XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 627 di giovedì 3 maggio 2012

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 11,10.

RENZO LUSETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 26 aprile 2012.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Colucci, D'Alema, D'Amico, Donadi, Renato Farina, Fava, Franceschini, Mecacci, Migliavacca, Migliori, Milanato, Leoluca Orlando, Picchi, Rigoni, Stefani e Volontè sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente venti, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio di petizioni (ore 11,13).

PRESIDENTE. Invito l'onorevole segretario a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

RENZO LUSETTI, Segretario, legge:
MATTEO LA CARA, da Vercelli, chiede: il ripristino del Ministero della marina mercantile (1415) - alla I Commissione (Affari costituzionali); il rafforzamento dei poteri di inchiesta dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato (1416) - alla X Commissione (Attività produttive); maggiori controlli sugli apparecchi elettronici per il gioco d'azzardo (1417) - alla VI Commissione (Finanze); l'incremento del numero di farmacie aperte ventiquattro ore al giorno (1418) - alla XII Commissione (Affari sociali);
VINCENZO GIOVANNI NAPOLI, da Roma, chiede: che gli oneri per le cure per gli infortuni derivanti dall'utilizzo di materiale esplosivo illegale siano a carico dell'infortunato e che le relative invalidità non diano titolo a benefìci pensionistici (1419) - alle Commissioni riunite XI (Lavoro) e XII (Affari sociali); la modifica dell'articolo 37 della Costituzione, al fine di sopprimere il riferimento alla funzione familiare della donna lavoratrice (1420) - alla I Commissione (Affari costituzionali); norme per limitare lo svolgimento di incarichi extragiudiziali da parte dei magistrati (1421) - alla II Commissione (Giustizia); nuove norme costituzionali in materia di immunità parlamentare, al fine di attribuire alla magistratura e alla Corte costituzionale il compito di stabilirne l'applicabilità (1422) - alla I Commissione (Affari costituzionali); la riduzione del numero dei dirigenti della pubblica amministrazione (1423) - alla I Commissione (Affari costituzionali); che l'accesso alle cariche di Governo sia limitato ai parlamentari, prevedendo altresì la decadenza da parlamentare al momento dell'assunzione della carica (1424) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
HERIBERTO ARRIGONI, da Pordenone, e numerosi altri cittadini, chiedono che le nuove sedi farmaceutiche siano assegnate attraverso un concorso per titoli ed esami (1425) alla XII Commissione (Affari sociali); Pag. 2
MARINO SAVINA, da Roma, chiede il mantenimento delle norme relative alla cosiddetta «tessera del tifoso» e l'inasprimento delle sanzioni per i reati commessi in occasione di manifestazioni sportive (1426) - alla II Commissione (Giustizia);
WANDA GUIDO, da Penna in Teverina (Terni), chiede l'adozione di una disciplina europea contro i maltrattamenti sugli animali d'affezione e per la creazione di adeguati rifugi per i randagi (1427) - alla XII Commissione (Affari sociali);
GENNARO PASQUARIELLO, da Napoli, e numerosi altri cittadini, chiedono l'approvazione della proposta di legge atto Camera n. 4822, in materia di valorizzazione del sistema dell'alta formazione artistica e musicale (1428) - alla VII Commissione (Cultura);
GIAN PAOLO PORCU, da Cagliari, chiede modifiche all'articolo 2625 del codice civile in materia di sanzioni per l'impedimento dei controlli nelle società di capitale (1429) - alla II Commissione (Giustizia);
FRANCESCO DI PASQUALE, da Cancello e Arnone (Caserta), chiede: norme a tutela della riservatezza nella gestione degli impianti di videosorveglianza (1430) - alla I Commissione (Affari costituzionali); il rafforzamento del Sistema sanitario nazionale, in particolare in favore dei malati gravi (1431) - alla XII Commissione (Affari sociali); nuove norme per regolamentare la produzione e la vendita dei prodotti pirotecnici (1432) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
provvedimenti per individuare e punire i colpevoli delle stragi di civili in Libia e negli altri conflitti in corso (1433) - alla III Commissione (Affari esteri); misure a tutela dei consumatori nei rapporti con le società di servizi (1434) - alla X Commissione (Attività produttive); norme in favore dei presidenti delle commissioni d'esame nella scuola (1435) - alla VII Commissione (Cultura); la concessione della medaglia d'oro al valor civile al comune di Cancello e Arnone ed agli altri comuni bombardati dopo l'8 settembre del 1943 (1436) - alla I Commissione (Affari costituzionali); il rafforzamento delle sanzioni contro gli schiamazzi notturni (1437) - alla II Commissione (Giustizia); misure per la bonifica degli immobili pubblici e privati dall'amianto (1438) - alla VIII Commissione (Ambiente); il divieto di pratiche agricole di innesto che possano danneggiare la salute degli alberi (1439) - alla XIII Commissione (Agricoltura); l'introduzione di speciali requisiti formativi per la guida di veicoli di grossa cilindrata e misure contro l'uso del cellulare alla guida (1440) - alla IX Commissione (Trasporti); interventi della comunità internazionale in favore delle popolazioni del Corno d'Africa (1441) - alla III Commissione (Affari esteri); interventi per la tutela degli animali a rischio di estinzione per lo scioglimento dei ghiacci (1442) - alla XIII Commissione (Agricoltura); la limitazione della carcerazione preventiva ai reati più gravi (1443) - alla II Commissione (Giustizia); l'accorpamento delle dichiarazioni dei redditi ai fini dell'imposta sul valore aggiunto (1444) - alla VI Commissione (Finanze); interventi per evitare i naufragi delle navi di immigrati che cercano di raggiungere le coste italiane (1445) - alla I Commissione (Affari costituzionali); la riduzione degli stipendi dei dirigenti pubblici e privati ed il blocco delle relative assunzioni (1446) - alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e XI (Lavoro); l'eliminazione delle zone a pagamento della sosta per gli autoveicoli (1447) - alla IX Commissione (Trasporti).

PRESIDENTE. Saluto gli alunni del liceo scientifico Ettore Majorana, di Caltagirone, in provincia di Catania, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ricordo loro che la seduta odierna è dedicata agli atti di sindacato ispettivo e cioè allo svolgimento, come ho detto prima, di interpellanze urgenti, per cui sono presenti in Aula solo i colleghi parlamentari che hanno presentato atti di sindacato ispettivo ed il Governo, nei settori interessati, in modo che possa rispondere.

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In morte dell'onorevole Rolando Tamburini.

PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Rolando Tamburini, già membro della Camera dei deputati nella VII e VIII legislatura.
La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.

SILVIA VELO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SILVIA VELO. Signor Presidente, la ringrazio perché mi dà l'occasione di ricordare, a due giorni dalla scomparsa di Rolando Tamburini, un mio carissimo concittadino.
Rolando Tamburini ha una storia esemplare nel nostro Paese e nella sinistra italiana. È stato internato nei campi di concentramento, è stato operaio nella fabbrica siderurgica di Piombino. Lì fu licenziato per le sue idee politiche e per l'impegno politico nel PCI e l'impegno sindacale. È stato segretario della camera del lavoro della sua città, poi mandato, come succedeva spesso, a Spoleto, dalla CGIL. È stato sindaco della città di Piombino dal 1970 al 1976 e poi, come ha ricordato il Presidente Lupi, parlamentare per due legislature, dal 1976 al 1982. È stato, come me, membro della Commissione trasporti della Camera.
È un onore per me, anche se un dolore, ricordare Rolando Tamburini qui in Aula e un onere anche ricoprire lo stesso incarico che lui ha ricoperto in condizioni sicuramente più difficili di quelle, pur difficili, che attraversiamo oggi. Era una persona semplice, rigorosa, impegnata nell'attività politica, sindacale e civile, una persona riconosciuta da tutta la cittadinanza, pur nell'impegno partigiano che ha sempre espresso, e stimata. Lo abbiamo visto l'ultima volta il 25 aprile scorso: pur in condizioni non eccellenti, ha voluto, come sempre, come ogni volta, per il 25 aprile e per il 10 settembre, la ricorrenza della battaglia di Piombino, essere presente alle commemorazioni ufficiali. Se ne è andato in silenzio, ma la sua città lo ha ricordato con affetto e con commozione. Sono orgogliosa di essere qui alla Camera per ricordarlo anche in questa sede. Ringrazio la Presidenza per avermene dato la possibilità. Credo però che la Camera e tutto il Paese debbano cogliere l'occasione per ricordare personaggi come Rolando, che dal nulla hanno fatto la storia e hanno dedicato la loro vita all'Italia e alla democrazia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 11,25).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Chiarimenti in merito alla procedura conseguente alla mancata predisposizione del bilancio di previsione da parte della giunta comunale - n. 2-01467)

PRESIDENTE. L'onorevole Vanalli ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01467, concernente chiarimenti in merito alla procedura conseguente alla mancata predisposizione del bilancio di previsione da parte della giunta comunale (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, intanto mi unisco anche io alle condoglianze per la scomparsa del collega, come già ricordato adesso dalla collega Velo. La nostra interpellanza è per verificare in merito alla correttezza di un procedimento previsto dall'articolo 141 del Testo unico sugli enti locali e cioè cosa dovrebbe succedere nel caso in cui la giunta comunale non predisponga lo schema di bilancio o non lo trasmetta al consiglio comunale e quindi il consiglio comunale non abbia la possibilità di approvarlo Pag. 4entro la data prevista per tale adempimento che, lo ricordo, quest'anno è il giugno 2012.
Il tema è di carattere generale però si inserisce in un argomento di particolare attualità in questo momento, ed è la questione dell'IMU. Particolare attualità essa ha adesso, per noi non solo da ora, ma dal momento in cui è stata, con il decreto del 6 dicembre del 2011, introdotta l'IMU da parte del Governo Monti. Abbiamo già avuto modo di sottolineare sin da subito, in sede di Commissione, il 7 dicembre, quando il provvedimento ci è arrivato tra le mani, diciamo così, la scorrettezza di chiamare con lo stesso nome di IMU un procedimento che nulla a che fare con quello che era stato invece predisposto all'interno del decreto legislativo 14 marzo 2011, n. 23, cioè l'imposta municipale propria che, lo ricordo a tutti, sostituiva per la componente immobiliare l'imposta sul reddito delle persone fisiche e delle relative addizionali dovute in relazione ai redditi fondiari relativi a beni non locati, ed era un'imposta che non si applicava all'abitazione principale e quindi sulla prima casa. Quindi, la prima contestazione che abbiamo fatto è stata proprio quella di sollevare la questione che è stata chiamata IMU nello stesso modo in cui veniva chiamata un'imposta ben differente, ingenerando così confusione nei cittadini e di fatto addebitando parte della responsabilità per questa nuova e molto onerosa tassa anche al Governo precedente e in particolare agli uomini della Lega, che sul federalismo avevano fatto la propria battaglia elettorale.
La situazione sta in questi termini. L'introduzione delle l'IMU, così com'è stata recentemente applicata e modificata anche attraverso il decreto fiscale, ha posto ai sindaci e ai comuni delle notevoli difficoltà in termini di redazione del bilancio. Faccio un esempio - guarda caso - concernente il comune dove faccio il sindaco. A novembre avevamo definito lo schema di bilancio attraverso la giunta, e lo avevamo definito in quel momento con le imposte previste allora. L'IMU non era stata ancora introdotta, il nostro bilancio tornava, andava in pareggio, e anzi avevamo avuto la possibilità di diminuire alcune tariffe, per esempio per quanto riguarda il trasporto dei bambini sugli scuolabus e altre tariffe per interventi sulla persona. Di fatto, l'introduzione dell'IMU ci ha scombussolato tutto il bilancio e ci ha messo nell'impossibilità di approvarne uno nuovo, in quanto, avendo già determinato prima della fine dell'anno la modifica delle tariffe e non potendo più rimodificarle adesso per l'anno in corso, abbiamo anche questo problema. Semmai avessimo saputo prima dell'«invenzione» dell'IMU, così come è stata inventata, forse non avremmo avuto la possibilità di diminuire alcune di queste tariffe, non avremmo avuto la possibilità di individuarle nel bilancio così come l'avevamo programmato.
Quindi, ci siamo trovati esposti verso i nostri concittadini, ai quali avevamo promesso alcune cose e avevamo dimostrato di averle attuate attraverso la giunta, e oggi c'è l'impossibilità di dar corso a queste agevolazioni perché l'IMU che è entrata in vigore non ci aiuta nel pareggio del bilancio. Anzi - come poi, magari dopo la risposta del sottosegretario, avrò modo di argomentare - l'introduzione dell'IMU, così com'è stata fatta, non dà la possibilità ai comuni di mantenere completamente nelle proprie casse tutto il gettito, così come era previsto, dal 2014 in poi. Questa difficoltà è unità al decreto semplificazioni - che già dal nome avrebbe dovuto dire qualcosa, ma in realtà in tema di IMU è riuscita a complicare ulteriormente la questione - che prevede la possibilità per chi è proprietario di prima casa di pagare in tre rate l'IMU sulla prima casa, mentre per chi non ha la prima casa, ha la seconda, oppure i terreni oppure altri mezzi, altri immobili su cui la tassazione grava, c'è la possibilità di pagare in due rate; inoltre c'è la possibilità, oltre i termini previsti ad oggi per la conclusione dei bilanci, di rideterminare le aliquote sulle quali applicare l'IMU.
Quindi, a causa dell'indeterminatezza più totale, la nostra giunta comunale è impossibilitata a redigere un bilancio che Pag. 5abbia un benché minimo senso, e c'è anche un aspetto non secondario: da qualche anno a questa parte - quando il buon Bassanini si è inventato la distinzione tra la politica e la gestione - i ragionieri comunali hanno l'obbligo di certificare il proprio bilancio e non appongono la firma se il bilancio non torna. Noi possiamo così inventarci entrate ed uscite magari fantasmagoriche, e giurare che questo avvenga, ma se non c'è la certezza, la contezza di quanto stiamo scrivendo nel bilancio comunque i ragionieri non sottoscrivono il bilancio, i revisori dei conti nemmeno, e quindi non possiamo neanche andare fisicamente in consiglio comunale.
La difficoltà che ho io - l'ho sentito da molti colleghi - presumo che l'abbiano tutti i colleghi, anzi l'avranno anche quelli che hanno già adottato il bilancio, quelli che hanno già definito le aliquote IMU da applicarsi sugli immobili del proprio territorio. In questo momento di completo disorientamento la necessità di sapere, di avere contezza di quello che potrebbe succedere nel caso in cui il consiglio comunale non approvi il bilancio nel termine utile mi sembra più che doverosa.
Sono andato a leggermi il testo unico e, come capita spesso per colpa nostra sicuramente, non è che sia scritto molto bene - come tante altre leggi - e quindi potrebbe esserci della mala interpretazione. Mi ero permesso di suggerire la «scaletta» di quello che secondo me dice l'articolo 141, e intendo porre al Ministro la questione della correttezza di questa procedura: la giunta comunale, se non è in grado di approvare il bilancio nei termini utili per consentire l'approvazione da parte del consiglio comunale, viene sostituita di fatto da un Commissario ad acta che prepara il bilancio, lo trasmette al consiglio, e il consiglio a seconda di come si svolge il dibattito e del risultato finale lo approva nei termini previsti (e la questione si risolve), oppure non lo approva e quindi in questo caso scatta la seconda e definitiva sanzione, cioè lo scioglimento del consiglio.
Quindi, nell'interpellanza ho riproposto questo schema e chiedevo conferma di ciò.
Vorrei aggiungere un'ulteriore richiesta - penso che il sottosegretario sia in grado di rispondere - sulla possibilità dell'individuazione del commissario ad acta, se, cioè, le prefetture dispongano di determinati funzionari ai quali attribuire questa funzione o se, invece, possano spaziare in qualunque campo loro consentito.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Saverio Ruperto, ha facoltà di rispondere.

