XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 673 di giovedì 26 luglio 2012

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 9,30.

MIMMO LUCÀ, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Beccalossi, Brugger, Caparini, Marco Carra, Cicchitto, Colucci, Commercio, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, Delfino, Della Vedova, Donadi, Dozzo, Fava, Gregorio Fontana, Franceschini, Guzzanti, Iannaccone, Jannone, Melchiorre, Migliavacca, Milanato, Misiti, Moffa, Mura, Pisacane, Pisicchio, Rainieri, Rota, Paolo Russo, Stefani, Stucchi e Valducci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente quarantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella costituzione del Comitato per la legislazione.

PRESIDENTE. Comunico che il 25 luglio è venuto a scadenza il turno di presidenza del Comitato per la legislazione della deputata Carolina Lussana. Ai sensi dell'articolo 16-bis, comma 2, del Regolamento e sulla base dei criteri stabiliti dalla Giunta per il Regolamento nella seduta del 16 ottobre 2001, le funzioni di presidente del Comitato per il sesto turno di presidenza - a decorrere da oggi 26 luglio - sono assunte dalla deputata Doris Lo Moro e quelle di vicepresidente del deputato Arturo Iannaccone. Le funzioni di segretario restano affidate alla deputata Beatrice Lorenzin.

Discussione del disegno di legge: S. 3365 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 20 giugno 2012, n. 79, recante misure urgenti per garantire la sicurezza dei cittadini, per assicurare la funzionalità del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e di altre strutture dell'Amministrazione dell'interno, nonché in materia di Fondo nazionale per il Servizio civile. Differimento di termine per l'esercizio di delega legislativa (Approvato dal Senato) (A.C. 5369) (ore 9,37).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 20 giugno 2012, n. 79, recante misure urgenti per garantire la sicurezza dei cittadini, per assicurare la funzionalità del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e di altre strutture dell'Amministrazione dell'interno, nonché in materia di Fondo nazionale per il Servizio civile. Differimento di termine per l'esercizio di delega legislativa.

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(Discussione sulle linee generali - A.C. 5369)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare Lega Nord Padania ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto, altresì, che la I Commissione (Affari costituzionali) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Stasi, ha facoltà di svolgere la relazione.

MARIA ELENA STASI, Relatore. Signor Presidente e onorevoli colleghi, il provvedimento in esame, già approvato dal Senato, reca disposizioni che attengono a diversi settori. Ricordo che la I Commissione lo ha esaminato in sede referente nelle sedute del 19, 24 e 25 luglio scorsi, senza apportarvi modifiche. Infatti erano stati proposti degli emendamenti che sono stati ritirati. Nel corso dell'esame presso l'altro del ramo del Parlamento è stato introdotto, nell'articolo 1 del disegno di legge di conversione, un comma aggiuntivo, e sono state approvate le seguenti modifiche al testo del decreto-legge: in particolare, è stato soppresso l'articolo 1, sono stati approvati emendamenti recanti articoli aggiuntivi (articoli 2-bis, 2-ter, 2-quater, 2-quinquies, 3-bis, 4-bis, 4-ter, 6-bis e 6-ter) ed è stato introdotto un comma nell'articolo 4. In particolare, il comma 1-bis dell'articolo 1 del disegno di legge di conversione differisce al 30 settembre 2012 il termine per l'esercizio della delega al Governo per la riorganizzazione degli enti vigilati dal Ministero della salute, scaduto il 30 giugno scorso.
L'articolo 1 del decreto, recante disposizioni in materia di armi riguardanti sia la definizione di categoria di armi, sia l'attività del Banco di prova, è stato soppresso in sede di esame presso il Senato.
L'articolo 2 modifica la disciplina relativa all'obbligo di comunicazione di cessione di fabbricati previsto dalla legislazione antiterrorismo, limitando tale obbligo. A tal fine, le norme in esame prevedono l'ampliamento dei casi in cui la registrazione dei contratti di trasferimento immobiliare assolve l'obbligo di comunicazione all'autorità locale di pubblica sicurezza. Per le residue ipotesi in cui sussiste il predetto obbligo, le stesse norme ne dispongono modalità semplificate di adempimento, prevedendo la possibilità della trasmissione dei dati per via telematica.
L'articolo 2-bis novella il regio decreto n. 773 del 1931, recante il testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, prevedendo la comunicazione al questore per il controllo di pubblica sicurezza per la somministrazione di alcolici presso enti collettivi e circoli privati.
L'articolo 2-ter, la cui rubrica qualifica urgenti le relative disposizioni, introduce alcune disposizioni relative alla formazione degli allievi della polizia di Stato.
In particolare, viene anticipata da 9 a 6 mesi la nomina degli allievi agenti in agenti in prova, con la conseguenza che viene anticipata anche la frequenza di costoro del periodo di applicazione pratica.
L'articolo 2-quater, la cui rubrica qualifica urgenti le relative disposizioni, interviene in tema di limiti di età per il concorso per l'accesso ai ruoli di operatori, collaboratori, periti tecnici, direttori tecnici, direttivi medici e revisori tecnici della Polizia di Stato, prevedendo altresì che il concorso per l'accesso alla qualifica iniziale del ruolo di commissario avvenga non solo per esami, ma anche per titoli.
L'articolo 2-quinquies rinvia a un decreto ministeriale la determinazione dell'equipollenza di titoli conseguiti all'esito di corsi di formazione, aggiornamento professionale, perfezionamento e specialistici del personale dei ruoli non dirigenziali e non direttivi della Polizia di Stato, con quelli rilasciati da istituti professionali, anche ai fini dell'ammissione agli esami di maturità professionale.
L'articolo 3 stabilisce, per l'accesso alle qualifiche di capo reparto e capo squadra dei vigili del fuoco, procedure interne Pag. 3semplificate, applicabili in via transitoria fino al 31 dicembre 2013 riducendo la durata dei corsi di formazione da 3 mesi a 5 settimane e prevedendo che lo svolgimento delle predette procedure avvenga mediante selezione basata esclusivamente sui titoli e superamento di un successivo corso di formazione professionale.
L'articolo 3-bis, al comma 1, stabilisce che il Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile del Ministero dell'interno assicura il coordinamento tecnico e l'efficacia operativa sul territorio nazionale, a decorrere dal 2013, delle attività di spegnimento con la flotta aerea antincendio avvalendosi di un'apposita sezione del centro operativo nazionale del Corpo dei vigili del fuoco, integrata dai rappresentanti delle amministrazioni che partecipano a tali attività.
I commi 1 e 2 dell'articolo 4 riducono il taglio della spesa per la retribuzione del personale volontario del Corpo dei vigili del fuoco, che viene fissato a 30 milioni di euro in luogo dei 57 milioni previsti dalla normativa previgente. Le risorse che si rendono così disponibili dovrebbero consentire l'impiego di 12.800 volontari in più nel 2012. Il comma 2-bis estende al personale volontario il regime di assunzione per chiamata diretta dei familiari dei vigili del fuoco deceduti o invalidi per causa di servizio.
L'articolo 4-bis, ai commi 1 e 2, dispone l'assegnazione a specifici programmi dello stato di previsione del Ministero dell'interno di somme da reperire quale corrispettivo per l'accesso ai servizi del sistema INA-SAIA ovvero mediante la stipula di convenzioni. Il comma 3 dispone che le attività antincendio rese dal Corpo nazionale dei vigili del fuoco negli aeroporti di aviazione generale e nelle aviosuperfici, ai fini del rilascio della prescritta abilitazione ai servizi antincendio, siano prestate a titolo oneroso.
L'articolo 4-ter proroga al 31 dicembre 2014 i termini di validità delle graduatorie relative a due procedure selettive indette per assunzioni nel Corpo dei vigili del fuoco.
L'articolo 5 prevede la riassegnazione al Fondo esigenze urgenti e indifferibili e, in parte, al Fondo per il servizio civile nazionale, agli sportelli unici per l'immigrazione delle prefetture e agli uffici immigrazione delle questure delle risorse del Fondo per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso, delle richieste estorsive e dell'usura, disponibili al termine di ogni esercizio finanziario.
L'articolo 6 trasforma l'ente pubblico «Fondazione Gerolamo Gaslini», con sede in Genova, in fondazione con personalità giuridica di diritto privato, facendo venire meno, conseguentemente, le funzioni di alta vigilanza attribuite al Ministro dell'interno.
L'articolo 6-bis apporta una modifica alla disciplina sul cosiddetto election day, ossia la concentrazione delle elezioni politiche, regionali, provinciali e comunali in un'unica data, qualora si svolgano nello stesso anno, chiarendo che, per le elezioni degli organi degli enti locali sciolti per mafia, continuano ad applicarsi le disposizioni speciali previste dal testo unico degli enti locali.
L'articolo 6-ter salvaguarda gli effetti delle deliberazioni del Consiglio dei ministri e delle dichiarazioni dello stato di emergenza determinatosi nel settore del traffico e della mobilità nell'asse autostradale «Corridoio V» dell'autostrada A4 nella tratta Quarto d'Altino-Trieste e nel raccordo autostradale Villesse-Gorizia, nonché nel territorio dei comuni di Treviso e Vicenza.
A tali gestioni commissariali non si applicano le modifiche introdotte all'articolo 5 della legge n. 225 del 1992 dal decreto-legge n. 59 del 2012, relative alla disciplina dello stato di emergenza e del potere di ordinanza di protezione civile, nonché l'articolo 3, comma 2, del citato decreto-legge n. 59, che regola la proroga delle gestioni commissariali in corso.
Per quanto riguarda i pareri espressi dalle competenti Commissioni in sede consultiva, ricordo che sono stati espressi i seguenti pareri: favorevole della Commissione giustizia e della Commissione finanze; favorevole con una condizione della Pag. 4Commissione cultura; favorevole con osservazioni della Commissione affari sociali; favorevole con una condizione della Commissione attività produttive e della Commissione ambiente; favorevole con un'osservazione della Commissione lavoro. La Commissione bilancio si è riservata di esprimere il proprio parere direttamente all'Aula e la Commissione parlamentare per le questioni regionali non si è espressa.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

GIOVANNI FERRARA, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, la relazione della relatrice è così esauriente che non ho ragione di intervenire.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO. Signor Presidente, intervenendo su questo decreto, vorrei iniziare ponendo un quesito che è determinante rispetto al prosieguo del nostro lavoro, e cioè se vi sia l'intenzione da parte del Governo di modificare o no il provvedimento. Infatti, questo era un decreto partito dal Consiglio dei Ministri con una serie di contenuti organici ed uscito dal Senato con una serie di contenuti che organici non sono più.
Ci sono alcune questioni, a nostro giudizio, molto gravi che sono state inserite e che nulla avevano a che fare con il provvedimento in esame sulle quali il Governo, peraltro, ha anche la colpa di essersi rimesso all'Aula nella loro valutazione, consentendo l'approvazione di questioni su cui invece c'era stata un'espressione diretta in senso contrario. In seguito mi soffermerò sulla questione dei commissari per le grandi opere a cui faccio riferimento ora e che non hanno nulla a che vedere con l'oggetto di questo provvedimento.
Richiamerei il Governo, ma anche la Presidenza della Camera, a fare riferimento alle ripetute e continue segnalazioni della Presidenza della Repubblica e degli organi costituzionali di questo Paese al fatto che i decreti-legge siano omogenei nel loro contenuto e si attengano a quelle che sono le procedure per la loro approvazione.
Dobbiamo capire se il Governo intende cambiarlo o meno, anche perché, strada facendo, ci sono una serie di problemi politici non da poco, anche rispetto alle notizie che ci arrivano dal Senato sulla spending review su cui sembra ci sia una difficoltà a sbloccare una questione che invece è centrale rispetto al titolo di questo provvedimento e che riguarda la funzionalità del Corpo dei vigili del fuoco (mi riferisco al turn over), e che non riguarda naturalmente solo i vigili del fuoco, ma anche le forze di polizia.
Credo che su questo ci sia bisogno di una valutazione che non può essere completamente disgiunta dalla nostra discussione di oggi, dagli adempimenti e dai nostri voti che assumeremo la settimana prossima. La prima questione riguarda il commissario per le infrastrutture. In quest'Aula abbiamo fatto una lunga discussione in merito al decreto sulla Protezione civile ed abbiamo assunto la decisione di sostenere la tesi del Governo che i commissari non vanno più prorogati.
È inaccettabile che dopo un mese ci troviamo una norma che è entrata grazie al pilatesco atteggiamento del Governo, per cui i commissari sono stati reintrodotti. Peraltro, sono stati reintrodotti in termini poco opportuni e poco utili, perché la norma è anche sbagliata e non produrrà gli effetti voluti.
Ma soprattutto ci si inserisce in un dibattito dove sulle grandi opere ci sarebbe bisogno di maggiore trasparenza, di maggiore celerità e di maggior rigore. La proroga di questi commissari non ottiene nessuno di questi effetti. Quindi chiederei, anzi chiedo che il Governo su questo si esprima e convenga sulla necessità di espungere questo inopportuno articolo che è stato inserito al Senato.
Manifesto anche personalmente e manifestiamo i nostri dubbi in merito anche all'inserimento della norma sulla somministrazione. Torniamo indietro di trent'anni con la comunicazione al questore Pag. 5per la somministrazione nei circoli dell'utilizzo delle bevande alcoliche. Penso che se abbiamo bisogno di fare qualcosa è coinvolgere gli enti locali, delegare agli enti locali e non dare attribuzioni di carattere amministrativo ai questori. Ognuno deve fare il suo mestiere. Mi sembra sia una norma che va al contrario di tutte le discussioni che stiamo facendo. Poi non è cogente con questo provvedimento, ma - lo ripeto - crea un adempimento burocratico in più, contraddicendo tutto quello che tutti i nostri gruppi e il Governo stanno dicendo, senza avere alcun beneficio né diretto né indiretto. Credo che, quindi, anche questa sarebbe una norma da abrogare per far tornare il decreto-legge alla sua originaria stesura.
Come terza questione mi soffermerei un po' di più sui temi relativi ai vigili del fuoco. Anche in questo caso rilevo che la Presidenza ha dichiarato inammissibile un nostro emendamento che, devo dire, abbiamo presentato provocatoriamente, sapendo che questa Camera non autorizza, non considera ammissibili sui decreti-legge gli emendamenti relativi alle proroghe delle deleghe. Però è incongruente il fatto che in questo provvedimento sia stata inserita una proroga, peraltro anche abbastanza discussa, sulla delega sulla Croce rossa al Senato e qui non possiamo inserire una proroga sulla previdenza dei vigili del fuoco volontari.
Intanto richiamerei il Governo alla sua responsabilità di risolvere il problema nel merito, e cioè che nella sua autonomia presenti un provvedimento che vada a risolvere questo aspetto. Abbiamo risolto - lo ha ricordato il relatore nella sua relazione - il problema dell'assunzione dei figli dei volontari deceduti. Non abbiamo risolto il problema più generale, molto più ampio, che riguarda la previdenza. Credo che su questo ci sia bisogno di un'iniziativa rapida del Governo, che ha lasciato scadere una delega - mi riferisco, in particolare, al precedente Governo, che si è assunto questa responsabilità di far decadere la delega che il Parlamento gli aveva dato -, e chiederei che il problema venga assunto da lei, signor sottosegretario.
Penso che in una logica di revisione della spesa che sta attraversando il nostro Paese, ed è una revisione della spesa su cui noi siamo assolutamente favorevoli, riteniamo anzi che vada rafforzata la revisione della spesa, rivedere la spesa e quindi individuare i centri di costo che vanno tagliati non ha nulla a che fare con i tagli lineari di cui abbiamo avuto esempi clamorosi negli ultimi anni. E in questo va anche valutato quali sono i Corpi dello Stato che producono un risparmio alla collettività.
Le manovre di questi anni hanno ridotto sempre di più il personale operativo dei vigili del fuoco. Cosa vuol dire in termini di costo sociale, economico e industriale quando una squadra dei vigili del fuoco arriva sul luogo di un incidente, su un'autostrada bloccata o sul luogo di un incendio un'ora dopo, mezz'ora dopo, un'ora e mezza dopo, quando i danni si sono realizzati? Quando arrivano in tre uomini invece di cinque, quanti dovrebbero essere, e quando il personale non ha il ricambio?
Stiamo parlando sempre della contraddizione enorme che caratterizza tutti i nostri discorsi, chiamando volontari le persone che vanno a fare questo mestiere, che volontari non sono ma trattasi di disoccupati, per la gran parte, che si arrangiano facendo anche questo. Qual è il costo sociale ed economico che ha l'aver tolto sempre di più organico al Corpo nazionale dei vigili del fuoco? Penso che sia un costo economico notevole.
E allora in questo bisogna recuperare l'efficienza e il turnover che è stato assolutamente dimenticato in questi anni, insieme al potenziamento degli organici, funzionali all'aumento dei rischi nel nostro Paese. Gli organici sono fermi da troppi anni e abbiamo assegnato numerosi altri compiti ai Vigili del fuoco. Penso che chiunque di noi ha seguito ed è andato direttamente nelle zone del terremoto, dall'Abruzzo all'Emilia in questi giorni, si è accorto con quante poche persone facciamo Pag. 6tante cose. Quindi, rispetto a questa valutazione penso che bisogna fare una selezione.
Questo non significa che anche nel Ministero dell'interno o nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco non ci siano sacche di costi da colpire, da tagliare e risparmi da ottenere. Questo vuol dire che però bisogna operare selettivamente e il blocco del turnover in questo non è selettivo. Il problema principale, che andava risolto in questo decreto-legge e che non è stato risolto, sul quale ci sono numerosi emendamenti, ma richiedono una delega al Governo che operi e penso che di questo abbiamo parlato in più occasioni, è quello di distinguere e di risolvere quel nodo che citavo prima, tra volontari e disoccupati. Noi abbiamo bisogno di mettere mano a questo e di distinguere oggettivamente le persone che svolgono un lavoro di volontariato all'interno del Corpo nazionale. Sono migliaia. Lavorano in tutta Italia, soprattutto al nord. Hanno un altro lavoro e, quando serve, vanno ad integrare con il loro tempo libero all'interno del Corpo nazionale, ma più in generale nella Protezione civile, le strutture dello Stato. È un modo molto moderno, un meccanismo di sussidiarietà e va incoraggiato e legato sempre di più con la funzionalità del Corpo.
Accanto a questo ci sono migliaia di giovani, che noi conosciamo, che vengono definiti volontari, ma che tali non sono, o meglio sono volontari in quanto disoccupati che ambiscono di entrare nel Corpo, per un errore della politica e dell'amministrazione che in proposito ha molte responsabilità: in tutti questi anni hanno prodotto questo meccanismo per cui ragazzi che lavorano 20, 40, 60, 80 giorni da dieci anni si aspettano di essere assunti. Nel 2007 abbiamo approvato una norma che ha prodotto una stabilizzazione di una parte di queste persone. È stata una procedura prevista dalla nostra Costituzione, chiarissima, molto selettiva (sono molti quelli che non sono entrati), con prove attitudinali e fisiche che hanno prodotto una grande selezione, che ha costruito una graduatoria che è stata lasciata scadere e che in questo Parlamento - in particolare alla Camera in un altro provvedimento - abbiamo recuperato. In questo provvedimento la proroghiamo al 31 dicembre 2014 e cammina parallelamente alla graduatoria del concorso pubblico. Si tratta di un bacino di alcune migliaia di giovani che si attendono di sapere che fine farà il turnover, quali saranno i meccanismi per essere assunti, ma si attendono che ci sia un punto fermo da parte dell'amministrazione. Bisogna che noi diciamo basta a questa forma di precariato diffuso, che genera assolutamente personale che dopo non ha una prospettiva e un futuro. Ho visto che a questo proposito ci sono alcuni emendamenti, anche presentati da colleghi di altri gruppi, che prevedono una nuova stabilizzazione con criteri molto ampi, senza limiti di età. Capisco tutto, ma penso che noi dobbiamo riuscire a dare una risposta di carattere generale e definitiva a questo. Signor sottosegretario, penso che nonostante sia un programma non risolto da anni o che comunque si è sempre più incrementato, sia necessaria una parola forte che metta giustizia in questa grande confusione.
Allo stesso modo, le cito un problema trasversale che ha riguardato tutti i gruppi di questo Parlamento: abbiamo provato ad occuparci di 200 ragazzi che hanno ricevuto una stretta di mano da parte del responsabile del Corpo nazionale, che circa 25 mesi fa ha dato loro il benvenuto nel Corpo. Questi ragazzi si sono licenziati dal loro posto di lavoro, perché hanno superato le visite e hanno avuto la stretta di mano di benvenuto nel Corpo. Dopodiché, il Ministero, che è una struttura assolutamente senza sentimento, ma anche senza attenzione per le persone, qualche volta non li ha più assunti.
Nella burocrazia i rinvii e altro ancora ci sono. Si tratta di ragazzi che si sono licenziati dai loro posti di lavoro perché gli era stato detto che tra 60 giorni avrebbero preso servizio. Personalmente non l'avrei fatto, perché mi fido poco dell'amministrazione pubblica, purtroppo! Però, queste sono le situazioni. È una situazione che Pag. 7lei conosce, che è stata sollevata da numerose interrogazioni di più colleghi. Dunque, la pregherei, anche qui, di porvi rimedio.
La seconda questione riguarda i capisquadra, su cui abbiamo trovato una soluzione. Era contenuta in un disegno di legge che abbiamo presentato anche qui in maniera trasversale, qualche tempo fa. Era contenuto in emendamenti che abbiamo cercato di inserire in più decreti-legge. Finalmente, utilizzando il veicolo che consente di metterci tutto, cioè il Senato, siamo riusciti a inserire anche questa norma. Anche lì vi è un problema, che riguarda un anno di concorso di persone. Non mi metto qui a citare i dettagli. Ci sono gli emendamenti che li correggono e sono emendamenti anche presentati da più gruppi. Bisogna mettere a posto quella vicenda perché, altrimenti, creiamo un'ingiustizia, pur avendo cercato di risolvere un problema reale, perché il problema dei capisquadra e dei capireparto è oggettivo. Oggi escono i Vigili del fuoco, ma nessuno si avvede che escono senza avere un caposquadra che li guidi, anche su interventi complicati, e che abbia la titolarità ad assumere decisioni e a prendersi le responsabilità.
La terza questione riguarda il COAU. Signor sottosegretario, sono preoccupato della discussione che spesso avviene tra le amministrazioni dello Stato, lo dico con grande senso di rispetto. È più importante per un Ministero piantare una bandierina che risolvere un problema. Non possiamo duplicare i costi con questo provvedimento. Vi era il COAU alla Protezione civile, che giustamente ha detto: «Noi non ci occupiamo di incendi boschivi». Ma gli incendi boschivi non sono un emergenza, sono un fatto ordinario nella vita del nostro Paese. Non ricordo un anno in cui non vi sono stati incendi boschivi e avvengono sempre negli stessi posti. Quindi, qual è la straordinarietà per cui se ne debba occupare la Protezione civile? È stato deciso, da questo Parlamento, di trasferire la flotta aerea dei Canadair nella disponibilità dei Vigili del fuoco. Adesso sono stati creati due COAU, uno ai Vigili del fuoco e uno che resta alla Protezione civile, con una duplicazione di costi. Il COAU va trasferito al Ministero dell'interno, in modo che gestisca direttamente un problema, come quello degli incendi boschivi, che ha una certa attinenza con i Vigili del fuoco, che si occupano proprio di incendi. Il mantenere, per una serie di posizioni assunte dai diversi Ministeri, una duplicazione di costi non mi sembra che sia accettabile in un Paese che sta cercando disperatamente di tagliare i costi ridondanti. Quindi, se vi è bisogno di una nuova forma di collaborazione e di rafforzare le rappresentanze all'interno degli organismi gestionali, che venga fatto. Ma non vi può essere una soluzione che raddoppi gli oneri. Faccio di questo una questione di principio, perché non possiamo avere da una parte la spending review, con cui tagliamo i costi sugli enti locali, sulla sanità e sul personale rispetto al turnover e dall'altra parte, invece, duplichiamo i costi perché quattro direttori generali non sono riusciti a mettersi d'accordo. Penso che ognuno abbia le sue buone ragioni e ne sono convinto, ma vi è anche una ragione principale, che sta nella necessità di trovare una formula di coordinamento.
Cito poi l'ultima questione. La cito, signor sottosegretario, in una visione più generale. Penso che abbiamo bisogno di una visione più generale, in un Paese come il nostro che è sensibile in termini di rischi, in cui gli spazi non urbanizzati si riducono sempre di più, in cui i rischi idrogeologici sono sempre più forti, accanto a un lavoro che riguarda le emergenze, che è oggetto di questo decreto-legge. Ho una valutazione complessivamente positiva di quello che è stato fatto. Le critiche che abbiamo sollevato spingono a fare un passo avanti, non a smontare quello che è stato scritto, a parte la questione, che ho citato in particolare, sui commissari. Però, penso che accanto a questo, su cui bisogna fare ancora molto come ho cercato brevemente di illustrare, vi sia ancora un lavoro di prevenzione che va fatto. Pag. 8
Questo lavoro di prevenzione va fatto utilizzando la più grande società di ingegneria che c'è in Italia, che ha oltre mille ingegneri, che sono proprio il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, che devono essere messi in relazione più stretta con il territorio e con gli enti locali per svolgere un lavoro di prevenzione. Laddove il lavoro di prevenzione non viene svolto in maniera collaborativa, deve essere svolto in maniera coercitiva, perché ci sono parti del nostro territorio dove gli enti locali un po' per mancanza di strumenti - non parlo di soldi - e, d'altra parte, anche per mancanza di interesse, non svolgono un lavoro di prevenzione vero sui rischi che ha il nostro territorio. Penso che questo abbia un costo sociale ed economico altissimo; pertanto, anche a tal proposito, sfruttiamo le cose che abbiamo e che già paghiamo e sfruttiamole bene.
Penso che il vostro lavoro debba essere anche quello di andare in questa direzione. A tal riguardo, è importante che ci sia una forte collaborazione, una collaborazione più stretta da parte di un Ministero che ha sempre avuto la cultura del dialogo con gli enti locali, con comuni, province e regioni, mettendo a disposizione le competenze, le energie e la capacità dei Vigili del fuoco di lavorare su questo: intervenire quando si è creato un problema, intervenire sull'emergenza, ma anche intervenire sulla prevenzione.
Cito la prevenzione incendi, con le ultime modifiche legislative che ci sono state in questi anni, con l'ingegneria della sicurezza, con un lavoro molto spinto anche rispetto agli ordini professionali per creare una nuova cultura della sicurezza con la prevenzione incendi. Ciò ha dato risultati straordinari perché gli incendi sono diminuiti, gli incendi negli edifici privati e pubblici. Questo lavoro, che ha dato dei risultati, deve essere di esempio per farne altri, che riguardino il rischio idrogeologico, gli incendi boschivi e, in generale, anche l'adeguamento antisismico degli edifici pubblici e privati, monitoraggio che non c'è e su cui non mi soffermo, perché ne abbiamo discusso con competenza, ne hanno discusso gli altri colleghi, anche recentemente con riguardo ai due decreti-legge sul terremoto e sulla Protezione civile.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bragantini. Ne ha facoltà.

MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, questo è un decreto-legge che - è già stato detto prima - constava semplicemente di sette articoli e ne sono stati aggiunti altri sette, quindi è la classica navicella servita per far passare tantissimi provvedimenti e tantissimi interventi che, a nostro avviso, sono andati a migliorare situazioni esistenti.
Per quanto concerne i Vigili del fuoco - è vero - probabilmente bisognerebbe fare molto di più, un ragionamento molto più articolato e più complessivo, un testo unico complessivo, ma piuttosto di niente, intanto portiamo a casa qualcosa: io sono molto più pragmatico. In fondo, ormai, nei quattro anni che sono qui, ho visto molte volte che ci sono le idee, ci dicono che non è il provvedimento giusto, che lo discuteremo, ma poi non si fa nulla. Forse, certe volte, servono anche questi provvedimenti con i quali si vanno a tamponare delle situazioni. Soprattutto, siamo contenti perché in questo decreto-legge siamo riusciti a sopprimere delle norme assurde, norme che andavano a rendere difficoltosa l'attività industriale delle nostre aziende e che, nel contempo, aumentavano i costi per la pubblica amministrazione e soprattutto per gli enti locali. Mi riferisco all'ex articolo 1, che è stato soppresso, che prevedeva che le armi simili alle armi automatiche dovevano essere classificate come armi sportive. Questo è assurdo, per un motivo semplicissimo: intanto non andava a limitare la vendita di queste armi, perché erano armi sportive, che i cittadini potevano comprare lo stesso e detenere lo stesso, dunque non si andava a risolvere questo problema, ma si andava a creare un problema molto semplice: che tutti i corpi di polizia locali - molti hanno in dotazione la Beretta 92 o 98, che è simile alla Beretta 93R, come molte Glock che Pag. 9sono simili alle Glock automatiche - non potevano più utilizzarle per servizio, ma semplicemente dovevano cambiare totalmente la valutazione di armi e di pistole che hanno tutte le polizie locali. Dunque, ci sarebbe stato un aumento dei costi per la pubblica amministrazione, non andando a risolvere il problema, perché il cittadino poteva ancora comprare queste armi, solo che non per la difesa, per la caccia o per altri usi, potevano utilizzarle solo per uso sportivo.
Dunque, per fortuna c'è stato un intervento un po' da parte di tutti, si è capito che non serviva a risolvere il problema e semplicemente si andava a complicarlo. Sono spariti gli accertamenti che il vecchio articolo 1 affidava al banco nazionale di prova per verificare la natura delle armi da destinare all'uso sportivo. Questo andava a creare una normativa burocratica assurda, che non serviva. Se noi già abbiamo dei parametri - perché qui si dice che un'arma è sportiva, è un'arma comune da sparo, è un'arma da guerra - utilizziamo quelle, non è che per ogni piccola modifica bisogna ripartire, c'è anche la punzonatura che è già obbligatoria. Facciamo una cosa più semplice, facciamo una cosa che ci sia il controllo, ma anche gestire la semplicità, che non ci sia una burocrazia assurda che va a chiudere un settore importante dell'industria del nostro Paese, anche perché ricordiamoci che i terroristi ed i criminali non è che usano armi che detengono in modo legittimo, usano armi che provengono per altri canali. Dunque, non andavano a colpire il terrorismo, non andavano a colpire la criminalità.
Dunque, su questo punto siamo molto contenti, c'è ancora una piccola modifica da fare per andare a risolvere e fare un quadro complessivo, ma vedo che c'è anche l'interesse del Governo e anche di colleghi delle altre forze politiche per riuscire a sistemarlo, o in questo provvedimento o in altri provvedimenti, in modo da fare una nuova normativa anche in base alle richieste dell'Unione europea, cioè che non andiamo in infrazione, perché c'era anche quel rischio.
Dopo è stato aggiunto ad esempio l'articolo 2 che irrigidisce la disciplina delle cessioni di fabbricati, introducendo nuovi obblighi di comunicazione all'autorità di pubblica sicurezza. Sì, forse è una burocrazia in più, però in questo momento è necessario.
Per quanto riguarda i Vigili del fuoco è stato fatto tanto, è stato già detto prima. Sì, come dicevo prima, forse serviva mettere un programma complessivo, un testo unico, però intanto siamo riusciti a risolvere i problemi e li ricordo, perché molti erano emendamenti della Lega.
L'articolo 2-ter concerne disposizioni che prevedono un nuovo iter formativo per gli allievi agenti della Polizia di Stato, con una sorta di apprendistato che viene inserito nel secondo semestre di appositi corsi a loro destinati, che durano complessivamente 12 mesi.
L'articolo 2-quater reca invece norme urgenti per l'accesso ai ruoli della Polizia di Stato che sanciscono l'omologazione dei limiti di età richiesta per la partecipazione ad alcuni concorsi.
L'articolo 2-quinquies interviene sul valore legale dei titoli conseguiti dal personale di ruolo non dirigenziale e non direttivo della Polizia di Stato.
L'articolo 3 definisce procedure straordinarie per l'accesso alla qualifica di caposquadra e di caporeparto del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, che era quello che si diceva prima: c'è stata molta riduzione del personale e abbiamo dovuto trovare il modo di compensare questa riduzione. Infatti colpiscono le semplificazioni del meccanismo selettivo, altresì la forte riduzione del periodo addestrativo al quale i nuovi caposquadra e caporeparto dovranno sottoporsi.
L'articolo 3-bis, introdotto da Palazzo Madama, attribuisce al Dipartimento dei Vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile il compito di assicurare il coordinamento tecnico e l'efficacia operativa delle attività di spegnimento della flotta aerea antincendio, a decorrere dalla data del 1o gennaio 2013. Sì, forse abbiamo precisato meglio, forse bisogna fare ancora quei passaggi che diceva il collega, Pag. 10attenzione che però non ci rimangano tanti scatoloni vuoti in giro, tanto personale che è dirigenziale e via dicendo, perché ci sono le varie problematiche in questo Paese, sì ma questo è un compito del Governo. Non vuol dire solo dire a chi spetta di fare cosa, ma bisogna dire anche che a chi non spetta di fare quella cosa lì, tutte le strutture che aveva prima deve dismetterle e il personale deve trasferirlo dagli altri compiti, in fondo abbiamo già troppo personale pubblico.
Dunque, sono state fatte tante cose, sono stati aumentati i contributi, sono stati ridotti i tagli per quanto riguarda le attribuzioni spettanti ai vigili del fuoco e ai volontari, sono stati aumentati i paracadute per quanto riguarda tutti quei vigili volontari che sono morti o hanno avuto problemi di malattia di servizio, per i familiari e per loro stessi, se ancora in vita. Dunque, è stato fatto tanto, è stato fatto tanto, per una volta noi siamo favorevoli a un decreto, perché siamo riusciti a risolvere delle problematiche che andavano a colpire i nostri cittadini e andavano ad aumentare il costo per la pubblica amministrazione e soprattutto siamo riusciti a mettere dei tamponi su alcune falle, in particolare appunto sui Vigili del fuoco. Indubbiamente - e ovviamente - bisognerebbe fare dei testi unici, ovviamente dovremmo guardare le riforme e le leggi in modo unico e con un unico argomento, questo sarebbe l'ottimo, ma siccome non si sta facendo, va bene questo provvedimento, però cominciamo a fare questi testi unici.
Faccio un inciso, che non riguarda proprio questo provvedimento: si sta discutendo della riduzione dei tribunali - per la quale c'è un provvedimento a sé stante - e, nello stesso tempo, si sta discutendo la riduzione delle province e di tutti gli enti territoriali dello Stato nelle nuove province.
Sono provvedimenti che stanno andando su due canali differenti, dunque rischiamo che alla fine, fra qualche mese, se non fra qualche anno, dovremo riprendere in mano tutta la materia, sia dei tribunali, sia degli enti territoriali dello Stato, per far comunicare tra loro queste due riforme. Perché non le mettiamo insieme? Perché non ci fermiamo un attimo e diciamo: benissimo, stiamo facendo la riforma delle province e quella degli enti territoriali dello Stato, a questo punto unifichiamo anche la riduzione dei tribunali, in modo da fare una cosa sensata e di buon senso. Ci vuole tanto? O non si fa semplicemente perché qualche Ministro dice: sono stato io a tagliare i tribunali; e un altro dice: ma io ho tagliato le province? Magari arriva un altro sottosegretario che dice: io però ho tagliato le prefetture...
Facciamo invece un unico ragionamento, che forse è più utile e più funzionale, in modo da ragionare in maniera più efficace e più efficiente. È questo che certe volte manca a questo Governo, ma non solo, anche a questa politica e a questa burocrazia, dove gli uffici non si parlano fra loro.
Fermiamoci un attimo. Ho fatto un esempio pratico e importante per il nostro territorio e, soprattutto, per il risparmio di spesa, altrimenti rischiamo veramente di fare provvedimenti che continuano ad essere in conflitto fra di loro. Se un provvedimento passa alla Camera a maggio e poi a giugno ne passa un altro, che magari va a confliggere per alcuni versi con esso, creiamo solo confusione normativa e soprattutto dal punto di vista amministrativo.
Dunque, questo sarebbe il compito del Governo, anzi, più che di questo Governo del prossimo, che speriamo arrivi prima possibile, perché prima si va al voto e meglio è, affinché i cittadini possano decidere da chi devono essere governati. Il compito del nuovo Governo sarà quello di riuscire a mettere insieme tutte queste riforme, che sono importanti, senza guardare in faccia a nessuno, se c'è una spesa eccessiva nella pubblica amministrazione. Se in alcune zone ci sono troppi dipendenti - guardiamo la Sicilia, di cui abbiamo parlato qualche giorno fa -, bisogna tagliare veramente, senza dire che quel territorio ha bisogno di pubblico impiego semplicemente perché è un paracadute Pag. 11sociale. Non si può. Non si possono più utilizzare la funzione pubblica e i dipendenti pubblici semplicemente per risolvere un problema sociale di occupazione.
In alcune zone del Paese, anzi ormai in tutto il Paese, bisogna far sì che il pubblico dia una mano al privato affinché ci siano vero lavoro, vere aziende e vere industrie. In fondo il sud è stato vittima e artefice, nello stesso tempo, della famosa questione meridionale, perché c'erano molti politici cui faceva comodo che non ci fossero aziende private a dare lavoro, ma che ci fosse solo il settore pubblico, poiché in questo modo c'era una forma di ricatto da parte di alcuni politici, che potevano dare il posto di lavoro pubblico in cambio del voto. Questo sistema non ha mai risolto il problema e ci è costato tantissimi soldi.
Dunque, noi speriamo che questo provvedimento si possa migliorare ancora, però già così siamo riusciti a limitare alcuni gravi problemi.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, ritengo che, innanzitutto, bisogna ringraziare il relatore di questo provvedimento, la collega Stasi, il rappresentante del Governo, il sottosegretario Ferrara, e quanti hanno affrontato questo tema con il rigore e il ragionamento, tentando anche di raccogliere i contributi, ma, soprattutto, le soluzioni e di inserirli in un contesto di carattere generale.
Avremmo sperato - lo dico con estrema chiarezza - che questo disegno di legge di conversione avesse avuto un percorso più razionale e si snodasse lungo percorsi molto più chiari. Non vi è una colpa originaria da parte del Governo: vi è stato un inserimento di altre questioni attraverso un'attività emendativa intensa e frenetica da parte dell'altro ramo del Parlamento.
Signor Presidente, al di là delle valutazioni e dei commenti circa il provvedimento e le norme, che sono già stati fatti egregiamente dalla relatrice, vorrei proporre all'attenzione sua e dell'Assemblea un tema che è stato anche qui raccolto ed esposto. Quando si dice che abbiamo un bicameralismo perfetto, questo provvedimento è l'esempio che non è vero. Sì, esiste il bicameralismo perfetto perché vi è la doppia lettura, la stessa liturgia, ovviamente procedurale, ma ci troviamo di fronte a due Regolamenti che, per alcuni versi, sono divaricanti: il Regolamento che regola la vita del Senato della Repubblica e quello che regola la vita della Camera dei deputati.
Ho visto inserire delle materie che qui non avrebbero visto mai la luce, mai. Al di là di quello che si è detto, vi è un altro argomento che voglio toccare: o i provvedimenti, le decisioni e i deliberati della Corte costituzionale e, soprattutto, gli inviti e le sollecitazioni da parte del Presidente della Repubblica, hanno un effetto, un'efficacia, un valore e una valenza per tutti, oppure vi è semplicemente una riserva, che vede soltanto un ramo del Parlamento, in questo caso la Camera dei deputati, disponibile a recepire le esigenze di razionalità ed omogeneità per materia. Qui vi sono veramente delle valutazioni di ordine regolamentare e costituzionale che faccio con estrema tranquillità.
Poi, voglio dire al sottosegretario - signor Presidente, con il suo permesso, ovviamente - che non vi è da parte nostra alcun sentimento di distacco rispetto al lavoro fatto dai colleghi e dal Governo e non vi è alcun tipo di contestazione, ma solo una grande amarezza. Anche in questo caso - lo dico con estrema chiarezza - siamo in presenza di un'occasione perduta.
Se andiamo verso un concetto di sicurezza, che è un concetto lato (la sicurezza dell'ambiente, le disposizioni sui lavori pubblici, la sicurezza nei trasporti, la sicurezza come contrasto alla criminalità organizzata, e sappiamo quale tipo di organizzazioni vi sono dietro), se andiamo verso questo tipo di valutazione, un decreto-legge non nasce, perché dovrebbe essere fatto un ragionamento con un impegno molto più complesso e stringente. Pag. 12
Se invece il decreto-legge nasce da un'urgenza, non può essere quella di sistemare delle materie estranee al tema, in termini raffazzonati. Vi era da affrontare il problema dei vigili del fuoco, signor sottosegretario, e lei lo sa (lo ha ricordato anche il collega Rosato).
Vi sono state delle proposte emendative che avevamo presentato su questi temi, concernenti i volontari, i capisquadra, i capireparto, in occasione dell'esame del disegno di legge sulla modifica della Protezione civile. Tali proposte emendative non solo non sono state approvate, ma, in quel caso, addirittura dichiarate inammissibili. Gli emendamenti riguardanti il personale, i capireparto, i capisquadra, i volontari, relativi al disegno di legge sulla Protezione civile, sono stati dichiarati inammissibili! Voglio denunciare questo tipo di dicotomia, di stacco, di iato che esiste tra Camera dei deputati e Senato della Repubblica.
Ormai si parla di riforme costituzionali solo sul piano accademico, nella prospettiva di «toccare una virgola» in relazione al bicameralismo e all'Esecutivo, mentre nulla sulla forma di Stato e sulla forma di Governo. Però è bene che rimanga traccia, anche negli atti parlamentari, di una discussione di questo genere, che denota una certa amarezza e dove vi è stata, sicuramente, una forzatura regolamentare al Senato. Vorrei rispettosamente chiedere se vi è un'intesa tra il Presidente del Senato e il Presidente della Camera. Il Presidente del Senato, in questo caso, è attento oppure siamo impegnati a risolvere altre questioni? Queste sono vicende che sul piano della storia parlamentare pesano grandemente. Lo dico con estrema chiarezza.
Se si tratta di un problema di sicurezza, quindi, alcuni inserimenti li posso capire, ma altri no, come, ad esempio, l'articolo che rinvia il termine a settembre per quanto riguarda gli enti sotto il controllo del Ministero della salute. Su una materia così delicata non si può giocare in questo modo. Quali sono questi enti? Li sappiamo. Poi ne parlerà la mia collega, onorevole Binetti. Il Ministro Balduzzi non può trincerarsi dietro un decreto-legge sui vigili del fuoco e non dirci perché vuole fare questo. Perché a settembre? A cosa gli serve? Perché non ottobre o novembre? Qual è la sua politica sugli enti vigilati, ad esempio la Croce rossa italiana? Non si può camuffare una non politica perché a fare questo, come Governo, saremmo stati capaci anche noi. Saremmo stati capaci anche noi! Che il Ministro Balduzzi venga in Aula e dichiari qual è la politica del Ministero della salute! Lo dico con estrema chiarezza perché la pazienza ha un limite!
Il provvedimento lo voteremo, signor Presidente, non si allarmi, però bisogna dire che il Parlamento non è ancillare a nessuno! Non sentiamo soggezione nei confronti di nessuno e non abbiamo alcun complesso di inferiorità nei confronti di nessuno!
Questo è il dato, signor Presidente. Chi, in questo Parlamento, ha un complesso di inferiorità se ne assuma le responsabilità! Richiamo lei e, rispettosamente, il Presidente di questa Camera!

ISIDORO GOTTARDO. Anche quello attuale...

PRESIDENTE. Onorevoli, non vi sono dialoghi privati, vi è un dibattito pubblico.

