XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Giovedì 6 settembre 2012

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 6 settembre 2012.

      Albonetti, Alessandri, Bindi, Bongiorno, Buttiglione, Caparini, Cazzola, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Gianfranco Conte, Dal Lago, De Girolamo, Della Vedova, Donadi, Dozzo, Fallica, Renato Farina, Fava, Gregorio Fontana, Ghizzoni, Giancarlo Giorgetti, Jannone, Leo, Leone, Lombardi, Lupi, Antonio Martino, Mazzocchi, Migliavacca, Migliori, Milanato, Moffa, Mosca, Mura, Mussolini, Osvaldo Napoli, Palagiano, Razzi, Rigoni, Romani, Paolo Russo, Stefani, Stucchi, Valducci, Vitali, Volontè.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

      Albonetti, Alessandri, Bindi, Bongiorno, Buttiglione, Caparini, Cazzola, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Gianfranco Conte, Dal Lago, De Girolamo, Della Vedova, Donadi, Dozzo, Fallica, Renato Farina, Fava, Gregorio Fontana, Ghizzoni, Giancarlo Giorgetti, Jannone, Leo, Leone, Lombardo, Lupi, Antonio Martino, Mazzocchi, Migliavacca, Migliori, Milanato, Moffa, Mosca, Mura, Mussolini, Osvaldo Napoli, Palagiano, Razzi, Rigoni, Romani, Paolo Russo, Stefani, Stucchi, Valducci, Vitali, Volontè.

Annunzio di proposte di legge.

      In data 5 settembre 2012 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
          FARINA COSCIONI ed altri: «Disposizioni in materia di professioni sanitarie infermieristiche, ostetrica, riabilitative, tecnico-sanitarie e della prevenzione» (5425);
          MARIO PEPE (PD): «Disposizioni volte a valorizzare le aree agricole e a limitare l'utilizzo di superficie agricola a fini edificatori» (5426).

      Saranno stampate e distribuite.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

      A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
          II Commissione (Giustizia):
      FERRANTI ed altri: «Modifiche al codice di procedura penale in materia di misure cautelari personali» (5399) Parere delle Commissioni I e V.
          III Commissione (Affari esteri):
      «Ratifica ed esecuzione del secondo protocollo aggiuntivo che modifica la convenzione tra l'Italia e il Belgio in vista di evitare la doppia imposizione e di prevenire la frode e l'evasione fiscale in materia di imposte sui redditi ed il protocollo finale, firmati a Roma il 29 aprile 1983, fatto a Bruxelles l'11 ottobre 2004» (5417) Parere delle Commissioni I, V e VI;
      «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo degli Stati Uniti d'America sul rafforzamento della cooperazione nella prevenzione e lotta alle forme gravi di criminalità, fatto a Roma il 28 maggio 2009» (5418) Parere delle Commissioni I, II e V.

Annunzio della pendenza di un procedimento giudiziario ai fini di una deliberazione in materia di insindacabilità.

      Con lettera pervenuta in data 4 settembre 2012, il deputato Franco Narducci ha rappresentato alla Presidenza – allegando la relativa documentazione – che è pendente nei suoi confronti un procedimento presso il tribunale civile di Roma (atto di citazione dell'avvocato Gaetano Longo) per fatti che, a suo avviso, concernono opinioni espresse nell'esercizio delle sue funzioni parlamentari, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione.
      Tali atti sono stati assegnati alla competente Giunta per le autorizzazioni.

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

      Il dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 4 settembre 2012, ha trasmesso, ai sensi degli articoli 3 e 19 della legge 4 febbraio 2005, n.  11, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formazione degli stessi.
      Tali atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).
      Con la medesima comunicazione, il Governo ha altresì richiamato l'attenzione sui seguenti documenti, già trasmessi dalla Commissione europea e assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, in data 5 settembre 2012, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
          Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Un partenariato rafforzato per lo Spazio europeo della ricerca a favore dell'eccellenza e della crescita (COM(2012)392 final), assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite VII (Cultura) e X (Attività produttive);
          Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Verso un accesso migliore alle informazioni scientifiche: aumentare i benefici dell'investimento pubblico nella ricerca (COM(2012)401 final), assegnata in sede primaria alla VII Commissione (Cultura);
          Proposta modificata di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un programma d'azione per la dogana nell'Unione europea per il periodo 2014-2020 (Dogana 2020) e abroga la decisione n.  624/2007/CE (COM(2012)464 final), assegnata in sede primaria alla VI Commissione (Finanze);
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo ad alcune misure tecniche e di controllo nello Skagerrak e recante modifica del regolamento (CE) n.  850/98 e del regolamento (CE) n.  1342/2008 (COM(2012)471 final), assegnata in sede primaria alla XIII Commissione (Agricoltura).

      La Commissione europea, in data 5 settembre 2012, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle sottoindicate Commis- sioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
          Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sulle attività del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione nel 2011 (COM(2012)462 final), che è assegnata in sede primaria alla XI Commissione (Lavoro);
          Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Quinta relazione finanziaria della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sul funzionamento del Fondo europeo agricolo di garanzia – Esercizio 2011 (COM(2012)484 final), che è assegnata in sede primaria alla XIII Commissione (Agricoltura).

Annunzio di provvedimenti concernenti amministrazioni locali.

      La Presidenza della regione autonoma della Sardegna, con lettera in data 13 agosto 2012, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 2, comma 5, della legge regionale 7 ottobre 2005, n.  13, il decreto n.  106 del presidente della regione stessa in data 7 agosto 2012, con cui è stato sciolto il consiglio comunale di Assemini e nominato il relativo commissario straordinario.

      Questa documentazione è depositata presso il Servizio per i Testi normativi a disposizione degli onorevoli deputati.

      Il Ministero dell'interno, con lettere in data 21 e 30 agosto 2012, ha dato comunicazione, ai sensi dell'articolo 141, comma 6, del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n.  267, dei decreti del Presidente della Repubblica di scioglimento dei consigli comunali di Sonnino (Latina), San Potito Ultra (Avellino), Grazzanise (Caserta), Zapponeta (Foggia), Boscoreale (Napoli), Siderno (Reggio Calabria), Lazzate (Monza-Brianza), Masserano (Biella), Quarto (Napoli), Serramazzoni (Modena) e Montefusco (Avellino).

      Questa documentazione è depositata presso il Servizio per i Testi normativi a disposizione degli onorevoli deputati.

Comunicazioni di nomine ministeriali.

      La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettere in data 7 e 29 agosto 2012, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 19, comma 9, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.  165, le seguenti comunicazioni concernenti il conferimento, ai sensi dei commi 4, 6 e 10 del medesimo articolo 19, di incarichi di livello dirigenziale generale, che sono trasmesse alla I Commissione (Affari costituzionali), nonché alle Commissioni sottoindicate:
          alla V Commissione (Bilancio) la comunicazione concernente il seguente incarico nell'ambito del Ministero dello sviluppo economico:
              al dottor Giampiero Marchesi, l'incarico di consulenza, studio e ricerca nell'ambito del dipartimento per le politiche di sviluppo e coesione;
          alla XI Commissione (Lavoro) la comunicazione concernente il seguente incarico:
              alla dottoressa Silvia Genovese, l'incarico di componente effettivo del collegio dei sindaci dell'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS).

      Il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, con lettere in data 7 agosto 2012, ha dato comunicazione, ai sensi dell'articolo 9 della legge 24 gennaio 1978, n.  14, della nomina del dottor Antonio Granara a commissario straordinario del Parco geominerario storico ed ambientale della Sardegna.
      Tale comunicazione è trasmessa alla VIII Commissione (Ambiente).

Atti di controllo e di indirizzo.

      Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

DISEGNO DI LEGGE: S. 2117 – RATIFICA ED ESECUZIONE DELL'ACCORDO DI COPRODUZIONE CINEMATOGRAFICA TRA IL GOVERNO DELLA REPUBBLICA ITALIANA ED IL GOVERNO DELLA REPUBBLICA POPOLARE CINESE, FIRMATO A PECHINO IL 4 DICEMBRE 2004, CON NOTA DI INTERPRETAZIONE DELL'ARTICOLO 10 FATTA IL 19 MARZO 2008 ED IL 10 APRILE 2008 (APPROVATO DAL SENATO) (A.C. 4250)

A.C. 4250 – Articolo 1

ARTICOLO 1 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 1.
(Autorizzazione alla ratifica).

      1. Il Presidente della Repubblica è autorizzato a ratificare l'Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica popolare cinese, firmato a Pechino il 4 dicembre 2004, con Nota di interpretazione dell'articolo 10 fatta il 19 marzo 2008 ed il 10 aprile 2008.

A.C. 4250 – Articolo 2

ARTICOLO 2 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 2.
(Ordine di esecuzione).

      1. Piena ed intera esecuzione è data all'Accordo di cui all'articolo 1, a decorrere dalla data della sua entrata in vigore, in conformità a quanto disposto dall'articolo 17 dell'Accordo stesso.

A.C. 4250 – Articolo 3

ARTICOLO 3 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 3.
(Entrata in vigore).

      1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

A.C. 4250 – Ordini del giorno

ORDINI DEL GIORNO

      La Camera,
          premesso che:
              la controversa disposizione contenuta nell'articolo 10 è stata oggetto di un approfondito dibattito nel corso dell'esame del Trattato da parte della Commissione Affari esteri della Camera dei deputati nel corso della scorsa legislatura e che, per superare questi rilievi, i rispettivi Paesi hanno convenuto di stipulare di un'apposita Nota di interpretazione di tale articolo, volta ad evitare eventuali interventi autorizzatori da parte delle Autorità cinesi, che avrebbero potuto delineare una forma di censura incompatibile con l'ordinamento italiano;
              tale nota, infatti, prevede che l'approvazione provvisoria data a sceneggiatura e progetto filmico non possa essere ritirata ad opera conclusa, salvo che l'opera completata si discosti in maniera sostanziale dal progetto approvato; è stato altresì stabilito un meccanismo di automatismo tra approvazione definitiva e concessione del permesso di uscita nelle sale;
              sussiste, tuttavia, il pericolo che l'Accordo attribuisca alle autorità un inammissibile potere di censura, incompatibile con l'ordinamento italiano, contrastante segnatamente con i principi fissati dall'articolo 21 della Costituzione e che un potere autorizzatorio come quello previsto dall'articolo 10 del Trattato in titolo non è riscontrabile in accordi di analoga natura stipulati con altri Paesi,

impegna il Governo:

          ad adottare ogni iniziativa di competenza affinché, nell'applicazione del potere autorizzatorio previsto dall'articolo 10, non si delinei una forma di censura incompatibile con i principi generali della Costituzione italiana;
          a intraprendere tutte le necessarie precauzioni al fine di impedire che fondi pubblici siano impiegati in produzioni cinematografiche «addomesticate».
9/4250/1. Evangelisti.


