XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 15 dicembre 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
tra le ragioni della crisi, che sta avendo effetti devastanti sul nostro Paese, vi è il comportamento di una parte degli attori del sistema finanziario internazionale, che hanno effettuato speculazioni traendo indebito vantaggio dall'assenza di regolamentazione sulle transazioni finanziarie;
una tassa sulle transazioni finanziarie (TTF), pur applicata con un coefficiente minimo, rappresenta un concreto strumento a sostegno dei conti pubblici degli Stati che a causa della crisi hanno subito un forte aumento del loro debito;
la suddetta tassa sulle transazioni finanziarie assicurerebbe il giusto contributo del settore finanziario alla copertura dei costi dei piani di salvataggio e dei programmi di stimolo e di rilancio delle economie, nonché una più giusta parità di trattamento con gli altri settori produttivi sempre soggetti a prelievi fiscali;
la tassa sulle transazioni finanziarie garantirebbe la riscossione di un gettito prevedibile permettendo di stabilire politiche di medio-lungo periodo sia per far fronte alle conseguenze sociali della crisi sia per sostenere programmi di aiuto allo sviluppo dei Paesi poveri e di contrasto dei cambiamenti climatici;
l'introduzione della tassazione sulle transazioni finanziarie, frenando la speculazione, diminuirebbe l'instabilità dei mercati con ricadute positive anche per le imprese, in termini di minor rischio valutario, minori incertezze sui prezzi delle materie prime e minor rischi degli investimenti esteri;
la suddetta imposta potrebbe essere implementata in maniera semplice e a costi estremamente bassi grazie alle piattaforme elettroniche già in uso per registrare le operazioni finanziarie sulle borse di tutto il mondo;
il Parlamento europeo ha adottato il 10 marzo 2010 una risoluzione [P7-TA(2010)0056] favorevole all'introduzione della tassazione delle transazioni finanziarie e ha chiesto alla Commissione europea di analizzare gli effetti di una sua introduzione auspicando una posizione comune degli Stati membri dell'Unione europea in materia;
le analisi indipendenti del Fondo monetario internazionale (Matheson, marzo 2011; Brondolo, agosto 2011), hanno individuato nella tassa sulle transazioni finanziarie una delle misure adeguate a regolamentare il mercato finanziario;
la Commissione europea ha presentato il 28 settembre 2011 una proposta di direttiva del Consiglio [COM(2011)594] concernente un sistema comune d'imposta sulle transazioni finanziarie da applicare in tutti gli Stati membri dell'unione europea a partire dal 1o gennaio 2014. La proposta è stata accompagnata dalla pubblicazione della valutazione di impatto che ha riconosciuto la realizzabilità della tassa sulle transazioni finanziarie e la sua possibile applicazione a livello regionale;
il Pontificio Consiglio giustizia e pace nella sua nota pubblicata il 24 ottobre 2011 indirizzata ai leader del G20 annovera la tassazione delle transazioni finanziarie tra le misure da adottare per «promuovere lo sviluppo globale e sostenibile secondo princìpi di giustizia sociale e della solidarietà» nel più ampio processo di riforma che ristabilisca «il primato della politica - responsabile del bene comune - sull'economia e la finanza»;
il rapporto del Leading group on solidarity levies to fund development (giugno 2010), di cui l'Italia è membro promotore, ed il rapporto della Bill and Melinda Gates Foundation (novembre 2011) sostengono fortemente l'adozione di

una tassa sulle transazioni finanziarie quale efficace fonte di finanziamento innovativo per lo sviluppo;
nelle conclusioni dei leader del G20 riunitisi recentemente a Cannes il 3 e 4 novembre 2011, per la prima volta si fa esplicito riferimento alla proposta di tassazione delle transazioni finanziarie e viene riconosciuta l'iniziativa di alcuni Paesi pronti ad applicare questo tipo di tassazione per varie finalità, tra cui anche quella dell'aiuto allo sviluppo. Durante il vertice di Cannes, la presidenza francese si è prodigata per l'ampliamento del consenso politico in merito a questa imposta che vede già il sostegno di diversi Stati membri dell'Unione europea, e alcuni Paesi delle economie emergenti - Brasile, Argentina e Sud Africa - nonché il Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon, si sono pubblicamente espressi in favore della suddetta tassa;
il Governo italiano sarà chiamato ad esprimersi in sede europea in merito alla proposta di direttiva [COM(2011)594] ed ha aperto presso il Dipartimento finanze del Ministero dell'economia e delle finanze una consultazione pubblica in materia;
il Governo italiano nel suo parere alle risoluzioni 7-00328, 7-00333, 7-00346 (Commissione affari esteri della Camera, giugno 2010) ha affermato di considerare tale imposta utile e proficua soltanto se condivisa e attuata da tutti i Paesi e nella risposta all'interrogazione 5-04529 (in Commissione affari esteri della Camera, maggio 2011) ha dichiarato di voler attendere la valutazione di impatto della Commissione europea per esprimere ulteriori orientamenti in materia;
sondaggi condotti in Italia da YouGov Plc per conto di Oxfam (marzo 2011) e da Eurobarometro (giugno 2011) evidenziano come la maggioranza degli italiani sia favorevole a questa tassa e ritiene giusto che il settore bancario e finanziario debba contribuire a riparare i danni causati dalla crisi;
l'introduzione di questa tassa è sostenuta da un vasto movimento globale ed anche in Italia è attiva la campagna ZeroZeroCinque che riunisce circa 50 organizzazioni della società civile, tra cui le principali sigle sindacali, associazioni del terzo settore e organizzazioni non governative di sviluppo. Le associazioni delle autorità locali ANCI e UPI hanno recentemente espresso il loro pieno sostegno alla proposta. Cento economisti italiani hanno sostenuto l'appello a favore di questa tassa firmato da 1000 economisti di fama mondiale, tra cui Dani Rodrik, Joseph Stiglizt, Toni Atkinson,


impegna il Governo:


a esprimere immediatamente il proprio consenso all'applicazione della tassazione sulle transazioni finanziarie a livello di Unione europea o a livello di eurozona, collaborando con le istituzioni europee e con gli altri Governi europei già favorevoli;
a sostenere in sede di Unione europea la proposta di direttiva europea [COM(2011)594] assicurando che la proposta sia migliorata prevedendo di: a) collegare il pagamento dell'imposta anche alla nazionalità dello strumento finanziario al fine di ridurre ulteriormente il rischio di manovre elusive; b) estendere la base imponibile anche al mercato valutario; c) assicurare la destinazione del gettito per politiche sociali interne agli Stati membri (50 per cento), per programmi di lotta alla povertà nel mondo (25 per cento) e di contrasto ai cambiamenti climatici (25 per cento);
a operare di concerto con gli altri Paesi per facilitare una graduale applicazione della tassa sulle transazioni finanziarie anche a livello mondiale.
(1-00784)
«Volontè, Buttiglione, Galletti, Occhiuto, Ciccanti, Calgaro, Cera, Adornato».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:

LARATTA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione. - Per sapere - premesso che:
nella città di Rosarno, in Calabria, dove qualche tempo fa si sono verificati i drammatici fatti legati all'immigrazione di cui tutta Italia ha parlato, si vive in questi giorni una nuova drammatica vicenda che potrebbe esplodere con conseguenze molto gravi;
secondo quanto denunciato da alcune istituzioni locali, dalle diverse associazioni di volontariato, dal sindacato, e per quanto proprio oggi denunciato dai ragazzi del Liceo Scientifico «R. Piria» di Rosarno, «vi sono centinaia di migranti accampati in vecchi ruderi nelle periferie della città»;
i ragazzi denunciano di aver trovato «una situazione allucinante e mai immaginabile: centinaia di persone ammassate per terra, senza un giaciglio, senza coperte, senza cibo, senza acqua, senza servizi igienici, senza lavoro, senza soldi, senza la possibilità di poter sperare in momenti migliori. Una desolazione e mortificazione per degli esseri umani e maggiormente per chi dovrebbe garantire delle condizioni civili e nulla ha fatto per evitare tale situazione di pesante degrado»;
è evidente che ci troviamo davanti all'esplodere di una vera e propria emergenza umanitaria dalle conseguenze inimmaginabili, stante anche le difficili condizioni sociali ed economiche in cui si trova la cittadina di Rosarno;
le condizioni degli immigrati della zona sono sempre più difficili, le tensioni nella città sono molto forti, si rischiano anche scontri tra gruppi diversi per come è accaduto negli anni scorsi -:
se il governo sia a conoscenza su quanto su esposto;
cosa intenda fare, per quanto di sua competenza, per rispondere all'emergenza che si vive nella città di Rosarno;
come intenda intervenire per rispondere alla drammatica condizione degli immigrati;
cosa intenda fare per ripristinare la legalità violata nella zona interessata.
(4-14237)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nell'ambito del cosiddetto «caso P4», l'onorevole Alfonso Papa, in seguito all'autorizzazione all'arresto concessa dalla Camera dei deputati, è stato sottoposto per circa tre mesi e mezzo alla misura della custodia cautelare in carcere presso la casa circondariale di Poggioreale;
trascorsi circa due mesi dall'inizio della detenzione in carcere e nonostante l'avvenuto rinvio a giudizio immediato con tanto di fissazione della prima udienza, il giudice per le indagini preliminari di Napoli, in un primo momento, seppur sollecitato dal collegio difensivo dell'onorevole Papa, non ha concesso all'imputato gli arresti domiciliari, omettendo di acquisire la cartella clinica del detenuto, comprovante uno stato di salute difficilmente compatibile con il regime carcerario;
successivamente alla citata ordinanza del giudice per le indagini preliminari, gli avvocati difensori dell'onorevole Papa hanno rimesso il proprio mandato, motivando fra l'altro tale decisione con l'impossibilità di esercitare correttamente il diritto di difesa, in considerazione dell'ingente quantità di atti d'inchiesta prodotti

dalla procura della Repubblica di Napoli e dell'oggettiva impossibilità di esaminare gli stessi unitamente all'accusato in stato di detenzione;
in data 31 ottobre 2011, con il processo che nel frattempo aveva preso avvio innanzi alla I sezione del tribunale di Napoli, vengono concessi all'onorevole Alfonso Papa gli arresti domiciliari;
a novembre la sesta sezione penale della Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso dei difensori dell'imputato, ha annullato con rinvio l'ordinanza di custodia cautelare emessa dal tribunale del riesame, relativamente a sei capi di imputazione. In particolare, per quanto riguarda le accuse mosse dalla procura di Napoli all'onorevole Alfonso Papa in merito all'associazione a delinquere, a tre episodi di concussione, a uno di corruzione e ad uno di ricettazione, i giudici di legittimità hanno chiesto ai giudici del riesame di rivalutare le accuse;
nel frattempo il dottor Luigi Bisignani, coinvolto nella stessa inchiesta, è stato rimesso in libertà dopo aver patteggiato una pena ad anni uno e mesi sette di reclusione;
attualmente il perdurare degli arresti domiciliari ai quali è sottoposto l'onorevole Alfonso Papa appare agli interroganti di dubbia rispondenza ai requisiti di legge in ordine alla sussistenza delle esigenze cautelari tenuto conto: a) della durata della custodia cautelare; b) del fatto che successivamente alla sua applicazione le indagini preliminari sono state chiuse e il processo nei confronti dell'imputato ha avuto inizio; c) della sentenza con la quale la Corte di Cassazione ha in parte annullato l'ordinanza applicativa della custodia cautelare emessa nei confronti del detenuto;
la condizione di detenuto non implica ovviamente che il deputato Alfonso Papa possa considerarsi decaduto dal mandato parlamentare;
ciononostante, finora non è mai stato consentito all'onorevole Papa di partecipare ad una sola seduta dell'assemblea o di commissione della Camera, il che, ad avviso degli interroganti, avvenendo al di fuori di ogni esigenza processuale, ha rischiato e rischia tuttora di vanificare il dettato costituzionale e di ferire la dignità del Parlamento;
le misure cautelari previste dal codice di procedura penale, qualunque esse siano, finanche le più gravi, possono soltanto prevedere limiti alla libertà personale, ma in nessun caso possono colpire la dignità del detenuto, ad esempio impedendo a quest'ultimo di svolgere l'attività parlamentare per la quale è stato eletto -:
quali iniziative il Governo intenda adottare allo scopo di valutare la sussistenza nella fattispecie illustrata in premessa dei presupposti per un'eventuale promozione di un'azione disciplinare nei confronti dei magistrati che nel corso del tempo e a diverso titolo sono stati investiti del procedimento nei confronti dell'onorevole Alfonso Papa, considerando l'esistenza nella presente vicenda, ad avviso degli interroganti, di possibili lesioni o forzature dei diritti costituzionali riconducibili al perdurare, al di là del necessario, della misura cautelare privativa della libertà personale e della conseguente impossibilità per il deputato Papa di svolgere il proprio mandato parlamentare.
(4-14253)

REGUZZONI, TORAZZI, GOISIS, MONTAGNOLI, FAVA, CAVALLOTTO, RAINIERI, ALLASIA, CALLEGARI e GIDONI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. - Per sapere - premesso che:
quali e quanti funzionari e dirigenti dello Stato percepiscono compensi lordi interessati dall'applicazione della norma di cui al decreto-legge n. 201 del 2011, e per quali importi ciascuno;
quali e quanti funzionari e dirigenti dello Stato hanno percepito compensi superiori agli importi di cui sopra, e per quali cifre ciascuno nell'anno 2010.
(4-14254)

AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
la Conferenza di Bonn del 5 dicembre 2011 sull'Afghanistan a dieci anni dall'insediamento degli Stati Uniti e degli alleati non ha prodotto nulla di concreto. Karzai ha chiesto alla Nato, così come già dichiarato dalla Loya Jirga, organo non costituzionale ma semplicemente consultivo, di rimanere in Afghanistan ben oltre il 2014, momento in cui le truppe combattenti dovrebbero, almeno formalmente, lasciare il teatro afghano;
le organizzazioni non governative e le associazioni auspicavano invece interventi mirati e decisioni più concrete. Hanno dichiarato infatti che sul fronte della sicurezza per gli afghani la situazione è peggiorata, a fronte di un processo negoziale che non sembra procedere e che manca di mediatori credibili e di una figura terza tra Governo e talebani che sia garanzia di una mediazione autonoma;
ogni anno il conflitto produce quasi tremila vittime civili (2.777 nel 2010 con un aumento del 15 per cento e con 1.500 persone uccise nei primi sei mesi del 2011) e la politica dei bombardamenti indiscriminati (altrimenti tradotti come «mirati») sembra ancora essere la scelta preferita da Isaf/Nato, nonostante i ripetuti richiami dello stesso Governo Karzai. Benché sia infatti diminuito l'uso della guerra dall'aria, il numero dei civili uccisi dalle forze pro-governative (esercito afghano e NATO) è diminuito solo del 9 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. E, sebbene le persone che rimangono uccise da azioni ed attentati delle forze anti-governative rappresentino l'80 per cento dei morti, le donne, gli uomini e i bambini uccisi in raid della NATO e in azioni delle forze afghane sono ancora il 14 per cento del totale: i circa 300 raid notturni condotti ogni mese continuano inoltre a seminare paura, distruzione, morte, sfiducia e rabbia nella popolazione;
l'accesso all'acqua potabile e all'elettricità resta, specie nelle campagne, ancora a livelli minimi e la possibilità di accedere a servizi di sanità pubblica, in un Paese che si sta pericolosamente avviando verso la privatizzazione del servizio e che il rapporto sullo sviluppo umano dell'Onu ha classificato al 147o posto tra i Paesi con le performance peggiori, resta privilegio di pochi (un bambino su cinque continua a morire prima del compimento del quinto anno di età);
meno del 15 per cento delle donne afghane sono alfabetizzate, mentre l'87 per cento fra loro è oggetto di diversi tipi di abuso (matrimoni combinati, violenza sessuale eccetera) tra le pareti domestiche;
mediamente il 90 per cento delle risorse destinate agli aiuti è andato a sostenere l'intervento militare e solo il 10 per cento (per l'Italia anche meno) è stato impiegato in progetti di cooperazione civile; di questa somma, inoltre, oltre un terzo è stato speso per garantire la «sicurezza» al progetto stesso;
le associazioni lanciano la forte preoccupazione circa il rischio che il completamento del ritiro delle forze militari si trasformi un totale abbandono del Paese;
per questo motivo la rete italiana di Afghana, la Tavola della pace e la Rete italiana per il disarmo, chiedono, attraverso un appello al Governo italiano, che, a partire dall'inizio del ritiro del contingente italiano, per ogni euro risparmiato per le spese della missione militare, 30 centesimi vengano stanziati per interventi di cooperazione civile. Chiedono che in sostanza, una volta avviato il ritiro del contingente militare nel 2012, sia trasferito il 30 per cento di quanto risparmiato nella spesa militare a investimenti di cooperazione civile. Chiedono infine che anche le modalità di intervento e di spesa siano concordate in un forum tra il titolare dei fondi civili e la società civile e che

il Parlamento si impegni a rendersi garante delle scelte operative che ne emergeranno -:
se il Governo non ritenga di fornire elementi circa l'esito della seconda conferenza di Bonn sull'Afghanistan e sui tempi e modalità circa l'impegno italiano nel breve e medio termine in questo Paese a livello militare e di cooperazione allo sviluppo, nonché della presenza italiana dopo il 2014;
se il Governo intenda accogliere le richieste di Afghana, Tavola della Pace e Rete italiana per il disarmo.
(4-14244)

DI STANISLAO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 6 dicembre 2011, il Ministro degli affari esteri scrive una lettera sul quotidiano La Repubblica a proposito dell'Afghanistan, intitolata «L'impegno dell'Italia non si ferma»;
nella lettera il Ministro parla di progressi numerosi ed evidenti, del ruolo importante dell'Italia che richiede un impegno oneroso, ma necessario per non disperdere ciò che è stato costruito in questi anni;
a queste dichiarazioni si contrappongono quelle delle organizzazioni non governative che operano sul campo e una realtà che vede l'Afghanistan dopo dieci anni di missione un Paese distrutto e un popolo che stenta a sopravvivere;
la nota ex parlamentare democratica e scrittrice afghana, Malalai Joya ha dichiarato che «In Afghanistan non abbiamo una democrazia, ma una sua grottesca caricatura. Il potere è in mano a un regime mafioso e corrotto dominato da criminali di guerra, signori della droga e fondamentalisti che dovrebbero trovarsi al Tribunale dell'Aja, non al governo e in parlamento, protetti e stipendiati dall'Occidente»;
l'Anso (Afghanistan Ngo Safety Office), organizzazione internazionale che si occupa della sicurezza delle organizzazioni non governative in Afghanistan creata dall'ufficio umanitario della Commissione europea (Echo), dalla Cooperazione svizzera (Sdc) e dal Ministero degli esteri norvegese, ha recentemente pubblicato un rapporto che dipinge una situazione di continua escalation della violenza: 12 mila attacchi nei primi nove mesi del 2011, 24 per cento in più rispetto all'anno scorso, in linea con il trend di crescita degli ultimi cinque anni;
nonostante 40 miliardi di dollari di aiuti versati dalla comunità internazionale dal 2001 a oggi, le condizioni di vita della popolazione afghana sono peggiorate rispetto all'inizio della guerra: la povertà assoluta è salita dal 23 al 36 per cento della popolazione, l'aspettativa di vita è scesa da 46 a 44 anni (Italia: 81 anni), la mortalità infantile è aumentata dal 147 al 149 per mille (Italia: 3 per mille), il tasso di alfabetizzazione è sceso dal 31 al 28 per cento (Italia: 98 per cento);
l'economia afghana, basata quasi esclusivamente sulla produzione di oppio ed eroina, non sarà mai autonoma, perché dipendente dagli aiuti internazionali, gran parte dei quali torna indietro ai Paesi donatori sotto altre forme o ai governanti e funzionari corrotti. Ed è proprio la corruzione che domina anche le forze di polizia locali ad oggi ancora incapaci ed inadeguate a garantire la sicurezza;
il Ministro vanta altresì numerosi risultati nell'ambito della cooperazione allo sviluppo e degli impegni futuri -:
se il Governo sia a conoscenza delle dichiarazioni e dei dati forniti da organizzazioni non governative, da associazioni e dalla società civile afghana che contraddicono nettamente le sua affermazioni e che evidenziano una realtà del tutto peggiorata;
come il Governo intenda portare avanti gli impegni presi, tenuto conto che le risorse per cooperazione allo sviluppo gestite dal Ministero degli affari esteri passano da 179 milioni di euro del 2011 a

86 milioni di euro, facendo registrare il terzo dimezzamento dell'ammontare dei fondi per le finalità previste dalla legge n. 49 del 1987 in 4 anni.
(4-14246)

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

MARINELLO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il recente sopralluogo di verifica tecnica da parte dell'ARPA, per la realizzazione della vasca all'interno dell'impianto IPPC (la cui direttiva europea prevede il rilascio di un'autorizzazione per tutte le attività industriali e agricole che presentano un notevole potenziale inquinante) della discarica per rifiuti situata in contrada Saraceno-Salinella nel comune di Sciacca in provincia di Agrigento e gestita dalla società d'ambito SOGEIR spa, ha confermato le numerose criticità ambientali all'interno della stessa struttura;
i numerosi atti di sindacato ispettivo, presentati dall'interrogante, nel corso della presente legislatura, con la richiesta di accertare i livelli di rispetto e di conformità della normativa ambientale prevista all'interno dell'impianto della suindicata discarica, nonostante le risposte esaustive da parte del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare pro tempore, che ha incaricato i carabinieri del Noe (nucleo operativo ecologico), per i relativi accertamenti, hanno messo in evidenza quanto constatato da parte degli ispettori della suddetta Agenzia regionale per la protezione e l'ambiente della regione Sicilia;
i controlli ambientali effettuati infatti nel corso degli ultimi anni, il cui numero di ispezioni è recentemente incrementato, hanno evidenziato a carico del gestore, una serie di prescrizioni e di anomalie relative alla canalizzazione delle acque meteoriche, al potenziamento della capacità di accumulo del percolato, nonché alla messa in sicurezza d'emergenza e bonifica sia delle vasche colme, mediante la realizzazione di camini per la captazione del biogas, che della vasca in coltivazione e prossima all'esaurimento;
il sistema antincendio, il sistema di pesatura, l'adeguamento della recinzione, le garanzie finanziarie, la centralina meteo e l'area di stoccaggio dei rifiuti, sono stati ritenuti, dalla suddetta Agenzia, non soddisfacenti al fine dell'autorizzazione all'esercizio;
i sopralluoghi effettuati dai carabinieri del Noe, come precedentemente riportato, hanno evidenziato inoltre il superamento di una serie di parametri di elementi chimici e minerali, non in conformità rispetto alla normativa vigente, cui è seguita la comunicazione all'assessorato del territorio e dell'ambiente della regione Sicilia, delle predette difformità;
la medesima Agenzia inoltre, a seguito dell'autorizzazione rilasciata dal suesposto assessorato siciliano, al gestore dell'impianto SOGEIR, per la realizzazione della variante al progetto di ampliamento del sistema delle vasche all'interno della discarica, si è espressa in maniera sfavorevole in proposito;
nel corso di ulteriori sopralluoghi sono emerse una serie di non conformità relativamente ad alcune prescrizioni autorizzative, con riferimento all'impianto di captazione del biogas nelle vasche già esaurite che risultava mancante, all'assenza del bacino di stoccaggio da adibire a zona di quarantena, nonché alla mancata conclusione dell'iter di bonifica avviato ai sensi dell'articolo 242 del decreto legislativo n. 152 del 2006 e successive modificazioni recante «Norme in materia ambientale»;
in esito alle numerose verifiche tecniche effettuate dall'Agenzia regionale per la protezione e l'ambiente siciliana e precedentemente

esposte, gli ispettori hanno concluso il sopralluogo all'interno della discarica ritenendo non pienamente soddisfacenti le condizioni di efficacia dell'autorizzazione all'esercizio ai sensi dell'articolo 9 del decreto legislativo n. 36 del 2003 e dell'articolo 11 del decreto legislativo n. 59 del 2005 e riservandosi successivamente, in considerazione delle diverse non conformità segnalate, di effettuare eventuali ispezioni straordinarie;
appare pertanto chiara, a giudizio dell'interrogante, con riferimento a quanto suesposto, l'evidente emergenza di particolari profili di compromissione ambientale, sia all'interno della discarica che all'esterno e nelle aree limitrofe, in considerazione delle numerose segnalazioni e denunce da parte delle comunità locali attinenti alla discarica che da anni, pongono all'attenzione delle autorità competenti la diffusione di odori sgradevoli e irrespirabili provenienti dall'impianto più volte riportato;
desta inoltre stupore, a giudizio dell'interrogante, il fatto che, dal controllo ispettivo, i cui contenuti critici sono precedentemente riportati, si evince un sostanziale differimento da parte del commissario straordinario dell'Agenzia regionale per la protezione e l'ambiente siciliana, il quale a giudizio dell'interrogante non ha, nel complesso, esercitato pienamente le proprie prerogative e attribuzioni, rimandando a futuri sopralluoghi le ispezioni all'interno della discarica interessata -:
quali siano gli orientamenti dei Ministri interrogati, nell'ambito delle rispettive competenze, con riferimento a quanto esposto in premessa;
se sussistano fondati pericoli, per l'incolumità delle comunità locali e la sicurezza del territorio e delle aree limitrofe alla discarica per rifiuti situata in contrada Saraceno-Salinella nel comune di Sciacca assumendo le opportune iniziative di competenza;
se non si intendano assumere iniziative urgenti per assicurare la tutela della salute e quella risarcitoria contro i danni all'ambiente.
(4-14250)

...

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'operazione «strade sicure» prende il via ufficialmente il 4 agosto 2008, quando circa 3.000 militari delle quattro Forze armate, di cui 2.600 dell'Esercito, affiancano le forze di polizia nel controllo del territorio nelle principali città italiane, grazie al «piano d'impiego del personale delle Forze armate nel controllo del territorio», piano varato il 29 luglio 2008 con un decreto a firma dei Ministri dell'interno e della difesa;
con il decreto di proroga del 3 agosto 2009, si è passati alla fase 2 dell'operazione «strade sicure». Quest'ultima ha visto l'incremento del numero dei militari impegnati di 1.250 unità è l'aumento delle città in cui vengono svolti servizi di perlustrazione e pattuglia;
l'articolo 1, comma 28, della legge n. 220 del 13 dicembre 2010 «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2011)» ha sancito l'ingresso nella fase 3 dell'operazione, che a partire dal 7 febbraio 2011 ha subito una rimodulazione del dispositivo che prevede anche la sorveglianza di alcuni cantieri sull'autostrada Salerno-Reggio Calabria senza alterare il numero complessivo di militari partecipanti;
attualmente, pertanto, secondo quanto risulta anche nel sito dell'Esercito italiano sono oltre 4.300 i militari impegnati a presidiare centri di accoglienza per immigrati, obiettivi sensibili nelle principali città e a svolgere compiti di pattugliamento;

l'operazione che è stata, ed è, oggetto di forti polemiche è costata circa 7 milioni di euro l'anno;
il personale delle forze di polizia è già stato fortemente penalizzato e ridotto a lavorare con scarse risorse e male investite -:
se il Governo non ritenga di dover terminare immediatamente l'operazione «strade sicure» al fine di conseguire un risparmio totale di circa 72,8 milioni di euro da investire per pagare gli straordinari alle forze di polizia e per migliorare le condizioni lavorative, unico modo per garantire in maniera efficace e concreta la sicurezza dei cittadini.
(4-14243)

...

