XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 8 marzo 2012

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
la medicina di genere studia le differenze e le somiglianze tra uomo e donna, dal punto di vista biologico e funzionale ma anche i comportamenti psicologici e culturali, che traggono le loro origini dalle tradizioni etniche, religiose, educative e sociali;
ancora oggi, la moderna medicina presenta una grave carenza dovuta al fatto che la maggior parte della ricerca medica viene condotta sull'uomo e le azioni mediche sono, di fatto, trasferite dall'uomo sulla donna, senza considerare le differenze di genere;
la prima volta in cui in medicina si menzionò la «questione femminile» fu nel 1991 quando Bernardine Healy, direttrice dell'Istituto nazionale di salute pubblica, sulla rivista New England Journal of Medicine parlò di «Yenti Syndrome» a proposito del comportamento discriminante dei cardiologi nei confronti della donna. Bisognò attendere però più di dieci anni perché fosse avviata una sperimentazione riservata alle donne, esattamente fino al 2002 quando, presso la Columbia University di New York è stato istituito il primo corso di medicina di genere, «A new approach to healt care based on insight into biological differences between women and men», per lo studio di tutte quelle patologie che riguardano entrambi i sessi;
l'Organizzazione mondiale della sanità), riconosce alle differenze sessuali (dati biologici) ed a quelle di genere (dati sociali e culturali) importanti ruoli quali determinanti lo stato di salute e per la prevenzione di malattie specifiche (dell'uomo e della donna) e pertanto in sanità le differenze di genere e di sesso devono essere adeguatamente considerate e di conseguenza ha inserito la medicina di genere nell'«Equity Act» per promuovere cure più appropriate;
la Commissione europea ha ribadito la necessità di promuovere una politica in difesa della salute che tenga conto della diversità di genere, per favorire una migliore appropriatezza della terapia e una maggiore tutela della salute;
la Medicina di genere (MDG) non è da considerare una nuova branca medica riservata alla donna ma una disciplina trasversale tra le diverse aree mediche e soprattutto un nuovo approccio di interventi di programmazione sanitaria incentrata sulla persona per delineare migliori criteri di erogazione di servizio sanitario di eccellenza e quindi nuovi LEA;
un'appropriatezza di genere nella protezione della salute dell'uomo e della donna può essere misurata con indicatori economici;
è necessario un cambiamento culturale per favorire la formazione degli operatori ospedalieri e dei medici;
la medicina di genere richiede il coordinamento e la cooperazione stretta tra università, ospedali, aziende sanitarie;
la programmazione del Ministero della salute riconosce indicatori principali per le prestazioni specialistiche e farmaceutiche per area, rapportate a età, genere, e profilo della popolazione totale e quindi la medicina di genere può diventare un'area ove detti strumenti possano essere validati e quindi meglio utilizzati,


impegna il Governo:


a inserire tra gli obiettivi del Piano sanitario nazionale 2013-2015 la medicina di genere;
a promuovere la ricerca sanitaria su popolazioni diversificate per genere e con parametri di valutazione migliori nella sperimentazione farmacologica e nella ricerca di fattori di rischio, con il concorso degli enti vigilati dal Ministero della salute

ISS (Istituto superiore di sanità), AIFA (autorità del farmaco) istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS), nonché di enti di ricerca, università e aziende sanitarie;
a istituire in collaborazione con l'Istituto Superiore di Sanità un osservatorio nazionale per la medicina di genere che possa raccogliere, coordinare e trasferire dati epidemiologici e clinici al fine di assicurare il raggiungimento dell'equità nell'esigibilità del diritto alla salute;
a promuovere incentivi fiscali per la ricerca in ambito della medicina di genere;
a garantire che i prodotti e i servizi derivanti dalla ricerca siano efficaci e sicuri in funzione delle accertate differenze di reattività di genere;
a garantire la possibilità ai pazienti e agli operatori sanitari di accedere ai dati relativi alle differenze di genere, per migliorare la consapevolezza della diversità nell'uso dei farmaci, dei dispositivi medici e di altri approcci terapeutici;
a garantire attraverso adeguate forme di comunicazione la diffusione di una corretta informazione volta a migliorare le conoscenze riguardanti tali diversità.
(1-00904)
«Palumbo, De Camillis, Di Virgilio, De Nichilo Rizzoli, Armosino, Saltamartini, Lorenzin, Centemero, Cicu, Patarino, Fucci, Lazzari, Lamorte, Antonio Pepe, Scelli, Cassinelli, Pianetta, Formichella, Bernini Bovicelli, Mannucci, Barani, De Luca, Nunzio Francesco Testa, Abrignani, Mancuso, Sisto».

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:

SCILIPOTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari europei, al Ministro degli affari esteri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
dal 15 novembre 2011, è vacante il posto di giudice del tribunale dell'Unione europea spettante all'Italia, a seguito delle dimissioni di Enzo Moavero Milanesi, nominato, il giorno successivo, Ministro per gli affari europei;
fonti di stampa (Il Fatto quotidiano del 4 marzo 2012) hanno riferito che la candidata designata dal Governo, ai sensi dell'articolo 254 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, ad occupare quel posto, la professoressa Angela Del Vecchio, ordinario di diritto internazionale, che insegna da molti anni diritto dell'Unione europea alla università LUISS «Guido Carli» di Roma, si sarebbe «inopinatamente ritirata», non essendo chiaro se il ritiro, probabilmente voluto dal Governo dal momento che al tribunale dell'Unione europea non ci si candida individualmente, sia stato effettuato «ancor prima di comparire di fronte al comitato di esperti che vaglia le candidature» (di seguito comitato 255);
il comitato 255, invero, conformemente all'articolo 255 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, ha il compito «di fornire un parere sull'adeguatezza dei candidati all'esercizio delle funzioni giurisdizionali e di avvocato generale della Corte di giustizia e del Tribunale, prima che i governi degli Stati membri procedano alle nomine» ed è «composto da sette personalità scelte tra ex membri della Corte di giustizia e del Tribunale, membri dei massimi organi nazionali e giuristi di notoria competenza, uno dei quali è proposto dal Parlamento europeo»; il comitato 255 ha dimostrato una notevole severità nella valutazione delle candidature, di cui hanno fatto già le spese un greco, un maltese ed un romeno;
dopo l'infortunio occorso, che di certo non ha contribuito ad una positiva

immagine del nostro Paese in sede di Unione europea, il Governo deve procedere a designare un nuovo candidato;
il Governo deve altresì designare le personalità per occupare i posti di giudice e di avvocato generale della Corte di giustizia dell'Unione europea, i cui mandati vengono a scadenza il prossimo 6 ottobre 2012, operazione cui gli altri Stati membri hanno già provveduto, anche tenuto conto del fatto che pure tali personalità devono passare il vaglio del suddetto comitato;
in molti Stati membri - come riferisce sempre l'articolo di stampa citato - «la creazione del comitato ha indotto i Governi a modificare le modalità di selezione dei giudici»;
il comitato 255, nel suo primo rapporto di attività dell'11 febbraio 2011, ha reso noto che esso richiede ai Governi che presentano candidature informazioni sulla procedura nazionale di selezione, in particolare, invitando a precisare se vi sia stato una procedura ad evidenza pubblica per le candidature, se sia stato istituito un comitato nazionale di selezione, la composizione dello stesso e le sue eventuali raccomandazioni (punto II, sub. 3 del rapporto);
nel medesimo rapporto il comitato 255 ha indicato i sei elementi sui quali esso fonda la propria valutazione dei candidati: capacità giuridiche; esperienza professionale, di regola, di 20 anni per la Corte e di 15 per il Tribunale; attitudine ad esercitare funzioni giurisdizionali; garanzie d'indipendenza e di imparzialità; conoscenze linguistiche; attitudine al lavoro in un ambiente collegiale giudiziario nel quale sono rappresentate plurime tradizioni giuridiche (punto III del rapporto) -:
sulla base di quali criteri e procedure il Governo abbia proceduto alla scelta della candidata al posto vacante di giudice del tribunale dell'Unione europea;
in quale contesto e per quali motivi sia avvenuto il ritiro della candidatura;
sulla base di quali criteri e procedure il Governo intenda scegliere il nuovo candidato al posto vacante al tribunale, tenuto conto della necessità che tale giurisdizione non resti ulteriormente priva del giudice italiano e che la personalità prescelta abbia un profilo professionale dal quale emerga inequivocabilmente, come prescrive l'articolo 254 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea «la capacità per l'esercizio di alte funzioni giurisdizionali» in ambito sovranazionale, tale da superare agevolmente il vaglio del comitato 255;
sulla base di quali criteri e procedure il Governo intenda provvedere altresì in ordine alle imminenti scadenze dei mandati di giudice e di avvocato generale alla Corte di giustizia, tenuto conto della necessità che le personalità prescelte, come stabilisce l'articolo 253 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, «riuniscano le condizioni richieste per l'esercizio ... delle più alte funzioni giurisdizionali, ovvero che siano giureconsulti di notoria competenza»;
se, anche alla luce della recente vicenda riguardante la copertura del posto vacante al tribunale dell'Unione europea, non sia venuto il momento di assumere iniziative volte a prevedere, sul modello di quanto avvenuto in molti altri Stati membri dell'Unione europea, una procedura nazionale di selezione delle candidature, suscettibile di assicurare, per un verso, una assoluta trasparenza al procedimento e, per altro verso, la scelta di personalità il cui profilo corrisponda ai criteri che il comitato 255 segue nell'esame della documentazione presentata dal Governo a sostegno della candidatura e nel corso dell'audizione del candidato.
(3-02154)

Interrogazione a risposta in Commissione:

CARLUCCI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'Italia si trova già sotto osservazione della comunità internazionale per gli elevati

livelli di pirateria e contraffazione prodotti negli ultimi anni, appartenendo alla cosiddetta Black list degli Stati che non contrastano efficacemente la violazione dei diritti di proprietà intellettuale e industriale;
sono state peraltro introdotte recentemente norme che rischiano di pregiudicare l'attuale situazione di difficoltà del nostro Paese; in particolare, con l'articolo 22-bis del decreto-legge n. 216 del 2011 convertito, con modificazioni, dalla legge 14 del 2012 si è portata la moratoria in materia di contraffazione del design da 5 a 13 anni, contrariamente a quanto previsto dall'articolo 239 del Codice di proprietà/industriale e dalla sentenza dalla Corte di giustizia europea del 27 gennaio 2011;
ai sensi dell'articolo 6 del decreto legislativo n. 44 del 2010, «attuazione della direttiva 2007/65/CE relativa al coordinamento di determinate disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative degli stati membri concernenti l'esercizio delle attività televisive» che ha introdotta nel testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici l'articolo 32-bis, spetta all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni emanare le disposizioni regolamentari necessarie per rendere effettiva l'osservanza dei limiti e divieti fissati dalla disposizione citata, con specifico riguardo all'obbligo imposto ai fornitori di servizi di media audiovisivi di trasmettere le opere cinematografiche nel rispetto dei termini temporali e delle condizioni concordate con i titolari dei diritti e di astenersi dal trasmettere o ri-trasmettere, o mettere comunque a disposizione degli utenti, su qualsiasi piattaforma e qualunque sia la tipologia di servizio offerto, programmi oggetto di diritti di proprietà intellettuale di terzi, o parti di tali programmi, senza il consenso di titolari dei diritti, e salve le disposizioni in materia di brevi estratti di cronaca;
l'Autorità garante per le comunicazioni si era più volte pronunciata sulla problematicità di una regolamentazione problematicità di una regolamentazione della materia ma aveva elaborato, con la delibera n. 398/11/CONS, una prima bozza di regolamentazione del fenomeno che aveva formato oggetto di consultazione pubblica e che era stata anche illustrata anche in audizione presso il Senato della Repubblica il 21 luglio 2011;
secondo anticipazioni apparse in questi giorni sulla stampa nazionale, tuttavia, l'Autorità garante per le comunicazioni sembrerebbe intenzionata a non dare più seguito alla citata delibera in materia di diritto d'autore nelle reti digitali; lo schema di regolamento dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, oltre ad essere lungamente atteso dalle associazioni delle imprese che raggruppano l'industria culturale e della creatività italiana, aveva riscosso il plauso della comunità internazionale e della stessa Commissione dell'Unione europea; si individuava, in linea con quanto già previsto da altri Paesi europei e senza sovrapporsi alla magistratura ordinaria, una procedura amministrativa per la rimozione dei contenuti abusivi caricati su internet;
tale indiscrezione, qualora confermata dai fatti, rischia di compromettere seriamente i diritti di proprietà intellettuale frustrando le iniziative da più parti intraprese per superare le attuali carenze della regolamentazione;
a fronte di ciò, secondo l'interrogante, sarebbe opportuno riflettere sulla possibilità di definire con una normativa organica di rango primario la regolamentazione a tutela dei diritti di proprietà intellettuale sulla rete -:
se il Governo, alla luce dei fatti esposti in premessa, non ritenga di assumere un'iniziativa normativa volta a definire in maniera organica i criteri più idonei per garantire un'adeguata tutela della proprietà intellettuale ed industriale.
(5-06357)

Interrogazioni a risposta scritta:

BUONANNO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il direttore dell'Agenzia delle entrate e presidente di Equitalia, Attilio Befera, durante l'ospitata alla trasmissione «Che tempo che fa» su Raitre, nella puntata del 4 marzo 2012, ha annunciato con soddisfazione che il recupero dell'evasione fiscale è superiore alle ultime stime del Governo: per il 2011 è a quota 12,3 miliardi di euro;
con il cosiddetto decreto-legge «salva Italia» il Governo ha operato la criticabile scelta di intervenire sulle pensioni per recuperare con urgenza risorse da destinare all'abbattimento del debito;
gli interventi in materia pensionistica hanno creato non poche difficoltà ai cosiddetti «lavoratori esodati», coloro cioè che sulla base di accordi individuali con il datore di lavoro avevano lasciato l'occupazione in quanto prossimi alla pensione e che in virtù dell'allungamento dell'età pensionabile operato con il predetto decreto «salva Italia» si sono ritrovati dall'oggi al domani senza alcuna copertura reddituale;
l'Italia, peraltro, sta vivendo il peggior momento occupazionale da oltre un decennio, a causa del perdurare della grave crisi economica-finanziaria;
secondo i dati Istat sulla occupazione disoccupazione, infatti, a gennaio 2012 il numero dei disoccupati è pari a 2.312 mila, con un aumento del 2,8 per cento rispetto a dicembre 2011 (pari a 64mila unità), mentre su base annua si è registrata una crescita del 14,1 per cento rispetto all'anno precedente (268mila unità);
finora il Governo ha sempre lamentato la mancanza di risorse disponibili da destinare agli ammortizzatori sociali e più in generale ad interventi di sostegno al reddito -:
se intenda destinare i proventi derivanti dal recupero fiscale agli ammortizzatori sociali ed a politiche in favore di chi ha perso il posto di lavoro.
(4-15243)

REGUZZONI, DESIDERATI, TORAZZI, MAGGIONI e MONTAGNOLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in occasione dei Giochi olimpici di Londra sono state scelte come «mascottes» due peluche di Wenlock e Mandeville, la cui immagine dovrebbe essere riprodotta su portachiavi, pupazzi, adesivi, spillette;
secondo un rapporto diffuso dalla «Campagna Play Fair» cartello internazionale di federazioni sindacali e organizzazioni non governative, i predetti gadget sarebbero prodotti da imprenditori cinesi che impiegano illegalmente minori, costretti a lavorare in condizioni insalubri, maneggiando prodotti e strumenti pericolosi per la loro incolumità;
dal rapporto Toying with workers' rights emergerebbe che la produzione delle mascotte e dei sopra citati gadget sarebbero state commissionate a due fabbriche della provincia cinese di Guandong: la prima alle porte di Huizhou, produrrebbe le spille, impiegando dai 500 ai 1.000 operai; la seconda, situata in un'area rurale, isolata, produrrebbe i precitati «peluche-mascotte» impiegando tra i 250 e i 600 operai. Nei due opifici non sarebbe rispettato neanche uno dei nove standard sanciti dal codice di condotta del comitato organizzatore dei Giochi olimpici e paraolimpici di Londra (Locog) che chiede un salario di sussistenza, lavoro sicuro, condizioni salubri, libertà sindacali, per i relativi operai, e in particolare «il divieto di fare ricorso al lavoro minorile»;

appare sconcertante che per la produzione delle spille vengano impiegati bambini, in violazione non solo del codice Locog, ma della stessa legislazione cinese;
i lavoratori adulti percepiscono una retribuzione inferiore al minimo garantito dalle stesse leggi cinesi, senza alcun versamento previdenziale, nonché per le assicurazioni mediche;
i predetti stipendi sarebbero così bassi da costringere gli operai a superare il numero legale di 36 ore, svolgendo straordinari - quasi sempre obbligatori - di oltre 100 ore al mese, con turni di 24, privati persino del giorno di riposo settimanale;
gli operai cinesi in parola non avrebbero conoscenza del relativo contratto, che prevedrebbe la comminazione di una pena pecuniaria, qualora uno di questi decidesse di dimettersi prima della scadenza quinquennale del relativo contratto;
nella fabbrica, produttrice delle spille in parola, sarebbero usati prodotti chimici pericolosi per la salute degli operai adulti e bambini; in quella produttrice dei peluche i dormitori non avrebbero ricambio d'aria e l'acqua calda sarebbe scarsa. Le ispezioni spesso sarebbero preannunciate e i lavoratori, che temono per il loro posto di lavoro, sarebbero minacciati o corrotti per ingannare gli stessi ispettori;
i costi delle mascotte olimpiche si aggirano sulle 20 sterline, a fronte delle 26 sterline settimanali, percepite dal lavoratore cinese che l'ha prodotta;
gli organizzatori prevedono che le due mascotte aumenteranno le vendite del merchandising olimpico - portachiavi, pupazzi, adesivi, spillette - di un miliardo di sterline, quasi un miliardo e 200 milioni di euro;
ogni anno, il 12 giugno, si celebra in tutto il mondo la suddetta «Giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile»; nel mese di giugno 2011 la predetta manifestazione ha sottolineato la «maggiore urgenza nell'identificare ed affrontare il lavoro minorile pericoloso, in modo da progredire verso l'obiettivo globale dell'eliminazione delle forme peggiori di lavoro minorile» -:
quali iniziative intenda intraprendere affinché, in occasione dei Giochi olimpici di Londra, si aumentino gli sforzi dei Governi a livello globale per contrastare tutte le forme di sfruttamento del lavoro e di contrasto al lavoro minorile pericoloso, sollecitando, attraverso i canali diplomatici, il Governo cinese a utilizzare le norme internazionali e l'esperienza delle organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro nell'area della sicurezza e della salute, sospendendo i contratti che le imprese incaricate di produrre beni col logo olimpico, hanno siglato con le citate fabbriche della provincia di Guandong.
(4-15250)

SANGA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
da tempo a Bergamo si discute dei problemi legati al nuovo centro postale di via Buttaro, nel quartiere di Redona, di cui sono note le irregolarità legate alle area di sosta, peraltro chiusa nell'agosto 2011 dalla direzione dell'ufficio ai cittadini e anche ai disabili;
tali irregolarità sono state segnalate, oltre che dai giornali locali, anche dall'interrogante in una lettera inviata alla direzione generale di Poste Italiane;
negli ultimi giorni sono emerse ulteriori, sconcertanti novità comunicate formalmente dalla direzione per l'edilizia privata e le attività economiche in una notifica spedita, fra gli altri, all'area immobiliare Lombardia di Poste Italiane a seguito dei sopralluoghi effettuati da parte della divisione polizia amministrativa e sociale del corpo di polizia locale;
tali accertamenti hanno consentito di verificare irregolarità, rispetto a quanto indicato nel progetto iniziale, come si legge testualmente nella notifica comunale:

a) nella realizzazione della rampa di accesso all'ufficio preposto al ritiro delle raccomandate denominato «inesitate», risultata, per lunghezza e dislivello, in contrasto con la normativa vigente in materia di eliminazione delle barriere architettoniche;
b) nella porta di accesso al già menzionato ufficio, per le sue caratteristiche e dimensioni in contrasto con la stessa normativa;
c) nell'accesso al piano interrato, anch'esso in contrasto con la normativa in tema di eliminazione di barriere architettoniche a causa dell'eliminazione dell'ascensore previsto nel lato nord-ovest dello stabile;
d) nelle dimensioni e ubicazione dello stallo di sosta riservato agli invalidi;
il comune di Bergamo ha quindi avviato il procedimento finalizzato alla contestazione delle opere edilizie realizzate nell'edificio in cui ha sede il centro postale -:
che cosa si intenda fare, con tempestività ed urgenza, per porre rimedio a una situazione incresciosa, che colpisce le fasce più deboli della popolazione impossibilitate a usufruire, in condizioni di dignità e parità con gli altri cittadini, dei servizi postali;
quali iniziative si intendano assumere, per quanto di competenza, nei confronti dei responsabili di tali conclamate irregolarità, che configurano gravi violazioni di leggi vigenti dello Stato.
(4-15269)

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AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta scritta:

RAZZI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
gli italiani che hanno vissuto e quanti tuttora vivono ancora nel mondo sono stati e sono ambasciatori dell'Italia all'estero e rappresentano una risorsa per l'Italia;
i parlamentari della circoscrizioni estero devono rappresentare nel Parlamento nazionale l'altra Italia che vive fuori dai confini;
rispettosi delle leggi dei Paesi ospitanti, gli italiani all'estero si sono dotati di organismi quali i COMITES e CGIE oltre alle associazioni e ai patronati, per una tutela più ampia dei loro diritti nei paesi d'insediamento per una cittadinanza più compiuta in Europa e nel mondo;
in centinaia operano in Europa e nel mondo, in seno ai COMITES e al CGIE per migliorare la tutela dei diritti in loco e fare crescere di pari passo le comunità in Italia e all'estero e migliorare l'immagine del nostro Paese attraverso la diffusione della lingua e cultura italiana;
la crisi finanziaria non deve essere di pretesto al Governo per cancellare gli organismi di rappresentanza degli italiani all'estero con tagli alla spesa;
i finanziamenti annunciati per il corrente anno 2012 sul capitolo 3103, hanno subito ulteriori drastiche riduzioni, non consentendo minimamente al COMITES di Lione di onorare i due capitoli di spesa vitali come l'elemento segretaria e l'affitto della sede nei locali della Casa d'Italia luogo storico il tutto a danno della collettività italiana che non potrà avvalersi di una sua rappresentanza in loco, vitale per la crescita di una democrazia partecipativa dei nostri connazionali alla vita del Paese -:
se non ritenga il Ministro interrogato di rivedere lo status attuale delle disposizioni che danneggiano in maniera irreversibile gli organismi come il COMITES che rappresentano un punto di riferimento assolutamente prioritario per le nostre comunità ivi residenti, come avviene a Lione.
(4-15238)

DI STANISLAO. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione. - Per sapere - premesso che:
il Governo dell'Afghanistan e l'Agenzia dell'ONU per i rifugiati (UNHCR) stanno cercando l'approvazione di una nuova strategia che mira a fornire soluzioni sostenibili alla crisi dei rifugiati più grande e più lunga del mondo;
negli ultimi 30 anni di guerra in Afghanistan almeno 10 milioni di persone sono fuggite. Molti hanno fatto ritorno, ma milioni di afghani restano al di fuori del loro Paese, di cui circa 2,7 milioni registrati come rifugiati in Iran e Pakistan, e si stima 2.4-3.4 milioni di persone nei due Paesi «illegalmente»;
anche nelle zone dove il conflitto si è placato molti afghani hanno scelto di non tornare a causa della mancanza di servizi e di sviluppo. Il governo afghano ammette che non ha la capacità di reintegrare i molti profughi che ritornano;
il Governo afghano il 27 febbraio 2012 approvato una strategia pluriennale, la cosiddetta «Solutions Strategy», che sarà presentata alla comunità internazionale ad una conferenza di parti interessate in Svizzera nel mese di maggio con lo scopo di migliorare le condizioni nelle comunità di origine in Afghanistan per incoraggiare i ritorni pur sostenendo le comunità che ospitano i rifugiati afghani in Iran e Pakistan;
l'UNHCR sottolinea che l'evento non è una conferenza dei donatori, ma piuttosto un invito per le parti interessate ad approvare il nuovo approccio, che si concentra su progetti di sviluppo già finanziati in aree ad alti rendimenti;
il Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati Antonio Guterres ha recentemente dichiarato che la strategia richiederebbe 1,5 miliardi di dollari in fondi;
fin dal 2001 l'Italia si è impegnata ad assicurare il proprio sostegno agli sforzi della comunità internazionale per l'Afghanistan con un significativo e costante contributo di risorse per la ricostruzione istituzionale ed economica e di forze di sicurezza nell'ambito dell'operazione ISAF (International security assistance force) a guida NATO, disposta con mandato delle Nazioni Unite -:
se e come il Governo intenda impegnarsi fattivamente per trovare soluzioni alle problematiche dei rifugiati afghani e se intenda partecipare e con quali prospettive alla conferenza delle parti interessate in Svizzera, prevista per il mese di maggio 2012.
(4-15244)

DI STANISLAO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il segretariato del Consiglio nazionale della resistenza iraniana ha recentemente denunciato la trasformazione di Camp Liberty in una prigione e le umilianti persecuzioni;
è stato lanciato un appello con una raccolte di firme da inviare all'ONU e all'Unione europea;
nell'appello si legge che pochi giorni dopo il trasferimento di 400 residenti di Ashraf a Camp Liberty tutti i segnali indicano che Liberty è una prigione ad altissima sicurezza e che questo progetto di trasferimento mira all'annientamento dell'opposizione legittima e democratica al regime dispotico che governa l'Iran;
il Rappresentante Speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite aveva dichiarato, nel suo intervento del 31 gennaio 2012, che le infrastrutture di questo campo rispettavano gli standard umanitari, ma la realtà è esattamente l'opposto;
il campo soffre di una gravissima mancanza di acqua potabile ed elettricità. Una fossa settica aperta produce degli odori intollerabili ed inquinamento, minacciando seriamente la salute dei residenti. Questa fossa non può essere svuotata. Le roulottes sono sudice e fatiscenti e la maggior parte di esse è inutilizzabile;

l'appello si rivolge al Segretario Generale delle Nazioni Unite, al Segretario di Stato degli Stati Uniti e al Rappresentante dell'Unione europea per: condannare decisamente le azioni vergognose del governo iracheno; rivolgersi al Rappresentante Speciale del Segretario Generale affinché divenga imparziale e, accantonando le considerazioni politiche, difenda i diritti dei rifugiati iraniani e rompa il suo silenzio di fronte alle misure oppressive del Governo iracheno; fornire le assicurazioni minime ai residenti ed in particolare convincere il Governo iracheno a trasferire tutte le forze irachene all'esterno delle mura perimetrali del campo. Senza queste assicurazioni, nessun altro andrà da Ashraf a Camp Liberty e quelli che ci sono andati chiederanno di ritornare ad Ashraf, soprattutto perché queste condizioni sono totalmente inaccettabili per le donne musulmane -:
se e come il Governo intenda appoggiare l'appello rivolto alle Nazioni Unite e all'Unione europea per evitare che Camp Liberty si trasformi in una prigione e che si compia una catastrofe umanitaria annunciata.
(4-15262)

TESTO AGGIORNATO AL 16 MAGGIO 2012

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AFFARI REGIONALI, TURISMO E SPORT

Interrogazione a risposta in Commissione:

FRONER, MURER, ROSSA, MARCHIONI e CIMADORO. - Al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 10, comma 4, della legge 2 aprile 2007, n. 40 ha introdotto nuovi princìpi per l'accesso alle professioni di guida turistica e di accompagnatore turistico, prevedendo tali attività non possono essere subordinate all'obbligo di autorizzazioni preventive, al rispetto di parametri numerici e a requisiti di residenza, fermo restando il possesso dei requisiti di qualificazione professionale previsti dalle normative regionali;
il predetto comma 4 ha previsto altresì che:
a) ai soggetti titolari di laurea in lettere con indirizzo in storia dell'arte o in archeologia o titolo equipollente, l'esercizio dell'attività di guida turistica non possa essere negato, nè subordinato allo svolgimento dell'esame abilitante o di altre prove selettive, salva la previa verifica delle conoscenze linguistiche e del territorio di riferimento;
b) al fine di migliorare la qualità dell'offerta del servizio in relazione a specifici territori o contesti tematici, le regioni promuovano sistemi di accreditamento, non vincolanti, per le guide turistiche specializzate in particolari siti, località e settori;
c) ai soggetti titolari di laurea o diploma universitario in materia turistica o titolo equipollente non possa essere negato l'esercizio dell'attività di accompagnatore turistico, fatta salva la previa verifica delle conoscenze specifiche quando non siano state oggetto del corso di studi;
d) i soggetti abilitati allo svolgimento dell'attività di guida turistica nell'ambito dell'ordinamento giuridico del Paese comunitario di appartenenza operino in regime di libera prestazione dei servizi senza necessità di alcuna autorizzazione, nè abilitazione, sia essa generale o specifica;
l'articolo 3, comma 1, lettera n), del decreto legislativo 23 maggio 2011, n. 79 è intervenuto abrogando il comma 4 dell'articolò 10 della legge 2 aprile 2007, n. 40, senza peraltro prevedere alcuna norma transitoria a favore dei soggetti che avessero intrapreso l'iter per l'accesso alla professione di guida o accompagnatore turistico, con il precedente ordinamento;
come confermato da una consolidata giurisprudenza della Corte costituzionale, il settore delle professioni turistiche rientra nella nozione di «professioni», materia di competenza legislativa concorrente, ex articolo 117, comma 3, Costituzione,

secondo il quale la regione è tenuta a legiferare in materia nel rispetto dei principi fondamentali dettati dal legislatore nazionale che tuttavia è stata abrogata e non sostituita dal comma 4, dell'articolo 10 della legge 2 aprile 2007, n. 40, lasciando un vuoto legislativo da colmare al più presto;
sono, infatti, diffusi su tutto il territorio nazionale, casi di soggetti, soprattutto giovani, che hanno sostenuto parte delle prove per l'accesso alla predetta professione, superandole, e si sono poi visti sospendere l'intero iter e cancellare l'esito delle prove da parte delle amministrazioni locali, in conseguenza dell'entrata in vigore del decreto legislativo 23 maggio 2011, n. 79 -:
quali misure intenda assumere in favore dei soggetti che hanno intrapreso l'iter per l'accesso alla professione di guida o accompagnatore turistico con il precedente ordinamento;
se, in particolare, intenda assumere iniziative normative per ripristinare il comma 4 dell'articolo 10 della legge 2 aprile 2007, n. 40 o quantomeno introdurre, nel primo provvedimento utile, una norma transitoria in grado di risolvere a breve il problema esposto in premessa.
(5-06350)

Interrogazione a risposta scritta:

CASTIELLO, NASTRI, ROSSO, FORMICHELLA, DELL'ELCE, FUCCI, SAVINO, LISI e STASI. - Al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. - Per sapere - premesso che:
la Federazione italiana tennis (F.I.T.), fondata a Firenze il 16 maggio 1910 sotto la denominazione di Federazione italiana di lawn-tennis, è un'associazione senza fini di lucro, con personalità giuridica di diritto privato, disciplinata dalle norme del primo libro del codice civile e dal decreto legislativo 23 luglio 1999, n. 242, e successive modificazioni sul riordino del Coni, ed in conformità dello statuto di quest'ultimo;
è riconosciuta dal Comitato olimpico nazionale italiano (C.O.N.I.) ed opera, sotto la vigilanza dello stesso, con autonomia tecnica, organizzativa e di gestione in armonia con l'ordinamento sportivo nazionale ed internazionale, nonché con le deliberazioni e gli indirizzi del Comitato internazionale olimpico (C.I.O.) e del C.O.N.I., anche in considerazione della valenza pubblicistica di specifici aspetti dell'attività sportiva svolta;
le Federazioni sportive nazionali e le Discipline sportive associate svolgono l'attività sportiva in armonia con le deliberazioni e gli indirizzi del CIO, delle Federazioni internazionali e del CONI, anche in considerazione della valenza pubblicistica di specifiche tipologie di attività individuate nello Statuto del CONI. Ad esse partecipano società ed associazioni sportive e, nei soli casi previsti dagli statuti delle federazioni sportive e delle discipline sportive associate, in relazione alla particolare attività, anche singoli tesserati;
il 25 per cento delle entrate della Federazione italiana tennis, pari a circa 7 milioni di euro, è rappresentato da contributi pubblici e di questi, oltre il 90 per cento, deriva dai versamenti effettuati dal CONI. Quest'ultimo eroga alle Federazioni sportive una parte delle disponibilità che annualmente, con la legge di bilancio, il Governo destina al sostegno dello sport;
l'articolo 58, comma 4, dello statuto prevede che il bilancio consuntivo annuale e le relazioni illustrative, dopo l'approvazione del C.O.N.I., sono pubblicati nel sito federale (wvvw.federtennis.it) e/o trasmessi a tutti gli affiliati aventi diritto a voto;
per il raggiungimento dei suoi scopi la FIT può altresì:
a) promuovere ed organizzare l'edizione anche telematica di scritti, giornali, riviste periodiche, libri e pubblicazioni varie, nel rispetto della legislazione vigente;

b) promuovere, organizzare e gestire, sia direttamente sia mediante sovvenzioni, corsi di formazione professionale anche sotto forma audiovisiva;
c) aderire ad enti, associazioni, organismi privati o pubblici, nazionali ed internazionali, con scopi uguali, affini o complementari ai propri;
d) costituire, assumere interessenze o partecipazioni sotto qualsiasi forma in società di capitali per l'esercizio di attività economiche inerenti ai propri scopi, nel rispetto dell'assenza del fine di lucro;
sul sito federale (www.federtennis.it) non è pubblicato il bilancio consuntivo, le relazioni illustrative e la relazione del collegio sindacale relative all'anno 2010, così come previsto dall'articolo 58 comma 4 dello statuto;
l'ultimo bilancio pubblicato sul sito, relativo al 2009, non riporta le relazioni illustrative sulla gestione, la relazione del collegio sindacale e soprattutto l'informativa sulle società partecipate, cui la stessa Federazione eroga contributi in conto gestione, contributi in conto capitale ed altri tipi di convenzione;
dal 2007 la Federazione italiana tennis ha costituito ben tre società partecipate:
a) FIT SERVIZI s.r.l.;
b) MARIO BELARDINELLI SSD a.r.l.;
c) SPORTCAST s.r.l.;
la FIT Servizi s.r.l. opera, per conto esclusivo della FIT, nell'amministrazione e gestione finanziaria e nella riscossione delle entrate. La FIT Servizi s.r.l. ha come socio la Lega italiana tennis e tal ragioniere Marco Perciballi;
il Perciballi, oltre ad esserne socio, risulterebbe anche consulente della società, la quale ha sede presso lo studio dello stesso ragionier Perciballi. Oltre a starci in società nell'ambito della FIT Servizi s.r.l, il Perciballi è anche consulente della Federazione Italiana Tennis;
la FIT Servizi s.r.l, e quindi anche il ragionier Perciballi, sarebbe socia della Mario Belardinelli s.r.l. altra partecipata della FIT;
la Mario Belardinelli, associazione dilettantistica sportiva a r.l., riporterebbe lo stesso oggetto sociale della FIT Servizi s.r.l., ed è partecipata dalla stessa FIT servizi Srl, dalla Lega del tennis e dalla International lawn tennis club Italia, opera prevalentemente nella gestione dei centri estivi, pur avendo altre attività. La federazione avrebbe erogato alla Mario Belardinelli dal 2008 al 2010 circa 2.7 milioni di contributi in conto esercizio. Tali contributi sarebbero serviti a pagare principalmente i costi per consulenze e altro mentre il costo della produzione supera nettamente i ricavi della società;
la Sportcast s.r.l. è la società che gestisce il canale televisivo Supertennis, cui la Federtennis avrebbe erogato, tra fine 2008 e fine 2010, circa 14 milioni di euro, di cui 8 milioni di contributi in conto esercizio e circa 6.2 milioni come versamento in conto capitale. Il costo di gestione della società al 31 dicembre 2010 era già di circa 4 milioni l'anno, interamente coperti con contributi della Federtennis;
la FIT avrebbe designato come consigliere delegato la società Qua srl, società di comunicazione della famiglia Baccini, padre e figli. La società viene rappresentata nel consiglio di amministrazione dal signor Giancarlo Baccini e lo stesso Giancarlo Baccini è anche direttore della TV nonché direttore del magazine controllato da Sportcast;
a tutto il 31 dicembre 2010 le tre partecipate dichiaravano circa 78 dipendenti (di cui un dirigente) con un costo annuo di circa 3 milioni di euro -:
se per quanto consta al Governo, i fatti enunciati in premessa risultino confermati;
se il CONI abbia autorizzato la costituzione delle suddette società partecipate dalla Federtennis e se abbia vigilato

sulle procedure di scelta dei soci di tali società; se tali procedure rientrino nei canoni imposti alle società di pubblico interesse; se il CONI abbia autorizzato la Federtennis a costituire una società di servizi con la partecipazione del ragioniere Marco Perciballi e la Lega italiana tennis; se la Federtennis abbia comunicato al CONI i nominativi degli altri soci delle società partecipate mettendo in rilievo gli intrecci di partecipazione tra i soggetti e le varie società partecipate e costituite;
se il CONI abbia approvato i bilanci della FIT in cui vengono riportati i contributi che la FIT ha concesso al canale televisivo Supertennis, attraverso la società SPORTCAST Srl, per un totale di circa 16.7 milioni di euro;
se il CONI possa spiegare com'è possibile che la FIT eroghi alla società Mario Belardinelli, di cui non è azionista, circa 2,7 milioni di contributi in conto esercizio;
se il CONI possa spiegare com'è possibile che la Federtennis possa erogare, in due anni di esercizio, contributi in conto capitale (6.2 milioni di euro) e in conto esercizio (10 milioni di euro) di importo così elevato sottraendoli dal controllo del suo bilancio;
se il CONI abbia ricevuto dalla Federtennis i bilanci delle società partecipate dal 2008 ad oggi;
se il CONI abbia vigilato in questi anni sui costi di Sportcast Srl, posti a carico della Federtennis, in cui si prevedono costi di produzione del canale per circa 4 milioni di euro l'anno;
se al CONI risulti che rientra tra gli scopi della FIT la gestione di un canale televisivo, soprattutto in considerazione degli abnormi oneri per il bilancio federale;
se sia corretto, statutariamente e con riguardo all'interesse pubblico, che la Federtennis destini i ricavi dalle attività strumentali ad un canale televisivo così oneroso;
se il CONI possa riferire circa i costi sostenuti nel 2011 per il canale televisivo dalla Federtennis;
se il Ministro interrogato sia a conoscenza del motivo per cui il bilancio consuntivo, le relazioni illustrative sulla gestione, la relazione del collegio sindacale relativi al 2010, non sono stati pubblicati sul sito della Federtennis ne inviati a tutti gli affiliati aventi diritto così come riportato dall'articolo 58, comma 4 dello statuto e dalle norme pubblicistiche in vigore;
se gli interrogati sappiano spiegare perché i bilanci delle società partecipate dalla FIT, le relazioni illustrative sulla gestione e le relazioni del collegio sindacale non sono pubblicate sul sito federale;
se possano spiegare perché i bilanci delle partecipate non riportano nel dettaglio i costi dei servizi, voce peraltro sempre molto significativa ed onerosa per i bilanci di queste società;
se la Federtennis abbia pubblicato ed ha recepito in bilancio, l'informativa sulle società partecipate (FIT Servizi s.r.L, Mario Belardinelli ASD a r.l. e Sportcast s.r.l.) alle quali la stessa Federazione eroga contributi e affida servizi;
come vengano nominati i componenti dei consigli di amministrazione delle società partecipate della Federtennis e sulla base di quali requisiti professionali siano stati individuati gli attuali membri;
in particolare con quale criterio è stata nominata nel consiglio di amministrazione della Sportcast s.r.l. la società QA Srl;
perché la FIT ha nominato consigliere della Sportcast una società e non una persona di comprovata esperienza;
con quali procedure e con quali criteri siano avvenute le 78 assunzioni nelle società partecipate direttamente o indirettamente dalla FIT.
(4-15278)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:

JANNONE. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la nanoparticella realizzata dall'università di Utrecht, in Olanda, candidata a diventare la colonna portante delle plastiche ecologiche è grande solo un po' di nanometri, ma promette di far sposare una volta per tutte ecologia e industria della plastica. La sua specialità, infatti, consiste nel trasformare biomasse vegetali nelle molecole base della plastica più comune - etilene, propilene e butadiene, le stesse che compongono prodotti tanto diversi quanto giocattoli e bottiglie, cosmetici e detergenti. La scoperta, pubblicata sull'ultimo numero di Science, va così ad aggiungersi alle altre bioplastiche (realizzate, al contrario, da composti più complessi e/o caratterizzati da proprietà differenti da quelle derivate dal petrolio) e rende sempre più concreta la possibilità di un futuro industriale indipendente dai combustibili fossili. Un tassello essenziale per la realizzazione della strategia ecosostenibile appena lanciata dalla Commissione europea;
per comprendere il processo sviluppato dai ricercatori olandesi bisogna partire dagli anni Venti del secolo scorso, quando Franz Fischer e Hans Tropsch riuscirono a trasformare un mix di gas fatto di monossido di carbonio e idrogeno in combustibili sintetici. Da allora, la chimica ha intravisto la possibilità di generare le molecole base della plastica a partire dalla combinazione dei due gas, senza mai riuscire a ottenere un prodotto che fosse in gran parte puro e la cui produzione non costasse troppo. In particolare, due problemi hanno afflitto i chimici per lungo tempo: da un lato le alte produzioni di metano generate durante il processo; dall'altro, l'osservazione che i catalizzatori utilizzati per ottenere produzioni più pure (di solito a base di ferro) dopo poco tempo smettevano di funzionare a causa di reazioni chimiche indesiderate;
proprio partendo da queste difficoltà, il gruppo diretto da Krijn de Jong ha iniziato a cercare metodi per aumentare l'efficienza della trasformazione. «Siamo partiti da molecole di ferro perché sappiamo che sono molto efficienti nel catalizzare la trasformazione dei gas in etilene, propilene e butadiene», spiegano gli autori. «Poi, per superare i problemi di instabilità di queste molecole, le abbiamo unite a nanoparticelle non reattive così da renderle molto più resistenti». In particolare, il team di chimici ha osservato le migliori prestazioni quando il ferro era legato a nanofibre di carbonio. A questo punto, per arrivare alla produzione dei «mattoni» delle plastiche a partire dalle piante, i ricercatori olandesi hanno utilizzato monossido di carbonio e idrogeno generati dalla gassificazione di composti vegetali, ovvero da quel processo che, ad alte temperature e senza combustione, converte i composti vegetali nel mix di gas studiato da Fischer e Tropsch;
a questi gas i ricercatori hanno poi aggiunto il catalizzatore a base di nanoparticelle di ferro: alla fine del processo, oltre il 65 per cento della miscela era stato tramutato in etilene, propilene e butadiene, ossia negli ingredienti fondamentali della plastica. «È un risultato davvero incoraggiante», spiegano gli autori. «Finora non eravamo mai riusciti a ottenere una produzione così efficiente di queste molecole a partire dalla gassificazione delle piante». Ovviamente ci vorrà del tempo prima di vedere questa scoperta tramutarsi negli oggetti di uso quotidiano. I ricercatori, però, sono convinti che la sua portata sia così vasta da permettere, un giorno, di sostituire le piante al petrolio nella produzione di qualunque tipo di plastica, un fatto che prima non era neanche lontanamente immaginabile a causa della minore versatilità delle bioplastiche oggi in commercio. Sebbene, infatti, ne

esistano di diverse tipologie e alcune di esse presentino la preziosa capacità di biodegradarsi (come ad esempio i sacchetti ecologici figli della Montedison di Raul Gardina), ognuna è in grado di sostituire solo uno dei tanti composti della plastica che si possono ottenere con le molecole di base. La scoperta del gruppo di Utrecht, invece, colma questo vuoto nella produzione di biomateriali, favorendo così uno scenario in cui si dipenderà sempre meno dalle risorse petrolifere;
questo risultato si inserisce negli obiettivi prefissati dalla Commissione europea che ha recentemente presentato «L'innovazione per una crescita sostenibile: una bioeconomia per l'Europa», la strategia e il piano d'azione con cui si punta a incrementare l'industria verde nel rispetto della biodiversità e della protezione ambientale. Il piano ha infatti l'obiettivo di rafforzare il mercato e la competitività delle bioeconomie, avvicinando politica e investimenti alla realtà ecosostenibile. Il tutto puntando sulla ricerca di nuove tecnologie, le uniche in grado di rafforzare il settore al fine di dare una soluzione alla crisi energetica -:
quali iniziative i Ministri intendano adottare per promuovere e sovvenzionare studi similari a quelli dei ricercatori di Utrecht nel nostro Paese, al fine di giungere ad un minor impiego industriale del petrolio per la realizzazione di materiali plastici.
(4-15254)

FUCCI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
da ormai molti mesi si è creata in Puglia una forte attenzione, da parte delle istituzioni locali e dell'opinione pubblica, rispetto al tema della tutela ambientale del mare alla luce dei molti progetti di sviluppo della ricerca e dell'estrazione di petrolio e gas off-shore nelle acque dell'Adriatico;
particolarmente significative sono state a livello pubblico la manifestazione rigorosamente bipartisan che ha avuto luogo a Monopoli lo scorso 21 gennaio 2012 e a livello istituzionale la decisione del Governo di stralciare dal testo iniziale del cosiddetto «decreto sulle liberalizzazioni», oggi all'esame del Senato della Repubblica, una norma che avrebbe potuto causare una minore tutela del mare;
di fronte alle coste pugliesi sono da lungo tempo stati ipotizzati progetti di trivellazione potenzialmente molto invasivi in particolar modo nell'area della provincia di Barletta-Andria-Trani e nei dintorni delle isole Tremiti, che rappresentano uno straordinario patrimonio naturalistico da preservare anche per le loro potenzialità turistiche;
è inoltre segnalata in enorme e costante crescita il traffico di navi container e piattaforme petrolifere tra il Canale d'Otranto e le acque di fronte a Brindisi;
in una intervista apparsa sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 6 febbraio 2012, l'ammiraglio Michele Damicco, ufficiale ausiliario della capitaneria di porto di Brindisi, parla di norme di sicurezza non sempre rispettate in materia di prevenzione dell'inquinamento marino -:
quali eventuali iniziative il Ministro interrogato ritenga di assumere in merito a quanto esposto in premessa.
(4-15258)

JANNONE. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il protocollo di Kyoto è in vigore da quasi sette anni settimo anno di vita, ma l'ultima Conferenza Onu di Durban sui cambiamenti climatici ne sta mettendo in serio dubbio il cammino futuro. Secondo i dati preliminari dell'Agenzia europea dell'ambiente, l'Italia è a quota -4,8 per cento di CO2, sull'obiettivo fissato dal protocollo del -6,5 per cento, rispetto ai livelli del 1990. Per quanto riguarda il target europeo, «sarà probabilmente superato,

ad oltre il 10 per cento», ha commentato recentemente il commissario europeo al clima, Connie Hedegaard. Nonostante le emissioni europee di CO2, dopo il crollo legato alla crisi economica, siano tornate a salire nel 2010 (+2,4 per cento), l'Unione europea ha già registrato un taglio del 15,5 per cento dal 1990, mentre la sua economia da allora è cresciuta del 41 per cento. Tuttavia, i miglioramenti registrati, non escludono che, se il nostro Paese dovesse mancare l'obiettivo prefissato, rischia il pagamento di multe molto esose;
un costo che il Kyoto Club, l'associazione delle imprese che in questi anni hanno promosso e sostenuto rinnovabili ed efficienza energetica, stima pari a oltre 700 milioni di euro. «Cifra che conteggiando anche la quota attribuita all'Italia per la forestazione (quota che però va assicurata secondo le metodologie IPCC) si ridurrebbe a 300 milioni di euro», precisa il direttore scientifico Gianni Silvestrini. «Questi dati, aggiornati al 2011 - aggiunge - sono migliori rispetto agli anni passati e tengono conto del calo delle emissioni climalteranti dovuto alla crisi economica e ai positivi risultati sul fronte dell'efficienza e delle energie verdi». Queste ultime hanno dato in particolare un grosso contributo nel periodo 2008-2011 consentendo una riduzione pari al 40 per cento del taglio delle emissioni di gas serra rispetto al 1990 previsto per l'Italia (14 milioni di tonnellate/anno) dal protocollo. Inoltre, ulteriori riduzioni delle emissioni vengono dalla crescita del contributo delle rinnovabili termiche, dei biocombustibili e dai miglioramenti dell'efficienza energetica;
Legambiente, tuttavia, sottolinea che bisogna intensificare le attività soprattutto in quest'ultimo campo, è per questo che lancia il «regolamento edilizio d'Italia», ovvero un invito a tutte le amministrazioni comunali a dotarsi di una sintesi delle migliori norme di tutti i regolamenti edilizi comunali. «La proposta che vogliamo rivolgere - spiega il vice presidente Edoardo Zanchini - è di guardare a queste realtà e di copiare bene. Abbiamo messo assieme, infatti, il meglio di quello che si può trovare nei regolamenti edilizi italiani perché edifici ristrutturati o costruiti in questo modo possono arrivare concretamente ad azzerare i consumi energetici, a ridurre sensibilmente i consumi idrici migliorando il comfort degli spazi pubblici e nelle abitazioni»;
traccia un bilancio di sette anni di Kyoto anche il Wwf. Secondo Mariagrazia Midulla, responsabile clima ed energia dell'associazione, «è stato il primo passo per avviare una riforma generale del sistema, anche se è ovvio che gli obiettivi di riduzione sono stati troppo modesti». Inoltre «bisogna riconoscere - aggiunge - che non esiste forse nessuno strumento di governance internazionale che ha avviato un cambiamento così profondo e repentino a livello globale, come il protocollo di Kyoto». Il Wwf, come Legambiente, invita quindi ad investire massicciamente nei settori dell'economia sostenibile. «Se l'Unione Europea investisse nei settori della green economy - afferma uno studio dell'associazione basato su dati dell'Unep, l'agenzia ambientale dell'Onu - produrrebbe più posti di lavoro ad un costo inferiore rispetto a quelli previsti dalle attuali Politiche di Coesione e dalla Politica Agricola Comune (PAC). Finanziando infatti con un miliardo di euro infrastrutture sostenibili e programmi ambientali in agricoltura si possono creare 29mila posti di lavoro. Con un investimento più mirato della stessa cifra, i posti di lavoro diventerebbero circa 52.700, nel settore delle energie rinnovabili, o 25.900 nei settori del risparmio energetico (soprattutto in quello edilizio)». «Nella settimana in cui festeggiamo il settimo anniversario dell'entrata in vigore del protocollo di Kyoto - conclude Midulla - questa è la vera svolta di cui abbiamo bisogno per uscire dalla crisi e, per richiamare una campagna del Wwf Italia di sette anni fa, non restare indietro»;
è stato anche calcolato il contributo delle rinnovabili al raggiungimento degli obiettivi di Kyoto. In particolare, la produzione elettrica da rinnovabili nel periodo

2008-2011 ha consentito una riduzione pari al 40 per cento del taglio delle emissioni serra previsto per l'Italia permettendo un risparmio che arriverà a 800 milioni di euro a fine 2012 per le sanzioni evitate. Altre riduzioni delle emissioni vengono poi dai biocombustibili e dai miglioramenti dell'efficienza energetica. Ad esempio, come attesta il Kyoto Club: nelle nostre case un quarto dei televisori, delle lampadine, delle lavatrici, dei frigoriferi funziona grazie al sole. Il fotovoltaico è arrivato a sfiorare il 25 per cento dei consumi elettrici del settore domestico e il 6 per cento dei consumi elettrici dell'Italia. «Ormai nel campo del fotovoltaico l'Italia è seconda dopo la Germania grazie a una presenza di piccoli impianti di produzione: siamo arrivati a 12.800 megawatt e a 330.000 impianti», osserva il direttore scientifico del Kyoto Club, Gianni Silvestrini. «Inoltre con la riduzione del prezzo dei moduli del 40 per cento negli ultimi due anni questa voce, legata all'import della tecnologia, rappresenta ormai poco più di un terzo del prezzo finale: la quota principale dell'investimento solare resta alle altre fasi di produzione, cioè in Italia. E nel giro di 3-4 anni il fotovoltaico avrà raggiunto la piena competitività e potrà continuare a crescere senza più incentivi»:
grazie a questa pressione combinata, l'obiettivo assegnato all'Italia (485 milioni di tonnellate di CO2, cioè 6,5 per cento in meno rispetto alle emissioni del 1990) è stato già sfiorato nel 2011 con 486 milioni di tonnellate. Alla fine del 2012 si prevede una situazione ulteriormente migliorata. La crescita delle rinnovabili in Italia si inserisce in un trend globale: nel 2011 la produzione di energia pulita è cresciuta a ritmo sostenuto, più 5 per cento. Nell'anno che si è appena concluso gli investimenti sull'energia pulita hanno raggiunto quota 260 miliardi di dollari, un valore cinque volte superiore a quello registrato nel 2004 -:
quali iniziative i Ministri intendano adottare al fine di raggiungere, entro il 2013, gli obiettivi prefissati dal programma di Kyoto, evitando il pagamento delle sanzioni che, altrimenti, verranno comminate al nostro Paese;
quali iniziative intendano promuovere per l'utilizzo delle energie rinnovabili, non soltanto per uso privato, ma anche aziendale.
(4-15274)

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
buona parte del territorio calabrese è soggetta a rischio idrogeologico, notevolmente aumentato negli ultimi anni a causa di un progressivo abbandono dei territori montani ed ancor di più di un progressivo sviluppo urbanistico spesso dissennato e dell'abusivismo che hanno interessato anche aree in prossimità dei corsi d'acqua o di zone franose;
a fronte dell'ingente rischio idrogeologico gli enti preposti in Calabria sono sempre intervenuti per riparare o tamponare i danni, piuttosto che predisporre o aggiornare un adeguato piano di assetto idrogeologico regionale tale da programmare le iniziative necessarie a mettere in sicurezza la popolazione durante gli eventi calamitosi;
gli eventi calamitosi abbattutisi negli ultimi mesi in Calabria e le numerose piogge stanno davvero creando rischi alle popolazioni ed anche ai beni culturali della regione;
la storia della città di Castrovillari (Cosenza) ruota attorno al colle della Madonna del Castello dove insiste il relativo santuario; nei giorni scorsi si è verificata una frana proprio nelle vicinanze del citato santuario; di quasi cento metri il fronte franoso ed una cinquantina il salto nella valle proprio a ridosso del muretto che delimita la parte finale della strada che arriva al santuario;
numerosi sono anche gli enti locali calabresi che tardano a programmare una efficace ed adeguata politica di prevenzione e pianificazione d'emergenza;

le risorse finanziarie risultano decisamente insufficienti per coprire le spese di ripristino dei luoghi colpiti da fenomeni di dissesto idrogeologico ed anche i criteri di ripartizione delle stesse risorse risultano sproporzionati rispetto alle effettive condizioni di rischio;
sarebbe opportuno che la regione assumesse celeri iniziative per mettere in sicurezza le zone a rischio idrogeologico -:
quali urgenti iniziative di competenza si intendano attuare per un'adeguata sistemazione idrogeologica del territorio calabrese, che superi la cultura dell'emergenza permanente e che contrasti qualsiasi forma di abusivismo o di ricorso a sanatorie edilizie.
(4-15275)

...

