XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 598 di martedì 6 marzo 2012

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 11,30.

RENZO LUSETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 1o marzo 2012.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alessandri, Bindi, Bongiorno, Brugger, Buonfiglio, Cirielli, Commercio, Renato Farina, Fava, Gregorio Fontana, Giancarlo Giorgetti, Iannaccone, Jannone, Laganà Fortugno, Leo, Lombardo, Lucà, Melchiorre, Migliavacca, Misiti, Mura, Nucara, Leoluca Orlando, Pecorella, Pisicchio, Proietti Cosimi, Stefani, Tempestini, Valducci, Vitali e Zeller sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori (ore 11,35).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, chiedo, ancora una volta, che il Governo e, in particolare, il Ministro degli affari esteri venga in Aula - e non soltanto in Commissione - a riferire sulla vicenda che vede coinvolti i due marò italiani, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, ormai da tre settimane prigionieri di fatto in India (addirittura, da ieri, ne è stata formalmente disposta la custodia cautelare in carcere dal tribunale di Trivandrum, la capitale del Kerala).
C'è in atto in quel Paese evidentemente anche una speculazione politica perché presto ci sarà una tornata elettorale e ovviamente i toni, nella stampa locale, si fanno accesi. Addirittura c'è stato un esponente dell'opposizione - in quel Paese, il partito della sinistra - che dice che questi due italiani non possono essere considerati ospiti in un hotel a cinque stelle. Riecheggia qui l'eco di parole che talvolta sentiamo anche nel nostro Paese rispetto agli stranieri.
Il punto però è questo: chi controllerà le indagini? Stiamo parlando di due ragazzi che stavano lavorando a bordo di una nave, in condizioni forse giuridicamente corrette, che però noi - come gruppo dell'Italia dei Valori - abbiamo sempre tenacemente contestato, ovvero l'impiego di militari o contractors a bordo delle nostre navi commerciali. Costoro stanno rischiando l'ergastolo o addirittura la pena di morte.
Capisco la delicatezza del momento, capisco che, quando ci sono vicende così importanti sul piano internazionale, si debba far lavorare la diplomazia e che, più che i proclami, servono azioni concordate nell'interscambio tra i due Paesi, tuttavia, forse qui è il caso di chiamare in causa Pag. 2anche livelli superiori alla diplomazia bilaterale, perché la situazione è davvero difficile.
Quindi, capisco la delicatezza del momento, però ci sono domande che, da tre settimane, pongo, o meglio poniamo noi - come gruppo dell'Italia dei Valori - le quali, a prescindere dall'andamento delle indagini e del procedimento giudiziario, non hanno ancora trovato una risposta, che potrebbe invece essere fornita al Parlamento italiano. Chi ha dato l'ordine a quei marò di essere a bordo? Chi ha dato l'eventuale ordine di sparare? Perché, soprattutto, la nave è rientrata a Kochi se effettivamente era in acque internazionali? Chi ha dettato queste disposizioni?
Credo che il Ministro degli affari esteri debba intanto fornirci questi primi elementi di valutazione e poi farci sapere e dire al Parlamento, che ha diritto di sapere, cosa si sta facendo per tutelare questi due nostri connazionali.
Sarebbe, infatti, sufficiente fare un riscontro su due dati: una perizia balistica, per capire da dove sono eventualmente partiti i colpi e dove sono arrivati, oppure più semplicemente un'autopsia sul corpo dei due sventurati pescatori indiani, per vedere se il calibro dei proiettili che li hanno trafitti corrisponda o meno a quelli in dotazione ai nostri militari.
Aggiungo l'ultimissima vicenda, non meno delicata e non meno dolorosa, quella di Rossella Urru e dei due altri cooperanti spagnoli rapiti nel sud dell'Algeria. Ho accettato, su richiesta del Governo, di non discutere questa settimana in Aula un'interpellanza urgente in proposito; nei giorni scorsi si era sparsa la notizia di un'imminente liberazione, lo abbiamo sperato tutti, ma non è andata così e le ultime voci parlano della possibilità che Rossella Urru sia stata consegnata ad un terzo mediatore in Mali. Capisco anche in questo caso la delicatezza e la necessità che il lavoro delle diplomazie possa proseguire lontano dai riflettori, però il Parlamento e il Paese hanno bisogno di avere qualche, anche minima, informazione.

FILIPPO ASCIERTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, anche a me piacerebbe sentire il Ministro degli affari esteri riferire in Aula sulla vicenda, nel frattempo voglio ringraziare il Ministro della difesa Di Paola che oggi ha telefonato ai due militari e gli ha detto, in modo estremamente sincero, che tutta l'Italia è con loro. Penso che davvero chi ama la Patria e chi rispetta i valori militari non possa che essere con i due marò.
Abbiamo votato una legge per difendere il trasporto delle merci italiane, abbiamo delegato il Ministero della difesa ad attuare tutte le attività per la tutela delle persone, delle merci e delle navi italiane che in acque internazionali sono Italia, ecco perché riteniamo che tutto ciò che si è verificato abbia dei risvolti particolari e direi anche offensivi per l'Italia. Per cui, se il Ministro degli affari esteri volesse riferire in Aula, non potrebbe che far piacere a tutto il Parlamento.

Svolgimento di interrogazioni (ore 11,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.

(Iniziative per riconoscere agli appartenenti alle sezioni di polizia giudiziaria dell'Arma dei carabinieri le funzioni ed il trattamento economico propri del nucleo investigativo dell'Arma dei carabinieri - n. 3-01640)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la difesa, Filippo Milone, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Ascierto n. 3-01640, concernente iniziative per riconoscere agli appartenenti alle sezioni di polizia giudiziaria dell'Arma dei carabinieri le funzioni ed il trattamento economico propri del nucleo investigativo dell'Arma dei carabinieri (Vedi l'allegato A - Interrogazioni).

FILIPPO MILONE, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, i Pag. 3criteri per l'attribuzione del compenso per l'efficienza dei servizi istituzionali, impropriamente denominato «premio produttività», vengono annualmente determinati con decreto del Ministro della difesa, su proposta del comandante generale e previa informazione alla sezione carabinieri del consiglio centrale di rappresentanza, chiamato ad esprimere un parere sui parametri adottati dall'amministrazione. Tale compenso, di pari importo per tutto il personale addetto alle stazioni, ai nuclei investigativi e alle sezioni di polizia giudiziaria, viene corrisposto in funzione del grado rivestito privilegiando prioritariamente l'espletamento di compiti e responsabilità di comando, nonché il periodo di permanenza in determinati reparti.
Con specifico riferimento, invece, ai comandanti di stazione territoriale, l'emolumento che questi percepiscono è di importo superiore rispetto a quello assegnato ai comandanti di nuclei investigativi e ai responsabili di sezione di polizia giudiziaria, in quanto l'incarico che ricoprono è assolutamente peculiare per le singole funzioni organizzative, logistiche e operative, non disgiunte da quelle connesse con il mantenimento dell'ordine e della sicurezza pubblica nel territorio di competenza. Vengono quindi diversamente retribuiti proprio per premiarne le più onerose responsabilità.
Prima di concludere, vorrei soggiungere che al personale con la qualifica di maresciallo addetto ai nuclei investigativi, a differenza di quello appartenente alle sezioni di polizia giudiziaria, viene altresì riconosciuto il periodo trascorso nell'incarico ai fini dell'assolvimento dei periodi minimi di attribuzioni specifiche previsti per essere inclusi nell'aliquota di avanzamento al grado di maresciallo capo.

PRESIDENTE. L'onorevole Ascierto ha facoltà di replicare.

FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario, so qual è la sua stima per l'Arma e il suo legame con essa anche nello svolgere la sua attività istituzionale.
È indubbio che il comandante di stazione dell'Arma dei carabinieri svolga un'attività peculiare, superiore per responsabilità ed impegno a tutte le altre, che vede il comandante della stazione essere il punto di riferimento di una località, di un paese. È anche entrato nella cultura italiana il ruolo di riferimento del comandante di stazione.
È chiaro che nell'Arma ci sono molte figure importanti per lo svolgimento delle attività istituzionali, in modo particolare quelle investigative. Il problema che si presenta è quello delle sezioni di polizia giudiziaria presso le procure. Questi uomini e il comandante di questa unità svolgono attività investigative su delega dell'autorità giudiziaria. Talvolta queste deleghe sollevano da ulteriori impegni proprio i comandanti di stazione o altre unità dell'Arma dei carabinieri e ai nuclei di polizia giudiziaria non sono estese, non dico le attribuzioni che, come abbiamo detto prima, vengono date ai comandanti di stazione, ma quelle del nucleo investigativo, perché la dipendenza è diversa, ma le funzioni sono analoghe.
Ritengo che l'Arma dei carabinieri debba ulteriormente valutare l'attività di questi uomini, pur ritenendo che oggi forse nei nuclei di polizia giudiziaria si svolga un'attività che talvolta è più legata all'azione del pubblico ministero che alla vera attività istituzionale che svolge l'Arma dei carabinieri. Allora, o facciamo svolgere queste attività prettamente ai nuclei di polizia giudiziaria, sollevando i nuclei investigativi e altri nuclei da questa attività, quindi rendendone più corposa la presenza all'interno dei nuclei di polizia giudiziaria, oppure dobbiamo trovare qualche altra soluzione. Talvolta, infatti, questi uomini, se abbandonati al loro destino, diventano i segretari del pubblico ministero e non svolgono più quelle attività fondamentali per le istituzioni, per l'Italia e per l'Arma dei carabinieri.
Quindi, ritengo che essi vadano maggiormente valorizzati, anche alla luce delle ripartizioni che il comando generale ha fatto in materia di produttività e di comando dell'attività riconosciuta come comando, Pag. 4che poi spetta al Ministero della difesa. Ritengo che questa risposta sia positiva ed auspico che ci sia un'attenzione ulteriore per questi uomini, che lamentano talvolta il sovraccarico di attività e, di riscontro, sono soggetti ad una disparità di trattamento.
Sono convinto che non ci sia disattenzione, ma una volontà di andare incontro a queste esigenze. Prima devono essere i rappresentanti del benessere del personale, quindi i delegati degli organismi di rappresentanza a sollevare all'interno questa questione, poi spetterà alle istituzioni seguire un percorso che ritengo opportuno.

(Elementi e iniziative in merito all'attuazione dell'accordo sottoscritto in data 30 marzo 2010 relativo allo stabilimento Videocon di Anagni (Frosinone) - n. 3-01541)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Massimo Vari, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Carella n. 3-01541, concernente elementi e iniziative in merito all'attuazione dell'accordo sottoscritto in data 30 marzo 2010 relativo allo stabilimento Videocon di Anagni (Frosinone) (Vedi l'allegato A - Interrogazioni).

MASSIMO VARI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, rispondo all'interrogazione presentata dall'onorevole Carella facendo presente che la difficile e complessa vicenda, che ha interessato lo stabilimento VDC Technologies di Anagni, è all'attenzione del Ministero dello sviluppo economico fin dal 2005, quando la multinazionale francese Thomson ha trasferito le produzioni di schermi televisivi ed altri apparati per l'industria elettronica alla società indiana Videocon della famiglia Dhoot.
Da allora, con il concorso costante della Presidenza del Consiglio dei ministri, il Ministero dello sviluppo economico si è adoperato, in un primo tempo, per favorire i processi innovativi di prodotto, anche attraverso la messa a disposizione di finanza pubblica (un contratto di programma approvato dal CIPE) e, successivamente, per tutelare i lavoratori colpiti dalla crisi seguita alla decisione di Videocon di cessare dalle attività italiane.
Si deve precisare, a questo riguardo, che non sono state erogate risorse pubbliche per finanziare gli investimenti di VDC Technologies, poiché, nonostante l'approvazione dei progetti di ricerca nel campo degli schermi al plasma, la società ha comunicato la dismissione delle attività prima di qualsiasi erogazione.
È stata, invece, attivata dalla proprietà una procedura di concordato preventivo, nell'ambito della quale, lo scorso 21 dicembre, il tribunale fallimentare di Frosinone ha nominato il professor Antonio Caiafa commissario giudiziale.
Purtroppo, i tempi di nomina sono stati superiori al previsto e si sono aggiunti ad un tentativo, poi ritirato dall'azienda, di accordo di ristrutturazione del debito ai sensi dell'articolo 182-bis della legge fallimentare.
Ciò non ha certamente favorito il processo di individuazione di nuovi investitori e di riavvio (seppur parziale) della produzione, ipotesi alla quale molta attenzione è stata posta dal Ministero del sviluppo economico e della quale vi è testimonianza anche nell'istanza di concordato preventivo, che è basata, tra l'altro, sul presupposto di poter riavviare la produzione attraverso un immediato affitto di ramo di azienda.
Vorrei ancora precisare che sulle vicende in questione è stato istituito un tavolo di confronto. Nella riunione di detto tavolo, in data 14 febbraio scorso, il commissario, professor Caiafa, ha informato di aver richiesto al tribunale un differimento dell'adunanza dei creditori, il che permetterà di presentare una relazione più completa sui beni aziendali e di pervenire ad una proposta che porti con maggiore certezza all'approvazione del concordato.
Sarà necessario, infatti, risolvere alcune problematiche, tra le quali l'accordo con l'Agenzia delle entrate conseguente al debito Pag. 5fiscale. Lo stesso commissario ha inoltre sottolineato che esistono due altri importanti problemi da definire: il primo è l'ingente contenzioso in materia di lavoro; il secondo è la posizione del creditore Banca Intesa, il cui solo voto potrebbe modificare gli esiti del concordato.
Nel suddetto tavolo di confronto, si è fatto riferimento anche ad una proposta pervenuta da un soggetto terzo, Ansaldo T&D del gruppo Toshiba, che recentemente ha visitato il sito e ha sottoscritto un contratto di riservatezza con la VDC, pur non avendo ad oggi presentato un piano industriale.
Il Ministero, dal canto suo, ha rappresentato, con riferimento al contratto di programma firmato a suo tempo da VDC Technologies, che è stato deciso, di concerto con la regione Lazio, di «congelare» gli impegni assunti in attesa di soggetti in grado di presentare nuovi piani industriali per il rilancio del sito e la creazione di occupazione.
Il Ministero ha inoltre informato i presenti che, per quanto riguarda la cassa integrazione guadagni straordinaria (ex lege n. 223 del 1991), da attivarsi a decorrere dal 16 dicembre scorso in poi, il decreto del Ministero del lavoro è all'esame degli uffici del medesimo Ministero. Tuttavia, il Ministero dello sviluppo economico, in accordo con la regione Lazio, ha fatto presente che, entro breve tempo, la regione potrebbe essere disponibile ad intervenire attraverso Unionfidi qualora dovesse persistere la non emanazione del citato decreto. Le organizzazioni sindacali presenti anch'esse alla riunione hanno chiesto che il tavolo del Ministero dello sviluppo economico rimanga aperto per monitorare la situazione, sia dal punto di vista degli ammortizzatori sociali che per le questioni legate alla procedura di concordato preventivo.
A conclusione dell'incontro, il Ministero dello sviluppo economico ha confermato la disponibilità a convocare il tavolo di confronto non appena il commissario giudiziale avrà nuovi elementi da fornire alle parti, ed ha rinnovato il proprio impegno ad esaminare le principali criticità della vertenza, al fine di giungere positivamente al concordato, nella prospettiva di una possibile ripresa dell'attività lavorativa, giustamente auspicata dall'interrogante.

PRESIDENTE. L'onorevole Carella ha facoltà di replicare.