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:

SAVINO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la banca centrale tedesca nell'ultima asta primaria di collocamento dei titoli di Stato ha comprato i bund rimasti invenduti per il 35 per cento;
la Germania, infatti, aveva promosso un tasso dell'1,98 per cento di 6 miliardi di bund ma gli investitori che non hanno accettato questo interesse così basso, hanno comprato solo 3,8 miliardi di titoli tedeschi e così la Germania ha consentito alla Bundesbank di entrare nell'asta primaria come prestatore di ultima istanza e comprare il restante 35 per cento dei titoli di Stato;
questo intervento della Bundesbank, impedendo di fatto che l'asta procedesse al rialzo dell'interesse, ha consentito alla Germania di mantenere basso il rendimento dei bund decennali rendendoli più appetibili agli investitori internazionali e alle banche private e, altresì, di mantenere basso il tasso di interesse passivo che pesa sui bilanci tedeschi;
questa operazione contrasta con quanto stabilito dallo statuto e dal regolamento della BCE e della SEBC secondo cui le banche centrali nazionali non possono partecipare alle aste primarie di collocamento come prestatori di ultima istanza per mantenere basso il rendimento dei titoli di Stato e, quindi, il rendimento viene stabilito dagli operatori finanziari che impongono la quota di interesse cui risulta conveniente acquistare i titoli di Stato;
l'articolo 21.1 dello statuto della BCE e della SEBC conformemente a quanto stabilito dall'articolo 123 (ex articolo 101 del TCE) del trattato sull'Unione europea, stabilisce infatti che è vietata la concessione di scoperti di conto o qualsiasi altra forma di facilitazione creditizia da parte della BCE o da parte delle banche centrali nazionali, a istituzioni, organi o organismi dell'Unione, alle amministrazioni statali, agli enti regionali, locali o altri enti pubblici, ad altri organismi di settore pubblico o ad imprese pubbliche degli Stati membri, così come l'acquisto diretto presso di essi di titoli di debito da parte della BCE o della banche centrali nazionali;
la banca centrale italiana invece, all'ultima asta dei titoli di stato, BTP decennali, attenendosi al regolamento della BCE e della SEBC, non ha potuto intervenire e si è registrato un rialzo del tasso di rendimento dei titoli superiore al 6 per cento;
ogni punto di percentuale di interesse passivo in più rappresenta miliardi di euro, di tagli alla spesa pubblica, di sacrifici dei lavoratori, famiglie e pensionati e miliardi di debito che graveranno sulle future generazioni -:
se quanto esposto in premessa risponde al vero e quali iniziative urgenti il Governo intenda attivare in sede europea per evitare che alla Germania, che tutti i giorni offre lezioni all'Italia, sia consentito

di contravvenire alle regole che lei stessa impone con forza agli altri stati dell'Unione.
(5-05820)

Interrogazioni a risposta scritta:

FAVA, NICOLA MOLTENI, CROSIO e BRAGANTINI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
si prospetta una fine dell'anno amara per gli oltre 50.000 addetti al settore dell'ippica, il forte rischio di blocco di tutte le attività diventa un serio problema da risolvere nel più breve tempo possibile;
per il 2012 il bilancio del settore passa da 400 a 250 milioni, montepremi e spettanze per gli ippodromi caleranno di oltre il 40 per cento;
la remunerazione degli ippodromi passerebbe da 90 a 60 milioni mentre il montepremi delle corse crollerebbe a 112 da poco più di 190 milioni;
il motivo di questo taglio è la mancata erogazione dei 150 milioni una tantum da parte del Ministero che hanno salvato il settore negli ultimi tre anni;
secondo i dati del settore almeno 20 delle 45 piste attive dovranno chiudere, mentre quelle rimaste subiranno una vistosa riduzione dei montepremi e giornate di corse da un terzo alla metà;
tra gli ippodromi che hanno annunciato la chiusura vi è quello di San Rossore, che dopo 157 anni di storia, dal primo gennaio prossimo smetterà la propria attività, per evitare l'avverarsi della previsione di bilanci in passivo;
la chiusura degli impianti porterà alla perdita del lavoro a molti degli addetti del settore, senza contare la fine incerta dei cavalli -:
se il Ministro non intenda intervenire assumendo iniziative per rimodulare i tagli, privilegiando gli ippodromi più virtuosi, considerato che con una ripartizione legata ai meriti, certa sarebbe la salvaguardia sia di un settore che tanto lustro ha dato al Paese, sia il mantenimento dei livelli occupazionali.
(4-14233)

FEDI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il Gestore dei servizi energetici - GSE s.p.a ha un ruolo centrale nella promozione, nell'incentivazione e nello sviluppo delle fonti rinnovabili in Italia;
l'azionista unico del GSE è il Ministero dell'economia e delle finanze che esercita i diritti dell'azionista con il Ministero dello sviluppo economico;
il Gestore dei servizi energetici - GSE S.p.a. opera per la promozione dello sviluppo sostenibile, attraverso l'erogazione di incentivi economici destinati alla produzione energetica da fonti rinnovabili e con azioni informative tese a diffondere la cultura dell'uso dell'energia compatibile con le esigenze dell'ambiente;
le attività prevalenti del Gestore dei servizi energetici consistono nel garantire agli operatori il sostegno economico che le normative nazionali assicurano per lo sfruttamento delle fonti energetiche rinnovabili;
il GSE gestisce, in qualità di soggetto attuatore, il sistema di incentivazione dell'energia elettrica prodotta da impianti fotovoltaici e da impianti solari termodinamici;
il «conto energia» è il programma europeo di incentivazione in conto esercizio della produzione di energia elettrica da fonte solare mediante impianti fotovoltaici connessi alla rete elettrica. Questo sistema d'incentivazione è stato introdotto in Italia con il decreto ministeriale del 28 luglio 2005 ed è attualmente regolato dal decreto ministeriale del maggio 2011 («quarto conto energia). Tale decreto è stato emanato per dare continuità al meccanismo di incentivazione degli impianti fotovoltaici in «conto energia», già avviato con i

precedenti decreti: terzo conto energia decreto ministeriale 6 agosto 2010; secondo conto energia decreto ministeriale 19 febbraio 2007; primo conto energia decreto ministeriale 28 luglio 2005 e decreto ministeriale 6 febbraio 2006;
possono beneficiare delle tariffe incentivanti i seguenti soggetti; a) le persone fisiche; b) le persone giuridiche; c) i soggetti pubblici; d) i condomini di unità immobiliari ovvero di edifici;

allo scopo di ridurre i tempi delle procedure per l'accesso alle tariffe incentivanti, - si legge sul sito del Gestore dei servizi energetici - dal 1o dicembre 2010, le richieste di incentivazione devono essere effettuate esclusivamente attraverso il sistema informatico predisposto dal GSE e tutti i documenti necessari per richiedere gli incentivi devono essere inviati esclusivamente mediante formato elettronico;
il soggetto attuatore determina e assicura al soggetto responsabile l'erogazione della tariffa spettante entro centoventi giorni dalla data di ricevimento della medesima richiesta, al netto dei tempi imputabili al soggetto responsabile;
a fronte di quanto sopra illustrato, vengono invece denunciati notevolissimi ritardi da parte del gestore dei servizi energetici nel riconoscimento delle tariffe incentivanti in favore dei soggetti che hanno presentato le relative istanze; ritardi che causano serie ripercussioni economiche ai soggetti richiedenti che hanno anticipato i costi di installazione anche attraverso mutui bancari;
il Gestore dei servizi energetici, in quanto società per azione a totale partecipazione pubblica è a ogni effetto una pubblica amministrazione, e comunque un organismo di diritto pubblico, secondo la più ampia concezione comunitaria, che, come tale, è soggetto agli obblighi di risposta ai cittadini che attivino procedure amministrative -:
quali provvedimenti i Ministri interrogati intendano intraprendere per fare fronte ai ritardi accumulati dal Gestore dei servizi energetici nel riconoscimento delle tariffe incentivanti in favore dei soggetti che hanno presentato le relative istanze;
quali misure, altresì, essi intendano adottare per garantire una immediata, puntuale e trasparente comunicazione attraverso i canali ufficialmente indicati, come le caselle e-mail i numeri telefonici dedicati che o non forniscono alcun riscontro o lo fanno con inaccettabile ritardo.
(4-14236)

...

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

BELLANOVA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
già in data 29 settembre 2010 l'interrogante ha presentato una interrogazione parlamentare per evidenziare il precario stato di vivibilità delle case circondariali e lo stato di grave sovraffollamento nel quale versano gli istituiti penitenziari pugliesi, con esplicito riferimento al penitenziario leccese di Borgo San Nicola;
secondo gli ultimi dati diffusi dai media e rivenienti dall'analisi della Uil penitenziari in merito alle presenze in esubero ed agli eventi critici verificatisi nel lasso temporale compreso tra il 1o gennaio ed il 6 dicembre 2011, si apprende che nelle strutture penitenziarie italiane sarebbero presenti 68.017 detenuti, dei quali 65.121 uomini e 2.896 donne, a fronte di una disponibilità reale di 44.385 posti detentivi, per un esubero pari a 23.632 detenuti che determinerebbe un sovrappopolamento medio nazionale del 53,2 per cento;
la regione italiana col più alto tasso di sovraffollamento sembrerebbe essere la Puglia col 84 per cento. Ben 4.531 detenuti, 2.463 posti di capienza regolamentare

e 2.068 esuberi. La maglia nera, purtroppo, sembrerebbe spettare al penitenziario di Taranto con un tasso di sovrappopolamento del 114,6 per cento. Al capoluogo ionico seguirebbe subito dopo il penitenziario Borgo San Nicola di Lecce, con 659 posti disponibili, 1.304 detenuti presenti e 645 esuberi. Sempre dai dati diffusi la casa circondariale leccese sembrerebbe essere, purtroppo, in testa alle classifiche nazionali anche per ciò che riguarda il numero di tentati suicidi; se ne contano circa trenta sino all'inizio di dicembre 2011;
questo scenario, che gi presenta serio e multiproblematico, tocca direttamente i soggetti sottoposti a misura carceraria, ma anche il personale addetto alla vigilanza, alla tutela ed al recupero sociale degli stessi che, a quanto si apprende, sembrerebbe operare in condizioni sottodimensionate rispetto alle esigenze effettive;
la Carta costituzionale italiana all'articolo 27, reca: «Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato»;
la stessa legge 26 luglio 1975, n. 354, recante Norme sull'ordinamento penitenziario e sull'esecuzione delle misure privative e limitative della libertà, al Capo I, articolo 1 trattamento e rieducazione, reca testualmente «Il trattamento penitenziario deve essere conforme ad umanità e deve assicurare il rispetto delle dignità della persona[...] Nei confronti dei condannati e degli internati deve essere attuato un trattamento rieducativo che tenda, anche attraverso i contatti con l'ambiente esterno, al reinserimento sociale degli stessi»;
i detenuti sono persone che certamente debbono pagare il proprio debito dinanzi alla giustizia, ma dovrebbero farlo in condizioni di legalità e dignità, come asserisce anche la stessa Costituzione europea -:
quali iniziative il Ministro interrogato, in virtù di quanto sopra esposto, intenda adottare per ripristinare le dovute condizioni di vivibilità all'interno dei penitenziari pugliesi e nel contempo garantire al personale addetto di operare in condizioni sicurezza.
(4-14239)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il signor G.C. è attualmente sottoposto al regime carcerario di cui all'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario all'interno della casa circondariale di Rebibbia Nuovo Complesso;
in data 29 ottobre 2010 il direttore del predetto istituto di pena, uniformandosi ad una decisione emessa in pari data dal direttore generale dei detenuti e del trattamento, ha inibito al detenuto la visione dei canali televisivi «Rai Sport» e «Rai Storia», ciò sulla base di quanto stabilito dall'ordinamento penitenziario all'articolo 41-bis, comma 2-quater, lettera a), disposizione che prevede «l'adozione di misure di elevata sicurezza interna ed esterna, con riguardo principalmente alla necessità di prevenire contatti del detenuto con l'organizzazione criminale di appartenenza o di attuale riferimento»;
sulla base della citata norma, il diritto all'informazione delle persone detenute nel regime di cui all'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario può essere limitato in due casi:
a) quando vi sia fondato motivo di ritenere che il canale inibito possa veicolare messaggi verso un detenuto o alcuni detenuti, anche a causa del carattere locale del canale;
b) quando vi sia una necessità oggettiva, tecnica o logistica, in virtù della quale non sia possibile garantire la visione di un canale senza al contempo rendere visibile un altro canale per il quale vi sia fondato motivo di ritenere che esso possa veicolare messaggi verso un detenuto o alcuni detenuti;