      La Camera,
          premesso che:
              la disposizione contenuta all'articolo 10 è stata oggetto di un approfondito dibattito nel corso dell'esame del Trattato da parte della Commissione Affari esteri, sin dalla precedente legislatura, a causa della previsione del rilascio di un permesso da parte delle rispettive autorità competenti ai fini della distribuzione e proiezioni in pubblico dei film coprodotti, peraltro non riscontrabile in accordi di analoga natura stipulati con altri Paesi;
              a seguito dei rilievi parlamentari, è stata stipulata un'apposita nota interpretativa volta a limitare eventuali interventi autorizzatori da parte delle Autorità cinesi, prevedendo che l'approvazione provvisoria data a sceneggiatura e progetto filmico non possa essere ritirata ad opera conclusa, salvo che l'opera completata si discosti in maniera sostanziale dal progetto approvato;
              sussiste comunque il pericolo che le Autorità cinesi possano esercitare un inammissibile potere di censura, incompatibile con l'ordinamento italiano e contrastante segnatamente con i principi fissati dall'articolo 21 della Costituzione, considerata del resto la sistematica negazione della libertà di espressione e di riunione e la continua violazione dei diritti fondamentali che avviene nella Repubblica popolare cinese, come dimostrano, tra le altre, la vicenda del Premio Nobel per la pace Liu Xiaobo e dell'artista Ai Weiwei nonché gli ulteriori episodi di repressione della popolazione tibetana;
              è quindi necessario porre in essere ogni opportuna iniziativa, in sede di attuazione dell'Accordo, volta a escludere eventuali usi censori o limitativi della libertà artistica o di espressione nelle coproduzioni cinematografiche, sulla base dei criteri disposti dalle rispettive legislazioni nazionali richiamate dall'accordo, che già vincolano le Autorità italiane in sede di approvazione dei progetti congiunti;
              il provvedimento assume in ogni caso un significativo rilievo sotto il profilo economico-culturale in ragione delle prospettive di apertura del mercato cinese alla produzione cinematografica italiana nonché delle potenzialità che tale partnership è in grado di offrire alla produzione italiana;
              sotto il profilo politico, tenuto conto che alla ricca produzione ufficiale si accompagna una significativa produzione cinematografica da parte di operatori cinesi che, tuttavia, non possono produrre e diffondere le loro opere in loco ovvero sono soggetti a pesanti restrizioni, è auspicabile e probabile che un'intensificazione della cooperazione culturale in questo campo con l'Italia porti, come risultato ineluttabile, a una maggiore apertura di quel Paese in termini di rispetto dei diritti civili e politici,

impegna il Governo:

          a non approvare i progetti di coproduzione che non rispettino i valori fondamentali della libertà di manifestazione del pensiero e di creazione artistica, vigilando scrupolosamente in tal senso in ogni fase di competenza;
          a ricorrere a tutti gli strumenti di natura diplomatica e giuridica, incluso l'avvio della procedura di denuncia di cui all'articolo 17 dell'Accordo, qualora intervengano comportamenti censori ovvero limitativi della libertà artistica o di espressione da parte delle competenti Autorità cinesi;
          ad assicurare che non siano erogati contributi pubblici a proposte di coproduzione che configurino in qualsiasi modo attività propagandistiche e a considerare particolarmente meritevoli quelle proposte di coproduzione che accrescono la comprensione della cultura e delle società rispettive e che più valorizzano il dialogo e la tolleranza.
9/4250/2. Mecacci, Tempestini, Vernetti, Pianetta, Compagnon.


DISEGNO DI LEGGE: RATIFICA ED ESECUZIONE DELL'ACCORDO QUADRO TRA L'UNIONE EUROPEA E I SUOI STATI MEMBRI, DA UNA PARTE, E LA REPUBBLICA DI COREA, DALL'ALTRA, FATTO A BRUXELLES IL 10 MAGGIO 2010 (A.C. 5076)

A.C. 5076 – Articolo 1

ARTICOLO 1 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 1.
(Autorizzazione alla ratifica).

      1. Il Presidente della Repubblica è autorizzato a ratificare l'Accordo quadro tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Corea, dall'altra, fatto a Bruxelles il 10 maggio 2010.

A.C. 5076 – Articolo 2

ARTICOLO 2 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 2.
(Ordine di esecuzione).

      1. Piena ed intera esecuzione è data all'Accordo di cui all'articolo 1, a decorrere dalla data della sua entrata in vigore, in conformità a quanto disposto dall'articolo 49 dell'Accordo stesso.

A.C. 5076 – Articolo 3

ARTICOLO 3 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 3.
(Entrata in vigore).

      1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

DISEGNO DI LEGGE: RATIFICA ED ESECUZIONE DELLA CONVENZIONE TRA IL GOVERNO DELLA REPUBBLICA ITALIANA E IL GOVERNO DELLA MONGOLIA PER EVITARE LE DOPPIE IMPOSIZIONI IN MATERIA DI IMPOSTE SUL REDDITO E SUL PATRIMONIO E PER PREVENIRE LE EVASIONI FISCALI, CON PROTOCOLLO AGGIUNTIVO, FATTA A ULAN BATOR L'11 SETTEMBRE 2003 (A.C. 5108)

A.C. 5108 – Articolo 1

ARTICOLO 1 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 1.
(Autorizzazione alla ratifica).

      1. Il Presidente della Repubblica è autorizzato a ratificare la Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Mongolia per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo aggiuntivo, fatta a Ulan Bator l'11 settembre 2003.

A.C. 5108 – Articolo 2

ARTICOLO 2 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 2.
(Ordine di esecuzione).

      1. Piena ed intera esecuzione è data alla Convenzione di cui all'articolo 1, a decorrere dalla data della sua entrata in vigore, in conformità a quanto disposto dall'articolo 30 della Convenzione stessa.

A.C. 5108 – Articolo 3

ARTICOLO 3 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 3.
(Copertura finanziaria).

      1. Alle minori entrate derivanti dall'attuazione della presente legge, valutate nell'importo di 7.000 euro annui a decorrere dall'anno 2013, si provvede mediante corrispondente utilizzo delle proiezioni, per gli anni 2013 e 2014, dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2012-2014, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2012, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri.
      2. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

A.C. 5108 – Articolo 4

ARTICOLO 4 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 4.
(Entrata in vigore).

      1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

DISEGNO DI LEGGE: RATIFICA ED ESECUZIONE DEL MEMORANDUM D'INTESA SULLA COOPERAZIONE NEL SETTORE DELLA DIFESA TRA IL GOVERNO DELLA REPUBBLICA ITALIANA ED IL GOVERNO DELLA REPUBBLICA ISLAMICA DEL PAKISTAN, FATTO A ROMA IL 30 SETTEMBRE 2009 (A.C. 5180-A)

A.C. 5180-A – Articolo 1

ARTICOLO 1 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 1.
(Autorizzazione alla ratifica).

      1. Il Presidente della Repubblica è autorizzato a ratificare il Memorandum d'intesa sulla cooperazione nel settore della difesa tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica islamica del Pakistan, fatto a Roma il 30 settembre 2009.

A.C. 5180-A – Articolo 2

ARTICOLO 2 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 2.
(Ordine di esecuzione).

        1. Piena ed intera esecuzione è data al Memorandum di cui all'articolo 1, a decorrere dalla data della sua entrata in vigore, in conformità a quanto disposto dall'articolo 12 del Memorandum stesso.

A.C. 5180-A – Articolo 3

ARTICOLO 3 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Art. 3.
(Copertura finanziaria).

      1. Agli oneri derivanti dall'attuazione della presente legge, valutati in euro 6.008 annui ad anni alterni, a decorrere dal 2012, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2012-2014, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2012, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri.
      2. Ai sensi dell'articolo 17, comma 12, della legge 31 dicembre 2009, n.  196, il Ministro della difesa provvede al monitoraggio degli oneri di cui alla presente legge e riferisce in merito al Ministro dell'economia e delle finanze. Nel caso si verifichino o siano in procinto di verificarsi scostamenti rispetto alle previsioni di cui al comma 1, il Ministro dell'economia e delle finanze, sentito il Ministro della difesa, provvede, con proprio decreto, alla riduzione, nella misura necessaria alla copertura finanziaria del maggior onere risultante dall'attività di monitoraggio, delle dotazioni finanziarie di parte corrente aventi la natura di spese rimodulabili ai sensi dell'articolo 21, comma 5, lettera b), della citata legge n.  196 del 2009 destinate alle spese di missione nell'ambito del programma «Pianificazione generale delle Forze armate e approvvigionamenti militari» e, comunque, della missione «Difesa e sicurezza del territorio» dello stato di previsione del Ministero della difesa. Si intende corrispondentemente ridotto, per il medesimo anno, di un ammontare pari all'importo dello scostamento il limite di cui all'articolo 6, comma 12, del decreto-legge 31 maggio 2010, n.  78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n.  122, e successive modificazioni.
      3. Il Ministro dell'economia e delle finanze riferisce senza ritardo alle Camere con apposita relazione in merito alle cause degli scostamenti e all'adozione delle misure di cui al comma 2.
      4. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

A.C. 5180-A – Articolo 4

ARTICOLO 4 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 4.
(Entrata in vigore).

      1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

A.C. 5180-A – Ordine del giorno

ORDINE DEL GIORNO

      La Camera,
          premesso che:
              l'articolo 5 del provvedimento in esame è dedicato allo scambio di armamenti, in base al quale si potrà procedere allo scambio di materiali bellici, armi e munizioni, che potrà essere attuato sia con modalità diretta «da Paese a Paese», sia previa autorizzazione rilasciata ad aziende private dai rispettivi governi. L'elenco degli armamenti e dei materiali militari suscettibili di scambio tra Italia e Pakistan è estremamente ampio; esso comprende aeromobili, navi, sottomarini, veicoli blindati e corazzati, sistemi di comunicazione e di difesa. L'articolo prevede, inoltre, le parti potranno di comune accordo individuare altri armamenti, apparecchiature e munizioni da scambiare, che dovranno però essere elencati in appositi accordi tecnici aggiuntivi;
              l'Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, è stato in visita ufficiale in Pakistan lo scorso giugno;
              l'Unione europea sa che il Pakistan deve affrontare grandi e gravi sfide nella lotta ai diritti umani, tra cui uccisioni, sparizioni, abusi diffusi e gravi discriminazioni contro le minoranze religiose;
              in quella occasione sono stati sollevati numerose questioni sui diritti dell'uomo, in particolare sulle uccisioni extragiudiziali e sparizioni forzate, sulla libertà di religione e di espressione, sulla pena di morte;
              il Pakistan ha avuto un anno disastroso nel 2011, con attacchi sempre più violenti contro i civili da parte di gruppi militanti, una condizione economica disastrosa e un quasi totale controllo della politica estera e di sicurezza da parte di militari che operano con totale impunità;
              da un rapporto del 2011 è emerso che l'export di armi italiane di armi leggere ad uso civile ha registrato un ulteriore incremento nelle vendite nel biennio 2009-2010: oltre un miliardo di euro con un rilevante aumento di circa il 10 per cento rispetto al biennio precedente. In particolare tra il 2009 e il 2010 la crescita si attesta a circa il 17 per cento. Le esportazioni sono per la maggior parte dirette verso USA e UE, ma l'Asia passa da 28 milioni di euro nel biennio 2007-2008 ad oltre 142 milioni nel biennio successivo. Emerge, altresì, l'esportazione verso paesi sottoposti a embarghi internazionali sulle forniture di armi e verso paesi in cui sono in atto conflitti e in cui si riscontrano gravi violazioni dei diritti umani tra i quali spicca proprio il Pakistan,

impegna il Governo

          a valutare attentamente gli effetti applicativi del predetto articolo 5, anche al fine di migliorare i divieti all'esportazione di armamenti verso paesi in stato di conflitto armato che vanno applicati a tutti gli Stati che pongono in atto interventi militari non avallati da una specifica risoluzione da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e nei confronti degli Stati che abbiano violato gli embarghi di vendita di armamenti stabiliti dalle Nazioni Unite, dall'Unione Europea e dall'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa nonché di estendere i divieti ai paesi che presentano alti livelli di spesa militare e a quelli che non rendono pubbliche le proprie esportazioni e importazioni di armamenti;
          ad avviare maggiori controlli e restrizioni sull'esportazioni e sul commercio di armi ad uso militare e non, considerando le armi comuni da sparo alla stregua delle armi leggere ad uso militare alla luce dell'ormai accertata pericolosità della loro presenza soprattutto nei numerosi scenari di conflitto.
9/5180-A/1. Di Stanislao.