SAVERIO RUPERTO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, gli onorevoli interpellanti prospettano a codesta Assemblea l'esistenza di difficoltà in cui versano i comuni circa l'imposta municipale unica (IMU), prevista dal decreto legislativo n. 23 del 2011, evidenziando che, ad oggi, numerosi comuni non hanno ancora deliberato le aliquote IMU da adottare, rendendo in tal modo difficoltosa la predisposizione dei bilanci preventivi 2012.
In merito a quanto rilevato dagli interpellanti è utile subito fornire alcuni elementi che possono venire incontro alle preoccupazioni manifestate.
Recentemente sono stati divulgati, dal Ministero dell'economia e delle finanze - Dipartimento delle finanze, i dati stimati del gettito dell'imposta municipale propria, pubblicati sul sito Internet del predetto Dicastero.
Inoltre, il Ministero dell'interno - Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali - cui fa capo l'attribuzione dei trasferimenti erariali e delle assegnazioni derivanti dall'attuazione del federalismo fiscale municipale e provinciale agli enti locali, ha divulgato, anche se in forma provvisoria, i dati di tali assegnazioni finanziarie.
Anche se i decreti ministeriali previsti dall'articolo 2 del decreto legislativo n. 23 del 2011 e dall'articolo 21 del decreto legislativo n. 68 del 2011, che definiranno per l'anno 2012 i criteri di ripartizione del Fondo sperimentale di riequilibrio, rispettivamente, di comuni e province, sono ancora in via di emanazione, tali dati Pag. 6possono costituire un utile strumento per gli enti locali, al fine della predisposizione del bilancio di previsione 2012 senza i paventati notevoli ritardi.
Inoltre, va sottolineato che la recente legge n. 44 del 2012, di conversione del decreto-legge n. 16 del 2012, tra le varie modifiche alla disciplina dell'IMU sperimentale, ha poi previsto che i comuni, per l'anno 2012, iscrivono nel bilancio di previsione l'entrata da imposta municipale propria in base agli importi stimati dal Dipartimento delle finanze del Ministero dell'economia e delle finanze per ciascun comune, di cui alla tabella pubblicata sul sito Internet del predetto Dicastero.
Inoltre, la medesima legge di conversione ha introdotto disposizioni in merito al pagamento della prima rata, prevedendo che si applichino, in occasione di tale scadenza, le aliquote di base e le specifiche detrazioni.
In ordine poi ai quesiti relativi all'applicazione delle misure conseguenti alla mancata approvazione del bilancio di previsione - e vengo, quindi, al contenuto di merito dell'interpellanza - si osservi, anzitutto, che la procedura delineata dall'articolo 141 del Testo unico degli enti locali, è quella tuttora vigente, anche se sono state apportate alcune modifiche in seguito alla riforma del titolo V della Costituzione.
Tali modifiche, introdotte dapprima con il decreto-legge n. 13 del 2002, convertito dalla legge 24 aprile 2002, n. 75, sono state via via prorogate, fino al 2012, da ultimo con decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, convertito dalla legge 24 febbraio 2012, n. 14. Queste norme attribuiscono al prefetto i compiti originariamente svolti dai Comitati regionali di controllo, i cosiddetti CO.RE.CO. Ne consegue che spetta ai prefetti, secondo una procedura che è stata correttamente articolata nella stessa interpellanza, in presenza dei presupposti di legge, attivare dapprima il controllo sostitutivo semplice, con la nomina di un commissario ad acta, che, in conformità alla prassi sinora seguita, è un funzionario di prefettura, e poi, ove risulti improduttiva la diffida all'approvazione del bilancio, prevista dallo stesso articolo 141, comma 2, esercitare il controllo sostitutivo repressivo che conduce allo scioglimento del consiglio.
La sequenza temporale descritta richiede, tuttavia, una precisazione. L'intervento normativo si è reso necessario per consentire l'operatività dei comuni che, in assenza di un organo sostitutivo di riferimento, avrebbero corso il rischio di andare incontro alla paralisi della funzionalità dell'ente locale. Per tali ragioni, il Ministero dell'interno ha sempre chiarito, in tutte le occasioni, che tale compito veniva affidato al prefetto solo qualora lo statuto degli enti locali non prevedesse espressamente un organo sostitutivo.
Ne consegue che tale procedura continua ad applicarsi fino all'adeguamento del predetto articolo 141 alla riforma costituzionale del Titolo V. Pertanto, le prefetture mantengono stretti contatti con gli enti locali per acquisire notizie tempestive dell'avvenuta approvazione dei bilanci di previsione.
Tali disposizioni sono in linea con la pronuncia del TAR Puglia menzionata dagli stessi onorevoli interpellanti, concernente l'intervento sollecitativo del prefetto in presenza del persistente inadempimento dell'ente.

PRESIDENTE. L'onorevole Vanalli ha facoltà di replicare.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, ringrazio per la risposta che, di fatto, conferma la procedura che avevamo chiesto di verificare.
La questione non riguardava semplicemente la verifica della procedura, ma anche la necessità di avere certezze e dare consapevolezza a tutti i sindaci che, in questo momento, sono alle prese con la questione dell'IMU di avere un'ulteriore possibilità di manovra.
Ho già fatto, in quest'Aula, l'esempio del mio comune, dove, l'anno scorso, il gettito ICI relativo alla seconda casa - anche se, in realtà, esso comprende anche i fabbricati commerciali, artigianali, industriali e i terreni residenziali o, comunque, edificabili - è stato di circa 500 mila euro. Pag. 7A questa cifra andavano aggiunti 160 mila euro circa di trasferimenti erariali da parte dello Stato, che sostituivano grosso modo l'ex ICI sulla prima casa. Magari è utile ricordare anche questo: non è che il precedente Governo avesse cancellato l'ICI sulla prima casa senza lasciare ai comuni i modi di arrangiarsi. L'ICI sulla prima casa era stata abolita, tuttavia, attraverso un incremento dei fondi perequativi da parte dello Stato praticamente pari all'abolizione dell'ICI sulla prima casa, i comuni ottenevano lo stesso gettito che si aveva negli anni precedenti quando esisteva anche l'ICI sulla prima casa. Quindi, di fatto, ai comuni non venivano tolte delle risorse e i cittadini, comunque, erano sgravati dal problema del pagamento dell'ICI sulla prima casa.
Come dicevo, dunque, il gettito su cui potevo contare come amministrazione comunale era pari a 500 mila euro più 160 mila e, quindi, a 660 mila euro.
Per avere la stessa disponibilità economica e, quindi, mantenere nella stessa linea i servizi che posso offrire ai miei concittadini, si andrà ad applicare l'IMU sia sulla prima che sulla seconda casa, sulle attività commerciali, artigianali, e così via. Contando sul fatto che proprio perché il DEF ha definito dei presunti incassi da parte del comune relativi a tale gettito - che, tuttavia, sono esagerati rispetto alle stime che i comuni stanno facendo, e, quindi, dando per scontato che quelli sono -, si trasferiranno ancora meno soldi ai comuni. Quindi, di fatto, per avere sempre quei 660 mila euro, dovrei applicare l'IMU in modo tale da incassare dai miei concittadini non più 500 mila euro, ma circa un milione e 300 mila euro: si capisce che è più del doppio di quanto stanno già pagando.
L'IMU grava in maniera spropositata non tanto sulla prima casa - il cui impatto si riesce a contenere con le deduzioni, impatto che è, comunque, maggiore rispetto a quello che vi è oggi, che è pari a zero -, quanto soprattutto sulle attività economiche, sulle attività artigianali, industriali e commerciali, che, in questo momento, non se la passano molto bene. Anzi, proprio perché vi è una grave crisi in atto in questo momento, colpire ulteriormente la classe produttiva, che è quella che sostiene il nostro Paese, ci sembra oltremodo - diciamo pure - stupido. Infatti, è difficile che chi non lavora in proprio, non produce reddito in proprio e, quindi, paga le tasse, possa continuare a farlo se gli viene tolto dapprima il lavoro per la questione della crisi e, poi, gli vengono aumentate le tasse.
Da quanto mi risulta, i dipendenti pubblici non mantengono lo Stato, nel senso che pagano anche loro le tasse, ma sono sempre soldi che lo Stato medesimo si toglie da una parte e si mette dall'altra parte, diciamo così. Per cui, se non entrano soldi dai lavoratori privati, non ci sono soldi per pagare i dipendenti pubblici, non ci sono soldi per le pensioni, non ci sono soldi per niente. E, quindi, in questo momento è un discorso che va tenuto in considerazione.
Pertanto, con i mancati trasferimenti da parte dello Stato e con l'aumento del gettito, devo andare a raddoppiare le imposte sui miei concittadini, quando un bilancio da me predisposto pochi mesi fa mi consentiva, invece, non solo di non farlo, ma addirittura di diminuire queste imposte.
Dunque, siamo arrivati a questa considerazione: poiché l'IMU federalista era un'altra cosa, ossia era un gettito che rimaneva ai comuni, era prevista solo sulla seconda casa o, comunque, non sulla prima casa, era in mano ai sindaci che potevano dimostrare ai cittadini cosa se ne facevano di quegli introiti, era studiata per dare inizio e per dare corso a quella che era la grande riforma federalista del nostro Stato che è stata bloccata in questo momento, allora mi sono sentito in dovere di prendere questa decisione, ossia di non redigere, come giunta, il bilancio comunale, in quanto non voglio applicare una tassa del Governo, a favore del Governo, sui miei cittadini. Se lo vuole fare il Governo, venga il Governo, attraverso il prefetto, a Pontida, individuerà qual è l'aliquota che ritiene giusta, la applicherà e ci trasmetterà il bilancio in consiglio Pag. 8comunale. Il consiglio comunale e i cittadini di Pontida valuteranno se mandare a casa il sindaco, i consiglieri comunali e lasciare, quindi, di nuovo al Governo l'onere di portare fino in fondo la sua azione, oppure di approvare, così come sarà stato predisposto, lo schema di bilancio, oppure anche di approvarlo modificato come il consiglio comunale è titolato a fare.
Pertanto, la mia richiesta era di avere la certezza di un procedimento, perché vorrei - come ho già fatto comunque - lanciare questa iniziativa anche ad altri colleghi sindaci. Non possiamo dire di non pagare le tasse, non possiamo dire che si devono evadere le tasse, però possiamo dire, dal momento che questa tassa è stata voluta da questo Governo, che venga questo Governo, in ogni comune, ad imporla ai cittadini di quel comune (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Iniziative volte a sostenere il settore aerospaziale italiano, con particolare attenzione al funzionamento dell'Agenzia spaziale italiana - n. 2-01447)