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta scritta:

MANCUSO, BOCCIARDO, GIRLANDA, BARANI e DE LUCA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la necropoli etrusca della Banditaccia, a Cerveteri, è una delle zone archeologiche più importanti a livello mondiale, che l'Unesco ha dichiarato nel 2004 patrimonio dell'umanità;
secondo le stime degli esperti, l'80 per cento delle tombe della necropoli rimangono ancora da dissotterrare;
i tumuli, sopra e sotto il livello del terreno, sono circa 400, recintati in un'area cui si dovrebbe accedere solo con biglietto;
il recinto è divelto in più punti;
di fatto, oggi, la necropoli ceretana costituisce un'enorme cava a cielo aperto per i tombaroli, dove possono operare lontani da occhi indiscreti anche in pieno giorno;
esemplare la storia del vaso di Eufronio, ritornato in Italia da quattro anni al termine di lunghe vicissitudini giudiziarie e diplomatiche;
per oltre 35 anni, dal 1972, il vaso era stato esposto al Metropolitan Museum di New York, che l'aveva acquistato per la vertiginosa cifra di un milione di dollari da un commerciante americano, nelle cui mani era finito dopo una serie di passaggi, iniziati proprio a Cerveteri: il vaso era stato trafugato da una tomba della Banditaccia;
secondo le norme del codice dei beni culturali del 2004, la pena massima per un saccheggiatore di siti archeologici è 3 anni con denuncia a piede libero;
attualmente alcune associazioni culturali (Archeo Theatron, Mare Vivo e Italia Nostra) presidiano il sito, ricevendo per questo numerose minacce dalla malavita organizzata locale;
nel 2004 i visitatori paganti del sito sono stati circa 22.198, nel 2010 13.757 (37 al giorno), con un calo del 38 per cento -:
quali iniziative intenda intraprendere il Governo per la tutela e il rilancio della necropoli etrusca della Banditaccia;
se il Governo intenda promuovere una riforma del codice dei beni culturali, introducendo pene più severe e certe per gli sciacalli dei siti archeologici.
(4-15234)

TIDEI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la Necropoli etrusca della Banditaccia di Cerveteri risulta tra le più belle e ricche di interesse del mondo e per questo ha ottenuto nel 2004 il titolo di Patrimonio dell'Umanità Unesco;
recenti notizie di stampa segnalano il saccheggio continuo dell'area priva di protezioni adeguate;
l'area interessata non è solo quella attualmente presidiata dalla sovrintendenza,

ma si estende per altri 400 ettari dove si stima sia sepolto ancora ben l'80 per cento delle tombe da scavare;
anche il presidio della tutela legale dell'area da parte delle forze dell'ordine si è ammorbidito ed ha perso di efficacia in base al codice dei beni culturali del 2004 che non prevede l'arresto neanche nel caso di fragranza;
in qualche caso le tombe vengono impropriamente utilizzate come ricoveri e magazzino attrezzi;
la scarsa protezione dell'area archeologica agevola la produzione di falsi ed il commercio illegale da parte di abilissimi artigiani;
costantemente viene vanificata, se non apertamente ostacolata ricorrendo all'intimidazione, l'opera delle associazioni di volontariato che si prodigano nella ripulitura dell'intera area al fine di garantirne la decenza ambientale e di favorire la sorveglianza;
ispettori dell'Unesco faranno molto probabilmente visita tra qualche mese alla necropoli, per verificare lo stato complessivo ed il rispetto dei parametri per la conferma del titolo ottenuto nel 2004;
da allora i visitatori della necropoli sono calati del 40 per cento malgrado inoltre i tre milioni di croceristi che da Civitavecchia vanno a Roma ignorando persino l'esistenza della dello stesso sito archeologico;
la perdita del titolo di patrimonio dell'Unesco mortificherebbe non solo gli appassionati di storia etrusca ma l'intero territorio che può oggi vantarsene e in ultima analisi il prestigio internazionale -:
quali urgenti iniziative l'interrogato Ministro intenda intraprendere per una effettiva tutela della necropoli della Banditaccia e del suo alto valore archeologico;
quali iniziative di prevenzione, manutenzione e restauro siano state pianificate a favore dell'area di Cerveteri in base all'articolo 1, comma 1, decreto legislativo 20 ottobre 1998, n. 368, l'impostazione ribadita dell'articolo 29 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, e successive modificazioni e integrazioni, Codice dei beni culturali e del paesaggio;
quali azioni intenda intraprendere con l'Europa per ottenere a favore della tutela di Cerveteri la concreta attenzione che merita i termini di concreti finanziamenti;
come intenda affrontare l'imminente vista degli ispettori dell'Unesco per la conferma della necropoli come patrimonio dell'umanità;
quale sia la politica in atto per incentivare il numero dei visitatori della necropoli in netto e preoccupante calo.
(4-15242)

FERRANTI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
a Cerveteri (Roma) si trova la necropoli etrusca della Banditaccia, zona archeologica tra le più importanti del mondo, dichiarata patrimonio dell'umanità dall'Unesco nel 2004;
si apprende da notizie di stampa che, nell'area appena fuori dal recinto che delimita la necropoli, cioè laddove si trova quella che probabilmente è la più grande cava di beni archeologici ad ingresso libero del pianeta, si sviluppa un intenso traffico illegale di reperti ad opera dei cosiddetti «tombaroli», che costruiscono autentiche fortune sulla spoliazione delle tombe;
nell'area recintata si adoperano alcune associazioni di volontari che, insieme alle forze dell'ordine locali, lavorano tra minacce e pressioni per liberare la zona archeologica dal proliferare delle erbacce e dai rifiuti, allo scopo di rendere presentabile il sito quando, tra pochi mesi, gli ispettori dell'ONU effettueranno l'ispezione

per confermare il «bollino» Unesco attribuito nel 2004 -:
se il Ministro interrogato sia al corrente dei fatti suesposti e quali iniziative intenda adottare per contrastare il degrado di questa importantissima area archeologica e combattere il fenomeno della devastazione delle tombe e della conseguente sottrazione dei reperti.
(4-15253)

...

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
Legambiente e il Coordinamento nazionale bonifica armi chimiche, hanno recentemente presentato il dossier «Armi chimiche: un'eredità ancora pericolosa».
dal dossier è emerso che sono oltre 30 mila gli ordigni inabissati nel sud del mare Adriatico, di cui 10 mila solo nel porto di Molfetta e di fronte a Torre Gavetone, a nord di Bari; 13 mila i proiettili e 438 i barili contenenti sostanze tossiche inabissati nel golfo di Napoli; 4.300 le bombe all'iprite e 84 tonnellate di testate all'arsenico nel mare davanti a Pesaro. E poi laboratori e depositi di armi chimiche della Chemical City in provincia di Viterbo, l'industria bellica nella Valle del Sacco a Colleferro e migliaia di «bomblet» (derivati dall'apertura delle bombe a grappolo) sganciati dagli aerei Nato sui fondali marini del basso Adriatico durante la guerra del Kosovo. E poi il Porto di Monfalcone e la Sardegna;
per quanto riguarda la bonifica e la gestione dei siti contaminati, al Ministero della difesa spetta solo la competenza per le aree militari al momento della bonifica;
il colonnello Antonello Massaro, direttore dell'Nbc, centro che fruisce dal 2009 di un finanziamento annuo di 1.200.000 euro per la propria attività ha dichiarato che la Convenzione di Parigi prevede che ogni Stato si impegni a distruggere e smaltire le armi chimiche sul suo territorio e quelle abbandonate sul territorio di altri Paesi, ma qui entra in gioco un discorso di policy nazionale e «per il momento, la policy del Ministero degli affari esteri è che l'Italia gestisca da sé gli ordigni presenti sul suo territorio»;
la questione diventa ancor più problematica quando si parla di bonifica dei siti non militari, di cui non si conosce l'effettivo responsabile;
un'indagine condotta dall'Ispra sulle conseguenze ambientali dell'abbandono delle armi chimiche in mare, condotta nel golfo di Manfredonia, ha rilevato nei pesci alterazioni del dna e degli enzimi epatici, presenza di arsenico nei muscoli e nel fegato superiori alla norma, ulcere riconducibili al contatto con l'iprite, sui cui contenitori i pesci vivono e si fanno la tana -:
se e come il Governo stia affrontando la gestione e la bonifica dei siti contaminati dagli ordigni inabissati in aree militari;
se il Governo non ritenga di dover dare spiegazioni circa il caso del lago di Vico e della Chemical City, il centro di ricerca e produzione di armi chimiche voluto da Mussolini e attivo fin dagli anni Settanta che ha visto terminare nel 2000 le operazioni di bonifica dei serbatoi da parte del Ministero della difesa e che sebbene i militari hanno dichiarato che l'arsenico è un elemento di origine naturale non riconducibile né nell'iprite né nel fosforo e che quindi la fonte della contaminazione del lago va ricercata altrove, di fatto entro l'anno inizieranno i lavori di bonifica del lago, che erano già stati programmati in previsione della dismissione del sito considerato che il direttore dell'Nbc ha confermato già la presenza dei fondi necessari;
come il Ministro responsabile della gestione e della bonifica dei siti contaminati

in aree non militari intenda provvedere nell'immediato al fine di arginare i gravissimi pericoli ambientali derivanti dagli ordigni che continuano a rilasciare i loro veleni.
(4-15245)

...

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:

NARDUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 214 del 2011, cosiddetto «Salva Italia», ha introdotto, con due anni di anticipo ed in veste sperimentale rispetto a quella delineata nel decreto istitutivo del federalismo comunale (decreto legislativo n. 23 del 2011), una nuova tassa, l'imposta municipale unica (IMU), che sostituisce sia l'Irpef sui redditi fondiari delle seconde case, sia l'ICI, introdotta nel 1992;
con l'imposta municipale unica si introduce ai fini fisicali il concetto di abitazione principale che è «l'immobile, iscritto o iscrivibile nel catasto edilizio urbano come unica unità immobiliare, nel quale il possessore dimora abitualmente e risiede anagraficamente»;
ai fini di imposta municipale unica l'imposta a cui è assoggettabile l'abitazione principale può beneficiare di una detrazione fissa di 200 euro, più 50 euro per ciascun figlio (fino a 26 anni d'età) che compone la famiglia, purché dimorante abitualmente e residente nell'unità immobiliare adibita ad abitazione principale;
per gli italiani residenti all'estero iscritti AIRE (Anagrafe degli italiani residenti all'estero), che possiedono un'abitazione in Italia, non locata e adibita ad esclusivo uso proprio, non risulta chiaro se possono beneficiare dell'aliquota minima per la prima casa dello 0,4 per cento o se sono assoggettati a quella per le seconde case che è dello 0,76 per cento. Al riguardo si deve considerare che, quando rientrano in Italia, l'abitazione non locata degli iscritti AIRE costituisce l'abitazione principale, tanto che vengono mantenute attive le utenze principali;
ai sensi dell'articolo 1, comma 4-ter, del decreto-legge n. 16 del 1993 convertito dalla legge n. 75 del 1993 le abitazioni dei cittadini italiani residenti all'estero sono equiparate a quelle degli italiani residenti entro i confini nazionali e quindi fino ad ora sono state assoggettate all'aliquota agevolata, conformemente al regolamento dei comuni interessati;
le nuove norme introdotte in materia di abitazione, per quanto concerne gli italiani residenti all'estero, hanno sollevato sia dubbi interpretativi sia proteste tra le comunità italiane all'estero;
per i cittadini italiani residenti oltre confine l'abitazione posseduta in Italia rappresenta un legame con il loro luogo di origine e, per le prime emigrazioni, il luogo dove intendono tornare da pensionati. L'eccessivo peso fiscale - tanto più alla luce delle nuove disposizioni - sta inducendo molti italiani residenti all'estero, soprattutto quelli appartenenti alle nuove generazioni, ad alienare l'immobile in Italia, lo stesso immobile che costituiva il luogo della memoria storica della famiglia di origine. S'interrompe così un legame che rappresenta un'enorme beneficio economico per l'Italia, non solo in termini di turismo di ritorno, che rischia così di svanire -:
quali iniziative intenda intraprendere il Governo per riconoscere gli stessi benefici fiscali cui è assoggettata l'abitazione principale anche all'abitazione posseduta in Italia dai nostri connazionali residenti all'estero, non locata e adibita ad uso proprio, dando, in tal modo, per dare un segnale concreto di attenzione ai problemi dei cittadini italiani all'estero.
(5-06351)

VANNUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la risoluzione dell'agenzia delle entrate - direzione centrale normativa e

contenzioso n. 28/E del 31 gennaio 2008, tratta dell'applicazione dell'imposta di registro al decreto del Tribunale di omologa del concordato preventivo, in particolare del concordato preventivo proposto nella forma della «cessio bonorum»;
sino all'emanazione della citata risoluzione, il decreto di omologazione del concordato preventivo per cessione dei beni (forma di gran lunga più utilizzata) veniva tassato con l'imposta fissa di registro di cui all'articolo 8, comma 1, lettera g), della tariffa;
a seguito di detta risoluzione, che in buona sostanza ravvisa (ad avviso dell'interrogante erroneamente), nel decreto di omologa del concordato preventivo, una pronuncia con effetti costitutivi (richiamando la precedente circolare n. 35 del 5 luglio 1991 ed alcune sentenze della suprema corte, peraltro tutte riferite al concordato preventivo cosiddetto «per garanzia») gli uffici dell'Agenzia delle entrate applicano attualmente l'imposta proporzionale del 3 per cento;
in un caso l'aliquota del 3 per cento è stata applicata sul valore della causa di omologa dichiarato dallo studio legale incaricato, ai fini del pagamento del contributo unificato (valore causa 23.602.049 x 3 per cento = 708.061,00 euro);
tralasciando ogni considerazione in merito alla sopra descritta modalità di quantificazione della base imponibile, che desta enorme perplessità (anche in relazione al principio di alternatività tra imposta di registro ed Iva), va rilevato che una nutrita giurisprudenza, sia di merito che di legittimità, ritiene che il concordato non abbia alcuna efficacia costitutiva (o novativa), con la conseguenza che il decreto di omologa vada tassato con l'imposta di registro fissa, attualmente pari a 168,00 euro (articolo 8, comma 1, lettera g)) della tariffa «atti dell'autorità giudiziaria ordinaria (...) di omologazione, come, d'altra parte succedeva sino a qualche tempo fa;
vista l'enorme differenza di imposizione e trattandosi di spesa prededucibile, gravante sulla procedura, la più probabile conseguenza derivante dalla posizione assunta dall'Agenzia delle entrate è quella che venga gravemente ad essere compromessa, di qui in avanti, ogni possibilità, per le aziende in difficoltà, di presentare un qualsiasi piano concordatario; con ciò divenendo di fatto inutilizzabile l'istituto, recentemente novellato, che, nelle intenzioni del legislatore, doveva porsi come lo strumento principe per il componimento della crisi d'impresa;
è evidente che l'elevata aliquota toglie fondi al concordato a danno dei creditori e pregiudica la possibilità di rendere praticabili molti piani concordatari;
la fattispecie è in stridente contraddizione con normative IRES, imposte dirette, articoli 86-88, che esonerano da tassazioni le plusvalenze e le sopravvenienze attive realizzate dal concordato preventivo -:
se il Ministro intenda approfondire la tematica esposta, se la decisione dell'Agenzia delle entrate sia stata assunta nel rispetto della legislazione nazionale, se eventualmente intenda intervenire, anche assumendo iniziative normative, per modificare le norme affinché l'istituto del concordato preventivo nella forma della «cessio bonorum» non venga di fatto reso impraticabile pregiudicando la possibilità di presentazione di piani concordatari e danneggiando impropriamente i creditori a favore dello Stato.
(5-06361)

Interrogazioni a risposta scritta:

NASTRI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto pubblicato in un articolo del quotidiano: «Il Sole 24 Ore», gli effetti del decreto 6 dicembre 2011, n. 201 convertito con modificazioni dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214 recante «Disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il

consolidamento dei conti pubblici», cosiddetto decreto salva-Italia, sul trattamento fiscale dei fabbricati rurali sono abbastanza chiari, mentre suscitano molti interrogativi con riferimento all'Ici;
per l'Imu è evidente l'imponibilità dei fabbricati rurali, con aliquota ridotta per quelli che hanno i requisiti di abitazione principale e aliquota base per gli altri, mentre per gli immobili strumentali, vi è l'applicazione dell'apposita aliquota ridotta;
mentre per l'Ici, a giudizio del quotidiano suddetto, potrebbero essere molto più significativi gli effetti del decreto precedentemente riportato, sull'Ici;
l'introduzione della procedura di riconoscimento dei requisiti di ruralità da parte del decreto-legge n. 70 del 2011, aveva spinto ad ipotizzare una valenza retroattiva alla procedura stessa sulla base della richiesta del possesso dei requisiti di cui al comma 3 e 3-bis dell'articolo 9 del decreto legislativo n. 557 del 1993, da almeno cinque anni;
la tesi non era sostenibile in quanto la norma non prevede la validità retroattiva del nuovo classamento e una sua interpretazione estensiva sarebbe stata in contrasto con la costante giurisprudenza della Cassazione (n. 10646/2005 e n. 6627/2009) che ammette solo l'eventuale retroattività alla data di presentazione della denuncia (n. 12029/2009);
quanto esposto, che costituiva elementi dubitabili dal punto di vista normativo, è stato tuttavia superato dal ripristino operato con il decreto-legge n. 201 del 2011 cosiddetto salva-Italia, attraverso l'abrogazione della norma di interpretazione autentica che esclude l'imponibilità Ici dai fabbricati rurali;
la Corte di cassazione in un'occasione similare relativamente agli effetti determinati dall'abrogazione di una norma di interpretazione autentica (sentenza n. 13319/2006) ha affermato: «l'intervenuta abrogazione ha reso la norma interpretativa inutiliter data, nel senso che non avrebbe alcun valore, restituendo inalterata la situazione alla precedente contrapposizione ermeneutica tra i diversi significati possibili attribuiti alla norma interpretata»;
conseguentemente l'abrogazione della norma di interpretazione autentica, ripristina l'eventuale contrasto interpretativo preesistente;
nel caso specifico date le caratteristiche di fatto innovative della norma interpretativa, secondo quanto riportato dal medesimo articolo, non appaiono dubbi circa la portata della norma (articolo 2, comma 1, lettera a) del decreto legislativo n. 504 del 1992, che prevede l'imponibilità ai fini Ici, di tutti i fabbricati iscritti o iscrivibili a catasto compresi quindi anche quelli rurali;
l'abrogazione ha valenza retroattiva, come dispone la Corte di cassazione, per cui appare del tutto irrilevante, il fatto che la norma di abrogazione sia entrata in vigore il 1o gennaio 2012, e non il giorno della pubblicazione del decreto;
in considerazione di quanto esposto, a giudizio di quanto riportato dall'articolo del «Sole 24 Ore», sembrerebbe quindi preferibile, la tesi del ripristino dell'imponibilità dei fabbricati rurali Ici con valenza retroattiva -:
se non intendano, nell'ambito delle rispettive competenze, chiarire quale sia effettivamente l'orientamento normativo dal punto di vista fiscale con riferimento al ripristino dell'imponibilità dei fabbricati rurali ai fini Ici con valenza retroattiva, così come esposto in premessa.
(4-15240)

BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
non è stato ancora emanato il provvedimento attuativo dell'articolo 11 del decreto-legge n. 201 del 2011 che obbliga istituti di credito e intermediari a comunicare

periodicamente all'amministrazione tributaria i rapporti e i principali movimenti sui conti correnti e strumenti finanziari dei propri clienti;
il nuovo strumento, introdotto da una recente manovra dell'Esecutivo, la cosiddetta «salva Italia», approvata nel mese di dicembre 2011, rafforzerà meritoriamente la capacità di indagine e di controllo del fisco, poiché saranno analizzati 26 tipi di operazioni, dai certificati di deposito ai derivati alle cassette di sicurezza, oltre che saldi dare-avere di conti correnti, misure tutte già elencate nel provvedimento 1175033 dell'Agenzia delle entrate;
fonti di stampa hanno divulgato la notizia che la data del primo adempimento sarà stabilita per fine settembre o l'inizio di ottobre 2012 -:
se le notizie di cui in premessa corrispondano al vero e, nell'eventualità positiva, in quali tempi saranno emanate le norme attuative dell'articolo 11 sopra citato, in modo che la doverosa e necessaria opera di contrasto all'evasione, che questo Governo sta dimostrando con i fatti di voler perseguire strutturalmente e non con spot una tantum, venga al meglio espletata dagli organi a ciò preposti.
(4-15251)

JANNONE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute, al Ministro dell'interno, al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. - Per sapere - premesso che:
le inaugurazioni dell'anno giudiziario, in questi giorni, stanno evidenziando i danni prodotti in ogni angolo d'Italia dalla cattiva amministrazione, non solo per quanto riguarda la corruzione, ma soprattutto per una «gestione improvvisata» che, come dice il procuratore campano Tommaso Cottone, può «andare oltre la malafede» e che sta depredando bilanci sempre più asfittici e facendo gridare allo scandalo in tempo di crisi. Infatti, dietro ogni emergenza nazionale, si nasconde un'norme sperpero di danaro, come, ad esempio, i cinque miliardi chiesti all'ex subcommissario dei rifiuti in Campania per le «inutili stabilizzazioni degli Lsu». Il denaro viene sperperato in vari modi: in Sicilia alle consulenze da record si abbinano spregiudicate operazioni finanziarie come quella che ha fatto finire nel nulla 30 milioni di euro; inoltre, vi sono i finanziamenti alla società ligure di charter nautico utilizzati per l'acquisto delle imbarcazioni private degli amministratori, o la somma - 245 mila euro - chiesti dalla Corte dei conti al comune di Santa Maria Capua Vetere, in Campania, per «l'inefficiente gestione delle lampade votive». Una situazione che ha portato il presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, ad affermare: «La lotta all'evasione deve essere accompagnata da quella allo spreco. Se si aumenta la pressione fiscale bisogna stare molto attenti a come si spendono questi soldi che così abbondantemente sono stati prelevati dai cittadini»;
la relazione del procuratore della Corte dei Conti del Lazio, Angelo Raffaele De Dominicis, contiene anche numerosi esempi di maxi-sprechi di denaro pubblico commessi su scala nazionale che si sommano alla miriade di quelli locali. Spicca il caso Sogei, costato allo Stato più di 800 milioni di euro. Alla società di telematica pubblica era stato assegnato il compito di connettere in rete tutte le slot machine videopoker e i vari giochi elettronici presenti nei bar e nelle sale da gioco per controllarne l'attività. Ma la Sogei non lo ha fatto, e dal 2004 al 2007 gli apparecchi collegati in rete erano pochi e la metà di questi non ha mai trasmesso i dati. Scrive dunque la Corte dei Conti: «Il servizio non svolto come prescritto ha permesso una rilevante evasione fiscale». Inoltre lo Stato non ha potuto vigilare sull'attività della criminalità organizzata nel business delle slot, così come facendo operare gli apparecchi scollegati dalla rete non ha potuto evitare eventuali operazione anti-riciclaggio;
nel 2011 i giudizi risarcitori per le pratiche di invalidità false in Campania hanno raggiunto la cifra record di 2,5 milioni di euro. Ma all'attenzione dei magistrati

contabili c'è anche la gestione dei rifiuti. L'ex sub-commissario Giulio Facchi è stato condannato a pagare 5,4 milioni di euro per «l'inutile stabilizzazione di Lsu destinati alla raccolta differenziata». Tuttavia, una «gestione della cosa pubblica improvvisata, che va oltre la malafede» (parole del procuratore Tommaso Cottone) si estende alla formazione professionale: nel mirino finiscono i corsi-fantasma presso la sovrintendenza archeologica organizzati a Pompei. Al comune di Santa Maria Capua Vetere viene invece contestato un danno da 245mila euro per «l'inefficiente gestione delle lampade votive». La Regione è in prima linea: i magistrati contabili citano le sanzioni nei confronti degli assessori della giunta Bassolino (da cinque a venti volte il loro salario) per avere attivato un mutuo destinato a spese non di investimento tra il 2006 e il 2007;
alla procura di Roma si è posta l'attenzione sui lavori della costruzione della linea C della metropolitana, opera infinita ed etichettata come la più costosa d'Europa. Si parla di corruzione e di inefficienza. Doveva essere pronta per il Giubileo del 2000 ma è ancora in alto mare. Il costo previsto a inizio progetto era di un miliardo 925 milioni di euro. Poi il conto è salito a 2 miliardi 683 milioni di euro. Quindi a 3 miliardi e 47 milioni di euro. Per arrivare, oggi, a 3 miliardi 379 milioni di euro. Ma senza considerare 485 milioni di maggiori esborsi per quattro arbitrati già aperti, altri 100 milioni di euro appena stanziati dal Cipe e il miliardo 108 milioni di euro delle cosiddette «opere complementari» per la tutela archeologica. Totale: 5 miliardi e 72 milioni di euro. Che potrebbero però salire a 6 miliardi, triplicando le cifre di partenza, se il costo della tratta (Colosseo-Clodio sarà in linea con quello registrato per il resto dell'opera;
la malasanità calabrese costa 300 milioni di euro, denaro speso per indennità illegittime, assunzioni ingiustificate, risarcimenti ai familiari di pazienti deceduti a causa di errori di medici e infermieri. Nel 2011 sono stati 103 gli atti di citazione in materia di sanità, contro i 17 dell'anno precedente, con una richiesta di danni (300 milioni, appunto) sette volte superiore all'importo del 2010. Novantuno atti di citazione hanno riguardato primari che tra il 2004 e il 2008 hanno indebitamente percepito indennità non spettanti per attività intramuraria, mentre tre hanno avuto come oggetto il risarcimento danni nei confronti di personale ospedaliero che ha causato il decesso di pazienti. Un danno di 23 milioni di euro è stato stimato per l'illecita trasformazione dei contratti di 76 co. co. co. L'ombra di una truffa anche dietro lo screening dei tumori femminili: l'illecita utilizzazione dei finanziamenti concessi «ha impedito l'avvio del progetto nonostante l'avvenuto acquisto di costosi macchinari rimasti inutilizzati» -:
quali iniziative di competenza i Ministri intendano adottare al fine di evitare gli sprechi di denaro nella pubblica amministrazione, come evidenziato dalle premesse;
quali iniziative di competenza i Ministri intendano adottare al fine di contrastare le frodi ai danni dei cittadini, soprattutto per quanto riguarda l'ambito socio-assistenziale.
(4-15271)