DISEGNO DI LEGGE: RATIFICA ED ESECUZIONE DELL'ACCORDO SUL PARTENARIATO E LA COOPERAZIONE DI LUNGO PERIODO TRA LA REPUBBLICA ITALIANA E LA REPUBBLICA ISLAMICA DELL'AFGHANISTAN, FATTO A ROMA IL 26 GENNAIO 2012 (A.C. 5193)

A.C. 5193 – Articolo 1

ARTICOLO 1 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 1.
(Autorizzazione alla ratifica).

      1. Il Presidente della Repubblica è autorizzato a ratificare l'Accordo sul partenariato e la cooperazione di lungo periodo tra la Repubblica italiana e la Repubblica islamica dell'Afghanistan, fatto a Roma il 26 gennaio 2012.

A.C. 5193 – Articolo 2

ARTICOLO 2 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 2.
(Ordine di esecuzione).

      1. Piena ed intera esecuzione è data all'Accordo di cui all'articolo 1, a decorrere dalla data della sua entrata in vigore, in conformità a quanto disposto dall'articolo 7 dell'Accordo stesso.

A.C. 5193 – Articolo 3

ARTICOLO 3 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 3.
(Entrata in vigore).

      1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

A.C. 5193 – Ordini del giorno

ORDINI DEL GIORNO

      La Camera,
          premesso che:
              l'Accordo sul partenariato e la cooperazione di lungo periodo tra la Repubblica italiana e la Repubblica islamica dell'Afghanistan, fatto a Roma il 26 gennaio 2012, alla luce sia della posizione strategica di questo Paese, sia della lunga tradizione di relazioni bilaterali tra l'Afghanistan e l'Italia, prevede un impegno bilanciato di lungo periodo per assicurare la ricostruzione, la stabilità e la pace dell'Afghanistan;
              anche alla luce dell'impegno più volte ribadito dal Parlamento a favore della tutela e del rafforzamento dei diritti umani, in particolare dei diritti per le donne e di genere in Afghanistan, è da valutarsi con favore l'esplicito riferimento contenuto nel testo dell'Accordo alle conferenze di Kabul (marzo 2011) e Roma (maggio 2011) dedicate al rafforzamento delle organizzazioni della società civile afghana, richiamate esplicitamente nell'articolo 2, paragrafo 4, dell'Accordo;
              l'impegno per una cooperazione intergovernativa volta a rafforzare le istituzioni afghane e a costruire uno stato di diritto più efficiente e a servizio della popolazione afgana appare altresì fortemente condivisibile, soprattutto sotto l'aspetto della necessità di un superamento dell'attuale gravissimo problema della corruzione dell'amministrazione di Kabul;
              accanto al quadro istituzionale, va sottolineata l'importanza per l'Afghanistan di disporre di una efficace e vitale società civile organizzata, indispensabile tanto per il futuro del paese quanto per la qualità della vita democratica nel lungo periodo, anche in funzione degli obiettivi di lotta alla corruzione più volte richiamati nel testo dell'Accordo;
              la necessità di diversificare opportunamente gli impegni italiani nel campo della cooperazione, in funzione del rafforzamento del pluralismo nella società afgana, con l'obiettivo di accrescere la tutela dei diritti umani tra cui i diritti delle donne, come esplicitamente richiamato nell'Accordo è un obiettivo prioritario da perseguire;
              i possibili risparmi derivanti dalla progressiva riduzione dell'impegno militare, fermi restando i vincoli di spesa e di bilancio e senza nuovi oneri per le casse dello Stato, potrebbero utilmente essere impiegati in tal senso,

impegna il Governo:

          a promuovere e sostenere con adeguati stanziamenti, accanto alla cooperazione intergovernativa nel quadro dell'auspicabile sforzo di «institution building», i progetti e i programmi di cooperazione civile non governativa, con particolare attenzione a quelli volti a rafforzare la capacità e l'autonomia delle organizzazioni della società civile afgana impegnate nella difesa dei diritti umani, dei diritti delle donne, nonché nella costruzione di un più efficace tessuto sociale, a partire dal progetto di Casa della Società Civile afgana da costruirsi a Kabul e già richiamato in altri provvedimenti;
          a garantire un adeguato livello di consultazione con le organizzazioni della società civile italiana impegnate nel lavoro bilaterale con i partner afgani nel processo decisionale in occasione delle future cadenze nazionali e internazionali;
          ad includere organicamente su un piano paritario i programmi e progetti di cooperazione non governativa nella programmazione degli interventi nazionali di lungo periodo in Afghanistan ove necessario coinvolgendo anche gli attori della cooperazione decentrata, inclusi enti locali ed università;
          a destinare una parte congrua dei futuri risparmi, realizzati attraverso la graduale e concordata riduzione della presenza militare italiana, a progetti di cooperazione civile, ivi inclusi quelli non governativi e di cooperazione decentrata, volti a rafforzare nel lungo periodo il ruolo e la capacità delle organizzazioni della società civile afgana, nonché a garantire un'adeguata promozione e tutela dei diritti umani, con particolare attenzione a quelli di genere, e a sostenere gli sforzi per la ricostruzione del tessuto economico e sociale del paese.
9/5193/1. Mogherini Rebesani.


      La Camera,

impegna il Governo

ad adottare tutte le misure necessarie affinché il flusso finanziario che continuerà a indirizzarsi dall'Italia verso l'Afghanistan dovrà essere collegato a una verifica dell'uso dei fondi, ma anche dei progressi nel campo dei diritti umani e della condizione delle donne.
9/5193/2. Evangelisti.


      La Camera,
          premesso che:
              il World Report 2012, la ventiduesima relazione annuale di Human Rights Watch, riassume la situazione dei diritti umani in più di 90 paesi e territori in tutto il mondo nel 2011. Essa riflette un ampio lavoro di indagine che Human Rights Watch si è impegnato ad elaborare durante l'anno, spesso in stretta collaborazione con gli attivisti locali per i diritti umani;
              per quanto riguarda l'Afghanistan, dal rapporto emerge che l'aumento delle vittime civili, il maggiore ricorso ad «incursioni notturne» da parte della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (ISAF), e di abusi da parte degli insorti e delle milizie sostenute dal Governo hanno notevolmente ampliato l'impatto devastante della guerra afgana. La stabilità è stata ulteriormente compromessa da una crisi politica a seguito delle elezioni parlamentari e dal panico causato dal quasi totale fallimento della più grande banca privata del paese;
              il Governo afgano continua a dare libero spazio ai ben noti signori della guerra e a chi viola i diritti umani, così come politici corrotti e uomini d'affari. E ha fatto troppo poco per affrontare la questione di lunga data della tortura e degli abusi nelle carceri e delle diffuse violazioni dei diritti delle donne;
              il livello di tortura e abusi sui detenuti nelle carceri afgane nel 2011 ha portato l'ISAF a sospendere temporaneamente il trasferimento dei detenuti in otto province. Gli abusi in queste carceri documentate dalla Missione di Assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan includono percosse, l'applicazione di una scossa elettrica, minacce di violenza sessuale, la rimozione di unghie dei piedi, di torsione e strazianti dei genitali, e dei detenuti appesi per i polsi. Gli attacchi e le minacce contro le donne continuano, spesso sono prese di mire le donne impegnate nella vita pubblica, le ragazze che vanno a scuola e il personale delle scuole femminili. L'incarcerazione di donne e ragazze per «crimini morali» come la fuga da casa, anche quando ciò non sia vietato dalla legge, inoltre, continua ad essere una delle maggiori preoccupazioni. Sono oltre 700 le donne e le ragazze in prigione per reati di questo genere;
              risulta che una proposta di regolamento del Governo nel 2011 impedisca alle Ong di operare sul territorio in modo indipendente a sostegno delle rifugiate e abbia messo in pericolo l'operatività di quei pochi rifugi esistenti in Afghanistan;
              l'Afghanistan, infatti, al momento ha 14 rifugi, ognuno in grado di ospitare una media di circa 20-25 donne ed i loro bambini. Questo non soddisfa neanche una minima parte delle necessità in un paese dove sono circa il 70 all'80 per cento dei matrimoni sono obbligati e l'87 per cento delle donne devono affrontare almeno una forma di violenza fisica, sessuale o psicologica o matrimonio forzato nella loro vita;
              altresì, l'8 luglio scorso si è tenuta a Tokio una grande conferenza, la terza incentrata sull'Afghanistan in soli tre mesi, dalla quale è venuta fuori una lista di impegni con cui il presidente Karzai deve confrontarsi negli ultimi due anni del suo mandato, che vanno dall'organizzazione di elezioni libere e pulite nel 2014 e 2015 (presidenziali e parlamentari), al rafforzamento dei controlli sui mercati finanziari, fino alla lotta alla corruzione;
              secondo quanto stabilito alla conferenza, i donatori garantiranno aiuti all'Afghanistan per 16 miliardi di dollari in quattro anni. Dal 2002 ad oggi l'Afghanistan ha ricevuto circa 60 miliardi in aiuti civili ed è un dato di fatto che milioni di afgani vivono ancora in estrema povertà, con infrastrutture fatiscenti e un ambiente distrutto o fortemente danneggiato;
              secondo il National Risk and Vulnerability Assessment (NRVA), 8 milioni di persone (quasi un terzo della popolazione) non ha abbastanza cibo per sostentarsi;
              a queste si aggiungono le 400 mila persone che ogni anno sono seriamente colpite dai disastri naturali come valanghe, alluvioni, terremoti, e forti nevicate, molto frequenti in quest'aspro paese circondato dalle montagne. L'economia stenta a decollare ed è dominata dal traffico illegale di oppio e dalla disuguaglianza sociale;
              secondo Human Rights Watch l'ingrediente mancante di questa Conferenza è costituito proprio dai diritti umani;
              l'Accordo in esame mira a promuovere lo sviluppo di un partenariato di lungo periodo per il cui tramite realizzare il rafforzamento delle relazioni bilaterali, anche nel contesto delle future relazioni del paese asiatico con le organizzazioni internazionali di cui l'Italia è parte e rappresenta una cornice unitaria atta a mettere a sistema i vari filoni di collaborazione già esistenti richiamando accordi firmati e ratificati;
              tenuto conto che non può esserci sviluppo e progresso di alcun genere se chi è al potere non rispetta i diritti fondamentali dell'uomo e se non si costruisce una governo democratico che metta al centro le prerogative del suo popolo,

impegna il Governo

          nell'ambito degli interventi da mettere in campo per la cooperazione allo sviluppo nei territori e dell'Afghanistan, ad inserire tra le priorità la tutela dei diritti umani, adottando ogni iniziativa utile affinché il Governo afgano possa garantire il loro pieno e totale rispetto, modificando nel tempo le proprie leggi e regolamenti a sostegno delle donne e ragazze e della loro libertà di espressione e movimento, dei bambini, nonché dei rifugiati e modificando anche, in modo sostanziale, le brutali condizioni nelle carceri;
          a prendere in considerazione le indicazioni delle Ong che a tutti i livelli operano in questo paese nell'ambito degli interventi e dei progetti da realizzare;
          a ridimensionare gli interventi militari e a riequilibrare e spostare progressivamente le risorse verso gli interventi civili e iniziative di cooperazione allo sviluppo per un reale, concreto ed efficace sostegno ai processi di pace e di ricostruzione.
9/5193/3. Di Stanislao.


