XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 17 settembre 2012

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


      La X e XI Commissione,
          premesso che:
              AnsaldoBreda, controllata da Finmeccanica spa, è la principale società italiana di costruzioni di rotabili per il trasporto su ferro che si occupa di progettazione e costruzione di treni completi ad alta velocità, di elettrotreni metropolitani/suburbani (TAF e TSR) e di tram (Sirio), di progettazione e costruzione di equipaggiamenti elettrici di trazione e ausiliari (convertitori e circuiti di controllo) e di apparecchiature di sicurezza e segnalamento ferroviario;
              negli ultimi mesi si è susseguita una ridda di notizie e dichiarazioni riguardanti la cessione di AnsaldoBreda che, a seguito di reiterate scelte industriali rivelatesi sbagliate, negli ultimi 6 anni ha dovuto ripianare perdite per un miliardo di euro che, tuttavia, rappresenta ancora un'eccellenza del nostro Paese a livello internazionale;
              tale scelta comporterebbe lo smantellamento di un patrimonio industriale strategico di primaria importanza e avrebbe conseguenze nefaste sulle prospettive occupazionali dei 2.400 lavoratori e delle circa 40 società dell'indotto e del cosiddetto «incentrato», attive intorno agli stabilimenti di Pistoia, Napoli, Reggio Calabria e Palermo;
              la dismissione di Ansaldo Breda è uno dei dossier più scottanti per l'Italia, che perderebbe anche il comparto dei trasporti dopo che la crisi ha falcidiato e sta falcidiando altri asset strategici dell'economia nazionale;
              il piano di risanamento di AnsaldoBreda è costituito essenzialmente da tagli al personale e non contiene alcuna concreta strategia di rilancio competitivo e produttivo; è invece prioritario che si affronti la vertenza mettendo al centro il futuro dell'azienda e dei lavoratori;
              la cessione di AnsaldoBreda è paradossale se si considera che si sta registrando una ripresa del mercato nazionale e internazionale del trasporto ferroviario e che è ormai indifferibile un progetto nazionale che metta al centro la mobilità su rotaia delle persone e delle cose, anche per rispondere agli obiettivi dell'economia sostenibile;
              in particolare, l'uscita di Finmeccanica dai settori civili significherebbe il totale abbandono della presenza italiana in comparti strategici per l'ammodernamento del Paese, con la conseguenza di lasciare questo mercato in mano a imprese straniere con ulteriori aggravi della bilancia commerciale italiana;
              l'insieme delle produzioni industriali di Finmeccanica, azienda di cui il Governo detiene la golden share, sono essenziali per il Paese e vanno sostenute con adeguate politiche; la ricerca di profittabilità ad ogni costo contrasta con una visione di lungo periodo per il quale occorrono investimenti a redditività differita indispensabili per la salvaguardia del patrimonio tecnologico e produttivo;
              il sostegno alle politiche di investimento e sviluppo del settore delle infrastrutture civili come il ferroviario e l'energia rappresentano elementi importanti e qualificanti di una nuova concezione dello sviluppo sostenibile;
              occorre ripensare l'intera strategia di Finmeccanica, il suo perimetro di intervento deve essere salvaguardato, le attività civili non possono essere dismesse; a tale fine è indispensabile utilizzare anche le risorse pubbliche afferenti alla Cassa depositi e prestiti,

impegna il Governo:

          a mettere a punto una strategia di politica industriale volta a dare certezze sul futuro dell'azienda, creando un polo nazionale della costruzione ferroviaria, che blocchi immediatamente qualsiasi decisione di dismissione di imprese strategiche, come Ansaldo Breda, e che predisponga un piano di riorganizzazione dell'intero settore;
          ad adottare iniziative urgenti volte a tutelare l'occupazione negli stabilimenti AnsaldoBreda e nelle aziende dell'indotto.
(7-00981) «Scarpetti, Mattesini, Lulli».


      La XIII Commissione,
          premesso che:
              il patrimonio olivicolo italiano è stimato in circa 250 milioni di piante molte delle quali secolari o situate in zone dove contribuiscono al paesaggio e all'ambiente. L'olivicoltura è presente in 18 regioni su 20, essa è principalmente diffusa nelle regioni meridionali ed insulari, in particolare nelle regioni meridionali Puglia, Calabria, Sicilia, Basilicata, Molise, Abruzzo, Sardegna dove si realizza gran parte della produzione nazionale;
              la presenza dell'olivo nei multiformi paesaggi d'Italia rappresenta una risorsa paesaggistica di grande suggestione, intrecciata in modo inscindibile con il patrimonio culturale locale. Per i nostri territori l'olio non è un prodotto qualsiasi, in quanto strettamente legato alla tipologia del paesaggio, bene comune che ha un valore inestimabile;
              l'ultima ricognizione, effettuata da Ismea in collaborazione con Unaprol e Cno, ha ridotto di circa 20 mila tonnellate le precedenti valutazioni della produzione, datate ottobre 2011, portando il nuovo dato per la campagna 2011-2012, a 483 mila tonnellate, in calo del 6 per cento rispetto alla scorsa annata. Il calo complessivo della produzione nazionale di oli di oliva risulta ancora più accentuato se si confronta il livello attuale con la media storica;
              determinante al riguardo è stata l'evoluzione climatica, caratterizzata da temperature troppo elevate, sia in estate che in autunno, e da prolungate fasi di siccità; hanno comunque contribuito a tenere a freno la produzione anche fenomeni, sempre più ricorrenti, di abbandono o di non raccolta delle olive, legati a situazioni di redditività negativa denunciate soprattutto da realtà produttive di piccole dimensioni;
              inoltre, la produzione dell'olio extravergine d'oliva comporta alti costi e ricavi molto marginali, e la concorrenza sleale può progressivamente portare all'abbandono di questa importante attività in vaste aree del nostro Paese, con conseguenze negative anche sul paesaggio;
              le tante piccole e medie realtà olivicole del nostro Paese costituiscono un importante comparto produttivo che contribuisce sostanzialmente a definire il ruolo dell'Italia quale bacino di prodotti di alta qualità;
              l'Italia ha una produzione nazionale di circa 480 mila tonnellate, due terzi dei quali extravergine, e vanta con 43 denominazioni certificate (tra dop e igp), il maggiore numero di produzioni riconosciute dall'Unione europea. L'olio italiano di qualità certificata è pertanto un'eccellenza della filiera agricola nazionale e costituisce parte importante delle esportazioni italiane;
              nel 2011 si è verificato un aumento del 3 per cento nelle importazioni di olio di oliva dall'estero, che ha raggiunto il massimo storico di 584 mila tonnellate, sommergendo di fatto, la produzione nazionale in calo nel 2011 che sarebbe peraltro quasi sufficiente a coprire i consumi nazionali. Gli oli di oliva importati in Italia vengono infatti mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all'estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri dove sono state esportate 364 mila tonnellate nel 2011;
              l'Italia è il primo importatore mondiale di olio (il 74 per cento viene dalla Spagna, il 15 per cento dalla Grecia e il 7 per cento dalla Tunisia) nonostante la grande produzione, ma deve fare i conti con la concorrenza sleale di oli miscelati con etichette ingannevoli. I Nas hanno di recente sequestrato 7.500 litri di prodotto contraffatto tra Toscana, Emilia Romagna e Lazio;
              le frodi e le sofisticazioni mettono a rischio un patrimonio ambientale, con oltre 250 milioni di piante sul territorio nazionale, che garantisce un impiego di manodopera per circa 50 milioni di giornate lavorative all'anno e un fatturato di oltre 2 miliardi di euro;
              analizzando i costi di produzione dell'extravergine italiano si evidenzia come il settore sia strutturalmente penalizzato rispetto ai costi realizzati in altri Paesi mediterranei; pertanto, appare sempre più indispensabile «sposare la qualità» quale fattore strategico primario di competizione, riqualificazione e innovazione (di prodotto e di processo) sul mercato locale, nazionale ed estero;
              il regolamento (Ce) n.  182/2009, modificando il precedente regolamento (Ce) n.  1019/2002, ha introdotto dal 1o luglio 2009 novità in materia di commercializzazione ed etichettatura dell'olio d'oliva vergine ed extravergine. Le modifiche più importanti introdotte dal nuovo provvedimento sono state relative all'obbligo di indicare in etichetta l'origine del prodotto;
              inoltre, il decreto del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali n.  8077 del 10 novembre 2009 «Disposizioni nazionali relative alle norme di commercializzazione dell'olio d'oliva» ha disposto che sull'etichetta delle confezioni dell'olio di oliva debba essere indicata la nazione o le nazioni di provenienza delle olive impiegate;
          il decreto-legge n.  83 del 22 giugno 2012 convertito dalla legge n.  134 del 7 agosto 2012 all'articolo 43 contiene norme volte ad assicurare una maggior tutela alla categoria degli oli d'oliva extra vergini d'origine italiana;
              queste informazioni non sempre arrivano chiaramente al consumatore, non garantendo così una piena rintracciabilità del prodotto e, soprattutto, la completa protezione e tutela del consumatore;
              sotto accusa è anche la mancanza di trasparenza, visto che quattro bottiglie di olio extravergine su cinque in vendita in Italia, secondo un'indagine della Coldiretti, contengono miscele di diversa origine, per le quali è praticamente illeggibile la provenienza delle olive impiegate;
              sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati è quasi impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte «miscele di oli di oliva comunitari», «miscele di oli di oliva non comunitari» o «miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari» obbligatorie per legge nelle etichette dell'olio di oliva. La scritta è riportata in caratteri molto piccoli, posti dietro la bottiglia e, in molti casi, in una posizione sull'etichetta che la rende difficilmente visibile;
              spesso bottiglie con extravergine ottenuto da olive straniere sono vendute con marchi italiani e riportano con grande evidenza immagini, frasi o nomi che richiamano una presunta italianità fortemente ingannevole;
              gli oli extravergine Dop e Igp, nonostante talune fasi congiunturali negative, possono puntare a un maggiore e consistente sviluppo di tutta la filiera olearia e possono rappresentare una delle migliori opportunità per un rinnovato sviluppo competitivo del settore agroalimentare. Tutto ciò, può avvenire impostando correttamente una sapiente e accorta tutela, gestione e promozione del loro valore aggiunto materiale (qualità, bontà, salubrità, caratteristiche organolettiche, proprietà medicinali, e altro) e immateriale (storia, cultura, legame identitario con il territorio, tradizioni, usi e costumi, e altro);
              nel mese di marzo 2012, in occasione delle assemblee generali delle Associazioni delle regioni europee per i prodotti di origine (Arepo) e per l'ortofrutta (Areflh) è stato creato un nuovo gruppo di difesa dell'olio di oliva. L'obiettivo di tale gruppo è di tutelare un prodotto tipico della cucina mediterranea di fronte alla concorrenza internazionale, un settore a cui sono legati migliaia di posti di lavoro. Al gruppo hanno deciso di prendere parte 12 regioni europee – che rappresentano il 55 per cento della superficie dedita all'oleicoltura nell'Unione europea – fra cui Emilia-Romagna, Toscana e Puglia;
              il pericolo di perdere la ricchezza ricevuta in eredità dai nostri antenati (si pensi ai tanti oliveti abbandonati) è sempre incombente; è quindi compito primario dei decisori politici e amministrativi comunitari, nazionali e regionali seguire con attenzione e incentivare con cognizione di causa l'olivo che rappresenta una pianta di civiltà e di benessere che sicuramente migliora la qualità complessiva della vita,

impegna il Governo:

          a sostenere una politica territoriale, ambientale e agraria che guardi di più e meglio al paesaggio degli oliveti e che salvaguardi il paesaggio agrario tradizionale come bene e risorsa, impedendo l'estinzione dei paesaggi storici;
          ad intraprendere ogni iniziativa normativa a livello nazionale e comunitario al fine di sostenere la tracciabilità del prodotto e di definire controlli e sanzioni certe nei confronti di frodi e truffe, completando il quadro normativo esistente, attraverso una maggiore trasparenza delle informazioni in etichetta e un maggiore contrasto ai marchi ingannevoli;
          a sostenere l'avvio di un piano olivicolo nazionale, anche attraverso l'uso degli strumenti europei, finalizzato al recupero o al rinnovo degli uliveti italiani;
          a sostenere il sistema produttivo e dei territori olivicoli, requisito fondamentale per garantire la sicurezza del prodotto e il rispetto dell'ambiente e della bio-diversità.
(7-00980) «Di Giuseppe, Rota, Messina».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      MONAI, GOTTARDO, COMPAGNON, MARAN e STRIZZOLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
          la legge n.  440 del 1985, nota anche come legge «Bacchelli», prevede l'assegnazione di un assegno straordinario vitalizio a quei cittadini che si siano distinti nella cultura, nell'arte, nello spettacolo o nello sport e che versino in situazioni di indigenza;
          Pierluigi Cappello, nato a Gemona del Friuli l'8 agosto 1967, è un poeta italiano che versa in condizioni economiche molto disagiate. Ha frequentato la facoltà dimettere presso l'Università di Trieste. Nel 1999 ha ideato e diretto per diverso tempo. La barca di Babele, una collana di poesia edita dal circolo culturale di Meduno, che accoglie autori noti dell'area friulana, veneta e triestina. Attualmente vive a Tricesimo dove scrive e dove è impegnato in un'intensa attività artistica e di diffusione della cultura anche nelle scuole e all'università. Varie e significative sono le iniziative culturali sviluppate in Friuli che fanno capo a questo poeta, legate alla poesia, alla saggistica, al teatro. Numerosi i premi nazionali vinti con i suoi libri di versi: per Il me Donzel ha ricevuto i premi, città di San Vito 1999 e Lanciano-Mario Sansone 1999, quest'ultimo ex aequo con Bianca Dorato. Con Dittico, che comprende poesie inedite in friulano e in italiano, ha vinto il premio Montale 2004. Nel 2006 ha pubblicato quasi tutte le raccolte delle sue poesie in Assetto di volo, a cura di Anna De Simone, con introduzione di Giovanni Tesio, Crocetti Editore, Milano. Per questo libro ha vinto il Premio Nazionale Letterario Pisa; il Premio Bagutta 2007 sezione Opera Prima, il Superpremio San Pellegrino 2007, il Premio Speciale della Giuria «Lagoverde 2010». Un nuovo libro di poesie, Mandate a dire all'imperatore, con postfazione di Eraldo Affinati, è stato pubblicato da Crocetti Editore, Milano 2010, e con quest'opera Cappello si è aggiudicato il Premio Viareggio-Rèpaci 2010 per la poesia.
          sue poesie sono apparse sulle seguenti riviste e antologie: Caffè Michelangiolo, clanDestino, Diverse Lingue, La Battana, Poesia, Tratti; Il pensiero dominante, a cura di F. Loi e D. Rondoni, Garzanti, Milano 2000; Fiorita periferia. Itinerari nella nuova poesia in friulano, a cura di G. Vit e G. Zoppelli, Campanotto, Udine 2002; Tanche giaiutis (Come averle). La poesia friulana da Pasolini ai nostri giorni, a cura e con un saggio introduttivo di A. Giacomini, Associazione Colonos, Lestizza (Ud) 2003; La stella polare. Poeti italiani dei tempi «ultimi», a cura di Davide Brullo, Città Nuova Editrice, Roma 2008;
          «Mandate a dire all'imperatore», in «Poesia», Anno XXII, Marzo 2009, N. 236, pp. 17-22. Ha pubblicato, riunite in volume, anche prose liriche comparse precedentemente su riviste, libri, monografie di poeti, con il titolo Il dio del mare, Lineadaria Editore, Biella 2008. Sulla sua poesia hanno scritto tra gli altri, Giovanni Tesio, che è l'autore di gran parte delle introduzioni ai suoi libri, Anna De Simone, Amedeo Giacomini, Alessandro Fo, Franco Loi, Mario Turello, Gian Mario Villalta;
          per la concessione dei benefici della legge Bacchelli al poeta Cappello si sono già espresse diverse istituzioni locali e non solo: in primis la regione Friuli Venezia Giulia, mentre presso il consiglio provinciale di Udine dev'essere discusso un ordine del giorno a firma delle consigliere Burtolo e Schiratti che auspica l'appoggio dell'Ente a tale richiesta. Giorni fa anche un'autorevole quotidiano on line, Repubblica.it, ha rilanciato l'appello per la concessione dei privilegi previsti dalla legge Bacchelli a uno dei più grandi poeti italiani contemporanei, costretto a vivere nell'indigenza, scrivendo così di Cappello: «è uno dei più grandi poeti italiani contemporanei (...) e la sua è una storia dolorosa, la storia di un uomo che ha bisogno d'aiuto (....). Cappello versa in condizioni di estrema indigenza ed è paralizzato su una sedia a rotelle dal 1983: aveva 16 anni, era un brillante centometrista, sognava di fare l'aviatore, quando un amico gli diede un passaggio in moto. Ebbero un incidente, l'amico morì sul colpo e Pierluigi iniziò un calvario di interventi chirurgici, rieducazioni e fisioterapia, un percorso che gli ha permesso di continuare a vivere ma gli ha provocato un'estrema fragilità fisica. Da tempo ha bisogno di assistenza 24 ore su 24, e l'assistenza costa. Fino al mese scorso, Pierluigi Cappello ha vissuto in un prefabbricato del terremoto a Tricesimo, nei pressi di Udine, una baracca donata nel 1976 dall'Austria al Friuli, una catapecchia abbandonata prima di Natale perché ormai inabitabile e infestata dai topi. Oggi Pierluigi vive con la madre in un minuscolo appartamento dove non esiste neppure il collegamento a Internet, essenziale per una persona isolata dal resto del mondo, per un intellettuale che può comunicare – poesie a parte – solo grazie alla Rete e al telefono. Tutti i suoi libri sono rimasti negli scatoloni, il letto è in realtà un piccolo divano, l'assistenza a domicilio è un peso insostenibile per chi non ha alcun tipo di reddito, ma solo un'esigua piccola pensione di invalidità. La situazione di Cappello ha spinto la Regione Friuli Venezia Giulia a chiedere la concessione dei benefici della Legge Bacchelli, la quale prevede un piccolo vitalizio per gli artisti di chiara fama che versino in condizioni disagiate. L'appello è stato raccolto e sottoscritto dalle Università di Siena, Firenze, Udine, Roma Tre e dall'Accademia della Crusca, oltre che da migliaia di privati cittadini e intellettuali. Anche Facebook e Twitter si sono mobilitati per aiutare Pierluigi Cappello, e la stessa cosa intende fare Repubblica.it, lanciando questo appello alle istituzioni»  –:
          se sia intenzione del Governo concedere l'applicazione dei benefici previsti dalla legge n.  440 del 1985 in favore del poeta Pierluigi Cappello. (5-07796)