PRESIDENTE. L'onorevole Vico ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01447, concernente iniziative volte a sostenere il settore aerospaziale italiano, con particolare attenzione al funzionamento dell'Agenzia spaziale italiana (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, rappresentante del Governo, abbiamo bisogno - ed è un'esigenza - di una politica industriale per lo spazio, per assicurare un ruolo significativo nel mercato e, quindi, una crescita economica, in quanto il sistema Paese deve avere una visione strategica delle attività industriali.
Io penso che i Governi debbano garantire la continuità di un supporto costante negli assetti industriali, nelle partecipazioni ai grandi progetti nazionali ed internazionali, perché sono parte integrante della politica dei Paesi più industrializzati. Le capacità e le competenze di un Paese nel settore spaziale sono largamente dipendenti dagli investimenti pubblici sotto varie forme che i Governi effettuano nel corso dei decenni.
Per questo, senza un forte riferimento governativo, le sole aziende sarebbero e sono incapaci di mantenere e sviluppare l'attuale capacità a sostenere la concorrenza, come d'altra parte avviene nei settori ad alta tecnologia e di valenza strategica come la difesa, lo spazio, l'energia, le telecomunicazioni e la finanza.
Ora, qual è il quadro di riferimento? Mercato: in linea di massima metà del giro di affari mondiale è di tipo commerciale, mentre l'altra metà è di tipo governativo.
Agenzie spaziali: gestiscono ingenti fondi governativi da destinare ai vari progetti, assegnando commesse alle principali imprese. In Europa, parte dei fondi dei vari Governi viene assegnato all'ESA per i programmi comuni, in parte obbligatori e in parte facoltativi, mentre parte viene riservata ai programmi nazionali. Negli ultimi anni l'Unione ha svolto un ruolo di crescente rilievo.
Ritorno industriale: sulla base della partecipazione degli Stati membri, le industrie di ciascun Paese partecipante a un programma ESA ricevono una corrispondente quota di partecipazione sotto forma di contratti.
In sostanza, gli Stati membri, attraverso le agenzie spaziali nazionali, investono fondi affinché le proprie aziende acquisiscano contratti e grandi competenze. Le grandi imprese agiscono da primi contractor, ricevendo contratti dall'ESA o dalle agenzie nazionali o da grandi committenti commerciali che, in genere, sono le società di TLC.
Le università ed i centri di ricerca partecipano attivamente a ricerche e studi, progetti di cooperazione con le industrie, con le agenzie spaziali, e costituiscono il serbatoio vitale. È evidente la valenza strategica dell'attività spaziale.
Qual è il panorama italiano? La presenza italiana nel settore spaziale è data, per sommi capi, da sistemi elettronici per la difesa e la sicurezza, dal trasporto Pag. 9spaziale (come i lanciatori Ariane 5, Vega e la navicella IXV), dal sistema Cosmo SkyMed, dalle costellazioni satellitari Galileo e GMS, dall'utilizzo della ISS e di Exomars. E chi sono i principali attori? Innanzitutto, l'Agenzia spaziale italiana, che è la struttura pubblica di riferimento, e accanto ad essa le imprese leader Thales Alenia Space, Telespazio, Avio group, CGS (ex Gavazzi Space), Space Engineering e Galileo, a cui si aggiungono i centri di ricerca delle università (CIRA mi sembra il più importante), le l'università e, in questo caso, il Politecnico di Milano, il Politecnico di Torino e La Sapienza di Roma.
Ma il quadro attuale qual è? Il settore spaziale italiano vive un momento di particolare criticità: è a rischio il mantenimento, in Italia, di attività di manifattura qualificante, con la migrazione delle competenze sistemiche e progettuali verso Francia e Germania.
Il Governo precedente, il Governo Berlusconi, si era defilato dalla governance del settore, lasciando vendere ad aziende o a fondi stranieri buona parte del comparto spaziale, in nome di un liberismo che non è riscontrabile in nessun altro dei Paesi occidentali che, al contrario, sono tutti fermamente determinati a preservare i propri asset strategici.
È superfluo sottolineare che con la perdita di controllo azionario delle principali industrie spaziali nazionali - e penso ad Alenia Spazio ed Avio - verso società straniere, si consegnino ad altri Paesi i frutti degli attuali investimenti e di quelli passati, le eccellenze tecnologiche sistemiche accumulate negli anni, insieme alle prospettive di sviluppo tecnologico ed economico.
Qui ritengo utile ricordare due esempi emblematici: il primo, nella joint venture costituitasi nel settore spaziale da Alenia Spazio, Finmeccanica e Thales - che rappresenta il comparto manifatturiero con una partecipazione del 33 per cento di Finmeccanica, il 67 per cento di Thales, mentre Telespazio ne è il comparto servizi, con percentuali di partecipazione inverse del 67-33 per cento, rispettivamente - la criticità della situazione odierna di Telespazio, di cui il Governo, certamente, è informato, è data da un processo di riorganizzazione che riguarda i centri di Milano, L'Aquila e la chiusura del sito di Firenze.
La predominante presenza francese nel gruppo sta di fatto contrastando il mantenimento dell'elevata competenza nazionale sistemica e progettuale di queste aziende nel settore satellitare. Il management italiano non è supportato nelle scelte da Finmeccanica, e le scelte strategiche sono definite, come accade ormai da un po' di tempo, dalla francese Thales. Questo rischio va scongiurato.
Secondo esempio: si è consentita la vendita di Avio da parte FIAT a fondi di private equity (attualmente solo il 15 per cento di Avio è ancora in mano a Finmeccanica ed il 30 per cento è controllata da ELV, che è in nelle mani di ASI). Il fondo britannico Cinven, attuale detentore dell'85 per cento delle azioni Avio, ha recentemente deciso di vendere la sua quota di proprietà, e questa sembra essere anche l'intenzione di Finmeccanica. A seguito del congelamento del processo di quotazione in borsa di Avio group, si è ipotizzata un'operazione di vendita con la divisione di Avio in due parti: il settore spaziale, al cui acquisto è fortemente interessato la francese Snecma; ed il settore aeronautico, di interesse per una cordata costituita da General Electric e Safran, anch'esso colosso francese.
Ora le aziende interessate (queste di cui parlavo prima) hanno avviato le trattative di acquisto con il fondo Cinven. Mi chiedo, onorevole rappresentante del Governo, perché il nostro Governo non interviene per la ripresa delle quote azionarie in borsa e non fa eventualmente anche ricorso alla Cassa depositi e prestiti: è un interrogativo. Lo sforzo finanziario italiano di decenni per il raggiungimento del ruolo di leader nella propulsione e di sistemista del lanciatore Vega rischia ora di vedere vanificati i suoi effetti positivi.
Che dire delle altre criticità, avviandomi verso le conclusioni? Siamo alla criticità che è rappresentata dall'incertezza di ASI in ambito nazionale, almeno Pag. 10in relazione ad una serie di progetti importantissimi come Cosmo SkyMed seconda generazione, il cui contratto della fase implementativa non è ancora emesso. Poi abbiamo Sigma, sistemi per i servizi di TLC per la pubblica amministrazione nazionale, che potrebbe rappresentare un trasferimento di tecnologia dalla Francia all'Italia per lo sviluppo nazionale di una nuova piattaforma Geo che è utilizzabile per Sicral 2, per Athena-Fidus e per i due Sigma, ma il contratto non è stato ancora assegnato e a questo penso sia corretto aggiungere la vicenda non chiara di Asitel, che dovrebbe rappresentare una struttura di servizi per le TLC.
Riguardo alle attività internazionali, la situazione vede ancora indefinito il futuro della stazione spaziale internazionale e critico il progetto «Exomars», che è la missione dell'ESA per l'esplorazione di Marte. Oggi la sola prospettiva concreta è data dal progetto della navicella IXV, dimostratore tecnologico per i veicoli di rientro atmosferico, peraltro contrastato da CNES, che è l'agenzia spaziale francese.
Con questa impostazione, chiediamo al Governo (al Dicastero di competenza, ma ovviamente a tutto il Governo, perché noi non rinunciamo neanche all'ipotesi che forse questo settore meriterebbe una guida coordinata della Presidenza del Consiglio), attesa la scadenza sotto il profilo ministeriale e considerate queste problematiche, delle indicazioni e delle risposte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Saverio Ruperto, ha facoltà di rispondere.

SAVERIO RUPERTO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, sui chiarimenti richiesti con l'interpellanza in esame è stata investita la competente direzione generale del Ministero dell'istruzione e l'ufficio del consigliere militare presso la Presidenza del Consiglio dei ministri i quali hanno rappresentato quanto segue.
La ridefinizione degli assetti proprietari dei principali gruppi industriali nazionali, attraverso una progressiva acquisizione di quote delle maggiori industrie aerospaziali da parte di compagnie straniere, rappresenta effettivamente un rischio per le competenze sistemistiche e progettuali italiane, che tendono a migrare verso altri Paesi, con evidenti conseguenze sul mercato del lavoro nel settore.
Il Governo ha piena consapevolezza della situazione difficile di tale comparto industriale e, nel rispetto delle norme comunitarie in materia di concorrenza industriale, ha avviato nel 2010 un tavolo interministeriale presso la Presidenza del Consiglio con lo scopo di discutere e condividere le priorità e gli interventi in un settore così cruciale e delicato per l'industria italiana.
Al fine di sottolineare l'importanza di tale dialogo interistituzionale, si ritiene opportuno citare il successo internazionale della costellazione satellitare Cosmo SkyMed (frutto della collaborazione tra MIUR e Difesa), nonché il recente lancio del vettore italiano Vega, il cui consorzio produttore è a maggioranza italiana.
A proposito della definizione delle priorità del settore, va poi ricordato che il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca svolge anche un'azione in ambito comunitario attraverso la partecipazione alla sezione spazio del Consiglio competitività.
Quanto alla prossima conferenza dei Ministri dei Paesi aderenti all'ESA (European Space Agency), della quale l'Italia sarà Paese ospitante nel novembre del 2012, si ricorda che l'Agenzia Spaziale Europea è un organismo multilaterale intergovernativo nel quale le decisioni strategiche vengono prese a livello collegiale e all'unanimità.
L'agenda della prossima riunione ministeriale e, di conseguenza, i temi di discussione saranno il frutto di consultazioni tra i Paesi membri. Il presidente dell'Agenzia spaziale italiana (ASI), delegato del MIUR a rappresentare il Governo italiano, sta costantemente rappresentando le legittime necessità di parte nazionale nelle opportune sedi di discussione, in linea con gli strumenti programmatori del Pag. 11settore, vale a dire il programma nazionale di ricerca 2011-2013, il documento di visione strategica decennale dell'ASI, e la programmazione triennale delle attività dell'Agenzia, quest'ultimo aggiornato annualmente.
L'ASI partecipa perciò attivamente ai lavori di preparazione della suddetta conferenza per la quale è iniziata, il 18 aprile 2012, l'attività del Council Working Group, con un calendario di otto riunioni collegiali già definito sino ad ottobre 2012. Sono poi in corso riunioni bilaterali con l'ESA sia a livello di singolo Paese sia tra i Paesi stessi. L'ASI sta raccogliendo dall'industria del comparto, sia grande industria che piccole e medie imprese, tutti gli elementi utili a meglio definire quel che sarà la sottoscrizione italiana in sede di conferenza ministeriale.
Riguardo poi all'eventuale formulazione di indirizzi politici generali in materia, l'Ufficio del consigliere militare presso la Presidenza del Consiglio ha fatto sapere che nel 2010 è stato costituito presso la stessa Presidenza del Consiglio il gruppo di lavoro interministeriale già citato. Tale gruppo di lavoro ha elaborato un documento recante «Indirizzi del Governo per la politica spaziale italiana», che è stato approvato dal Consiglio dei Ministri, e sta coordinando la definizione del documento di dettaglio dove sarà indicata una previsione finanziaria di massima, compatibile con le prospettive economiche del Paese, per il settore spaziale fino al 2020 e che terrà conto delle priorità politico-strategiche evidenziate nel citato documento di indirizzo.
In merito alla situazione finanziaria e operativa dell'Agenzia spaziale italiana si rappresenta, inoltre, che il comparto ricerca non è esente dal fenomeno di contrazione dei finanziamenti che concerne l'interno sistema della pubblica amministrazione. Anche per l'Agenzia spaziale italiana si è avuta una riduzione del contributo ordinario del MIUR del 13 per cento rispetto al 2010, mentre il contributo italiano all'ESA è rimasto sostanzialmente invariato.
Quanto, infine, alle modalità di funzionamento e di implementazione delle decisioni da parte dell'ASI, occorre rilevare come la stessa ASI è dotata di autonomia statutaria, scientifica, organizzativa, amministrativa, finanziaria, patrimoniale e contabile, pertanto, nel rispetto di tali prerogative, l'amministrazione vigilante può fornire solo indicazioni generali in linea con i documenti programmatori di settore e con le linee guida del Governo in materia.

PRESIDENTE. L'onorevole Vico ha facoltà di replicare.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, mi sento di dichiarare l'apprezzamento per la condivisione di una situazione difficile. Tuttavia, onorevole rappresentante del Governo, c'è un problema che rimane aperto, come affermato in premessa e nell'interpellanza stessa. Io mi permetto di suggerire al Governo che è necessaria una visione strategica a cui riferire gli assetti produttivi, i programmi, le sinergie tra le varie componenti nazionali, che sono le industrie, le università, i centri di ricerca e i distretti.
Se il punto di partenza continua a non essere questo nelle difficoltà date, si smarrisce l'ottica di sistema e la prospettiva di lungo termine, quella che chiamiamo la politica industriale per il Paese. Nel medio e breve termine si devono costantemente monitorare gli sviluppi degli assetti azionari, delle alleanze, con il monitoraggio dei programmi.
Infatti, occorre intervenire tempestivamente nelle scelte e nelle decisioni ai vari livelli, coerentemente con la visione strategica richiesta dagli interpellanti e che il Governo condivide.
Insomma, occorre una politica industriale e questa deve essere parte importante della politica estera in Europa e nel mondo così come, onorevole rappresentante del Governo, avviene in tutti i paesi industrializzati, dal momento che la partecipazione delle imprese ai grandi progetti internazionali risente fortemente del supporto governativo. Comunemente noi la Pag. 12chiamiamo anche il terreno della competitività congiunturale.
Rispetto a ciò, all'impegno ancora non preciso di una politica industriale generale - in particolare per lo spazio -, alla richiesta del Presidente dell'Assemblea se sono soddisfatto o meno rispondo che la soddisfazione è parziale, pur rinnovando l'auspicio che il tempo storico è anche un tempo biologico e certe decisioni bisogna assumerle con rapidità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti dell'Istituto tecnico commerciale «Gaetano Ferro» di Pomezia (Roma), che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Ricordo anche a loro che la seduta di oggi è dedicata agli atti di sindacato ispettivo e, pertanto, sono presenti solo i parlamentari che hanno rivolto tali atti nei confronti del Governo.

(Intendimenti del Governo in merito alla disciplina relativa alla tutela del diritto d'autore sul web, con particolare riferimento ai poteri dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni - n. 2-01468)

PRESIDENTE. L'onorevole Barbaro ha facoltà di illustrare l'interpellanza Della Vedova n. 2-01468, concernente intendimenti del Governo in merito alla disciplina relativa alla tutela del diritto d'autore sul web, con particolare riferimento ai poteri dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.