MOZIONI MONTAGNOLI, BECCALOSSI, FOGLIARDI, VOLONTÈ, MORONI, CESARIO, BORGHESI ED ALTRI N.  1-01078, BRAGA ED ALTRI N.  1-01121 E MONTAGNOLI, BRAGA, BECCALOSSI, VOLONTÈ, MORONI, CESARIO, BORGHESI ED ALTRI N.  1-01122 CONCERNENTI INIZIATIVE IN MATERIA DI GESTIONE DEL SERVIZIO PUBBLICO DI NAVIGAZIONE SUI LAGHI PREALPINI

Mozioni

      La Camera,
          premesso che:
              il servizio di gestione della navigazione pubblica laghi di Garda, di Como e Maggiore è attualmente in capo ad un organismo del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, la gestione governativa navigazione laghi, che movimenta diversi milioni di passeggeri l'anno, fra turisti e residenti nei centri lacustri;
              le riduzioni di trasferimenti statali in questi ultimi anni hanno dimezzato i contributi alla gestione governativa laghi, portandoli da 26 a 13 milioni di euro. Le minori risorse trasferite, sommate all'aumento delle imposte sui carburanti, in particolare sul gasolio, aggravano i costi di gestione e mettono a rischio la continuità del servizio pubblico di navigazione;
              sostenere la navigazione pubblica sui laghi significa sostenere una possibile integrazione e un'alternativa alla difficile, e in certi periodi dell'anno non più sostenibile, mobilità su gomma. Non solo è necessario mantenere il servizio in essere, ma sarebbe auspicabile prevedere interventi per incentivare anche il servizio notturno, al fine di migliorare le condizioni ambientali e quelle del trasporto nel territorio;
              il taglio del 50 per cento sul fondo di esercizio dell'azienda di trasporto pubblico Navigarda ha portato ad una drastica diminuzione delle corse e ad un notevole ridimensionamento del personale e le previsioni per l'immediato futuro sono assolutamente drammatiche, dato anche il blocco delle assunzioni di lavoratori stagionali;
              le recenti disposizioni della legge n.  217 del 2011 prevedono che la Navigarda paghi sia le accise sia l'iva sui carburanti, oltre alla stessa iva sull'acquisto dei pezzi di ricambio per le navi, e questo si traduce, secondo le stime degli esperti del settore, in un aggravio ulteriore di 5 milioni di euro;
              il decreto legislativo 19 novembre 1997, n.  422, all'articolo 11, prevede che la gestione governativa per i laghi Maggiore, di Como e di Garda sia trasferita alle regioni territorialmente competenti e alla provincia autonoma di Trento. Questo passaggio sarebbe dovuto avvenire entro il 1o gennaio 2000, previo risanamento tecnico-economico, ma tuttora la gestione è centralizzata a livello statale e la regionalizzazione del servizio non è avvenuta;
              in attuazione al sopra citato decreto legislativo, la regione Lombardia ha promulgato la legge regionale 30 ottobre 1998, n.  25, in cui si prevede, all'articolo 29, che la giunta regionale è autorizzata a stipulare accordi di programma con le regioni e la provincia autonoma interessate per l'organizzazione della gestione della navigazione per i laghi Maggiore, di Como e di Garda;
              il decreto legislativo 28 maggio 2010, n.  85, recante «Attribuzione a comuni, province, città metropolitane e regioni di un proprio patrimonio, in attuazione dell'articolo 19 della legge 5 maggio 2009, n.  42», all'articolo 5, comma 1, prevede che vengano trasferiti a livello territoriale i beni appartenenti al demanio idrico e relative pertinenze, ad eccezione dei laghi di ambito sovraregionale per i quali non intervenga un'intesa tra le regioni interessate, ferma restando, comunque, l'eventuale disciplina di livello internazionale;
              la «devoluzione» della gestione e il passaggio di proprietà dei laghi dallo Stato alle regioni è, quindi, già previsto all'interno del decreto legislativo sul federalismo demaniale, che coinvolge tutti i laghi, ad eccezione di quelli Maggiore e di Garda, che necessitano di un accordo fra le regioni bagnate dalle acque lacuali;
              in un'ottica di funzionalità e di efficienza, la navigazione sui laghi potrebbe anche non essere gestita necessariamente a livello pubblico. L'ingresso dei privati potrebbe introdurre elementi di logica imprenditoriale, in grado di risollevare l'intero settore e risolvere i problemi economici e finanziari (i bilanci della Navigarda e della Navilaghi risultano, infatti, essere in passivo);
              inoltre, viste le diverse esigenze e movimentazioni di traffico, la gestione potrebbe non essere unica per tutti i laghi, ma autonoma e indipendente, trasferendo sul territorio di riferimento questo importante servizio;
              è necessario mettere in atto interventi concreti sull'intera area lacustre, anche prevedendo un potenziamento e una riqualificazione del sistema di collettamento e depurazione delle acque del lago di Garda, con la realizzazione del nuovo depuratore per la sponda bresciana e il raddoppio o, dove occorre, il rifacimento delle condotte sub-lacuali esistenti, con la loro conseguente dismissione,

impegna il Governo:

          a reperire tempestivamente le risorse economiche necessarie a garantire un servizio efficiente e funzionale del servizio pubblico di navigazione sui laghi, sia per assicurare una mobilità alternativa a quella su gomma a residenti ed ospiti, sia per ridurre l'inquinamento acustico e ambientale che questo comporta;
          a dare concreta attuazione a quanto previsto dall'articolo 11 del decreto legislativo 19 novembre 1997, n, 422, in cui si prevede il trasferimento a livello regionale della gestione della navigazione sul lago di Garda, anche favorendo la stipula di accordi fra Lombardia, Veneto e Trentino-Alto Adige, in attuazione dell'articolo 5, comma 1, del decreto legislativo 28 maggio 2010, n.  85, concernente il federalismo demaniale;
          a valutare la possibilità di intervenire con gli appositi strumenti, anche di carattere normativo, per modificare l'attuale gestione dei laghi prealpini, da una parte rendendo possibile l'ingresso ai privati nell'ente pubblico e, dall'altra, prevedendo una gestione organizzativa e finanziaria autonoma per ciascun lago;
          a provvedere tempestivamente, per quanto di competenza, con azioni volte a potenziare e riqualificare il sistema di collettamento e depurazione delle acque del lago di Garda.
(1-01078) «Montagnoli, Beccalossi, Fogliardi, Volontè, Moroni, Cesario, Borghesi, Bragantini, Negro, Martini, Saglia, Dal Moro, Ferrari, Gelmini, Federico Testa, Brancher, Alberto Giorgetti, Molgora, Corsini, Compagnon».


      La Camera,
          premesso che:
              la legge 18 luglio 1957, n.  614, ha affidato alla gestione governativa navigazione laghi l'esercizio delle linee di navigazione in servizio pubblico sui laghi di Como, Garda e Maggiore, prevedendo che l'eventuale disavanzo di bilancio sia coperto con i fondi stanziati annualmente dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, a cui spetta la vigilanza sull'amministrazione affidata al gestore;
              la legge 12 novembre 2011, n.  183, (legge di stabilità 2012) ha determinato il dimezzamento delle risorse destinate al finanziamento della gestione governativa navigazione laghi, passando da 26 milioni di euro del 2008 ai 13 milioni del 2012; tagli lineari, di simile consistenza, erano già stati operati dalla legge finanziaria per il 2009 e dalla legge di stabilità 2011, e solo parzialmente compensati con successivi provvedimenti legislativi che consentivano di utilizzare gli avanzi di amministrazione risultanti dai bilanci 2007 e 2009, al fine di fronteggiare le spese per la gestione dei servizi di navigazione e scongiurare la compromissione del servizio;
              il recente decreto-legge 22 giugno 2012, n.  83, recante «Misure urgenti per la crescita del Paese», convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n.  134, all'articolo 16 – Disposizioni urgenti per la continuità dei servizi di trasporto – attribuisce per l'anno 2012, alla gestione governativa navigazione laghi, al fine di garantire la continuità del servizio pubblico di navigazione sui laghi Maggiore, di Garda e di Como, risorse pari a 6 milioni di euro. Tali maggiori risorse sono destinate al finanziamento delle spese di esercizio per la gestione dei servizi di navigazione lacuale, fatto salvo quanto previsto dall'articolo 4, quarto comma, della legge 18 luglio 1957, n.  614;
              tale stanziamento, pur importante, non consente comunque di compensare integralmente i tagli lineari sopra citati, né di far fronte al progressivo rincaro del costo del carburante necessario ai natanti; la situazione della navigazione lacuale è, inoltre, aggravata per effetto delle disposizioni previste dalla legge 15 dicembre 2011, n.  217, secondo cui sono assoggettati al pagamento dell'iva gli acquisti relativi al parco natanti, che, in precedenza, erano esenti ai sensi dell'articolo 8-bis del decreto del Presidente della Repubblica n.  633 del 1972;
              la direzione della gestione governativa navigazione laghi, al fine di conservare l'equilibrio economico-finanziario, ha deciso, ed in parte già operato per l'anno 2012, scelte di riduzione del servizio di trasporto passeggeri, in particolare delle corse veloci, e di traghettamento degli autoveicoli, nonché l'aumento delle tariffe applicate, che colpiscono in particolare gli utenti pendolari; tale scelta penalizza specialmente gli utenti pendolari, genera conseguenze negative in termini occupazionali (anche rispetto alla possibilità di assunzione di lavoratori stagionali), di attrattività turistica delle aree lacuali e inibisce le potenzialità del trasporto su acqua, oltre che come fattore di sviluppo economico, anche come soluzione alle frequenti problematiche di mobilità dei territori lacuali;
              il tema della gestione del servizio di navigazione lacuale è stato oggetto di importanti provvedimenti legislativi. L'articolo 11 del decreto legislativo 19 novembre 1997, n.  422, riprendendo l'articolo 98 del decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n.  616, prevedeva che entro il 1o gennaio 2000 la gestione del servizio di navigazione fosse trasferita alle regioni territorialmente competenti e alla provincia autonoma di Trento, previo risanamento tecnico ed economico a cura dello Stato, da realizzare in base a un piano predisposto dal Ministero dei trasporti ed approvato, entro il 31 marzo 1998, dal Ministero dei trasporti, di concerto con il Ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione economica, a seguito di intesa con le regioni interessate e con la provincia autonoma di Trento;
              nonostante l'articolo 2, comma 8, della legge 18 giugno 1998, n.  194, avesse disposto un finanziamento urgente ai fini del risanamento tecnico ed economico del servizio, ai fini della regionalizzazione, i termini per l'attuazione sono decorsi inutilmente per mancato accordo tra le regioni competenti, con conseguente perdita dei fondi stanziati;
              la mancata regionalizzazione della gestione governativa per la navigazione sui laghi Maggiore, di Garda e di Como rende progressivamente sempre più incerta la programmazione del servizio di trasporto lacuale, secondo le esigenze sociali, economiche, territoriali e di mobilità dei territori interessati;
              le regioni Lombardia, Piemonte e Veneto hanno, peraltro, recentemente confermato, nel corso di audizioni nell'ambito dell'indagine conoscitiva condotta dal Senato sulle problematiche connesse al settore di navigazione sui laghi, la volontà di vedersi assegnare le competenze del trasporto navigazione lacuale, come riportato nel documento conclusivo votato dalla Commissione lavori pubblici del Senato l'11 gennaio 2012;
              il trasporto pubblico sui laghi, curato dalla gestione governativa navigazione laghi, risulta presentare oggi uno dei migliori indici di copertura dei costi con le entrate tariffarie fra quelli di tutte le aziende che gestiscono il trasporto pubblico locale, su gomma, rotaia o acqua. Il coefficiente di esercizio si attesta infatti intorno al 60 per cento contro il 35/40 per cento medio del settore del trasporto pubblico locale;
              il trasporto pubblico di navigazione rappresenta per i territori bagnati dai laghi di Como, Garda e Maggiore un elemento cruciale per la mobilità dei propri cittadini e delle attività economiche insediate, nonché per la crescita e lo sviluppo non solo turistico di queste aree,

impegna il Governo:

          ad assumere iniziative volte a prevedere un adeguato stanziamento di risorse finanziare necessarie a garantire la continuità del servizio pubblico lacuale in capo alla gestione navigazione laghi di Como, Garda e Maggiore, al fine di assicurare un livello adeguato di efficienza ed efficacia del servizio e la tenuta occupazionale, anche in considerazione dei risultati degli studi sulla revisione della spesa;
          ad adottare gli interventi di propria competenza utili a dare rapida attuazione al processo di regionalizzazione previsto dall'articolo 11 del decreto legislativo 19 novembre 1997, n.  422, in particolare per quanto riguarda la predisposizione di un piano aggiornato di risanamento tecnico-economico necessario a definire, d'intesa con le regioni coinvolte, il trasferimento delle competenze in materia di gestione del trasporto pubblico lacuale e l'assegnazione delle conseguenti risorse in conto capitale e d'esercizio;
          ad accompagnare il processo di regionalizzazione con un piano industriale ed organizzativo che garantisca la migliore efficienza aziendale, l'efficacia e l'economicità del servizio pubblico di trasporto lacuale.
(1-01121) «Braga, Codurelli, Quartiani, Gianni Farina, Fiano, Lovelli, Marantelli, Pizzetti, Sanga, Velo, Narducci, Meta».


