a giudizio dell'interpellante, conoscere conseguentemente quale direzione abbia intrapreso tutta l'acqua che la suesposta società Pura ha denunciato sia arrivata presso i suoi depuratori in quel giorno piovoso;
appaiono inoltre fondati, a giudizio dell'interpellante, i timori che quell'acqua sia finita, insieme ai reflui di fogna scarsamente depurati o non depurati, nel recapito finale lama San Giorgio per quanto riguarda il comune di Sammichele (unico dei quattro che sta già sversando in lama);
l'interpellante segnala inoltre che il 31 ottobre 2011 il consorzio bonifica Terre D'Apulia ha depositato presso la provincia di Bari e successivamente presso i comuni territorialmente interessati, il progetto definitivo dei «Lavori per il ripristino della continuità idraulica della Lama San Giorgio», che interviene pesantemente nella medesima Lama, cambiandone i connotati ambientali e paesaggistici con la posa in opera, per circa tre quarti del suo percorso (42 chilometri, di una savanella trapezioidale in calcestruzzo reticolato di 2 metri base e 0,50 metri di profondità, ed un taglio «selettivo» della rigogliosa vegetazione ricadente nell'alveo che impedisce il deflusso del refluo e tutta una serie di opere d'arte per gli attraversamenti a raso;
il suddetto progetto invasivo, che avrà un enorme impatto ambientale è stato pubblicato sul BURP regionale al n. 187 lo scorso 1° dicembre, ed il cui avviso di procedura di verifica di assoggettabilità sarà sottoposto al VIA;

lo scarico di acque reflue, della Lama San Giorgio, appare, alla luce di quanto sopra rappresentato, infine in contrasto secondo l'interpellante con la normativa regionale esposta in considerazione delle disposizioni che identificano tale area quale riserva naturale protetta -:
quali orientamenti, nell'ambito delle rispettive competenze, intendano esprimere con riferimento a quanto esposto in premessa;
se sussistano fondati pericoli, per l'incolumità delle comunità locali e la sicurezza del territorio della Lama San Giorgio e delle aree limitrofe, a causa dello sversamento di reflui nell'area naturalistica, in caso si verificassero eventi alluvionali di particolare intensità, come sta accadendo negli ultimi mesi, anche con particolare riferimento alla salute dei cittadini della zona d'interesse;
in caso affermativo, se non intendano prevedere in maniera cautelativa, iniziative volte alla sospensione delle funzioni del depuratore installato dall'acquedotto pugliese autorizzato dal commissario governativo per l'emergenza ambientale.
(2-01287)«Di Cagno Abbrescia».

Interrogazione a risposta orale:

TASSONE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la settimana scorsa violenti nubifragi si sono abbattuti nelle estreme regioni meridionali interessando fortemente anche la provincia di Catanzaro, provocando allagamenti e frane e creando notevoli problemi e disagi alla popolazione, in particolar modo tra Feroleto e Marcellinara, dove si conta anche la morte di un uomo;
la violenza della pioggia ha provocato smottamenti, riversando a valle fango e detriti che hanno allagato moltissime aree nella provincia di Catanzaro e reso particolarmente critico e difficoltoso lo svolgimento delle principali attività economiche e la viabilità in tutta la zona interessando soprattutto i centri abitativi rimasti per alcune ore isolati e senza corrente elettrica;
da nord a sud della città di Catanzaro, da S.Elia a Catanzaro Lido tanti sono stati, i disagi e gli allagamenti; le zone più colpite comunque restano quelle proprio a sud della città, e più precisamente i quartieri di Santa Maria e Lido; su moltissime strade i detriti trasportati dal nubifragio hanno reso la viabilità assai critica trasformando le strade in veri e propri fiumi;
la violenza dell'evento calamitoso ha contribuito inoltre ad aggravare la situazione di particolare gravità e degrado in cui versa la rete infrastrutturale nel territorio calabrese, in particolare le linee ferrate, provocando il tragico deragliamento di un treno con il crollo di un ponte delle ferrovie tra Catanzaro e Lamezia Terme;
la fragilità delle strutture era già stata molte volte denunciata dalle autorità locali alle Ferrovie dello Stato, ma nessuna risposta è stata data fino al verificarsi del crollo;
a fronte della gravosa situazione il Presidente della regione Calabria, Giuseppe Scopelliti, ha chiesto l'attivazione delle procedure per la dichiarazione dello stato di emergenza;
non è la prima volta che eventi calamitosi di questa portata si abbattono sulla zona provocando enormi disagi e danni per la popolazione interessata, evidenziando, come già denunciato da più parti e dalle amministrazioni locali in passato, la necessità di interventi che permettano la messa in sicurezza delle zone montane e dei bacini idrici per cercare di evitare il più possibile, al verificarsi di eventi calamitosi, le numerose frane e le esondazioni che invece costantemente continuano a verificarsi, provocando ingenti disagi sia alle popolazioni che alle attività economiche presenti nella zona;

vi è necessità di un'azione strategica e straordinaria attraverso programmi che possano contribuire a giungere ad un recupero delle situazioni compromesse, ad una compatibile pianificazione ambientale e ad un'attenta gestione antropica del territorio e che permettano all'intera area di dotarsi di sistemi che proteggano le popolazioni e i territori al verificarsi di successivi eventi calamitosi;
vi è inoltre una drammatica necessità di dare rilancio e sviluppo al settore del trasporto ferroviario locale, che parta da una ricognizione delle problematiche esistenti, da un'efficace azione manutentiva e dell'impegno di risorse -:
quali urgenti iniziative, per le parti di loro competenza, intendano adottare per risolvere la problematica emergenziale sotto il profilo ambientale e infrastrutturale in cui versa la regione Calabria;
se non intendano attivarsi, per quanto di competenza, per sviluppare e realizzare un piano strategico d'azione per il potenziamento delle infrastrutture e per la messa in sicurezza delle aree del territorio calabrese interessate dagli eventi calamitosi dei giorni scorsi, impegnando risorse finanziarie, umane e mezzi tecnici e strumentali.
(3-01958)

...

AFFARI REGIONALI, TURISMO E SPORT

Interrogazione a risposta scritta:

GIOVANELLI. - Al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. - Per sapere - premesso che:
da fonti A.S.D.E.N. (Associazione sindacale dirigenti ENIT) e C.I.D.A. (Confederazione italiana dei Dirigenti e delle Alte Professionalità) l'attuale gestione dell'Enit e in particolare del suo direttore generale appare approssimativa e inefficace sia dal punto di vista della gestione amministrativa che della cattiva gestione dei fondi attribuiti dallo Stato;
in primis pare sia in atto uno scardinamento della struttura, a cominciare dalle sedi all'estero dove solamente quelle di Pechino, Parigi e San Paolo sono presidiate, mentre le sedi di Londra e Mosca lo sono da dirigenti che hanno base a Roma; nonché la sede di New York nella quale il dirigente è stato alla fine di quest'anno richiamato a Roma ma non ancora sostituito;
il direttore generale ha deciso che la direzione della sede di Pechino (attribuita dal 1o agosto ad un dirigente della sede centrale), nonostante abbia comportato un onere complessivo nel trimestre agosto/ottobre di circa 110.000 euro, debba mantenere una consulenza precedentemente conferita ad una società esterna (MC Kinsey) per la gestione del progetto BRIC e, pertanto gli oneri percepiti dal presidente sono stati utilizzati per l'ordinaria amministrazione e non per attuare strategie di marketing e di promozione turistica fondamentali negli Uffici all'estero nonché uno degli obbiettivi del progetto BRIC;
attualmente il direttore generale ricopre i seguenti ruoli:
dirigente ad interim della direzione SITAG (Sistemi informatici e tecnologici e affari generali);
dirigente ad interim della direzione di Francoforte;
responsabile dell'agenzia di Bruxelles;
dirigente ad interim della direzione di Tokio;
responsabile dell'agenzia di Sidney;
responsabile del progetto Italy comes to you, finanziato dal Dipartimento del turismo, in Cina e Brasile. Nonostante siano presenti in loco due dirigenti, i fondi vengono gestiti dal direttore generale;
il direttore generale si è autoassegnato un pagamento - privo di seria base giuridica - di circa 8.700 euro mensili in aggiunta al suo stipendio per gli incarichi dirigenziali SITAG, Francoforte e Tokyo, e

un pagamento una tantum per la reggenza della direzione di Pechino per un periodo di circa tre mesi;
la motivazione del risparmio delle risorse in merito alla riorganizzazione dell'Enit e alla mancata nomina di dirigenti in loco nelle sedi citate, collide con quella che all'interrogante appare la limitata capacità di gestire i fondi assegnati: nel 2010 c'è stato un avanzo d'amministrazione di quattro milioni di euro (ridotto un mese dopo a causa di una riduzione del contributo dello Stato, ma questo non è una giustificazione poiché al momento della creazione dell'avanzo non si sapeva ancora della riduzione del contributo avvenuto alcuni mesi dopo) e di altre consistenti risorse nell'anno 2011 perché non spese nell'anno di competenza -:
se il Ministro non intenda intervenire urgentemente con misure volte a verificare e ripristinare un corretto funzionamento della gestione di questo ente importante per la promozione del turismo all'estero;
se il Ministro non ritenga necessario rimuovere il direttore generale alla luce di quanto segnalato nelle premesse.
(4-14144)

