XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 2 febbraio 2012

TESTO AGGIORNATO AL 20 FEBBRAIO 2012

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
il fenomeno dell'evasione fiscale in Italia rappresenta una piaga sociale prima ancora che economica, coinvolge una percentuale non trascurabile di cittadini e operatori economici e compromette l'equilibrio dei conti pubblici e l'equità del sistema fiscale;
secondo i dati forniti dalla Guardia di finanza nel 2011, 12.000 italiani sono stati denunciati per evasione fiscale e 7.500 di loro sono risultati evasori totali, cioè sconosciuti al fisco, cui hanno occultato 21 miliardi di euro di redditi;
secondo quanto evidenziato di recente dal presidente dell'Istat in Italia, è praticamente impossibile definire un ammontare preciso dell'evasione fiscale, che si aggirerebbe tra i 120 e i 150 miliardi di euro. Tale dato dall'oggettiva e dichiarata imprecisione non consente, di fatto, di cogliere l'evoluzione del fenomeno negli anni;
stando ai dati Istat, di contro l'economia sommersa è al 17 per cento del prodotto interno lordo; se si esclude la pubblica amministrazione, dove non c'è economia sommersa, la media è del 20 per cento;
il fenomeno ha suscitato di recente una grande attenzione mediatica, a seguito delle iniziative delle autorità competenti volte all'individuazione dei potenziali evasori in luoghi particolarmente simbolici. L'attenzione mediatica ha accresciuto l'indignazione dei cittadini italiani costretti a importanti sacrifici da una politica di rigore e austerità;
il fenomeno dell'evasione fiscale è strettamente correlato a quello della corruzione, poiché in talune circostanze il mancato pagamento dei tributi rappresenta lo strumento attraverso cui raccogliere risorse destinate a finanziare pratiche corruttive;
in una recente audizione alla Camera dei deputati dei rappresentanti della Banca d'Italia è stato evidenziato che: «la corruzione non solo danneggia la P.A., ledendone l'integrità, il prestigio e il buon andamento, ma - ove particolarmente diffusa - può inquinare gli stessi meccanismi di produzione della ricchezza. Elevati livelli di corruzione, infatti, distorcono l'allocazione efficiente delle risorse, sottraendole alle attività produttive»;
in ragione di tali aspetti appare del tutto auspicabile un percorso di lotta all'evasione che contempli meccanismi attivi di controllo delle dinamiche di corruzione, essendo questi fenomeni strettamente legati;
malgrado esista dal 1970 l'anagrafe tributaria, quale banca dati utilizzata per la raccolta e l'elaborazione dei dati relativi alla fiscalità dei contribuenti italiani, che elabora circa 200 milioni di documenti ogni anno, non sembrano esserci sensibili miglioramenti nei meccanismi di controllo dell'evasione, che rappresenta un fenomeno sociale consolidato;
dal 1o luglio 2011 è entrato in vigore lo strumento del cosiddetto «spesometro», che consentirebbe di monitorare le entrate dei contribuenti per ogni acquisto superiore a un tetto che varia dai 3.000 a 3.600 euro. Si tratta di un meccanismo che prevede l'interazione con l'Agenzia delle entrate da parte dei prestatori di servizi. Ma anche su questo fronte vi sono non poche criticità, in virtù della macchinosità del sistema software e dei criteri da seguire, a cui si aggiungono i ritardi nell'applicazione di tali meccanismi;
al momento non vi è obbligo in capo all'amministrazione di procedere all'accertamento tributario mediante l'incrocio delle informazioni e dei dati relativi alle dichiarazioni dei redditi, ai flussi

finanziari del singolo contribuente e allo «spesometro», «redditometro» e «riccometro»;
l'ipotesi di riconoscere a ciascun contribuente la possibilità di dedurre o detrarre in una qualche misura le spese relative ai consumi istituirebbe, grazie al meccanismo del cosiddetto «contrasto di interesse», un incentivo economico nella lotta all'evasione;
ai sensi dell'articolo 53 della Costituzione italiana, «Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività»;
l'elusione fiscale si configura come il meccanismo attraverso il quale il contribuente mira a eludere l'imposizione attraverso condotte che non hanno altra giustificazione economica, se non quella di sfruttare strumentalmente le lacune dell'ordinamento, in modo tale da non far sorgere in tutto o in parte un obbligo tributario;
la normativa italiana non riconosce una disciplina antielusiva generale, sussistendo, invece, norme anti-elusione relative solo ad alcune tipologie di tributi. La teoria dell'abuso nel diritto tributario ha ottenuto un definitivo riconoscimento attraverso le sentenze della Corte di cassazione, sezioni unite civili, nn. 30055 e 30057 del 2008, che legano il divieto di abuso all'articolo 53 della Costituzione,


impegna il Governo:


a valutare l'opportunità di assumere iniziative, anche normative, volte a:
a) realizzare annualmente una stima effettiva ed ufficiale della portata del fenomeno dell'evasione attraverso la verifica della misura delle imposte dovute e non pagate, sia complessivamente che per singolo tributo, al fine di valutare i progressi e l'efficacia degli strumenti di contrasto all'evasione rispetto all'anno precedente;
b) destinare principalmente i proventi derivanti dalla lotta all'evasione ed elusione fiscale alla riduzione della pressione fiscale con particolare riferimento a quella gravante sulle famiglie con figli;
c) prevedere la verifica incrociata delle dichiarazioni dei redditi di ciascun contribuente con i dati registrati dallo «spesometro» ed il valore dei flussi finanziari, al fine di rendere più efficienti le dinamiche di controllo messe a punto dagli organi deputati e dare corretta attuazione a quanto previsto dall'articolo 11 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214;
d) rafforzare le sanzioni per i reati di evasione e frode fiscale e rivedere la normativa in materia di falso in bilancio;
e) introdurre meccanismi di trasparenza e di semplificazione del sistema tributario, velocizzando soprattutto il contenzioso attraverso un maggior uso della mediazione e degli accertamenti in adesione;
f) prevedere la deducibilità e detraibilità parziale delle spese più direttamente legate ai bilanci correnti delle famiglie con figli, per incentivare l'emersione a fini fiscali delle transazioni;
g) promuovere, anche attraverso la stipula di accordi con i maggiori istituti bancari, il controllo dei capitali italiani all'estero, in particolare di quelli presso i cosiddetti «paradisi fiscali», e la verifica delle attività svolte da consulenti e mediatori finanziari;
h) controllare la consistenza e composizione dei patrimoni dei contribuenti al di sopra di una certa soglia minima quali elementi integrativi per l'accertamento dell'evasione e dell'elusione fiscale;
i) introdurre progressivamente una ulteriore riduzione dell'uso del contante attraverso una implementazione delle modalità di pagamento telematica;
l) rafforzare il contrasto alla corruzione, anche attraverso l'introduzione

del reato di corruzione privata e la revisione della normativa vigente in materia di liberalità e donazioni, per impedirne l'uso fraudolento a fini fiscali;
m) intervenire sulla normativa fiscale al fine di introdurre una disciplina antielusiva generale, che garantisca la piena applicazione del principio di cui all'articolo 53 della Costituzione italiana;
ad adottare iniziative per rafforzare il ruolo della Guardia di finanza e la sua azione di contrasto all'evasione e per garantirne un migliore coordinamento con l'Agenzia delle entrate;
a migliorare il rapporto tra fisco e contribuente e a definire una cultura della tax compliance finalizzata alla tutela e all'accrescimento del benessere economico e sociale dell'intera collettività, considerando a tal fine l'opportunità di costituzionalizzare lo statuto del contribuente per garantire certezza dei diritti e dei doveri nonché informazione puntuale e trasparente.
(1-00847)
«Di Biagio, Galletti, Pisicchio, Barbaro, Bocchino, Bongiorno, Briguglio, Calgaro, Cera, Ciccanti, Consolo, Giorgio Conte, Della Vedova, Divella, Fabbri, Granata, Lamorte, Lanzillotta, Lo Presti, Menia, Moroni, Mosella, Muro, Angela Napoli, Occhiuto, Paglia, Patarino, Perina, Proietti Cosimi, Raisi, Ruben, Scanderebech, Tabacci, Toto, Vernetti, Versace».

Risoluzioni in Commissione:

La I Commissione,
premesso che:
si fa riferimento al blocco dell'avvio al servizio dei giovani volontari da impiegare in progetti di servizio civile all'Italia e all'estero, determinato dalla sentenza con la quale il tribunale del lavoro di Milano il 9 gennaio 2012 ha accolto il ricorso inoltrato dal cittadino pachistano Syed Shahzad Tanwir contro il bando di selezione;
i firmatari del presente atto d'indirizzo esprimono il proprio apprezzamento per la circostanza che sia stato comunque possibile ovviare al blocco, grazie alla concessione della sospensiva della sentenza da parte del tribunale di Milano, formalizzata il 26 gennaio 2012;


nonostante ciò, il 1o febbraio 2012 hanno preso servizio solo 2.000 giovani sui 18.000 pronti alla partenza per il loro anno di servizio civile. I restanti 16.000 vedranno «scaglionate» le loro partenze da marzo a ottobre 2012, con un ritmo di 2.000-2.500 avvii mensili;
tale deprecabile situazione deriva dalla diminuzione di circa il 40 per cento delle risorse assegnate al Fondo nazionale per servizio civile, le cui dotazioni sono passate per il 2012 dai previsti 112.995.000 euro a 68.812.000 euro;
tale «scaglionamento» delle partenze rischia di avere effetti deleteri sull'effettivo avvio al servizio dei giovani. È infatti ragionevole presupporre che molti di loro nell'attesacercheranno altre fonti di impegno e reddito, vanificando gli investimenti di migliaia di enti, pubblici e non profit, per ingaggiarli e selezionarli;
un altro effetto deleterio della mancanza di risorse sarà il mancato avvio, od il forte ritardo, nelle attività di presentazione dei progetti di servizio civile da parte degli enti accreditati. Si ricorda a tale proposito che la presentazione degli stessi nell'ultimo biennio è avvenuta nel primo bimestre dell'anno, dietro avviso pubblicato come di consueto nel mese di novembre dell'anno precedente, mentre a tutt'oggi ancora nulla si sa al riguardo,


impegna il Governo:


ad intraprendere immediate iniziative volte ad assicurare l'entrata in servizio civile di tutti i giovani selezionati nel bando citato in premessa entro il mese di aprile 2012;
ad assumere tempestivamente iniziative volte ad assicurare la possibilità di finanziamento di progetti di servizio civile, da svolgersi nell'anno 2013, che impegnino almeno 20.000 giovani.
(7-00773)
«Vanalli, Rivolta, Nicola Molteni, Grimoldi, Pastore, Volpi, Consiglio, Meroni».

La X Commissione,
premesso che:
Alcoa Inc., multinazionale americana terza nel mondo come produttrice di alluminio, che opera in Italia con sei stabilimenti in Sardegna, Veneto, Lazio, Trentino Alto Adige, Emilia Romagna, riveste un'importanza strategica quale fornitore dell'industria di trasformazione dell'alluminio e rappresenta la più importante realtà produttiva di alluminio;
Alcoa, nel contesto della propria politica industriale, che prevede un taglio del 12 per cento della produzione mondiale, ha deciso unilateralmente di avviare la procedura di mobilità per i propri dipendenti e chiudere gli impianti di produzione di alluminio a Portovesme, in quanto, secondo l'azienda, non risponderebbero ai requisiti di competitività richiesti da un mercato globale condizionato da costi di produzione sempre più alti e prezzo del metallo in caduta libera;
nel 2011 le quotazioni dell'alluminio sono calate del 12 per cento mentre quelle del Brent sono salite del 20 per cento, facendo impennare i costi dell'energia che rappresentano il 30-40 per cento di quelli che gravano sulle fonderie;
a fine 2011 la previsione di riduzione della produzione di alluminio era pari al 10 per cento e il surplus mondiale era stimato dagli osservatori in 690 mila tonnellate, nonostante il consumo di alluminio nel medesimo anno si sia attestato intorno all'8 per cento;
la chiusura degli impianti Alcoa di Portovesme potrebbe determinare, a catena, il fermo di tutta la filiera dell'alluminio coinvolgendo le altre realtà produttive dell'area, come Euroallumina e Ila, con la conseguenza drammatica della perdita di posti di lavoro per migliaia di dipendenti e l'inasprimento del disagio economico e sociale in cui si trova il territorio del Sulcis che già sconta purtroppo gli effetti devastanti della crisi mondiale;
l'importanza strategica degli impianti Alcoa è stata ribadita più volte; in tali occasioni è stato ribadito con fermezza il pericolo insito nella tendenza dei grandi gruppi industriali a delocalizzare i propri impianti là dove gli spazi sono pressoché illimitati, i vincoli ambientali inesistenti, l'energia a buon prezzo, i diritti dei lavoratori sono deboli e le loro retribuzioni notevolmente più basse;
nel corso del 2010 è stato raggiunto un accordo tra Governo italiano, enti locali, regione, provincia, sindacati e Alcoa, con il quale quest'ultima si impegnava a continuare la produzione fino al 31 dicembre 2012, a fronte dell'impegno da parte del Governo di varare un provvedimento che ha consentito la interrompibilità delle forniture di energia;
con il decreto-legge 25 gennaio 2010, n. 3, cosiddetto decreto «salva Alcoa», convertito, con modificazioni, dalla legge 22 marzo 2010, n. 41, sono state adottate misure per la riduzione del

prezzo dell'energia per i clienti energivori delle isole maggiori, penalizzate dalla mancanza di collegamenti elettrici adeguati con il resto della Penisola;
tale intervento che ha permesso uno sconto significativo sulla bolletta energetica per Alcoa con un prezzo megawatt/ora intorno ai 35 euro, è stato autorizzato dall'Unione europea in quanto transitorio (fino al 31 dicembre 2012), e non v'è certezza in merito al suo rinnovo;
il disimpegno produttivo di Alcoa in Sardegna, cancellando l'unico punto produttivo di alluminio primario in Italia, è destinato ad aggravare i problemi di approvvigionamento e di costo per un'intera filiera industriale, visto l'alto consumo di alluminio del sistema produttivo italiano;
nel corso dell'incontro sulla vertenza Alcoa, svoltosi il 13 gennaio 2012, tra Ministero dello sviluppo economico, regione Sardegna, provincia, enti locali, sindacati e azienda, la multinazionale Usa, ha ribadito la volontà di chiudere nei prossimi 6 mesi lo stabilimento di Portovesme, rifiutando la proposta del Governo di bloccare l'avvio della procedura di mobilità;
attualmente sono sul tavolo del Ministero alcune manifestazioni di interesse, non ancora formalizzate che comportano, in tutti i casi, la necessità di una soluzione a regime del provvedimento sull'interrompibilità delle forniture di energia, al fine di favorire un serio impegno da parte di nuovi imprenditori nello stabilimento di Portovesme, senza violare la normativa europea e valutando i costi per assicurare a questo settore produttivo un prezzo del megawattora adeguatamente scontato;
inoltre, è ancora in corso una procedura di infrazione che non è arrivata alla conclusione e che implica comunque un debito di Alcoa di circa 300 milioni di euro alla cassa conguaglio del settore elettrico per sconti tariffari precedenti al provvedimento del 2010, per aiuti di Stato;
fino ad oggi la politica industriale italiana non ha mostrato sufficiente attenzione ai fenomeni di crisi dei diversi distretti industriali, tra i quali quello di Portovesme, e non sono stati adottati provvedimenti e iniziative sufficienti a scongiurare l'abbandono del territorio del Sulcis;
il Sulcis è una delle province più povere d'Italia; il malessere già molto diffuso può trasformarsi in tensioni sociali preoccupanti e imprevedibili;
il Governo deve esercitare con forza ed autorevolezza quella politica di persuasione necessaria perché l'ENEL realizzi accordi bilaterali capaci di scontare prezzi energetici più bassi di quelli che si registrerebbero nel libero mercato;
ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, ENEL non può, in ragione della sua posizione di monopolio e della partecipazione azionaria dello Stato, pensare di curare solo il suo legittimo interesse a guadagnare e non anche di svolgere un ruolo strategico nell'interesse superiore del Paese;
al Governo è altresì affidato il compito di creare le condizioni più favorevoli per la realizzazione in tempi brevi del gasdotto, Algeria-Sardegna, al fine di conseguire non solo un ulteriore miglioramento delle condizioni di prezzo dell'energia, ma anche il raggiungimento dell'obiettivo di dotare tutta la Sardegna dell'approvvigionamento di metano;
più in generale, devono essere attivate misure infrastrutturali, tali da rendere appetibile la permanenza o la collocazione di nuove industrie nel territorio italiano ed in particolare in Sardegna, con particolare riguardo a quelle portuali ed in generali alle infrastrutture in grado di abbattere i costi energetici e dell'approvvigionamento della materia prima,


impegna il Governo:


a confermare la rilevanza strategica della produzione di alluminio in Italia e ad

affrontare con determinazione i problemi che ostacolano la continuazione della produzione dello stabilimento Alcoa di Portovesme, anche per salvaguardare i posti di lavoro nell'area, chiedendo ad Alcoa la sospensione immediata della procedura di mobilità del personale;
ad assumere entro brevissimo tempo iniziative normative per la proroga di almeno tre anni delle misure finalizzate a garantire la sicurezza di approvvigionamento di energia elettrica nelle isole maggiori di cui all'articolo 1, comma 1, del decreto-legge 25 gennaio 2010, n. 3 convertito con modificazioni dalla legge 22 marzo 2010, n. 41;
ad assumere al più presto iniziative normative per la ridefinizione delle tariffe elettriche applicate alle attività produttive, con particolare riguardo alle imprese energivore;
ad assumere, con decisione, ogni iniziativa di competenza affinché l'ENEL realizzi accordi bilaterali capaci di scontare prezzi energetici più bassi di quelli che si registrerebbero sui liberi mercati, come già avviene negli altri Paesi europei;
a contribuire, insieme alla regione Sardegna, alla realizzazione delle infrastrutture necessarie, in particolare quelle portuali per superare i costi dell'approvvigionamento della materia prima, intervenendo velocemente affinché inizino i lavori dell'infrastruttura del gasdotto Algeria-Italia;
a continuare ad esercitare tutte le iniziative necessarie per tentare di trattenere Alcoa nel ciclo produttivo di Portovesme, come previsto dall'accordo stipulato in data 18 maggio 2010 e, nel caso ciò non fosse possibile, per individuare una nuova compagine imprenditoriale che continui e consolidi l'attività produttiva;
nell'eventualità che Alcoa, nonostante gli impegni per risolvere il problema del costo dell'energia e delle infrastrutture, dovesse confermare la chiusura dello stabilimento, ad assumere le iniziative di competenza affinché l'azienda provveda al ripristino ambientale e a pagare la sanzione di 300 milioni di euro comminata ad Alcoa dall'Unione europea.
(7-00772)
«Fadda, Mereu, Calvisi, Marrocu, Melis, Arturo Mario Luigi Parisi, Pes, Sanga, Schirru, Soro, Lulli, Froner, Vico, Zunino».

TESTO AGGIORNATO AL 22 FEBBRAIO 2012

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:

REGUZZONI e MONTAGNOLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
i carabinieri del comando provinciale di Napoli hanno scoperto un nuovo filone di «falsi invalidi»;
nel corso della notte fra il 31 gennaio 2012 e il 1° febbraio 2012 sono state arrestate 32 persone, tutte residenti nel quartiere di Poggioreale;
i reati contestati agli indagati sono: truffa aggravata ai danni dello Stato, contraffazione di pubblici sigilli e falso;
i 32 destinatari dei provvedimenti odierni avevano riscosso indebitamente pensioni d'invalidità e di accompagnamento causando un danno allo Stato di circa un milione di euro;
le investigazioni sul fenomeno illecito, fino a questo momento, hanno già portato all'arresto di 201 persone e al sequestro di beni per oltre 5 milioni di euro;
in base alle stime dell'OCSE la spesa per false pensioni di invalidità e assegni di accompagnamento è quantificabile in oltre dieci miliardi di euro l'anno;

detto malcostume dalle enormi proporzioni è frutto di anni di assistenzialismo e malaffare, alimenta la criminalità organizzata e sottrae risorse ai veri invalidi -:
se il Governo intenda proseguire nella lotta alle false pensioni di invalidità e quali misure concrete intenda attuare per far fronte a questa vera e propria piaga sociale;
se siano coinvolti nell'inchiesta medici che hanno rilasciato false dichiarazioni;
se e quali iniziative anche normative il Governo intenda attuare per incrementare le sanzioni attualmente previste nei confronti dei medici che rilasciano false attestazioni di invalidità.
(4-14732)

...

AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta scritta:

RIGONI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro degli affari regionali, il turismo e lo sport. - Per sapere - premesso che:
l'ENIT - Agenzia nazionale del turismo - promuove l'immagine unitaria dell'offerta turistica nazionale e ne favorisce la commercializzazione all'estero, sostiene e valorizza l'immagine del brand Italia che si posiziona a livello mondiale fra le mete turistiche più visitate dai turisti di tutto il mondo;
il nostro Paese possiede uno straordinario patrimonio culturale, archeologico, artistico, architettonico, turistico ed ambientale di inestimabile valore che non è paragonabile a quello degli altri paesi europei ed extraeuropei;
tale patrimonio necessita di essere conosciuto, valorizzato e promosso nei mercati turistici di tutto il mondo;
il turismo rappresenta un asset strategico del nostro Paese ed all'ENIT è delegato il compito di costruire le condizioni per un forte e costante incremento delle presenze turistiche in Italia;
i dati per l'anno 2010 vedono l'Italia al 5° posto della graduatoria relativa agli arrivi internazionali con più di 43,6 milioni di arrivi corrispondenti a quasi 39 miliardi di dollari di introiti;
la legge 273 del 12 dicembre 2002 (Misure per favorire l'iniziativa privata e lo sviluppo della concorrenza) consente, al fine di accelerare le procedure di rilascio di visti turistici da parte delle sedi diplomatiche italiane all'estero, lo stanzionamento di risorse all'uopo preposte a favore dell'ENIT;
il protocollo d'intesa Ministero degli affari esteri - Ministero dello sviluppo economico - ENIT del 7 luglio 2004 che dispone tra l'altro, l'obiettivo di incrementare i flussi turistici verso l'Italia e il flusso di investimenti diretti esteri da e verso l'Italia nel settore turistico;
il protocollo d'intesa tra il Dipartimento del turismo e della Presidenza del Consiglio dei ministri e il Ministero degli affari esteri del 14 gennaio 2009, mira a facilitare la più ampia collaborazione tra le due parti;
il protocollo d'intesa tra il Ministero degli affari esteri e ENIT del 22 febbraio 2011 in materia di collaborazione affida a ENIT i servizi connessi al disbrigo di pratiche relative ai visti turistici presso alcune rappresentanze diplomatico consolari individuate d'intesa con il Ministero degli affari esteri; tali servizi riguardano ad esempio informazione telefonica privata, agenzie ed operatori turistici, fissazione di appuntamenti, traduzioni ed interpretariato, raccolta di documentazione, riconsegna passaporti, assistenza ai controlli sui rientri;
tale collaborazione ha applicazione presso i consolati generali d'Italia in Mosca, San Pietroburgo, Kiev, Canton, Shangai

e Mumbai, nonché presso le Ambasciate d'Italia in Mosca, Kiev, Pechino e New Delhi;
la suddetta collaborazione Ministero degli affari esteri-ENIT a fare data dal 2003 ha assicurato l'obiettivo di incrementare il numero e di accelerare le procedure per il rilascio dei visti; il valore dei servizi forniti da ENIT è attestato dal continuo incremento negli anni del numero dei visti rilasciati - a titolo di esempio ricordiamo gli incrementi registrati nel 2010 rispetto all'anno precedente per la Cina 99,8 per cento, per la Russia 40,7 per cento, per l'India 36,5 per cento e per il 2011 per il solo consolato generale d'Italia in Mosca quasi 600.000 visti d'ingresso cioè più di un terzo del totale dei visti rilasciati dalle rappresentanze diplomatico consolari italiane;
diversi consolati italiani affidano a soggetti privati esterni (cosiddetti centri di visto) una parte della procedura, relativa alla raccolta e alla gestione di richieste di visto, con costi aggiuntivi per i richiedenti; in particolare, in riferimento ai paesi in cui ENIT è operativa, questo servizio è stato esternalizzato a Mosca a favore della società VMS, in India a favore della società VFS global service, a Pechino a favore della società IVAC, a Kiev a favore della società VMS. A titolo di esempio il costo a carico del richiedente per ogni singolo visto, richiesto dai «centri visti privati», ammontano per la sede di Mosca a 32,00 euro, per la sede di Kiev 31,00 euro, e questo si somma alla quota ordinaria che viene corrisposta alle singole rappresentanze consolari di 35,00 euro -:
se il Ministero degli affari esteri abbia provveduto a liquidare all'ENIT le somme riguardanti i servizi effettuati per le procedure di accelerazione del rilascio del visto relative all'anno 2011 come da convenzione Ministero degli affari esteri-ENIT;
se il Ministero degli affari esteri abbia provveduto a predisporre il finanziamento per l'anno 2012 per le riconferme del personale messo a disposizione da ENIT nelle sedi consolari di Mosca (10 unità). San Pietroburgo (4 unità), Mumbai (3 unità), Delhi (3 unità), Pechino (17 unità), Shangai (8 unità), Canton (7 unità);
se il Ministero degli affari esteri non ritenga, alla luce dei crescenti dati riferiti alle richieste di visti turistici dall'Ucraina, di inserire all'interno della suddetta convenzione anche la sede consolare di Kiev;
se il Ministero degli affari esteri non ritenga altresì opportuno affidare ad ENIT, anche a titolo sperimentale, le competenze per la gestione in concessione di servizi di supporto ai consolati generali d'Italia per le procedure di rilascio dei visti d'ingresso in Italia, superando in questo modo l'esternalizzazione del servizio;
se il Ministero degli affari esteri non ritenga troppo elevata la somma richiesta per l'espletamento del servizio affidato a soggetti privati esterni (centri di visto), applicando di fatto una maggioranza di quasi il 100 per cento a totale carico del turista straniero interessato ad ottenere il visto turistico allo scopo di visitare il nostro Paese e se tale costo non possa costituire un elemento negativo dell'immagine complessiva dell'Italia.
(4-14740)

PORFIDIA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'istituto italiano per l'Africa e l'Oriente (o IsIAO), è un ente pubblico non economico, posto sotto la sorveglianza del Ministero degli affari esteri, a base associativa (circa 300 soci) nato nel 1995 dalla fusione dell'Istituto italiano per il Medio ed Estremo Oriente (IsMEO), fondato nel 1933 da Giovanni Gentile e Giuseppe Tucci, con l'Istituto italo-africano (IIA), fondato nel 1906;
l'IsIAO opera attivamente nel campo della promozione culturale fra l'Italia e i Paesi dell'Africa e dell'Asia. Ha costituito centri di studio e di ricerca, organizzato mostre e conferenze, patrocinato convegni e seminari specialistici, edito riviste e

pubblicazioni di riconosciuto valore accademico, istituito, sin dagli anni '50, corsi di lingue e culture africane e orientali, restaurato siti prestigiosi (quali Persepoli in Iran) e avviato programmi di cooperazione nel campo della conservazione e restauro, sottoscritto convenzioni e gemellaggi con analoghi enti accademici e università sia italiani che stranieri, realizzando tutto ciò con il concorso dei suoi soci e di un gran numero di esperti e docenti di formazione orientalistica e africanistica. Inoltre, al fine di promuovere e coordinare attività scientifiche internazionali, si avvale di una rete di oltre 120 accordi e convenzioni in Italia e all'estero con università, Ministeri, accademie ed enti di ricerca;
il contributo di carattere scientifico che l'Istituto ha recato - e reca tuttora - a una più diffusa conoscenza dei vari aspetti (storici, linguistici, artistici, culturali, religiosi, e altro) delle civiltà affermatasi nel corso dei millenni nei Paesi dell'Africa e dell'Asia, testimonia un impegno e una dedizione costanti, nel solco della migliore tradizione della scuola africanistica e orientalistica italiana;
IsIAO possiede, oltre alla sede centrale di Roma, 3 sezioni su territorio nazionale, a Milano, Ravenna e Fano, e 3 sezioni all'estero, Kyoto, Shangai e Saidu Sharif; quest'ultima è operativa da oltre 50 anni soprattutto nel settore archeologico;
attraverso il suo centro scavi e ricerche archeologiche e i suoi numerosi centri di ricerca (di bioarcheologia, lessicografia, e altro) l'istituto organizza, da più di cinquanta anni, missioni archeologiche, etnografiche ed etnolinguistiche. Esse sono attualmente operative in Afghanistan, Armenia, Cina, Giordania, Iran, Iraq, Kazakhstan, Mali, Nepal, Oman, Pakistan, Sudan, Tajikistan, Thailandia, Tunisia, Turkmenistan, Uzbekistan, Yemen. Costante, inoltre, è sempre stato l'impegno dell'Istituto nella valorizzazione e conservazione dei beni culturali in Asia e in Africa anche mediante progetti di cooperazione, tra i quali vale la pena menzionare la costituzione nella Repubblica popolare cinese del Centro per la conservazione e il restauro del patrimonio storico-culturale a Xi'an e del Sino-Italian Cooperation Training Center of Conservation and Restoration for Cultural Properties a Pechino;
la biblioteca dell'IsIAO - che si articola in due sezioni, africana ed orientale - possiede circa duemilacinquecento testate periodiche (cinquecento correnti), raccolte rare e di pregio (manoscritti, xilografie, antiche edizioni, carte geografiche, raccolte fotografiche, e altro). Di singolare rilevanza sono, tra gli altri, il Fondo Tucci composto da circa venticinquemila volumi, tra cui un copioso manipolo di xilografie e manoscritti in lingua tibetana ed un ricco numero di testi in cinese della tradizione buddista; una collezione di microfilm riproducenti alcune raccolte di manoscritti tibetani cinesi provenienti dalle grotte di Dunhuang; il fondo Quaroni di carattere indologico ed il Fondo E. Dubbiosi composto di numerose opere manoscritte in arabo;
la sezione africana della fototeca, ereditata dal Ministero delle colonie, comprende circa quattrocentomila stampe fotografiche e ventimila negativi. La sezione orientale include cinquecentomila foto prodotte nel corso delle missioni dell'Istituto. Circa dodicimila sono frutto delle spedizioni di Giuseppe Tucci nella regione himalayana, con foto uniche di monumenti tibetani non più esistenti;
la cartoteca è ricca di tremila carte geografiche per un totale di quattordicimila fogli, ereditati dal servizio cartografico del Ministero delle colonie. La raccolta, che va dal penultimo decennio del XIX secolo alla prima metà del XX, è la più importante del genere in Italia e riguarda, in particolare Eritrea, Etiopia, Somalia e Libia;
le collezioni orientali, di proprietà dell'Istituto e depositate nel Museo nazionale d'arte orientale «Giuseppe Tucci» a Roma, comprendono materiali rinvenuti nel corso delle campagne archeologiche. Importantissimi i reperti dell'arte del Gandhara. Le collezioni africanistiche, conservate

dall'Istituto, comprendono opere di artisti italiani attivi nelle ex colonie, dipinti etiopici, sculture lignee, documenti e cimeli di esploratori, elementi di arredo, produzioni locali, materiali archeologici;
l'IsIAO, tra le sue finalità più rilevanti, ha quelle di diffondere la conoscenza delle lingue e delle culture dei Paesi dell'Africa e dell'Oriente attraverso appositi corsi; corsi che vantano una lunga e consolidata tradizione. Già nel lontano 1934, l'IsMEO disponeva - sotto la presidenza di Giovanni Gentile e la vice-presidenza di Giuseppe Tucci - l'istituzione in Roma di un corso di cinese e di uno di giapponese. Da allora furono via via istituiti corsi di bengalico, urdu, hindi, persiano e altro e dal 1951 furono formalmente attivati i corsi pratici triennali di lingue e culture orientali e africane;
sin da gli anni 1950 l'IsIAO ha avviato una intensa attività editoriale che ha prodotto sinora più di 500 titoli tra monografie edizioni critiche di manoscritti redatti in lingue orientali, rapporti di scavo atti di convegni e riviste;
dal settembre 2008 è on-line il Media-Store dell'Istituto, in cui è possibile consultare ed acquistare tutti i libri del catalogo di IsIAO editore;
nel corso della primavera del 2011 l'ente è stato toccato da un enorme buco di bilancio che ha portato a giugno all'annuncio del commissariamento, che è diventato effettivo solo a dicembre. Il Ministero degli affari esteri, organo vigilante, non riesce ancora a quantificare la cifra esatta, ma si parla di una somma che va da un milione e mezzo a tre milioni di euro;
nel frattempo i dipendenti del prestigioso istituto (18 persone, impiegati i che hanno vinto un concorso pubblico) al quale fa capo anche il Museo nazionale d'arte orientale di Roma, sono stati lasciati senza stipendio e parrebbe senza chiare prospettive -:
quali iniziative di competenza il Ministro intenda porre in essere per sanare la situazione occupazionale e salariale degli impiegati e per recuperare nel miglior modo possibile le funzioni dell'IsIAO, che a fronte della sempre maggiore globalizzazione di beni e conoscenze e visto l'impegno continuo dell'Italia in missioni internazionali in scenari afroasiatici, viene a ricoprire un ruolo fondamentale nell'ambito di studi e ricerche di settore.
(4-14744)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

OLIVERIO e LARATTA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
a seguito dell'inchiesta Black mountains avviata dalla procura della Repubblica di Crotone il 25 settembre 2008 (su questo tema la procura ha svolto un immediato ed egregio lavoro) con l'ipotesi di disastro ambientale, è stato disposto il sequestro di 23 siti presso cui sarebbero state riversate scorie nocive per la salute pubblica (scuole, aree residenziali, uffici pubblici, aree sportive e ludiche) provenienti dal vecchio stabilimento metallurgico Pertusola Sud (Eni);
a seguito della diffusione della notizia è stata registrata molta apprensione tra gli abitanti di Crotone, in particolare tra quanti risiedono e frequentano le aree inquinate sottoposte a sequestro;
agli inizi del 2009 la magistratura ha incaricato il prof. Sebastiano Andò, preside della facoltà di farmacia dell'università della Calabria, di eseguire degli esami su un campione di studenti al fine di accertare la presenza di sostanze tossiche nell'organismo dei ragazzi;
nell'estate dello stesso anno, la procura della Repubblica ha notificato i risultati della relazione svolta dal prof. Andò, il quale eseguì gli esami su un

campione di 290 alunni di una scuola elementare di una scuola dell'infanzia e su quelli di un istituto superiore di Crotone;
secondo la relazione, negli organismi degli studenti «è stata rilevata la presenza di metalli pesanti come cadmio, arsenico e nichel»;
il prof. Andò scrisse nella perizia: «Non siamo in presenza di un'emergenza tossicologica, ma bisogna guardare con attenzione alla somma degli effetti derivanti da una esposizione cronica»;
il sindaco di Crotone, a seguito dei risultati della relazione del perito, dispose, a suo tempo, la chiusura a tempo indeterminato della scuola elementare San Francesco e dell'istituto tecnico commerciale Lucifero;
la procura della Repubblica accertò la presenza di scorie definite «conglomerato idraulico catalizzato» (Cic): una miscela composta da residui della cottura nei forni «Cubilot» della Pertusola sud e dalla «Loppa d'alto forno» prodotta dall'Uva di Taranto;
le scorie anziché essere trattate e smaltite in discariche speciali, giacché ritenute sostanze pericolose, furono reimpiegate come materiale inerte da utilizzare per il riempimento di rilevati e pavimentazione di opere edili private e pubbliche, tra cui, si è appreso, i piazzali della scuola elementare «San Francesco» in via Cutro, dell'Istituto tecnico commerciale di via Acquabona, della scuola elementare ubicata nel rione Pozzoseccagno a Cutro, l'area dei parcheggi di un noto centro commerciale, una casa per anziani, alloggi popolari e villette private, strade e perfino spazi della questura e della banchina di riva del porto di Crotone;
il tribunale di Crotone, per accertare la pericolosità del «conglomerato idraulico catalizzato» (Cic), rinvenuto presso i siti sottoposti a sequestro, dispose una perizia tecnica, affidata all'ingegner Daniele Martelloni;
tra giugno e luglio scorso, sono stati effettuati dei carotaggi per analizzare i campioni di scorie provenienti dall'ex Pertusola;
a fine gennaio 2012, l'ingegner Martelloni ha depositato la perizia da cui emerge che il «conglomerato idraulico catalizzato» (Cic), non risulta essere «né tossico» «né nocivo», sebbene nella relazione, secondo organi di stampa, si parli di «campioni limitati e non rappresentativi della generalità degli stessi. Tutti i campioni di Cic o, comunque, a questo riconducibili, sono risultati «non pericolosi». In particolare, nessun campione è risultato possedere le caratteristiche di pericolo H5 «nocivo» e H6 «tossico», così come definite dalla vigente normativa»;
sarebbero stati invece rilevati, si apprende dalla stampa, livelli fuori norma di «ecotossicità» attraverso la presenza di eccessive quantità di zinco. Si tratterebbe di una nuova categoria (H14) di pericolo. I risultati dei test di ecotossicità - scrive Martelloni - hanno evidenziato che la pericolosità (H14) nei campioni esaminati non è univocamente da porsi in relazione alla presenza di metalli, quali lo zinco, ma ad altri fattori» -:
se vi siano o meno delle incongruenze tra gli esami eseguiti sul campione di studenti dal prof. Andò, che rilevò la presenza di metalli pesanti nell'organismo dei ragazzi, con la relazione svolta dall'ingegner Martelloni da cui emerge la non pericolosità del «conglomerato idraulico catalizzato» (Cic) presente su parte dei siti sequestrati;
se intenda esaminare l'intera relazione svolta dal perito Martelloni, con particolare riferimento alla pericolosità della citata categoria H14, nonché chiarire i dubbi che emergono dalla presenza di «altri fattori» sottolineati nella perizia e che si evidenziano in tutta la vicenda Pertusola da oltre 10 anni;
se ritenga opportuno estendere i test di tossicità ad altre aree, posto che il perito del tribunale, ingegner Martelloni,

parla di «campioni limitati e non rappresentativi della generalità degli stessi»;
se non ritenga opportuno ulteriori approfonditi esami sugli studenti esaminati, atteso che il perito della procura disse che «bisogna guardare con attenzione alla somma degli effetti derivanti da una esposizione cronica»;
quali iniziative intenda assumere al fine di rassicurare i cittadini di Crotone e quanti abbiano frequentato le aree ad alto inquinamento ambientale procurato dalla Pertusola sud;
se sia a conoscenza dello stato di bonifica dell'area inquinata.
(4-14759)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

DE PASQUALE. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge n. 64 del 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 100 del 2010 con un articolo davvero discutibile ha subordinato alla firma del rinnovo del CCNL la possibilità di usufruire di permessi artistici, da parte dei maestri dipendenti presso le fondazioni lirico sinfoniche;
i permessi di cui trattasi consentono agli artisti di fare ad esempio un concerto di musica da camera in un paesino di provincia oppure di andare a suonare quando chiamati in un'altra Orchestra italiana o straniera o ancora cantare magari da protagonisti in una qualche opera o ad esempio insegnare in scuole di musica;
i permessi artistici possono essere sia retribuiti che non retribuiti, infatti spesso vengono concessi solo non retribuiti. Questo ha comportato da sempre un risparmio non trascurabile per il bilancio delle Fondazioni e quasi una sorta di «pareggio» per i dipendenti che tuttavia con tale attività - che riguarda principalmente i migliori elementi - arricchiscono il proprio bagaglio artistico e professionale;
a causa del perdurare della situazione sopra descritta, dal 1o gennaio del 2012 per effetto dell'applicazione del decreto-legge n. 64 del 2010 e soprattutto a seguito di una circolare del Ministero dei beni e delle attività culturali a firma del direttore generale Nastasi, non potranno più essere concessi i permessi alle figure artistiche dei singoli teatri;
questo è un provvedimento davvero assurdo che oltre a ledere la dignità, la professionalità e la libertà dei musicisti, coristi e danzatori italiani, andrà ad impoverire sempre di più il tessuto musicale e culturale del nostro Paese, oltre a mettere in grossa difficoltà le scuole di musica che in molti casi dovranno chiudere, oltre a determinare una grande disparità di trattamento tra gli artisti del nostro Paese e quelli di tutti gli altri paesi europei. Così si rischia di perdere i migliori musicisti italiani a vantaggio dell'estero;
infatti a seguito della stessa circolare stanno saltando tournée all'estero di importanti gruppi da camera italiani, concerti in importanti istituzioni culturali italiane, con conseguenti penali salatissime, rapporti con agenti, e perfino prestazioni rese in via di amicizia: a Trieste hanno vietato ad un professore d'orchestra di suonare al matrimonio di un collega;
così viene vietato l'insegnamento - anche nei giorni liberi da impegni legati alla dipendenza dalla fondazione - nelle scuole di musica che già sopravvivono per miracolo e dove generalmente gli artisti vanno ad insegnare gratuitamente o per pochi euro;
in questo senso anche l'orchestra, il coro ed il corpo di ballo del Maggio Musicale Fiorentino, hanno rivolto al Ministro un caloroso appello, con la nota del 28 gennaio 2012, affinché possa ridare voce a tutti gli artisti italiani sospendendo l'applicazione del comma 1, dell'articolo 3,

del decreto-legge n. 64 del 2010, che nega loro l'espressione artistica al di fuori delle istituzioni di appartenenza;
in particolare la lettera fa presente che: «... La libertà di essere artisti anche al di fuori delle istituzioni di appartenenza è nel Mondo riconosciuta come elemento indispensabile di motivazione e accrescimento professionale, caratteristiche che, riportate all'interno dei Complessi artistici, donano nuova linfa e vigore per ottenere più brillanti successi e riconoscimenti internazionali. Ci preme altresì ricordare che, in questo momento difficile per tutti, queste attività andrebbero al contrario maggiormente valorizzate e sostenute, non solo per il loro alto contenuto culturale ed artistico, ma anche perché spesso permettono alla musica classica e alla danza di raggiungere territori e ceti sociali che altrimenti ne verrebbero esclusi. Lo stesso dicasi della possibilità di insegnamento in tutte quelle realtà escluse dalla Legge che costituiscono un'importantissima ed indispensabile rete formativa nei vari territori non "serviti" dai Conservatori e dalle Accademie»;
anche la scuola di musica di Fiesole ha rappresentato all'interrogante la grande difficoltà nella quale la conseguenza dell'applicazione della norma e della relativa circolare pone la scuola di musica stessa e tutte le altre scuole di musica. In particolare la responsabile della scuola fa presente che:
«... purtroppo la bomba del divieto di libera attività professionale per i dipendenti degli enti lirici, così com'è previsto dal decreto Bondi (qui allegata la circolare del direttore generale Nastasi), è scoppiata in tutta la sua devastante potenza. La Scuola di Musica di Fiesole si trova, a questo punto, nell'assoluta incertezza, o forse meglio certezza, di non poter più proseguire nella sua attività, dato che il 50 per cento dei suoi docenti della base, del perfezionamento e dell'orchestra sono dipendenti di enti lirici (...) la scuola di musica di Fiesole, dopo 38 anni di attività, sarà costretta a chiudere, cessando intra fine fatta tutte le attività formative, dalla scuola di base, all'orchestra giovanile italiana ai corsi di perfezionamento»;
a questo occorre aggiungere, che lo stesso decreto-legge dispone che a giugno 2012, qualora non sarà definito il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro, anche gli accordi integrativi aziendali non troveranno più efficacia e questo atto avrà effetti dirompenti tanto quanto la problematica sopra descritto -:
se il Ministro non ritenga urgente ed indispensabile nell'immediato ritirare la circolare del 19 gennaio 2012, n. 791, a firma del direttore generale Nastasi, richiamata in premessa, e nel contempo assumere iniziative, anche normative, per la sospensione di ogni effetto legato al decreto-legge n. 64 del 2010 per quel che attiene alla possibilità di usufruire di permessi artistici, da parte dei maestri dipendenti presso le fondazioni lirico sinfoniche;
se il Ministro non ritenga indispensabile ed urgente seguire con attenzione, accelerandone la tempistica, il contratto dei lavoratori delle fondazioni lirico sinfoniche, anche al fine di evitare la conseguenza che si verificherebbe dal mese di giugno 2012.
(5-06087)

Interrogazione a risposta scritta:

MINNITI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
nel centro cittadino di Vibo Valentia, in piazza Garibaldi, accanto a palazzo Gagliardi, si trova la lapide del partigiano Saverio Papandrea, posta a futura memoria per ricordare il valore ed il sacrificio del partigiano vibonese «a difesa della libertà e contro le dittature»;
il partigiano Saverio Papandrea, seppur giovanissimo, sacrificò la sua vita entrando nelle formazioni partigiane del Canavese e morì a soli 23 anni nel 1943

combattendo valorosamente, nella 18° brigata della II divisione Garibaldi sulle montagne di Marzabotto contro il nazifascismo;
ricevette la medaglia d'oro al valor militare alla memoria, la massima onorificenza per chi ha combattuto per la nostra patria con la seguente motivazione: «Partigiano fin dall'inizio della lotta di Liberazione, durante un violento attacco nemico protrattosi per più giorni, visto il suo battaglione accerchiato da soverchianti forze naziste, conscio del pericolo cui andava incontro, si offriva di proteggerne il ripiegamento. Spostata la sua mitragliatrice in posizione più favorevole, apriva larghi vuoti nelle file nemiche, consumava fino all'ultima cartuccia e, sopraffatto, anziché arrendersi, si lanciava in un sottostante burrone, avvinghiato in un supremo abbraccio alla sua arma indivisibile. Fulgida figura di combattente eroico, il cui sacrificio ha salvato la vita a numerosi compagni»;
la lapide di Saverio Papandrea ha in sé un forte significato di carattere simbolico per la memoria fondativa della storia nazionale repubblicana, oltre ché un indiscutibile valore storico e monumentale;
attualmente, purtroppo, la possibilità di commemorare e di rendere il giusto tributo alla lapide di Saverio Papandrea è stata inspiegabilmente lesa, in quanto la stessa è stata coperta integralmente da un gazebo costruito da un ristorante vibonese (in seguito ad una concessione comunale degli uffici competenti rilasciata evidentemente senza operare i dovuti approfondimenti del caso);
la lapide, nonostante l'indignazione e le vibranti sollecitazioni dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia, di tanti vibonesi e di tanti italiani venuti a conoscenza della cosa, non è stata ancora resa visibile e restituita alla memoria ed alle possibilità di commemorazione collettiva e individuale -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dell'oltraggio consumato alla memoria di un combattente per la libertà, fulgido esempio di generosità disinteressata verso il bene comune;
quali iniziative intendano attivare, nelle sedi appropriate e ciascuno per gli ambiti di propria competenza, per restituire alla memoria condivisa di un popolo ed alla cittadinanza la piena visibilità della lapide di Saverio Papandrea.
(4-14757)