MARIO TASSONE. Non posso avere parlato del passato, parlo del Presidente attuale. Non ho alcuna preoccupazione a parlarne, perché rispetto tutti coloro che hanno una responsabilità. Quando li richiamo è perché li invito ad assumersi delle responsabilità. Se non è l'attuale, se non è in carica, che tipo di responsabilità può avere? O si segue il discorso o si fanno battute, amichevolmente e simpaticamente. Prendiamola in questa maniera. Ci siamo intesi con il mio carissimo collega e amico.
Dunque, signor Presidente, questi temi riguardano i vigili del fuoco. Signor sottosegretario Ferrara, lei che è veramente una persona per bene, mi dica: questo provvedimento si è fatto per i vigili del fuoco o per altro? Pag. 13
Se si è fatto per il Gaslini, ce lo dicessero! Che c'entra il Gaslini con questo tipo di provvedimento? Ma che c'entra? Che c'entra il Gaslini?
E che c'entra l'articolo 5? L'articolo 5 è una mortificazione, ne abbiamo parlato io e lei, signor sottosegretario, ieri. È una mortificazione ed è un avvilimento. Per chi sta da moltissimi anni all'antimafia è un avvilimento: il problema del surplus delle risorse del Fondo per le vittime dei reati di tipo mafioso che vanno all'attività del servizio civile e al Fondo esigenze urgenti e indifferibili. Non si possono risolvere i problemi in questa maniera, signor sottosegretario. Non si può. Vogliamo capire perché c'è il surplus. Forse non ci sono abbastanza vittime per poter corrispondere le risorse del fondo? O non funziona la legge, o non funziona la commissione o non funziona qualcos'altro: non si risolve il problema assegnando il surplus al Fondo per il servizio civile!
Nell'articolo 5 non c'entra nulla. Questo tema doveva essere oggetto di una diversa valutazione e doveva tenersi una discussione specifica. Infatti, il problema del Fondo per i familiari delle vittime dei reati mafiosi è molto serio e va affrontato nell'ambito di una visione organica.
Vi sono altri aspetti, che sono stati anche in questa sede evidenziati, per esempio per quanto riguarda il problema dell'obbligo della comunicazione della cessione del fabbricato. Fino ad oggi questa competenza, ovvero l'obbligo, era posto in capo all'Agenzia delle entrate. Certamente può esserci stata una dimenticanza in tutti questi ultimi provvedimenti, che abbiamo approvato sulla sicurezza. Abbiamo quindi trovato questo tipo di veicolo, un convoglio - un convoglio legislativo ovviamente e dico «convoglio» ma non intendo richiamare nessun altra competenza da parte di qualche altro Ministro che c'è - e abbiamo sistemato questa situazione per un controllo.
Però, per una normativa fatta in questa maniera, io esprimerei qualche tipo di preoccupazione, perché andrebbe inquadrata in un contesto generale. Le norme, infatti, o nascono dall'urgenza di affrontare un tema o un problema, oppure, siccome questa norma è stata inserita per un monitoraggio, una conoscenza e una certezza relativamente al passaggio e alla gestione degli immobili, deve essere inquadrata in un discorso molto più ampio, altrimenti si è detto tutto e il contrario di tutto.
Infatti, se è un problema di sicurezza, l'Agenzia delle entrate allora ha le competenze e ha l'obbligo al riferimento. Ma ritengo che la norma nasca da una diversa esigenza, quella di un controllo, e allora si dovrebbe capire come si integra con la legislazione esistente.
Poi c'è l'altro problema, che è quello degli incendi. Per la soluzione data, il collega Rosato faceva riferimento alla Protezione civile e al Ministero dell'interno. Ma è una vecchia questione quella che riguarda le responsabilità e le competenze, non soltanto in tema di incendi, ma anche di gestione della flotta, dei canader, e via dicendo, fra Ministero dell'interno e Protezione civile. Anche lo stesso Corpo dei vigili del fuoco dipende dal Ministero dell'interno, però possiamo dire che è l'ossatura portante della Protezione civile. Poi sulla sola Protezione civile abbiamo discusso molto: il problema è la prevenzione e il soccorso. Sulla prevenzione credo che molti percorsi, soprattutto molte strade e molti impegni, dovremo certamente anche assumerli.
Per quanto riguarda la flotta, mi si diceva che gli incendi sono sempre gli stessi, sono sempre i soliti e avvengono negli stessi posti, negli stessi momenti, eccetera. Va benissimo, però va detto che, per quanto riguarda gli incendi, c'è una partecipazione e un coinvolgimento del Corpo forestale dello Stato, che ha una struttura di indagine, probabilmente in collegamento con le altre forze di polizia. Infatti, molti incendi che avvengono puntualmente in questi mesi, in questi giorni, in alcuni territori, in alcune aree e in alcune zone, non c'è dubbio che sono di origine dolosa.
E allora se avvengono negli stessi territori diciamo che sono le stesse bande che creano gli incendi, che li provocano. È un Pag. 14fatto consuetudinario: è la delinquenza, organizzata e non organizzata, che incendia per finalità delittuose e criminose, che provoca distruzione e danni gravissimi alla nostra macchia mediterranea e ai nostri boschi. Lo accettiamo per assuefazione, per tradizione, per consuetudine, perché ci siamo abituati. Aspettiamo il 15 o il 16 luglio e c'è l'incendio che scoppia lì, in quell'isola, in Liguria, in Toscana, in Calabria. Il discorso allora va fatto diversamente, perché va bene la soluzione di chi deve essere il responsabile del COAU e quindi della flotta aerea, però non si discute poi in termini complessivi di come nascono gli incendi. Cioè a dire: noi predisponiamo i mezzi ed è giusto, ovviamente garantiamo e chiariamo la catena del comando e quindi della responsabilità - c'è la conflittualità, deve essere detto, con la Protezione civile - ma non inquadriamo tutta questa problematica rispetto ai temi e agli argomenti che, a mio avviso, hanno una loro peculiarità e una loro delicatezza.
Affronterò poi altri due o tre temi prima di avviarmi alle conclusioni. Per quanto riguarda i volontari, lo abbiamo detto: questi volontari, signor Presidente, signor sottosegretario, hanno avuto una loro collocazione e una loro enfatizzazione quando abbiamo discusso delle modifiche al testo unico sulla Protezione civile. Via via, come sempre accade, si vanno stemperando l'entusiasmo, la vivacità e soprattutto le passioni verso il volontariato, che sono molte volte più di facciata che sostanziali. Quando va bene si dà la pacca ai volontari, si riconosce che sono l'ossatura importante e fondamentale e poi, quando invece ci sono dei costi da sostenere, i volontari non dovrebbero pesare moltissimo, allora c'è un diverso atteggiamento e un diverso ragionamento. Il problema dei volontari va inquadrato in quello che abbiamo detto e in quel testo unico sulla Protezione civile, per capire se c'è un'organizzazione seria per quanto riguarda la Protezione civile, perché deve essere risolto il ruolo dei vigili del fuoco sia con i volontari sia con i stagionali, perché poi c'è anche questo problema ricorrente che deve essere risolto. Infatti in Italia sul precariato abbiamo avuto un indirizzo, da parte del Ministro del lavoro e del Governo nel suo complesso, di lotta al precariato e al lavoro nero e li prendiamo in parola: siamo tutti uomini d'onore e donne d'onore e ovviamente raccogliamo questo impegno solenne fatto in ogni circostanza e in ogni luogo. Ci sono questi passaggi parlamentari che sono delle seccature: questo Parlamento che vuole fare? Però ecco, molte volte, se ci possiamo richiamare al rispetto della norma, quando non ha grande valore per qualcuno che si sente al di sopra della medesima norma, almeno noi richiamiamo gli impegni solenni assunti nelle conferenze, nei convegni e nelle manifestazioni che si sono moltiplicate in questi giorni. Non c'è dubbio che c'è il problema del precariato e il problema dei volontari e i volontari, come dicevo, sono l'ossatura e hanno senso e significato se ci sono dei piani comuni per quanto riguarda la Protezione civile, se c'è un'organizzazione sostanziale e forte delle prefetture e se c'è un sostegno alle autonomie locali. Come possiamo prevedere che le autonomie locali possano avere la forza e la capacità? Il rilevamento e il monitoraggio deve farli lo Stato - questo credo sia un fatto importante e fondamentale. Facevo riferimento anche a suo tempo al satellite Cosmo Sky-Med, che è un fatto importante anche dell'osservazione della Terra, ma non c'è dubbio che ci sono problemi di organizzazione. Le centrali operative sono saltate, i tavoli delle prefetture sono saltati. C'è l'emergenza del soccorso, però manca la cultura della prevenzione.
Allora occorre capire se le professionalità del Corpo dei vigili del fuoco, che sono tantissime, come per altri Corpi delle forze di polizia, e ciò è per il nostro Paese un vanto, che potrebbero essere utilizzate non soltanto nel soccorso ma anche nella prevenzione, siano valorizzate, anche perché si ci fosse più prevenzione ci sarebbe meno esigenza di soccorso.
Questo è un dato vero, se ci fosse una prevenzione anche le calamità naturali avrebbero degli effetti drammatici e dannosi Pag. 15molto più limitati rispetto a quelli che abbiamo. Poi c'è il problema dei capisquadra e forse andava fatta qualche correzione. Mi riferisco ai capisquadra e ai capireparto, quelli che sono certamente l'anima e il cuore di tutto il Corpo dei vigili del fuoco. Va bene i funzionari, va bene i dirigenti, sono tutti bravissimi, ma chi sta sul pezzo, chi è pronto al richiamo immediato e risponde, è certamente questo gruppo, che compone le squadre e i capireparto, che deve avere uno sbocco e una loro valorizzazione.
La previsione contenuta nella normativa per quanto riguarda i capisquadra e i capireparto credo che nasca anche da quegli emendamenti e da una proposta di legge che anche noi abbiamo firmato, che faceva giustizia rispetto al diniego per quanto riguarda l'ammissibilità dei nostri emendamenti durante la discussione della legge sulla Protezione civile. I volontari, gli stagionali, e tutta la problematica che fa capolino, non vengono certamente stabilizzati in termini di organici. Ci sono certamente degli aspetti positivi che noi salutiamo con grande attenzione, ma soprattutto con un minimo di soddisfazione anche per quanto riguarda i volontari e questa riduzione del taglio delle risorse, che è un fatto certamente importante. Mi riferisco anche a questa riduzione della durata dei corsi di formazione da tre mesi a 5 settimane per i capireparto e i capisquadra. Poi abbiamo inserito una misura sugli allievi di pubblica sicurezza recante una riduzione di questi corsi di formazione, prima di essere immessi in servizio.
Saremmo anche curiosi di approfondire questa azione relativa alla formazione, perché visto e considerato che giustamente abbiamo adottato un certo tipo di logica per la Polizia di Stato e i vigili del fuoco mi chiedo come intercettiamo questi momenti e queste risorse. La formazione non può essere mai a senso unico e credo che ci debba essere quanto meno un minimo comune denominatore che predisponga quelli che sono ovviamente gli strumenti e soprattutto le capacità professionali sia per quanto riguarda la prevenzione sia per quanto riguarda il soccorso. Signor Presidente, colleghi, signor sottosegretario, io non mi abbandonerei come ha fatto Bragantini che ci ha lasciato tutta quella valutazione sui problemi del Mezzogiorno. Nella maniera più assoluta, quando alcuni problemi e alcuni temi si conoscono soprattutto per sentito dire e non si sono vissuti e approfonditi (cosa che bisogna fare quando c'è una materia di interesse), forse si cade nelle valutazioni di carattere generico immettendosi in quel circuito dei luoghi comuni e di un certo comune pensare per quanto riguarda il problema del Mezzogiorno.
Non c'è un problema del Mezzogiorno, c'è un problema del Paese. Non si è voluto mai riuscire a capire questo. Non c'è un problema tra un nord e sud, anche perché poi abbiamo i problemi del nord e del sud: abbiamo il problema del nord e del sud del pianeta (quando abbiamo parlato di Paesi ricchi, di Paesi poveri e di Paesi emergenti) e c'è il problema che emerge e che più volte tocchiamo con mano anche in questi giorni e in queste ore tra un nord dell'Europa e il sud dell'Europa. Voler pensare che c'è un sud e un nord e non capire che se c'è un sud e un nord per il fatto che parliamo di un nord e di un sud e non c'è l'Europa, e se parliamo di un nord e di un sud, non c'è ovviamente un processo concluso dell'unità del nostro Paese.
E gli errori sono stati commessi e sono stati commessi certamente da potenti di turno in quel periodo del secondo dopoguerra, ma anche prima, dove non ci si chiedeva soltanto il pubblico, dove alcune industrie utilizzavano il pubblico per gli investimenti e poi certamente se ne andavano. L'ho vissuto perché da ragazzo, nel 1982, andai a fare il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio per il problema del Mezzogiorno. È passato qualche tempo dal 1982. Mi resi conto che c'era la Cassa del Mezzogiorno che aveva funzionato molto bene, poi le cose che si sono dette, le battute e le frasi fatte lasciano il tempo che trovano. Vuol dire che noi non siamo amanti della storia e non ne riusciamo a Pag. 16capire e, soprattutto, a leggere e a monitorare quelli che sono i processi, anche di conquiste civili.
Ho visto lì che c'erano molte agevolazioni che venivano ad essere utilizzate, da imprenditori importanti, fondamentali, capitani d'impresa e, poi, questi capitani d'impresa, che in quanto tali perciò seguivano via mare o via terra, si portavano dietro certamente le risorse economiche che si erano fatte anticipare, ma lasciavano le cattedrali nel deserto. Non c'è stata nessuna politica di integrazione, non c'è stata, ovviamente, nessuna politica organica per quanto riguarda i trasporti. Ci sono state delle indolenze, anche diffuse, nel nostro territorio, nel territorio del Mezzogiorno, perché sono stato sempre contrario ai piagnistei, a questi riferimenti al fato e al destino e a questo attendere. Però c'è stata un'azione di disattenzione sul piano politico, anche perché i meridionali hanno dato un forte contributo, sia all'Europa, sia al nord del nostro Paese. Volevo fare questo riferimento perché credo sia molto importante approfondirlo.
Sono convinto, signor Presidente, lei che è amante della politica internazionale, avendo svolto, con grande forza, dignità e prestigio il ruolo di Ministro delle politiche europee, che noi forse abbiamo perso un momento importante, un passaggio importante della politica del Mediterraneo, che non era soltanto la politica per il Mezzogiorno, ma per il Paese, per portare il Paese stesso come cerniera per l'Europa e, quindi, anche per il Mediterraneo. Ma sono temi e sono argomenti che forse con questo provvedimento non c'entrano; tuttavia, visto che abbiamo avuto altri temi, c'entrerebbero anche questi. Forse sono i meno anomali rispetto al provvedimento stesso. Concludo, signor Presidente: non abbiamo presentato nessun emendamento, come ho detto ieri in Commissione, proprio perché sappiamo che i tempi sono ristretti, ma se c'è una soluzione per correggere alcune situazioni che dovrebbero essere certamente corrette, se c'è il tempo, noi saremo ovviamente attenti ai contributi che possono dare sul piano emendativo, sia il relatore, sia il Governo. Ciò per un fatto di rispetto perché, anche con le perplessità che ho manifestato, questo al nostro esame, per quanto riguarda i vigili del fuoco e qualche altro tema, è un provvedimento che deve essere approvato. Non vogliamo, perciò, metterlo a rischio. I tempi sono così difficili, così impenetrabili rispetto al futuro, perciò il provvedimento deve essere approvato senza rischiare ovviamente una non approvazione e una decadenza del decreto-legge. Questa è la posizione del nostro gruppo, perciò, signor Presidente, anticipo la dichiarazione di voto e annuncio che il nostro gruppo voterà a favore di questo provvedimento.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, ci troviamo davanti all'ennesimo decreto-legge, forse non all'ennesima fiducia, ma prosegue la storia dei decreti-legge, come da parte del precedente Governo, assolutamente immotivati. La prima cosa che voglio dire è che questo decreto-legge è privo dei requisiti dell'articolo 77 della Costituzione.
Forse c'era qualche necessità, sicuramente non c'è urgenza per quanto riguarda tutto ciò che è disposto in questo decreto-legge e ci stupisce che figure istituzionali e costituzionali che di recente erano state molto attente all'osservanza dell'articolo 77 della Costituzione, tanto da richiamare il Governo e le Camere, non siano altrettanto attente con questo Governo.
Il decreto-legge in esame presenta anche dei profili di incostituzionalità. Elenco soltanto una serie di questioni: presenta, come non è consentito, norme di carattere ordinamentale, norme la cui entrata in vigore è posticipata al 2013, norme transitorie la cui efficacia è subordinata all'emanazione di un provvedimento attuativo (questioni, le ultime due, che fanno deflagrare la necessità e l'urgenza dell'intervento con decreto-legge); ci sono norme che introducono ulteriori principi a deleghe scadute ed il cui termine viene al Pag. 17contempo differito, norme del tutto «fuori sacco» come quella che riguarda la fondazione Gaslini o quella del cosiddetto election day, la reviviscenza di norme abrogate per determinate gestioni commissariali e norme che rinviano a fonte secondaria l'introduzione di misura o assenza di termini per l'adozione di misure da fonte secondaria. Cesso qui l'elencazione per non essere noioso. Quindi noi non ci stancheremo mai di censurare questo modo di legiferare in maniera confusa, a mo' di abito di Arlecchino.
Abbiamo materie diverse ricomprese nel provvedimento, regolamentate in maniera spezzettata. Poi abbiamo la stessa materia che viene rivista e rivisitata in provvedimenti diversi, che sono attualmente all'esame delle Camere. Mi riferisco alla materia dei vigili del fuoco, che è esaminata qui ma anche nella spending review al Senato. Quindi non credo francamente, signor sottosegretario, che questo sia un buon modo di legiferare.
Che dire della proroga della delega al Governo per quanto riguarda la Croce Rossa italiana, scaduta il 30 di giugno, introdotta successivamente e rinviata al 31 dicembre? Che dire della normativa sul Gaslini? Che dire della questione dei commissari per le autostrade del Friuli? È veramente un modo di legiferare che trova tutta la nostra critica.
Il decreto-legge in esame ha visto 9 nuovi articoli pesantissimi, introdotti al Senato, più una soppressione, quindi 10 modificazioni estremamente importanti: dalla soppressione dell'articolo 1 sulle armi, che crea una sorta di deregulation che ci preoccupa molto, all'articolo 2 in materia di anticrimine per quanto riguarda la cessione dei fabbricati e all'articolo 2-bis.
Voglio dire, per non essere solo critico, che alcune norme introdotte le condividiamo: ad esempio questa, l'articolo 2-bis sugli enti e i circoli privati, perché questa - non sono d'accordo con il collega della Lega - è una materia molto delicata. Infatti in questo settore, a parte la concorrenza un po' sleale nei confronti dei punti di somministrazione normali e commerciali, questi luoghi sono anche focolai di insicurezza sociale, quindi tutto sommato questa norma ci trova d'accordo. Poi abbiamo però norme spezzettate e abborracciate sulla Polizia di Stato, sull'accesso nei quadri della Polizia di Stato. Abbiamo l'introduzione dell'equipollenza per i titoli di studio e i corsi di formazione specialistica che sarebbero positivi se ci fosse un fenomenale controllo sulla qualità dei corsi di specializzazione. So che ci deve essere un intervento anche del Ministero della pubblica istruzione.
Quindi, siamo davanti ad una norma che, come principio e come forma, potrebbe essere positiva, ma di cui temiamo, francamente, l'attuazione dal punto di vista qualitativo. Infatti, non siamo poi così sicuri che questi corsi di formazione specialistica, nei fatti, possano corrispondere alla preparazione tecnica di una scuola media superiore. Abbiamo poi un intervento sui vigili del fuoco veramente a macchia di leopardo: capisquadra e capireparto dimenticati che entrano di gran carriera con concorso per soli titoli; una rimodulazione sbagliata della gestione della flotta aerea e una normativa, agli articoli 4 e 4-bis, sul personale volontario dei vigili del fuoco, sull'acquisizione delle risorse aggiuntive e sulla proroga delle graduatorie. Vi è anche la lodevole, ennesima proroga dell'applicazione degli sportelli unici per l'immigrazione, ma quando ci renderemo conto che questo è un problema ormai normale - per quanto riguarda l'amministrazione dell'interno - e non passeremo a collocare risorse stabili in questi posizionamenti? Del Gaslini ho già parlato e, proprio come direbbe il mio presidente, che c'azzecca con questo decreto-legge? Non si sa. Inoltre, con l'articolo 6-bis si sottraggono all'election day i comuni sciolti per mafia, e abbiamo poi questa perla - mi sia consentito dire - dell'articolo 6-ter, che svincola dal blocco della proroga i commissari delle autostrade del Friuli.
Vorrei dire alcune cose in particolare. Sui vigili del fuoco è da tempo che attendiamo una riforma organica. Come dicevano altri colleghi, è da tempo che aspettiamo Pag. 18testi unici normativi sulla Protezione civile, sui vigili del fuoco, sulla pubblica sicurezza, e non riusciamo a vederli. Queste norme, assolutamente insufficienti, non rappresentano l'attesa riforma e ci chiediamo quando potremo avere in questo settore - un settore assolutamente delicato, il settore del lavoro e del precariato - una certezza del diritto. Dicevo che in questa fase emergenziale - ma sembra che siamo sempre in una fase emergenziale - i capisquadra e i capireparto verranno nominati per soli titoli. Ciò ovviamente indebolisce la forza della struttura. Sui vigili del fuoco volontari vi è di positivo la riduzione del loro taglio, ma bisognerebbe fare molto di più e, mi sia consentito dire, purtroppo - e questa è la critica più forte che solleviamo verso questo Governo -, le risorse che scarseggiano e di cui vi sarebbe bisogno per fare tante cose positive, questo Governo non ha saputo trovarle. Ha messo le mani nelle tasche delle fasce più deboli, o comunque meno forti, della popolazione italiana, ma non ha saputo trovare soldi dove andavano trovati: sulla riduzione delle spese per le armi; le aste delle concessioni delle frequenze televisive; la tassazione con accordi con la Svizzera ed altri paradisi fiscali per i capitali all'estero e una maggiore incidenza sul costo della corruzione e dell'evasione fiscale. È notizia di ieri che al Senato viene procrastinata sempre di più l'approvazione di quel pure insufficientissimo provvedimento sulla corruzione, che abbiamo varato qui alla Camera, ma abbiamo piacere che i colleghi del Partito democratico abbiano presentato proprio l'altro ieri una proposta di legge sulla incandidabilità dei condannati, quella stessa che avremmo voluto fare insieme in quella sede e che quest'Assemblea non è stata in grado di approvare. Si tratta della stessa proposta di legge che noi abbiamo presentato nel 2010 e che faceva parte delle nostre proposte emendative che quest'Assemblea e questo Governo non hanno voluto accettare in Commissione, tanto da aver posto poi la fiducia su un testo assolutamente insufficiente.
Tornando ai vigili del fuoco, abbiamo una proroga di vecchie graduatorie di concorsi del 2007 (parliamo di cinque anni fa). Per carità, non siamo contrari per principio, ma davanti a una disoccupazione e a un precariato così avanzanti e così imperanti, abbiamo idea di fare nuovi concorsi per consentire lo svecchiamento di queste graduatorie e l'accesso di nuove forze che cercano un posto di lavoro stabile.
E che dire delle stabilizzazioni dei volontari? Diceva il primo collega che è intervenuto che sono precari, sono disoccupati e quasi non sono volontari che ci credono, ma persone in cerca di un posto di lavoro. Non credo siano vere alternativamente entrambe le cose e non credo sia un disdoro appartenere a entrambe le categorie citate dal collega. Io credo, conoscendo questo settore, che queste persone siano animate da un desiderio di intervenire socialmente e di rendersi utili socialmente. Se poi hanno anche l'aspettativa un domani di poter essere stabilizzati - noi presentiamo un emendamento dicendo che i richiami devono essere come minimo di centottanta giorni - non ci trovo nulla di male.
Sia per i vigili del fuoco, che per la Polizia di Stato, abbiamo degli interventi sulla formazione che comprendiamo, ma che un pochino ci preoccupano. Per i vigili del fuoco i corsi vengono ridotti da tre mesi a cinque settimane; per la polizia di Stato, in varie sfaccettature, l'entrata in servizio viene anticipata di tre mesi. Capiamo l'emergenza, però ci chiediamo - e qui vale il discorso che abbiamo fatto prima per l'equipollenza tra il titolo scolastico e i corsi di formazione - se, a parità di qualità della formazione, la riduzione della tempistica non rappresenti, da una parte, una dequalificazione del settore e, dall'altra, un rischio.
Infatti, parliamo di settori estremamente sensibili, dove una carenza di preparazione può mettere a rischio la vita sia dell'operatore, sia di coloro che debbono fruire delle prestazioni dell'operatore. Le avanzo nuovamente la raccomandazione, signor sottosegretario, di provvedere a far Pag. 19cessare queste proroghe per quanto riguarda gli sportelli unici per l'immigrazione, perché sappiamo con certezza che non ce la fanno quelli che sono applicati. Quelli sono uffici che vanno stabilizzati e implementati, probabilmente anche con delle assunzioni, quindi credo che sarà il caso di metterci le mani quanto prima.
Questi commissari autostradali del Friuli che non vengono sottoposti a scadenza gridano vendetta. Non si capisce quale sia la filosofia per cui il Governo possa avere in qualche modo accettato questa introduzione che è stata fatta al Senato. Per quanto riguarda poi il reperimento di fondi, sia per i vigili del fuoco, che per la Protezione civile, crediamo che vadano implementate le tassazioni sui settori non essenziali per la nostra società, come quello dei giochi, alleggerendo l'imposizione sulle accise. Anche su questo vi preghiamo di fare una riflessione.
Ieri in sede di presentazione generale dei nostri emendamenti - che poi abbiamo ritirato per l'Aula su cortese invito del presidente Bruno e anche su rassicurazione dell'impegno a cercare di trovare il tempo di esaminarli raggiungendo un accordo per una terza lettura con il Senato ed anche, se necessario, per una quarta nuova lettura qui alla Camera - rappresentavamo - e voglio confermarlo in questa sede - l'auspicio che sia possibile modificare il testo. Abbiamo presentato, a differenza dell'UdC che però si è riservata di presentarli, parecchi emendamenti.
Perché io credo che questo testo possa essere di molto migliorato anche con l'appoggio dell'opposizione, anche con la prestazione di consigli o di suggerimenti da parte dell'opposizione. In parte qualcosa in questa direzione è stata fatta, sia per quanto riguarda noi che la Lega al Senato, ma credo che anche qui questo lavoro vada fatto.
Quindi, la invito, signor sottosegretario, così come invito il presidente Bruno ad andare avanti sulla strada che ci ha illustrato ieri in Commissione perché auspichiamo che non venga posta la questione fiducia su questo provvedimento, sul quale c'è da lavorarci molto in Aula e c'è da migliorarlo parecchio in quanto altrimenti il nostro parere, come è stato già al Senato, sarà negativo.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, io, contrariamente ai miei colleghi che hanno fatto degli interventi a tutto campo, a trecentosessanta gradi, in realtà voglio concentrarmi soltanto su un punto, che è quello che, per quanto mi riguarda, in questo momento riveste un particolare interesse. Si tratta del comma 2 dell'articolo 1, quello che recita: «Al fine di coordinare la riforma dell'associazione della Croce Rossa Italiana (CRI) con gli interventi per la funzionalità del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e con il riordino del Servizio nazionale della protezione civile... il termine di cui all'articolo 1, comma 2, della legge 24 febbraio 2012, n. 14, è differito al 30 settembre 2012».
Vorrei soffermarmi su questo punto. Forse molti di noi ricordano che il vecchio termine, quello che era posizionato nella legge del febbraio 2012, fu tutto sommato spostato ad oras per una ragione molto semplice, perché si voleva intervenire su una materia abbastanza complessa, come è il riordino della Croce Rossa Italiana. La Croce Rossa Italiana è un ente che necessita certamente di un riordino e per questo dico che valgono alcune caratteristiche e anche, se crede, Presidente, alcuni numeri che sono, a me sembra, abbastanza interessanti e da tenere presenti.
Primo fra tutti, nella situazione economica che stiamo vivendo in questo Paese, è un bilancio di 70 milioni e 942,051 mila euro. È un bilancio forte, un bilancio importante, un bilancio impegnativo, un bilancio che riguarda praticamente una quantità, però, nello stesso tempo, anche importante di quelle che sono le persone impegnate a lavorare. Andiamo dalle 261 unità in servizio per il comitato centrale fino a tutto l'infinito numero di persone che lavorano nei comitati regionali, nei comitati provinciali e nei comitati locali. Pag. 20
Quindi, stiamo parlando di un volume di spesa molto alto, stiamo parlando di un numero di persone molto elevato e stiamo parlando anche di una disponibilità di patrimonio immobiliare direi tutt'altro che irrilevante, perché nell'insieme possiamo dire che stiamo parlando di 981 tra quelli che sono i terreni e i fabbricati che sono nella disponibilità della Croce Rossa. Quindi, stiamo parlando di risorse, da un lato, stiamo parlando di costi e di bilancio, dall'altra parte, e stiamo parlando di un disegno di legge che riguarda molte persone. Ma non solo le persone che sono impegnate, che sono tante, ma riguarda anche una ricaduta sul piano sociale e sul piano sanitario di moltissime altre persone.
Stiamo parlando di una struttura complessa che, in parte, ancora conserva nel suo DNA quella che era la memoria storica, quindi la memoria militare, in gran parte la memoria civile, in materia ancora più importante quella che riguarda il grande popolo del volontariato che gira intorno alla Croce Rossa. Se noi chiedessimo ad una persona della strada che cos'è la Croce Rossa, nell'immaginario collettivo di tutti la Croce Rossa è l'autoambulanza, cioè è quella struttura di supporto, il famoso 118, che risponde a quei bisogni importanti e forti, per cui, quando c'è un'urgenza, la Croce Rossa va. Quindi, stiamo parlando di una realtà che colpisce nella sua complessità organizzativa, nei suoi costi gestionali, ma anche nel patrimonio di cui dispone per problemi tutt'altro che irrilevanti.
In questa chiave voglio fare notare che nel Consiglio dei ministri del 28 giugno 2012 (quindi meno di un mese fa) si diceva che, su proposta del Ministro Balduzzi, è stato approvato in via preliminare per essere immediatamente trasmesso ai pareri delle Camere uno schema di decreto legislativo per la riorganizzazione della Croce Rossa Italiana. Si diceva che la riorganizzazione, che segue i principi della semplificazione, economicità, efficacia ed efficienza dell'azione amministrativa, mira a quattro servizi: valorizzare l'attività dei volontari, garantire un assetto della Croce Rossa più corrispondente ai principi di autonomia e di indipendenza, completare il risanamento della gestione, modulare il contributo pubblico alla Croce Rossa agli obblighi di servizio favorendo nel contempo la crescita del finanziamento privato.
Questo era un Consiglio dei ministri del 28 giugno. Si diceva «immediatamente trasmesso», ma in realtà a noi l'unica cosa vera che è arrivata è lo spostamento dei termini al 30 settembre. Nel dibattito che c'è stato in Commissione molti di noi hanno considerato il 30 settembre una data del tutto insufficiente per poter prendere seriamente in esame i quattro punti che, insisto, sono parte di una struttura e di un documento abbastanza importante come è un documento del Governo e avevamo chiesto che questa data fosse rimandata di qualche tempo.
Su proposta del presidente della Commissione si era chiesto al 30 ottobre. Poi per una serie di meccanismi burocratici, come sono quelli che avrebbero comportato di dover rinviare al Senato il documento modificato e di doverlo poi riapprovare, di fatto poi la Commissione poi ha bocciato questo nostro emendamento, che però non aveva una ragione meramente formale. È questo il punto per cui io vorrei proprio che restasse agli atti quello che stiamo dicendo: è il rivendicare il diritto, il dovere, la responsabilità, la passione politica, la ricchezza dei valori che muovono tutti noi quando affrontiamo questi problemi a poter intervenire nella sostanza del riordino della Croce rossa.
Infatti, quando a febbraio si votò lo spostamento di questo termine, lo si fece con un preciso motivo: il disegno di legge predisposto dall'allora Governo fu considerato, rispetto al riordino della Croce Rossa, non soddisfacente. Era come dire al nuovo Governo e ad una parte della nuova maggioranza che si era in qualche modo strutturata nelle nuove vicende politiche del Paese che quel disegno di legge per una serie di motivi non piaceva.
Quindi, il Ministro avocò a sé la possibilità di ricorrere a un decreto da proporre a tutti noi perché davvero si potesse Pag. 21intervenire in maniera forse più razionale, più significativa e più efficace su un tema così importante come la Croce Rossa. Evidentemente, da febbraio a luglio il tempo non è stato sufficiente, ma ciò che ci preoccupa è in primo luogo che questo disegno di legge di cui parla il Consiglio dei ministri non lo abbiamo visto. Ci preoccupa, inoltre, che alla ripresa dei lavori (quando sarà? La prima settimana di settembre? A noi non è dato ancora di saperlo) certamente la data del 30 settembre dubito che possa ammettere e tollerare un ulteriore spostamento.
Quindi, ci preoccupa il discorso della sostanza e la possibilità di esprimersi davanti ad una realtà così complessa che, insisto, riceve una serie di sollecitazioni importanti da mondi non scollegati tra di loro, ma che in qualche modo certe volte possono anche confliggere tra di loro e che, proprio per questo, chiedono al Parlamento un disegno di legge di riordino che faccia giustizia e chiarezza in termini di bilancio e di organizzazione e soprattutto in termini di servizio al Paese e alle persone.
Quindi, come diceva il mio amico e collega Tassone, evidentemente noi voteremo a favore di questo disegno di legge, ma vogliamo che sia ben chiaro che, attraverso questa dialettica dell'urgenza, a cui in queste settimane siamo sottoposti, l'urgenza non facesse passare in secondo piano la rilevanza e l'importanza delle cose. Noi rivendichiamo il diritto ad un contributo positivo e ad una possibilità di elaborazione dei contenuti. Sono certa che dicendo queste cose non sto immaginando soluzioni univoche.
Sto immaginando sicuramente una dialettica interna perlomeno alla nostra Commissione e, quindi, anche con posizioni che potrebbero anche essere diverse e che dovranno cercare e tentare, in qualche modo, di trovare il loro punto di equilibrio e di mediazione nella Commissione e con la proposta del Ministro. Ma, non vorremmo assolutamente trovarci davanti a un fatto che poi dicesse di «no» ad ogni emendamento, rivendicando l'inammissibilità o, ad esempio, l'inadeguatezza o qualunque tipo di cosa e ci obbligasse a fare buon viso davanti a un decreto-legge che stiamo analizzando, studiando, approfondendo. Noi personalmente, come lei ben sa Presidente, eravamo all'opposizione sia prima sia prima ancora. Quindi, non stavamo difendendo un disegno di legge nostro e non vi è nessun atteggiamento pregiudiziale nei confronti del decreto-legge che il Ministro vorrà presentare. Vi è soltanto l'intenzione di rivendicare uno spazio di autentico dibattito parlamentare, cominciando da quel luogo del Parlamento che sono le Commissioni e che rappresentano, in un certo senso, davvero l'incubatoio delle idee, l'incubatoio delle decisioni, che rappresentano davvero il luogo e il terreno più adatto alle mediazioni.
Quindi, insisto ribadendo poi il parere positivo a votare il disegno di legge. Vorremmo, però, che «rientrasse» perché magari presenteremo, signor Presidente, un ordine del giorno e magari l'ordine del giorno sarà sicuramente accettato. Forse ci sostituiranno soltanto le parole «impegna il Governo a». Forse, lo sfumeranno ancora di più. Però, noi vorremmo davvero che in questo scorcio di legislatura il Parlamento ritrovasse la sua dignità, ritrovasse la sua possibilità di intervenire sui contenuti, ritrovasse anche quella consapevolezza che considera residenti nelle Commissioni competenze reali. Con tutto il rispetto per i tecnici - e lo dico per il Governo, presente in questo momento - faccio presente che nelle Commissioni vi sono molti tecnici, vi sono molte persone che su questi temi hanno lavorato anni. Potrei, come dire, cominciare da me stessa, con 40 anni di onesto lavoro professionale come medico. Ma nella mia Commissioni vi sono molti medici, molte persone che hanno lavorato su questi temi e su questi argomenti, gente che ha qualcosa da dire, che la vuole dire con garbo, che la vuole dire con attenzione e con interesse.
Quindi, non vogliamo che sia un blitz votare questo spostamento dei termini. Vogliamo che sia un'opportunità in più di Pag. 22confronto per fare un servizio migliore al Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 5369)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Stasi.