      La Camera,
          premesso che:
              il servizio di gestione della navigazione pubblica laghi di Garda, Como e Maggiore è attualmente in capo ad un organismo del Ministero dei Trasporti e delle infrastrutture, la Gestione Governativa Navigazione Laghi, che movimenta diversi milioni di passeggeri l'anno, fra turisti e residenti nei centri lacuali;
              le riduzioni di trasferimenti statali in questi ultimi anni hanno dimezzato i contributi alla Gestione Governativa Laghi, portandoli da 26 a 13 milioni. Le minori risorse trasferite, sommate all'aumento delle imposte sui carburanti ed in particolare sul gasolio, aggravano i costi di gestione e mettono a rischio la continuità del servizio pubblico di navigazione;
              sostenere la navigazione pubblica sui laghi significa sostenere una possibile integrazione e un'alternativa alla difficile e in certi periodi dell'anno non più sostenibile, mobilità su gomma. Non solo è necessario mantenere il servizio in essere, ma sarebbe auspicabile prevedere interventi per incentivare anche il servizio notturno al fine di migliorare le condizioni ambientali e quelle del trasporto nel territorio attraverso un'offerta efficiente e unitaria di tutti i sistemi trasporto presenti sul territorio creando una connessione funzionale fra il trasporto pubblico locale, inteso anche come navigazione, e i sistemi di mobilità di ordine superiore come il sistema aeroportuale e la rete ferroviaria nazionale;
              il taglio del 50 per cento sul fondo di esercizio per il trasporto pubblico in capo alla Gestione Governativa Navigazione Laghi ha portato ad una diminuzione delle corse e un ridimensionamento del personale e le previsioni per l'immediato futuro sono assolutamente drammatiche, dato anche il blocco delle assunzioni di lavoratori stagionali. Le conseguenze di tali azioni penalizzano specialmente gli utenti pendolari, generando conseguenze negative in termini occupazionali (anche rispetto alla possibilità di assumere lavoratori stagionali), di attrattiva turistica delle aree lacuali e inibisce le potenzialità di trasporto su acqua, oltre che come fattore di sviluppo economico, anche come soluzione alle frequenti problematiche di mobilità dei territori lacuali;
              il recente decreto-legge 22 giugno 2012, n.  83, recante «Misure urgenti per la crescita del Paese», convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n.  134, all'articolo 16 – Disposizioni urgenti per la continuità dei servizi di trasporto – attribuisce per l'anno 2012, alla Gestione Governativa Navigazione Laghi, al fine di garantire la continuità del servizio pubblico di navigazione sui laghi Maggiore, di Garda e di Como, risorse pari a 6 milioni di euro. Tali maggiori risorse sono destinate al finanziamento delle spese di esercizio per la gestione dei servizi di navigazione lacuale, fatto salvo quanto previsto dall'articolo 4, quarto comma, della legge 18 luglio 1957, n.  614;
              tale stanziamento, pur importante, non consente comunque di compensare integralmente i tagli lineari sopra citati, né di far fronte al progressivo rincaro del costo del carburante necessario ai natanti; la situazione della navigazione lacuale è, inoltre, aggravata per effetto delle disposizioni previste dalla legge 15 dicembre 2011, n.  217, secondo cui sono assoggettati al pagamento dell'Iva gli acquisti relativi al parco natanti, che, in precedenza, erano esenti ai sensi dell'articolo 8-bis del decreto del Presidente della Repubblica n.  633 del 1972;
              il decreto legislativo 19 novembre 1997, n.  422, all'articolo 11 prevede che la Gestione Governativa per i laghi Maggiore, di Como e di Garda sia trasferita alle regioni territorialmente competenti e alla Provincia autonoma di Trento. Questo passaggio sarebbe dovuto avvenire entro il 1o gennaio 2000, previo risanamento tecnico-economico ma tuttora la gestione è centralizzata a livello statale, ma la regionalizzazione del servizio non è tuttora avvenuta;
              in attuazione al succitato decreto legislativo, la regione Lombardia ha promulgato la legge regionale 30 ottobre 1998, n.  25, in cui si prevede, all'articolo 29, che la giunta regionale è autorizzata a stipulare accordi di programma con le regioni e la Provincia autonoma interessate per l'organizzazione della gestione della navigazione per i laghi Maggiore, di Como e di Garda;
              il decreto legislativo 28 maggio 2010, n.  85, recante «Attribuzione a comuni, province, città metropolitane e regioni di un proprio patrimonio, in attuazione dell'articolo 19 della legge 5 maggio 2009, n.  42», all'articolo 5, comma 1, prevede che vengano trasferiti a livello territoriale i beni appartenenti al demanio idrico e relative pertinenze, ad eccezione dei laghi di ambito sovraregionale per i quali non intervenga un'intesa tra le regioni interessate, ferma restando comunque la eventuale disciplina di livello internazionale;
              la «devoluzione» della gestione e il passaggio di proprietà dei laghi dallo Stato alle regioni è quindi già previsto all'interno del decreto sul federalismo demaniale, che coinvolge tutti i laghi ad eccezione di quelli Maggiore e di Garda, che necessitano di un accordo fra le regioni bagnate dalle acque lacuali;
              le regioni Lombardia, Piemonte e Veneto hanno, peraltro, recentemente confermato, nel corso di audizioni nell'ambito dell'indagine conoscitiva condotta dal Senato sulle problematiche connesse al settore di navigazione sui laghi, la volontà di vedersi assegnare le competenze del trasporto navigazione lacuale, come riportato nel documento conclusivo votato dalla Commissione lavori pubblici del Senato l'11 gennaio 2012;
              il trasporto pubblico sui laghi, curato dalla Gestione Governativa Navigazione Laghi, risulta presentare oggi uno dei migliori indici di copertura dei costi con le entrate tariffarie fra quelli di tutte le aziende che gestiscono il trasporto pubblico locale, su gomma, rotaia o acqua. Il coefficiente di esercizio si attesta infatti intorno al 60 per cento contro il 35/40 per cento medio del settore del trasporto pubblico locale;
              in un'ottica di funzionalità e di efficienza, nel ripensamento delle modalità di organizzazione del servizio, la navigazione sui laghi potrebbe anche non essere gestita necessariamente a livello pubblico. L'ingresso dei privati potrebbe introdurre elementi di logica imprenditoriale in grado di risollevare l'intero settore e risolvere i problemi economici-finanziari;
              inoltre, viste le diverse esigenze e movimentazioni di traffico, la gestione potrebbe non essere unica per tutti i laghi, ma autonoma e indipendente, trasferendo sul territorio di riferimento questo importante servizio;
              è necessario mettere in atto interventi concreti sull'intera area lacuale, anche prevedendo un potenziamento e una riqualificazione del sistema di collettamento e depurazione delle acque del lago di Garda con la realizzazione del nuovo depuratore per la sponda bresciana e il raddoppio o, dove occorre, il rifacimento delle condotte sub lacuali esistenti con la loro conseguente dismissione,

impegna il Governo

          nelle more del trasferimento alle regioni interessate, ad assumere iniziative volte a prevedere un adeguato stanziamento di risorse finanziare necessarie a garantire la continuità del servizio pubblico lacuale in capo alla gestione navigazione laghi di Como, Garda e Maggiore, al fine di assicurare un livello adeguato di efficienza ed efficacia del servizio;
          ad adottare gli interventi di propria competenza utili a dare rapida attuazione al processo di regionalizzazione previsto dall'articolo 11 del decreto legislativo 19 novembre 1997, n.  422, in particolare per quanto riguarda la predisposizione di un piano aggiornato di risanamento tecnico-economico necessario a definire, d'intesa con le regioni coinvolte, il trasferimento delle competenze in materia di gestione del trasporto pubblico lacuale e l'assegnazione delle conseguenti risorse in conto capitale e d'esercizio;
          a porre in essere ogni utile iniziativa volta ad accompagnare il processo di regionalizzazione anche in termini di riassetto organizzativo del servizio pubblico di trasporto lacuale, al fine di conseguire i necessari caratteri di efficienza, efficacia ed economicità del servizio medesimo, oltre che di migliore sostenibilità ambientale;
          a valutare l'opportunità, nell'ambito del processo di regionalizzazione, di intervenire con gli appositi strumenti, anche di carattere normativo, per modificare l'attuale gestione dei laghi prealpini, da una parte rendendo possibile l'ingresso ai privati nell'ente pubblico e dall'altra prevedendo una gestione organizzativa e finanziaria autonoma per ciascun lago;
              a provvedere tempestivamente, per quanto di competenza, con azioni volte a potenziare e riqualificare il sistema di collettamento e depurazione in particolare delle acque del lago di Garda.

(1-01122) «Montagnoli, Braga, Beccalossi, Volontè, Moroni, Cesario, Borghesi, Fogliardi, Bragantini, Brancher, Compagnon, Corsini, Dal Moro, Ferrari, Gelmini, Alberto Giorgetti, Martini, Molgora, Nicola Molteni, Negro, Reguzzoni, Rivolta, Saglia, Federico Testa, Codurelli, Renato Farina, Fiano, Lovelli, Marantelli, Meta, Narducci, Pizzetti, Quartiani, Sanga, Velo, Pastore, Fogliato, Fugatti, Froner».