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:

LUSSANA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
i media del 30 novembre 2011 riportano l'inchiesta della procura di Brescia che vede coinvolta la ditta bergamasca Locatelli di Grumello del Monte che avrebbe smaltito rifiuti tossici sotto i cantieri Brebemi e che avrebbe portato all'arresto di Franco Nicoli Cristiani, vice presidente del consiglio regionale Lombardo, accusato di corruzione nell'ambito della gestione illecita dei rifiuti;
secondo l'accusa, Nicoli Cristiani avrebbe percepito una presunta tangente per la gestione di alcune cave: sono finite sotto sequestro le cave di Cappella Cantone (Cremona) destinata ad una discarica di amianto ed un impianto di rifiuti a Calcinate (Bergamo);
i sequestri hanno toccato anche una delle più importanti opere pubbliche attualmente in costruzione in Lombardia, l'autostrada Brescia-Bergamo-Milano, opera i cui costi sono raddoppiati, da 774,685 milioni di euro a 1,611 miliardi di euro, secondo il 6° rapporto sull'attuazione della legge obiettivo redatto da CRESME;
i sigilli sono stati messi ai cantieri di Cassano d'Adda (Milano) e Fara Olivana (Bergamo): sotto l'asfalto della grande opera sarebbero finiti appunto rifiuti speciali che avrebbero dovuto essere smaltiti in altro modo -:
quali possibili conseguenze sull'ambiente e sulla salute dei cittadini possano verificarsi e se tali sequestri comporteranno un allungamento dei tempi di realizzazione di questa importante opera, ai fini della conclusione delle indagini ambientali e giudiziarie.
(5-05790)

...

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
sembra da quanto emerso dalla stampa internazionale - anche on line - in particolare il Wall Street Journal, il Dow Jones News, l'Arabian Money e la stampa nazionale da Milano Finanza a Repubblica che il 28 novembre 2011 pubblica quanto apparso su Der Spiegel, che si sono intensificati quelli che dagli operatori di mercato

vengono chiamati «rumors» in relazione ad una possibile uscita della Germania dall'area dell'Euro-moneta;
lo stesso «racconto fanta politico», come è stato definito dall'autore il professor Dirk Meyer, ma dettagliato e corretto nei particolari (come sopra citato per La Repubblica), non appare altro che una preparazione mediatica a quanto, secondo alcuni, il Governo tedesco si appresterebbe a fare;
potrebbe essere tutto ad usum di interessi particolari che si dispiegano sui mercati, però, al di là del classico vox populi, vox dei, sembrano emergere in queste gravi circostanze, che pongono un'altrettanto grave responsabilità al nostro Paese, connotazioni diverse, anche un po' oscure;
anche altri autorevoli organi di stampa nazionale hanno ripreso la notizia e approfondito le indiscrezioni ricercando fonti autorevoli per la conferma delle stesse e alla fine tutti giungono alla conclusione che si sta facendo strada uno scenario del tutto impensabile fino a qualche mese fa e cioè che la Germania abbia predisposto un piano di uscita dall'euro-moneta;
le citate connotazioni oscure vengono adombrate non solo dal lavoro di Meyer, ma trovano anche congrua conferma in ruoli cui sono chiamate entità come la Sicpa di Losanna, fornitrice della Bundesbank dal 1996, la stessa banca centrale che sul libro di presentazione dell'euro faceva pubblicare le foto delle macchine di stampa dell'euro, ma anche del marco, prodotte dalla Dorries;
i legami, che da tempi lontani si sono stabiliti nel ristretto e segreto mondo degli stampatori di monete, hanno portato a quanto in pochi sanno cioè che la GD di Bologna acquistò l'americana Currency Systems International e la cedette alla storica De La Rue; come pochi sanno che la Sicpa è presente in Italia, così come la Coesia, cui appartiene la GD, è in Svizzera e la citata De La Rue ha condiviso con la Sicpa il capitale della Fidink; tutte queste aziende producono inchiostri per banconote, sviluppano controlli di processi di stampa e di erogazione in condizioni di massima sicurezza; il mondo di riferimento è piccolo, ma per quanto concentrato e protetto sia, talvolta è poroso;
appare, inoltre, preoccupante quanto viene riferito in merito ad una disposizione che sarebbe stata data dal foreign office britannico alle ambasciate dell'eurozona per assistere cittadini inglesi ivi residenti nel momento in cui fossero chiusi i mercati e le banche dove essi detengono i propri asset;
il Governo britannico, la banca d'Inghilterra e la Fsa, l'autorità di controllo dei mercati finanziari, stanno preparando dei «piani di emergenza» in varie direzioni, non escluso per un eventuale default dell'Eurozona; ciò è stato dichiarato dal Governatore della Boe, Marvin King;
lo stesso Governatore King ha dichiarato che «la crisi dell'area euro è una crisi di solvibilità non di liquidità» e l'interconnessione delle grandi banche significa che anche il sistema bancario e le economie mondiali ne risentono;
appare preoccupante la notizia secondo cui la Banca centrale svizzera avrebbe approntato un piano per varare un peg del franco svizzero ad 1,25 con l'euro che dovesse residuare dall'uscita della Germania;
se quanto apparso o quanto si vocifera da giorni non fossero solo ipotesi infondate, il nostro Paese si troverebbe a fronteggiare con grande ulteriore sacrificio quello che è necessario e per altri versi viene imposto dall'Europa, ma lo farebbe non con quello spirito e quindi con quella spinta che il Presidente del Consiglio Mario Monti ha richiamato nel suo discorso d'insediamento;
in caso di default multipli, sia i Paesi in crisi sia le Nazioni «con i conti in ordine» devono avere procedure chiare per gestire gli effetti sulla circolazione monetaria prodotti da un simile evento;

gli interpellanti sono certi che l'Italia farà la sua parte e sosterrà la crisi con misure economiche forti credendo a quanto viene chiesto dagli altri partner europei, ma ciò deve essere fatto con altrettanta trasparenza da tutti Paesi membri senza la minaccia di piani alternativi -:
se corrisponda al vero quanto descritto in premessa e in tal caso cosa il Governo intenda fare per salvaguardare la stabilità dell'euro-moneta;
se il Governo, alla luce di quanto descritto, non ritenga necessario avviare, insieme agli altri partner europei, una riflessione sulla situazione, che non è regolamentata in nessun modo dai trattati internazionali, di una possibile uscita dall'euro-zona.
(2-01288)«Barani, Baldelli».

