XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 616 di martedì 3 aprile 2012

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 12,05.

DONATO LAMORTE, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 29 marzo 2012.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bindi, Bongiorno, Brugger, Buonfiglio, Casini, Cirielli, Commercio, Fava, Tommaso Foti, Giancarlo Giorgetti, Iannaccone, Jannone, Lombardo, Lucà, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Misiti, Nucara, Palumbo, Pecorella, Pisicchio e Valducci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente quarantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (A.C. 4940-B) (ore 12,06).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dalla Camera e modificato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo.
Ricordo che nella seduta del 2 aprile si è conclusa la discussione sulle linee generali ed il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica, mentre i relatori vi hanno rinunciato.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 4940-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 4940-B), approvato dalla Camera (Vedi l'allegato A - A.C. 4940-B), nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 4940-B).
Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 4940-B).
Avverto che non sono pubblicati nel fascicolo, a norma dell'articolo 70, comma 2, del Regolamento, gli emendamenti presentati direttamente in Assemblea non riferiti a parti modificate dal Senato.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento, gli emendamenti Paolini 62.3, Pini 62.4, Di Vizia 62.5, Munerato 62.6, Isidori 62.7, già dichiarati inammissibili in sede referente, nonché l'analogo emendamento Bonino 62.30, tutti limitatamente alle parti consequenziali, che recano nuove ed ulteriori disposizioni Pag. 2rispetto al ripristino della voce nella tabella A introdotto nel corso dell'esame presso la Camera, relativa al comma 5-quinquies dell'articolo 5 della legge n. 225 del 24 febbraio 1992.
Avverto, altresì, che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 4940-B), che è distribuito in fotocopia.
Ha chiesto di intervenire sul complesso degli emendamenti l'onorevole Meroni. Ne ha facoltà.

FABIO MERONI. Signor Presidente, come abbiamo potuto discutere nella seduta di ieri, la Lega Nord per l'indipendenza della Padania riconosce al Governo che non ha messo la fiducia, come ci sembrava o, meglio, come emergeva dal dibattito fatto nei giorni precedenti. Oggi noi abbiamo presentato i nostri emendamenti e siamo certi che verranno per così dire resi inammissibili o riceveranno parere contrario, ma siamo convinti che all'interno del dibattito sul complesso degli emendamenti riusciremo almeno a cercare di far capire quelle migliorie che vorremmo inserire.
Potremmo tornare ancora al discorso sui decreti-legge. Ancora una volta l'utilizzo del decreto per noi parlamentari della Lega non è stato coerente, ma tant'è: prendiamo atto che per lo meno, non ponendo il voto di fiducia, si potrà avere un dibattito parlamentare - mi auguro, come riferivo ieri - sereno. Mi auguro che ci possa essere un dibattito parlamentare anche sui prossimi decreti che saranno in scadenza ed arriveranno presto in quest'Aula, ma tornando al provvedimento in esame, voglio subito chiarire che le poche chiamiamole modifiche apportate dal Senato non lasciano molto spazio a tutte le critiche che abbiamo fatto in questi giorni di dibattimento sul decreto stesso.
Infatti, intravediamo nel decreto semplificazioni anche delle complicazioni per la vita dei cittadini. Non voglio soffermarmi su quello che ci siamo riproposti di sistemare con i nostri ordini del giorno, però volevo ricordare che non c'entra assolutamente niente, secondo noi, l'articolo 5 sui cambi di residenza che entra in vigore dopo 90 giorni, lo vogliamo ripetere proprio per far capire che un decreto semplificazioni non dovrebbe avere scadenze successive.
Ricordo anche l'articolo 17 dove, sui lavoratori stagionali, le abrogazioni sono riferite al 1o gennaio 2013, la legge Tognoli che con il decreto-legge viene stravolta o ancora le scuole guida. Andate a sentire cosa dicono le associazioni di categoria e capite quali possano essere le problematiche che andiamo ad innestare con l'approvazione di questo decreto.
È per questo che noi, caro Ministro, siamo soddisfatti da una parte per una vittoria - chiamiamola così - politica, per aver ottenuto almeno questa volta dal Governo che non fosse posta la questione di fiducia, ma d'altra parte dobbiamo essere critici sull'ampliamento dato a questo decreto, che prevede di tutto e di più.
I nostri emendamenti verranno presentati in seguito alla discussione, ma siamo convinti che qualcosa di buono però, Ministro, ci sarà anche all'interno degli ordini del giorno che abbiamo predisposto. Sono convinto che una attenta e serena lettura potrà dare soddisfazione anche al nostro gruppo su ordini del giorno che saranno senz'altro condivisi.

PRESIDENTE. Constato l'assenza degli onorevoli Pastore, Bragantini, Torazzi, Fava, Fugatti, Forcolin, Montagnoli, Consiglio, Fabi, Simonetti, Cavallotto, Crosio, D'Amico, Desiderati, Maggioni, Negro, Polledri, Vanalli, Comaroli, Volpi, Fedriga, Paolini, Pini, Di Vizia, Munerato, Bonino, Allasia, Bitonci, Buonanno, Callegari, Caparini, Chiappori, Dussin, Fogliato, Follegot, Gidoni, Goisis, Grimoldi, Lanzarin, Lussana, Martini e Molgora, che avevano chiesto di parlare: s'intende che vi abbiano rinunziato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Laura Molteni. Ne ha facoltà.

LAURA MOLTENI. Signor Presidente, i nostri emendamenti sono molto importanti perché intervengono su un decreto in materia di semplificazione e di sviluppo. Si Pag. 3tratta di un decreto-legge che è già passato per quest'Aula, poi è stato modificato al Senato, ma sul quale abbiamo ritenuto di intervenire con una serie di emendamenti particolari. Alcuni di questi riguardano il Ministro dello sviluppo economico, altri emendamenti riguardano delle questioni europee, altri sono relativi al sistema bancario o assicurativo.
Sono emendamenti per i quali noi ribadiamo l'importanza di andare poi in votazione nelle singole parti, perché crediamo che questo decreto possa essere sicuramente migliorato con emendamenti su argomenti che abbiamo già visto in passato.
Faccio un esempio. Il primo emendamento riguardava l'agenda digitale italiana. Con questo si chiede «di sostituire le parole da: l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni fino alla fine del comma con le seguenti: i servizi di accesso all'ingrosso di rete fissa devono essere offerti agli operatori concorrenti in maniera disaggregata in modo che gli stessi operatori non debbano pagare per servizi non richiesti e si possa creare un regime concorrenziale anche per i servizi accessori». In particolare, con questo emendamento si chiede, ad esempio, che «il prezzo del servizio di accesso all'ingrosso di rete fissa deve indicare separatamente», da un lato, «il costo della prestazione dell'affitto della linea e il costo delle attività accessorie quali il servizio di attivazione della linea stessa e il servizio di manutenzione correttiva. Con riferimento alle attività accessorie, deve essere garantito agli operatori richiedenti anche di poter acquisire tali servizi da imprese terze di comprovata esperienza che operano sotto la vigilanza dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni in un regime di concorrenza».
Quindi, vengono fissate nuove regole per una concorrenza più trasparente e più leale per i servizi di rete fissa che devono essere offerti. Dall'altra parte, è richiesto un sistema di trasparenza che va a interfacciarsi con quella che poi è l'utenza. Gli altri emendamenti poi saranno illustrati dai miei colleghi, in sede di dibattimento.

RAFFAELE VOLPI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, mi devo scusare con lei e con i colleghi. Abbiamo avuto un problema di tempi all'interno di una riunione del nostro gruppo e, quindi, ci siamo trovati effettivamente in ritardo nel far venire i nostri colleghi parlamentari deputati in Aula.
Chiedo, se possibile, anche agli altri gruppi di consentirci di riprendere la nostra facoltà di intervenire sul complesso degli emendamenti. È una richiesta, ovviamente, che le faccio, signor Presidente, ritenendo che vi possano essere momenti di giustificazione su questa nostra problematica che abbiamo avuto.

PRESIDENTE. Prendo atto che gli onorevoli Giachetti, Di Biagio e anche Compagnon, da parte dell'Unione di Centro per il Terzo Polo, acconsentono alla sua richiesta, onorevole Volpi.
Mi sembra una richiesta ragionevole.
Credo che sia ragionevole che lei mi comunichi un elenco di parlamentari che chiedono di parlare sul complesso degli emendamenti. Non credo che possiamo concedere la parola a tutti coloro che l'avevano chiesta precedentemente, ma un numero ragionevole, per permettere alla Lega di far sentire con efficacia la sua voce. Credo che questo sia giusto. Dunque, così rimane stabilito.
Constato l'assenza degli onorevoli Nicola Molteni e Rainieri, che avevano chiesto di parlare: s'intende che vi abbiano rinunziato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Volpi. Prima di concedere la parola all'onorevole Volpi, volevo prima suggerire, sull'ordine dei lavori, che venga presentato alla Presidenza un elenco di deputati ai quali provvederemo a dare la parola sul complesso degli emendamenti, esauriti gli interventi dei deputati che già avevano chiesto di parlare che, comunque, sono quasi terminati. Pag. 4
Ha chiesto di parlare l'onorevole Volpi. Ne ha facoltà.

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, dobbiamo considerare che questo provvedimento è un provvedimento di rientro dal Senato, dove ci sono state indubbiamente delle modifiche piccole o grandi che sono di valutazione rispetto a temi che sono anche importanti.
Devo dire però, signor Presidente, che ciò che si è creato a partire da questo provvedimento continua a lasciarci in parte perplessi, perché non c'è dubbio che nel lavoro che si è fatto all'interno delle Commissioni c'erano una serie di spunti importanti, anzi una serie di emendamenti importanti, non solo presentati dal nostro gruppo, ma anche da altri gruppi, che avevano l'opportunità, secondo noi, di modificare in senso assolutamente positivo il provvedimento presentato dal Governo. Devo dire anche che c'è stato un dato confortante, nonostante l'impossibilità di emendare la volta scorsa alla Camera in maniera diversa il provvedimento: in questo caso infatti - devo ammetterlo e lo dico, in questo caso con piacere, perché con questo Governo non è mai assolutamente facile avere dei rapporti costruttivi - la presenza del Ministro Patroni Griffi ha consentito di avere - penso - un dialogo interessante per tutte e due le parti, sia per il Governo, che per i parlamentari.
Non c'è dubbio anche che, nella prospettiva che penso debba esserci nella parte che riguarda le semplificazioni, si debba e si possa impostare un lavoro di ricognizione importante che ci consenta - e consenta a tutti, anche al Governo - di recepire una parte che non è semplicemente strutturale nella maniera più basica, ma che può aiutare il Governo a fare un ragionamento più complessivo in quello che per ora è mancato - mi dispiace dirlo, ma è mancato - ossia il disegno strategico.
Signor Presidente, abbiamo visto questo Governo agire su alcuni piani, che erano più a livello di proclama che di contenuto, non c'è però stata una vera spinta su quella che noi riteniamo debba essere la parte centrale, dopo le batoste, e che attiene al rilancio del Paese. Ed il rilancio del Paese parte anche, come sua base essenziale, da come il rapporto tra il cittadino e l'istituzione trova il suo massimo grado di semplificazione.
In questo provvedimento vi sono alcuni passaggi, ma sono assolutamente minimali, alcuni non utili ed altri assolutamente negativi. Spero che si faccia un ragionamento più complessivo ed un disegno strategico che non c'è in questo momento. Infatti, vorrei ricordare al Ministro Patroni Griffi che è vero che abbiamo affrontato alcune tematiche, ma sinceramente noi non abbiamo ancora sentito il Ministro dell'economia, che è anche il Presidente del Consiglio, prospettarci il disegno complessivo. Delle famose tre indicazioni iniziali indubbiamente manca lo sviluppo: la stangata l'abbiamo data - noi siamo contrari anche a quella - ma la parte più importante, che è quella dello stimolo all'iniziativa economica manca. Immagino anche che, all'interno di una progettualità ampia, quindi molto politica, seppur fatta eventualmente da alcuni tecnici, ci debba essere un'azione combinata, un combinato disposto tra le incentivazioni economiche, la possibilità di stimolare - e lo dico in maniera diplomatica - la parte che riguarda il credito e le banche, che sappiamo essere una delle parti centrali - e sappiamo che in questo ultimo anno è mancato il credito all'impresa - ma indubbiamente anche la parte che riguarda il Ministro Patroni Griffi, che è quella della semplificazione vera.
Tuttavia, signor Ministro, mancano i dati centrali che sono legati alla semplificazione, ma anche - come dire - ad un controllo e ad una verifica più seria ed incrociata delle realtà del territorio. Ci sono parti del provvedimento che danno per scontato che una parte del territorio, o meglio che tutto il territorio, sia facilmente verificabile e riscontrabile attraverso dei dati. Mi riferisco per esempio all'IMU. Ci sono parti del Paese, nelle quali la parte semplificativa è passata anche da un'implementazione importante delle infrastrutturazioni tecnologiche. Pag. 5
Parliamo dei SIT, dei dati incrociati fra aziende che svolgono servizi pubblici e i comuni che sono interessati, di sistemi di rete che hanno una capacità di verifica importante, parliamo anche di una parte del Paese, e mi viene in mente un servizio che ho visto su una rete televisiva assolutamente non leghista, RAI3, quindi penso che sicuramente non era dalla nostra parte, che parlava di un'importante isola del nostro bel Mediterraneo dove gli stessi amministratori ammettevano che il 50 per cento delle abitazioni era assolutamente abusivo e in buona parte nemmeno censito.
Credo che un'azione semplificatrice debba comprendere, parallelamente e sempre all'interno di un contesto binario e strategico, anche lo stimolo infrastrutturale che riguarda tutta la parte dell'informatizzazione della pubblica amministrazione; certo, tema non facile perché si incontrano ostacoli anche dovuti alla necessità di adeguare le capacità del personale disponibile a trovarsi in situazioni nuove per dare il proprio contributo per il funzionamento della macchina pubblica, ma credo che sia indispensabile fare questo ragionamento.
Se dovesse essere vero, per attuare la semplice semplificazione basterebbe fare un taglio di norme; purtroppo, devo dire anche questo, lei sa che su questo provvedimento il Comitato per la legislazione - ne abbiamo parlato in Commissione - diceva che molte cose non erano state fatte con il dovuto drafting sulla normativa esistente. Ci siamo trovati con delle soluzioni monche e che quindi andrebbero comunque riconcertate all'interno di azioni legislative aggiuntive.
Oltre a questo vediamo anche qual è l'azione strategica perché penso che lei Ministro all'interno di questo Governo un po' particolare abbia l'ambizione comunque di raccogliere - voglio sperare - un'eredità che è stata comunque di semplificazione - e credo che sia un dato reale perché eliminare centinaia di leggi vuol dire aver semplificato - ma anche di voler dare attraverso un confronto con il Parlamento un segnale molto dinamico rispetto non solo alla sua azione specifica di semplificazione ma anche di stimolo ad altri Ministeri che a noi sembra non siano sulla stessa linea, non immaginano un complessivo disegno.
Mi pare che lei conosca molto bene la macchina pubblica per storia personale e per esperienza, penso che sia difficile per una persona che conosce bene la macchina pubblica concertarsi in maniera così semplice con chi viene per esempio dalle banche per esempio, perché Ministro noi - questo è il dato politico - immaginiamo un progetto molto semplice; immaginiamo un superamento del sistema attuale di sviluppo che non ha funzionato e non funziona più, esattamente come non funziona più una concertazione complessiva fra lo sviluppo economico, il mondo del lavoro e il mondo dell'impresa. Abbiamo bisogno che un Governo serio immagini i sistemi economici locali come scala ottimale per poter ragionare in un rapporto serissimo con l'Europa; immaginiamo che non sia più possibile una trattazione con l'Europa in modo complessivo perché il nostro Paese ha delle diversità - come lei avrà notato lo sto dicendo in maniera poco propagandistica - sul costo della vita, delle diversità reali sul costo del lavoro - a parte quello che si vorrà fare con la riforma del mercato del lavoro - nella concessione del credito, nella dinamicità delle aziende. Pertanto secondo noi, signor Ministro, c'è la possibilità anche attraverso un lavoro di concertazione fra i Ministeri, di immaginare una terza via nuova rispetto a quelle storiche, la terza via nuova è quella di immaginare lo sviluppo locale come motore per riprendersi.
Però, servono gli strumenti di rapporto con l'Europa e gli strumenti che consentano a livello locale di organizzare sistemi economici che siano di concertazione fra il mondo del lavoro, il mondo dell'impresa e gli enti locali, anche loro attori importanti dello sviluppo. Però, aspettiamo da voi gli strumenti, se credete anche voi che questa sia la soluzione. Se immaginate invece che la soluzione sia quella solita del centralismo - mi pare che lei Ministro su questo abbia dimostrato anche alcune sensibilità Pag. 6importanti rispetto ai colleghi del suo Governo - allora diamo un segnale insieme. Immaginiamo l'economia locale come la scala giusta per trovare per il nostro Paese un modo di rinascita, un rinascimento economico, che per ogni situazione permetta di valorizzare le sensibilità, le aspettative e le capacità che ogni territorio dovrebbe avere. Così avremmo tutti anche un effetto importante: la misura di quanto valgono gli amministratori locali e gli imprenditori locali. Non possiamo pensare ad un Paese che complessivamente guardi allo sviluppo trovandoci ancora oggi con delle zone che pensano che il futuro sia l'assistenzialismo. Il mio, come vede, è un intervento di buoni propositi. Lo faccio perché credo che lei sappia recepire alcuni passaggi, metta a disposizione la sua esperienza all'interno della macchina pubblica, che lei ben conosce, ma allo stesso modo aiuti questo Parlamento a stimolare chi è ancora fermo nella difesa delle banche e di alcuni interessi.

PIERGUIDO VANALLI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Onorevole Vanalli, attenda un attimo solo perché prima dobbiamo salutare gli studenti della scuola di Campodoro, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, in provincia di?

PRESIDENTE. In provincia di Padova. Benvenuti, grazie della vostra visita. Adesso sentirete un intervento dell'onorevole Vanalli, che interviene per un richiamo al Regolamento. Tutto quello che facciamo qui alla Camera deve essere fatto in conformità al Regolamento. Ogni qual volta un deputato pensa che forse qualcosa è stata fatta fuori dalla piena corrispondenza al Regolamento interviene, ha precedenza su tutti gli altri iscritti a parlare ed espone le sue considerazioni sul Regolamento. Prego, onorevole Vanalli.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, mai avrei pensato di fare anche il professore in quest'Aula soprattutto nei suoi riguardi. Comunque, volevo rassicurare i ragazzi che non avevamo proprio capito il paese, perché tutti i membri della Lega sanno che Campodoro è in provincia di Padova. Non si era proprio sentito, quindi volevo tranquillizzare i nostri ospiti.
Vorrei richiamare la sua attenzione sull'articolo 96-bis, comma 7. Prima ha dichiarato l'inammissibilità di alcuni emendamenti e - leggevo nell'ultima parte di questo comma - segnalavo l'opportunità eventuale che lei possa mettere in votazione l'ammissibilità o meno di questi emendamenti. Allora mi permetto di fare alcune considerazioni: gli emendamenti riferiti all'articolo 62, in particolare Paolini 62.3, Pini 62.4, Di Vizia 62.5, Munerato 62.6 e Isidori 62.7, riguardano una diversa forma di copertura rispetto a quella trovata qui alla Camera e poi al Senato in seconda lettura; mi riferisco alla famosa tabella F. Quindi, la sola differenza di copertura non credo che possa essere ritenuta contenuto dell'emendamento inammissibile, perché eventualmente lo si vota e la maggioranza esprime un parere contrario a questa diversa copertura. Però, in quanto tale una copertura diversa da quella che è stata trovata in Commissione non mi sembra una questione di esclusiva inammissibilità dell'emendamento stesso. Faccio presente che ci eravamo permessi di evidenziare questa cosa anche nelle Commissioni sollevando questa problematica. In questi giorni la benzina ha raggiunto dei prezzi che forse fino all'anno scorso si pensavano inimmaginabili e pensando di coprire questa ulteriore spesa ancora con un aumento dell'accisa della benzina non credo che, a parte la brutta figura, facciamo un piacere agli italiani. Quindi, ci eravamo permessi di suggerire tre o quattro fonti alternative di finanziamento per questa spesa. Tra l'altro, si tratta poi di un fondo di rotazione.
Per cui, è necessario che il suo livello venga mantenuto, ma non è indispensabile che i soldi non vengano prelevati, perché, Pag. 7come dice la parola stessa, essendo un fondo a rotazione, man mano che i soldi vengono prelevati, vengono poi anche rimessi nello stesso fondo.
Quindi, ci eravamo spinti a suggerire, per esempio, come forma alternativa per il rimpinguamento di questo fondo, la statalizzazione dei beni che sono stati requisiti al colonnello Gheddafi in Italia. Quindi, piuttosto che restituirli alla Libia, magari, pensavamo di tenerceli noi e di utilizzarli per non aggravare le tasse sulla benzina, visto che, grosso modo, si tratta della stessa benzina che ci arriva dalla Libia, che ce la fa pagare il doppio.
Diciamo che sarebbe una specie di compensazione amichevole, per modo di dire, tra un dare e un avere che riguarda sempre la benzina. Un'altra forma di finanziamento diverso poteva essere quello suggerito con l'emendamento Pini 62.4, cioè rimpinguare il fondo per le calamità naturali con i risparmi ottenuti dalla messa in disponibilità del personale in eccesso nell'organico della pubblica amministrazione.
Sia l'ex Ministro Brunetta che il Ministro Patroni Griffi possono confermare che, oggettivamente, il personale della pubblica amministrazione in alcune regioni del Sud Italia, soprattutto negli enti locali, facendo un confronto con il personale presente in comuni con pari abitanti delle regioni del Nord, raggiunge un numero spropositato.
Esiste, quindi, sicuramente la possibilità/necessità, per ottenere dei risparmi da poter utilizzare per questo fondo, di diminuire il personale della pubblica amministrazione. Questo, tra l'altro, è uno dei nostri cavalli di battaglia, anche per reperire risorse, perché continuare ad aumentare le tasse, senza pensare di diminuire le spese, penso che sia un esercizio che non può portare nulla di buono nel giro di poco tempo.
Questo era un ulteriore suggerimento: mettere in mobilità il personale in eccedenza che venisse in tal modo conteggiato nella pubblica amministrazione, con un risparmio secco del 20 per cento, in quanto tale possibilità esiste in base ad una legge già approvata dal Governo Prodi nel 2001.
Esiste già questa norma, vi è questa possibilità. Si può non arrivare al licenziamento dei pubblici dipendenti - come diceva il Ministro Patroni Griffi qualche giorno fa, potrebbe essere un'operazione impossibile, forse, in questo momento - però sicuramente la messa in mobilità, con la riduzione del 20 per cento dello stipendio, è già da oggi fattibile.
Poi abbiamo scoperto dall'ex Ministro Brunetta che tutto questo personale in eccedenza si riferisce a 60 unità della regione Campania. Noi dubitiamo fortemente di questi numeri...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

PIERGUIDO VANALLI. ... visto il confronto che si può fare tra le amministrazioni locali del Nord rispetto a quelle del Sud. Signor Presidente, questo intervento era per invitarla a rivalutare la sua posizione in merito alle inammissibilità e, magari, valutare la possibilità di farci votare per alzata di mano il ritenere o meno ammissibili alcuni di questi emendamenti.

PRESIDENTE. Sempre a beneficio....no, stanno andando via i nostri studenti. Peccato!

GIANPAOLO DOZZO. Non si diverte più, adesso, signor Presidente.