con ordinanza depositata in data 17 maggio 2011, il magistrato di sorveglianza di Roma, dottor Enrico della Ratta Rinaldi, investito della questione su reclamo del detenuto, ha stabilito che i provvedimenti con i quali l'amministrazione penitenziaria ha inibito al signor G.C. la visione dei canali «Rai Sport» e «Rai Storia» è illegittima in quanto in essi non si fa alcun riferimento né all'eventualità che i due menzionati canali televisivi possano veicolare messaggi all'esterno, né alle ragioni per le quali la visione dei due canali in questione potrebbe far trapelare messaggi all'esterno;
nell'ordinanza citata è dato leggere quanto segue: «L'annullamento dei provvedimenti della Direzione Generale dei Detenuti e del Trattamento del 29 ottobre 2010 e della Direzione della Casa Circondariale Rebibbia Nuovo Complesso segue alla disapplicazione della circolare della Direzione Generale dei Detenuti e del Trattamento del 23 settembre 2010 emessa in violazione degli articoli 18, comma 6 ordinamento penitenziario e 21 della Costituzione. All'annullamento consegue il ripristino per il detenuto C., della situazione antecedente al 29 ottobre 2010, cioè la visione, oltre ai sette canali già oggi consentiti, anche dei canali «Rai Sport» e «Rai Storia»;
il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, pur non impugnando il citato provvedimento, non ha inteso darvi esecuzione, di tal che il difensore del detenuto ha diffidato il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ad adempiere, ciò senza alcun esito, tanto è vero lo stesso magistrato di sorveglianza che ha emesso l'ordinanza citata ha intimato al diretti del carcere di Rebibbia di porre in esecuzione la decisione emessa;
alla data odierna - ossia a distanza di quasi sette mesi - quel provvedimento non risulta ancora eseguito in quanto il Ministro della giustizia pro-tempore ha concordato con il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria di non ottemperare al provvedimento giurisdizionale;
a fronte dell'inerzia dell'amministrazione penitenziaria, il detenuto G.C. ha presentato ricorso al tribunale amministrativo regionale del Lazio, mentre il magistrato di sorveglianza che ha emesso il provvedimento si è rivolto alla Corte costituzionale sollevando il conflitto di attribuzione;
sulla vicenda, il 13 dicembre, la commissione carcerazione speciale e diritti umani istituita in seno all'Unione delle camere penali italiane ha diramato un duro comunicato intitolato: «Regime di detenzione speciale 41-bis: dalla tortura democratica, alla destabilizzazione dell'ordine costituzionale», nella quale è dato leggere il seguente passaggio: «Non può che essere sottolineato come in questa circostanza il Ministro della giustizia pro tempore si sia prestato a fare da schermo concordando con il DAP la mancata esecuzione di un provvedimento emesso da un magistrato della Repubblica: si tratta di comportamenti destabilizzanti dell'ordine costituzionale, bisogna che lo si dica con tutta la forza e la chiarezza possibile, poiché realizzano una illegittima interferenza tra poteri dello Stato. È importante notare come in questa occasione nessuna voce si sia levata in difesa della giurisdizione e di quel magistrato, né da parte della magistratura associata, né da parte del Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Roma, sede con competenza nazionale per il 41-bis. In questa materia non è la prima volta che ciò accade. La battaglia per l'abolizione di questo regime di detenzione speciale finalizzato unicamente ad ottenere «collaboratori di giustizia» acquista, oggi, nuovi argomenti: la supina accettazione di questa inaccettabile legislazione produce danni devastanti per l'intero ordinamento fino ad arrivare al punto in cui i provvedimenti della magistratura, se sgraditi all'Amministrazione Penitenziaria, non vengono eseguiti con il consenso del Ministro di Giustizia (...) -:
per quali motivi fino ad oggi non sia stata data esecuzione al provvedimento adottato dal magistrato di sorveglianza di Roma citato in premessa;

se non intenda attivarsi con urgenza affinché, in ottemperanza a quanto stabilito dalla magistratura di sorveglianza, al detenuto G.C. sia consentita la visione dei canali televisivi «Rai Sport» e «Rai Storia».
(4-14251)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel suo ultimo libro, intitolato «Colpo al cuore. Dai pentiti ai metodi speciali: come lo Stato uccise le Br. La storia mai raccontata», il giornalista, scrittore e opinionista Nicola Rao si sofferma diffusamente anche sui metodi e sul trattamento violento riservato negli anni '70 e '80 dalle forze dell'ordine ai presunti terroristi durante gli interrogatori di polizia;
in particolare, Nicola Rao cita la speciale squadretta addetta alle sevizie - tra le quali rientrava anche la tecnica del waterboarding ovvero del soffocamento con acqua e sale - a capo della quale allora vi era il funzionario dell'Ucigos (oggi Polizia di prevenzione) conosciuto con il nome di «Professor De Tormentis»: la squadretta in questione si muoveva - tra la fine degli anni Settanta e i primissimi anni Ottanta - tra le questure e le caserme d'Italia per estorcere informazioni ai militanti, o supposti tali, delle Brigate Rosse;
già il 17 giugno 2007 Salvatore Genova, uno dei funzionari di polizia protagonisti dell'antiterrorismo dei primi anni Ottanta, persona coinvolta nell'inchiesta contro le sevizie praticate ai brigatisti che avevano sequestrato il generale Dozier, cominciò a testimoniare quanto aveva visto rilasciando una intervista a Matteo Indice sul Secolo XIX. La prima firmataria del presente atto ritiene utile riportarne alcuni significativi stralci: «(...) Ci furono torture e pestaggi inutili anche nel periodo della lotta al terrorismo, nei confronti di alcuni brigatisti arrestati. Ma allora, come oggi, nonostante ripetute sollecitazioni a fare chiarezza, lettere protocollate e incontri riservatissimi, ci si è ben guardati dall'avviare i doverosi accertamenti. Si è preferito, in base a logiche di potere, lasciare che l'opinione pubblica rimanesse nell'incertezza, con il risultato di delegittimare tutto il Corpo (...). Tutto ciò dimostra come nella storia d'Italia, nei casi in cui più gravemente la polizia s'è macchiata di aggressioni «politiche» ad opera di gruppi molto ristretti, si è aggirata la strada più coerente, quella dell'inchiesta amministrativa. (...) Nei primi anni Ottanta esistevano due gruppi di cui tutti sapevano: «I vendicatori della notte» e «I cinque dell'Ave Maria». I primi operavano nella caserma di Padova, dov'erano detenuti i brigatisti fermati per Dozier (oltre a Cesare Di Lenardo c'erano Antonio Savasta, Emilia Libera, Emanuela Frascella e Giovanni Ciucci). Succedeva esattamente quello che i terroristi hanno raccontato: li legavano con gli occhi bendati, com'era scritto persino su un ordine di servizio, e poi erano costretti a bere abbondanti dosi di acqua e sale. Una volta, presentandomi al mattino per un colloquio, Savasta mi disse: «Ma perché continuano a torturarci se stiamo collaborando?». Le violenze avvenivano di notte, naturalmente, e poi è stato facile nascondere le acque mandando sotto processo le persone sbagliate. Le stesse che ancora oggi, pur assolte, continuano a ricevere minacce. E allora: perché per quasi vent'anni, a dispetto delle reiterate sollecitazioni, non si è mai voluta affrontare sul serio quella pagina? (...) Ovunque era nota l'esistenza della «squadretta torturatori» che si muoveva in più zone d'Italia, poiché altri Br (in particolare Ennio Di Rocco e Stefano Putrella, bloccati dalla Digos di Roma) avevano già denunciato procedure identiche. Non sarebbe stato difficile individuarne nomi, cognomi e «mandanti» a quei tempi (...)»;
una settimana dopo l'intervista di Salvatore Genova, colui che negli anni ottanta il funzionario dell'Ucigos meglio noto come «Professor De Tormentis» decise di rilasciare le seguenti dichiarazioni allo stesso Matteo Indice del Secolo XIX:

«Ammesso, e assolutamente non concesso, che ci si debba arrivare, la tortura - se così si può definire - è l'unico modo, soprattutto quando ricevi pressioni per risolvere il caso costi quel che costi. Se ci sei dentro non ti puoi fermare, come un chirurgo che ha iniziato un'operazione, devi andare fino in fondo. Quelli dell'Ave Maria esistevano, erano miei fedelissimi che sapevano usare tecniche «particolari» d'interrogatorio, a dir poco vitali in certi momenti (...). Io ero un duro che insegnava ai sottoposti lealtà e inorridiva per la corruzione. Occorreva ristabilire un forma di «auctoritas», con ogni metodo. Tornassi indietro, rifarei tutto quello che ho fatto (...)»;
l'argomento dei metodi violenti e delle vere e proprie torture praticate dai funzionari di polizia nei confronti dei terroristi, è stato affrontato anche da Paolo Persichetti in un articolo apparso sulla rivista online contropiano.org intitolato: «Tortura: "De Tormentis" e i Cinque dell'Ave Maria». Nella circostanza Persichetti, dopo aver ricordato le dichiarazioni rilasciate alla stampa da Salvatore Genova e dal cosiddetto «Professor De Tormentis», ha scritto quanto segue: «(...) Oggi l'identità di De Tormentis è un segreto di Pulcinella. Lui stesso ha raccontato di aver prestato servizio in polizia per quasi tre decenni, uscendone con il grado di questore per poi esercitare la professione di avvocato. Accanto al questore Mangano partecipò alla cattura di Luciano Liggio; poi in servizio a Napoli sia alla squadra mobile che all'ispettorato antiterrorismo creato da Emilio Santillo, per approdare dopo lo scioglimento dei nuclei antiterrorismo all'Ucigos dove ha coordinato i blitz «più riservati». De Tormentis riferisce anche di essere raffigurato in una delle foto simbolo scattate in Via Caetani, tra gli investigatori vicini alla Renault 4 dove si trovava il corpo senza vita di Aldo Moro. In rete c'è traccia di un suo articolo scritto nel gennaio 2001, su un mensile massonico, nel quale esalta le tesi del giurista fascista Giorgio Del Vecchio, elogiando lo Stato etico, e rivendica per la polizia «i poteri di fermo, interrogatorio e autonomia investigativa». Nel 2004 ha avuto rapporti con Fiamma Tricolore di cui è stato commissario per la federazione provinciale di Napoli e, dulcis in fundo, ha partecipato come legale di un funzionario di polizia, tra l'86-87, ai processi contro la colonna napoletana delle Br, che non molto tempo prima aveva lui stesso smantellato senza risparmio di metodi «speciali». Una singolare commistione di ruoli tra funzione investigativa, emanazione del potere esecutivo, e funzioni di tutela all'interno di un iter che appartiene al giudiziario, che solo in uno stato di eccezione giudiziario, come quello italiano, si è arrivati a consentire (...)»;
in chiusura del suo articolo Persichetti scrive: «All'epoca Amnesty censì 30 casi di tortura nei primi tre mesi dell'82; il Ministro dell'Interno Rognoni ne riconobbe 12 davanti al Parlamento, ma il fenomeno fu molto più esteso (cf. «Le torture affiorate», Sensibili alle foglie, 1998). La tortura, scriveva Sartre: «Sconfessata - a volte, del resto, senza molta energia - ma sistematicamente applicata dietro la facciata della legalità democratica, può definirsi un'istituzione semiclandestina»;
il movimento radicale, che da sempre basa la sua iniziativa politica ispirandosi ai fondamenti della lotta nonviolenta, rileva come le parole prima citate dei funzionari di polizia siano significativa testimonianza di una situazione che, nel suo essersi verificata, sarebbe assolutamente incompatibile con lo Stato democratico e di diritto, oltre a essere insostenibile davanti a quanto l'esperienza umana di ogni cultura insegna, e che trova in Gandhi immediata rispondenza nell'assunto che «la violenza semplicemente moltiplica il male» e che nel conseguente rifiuto di qualsiasi violenza quale mezzo disponibile di ogni società politicamente organizzata, contravviene in assoluto alla Costituzione (articoli 2, 13, 27, 28, 33, 54) e ad ogni legge nazionale in materia, e alle convenzioni internazionali più importanti quali la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo (articolo 5), il Patto internazionale

sui diritti civili e politici (articoli 6 e 7), la Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti;
in particolare, si rileva che l'Italia, non prevedendo nell'ordinamento delle sue leggi alcun reato specifico, né norme specifiche a protezione delle vittime e dei testimoni di atti di tortura, contravviene in modo continuato a quanto ratificato in sede ONU nel Patto internazionale sui diritti civili e politici (articoli 2 e 3) e nella Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani e degradanti (articoli 2 e 4);
l'8 giugno 2011 la Camera dei deputati ha accolto l'ordine del giorno n. 9/1439-A/2 presentato dall'interrogante che impegna il Governo:d assumere un'iniziativa normativa per introdurre nel nostro codice penale il reato di tortura -:
se il Ministro interrogato disponga di elementi in ordine all'identità ed al ruolo svolto all'epoca dei fatti dal funzionario dell'Ucigos (oggi Polizia di prevenzione) conosciuto come «professor De Tormentis»;
se non ritengano opportuno promuovere immediatamente, eventualmente anche attraverso la costituzione di una specifica commissione d'inchiesta, ogni utile approfondimento in merito all'esistenza, ai componenti e all'operato dei due gruppi addetti alle sevizie e meglio noti come «I vendicatori della notte» e «I cinque dell'Ave Maria», ai quali fanno riferimento gli ex funzionari della polizia di Stato nelle interviste riportate in premessa;
se il Governo non intenda adottare con urgenza, iniziative normative volte all'introduzione nell'ordinamento italiano del reato di tortura e di specifiche sanzioni, nonché dispositivi volti alla certa individuazione e persecuzione di eventuali atti di tortura e dei responsabili, in attuazione di quanto da lungo tempo ratificato in sede ONU nel patto internazionale sui diritti civili e politici e nella Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti;
se il Governo non intenda assumere iniziative anche normative volte a prevedere opportuni risarcimenti per le vittime di atti di tortura o violenze da parte di funzionari dello Stato, e per i loro familiari;
se, più in generale, il Governo: a) non intenda adottare con urgenza provvedimenti atti a contrastare ogni fenomeno di violenza non giustificabile sui cittadini da parte di funzionari delle forze dell'ordine nell'esercizio delle loro funzioni; b) non intenda promuovere la professionalizzazione del personale delle forze dell'ordine attraverso addestramenti che indichino e prediligano percorsi alternativi all'uso della violenza nell'esercizio delle loro funzioni.
(4-14252)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:

DI PIETRO, PALADINI, ANIELLO FORMISANO, MONAI e CIMADORO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Servirail srl è un'azienda che gestisce, per conto di Trenitalia spa, il servizio di accompagnamento notte delle vetture letto, delle vetture grand comfort e delle cuccette T6 su tutto il territorio nazionale, assicurando il servizio quotidianamente a circa 1,5 milioni di passeggeri l'anno, in oltre 40 treni notte;
in data 16 marzo 2010 è stata affidata con procedura di appalto pubblico la gestione dell'accompagnamento notturno delle carrozze letto alle società Servirail Italia spa (per i treni nazionali) e Wasteels International (per quelli internazionali) costituitesi all'uopo in R.T.I.: la scadenza del contratto è prevista per giugno 2012;

a partire da dicembre 2010 l'amministratore delegato di Trenitalia Mauro Moretti lavora alla costituzione di una società con la francese Veolia Transport (società che svolge servizi ferroviari) per l'accompagnamento dei treni notte internazionali: alla nuova società, costituitasi nel gennaio 2011 con la partecipazione paritetica Veolia-Trenitalia, vengono affidati dal dicembre 2011 i treni notturni Venezia-Parigi e Roma-Parigi, attraverso beni di proprietà Ferrovie dello Stato e lavoratori tutti francesi;
il 24 maggio 2011 Trenitalia modifica unilateralmente il contratto in essere con Servirail e Wasteels, anticipandone la scadenza al 10 dicembre 2011 per effetto del recesso da lei esercitato con nota protocollo 15732 del 14 aprile 2011;
il contratto di servizio tra lo Stato e FS per la gestione del servizio universale prevede che, a fronte del contributo pubblico ricevuto, FS assicuri treni sull'intero territorio nazionale e per le fasce sociali svantaggiate. Per contro Trenitalia sino ad oggi ha soppresso servizi letto e cuccette, modificato le percorrenze e inibito periodicamente la vendita dei relativi biglietti. La flotta, costituita da 220 carrozze, è stata ammodernata con risorse pubbliche, ma mentre sui servizi nazionali sono presenti soltanto 10 vetture letto, su quelli internazionali la dotazione è rimasta invariata;
le venti carrozze di tipo Excelsior, costate milioni di euro allo Stato, non risultano circolanti, bensì abbandonate e quasi completamente vandalizzate nei parchi ricovero di Lecce (7) Reggio Calabria (2) Bari (2) Roma (2) e altri;
in data 1° giugno 2011 Trenitalia pubblica il bando di gara indicante in oggetto «Procedura ristretta per l'affidamento dei servizi di accoglienza, assistenza e accompagnamento alla clientela, nonché di altre prestazioni accessorie da svolgersi sulle vetture in composizione ai treni notte gestiti da Trenitalia S.P.A. e circolanti sul territorio nazionale e su alcune tratte da e per l'Austria». Oltre a modificare sostanzialmente il perimetro delle attività precedentemente svolte, riducendo da due ad uno gli accompagnatori per le carrozze notte e sopprimendo circa 160 stazioni di fermate su quelle previste in precedenza, non è inserita la clausola sociale per il riassorbimento del personale interessato, a fronte, peraltro, di una disponibilità di Trenitalia ad attivare 1.000 nuove assunzioni entro il 2011;
in data 9 marzo 2011 la Servirail srl aveva già comunicato a Trenitalia la difficoltà di proseguire il servizio a fronte della mancata corresponsione, da parte di quest'ultima, delle risorse dovute per contratto. Ne conseguono, precisa Servirail, ritardi nel pagamento degli stipendi ai lavoratori e la successiva apertura delle procedure di mobilità per 483 unità lavorative il 5 luglio 2011. Alla medesima procedura accedono successivamente la società Wasteels (215 unità) e la CNP ( 120 unità);
da oltre due settimane i lavoratori delle società Rsi, Servirail e Wasteels, il cui licenziamento è previsto per l'11 dicembre 2011, presidiano il tetto di un edificio sito in via Prenestina e chiedono la convocazione di un tavolo da parte dei ministri competenti, il Ministro alle infrastrutture e trasporti e il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, alla presenza delle medesime società e dell'amministratore delegato di Trenitalia, per individuare una soluzione che salvaguardi di attuali livelli occupazionali e faccia chiarezza su alcune questioni rappresentate dallo stesso amministratore delegato Moretti al presidente dell'Italia dei Valori Di Pietro nel corso di un incontro svoltosi il 30 novembre 2011 unitamente ad una delegazione di lavoratori. Trenitalia ha infatti motivato il ridimensionamento dei servizi effettuati con la mancanza di reciprocità Italia-Francia nel mercato dell'alta velocità, e soprattutto con il mancato trasferimento da parte dello Stato e per diverse annualità dei corrispettivi di cui al contratto di servizio in essere. Questa sarebbe anche la ragione

dei ritardi accumulati nei pagamenti delle società di accompagnamento notte delle vetture letto e manutenzione;
Servirail e le altre società denunciano che non è stato possibile instaurare alcun dialogo con Trenitalia, e che quest'ultima non ha mai inteso partecipare ad un ragionamento condiviso sulle ricadute sociali determinate dai tagli effettuati;
i lavoratori interessati dalle scelte di Trenitalia saranno licenziati l'11 dicembre 2011, in assenza delle garanzie occupazionali derivanti dalla clausola di salvaguardia che, come ricordato, non è stata inserita nel bando di gara predisposto da Trenitalia -:
se i Ministri interrogati intendano attivarsi per convocare le tre aziende (Servirail, Rsi, Wasteels), Trenitalia e i rappresentanti dei lavoratori per individuare un percorso finalizzato alla ricollocazione dei lavoratori prossimi al licenziamento dentro le aziende aggiudicatarie o dentro il perimetro delle attività di Trenitalia, anche attraverso il ricorso agli ammortizzatori sociali disponibili per la gestione della fase transitoria;
quali iniziative intenda assumere in relazione al mancato rispetto degli impegni finanziari contenuti nel contratto di servizio in essere tra lo Stato e Trenitalia;
quali iniziative intenda adottare per rendere immediatamente operativo, nel settore del trasporto ferroviario, il principio di reciprocità tra Italia e Francia, in base al quale l'accesso alle infrastrutture ferroviarie da parte delle aziende aventi sede all'estero o loro partecipate è soggetto agli stessi vincoli vigenti per le aziende italiane in quegli stessi Paesi.
(4-14234)

DIMA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
con l'ormai imminente entrata in vigore del nuovo orario invernale, Ferrovie dello Stato sopprimerà ventuno treni a lunga percorrenza da e per la Calabria dimostrando ancora una volta come il suo disimpegno ed il suo disinteresse verso questa regione sia sempre più evidente e penalizzante tanto che già si parla di lesione del diritto alla libera circolazione dei cittadini e di allargamento delle distanze esistenti tra il Sud ed il Nord del Paese;
alle istituzioni regionali, alle organizzazioni sindacali di categoria ed alle tante associazioni che nelle ultime settimane hanno protestato contro questo incomprensibile ed ingiustificabile atteggiamento della società pubblica, che provocherà anche una diminuzioni dei posti di lavoro soprattutto nell'indotto, l'amministratore delegato Mauro Moretti ha risposto affermando che la riduzione dello stanziamento dei fondi previsti dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha costretto Ferrovie dello Stato a rimodulare la propria offerta ferroviaria soprattutto nel Mezzogiorno aggiungendo a ciò anche il disimpegno di RFI nel prolungare la linea dell'alta velocità fino a Reggio Calabria;
la decisione di Ferrovie dello Stato porterà alla soppressione di ben il 70 per cento dei servizi ferroviari notturni insieme all'annullamento delle corse di varie coppie di treni intercity ed espresso a lunga percorrenza tanto che potrebbe diventare molto difficile raggiungere il Centro ed il Nord Italia da una regione che, pertanto, diventerebbe ancora più periferica;
questa scelta avrà ripercussioni gravissime sulla già fortemente danneggiata fascia ionica dove, ormai da decenni, è in atto un chiaro disimpegno di Ferrovie dello Stato e degli altri organismi competenti che si traduce non solo nella mancata elettrificazione o raddoppio della stessa linea ferroviaria ma anche in un costante impoverimento del numero di corse;
la riduzione dei finanziamenti statali non può tradursi in uno smantellamento del contratto universale di servizio che assolve, proprio nel Mezzogiorno dove è

sempre più evidente l'assenza di infrastrutture capaci di garantire ottimali condizioni di trasporto, ad una vera e propria funzione sociale e che pertanto non può essere accolta con favore la decisione di sopprimere tutti i treni notte per Milano, Torino e Venezia, via tirrenica, sostituendoli con tre coppie di treni notturni limitati a Roma;
questa decisione inoltre porterà ad un taglio degli unici due collegamenti rimasti sulla linea ionica, come l'intercity notte Reggio Calabria-Milano-Torino, via Roccella-Catanzaro Lido-Crotone-Bari, e l'intercity Crotone-Bari-Milano, che tra le altre cose non saranno sostituiti da collegamenti con Roma aggravando ancora di più la situazione su questa tratta -:
quali iniziative, il Ministro interrogato, intenda porre in essere per garantire il diritto alla mobilità dei calabresi evitando che si possano arrecare ulteriori danni al sistema dei trasporti regionali sempre più ridotti ad un'evidente condizione di marginalità e provvisorietà.
(4-14235)

BITONCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
organi di stampa locale Mattino di Padova riportano la notizia secondo la quale alcuni treni che collegano Vicenza con la stazione di Padova evidenziano quotidianamente gravi disservizi e notevoli carenze;
i quotidiani utilizzatori dei mezzi, principalmente studenti universitari e lavoratori pendolari, lamentano da diverse settimane, infatti, la carenza di idonee carrozze per il trasporto delle persone, cosicché i pochi vagoni a disposizione risultano sovraffollati ed oltre ad essere inadatti a trasportare un numero di passeggeri adeguato, mettono altresì a repentaglio la sicurezza di chi ne usufruisce;
negli ultimi giorni la problematica si è ulteriormente intensificata, con gravi ritardi lungo le linee coinvolte dal disservizio e con le proteste degli utilizzatori del servizio, che, anche come riportato a mezzo stampa, stanno valutando l'ipotesi di adottare significative forme di protesta -:
se non ritenga opportuno adottare urgenti iniziative di competenza al fine di tutelare i cittadini coinvolti dai disagi sopra descritti.
(4-14240)

DIMA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il CIPE, con delibera 21 dicembre 2001 n. 121, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 52 del 2002, ha approvato il primo programma delle infrastrutture strategiche che include, nell'allegato 1, nell'ambito dei corridoi trasversali e dorsale appenninica, tra i sistemi stradali ed autostradali, il «corridoio ionico Taranto/Sibari/Reggio Calabria», e, nell'allegato 2, tra le opere che interessano la regione Calabria, il «corridoio ionico: tratta calabrese Taranto/Sibari/Reggio Calabria»;
il CIPE, con delibera 28 settembre 2007, n. 103, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 123 del 13 maggio 2008, ha approvato il progetto preliminare dei lavori di costruzione del III Megalotto «Sibari/Roseto Capo Spulico» della nuova strada statale 106 Ionica;
il costo complessivo dell'opera ammonta a più di un milione e duecentomila euro e il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, al fine di attivare anticipatamente l'utilizzo dei finanziamenti disponibili, nelle more del completamento del finanziamento del III Megalotto, ha invitato l'ANAS a procedere per stralci funzionali;
il CIPE ha successivamente stanziato 256 milioni di euro per il completamento del finanziamento e l'ANAS ha approvato il nuovo progetto preliminare e lo studio di impatto ambientale;
nella seduta dell'ottobre 2008, il Consiglio di amministrazione dell'ANAS ha approvato l'attivazione delle procedure di

gara per l'affidamento a contraente generale dei lavori di costruzione del I e II stralcio del III Megalotto, dall'innesto con la strada statale 534 di «Cammarata e degli Stombi» a Roseto Capo Spulico, nonché la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del relativo bando di gara;
il bando di gara relativo alla progettazione definitiva ed esecutiva e alla realizzazione dei lavori è stato pubblicato in data 24 dicembre 2008 sulla Gazzetta Ufficiale e nel dicembre 2010 sono state completate le procedure di gara per l'affidamento con aggiudicazione provvisoria all'ATI «Astaldi SpA - Impregilo spa»;
la stessa delibera CIPE del 2007 prevede che la disponibilità dei fondi a valere sulle risorse destinate all'attuazione del programma delle infrastrutture strategiche deve essere subordinata al perfezionamento delle procedure relative al finanziamento complessivo attraverso una richiesta da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti nei confronti dello stesso CIPE, affinché quest'ultimo approvi definitivamente la delibera di assegnazione dei fondi;
in un secondo momento i Ministeri delle infrastrutture e dei trasporti e dell'economia e delle finanze dovranno completare l'istruttoria per l'approvazione del decreto interministeriale che stabilisca le modalità di erogazione del finanziamento nonché, per come riportato nella stessa delibera CIPE del 2008, l'indicazione da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti delle modalità di affidamento dell'opera;
sarebbe intenzione del Governo, per come si legge sulla stampa nazionale, garantire l'attuazione di politiche che permettano al Mezzogiorno d'Italia di dotarsi di quella necessaria infrastrutturazione che ne possa assicurare sviluppo e crescita soprattutto in Calabria, dove la situazione dei trasporti e dei collegamenti viari risulta essere particolarmente negativa;
in Calabria, con riferimento al progetto specifico, si garantirebbe la messa in sicurezza e l'ammodernamento di un tratto di strada statale 106 che attualmente presenta evidenti lacune e carenze che devono essere superate sia per assicurare la sicurezza degli automobilisti sia per superare il gap infrastrutturale presente in quest'area -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda porre in essere per assicurare una rapida conclusione dell'iter tecnico-amministrativo delle procedure relative al III Megalotto «Sibari/Roseto Capo Spulico» della nuova strada statale 106 Ionica e delle procedure di competenza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
(4-14241)

...