Interrogazione a risposta orale:

COMPAGNON. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
le società operanti in Libia prima della crisi del febbraio 2011 ed ormai rientrate in Italia da oltre nove mesi, lamentano sia la mancata erogazione degli indennizzi per i crediti maturati per contratti stipulati antecedentemente alla crisi, che la mancata sospensione della riscossione dei tributi su proventi che non hanno ancora incassato;
sono stati presentati vari ordini del giorno da diversi parlamentari di tutte le forze politiche (in ordine alfabetico: Compagnon - 4551-19; Gidoni - 4551-1 e 9/04612/159; Gottardo PdL - 4551-20 e Rosato PD - 4551-23);
nonostante i predetti ordini del giorno siano stati accolti dal Governo, i Ministeri non hanno dato seguito agli impegni assunti e l'Agenzia delle entrate non ha ancora impartito alcuna disposizione circa la sospensione della riscossione dei tributi;
il Consiglio d'Europa, in risposta a due interrogazioni presentate dagli onorevoli Angelilli (E-008353/2011 risposta del 14 novembre 2011) e Serracchiani (E-007827/2011 risposta del 25 ottobre 2011), informava che era stato autorizzato lo sblocco dei fondi congelati per il pagamento dei crediti maturati;
su indicazione della camera di commercio Italo-Libica (che ha censito le società che operavano nel paese nordafricano), sono stati inviati al Ministero degli affari esteri i giustificativi dei crediti maturati, ma sembrerebbe che, per l'effettiva liquidazione, dovranno essere ottenuti gli assensi dalla Libia;
da tale censimento si evincono due importanti elementi: il primo è, che i crediti che dovrebbero essere anticipati ammontano solo a 230 milioni di euro, cifra irrisoria se paragonata ai sette miliardi dei fondi congelati e ai cinque miliardi del Trattato di Amicizia Italo-Libica (che, peraltro, dovrà essere sicuramente ritrattato) ed il secondo che le aziende che richiedono la liquidazione dei crediti sono 80 su 105 censite;
queste ultime aziende censite avevano ed hanno mantenuto i contatti con i potenziali clienti che, peraltro, sono stati conservati per una prossima auspicabile ripresa dei lavori e delle attività in genere;
solo se queste medie e piccole realtà aziendali saranno aiutate e salvate dal fallimento potranno rientrare e non saranno sostituite da altre ditte straniere -:
se non ritengano di assumere urgentemente le iniziative necessarie alla sospensione delle imposte e alla liquidazione dei crediti maturati, dando così seguito agli impegni presi già da tempo, al fine di consentire alle imprese italiane di rientrare in Libia, saldare i debiti ai nostri connazionali e ai libici, nonché riprendere le posizioni che e nonostante raggiunte con tanti sacrifici, evitando così il rischio

di venire sostituite da concorrenti società straniere.
(3-01959)

Interrogazione a risposta immediata in Commissione:
VI Commissione:

FUGATTI, FORCOLIN e COMAROLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la Lega Nord per l'indipendenza della Padania si è sempre battuta, attraverso interrogazioni, emendamenti e proposte di legge per ridurre e semplificare gli adempimenti burocratici ed amministrativi a carico di tutti i contribuenti, in particolare dei professionisti e delle piccole imprese;
allo stesso modo la Lega ha cercato di affermare un'idea di «fisco giusto», severo contro gli evasori, soprattutto i grandi evasori, ma vicino ai contribuenti, con pochi e chiari adempimenti e scadenze;
la stampa ha riportato le immagini del neo Presidente del Consiglio, professor Mario Monti, che durante la giornata festiva di domenica 27 novembre 2011 si è concesso una «pausa» nella sua città, Milano, per un taglio di capelli dal proprio barbiere di fiducia;
da fonti di stampa sembrerebbe che l'artigiano non abbia rilasciato al professor Monti alcun giustificativo fiscale del corrispettivo incassato, né che il «cliente» in questione abbia chiesto al proprio parrucchiere la ricevuta;
tale omissione è in forte contrasto con il contenuto dei provvedimenti legislativi che il Governo starebbe preparando, forieri di nuove imposte e di nuovi e più stringenti adempimenti a carico dei contribuenti -:
se il Corpo della guardia di finanza abbia effettuato accertamenti sul fatto descritto in premessa.
(5-05791)

Interrogazioni a risposta scritta:

CATANOSO GENOESE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
ogni anno il magistrato della Corte dei conti addetto al controllo interno prepara la propria relazione sulla gestione finanziaria dell'INPS per l'esercizio appena trascorso ed anche quest'anno ha fornito numerosi spunti di riflessione;
l'Istituto nazionale della previdenza sociale che ha chiuso anche il 2010 con un avanzo finanziario di 1,7 miliardi di euro pur se in calo rispetto al 2009 (5,3 miliardi e al 2008 (13,5 miliardi);
si è ridotto il costo del personale (nel triennio 2008/2010 4,7 per cento) a fronte di una costante diminuzione del personale dipendente (-5,5 per cento rispetto all'organico) e ad una maggiore produttività per singolo lavoratore (nel 2010 +13 per cento);
la relazione del magistrato della Corte dei conti porta all'attenzione del Governo e del Parlamento il rischio che continuando con questo trend di diminuzione del personale-aumento del carico di lavoro si arrivi ad un punto sotto il quale sarà difficile garantire i livelli minimi di funzionalità dell'Istituto, ribadendo quanto già affermato nella precedente relazione (2010 per i conti del 2009) in cui si paventava il «collasso organizzativo»;
sempre per il magistrato della Corte dei conti è chiaro come non si possa più sopperire alla carenza di personale con il lavoro interinale o con le consulenze esterne e che si debba perseguire l'obiettivo di assunzioni tramite concorso pubblico;
a ciò si aggiunge che la quasi totalità del personale Inps delle aree professionali A e B svolge da tempo, con carattere di prevalenza e di continuità, attività di lavoro riconducibili all'area professionale superiore a quella di appartenenza, con crescenti carichi di lavoro e responsabilità;

l'Ugl intesa funzione pubblica-Coordinamento nazionale enti pubblici sta portando avanti questa battaglia che trova favorevole l'interrogante;
è necessario, a giudizio dell'interrogante, che il Ministro dell'economia e delle finanze autorizzi la spesa necessaria per lo scorrimento delle graduatorie in essere e a bandire nuovi concorsi; sarebbe altresì opportuno promuovere le necessarie iniziative per derogare alla normativa vigente che impedisce all'Inps di provvedere ai necessari passi, accordi contrattuali e relative autorizzazioni, affinché si possano attivare i passaggi di area;
oltre a ciò occorre che l'Istituto venga autorizzato a bandire nuovi concorsi pubblici per selezionare personale che vada a coprire le carenze di organico certificate dalla Corte dei conti -:
quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato per risolvere le problematiche citate in premessa.
(4-14137)

FUGATTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il gruppo Finmeccanica opera in tutto il mondo, impiegando nel complesso 75.197 persone (dati al 31 dicembre 2010); il 43,4 per cento dei dipendenti lavora all'estero: nel Regno Unito sono insediate le aziende del settore degli elicotteri, per un totale di 9.687 addetti, mentre in Francia il gruppo è presente con la Space Alliance, il gruppo Ansaldo, il consorzio Eurotorp e le joint venture ATR e MEDA, con un impiego di 3.711 persone;
le vicende giudiziarie emerse negli ultimi mesi probabilmente porteranno ad un ricambio ai vertici del gruppo, ma rischiano anche di minare l'immagine e la credibilità di un gruppo che costituisce un'eccellenza assoluta dell'industria italiana;
come emerge dai dati citati, il gruppo riveste un ruolo primario nel settore aerospaziale nel mondo e, addirittura, nel Regno Unito può essere considerato una delle imprese meglio posizionate in assoluto;
le citate vicende non possono ridimensionare un patrimonio industriale riconosciuto a livello mondiale ed il Governo Monti, appena insediatosi, non può non tenere conto delle nefaste conseguenze che un cambio di politica industriale potrebbe generare;
le necessità di bilancio ed i diktat dell'Europa non possono prescindere dalle valutazioni puramente industriali che uno Stato deve fare; un'eventuale privatizzazione o vendita delle quote detenute dal Ministero dell'economia e delle finanze consegnerebbe, di fatto, un'altra importante fetta del nostro patrimonio industriale a qualche gruppo estero o a qualche Stato, dopo che numerose altre aziende sono passate o stanno passando sotto il controllo di gruppi stranieri; è utile ricordare le «voci» su Avio, partecipata da Finmeccanica, o la vicenda Parmalat -:
se il Governo abbia intenzione di dismettere le quote detenute in Finmeccanica, aprendo la strada all'avanzare dei capitali stranieri, o, in alternativa, quali siano le azioni che intende porre in essere come socio di riferimento per valorizzare le proprie quote, in termini di espansione nel mondo e di maggiore penetrazione nei mercati più rilevanti.
(4-14140)

...