      DI CAGNO ABBRESCIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
          le immagini televisive trasmesse dal telegiornale nazionale del tg1, sullo stato di evidente abbandono e di degrado in cui si trova Reggia di Caserta, proclamata patrimonio dell'umanità dall'Unesco, rappresentano a giudizio dell'interrogante, un caso emblematico, della scarsa tutela e della mancata valorizzazione del patrimonio storico, culturale ed artistico dei beni straordinari posseduti dal nostro Paese;
          l'inchiesta giornalistica, che ha evidenziato una situazione generale di grave abbandono e di incuria sia all'esterno, che in particolare all'interno del palazzo reale, ha mostrato infatti decine di venditori ambulanti abusivi, con bazar disposti in maniera disorganizzata, unitamente a numerosi cartomanti schierati in prossimità delle scalinate, oltre che l'assenza di adeguate barriere architettoniche per disabili; ciò desta, a giudizio dell'interrogante, sconcerto e perplessità sulla conduzione della gestione della Reggia di Caserta;
          lo stato di estremo decadimento della vegetazione antistante la Reggia, l'impossibilità di visitare il Teatro di Corte a causa della carenza di personale, nonostante la Soprintendenza disponga di quasi 150 dipendenti in servizio, il numero esorbitante di automobili dei dipendenti, che circolano liberamente tra i turisti all'interno e la presenza di numerosi uffici della pubblica amministrazione e soprattutto quelli dell'aeronautica militare penalizzano oltre misura, uno dei siti museali più importanti d'Italia, accrescendo uno stato di confusione e di disorganizzazione nella gestione del Palazzo Reale;
          nel 1997 l'Unesco, inserendo la Reggia di Caserta nel patrimonio dell'umanità ha chiesto fra l'altro, una gestione unitaria del complesso e l'esclusione degli usi militari, ma in quindici anni, secondo quanto riportato dall'indagine giornalistica televisiva, il nostro Paese non sembra abbia ottemperato a quanto richiesta dall'Organizzazione internazionale;
          nel vasto parco, inoltre, è scomparsa la storica grande cascata e le fontane sono a secco, a causa dell'installazione di tubi d'acqua illegali e di prelievi abusivi, all'interno dell'acquedotto Carolino, che fornisce i servizi idrici proprio alla Reggia di Caserta: l'ultima umiliazione per il Palazzo Reale;
          a giudizio dell'interrogante, in considerazione di quanto esposto, il degrado documentato dai mezzi d'informazione, nonché dalle proteste dei visitatori che assistono sconsolati a scenari quotidiani poco edificanti, considerato che trovano le automobili parcheggiate nei cortili interni, che devono sfuggire all'assalto dei venditori ambulanti abusivi fin dentro il monumento, e che sono costretti a percorrere i viali evitando buche e sporcizia, appare intollerabile e mortifica l'intero Paese il cui patrimonio storico, artistico e culturale costituisce un simbolo unico al mondo, anche grazie a ricchezze monumentali, quali la Reggia di Caserta;
          l'incapacità di custodire beni straordinari dichiarati patrimonio dell'umanità richiede pertanto interventi tempestivi e mirati per siti monumentali come la Reggia di Caserta, in grado di rilanciare sotto il profilo turistico, economico e culturale il complesso valvitelliano  –:
          quali siano gli orientamenti del Governo, con riferimento a quanto esposto in premessa;
          se siano a conoscenza dell'attuale situazione di estremo degrado e abbandono in cui si trova la Reggia di Caserta e, in caso affermativo, quali iniziative, nell'ambito delle rispettive competenze, intendano intraprendere al fine di tutelare e salvaguardare il Palazzo Reale che per il suo valore è stato inserito nella lista Unesco dei beni patrimonio dell'umanità;
          quali siano le motivazioni per le quali all'interno della Reggia di Caserta, siano previsti gli uffici dell'Aeronautica militare nonostante l'Unesco, come esposto in premessa, né abbia chiesto l'esclusione degli usi militari, all'interno del Palazzo Reale;
          se non convengano, infine, che le condizioni di incuria e di trascuratezza della Reggia Reale, che nel corso degli anni hanno raggiunto livelli inaccettabili, possano determinare gravi danni all'immagine del nostro Paese, nei riguardi dei turisti in particolare quelli stranieri, causando perdita di competitività in termini di ritorni economici del patrimonio artistico e culturale italiano, rispetto ad altri Paesi europei e mondiali. (5-07798)

Interrogazioni a risposta scritta:


      DI PIETRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
          il fondo sociale per l'affitto è un contributo che fornisce un'integrazione economica al pagamento dei canoni di locazione;
          questa dotazione è stata istituita dall'articolo 11 della legge n.  431 del 1998 e reca per il 2011 un finanziamento pari a 32,9 milioni di euro (tabella C della legge n.  220 del 13 dicembre 2010);
          tali risorse sono state in seguito ridotte a 9.896.712 euro con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze 50436/11, ai sensi dell'articolo 17, comma 16, della legge n.  221 del 2010 e in attuazione dell'articolo 14, comma 2, «Patto di stabilità interno ed altre disposizioni sugli enti territoriali», del decreto legge 31 maggio 2010, n.  78, convertito dalla legge 30 luglio 2010, n.  122, recante «Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e competitività economica»;
          per il 2012 tale fondo risulta azzerato;
          la crisi economica e finanziaria che sta attraversando il nostro Paese grava in particolar modo sui soggetti più disagiati i quali sono in notevole difficoltà nel pagare i canoni di locazione delle abitazioni in cui vivono  –:
          se non ritenga di assumere iniziative normative per il ripristino del fondo nazionale 2012 per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione alla luce di quanto evidenziato in premessa. (4-17632)


      CANNELLA, CORSARO, LAFFRANCO e NOLA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. – Per sapere – premesso che:
          nella notte tra l'11 e il 12 settembre 2012 la sede consolare statunitense a Bengasi è stata presa d'assalto da uomini armati. L'azione terroristica è stata condotta con tecniche militari da manifestanti che hanno fatto uso di armi automatiche e lanciarazzi. A seguito dell'attentato sono stati uccisi l'ambasciatore americano in Libia Christopher Stevens, due militari USA addetti alla sicurezza e un funzionario della sede diplomatica. Sulla dinamica esatta, gli autori materiali e le cause sono in corso analisi e indagini ma sembra preponderante la tesi che attribuisce all'estremismo jahadista la matrice dell'atto di terrorismo;
          il nostro Paese è ormai da più di un decennio impegnato in operazioni militari internazionali di contrasto al fondamentalismo islamico e, di concerto con gli altri partner europei ed atlantici ha avuto un ruolo politico e diplomatico attivo durante la cosiddetta «primavera araba»  –:
          se il Governo, a seguito dell'attentato di Bengasi, abbia avviato un monitoraggio delle condizioni di sicurezza delle nostre sedi diplomatiche in Libia e nei Paesi più esposti al pericolo fondamentalista;
          quali misure, eventualmente, siano state decise per rafforzare la sicurezza e garantire l'incolumità del nostro personale diplomatico impegnato nelle aree più a rischio. (4-17635)


      SARDELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          al fine di consentire l'adeguato utilizzo di risorse pubbliche destinate al sostegno dell'editoria come previsto dalla legge 7 luglio 1990, n.  250, l'articolo 6 del decreto del Presidente della Repubblica del 25 novembre 2010, n.  223, prevede che il dipartimento per l'informazione e l'editoria assicura gli opportuni controlli e verifiche sulla documentazione avvalendosi del nucleo speciale della Guardia di finanza;
          l'articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica del 25 novembre 2010, n.  223, prevede che, in relazione alle situazioni di controllo e di collegamento, analogo al potere di verifica competa all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, nelle modalità di coordinamento con il Dipartimento informazione ed editoria successivamente stabilite dal protocollo d'intesa del 20 settembre 2011;
          tale attività rientra sicuramente nell'ambito delle funzioni tipiche della pubblica amministrazione e va vista in un contesto assolutamente meritorio per la capacità di reprimere eventuali distrazioni di risorse pubbliche anche in forma preventiva;
          la medesima attività di verifica deve, comunque, rientrare nel generale principio di trasparenza dell'operato della pubblica amministrazione e, comunque, di ragionevolezza della medesima azione amministrativa;
          più imprese hanno segnalato che, nel corso delle dette attività di verifica, in diverse occasioni, la natura dell'accesso è sembrata rispondere a criteri accusatori e non di semplice riscontro delle attestazioni rese e della documentazione prodotta;
          tale circostanza è ampiamente testimoniata dai tempi degli accessi e delle verifiche che appaiono poco congrui rispetto alle dimensioni delle imprese, attesi anche i tempi previsti dalla normativa vigente per le verifiche di natura fiscale;
          l'azione di verifica e controllo deve anch'essa rispondere all'esigenza di ottimizzare il budget destinato a detto tipo di attività  –:
          quante aziende siano state oggetto di verifica, quali siano state le modalità di selezione delle stesse e quali siano stati i tempi destinati al controllo di ogni impresa, con l'indicazione del contributo destinato alle imprese verificate;
          se non sia opportuno, nell'ambito della trasparenza che dovrebbe ispirare l'azione amministrativa, fissare dei tempi «limite» per le singole attività sulla base di procedure standardizzate che tengano conto delle esigenze di monitoraggio della spesa pubblica e della necessità per le imprese di essere sottoposte a verifiche eque. (4-17636)


      MADIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione. — Per sapere – premesso che:
          un articolo di stampa sul quotidiano La Repubblica in data 12 settembre 2012 riportava la notizia che il fondo di garanzia denominato «Fondo per l'accesso al credito per l'acquisto della prima casa da parte delle giovani coppie coniugate o dei nuclei familiari anche monogenitoriali con figli minori» di cui all'articolo 13, comma 3-bis, del decreto-legge 25 giugno 2008, n.  112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n.  133, come modificato dall'articolo 2, comma 39 della legge 23 dicembre 2009, n.  191 recepito da un protocollo del Ministero della gioventù e l'Associazione bancaria italiana del 18 maggio 2012, rimarrebbe nella maggior parte dei casi non utilizzato a causa della non ottemperanza da parte degli stessi istituiti di credito firmatari della convenzione delle condizioni previste dalla stessa. Grazie a un'indagine promossa dall'associazione Altroconsumo, la medesima fonte denuncia che su 120 filiali interpellate soltanto 9 hanno offerto le condizioni di tassi previste dalla convenzione  –:
          se il Governo sia informato e corrisponda a verità quanto riportato nella succitata fonte a stampa; quanti dei 50 milioni stanziati per il detto fondo siano stati effettivamente utilizzati, se sia noto quante richieste per il suo utilizzo siano pervenute agli istituti di credito e quante siano state accolte ovvero rifiutate;
          cosa intenda fare il Governo per rendere effettivamente operativa la convenzione con l'ABI del 18 maggio 2011.
(4-17640)

AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta scritta:


      FEDI, BUCCHINO, GIANNI FARINA, GARAVINI, NARDUCCI e PORTA. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
          il rendiconto 2011 ha evidenziato i seguenti dati: lo stato di previsione del Ministero degli affari esteri per l'anno finanziario 2011, di cui alla legge di bilancio 13 dicembre 2010, n.  221, recava dotazioni iniziali per 1.882,3 milioni di euro;
          l'assestamento di bilancio 2011 ha incrementato di 165 milioni di euro le autorizzazioni di cassa portando il bilancio complessivo assestato a 2.047,5 milioni di euro;
          i centri di responsabilità nel corso dell'esercizio finanziario 2011 riportano le seguenti variazioni:
              gabinetto e uffici di diretta collaborazione all'opera del Ministro +794.000 euro;
              segreteria generale +14.324.000 euro;
              cerimoniale diplomatico della Repubblica +2.820,000 euro;
              ispettorato generale del Ministero e degli uffici all'estero +1.159.000 euro;
              direzione generale per le risorse e l'innovazione +6.791.000 euro;
              direzione generale per l'amministrazione, l'informatica e le comunicazioni +55.448.000 euro;
              servizio per la stampa e la comunicazione istituzionale +2.376.000 euro;
              direzione generale per la cooperazione allo sviluppo +63.580.000 euro;
              direzione generale per la promozione del sistema paese +2.488.000 euro;
              direzione generale per gli italiani all'estero -5.121.000 euro;
              direzione generale per gli affari politici e di sicurezza +18.356.000 euro;
              direzione generale per la mondializzazione e le questioni globali +5.806.000 euro;
              direzione generale per l'Unione europea +10.291.000 euro;
          le entrate extratributarie del Ministero, afferenti alla direzione generale per gli italiani all'estero e alla direzione per il personale e l'innovazione, ipotizzate in termini di cassa in 340 milioni di euro, hanno registrato versamenti effettivi per soli 80,4 milioni di euro, con una differenza in negativo del 76,35 per cento  –:
          se non ritenga opportuno, anche nell'ottica di un corretto esame della spesa corrente, fornire per ciascuno dei centri di spesa, indicazioni precise sulle singole spese, in termini di importi e destinazione, e chiarire le ragioni dell'incremento per tutte le aree, sia delle spese fisse che dei costi relativi a servizi interni ed esterni;
          se non consideri doveroso fornire indicazioni precise relativamente al mancato raggiungimento della previsione di 340 milioni di euro di percezioni consolari e dell'eventuale destinazione di tali risorse, una volta ottenuti i versamenti;
          se non consideri degno di attenzione e di riflessione il dato relativo alla direzione generale italiani all'estero che, unica direzione del Ministero degli affari esteri, ha subìto una riduzione di oltre 5 milioni di euro nell'assestamento di bilancio 2011;
          se non ritenga, inoltre, di rendere esplicite le concrete misure che il Ministro intenda adottare per garantire dignità a questo settore strategico per la presenza dell'Italia nel mondo, con particolare riferimento agli investimenti in campo linguistico e culturale. (4-17642)


      RENATO FARINA. — Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
          nel corso della visita ex articolo 67 O.P. condotta dall'interrogante presso l'istituto penale per minorenni «C. Beccaria» il 16 settembre 2012 è emersa la condizione del detenuto minorenne O. L. di nazionalità tunisina, che, come testimoniato anche dal comandante Nico Costa, non può mettersi telefonicamente in contatto con i genitori essendo l'autorità giudiziaria di Venezia in attesa di adempimenti del Consolato generale della Repubblica tunisina a Milano, che in nessun modo risponde ai solleciti;
          il ragazzo, tossicodipendente, è in condizioni psicologiche di grande disagio;
          il medesimo consolato non è nuovo (vedi l'interrogazione 4/17462 a firma dell'odierno interrogante) a queste inadempienze  –:
          se i fatti corrispondano al vero;
          come il Governo intenda procedere per rimediare a una situazione tanto più grave poiché lede i diritti di un minore.
(4-17650)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


      ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
          il Tar dell'Abruzzo ha sospeso parte del calendario venatorio grazie ad un ricorso del WWF locale ed in particolare ha sospeso la caccia rispetto alle specie SPEC del capo B del calendario venatorio (qui il decreto: http://www.primadanoi.it/news/532963/Caccia--Tar-sospende-parte-calendario-venatorio-in-Abruzzo-.html);
          nell'elenco fornito dal WWF in sede di ricorso al TAR e riportato nel decreto del TAR manca la starna che è l'unica specie veramente a rischio e la più ambita dai cacciatori. Si fa infatti riferimento «al capo B del calendario venatorio, nella parte in cui consente la caccia alle specie SPEC sia terrestri che acquatiche (Allodola, Quaglia, Tortora, Beccaccia, Marzaiola, Beccaccino, Moriglione e Pavoncella); ai capi B e C del Calendario Venatorio, nella parte in cui viene consentita la caccia nei siti della rete «Natura 2000» (SIC/ZPS) e nelle Aree di presenza dell'Orso individuate dal Patom»;
          in questo modo però l'autorizzazione a cacciare la starna viola palesemente l'articolo 7 della direttiva «uccelli» che detta un principio inderogabile del key concept document;
          a giudizio degli interroganti la situazione potrebbe trovare soluzione attraverso l'adozione di una circolare «interpretativa» della II divisione per la tutela della biodiversità del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare che chiarisca che quell'elenco è parziale ma il divieto di caccia sussiste per tutte le specie SPEC, anche quelle non elencate, appartenenti al Capo B  –:
          se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere affinché, in vista dell'imminente apertura della caccia in Abruzzo (16 settembre 2012), sia tutelata anche la starna, seppur non menzionata nella decisione del TAR. (5-07797)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


      MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          consta agli interroganti che presso la stazione aeromobili marina militare di Grottaglie (Taranto) sono presenti numerosi manufatti costruiti con materiali contenenti amianto, come ad esempio l’hangar elicotteri AB-212 con l'adiacente palazzina denominata «ex marinai di leva» (attualmente dismessa), gli uffici N.L.A. e i magazzini dei pezzi di ricambio;
          sulle pareti dei suddetti manufatti sono stati affissi, da circa due anni, dei cartelli di colore rosso con la scritta «Attenzione contiene amianto – Non forare, Danneggiare, eccetera – Respirare le polveri di amianto è pericoloso per la salute, attenersi alle regole di sicurezza»  –:
          se non si ritenga opportuno procedere all'immediata bonifica dei manufatti in premessa, o di altri, che dovessero risultare costruiti con materiali contenenti amianto e quindi valutare l'opportunità di concedere temporaneamente alla stazione aeromobili della Marina militare l'uso dell’hangar dalla Guardia di finanza attualmente non utilizzato e privo di amianto;
          se il personale civile e militare in forza alla predetta stazione aeromobili sia stato regolarmente sottoposto a visite di controllo e ad esami specialistici per escludere la presenza nell'organismo di fibre di amianto inalate a causa della prolungata permanenza in ambienti insalubri.
(4-17631)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:


      Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro della salute, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
          il decreto-legge n.  95 del 6 luglio 2012 convertito dalla legge 7 agosto 2012, n.  135 «disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini» coinvolge direttamente tutte le imprese fornitrici del Sistema sanitario nazionale, comprese le aziende della piccola e media impresa artigiana;
          in particolare, l'articolo 15, comma 13, interviene sulla delicata materia dei prezzi delle forniture ospedaliere, dettando norme che, quanto dettate dall'intento di fissare riferimenti certi per l'attività di acquisto delle aziende sanitarie, rischiano di creare solo confusione e aggravi di costi;
          infatti, il testo normativo, che purtroppo, come sovente accade, non consente una lettura lineare ed univoca, sta creando diverse difficoltà alle aziende a causa delle diverse, contrastanti e alle volte distorsive applicazioni che le aziende sanitarie ne stanno fornendo;
          vanno evidenziate una serie di discrasie e criticità estremamente gravi che impattano in maniera pesante e ingiustificata sui bilanci delle aziende associate appartenenti a piccole e medie imprese artigiane;
          l'articolo 15, comma 13, lettera a), del predetto decreto-legge stabilisce che «Al fine di razionalizzare le risorse in ambito sanitario e di conseguire una riduzione della spesa per acquisto di beni e servizi: a) (...) gli importi e le connesse prestazioni relative a contratti in essere di appalto di servizi e di fornitura di beni e servizi, con esclusione degli acquisti dei farmaci, stipulati da aziende ed enti del Servizio sanitario nazionale, sono ridotti del 5 per cento a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto ...»;
          il testo normativo sembra garantire il rispetto dell'originario sinallagma contrattuale, disponendo che la riduzione prevista debba applicarsi, in modo proporzionale, sia sugli «importi» che sulle «connesse prestazioni». Tale riduzione viene invece intesa dalla maggioranza delle aziende sanitarie in maniera ad avviso dell'interpellante distorta e superficiale, ritenendo che la norma preveda una riduzione «ex lege» del 5 per cento dei prezzi di aggiudicazione, codificati nei contratti di fornitura in essere;
          questa applicazione della norma, basata, a parere delle aziende sanitarie, sulla necessaria invarianza dei servizi all'utenza, prevista nel titolo del decreto legge, anziché portare ad una utile ed auspicabile razionalizzazione delle risorse in ambito sanitario, trasferisce tout court l'intero onere della riduzione a carico dei fornitori, imponendo, di fatto, una vera e propria «tassa» sulle forniture alle aziende sanitarie, introducendo a giudizio dell'interpellante un inedito, ingiusto e penalizzante regime amministrato dei prezzi;
          questa interpretazione adottata dagli enti del Servizio sanitario nazionale ma scollegata dall'effettivo testo normativo e tale da riversare sui fornitori l'intero onere della razionalizzazione dei consumi interni genera una situazione di manifesto danno alle aziende e di incertezza estremamente grave, travisando secondo l'interpellante completamente i più elementari principi di diritto in materia contrattuale;
          non si considera in alcun modo che la formazione degli elementi dei contratti nell'ambito delle pubbliche forniture avviene nel rispetto delle procedure di gara disciplinate dal diritto comunitario, e che un intervento legislativo che intervenisse direttamente a posteriori per modificare gli elementi dei contratti così stipulati rappresenterebbe una palese violazione in primis del diritto comunitario, dei basilari principi costituzionali e dei diritti civili degli imprenditori del mercato sanitario;
          si assiste purtroppo già da troppo tempo a precise, costanti, inaccettabili, ma non per questo poco frequenti, violazioni dei diritti dei fornitori degli enti pubblici, ad esempio in tema di rispetto dei termini di pagamento da parte delle pubbliche amministrazioni, sovente superiori all'anno;
          questa ulteriore vessazione, che va ad incidere sul prezzo contrattuale, neppure giustificata dal testo normativo, ma frutto di libera interpretazione di un decreto evidentemente non idoneo a dare certezza del diritto, addossa alle aziende associate un ulteriore onere di finanziamento degli sprechi pubblici, che, in questo modo, possono tranquillamente continuare ad essere perpetrati: non solo un primo, di fatto obbligatorio finanziamento alle aziende sanitarie locali causato dai cronici ritardi nei pagamenti, ora anche una riduzione ex lege sui prezzi di aggiudicazione;
          appare evidente che la situazione non è sostenibile, incidendo su un elemento essenziale del contratto, quale il prezzo, che viene a formarsi nell'ambito di una procedura competitiva e quindi è sovente già al limite della redditività, che viene successivamente ulteriormente intaccata dagli oneri di gestione del contratto e dagli oneri finanziari legati al ritardo del pagamento;
          incuranti delle difficoltà nella quali le aziende fornitrici si trovano, molte aziende sanitarie stanno facendosi particolarmente forti della loro aberrante interpretazione del testo normativo, imponendo a tutti i fornitori l'unilaterale riduzione del prezzo contrattuale: in Veneto, in particolare, l'azienda ospedaliera di Padova, l'ULSS 16 Padova, l'ULSS 20 Verona, l'ULSS 22 Bussolengo, l'ULSS 1 Belluno;
          la situazione che si rappresenta ha la necessità di essere chiarita in maniera autorevole e univoca attraverso una pronuncia del Governo o una norma interpretativa per quanto riguarda:
              a) la riduzione degli importi del 5 per cento non come sconto «ex lege» ma come effettiva riduzione nei consumi, con ciò rispondendo al preciso dettato legislativo di volontà nella razionalizzazione delle risorse in ambito sanitario con la conseguente riduzione della spesa per acquisti di beni e servizi;
              b) il rispetto dei tempi certi stabiliti contrattualmente nei pagamenti ai fornitori degli enti del Servizio sanitario nazionale;
          le associazioni della piccola e media impresa artigiana si chiedono come il Governo, attento alla tanto declamata necessità e urgenza di crescita del tessuto produttivo italiano, rappresentato per la maggioranza dalle piccole medie imprese artigiane, non comprenda la situazione nella quale le imprese vengono a trovarsi, con la completa abdicazione dello stato di diritto verso un'entità nella quale la certezza degli impegni, per quanto cristallizzata in precise previsioni contrattuali diviene non regola ma illusione. Ci si chiede come si possa pretendere, dal tessuto produttivo della piccola e media impresa artigiana e non, l'accettazione passiva di simili disposizioni, che offendono le aziende serie e corrette e che manifestano una palese ingiustizia in aperto contrasto con l'articolo ultimo 45, ultimo comma, della costituzione dove vengono esplicitamente sanciti la tutela e lo sviluppo dell'artigianato;
          in merito alla norma contenuta nello stesso decreto, articolo 15, comma 13, lettera b), si nota che questa disposizione, stabilisce che «Qualora sulla base dell'attività di rilevazione di cui al presente comma, nonché sulla base delle analisi effettuate dalle Centrali regionali per gli acquisti anche grazie a strumenti di rilevazione dei prezzi unitari corrisposti dalle Aziende Sanitarie per gli acquisti di beni e servizi, emergano differenze significative dei prezzi unitari, le Aziende Sanitarie sono tenute a proporre ai fornitori una rinegoziazione dei contratti che abbia l'effetto di ricondurre i prezzi unitari di fornitura ai prezzi di riferimento come sopra individuati»;
          l'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture sulla base del testo dell'articolo 17, comma 1, lettera a), del decreto-legge 6 luglio 2011, n.  98, convertito, ha iniziato, a partire dal luglio 2012, a pubblicare alcune liste di prezzi di riferimento, precisando le modalità di rilevazione e determinazione dei prezzi;
          questa procedura consente l'informazione sui prezzi e, se necessario, la verifica della corretta rilevazione ed interpretazione dei dati: in caso di contestazioni, pertanto, vi è la teorica possibilità di evidenziare incongruenze o errori metodologici;
          nulla invece viene stabilito per l'attività di rilevazione da parte delle centrali regionali per gli acquisti, i cui dati, e le modalità con le quali gli stessi vengono rilevati, interpretati ed elaborati sono del tutto ignoti e riservati. Non vi è quindi alcun possibile controllo, da parte dei fornitori, interessati ad una verifica della correttezza del procedimento seguito, neppure sui dati resi loro noti da un ente terzo, ma disponibili unicamente alla controparte contrattuale;
          questa modalità viola i più elementari principi di trasparenza e non garantisce la motivazione e la possibilità di verifica da parte di terzi interessati di atti e documenti amministrativi, trasformando un elemento di trasparenza del mercato in fonte di potenziali abusi;
          è quindi necessario imporre, anche per i prezzi rilevati dalle centrali regionali di acquisto, un modello di rilevazione e pubblicità, consentendo la verifica dell'attività della pubblica amministrazione a tutela degli interessi delle controparti contrattuali;
          vanno evidenziate diverse disposizioni del testo normativo che appaiono in contrasto con gli obblighi assunti dalla Repubblica italiana con l'adesione al Trattato dell'Unione europea: ad esempio, l'ultima parte dell'articolo 15, comma 13, lettera b), o il testo dell'articolo 1, comma 12  –:
          se non ritengano opportuno assumere iniziative per chiarire il disposto di cui al decreto-legge n.  135 del 2012, articolo 15, comma 13, lettera a), ed adottare ogni utile iniziativa, anche normativa, al fine di evitare l'apertura dell'ennesimo procedimento di inadempimento da parte della Commissione dell'Unione europea nei confronti dell'Italia.
(2-01664) «De Poli».