INTERPELLANZE URGENTI

Iniziative anche normative volte a garantire effettiva parità di trattamento a livello nazionale per i pazienti affetti da malattie rare, con particolare riferimento ai pazienti affetti da emofilia – 2-01587

A)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
          in base a quanto affermato dalla Costituzione, lo Stato è chiamato a promuovere ogni opportuna iniziativa e ad adottare precisi comportamenti finalizzati alla migliore tutela possibile della salute dei cittadini;
          alla luce dei fatti, però, tale principio si traduce in un'iniqua tutela della salute, la cui garanzia è sempre più limitata da politiche regionali diversificate sul piano nazionale;
          le malattie rare contano in Italia almeno 2 milioni di pazienti. Sono donne, uomini, bambini, cittadini che convivono con una malattia poco diffusa e le cui necessità sono spesso a totale carico delle famiglie;
          la rarità di queste malattie chiude tali pazienti in un cerchio di isolamento e frantuma i loro problemi quotidiani in mille universi diversi, senza un comune denominatore;
          le malattie rare incidono in minima parte sulla spesa farmaceutica: appunto perché «rare», occorre una cura personalizzata e adeguata al farmaco più innovativo in commercio;
          per questo motivo l'Unione europea ha indicato le malattie rare tra i temi prioritari delle politiche sanitarie, al fine di stabilire l'uguaglianza del trattamento dei cittadini rispetto ai livelli essenziali di assistenza stabiliti dagli Stati;
          nonostante queste premesse, tuttavia, la gratuità dei farmaci per i malati rari diventa merce di scambio per il rientro dai deficit sanitari;
          sebbene, infatti, il nostro sia un Paese all'avanguardia dal punto di vista dell'assistenza sanitaria, non in tutte le regioni italiane esiste pari livello di qualità dei trattamenti e il medesimo accesso ai farmaci. Gli esperti sono concordi nell'individuare proprio nel decentramento regionale una dura barriera che il nostro Paese incontra nella lotta alle malattie rare, rispetto al resto d'Europa;
          il caso dell'emofilia rappresenta un esempio eclatante di come la disponibilità di ottimi farmaci, di comprovata efficacia, non basti a far sì che al paziente venga garantita la giusta e migliore cura, in ragione del fatto che l'acquisto e l'erogazione dello stesso, da parte delle strutture territoriali preposte, appare subordinato a politiche gestionali per le quali il principale criterio di valutazione non è quello non del beneficio ma unicamente quello del costo;
          i pazienti rari emofilici del Veneto costituiscono, a tal proposito, una palese dimostrazione dell'incongruenza nello strumento adottato nella regione (gara pubblica) per la fornitura alle aziende sanitarie locali dei medicinali in fabbisogno e per la possibilità stessa di accesso alla cura migliore, sulla base del prezzo. In crude parole, si tende a escludere a priori taluni medicinali validi ed addirittura già inseriti in un percorso terapeutico, a favore di altri agevolati dal fattore «low cost»;
          per garantire la continuità terapeutica dei pazienti già in trattamento, si è deciso inoltre (e successivamente all'aggiudicazione della gara) di destinare il farmaco «low cost» ai soli bambini neo diagnosticati che devono iniziare la terapia: questi ultimi, quindi, destinati a utilizzare un farmaco scelto solo in base alla logica del risparmio e non, come sarebbe logico, in considerazione dell'appropriatezza terapeutica dello stesso;
          i percorsi di cura non dovrebbero mai essere condizionati da motivazioni unicamente di ordine economico, ma ciò dovrebbe soprattutto valere nel caso delle malattie rare, in ragione dell'esiguità del numero di pazienti, in considerazione del fatto che viene colpita una classe di persone che già ora non beneficia di servizi sanitari equivalenti ai malati «non rari», ed essendo le loro necessità non soddisfatte da adattamenti ad altre terapie né da un'assistenza standard;
          l'obiettivo della riduzione della spesa sanitaria, assolutamente legittimo e condivisibile, non può tradursi in una lesione dei diritti dei cittadini malati;
          occorre regolarizzare, a qualsiasi costo i conti interni legati all'assistenza sanitaria. I servizi sanitari regionali non possono creare condizioni discriminanti nella distribuzione del farmaco da regione a regione e da paziente a paziente, generando palesi differenze legate al rapporto copertura del fabbisogno sanitario-spesa per abitante;
          in occasione della recente celebrazione dell'ottava giornata mondiale dell'emofilia, che ha inteso promuovere il tema «close the gap», è stato ribadita la necessità dell'assunzione di un duplice impegno: raggiungere in Italia una parità di trattamento per i pazienti emofilici su tutto il territorio nazionale ottimizzando le risorse ed eliminando gli sprechi; rendere disponibili i farmaci a livello globale, includendo, quindi, tutti quei pazienti che ad oggi non vi hanno ancora accesso –:
          quali iniziative urgenti intenda intraprendere il Ministro interpellato al fine di adempiere agli impegni europei, garantendo pari dignità e trattamento ai malati rari che evidentemente richiedono una cura specifica e spesso non convenzionale;
          quali iniziative normative intenda porre in essere per rispondere alle esigenze di tutti i pazienti affetti da una malattia rara, per approdare, finalmente, dopo più di dieci anni di attesa, ad un risultato reale e tangibile che garantisca soprattutto un'assoluta parità di trattamento a livello nazionale.
(2-01587) «Calearo Ciman, Moffa, Polidori».


Iniziative in relazione alla situazione dell'ordine pubblico nel territorio del comune di San Felice a Cancello (Caserta) – 2-01630

B)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
          il comune di San Felice a Cancello (Caserta), facente parte del più ampio territorio della valle di Suessola, si trova in una zona molto delicata per quanto riguarda il rischio di possibili infiltrazioni della criminalità organizzata;
          a differenza di altre aree della provincia di Caserta, dove le forze dell'ordine hanno conseguito importanti successi nel contrasto delle attività criminali, nel comune citato e nel più ampio territorio della valle di Suessola le attività di controllo del territorio, di repressione e di prevenzione non hanno raggiunto, a causa dei limitati mezzi a disposizione delle forze dell'ordine, gli attesi risultati;
          nel corso degli ultimi mesi si è registrato un aumento degli atti criminali;
          nel marzo 2012, per rendere il territorio meno aggredibile da fattispecie criminose, il comune di San Felice a Cancello ha presentato, nell'ambito del programma operativo nazionale sicurezza per lo sviluppo (obiettivo convergenza 2007/2013), un progetto di videosorveglianza territoriale;
          il 22 luglio 2012 un capannone industriale di proprietà del sindaco di San Felice a Cancello, Emilio Nuzzo, è stato dato alle fiamme da ignoti;
          il 24 luglio 2012 una potente bomba carta è esplosa nei pressi del cancello della abitazione del consigliere Raffaele Cantone, capogruppo del Popolo della Libertà nel consiglio comunale di San Felice a Cancello –:
          quali urgenti iniziative si siano intraprese o si intendano intraprendere al fine di garantire l'incolumità delle persone oggetto degli attentati;
          se non si ritenga, altresì, necessario, intensificare l'azione di vigilanza e controllo delle forze dell'ordine al fine di garantire condizioni di maggiore sicurezza nel territorio del comune di San Felice a Cancello (Caserta).
(2-01630) «D'Anna, Moffa».


Iniziative volte a far luce sull'assassinio di padre Giuseppe Tedeschi avvenuto il 2 febbraio 1976 in Argentina – 2-01641

C)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro degli affari esteri, il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
          la difesa dei diritti civili e della cultura del diritto per affermare la giustizia di fronte a fatti tragici e violenti che offendono la dignità umana, in ogni situazione, è da tempo una costante caratterizzante della politica posta in essere dai Governi e dal Parlamento della Repubblica italiana;
          grazie a tale sensibilità morale e civile, oltre trent'anni dopo la drammatica vicenda innescata dalle giunte militari argentine nel periodo di dittatura, è stato possibile rinviare a giudizio e processare a Roma i responsabili e i torturatori dei desaparecidos di origine italiana, un processo in cui il Governo italiano si era costituito parte civile;
          recentemente, la Commissione affari esteri della Camera dei deputati ha audito la Signora Estela Carlotto – presidente delle nonne di Plaza de Mayo – accompagnata da autorevoli rappresentanti del mondo politico argentino e delle organizzazioni operanti a difesa dei diritti civili, rinnovando con ciò la tradizionale attenzione del Parlamento italiano al dramma dei desaparecidos;
          padre Giuseppe Tedeschi, nato a Jelsi (Campobasso) il 3 marzo 1934, a soli 16 anni lasciò il suo paese, per raggiungere il padre Luigi in Argentina, a Buenos Aires, insieme alla madre Maria Grazia Passarelli e ai quattro fratelli Antonio, Renzo, Michele e Filippo. Giuseppe (Josè) nel 1954 entrò nel seminario di Bernal, poi a Moron per l'anno di noviziato e, al termine del tirocinio nelle case salesiane di Buenos Aires e degli studi filosofici a Bernal, venne consacrato sacerdote nel 1967 e inviato come prima sede a Mar del Plata;
          padre Tedeschi, in seguito, fu inviato per attività pastorale nel quartiere Don Bosco di Quilmes in una delle periferie più degradate della capitale argentina. In questo contesto sociale, caratterizzato da baraccopoli (barrio di Villa Itati), a contatto con tanta sofferenza sociale e con tanta disperazione umana, egli si convinse che il suo apostolato richiedeva una scelta completa, una dedizione estrema. Pertanto, si fece povero tra i poveri, aprì una scuola a casa sua, un pronto soccorso, si adoperò per far giungere latte e generi di prima necessità, si batté per garantire l'acqua a più di 40 mila persone, diede vita a un centro di assistenza contro la violenza e ad una biblioteca, accolse le fasce più emarginate ed i diseredati, insegnando loro il mestiere di falegname e mobiliere. Inoltre, padre Giuseppe Tedeschi si impegnò per migliorare la viabilità nel barrio, i servizi sociali e per elevare le condizioni di vita dei cittadini di quel ghetto;
          la vicenda di questo sacerdote italiano si inserisce nella tragica pagina argentina dei desaparecidos, delle persecuzioni, delle torture e dei massacri, che in quel periodo storico videro sterminare un'intera generazione con oltre 30 mila vittime. Per questa sua attività venne discriminato, isolato, diffamato, sequestrato, torturato e ucciso il 2 febbraio del 1976 a La Plata. Il suo corpo era talmente martoriato che nemmeno i fratelli riuscirono a riconoscerlo e si rese necessaria la verifica delle impronte digitali e del sangue per stabilire la sua identità;
          nella regione Molise, dopo 36 anni, è stata costituita un'associazione sociale e culturale intitolata alla sua memoria ancora viva ed esemplare tra i cittadini del barrio di Villa Itati dove, il 29 aprile 2012, nella chiesa dove esercitava il suo ministero sacerdotale, è stata posta una targa a lui intitolata, alla presenza di una delegazione italiana;
          da più parti – da ultimo dal vice presidente della commissione lavoro del consiglio regionale del Molise, Michele Petraroia – è stato chiesto alle istituzioni di riaprire l'inchiesta giudiziaria sulla morte del sacerdote italiano, al fine di non rinunciare a fare chiarezza, individuare e perseguire i mandanti e gli esecutori del suo barbaro assassinio;
          il caso di padre Tedeschi suggerisce una più ampia riflessione sull'accertamento della verità per il rispetto che si deve testimoniare alla memoria storica e ai milioni di cittadini italiani emigrati in Argentina, che con il loro lavoro hanno dato un grande contribuito al suo sviluppo; un dovere al quale il Governo italiano e il Parlamento non possono essere insensibili, affinché anche per padre Tedeschi si accertino le responsabilità e si renda giustizia –:
          quale condotta stia assumendo il Governo per ottemperare ai doveri di responsabilità verso i connazionali come padre Tedeschi che sono stati vittima della dittatura militare argentina;
          quali azioni diplomatiche abbia in corso o intenda promuovere il Governo per fare luce, anche sul piano giudiziario, sull'assassinio del missionario salesiano molisano, padre Giuseppe Tedeschi, nato a Jelsi (Campobasso) il 3 marzo 1934 e ucciso a 42 anni a La Plata (Argentina) il 2 febbraio 1976;
          quali azioni intenda adottare il Governo per verificare la possibilità che i responsabili dell'efferato delitto siano giudicati a Roma analogamente, per esempio, con quanto fatto per l'omicidio volontario premeditato – aggravato dalle sevizie e dalla crudeltà – degli italo-argentini Angela Aieta, Giovanni Pegoraro e di sua figlia Susanna, tre dei tanti desaparecidos dell'ultima dittatura argentina.
(2-01641) «Narducci, Franceschini, Maran, Tempestini, Barbi, Colombo, Corsini, Corsini, Fedi, Arturo Mario Luigi Parisi, Pistelli, Porta, Touadi, Veltroni».