JANNONE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
al termine del G20 messicano, si afferma che ci sarà un sostanziale rinvio per quanto riguarda il finanziamento del Fondo monetario. Nel documento si legge: «I paesi dell'eurozona esamineranno la forza dei loro strumenti anti crisi in marzo» e questo «sarà essenziale per la considerazioni in corso sull'aumento delle risorse dell'Fmi»; «La ripresa globale continua a essere modesta, le aspettative di crescita per il 2012 sono moderate» e «i rischi al ribasso continuano a essere alti». Ma la situazione resta caratterizzata da «problemi strutturali, squilibri globali e un persistente gap tra le economie avanzate

e i mercati emergenti». La volatilità dei mercati finanziari è diminuita ma resta «in generale elevata e siamo impegnati a ridurre ulteriormente i rischi al ribasso»;
all'ordine del giorno del summit c'era la crisi europea del debito sovrano, il sistema di protezione anti-crisi dell'Unione europea e l'aumento delle risorse Fondo monetario internazionale (Fmi). Gli Stati Uniti e il Regno Unito ritengono che sia necessario prima che l'Unione europea aumenti le sue difese e, solo dopo, sarà possibile rafforzare quelle del Fondo monetario internazionale. Insomma i temi restano profondamente legati gli uni agli altri anche perché secondo il Ministro britannico, George Osborne, l'Eurozona deve anche dimostrare di essere in grado di frenare eventuali contagi alla crisi del debito. Segnali positivi arrivano, invece, dalla Germania che, dopo le resistenze iniziali, sembra aprire a una decisione per un rafforzamento dell'Esm in marzo, «mese che ha 31 giorni», ha detto il Ministro dell'economia tedesco, Wolfgang Schaueble, non fornendo quindi una data precisa: l'aspettativa era che ci potesse essere una decisione all'appuntamento dell'1-2 marzo a Bruxelles. La chiave di volta, dopo l'apertura tedesca, potrebbe quindi essere la definizione dell'importanza del rafforzamento del firewall europeo, ossia la barriera di protezione utile a scongiurare eventuali contagi della crisi del debito. Per Stati Uniti, Cina e Giappone, nonché il Brasile bisognerebbe definire tale decisione nel comunicato finale come «essenziale» prima di trovare un accordo a implementare le risorse del Fondo monetario internazionale. Gli europei invece vorrebbero un termine meno vincolante, e cioè «importante»;
il governatore della Banca centrale europea, Mario Draghi, ha parlato in conferenza stampa al termine del summit, sottolineando come «i mercati finanziari stanno ritrovando la fiducia nell'euro» e che «l'euro è ora un posto più sicuro». Inoltre, «le banche europee stanno rafforzando il capitale per esaudire i livelli richiesti dall'Eba» ma non lo stanno facendo «diminuendo gli impieghi all'economia». E ancora: «L'Europa sta andando avanti lentamente ma in maniera sicura». L'interesse degli investitori stranieri sui titoli di stato italiani sta tornando. Lo hanno affermato sia il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco che il vice ministro Vittorio Grilli alla conferenza finale del G20. «Sono titoli che rendono abbastanza bene e sono sicuri» ha spiegato Visco. E, dice ancora Visco, si attende una partecipazione importante delle banche italiane alla seconda tranche di finanziamento della Bce. Questo «servirà a consentire di mantenere il credito all'economia» attraverso impieghi e investimenti ma anche «titoli di stato»;
nel summit cruciale è stato anche il tema delle agenzie di rating: il governatore di Bankitalia Ignazio Visco ha riferito che la loro attività «è stata tanto insoddisfacente soprattutto per gli Usa che ha eliminato l'utilizzo del rating nelle attività di regolamentazione». Allo stato attuale, se ne sta discutendo anche perché «è difficile sostituire i rating con elementi diversi per valutare la qualità del credito concesso». Geitner ha affermato che «l'Europa ha agito in modo significativo per ridurre i rischi di una catastrofica crisi globale». Ma il segretario ha anche detto che era necessario un firewall più forte contro il contagio. «Una soluzione duratura richiede che sia prolungato un periodo di riforme economiche e un firewall finanziario sostanziale per sostenerle». Per Christine Lagarde, direttore generale del Fondo monetario internazionale (Fmi): «l'economia mondiale non è ancora fuori dalla zona pericolosa», ma se l'economia globale non è deragliata, è grazie alle misure prese dalla Banca centrale europea ed anche dalle riforme e dagli interventi presi da alcuni Paesi dell'Eurozona, tra cui Italia, Spagna e Grecia. La Lagarde ha affrontato anche il problema del mercato del lavoro: «La disoccupazione - ha detto il direttore dell'Fmi - resta molto alta in diversi paesi e questo è motivo di preoccupazione. Il mercato del lavoro preoccupa come il sistema finanziario che è

ancora fragile, l'elevato debito pubblico e privato e gli elevati prezzi del petrolio»;
«Vediamo segnali crescenti di stabilizzazione sul mercato e mi aspetto un ritorno alla crescita per l'Ue e l'area dell'euro nel secondo semestre di quest'anno». Lo ha detto il commissario Ue agli affari economici Olli Rehn al termine del G20 finanziario. Complessivamente, ha aggiunto Rehn, «nelle ultime 48 ore ho percepito un clima più positivo tra i nostri partner. Le nostre azioni sono chiaramente riconosciute come appropriate ed efficaci» -:
quali iniziative i Ministri intendano adottare, esplicitandole anche nelle competenti sedi internazionali, al fine di ricercare un pieno bilanciamento delle finanze pubbliche italiane.
(4-15272)

JANNONE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la politica dell'Unione europea in materia d'imprese aiuta queste ultime a tenere il passo con i loro rivali e a creare nuova occupazione, riservando una particolare attenzione alle esigenze dell'industria manifatturiera e delle piccole imprese. Nonostante la rapida crescita avvenuta negli ultimi decenni nel settore dei servizi, il comparto manifatturiero rimane tutt'oggi l'asse portante dell'economia europea, poiché rappresenta il 75 per cento delle esportazioni dell'Unione europea. La politica europea in materia d'imprese punta in primo luogo a creare un contesto propizio agli investimenti, non soltanto per i settori strategicamente importanti come l'industria aerospaziale e le biotecnologie, bensì anche per quelli più tradizionali, come ad esempio, il comparto tessile e quello automobilistico,
come affermato dalla stessa Commissione europea, in sede di redazione del provvedimento per la stabilità e la competizione, la crescita dell'Unione europea sarà guidata dai settori innovativi basati sul know-how, che necessitano tuttavia di un tessuto industriale sano e di mezzi idonei per sfruttare le potenzialità delle tecnologie emergenti. Ciò significa colmare il divario tra mondo accademico e imprese, affinché le idee vincenti che nascono in laboratorio possano essere convertite in prodotti di successo. L'Istituto europeo di innovazione e tecnologia svolge questo compito creando «comunità della conoscenza e dell'innovazione», cioè reti pubblico-private altamente integrate composte da università, istituti di ricerca e imprese di tutte le dimensioni;
sebbene il mondo dell'industria venga spesso associato alle grandi multinazionali, in realtà la maggior parte delle imprese europee (92 per cento) sono piccole aziende con meno di 10 dipendenti. Poiché queste ultime rappresentano due terzi dei posti di lavoro nell'Unione europea, riceveranno una particolare attenzione nell'ambito dei programmi e finanziamenti europei per le imprese, tra cui: il programma per la competitività e l'innovazione, che investirà 3,6 miliardi di euro nel periodo 2007-13, soprattutto in efficienza energetica, fonti rinnovabili e tecnologie dell'informazione/comunicazione; il settimo programma quadro (7° PQ), il principale programma di finanziamento dell'Unione europea per la ricerca scientifica (in ambito accademico e industriale), con stanziamenti pari a oltre 7 miliardi di euro l'anno. L'obiettivo è di promuovere l'imprenditorialità e le competenze, migliorare l'accesso delle piccole imprese ai mercati e potenziare le loro capacità in materia di ricerca e sviluppo;
le piccole imprese in cerca di informazioni e consulenze possono ottenerle attraverso la Enterprise Europe network, una rete composta da circa 500 sportelli unici sparsi in tutta l'Unione europea e parzialmente finanziati da essa. Uno degli elementi fondamentali del successo di queste politiche è il mercato unico europeo e in particolare la libera circolazione delle merci all'interno dell'Unione europea. Il mercato unico consente infatti alle imprese di accedere a un maggior numero di consumatori, con conseguente aumento

delle possibilità di espansione, esponendosi nel contempo a una maggiore concorrenza, il che le costringe a restare dinamiche. La legislazione sul mercato unico europeo verrà costantemente aggiornata per poter tenere il passo con il progresso tecnologico ed evitare che i Paesi membri cedano alla tentazione di proteggere le industrie nazionali. Inoltre si integreranno completamente i mercati nel settore dei servizi essenziali di sostegno alle imprese, tra cui comunicazioni, trasporti, gas ed energia elettrica. Una maggiore concorrenza e servizi a costi più bassi si traducono in prodotti a prezzi inferiori per l'utente finale;
infine, uno degli obiettivi prefissati consiste nel trovare il giusto equilibrio tra l'esigenza di una normativa (per mantenere aperti i mercati e tutelare i consumatori, l'ambiente, i lavoratori, e altri) e le restrizioni che essa pone alle imprese. Di qui la decisione della Commissione di ridurre le formalità burocratiche del 25 per cento entro il 2012. Tuttavia, le norme europee danno anche un aiuto alle imprese rimuovendo gli oneri dovuti alla diversità delle procedure amministrative applicate nei singoli Paesi: il sistema REACH, ad esempio, prevede una banca dati unica che consente alle industrie di registrare una sola volta le sostanze chimiche che producono -:
quali interventi i Ministri intendano adottare al fine di dare maggior sostegno alla piccole e medie imprese del nostro Paese, sulla base anche delle disposizioni contenute nelle direttive che verranno emanate in sede europea.
(4-15273)

...

GIUSTIZIA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
il senatore Elio Lannutti ha presentato in data 28 febbraio 2012 una circostanziata interrogazione relativa ad una serie di articoli pubblicati in quotidiani e periodici siciliani relativi a consolidati legami tra esponenti della magistratura siracusana ed avvocati che esercitano la professione nella stessa città, relazioni dovute a parentele, amicizie ed affari, in grado di compromettere il corretto esercizio della giustizia nella città di Siracusa;
a seguito di tali inchieste giornalistiche e alla loro pubblicazione, risulta all'interrogante che il Ministro interpellato avrebbe disposto, nei giorni scorsi, un'inchiesta amministrativa nei confronti di magistrati in servizio o già in servizio alla procura della Repubblica di Siracusa, per gravi fatti segnalati da numerosi articoli di stampa, interrogazioni parlamentari ed esposti; per lo svolgimento di tale inchiesta sarebbe stato delegato l'ispettorato generale presso il Ministero della giustizia;
a quanto risulta all'interrogante, l'ispettorato generale, non solo non ha tempestivamente avviato l'inchiesta già formalmente disposta, ma avrebbe addirittura espressamente posto in discussione le determinazioni già formalmente assunte dal Ministro in ordine ai magistrati nei confronti dei quali effettuare i doverosi accertamenti;
in particolare, a quanto risulta all'interpellante, l'ispettorato avrebbe, con propria nota indirizzata al Ministro, richiesto la modifica dell'incarico di inchiesta al fine di ottenere l'esclusione dagli accertamenti della posizione di un magistrato;
pertanto, per effetto di tale contrasto, ad avviso degli interpellanti inammissibile, l'inchiesta amministrativa, già disposta e che presenta profili di estrema delicatezza e carattere di urgenza, in ragione della eccezionale risonanza pubblica delle vicende che ne formano oggetto, risulterebbe bloccata -:
se quanto esposto in premessa risulti confermato e quali siano i motivi addotti dall'Ispettorato a sostegno della propria condotta;

quali iniziative urgenti intenda assumere al fine di garantire, sia in relazione alla vicenda in oggetto che per il futuro, comportamenti ispirati a equilibrio, correttezza ed imparzialità da parte dell'Ispettorato generale;
se, alla luce dei fatti esposti, non intenda valutare l'adozione di tutti i provvedimenti di propria competenza.
(2-01404)
«Ciccioli, Castellani, Barani, Mancuso, Stagno d'Alcontres, Roccella, Di Virgilio, Speciale, Laboccetta, Mazzoni, Pizzolante, Gottardo, Contento, Alberto Giorgetti, Bocciardo, Del Tenno, Iapicca, Osvaldo Napoli, Frassinetti, Garofalo, De Corato, Bertolini, Palmieri, Ceccacci Rubino, Di Caterina, Vella, Bianconi, Dima, Bellotti, Grassano, Tortoli, Toccafondi, Sbai, Marinello, Centemero, Stasi, Pili, Cassinelli, Rampelli, Rosso, Calderisi, Golfo, Tommaso Foti, Porcu, Murgia, Aracri».

Interrogazioni a risposta in Commissione:

PILI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1, commi da 2 a 5, della legge 14 settembre 2011, n. 148, reca delega al Governo per la riorganizzazione della distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari al fine di realizzare risparmi di spesa e incremento di efficienza;
tali disposizioni rientrano in un più ampio contesto di razionalizzazione della spesa delle amministrazioni dello Stato, ai sensi dell'articolo 9 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111;
tra i principi e criteri direttivi della delega all'articolo 1, comma 2, della citata legge n. 148 del 2011 sono, in particolare, indicati i seguenti: alla lettera a), ridurre gli uffici giudiziari di primo grado, ferma la necessità di garantire la permanenza del tribunale ordinario nei circondari di comuni capoluogo di provincia alla data del 30 giugno 2011; alla lettera b), ridefinire, anche mediante attribuzione di porzioni di territori a circondari limitrofi, l'assetto territoriale degli uffici giudiziari secondo criteri oggettivi e omogenei che tengano conto dell'estensione del territorio, del numero degli abitanti, dei carichi di lavoro e dell'indice delle sopravvenienze, della specificità territoriale del bacino di utenza, anche con riguardo alla situazione infrastrutturale, e del tasso d'impatto della criminalità organizzata, nonché della necessità di razionalizzare il servizio giustizia nelle grandi aree metropolitane; alla lettera d), procedere alla soppressione ovvero alla riduzione delle sezioni distaccate di tribunale, anche mediante accorpamento ai tribunali limitrofi, nel rispetto dei criteri di cui alla lettera b); alla lettera f), garantire che, all'esito degli interventi di riorganizzazione, ciascun distretto di corte d'appello, incluse le sue sezioni distaccate, comprenda non meno di 3 degli attuali tribunali con relative procure della Repubblica; alla lettera l), prevedere la riduzione degli uffici del giudice di pace dislocati in sede diversa da quella circondariale, da operare tenendo in specifico conto, in coerenza con i criteri di cui alla lettera b), la specificità del territorio, con particolare riferimento alla sua orografia ed al deficit strutturale, la distribuzione della popolazione;
le garanzie costituzionali in favore della regione autonoma della Sardegna costituiscono elementi imprescindibili per una corretta valutazione del processo riorganizzativo della giustizia nell'isola;
le sedi distaccate di Iglesias e Carbonia, facenti capo al tribunale di Cagliari, risultano ubicate in due capoluoghi di provincia e come tali rispondenti al primo criterio utile che ripetutamente è stato indicato per la dislocazione e il mantenimento delle sedi staccate dei tribunali;
l'ipotesi di una possibile chiusura di queste due sedi rappresenterebbe un evidente

danno all'intero territorio, oltre che al corretto funzionamento dei servizi e degli uffici giudiziari;
l'esigenza di mantenere in attività le sedi distaccate di Iglesias e Carbonia nasce non solo dall'esame del carico di lavoro delle stesse strutture ma anche e soprattutto dall'elevata domanda di giustizia e da una particolare intensità dei servizi resi ad imprese e famiglie;
la sezione distaccata di Iglesias del tribunale civile di Cagliari ha complessivamente 1.108 procedimenti pendenti al 31 dicembre 2011 tra contenzioso, esecuzioni e non contenzioso;
i procedimenti pendenti nel tribunale penale di Iglesias al 31 dicembre 2011 sono complessivamente 395;
l'ufficio del giudice di pace ha complessivamente 276 procedimenti civili pendenti al 31 dicembre 2011, mentre i procedimenti penali sono 200;
i dati evidenziano un'attività costante che, se non svolta nelle sedi decentrate, finirebbe per gravare integralmente sulla struttura centrale di Cagliari, già di per sé costretta in spazi angusti e insufficienti;
l'accentramento nel capoluogo di importanti servizi statali e di quelli giudiziari in particolar modo comporta in un territorio quale quello del Sulcis Iglesiente un ulteriore impoverimento sociale, culturale ed economico;
la sede staccata di Iglesias dispone di uno stabile nuovo con un dimensionamento tale che potrebbe abbondantemente farsi carico di sovraintendere ad esigenze giudiziarie di altre realtà o da integrarsi, come era stato autorizzato dal Ministero negli anni 97/98, con servizi di giustizia integrativi anche di livello nazionale;
la richiesta finalizzata alla salvaguardia delle sezioni distaccate di Iglesias e Carbonia giunge dal mondo forense sulcitano, dalle istituzioni a tutti i livelli, da associazioni e organizzazioni datoriali e sindacali;
il servizio «giustizia» si svolge tanto meglio quanto migliore è il tessuto connettivo che lo lega con il territorio circostante e la sua realtà socio-economica -:
se non ritenga di valutare positivamente la richiesta proveniente da istituzioni, associazioni e ordini professionali di mantenere in attività le sedi staccate di Iglesias e Carbonia;
se non ritenga necessario valutare le sedi di Iglesias e Carbonia non solo come capoluoghi di provincia ma anche come aree geografico-sociali caratterizzate dall'elevata domanda di giustizia e da una particolare intensità dei servizi resi ad imprese e famiglie;
se non ritenga ipotizzabile la dislocazione nel tribunale di Iglesias di funzioni integrative di natura nazionale, così come autorizzato negli anni 97/98 in considerazione degli ampi spazi disponibili;
se non ritenga di dover coinvolgere la regione autonoma della Sardegna, perché si pronunci ufficialmente sul riassetto degli uffici giudiziari nell'isola.
(5-06355)

FERRANTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
si apprende da fonti di stampa che il 3 marzo 2012, nel carcere di Mammagialla a Viterbo, un detenuto di 30 anni, di nazionalità albanese, ha aggredito un agente incaricato di verificare le condizioni della sua cella, durante una ispezione di routine, con una serie di pugni al volto;
il detenuto autore dell'aggressione è stato bloccato e messo in sicurezza, mentre l'agente colpito è stato trasportato in ambulanza al pronto soccorso dell'ospedale viterbese di Belcolle e ivi medicato, con una prognosi di sette giorni per le forti contusioni riportate a seguito dell'aggressione stessa;
fatti come quello suesposto, che vedono protagonisti soggetti sottoposti a misure di sorveglianza particolari, come il

suddetto aggressore, peraltro ospitato nel braccio comune, dimostrano quanto sia sempre più difficile l'attività dei poliziotti penitenziari nel carcere di Mammagialla, stante anche il fatto che vi sono in servizio 289 agenti contro i 540 previsti dalla pianta organica;
l'evidente stato di emergenza in cui tali operatori lavorano è aggravato dalla presenza di ben 300 detenuti in regime di massima sicurezza, divisi tra le strutture di Viterbo e Civitavecchia, e un totale di 300 detenuti in più rispetto alla capienza della struttura solo a Viterbo -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non siano previsti provvedimenti concreti ed urgenti per superare lo stato di emergenza in cui versa il carcere di Mammagialla, al fine di mettere gli operatori in condizione di svolgere al meglio il proprio lavoro e permettere ai detenuti di scontare la pena in condizioni non contrarie al senso di umanità, come previsto dall'articolo 27, comma 3, della Costituzione.
(5-06356)

TESTO AGGIORNATO AL 20 MARZO 2012

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
nel richiamare l'atto di sindacato ispettivo presentato nei giorni scorsi, n. 2-01398, si segnala la recente decisione della magistratura bolognese in merito al sequestro dei beni mobili e immobili di tutte le società e le persone indagate per la vicenda CIVIS, che, a parere dell'interpellante, evidenzia sempre più le responsabilità passate e presenti delle giunte comunali e dei vertici ATC per una infrastruttura che partita male è destinata a finire peggio;
sorge a questo punto la necessità di comprendere al di là dell'inchiesta della magistratura e degli accertamenti sulle responsabilità penali, di chi siano le responsabilità politiche di tutto ciò;
all'interpellante pare che le giunte di sinistra che hanno avvallato un progetto rivelatosi fallimentare, nonostante le denunce di associazioni di categoria, di tecnici del settore e dei cittadini, debbano essere chiamate in causa per il danno arrecato alla città di Bologna, da punto di vista della devastazione di parte del centro storico, e per l'eventuale danno erariale;
se a tutto ciò si aggiunge la chiamata in causa del consorzio CCC si ha un'idea di quello che all'interpellante appare l'intreccio anomalo fra pubblica amministrazione, sistema delle cooperative e parte dell'imprenditoria, intreccio sul quale si sta facendo luce in maniera opportuna -:
se il Governo, oltre a fornire chiarimenti sul comportamento degli organi tecnici del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, chiaramente allertati negli anni passati sulle incongruenze dell'opera, non ritenga di istituire una commissione ministeriale che affronti, per quanto di competenza e su un piano più generale, la questione dell'organizzazione e dell'attività delle società cooperative.
(2-01403) «Garagnani».

Interrogazioni a risposta in Commissione:

VELO e FRONER. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da circa quindici anni la validità della patente è confermata dal CED della motorizzazione che trasmette per posta al titolare un tagliando di convalida da apporre sulla patente;
tale procedimento, assicura ormai da anni, l'erogazione di un servizio fondamentale ben coniugato con criteri di efficienza ed efficacia dell'azione amministrativa:

infatti, all'utente che si è sottoposto alla visita medica e al pagamento dei corrispettivi di motorizzazione, non è richiesto alcun altro adempimento, nelle more della consegna a mezzo posta del predetto tagliando;
risulta che da qualche tempo l'erogazione di tale servizio, pur previsto per legge e pagato «in anticipo» dall'utente, è sospesa, a causa dell'esaurimento delle risorse finanziarie disponibili e del rilevante ritardo nell'assegnazione di nuove;
tale disservizio arreca pregiudizio al diritto di circolazione degli utenti che - in assenza del tagliando di conferma di validità - possono circolare esibendo copia del certificato medico rilasciato in sede di visita medica, solo nell'ambito del territorio nazionale;
sembrerebbe che l'inadeguatezza dei fondi stanziati per la postalizzazione nonché il ritardo nell'assegnazione di nuove risorse impediscano il servizio di spedizione dei tagliandi comprovanti l'avvenuto cambio di residenza del titolare della patente, nonché delle comunicazioni dell'avvenuta decurtazione di punteggio sulla patente stessa;
la mancata annotazione del cambio di residenza spesso comporta pregiudizio per chi intenda stipulare polizza di responsabilità civile auto a condizioni più vantaggiose, in ragione del nuovo comune di residenza, ma soprattutto rende eccessivamente oneroso e spesso infruttuoso per scadenza dei termini, il procedimento di notifica di verbali di violazione di norme comportamentali del codice della strada;
la mancata comunicazione di decurtazione del punteggio sulle patenti di guida, pone i titolari delle stesse, nella impossibilità di accedere tempestivamente (prima dell'azzeramento del punteggio che comporta provvedimento di revisione) a corsi di recupero dei punti detratti; realizza inoltre profili di pregiudizio per la circolazione stradale in sicurezza;
l'entrata in vigore dei provvedimenti applicativi della legge n. 120 del 2010 - in materia di patente centralizzata (rinnovo di validità della stessa a mezzo della emissione di un duplicato) e di esame al termine di ciascun corso di recupero dei punti detratti - rischia di amplificare le summenzionate problematiche, se non si assicura una erogazione tempestiva, regolare e costante nel tempo dei servizi di recapito postale dei documenti -:
se il Governo non intenda assicurare l'erogazione delle risorse finanziarie necessarie per un funzionamento, senza soluzione di continuità, dei servizi resi dal CED del dipartimento per i trasporti, la navigazione ed i sistemi informativi e statistici, sì da garantire all'utenza la fruizione dei predetti servizi nonché il godimento dei propri diritti, ed al contempo realizzare presidi maggiori di sicurezza della circolazione stradale ed efficacia delle previsioni normative, anche in termini di responsabilità amministrativa derivante dalla circolazione stradale;
se, atteso che il predetto CED della motorizzazione assicura all'erario entrate, a titolo di diritti e tariffe, di gran lunga superiori ai costi del proprio funzionamento, il Governo non intenda studiare e porre in essere iniziative di organizzazione della motorizzazione che possano assicurare maggiore autonomia nella gestione delle entrate e delle spese, atte a garantire l'erogazione dei fondamentali servizi di propria competenza, senza soffrire ritardi o inadeguatezze di assegnazioni di bilancio.
(5-06354)

BURTONE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
per molti abitanti della collina materana che comprende paesi importanti della provincia di Matera come Ferrandina, Pomarico, Miglionico, Pisticci, raggiungere Bari è davvero complicato;
il servizio bus delle Fal Potenza-Bari non effettua la fermata presso la stazione di Ferrandina;

molti sono i pendolari che raggiungono Bari quotidianamente, soprattutto studenti e spesso sono costretti a raggiungere Matera per prendere il treno delle FAL delle 6.37;
alcuni cittadini hanno chiesto che possa essere istituita una fermata sulla tratta Bari-Potenza via autobus senza grandi disagi considerato che l'autobus percorre la Basentana e oltre il guard rail c'è la stazione di Ferrandina Scalo -:
se e quali iniziative il Ministro intenda intraprendere anche in sede di rinnovo del contratto di servizio affinché le linee autobus FAL andata e ritorno Potenza-Bari prevedano la fermata presso la stazione di Ferrandina Scalo.
(5-06363)

Interrogazione a risposta scritta:

CIRIELLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da alcuni anni l'autostrada A3 Napoli-Salerno risulta interessata da lavori straordinari di ampliamento della carreggiata, ai fini della realizzazione della terza corsia autostradale, oltre che da ordinarie opere di manutenzione ad essi correlate;
le suddette opere, nelle ultime settimane, hanno riguardato anche il tratto autostradale compreso tra Cava dè Tirreni e Salerno, che risulta caratterizzato da un notevole restringimento della carreggiata connesso alle condizioni morfologiche del territorio e che, ai fini del regolare svolgimento dei lavori e della relativa cantierizzazione, impone l'interruzione di una delle due corsie di marcia e, talvolta, la chiusura stessa del tratto interessato;
l'arteria in questione, tra le più trafficate d'Italia anche in ragione della elevata densità di abitanti delle città attraversate dalla Napoli-Salerno, viene ogni giorno percorsa da migliaia di utenti che, anche per pendolarismo lavorativo o per motivi di studio, utilizzano quotidianamente l'autostrada per raggiungere le varie località delle due province campane;
i numerosi cantieri, pertanto, arrecano non pochi disagi all'utenza, soprattutto in alcuni tratti, come quello compreso tra Scafati e Salerno, dove il flusso veicolare è particolarmente intenso a fronte di modeste dimensioni delle carreggiate di circolazione;
molti dei suddetti lavori, fra l'altro, come è stato segnalato da alcuni utenti, vengono eseguiti durante le ore diurne e in orari di punta, aggravando ulteriormente le già notevoli difficoltà a carico degli automobilisti -:
quanti e quali lotti cantierati siano attualmente presenti lungo l'autostrada A3 Napoli-Salerno, con particolare riferimento al tratto compreso tra Scafati e Salerno, e con quale tempistica sia prevista l'ultimazione dei lavori;
se ritenga opportuno segnalare alle società di competenza la possibilità di eseguire i lavori nelle ore notturne o, comunque, evitando le fasce orarie di punta, al fine di alleviare i disagi per gli utenti.
(4-15235)

...