RENZO CARELLA. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Vari per la risposta, che contiene degli aggiornamenti rispetto a quanto riferito dal Ministero in sede di Commissione, e vorrei approfittare di questa occasione per ricordare al Governo alcune questioni che vanno seguite con particolare decisione. Intanto l'assemblea dei creditori è stata aggiornata al 20 aprile. Credo che prima di quella data il Governo debba fare un passo ufficiale nei confronti di Banca Intesa che - vorrei ricordare - è il maggiore creditore: circa il 50 per cento del credito lo vanta Banca Intesa. Ma Banca Intesa ha un'assicurazione rispetto al proprio credito presso la Borsa di Bombay. Quindi, si chiede a Banca Intesa di favorire il concordato preventivo perché questa è l'unica strada per mettere a disposizione quel sito industriale di altri interessi, per utilizzare un'area molto strategica. Vorrei ricordare al sottosegretario e al Governo che Anagni, la provincia di Frosinone, la Valle del Sacco, pur attraversate da una forte crisi industriale, rimangono un'area strategica di produzione del nostro Paese: si trovano lungo l'asse autostradale nord-sud, tra due metropoli, Roma e Napoli, e nell'asse di congiunzione tra il Tirreno e l'Adriatico. Se è vero che esiste oggi - lei ne dà conferma - un interesse di Ansaldo-Toshiba per utilizzare quel sito industriale, è necessario che sia sgomberato il campo rispetto al concordato preventivo, per avere immediatamente quel sito a disposizione, che ha anche una serie di infrastrutture che possono favorire una ripresa produttiva e industriale.
Mi auguro che il Governo faccia passi importanti nei confronti di Banca Intesa e nei confronti del commissario prima del 20 aprile, perché quella data possa segnare effettivamente la soluzione e quindi la Pag. 6possibilità di avere il sito a disposizione. Vorrei infine, signor sottosegretario, ricordare a lei che il 15 dicembre è stata sottoscritta la cassa integrazione di un anno, scadenza 15 dicembre 2012, che ancora è all'esame del Ministero del lavoro e riguarda 1.300 lavoratori. Noi facciamo voti perché questo aspetto sia immediatamente risolto e possa dare certezza a 1.300 lavoratori e alle proprie famiglie.
Infine, mi auguro che l'attenzione, che abbiamo particolarmente sottolineato, della Videocon sia comprensiva di tante vertenze che su quell'asse industriale Colleferro-Frosinone hanno visto in questi anni migliaia e migliaia di perdite di posti di lavoro. Credo che il Governo debba prestare un'attenzione particolare, fino ad individuare quell'area come un'area che ha bisogno di interventi particolari, e da un punto di vista fiscale e da un punto di vista degli incentivi, per incoraggiare una ripresa produttiva che negli anni ha dato posti di lavoro a migliaia e migliaia di persone.

(Iniziative per salvaguardare i livelli occupazionali in relazione all'attività degli stabilimenti del gruppo Trombini siti nella zona di Pinerolo (Torino) - n. 3-01724)

PRESIDENTE. Il Viceministro del lavoro e delle politiche sociali, Michel Martone, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Giorgio Merlo n. 3-01724, concernente iniziative per salvaguardare i livelli occupazionali in relazione all'attività degli stabilimenti del gruppo Trombini siti nella zona di Pinerolo (Torino) (Vedi l'allegato A - Interrogazioni).

MICHEL MARTONE, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, con il presente atto parlamentare l'onorevole Merlo richiama l'attenzione sulla situazione produttiva ed occupazionale dei due stabilimenti, Frossasco e Luserna San Giovanni, della Trombini Spa, gruppo leader nella produzione di pannelli in legno e truciolato. La società, in conseguenza della grave crisi economica che ha colpito pesantemente anche il settore della produzione di mobili, strettamente connesso all'andamento del comparto edile, ha subito una notevole contrazione delle commesse e del fatturato aziendale. In questo contesto, il 30 settembre dello scorso anno, presso l'assessorato al lavoro della regione Piemonte, i vertici aziendali e le rappresentanze sindacali dei lavoratori hanno provveduto all'esame congiunto della situazione generale, ai sensi dell'articolo 2 del Decreto del Presidente della Repubblica n. 218 del 2000. In tale sede, l'azienda ha illustrato il programma di risanamento predisposto al fine di fronteggiare, nel modo più adeguato, la grave situazione di crisi.
Il piano, in particolare, ha previsto: lo sviluppo di una nuova strategia commerciale al fine di penetrare nuovi mercati, l'ampliamento della gamma dei prodotti industriali mediante nuovi studi e sperimentazioni, il consolidamento delle strategie produttive e commerciali al fine di garantire la saturazione degli impianti del reparto grezzo. Conseguentemente, con decreto 28 dicembre 2011, il competente ufficio dell'amministrazione che rappresento ha provveduto ad approvare il programma aziendale, autorizzando, contestualmente, per il periodo dal 3 ottobre 2011 al 2 ottobre 2012, il trattamento straordinario di integrazione salariale per crisi aziendale in favore di un massimo di 127 lavoratori dell'unità produttiva di Frossasco. Al fine di verificare l'andamento di tale strumento di sostegno al reddito, lo scorso 2 febbraio, presso l'Unione Industriale di Torino, si è tenuto un incontro tra l'amministratore delegato della Trombini Spa e le rappresentanze sindacali aziendali. In questa occasione si è altresì evidenziata la situazione di difficoltà dello stabilimento di Luserna San Giovanni, interessato dal trattamento ordinario di integrazione salariale a seguito di temporanea riduzione dei volumi produttivi. All'esito dell'incontro, l'amministratore delegato dell'azienda si è riservato di illustrare, nei prossimi giorni, sulla base delle previsioni di mercato, il proprio piano industriale per entrambe le unità Pag. 7produttive del pinerolese. In conclusione, posso affermare che la vicenda in questione è all'attenzione dell'amministrazione che rappresento e garantire, nel contempo, che sarà mia cura informare l'onorevole Merlo in ordine agli ulteriori sviluppi della vicenda.

PRESIDENTE. L'onorevole Giorgio Merlo ha facoltà di replicare.

GIORGIO MERLO. Signor Presidente, ringrazio in modo non formale il Viceministro Martone per l'interesse dimostrato da un lato e per l'impegno profuso dall'altro nel risolvere una delle tante situazioni che costellano la rete industriale pinerolese e dell'intera provincia di Torino. Questo non è che un esempio. È una condizione purtroppo che caratterizza l'intera area pinerolese, dal settore manifatturiero al settore tessile, chiusura di fabbriche, lavoratori messi in stato di cassa integrazione, licenziamenti e mobilità. È una situazione molto disastrata, che non è riconducibile soltanto all'indotto FIAT, ma che tocca molti settori. Il fatto, quindi, che stamane, con lei, il Ministero abbia confermato l'interesse e, soprattutto, la volontà di seguire due stabilimenti come questi, Luserna San Giovanni e Frossasco, conferma l'attenzione del Governo anche per un settore delicato, seppur circoscritto, come quello di riferimento.
E mi pare che questo - concludo - dimostri anche la differenza di questo Governo rispetto al precedente Esecutivo, e c'è la disponibilità comunque a individuare nella politica industriale e, quindi, nel declinare concretamente una politica industriale fatta non soltanto di ammortizzatori sociali, la leva decisiva per far risalire la china al sistema produttivo del nostro Paese. Per questo la risposta di oggi la trovo molto incoraggiante e conferma anche di una discontinuità politica non indifferente da parte del suo Governo e del nostro Governo.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16 con il seguito della discussione del progetto di legge costituzionale recante l'introduzione del principio del pareggio di bilancio nella Carta costituzionale.

La seduta, sospesa alle 12,05, è ripresa alle 16.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Consolo, Migliori, Leoluca Orlando e Palumbo sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 16,01).

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, due sono i motivi per cui intervengo. Illustro il primo molto velocemente, poiché è stato già fatto questa mattina dal collega Evangelisti. Siccome assieme avevamo richiamato il Governo a venire in Aula a riferire sui due marò, credo - e quindi non mi dilungo - che sia opportuno che il Governo faccia qualcosa, venga a riferire in Aula e non solo in Commissione.
Infatti, anche se su posizioni diverse nei confronti dell'Italia dei Valori, noi abbiamo voluto la presenza dei militari sulle navi per difendere le merci, per difendere le navi italiane e per difendere i marinai italiani; in questa delicata situazione, difficile da comprendere, penso che il Governo Pag. 8abbia il dovere di venire non in Commissione, ma in Aula a riferire su quanto accaduto e soprattutto su quali sono le prospettive per i nostri due marò, tenendo conto che, se non basta il Paese, se non basta il diritto internazionale che sta dalla parte dell'Italia, credo che organismi come l'Europa e l'ONU dovrebbero intervenire.
Detto questo, la seconda motivazione è un richiamo al Governo - e non è una banalità - a rispondere ad un'interrogazione che non è una delle solite. Mi richiamo al bambino che è morto due giorni fa, ricoverato in rianimazione presso gli Ospedali riuniti. È morto per avere ingoiato un pezzettino di würstel. È l'ultimo di una lunga serie di incidenti che vedono bambini piccoli morire soffocati per vari motivi: il 1o marzo 2012 è stata ricoverata in gravi condizioni una bimba di 6 anni per un po' di detersivo; il 23 gennaio 2011, a Palermo, un bambino inghiotte una lampadina. Si salva solo grazie ad un'operazione chirurgica. Voglio anche citare, signor Presidente, che un bambino di tre anni, il 2 novembre 2010, vicino ad Assisi muore soffocato da una castagna. Il 15 novembre a Livorno un bambino di sette anni ingerisce una moneta giocattolo e rischia di morire. Il 27 maggio 2010 un bambino di due anni muore al Policlinico di Roma per un confetto ingoiato, preso dalla borsetta della mamma.
Ecco, ho fatto solo una serie di segnalazioni perché tutti questi incidenti, purtroppo apparentemente banali ma mortali, sono anche il frutto di una mancanza di conoscenza degli atteggiamenti da tenere in casi come questi.
Non sto a spiegare quanto ho già detto in quest'Aula, ma chiedo che la mia interrogazione, presentata il 13 maggio 2010, che richiama le modalità di intervento in casi come questi, che potrebbero vedere impegnato il Governo o il Ministero competente ai fini di riuscire a creare le condizioni del sapere, possa avere una risposta.
Non vorrei dover citare altri casi di bambini morti soffocati in casa, vicino ai genitori, per mancanza di capacità di intervento da parte dei genitori stessi o di chi sta loro vicino.
Credo che questa interrogazione meriti una risposta per capire se vi sono le condizioni e le possibilità di poter fare qualcosa.

PRESIDENTE. Onorevole Compagnon, sul primo punto del suo intervento la Presidenza ha già provveduto ad inoltrare la richiesta al Ministro competente e siamo in attesa di una sua risposta. Sul secondo punto ci attiveremo.

SILVANO MOFFA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, per la verità io intervengo su mandato esplicito dell'intera Commissione che ho l'onore di presiedere, cioè la Commissione lavoro pubblico e privato della Camera, per portare alla sua attenzione e chiedere espressamente a lei di farsi parte attiva nei confronti del Presidente del Consiglio per una questione che comincia in qualche modo ad assumere dei contorni assolutamente inaccettabili.
Essa riguarda, in questo caso, alcune dichiarazioni recenti, che abbiamo rilevato dalla stampa, del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, professoressa Fornero, la quale esprime e trasmette alla stampa, piuttosto che al Parlamento, una posizione in riferimento alla questione delle cosiddette dimissioni in bianco. Non solo: in queste dichiarazioni annunciate alla stampa, sostanzialmente, ella rimanda ad un futuro provvedimento la risoluzione di questa questione, dicendo che il tavolo di riferimento è il tavolo di confronto con le parti sociali.
Con tutto il rispetto per il Ministro Fornero, è opportuno che si ricordi al Governo che, fino a prova contraria, siamo ancora in una Repubblica parlamentare, dove il confronto avviene innanzitutto nelle Aule parlamentari e nelle Commissioni. Ciò, atteso che in Commissione sono in discussione - anche domani è convocata Pag. 9una seduta esplicita su questa materia - proposte di legge presentate da tutti i gruppi che intervengono sulla questione delle dimissioni in bianco.
Pertanto, delle due, l'una: o questo Governo è espressione anche del Parlamento e, quindi, deve tener conto dei lavori parlamentari e il Governo deve venire a riferire in quella sede, che è la sede idonea, quali sono le proprie posizioni su questa materia, oppure, qui stiamo intervenendo su quello che è, oltremisura, un confine assolutamente inaccettabile da parte di chi svolge in Parlamento la sua funzione e il suo lavoro.
Quindi, la pregherei, signor Presidente, di rappresentare al Presidente del Consiglio questa nostra protesta, che è formale e sostanziale, e che io avanzo a nome di tutti i gruppi che sono all'interno della Commissione, vale a dire tutti gruppi parlamentari di maggioranza e di opposizione.
Colgo anche l'occasione della presenza del sottosegretario per i rapporti con il Parlamento, perché, evidentemente, questa è una questione di squisita natura politica e parlamentare, e vorrei che davvero vi fosse una risposta positiva (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio e di deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Moffa, lei è intervenuto ricordando la sua qualità di presidente della Commissione lavoro. Dopo averla assicurata del fatto che porteremo a conoscenza del Ministro le sue osservazioni e la sua domanda, e che gli chiederemo, quindi, di venire in Aula a rispondere, vorrei ricordare, però, che l'articolo 143, comma 2, del Regolamento dà alla Commissione il potere di convocare essa stessa direttamente il Ministro, oltre la possibilità di ricorrere alla presentazione di atti di sindacato ispettivo che sono a disposizione di tutti i parlamentari.

ARTURO IANNACCONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, intervengo per associare a quella dell'onorevole Compagnon la richiesta della mia componente al Governo, per dare conto all'Aula delle iniziative che si stanno portando avanti per giungere ad una positiva conclusione della vicenda dei marò italiani, che vengono tenuti ingiustamente prigionieri in India.
Siamo estremamente preoccupati per come si sta evolvendo la vicenda. Da notizie di stampa e dalle dichiarazioni di quei componenti del Governo che stanno seguendo la vicenda, avevamo ricavato l'impressione che eravamo prossimi ad una positiva conclusione; invece, le ultime notizie che giungono da quel Paese non ci fanno sentire affatto tranquilli rispetto all'ulteriore evoluzione della vicenda.
Registriamo un isolamento sostanziale del nostro Paese e del Governo rispetto ai fatti che sono accaduti, da come sembra, in acque internazionali, che poi, solo per vicende particolari, hanno determinato la traduzione agli arresti dei nostri marò.
Quindi, chiediamo con forza che il Governo informi il Parlamento delle iniziative che ha assunto e di quelle che intende assumere perché è fuori da ogni discussione che, in vicende delicate come queste, occorre stabilire dei contatti, dei legami, dei rapporti sul piano internazionale; occorre coinvolgere organismi sovranazionali che possano portare ad una conclusione positiva della vicenda, come noi auspichiamo.
Ribadiamo la nostra piena solidarietà ai militari italiani che sono ingiustamente detenuti in India, la nostra solidarietà alle loro famiglie e il nostro auspicio è che tornino presto liberi nel nostro Paese.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,13).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento. Pag. 10
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,35.

La seduta, sospesa alle 16,15 è ripresa alle 16,35.