MARIA ELENA STASI, Relatore. Signor Presidente, vi rinunzio.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

GIOVANNI FERRARA, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, anche io vi rinunzio.

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 11,30 con lo svolgimento delle interpellanze urgenti.

La seduta, sospesa alle 11,15, è ripresa alle 11,35.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Chiarimenti in merito alla prospettata soppressione del tribunale di Caltagirone nell'ambito della riorganizzazione degli uffici giudiziari - n. 2-01607)

PRESIDENTE. L'onorevole Samperi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01607, concernente chiarimenti in merito alla prospettata soppressione del tribunale di Caltagirone nell'ambito della riorganizzazione degli uffici giudiziari (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, signor sottosegretario. Illustrerò brevemente l'interpellanza, che riguarda la scorretta applicazione della legge delega per quanto riguarda la soppressione del tribunale di Caltagirone.
Un primo punto di disaccordo con gli indirizzi precisi fissati nella legge delega è quello che non si è tenuto conto minimamente del criterio previsto dall'articolo 1, comma 2, lettera b), né di quello contenuto nella e) e cioè il riequilibrio delle attuali competenze tra uffici limitrofi della stessa area provinciale, caratterizzati da rilevanti differenze di estensioni e di dimensioni.
Il tribunale di Catania si caratterizza per l'esistenza di un'area vasta, di oltre un milione di abitanti, di un organico di 156 magistrati e di 563 amministrativi sul quale, sulla base dei criteri generali contenuti nella legge delega, sarebbero dovute essere effettuate azioni finalizzate all'alleggerimento dei carichi di lavoro dal momento che, attraverso studi fatti anche da fonti ministeriali, nei tribunali che hanno una pianta organica compresa tra 61 e 100 unità di magistrati, la produttività scende vertiginosamente da 681 a 435.
Il tribunale di Caltagirone è l'unico altro tribunale della provincia di Catania, che comprende un'area vasta, allo stato attuale, 1.217 chilometri quadrati e abbraccia tutta la parte meridionale della provincia di Catania. Se a questo circondario si aggiungessero i tre comuni contigui che fanno parte integrante del Calatino, di Ramacca, Castel di Iudica e Raddusa, l'estensione sarebbe pari a quella del resto della provincia di Catania, quindi un territorio vastissimo che è esattamente la metà di tutta la provincia di Catania. In questo caso, se si fosse tenuto conto di questo principio prioritario contenuto nella legge delega, si sarebbe dovuto operare un riequilibrio territoriale per fare in Pag. 23modo di sgravare di un carico eccessivo un tribunale come quello di Catania, sicuramente sovradimensionato, e invece rendere più consistente il tribunale di Caltagirone, che si trova nella parte opposta della provincia.
Un altro punto che, secondo noi, non è stato applicato nell'attuazione della delega è quello delle specificità territoriali, sia sotto il profilo infrastrutturale che sotto quello dell'impatto della criminalità organizzata.
È vero che nella relazione allegata allo schema di decreto legislativo che è giunto in Commissione lo stesso Ministro sostiene che la commissione di studio e anche gli uffici del Ministero si sono basati soprattutto sui criteri oggettivi che erano fissati nella legge delega - il carico di lavoro, le sopravvenienze e la popolazione - e ha quasi lasciato al parere del CSM e delle Commissioni giustizia di Camera e Senato altri due criteri che pure sono ben presenti nella legge delega e sono estremamente importanti, che sono proprio quelli della specificità territoriale sotto il profilo infrastrutturale delle vie di comunicazione e sotto il profilo dell'impatto della criminalità organizzata.
Questo in verità lo dice la stessa relazione contenuta nello schema di decreto legislativo, proprio a volere indicare la necessità che le forze politiche, gli operatori che conoscono meglio il territorio e che conoscono meglio la realtà vera e non solo schematica della distribuzione degli uffici giudiziari avrebbero potuto dare un contributo efficace ed effettivo per migliorare, per correggere certe rigidità che si rinvenivano inevitabilmente nello schema di decreto legislativo e io mi auguro che questo avvenga, che il Governo tenga conto dei pareri che esprimeranno le Commissioni giustizia della Camera e del Senato.
Allora, la situazione infrastrutturale, per quanto riguarda la specificità delle vie di comunicazione e dell'edilizia, il tribunale di Caltagirone è stato accorpato non a Catania, le cui dimensioni erano chiaramente sovraordinate, ma al tribunale di Ragusa, da cui dista 60 chilometri. In effetti, però il comune è più distante, fa parte del circondario di Caltagirone rispetto a Ragusa, dista quasi 80 chilometri, con una frequenza di autobus definita impropriamente scarsa, visto che il tempo di percorrenza per raggiungere i due comuni più vicini, Ragusa e Caltagirone, fissato nello stesso schema del decreto legislativo, è di 200 minuti all'andata e 200 minuti al ritorno. Quindi, per percorrere 60 chilometri, ad essere fortunati e a trovare le coincidenze, ci vorrebbero almeno 400 minuti, più i tempi per trovare tutte le coincidenze. La frequenza dei treni viene definita impossibile da rilevare per la semplice ragione che non esiste nessuna tratta ferroviaria.
Vede, signor sottosegretario, una cosa è parlare delle distanze nel nord Italia, in cui si coprono in 1 ora e 40 distanze pari a 250 chilometri, altra cosa è parlare delle distanze nelle regioni del sud, dove non esistono autostrade, dove non esistono servizi pubblici, dove non esiste la ferrovia, e l'aggravio per i cittadini a cui si dovrebbe garantire un paritario accesso alla giustizia, è troppo sbilanciato rispetto al risparmio di spese di efficienza, che è l'obiettivo di questo provvedimento.
Ma continuiamo, il tribunale di Caltagirone è ospitato in un modernissimo edificio e solo da due anni è stata consegnata un'altra ala di questo edificio che quindi contiene e può contenere un numero consistente di uffici, compresi tutti i giudici di pace che sono stati accorpati al tribunale di Caltagirone, ma può anche comprendere altri territori che, in un'ottica di riequilibrio prevista proprio dalla lettera e) della legge delega, avrebbe potuto benissimo essere oggetto di attenzione da parte del Ministero.
Il tribunale accorpante già oggi non dispone di spazi sufficienti per contenere gli uffici. Al tribunale di Ragusa dovrebbero essere accorpati il tribunale di Modica, la sezione distaccata di Vittoria e il tribunale di Caltagirone. Non esiste un parcheggio, non esistono altri edifici da adibire a questi uffici giudiziari. Quindi, con quali costi e con quale spreco di energia questo accorpamento sarà possibile non si rileva dall'analisi economica Pag. 24che è inserita nello schema di decreto legislativo. Inoltre, il circondario del tribunale di Caltagirone presenta una casa circondariale realizzata solo pochi anni fa, che ospita 270 detenuti. A questa si aggiungerà - è stato già finanziato e si sta appaltando - un ulteriore padiglione che consentirà di ospitare altri detenuti.
Le forze dell'ordine che operano sul territorio sono costituite dall'Arma dei carabinieri, attiva con due compagnie, quella di Caltagirone e quella di Palagonia, che dà il senso e la misura della criminalità che esiste sul territorio, Polizia di Stato, Polizia stradale, Polizia ferroviaria, Guardia di finanza, Corpo forestale dello Stato. Il comune di Niscemi, che sin dai primi anni del Novecento era stato annesso al circondario del tribunale di Caltagirone, è stato scorporato ed è stato invece annesso al tribunale di Gela. Non si è tenuto conto dei pareri contrari sia della procura distrettuale di Catania sia delle delibere del consiglio comunale di Niscemi sia di un documento dell'avvocatura di Niscemi che ha protestato vibratamente contro questo scorporo, perché è dal 1900 che il comune di Niscemi fa parte del circondario del tribunale di Caltagirone e fa parte ormai proprio di quel territorio.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Samperi.

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, concludo e mi riservo di intervenire in sede di replica.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Sabato Malinconico, ha facoltà di rispondere.

SABATO MALINCONICO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, onorevole Samperi, prima di entrare nel merito della complessa ed articolata questione da lei rappresentata nell'atto di sindacato ispettivo oggi in discussione, mi preme evidenziare che le problematiche relative alla riorganizzazione sul territorio degli uffici giudiziari sono state di recente esaminate, in occasione della risposta resa all'onorevole Formisano nella seduta del 12 luglio scorso ed al senatore Berselli nella seduta del 19 luglio scorso. Naturalmente, l'avere in precedenza riferito in ordine al progetto di revisione delle circoscrizioni giudiziarie, non esclude, ma al contrario impone una riflessione ancora più puntuale allorché, come nella situazione odierna, siano posti in evidenza ulteriori profili.
Mi soffermerò, pertanto, sugli aspetti peculiari da lei evidenziati, esplicitando i parametri generali e gli aspetti specifici di cui si è tenuto conto nel valutare la situazione del tribunale di Caltagirone, sì da poter fugare ogni perplessità su una non corretta applicazione dei criteri indicati dal legislatore, con riguardo al riequilibrio delle competenze tra uffici limitrofi previsto dall'articolo 1, comma 2, lettere b) ed e), della legge 14 settembre 2011, n. 148, alle specificità geografiche, infrastrutturali, demografiche e di criminalità organizzata. Credo sia ormai a tutti noto, infatti, che con decreto ministeriale del 13 ottobre 2011 è stato istituito un gruppo di studio incaricato di individuare i criteri oggettivi idonei a realizzare una più razionale distribuzione sul territorio degli uffici di primo grado, criteri poi formalizzati nella relazione finale approvata nel marzo del 2012.
All'esito della complessa e articolata attività di studio e di approfondimento che ha preceduto la recente approvazione dello schema di decreto legislativo da parte del Consiglio dei ministri, sono stati delineati i parametri oggettivi degli uffici giudiziari potenzialmente più efficienti secondo elaborazioni statistiche e standard di riferimento, di cui si è dato atto nella richiamata relazione illustrativa e nelle schede analitiche, oltre che nelle allegate tabelle, che sono già state trasmesse e messe a disposizione delle Commissioni parlamentari.
Peraltro, credo non sia superfluo ribadire che l'opera di revisione e razionalizzazione delle circoscrizioni doveva essere realizzata, in ottemperanza alle previsioni di cui all'articolo 1, comma 2, lettera e), della legge 14 settembre 2011, n. 148, Pag. 25assumendo come prioritaria linea di intervento «il riequilibrio delle attuali competenze territoriali, demografiche e funzionali tra uffici limitrofi della stessa area provinciale caratterizzati da rilevante differenza di dimensioni».
Per ciascun distretto è stata, quindi, verificata la possibilità di procedere alla ridefinizione dell'assetto territoriale delle sedi giudiziarie in ambito endoprovinciale, valutandone l'efficacia e la funzionalità in coerenza con il citato obiettivo rispetto ad ulteriori possibili opzioni, realizzabili mediante accorpamenti extraprovinciali.
Passando, quindi, agli aspetti specifici, devo precisare che la possibilità di un riequilibrio delle competenze, mediante il quale realizzare un effetto deflattivo per il tribunale di Catania con l'attribuzione di porzioni di territorio al tribunale di Caltagirone, è stata attentamente vagliata, ma non è stata perseguita in ragione dell'inadeguatezza, nel concreto, delle possibili soluzioni: tra queste, anche lo scorporo del territorio della sezione distaccata di Paternò dal tribunale di Catania e la relativa assegnazione al tribunale di Caltagirone.
Tale soluzione, ove effettivamente realizzata, avrebbe prodotto risultati inadeguati, sia sotto il profilo del decongestionamento del circondario di Catania, sia sotto il profilo del corretto dimensionamento del tribunale accorpante, e ciò quand'anche fosse stata estesa ai territori delle sezioni distaccate di Adrano e Belpasso.
D'altro canto, una siffatta soluzione si sarebbe dimostrata del pari inefficace anche rispetto all'esigenza di adeguare il tribunale di Ragusa agli standard dimensionali di riferimento, non essendo sufficiente allo scopo la sola attribuzione del territorio del tribunale di Modica.
Discorso sostanzialmente analogo va fatto per il comune di Niscemi, la cui collocazione nel circondario di Gela è stata effettuata per venire incontro alle richieste formulate dalla DDA di Caltanissetta e per risolvere le disfunzioni nell'esercizio della giurisdizione determinate dalla mancata coincidenza tra l'assetto territoriale giudiziario e quello amministrativo, come dettagliatamente esposto nella relazione allegata al decreto.
Piuttosto, la presenza nel distretto di corte di appello di tre tribunali provinciali, quindi, intangibili, dei quali quello di Ragusa di dimensioni minimali rispetto agli altri due (Catania e Siracusa) e al di sotto di tutti i parametri individuati per assicurare al cittadino una positiva fruizione del servizio giustizia, ha comportato la necessità di un intervento strutturale; è stata, quindi, incrementata la consistenza del tribunale provinciale minore, attraverso l'accorpamento allo stesso di entrambi i limitrofi tribunali subprovinciali di Caltagirone e di Modica, essendo entrambi di molto inferiori ai parametri sopra richiamati.
Tale intervento ha consentito al tribunale provinciale di Ragusa il raggiungimento di dimensioni prossime a quelle dell'altro tribunale provinciale di Siracusa, oltre che al modello ottimale di ufficio giudiziario, sia sotto il profilo di efficiente allocazione delle risorse umane, sia sotto il profilo di razionale distribuzione delle dotazioni strumentali.
Per ciò che concerne, infine, le specificità riguardanti il controllo sul territorio del fenomeno della criminalità organizzata, devo precisare che, al fine di addivenire ad una corretta valutazione delle problematiche ad essa connesse, si è tenuto conto delle indicazioni emerse nella relazione della competente Direzione distrettuale antimafia, dovendosi evidenziare, tra l'altro, la validità del presidio che quest'ultima continua ad assicurare, mantenendo unitaria la titolarità delle indagini relative ai reati distrettuali.
Concludo ricordando, tuttavia, che lo schema di decreto attuativo potrà, comunque, essere migliorato in esito ai pareri resi dalle Commissioni giustizia di Camera e Senato e dal Consiglio superiore della magistratura.

PRESIDENTE. L'onorevole Samperi ha facoltà di replicare.

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, signor sottosegretario, sono soddisfatta Pag. 26di quest'ultima apertura che lei ha fatto, dando spazio ai pareri della Commissione giustizia proprio perché questo è previsto anche nello schema di decreto legislativo che ci avete inoltrato.
Però, signor sottosegretario, quando si adotta un provvedimento così drastico come quello che è stato adottato, quando si sopprimono 674 uffici del giudice di pace su 681 teoricamente sopprimibili, quando si sopprimono 220 sezioni distaccate su 220 e 37 tribunali, si tratta di un provvedimento duro da accettare per i cittadini, per le popolazioni, per i professionisti. Il provvedimento in oggetto può essere accettato solo se è improntato alla massima razionalità e al massimo rigore.
Però, signor sottosegretario, questo provvedimento nasce, invece, con un vizio d'origine, ossia quello di avere indicato il capoluogo di provincia come l'unità di misura. Non esiste niente di più disomogeneo in Italia come le province, che sono diverse per dimensione di popolazione, per dimensione geografica, per situazioni orografiche, per la presenza di criminalità organizzata. In Italia vi sono province di 2,5 milioni di abitanti e altre di 200 mila abitanti che non si possono equiparare.
So che la legge delega non è frutto di questo Governo, ma di quello precedente, ma vorrei farle capire che l'applicazione della suddetta legge delega è viziata perché non è concepibile che si parta da criteri così irragionevoli. Inoltre le dico che, mentre si disegnava un'altra geografia delle province, mentre se ne sopprimevano alcune e si pensava alla soppressione e, quindi, al ridisegno delle province, contemporaneamente, nella legge delega, si identificava nel capoluogo di provincia l'ambito della non sopprimibilità dei tribunali. Ma vi è un altro vizio in quella legge delega ancora più grave, signor sottosegretario, ossia la previsione che nell'ambito del distretto di ogni Corte d'appello dovessero permanere tre tribunali. Questo ha portato come conseguenza che, in base a questo irragionevole criterio, tribunali piccolissimi sono stati mantenuti e grandi tribunali soppressi. Lei capisce che le irrazionalità contenute in questa legge delega rendano mal sopportabile lo schema di decreto legislativo che ne è conseguito.
Ecco perché la ringrazio per avere lasciato al parere della Commissione uno spazio, un'apertura per correggere le rigidità eccessive che lo schema di decreto legislativo ha inevitabilmente, in base a queste irragionevolezze, portato con sé.
Vorrei però farle presente un dato. La criminalità organizzata è un problema non solo del Meridione, non solo delle regioni della Sicilia, della Calabria e di alcune regioni meridionali, ma per tutta l'Italia: si tolgono presidi giudiziari in territori dove allignano famiglie mafiose. Come è emerso dalla relazione fornita al Ministero, da parte del procuratore generale in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, dalla relazione del procuratore della Repubblica, dalla relazione del procuratore distrettuale, è improponibile eliminare il tribunale di Caltagirone per i risultati raggiunti, per le indagini fatte che hanno consentito alla direzione distrettuale antimafia di portare avanti tanti complessi processi svoltisi proprio a Caltagirone.
Vorrei, poi, soltanto ricordarle - e concludo - che sempre nella relazione - quindi si tratta di atti pubblici - si registrano nel circondario di Caltagirone criminali come Nitto Santapaola, che fu arrestato nel territorio del circondario, in territorio di Caltagirone, come Rampulla, primo referente mediatore di Cosa Nostra con l'intera provincia di Messina, condannato per la strage di Capaci, dove furono trucidati Falcone, la Morvillo e gli agenti di scorta, come Francesco La Rocca, che era da tempo immemorabile collegato con i corleonesi e che ha mantenuto, nonostante il regime di 41-bis, il tradizionale ruolo di prestigio e di mediatore criminale, e via dicendo.
In tutto il comprensorio alligna una criminalità, che è vero che poi si espande nel resto d'Italia - ormai nessuna parte di Italia è indenne da questi aspetti di criminalità organizzata - ma che lì ha la sua culla, la sua base di nutrimento e di mantenimento. Eliminare un tribunale che Pag. 27ha avuto successi enormi nella lotta alla criminalità organizzata non è solo un grave segnale devastante, ma è soprattutto un gesto simbolico che renderebbe estremamente gravoso continuare le indagini per una polizia giudiziaria che viene scorporata dal territorio - non dimentichi questo, signor sottosegretario, perché la polizia giudiziaria andrà al tribunale accorpante -, che deve avere contatti comunque con il territorio di Caltagirone e che deve avere contatti con la direzione distrettuale antimafia di Catania. Non io, che posso difendere le ragioni di un territorio conoscendolo e sapendo come è, ma la direzione distrettuale antimafia, il procuratore generale, il procuratore del distretto e il procuratore della Repubblica, tutti, sostengono - ed hanno mandato atti ufficiali - che per l'impatto sulla lotta alla criminalità organizzata la soppressione del tribunale di Caltagirone sarebbe impensabile, perché provocherebbe enormi danni alla conduzione delle indagini e alla lotta alla criminalità organizzata.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Samperi.