PRESIDENTE. Mi diverto lo stesso. Mi sarei divertito di più, se vi fossero stati anche gli studenti! Sono state sollevate obiezioni in ordine alla dichiarazione di inammissibilità degli emendamenti Paolini 62.3, Pini 62.4, Di Vizia 62.5, Munerato 62.6, Isidori 62.7, nonché dell'analogo emendamento Bonino 62.30, le cui parti consequenziali, come ricordato, recano nuovi ed ulteriori interventi rispetto al ripristino della voce relativa al comma 5-quinquies dell'articolo 5 della legge 24 febbraio 1992, n. 225. Pag. 8
Si tratta, tra l'altro, di misure, come è stato adesso ricordato, quali l'alienazione dei beni di proprietà dell'ex Presidente della Libia, l'applicazione di un'aliquota maggiorata dell'imposta sul reddito delle società, la riduzione delle piante organiche del personale della pubblica amministrazione, la modifica dei moltiplicatori per il calcolo dell'IMU, la vendita delle frequenze televisive.
Se vi fossero gli studenti, avrei aggiunto - ma lo farò lo stesso, perché non resisto alla tentazione - che esiste un principio fondamentale, che è quello dell'omogeneità del contenuto degli emendamenti rispetto al provvedimento. Enuncio il principio, poi ne trarremo le conseguenze.
Tali disposizioni nel corso dell'esame referente sono state ritenute non rispondenti al criterio, di cui all'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento, della stretta attinenza alla materia del decreto-legge, materia che, come stabilito dal punto 5.3 della circolare del Presidente della Camera del 10 gennaio 1997, deve essere valutata con riferimento ai singoli oggetti e alla specifica problematica affrontata dall'intervento normativo. Quindi, occorre una omogeneità tra il contenuto del decreto-legge - anche perché questo prevede una particolare procedura di approvazione giustificata dalla necessità e dall'urgenza - e le proposte emendative presentate.
Le proposte emendative che implichino l'alienazione dei beni di proprietà dell'ex Presidente della Libia - sui quali è verosimilmente pendente una rivendicazione da parte del Governo libico - e una riduzione delle piante organiche del personale della pubblica amministrazione - materia che, come lei sa, è oggetto di un fortissimo confronto politico e sindacale - sono di tale portata da non potersi configurare come proposte emendative; si tratta di questioni politiche rilevantissime che difficilmente si possono affrontare in sede meramente emendativa.
Faccio presente, del resto, che l'articolo 86, comma 1, del Regolamento prevede che per l'esame in Assemblea possano essere presentati emendamenti «purché nell'ambito degli argomenti già considerati negli emendamenti presentati e giudicati ammissibili in Commissione». Quindi, in Assemblea si discute degli emendamenti apportando modifiche o nuove proposte che si inseriscano nell'alveo di quanto già discusso in Commissione, perché è qui che si definisce l'oggetto della discussione. Né, del resto, risulta che le dichiarazioni di inammissibilità pronunciate dalla Presidenza della Commissione siano state oggetto di impugnazione da parte dei deputati interessati, ai sensi del punto 5.4 della citata circolare del 10 gennaio 1997.
Alla luce di tali elementi, la Presidenza non può che confermare la valutazione di inammissibilità delle proposte emendative in oggetto.
Quanto alla richiesta di votazione in ordine alla decisione sulla inammissibilità, ricordo che, nonostante la previsione regolamentare, è prassi costante, cristallizzata dal parere della Giunta per il Regolamento del 24 ottobre 1996, che la Presidenza non si avvalga di tale facoltà sia a salvaguardia della univocità e costanza degli indirizzi interpretativi presidenziali, sia perché appare opportuno che tali valutazioni non siano rimesse ad una decisione assunta a maggioranza.
In conformità a tutto ciò, non posso accogliere la richiesta.

PIERGUIDO VANALLI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, di fatto lei mi sta dicendo che le proposte emendative presentate sono inopportune perché rivestono un carattere che potrebbe costituire un provvedimento a parte. Prendiamo atto della sua idea. Quindi, presuppongo che, se mai un giorno dovessimo presentare dei provvedimenti estrapolati da questi emendamenti, troveremmo perlomeno la sua disponibilità a ragionare in tal senso.
Per quanto riguarda l'ultima considerazione, magari se vi sono parti del Regolamento che da sempre non vengono applicate, cancelliamole così evitiamo di Pag. 9far fare brutte figure ai deputati che intervengono per un richiamo al Regolamento rispetto alla bella figura che fa il Presidente quando dice che quelle parti non servono a nulla. Per carità, la brutta figura la faccio nel senso che imparo sempre volentieri nuove cose. Per fortuna gli studenti si sono allontanati dall'Aula, altrimenti mi avrebbe fatto fare davvero una brutta figura.
Nel merito vorrei dire che il provvedimento in esame, in sé medesimo, contiene di tutto e di più, quindi l'eterogeneità del provvedimento stesso sarebbe da confutare in base a quello che lei ha detto in merito alla singola proposta emendativa.
D'altra parte, non potendo fare altro che esprimere di nuovo il mio rammarico per l'inammissibilità, non posso che fare diversamente. Non credo che un'ulteriore perorazione della causa le possa far cambiare idea e, quindi, con rammarico, accetterò la sua decisione.
La prossima volta starò più attento nello scrivere gli emendamenti per fare in modo che siano per lo meno ammissibili e che si discutano nel merito durante il dibattito.

PRESIDENTE. Onorevole Vanalli, prima di tutto a lei va l'espressione sincera della mia stima per la sapienza con cui lei fa uso del Regolamento. Il tema regolamentare è infinito, perché esiste il principio del precedente e la conoscenza di tutti i precedenti è ovviamente impossibile. In questo caso c'è un precedente che ha consolidato un'interpretazione. Forse sarebbe bene, come minimo, che nella prossima edizione del Regolamento questi precedenti venissero riportati in nota in modo che chi legge il Regolamento possa orientarsi più facilmente. D'altro canto, siamo nella fase di revisione regolamentare e, quindi, questo è un tema che vi rientrerebbe di pieno diritto.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, ovviamente lei non solo interpreta il Regolamento, ma lo applica. Segnalo però che, prima che un problema di Regolamento, c'è un problema di italiano, poiché laddove nell'articolo si dice, all'ultimo comma che è facoltà del Presidente, ciò significa che non è automatico e che non c'è nessun precedente. Vuol dire piuttosto che il Presidente, come in tanti casi nel corso della seduta e della sua Presidenza, stabilisce se è il caso o meno di sottoporre all'Aula il voto sugli emendamenti.
Possiamo dire che si è cristallizzata la prassi che i Presidenti non hanno mai ritenuto di sottoporlo all'Assemblea, ma non c'è qualcosa che, per così dire, imponga all'Aula di votare gli emendamenti e stiamo costituendo un precedente perché in qualche modo, come succede per altri articoli, il Presidente aggira o viola il Regolamento. Il Presidente lo applica perfettamente, assumendosi la responsabilità di esercitare la sua facoltà non ritenendo di sottoporre il voto sugli emendamenti all'Aula. Altrimenti creiamo precedenti su tutto e, francamente, non mi pare che sia così.

PRESIDENTE. Nessun precedente, o meglio, il precedente c'è ed è quello della Giunta per il Regolamento del 24 ottobre 1996. Come lei ha giustamente osservato, onorevole Giachetti, qui stiamo parlando di una facoltà del Presidente. Se fosse un dovere del Presidente, il Presidente non potrebbe decidere di non compiere il proprio dovere. Trattandosi di una facoltà, il Presidente può decidere di non avvalersi di tale facoltà.
Cosa ha fatto la Giunta del Regolamento il 24 ottobre 1996? Ha deciso che, invece di essere di volta in volta il singolo Presidente - colui che fisicamente ricopre il ruolo di Presidente - a decidere in materia, la Presidenza come tale decise di non avvalersi di tale facoltà. Essendo appunto una facoltà, e non un dovere, la Presidenza aveva il diritto di farlo, lo ha fatto e su questa base noi decidiamo di proseguire i nostri lavori.

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PIERGUIDO VANALLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, onorevole Vanalli, però non sullo stesso argomento.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, che lei mi dica che esistono precedenti che io non conoscevo, va bene, per carità di Dio! Che il collega mi dica che non sono capace di leggere mi sta un po' meno bene, perché io ho rimesso alla sua completa discrezionalità, come dice il Regolamento «qualora lo ritenga opportuno», quella possibilità. Poi, magari, il collega era distratto dal computer e quindi non ha colto questo mio invito. Non esprimevo un obbligo nei suoi riguardi e che lei avesse dovuto fare questo. Il senso era quello di un invito a valutare lei la possibilità. Quindi non volevo passare, oltre che per ignorante, anche per stupido.

PRESIDENTE. Assolutamente no, onorevole Vanalli. Nessuno la considera ignorante.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, stiamo discutendo per la seconda volta in questa Camera e per la terza, considerando anche la lettura svoltasi nel ramo del Senato, del decreto semplificazioni.
Se mi permette, signor Presidente, vorrei sottolineare che il Governo sta sottoponendo all'Aula dopo due voti di fiducia - in prima lettura alla Camera e al Senato - un provvedimento che si chiama «decreto semplificazioni» dove non c'è nulla per semplificare. Al contempo ha portato invece in Aula alla votazione e all'approvazione altri provvedimenti che di complicazioni invece hanno tutto.
Voglio ricordare in primo luogo la questione che è sotto la lente di ingrandimento anche dei mezzi di informazione in questi giorni, ovvero la questione dell'IMU.
Il Governo ha fatto un provvedimento nel decreto-legge di dicembre dove intanto, ovviamente per quanto ci riguarda, viene reintrodotta una tassa vergognosa, oltretutto scippata ai comuni da parte dello Stato centrale; oltre a ciò è riuscito a fare una norma che non sa nemmeno come applicare, in quanto proprio adesso è dovuto correre ai ripari in modo urgente per cercare, oltre a scippare i cittadini con questa tassa, di dire loro almeno come devono pagarla, affinché dopo non incorrano in altre multe, visto che i comuni possono deliberare anche la quantificazione dell'imposta successivamente a giugno, mentre i cittadini devono pagare entro giugno. Vorrei sapere, in questo primo esempio che ho fatto, dove stanno le semplificazioni. Si va, lo ripeto, nella direzione esattamente opposta.
Non solo: sempre parlando di semplificazione dello Stato, dell'attività imprenditoriale e dello sviluppo, vorrei capire dove stanno le semplificazioni nelle misure che il Ministro Fornero vuole mettere in atto per quanto riguarda il mercato del lavoro. In realtà è semplicemente un'estrema complicazione del mercato del lavoro e una volontà di colpire le garanzie dei lavoratori, senza nemmeno al contempo dare nuove opportunità alle imprese, perché le stesse imprese che contestano il mercato del lavoro nel nostro Paese, l'unica cosa che dicono con chiarezza è che il problema attuale è quello della competitività, quello di poter reggere una competizione internazionale e non invece quello di andare a toccare o meno l'articolo 18.
Non solo, andiamo avanti: il Governo, in questi drammatici mesi per i cittadini del nostro Paese, è riuscito a mettere in atto una serie di misure che mettono in notevole difficoltà l'economia del Paese. Cito per esempio, a differenza di quanto il Presidente del Consiglio Monti va a raccontare in Cina o in Asia (dove nella giornata di ieri ha avuto il coraggio di dichiarare che l'Italia è ormai uscita dalla crisi come tutta l'Europa), i dati fornitici dall'ISTAT sulla disoccupazione: 9,3 per cento. Io mi domando il Governo e il Presidente del Consiglio con quale correttezza, prima di tutto verso i nostri cittadini Pag. 11 ma anche verso il mondo intero, vadano a dire che il Paese è uscito dalla crisi.
Non solo: guardiamo i dati sulla recessione, il dato sulla vendita delle auto. Una serie di fatti stanno dimostrando come con le politiche portate avanti dal Governo, in particolare quelle economiche - e ricordiamo che il Presidente del Consiglio è il Ministro dell'economia e che ci è stato presentato come il luminare dell'economia, il professore dell'economia che veniva a risolvere i problemi del Paese! -, come tutti questi dati economici testimoniano, il Paese da questo Governo è stato solo portato nella recessione più buia, l'esatto opposto di ciò che serviva al Paese e alle nostre imprese, che chiedono non di avere dei privilegi, ma per lo meno di essere messe sullo stesso piano delle imprese situate in altri Paesi europei o addirittura extraeuropei. Invece il Governo sta aumentando - almeno da quanto apprendiamo dalle voci che ci giungono su questa famosa riforma del mercato del lavoro - il costo del lavoro stesso, rendendo ancora meno competitive le nostre imprese e meno competitivi i nostri lavoratori.
Ma, signor Presidente, ricollegandomi alla questione che penso sia importante per quanto riguarda per lo meno il titolo del decreto-legge che stiamo trattando, ovvero di quella delle semplificazioni, vorrei capire anche dal Governo - ovviamente avremo occasione di parlarne successivamente quando approderà alle Camere la questione del lavoro - con quale bozza il Ministro Fornero ha portato all'approvazione del Consiglio dei Ministri la riforma, in particolar modo la parte che riguarda gli ammortizzatori sociali.
Dico questo perché il Ministro e anche il Presidente del Consiglio sono andati dai nostri cittadini con una serie di mezzi di informazione - devo dire, purtroppo, compiacenti - a raccontare che c'erano più ammortizzatori sociali per una categoria più vasta di persone. Su quali basi il Governo ha detto questo? Lo chiedo in quanto non più di qualche giorno fa, 5 o 6 giorni fa, abbiamo avuto un'audizione con il presidente Mastrapasqua dell'INPS, il quale è assolutamente inconsapevole - in quanto non gli sono stati forniti né richiesti quel tipo di dati - della riforma degli ammortizzatori sociali, non sa a quali persone si rivolgano e quanto costeranno.
Io mi domando quale bozza abbia portato il Ministro Fornero in Consiglio dei Ministri se il presidente dell'ente interessato all'erogazione degli stessi ammortizzatori sociali non è nemmeno stato consultato per capire la platea di riferimento degli ammortizzatori sociali stessi e per capire a quanto ammonteranno. Ci hanno preso in giro per un mese parlando di riforma del mercato del lavoro, senza sapere nemmeno di cosa lo stesso Governo parlasse.
D'altronde devo dire che questo Governo ci ha abituato a operazioni di questo tipo. Non a caso, nella misura presa a dicembre ci aveva raccontato che i cosiddetti esodati, dopo il massacro fatto sulle pensioni, erano 60-70 mila (detto ufficialmente in Commissione), ma adesso in questi giorni viene fuori che non sono 80 mila o 90 mila, ma si parla di 350 mila (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Il Governo sta facendo le riforme senza nemmeno tenere in considerazione il dramma sociale che causerà e quante persone andrà a colpire con queste riforme. Siamo alla parodia del tecnico, la parodia: un tecnico, che dovrebbe essere la persona che ha tutti i dati di riferimento e che con questi dati dovrebbe riuscire a parametrare le politiche necessarie per sviluppare il Paese, per dare una risposta ai cittadini, invece sbaglia in modo così macroscopico previsioni di questo tipo. Inoltre, ha fatto votare (questo è interessante per tutti colleghi, anche quelli che hanno votato la fiducia su quel decreto) delle norme difficilissime per i nostri cittadini senza nemmeno dare un dato realistico su quante persone fossero coinvolte.
Risultato: abbiamo centinaia di migliaia di persone che hanno firmato accordi di esodo, quindi sono usciti dal posto di lavoro e non possono - a causa della riforma Monti-Fornero - accedere nemmeno Pag. 12 ai benefici previdenziali. Da un certo punto di vista, devo assolvere tutti i colleghi che hanno votato questa riforma (che hanno la responsabilità di averla votata) perché sono stati presi in giro dal Governo. Li assolvo perché loro pensavano di affrontare la questione con una parte stanziata a bilancio che poteva affrontare il problema di 50-60 mila esodati, e invece sono 350 mila.
Credo che la stessa maggioranza dovrebbe far sì che il Governo desse delle risposte immediate (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), perché non si può pensare che cittadini senza lavoro e senza pensione stiano ad aspettare fino a giugno che il Ministro Fornero decida come agire. Oltretutto, ci sono le posizioni contrastanti (e se questa è la semplificazione lascerei perdere) del Governo, e mi riferisco al sottosegretario Polillo che va in televisione e dice una cosa (su una questione che non riguarda il colore delle tende delle case, ma di persone che rimangono senza una lira da portare a casa), e al Ministro Fornero che qualche ora dopo esce e in modo diretto o indiretto dice l'esatto opposto. Mi domando che risposta diamo a questi cittadini.
Capisco che ci siano cittadini di «serie A» (ovviamente secondo il Governo, non secondo la Lega) e cittadini di «serie B», tuttavia, perlomeno, ci sia la cortesia di non massacrare i cittadini di «serie B», per poi garantire al contempo miliardi di euro agli istituti di credito che hanno lasciato un debito e che stanno continuando a strozzare le nostre imprese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Invece di prenderci in giro votando provvedimenti come questo, che di semplificazione hanno solo l'emendamento approvato in quanto proposto dalla Lega (tutto il resto non c'è), mi domando perché il Governo in questi mesi non abbia provveduto a portare una misura realmente sullo sviluppo. Le misure sullo sviluppo devono vertere su alcuni precisi argomenti. Il primo è rappresentato dal costo del lavoro e dal costo dell'energia, quindi il costo che sopportano le nostre imprese per produrre.
In secondo luogo, bisogna andare in Europa (questo lo dico al Governo Monti, con un Presidente del Consiglio che viene dall'Europa) e dire con chiarezza che il continente, la Comunità europea, deve tutelare le proprie imprese, perché noi, oltretutto, siamo il primo Paese esposto alla concorrenza dell'Est europeo, in quanto siamo il secondo Paese manifatturiero dell'intera comunità dopo la Germania. Quindi il Governo Monti e il Presidente del Consiglio devono andare in Europa e pretendere (considerato che non possiamo soltanto farci imporre le riforme di massacro sociale verso i nostri cittadini) che l'Europa difenda il nostro mercato. Questo vuol dire che o i Paesi extraeuropei si decidono a rispettare le norme sul lavoro, sull'ambiente e sul lavoro minorile (cosa che ritengo molto difficile) e quindi equiparano la competitività, e non esiste più competizione sleale, oppure bisogna difendere il mercato.
Come lo si fa? Quello che la Lega dice - non da adesso, ma da diversi anni, perché anche il segretario federale ci ha visto sempre lungo - è di mettere i dazi sulla merce che arriva e che non rispetta i parametri della competizione con le nostre imprese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Su questo aspetto, signor Presidente, credo che bisogna interrogarsi ed approfondire una discussione. Parlare invece in Aula su un decreto come questo, che non dà alcun tipo di risposta a nessuno, penso che sia l'ennesima presa in giro verso i cittadini, che continuano ormai ad affogare all'interno di una crisi che evidentemente esclusivamente il Presidente Monti non vede o non vuole vedere o racconta di non vedere. Però io ricordo bene quando altre forze politiche, all'interno di quest'Aula, contestavano al Presidente del Consiglio precedente di non fare emergere con grande forza il momento di crisi che viveva il Paese. Mi auguro che quest'oggi, magari nel pomeriggio, con l'Aula piena, le stesse forze politiche si alzeranno e ammoniranno Pag. 13 il Presidente del Consiglio Monti, che si permette di andare in Asia a dire che la crisi è superata ed è tutto a posto.
Io credo che vi sia necessità di guardare al futuro con ottimismo, però l'ottimismo non è sinonimo di illusione. Quindi non possiamo illudere i nostri cittadini, perché oltre tutto - questo lo comunico al Governo - di illusioni non ce n'è più per nessuno. Infatti, potete raccontare quello che volete, ma quando i cittadini non hanno più il prestito dalla banca per pagare il mutuo, non hanno più la pensione e non hanno più lo stipendio, gli si può anche raccontare che la crisi è finita, però loro non hanno di che mangiare. Allora forse sarebbe meglio parlare in modo realistico e sincero e dire come si vogliono affrontare i problemi.
Io invece ho la seria paura che questo Governo non sia in grado di affrontare i problemi, o meglio non possa affrontarli, perché purtroppo è un Governo non eletto dai cittadini e quindi non risponde ai cittadini. Io non voglio sapere a chi risponde questo Governo, o meglio mi piacerebbe saperlo, ma non glielo chiedo in questa occasione. Dico solo che forse sarebbe il caso in primo luogo di guardare a quelle fasce deboli della popolazione che stanno affrontando il momento di una grave crisi, anche personale, ovviamente lavorativa ed economica, e non guardare semplicemente ai grandi gruppi finanziari.
Sono notizie di oggi, pubblicate su tutti i giornali, per esempio, a quanto ammontano gli stipendi annuali che prendono gli amici del Governo, di varie fondazioni e banche e a quanto ammonta il bonus che guadagnano a fine anno, oppure perché abbandonano la loro posizione. Si parla di milioni di euro.
Sia chiaro: per noi come Lega se un'azienda produce e un amministratore delegato fa rendere e guadagnare tanto all'azienda, è giusto che venga pagato bene. Il problema è che queste sono le stesse banche e gli stessi istituti che chiedono gli aiuti di Stato al contempo, direttamente o indirettamente, come è avvenuto ad esempio alla Banca centrale europea.
Quindi, noi siamo d'accordo: il privato fa guadagnare e il privato deve guadagnare, ma il privato non può chiedere aiuti pubblici e continuare a guadagnare esattamente come prima, perché allora c'è qualcosa che non funziona, perché quegli aiuti pubblici arrivano da tutti i cittadini, anche quelli che in questo momento stanno vivendo una forte crisi e non si può pensare di far pagare a loro le indennità milionarie di qualche amministratore delegato o di qualche consiglio di amministrazione.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Fedriga.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, la ringrazio di avermelo ricordato perché questi discorsi mi appassionano e mi fanno ovviamente sforare il tempo, però chiedo con chiarezza in questa discussione, ma anche in principal modo nelle future discussioni che dovremo affrontare in questo Parlamento, sia al Governo sia ai gruppi di maggioranza di utilizzare maggiori cautele e maggiore garanzia per i cittadini normali e forse guardare con un po' più di attenzione e forse anche con un po' più di senso punitivo chi si è comportato male in questo Paese e continua a farlo, ma purtroppo da questo Governo continua ad essere premiato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, siamo alla terza lettura di questo provvedimento. Nelle prime letture, sia alla Camera sia al Senato, è stata posta la questione di fiducia. Oggi il Governo ha deciso di non porre la questione di fiducia, ma non lo decide il Governo o la maggioranza, lo decide il Presidente della Repubblica, il quale ha fatto capire che non si può andare avanti di questo passo. Pag. 14
Infatti, il Governo Monti, in pochi mesi di attività, ha raggiunto il record di fiducie richieste nelle Aule parlamentari. Il Governo Monti ha il record di parlamentari come maggioranza - perché arrivare a 500-550 parlamentari di maggioranza è, ovviamente, un record -, ma poi, non è in grado di tenere le fila di questa maggioranza. Allora, in questi mesi, è stato costretto, su ogni singolo provvedimento che è arrivato in quest'Aula - soprattutto, i decreti legge -, a porre la questione di fiducia.
Quindi, l'Aula e anche le Commissioni in alcuni provvedimenti sono state completamente esautorate dalla possibilità di intervenire e modificare il testo. Ragioniamo, per esempio, sull'ultimo decreto che è stato convertito in legge in questa Camera la settimana scorsa: è un decreto-legge che è giunto completamente lavorato, diciamo, dal Senato. È arrivato alla Camera, ma, poiché non c'era la volontà di intervenire su due o tre questioni, perché c'è la paura politica di intervenire su di esse - mi riferisco, per esempio, alla questione bancaria, delle commissioni bancarie - si è posta la questione di fiducia. Pertanto, non si è lavorato in Commissione, dove il testo non è stato modificato, e non si è lavorato in Aula. E si è posta la questione di fiducia.
Pertanto, dopo quell'ennesima dimostrazione di mancanza di serietà nei confronti delle Aule parlamentari, la Lega ha fatto presente al Presidente della Repubblica, che è stato sempre molto sensibile alle questioni democratiche delle Aule parlamentari quando c'era il Governo Berlusconi, che auspicavamo questa sensibilità democratica anche con questo Governo. Prendiamo atto che il Presidente della Repubblica ha fatto capire a Monti e compagnia che non è il caso di intervenire con una fiducia, ancora una volta, su questo decreto-legge. Tuttavia - diciamolo -, se il Governo oggi si prende il merito di non porre la questione di fiducia, il merito se lo prende, invece, la Lega per aver posto la tematica.
È una tematica seria questa, colleghi, perché un conto è quando c'era un Governo che aveva quattro o cinque voti di scarto, perché una parte di maggioranza aveva tradito il mandato popolare (ci riferiamo, ovviamente, ai colleghi di Futuro e Libertà); in quel caso, a volte, era quasi legittimo porre la questione di fiducia. Un conto, invece, è avere una maggioranza di 500-550 parlamentari ed essere costretti a venire in Aula e porre la questione di fiducia. Sono due questioni completamente diverse. Il dubbio è che, viste le vicissitudini interne a quest'ampia maggioranza, sulle altre questioni importanti, per riuscire a portarle avanti, il Governo sarà costretto a porre ancora la questione di fiducia.
Questo è un decreto che si chiama «semplificazioni», ma, francamente, leggendole, di semplificazioni vi è stata soltanto la parte che la Lega ha introdotto sulla questione dell'ultimo miglio come unica realtà, come unico provvedimento importante all'interno di questo testo. Poi, spicca la questione della chiusura domenicale e festiva soppressa per le imprese di panificazione, che è un po' il fiore all'occhiello di questo provvedimento.
Questo provvedimento, insieme ad altri provvedimenti, come le semplificazioni fiscali in discussione al Senato e le liberalizzazioni che abbiamo approvato, con fiducia, nei giorni scorsi, erano stati descritti come i tre grandi provvedimenti che avrebbero dato la spinta al Paese per la crescita. Poi, illustri giornalisti e studiosi di economia, su testate del tutto indipendenti, e non certo filoleghiste, hanno fatto capire che le liberalizzazioni, le semplificazioni fiscali e le semplificazioni avranno sì, magari, qualche effetto sulla crescita, ma, forse, fra cinque o dieci anni.
Il problema della crescita del nostro Paese non viene, ovviamente, risolto con provvedimenti di questo tipo. Infatti, il vero provvedimento cardine della politica economica e fiscale del Governo Monti si chiama «salva Italia». Questo è ciò che sta dentro la cornice del Governo Monti. Quella è la vera politica economica e fiscale del Governo Monti. Leggendo il provvedimento «salva Italia» - che sta dando le sue indicazioni e i suoi effetti in Pag. 15queste settimane e ne darà ancora di più nei prossimi mesi - vediamo che certamente di crescita non si può parlare. Può ben dire il Ministro Passera che dovrebbe arrivare un provvedimento di semplificazione ogni due o tre mesi; se è così, può farne quanti ne vuole di provvedimenti di quel tipo, ma se fa un provvedimento come il «salva Italia» una volta l'anno, il Paese non cresce più, ma non lo diciamo solo noi, perché se fosse così, faremmo la solita e classica propaganda politica e parlamentare. Noi andiamo a vedere i dati forniti dagli istituti di statistica e dagli organi più importanti, quello che ha detto la Corte dei conti, quello che si dice sull'ipotesi - che ormai non è più un'ipotesi - di recessione per il nostro Paese nel 2012: c'è chi parla dell'1,5 per cento, c'è chi parla del 2 per cento e c'è chi parla del 2,5 per cento, quale calo del prodotto interno lordo per il nostro Paese.
Ciò è dato certamente da una congiuntura internazionale che è oggettivamente negativa, ma è dato soprattutto dagli effetti che il «salva Italia» sta avendo sui consumi delle famiglie e sugli investimenti delle imprese. Infatti, dobbiamo fare mente locale su cosa tale provvedimento prevedeva: in questo caso parliamo delle liberalizzazioni del vincolo domenicale per le imprese di parificazione, e va benissimo, nel «salva Italia», invece, con riferimento a quella che è la polpa della politica economica e fiscale, abbiamo parlato delle accise sulla benzina; 10-15 centesimi di euro in più al litro sono frutto delle scelte effettuate nel «salva Italia».
Abbiamo, inoltre, parlato dell'addizionale regionale all'IRPEF, dallo 0,90 all'1,23 per cento, che in questi giorni stanno pagando i lavoratori dipendenti nella loro busta paga, vedendo quanto questo aumento dell'imposizione dell'addizionale regionale stia incidendo.
E ancora, abbiamo il pasticcio dell'IMU, che si sarebbe dovuta pagare a giugno, mentre adesso si sono accorti che i comuni non sono pronti, devono deliberare le aliquote: si è scoperto che non facciamo in tempo e dobbiamo rifare le delibere. Allora, pare che con un emendamento al semplificazioni fiscali al Senato si sia detto: partiamo con la parte base e poi il resto lo facciamo a dicembre. Quindi, il salasso è solo rinviato, ma, comunque, qualcosa occorrerà cominciare a pagare a giugno, mentre, fino all'anno scorso, non si pagava perché il centrodestra quel tipo di tassa sulla prima casa l'aveva tolta. Vi sarà la parte dell'IVA, che arriverà, con ottobre, ad un aumento del 2 per cento, dal 21 al 23 per cento, con una crescita anche sull'IVA al 10 per cento.
Il Presidente Monti dice che la crescita sta arrivando e che ci sarà la garanzia di mantenere gli equilibri di bilancio, cioè che il famoso pareggio di bilancio previsto per il 2013 sarà comunque raggiunto. Anche in questo caso, non siamo noi a dirlo, ma illustri esponenti del mondo economico: con questo tipo di recessione e con questo calo del prodotto interno lordo, vi sono molti dubbi sul fatto che il pareggio di bilancio possa essere raggiunto nel 2013. Infatti, sappiamo benissimo che, nel momento in cui vi è un aumento dell'imposizione fiscale, vi è una contrazione dei consumi, e dal momento che questo aumento dell'imposizione fiscale - l'IMU, le addizionali regionali, l'IVA - vanno anche a colpire le categorie meno abbienti, queste cominciano a tirare la cinghia. Tirando la cinghia, consumano meno e, conseguentemente, vi sarà una contrazione del prodotto interno lordo e del gettito, la quale porterà a far sì che il pareggio di bilancio potrà essere messo in discussione.
Poi c'è stato il grande dibattito nei giorni scorsi, nel quale qualche membro del Governo ha fatto presente che l'IVA prima del 1o ottobre, forse sarà sostituita con qualche altra entrata. Francamente vediamo difficile che si possa riuscire a coprire questa entrata con queste previsioni di calo del PIL e con questa situazione che sta procedendo. Se non si trovano nemmeno i soldi per gli esodati, come ha detto prima il collega Fedriga, come pensiamo di andare a sostituire un aumento di 1-2 punti dell'IVA così facilmente? Sappiamo benissimo che sarà difficile Pag. 16 riuscire a far quadrare i conti, quindi l'aumento dell'IVA, stante il decreto «salva Italia», ci sarà e questo avrà delle ripercussioni che, come abbiamo già detto, a nostro modo di vedere, potranno anche mettere in discussione il raggiungimento del pareggio di bilancio.
Il Presidente Monti poi l'altro giorno ha un po' speculato sulla pelle della povera gente greca, perché è andato in giro per l'Asia a farsi bello e, facendosi bello, ha detto che se noi non avessimo fatto questa manovra, saremmo finiti come la Grecia. I Greci fanno parte dell'Europa, Presidente Monti. Lei ha sempre avuto una vocazione europeista, lei è sempre stato un rappresentante di quell'élite culturale, politica ed economica che ha visto l'Europa come la soluzione a tutti i mali dell'Europa stessa. Benissimo, adesso non è che dobbiamo scaricare questi poveri greci e dire che saremmo finiti come la Grecia se non avessimo fatto il «salva Italia». La Grecia è finita così perché l'Europa le ha imposto determinate politiche, determinate politiche economiche e fiscali che hanno avuto effetti recessivi. La Grecia non è andata in crisi ieri. Quante volte si sono ritrovate le istituzione finanziarie, economiche e bancarie europee ed internazionali per salvare la Grecia? Abbiamo perso il conto. Quante volte sono stati fatti piani finanziari per salvare la Grecia? Abbiamo perso il conto. Quante manovre ha fatto la Grecia, dicendo ogni volta che sarebbe stata l'ultima e che con ognuna sarebbe ritornata a una situazione di normalità? Quante manovre ha fatto la Grecia? Abbiamo perso il conto. Il risultato qual è? Che dopo tutte queste azioni oggi la Grecia ha un prodotto interno lordo che cala, ci pare, del 6-7 per cento. Le politiche che vengono dall'Europa hanno effetti recessivi nei Paesi in cui vengono applicate.
Inoltre, siccome quando eravamo al Governo ci dicevate sempre che vi avremmo fatto fare la fine della Grecia, con questo paragone Italia-Grecia, invece noi diciamo che sono queste politiche economiche recessive che vanno ad incidere sulla crescita economica del Paese e che rischiano di avere effetti negativi. Le politiche economiche che l'Europa impone ai Paesi europei sono politiche recessive, sono politiche che portano al calo del prodotto interno lordo.
Quello che sta accadendo oggi in Grecia, dopo anni di politiche recessive, noi lo stiamo iniziando ora con le stesse politiche recessive. Siamo all'inizio di un percorso e non vorremmo finire nelle stesse condizioni (con le dovute proporzioni ovviamente, perché non siamo come coloro che una volta ci criticavano e facevano l'accostamento, poiché noi non lo facciamo).