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:

ANTONINO RUSSO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 8 novembre 1996 il Ministero dell'interno bandiva un pubblico concorso per l'«arruolamento di 780 allievi agenti della Polizia di Stato», pubblicato in Gazzetta Ufficiale - 4o serie speciale «Concorsi ed esami» - n. 101 del 20 dicembre 1996;
molti aspiranti che parteciparono alla summenzionata procedura concorsuale conseguirono tutti un punteggio superiore al 6 (sei) previsto ai fini del

superamento delle prove scritte e, dunque, si collocarono utilmente in graduatoria;
con decreto ministeriale del 9 maggio 1998 veniva, pertanto, approvata la graduatoria di merito del concorso per l'arruolamento in oggetto e si procedeva, di conseguenza, alle convocazioni per i prescritti accertamenti psico-fisici ed attitudinali per un periodo di tre anni, così come previsto dal decreto-legge 23 ottobre 1996, n. 554, convertito in legge 23 dicembre 1996, n. 653: la summenzionata graduatoria scadeva, dunque, in data 8 maggio 2001;
pertanto, molti concorrenti collocatisi utilmente in graduatoria in qualità di idonei non vincitori non furono mai richiamati per le successive selezioni, rimanendo in attesa della chiamata per le selezioni psico-fisiche e attitudinali da svolgersi tra il 1998 e il 2000;
successivamente, con il decreto-legge 10 settembre 2003, n. 253 veniva disposta l'assunzione di 550 agenti della Polizia mediante l'utilizzo della predetta graduatoria di merito: di conseguenza venivano convocati per i prescritti accertamenti psico-fisici ed attitudinali ulteriori candidati;
ciononostante, neppure in tale sede gli «idonei non vincitori» venivano convocati ai fini dell'espletamento degli accertamenti psico-fisici ed attitudinali;
più precisamente, nonostante l'idoneità conseguita gli stessi restavano in attesa di convocazione, secondo l'ordine e lo scorrimento della graduatoria di merito, per l'espletamento dei summenzionati accertamenti;
a distanza di anni nessuna convocazione è stata mai notificata agli «idonei non vincitori», né tanto meno comunicazione alcuna è pervenuta agli stessi in merito alla procedura concorsuale cui avevano preso parte nel 1996 e la cui graduatoria di merito, in specie la validità della stessa, veniva, successivamente, prorogata (2003);
peraltro, nonostante la mancata e doverosa convocazione per la seconda fase del suddetto concorso, furono inspiegabilmente indetti nuovi concorsi tutti aventi analogo, per non dire identico, oggetto a seguito dei quali furono reclutati molto rapidamente nuovi allievi agenti;
a titolo meramente esemplificativo si rammenta: «Arruolamento nell'anno 2004 di volontari in firma breve nelle Forze Armate con possibilità di immissione, nel ruolo degli agenti ed assistenti della Polizia di Stato, di 369 unità, al termine della firma triennale, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale - Serie speciale "Concorsi ed Esami" - n. 38 del 16 maggio 2003»;
«Arruolamento nell'anno 2005 di volontari in ferma breve nelle Forze Armate, con possibilità di immissione nel ruolo degli agenti ed assistenti della Polizia di Stato di 408 unità al termine della ferma triennale, indetto con il decreto dirigenziale in data 19 maggio 2004 e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana - 4a serie speciale n. 42 del 28 maggio 2004»;
«Concorso pubblico, per titoli ed esami, per il reclutamento di n. 1507 allievi agenti della Polizia di Stato riservato, ai sensi di cui all'articolo 16 della Legge 23 Agosto 2004, n. 226, ai volontari in ferma prefissata di un anno ovvero in rafferma annuale in servizio o in congedo, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana - 4a Serie Speciale - "Concorsi ed Esami" - del 12 Dicembre 2006»;
ciò, secondo l'interrogante, in evidente ed aperto contrasto con l'orientamento oramai pacifico e costante nella giurisprudenza amministrativa, secondo la quale «È illegittimo il provvedimento, con cui l'Amministrazione bandisce un nuovo concorso senza tenere conto del risultato di una precedente e omologa selezione e senza una adeguata motivazione in ordine al mancato previo scorrimento della graduatoria» (da ultimo: TAR Lombardia-Milano, Sez. III, sentenza 15 settembre 2008, n. 4073);

pertanto, gli aspiranti che nel 1996 parteciparono al concorso sono stati letteralmente abbandonati a loro stessi senza conoscere mai alcuna motivazione o spiegazione delle ragioni per cui non furono -come avrebbe dovuto essere - chiamati per sostenere le prove fisiche e psico-attitudinali, né tantomeno le ragioni che l'amministrazione aveva l'obbligo di fornire in ordine alla determinazione per cui, pur essendoci un graduatoria di idonei valida ed efficace, la stessa ha ritenuto «opportuno» bandire nuovi concorsi senza attingere da «quella graduatoria» con notevole aggravio di spese e di risorse a carico dello Stato;
il 20 ottobre 2010 il rappresentante legale nazionale della P. N. F. I. ha inviato una lettera per conto della segreteria nazionale alle più alte cariche dello Stato per chiedere di chiarire la posizione degli idonei del concorso del 1996 -:
quali siano le ragioni per cui fu indetto un concorso al quale non seguì nessun consequenziale e legittimo reclutamento;
quali siano le ragioni per cui, pur in presenza di una graduatoria di merito valida ed efficace si è ritenuto opportuno bandire nuovi concorsi aventi il medesimo oggetto;
quali provvedimenti si intendano attuare per completare il doveroso reclutamento degli idonei al concorso di polizia del 1996.
(5-06359)

Interrogazioni a risposta scritta:

ANIELLO FORMISANO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la comunità montana zona del Matese è un ente locale con sede a Piedimonte Matese (Caserta) e conta 17 comuni dell'alto casertano;
la zona del Matese per via della posizione geografica e della massiccia presenza di montagne è ad alto rischio di incendi, soprattutto in estate e la maggior parte delle volte di origine dolosa;
in questo territorio manca la presenza di un ente fisso che sia in grado di assicurare tempestivamente la sicurezza e l'incolumità pubblica. In caso si emergenza, infatti, i soccorsi devono arrivare dalle stazioni più vicine di Teano o di Caserta che distano più di 30 chilometri;
gli incendi non solo mettono a rischio l'incolumità dei residenti ma compromettono l'integrità ambientale, lo sviluppo, l'economia ed il turismo dell'area in questione;
la comunità montana rivendica un presidio dei vigili del fuoco dal 1946 senza averlo mai ottenuto;
il 4 marzo 2011 è stato emanato dal Ministero dell'interno il decreto n. 406/89535 istitutivo del distaccamento permanente dei vigili del fuoco di Alife dipendente direttamente dal comando provinciale dei vigili del fuoco di Caserta;
il comune di Alife, con protocollo n. 499 del 16 gennaio 2012, ha reso pubblico l'avviso di ricerca di locali da destinare al distaccamento dei vigili del fuoco;
il termine previsto dal bando emesso dal comune alifano per le offerte dei privati interessati a concedere in locazione i propri immobili è scaduto alle ore 12,00 del giorno 29 febbraio 2012 e la valutazione dell'idoneità dei locali sarà effettuata dal comune di Alife unitamente al comando provinciale dei vigili del fuoco -:
se non ritenga opportuno verificare che la scelta della struttura che ospiterà il distaccamento permanente dei vigili del fuoco di Alife avvenga in tempi brevi e nel rispetto delle condizioni di efficacia ed efficienza ovvero nel raggiungimento dell'obiettivo senza un inutile spreco delle risorse pubbliche.
(4-15241)

JANNONE. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
Sophos, società leader a livello mondiale nel settore della sicurezza informatica, ha pubblicato il security threat report 2012, una valutazione dettagliata del paesaggio delle minacce informatiche - dall'hacktivism e dalle minacce on line al malware mobile, dal cloud computing alla sicurezza sui social network, fino ai trend di sicurezza information technology per l'anno a venire. Alla fine del 2011, Sophos ha condotto un sondaggio online sulle attuali minacce di internet, intervistando più di 4.300 persone in tutto il mondo. Tra i principali risultati della ricerca è emerso che: il 61 per cento degli intervistati ritiene che la più grave minaccia su internet derivi dal fatto che gli utenti non adottino sufficienti sistemi di protezione; quasi il individua la maggiore minaccia nello scam sui social network; il 67 per cento pensa che il malware sia in aumento rispetto al 2010;
il 2011 è stato caratterizzato da un aumento dei cybercrimini. La disponibilità di strumenti progettati da cybercriminali per altri cybercriminali ha portato ad un sensibile incremento degli attacchi alla sicurezza basati sulla generazione di codici maligni. Il risultato è una crescita significativa del volume di malware e di infezioni. Poiché l'utilizzo aziendale di dispositivi mobili è aumentato, i cybercriminali hanno diversificato il target includendo nuove piattaforme. Nonostante le più comuni minacce alla cyber sicurezza siano aumentate, sono stati alcuni gruppi di «hacktivisti» politicamente motivati ad attirare l'attenzione dei media. Nel 2011 l'emergenza di LulzSec e Anonymous ha segnato una svolta dall'hacking a scopo di lucro all'hacking come forma di protesta. Gli hacktivisti hanno generato il caos divulgando documenti e attaccando siti di aziende di alto profilo e addirittura di appaltatori di difesa. Lulzsec ha dominato le prime pagine dei giornali nella prima metà dell'anno con gli attacchi a Sony, PBS, al Senato americano, alla CIA, all'affiliata dell'FBI InfraGard e ad altri, per poi disperdersi dopo 50 giorni. Ultimamente, gli utenti aziendali tendono sempre più a lavorare non dall'ufficio o da casa, ma da altri luoghi rispetto all'abituale posto di lavoro. Poiché i dipendenti possono accedere a informazioni aziendali sensibili dai loro computer di casa, smartphone e tablet, la consumerizzazione dell'information technology a volte denominata «portati il tuo dispositivo» o BYOD (bring your own device), è diventata una delle cause più recenti della vulnerabilità dei dati. I device mobili forniti dall'azienda, inoltre, ampliano ulteriormente la superficie di attacco, così come accade con l'aumento dei servizi cloud e con l'uso dei social media;
secondo il sondaggio online di Sophos, che ha chiesto agli utenti se la loro azienda consenta l'utilizzo di laptop, desktop o telefoni personali per il lavoro, quasi il 50 per cento degli intervistati ha risposto affermativamente, mentre un altro 10 per cento ha invece dichiarato di preferire soluzioni diverse. I cybercriminali lanciano costantemente attacchi progettati per penetrare le difese digitali e rubare dati sensibili e finora quasi nessun portale online si è dimostrato immune alle minacce o ai danni. I SophosLabs hanno identificato una media di 30.000 nuove pagine web infettate al giorno, più dell'80 per cento delle quali si trovano su server innocenti che sono stati attaccati dai cybercriminali per renderli parte del problema. Inoltre, secondo il Ponemon institute, l'85 per cento di tutto il malware, inclusi virus, worms, spyare, adware e cavalli di Troia vengono dal web. Oggi, i drive-by download sono diventati la minaccia più grande e, nel 2011, un kit del crimeware conosciuto come «Blackhole» si è classificato al primo posto tra le maggiori minacce web;
il sondaggio online condotto da Sophos ha svelato come il 67 per cento degli intervistati ritenga che il malware sia in aumento rispetto al 2010. Windows potrebbe essere il sistema operativo più

attaccato, ma i vettori primari per l'hacking di Windows sono stati i file PDF o Flash 13. Nonostante i regolari aggiornamenti di Microsoft volti a porre rimedio alle vulnerabilità del sistema operativo windows, i sistemi di delivery del contenuto sono rimasti il maggior punto debole su qualsiasi sistema operativo. Nel 2011, l'emergenza malware per Mac ha superato quella per Windows. Nonostante i problemi di malware per Windows siano indubbiamente più grandi della minaccia per Mac, gli avvenimenti del 2011 dimostrano agli utenti Mac che la minaccia malware è reale. Molti fattori impatteranno il panorama della sicurezza information technology nel 2012 e negli anni seguenti: tra questi, nuovi attacchi che sfrutteranno i social media e le applicazioni integrate, oltre ad attacchi mirati a piattaforme non-windows e a tecnologie mobile di pagamento, come sottolineato nel report. «I cyber criminali puntano sempre più in alto e la sfida per le aziende consiste nell'evitare che le loro capacità di sicurezza non collassino quando vengono adottate nuove tecnologie», afferma Mark Harris, vice presidente dei Sophos Labs di Sophos. «E poiché continuiamo ad accedere alle informazioni in modi differenti, da device diversi in luoghi diversi, gli strumenti di sicurezza devono essere in grado di «proteggere ovunque» - dai desktop ai dispositivi mobile e smart, fino al cloud. Tuttavia, fatto ancora più importante e spesso trascurato, i cybercriminali continueranno ad attaccare la preda più facile: le basi della sicurezza come il patching e la gestione delle password rimarranno dunque una sfida significativa» -:
quali iniziative di competenza i Ministri intendano adottare al fine di arginare le minacce alla sicurezza che possono invalidare i sistemi informatici delle aziende italiane.
(4-15255)

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con decreto ministeriale 19 settembre 2008 è stato bandito un concorso interno a 108 posti (elevati poi a 291 con decreto ministeriale 3 luglio 2009) per l'accesso al corso di formazione professionale per la nomina a vice sovraintendente della Polizia di Stato;
il citato concorso ha portato all'assunzione nel ruolo di 291 unità su una graduatoria di 1.300 idonei;
successivamente con decreto ministeriale 23 luglio 2009 è stato bandito un ulteriore concorso interno, sempre per la nomina di vice sovrintendente della Polizia di Stato, per 116 posti, poi portato a 350 unità;
quest'ultimo concorso ha portato all'assunzione nel ruolo di 350 unità su una graduatoria di ulteriori 1.300 idonei;
l'attuale carenza nella pianta organica del ruolo di sovrintendenti della Polizia di Stato richiederebbe a breve l'indizione di un nuovo concorso, il che comporterebbe un onere di spesa sicuramente superiore a quello da affrontare in caso di scorrimento delle due graduatorie di idonei, rispettivamente quella del concorso bandito con decreto ministeriale 19 settembre 2008 e quella del concorso bandito con decreto ministeriale 23 luglio 2009 -:
se non ritengano, necessario ed urgente, sia in considerazione della necessità di copertura degli organici del ruolo in questione sia alla luce della economicità richiesta dall'attuale situazione della finanza pubblica, predisporre uno straordinario provvedimento ministeriale che porti allo scorrimento delle due graduatorie degli idonei al ruolo di vice sovrintendente della Polizia di Stato.
(4-15257)

JANNONE. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nell'ultimo rapporto nazionale, il 12o, di SOS-Impresa, l'associazione di Confesercenti che si occupa della tutela degli imprenditori che denunciano le attività

malavitose, compare almeno una ventina di volte il nome della città Modena. Non solo per le numerose operazioni antimafia, ma anche per l'incremento di reati legati al gioco d'azzardo, all'usura, alle estorsioni, ai danneggiamenti a scopo intimidatorio. A cui si aggiunge un'intensa attività in ambito economico-imprenditoriale. «I dati relativi al territorio modenese - fa sapere Confesercenti Modena - denotano un deciso e preoccupante balzo in avanti del crimine organizzato. Continuare a parlare di tentativi di infiltrazione oggi rappresenta non più che un modo elegante per misconoscere la gravità del problema. Problema fin troppo reale, presente, ma orfano ancora di quei mezzi sufficientemente adeguati al suo effettivo contrasto». Sono le parole del pentito Domenico Bidognetti a raccontare che Modena così come l'Emilia Romagna «È terra di conquista per i casalesi» e non solo. «I Casalesi - come riportato nel rapporto - sono arrivati in Emilia in un primo momento per fornire supporto logistico e, poi, per agevolare penetrazioni finanziarie illecite nel mercato immobiliare e nella gestione di impresa». Dalla mappa che traccia SOS-Impresa, sono gli appalti in particolare quelli per le grandi opere, il canale che continua ad essere preferito dalle cosche per insediarsi sul territorio. I soggetti criminali inoltre, sono presenti, in particolar modo, nella provincia di Modena, soprattutto nell'area che abbraccia i comuni di Castelfranco Emilia, Nonantola, Bomporto, Soliera, San Prospero, Bastiglia e Mirandola. È lungo poi l'elenco delle operazioni antimafia dove il nome della città è citato più volte: dalla «Minotauro» in cui emerse il ruolo di alcuni trasportatori che importavano la cocaina a Modena, alle operazioni «San Cipriano» e «Pressing II» del 2010, che portarono in carcere persone legate ai clan dei casalesi;
sono 2000, secondo SOS-Impresa i commercianti e imprenditori in regione taglieggiati, il 5 per cento del totale. E tra le città indicate Modena occupa il secondo posto dopo Bologna. «La crisi economica - denuncia inoltre il rapporto - in un'area caratterizzata da un'imprenditorialità diffusa ha creato quel terreno fertile nel quale l'usura si è insinuata quale credito sussidiario a quello bancario (...) nel triangolo Modena Reggio Emilia e Parma, si segnala la presenza consolidata di gruppi camorristici del casertano attivi anche nelle pratiche usurarie e della 'ndrangheta che gestisce da anni il comparto delle bische clandestine e del gioco d'azzardo. Non è poi immune da infiltrazioni nemmeno la filiera agroindustriale. Nel rapporto, infatti, Modena è citata come la provincia in cui ci sono caporali che operano nel settore della macellazione, in cui lavoratori extracomunitari sono assunti in nero e attraverso l'intermediazione di finte operazioni di facchinaggio. «Negli anni in Emilia sono aumentati i casi di somministrazione illegale di manodopera (...) un nuovo caporalato che si sviluppa anche attraverso l'utilizzo di operative spurie (...) i costi del lavoro si riducono notevolmente (...) si arriva a risparmiare fino a 12 euro l'ora per operaio»;
«è una mafia liquida, in movimento che tende a privilegiare i territori ricchi, come appunto quello modenese, nei quali investire gli ingenti proventi delle attività malavitose - ha dichiarato Giovanni Tizian, il giornalista modenese oggi sotto scorta, in occasione della presentazione del suo libro Gotica qualche giorno fa presso la sede di Confesercenti Modena - A quanto riportato dall'ultimo rapporto SOS-Impresa su Modena vanno aggiunti altri e non meno preoccupati fattori tuttora motivo di indagine quali le transazioni di denaro sospette e gli incendi dolosi: circa 350 negli ultimi anni quelli ai danni di pubblici esercizi, cantieri, mezzi da lavoro, auto e altro. Elementi che non escludono il radicamento della criminalità organizzata; che non dismette i metodi tradizionali usura estorsioni, intimidazioni e che si muove sullo stretto confine che corre tra la legalità e l'illegalità. Oggi il "pizzo" si è fatto servizio. I mafiosi al Nord si fanno imprenditori per lavorare nell'economia legale appoggiandosi ad insospettabili avvocati e direttori di banca; acquisiscono sempre più potere e nessun

settore può dirsi al riparo. I servizi che offrono, dallo smaltimento dei rifiuti, al movimento terra, all'edilizia, al facchinaggio grazie all'immensa liquidità in loro possesso, sono a prezzi irrisori e tali da sbaragliare ogni sorta di concorrenza. Per questo i piccoli comuni risultano più esposti alle infiltrazioni e molto appetibili alle mafie, come ai privati. Situazione quella creatasi, in cui il silenzio - ricorda Tizian - e la crisi economica, si stanno rivelando alleati fondamentali della criminalità organizzata»;
«Le nostre preoccupazioni aumentano dunque, di fronte all'agire della criminalità organizzata sul nostro territorio. Non solo la situazione modenese è seria e allarmante - pone in rilevo Confesercenti Modena ricordando come anche recentemente siano emersi episodi di imprenditori vittime di usura - ma mostra in primo luogo che per troppi anni il problema seppur manifestatosi è stato sottovalutato. Al punto, che oggi è forse opportuno parlare più di radicamento piuttosto che di tentativi di infiltrazione. Pur ritenendo fondamentale quindi tenere alta la guardia oltretutto in una situazione economica di sofferenza come quella attuale, occorrerà compiere nuovi e ulteriori passi in avanti nei termini di prevenzione, contrasto e repressione. C'è la necessità di un rafforzamento degli organici, a partire dall'adeguamento alle reali esigenze della realtà modenese, della struttura investigativa operativa sul territorio e in diretto contatto con la DDA di Bologna, come pure di incrementare l'attività di intelligence. È poi nostro auspicio, visto l'interessamento da parte del Ministro dell'Interno Cancellieri e la sollecitazione a tal senso del consiglio della Regione, sia costituito al più presto un ufficio della DIA in Emilia Romagna. Tra le misure inoltre che istituti di credito e istituzioni dovrebbero favorire nel contrasto alla criminalità organizzata vi è anche quella di migliorare l'accesso al credito per le imprese»;
«le mafie - continua Confesercenti - non si combattono solo con la repressione ma agevolando anche lo sviluppo, che deve avvenire nella legalità. Favorire l'accesso al credito quindi significa mettere le imprese in condizioni di continuare ad operare legalmente ed allontanarle da determinate situazioni di criticità che potrebbero avvantaggiare solo le mafie. Ma soprattutto sarà importante l'impegno di tutta la società - a partire dal mondo associativo e imprenditoriale già attivo nella denuncia del fenomeno - anche a segnalare concretamente e in primo luogo alla Procura della Repubblica tutte quelle situazioni in cui vi è la percezione dell'attività delle organizzazioni mafiose» -:
quali interventi i Ministri intendano adottare al fine di contrastare la diffusione di organizzazioni malavitose nel territorio emiliano;
quali forme di aiuto siano allo studio per supportare le imprese che, in difficoltà finanziaria, in un contesto di credit crunch rischiano di rivolgersi a fonti di finanziamento illecite.
(4-15266)

COMMERCIO e LOMBARDO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in Sicilia esistono due stazioni sciistiche invernali ubicate sull'Etna: Etna Nord nel territorio di Linguaglossa ed Etna Sud nel territorio di Nicolosi;
a partire dalla stagione sciistica 2011/2012 il dipartimento di pubblica sicurezza della polizia di Stato ha deciso, in base ad un taglio lineare delle spese previste dal Ministero dell'interno, la cessazione del servizio e la conseguente cancellazione delle unità operative che operavano a Etna Nord;
la cessazione del servizio è inopinatamente coincisa con l'apertura di due nuovi impianti nella stazione sciistica di Linguaglossa-Etna Nord che si sono affiancati all'impianto già aperto da alcuni anni con un conseguente aumento dei fruitori delle piste e del territorio interessato;

già nella scorsa stagione il personale della polizia di Stato era stato ridotto a due sole unità a Etna Nord e tre unità a Etna Sud e nonostante tutto nel periodo 2010-2011 sono stati effettuati circa 220 soccorsi; diversi servizi di prevenzione attraverso campagne di sensibilizzazione con le scolaresche per la sicurezza sulla neve; il controllo della sicurezza delle piste con oltre 40 contestazioni amministrative e numerosi servizi di ordine pubblico in occasione di manifestazioni internazionali relative a specialità di sci alpino, snowboard e sci di fondo;
la legge 24 dicembre 2003, n. 363 «Norme in materia di sicurezza nella pratica degli sport invernali da discesa e da fondo» all'articolo 21. recita testualmente «(...) la Polizia di Stato, il Corpo forestale dello Stato, l'Arma dei carabinieri e il Corpo della guardia di finanza, nonché i corpi di polizia locali, nello svolgimento del servizio di vigilanza e soccorso nelle località sciistiche, provvedono al controllo dell'osservanza delle disposizioni di cui alla presente legge e a irrogare le relative sanzioni nei confronti dei soggetti inadempienti»;
con la soppressione della pattuglia della polizia è venuto a mancare, nella stazione sciistica di Etna Nord, l'organo abilitato e specializzato al soccorso su pista -:
quali iniziative il Ministro interrogato abbia intenzione di assumere al fine di ripristinare nuovamente l'unità operativa della polizia di Stato presso gli impianti sciistici di Linguaglossa-Etna Nord in modo tale da garantire la necessaria sicurezza e il controllo degli impianti.
(4-15268)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CENTEMERO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la sezione ad indirizzo sportivo costituisce una delle articolazioni del sistema dei licei, definite all'articolo 3, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 89, nell'ambito di revisione dell'assetto ordinamentale, organizzativo e didattico dei percorsi di istruzione liceale;
lo schema di regolamento recante l'organizzazione della sezione ad indirizzo sportivo è stato approvato, in prima lettura, dal Consiglio dei ministri dell'8 settembre 2011;
il Consiglio nazionale della pubblica istruzione ha espresso, nella seduta del 14 dicembre 2011, il proprio parere favorevole sullo schema di regolamento recante l'organizzazione della sezione ad indirizzo sportivo, a condizione che vengano accolti i rilievi espressi e i suggerimenti avanzati;
nell'intervista pubblicata sul quotidiano La Stampa il giorno 5 marzo 2012 il Ministro interrogato ha dichiarato che «nell'anno scolastico 2013-2014 si partirà con le lezioni» della sezione ad indirizzo sportivo -:
in quali tempi sarà possibile approvare in modo definitivo lo schema di regolamento recante «Organizzazione della sezione ad indirizzo sportivo ai sensi dell'articolo 3, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 89», in considerazione dell'importanza che ciò avvenga entro tempi che garantiscano l'annuale definizione degli organici.
(5-06353)

CENTEMERO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nell'ambito di revisione dell'assetto ordinamentale, organizzativo e didattico dei percorsi di istruzione liceale l'articolo 3, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 89, stabilisce che all'organizzazione dei percorsi delle sezioni bilingue, delle sezioni ad opzione internazionale, di liceo classico

europeo, di liceo linguistico europeo e ad indirizzo sportivo si provvederà con distinto regolamento adottato ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, e successive modificazioni, sulla base dei criteri previsti dal presente regolamento;
è stato redatto uno schema di regolamento sull'organizzazione della sezione ad indirizzo sportivo, il quale è già stato approvato, in prima lettura, dal Consiglio dei ministri dell'8 settembre 2011 e ha ottenuto parere favorevole dal Consiglio nazionale della pubblica istruzione nella seduta del 14 dicembre 2011, a condizione che vengano accolti i rilievi espressi e i suggerimenti avanzati -:
se il Ministro abbia intenzione di procedere alla definizione di schemi di regolamento relativi anche all'organizzazione dei percorsi delle sezioni bilingue, delle sezioni ad opzione internazionale, di liceo classico europeo, di liceo linguistico europeo nell'ottica di proseguire la revisione dell'assetto dei percorsi liceali, così come previsto dal decreto del Presidente della Repubblica 5 marzo 2012, n. 89.
(5-06358)

Interrogazioni a risposta scritta:

ROSSA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la sentenza della Corte Costituzionale del 26 febbraio 2010 ha dichiarato illegittimo il limite fissato dalla finanziaria del 2008 al numero degli insegnanti di sostegno;
con sentenza depositata il 29 febbraio 2012 ed immediatamente esecutiva il Tribunale Amministrativo regionale della Liguria dispone che lo studente con handicap ha diritto ad avere l'insegnante di sostegno durante tutte le ore della sua permanenza a scuola;
la sentenza segue il ricorso presentato dai genitori di uno studente affetto da «alterazione globale dello sviluppo psicologico» che frequenta la seconda classe della scuola media Doria-Pascoli di Genova e al quale da settembre erano state ridotte le ore di sostegno, passando da 22 dello scorso anno a 15 dell'anno scolastico in corso;
con sentenza del 1° marzo 2012 il TAR Liguria ha emesso una seconda sentenza riguardante una studentessa con deficit attitudinale che frequenta la scuola Pertini di Savona;
il giudice, definendo «il docente di sostegno una figura di riferimento per l'alunno», dispone che la sentenza sia eseguita dall'autorità amministrativa;
la Consulta regionale per l'handicap aveva già denunciato i tagli delle ore di sostegno nella regione Liguria, reclamando che venisse rispettato il rapporto minimo di un insegnante di sostegno ogni due alunni;
nella provincia di Genova vi sono, rispetto all'anno scorso, 480 iscritti disabili in più;
i sindacati della scuola avevano rilevato che in alcune realtà territoriali, come la scuola media Doria-Pascoli, vi fossero solamente due docenti di sostegno per 6 ragazzi disabili, ovvero un rapporto di uno a tre;
nella regione Liguria sono stati assegnati 2.344 insegnanti di sostegno, 1.232 nella provincia di Genova;
gli studenti affetti da disabilità sono 4.916 nella regione, 2.593 nella provincia di Genova -:
se sia a conoscenza di quanto riportato in premessa;
come intenda adoperarsi per dare seguito alle sentenze sopramenzionate, garantire agli alunni disabili l'insegnante di sostegno durante l'intero orario scolastico, nonché prevedere la necessità di rispettare il rapporto di uno a uno nei casi di alunni con handicap particolarmente gravi, integrando il numero degli insegnanti dove

occorre e, negli altri casi rispettare, il rapporto minimo di un insegnante di sostegno ogni due alunni.
(4-15252)