CLAUDIO BARBARO. Signor Presidente, la questione su cui abbiamo richiamato l'attenzione dell'Esecutivo è delicata. Potremmo darne un inquadramento tematico per permettere a tutti di comprendere bene i motivi che ci spingono a chiedere un'attenzione particolare sul tema e una maggiore chiarezza da parte dell'Esecutivo. Si tratta di una questione connessa alla promozione di una cultura della fruizione dei contenuti legali attraverso la rete di comunicazione elettronica nel rispetto della disciplina in materia di diritti d'autore.
Ci riferiamo ad un problema di bilanciamento di diritti individuali e di quelli di proprietà intellettuale, in un sistema che si è trasformato sia dal punto di vista della comunicazione che della tecnologia. Occorre chiarire come e se l'AGCOM debba intervenire alla luce delle competenze stabilite per via normativa. Tuttavia, prima di svolgere le nostre considerazioni, ritengo opportuno illustrare sinteticamente i presupposti di questa nostra richiesta al Governo.
In primis, lo scorso 21 marzo 2012 nelle Commissioni VII e VIII riunite il presidente dell'AGCOM, Corrado Calabrò, è stato sentito al Senato sulle problematiche emerse nel settore Internet in materia di diritto d'autore. In tale sede ha espresso la volontà di attendere la norma di legge predisposta dalla Presidenza del Consiglio che dovrebbe ribadire la legittimazione dell'AGCOM nell'intervenire in materia, definendone meglio la competenza e i poteri connessi.
Il presidente Corrado Calabrò, sempre nella medesima audizione, ha implicitamente espresso l'opportunità di tale intervento interpretativo da parte della Presidenza del Consiglio prima dell'adozione del regolamento in materia. Tale provvedimento andrebbe dunque a ridefinire gli ambiti di competenza dell'AGCOM e ad identificare ambiti operativi potenzialmente nuovi, comunque connessi ai compiti di vigilanza e ispezione propri dell'Autorità in questione. L'iniziativa dell'Esecutivo annunciata ha catturato l'attenzione dei mezzi di informazione e ha avuto particolare rilevanza. Su taluni organi di stampa è, infatti, circolata una bozza del provvedimento interpretativo governativo che dovrebbe espandere, stando alle indiscrezioni, le competenze dell'AGCOM, inclusa la capacità di inibire l'accesso ai siti esteri sospettati di violare il copyright.
Sebbene la necessità di un'azione nell'ambito della tutela del diritto d'autore sulle reti di comunicazione elettronica non Pag. 13sia in discussione - vista la mancanza di un quadro normativo articolato e in linea con i cambiamenti sociali e tecnologici intercorsi negli ultimi decenni -, l'intervento dell'AGCOM ci sembra discutibile soprattutto in considerazione di due motivi. Per prima cosa, la riforma del mercato dei contenuti digitali doveva essere uno dei cardini della bozza iniziale, in quanto risposta ad una esigenza reale avvertita dai produttori, dai fruitori, dai gestori creditizi e da tutte le figure coinvolte in materia.
Tuttavia, il testo all'esame della Commissione sembra non averla recepita.
Allo stesso modo, non va nemmeno dimenticato che il consiglio dell'Agcom è prossimo alla sua scadenza ordinaria - maggio 2012 - pertanto anche sul piano formale ci sembra inopportuno, in una situazione di scadenza, affrontare una riforma dei suoi poteri e delle sue competenze, che conseguirebbe all'adozione della norma di interpretazione autentica da parte del Governo, nonché adottare un regolamento che presenta criticità evidenti.
Tra queste, rientra, ad esempio, la questione relativa all'inibizione dell'accesso ai siti esteri, che, stando alle dichiarazioni del Presidente dell'Agcom Calabrò, rese nell'audizione al Senato del marzo scorso, l'Autorità si appresta ad introdurre nel regolamento sul diritto d'autore. Poiché tale misura non era presente nell'articolato posto in consultazione nella scorsa estate e già oggetto di comunicazione alla Commissione europea, quello nuovo - prevedendo condizioni più restrittive rispetto a quelle già comunicate - dovrebbe essere nuovamente modificato, in ossequio alla direttiva n. 98/34/CE.
A ciò aggiungiamo che lo stesso Presidente dell'Agcom ha riconosciuto che l'ONU o la Commissione europea sarebbero le sedi opportune per affrontare la questione del diritto d'autore in rete, riconoscendo in parte la delicatezza del tema e, in parte e in modo implicito, l'inadeguatezza della risposta che potrebbe venire fornita da un organo di garanzia, come l'Agcom stessa.
Per di più, entrambi gli organi evocati dal dottor Calabrò, in presenza di proposte simili al regolamento italiano, chiamate a dare applicazione a leggi sulla tutela della proprietà intellettuale, si sono espressi più volte sulla necessità di contemperare i diritti di produttori, utenti e fruitori, nonché sull'imperativa inammissibilità che il diritto alla proprietà possa porre dei limiti al diritto della libertà di informazione e comunicazione.
Come è evidente nella breve premessa, esistono concrete motivazioni di preoccupazione che ci spingono ad interrogare il Governo su vari punti che vado a sintetizzare. Innanzitutto, vorremmo conoscere l'orientamento del Governo in materia di diritti d'autore anche in chiave comparativa rispetto agli ordinamenti europei. In secondo luogo, vorremmo sapere quale sia il contenuto della proposta normativa in itinere, citato dal presidente dell'Agcom Calabrò ed eventualmente quali i tempi per la sua adozione. Infine, vorremmo conoscere il giudizio dell'Esecutivo per quanto attiene agli aspetti di sua competenza, sui contenuti del regolamento dell'Agcom, di cui all'allegato A della delibera n. 398/2011/CONS, la cui adozione potrebbe avvenire a breve. Se infatti è vero che i costi della pirateria digitale non sono trascurabili e determinano mancati introiti per l'industria culturale e che la cultura della legalità deve essere perseguita da tutte le istituzioni, è innegabile e non contrattabile che un diritto materiale non possa e non debba vincolare un diritto inalienabile quale la libera espressione.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Paolo Peluffo, ha facoltà di rispondere.

PAOLO PELUFFO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, onorevoli deputati, ringrazio gli onorevoli Barbaro, Della Vedova, Giulietti, Rao e Beltrandi che hanno presentato questa interpellanza perché mi consente di chiarire in quale direzione si sta muovendo il Governo, Pag. 14nella sua responsabilità, in relazione alla tutela del diritto d'autore, ma anche con riferimento alla libertà e alla diffusione dei prodotti della cultura e dell'ingegno italiano all'interno della rete, che sono essi stessi un interesse pubblico primario per un Paese che ha ancora un problema di scarsa lettura ed un divario da colmare nella formazione del capitale umano, e soltanto attraverso la diffusione degli strumenti della lettura e della conoscenza si può colmare questo divario che è ancora piuttosto elevato.
Noi abbiamo visto che la rete - attraverso i social network - sta funzionando come un moltiplicatore potentissimo della lettura e della conoscenza. Ogni giorno, sui social network vengono diffusi, commentati e trasferiti due milioni e mezzo di articoli prodotti dal giornalismo italiano.
Questo interesse pubblico va commisurato e bilanciato con un secondo interesse pubblico: mi riferisco al fatto che debba continuare ad esistere una filiera di creazione del valore attraverso la produzione della conoscenza, che conservi l'esistenza del settore dell'editoria, del cinema, della musica e del design industriale di produzione nazionale; noi infatti ci confrontiamo all'interno di una rete dove la stessa presenza dell'impulso della cultura italiana e della creatività italiana è a rischio, in un settore estremamente oligopolistico, perché - come voi sapete - si tratta di sistemi integrati di carattere verticale.
Se andate a vedere i corsi di lingua italiana presenti su iTunes, al momento sono meno di quelli della lingua kazaka. Quindi, se lasciamo fare al mercato, così come è costruito a livello internazionale, avremo un problema a difendere il prodotto dell'ingegno ed a finanziarne la produzione.
Questi due interessi pubblici sono la base sulla quale, all'interno del tavolo dell'agenda digitale, si è avviata da parte del Governo una riflessione su come eventualmente regolamentare il settore. Quando è stato fatto un primo cenno nel mese di marzo ed è stata diffusa una prima bozza di lavoro, la riflessione era veramente ad un livello iniziale. Quindi, posso dirvi, in primo luogo, che il testo della bozza che è uscita non è il testo sul quale si sta riflettendo, in secondo luogo, che il Governo sta riflettendo su un disegno di legge all'interno del più ampio disegno di legge che nel giro di alcune settimane potrebbe essere elaborato in materia di promozione della meritocrazia nel sistema Paese.
Si tratta di un disegno di legge e al Parlamento verrà richiesto un approfondito dibattito in questo senso. Sarà una proposta per affrontare questa tematica ed avrà un carattere sensibilmente diverso, per certi aspetti opposto, rispetto a quello assunto, per esempio, dalla Repubblica francese, dove il meccanismo Hadopi punta a colpire, sanzionare e multare l'utente finale. Non si tratterà, come era stato anticipato impropriamente, di inibire l'accesso ai siti, ma di disattivare singoli prodotti piratati da parte dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni con un regolamento che dovrà adottare dopo l'approvazione eventuale della norma, che sarà comunque portata all'attenzione prima del Consiglio dei ministri e poi eventualmente trasmessa al Parlamento. Quindi, non avrà alcun carattere repressivo e sarà accompagnato da politiche di diffusione e promozione dei contenuti.
Abbiamo già detto agli editori che sono stati auditi nel corso del cosiddetto tavolo digitale che il problema va visto da due lati: da una parte, è giusto tutelare il diritto d'autore come base della creazione e del valore della creatività dell'industria italiana in questi settori sensibili, dall'altra parte, questo non deve essere un freno perché i prodotti diffusi nella rete siano più numerosi, facilmente accessibili tecnicamente e - diciamolo - meno costosi e, quindi, siano diffusi a prezzi ritenuti equi dalla rete, non a prezzi che si immagina siano quelli che derivano dalla tradizione della vendita dei prodotti culturali in libreria o nella rivendita dei DVD. Il terzo punto essenziale dell'ipotesi di disegno di legge è che questa azione - su due dati e non su un solo lato - non è repressiva, ma atta ad inibire il furto, che danneggia la possibilità di finanziare la produzione in Pag. 15una lingua, che - lo voglio ricordare - interessa 90 milioni di utenti e non 900 milioni di utenti, come lo spagnolo, o un miliardo e mezzo di utenti come l'inglese, e che quindi va difesa con particolare energia. Infatti, avere una base di mercato più piccola è diverso. Questo aspetto deve essere accompagnato da una politica di alfabetizzazione delle aree sociali marginali non raggiunte dal digitale, soprattutto lavorando attraverso la scuola. Quindi, saranno previste specifiche politiche di educazione all'uso consapevole e allo sfruttamento dei contenuti diffusi dalla rete, che - ripetiamo - è perfettamente chiaro al Governo che sono d'interesse generale.

PRESIDENTE. L'onorevole Barbaro ha facoltà di replicare.

CLAUDIO BARBARO. Signor Presidente, signor sottosegretario, le annuncio subito di essere personalmente e, a nome del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo, soddisfatto della sua risposta, anche se debbo dirle che, pur avendo ascoltato con estremo interesse la sua lunga ed esauriente disquisizione tecnica, ad un certo punto ho temuto che questa portasse verso la solita e classica affermazione di principio che poi non sfocia in nessuna applicazione di carattere pratico e completamente priva di efficacia.
Però devo dire che l'annuncio relativo alla presentazione di un disegno di legge, e quindi lo spostamento dell'attenzione in sede parlamentare per quello che riguarda la discussione, credo che debba essere considerato in termini estremamente soddisfacenti, perché il vuoto normativo non poteva essere colmato altrimenti e soprattutto - lo abbiamo anche illustrato in sede di esame preliminare dell'interpellanza - non poteva, ovviamente, in termini di opportunità coincidere con la scadenza dell'organo dell'Agcom.
Non intendo aggiungere altro. Mi sembra del tutto evidente che abbiamo spostato nuovamente l'attenzione, in una materia così complessa e delicata, all'interno della sua naturale sede legislativa, ossia il Parlamento.

(Iniziative volte a prevedere l'applicazione del sistema premiale, delineato dal nuovo quadro di incentivi, anche agli impianti a biomasse già esistenti alla data del 31 dicembre 2012 - n. 2-01459)

PRESIDENTE. L'onorevole Prestigiacomo ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01459, concernente iniziative volte a prevedere l'applicazione del sistema premiale, delineato dal nuovo quadro di incentivi, anche agli impianti a biomasse già esistenti alla data del 31 dicembre 2012 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