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Fugatti.

MAURIZIO FUGATTI. Siamo consci che l'Italia è un Paese grande ed ha grandi capacità, però queste politiche economiche recessive rischiano di portarci su quel percorso e quindi siano imbarazzati quando il Presidente Monti dice che la crisi è finita. Certo non può certo dire...si rimproverava a Berlusconi di essere troppo ottimista. Certo, Berlusconi doveva essere ottimista perché altrimenti, se non fosse stato ottimista, le borse sarebbero crollate del 2 per cento e quindi deve essere ottimista anche Monti, questo lo riconosciamo. Però bisogna stare anche un po' con i piedi per terra e capire che queste scelte economiche rischiano, a nostro modo di vedere, di portarci in un percorso dal quale la crescita difficilmente sarà raggiunta (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Torazzi. Ne ha facoltà.

ALBERTO TORAZZI. Signor Presidente, penso che si debba iniziare questo intervento ricordando la profezia ed anche ricollegandomi all'intervento dell'onorevole Fugatti.
Il Presidente del Consiglio Monti ci dice che noi non dobbiamo imitare la Grecia e che non siamo come la Grecia. Peccato che però, quando lui era commissario dell'Unione europea e aveva a che fare con Pag. 17i conti e i dati dell'Unione tutti i santi giorni, venne a dire che l'euro era un grande successo e disse anche: quale migliore esempio del successo dell'euro se non la Grecia, la Grecia che ha importato la cultura della stabilità tedesca?
Quindi, mi sembra che il Presidente del Consiglio come professore sia partito un po' male, visto che ha preso un granchio del genere. Potrebbe essere un incidente di percorso. Il problema è che io ho già visto un altro granchio molto grosso (e non solo io). Il Presidente del Consiglio ci ha presentato l'accoppiata decreto-legge semplificazioni (che siamo qui oggi ad esaminare in seconda lettura alla Camera) e quello delle liberalizzazioni, dicendo che avrebbero prodotto una crescita del 10 per cento del PIL. Il 10 per cento del PIL - lo dico al sottosegretario, così lo potrà riferire al Presidente del Consiglio - sono 160 miliardi di euro. Non so in quanti anni.
Il problema però è che non mi sembra che il Governo abbia affrontato con il passo giusto questo discorso della crescita, che tutti dicono. Infatti, ha fatto una manovra da oltre 30 miliardi di euro, che ha sottostimato volontariamente a 20-25 miliardi. Tuttavia, con due punti di IVA da soli siamo già a 20 miliardi e poi c'è tutto il resto. Quindi, stiamo parlando di oltre 30 miliardi di manovra. Il problema è che il Fondo monetario internazionale (FMI) ci dice che avremo un calo del nostro PIL del 2,2 per cento quest'anno e dello 0,6 l'anno prossimo (ammesso che non sia peggio). Ciò significa che in due anni perderemo 80 miliardi di PIL e, facendo un calcolo grossolano, sappiamo che 80 miliardi di PIL corrispondono bene o male, tra imposte e contributi e quant'altro, a 40 miliardi di euro in meno per le casse dello Stato. Quindi, chiariamolo bene in quest'Aula: il Presidente del Consiglio ha tagliato le pensioni di anzianità, ha tassato la casa, ha scatenato la recessione, che si è già mangiata tutto, perché in due anni incasserà questi soldi e in due anni li perderà. Quindi, la ricetta è sbagliata perché sono sbagliate le analisi.
Il Sole 24 Ore mercoledì scorso dopo cinque pagine di apertura e di peana a questo Governo pubblica un articolo dell'economista Uri Dadush, il quale ci spiega che il problema è la crescita, come dicono tutti. Però lui entra nel dettaglio e spiega che il meccanismo che si era pensato - qualcuno cresce con l'export e con l'industria come la Germania, e il sud Europa con la crescita interna - non sta in piedi ed è saltato per aria. L'esempio più evidente è la Spagna, con l'edilizia. Quindi, ci dice che la crescita si deve e si può fare, ma può basarsi solo sull'export. Poi arrivano le note dolenti: partendo da questa considerazione spiega - invito il sottosegretario a farlo presente anche al Ministro Monti - che la Grecia non ce la farà perché di export fa soltanto il turismo - che non è una forma di export, ma è assimilabile - e l'agroalimentare e, quindi, non ce la farà. Il Portogallo ha anche il manifatturiero, ma non ce la farà neanche lui. La Spagna ha un settore industriale forte, non è molto forte nell'export, ma ha dei grossissimi squilibri interni, penso alle banche spagnole: dovreste sapere del programma dei mutui che sono registrati, ed altro. Di conseguenza, probabilmente non ce la farà. Stiamo parlando di tre paesi di cui uno ha 10 milioni di abitanti e abbiamo speso 250 miliardi di euro per poterlo tenere nell'euro e questi ci dicono che non ce la farà, lo sanno tutti. Poi arriva l'Italia e ci dice che è un grande Paese industriale (lo sappiamo), che è molto forte nell'export (lo sappiamo), che però ha un enorme debito pubblico (lo sappiamo). Le ricette per la crescita consistono nel rigore sui conti pubblici, l'export che si sostiene con l'abbassamento del costo del lavoro - lui dice - comprimendo i salari. Tutto questo per molti anni ancora e forse l'Italia ce la può fare.
Invece, leggo sui giornali che siamo fuori dalla bufera, che tutto sta andando per il meglio e che il problema è risolto. Il tempo è poco, ma invito veramente il Governo a riflettere su questa politica per rimanere nell'euro che, come ci hanno spiegato, farà saltare la Grecia, che è già saltata, ma la faranno uscire dall'euro e Pag. 18faranno lo stesso con il Portogallo. Ci tirerà probabilmente a fondo anche la Spagna, ma anche il nostro Paese. Infatti, il nostro problema è l'export, che non lo puoi fare con il costo del lavoro che abbiamo noi, il costo dello Stato che abbiamo noi e il cambio fisso che abbiamo noi.

PRESIDENTE. Onorevole Torazzi, la prego di concludere.

ALBERTO TORAZZI. Concludo, signor Presidente. Infatti, il cambio non è che nasce sui monti (il gioco di parole è involontario). Il cambio è determinato dalla creazione del valore.
Siccome noi siamo in un'unica moneta con la Germania, questa moneta riflette il valore che crea la Germania e lo media con il valore che creiamo noi, cioè si tratta di una tassa artificiale sul nostro export e noi non riusciremo assolutamente, così come è avvenuto con il Serpente monetario negli anni Settanta e con lo SME nel 1992, a tenere questo passo.
Ci vorrebbe un gesto di responsabilità e un'analisi in Europa. Invece, di prendere gli ordini fare presente quali sono le esigenze della nostra economia e della nostra società perché non possiamo reggere queste situazioni, con il cambio attuale dell'euro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Montagnoli. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Signor Presidente, riteniamo che nel decreto-legge in materia di semplificazione e di sviluppo non vi sia assolutamente né l'una né l'altro. Il nostro movimento, come in tutti i provvedimenti di questo Governo, ha dimostrato buon senso e ha presentato emendamenti sul merito. Anche su questo testo vi sono degli aspetti che creeranno più burocrazia e non semplificazioni. In prima battuta, qui alla Camera, avevamo proposto degli emendamenti richiesti da tutti. Faccio un esempio che è abbastanza paradossale: la residenza in due giorni. Chi fa l'amministratore, chi fa il sindaco, sa benissimo che è qualcosa di inapplicabile.
Noi, come tanti altri colleghi, avevamo presentato degli emendamenti di modifica, magari dando il termine certo di trenta giorni, sapendo che le realtà comunali sono diverse da nord a sud e che anche dal punto di vista dell'informatizzazione tutti gli enti non sono uguali. Il Governo, anche se ha riconosciuto che erano emendamenti di buon senso e corretti, ha espresso parere contrario con la motivazione, soprattutto, del tempo. Ebbene, oggi ci veniamo qui, signor Presidente, signor rappresentante del Governo, a votare questo testo finale, emendato su un paio di articoli al Senato, e queste cose si potevano fare. Questo è un monito che vi rivolgo, che riguarda questo provvedimento ma anche tutto quello che avete fatto in questi pochi mesi, i tanti disastri che avete fatto.
Oltre a questo provvedimento vi è anche il decreto-legge sulle liberalizzazioni, su cui ci avevate detto che non vi era il tempo per modificare le cose. Ma non è vero! Anche su quel provvedimento vi avevamo dato la disponibilità di discutere gli emendamenti, di ridurli e di entrare sul merito, perché alla fine quello che interessa alla Lega Nord è dare delle risposte alle aziende e ai cittadini.
Voi di questo ve ne fregate, convinti che la stampa e la televisione, comunque, vi facciano andare i sondaggi alle stelle. Ma quello che conta è come sta la gente, come stanno le nostre imprese. Oggi, soprattutto oggi, in cui vi è una scarsità di risorse economiche, il fatto di sburocratizzare questo Paese è fondamentale. Ce lo chiedono tutti. Vi avevamo anche dato un'alternativa con il precedente Governo, un decreto-legge sulle semplificazioni, fatto bene dal Ministro Calderoli, che c'era già. Quella era già una strada da seguire che, ahimè, allora non si poteva percorrere con un decreto-legge. Oggi, invece, voi lo fate. Ma queste sono modalità diverse di applicazione delle varie norme.
Pertanto, veramente quello che ci chiedono oggi gli imprenditori è togliere la Pag. 19burocrazia. Abbiamo questa possibilità. Vi sono tantissimi emendamenti che abbiamo presentato soprattutto per le piccole e medie imprese. Poi, tutti quanti ci «facciamo la bocca» nel difendere le piccole e medie imprese, che rappresentano il 99 per cento del tessuto di questo Paese. Sono la fortuna di questo Paese. Ma, poi, cosa facciamo? Gli diamo qualche risposta? No! Non li sosteniamo con il credito delle banche e neanche gli diamo una mano a togliere tante carte e cartine.
Avete inserito delle norme che sicuramente hanno dei costi, pensando che i comuni, gli avvocati e i notai si scambino online la documentazione. Ma sapete come sono i programmi dei comuni? Ma voi ci andate in comune? Avete fatto il sindaco? Avete fatto il consigliere comunale? No! Altrimenti, queste «cavolate», che avete inserito nel provvedimento, non le avreste fatte.
In ordine alla norma sulla residenza ricordo che ci sono anche degli obblighi di verifica.
Un'amministrazione seria manda fuori i vigili a fare le verifiche se c'è il cittadino e, soprattutto, lo straniero. Si tratta di una cosa sbagliatissima che sta mettendo in difficoltà tutti gli ufficiali dell'anagrafe. Tante cose si potrebbero dire su questo decreto-legge. Mi auguro che ci sia la possibilità di riprenderlo, ritornerà dal Senato il decreto sulle semplificazioni fiscali e, anche in quel caso, mi auguro che ci sia lo spazio per migliorare questo testo, come tutti gli altri provvedimenti che avete adottato in questo momento.
Per cui, concludo, signor Presidente, facendo presente la volontà della Lega Nord sempre e comunque di migliorare il testo. Vi abbiamo, sin dall'inizio, ossia sin da dicembre, in maniera chiara proposto delle modifiche a dei provvedimenti inauditi che avete adottato in materia di IMU, di pensioni, di decreto «Semplifica Italia» e «Libera Italia». Non realizzerete alcuno sviluppo ed alcuna crescita. Date ascolto e prendete in considerazione i nostri emendamenti di buon senso e di tutela della gente, dei cittadini, dei lavoratori, dei pensionati e delle aziende. Così si salva il Paese, con le riforme, con il federalismo e non con questi provvedimenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sul complesso delle proposte emendative.
Sospendo, a questo punto, la seduta che riprenderà alle ore 15.

La seduta, sospesa alle 13,35, è ripresa alle 15.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati D'Amico, Gregorio Fontana e Lusetti sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si sono conclusi gli interventi sul complesso degli emendamenti.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,04).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento. Pag. 20
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15,30.

La seduta, sospesa alle 15,05, è ripresa alle 15,35.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 4940-B)

PRESIDENTE. Invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni sulle proposte emendative.

ORIANO GIOVANELLI, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, le Commissioni formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Pastore 44.2, Meroni 44.1, Bragantini 47.1, Reguzzoni 47.3, Fava 47.4, Torazzi 47.2, Maggioni 47.5, Desiderati 47.6, D'Amico 47.7, Crosio 47.8, Cavallotto 47.9, Simonetti 47.10, Fabi 47.11, Consiglio 47.12, Montagnoli 47.13, Comaroli 47.14, Fugatti 47.15, Forcolin 47.16 e Negro 47.17. Signor Presidente, per quanto riguarda gli emendamenti all'articolo 62 credo che ci siano degli emendamenti inammissibili.

PRESIDENTE. Esattamente, esclusi gli identici emendamenti Borghesi 62.1 e Fedriga 62.2.

ORIANO GIOVANELLI, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, le Commissioni formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli identici emendamenti Borghesi 62.1 e Fedriga 62.2

PRESIDENTE. Il Governo?

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Ricordo che ove i presentatori non comunichino il ritiro delle rispettive proposte emendative per le quali vi è un invito in tal senso, la Presidenza li porrà in votazione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pastore 44.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Meroni. Ne ha facoltà.

FABIO MERONI. Signor Presidente, ciò che è previsto nell'emendamento Pastore 44.2, che parla di semplificazione in materia di interventi di lieve entità, riguarda anche l'emendamento Meroni 44.1.
Ci sembra che il testo uscito dall'Aula, che parlava di rideterminare e ampliare le ipotesi di interventi di lieve entità, andasse nella direzione degli emendamenti. Visto e considerato che si sta parlando di un decreto-legge sulle semplificazioni, penso che vada inteso proprio nel senso di rideterminare e ampliare. Il testo uscito dal Senato invece indica solo ed esclusivamente la parola «precisare». Signor Presidente, con questi due emendamenti noi chiederemmo di reinserire la parola «ampliare».
Infatti, se è pur vero che si intende ampliare l'elenco degli interventi definiti «di lieve entità» al fine di semplificare ulteriormente le autorizzazioni paesaggistiche e che si condivide la semplificazione, tuttavia il precisare le ipotesi non darebbe modo di capire il senso dell'articolato.
Ecco perché, signor Presidente, in un momento di discussione parlamentare e ricordando che il testo approvato dalla Camera era più indicativo ed era migliore di quello del Senato, chiedo che venga posto in votazione l'emendamento Pastore 44.2.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

Pag. 21

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, si tratta di emendamento - credo - di natura squisitamente formale, perché l'emendamento Pastore 44.2 propone di aggiungere, dopo la parola: «precisare», le seguenti: «e rideterminare».
È un emendamento molto simile, peraltro, all'emendamento Meroni 44.1, tant'è vero che il collega, intervenuto per dichiarazione di voto, ha ritenuto opportuno intervenire su entrambi.
Crediamo che sia opportuno attenerci alle indicazioni del relatore. Non essendo stato accolto l'invito al ritiro, dichiaro il voto contrario da parte del mio gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pastore 44.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 454
Maggioranza 228
Hanno votato
60
Hanno votato
no 394).

Prendo atto che i deputati Barbareschi, Pionati e D'Antona hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che il deputato Brandolini non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Meroni 44.1.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Meroni 44.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 456
Votanti 453
Astenuti 3
Maggioranza 227
Hanno votato
61
Hanno votato
no 392).

Prendo atto che il deputato Brandolini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bragantini 47.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bragantini. Ne ha facoltà.

MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, mi stupisco del parere negativo sul mio emendamento, perché si tratta di una proposta che intende semplificare e andare incontro alle esigenze dei cittadini. Semplicemente si chiede che i servizi di accesso all'ingrosso di rete fissa devono essere offerti agli operatori concorrenti in maniera disaggregata, in modo che gli stessi operatori non debbano pagare per servizi non richiesti e si possa creare un regime concorrenziale anche per i servizi accessori.
In particolare, il prezzo del servizio di accesso all'ingrosso di rete fissa deve indicare separatamente il costo della prestazione dell'affitto della linea e il costo delle attività accessorie, quali il servizio di attivazione della linea stessa e il servizio di manutenzione correttiva. Con riferimento alle attività accessorie, deve essere garantito agli operatori richiedenti anche di poter acquisire tali servizi da imprese terze concorrenti di comprovata esperienza che operano sotto la vigilanza dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni in un regime di concorrenza.
Questo cosa può comportare? Può comportare innanzitutto una semplificazione e una chiarezza dei costi per queste Pag. 22compagnie e soprattutto potrebbe esserci concorrenza per quanto riguarda questi servizi accessori.
Vedo che il Governo neanche ascolta, si vede che non è interessato a far risparmiare le aziende e dunque i cittadini. Preferisce parlare di altro e non ascoltare il Parlamento. Questo mi dispiace perché, come abbiamo detto più di una volta in Commissione, noi della Lega non stiamo facendo ostruzionismo, ma stiamo presentando emendamenti che vanno incontro alle esigenze dei cittadini, offrendo delle vere possibilità di risparmio.
Questo emendamento riguarda proprio questa tematica, una tematica semplice, in quanto interrompe un monopolio che non ha senso di esistere, offrendo la possibilità di nuovi posti di lavoro, di nuovi servizi e (quando si parla di liberalizzazioni) di una vera concorrenza. Quando c'è una vera concorrenza, anche e soprattutto su grandi tematiche e su grandi monopoli, c'è la possibilità di abbattere veramente il costo dei servizi per i nostri cittadini. In un momento in cui sono aumentate tantissimo le tasse, le imposte e l'accisa sulla benzina, in cui si è voluto tagliare poco nel settore pubblico e invece si è voluto andare a gravare sulle casse e sulle tasche dei nostri cittadini, questo piccolo emendamento avrebbe dato la possibilità di abbattere dei costi che subiscono i nostri cittadini con il loro piccolo stipendio, che non ha avuto grandi aumenti negli ultimi anni (anzi, ha subito una riduzione dovuta alle imposte che questo Governo di banchieri ha stabilito con gli ultimi decreti). Almeno gli si sarebbe data un po' liquidità, la possibilità di avere qualcosina in busta paga, magari per riuscire a prendere un caffè in più al giorno (qualcosa in più per i nostri cittadini).
Invece voi volete solo «mungerli», volete semplicemente e continuamente andare a prendere quel poco che hanno e che continuano ad avere solo grazie ai grandi sacrifici che fanno nelle spese, ai grandi sacrifici che fanno per poter lavorare, magari facendo ore di straordinario, o percorrendo tantissimi chilometri per andare sul posto di lavoro con la propria auto, con la benzina che aumenta sempre di più (mi riferisco anche al fatto che magari cercano di mettersi d'accordo con i propri colleghi per usare un'auto sola in modo da consumare meno).
Con questa possibilità il Governo poteva dimostrare di voler veramente andare incontro ai nostri cittadini. In fondo, come su altri emendamenti (spero che almeno vengano accolti gli ordini del giorno), non si è voluto guardare a questo problema.
Addirittura per quanto riguarda l'imposta aggiuntiva che avete voluto prevedere, quella del superbollo, avete reso ancora più difficile il pagamento delle tasse. Ma che semplificare! Anche per far pagare le tasse rendete la vita difficile ai nostri cittadini!
Chiedo veramente a tutto il Parlamento e a tutti i colleghi di votare questo emendamento che va incontro ai nostri cittadini, a tutti i cittadini di questo Stato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bragantini 47.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 482
Votanti 479
Astenuti 3
Maggioranza 240
Hanno votato
46
Hanno votato
no 433).

Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Reguzzoni 47.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 23

DAVIDE CAPARINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Caparini, lo chieda prima però, perché ho dichiarato aperta la votazione.

DAVIDE CAPARINI. Ho alzato la mano prima.

PRESIDENTE. È sufficiente segnalarlo cortesemente con un attimo di anticipo rispetto al momento in cui si dichiara aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 485
Votanti 482
Astenuti 3
Maggioranza 242
Hanno votato
44
Hanno votato
no 438).

Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito a votare.

DAVIDE CAPARINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, vorrei farle presente che avevo chiesto la parola. È compito della Presidenza verificare se c'è qualcuno che intende intervenire. Dopodiché, non è necessario iscriversi come lei ha precedentemente affermato. La cortesia del Presidente, quanto anche il suo compito, è di verificare se ci sono dei deputati che intendono intervenire. La invito a fare altrettanto successivamente.

PRESIDENTE. Onorevole Caparini, ha perfettamente ragione, a condizione che la Presidenza si accorga della richiesta, ma non dopo che ha aperto la votazione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fava 47.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, l'articolo 47, che è stato riformulato dal Senato in seguito ad un emendamento presentato dal Governo, di fatto prende spunto da un emendamento a mia firma che venne approvato all'unanimità e con il parere favorevole del Governo in Commissione e successivamente in Aula alla Camera dei deputati nell'ambito della discussione che riguardava il testo delle semplificazioni.
Più in generale, esso riguarda una vicenda che voi conoscete, la cosiddetta vicenda dell'ultimo miglio, cioè il meccanismo che permette la fine del monopolio in materia di telecomunicazioni su rete fissa da parte del monopolista Telecom.
Noi abbiamo trovato molto singolare la formulazione conclusiva approvata dal Senato su una serie di questioni che sono quelle che stiamo discutendo e, in particolare, per ciò che attiene il ruolo dell'Agcom. Infatti, su questo ruolo credo si debba aprire un dibattito anche più approfondito soprattutto su quali debbano essere le competenze e le prerogative dell'Agcom stessa.
Noi siamo, fino a prova contraria, ancora dei legislatori e in quanto tali dovremmo intervenire su delle scelte che attengono l'impianto generale delle norme e dovremmo avere la possibilità di dire quello che pensiamo.
Noi, con questo emendamento, infatti, chiediamo che, non tanto il Parlamento - perché è evidente che il Parlamento ormai è un soggetto totalmente espropriato di competenze alla luce della nuova gestione del duo Monti-Napolitano -, ma almeno il Governo possa avere la possibilità di intervenire sul procedimento in essere formulando un parere, tant'è vero che proponiamo di aggiungere semplicemente che il Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, esprima un parere in materia. Pag. 24
Infatti, appaltare completamente a terzi la gestione politica e amministrativa di una vicenda così delicata qual è quella della rete proprietaria delle telecomunicazioni su rete fissa è, dal nostro punto di vista, sbagliato, sia nella forma che nei contenuti.
Allora, per tale motivo, abbiamo inteso presentare una serie di emendamenti e, in particolare, quello in esame proprio per affermare il fatto che esiste e deve esistere nell'ambito della vita parlamentare, della vita del Governo, la possibilità che questi si esprimano su questioni che toccano da vicino vicende come quelle che hanno una rilevanza economica di questa portata.
Stiamo parlando di un'innovazione che qualcuno ha stimato possa valere intorno al miliardo di euro all'anno e, quindi, stiamo parlando di fatto della più grande liberalizzazione - lo ripeto, anche se l'ho già detto in quest'Aula - contenuta, guarda caso, in un provvedimento che, invece, parlava di semplificazioni, signor Presidente.
E non è un caso che si sia tornati in quest'Aula a discutere di questo perché mi rendo conto che probabilmente, una volta arrivato al Senato, sia il Governo (il Ministro con noi aveva ampiamente dibattuto della questione) sia il Senato stesso si siano chiesti cosa c'entra in un decreto-legge semplificazioni l'unica grande liberalizzazione che, al contrario, nel decreto-legge liberalizzazioni non c'era.
Di fronte a tale quesito, credo che la risposta sia stata quella di cercare di trovare una modalità per la quale si togliesse al singolo parlamentare e all'iniziativa parlamentare, ancora una volta, la possibilità di esprimersi in modo assolutamente libero. Il Governo, cioè, non soltanto è intervenuto dicendoci, prima in Commissione poi in Aula, che la formulazione del mio emendamento era assolutamente appropriata e opportuna tant'è vero che l'emendamento venne votato con l'unanimità dei membri della Commissione e con il parere favorevole del Governo. Una volta tornati al Senato, qualcuno dovrà aver pensato: ma non vorrei che qualche parlamentare si montasse la testa, che qualche parlamentare si metta nelle condizioni di pensare di poter incidere in qualche modo sulle decisioni di questo Paese perché le decisioni di questo Paese spettano a soggetti che sono eletti ma non eleggibili, nel senso che sono soggetti che sono stati eletti non si sa da chi, sicuramente non dagli elettori.
Dunque, in virtù di questo principio, che ritengo sia uno degli scempi peggiori che possano essere compiuti nei confronti delle prerogative dell'autonomia del Parlamento, si è veduto bene di modificare qualcosa che andava già bene così com'era e lo si è peggiorato cedendo sovranità, ancora una volta, ad un organismo terzo, cioè l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.
Credo che abbiamo fatto un altro pasticcio in mezzo ai tanti pasticci.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fava 47.4, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 497
Votanti 495
Astenuti 2
Maggioranza 248
Hanno votato
49
Hanno votato
no 446).

Prendo atto che i deputati Pionati e Cosenza hanno segnalato che non sono riusciti a votare.

Cessazione dal mandato parlamentare del deputato Valentina Aprea.

PRESIDENTE. Prima di procedere, onorevoli colleghi, comunico che in data 30 marzo è pervenuta alla Presidenza la Pag. 25seguente lettera dell'onorevole Valentina Aprea: «Onorevole Presidente, in risposta alla richiesta di opzione di cui alla sua lettera del 1o marzo ultimo scorso, conseguente la delibera con cui la Giunta delle elezioni ha accertato l'incompatibilità della carica di assessore regionale della Lombardia da me ricoperta, le comunico che intendo optare per tale ultima carica e rassegno pertanto le mie dimissioni dal mandato parlamentare.
Mandato che ricopro ininterrottamente dal 1994 e che ho sempre svolto con immutata passione e immutato senso dell'istituzione, sia come deputato, sia come titolare dei prestigiosi incarichi che mi sono stati affidati nel corso delle legislature, da ultimo - in questa - come presidente della Commissione cultura.
Per questo, sia pure onorata di essere stata chiamata a questa nuova esperienza regionale, cui intendo dedicarmi con tutte le mie energie, la mia dedizione e il mio entusiasmo, non manca nel mio animo, al momento di rassegnare le dimissioni da parlamentare, il dispiacere di lasciare un'Assemblea che ha rappresentato una parte importante della mia vita e del mio impegno politico.
Proprio per queste ragioni le sarei davvero grata se, in occasione dell'annuncio delle mie dimissioni alla Camere e prima che quest'ultima ne prenda atto, mi darà l'opportunità di svolgere un breve intervento per rivolgere un saluto alla Presidenza e a tutti gli onorevoli colleghi».
Prego, Onorevole Aprea.

VALENTINA APREA. Signor Presidente e onorevoli colleghi, non vi nascondo la mia emozione nel prendere la parola per pronunciare il mio congedo da quest'Aula. La prima volta che vi entrai correva l'anno 1994, un anno ormai scritto nella storia d'Italia, qualunque sia la collocazione politica di ognuno di noi.
Arrivai qui deputata della Repubblica grazie all'iniezione di società civile che il presidente Silvio Berlusconi volle fare nel corpo delle istituzioni. Quella scelta, ne sono ancor più convinta oggi, portò nuova energia e nuovo entusiasmo, dai quali tutto il sistema politico ha tratto giovamento.
L'entusiasmo, dicevo: ecco, io di entusiasmo ne avevo tanto e credetemi, non è diminuito, anzi. Diciotto anni fa ero piena dell'entusiasmo di chi, dopo aver misurato nella società la necessità di ammodernamento dello Stato per un'Italia nuova, moderna, libera e liberale, rinnovata nella classe dirigente, nelle leggi, nel mercato del lavoro, nella pubblica amministrazione e soprattutto nella pubblica istruzione, voleva dare il suo contributo di competenza in un contesto così autorevole quale la Camera dei deputati.
Oggi che inizio una nuova avventura politica, anche questa volta su invito del presidente Berlusconi, ho certamente un entusiasmo diverso, un entusiasmo più consapevole, arricchito dalle competenze della progettualità politica, della pratica legislativa e del rigoroso e quotidiano rispetto delle istituzioni. Ma questa differenza non ne diminuisce l'intensità: inizio questo nuovo percorso, infatti, anche per misurare sul campo, nei settori che mi sono stati e che continuano ad essermi più cari, l'istruzione e la cultura, la sfida dell'attuazione dell'articolo 118 della Costituzione, che richiama tutti noi a prendere sul serio, almeno a 11 anni dalla sua introduzione nella nostra legge fondamentale, il principio di sussidiarietà verticale e orizzontale.
Lo farò, signor Presidente, con il preciso intento di far ulteriormente crescere l'attuazione di questo principio nella realtà concreta delle istituzioni scolastiche autonome e dei centri culturali di una regione, la Lombardia, che con il presidente Formigoni l'ha già da tempo assunto come stella polare della propria azione di Governo, nonostante i ritardi della legislazione nazionale in proposito e le resistenze che la sua concretizzazione ancora incontra in troppi settori della nostra società e della nostra burocrazia, convinta - non da ora per la verità - che soltanto ponendo al centro delle nostre politiche nazionali e locali questo principio, soprattutto oggi, tempo di globalizzazione e di evoluzioni tecnologiche nella comunicazione di società Pag. 26 plurale, sia davvero possibile offrire risposte al principio di sussidiarietà sempre più efficaci e umanizzanti, non solo ai bisogni dei cittadini, ma anche ai loro più profondi desideri educativi e culturali di compiutezza.
Ecco, se dovessi dire quale differenza ho notato in queste settimane di avvio del mio nuovo incarico, posso affermare che mi ha molto colpito quanto sia immediato e stimolante il rapporto fra decisione legislativa e verifica concreta della sua efficacia nella realtà regionale. Da questo punto di vista certamente, almeno in Lombardia, il principio di sussidiarietà ha già vinto e, se assunto a paradigma complessivo di governo, può aprire la strada ad un federalismo solidale che, mentre esalta l'unità nazionale, valorizza e fa crescere in ogni senso le società locali.
Ripensando, invece, alla mia esperienza in questa Camera, non è difficile affermare che essa abbia coinciso con la parabola della cosiddetta seconda Repubblica. Si dice che siamo forse arrivati al crepuscolo, che un ciclo si stia concludendo. Io durante questo ciclo sono sempre stata qui e vorrei cogliere questa occasione per andare controcorrente. Sì, perché spesso si sente dire che sia stata meglio la prima Repubblica. Io ritengo che l'Italia di oggi sia comunque migliore di quella di vent'anni fa e credetemi, non mi fa velo né l'esperienza personale né una qualche forma di ingenuo storicismo.
Certo, abbiamo ancora grandi problemi e ritardi da colmare, ma siamo andati avanti. Il processo di cambiamento del Paese, seppur rallentato da inerzie ideologiche e da squilibri strutturali sul piano socio-economico ed istituzionale, è proceduto.

PRESIDENTE. Concluda onorevole.

VALENTINA APREA. Nel peggiore dei casi è proceduto almeno come forma di più consapevolezza della sua necessità.
Allora, ecco che io vorrei ricordare che sono sempre rimasta dalla stessa parte, qualificando con lealtà, tutte le volte in cui mi è stato possibile e sono stata chiamata a farlo, l'appartenenza al mio partito, non per cieca fedeltà, ma perché credo fermamente nel mio leader Silvio Berlusconi e nei valori che ispirano il mio schieramento, il centrodestra ed il mio partito, ieri Forza Italia, oggi Popolo della Libertà (Commenti).
Ma, soprattutto, continuo a credere, anche in questi giorni difficili per la politica e per i politici, nei partiti come risorse dell'agire democratico, come viatici di ideali, come strumenti al servizio dei cittadini per la costruzione del bene comune. Consentitemi per questo di ricordare che, nella XII legislatura - la mia prima esperienza parlamentare -, sono stata una delle quattordici donne che...

PRESIDENTE. Onorevole Aprea, concluda per favore.

VALENTINA APREA. Concludo, signor Presidente. Vorrei rivolgere un saluto a tutte le colleghe, a cui auguro un proficuo e buon lavoro femminile.
Saluto tutti i colleghi della Commissione cultura, che ho avuto l'onore di presiedere dal 2008 e, in particolare, i capigruppo della Commissione che hanno condiviso con me l'indirizzo politico dei lavori.
Rivolgo un rinnovato saluto all'onorevole Nicolais. Ringrazio con amicizia il presidente Fabrizio Cicchitto, il segretario politico, onorevole Angelino Alfano, il direttivo del gruppo e i colleghi del Popolo della Libertà, che abbraccio tutti.
Saluto, infine, tutti voi di tutte le altre forze politiche: insieme abbiamo parlato e discusso, ma sempre con stima.
Ringrazio e saluto davvero anche il Segretario generale, dottor Ugo Zampetti, e tutto il personale della Camera, preziosa risorsa delle istituzioni (Applausi).
Saluto lei, Presidente Fini, e tutti i Presidenti con cui ho avuto l'onore di condividere la mia presenza in quest'Aula. Viva la Camera, viva l'Italia (Applausi)!

ANGELINO ALFANO. Chiedo di parlare.

Pag. 27

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELINO ALFANO. Signor Presidente, intervengo solo per manifestare la gratitudine del Popolo della Libertà a Valentina Aprea, che è stata un parlamentare appassionato (Commenti)...

PRESIDENTE. Vi prego, onorevoli colleghi.

ANGELINO ALFANO. ... che ha portato in quest'Aula esattamente ciò che i cittadini chiedono a ciascuno di noi: vocazione autentica e sincera, passione per il bene comune, fede in ciò che si fa. Ecco perché noi, a chi come Valentina ha creduto fin dal primo momento nei nostri stessi ideali, dobbiamo un grazie per aver declinato in azioni concrete, autentiche e sincere quegli ideali, tenendoli alti (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Popolo e Territorio).

MANUELA GHIZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, intervengo per associarci ai saluti per l'onorevole Aprea, che lascia la Camera e la presidenza della VII Commissione. È chiaro che, nel corso della legislatura, non sono mancati certamente i momenti di confronto, anche, a volte, dai toni molto aspri.
Tuttavia, credo che non siano mai venuti meno rispetto e stima reciproci, soprattutto, in virtù di quella passione genuina, testimoniata anche dall'intervento di poco fa, che l'ha contraddistinta in tutto il suo mandato parlamentare. Quindi, alla collega Valentina Aprea auguriamo e inviamo i migliori auguri per il nuovo lavoro, che le darà soddisfazione (Applausi).

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, vorrei rivolgere un brevissimo saluto, a mia volta. Come capogruppo in Commissione cultura, auguro alla collega Valentina Aprea di avere successo e di portare anche in regione Lombardia il suo entusiasmo, la sua voglia di lavorare e la sua competenza.
Effettivamente, abbiamo svolto un grande lavoro in questi anni, non sempre condiviso, ma certamente sempre molto leale, molto a viso aperto e con reciproca stima. Pertanto, sono lieta di salutarla con affetto: le auguro davvero di avere in regione Lombardia le soddisfazioni che ha avuto qui, e la accompagneremo nel suo lavoro. Aspettiamo, poi, il successore della presidente, a cui auguriamo, fin da ora, buon lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

BENEDETTO FABIO GRANATA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, colleghi, intervengo soltanto per unire il gruppo di Futuro e Libertà per il Terzo Polo al discorso e al commiato di Valentina Aprea. È stato un grande presidente della Commissione cultura: noi abbiamo collaborato in uno spirito polemico, molto spesso scontrandoci, ma così è la politica. La politica comporta anche un livello di conflitto che, poi, porta a delle sintesi. Da un punto di vista legislativo, Valentina Aprea è sempre riuscita a trovare sintesi positive e in nome del bene comune.
Fra le altre cose va a occupare un posto di grande prestigio, un posto che è stato occupato con grandissima capacità e sapienza del compianto Marzio Tremaglia; per questo, siamo particolarmente convinti che Valentina Aprea, anche in quel ruolo, saprà esprimere quella cultura e quella capacità politica che la caratterizzano con forza. Brava Valentina (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Popolo della Libertà)!

Pag. 28

PAOLA GOISIS. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, è doveroso intervenire in questo momento in cui Valentina Aprea ci lascia per un incarico....(Commenti), non ho capito il motivo del boato. Comunque, questo è il momento in cui Valentina Aprea ci lascia per un incarico di fiducia al quale è stata chiamata; in sei anni di lavoro insieme, presso la Commissione cultura, abbiamo imparato, nonostante qualche divergenza anche di carattere sostanziale, ad apprezzarla per il suo entusiasmo, per la sua passione, a volte anche per delle situazioni abbastanza vivaci. Tuttavia è proprio questo che fa di lei la Valentina Aprea che tutti noi conosciamo e che tutti noi apprezziamo. Desideriamo che anche in Lombardia riesca a dare il meglio di se stessa e riesca veramente a lasciare un segno e a dare messaggi di entusiasmo, messaggi di saggezza e, sicuramente, messaggi di operosità. Tanti auguri Valentina e arrivederci a presto (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà)!

SILVANO MOFFA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, vorrei rappresentare a Valentina Aprea la stima e la considerazione personale di tutto il gruppo Popolo e Territorio. L'abbiamo apprezzata e l'abbiamo stimata come parlamentare, come componente del Governo e come bravissima presidente della Commissione cultura. Tra l'altro la voglio anche ringraziare a titolo personale perché tra i suoi ultimi atti si iscrive anche l'approvazione di un provvedimento importante che colpisce il precariato, soprattutto per quanto riguarda il mondo dell'editoria e del giornalismo, a dimostrazione di una tenacia che l'ha sempre contraddistinta. Credo che di lei vada apprezzato soprattutto il coraggio che dimostra in questa scelta. Auguri Valentina (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo e Territorio e Popolo della Libertà)!

PIPPO GIANNI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Gianni, per il suo gruppo ha parlato il presidente Moffa.

PIPPO GIANNI. Signor Presidente, chiedo di parlare a titolo personale.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIPPO GIANNI. Valentina, grazie per il tempo che ci hai concesso, per la simpatia che hai dimostrato e per quello che mi ha insegnato. Grazie e buon lavoro!

PRESIDENTE. Sia ora consentito anche alla Presidenza ringraziare l'onorevole Aprea per l'impegno con cui ha adempiuto all'incarico ricevuto all'inizio di questa legislatura (Applausi).
Trattandosi di un caso di incompatibilità, accertato dalla Giunta delle elezioni nella seduta del 29 febbraio 2012, la Camera prende atto, a norma dell'articolo 17-bis, comma 2, del Regolamento, di questa comunicazione e della conseguente cessazione della deputata Valentina Aprea dal mandato parlamentare.

Proclamazione di un deputato subentrante.

PRESIDENTE. Dovendosi procedere alla proclamazione di un deputato, a seguito della presa d'atto delle dimissioni della deputata Valentina Aprea, comunico che la Giunta delle elezioni ha accertato, nella seduta del 19 novembre 2008, ai sensi dell'articolo 86, comma 1, del Testo unico delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati, che il candidato che, nell'ordine progressivo della lista n. 7 Popolo della Libertà nella III circoscrizione Lombardia 1, segue immediatamente l'ultimo degli eletti risulta essere Simone Andrea Crolla. Pag. 29
Do atto alla giunta di questo accertamento e proclamo deputato, a norma dell'articolo 17-bis, comma 3 del Regolamento, per la III circoscrizione Lombardia 1, Simone Andrea Crolla. Si intende che da oggi decorre il termine di 20 giorni per la presentazione di eventuali ricorsi.

Modifica nella composizione di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che il deputato Simone Andrea Crolla, proclamato in data odierna, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Popolo della Libertà (Applausi).

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 4940-B)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Torazzi 47.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Torazzi. Ne ha facoltà.

ALBERTO TORAZZI. Signor Presidente, questo emendamento interviene sull'articolo 47, comma 2-quater. Qui, infatti, il Governo, in questo decreto-legge, stabilisce che al fine di favorire le azioni per la massima concorrenzialità e così via, visto che bisogna assicurare l'offerta disaggregata a prezzi relativi di d'accesso, rendere possibile le operazioni dei richiedenti di acquisire tali servizi e così via, demanda tutta la materia e la decisione all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.
L'emendamento che ho firmato chiede, invece, che queste funzioni siano assegnate al Ministero dello sviluppo economico. Credo che quest'emendamento sia assolutamente necessario, perché questo Governo sta avendo una deriva che allontana sempre più le decisioni dai centri democratici, quindi vi sono ricorsi a tantissime fiducie - sempre su decreti - e poi, appena si può, creazione di autorità, le quali, bypassando qualsiasi controllo, hanno in mano tutto il potere. Questa è una tipica struttura da Stato massonico, dove i cittadini non contano più niente: vi è un unico referente, che è molto più facile da influenzare e da comandare dai poteri esterni, perché non vi è più il dibattito nella Commissione, oppure, in questo caso, non vi è più un Governo che risponde al Parlamento.
Allora, credo che in quest'ottica, soprattutto su un argomento così delicato, anche in termini economici, sia inaccettabile prendere questo tipo di decisioni e di provvedimenti. Stiamo dando, in pratica, una delega, un potere enorme, a chi? A un non eletto, che è un'autorità di garanzia. Ma qui, a furia di autorità di garanzia non vi sarà più un rappresentante del popolo, e la sovranità, invece di essere garantita dagli organi terzi, verrà eliminata. Quindi, chiedo ai colleghi e al Governo di riflettere, lo chiedo soprattutto ai colleghi, perché qualcuno, in questo momento, trova comodo tagliare corto ed evitare le polemiche che possono sorgere dal territorio o dall'opposizione, però questa è la tipica deriva delle dittature: vi è una catena di comando molto più veloce, molto più snella, però non vi è la possibilità di interdizione e, soprattutto, la possibilità di segnalare i problemi.
Procedendo in questo modo tutti i molti modelli organizzativi, nelle aziende ed in politica, sono sempre finiti miseramente, con grandi tragedie o, comunque, con problemi di trasparenza e problemi che vanno a finire nell'ambito della giustizia, perché se uno continua ad accumulare potere, e non può essere sindacato, è normale che alla fine prenda delle strade spicce, e questa ne è la tipica situazione. Quindi, per un argomento così delicato, chiedo veramente ai colleghi ed al Governo di considerare la modifica, perché si tratta semplicemente di sostituire il Governo - che è garantito da una maggioranza parlamentare e quindi, anche se non è eletto direttamente, se non altro ha un rapporto indiretto con il popolo - all'Autorità di garanzia, che è una forma di commissariamento della democrazia su argomenti Pag. 30molto importanti. Infatti, qualsiasi scelta venga presa, poi, non vi sarà nessuno che risponderà, e quindi non vi sarà la sovranità popolare, ma vi sarà la sovranità di qualcos'altro. Vi invito a riflettere, e chiederei al Presidente ed anche al Governo di ascoltare con più attenzione e di ragionare, perché state seguendo costantemente questa politica di spoliazione della democrazia.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Torazzi 47.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 500
Votanti 498
Astenuti 2
Maggioranza 250
Hanno votato
49
Hanno votato
no 449).