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:

BURTONE e CUOMO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nell'anno 2007 con decreto ministeriale si avviava un processo di stabilizzazione del personale precario dei vigili del fuoco con requisiti di servizio pari a 120 giorni e tre anni di iscrizione nei quadri volontari;
la citata graduatoria era composta da 6.080 unità;
ad oggi sono 3.800 i vigili del fuoco discontinui che non sono stato stabilizzati e continuano ad essere richiamati in servizio presso i comandi provinciali di appartenenza senza alcuna possibilità di essere stabilizzati;
ogni anno vengono richiamati in servizio circa 4.000 vigili del fuoco discontinui senza il rispetto del criterio della eccezionalità del richiamo e codesti posti potrebbero essere benissimo ricoperti dal personale presente nella graduatoria di stabilizzazione;

questo non andrebbe in alcun modo ad inficiare il turn over assegnato al concorso pubblico ultimo;
oltre a numerose manifestazioni coloro che si trovano nella suddetta condizione hanno anche avanzato una proposta che tiene conto delle difficoltà economiche che vive il nostro Paese;
è stata avanzata la proposta di un contratto di «avviamento» che renda permanenti i discontinui con uno stipendio ridotto per i primi tre anni entrando poi a regime dal quarto in poi;
ciò assicurerebbe un costo inferiore anche rispetto al richiamo dei discontinui attualmente praticato viste le carenze di personale effettivo -:
se e quali iniziative il Governo intenda intraprendere al più presto in merito al problema dei vigili del fuoco cosiddetti discontinui e se la proposta avanzata abbia la possibilità di essere presa in considerazione alla luce di quanto esposto.
(3-01980)

Interrogazioni a risposta scritta:

CODURELLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la sicurezza è un diritto primario del cittadino pertanto appare necessario prevenire e contenere, insieme alla commissione dei reati e ai fenomeni criminali più gravi, tutti quegli eventi suscettibili di incidere sulla pacifica e ordinata vivibilità del territorio, sull'efficiente fruibilità degli spazi e dei servizi, oltre che sulla vita privata e la sicurezza dei propri beni;
questi obiettivi possono essere conseguiti, in ragione della complessità delle azioni da porre in essere, solo attraverso l'azione integrata dei diversi livelli di governo e con la piena partecipazione degli attori del mondo sociale e produttivo, in un quadro di intelligente e fattiva collaborazione e nel rispetto dei reciproci ruoli;
la prefettura di Lecco, la regione Lombardia, la provincia di Lecco, il comune capoluogo e i comuni di Calolziocorte, Casatenovo, Mandello del Lario, Merate e Valmadrera, hanno dato vita ad una fattiva collaborazione con la sperimentazione di innovativi modelli di governo della sicurezza urbana capaci di integrare i necessari interventi per la tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica con le iniziative atte a promuovere la coesione sociale e a favorire la vivibilità del territorio e la qualità della vita, coniugando prevenzione, mediazione dei conflitti, controllo e repressione;
la provincia di Lecco, storicamente caratterizzata da un ampio benessere economico e da una diffusione importante e capillare di strutture produttive, oggi attraversato pesantemente dalla crisi, può prestarsi a tentativi di infiltrazioni della criminalità organizzata, e pertanto anche in tale contesto si rende necessaria una più stringente collaborazione tra le istituzioni statali e quelle locali al fine di prevenire l'inquinamento del tessuto economico e produttivo;
l'andamento generale della delittuosità nella provincia ha seguito nell'ultimo anno una tendenza discendente, evidenziando tuttavia aree in controtendenza, caratterizzate da una specifica condizione geografica ovvero da una più significativa urbanizzazione, interessate soprattutto da fenomeni di criminalità predatoria di tipo pendolare, ragione per cui l'intensificazione della collaborazione, soprattutto tra comuni limitrofi e per il controllo delle vie di comunicazione, appare strumento utile e necessario;
dall'analisi del territorio e dai dati relativi ai reati denunciati, emergono quali fenomeni delittuosi fonte di principale preoccupazione per la popolazione, i furti in abitazione e le rapine, oltre all'abusivismo commerciale e agli atti di danneggiamento e vandalismo verso gli arredi urbani;
in data 18 aprile 2011 il prefetto di Lecco, il presidente della regione Lombardia,

il presidente della provincia ed i sindaci dei comuni di Lecco, Calolziocorte, Casatenovo, Mandello del Lario, Merate e Valmadrera, ciascuno in relazione alle proprie competenze e attribuzioni, hanno firmato un patto per la sicurezza, impegnandosi a promuovere azioni coordinate e integrate, volte a garantire le migliori condizioni di sicurezza e vivibilità nei rispettivi territori;
i «patti per la sicurezza» - che si inseriscono nella cornice del patto stipulato tra il Ministro dell'interno e il presidente dell'ANCI il 20 marzo 2007 - rappresentano un efficace strumento di attuazione di modelli operativi capaci di stimolare e concretizzare la collaborazione tra i soggetti istituzionali garanti delle esigenze sopra enunciate, al fine di fornire ai cittadini risposte coerenti ed unitarie mediante un rafforzamento del rapporto collaborativo tra lo Stato e le istituzioni locali, nel quadro della sicurezza integrata. Un sistema integrato di sicurezza, infatti, appare lo strumento più idoneo per favorire il perseguimento di un'efficace azione di prevenzione;
nonostante le azioni sinergiche messe in campo da prefetto, regione ed enti locali si registrano diversi episodi di microcriminalità: denunce di furti in casa a Montevecchia, Merate, Calco, Cernusco, Valgreghentino, Paderno D'Adda; a Verderio Superiore è stata potenziata la videosorveglianza in paese; ad Airuno sono aumentano i furti di autovetture. Il Casatese risulta ancora più esposto da sempre, visto la sua vicinanza con l'area del milanese;
i residenti di detti comuni lamentano di vedere poche pattuglie delle forze dell'ordine in giro per le strade e chiedono un maggiore pattugliamento del territorio soprattutto la notte. Inoltre lamentano le risposte tardive agli interventi segnalati. Dopo le 19.30 gli agenti di polizia locale non sono più in servizio e per segnalare incidenti, truffe o altri presunti reati ci sono solo i carabinieri;
i sindaci del Meratese e in particolare del Casatese, zona con i dati statistici sulla criminalità più elevati, si sono mobilitati e negli ultimi 4 anni hanno scritto ai Ministri Amato prima (1 petizione) e Maroni poi (2 petizioni), per ottenere un potenziamento dei presidi esistenti. Il potenziamento della struttura di Casatenovo è stato iscritto a bilancio dal comune, nonostante i vincoli del patto di stabilità, ed è stato trasmesso all'Arma uno studio di fattibilità per l'approvazione, con previsione di ampliamento del fabbricato e con ulteriori potenzialità di espansione per consentire di ospitare più uomini. Nonostante i vincoli del patto di stabilità, i suddetti comuni sono riusciti a stanziare risorse per la sicurezza, naturalmente a scapito di altri interventi in altri settori, al fine di perseguire concretamente l'ampliamento della struttura esistente nel Casatese;
l'interrogante in diverse occasioni, e su sollecitazione dei sindaci del territorio, attraverso atti di sindacato ispettivo, ha chiesto la costituzione di un nuovo presidio di polizia nella Brianza lecchese ed il potenziamento delle forze dell'ordine per garantire l'ordine pubblico in una delle zone più esposte ad episodi di criminalità, perché limitrofa alla città di Milano;
il Ministro dell'interno pro tempore Roberto Maroni, non ha accolto le richieste degli amministratori locali per il potenziamento, più volte annunciato, del presidio nel lecchese, ma in aprile 2011 ha sottoscritto un protocollo per la gestione unificata in forma associata e coordinata del servizio di polizia locale fra i comuni di Merate, Robbiate, Paderno D'Adda, Verderio Superiore e Verderio Inferiore;
a distanza di sei mesi dalla sigla del protocollo la situazione dal punto di vista della sicurezza nei suddetti comuni sembra essere addirittura peggiorata e con il periodo natalizio che sta per cominciare c'è il rischio che si intensifichino questi fenomeni;
le ultime manovre finanziarie varate dal Governo Berlusconi hanno ulteriormente inflitto pesanti tagli proprio al comparto delle forze dell'ordine, sia in termini di risorse umane che economiche;

i comuni a fronte del patto di stabilità si trovano a dover sopperire con risorse tolte ad altri servizi primari al fine di poter garantire il minimo di sicurezza -:
quali nuove iniziative il Ministro intenda adottare al fine di garantire adeguate risorse al comparto sicurezza, il quale, provato da tagli continui e pesanti e da carenza di personale, nonostante un enorme sforzo operativo ed economico, non sempre riesce ad assicurare una totale copertura del territorio e se non ritenga di dovere dare un nuovo impulso alla programmazione e realizzazione fattiva dei patti per la sicurezza con gli enti locali.
(4-14238)

GAROFALO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
si apprende da fonti di stampa di una triste vicenda riguardante il licenziamento di sette vigili del fuoco che per cinque anni hanno prestato servizio, in maniera encomiabile, nell'isola di Lipari e che sono intervenuti, dando prova di altissimo valore civile, nelle drammatiche situazioni di emergenza dell'Aquila, nella costruzione del campo profughi di Chinisia a Trapani nonché nelle attività di soccorso nelle zone alluvionate di Giampilieri e di Saponara;
due dei sette vigili del fuoco, Michelangelo Bellamacina e Francesco Cuciti, in particolare, sono stati incredibilmente e paradossalmente raggiunti dalla comunicazione del licenziamento, con effetto immediato, il 25 novembre 2011, proprio mentre erano impegnati nelle difficili operazioni di rimozione del fango alla ricerca delle vittime della tremenda alluvione di Saponara ed erano stati costretti ad abbandonare il lavoro per recarsi in ufficio per la notifica del provvedimento in un momento in cui, considerato lo stato di emergenza, ogni apporto, specie di professionisti, risultava fondamentale;
i citati pompieri, insieme a Sergio Impellizzeri, Ivan Castelli, Ivan Parasiniti, Francesco Bottari, Daniele De Vardo erano stati assunti nel corpo dei vigili del fuoco cinque anni fa in quanto risultati vincitori di un concorso a undici posti, bandito nel 2006 dal Ministero dell'interno e riservato ai volontari, a seguito del superamento di una prova di cultura generale e di prova fisica, posizionandosi ai primi posti della graduatoria: dopo l'espletamento della prova d'esame ed a seguito di ripetute verifiche della sussistenza dei requisiti di idoneità, avevano frequentato un corso di formazione a Capannello ed erano stati definitivamente assunti e trasferiti al distaccamento di Lipari;
a seguito del ricorso promosso da altri candidati al concorso e risultati idonei, il Tar di Catania nel dicembre 2010, dopo ben 5 anni dal ricorso, accogliendo la suddetta istanza, aveva ridefinito la graduatoria del citato concorso del 2006 in base ad una nuova valutazione dei titoli;
a seguito di tale pronuncia del giudice amministrativo risulta che il Ministero dell'interno avesse preannunziato nel mese di marzo 2011 il licenziamento ai sette vigili del fuoco e che, tuttavia, avesse fornito rassicurazioni circa la loro permanenza in servizio;
allo stato attuale i sette vigili del fuoco sono, invece, stati licenziati a tutti gli effetti e senza la possibilità nell'immediato di riscuotere lo stipendio e la tredicesima, bloccati in vista di una riformulazione dei compensi da percepire: sette famiglie di lavoratori indefessi; dalla elevata professionalità acquisita sul campo in ben cinque anni di servizio, si trovano oggi in serie difficoltà economiche, nell'impossibilità di corrispondere, ad esempio, la rata del mutuo, che a taluni era stato concesso in ragione dell'impiego assunto -:
in che modo il Ministro interrogato abbia intenzione di occuparsi della questione descritta in premessa, salvaguardando le legittime aspettative dei sette vigili del fuoco che per ben cinque anni

hanno prestato servizio in favore della collettività, con coraggio e dedizione, nelle situazioni emergenziali più drammatiche che ha vissuto il Paese negli ultimi anni.
(4-14242)