Inversione dell'ordine del giorno.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, visto che credo che vi sia una disponibilità da parte di tutti i gruppi e visto che abbiamo un provvedimento impegnativo come la riforma costituzionale dell'articolo 81, al quale seguono poi due disegni di legge di ratifica, le chiederei se fosse possibile fare un'inversione dell'ordine del giorno, affrontando subito le due ratifiche per dedicare poi la parte finale della seduta al provvedimento più impegnativo, quello della riforma costituzionale.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, mi sembra una proposta molto opportuna.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Seguito della discussione del disegno di legge di ratifica: Adesione della Repubblica italiana alla Convenzione internazionale per il controllo dei sistemi antivegetativi nocivi applicati sulle navi, con allegati, fatta a Londra il 5 ottobre 2001, e sua esecuzione (A.C. 4945) (ore 16,36).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge di ratifica: Adesione della Repubblica italiana alla Convenzione internazionale per il controllo dei sistemi antivegetativi nocivi applicati sulle navi, con allegati, fatta a Londra il 5 ottobre 2001, e sua esecuzione.
Ricordo che nella seduta del 5 marzo 2012 si è conclusa la discussione sulle linee generali e il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica, mentre il relatore vi ha rinunciato.

(Esame degli articoli - A.C. 4945)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 4945), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Invito i colleghi a prendere rapidamente posto, in modo da poter votare. Essendo questa la prima votazione, avremo un margine di tolleranza più ampio che si restringerà nelle successive votazioni.
Ci siamo tutti? Chi manca? Onorevoli Pagano, Moles, Tremonti, Di Centa, Giacomoni, Aniello Formisano, Martino, Brunetta, Marcazzan, Rao.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 452
Votanti 450
Astenuti 2
Maggioranza 226
Hanno votato
450).

Prendo atto che i deputati Zinzi, D'Antoni e La Loggia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 4945), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti. Pag. 11
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sardelli, Mondello, D'Antoni, Cicu, Formichella...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 456
Votanti 454
Astenuti 2
Maggioranza 228
Hanno votato
454).

Prendo atto che i deputati Zinzi, Brandolini e Anna Teresa Formisano hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 4945), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 454
Votanti 453
Astenuti 1
Maggioranza 227
Hanno votato
453).

Prendo atto che i deputati Zinzi e Monai hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 4945), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Peluffo, Sardelli, Pizzolante, Cardinale, Velo, Calderisi, D'Alema, Monai...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 467
Votanti 465
Astenuti 2
Maggioranza 233
Hanno votato
465).

Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A - A.C. 4945), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scalia, Rossi, Urso, Capodicasa, Giammanco, Fogliardi, Sbai, Cuperlo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 481
Votanti 479
Astenuti 2
Maggioranza 240
Hanno votato
479).

Prendo atto che i deputati Cosentino e Pionati hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A - A.C. 4945), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Froner, Antonione, Pili... Sempre l'onorevole Antonione... Adesso ha Pag. 12votato... L'onorevole Froner ha votato... Hanno votato tutti... Froner ancora non ha votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 482
Votanti 480
Astenuti 2
Maggioranza 241
Hanno votato
480).

Prendo atto che i deputati Cosentino e Pionati hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Burtone ha segnalato che non è riuscito a votare.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4945)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, vorrei ricordare brevemente che l'atto oggi alla nostra attenzione deriva dai risultati di una Conferenza diplomatica, che si è tenuta sotto l'egida dell'Organizzazione marittima internazionale con la partecipazione di vari Stati della Comunità, per adottare una Convenzione sul controllo dei sistemi antivegetativi nocivi sulle navi.
Ho visto che alcuni organi di informazione hanno persino ironizzato sul fatto che la Camera perdesse tempo intorno ad un tema così marginale. Voglio ricordare ai distratti che stiamo parlando di restrizioni in materia di ammissione nel mercato e di uso di talune sostanze e preparati pericolosi - composti organostannici ovvero composti organici a base di stagno -, al fine di vietarne l'immissione sul mercato e il loro uso nei sistemi antivegetativi destinati a qualsiasi tipo di nave, indipendentemente dalla lunghezza.
L'attenzione, insomma, è posta sulle vernici antivegetative utilizzate come rivestimento per lo scafo delle imbarcazioni, al fine di prevenire la formazione di alghe e di molluschi che creano danni materiali agli scafi ma, soprattutto, un appesantimento degli stessi, con conseguente incremento del consumo di carburante. Forse, questa Convenzione non sarà rilevantissima, però è già entrata in vigore dal 2008 e aspetta una ratifica anche da parte del nostro Paese poiché ha una chiara efficacia in termini di difesa ambientale dell'habitat marino.
Proprio per questo il gruppo dell'Italia dei Valori non farà mancare il voto favorevole sull'adozione di questa Convenzione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Menia. Ne ha facoltà.

ROBERTO MENIA. Signor Presidente, da parte mia poche parole per motivare il voto favorevole, da parte del gruppo di Futuro e Libertà per il Terzo Polo, sull'adesione, da parte italiana, alla Convenzione internazionale per il controllo dei sistemi antivegetativi.
In breve, per chi ne conosce e ne sa un po' di mare, la questione, che è stata ratificata, in realtà, una decina di anni fa dall'IMO - l'International marittime Organization -, si specifica in una serie di norme e di vincoli all'uso di vernici antivegetative. Che succede per chi, come dicevo, ne sa di questioni relative al mare? Come è noto, il fatto che agli scafi aderiscano organismi indesiderati - alghe, molluschi e altro ancora - crea, da una parte, l'appesantimento e, dall'altra, una minore idrodinamicità. Il che significa, evidentemente, maggior consumo di carburante ed intralcio.
Fino a qualche decina di anni fa, si usava l'arsenico, poi si usarono composti a base di stagno, che secondo i ricercatori e coloro che tengono all'ambiente marino persistono per decenni nell'acqua, inquinando e danneggiando pesantemente l'ambiente marino. Pag. 13
Si tratta, quindi, di una Convenzione che ha un alto valore di carattere ambientale. Sosteniamo - come è giusto e doveroso - le Convenzioni e tutte quelle norme che fanno sì che, in un moderno Stato di diritto, si pensi anche allo sviluppo in termini ambientali.
Pertanto, esprimiamo un voto favorevole sull'adozione di questa Convenzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, sottolineando che siamo a favore sia di questa ratifica che di quella successiva, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Volontè, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, la Convenzione in ratifica, adottata nel 2001 presso la sede dell'IMU, ha lo scopo di prevenire e limitare i danni all'ambiente marino provocati dall'utilizzo di sostanze antivegetative.
L'obiettivo è assolutamente condivisibile e porta in evidenza un problema spesso sconosciuto od ignorato dai più, relativo alla preservazione della flora marina, assolutamente centrale invece per l'equilibrio dell'ecosistema. Tale obiettivo è perseguito - come lo stesso titolo lascia intuire - attraverso il divieto dell'utilizzo delle vernici, usate come sistemi antivegetativi sulle navi, per evitare la proliferazione di alghe e molluschi, che provocano danni allo scafo e un appesantimento dello stesso con conseguente incremento del consumo di carburante.
Il nostro Paese, è in realtà già impegnato nell'evitare tali sostanze nocive imposte da regolamenti comunitari di contenuto analogo alla Convenzione (Regolamento CE del 2003 che vieta l'applicazione della vernici a base di TBT su ogni tipo di scafo a partire dal 1o luglio 2003 e la loro presenza a partire dal 1o gennaio 2008, successivamente integrato dai Regolamenti della Commissione europea del 2008 e del Parlamento europeo e del Consiglio del 2009).
L'importanza della ratifica della Convenzione oggi è dunque, più che altro, dovuta alla volontà di estendere l'attività di tutela dell'ambiente marino ad un numero più vasto possibile di Paesi, al di là dei confini dell'Europa.
Per questo motivo, la Lega Nord voterà a favore del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Porta. Ne ha facoltà.

FABIO PORTA. Signor Presidente, rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, oggi ratifichiamo con un po' di ritardo, a undici anni di distanza, la Convenzione internazionale per il controllo delle vernici antivegetative sulle navi, la cosiddetta Convenzione AFS, adottata a Londra il 5 ottobre del 2001, presso la sede dell'Organizzazione marittima internazionale al fine di prevenire e limitare i danni all'ambiente marino, provocati dall'utilizzo delle sostanze antivegetative.
Tale obiettivo è perseguito attraverso il divieto dell'utilizzo dei composti organostannici, composti organici a base di stagno, usati come sistemi antivegetativi sulle navi, contenuti in particolare nei rivestimenti a base di TBT, ossia tributile.
L'attenzione è posta sulle vernici antivegetative utilizzate come rivestimento per lo scafo dell'imbarcazione al fine di prevenire la formazione di organismi indesiderati, quali alghe e molluschi che provocano danni materiali allo scafo e un appesantimento dello stesso con un conseguente incremento del consumo di carburante e quindi un inquinamento successivo.
Negli anni passati, come rivestimento degli scafi, veniva utilizzato calce e arsenico, Pag. 14prima che l'industria chimica realizzasse queste moderne vernici antivegetative con componenti metallici che - come è stato dimostrato da studi recenti - persistono nell'acqua, costituendo una seria e grave minaccia per la vita marina e l'ambiente in generale.
L'Unione europea, proprio basandosi sulle disposizioni introdotte dalla Convenzione, che stiamo oggi esaminando e approvando, dal 2003 in poi ha adottato numerosi atti regolamentari che vietano l'applicazione di queste vernici a base di TBP.
Al 30 settembre 2010 erano già 48 gli Stati che avevano depositato gli strumenti di ratifica della Convenzione AFS che è così entrata in vigore il 17 settembre 2008, dodici mesi dopo la ratifica di 25 Stati che da soli rappresentano il 25 per cento del tonnellaggio mondiale. I Paesi dell'Unione europea che al 30 settembre 2010 avevano ratificato la Convenzione erano 20, oggi si aggiunge anche l'Italia e quindi, rimandando all'intervento del collega Barbi che è anche entrato nel merito dell'articolato in questione, preannunzio l'orientamento e il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico sulla ratifica in esame (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 4945)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 4945, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sardelli, Razzi, Gianni, Andrea Orlando...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Adesione della Repubblica italiana alla Convenzione internazionale per il controllo dei sistemi antivegetativi nocivi applicati sulle navi, con allegati, fatta a Londra il 5 ottobre 2001, e sua esecuzione) (4945):

(Presenti 482
Votanti 480
Astenuti 2
Maggioranza 241
Hanno votato
480).

Prendo atto che i deputati Scalera e Pionati hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Burtone ha segnalato che non è riuscito a votare.

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione del Protocollo di modifica della Convenzione tra il Governo di Mauritius e il Governo della Repubblica italiana per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, fatto a Port Louis il 9 dicembre 2010 (A.C. 4946) (ore 16,59).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione del Protocollo di modifica della Convenzione tra il Governo di Mauritius e il Governo della Repubblica italiana per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, fatto a Port Louis il 9 dicembre 2010.
Ricordo che nella seduta del 5 marzo 2012 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunziato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 4946)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica. Pag. 15
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 4946), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scalera, Sbai, Paolini, Tortoli, Rampelli, Colaninno, Servodio, Margiotta, Pili...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 488
Votanti 486
Astenuti 2
Maggioranza 244
Hanno votato
486).

Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Burtone ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 4946), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole De Micheli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 490
Votanti 488
Astenuti 2
Maggioranza 245
Hanno votato
488).

Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Burtone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere il voto.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 4946), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Gava, Menia, Aniello Formisano, Zeller, Bocchino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 488
Votanti 486
Astenuti 2
Maggioranza 244
Hanno votato
486).

Prendo atto che i deputati Pionati e Berruti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Burtone ha segnalato che non è riuscito a votare.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4946)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, la ratifica della Convenzione al nostro esame ha lo scopo precipuo di evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito ed è pari a tante altre che abbiamo ratificato in questi anni. In particolare, questa è stata stipulata tra l'Italia e le Isole di Mauritius, aggiungendosi appunto alla vasta rete di convenzioni per evitare le doppie imposizioni in ambito europeo e internazionale. Come sempre in questi casi, le Convenzioni bilaterali sono utili, così come suggerisce l'OCSE, a fornire un quadro giuridico di riferimento per gli operatori economici italiani - operanti Pag. 16in questo caso nelle isole Mauritius - competitivo e non discriminatorio rispetto agli operatori stranieri i cui Governi hanno già stipulato con il nostro Paese analoghe convenzioni, e a favorire la cooperazione economica e la collaborazione amministrativa tra i due Paesi interessati da questo disegno di legge di ratifica. Sostanzialmente, il Protocollo, firmato a Port Louis il 9 dicembre 2010, adotta una serie di modifiche e adeguamenti normativi quali: l'aggiornamento del campo di applicazione oggettivo della Convenzione fiscale, attraverso l'inclusione nell'elenco delle imposte considerate per l'Italia l'imposta regionale sulle attività produttive; la modifica di alcuni aspetti di carattere definitorio, per consentire l'adeguamento alle denominazioni attualmente in uso o, ancora, l'adeguamento dell'articolo sulle imprese associate alle disposizioni della normativa interna italiana in materia di transfer pricing. Importante è anche la modifica dell'esistente articolo in materia di scambio di informazioni, in conformità agli standard dell'OCSE, ampliando la base giuridica per la cooperazione tra le amministrazioni e prevedendo, tra l'altro, il superamento del segreto bancario. Il Protocollo entrerà in vigore, divenendo altresì effettive le relative disposizioni, ad avvenuto scambio tra i Paesi contraenti delle notifiche relative al completamento delle procedure richieste dai rispettivi ordinamenti. Per questo motivo è necessario che si ratifichi al più presto il provvedimento al nostro esame e, per questo, l'Italia dei Valori conferma il proprio voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Volontè, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, il Protocollo aggiorna la Convenzione con Mauritius sulle doppie imposizioni, già in vigore dal 1990, novellando quelle parti che rinviano a disposizioni legislative nazionali superate o modificate. Importante mi sembra anche la novella inerente al segreto bancario, laddove si stabilisce che lo Stato richiesto non potrà rifiutare di fornire le informazioni con la sola motivazione che esse sono detenute da una banca, da una istituzione finanziaria o da un mandatario operante in qualità di agente o fiduciario. Appare dunque opportuno procedere alla ratifica del Protocollo per mantenere l'attuale efficacia di uno strumento che già da tempo è operativo tra i due Paesi. Per questo motivo, la lega Nord voterà a favore della ratifica (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Porta. Ne ha facoltà.

FABIO PORTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, il disegno di legge al nostro esame, recante la ratifica del Protocollo di modifica della Convenzione tra il Governo di Mauritius e il Governo della Repubblica italiana per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio e per prevenire le evasioni fiscali, firmato a Port Louis il 9 dicembre 2010, si compone di sei articoli.
Come è stato anticipato nel corso della discussione sulle linee generali dal collega Narducci, il gruppo del Partito Democratico apprezza particolarmente i contenuti di questo Protocollo che, oltre ad intervenire sulle procedure di rettifica per la diminuzione delle imposte sugli utili applicate ad imprese associate dei due Paesi e ad adeguare le disposizioni contenute nella Convenzione in questione ai cambiamenti intervenuti nella legislazione italiana interna, va nella direzione del potenziamento Pag. 17degli strumenti per la lotta all'evasione fiscale, necessaria per il risanamento dei conti pubblici.
La ratifica oggi in discussione, inoltre, è in linea con gli impegni presi dal nostro Paese a livello internazionale per quanto concerne la cooperazione amministrativa e, ispirandosi al modello di convenzione proposto dall'OCSE, è anche in linea con gli Accordi stipulati dagli altri Paesi dell'Unione europea ed è conforme ai principi ordinamentali di quest'ultima.
Possiamo, dunque, affermare che ci troviamo di fronte ad una Convenzione che risponde alle esigenze dei cittadini, delle imprese e degli Stati, in un contesto di economia globale che accentua la mobilità e la costituzione di imprese a livello internazionale, garantendo al contempo una giusta imposizione fiscale ed allontanando le prospettive di evasione.
Quindi, signor Presidente, sono molte le ragioni che ci portano ad affermare che ratificare questo Protocollo va nella direzione giusta. È un passo ulteriore nella lotta all'evasione fiscale, lanciata e sostenuta dal G20 da qualche anno, nel rispetto di adeguati standard internazionali.
Preannuncio, quindi, anche per questo motivo il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 4946)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 4946, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sardelli, Pisicchio, Marchioni, Saltamartini... l'onorevole Pisicchio ha votato... Si affretti, onorevole Gianni... onorevole De Luca, si affretti, per favore... l'onorevole Pecorella è in difficoltà, non funziona la macchina. Andate a vedere cosa succede... l'onorevole Gianni ha votato... Manca l'onorevole De Luca... onorevole Berruti... l'onorevole De Luca ha votato...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Ratifica ed esecuzione del Protocollo di modifica della Convenzione tra il Governo di Mauritius e il Governo della Repubblica italiana per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, fatto a Port Louis il 9 dicembre 2010) (4946):

(Presenti 496
Votanti 494
Astenuti 2
Maggioranza 248
Hanno votato
494).