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:

DELFINO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
con la legge n. 148 del 14 settembre 2011, che ha convertito il decreto-legge n. 138 del 13 agosto, è stato assegnato tra l'altro, al Governo il compito di provvedere al riordino della geografia giudiziaria allo scopo di realizzare risparmi di spesa e incrementi di efficacia, mediante la riduzione

del numero degli uffici giudiziari e la ridefinizione del relativo assetto territoriale;
anche se una riforma di revisione sia stata più volte evocata, una soppressione indiscriminata dei tribunali minori potrebbe avere delle ripercussioni negative non solo in termini di accessibilità ai servizi ma soprattutto di un ulteriore aggravamento del carico di pendenze su strutture già fortemente in difficoltà;
il tribunale di Saluzzo (provincia di Cuneo) potrebbe rientrare tra quelli a rischio di soppressione, ipotesi che se confermata rappresenterebbe un notevole aggravio per tutti i cittadini in termini di maggiore difficoltà ad accedere ai servizi che ogni tribunale rende, anche al di fuori delle attività strettamente giurisdizionali;
la soppressione degli uffici giudiziari avrebbe, inoltre, delle ripercussioni negative anche sull'organizzazione del carcere saluzzese con il conseguente aumento dei costi relativi al trasferimento dei detenuti nelle altre sedi;
i tribunali minori, quali manifestazione costante della presenza dello Stato sul territorio, rappresentano un elemento di controllo fondamentale proprio per la stretta connessione con le realtà territoriali, per cui l'amministrazione giudiziaria non dovrebbe essere gestita in un'ottica esclusivamente di impresa, bensì come un servizio atto a rendere la giustizia più rapida ed efficiente;
a questo proposito il tribunale di Saluzzo sta da tempo sperimentando il processo civile telematico, proprio per il raggiungimento di una maggiore rapidità della macchina giudiziaria;
i numerosi dubbi e le osservazioni sollevate dai diversi ordini forensi e dagli enti locali sui criteri di attuazione della riforma e sulle possibili ripercussioni, evidenziano come sarebbe più appropriato intervenire in ordine all'efficienza del sistema giudiziario;
la complessità della materia e le possibili ricadute sui territori interessati richiederebbero, dunque, un dibattito più approfondito con il coinvolgimento di tutti gli attori interessati, comunità locali comprese -:
quali urgenti iniziative intenda assumere al fine di rivedere i provvedimenti relativi alla revisione delle circoscrizioni giudiziarie, anche mediante un aperto confronto con tutte le parti interessate;
quali siano i tribunali della provincia di Cuneo che potrebbero essere soppressi e quali siano i criteri adottati a tal fine;
quali siano i dati emersi finora dal lavoro svolto dal gruppo di studio per la revisione delle circoscrizioni giudiziarie, istituito dal Ministero della giustizia.
(5-05788)

Interrogazioni a risposta scritta:

NASTRI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la legge 14 settembre 2011, n. 148, di conversione del decreto-legge 13 agosto 2011, n.138, attribuisce al Governo il compito di predisporre un piano per la riorganizzazione della distribuzione sul territorio nazionale degli uffici giudiziari;
il sistema di amministrazione della giustizia influisce in maniera diretta sulla crescita economica e sullo sviluppo sociale del Paese, ed ogni inefficienza si ripercuote negativamente con effetti negativi sul livello di efficienza e di competitività del sistema-Paese;
nella ridefinizione della nuova geografia giudiziaria, si paventa la possibilità che la sezione distaccata del tribunale di Borgomanero, la cui competenza territoriale ricopre trenta comuni limitrofi, possa essere soppressa;
la suesposta sezione rappresenta, a giudizio dell'interrogante, un importante presidio di legalità ed efficienza, in un contesto territoriale economico e sociale,

dinamico e rilevante in quanto caratterizzato dalla presenza di migliaia di imprese il cui livello qualitativo è riconosciuto in tutta Italia;
la riforma dell'organizzazione territoriale in materia giudiziaria, avvertita fortemente sia dai cittadini, che dal sistema imprenditoriale, in una prospettiva di maggiore efficienza, attraverso una complessiva rivisitazione delle sedi dei tribunali a livello nazionale e di un contenimento dei costi, a giudizio dell'interrogante, deve essere impostata nel suo complesso senza penalizzare in particolare le sezioni distaccate di minori dimensioni, come quella di Borgomanero, che spesso sono più efficienti di quelli dei grandi centri cittadini, essendo inoltre caratterizzate da minori arretrati sia in tema di giustizia civile che penale e da un elevato grado di efficienza -:
quali criteri intenda seguire, al fine di ridisegnare la complessiva organizzazione territoriale della giustizia in Italia;
se, con particolare riferimento alla sezione distaccata del tribunale di Borgomanero, non intenda preservare il presidio giudiziario, in considerazione di quanto esposto in premessa e del livello di efficienza che lo ha contraddistinto negli anni.
(4-14135)

FALLICA, GRIMALDI, IAPICCA, PUGLIESE, TERRANOVA e STAGNO D'ALCONTRES. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
con bando di concorso datato 3 maggio 2004 e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 17 del 15 settembre 2004, il Ministero della giustizia ha indetto un concorso pubblico per il conferimento di complessivi 36 posti per l'accesso al ruolo direttivo speciale del Corpo di polizia penitenziaria. Ad oggi lo scorrimento della graduatoria di detto concorso costa fino al numero 40;
la graduatoria del concorso di cui trattasi, pubblicato una prima volta in data 18 luglio 2006 è ancora valida, poiché prorogata più volte dalle norme contenute nelle varie manovre di bilancio, al fine del contenimento della spesa pubblica per la riduzione dell'indebitamento. A riguardo si precisa che la legge di conversione del decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 225, ha riconosciuto la validità delle graduatorie di concorsi approvate dopo il 30 settembre 2003 per le assunzioni del pubblico impiego, prorogandole sino al 31 dicembre 2011;
la complessiva carenza di organico nella qualifica di vice commissario del ruolo speciale si registra in circa 60 unità, mentre gli idonei non vincitori del concorso non supererebbero le 30 unità;
la giurisprudenza del lavoro, si va consolidando nel ritenere che l'utilizzazione delle graduatorie valide costituisca una sorta di obbligo per le amministrazioni pubbliche e che solamente alla presenza di motivazioni di grande rilievo sia possibile derogare a questo principio, giacché la legislazione ha voluto negli ultimi anni rafforzare le tutele offerte ai cosiddetti idonei nei concorsi pubblici;
successivamente al concorso interno di cui sopra, è stato indetto con decreto 24 marzo 2006 un concorso pubblico per il conferimento di 133 posti di vice commissario ruolo ordinario del Corpo di polizia penitenziaria, che è stato regolarmente espletato. Per quest'ultimo concorso, tutti gli idonei ma non vincitori circa 130 unità, a seguito di scorrimento della graduatoria verranno assunti e inviati presso l'ISSPE di Roma per l'inizio del corso il 27 dicembre 2011. Secondo gli interroganti tale iniziativa, ovvero l'attingere alla graduatoria una sola categoria a ruolo ordinario e non anche un arbitrario esercizio del potere discrezionale;
il contenuto della presente interrogazione parlamentare, oltre a richiamare norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni

pubbliche fa riferimento a princìpi fondamentali sanciti dalla Carta costituzionale -:
quali interventi abbia intenzione di attuare a difesa e tutela dei diritti dei poliziotti penitenziari interessati, perché è intollerabile che da parte dello Stato si preferisca non perseguire obbiettivi di efficienza, efficacia ed economicità, danneggiando in maniera poco chiara e continuativa chi da più di 25 anni lo serve in modo encomiabile.
(4-14138)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:

MEREU. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
si apprende da organi di stampa che dopo il dimezzamento dei voli sulle tratte da Alghero a Milano Linate effettuato dai vettori aerei nel mese di ottobre 2011 è notizia degli ultimi giorni l'analoga presa di posizione sulle tratte dallo scalo del nord-ovest sardo verso Roma Fiumicino e Torino Caselle;
alla base delle decisioni unilaterali intraprese dalle compagnie aeree operanti sul territorio sardo c'è mancata proroga degli oneri di servizio per il mantenimento della continuità territoriale aerea per la regione Sardegna che ha provocato l'immediato rientro al regime di libero mercato, che consente alle compagnie aeree di poter operare senza obblighi la revisione dei propri piani di traffico sugli scali sardi;
il tutto rappresenta un ulteriore e ormai intollerabile accanimento nei confronti dei cittadini sardi che si vedono sottratto il diritto alla mobilità e che si faranno carico degli sconti per gli ospiti ma che non potranno garantirsi l'accesso a tariffe più basse e agevoli a compensazione del loro disagio territoriale;
il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti uscente ha lasciato l'incarico senza firmare gli schemi di decreto previsti per l'imposizione degli oneri di servizio, mentre all'inizio del mese di novembre 2011 l'assessore regionale sardo ai trasporti aveva annunciato il finanziamento della continuità territoriale con un impegno di risorse attorno ai 50 milioni di euro, quota richiesta dal ministero a copertura delle somme previste nei decreti;
la settimana scorsa in un incontro tra la regione Sardegna, l'Enac e i rappresentanti delle compagnie aeree sembrava essere stato raggiunto un accordo di massima che prevedeva la proroga della continuità territoriale, ma ad oggi non si riscontrano concretamente gli effetti e i cittadini sardi che necessitano del trasporto aereo continuano a subire insopportabili disagi, tra l'altro, senza ottenere informazioni chiare in merito alla cancellazione delle tratte di loro interesse;
sono trascorsi invano 23 mesi per la definizione della continuità territoriale aerea dopo la delega del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti alla regione; infatti, entro l'anno il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti deve decretare la proposta di tariffa unica per l'imposizione dell'onere del servizio pubblico. Non si può più derogare e occorre che il nuovo Ministro assuma una posizione decisa che punti a tutelare gli interessi dei sardi e della Sardegna senza ulteriori ritardi e scongiurando indebiti vantaggi alle compagnie aeree;
è necessario, quindi, un intervento chiaro e risolutivo della problematica con l'assunzione di responsabilità da parte di tutti gli attori della vicenda per pervenire almeno ad una proroga della continuità territoriale e garantire alla Sardegna il diritto alla mobilità per i suoi cittadini -:
quali urgenti iniziative intenda adottare per far fronte alla risoluzione della problematica sopraesposta e garantire il mantenimento del regime di continuità territoriale per la regione Sardegna che tenga conto, nella definizione degli oneri

di servizio pubblico, delle città da collegare, del numero dei voli da assegnare, del relativo orario e delle tariffe da applicare.
(5-05789)

Interrogazioni a risposta scritta:

DE POLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 24 e il 25 ottobre 2011 hanno avuto luogo incontri sulle problematiche in merito alle emergenze occupazione e servizi nelle attività complementari ed accessori al trasporto ferroviario, nel corso dei quali sono emerse drammaticamente le emergenze dell'accompagnamento notte e della manutenzione delle vetture utilizzate che stanno comportando licenziamenti per 865 lavoratori dipendenti delle società Servirail e Wasteelse e 89 dipendenti della società Rsi;
purtroppo gli incontri svolti non sono serviti a individuare le soluzioni per consentire il mantenimento dei servizi di trasporto universale di cui il Paese ha bisogno e conseguentemente la salvaguardia dei livelli occupazionali dei lavoratori del settore (accompagnamento e manutenzione);
il gruppo FS pressato dalle osservazioni del sindacato non è riuscito a fornire oggettive giustificazioni sulle ragioni che hanno portato Trenitalia, sul versante nazionale, a ridurre il numero di treni notte in catalogo e, sul versante internazionale, a cedere ad altra impresa ferroviaria, le relazioni Roma-Parigi e Venezia-Parigi; il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, in qualità di titolare a del contratto di servizio con Trenitalia, pur prendendo atto della problematica non è stato in grado, al momento, di determinare la quantità di risorse economiche necessarie a garantire la continuità del servizio, per il triennio 2012-2014;
i sindacati a seguito del confronto avvenuto il 25 ottobre 2011, in considerazione dell'esiguità degli elementi messi a disposizione dal gruppo FS, hanno richiesto ulteriori approfondimenti rendendosi disponibili a considerare qualsiasi ipotesi atta a scongiurare la «scelta strategica» del gruppo FS di ritirarsi da un segmento di trasporto ferroviario fondamentale che consente, realmente, sia i collegamenti fra il Sud e il Nord del Paese sia fra l'Italia e l'Europa;
ad oggi non risulta essere stata fissata alcuna convocazione di incontro per proseguire il confronto e considerato che i licenziamenti dei lavoratori sono imminenti e che dal giorno 11 dicembre 2011, in assenza di urgenti interventi, si potrebbe modificare radicalmente l'offerta del «servizio universale» nel Paese, sindacati e lavoratori si interrogano preoccupati su quando verrà ripreso il confronto tra le parti necessario ad una soluzione atta a tutelare gli interessi di tutti;
pare dimostrato da fonti autorevoli che ci siano opportunità di crescita nel mercato del trasporto «notte», con l'ausilio di tutte le flessibilità che le attuali normative del lavoro e contrattuali mettono a disposizione. Insomma, pare sia possibile il rilancio del «settore notte» in condizioni economicamente compatibili con le risorse destinate al «servizio universale» integrate da incrementi dei ricavi da mercato derivanti dal miglioramento del servizio. In tale ottica sarebbe possibile coniugare le esigenze produttive e industriali di Trenitalia con la possibilità di trovare soluzioni ai problemi occupazionali dei lavoratori attualmente impiegati nelle attività di manutenzione rotabili e accompagnamento notte, sia nell'ambito del settore sia all'interno delle società del gruppo FS e delle relative società controllate e/o partecipate -:
in che modo il Ministro intenda agire per tutelare i lavoratori a rischio e stimolare un confronto che risolva la questione esposta nell'interesse della crescita generale del Paese.
(4-14133)

FRATTINI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'amministratore delegato di Alitalia, dottor Sabelli, in una intervista del 18 novembre 2011 al quotidiano Il Messaggero indicava, tra l'altro la situazione prossima alla saturazione dell'aeroporto di Fiumicino e la necessità di spostare da quest'ultimo le compagnie low cost;
proprio in ragione della necessità di un decongestionamento dell'aeroporto Leonardo Da Vinci e di una diversificazione del sistema aeroportuale sul territorio della regione Lazio, così da servire meglio il traffico da e verso Roma ed altre aree extraprovincia, si è avviata da alcuni anni una serie di iniziative dirette alla realizzazione dell'aeroporto regionale di Frosinone;
la società pubblica ADF promotrice della iniziativa è partecipata dalla provincia di Frosinone, dalla Camera di commercio, dal consorzio Asi, dai comuni di Frosinone e di Ferentino;
la regione Lazio ha assunto l'impegno a sottoscrivere quote per 1.350.000 euro del capitale sociale;
è in corso una conferenza di servizi promossa il 22 settembre 2009 per l'esame ed approvazione degli studi progettuali;
la delibera 7 aprile 2009, n. 234, della giunta regionale del Lazio ha localizzato tra Frosinone e Ferentino il futuro aeroporto regionale del Lazio;
i progetti relativi all'aeroporto di Frosinone sono menzionati nelle premesse dell'atto di intese programmatiche tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e il presidente della regione Lazio in data 31 gennaio 2008;
l'iniziativa prevede la realizzazione dell'aeroporto con fondi esclusivamente privati;
è evidente l'impatto estremamente positivo sullo sviluppo del Frusinate, che l'aeroporto ed il relativo indotto industriale e commerciale potrebbero avere -:
quali siano gli intendimenti e le determinazioni del Governo sull'iniziativa, e quali siano gli atti da compiere per accelerare l'iter procedurale.
(4-14134)