Interrogazione a risposta scritta:


      MISEROTTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          la politica di tagli che caratterizza il Governo attuale ha coinvolto anche le forze dell'ordine in un momento caratterizzato da un aumento dei reati e da un incremento del livello di attenzione per la sicurezza di tutti i cittadini;
          le partite di calcio rappresentano ormai un fenomeno sociale che, coinvolgendo un numero ingente di cittadini, necessitano di un'appropriata garanzia di sicurezza durante il loro svolgimento;
          l'ordine e la sicurezza sono già garantite all'interno degli stadi a carico delle società sportive mentre all'esterno il mantenimento dell'ordine è lasciato esclusivamente alle Forze di polizia statali, essendo costituzionalmente previsto che sia lo Stato a garantire la sicurezza dei cittadini;
          le società sportive ricevono ingenti guadagni dalle manifestazioni calcistiche dal momento che riescono ad impiegare cifre notevolmente alte nel calcio mercato e potrebbero contribuire a sostenere le forze di polizia statale che garantiscono all'esterno degli stadi la sicurezza in occasione delle partite di calcio  –:
          se il Governo non ritenga opportuno e necessario intervenire con un'apposita iniziativa normativa che disciplini la devoluzione da parte delle società calcistiche di una quota pari almeno all'1 per cento degli incassi prevedendo altresì che le somme vengano versate sui capitoli di competenza del Ministero dell'interno al fine di garantire maggiori risorse disponibili per le Forze dell'ordine. (4-17639)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


      NICOLA MOLTENI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
          costituisce un dato oggettivo, e purtroppo incontrovertibile, che lo stato della giustizia in Italia ha raggiunto livelli di inefficienza assolutamente intollerabili, sconosciuti in altri Paesi democratici, per i quali l'Italia versa in una situazione di illegalità ed inefficienza tale da aver generato numerosissime condanne da parte della Corte europea dei diritti dell'uomo;
          in questo contesto si inserisce l'ennesimo caso riguardante un cittadino di Como, Enzo Noseda, che attende dal lontano 2007 la decisione in primo grado di una questione ereditaria e che avrebbe visto rinviata l'ultima udienza al 2013 solo perché l'assenza per ferie del giudice titolare del processo determina il suo sostituto a chiedere un nuovo rinvio di oltre un anno per poter studiare le carte del processo;
          sono trascorsi sei anni dal giorno in cui il signor Enzo Noseda ha intrapreso il processo di primo grado che deve ancora concludersi;
          è di tutta evidenza come sia necessario allineare i dati relativi alla giustizia in Italia ai dati del resto dell'Europa, così da poter assicurare ai cittadini un servizio efficiente;
          anche se i riferimenti comparativi più significativi con altri tribunali dimostrano come il tribunale di Como abbia capacità di smaltimento della cause notevolmente più elevate, ciò nonostante risulta inaccettabile che, nella vicenda segnalata, il tempestivo svolgimento del processo sia reso impossibile anche a causa del rinvio di un anno stabilito dal magistrato, che sostituisce il giudice in ferie, perché non conosce le carte del processo;
          la vicenda riportata provoca sconcerto in quanto il rinvio del giudice che ignora il processo che dovrebbe trattare si inserisce in un effetto a catena a giudizio dell'interrogante assolutamente deprecabile e continuamente peggiorativo della situazione;
          condotte quali quelle descritte in premessa secondo l'interrogante contribuiscono a negare una risposta giusta e tempestiva del servizio giustizia  –:
          quali iniziative di competenza il Ministro intenda intraprendere per assicurare ai cittadini un servizio efficiente con tempistiche in linea con gli altri paesi europei, e per evitare che i cittadini abbiano il triste convincimento, che a volte sembra nascere, del totale disinteresse del Ministero della giustizia nei confronti di una situazione alla soglia della paralisi. (5-07800)

Interrogazioni a risposta scritta:


      RENATO FARINA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
          l'articolo 27 della Costituzione al terzo comma prescrive che «Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità»;
          la Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato più volte l'Italia per gli spazi a disposizione dei singoli detenuti;
          durante la visita ex articolo 67 O.P. condotta dall'interrogante nella casa circondariale di San Vittore in Milano il 14 settembre 2012 è emersa una situazione di gravità assoluta in particolare nel VI raggio, lato B, dove i detenuti sono ammassati in sei per cella in uno spazio esiguo, misurabile a vista in circa 12 metri quadrati, la pavimentazione è a cemento viva senza alcuna garanzia di igiene, l'intonaco cade dal soffitto, mancano le porte dei servizi, in particolare quella numerate LB/3, LB/7 eLB/9;
          le condizioni di vita dei detenuti si ripercuotono anche sugli agenti di polizia penitenziaria costretti a far fronte a situazioni inaccettabili, secondo l'interrogante neanche per animali da macello  –:
          se il Ministro sia a conoscenza di questa situazione e quali siano i suoi orientamenti al riguardo;
          se non intenda ordinare al più presto la chiusura di questo reparto;
          quali siano i criteri per cui alcuni detenuti sono destinati in queste aree.
(4-17649)


      RENATO FARINA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
          notizie di cronache hanno riferito di una «Rivolta al Beccaria», «partita intorno alle 21,30 di ieri sera (sabato 15 settembre u.s.)... in trenta (hanno deciso) di manifestare nei confronti dei secondini attraverso urla e bruciando lenzuola e alcuni vestiti, anche se senza generare conseguenze serie;
          per cercare di domare la situazione sono così arrivate quasi subito sul posto quattro vetture della polizia, che non hanno però faticato a riportare l'ordine nel carcere visto che lo scopo della loro protesta era più che altro a intento dimostrativo, anche se fondamentale è stato l'intervento di un funzionario della Questura che ha cercato di dialogare con i ragazzi per riportarli alla calma e sedare il loro malcontento»;
          è stato riferito della «presenza dell'ormai famoso “giovane Vallanzasca”, il ragazzino di soli quattordici anni arrestato la scorsa settimana (...) Anche in occasione della protesta al Beccaria il ragazzino ha dimostrato un carattere al di fuori del comune per la sua età ed è stato lui a guidare gli altri detenuti nella manifestazione contro i secondini pur essendo arrivato li solo da pochi giorni» (ibidem);
          l'interrogante ha effettuato una visita ex articolo 67 dell'ordinamento penitenziario all'istituto penale per minorenni. «C. Beccaria» il giorno seguente (domenica 16 settembre 2012) agli eventi, ed ha incontrato il comandante ispettore Nico Costa e in particolare il gruppo di 14 ragazzi da cui hanno preso avvio le proteste;
          non ci sono stati feriti e i ragazzi hanno riferito di non aver subito alcuna percossa; la situazione era tornata pienamente sotto controllo e nella apparente serenità;
          da parte di tutti i giovani detenuti si è fatto riferimento a una estrema carenza di «assistenti» take per cui numerose volte durante la settimana le «camere» (celle) in cui sono ristretti sono rimaste chiuse anche durante le ore pomeridiane per le quali è prevista l'apertura;
          l'interrogante ha potuto apprendere che il «Beccaria» aveva una capienza massima, ritenuta accettabile, fino a due anni fa di 46 minori. Oggi, pur in presenza di un cantiere che determina la chiusura di circa metà degli ambiti destinati ai detenuti, il numero dei medesimi è di 60, in ottemperanza alle nuove tabelle ministeriali;
          l'interrogante ha constatato che, in spregio a qualsiasi regola deontologica di tutela e riguardo dei minori, la visibilità estrema e quasi mitologica data al cosiddetto «Piccolo Vallanzasca» specie dalle televisioni ancora nelle ore precedenti alla visita svolta dall'interrogante, induce un clima difficile per un lavoro educativo  –:
          se i fatti riportati corrispondano al vero;
          perché si sia ampliato, in presenza di una restrizione degli spazi, il numero dei minori detenuti;
          se non si ritenga, specie in queste strutture per minori, di mantenere le regole definite istituto per istituto riguardo all'apertura delle celle, anche perché, se lo Stato le viola per primo, diventa difficile pretendere il medesimo comportamento da parte dei giovani reclusi;
          come spieghi e se sia in grado di accertare chi abbia propalato la notizia del coinvolgimento presunto a capo della rivolta del summenzionato «Piccolo Vallanzasca». (4-17652)


      SCILIPOTI. —Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          in data 22 dicembre 2003 la signora Innocenza Maria Campo presenta denuncia-querela presso il comando Compagnia Guardia di Finanza di Ragusa, dove alla pagina sette: «Peraltro, allorquando la scrivente si reca presso gli sportelli bancari o postali presso cui sono intrattenuti conti correnti, gli addetti, uno per tutti il dottor Brugaletta, direttore dell'agenzia dell'ufficio postale di via Felicia Schininà, non riesce ad ottenere plausibili spiegazioni in ordine a movimenti di denaro, prelevamenti o storni;
          in data 23 agosto 2012 Attilio Marcello Riso, responsabile di BancoPosta Fondi SGR, comunica al signor Damiano Nicastro l'esistenza della posizione n.  1 – codice rapporto 01433623 intestato a Innocenza Campo, nata a Ragusa (RG) il 1o aprile 1933, e della posizione n.  2 – codice rapporto 01433624 intestato a Innocenza Campo, nata a Ragusa (RG) il 1o aprile 1933;
          tali posizioni non sono mai state riportate nell'elenco posizioni della signora Innocenza Campo redatto dal direttore postale Nunzio Brugaletta che in data 7 giugno 2004 Poste italiane invia alla Guardia di finanza di Ragusa;
          non sono riportate neppure nella CNR della Guardia di finanza del 15 settembre 2004 a seguito delle indagini espletate;
          non sono riportate neppure nell'elenco posizioni redatto dall'ispettrice postale Venera Musumeci a seguito di una lunga indagine ispettiva durata sei mesi, la cui copia in data 10 luglio 2007 con protocollo n.  25/RU/DIR viene inviata alla Guardia di finanza di Ragusa ed alla procura della Repubblica presso il tribunale di Ragusa (all. 6);
          in data 10 gennaio 2006 la signora Innocenza Maria Campo, a mente delle norme di cui al testo unico delle leggi in materia bancaria e finanziaria, n.  385 del 1o settembre 1993, chiede a Poste italiane copia autentica di tutti i rapporti intrattenuti;
          nelle date 29 settembre 2006 e 26 gennaio 2007 il sostituto procuratore della Repubblica di Ragusa dottor Emanuele Diquattro ha emesso due ordini di sequestro con incarico alla Guardia di Finanza, i quali ordini però, non sono mai stati eseguiti  –:
          se il Governo intenda accertare, in quanto azionista unico della medesima società Poste italiane spa se sia usuale che nel caso di indagini delle Procure vi siano condotte di limitata collaborazione da parte della medesima società come nel caso descritto in premessa. (4-17653)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


      LOVELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          a partire dal 17 giugno 2012 regione Piemonte e Trenitalia hanno deciso di sopprimere 12 linee ferroviarie sul territorio piemontese, optando per la loro sostituzione con collegamenti autobus;
          in particolare, dal piano di riorganizzazione del trasporto pubblico ferroviario piemontese sono state interessate dalla conversione da rotaia a gomma le linee: Alba-Asti; Alba-Alessandria; Asti-Casale-Mortara; Cuneo-Mondovì; Cuneo-Saluzzo-Savigliano; Novi Ligure-Tortona; Alessandria-Ovada; Casale-Vercelli; Santhià-Arona; Pinerolo-Torre Pellice; Chivasso-Asti; Ceva-Ormea;
          la decisione assunta dall'amministrazione regionale, d'intesa con Trenitalia, è stata giustificata con la «non rimuneratività» dei suddetti collegamenti ferroviari, dalla cui soppressione deriverebbe un risparmio stimato in 15 milioni di euro ed il cui successivo riutilizzo non parrebbe essere vincolato all'impiego nel settore del trasporto ferroviario locale;
          in particolare, per quanto riguarda le linee gravitanti sulla provincia di Alessandria si rileva che la prevista soppressione della Novi-Tortona e della Alessandria-Ovada vanno ad incidere su collegamenti fra alcuni dei centri più importanti della provincia, in contraddizione con progetti di sviluppo ferroviario che nel caso della Novi-Tortona prevedono il raddoppio dei binari in relazione al progetto per il terzo valico dei Giovi;
          dai previsti tagli ai collegamenti è stato rilevato particolare disagio riscontrato dagli utenti della linea «Asti-Casale-Mortara», la quale parrebbe destinata da un abbandono definitivo non solo da parte dei treni di Trenitalia, ma anche da parte del gestore della rete, RFI, che presumibilmente procederà alla sua completa disabilitazione, sgravandosi così dei costi di gestione;
          profonda preoccupazione è inoltre stata espressa dagli amministratori locali del territorio servito dalla tratta ferroviaria Asti/Alba, arteria di collegamento fondamentale per il tessuto sociale locale ed utilizzata quotidianamente da un altissimo numero di pendolari. Il collegamento in questione, ad oggi sostituito interamente con autobus, è stato fonte di gravi disagi per l'utenza già a partire dal 2010. Dal 30 aprile 2010, il tratto compreso tra Alba e Castagnole delle Lanze, è stato infatti interdetto alla circolazione ferroviaria a causa di lavori di manutenzione straordinaria alla galleria «Gherzi» collocata nel territorio del comune di Alba. Il collegamento Alba-Casatagnole delle Lanze è quindi stato assicurato in questi due anni attraverso autobus sostitutivi, che, come denunciato dalle associazioni dei pendolari e dagli amministratori del luogo, hanno spesso accumulato ritardi e situazioni di sovraffollamento che hanno impedito l'erogazione di un regolare ed efficiente servizio di trasporto all'utenza;
          i disagi provocati ai pendolari conseguenti alla decisione della regione Piemonte e di Trenitalia di sospendere le linee ferroviarie meno remunerative, come ripetutamente denunciato dalle Associazioni dei pendolari piemontesi agli organi di stampa, in questi giorni si stanno ulteriormente acutizzando a causa dell'inizio dell'anno scolastico ed il ritorno in aula degli studenti, utenti deboli che usufruiscono del treno per recarsi quotidianamente a scuola. Testimonianze di ritardi, conseguente perdita di successive coincidenze e situazioni sovraffollamento sugli autobus sostitutivi risultano purtroppo essere all'ordine del giorno nella vita dei pendolari piemontesi e nelle cronache dei giornali locali che ripetutamente ne raccolgono le denunce  –:
          e sia a conoscenza delle innumerevoli problematiche registrate dagli utenti piemontesi conseguenti alla decisione assunta nei mesi scorsi sostituire le 12 linee ferroviarie, considerate «minori», con collegamenti autobus;
          a che punto siano i lavori di manutenzione straordinaria alla galleria «Gherzi» collocata nel territorio del comune di Alba a causa dei quali il tratto compreso tra Alba e Castagnole delle Lanze, è stato interdetto alla circolazione ferroviaria;
          quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere nei confronti delle ferrovie dello Stato italiane per porre fine ai disagi registrati quotidianamente dai pendolari piemontesi. (5-07799)

Interrogazione a risposta scritta:


      GIANNI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          all'interno dello scalo merci sono state completate le operazioni di demolizione e rimozione dei vecchi carri merci che erano presenti all'interno dello scalo di Pantanelli;
          la decisione è stata presa dalla direzione generale di Trenitalia che ha affidato i lavori all'impresa «Sitermetal» di Carini;
          lo spazio chiuso da oltre quattro anni per le attività del servizio merci trasferite su Bicocca sarà adesso destinato ad ospitare le attività del polo manutentivo diventato operativo con l'apertura definitiva della fossa di manutenzione della platea di lavaggio dei treni da «Trenitalia» dopo dieci anni di attesa e un investimento di oltre sette milioni di euro per la costruzione dell'impianto;
          ancora una volta si penalizza in maniera chiara il settore ferroviario della provincia, con questo atto finale Trenitalia dismette definitivamente lo scalo merci dopo aver speso ingenti risorse per attrezzarlo e renderlo operativo;
          gli investimenti saranno, quindi, destinati esclusivamente su Bicocca che attrarrà il flusso delle merci per la fascia orientale della Sicilia;
          a pagarne le conseguenze sono le aziende agricole della zona sud e l'indotto che produce legnami;
          i settori produttivi già gravati da un clima pesante crisi ora dovranno sostenere un doppio costo sul quale incide il continuo aumento della benzina, derivante dal trasporto dei prodotti via gomma a Bicocca da dove dovranno ora partire su rotaia verso il nord dell'Italia;
          resta da completare il trasferimento delle attrezzature tecniche dall'officina della stazione centrale verso il polo di Pantanelli;
          è da segnalare lo stato di degrado della stazione centrale dove tre binari su sette che non sono mai stati utilizzati e sui quali non è stata mai esercitata una manutenzione adeguata, e che vengono utilizzati solo per lo spostamento di locomotori da sottoporre a controlli, a ciò si aggiunge che il carro soccorso è stato trasferito da Siracusa a Palermo in maniera definitiva;
          il trasferimento del servizio dallo scalo di Pantanelli a Bicocca rappresenta secondo l'interrogante una penalizzazione ulteriore da parte di Trenitalia del settore ferroviario nella provincia di Siracusa che produrrà ulteriori costi aggiuntivi ai settori produttivi locali che dovranno così sostenere un doppio costo per poter far giungere i loro prodotti al nord dell'Italia;
          Trenitalia si muove in maniera esattamente opposta alla direzione che si dovrebbe prendere per sostenere lo sviluppo economico e la ripresa  –:
          quali iniziative intenda intraprendere nei confronti di Trenitalia affinché receda da azioni e programmi che tendono di fatto ad escludere la Sicilia e in particolare la provincia di Siracusa dal diritto alla garanzia della continuità territoriale che, oltretutto, in un periodo di gravissima crisi economica, significa non solo impedire alle aziende piccole e medie di poter continuare ad esistere ma questo potrebbe avere una riduzione dei livelli occupazionali. (4-17648)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


      TOUADI e MELIS. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:
          la XII disposizione transitoria della Costituzione dice: «È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista»;
          le norme di attuazione di tale disposizione transitoria, stabilite con la legge n.  645 del 20 giugno del 1952, nel primo articolo, definiscono come riorganizzazione anche «l'esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi del predetto partito»;
          in data 11 agosto 2012 nel comune di Affile (Roma) è stato inaugurato un sacrario «al Soldato M.llo d'Italia Rodolfo Graziani»;
          il suddetto Rodolfo Graziani, governatore della Cirenaica prima e vicerè in Etiopia successivamente, è stato storicamente riconosciuto come responsabile di numerosi ed efferati crimini di guerra, di massacri di civili nonché dell'uso massiccio di gas velenosi letali in Libia e nel Corno d'Africa a partire dal 1930;
          Rodolfo Graziani è stato uno dei primi firmatari del «Manifesto della razza» del 1938;
          Rodolfo Graziani nel 1948 è stato condannato a diciannove anni di reclusione per alto tradimento a causa della sua partecipazione attiva alla Repubblica di Salò;
          il sacrario è stato finanziato dalla regione Lazio, con fondi in principio destinati al completamento del parco in cui l'opera è stata costruita;
          secondo notizie riportate dalla stampa è costato circa 127,000 euro;
          la notizia è stata riportata dai principali mezzi di informazione italiani e internazionali, come il New York Times, la BBC, El Pais, tra gli altri;
          la costruzione del sacrario ha suscitato numerose e risentite reazioni da parte di associazioni, società civile e discendenti delle popolazioni colonizzate dal nostro Paese;
          in data 31 agosto un gruppo di cittadini etiopi ed eritrei ha protestato davanti alla sede dell'ambasciata italiana di Londra  –:
          se non intenda assumere iniziative normative per vietare che siano intestati a personalità condannate per gravi reati contro lo Stato monumenti, sacrari o pubbliche vie e piazze, come si sta verificando in diversi casi recentemente segnalati.
(4-17645)


      BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
          il Corriere della Sera, nella cronaca di Roma, ha pubblicato giovedì 6 settembre un articolo a firma di un giornalista che ha lungamente seguito il caso in questione, Fabrizio Peronaci, da cui si evince un particolare comportamento di monsignor Vergari che sta suscitando scalpore anche in Vaticano;
          il magistrato titolare dell'inchiesta, che vede tra gli indagati anche l'ex rettore della Basilica di S. Apollinare Piero Vergari e che ha disposto l'analisi delle ossa ritrovate in seguito all'apertura della tomba di Enrico De Pedis, ha fatto sapere che «gli accertamenti sono molto complessi e che quindi l'impegno di chiudere entro settembre non potrà essere rispettato»;
          l'inchiesta, naturalmente prosegue. Gli indagati sono tre esponenti della banda della Magliana sospettati del rapimento, Sabrina Minardi e proprio monsignor Piero Vergari, rettore della basilica di Sant'Apollinare all'epoca della scomparsa, oggi indagato per concorso in sequestro di persona aggravato dalla morte dell'ostaggio;
          il prelato, nelle ultime settimane, è stato notato e segnalato spesso in Vaticano. Don Vergari è stato visto nella farmacia, al banco dello spaccio annonario e anche allo sportello dello Ior, dove faceva operazioni, e negli uffici dell'archivio segreto della Santa Sede (ai quali ha accesso grazie a uno speciale tesserino), gli stessi in cui lavorò per qualche tempo la figlia di un funzionario dei servizi segreti indagato a fine anni ’80. Tale presenza costante del sacerdote all'interno delle Mura leonine ha suscitato stupore tra residenti e frequentatori del piccolo Stato, religiosi e non.  Sono sorti dei dubbi sul motivo del trasferimento di monsignor Vergari in Vaticano quando sono in corso delle indagini, non terminate, che lo vedono interessato in qualità di persona sottoposta alle indagini stesse  –:
          se siano a conoscenza dei fatti narrati, se essi corrispondano al vero e, nell'eventualità positiva, quali iniziative urgenti intendano assumere, a partire dalla verifica di eventuali controlli effettuati da parte delle forze dell'ordine su monsignor Pietro Vergari al momento dell'uscita dal nostro Stato per fare ingresso in quello della Città del Vaticano, stante la sua condizione di persona sottoposta alle indagini;
          quali eventuali iniziative di competenza intenda adottare il Ministro degli affari esteri volte a favorire la massima collaborazione con riferimento alle indagini in corso. (4-17654)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta orale:


      GOISIS, RIVOLTA, GRIMOLDI e CAVALLOTTO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
          il Ministro interrogato ha reso noto recentemente il piano avviato dal suo dicastero per la dematerializzazione delle procedure amministrative e dei rapporti con le comunità dei docenti e del personale amministrativo, prevedendo per l'anno scolastico 2012/2013, iscrizioni on line, registri elettronici, rilevazione automatica delle presenze, tecnologie per abbattere le spese telefoniche, risparmio energetico e banda larga, nonché un computer in ogni classe delle scuole secondarie di I e di II grado del Paese, nonché un tablet per ogni insegnante del Sud Italia;
          ai fini dell'innovazione della didattica e dei processi d'apprendimento, il Ministero avrebbe stanziato un finanziamento di 24 milioni di euro, prevedendo la distribuzione di computer in 34.558 classi delle scuole secondarie di I grado e in 62.600 classi delle scuole secondarie di II grado;
          secondo quanto registrato dai media, il Ministro interrogato avrebbe sottolineato la necessità di «creare un sistema formativo più equo e attento verso la parte più debole del Paese»;
          de facto, il 64,5 per cento dell'ammontare delle suddette risorse privilegerebbe le scuole del Sud: nelle quattro regioni che rientrano nella cosiddetta «convergenza» ex-obiettivo 1 (Puglia, Campania, Sicilia e Calabria) l'intervento sarebbe più consistente, poiché i computer dovrebbero essere distribuiti in 2.128 scuole (712 scuole in Campania, 599 in Puglia, 233 in Calabria e 584 in Sicilia), prevedendo altresì l'assegnazione di «un tablet» ad ogni insegnante;
          in definitiva, il sopra citato stanziamento (comprendente anche i «tablet» da distribuire agli insegnanti del Sud) si eleverebbe complessivamente a 31,8 milioni di euro;
          le risorse per la gestione ordinaria delle scuole, corrispondenti a 200 milioni di euro, sarebbero aumentate del 33 per cento raggiungendo per l'anno scolastico 2012-2013 lo stanziamento di 240 milioni di euro;
          l'incidenza della spesa per l'istruzione sulla spesa pubblica totale è passata dal 10,3 per cento del 1990 a meno del 9 per cento, rischiando di scendere ancora, a causa degli effetti dei tagli degli ultimi anni. In rapporto al prodotto interno lordo si attesta al 4,5 per cento, percentuale inferiore rispetto a quella registrata negli altri Paesi europei, con i quali ci si compara;
          il Ministro sostiene che con la digitalizzazione della scuola si otterrà un risparmio di 30 milioni di euro;
          le regioni rientranti nell'obiettivo convergenza usufruiscono di strumenti finanziari ad hoc messi a disposizione dall'Unione europea per determinate priorità, tra cui:
              a) condizioni più propizie alla crescita e all'occupazione, favorendo investimenti nelle persone e nelle risorse fisiche;
              b) innovazione e sviluppo della società della conoscenza;
              c) adattabilità ai cambiamenti economici e sociali;
              d) efficienza amministrativa;
          nel caso di specie, la distribuzione dei «tablet» ai soli docenti del Sud non solo viola il principio di uguaglianza, ma sottolinea paradossalmente, ad avviso degli interroganti, la superiorità dei docenti del Nord riguardo all'approccio con «l'innovazione e lo sviluppo della società della conoscenza»  –:
          se non ritenga più opportuno assumere iniziative per reinvestire i risparmi derivanti «dall'efficientamento» (come si dice in gergo aziendale) del sistema scolastico in senso digitale, destinando i menzionati 30 milioni di euro per migliorare la qualità delle strutture, per la creazione delle cosiddette reti scolastiche, per la ricerca didattica, e in modo particolare per la stabilizzazione dei precari e l'aggiornamento del personale docente, a cui dovrebbe essere corrisposta una retribuzione più dignitosa, oltre ad essere garantito un percorso di carriera con meccanismi di incentivazione dei medesimi;
          alla luce dei tagli operati nel campo dell'istruzione, da quale capitolo di spesa o eventuali imposizioni fiscali siano state recuperate le ulteriori risorse corrispondenti a circa 31,8 milioni di euro, finalizzate, come esplicitato in premessa, all'acquisto di computer e tablet;
          se le risorse relative all'assegnazione dei «tablet» in parola ai docenti delle scuole ricadenti nelle regioni del cosiddetto obiettivo convergenza provengano dai fondi strutturali europei. (3-02474)

Interrogazione a risposta in Commissione:


      ZAZZERA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
          con circolare n.  15 del 22 febbraio 2012 il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha negato ai docenti precari la possibilità di mettersi in aspettativa per il dottorato di ricerca conservando il proprio stipendio, come avviene per gli insegnanti di ruolo e per i dipendenti della pubblica amministrazione;
          in particolare, per questi docenti le disposizioni riguardanti i congedi per il personale ammesso alla frequenza dei dottorati di ricerca esplicano la propria validità esclusivamente sotto il profilo giuridico (il riconoscimento del servizio ai fini previsti dalle vigenti disposizioni) e non sotto il profilo economico (conservazione della retribuzione per il periodo di frequenza del dottorato);
          molto spesso questi precari non possono mettersi in aspettativa, a differenza dei colleghi degli anni precedenti, rinunciando allo stipendio;
          quindi, gli insegnanti che hanno superato i test di ammissione ai dottorati di ricerca si trovano costretti a rinunciare a questa opportunità dopo anni di studi sostenuti, senza neppure poter passare di ruolo, in quanto le graduatorie scorrono, come noto, con estrema lentezza;
          accade, inoltre, che nei casi in cui i posti di dottorato messi a concorso non prevedano borse di studio, i docenti devono anche accollarsi le spese delle tasse universitarie;
          con sentenza n.  360 del 26 maggio 2011, il giudice del lavoro del tribunale di Verona ha stabilito che ai docenti con contratti a tempo determinato debbano essere riconosciuti gli stessi diritti del personale con contratto a tempo indeterminato. Con tale pronuncia il giudice ha accolto il ricorso presentato proprio da un docente che, essendo risultato idoneo al concorso per il dottorato di ricerca, aveva chiesto la conservazione del suo stipendio di insegnante  –:
          alla luce dei fatti riportati in premessa, quali iniziative, anche normative, il Ministro interrogato intenda adottare ai fini di sanare questa palese discriminazione nei confronti dei docenti risultati idonei ai concorsi per dottorati di ricerca. (5-07802)

Interrogazioni a risposta scritta:


      OLIVERIO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
          a Crotone a pochi giorni dall'inizio del nuovo anno scolastico 2012/2013, previsto per lunedì 17 settembre, un centinaio di insegnanti precari e collaboratori scolastici, riuniti nel Comitato precari scuola, stazionano stabilmente davanti la sede dell'ufficio scolastico territoriale provinciale di Crotone, per protestare contro la ritardata effettuazione delle ordinarie operazioni di nomina del personale a tempo determinato;
          lo scorso anno scolastico 2011/2012, aperto con i pesanti tagli alla scuola, come testimoniato dalla cronaca locale, ha raccontato la disperazione di numerosi docenti e del personale Ata rimasti inutilizzati. Disperazione mista a rabbia, anche per la disparità di trattamento adottata per la provincia di Crotone rispetto alle altre quattro province calabresi in merito alla distribuzione, nell'ambito del territorio regionale, di personale della scuola (docenti curricolari e di sostegno, personale amministrativo, tecnico ed ausiliario);
          i disagi si verificano puntualmente ogni fine estate, quando, appunto, si stabiliscono gli organici delle scuole e tanti docenti e personale scolastico si affollano presso la sede del competente ufficio provinciale con la speranza che il prossimo anno costituisca finalmente per loro l'occasione per potere entrare di ruolo;
          i precari preoccupati per il loro futuro e di quello delle proprie famiglie, in assenza di notizie in merito alla propria posizione lavorativa, hanno manifestato per lo stato di disagio che oggi la scuola pubblica vive nella giornata di venerdì 14 settembre davanti la sede della prefettura di Crotone oltre ad annunciare che invieranno una lettera al direttore generale dell'ufficio scolastico regionale, al prefetto, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca e al Presidente del Consiglio dei ministri Mario Monti con la quale sottolineeranno che la precarietà è anche uno spreco di danaro per l'intero Paese. Proprio a causa della precarietà, agli studenti viene tolta la possibilità di avere continuità didattica in quanto gli stessi cambiano ogni anno i propri docenti, e purtroppo spesso anche ad anno scolastico in corso. Per di più le segreterie soffrono della carenza di personale e il continuo cambio del personale non aiuta a snellire il lavoro;
          se le nomine verranno ulteriormente ritardate si rischia di far cadere molte famiglie nel baratro della povertà. Il perdurare di tale situazione comporterà che per i primi mesi del nuovo anno gli alunni delle scuole di ogni ordine e grado della provincia di Crotone troveranno solo una parte dei loro insegnanti, non troveranno i collaboratori preposti al buon funzionamento della scuola e rischiano di non trovare neanche i loro nomi nei registri visto che il personale amministrativo è anch'esso in attesa di nomina  –:
          se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle problematiche esposte in premessa e se ritenga opportuno intervenire affinché la direzione provinciale scolastica di Crotone sia messa nelle migliori condizioni di operare, destinando ad essa le risorse necessarie per garantire la qualità del servizio, nonché di provvedere al più presto alla nomine dei docenti e collaboratori scolastici in modo che venga assicurato il regolare svolgimento dell'attività didattica del nuovo anno scolastico;
          se il Ministro interrogato non ritenga altresì necessario promuovere un piano straordinario di immissioni in ruolo, non pregiudicando così l'esercizio del diritto allo studio degli studenti crotonesi, garantito dalla Costituzione italiana. (4-17633)