MESSINA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
i testimoni di giustizia sono persone che, avendo assistito o essendo essi stessi vittime di gravi eventi criminosi, hanno deciso di rendere testimonianza alla magistratura per consentire l'individuazione dei colpevoli;
sono cittadini incensurati e lontani dagli ambienti malavitosi, generalmente commercianti o imprenditori normalmente inseriti nella vita economica e sociale che, con la loro coraggiosa testimonianza, mettono a repentaglio la loro vita e quella dei loro familiari;
la loro collaborazione con la magistratura è un prezioso contributo alla sicurezza dello Stato e un aiuto nella lotta alla criminalità, tanto che l'importanza del loro ruolo è stata riconosciuta espressamente dalla legge 13 febbraio 2011, n. 45, prevedendo misure di protezione fino all'effettiva cessazione del pericolo esistente per il testimone stesso e per i suoi familiari, nonché misure di assistenza ed interagenti volti a garantire un tenore di vita personale e familiare non inferiore a quello preesistente l'ingresso nel programma di protezione;
purtroppo però i programmi per i testimoni presentano ancora molte criticità e problematicità, così come già denunciato nella «Relazione sui testimoni di giustizia» del 2008 approvata dalla Commissione antimafia e trasmessa al parlamento. La maggior parte dei 70 testimoni di giustizia italiani dichiarano infatti di sentirsi abbandonati dallo Stato e di sentirsi calpestati, offesi e annullati dall'arroganza e dall'indifferenza di certe istituzioni;
la parte forse più problematica dell'istituto di protezione per testimoni sembrerebbe infatti essere quella del reinserimento socio-lavorativo. Questa è, ad esempio, l'esperienza del testimone di giustizia Luigi Coppola, commerciante di auto usate, che nel 2001 denuncia le estorsioni e l'usura subite facendo scattare decine e decine di arresti che portano a quasi trenta condanne definitive. In pratica, grazie alle sue testimonianze, viene decapitato il clan di Boscoreale, i Pesacane, e quello dei Cesarano della zona di Pompei e Castellammare di Stabia;
il programma di protezione prevede l'allontanamento dalla città di Pompei, dove Coppola vive e lavora e dove riesce a far ritorno nel 2007, con speciali misure di protezione e una capitalizzazione, pari a dieci anni di misure di assistenza, destinata all'avvio di un'attività. L'attività commerciale, però che prima di entrare nel programma di testimoni era fiorente, comincia ad avere un andamento negativo: ciò è dovuto sia alla crisi internazionale ma soprattutto ad una pratica di isolamento ad opera della camorra che gli ha allontanato la clientela;
il Coppola ha anche denunciato di aver subito un attacco immotivato dai suoi stessi concittadini, con petizioni al sindaco ed esposte alla procura che chiedevano il suo allontanamento;
dall'agosto 2010 il Coppola è costretto a lasciare l'abitazione in affitto e dichiara di non aver trovato più nessuno disposto ad affittargli o vendergli casa e che pertanto è stato costretto ad andare a vivere presso l'unico albergo della zona disposto ad ospitare lui e la sua famiglia con un aggravio di spese che arriva per il solo alloggio a 3000 euro al mese;
il Coppola dichiara inoltre di aver sempre informato la Commissione centrale del Ministero dell'interno della difficoltà della sua attività economica e di quelle riscontrate nella ricerca di alloggio ma di non aver mai ottenuto un concreto sostegno. Al contrario, la Commissione centrale ha più volte deliberato una revoca della

scorta, poi puntualmente reintegrata con ricorso al Tar e dal Consiglio di Stato ha altresì lamentato che le sue richieste non abbiano ricevuto adeguata attenzione da parte del sottosegretario pro tempore Mantovano;
attualmente il signor Coppola dichiara che, a causa degli esosi costi per l'alloggio e delle perdite della sua attività, si trova esposto economicamente con sconfini di fidi bancari per parecchie migliaia di euro e con una ingiunzione di sfratto per morosità da parte dell'albergo che lo ospita e per di più la Commissione ha deliberato anche una revoca del contributo elargito per l'attività -:
quali iniziative anche normative si intendano prendere per fare in modo che denunciare un evento gravemente criminoso divenga un atto conveniente e non, come nei fatti risulta ora, un atto solamente a carico del senso del dovere e della coscienza del cittadino e a scapito della serenità della sua vita di quella dei suoi familiari;
se il Ministro interrogato intenda prendere dei provvedimenti per garantire l'adeguato reinserimento socio-lavorativo dei testimoni di giustizia, ed in particolare del signor Coppola, ed eventualmente se si intenda assumere iniziative, anche normative, per prevedere un inserimento lavorativo nella pubblica amministrazione.
(4-14245)

...

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

BELLANOVA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nel corso della seduta della Conferenza Stato-regioni del 20 aprile 2011 è stato siglato l'accordo per il finanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga per gli anni 2011 e 2012;
il 29 giugno 2011 presso il servizio politiche per il lavoro della regione Puglia è stato siglato l'accordo fra l'assessorato al lavoro della regione Puglia e le organizzazioni sindacali circa la proroga al 31 dicembre 2011 degli ammortizzatori sociali in deroga;
ad oggi si registrano numerosi ritardi nel pagamento della sopra citata indennità di cassa integrazione, tanto da portare i lavoratori salentini a manifestare il proprio dissenso pubblicamente poiché da circa cinque mesi non percepiscono il sussidio in questione;
si parla di persone già provate dalla perdita del posto di lavoro e che versano, purtroppo, in condizioni di estrema difficoltà economica. Attualmente sono costrette a subire una situazione di vita durissima, non riescono più a pagare affitti di casa, bollette ed a mala pena riescono a far fronte alle esigenze alimentari familiari di prima necessità. Questi lavoratori sono privati finanche della facoltà di progettare l'immediato futuro ed il dato estremamente amaro è che tra questi vi sono, purtroppo, anche tanti giovani;
in uno scenario fatto di ritardo ed incertezza gli stessi lavoratori col passare dei giorni hanno ricercato informazioni e spiegazioni in merito presso i diversi uffici regionali e delle diverse sedi dell'INPS. A detta degli stessi quello che è emerso consta in posizioni differenti che mettono in capo le responsabilità di questi ritardi ora agli uffici tecnici della regione Puglia, ora alle stesse direzioni territoriali dell'INPS;
la contraddizione nelle informazioni fornite rischia di penalizzare ulteriormente i lavoratori e di ingenerare ulteriori confusioni che potrebbero inasprire maggiormente una situazione sociale attualmente già tesa;
l'interrogante ha già presentato nel corso dei recenti mesi passati diversi atti parlamentari, seguiti da lettere, per chiedere ai Ministri competenti quale fosse lo

stato dell'arte in merito ai fondi destinati al sussidio di cassa integrazione per la regione Puglia;
in data 30 novembre 2011 la stessa interrogante ha scritto una missiva indirizzata all'assessore al lavoro della regione Puglia e al direttore regionale dell'INPS per chiedere di attivare ogni misura idonea a risolvere e chiarire questa situazione che sta creando non poche tensioni nei lavoratori salentini;
ad oggi i ritardi denunciati da parte dei lavoratori continuano, purtroppo, a persistere -:
se il Ministro interrogato, in virtù di quanto sopra esposto, non ritenga utile intervenire con urgenza, per verificare e chiarire attraverso l'INPS quali siano le motivazioni per le quali, nonostante si registri un ritardo di ben cinque mesi, ancora non si proceda col pagamento dell'indennità di cassa integrazione in deroga nei confronti di lavoratori che avrebbero il sacrosanto diritto a percepire quanto dovuto.
(5-05819)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, per sapere - premesso che:
il 10 novembre 2011 è stato approvato il nuovo statuto sociale della Federconsorzi;
il nuovo statuto della Federconsorzi è un atto dovuto in quanto era necessario procedere all'adeguamento al nuovo diritto societario. La Federconsorzi è una cooperativa e in quanto tale doveva conformarsi alla riforma del diritto societario mentre prima del 10 novembre 2011 lo statuto era ancora quello relativo al regio decreto del 1948;
il nuovo statuto è propedeutico alla ricostituzione del nuovo consiglio di amministrazione;
in vista della ricostituzione del consiglio di amministrazione appare necessario avere certezza sulla disponibilità di risorse finanziarie;
nel 2004 una sentenza della Corte di cassazione condannò il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali a pagare i debiti per i servizi relativi all'ammasso del grano resi dai consorzi agrari, un conto di circa 600 milioni di euro;
la Corte di cassazione nella citata sentenza rinviò la quantificazione degli interessi dovuti alla Corte d'appello;
la Corte d'appello di Roma si è espressa su gli interessi decretando che oltre agli interessi pari al tasso ufficiale di sconto, aumentato del 4,4 per cento e capitalizzato semestralmente, si applicasse una maggiorazione dei danni;
in pratica il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali deve versare nelle casse della Federconsorzi quasi un miliardo di euro, mai liquidati per quanto a conoscenza dell'interrogante;
il quadro della situazione di incertezza vissuta dalla Federconsorzi è reso ancora più difficile dalla congiuntura economica e dai tagli subiti dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali;
il precedente Governo Berlusconi si era espresso favorevolmente al progetto di rinascita della Federconsorzi;
il Ministro dello sviluppo economico, pro tempore, Onorevole Scajola aveva dato il via libera al riconoscimento per legge della mutualità della Federconsorzi;
il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, pro tempore, onorevole Sacconi, al Forum dell'agricoltura e dell'alimentazione promosso da Coldiretti a Cernobbio

nell'ottobre 2011, aveva espresso la sua contrarietà alla decisione presa nel 1992 di commissariare la struttura per il ruolo chiave che i consorzi svolgono nello sviluppo dell'agricoltura;
il presidente di Coldiretti Sergio Marini ha denunciato più volte il furto subito dall'agricoltura italiana in quanto se a Federconsorzi fossero stati riconosciuti tutti i crediti negati al momento del fallimento, questa sarebbe l'industria italiana più sana e capitalizzata nel nostro Paese;
data la situazione è necessario procedere in tempi rapidi a definire le modalità di risarcimento del credito della Federconsorzi ancor più necessario in vista della ricostituzione del consiglio di amministrazione e allo scopo di evitare che la Federconsorzi sia solo una scatola vuota -:
quali iniziative intenda intraprendere affinché, in tempi rapidi e certi, siano definite le modalità di risarcimento del credito vantato da Federconsorzi nei confronti del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, come risulta dalle sentenze rispettivamente della corte di cassazione, che ha quantificato il credito, e della corte d'appello di Roma che ha indicato gli interessi da applicare.
(2-01297) «Ruvolo, Moffa».

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:

TRAPPOLINO, VICO, SERENI, NIRENSTEIN, FRONER e BOCCI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
è in corso, da alcuni mesi, una trattativa tra LyondellBasell e Novamont per la cessione dell'area industriale. Gli impianti ternani della multinazionale americana-olandese un tempo destinati alla produzione di polipropilene sono stati «messi all'aria» secondo il piano di dismissione e quindi resi inutilizzabili per produzione. Novamont - azienda leader nel settore della chimica verde - è alla testa di una NewCo che ha da tempo sottoposto alle istituzioni locali e al Ministero dello sviluppo economico un piano per il rilancio della reindustrializzazione del polo chimico ternano attraverso produzioni innovative e compatibili con l'ambiente;
il polo chimico di Terni - con i suoi oltre mille occupati tra diretti e indotto - è stato definito elemento strategico nel quadro del rafforzamento competitivo del sistema produttivo regionale, all'interno di una cornice di sviluppo che individua nella green economy uno dei principali driver del rilancio del sistema economico e produttivo umbro. Rappresenta, inoltre, a detta della stessa Novamont, un elemento fondamentale di questa rete della chimica verde italiana, potendo contare su know-how, integrazione e una tradizione di assoluta eccellenza;
il progetto di Novamont sulla riconversione del polo ternano nell'ambito delle produzioni della «chimica verde» può consentire al nostro Paese di collocarsi all'avanguardia in un settore di mercato che, secondo un rapporto Pike Research, rappresenta un'opportunità destinata a crescere in Europa dagli attuali 2,8 miliardi dollari ad oltre 98 miliardi entro il 2020;
nella giornata di ieri i dirigenti di LyondellBasell hanno comunicato ai sindacati di non voler concedere la proroga della cassa integrazione alle maestranze dello stabilimento ternano con l'eccezione di alcune figure legate alla vigilanza, all'antincendio e alla manutenzione. Tale decisione di fatto sancisce definitivamente la messa in mobilità di una quarantina di lavoratori. Analoga sorte toccherà, fra tre/sei mesi, ai 23 lavoratori per ora risparmiati da tale decisione;
le organizzazioni sociali, i lavoratori e le istituzioni ternane assistono con crescente preoccupazione al protrarsi dell'atteggiamento dilatorio da parte della LyondellBasell

che rischia di pregiudicare un investimento strategico per l'intero comparto chimico italiano;
l'intervento dei precedenti Ministri, giunto in evidente ritardo, non è stato né risolutivo né ha concorso a facilitare la trattativa tra le due aziende. La regione Umbria ha più volte richiesto la convocazione di un tavolo nazionale sul polo chimico ternano e l'apertura di un confronto per l'aggiornamento del patto di territorio siglato nel 2005 ma senza ricevere risposte da parte degli stessi Ministri -:
quali interventi il Ministro intende assumere ed attivare, attraverso il costituito tavolo ministeriale, al fine di accelerare la procedura del progetto industriale Novamont-Basell e nel contempo assicurare ai lavoratori la salvaguardia del reddito attraverso gli ammortizzatori sociali.
(5-05818)

Interrogazioni a risposta scritta:

STRIZZOLO, MARAN e ROSATO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il Ministero dello sviluppo economico ha nominato nel luglio del 2009, nell'ambito delle procedure previste dal decreto legislativo 8 luglio 1999, relativamente alla disciplina dell'amministrazione straordinaria delle grandi imprese in stato di insolvenza, comunemente definita «Prodi bis», l'avvocato Marco Cappelletto commissario straordinario per la Caffaro Chimica srl;
il Ministero dello sviluppo economico ha nominato nel giugno del 2010 con medesime procedure, sempre l'avvocato Marco Cappelletto commissario straordinario per la SNIA spa;
risulta che il commissario straordinario per Caffaro Chimica srl e per la SNIA spa ha presentato ricorsi avverso decisioni assunte congiuntamente dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e dal commissario delegato per l'emergenza socio-economico-ambientale determinatasi nella laguna di Marano Lagunare e Grado, dottor Gianni Menchini, (stato di emergenza decretato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 maggio 2002, e nomina commissariale avvenuta sulla base dell'ordinanza del Ministero dell'interno del 3 giugno 2002, n. 3217, in particolare riguardo al progetto di bonifica del sito di Torviscosa (Udine) e alla quantificazione del cosiddetto «danno ambientale»);
si riscontra, da diversi mesi, una sostanziale inerzia da parte dei soggetti istituzionali preposti a fornire una risposta rapida e complessiva a favore della ripresa produttiva e occupazionale nell'ambito del sito di Torviscosa e ciò, se i presupposti dovessero trovare conferma, comporterebbe seri rischi con la definitiva compromissione della possibilità di promuovere e sostenere nuovi investimenti e positive ricadute per le imprese della zona e per la crescita occupazionale;
non risulta ancora essere stata quantificata - da parte della Avvocatura dello Stato in Friuli Venezia Giulia - l'entità del danno ambientale determinato negli anni dalla SNIA spa e dalla Caffaro srl;
il sito di Torviscosa rappresenta un vero e proprio compendio chimico-industriale in cui sono possibili nuovi investimenti con l'insediamento di imprese in comparti economico-produttivi ad alto contenuto innovativo, con potenzialità di sviluppo sostenute e condivise dalle comunità locali che riconoscono e sostengono la peculiarità del tipo di produzione in un'area dotata di asset, quali un interporto e un porto, di reti, quali infrastrutture stradali e ferroviarie che facilitano l'accessibilità e la movimentazione di materie prime e prodotti finiti, di centri di ricerca, operanti nei settori della chimica e dell'ambiente, e di istituti e centri di formazione tecnica e professionale, tutti fattori di base che, nell'insieme, rappresentano motori di attrattività di capitali e imprese;

le potenzialità di sviluppo del sito di Torviscosa, e con esso dell'intero territorio circostante, sono tali da ampliare la base occupazionale e di creare posti di lavoro di qualità, con un saldo positivo di diverse centinaia di persone;
recentemente si è insediata, subentrando a precedenti aziende e capace di occupare circa 160 dipendenti, la Bertolini Group spa, che ha manifestato l'indisponibilità ad operare qualora non si sblocchi la perdurante difficoltà di disporre di spazi e di opportunità di investimento nell'area sopra richiamata;
per tale finalità vi è la necessità, da parte del commissario straordinario per la Caffaro Chimica srl e per la SNIA spa di mettere sul mercato la cosiddetta «macroarea 7», avendo cura di garantire certezze sia allo svolgimento delle procedure concorsuali sia ai tempi di messa in esercizio delle iniziative, anche alla luce della «manifestazione d'interesse» da tempo presentata da un pool di operatori e della costituzione di nuove società che si propongono la presentazione del piano industriale per la realizzazione dell'impianto cloro-soda;
tale intervento riveste una rilevante importanza per favorire delle concrete prospettive, sia per le lavorazioni che comportano l'esistenza del ciclo del cloro che per lo sviluppo di nuove produzioni per il trattamento di una materia base che non solo non è trasportabile ma è propedeutica allo svolgimento di altre attività;
la ripresa delle sedute della conferenza di servizi tra i Ministeri dello sviluppo economico e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare congiuntamente ad altri soggetti interessati, quali la regione autonoma Friuli Venezia Giulia, i comuni dell'area, il commissario straordinario alla Caffaro Chimica srl e alla SNIA spa e il commissario delegato per l'emergenza socio-economico-ambientale nella laguna di Marano Lagunare e Grado, ha permesso di riesaminare il programma di intervento riguardante la «macroarea 7», con l'appendice relativa a talune opere di bonifica connesse, ed ha convenuto di favorire la riduzione dei tempi di intervento sull'area e di mettere il commissario straordinario alla Caffaro Chimica srl nelle condizioni di operare con maggiore celerità nell'esperire la gara per l'individuazione del soggetto destinato a promuovere l'investimento nell'impianto cloro-soda e a condurre le conseguenti attività, ciò attraverso l'adozione di una soluzione che permette il deposito temporaneo, all'interno del sito chimico-industriale, dei materiali ricavati dall'esecuzione di opere di bonifica, in attesa della realizzazione delle discariche per lo stoccaggio definitivo;
si ravvisa la necessità di disporre di certezze procedurali concorsuali e temporali che lo stesso commissario straordinario per la Caffaro Chimica srl e per la SNIA spa è chiamato a garantire a proposito dell'assegnazione delle restanti aree del compendio chimico-industriale di Torviscosa, secondo quanto previsto da un apposito bando di gara emesso nell'agosto 2010, a cui non è stato dato ancora alcun seguito e alla luce delle «manifestazioni di interesse» espresse da soggetti diversi, tra cui i creditori della Caffaro Chimica srl, che devono riavere almeno 9 milioni di euro dall'azienda per prestazioni tutt'ora da risarcire;
si deve tenere conto delle oggettive responsabilità in capo alla regione autonoma Friuli Venezia Giulia e, ciò, sia riguardo alla predisposizione degli indirizzi di politica industriale, con particolare riferimento alle situazioni locali come il compendio chimico-industriale di Torviscosa in termini di tipologie di investimenti e di produzioni, di uso del suolo e di opportunità di trasformazione delle aree degradate, sia riguardo l'accompagnamento delle iniziative ed attività proprie del commissario straordinario per la Caffaro Chimica srl e per la SNIA spa nonché del Commissario delegato per l'emergenza socio-economico-ambientale nella laguna di Marano Lagunare e Grado, sia riguardo alle relazioni con il Governo, in particolare con i Ministri per lo sviluppo economico

e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione e delle problematiche sinteticamente esposte in premessa;
quali siano gli orientamenti e le iniziative che si intendono assumere nei confronti del commissario straordinario per la Caffaro Chimica srl e per la SNIA spa, avvocato Marco Cappelletto, riguardo alla questione dei «ricorsi avversi alle decisioni e proposte intraprese congiuntamente dal Ministero dell'ambiente e dal commissario delegato per l'emergenza socio-economico-ambientale determinatasi nella Laguna di Marano Lagunare e Grado», e a carico di chi siano le spese determinate dai ricorsi in questione;
quali siano le procedure e i tempi che si prevedono in relazione «alla messa sul mercato della "macroarea"»;
quali siano le procedure e i tempi che il Ministri interrogati prevedono riguardo «l'assegnazione delle restanti aree del compendio chimico-industriale di Torviscosa»;
quali siano, più in generale, le iniziative di competenza positive e celeri che i Ministri interrogati intendono attuare al fine di agire in favore del territorio, dei lavoratori già occupati e delle aspettative occupazionali, dei creditori e dei potenziali investitori che hanno già espresso «manifestazioni di interesse» per le aree presenti nel compendio chimico-industriale di Torviscosa.
(4-14247)

BITONCI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il settore dell'agroalimentare è per il nostro Paese una ricchezza significativa, sia come patrimonio di tradizioni e cultura, sia dal punto di vista economico, in ragione soprattutto del fatto che il settore rappresenta, nel suo insieme, quasi il 16 per cento del prodotto interno lordo annuale in Italia;
i numerosi primati detenuti dagli operatori del settore, come quello relativo alla quantità di vino prodotto annualmente o la qualità degli stessi, fanno dell'Italia il leader mondiale indiscusso nell'agroalimentare, e la valenza del settore è tale che in questi ultimi anni si sono diffuse in tutto il territorio nazionale degli specifici eventi e delle manifestazioni finalizzati a sostenere i prodotti tipici di un territorio e denominati «prodotti a km zero»;
la concorrenza contro le tipicità italiane si evidenzia molto spesso in modo illegale con la commercializzazione di prodotti che sottolineano un luogo di origine e di produzione del prodotto non veritiero, traendo così in inganno il consumatore e danneggiando in modo rilevante sia l'immagine del prodotto originale, sia i livelli economici degli operatori italiani;
al fine di salvaguardare il settore e i suoi prodotti, il 4 agosto 2011 tutte le parti sociali, da Confindustria a Rete imprese Italia, da Coldiretti a Confagricoltura, oltre ad Abi e alle principali sigle sindacali, Cgil, Cisl e UIL, hanno sottoscritto un documento unitario per la definizione delle priorità sulle quali operare per rilanciare la crescita del settore, ponendo l'attenzione, in particolar modo, sulla attuazione di «politiche incisive finalizzate alla promozione e difesa del made in Italy di qualità quale leva competitiva del Paese, in grado di valorizzare il lavoro, il capitale ed il territorio italiano, sfruttando il potenziale di penetrazione commerciale all'estero delle imprese italiane»;
in più occasioni, il Governo si è impegnato a dare una piena e formale attuazione ad una serie di disposizioni, come quella della legge n. 4 del 2011 in materia di introduzione del principio di obbligatorietà dell'indicazione in etichetta dei prodotti alimentari del luogo di origine della materia prima agricola, o come quelle relative al finanziamento dei progetti

all'estero in grado di scongiurare appropriazioni indebite delle denominazioni protette e impropri richiami all'origine italiana dei prodotti commercializzati;
la tutela e la valorizzazione dei prodotti agroalimentari, peraltro, era stata espressa e messa in evidenza a più riprese anche dal precedente Ministro Zaia, che si era tanto impegnato contro la lotta alla contraffazione e il potenziamento del made in Italy arrivando anche a sottoscrivere specifici accordi con le autorità cinesi;
è notizia delle ultime settimane che SIMEST s.p.a, società finanziaria di sviluppo e promozione delle imprese italiane all'estero e controllata dal Ministero dello sviluppo economico, destini parte delle proprie risorse, di natura pubblica, alla promozione e alla valorizzazione di prodotti alimentari assolutamente non italiani, determinando un blocco della crescita delle imprese italiane a causa della saturazione del mercato con prodotti non italiani ma e che inducono in errore il consumatore in fase di scelta dell'acquisto -:
se non ritenga opportuno assumere iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, allo scopo di porre fine alla promozione da parte di SIMEST s.p.a. di prodotti non italiani, valorizzando invece, coerentemente con le linee strategiche assunte dal Governo precedente e con le disposizioni previste in malteria di made in Italy, prodotti tipici e le peculiarità agroalimentari regionali.
(4-14248)

MURER. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in data 28 settembre 2011, la firmataria del presente atto ha presentato un'interrogazione a risposta scritta al Ministro dello sviluppo economico sul destino di centinaia di lavoratori Telecom, vittime di esternalizzazioni che si sono poi risolte nella perdita dei posti di lavoro;
a tale interrogazione non è stata data alcuna risposta, mentre la vertenza dei lavoratori si sta inasprendo, rendendo necessario un intervento tempestivo del Governo;
la vicenda nasce nel marzo del 2003, quando Telecom Italia ha ceduto un ramo della sua azienda - la logistica - alla Tnt logistics spa, un'azienda del gruppo TNT controllata dalla olandese TPG, che, a sua volta, ha venduto, nel 2006, ad Apollo management, società di investimenti con sede a New York, diventando Ceva logistics srl;
la cessione del ramo d'azienda, fin dall'inizio, è apparsa sospetta; sembrava rispondere più all'obiettivo di una riduzione del personale che all'esigenza di razionalizzare e meglio organizzare il processo produttivo;
non a caso, dall'avvio dell'esternalizzazione, ci sono stati sistematici ridimensionamenti del personale; sono stati chiusi i magazzini di Mestre, Firenze, Milano, Napoli e Termini Imerese; sono state aperte procedure di mobilità nel 2004 (74 lavoratori), nel 2005 (64 lavoratori), nel 2006 (20 lavoratori), di Cassa integrazione guadagni straordinaria nel maggio del 2009 (29 lavoratori), di mobilità e contratti di solidarietà nel dicembre del 2010, di una nuova procedura di mobilità e solidarietà nel maggio del 2011, fino al recente licenziamento di tutti i lavoratori della logistica operativa;
in totale, dall'avvio dell'esternalizzazione, hanno perso il lavoro circa 200 persone tutte quelle che nel 2003, con la cessione del ramo d'azienda, la Telecom aveva passato alla società Tnt;
a seguito dell'ultima procedura di licenziamento della Ceva logistics (38 lavoratori), il 19 settembre 2011 si è aperto un tavolo di trattativa sindacale, nel corso del quale si è evidenziato che tale, nuova,

crisi nasce dalla volontà di Telecom di cessare la commessa per attività logistica a partire dal 1o febbraio 2012;
alcuni lavoratori «esternalizzati» hanno presentato ricorso e numerose pronunce giurisdizionali hanno riconosciuto l'illegittimità della cessione del ramo «logistica» da Telecom a TNT, stabilendo l'obbligo di reintegro dei lavoratori in Telecom, ritenendo «preclusa l'esternalizzazione come forma incontrollata di espulsione di frazioni non coordinate fra loro, di semplici reparti o uffici, di articolazioni non autonome» -:
se e come il Ministro intenda intervenire, nell'ambito delle sue competenze, per la tutela dei lavoratori di cui in premessa secondo quanto già riconosciuto dagli organi giudiziari competenti;
quali iniziative concrete il Governo intenda approntare, in tempi rapidi, al fine di ridurre l'impatto sociale dei pesanti tagli decisi da tale azienda.
(4-14249)

...

Apposizione di una firma ad una mozione.

La mozione Vannucci e altri n. 1-00768, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 novembre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Monai.

Ritiro di un documento di indirizzo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore:
risoluzione in commissione Santelli n. 7-00735 del 30 novembre 2011.