IANNACCONE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. - Per sapere - premesso che:
a numerosi dirigenti scolastici delle regioni Campania e Sicilia sono pervenute in questi giorni comunicazioni di risoluzione del rapporto di lavoro da parte dei competenti uffici scolastici regionali e diniego della concessione di proroga fino al 67esimo anno di età, richiesta dai dirigenti;
quasi tutte le comunicazioni fanno riferimento, quale fonte del provvedimento, al comma 20 dell'articolo 24 del decreto-legge n. 201 del 2011, convertito, con modificazioni dalla legge n. 214 del 2011. In realtà quel comma dice tutt'altro: anzi, precisa che a partire dal 1o gennaio 2012, i requisiti per la risoluzione del rapporto di lavoro con la pubblica amministrazione debbano essere quelli, più elevati, recati dalla nuova normativa in materia di pensionamento;
la norma vigente in materia rimane l'articolo 72, comma 11, del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008. Quel comma, più volte rimaneggiato dal legislatore, prevede per le pubbliche amministrazioni la facoltà, non l'obbligo, di risolvere il rapporto di lavoro al compimento del limite massimo di anzianità contributiva utile. Ed anche la recente legge di stabilità (n. 183 del 2011, articolo 16, comma 1) si limita a richiamare la vigenza di quella norma, sia pure vincolando le amministrazioni ad utilizzarla in caso di soprannumero;
nella regione Campania quest'anno si è dovuto far ricorso all'istituto della reggenza per ben 90 scuole, né serve richiamare il dimensionamento compiuto ad inizio 2012 dalla giunta regionale visto che non creerà soprannumero tra i dirigenti ove si tiene conto delle scuole date a reggenza e del naturale turn over per raggiunti limiti di età (67 anni);
le diverse comunicazioni emanate in questi giorni parlano, invece, di una sorta di automatismo cui gli uffici regionali menzionati sarebbero tenuti, facendo vaghi riferimenti a pronunciamenti della funzione pubblica che risultano irreperibili sui siti istituzionali;
alcuni direttori regionali richiamano in vita «retroattivamente» i requisiti che vigevano fino al dicembre scorso, ma che oggi sono superati dalle nuove disposizioni. Nel momento in cui questi provvedimenti vengono emanati, i requisiti per cessare dal servizio sono diversi e più elevati -:
quale sia e se esista una disposizione che obblighi le direzioni di dismettere d'ufficio tutti i dirigenti che si trovano nelle condizioni indicate;
se tali provvedimenti siano coerenti con la linea politica del Governo dal momento che tutto l'intervento legislativo effettuato dal Governo sulle pensioni si ispira ad una «ratio» dichiarata che prevede l'innalzamento dell'età pensioinabile;
quali provvedimenti urgenti intendano assumere per evitare che ci sia una palese disparità di trattamento e di ingiustizia nei confronti dei dirigenti scolastici che hanno raggiunto il limite di età di 65 anni ed ai quali è stato opposto il diniego della proroga fino al 67o anno di età.
(4-15265)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:

ZAMPA, GHIZZONI, PES, LENZI, BOSSA, MADIA, COSCIA, SCHIRRU, DE PASQUALE, MOTTA, VILLECCO CALIPARI, RUBINATO, AMICI, CENNI, D'ANTONA, PERINA, CARFAGNA, CONCIA,

SBROLLINI, PICIERNO, SAMPERI, LO MORO, CARLUCCI, LIVIA TURCO, D'INCECCO, VELO, BONGIORNO, FRONER, MELANDRI, MURER, DI GIUSEPPE, MIOTTO, GNECCHI, ROSSA, SERVODIO e POLLASTRINI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
anche i recenti fatti di cronaca confermano che la violenza contro le donne è un fenomeno allarmante e in costante crescita;
le donne subiscono più forme di violenze e da diverse autori: amici, parenti, datori e colleghi e di lavoro, conoscenti e sconosciuti;
i partner sono responsabili nella maggioranza degli stupri e che le violenze domestiche sono in maggioranza gravi o molto gravi;
secondo i dati fomiti dalla ricerca Istat 2006 «La violenza e i maltrattamenti contro le donne dentro e fuori la famiglia», sono più di 2 milioni le donne che hanno subito comportamenti persecutori (stalking), più di 7 milioni le donne che hanno subito violenza psicologica e più di 1 milione le donne che hanno subito violenza sessuale prima dei 16 anni;
nella quasi totalità dei casi le violenze non sono denunciate, fenomeno imputabile anche a fattori di tipo culturale. È infatti ormai noto che l'autocensura da parte delle donne aggrava le spirali di violenza che possono raggiungere livelli aberranti e criminali;
spetta alle Istituzioni favorire e sostenere la scelta della denuncia e promuovere tutte le azioni necessarie per educare le nuove generazioni alla cultura dei diritti delle persone e alla non violenza;
non si comprendono le ragioni per le quali ad esempio la RAI continua a non programmare la proiezione del tv-movie, prodotto da Rai Fiction e Claudia Mori, Troppo amore, diretto da Liliana Cavani, che affronta il delicato tema della violenza sulle donne e che rappresenta il primo di una collana di quattro episodi dal titolo Mai per amore. Questa proiezione, dedicata al tema della violenza su una giovane donna, potrebbe infatti contribuire a sensibilizzare l'opinione pubblica su questo drammatico fenomeno. Questa collana di episodi, già presentata in anteprima in diverse rassegne cinematografiche, attende di essere messa in onda da diversi mesi e la sua programmazione era, come più recente ipotesi, prevista per il gennaio scorso;
secondo le interroganti sarebbe stato utile e necessario trasmettere questo tv movie in occasione dell'8 marzo, giornata dedicata alla parità dei diritti tra donne e uomini -:
quali azioni si intende intraprendere per promuovere una maggiore conoscenza degli strumenti anche normativi, legge n. 38 del 2009, a tutela delle donne vittime di violenze e di persecuzioni;
come si intenda favorire presso le giovani generazioni la cultura del rispetto dei diritti delle persone.
(3-02155)

Interrogazione a risposta in Commissione:

SCHIRRU. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il giorno 25 gennaio 2012, presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, si è svolta una riunione per l'esame della situazione aziendale della Italcementi spa, presenti i rappresentanti Italcementi spa, Organizzazioni sindacali FILLEA - CGIL, FILCA, CISSL, FeNEAL, UIL, RSU;
Italcementi è presente su tutto il territorio nazionale e opera nel settore della produzione leganti idraulici occupando complessivamente 2448 unità lavorative;
l'11 gennaio 2012 la società ha presentato istanza di esame congiunto per

richiesta di cassa integrazione guadagni straordinaria per crisi aziendale della durata di 12 mesi;
la crisi dichiarata della produzione leganti idraulici è in relazione alla crisi del settore edilizio e dei materiali da costruzione, nello specifico con una caduta di volumi di commercializzazione che ha superato nell'ultimo triennio il 30 per cento;
con una riduzione delle vendite dei leganti idraulici intorno ai 3.000.000 di tonnellate annue;
Italcementi, per arginare la contrazione di mercato, ha operato razionalizzando la matrice distributiva e chiudendo 7 centri di macinazione e 8 centri di consegna. Ha fermato inoltre la linea di cotture di Bordo San Dalmazzo e diverse sospensioni temporanee presso le varie sedi;
pur avendo prodotto risultati apprezzabili, tali operazioni non sono state sufficienti ad un riequilibrio accettabile dell'andamento economico-gestionale dell'azienda;
l'azienda, in accordo con le parti, e in funzione di una prevista ulteriore flessione per l'anno 2012, ha dunque individuato nello strumenti della cassa integrazione guadagni straordinaria la soluzione più consona per accompagnare Italcementi verso un piano di risanamento e la contemporanea gestione delle eccedenze:
come si legge dal verbale di accordo stilato, il piano di risanamento si incentrerà su efficientamento organizzativo complessivo e delle singole unità; insourcing di professionalità dedite alla manutenzione fino ad ora affidate ad appalti esterni con conseguente ridimensionamento delle ditte esterne in lavori continuativi; contenimento dei costi di gestione;
a decorrere dal 1o febbraio 2012 si è fatta richiesta la cassa integrazione guadagni straordinaria per un numero massimo di 198 unità lavorative distribuite sul territorio nazionale, 11 delle quali in Sardegna presso l'unità produttiva di Samatzai (Cagliari);
i lavoratori da sospendere a zero ore settimanali, e in rotazione, verranno individuati in base alle specifiche esigenze tecnico-organizzative e produttive aziendali;
l'azienda nel periodo di cassa integrazione guadagni straordinaria si è impegnata a ricollocare i lavoratori presso altre imprese presenti sul territorio, a formare e riqualificare il personale, ad attivare procedure di mobilità, a realizzare progetti di auto-imprenditorialità e al raggiungimento dei requisiti pensionistici;
secondo i dati recentemente pubblicati dalla stampa, la cassa integrazione a febbraio 2012 sale del 49,1 per cento: tornano a crescere le richieste da parte delle aziende dei sussidi per i cassaintegrati. Secondo i dati dell'Istituto di previdenza italiano (Inps), si tratta di una inversione di tendenza rispetto agli ultimi quattro mesi, in cui i disoccupati erano in calo;
la cassa integrazione ordinaria chiesta dalle imprese industriali è aumentata del 56 per cento rispetto ad un anno fa, mentre la cassa integrazione guadagni ordinaria relativa al settore edile registra una diminuzione tendenziale del 21,5 per cento. Questa diminuzione va interpretata: laddove la cassa integrazione guadagni ordinaria diminuisce, vi è per contro un aumento della cassa integrazione guadagni straordinaria, a causa delle numerose crisi aziendali e di mercato;
considerata la grave crisi economica che investe tutti i settori produttivi e in particolare quello edile, con picchi nelle regioni più a rischio disoccupazione quali la Sardegna, che nel settore edile dal 2008 ad oggi ha perso oltre il 40 per cento degli occupati;
dall'accordo Italcementi in premessa non si evince un piano di sviluppo, di nuova strategia commerciale o programma aziendale finalizzato al recupero di tutte le

unità produttive distribuite su tutto il territorio nazionale e citate nell'accordo, senza che venga esclusa una triste anteprima di possibili licenziamenti che, allo stato attuale, preoccupa gli stessi sindacati -:
quali iniziative urgenti intenda assumere il Ministro interrogato per sostenere il rilancio del settore dell'edilizia, compatibilmente con una politica che sia di sviluppo e rilancio che non si basi soltanto sugli ammortizzatori sociali;
quali iniziative intenda attuare per salvaguardare i livelli occupazionali di tutti gli stabilimenti Italcementi, tutelando in special modo quei lavoratori che - conclusosi il periodo di cassa integrazione guadagni straordinaria - a causa della crisi rischiano la disoccupazione, se non accompagnati da un preciso programma di ricollocazione nella stessa azienda.
(5-06352)

Interrogazioni a risposta scritta:

MISIANI e SANGA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il gruppo tedesco Novem Car Interior Design GmbH, fra i leader mondiali specializzati nella produzione di interni in legno per automobili di alta gamma, ha annunciato un piano di riorganizzazione dello stabilimento di Bagnatica (Bergamo);
in base a tale piano, la direzione aprirebbe la procedura di mobilità per 90 operai diretti, 18 operai indiretti e 21 impiegati, portando gli addetti dello stabilimento dagli attuali 289 a 160 dipendenti;
le rappresentanze sindacali unitarie e le organizzazioni sindacali hanno espresso parere contrario al piano di riorganizzazione, chiedendo all'azienda di non aprire la procedura di mobilità, presentare un piano industriale per i prossimi cinque anni, valutare l'utilizzo di tutti gli ammortizzatori sociali previsti dalla legge e prevedere un incontro a livello di gruppo e non solo di stabilimento;
l'impatto sociale della ristrutturazione della Novem sarebbe rilevante, con la perdita di 129 posti di lavoro in un periodo particolarmente difficile per il sistema produttivo della provincia di Bergamo -:
quali iniziative si intendano adottare per salvaguardare l'occupazione e le prospettive industriali dello stabilimento di Bagnatica della Novem
(4-15236)

BITONCI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
organi di stampa locale (Gazzettino di Padova di Mercoledì 7 Marzo 2012) riportano la notizia secondo la quale il 15 luglio 2011 l'Istituto nazionale di previdenza sociale (INPS) di Padova ha inviato una comunicazione per una verifica della titolare alla Signora Lidia Antonello, 55 anni e malata dall'età di 25 di sclerosi multipla alla richiesta della quale il medico curante della Signora Antonello ha, certificando la grave situazione fisica della signora stessa, comunicato la impossibilità allo spostamento e chiedendo al contempo la visita a Cittadella;
il 6 ottobre 2011 giunge dall'Inps una intimazione a presentarsi ad una seconda visita per il giorno 12 ottobre, dove viene tuttavia specificato come, in caso di assenza della Signora Antonello, «si procederà alla sospensione della prestazione» e alla quale, come qualche mese prima, veniva fornita dal medico curante comunicazione di impossibilità corredata da certificazione medica successivamente alla quale l'Inps non faceva pervenire alcun responso;
il 16 febbraio 2012 la signora Lidia è venuta a mancare e il giorno 20 febbraio i famigliari comunicano all'ente il decesso per bloccare l'erogazione della pensione quando però, qualche giorno fa, una raccomandata

a firma del direttore, ha specificato che «la prestazione viene sospesa a partire da marzo 2012 poiché la Signora non si è presentata alla visita di verifica del 12 ottobre 2011» -:
quale sia l'orientamento del Ministro sulla vicenda sopra esposta e se non intenda adottare gli opportuni provvedimenti per verificare la modalità con la quale l'Inps effettua i controlli ed adoperandosi perché i controlli dello stesso Istituto nei confronti di persone che certificano regolarmente l'impossibilità allo spostamento, possano effettivamente avvenire presso il domicilio del paziente.
(4-15237)

JANNONE. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione. - Per sapere - premesso che:
milioni di bambini vivono nelle aree urbane senza avere accesso ai servizi di base. La denuncia è al centro del rapporto Unicef «La condizione dell'infanzia nel mondo 2012: Figli delle città», dedicato ai bambini ed ai ragazzi che vivono negli ambienti urbani. Sono più di un miliardo e il loro numero continua ad aumentare. «Entro il 2020 - dichiara il presidente dell'UNICEF Italia, Giacomo Guerrera - quasi 1,4 miliardi di persone vivranno in insediamenti non ufficiali e negli slum. Già oggi, nel mondo, una persona su 3 che abita in città vive in una baraccopoli. In Africa 6 su 10». Dal rapporto si comprende come oggi le città rappresentino lo scenario prevalente di iniquità e disparità sociali, tra le cui vittime, i bambini sono i soggetti più vulnerabili. Esclusione e marginalità sociale sono gli effetti di una condizione dicotomica globale, di cui i contesti urbani sono l'espressione più evidente: le disparità nell'accesso ai servizi igienico-sanitari, all'istruzione, al diritto alla proprietà, alla protezione e a un ambiente sano rappresentano gli ostacoli maggiori all'inclusione e all'equità;
le aree maggiormente degradate nei contesti urbani spesso catalizzano fenomeni di crescente violenza in cui bambini e ragazzini ne sono tanto le vittime quanto gli autori. In alcune aree del mondo, entrare a far parte di una banda è un'esperienza comune per molti giovani (l'età media dell'iniziazione è di 13 anni), che crescono così nell'abitudine alla violenza. Inoltre, le famiglie non sono in grado di sostenere i costi per l'istruzione dei propri figli e scelgono così di impiegarli nel lavoro. A Delhi, in India, per esempio, poco più del 54 per cento dei bambini degli slum frequentava la suola primaria nel 2004-2005, rispetto al 90 per cento dei bambini della città. Una recente ricerca condotta a San Paolo, in Brasile, Casablanca, in Marocco e Lagos, in Nigeria, ha riscontrato che il 20 per cento delle famiglie più povere spende più del 21 per cento del reddito familiare per la scuola, testimonianza concreta del fatto che l'istruzione pubblica è praticamente inesistente;
nel 2010, quasi 8 milioni di bambini sono morti prima di aver raggiunto i cinque anni di età. I più esposti al rischio vivono in insediamenti non ufficiali. Il più alto tasso si registra in Somalia (180 decessi ogni 1.000 nati vivi). Nelle bidonville del Bangladesh, il tasso dei bimbi morti prima del loro quinto compleanno supera del 79 per cento i decessi registrati nelle altre aree urbane, e del 44 per cento quelli delle aree rurali. A Nairobi - dove i due terzi della popolazione vive in insediamenti non ufficiali sovraffollati - si contano 151 bambini morti su 1.000 nati vivi. In Cina, nel 2008, 27,3 milioni di bambini (circa il 10 per cento dei bambini cinesi) sono migrati all'interno del Paese con i propri genitori. Un recente studio su 12 Paesi ha riscontrato che un bambino migrante su cinque tra i 12 e i 14 anni e uno su due tra i 15 e i 17 anni si sono spostati senza un genitore. Si ritiene che, nella sola India, almeno quattro milioni di bambini emigrino stagionalmente, da soli o con le famiglie;

i dati dimostrano che nel 2010 si sono ammalati meno bambini rispetto agli anni precedenti (un quarto in meno che nel 2005), grazie al miglioramento nell'accesso ai servizi di prevenzione durante la gravidanza e l'allattamento. Ma, nonostante questi progressi, nel 2010 circa 1.000 bambini al giorno hanno contratto il virus HIV dalla propria madre, attraverso la trasmissione verticale. I servizi e le cure mediche per le donne in gravidanza sono ancora spesso inaccessibili, per i costi o per la lontananza territoriale. In tutto il mondo, 2,2 milioni di adolescenti tra i 10 e i 19 anni, convivono con l'HIV, per la maggior parte inconsapevoli della loro sieropositività;
nei distretti urbani più poveri, un litro di acqua costa 50 volte di più che nei quartieri più ricchi. L'accesso inadeguato all'acqua potabile e l'insufficienza della quantità di acqua necessaria ai fabbisogni igienici quotidiani, minaccia la salute dei bambini che abitano gli slum e favorisce il diffondersi di epidemie. Dal canto suo, il direttore generale dell'UNICEF, Anthony Lake, afferma: «Dobbiamo investire di più nelle città, focalizzando maggiormente l'attenzione nel fornire servizi ai bambini che più hanno bisogno». Ed ancora: «Quando pensiamo alla povertà, le immagini che tradizionalmente ci vengono in mente sono quelle dei bambini nei villaggi rurali. Oggi, sempre più bambini vivono nelle baraccopoli e sono tra i più svantaggiati e vulnerabili al mondo, privati della maggior parte dei servizi di base e del diritto di crescere bene. Escludendo questi bambini che vivono negli slum non solo li priviamo della possibilità di sviluppare il proprio potenziale, ma priviamo anche le loro società di benefici economici che derivano da una popolazione urbana in buona salute e ben istruita» -:
alla luce delle problematiche emerse dal rapporto Unicef, che possono essere estese, con le dovute limitazioni del caso, anche al nostro Paese, quali interventi i Ministri intendano adottare al fine di monitorare lo status dei bambini nelle aree urbane di maggior degrado;
quali iniziative i Ministri intendano adottare al fine di migliorare la qualità della vita dei bambini che vivono in aree disagiate.
(4-15249)

BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'occupazione giovanile e gli ammortizzatori sociali sono due punti fondamentali su cui si concentra il dibattito sulla riforma del lavoro poiché la crisi ha coinvolto numerosi gangli vitali del sistema economico mondiale e fra le emergenze prioritarie c'è quella relativa al mercato del lavoro e all'occupazione;
il Governo si è posto ben presto l'obiettivo di rivedere le regole che sovrintendono il mercato del lavoro, attraverso razionalizzazioni che possano tagliare gli sprechi senza pregiudicare i diritti che, in periodi come questo, diventano sempre più necessari;
per quanto riguarda il cosiddetto mercato giovanile, è innegabile che esista in Italia una frattura generazionale tra giovani e adulti: se tra questi i disoccupati sono l'8 per cento, nei giovani la percentuale sale al 30 per cento. La stessa Unione europea richiede da tempo un piano di riforme in grado di rendere fluido il mercato del lavoro e ridurre la disoccupazione riportandola nella media europea;
secondo una ricerca commissionata da un noto quotidiano ad un centro studi, nel periodo 2007-2011 l'indice di occupati al di sotto dei 25 anni è sceso del 24 per cento, mentre quello di disoccupati è salito del 36 per cento, con un +23,5 per cento per le donne;
anche la disoccupazione di lunga durata, che riguarda più della metà di chi cerca di lavoro, ha subito un aumento nel medesimo periodo, pari al 54 per cento, con un aumento di persone che non cercano

più lavoro del 23,6 per cento. Le prospettive non sembrano essere migliori: nel 2012 è previsto un calo dell'occupazione dello -0,6 per cento e così anche nel 2013, facendo saltare circa 219 mila posti di lavoro nel biennio;
è facile, leggendo i dati, comprendere quanto la situazione sia delicata, lo stesso Presidente del Consiglio dei ministri ha dichiarato che «gli ammortizzatori vanno ammodernati perché le tutele siano rafforzate in prospettiva di una maggiore flessibilità economica»;
per quanto riguarda i cosiddetti ammortizzatori sociali, il Governo sembra intenzionato a riformarli per realizzare un sistema coordinato di regole che riguardino sia la cassa integrazione che le indennità di mobilità e disoccupazione;
la necessità nasce dall'esigenza di tutelare i soggetti a rischio che la precedente normativa non tutelava, ma anche di mettere ordine tra le misure messe in piedi in maniera non sistematica nell'attesa di uscire dalla crisi, misure molto spesso frammentate e differenti a seconda della regione;
volendo distinguere si può partire dalla differenza tra ammortizzatori tradizionali e quelli più recenti e, all'interno di questi ultimi, tra quelli utilizzabili in costanza di rapporto di lavoro e quelli che entrano in funzione quando il rapporto di lavoro viene cessato. La crisi ha provocato la moltiplicazione delle misure di sostegno, che si sono affiancate all'indennità di disoccupazione tradizionale;
in quest'ambito l'ordinamento giuridico ha inteso, da un lato, ampliare la platea dei lavoratori aventi diritto ai sostegni economici, meritoriamente, mentre dall'altro ha allargato il numero dei datori di lavoro a cui era riservata la possibilità di ricorrere agli ammortizzatori sociali, nonostante il fatto che, ad avviso degli interroganti, si debba tutelare il lavoratore disoccupato, non tanto un posto di lavoro nella speranza che l'imprenditore possa riattivarsi per renderlo nuovamente e autonomamente produttivo;
nei fatti, con strumenti come la cassa integrazione in deroga, si è inteso procedere attraverso l'estensione degli ammortizzatori sociali a quasi tutte le tipologie di lavoro dipendente, compreso apprendistato, lavoro a termine e lavoro somministrato e anche a tipologie d'impresa che prima erano escluse dalla cassa integrazione guadagni ordinaria o dalla cassa integrazione guadagni straordinaria quali aziende artigiane e studi professionali;
i sussidi economici e l'aumento dell'indennità nel caso di ricorso a contratti di solidarietà e alla possibilità di iscrizione nelle liste di mobilità da parte dei lavoratori destinati al licenziamento per giustificato motivo oggettivo in realtà imprenditoriali con meno di 15 dipendenti sono inoltre stati prorogati a tutto il 2012 dalla legge di stabilità;
sono stati previsti degli aiuti anche per la mobilità, dopo la deroga per i lavoratori prima esclusi dall'indennità concessa dal decreto-legge n. 185 del 2008 e dal decreto-legge n. 98 del 2011; inoltre attraverso il decreto milleproroghe (decreto-legge n. 216 del 2011) è stata prevista l'erogazione una tantum, fino al 31 dicembre 2012, dell'indennità anche per i collaboratori coordinati e continuativi;
oltre ai sussidi, che afferiscono alle politiche passive del lavoro, il Governo sta lavorando per le politiche attive, attraverso benefici che producano effetti a lungo termine. Per accedere a questi benefici il lavoratore deve dichiarare immediata disponibilità a rientrare nel mondo del lavoro o a compiere un percorso di reinserimento attraverso la riqualificazione professionale;
il lavoratore privo di impiego deve recarsi presso un centro per l'impiego a firmare la did (dichiarazione di immediata disponibilità), un atto di impegno che gli consente di accedere alle misure previste per lo stato di disoccupazione e di ottenere ogni tipo di sostegno al reddito;
i benefici corrispondono correttamente a degli obblighi, cioè il lavoratore

non può non sottoscrivere o rifiutare un percorso di riqualificazione, pena il decadimento dei benefici concessi. Ciò avviene anche in caso di partecipazione parziale al percorso o di rifiuto di un lavoro congruo: inquadramento a un livello retributivo non inferiore al 20 per cento rispetto a quello previsto nel lavoro precedente, distanza tra il posto di lavoro e la propria residenza inferiore a 50 chilometri, o raggiungibile in 80 minuti utilizzando un mezzo di trasporto pubblico -:
se i fatti narrati in premessa corrispondano al vero e, nell'eventualità positiva, pur plaudendo a quanto già fatto, quali siano le eventuali ulteriori iniziative che intenda assumere, ad iniziare dall'opera di persuasione delle parti sociali, necessaria a legislazione vigente, convocate dal Ministro interrogato il 12 marzo 2012 per discutere della riforma del mercato del lavoro, al fine di evitare che i diritti dei già garantiti possano fondarsi, in aperta violazione dell'articolo 1 e 3 della Costituzione sulla conculcazione dei diritti ivi affermati, che provocano il danno della precarietà a chi subisce la beffa di una concertazione funzionale al mantenimento dell'esistente, che ha come obiettivo primario la protezione dei lavoratori nella condizione giuridica attuale, fatta soprattutto di diritti maggiori per alcuni e di oneri insostenibili per altri, oggettivamente collaborando all'impoverimento complessivo, morale, culturale e non solo economico del Paese;
se non ritenga opportuno abbandonare completamente la logica di un sistema di assistenza di previdenza sociale funzionale agli interessi delle associazioni di interessi particolari, come i sindacati e Confindustria, perché basata maggioritariamente su un sistema che premia la tutela del posto di lavoro, quindi l'imprenditore, che può congelare quel posto a suo vantaggio, innanzitutto grazie a sovvenzioni pubbliche a discapito della tutela del lavoratore, del singolo, che potrebbe proseguire la sua attività lavorativa senza rimanere ancorato ad un'impresa le cui sorti sono quantomeno incerte, fatto dimostrato proprio dalla richiesta di aiuto, rendendo maggiormente dinamico e egualitario il sistema di previdenza stesso.
(4-15256)

BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
è ormai ben noto il fatto che moltissimi lavoratori sono invecchiati sul posto di lavoro senza uscire dalla precarietà: sono infatti oltre 5,3 milioni i lavoratori atipici in Italia, la metà dei quali compresi nella fascia tra i 30 e i 50 anni;
essi rappresentano oltre un terzo dei lavoratori subordinati. Nonostante la crisi, abbia colpito soprattutto i lavoratori precari, aumentano i contratti a tempo determinato (+14 per cento tra il 2004 e il 2010) a fronte invece di un calo dello 0,7 per cento degli occupati totali;
i lavoratori atipici sono invece aumentati dell'1,3 per cento, e i dipendenti a tempo parziale addirittura del 4,3 per cento. Nel frattempo si amplia come mai nel passato l'esercito dei cosiddetti Neet, cioè i giovani che non studiano né lavorano;
i dati emergono da un dossier illustrato il 7 marzo 2012 e sono numeri allarmanti, soprattutto per quanto riguarda i cosiddetti Neet. Nel terzo trimestre del 2011 essi hanno raggiunto il numero di 1,5 milioni, che rappresenta il record storico, 500 mila in più rispetto al 2004. Un aumento esponenziale che inciderà in modo pesante anche sul tasso di disoccupazione;
dallo studio è emersa il ricorso ad una pratica diffusa, consistente nell'utilizzare lavoratori formalmente autonomi titolari di partita Iva in modo forzato e, in alcuni casi come dipendenti. Sono infatti 828 mila i lavoratori autonomi con un unico committente che, per la loro debolezza contrattuale, non hanno alcuna tutela

e le loro retribuzioni, mediamente, risultano piuttosto basse. Di questi, 261 mila sono impegnati presso la sede del cliente e di questi, ultimi, se si prende in considerazione la reale autonomia negli orari di lavoro, sono ben 96 mila le condizioni lavorative che presentano chiari indicatori di subordinazione mascherata (l'11,60 per cento);
aumenta del 3 per cento il lavoro a tempo parziale, con il part-time volontario che diminuisce (-136 mila unità nel 2009), mentre quello involontario aumenta (+135 mila). Nel 2009 la quota dei part-time involontari sul totale raggiungeva quasi il 40 per cento superando il milione di unità, circa il 75 per cento delle quali di sesso femminile. I dati smentiscono il luogo comune in base al quale si suppone che le donne accettino volentieri un impiego a tempo parziale;
nel 2010 sono stati attivati 310.820 stage e tirocini, di cui 89.800 nell'industria e 221.020 nei servizi. Circa il 50 per cento dei tirocini è stato realizzato in micro imprese al di sotto dei 10 dipendenti. È notissimo l'abuso di queste fattispecie poiché questi lavoratori non sono utilizzati correttamente dalle imprese, che sfruttano tali forme lavorative per avere mano d'opera a basso costo. Inoltre, gli stagisti sono talvolta assegnati a mansioni di basso livello, a cui non viene associato alcun concreto percorso formativo;
l'iniquità della situazione descritta è nei fatti e non necessita di commenti ad avviso degli interroganti -:
quali iniziative urgenti intenda assumere, ad iniziare dall'opera di persuasione delle parti sociali, necessaria a legislazione vigente, convocate dal Ministro interrogato il 12 marzo 2012 per discutere della riforma del mercato del lavoro, al fine di evitare che i diritti dei già garantiti possano fondarsi, in aperta violazione dell'articolo 1 e 3 della Costituzione sulla conculcazione dei diritti ivi affermati, che provocano il danno della precarietà a chi subisce la beffa di una concertazione funzionale al mantenimento dell'esistente, che ha come obiettivo primario la protezione dei lavoratori nella condizione giuridica attuale, fatta di diritti per alcuni e oneri per altri, oggettivamente collaborando all'impoverimento complessivo, morale, culturale e non solo economico del Paese.
(4-15260)