Iniziative per la salvaguardia del patrimonio industriale e tecnologico di Parmalat, anche al fine del mantenimento dei livelli occupazionali – 2-01629

D)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
          la Parmalat spa è un'azienda italiana specializzata nel latte, yogurt, panna e nel settore alimentare;
          è uno dei principali attori internazionali le cui attività, sparse in tutto il mondo, includono 68 stabilimenti produttivi; essa offre i suoi prodotti a 17 milioni di famiglie italiane e a 200 milioni nel mondo;
          in Italia, si rifornisce di latte da circa 800 stalle e costituisce uno dei maggiori aggregati del sistema agroalimentare;
          a seguito della gravissima crisi finanziaria che l'ha coinvolta nel 2003, ha dichiarato bancarotta ed è stata ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria, ai sensi del decreto-legge n.  347 del 2003, con commissario straordinario il dottor Enrico Bondi;
          da quella data è iniziato un pesante e severo percorso di risanamento e rinascita aziendale che ha visto una ristrutturazione industriale ed operativa del gruppo;
          in questo quadro, fra le altre cose, nel dicembre 2005 la Parmalat spa ha ceduto la propria «divisione forno» all'azienda veronese Vicenzi e con essa i marchi Grisbi, Mr Day e Pronto Forno;
          nel maggio 2007 ha ceduto i marchi Pomì, Pomito e Pais alla Boschi Luigi & figli spa e nel luglio 2009 la controllata australiana, Parmalat food products pty ltd, ha completato l'acquisizione di alcune attività di national food nel settore del latte fresco localizzate in Nuovo Galles del Sud e in Australia meridionale;
          i notevoli sacrifici fatti nel risanamento aziendale sono riassumibili nelle indicazioni dell'allora commissario straordinario Enrico Bondi che indicava, in pubbliche dichiarazioni, come il totale dello stato passivo nel 2003 era di 14,5 miliardi di euro e il debito ristrutturato, ovvero l'ammontare dei crediti che hanno votato il concordato, era di 19,3 miliardi di euro;
          nel 2011 la liquidità in cassa ammontava a poco meno di 1,5 miliardi di euro e questo dà la dimensione del grande lavoro di risanamento svolto;
          nel marzo 2011 la multinazionale francese Lactalis, che in Italia già possiede i marchi Galbani, Invernizzi, Locatelli e Cademartori, ha iniziato ad acquisire azioni Parmalat ed al 23 marzo 2011 Lactalis raggiungeva il 29 per cento del capitale di Parmalat spa, appena sotto il limite del 30 per cento che comporta l'obbligo di offerta pubblica di acquisto;
          il 26 aprile 2011 Lactalis annunciava il lancio di un'offerta pubblica di acquisto totalitaria sul capitale di Parmalat spa, al prezzo di 2,60 euro per azione, che si conclude con successo l'8 luglio 2011 e, ad oggi, la società è controllata per l'83,30 per cento dalla Lactalis;
          sempre secondo le indicazioni del prospetto dell'offerta pubblica di acquisto del maggio 2011, Lactalis risultava essersi esposta per 3,4 miliardi di euro, situazione che avrebbe portato l'indebitamento complessivo del gruppo francese a circa 6 miliardi di euro;
          all'epoca dell'acquisizione sorsero, quindi, perplessità, anche di recente richiamate dalla stampa, sulla reale stabilità e sull'indebitamento del gruppo francese e sulla sostenibilità dell'operazione, con il timore, da più parti evocato, che la disponibilità di cassa Parmalat potesse essere usata per ripagare i debiti della «scalata»;
          su questo si ricorda, inoltre, che una norma precisa dello statuto della nuova Parmalat spa sembrerebbe imporre fino al 2020 limiti nella distribuzione degli utili agli azionisti, vincolando una parte della disponibilità finanziaria allo sviluppo dell'azienda;
          ad oggi non è ben chiaro quale sia il progetto industriale di Lactalis per Parmalat spa e sono intervenute operazioni infragruppo mediante le quali Parmalat spa ha acquisito la società Lactalis Usa per un valore dell'operazione stimato attorno ai 904 milioni di dollari;
          il 3 luglio 2012, come si apprende dalla stampa, Parmalat spa, avrebbe, infatti, completato, tramite le controllate Parmalat Belgium sa e Lag holding inc. (società di nuova costituzione), l'acquisizione dal gruppo Lactalis delle società Lactalis American group inc., Lactalis do Brazil – comercio, importa  ao e exporta  ao de laticinios ltda e Lactalis alimentos Mexico sociedad de responsabilitad limitada;
          su questa operazione, che è naturalmente valutata positivamente dagli amministratori, grava, invece, il giudizio negativo dei soci di minoranza, come il gruppo Amber, il quale indica come «l'operazione infragruppo non appare corretta né sul piano formale né sostanziale»;
          sempre su questa operazione la Consob avrebbe chiesto una nuova integrazione al documento informativo relativo all'acquisizione e informazioni sulla modalità della determinazione del prezzo e sulla congruità rispetto ad operazioni similari;
          le rappresentanze sindacali hanno espresso preoccupazione per il futuro di un patrimonio produttivo e occupazionale che va salvaguardato principalmente nel perimetro industriale italiano, indicando come il gruppo Lactalis avrebbe disatteso gli impegni per uno sviluppo di Parmalat spa attraverso la crescita delle sue aree di attività: infatti, il piano industriale recentemente presentato alle organizzazioni sindacali sembra essere maggiormente caratterizzato da significative contrazioni di attività e da tagli delle proposte di sviluppo;
          sempre in riferimento all'acquisizione originaria di Parmalat spa da parte di Lactalis, nel prospetto di legge collegato all'offerta pubblica di acquisto appariva chiara l'intenzione di trasformare Parmalat spa nel gigante europeo del latte con uno sviluppo strategico di settore, sviluppando le caratteristiche industriali del gruppo in Italia;
          è di questi giorni la decisione di Parmalat spa della dismissione dello stabilimento di Genova, riconfermato in una riunione con la regione Liguria il 24 luglio 2012, venendo anche meno agli impegni assunti con le amministrazioni locali e le parti sociali;
          attualmente quello stabilimento occupa 63 lavoratori a cui si aggiungono i dipendenti della cooperativa Casoria e oltre 150 allevatori che conferiscono il latte alla centrale;
          la chiusura della centrale del latte di Genova, che opera da circa 80 anni, rappresenterebbe una grave perdita occupazionale diretta, con gravi ripercussioni sull'intero settore zootecnico e sulla filiera agroalimentare;
          sempre da notizie stampa si apprende che anche gli stabilimenti di Pavia e Como avrebbero problemi simili, mentre presso lo stabilimento di Collecchio (Parma) sarebbero 30 i lavoratori considerati in esubero e per la sede amministrativa (corporate) sarebbe in previsione una pesante riorganizzazione entro la fine del 2012;
          a Parma nei giorni 24 e 25 luglio 2012 si sono svolte le trattative tra rappresentanze sindacali e azienda, che risulterebbero poi essersi interrotte con la decisione di quest'ultima di procedere unilateralmente con una procedura di mobilità che prevede il licenziamento di 123 lavoratori –:
          quale sia il reale stato della situazione per quanto concerne Parmalat spa e, ove necessario, cosa abbia in programma il Ministro interpellato per garantire, nell'ambito delle sue competenze, il corretto sviluppo di un grande patrimonio industriale e tecnologico italiano, garantendo, altresì, il mantenimento di adeguati livelli occupazionali.
(2-01629) «Benamati, Motta, Tullo, Rossa, Duilio, Ventura».


Iniziative per garantire la continuità della produzione della Ghizzoni spa – 2-01635

E)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
          la società Ghizzoni spa è stata fondata nel 1950 e nel corso dei decenni la società ha progredito continuamente specializzandosi nel settore della costruzione di grandi condutture per gas e liquidi, sino a diventare un riferimento del mercato italiano ed internazionale di settore;
          la società Ghizzoni spa ha sede operativa a Vidalenzo di Polesine (Parma) e sede legale a Macchia di Ferrandina (Matera);
          a livello europeo Ghizzoni spa ha operato con le maggiori imprese energetiche ed ha effettuato la costruzione dei pipeline in Italia, Svizzera, Francia, Germania, Spagna, Portogallo, Irlanda, Austria, Grecia e Croazia per un totale di oltre 5.000 chilometri di condotte;
          la Ghizzoni spa ha indicato fatturati compresi fra i 130 e 220 milioni di euro, con punte di circa 250 milioni, nel triennio 2009-2011 e larga parte di questi sono stati realizzati all'estero;
          la Ghizzoni spa ha acquisito nel 2000 il ramo d'azienda Saipem Italia, raggiungendo, quindi, un potenziale operativo diretto pari a circa 3.500.000 ore di lavoro all'anno;
          la Ghizzoni spa si occupa in proprio dell'attività di ricerca e innovazione tecnologica ed è stata la prima azienda italiana a conseguire la certificazione tramite Lloyd's register quality assurance, nel settore condutture;
          da un comunicato dell'azienda e dalla stampa si è appreso che la Ghizzoni spa in difficoltà economico-finanziarie ha deciso: «sussistendone a suo parere i requisiti, di presentare istanza per il ricorso all'amministrazione straordinaria, così come prevista dalla legge Marzano. Tale decisione – si spiega ancora – conformemente allo spirito della legge, che disciplina la ristrutturazione delle grandi imprese in stato di insolvenza, è stata dettata dalla finalità di garantire l'efficace ristrutturazione dell'impresa perseguendo, unitamente alla garanzia dei creditori, l'obiettivo di preservare l'avviamento e la posizione di mercato della stessa, assicurando la ristrutturazione del passivo e l'eventuale dismissione delle sole attività non strategiche, oltreché, coerentemente con i detti obiettivi, i livelli occupazionali», come recita appunto il comunicato stampa;
          sempre come recita il comunicato, le ragioni della presente situazione sarebbero da ricercarsi nella: «crisi di liquidità che riguarda l'impresa, e che si inserisce nel più ampio quadro della gravissima congiuntura economico-finanziaria, oramai sistemica, da tempo persistente a livello mondiale e soprattutto europeo, mercato che più di tutti involge l'attività della Ghizzoni»;
          l'istanza nella quale Ghizzoni spa richiede l'ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria definita nel decreto-legge 23 dicembre 2003, n.  347, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 febbraio 2004, n.  39, recante «Misure urgenti per la ristrutturazione industriale di grandi imprese in stato di insolvenza», e successive modifiche ed integrazioni, risulta depositata in data 9 maggio 2012 ricorrendo lo stato di insolvenza e i requisiti dimensionali previsti dall'articolo 1 del medesimo decreto;
          il Ministero dello sviluppo economico, con suo decreto del 30 maggio 2012, ha ammesso la Ghizzoni spa alla procedura di amministrazione straordinaria ai sensi del decreto-legge n.  347 del 2003, nominando commissario straordinario il dottor Daniele Pecchini;
          nel medesimo decreto e nel successivo del 4 luglio 2012 vengono definiti in prima istanza le condizioni di debito e di personale atte a giustificare tale ammissione;
          il tribunale di Matera ha accertato la sussistenza della condizioni per l'ammissione alle procedure del decreto-legge n.  347 del 2003;
          il commissario straordinario è al lavoro sia per redigere le relazioni di legge, compreso quanto previsto all'articolo 4 del decreto-legge n.  347 del 2003 in termini di programma di ristrutturazione e sulle cause dell'insolvenza, sia per compiere le valutazioni necessarie ad identificare la sostenibilità di un progetto di riorganizzazione;
          molta inquietudine è già presente fra il migliaio di lavoratori coinvolti, diversi dei quali sono già in cassa integrazione straordinaria, per i quali è comunque necessario al più presto definire, anche sulla base dell'azione del commissario, l'applicazione coerente e corretta degli ammortizzatori sociali necessari e dovuti –:
          se quanto riportato in premessa corrisponda al vero, quale sia il reale stato della situazione della Ghizzoni spa e quali ulteriori iniziative di competenza il Ministro intenda porre in essere per salvaguardare un grande patrimonio tecnologico italiano, i lavoratori, i creditori e l'integrità aziendale.
(2-01635) «Benamati, Motta, Bellanova, Lolli, De Pasquale, Fogliardi, Beltrandi, Cardinale, Piccolo, Fadda, Mantini, Ferrari, Fiorio, Burtone, Froner, Fontanelli, Castagnetti, Losacco, Picierno, Melis, Tullo, Baretta, Duilio, Rubinato, Viola, Touadi, Tocci, Sanga, Marco Carra, La Forgia, Barbi, Margiotta».