Dobbiamo ora passare ad una serie a scalare composta di dieci emendamenti. In base all'articolo 85, comma 8, del Regolamento, come applicato nella prassi assolutamente costante, la Presidenza porrà in votazione il primo emendamento, che è l'emendamento Maggioni 47.5, un emendamento intermedio (Simonetti 47.10) e l'ultimo emendamento della serie (Comaroli 47.14), dichiarando assorbiti gli altri.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Maggioni 47.5. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maggioni. Ne ha facoltà.

MARCO MAGGIONI. Signor Presidente, rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, l'emendamento che porta la mia firma ha l'obiettivo di fare in modo che l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni assicuri le misure idonee previste dall'articolo 47, comma 1, entro dieci giorni e non entro centoventi giorni. Questo perché, nel momento in cui il Governo si pone come obiettivo quello di migliorare la concorrenza e la capacità delle imprese di fare sistema e di essere maggiormente competitive, il fatto che si stringano i tempi riducendoli da 120 (che sono quattro mesi) a dieci giorni, fa sì che quanto previsto, come dicevo, dall'articolo 47, possa subito trovare applicazione.
È quanto ci chiedono le imprese che hanno bisogno di competitività, hanno bisogno di porsi nei confronti delle altre imprese europee sul mercato in modo concorrenziale, riuscendo quindi non solo a generare valore, ma a generare anche posti di lavoro, che è poi l'obiettivo verso cui l'economia, in particolare in questo periodo, deve tendere. Ebbene, questo provvedimento che stiamo votando, nonostante sia già andato su tutte le cronache e sia obbiettivamente conosciuto, devo dire che non sta riscontrando grande successo tra le associazioni imprenditoriali che contattano noi (che abbiamo stretti rapporti con chi lavora quotidianamente, con chi paga e manda avanti questo Paese) per dirci che nessuno sta festeggiando.
Ciò evidentemente perché quanto è stato prefissato dal Governo e dalla maggioranza che lo sostiene è un obiettivo che non verrà centrato. Questo chi produce, chi lavora, chi paga onestamente le tasse lo ha capito e chiede quindi che si possa e si debba essere ascoltati da chi oggi ha la possibilità di migliorare e di rendere più concorrenziale, come dicevo poc'anzi, il sistema economico e imprenditoriale.
In particolare, ricordiamo le sfide che questo Paese dovrà affrontare nel prossimo futuro, in un'ottica europea, sulla base di quanto il Presidente del Consiglio ha firmato, sostenendo il fiscal compact. Si tratta di sfide davvero importanti e difficili da raggiungere che rischiano di fiaccare ulteriormente quello che è già un sistema economico stremato dalla tassazione di questo Stato centralista che non lascia le risorse sul territorio e quindi mette davvero Pag. 31 i ceppi alle forze produttive, in particolare del nord, che ricordiamo hanno sempre mantenuto questo Paese.
Quindi, chiediamo con questo emendamento, lo ripeto, di stringere i tempi e fare in modo che quanto deve essere fatto sia realizzato non in quattro mesi, ma in un tempo fortemente più breve (dieci giorni), affinché gli effetti si vedano subito, come ci chiede chi lavora e chi produce.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maggioni 47.5, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 502
Votanti 499
Astenuti 3
Maggioranza 250
Hanno votato
50
Hanno votato
no 449).

Prendo atto che il deputato Sarubbi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Simonetti 47.10.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Consiglio. Ne ha facoltà.

NUNZIANTE CONSIGLIO. Signor Presidente, intervengo anch'io su questo articolo e su questo comma perché pensiamo che i consumatori si aspettino molto e di poter accedere ai contenuti on line con la stessa facilità con cui accedono ai contenuti di quelli non in linea. Chiaramente la crisi economica ha un po' vanificato molti anni di progressi economici e sociali e sono state messe in luce anche carenze strutturali dell'economia europea.
Per garantire un migliore stile di vita bisognerà probabilmente lavorare in modo diverso e sicuramente bisognerà farlo in modo più intelligente. Ciò significa anche usufruire delle nuove tecnologie. Per raggiungere questo obiettivo l'agenda digitale contiene proposte di azioni che debbono essere sicuramente intraprese. L'agenda digitale europea è una delle sette iniziative principali della strategia Europa 2020. Essa mira ad una centralità e ad un ruolo chiave delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione.
Lo sviluppo di reti ad alta velocità oggi ha lo stesso di impatto che ebbero molti anni fa le reti dei trasporti e anche quelle dell'elettricità. Quindi, è una epocale trasformazione del sistema di lavorare. Occorre fare di più sicuramente negli investimenti. Occorre che l'adozione della banda larga sia agevole per tutti. Anche se in Europa si vede ancora che gli investimenti sono insufficienti, nonostante questo tipo di fare impresa e di lavoro portano al 5 per cento del PIL a carattere europeo.
Noi del gruppo della Lega Nord voteremo a favore di questo emendamento perché è chiaro che, dopo l'approvazione di questo proposta di legge, abbiamo un certo interesse a che l'attuazione di questa agenzia avvenga il prima possibile. Come diceva il nostro collega Fava prima, sono stati fatti parecchi pasticci negli ultimi provvedimenti portati in quest'Aula e, se sono stati fatti dei pasticci, caro il mio Governo voi siete i pasticceri!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Amico. Ne ha facoltà.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, intervengo poiché sono firmatario dell'emendamento 47.7, che non è stato posto in votazione e che chiedeva di dare 30 giorni di tempo (anziché 120) all'Autorità per la garanzie nelle comunicazioni per produrre quei documenti che servono a portare avanti questo provvedimento. Colleghi, con questi emendamenti (in questo caso voteremo l'emendamento Simonetti 47.10 che prevede 60 giorni) chiediamo Pag. 32una cosa importante..., signor Presidente, c'è un grande brusio in Aula..., chiedo un attimo di attenzione ai colleghi...

PRESIDENTE. Onorevole D'Amico, lei ha ancora dieci secondi, quindi li utilizzi al meglio.

CLAUDIO D'AMICO. Nel ricordare che gli stipendi del presidente e dei consiglieri sono superiori ai 400 mila euro, chiediamo all'autorità di fare il lavoro in 60 giorni anziché 120. Con quello che guadagnano possono darsi una «sveglia»!

PRESIDENTE. Grazie, onorevole D'Amico.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Simonetti 47.10, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 500
Votanti 499
Astenuti 1
Maggioranza 250
Hanno votato
47
Hanno votato
no 452).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Comaroli 47.14.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Desiderati. Ne ha facoltà.

MARCO DESIDERATI. Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, è chiaro che tutti questi emendamenti sono stati presentati, in un certo senso, nella logica di un benevolo accoglimento, per abbreviare il più possibile l'entrata in vigore di questa nuova norma. Si tratta di una norma che la Lega ha promosso in prima persona, con un emendamento del collega Fava. Si tratta di una norma che, finalmente, liberalizza definitivamente il mercato delle telecomunicazioni e che liberalizza l'ultimo miglio, che è l'ultimo ostacolo per aprire un mercato vero e libero a 360 gradi.
È chiaro che abbiamo presentato dieci emendamenti, sperando che, in un certo senso, almeno uno sia approvato. Questo emendamento, in particolare, del quale stiamo discutendo, prevede l'entrata in vigore dopo 100 giorni, anziché dopo 120 giorni dalla pubblicazione. È una riduzione, diciamo così, che ha più il senso del segnale che si vuole dare alla nazione. Vogliamo dire che finalmente andiamo verso una vera economia di mercato, verso una concorrenza vera. È ora di finirla con gli oligopoli. Siamo passati dal monopolio di Stato agli oligopoli privati. Ebbene, finalmente vi sarà concorrenza e, soprattutto, vi sarà chiarezza, vi saranno bollette chiare e gli utenti sapranno esattamente per quali servizi stanno pagando, quanto e a chi.
Pertanto, le chiedo, signor Ministro, di voler riconsiderare il suo parere e, quindi, anziché invitare al ritiro o esprimere parere contrario sull'emendamento in esame, le chiedo di esprimere parere favorevole su questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Comaroli 47.14, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 488
Votanti 485
Astenuti 3
Maggioranza 243
Hanno votato
47
Hanno votato
no 438). Pag. 33

Prendo atto che i deputati Capitanio Santolini, Bosi, Anna Teresa Formisano, Cimadoro, Baretta, Rampelli e D'Incecco hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 47.15.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.

DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, il Governo ha perso una ghiotta occasione per dimostrare di non essere succube del bipolarismo zoppo che sta governando questa fase del Paese e di non essere succube delle lobby, in particolare di Telecom. Ha perso l'occasione di anteporre l'efficienza nazionale, il mercato e le logiche a favore dei consumatori, preferendo il litigioso controllo politico perché, di fatto, questo è il risultato di un emendamento che ha modificato il lavoro fatto da tutte le forze politiche che hanno sposato la tesi della Lega Nord nel precedente passaggio alla Camera dei deputati, che iniziava un percorso di liberalizzazione di quello che è l'ultimo miglio.
Sappiamo che Telecom è un incumbent dominante in tutti i segmenti della catena di valore ed è proprietaria dell'unica infrastruttura della rete e, quindi, indispensabile agli altri operatori per accedere e per dare i servizi agli utenti.
Telecom, di fatto, è stata un freno allo sviluppo del nostro Paese ed è impietoso il confronto rispetto a ciò che è successo tra il fisso ed il mobile. Sappiamo benissimo che, mentre il mobile ha avuto un calo rispetto al 1997 del 33 per cento dei costi per l'utenza, il fisso segna il passo, relegandoci ad un ruolo di fanalino di coda in tutti i Paesi occidentali ed il confronto con alcuni Paesi europei è veramente impietoso. A noi ovviamente non serve un finto collegamento a 2 mega, ma ci serve un vero collegamento a banda larga ed ultra larga, quello per cui altri Paesi stanno facendo ingenti investimenti.
In questi anni di economie avanzate proprio lo sviluppo delle tecnologie, soprattutto nel settore dell'infrastrutturazione Internet, ha generato una maggiore economia. Ogni dieci punti di penetrazione di banda corrisponde ad un risparmio di qualcosa come 40 miliardi di euro, quindi ogni dieci punti di penetrazione si parla di una vera e propria finanziaria. Ogni due posti di lavoro resi obsoleti dal digitale se ne generano altri cinque. Capite bene quindi che stiamo perdendo un'occasione storica: già segniamo il passo, un ritardo cronico di oltre vent'anni rispetto ad altri Paesi. Cito, tra tutti, gli Stati Uniti d'America che addirittura nelle campagne per le presidenziali del 1992 vedevano Bill Clinton porre al primo punto della sua agenda di Governo proprio l'infrastrutturazione telematica e le autostrade telematiche.
Noi oggi siamo ancora alle prese con un Governo che si fa convincere dalle pressioni di un operatore dominante e si piega alle sue logiche. Così non andiamo da nessuna parte, così non avremo alcuna possibilità di sviluppare il settore, non potremo certo dotarci di un'agenda digitale, non potremo certo fare gli investimenti economici di altri Paesi; basti pensare alla Francia che ha investito qualcosa come 4,5 miliardi di euro per i prossimi cinque anni o come la Gran Bretagna, per cui lo sviluppo delle tecnologie digitali vale il 7,2 per cento del prodotto interno lordo. Impietoso anche in questo caso il paragone con l'Italia che è del 2,5 per cento. Tutto questo per dire che i nostri emendamenti tendono a ripristinare un testo che è stato votato da questa Assemblea e che deve portarci al futuro, senza guardare al passato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 47.15, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ). Pag. 34

(Presenti 500
Votanti 497
Astenuti 3
Maggioranza 249
Hanno votato
46
Hanno votato
no 451).

Prendo atto che il deputato Cimadoro, ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Forcolin 47.16.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Amico. Ne ha facoltà.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, intervengo per apporre la mia firma a questo emendamento e intervengo a sostegno dello stesso.
Signor Presidente, questo emendamento è simile a quello precedente e, a tal proposito, chiedo a tutti i colleghi di fare una riflessione: la riflessione riguarda la centralità del Parlamento. Noi siamo stati costretti a ratificare di continuo decisioni di altri, è passato di tutto davanti ai nostri occhi e alle nostre mani, ma senza poterlo neanche toccare perché il Governo ci ha portato dei decreti-legge e ha posto delle questioni di fiducia. Quindi, la centralità della democrazia che è il Parlamento è stata eliminata.
La centralità in questo Paese è passata ad altri poteri. È vero che il Governo ha diritto di proporre dei decreti-legge, però non è possibile che sugli stessi si ponga sempre la fiducia. Oggi è la prima volta che riusciamo a votare qualche emendamento. Con questo emendamento, che non ha nessun costo aggiuntivo e nessuna controindicazione, ribadiamo una cosa sacrosanta: la centralità del Parlamento e lo ribadiamo, dicendo che l'Agcom, quando dovrà decidere e fare quello che è previsto dalla legge, deve sentire, per un parere, le Commissioni. Riprendiamo in mano il controllo di quello che avviene nel Paese; il Parlamento, cioè il luogo demandato dai cittadini a prendere le decisioni, ritorna ad avere quella centralità che dovrebbe avere e che con questo Governo gli è stata scippata. Capisco che il Governo abbia espresso parere contrario su questo emendamento, ma invito tutti i colleghi a riflettere bene perché sicuramente non sarà un problema. Il decreto-legge non cambierà in nulla rispetto a ciò che andremo ad aggiungere con questo emendamento, ma faremmo solo qualcosa di bene alla democrazia di questo Paese perché riporteremo nelle mani del Parlamento almeno la possibilità di dire la sua e quindi restituiamo ai cittadini la possibilità di dire qualcosa riguardo una questione importante che li toccherà nelle proprie tasche.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Forcolin 47.16, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vignali...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 505
Votanti 503
Astenuti 2
Maggioranza 252
Hanno votato
46
Hanno votato
no 457).

Prendo atto che i deputati Delfino e Giacomoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Negro 47.17, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ). Pag. 35

(Presenti 501
Votanti 499
Astenuti 2
Maggioranza 250
Hanno votato
48
Hanno votato
no 451).

Prendo atto che i deputati Realacci, Giacomoni e Calvisi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Paolini 62.3, Pini 62.4, Di Vizia 62.5, Munerato 62.6, Isidori 62.7, Bonino 62.30, Borghesi 62.1 e Fedriga 62.2. Avverto che, a seguito della dichiarazione di inammissibilità precedentemente pronunciata dalla Presidenza, relativa alla parte consequenziale degli emendamenti Paolini 62.3, Pini 62.4, Di Vizia 62.5, Munerato 62.6, Isidori 62.7 e Bonino 62.30, gli stessi risultano identici tra di loro, nonché agli emendamenti Fedriga 62.2 e Borghesi 62.1. Pertanto, le dichiarazioni di voto saranno riferite a tutte le otto proposte emendative e si darà conseguentemente luogo ad un'unica votazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, il mio gruppo ha presentato un solo emendamento che in parte si inserisce nell'ambito di quanto indicato da lei e che rappresenta il tentativo di dare una forma diversa al finanziamento della cosiddetta tassa sulla disgrazia che, com'è noto, il Governo ha ritenuto di prelevare con un aggravio delle accise sui carburanti.
Ora noi stiamo vivendo una situazione che già ha portato il prezzo del carburante alla pompa a livelli intollerabili ed inimmaginabili. Tra l'altro, come sappiamo bene, è una somma che comprende già tantissime tasse. Credo che comprenda una tassa che si riferisce ancora al terremoto siciliano di trenta o quarant'anni fa, ma forse andiamo addirittura ancora più indietro. Ogni volta è un'accisa che poi porta ulteriori entrate allo Stato attraverso l'IVA. Quindi, è un meccanismo perverso, per cui trovo che sia sbagliato, in una congiuntura economica come questa, colpire ulteriormente famiglie e imprese anche attraverso un aumento dell'accisa sui carburanti. Da questo punto di vista, sarebbe stato meglio e credo più accettabile intervenire, come noi proponevamo, sul PREU, cioè sul prelievo che riguarda i giochi, che forse poteva avere un effetto di riduzione e di contenimento del gioco d'azzardo, che certamente è tutto fuorché da promuovere, soprattutto nei confronti delle giovani generazioni. A noi sembrava che, se il Governo voleva fare un intervento in qualche modo anche con una sua motivazione, che non fosse meramente finanziaria, il ricorso al PREU rappresentava senz'altro una soluzione migliore rispetto all'aumento delle accise. Ecco perché ovviamente noi sosteniamo questi emendamenti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli emendamenti Paolini 62.3, Pini 62.4, Di Vizia 62.5, Munerato 62.6, Isidori 62.7, Bonino 62.30, per le parti ammissibili Borghesi 62.1 e Fedriga 62.2, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 503
Votanti 500
Astenuti 3
Maggioranza 251
Hanno votato
59
Hanno votato
no 441).

Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito a votare.
Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale.

Pag. 36

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 4940-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 4940-B).
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, in quanto concernenti materie oggetto di emendamenti e ordini del giorno già dichiarati inammissibili in occasione della prima lettura da parte della Camera del decreto-legge in esame e, comunque, estranei rispetto al contenuto del provvedimento, i seguenti ordini del giorno: Nicola Molteni n. 9/4940-B/9, relativo al mantenimento delle sedi di tribunale con bacino di utenza non inferiore a 300 mila unità; Follegot n. 9/4940-B/10, volto alla revisione delle circoscrizioni giudiziarie prima della costituzione delle sezioni specializzate in materia di impresa previste dal decreto-legge in materia di liberalizzazioni; Caparini n. 9/4940-B/56, che prevede la fissazione al 4 per cento dell'IVA sui libri distribuiti attraverso piattaforma telematica; Consiglio n. 9/4940-B/57, in materia di riequilibrio delle percentuali di pubblicità degli enti pubblici da destinare ai vari mezzi di comunicazione; Stucchi n. 9/4940-B/59, volto all'assorbimento nella fiscalità generale delle regioni delle spese relative al funzionamento dei consorzi di bonifica. Avverto che l'ordine del giorno Buonanno n. 9/4940-B/36 è stato ritirato dal presentatore.
L'onorevole Maggioni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4940-B/44.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 16,50)

MARCO MAGGIONI. Signor Presidente, aspettavo il cambio della Presidenza per il mio intervento.

PRESIDENTE. Molto gentile.

MARCO MAGGIONI. L'ordine del giorno a mia firma ha l'obiettivo di porre ancora l'accento sulle problematiche che le piccole e medie imprese, in particolare le microimprese con meno di cinque dipendenti, vivono quotidianamente.
Signor Presidente, dico ciò in quest'Aula totalmente disinteressata. Credo che se i piccoli imprenditori con meno di cinque dipendenti vedessero quello che sta avvenendo in questo momento, forse alle prossime elezioni amministrative darebbero un segnale duro.
Da parte nostra con quest'ordine del giorno si vuole porre l'attenzione, come dicevo, su quanto si soffre ogni giorno nelle piccole imprese, a fronte di pochi dipendenti e, quindi, a fronte anche, spesso e volentieri, di un giro di affari che riesce a malapena a sostenere gli stipendi e la remunerazione dell'imprenditore stesso. Ebbene, queste piccole imprese sono messe davvero alla corda da tutta una serie di incombenze, in termini di norme antincendio ed in termini di tutta una serie di provvedimenti ed adempimenti burocratici che, se da un lato - ed è giusto che sia così - garantiscono in modo chiaro la sicurezza, dall'altro rischiano, oltre a garantire la sicurezza, di generare anche un eccessivo carico di lavoro, che poi si riverbera sulla capacità delle imprese di fare profitto, di restare sul mercato e di restare, con adeguata competitività, nel rispetto delle regole, anche nei confronti dei competitor degli altri Paesi membri dell'Unione europea.
È necessario che il Governo intervenga in questa direzione, andando quindi a porre in modo forte e chiaro tutta un'azione semplificativa volta a far sì che queste microimprese, anche in una fase di difficile congiuntura economica, possano davvero andare avanti a costituire quella che oggi è la prima fonte occupazionale del nostro Paese.
Oggi tutti si riempiono la bocca con la parola «crescita», come se - e lo abbiamo ribadito più volte - la crescita fosse determinabile a tavolino. Sappiamo che non è così. Bisogna mettere in condizioni le imprese di poter competere. Poi è il capitale umano che sa fare impresa in Padania. È un capitale umano che riesce Pag. 37oggi a malapena a sopravvivere ma che, privo dei lacci e lacciuoli di questa elefantiaca burocrazia, riuscirebbe davvero a diventare una spina nel fianco rispetto a tante altre aree d'Europa, che oggi hanno livelli di crescita ben superiori, ahimè, rispetto a quelli che registriamo nelle nostre regioni padane.
Allora davvero il Governo deve intervenire, se vuole andare avanti nella strada della semplificazione, se vuole per davvero mettere in condizioni le nostre imprese di competere e di creare posti di lavoro e di fare, insomma, ciò che quella gente ci chiede nelle piazze, ciò che ci chiede quando noi ci presentiamo in modo chiaro ed in modo pulito ai nostri gazebo; ebbene quanto ci chiede la gente, oggi, sono davvero posti di lavoro.
Quindi noi, con la presentazione a mia firma di questo ordine del giorno, ribadiamo come oggi la semplificazione burocratica sia davvero la strada da percorrere. Non vedo, quindi, come questo Governo possa non accettare l'ordine del giorno che porta la mia firma (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'onorevole Meroni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4940-B/4.