NACCARATO e MIOTTO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in provincia di Padova nei comuni di Abano Terme e Montegrotto Terme è situata la più grande stazione fangoterapica d'Europa quanto a capacità ricettiva e forza lavoro;
nelle 120 aziende di questo bacino termale i lavoratori coinvolti nell'attività sono 5.000 ma contando l'indotto si giunge a 10.000 unità e le presenze giungono fino a 3.000.000 di visitatori all'anno da tutto il mondo;
l'attività termale presenta peculiarità molto spiccate poiché, oltre alle acque termali, sono presenti fanghi benefici noti per le proprietà curative di molte patologie;
per utilizzare ai fini terapeutici tali fanghi occorre una professionalità avanzata, che si è sviluppata nel bacino termale da molti anni e costituisce il valore aggiunto dell'offerta turistica dell'intera zona che comprende anche i comuni limitrofi e quindi interessa un ampio raggio di attività economiche rilevanti per un settore molto vasto della provincia di Padova e perfino della regione Veneto;
da anni i lavoratori del comparto termale soffrono una situazione complicata e difficile rispetto alle forme di mantenimento dei salari;
nel dicembre 1970 i lavoratori termo-alberghieri conquistarono il CCNL del settore a tempo indeterminato con possibilità di sospensione fino a 120 giorni annui (prevalentemente utilizzati da novembre a

marzo) durante i quali hanno sempre ricevuto il trattamento di disoccupazione ordinaria sino al 2005;
la legge n. 80 del 2006 originariamente pensata dal legislatore per gli artigiani fu poi estesa ai lavoratori termo-alberghieri limitando a 65 giorni annui il periodo in cui era possibile prestare ai lavoratori tale indennità in una serie di fattispecie che avrebbero dovuto essere specificate con decreto del Ministro del lavoro nei 60 giorni successivi;
già nel novembre 2005 il sottosegretario del Ministero del lavoro ravvisava la necessità di una integrazione del reddito per i periodi di sospensione dal lavoro per i lavoratori termo-alberghieri analoga a quella dell'anno precedente all'entrata in vigore della legge n. 80;
il decreto attuativo fu emanato un anno dopo senza risolvere la questione e nel 2008, mutato l'Esecutivo, il Ministro Damiano riconobbe, accanto ai 65 giorni di disoccupazione la possibilità di applicare la cassa integrazione ordinaria per il periodo eccedente i 65 giorni purché vi fosse un accordo territoriale, che ne riconosceva la necessità;
tale situazione è stata finanziata in bilancio sino al cambio di Governo del 2008, mentre successivamente sono intervenute le regioni che hanno sostituito la Cassa integrazione ordinaria con la cassa integrazione ridotta finanziata con fondi europei;
infine l'articolo 19 del decreto n. 185 del 29 novembre 2008 convertito dalla legge n. 2 del 2009 ha modificato nuovamente la materia estendendo fino a 90 giorni il periodo di disoccupazione ma subordinandone l'applicazione all'integrazione da parte dell'ente bilaterale composta da lavoratori e aziende;
nel maggio 2009 in una lettera del direttore Golino della direzione Inps si sostiene che il Ministero ha affermato di essere favorevole all'applicabilità ai lavoratori termali dell'indennità di cui all'articolo 19, comma 1, del decreto-legge n. 185 del 2008 «in quanto prevale l'occasionalità e la no prevedibilità delle sospensioni dell'attività lavorativa»;
l'ente bilaterale del bacino termale ha natura provinciale ed ha consentito interventi nei periodi di sospensione dal lavoro negli anni 2009/2010 e 2010/2011 grazie ad un piccolo avanzo di cassa che ora è terminato;
i lavoratori e i sindacati hanno calcolato che anche applicando loro il contratto dei lavoratori stagionali, non solo si aumenterebbe la precarietà di un settore che necessita di alta professionalità, ma sarebbero necessarie maggiori risorse di quante non siano sufficienti a rifinanziare l'ente bilaterale che garantisce la copertura dei loro salari;
naturalmente occorre adeguare il finanziamento dell'ente bilaterale, per garantire l'ammortizzatore sociale a questa tipologia di lavoratori che hanno già manifestato la disponibilità a partecipare al rifinanziamento stesso, restando inteso che in tale ipotesi vi sarebbe per l'INPS una minore spesa -:
se sia al corrente dei fatti esposti in premessa;
se ritenga di inserire la questione dei lavoratori termo-alberghieri del bacino termale euganeo all'ordine del giorno dello studio in corso sugli ammortizzatori sodali;
in particolare se intenda assumere iniziative normative per eliminare dalla normativa l'attuale subordinazione della disoccupazione all'intervento dell'ente bilaterale;
quali iniziative intenda assumere per agevolare l'accordo delle parti sociali, temporaneamente, per l'anno in corso in attesa dei tempi della riforma, rispetto alla necessità di rifinanziare l'ente bilaterale, nel caso non si trovi altra via per garantire ai lavoratori termo-alberghieri una adeguata copertura di ammortizzatori sociali.
(4-15263)

BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il Ministro interrogato è intervenuta in materia di pari opportunità, sostenendo esplicitamente che: «La riforma del mercato del lavoro dovrebbe interessare moltissimo alle donne». Dopo avere convocato per il prossimo 16 marzo 2012 l'incontro con le parti sociali per la riforma, il Ministro interrogato si è espressa in tema di occupazione femminile, proprio nel corso di un convegno sulle cosiddette quote rosa nel seguente modo: «Ci sono troppi osservatori, troppe commissioni e troppi pochi risultati. L'obiettivo deve essere di un'occupazione delle donne al 60 per cento»;
l'Istat ci informa che ad oggi il dato è fermo al 46,9 per cento;
il Ministro ha ancora affermato che la riforma del mercato del lavoro deve essere, di conseguenza più «inclusiva» perché gli unici incentivi presenti per migliorare l'occupazione delle donne «funzionano poco, a meno che non ci simetta una valanga di risorse»;
il punto di snodo del ragionamento del Ministro è quello di pensare all'impiego femminile «non solo come un diritto» e che il problema è proprio il fatto che di questo argomento se ne parli molto senza agire;
«Discutiamo troppo di donne» ha aggiunto il Ministro interrogato, «oggi dovremmo essere nello stadio nel quale le donne lavorano, magari con una certa flessibilità, perché questa è la normale vita di un adulto e non solo per contribuire al reddito familiare. Il lavoro dovrebbe essere espressione della propria personalità»;
il Ministro ha poi elencato quelle che considera priorità quali le importanti tematiche dei congedi di paternità obbligatori, della conciliazione tra lavoro e famiglia e delle regole contro le dimissioni in bianco -:
in quale modo ritenga di poter raggiungere tali traguardi di civiltà, posto che sino ad ora il vigente ordinamento giuridico e gli attori di tale ha fatto di tutto pur di evitare il raggiungimento degli obiettivi fondamentali e condivisibili, ad avviso degli interroganti, su cui si è espressa.
(4-15267)

...

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:

MANCUSO, BOCCIARDO, BARANI, DE LUCA e GIRLANDA. - Al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro per gli affari europei. - Per sapere - premesso che:
il 26 febbraio 2012 la Commissione europea, con lettera di costituzioni in mora, ha aperto una procedura di infrazione (n. 2011/2231), nei confronti dell'Italia e di altri 12 Stati membri a causa del ritardato adeguamento alla normativa dell'Unione europea sull'allevamento delle galline ovaiole;
nel provvedimento si chiedono solleciti interventi per ovviare alle carenze nelle garanzie di benessere animale che tale ritardo sta causando e, in particolare per il rispetto del divieto di utilizzo delle gabbie «non modificate», già stabilito con la direttiva 1999/74/CE (recepita con il decreto legislativo n. 267 del 2003);
in base alla normativa vigente le galline ovaiole devono essere tenute nelle cosiddette «gabbie modificate» e avere a disposizione maggiore spazio per nidificare, razzolare e appollaiarsi;
gli stati membri interessati hanno due mesi per rispondere;

spesso gli allevatori preferiscono pagare le sanzioni previste, ritenute irrisorie, piuttosto che affrontare gli investimenti necessari ad adeguare gli impianti;
l'Italia non è stata in grado di fornire alla Commissione europea alcun dato sulla stima di non conformità dei sistemi di allevamento alla data del 1o gennaio 2012 -:
quali iniziative intenda intraprendere il Governo per assicurare il rispetto delle direttive europee sull'allevamento delle galline ovaiole.
(4-15233)

MANCUSO, BOCCIARDO, BARANI, DE LUCA, GIRLANDA e DI VIRGILIO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il 31 marzo del 2006 gli ispettori del Ministero della salute diedero parere favorevole al riconoscimento di Istituto a carattere scientifico del centro anti tumori Candiolo, alle porte di Torino;
condizione necessaria per l'ottenimento del riconoscimento era la nascita della fondazione del Piemonte per l'oncologia, ente giuridico di diritto privato senza scopo di lucro di cui sono soci fondatori la regione e la fondazione Piemontese per la ricerca sul cancro presieduta da Allegra Agnelli;
la fondazione del Piemonte per l'oncologia è stata creata nel 2008 e dal 1 gennaio 2010 gestisce e sviluppa le attività di ricerca e assistenza clinica;
il riconoscimento di Istituto a carattere scientifico, però, ancora non è stato ufficialmente accordato al Centro Candiolo;
il tumore è, purtroppo, la malattia del secolo e l'attività dei centri di ricerca è fondamentale per combatterla -:
se il Governo intenda assicurare in tempi brevi il riconoscimento di istituto a carattere scientifico al centro tumori Candiolo.
(4-15239)

FUCCI e DISTASO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 16, comma 8, del decreto-legge n. 98 dei 2011 sancisce la nullità delle norme, dichiarate incostituzionali dalla Corte costituzionale, della regione Puglia per stabilizzare 530 dirigenti medici precari attraverso la legge regionale n. 40 del 2007;
ferme restando le responsabilità della giunta regionale che a suo tempo adottò un provvedimento di stabilizzazione palesemente incostituzionale invece di cercare una soluzione più ponderata a un problema certamente reale, l'improvvisa uscita di scena di questi dirigenti medici ha già in parte determinato ricadute molto pesanti sul quotidiano funzionamento della sanità pugliese in termini di quantità e qualità delle prestazioni sanitarie erogate ai cittadini pugliesi;
tale consapevolezza era stata fatta propria anche dalla Commissione XII della Camera dei deputati che, esaminando in sede consultiva il decreto-legge n. 98 del 2011, nella seduta del 14 luglio 2011 esprimeva un parere contenente un espresso riferimento in materia;
nel dicembre 2011 la regione Puglia è però sembrata in grado di offrire finalmente una soluzione realistica proponendo forme di conciliazione che, in cambio della rinuncia da parte dei medici stessi interessati dalla vicenda ai ricorsi in essere per l'interruzione dei loro contratti, avrebbero dovuto portare al reintegro totale degli stessi;
tuttavia, arrivati già in marzo e quindi passati circa tre mesi fa, le procedure di conciliazione hanno subito uno stop come dimostra, tra tutti, il caso evidente della ASL Bat (provincia di Barletta-Andria-Trani) con le procedure di regolarizzazione già avviate per 31 medici e invece sospese fino a metà marzo in attesa di ulteriori decisioni da parte della ASL, alla luce degli orientamenti e delle decisioni che la giunta regionale deve prendere, per altri 42 loro colleghi;

ciò conferma una volta di più il carattere confuso e a volte contraddittorio da parte della giunta regionale benché anche il Parlamento, con il già citato parere della Commissione XII della Camera, si sia già formalmente schierato in favore della ricerca di forme di conciliazione e di reintegro dei medici stabilizzati;
l'articolo 117 della Costituzione inserisce la tutela dei livelli essenziali di assistenza, che è proprio quanto viene oggi messo a rischio in Puglia, tra i compiti di spettanza dello Stato -:
quali urgenti iniziative, per quanto di competenza e nel rispetto della sfera di autonomia delle regioni in materia di gestione della sanità, intenda assumere al fine di contribuire al buon esito della vicenda dei medici stabilizzati in Puglia e quindi di far sì che i cittadini di quella regione non subiscano inconvenienti e disservizi che, ad oggi, mettono oggettivamente a rischio l'integrale rispetto dei livelli essenziali di assistenza.
(4-15259)

HOLZMANN. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
le informazioni sulla conservazione e cottura e le principali caratteristiche dei prodotti alimentari costituiscono indicazioni importanti per i consumatori;
la maggior parte degli alimenti riporta queste indicazioni fondamentali con caratteri che sovente non vengono neppure stampati sulle confezioni, come nel caso della data di scadenza del prodotto, ma semplicemente incise e sono quindi poco visibili;
spesso le confezioni dei prodotti riportano in grande evidenza informazioni pubblicitarie, foto, disegni ed altri elementi grafici allo scopo di attirare l'attenzione del consumatore ma assai poca attenzione viene riservata alla corretta lettura delle informazioni più importanti e fondamentali;
molti consumatori sono anziani e comunque anche coloro che hanno un'età minore non sempre hanno una vista eccellente e quindi sono particolarmente esposti ad una non corretta conservazione e consumo dei prodotti alimentari -:
se il Ministro intenda intervenire su questa delicata materia assumendo ogni iniziativa, anche normativa, di competenza per costringere i produttori ad adottare un codice di comportamento al fine di prevedere uno spazio specifico sulle confezioni per le indicazioni fondamentali dei prodotti alimentari: peso, data di scadenza, modalità di conservazione, indicazioni sulla cottura o il consumo e valori energetici e, qualora le superfici delle confezioni di determinati prodotti non fossero sufficienti, abbinando dei fogli integrativi da contenere all'interno così come viene fatto per i farmaci.
(4-15264)

MANCUSO, BOCCIARDO, BARANI, DE LUCA e GIRLANDA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'ordinanza per la tutela dell'incolumità pubblica dall'aggressione dei cani non è più vigente dal 27 ottobre 2010;
il TAR del Lazio ha sospeso l'ordinanza per fumus boni juris;
in XII Commissione (affari sociali e sanità) è appena terminato l'esame emendativo di un testo unificato recante disposizioni volte a modificare la legge n. 281 del 1991 «Legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo» e contenente norme anche relative all'aggressione dei cani;
l'iter di approvazione del progetto di riforma potrebbe chiedere tempi relativamente lunghi;
fino all'approvazione finale del testo da parte dell'Assemblea si ha un vuoto normativo che porta ad un parallelo vuoto culturale;

la cronaca recente riporta, purtroppo, numerosi casi di aggressioni dell'uomo da parte di cani randagi, con esiti mortali -:
se il Governo intenda assumere ogni iniziativa di competenza, nelle more della definizione di una normativa organica, per la tutela dell'incolumità pubblica dall'aggressione di cani.
(4-15277)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la detenuta I.d.G., reclusa nel carcere romano di Rebibbia, deve scontare ancora sei anni per giungere al fine pena;
in carcere la detenuta, grazie ad un progetto realizzato dal consorzio di cooperative sociali onlus Artemisia, ha imparato a lavorare la pelle e il cuoio;
dal giugno 2010 Ld.G, è in articolo 21 e lavora presso il laboratorio di pelletteria sito non molto distante da Rebibbia;
il predetto laboratorio è stato voluto dal consorzio Artemisia per consentire a chi aveva imparato un mestiere, in carcere, di poter continuare a lavorare anche fuori;
sabato 14 gennaio 2012 la detenuta avverte un forte dolore all'addome e chiama al telefono la presidente volontaria del Consorzio Artemisia, chiedendole cosa fare, al che le viene risposto che avrebbe dovuto assolutamente chiamare il medico di guardia appena rientrata in Istituto e farsi visitare;
domenica 15 gennaio 2012 la detenuta chiama nuovamente la presidente volontaria del Consorzio Artemisia raccontandole che il medico del carcere le ha detto, in modo alquanto infastidito, che non era niente di grave e che aveva solo aria nella pancia;
nei giorni seguenti la detenuta continua ad avvertire forti dolori sicché giovedì 19 gennaio 2012 il medico del carcere le fa fare, sempre in istituto, un'ecografia addominale. La radiologa del carcere che esegue l'ecografia conferma alla detenuta di averle trovato aria nella pancia e del liquido, ma che comunque non c'è da preoccuparsi in quanto questo tipo di inconvenienti «possono dipendere da un virus»; dopodiché le fissa un appuntamento con la dottoressa di turno per il giorno successivo, venerdì 20 gennaio 2012;
la dottoressa del carcere di Rebibbia, di turno venerdì 20 gennaio 2012, consiglia alla detenuta I.d.G. di andare a farsi una Tac in una struttura privata posta all'esterno e di concordare con un medico, sempre privatamente, un ricovero per fare ulteriori accertamenti;
sabato 21 gennaio 2012 la detenuta chiama nuovamente al telefono la Presidente volontaria del consorzio Artemisia chiedendole di raggiungerla presso il laboratorio in quanto continuava ad accusare fortissimi dolori all'addome; dopodiché la detenuta veniva immediatamente portata al pronto soccorso del policlinico Umberto I dove le veniva diagnosticato: «Sospetto carcinoma ovario». In particolare l'Eco Addome evidenziava «un abbondante versamento ascitico fino allo scavo pelvico», mentre la Tac metteva in risalto una massa di tipo cistico di oltre 30 centimetri che comprimeva «sigma e dislocazione utero e vescica, pancreas, reni e area mesenterica. Più due altre formazioni a carico dell'ovaio»;
successivamente la presidente volontaria del consorzio Artemisia - attraverso gli agenti di custodia - avvertiva il direttore del carcere spiegandogli tutta la situazione, ovvero che la detenuta versa in condizioni molto gravi e che pertanto deve essere ricoverata d'urgenza presso il reparto di ginecologia del professor Benedetti Panici;
a seguito dell'intervento chirurgico, alla detenuta I.d.G. sono state asportate le ovaie, l'utero e l'appendice; ancora qualche giorno di ritardo e la donna non ce l'avrebbe fatta;

il diritto alla salute, sancito dall'articolo 32 della Costituzione, rappresenta un diritto inviolabile della persona umana, insuscettibile di limitazione alcuna ed idoneo a costituire un parametro di legittimità della stessa esecuzione della pena, che non può in alcuna misura svolgersi secondo modalità idonee a pregiudicare di diritto del detenuto alla salute ed alla salvaguardia della propria incolumità psico-fisica;
il trattamento sanitario riservato alla detenuta in questione secondo gli interroganti non è conforme alle leggi dello Stato e, soprattutto, a quanto previsto dagli articoli 3, 13 (comma 4), 27 (comma 3), 32 della Costituzione -:
di quali elementi dispongano sulla vicenda segnalata in premessa e quali iniziative intendano assumere, per quanto di competenza, al fine di chiarire le cause e le responsabilità della gravissima situazione verificatasi, nonché al fine di assicurare un'adeguata tutela del diritto alla salute dei detenuti.
(4-15279)

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
il 30 gennaio 2012, presso il Ministero dello sviluppo economico si è tenuto il tavolo di confronto tra i rappresentanti delle forze istituzionali regionali, provinciali e nazionali, le rappresentanze sindacali e i dirigenti della società Alpitour, in merito alla volontà dell'azienda di chiudere la sede storica di Cuneo;
in tale occasione, i rappresentanti delle realtà locali hanno ribadito la contrarietà alla decisione aziendale assunta, e la disponibilità a valutare percorsi alternativi per scongiurare le inevitabili ripercussioni negative, in termini di occupazione e di impoverimento del tessuto produttivo locale;
nonostante sia stata ribadita, anche dalle rappresentanze sindacali, l'importanza di tutelare il radicamento territoriale dell'attività produttiva e dei lavoratori stessi, il presidente dell'Alpitour ha confermato l'irrevocabilità della decisione assunta circa il trasferimento della sede a Torino nonché della vendita dell'azienda;
a seguito della volontà confermata dall'azienda durante il tavolo ministeriale di procedere alla riorganizzazione aziendale, il 20 febbraio 2012 è stato convocato dal sindaco di Cuneo un tavolo di crisi, al quale hanno partecipato numerosi sindaci, consiglieri regionali e provinciali, parlamentari, nonché rappresentanti delle organizzazioni sindacali, i quali hanno ribadito all'unanimità la necessità di mantenere l'unità produttiva di Cuneo, in considerazione della sua valenza strategica ed economica per il territorio interessato;
dare un forte impulso alla vertenza Alpitour, promuovendo l'innovazione e la valorizzazione delle specificità professionali presenti a Cuneo, rappresenterebbe un segnale importante dell'impegno assunto al tavolo ministeriale per la salvaguardia dell'unità produttiva;
in questa direzione, anche le organizzazioni sindacali, hanno manifestato la loro disponibilità ad un confronto mirato al rafforzamento produttivo aziendale che tuteli il radicamento territoriale sia dell'attività produttiva sia dei lavoratori;
più volte, gli interpellanti, hanno sottolineando la necessità di poter valutare il piano industriale nel suo complesso, ma ad oggi tale piano non sarebbe stato ancora presentato, facendo presagire che la decisione del trasferimento nasconda ben altri intenti, soprattutto se si considerano i risultati positivi e il buon andamento dell'attività della sede di Cuneo, conseguiti fino ad oggi -:
quale iniziativa intenda intraprendere il Ministro interpellato in particolare

per definire un nuovo e urgente incontro del tavolo ministeriale, di confronto in relazione alla vicenda di Alpitour, nel quale verificare il piano industriale della nuova proprietà sia in relazione al mantenimento dell'attività produttiva di Cuneo sia in ordine alla tutela dei livelli occupazionali.
(2-01402)
«Delfino, Damiano, Crosetto, Costa».

Interrogazioni a risposta in Commissione:

FRONER, VICO, ZUNINO e LULLI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
gli organismi notificati (notified body) sono enti di certificazione o laboratori designati dalle autorità governative nazionali per attuare i compiti legati all'applicazione delle procedure di conformità in ambito europeo;
nel mese di giugno del 2008 è stato approvato il regolamento (CE) n. 765/2008 concernente l'accreditamento degli enti notificati per le direttive di nuovo approccio tra cui la 97/23/CE - pressure equipment directive (PED);
detto regolamento impone che la notifica ministeriale, sulla cui base gli enti notificati possono operare, sia integrata dall'accreditamento svolto o dallo stesso Ministero competente per materia o da un ente unico nazionale a ciò delegato dalle strutture ministeriali, ovvero dai Ministri dello sviluppo economico, del lavoro e delle politiche sociali e della salute;
il regolamento è entrato in vigore nel mese di gennaio del 2010 senza che le strutture ministeriali interessate abbiano provveduto a rendere operativo il predetto sistema di accreditamento;
l'Unione europea, in assenza di documentazione comprovante l'avvenuto accreditamento, ha iniziato a cancellare dal NANDO (elenco degli organismi notificati in Europa) tutti gli organismi la cui notifica è in scadenza, mentre, per il reinserimento degli stessi nel citato elenco, richiede il rispetto del regolamento (CE) n. 765/2008 che prevede appunto l'integrazione della notifica con l'accreditamento;
le nuove notifiche o l'estensione delle esistenti trasmesse a Bruxelles non possono, quindi, dare luogo al reinserimento delle organizzazioni italiane nel NANDO, perché manca il passaggio dell'accreditamento;
i Ministeri coinvolti si sono trovati in difficoltà perché non erano in possesso delle strutture atte a gestire in proprio l'accreditamento, con le tempistiche della pubblica amministrazione italiana; si è giunti a un compromesso con l'Unione europea, secondo il quale, quest'ultima, avrebbe reinserito nell'elenco gli organismi precedentemente espulsi, a patto che i Ministeri competenti realizzassero alcuni audit di verifica su enti già notificati e che, nel frattempo, si creasse l'ente unico di accreditamento nazionale;
l'Unione europea ha comunque fissato al 31 dicembre 2011 la data limite per l'attuazione completa del regolamento (CE) 765/2008 diffidando l'Italia dal prevedere ulteriori proroghe;
nel 2011, si è dato luogo alla creazione dell'ente unico di accreditamento nazionale per il settore cogente (ACCREDIA) con convenzione datata 13 e 22 giugno 2011, la quale è divenuta operativa solo tra i mesi di ottobre e novembre del 2011, ma con tempi di risposta tra 6 e 12 mesi dalla presentazione della domanda di accreditamento;
nel frattempo l'Unione ha cancellato dal NANDO tutti i notified body (No.Bo.) italiani che andavano in scadenza (dei circa 35 inizialmente presenti per la PED ne residuano 10 tutti ormai in uscita), mentre ACCREDIA, ad oggi, ha emesso solo 3 accreditamenti a testimonianza della sua incapacità di soddisfare le pressanti richieste dei No.Bo. nazionali;

in tale situazione, i No.Bo. stranieri notificati dai relativi Ministeri - per la Germania addirittura senza scadenza - fanno «man bassa» dei clienti italiani, sostenendo che, se essi non sono nel NANDO, esistono certamente ragioni per la cancellazioni e che quindi non possono operare;
appare grave l'indifferenza mostrata fino ad oggi dai Ministeri interessati riguardo al necessario supporto all'industria nazionale, considerato che un ispettore straniero supporta a sua volta con la propria attività norme, strutture e produttori della propria nazione -:
quali iniziative i Ministri interrogati intendano assumere al fine di risolvere definitivamente il problema descritto in premessa che incide pesantemente sulla capacità competitiva degli organismi notificati italiani, costretti a competere, con un handicap di partenza, con i concorrenti europei.
(5-06349)

CARELLA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il consorzio Gaia, società pubblica del settore rifiuti commissariata, si trova in una situazione di emergenza a causa di un debito nei confronti della Cassa depositi e prestiti e del Ministero dell'economia, con le casse vuote a causa dei crediti che vanta nei confronti dei comuni ai quali eroga il servizio, comuni che riscuotono il ruolo dai cittadini ma che in molti casi non girano al consorzio lasciando i lavoratori senza stipendio;
il piano di salvataggio avviato nei mesi scorsi dalla giunta regionale del Lazio non vede luce;
come si apprende da notizie circolanti sui media il Governo, attraverso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti avrebbe imposto alla società Gaia di preparare e pubblicare un bando per rilevare il consorzio;
pare del tutto evidente che, se così stanno le cose, questa gara sia rivolta principalmente a offerte libere, magari per aprire le porte a qualche società poco onesta, che approfittando dell'emergenza economica possa fare enormi guadagni speculando su una situazione di crisi -:
quali iniziative intenda assumere per il rilancio del Consorzio Gaia e soprattutto per non disperdere quella specificità acquisita negli anni nel settore e con il vanto di essere una società pubblica, quindi a garanzia del bene comune e al corretto utilizzo degli impianti che la società possiede e gestisce;
quali iniziative intenda assumere affinché la stessa non possa essere rilevata da eventuali società che operano ai margini della legalità, considerando che sono sempre più frequenti le infiltrazioni di stampo camorristico proprio in questo settore e proprio nel sud del Lazio.
(5-06360)