      CRIMI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
          il decreto ministeriale n.  76 del 2012, relativo ai requisiti di idoneità ai ruoli di professore di I e II fascia delle università italiane, ha generato molta confusione e anche sconcerto fra i docenti del mondo universitario per le contraddizioni evidenziatesi in particolare da quanto dichiarato nei documenti ufficiali emanati dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca e dall'ANVUR ed il ruolo sovrano e determinante che dovrebbe svolgere la commissione giudicatrice;
          alla luce di tali contraddizioni appare plausibile ipotizzare anche potenziali controversie giudiziarie;
          dovrebbe apparire evidente che la commissione giudicatrice dovrà valutare in maniera dettagliata e rigorosa il ruolo e il contributo apportato dai candidati nei singoli lavori, la rilevanza scientifica delle pubblicazioni per lo specifico settore concorsuale cui competono, l'originalità e l'innovazione delle tematiche di ricerca e dei risultati conseguiti, eventuali periodi trascorsi all'estero in prestigiosi laboratori nonché altri parametri, che indicano la maturità del candidato, la sua capacità di attrarre risorse finanziarie e la stima internazionale di cui gode. Sono questi i parametri fondamentali che consentono di delineare la personalità scientifica del candidato per il conseguimento dell'idoneità  –:
          quale sia l'orientamento del Ministro interrogato sulle questioni sollevate e, in particolare, se intenda chiarire se i valori delle mediane dei tre indicatori stabiliti nel decreto siano da considerare puramente indicativi e pertanto non precludano ai candidati la possibilità di ottenere un giudizio di idoneità da parte della commissione. (4-17634)


      REGUZZONI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
          la Lombardia si trova con 475 sedi di dirigenza scolastica scoperta da titolare e date in reggenza. Il concorso, appena conclusosi, ha messo a concorso 355 posti su un contingente nazionale di circa 1.200;
          a seguito di ricorsi il TAR Lombardia del 18 luglio 2012 ha annullato la procedura a partire dagli scritti invalidando, di fatto, tutta la procedura. Il Consiglio di Stato in seduta monocratica concede il 3 agosto una sospensiva breve a seguito della quale viene pubblicata una graduatoria di 406 idonei di cui 355 vincitori di concorso. Il 29 agosto il Consiglio di Stato annulla tutta la procedura tornando di fatto alla situazione del 18 luglio ed azzerando una procedura selettiva basata sul merito che ha visto 406 docenti idonei di fatto cancellati. In tal modo 475 scuole sono scoperte in reggenza e si attende la sentenza di merito del 20 novembre che, alla luce dei fatti, sarà difficile possa sovvertire il contenuto del contenzioso, anche perché la motivazione, le presunte buste trasparenti, si qualificano come vizio formale insormontabile;
          il rischio, oltre all'insulto dei 406 idonei che si vedono cancellare anni di fatiche, è quello di vedere assegnato il contingente lombardo alle altre regioni che si trovano in una situazione di esubero rispetto al numero di vincitori di concorso, possibilità quanto mai concreta, considerando che già a settembre 13 trentini vincitori di concorso sono stati assegnati in ruolo in Lombardia;
          non è più concepibile che – come accaduto spesso in passato – i posti di lavoro nelle scuole lombarde vengano assegnati ad insegnanti provenienti da altre regioni, a discapito degli insegnanti residenti in Lombardia  –:
          se e quali iniziative il Ministro intenda attivare ai fini di scongiurare i pericoli e le ingiustizie esposte in premessa. (4-17637)


      ZAZZERA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
          durante lo svolgimento dei recenti test di ingresso per le facoltà di medicina si è verificato in diversi atenei un massiccio volantinaggio da parte delle società di tutoraggio CEPU e TutorUniversity, le quali hanno pubblicizzato i loro programmi di assistenza e preparazione per lo svolgimento dei test di ingresso nelle facoltà corrispondenti di diversi Paesi europei;
          in particolare, sul volantino veniva segnalata la possibilità di «aggirare l'ostacolo dei test», frequentando un'università europea e rientrando al secondo anno in Italia;
          tale possibilità, se realmente praticabile, costituisce a giudizio dell'interrogante una violazione palese di carattere squisitamente plutocratico del principio delle pari opportunità;
          a prescindere dalla possibilità del rientro in Italia, la possibilità di studiare all'estero è chiaramente preclusa per motivi economici alla maggior parte dei 67.000 esclusi al test di medicina;
          in questo, il sistema dei test di ingresso, oltre ad essere considerato dalla maggior parte della comunità scientifica inefficace ed inutile come metodo di selezione, diviene un ostacolo di carattere prevalentemente economico anziché di merito;
          anche se un solo studente su dieci scegliesse la strada del tutoraggio per l'estero si creerebbe un affare di circa 3 milioni di euro a spese della creazione di un enorme discriminazione in termini di opportunità e valorizzazione del merito tra gli studenti;
          questo fenomeno mette ulteriormente in luce tutti i limiti di merito del sistema di selezione attraverso i test di ingresso, per cui, come sostiene la maggior parte della comunità scientifica, non è possibile valutare l'attitudine di un candidato attraverso un quiz a risposta multipla;
          la Corte Costituzionale è stata chiamata a pronunciarsi sull'ordinanza del Consiglio di Stato del 18 giugno n.  3541, che solleva questione di legittimità costituzionale dell'articolo 4, comma 1, legge 2 agosto 1999 n.  264, nella parte in cui, relativamente all'esito dello svolgimento delle prove preselettive per l'accesso alle facoltà a numero chiuso, non si prevede la formazione di una graduatoria unica nazionale in luogo di graduatorie plurime per singoli atenei, con riferimento agli articoli 3, 34, 97 e 117, comma 1, della Costituzione;
          quest'anno il 55 per cento dei corsi è a numero programmato e solamente uno studente su dieci potrà superare i test, nonostante, in ambiti come quello sanitario, proseguendo di questo passo, nel 2014 si avrà più di 20.000 medici in meno rispetto alle necessità effettive;
          i giovani, considerata la disoccupazione giovanile al 36 per cento e l'impossibilità per molti di proseguire gli studi, si stanno ritrovando in misura sempre maggiore nella condizione di NEET, not in employment or in education, una condizione in cui versano già più di due milioni di italiani e che rappresenta un costo sociale ed uno spreco di risorse umane insostenibile per il Paese, che favorisce l'evasione, il lavoro nero e la criminalità organizzata;
          il numero dei posti disponibili nelle facoltà a numero programmato è stabilito non sulla base delle necessità del Paese e della garanzia del diritto allo studio, ma sulla base di risorse eccessivamente e insostenibilmente scarse, considerando che l'Italia si trova in fondo a tutti parametri europei OCSE (OECD) aggiornati al 2008/2009, che rispecchiano gli investimenti nella formazione (Fonte OECD (2011), Education at a Glance 2011), dati che, per altro, non fanno riferimento al periodo di tagli avviato dal decreto-legge n.  112 del 2008;
          l'Italia si trova a tal proposito, ad essere 31-esima su 34 nazioni considerate in merito alla percentuale del prodotto interno lordo investito nell'università, con una spesa pari al 65 per cento della media OCSE. Peggio dell'Italia solo Repubblica Slovacca, Ungheria e Brasile;
          la percentuale di laureati nella fascia 25-34 è circa pari al 20 per cento contro il 37 per cento della media OCSE  –:
          come e in che modo il Ministro intenda evitare che sussistano reali possibilità di «raggirare» l'ostacolo dei test di ingresso italiani;
          se il Ministro non ritenga opportuno avviare un processo di superamento del modello di selezione attraverso i test di ingresso, promuovendo un sistema diverso basato sulla selezione degli studenti tra il primo e il secondo anno di studi, in riferimento agli esami superati e alla media conseguita. (4-17638)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


      BURTONE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          la ST Microelectronics, per il forte calo degli ordinativi causato dal crollo dei mercati dei personal computer e dell'automotive, ha richiesto il ricorso agli ammortizzatori sociali;
          sono 2.100 i lavoratori che saranno coinvolti nella cassa integrazione ordinaria, da ottobre a dicembre 2012;
          questo è il secondo anno che Stm attiva la procedura di cassa integrazione e potrebbe non essere l'unica misura adottata dall'azienda per superare questo trimestre, perché a breve sarà presentata la riorganizzazione globale della società e, quindi, l'attuale assetto potrebbe essere integralmente rivisto con forte rischio di esuberi strutturali;
          si fermeranno il reparto 8 pollici per 25 giorni, il 6 pollici per 13 giorni. Vi saranno otto giorni di stop per il reparto ricerca «Lip» e la linea testing «Ews»;
          a questo bisogna aggiungere anche la crisi della Nokia che ha deciso di chiudere la sede di Catania con la mobilità per 35 unità;
          per il momento nessuno si è fatto avanti per rilevare lo stabilimento  –:
          se e quali iniziative il Governo intenda adottare per evitare che uno dei poli di eccellenza dell'industria italiana possa andare in crisi in maniera irreversibile e se intenda convocare di conseguenza in tempi rapidissimi un tavolo istituzionale di confronto per individuare misure di sostegno all'area industriale catanese a salvaguardia dei livelli occupazionali in settori ad alta capacità di innovazione.
(3-02473)

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


      DI GIUSEPPE, ROTA e MESSINA. — Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          la World development movement (WDM) è una organizzazione non governativa inglese attiva da anni nelle campagne per la lotta alla povertà; nel suo rapporto «The great hunger lottery: How banking speculation causes food crises», la WDM denuncia come le grandi banche ed i principali fondi speculativi (hedge funds) hanno contribuito in modo determinante ad aggravare ulteriormente i Paesi più poveri del mondo, attraverso il sistema delle speculazioni effettuate sull'andamento dei prezzi delle materie prime alimentari, un sistema che, a qualche anno dal collaudo, continua a generare profitti vergognosamente elevati;
          secondo il rapporto del WDM, grandi banche e fondi speculativi, tra il 2006 e il 2008 hanno gonfiato il mercato alimentare con una delle peggiori bolle speculative della storia generando un'impennata dei prezzi che ha ridotto alla fame centinaia di milioni di persone; quindi dietro la clamorosa impennata dei prezzi degli alimentari ci sarebbe l'insaziabile avidità di banche e fondi speculativi;
          secondo la Fao, a giugno del 2009 almeno un miliardo di persone risultava soffrire di denutrizione cronica a seguito tanto della recessione globale, quanto di «un'insensata impennata dei prezzi». Nel rapporto si evidenzia come l'andamento dei prezzi di mercato non dipenda dai tipici fattori della domanda e dell'offerta, infatti dal 2006 alla metà del 2008 il prezzo del frumento è aumentato del 110 per cento, esattamente come quello del petrolio. Il cacao ha visto il suo valore di mercato aumentare del 90 per cento fronte del +70 per cento del caffè e del mostruoso +180 per cento del mais. Con ricadute anche sul territorio nazionale italiano;
          secondo il Comitato per la sicurezza nazionale e gli affari governativi degli Stati Uniti, gli investimenti legati alle materie prime sono passati dai 13 miliardi di dollari del 2003, ai 260 miliardi di dollari del 2008. Contemporaneamente il prezzo medio delle 25 principali commodit era aumentato del 183 per cento. Le scommesse fioccavano grazie anche al crescente successo di fondi comuni d'investimento ad hoc, i celebri Exchange traded commodities (ETC), che attraevano una crescente clientela di risparmiatori (molti dei quali in Italia, principale piazza europea degli Etc dopo quella del Regno Unito) in fuga dai mercati tradizionali di azioni e obbligazioni;
          nell'agosto del 2008, un rapporto della banca francese Credit Agricole, sottolineò la posizione di mercato dei derivati scambiati sulla piazza di Chicago che ammontava a un quarto dell'intera produzione mondiale di mais e soia e all'8 per cento di quella del frumento;
          secondo quanto riportato in un articolo de «Il fatto quotidiano» del 12 settembre 2012, che riprende una nota dell'agenzia giornalistica «TMNews» del 1o settembre 2012, il World development movement, ha stilato una lista degli istituti di credito che hanno guadagnato di più speculando sul rincaro dei beni agricoli;
          in testa a questa classifica appare la banca inglese Barclays Bank, la stessa dello scandalo sulla manipolazione del Libor che attraverso speculazioni sui prezzi di alimenti base come grano o soia, avrebbe prodotto guadagni per mezzo miliardo di sterline (630 milioni di euro) negli ultimi due anni. Numeri alla mano, nel 2012 le quotazioni della soia sono aumentate di oltre il 30 per cento e, durante l'estate, quelle di grano e del mais sono aumentate rispettivamente del 30 e del 38 per cento. La Banca mondiale ha recentemente segnalato che il costo medio mondiale degli alimenti base è ormai ai massimi storici e ha denunciato come 44 milioni di persone nel 2011 siano scivolate nella povertà a causa della corsa dei prezzi del cibo;
          il rapporto del World development movement, oltre a Barclays bank, indica Goldman Sachs e Morgan Stanley tra le banche più attive nella speculazione alimentare, a seguire indicano la Royal Bank of Scotland, HSBC, Jp Morgan, la svizzera Ubs. Grandi speculatori su beni alimentari erano fino a poco tempo fa anche gli istituti tedeschi: Deutsche Bank e Commerzbank; ma una crescente pressione dell'opinione pubblica le ha indotte a ridimensionare sensibilmente la loro attività in questo campo;
          le banche indicate erano già finite nell'occhio del ciclone nel 2008, quando in pochi mesi i prezzi dei beni agricoli volarono alle stelle innescando crisi alimentari, proteste e rivolte in diversi paesi del mondo. Anche se appare difficile stabilire con esattezza quale sia l'incidenza della speculazione nel movimento al rialzo dei prezzi, tuttavia è innegabile che un effetto ci sia e ad ammetterlo sono stati gli stessi analisti di Barclays che in una nota inviata all'epoca, ai propri clienti hanno spiegato come l'azione della finanza stia effettivamente spingendo i prezzi al rialzo;
          secondo un'inchiesta pubblicata dal quotidiano «il Sole 24 Ore», di concerto con le banche potrebbero aver operato anche fondi d'investimento, particolarmente sospettati di aver ricattato gli operatori mettendoli sotto pressione con l'offerta, in cambio di tassi favorevoli, dell'utilizzo di servizi della banca;
          l'autorità antitrust dell'Unione europea, sulla base del sospetto dell'esistenza di un cartello tra gli istituti bancari, relativo al mercato dei derivati sui tassi d'interesse indicizzati sia all'Euribor che al Libor, lo scorso ottobre ha avviato una indagine; il rischio concreto è che le speculazioni abbiano forti ricadute anche sui mercati agricoli europei e quindi su quelli italiani;
          anche la Coldiretti, in una nota del 21 luglio 2012, evidenziava il parallelismo tra la crisi finanziaria a quella alimentare, denunciando il record storico raggiunto per le quotazioni di soia e mais, necessari a nutrire gli animali per produrre latte e carne sui quali si riflettono i rincari e anche l'aumento del prezzo del grano destinato a produrre il pane. Da questa analisi della Coldiretti, formulata sulla base delle quotazioni di chiusura settimanale al Chicago Board of trade, si evince come l'andamento dei prezzi delle materie prime agricole stia provocando effetti negativi sui mercati internazionali dove, con i rincari, si prospetta una ripresa dell'inflazione;
          sempre secondo i dati della Coldiretti, i rincari si faranno sentire anche nel nord Italia, dove la siccità ha provocato «la perdita di decine di migliaia di ettari coltivati a mais, necessario, insieme alla soia nelle stalle all'alimentazione degli animali per la produzione di carne e latte e quindi di formaggi e salumi»; da qui il conseguente danno per la produzione, che ostacola anche la ripresa del Pil in Italia che è dipendente dall'estero per quasi un terzo delle materie prime agricole che consuma, come evidenziato dall'Istat (a cominciare dalla soia 80 per cento, dal grano 50 per cento e anche dal mais 20 per cento);
          sebbene l'aumento dei prezzi potrebbe essere giustificato da eventi climatici che, con il caldo e la siccità, hanno colpito la «Corn Belt» nel Midwest degli Stati Uniti e, in maniera proporzionalmente inferiore, anche in Italia hanno provocato perdite per mezzo miliardo di euro facendo registrare cali che a livello nazionale vanno dal –20 per cento per il pomodoro, al –30 per cento per il mais, fino al –40 per cento per la soia e 20 per cento per il girasole, con forti riduzioni previste per la produzione di barbabietola da zucchero, è comprovato dalle denunce sopracitate come la speculazione finanziaria approfitti di queste circostanze infiammando ulteriormente i mercati e facendo salire i prezzi; questi dati, quindi, dimostrano come il sistema alimentare globale non può reggersi su fondamenta traballanti  –:
          se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto;
          quali iniziative si intenda porre in essere affinché l'Italia possa difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile, data la situazione di sudditanza causata dalla necessità di importare circa la metà dei prodotti alimentari già presenti sul mercato italiano. (4-17651)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