Prendo atto che il deputato Burtone ha segnalato che non è riuscito a votare e che i deputati Giacomoni e Damiano hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Seguito della discussione del progetto di legge costituzionale: Cambursano ed altri; Marinello ed altri; Beltrandi ed altri; Merloni ed altri; Lanzillotta ed altri; Antonio Martino ed altri; d'iniziativa del Governo; Bersani ed altri: Introduzione del principio del pareggio di bilancio nella Carta costituzionale (Approvato, in un testo unificato, in prima deliberazione, dalla Camera dei deputati e approvato, senza modificazioni, in prima deliberazione, dal Senato) (A.C. 4205-4525-4526-4594-4596-4607-4620-4646-B) (ore 17,15).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del progetto di legge costituzionale, già approvato, in un testo unificato, in prima deliberazione, dalla Camera dei deputati e approvato, senza modificazioni, in prima deliberazione, dal Senato: Cambursano ed altri; Pag. 18Marinello ed altri; Beltrandi ed altri; Merloni ed altri; Lanzillotta ed altri; Antonio Martino ed altri; d'iniziativa del Governo; Bersani ed altri: Introduzione del principio del pareggio di bilancio nella Carta costituzionale (Vedi l'allegato A - A.C. 4205-B).
Ricordo che nella seduta del 5 marzo 2012 si è conclusa la discussione sulle linee generali ed il relatore per la V Commissione (Bilancio) ed il rappresentante del Governo sono intervenuti in sede di replica, mentre il relatore per la I Commissione (Affari costituzionali) vi ha rinunciato.
Avverto che, trattandosi di seconda deliberazione su un progetto di legge costituzionale, a norma del comma 3 dell'articolo 99 del Regolamento, si procederà direttamente alla votazione finale.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4205-B ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, come lei sa, ieri, in sede di discussione sulle linee generali, nei cinque minuti a disposizione ho potuto dare risposta alla prima delle tre domande che avevo posto. La domanda era la seguente: perché questa riforma costituzionale, per la quale annuncio che voterò a favore? Perché un anno fa, il Governo del tempo aveva sottoscritto il patto Euro Plus e questa legge ne traduce non solo lo spirito, ma anche la lettera. Ecco le altre due domande: c'è in tutto questo una limitazione della nostra sovranità? Se ripercorriamo le tappe di quanto accaduto lo scorso anno e ci mettiamo gli occhiali di chi vede l'Europa solo come semplice sommatoria di Stati la risposta è «sì». La lettera di Trichet e di Draghi al Governo Berlusconi del 5 agosto scorso è stato il primo segnale esplicito della messa in mora del Governo italiano. Gli hanno letteralmente dettato la politica economica. La scena si ripete tre mesi dopo: vengono imposte dal Consiglio europeo o meglio da Germania e Francia, in una lettera di intenti che pone nuovi limiti alla sovranità nazionale. Il Governo deve solo eseguire, ormai privato anche della libertà di scelta. Se invece l'Europa che abbiamo in mente è la costruzione degli Stati Uniti d'Europa, la risposta è «no», non siamo in presenza di privazione di sovranità ma la rinuncia a pezzi di sovranità per una cosa più grande e più alta, l'unica che potrà stare sulla scena mondiale, al pari degli Stati Uniti d'America, della Cina e dell'India. Così deve essere letto anche il trattato firmato il primo di questo mese, il Fiscal compact, al pari del Trattato di Maastricht e del Trattato di Lisbona. Bene ha fatto il nostro Presidente del Consiglio a correggere le storture del rientro del debito con l'introduzione dei fattori rilevanti. Le difficoltà di oggi derivano dall'aver ammesso Paesi che sarebbero dovuti rimanere fuori, in primis la Grecia, che ha truccato i bilanci, ma anche dall'aver sottovalutato la posizione fiscale di un Paese come l'Italia. Parliamoci chiaro: per funzionare la moneta unica richiede politiche adeguate e una certa uniformità dell'economia dei Paesi membri. I vantaggi e i costi della moneta unica sono stati evidenziati in un recente articolo di Alberto Alesina, cui rimando per brevità. Qui richiamo però solo un dato: la correzione degli squilibri di produttività era delegata all'aggiustamento dei salari nominali, che sarebbero potuti salire solo in funzione della produttività. L'impossibilità di svalutare avrebbe dovuto creare un stimolo a riformare i mercati del lavoro, per renderli più flessibili, legando più strettamente l'andamento dei salari a quello della produttività. Ciò non è successo e abbiamo a forte rischio l'euro.
Tre sono a questo punto le opzioni possibili. Prima: cambiare l'economia dei Paesi membri dell'euro. È quella imposta alla Grecia dall'Unione europea, ma anche dal Fondo monetario e dalla BCE. È quella imposta, tra virgolette, anche all'Italia. La seconda Pag. 19opzione: cambiare l'euro restituendo a ogni Paese una moneta su misura della propria economia. Entrambe però comportano sacrifici pesantissimi per gli Stati membri, ma anche per l'Europa e per i suoi cittadini. Terza opzione: cambiare l'Europa, passando dall'Unione agli Stati uniti d'Europa, almeno da un punto di vista economico-fiscale. Chiudo qui, Presidente, anche se avrei voluto parlare del Consiglio europeo di venerdì per spingermi verso la crescita, la competitività e l'occupazione, ma nei prossimi giorni avremo modo di parlarne. Mi rimane l'ultima domanda, la terza: il modello islandese è trasferibile in Italia? L'ex Primo Ministro greco Papandreu se l'è posta questa domanda, cioè voleva fare anche in Grecia il referendum per avere conferma se quella era la linea economica (come aveva fatto l'Islanda a suo tempo). A questa domanda rispondo di no. Il modello islandese non è trasferibile. Tuttavia pongo un problema: quanta democrazia ci deve essere nell'affrontare la crisi?
Questo sarà il grande tema dei prossimi mesi. Il presidente Giorgetti, ieri in sede di replica, ha convenuto che il problema esiste, che il Parlamento e le forze politiche dovranno da subito affrontarlo. In questi casi, e sui Trattati, la nostra Costituzione non prevede strumenti di democrazia diretta se non quando la riforma costituzionale venisse approvata da una maggioranza limitata, inferiore a due terzi (spero non sia questo il caso). Tuttavia dovremmo farci carico del problema di un'informazione più dettagliata, di coinvolgimento dei cittadini in decisioni che li riguardano da vicino direttamente. Sappiamo però anche che non possiamo agire con disinvoltura, pena il collasso totale del sistema finanziario europeo e forse mondiale. In quale momento e in quale grado sono coinvolti i cittadini? Quanta voce in capitolo hanno su materie così complesse e in cui è assai facile vedere il proprio interesse particolare e molto meno intuire quello generale? Di risposte non ce ne sono, ma il modo in cui l'asse franco-tedesco ha indirizzato le scelte a livello comunitario è che meno democrazia c'è più è facile prendere decisioni.
Ma mentre pensiamo a come risolvere questa crisi già si intravedono i semi della prossima, che anche a costo di aumentare il tasso di pessimismo generale vanno evidenziati fino a quando si è ancora in tempo per evitare nuovi disastri. Il primo dubbio riguarda la crescita. Il problema immediato è che in Europa si sta imponendo la linea tedesca, che prevede austerità e sacrifici e anche recessione, anziché la linea, tra virgolette, americana, cioè fatta di bassi tassi di interesse, di maggiore liquidità, di spesa pubblica, ma nessuno ha mai votato per questa scelta. Per dirla con Mark Leonard, direttore del Consiglio europeo per le relazioni internazionali, in un paper illuminante dal titolo Quattro scenari per la reinvenzione dell'Europa, il dilemma politico deriva da un processo decisionale comune e senza una competizione per il potere comune. Dal 1992, cioè da Maastricht, anziché sviluppare una politica continentale l'integrazione politica si è caratterizzata dalla presenza di due forze che si sono sostenute a vicenda operando sia a livello nazionale che europeo: la tecnocrazia da una parte e il populismo dall'altra. L'unico modo per ristabilire una fiducia tale che consenta la sopravvivenza dei Paesi ad alto debito come l'Italia e della stessa Unione è dare ai mercati, ma soprattutto ai cittadini, il segnale che l'approccio è cambiato, che i Governi hanno capito che l'Europa o è forte e integrata o non è e non sarà (Applausi di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, quando c'è stata la richiesta di inversione dell'ordine del giorno, volevo prendere la parola - ma lei non mi ha notato - per chiedere il rinvio di questo argomento. Infatti, riteniamo che sia sbagliato, Pag. 20in una fase congiunturale così delicata e difficile come quella che stiamo vivendo, con previsioni estremamente negative per il futuro dell'economia del nostro Paese - il 2012 sarà un anno di recessione, si perderanno posti di lavoro, le famiglie staranno peggio, complessivamente la nostra economia andrà peggio -, imporre ulteriori vincoli. Stiamo rincorrendo questa folle corsa della Germania a realizzare un'Europa austera che non guarda alla crescita, che non guarda allo sviluppo, che guarda solo al rigore e ai bilanci senza guardare alle condizioni, in modo particolare, degli strati sociali più deboli e più esposti alla crisi economica. E dopo aver firmato un ulteriore impegno che, per noi, sarà un ulteriore vincolo alla crescita del Paese, il cosiddetto fiscal compact, la nostra componente ritiene che proporre, in questa congiuntura, un vincolo costituzionale che preveda il pareggio di bilancio, con misure molto particolari, non produrrà effetti positivi nell'affrontare, ad esempio, cicli di congiuntura economica difficile o spese legate a calamità naturali. Spesso si fa riferimento al fatto che questa era una delle richieste che ci erano state formulate per favorire una serie di interventi a sostegno del nostro debito pubblico; in merito vorrei sottolineare come l'unico parametro che è diventato positivo da quando si è insediato questo Governo, lo spread, lo è diventato per due ragioni. La prima è che la Banca centrale europea, con una furbizia, di fatto sta continuando ad acquistare il debito pubblico. Infatti, ha dato alle banche, ad un anno o a tre anni, 116 miliardi di euro prima e 129 miliardi di euro dopo. È evidente che così non si creano le condizioni per evitare il cosiddetto credit crunch, cioè il blocco del credito alle imprese e alle famiglie, ma si creano solo le condizioni per alleggerire il debito pubblico e per favorirne l'acquisto. L'altra misura, oltre questa, che, come dicevo, è stata una furbizia e non un colpo di genio, è quella con cui la Germania si è piegata ad evitare il default, almeno per il momento, della Grecia, creando condizioni che, fino a qualche mese fa, non c'erano, tant'è vero che le misure estremamente rigorose assunte dal precedente Governo, non hanno prodotto risultati perché mancavano appunto queste due condizioni che sono state realizzate adesso. Allora non dobbiamo ritenere che questo ulteriore laccio, questo ulteriore vincolo, questo ulteriore appesantimento, questa ulteriore difficoltà nel far crescere l'economia del nostro Paese, possa produrre risultati positivi.
Dunque non appaia strano se noi da una lettura all'altra abbiamo cambiato opinione. Come le dicevo, avremmo proposto, se mi avesse visto quando le ho chiesto la parola, di rinviare questo argomento per affrontarlo in una condizione diversa, per verificare l'esistenza di condizioni diverse per il futuro. Ma in questo momento, in una condizione così difficile, con una economia italiana che viene portata allegramente verso la recessione, senza alcuna misura varata da questo Governo per far fronte alla disoccupazione giovanile - questo dramma che in modo particolare riguarda le famiglie di quella parte più povera del nostro Paese che è il Sud -, appunto nessuna misura è stata prevista. E cosa dovrebbero illustrare i pellegrinaggi che sono stati preannunciati dal Ministro Barca nelle varie regioni del Sud? Dovrebbero illustrare come si devono utilizzare fondi che già ci sono e che non vengono spesi perché si vuole evitare che le regioni del Sud si possano sviluppare.
Dunque in questo contesto non possiamo che segnalare tutto il disagio, tutta la difficoltà, tutti gli effetti negativi che questa ulteriore misura in questo momento determinerà sulla nostra economia, ed è per queste ragioni che voteremo contro e mi auguro che altri parlamentari, altri gruppi, altre componenti, possano riflettere a fondo sul fatto che nella condizione di recessione nella quale ci troveremo con questo vincolo di bilancio, il Governo e, in modo particolare, il Parlamento, avranno le mani legate nell'assumere le misure necessarie a favorire la crescita e l'occupazione. Pag. 21
A nome della componente parlamentare del gruppo Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia, annuncio il voto contrario al provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, sottosegretario D'Andrea, introdurre una disciplina rigorosa di bilancio ed una gestione della finanza pubblica più oculata: queste sono le finalità tanto ambiziose quanto necessarie che si prefigge il provvedimento di revisione della Costituzione che stiamo esaminando. Si tratta di un provvedimento delicato e importante che è giunto alla sua terza lettura. Vogliamo prima di tutto sottolineare il grande lavoro fatto dai gruppi e dall'Aula, che hanno mostrato senso di responsabilità e uno spirito di forte collaborazione, in virtù dei quali è stato possibile arrivare anche in tempi rapidi al voto finale. La comune consapevolezza è che esso costituisce un passo avanti nella direzione dell'uscita dal pantano della crisi nella quale ci troviamo: una crisi che non è tutta italiana, trattandosi di un'emergenza estesa all'Europa, ed è nel segno dell'Europa che dobbiamo trovare tutti insieme una risposta ad essa.
Certo non possiamo fingere di ignorare le criticità strutturali che il nostro Paese si trascina ormai da anni né non pensare a quando la finanza pubblica sfuggiva a vincoli e controlli, ossia al momento in cui ha cominciato a prendere corpo quel debito pubblico che oggi pesa come un macigno sulle nostre teste e soprattutto sul futuro dei giovani, i nostri figli, e che continua a rappresentare un ostacolo alla crescita del nostro Paese. Nell'attuale contesto economico-finanziario, i mali del passato si sommano alle incertezze legate alla sostenibilità dei debiti sovrani di molti Paesi e alle ondate speculative che hanno investito i mercati europei, mettendo a dura prova la stabilità finanziaria dei bilanci degli Stati, soprattutto quelli più deboli.
Questo provvedimento non soltanto si colloca perfettamente nel solco delle scelte adottate a livello europeo ma, in un certo modo, le anticipa.
È di pochi giorni fa la firma del trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance dell'unione economica e monetaria, il cosiddetto fiscal compact, finalizzato a rafforzare il rigore nella gestione dei conti pubblici nazionali e a ristabilire la fiducia nell'unione economica e monetaria. Con il fiscal compact, i singoli Stati dell'Unione si impegnano, fra le altre cose, ad introdurre, all'interno delle loro costituzioni, il principio del pareggio di bilancio, entro un anno dall'entrata in vigore del trattato. Per queste ragioni, come Alleanza per l'Italia, non possiamo che apprezzare e sostenere con forza questo provvedimento di revisione costituzionale, che tuttavia non deve essere considerato un punto di arrivo, ma una nuova tappa del cammino di ripresa, non solo economica, dell'Italia. Il nostro Paese deve poter ritrovare credibilità, riguadagnare il rispetto che gli compete, tornare ad essere protagonista nelle scelte strategiche in ambito europeo e poter svolgere un ruolo decisivo nella prospettiva della costruzione di un'Europa politica, che non sia solo un condominio franco-tedesco (Applausi dei deputati del gruppo Misto - Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente e signor sottosegretario, trattandosi di seconda lettura, in applicazione dell'articolo 138 della Costituzione, e avendo dunque noi ed il mio gruppo già approvato questo testo, non c'è da dilungarsi troppo in sede di dichiarazione di voto sui contenuti, che sono noti a tutti noi, e che hanno lo scopo di impedire comportamenti anomali degli Stati nazionali dell'Unione europea, che possano poi portare a situazioni difficili, come quelle che si stanno Pag. 22affrontando oggi in Grecia, ma direi in Portogallo e direi anche nel nostro Paese.
Di differente, se vogliamo, ma in senso ulteriormente positivo, c'è il fatto che il 2 marzo è stato sottoscritto da 25 su 27 Paesi dell'Unione europea, il fiscal compact. Come è noto, gli unici Paesi a non averlo sottoscritto sono Gran Bretagna e Repubblica Ceca. Il nuovo patto entrerà in vigore per tutti i Paesi con la ratifica di almeno 12 su 25. Com'è noto, all'interno di questo fiscal compact, vi è appunto l'impegno degli Stati firmatari, ad inserire una norma che preveda che i bilanci dell'amministrazione pubblica siano in pareggio o in avanzo, e il sistema delle sanzioni. Infatti, come è noto, è ammesso uno scostamento fino all'1 per cento per i Paesi con debito molto basso e sono poi previste deroghe in presenza di eventi eccezionali o di gravi crisi economiche. Vi è inserita anche la procedura del vincolo del debito pubblico, che non dovrà in futuro superare il 60 per cento, e una previsione di rientro per quei Paesi, come il nostro, che ne sono molto lontani (noi siamo, come noto, al 120 per cento). Il trattato prevede poi oltre all'obbligo del pareggio, anche una serie di interventi automatici in caso di deficit superiore al tetto del 3 per cento.
In queste settimane e in questi giorni - e di questo vorrei dare conto - noi siamo stati sollecitati da lettere anche di segretari di partito non presenti oggi in questo Parlamento, ad un'azione tendente a voler lasciare aperta la porta ad un possibile referendum su questa modifica costituzionale. Io spiego perché a nostro e a mio parere, sarebbe sbagliato ragionare in termini di un possibile referendum confermativo su una norma come questa.
Penso che questa norma sia, di per sé, una norma delicata proprio per le motivazioni che dicevamo prima: qualcuno dice che è eccessivamente vincolante, qualcuno dice che è una norma rigida, qualcuno dice che impedirà di fronteggiare le situazioni delicate che in futuro potrebbero assumere la stessa rilevanza di quelle che stiamo affrontando oggi.
Ebbene, io non credo che il testo che ci accingiamo ad approvare sia, in realtà, così rigido né così vincolante. È un testo che lascia spazio a possibilità di intervento proprio di fronte a situazioni di natura eccezionale - è il caso delle gravi recessioni, delle crisi finanziarie, delle gravi calamità - e permette, quindi, in talune situazioni limite, di intervenire.
Pertanto, non è un testo privo della flessibilità necessaria ad affrontare situazioni difficili che potrebbero verificarsi sul piano della finanza pubblica, tuttavia, ha un vantaggio fondamentale. Inserire in Costituzione l'idea di un meccanismo che generi automaticamente anche degli interventi correttivi ha un vantaggio rilevante, soprattutto, se questo avviene per 25 Paesi su 27 in Europa: impedire che Paesi forti all'interno di una crisi - perché quando c'è una crisi vi sono, comunque, Paesi che hanno più forza di altri - possano, in realtà, dettare regole di natura temporanea a loro vantaggio.
In definitiva, noi siamo tra i Paesi deboli, ma non possiamo dimenticare quanto già è avvenuto nel 2005, quando, di fronte alle difficoltà, Germania, Francia e Inghilterra non hanno avuto alcuna difficoltà a stravolgere impegni che pure erano scritti. Infatti, i limiti del 60 per cento e del 3 per cento con riferimento, rispettivamente, al debito e al deficit annuali, erano già scritti, anche se non vi erano meccanismi automatici. Ciò ha permesso a Paesi forti in quel momento di decidere di travolgerli: magari, a noi poteva andare bene, ma potevamo anche non essere contenti di una soluzione di quel tipo.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 17,35)