BRANDOLINI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1 del decreto ministeriale 16 novembre 2006 «Certificazione di bilancio per gli enti cooperativi» pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 8 dell'11 gennaio 2007, stabilisce che gli enti cooperativi non aderenti ad alcuna associazione riconosciuta, che si trovino nelle condizioni previste dall'articolo 11 del decreto legislativo n. 220 del 2002, siano assoggettati alla certificazione annuale del bilancio da parte di una delle società di revisione iscritta nell'apposito elenco di cui all'articolo 15, comma 2, della legge n. 59 del 1992;
l'elenco delle società di revisione che sono abilitate ad effettuare la certificazione di bilancio agli enti cooperativi e loro consorzi non aderenti ad alcuna associazione è formato dal Ministero dello sviluppo economico direzione generale per le piccole e medie imprese e gli enti cooperativi divisione V - vigilanza, che ha emanato il decreto direttoriale 23 dicembre 2009. Il decreto all'articolo 1 determina

l'approvazione dell'elenco delle società di revisione abilitate e all'articolo 2 stabilisce che si provvederà ad aggiornare l'elenco «ogni anno» sulla base di eventuali nuove richieste e sulla base della persistenza o meno dei requisiti relativamente alle società già iscritte -:
per quali motivi non sia stato rispettato, dal 2009, l'aggiornamento annuale dell'elenco delle società di revisione che sono abilitate ad effettuare la certificazione di bilancio agli enti cooperativi e loro consorzi non aderenti ad alcuna associazione e quali provvedimenti intenda assumere il Ministro per riparare ai pesanti ritardi rispetto alle disposizioni del decreto ministeriale 16 dicembre 2006 e del decreto direttoriale 23 dicembre 2009 sopra citati, anche tenuto conto dell'invito dell'autorità garante della concorrenza e del mercato del 30 marzo 1995 sui criteri che hanno ispirato lo stesso decreto ministeriale.
(5-06362)

Interrogazioni a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
al 2011 sono 82 le istanze di permesso di ricerca e i permessi di ricerca di idrocarburi liquidi o gassosi in mare presentati al Ministero dello sviluppo economico. Sono invece 204 le istanze di ricerca e i permessi di ricerca in terra tra cui spiccano i 22 in Abruzzo che vanta il primato nel centro;
una situazione estremamente allarmante che non trova spazio nei vari livelli istituzionali a partire dal Governo;
oltre alle campagne mediatiche, alle manifestazioni plateali vanno necessariamente ed inevitabilmente affiancate azioni concrete nelle sedi competenti in primo luogo il Parlamento;
per le singole istanze già autorizzate c'è ancora la possibilità di inviare osservazioni di contrarietà, come previsto dalle norme europee, secondo le quali l'opinione degli enti locali è vincolante qualora questi progetti prevedano un elevato impatto ambientale;
occorre rivedere queste scelte legate alla localizzazione di reti per la ricerca e l'estrazione di gas e petrolio ed intervenire altresì, nel caso, per annullare ogni tipo di decisione presa e/o da prendere circa la petrolizzazione, con la quale rischiano di soccombere intere economie locali costruite e costituite da artigiani, piccole e medie imprese, esercizi turistici e attività commerciali e con il rischio che scompaiano precocemente tutte quelle aziende agricole che puntano sul biologico e sulla genuinità del prodotto enogastronomico;
è evidente, dunque, che le trivellazioni non hanno alcun senso da ogni punto di vista compreso quello occupazionale. Una seria politica in linea con i recenti accordi internazionali sui cambiamenti climatici, a partire dal traguardo europeo al 2020 (20 per cento di risparmio energetico, 20 per cento di produzione energetica da fonti rinnovabili, 20 per cento di riduzione emissioni di CO2), consentirebbe infatti, secondo le stime della Commissione europea, un risparmio annuo fino a 8,5 miliardi di euro;
la soluzione, pertanto, è data dalle energie rinnovabili, puntare su una politica energetica e per uno sviluppo economico ecosostenibili. In Italia puntare sulle fonti energetiche rinnovabili, ed in particolare su quella solare, eolica e geotermica, può rappresentare una straordinaria occasione per creare nuova occupazione e ridurre la dipendenza dalle importazioni di greggio, oltre a stimolare la ricerca e l'innovazione tecnologica. La strada da seguire è dunque quella di valorizzare le risorse naturali - sole, vento, acqua, biomasse e calore del sottosuolo - a seconda delle potenzialità locali -:
se non ritenga indispensabile avviare iniziative normative al fine di modificare la normativa in materia di ricerca e coltivazione

delle risorse geotermiche e di permessi di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi in terraferma e in mare;
se intenda avviare il blocco dell'iter autorizzativo per tutte le istanze e di modificare la legislazione vigente prevedendo il divieto assoluto di ogni ulteriore installazione in tutta l'estensione del mare Adriatico di competenza nazionale;
se il Governo non ritenga necessario farsi promotore, verso l'Unione europea, di una nuova normativa che preveda che non vengano installate piattaforme petrolifere in mare a una distanza dalla costa inferiore minimo a 160 chilometri, distanza applicata in altri Paesi e ritenuta misura fondamentale di sicurezza.
(4-15246)

TIDEI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
a Civitavecchia, ormai da qualche anno, è stata convertita a carbone la produzione di energia della centrale Enel di Torre Valdaliga Nord;
la costruzione della nuova centrale a carbone ha determinato l'ennesima servitù per il territorio di Civitavecchia;
l'accettazione del carbone ha causato una profonda divisione e lacerazione sociale fra la popolazione con ripercussioni anche nelle famiglie;
la politica ha reso questa condizione accettabile mediante una serie di accordi scritti e alcuni soltanto declinati;
la divisione ENEL GEM, committente da cui dipende il cantiere di Torrevaldaliga Nord ha deciso di chiudere lo stesso cantiere in data 29 febbraio 2012;
tale decisione è stata presa in modo unilaterale e poi comunicata al sindaco della città, il quale ha mantenuto tutto sotto silenzio e senza darne comunicazione al consiglio e alle parti politiche e sociali;
tale interruzione avviene senza prima avere completato i lavori;
la decisione assunta si diversifica nel metodo e nella sostanza con quanto è avvenuto con altri cantieri operanti in Italia. Il cantiere di La Spezia è rimasto aperto - difatti - per circa trent'anni, quello di Brindisi è aperto ininterrottamente da quarant'anni, quello del Sulcis è aperto ininterrottamente da trentacinque anni;
il sottoscritto ritiene opportuno sottoporre al Ministro interrogato la vicenda di cui sopra in considerazione che la decisione assunta comporta un aggravamento del deficit occupazionale per Civitavecchia e il suo comprensorio, già gravemente colpito sotto questo aspetto negli ultimi anni;
per ciò che riguarda l'aspetto particolare dell'attività dell'Enel, va altresì considerato: l'Enel prese presso la sede della Presidenza del Consiglio l'impegno a promuovere a fianco dell'attività industriale il mantenimento per Enel distribuzione della sede di zona di Civitavecchia (80 dipendenti) delle attività della società, di sfera e di altre attività e che ciò avrebbe implementato il carico diretto e indiretto del lavoro nel comprensorio;
è in programma da parte di Enel distribuzione il declassamento della zona a sede di unità operativa, con diminuzione del personale per circa 50 (cinquanta) unità;
oggi assistiamo in rapida successione alla chiusura del cantiere e alla relativa perdita di posti di lavoro sia in Enel che nell'indotto;
assistiamo, altresì, alla demolizione delle strutture che avrebbero permesso la nascita nell'ex cantiere del campus di Enel University e l'eventuale collocazione di altre attività lavorative, come la ricerca e la formazione;
il bosco, previsto nella Convenzione fra Enel e comune non è stato ancora messo a dimora -:
se il Ministro intenda verificare se le notizie riportate in premessa corrispondano

al vero e quali iniziative intenda assumere per scongiurare che le decisioni assunte vengano messe in atto.
(4-15247)

JANNONE. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'edilizia, per definizione, è uno dei settori più efficaci dal punto di vista anticiclico, più potenti come generatori di occupazione, più utili quando si tratta di rimettere in moto un'economia schiantata dalla recessione. Il problema è che «il settore è al disastro». Quattro anni di recessione stanno letteralmente spazzando via il comparto. Sono oltre 300.000 i posti di lavoro persi (pari al 25 per cento del totale), che salgono a 380.000 se si considera l'intera filiera delle costruzioni. Più di 60.000 imprese chiuse (meno 15 per cento). Ridotti a quasi nulla gli investimenti in opere pubbliche. Edilizia privata completamente ferma. Le amministrazioni pubbliche, dal canto loro, accumulano ritardi nei pagamenti alle imprese, le banche non fanno più credito e così i piccoli imprenditori si vedono costretti a ricorrere alle procedure concorsuali, che vedono un aumento esponenziale di fallimenti e, purtroppo, anche di suicidi;
ad aggravare la situazione concorrono anche la crescita del lavoro nero, grigio e sommerso, l'espansione del caporalato a tutte le latitudini, nonché l'assunzione di operai con contratti precari. Si moltiplicano le procedure di riduzione del personale per fine lavori e il ricorso alla cassa integrazione, che interessano realtà produttive in prevalenza medio-piccole. Secondo i dati dei costruttori dell'Ance, il 2011 ha chiuso con una riduzione degli investimenti in costruzioni del 5,4 per cento; una ulteriore diminuzione del 3,8 per cento è prevista per il 2012. In cinque anni, dal 2008 al 2012, il settore delle costruzioni avrà perso il 24,1 per cento in termini di investimenti, tornando sui livelli della metà degli anni '90. Risultati molto negativi segnano la produzione di nuove abitazioni che nel quinquennio avrà perso il 40,4 per cento; in forte calo è anche l'edilizia non residenziale privata con una diminuzione del 23,3 per cento. Per i lavori pubblici, la riduzione degli investimenti, nello stesso periodo si attesta al 37,2 per cento ma se si tiene conto dell'andamento negativo già in atto dal 2005 il calo produttivo raggiunge il 44,5 per cento. Continua ad ampliarsi il ricorso alla cassa integrazioni guadagni: il numero delle ore autorizzate dalla Cassa integrazione guadagni per i lavoratori del settore è cresciuto da circa 40 milioni di ore nel 2008 a 104 milioni nel 2010, e secondo stime sindacali quella straordinaria nel 2011 è cresciuta del 126,7 per cento rispetto al 2010. Con riferimento all'occupazione dipendente, e considerando che la diminuzione delle ore lavorative è di circa il 20 per cento dall'inizio della crisi, si stima che i posti di lavoro persi nelle costruzioni siano circa 300.000. Considerando anche gli effetti sui settori collegati, la perdita occupazionale complessiva sale a circa 380.000 unità;
la crisi si è rivelata talmente disastrosa da aver praticamente costretto imprenditori e sindacati di categoria a una inedita alleanza. Nel dicembre del 2010 insieme organizzarono gli «Stati generali dell'edilizia». A metà febbraio 2012 i costruttori dell'Ance si sono appellati al Presidente del Consiglio dichiarando il default del settore. Il 3 marzo 2012 invece Fillea-Cgil, Filca-Cisl e FenealUil hanno organizzato una manifestazione nazionale a Roma chiedendo al Governo un confronto per sbloccare risorse per riaprire i cantieri e una lotta serrata al lavoro irregolare e alle infiltrazioni della criminalità. Antonio Correale, leader della Feneal-Uil, chiede al Ministro dello sviluppo economico di non occuparsi solo di Tav: «apprezziamo, ma ci auguriamo che mostri la stessa solerzia nel pronunciarsi sulla/realizzazione di altre opere fondamentali per il Paese, infrastrutture, prevenzione e cura del territorio, a partire dal Sud. Il nostro settore non chiede favori,

non chiede privilegi, chiede invece di essere ancora una volta il volano che serve all'economia italiana per ritrovare la via dello sviluppo»;
Walter Schiavella, numero uno della Fillea-Cgil, concorda, ma lega la crisi al confronto in corso sull'articolo 18. «La situazione dell'edilizia, dove c'è il massimo di precarietà e temporaneità sia in entrata che in uscita spiega - è la dimostrazione che la flessibilità non porta affatto investimenti e crescita. Noi vogliamo lavoro: lavoro tutelato, regolare, pulito, e chiediamo ammortizzatori sociali efficaci che non possono certo essere a costo zero. Così non resistiamo più». L'agenda sindacale è molto vicina a quella dei costruttori. «Siamo allo stremo - chiarisce Paolo Buzzetti, presidente dell'Ance - per questo chiediamo innanzitutto un rapido intervento sul problema dei pagamenti della pubblica amministrazione, per andare ragionevolmente verso tempi di pagamento fisiologici. Secondo, interventi per riaprire i flussi del credito bancario. Terzo, investimenti concreti da parte dello Stato: ogni volta si parla di miliardi e miliardi fantomatici «sbloccati» per le megaopere, ma già sarebbe importante che venissero finanziate adeguatamente anche operazioni «piccole» ma strategiche ed utili, come il recupero delle scuole e il riassetto idrogeologico. Sappiamo che non ci sono soldi e che serve rigore - conclude Buzzetti - ma non chiamiamo in causa l'Europa solo quando si parla di sacrifici. Copiamola anche sui pagamenti in tempi giusti e su aiuti fiscali, ad esempio per le ecoristrutturazioni degli immobili -:
quali iniziative il Governo intenda adottare, al fine di rilanciare il settore relativo all'edilizia, sia pubblica che privata.
(4-15248)

BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
ogni volta che si compra un qualsiasi dispositivo capace di contenere musica o video si paga una maggiorazione di prezzo per indennizzare i titolari dei diritti d'autore del mancato versamento dell'equo compenso per le copie private;
non si tratta di un volume d'affari risibile, tutt'altro: per un iPod shuffle da 2 Gb la Apple è tenuta a versare 5,15 euro; per un IPod Classic da 160 Gb, 16,10 euro. Ovviamente a pagare sono i consumatori che subiscono l'aumento dei prezzi;
esso, introdotto in Italia sin dagli anni novanta per i supporti registrabili (si consideri che l'avversione strumentale allo sviluppo tecnologico è fatto antico, tanto che per i produttori discografici già le mitiche audiocassette rappresentavano una calamità tecnologica che avrebbe distrutto il mercato musicale mondiale) il prelievo per l'equo compenso fu esteso poi agli apparecchi atti a registrare. Oggi, che di fatto i supporti son spariti e tutto circola sulle reti duplicandosi in continuazione, si pagano compensi per presunti diritti d'autore su tutti i nostri dispositivi elettronici, anche se non si dovesse duplicare una sola opera protetta. Si paga non solo sulle apparecchiature destinate alla registrazione (o meglio all'archiviazione), ma anche sui dispositivi digitali destinati alla sola riproduzione (che tecnicamente duplicano) e quelli «polifunzionali»: i decoder, le consolle di videogiochi, e ovviamente anche sui telefonini, i tablet e potenzialmente sulle nuove smart TV dotate di memoria interna;
l'equo compenso incassato con il prelievo forzoso sulla vendita di tutti i dispositivi tecnologici atti all'archiviazione ad avviso degli interroganti è sempre parso come uno dei sintomi inequivocabili dell'inaccettabile sbilanciamento della legge sul diritto d'autore a favore della dei titolari dei diritti connessi;
è infatti necessario aver ben chiaro che l'imposizione di cui stiamo parlando è un indennizzo che non ha nulla a che fare con la pirateria ed i danni da questa derivanti;

il «compenso» infatti non è previsto per il download illegale o per la duplicazione abusiva - per questi casi i titolari vorrebbero addirittura l'adozione di provvedimenti penali, non il ricorso ad una semplice tassa - ma è previsto per la cosiddetta copia privata, ovvero la facoltà legalmente riconosciuta a chi legittimamente possiede un esemplare dell'opera di duplicarla per la propria esclusiva fruizione personale e senza alcun fine commerciale;
per questa minimale limitazione alla loro «proprietà esclusiva» è previsto un compenso per autori e produttori. Ovviamente nessun consumatore lo paga scientemente e per la verità non viene neppure in mente di doverlo pagare, tanto appare illogico, iniquo e inefficiente;
ad esempio nel caso di acquisto di un DVD, non si comprende perché pagare di nuovo per vederlo sul portatile in montagna trasferendolo sull'hard disk del pari, se si acquista un CD, non vi sono dubbi sul fatto di poterlo trasferire sull'iPod o sul P.C. Eppure si deve pagare anche per quello;
per gli acquisti in download l'eccezione della copia privata non è proprio prevista, quindi non sarebbe previsto neppure il compenso, ma il prelievo è presuntivo e lo si paga comprando qualsiasi dispositivo, anche se da 10 anni non si comprano supporti fisici;
almeno se la tassa fosse legata al cosiddetto file sharing, la previsione di un equo compenso pagato dall'intera collettività potrebbe esser diversamente valutato, e magari con qualche aggiustamento a favore degli autori e la contestuale rinuncia all'insensata battaglia contro la condivisione in rete potrebbe esser una buona via di mediazione tra utenti e titolari;
ma il meccanismo di indennizzo oggi è legato alla legittima copia privata, che più che un'eccezione al copyright o una libera utilizzazione, è una modalità necessaria ed inevitabile nella fruizione dei contenuti digitali. Se si è pagato per poter fruire di quel contenuto, non si capisce perché si debba pagare di nuovo, ed anzi costringer tutti a pagare, se si usano diversi dispositivi?;
l'attuale sistema a tutela del diritto d'autore è davvero insostenibile con il nostro tempo;
da un lato la copia privata viene astrattamente consentita come libera utilizzazione o eccezione, ma dall'altro la stessa legge non solo autorizza e tutela i dispositivi atti ad impedirla - i ben noti DRM la cui forzatura è sanzionata penalmente con la reclusione - ma prevede un compenso che di fatto è inesigibile dal singolo e crea una tassa generalizzata. Il tutto per consentire quella che oggi, nel mondo digitale, è una usuale modalità di fruizione, priva di danno per i produttori;
non è chiaro quale mancato sfruttamento si dovrebbe indennizzare in relazione alla o alle copie private che inevitabilmente si eseguono utilizzando più dispositivi. Nessuno si è mai sognato, neppure in epoca pre-digitale, di comprare tanti supporti quanti sono gli apparecchi di riproduzione che possiede. Ad esempio in passato, se si possedevano due giradischi non necessariamente si comperavano due vinili. Quindi non è chiaro dove sia la perdita per i produttori se, comprato legittimamente un esemplare dell'opera è riprodotto (a fini personali e senza fini commerciali) su più dispositivi creando copie private;
sebbene non sia agevole accedere ai bilanci della SIAE che è l'ente deputato alla raccolta dei proventi della tassa da copia privata, nel 2010 (primo anno di vigenza delle nuove regole dettate dall'allora ministro Bondi) gli incassi dovrebbero aver superato abbondantemente i 50 milioni di euro;
sino a quando si falsificherà la realtà ricorrendo a concetti quali il giusto equilibrio da realizzare tra gli interessi degli autori e quelli degli utenti degli oggetti protetti perché bisogna compensare i titolari dei diritti dai danni loro cagionati

dalla rivoluzione digitale, non avremo alcuna possibilità di progresso del Paese e si sarà tagliati fuori dalla rivoluzione digitale a causa di una legislazione iniqua, ingiusta, inefficiente, antistorica e antipopolare;
se non si supera la legittimità del un prelievo forzoso generalizzato che frutta decine di milioni di euro per il solo equo indennizzo da copia privata sui soli supporti fisici, allora sarà praticamente impossibile trovare un accordo efficiente ed equo, al passo con i tempi, sulla condivisione in rete, poiché se non cambia lo schema mentale, il costo di un'ipotetica licenza collettiva sulla condivisione potrebbe essere altissimo in termini di costo, di conoscenza, di mancato progresso di tutti noi -:
quali iniziative intenda assumere per dare soluzione ai problemi esposti, eventualmente assumendo iniziative per la proposizione di una nuova regolamentazione dei settori in oggetto con una novella normativa in grado di essere corrispondente alle effettive esigenze della collettività e non solo a quelle di un piccolo gruppo molto ben organizzato.
(4-15261)

SCILIPOTI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
come risulta da numerosi articoli di stampa e dalle innumerevoli ed eclatanti iniziative di mobilitazione, il sogno di mantenere il polo dell'alluminio in Sardegna sta per infrangersi: il colosso americano ALCOA ha deciso di chiudere lo stabilimento sardo di Portovesme; sembra che, con le condizioni del mercato attuale, a causa del costo crescente delle materie prime e la caduta dei prezzi dell'alluminio, ma in particolare per gli alti costi energetici, l'Italia non rientri più nei piani della multinazionale americana;
il taglio produttivo riferito al nostro Paese, tra gli addetti di Portovesme, si traduce nella perdita di circa 800 posti di lavoro, tra dipendenti diretti ed indiretti, ma che ne valgono almeno altrettanti con l'indotto, in un territorio, il Sulcis Iglesiente, tristemente noto come provincia più povera d'Italia; ALCOA subentrò alle partecipazioni statali nei primi anni 90 ed è stata resa competitiva con il taglio del prezzo dell'energia elettrica finanziato con agevolazioni all'acquisto che sono costate miliardi di lire e poi milioni di euro, misure speciali riservate a Sicilia e Sardegna;
il Sulcis Iglesiente - regione storico-geografica della Sardegna - non si può permettere e non vuole vedersi sottrarre uno stabilimento industriale come questo impianto; anzi occorre rimettere in sesto l'intera filiera dell'alluminio, a partire da Eurallumina, primo anello, produttrice della materia prima l'allumina, stabilimento di proprietà dei russi della Rusal e ferma da tre anni, con oltre 600 lavoratori collocati in cassa integrazione, che diventano oltre mille con l'indotto e che attendono risposte dal Governo sulla disponibilità di avere una fornitura energetica attraverso il vapore prodotto dalla vicina centrale Enel; la filiera è completata dallo stabilimento Ex Ila, produttore di laminati di alluminio e dalla SMS, produttrice di estrusi di alluminio, ferme anch'esse da oltre tre anni, con oltre 300 dipendenti in cassa integrazione; occorre assolutamente impedire che, con la chiusura di un così importante comparto industriale, ripetutamente dichiarato strategico per il Paese dai Governi che si sono succeduti, non si trascini verso il nulla anche il presente e il futuro di migliaia di famiglie dell'intero territorio del Sulcis Iglesiente e della intera regione Sardegna -:
quali iniziative urgenti, anche normative, il Ministro interrogato intenda assumere al fine di porre in essere soluzioni rapide, viste le impellenti scadenze, che garantiscano la certezza dei posti di lavoro messi a rischio dalle decisioni dei vertici di ALCOA e di Eurallumina e che predispongano una meritoria opera di salvataggio della competitività e dell'operatività industriale delle aziende e delle imprese della Sardegna, che passa obbligatoriamente attraverso

costi competitivi dell'energia elettrica e termica;
qualora non fosse possibile trovare alcuna soluzione alla situazione degli stabilimenti sardi dell'ALCOA e di Eurallumina di Portovesme - situazione, quest'ultima, contestabile in quanto sono state individuate le soluzioni strutturali rispetto ai costi energetici, vero punto di snodo delle vertenze - quali soluzioni o interventi efficaci si intendano proporre per garantire i posti di lavoro ai dipendenti ed una certezza concreta di un futuro lavorativo che non sia legato solo all'applicazione di ammortizzatori sociali, quali la cassa integrazione o altre prestazioni economiche temporanee.
(4-15270)

DI PIETRO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nel 2002 la società ITCA spa, che contava circa 700 dipendenti occupati in 3 stabilimenti nel cassinate, di cui 2 nel comune di Villa Santa Lucia (Frosinone) e 1 nel comune di Cassino (Frosinone), richiese la CIGS per ristrutturazione, che le venne accordata prima per 2 anni e, successivamente, per altri 2;
a parere degli interroganti era possibile comprendere che ITCA volesse ridurre il personale e chiudere almeno una delle tre filiali;
infatti presso due di queste filiali vennero eseguiti i lavori di ristrutturazione mentre nella terza, nonostante avesse usufruito della medesima CIGS per circa 3 anni, non risultano investimenti. Al contrario, nell'estate del 2005, dopo la costituzione del ramo d'azienda di cui faceva parte la filiale 5, in cui venivano effettuate lavorazioni di verniciatura e saldatura la ITCA vendette alla società Componenti spa lo stabilimento con circa 120 dipendenti;
purtroppo la vendita della ITCA 5 non ridusse la CIGS a quei lavoratori che, dopo un anno e mezzo circa, vennero ceduti alla società Iniziativa 2 srl;
l'azienda cessionaria, così come le precedenti, continuò a fare ricorso alla CIGS fino alla definitiva chiusura della ex ITCA 5 avvenuta alla fine del 2009 licenziando 91 dipendenti (circa 30 si erano già dimessi durante i passaggi societari);
nel frattempo Fiat, dal 1o marzo 2009, aveva acquisito le altre due filiali (la 6 e la 7) della società ITCA, oramai completamente dimezzate nel numero (circa 350 dei 700 dipendenti iniziali);
da allora Fiat iniziò lo spostamento di molti lavoratori in buone condizioni di salute da entrambe le filiali della ex ITCA verso lo stabilimento Fiat di Piedimonte San Germano e trasferì negli opifici appena acquisiti tanti suoi dipendenti che dopo anni di lavoro presso tale struttura avevano problemi di salute e, di conseguenza, ridotte capacità lavorative;
si comprese subito che i posti di lavoro in quei due stabilimenti ex ITCA non erano sufficienti ma, soprattutto, non erano idonei per tutti gli operai con ridotte capacità lavorative provenienti dallo stabilimento Fiat di Piedimonte San Germano. È difficile stabilire il numero preciso di questi operai, ma da informazioni raccolte dalla Federazione lavoratori metalmeccanici uniti - Confederazione unitaria di base tra i loro iscritti, il numero supererebbe le 50 unità, quasi tutti collocati in cassa integrazione. Lo stesso sindacato afferma che l'operazione non sia ancora terminata perché l'intenzione della Fiat sembrerebbe quella di spostare i lavoratori più sindacalizzati e che ancora scioperano. Il risultato fu che anche questi lavoratori (con ridotte capacità lavorative) hanno fatto molta cassa integrazione. Diversi di essi sono sospesi in CIGS da circa 2 anni;
proprio per contrastare il trasferimento, alcuni operai hanno richiesto, invano, l'intervento dell'ASL affinché verificasse la salubrità dell'ambiente lavorativo rispetto alle loro limitazioni e prescrizioni mediche. Altri lavoratori hanno invece segnalato all'ispettorato del lavoro e all'INPS la propria condizione di cassintegrati

e l'anomalia del contestuale ricorso al lavoro straordinario comandato da Fiat negli stabilimenti della ex ITCA, filiali 6 e 7, ubicati nei comuni di Villa Santa Lucia e di Cassino. L'azienda utilizzava per lo straordinario solamente i lavoratori non interessati alla CIGS;
ci troviamo quindi da un lato i giovani che si possono ancora «sfruttare» e dall'altra quella dei veterani, lavoratori confinati nella ex-ITCA dopo alcuni decenni di catena di montaggio e usurati nella loro salute, che si ritrovano a sopravvivere in CIGS;
è legittimo chiedersi quale sarà il destino di questi lavoratori, essendoci anche il fondato dubbio che possano esserci nuove terziarizzazioni. Va infatti ricordato che vi è stata l'acquisizione di uno dei reparti della ex ITCA (filiale 5) chiuso solo dopo pochi mesi dall'acquisto -:
se il Ministro intenda attivare azioni di ispezione sia sulle cessioni e in particolare sul ruolo di Fiat nella fase finale;
se intenda verificare la legittimità dei finanziamenti ricevuti da Fiat e acquisire elementi in merito alla cassa integrazione e al concentramento di lavoratori con ridotte capacità lavorative presso le due filiali della ex ITCA di Cassino, in particolare presso la filiale 6.
(4-15276)

...

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni e altri n. 4-05463, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 dicembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni e altri n. 4-05464, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 dicembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni e Grimoldi n. 4-05465, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 dicembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-08210, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-08221, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-08379, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 agosto 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-08933, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 ottobre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-09161, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 ottobre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-09250, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 ottobre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-09568, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 novembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Toto n. 5-06346 del 7 marzo 2012.

Ritiro di una firma da una mozione.

Mozione Pezzotta e altri n. 1-00408, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 luglio 2010: è stata ritirata la firma del deputato Colaninno.