MARILENA SAMPERI. Ecco, signor sottosegretario, io quindi mi auguro che abbiano peso i pareri delle Commissioni - concludo, signor Presidente - che hanno condotto una grande attività di indagine. Abbiamo lavorato per un mese, producendo moltissimo materiale, sentendo i territori e cercando di capire come può correggersi questo decreto legislativo. Mi auguro che l'apertura, che lei ha dimostrato oggi, trovi poi applicazione nel decreto legislativo definitivo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative normative volte a garantire il finanziamento per la realizzazione di interventi per la messa in sicurezza e l'adeguamento antisismico delle scuole - n. 2-01589)

PRESIDENTE. L'onorevole Ceroni ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01589, concernente iniziative normative volte a garantire il finanziamento per la realizzazione di interventi per la messa in sicurezza e l'adeguamento antisismico delle scuole (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

REMIGIO CERONI. Presidente Lupi, sottosegretario Improta, la questione che stiamo discutendo è incredibile e paradossale ed è l'ennesima dimostrazione del degrado morale e politico del nostro Paese.
Vorrei ricordare che nella legge 23 dicembre 2009, n. 191, l'allora Governo Berlusconi aveva inserito il comma 239, che recita: «Al fine di garantire condizioni di massima celerità nella realizzazione degli interventi necessari per la messa in sicurezza e adeguamento antisismico delle scuole, previa approvazione di un apposito atto di indirizzo delle Commissioni parlamentari permanenti competenti, sono individuati interventi di immediata esecuzione per un importo complessivo di 300 milioni di euro». Un regalo ai parlamentari? Una nuova «legge mancia»? Credo proprio di no. Si tratta invece di un provvedimento serio, responsabile, certamente parziale e insufficiente rispetto alla complessità del problema, ma che stanzia fondi necessari per dare una prima risposta alla necessità di sicurezza degli edifici scolastici.
Voglio ricordare che solo alcuni mesi prima le pagine dei giornali segnalavano, per esempio, la vicenda di Rivoli: «Crolla il soffitto di una scuola, morto uno studente di 17 anni - lo voglio ricordare, Vito Scafidi - più di venti feriti». Probabilmente un banale intervento di manutenzione avrebbe evitato questa morte.
Le Commissioni competenti, alcuni mesi dopo, dopo un lavoro di consultazione anche dei colleghi parlamentari, hanno approvato in data 25 ottobre 2010 una risoluzione, che per la verità era stata anche abbastanza contenuta, perché impegnava solo un terzo dei 300 milioni, per l'esattezza 114,3 milioni di euro. Successivamente questa risoluzione è stata leggermente modificata e ribadita su richiesta Pag. 28del Governo, perché aveva necessità di imputare diversamente tali somme.
Il nuovo Governo, nel corso dell'esame del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, consentì l'approvazione di una proposta emendativa, la quale prevede che, al fine di garantire la realizzazione di interventi necessari per la messa in sicurezza e l'adeguamento antisismico delle scuole, entro 15 giorni - quindi 15 giorni dal 22 dicembre 2011 -, il Governo dà attuazione all'atto di indirizzo approvato dalle Commissioni parlamentari competenti il 2 agosto 2011.
Ma il Governo, forse cosciente della situazione di precarietà di tanti edifici scolastici, fa anche di più. Nel provvedimento successivo, il decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5, convertito dalla legge 4 aprile 2012, n. 35, addirittura prevede che, al fine di garantire su tutto il territorio nazionale l'ammodernamento e la razionalizzazione del patrimonio immobiliare scolastico, impegnando l'intero Governo - poiché prevede l'intesa tra il Ministro dell'università e la ricerca, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'economia delle finanze e il Ministro dell'ambiente, tutto il Governo dunque è chiamato ad intervenire su questo provvedimento -, si predispone il Piano nazionale di edilizia scolastica sulla base delle indicazioni fornite dalle regioni, dalle province e dai comuni. La proposta di piano è trasmessa alla Conferenza unificata entro trenta giorni dalla data in vigore della legge, quindi il 4 maggio.
A tutt'oggi, purtroppo, queste norme, che rappresentano un gesto di sensibilità rispetto a questo grave problema, sono rimaste completamente inattuate. Mi rendo conto che il provvedimento del quale reclamiamo la realizzazione è parziale - le scuole in Italia sono 67 mila, mi pare, ed esso risolve i problemi di mille scuole -, però credo che sarebbe buona norma da parte del Governo e di tutti i Governi - che siano di centrodestra o di centrosinistra non ha importanza, perché i problemi non hanno colore politico - dare realizzazione e corso agli impegni assunti, non con ordini del giorno e risoluzioni, ma previsti da leggi del Parlamento.
Allora credo che questo Governo, nonostante le sollecitazioni - settimanalmente abbiamo chiamato i vari uffici competenti (è evidente che c'è un palleggio di responsabilità: «no, tocca alle infrastrutture», «no, tocca alla pubblica amministrazione», «no, tocca all'economia») -, stia venendo meno ad un impegno sancito da una legge, e credo che si assuma una grave responsabilità, anzitutto politica, perché non dà una risposta ad un provvedimento votato e ribadito e che ha fatto tutto l'iter di Camera, Senato, Commissioni, stabilito dal Parlamento. Ma ciò significa anche che si assume una grave responsabilità morale: qualora uno di questi edifici dovesse procurare o mettere in pericolo la vita di uno studente, in capo al Governo ci sarebbe una grave responsabilità morale.
Guardate, non è che i problemi dell'edilizia scolastica sono passati perché è crollata una scuola o crollano scuole solo in occasione di terremoti che sono calamità imprevedibili. Se si guardano le pagine dei giornali, basta andare su Internet, ci sono 3 milioni 960 mila risultati su «crollo di scuole». In altre parole ne parla tutta Italia e crea una grande preoccupazione nei genitori che affidano spesse volte bambini anche di tre, quattro o cinque anni all'interno di una scuola, con il pericolo che una finestra, una architrave, un soffitto venga giù. Credo insomma che questo provvedimento andrebbe portato a termine. Può anche non piacere perché è chiaro che non tutte le esigenze sono state raccolte. Su 67 mila scuole è chiaro che qui ce ne sono solo mille, però intanto è un gesto di buona volontà che avrebbe un significato di valore assoluto. Spero, sottosegretario, che nella sua risposta ci sia l'impegno del Governo nel dire: il provvedimento è alla firma, la prossima settimana i comuni avranno le risorse che servono per fare questi interventi.
Non si venga a dire che non ci sono le risorse perché sono lì da tanti anni. Manca il fatto di mettersi d'accordo su chi deve Pag. 29firmare, però bisogna anche fare presto perché nel periodo estivo questi interventi possono essere realizzati; non possiamo fare gli interventi quando le scuole sono aperte. Cerchiamo di operare con serietà. Il momento - ce ne rendiamo conto - è difficile, però questa è una misura, un provvedimento, che necessita di essere realizzato quanto prima.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Guido Improta, ha facoltà di rispondere.

GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, spero di non dare all'onorevole Ceroni nella mia risposta l'impressione di voler accreditare uno scaricabarile su altre amministrazioni, ma vorrei comunque dare elementi utili a rafforzare invece in lui la convinzione che il procedimento sta andando davanti, probabilmente, anzi sicuramente, non nei tempi da lui auspicati, e auspicati per risolvere una questione di cui condividiamo assolutamente l'esigenza e l'importanza, però ci sono alcune problematiche che vorrei comunque farle presente per un concreto inquadramento della vicenda. L'argomento in esame è stato peraltro già oggetto nel tempo di diversi atti di sindacato ispettivo e la risoluzione Gioacchino Alfano ed altri n. 8-00143 del 2 agosto 2011 costituisce solo la più recente formulazione dell'atto di indirizzo previsto dall'articolo 2, comma 239, della legge n. 191 del 2009, quale presupposto per la formazione del terzo Programma stralcio del piano straordinario di messa in sicurezza degli edifici scolastici. La risoluzione in parola ha individuato distintamente, attraverso una vera e propria lista, le scuole interessate agli interventi di messa in sicurezza con la determinazione del relativo importo, prevedendone l'attuazione con apposito decreto interministeriale, in deroga alla procedura di cui alla legge n. 443 del 2001 per le infrastrutture strategiche, che stabilisce di sottoporre i medesimi interventi all'approvazione del CIPE. Successivamente, come è noto e come lei stesso ha ricordato, l'articolo 30, comma 5-bis, del decreto-legge n. 201 del 2011 ha disposto che il Governo dia attuazione al citato atto di indirizzo approvato dalle Commissioni parlamentari competenti il 2 agosto 2011, entro quindici giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge medesimo. Al fine di predisporre il decreto interministeriale in parola è stato istituito un tavolo interministeriale, nel cui ambito sono stati approfonditi tutti gli aspetti che ne rallentavano l'adozione, aspetti, peraltro, in parte già evidenziati dal Ministero che rappresento in una nota inviata al CIPE il 13 febbraio 2012. In seguito, con nota del 4 aprile 2012, il Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica della Presidenza del Consiglio dei ministri ha confermato che il decreto in parola dovrà essere adottato senza ulteriori passaggi al CIPE.
Tuttavia, continua a permanere, purtroppo, una criticità legata al problema del finanziamento a favore delle scuole paritarie non statali, non essendo ancora del tutto chiaro se ai sensi della vigente normativa sia possibile finanziare edifici privati. Conseguentemente, al fine di acquisire chiarimenti al riguardo, è stata predisposta una richiesta di parere al Consiglio di Stato, attualmente in attesa del formale concerto da parte del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Parallelamente, è stata anche predisposta la bozza di un unico decreto interministeriale nel quale confluiscano quello di cui alla risoluzione in argomento nonché quello di autorizzazione all'utilizzo dei relativi contributi pluriennali di cui alla legge n. 296 del 2006. Attualmente, tale bozza è all'esame del Ministero dell'economia e delle finanze.
In tale quadro, assicuro che il Ministero che rappresento sta seguendo e continuerà a seguire con l'attenzione dovuta la complessa e delicata problematica evidenziata dagli onorevoli interpellanti al fine di porre in essere, con la dovuta sollecitazione, ogni necessaria attività per l'assegnazione delle risorse necessarie alla messa in sicurezza e all'adeguamento antisismico Pag. 30delle scuole, di cui all'elenco allegato alla risoluzione Gioacchino Alfano, in possesso dei prescritti requisiti.

PRESIDENTE. L'onorevole Barbieri, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.

EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, sottosegretario, lei ha usato toni assolutamente garbati, cortesi, e devo dire che nella sua risposta c'è anche un dato di chiarezza che non può essere contestato. C'è un passaggio che preoccupa gli interpellanti, me compreso e compresi gli onorevoli Ceroni, Garagnani e Milanese che sono qui con me, che è quello sulle scuole paritarie. Lei credo che possa immaginarsi che quando noi ci riunimmo nelle due Commissioni congiunte bilancio e cultura, per entrambe le risoluzioni 2010 e 2011, noi verificammo la possibilità che questi contributi andassero anche alle scuole paritarie e non lo verificammo dall'usciere del Ministero, sottosegretario, ma, per quanto mi riguarda, dal Capo di gabinetto - faccio nome e cognome - della Ministra Gelmini, che ho visto che è rimasto Capo di gabinetto di un Ministro di questo Governo in carica. In aggiunta, giustamente la legge Berlinguer da questo punto di vista dissipa ogni dubbio perché afferma con chiarezza - non ho bisogno ovviamente di ripeterla a lei - che il sistema scolastico e dell'istruzione in Italia si basa su due pilastri, quello pubblico e quello della scuola paritaria privata.
Allora, questo è un problema grave, intanto per i comuni a cui i deputati, tutti, hanno detto, ormai un anno e mezzo fa, che i soldi stavano per arrivare. E come lei può immaginare, è ancora più grave per le scuole paritarie le quali vivono - non ho bisogno di ripeterlo a lei - di scarsi contributi da parte dei comuni, scarsi. Certo, superiori a quelli che venivano erogati. L'onorevole Garagnani ed io siamo emiliani, l'onorevole Ceroni è marchigiano; regioni cioè che, come lei ben sa, storicamente sono regioni rosse. Quindi, prima di affermare che il pilastro della scuola paritaria era un pilastro fondamentale, abbiamo impiegato molti anni di battaglie politiche. Abbiamo detto a queste scuole paritarie che potevano contare su quel tipo di contributo da parte dello Stato. Quindi, lei ha ricostruito la cosa, è stato corretto a dire che avete sottoposto la questione al Consiglio di Stato, ma il problema è che non si può venire meno ad un impegno che il precedente Governo aveva assunto. Sottosegretario, è vero che il precedente Governo era un Governo che si basava su una maggioranza politica certamente più ristretta della maggioranza politica che regge il Governo Monti, ma gli impegni assunti devono essere assolutamente mantenuti ed evasi prescindendo dal colore politico o dal colore tecnico dei Governi.
Quindi oggi sentiamo dire che c'è una possibilità - teorica, ma esiste - per il Consiglio di Stato. Infatti il Consiglio di Stato può dare solo due tipi di risposte: o va bene anche il contributo alla scuola paritaria o non va bene; ma lei sa cosa vuol dire se dovesse arrivare a dire «non va bene»? Sarebbe una situazione drammatica, perché tenga conto che quella risoluzione è stata votata da tutti i parlamentari, anche dall'opposizione, tranne l'Italia dei Valori, che li ha destinati, come ha visto nell'interpellanza, a ridurre il debito pubblico. Ma noi abbiamo già comunicato, tutti i deputati (PdL, PD, UdC) hanno già comunicato che c'erano questi stanziamenti. Quindi l'invito forte che noi le rivolgiamo, ringraziandola per la risposta, è quello di essere molto determinati. Infatti non è possibile che si dica una cosa da parte di un Governo e si dica una cosa diversa da parte del Governo che viene dopo.
Abbia pazienza: se è vero che c'era questa difficoltà di interpretare se le scuole paritarie fossero o no un pilastro del sistema pubblico dell'istruzione, il Consiglio di Stato andava interpellato prima. In questo c'è anche una critica velata, come lei si renderà conto, al Governo che ha preceduto il vostro, però ormai la cosa è stata fatta e quindi non è possibile assolutamente pensare di tornare indietro. Quindi noi inviteremmo lei ed il Pag. 31suo Ministro ad essere molto decisi col Consiglio di Stato, ricostruendo questo iter, molto decisi a dire: «Guardate che diventa molto difficile fare retromarcia», questo poi in un momento nel quale ormai la convinzione che la scuola paritaria abbia la stessa funzione della scuola pubblica è ormai un'opinione diffusa.
Lei avrà letto che si sta tentando di fare a Bologna, città del mio collega Garagnani, un referendum sul sistema della scuola pubblica rispetto alla scuola privata. Il comune di Bologna, non certamente retto da amici nostri, ha comunicato ai promotori di quel referendum che se andasse in porto, invece di 1.800 bambini nelle scuole paritarie, il comune con la stessa cifra che dà alle scuole paritarie riuscirebbe ad inserirne neanche 200. Quindi non è possibile che si continui, da parte di qualcuno, ad ipotizzare che le scuole paritarie sono una cosa diversa dalla scuola pubblica: le scuole paritarie sono, come ha detto Luigi Berlinguer, che è lontano anni luce, come lei può immaginare, dalle mie posizioni politiche, un elemento portante del sistema di istruzione che abbiamo in Italia.
Quindi, signor sottosegretario, la invitiamo davvero caldamente, con la stessa cortesia con cui lei ha risposto alla nostra interpellanza, ad essere molto determinati nei confronti del Consiglio di Stato.

(Elementi in merito al recupero di fusti carichi di sostanze tossiche abbandonati nei fondali presso l'isola di Gorgona (Livorno) - n. 2-01606)

PRESIDENTE. L'onorevole Evangelisti ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01606, concernente elementi in merito al recupero di fusti carichi di sostanze tossiche abbandonati nei fondali presso l'isola di Gorgona (Livorno) (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, nel presentare la nostra interpellanza urgente lei ha già fatto capire di cosa ci occupiamo e soprattutto di cosa ci preoccupiamo. I fatti sono abbastanza noti, ma forse vale la pena ricordarli qui dentro: il 17 dicembre, giusto un mese prima del famoso incidente della Costa Concordia, qualche miglia a nord sopra il Giglio, sopra l'isola d'Elba, sopra La Capraia, nei pressi dell'isola della Gorgona, una motonave eurocargo denominato Venezia, dell'armatore Grimaldi, ha avuto un incidente in balia delle onde e da queste si sono dispersi in mare - causando, a nostro avviso, il rischio di un vero e proprio disastro ambientale - una serie non ben definita di bidoni di sostanze tossiche. Pare che al momento, dopo alcune operazioni di recupero, ve ne siano sui fondali ancora più di 80 di questi bidoni.
La dinamica della caduta dei fusti è ancora tutta da chiarire, in particolare per quanto attiene l'ambito delle indagini sulle cause e le responsabilità. Le ultime analisi dell'Istituto superiore della sanità non hanno rilevato, al momento, anomalie nelle acque campionate e nei pesci. Tuttavia, il rischio di un rilascio di quantità rilevanti e concentrate di materiale inquinante è davvero molto alto. Il dossier rischi redatto dall'ARPAT nel febbraio di quest'anno, quando ancora da notizie di stampa si evinceva il fatto che il recupero dei fusti sarebbe stato solo questione di giorni, diceva che potrebbe diventare più consistente il rischio se il carico in fondo al mare dovesse rimanervi a lungo. In questo caso, gli effetti sull'ambiente e la biodiversità potrebbero davvero essere pesanti in quell'area, che, lo voglio ricordare, è il famoso santuario dei cetacei (santuario internazionale denominato Pelagos).
Noi vogliamo sapere dal Governo che cosa intende fare. In particolare, voglio ricordare i punti della nostra interpellanza. Noi chiediamo quali impegni concreti si intendano assumere al fine di trovare una soluzione per recuperare e mettere in sicurezza tutti i bidoni; quali iniziative si intendano intraprendere per fare in modo che i costi di queste azioni di recupero non ricadano sulla collettività, ma siano invece addebitati ai responsabili del disastro; se non si ritenga di dover Pag. 32tenere informati i cittadini e le istituzioni locali, in rapporto anche con l'ARPAT, la Capitaneria e la regione, su quello che effettivamente è successo; se, alla luce di quanto ha già avuto modo di affermare il sottosegretario Fanelli al Senato, in risposta ad una interrogazione della senatrice Granaiola, si ritenga di confermare che tutto il contenuto dei fusti è classificabile come rifiuti, e dunque rendere noto il documento del gruppo tecnico nominato dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare a tal proposito. Inoltre, soprattutto, visto che si tratta di rifiuti altamente tossici, vogliamo sapere quali iniziative si intendano prendere o siano state intraprese nei confronti del produttore ai fini dell'assolvimento dell'obbligazione in solido per il recupero dei rifiuti dal fondo marino.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Tullio Fanelli, ha facoltà di rispondere.

TULLIO FANELLI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, con riferimento alle problematiche segnalate nell'interpellanza urgente dagli onorevoli Evangelisti e Piffari, si rappresenta che l'argomento è stato già trattato in entrambi i rami del Parlamento e, conseguentemente, di seguito verrà data solo una succinta descrizione degli avvenimenti del 17 dicembre 2011 - proprio perché l'argomento era stato trattato diffusamente in risposta a quelle interrogazioni - e andrò più compiutamente a rispondere ai quesiti degli interroganti.
Il carico caduto in mare è costituito da due semirimorchi di fusti (pari a 198 contenitori-circa 33-34 tonnellate), contenenti - secondo i documenti di trasporto - catalizzatore a base di ossidi di nichel, vanadio e molibdeno esausto. Per quanto riguarda, in particolare, il nichel, una pronuncia dell'ISPRA circa gli effetti del prodotto sull'ecosistema marino e sulla salute dell'uomo - basata sulla sola scheda di sicurezza del prodotto, e che quindi postula un approfondimento degli effetti eco-tossicologici sugli organismi acquatici - afferma che «il prodotto può determinare effetti negativi agli organismi marini ed entrare nella catena trofica solamente attraverso gli organismi detritivori». La Capitaneria di porto di Livorno, il successivo 21 dicembre ha diffidato il comandante della nave «Eurocargo Venezia» e il rappresentante legale della società armatrice, Atlantica di Navigazione Spa, di Palermo, perché provvedessero ad adottare urgentemente ogni misura atta ad eliminare gli effetti dannosi già prodotti o potenziali e a prevenire il pericolo di ulteriore danno all'ambiente.
Nei giorni successivi si è attivata un'intensa ricerca sulla superficie del mare nel tratto di possibile caduta ed oltre, verso nord, con motovedette e velivoli, con il coordinamento del comando generale delle Capitanerie di porto ed in stretto collegamento con il Ministero dell'ambiente ed il suo reparto ambientale marino.
Si sono susseguite numerose riunioni, a partire dal 10 gennaio fino alla più recente dello scorso 5 luglio, con il coinvolgimento del Ministero dell'ambiente, e la partecipazione di rappresentanti di infrastrutture e trasporti, Protezione civile, salute e Istituto superiore di sanità, comando generale capitanerie di porto, ISPRA e regione toscana per un esame congiunto della situazione ai fini della minimizzazione del danno, nonché per valutare eventuali ricadute sulla salute pubblica.
Per approfondire le varie tematiche sono operativi due gruppi tecnici, uno in materia di rifiuti ed uno sulle valutazioni del rischio sanitario-tossicologico e ambientale-ecotossicologico. Il gruppo rifiuti ha convenuto, sulla base delle considerazioni espresse da ISPRA e ARPAT, che la sostanza dispersa in mare possa essere classificata come rifiuto, fatti salvi ulteriori approfondimenti. Da contatti attivati con funzionari del Ministero dell'ambiente lussemburghese è stato accertato che da parte dello Stato ricevitore il prodotto in questione viene considerato rifiuto.
La società armatrice dell'Eurocargo Venezia, Atlantica Spa, ha presentato il 30 Pag. 33gennaio 2012, su invito della capitaneria di porto di Livorno, la proposta tecnica di individuazione, mappatura ed eventuale recupero dei relitti del carico perso in mare dalla nave Eurocargo Venezia, vagliata anche da ISPRA e ARPAT, per la quale si è richiesta una integrazione della documentazione per la parte riguardante il recupero dei materiali e le modalità di smaltimento dello stesso.
La campagna di ricerca dei fusti e dei semirimorchi finiti in mare, avviata in data 6 febbraio 2012, ha consentito di individuare nel mese di febbraio i due semirimorchi e circa 150 bersagli di interesse ai fini del successivo recupero. Il piano di recupero dei bidoni presentato dalla società armatrice il 29 marzo è stato avviato nella seconda metà del mese di maggio ed è stato completato intorno al 20 giugno con l'avvenuto recupero di 90 fusti pieni, 20 sacchetti pieni e 36 fusti vuoti da parte della nave Sentinel e il successivo trasferimento in data 25 giugno di tale materiale sigillato in 15 cassoni stagni nel porto di Livorno per il successivo idoneo stoccaggio e smaltimento.
La campagna di monitoraggio ambientale, con campionamento di specie ittiche concordate, iniziata nel mese di febbraio, è proseguita anche nei mesi successivi con battute di pesca scientifica effettuate su base mensile, e andrà avanti sino a ottobre. Lo scorso 5 luglio si è tenuta presso il Ministero dell'ambiente una riunione con gli organismi scientifici (ISPRA, ARPAT, ISS e regione toscana, istituto zooprofilattico sperimentale del Lazio e Toscana) allo scopo di fare il punto circa le attività di monitoraggio sinora condotte nell'area marina interessata dalla presenza dei fusti dispersi e di verificare la esaustività delle stesse.
In tale sede l'ISPRA ha evidenziato che «nonostante il materiale rimasto costituisca certamente una fonte di rischio residuo e puntuale per l'ambiente marino, la concentrazione delle sostanze pericolose rilevata nella colonna d'acqua, nei sedimenti e nel biota finora analizzato, non presenta differenze tra aree di indagine e aree di controllo. Anche sulla base di tali considerazioni, dunque, pur trattandosi di sostanze pericolose, si può affermare che il materiale tuttora disperso in mare costituisce una fonte di rischio localizzato e residuo per l'ambiente, che può essere tenuto sotto controllo con opportuni monitoraggi».
Alla luce delle considerazioni suesposte, i partecipanti hanno convenuto che allo stato attuale delle conoscenze analitiche, il rischio residuo ambientale venga tenuto sotto costante osservazione, attraverso un programma di monitoraggio che preveda la prosecuzione della raccolta di specie di organismi bentonici rappresentativi dei primi livelli della rete trofica locale che, nell'arco di un periodo almeno annuale, nelle differenti stagioni, valuti che non emergano significative presenze nel biota dei contaminanti ritenuti più significativi.
Per quanto attiene il previsto monitoraggio mensile sul pescato nell'area di caduta dei fusti ed in un'area di controllo al fine di valutare il rischio per la salute umana in relazione al consumo di prodotti ittici, è stato rilevato che in nessuno dei campionamenti effettuati sono emerse evidenze di rischi per la salute umana legati all'esposizione degli elementi analizzati attraverso il consumo dei prodotti ittici.
Tuttavia, al fine di una valutazione completa dell'episodio e del rischio correlato, risulta necessario osservare l'andamento nel tempo degli eventuali fenomeni di bioaccumulo in atto e di conseguenza, dopo l'ultimo prelievo previsto nel mese di ottobre, sulla base delle risultanze analitiche e di una valutazione completa da parte degli enti preposti, si deciderà l'eventuale prosecuzione delle attività di monitoraggio.
A seguito di accordi intercorsi tra la capitaneria di porto di Livorno e la marina militare è stata avviata una nuova campagna di ricerca nelle aree adiacenti a quella di ritrovamento dei fusti per l'individuazione della restante parte del carico.
Tale attività, avviata l'11 luglio a cura dell'unità idrografica della Marina Militare «Ammiraglio Magnaghi», avrà una durata Pag. 34di venti giorni. In particolare, le attività di ricerca proseguiranno nel tratto di mare interessato dalla rotta intrapresa dalla nave Eurocargo Venezia per una lunghezza di 12 miglia e per una larghezza di circa 1.300 metri in diretta prosecuzione verso ovest, dalla zona di rinvenimento dei relitti del carico. Oltre questo tratto ulteriore, le batimetriche della zona interessata dalla rotta della nave raggiungono quote superiori a 750 metri di profondità fino ad oltre 1300-1500 metri, dove, peraltro, non è praticata l'attività di pesca.
Si segnala, infine, che il Governo ha affrontato il tema della sicurezza, anche ambientale, della navigazione, mediante un'iniziativa interministeriale (Ministero delle infrastrutture e i trasporti e Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare). Il decreto 2 marzo 2012 introduce misure che tendono, in particolare, a tutelare le aree maggiormente sensibili del nostro Paese, tra le quali le aree marine protette, il santuario dei cetacei e Venezia, dai rischi connessi alla navigazione delle unità mercantili.
In particolare, è previsto che, nell'area marina protetta del Santuario dei Cetacei, per l'ingresso e la navigazione nell'intera area marina, come delimitata dall'allegato 1, le navi che trasportano su ponti scoperti e in colli sostanze rientranti nelle tipologie di cui all'allegato III della Convenzione internazionale per la prevenzione dell'inquinamento per il trasporto delle merci pericolose, anche in rimorchi, semirimorchi, container, camion e vagoni, devono adottare sistemi di ritenuta del carico che ne garantiscano la massima tenuta e stabilità in ogni condizione meteo marina, al fine di prevenire e impedire perdite accidentali dei carichi.
Per completezza d'informazione, si rappresenta che sulla vicenda la procura della Repubblica di Livorno ha iscritto, a carico del comandante della motonave Eurocargo Venezia e di altri due soggetti noti, il procedimento penale n. 55 del 2011. Le ipotesi di reato formulate a vario titolo degli indagati sono di concorso nei delitti colposi di danno e di pericolo. Le indagini, attualmente in corso, sono coperte da segreto investigativo e sono state delegate dalla magistratura inquirente alla capitaneria di porto di Livorno.