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DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel processo penale l'acquisizione della prova scientifica è un elemento fondamentale ed obbligatorio, sia nella fase delle indagini preliminari, sia nei successivi livelli di giudizio. La validità dei risultati presuppone che lo svolgimento di un indagine scientifico-forense sia demandata a personale dotato di riconosciuta competenza tecnica nello specifico settore di applicazione. Il voler disattendere da parte della polizia giudiziaria le disposizioni dell'autorità giudiziaria nell'acquisizione delle fonti di prova - anche se di natura scientifica - costituisce un reato punito dal codice penale;
consta al primo firmatario del presente atto che nel reparto carabinieri investigazioni scientifiche di Parma, attualmente comandato dal tenente colonnello Giampietro Lago, siano esistenti enormi difficoltà che non consentono di soddisfare le richieste delle autorità giudiziarie qualora vengano disposti esami congiunti di biologia e dattiloscopia. Tale reparto provvede infatti ad effettuare i soli accertamenti dattiloscopici, rinviando

l'esecuzione degli esami biologici ad ulteriore espressa richiesta da parte dell'autorità giudiziaria;
effettuare gli accertamenti dattiloscopici (comprendenti trattamenti chimici e fisici di esaltazione) prima di quelli biologici è una procedura sconfessata scientificamente perché suscettibile del deterioramento di tracce organiche non più utilizzabili in un secondo tempo -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto in premessa;
se il comando generale dell'Arma dei carabinieri abbia validato tale procedura attualmente adottata dal reparto carabinieri investigazioni scientifiche di Parma;
se e con quale criterio tale procedura venga applicata solo ad alcune delle indagini tecniche in trattazione;
se le procedure e i protocolli adottati, a prescindere da eventuali accreditamenti di qualità, siano conformi a quelli riconosciuti dalla comunità scientifica internazionale e/o da enti più qualificati, come l'FBI e l'ENFSI;
se i risultati delle indagini tecniche effettuate secondo tale procedura possano ritenersi scientificamente validi se tale procedura non possa comportare il deterioramento del reperto e se, quindi, la sua applicazione non confligga con le norme inerenti alla salvaguardia delle tracce presenti sui reperti, considerato, tra l'altro, che l'applicazione di tale procedura solo per eventuali tipologie di reato/contesto investigativo può determinare una sperequazione in danno di taluni cittadini offesi dai reati, i quali non vedono un completo adempimento del proprio diritto costituzionale all'esercizio dell'azione penale per la tutela dei propri diritti e interessi;
se il Ministro non intenda intervenire urgentemente per far cessare tale anomalia e in quale modo.
(4-14756)

TESTO AGGIORNATO AL 27 FEBBRAIO 2012

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:

MONTAGNOLI, BITONCI e REGUZZONI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la partecipazione della star della canzone italiana, Adriano Celentano, al Festival di Sanremo prossimo venturo, ha suscitato una folata di indignazione, a causa del cachet corrispondente a 350 mila euro a puntata (per un totale massimo di 750 mila euro), che la predetta «star» dovrebbe percepire;
come sottolineato, con vivace ironia, da un editorialista in un articolo pubblicato dal quotidiano La Stampa la decisione di Celentano di devolvere l'intero cachet a Emergency e ad alcune famiglie indigenti, indicate dai sindaci di sei città, aggiungendo anche il costo delle tasse, surclassa addirittura la Regina di Francia Maria Antonietta, che aveva dato al popolo affamato «le brioches»;
generalmente la beneficenza si qualifica come iniziativa solidale, altamente morale ed «estremamente riservata», e non come uno scontro politico-morale, a giudizio dell'interrogante opacizzato da atteggiamenti tendenziosi;
da molti anni si continuano a corrispondere cachet milionari ad artisti stranieri e italiani, la cui apparizione al Festival di Sanremo è fugace e insignificante, se non addirittura imbarazzante o antigovernativa;
anche se l'azienda RAI giustifica puntualmente l'attribuzione dei predetti cachet milionari, esaltando i costi-benefìci che ne derivano sia in termini mediatici, sia in termini economici (aumento dello share degli ascolti e incremento degli spot televisivi), e nonostante Celentano abbia deciso di devolvere il suo compenso in beneficenza, rimane tuttavia oscura l'utilizzazione delle risorse derivanti dal «canone dei possessori di apparecchi radio-televisivi»,

impropriamente definito «canone Rai», che ai sensi della sentenza della Corte di Cassazione del 20 novembre 2007, n. 24010 «non trova la sua ragione nell'esistenza di uno specifico rapporto contrattuale che leghi il contribuente, da un lato, e l'ente RAI dall'altro, ma si tratta di una prestazione tributaria, fondata sulla legge, non commisurata alla possibilità effettiva di usufruire del servizio de quo»;
ai sensi della legge n. 422 del 1993, le risorse del suddetto «canone» dovrebbero inoltre andare in parte alle tv locali, oggi ancora maggiormente in difficoltà -:
alla luce della natura di «imposta» impressa al «canone dei possessori di apparecchi radio-televisivi», che esclude ogni nesso di «necessaria corrispettività in concreto fra obbligo tributario e fruizione effettiva di servizio pubblico» se non ritenga opportuno verificare la gestione corretta delle risorse provenienti dalla predetta imposta da parte dell'azienda RAI in rapporto ai criteri di efficienza e di economicità previsti dal contratto di servizio;
quali iniziative intendano intraprendere, per quanto di competenza, affinché vi sia un contenimento dei compensi per gli artisti che partecipano a programmi di intrattenimento, con particolare riferimento al Festival di Sanremo, anche mediante la fissazione di un tetto vero e proprio, in linea con il rigore economico imposto, in via generale, al nostro Paese dalla recente legge di stabilità e dalla Commissione europea e con i criteri di efficienza ed economicità della gestione stabiliti dal contratto di servizio.
(5-06095)

Interrogazioni a risposta scritta:

NASTRI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto risulta all'interrogante, un ufficio postale di Novara, all'interno del quale è operativo il centro meccanizzato, uno dei pochi uffici operativi in tutta la città, dove vengono smistati grandi quantitativi di corrispondenza da parte di Poste italiane, a partire da gennaio del 2011, ha ridimensionato il volume dei servizi offerti alla clientela a causa della rimozione di attrezzature e macchinari, indirizzando conseguentemente lo smistamento degli elevati volumi di corrispondenza, verso Torino, senza alcuna giustificazione di carattere tecnico o produttivo;
il suddetto ufficio postale situato in via Monterosa a Novara, inaugurato nel gennaio del 2009, è stato classificato al primo posto nel successivo anno, proprio per la qualità ed il volume espresso per la lavorazione della corrispondenza registrata;
a giudizio dell'interrogante, è importante evidenziare che la dimensione e la rilevanza in termini di quantità di attività svolta dal medesimo ufficio postale è riscontrabile anche dalla decisione di installare all'interno, un nuovo macchinario detto «sequentazione» dalle caratteristiche pregevoli e innovative a conferma della necessità del potenziamento cui necessitava la sede interessata;
nel dicembre del 2011, anche il suesposto macchinario, unico tra i pochi uffici postali del novarese abilitato a compiere determinate operazioni di servizi postali, a quanto consta all'interrogante, senza alcuna motivazione ufficiale, è stato rimosso unitamente agli altri macchinari e attrezzature precedentemente riportate;
il 30 gennaio 2012 anche la lavorazione della tipologia cosiddetta «posta time», che rappresenta un servizio a valore aggiunto per la consegna di invii di corrispondenza con data, è stata soppressa e spostata verso gli uffici postali di Torino;
nel corso delle ultime settimane, parte del personale che nell'anno 2009 era stato trasferito dall'ufficio postale di Vercelli a quello di Novara, è stato nuovamente trasferito alla sede originaria;
a giudizio dell'interrogante, in considerazione di quanto esposto, appaiono fondati i dubbi sul comportamento, che risulta ambiguo nei riguardi del suesposto

ufficio postale di Novara, da parte della dirigenza di Poste italiane, che senza motivazioni ufficiali anche al sindacato di categoria, sta attuando uno smantellamento costante della struttura interessata, senza peraltro preannunciare alcuna comunicazione per gli oltre 190 dipendenti -:
se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e conseguentemente quali siano gli intendimenti del ministro interrogato, nell'ambito delle proprie competenze, riguardo al proseguimento dell'attività dell'ufficio postale di Novara, la cui ipotetica chiusura determinerebbe un ulteriore tonfo per l'economia novarese già particolarmente colpita dalla crisi economica nazionale.
(4-14738)

LO PRESTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. - Per sapere - premesso che:
in data 13 luglio 2010 CONSIP pubblicava un bando di gara per l'affidamento dei servizi di facility management per gli immobili adibiti prevalentemente ad uso ufficio, a qualsiasi titolo, dalle pubbliche amministrazioni;
il termine per la presentazione delle offerte scadeva il 30 novembre 2010;
l'iter di aggiudicazione, terminata la valutazione dei progetti tecnici, è iniziato a settembre 2011 con la seduta pubblica nella quale sono stati comunicati i punteggi tecnici e l'apertura delle offerte economiche;
il 21 settembre 2011 è stata pubblicata la graduatoria di aggiudicazione provvisoria e sono state chieste le documentazioni comprovanti i requisiti dichiarati in fase di offerta da produrre entro il 30 settembre 2011;
da quella data avrebbe dovuto seguire la fase istruttoria dell'ente sul possesso dei requisiti morali sui soggetti risultati aggiudicatari provvisori e quella della aggiudicazione definitiva a cui avrebbe dovuto seguire la sottoscrizione delle convenzioni;
sono tuttavia decorsi dal 30 settembre 2011 ben 4 mesi senza che si abbiano notizie del completamento della fase concorsuale -:
quali siano le ragioni per le quali a tutt'oggi non è stato dato corso da parte di CONSIP all'aggiudicazione definitiva e se si possano configurare in tali ritardi responsabilità per danni che dovessero derivare alle pubbliche amministrazioni e ai soggetti risultati aggiudicatari.
(4-14748)

DI PIETRO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante che presso l'Agenzia delle entrate siano attribuiti incarichi dirigenziali vacanti senza concorso o in assenza del prescritto «interpello pubblico» ed i medesimi prorogati via via nel tempo, in attesa dell'avvio delle procedure necessarie;
da tali assegnazioni sono scaturite di recente vertenze giudiziarie non ancora pervenute a conclusione, almeno fino alla fine del 2011;
sono da considerarsi lodevoli l'impegno e la modalità organizzativa dell'Agenzia, che evidentemente le stanno consentendo di raggiungere, e perpetuare nel futuro, risultati apprezzabili nello lotta all'evasione, mantenendo nell'agire un contesto di equità e legalità;
occorre mantenere un alto livello di funzionalità dell'istituto, ma, al contempo, evitare che una deroga provvisoria si trasformi in un'eccezione permanente, in particolare a fronte di liste di idonei di precedenti graduatorie concorsuali e delle ordinarie forme di reclutamento cui l'Agenzia è tenuta a ricorrere -:
quali siano gli intendimenti del Ministro in merito a quanto esposto in premessa e se e come, nell'ambito dei poteri

di indirizzo e vigilanza che detiene nei confronti dell'Agenzia, intenda porvi rimedio.
(4-14761)

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

BRANDOLINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la casa circondariale di Forlì è attualmente collocata in un edificio che risale alla fine del XIX secolo le cui condizioni risentono della vetustà dell'immobile;
il costante problema del sovraffollamento determina condizioni particolarmente gravi sia per i detenuti che per gli operatori assegnati alla struttura;
al momento la capienza massima consentita è di 150 detenuti anche in conseguenza alla chiusura di un piano dell'edificio per lavori di ristrutturazione;
con la legge 27 febbraio 2009, n. 14, è stato avviato il programma di interventi per realizzazioni di nuove strutture penitenziarie e per l'aumento della capienza di quelle esistenti;
il citato programma prevede la realizzazione, in località la Cava di Forlì, della nuova casa circondariale con una capienza prevista di 225 posti;
la conclusione dei lavori era inizialmente prevista per dicembre 2012 e successivamente, per sopraggiunti problemi di natura contrattuale intervenuti con l'impresa appaltatrice, spostata al 2014 -:
quale sia al momento lo stato di avanzamento dei lavori della nuova casa circondariale di Forlì e se, come è auspicabile, sia confermata la conclusione dei lavori per il 2014.
(5-06083)

FRONER e FERRANTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1 della legge n. 148 del 2011 delega il Governo ad adottare entro dodici mesi i decreti legislativi per riorganizzare la distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari al fine di realizzare risparmi di spesa e incremento di efficienza;
a seguito della suddetta norma vi è grande apprensione in merito al mantenimento dell'attuale geografia giudiziaria per la regione Trentino Alto Adige Sudtirol;
la distribuzione degli uffici giudiziari nella regione è la seguente: un distretto della corte d'appello di Trento, con la sezione distaccata della medesima a Bolzano che comprende tutto il territorio regionale;
nella corte d'appello vi sono tre tribunali: Rovereto, Trento e Bolzano;
il tribunale di Trento e quello di Bolzano hanno quattro sezioni distaccate di tribunale ognuno;
più precisamente le sezioni distaccate del tribunale di Trento sono quelle di Tione di Trento, Cles, Cavalese e Borgo Valsugana che corrispondono a 4 valli che convergono su Trento. Due sono anche sprovviste di collegamenti ferroviari (quelle di Tione di Trento e di Cavalese). I collegamenti con i mezzi pubblici comportano anche un tempo di percorrenza non inferiore a 2 ore e 15 minuti per recarsi a Trento;
la totalità dei comuni delle 4 sezioni distaccate del tribunale di Trento sono comuni montani con le conseguenze specifiche previste dalla legge n. 97 del 1994 (cosiddetta legge sulla montagna);
le sezioni distaccate citate vedono duplicata la popolazione residente per il fenomeno del turismo sia invernale che estivo;
i deficit strutturali, la situazione montana ed un attenta politica dei servizi,

unico vero sistema per impedire o quantomeno attenuare il fenomeno dell'abbandono della montagna, hanno indotto il legislatore del giudice unico di primo grado, con il decreto legislativo n. 51 del 1998, ad articolare l'attuale geografia giudiziaria sul territorio del circondario del tribunale di Trento. L'efficienza e l'efficacia del servizio giustizia in Trentino è materia vanto. Tale situazione non dipende dal limitato carico di lavoro dovuto alla popolazione ed all'indice di criminalità ma dall'articolazione del servizio giustizia sul territorio;
le 4 sezioni distaccate ad oggi hanno al lavoro 17 dipendenti. Il costo delle strutture e del loro funzionamento nonché del personale è stato quantificato in circa 700.000,00 euro all'anno. La spesa effettivamente contenibile ammonta a circa 70.0000 euro e quindi vi sarebbe un risparmio di spesa irrisorio rispetto agli oneri che incontrerebbero i cittadini per recarsi a Trento per ogni necessità connaturata alla domanda di giustizia (si pensi al numero di persone che attiva una procedura come quella per la nomina dell'amministratore di sostegno);
ulteriore particolarità della regione è il sistema del libro fondiario o tavolare che è disciplinato da un'apposita legge e che origina un considerevole numero di provvedimenti (quasi 18.000 decreti tavolati nel 2011 ed oltre 20.000 certificati d'eredità) con la compartecipazione del giudice che ora si articola sul territorio con riferimento alle sezioni distaccate. Si evidenzia che il regio decreto 28 marzo 1929, n. 499 all'articolo 75 così come sostituito dall'articolo 163 del decreto legislativo n. 51 del 1998, detta particolari norme per la tutela dei libri fondiari con esplicito riferimento alle sezioni distaccate del tribunale di Trento e Bolzano;
in termini di efficienza le quattro sezioni distaccate si sono distinte per rapidità nell'erogazione del servizio giustizia ai cittadini contribuendo allo smaltimento di un terzo del contenzioso complessivo ordinario del circondario del tribunale di Trento oltre a fornire importanti servizi ai cittadini nella materia di volontaria giurisdizione di competenza del giudice tutelate (eredità, curatele, successioni, amministratore di sostegno e altro) e nelle materia di competenza del giudice tavolare;
in termini di spesa il servizio ha consentito agli utenti di evitare gli esborsi, sia in termini diretti che indiretti, conseguenti alla necessità di raggiungere il capoluogo (Trento) e ciò tenuto conto dei tempi di spostamento necessariamente lunghi in relazione alle caratteristiche montane del territorio. L'accorpamento delle funzioni e del personale presso la sede centrale di Trento comporterebbe quindi un maggior costo in termini di spesa complessiva e una risposta alle esigenze del cittadino sicuramente meno efficiente e celere (in relazione soprattutto alle domande al giudice tutelare e tavolare);
l'ufficio delle statistiche del ministero della giustizia in occasione della revisione delle circoscrizioni effettuata con decreto legislativo n. 51 del 1998 aveva preso in considerazione i criteri basati sull'estensione del territorio e sui collegamenti esistenti tra le varie zone e la sede centrale (deficit strutturale) evidenziando l'estrema rilevanza per il caso di Trento. Comportamento condiviso anche dal Ministero della giustizia che nella sua relazione sottolineava che «l'eventuale trasferimento di servizi pubblici dalle aree montane sia soggetto ad una serie di particolari attenzioni» ed ancora «la obiettiva peculiarità delle aree montane e la volontà espressa dalla legge n. 97/94 debbono essere considerate non in via autonoma ed esclusiva ma unitamente alle difficoltà concrete che le popolazioni incontrano e incontrerebbero nel fruire dei servizi giudiziari. L'insieme di queste considerazioni impone al legislatore delegato di valutare con particolar elasticità gli indici di riferimento fissati in via generale per tutti gli uffici giudiziari» -:
quali siano gli orientamenti che intende assumere per la geografia giudiziaria

con riferimento specifico alle sezioni distaccate del tribunale di Trento;
se non ritenga necessario effettuare specifiche audizioni delle istituzioni locali, del locale Consiglio forense e dei dirigenti degli uffici giudiziari prima di assumere qualsivoglia decisione come tra l'altro avvenne in occasione della riorganizzazione relativa al giudice unico di primo grado negli anni 90;
se non ritenga di confrontare le proprie iniziative alle considerazioni e conclusioni che a suo tempo effettuò l'ufficio delle statistiche del ministero della giustizia.
(5-06088)

PELUFFO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
lo scorso dicembre 2011, è stato nominato Pasquale Antonio Gioffrè neo-prefetto di Lodi;
da notizie apparse sulla stampa nei giorni scorsi si apprende che nel 2005 il Pasquale Antonio Gioffrè compariva tra i fondatori di un associazione di emigrati calabresi in Liguria - la Città del Sole con sede a Genova - accanto ad una serie di personaggi coinvolti in inchieste antimafia e voto di scambio a partire proprio dal presidente dell'associazione Salvatore Ottavio Cosma;
secondo un rapporto della Guardia di finanza del 2007 (in esecuzione di un'inchiesta del pubblico ministero Francesco Pinto), sarebbe il «punto di contatto» tra 'ndrangheta e ambienti politici in Liguria: «Le indagini tecniche hanno consentito di accertare che Cosma Salvatore fosse effettivamente in contatto con esponenti della malavita ed in particolare con Mamone Gino, Stefanelli Vincenzo, Malatesti Piero e Garcea Onofrio»;
nell'atto costitutivo dell'associazione, Gioffrè, risultava con la carica di vicepresidente e accanto a lui, oltre Cosma, anche un famoso imprenditore calabrese che in Liguria ha fatto fortuna: Gregorio Fogliani, originario di Taurianova, la cui azienda si occupa di ristorazione;
la famiglia Fogliani è considerata dalla direzione investigativa antimafia di Genova «terminale locale per operazioni di reinvestimento di denaro di illecita provenienza», «Famiglia di 'ndrangheta» la definiscono i rapporti 2008-2010 della Procura nazionale antimafia a firma di Piero Grasso;
tra i contatti della predetta associazione noti alle cronache di stampa sembrerebbe esserci anche Antonio Multari, arrestato nel giugno scorso a Genova per associazione mafiosa;
nel capoluogo ligure - secondo le ultime inchieste - le famiglie mafiose calabresi mirano alla conquista di beni confiscati, governano un ampio bacino elettorale, entrano negli appalti pubblici, e che sempre secondo alcune inchieste della Dda milanese la 'ndrangheta controllerebbe la gestione dei rifiuti e il movimento terra;
a Lodi un anno fa scoppiò il caso del predecessore di Gioffrè, Peg Strano Materia, investita dalle polemiche per aver tolto la scorta allo scrittore e consigliere regionale Giulio Cavalli, decisione che fu interpretata come «punizione» perché Cavalli aveva denunciato che Pietrogino Pezzano, era in stretti rapporti con il gotha della 'ndrangheta milanese -:
se corrispondano al vero le notizie apparse sulla stampa, quali iniziative intenda intraprendere affinché si accerti la totale estraneità del prefetto Pasquale Antonio Gioffrè dei molteplici rapporti con i cosiddetti 'ndranghetisti o comunque vicini al mondo affaristico gestito dalle cosche di 'ndrangheta.
(5-06091)

Interrogazioni a risposta scritta:

LO MORO, FERRANTI e GARAVINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il procuratore generale presso la corte di appello di Catanzaro, dottor Santi

Consolo, intervenendo alla cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario 2012, ha sottolineato che «in Catanzaro l'aula bunker di località Siano, contigua alla locale casa circondariale, ultimata nel 1996 secondo canoni di assoluta efficienza, sicurezza ed ampia recettività, certamente realizzata con un impegno economico non indifferente, è interdetta all'utilizzo dal lontano 2003, con suppellettili e supporti tecnologici in stato di desolante assoluto abbandono»;
quanto denunciato appare di particolare gravità, soprattutto in considerazione del fatto che l'utilizzo dell'aula in questione, per la cui realizzazione sono stati impegnati ingenti risorse, consentirebbe la celebrazione dei processi con molti imputati in condizioni di maggiore sicurezza ed efficienza, agevolando, tra l'altro, in ragione della localizzazione dell'aula e della dotazione di attrezzature adeguate, sia la traduzione dei detenuti che la partecipazione a distanza degli stessi -:
se sia a conoscenza di tale circostanza;
se e come ritenga di intervenire per consentire la riattivazione e l'utilizzo dell'aula bunker di località Siano di Catanzaro.
(4-14736)

EVANGELISTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la recente evasione dei 4 detenuti dal carcere Don Bosco di Pisa dimostra che nulla è cambiato dall'ultima clamorosa evasione del luglio 2010;
le due evasioni del luglio 2010 e del gennaio 2012 hanno avuto come elemento comune la possibilità di fuga dei quattro detenuti con un metodo rocambolesco - si sono calati con le lenzuola dalla cinta muraria della struttura - tipicamente da fiction televisiva;
nella seconda evasione è stato fatto perfino un buco nella parete;
le condizioni in cui versa il penitenziario Don Bosco sono fatiscenti;
si tratta di una struttura sull'orlo del collasso, che ospita tre volte il numero di reclusi per cui era stato concepito;
il carcere Don Bosco dovrebbe ospitare 225 detenuti e invece ce ne sono 380 (337 uomini e 43 donne);
la pianta organica di polizia penitenziaria per la struttura prevede 254 agenti, ma in servizio ce ne sono appena 188 e, di questi, 26 sono stati distaccati in altri istituti;
i turni spesso prevedono che un agente debba controllare, da solo, contemporaneamente tre piani diversi della struttura, con tutto ciò che questo comporta in termini di stress lavorativo e di garanzie per la sicurezza del penitenziario;
dopo l'evasione dei due detenuti avvenuta il 9 gennaio 2012, il direttore e il comandante degli agenti penitenziari del carcere di Pisa sono stati rimossi dall'incarico e destinati altrove dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria;
a detta dei sindacati, la causa della rimozione starebbe nell'evasione ultima avvenuta -:
se nonostante lo stato di grave crisi in cui versa il Paese, il Ministro interrogato intenda dare attuazione ad un serio piano delle carceri che garantisca, non solo la salubrità per chi vive in carcere come detenuto, ma anche un adeguato standard di sicurezza per chi opera all'interno delle strutture, esponendosi ogni giorno a gravi rischi per la sua sicurezza professionale e mentale;
quali siano le motivazioni che hanno determinato la rimozione dall'incarico del direttore e del comandante degli agenti penitenziari del carcere di Pisa;
quali siano le prospettive per il carcere e a quanto ammontino le risorse destinate alla struttura.
(4-14739)

LO MORO. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il presidente della corte d'appello di Catanzaro, dottor Gianfranco Migliaccio, nella relazione sull'Amministrazione della giustizia predisposta per l'inaugurazione dell'anno giudiziario 2012 si è soffermato sulla situazione carceraria del distretto, con particolare riferimento al sovraffollamento e alle criticità dell'area sanitaria, sottolineando in maniera specifica che «i locali deputati a centro diagnostico terapeutico presso la casa circondariale di Catanzaro risultano chiusi e inutilizzati, ancorché si tratti di ambienti assolutamente adeguati, perfettamente realizzati ed arredati, con presenza di ampi spazi ben distribuiti; dotati perfino di piscina per la riabilitazione e, soprattutto, di numerose e preziose attrezzature inutilizzate»;
lo stesso presidente ha sul punto evidenziato che «appare ingiustificabile la mancata attivazione di una simile struttura e l'abbandono di strumentazione di valore che subirà, inevitabilmente, danni irreparabili», anche in considerazione del fatto che «è prevista a breve l'attivazione di un nuovo padiglione, che porterà la popolazione detenuta a circa 1.000 presenze»;
non è dato sapere se la mancata attivazione della struttura abbia a che fare con i lavori di realizzazione della stessa o con problemi inerenti l'organizzazione sanitaria, di competenza della regione Calabria, allo stato commissariata e soggetta a piano di rientro -:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza della mancata attivazione del centro diagnostico terapeutico presso la casa circondariale di Catanzaro e delle relative cause;
se e come intendano intervenire, ciascuno per le proprie competenze, per risolvere la questione.
(4-14755)

GARAVINI, BORDO, BOSSA, BURTONE, GENOVESE, MARCHI, ANDREA ORLANDO, PICCOLO, VELTRONI, FIANO, LAGANÀ FORTUGNO, LARATTA, LO MORO, MARINI, MINNITI, OLIVERIO e VILLECCO CALIPARI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la città di Lamezia Terme risulta caratterizzata da una forte presenza criminale che da lunghi anni impedisce qualsiasi tentativo di sviluppo di una realtà che per la sua stessa dislocazione geografica e per la logistica presente (aeroporto, autostrada) potrebbe fungere da volano del rilancio della regione Calabria;
a partire dal 2010 si è verificata una sequenza di fatti di sangue che lasciano intuire la ripresa della faida che, a partire dall'estate del 2000, insanguina la città, esponendo a grave pericolo l'incolumità dei suoi abitanti onesti: il 17 dicembre 2010 è stato ucciso Nicola Gualtieri; il 31 marzo 2010, Giuseppe Chirumbolo; il 9 maggio 2011, Giovanni Caputo; il 7 giugno 2011, Vincenzo Torcasio; il 7 luglio 2011, Francesco Torcasio, figlio del precedente;
alcuni di tali omicidi, per le loro modalità, solo per circostanze fortunate non hanno visto vittime innocenti; Vincenzo Torcasio è stato assassinato mentre era intento a guardare una partita di calcetto all'interno di un centro sportivo, alla presenza di numerosi altri spettatori;
parallelamente, a partire dall'estate dello scorso anno, dopo lunghi anni di stasi investigativa, gli organi inquirenti della magistratura e della polizia giudiziaria sembrano aver intrapreso la strada giusta per infliggere un colpo definitivo alle famiglie criminali che da anni agiscono indisturbate sul territorio, sottoponendo il tessuto economico ad una pressione estorsiva capillare, alla quale nessuno può sottrarsi;
il 21 luglio 2011 è stato arrestato, per l'omicidio dei noto imprenditore Antonio Ferri, ucciso il 10 marzo del 2003, Giovanni Governa, ex consigliere comunale, in

carica al momento in cui l'assemblea cittadina fu sciolta, nel 1991, per associazione mafiosa; il giorno precedente erano stati operati quattro arresti per estorsione, tra i quali quello di Giuseppe Giampà, reggente dell'omonima cosca; il 13 agosto 2011 sono stati eseguiti gli ulteriori arresti di Vincenzo Giampà e Maurizio Molinaro, ritenuti esponenti di spicco della stessa organizzazione criminale;
questa ritrovata dimostrazione di efficienza delle istituzioni ha prodotto immediati effetti, dalle notizie giornalistiche delle settimane successive risulta che nell'ambito dell'organizzazione Giampà si sono verificati «pentimenti» eccellenti, tra i quali quello di Battista Cosentino, Angelo Torcasio, Rosario Cappello, Saverio Cappello, questi ultimi capi dell'omonimo gruppo affiliato ai Giampà, verosimilmente in grado di fornire un rilevante contributo nella ricostruzione degli assetti criminali dell'intero comprensorio;
nel distretto di Catanzaro risulta in crescita il numero di reati di associazione a delinquere di tipo mafioso e sono in aumento i delitti aventi ad oggetto l'indebita percezione di contributi e finanziamenti vari dallo Stato, dall'Unione europea o da altri enti pubblici; sono numerose le denunce relative ad atti intimidatori contro esponenti della politica, delle forze di polizia e delle amministrazioni pubbliche; lo scarso dinamismo economico risulta infiltrato, anche in ragione di un tessuto imprenditoriale, sovente parassitario, abituato a trarre vantaggio in maniera illecita da erogazioni e finanziamenti pubblici;
negli ultimi giorni sono state pubblicate allarmanti notizie sulle condizioni di estrema difficoltà in cui la direzione distrettuale antimafia di Catanzaro si trova ad operare a causa delle ristrettezze economiche derivanti dagli indiscriminati tagli «orizzontali» operati al bilancio della giustizia negli ultimi anni; risulta, infetti, che 38 computer si trovano abbandonati nei magazzini della procura di Catanzaro, senza potere essere utilizzati in quanto non è stato stipulato il contratto con la ditta che assicura in loco l'assistenza sistemistica per la loro installazione; il 25 gennaio 2012, il procuratore generale della Repubblica di Catanzaro ha denunciato la carenza di organico della locale DDA che, impegnata su un territorio che comprende ben otto circondari, risulta allo stato composta da solo sei sostituti procuratori;
risulta infine noto che la procura distrettuale di Catanzaro si trova ad operare con gravissime carenze di organico per quanto riguarda il personale amministrativo, tanto da non disporre nemmeno di un numero di cancellieri pari a quello che sarebbe l'organico dei magistrati, qualora esso fosse integralmente coperto;
pare evidente che questa situazione, cui potrebbe essere posto rimedio semplicemente prendendo atto della forte presenza del crimine organizzato in un territorio che costituisce i due terzi della regione Calabria e della necessità di un impegno serio ed ordinario per garantire ai cittadini di quella terra la possibilità di una civile convivenza, attraverso la presenza effettiva dello Stato e delle sue istituzioni, risulta di fatto ostativa ad una rapida conclusione delle investigazioni che sicuramente sono in corso sulle organizzazioni criminali lametine -:
se si intendano adottare provvedimenti atti a rendere effettiva la capacità di contrasto al crimine organizzato degli organi inquirenti operanti sul territorio, rafforzando quantitativamente e qualitativamente gli organici della polizia giudiziaria e quelli della magistratura oltre che del personale amministrativo, senza il quale questa non può concretamente operare;
quali siano, nell'immediatezza, i provvedimenti che si intendono adottare per favorire il rapido ed efficace svolgimento delle indagini in corso sulle organizzazioni criminali lametine e dell'intero distretto della corte d'appello di Catanzaro al fine di consentire il loro possibile e definitivo sradicamento e la concreta possibilità di sviluppo economico e sociale per i cittadini che vivono in quel territorio;

se siano stati adottati provvedimenti atti a garantire la possibilità della procura della Repubblica di Catanzaro di usufruire della dotazione informatica attualmente in magazzino.
(4-14762)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

LOVELLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nell'arco dell'ultimo anno le tariffe del trasporto pubblico hanno subito forti rincari che sono andati a gravare in maniera considerevole sul bilancio finanziario di coloro che fruiscono giornalmente del trasporto ferroviario. Come denunciato dalle associazioni dei pendolari liguri e piemontesi, infatti, gli aumenti degli abbonamenti regionali in Liguria si sono attestati intorno al 20 per cento, mentre le tariffe interregionali hanno registrato aumenti in media del 23 per cento;
il pagamento in un'unica soluzione dell'abbonamento annuale risulta quindi essere diventato pressoché insostenibile per molti utenti che mensilmente si trovano ad affrontare una serie di spese fisse (quali bollette, affitto, e altri) oltreché ad una considerevole perdita del loro potere d'acquisto;
per fare fonte alla problematica dei pesanti rincari degli abbonamenti ferroviari regionali e interregionali l'associazione pendolari dell'Acquese, il coordinamento dei pendolari liguri e la Genova-Milano newsletter hanno formulato una proposta che prevede la possibilità per i pendolari di addebitare l'abbonamento annuale in 12 rate mensili con RID bancario o carta di credito, eventualmente con una maggiorazione non superiore al 2,5 per cento di interessi;
tale proposta garantirebbe in maniera certa gli incassi a Trenitalia e contemporaneamente permetterebbe agli abbonati di godere dei vantaggi in termini di sconto collegati all'abbonamento annuale, senza però dover versare l'intera cifra in anticipo e in un'unica soluzione -:
se l'Esecutivo sia a conoscenza della proposta delle associazioni dei pendolari del Piemonte e della Liguria, finalizzata a consentire la possibilità di pagamento in 12 rate mensili dell'abbonamento annuo regionale e interregionale;
se il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ritenga di assumere iniziative, anche nella veste di azionista di Trenitalia affinché sia presa in considerazione la proposta sopra descritta.
(5-06089)

BERGAMINI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 2, comma 2, della legge n. 120 del 2010, recante «Disposizioni in materia di sicurezza stradale», ha aggiunto il comma 7-bis all'articolo 62 del codice della strada, prevedendo l'emanazione di un decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti per stabilire criteri e modalità per applicare una riduzione della massa a vuoto dei veicoli dotati di dispositivo ESP (controllo elettronico della stabilità);
in particolare, la disposizione prevede che, nel caso dei veicoli ad alimentazione esclusiva o doppia con gas metano o gpl, la massa a vuoto sia adeguata a quella delle bombole del metano o gpl e dei relativi accessori e, nel caso dei veicoli ad alimentazione elettrica o ibrida, a quella degli accumulatori e dei loro accessori; la riduzione di massa a vuoto in ogni caso non potrà superare la tonnellata o il 10 per cento della massa complessiva a pieno carico del veicolo stesso quando tale percentuale è inferiore a una tonnellata;
il citato comma 7-bis ha stabilito che con il medesimo decreto vengano definite altresì le modifiche alle procedure relative

alle verifiche tecniche di omologazione derivanti dall'applicazione delle disposizioni sopra descritte;
il decreto ministeriale, che avrebbe dovuto essere adottato entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della legge n. 120 del 2010, non è stato ancora emanato;
la ratio della disposizione di cui al comma 7-bis è quella di rimuovere una ingiusta penalizzazione di portata che subiscono i veicoli cosiddetti ecologici, dal momento che viene computato nella loro portata il peso delle bombole (nel caso di veicoli a metano o gpl) o delle batterie (nel caso di veicoli elettrici);
tale penalizzazione appare tanto più grave in quanto reca un grave danno agli autotrasportatori che investono in mezzi ad elevata compatibilità ambientale, disincentivando comportamenti che invece andrebbero promossi -:
quali siano le motivazioni della mancata adozione del decreto citato in premessa;
se il Ministro non ritenga opportuno procedere ad una tempestiva adozione di tale decreto, anche al fine di incentivare coloro che orientano i propri investimenti verso mezzi ecologici, coerentemente con la politica di tutela dell'ambiente che da decenni si sta cercando di promuovere a livello europeo e nazionale.
(5-06092)

GINEFRA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il riassetto del nodo ferroviario di Bari prevede la variante della tratta tra Bari centrale e San Giorgio che sarà completamente ridisegnata;
il suddetto intervento rientra nel P.O.N. (piano operativo nazionale) reti e mobilità 2007/2013 come intervento connesso all'alta velocità Bari-Napoli;
il vero nemico del nodo ferroviario di Bari in questi ultimi due anni è stata la lentezza della macchina burocratica che ha rischiato di inficiare la realizzazione di questa importante opera di trasporto, facendo perdere finanziamenti indispensabili e vanificando il lavoro svolto in modo esemplare dai decisori politici negli ultimi anni;
l'approvazione del contratto di programma da parte del C.I.P.E. ha consentito il recupero delle somme necessarie per la realizzazione dell'opera che vede l'impegno di 395 milioni di euro coperti finanziariamente dal P.O.N. trasporti 2007/2013 e necessari per la realizzazione dei lavori nel tratto sud, non ha sbloccato definitivamente questo importante intervento;
è infatti necessario un nuovo rapido passaggio al C.I.P.E. per l'approvazione del progetto preliminare, altrimenti ulteriori ritardi rischieranno di far saltare lo schema di cronoprogramma che accompagna la delibera C.I.P.E. e che, grazie agli impegni assunti dall'amministratore delegato di R.F.I., prevede l'approvazione del progetto definitivo entro aprile 2013, l'avvio della gara d'appalto nel primo semestre del 2014 e l'avvio ai cantieri entro il primo semestre del 2015 -:
quali siano i tempi previsti per l'ulteriore passaggio al C.I.P.E.
(5-06094)

Interrogazioni a risposta scritta:

REALACCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per gli affari europei, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
come lamentato da molti articoli di stampa locale e nazionale ed evidenziato dal rapporto Pendolaria Sicilia, promosso da Legambiente Sicilia, la recente soppressione dei treni a lunga percorrenza tra la Sicilia e le città del Centro-Nord Italia, ha visto ridurre il traffico ferroviario verso la penisola ai soli 5 treni per Roma: due Intercity diurni con partenza da Messina alle ore 10,15 e 13,15 e tre treni notte con partenza 20,30, 22,10, e 00,35,

l'orario sopraddetto rappresenta una fortissima limitazione dell'offerta di Trenitalia al diritto alla mobilità a detrimento dei cittadini siciliani, del turismo e del trasporto sostenibile. La contrazione dell'offerta del «servizio treni notte» operato da Trenitalia con l'ultimo orario commerciale ha altresì causato un taglio occupazionale nel settore degli appalti dell'«accompagnamento notte» pari a circa 800 unità a livello nazionale, di cui ben 85 nel solo impianto di Messina, la cui ricollocazione lavorativa, nonostante gli impegni ventilati in questi ultimi giorni dal gruppo FS, ad oggi appare fattibile solo col ripristino dei servizi ferroviari a lunga percorrenza soppressi dall'11 dicembre 2011;
tale riduzione di convogli ferroviari è ancor più penalizzante se si considera l'arretratezza delle infrastrutture ferroviarie siciliane. In Sicilia perdura in effetti l'inesistenza di tratte ferroviarie interne veloci, convenienti ed affidabili, la maggior parte delle quali neppure elettrificate, con tempi di percorrenza media di 24 chilometri orari assolutamente ridicoli;
la contrazione dei finanziamenti statali ai treni a lunga percorrenza si traduce, ad avviso dell'interrogante, de facto in uno smantellamento del contratto universale di servizio che assolve, proprio nel Mezzogiorno dove è evidente l'assenza di infrastrutture capaci di garantire ottimali condizioni di trasporto, ad una vera e propria funzione sociale;
per anni le Ferrovie dello Stato hanno garantito la mobilità dovuta ad un'inarrestabile emigrazione tra la Sicilia e le città industriali della Germania, della Francia, del Belgio, della Svizzera e poi alla non meno numerosa emigrazione tra la Sicilia e le città del Settentrione d'Italia. Da qui i primi passi nella lenta ed inesorabile riduzione dei treni a lunga percorrenza, sino alla definitiva ineluttabile totale soppressione a partire dallo scorso 11 dicembre 2011 -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza della vicenda;
se non ritengano utile assumere ogni iniziativa di competenza per il ripristino delle tratte ferroviarie minime ed utili a mantenere un vero servizio universale di mobilità e di collegamento della Sicilia al resto del Paese;
se non si intenda altresì opportuno, d'intesa, con gli altri dicasteri interessati, approntare un tavolo tecnico, anche in funzione di attrattiva e sviluppo dei piani di trasporto comunitari e di mantenimento dell'occupazione, in merito ad un piano di infrastrutture strategiche per la mobilità delle isole, implementando forme di trasporto quali una moderna logistica ferroviaria, le «autostrade del mare», trasporto combinato ferrovia-autoarticolati anche alla luce delle recenti proteste dell'autotrasporto regionale e dell'aumento dei costi del carburante.
(4-14742)

CONTENTO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da tempo si discute del progetto di elettrificare la tratta su binario Portogruaro-San Vito al Tagliamento-Casarsa della Delizia;
l'importante arteria ferroviaria che collega il Friuli Venezia Giulia al Veneto rischia, però, di non poter essere ammodernata, peraltro con un innegabile abbattimento dei fenomeni di inquinamento, a causa di una carenza di fondi -:
se sia possibile ipotizzare un intervento del Ministero, come recentemente auspicato da regioni ed enti locali del Pordenonese e del Portogruarese, e in quali termini per giungere ad una rapida risoluzione del problema indicato in premessa.
(4-14745)

TESTO AGGIORNATO AL 7 FEBBRAIO 2012

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:

FIANO, VERINI, GIACHETTI, MINNITI, TOUADI, MELANDRI, COLOMBO, POMPILI, CAUSI, COSCIA, RECCHIA, MORASSUT, RUGGHIA e META. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dal quotidiano Il Fatto quotidiano del 24 gennaio 2012 in un articolo a firma Marco Lillo e Ferruccio Sansa, nell'autunno del 2009 «un ragazzo di 15 anni è stato pestato selvaggiamente da una squadretta di picchiatori fascisti» all'interno del giardino di una residenza privata di proprietà della famiglia Lombardo Pijola-Vitelli il cui figlio era amico del ragazzo oggetto del pestaggio;
secondo la ricostruzione giornalistica, un diverbio tra coetanei di due gruppi distinti, si sarebbe concluso con l'arrivo di un ulteriore gruppo di ragazzi, più grandi di età, presumibilmente appartenenti a Blocco Studentesco, organizzazione politica di destra radicale che, giunti sulla scena del fatto avrebbero pestato a sangue, con pugni, calci e con un casco, il ragazzo quindicenne;
il proprietario di casa, Carlo Vitelli, ha raccontato al quotidiano che lui stesso «è arrivato mentre un ragazzo stava colpendo con il casco l'amico di mio figlio che era in terra con il volto insanguinato. L'ho tirato via e l'aggressore, un biondino, si è divincolato. C'erano molti ragazzi più grandi che scappavano (...) tutti erano a bordo di motorini ma ho visto anche una Mercedes Classe A200 della quale ho fornito alcuni numeri di targa alla polizia. Alla guida c'era un uomo adulto»;
secondo i giornalisti la Mercedes sarebbe scomparsa dagli accertamenti della polizia;
tre giorni dopo il fatto la signora Lombardo Pijola scrive al sindaco Alemanno chiedendo di «trasformare un fatto bruttissimo in un momento pedagogico» e chiedendo al sindaco di accompagnare il proprio figlio al commissariato in quanto lo stesso era stato testimone diretto del pestaggio;
il sindaco chiamò la signora Lombardo Pijola due volte al telefono informandola che della vicenda si sarebbe occupata la moglie Isabella Rauti consigliera regionale nel Lazio;
qualche tempo dopo la consigliera regionale Isabella Rauti organizzava un incontro presso l'abitazione Lombardo Pijola alla presenza dei genitori di uno dei minori presenti all'inizio del diverbio, ma alla richiesta della famiglia Lombardo Pijola, che tali minori fornissero elementi utili a denunciare gli autori del pestaggio, la riunione si concludeva nel nulla;
nel corso di quella riunione sono state riportate minacce non meglio specificate effettuate nei confronti di alcuni dei presenti ai fatti, per indurli a non testimoniare;
nel corso della stessa riunione la consigliera regionale Isabella Rauti chiariva, sempre secondo la deposizione giornalistica, che, l'autista della Mercedes sulla quale erano fuggiti alcuni degli autori o dei presenti alle violenze, era l'autista della consigliera stessa -:
di quali elementi disponga il Governo e se risultino avviate indagini in proposito.
(3-02077)

Interrogazioni a risposta scritta:

PICCOLO, BOSSA e CIRIELLO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la stampa napoletana, nei giorni scorsi, ha pubblicato, con grande evidenza, la clamorosa ed inquietante notizia che i clan di camorra avrebbero imposto, nelle zone di Scampia, Miano, Secondigliano e Melito, una sorta di coprifuoco, facendo circolare la voce - diffusa con le modalità

tipiche dell'organizzazione criminale - che agli abitanti del grosso quartiere periferico e della confinante cittadina alle porte di Napoli veniva intimato di non uscire di casa nelle ore serali;
in particolare, le cronache del Mattino di Napoli riferivano che questo scellerato e tracotante «ordine» imponeva la chiusura dei negozi tra le ore diciannove e trenta e le venti, e quella dei bar per le ore ventidue;
l'ordine sarebbe stato impartito dalle «sentinelle» dei clan che avrebbero minacciato violente rappresaglie a carico di coloro, commercianti e cittadini, che non si fossero adeguati a tale intimazione;
le zone della città di Napoli finite nel mirino riguarderebbero ben 200 mila residenti; si tratta di via Monterosa, della «167», del quartiere Ises (ex Ice Snei) e del rione Don Guanella, un quadrilatero urbano che si troverebbe quasi sotto occupazione militare dei clan;
a Melito, in provincia di Napoli, il coprifuoco riguarderebbe i due quartieri nati nel post-terremoto del 1980, edificati ai sensi della legge n. 219 per la ricostruzione, immediatamente confinanti con la periferia napoletana;
secondo le notizie diffuse dalla stampa, questa inaudita iniziativa sarebbe stata decisa dal cartello di camorra Abbinante-Abate, che cercherebbe di serrare le fila dopo aver contato cinque morti ammazzati tra Scampia e Melito in una nuova faida tra clan;
lo scopo obliquo sarebbe quello di creare una sorta di «cordone protettivo» in questo territorio, martoriato dalla presenza di bande criminali che terrorizzano i tanti cittadini onesti che vi risiedono, per mantenere le strade sgombre e consentite di individuare meglio e all'istante la presenza di esponenti delle cosche avversarie;
il cartello di camorra Abbinante-Abate è stato protagonista della famigerata guerra tra gli uomini del boss Paolo Di Lauro e i cosiddetti scissionisti, scaturita dal mutamento delle alleanze strategiche per il controllo di quel territorio e per l'espansione dei loro traffici illeciti e criminosi;
le gravissime notizie riportate dal quotidiano Il Mattino hanno trovato riscontro in numerose interviste fatte ai residenti del posto e anche in una dichiarazione resa dal presidente dell'Associazione commercianti di Napoli, che ha sostanzialmente confermato la vicenda e ha sollevato un giusto allarme sugli effetti perversi che una tale forma di intimidazione può generare tra gli operatori commerciali e tra i cittadini di quelle comunità;
appare evidente che non si può consentire ai clan di camorra di condizionare la vita dei cittadini e di minarne la civile e tranquilla convivenza sociale, operando pressioni e ricatti assolutamente intollerabili che offendono la dignità delle persone che vivono in quella difficile, complessa realtà e che vogliono orgogliosamente ribellarsi al sopruso camorristico;
occorre una reazione immediata, ferma e adeguata da parte di tutte le istituzioni competenti, mettendo in atto tutte le misure, ordinarie e straordinarie, per stroncare un così devastante tentativo di controllo illegale che rischia di accentuare ulteriormente il disagio e la condizione sociale di quelle comunità, alle quali bisogna, invece, prestare un'attenzione più sollecita ed operativa;
è, altresì, necessario ascoltare il grido di dolore e di sdegno che si leva da questi parti nevralgiche della periferia napoletana ed dalla rete di associazioni e di cittadinanza attiva, operanti volontariamente e generosamente in loco, accogliendo e assumendo l'appello a tenere i quartieri «aperti» di sera con iniziative, presenze, attività e, soprattutto, a stimolare azioni e progetti concreti per migliorare la qualità della vita e le condizioni ambientali in modo da testimoniare con forza la presenza viva dello Stato -:
quali idonee e urgenti azioni, a seguito della denuncia dei gravissimi fatti

innanzi descritti, intenda assumere per garantire il rigoroso rispetto della legge, tutelare la sicurezza dei cittadini e degli esercenti commerciali, stroncare questo odioso tentativo di mantenere interi quartieri sotto scacco della criminalità organizzata e far valere l'autorità dello Stato;
se non ritenga, per l'eccezionalità della vicenda, promuovere alcune iniziative operative, anche a carattere sociale e culturale, in questi quartieri - d'intesa con le autorità locali - per testimoniare con forza che lo Stato e tutte le istituzioni sono vigili e presenti nei luoghi dove le organizzazioni mafiose tentano di imporre le regole della prepotenza, della prevaricazione e del potere illecito e criminale.
(4-14735)

DIMA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il parroco della chiesa di San Benedetto a Cetraro, in provincia di Cosenza, ha subito nei giorni scorsi due atti intimidatori che hanno fortemente scosso la comunità religiosa e cittadina;
queste intimidazioni sarebbero da mettere in relazione con le forti denunce pubbliche che il parroco ha compiuto e sta compiendo contro la criminalità organizzata e contro ogni forma di sopruso e di prevaricazione;
nel corso del suo mandato sacerdotale, il parroco della chiesa di San Benedetto ha sempre evidenziato e sta continuando a farlo, con più forza di prima, anche in queste settimane, la necessità di un risveglio morale e di una riscossa sociale forte in una terra come la Calabria che ha bisogno di persone che sappiano fare il proprio dovere di cittadini attenti alla legge ed alla legalità;
il fenomeno delle intimidazioni nei confronti di quanti si impegnano quotidianamente a contrastare la criminalità organizzata, siano essi pubblici amministratori o religiosi, assume in Calabria una rilevanza che non può essere sottovalutata vista la forza delle organizzazioni criminali presenti nel territorio;
la meritevole opera di testimonianza dei valori cristiani e di rispetto dell'uomo contro ogni forma di prepotenza ed arroganza riconducibili non solo alla criminalità organizzata, portata avanti in questi anni dal parroco di Cetraro, deve essere sostenuta e supportata dalle istituzioni -:
quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda porre in essere per garantire la sicurezza di quanti si adoperano per la difesa della legalità come nel caso del parroco di Cetraro.
(4-14737)

LARATTA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo notizie diffuse dall'avvocato Giulio Calabretta, difensore del collaboratore di giustizia calabrese Luigi Bonaventura, attualmente il «Bonaventura è stato abbandonato ed è senza scorta, con grandi e reali pericoli di morte per lui e per la sua famiglia»;
il pentito nei mesi scorsi è scampato ad un attentato e ora vive sotto copertura. Bonaventura ora ha chiesto di poter abbandonare il programma di protezione continuando a collaborare ed ha presentato al Ministero dell'interno una richiesta di risarcimento danni per 2,5 milioni di euro;
«paradossalmente per Bonaventura - ha aggiunto il legale - lasciare il programma di protezione non è rischioso, perché i pericoli maggiori li ha trovati proprio nel programma. Quando Bonaventura deciderà di rendere noti tutti gli abusi, le sevizie psicologiche e le prepotenze di ogni genere che ha subito allora ci si renderà conto che la richiesta di 2 milioni e mezzo è irrisoria. Con il risarcimento Bonaventura e la sua famiglia intendono trasferirsi all'estero, acquistare una casa e una attività commerciale e

finalmente uscire dall'inferno del sistema di protezione che ormai va avanti da cinque anni».
se il Ministro sia a conoscenza di quanto sopra e cosa intenda fare al fine di garantire sicurezza e protezione al Bonaventura;
se rispondono a verità le denunce fatte, dal legale in merito al programma di protezione del signor Luigi Bonaventura.
(4-14747)

PICCOLO, ANDREA ORLANDO, VELTRONI, GARAVINI, BOSSA, CUOMO, GRAZIANO, CIRIELLO e PICIERNO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il comune di Orta di Atella, in provincia di Caserta, è guidato dal 2010 dal sindaco Angelo Brancaccio, già primo cittadino dal 1996 al 2005;
i consiglieri di minoranza del comune di Orta di Atella hanno inviato, di recente, due esposti consecutivi al prefetto di Caserta per segnalare alcune gravi irregolarità amministrative che potrebbero costituire un indizio di forti condizionamenti ambientali, tali da ostacolare il normale e corretto esercizio delle attività di gestione dell'ente comunale;
nel primo esposto, presentato in data 23 settembre 2011, i suddetti hanno rimarcato che nella vita amministrativa si «registrano quotidianamente episodi di malcostume denunciati alle autorità competenti e oggetto di indagine», sottolineando, tra l'altro, uno scarso rispetto dei principi di imparzialità, di buona amministrazione e di trasparenza delle procedure amministrative, nonché una palese e grossolana limitazione delle prerogative dei consiglieri comunali, attuata anche attraverso la modifica a colpi di maggioranza dei regolamenti comunali; più in generale, hanno evidenziato l'adozione di una serie di provvedimenti di inconfondibile stampo clientelare che confliggono con il preminente interesse pubblico al quale deve esclusivamente riferirsi l'azione amministrativa;
nello specifico, sono state rappresentate esemplificativamente alcune significative anomalie, quali:
l'elargizione al segretario comunale e al vicesegretario (quest'ultimo anche responsabile finanziario dell'ente) di competenze economiche di dubbia legittimità;
la sussistenza di irregolarità nella formazione dei bilanci di previsione e dei conti consuntivi, in ordine ai quali penderebbero procedimenti presso la Corte dei conti;
l'accumularsi di debiti fuori bilancio accertati con sentenza esecutiva e non ancora riconosciuti attraverso le prescritte procedure di legge;
l'attribuzione di due incarichi dirigenziali (cat. D3) al comandante della polizia municipale e all'ex sindaco, Salvatore Del Prete, nominato responsabile dello sportello unico delle attività produttive;
l'assegnazione, in poco più di un anno, di ben cento incarichi legali per una spesa di circa 400.000 euro, nonché di quindici incarichi tecnici per una spesa di circa 150mila euro e di nove consulenze esterne per una spesa di 160mila euro, per un totale complessivo superiore ai 700 mila euro, nonostante nell'organico dell'ente figurino professionalità e competenze specifiche che potrebbero far fronte alle esigenze dell'amministrazione;
la nomina di un tecnico esterno, l'ingegner Claudio Valentino (recentemente inquisito per turbativa d'asta con l'aggravante del favoreggiamento alla camorra nell'ambito di un'indagine concernente il comune di Villa Literno), per occuparsi delle controverse vicende urbanistiche del paese (devastato da un fenomeno di abusivismo edilizio di straripanti dimensioni) ed, in particolare, delle concessioni edilizie, già oggetto di pesante e motivata censura da parte della commissione d'accesso, a suo tempo (anno 2007)

nominata presso il comune di Orta di Atella per accertare possibili forme di condizionamento ed infiltrazioni della criminalità organizzata nell'ambito della vita amministrativa dell'ente guidato dal sindaco Salvatore Del Prete;
con un successivo esposto, datato 12 ottobre 2011 ed inviato al prefetto di Caserta, al procuratore capo della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, al comandante della Guardia di finanza di Caserta e al comandante provinciale dei Carabinieri di Caserta i medesimi consiglieri comunali hanno denunciato irregolarità nella conduzione della seduta consiliare del 28 settembre del 2011, nella quale - tra l'altro - era previsto l'esame di argomenti estremamente importanti e delicati, quali le linee di indirizzo del nuovo piano urbanistico comunale (PUC) e l'approvazione dello schema di convenzione PUA (piano urbanistico attuativo), nonché il riequilibrio di bilancio, del quale ultimo veniva proposta l'approvazione senza aver prima proceduto al riconoscimento di una quantità rilevante di «debiti fuori bilancio» che, pure, erano iscritti all'ordine del giorno al punto precedente;
peraltro, gli stessi consiglieri hanno lamentato di non poter ricevere tempestiva e formale conoscenza degli atti, né delle documentazioni richieste, ai sensi del vigente ordinamento degli enti locali, e, quindi, di non essere messi nella normale condizione di svolgere compiutamente la loro funzione consiliare ed il loro ruolo istituzionale;
nello stesso esposto, veniva anche segnalato un fatto di rilevante entità concernente le attività del settore, urbanistico: in particolare, si stigmatizzavano i provvedimenti assunti dal suo responsabile, ingegner Valentino, per sospendere i procedimenti di annullamento in autotutela di permessi di costruzione illegittimi, correttamente e doverosamente avviati dal suo predecessore;
per meglio comprendere e valutare il difficile ed inquietante contesto politico-amministrativo di Orta di Atella è necessario ricordare alcuni fatti salienti che, negli ultimi anni, hanno riguardato il predetto comune che, come è noto, è ricompreso in una parte del territorio casertano, segnato da una radicata e penetrante presenza della criminalità organizzata, particolarmente interessata alle attività edilizie ed urbanistiche a carattere speculativo ed agli appalti di opere pubbliche;
nel giugno del 2008 il consiglio comunale fu sciolto per infiltrazioni camorristiche, ai sensi dell'articolo 143 del decreto legislativo n. 267 del 2000, mentre era sindaco in carica il già menzionato Salvatore Del Prete, eletto primo cittadino nel 2006 ed, oggi, come innanzi riferito, responsabile del Suap del comune, a seguito di incarico dirigenziale conferitogli dall'attuale sindaco Brancaccio;
il Del Prete, già vicesindaco di Brancaccio e ritenuto uomo di sua strettissima fiducia, era diventato sindaco nel 2005 (riconfermato, poi, nella consultazione elettorale del 2006), a seguito dell'elezione a consigliere regionale della Campania dello stesso Brancaccio che - per incompatibilità di legge - aveva dovuto lasciare la guida del comune;
nel maggio 2007, Angelo Brancaccio fu arrestato dai carabinieri del reparto operativo di Caserta con una serie di gravissime accuse (estorsione, peculato, abuso d'ufficio, falso e corruzione), a seguito di un'inchiesta della procura della Repubblica di S. Maria Capua Vetere; con lui finirono in manette tecnici comunali e imprenditori edili, ritenuti dagli inquirenti complici e corresponsabili di fatti e vicende risalenti all'epoca della precedente sindacatura del Brancaccio;
nella stessa relazione della commissione d'accesso era stato analiticamente descritto l'intreccio affaristico e criminoso tra esponenti politici, amministratori, dipendenti del comune, imprenditori e società varie, con evidenti collusioni con personaggi legati o, comunque, riconducibili alla criminalità organizzata;
negli ultimi dieci anni Orta di Atella ha conosciuto un vero e proprio boom

demografico, passando dai 13.070 abitanti del censimento del 2001 ai 25.162 residenti, attualmente iscritti nelle liste dell'anagrafe comunale;
non a caso, i commissari straordinari, nella loro relazione finale, avevano rilevato che l'imponente cementificazione aveva arrecato gravi danni al territorio, alla convivenza civile e al concetto stessa di legalità, determinando un fenomeno complessivo di devastazione ambientale mista a inefficienza e corruzione... precisando, altresì, che - durante gli anni di sindacatura del Brancaccio prima e di Del Prete poi - «l'abusivismo non era stato impedito da alcuna attività di controllo o, addirittura, era stato supportato da provvedimenti autorizzativi o da titoli abilitativi»;
a tal riguardo, gli stessi ricordavano che il «95 per cento dei permessi di costruire rilasciati nel periodo 2000 - primo semestre 2008 (circa 2.100 per quasi 5.500 unità abitative) erano riferibili ad edifici costruiti in area industriale o zona P.I.P. e quindi destinati ad attività produttive che sono risultati in seguito modificati nella destinazione d'uso mediante procedimento amministrativo della D.I.A. o con variante in corso d'opera; in entrambi i casi l'ufficio tecnico comunale non aveva provveduto ad emettere provvedimento di diniego per la mancata conformità allo strumento urbanistico, di fatto legittimando l'attività speculativa edilizia»;
è da rilevare che, nel decreto del prefetto di Caserta del 2 giugno 2008 con il quale si disponeva la sospensione cautelare del Consiglio comunale, del sindaco e della giunta di Orta di Atella ai sensi e per gli effetti dell'articolo 143 del testo unico 18 agosto 2000, n. 267, si faceva esplicito riferimento a «chiari elementi su collegamenti degli organi elettivi del comune con la criminalità organizzata, nonché a forme di condizionamento dell'attività amministrativa...»;
nelle elezioni amministrative del 2010, celebrate a due anni dallo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni camorristiche, si è ricandidato a sindaco, per l'ennesima volta, il signor Angelo Brancaccio, nonostante i gravi procedimenti penali in corso a suo carico e nonostante che l'attività della commissione di accesso avesse accertato e dichiarato una strettissima continuità tra la gestione del sindaco Del Prete e quella precedente dello stesso Brancaccio, peraltro ancora in carica come consigliere comunale al momento dello scioglimento;
la rielezione di Brancaccio, protagonista politico assoluto delle tormentate e gravissime vicende amministrative del comune, pone il fondato timore, a parere degli interroganti, che possano continuare e consolidarsi quel sistema di gestione e quelle modalità di governo che erano state contestate dalla commissione di accesso e sanzionate con il provvedimento di scioglimento del 2008 e che - come innanzi riferito - hanno dato luogo anche ad inchieste penali ed arresti per gravi reati;
in tale deprecabile ed inaccettabile direzione sembrano orientati alcuni atti e procedimenti amministrativi, in parte già evidenziati, nonché un discutibile sistema di relazioni istituzionali che fa perno preponderante, se non esclusivo, sulla figura del sindaco;
suscita, ad esempio, particolare allarme e preoccupazione un corposo numero di delibere della giunta e del consiglio comunale in materia urbanistica (varate curiosamente tutte a fine anno 2011, in rapidissima sequenza) avverso le quali sono stati avanzati severi e consistenti rilievi di legittimità e di merito in un esposto motivato, inviato al prefetto ed alla procura della Repubblica, da parte di alcuni consiglieri di opposizione;
tali provvedimenti che qui di seguito si indicano potrebbero, ad avviso degli interroganti incrementare ulteriormente lo scempio edilizio della città:
delibera di consiglio comunale n. 35 del 29 novembre 2011, avente ad oggetto «Modifiche regolamento edilizio comunale»;

delibera di giunta comunale n. 195 del 14 dicembre 2011, avente ad oggetto «Approvazione schema di convenzione residenziale convenzionale ex articolo 18 decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2011 per uso articolo 7 comma 6 legge regionale n. 19 del 2009»;
delibera di giunta comunale n. 198 del 16 dicembre 2011, avente ad oggetto «Pianificazione urbanistica attuativa - incarico ufficio»;
delibera di giunta comunale n. 200 del 21 dicembre 2011, avente ad oggetto «Somme pagate in eccesso per concessioni edilizie»;
delibera di giunta comunale n. 205 del 30 dicembre 2011, avente ad oggetto «Indirizzi per il rilascio di autorizzazioni amministrative relative ad immobili oggetto di istanze di lottizzazioni e condono edilizio non ancora destinate alle attività produttive e terziarie» -:
se il Ministro sia a conoscenza della gravissima situazione che investe il comune di Orta di Atella e se non ritenga urgente assumere, attraverso i competenti canali istituzionali, informazioni e riscontri sulla correttezza e legittimità delle attività e delle procedure amministrative messe in atto dall'amministrazione comunale, tenuto conto delle reiterate segnalazioni e degli esposti formali, puntualmente inviati al prefetto di Caserta;
se, conseguentemente, non valuti la necessità di disporre l'accesso, con le modalità previste dalla normativa vigente in materia, per accertare se, nell'ambito dell'apparato politico-amministrativo, emergano elementi su collegamenti diretti e indiretti, con la criminalità organizzata, ovvero sussistano forme di condizionamento degli amministratori che possano compromettere la libera determinazione degli organi elettivi ed il buon andamento dell'amministrazione comunale, nonché il regolare funzionamento dei servizi alla stessa affidati.
(4-14752)

SANTORI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Gazzettino di Venezia del 22 gennaio 2012 titolava «Casinò di Venezia, primo sì di Roma - Via libera del Ministero dell'interno alla procedura per cedere la gestione»;
l'esercizio della casa da gioco spetta per legge al comune di Venezia a ciò autorizzato dal Ministero dell'interno giusto regio decreto-legge 16 luglio 1936, n. 1404, convertito dalla legge n. 62 del 1937;
il Casinò di Venezia è la più antica casa da gioco al mondo risale al 1638. La quota detenuta, rispetto al mercato è del 38,22 per cento dei casinò in Italia;
lo statuto della società casinò, all'articolo 2, recita così: «La Società ha per oggetto sociale la gestione dell'esercizio della Casa da gioco di Venezia, nonché la realizzazione di iniziative culturali, turistiche, promozionali, ricreative e ricettive direttamente o indirettamente connesse all'esercizio della Casa da gioco»;
dunque la missione della casa da gioco veneziana è quella di gestire l'esercizio di quella potestà attivata dalla legge a favore del comune di Venezia, di istituire e condurre case da gioco nel territorio comunale, ai fini di un interesse generale per la collettività amministrata, massimizzando le entrate tributarie a tale titolo percepite dal comune stesso. Una missione, dunque, che è espressione della natura stessa della società, la quale, pur mantenendo la propria struttura e organizzazione di diritto privato, assolve al contempo una rilevante funzione pubblica;
sono nulli i trasferimenti di azioni che vengono a ridurre la partecipazione del comune al di sotto del 51 per cento;
da anni e soprattutto negli ultimi tempi, le entrate del casinò hanno subito una particolare flessione;

le minori entrate del casinò si riflettono sul desolante bilancio del comune di Venezia, giunto oramai agli sgoccioli;
il sindaco di Venezia ad avviso dell'interrogante sembrerebbe depauperare il patrimonio pubblico al solo fine di «fare cassa» e sanare i debiti di bilancio;
dopo aver alienato parte del patrimonio culturale della città, si appresta a vendere la casa da gioco, cercando modalità giuridiche ed autorizzazioni che gli permettano questo atto che l'interrogante ritiene si tratti di una vera e propria offesa alla città;
il gioco d'azzardo è un illecito penale per questi motivi l'esercizio è autorizzato al comune secondo criteri di ordine pubblico -:
se risulti vera la notizia che il Ministero dell'interno abbia dato via libera all'avvio della procedura di vendita ai privati del Casinò di Venezia e a quali condizioni;
se sia stato valutato quali garanzie o azioni potrà esercitare l'ente pubblico se la casa da gioco verrà completamente ceduta ai privati (esempio rispetto eventuali infiltrazioni mafiose o rispetto la tutela occupazionale);
quali elementi giuridici, rispetto al regio decreto-legge 16 luglio 1936, n. 1404, che ne motivava le finalità pubbliche, rendono giuridicamente possibile l'alienazione del bene.
(4-14754)