STEFANIA PRESTIGIACOMO. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, il tema che ho sottoposto alla vostra attenzione con la mia interpellanza urgente riguarda il contenuto della bozza di decreto da parte dei Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio del mare, dello sviluppo economico e delle politiche agricole, alimentari e forestali, che è stata trasmessa all'Autorità per l'energia elettrica e il gas e alla Conferenza unificata, che riguarda, come previsto da una direttiva europea, l'adeguamento del sistema di incentivazione delle fonti rinnovabili.
Molto vi sarebbe da dire sulle varie scelte fatte dal Governo, in particolare sul fotovoltaico, ma ho voluto focalizzare l'attenzione di questa mia interpellanza su una particolare fonte rinnovabile, quella di energia prodotta da biomasse, che è un settore al quale si dedica troppa poca attenzione e che, a mio avviso, viene fortemente penalizzato da questo decreto.
È un settore che ha un impatto molto positivo sia sull'ambiente sia, per chi lo conosce, dal punto di vista economico-occupazionale. Il comparto della produzione di elettricità da biomasse solide si può ritenere, innanzitutto, tra i più longevi nel campo della generazione elettrica di fonti rinnovabili e, nel corso degli anni, non ha registrato la crescita tumultuosa che, invece, ha caratterizzato altre fonti rinnovabili.
Dicevo che, per chi conosce questo settore, la valenza di questi impianti, in Pag. 16particolare quelli già esistenti - che vengono particolarmente penalizzati dalle scelte fatte dal Governo - e oggetto di politiche di rifacimento, si esplica su vari profili, che hanno un forte impatto sulla filiera socio-economica italiana in termini di contributo occupazionale diretto, ma anche indiretto. Si calcola che l'occupazione diretta sia di 3 persone per megawatt e indiretta di 20 persone per megawatt, per un volume nazionale complessivo di oltre 10 mila addetti: questi mi sembrano numeri non trascurabili, soprattutto di questi tempi.
Questi impianti restituiscono al territorio una parte consistente dei ricavi derivanti dagli incentivi e determinano un significativo valore aggiunto sul piano locale - agli enti locali sono riconosciuti un rilevante contributo fiscale e le royalty - ma anche e soprattutto benefici in termini ambientali, limitando le emissioni da sistemi di combustione delle biomasse poco efficienti (stufe e caldaie), contribuendo alla gestione di biomasse residuali altrimenti destinate a smaltimento in discarica o a cariche di combustione incontrollata e sostenendo l'industria boschiva, che si occupa di assicurare una corretta gestione del patrimonio forestale. Direi che nel nostro Paese un qualche problema di smaltimento dei rifiuti esiste: gli impianti a biomasse danno un contributo in questo senso.
Tali impianti svolgono un importante ruolo nel settore agricolo grazie alle produzioni agro-energetiche, alla valorizzazione dei terreni marginali e all'impiego dei sottoprodotti, fonte di reddito addizionale per il settore, soprattutto in vista della nuova politica agricola comunitaria; assicurano, inoltre, operatività costante durante l'anno nella fornitura di energia elettrica per oltre 8 mila ore all'anno.
La bozza di decreto in questione - che non transita dal Parlamento e per questo ne faccio oggetto dell'interpellanza urgente in esame, avendo registrato forti preoccupazioni da parte di questo specifico settore - prevede l'introduzione di un criterio per l'incentivazione degli impianti a biomasse, stabilendo un premio aggiuntivo all'incentivo qualora gli impianti siano in grado, per ogni anno, di rispettare gli stringenti limiti alle emissioni stabiliti da un allegato tecnico allo stesso decreto.
Ritengo che l'obiettivo del Governo sia quello di promuovere investimenti finalizzati al miglioramento tecnologico di questo settore, alla riduzione degli inquinanti. Credo che l'intervento del Governo sia stato animato da una finalità positiva, però, di fatto, si è creato un forte squilibrio. Per quale motivo il sistema premiale delineato dal nuovo quadro degli incentivi non si applica agli impianti esistenti che assicurano i livelli occupazionali e, invece, viene previsto soltanto per i futuri impianti? Al riguardo si ritiene che distinguere l'incentivo tra impianti di nuova realizzazione e impianti già esistenti creerà un sistema iniquo e una evidente sperequazione nelle forme e nei criteri di incentivazione degli impianti a biomasse.
Va osservato che l'aspetto ambientale è indubbiamente rilevante nel caso degli impianti a biomasse i quali, se già in esercizio, non riescono a giustificare ulteriori investimenti in tecnologie senza un adeguato ritorno in termini di maggiore incentivazione. Pertanto, la mancata estensione del premio ambientale agli impianti esistenti penalizzerebbe il ciclo virtuoso investimenti-miglioramenti per questi impianti che, invece, proprio perché già in esercizio, potrebbero garantire sin da subito concreti miglioramenti ambientali e prospettive di crescita.
Chiedo al Governo se non ritenga opportuno, proprio in sede di confronto con le regioni, di correggere questa bozza di decreto e, in particolare, oltre ad altri aspetti, anche questo dato che riguarda un settore importante tanto quanto quello fotovoltaico e che ha delle prospettive nel nostro Paese soltanto se si stabilizza, innanzitutto, la realtà esistente che vede, finalmente, lo sviluppo di una filiera corta.
La differenza sostanziale tra il fotovoltaico e gli impianti a biomasse sta nel fatto che questi ultimi sono vere e proprie industrie che devono assicurarsi l'approvvigionamento delle materie prime. In questo senso un contributo importante lo ha Pag. 17dato anche la nuova direttiva europea, introdotta di recente nel nostro ordinamento, che riguarda gli sfalci e le potature.
Per assicurare, però, uno sviluppo vero e, soprattutto, un miglioramento tecnologico non possiamo negare che questi impianti, oggi senza un sistema di incentivazione, non sono ancora economici. Quindi, con questo provvedimento rischiamo di creare una sperequazione tra futuri impianti, che forse ci saranno, e impianti esistenti, ma, soprattutto, di determinare una contrazione in termini di investimenti e, addirittura, per alcuni impianti, anche il rischio di chiusura.
Vorrei sottolineare che la maggior parte di questi impianti, non tutti, è concentrata nel Mezzogiorno che, come sappiamo, soffre particolarmente, in questo momento, la crisi economica che stiamo vivendo.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Claudio De Vincenti, ha facoltà di rispondere.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, riguardo l'interpellanza urgente presentata dagli onorevoli Prestigiacomo e Baldelli, credo debbano essere forniti alcuni chiarimenti.
Intanto, il fine generale dei decreti ministeriali che abbiamo presentato per il parere alla Conferenza Stato-regioni e all'Autorità dell'energia è di sostenere e, anzi, potenziare, lo sviluppo delle energie rinnovabili nel nostro Paese superando nel 2020 gli obiettivi posti dall'Unione europea. Per quanto riguarda, in particolare, le fonti rinnovabili elettriche, l'obiettivo è quello di arrivare dal 26 per cento stabilito dall'Unione europea - al quale siamo già quasi arrivati e si prevede che le conseguiremo tra la fine del 2012 e l'inizio del 2013 - al 35 o 36 per cento almeno.
Da questo punto di vista nei decreti abbiamo fissato un percorso in termini di volumi di produzione, ovvero in termini di megawattora, che appunto porterà a questo risultato.
In secondo luogo, per consentire di ottenere questo risultato - altrimenti non sarebbe conseguibile, con gravi danni ambientali, oltre che con i problemi di sostituzione delle fonti fossili di cui disponiamo - è fondamentale ed assolutamente necessario rendere sostenibile questo percorso dal punto di vista economico e sociale. Infatti, dobbiamo ricordare che gli incentivi alle fonti rinnovabili vanno interamente in bolletta e, quindi, sono pagati dalle famiglie e dalle imprese non energivore, ovvero la grande maggioranza delle imprese italiane, per le quali il costo dell'energia è diventato elevato anche per questo motivo.
Non è solo ovviamente per questo motivo, però ricordo che oggi la componente A3 per la parte legata alle fonti rinnovabili pesa per oltre il 20 per cento: solo di incentivi, oltre il 20 per cento sulla bolletta. Per intenderci, per una famiglia con un consumo medio - secondo le indicazioni di consumo medio fornito dall'autorità dell'energia - significa che su una bolletta di 520 euro annui la componente di incentivo - non dico i costi di produzione, non dico quindi quanto arriva complessivamente al settore rinnovabili - pesa per 120 euro. Ciò significa che la nostra bolletta è cresciuta di 120 euro negli ultimi due-tre anni per questo motivo.
Allora se noi vogliamo raggiungere gli obiettivi ambientali che il nostro Paese vuole raggiungere e che il Governo vuole potenziare, dobbiamo assolutamente rendere economicamente sostenibile per le famiglie e per le imprese italiane questo percorso. Di qui abbiamo guardato che cosa succedeva a livello di incentivi e ci siamo accorti che gli incentivi in Italia sono mediamente quasi il doppio della media europea e quasi il triplo degli incentivi dati in Germania. In Germania, peraltro, abbiamo uno sviluppo delle fonti rinnovabili analogo e paragonabile a quello italiano.
Questo cosa significa? Significa che in realtà noi abbiamo dato negli ultimi anni nel nostro Paese incentivi molto superiori ai costi e molto superiori a quanto normalmente in sede europea viene riconosciuto alle fonti rinnovabili, persino dai Paesi che più crescono in questo settore. Pag. 18Allora, per raggiungere l'obiettivo ambientale, abbiamo assoluto bisogno di riportare gli incentivi in linea con i costi, senza che si formino rendite, di cui il Paese non ha bisogno: il Paese ha bisogno di un settore delle rinnovabili sviluppato, efficiente che produce in linea ai costi.
Questo è il significato di quella riduzione degli incentivi che abbiamo praticato sia sul fotovoltaico che su altre fonti rinnovabili. È da notare, però, che la riduzione agli incentivi sulle altri fonti rinnovabili è molto meno accentuata di quanto non sia sul fotovoltaico perché in realtà ciò che è rimasto più indietro nel nostro Paese, sono le fonti rinnovabili alternative al fotovoltaico, mentre per il fotovoltaico, come dicevo prima, siamo già al livello degli obiettivi 2020. Quindi sul fotovoltaico è inevitabile una frenata, anche se comunque prevediamo uno sviluppo ulteriore di questo settore. Il grosso dei nuovi incentivi lo abbiamo collocato, invece, sulle altre fonti tra cui proprio le biomasse che noi vogliamo invece incoraggiare. Infatti, l'incentivazione sulle biomasse è una delle più rilevanti all'interno del nuovo sistema di incentivazione.
Vengo, quindi, in particolare al tema delle biomasse. Qui noi ci siamo attenuti, onorevole Prestigiacomo, al dettato del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, il quale dà mandato ai ministri concertanti in primo luogo di stabilire le modalità per la transizione dal vecchio al nuovo meccanismo di incentivazione, con particolare riferimento alla trasformazione del diritto ai certificati verdi nel diritto ad una specifica tariffa incentivante per le produzioni di energia realizzate successivamente al 2015, anno nel quale verrà a cessare il meccanismo, come noto, dei certificati verdi.
La seconda cosa che ci dice il decreto-legislativo 3 marzo 2011, n. 28, è di disciplinare l'accesso ai nuovi incentivi qualora gli impianti già operanti al 31 dicembre 2012 entrino di nuovo in esercizio, previo rifacimento, anche parziale, o totale ricostruzione dell'impianto.
Noi ci siamo attenuti esattamente alla lettera del decreto legislativo n. 28 del 2011 rispetto alla quale, applicando il medesimo decreto, abbiamo tenuto conto di un principio importante e cioè il principio generale di non retroattività nei confronti degli investimenti già effettuati. Un punto credo importante è che il nostro Paese deve acquisire da questo punto di vista una consapevolezza, ossia che il principio di non retroattività è essenziale se vogliamo continuare ad attirare, anzi cominciare ad attirare investimenti esteri nel nostro Paese. Non si può fare reformatio in peius, si può fare reformatio da qui in avanti ma sul passato è bene tutelare i diritti che i contratti o gli incentivi in essere hanno già costituito. Questo è stato fatto esattamente a tutela degli investitori anche nel campo delle biomasse dato che, come ho detto prima abbiamo lavorato sul principio generale di ridurre gli incentivi, allineandoli e avvicinandoli ai costi e alla media europea. Segnalo peraltro che in particolare nel campo delle biomasse, ma non solo, anche nel fotovoltaico e in tutte le rinnovabili, gli incentivi previsti dai due decreti ministeriali presentati dal Governo alla Conferenza Stato-regioni e all'Autorità, restano consistentemente più elevati della media europea, quindi la riduzione che abbiamo operato ci pone comunque come il Paese che ha gli incentivi più alti tuttora in Europa. In ogni caso c'è stata una riduzione, allora se noi avessimo applicato il principio di retroattività avremmo dovuto ridurre gli incentivi sugli impianti in essere. Questo non l'abbiamo fatto, onorevole Prestigiacomo, a tutela degli impianti in essere e d'altra parte, se ci si dice di applicare solo la premialità rispetto alla tariffa esistente avremmo determinato una sovraremunerazione degli impianti esistenti che non ha nessuna giustificazione, né in termini economici né in termini di equo trattamento degli investimenti in date diverse. Quindi, abbiamo evitato retroattività, sia nel senso sfavorevole agli impianti esistenti sia nel senso della sovraremunerazione, che sinceramente non si vede perché andasse mai fatta.
A livello più generale vorrei chiarire che condividiamo del tutto gli obiettivi Pag. 19posti dall'onorevole Prestigiacomo, in particolare per quanto riguarda lo sviluppo delle biomasse e qui segnalo alcune particolarità. Pensate che nei decreti ministeriali oggetto dell'interpellanza, proprio per sostenere in particolare il settore delle biomasse che per noi è un settore prioritario, in primo luogo abbiamo adottato delle modalità per la conversione dei certificati in tariffe particolarmente vantaggiose per il settore delle biomasse. In secondo luogo, riguardo alla disciplina dei rifacimenti e quindi al trattamento incentivante dei rifacimenti, prevediamo che sia riconosciuta una tariffa pari al 70 per cento di quella riconosciuta a impianti nuovi, se la spesa sostenuta per l'intervento è pari al 15 per cento di quella necessaria per realizzare l'impianto ex novo. Voi capite che questo è un grosso incentivo al rifacimento e la tariffa può addirittura giungere in certi casi fino al 90 per cento di quella prevista per i nuovi impianti. Si tratta di condizioni particolarmente vantaggiose a favore di rifacimenti di impianti a biomasse. In terzo luogo vorrei sottolineare come il premio per le ridotte emissioni inquinanti sia riconosciuto anche agli impianti esistenti se oggetto di intervento di rifacimento. Quindi, se un impianto esistente è oggetto di intervento di rifacimento che consente di ridurre le emissioni inquinanti prenderà il premio comunque, anche l'impianto esistente.
Infine vorrei ricordare che agli impianti esistenti oggetto di rifacimento sono attribuiti i premi per ridotte emissioni e utilizzo di biomasse da filiera sempre che abbiano potenza superiore a un megawatt; sotto un megawatt già prendono incentivi più elevati, perché si presuppone che sotto un megawatt abbiano sia impatto di emissione minore sia maggiore utilizzo di biomasse da filiera, quindi con ricadute più rilevanti per la filiera italiana di produzione - quindi, per l'agricoltura - con tutti i vantaggi che diceva nella sua interpellanza, prima, l'onorevole Prestigiacomo. In sintesi, il senso del decreto con riferimento alle biomasse - concludo - è garantire modalità specifiche più vantaggiose per la trasformazione, dal punto di vista degli impianti esistenti, dei certificati verdi in tariffa, e consentire un trattamento particolarmente favorevole dei rifacimenti e la premialità per le ridotte emissioni.

PRESIDENTE. L'onorevole Prestigiacomo ha facoltà di replicare.

STEFANIA PRESTIGIACOMO. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario De Vincenti, che è persona che stimo. In premessa avevo detto che tralasciavo le considerazioni più generali sullo scelte fatte dal Governo nell'ambito di questa nuova definizione del sistema degli incentivi, e che avevo focalizzato la mia interpellanza esclusivamente su un punto specifico che riguarda il settore delle biomasse, avendo sottolineato l'importanza, nell'ambito delle fonti rinnovabili, delle biomasse, dell'elettricità prodotta dalle biomasse.
Soltanto alla fine della sua risposta il sottosegretario mi ha precisato quella che poi era la mia domanda contenuta nell'interpellanza, cioè se la premialità prevista secondo l'interpretazione che è stata data da tutti al decreto per i rifacimenti, se gli impianti esistenti rientrano nei limiti previsti dall'allegato n. 5 al decreto, viene riconosciuta anche agli impianti esistenti. Lei mi ha fornito qui un'interpretazione che dovrebbe rassicurare il settore, perché di fatto lei ha detto che questa premialità sarà riconosciuta anche agli impianti esistenti. Quindi, da questo punto di vista - mi riferisco ai rifacimenti, questo era l'oggetto dell'interpellanza e forse non è stato ben spiegato nell'interpellanza qual era esattamente il punto - mi dichiaro soddisfatta.
Più in generale, voglio dire al sottosegretario che nessuno mai ha pensato che gli incentivi alle rinnovabili dovessero fornire facili guadagni a nessuno, tant'è che di recente - lei lo ricorderà - il Governo Berlusconi è intervenuto per contenere gli incentivi previsti in particolare al settore fotovoltaico, per adeguarli a quelli europei. Le fonti rinnovabili vanno ancora sostenute, Pag. 20perché non sono economiche, ma se ovviamente vi sono delle innovazioni tecnologiche che abbassano i costi è chiaro che gli incentivi si devono adeguare al sistema dei costi e quindi nessuno deve favorire facili guadagni. Ciò che però non è accettabile, sottosegretario, è fornire agli italiani un'idea secondo la quale oggi noi paghiamo tanto l'energia a causa del peso nella bolletta rappresentato dagli incentivi alle fonti rinnovabili. Questo lo ritengo - non è problema suo, è un problema purtroppo diffuso - profondamente scorretto, perché in tutta Europa il sistema di incentivazione delle fonti rinnovabili al momento avviene attraverso la tariffa e quindi attraverso la bolletta.
L'alternativa sarebbe comunque una carbon tax, perché lei sa benissimo che noi dobbiamo raggiungere degli obiettivi, che sono già legge dello Stato, e lo dobbiamo fare entro il 2020 e lo dovremo fare entro il 2030. E perché si raggiungano questi obiettivi è necessario che vi siano degli incentivi per lo sviluppo di queste fonti rinnovabili. Credo che sarebbe più onesto dire che non è giusto compensare i rincari del costo del gas con una penalizzazione del settore delle fonti rinnovabili. Se noi facessimo una vera operazione verità sulla bolletta che pagano le famiglie italiane vedremmo come tanti balzelli che sono caricati sulla bolletta delle famiglie non hanno nulla a che fare con le fonti rinnovabili. Siamo assolutamente d'accordo, quindi, che gli incentivi alle fonti rinnovabili non devono rappresentare facili guadagni per nessuno. Un adeguamento agli incentivi europei era già stato fatto, non a caso vi era stata la sollevazione di tutto il settore del fotovoltaico. Ritengo, quindi, che forse non abbiamo agito in maniera molto favorevole per il settore. Avevamo già operato dei tagli, dunque.
C'è stato un forte sviluppo, in particolare del fotovoltaico, che non era stato previsto, una crescita di cui dobbiamo essere tutti contenti. Se questa comporta un appesantimento nella bolletta delle famiglie è stato giusto intervenire ancora; forse lo si poteva fare anche confrontandosi con il settore, cosa che non è una stata fatta, ma ritengo che nella sede della Conferenza unificata si possano apportare ancora delle correzioni e, soprattutto, si possano chiarire alcuni punti, come quello che ho rappresentato qui oggi e che riguarda le biomasse, dove l'interpretazione effettivamente fatta, dal settore in particolare, è diversa da quella che lei, invece, oggi qui ha fornito. In quella sede, quindi, si potranno fare dei chiarimenti.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 12,45, è ripresa alle 15,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che non vi sono ulteriori deputati in missione.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente venti, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per i rapporti con il Parlamento, il Ministro della salute e il Ministro del lavoro e delle politiche sociali.