FABIO MERONI. Signor Presidente, signor Ministro, l'articolo 17, al comma 4-quinquies, aggiunto durante l'esame presso la Camera dei deputati, ha previsto che con decreto del Ministro dell'interno siano individuate le modalità per l'acquisizione d'ufficio di certificati necessari per procedimenti attinenti a lavoratori o studenti stranieri, e che il processo di «decertificazione» che viene previsto per i lavoratori stranieri rischia di realizzare una discriminazione a danno di quelli italiani, per i quali invece, come risulterebbe anche dalla recente circolare 47/2012 dell'INPS, continua ad essere in vigore l'obbligo di fornire la documentazione necessaria ad istruire il procedimento amministrativo, anche se già in possesso di altre amministrazioni. Ciò premesso, con questo ordine del giorno si intende impegnare il Governo a valutare l'opportunità di assumere iniziative, anche di carattere interpretativo, volte ad estendere anche ai procedimenti amministrativi coinvolgenti lavoratori italiani le disposizioni citate in premessa sull'acquisizione d'ufficio dei certificati.
Bene caro Ministro, l'ordine del giorno in sé è un ordine del giorno, come al solito, di buonsenso. Noi cosa chiediamo? Non stiamo chiedendo nient'altro che di mettere in condizione i lavoratori italiani di essere trattati come pari grado rispetto ai lavoratori stranieri. Voi avete tempo 90 giorni prima della data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto-legge. Quindi in questi 90 giorni, caro Ministro, chiediamo di assumere iniziative anche di carattere interpretativo, cioè di segnalare qualcosa per far sì che non esistano discriminazioni verso i lavoratori italiani. Noi chiediamo che tutti siano trattati allo stesso modo, gli stranieri che vengono a lavorare in Italia, ma soprattutto gli italiani, visto e considerato che questo è considerato un momento di semplificazione. Per questo noi confidiamo nella sua sapienza, perché lei dia parere favorevole a questo ordine del giorno, anche in virtù del fatto che, come al solito, ordini del giorno di questo tipo difficilmente sarebbero spiegabili poi quando si va nelle piazze o quando ci si confronta con gli elettori nelle città. Quindi confidiamo in lei per l'accettazione e per il voto a favore di questo ordine del giorno da parte del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'onorevole Strizzolo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4940-B/70.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, intervengo per illustrare l'ordine del giorno n. 9/4940-B/70 su un tema che è stato più volte affrontato in quest'Aula, e per la verità anche nei lavori delle Commissioni quando in questi mesi hanno affrontato l'esame di diversi decreti riferiti ai temi economici e finanziari. Mi riferisco alla gravissima situazione del ritardo nei Pag. 38pagamenti dei crediti che i fornitori vantano nei confronti della pubblica amministrazione nelle sue diverse articolazioni. Questo è un problema gravissimo che non passa giorno che non venga sollevato in questa o in quell'assise di associazione di categoria di artigiani, commercianti, società di servizi, e quant'altro.
È un problema che deve essere assolutamente affrontato e risolto, evidentemente non in cinque minuti o dalla mattina alla sera, perché il tema ha anche le sue complicazioni. Però con questo ordine del giorno ancora una volta si vuole richiamare la necessità di impegnare il Governo (stante il fatto che su questi ultimi provvedimenti è stata posta la fiducia e, visto il percorso previsto, attraverso gli emendamenti non c'era la possibilità di intervenire) ad assumere un'iniziativa, anche normativa (meglio se si riesce a risolvere il problema attraverso la forma del decreto ministeriale, o del decreto del Presidente del consiglio dei ministri, ma altrimenti anche con decreto-legge), per fare in modo che ci sia una forte accelerazione nel percorso dei pagamenti da parte della pubblica l'amministrazione - sostanzialmente da parte di tutti gli enti pubblici nei diversi livelli istituzionali e sui territori - per venire incontro a questa forte sollecitazione che viene quotidianamente anche dal mondo delle imprese, soprattutto dalle piccole e medie imprese.
Mi riferisco in particolare a quelle artigiane di piccola dimensione, che soffrono della mancanza di liquidità, molto spesso proprio per il ritardo pesante con cui la pubblica amministrazione liquida i propri debiti nei confronti delle imprese. La conseguenza è stata purtroppo che diverse imprese hanno addirittura chiuso i battenti e sappiamo che quando un'impresa chiude, è difficile che poi riapra, mettendo, quindi, a repentaglio posti di lavoro. Sappiamo, inoltre, quali sono le difficoltà che sta attraversando il nostro Paese in una fase di grave recessione economica. Se con questi segnali negativi di carattere generale, continuiamo a mantenere questi gravi ritardi nei pagamenti da parte della pubblica amministrazione, sicuramente non aiutiamo le piccole imprese che sono anche alle prese con la difficoltà di reperire linee di credito da parte del sistema finanziario, bancario e creditizio, proprio perché c'è una congiuntura pesantemente negativa nonostante gli interventi che anche recentissimamente sono stati intrapresi in direzione del sistema finanziario nel nostro Paese. Proprio per queste motivazioni, però, serve un intervento e qui, con l'ordine del giorno, chiedo che l'intervento sia rivolto ad assicurare alle imprese che vantano crediti nei confronti di tutte le pubbliche amministrazioni e degli enti pubblici in generale, la possibilità di compensare questi crediti con i debiti fiscali, tributari e contributivi, anche nel caso in cui questi non siano ancora stati iscritti a ruolo. Questo per aiutare le aziende che sono chiamate a rispettare puntualmente le scadenze per quanto riguarda gli adempimenti fiscali e contributivi e che hanno difficoltà nell'avere disponibilità liquide. Per cui, c'è questa contraddizione che mentre da una parte la pubblica amministrazione ritarda pesantemente i pagamenti, sull'altro versante le aziende sono chiamate a rispettare puntualmente le scadenze. Chiedo, quindi, al Governo di accogliere questo ordine del giorno e di intervenire in tale materia.

PRESIDENTE. L'onorevole Forcolin ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4940-B/21.

GIANLUCA FORCOLIN. Signor Presidente, l'ordine del giorno tratta un tema molto importante, oggetto di tante discussioni in quest'Aula, ossia quello concernente i termini dei pagamenti alle imprese da parte dello Stato; termini dei pagamenti che sono sempre più lunghi e che mettono in difficoltà il nostro sistema economico e, soprattutto, il sistema economico della piccola e media impresa che rappresenta il fulcro dell'intera economia italiana, costituendo oltre il 95 per cento degli addetti. Sicuramente stiamo parlando di una situazione molto importante, di un'economia che è in difficoltà e che ha Pag. 39una restrizione sicuramente importante nell'accesso al credito e con un forte aumento dei costi relativi agli interessi passivi, agli oneri accessori e alle spese bancarie. Diventa veramente difficile per le nostre imprese poter introitare e ricavare liquidità per rilanciare la propria economia, per rilanciare la propria impresa, per pagare le proprie materie prime e i dipendenti.
Inoltre, sicuramente il Patto di stabilità è un altro tema importante e fondamentale rispetto all'ente locale in quanto ci mette nelle condizioni di dover prorogare i pagamenti alle nostre imprese. I sindaci e gli amministratori locali si trovano nella condizione di appaltare lavori importanti nei propri territori con le proprie imprese, ma, nello stesso tempo, non sono in grado poi di pagare queste imprese le quali rappresentano molte volte il medesimo tessuto sociale del comune e dell'amministrazione che governano il territorio. Vi è difficoltà, quindi, nel dare disponibilità immediate per far sì che le imprese possano reinvestire e creare occupazione, altro tema sicuramente importante per i nostri territori per i quali chiediamo e vogliamo che vengano date risposte.
Pertanto, l'ordine del giorno vuole impegnare senz'altro il Governo a passare dalle parole ai fatti: infatti, troppe sono state le mozioni e le interrogazioni, gli ordini del giorno, gli inviti a dover spostare questo baricentro legato soprattutto all'erogazione che poi la BCE ha disposto verso di noi. Ricordiamo i 139 miliardi dati dalla BCE ai nostri istituti italiani e dei quali le nostre piccole e medie imprese non hanno visto assolutamente nulla perché sono stati reinvestiti in acquisto di titoli, di obbligazioni. Quindi, si è fatto di tutto e di più fuorché aiutare la nostra piccola e media impresa. E questo sicuramente ci chiedono.
Personalmente, come sindaco, ho partecipato la settimana scorsa nella mia provincia di Venezia a una serata che le categorie, gli artigiani, i commercianti, le imprese hanno voluto chiamare stati generali. Hanno invitato i sindaci, hanno invitato il prefetto, hanno invitato i parlamentari, hanno invitato tutte le categorie e le banche per capire, per poter dare una risposta immediata, perché le nostre imprese non ce la fanno veramente più.
Stanno chiudendo le partite IVA, stanno chiudendo migliaia di partite IVA e di imprese che soprattutto in Veneto hanno anche una funzione sociale. Ricordo che il 60 per cento delle piccole e medie imprese venete sono rappresentate dall'imprenditore che è nato come dipendente e poi si è creato nel tempo l'impresa e molte volte ha precostituito e portato con sé quei colleghi, ex dipendenti, e si è costituita poi una sorta di impresa familiare, un forte legame anche sociale dell'impresa con il proprio dipendente. E oggi la vergogna di dover magari chiudere i battenti e di dover lasciare a casa il proprio dipendente che è un amico, un collega, un familiare ha portato purtroppo a decine e decine di suicidi. Questi sono avvenuti proprio perché gli imprenditori non hanno la possibilità di poter avere risposte certe e il Governo in questo momento deve cercare di capire che questa è la vera problematica principale della nostra piccola e media impresa.
Perciò, in questi stati generali, i parlamentari presenti hanno cercato di sensibilizzare attraverso la prefettura e tutti quelli che sono gli organi istituzionali. Abbiamo anche mostrato tutti i nostri provvedimenti posti in quest'Aula, in Commissione, per dare una sorta di risposta a queste nostre piccole e medie imprese che ci chiedono aiuto.
Dobbiamo anche dire, purtroppo, che il Governo è ancora una volta sordo rispetto a tale richiesta. È inutile che vengano erogati centinaia di migliaia di miliardi di euro dalla BCE ai nostri istituti di credito se poi le nostre piccole e medie imprese, quando vanno in banca, non ottengono neppure l'apertura di un fido di diecimila euro con una garanzia, con una storicità di impresa, con il reddito che hanno prodotto negli anni; ed oggi soltanto per un minimo di difficoltà non possono avere neanche quel minimo di ossigeno per continuare a mantenere la propria impresa, la propria famiglia e i propri dipendenti. Pag. 40 Il Governo deve passare dalle parole ai fatti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. L'onorevole D'Amico ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4940-B/3.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, chiedo un attimo di attenzione perché devo illustrare un ordine del giorno...

PRESIDENTE. Invito i colleghi ad interrompere il brusio perché siamo tutti interessati ad ascoltare il suo intervento.

CLAUDIO D'AMICO. L'ordine del giorno n. 9/4940-B/3 di cui sono primo firmatario, se dovesse venire accolto dal Governo, non comporterebbe alcun costo per il Governo stesso. Reca delle semplificazioni nel lavoro delle forze di polizia e sappiamo - glielo dico da parlamentare della provincia di Milano - che in questi mesi ci sono stati degli assalti di delinquenti alle nostre case, alle nostre ville, alle nostre persone, continuamente in aumento. La criminalità sta dilagando e dobbiamo dare la possibilità alle forze dell'ordine di lavorare nel modo migliore, semplificandone il lavoro, dandogli la possibilità di intervenire velocemente e soprattutto di capire, quando fermano una persona, se quella persona è in regola oppure no.
Qual è il problema, signor Ministro? Il problema è che le carte di identità che vengono rilasciate dai nostri comuni sono valide dieci anni.
Quindi, l'extracomunitario che è residente, con un permesso di soggiorno magari di due anni, va in comune e gli danno la carta di identità. Se questa persona dopo i due anni diventa irregolare, perché il permesso di soggiorno gli scade, non ha più lavoro e magari commette reati, può però girare sul territorio nazionale ed esibire ad un controllo una carta d'identità valida.
Questo è un problema, perché l'agente delle forze dell'ordine che lo ferma e lo controlla ritiene che sia una persona a posto con i documenti, e magari non lo è. Allora noi cosa proponiamo? Diciamo di legare la validità della carta d'identità alla lunghezza del permesso di soggiorno, in modo da non dare a persone che magari perderanno la titolarità della presenza sul nostro territorio un documento valido.
Un altro fatto che succede - glielo dico da amministratore locale - è quello di cittadini stranieri che continuano a cambiare residenza: ogni anno cambiano il luogo di residenza e ottengono una nuova carta d'identità. Queste persone hanno magari tre, quattro o cinque carte d'identità tutte valide. Però, se ognuno va a parlare con il Ministro, poi alla fine il Ministro non può seguire l'intervento del parlamentare che sta intervenendo per illustrare il proprio ordine del giorno...

PRESIDENTE. Signor Ministro, le chiedo di fare attenzione all'intervento. Capisco che la collega è molto attraente, ma...

CLAUDIO D'AMICO. ...non può fare due cose nello stesso momento.

ROBERTO GIACHETTI. Ma non è possibile che se gli uffici devono venire a parlare non possano venire a parlare!

CLAUDIO D'AMICO. Anche perché questa è una cosa di una certa gravità. Come dicevo, quindi, si trovano persone ad avere la residenza in differenti paesi nello stesso momento, perché hanno differenti carte d'identità, tutte valide. Questa è una cosa che rende difficoltoso il lavoro delle forze dell'ordine, che quando fermano dei cittadini vorrebbero sapere se sono regolari o meno, ma non lo possono capire. A volte vengono sviate nella loro indagine proprio da questi fatti, dal fatto che vi sono queste carte d'identità con scadenze troppo lunghe e non sono legate ai permessi di soggiorno.
Quindi, noi chiediamo di legare la validità del permesso di soggiorno alla validità della carta di identità. È una cosa molto semplice e non costa niente. Glielo Pag. 41dico perché faccio il sindaco: il mio ufficio anagrafe è in grado da domani di fare questa cosa.
Non costa niente, semplifica il lavoro delle forze dell'ordine, dà una possibilità maggiore di controllo alla nostra polizia e ai nostri carabinieri: perché non deve essere accolto? È una domanda grossa questa.
Io spero che il Ministro accolga l'ordine del giorno in esame, perché veramente non c'è motivo per il quale non debba essere accolto, non vi sono questioni ostative.
Grazie e ringrazio per l'attenzione il Ministro: capisco che con tanti ordini del giorno non è facile starci dietro. La ringrazio davvero di essere qui e di non aver delegato un sottosegretario, per essere presente di persona (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'onorevole Mantini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4940-B/60.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, ringrazio anch'io il Ministro per l'impegno. L'ordine del giorno in esame riguarda quella parte del provvedimento che per l'appunto precisa nuovi ambiti e poteri per la definizione della nozione di lieve difformità in materia edilizia.
L'ordine del giorno vuole segnalare per l'appunto che una delle fattispecie più controverse è quella delle parziali difformità dalla sagoma dell'edificio che si realizza nell'intervento di ristrutturazione con demolizione e ricostruzione, ove, pur mantenendo inalterati i limiti dimensionali, cioè i volumi e le superfici preesistenti, risulta quasi impossibile non modificare, seppur parzialmente, la sagoma dell'edificio. Lo diventa anche a buona ragione, se si vuole in qualche modo innovare sotto il profilo della qualità architettonica in questi interventi, poiché la totale riproduzione anche della sagoma diventa francamente impossibile nella pratica.
È un tema assai rilevante, perché è chiaro che tutte le nostre politiche sono spinte verso la riqualificazione urbana e, cioè, verso l'intervento sul patrimonio edilizio preesistente. Dunque, è alla luce di queste considerazioni che, davvero, vorrei che il Governo tenesse in considerazione questa fattispecie, assumendo ogni iniziativa idonea, anche solo in via interpretativa, affinché la modifica della sagoma nelle ristrutturazioni di immobili non vincolati sia esclusa dalla nozione di difformità edilizia.

PRESIDENTE. L'onorevole Gidoni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4940-B/16.

FRANCO GIDONI. Signor Presidente, signor Ministro, intanto la ringraziamo per l'attenzione e per essere qui, perché, molte volte, questo ingrato compito viene devoluto ai sottosegretari. Quindi, apprezziamo il lavoro e l'esame di questo ennesimo fascicolo che contiene molti ordini del giorno.
È chiaro che ci saremmo aspettati, con riferimento al ritorno del provvedimento concernente le semplificazioni, l'ennesima questione di fiducia: le ricordo che, dal 16 novembre ad oggi, il Governo ha emanato ben dodici decreti-legge, di cui già otto convertiti in legge, adducendo sempre la necessità di contrastare la congiuntura e, quindi, di provvedere rapidamente a varare provvedimenti che andassero ad incidere sul famoso spread, che è stato il refrain dell'autunno scorso. È un'operazione che, mi sembra, vada un po' a rilento e che, credo di capire, non riesca ad ottenere i risultati sperati, nonostante la mole dei decreti-legge presentati.
Nel decreto-legge cosiddetto semplificazioni in oggetto abbiamo avuto modo di apprezzare l'impegno dimostrato dal Governo nel promuovere un'azione di semplificazione normativa e, soprattutto, di cercare di semplificare e rendere più semplici i rapporti tra il cittadino e la pubblica amministrazione. Ad onor del vero, devo dire che questa operazione era già stata iniziata anche con l'Esecutivo precedente: si era già tentato di fare ciò ed era uno degli obiettivi del Governo Berlusconi, interrotto a novembre. Pag. 42
Devo anche dire che apprezzo, e ho avuto modo di apprezzare, che su questo provvedimento non sia stata posta l'ennesima questione di fiducia e che oggi sia stato possibile confrontarsi sulle proposte emendative, anche se il Governo si è espresso in modo contrario su tutte, nonostante qualcuna, magari, meritasse un approfondimento maggiore.
Il mio ordine del giorno cerca di richiamare l'attenzione del Governo sulla legittima preoccupazione di intervenire con radicali interventi di semplificazione nella produzione della certificazione antimafia. Questo è un problema reale: signor Ministro, lei sa che la certificazione antimafia è un allegato obbligatorio in tutte le procedure d'appalto. Magari, in questa sede, meriterebbe aprire un discorso sull'efficacia di questa certificazione antimafia, perché, il più delle volte, quando si sono scoperte infiltrazioni da parte della criminalità organizzata nelle nostre opere pubbliche, se vi era una cosa che era formalmente a posto, era sicuramente la certificazione antimafia. Quindi, magari, un ragionamento su questa, sui controlli fatti o sull'emissione di tale certificazione, evidentemente, va fatto.
Tuttavia, quello che ci preoccupa - ed è l'impegno che chiediamo al Governo - è di introdurre norme sempre più efficaci, anche sotto il profilo della certificazione antimafia, in modo da ridurre ulteriormente le occasioni di infiltrazione della mafia nella gestione degli appalti e, comunque, nelle attività economiche legali.
È una preoccupazione che, come lei sa, signor Ministro, in Padania è molto forte: alcune indagini, anche recenti, hanno messo in luce rapporti sicuramente non cristallini tra pubbliche amministrazioni ed imprese. Si sono scoperte, ad appalti, purtroppo, già assegnati, infiltrazioni della malavita e, soprattutto, sono state scoperte, se non con riferimento alle imprese principali, su tutto il mondo dei subappalti che ruota attorno alle grandi opere. Le ricordo, signor Ministro, che, attualmente, al nord, vi sono grandi opere e che ce ne sono in Padania.
Non sto qui a ricordare la Pedemontana Veneta, piuttosto che le opere dell'Expo, piuttosto che la Bergamo-Lecco. Mi avvio a concludere, signor Presidente, ricordando che con questo ordine del giorno vogliamo richiamare un impegno del Governo affinché le norme, seppure semplificate in questo campo, siano sempre più efficaci.

PRESIDENTE. L'onorevole Vanalli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4940-B/43.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, abbiamo presentato parecchi ordini del giorno per cercare di indirizzare l'azione del Governo verso quelle che riteniamo fossero, veramente, delle semplificazioni che potevano già essere contenute all'interno del provvedimento che viene approvato, cosa che invece, secondo quasi tutti noi, non avviene. Infatti, le proposte che potevano veramente semplificare la vita dei cittadini o della pubblica amministrazione nei riguardi dei cittadini, molto spesso sono state bypassate dal provvedimento stesso e non vengono poi applicate anche quelle che sono delle normali e logiche procedure da tenere all'interno delle amministrazioni.
Ora, abbiamo numerosi ordini del giorno che vorrebbero impegnare il Governo a fare questo; il collega D'Amico ci ha già parlato della necessità che non si possa rendere la vita facile a chi, spostandosi sul territorio italiano, può ottenere residenze in più comuni, avere, quindi, carte d'identità diverse e sfuggire in tal modo a controlli specifici.
Nello stesso modo poteva essere interessante procedere ad effettive semplificazioni e sburocratizzazioni per le piccole imprese che operano sul nostro territorio oppure, ancora, cercare di non rendere discriminatorio, in questo caso verso i cittadini italiani, il fatto che, per ottenere documentazioni, per poter accedere a possibilità lavorative, i cittadini italiani devono ottenere certificazioni dalla pubblica amministrazione mentre, gli extracomunitari possono cavarsela con delle autocertificazioni; Pag. 43 con ciò rendendo, ancora una volta, poco rintracciabile il loro permanere sul territorio italiano.
Ritornando all'ordine del giorno che avevo predisposto, questo si riallaccia al discorso che ho sentito fare, in Aula, durante l'esame degli emendamenti, dai colleghi dell'Italia dei Valori, e cioè quello relativo alla copertura per le calamità naturali attraverso il fondo apposito, copertura che ha trovato la contrarietà da parte nostra per il fatto che viene nuovamente e ripetutamente aumentata l'accisa sulla benzina. Questo colpisce anche le popolazioni che, nelle calamità naturali, purtroppo, ci si trovano in quanto la benzina viene distribuita su tutto il territorio nazionale e, quindi, anche nelle regioni dove capita la calamità naturale c'è l'aumento dell'accisa dovuto al rimpinguamento di tale fondo che consente gli interventi straordinari.
Avevamo presentato alcune proposte per sostenere questo fondo e con l'ordine del giorno al nostro esame mi permettevo di fissare l'attenzione su uno solo di questi punti e cioè quello di recuperare finanze e disponibilità attraverso la messa in mobilità del personale in eccedenza della pubblica amministrazione.
Mi avrà sentito molte volte parlare di questo punto, so che nello specifico non la trova in disaccordo il fatto di poter incidere sul numero, in alcuni casi, abnorme dei dipendenti della pubblica amministrazione; il motivo per il quale l'ordine del giorno riprende gli emendamenti che sono stati dichiarati inammissibili è che, concettualmente, questa sarebbe una cosa giusta da fare; nel merito, però, non è possibile applicarla a questo provvedimento perché si tratta di una copertura diversificata.
Tale copertura, a detta di qualcuno, non ha neanche una determinazione effettiva degli introiti. Tuttavia, mi permettevo di indicare che lo stesso vale anche per la benzina perché non è mica detto che aumentando l'accisa sulla benzina poi, effettivamente, quegli introiti ci siano, perché potrebbe benissimo diminuire il consumo del carburante visto l'aumento del costo.
Quindi, qualunque tipologia di copertura di quel fondo è molto aleatoria e si potrebbero benissimo trovare delle coperture diverse rispetto a quelle che sono state indicate al Senato contrariamente a quanto, già alla Camera, avevamo individuato nel primo passaggio di questo provvedimento.
Quindi, rimettendomi alla sua capacità di esaminare, sicuramente fino in fondo, l'ordine del giorno, spero che il parere possa essere favorevole al suo accoglimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'onorevole Galli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4940-B/72.

DANIELE GALLI. Signor Presidente, il mio ordine del giorno chiede al Governo di far applicare la normativa che si rifà alla legge n. 69 del 2009, che modificava, a sua volta, la legge n. 241 del 1990. A cosa servivano questi provvedimenti di legge? Essi andavano a porre in essere, per il procedimento amministrativo, anche per gli enti locali, dei tempi certi, dei tempi perentori. Il massimo del termine era stabilito in 90 giorni e si stabiliva, altresì, che tali termini rientravano nei livelli essenziali per le prestazioni che il servizio pubblico doveva corrispondere al cittadino e, quindi, alle aziende e al sistema economico di un Paese, che era già in difficoltà e che è in difficoltà, perché molte volte le risposte degli operatori economici non sono supportate nei tempi tecnici dalle amministrazioni.
Ciò è un ulteriore handicap a quella che è già una situazione internazionale sfavorevole per il nostro sistema economico. A tal proposito, quindi, invito il Governo ad esaminare l'ordine del giorno che ho presentato e a recepirlo, attuando quelli che erano i provvedimenti insiti nell'ambito della legge n. 69 del 2009, che sono in ritardo di applicazione di circa tre anni, mentre si prevedeva un tempo di Pag. 44adeguamento delle amministrazioni in circa un anno, che non è stato più inserito né attuato.
Pertanto, chiedo al Governo di intervenire anche sugli enti e sulle regioni, i quali, a loro volta, dovranno provvedere, sugli enti subordinati, a porre in tutte le amministrazioni locali dei termini che assumono il valore di perentorietà e non più di ordinarietà (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. L'onorevole Martini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4940-B/20.

FRANCESCA MARTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, mi preme tornare su un tema particolarmente delicato, che più volte è stato affrontato da quest'Aula, con un consenso unanime e fortissimo e su cui il Governo, nonostante degli alti atti ben precisi che sono stati espressi come volontà del Parlamento, non ha dato alcun segno, ancora. Parliamo del fatto e della necessità che la prima abitazione, quando questa è dedicata all'assistenza di una persona non autosufficiente che fa parte del nucleo familiare, possa godere di sgravi per quanto riguarda la tassazione IMU.
Come ho già evidenziato, vi sono persone che hanno bisogno e necessitano di cure costanti e totali per compiere gli atti quotidiani della propria vita, e che spesso non escono nemmeno dalla propria abitazione perché nella propria abitazione trovano il luogo di cura in cui sono i familiari, assieme ad assistenti e ad istituzioni, che provvedono alla sua possibilità di avere dignità nella qualità della vita. In questi casi l'abitazione - permettetemelo - non si può considerare un semplice bene economico che fa parte del reddito familiare, ma diventa, altresì, quella struttura residenziale che viene addirittura convertita in un vero e proprio luogo in cui viene erogata assistenza.
L'ordine del giorno che presentai a dicembre fu il primo ordine del giorno che vide il Governo esprimere un parere inizialmente negativo, ma fu poi votato favorevolmente da tutta l'Aula, e quando dico tutta mi riferisco a tutte le forze politiche presenti in questo Parlamento. Il tema è stato poi ripresentato recentemente dal collega Rondini, con il Governo che si è rimesso all'Aula e di nuovo è stato espresso un voto favorevole. Mi permetto di riproporlo, perché ormai ci avviciniamo alla scadenza di questa imposta sulla prima casa, per quanto mi riguarda iniqua. Ho fatto parte di quel Governo - il precedente - che tolse l'imposta sulla prima casa, bene primario di tutti i cittadini.
Credo che una profonda riflessione su quella casa che ha al suo interno una o più persone non autosufficienti dovrebbe esser fatta in termini assolutamente speciali e particolari. Basti pensare che una persona assistita in casa significa un risparmio oggettivo importante per lo Stato, perché quella persona non viene inserita in una struttura residenziale con dei costi altissimi.
Pertanto, quello che chiedo è un impegno del Governo a promuovere un'iniziativa velocissima, perché già a partire dalla prima tranche dell'imposta le famiglie che hanno al loro interno persone disabili gravi non autosufficienti possano godere di uno sgravio, ma anche di valutare la possibilità di considerare alcune esenzioni che fanno capo ai nuclei familiari con persone disabili gravi non autosufficienti.
Penso, ad esempio, all'esenzione dal bollo auto e dal ticket, penso insomma a tanti piccoli aiuti, perché quando parliamo di persone non autosufficienti parliamo di situazioni veramente molto difficili da gestire che non ricadono soltanto sulla persona sofferente, ma anche su tutti i componenti del nucleo familiare.
Pertanto, chiedo che questa tipologia di sgravio sull'IMU venga inserita strutturalmente in un provvedimento per cui automaticamente la prima casa nella quale è presente una persona di questo tipo possa godere di un favore che non è un regalo - credetemi - ma soltanto un riconoscimento di un lavoro importantissimo per la Pag. 45società di cura, per salvare la dignità della persona che il nucleo familiare ha al suo interno (come un figlio disabile grave, un fratello disabile grave) e che svolge a favore del benessere di tutta la nostra società (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'onorevole Negro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4940-B/19.