PRESIDENTE. L'onorevole Evangelisti ha facoltà di replicare.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intanto ringrazio il rappresentante del Governo perché indubbiamente ha fornito una serie di informazioni ulteriori a quelle che noi già avevamo e soprattutto attualizzate. Quindi, mi potrei dichiarare soddisfatto nel sapere che ci sarà un monitoraggio costante, che ci sarà un controllo annuale per quanto riguarda la qualità delle acque, che ci sarà un controllo mensile sul pescato. Però rimangono eluse, e per questo non sono soddisfatto, altre questioni.
Saranno recuperati tutti i bidoni? Ma, forse, si spera. Dall'11 luglio ci ha informato che ci sarà questa nuova ricerca per venti giorni, in realtà dove, tra l'altro, i fondali sono piuttosto profondi e, quindi, diventa difficile immaginare che ci sarà effettivamente il recupero di tutti. Ma, soprattutto, non ha risposto ad una domanda forte che noi avevamo posto: chi paga i costi del danno, ma a questo punto anche della ricerca e del recupero? Soprattutto mi aspettavo una risposta che tenesse conto anche di alcune esigenze che avevamo rappresentato insieme all'onorevole Piffari.
È chiaro che c'è un tema più generale che riguarda il traffico marittimo. Non a caso prima ho ricordato che questo incidente avviene un mese prima dell'incidente della Costa Concordia, che riguarda tutt'altra intera vicenda, per carità, però anche in quel caso un rischio serio per l'ambiente è tuttora presente e lo dobbiamo sapere. Tuttavia risulta da una serie di reuters segnalate dalle inchieste sui traffici di rifiuti tossici che c'è stata negli ultimi trentaquattro anni, nei nostri mari, la perdita di venticinque navi, affondamenti. Quindi, volevamo anche capire se questa dispersione in mare era dovuta soltanto alle condizioni meteo marine di quel giorno oppure se ci sia una modalità Pag. 35con cui a volte si disperdono in mare i bidoni con sostanze tossiche.
Infatti, debbo dire che, al momento stesso di scrivere la nostra interpellanza, abbiamo sorriso quando abbiamo detto «trattasi di rifiuti». Ora ho sorriso quando lei ha ricordato come sia acclarato che si tratta di rifiuti. Non saprei come altro definire, del resto, dei bidoni carichi di nichel, vanadio e quant'altro.
Quello che voglio, infine, sottolineare è questo aspetto, signor Presidente: ad oggi la dinamica dell'incidente - lo ripeto - è ancora oscura, piena di punti oscuri. Per carità, c'è la magistratura, capisco la riservatezza delle indagini e quant'altro. Tuttavia, come è stato possibile un carico simile in quel mare, senza accurate precauzioni, viste le pessime condizioni meteorologiche? Inoltre, le imprecise indicazioni della zona della perdita, l'irregolarità della documentazione di viaggio, i ritardi nella comunicazione dell'incidente e nelle operazioni legittimano i molti dubbi e le incertezze che possono trovare risposte soltanto con l'avvio di procedimenti legali per chiarire tutte le responsabilità e poter richiedere i dovuti risarcimenti.
Infatti, vede signor rappresentante del Governo, una vecchia espressione per molti anni ha accompagnato il nostro dibattito pubblico da quando è cresciuta la sensibilità ambientale. È l'affermazione di principio secondo la quale «chi inquina paga». Credo che sia persino riduttivo in qualche modo, ma almeno questo lo dobbiamo assicurare: paga il recupero, paga le ricerche, paga i costi e i danni che si sono creati all'ambiente.
Noi vorremmo - lo ripeto - che questa espressione, che riteniamo persino riduttiva, fosse il punto di riferimento dell'azione del Governo nella ricerca della verità, ma soprattutto in questi momento anche del recupero dei fusti, perché davvero è a rischio la qualità, la balneabilità e la fauna dei nostri mari e, quindi, confido davvero in un'alta attenzione. Comunque noi saremo qui a ricordarvi la necessità di fare chiarezza fino in fondo e di recuperare fino all'ultimo i bidoni dispersi.

(Tempi per l'adozione dei provvedimenti governativi relativi all'immissione in ruolo del personale docente nonché amministrativo, tecnico ed ausiliario per l'anno scolastico 2012-2013 - n. 2-01613)

PRESIDENTE. L'onorevole Antonino Russo ha facoltà di illustrare l'interpellanza Coscia n. 2-01613, concernente i tempi per l'adozione dei provvedimenti governativi relativi all'immissione in ruolo del personale docente nonché amministrativo, tecnico ed ausiliario per l'anno scolastico 2012-2013 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.

ANTONINO RUSSO. Signor Presidente, noi torniamo su un tema del quale ci siamo occupati diverse volte negli ultimi tempi e molte volte nell'intera legislatura. Si tratta del tema del precariato della scuola, dei docenti e del personale di assistente tecnico-amministrativo. Fino alla precedente legislatura era stato avviato un percorso con l'ultima legge finanziaria del Governo Prodi, nella quale si prevedeva un piano di immissione in ruolo per svuotare le graduatorie allora permanenti (e, quindi, rese ad esaurimento) per provare, pertanto, a dare risposta ad un'ampia fetta di docenti e precari.
Fu previsto allora un piano di immissione in ruolo di 150 mila unità di docenti e di 30 mila di personale assistente tecnico-amministrativo. Quel piano fu portato avanti per due anni e mezzo. Furono realizzate 83 mila immissioni in ruolo nei primi tre anni e 30 mila di personale ATA. Successivamente, con la nuova legislatura quel piano non solo fu interrotto, ma furono previsti tagli di personale per 120 mila unità.
Dopo diversi anni di tagli consecutivi, rispetto ai quali poco si è potuto fare, l'anno scorso siamo riusciti dopo una lunga trattativa, una lunga elaborazione e dopo una fase molto travagliata, che ha visto perfino delle sentenze della Corte costituzionale, a giungere alla consapevolezza che era possibile realizzare un'inversione Pag. 36di tendenza e, quindi, un piano di immissione in ruolo su posti vacanti e disponibili.
Si giunse ad un decreto nel maggio 2011. Successivamente, vi è stata la trattativa sindacale. L'ARAN ha dato il proprio via libera rispetto alle risorse e alla copertura finanziaria e si è giunti, il 3 agosto, ad un decreto interministeriale che prevede, sostanzialmente, un piano di immissione in ruolo la cui ultima parte prevedeva 30 mila assunzioni nel 2011, 22 mila nell'anno scolastico 2012-2013 e altrettante nel 2013-2014 per quanto riguarda i docenti e 7 mila immissioni in ruolo per quanto riguarda il personale ATA per i rispettivi anni, 2012-2013 e 2013-2014. Per arrivare a questo vi sono state anche delle rinunce da parte sindacale nella trattativa. Si è rinunciato ai cosiddetti gradoni che consentivano quella premessa che il Governo di allora - e immagino anche questo - chiedeva, ossia che non vi fossero ulteriori aggravi per la finanza pubblica.
Ora tutto questo c'è. Quello che manca adesso è mettere in opera, diciamo così, gli impegni scritti nel decreto interministeriale e assunti da parte del Governo, ossia la realizzazione di quel piano di immissione in ruolo. Noi siamo convinti che ciò possa accadere già entro la definizione dell'avvio del nuovo anno scolastico. Solo per un refuso nella nostra interpellanza urgente, alla fine del titolo, proprio nelle ultime parole (e chiedo per questo di correggerlo), si riporta l'anno successivo 2013-2014. Noi chiediamo - è chiarissimo nel contenuto di tutta l'interpellanza urgente - che le immissioni in ruolo vengano fatte già nell'anno 2012-2013 e per il successivo, 2013-2014, nella misura di, così come concordato, 22 mila l'anno per i docenti e 7 mila per ogni anno scolastico, ovviamente, per gli assistenti tecnico amministrativi.
Chiediamo, quindi, sostanzialmente il rispetto dei contenuti di una legge. Questo Governo - aggiungo - ha il dovere di operare su questo tema, sul tema del precariato della scuola, una discontinuità, sia pure timida, ma una discontinuità. Lo deve al mondo del precariato della scuola, il comparto più colpito negli ultimi anni del precedente Governo. Lo deve perché i docenti, ma anche il personale tutto della scuola, lavorano in un mondo particolarmente delicato: quello in cui si forma la coscienza delle generazioni più giovani, dei nostri figli. È necessario far tornare ad avere consapevolezza del proprio ruolo e stima di se stessi, perché molto spesso è venuta meno anche questa. Occorre prestigio per un ruolo che in passato era molto più considerato di adesso. Si tratta di un dovere che questo Governo deve avere, tanto più per la formazione (anche per il tipo di compagine tecnico-professorale) che questo Governo ha.
Quindi, chiediamo davvero che non si deludano le aspettative che ci sono. Sono richieste condivisibilissime previste dalla legge, che vanno incontro non solo al buon senso ma al bisogno, che vi è nel Paese, di dare stabilità anche al mondo della scuola. Lo ripeto: questo potrebbe essere un timido primo passo di inversione di tendenza. Sarà poi, nei prossimi anni, il Governo politico che dovrà portare a compimento una totale inversione di marcia, che metta al centro del rilancio del Paese la scuola e, quindi, anche i principali attori del mondo della scuola, ossia il personale che ci lavora, innanzitutto i docenti ma anche il personale assistente, tecnico e amministrativo.
Ci aspettiamo dal Governo davvero una risposta che soddisfi le nostre migliori aspettative.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Tullio Fanelli, ha facoltà di rispondere.

TULLIO FANELLI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, gli onorevoli interpellanti chiedono chiarimenti sull'attuazione del decreto interministeriale del 3 agosto 2011 che definisce la programmazione triennale di assunzioni a tempo Pag. 37indeterminato di personale docente, educativo e ATA per il triennio scolastico 2011-2013.
Come è noto, il sopra citato decreto prevede un contingente di assunzioni per l'anno scolastico 2011-2012 pari a 30.300 unità di personale docente ed educativo e 36.000 unità di personale ATA; per ciascuno degli anni scolastici 2012-2013 e 2013-2014 il numero massimo di assunzioni è pari a 22 mila unità di personale docente ed educativo e 7 mila di personale ATA.
Il decreto precisa che i contingenti relativi agli anni 2012-2013 e 2013-2014 sono determinati tenendo conto dei pensionamenti e dell'attuazione a regime del processo di riforma previsto dall'articolo 64 della legge n. 133 del 2008 e, in ogni caso, previa verifica da parte del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, d'intesa con il Ministero dell'economia e delle finanze e con il Dipartimento della funzione pubblica, circa la concreta fattibilità del piano, nel rispetto degli obiettivi programmati dei saldi di finanza pubblica.
Le assunzioni, inoltre, sono disposte sui posti che risultano vacanti e disponibili dopo il completo utilizzo del personale in servizio con contratto a tempo indeterminato.
È da precisare che i suddetti contingenti per ciascuno degli anni scolastici 2012-2013 e 2013-2014 tenevano conto della previsione, allora stimata dei pensionamenti e del completamento, a decorrere dal 2012-2013, degli effetti del processo di riforma.
Effettuate le preventive verifiche riguardo alla quantificazione dei posti vacanti e disponibili, la competente direzione generale ha richiesto al Ministero dell'economia e delle finanze e al Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, l'autorizzazione, ai sensi dell'articolo 39, comma 3-bis, della legge n. 449 del 1997, all'assunzione a tempo indeterminato, per il prossimo anno scolastico 2012-2013, di 21.112 unità di personale docente e di 5.336 di personale ATA, corrispondenti alle reali cessazioni.
Non appena ottenuta la suddetta autorizzazione, si darà avvio ai successivi adempimenti amministrativi ai fini di un corretto avvio dell'anno scolastico.
Per quanto riguarda l'anno scolastico 2013-2014, i dati sui posti vacanti saranno disponibili una volta che si conoscerà l'entità dei pensionamenti decorrenti dalla data del 1o settembre 2013 e dopo la definizione delle dotazioni organiche per il detto anno.
Il Ministero, come di consueto, avvierà le procedure di immissione in ruolo in tempi congrui, che consentano il completamento delle operazioni entro l'avvio dell'anno scolastico.

PRESIDENTE. L'onorevole Coscia ha facoltà di replicare.

MARIA COSCIA. Signor Presidente, ringrazio il Governo per la risposta puntuale che c'è stata data. Ne prendiamo atto. Vorrei solo sottolineare, sottosegretario, anche perché risulti a verbale, che i tempi sono strettissimi proprio perché - come giustamente viene sottolineato nella risposta - bisogna procedere ad un corretto inizio dell'anno scolastico.
È bene che queste autorizzazioni siano sollecitate e che arrivino rapidamente perché, altrimenti, rischiamo che i tempi tecnici per procedere - come è giusto che sia - in tempo utile, per come il Governo giustamente sottolinea, non siano rispettati.
Quindi, pregherei il Governo, ancora, di avere le ultime autorizzazioni e di procedere proprio in queste ore, per non parlare di giorni, perché veramente c'è questo rischio.

PRESIDENTE. Vorrei precisare che vale per la Presidenza l'osservazione fatta anche dall'onorevole Antonino Russo che, per errore tecnico, nel titolo originario dell'interpellanza urgente, si faceva riferimento al 2013-2014, mentre ovviamente dobbiamo fare riferimento - ma risultava molto chiaro anche dal contenuto della risposta - all'anno scolastico 2012-2013.

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(Iniziative di competenza a tutela del personale del Coni - n. 2-01579)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Biagio ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01579, concernente iniziative di competenza a tutela del personale del Coni (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, signor sottosegretario, con questo atto abbiamo voluto soffermarci su un altro critico esempio di anomalia normativa e gestionale in capo alla pubblica amministrazione, anomalie che di questi tempi dovrebbero essere severamente rettificate, soprattutto quando dalle anomalie derivano esuberi o comunque si arriva a licenziamenti, in questo caso illegittimi.
Il CONI, ente pubblico vigilato dal Ministero per gli affari regionali, il turismo e lo sport e finanziato annualmente da un contributo dello Stato - e sia chiaro, un contributo dello Stato - dal 2002 si avvale della CONI Servizi spa per l'espletamento dei suoi compiti, mediante un contratto di servizio annuale nel quale vengono identificati gli obiettivi e i risultati da raggiungere, con l'obiettivo del pubblico interesse, nel settore dello sport e nella gestione delle risorse a questo destinate.
La CONI Servizi spa ha tra l'altro l'obiettivo di risanare i bilanci del CONI. Per il risanamento del bilancio ha deciso di operare anche dei tagli al personale, tagli che hanno prodotto l'uscita di circa 1.400 dipendenti, in primo luogo, come forma di mobilità verso altri enti della pubblica amministrazione e con incentivi economici per i pensionamenti anticipati.
A ciò si aggiunge che il processo di dismissione del personale è proseguito con il meccanismo dell'aspettativa volontaria. Infatti, con la firma del contratto collettivo nazionale di lavoro nel 2008, è stata introdotta la possibilità, per i dipendenti in servizio presso le federazioni sportive nazionali che ne facessero richiesta, di ottenere il trasferimento cosiddetto volontario alle dirette dipendenze delle stesse presso cui operano, sottoscrivendo con queste un contratto a tempo indeterminato.
Questo meccanismo è stato utilizzato dalla CONI Servizi spa non solo utilizzando fondi pubblici come forma di incentivo, ma chiedendo agli stessi suoi dipendenti di sottoscrivere una aspettativa volontaria quinquennale rinnovabile per farsi poi assumere dalle federazioni sportive nazionali. Nel contempo, la CONI Servizi spa e le federazioni sportive nazionali hanno dato avvio ad un complesso sistema di assunzioni che hanno vanificato tutta la manovra di snellimento effettuata con i prepensionamenti e la mobilità verso le amministrazioni pubbliche. In maniera paradossale, si è giunti ad un totale di 2.279 unità che erano e restano comunque a carico dello Stato, a cui vanno sommati i circa 1.400 dipendenti dismessi nella prima fase con la mobilità verso le altre pubbliche amministrazioni e i pensionamenti pagati totalmente con i contributi del CONI ente, paga Pantalone.
L'amministratore delegato della CONI Servizi spa ha aperto la procedura di mobilità confermando il rifiuto dell'azienda di assorbire i propri dipendenti. Con tale procedura, violando, secondo noi, i contenuti del contratto, si annullano, di fatto, gli effetti delle norme contenute, prima fra tutte la revoca dell'aspettativa e la volontarietà dei passaggi. La CONI Servizi spa ha sostenuto la necessità di questo passaggio, ha affermato di non poter tenere alle proprie dipendenze personale considerato non funzionale per competenze ed esperienze professionali al CONI ente, poiché, al momento in cui la società è entrata in azione, questo era in servizio presso le federazioni sportive nazionali ed era quindi estraneo ai processi e alle attività principali del CONI, tralasciando la formazione e l'esperienza confermata dagli identici profili professionali.
Sorgono non pochi dubbi circa la legittimità della procedura avviata, non esistendo una normativa in tal senso, anzi la legge 27 febbraio 2009, n. 14, dispone che Pag. 39la permanenza dei dipendenti CONI Servizi spa presso le federazioni sportive nazionali sia finalizzata al loro funzionamento e non prevede alcun obbligo di cambiare datore di lavoro, né incentivi o altre spese a ciò finalizzate.
Il fatto che si consideri come ambito di competenza quello delle sole attività della società CONI Servizi Spa per l'individuazione dei dipendenti in esubero viola la suddetta disposizione di legge e viola la volontà del legislatore di confermare l'interesse dello Stato a tale distacco riferito ad un ampio perimetro: CONI-CONI Servizi Spa-federazioni sportive nazionali. Il taglio al personale è stato presentato come necessario in un'ottica di risanamento dei conti del CONI, ma il risparmio che si genera è fittizio: si registrerà, infatti, un'economia per il CONI ente sotto il profilo del costo del personale nel contratto sottoscritto annualmente con la CONI Servizi Spa, ma questo costo sarà sottoscritto a bilancio dal CONI ente come contributo alle federazioni, dal momento che il personale CONI Servizi Spa, transitato alle dirette dipendenze delle federazioni sportive nazionali, verrà pagato con i contributi statali erogati dal CONI alle federazioni.
Alla luce di tali evidenze, chiediamo a lei di fare chiarezza sulla situazione, specificando cosa si intende fare per assicurare che non venga effettuata nessuna forzatura normativa, ma venga, al contrario, tutelato un patrimonio di professionalità e competenze formatosi nel tempo, evitando l'adozione di qualsiasi provvedimento lesivo dei diritti dei lavoratori e dell'interesse del sistema sportivo italiano in nome di una presunta ottimizzazione delle risorse.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Tullio Fanelli, ha facoltà di rispondere.