Pag. 21

(Iniziative per assicurare l'accesso senza sbarramento ai corsi di tirocinio formativo attivo per i docenti non ancora abilitati all'insegnamento che abbiano maturato almeno 360 giorni di servizio - n. 3-02235)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Biagio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02235, concernente iniziative per assicurare l'accesso senza sbarramento ai corsi di tirocinio formativo attivo per i docenti non ancora abilitati all'insegnamento che abbiano maturato almeno 360 giorni di servizio (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, signor Ministro, l'interrogazione a risposta immediata a mia prima firma e di altri colleghi del gruppo Futuro e Libertà concerne i docenti che, pur non essendo abilitati, insegnano nelle scuole con gli stessi diritti e doveri dei loro colleghi abilitati. Da anni, questi, pur avendo accumulato una notevole esperienza, si vedono ulteriormente mortificati nel dover sostenere una prova di sbarramento per l'accesso al percorso abilitante TFA, proprio come coloro che aspirano ad accedere al comparto per la prima volta. Il Governo, con un ordine del giorno, si è impegnato a consentire loro di partecipare al tirocinio senza l'obbligo di sostenere le prove di accesso, che mortificano l'esperienza maturata sul campo. Considerando l'emanazione del recente decreto direttoriale, che non fa chiarezza sulle dinamiche di accesso, ci chiediamo cosa intenda fare il Governo per affrontare in maniera efficiente e risolutiva la questione.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevole Di Biagio, sulla questione dei docenti non abilitati che hanno svolto almeno 360 giorni di servizio, e che aspirano ad essere ammessi ai corsi di tirocinio formativo attivo senza dover sostenere le previste prove preselettive, o a conseguire l'abilitazione attraverso corsi speciali abilitanti loro riservati, come lei sa, è già stata fornita risposta a due precedenti atti di sindacato ispettivo di analogo argomento, rispettivamente in data 15 marzo e 18 aprile 2012.
In particolare, nella seduta di question-time dello scorso 18 aprile, ho già avuto modo di esporre la posizione del Governo in ordine ai temi posti nell'interrogazione che viene oggi riproposta, posizione che mi accingo a confermare. Con il presente atto parlamentare gli onorevoli interroganti richiamano l'ordine del giorno n. 9/4940-A/98, approvato dalla Camera dei deputati in data 13 marzo 2012, che impegna il Governo a valutare l'opportunità di intervenire sulle modalità di accesso al tirocinio relativamente alla posizione dei docenti considerati non abilitati de iure.
Come già esposto, l'articolo 15 del decreto ministeriale n. 249 del 10 settembre 2010 prevede che gli aspiranti all'accesso al TFA devono superare un test preliminare, una prova scritta predisposta da ciascuna università ed una prova orale. Il punteggio conseguito in dette prove viene poi integrato con valutazione dei titoli culturali e di servizio posseduti da ciascun aspirante. Nell'ambito della valutazione dei titoli, particolare rilievo viene attribuito al servizio di insegnamento prestato, per il quale, a differenza dei titoli di studio, non è previsto alcun limite massimo.
Ulteriore valorizzazione del servizio è poi prevista dal comma 13 dell'articolo 15 del regolamento, secondo cui il servizio maturato per almeno 360 giorni vale a coprire dieci dei crediti formativi di cui all'articolo 10, comma 3, lettera b), relativi al tirocinio, e nove dei crediti formativi di cui all'articolo 10, comma 3, lettere c) e d), relative alle didattiche e ai laboratori. Il successivo comma 14 stabilisce, infine, che, a parità di punteggio, prevale il candidato che abbia una maggiore anzianità di servizio nelle istituzioni scolastiche. Si informa che le prove preselettive per l'ammissione Pag. 22ai TFA si svolgeranno a partire dal prossimo 6 luglio, secondo il calendario previsto dai bandi.
Ciò posto, con riferimento al menzionato ordine del giorno, si dà comunque assicurazione che sono all'esame ipotesi diverse per garantire, a quanti già insegnano da anni nella scuola senza abilitazione, di conseguire il titolo abilitante, nel riconoscimento della professionalità maturata.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Biagio ha facoltà di replicare.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, ringrazio il signor Ministro per quanto ha evidenziato. È opportuno chiarire in questa sede che riconoscere le competenze maturate direttamente nelle istituzioni scolastiche non si configura come una sanatoria indiscriminata, ma solo come un riconoscimento di un diritto che non può esser ulteriormente ignorato, oltre che una semplificazione operativa non trascurabile.
Lungi da noi alimentare una battaglia di natura politica: il nostro resta un impegno di puro buonsenso, sul quale ci auguriamo ci sia la convergenza di tutti.
Non vogliamo fomentare conflittualità tra lavoratori, ma pretendiamo che il lavoro venga rispettato in tutte le sue forme.
Siamo consapevoli del momento difficile e che le criticità attuali sono ereditate da una gestione governativa dissennata e poco lungimirante che, di certo, non possiamo accreditare a lei e a questo Governo, ma in questo scenario appare non più differibile una presa di posizione del Governo che faccia definitivamente chiarezza sulla categoria e che dia delle risposte, senza giri di valzer che creano confusione tra docenti e che non lasciano intravedere un futuro per questi lavoratori che sono per lo più giovani; e credo che l'occupazione giovanile sia una priorità di questo Governo.
Cerchiamo risposte chiare per tutta la categoria, anche per quelli che non si sono visti attivare il TFA. Attendiamo delle indicazioni risolutive, affinché a questa categoria di lavoratori, che rappresenta il riferimento più prezioso per la formazione della futura classe dirigente, venga data la giusta collocazione e il tanto atteso rispetto.

(Iniziative volte a fronteggiare la crisi del settore delle telecomunicazioni, con particolare riferimento allo stabilimento produttivo Jabil, situato nel comune di Cassina de' Pecchi (Milano) - n. 3-02236)

PRESIDENTE. L'onorevole D'Amico ha facoltà di illustrare l'interrogazione Dozzo n. 3-02236, concernente iniziative volte a fronteggiare la crisi del settore delle telecomunicazioni, con particolare riferimento allo stabilimento produttivo Jabil, situato nel comune di Cassina de' Pecchi (Milano) (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, signor Ministro, il settore delle telecomunicazioni si trova in forte difficoltà. Molte aziende, in modo particolare nelle regioni del Nord e in Lombardia, continuano a ridurre il proprio personale, sia nella ricerca, sia nella produzione. Emblematica è la crisi industriale e occupazionale che ha colpito lo stabilimento produttivo Jabil, situato nel sito di proprietà della Nokia Siemens Network a Cassina de' Pecchi (Milano), dove a dicembre sono stati licenziati 325 lavoratori. Anche Nokia Siemens sembra stia per comunicare un analogo numero di esuberi.
Chiediamo, quindi (noi cinquantanove deputati della Lega), quali iniziative intenda adottare il Governo per favorire l'immediata convocazione di tavoli tecnici sia a livello nazionale, che regionale e locale, con la partecipazione di rappresentanti dei lavoratori per lo studio e l'attuazione di dinamiche a favore del settore delle telecomunicazioni, in modo da creare nuovi posti di lavoro e restituire maggiore competitività alle imprese del settore e, in particolare, per il caso dell'azienda Jabil, anche attraverso il sostegno Pag. 23al tavolo tecnico locale inaugurato nell'ottobre scorso dall'amministrazione comunale.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, presso il Ministero dello sviluppo economico sono aperti i tavoli che mirano a dirimere le crisi in cui versano alcune imprese del settore delle TLC come la Jabil, citata dagli onorevoli interroganti; e ferma restando la disponibilità di questa amministrazione ad attivarne ulteriori - ove richiesti -, si segnala quanto segue.
Per ciò che riguarda le politiche di sviluppo industriale del settore delle TLC, si fa presente che la cabina di regia per l'Agenda digitale italiana sta lavorando all'implementazione di misure per la ricerca e l'innovazione in materia di Information and Communication Technology. Gli investimenti in infrastrutture di comunicazione, specialmente per espandere l'accesso a banda larga e ultralarga, rappresentano uno strumento per creare lavoro e fornire le fondamenta per una sostenibilità economica e una crescita economica.
La citata cabina di regia è volta a definire una strategia italiana per lo sviluppo del Paese, puntando sull'economia digitale e ricalcando le azioni definite nell'iniziativa Digital Agenda all'interno della Strategia europea «EU 2020».
L'Italia in questo senso sta compiendo un notevole sforzo inserendo tra le priorità del Governo il completamento del Piano nazionale banda larga, per garantire a tutti i cittadini italiani la possibilità di connettersi ad Internet ad una velocità di almeno 2 Mb per secondo.
Per le regioni del Mezzogiorno, grazie a fondi nazionali, regionali e soprattutto comunitari di origine FESR e FEASR, è previsto il raggiungimento della copertura totale del fabbisogno definito nel piano attuato dal Ministero dello sviluppo economico.
Per le regioni del Nord, è necessario invece reperire ulteriori e diverse risorse. La citata cabina di regia sta lavorando in questa direzione.
Per altro verso, il progetto strategico Agenda digitale italiana è ora all'attenzione della Commissione europea ed è stato sottoposto a consultazione pubblica riscuotendo grande interesse da parte del mercato delle associazioni e delle categorie, regioni ed enti locali. Il medesimo progetto contiene anche una misura concernente la realizzazione di data center, volti ad assicurare l'esecuzione delle applicazioni più importanti ed innovative sia da parte del mondo delle imprese sia da quello della pubblica amministrazione che potrà essere definitivamente dematerializzata.
Infine, grazie al Piano di Azione e Coesione, quasi 450 milioni di euro saranno dedicati allo sviluppo della banda ultralarga: un progetto che rappresenterebbe una best practice europea sia in termini di obiettivi raggiunti sia nelle modalità di intervento e coordinamento.

PRESIDENTE. L'onorevole D'Amico ha facoltà di replicare.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, ringrazio il Ministro Giarda. Siamo dispiaciuti che non sia venuto direttamente il Ministro Passera, perché al Ministro Passera avevamo già rivolto, mediante lettere scritte, delle richieste in questo senso.
Siamo dovuti arrivare al question-time alla Camera e il Ministro non c'è. Almeno abbiamo avuto una risposta dal Ministro Giarda che comunque lascia degli spiragli aperti, anche se mi sembra che si stiano facendo queste cose con troppa calma.
Infatti, signor Ministro, i 325 lavoratori che producevano il 20 per cento della produzione mondiale di ponti radio sono stati mandati a casa e loro dovranno pagare le tasse che questo Governo sta continuamente aumentando. Come faranno?
Signor Ministro, di fronte a queste cose abbiamo scelto il simbolo Jabil Nokia Siemens come esempio di quello che sta Pag. 24succedendo nel settore. Queste cose succedono tutti i giorni. Ogni giorno ci sono persone che vengono licenziate in questo settore e non si possono formare cabine di regia che non portano a risultati.
Noi chiediamo dei risultati concreti. Quindi, questi investimenti, che lei dice che ci sono al Sud e non ci sono al Nord, ci devono essere anche al Nord. Non si può dimenticare la parte produttiva del Paese e metterla in secondo piano. Non si possono dimenticare queste persone che continuano a perdere il lavoro. Non si può dimenticare che dietro ad ogni lavoratore c'è una famiglia che ha bisogno di andare avanti in un momento difficile.
Quindi, noi chiediamo che si riattivino al più presto quei tavoli, come quello comunale, però con la partecipazione fondamentale dei rappresentanti del Ministero e della regione, perché si trovi una soluzione chiara ed immediata per il futuro di questi lavoratori che non chiedono altro che continuare a lavorare.

(Intendimenti del Governo circa la funzione dei pediatri di libera scelta in relazione al patto per la salute 2013-2015 - n. 3-02237)

PRESIDENTE. L'onorevole Sardelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02237, concernente intendimenti del Governo circa la funzione dei pediatri di libera scelta in relazione al patto per la salute 2013-2015 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, gentilissimo Ministro, come lei ben sa, il 24 gennaio i direttori generali delle regioni italiane si sono riuniti a Roma ed hanno proposto un patto per la salute.
All'interno di questo patto, consigliavano e proponevano che l'assistenza dei bambini dai sette ai quattordici anni passasse in carico ai medici di medicina generale. Inoltre, proponevano anche la costituzione di strutture para ospedaliere per le cure primarie, strutture territoriali per evitare ricoveri impropri, in cui si contemplava la figura del medico di medicina generale ma non si contemplava la figura del pediatra.
Allora, io ho ascoltato e letto i suoi interventi sulla stampa, ma le chiedo, in sede ufficiale, quale è la posizione del Ministero rispetto a queste proposte originali delle regioni che privano i bambini di età inferiore ai 14 anni del loro naturale medico...