GIOVANNA NEGRO. Signor Presidente, con l'ordine del giorno n. 9/4940-B/19 vorrei porre all'attenzione del Governo il problema del personale dei comuni. Sicuramente, signor Ministro, condivido e condividiamo appieno l'obiettivo di ridurre la spesa pubblica. Non è nostro intento incrementarla, anzi. Però, con riferimento alla legge di stabilità, che fissa al 50 per cento nel 2009 il tetto massimo per le assunzioni a tempo determinato, chiediamo una deroga non all'aumento della spesa sostenuta e consentita, né ad una maggiore incidenza delle spese per il personale dei comuni con i dipendenti. Chiediamo, se ci sono realtà in cui abbiamo un numero bassissimo di dipendenti (ad esempio un dipendente ogni 300 abitanti) di poter assumere il personale per dare i servizi minimi.
Non possiamo pensare di sostituire con una segretaria l'assistente sociale né tantomeno possiamo pensare di fare a meno delle varie professionalità. Le chiediamo questo. Con l'ordine del giorno che sto illustrando vogliamo porre questa attenzione, perché se va in pensione un dipendente su 20 non è come quando va in pensione un dipendente su 70 con lo stesso numero di abitanti che in altre città. Quindi, questo è un nostro voler porre l'attenzione anche su un tema di giustizia sociale, niente meno e niente più.

PRESIDENTE. L'onorevole Cavallotto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4940-B/26.

DAVIDE CAVALLOTTO. Signor Presidente, l'articolo 6, comma 4, della legge n. 240 della 2010 reca disposizioni concernenti i ricercatori a tempo indeterminato, gli assistenti del ruolo ad esaurimento e i tecnici laureati, nonché i professori incaricati stabilizzati. A queste figure universitarie sono affidati, con il loro consenso e fermo restando il rispettivo inquadramento e trattamento giuridico ed economico, corsi e moduli curricolari compatibilmente con la programmazione didattica definita dai competenti organi accademici. Ad essi è attribuito il titolo di professore aggregato per l'anno accademico in cui essi svolgono tali corsi e moduli.
La norma elimina, ai fini della valutazione dell'attività di ricerca e delle politiche di reclutamento degli atenei, di considerare l'attività di tutorato e didattica integrativa dei ricercatori a tempo indeterminato, prendendo in esame esclusivamente la durata e la quantità dell'impegno reso nell'ateneo di appartenenza.
Tale norma, effettivamente rigorosa, mira ad assicurare l'ordinaria attività del professore aggregato, evitando il rischio che l'attività di tutorato e di didattica integrativa possano ingenerare altre modalità di copertura delle esigenze didattiche con conseguente aggravio del bilancio dell'ateneo. In effetti, le citate figure sono tenute a svolgere almeno 350 ore di impegno didattico di cui 60 che dovrebbero essere riservate obbligatoriamente ai corsi e ai moduli curricolari. Le rimanenti ore possono essere riservate ad altre attività.
Secondo il parere di rappresentanti sindacali, eliminare la possibilità di svolgere tutorato e didattica integrativa, peraltro in forma consenziente, può generare più problemi didattici di quanti ne verrebbero risolti. Per tali motivi, ci sembra coerente proporre almeno un coordinamento con la norma che stabilisce le citate ore riservate anche all'impegno didattico complessivo in modo da ridurre le ore riservate alle attività svolte per la preparazione delle lezioni e al ricevimento e all'assistenza agli studenti, nonché alle relazioni e correlazioni delle tesi di laurea.

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PRESIDENTE. L'onorevole Di Vizia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4940-B/42.

GIAN CARLO DI VIZIA. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, questo ordine del giorno concerne l'articolo 14 del decreto-legge in materia di semplificazione e sviluppo.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 17,35)

GIAN CARLO DI VIZIA. Questo articolo è volto a semplificare, razionalizzare e coordinare i controlli sulle imprese atte a promuovere lo sviluppo e la competitività. Oggi ci vogliono norme semplici e molto efficaci per la tutela ambientale, in questo particolare momento, vista la grave crisi nel settore della raccolta dei rifiuti, che riguardano l'annoso problema della Campania e, in modo particolare, della città di Napoli.
Tale criticità, signor Presidente, risale al 1994 e non può essere una cosa straordinaria, ma è ordinaria e dovrebbe essere, quindi, risolta una volta per tutte non solo con riferimento alla città di Napoli, ma anche la città di Palermo e altri territori nazionali compreso il territorio dal quale io provengo come parlamentare di La Spezia in Liguria, che non ha ancora un piano efficiente e risolutivo nella chiusura del ciclo dei rifiuti.
Dicevo che l'articolo di 14 è volto alla tutela dell'ambiente. Si tratta di un ambiente che in tutti questi anni è stato violentato da parte dell'uomo per avidità, per egoismo, ma anche per una mancanza allora di uno spirito di maggiore civiltà. Abbiamo visto sorgere discariche colme di rifiuti «tal quale», discariche colme di milioni di tonnellate di rifiuti non lavorati e non separati per tipologia, discariche - costruite anche male - che permettevano al percolato di invadere liberamente il terreno circostante penetrando e andando così a minacciare le falde acquifere e andando a raggiungere e inquinare le acque marine e i golfi delle nostre città, colpendo anche l'equilibrio della fauna e della flora marina, anche con grandi conseguenze per la coltivazione dei mitili che filtrano le acque e le purificano.
Spesso queste discariche sono state fatte con operazioni di scelte scellerate anche di forze politiche. Bisogna essere molto sinceri per ricordare le grandi responsabilità che ci sono state con grandi guadagni illeciti. È il caso anche della mia città. Mi riferisco alla discarica di Saturnia presso la località Pitelli di La Spezia, che è stata anche oggetto della Commissione antimafia, dove è stato sepolto di tutto: tonnellate e tonnellate di rifiuti con grande responsabilità anche di forze politiche ed è stato anche indagato il segretario amministrativo dell'allora PDS per tangenti.
Quindi, credo che sia molto importante che vi sia una tutela ambientale.
Non parliamo poi di quello che è il rispetto anche del settore alimentare, cioè il controllo dei pesticidi che vengono usati. L'Arpa, che dovrebbe controllare tutti questi prodotti alimentari, spesso non è dotata di impianti moderni che rilevino dei pesticidi avanzati.
Pertanto, signor Presidente, credo che sia necessario avere norme semplici per tutelare un ambiente che è sempre più minacciato da parte dell'uomo.

PRESIDENTE. L'onorevole Laura Molteni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4940-B/51.

LAURA MOLTENI. Signor Presidente, colleghi, intervengo sulla questione dell'IMU legata alla prima casa che, voglio ricordarlo, è un bene primario, frutto del lavoro e del risparmio delle famiglie del nostro Paese. Voglio anche ricordare che l'articolo 53 della Costituzione sancisce che tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva e secondo un criterio di progressività. Tra l'altro, però, in tutta la Costituzione non si trova la parola «tassa» né la parola «imposta», ma vi è solo questo riferimento, inserito all'articolo 53, legato alla capacità contributiva secondo, appunto, il criterio della progressività. Pag. 47
Con questo provvedimento non si tiene conto, inoltre, di un'altra fattispecie, ovvero di quelle che sono le detrazioni legate all'IMU per ogni figlio residente per ogni unità immobiliare adibita ad abitazione familiare. Su questo punto è necessario chiarire l'applicabilità di questo criterio per quelli che sono i padri separati, i quali si trovano a dover affrontare spese non indifferenti perché, come sappiamo tutti, la separazione, tra l'altro, oltre ad essere un fallimento di un progetto di vita assume poi, per quelli che sono i genitori, carattere di natura finanziaria. Spesso e volentieri, infatti, coloro che lasciano la casa coniugale di proprietà sono proprio i padri, i quali poi giustamente devono corrispondere un assegno di mantenimento e pagare un affitto per quella casa dove alloggeranno, quella stessa casa dove, però, temporaneamente saranno presenti anche i figli. Con questo, mi riferisco anche alle condizioni, ad esempio, dell'affido condiviso, legato ai due genitori. Pertanto, va necessariamente rivista la detrazione IMU per ogni figlio residente per unità immobiliare adibita ad abitazione familiare perché, in questo caso, l'abitazione familiare è, da un lato, quella della madre ma, dall'altro lato, è anche quella del padre separato.
Per questo, con l'ordine del giorno in esame vogliamo impegnare il Governo ad emanare una propria circolare, al fine di chiarire l'applicabilità delle detrazioni IMU per figli a carico anche ai genitori separati che si trovino in queste condizioni. Infatti, la legge n. 54 del 2006 non prevede, in caso di divorzio, la doppia residenza dei figli e questi genitori sarebbero, quindi, esclusi dalla predetta detrazione IMU. Pertanto, si andrebbe a creare quella che è una disuguaglianza e un ulteriore onere a carico di famiglie che già si trovano in particolari situazioni di difficoltà economiche, soprattutto se andiamo a rapportare queste famiglie a quella che è oggi la crisi economica che vede addirittura - voglio qui ricordarlo - circa 350 mila esodati, che sono apolidi di un sistema retributivo e pensionistico che, con questo Governo, è stato instaurato nel nostro Paese.
Non vorrei che andando a gravare così tanto sulle famiglie alla fine chi ne farà le spese sia, ancora una volta, la famiglia.
Avremo non solo nuovi poveri, ma nuove famiglie in povertà e nuovo disagio sociale. Intervenire sul disagio sociale, nel momento in cui questo si può tradurre in comportamenti devianti e via di seguito, alla società costa molto di più che non andare a rivedere una norma, emanando, come diciamo noi, ad esempio, una circolare al fine di chiarire l'applicabilità delle detrazioni IMU anche nei confronti di quei genitori che si trovano ad essere titolari di una casa, quali padri separati.

PRESIDENTE. L'onorevole Buonanno ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4940-B/61.

GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, con questo ordine del giorno, sottolineiamo le problematiche che si hanno quando c'è il rinnovo della patente. Ricordo che chi magari è ultraottantenne non è più obbligato a fare la visita presso la commissione medica. Faccio anche l'esempio, visto che ci siamo, di mia mamma che, proprio l'altro giorno, mi ha chiesto cosa deve fare chi ha 80 anni per il rinnovo della patente. Tuttavia, si tratta di un problema che hanno molte persone, soprattutto quelle che si devono confrontare con la commissione medica, che tante volte si ritrovano anche a dover fare moltissimi chilometri per poter avere l'abilitazione.
Faccio l'esempio del territorio dove abito e che amministro, nella provincia di Vercelli, in Valsesia, dove molto spesso ci si deve recare alla commissione medica che si trova a Vercelli e, tra andata e ritorno, sono oltre 100 chilometri. È ovvio che, per chi ha delle difficoltà a muoversi, non è il massimo della vita.
In questo caso, nell'ordine del giorno, sottolineiamo una problematica che riguarda anche i diabetici, ossia quelle persone che, con la visita che devono fare, si Pag. 48trovano molto spesso ad avere delle lunghe pause prima di poter ottenere la certificazione che serve a loro proprio perché mancano le persone che, all'interno della commissione, possano dare il visto. Ciò perché le persone che compongono la commissione sono degli specialisti e, in materia di diabetici, è difficile individuarli ed inserirli all'interno di queste commissioni.
Quindi, chiediamo con questo ordine del giorno di fare in modo, tramite il Governo, che queste problematiche possano essere superate e che si possa andare anche incontro a questa categoria di persone che già trovano molte difficoltà tutti i giorni per la loro malattia, affinché possano trovare una commissione che in tempi brevi possa dare le certificazioni che servono per poter continuare a guidare l'automobile. Questo è il contenuto dell'ordine del giorno da noi presentato.

PRESIDENTE. L'onorevole Bragantini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4940-B/7.

MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio perché è sempre presente sia nelle Commissioni, sia in Aula e onestamente ci ascolta. Speriamo tuttavia che quello che diciamo venga anche reso possibile in qualche provvedimento perché ci fa sempre i complimenti per le belle idee, però alla fine, in concreto, poche cose «passano».
Illustrerò il mio ordine del giorno, che riguarda l'articolo 5 di questo decreto-legge. Abbiamo discusso molto in Commissione perché effettuare, in due giorni, l'iscrizione anagrafica richiesta da un cittadino comporta - a nostro avviso - dei grandi problemi perché, in due giorni, ovviamente il comune non riesce assolutamente a fare tutti i controlli del caso e dunque a verificare se veramente il cittadino che richiede la residenza abita in quell'immobile e se quell'immobile presenta le caratteristiche tecniche e di sicurezza adeguate. È vero che nel decreto-legge si dice che i controlli si possono fare successivamente, ma - come ho già illustrato - si creeranno delle problematiche molto gravi sia per quanto riguarda i comuni, sia per quanto riguarda i diritti dei cittadini.
Ho già fatto l'esempio del cittadino che chiede il cambio di residenza e lo ottiene dopo due giorni, magari lo chiede il venerdì e ottiene il lunedì la residenza in quel comune e poi il lunedì pomeriggio già richiede l'iscrizione all'asilo nido del proprio figlio.
Sappiamo che i posti negli asili nido vengono assegnati attraverso una graduatoria in base ai posti liberi: se ottiene di poter portare il proprio figlio a questo asilo nido è «sollevato» perché ha risolto un problema importante, considerato che, nella vita moderna, entrambi i genitori lavorano. Ma cosa succede se, una volta effettuati i controlli, si accerta che non ha i requisiti per ottenere la residenza in questo comune? Gli viene tolta la residenza nel «nuovo» comune, lo dico tra virgolette, per tornare al comune di residenza, quello da cui è partito (il «vecchio» comune). A questo punto suo figlio perderà anche il diritto di essere iscritto a quell'asilo nido perché, magari, vi sono bambini i cui genitori sono residenti nel «nuovo» comune. Questo cittadino quindi, il cui figlio non potrà più essere iscritto nell'asilo nido nel «nuovo» comune, chiederà di iscriverlo in quello «vecchio» di provenienza e magari gli risponderanno di «no» perché i posti sono esauriti.
Se mi trovassi nelle condizioni di quel cittadino semplicemente chiederei al sindaco di pagarmi i danni ed una baby sitter per tenere il bambino perché ha creato un danno, un nocumento ai miei diritti e alle mie necessità. In più, si crea una problematica: i comuni dovranno lavorare il doppio in termini di pratiche perché dovranno rilasciare l'iscrizione per poi magari ritirarla dopo aver compito i controlli, e lo stesso, nel «vecchio» comune, si dovranno prima cancellare i cittadini che hanno chiesto la residenza nel «nuovo» comune per poi magari riacquisirli.
Anziché prevedere due giorni, si potrebbe stabilire che, entro 30 giorni, debbano essere espletati tutti i controlli del Pag. 49caso e, se vi sono i requisiti, fa fede, per quanto riguarda il cambio di residenza, la data della richiesta, come succede attualmente; solo che, attualmente, magari non abbiamo una tempistica così adeguata. Ho parlato di 30 giorni ma potrebbe trattarsi a mio avviso anche di 15 o 20 e ciò per un motivo molto semplice: perché magari i comuni un po' più piccoli fanno più fatica a mandare fuori i vigili, tra l'altro non sempre c'è un vigile libero per poter andare a fare i controlli di residenza. Spesso succede che si stabilisca una tempistica, ad esempio un giorno alla settimana, per effettuare tutti questi controlli, anche perché i dipendenti soprattutto da noi al Nord sono molto pochi.
Dunque, abbiamo sollevato un caso concreto per cui questo decreto-legge, anziché semplificare, renderà più complicata la vita sia dei comuni sia dei cittadini. Chiediamo al Governo di accogliere questo ordine del giorno per valutare, magari con il beneficio del dubbio rispetto a quello che ho appena dichiarato, se ciò sia vero; verificate se, nel giro di un mese, possono capitare - a nostro avviso capiteranno tantissimi casi - casi di questa fattispecie e andate a rimediare, tanto per un cittadino non cambia assolutamente niente avere la residenza in un mese anziché in due giorni perché da quel punto di vista vi sono invece delle garanzie. Ricordiamoci sempre che la residenza non è semplicemente una comunicazione con la quale un cittadino dichiara di essere residente in tal comune; ciò lo si può fare rispetto al «domicilio», è lo stesso soggetto che può dichiararlo, mentre la residenza si ottiene se si possiedono certi requisiti, dunque se si è proprietari dell'abitazione o si ha un contratto d'affitto ovviamente in regola, se quella abitazione è abitabile e presenta i requisiti igienico-sanitari, se, con riferimento a quella abitazione, non si determinano certe situazioni, come ad esempio accade - purtroppo troppo spesso - per quanto riguarda chi sfrutta gli extracomunitari quando, magari in 20-30-40 metri quadri, si affitta l'abitazione a 10-20 persone, con gravi problemi anche dal punto di vista sanitario e sociale. Dunque, bisogna effettuare i controlli preventivi in modo che, quando si ottiene la residenza, si è tranquilli, così il soggetto può dire: «l'ho avuta», «sono a posto», «non devo aspettare». Anche perché può succedere un'altra cosa: proviamo a pensare ad un cittadino che chiede la residenza nel periodo estivo e, per mille motivi, la chiede il giorno prima di partire per le vacanze. Se il soggetto comunica ai vigili o a chi deve effettuare i controlli che, nella settimana o nei 15 giorni sarà assente o, in una certa settimana, sarà presente mentre da quella successiva dovrà partire per quindici giorni, è ovvio che si potrà andare incontro al cittadino perché tanto il comune sa di avere 30 giorni di tempo, magari fa un controllo la prima settimana e dopo, quando sa che il cittadino rientra, verificherà se vi abita o meno.
E poi magari il vigile può andare in un orario in cui il cittadino c'è, magari alle 7 o alle 8 di mattina e non alle 10,30 o 11, quando molti vanno a lavorare. Dunque, è veramente una questione di buonsenso e invito caldamente il Governo ad accogliere quest'ordine del giorno, che va a semplificare la vita dei comuni, dei nostri funzionari e dei nostri cittadini.

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno. Avverto che è in distribuzione la versione corretta dell'ordine del giorno Galli n. 9/4940-B/72.
Invito pertanto il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Zamparutti n. 9/4940-B/1, a condizione che il dispositivo venga così riformulato: aggiungere, dopo le parole: «impegna il Governo» le seguenti: «ad invitare la Cassa Conguaglio settore elettrico»; sostituire le parole: «ad impiegarle» con le seguenti: «a valutare la possibilità di impiegarle»; sostituire le parole da «affinché» fino a «corrispondano» con le seguenti: «per creare», rimanendo Pag. 50 inalterata la parte restante del paragrafo. Il Governo accetta l'ordine del giorno Farina Coscioni n. 9/4940-B/2, a condizione che il dispositivo venga riformulato nel senso di impegnare il Governo ad adottare le urgenti e necessarie iniziative perché il riferimento in questione sia inteso alle malattie croniche o invalidanti.
Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno D'Amico n. 9/4940-B/3 e accetta l'ordine del giorno Meroni n. 9/4940-B/4. Il Governo accetta l'ordine del giorno Allasia n. 9/4940-B/5, a condizione che le premesse vengano riformulate nel senso di sopprimere i capoversi dal secondo al quarto e di sostituire, nella parte dispositiva, dopo le parole: «impegna il Governo» le parole: «a prendere coscienza della» con le seguenti: «a valutare adeguatamente la», rimanendo inalterata la parte restante del paragrafo.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Volpi n. 9/4940-B/6; invita al ritiro degli ordini del giorno Bragantini n. 9/4940-B/7 e Stefani n. 9/4940-B/8; accetta gli ordini del giorno Isidori n. 9/4940-B/11 e Lussana n. 9/4940-B/12 (gli ordini del giorno Nicola Molteni n. 9/4940-B/9 e Follegot n. 9/4940-B/10 sono inammissibili).
Il Governo accetta l'ordine del giorno Paolini n. 9/4940-B/13, a condizione che il dispositivo venga riformulato nel senso di sostituire le parole: «ad adottare» con le seguenti: «a valutare la possibilità di adottare». Il Governo accetta l'ordine del giorno Dozzo n. 9/4940-B/14, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/4940-B/15, accetta gli ordini del giorno Gidoni n. 9/4940-B/16 e Molgora n. 9/4940-B/17. Il Governo accetta l'ordine del giorno Chiappori n. 9/4940-B/18, a condizione che il dispositivo venga riformulato nel senso di sostituire, dopo le parole: «impegna il Governo», le parole: «ad assumere tutte le iniziative necessarie a» con le seguenti: «a valutare le opportune iniziative per», rimanendo inalterata la parte restante del paragrafo. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Negro n. 9/4940-B/19. Il Governo accetta l'ordine del giorno Martini n. 9/4940-B/20, a condizione che il dispositivo venga riformulato nel senso di aggiungere, dopo le parole: «impegna il Governo» le seguenti: « ad adottare iniziative atte»; sopprimere la parola: «immediatamente»; sostituire la parola: «prevedendo» con le seguenti: «mettendo allo studio» e aggiungere, dopo la parola: «altresì,» le parole: «la possibilità», mantenendo inalterata la parte finale del paragrafo. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Forcolin n. 9/4940-B/21.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Pastore n. 9/4940-B/22, a condizione che il dispositivo sia riformulato come segue: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di tenere adeguatamente conto, nell'adozione di future iniziative a favore di soggetti svantaggiati, dell'esigenza delle persone non autosufficienti, individuate ai sensi della legge n. 104 del 1992, a considerare come indice di priorità, all'interno di apposito decreto interministeriale che definirà i criteri per l'identificazione dei beneficiari, il criterio del numero delle persone non autosufficienti, così come individuate ai sensi della legge n. 104 del 1992, appartenenti a ciascun nucleo familiare ovvero prevedendo un aumento del 50 per cento della soglia massima di reddito o pensione entro cui si ha diritto alla carta acquisti per ciascuna persona disabile grave non autosufficiente».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Simonetti n. 9/4940-B/23.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Comaroli n. 9/4940-B/24.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Bitonci n. 9/4940-B/25, a condizione che il dispositivo sia riformulato come segue: «a rivedere con assoluta priorità la corretta quantificazione del fondo di riequilibrio».
Il Governo formula un invito al ritiro sull'ordine del giorno Cavallotto n. 9/4940-B/26, pur condividendone il merito, perché la norma ci risulterebbe già coordinata.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Grimoldi n. 9/4940-B/27. Pag. 51
Il Governo formula un invito al ritiro sugli ordini del giorno Goisis n. 9/4940-B/28 e Rivolta n. 9/4940-B/29.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Lanzarin n. 9/4940-B/30, a condizione che il dispositivo sia riformulato sostituendo le parole: «prima dell'emanazione di decreti di attuazione» con le seguenti: «all'atto dell'emanazione di decreti di attuazione».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Dussin n. 9/4940-B/31, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel medesimo modo dell'ordine del giorno Lanzarin n. 9/4940-B/30, ovvero sostituendo le parole: «prima dell'emanazione...» con le seguenti: «all'atto dell'emanazione...».
Il Governo accetta gli ordini del giorno Alessandri n. 9/4940-B/32 e Togni n. 9/4940-B/33.
Il Governo formula un invito al ritiro sull'ordine del giorno Fugatti n. 9/4940-B/34.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Polledri n. 9/4940-B/35.
L'ordine del giorno Buonanno n. 9/4940-B/36 mi risulta ritirato.

PRESIDENTE. È giusto.