MONDELLO, DIONISI e LIBÈ. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
si apprende da organi di stampa che dal 10 dicembre 2011 entrerà in vigore il nuovo orario ferroviario che prevede una sostanziale diminuzione dei servizi regionali e a lunga percorrenza che penalizzerà fortemente la regione Liguria;
oltre alla riduzione delle corse dei treni sembrerebbe essere prevista una diminuzione delle fermate intermedie che interesserà maggiormente la direttrice eurostar principale Genova-Roma con la soppressione delle fermate di Chiavari e Rapallo;
la scelta operata dai vertici di Trenitalia unitamente all'aumento delle tariffe e alla soppressione di alcune tratte rappresenta una ulteriore e ormai intollerabile accanimento nei confronti dei cittadini liguri che si vedono sottratto il diritto costituzionalmente garantito alla mobilità;
il numero dei convogli operanti nel territorio ligure è sceso in percentuale fortemente negli ultimi anni passando da 260 a 239 in un anno e con una previsione al ribasso di un ulteriore 40 per cento di operatività per il 2012;
il tutto è legato alla delicatissima questione del taglio ai fondi per il trasporto pubblico locale regionale, già fortemente penalizzante sia per il trasporto passeggeri che per quello commerciale, che ha portato recentemente addirittura all'ingiunzione da parte di Trenitalia alla regione Liguria della somma di circa 70 milioni di euro a copertura del corrispettivo minimo pattuito per il rispetto del contratto di servizio, con la tragica conseguenza del mancato potenziamento e

ammodernamento dell'intera rete spesso annunciato ma mai portato a compimento; si è invece dato seguito al continuo depotenziamento di tutto il sistema di trasporto ferroviario che costringe i cittadini liguri a dover subire una situazione a dir poco disdicevole e non all'altezza di un Paese moderno come l'Italia;
è necessario un urgente e tempestivo intervento risolutore della problematica che sta recando continui disagi a moltissimi cittadini liguri rendendo insostenibile la qualità della loro vita e le attività lavorative e familiari -:
quali urgenti iniziative di competenza si intendano adottare per ripristinare, nel più breve tempo possibile, condizioni di dignità per il sistema del trasporto ferroviario figure considerati gli insostenibili disagi subiti dai cittadini che utilizzano l'intera rete di trasporto ferroviario nella regione Liguria e se non si ritenga di valutare l'opportunità di inserire tra le priorità del Governo la predisposizione di un piano di intervento strategico per il settore del trasporto ferroviario ligure che preveda la stima completa degli interventi da effettuare e un impegno di risorse per coprire i relativi costi.
(4-14136)

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanze:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
si fa riferimento a quanto avvenuto a Reggio Emilia ove una donna è stata massacrata dal marito extracomunitario di religione islamica unicamente perché colpevole di essersi avvicinata alla Chiesa cattolica e di avere adottato costumi occidentali;
al di là del fatto particolare, comunque gravissimo in sé, perché perpetrato anche davanti alle figlie, quanto accaduto è emblematico di una sensibilità diffusa in settori della comunità islamica che, in parte significativa, rifiutano l'integrazione e non accettano la legislazione italiana per quanto concerie il diritto di famiglia e la dignità della donna, in ciò aiutati a giudizio dell'interpellante dal comportamento di molti enti locali emiliano-romagnoli e da certi sindacati sempre pronti a parlare di diritti e mai di doveri -:
se il Governo intenda intensificare gli sforzi in ambito scolastico per rendere edotte le giovani generazioni extracomunitarie sul fatto che l'appartenenza ad un Paese, l'Italia nel nostro caso, significa adesione piena alla tradizione culturale del medesimo che si sostanzia senza riserve nell'accettazione delle leggi che ne regolano la vita e nella conoscenza della storia e della lingua;
se il Governo intenda assumere iniziative, anche con il coinvolgimento degli enti locali che devono affrontare emergenze sociali rilevanti, affinché sia osservato da parte degli immigrati il dovere ineludibile di rispettare a tutti gli effetti la legislazione italiana.
(2-01285)«Garagnani».

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, il Ministro per gli affari europei, per sapere - premesso che:
nella sessione del Consiglio «Istruzione, gioventù, cultura e sport» dell'Unione europea che si terrà il 28 e 29 novembre 2011 l'Italia si troverà ad approvare le «Conclusioni del Consiglio sulle competenze linguistiche ai fini di una maggiore mobilità»;
per un'Unione europea, costituitasi a partire da Comunità economiche europee, incredibilmente non risultano studi ufficiali dell'Unione europea sui risvolti economici della politica linguistica fin qui

adottata né, tantomeno, se essa sia la più appropriata per assicurare la maggiore mobilità possibile conformemente «al principio di un'economia di mercato aperta e in libera concorrenza»;
nel documento preparatorio, anzitutto nella parte relativa agli «Inviti agli Stati Membri e alla Commissione», si ritiene necessario condurre studi, ricerche e monitoraggi sugli effetti economici della politica linguistica fin qui adottata dalla e nell'Unione europea qualora ciò non fosse già presente -:
se i Ministri interpellati intendano assumere iniziative per emendare il documento in questione in tal senso, affinché i cittadini italiani ed europei possano conoscere quali siano stati, siano attualmente e possano prefigurarsi per il futuro, gli effetti economici della politica linguistica fin qui adottata in Europa per la mobilità, le pari opportunità e la conformità «al principio di un'economia di mercato aperta e in libera concorrenza».
(2-01286)
«Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Maurizio Turco, Zamparutti».

Interrogazioni a risposta scritta:

GARAGNANI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
si fa riferimento al triste epilogo della vicenda dell'insegnante di religione del terzo circolo didattico scolastico di Bologna che si è purtroppo verificato, nel senso che tutti i genitori della classe (20 persone) hanno chiesto l'esonero dalle lezioni di religione per solidarietà alla maestra Cristina Vai ingiustamente sospesa dall'insegnamento per ragioni che paiono oscure anche a causa dell'atteggiamento del dirigente scolastico che ha preteso di censurare una materia come la religione cattolica peraltro in un ambito non di sua competenza, in nome di una concezione «progressista» della religione, in realtà, ad avviso dell'interrogante eversiva dei valori essenziali del cattolicesimo, difesi dalla maestra ed osteggiati da una certa parte politica;
sarebbe opportuno acquisire le informazioni del caso, anche mediante iniziative ispettive, sentendo uno ad uno i genitori degli alunni della classe nella quale insegna la signora Vai al fine di verificare anche e soprattutto da loro medesimi quanto accaduto e ricevere la conferma delle loro attestazioni di fiducia peraltro confermate anche da altri genitori di precedenti classi nei confronti della docente;
l'ispezione dovrebbe altresì verificare a nome di chi parla il dirigente in questione, sulla base di quali presupposti culturali e giuridici ha ritenuto di sospendere dall'insegnamento senza le garanzie dovute ad un qualsiasi lavoratore un'insegnante unanimemente considerata valida e le ragioni per le quali non ha ritenuto di ascoltare e valutare adeguatamente le proteste dei genitori; è molto strano che soprattutto da parte di chi parla di confronto e dialogo ci sia un comportamento contrario alle regole fondamentali del rispetto umano e della capacità di ascolto -:
se il Governo intenda acquisire elementi sulla vicenda in questione, assumendo eventualmente le iniziative di competenza in quanto secondo l'interrogante non è più in questione la libertà di scelta dei genitori ma una certa politicizzazione che mira, a Bologna, ad imporre una visione ideologica dell'insegnamento, venendo fra l'altro meno al rispetto di elementari diritti di garanzia del lavoratore;
quali iniziative intenda adottare la dirigenza scolastica regionale e provinciale di Bologna di fronte a quella che all'interrogante appare una scelta del tutto discrezionale che può costituire un pericoloso precedente e che non può assolutamente essere tollerata, nonché se si intendano avviare iniziative ispettive al terzo circolo didattico di Bologna al fine di verificare l'operato del dirigente scolastico anche alla luce di passate vicende che lo hanno esposto politicamente, in modo indiretto,

contro il Ministro Gelmini e la politica scolastica del Governo Berlusconi al fine di verificare se nel suo ruolo sia venuto eventualmente meno al dovere di lealtà ed imparzialità che la legge gli impone, con particolare riferimento alla vicenda della maestra Vai ed alla ingiustificata sospensione dell'insegnamento della religione.
(4-14139)

GHIZZONI e TOCCI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il fondo di finanziamento ordinario delle università statali e dei consorzi interuniversitari per il 2011 è pari a euro 6.130.260.469 al lordo della quota destinata all'università di Trento;
dovrebbe essere stato emanato il decreto ministeriale contenente i criteri e le modalità per le assegnazioni delle quote del fondo spettanti a ciascuna istituzione -:
se il Ministero abbia già provveduto a calcolare e rendere disponibili le quote spettanti a ciascuna istituzione;
quali siano le cifre esatte assegnate a ciascuna università o consorzio interuniversitario in ciascuna delle voci in cui il fondo e articolato (quota base, assegnazione premiale di cui all'articolo 2, comma 1, del decreto-legge n. 180 del 2008 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 1 del 2009, quota perequativa di cui all'articolo 11, comma 1, della legge n. 240 del 2010, mobilità docenti, chiamate dirette, reclutamento straordinario professori associati e altri);
in particolare, a quali istituzioni e in base a quali criteri siano stati assegnati finanziamenti a valere sulla quota del fondo di finanziamento ordinario destinata a interventi straordinari per un ammontare totale di 3 milioni di euro.
(4-14142)

TESTO AGGIORNATO AL 3 APRILE 2012

...