ANTONIO BORGHESI. L'automatismo che oggi si genererà in Europa impedirà, invece, comportamenti di singoli Paesi che possono trarre un vantaggio, in queste situazioni, proprio per la loro forza, a danno, magari, di altri Paesi più deboli.
Quindi, ben venga l'automatismo, ben venga l'inserimento in Costituzione del principio del pareggio di bilancio. Credo che Pag. 23anche il nostro Paese non potrà che trarne una serie di vantaggi positivi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, noi confermeremo il voto positivo sul provvedimento in oggetto, già espresso in prima lettura, perché riteniamo che questa nuova formulazione che assegna allo Stato un compito esplicito - cioè, quello di assicurare l'equilibrio tra le entrate e le uscite annuali - sia un obiettivo non solo e non tanto da introdurre, ma da ribadire nella Costituzione italiana.
Come è stato più volte richiamato in quest'Aula nelle discussioni parlamentari, e anche fuori, il ricorso all'indebitamento è ritenuto possibile solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico e previa autorizzazione delle Camere adottata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti al verificarsi di eventi eccezionali. È chiaro che il quorum previsto è solo di maggioranza: poteva essere prevista una maggioranza qualificata che prevedesse, ad esempio, i due terzi o i tre quinti dei componenti.
Tuttavia, è altrettanto chiaro che questo elemento di flessibilità e di possibile deroga al principio, che già è stato formulato non come pareggio ma come equilibrio, introduce un elemento di flessibilità nell'uso di questa norma costituzionale; flessibilità di cui chiaramente si potrà fare buono o cattivo uso.
Da questo punto di vista sono necessarie due considerazioni: la prima è che molti dei guasti che ci siamo portati appresso, ingigantendoli nel corso degli anni, non derivano tanto dalla formulazione, ancora attuale, dell'articolo 81, quanto dalle procedure di bilancio o quanto, ad esempio, dal meccanismo incrementale con cui viene costruito il bilancio dello Stato italiano.
Riflettiamo se, a parità di condizioni costituzionali, forse occorre muoversi verso la tecnica dello zero budget, vale a dire che ogni anno i capitoli del bilancio dello Stato vengono di nuovo costituiti e non come succede oggi che si ragiona semplicemente nelle manovre, o in altri provvedimenti, su come tagliare il tendenziale e cioè su come intervenire sugli incrementi che si produrrebbero a legislazione vigente. È chiaro che questo è uno degli elementi cruciali per pensare a una politica che si conformi al principio, prima ancora che alla norma, dell'equilibrio di bilancio.
Occorre una cultura del rigore per legare le mani alla spesa pubblica. Si è discusso molto, è stato fatto qui ed è stato fatto al Senato, dell'opportunità di inserire anche un vincolo preciso, percentuale, rispetto al massimo di spesa pubblica a cui ricorrere. Credo che tutto sommato, alla fine, sarebbe stata un'ulteriore iniezione di rigidità quella di prevedere un tetto massimo al livello complessivo della spesa pubblica pari, ad esempio, al 45 per cento; ma allora perché non il 30 per cento, o ancora perché non il 50 per cento, avrebbero detto altri.
Tuttavia, avendo inserito elementi di flessibilità e quindi il concetto stesso di equilibrio tra entrate e spese e non il concetto, più forte, di pareggio di bilancio, credo che si debba avere chiara la forza di un intervento normativo di questo tipo, la forza di una previsione costituzionale sull'equilibrio di bilancio che risiede non solo nella formulazione testuale. Abbiamo l'esempio dell'articolo 81 nella presente versione che è stato ampiamente e abbondantemente superato, non credo tanto perché non fosse concretamente esplicita la previsione dell'articolo 81, quanto perché è partita ed è cresciuta negli anni una corrente di interpretazioni che ha impedito che quel meccanismo funzionasse.
Perché invece quel meccanismo funzioni, così come lo stiamo prevedendo oggi, occorre, da un certo punto di vista, che, a fianco, ci sia un apparato normativo efficiente - parlavo prima di tecniche diverse per la costruzione del bilancio - e aggiungo ancora che occorre garantire l'efficacia della cassetta degli attrezzi, diciamo così, di cui dotiamo questa normativa: in particolare la legge prevista al Pag. 24comma 6 del nuovo articolo 81 che disciplina il contenuto della legge di bilancio, le norme fondamentali e i criteri volti ad assicurare l'equilibrio; questo deve essere uno strumento efficace ed effettivo.
Allo stesso modo bisogna dare efficacia all'organismo indipendente al quale la riforma costituzionale affida i compiti di verifica sulle regole del bilancio e che dovrebbe essere l'organo di giurisdizione, di fatto, rispetto alle diatribe che sicuramente possono nascere in ordine alla specifica attuazione e interpretazione del vincolo di bilancio costituzionale.
I conti pubblici non sono una questione eminentemente politica. Vi sono anche altri aspetti di contabilità, di stime degli effetti di politiche alternative. Su questi aspetti un organo di giurisdizione in qualche modo «terzo» può svolgere un ruolo importante di moral suasion e di censura dei provvedimenti opportunistici che sicuramente ci sarà la tentazione di prendere.
Deve esserci una autorevolezza indiscussa di questa Commissione indipendente e, nel varare le norme di accompagnamento a questa norma costituzionale, bisognerà avere buona cura che sia le regole sul bilancio, sia questa Commissione, debbano avere l'efficacia necessaria.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Concludo, signor Presidente. Non bisogna dimenticare che le leggi sono fatte dagli uomini, ad uso degli uomini e dai medesimi vengono interpretate e spesso disapplicate. Se non vogliamo che questo sia solo un restyling, ma un elemento effettivo, un pezzo della politica di rilancio del Paese, dobbiamo dare efficacia.
Il messaggio che dobbiamo dare - chiudo, signor Presidente - non è che il pareggio di bilancio sia l'affermazione della politica della carestia, ma la precondizione in Italia e in Europa delle condizioni di una politica efficace per il rilancio della crescita economica (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in questi ultimi mesi da più parti e con grande insistenza è stato sostenuto che la politica nel nostro Paese non ci fosse più, che avesse abdicato, schiacciata dalla crisi e dal peso delle proprie incapacità. Abbiamo letto e ascoltato più volte le critiche rivolte alle Assemblee parlamentari che sarebbero state, secondo molti, inadeguate ad affrontare con responsabilità le nuove sfide poste dalla crisi dell'Europa, critiche a volte comprensibili, alle quali, però, oggi il Parlamento dà finalmente la risposta migliore, approvando in terza lettura l'importante riforma della Costituzione che mette in prima fila il nostro Paese tra gli altri dell'Europa.
Con un sostegno pressoché unanime, con l'appoggio del Governo, l'Italia sta adempiendo prima degli altri Paesi agli impegni previsti dal Trattato sulla stabilità, il coordinamento e la governance dell'Unione europea, il cosiddetto Fiscal Compact, quel Trattato cioè stipulato qualche giorno fa e che ha previsto l'obbligo per ogni Paese di recepire entro un anno la regola dell'equilibrio di bilancio nel proprio ordinamento e di farlo in maniera vincolante.
Ciò che si dovrebbe fare, quindi, entro un anno noi lo stiamo facendo soltanto dopo pochi giorni, dimostrando che allora la politica rappresentata in Parlamento non è poi sempre così inconcludente e che, quando vuole, può approvare importanti riforme costituzionali in pochissimi mesi.
L'approvazione di questa legge di modifica della Costituzione dimostra anche che l'immagine solida e affidabile dell'Italia, che grazie a Monti il nostro Paese sta comunicando al mondo, è un'immagine reale, perché anche la sua politica - e non soltanto il suo Governo - sulle questioni che riguardano il futuro della nazione è unita e capace di scelte vigorose e impegnative, proprio come quella che stiamo facendo. Pag. 25
Anzi, ciò che oggi stiamo approvando è ben più importante e decisivo di quello che pure molto bene il nostro Governo sta facendo, perché la modifica della Costituzione che oggi approviamo riverbererà le sue conseguenze su tutte le scelte di politica economica che negli anni prossimi si dovranno compiere nel nostro Paese. Infatti, dopo questa modifica non sarà più possibile spendere in deficit e la politica dovrà avere il coraggio di tagliare dove è opportuno per investire dove è necessario.
Il pareggio di bilancio e l'impossibilità di produrre deficit non saranno politicamente sostenibili se non si procederà ad una riforma della spesa pubblica abiurando finalmente i tagli lineari, ai quali troppo spesso in passato abbiamo assistito, e mettendo mano ad una incisiva spending review per separare gli sprechi e la spesa improduttiva dalla spesa pubblica buona e necessaria.
Dunque, con l'introduzione del principio dell'equilibrio di bilancio in Costituzione finisce un'epoca. È giusto che se ne abbia consapevolezza e che ciò che oggi facciamo sia giudicato da ciascuno di noi avendo contezza degli effetti che ne discenderanno. L'introduzione di questo principio nella Carta costituzionale, infatti, senza una corrispondente capacità dei Governi e delle forze politiche di determinare attraverso le riforme le condizioni della crescita, potrebbe avere esiti molto negativi.
Quello di oggi non deve essere considerato, quindi, un voto senza conseguenze, un voto da sottovalutare. Oggi, votando queste modifiche, ci obblighiamo anche ad altri impegni per il futuro, ad impegni che proprio da questo voto discenderanno. Ci obblighiamo, per esempio, a dimostrare che il nostro Paese crede nel rafforzamento della governance europea e considera la condivisa assunzione di obblighi nazionali come il presupposto per una politica fiscale comune, come il presupposto per costruire insieme un'Europa più forte e più capace di fronteggiare la crisi, un'Europa entro la quale gli egoismi e le responsabilità nazionali lascino progressivamente il posto ad una comune visione dei problemi e della crescita economica del futuro.
«Stiamo cedendo quote di sovranità», qualcuno lo diceva prima, molti lo hanno sostenuto nei mesi passati fa. Io credo proprio di no. Stiamo, invece, impegnandoci a costruire un'Europa che non può continuare a reggersi soltanto su una moneta, ma che per essere abbastanza forte ed in grado quindi di fronteggiare la speculazione finanziaria e le turbolenze dei mercati deve trasformarsi in un continente con un'unica politica fiscale ed economica. Stiamo sostenendo, in sostanza, che la risposta alla crisi che sta attraversando il nostro continente non è quella di dire «più politiche nazionali e meno Europa», ma, al contrario, quella di affermare meno egoismi nazionali e più Europa con l'orgoglio di chi, come noi, deve potersi dire a tutti gli effetti degno di essere un Paese fondatore dell'Europa.
È evidente che, approvando queste modifiche, ci impegniamo anche a limitare consapevolmente le nostre leve di politica economica. È vero, alcuni sostengono che stiamo rinunciando a qualche arma che potremmo, invece, utilizzare in futuro per assicurare crescita e benessere. Sicuramente sì, ma stiamo rinunciando ad armi che impropriamente in passato sono state utilizzate. Stiamo rinunciando all'idea che si possa continuare a produrre spesa in deficit. Stiamo rinunciando all'idea che una generazione possa costruire il benessere per se stessa nel presente, rubando il futuro ai propri figli attraverso il colpevole aumento del debito pubblico, proprio com'è successo nei decenni passati nel nostro Paese.
Quindi, scrivendo in Costituzione il principio dell'equilibrio di bilancio ci impegniamo al tempo stesso ad affermare finalmente il principio della equità intergenerazionale nelle scelte di politica economica, di quel principio che troppe volte in passato è stato messo in discussione.
Resta aperto, però, il problema della crescita perché il pareggio di bilancio senza crescita economica, per quanto temperato Pag. 26dalle deroghe del fiscal compact, rischia di essere socialmente insostenibile.
Noi crediamo, però, che proprio i vincoli della politica di stabilità e di rigore dell'Eurozona possano rappresentare il presupposto per agevolare i percorsi europei di crescita e di occupazione, perché sarebbe velleitario pensare che solo noi, solo con le nostre leve di politiche economica, possiamo determinare crescita con il nostro enorme debito pubblico e con il macigno di una spesa per interessi quasi insostenibile.
Il nostro Governo, con il sostegno della sua maggioranza parlamentare, in pochi mesi è riuscito a svolgere un grande lavoro, per far recuperare credibilità al Paese. Il Parlamento sta approvando un'importante modifica della Costituzione. Rimane tanto altro da fare per noi che abbiamo la responsabilità delle scelte politiche in Parlamento, ma anche per l'Europa che, passo dopo passo, si sta costruendo come un continente entro il quale le regole di bilancio e le scelte fiscali diventano via via più comuni.
Provvedimenti come questo, che ci apprestiamo ad approvare oggi, servono, dunque, ad evitare che le differenze nelle politiche di bilancio e nelle scelte fiscali diventino l'alibi per rendere meno forte l'Europa, perché anche il problema della crescita - e concludo - va affrontato entro un orizzonte più vasto, come quello europeo. Altrimenti sarà difficile risolverlo.
Con questo auspicio e con questo spirito, signor Presidente, noi oggi dichiariamo il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO SIMONETTI. Signor Presidente, il provvedimento, alla sua terza lettura, per la modifica costituzionale dell'articolo 81 della Costituzione, rappresenta la linea che l'Europa indica agli Stati membri con i suoi nuovi provvedimenti, sia istituzionali sia extraistituzionali, al fine di raggiungere il risanamento e la stabilizzazione della finanza pubblica.
La decisione di recepire nella Costituzione il vincolo di pareggio di bilancio vede la Lega Nord favorevole, perché mette fine all'utilizzo diabolico del debito pubblico per finanziare l'assistenzialismo, la burocrazia improduttiva, gli sprechi e le clientele diffuse, le cosiddette politiche di deficit spending che hanno a lungo dominato la scena delle politiche economiche degli Stati della democrazia occidentale.