      MANCUSO, GIRO, CICCIOLI e BARANI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          la Varroa destructor è un acaro parassita esterno, che attacca le api Apis mellifera e Apis cerana;
          la Varroa si può riprodurre solamente in una colonia di api mellifere. Si attacca al corpo dell'ape e la indebolisce succhiandone l'emolinfa. Durante questo processo l'acaro può anche trasmettere agenti virali RNA all'ape;
          una grande infestazione di acari porterà alla morte della colonia, di solito tra la fine di autunno e l'inizio della primavera;
          l'acaro Varroa è il parassita con il più pronunciato impatto economico nell'industria dell'apicoltura;
          coesistono sul mercato due esigenze diverse, ugualmente importanti e ugualmente ragionevoli: quella dei medici veterinari, cui va la responsabilità di garantire un prodotto del miele sicuro dal punto di vista sanitario, e quella degli apicoltori, che ogni anno vedono distrutte intere arnie dall'acaro Varroa, con notevoli danni economici;
          alla Conferenza nazionale sulle politiche apistiche svoltasi a Montalcino l'8 settembre 2012, nell'ambito della XXXVI SETTIMANA DEL MIELE, «Burocrazia in Apicoltura, il buonsenso non basta: le difficoltà per coloro che si trovano a muoversi tra varroa e normative», la relazione «Varroa destructor: primi risultati delle prove in campo UNAAPI 2012» di Roberto Barbero, tecnico UNAAPI, ha descritto una prova sperimentale tesa a verificare l'efficacia dell'acido ossalico presente nell'APIBICXAL® della casa farmaceutica CHEMICALS LAIF;
          l'associazione UNAAPI/ASPROMIELE avrebbe verificato, con la sperimentazione, che una dose doppia del principio attivo somministrato in estate ha una efficacia maggiore della dosa indicata dal foglietto illustrativo. L'UNAAPI ha inteso pertanto diffondere il risultato di questa attività, informando gli apicoltori presenti e le istituzioni che promuoverà l'utilizzo estivo dell'APIBIOXAL a dose doppia, senza attendere ulteriore risultati e verifiche;
          in ogni caso l'interrogante ritiene che sia improprio che l'attività di tale studioso che risulterebbe essere un agronomo finisca per trattare anche tematiche medico veterinarie  –:
          se la sperimentazione in questione abbia avuto l'autorizzazione ministeriale prevista dalla circolare ministeriale n.  14 del 25 settembre 1996 e ne abbia rispettato l’iter previsto;
          chi sia il responsabile di tale sperimentazione e il medico veterinario che segue gli animali;
          se vi sia conferma dell'attendibilità dei dati diffusi;
          se e come dovrà essere modificato il foglietto illustrativo;
          se le Asl competenti per territorio siano state informate della sperimentazione;
          quali iniziative intendano adottare nei confronti dei responsabili, nel caso la sperimentazione in questione non risultasse autorizzata o risultasse viziata.
(5-07803)

Interrogazioni a risposta scritta:


      TOUADI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          il Ministero ha lodevolmente fatto proprio e promosso l'applicazione del piano di azione europeo per la riduzione del consumo dannoso di alcol negli anni 2012-2020 reso dall'organizzazione mondiale della sanità ed approvato con risoluzione EUR/RC61/R4 approvata dal comitato regionale dei Paesi aderenti, fra i quali l'Italia. Tale piano non è espressione di meri intenti ma di un preciso impegno ed obbligo dello Stato italiano ad applicare le indicazioni e prescrizioni contenute nel piano; fra queste ultime, viene sottolineata l'indefettibile necessità per i comuni e gli enti locali di dotarsi di regolamenti amministrativi e misure atte a diminuire il consumo di alcol nonché a limitare gli orari e la modalità di vendita di bevande alcoliche;
          negli ultimi mesi Roma Capitale ed il sindaco Alemanno hanno promosso iniziative ed attuato provvedimenti a giudizio dell'interrogante in evidente contrasto con le indicazioni del piano suddetto, ed anzi esattamente contrari ai principi promulgati dall'organizzazione mondiale della sanità. Per contrastare l'emergenza che i comportamenti degenerativi del fenomeno della «movida» hanno causato soprattutto nel centro storico di Roma (risse, danneggiamenti, atti vandalici), l'amministrazione di Roma Capitale ha inteso affrontare tale problema dal punto di vista del mero ordine pubblico, ovvero chiedendo alle forze di pubblica sicurezza (prefetto e questore) la repressione di tali episodi. Non è stata però messa in campo un'azione «a valle» del problema, senza soluzioni sul piano amministrativo e politico che possano rimuovere le cause dei fenomeni degenerativi e senza alcuna iniziativa per prevenire l'insorgere degli stessi, se non il mero controllo dell'ordine pubblico; in particolare non risulta che Roma Capitale abbia preso in considerazione l'aspetto della prevenzione e tutela della salute dei cittadini;
          appare ormai evidente che il consumo e l'abuso di alcol e la «movida» siano connaturati, il verificarsi di frequentissimi gravi episodi legati all'abuso di alcol testimonia come ormai in interi rioni del centro di Roma, in particolare nei fine settimana, migliaia e migliaia di persone soprattutto giovani, adottino comportamenti legati al consumo di alcol dannosi alla loro salute. Le conseguenze più evidenti ed immediate sono gli episodi relativi all'ordine pubblico – per non citare l'esponenziale aumento degli incidenti stradali connessi all'alterazione alcolica – ma nell'immediato futuro i pregiudizi alla salute, le conseguenze ed i costi sociali rischiano di essere enormi e pesantissimi;
          di fronte a questa – da tutti riconosciuta – situazione il comportamento di Roma Capitale secondo l'interrogante è stato del tutto inadeguato. Ne è testimonianza la vicenda, finita su tutte le cronache locali, della stipula di un patto con alcune associazioni di categoria degli esercenti dei locali del centro che prevede la rinuncia di queste ultime al giudizio (già in corso avanti al TAR) per l'impugnazione di una ordinanza del sindaco che limitava l'orario di vendita di bevande alcoliche, a fronte dell'impegno del comune a non reiterare misure di limitazione alla vendita ed al consumo di alcol;
          in un recente vertice fra gli organi di pubblica sicurezza, i rappresentati comunali e le organizzazione degli esercenti, è stata data pubblicamente notizia dell'intenzione di Roma Capitale di affrontare i problemi della «movida» con presunti piani di zona «sperimentali», il cui contenuto, adozione ed applicazione, sono rimasti vaghi ed indeterminati  –:
          quali iniziative il Governo intenda assumere per dar piena attuazione alle indicazioni dall'organizzazione mondiale della sanità in materia di riduzione del consumo di alcol su tutto il territorio nazionale ivi compresa la città di Roma.
(4-17644)


      TOUADI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
          la legge quadro sul rumore n.  447 del 1995 impone ai comuni di procedere a stabilire ed approvare le zonizzazioni acustiche del territorio comunale, cioè i limiti per l'inquinamento da rumore zona per zona e ad approvare i piani di risanamento acustico per contenere le immissioni e le emissioni nei limiti stabiliti dalla legge; la finalità della normativa nazionale è quella di imporre ai comuni misure per la prevenzione e per la tutela della salute dei cittadini, poiché l'inquinamento acustico è causa di gravi e diffuse patologie che hanno un costo sociale elevatissimo;
          la legge n.  447 del 1995 recepisce le direttive comunitarie che impongono a tutti gli Stati dell'Unione europea misure per abbattere i livelli di inquinamento acustico, considerato una delle forme più gravi e pericolose di inquinamento dell'ambiente di vita e di lavoro dei cittadini;
          fin dal 2002 l'amministrazione di Roma Capitale era consapevole dei gravi rischi per la salute collettiva e quindi aveva stabilito di procedere alla redazione dei piani di risanamento acustico, i quali consistono in una serie di norme, provvedimenti ed opere per contenere il rumore nei limiti fissati dalla legge (delibera del consiglio comunale n.  60/2002);
          tali piani di risanamento non sono mai stati redatti né tantomeno messi in esecuzione, e per oltre dieci anni tutti i cittadini romani sono stati esposti a livelli di inquinamento acustico enormemente superiori a quelli previsti dalla normativa;
          l'ARPA, le ASL competenti, le associazioni ed enti di tutela dell'ambiente hanno misurato, nel corso degli anni, il costante superamento del livello di attenzione, che segnala un grave rischio per la salute, in tutte le zone della città ed in particolare nel centro storico e nelle ore notturne;
          inoltre, in questi ultimi anni, l'amministrazione di Roma Capitale, invece di procedere alla redazione dei piani di risanamento acustico, ha adottato, a quanto consta all'interrogante, una serie infinita di deroghe, pure in aperto contrasto con la normativa nazionale come accaduto ultimamente con la generalizzata deroga ai livelli di emissione acustica per tutte le manifestazioni all'aperto, finanche nei parchi e nei siti vincolati e protetti;
          si stima che i danni alla salute dei romani siano incalcolabili, tutte le indagini svolte sulle patologie collegate al rumore indicano un aumento enorme, nell'ultimo decennio, delle malattie causate dall'inquinamento acustico  –:
          se i Ministri interrogati, anche al fine di evitare situazioni come quelle descritte in premessa, intendano assumere iniziative per rendere più stringente la normativa in materia di riduzione dell'inquinamento acustico. (4-17646)


      PALAGIANO e MURA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          il 7 settembre 2012, diversi media locali e nazionali hanno riportato la notizia che all'ospedale di Jesi (Ancona) i 10 ginecologi della struttura risultano essere tutti obiettori di coscienza e che, quindi, nel nosocomio marchigiano le donne non possono richiedere un'interruzione volontaria di gravidanza;
          dai dati dell'ultima relazione annuale del Ministero della salute è emerso che, a fronte di 2.458 interruzioni volontarie di gravidanza effettuate nel 2009 da donne residenti nella regione Marche, circa il 25 per cento degli interventi sono stati effettuati in una provincia diversa da quella di residenza e quasi il 10 per cento in un'altra regione, con percentuali molto più alte rispetto alla media nazionale (rispettivamente del 13,3 per cento del 5,3 per cento);
          la stessa relazione evidenzia come nella regione Marche la percentuale di medici obiettori si attesta al 62 per cento, confermando la tendenza crescente negli ultimi anni del numero degli obiettori nel nostro Paese e la conseguente difficoltà nell'applicare pienamente quanto previsto dalla legge n.  194 del 1978;
          associazioni e sindacati (tra i quali la Aied – Associazione Italiana per l'educazione demografica, la Cgil Marche e la Fp Cgil Marche) hanno denunciato alla regione Marche le incongruenze che l'assistenza sanitaria marchigiana presenta rispetto a quanto previsto dalla normativa nazionale, segnalando anche preoccupazione per la situazione dei 67 consultori che si trovano nella regione la cui operatività «è messa a repentaglio dalla mancanza di organico, spesso dello stesso ginecologo». Ciò rende difficile, se non impossibile, in molte di queste strutture ottenere la certificazione per l'interruzione volontaria di gravidanza;
          certificazione per l'interruzione volontaria di gravidanza e intervento di interruzione volontaria di gravidanza, nonché la possibilità di poter usufruire della contraccezione d'emergenza, sono servizi medici previsti dalla normativa nazionale e dal sistema sanitario, pertanto dovrebbero essere garantiti a livello omogeneo su tutto il territorio e accessibili a tutte le donne, senza alcun ostacolo o barriera ideologica;
          l'assessore alla sanità della regione Marche è immediatamente intervenuto sulla vicenda dell'ospedale jesino, garantendo nelle prossime settimane la presenza di un medico non obiettore proveniente da un altro nosocomio della regione. Una soluzione apprezzabile per affrontare l'emergenza, ma non certo risolutiva;
          il caso di Jesi non è l'unico in Italia. Soltanto pochi mesi fa la Cgil e la FP di Pesaro hanno denunciato la vicenda dell'ospedale di Fano in cui tutti i ginecologi risultavano essere obiettori ed era quindi impossibile praticare interventi di interruzione volontaria di gravidanza;
          il 21 maggio 2012, è stata avviata alla Camera dei deputati la discussione di quattro mozioni relative alla tutela del diritto all'obiezione di coscienza in campo medico e paramedico. In particolare, la mozione 1/01036 a prima firma dell'interrogante, impegnava il Governo a garantire il rispetto della legge n.  194 del 1978 su tutto il territorio nazionale, nonché la sua piena applicazione;
          l'atto, impegnava il Governo inoltre di assicurare, nell'assoluto rispetto del diritto all'obiezione di coscienza, il pieno ed efficiente espletamento da parte degli enti ospedalieri delle procedure e degli interventi di interruzione della gravidanza e ad assumere ogni iniziativa di competenza affinché la gestione organizzativa e del personale delle strutture ospedaliere fosse realizzata in modo da evitare che vi siano presidi con oltre il 50 per cento di obiettori;
          l’iter degli atti di indirizzo succitati si è arrestato quello stesso 21 maggio 2012. È evidente però – ed il caso di Jesi ne è solo un esempio – che il problema dell'obiezione di coscienza in riferimento ad una efficiente garanzia di applicazione della legge n.  194 del 1978, a tutela dei diritti e della salute delle donne, persiste nel nostro Paese, creando notevoli disagi in un momento delicato e difficile come quello della scelta di interrompere una gravidanza  –:
          se sia a conoscenza del caso esposto in premessa e se, anche in base ad esso, non intenda assumere iniziative, se del caso normative, al fine di garantire una piena applicazione delle disposizioni a tutela dei diritti delle donne. (4-17647)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