BOSSA, PICCOLO e ANDREA ORLANDO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 3 maggio del 2011, a pochi giorni dalle amministrative per l'elezione del sindaco e del consiglio comunale di Quarto flegreo, in provincia di Napoli, una operazione anticamorra ha portato all'arresto di 39 persone e al sequestro di beni per oltre un miliardo di euro ai danni del clan Polverino;
tra gli arrestati durante quel blitz figurava anche Armando Chiaro, capolista del Popolo della libertà alle elezioni e, nonostante l'arresto, eletto in consiglio comunale con ben 385 preferenze; successivamente, Chiaro è stato sospeso dal prefetto;
tra gli arrestati anche un altro candidato al consiglio comunale. Salvatore Camerlingo, in lizza con «Noi Sud» con il centrodestra, ma non eletto;
gli atti di quell'indagine portarono alla luce un complesso intreccio tra affari, imprese e criminalità organizzata, con un ruolo chiave per il sopra menzionato Chiaro, che appariva come il tratto di unione tra i vari interessi speculativi sul territorio e la casa comunale;
il 23 dicembre 2011, le forze dell'ordine hanno portato a termine un nuovo sequestro di beni, riconducibili al clan camorristico dei Polverino, nelle zone di Quarto, Marano, Forio d'Ischia e Fuorigrotta, per un valore di oltre 27 milioni di euro;
secondo notizie di stampa, il sequestro a carico di 27 soggetti presunti affiliati al clan Polverino con la materiale disponibilità di numerosi beni mobili e immobili, sarebbe avvenuto grazie anche alle determinanti rivelazioni di Roberto Perrone, un collaboratore di giustizia, che prima del suo pentimento controllava parte degli affari dei Polverino relativi a investimenti nel settore edile;
sempre secondo la stampa quotidiana, Roberto Perrone, in un recentissimo interrogatorio, avrebbe fatto il nome di un attuale consigliere comunale, con il quale in passato avrebbe fatto investimenti immobiliari per i clan dei Polverino e la cui identità non sarebbe stata resa nota perché secretata dai magistrati della Direzione investigativa antimafia;
da recenti notizie di stampa, pubblicate nei giorni scorsi, risulterebbe, altresì, il coinvolgimento nella vicenda anche di esponenti politici di rilievo provinciale e regionale;

la maxi inchiesta condotta dai magistrati della Direzione investigativa antimafia e dai carabinieri del nucleo investigativo di Napoli ha svelato la potente e ramificata organizzazione del clan camorristico dei Polverino, capace di estendere le sue attività dall'importazione di droga, all'imprenditoria edile, al comparto alimentare fino agli investimenti nel settore turistico ed alberghiero sviluppato soprattutto in Spagna;
pochi giorni fa, in Veneto, nel Padovano, è stato arrestato Nicola Imbriani, 56 anni, originario di Quarto, ritenuto il braccio destro del boss Giuseppe Polverino; si nascondeva in un appartamento di Brugine, in provincia di Padova. Era con il suo autista-guardaspalle, Giorgio Cecere, 36 anni, con precedenti penali, e con Salvatore Sciccone, 51 anni, residente a Brugine ma originario di Mugnano (Napoli); Imbriani era una figura di spicco, aveva il compito, secondo gli inquirenti, di reinvestire i soldi del clan nel settore dell'edilizia privata ed era il referente di fatto della lista Noi Sud entrata nella coalizione a sostegno del candidato sindaco Massimo Carandente Giarrusso;
uno degli arrestati con Imbriani, Giorgio Cecere, è stato candidato alle ultime elezioni per il rinnovo del consiglio comunale di Quarto per la lista Noi Sud;
secondo notizie di stampa, dopo l'arresto dell'imprenditore Nicola Imbriani, nell'inchiesta della direzione distrettuale antimafia di Napoli ci sarebbe anche una informativa dei carabinieri di Napoli in cui si fa riferimento ad un consigliere comunale di Quarto attualmente in carica che era «intento a dialogare amichevolmente con il boss Roberto Perrone», prima che questi finisse in cella a maggio; strettissimo riserbo viene mantenuto sull'identità del politico -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti; se non ritenga che il quadro delineato sia tale da far temere una pesante infiltrazione della camorra nella vita sociale, economica e politica della città di Quarto flegreo, e quali iniziative intenda assumere per verificare se l'amministrazione comunale di Quarto sia a rischio di collusioni con la malavita organizzata e se non ritenga opportuno, nell'ambito delle proprie competenze, disporre l'accesso agli atti al fine di tale verifica.
(4-14758)

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta scritta:

BORGHESI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1, comma 14, della legge novembre 2005, n. 230, «Riforma Moratti» per l'università, ha previsto la stipula di contratti a tempo determinato per lo svolgimento di attività di ricerca e didattica integrativa, prevedendo, al successivo comma 20, che i pubblici dipendenti assegnatari dei medesimi contratti sono collocati in aspettativa senza assegni, né contribuzioni previdenziali, ovvero in posizione di fuori ruolo nei casi in cui tale posizione è prevista dagli ordinamenti di appartenenza, parimenti senza assegni né contributi previdenziali;
l'articolo 29, comma 11, lettera c) della legge 30 dicembre 2010, n 240, «Riforma Gelmini», per l'università, ha soppresso i predetti contratti a tempo determinato per attività di ricerca e didattica, attuando la corrispondente istituzione di contratti per attività di insegnamento a tempo determinato (articolo 23) e di contratti di ricercatore a tempo determinato (articolo 24); per entrambe queste tipologie di contratti di ricerca, in tutto sostitutive di quelle previste dall'articolo 1, comma 14, legge n. 230 del 2005 e per le quali era riconosciuta l'aspettativa non retribuita per i pubblici dipendenti, la legge n. 240 del 2010 non ha previsto espressamente il collocamento in aspettativa non retribuita per i pubblici dipendenti assegnatari di tali contratti;

sulla scorta di quanto sopra ne deriva un'evidente incongruenza legislativa fra la disposizione della legge n. 230 del 2005 e la legge n. 240 del 2010 e ciò vieppiù in relazione al trattamento previsto per i titolari di assegni di ricerca con relativa aspettativa non retribuita riconosciuta ai pubblici dipendenti, in forza dell'articolo 22, comma 3, legge n. 240 del 2010, che ha ridisciplinato la previdente normativa contenuta nell'articolo 51, comma 6, della legge n. 449 del 1997, che già prevedeva il congedo per i pubblici dipendenti assegnisti di ricerca -:
se il Ministro interrogato intenda intraprendere le opportune iniziative normative al fine di eliminare la citata incongruenza legislativa, in particolare onde evitare contenziosi fra le pubbliche amministrazioni e i rispettivi dipendenti assegnatari dei predetti contratti per attività di ricerca e didattica a tempo determinato, per modificare gli articoli 23 e 24, legge n. 240 del 2010, nel senso dell'espressa previsione del collocamento in aspettativa senza assegni per i dipendenti suindicati;
se e quali iniziative intenda assumere al fine di garantire quantomeno l'interpretazione normativa affinché il disposto, tuttora vigente, di cui all'articolo 1, comma 20, legge n. 230 del 2005 che prevede l'aspettativa non retribuita per i contratti previsti dalla legge medesima, debba per l'effetto della nuova disciplina dei contratti d'insegnamento dettata dagli articoli 23 e 24, legge n. 240 del 2010, intendersi traslato sulle forme contrattuali ora previste dalla stessa riforma Gelmini dell'Università.
(4-14741)

DI GIUSEPPE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in data 14 dicembre 2011 Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha comunicato i dati ufficiali sulla dotazione di fondo di finanziamento ordinario (F.F.O.) assegnata ai singoli atenei pubblici nazionali; la cosiddetta «quota premiale» del fondo, portata al 12 per cento del totale per l'anno 2012, comporta, come da normativa, premialità e penalizzazioni finanziarie per gli atenei, cosiddetti, «virtuosi» e «non virtuosi»;
la distribuzione geografica delle due categorie di università appare tutt'altro che casuale, infatti, se si suddividono i 54 atenei valutati in due gruppi di pari numerosità, ubicati rispettivamente a nord ed a sud del parallelo passante per Foligno, risulta che dei 27 atenei centro-meridionali solo 2 appaiono «virtuosi», mentre delle 27 università del centro-nord ben 23 rientrano in questa fortunata categoria. Questo dato deve essere interpretato guardando a com'è ripartito il totale del Fondo, cioè portando in conto il restante 88 per cento del totale per l'anno 2012 (86,5 per cento al netto della quota di cui all'articolo 11, comma 1, della legge n. 240 del 2010;
il fondo «storicamente» assegnato dal Ministero ai singoli atenei presenta differenze e sperequazioni assolutamente ingiustificabili; sempre secondo i dati ufficiali 2010, l'università maggiormente finanziata riceve quasi 6.500 euro per ogni studente, mentre la meno supportata deve accontentarsi di circa un terzo, cioè di poco più di 2.200 euro; tali differenze hanno origini, appunto, «storiche», di molto precedenti alla recente introduzione di criteri meritocratici di premialità, configurandosi quindi come vere e proprie, ingiustificabili, sperequazioni;
il confronto tra le due classifiche, di «virtuosità» da una parte e di «finanziamento storico» dall'altra, risulta particolarmente illuminante, infatti, dei 27 atenei sovrafinanziati rispetto alla media nazionale (dati 2010) solo 8 hanno sede al Centro-sud, e, naturalmente, dei 27 atenei sotto finanziati solo 8 sono del Centro-nord;
in media, gli atenei che ricevono la maggiorazione di fondo di finanziamento ordinario non sono sovrafinanziati perché «virtuosi», ma risultano con performance superiori alla media proprio in quanto già

preliminarmente sostenuti economicamente; al fine della valutazione di merito, appare evidente che gli atenei del Centro-sud non possono che risentire delle differenti condizioni di partenza;
questa sperequazione ha ormai raggiunto livelli di assoluta insopportabilità e, man mano che la cosiddetta quota premiale viene aumentata, la situazione non può che peggiorare mettendo in discussione la stessa sopravvivenza del sistema universitario nazionale, già vessato da criteri di premialità quantomeno discutibili sia nel merito, - ad esempio nella didattica si premia la facilità di superamento degli esami e non la qualità della formazione ricevuta, nella ricerca si portano in conto solo alcuni capitoli di finanziamento nazionale ed europeo e si ignorano gli indicatori bibliometrici internazionali di produttività scientifica -, che nel metodo, poiché criteri e pesi vengono rivisitati ogni anno e sempre a posteriori, il che vanifica ogni seria volontà di management by objectioe da parte degli atenei;
è importante ricordare che alle sperequazioni nella distribuzione del finanziamento ordinario si sommano le enormi differenze tra i livelli di tassazione sopportabili dalle rispettive popolazioni studentesche e tra i contributi offerti alle università locali dai rispettivi territori (in primis da parte degli enti locali e delle fondazioni bancarie, notoriamente molto più ricchi nelle regioni centro-settentrionali di quanto accada nel Meridione d'Italia);
queste differenze dovranno essere tenute in considerazione anche per il nuovo criterio di valutazione della sostenibilità economico-finanziaria, destinato a sostituire l'attuale «regola del 90 per cento», se si vorranno evitare ulteriori discriminazioni a danno degli atenei ubicati nelle regioni più povere, premiando paradossalmente chi ha potuto e voluto applicare tasse studentesche più elevate, anche oltre il limite di legge del 20 per cento del fondo di finanziamento ordinario;
se, così come preannunciato nella nota del 30 dicembre, l'applicazione della quota premiale del fondo di finanziamento ordinario 2012 verrà effettuata sulla base dei criteri e dei parametri utilizzati nell'anno 2011, le sperequazioni sopra denunciate saranno portate ad una insopportabile esasperazione a danno del sistema universitario pubblico, unico garante dei diritti costituzionali di accesso dei capaci e meritevoli, ai gradi più alti -:
se il Ministro non ritenga opportuno convocare un tavolo tecnico contemplando la presenza di rappresentanti della comunità accademica al fine di valutare la possibilità sia di introdurre le formule del contributo standard per studente, da far valere su tutto il territorio nazionale, così da uniformare in termini equitativi la distribuzione della cosiddetta «quota storica» del fondo di finanziamento ordinario, che di stabilire criteri di valutazione della premialità equi, preventivamente noti e stabili su orizzonti temporali pluriennali;
se il Ministro interrogato intenda sospendere, nelle more dell'introduzione di nuovi parametri, l'assegnazione della quota premiale del fondo di finanziamento ordinario 2012, per evitare ulteriori sperequazioni.
(4-14743)

TESTO AGGIORNATO AL 7 FEBBRAIO 2012

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

FEDRIGA, CAPARINI, MUNERATO, BONINO e BITONCI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
sul quotidiano Il Corriere della Sera di mercoledì 1o febbraio 2012 è riportato un articolo a firma Antonella Baccaro, sul retroscena di un preaccordo tra Confindustria, Cgil, Cisl e Uil, da portare al tavolo con il Governo in occasione del secondo incontro sulla riforma del mercato del lavoro;

l'articolo di stampa riferisce che in un primo momento l'incontro sembrava dover includere Rete Imprese Italia (che rappresenta commercianti e artigiani) e Abi (per il sistema bancario) e che l'esclusione non sia casuale bensì predeterminata, perché Confindustria e sindacati possano imporgli di contribuire in misura maggiore al finanziamento degli ammortizzatori sociali -:
se le indiscrezioni di stampa riportate in premessa corrispondano al vero e, in caso di risposta affermativa, quali siano le motivazioni alla base di tale esclusione, considerata dall'interrogante discutibile visto che i commercianti sono titolari di uno dei contratti collettivi più importanti, coinvolgendo 3 milioni di lavoratori.
(5-06090)

Interrogazioni a risposta scritta:

BERRUTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la fondazione Enasarco, per esigenze connesse alla propria missione previdenziale, ha indetto una gara di appalto di servizi per l'affidamento dei servizi strumentali e complementari al piano di dismissione del patrimonio immobiliare di sua proprietà;
il suddetto appalto prevedeva tre gare, rispettivamente: gara 1 - «Servizi di supporto finanziario alla vendita delle unità immobiliari»; gara 2 - «Servizi di supporto alla vendita delle unità immobiliari»; gara 3 - «Istituzione e gestione di uno o più Fondi immobiliari dedicati al patrimonio immobiliare invenduto»;
la fondazione Enasarco dichiarava quale aggiudicatario della gara 2 il costituendo RTI tra EXITone SpA (mandataria) ed I.C. Italiana Controlli Srl (mandante) al quale, a seguito della sottoscrizione del contratto di appalto, avvenuta in data 6 settembre 2010, veniva assegnato l'incarico di cui alla gara 2, lotto 1 e lotto 2 (lotti geografici) con la quale la fondazione Enasarco ha previsto i «Servizi di supporto alla vendita delle unità immobiliari», consistenti in:
a) due diligence tecnica relativa alla rogitabilità delle unità immobiliari ed all'erogazione dei mutui;
b) due diligence amministrativa-legale per la definizione dei rapporti di locazione, finalizzata alla rogitabilità delle unità immobiliari ed all'erogazione dei mutui;
c) servizi di assistenza alla vendita consistente nella creazione di un'idonea struttura commerciale che si occuperà anche degli adempimenti amministrativi successivi alla vendita delle unità immobiliari;
l'offerta tecnica dell'aggiudicatario della gara 2 prevede un tempo massimo di esecuzione dei servizi in complessivi diciotto mesi dalla data di stipulazione del contratto di appalto (6 settembre 2010);
ad oggi la maggior parte del patrimonio immobiliare della fondazione Enasarco oggetto di gara risulta ancora invenduto;
la fondazione Enasarco, al fine di garantire la massima trasparenza dell'operazione di dismissione, ha deciso di vendere direttamente ai conduttori (con estensione della possibilità di acquistare a favore di parenti ed affini fino al 4° grado, mutui a condizioni agevolate, costi notarili agevolati e possibilità di acquisto mediante forme collettive), mantenendo in proprietà gli appartamenti invenduti, liberi o occupati, con il loro conferimento ad un Fondo immobiliare appositamente costituito e, considerata l'importanza notevole di tale decisione sia in ordine alle dimensioni rilevanti del suddetto patrimonio immobiliare sia per i risvolti sociali dell'operazione medesima, nel rispetto del principio della massima trasparenza -:
quale sia lo stato delle vendite delle unità immobiliari e la correttezza procedurale di quelle eventualmente già realizzate da parte dell'impresa aggiudicataria nonché lo stato sul rispetto ed il puntuale adempimento delle clausole di cui al contratto di appalto.
(4-14734)

ROSSA e TULLO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il comma 12-septies dell'articolo 12 del decreto-legge n. 78 del 2010, convertito, con modificazioni dalla legge 30 luglio 2010, n. 122 (Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica) ha introdotto l'onerosità nelle operazioni di ricongiunzione o trasferimento dei contributi da Fondi esclusivi o sostitutivi verso il regime generale dell'Assicurazione generale;
i lavoratori che hanno avuto una vita lavorativa svolta in aziende private e/o pubbliche diverse, oggi per poter accedere alla propria pensione per la quale hanno sempre versato regolarmente i contributi dovuti, devono pagare ulteriori oneri;
si trovano in questa situazione i dipendenti pubblici che hanno lavorato nel settore privato, i lavoratori socialmente utili che, dopo un periodo di lavoro privato e un lungo periodo di precariato, sono stati assunti presso gli enti locali, gli insegnanti che hanno lavoratori presso scuole private e poi presso istituti pubblici, i dipendenti delle società afferenti a Poste italiane dapprima iscritti all'INPS e successivamente ad IPOST, i lavoratori dipendenti delle aziende municipalizzate (con iscrizione INPDAP) il cui contratto è stato «ceduto» alla società subentrata nel servizio, i lavoratori del settore telefonico ed elettrico e altro;
in molti dei casi sopra riportati l'INPS, per ricongiungere o trasferire i periodi contributivi dal relativo fondo, ha chiesto centinaia di migliaia di euro;
il trasferimento gratuito si rendeva necessario ogni qual volta il lavoratore o la lavoratrice cessava dall'iscrizione al proprio fondo di appartenenza (esclusivo o sostitutivo) senza aver maturato il diritto a pensione; l'alternativa sarebbe una ricongiunzione onerosa verso il fondo d'appartenenza non sempre sostenibile da parte dei lavoratori o lavoratrici interessati;
in seguito all'introduzione dell'articolo 12 del decreto-legge n. 78 del 2010 ogni movimento di contribuzione (anche quelli verso INPS) diventano onerosi indipendentemente dal fatto che l'operazione di ricongiunzione/trasferimento generi un migliore importo di pensione e quindi un reale beneficio;
un lavoratore che si trova ad avere un'anzianità contributiva e un'età anagrafica sufficienti a realizzare il diritto a pensione, di fatto, non può esercitare tale diritto perché l'INPS richiede improponibili oneri di ricongiunzione;
l'impossibilità sopravvenuta di trasferire gratuitamente la contribuzione maturata nel fondo esclusivo o sostitutivo verso l'INPS in molti casi ha reso sterile l'utilizzo di quella contribuzione incrementando il numero delle posizioni silenti in contraddizione con il dettato costituzionale;
è stata soppressa una norma fondamentale dell'ordinamento come la legge 2 febbraio 1958, n. 322 (costituzione della posizione assicurativa all'INPS);
l'articolo 38, secondo comma, della Costituzione garantisce al lavoratore mezzi adeguati alle esigenze di vita al verificarsi degli eventi previsti, tra cui rientrano i trattamenti di invalidità e di vecchiaia -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno e necessario assumere iniziative normative per ripristinare la finalità indicata dalla citata legge n. 322 del 1958, volta ad assicurare che chiunque cessi l'attività lavorativa senza aver maturato il diritto a pensione nel proprio fondo ha diritto a far confluire gratuitamente tutta la sua contribuzione verso il regime generale dell'assicurazione generale obbligatoria.
(4-14749)

MINARDO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
prima della riforma delle pensioni era stato siglato un accordo tra Poste

italiane ed alcuni dipendenti nel quale era contemplato l'accompagnamento alla pensione;
chi ha aderito volontariamente a tale accordo ed alla conseguente procedura di dimissioni incentivate dal servizio, rientra nella successiva manovra di Governo;
i dipendenti in questione non sono più in servizio dal 1° gennaio 2012;
la citata riforma ha stravolto a posteriori le condizioni del contratto tra Poste italiane ed i lavoratori, facendo venir meno lo scopo dell'accordo: l'accompagnamento alla pensione;
ne conseguirebbe la negazione dei requisiti per l'accesso alla pensione e del sostegno economico per periodi che vanno da due a sette anni -:
se il Ministro non ritenga necessario trovare urgentemente una soluzione a queste situazioni di criticità e dare risposte concrete agli interessati ed alle rispettive famiglie;
se il Ministro non intenda predisporre le opportune iniziative anche normative, per correggere e sanare la situazione, senza arrecare ulteriori danni a quanti hanno aderito ad un accordo precedente gli interventi di Governo.
(4-14750)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E SEMPLIFICAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:

GNECCHI, LENZI, VENTURA, VASSALLO, GIOVANELLI e MATTESINI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 24 comma 14 - lettera e) del decreto-legge n. 201 del 2011 convertito, con modificazioni dalla legge n. 214 del 2011, prevede che i dipendenti pubblici in esonero dal servizio alla data del 4 dicembre 2011 ai sensi dell'articolo 72, comma 1, del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni dalla legge n. 33 del 2008 mantengano i requisiti previgenti per l'accesso a pensione;
l'esonero si considera comunque in corso qualora il provvedimento di concessione sia stato emanato prima del 4 dicembre 2011;
anche nell'anno 2011, come previsto dalla circolare applicativa del Ministero, i dipendenti interessati all'esonero dal servizio e in possesso dei requisiti richiesti, dovevano presentare domanda di esonero alla propria amministrazione, entro il 1o marzo 2012;
mentre alcuni dipendenti hanno avuto il cosiddetto «provvedimento di concessione» in tempi coerenti con quelli che dovrebbe garantire una pubblica amministrazione efficiente, molti dei richiedenti l'esonero, sono stati esclusi perché non hanno ancora avuto il formale provvedimento di concessione, ma avevano comunque ricevuto da parte delle amministrazioni interessate, la nota di accoglimento o di consenso all'istanza di esonero prima del 4 dicembre 2011;
le singole amministrazioni pubbliche, pur avendo notificato ai richiedenti la nota di accoglimento, non hanno rispettato il termine di perfezionamento del procedimento, massimo 90 giorni, previsto come clausola di salvaguardia dall'articolo 2, comma 3, della legge 7 agosto 1990, n. 241 come novellato dall'articolo 3, comma 6-bis della legge 2005, n. 80;
non vi è dubbio che la norma introdotta dall'articolo 24 comma 14 - lettera e) - legge n. 214 del 2011, rappresenta un discrimine fondamentale per i soggetti interessati a seconda della correttezza o meno dell'amministrazione da cui dipendono ed è quindi prevedibile che da parte di coloro che ne verranno esclusi, vengano attivati ricorsi in sede giudiziaria;

le domande di esonero andavano presentate entro il 1o marzo 2011, quindi le amministrazioni hanno dati precisi rispetto ad ogni richiesta -:
se non ritengano i Ministri interrogati di chiedere alle amministrazioni cui era rivolto l'articolo 72, comma 1, del decreto-legge n. 112 del 2008 di relazionare in modo preciso sul numero delle richieste loro pervenute entro l'1 marzo 2011 e relative risposte più o meno complete, per poter avere un quadro preciso della situazione che si crea con il comma 14 punto e) dell'articolo 24 della legge n. 214 del 2011;
se non ritengano inoltre di dover intervenire al fine di assicurare che le eventuali inadempienze formali di alcune amministrazioni non compromettano il diritto riconosciuto ai sensi dell'articolo 24, comma 14 lettera e) o che nelle more dell'emanazione del decreto previsto dal comma 15 dell'articolo 24 del decreto-legge n. 201 del 2011, si possa procedere con un'interpretazione autentica della norma succitata, alfine di inserire nelle deroghe anche coloro che hanno ricevuto la nota di accoglimento della richiesta di esonero da parte della propria amministrazione.
(5-06084)

Interrogazione a risposta scritta:

GNECCHI, SCHIRRU e MATTESINI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. - Per sapere - premesso che:
il Dipartimento della funzione pubblica, con la collaborazione tecnica di Formez PA, ha avviato un monitoraggio sull'applicazione della disciplina sulla risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro per i dipendenti delle pubbliche amministrazioni al compimento dell'anzianità massima contributiva, come previsto dall'articolo 72, comma 11, decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, e successive modificazioni e integrazioni;
l'esigenza di rilevare e approfondire l'applicazione delle succitate disposizioni fu evidenziata anche in sede parlamentare, con l'approvazione di un ordine del giorno (n. 9/3638/109 del 29 luglio 2010) che impegnava il Governo a riferire alle Camere, l'esito del suddetto monitoraggio, che peraltro prevedeva la restituzione dei relativi questionari al Formez;
va rilevato il fatto alquanto singolare, che il suddetto monitoraggio non sia stato esteso anche ai comuni, che hanno comunque applicato il comma 11 dell'articolo 72 del decreto-legge n. 112 del 2008, procedendo alla risoluzione unilaterale del rapporto, nei confronti dei loro dipendenti;
come più volte segnalato con precedenti atti di sindacato ispettivo, l'applicazione delle succitate norme non ha avuto una uniforme applicazione, nell'ambito delle pubbliche amministrazioni previste dal decreto-legge n. 112 del 2008 e ciò ha comportato l'attivazione di un elevato contenzioso contro le singole amministrazioni pubbliche;
va evidenziato l'assoluta mancanza di coerenza della norma prevista dal comma 11 dell'articolo 72, se si confronta con tutte le norme in materia previdenziale, approvate nel 2009, 2010 e 2011, che spostano anche fino a sei anni, l'accesso alla pensione per tutti, anche per coloro che avrebbero voluto invece mettersi a riposo -:
quando ritenga il Ministro interrogato di poter riferire i risultati della suddetta indagine, nonché se intenda valutare l'opportunità di assumere iniziative normative per abrogare la disposizione richiamata che appare assolutamente incoerente con le politiche adottate dall'attuale Governo, in materia previdenziale.
(4-14751)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:

SBROLLINI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dalla Stampa, il Ministro interrogato avrebbe proposto alle regioni una riforma per ridimensionare l'assistenza pediatrica di base ai soli bambini di età compresa tra zero e sei anni e di trasferire ai medici di medicina generale l'assistenza dei bambini al compimento del settimo anno di età;
successivamente, con una sua nota, il Ministro ha smentito sue iniziative, od opinioni, «circa la necessità di ridimensionare l'assistenza pediatrica di base ai soli bambini sotto i sei anni»; il Ministro ha chiarito che tale equivoco è nato perché si è discussa una proposta tecnica, e non politica, di alcuni esperti della sanità, mentre modifiche di questo tipo non fanno parte dell'agenda della discussione in corso, a qualunque livello, per il rinnovo del patto per la salute;
la smentita del Ministro appare confortante almeno quanto era stata, invece, allarmante l'idea di un abbassamento dell'età pediatrica; a parere della scrivente, infatti, non solo non è pensabile un abbassamento dell'età pediatrica ma essa dovrebbe addirittura essere aumentata, come suggerito dall'Organizzazione mondiale della sanità, a diciotto anni;
a tal proposito, la scrivente è firmataria di una proposta di legge che punta proprio ad innalzare l'età degli assistiti di pediatria portandola a 18 anni, dal momento che nessuna riforma può essere fatta a danno della salute delle persone di età minore mentre le statistiche ci dicono che il diritto alla salute dei minori, nel Paese, è sempre più a rischio;
i dati diffusi recentemente da «Osservasalute» e «Società italiana di pediatria» in occasione della presentazione del Libro bianco sulla salute di bambini e adolescenti ci consegnano l'immagine di un Paese diviso tra Nord e Sud, che discrimina pesantemente tra i suoi cittadini quando ancora sono neonati; in questo contesto, che conferma l'urgenza della fissazione di livelli di assistenza e cura, è non più rinviabile la necessità di rafforzare le politiche di tutela piuttosto che diminuirle -:
se il Ministro interrogato ritenga che si debba intervenire, e come, sull'assistenza sanitaria ai minori, e se non ritenga il Governo che sia necessario, assumere iniziative normative come suggerito dall'Oms, e come proposto con appositi disegni di legge sia al Senato sia alla Camera, per procedere all'innalzamento dell'età pediatrica fino al diciottesimo anno.
(5-06085)

PALAGIANO, DI PIETRO e BORGHESI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
da un comunicato ufficiale del 24 gennaio 2012, si apprende che l'Aifa - Agenzia italiana del farmaco - ha deciso di ritirare 41 lotti di emoderivati, appartenenti alla Kedrion Biopharma, destinati alle strutture sanitarie italiane;
in particolare, il ritiro dei suddetti lotti, ordinato dall'Aifa a scopo cautelativo e senza allarmismi, sarebbe dovuto alla possibile contaminazione del plasma a causa delle donazioni di un uomo parmigiano affetto da sospetta encefalopatia spongiforme (malattia di Creutzfeldt-Jakob), anche nota come variante umana del morbo della «mucca pazza»;
il provvedimento, dichiara l'Aifa nella stessa nota, è stato emanato in attesa dei risultati di verifiche in atto e adottato a seguito di consolidate azioni di monitoraggio, volte a ridurre ogni rischio, anche solo ipotetico, per la salute dei pazienti;
la trasmissione della forma variante della malattia di Creutzfeldt-Jakob attraverso l'utilizzo dei medicinali plasmaderivati, allo stato attuale delle conoscenze

medico scientifiche, non è mai stata dimostrata, ma appare comunque gravissima anche la sola potenzialità che un rischio di contagio ci sia;
gli emoderivati sono utilizzati per salvare delle vite umane e, a parere dell'interrogante, è inaccettabile che su di essi non vengano fatti rigorosi e rigidi controlli tali da garantire la completa sicurezza ai cittadini che fanno uso;
nel frattempo si apprende che la regione Veneto, subito dopo la dichiarazione dell'Alfa, ha bloccato l'utilizzo degli emoderivati relativi ai lotti sequestrati, impedendone la distribuzione in ospedali e farmacie della regione;
alla luce di questo nuovo episodio è inevitabile, inoltre, a parere dell'interrogante, tornare sul problema del monopolio nel campo degli emoderivati in Italia della Kedrion Biopharma che da sola detiene la leadership del settore;
si tratta di un settore tra i più delicati nell'ambito della sanità italiana che non può essere trascurato, e non si può, purtroppo, dimenticare che il nostro Paese vanta in questo contesto dei precedenti molto gravi: più di 70mila contagiati da sangue infetto, oltre ai 2605 decessi tra il 1985 ed il 2008, risalenti allo scandalo De Lorenzo-Poggiolini dei primi anni '90;
rendere libero un settore come quello degli emoderivati, garantendo maggiore concorrenza e sicurezza nei controlli garantirebbe ai cittadini italiani un servizio migliore e una più puntuale tutela della salute;
un anno fa, esattamente il 2 febbraio 2011, in relazione al rischio di un nuovo «scandalo del sangue» nel nostro Paese, nel quale era coinvolta proprio l'azienda Kedrion, il Ministro della salute pro tempore, Ferruccio Fazio, annunciò che il Ministero era al lavoro per modificare i criteri che le aziende devono rispettare per ottenere l'autorizzazione a produrre emoderivati, cosa che avrebbe dovuto portare ad una accelerazione sui decreti (previsti dalla legge 21 ottobre 2005, n. 219, «Nuova disciplina delle attività trasfusionali e della produzione nazionale degli emoderivati») che avrebbero sancito la fine del monopolio nel settore dei plasma derivati;
il 20 gennaio 2012, la Conferenza Stato-regioni ha dato il proprio parere favorevole ai decreti attuativi della legge del 2005, che di fatto, sanciscono la fine del monopolio nel settore del plasma e derivati in Italia, aprendolo anche ad altre aziende nazionali che lavorano nel campo -:
se, alla luce di quanto esposto in premessa, non intenda accelerare l'adozione e l'entrata in vigore dei decreti previsti dalla legge n. 219 del 2005, mettendo fine al monopolio della Kedrion Biopharma nel settore dei plasma derivati in Italia ed offrendo così maggiore sicurezza e garanzie a tutela della salute dei cittadini italiani.
(5-06093)

Interrogazioni a risposta scritta:

LAFFRANCO, CICCIOLI e MANCUSO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
i dipartimenti di prevenzione delle ASL devono essere organizzati come previsto dal decreto legislativo n. 502 del 1992, successive modificazioni e integrazioni, articolo 7-quater e, ai sensi di tale dispositivo, deve inoltre essere garantita l'esistenza e l'autonomia sia tecnico-funzionale sia organizzativa dei servizi così come elencati dalla norma;
tali servizi fanno, infatti, riferimento a specifiche discipline, cui deve accedersi mediante pubblico concorso, previo possesso di specifici e infungibili diplomi di specializzazione post-laurea;
si tratta pertanto di servizi e discipline infungibili, come nel caso di qualsivoglia specializzazione di ambito medico, fatte salve le equipollenze dei titoli di

studio e dei servizi prestati, ai fini del solo accesso;
nonostante quanto sopra nella regione Liguria, invocando la propria autonomia organizzativa, l'ente regione ha deliberato che vengano accorpati svariati servizi dei dipartimenti di prevenzione, sia medici sia veterinari, perfino disponendo l'unione di servizi medici come il servizio di igiene degli alimenti e della nutrizione con il servizio veterinario di igiene alimenti di origine animale, fra i quali è ancor più chiara detta infungibilità;
i nuovi assetti organizzativi non è certo che possano essere produttivi di significativi risparmi (come invece addotto a motivazione negli atti regionali) soprattutto alla luce dei certi ed inevitabili riflessi pratici che la commistione delle discipline produrrà in termini di qualità dei servizi erogati, dunque di minore efficacia delle azioni preventive, a detrimento del futuro stato di salute della popolazione;
anche in altre regioni (come ad esempio nelle regioni Umbria, Marche) risultano avviati processi organizzativi similari e che suscitano i medesimi dubbi circa la possibilità di creare confusione e gravi danni al servizio, evidentemente sottovalutati -:
se il Ministro interrogato non ritenga di promuovere iniziative, anche normative, ivi compresa la definizione di linee guida in sede di conferenza Stato-regioni da applicare su tutto il territorio nazionale, per assicurare che gli assetti organizzativi dei dipartimenti di prevenzione, come attualmente definiti dalla norma quadro nazionale dimostratisi efficaci in quasi 20 anni di esperienza applicativa, vengano uniformemente assicurati e mantenuti in tutte le aziende sanitarie dell'intero Paese quale livello essenziale e minimo di organizzazione, in quanto fondamentale base per la corretta, uniforme e sufficiente erogazione dei livelli essenziali di assistenza che su tutto il territorio nazionale devono essere assicurati.
(4-14753)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
sul sito web http://www.go-bari.it, il giorno lunedì 23 gennaio 2012, è stato pubblicato un articolo a firma di Gianvito Rutigliano dal titolo «Croce Rossa in difficoltà: rientrano i 23 rinviati a giudizio» in cui si legge «La sede barese è da tempo sotto organico e i vertici pensano di reintegrare i dipendenti sospesi per un'accusa di truffa ai danni dell'ente con un processo penale aperto»;
il maresciallo del Corpo militare della Croce rossa Vincenzo Lo Zito è da tempo sospeso dal servizio perché sottoposto a procedimento penale, peraltro conclusosi in primo grado con l'assoluzione -:
se le notizie riportate nell'articolo in premessa siano vere e quali siano le immediate iniziative che il commissario straordinario della Croce Rossa intenda porre in essere per evitare che si creino eventuali situazioni di disparità di trattamento nei confronti del maresciallo Lo Zito;
se non ritengano opportuno provvedere in merito alla reintegrazione in servizio del maresciallo Lo Zito.
(4-14760)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
con l'interrogazione a risposta scritta n. 4-14372 presentata il 30 dicembre 2011, seduta n. 566, sono state segnalate le numerose inosservanze messe in atto da parte del presidente della commissione elettorale - presidente in carica del collegio IPASVI di Roma rispetto alle disposizioni impartite dal Ministero della salute e dalla Federazione nazionale dei collegi IPASVI;

il presidente del collegio IPASVI di Roma, successivamente a tale interrogazione, ha comunicato l'annullamento, in sede di autotutela ed ha riconvocata le elezioni per i prossimi 6-7-8 febbraio 2012 e in seconda convocazione nei giorni 12-13-14 febbraio 2012;
la lettera di riconvocazione datata 13 gennaio 2012 distribuita ai circa 30.000 iscritti dal collegio IPASVI di Roma contiene all'interno - cosa mai accaduta in precedenza - un ulteriore foglio denominato «Avviso Importante» datato 7 gennaio 2012 con il quale il Presidente in carica fornisce una versione parziale della riconvocazione dell'assemblea elettorale. Infatti, la stessa riconvocazione viene volutamente rappresentata come una decisione assunta giudiziosamente al fine di evitare che l'attività del collegio potesse subire sfavorevoli ripercussioni, cosa tra l'altro non verificabile anche in caso di ricorso, anziché essere ricondotta all'improcrastinabile esigenza di ripristino della legalità, a giudizio degli interroganti, palesemente violata dal Presidente con la proclamazione di un consiglio illegittimamente nominato. Tale impostazione, tra l'altro, è stata ripetuta nelle due newsletter presenti sul sito www.ipasvi.roma.it ed inviate a tutti gli iscritti, costituendo, nei fatti, una indubbia interferenza nella sfera di libera determinazione degli iscritti/elettori;
il presidente del collegio Ipasvi si è ad avviso degli interroganti già reso inadempiente ai propri doveri d'ufficio all'esito della tornata elettorale dell'11-12-13 dicembre 2011 per non aver immediatamente annullato il risultato della stessa per mancato raggiungimento del quorum di legge il medesimo presidente, con le comunicazioni formali rivolte agli associati sopra indicate, continua di fatto a negare l'indirizzo interpretativo fornito dal Ministero della salute in ordine a quale sia il quorum necessario per la validità delle elezioni e inoltre, direttamente o per il tramite di altri soggetti facenti capo alla medesima lista elettorale, anche utilizzando risorse strumentali del collegio, sta ponendo in essere una serie di attività volte a sostenere la propria candidatura, determinando sempre ad avviso degli interroganti una «gravissima confusione» tra il proprio ruolo di presidente del collegio nonché di candidato alle prossime elezioni;
inoltre consta agli interroganti che presso il policlinico universitario di Roma Tor Vergata sarebbe stato distribuito e fatto compilare un foglio che oltre a citare parte dell'avviso di cui sopra datato 7 gennaio, riporta, tra l'altro, quanto segue: «Ogni PO deve incaricare i coordinatori e/o referenti dell'UOC al fine di individuare almeno il 30 per cento del personale infermieristico a loro assegnato (iscritto al Collegio Provinciale di Roma). Nello specifico i coordinatori dovranno redigere una lista di infermieri afferenti al loro servizio che dovranno "accompagnare" nelle giornate di votazione preso il Collegio IPASVI. I Coordinatori gestionali dovranno segnalare anche coloro che andranno a votare con mezzi propri nell'apposita tabella. Al fine di facilitare gli spostamenti verso il Collegio saranno messi a disposizione un servizio navetta PTV - Collegio e Collegio - PTV...»;
quanto sopra riportato rappresenta secondo gli interroganti un inaudito metodo di condizionamento elettorale con importanti limitazioni all'autonoma determinazione dei singoli e quindi al libero esercizio del diritto di voto -:
quali urgenti iniziative intenda assumere in merito, se intenda procedere, con ogni consentita urgenza, all'accertamento quanto segnalato ed all'immediato annullamento delle elezioni fissate per i giorni 12, 13 e 14 febbraio 2012 con il conseguente commissariamento del collegio IPASVI di Roma e della commissione elettorale e riconvocare le elezioni successivamente in modalità tali da garantire la trasparenza e la regolarità al fine di consentire il più ampio e libero esercizio del diritto di voto che deve caratterizzare ogni competizione elettorale.
(4-14763)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:

CENNI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il comune di Chianciano Terme (in provincia di Siena) sta attraversando, ormai da anni una profonda crisi economica ed occupazionale; la cittadina infatti, sede di uno stabilimento ex Eagat (la società pubblica nata negli anni '60 per gestire le concessioni termali), ha legato fin dal secolo scorso gran parte del proprio sviluppo all'economia e alla cultura dell'ospitalità grazie anche al forte impulso delle cure termali convenzionate; un fattore che ha portato il centro toscano ad essere considerato uno dei punti di eccellenza grazie alle virtù terapeutiche delle acque e che ha incentivato una crescita progressiva dell'offerta ricettiva pari oggi a 13 mila posti letto;
con il riordino del sistema sanitario nazionale si è verificato un calo esponenziale delle presenze che ha conseguentemente determinato una profonda crisi a causa della prevalente vocazione monotematica locale sia produttiva, sia edilizia (forte sviluppo alberghiero), che occupazionale;
tale congiuntura negativa è stata amplificata dagli effetti della recessione nazionale ed internazionale tuttora in corso;
dagli ultimi dati emerge la situazione di grave crisi strutturale del sistema economico e sociale di Chianciano Terme. Le cifre testimoniano infatti:
la riduzione di circa il 32 per cento, solamente negli ultimi 5 anni, delle prestazioni erogate dallo stabilimento «Acqua Santa», principale stabilimento termale di Chianciano;
la riduzione di circa il 38 per cento, dal 1994 al 2010, delle aziende turistico ricettive;
la riduzione delle presenze, sia in strutture alberghiere che extra alberghiere, che nel ventennio 1991-2010 ha raggiunto percentuali di grande rilievo (dal 1991 al 2004 è stato evidenziato un calo del 25,98 per cento);
il drammatico calo dell'occupazione nel comparto alberghiero: tra il 2005 e 2010 si calcola un calo di 1.727 assunzioni;
tale quadro risulta ancora più insostenibile se si considerano le perdite conseguenti, sia in termini economici che occupazionali, dell'indotto: la grave situazione economica di tutte le strutture alberghiere si traduce conseguentemente in un costante aumento del loro indebitamento complessivo, che a sua volta si ripercuote a «cascata» anche su altri settori economici del territorio (in particolar modo tutte, le molteplici aziende dei «fornitori»);
si tratta di una crisi duratura e strutturale che gli enti locali e la regione Toscana, ed in primo luogo il comune di Chianciano, si sono impegnati a contrastare e a superare con la diversificazione dell'offerta territoriale, incentivando la vocazione congressuale e turistica;
in questo contesto va ricordato, ad esempio, che:
su iniziativa dell'amministrazione provinciale di Siena si è costituito, nel 2009, il comitato di coordinamento per Chianciano Terme (per predisporre gli interventi per il rilancio sociale ed economico del territorio) che include, fra i soggetti coinvolti, la regione Toscana, la fondazione Monte dei Paschi, il comune di Chianciano, la camera di commercio di Siena;
in data 8 ottobre 2010 è stato sottoscritto il «protocollo di intesa per gli interventi a sostegno delle piccole e medie imprese del settore alberghiero ed extra alberghiero di Chianciano terme» che impegna la provincia di Siena, la camera di commercio di Siena, il comune di Chianciano, la Fidi Toscana spa e la finanziaria

senese di sviluppo spa ad attivare finanziamenti per riqualificare ed ammodernare le strutture ricettive locali;
la regione Toscana, nel quadro di investimenti per la programmazione regionale per il periodo 2007-2013, ha assegnato all'area di intervento «turismo, commercio terme» 244,3 milioni di euro;
il 18 marzo 2011 è stato sottoscritto un protocollo di intesa denominato «azioni di sostegno per il rilancio della destinazione turistico-termale di Chianciano Terme» tra provincia di Siena, comune di Chianciano Terme, fondazione Monte dei Paschi, camera di commercio industria artigianato e agricoltura di Siena e unione dei comuni della Val di Chiana Senese;
il 9 dicembre 2011 si è riunita ufficialmente la «task force» tecnica per il rilancio di Chianciano composta da dirigenti e rappresentanti di: regione Toscana, provincia di Siena, comune di Chianciano e camera di commercio di Siena;
risulta comunque evidente che la gravissima situazione economica sovraesposta non può essere affrontata e risolta esclusivamente con iniziative di carattere locale, ma deve coinvolgere l'intervento diretto del Governo nazionale;
la grave condizione della città termale va ad aggravare la difficile situazione complessiva del territorio della Val di Chiana, dove sono presenti crisi che stanno interessando da tempo numerose imprese industriali;
l'amministrazione comunale di Chianciano, raccogliendo le istanze delle associazioni di categoria e del tessuto produttivo locale, ha richiesto formalmente (con la deliberazione 18 aprile 2011 numero 10) il riconoscimento dello stato di crisi; chiedendo, nello specifico, che le disposizioni e le agevolazioni per le industrie turistiche, di cui all'articolo 2 della legge n. 99 del 2009, vengano estese anche al territorio comunale di Chianciano Terme;
il riconoscimento di «area di crisi», tramite deroga al Ministero dello sviluppo economico, ai sensi della legge n. 99 del 2009, è stato successivamente richiesto sia dalla provincia di Siena (delibera approvata il 21 luglio 2011) che dalla regione Toscana (mozione approvata il 9 novembre 2011);
va inoltre ricordato che, in data 26 novembre 2010, l'amministrazione comunale di Chianciano Terme ha inviato una lettera al Ministro pro tempore dello sviluppo economico, Paolo Romani, per chiedere l'applicazione, in deroga, della norma sopracitata atta a poter estendere le agevolazioni previste per le industrie turistiche poste in aree di crisi, alle imprese commerciali e alberghiere comprese nel territorio comunale di Chianciano -:
se sia a conoscenza dei gravissimi problemi di carattere economico ed occupazionale che stanno compromettendo da anni lo sviluppo ed il rilancio di Chianciano Terme;
quali iniziative urgenti di competenza intenda assumere per supportare e potenziare le numerose iniziative, anche di carattere economico, che gli enti e le istituzioni locali hanno intrapreso in questi anni a sostegno del territorio e se non ritenga, quindi opportuno, per le motivazioni esposte in premessa, assumere iniziative per estendere le agevolazioni previste dall'articolo 2 della legge n. 99 del 2009 al territorio comunale di Chianciano Terme, riconoscendolo «area di crisi»;
se non ritenga utile programmare in tempi brevi un incontro con le istituzioni locali e la regione Toscana.
(5-06086)

Interrogazioni a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la vicenda della raffineria Tamoil a Cremona attraversa una fase di particolare criticità nel momento in cui l'«Ipotesi di

Verbale di Accordo», sottoscritto in data 2 aprile 2011 presso il Ministero dello sviluppo economico tra società Tamoil Raffinazione spa, istituzioni locali e organizzazioni sindacali, mette in mobilità gran parte del personale, a seguito della cessazione delle attività di raffinazione, incidendo sulla continuità della linea delle responsabilità riguardanti la sicurezza delle persone, degli impianti e dell'ambiente;
questa situazione susseguente una tribolato rapporto con la città in atto da anni con incidenti all'interno ed all'esterno degli impianti, indagini giudiziarie per gravi episodi di inquinamento ambientale, indagini sanitarie avviate e non concluse, tiene in allarme la popolazione che chiede rigore nella applicazione delle procedure di sicurezza e prevenzione ed informazione sistematica e puntuale da parte degli enti preposti sia in generale che per quanto riguarda l'accordo di cui sopra;
nell'accordo medesimo sono inoltre previsti importanti impegni, anche di ordine istituzionale, finalizzati alla bonifica delle aree interne ed esterne all'impianto, a garantire prospettive occupazionali per l'insieme dei lavoratori e nuove iniziative produttive a favore del territorio;
queste aree sono situate a meno di 2 chilometri dal centro storico ed interessano una zona di impianti sportivi e ludici intensamente frequentata;
dopo circa nove mesi dalla sottoscrizione, il verbale dell'accordo non risulta ancora ufficializzato da codesto Ministero tramite propria comunicazione alle parti interessate; detto verbale non risulta pertanto agli atti delle istituzioni locali che, di conseguenza, non sono nelle condizioni di assicurarne la divulgazione e l'accessibilità, diritti riconosciuti dalla normativa vigente -:
se si intenda al più presto ripristinare un corretto rapporto di trasparenza fra istituzioni e cittadini attraverso la pubblicizzazione di un documento di rilevante impatto sociale, ambientale ed economico.
(4-14733)

COSENZA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
una causa di minaccia per l'ecosistema è costituita dalla enorme quantità di caricabatterie per telefoni cellulari e telecomandi che vengono buttati insieme ai rispettivi apparecchi una volta che questi non sono più utilizzabili;
attualmente non c'è una normativa comunitaria né nazionale che introduce i caricabatterie universali per i telefoni cellulari, mentre vi è invece un protocollo d'intesa firmato nel 2009 tra 14 grandi produttori mondiali che ne prevedeva l'introduzione entro il 2010 nel territorio dell'Unione europea;
le specifiche e gli standard tecnici dei caricabatterie universali sono stati emanati dal Comitato europeo per la standardizzazione elettrotecnica (CENELC) nel dicembre 2010. In base a questi standard tecnici, nel febbraio 2011 un prototipo del nuovo adattatore è stato consegnato al commissario europeo Tajani, il quale disse che il 2011 sarebbe stato l'anno in cui il nuovo tipo di caricabatterie sarebbe approdato sul mercato;
in realtà ciò non è avvenuto e il medesimo discorso vale per i telecomandi universali, che già da molti anni esistono e sono sul mercato, ma con la compatibilità a modelli di televisioni assai limitati;
il tema dei caricabatterie e dei telecomandi universali (così come di altri dispositivi analoghi per funzioni e dannosità per l'ambiente) ha una grande importanza per la tutela dell'ambienta perché la loro concreta introduzione consentirebbe di prevenire una grave fonte di inquinamento -:
quali iniziative l'Italia stia assumendo per far sì che i caricabatterie universali dei telefoni cellulari entrino stabilmente nel mercato e che sia ampliato l'utilizzo dei telecomandi universali;

se e in che modo il Governo ritenga di intervenire in sede comunitaria per far sì che, dopo le iniziative già avviate (il protocollo del 2009 e la risultanze del lavoro tecnico approntato dal CENELC), possa realizzarsi quanto promesso dalla Commissione europea in materia di caricabatteria universali.
(4-14746)

...