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:

REGUZZONI e MONTAGNOLI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Mascioni Spa di Cuvio, storica azienda tessile varesina, ha comunicato che, per far fronte agli ordini attuali e con la cassa integrazione in atto, può continuare con una forza lavoro di 220 dipendenti, contro gli attuali 350;
dopo che, nel maggio del 2011, era già stata aperta una procedura di mobilità per 32 lavoratori, si prevede quindi la medesima procedura per altri 130 dipendenti;
ulteriori dettagli saranno discussi nel corso dei prossimi incontri fra la direzione dell'azienda e le organizzazioni sindacali;
la Mascioni rappresenta l'unico polo produttivo della zona, ed è una delle principali aziende tessili del varesotto;
i fatti descritti si inseriscono in una situazione che, in provincia di Varese, merita delle serie riflessioni: in pochi mesi la crisi ha infatti già coinvolto realtà storiche e importanti come la Inda di Caravate e la Whirlpool, tutte imprese che rappresentano delle eccellenze per la zona -:
se non si intenda avviare un tavolo di confronto fra l'azienda e i rappresentanti dei lavoratori, al fine di individuare ogni utile soluzione, il più possibile condivisa, che tuteli l'occupazione nello stabilimento di Cuvio;
quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare a sostegno delle piccole e medie imprese che, non solo in provincia di Varese, rappresentano un patrimonio industriale fondamentale per il rilancio dell'economia.
(4-14141)

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta orale:

COMPAGNON e DELFINO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la SIMEST, la Società italiana per le imprese all'estero finanziaria di sviluppo e promozione delle imprese italiane all'estero, controllata per il 76 per cento dal Governo italiano, opera come partner qualificato delle imprese che scelgono internazionalizzazione per affermare la propria presenza sui mercati esteri;
come è emerso da numerosi organi di stampa nelle scorse settimane, risulterebbe la partecipazione di Simest in società che pubblicizzano e commercializzano, in Italia ed in Paesi europei ed extraeuropei, generi alimentari con nomi italiani ma prodotti con materia prima prevalentemente o integralmente non italiana, tra le quali Lactitalia Srl con sede in Romania e Parmacotto Usa Inc, con sede negli Stati Uniti;
Lactitalia, ad esempio, risulterebbe commercializzare nel nostro Paese, come in altri, prodotti lattiero caseari il cui nome è solamente riconducibile all'immagine dell'Italia, ma che in realtà sarebbero prodotti con materie prime e con tecniche di lavorazione tradizionali non italiani;
lo stesso Parmacotto USA Inc, partecipata da Simest al 49 per cento, risulterebbe promuovere i suoi prodotti con nomi tradizionali italiani, anche se in realtà si tratterebbe di prodotti trasformati di origine non italiana;
la diffusione di prodotti che traggono in inganno circa la vera origine geografica realizza un evidente danno all'immagine della nostra produzione agroalimentare nazionale, raggirando i consumatori che non vengono messi in condizione di scegliere in modo responsabile;
le operazioni di sostegno dell'Italian sounding, da parte della SIMEST, determinano danni ancora più gravi in quanto bloccano ogni potenzialità di crescita delle imprese italiane a causa della «saturazione» del mercato con prodotti che richiamano qualità italiane senza essere di origine nazionale, impedendo ai consumatori di effettuare una corretta comparazione sulla base della diversa qualità e convenienza con prodotti autentici del Made in Italy;
il sostegno della SIMEST alle attività di commercializzazione di prosciutti ed altri salumi della tradizione italiana da parte di Parmacotto al fine di creare una rete di locali per la ristorazione si inserisce, tra l'altro, in un periodo di grave crisi dell'allevamento di suini nel nostro Paese;
il Governo e lo stesso Ministro hanno in più occasioni manifestato la propria volontà di sostenere e tutelare la trasparenza e la certezza delle informazioni relative ai prodotti agricoli ed alimentari provenienti dal nostro Paese -:
se e quali iniziative urgenti il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali intenda intraprendere per la tutela dei prodotti made in Italy;
quali azioni intenda mettere in campo per verificare i criteri con cui vengono scelti, da parte della Simest, i progetti da finanziare e se non sia da ritenere, comunque, urgente deliberare il blocco degli attuali investimenti in attività di delocalizzazione di produzioni agroalimentari che costituiscono attività di concorrenza sleale.
(3-01957)

...

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:

MURA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
nell'articolo intitolato «La Rai nel giorno dell'Aids: non dite profilattico»,

pubblicato sul Corriere della Sera del 2 dicembre 2011 a firma di Maria Teresa Meli, è riportata la notizia di una mail inviata da una funzionaria della Rai di nome Laura De Pasquale ai conduttori e ai redattori che stavano preparando le trasmissioni che sono andate in onda su Radio 1 dedicate alla giornata mondiale della lotta all'AIDS. In questa mail, facendo riferimento al Ministro della salute Renato Balduzzi si segnalava che «in queste ore il Ministro ha ribadito che in nessun intervento deve essere nominato esplicitamente il profilattico»;
questa notizia è stata smentita il 2 dicembre 2011 con una nota stampa del portavoce del Ministro della salute che ha dichiarato che nessuna indicazione è pervenuta dal Ministero circa l'uso del termine profilattico, aggiungendo che ogni altra iniziativa non è da ascriversi alla responsabilità del Governo ma ai dirigenti della Rai;
l'HIV continua ad essere una malattia molto diffusa nel mondo e molto pericolosa. Dal 1982 ad oggi sono 40.000 le persone morte in Italia, mentre il contagio si propaga con una media di 3.000 infezioni all'anno. Le stime effettuate sulle modalità del contagio relative all'anno 2010 dicono che l'80,7 per cento dei casi di infezione e avvenuto a seguito di rapporti sessuali non protetti e che l'età media dei contagiati è relativamente giovane attestandosi a 39 anni per gli uomini e 35 per le donne;
a fronte di tali dati, e ancora di più a fronte delle statistiche del fenomeno su scala mondiale, appare evidente che la prima e più efficace forma di prevenzione al diffondersi dell'HIV è un corretto uso del profilattico -:
se quanto riportato nell'articolo citato in premessa corrisponda al vero e se così non fosse quali azioni intenda intraprendere il Ministro della salute per tutelare la credibilità del Ministero rispetto all'eventuale non veridicità della direttiva volta ad impedire l'uso del termine profilattico nei programmi della Rai;
quali misure intenda realizzare il Ministro al fine di realizzare la massima prevenzione nei confronti della diffusione dell'HIV, con particolare riferimento alla diffusione dell'uso del profilattico.
(4-14143)

...

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta orale Burtone n. 3-01707, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 giugno 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Strizzolo.

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della mozione Donadi n. 1-00685, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 497 del 7 luglio 2011.

La Camera,
premesso che:
il sistema di governo locale, pur facendo perno sui comuni e sulle province, si presenta oggi assai più articolato di quanto emerga dalla lettura dell'originario dettato costituzionale non solo perché il legislatore ordinario ha istituito nuovi enti locali territoriali quali la comunità montana e la città metropolitana (quest'ultima ora costituzionalizzata), ma anche perché ha incentivato in vari modi la cooperazione e l'associazione tra gli enti locali;
per lungo tempo l'Italia è rimasta sostanzialmente estranea ad ogni operazione di semplificazione del reticolo del governo locale, pur essendo il problema di tutta evidenza;
il regime fascista, stando ai dati del 1921, ereditò 9.144 comuni. Successivamente, con il regio decreto 29 luglio 1927, n. 1564, si tentò una politica di accorpamento di comuni che, nel breve volgere di