TULLIO FANELLI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, in relazione all'atto di sindacato ispettivo concernente il tema della gestione della CONI Servizi - società di diritto privato interamente controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze - si segnala quanto segue: prima della costituzione di CONI Servizi Spa, l'ente CONI, istituito con legge n. 426 del 1942 dotava, tra l'altro, di personale le federazioni sportive nazionali, atteso che esse erano organi in senso tecnico del CONI e soggetti giuridici di tipo pubblicistico. Il contesto normativo attraverso il quale il personale del CONI - e successivamente quello di CONI Servizi Spa - si è trovato ad operare presso le federazioni, è costituito: dall'articolo 14 della legge n. 91 del 1981 che, rispettivamente ai commi 3 e 4, prevedeva che: per l'attività di amministrazione da parte degli uffici centrali le federazioni si avvalessero del personale del CONI; per le attività di carattere tecnico-sportivo e presso gli organi periferici, le federazioni potevano avvalersi, laddove ne avessero ravvisato l'esigenza, dell'opera di personale assunto in base a rapporti di diritto privato, con gravame della spesa sul bilancio delle federazioni; dall'articolo 3 della legge n. 138 del 1992, recante «Disposizioni urgenti per assicurare la funzionalità del CONI», che al comma 1 prevedeva l'inquadramento nei ruoli del personale del CONI di tutto il personale in servizio presso le federazioni sportive nazionali alla data del 31 dicembre 1990 con rapporto di lavoro di diritto privato a tempo indeterminato; infine dalla delibera della giunta esecutiva n. 1159 del 30 novembre 2000 contenente la convenzione - quadro che dettava i principi per l'impiego del personale dell'ente CONI da parte delle federazioni, avendo il decreto legislativo n. 242 del 1999 disposto la trasformazione delle federazioni in associazioni di diritto privato e previsto la stipula di specifiche convenzioni tra il CONI e le federazioni, finalizzate a consentire la permanenza in servizio presso queste ultime di personale di un ente pubblico.
In considerazione dell'evoluzione del quadro normativo sopra richiamato, si è reso quindi necessario identificare una soluzione che consentisse di trasferire il Pag. 40personale di CONI Servizi alle federazioni, in un percorso condiviso con le organizzazioni sindacali e con i presidenti delle federazioni stesse, i quali più volte hanno confermato questa volontà politica sia in sede di giunta nazionale che di consiglio nazionale del CONI. All'atto della costituzione della società nel 2002, il personale già dipendente ma operante presso le federazioni, per effetto delle evoluzioni normative e regolamentari precedentemente illustrate, era pari a 1.322 unità.
Alla data del 1o giugno 2012, il personale impiegato dalle federazioni sportive con rapporti di lavoro subordinato ammonta a 1.530 unità, che hanno la seguente composizione: 854 unità assunte nel tempo direttamente dalle federazioni. Di queste, oltre 350 sono assunzioni effettuate dalle federazioni a partire dal 2009, commutando in rapporti di lavoro subordinato a tempo indeterminato altrettanti preesistenti rapporti di lavoro atipico di varia natura.
Tale dinamica di sviluppo di nuova occupazione stabile è stata resa possibile dall'attribuzione alle federazioni sportive nazionali, da parte del CONI, di un dimensionamento di organico fissato sulla base dei volumi di attività sviluppati da ciascuna federazione e dalla corrispondente assegnazione annuale, da parte dell'ente, di contributi specificamente dedicati a sostenere il costo del personale, nei limiti dell'organico riconosciuto.
Vi sono, poi, 535 unità dipendenti da CONI Servizi Spa, ma attualmente in aspettativa, in quanto hanno ritenuto di avvalersi delle previsioni dell'articolo 30 del contratto collettivo nazionale di lavoro di comparto per essere assunte direttamente dalla federazione presso la quale già operavano. Ancora, vi sono 141 unità tuttora dipendenti da CONI Servizi Spa, che non hanno ritenuto di avvalersi dell'aspettativa presso la società per accendere il rapporto di lavoro dipendente direttamente con la federazione presso cui si trovano ad operare, nella quasi totalità dei casi fin dall'assunzione.
Il sistema CONI - federazioni - CONI Servizi Spa, pur a fronte dello sviluppo delle attività registrato nell'ultimo decennio, opera utilizzando complessivamente il 16 per cento di personale in meno rispetto al 2002. CONI Servizi Spa, dal momento della sua costituzione, ha ridotto del 50 per cento il personale impiegato e, al tempo stesso, ha significativamente incrementato il volume di attività svolta per il CONI e per le federazioni, migliorandone, altresì, il livello qualitativo (si vedano al proposito, tra l'altro, le relazioni ai bilanci societari ed i positivi apprezzamenti sistematicamente espressi dal collegio dei revisori e dalla Corte dei conti riguardo ai risultati di bilancio).
Dal punto di vista occupazionale, il sistema sportivo, nel decennio 2002-2011, ha creato posti di lavoro, principalmente attraverso la stabilizzazione di preesistenti rapporti precari, per oltre mille persone. Le uscite di personale dal sistema CONI - federazioni - CONI Servizi Spa, che, come detto, hanno portato ad un significativo decremento della forza complessivamente impiegata, sono sinora avvenute tutte su base volontaria ed hanno prevalentemente riguardato persone che comunque avevano maturato i requisiti per il pensionamento o che, dietro loro richiesta, hanno avuto accesso all'istituto della mobilità in presenza di capienza nelle piante organiche di soggetti della pubblica amministrazione.
È un momento delicato per il sistema Paese, alle prese con una forte crisi economica, e tuttavia il Governo, nell'ambito delle sue competenze e prerogative, avrà modo di verificare che venga sempre applicata la regola della buona pratica gestionale, al fine di non disperdere il patrimonio di competenze e professionalità formatesi nel tempo, nell'interesse del sistema sportivo italiano.
Infine, sul tema generale delle politiche sportive, l'impegno del Governo è rivolto principalmente alla diffusione della pratica sportiva nelle scuole, e quindi tra i giovani. È, altresì, prioritaria ogni azione volta a supportare il mondo delle associazioni sportive, del dilettantismo e del volontariato.

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PRESIDENTE. L'onorevole Di Biagio ha facoltà di replicare.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, signor sottosegretario, la ringrazio per le informazioni da lei evidenziate, ma ritengo opportuno esprimerle qualche criticità. Lei ci ha disegnato un'isola idilliaca; in realtà, non è così, poiché non appare un'intenzione chiara circa le misure di tutela nei confronti dei lavoratori di CONI Servizi Spa.
È sotto gli occhi di tutto il fatto che la CONI Servizi Spa cerchi di liberarsi di questi lavoratori spostandoli presso altri enti sovvenzionati integralmente dallo Stato. Giudico irresponsabile chi approfitta di questa fase per liberarsi di lavoratori, mentre, paradossalmente, procede a nuove assunzioni per chiamata diretta.
Appare, inoltre, chiaro che il CONI, ente pubblico, confederazione delle federazioni sportive e unico amministratore dello sport per delega dello Stato, ha omesso il suo compito di vigilanza sulla CONI Servizi Spa ed è necessario ripristinare la centralità dell'interesse pubblico nell'attuazione dei compiti istituzionali del CONI, tra i quali il funzionamento, il supporto e la vigilanza delle federazioni sportive nazionali. Il comportamento di CONI Servizi Spa, secondo noi, non appare conforme alle leggi dello Stato, e, pertanto, è inadeguata all'attuazione dei compiti istituzionali dell'ente pubblico CONI.
Date le circostanze anomale, sarebbe auspicabile fermare, per il momento, le dinamiche di esubero, nel rispetto della legge n. 14 del 2009, e lasciare i lavoratori della Federazione come dipendenti CONI Spa distaccati. Eventualmente, qualora non intenda tenerli in Federazione come distaccati, la CONI Spa dovrebbe dimostrare formalmente che non sono più funzionali alla Federazione stessa. Per operare in tal senso, tutti i presidenti federali devono dichiarare che intendono riorganizzare la propria federazione e che i lavoratori, di fatto, non servono più. Dovrebbero dimostrare che non si ha più bisogno di tutto il settore tecnico, cinque persone, e che il settore della giustizia sportiva e delle affiliazioni e tesseramenti può funzionare solo con due persone, mentre oggi ce ne sono otto.
Appare, inoltre, interessante evidenziare lo spreco di soldi pubblici usati per il passaggio dei dipendenti alle federazioni attraverso incentivi e promozioni che, ovviamente, non vi sarebbe stato applicando la legge n. 14 del 2009 e lasciando i lavoratori distaccati presso le federazioni. Su questi aspetti non trascurabili la magistratura della Corte dei conti sta indagando.
Una soluzione per mettere fine a queste dinamiche di criticità potrebbe essere proprio quella di fermare le procedure di esubero. Auspichiamo che il Governo possa muovere qualche passo in questo ingarbugliato panorama, con il solo obiettivo di garantire la giustizia e l'opportuna tutela dei tanti lavoratori che sembrano essersi trasformati in pedine di uno scacchiere in cui i poteri e gli interessi sono ben lontani da quelli pubblici.
Signor Ministro, con questo intervento non si intende puntare il dito contro gli enti sportivi e minarne l'autonomia e le potenzialità, tutt'altro. Vogliamo, anzi pretendiamo, che con questa scusa non si dia vita ad isole di anarchia normativa e di latente illecito, oltre che di irresponsabilità, mentre intorno si procede con il riordino amministrativo.
Signor sottosegretario, dica al Ministro Gnudi che sul pregresso siamo consapevoli che non vi è alcuna sua responsabilità, ma di vigilare sull'ente. Questa volta, questa è una sua responsabilità. In questo caso noi saremo al suo fianco.

(Orientamenti del Governo in ordine alle prospettive del comparto automobilistico e della mobilità - n. 2-01616)

PRESIDENTE. L'onorevole Damiano ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01616, concernente orientamenti del Governo in ordine alle prospettive del comparto automobilistico e della mobilità (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

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CESARE DAMIANO. Signor Presidente, signor sottosegretario, colleghi, parlare del comparto automobilistico in Italia significa parlare di un punto decisivo della struttura produttiva e industriale, quindi è anche un'occasione per andare oltre la specifica condizione del comparto stesso.
Vorrei sottolineare che noi non disconosciamo l'importanza e l'esigenza, in una situazione così drammatica per l'economia, di portare avanti una politica di rigore, così come sta facendo il Governo, né disconosciamo l'azione importante e positiva del Presidente del Consiglio svolta in Europa, che ha consentito di riportare il nostro Paese a livelli qualitativi e di capacità di intervento per contrastare la crisi, in una politica di chiaro stampo europeo, l'unica che potrà dare risposte in prospettiva.
Vorremmo però sottolineare anche un'insufficienza, a nostro avviso, dell'azione del Governo per quanto riguarda il rapporto tra rigore, sviluppo ed equità sociale che il Presidente del Consiglio aveva, giustamente, evocato al momento del suo insediamento e della costituzione del Governo cosiddetto tecnico.
A noi pare che sui temi sviluppo ed equità sociale vi siano dei difetti, delle carenze, che vanno assolutamente corretti, anche perché di rigore esclusivo si può morire.
Avvertiamo che in Europa c'è un'aria nuova, che, con la caduta di Sarkozy in Francia, l'arrivo del socialista Hollande all'Eliseo, anche la Germania del Cancelliere Merkel è costretta a considerare che la parola «sviluppo» è importante. Quella discussione nuova è stata in grado anche di portare, ad esempio, iniziative per contrastare la questione dello spread - e, quindi, l'idea del «salva-spread» - e la questione legata ai project bond. Insomma, una qualche novità, timidamente, si sta affermando e noi vorremmo che anche questo avvenisse in Italia.
Per questo siamo partiti dal caso FIAT, perché ancora una volta è emblematico, però non vogliamo nascondere, signor sottosegretario, che accanto al caso della FIAT stiamo in qualche modo rivisitando un insieme di situazioni, purtroppo, molto difficili e molto drammatiche, che attraversano l'insieme del panorama produttivo industriale del nostro Paese.
Vorrei ancora una volta ricordare che siamo la seconda Nazione europea per manifattura dopo la Germania. Non vorremmo assistere inerti alla desertificazione industriale, perché accanto alle questioni FIAT, delle quali parlerò più in dettaglio, vorrei ricordare a volo d'uccello la questione dell'Alcoa, che pone un problema di scelta strategica per quanto riguarda un comparto importante, quello dell'alluminio. Penso poi alla situazione della siderurgia. Abbiamo il problema dell'Ilva, in particolare a Taranto, che dovrà essere affrontato e che si sta affrontando, con tratti anche drammatici per quanto riguarda i temi dell'occupazione nel rapporto con una città.
Abbiamo un insieme di situazioni che ci fanno chiedere qual è il futuro produttivo industriale di questo Paese, se non c'è una politica industriale di supporto capace di sostenere i settori strategici dell'economia, della manifattura e della produzione, senza voler disconoscere il valore della produzione immateriale, della produzione intellettuale e della logica dei servizi a supporto dell'impresa. Se non c'è, però, un tessuto industriale primario, difficilmente potremo dare risposte sul terreno dell'occupazione.
Venendo alla questione della Fiat, piuttosto emblematica, noi, signor sottosegretario, abbiamo una grande preoccupazione. Abbiamo apprezzato la capacità di Marchionne di creare nella globalizzazione un'alleanza con gli Stati Uniti e con la Chrysler, che sicuramente ha segnato un punto di successo. Tuttavia, non vorremmo che questa alleanza fosse in qualche modo l'anticipazione di un abbandono delle produzioni industriali, non soltanto dell'auto, in Italia. Non vorremmo che in qualche modo questa vocazione alla globalizzazione, sicuramente indispensabile, tagliasse le radici dell'esistenza di una fabbrica, che ha segnato lungamente il destino industriale di questo Paese. Pag. 43
Non parliamo soltanto di Termini Imerese, stabilimento che, purtroppo, va incontro ad un destino che non vede per il momento alternativa. Aggiungiamo che l'azienda sta mettendo in discussione un altro stabilimento. Si parla di Cassino, e anche questo è un colpo molto grave in una situazione del centro-sud dell'Italia già segnato da problemi di crisi. Vogliamo aggiungere che lo stesso stabilimento gioiello di Pomigliano, con la nuova produzione della Panda, affronterà nel mese di agosto, purtroppo, la cassa integrazione.
Diciamo che, anche per quanto riguarda l'insediamento di Mirafiori a Torino, non sappiamo quale sarà il destino di quella unità produttiva. Non sto parlando da torinese della Mirafiori, che ho conosciuto quando ero un giovane funzionario della FIOM, a metà degli anni Settanta, in una situazione nella quale in quell'unica fabbrica c'erano 60 mila dipendenti. Non sto parlando più di Rivalta, di Chivasso o del Lingotto, che avevano altri 40 mila dipendenti. Non sto parlando della Torino con 100 mila dipendenti direttamente interessati alla produzione automobilistica, ai quali si aggiungeva una sterminata marea di lavoratori dell'indotto. Sto parlando di quel che sopravvive, ovvero di 12 mila persone a fronte delle vecchie 100 mila: 12 mila persone dal destino incerto.
Allora, che cosa fare? Noi riteniamo che il Governo debba intervenire e farlo con energia. Non basta un dialogo a distanza con l'amministratore delegato della FIAT o dell'impresa.
Occorre un intervento capace di dare risposte precise, non soltanto per quanto riguarda il settore dell'auto. Noi siamo anche preoccupati per il settore dei veicoli industriali, delle macchine in movimento terra, siamo preoccupati per la scomparsa di un polo per la costruzione degli autobus. Pensiamo soltanto alla fine che faranno i lavoratori della Irisbus, trecento lavoratori, duemila dell'indotto. Il Governo ha intenzione di dare il segno della costruzione di un polo dei trasporti? Noi dovremo sostituire il parco autobus obsoleto. Lo faremo comprando i prodotti della Francia e della Germania e sacrificando uno stabilimento pilota, perché non siamo in grado di intravedere una strategia di politica industriale per quanto riguarda settori fondamentali, come quello della mobilità?
Allora, quello che chiediamo in sostanza al Governo è di fare un intervento che in qualche modo ponga una domanda. La pone al Paese, a noi stessi, alla FIAT: che fine ha fatto il progetto «fabbrica Italia»?
Noi eravamo in una situazione nella quale la FIAT ha parlato con questo progetto di un investimento di 20 miliardi di euro e abbiamo salutato con favore questa possibilità, perché non ci sfugge l'elemento di ricaduta positiva per quanto riguarda il prodotto industriale e la salvaguardia dell'occupazione. Si pensi che, quando parlavamo di questo progetto nel 2010, si prevedeva di incrementare gradualmente i nostri volumi di produzione negli stabilimenti italiani fino al 2014, quando avrebbero raggiunto, secondo le previsioni, 1 milione e 400 mila unità prodotte, più del doppio delle 650 mila prodotte nel 2009. Ma che cosa è successo? Al contrario, nel 2011, rispetto a queste previsioni, la produzione negli stabilimenti FIAT in Italia è risultata inferiore alle 480 mila unità, cioè 200 mila veicoli in meno rispetto alle previsioni del piano. Per arrivare all'obiettivo ipotizzato per il 2014 si dovrebbe registrare un incremento di 1 milione di automobili nel triennio 2012-2014, traguardo che pare impossibile. Che fine hanno fatto questi obiettivi? Che fine hanno fatto queste risorse?
Quando parliamo di ruolo del Governo, intendiamo dire che non vogliamo un ruolo diverso da quello di altri Governi europei, e non soltanto. Si pensi a quello che ha fatto Obama negli Stati Uniti per sostenere il settore dell'auto; si pensi a quello che ha fatto la Germania della Merkel, la Francia di Sarkozy e recentemente la Francia di Hollande. Quando la francese Peugeot ha annunciato nei giorni scorsi tagli all'occupazione per 10 mila posti, che cosa è stato detto? È stato detto dal Ministro delle attività produttive francese Pag. 44che è necessario un piano per salvare la filiera dell'auto francese in una fase di contrazione del mercato. Quel Ministro ha invitato i vertici del gruppo PSA a fare immediatamente la massima trasparenza sulla loro intenzioni.
Quindi, noi vorremmo in sostanza che ci fosse un'azione propositiva del Governo, di interlocuzione oggettiva con la FIAT e con le parti sociali, la ricerca di un tavolo per intervenire nella situazione, semplicemente non assistere a quello che sta capitando, anche perché noi vediamo delle grosse contraddizioni nel comportamento della FIAT: da una parte, l'amministratore delegato Marchionne in più occasioni, anche di carattere pubblico, ha affermato: «Noi non chiediamo aiuti allo Stato. Noi facciamo da soli».

PRESIDENTE. La prego di concludere.

CESARE DAMIANO. Noi non pensiamo che questa sia una politica saggia, soprattutto se, a fronte di questa affermazione, l'amministratore delegato sceglie di investire in quei Paesi extraeuropei nei quali la possibilità di intervento dello Stato aggira le logiche che si è giustamente data la Comunità europea.
Quindi, questi sono i problemi. Concludo dicendo che abbiamo anche apprezzato il fatto che nel decreto sviluppo vi sia una prima azione a sostegno dell'auto elettrica, che tra il 2013 e il 2015 prevede 190 milioni di euro di investimento, ma chiediamo, sottosegretario, se il Governo sostanzialmente ha intenzione di convocare i vertici FIAT e successivamente le parti sociali per chiarire al Paese quali siano le intenzioni delle aziende e per rassicurare il Paese circa l'investimento previsto nel piano «fabbrica Italia», e con questo anche dare rassicurazioni circa le ricadute occupazionali degli stabilimenti della FIAT italiani.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Claudio De Vincenti, ha facoltà di rispondere.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, è chiaro che le preoccupazioni espresse dall'onorevole Damiano e dagli altri deputati nell'interpellanza che stiamo considerando sono anche preoccupazioni del Governo italiano circa il futuro dell'industria italiana e, in particolare, di una parte centrale dell'industria italiana come quella automobilistica.
L'orientamento perseguito dal Governo nei confronti del settore automobilistico si inquadra nelle indicazioni strategiche europee recentemente sintetizzate nel documento CARS 21 e si può peraltro ricondurre all'opportunità di avvicinare quanto più possibile sia il mercato sia l'industria nazionale dell'auto al mercato e al confronto competitivo con gli altri competitor europei.
Interverrò sulle quattro questioni specifiche poste alla fine dell'interpellanza, in realtà alcune anche molto generali, come anche adesso l'onorevole Damiano ha sottolineato. Partirò dall'ultimo punto sollevato nell'interpellanza, che chiede se il Governo non ritenga opportuno facilitare per quanto di propria competenza un sollecito iter delle iniziative legislative volte a sostenere le forme di mobilità a minore impatto ambientale.
Giusto adesso anche l'onorevole Damiano ricordava che nel decreto-legge sviluppo è stato recepito nella sostanza il disegno di legge elaborato in questo ramo del Parlamento, largamente condiviso dai gruppi parlamentari (il Governo è molto soddisfatto di questo recepimento), sulle auto a basse emissioni, tra le quali c'è anche l'auto elettrica. In particolare, l'approccio seguito è un approccio cui il nostro Ministero è molto affezionato, cioè quello di neutralità tecnologica: incentivo alla pari per tutte le tipologie di auto a basse emissioni, in modo che, via via che emergeranno le tecnologie più efficienti e più coerenti con gli obiettivi ambientali, queste possano affermarsi e poi essere sostenute più in specifico.
Aggiungo che questo recepimento all'interno del decreto-legge Sviluppo del progetto di legge a iniziativa parlamentare sulle auto a basse emissioni è coerente anche con le previsioni normative contenute Pag. 45nel decreto-legge sulle liberalizzazioni che sostenevano la diffusione del GPL e del metano presso i distributori di carburante italiani, in modo da rafforzare lo sviluppo anche di questa forma di mobilità sostenibile.
In questa chiave, apro per una brevissima parentesi su un punto sollevato dall'onorevole Damiano, che riguarda la crisi di Irisbus, sulla quale - come l'onorevole sa - abbiamo un tavolo in corso al Ministero dello sviluppo economico. Stiamo seguendo con grande attenzione la crisi di questa impresa. Con i sindacati e l'azienda abbiamo definito un piano di riutilizzo del personale di Irisbus.
Resta il tema se è possibile garantire a Irisbus come impresa che produce autobus un futuro in quanto tale. Su questo giustamente l'onorevole Damiano ci richiamava l'esigenza di avere un piano nazionale per il trasporto pubblico. Questo richiamo noi lo accogliamo. Sottolineiamo che questo piano nazionale per il rilancio del trasporto pubblico deve però passare anche per un recupero di efficienza del mondo delle imprese di trasporto pubblico locale e che, da questo punto di vista, noi stiamo discutendo con le regioni e con gli enti locali per dare un contesto di maggiore spinta, sollecitazione e incentivo all'efficienza. Infatti, è essenziale un guadagno di efficienza in questo settore per liberare risorse proprio per poter rilanciare gli investimenti nel settore, dai quali dipende, come diceva prima l'onorevole Damiano, la sorte delle imprese che producono autobus e, quindi, anche quella di Irisbus.
Poi c'è un secondo terreno, di cui stiamo discutendo con i sindacati, che riguarda un guadagno di efficienza che dovrà essere effettuato all'interno di Irisbus stessa perché, comunque, quello che abbiamo verificato al tavolo è una insufficiente competitività dello stabilimento che rende difficile o comunque problematico il fatto che, di fronte ad una ripresa del mercato alla quale stiamo lavorando nei termini che dicevo prima, poi questa impresa abbia le sue carte da giocare per poter rispondere alla domanda di mercato.
Per quanto riguarda poi il gruppo FIAT, prima di tutto ribadisco che il Governo italiano attribuisce grande importanza al fatto che il gruppo FIAT, pur nell'ambito di un processo di globalizzazione che ha i meriti che anche l'onorevole Damiano riconosceva prima, mantenga un cuore produttivo e un cervello imprenditoriale dentro il nostro Paese e, quindi, l'Italia sia al centro delle strategie FIAT, pur nell'ambito di questo processo di globalizzazione. Noi diamo grande importanza a questo punto e lavoriamo in questa direzione. E qui è chiaro che il progetto Fabbrica Italia svolgeva un ruolo molto importante e deve svolgere un ruolo molto importante. Quando l'onorevole Damiano si interroga su che fine ha fatto il progetto Fabbrica Italia, credo che lui pone un problema reale nel senso che è chiaro che c'è stata una battuta d'arresto e che questa battuta d'arresto è legata alla crisi in cui il mercato dell'auto nel nostro Paese, in Europa e a livello internazionale si trova in questo momento, crisi che ha cambiato lo scenario rispetto a quello nel quale era stato elaborato il progetto. Ma noi crediamo che il progetto mantenga la sua validità di fondo e che, quindi, vada rilanciato con riferimento al cambiamento di scenario in cui siamo. E qui è chiaro che FIAT, con quel progetto, ha preso degli impegni e che il Governo italiano intende monitorare e verificare il fatto che questi impegni siano mantenuti. Da questo punto di vista, segnalo che c'è aperto complessivamente un dialogo con l'azienda, con i sindacati, proprio nel seguire le dinamiche del gruppo FIAT con riferimento agli impegni che sono stati presi.
È chiaro però che il futuro del gruppo FIAT si gioca sulla capacità di innovare, di produrre nuovi modelli, di ammodernare continuamente gli impianti. È questo il punto di maggior rilievo per una strategia di rilancio del gruppo FIAT nel nostro Paese.
Qui noi abbiamo accolto positivamente l'investimento realizzato a Pomigliano, che, pur con le difficoltà legate alla situazione di mercato attuale, comunque ha Pag. 46garantito la ripresa produttiva di un sito che sembrava aver perso la sua missione produttiva e, quindi, il rinnovamento del sito di Pomigliano ed il lancio di nuovi modelli in questo sito l'abbiamo accolto con molto favore. Stiamo gestendo, come da accordo di programma del dicembre scorso, la crisi di Termini Imerese, che è una situazione di grande difficoltà, come l'onorevole Damiano ricordava prima. La stiamo gestendo di fronte ad una difficoltà insorta da parte dell'interlocutore industriale che doveva subentrare a FIAT nel sito. Di fronte a questa difficoltà prima di tutto abbiamo messo in sicurezza i lavoratori di Termini Imerese attraverso sia la norma sugli esodati, contenuta nella spending review, sia attraverso il fatto che basandoci su quella norma siamo in grado di rinnovare poi la cassa integrazione per il secondo anno. Ma sopratutto siamo impegnati a riaprire una prospettiva di soggetto imprenditoriale che subentri a FIAT nel settore dell'auto, sullo stabilimento di Termini Imerese, come stabilimento per la produzione di auto.
Quindi stiamo seguendo con attenzione la situazione nei vari stabilimenti FIAT. Stiamo in continuo contatto con l'azienda e con i sindacati riguardo al mantenimento degli impegni presi dall'azienda. Stiamo sollecitando una strategia industriale in grado di rilanciare il gruppo FIAT in Italia attraverso processi di innovazione, di lancio di nuovi modelli e così via.
Vengo a questo punto ad un'altra delle questioni poste dall'onorevole Damiano e dagli altri presentatori dell'interpellanza urgente, cioè la questione delle iniziative che il Governo intende adottare al fine di mantenere e rafforzare i connotati industriali del sistema economico italiano, favorendo i settori a più alta intensità innovativa e tecnologica. Su questo punto credo che la linea del Governo sia molto chiara, l'abbiamo assunta sin dalla costituzione di questo Governo: per noi è essenziale fare in modo che il nostro Paese rimanga la seconda economia industriale manifatturiera d'Europa. Il settore manifatturiero è un asse portante dell'economia italiana, ma anche della coesione sociale del nostro Paese e della cultura del lavoro nel nostro Paese. C'è una cultura industriale italiana che va preservata e valorizzata e può essere la base per il rilancio più complessivo dell'economia italiana.
Su questo punto vorrei anche sottolineare come abbiamo dei punti di forza, che purtroppo naturalmente di fronte all'incalzare della crisi vediamo meno sulle pagine dei giornali, ma in realtà dobbiamo saperlo: abbiamo dei punti di forza importanti. Alcuni settori si sono ristrutturati e riconvertiti in questi anni e, pur nella situazione di crisi, mostrano una capacità di espansione delle esportazioni significativa.
Questo ci fa ben sperare. Naturalmente non possiamo adagiarci su questo, ma ci fa ben sperare, perché vi è un capacità dell'industria italiana di rinnovarsi. Il compito del Governo su questo è costruire le condizioni di contesto entro le quali l'industria italiana possa riprendere fiato e slancio. In merito crediamo che i provvedimenti che abbiamo adottato siano importanti, come provvedimenti di natura strutturale, che magari daranno i loro frutti nel tempo, ma li daranno. Pensiamo, in particolare, alle liberalizzazioni, al contesto di mercato competitivo da garantire e sviluppare; al decreto-legge «liberalizzazioni» e, da ultimo, al decreto-legge «sviluppo», con tutta la normativa in materia di incentivi, che saranno finalizzati a innovazione, internazionalizzazione e, naturalmente, anche alle aree di crisi industriale. Il discorso sarebbe naturalmente più ampio, ma lo abbiamo affrontato proprio in questi giorni nelle nostre discussioni sul decreto-legge «sviluppo» in Commissione e poi qui in Aula. L'ultima cosa che segnalo è che, per quanto riguarda il comparto dell'auto, abbiamo già convocato un tavolo dell'intera filiera del comparto - la prima riunione si è tenuta a fine maggio -, per analizzare e raccogliere i punti di vista degli operatori circa la crisi del settore, e abbiamo constatato situazioni anche differenziate. Per esempio, tra i settori che esportano e che hanno avuto capacità di riposizionamento sui mercati Pag. 47vi è tutta la componentistica auto, che è un perno molto importante della filiera. Crediamo, naturalmente, di aver attivato questo tavolo per lavorare con gli operatori del settore e con i sindacati per individuare politiche che consentano di sostenere, supportare e cooperare intorno al settore, per un suo stabile rilancio produttivo.