Apposizione di firme ad una interrogazione a risposta immediata in commissione ed indicazione dell'ordine dei firmatari.

L'interrogazione a risposta immediata in commissione Mariani ed altri n. 5-06013, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 gennaio 2012, è stata sottoscritta anche dai deputati: Benamati, La Forgia, Marchi, Brandolini, Motta, Vassallo e Castagnetti e, conseguentemente, con il consenso del primo firmatario e degli altri sottoscrittori, l'ordine dei firmatari si intende così modificato: «Mariani, Benamati, La Forgia, Marchi, Brandolini, Motta, Vassallo, Castagnetti, Zampa e Albonetti».

Apposizione di una firma ad una mozione.

La mozione Valducci e altri n. 1-00841, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 gennaio 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Palmieri.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in commissione Santelli n. 5-00973, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 febbraio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Tommaso Foti.

L'interrogazione a risposta in commissione Andrea Orlando e altri n. 5-05507, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 ottobre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Mariani.

Pubblicazione di testi riformulati.

Si pubblica il testo riformulato della mozione Volontè n. 1-00817, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 571 del 17 gennaio 2012.

La Camera,
premesso che:
tra le ragioni della crisi, che sta avendo effetti devastanti sul nostro Paese, vi è il comportamento di una parte degli attori del sistema finanziario internazionale, che hanno effettuato speculazioni traendo indebito vantaggio dall'assenza di regolamentazione sulle transazioni finanziarie;
una tassa sulle transazioni finanziarie (ttf), pur applicata con un coefficiente minimo, rappresenta un concreto strumento a sostegno dei conti pubblici degli Stati che, a causa della crisi, hanno subito un forte aumento del loro debito;
la suddetta tassa assicurerebbe il giusto contributo del settore finanziario alla copertura dei costi dei piani di salvataggio e dei programmi di stimolo e di rilancio delle economie, nonché una più giusta parità di trattamento con gli altri settori produttivi sempre soggetti a prelievi fiscali;
si garantirebbe, in tal modo, anche la riscossione di un gettito prevedibile permettendo di stabilire politiche di medio-lungo periodo sia per far fronte alle conseguenze sociali della crisi, sia per sostenere programmi di aiuto allo sviluppo dei Paesi poveri e di contrasto dei cambiamenti climatici;
l'introduzione di una tassazione sulle transazioni finanziarie, frenando la speculazione, diminuirebbe l'instabilità dei mercati con ricadute positive anche per le imprese, in termini di minor rischio valutario,

minori incertezze sui prezzi delle materie prime e minori rischi degli investimenti esteri;
la suddetta imposta potrebbe essere implementata in maniera semplice e a costi estremamente bassi grazie alle piattaforme elettroniche già in uso per registrare le operazioni finanziarie sulle borse di tutto il mondo;
il Parlamento europeo ha adottato il 10 marzo 2010 una risoluzione [P7-TA(2010)0056] favorevole all'introduzione della tassazione delle transazioni finanziarie e ha chiesto alla Commissione europea di analizzare gli effetti di una sua introduzione auspicando una posizione comune degli Stati membri dell'Unione europea in materia;
le analisi indipendenti del Fondo monetario internazionale (Matheson, marzo 2011; Brondolo, agosto 2011), hanno individuato in essa una delle misure adeguate a regolamentare il mercato finanziario;
la Commissione europea ha presentato il 28 settembre 2011 una proposta di direttiva del Consiglio [COM(2011)594] concernente un sistema comune d'imposta sulle transazioni finanziarie da applicare in tutti gli Stati membri dell'Unione europea a partire dal 1o gennaio 2014. La proposta è stata accompagnata dalla pubblicazione della valutazione di impatto che ha riconosciuto la realizzabilità della tassa sulle transazioni finanziarie e la sua possibile applicazione a livello regionale;
il Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, nella sua nota pubblicata il 24 ottobre 2011 indirizzata ai leader del G20, annovera la tassazione delle transazioni finanziarie tra le misure da adottare per «promuovere lo sviluppo globale e sostenibile secondo principi di giustizia sociale e della solidarietà» nel più ampio processo di riforma che ristabilisca «il primato della politica - responsabile del bene comune - sull'economia e la finanza»;
il rapporto del Leading group on solidarity levies to fund development (giugno 2010), di cui l'Italia è membro promotore, ed il rapporto della Bill and Melinda Gates Foundation (novembre 2011) sostengono fortemente l'adozione di una tassa sulle transazioni finanziarie quale efficace fonte di finanziamento innovativo per lo sviluppo;
nelle conclusioni dei leader del G20 riunitisi recentemente a Cannes il 3 e 4 novembre 2011, per la prima volta si fa esplicito riferimento alla proposta di tassazione delle transazioni finanziarie e viene riconosciuta l'iniziativa di alcuni Paesi pronti ad applicare questo tipo di tassazione per varie finalità, tra cui anche quella dell'aiuto allo sviluppo. Durante il vertice di Cannes, la Presidenza francese si è prodigata per l'ampliamento del consenso politico in merito a questa imposta che vede già il sostegno di diversi Stati membri dell'Unione europea e alcuni Paesi delle economie emergenti - Brasile, Argentina e Sud Africa - nonché il Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, si sono pubblicamente espressi in favore della suddetta tassa;
il Governo italiano sarà chiamato ad esprimersi in sede europea in merito alla proposta di direttiva [COM(2011)594] ed ha aperto presso il dipartimento finanze del Ministero dell'economia e delle finanze una consultazione pubblica in materia;
il Governo italiano pro tempore, nel suo parere alle risoluzioni n. 7-00328, n. 7-00333 e n. 7-00346 (Commissione affari esteri della Camera, giugno 2010) ha affermato di considerare tale tassazione utile e proficua soltanto se condivisa e attuata da tutti i Paesi e nella risposta all'interrogazione 5-04529 (Commissione affari esteri della Camera, maggio 2011) ha dichiarato di voler attendere la valutazione di impatto della Commissione europea per esprimere ulteriori orientamenti in materia;
da ultimo, nella seduta del 25 gennaio 2012, nel corso dell'esame delle mozioni sulla politica europea dell'Italia, sono stati approvati impegni volti all'introduzione

di una tassazione sulle transazioni finanziarie in ambito comunitario, prospettando, altresì, l'opportunità di perseguire contemporaneamente una più ampia intesa globale anche oltre i limiti dell'Unione europea;
sondaggi condotti in Italia da YouGov per conto di Oxfam (marzo 2011) e da Eurobarometro (giugno 2011) evidenziano come la maggioranza degli italiani sia favorevole a questa tassa e ritenga giusto che il settore bancario e finanziario debba contribuire a riparare i danni causati dalla crisi;
l'introduzione di questa tassa è sostenuta da un vasto movimento globale ed anche in Italia è attiva la campagna Zerozerocinque che riunisce circa 50 organizzazioni della società civile, tra cui le principali sigle sindacali, associazioni del terzo settore e organizzazioni non governative di sviluppo. Le associazioni delle autorità locali Anci e Upi hanno recentemente espresso il loro pieno sostegno alla proposta. Cento economisti italiani hanno sostenuto l'appello a favore di questa tassa firmato da mille economisti di fama mondiale, tra cui Dani Rodrik, Joseph Stiglizt, Toni Atkinson,


impegna il Governo:


ad operare di concerto con gli altri Paesi che hanno già espresso un orientamento favorevole alla proposta di direttiva, affinché anche i Paesi dell'Unione europea meno disponibili all'introduzione della tassazione sulle transazioni finanziarie, in primis la Gran Bretagna, si convincano dell'opportunità del recepimento della direttiva da parte di tutti i Paesi dell'Unione europea a 27 ai fini del ripristino della sovranità dei singoli Paesi sulla politica monetaria e per scoraggiare gli speculatori internazionali;
a sostenere l'opportunità di inserire alcune modifiche alla proposta di direttiva [COM(2011)594] che prevedano di:
a) collegare il pagamento dell'imposta anche alla nazionalità dello strumento finanziario al fine di ridurre ulteriormente il rischio di manovre elusive;
b) estendere la base imponibile anche al mercato valutario;
c) assicurare la destinazione del gettito (stimato dalla Commissione europea in 57 miliardi di euro) per politiche sociali interne agli Stati membri (50 per cento), per programmi di lotta alla povertà nel mondo (25 per cento) e di contrasto ai cambiamenti climatici (25 per cento);
ad assumere ogni iniziativa utile, di concerto con gli altri partner europei, per facilitare una graduale applicazione della tassa sulle transazioni finanziarie anche a livello mondiale;
a prevedere eventuali meccanismi di correzione al fine di evitare che l'introduzione della tassazione delle transazioni finanziarie, incidendo sugli scambi di obbligazioni nel mercato secondario (oltreché di azioni), possa produrre un rallentamento delle transazioni con effetti negativi sulla liquidità e, conseguentemente, sulle condizioni di finanziamento del debito;
a considerare l'opportunità di elaborare una propria relazione annuale (rispetto a quella quinquennale prevista dalla direttiva) per esaminare l'impatto della nuova tassazione sul mercato finanziario italiano e sull'economia reale.
(1-00817)
(Nuova formulazione) «Volontè, Buttiglione, Galletti, Adornato, Occhiuto, Ciccanti, Calgaro, Cera, Compagnon, Naro».

Si pubblica il testo riformulato della mozione Leo n. 1-00843 già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 578 del 30 gennaio 2012.

La Camera,
premesso che:
il fenomeno dell'evasione fiscale costituisce un elemento di grave impatto

sul sistema nazionale, sulla leale concorrenza tra gli operatori e sulla tenuta del patto sociale tra gli italiani;
per combattere evasione sono da tempo in atto programmi operativi e di collaborazione tra l'amministrazione dello Stato, l'Agenzia delle entrate, la Guardia di finanza ed il sistema di esazione;
l'efficace professionalizzazione dei sistemi di controllo ha consentito, dal 2006 ad oggi, la positiva progressiva crescita di recupero dell'evasione, tanto che la stessa Ocse in occasione del quarto forum mondiale sulla trasparenza e sullo scambio di informazioni a fini fiscali - ha recentemente riconosciuto che l'Italia è la nazione che si è maggiormente distinta nella lotta all'evasione ed ai paradisi fiscali;
il Governo Berlusconi ha contribuito in maniera decisiva, attraverso una serie di interventi normativi puntuali ed incisivi, al raggiungimento di un trend positivo nei confronti della lotta all'evasione;
tra i provvedimenti principali in materia di attività di accertamento e riscossione, si ricordano:
a) il potenziamento della partecipazione dei comuni all'attività di accertamento fiscale e contributivo, attraverso misure di incentivazione che hanno attribuito ai comuni, per il triennio 2012-2014, l'intero ammontare del maggior gettito ottenuto a seguito dell'intervento degli stessi nell'attività di accertamento;
b) la revisione e il potenziamento dell'accertamento sintetico, con lo scopo di porre la massima attenzione nella ricerca di elementi di spesa e di investimento indicativi di capacità contributiva, al fine di intercettare i contribuenti per i quali le spese sostenute non sono compatibili con quanto dichiarato;
c) l'impegno per la realizzazione del piano di accertamenti nei confronti delle imprese di medie dimensioni sulla base di specifiche analisi del rischio;
d) l'introduzione di significative novità ai fini della riscossione, per le quali gli accertamenti per imposte sui redditi, iva e irap, dovranno contenere anche l'intimazione al pagamento degli importi in essi indicati entro il termine per la presentazione del ricorso (accertamento esecutivo). Tali atti diverranno, dunque, prontamente esecutivi; tuttavia, il decreto sviluppo, del mese di luglio 2011 (decreto-legge n. 70 del 2011) ha attenuato il principio del «solve et repete», disponendo la sospensione dell'esecuzione forzata, eventualmente conseguente ai predetti atti, per centottanta giorni decorrenti dall'affidamento in carico agli agenti della riscossione;
e) l'ulteriore rafforzamento del controllo sulle compensazioni. In tema di indebito uso di crediti in compensazione sono stati previsti un'intensificazione dei controlli e un inasprimento delle sanzioni per i reati in materia di imposte sui redditi e iva, con l'intento generale di eliminare disposizioni di favore o abbassare la soglia di imposta evasa a partire dalla quale scatta l'applicazione delle sanzioni penali;
si ricordano le disposizioni antielusive volte a colpire l'uso di beni intestati fittiziamente a società: viene considerata reddito diverso ai fini irpef la differenza tra il valore di mercato e il corrispettivo annuo per la concessione in godimento di beni dell'impresa a soci o familiari dell'imprenditore. Inoltre, è prevista l'indeducibilità dei costi relativi ai beni concessi ai soci o ai familiari per un corrispettivo annuo inferiore al valore di mercato;
si è previsto un potenziamento dell'attività di accertamento effettuata dall'Agenzia delle entrate, a cui è stato affidato un ruolo centrale nel coordinamento del servizio di accertamento e riscossione, attraverso l'ottimizzazione delle risorse, l'incremento della capacità operativa in specifici settori e la collaborazione con altri enti; l'Agenzia delle entrate e le società del gruppo Equitalia e di Riscossione Sicilia possono intervenire coattivamente per il recupero delle somme non

riscosse con i condoni e le sanatorie previsti dalla legge finanziaria per il 2003;
sono stati rafforzati i poteri del fisco in sede di indagini finanziarie, in particolare consentendo agli uffici di acquisire informazioni anche da società ed enti di assicurazione per quanto riguarda le attività di natura finanziaria;
sono state introdotte disposizioni in materia di studi di settore, dirette in estrema sintesi:
a) a differirne i termini di pubblicazione;
b) ad aumentare la sanzione per omessa presentazione del modello per la comunicazione dei dati rilevanti ai fini dell'applicazione degli studi stessi;
c) a consentire l'accertamento induttivo nei casi di omessa o infedele indicazione di specifici dati;
d) a modificare il contenuto degli atti di accertamento nel caso di congruità alle risultanze degli studi di settore;
e) ad innalzare del 50 per cento la misura della sanzione minima e massima per l'ipotesi di omessa presentazione del modello per la comunicazione dei dati rilevanti;
alcune delle disposizioni sopra richiamate sono state introdotte a seguito delle legittime richieste da parte di associazioni rappresentative del mondo produttivo, che avevano sollecitato a livello nazionale l'adozione di norme di rango legislativo e regolamentare volte ad alleggerire il carico fiscale e contributivo gravante sulle imprese, a rendere più flessibili i meccanismi di riscossione coattiva, nonché a ridurre l'onerosità delle more, degli interessi e sanzioni previsti in caso di ritardo nei pagamenti dei tributi e dei contributi;
in tale prospettiva occorre sottolineare come l'intento di tali iniziative sia stato quello di affermare il principio dell'effettiva equità e sostenibilità del carico fiscale-contributivo, tenendo conto anche della situazione di difficoltà in cui versa una parte dei contribuenti e delle imprese, a causa del negativo andamento congiunturale dell'economia mondiale, che ha comportato una crisi economico-occupazionale in molti comparti del settore economico primario e secondario, determinando una significativa contrazione dei consumi e delle commesse; situazione, tra l'altro, aggravata dalla debolezza strutturale di alcuni mercati locali, notoriamente costituiti da micro-aziende, per lo più sottocapitalizzate ed esposte ad una cronica carenza di liquidità, e dal crescente ritardo dei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni, nonché da parte degli enti del servizio sanitario nazionale;
nella convinzione che la battaglia contro evasione fiscale debba essere proseguita e rafforzata, occorre, inoltre, distinguere tra l'evasione «di massa», e l'evasione «interpretativa»;
per evasione «di massa», si intende la sistematica sottodichiarazione dei redditi, attraverso, ad esempio, la sottofatturazione dei corrispettivi realizzati;
l'evasione «interpretativa» (che coincide solo in parte con la cosiddetta elusione) è, invece, un comportamento più articolato e complesso, che consiste, generalmente, nell'individuazione, da parte del contribuente, di assetti negoziali e societari tali da determinare l'occultamento completo o l'erosione del presupposto di imposizione;
nella generalità dei casi, cambiano i soggetti che mettono in campo i predetti comportamenti illeciti:
a) le piccole strutture, scarsamente organizzate e che operano direttamente nei confronti dei consumatori finali, generalmente occultano completamente il presupposto di applicazione dei tributi, realizzando di regola fenomeni di evasione «di massa»;
b) le strutture di dimensioni più rilevanti - e come tali più «rigide», dal punto di vista amministrativo - generalmente non pongono in essere fenomeni di

evasione di massa (occultamento sistematico, totale o parziale, del presupposto imponibile), ma fenomeni di «evasione interpretativa»; essi, infatti, variamente manipolano (con interpretazioni capziose) la normativa tributaria, allo scopo di fruire di vantaggi fiscali indebiti;
è evidente che le strategie che lo Stato, nelle sue varie articolazioni, deve mettere in campo saranno profondamente diverse a seconda che si intenda contrastare la cosiddetta evasione di massa ovvero la cosiddetta evasione interpretativa;
più in particolare, è evidente che un «intervento umano» (cioè dall'amministrazione finanziaria sia civile che militare) appare preferibile o, per meglio dire, obbligato, laddove si intenda contrastare la cosiddetta evasione interpretativa in quanto, in questi casi:
a) l'anagrafe tributaria può rappresentare «solo» un utile supporto per l'innesco di più approfonditi controlli;
b) per l'effettuazione di controlli efficaci non potrà prescindersi dal lavoro svolto dal personale civile e militare dell'amministrazione finanziaria, che dovrà individuare il comportamento illecito (eventualmente) tenuto dal contribuente e ricostruire il corretto carico tributario che lo stesso avrebbe dovuto scontare;
invece, per contrastare l'evasione di massa, appare opportuno affidarsi ad un massiccio utilizzo dell'anagrafe tributaria, in modo combinato con strumenti di accertamento sintetici (cosiddetto redditometro);
il potenziamento degli strumenti di indagine finanziaria messi a disposizione con il recente decreto-legge n. 201 del 2011 ha ampliato i poteri di indagine dell'amministrazione finanziaria, ma pone necessariamente problemi di tutela della privacy dei contribuenti;
alcuni recenti interventi giurisprudenziali hanno contribuito a rendere ancor più complicato applicare correttamente le disposizioni tributarie, determinando una non chiara distinzione tra legittimo risparmio d'imposta ed elusione/abuso del diritto,


impegna il Governo:


ad adottare le opportune iniziative, anche normative, volte a:
a) rafforzare il coordinamento tra le banche dati a disposizione dell'anagrafe tributaria e le altre banche dati, in particolare quelle degli enti locali, al fine di contrastare l'evasione fiscale;
b) coinvolgere gli enti locali nella segnalazione qualificata all'Agenzia delle entrate in ordine ad elementi indice di capacità contributiva riferiti ai contribuenti, anche al fine di ritrarre risorse economiche relative agli accertamenti tributari andati a buon fine;
c) utilizzare le informazioni relative ai rapporti finanziari intrattenuti nel pieno e rigoroso rispetto della privacy dei contribuenti;
d) delimitare la portata applicativa dell'elusione e del cosiddetto abuso del diritto, distinguendo i comportamenti dei contribuenti volti ad aggirare obblighi o divieti posti dall'ordinamento tributario da quelli che configurano un legittimo risparmio d'imposta;
e) evitare quelle che ai firmatari del presente atto di indirizzo appaiono forme di spettacolarizzazione inutili e, al contrario, concentrare le risorse dell'amministrazione finanziaria su interventi volti a massimizzare i recuperi a tassazione di somme illegittimamente sottratte all'erario;
f) in tale contesto, a rafforzare, nel pieno rispetto dei rispettivi ambiti di autonomia, le modalità di collaborazione tra le diverse articolazioni dell'amministrazione finanziaria, sia civile sia militare, al fine di migliorare ulteriormente l'efficacia dell'azione di contrasto all'evasione ed all'elusione

fiscale e di assicurare il più efficiente utilizzo delle risorse amministrative pubbliche, nell'ottica dell'integrazione operativa prevista dall'articolo 01, comma 1, del decreto-legge n. 138 del 2011;
g) introdurre ulteriori elementi di maggiore flessibilità nelle procedure di riscossione coattiva nei confronti di quegli imprenditori che dimostrino di non essere in grado di ottemperare alle scadenze fiscali e contributive per una temporanea difficoltà economica legata alla congiuntura negativa, rafforzando ed ampliando ulteriormente gli strumenti di dilazione dei versamenti dei tributi in favore di tali soggetti previsti dall'articolo 10, commi 13-bis e 13-ter, del decreto-legge n. 201 del 2011;
h) adottare misure di semplificazione del sistema fiscale volte a favorire il rapporto tra contribuenti e amministrazione finanziaria.
(1-00843)
(Nuova formulazione) «Leo, Bernardo, Saltamartini, Berardi, Del Tenno, Laboccetta, Pagano, Antonio Pepe, Savino, Ventucci, Biava».

Ritiro di documenti di indirizzo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
mozione Di Biagio n. 1-00842 del 30 gennaio 2012;
mozione Pisicchio n. 1-00845 del 31 gennaio 2012.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore:
interrogazione a risposta in Commissione Benamati n. 5-05655 del 3 novembre 2011.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore:
interrogazione a risposta orale Borghesi n. 3-02029 del 23 gennaio 2012 in interrogazione a risposta scritta n. 4-14741.