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Grazie, signor Presidente.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Montagnoli n. 9/4940-B/37, a condizione che il dispositivo sia riformulato premettendo le seguenti parole: «a mettere allo studio la possibilità di...» e via di seguito fino alla fine.
Il Governo formula un invito al ritiro sull'ordine del giorno Desiderati n. 9/4940-B/38.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Crosio n. 9/4940-B/39, a condizione che il dispositivo sia riformulato sostituendo le parole: «a prendere ogni iniziativa necessaria al fine...» con le seguenti: «a valutare le opportune iniziative necessarie al fine...» e via di seguito fino alla fine.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Dal Lago n. 9/4940-B/40.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Torazzi n. 9/4940-B/41, a condizione che il dispositivo sia riformulato premettendo le seguenti parole: «ad adottare le opportune iniziative per garantire la tutela delle piccole imprese...» e via di seguito fino alla fine.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Di Vizia n. 9/4940-B/42.
Il Governo formula un invito al ritiro sull'ordine del giorno Vanalli n. 9/4940-B/43.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Maggioni n. 9/4940-B/44, a condizione che il dispositivo sia riformulato sostituendo la parola: «adottare» con la seguente: «valutare».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Fava n. 9/4940-B/45, purché il dispositivo sia riformulato sopprimendo le parole «in via preventiva».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Fedriga n. 9/4940-B/46, purché il dispositivo sia riformulato sopprimendo le parole «lasciando inalterata la tutela reale ex articolo 18 dello Statuto dei lavoratori».
Il Governo formula un invito al ritiro sugli ordini del giorno Munerato n. 9/4940-B/47 e Bonino n. 9/4940-B/48.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Reguzzoni n. 9/4940-B/49.
Il Governo formula un invito al ritiro sull'ordine del giorno Rondini n. 9/4940-B/50.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Laura Molteni n. 9/4940-B/51.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Fabi n. 9/4940-B/52.
Il Governo formula un invito al ritiro sugli ordini del giorno Fogliato n. 9/4940-B/53, Rainieri n. 9/4940-B/54 e Callegari n 9/4940-B/55.
Risultano, invece, inammissibili gli ordini del giorno Caparini n. 9/4940-B/56 e Consiglio n. 9/4940-B/57.
Il Governo formula un invito al ritiro sull'ordine del giorno Pini n. 9/4940-B/58.
Risulta, invece, inammissibile l'ordine del giorno Stucchi n. 9/4940-B/59.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Mantini n. 9/4940-B/60, purché il dispositivo sia riformulato sostituendo le parole: «ad assumere ogni iniziativa idonea affinché Pag. 52la modifica della sagoma nelle ristrutturazioni...», con le seguenti: «a valutare sul piano normativo la possibilità che la modifica della sola sagoma nelle ristrutturazioni...» e via di seguito.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Buonanno n. 9/4940-B/61, a condizione che il dispositivo sia riformulato sostituendo la parola: «adottare» con la seguente: «valutare».
Il Governo inoltre accetta l'ordine del giorno Borghesi n. 9/4040-B/62, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Monai n. 9/4040-B/63 purché riformulato nel senso di limitarne il dispositivo al primo capoverso.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Favia n. 9/4040-B/64, mentre accetta l'ordine del giorno Piffari n. 9/4040-B/65 purché riformulato nel senso di limitarne il dispositivo al primo capoverso.
Il Governo altresì accetta l'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/4040-B/66 purché riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di avviare azioni al fine di allinearci alle politiche dell'Unione europea in materia di telecomunicazioni con l'obiettivo di migliorare le reti e i servizi del settore».
Il Governo inoltre accetta l'ordine del giorno De Pasquale n. 9/4040-B/67 purché riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a valutare l'opportunità, nel rispetto della disponibilità di risorse finanziarie di finanza pubblica, di adottare provvedimenti necessaria a trovare una rapida soluzione a questa ingiustizia».
Il Governo accetta altresì l'ordine del giorno Lovelli n. 9/4040-B/68 purché riformulato nel senso di limitarne il dispositivo al primo capoverso (escludendo dunque il secondo capoverso, cioè la parte relativa all'impegno «a valutare l'opportunità di rivedere l'attuale imposizione...»).
Il Governo accetta l'ordine del giorno Velo n. 9/4040-B/69 purché riformulato nel senso di limitarne il dispositivo all'ultimo capoverso (l'impegno «a monitorare con estrema attenzione la gestione dei prezzi dei carburanti...»).
Il Governo inoltre accetta l'ordine del giorno Strizzolo n. 9/4040-B/70 purché riformulato nel seguente modo: «a valutare ogni possibile iniziativa affinché si possa assicurare un più rapido pagamento dei crediti che i fornitori vantano nei confronti delle pubbliche amministrazioni di ogni ordine, grado e settore».
Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Mazzoni n. 9/4040-B/71, mentre accetta l'ordine del giorno Galli n. 9/4040-B/72 purché riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a sanare la situazione anche con apposito decreto intervenendo sulle amministrazioni locali affinché si adeguino entro un ragionevole breve termine» (rimanendo inalterato fino alla fine).
Il Governo accetta l'ordine del giorno Rosato n. 9/4040-B/73 purché riformulato nel seguente modo: «a valutare l'opportunità di aprire presso le amministrazioni competenti il tavolo nazionale sull'ICT e sull'hi-tech come richiesto dalle organizzazioni sindacali».
Infine il Governo accetta l'ordine del giorno Ventura n. 9/4040-B/74 purché riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a valutare l'opportunità nell'ambito delle proprie iniziative di stabilire il reintegro automatico del fondo di riserva per le spese impreviste mediante l'utilizzo di una varietà di fonti di copertura, senza esclusivo riferimento alle accise sui carburanti; a garantire adeguati interventi a favore dei territori colpiti dalle straordinarie precipitazioni».

PRESIDENTE. Ministro, ci dovrebbe chiarire la riformulazione proposta per l'ordine del giorno Galli n. n. 9/4040-B/72.

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Signor Presidente, la riformulazione proposta per l'ordine del giorno Galli n. 9/4040-B/72 è la seguente: «impegna il Governo a sanare la situazione intervenendo, per quanto di propria competenza, sulle amministrazioni locali affinché sia adeguino (si eliminano le parole da «modifichino» fino a «territoriali»). Pag. 53
Avevo già espresso il parere per l'ordine del giorno Ventura n. 9/4040-B/74, giusto?

PRESIDENTE. Si, era l'ultimo, grazie Ministro.
Secondo le intese intercorse, interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani a partire dalle ore 9,30.

Proposta di trasferimento a Commissione in sede legislativa di proposte di legge (ore 18,08).

PRESIDENTE. Comunico che sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di domani l'assegnazione, in sede legislativa, delle seguenti proposte di legge, delle quali la VII Commissione permanente (Cultura), cui erano state assegnata in sede referente, ha chiesto, con le prescritte condizioni, il trasferimento alla sede legislativa, che proporrò alla Camera, a norma del comma 6 dell'articolo 92 del Regolamento:
APREA: «Norme per l'autogoverno delle istituzioni scolastiche e la libertà di scelta educativa delle famiglie, nonché per la riforma dello stato giuridico dei docenti» (953); ANGELA NAPOLI: «Disciplina del sistema nazionale di istruzione» (806); ANGELA NAPOLI: «Disciplina degli organismi di partecipazione e di responsabilità e delle strutture di supporto all'autonomia didattica, di ricerca e sviluppo delle istituzioni scolastiche» (808); ANGELA NAPOLI: «Disposizioni in materia di stato giuridico degli insegnanti e di rappresentanza sindacale nelle istituzioni scolastiche» (813); FRASSINETTI: «Norme concernenti gli organi collegiali di autogoverno delle istituzioni scolastiche» (1199); DE TORRE ed altri: «Disciplina del governo partecipato della scuola dell'autonomia» (1262); DE PASQUALE ed altri: «Disposizioni concernenti il governo partecipato della scuola dell'autonomia, la formazione degli insegnanti e il loro reclutamento» (1468); COTA ed altri: «Nuove norme per il reclutamento regionale del personale docente» (1710); CARLUCCI ed altri: «Norme generali sullo stato giuridico degli insegnanti delle istituzioni scolastiche e formative» (4202); CAPITANIO SANTOLINI: «Disposizioni concernenti l'autogoverno delle istituzioni scolastiche e la libertà di scelta educativa delle famiglie, nonché la riforma dello stato giuridico dei docenti» (4896). (La Commissione ha elaborato un testo unificato).

Sull'ordine dei lavori (ore 18,10).

GIUSEPPE GIULIETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, mi rivolgo a lei e, attraverso di lei, al Presidente Fini, e al Ministro, se ha la bontà di seguirmi sessanta secondi, per una questione che è stata posta anche oggi dalle colleghe e dai colleghi della Lega Nord Padania, e non solo da loro. Mi riferisco alle nomine, nelle prossime settimane - signor Ministro, è un tema delicatissimo, lei lo sa - dei componenti delle autorità di garanzia; dell'Agcom, di cui si è parlato, in parte dell'autorità Antitrust, del Garante della privacy e dello stesso consiglio di amministrazione della RAI, che ormai è scaduto.
Queste nomine non possano avvenire nel silenzio o nell'indifferenza, soprattutto in una stagione che si definisce tecnica e attenta ai temi delle liberalizzazioni. Non può accadere che queste nomine siano messe all'ordine del giorno senza che ci sia discussione alcuna, non sui nomi, ma sui criteri, sulle modalità di funzionamento, su che cosa si chiede alle authority, se essere sacerdoti della conservazione o della liberalizzazione e del contrasto ad ogni forma di conflitto di interessi. È una questione delicatissima. È nato un sito, signor Presidente, animato da professori universitari italiani ed europei, che si chiama «Vogliamo trasparenza», che ha scritto in questi giorni al relatore speciale Pag. 54ONU sulla libertà di informazione e dei mercati e si è rivolto alla Commissione europea.
Lo pongo oggi perché poi questi temi esplodono all'improvviso e tutti fanno finta di non sapere. È una questione delicatissima. Le chiedo, signor Presidente, di valutare nei modi e nelle forme possibili - conosco anche i limiti della legge - che sia possibile discutere in queste Aule di un tema delicatissimo, anche per le politiche industriali del Paese. Che accada, come nel passato, che sia quanto meno possibile che si possano presentare dei curricula di professionisti motivati alle Commissioni, che si valutino anche candidature estranee a quelle che ciascuno di noi potrà presentare o alle singole forze politiche, che si affronti questo tema davvero con spirito innovatore europeo, signor Ministro, perché questo spirito non si può fermare ad alcuni articoli; non ci può essere un articolo 18 da affrontare con piglio garibaldino e un articolo 21 della Costituzione da affrontare, invece, in modo sommesso e talvolta dimesso.
Ho voluto porre tale tema perché non diventi un elemento di contrasto nelle prossime settimane, ma affinché assieme si individui un percorso di trasparenza e di innovazione, che sia adeguato quanto meno alle tante retoriche di queste settimane su temi come questo, altrimenti rischieremo di avere una predica domenicale sulle liberalizzazioni e una pratica tra le più antiche possibili; l'ho posto perché siamo ancora in tempo per evitare di ripetere percorsi sbagliati.

DAVIDE CAPARINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, il nostro gruppo anche in tempi non sospetti, in un clima diverso e con un Governo diverso, aveva posto la questione delle candidature alle Autorità, che svolgeranno un ruolo cruciale per la politica industriale e culturale del Paese. In questo senso, quindi, l'appello che mi sento di fare, anche a nome del mio gruppo, è quello di far sì che il Parlamento ritrovi la sua centralità in un momento in cui ha delegato alcune sue funzioni.
Non vorrei che si arrivasse al paradosso per cui i tecnici fanno i politici e i politici vanno poi ad occupare i posti dei tecnici. Quindi è per questo che chiediamo con forza che le candidature per le prossime nomine nelle autorità, siano fatte con l'eccellenza che il Paese può offrire e che sappiamo che esso è in grado di dare come suo contributo. Quindi in questo senso chiediamo un percorso trasparente, un percorso chiaro, una agenda dei nostri lavori, affinché si possa approfondire, affinché si possa arrivare con piena coscienza ad una determinazione che porti il Paese, che traghetti il Paese, ad una nuova fase anche dal punto di vista della scelta delle persone che lo rappresentano.

PRESIDENTE. Ringrazio l'onorevole Caparini e l'onorevole Giulietti e sarà mia cura rappresentare le vostre riflessioni al Presidente della Camera.

DORIS LO MORO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DORIS LO MORO. Signor Presidente, colleghi, Ministro, sono anch'io d'accordo con il collega Giulietti sul fatto che a questo Governo, che tanti definiscono tecnico, per quanto possa essere tecnico un Governo, è richiesta trasparenza, ma credo che sia richiesta anche un'altra qualità, sulla quale richiamo l'attenzione, che è la vicinanza ai bisogni dei cittadini e a quanto accade sul territorio. Voglio riferire in aula un episodio, che si è verificato nei giorni scorsi in Calabria, che merita attenzione e che è stato oggetto anche di un atto di sindacato ispettivo, di cui sono prima firmataria, ma che oggi hanno sottoscritto tutte le donne del gruppo del Partito Democratico.
Il 29 marzo scorso, nella tarda serata, sono stati esplosi contro la vettura della farmacista del Paese di Monasterace, in provincia di Reggio Calabria, alcuni colpi di arma da fuoco. Il punto è che non si Pag. 55tratta soltanto di una professionista seria, conosciuta e apprezzata su tutto il territorio calabrese, ma si tratta anche del sindaco di Monasterace, alla quale nel giugno scorso, era stata incendiata la farmacia. A Monasterace la Lanzetta è sindaco da qualche tempo, da sei anni, ed è stata confermata nella carica nel maggio scorso, ma subito dopo, a giugno, qualcuno ha ritenuto di presentargli il primo conto con l'incendio della farmacia.
Il punto è che a questo incendio non ha fatto seguito nulla. Sono stati espressi atti di solidarietà, quelli a cui tanti sindaci e amministratori sono ormai abituati, perché ogni volta che si verifica un attentato, si ripete questo rituale, e - quasi quotidianamente in alcune zone del Paese - viene espressa la solidarietà di tanti. Nel caso della Lanzetta c'è stata una forte solidarietà, in molti altri casi ne è stata espressa meno, dopodiché non è successo niente altro: nessuna forma di tutela nei confronti del sindaco, nessuna indagine con un qualche risultato apprezzabile. E quindi siamo alle solite. A pochi mesi di distanza, il nuovo episodio.
Quello che accade tuttavia oggi, è che il sindaco si è dimesso. Si è dimesso e ha intenzione di mantenere le sue dimissioni perché ritiene di dover tutelare non tanto se stessa, quanto la propria famiglia, dal momento che la macchina che è stata colpita da colpi di arma da fuoco, era parcheggiata sotto la farmacia che è situata al piano terra del fabbricato dove lei risiede e dove c'era stato l'incendio.
Il punto è che in questi giorni c'è stata una reazione. Oggi abbiamo letto che si è tenuto un comitato per l'ordine e la sicurezza. Ci sarà una qualche attenzione, perché dopo le dimissioni accade che vi sia maggiore attenzione. Nell'interrogazione abbiamo posto questi problemi e li abbiamo posti anche al Ministro Fornero, e ci aspettiamo che se ne interessi anche il Ministro Cancellieri, che ho cercato di contattare anche telefonicamente nel pomeriggio, appunto per richiedere la sua attenzione concreta ed immediata.
Io Sono tra quanti pensano che il sindaco debba tornare indietro. Ho visto che siamo in molti a pensarlo. Oggi pomeriggio ci sono state anche dichiarazioni in tal senso di magistrati, uomini politici e sindacalisti, come la Camusso e Bersani, visto che il sindaco è iscritto al Partito Democratico.
Siamo in tanti a pensare che deve revocare le sue dimissioni, ma non possiamo chiedere ad una donna che ha dei figli e che ha una famiglia di revocare le sue dimissioni senza che lo Stato dimostri la dovuta attenzione.
Quindi immagino - e per questo ne parlo in Aula - che il Ministro Fornero, che ha la delega alle pari opportunità, possa prendere in considerazione l'idea di ascoltare questo sindaco donna, una delle sindaco donna coraggiose che vi sono in Italia e immagino soprattutto che il Ministro Cancellieri voglia rassicurare noi e l'interessata circa una qualche forma di seria e concreta tutela da attrezzare per consentire alla dottoressa Lanzetta di restare al suo posto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

RAFFAELE VOLPI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, io so che non basta in questi momenti dire che si deve essere solidali - e lo siamo sicuramente - con il sindaco di Monasterace. Tra l'altro, la collega Lo Moro ha fatto anche una proposta rispetto al problema che si sta creando e che riguarda proprio gli amministratori locali, che molto spesso, sempre più spesso, vengono in qualche modo minacciati.
Io, signor Presidente, credo che vi sia un aspetto che riguarda l'istituzione. Certamente questo è un caso in cui ci si sente ancora più toccati, perché si parla di una madre di famiglia, di una professionista e di una donna, ma credo che sia estremamente grave pensare che sia possibile far dimettere, ai nostri giorni, un amministratore eletto dai cittadini con degli atti di violenza e di intimidazione. Pag. 56
La collega Lo Moro ha parlato di un sindacato ispettivo che è sicuramente importante. Io credo e penso che, in questi casi, ci debbano essere delle risposte immediate, perché se si arriva a colpire direttamente con delle armi da fuoco la macchina, l'automobile di un sindaco, se gli si brucia la farmacia, io mi permetto di dire che, oltre all'elemento istituzionale, penso che si debba pensare anche alla vita di una persona e, quindi, immediatamente porsi nella situazione di darle quella tutela che credo sia il minimo di fronte a situazioni di questo genere.
Quindi, la solidarietà io penso che non avrei bisogno di esprimerla; la collega Lo Moro sa anche come noi la pensiamo rispetto a queste cose, però ci aspettiamo anche noi un'azione immediata, almeno nella parte che riguarda la tutela della vita di questa persona.

Per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 18,22).

IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori per sollecitare il Governo a rispondere ad alcune mie interrogazioni, presentate nel giro di due anni e mezzo e a cui non vi è mai stata risposta, circa le problematiche che si sono manifestate all'interno del CIE di Gradisca d'Isonzo.
Tra l'altro, con l'ultima interrogazione, che risale a più di un anno fa ed a cui non vi è stata risposta, chiedevo al Ministro dell'interno alcuni chiarimenti circa anche alcune problematiche legate alla gestione del centro. Guarda caso, recentissimamente la magistratura ha aperto un'inchiesta.
Allora io dico: la magistratura faccia il suo corso ed esperisca le sue indagini, però sarebbe opportuno che il Ministro rispondesse alle interrogazioni, chiarendo anche se vi è stato l'avvio di una sorta di verifica all'interno del Ministero dell'interno - scusate il bisticcio di parole - anche perché risultano posti sotto indagine anche alcuni funzionari della prefettura di Gorizia su questa inchiesta che è in corso.
Pertanto, chiedo che vi sia finalmente una risposta, dopo più di un anno, ad alcune interrogazioni - quindi non una sola, ma più interrogazioni - che ho presentato.
Signor Presidente e colleghi, colgo l'occasione di questo intervento anche per esprimere il dolore per la notizia che ci è giunta e che è stata riportata dagli organi di informazione di oggi, di nuove vittime per quanto riguarda immigrati che dalla Libia cercavano di venire in Italia.
Ciò è oggetto anche di approfondimenti e di valutazioni; tuttavia, ci deve essere una ripresa di attenzione da parte del nostro Governo circa il fenomeno dell'immigrazione per evitare che vi siano ulteriori vittime nel mar Mediterraneo, che, purtroppo, è cimitero di moltissime vittime in questi ultimi tempi.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 4 aprile 2012, alle 9,30:

(ore 9,30 e ore 16)

1. - Assegnazione a Commissione in sede legislativa delle proposte di legge C. 953, C. 806, C. 808, C. 813, C. 1199, C. 1262, C. 1468, C. 1710, C. 4202 e C. 4896.

2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 febbraio 2012, Pag. 57n. 5, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (C. 4940-B).
- Relatori: Giovanelli (per la I Commissione) e Saglia (per la X Commissione).

3. - Seguito della discussione delle mozioni Borghesi ed altri n. 1-00866, Terranova ed altri n. 1-00990, Rao, Briguglio ed altri n. 1-00991, Romani ed altri n. 1-00992, Caparini ed altri n. 1-00994 e Oliveri ed altri n. 1-00995 concernenti iniziative in relazione al piano nazionale di assegnazione delle frequenze, con particolare riferimento all'emittenza locale.

4. - Seguito della discussione delle mozioni Mogherini Rebesani, La Malfa, Boniver, Pezzotta, Paglia, Mosella, Commercio ed altri n. 1-00971, Di Stanislao ed altri n. 1-00987, Misiti ed altri n. 1-00988, Dozzo ed altri n. 1-00989 e Pianetta ed altri n. 1-00993 concernenti iniziative per il disarmo e la non proliferazione nucleare in vista del prossimo vertice NATO.

5. - Seguito della discussione delle mozioni Vincenzo Antonio Fontana ed altri n. 1-00855, Binetti ed altri n. 1-00927, Iannaccone ed altri n. 1-00958, Miotto ed altri n. 1-00959, Palagiano ed altri n. 1-00962, Lo Monte ed altri n. 1-00964, Laura Molteni ed altri n. 1-00967 e Stagno d'Alcontres ed altri n. 1-00981 concernenti iniziative in ordine alle modalità di ammissione alle scuole di specializzazione in medicina.

6. - Seguito della discussione delle mozioni Montagnoli ed altri n. 1-00896, Lombardo ed altri n. 1-00901, Fluvi ed altri n. 1-00910, Misiti ed altri n. 1-00911, Crosetto ed altri n. 1-00913, Borghesi ed altri n. 1-00916, Mosella ed altri n. 1-00924, Polidori ed altri n. 1-00929, Cambursano ed altri n. 1-00948 e Ciccanti ed altri n. 1-00970 concernenti misure a favore delle piccole e medie imprese in materia di accesso al credito e per la tempestività dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni.

(ore 15)

7. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PROPOSTE DI LEGGE DI CUI SI PROPONE L'ASSEGNAZIONE A COMMISSIONE IN SEDE LEGISLATIVA

alla VII Commissione (Cultura):
APREA: «Norme per l'autogoverno delle istituzioni scolastiche e la libertà di scelta educativa delle famiglie, nonché per la riforma dello stato giuridico dei docenti» (953);
ANGELA NAPOLI: «Disciplina del sistema nazionale di istruzione» (806);
ANGELA NAPOLI: «Disciplina degli organismi di partecipazione e di responsabilità e delle strutture di supporto all'autonomia didattica, di ricerca e sviluppo delle istituzioni scolastiche» (808);
ANGELA NAPOLI: «Disposizioni in materia di stato giuridico degli insegnanti e di rappresentanza sindacale nelle istituzioni scolastiche» (813);
FRASSINETTI: «Norme concernenti gli organi collegiali di autogoverno delle istituzioni scolastiche» (1199);
DE TORRE ed altri: «Disciplina del governo partecipato della scuola dell'autonomia» (1262);
DE PASQUALE ed altri: «Disposizioni concernenti il governo partecipato della scuola dell'autonomia, la formazione degli insegnanti e il loro reclutamento» (1468);
COTA ed altri: «Nuove norme per il reclutamento regionale del personale docente» (1710); Pag. 58
CARLUCCI ed altri: «Norme generali sullo stato giuridico degli insegnanti delle istituzioni scolastiche e formative» (4202);
CAPITANIO SANTOLINI: «Disposizioni concernenti l'autogoverno delle istituzioni scolastiche e la libertà di scelta educativa delle famiglie, nonché la riforma dello stato giuridico dei docenti» (4896).
(La Commissione ha elaborato un testo unificato).

La seduta termina alle 18,25.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 4940-B - em. 44.2 454 454 228 60 394 32 Resp.
2 Nom. em. 44.1 456 453 3 227 61 392 32 Resp.
3 Nom. em. 47.1 482 479 3 240 46 433 31 Resp.
4 Nom. em. 47.3 485 482 3 242 44 438 31 Resp.
5 Nom. em. 47.4 497 495 2 248 49 446 28 Resp.
6 Nom. em. 47.2 500 498 2 250 49 449 27 Resp.
7 Nom. em. 47.5 502 499 3 250 50 449 27 Resp.
8 Nom. em. 47.10 500 499 1 250 47 452 27 Resp.
9 Nom. em. 47.14 488 485 3 243 47 438 27 Resp.
10 Nom. em. 47.15 500 497 3 249 46 451 26 Resp.
11 Nom. em. 47.16 505 503 2 252 46 457 26 Resp.
12 Nom. em. 47.17 501 499 2 250 48 451 26 Resp.
13 Nom. em. 62.3, 4, 5, 6, 7, 30, 1, 2 503 500 3 251 59 441 25 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.