Elementi ed iniziative in relazione all'ipotesi di vendita di Ansaldo energia spa – 2-01637

F)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
          Ansaldo energia s.p.a. è attualmente tra i primi gruppi al mondo produttore di energia e, con una vasta offerta di prodotti e servizi, copre l'intera gamma della produzione di energia con la fornitura di centrali elettriche e di turbine e generatori;
          la società è la prima delle aziende del gruppo Ansaldo, il settore civile di Finmeccanica, la quale ne detiene il controllo con il 55 per cento delle quote, mentre il restante 45 per cento e stato ceduto per 500 milioni di euro, nel marzo 2011, alla statunitense First reserve, specializzata nel settore energia;
          nel 2011 Ansaldo energia s.p.a. ha conseguito ricavi per 1,2 miliardi di euro ed ha acquisto ordini per 335 milioni dall'Italia, per 389 dall'Europa, per 479 dall'Africa, per 28 milioni dal Medio Oriente, per 15 dalle Americhe e per 3 milioni dall'Asia;
          secondo le associazioni di categoria, il gruppo, a livello italiano, genera un indotto di quasi 10 mila posti di lavoro;
          secondo organi si stampa, il gruppo tedesco Siemens è sul punto di finalizzare un'offerta da 1,3 miliardi di euro per l'acquisto dell'azienda;
          la vendita rientrerebbe nel disegno, più volte confermato dal presidente del gruppo Finmeccanica Giuseppe Orsi, di alienare i comparti «civili» del gruppo, per puntare su due settori strategici, quali difesa e aerospazio;
          Ansaldo energia s.p.a. opera in un settore strategico quale quello dell'energia rispetto al quale vi sono ampie potenzialità di crescita ed ha il più alto numero di brevetti (17 per cento) in Finmeccanica;
          secondo le associazioni di categoria, ma anche secondo esperti e operatori del settore, Finmeccanica starebbe tentando di sanare le perdite da 2,3 miliardi di euro vendendo un asset operante in un settore industriale in crescita a livello mondiale e concentrando il core-business su comparti che attualmente accusano contrazioni molto più forti, quali difesa e aerospazio;
          le sigle sindacali di Ansaldo energia s.p.a. hanno preso posizione contro la cessione (un'operazione con cui la Siemens tenterà di inglobare un concorrente importante) e temono che tutto il settore ricerca e sviluppo dell'azienda sia smantellato;
          secondo esperti del settore l'interesse della Siemens risiede nel fatto che nel 2015 scadranno gli accordi di licenza firmati nel 2005 con Ansaldo energia s.p.a., la quale nel frattempo ha sviluppato nel settore ricerca prodotti migliorati in grado di competere sul mercato e mettere in difficoltà l'azienda tedesca; appare chiaro, ad avviso degli interpellanti, quindi, l'interesse ad acquisire un concorrente pericoloso, ancorché più piccolo, riducendone il peso sul mercato;
          nel corso dell'audizione alla X Commissione del Senato della Repubblica, il presidente di Finmeccanica ha sostanzialmente confermato la cessione di Ansaldo energia s.p.a. giustificata dal fatto che si tratta di una scelta di tipo strategico, perché tra 5 anni le risorse per la nuova generazione di turbine non saranno sufficienti, e, al contempo, si è impegnato a garantire che sia mantenuta una quota di presenza in azienda, che il trasferimento di proprietà non comporti perdite di tecnologie e posti di lavoro e che l'indotto sul territorio non ne risenta;
          non si comprende quale sia la politica industriale che il Governo intenda perseguire e quale siano le strategie di Finmeccanica; per l'Italia, si concretizza il rischio di perdere un'azienda in salute, che produce reddito e determina un cospicuo gettito per l'erario;
          non è possibile procedere con questa soluzione senza un'attenta discussione sulla politica industriale che il Governo intende adottare e senza una spiegazione circa i motivi per i quali non si ritenga mantenere un'azienda come questa –:
          se i Ministri interpellati non ritengano utile assumere ogni iniziativa di competenza al fine di salvaguardare l'interesse pubblico ed evitare quella che agli interpellanti appare una vera e propria svendita di un'azienda sana come Ansaldo energia s.p.a., cosa che si configurerebbe con la cessione delle quote detenute da Finmeccanica alla concorrente tedesca Siemens, a tal fine anche considerando l'intervento, nella trattativa di offerta, di altre aziende di Stato.
(2-01637) «Boccia, Lulli, Vico, Quartiani, Colaninno, Marchioni, Martella, Mastromauro, Peluffo, Scarpetti, Federico Testa, Zunino, Boccuzzi, Boffa, Bordo, Cuomo, Dal Moro, De Micheli, Esposito, Garofani, Genovese, Ginefra, Graziano, Iannuzzi, Marantelli, Orlando, Portas, Rossa, Recchia, Vaccaro, Benamati».


Chiarimenti in merito all'annunciata indizione di un concorso per il personale docente della scuola in relazione alle problematiche del precariato scolastico – 2-01642

G)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:
          il Ministro interpellato ha annunciato l'imminente indizione di un bando per un concorso a cattedre che sarà pubblicato il 24 settembre 2012 e ha affermato che l'assegnazione dei ruoli del personale docente, previsti per l'anno scolastico 2013-2014 (pari a circa 22.000 unità), dovrà avvenire attingendo per il 50 per cento dei posti disponibili dalle attuali graduatorie ad esaurimento e per il restante 50 per cento dai vincitori del concorso in questione;
          il Ministro interpellato ha, inoltre, dichiarato che l'indizione del concorso risponde alla necessita di rispettare la normativa vigente in materia di reclutamento scolastico (articolo 399 del decreto legislativo n.  297 del 1994) che stabilisce che «l'accesso ai ruoli del personale docente della scuola (...) ha luogo, per il 50 per cento del posti a tal fine annualmente assegnabili, mediante concorsi per titoli ed esami e, per il restante 50 per cento, attingendo alle graduatorie permanenti di cui all'articolo 401»;
          in realtà, tali dichiarazioni evidenziano, secondo gli interpellanti, l'estrema superficialità con cui questo Governo sta affrontando i problemi che riguardano la scuola e i suoi lavoratori, dal momento che non tengono conto di alcune premesse irrinunciabili per affrontare seriamente la questione del reclutamento del personale docente;
          innanzitutto, il Ministro interpellato sembra ignorare il fatto che le graduatorie permanenti sono state trasformate dalla legge n.  296 del 2006 (articolo 1, comma 605, lettera c)) in graduatorie ad esaurimento, in un'ottica di contenimento della spesa e di utilizzazione razionale di personale selezionato, favorendo, in tal modo, l'assorbimento del precariato scolastico; a tale fine, contestualmente, era stato varato anche un piano triennale che avrebbe dovuto portare all'assorbimento di 150.000 insegnanti precari in tre anni;
          il Ministro interpellato omette di dire anche che nel frattempo – e cioè a partire dall'anno scolastico 2007-2008 – invece di applicare il predetto piano di assunzioni, il precedente Governo ha scelto di privare il sistema di istruzione pubblica italiano di circa 90.000 insegnanti (in applicazione dell'articolo 64, comma 4, del decreto-legge n.  112 del 25 giugno 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.  133 del 6 agosto 2008, dei decreti attuativi ad esso correlati) e, attraverso la legge 15 luglio 2011, n.  111, articolo 19, comma 7, confermata dall'attuale Governo, è stata impedita, a partire dall'anno scolastico 2012-2013, un'integrazione degli organici rispetto all'anno scolastico precedente (quindi, si bloccano gli organici, dopo averli decurtati di 90.000 unita rispetto al 2008);
          tali decisioni hanno, di fatto, impedito fino ad oggi il naturale assorbimento dei precari inseriti all'interno delle graduatorie ad esaurimento che hanno già conseguito l'abilitazione a seguito del superamento di prove concorsuali e che hanno, nel corso degli anni, garantito il funzionamento del sistema di istruzione italiano, adeguandosi a condizioni lavorative svantaggiose e discriminatorie rispetto ai colleghi di ruolo (stipendi di luglio e agosto ormai quasi sempre non pagati; trattamento di fine rapporto maturato su dieci mesi invece che su dodici mesi; mancato riconoscimento della progressione di carriera e degli scatti di anzianità), nella prospettiva della futura stabilizzazione, maturando, al contempo, il diritto ad un inquadramento lavorativo stabile, come sancito dalla normativa europea contro gli abusi di contratti a termine da parte dei datori di lavoro (direttiva comunitaria 99/70/CE, che obbliga il datore di lavoro a trasformare il contratto da tempo determinato a tempo indeterminato dopo tre anni di servizio);
          inoltre, il Ministro interpellato, nell'affermare che dal 1999 ad oggi si è in attesa di un concorso per nuovi insegnanti, omette di precisare che dall'anno scolastico 1999-2000 all'anno scolastico 2007-2008 i vecchi concorsi sono stati bloccati per far spazio a nuove procedure di formazione e reclutamento dei docenti, nell'ottica del superamento delle vecchie procedure concorsuali e per adeguare il profilo professionale degli insegnanti italiani a quello dei colleghi europei: nel 1999 sono state, infatti, istituite, in attuazione della legge n.  341 del 1990, le Scuole di specializzazione all'insegnamento superiore, a numero chiuso e programmato per favorire una pianificazione seria delle assunzioni e risolvere in modo definitivo il problema del precariato scolastico; le Scuole di specializzazione all'insegnamento superiore erano di durata biennale, articolate in due aree: una socio-psico-pedagogica, l'altra didattico-disciplinare, e prevedevano il superamento di una prova finale che, ai sensi della legge n.  306 del 2000 (articolo 6-ter) ha valore concorsuale;
          in realtà, la normativa vigente in materia di reclutamento scolastico (articolo 399 del decreto legislativo n.  297 del 1994) stabilisce che «l'accesso ai ruoli del personale docente della scuola (...) ha luogo, per il 50 per cento dei posti a tal fine annualmente assegnabili, mediante concorsi per titoli ed esami e, per il restante 50 per cento, attingendo alle graduatorie permanenti di cui all'articolo 401», ma stabilisce anche che, per favorire lo smaltimento del precariato scolastico «nel caso in cui la graduatoria di un concorso per titoli ed esami sia esaurita e rimangano posti ad esso assegnati, questi vanno ad aggiungersi a quelli assegnati alla corrispondente graduatoria permanente», senza la necessità di ricorrere a nuove procedure per il reclutamento;
          attraverso il meccanismo dello scorrimento delle graduatorie ad esaurimento, giova ricordarlo, è possibile garantire alle nostre scuole un sistema di reclutamento basato sul principio dei merito, concetto questo ribadito anche da una recente sentenza della Corte costituzionale, la sentenza n.  41 del 2011, che riconosce le graduatorie ad esaurimento istituite «per individuare i docenti cui attribuire le cattedre e le supplenze secondo il criterio del merito» –:
          se il Ministro interpellato, preso atto del quadro particolarmente complicato dell'attuale precariato scolastico e delle pesantissime penalizzazioni subite già da anni da questa categoria di lavoratori, non ritenga opportuno evitare di indire un concorso che si configurerebbe, oggi, come un ulteriore fattore di instabilità, ma piuttosto intenda procedere al reclutamento esclusivamente attraverso lo scorrimento delle graduatorie ad esaurimento anche lì dove le graduatorie dell'ultimo concorso risultino esaurite, proprio per favorire l'assorbimento del precariato scolastico, cresciuto esponenzialmente a causa di politiche scolastiche dissennate attuate dagli ultimi Governi.
(2-01642) «Di Pietro, Zazzera, Borghesi, Di Giuseppe».