È chiaro, però, che è importante vincolare le istituzioni a rispettare determinati parametri in funzione del ciclo economico, ma è altrettanto serio prevedere dei differenti approcci fra chi gestisce la res publica con atteggiamento virtuoso rispetto a coloro che non ottemperano al dettato in oggetto. Questo per evitare che, come accade sovente, il pareggio nazionale venga ad essere registrato attraverso una media aritmetica tra chi risparmia e chi spreca. Ben venga, quindi, quanto inserito all'articolo 2, con il quale il pareggio di bilancio viene introdotto in Costituzione, facendo riferimento all'equilibrio dei bilanci di tutte le pubbliche amministrazioni, ivi inclusi, quindi, gli enti territoriali, dotati di autonomia di entrata e di spesa costituzionalmente garantita. Bene, quindi, le sanzioni sull'incandidabilità introdotte per i presidenti di regione, i sindaci e i presidenti di provincia, che abbiano cagionato dissesti finanziari ai rispettivi enti amministrati. Tale scelta è frutto del federalismo fiscale a cui questo provvedimento, quindi, va a collegarsi.
Non ci piacciono, però, quelle corsie preferenziali che taluni chiedono ancora oggi di costruire nei confronti di alcune realtà particolari istituzionali come, per esempio, il comune di Roma Capitale, che pretende di definire, lei stessa, il proprio apporto al Patto di stabilità interno, facendo così pagare la differenza, del suo minor gettito verso la finanza pubblica, alle restanti realtà comunali.
Rispetto al periodo storico della prima lettura, in Europa è emersa una novità, un nuovo elemento. Nel corso, appunto, della Pag. 27riunione del Consiglio europeo straordinario del 1o marzo scorso è stato, difatti, sottoscritto uno schema di Trattato sulla stabilità, il coordinamento e la governance dell'Unione economica e monetaria. Dunque, un nuovo Trattato è stato stipulato al di fuori del quadro istituzionale dell'Unione europea e delle relative procedure (per questo, prima facevo riferimento ad un'extraistituzionalità dei provvedimenti). Questo fatto, comunque, ha un significato politico negativo. La Lega Nord da sempre chiede che ogni atto legislativo, che presuppone una cessione di sovranità nazionale, venga ad essere sottoposto a referendum preventivo, al fine di non privare i cittadini della propria libertà di costruirsi il loro futuro, soprattutto economico. Altre realtà europee lo fanno mentre l'Italia non lo fa. La risposta del Governo e del Parlamento in merito la conosciamo e anch'essa, purtroppo, è sempre negativa.
Il Trattato intergovernativo, conosciuto come fiscal compact, prevede una serie di regole finalizzate a dare maggiore stabilità finanziaria all'Eurozona. Oltre alla golden rule, cioè l'obbligo costituzionale del pareggio di bilancio, prevede il rafforzamento del coordinamento delle politiche economiche e la promozione della governance economica dell'Eurozona, in modo da supportare gli obiettivi della crescita sostenibile, dell'occupazione nonché della competitività e della coesione sociale.
Oltre ai parametri del possibile disavanzo ed indebitamento, il Trattato prevede però che gli Stati dovranno impegnarsi a ridurre di un ventesimo all'anno la parte di debito pubblico che eccede la soglia del 60 per cento del PIL. Ciò significa, per l'Italia, 45 miliardi all'anno di rientro, un valore enorme, quello che ci spetterà di richiamare, pari a più di una manovra finanziaria. Dico tutto questo per dimostrare che, nel breve periodo, vi è il serio rischio di non raggiungere il pareggio di bilancio nel 2014 e che il sistema - così come è costituito finora - non potrà più reggere. Senza una seria revisione dei centri di prelievo e di costo e senza una spinta realmente federalista, il sistema burocratico e centralista istituzionale attuale non avrà molte vie di uscita, a scapito della parte produttiva del Paese e dei cittadini tutti.
Tra l'altro, sarebbe veramente interessante poter diversificare, almeno a livello documentaristico e contabile, i due sistemi economici che sono presenti nel Paese: il Nord ed il Centro-sud, al fine di certificare quanto tutti sanno, ma che pochi vogliono ammettere: l'Italia è costituita da due economie - è un'economia duale - che formano, a parti invertite, il bilancio statale, chi in positivo e chi in deficit.
Ciò dimostrerebbe anche che la spesa statale per il Nord, per esempio per l'anno 2009, prendendo i dati della Ragioneria, è pari al 45 per cento della spesa aggregata contro una produzione di PIL del 54 per cento, per contro nel Centro la spesa è del 22 per cento e la produzione di PIL è pari al 22 per cento - quindi vi è una sorta di pareggio di contribuzione di spesa pubblica e PIL-prodotto - e per il Sud invece la spesa pubblica aggregata è del 32 per cento contro una produzione di PIL pari al 24 per cento. Questo significa che, chi più produce, meno riceve dallo Stato: non si tratta più di coesione e ricerca di solidarietà, ma di una rapina verso il Nord.
Inoltre, la Lega Nord, da sempre, invoca il pareggio di bilancio andando a tagliare le spese improduttive piuttosto che ad aumentare le entrate tramite nuove imposizioni: non è la linea del Governo, né di questa nuova maggioranza PD-PdL che, con il decreto «paga Italia» non ha abbassato le spese improduttive, ma ha aumentato le tasse, la tassazione diretta e indiretta, andando a coprire i 102 miliardi del triennio attraverso il taglio delle pensioni, dei trasferimenti agli enti locali, alle regioni, alle province ed ai comuni, l'aumento dell'IVA al 23 per cento alla fine di quest'anno, l'IMU sulla prima casa e il 50 per cento dell'IMU sulle seconde case che va allo Stato stesso, creando così certamente il pareggio, ma anche più recessione invece che sviluppo. Meno PIL significa maggiori difficoltà per il raggiungimento del pareggio di bilancio a parità di spese, che non sono state attaccate dai vari Pag. 28decreti PD-PdL a sostegno del Governo Monti. Anche il decreto cosiddetto liberalizzazioni parla di tutto tranne che di sviluppo e di maggiore produttività.
Ecco quindi, che la Commissione europea conferma ciò che la Lega Nord dice da sempre e cioè che vi è la recessione italiana nella prima metà del 2012 e prevede che l'economia possa registrare una ripresa forse, eventualmente, nella seconda metà del 2012, a condizione però che lo spread di rendimento con i Bund decennali tedeschi resti attorno ai 370 punti.
In Italia, a causa di un alto livello di incertezza, i consumi più cospicui e gli investimenti delle aziende vengono rimandati ed esclusi dai loro programmi, con la conseguenza che le stime di crescita rispetto alle precedenti del 2012 devono essere aggiornate in diminuzione. Questo non lo dice Simonetti o la Lega Nord, ma lo si legge nel documento sulle previsioni economiche pubblicato dalla Commissione dell'Unione europea. La stima, infatti, prevede un calo del PIL dello 0,7 per cento nel primo semestre del 2012 e dello 0,2 nel secondo semestre. Sono pertanto confermate le nostre peggiori ipotesi. Stiamo parlando del pareggio di bilancio, quindi è «bene» inserire questo principio per riuscire ad eliminare gli sprechi dello Stato e «male» sono le azioni di crescita di questo Governo, che pensa più ad immaginare un pareggio attraverso una maggiore tassazione, piuttosto che una riduzione delle spese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boccia. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, quando il 30 novembre 2011, al termine della prima lettura, quest'Aula ha approvato la modifica dell'articolo 81 della Costituzione, la condizione generale del Paese aveva alcune caratteristiche che oggi non possiamo far finta di dimenticare. La condizione del Paese era di evidente partecipazione diretta ad una crisi finanziaria che toccava il nostro debito sovrano e che di fatto aveva caratterizzato la condizione nelle quali i principali Paesi europei in difficoltà si ritrovavano proprio a causa della gestione differente del rientro dei loro debiti sovrani. Siamo arrivati a quella discussione e a quel dibattito partendo dal momento più critico di quella crisi finanziaria, nata nel 2007-2008, affrontata con un atteggiamento probabilmente imprudente ma che ha trovato nell'estate scorsa un momento di condivisione tra le forze politiche proprio nell'individuazione di quello che per semplificare oggi nel dibattito in Aula chiamiamo pareggio di bilancio ma che in realtà di fatto è l'equilibrio tra entrate e spese e il ricorso all'indebitamento tenendo conto di fasi avverse e di favorevoli cicli economici.
Dal 30 novembre 2011 ad oggi sono passati meno di tre mesi e sono accadute molte cose che abbiamo il dovere di ricordare; non ripeterò quanto in quest'Aula sul piano giuridico e costituzionale hanno già detto i colleghi Zaccaria e Bressa nel dibattito in prima lettura perché si tratta di punti fermi del gruppo del Partito Democratico, ma abbiamo il dovere di riflettere sul perché ci sono state quelle tensioni sui debiti sovrani e perché il dibattito sulla nuova disciplina del Patto di stabilità e crescita abbia determinato una riforma della governance nell'Unione europea e quel tipo di coordinamento di politiche fiscali. È evidente che siamo arrivati a questo perché la moneta da sola non poteva più essere il punto di riferimento del coordinamento delle politiche, delle policies che mettono insieme i Paesi che hanno creduto nell'unione monetaria. Più volte in quest'Aula nel dibattito noi abbiamo richiamato, a differenza di altri gruppi parlamentari - mi riferisco anche al discorso, seppure in parte costruttivo, fatto dal collega Simonetti della Lega Nord - nel dibattito parlamentare in prima lettura e in questa terza la necessità di fare alcune scelte, di tagliarci i ponti alle spalle perché l'obiettivo è uno e ambizioso: gli Stati Uniti d'Europa. Per arrivare agli Stati Uniti d'Europa è necessario dire con chiarezza che il raccordo delle politiche di bilancio Pag. 29non può non essere considerato come un pezzo, un mattoncino importante, fondamentale e certamente storico quando vedrà la luce il voto in quarta lettura al Senato, ma un pezzo di un mosaico molto più complesso che riguarda la capacità dei Paesi che hanno voluto l'unione monetaria di mettere insieme il welfare, le politiche fiscali, il coordinamento di tutte le politiche pubbliche.
Allora, rispetto al dibattito iniziato ad agosto e che si è trasformato nella proposta di legge costituzionale del 15 settembre, vorrei fare una riflessione ulteriore su cosa significano le modifiche apportate al testo. Nel nuovo testo abbiamo di fatto trovato l'accordo tra tutti i gruppi parlamentari sull'equilibrio tra entrate e spese e sulla necessità che il ricorso all'indebitamento tenga conto delle fasi avverse e dei favorevoli cicli economici.
Il nuovo testo prevede che ogni legge che comporta nuovi o maggiori oneri provvede ai mezzi per farvi fronte; non si dice più solo indicare, ma provvedere. L'esercizio provvisorio, come è noto, non andrà oltre i quattro mesi e soprattutto - su questo richiamo l'attenzione dei colleghi della Lega, che probabilmente su questo hanno dedicato meno tempo del necessario - lo snodo vero è la modifica dell'articolo 3, che novella l'articolo 117, che parla di armonizzazione dei bilanci pubblici e della competenza legislativa statale. Lo ricordo all'onorevole Simonetti, perché lo snodo è questo, proprio su alcune polemiche che hanno caratterizzato il dibattito negli ultimi giorni, anche sulla gestione della liquidità delle tesorerie: la competenza è statale e non più legislativa concorrente tra Stato e regioni.
Faccio questo passaggio perché se il punto di approdo sono, come devono essere, gli Stati Uniti d'Europa, allora su alcuni temi non ha più senso l'ipocrisia che spesso porta quest'Aula a dibattere su alcune condizioni che inevitabilmente hanno portato l'aumento di stock del debito pubblico ad essere la sommatoria dello stock aggregato di singoli debiti delle amministrazioni locali e regionali.
L'articolo 4 interviene sull'articolo 119 e pone condizioni rispetto al debito su due diversi piani: su un piano intertemporale, perché l'ente garantisce finalmente equilibrio nel tempo dato - questo è un passaggio fondamentale rispetto alla modifica costituzionale che stiamo approvando - e un piano interterritoriale, ossia il debito sarà possibile solo se compensato dall'equilibrio aggregato regionale di cui l'ente fa parte.
Gli articoli 5 e 6, come è noto, non vengono novellati e, quindi, l'impianto rimane esattamente il precedente. Queste nuove disposizioni partono dal 2014 ed è evidente che dal 2014 sarà necessario assicurare l'equilibrio di bilancio e la sostenibilità del debito estesa a tutte le amministrazioni pubbliche.
Signor Presidente, perché ho fatto riferimento al tempo che è trascorso dal 30 novembre ad oggi? Perché se siamo arrivati sin qui e oggi possiamo approvare in terza lettura la modifica dell'articolo 81 della Costituzione - presto il Senato potrà farlo in quarta lettura - è perché, in attesa di costruire questa nuova architettura costituzionale e, quindi, dar vita alle nuove istituzioni comunitarie che guideranno questi processi, alcuni Paesi, e tra questi l'Italia, si sono salvati per un rigore improvvisamente raggiunto, grazie all'impegno politico che questo Parlamento ha immesso nel sostegno ad un nuovo Governo, ma più in generale grazie alle iniziative assunte dalla Banca centrale europea. E proprio su questo tema il gruppo del Partito Democratico non si sottrae ad un supplemento di valutazione rispetto ad alcune scelte che sono state fondamentali per salvare la casa comune della moneta unica. Mi riferisco alle tre long term refinancing operation, due delle quali già avvenute e che abbiamo alle spalle, l'ultima il 15 febbraio, mentre la terza la vedremo nel giro di qualche settimana. All'interno di queste operazioni c'è la risposta a tutti i quesiti che hanno posto alcuni colleghi che sono intervenuti prima sulla debolezza dell'impianto e dell'intelaiatura europea dal giorno in cui è scoppiata la crisi finanziaria ad oggi.