      RUGGERI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          a distanza di circa cinque anni, il comune di Lecce non ha ancora attivato tutte e tre le linee di trasporto eco-compatibile per la cui realizzazione sono stati stanziati circa 23 milioni di euro;
          allo stato risulta infatti attivo unicamente il filobus della linea 3, inoltre, dei 12 filobus previsti dal progetto, solo quattro sono funzionanti, quattro sono in deposito perché a causa del lungo periodo di inutilizzo si sono usurati e sono inutilizzabili, mentre altri 4 quattro non sarebbero neanche stati consegnati;
          la direzione generale del trasporto pubblico del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, prendendo atto della richiesta dell'Ufficio speciale trasporti a impianti fissi (Ustif) di trasmettere un cronoprogramma certo dell'apertura dell'impianto comprendente anche le linee 1 e 2 (essendo ampiamente superato il termine ultimo del 31 luglio 2011 fissato dalla commissione alta vigilanza per l'apertura dell'esercizio), in una lettera del 2 febbraio 2012 richiedeva con urgenza di acquisire informazioni certe per il prosieguo delle attività connesse all'apertura delle linee 1 e 2;
          in data 16 marzo la medesima Direzione generale informava il comune di Lecce di aver provveduto ad informare la procura della Corte dei conti sull'andamento delle attività predisponendo un aggiornamento di informativa per la prossima seduta della commissione alta vigilanza in merito alle problematiche relative al differimento dell'attivazione delle linee 1 e 2 per le valutazioni di competenza connesse al mantenimento del contributo statale;
          il contributo statale di cui si paventa il recupero ammonterebbe a 12 milioni di euro ed è facilmente immaginabile quale sarebbe le conseguenze per i cittadini leccesi di tale eventuale danno erariale;
          il dirigente comunale ai trasporti, Sergio Aversa, avrebbe tuttavia assicurato che il comune di Lecce non dovrà restituire i 12 milioni di euro di finanziamento statale. Tale sicurezza deriverebbe dall'ultimo incontro intercorso il 29 luglio 2012 tra lo stesso dirigente e il sindaco Perrone con il direttore generale del dipartimento del trasporto pubblico locale, Di Giambattista, in quanto sarebbe stato sufficiente quanto mandato dal comune al Ministero, ossia l'attestazione dell'avvenuto ripristino funzionale di due filobus della linea 3 da utilizzare anche per la linea 1;
          nulla si dice tuttavia riguardo all'avvio dell'esercizio della linea 2  –:
          se sia a conoscenza di tali fatti e quali urgenti iniziative per quanto di competenza intenda adottare al fine di fare piena luce su una vicenda che rischia non solo di lasciare i cittadini leccesi senza un'opera infrastrutturale da tempo attesa ma di caricare sugli stessi il danno erariale per il possibile recupero delle somme statali erogate. (5-07801)

Interrogazioni a risposta scritta:


      SIRAGUSA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          con decreto ministeriale n.  97320 del 9 aprile 2001 è stato riconosciuto a La Società Di Giovanna srl, con sede in Sambuca di Sicilia, un contributo ai sensi della legge n.  488 del 1992 e di cui al progetto n.  22915/11 8° bando;
          con nota del 28 ottobre 2010, prot. n.  0032342, il Ministero dello sviluppo economico ha poi accolto la richiesta di differimento della data di entrata a regime presentata dalla suddetta società ai sensi dell'articolo 6, comma 2, del decreto ministeriale 3 dicembre 2008;
          i commi 36, 37, 38 e 39 dell'articolo 3 della legge n.  244 del 24 dicembre 2007 (legge finanziaria 2008), hanno ridefinito i termini e la relativa applicazione della perenzione amministrativa ovvero la prescrizione grazie all'atto interruttivo previsto per legge del diritto ad ottenere i fondi dovuti dallo Stato alle imprese a titolo di contributo in conto capitale nell'ambito della legge n.  488 del 1992;
          quanto sopra citato ha prodotto un abbassamento da 7 a 3 anni del periodo di iscrizione nel bilancio delle pubbliche amministrazioni dei residui delle spese in conto capitale relativi sia al pagamento di corrispettivi per appalti, forniture di beni e servizi, che di stanziamenti a favore delle imprese (legge n.  488 del 1992, patti territoriali, programmazione negoziata e altro) e la rassegnazione dei fondi destinati alle imprese che erano risultate aggiudicatarie dei fondi entro il 2004;
          in concreto, a seguito di tale modifica sono stati cancellati dal bilancio dello Stato i fondi iscritti per le competenze del 2004 e dei precedenti anni delle imprese beneficiarie degli incentivi della legge n.  488 del 1992 divenendo «perento», ossia sospeso, il loro credito all'erogazione delle agevolazioni stanziate;
          pertanto tutte le richieste di erogazione dei fondi avanzate dalla Di Giovanna srl sono rimaste inevase;
          risulta infatti all'interrogante che la banca concessionaria ha provveduto ad interrompere la trasmissione della richiesta di erogazione della pratica poiché rientrante nella perenzione amministrativa;
          ciò ha comportato, inevitabilmente, una stangata per il bilancio dell'impresa che, anteriormente al 2004, aveva presentato domanda di aiuto per il progetto di cui sopra diventando beneficiaria del decreto in questione;
          tale aiuto ha contribuito a far sì che l'impresa diventasse una azienda vinicola di primissimo valore per il territorio di Sambuca;
          il pagamento del rimanente 10 per cento dell'aiuto concesso, pari a circa 47.000 euro, in condizioni di mercato svantaggiate, e nel periodo in cui versa l'economia, rappresenterebbe per l'azienda una iniezione di fiducia che sicuramente consentirebbe alla medesima di superare senza ulteriori difficoltà la gravità delle condizioni anzi dette  –:
          se il Ministro interrogato non intenda attivare, per i motivi sopra esposti, le procedure necessarie affinché le somme residue spettanti all'azienda di cui in premessa, a titolo di contributo in conto capitale, vengano reiscritte nel capitolo di spesa di provenienza e coperte con somme stornate dal fondo speciale per la rassegnazione dei residui perenti. (4-17641)


      STRIZZOLO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          più volte è stato segnalato che in diverse zone del Paese non si riceve il servizio pubblico televisivo erogato dalla Rai;
          anche in alcune parti del territorio del Friuli Venezia Giulia moltissimi cittadini che hanno regolarmente pagato il canone Rai, da quando è stato attivato il passaggio al digitale terrestre subiscono intollerabili e, spesso, lunghe interruzioni nel servizio;
          fra le zone maggiormente colpite dal disservizio vi è il territorio della Carnia, con particolare riferimento ai comuni di Villa Santina, Tolmezzo, Ovaro, Enemonzo, Rigolato, Ampezzo, Forni di Sopra, il territorio delle Valli del Natisone e altri ancora soprattutto montani;
          diversi cittadini hanno tentato più volte di segnalare questi disagi ricorrendo al collegamento con il numero telefonico indicato dalla Rai senza però ottenere risposta alcuna, anche per gravissime difficoltà di trovare numeri di telefono dedicati alla segnalazione dei disservizi patiti;
          dalla impossibilità di ricezione dei canali di Rai 1, Rai 2 e Rai 3, deriva ai cittadini colpiti da questo disservizio la conseguente e sostanziale «imposizione» di sintonizzarsi su altri canali non graditi, che però sono agevolmente e regolarmente ricevuti;
          il regolare pagamento del canone Rai dà pieno e legittimo diritto agli utenti di poter usufruire di un servizio pubblico indispensabile – soprattutto in zone montane e disagiate – per avere una informazione tempestiva e completa, in particolare, sulle tematiche di interesse economico, sociale, culturale sia di livello nazionale che locale per un miglior svolgimento delle proprie attività e per una normale condizione nei quotidiani rapporti relazionali con la comunità e il territorio  –:
          se il Ministro interrogato sia a conoscenza di questi diffusi e inaccettabili disservizi;
          quali iniziative di competenza intenda assumere per assicurare il rispetto di una adeguata e uniforme erogazione dell'importante servizio pubblico televisivo fornito dalla Rai;
          se non ritenga equo e possibile assumere iniziative affinché i cittadini che stanno patendo il disservizio sopra richiamato possano, all'atto del versamento del prossimo canone Rai, detrarre dall'importo annuo stabilito dalla Rai importi pro-quota calcolati per ogni giorno di mancata ricezione dei programmi Rai. (4-17643)

Apposizione di firme ad una mozione e modifica dell'ordine dei firmatari.

      La mozione Di Pietro e altri n.  1-01123, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 settembre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Di Biagio e Lo Presti e, contestualmente, con il consenso del primo firmatario e degli altri sottoscrittori l'ordine delle firme deve intendersi così modificato: Di Pietro, Donadi, Borghesi, Evangelisti, Granata, Angela Napoli, Di Biagio, Lo Presti, Palomba, Messina, Barbato, Cimadoro, Di Giuseppe, Di Stanislao, Favia, Aniello Formisano, Monai, Mura, Paladini, Palagiano, Piffari, Porcino, Rota e Zazzera.

Apposizione di firme a mozioni.

      La mozione Palagiano e altri n.  1-01136, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 11 settembre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Barani, Barbato, Boniver, Borghesi, Bossa, Cambursano, Ceccacci Rubino, Cimadoro, Colombo, Concia, Cuomo, D'Anna, D'Antona, Di Giuseppe, Di Stanislao, Favia, Aniello Formisano, Giulietti, Grassano, Lo Monte, Messina, Misiti, Monai, Mura, Murer, Mussolini, Paladini, Palomba, Patarino, Piffari, Polidori, Porcino, Porfidia, Portas, Pugliese, Rampi, De Nichilo Rizzoli, Rota, Scanderebech, Scapagnini, Schirru, Versace, Zazzera.

      La mozione Sbai e altri n.  1-01139, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 settembre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Aracri.

Apposizione di firme ad interpellanze.

      L'interpellanza urgente Bobba e altri n.  2-01655, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 11 settembre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Madia, Cenni, De Pasquale.

      L'interpellanza urgente Terranova e altri n.  2-01661, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 settembre 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Fallica, Grimaldi, Miccichè, Pittelli, Stagno D'Alcontres.

Pubblicazione di un testo riformulato.

      Si pubblica il testo riformulato dell'interrogazione a risposta in Commissione Renato Farina n.  5-07775, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n.  684 del 12 settembre 2012.

      RENATO FARINA. – Al Ministro degli affari esteri. – Per sapere – premesso che:
          dal 1993 l'Armenia e l'Azerbaigian sono di fatto in guerra dopo l'appoggio dato dagli armeni alla rivolta della popolazione armena del Nagorno-Karabakh interamente situato nei confini azeri che reclama autodeterminazione per l'indipendenza. A nulla è valso l'impegno delle organizzazioni internazionali per stabilire la pace, in presenza di una occupazione armena di parte del territorio azero;
          in questo contesto, nel 2004, due ufficiali, l'armeno Gurgen Margaryan, 24 anni, e l'azero Ramil Safarov, erano ospiti della base Nato a Budapest, per un seminario della partnership per la pace. Safarov, dopo aver accusato Margaryan di aver offeso la bandiera azera ed aver acquistato un'ascia allo spaccio del compound militare si introdusse nella stanza dell'armeno e lo massacrò nel sonno. Dopo aver infierito con 16 colpi;
          nel 2006 Safarov fu condannato all'ergastolo da scontare in Ungheria;
          nel mese di agosto 2012 l'Ungheria, nel rispetto delle convenzioni nell'ambito del Consiglio d'Europa, ha consegnato alle autorità di Baku, il militare con le garanzie che avrebbe scontato almeno trent'anni di pena;
          l'Azerbaigian ha, sulla base delle sue leggi, graziato Safarov, lo ha accolto con ogni onore e lo ha pubblicamente onorato come eroe nazionale, promuovendolo da capitano a maggiore, ed esaltando il suo omicidio come atto patriottico;
          dopo questi avvenimenti l'Ungheria si è detta ingannata, l'Armenia ha protestato vivacemente interrompendo le relazioni diplomatiche con l'Ungheria e non è mancata l'accusa, peraltro respinta dalla Turchia, di aver mediato segretamente il trasferimento di Safarov;
          le condanne internazionali per il comportamento delle autorità azere si sono susseguite, dal presidente del Parlamento europeo a quello dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa. Valga soprattutto la dichiarazione del segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen, significativamente pronunciata proprio a Baku: «L'atto che ha commesso (Safarov, ndr) nel 2004 è stato un crimine per il quale non andrebbe glorificato, perché questo danneggia la fiducia e non contribuisce al processo di pace»; anche Stati Uniti d'America e Russia hanno espresso biasimo;
          il Parlamento europeo ha approvato il 13 settembre 2012 una risoluzione dove si «deplora la decisione del Presidente dell'Azerbaigian di graziare Ramil Safarov» giudicata «contraria allo spirito» della Convenzione sul trasferimento delle persone condannate. Nel contempo auspica «una soluzione globale duratura nel quadro del diritto internazionale» per la questione del Nagorno-Karabakh;
          tutto questo, a giudizio dell'interrogante, non deve prestarsi a strumentalizzazioni per la soluzione pacifica e giusta del conflitto per il Nagorno-Karabakh  –:
          se questi fatti risultino al Governo quali siano i suoi orientamenti al riguardo;
          se il Governo abbia provveduto a comunicare pubblicamente o riservatamente la sua posizione e in quale sede, o se intenda farlo;
          se concordi con i contenuti della risoluzione del Parlamento europeo del 13 settembre 2012;
          se abbia espresso per via diplomatica al Paese amico dell'Azerbaigian il proprio punto di vista sulla vicenda;
          se in sede di Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa non ritenga di assumere iniziative in merito a quello che appare all'interrogante un evidente aggiramento delle convenzioni europee in materia di collaborazione nel campo della giustizia;
          se e come intenda – rispondendo con vigore all'aggravarsi drammatico delle tensioni tra Armenia ed Azerbaigian – assumere un ruolo di protagonista in seno al gruppo di Minsk del quale l'Italia è membro. (5-07775)

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo (ex articolo 134, comma 2, del Regolamento).

      Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Monai e altri n.  4-14445 del 12 gennaio 2012 in interrogazione a risposta in Commissione n.  5-07796.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

      I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
          Interrogazione a risposta scritta Zazzera n.  4-16024 del 14 maggio 2012 in interrogazione a risposta in Commissione n.  5-07802.
          Interrogazione a risposta in Commissione Siragusa n.  5-07793 del 13 settembre 2012 in interrogazione a risposta scritta n.  4-17641.