qualche anno, li fece calare a 7.310 (nel 1931). In seguito questa tendenza si invertì evidenziando un aumento delle istituzioni locali di base: 7.681 comuni nel 1946, 8.021 nel 1960, 8.056 nel 1971 e 8.103 nel 1997. Il dato interessante è che, anche dopo l'istituzione delle regioni, il numero dei comuni non accenna a diminuire. Ad oggi, abbiamo 8.101 comuni;
l'unione dei comuni è uno strumento amministrativo per la prima volta introdotto con la legge n. 142 del 1990, successivamente corretto con la riforma attuata dalla legge n. 265 del 1999 e poi trasferito, con modifiche, nel testo unico degli enti locali, decreto legislativo n. 267 del 2000. Le modifiche hanno principalmente riguardato i vincoli demografici per i comuni che desiderano partecipare ad un'unione, rimuovendo il tetto dei 5.000 abitanti (inizialmente l'istituto era stato pensato per i piccoli comuni) e l'obbligo di fusione;
nel nostro Paese le unioni di comuni sono 313 e vi aderiscono in tutto 1.561 comuni, per un totale di 5.758.607 abitanti. Le 313 unioni di comuni sono distribuite in 17 regioni italiane (non ne esistono in Valle d'Aosta, Liguria e Basilicata, probabilmente anche a causa della conformazione del territorio delle stesse e della storica presenza di comunità montane). Le unioni italiane sono composte in media da 5 comuni, con un range di variabilità ampio, andando da un minimo di 2 comuni ad un massimo di 20. I dati nazionali testimoniano comunque una prevalenza di unioni composte da pochi comuni. Questo comporta che, sul piano nazionale, ogni unione è abitata in media da 18.398 abitanti, raggiungendo quindi agglomerati di una certa importanza. In termini relativi, le unioni con popolazione tra 10.000 e 25.000 abitanti rappresentano la maggioranza (35 per cento);
l'unione di comuni nasce con lo scopo di gestire e migliorare la qualità dei servizi erogati e delle funzioni svolte, di ottimizzare le risorse economico-finanziarie, umane e strumentali, di esercitare ai sensi dell'articolo 32, comma 2, del decreto legislativo n. 267 del 2000, in forma unificata per i comuni aderenti, le seguenti funzioni e servizi, nonché le funzioni previste dal decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78 (misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica): servizi sociali; protezione civile; canile; musei; servizi ricreativi e culturali; avvocatura; mobilità-sistema trasporti intercomunali; sportello unico informa giovani; ufficio coordinamento dello sviluppo economico, sociale, ambientale, infrastrutturale del comprensorio, utilizzando tutti gli strumenti di concertazione e partenariato sociale opportuno; servizio informatico; servizio affissioni; difensore civico; nucleo di valutazione; servizio di mappatura delle funzioni e dei servizi dell'unione. All'unione possono essere attribuite altre funzioni e/o servizi con deliberazione del consiglio dell'unione, previa delibera in tal senso dei comuni partecipanti all'unione stessa;
la crisi e il processo di globalizzazione impongono la necessità di superare le frammentazioni e presentare i territori come entità coese, organizzate e rappresentative dei bisogni sociali ed economici della collettività. Le unioni di comuni possono rappresentare un utile strumento per superare le difficoltà che i comuni di piccole e medie dimensioni incontrano nel reperire le risorse finanziarie necessarie alla fornitura di servizi per la collettività;
l'unione dei comuni, se opera correttamente, può consentire una maggiore efficacia ed efficienza nella spesa per servizi con effetti favorevoli sulla crescita economica delle aree interessate dall'unione. I fattori che possono rendere conveniente l'istituzione di un'unione di comuni sono i seguenti: un miglioramento qualitativo dei servizi (anche in rapporto al loro costo); una gestione più razionale delle risorse (anche umane) e un taglio dei costi; un miglioramento quantitativo dei servizi; un maggiore potere contrattuale nella richiesta di contributi allo Stato, alla regione o all'Unione europea;

le unioni di comuni trasmettono un senso di attivismo e di sapienza innovativa e, soprattutto, aumentano la percezione positiva, da parte dell'opinione pubblica locale, riguardo all'operato delle amministrazioni. Offrono l'immagine di enti che vogliono fare e che si stanno dando da fare. Danno l'idea di una perizia concreta da parte delle amministrazioni nel loro agire. Un altro punto a vantaggio delle unioni di comuni è quello di incrementare il senso della comunità. Questo è un aspetto importante: le unioni valorizzano il senso del locale, confutano l'idea che vivere nei piccoli centri vuol dire avere meno servizi;
le unioni di comuni sono avvertite come una risposta allo spopolamento, un segnale della volontà di chi amministra e di chi fa politica di occuparsi non solo del territorio, ma anche di invertire il processo di allontanamento dello sviluppo dai piccoli centri;
in altri Paesi europei l'aggregazione dei comuni ha dato ottimi risultati. In Danimarca è stato recentemente stabilito che gli attuali 260 comuni verranno ridotti a circa un centinaio attraverso un vasto processo di fusione, che risulta ampiamente condiviso e promosso dal basso. La Danimarca può essere considerata un caso di punta nel processo fusionista che però ha interessato in tempi non recentissimi anche altri Paesi del centro e nord Europa, a differenza dei Paesi «Club Méd»: Francia (37.763 comuni), Italia e Spagna. Il Belgio è passato da 2.669 comuni a circa 600; la Germania da 38.814 comuni a poco più di 8 mila; la Gran Bretagna da 1.383 comuni a 400; la Svezia da 2.281 comuni a 286;
nel nostro Paese, come in Spagna e in Francia, sono presenti gamme demografiche molto ampie, da giurisdizioni di poche decine di abitanti a città di milioni di abitanti; nei Paesi scandinavi la taglia minima si aggira attorno ai 5.000 abitanti, con una media tra 10.000 e 30.000 abitanti;
i comuni sono la più antica istituzione italiana, quella più vicina ai cittadini e non è possibile pensare di sopprimerla. Si dovrebbe dunque prevedere che resti il consiglio comunale ed il sindaco, ma che tutti i servizi comunali siano affidati ad un'unione tra comuni (senza alcun costo aggiuntivo a carico dei comuni) in modo da raggiungere una soglia minima di 20-25 mila cittadini amministrati. Si avrebbero così circa 450 centri di spesa rispetto ai quasi 6.000 di oggi. Oggi anche il più piccolo dei comuni ha un servizio demografico, un servizio tecnico, un servizio di contabilità, un servizio di assistenza sociale, un servizio di polizia comunale, un servizio elettorale e quant'altro. Con l'obbligo di aggregazione tutti questi servizi dovranno essere affidati obbligatoriamente all'unione tra comuni, alla quale sarà trasferito tutto il personale. Ciò permetterà sensibili riduzioni dei costi, almeno del 20 per cento di quelli attuali;
l'approvazione della recente manovra finanziaria - di cui al decreto-legge n. 138 del 2011 - ha comportato mutamenti rilevanti nel comparto degli enti locali, in particolare quelli volti alla riduzione dei costi generati dai piccoli comuni, con la previsione di misure e loro attuazione diverse tra comuni fino a 1.000 abitanti e quelli superiori a 1.000 e fino a 5.000 - ed orientati, attraverso un'implementazione progressiva da attuarsi nel corso del biennio, a garantire, obbligatoriamente, l'esercizio associato in convenzione o unione - delle funzioni fondamentali indicate dall'articolo 21 della legge delega in materia di federalismo fiscale e dei servizi pubblici,


impegna il Governo:


ad adottare le opportune iniziative, anche normative, ferme restando le prerogative del Parlamento, al fine di far sì che per i comuni dell'intero territorio nazionale, comprese le autonomie speciali, nel rispetto dei rispettivi statuti, si istituiscano unioni di comuni di cui all'articolo 32 del testo unico degli enti locali con una soglia minima pari a 15.000 abitanti, contestualmente disponendo l'obbligo di esercizio

associato di tutte le funzioni fondamentali e dei servizi, con ciò anticipando ed abolendo la progressività delle misure disposte in materia dal decreto-legge n. 138 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 148 del 2011;
a prevedere per tutte le regioni e per le province autonome di Trento e Bolzano la facoltà di individuare con propria legge soglie minime maggiori per la definizione di aree geografiche omogenee più vaste o, nel caso eccezionale di situazioni peculiari e definite dalla legge dello Stato, minori;
a destinare i risparmi conseguiti a seguito della costituzione delle unioni dei comuni a misure volte a ridurre la compartecipazione al servizio sanitario da parte degli assistiti ed a ripristinare una piena indicizzazione al costo della vita delle pensioni.
(1-00685)
«Donadi, Di Pietro, Borghesi, Evangelisti, Piffari, Aniello Formisano, Barbato, Palagiano, Cambursano, Cimadoro, Di Giuseppe, Di Stanislao, Favia, Messina, Monai, Mura, Leoluca Orlando, Paladini, Palomba, Porcino, Rota, Zazzera».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta scritta Girlanda n. 4-05967 del 2 febbraio 2010;
interrogazione a risposta orale Mazzocchi n. 3-01697 del 7 giugno 2011.