Pag. 30

PRESIDENTE. Onorevole Boccia. La prego di concludere.

FRANCESCO BOCCIA. Quello che stiamo costruendo - mi avvio alla conclusione, signor Presidente, concludo subito - è un vestito che in qualche modo prevede un altro corpo, non quello attuale. Rispetto a questo noi chiederemo nei prossimi giorni al Governo di farsi carico di una richiesta esplicita sui livelli comunitari per far sì che, delle risorse utilizzate dal nostro sistema bancario che sono servite a mettere in sicurezza il sistema finanziario europeo, quelle risorse eccedenti rispetto alla messa in sicurezza vengano riversate alle imprese e al credito alle imprese.
Abbiamo messo in evidenza proprio in queste ore - e concludo davvero, signor Presidente - come alcune imprese industriali...

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Boccia.

FRANCESCO BOCCIA. Concludo davvero, signor Presidente.
Alcune imprese industriali, che hanno chiesto quelle risorse, non ci sembrano in linea con il progetto al quale abbiamo fatto riferimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà. È l'ultimo intervento. Chiedo ai colleghi di prendere posto.

ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, il Popolo della Libertà mantiene coerenza rispetto al primo voto, che avevamo già espresso a novembre con l'introduzione del principio del pareggio di bilancio nella Corte costituzionale, ritenuto da noi un aspetto prioritario e fondamentale alla luce della governance europea, che si sta cercando di condurre per affrontare questa grave crisi e questa grave congiuntura.
Ho notato, onorevoli colleghi, negli interventi di chi mi ha preceduto il tentativo di sottolineare qualche elemento di discontinuità rispetto all'azione che era stata svolta dal nostro Governo e, ovviamente, rispetto all'azione condotta dal Governo Monti. Noi abbiamo già affermato in quella sede - e lo ribadiamo oggi - che si tratta comunque di un'iniziativa di continuità, che noi sosteniamo, ma che già all'epoca avevamo posto come elemento fondante per continuare nel percorso di controllo della spesa, di rigore dei conti pubblici e di interventi che consentissero una corretta armonizzazione della finanza pubblica.
Riteniamo che questo percorso, che non è stato solo nostro ma anche della Spagna, della Francia e della Germania, sia un percorso, che deve andare a compimento sicuramente in tempi rapidi, ma che deve presentare anche alcune caratteristiche. Tutto sommato il fatto che si vada a ridiscutere di questo argomento, a distanza ormai di quasi tre mesi, credo ponga degli elementi di riflessione anche nuovi.
Noi abbiamo vissuto nei giorni scorsi, per esempio, una polemica molto forte - e la stiamo vivendo - relativamente al tema delle tesorerie degli enti locali, le quali dovrebbero essere attribuite a livello centrale, che sta sollevando una reazione molto forte. È indubbio che questo intervento con buona probabilità dovrà avere anche alcuni elementi di correzione per mitigare quest'aspetto, ma è altrettanto chiaro che, come ricordava prima l'onorevole Boccia, noi dobbiamo pensare ad un percorso che preveda un'armonizzazione sempre più evidente tra i bilanci degli enti locali, i bilanci del territorio, ed il bilancio dello Stato. È evidente che ci presentiamo in Europa con un'azione che è un'azione di stabilità unica, un'azione che deve garantire coerenza rispetto agli obiettivi che abbiamo assunto in sede europea ed un'azione che deve prevedere per lo Stato centrale degli strumenti di coordinamento evidenti.
Certo c'è la sfida nella qualità della spesa. Credo sia importante affermare, Pag. 31come abbiamo fatto, nell'articolo 81 che comunque c'è un passaggio fondamentale, che riguarda il principio «pari entrate, pari uscite», con un'attenzione particolare al fatto di limitare il possibile ricorso alle emissioni di debito. Riteniamo che siano passaggi assolutamente fondamentali, in cui non diventa sostanzialmente discrezionale potere o meno ricorrere ad un'ulteriore spesa, ma diventa quindi anche un elemento fondante, nel percorso di reperimento di risorse, la costruzione della possibilità di ottenere tali risorse.
Ma quanto vale oggi questo intervento rispetto ai problemi che stiamo affrontando? È un intervento che vale molto ma che non risolve l'altra faccia della medaglia. Possiamo pensare sicuramente di governare il principio del pareggio di bilancio ma è altrettanto chiaro che se non c'è crescita diventa difficile per tutti i Paesi poter governare il principio di bilancio e quindi è una sfida che credo attenga a questa maggioranza, al Governo ma anche all'Europa. Il presidente Giorgetti è stato buon testimone dell'incontro interparlamentare europeo che precede proprio il Consiglio che andrà a discutere dei temi che riguardano lo sviluppo. Tutti noi siamo consapevoli della difficoltà di mantenere un presidio forte per quello che riguarda la manutenzione delle entrate e con grande attenzione la necessità di razionalizzazione della spesa, ma la sfida che riguarda non solo l'Italia ma tutti gli altri Paesi, l'area euro in particolar modo, è quella della crescita. Allora è evidente che alcuni temi sono stati in parte toccati da un primo provvedimento, un segnale sulle liberalizzazioni, così come altri temi vengono affrontati nel progetto delle semplificazioni. Resta importante stabilire a livello europeo e a livello nazionale quali strumenti potremmo adattare con politiche coordinate per pensare ad una nuova fase che liberi risorse significative per la crescita.
È corretto lavorare laddove possibile per stimolare il finanziamento delle nuove imprese, il ricorso delle famiglie ma anche delle imprese a nuove forme di credito che consentano loro di poter intraprendere e di poter guardare al futuro con maggiore serenità, ma è altrettanto chiaro - mi rivolgo soprattutto al Ministro Giarda in questo caso - che non esiste ancora una ricetta sostanzialmente condivisa in sede europea per poter pensare ad una fase di rilancio forte dello sviluppo. Queste politiche sono state sostanzialmente lasciate agli Stati nazionali: chi aveva più birra o più benzina l'ha messa nel motore: è il caso dei Paesi che hanno ricorso comunque all'emissione di debito ulteriore per andare a finanziare, anche con riduzioni cospicue, interventi sul costo del lavoro, sull'incentivazione di nuove assunzioni e su altri interventi che hanno consentito lo sviluppo. Chi aveva possibilità di lavorare meno sul debito, come nel caso dell'Italia, ha fatto fatica comunque ad intervenire con iniezioni significative di riduzione della pressione fiscale e del costo del lavoro. Certo noi abbiamo portato avanti alcuni segnali ritenendo che si dovesse non ricorrere all'aumento della pressione fiscale. Il Governo Monti ha lavorato molto di più in questo senso con un ricorso significativo all'aumento della pressione fiscale ma anche, credo, con un elemento di continuità e di rafforzamento con l'attività che avevamo svolto noi relativamente al recupero e alla lotta all'evasione. Concludendo, quindi, signor Presidente, questo è un principio importante. Riteniamo sia un atto di serietà nei confronti degli impegni assunti in Europa, un atto di serietà nei confronti del Paese che oggi vuole vedere una spesa qualificata, seria, ben ponderata, una spesa che vada a verificare, com'è corretto, l'attività degli enti locali, l'attività e l'efficacia delle stesse risorse destinate per le politiche di investimento e per le politiche infrastrutturali. Tutto questo, però, va abbinato - è questa la grande sfida e la sollecitazione che vorremmo lasciare come Popolo della Libertà al Governo - a un percorso che preveda una forte iniezione per quello che riguarda lo sviluppo, quindi a iniziative che consentano al Paese di guardare avanti con maggiore forza, con rigore, ma allo stesso tempo pensando ad una ripresa del PIL che rischia, altrimenti, in questo Pag. 32contesto, di creare problemi ancora più seri al nostro Paese, cosa che noi non vogliamo vedere. In queste condizioni, quindi, e con queste caratteristiche, ribadiamo il voto forte e pieno del Popolo della Libertà all'introduzione del principio del pareggio del bilancio nella Carta costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole La Loggia. Ne ha facoltà.

ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, annuncio subito che voterò in dissenso dal gruppo. Mi asterrò su questa votazione per una ragione che mi permetterò di illustrare in pochi secondi. Certo, l'Europa che avevamo sognato non è quella che si sta realizzando, non è l'Europa dei popoli, non è l'Europa dei cittadini, non è l'Europa che avremmo voluto retta da un Governo che potesse incidere come fosse un Governo continentale, né gli Stati Uniti d'Europa. Da più di cinquant'anni la direzione che abbiamo seguito è stata totalmente diversa, e - certo - perché questo sia accaduto la responsabilità è anche del nostro Paese. E non entro neanche nel merito del provvedimento che sostanzialmente condivido anche se vi possono essere valutazioni divergenti tra chi lo considera troppo rigido e chi lo considera troppo flessibile. Forse si sarebbe potuto trovare una formulazione più adeguata, ma devo anche essere grato ai relatori Bruno e Giorgetti per aver fatto il massimo sforzo possibile per arrivare a questo risultato.
Ma penso anche che né Minghetti nel 1876, ma neanche Einaudi e Vanoni nel 1946 avrebbero mai immaginato quello che oggi si sta realizzando in quest'Aula. Mi riferisco al fatto puramente e semplicemente che quando un Paese, in questo caso un Parlamento autorevole, la massima rappresentanza politica del nostro Paese, decide di introdurre un principio di così grande rilevanza nella Costituzione lo fa perché ne è convinto, perché lo ritiene utile, perché lo ritiene necessario, non certo perché qualcuno ritiene che debba esser fatto quando soprattutto questo qualcuno sta al di là dei confini del nostro Paese. Mi riferisco a questo adeguarsi a questo conformismo imperante, per cui diventa quasi irreversibile che l'Europa debba essere governata da tecnocrati o da burocrati a Bruxelles e a Strasburgo senza una vera partecipazione politica degli Stati membri alla scelta delle decisioni che vengono prese in quelle sedi. Francamente trovo di un esasperato provincialismo quello che si sta oggi realizzando.
Mi riferisco al metodo e alla forma. Articolo 2, comma 1: le pubbliche amministrazioni in coerenza con l'ordinamento dell'Unione europea assicurano l'equilibrio dei bilanci, eccetera. Perché, se non fosse in coerenza con l'ordinamento europeo non lo dovremmo fare? Siamo convinti che lo stiamo facendo solo perché siamo in coerenza, o siamo convinti che lo facciamo perché è giusto farlo, è indispensabile farlo, perché questa modifica costituzionale sicuramente aiuta il nostro Paese?
Ebbene, trovo questo francamente di un esasperante manicheismo che forse avrebbe trovato miglior luogo in un altro contesto e su altri argomenti. Come pure l'articolo 4, lettera a): nel rispetto dell'equilibrio dei relativi bilanci concorrono le amministrazioni ad assicurare l'osservanza dei vincoli economici e finanziari derivanti dall'ordinamento dell'Unione europea. E se no, non lo farebbero? Se non fossero coerenti con l'ordinamento dell'Unione europea noi non l'avremmo fatto? Perché questo riferimento ripetuto, quasi come se noi stessimo obbedendo a un diktat? Allora per queste ragioni - signor Presidente - non contesto che sia stato fatto il massimo sforzo possibile, credo che forse si sarebbe potuto fare anche di più ma alle condizioni date questo è il risultato, ma è un risultato che io giudico totalmente insoddisfacente.
Trovo che sia mortificante per il Parlamento italiano avere questi riferimenti in una riforma costituzionale e, per queste ragioni, voglio che resti agli atti - so che la mia posizione ovviamente non cambierà nulla sull'esito del voto - che, almeno una Pag. 33voce, si è levata per ricordare quanto mi sono permesso di sottoporre alla vostra attenzione (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cazzola. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, come ho già fatto in occasione della prima lettura, non voterò a favore di questa norma proprio a causa della sua flessibilità. Infatti, signor Presidente, equilibrio non è pareggio. E lo farò con maggiore convinzione dopo che il nostro Paese ha aderito - circostanza che non era presente la volta scorsa - al fiscal compact in sede di Unione europea, il cui obiettivo, quello di costituzionalizzare il pareggio di bilancio, potrebbe essere eluso, a mio avviso, dall'applicazione delle norme sottoposte al nostro esame. Noi ci siamo impegnati con un trattato a modificare la Costituzione. I nuovi articoli, più che preoccuparsi di come realizzare il pareggio, si danno cura di giustificare il suo mancato raggiungimento attraverso una serie di deroghe e di uscite di sicurezza veramente improprie in una norma costituzionale che, per sua natura, dovrebbe lasciare minor spazio possibile all'interpretazione. Ed è per queste ragioni che non voterò a favore, ma il mio sarà un voto di astensione per non confonderlo con il voto contrario dei colleghi che hanno opinioni opposte alle mie.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 4205-B ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul progetto di legge costituzionale, già approvato, in un testo unificato, in prima deliberazione, dalla Camera e approvato, senza modificazioni, in prima deliberazione, dal Senato, n. 4205-4525-4526-4594-4596-4607-4620-4646-B, di cui si è testé concluso l'esame.
Ricordo che, a norma dell'articolo 138, primo comma, della Costituzione, per l'approvazione di progetti di legge costituzionali in seconda deliberazione, occorre la maggioranza assoluta dei componenti la Camera.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Tanoni, Marchioni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Introduzione del principio del pareggio di bilancio nella Carta costituzionale» (Approvato, in un testo unificato, in prima deliberazione, dalla Camera dei deputati e approvato, senza modificazioni, in prima deliberazione, dal Senato) (4205-B ed abbinati):

Presenti 511
Votanti 492
Astenuti 19
Maggioranza assoluta dei
componenti 316
Hanno votato 489
Hanno votato no 3.

(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che la deputata Rossomando ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Risulta, pertanto, raggiunta, non solo la maggioranza assoluta, ma anche la maggioranza dei due terzi dei componenti la Camera, di cui all'articolo 138, terzo comma, della Costituzione.