PRESIDENTE. L'onorevole Damiano ha facoltà di replicare.

CESARE DAMIANO. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario. Di solito mi viene chiesto se sono soddisfatto o insoddisfatto della risposta; me lo chiedo da solo e dico che il mio è un giudizio che in termini sindacali si direbbe articolato: sono parzialmente soddisfatto.
Vi è un punto di non soddisfazione nelle sue risposte, ed è questo: noi pensiamo sia giunto il momento di convocare l'azienda e che non sia più sufficiente avere un'interlocuzione, per quanto quotidiana e sistematica, con l'azienda. Ciò per due semplice fatti. Il primo, come da lei ricordato - e valuto positivamente questo passo -, è che il decreto-legge «sviluppo» dota il nostro Paese di risorse per quasi 200 milioni di euro nel prossimo triennio per l'auto elettrica e le auto a bassa emissione. In secondo luogo perché, come lei saprà, signor sottosegretario, la Banca europea per gli investimenti ha deciso di stanziare 350 milioni di euro a favore di FIAT Industrial, per sostenere le attività di ricerca e sviluppo. L'accordo, sottoscritto alla presenza del presidente di FIAT Industrial Sergio Marchionne, fornirà nuovi fondi ai siti di ricerca italiani (83 per cento), tedeschi (8 per cento) e svizzeri (9 per cento), e punta a ridurre drasticamente i consumi e le emissioni dei veicoli di nuova progettazione.
Allora, se siamo a questo punto (a circa 540 milioni di euro, se sommiamo tutti questi nuovi investimenti di risorse), sarebbe giusto che il Governo chiedesse alla FIAT come intende utilizzare queste risorse: per investire dove? Su quali prodotti? Infatti, abbiamo carenza di prodotti. Dato che conosco bene la situazione della FIAT, non vorrei trovarmi come al tempo di Romiti, nel quale la FIAT produsse la «Uno» per più di dieci anni - era diventata la gallina dalle uova d'oro -, ma fermandosi a quell'unico prodotto non si era accorta che, nel frattempo, la concorrenza aveva prodotti molto più innovativi e di alta qualità, che, ovviamente, portarono l'azienda FIAT sull'orlo del fallimento, con tutti i processi di ristrutturazione di quegli anni.
Quindi noi insistiamo sul fatto che sia giunto il momento, di fronte a queste novità, di chiarire, perché non vorremmo che, di fronte ad una componentistica che si è rivelata vitale e capace di servire tutti i produttori mondiali con prodotti di qualità, rimanesse la componentistica e sparisse il settore dell'auto in Italia. Questo non ce lo possiamo permettere.
Il secondo argomento - positivo, invece, in questo caso - è l'accenno che lei ha fatto a Irisbus. Mi fa piacere che il Governo comprenda la necessità di dotarsi di un piano nazionale di trasporto pubblico e che abbia avviato un confronto con gli enti locali. Noi abbiamo un parco bus obsoleto che dovrà essere rimpiazzato ed è giusto che sia rimpiazzato con prodotto e con lavoro italiano di qualità.
Sono sicuro che, con il confronto con le organizzazioni sindacali, quell'efficienza alla quale lei faceva riferimento (non solo di settore, ma anche all'interno dello stabilimento) potrà essere recuperata, se a quei lavoratori e a quello stabilimento si darà un destino produttivo. Infine, per quanto riguarda Termini Imerese, anche noi vorremmo mantenere la vocazione automobilistica di quel sito. Ci pare che per il momento i tentativi di trovare una soluzione industriale siano andati a vuoto. Bisogna insistere, ma anche in questo caso si tratterebbe di dare una accelerazione.
È vero che nella spending review - vedremo qual è il risultato per la questione relativa ai cosiddetti esodati - avete messo al riparo quei lavoratori di Termini Imerese, però vorrei sommessamente far notare che, se la formula rimane valida soltanto per gli accordi di mobilità sottoscritti Pag. 48a livello ministeriale, voi salvate Termini Imerese, ma condannate tutte le situazioni che hanno sottoscritto accordi di mobilità al di fuori dei tavoli ministeriali e questo non va assolutamente bene, perché quel passo avanti compiuto deve significare un altro passo avanti anche per gli accordi di mobilità stipulati in altre sedi.
Quindi, come dicevo - ho concluso - il mio è un giudizio «articolato». Soprattutto, ritengo ancora insufficiente l'azione del Governo, perché non è determinato a convocare le aziende, successivamente le parti sociali, per fare il punto della situazione. Immagino che queste nuove risorse che verranno messe a disposizione per l'innovazione tecnologica di questo settore siano di stimolo per riprendere il piano «Fabbrica Italia», perché è il caso di dire: chi l'ha visto?
È scomparso e bisogna che ricompaia, anche perché sappiamo perfettamente qual è la situazione di crisi, non solo italiana, del settore automobilistico, ma non possiamo nasconderci il fatto che il prezzo che paga l'Italia è molto più pesante di quello che pagano gli altri Paesi e in fondo, come tutti ci hanno insegnato, nella crisi ci sono anche le opportunità.
Si tratta di non abbandonare il campo e di seguire la strada degli investimenti e della ripresa: dare attuazione a quelli che sono stati gli impegni presi dall'azienda e, per dare attuazione, bisogna che il Governo svolga un'azione di stimolo nei confronti dell'impresa e dell'insieme del settore produttivo nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Rinvio dell'interpellanza urgente Giachetti ed altri - n. 2-01614)

PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta del Governo e con il consenso dei presentatori, lo svolgimento dell'interpellanza urgente Giachetti ed altri n. 2-01614 è rinviato ad altra seduta.
È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 13,50).

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, chiedo che l'Ufficio di Presidenza innanzitutto, e il Parlamento tutto, mettano mano su una materia delicata e importante che credo debba essere risolta perché il difetto di interpretazione che si pone finora, e che si è posto finora, e le diverse indicazioni che sono state date dalle varie autorità dello Stato, rendono difficile la comprensione e molto, molto pericolosa la non soluzione.
La questione è una questione delicata, che riguarda le cosiddette intercettazioni indirette, vale a dire quando, sottoposta legittimamente ad intercettazione una persona che può essere intercettata, questa persona a sua volta si trova a parlare con una persona che per legge non può essere intercettata. Mi riferisco, per esempio, al Capo dello Stato, che per definizione giustamente non può subire alcuna intercettazione.
Però può capitare che persone legittimamente intercettate si trovino a parlare anche con persone non intercettabili, come il Capo dello Stato. Che fare, allora, e che utilizzo poter fare di queste telefonate? Lei mi insegna che la Costituzione prevede quattro organi costituzionali di primissimo livello: il Parlamento, il Governo, la magistratura e, soprattutto, il Presidente della Repubblica. Nel tempo, nel corso di decenni, tutte e quattro queste istituzioni si sono espresse al riguardo, purtroppo in quattro modi diversi.
Il Parlamento - cito testualmente dalla seduta del Senato n. 147 del 7 marzo 1997 - a suo tempo ha rilevato che la disciplina, per cui io sono intervenuto e sto intervenendo per chiedere che su questa disciplina si faccia chiarezza, in materia è frammentaria e lacunosa, così risulta dalla Pag. 49verbalizzazione del 7 marzo 1997 del Senato. La disciplina è frammentaria e lacunosa e merita per più versi un intervento normativo e chiarificatore che potrebbe essere inserito nella disciplina proposta nel disegno di legge allora presentato nel novembre 1996.
Quindi, secondo il Parlamento bisognerebbe fare una selezione preventiva a cura del pubblico ministero e del giudice prima del deposito per valutare se quella telefonata può essere utilizzata. Il Governo, il Ministro Severino, quindi questo Governo, non più di due settimane fa si è testualmente espresso dicendo che in questo caso le telefonate, anche se indirette, indirettamente intercettate, devono estese secretate, cioè non vanno distrutte ma vanno secretate.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Di Pietro.

ANTONIO DI PIETRO. La magistratura, da ultimo quella di Palermo, ha invece fatto rilevare che secondo la legislazione attuale queste telefonate intercettate devono essere messe a disposizione di tutte le parti, l'accusa e la difesa, affinché, nell'esercizio supremo del dovere dell'accusa e del diritto di difesa, anche la difesa possa sapere se quella telefonata può essere utile ai fini difensivi, che è un diritto costituzionale anch'esso.
L'attuale Presidente della Repubblica, da ultimo, invece, sollevando il conflitto di attribuzione, ha ritenuto e ritiene che le telefonate, anche se intercettate indirettamente, debbano essere distrutte immediatamente. Come vede, quattro definizioni e decisioni diverse da quattro organi costituzionali: Parlamento, Governo, magistratura e Presidente della Repubblica. Tutto questo ha comportato e comporta una grave tensione perché l'opinione pubblica, i cittadini, non sapendo a quale interpretazione riferirsi...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Di Pietro.

ANTONIO DI PIETRO. Io capisco che lei mi sta scampanellando a causa dei minuti, ma credo che stia parlando senza offendere nessuno, senza cercare di...

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, è solo un problema di Regolamento. È già un minuto oltre i cinque minuti previsti.

ANTONIO DI PIETRO. Però, mi creda, siamo rimasti solo io e lei.

PRESIDENTE. Va bene, possiamo stare tutta la serata, non è un problema. Era per arrivare alla questione che lei vuole porre, solo per questo.

ANTONIO DI PIETRO. Però, la prego, signor Presidente, siamo rimasti solo io e lei.

PRESIDENTE. Lo vedo. Io, lei e l'onorevole Strizzolo.

ANTONIO DI PIETRO. Davvero non ritiene che per un tema così importante, dove non diamo fastidio a nessuno, non valga la pena di riflettere insieme all'interno di quest'Aula e che non valga la pena di porre un po' il problema? Non si chiuda anche lei dietro lo scampanellio per chiudere la bocca ad una voce che dà fastidio!
Però il tema è delicato, il tema è delicato, proprio per questa mancanza di risoluzione del problema, una risoluzione che solo il Parlamento può prendere con una legge. Noi ci saremmo aspettati che il Presidente della Repubblica, invece di sollevare il conflitto di attribuzione, avesse fatto un messaggio alle Camere e ci auguriamo che faccia un messaggio alle Camere, perché questo tema deve essere affrontato nell'unico modo possibile: una legge che preveda che cosa fare di queste intercettazioni. Infatti, oggi, ed è questa richiesta che le rivolgo, dica al Presidente della Camera di mettere all'ordine del giorno la risoluzione di questa problematica, perché ad oggi e fino ad oggi la mancata risoluzione sta mettendo in condizioni Pag. 50di temere che, anche questa volta, il Presidente della Repubblica abbia fatto un'interpretazione diversa da quella di altri e mi fermo...

PRESIDENTE. Grazie...

ANTONIO DI PIETRO. Lo so che lei sta attento, perché il suo compito è quello di difendere il Presidente della Repubblica...

PRESIDENTE. No, il mio compito è innanzitutto quello di... Deve anche chiudere...

ANTONIO DI PIETRO. Il compito del Presidente della Repubblica è quello di difendere le istituzioni e la Costituzione e di non utilizzare la Costituzione solo quando gli fa comodo, come purtroppo temiamo nel caso di specie (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, gli onorevoli Strizzolo, Rao ed Evangelisti erano con lei presenti in Aula e non so quali altri colleghi. Mi permetto solo... Siccome lei è parlamentare esperto (si direbbe «di lungo corso»), sa molto meglio di me quali sono le procedure per cui l'attività legislativa può essere attivata e cioè quella che qualcuno si faccia sollecito attore presentando un progetto di legge e che ovviamente poi si possa dare seguito all'approfondimento e all'azione legislativa del Parlamento. Da parte mia non le so dire se esiste già un progetto...

ANTONIO DI PIETRO. Eccolo!

PRESIDENTE. Aspetti, adesso non riapriamo il dibattito. Non so dirle se esiste già un progetto di legge in questo momento che i gruppi o un singolo parlamentare hanno presentato. Tra l'altro le suggerisco un metodo molto semplice: qualora ci fosse questo progetto di legge presentato, alle ore 15 c'è una Conferenza dei presidenti di gruppo nella quale il suo gruppo è rappresentato e, quindi, certamente potrà sollecitare l'iscrizione di questo progetto di legge, laddove ci fosse, all'ordine del giorno perché giustamente la Camera dei deputati possa affrontarlo nei tempi e nelle modalità che la Conferenza dei presidenti di gruppo riterrà più opportuna.

IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, intervengo per chiedere che la Presidenza della Camera solleciti il Governo a dare risposta ad una serie di interrogazioni, l'ultima delle quali ancora è del 21 dicembre 2011, che ho presentato nel corso degli ultimi due anni sui pesanti disservizi di Trenitalia nella regione Friuli-Venezia Giulia. Intervengo oggi anche per preannunciare una nuova interrogazione che si riferisce al fatto che c'è stata una recentissima decisione di un ulteriore taglio di collegamenti ferroviari, in questo caso una corsa fra Trieste, Udine e Venezia e un'altra da Venezia a Trieste.
È ancora una volta una scelta che pone la mia regione ai margini dei collegamenti ferroviari nell'ambito del Nord-est e del nostro Paese che è assolutamente inaccettabile. Sottolineo che in maniera negativa in questi ultimi anni Trenitalia ha privilegiato investimenti e interventi sui treni e sui collegamenti di alto livello penalizzando il servizio ferroviario locale interregionale in particolare, che è molto spesso, anzi prevalentemente, utilizzato da pendolari, lavoratori, studenti, impiegati e persone semplici.
Questo è un fatto altamente negativo, che è in netto contrasto con il fatto che Trenitalia è una società totalmente partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze, e che non può continuare a far prevalere, come è accaduto in questi ultimi anni, un'impostazione di gestione della società per fini esclusivamente di tipo privatistico, perché è una società che deve garantire un servizio pubblico fondamentale come quello del trasporto su rotaia.
Aggiungo, e concludo, signor Presidente, che questo non è accettabile, ancora Pag. 51di più nel momento in cui in diverse sedi si cerca di privilegiare lo spostamento del traffico dei passeggeri e delle merci dalla gomma alla rotaia, per ragioni di tutela ambientale e di maggiore celerità nei trasporti. Dunque, questa è una tendenza inaccettabile.
Pertanto, chiedo tramite lei, signor Presidente, che vi sia un sollecito al Governo per dare risposta a queste mie interrogazioni.

PRESIDENTE. Onorevole Strizzolo, la Presidenza si attiverà nella direzione da lei richiesta.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, riprendo le sue considerazioni e apprezzo la correttezza formale con cui lei ha inteso rispondere poco fa alle sollecitazioni che venivano dall'onorevole Di Pietro. Sappiamo benissimo che siamo tutti, singoli e gruppi, attori protagonisti del processo legislativo. Però, questo avviene su un piano strettamente formale, perché sul piano sostanziale lei sa bene che esiste - e la metto tra virgolette - una «dittatura» della maggioranza, dei gruppi maggiori, che poi sovrintendono alla predisposizione del calendario dei nostri lavori.
Pertanto, l'onorevole Di Pietro, parlando a nome del gruppo dell'Italia dei Valori, intendeva sottolineare e richiamare, che di fronte a pronunciamenti dei quattro organi istituzionali più rappresentativi, anche dal punto di vista costituzionale, che interpretano in maniera difforme quello che si evidenzia come un vuoto legislativo, si chiede alla Presidenza della Camera, alla sua sensibilità, di farsi parte attiva nella calendarizzazione e nell'organizzazione dei nostri lavori, perché si possa affrontare, coprire e colmare questo vuoto legislativo.
Le faccio un esempio, se lei me lo consente, nei limiti del tempo che mi è concesso. Noi, come gruppo, abbiamo da tempo presentato una proposta di legge in tema di falso in bilancio e non riusciamo ad ottenerne la calendarizzazione. Salto e fuoriesco dalla potestà legislativa in quanto tale, e parlo di un esempio di sensibilità istituzionale. Ieri il Presidente della Camera, con nostro vivo apprezzamento, ha voluto ricordare, nell'Aula di Montecitorio, i tragici eventi di «Settembre Nero», l'attentato ai giochi olimpici di Monaco del 1972.
Ecco, una tale sensibilità istituzionale vorremmo ci fosse anche di fronte al caso di specie che si è palesato in queste settimane, addirittura con un conflitto tra poteri costituzionali, tra le massime rappresentanze istituzionali e un organo quale la magistratura. Vorremmo che da questo punto di vista si cogliesse - e la ringrazio per la sua attenzione - che, al di là del passaggio formale e ufficiale che faremo oggi nella Conferenza dei presidenti di gruppo, il Presidente della Camera - che è lei in questo momento - andasse oltre il formalismo regolamentare e cogliesse la sostanza, l'esigenza politico-istituzionale che le è stata rappresentata dall'onorevole Di Pietro a nome di tutto il gruppo dell'Italia dei Valori.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, sarà certamente compito del Presidente di turno far presente la vostra sollecitazione, che è stata fatta qui in Aula da parte del gruppo dell'Italia dei Valori su questo tema. Ci mancherebbe altro. D'altra parte, non posso che ribadirle che l'organo preposto, nel caso di specie, è la Conferenza dei presidenti di gruppo. Come voi sapete, c'è anche lo spazio previsto dal Regolamento per le proposte legislative presentate dall'opposizione.
Mi faccia solo fare una piccola battuta in riferimento a quanto detto: l'onorevole Di Pietro, che è sempre parlamentare - lo ribadisco - esperto, di lungo corso e anche molto puntiglioso, sa che una delle citazioni che lui ha fatto riguarda il Ministro Flick, che ha espresso, in quella sede, un suo parere rispetto ad una situazione, così come ha citato successivamente il Ministro Severino. Pag. 52
Sospendo adesso la seduta, che riprenderà al termine della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo per la lettura dell'esito di tale riunione e dell'ordine del giorno della seduta di martedì 31 luglio.

La seduta, sospesa alle 14,05, è ripresa alle 15,30.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, il deputato Leo è in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente quarantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Proposta di trasferimento a Commissione in sede legislativa di proposte di legge.

PRESIDENTE. Comunico che sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di martedì 31 luglio 2012 l'assegnazione, in sede legislativa, delle seguenti proposte di legge, delle quali la sottoindicata Commissione, cui erano state assegnate in sede referente, ha chiesto, con le prescritte condizioni, il trasferimento alla sede legislativa, che proporrò alla Camera a norma del comma 6 dell'articolo 92 del Regolamento:

alla VII Commissione (Cultura):
MOTTA ed altri: «Disposizioni per la celebrazione del secondo centenario della nascita di Giuseppe Verdi, per lo sviluppo del Festival Verdi di Parma e Busseto e per la valorizzazione dell'opera verdiana» (1373);
RAINIERI ed altri: «Disposizioni per la celebrazione del secondo centenario della nascita di Giuseppe Verdi» (1656);
TOMMASO FOTI: «Disposizioni per la celebrazione del secondo centenario della nascita di Giuseppe Verdi» (2110);
BARBIERI e TOMMASO FOTI: «Dichiarazione dell'interesse nazionale della Villa Verdi in Sant'Agata di Villanova sull'Arda» (2777);
POLLEDRI ed altri: «Disposizioni per la celebrazione del secondo centenario della nascita di Giuseppe Verdi» (4085).

(La Commissione ha elaborato un testo unificato).

Sull'ordine dei lavori (ore 15,32).

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, da martedì alle ore 16, con prosecuzione nei giorni successivi, è previsto il seguito dell'esame del disegno di legge n. 5369 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 20 giugno 2012, n. 79, recante misure urgenti per garantire la sicurezza dei cittadini, per assicurare la funzionalità del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e di altre strutture dell'Amministrazione dell'interno, nonché in materia di Fondo nazionale per il Servizio civile. Differimento di termine per l'esercizio di delega legislativa (Approvato dal Senato - Scadenza: 19 agosto 2012).
La Conferenza sarà nuovamente convocata martedì alle ore 15, per definire i tempi di esame in Aula del disegno di legge S. 3396 - Conversione in legge del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, recante disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini (ove trasmesso dal Senato - Scadenza: 4 settembre 2012), il cui esame, originariamente previsto alla Camera da Pag. 53lunedì 30 luglio, non è stato ancora concluso dal Senato. Conseguentemente la prevista seduta di lunedì 30 luglio non avrà luogo.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 31 luglio 2012, alle 16:

1. - Assegnazione a Commissione in sede legislativa delle proposte di legge C. 1373, C. 1656, C. 2110, C. 2777 e C. 4085.

2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 3365 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 20 giugno 2012, n. 79, recante misure urgenti per garantire la sicurezza dei cittadini, per assicurare la funzionalità del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e di altre strutture dell'Amministrazione dell'interno, nonché in materia di Fondo nazionale per il Servizio civile. Differimento di termine per l'esercizio di delega legislativa (Approvato dal Senato) (C. 5369).
- Relatore: Stasi.

PROPOSTE DI LEGGE DI CUI SI PROPONE L'ASSEGNAZIONE A COMMISSIONE IN SEDE LEGISLATIVA

alla VII Commissione (Cultura):
MOTTA ed altri: «Disposizioni per la celebrazione del secondo centenario della nascita di Giuseppe Verdi, per lo sviluppo del Festival Verdi di Parma e Busseto e per la valorizzazione dell'opera verdiana» (C. 1373);
RAINIERI ed altri: «Disposizioni per la celebrazione del secondo centenario della nascita di Giuseppe Verdi» (C. 1656);
TOMMASO FOTI: «Disposizioni per la celebrazione del secondo centenario della nascita di Giuseppe Verdi» (C. 2110);
BARBIERI e TOMMASO FOTI: «Dichiarazione dell'interesse nazionale della Villa Verdi in Sant'Agata di Villanova sull'Arda» (C. 2777);
POLLEDRI ed altri: «Disposizioni per la celebrazione del secondo centenario della nascita di Giuseppe Verdi» (C. 4085).
(La Commissione ha elaborato un testo unificato).

La seduta termina alle 15,35.