PRESIDENTE. Onorevole Sardelli, la prego di concludere.

LUCIANO MARIO SARDELLI. ...e che rischiano di determinare un sovraccosto per le stesse strutture sanitarie per i ricoveri impropri che ne deriverebbero.

PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Renato Balduzzi, ha facoltà di rispondere.

RENATO BALDUZZI, Ministro della salute. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Sardelli che con questa interrogazione mi dà la possibilità di chiarire in sede istituzionale quanto già a livello di comunicazione era stato a suo tempo chiarito. Quella proposta regionale, in realtà, non è mai stata tale perché non è mai stata validata né dagli assessori regionali, né dai presidenti regionali e tanto meno dal Ministero della salute.
Al fondo di questa discussione c'è la necessità di rafforzare la pediatria e l'assistenza pediatrica. Questo non tocca tanto la discussione, anche se in ipotesi si potrebbe comunque discutere sull'opportunità o meno di ritoccare i limiti di età, non certamente stravolgere l'assetto dei rapporti tra medicina generale e pediatrica. Tuttavia, non è questo il fulcro del problema, che invece è riuscire a potenziare e migliorare l'assistenza pediatrica. Anche per la pediatria di libera scelta il punto di arrivo deve essere: sette giorni su sette, la maggiore copertura oraria e, quindi, riuscire a realizzare una rete di assistenza pediatrica territoriale efficiente, ben raccordata con l'assistenza ospedaliera, la Pag. 25quale anch'essa ha bisogno di migliori raccordi all'interno tra la pediatria generale e le specialità.
Dunque, c'è un ragionamento da fare relativamente al quale ho già attivato un tavolo tecnico presso il Ministero da alcuni mesi e stiamo percorrendo il cammino del «patto per la salute» insieme con le regioni. Dunque, c'è la massima attenzione secondo queste linee guida e, quindi, rinnovo ancora il ringraziamento all'interrogante per aver dato la possibilità di chiarire in sede istituzionale anche questo aspetto.

PRESIDENTE. L'onorevole Sardelli ha facoltà di replicare.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, mi ritengo soddisfatto della risposta del Ministro, così come sono soddisfatto complessivamente per l'indirizzo generale del Dicastero e la concretezza dei suoi lavori. Il Ministro con grande leggerezza e stile ha tradotto in positivo la proposta delle regioni.
In realtà, pur avendo avuto un'esperienza regionale di Governo, nutro sempre delle perplessità su queste autonomie regionali che in campo sanitario alcune volte prendono spazi che non competono loro con iniziative estemporanee. Quindi, la puntualizzazione del Ministro è stata utile, così come sarà utile il lavoro che ha messo in atto con i sindacati dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta per rafforzare queste strutture territoriali e soprattutto per migliorare la qualità dell'assistenza e l'economia della spesa.

(Iniziative per promuovere l'accertamento della relazione tra la presenza di rifiuti e i danni alla salute nell'area della provincia di Napoli delimitata dai comuni di Acerra, Nola e Marigliano - n. 3-02238)

PRESIDENTE. L'onorevole Paolo Russo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02238, concernente iniziative per promuovere l'accertamento della relazione tra la presenza di rifiuti e i danni alla salute nell'area della provincia di Napoli delimitata dai comuni di Acerra, Nola e Marigliano (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

PAOLO RUSSO. Signor Presidente, signor Ministro, una larga parte dei territori della provincia di Napoli e di Caserta sono stati - ahinoi - utilizzati nel passato recente come sversatoio di veleni che imprenditori senza scrupoli affidavano, con lo scopo di abbattere i costi di smaltimento, ad operatori e criminalità perché fossero illecitamente trattati: laghetti artificiali rimpinzati di veleni, altri rifiuti spiaggiati ed ancora utilizzati come fertilizzanti per l'agricoltura.
Più di recente, vi sono stati decine e decine di fuochi, notte e giorno, lungo l'arteria Nola-Villa Literno e lungo l'asse mediano, che ribollono di sostanze tossiche e che immettono in atmosfera ogni cosa.
Questo è il quadro ambientale drammatico che, sommato alle decine di discariche autorizzate e non, stoccaggi provvisori e diavolerie varie, frutto di mala gestione e di incapacità amministrativa che costella le due province campane, si presenta al nostro cospetto.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Paolo Russo.

PAOLO RUSSO. Chiediamo, dunque, che il Governo si faccia carico di un'ulteriore responsabilità rispetto ad un eventuale studio epidemiologico, che potrebbe mettere fine ad una ridda di straordinarie preoccupazioni che proprio in quel territorio insistono.

PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Renato Balduzzi, ha facoltà di rispondere.

RENATO BALDUZZI, Ministro della salute. Signor Presidente, ringrazio gli interroganti e, in particolare, l'onorevole Paolo Russo. Voglio anzitutto ribadire l'impegno che il Governo ha nei confronti della situazione rappresentata. Faccio presente Pag. 26che quando dico Governo mi riferisco, evidentemente, non solo al Ministero della salute ma anche al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
Alle indicazioni già segnalate nell'interrogazione a risposta immediata aggiungo che nel 2009 sono stati pubblicati i risultati dell'indagine coordinata dall'OMS, l'Organizzazione mondiale della sanità, e il Centro europeo ambiente e salute, che sono stati anche poi pubblicati su un'importante rivista internazionale.
L'Istituto superiore di sanità ha altresì avviato una collaborazione importante e proficua con il registro tumori della ex ASL Napoli 4. Anche in questo senso, questi risultati sono stati oggetto di pubblicazione scientifica.
Il sito di interesse nazionale litorale Domitio Flegreo e Agro Aversano è uno dei 44 siti oggetto di un'indagine epidemiologica condotta a livello nazionale dal cosiddetto «progetto sentieri», che l'interrogante conosce benissimo, e i cui risultati sono stati proprio recentemente (qualche mese fa) pubblicati, anche in questo caso, in una sede internazionale.
Nel merito del quesito posto, vorrei aggiungere un'altra osservazione. Oltre agli studi, sono stati condotte anche ulteriori analisi e azioni concrete di sanità pubblica. Ne cito due: un progetto del CCM, il Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie, del 2009. Si tratta di un progetto del Ministero, coordinato dalla regione Campania, relativo proprio alla valutazione epidemiologica dello stato di salute della popolazione. Tale progetto ha l'obiettivo di realizzare una valutazione degli effetti sulla salute degli inquinanti prodotti da siti o impianti di smaltimento dei rifiuti presenti in Campania.
Un secondo progetto del CCM, questa volta del 2010, è coordinato dall'Istituto superiore di sanità. È denominato «Salute e rifiuti: ricerca, sanità pubblica, comunicazione» e consiste nel mettere a punto un approccio metodologico volto a valutare il possibile impatto sulla salute di diverse procedure di smaltimento dei rifiuti.
Per quanto riguarda la situazione ambientale, infine, sono in corso, con i fondi del Ministero della salute e del commissario del Governo per l'emergenza bonifiche e tutela delle acque nella regione Campania, studi finalizzati alla caratterizzazione delle matrici suolo, vegetazione, aria e acqua di alcune aree, quali le discariche ex Resit e Caselle Pisani nonché, appunto, le aree del litorale Domitio Flegreo e Agro Aversano, denominate «laghetti di Castel Volturno», e un'area vasta, quella di Giugliano in Campania. Questi progetti stanno per produrre i primi risultati che, non appena disponibili, verranno resi pubblici e, per quanto ci riguarda, saranno certamente messi a disposizione immediata degli interroganti.

PRESIDENTE. L'onorevole Paolo Russo ha facoltà di replicare.

PAOLO RUSSO. Signor Presidente, ringrazio il signor Ministro e apprezzo nella sua risposta l'attenzione alle questioni poste, la sensibilità ed anche l'approccio sistemico che, ovviamente, comprende, prima di ogni altra cosa, la necessità di un radicale intervento di bonifica del territorio, per restituire all'ambiente anni di infausti assalti e alle comunità il diritto ad abitare in un contesto sano e sicuro.
Apprezzo la disponibilità ad intervenire con indagini specifiche e qualificate, utili a stabilire gli eventuali elementi di pericolosità che minacciano l'incolumità della popolazione che vive in un'area così vasta e che trova nei comuni di Acerra, Nola e Marigliano il suo epicentro. Credo sia indispensabile, Ministro, garantire da una parte la tutela della salute dei luoghi e, d'altra parte, la salute delle persone che lì vivono.
Bisogna però consentire anche una civile e serena convivenza e talune indiscrezioni scientifiche vanno assolutamente confermate o smentite da studi più approfonditi e di profilo epidemiologico, in modo tale da essere certi dei danni, delle cause e degli effetti. In generale, insomma la preoccupazione e alimentare le paure non giova ad un corretto e civile vivere. Solo un adeguato piano, che preveda bonifiche e tutela dei territori, insieme a Pag. 27quello studio epidemiologico al quale lei faceva riferimento, che individui punti di criticità, cause e patologie connesse, può dare certezza e speranza ad un'area che si distingue oggi per le pratiche ambientali positive e che vuole cancellare un passato fatto di inquinanti e di troppe dimenticanze.
Per questa ragione, Ministro, la ringrazio per tutte le iniziative che ha annunciato e che porrà in essere a tutela di quel diritto inalienabile che è la salute di ogni singolo cittadino ed insieme di un intero territorio.

(Iniziative a tutela dei cosiddetti lavoratori «esodati» ed «esodandi» - n. 3-02239)

PRESIDENTE. L'onorevole Borghesi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02239, concernente iniziative a tutela dei cosiddetti lavoratori «esodati» ed «esodandi» (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, gentile signora Ministra del lavoro e delle politiche sociali, l'interrogazione dei rappresentanti del gruppo dell'Italia dei Valori riguarda oggi una questione che, via via che il tempo passa, sta diventando sempre più drammatica e che attiene a persone che, a causa della rottura del patto fatto dallo Stato sulla previdenza, rischiano - per accordi fatti o altre forme - di trovarsi senza pensione e senza reddito e con la prospettiva di dover versare contributi per altri sei o sette anni.
All'inizio, il suo Governo aveva parlato di 65 mila persone, ma forse sono 350 mila e ciò vuol dire 350 mila famiglie in uno stato disastroso. È un quadro doloroso e spaventoso, che rischia di essere una vera e propria macelleria sociale lasciata sul campo dalla sua riforma previdenziale. Noi chiediamo - e le chiediamo - che cosa intenda fare il Governo per trovare una soluzione urgente a questo problema e per garantire che quelle famiglie non si trovino senza stipendio, senza reddito e senza pensione.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Elsa Fornero, ha facoltà di rispondere.

ELSA FORNERO, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, ho già risposto ad interrogazioni di questo tenore e quindi non ripercorro per intero le risposte già date in diverse occasioni.
Devo dire che, quando sento parlare di situazione che diviene via via più drammatica, mi corre l'obbligo di ricordare che la riforma delle pensioni non ha modificato per nessuno la situazione nel 2012. Quindi, in questo anno, nessuno ha visto la propria situazione modificata per effetto della riforma delle pensioni. La legge fa riferimento ad una platea di lavoratori che non era immediato, anche per accordi individuali, per accordi che richiedono il consenso tra le parti, individuare; una platea di lavoratori che abbiamo salvaguardato dagli effetti della riforma, consentendo loro di andare in pensione secondo le vecchie regole.
Questi lavoratori sono stati identificati in un numero di 65 mila. In questi giorni emaneremo il decreto attuativo che consentirà all'INPS di passare alla definizione di un diritto soggettivo attribuito quindi a lavoratori con nomi e cognomi circa l'utilizzo della possibilità di godere delle precedenti e più generose regole di pensionamento.
Ho anche detto in diverse occasioni che so che ci sono altri lavoratori e vorrei chiedere a mia volta quale sia la base per l'ordine di grandezza che è stato indicato - 350 mila - perché l'INPS non ha informazioni sufficienti a quantificare il numero, ma quando ha parlato di cifre ha indicato cifre molto più basse. In ogni caso, queste sono persone che, negli anni a venire, saranno interessate da provvedimenti di termine della mobilità o termine degli ammortizzatori sociali che prevedeva il pensionamento al termine dello stesso.
Quindi per queste persone stiamo valutando il numero e che cosa è possibile fare. Aggiungo una considerazione: quando lei parla di macelleria sociale voglio ricordarle che eravamo nelle condizioni Pag. 28in cui forse le pensioni non si sarebbero potute pagare; quella sì che sarebbe stata macelleria sociale. Qui al momento non c'è nessuno che abbia visto ritardato per ora il proprio pensionamento e non c'è nessuno che, per effetto della riforma, sia rimasto senza reddito e senza pensione. Si tratta di un qualcosa che avverrà nel tempo e che affronteremo a partire dai prossimi giorni con il decreto.