Sull'ordine dei lavori (ore 18,35)

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 34

MARIO TASSONE. Signor Presidente, volevo porre all'attenzione dell'Aula, proprio in questa fase importante e delicata dei nostri lavori, una questione che in questi giorni sta avendo un risalto particolare nell'opinione pubblica, soprattutto nella regione calabrese. Il direttore del quotidiano che si stampa in Calabria, Matteo Cosenza, ha indicato un percorso da ricordare, proprio l'8 marzo, quello di tre donne che si sono rivoltate all'organizzazione criminale, rompendo anche quella che era una solidarietà - tra virgolette - familiare. Mi riferisco a Cetta Cacciola, a Lea Garofalo e a Giuseppina Pesce. Queste donne sono un riferimento importante per la nostra realtà regionale: si è detto più volte che la 'ndrangheta è una organizzazione forte perché ha una solidarietà familiare; ebbene queste donne hanno rotto quelli che potevano essere i condizionamenti criminali all'interno delle loro famiglie, si sono rivoltate contro di essi e hanno indicato un percorso luminoso, anche sul piano culturale e sul piano civile. Non sono soltanto tre donne; sono tre donne emblema anche di una realtà calabrese che intende rivoltarsi a tali fenomeni e che intende intraprendere un percorso di civiltà.
Ricordare questo momento credo che sia fondamentale e va dato atto a Cosenza, direttore del quotidiano, di aver posto all'attenzione tali vicende. Signor Presidente, ho voluto dire questo, e credo che sarebbe anche il caso che l'8 marzo - per questo ho preso la parola - il Governo e la Presidenza della Camera, ricordando la giornata delle donne, ricordassero questi tre momenti fondamentali. Infatti la Pacciola e Lea Garofalo hanno avuto una fine drammatica e sono morte, una è stata sciolta nell'acido. Stiamo parlando di reati gravissimi su cui la Camera dovrebbe soffermare la propria attenzione: infatti c'è un germoglio di rivolta, come dicevo poc'anzi, in Calabria, che va incoraggiato, sottolineato ed esaltato, soprattutto nella massima assise del nostro Paese.

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Signor Presidente, volevo anch'io intervenire in relazione a quanto detto dall'onorevole Tassone, per dire che l'appello che il direttore del quotidiano calabrese ha lanciato, non contiene nessuna retorica, ma è un appello che è stato firmato da molti del Partito Democratico, a cominciare dal suo segretario nazionale, l'onorevole Bersani. Siamo tutti consapevoli che in questa giornata, spesso si ricorda un evento drammatico come quello che accadde in quella filanda dove trovarono la morte molte donne. Ma ancora oggi in questo Paese, molte sono le donne che muoiono, e ancora oggi i nostri giornali sono pieni di queste tristi e gravi notizie.
Dedichiamo allora l'8 marzo a tutte coloro che in qualche modo si ribellano alla violenza che si perpetra da anni sul corpo delle donne, ma in particolare a queste donne che sono un esempio proprio perché vivono in una situazione ancor più complessa, ancora più difficile, essendo loro stesse all'interno di famiglia 'ndranghetiste, hanno avuto il coraggio di opporsi, dall'interno, a questa che è una doppia violenza. Ricordare in particolare Lea Garofalo è una cosa importante. In questo momento si sta svolgendo il processo sulla morte di Lea Garofalo, torturata e sciolta nell'acido. Vorrei ricordare che a Lea Garofalo fu tolto anche il servizio di protezione perché ritenuta non affidabile come collaboratrice di giustizia. Fu un atto molto grave da parte del nostro Stato: la lasciarono sola e oggi forse sua figlia è anch'essa sola in quel processo.
Infatti forse il giudice non dirà neanche che c'è un'aggravante, che è quella del delitto di mafia, e sua figlia forse non sarà neanche considerata una vittima di mafia. Allora chiedo all'Aula tutta di dedicare l'8 marzo a queste tre donne, e a tutte quelle donne che hanno ancora il coraggio di ribellarsi, il doppio coraggio necessario per ribellarsi in situazioni ancora più difficili, come quelle di essere figlie di famiglie di 'ndrangheta (Applausi dei deputati del gruppo Partito democratico).

Pag. 35

GIANPIERO BOCCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, per un minuto.

GIANPIERO BOCCI. Signor Presidente, approfitto anche della presenza del sottosegretario per i rapporti con il Parlamento per ricordare che pochi giorni fa Luca Rossi, un giovane di 38 anni, è stato ucciso con quattro colpi di pistola sotto gli occhi della madre, della compagna e del nipotino di otto anni, nella casa dei suoi genitori. Un omicidio brutale, che si è consumato nella notte tra venerdì e sabato a Ramazzano, nel comune di Perugia. Ieri, durante una fiaccolata organizzata dagli amici e dai cittadini di Perugia, oltre duemila persone lo hanno ricordato, ma hanno soprattutto chiesto giustizia. L'ha chiesto il suo papà, che mi ha chiesto di venire in Aula oggi a chiedere allo Stato giustizia per quanto è stato fatto a Luca e per la ferita che è stata inferta alla città di Perugia.
Ma vorrei ricordare che ci troviamo di fronte ad una serie di atti violenti che sono stati consumati lo scorso anno e all'inizio di questo: rapine, alcune delle quali sono state consumate con violenze su alcune donne, fino alla rapina che si è conclusa con l'omicidio di ieri l'altro. Purtroppo da tempo chi vi parla ha presentato interrogazioni al Governo precedente e al Governo attuale, ricordando che vi è una situazione molto grave nella città di Perugia. E proprio in seguito al patto per la sicurezza che è stato sottoscritto dal precedente Governo, ho chiesto più volte al Governo di dare seguito a quel patto, a quegli impegni. Ma alle interrogazioni presentate non sono mai giunte risposte dal Governo, neanche dal Governo di oggi. Quindi chiedo, alla luce di quanto è avvenuto e di quanto ricordato, e dei fatti che si sono consumati in queste ore, innanzitutto che da parte dello Stato vi sia una risposta immediata, e cioè che lo Stato possa garantire giustizia a Luca e alla sua famiglia e alla città di Perugia, e inoltre chiedo allo Stato e al Governo di procedere e di provvedere a dare seguito a quanto contenuto nel suddetto patto. C'è un'esigenza di sicurezza, ma con la carenza di uomini e di risorse che c'è, lo Stato non può garantire sicurezza e giustizia ai propri cittadini. Chiedo che la Presidenza si faccia parte attiva nei confronti del Governo perché esigo che dopo mesi ed anni si diano delle risposte a degli atti che un parlamentare ha presentato più volte.

PRESIDENTE. La Presidenza si attiverà nella direzione da lei richiesta.

SOUAD SBAI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SOUAD SBAI. Signor Presidente, alle donne bisogna pensarci non solo l'8 marzo, ma tutto l'anno, soprattutto a quelle che vivono l'inferno della segregazione. Tuttavia prendo la parola per un'altra ragione: prendo la parola per denunciare all'Aula alcuni episodi che credo vadano posti all'attenzione dell'opinione pubblica. In Libia, nell'arco di due giorni, la nuova classe dirigente post-«primavera araba» ha realmente chiarito cosa abbia in mente per il futuro del Paese. Primo: si sono visti alcuni ex lealisti di Gheddafi, rinchiusi in una grande gabbia nella piazza della città di Tuareg come delle bestie, costretti a mangiare la bandiera del regime mentre vengono apostrofati come «sporchi cani» ed esposti alla folla urlante; è da tre giorni che non mangiano, e c'è anche un morto dentro questa gabbia.
Il secondo tema che vorrei veramente portare alla vostra attenzione è la distruzione con martelli, picconi e mazze di un cimitero giudaico-cristiano a Bengasi, con tanto di sradicamento delle lapidi e abbattimento delle croci. Si tratta di episodi che sfociano nel disumano, con estremisti in preda alla follia, intenti a sfregiare qualsiasi segno del passaggio di altre realtà in Libia. È solo salafismo militare condito con militarismo sanguinario: ecco cos'è oggi la Libia che esce dalla «primavera araba», una situazione che nessuno ha Pag. 36voluto vedere. Mustafa Jalil, che oggi è il Presidente, altro non è se non il residuo del precedente sistema applicato all'estremismo. Chiedo formalmente che il Ministro degli affari esteri informi il Parlamento su cosa sta realmente accadendo in Libia e sulla guerra civile che la sta insanguinando.
Concludo con la vicenda dei marò detenuti in India. Cari colleghi, mi rivolgo soprattutto a coloro che alla sentenza dell'Unione europea contro l'Italia per un respingimento effettuato in acque internazionali, hanno esultato: anche nel caso dei marò si era in acque internazionali, eppure l'Europa e l'Occidente sono stati a guardare, mentre due nostri soldati venivano arrestati e detenuti ingiustamente.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

SOUAD SBAI. Sarebbe ora di alzare la voce e di spingere, anche come Parlamento italiano, affinché i marò vengano immediatamente liberati e non si trovino stretti nella morsa di un sentimento anti-italiano, che li ha già condannati (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 7 marzo 2012, alle 9:

(ore 9 e ore 16)

1. - Discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo (C. 4940).

(ore 15)

2. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta termina alle 18,50.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO LUCA VOLONTÈ SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 4945.

LUCA VOLONTÈ. La Convenzione internazionale per il controllo delle vernici antivegetative sulle navi è stata adottata a Londra il 5 ottobre 2001 (Anti-Fouling System Convention, AFS), presso la sede dell'Organizzazione marittima internazionale (IMO), al fine di prevenire e limitare i danni all'ambiente marino provocati dall'utilizzo delle sostanze antivegetative. Tale obiettivo è perseguito attraverso il divieto dell'utilizzo dei composti organo- stannici (composti organici a base di stagno) usati come sistemi antivegetativi sulle navi, contenuti, in particolare, nei rivestimenti a base di tributile (TBT). Gli effetti estremamente dannosi per l'ambiente, provocati appunto da tali sostanze, sono già state rilevate in passato dall'IMO (segnalazione avvenuta nel 1990), che ha posto l'attenzione sulle vernici antivegetative utilizzate per il rivestimento degli scafi come prevenzione alla formazione di alghe e molluschi, che provocano un appesantimento dello scafo con conseguente incremento nel consumo di carburante.
La Convenzione AFS vieta appunto l'utilizzo di queste sostanze tossiche, imponendo gravi sanzioni per i trasgressori. Al 30 settembre 2010 sono stati ben 48 gli Stati che hanno depositato gli strumenti di ratifica di tale convenzione, e 20 gli Stati dell'Unione Europea che hanno già ratificato l'accordo. Esso si compone di 21 articoli e 4 allegati, secondo cui gli Stati Parte si impegnano a ridurre o ad eliminare gli effetti negativi sull'ambiente marino e sulla salute umana, incoraggiando l'utilizzo di differenti sistemi anti-vegetativi efficaci e sicuri dal punto di vista Pag. 37ambientale. Ogni stato dovrà proibire l'applicazione e l'uso dei suddetti sistemi nocivi, sia sulle proprie navi che su quelle che si trovano nei propri porti o cantieri, accertandosi inoltre che si verifichi uno smaltimento sicuro a livello ambientale, dei residui prodotti dall'utilizzo o smaltimento di tali sistemi. Infine gli Stati Parte sono invitati a promuovere la ricerca ed il monitoraggio di sistemi anti-vegetativi alternativi. La Convenzione disciplina le ispezioni sulle navi, per il rilevamento di eventuali violazioni. Tali controlli possono essere effettuati in qualsiasi porto o cantiere navale. Il disegno di legge di ratifica (composto da 6 articoli) affida la responsabilità dei controlli e delle ispezioni ai Ministeri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ed al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, attraverso organismi competenti, tra cui la Capitaneria di porto.
Le sanzioni relative alle violazioni della Convenzione prevedono l'arresto da due mesi a due anni o dell'ammenda da 1.500 a 15.000 euro per il comandante, il proprietario e l'armatore di una nave che faccia uso di sistemi nocivi antivegetativi, inoltre la sospensione del titolo professionale per lo stesso comandante ed il divieto di attracco per navi comandate da coloro che hanno già subito condanne relative a tale reato.
Per quanto concerne la copertura finanziaria degli oneri derivanti dall'Adesione alla Convenzione, è prevista una spesa pari a 7.740 euro annui a decorrere dal 2012.
La Commissione Difesa, prendendo atto che la Convenzione non si applica alle navi da guerra e ausiliarie o alle altre navi possedute o gestite da uno Stato esclusivamente per servizi governativi di carattere non commerciale; e considerando altresì che gli Stati aderenti, per quanto ragionevolmente possibile, debbono assicurare che anche per il naviglio oggetto di esclusione, si agisca conformemente alla Convenzione stessa, ha espresso parere favorevole rispetto all'adesione dell'Italia.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO LUCA VOLONTÈ SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 4946

LUCA VOLONTÈ. Il Protocollo all'esame della Commissione Affari esteri mira all'aggiornamento del testo vigente della Convenzione tra Italia e Mauritius per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, firmata il 9 marzo 1990.
Occorre evidenziare che l'articolo 1 aggiorna il campo di applicazione oggettivo della Convenzione, includendo nell'elenco delle imposte considerate per l'Italia l'imposta regionale sulle attività produttive (IRAP). L'articolo 2 definisce con maggiore specificità i diritti sovrani dell'Italia sulla zona economica esclusiva situata al di fuori del mare territoriale, inoltre aggiorna la denominazione delle autorità competenti all'applicazione della Convenzione stessa, che divengono ora, nel caso di Mauritius il Ministro incaricato delle finanze o un suo rappresentante debitamente autorizzato, e per quanto riguarda l'Italia il Ministero dell'economia e delle finanze.
Per quanto riguarda l'imposizione fiscale alle imprese associate, l'articolo 3 della Convenzione sostiene che nel caso in cui una delle aziende già assoggettata a tassazione nel proprio Stato di origine (relativa ad utili sui quali un'impresa associata dell'altro Stato contraente è stata pure ivi sottoposta a tassazione) conformemente alla procedura amichevole di cui all'articolo 25 della Convenzione, procede ad apposita rettifica dell'imposta applicata su quegli utili nel proprio territorio.
L'articolo 4 prevede una nuova formulazione relativa alla metodologia di eliminazione delle doppie imposizioni, fissando anche i limiti alla deducibilità dell'imposta nei due paesi in riferimento a elementi di reddito imponibili nell'altro Stato. Di particolare rilevanza inoltre le disposizioni dell'articolo 5 che riducono la portata del cosiddetto segreto bancario, stabilendo che lo Stato richiesto non potrà rifiutare di Pag. 38fornire le informazioni con la sola motivazione che esse siano detenute da una banca, da un'istituzione finanziaria o da un mandatario operante in qualità di agente o fiduciario. La nuova disposizione consentirà appunto il superamento del segreto bancario in conformità con gli standard dell'OCSE.
Il disegno di legge non contiene norme di copertura finanziaria poiché, come riportato nella relazione illustrativa, la ratifica del Protocollo non comporta mutamenti rilevanti di gettito per il nostro Erario.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 12)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 4945 - articolo 1 452 450 2 226 450 40 Appr.
2 Nom. articolo 2 456 454 2 228 454 40 Appr.
3 Nom. articolo 3 454 453 1 227 453 40 Appr.
4 Nom. articolo 4 467 465 2 233 465 39 Appr.
5 Nom. articolo 5 481 479 2 240 479 38 Appr.
6 Nom. articolo 6 482 480 2 241 480 38 Appr.
7 Nom. Ddl 4945 - voto finale 482 480 2 241 480 37 Appr.
8 Nom. Ddl 4946 - articolo 1 488 486 2 244 486 37 Appr.
9 Nom. articolo 2 490 488 2 245 488 37 Appr.
10 Nom. articolo 3 488 486 2 244 486 37 Appr.
11 Nom. Ddl 4946 - voto finale 496 494 2 248 494 34 Appr.
12 Nom. Pdl cost. 4205 abb-B - voto finale 511 492 19 316 489 3 32 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.