PRESIDENTE. L'onorevole Borghesi ha facoltà di replicare.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, peccato, signora Ministro, che proprio l'altro giorno al Senato il suo Governo abbia detto «no», nonostante il voto contrario del Senato su un intervento che mirava a tagliare le pensioni d'oro, quelle altissime, quelle da 20-30 mila euro al mese. Pertanto, mi chiedo come lei possa responsabilmente dire alle famiglie, che comunque si troveranno in gravissime difficoltà, che in quel caso non vi è un diritto soggettivo. Noi abbiamo stipulato con lo Stato un patto e, secondo quel patto, dopo quarant'anni di contributi, avremmo maturato il diritto a ricevere una pensione; c'è chi, in virtù di quel patto, ha fatto delle scelte e oggi lo Stato, perché è più forte, ha cambiato le regole del gioco e ha messo quelle famiglie nelle condizioni disperate di rischiare di non avere la pensione, di non avere il reddito, di dover reperire i soldi per poter pagare i contributi per altri sei o sette anni per averla.
Vorrei ricordarle che, tra coloro che lei ha detto che non hanno alcun diritto soggettivo, ve n'è qualcuno, signora Ministro, che, magari malato o non in buona salute, ha preso la scelta della contribuzione volontaria e ha deciso di investire la sua liquidazione, il risultato di anni di sacrificio, per poter pagare quei contributi che, dopo tre o quattro anni, avrebbero permesso loro di andare in pensione. Anche per questi il sacrificio era evidente ed è forte; si può parlare di macelleria sociale quando rischiano di esserci questi numeri che ho detto e che vanno moltiplicati per famiglia e che possono significare 7-8 cento mila persone che sono coinvolte in questa vicenda.
Signora Ministro, non possiamo permetterci parole al vento, non possiamo dire ciò che lei ha detto: in fondo è colpa delle imprese, li faremo riassumere dalle imprese. Ma quando mai un'impresa li riassumerà? Signora Ministro, lei è stata reticente ed evasiva ed io credo che il Governo abbia il dovere di dire a queste persone che cosa sarà del loro futuro (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Iniziative volte a sostenere l'occupazione femminile, con particolare riferimento al Mezzogiorno - n. 3-02240)

PRESIDENTE. L'onorevole D'Ippolito Vitale ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02240, concernente iniziative volte a sostenere l'occupazione femminile, con particolare riferimento al Mezzogiorno (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

IDA D'IPPOLITO VITALE. Signor Presidente, signor Ministro, è notizia di oggi che il livello record raggiunto in marzo dei senza lavoro è il più alto registrato dall'ISTAT dal 2004: più 36 per cento per i giovanissimi tra i 15 ed i 24 anni, più 23,4 per cento per uomini e donne nell'anno.
L'interrogazione da noi presentata ha voluto porre l'accento sullo sconcertante e drammatico scenario emerso dai recenti dati SVIMEZ sul mondo del lavoro femminile, in particolar modo nel Mezzogiorno d'Italia dove lavora regolarmente meno di una donna su 4, sebbene il 19 per cento risulti laureata, con una percentuale che supera di 7 punti il confronto con la fascia maschile di pari età. Si tratta di un dato assai grave all'interno di un quadro generale già drammatico che conferma la maggiore incidenza del fenomeno disoccupazione sui più deboli, giovani, donne e donne del sud. Un dato ancor più grave ove si ricordi non solo la maggiore difficoltà di ingresso ma anche l'elevatissima percentuale di abbandono alla nascita del Pag. 29primo figlio: circa 800 mila, soprattutto nel privato e, pur in presenza di una normativa di tutela della maternità, noi ci domandiamo: è effettivamente applicata?
Da ciò, signor Ministro, la richiesta non solo di pari opportunità di accesso ma soprattutto di adeguate garanzie perché tutte le donne a partire da quelle del sud più colpite possano mantenere il loro posto di lavoro benché madri; i figli sono una risorsa del Paese, non un problema solo per le donne.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Elsa Fornero, ha facoltà di rispondere.

ELSA FORNERO, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. L'onorevole D'Ippolito Vitale richiama un problema che non mi è certo sconosciuto e che è un problema strutturale della nostra economia, in particolare nel Mezzogiorno; un problema che la crisi di questi anni, dal 2008, ha fortemente aggravato.
È un problema le cui cause vanno ricercate, da un lato, in politiche di partecipazione al mercato del lavoro che forse possono essere chiamate di discriminazione, dall'altro, nell'assenza di servizi che aiutino in maniera efficace la conciliazione tra l'attività di lavoro, la nascita di figli e la vita familiare. Questa assenza di servizi è di nuovo particolarmente acuta e dolorosa nel Mezzogiorno del nostro Paese. I servizi peraltro richiedono risorse, richiedono che, soprattutto in periodi di carenza di risorse, queste vengano spese bene e non sprecate in progetti che, per esempio, fanno il lavoro con soldi pubblici, che però non è lavoro sostenibile, non è lavoro produttivo di valore aggiunto e, quindi, è una soluzione effimera al problema.
Per questo, ci vogliono riforme importanti, riforme del mercato del lavoro, come quella che abbiamo presentato al Parlamento, che mira per l'appunto all'inclusione, in particolare delle donne, che sono i soggetti esclusi e più esclusi nel Mezzogiorno, ma anche politiche di conciliazione. Purtroppo, l'assenza di risorse ci costringe anche in questo caso a fare interventi che possono sicuramente essere considerati non sufficienti, ma che noi speriamo, in termini per l'appunto di conciliazione, possano dare l'avvio anche ad un cambiamento di mentalità. Vorrei anche dire che il cambiamento di mentalità è importante, perché sentiamo sempre dire che il lavoro di cura impedisce il lavoro delle donne, ma dobbiamo pretendere a questo punto che il lavoro di cura sia suddiviso anche con gli uomini, che devono prendersi la loro parte di questo.

PRESIDENTE. L'onorevole D'Ippolito Vitale ha facoltà di replicare.

IDA D'IPPOLITO VITALE. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio per la lucidità dell'analisi e la serietà della risposta, che naturalmente non renderà meno pressante a breve termine le richieste di chi continua a manifestare la propria rabbia per aver perso il lavoro, per non riuscire a trovarne uno, nonostante tanti anni di studio e l'impegno nella formazione, per non riuscire magari ad arrivare a fine mese, nonostante il lavoro ci sia.
Penso alle tante famiglie, alle tante donne sfiduciate che rinunciano a trovare un lavoro o che hanno rinunciato ad avere una famiglia in nome di un lavoro che magari oggi non c'è più o su cui certamente non possono più contare come prima. Se il lavoro stabile è un obiettivo difficile, l'entrata nel mondo dell'occupazione precaria e a progetto è altrettanto difficoltosa - lo ha detto anche lei Ministro - soprattutto per le donne e per le donne del sud in particolare, madri e mogli impegnate a conciliare aspirazioni professionali e famiglia. Certo, l'assenza delle risorse rende difficili le politiche, che però devono essere programmate e devono costituire una priorità ed un impegno in quel processo di riforme strutturali che lei ha auspicato. Non ci può essere, a mio giudizio, una questione lavoro per le donne distinta e diversa da un problema lavoro per tutti, in una società che sappia tenere conto e valorizzare le differenze di Pag. 30genere come ricchezza e risorsa, per una democrazia che, per dirsi compiuta e solidale, deve però garantire a tutti pari opportunità e pari riconoscimenti, libertà dal bisogno e nelle scelte, possibilità di valorizzare competenze, vocazioni e aspirazioni.
Concludo, sicura del suo sensibile ascolto, con la rinnovata richiesta di mantenere alta l'attenzione sulla questione proposta e l'auspicio che la rapida approvazione della riforma del mercato del lavoro, in discussione al Senato, possa servire da valido ausilio.

(Iniziative di competenza volte a salvaguardare i lavoratori della società Acquereggine - n. 3-02241)

PRESIDENTE. L'onorevole Laganà Fortugno ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02241, concernente iniziative di competenza volte a salvaguardare i lavoratori della società Acquereggine (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

MARIA GRAZIA LAGANÀ FORTUGNO. Signor Presidente, signor Ministro, con questa mia interrogazione volevo sollecitare l'attenzione del Governo sulla grave situazione che si è venuta a creare per gli oltre 80 lavoratori di Acquereggine Spa, società che fino a qualche tempo fa si occupava della gestione degli impianti di depurazione nella provincia di Reggio Calabria.
Licenziati in seguito alla rescissione dei contratti tra comuni e società, i lavoratori da tempo ormai chiedono a tutti gli organi preposti di avere delle risposte circa il loro futuro occupazionale e la possibilità di continuare a svolgere il proprio lavoro, ma ad oggi, nonostante il lodevole impegno del prefetto, non hanno ricevuto alcuna risposta, che io credo assolutamente doverosa.
Per questo chiedo a lei, signor Ministro, di fare chiarezza ed intervenire affinché l'intera vicenda si chiuda al più presto con la salvaguardia dei posti di lavoro e si ridia serenità a quelle tante famiglie che oggi ne sono prive.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Elsa Fornero, ha facoltà di rispondere.

ELSA FORNERO, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, l'onorevole Laganà Fortugno richiama l'attenzione sulle prospettive dei lavoratori della società Acquereggine. La società, che gestisce impianti di depurazione nei comuni della provincia di Reggio Calabria, ha avviato nel mese di ottobre una procedura di licenziamento collettivo per 125 unità per la scadenza naturale del contratto alla data del 31 dicembre.
Trentanove di questi 125 licenziamenti sono stati successivamente ritirati (almeno questo risulta). Tuttavia, noi abbiamo l'informazione che una parte dei lavoratori ha ottenuto il trattamento di integrazione salariale da parte del Ministero. Questo trattamento è stato concesso per 12 mesi, con decorrenza 15 aprile 2011, e quindi dovrebbe essere scaduto.
Ci risulta che sia stata presentata una nuova domanda, ma che quest'ultima non abbia potuto essere processata per mancanza di chiarimenti in ordine al periodo richiesto, perché il periodo decorre dal 1o ottobre, quando era ancora in corso l'altra procedura, al 30 settembre 2012, e all'esatta platea dei lavoratori coinvolti, perché non si capisce se si tratta delle 125 unità iniziali, dedotte le 39 di cui parlavo prima.
Quindi, quello che posso dire è che è in corso una verifica di questi dati e che poi potrà essere concessa la cassa integrazione. Aggiungo che il Ministro non è assolutamente in grado di dire che il lavoro di queste persone sarà garantito attraverso qualche ente pubblico. Proprio questa mattina ho ricevuto il governatore della Calabria Scopelliti, il quale è venuto a rappresentarmi la situazione drammatica della sua regione dal punto di vista occupazionale.
Abbiamo parlato di alcune iniziative, nelle quali potranno essere messi insieme fondi ridestinati da altre fonti, che si sono dimostrate un po' sterili, e abbiamo convenuto sull'opportunità di dare a queste Pag. 31iniziative, che certamente non sono in grado di risolvere il problema complessivo, un'efficacia molto maggiore di quanto non sia stato nel passato.
Infatti, i posti di lavoro sono importanti, ma non mi stanco mai di ribadire che i posti di lavoro si sorreggono quando vi è produttività, e quindi quando si sostiene il posto di lavoro con valore aggiunto. La strada dell'impiego pubblico per dare lavoro a tutti, semmai è stata possibile, purtroppo non lo è più oggi.

PRESIDENTE. L'onorevole Laganà Fortugno ha facoltà di replicare.

MARIA GRAZIA LAGANÀ FORTUGNO. Signor Ministro, la ringrazio per la risposta. Capisco che il problema non è di facile soluzione, ma lei la risposta non l'ha data tanto a me, quanto ai lavoratori di Acquereggine, che in questo momento in parte sono in cassa integrazione e in parte hanno perso il lavoro.
Quello che continuo a chiederle è questo.
La vertenza della società Acquereggine ormai si trascina, come lei ha già detto, da tempo e, ripeto, a nulla sono valsi gli interventi sia del prefetto, sia dell'ente provincia per cercare una soluzione a questa problematica. Quindi, se mi consente - visto che lei stessa ha detto che stamattina ha avuto un incontro con il governatore della Calabria - vorrei che non diventasse l'ennesima beffa ai danni dei lavoratori della Calabria in genere, ma, soprattutto, di quelli di Acquereggine che vedono di giorno in giorno allontanarsi la possibilità non solo di continuare a svolgere il proprio lavoro, ma di continuare a farlo in maniera dignitosa.
La gestione degli impianti di depurazione richiede competenze tecniche specifiche e conoscenze storiche degli impianti, specificità che non si possono improvvisare da un giorno all'altro. Inoltre, come possiamo parlare di merito e di competenza se, una volta formati e professionalizzati i lavoratori, diciamo loro che quanto acquisito, le conoscenze maturate, non sono sufficienti per garantire stabilità e dignità lavorativa?
Vede, signor Ministro, le chiedo di vigilare, di prestare attenzione ai lavoratori di Acquereggine e di fare quanto nelle sue possibilità per giungere ad una positiva e, per quanto possibile, veloce risoluzione della vertenza, facendo da sprone, laddove fosse necessario, agli enti preposti. Mi aiuti, ci aiuti, a dare un minimo di fiducia ad una terra che è fin troppo martoriata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 8 maggio 2012, alle 11:

(ore 11, con eventuale prosecuzione al termine delle votazioni)

1. - Discussione del testo unificato delle proposte di legge (per la discussione sulle linee generali):
PALUMBO e PAGANO; BINETTI ed altri; MIOTTO ed altri: Norme per consentire il trapianto parziale di polmone, pancreas e intestino tra persone viventi (C. 4003-4477-4489-A).
- Relatore: De Nichilo Rizzoli.

2. - Discussione delle mozioni Moffa, Gioacchino Alfano, Bellanova, Fedriga, Enzo Carra, Lo Presti, Paladini, Fabbri, Santori ed altri n. 1-00978 e Lenzi ed altri n. 1-00955 concernenti iniziative in materia di governance dell'INPS (per la discussione sulle linee generali).

3. - Discussione delle mozioni Vernetti, Tempestini, Volontè, Menia, Brugger, Santori, Nucara ed altri n. 1-00996, Misiti ed Pag. 32altri n. 1-01023 e Calabria ed altri n. 1-01024 concernenti iniziative per la tutela dei diritti umani e politici in Ucraina, con particolare riferimento alla vicenda dell'ex Primo ministro Yulia Tymoshenko e di altri esponenti politici (per la discussione sulle linee generali).

(ore 15).

4. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
PALUMBO e PAGANO; BINETTI ed altri; MIOTTO ed altri: Norme per consentire il trapianto parziale di polmone, pancreas e intestino tra persone viventi (C. 4003-4477-4489-A).
- Relatore: De Nichilo Rizzoli.

5. - Seguito della discussione del testo unificato dei progetti di legge:
AMICI ed altri; MOSCA e VACCARO; LORENZIN ed altri; ANNA TERESA FORMISANO e MONDELLO; D'INIZIATIVA DEL GOVERNO; SBROLLINI: Disposizioni per promuovere il riequilibrio delle rappresentanze di genere nei consigli e nelle giunte degli enti locali e nei consigli regionali. Disposizioni in materia di pari opportunità nella composizione delle commissioni di concorso nelle pubbliche amministrazioni (C. 3466-3528-4254-4271-4415-4697-A).
- Relatore: Lorenzin.

6. - Seguito della discussione delle mozioni Moffa, Gioacchino Alfano, Bellanova, Fedriga, Enzo Carra, Lo Presti, Paladini, Fabbri, Santori ed altri n. 1-00978 e Lenzi ed altri n. 1-00955 concernenti iniziative in materia di governance dell'INPS.

7. - Seguito della discussione delle mozioni Vernetti, Tempestini, Volontè, Menia, Brugger, Santori, Nucara ed altri n. 1-00996, Misiti ed altri n. 1-01023 e Calabria ed altri n. 1-01024 concernenti iniziative per la tutela dei diritti umani e politici in Ucraina, con particolare riferimento alla vicenda dell'ex Primo ministro Yulia Tymoshenko e di altri esponenti politici.

La seduta termina alle 15,50.

ERRATA CORRIGE

Nel resoconto stenografico della seduta del 26 aprile 2012, a pagina 7, prima colonna, ventisettesima riga, prima delle parole «Gli Stati» si intende inserito il nome «RENATO CAMBURSANO.»